.I mean this, I'm Okay. (Trust me)

di Frozen tear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Disclaimer- Non conosco i My chemical romance e io loro personaggi non mi appartengono

Disclaimer- Non conosco i My chemical romance e io loro personaggi non mi appartengono.





I mean this, I’m okay (Trust me)

I mean this, I’m okay (Trust me)

E’ interessante testare quanto sia difficile e contorta la mente umana.

Prendete me ad esempio, sono sempre stata una ragazza quadrata, a cui piaceva vedere le cose fatte bene, con una passione sfrenata per la matematica e la stanza sempre in ordine. Poi prendete il mio equilibrio e troverete l’esatto contrario, un disastro; sono capace – come ho testato- di non riuscire a tenere in orizzontale un vassoio (chiaramente pieno di roba calda e liquida che mai e poi mai andrebbe versata in qualcosa che non è l’apparato digerente di una persona) per più di… diciamo trenta secondi.

Ed è una vera catastrofe, perché nella situazione in cui mi trovo non ho tempo né di cercare, né di fare un altro lavoro che non sia la cameriera in questo bar a due passi dal mio appartamento.

Stamattina mettendo la divisa ho fatto anche degli esercizi di rilassamento, della serie: inspira, espira, inspira, espira, ma non c’è niente da fare, sono appena le dieci e ho già rotto tre tazze, due delle quali accanto a tavolo che stavo servendo, mentre una neanche è arrivata al di là del bancone.

Ed è solo il mio terzo giorno di lavoro.

Chissà perché il capo già mi odia.

Mi metterei a piangere se potessi, se continuo così mi verrà una crisi isterica, mi cadranno tutti i capelli, il capo mi caccerà fuori a calci minacciandomi con  una mazza da baseball di non tornare più, insomma, succederà qualcosa di brutto.

Ok, è finita, io e questo lavoro abbiamo chiuso, è la quarta, non è possibile. Facciamo così, adesso servo l’ultimo tavolo e me ne vado. Senza dare troppo nell’occhio, mi levo il grembiule e dico a Sally che vado via, non penso che il capo sarà molto dispiaciuto dalla cosa. Tanto devo solo servire l’ultimo tavolo, non è una cosa difficile, posso farcela.

-Puoi farcela, Crystal, ne sono convinta-  Ecco lo sapevo, adesso parlo anche da sola. I primi segni della crisi. Mi passo una mano fra i capelli, giusto per controllare. Ok, almeno lì è ancora tutto a posto.

Prendo l’ordinazione, quattro ragazzi, quasi tutti caffè normale tranne un doppio.

E’ semplice, è semplice. Continuo a ripetermelo sperando che mi faccia un qualche effetto, ma penso che non serva proprio a niente. Tiro fuori tutta la professionalità che ho, e fredda ed impassibile vado verso il tavolo. Ci sono, mi mancano due passi e i caffè neanche si muovono! Si!

-Crystal!- una voce squillante mi chiama, mi volto un momento per vedere cosa vuole Sally e succede quello che non dovrebbe essere mai successo.

Un secondo dopo sono per terra tutta imbrattata di caffè.

-Maledizione!- urlo disperata – ci ero quasi arrivata. Perché, perché, perché?-

Alzo lo sguardo che ho quasi le lacrime agli occhi e mi ritrovo un volto preoccupato e pochi centimetri.

-Scusami tanto, è colpa mia, non guardo mai dove cammino. Mi dispiace-

Spiazzata mi ritrovo a balbettare che non fa nulla e che si può rimediare.

Invece no, proprio no! E’ un disastro!

Mi alzo e mi accorgo che anche lui non è stato risparmiato dal fiume di caffè, una grossa macchia scura spicca sulla maglietta rossa che indossa.

-Brucia!- mi ritrovo a dire, il caffè scotta tantissimo. Guardo la mia camicetta bianca e soffoco un gemito. Potevo metterne una nera? Del resto dovevo immaginarmelo dati i miei precedenti… sono sempre troppo ottimista.

-Frankie sei sempre il solito, ma com’è possibile che non ne fai una giusta?- dice un ragazzo seduto al tavolo dell’ordine. Dopo qualche secondo di silenzio scoppiano tutti a ridere, tranne la mia rovina che mi guarda con aria colpevole abbozzando un sorrisetto.

-Mi dispiace veramente tanto.- ripete.

-Guarda, non ti preoccupare, sono io il problema, infatti questa era la mia ultima ordinazione, non è proprio il mio lavoro- affermo sconsolata

Mentre mi piego a raccogliere i resti dell’incidente Sally mi si avvicina con un’espressione che non mi piace per niente.

-Crys, ti avevo chiamato per dirti che il capo è appena arrivato…-

Io generalmente non sono una persona volgare ma…

-Merda!-

-Già- dice lei guardandomi con gli occhi lucidi – mi ero affezionata a te, eri come un tenero cucciolo da salvare-

E’ seria? Si…

Scoppio a ridere.

-Ma Sally, hai solo tre anni più di me!-

Lei fa spallucce e mi sorride, poi improvvisamente cambia espressione.

-Senti, non è che io non ti voglia aiutare ma…-

Non mi serve girarmi per capire a cosa si riferisce.

-Vai Sally, è meglio essere al riparo quando arriva la tempesta-

Fa gesto di mandarmi un bacio e scappa via, non dico correndo, ma quasi.

Più depressa che mai continuo ad impilare quello che rimane delle tazze pronta a quello che mi aspetta.

-Crystal!- tuona un voce con un tono per niente rassicurante.

Ciao, ciao uscita di scena silenziosa.

-Si, capo?- rispondo senza entusiasmo.

Alzo la testa e lui è lì, più spaventoso che mai, rosso di rabbia.

O mio Dio… e se per caso, un colpo di fortuna, adesso il pavimento si aprisse e mi risucchiasse via per farmi arrivare in un altro stato a chilometri da qui?

Ma, perché non prevenire? E’ meglio di curare no? Anche se ormai è un po’ tardi…

-Prima che possa dire niente, le volevo dire che avevo già in mente quello che sta per fare lei ora, quindi evitando urla e brutte scenate ecco il grembiule e il blocco. Piacere di averla conosciuta-

Eh Crystal, speri di cavartela così?

-Dove credi di andare?- dice con evidente sforzo i mantenere un tono di voce normale.

-Non lo so, per ora molto lontano da qui, poi chissà, in futuro…-

Alle mie spalle sento una risatina per niente coperta da un colpo di tosse e con orrore mi accorgo che i quattro- ora cinque- ragazzi al tavolo e tutti i tavoli a portata d’orecchio ci stanno fissando.

-Lo sai che potrei farti ripagare tutti i danni? Lo sai che potrei denunciarti?- pronuncia quest’ultima frase con fare minaccioso.

Denunciare una ragazza appena ventenne perché ha rotto qualche tazza? Assurdo…

-E lo sa che io potrei denunciarla per danni psicologici?- dico io imitando il suo tono.

Lo vedo vacillare per qualche secondo. Ma che mi ha creduto? Il senso dell’umorismo non esiste più…

-Vincerei sicuramente io, non hai speranze contro di me-

Oddio… ma siamo matti, qui rasentiamo i limiti della sanità mentale. Ha per caso due anni e nessuno me l’ha mai rivelato? Mi sembra di essere tornata ai tempi in cui giocavo con le Barbie e me le litigavo con le altre ragazzine.

-Senta, seriamente, non ho tempo per queste cose. Abbiamo capito tutti e due che questo lavoro non fa per me ma non mi sembra il caso di farne una tragedia, adesso me ne vado e chiudiamo qui la faccenda-

Una corrente di aria gelida ci avvisa che qualcuno è venuto a far visita al locale e si sente distintamente il rumore di tacchi sul parquet, non potete immaginare quanto diventi silenziosa la gente in questi frangenti.

Tutti immobili guardiamo il capo osservare donna in tailleur appena entrata che fa cenno al ragazzo macchiato di caffè seduto al tavolo con gli altri, e questo sembra scatenare qualcosa nel suo cervello, sono quasi sicura si essere riuscita a vedere una lampadina che si accendeva nel vuoto della sua scatola cranica. Fissa ancora una volta la donna, la macchia sulla maglietta del ragazzo e la mia faccia, in questo preciso ordine.

-E’ stata lei a farti quello?- chiede al ragazzo.

Ma che caspita di domande sono? Secondo te?

-Si, ma, non è niente, è colpa m…-

Neanche finisce la frase che il mostro si avventa su di me. Pensavo quasi di essere passata in secondo piano.

-Ma tu sai chi sono quelli? Sai che si doveva svolgere un’intervista qui? Lo sai che verranno dei fotografi? Lo sai cosa hai combinato? Eh?-

Ok, adesso urla veramente.

-No, non so chi sono, ma in ogni caso mi scuso, non ero di certo intenzionata a fare quello che ho fatto- rispondo impassibile.

-No. Non fare la stronzetta con me. ADESSO TU TE NE VAI DA QUI, E VEDI DI NON FARTI Più RIVEDERE O DAVVERO TI FACCIO PAGARE I DANNI!!-

Mi verrebbe voglia di urlare tante brutte parole ma mi trattengo, del resto è quello che voleva, attirare un po’ l’attenzione e fare colpo su quei deficienti che devono essere intervistati, sono stata punita e adesso sono tutti più contenti. Al diavolo.

Con molta calma mi metto il cappotto, la sciarpa ed esco. Nevica anche, perfetto.

Faccio qualche passo e vorrei volare via, il più lontano possibile, ma riesco solamente ad accasciarmi tristemente sulla prima panchina che mi capita. Un lacrima fugge dal mio controllo. Che ci devo fare? E’ il mio modo di reagire alla rabbia.

Sento dei passi avvicinarsi velocemente per poi fermarsi nella mia visuale. Delle Etnies, carine.

-Senti, Crystal, giusto? Veramente, non volevo combinare questo casino…-

 

 





Ecco la mia prima fic sui chimici, ebbene si ci sono arrivata anche io

Ecco la mia prima fic sui chimici, ebbene si ci sono arrivata anche io! Spero vi sia piaciuta^^ Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non mi serve alzare la testa per capire chi ha parlato, velocemente mi asciugo gli occhi,non può lasciarmi in pace

Non mi serve alzare la testa per capire chi ha parlato, velocemente mi asciugo gli occhi,non può lasciarmi in pace? Se proprio devo piangere preferisco che non mi veda nessuno.

-Guarda, non ti preoccupare, tanto se non fossi incappata in te sarebbe stato sicuramente qualcun altro, mi dispiace solamente che ti abbia trascinato giù con me- dico indicando la sua maglietta.

-Capirai! Non è un problema, sul serio. Per farmi perdonare posso offrirti qualcosa?-

-In un altro bar, chiaramente- si affretta ad aggiungere vedendo la mia espressione terrorizzata.

-Ma… non avevi un’intervista super importante adesso?-

-Beh si, ma possono fare a meno di me, non è così importante che io ci sia- afferma

-Non è importante, oppure dato che ti ho macchiato la maglia non potrebbero che farti primi piani?- chiedo con voce funerea.

-No, dai sul serio, non è una cosa così grave, il tuo capo ha decisamente esagerato, non siamo nemmeno così famosi. E’ dimostrato, neanche tu sai chi siamo-

Ex capo penso tristemente.       

-Ma io sono un caso a parte, generalmente non ascolto la musica che va adesso, sono più per i vecchi classici rock. Com’è che vi chiamate?-

-Siamo i My chemical romance- dice sorridendo ripensando probabilmente a tutto quello che si nasconde dietro quel nome.

-My chemical romance…- metto in moto il cervello cercando di pensare se per caso mi è mai capitato, magari di sfuggita, di sentire quel nome, ma niente. –no, sono proprio ignorante!- dico ridendo e lui con me.

-Nessun problema, anzi, sono quasi contento che tu non sia una fan inferocita pronta a strapparmi i vestiti di dosso. Insomma, accetti l’invito?- (io sarei tra quelle fan xD nda.)

Perché no? Sicuramente sarà meglio che stare su quella panchina a gelarmi il sedere tutto il resto della mattinata, o di tornare nel mio appartamento a deprimermi.

-Va bene-

 

Il bar è affollatissimo, ma riusciamo comunque a trovare una tavolino da due.

Ordiniamo tutti e due caffè, chiaramente.

-Il caffè è la mia droga- affermo chiudendo il menù.

-Ti posso capire, non dico che ne vado pazzo, ma è sicuramente quella pozione magica che mi permette di stare in piedi tutto il giorno-

La cameriera arriva al nostro tavolo senza fare morti e danni di nessun genere, per lei sembra quasi che sia un gesto automatico, che rabbia!

-Non eri così male alla fine come cameriera- dice lui dopo aver notato la mia espressione fra l’omicida e lo sconsolato.

Lo guardo scettica.

-Certo…-

-Comunque prima abbiamo cominciato decisamente con il piede sbagliato- dice ridendo – ricominciamo. Piacere, sono Frank-

- Piacere mio, Crystal-

Rimango a fissarlo mentre ride, non penso di non aver mai sentito una risata più buffa e tenera, o  semplicemente sono contenta di sentire qualcuno che ride dopo quello che ho passato nell’ultima mezz’ora.

-Che ho detto?- chiede preoccupato. Effettivamente non devo avere un’espressione molto intelligente in quel momento.

Scoppio a ridere.

-Semplicemente pensavo a quanto sia carina la tua risata-

 

Dopo un caffè e una buona dose di risate penso che forse devo rimediare al mio danno.

-Quanto altro tempo libero pensi di avere?-

-Mh… abbastanza, perché?-

-Vieni con me-

Ok, nei dintorni sicuramente non c’è un negozio decente, o almeno del genere giusto, ma qualcosa troverò comunque.

 

-Posso sapere dove mi stai portando?- chiede dopo un po’

-Ti ho rovinato la maglietta, e devo rimediare. Faremo due soste- dico sorridendogli.

Ecco, prima sosta.

Guarda scettico l’insegna.

-Playboy?-

-E’ l’unico negozio di vestiario nei dintorni…-

-Ma per quello? Guarda lascia perdere, non morirà nessuno per una maglietta sporca! Ho fatto di peggio-

-E dai, stai al gioco-

Non può resistere al mio sguardo languido.

-Va bene, va bene, ma non fare quella faccia!-

Vittoria!

Entriamo e un odore che dovrebbe essere zucchero filato misto a qualche altra schifezza ci invade.

Lo sento borbottare qualcosa di incomprensibile. Mi viene da ridere, lui, completamente vestito di nero (a parte la famosa maglietta) stona decisamente con la tonalità rosa confetto del negozio.

-Pensi che possiamo fare una cosa veloce?- mi chiede con due occhioni sofferenti. Deve essere una specie di supplizio, e non ha tutti i torti, questo posto dà i brividi.

-Uhm, che ne pensi di questa?- dico prendendo una maglietta dall’espositore. E’ nera. Strano.

-Girala un momento- mi chiede sospettoso.

Appunto.

Il famoso coniglietto, luccicante di strass, spicca enorme al centro.

-Forse non è il caso…- dico rimettendola al suo posto.

Rimane a distanza dai capi,con le mani in tasca, quasi fossero qualche potentissima arma di distruzione di massa.

-Sinceramente ho seri dubbi che potremo trovare qualcosa di adatto in questo posto. - mi chiede

-Effettivamente…- dico con una smorfia mentre poso quella che dovrebbe essere una canottiera.

 Dopo quasi mezz’ora immersi nel mondo del rosa e dei conigli  usciamo con una maglietta, quasi, dico quasi, decente. Nera con un coniglietto piccolo sulla manica destra, tanto per ricordarci che cosa siamo riusciti a fare.

-E’ stata una bella prova però, non avevo mai resistito così tanto in un negozio del genere- dico soddisfatta.

-Io credo di non esserci neanche mai entrato-

Non ha reagito bene come me, sembra ancora sconvolto.

-Ora spiegami, cosa dovremmo farci con questa cosa?-

-Ora c’è la seconda sosta- spiego        

-Ho paura…-

-Tranquillo, niente più negozi allucinanti, prometto!-

Lo ammetto, mi sto divertendo parecchio.

-Senti, se non sbaglio anche tu non sei uscita indenne dallo scontro, allora mi spieghi perché  non hai una busta di playboy in mano?- chiede sventolandomi quell’aggeggio luccicante sotto gli occhi.

-Semplicemente perché io abito a due passi da qui e non appena saremo usciti dalla seconda sosta potrò andare a cambiarmi mettendomi qualcosa di decente-

-Se è per questo anche io potevo andare a cambiarmi-

Mi prende per il braccio e mi trascina dentro al primo negozio che vede.

-Only for girls, non pensi che siamo stati molto fortunati? Proprio quello che ci serviva. Questa volta scelgo io per te, e non puoi commentare!-

Sembra che anche lui si stia divertendo parecchio. I suoi occhi luccicano di gioia perversa mentre scorre tutte le magliette più orribili che io abbia mai visto. Manca solo una risata diabolica e poi il quadretto è completo.

-Non vale! Tu prima almeno potevi dire la tua!-

-Crystal eravamo dentro Playboy, c’era poco da dire…-

-Only for girls? Pensi che io faccia spesso compre qui?-

All’improvviso si blocca e sorride in un modo che non mi piace per niente.

-Trovata!-

Estrae una cosa terribilmente fucsia dal resto del mucchio e va verso la cassa tutto gongolante.

All’uscita finalmente mi porge la busta.

Quasi impaurita la tiro fuori e mi blocco in mezzo alla  strada con quel affare in mano.

 Al centro spicca una porcellina (che sembra più un travestito), le mani sui fianchi e uno sguardo che dovrebbe essere sexy con una nuvoletta che dice: Look at me!

Apro la bocca per dire qualcosa ma tutto quello che mi esce è una specie di rantolo.

-Dovresti vedere la tua faccia è assolutamente…- ma non finisce la frase perché inizia a ridere piegandosi in due.

Riguardo il disegno e attacco anche io. Come si fa a non ridere? E’ assolutamente orribile.

Rimaniamo a ridere lì, in mezzo alla strada senza neanche riuscire a respirare, per non so quanto.

-Ok, ok, adesso basta, mi fa male la pancia!- lo supplico

-Si,anche perché mi si sta slogando la mandibola- acconsente lui

Finalmente arriviamo anche alla seconda sosta: una lavanderia.

-E’ ora di darsi una pulita-esordisco –poi ti potrai mettere il tuo fantastico acquisto-

-E tu il tuo- aggiunge facendomi l’occhiolino.

Appena entrati ci dirigiamo all’unica lavatrice libera. Lui senza pensarci troppo si leva la maglietta e la butta dentro selezionando il programma.

Vederlo così disinvolto a petto nudo mi ricorda che io ho ancora cappotto e sciarpa.

Si gira per prendere la busta con la maglietta e mi ritrovo a fissare il tatuaggio che dalla nuca gli arriva fino in mezzo alle scapole, sentendosi osservato si gira e allarga un sorriso a trentadue denti vedendomi arrossire.

Comincio a levarmi il cappotto molto, molto lentamente. Chissà perché l’idea di rimanere in reggiseno davanti ad un perfetto sconosciuto mi imbarazza.

-Se vuoi mi volto- dice probabilmente interpretando la mia faccia accigliata, sono così facile da capire?

-No no- sussurro sempre più imbarazzata.

Qualche secondo e la camicetta è dentro la lavatrice, da bravo gentiluomo è rimasto girato tutto il tempo.

Prendo la maglietta e cerco di capire da che parte la devo infilare, dopo un minuto buono di riflessione trovo un buco che dovrebbe essere quello giusto e provo a indossarla.

Si ferma a metà strada, non capisco, non va più giù. Provo a levarla ma non torna neanche su.

-Oh no…-

-Che succede?- chiede preoccupato e divertito allo stesso tempo.

-Non lo so… non… penso di aver bisogno di aiuto- concludo

due mani fresche sulla schiena mi fanno sobbalzare. Non posso vederlo ma so che sta ridacchiando.

-Smettila di prendermi in giro- piagnucolo- è già abbastanza imbarazzante di suo…-

Per tutta risposta ride ancora più forte.

-Ecco fatto- dice con calma dopo qualche secondo- si era impigliata nel reggiseno-

-Ehm ok, grazie- Ormai mi sono rassegnata al colorito stile pomodoro maturo.

Finisco di indossarla ma si blocca di nuovo.

-Oddio! Penso che si sia impigliata di nuovo…-

-No, adesso è a posto-

-Ma…-

Con orrore realizzo che è così corta perché è fatta così.

-Mi arriva appena sopra l’ombelico! Ti rendi conto che siamo in gennaio brutto sadico?!-

Guarda la cosa che indossa e poi me.

-Ok va bene- mi arrendo – abbiamo tutti e due simpatia per il sadismo-

 

Usciamo dalla lavanderia e il cellulare di Frank comincia ad urlare, non scherzo, sta proprio urlando…

-Bob?- risponde tranquillo.

-Si, sono a due passi dal bar.-

-Si-

-Ma perché, che ore sono?-

-Oddio, non pensavo che fosse così tardi-

-Si, mammina, non c’è bisogno che mi fai la predica. Adesso arrivo- e con un sospiro chiude la conversazione.

In effetti il tempo è volato, è quasi l’una.

Mi dispiace che sia già arrivato il momento di salutarci, sono state due ore decisamente fuori dalla norma, ma ogni tanto fa bene anche a me- la regina di ghiaccio- ridere un po’.

Pensare che devo tornare nel mio appartamento vuoto a studiare mi deprime, improvvisamente la mia vita mi sembra non avere colori, i miei obbiettivo è sempre stato studiare per diventare una donna con una carriera piena di successi, nessuno mi ha mai forzato, ho sempre fatto tutto di testa mia. Semplicemente ora mi appare tutto monotono. Come quando mangi qualcosa di buonissimo e tornare ai cibi in scatola ti fa storcere il naso.

-Non penso che tu abbia voglia di tornare di là… quindi forse ci dobbiamo salutare qui, oppure se vuoi ti posso accompagnare a casa- propone.

-No sul serio, non ti preoccupare, ti ho già rubato abbastanza tempo, vai a fare il tuo dovere-

Guardo i suoi capelli scompigliati e i suoi occhi grandi e capisco che l’ultima cosa che vorrei fare è lasciarlo andare via.

No Crystal, niente occhi lucidi. Non sei più una bambina, adesso lo saluti e te ne vai.

-Non so se ci sarebbe modo di convincerti, quindi forse è meglio che vada-

-Si appunto, vai pure tranquillo. Magari vi vedrò in tv! Prometto di ascoltare qualcosa di vostro- dico facendogli l’occhiolino.

- Wow, avremo una nuova fan! E’ stato un piacere conoscerti-

-Anche per me…-

Si, sentirò la loro musica… perché in qualche modo spero di riuscire a tenere qualcosa di queste ore. Chiamatemi stupida, chiamatemi immatura. Chiamatemi come volete ma so che quando sarò china sui libri con la musica come unica compagna mi mancheranno di questi momenti, per quanto questo possa essere stato breve mi ricorderà cosa vuol dire ridere.

Quando ero piccola l’idea che molta della gente che incontravo -con cui magari scambiavo solamente due parole- non l’avrei mai più rivista mi metteva una tristezza incredibile.

 

Probabilmente non avrei mai rivisto neanche lui, se non attraverso uno schermo.

 

Sii forte Crystal, niente lacrime per le stupidaggini

 

 

Ecco qui il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto^^ (Ok, parlo al vuoto, ma prima o poi qualcuno leggerà questa storia…spero xD)

Beh in quanto a ringraziamenti…

Grazie Pam (senza di te questa storia sarebbe ancora in una cartella lasciata a metà, grazie nonnina^^) Fra (oddio mora il tuo nome è impossibile da riportare xD ti voglio bene tesora!) Annina (grazie per aver commentato anche qui!!^^) Bell_Lua (grazie anche perché tu sei l’unica che non aveva letto prima questa fic^^ spero che continuerai a seguirmi!)

Baci,

Silvia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Provate ad immaginare

Provate ad immaginare.

Giorno dopo, mi alzo. Primo pensiero? Devo comprare il cd dei My chemical romance.

Ovvio.

Marina, la proprietaria del mio negozio di dischi, non ci vuole credere, dice che devo aver preso una brutta botta in testa per essere lì alle nove di mattina a comprare un cd punk rock, post hardcore, alternative rock o quello che diavolo è.

Ho preso il secondo “Three cheers for sweet revenge”. Ho questa fissa di non comprare mai l’ultimo cd uscito se non conosco bene la band, non so forse perché preferisco non giudicare solo dall’ultimo lavoro, o magari è semplicemente una strana malattia mentale. Chi può dirlo?

Torno a casa e lo metto nello stereo, posso sempre sentirlo mentre faccio un po’ di pulizie.

Partono le prime note.

 

Long ago

Just like the hearse you died to get in again

We are so far from you...

 

Mi siedo, incapace di fare altro.

Immersa nella melodia.

Rapita dalle note e dalle strofe che si susseguono.

 

...So long and goodnight

So long and goodnight

 

E mi sembra di rivederlo che mi saluta con la mano.

Le sue labbra dicono arrivederci, ma so che negli occhi ha un addio.

 

If  you were here I'd  never have a fear.
So go on live your life.
But I miss you more than I did yesterday.

You're beautiful

 

 

Immobile. Non muovo neanche le mani che tengo strette in grembo.

 

If  you marry me,
Would you bury me?
Would you carry me to the end?

 

Come se in quelle canzoni ci fossero le parole mai dette, sussurrate e urlate con rabbia, dolore e dolcezza.

Un mescolarsi di emozioni che mi fanno girare la testa.

 

 

Life is but a dream for the dead,
And well I, I won't go down by myself,
But I'll go down with my friends.

 

Sento che anche io vorrei urlare tutta la mia rabbia, rabbia che ho sempre tenuto nascosta dietro un volto ben costruito.

 

Poi qualcosa cambia.

 

 

Well if you wanted honesty, that's all you had to say
I never want to let you down or have you go, it's better off this way
For all the dirty looks, the photographs your boyfriend took,
Remember when you broke your foot from jumping out the second floor?

 

Finalmente mi muovo per avvicinarmi di più allo stereo, come se il volume non fosse già abbastanza alto.

 

 

I'm not okay
I'm not okay
I'm not okay
You wear me out

 

Un sorriso spontaneo si apre sul mio viso.

Un sorriso che diventa risata, si, proprio una risata.

Mi concentro sulle chitarre di sottofondo, poi la batteria, il basso, la voce, e infine li metto insieme e sorrido ancora.

Sapete quando vi viene l’irrefrenabile impulso di alzarvi e muovervi? Ecco.

Ho ascoltato solo le prime cinque canzoni e già sono riuscita a provare tre emozioni diverse.

Dopo aver saltellato un po’ per la stanza la canzone finisce, mi stendo sul letto sorridente e fisso il soffitto aspettando la prossima.

 

I never said i'd lie and wait forever
if i died we'd be together
i cant always just forget her
but she could try...

 

Oh no...

In questo momento ho il cuore troppo aperto alle emozioni per una canzone del genere.

 

...at the top of my lungs in my arms she dies
she dies...

 

Sto per cedere, ma non mi importa. Sono da sola.

 

...at the end of the world
or the last thing i see
you are
never coming home
never coming home...

 

E mi addormento così, con una lacrima che scende, guardando il soffitto ma vedendo oltre.

Da quando sono una ragazza così emotiva?

 

Mi sveglio un’ora dopo con la confusione che si ha quando dormi fuori da i soliti orari.

Non ho voglia di studiare.

Prendo il vecchio lettore cd, ci infilo il disco ed esco.

Mi immergo nel freddo e comincio a camminare.

Devo pensare a trovarmi un nuovo lavoro, ma di domenica posso fare poco. In questi frangenti mi sento così inutile!

Forse potrei provare a vedere se serve una commessa in qualche negozio, una libreria sarebbe perfetta!

I miei pensieri volano fra fantasie su vari lavori fino allo studio evitando accuratamente di pensare al giorno prima. E’ stato bello, punto.

Dopo una passeggiata decido che forse è ora di fare qualcosa, così torno a casa, mentre mi avvicino vedo una figura che si muove nervosa camminando avanti e indietro davanti al cancello del mio palazzo.

Più mi avvicino più mi sembra familiare.

Sentendo i miei passi si gira, vedo la sorpresa, l’imbarazzo e la felicità passare sul suo viso.

-Ciao Crystal!- esclama felice –meno male che sei arrivata,a volte il mio cervello non funziona tanto bene, non so come credevo di contattarti dato che non so neanche il tuo cognome-

Lo fisso cercando di mettere a posto le idee. Chiudo gli occhi, li riapro a lui è ancora lì.

Non capisco, c’è qualcosa che sfugge alla mia logica.

-Ehi, tutto bene?-

Levo una cuffia per capire quello che dice.

-Come?-

Scoppia a ridere.

-No, nulla-

Secondo i miei calcoli noi non ci saremmo più rivisti e l’evento stava già passando in quel cantuccio del mio cervello che occupano le cose belle. Perciò…

-Che ci fai qui?- mi ritrovo a domandare stupidamente.

-Ti devo raccontare una cosa, saliamo un momento?- mi chiede indicando il palazzo.

-Si… certo-

Arriviamo nel mio appartamento e lui, dopo essersi guardato un po’ intorno, si siede sul divano e afferma sconsolato:

-Non potremmo mai vivere insieme…-

-Eh?-

-Tu sei troppo ordinata, impazziresti con un tipo come me-

-Ah… mi dispiace-

-Crystal ma stai capendo quello che ti dico?-

Mi guarda preoccupato.

Va a finire che faccio sempre la figura dell’ebete.

-Si, scusa sono un po’ soprappensiero… e sto realizzando ancora il fatto che tu sia qui-

Mi guarda in modo stranissimo.

Adesso è il mio turno di fissarlo preoccupata.

Si avvicina, tanto che sento il suo respiro addosso. Posso vedere vicinissimi i suoi occhi verdi e mi sembra di annegarci per un secondo.

Mi prende le mani… e mi leva il lettore cd.

-Lo sapevo!- esclama.

Lo guardo senza capire.

-Adesso che hai comprato il nostro cd ci stai mitizzando anche tu, o forse eri già una fan psicopatica in incognito che si è fatta sfuggire un’informazione?- chiede ridacchiando.

-Beh se la scelta è chiusa fra queste due opterei per la prima, ma comunque era solo per dire che non capisco come mai sei tornato, ma soprattutto come hai fatto a trovare casa mia, non è che lo psicopatico sei tu?-

Sospira facendo finta di asciugarsi il sudore.

-wow, due domande facili. Allora, sono tornato perché ero stato bene ieri e perché ti devo dire quella cosa a cui ho accennato prima, e so dove abiti perché ieri ti ho seguita fino a casa-

-Bene, sei ufficialmente tu lo psicopatico- affermo- vuoi un caffè? O magari un tè, tanto per variare il menù- aggiungo

-Quello che prendi tu- dice sorridendo.

Andiamo in cucina, lui si siede dietro al piano, io dall’altra parte comincio a trafficare con la macchinetta.

-Caffè sia, non ho una grande passione per il tè-

Poco dopo gli servo il caffè e mi accorgo che lui mi fissa con un sorriso compiaciuto.

-Che c’è?- chiedo curiosa.

-Avevo ragione!- esclama trionfante.

-Potresti spiegarti meglio?-

-Hai presente il bar di ieri, quello in cui siamo andati insieme? Ecco, avevo visto che cercavano personale, così stamattina sono andato a chiedere se avevano bisogno di una ragazza per servire al bancone. Sarai anche una frana con i tavoli, ma al bancone te la cavi benissimo!-

Mi guarda tutto compiaciuto.

-Perciò se vuoi puoi andare, aspettano solo una tua chiamata, chiaramente è solo una proposta-

Rimango immobile a fissarlo con la tazza bollente stretta fra le mani.

-Tu… cosa? Stai scherzando vero?-

-Ti sembra che stia scherzando?- chiede facendo una faccia molto seria decisamente poco adatta a lui.

Le persone si sono sempre comportate come mi sarei aspettata, tutti, dai miei genitori ai miei amici.

Perciò in questi anni ho sviluppato una specie logica di ferro indistruttibile.

Come un cavallo col paraocchi, vede solo quello che si aspetta di vedere, la strada dritta.

Frank dal primo momento ha cominciato a prendere a calci la mia logica.

Se fossi stata un cavallo mi avrebbe già fatta andare fuori strada parecchie volte.

O mio dio, adesso mi paragono anche ai cavalli.

Insomma, c’è qualcosa di strano ed incredibile in lui che mi sorprende ogni volta.

Anche la loro musica mi ha fatto lo stesso effetto, a dir la verità mi ero aspettata una specie di boy band un po’ emo-punk.

E invece sono riusciti a farmi andare completamente fuori di testa.

Odio questi momenti in cui il mio cervello lavora troppo veloce, con la conseguenza che rimango imbambolata come una scema. Se muovo troppo in fretta il cervello non riesco a muovere la bocca, comincio seriamente a credere di avere qualche problema mentale.

-Ecco- dico

-Ecco cosa scusa?- mi chiede sgranando gli occhi. –che, che ti succede Crystal? Hai dormito stanotte? Ti vedo un po’ strana… non che io ti conosca così bene da poter dire quando sei normale e quando sei strana,in effetti, ma comunque sembri più strana di quanto non fossi ieri, ammesso che ieri non fossi strana e oggi normal…-

-Ehi! Mamma mia, ma sei sempre così logorroico? Tu fai con la lingua quello che io faccio col cervello col risultato che sembriamo tutti e due degli stupidi ma in due modi diversi-

-Quindi fissavi il vuoto in quel modo preoccupante perché stavi pensando troppo in fretta per parlare?-

-Esattamente!-

Scoppiamo tutti e due a ridere con le lacrime agli occhi.

-Ah e un’altra cosa, chiamami Crys, Crystal e troppo formale- dico con una smorfia.

-Ok, Crys. Non ti dico di chiamarmi Frankie perché una cosa che odio e purtroppo il mio nome è troppo corto per essere diminuito ulteriormente-

-Va bene così, ti chiamerò Frank in modo da amici- dico non sapendo neanche bene cosa sto dicendo.

-Perfetto!-

E riprendiamo a ridere.

-Senti, mi devi spiegare una cosa, perché tu, con tutti i miliardi di impegni che avrai, perdi tempo a cercare un lavoro ad una ragazza mezza matta che hai conosciuto per caso il giorno prima? Insomma non lo so, ti comporti così poco da chitarrista in una band famosa e così tanto da normale ragazzo…-

-Non ci deve essere per forza una spiegazione a tutto, semplicemente mi hai incuriosito, non so. Volevo rivederti. Quindi sono tornato. Poi se sono il chitarrista in una band, per quanto famosa essa sia, rimango sempre un ragazzo normale- mi sorride, come se stesse spiegando la cosa più facile del mondo ad una bambina curiosa.

Forse è così, è la cosa più facile del mondo, e io mi faccio troppi problemi. Penso che a questo punto sia meglio prendere le cose belle che ti succedono senza fare troppe domande, sono occasioni che non si ripetono facilmente.

E pensare che non lo conosco neanche da 24 ore…

 

 

Allura, allura, vi è piaciuto nuovo chap?^^ Beh dai spero di si! Mi rendo conto che è molto smiloso, ma quando penso a Frank mi vengono fuori queste cose…*ç*

VampireJunkie: Puz! Meno male che ci sei tu *.* Grazie per il sostegno morale xD Ti vi bii!

Blaise_sl_tr07: Grazie^^ Eh si… Frank, awww! Beh spero che ti piaccia il seguito^^

Re i: xD Reazione assolutamente adeguata!

Bell_Lua: No si infatti Frankie è troppo pucciotto e simpatico, è impossibile -.^

Anangelfallefromgrace: Hai visto Mora? Ci sono riuscita!xD Grazie teshora, tu troppo gentile ^//^ Fra poco ci vediamolo! Non vedo l’ora *.*

_Cri_: Eheh grazie per il sostegno, sono contenta che ti sia piaciuta!^^

Smokeygirl: Hai assolutamente ragione *ç*

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Così il giorno dopo comincio il mio nuovo lavoro e guarda caso scopro che il locale era di alcuni amici di Frank

Così il giorno dopo comincio il mio nuovo lavoro e guarda caso scopro che il locale era di alcuni amici di Frank.

Che pazzo. Mettere a rischio l’incolumità di suoi amici per trovare un lavoro a me.

E’ un momento fiacco, sto ripulendo il bancone senza troppo entusiasmo fissando il marmo scuro quando mi sento chiamare.

-Crys, ehi Crys-

Alzo gli occhi e mi ritrovo quattro facce sconosciute insieme a Frank.

-Ciao- dico

-Ti volevo presentare il resto della band!- afferma entusiasta lui.

Metto a fuoco e mi ricordo che sono i ragazzi che erano seduti al tavolo che stavo per servire prima dell’incidente.

-Ah, so chi siete!-

Un ragazzo con i capelli neri accuratamente spettinati mi sorride.

-La sento spesso questa frase- dice

-Questo è Gerard.- dice Frank- Bob, Ray e Mikey- finisce indicando tutti gli altri.

Li guardo un momento cercando di ricordare.

-Allora, Gerard voce- questo è facile- poi… Bob batteria, Ray chitarra come Frank e Mikey basso, giusto?-

-Complimenti- mi dice quello che dovrebbe essere Bob – Eppure Frank ci aveva detto che non sei una nostra fan-

-Diciamo che lo sto diventando- ammetto sorridendo.

Si siedono al bancone e cominciamo a chiacchierare del più e del meno naturalmente, come se fosse una cosa abituale.

Frank ha quasi gli occhi che gli luccicano, evidentemente ci teneva a mostrare il suo nuovo cucciolo agli amici.

Si, devo essere diventata qualcosa di molto vicino ad un cucciolo per lui.

 

Passano dei giorni – non per essere banali- ma probabilmente i più divertenti della mia vita. Ed è ora, lo so, è quasi arrivata l’ora per loro di partire.

E sembra che succeda tutto proprio quella sera, in quelle poche ore che ci separano dall’addio definitivo. So di Jamia, l’incredibile ragazza di Frank, l’amore della sua vita,

Ma solo mentre siamo lì a sbronzarci per non pensare che è lui che me ne parla.

-Sai Crys, io e Jamia stiamo passando proprio un brutto momento, lei è sempre in giro per i suoi affari, domani io parto per un tour mondiale e lei non è qui a farmi compagnia, non è qui a sbronzarsi con me. Ci sei tu. Nelle ultime settimane mi hai fatto scordare quanto fossi infelice, mi fai sempre sorridere. Tu, non Jamia. Crys che ne dici di venire con noi in tour?-

In silenzio aspetto che se ne esca ridendo con un “scherzavo!” che però non arriva.

-Frank tu sei ubriaco- dico ridendo.

-Si certo, non lo metto in dubbio, ma voglio veramente che tu venga in tour con noi.-

Resto in silenzio a testa bassa, poi  mi decido a parlare.

-Oh Frank, ma come posso? Dovrei mollare tutto, così di punto in bianco. Io non sono una ragazza che fa queste pazzie. Io sono io. Noiosamente Crystal.-

Lo guardo. Ha gli occhi lucidi, un po’ per l'alcool un po’ per l’emozione. Mi guarda come un bambino a cui hanno appena detto che Babbo Natale non esiste.

Ok, quando sono ubriaca tendo a fare esempi strani.

Ma come mai sono ubriaca? Io sono astemia!

Ci penserò dopo, adesso torniamo a Frank.

-Crys diventa pazza per me!-

Mi guarda con i suoi grandi occhi da cucciolo e non posso resistere.

-Va bene Frank- sussurro. Lui mi sorride e mi carezza leggermente una guancia.

-Ora però mi viene da vomitare- aggiungo prima di scappare verso il bagno.

Che bello, so sempre come rovinare la magia.

Quando torno barcollante nella sala vedo che si sono aggiunti anche Gerard e Lyn-z, anche loro apparentemente andati, e Frank sta probabilmente raccontando loro del nostro discorso perché è tutto pimpante, penso che se avesse la coda scodinzolerebbe anche.

Non ci posso credere, l’ho fatto veramente. Cazzo e adesso come faccio? Non posso mica mollare tutto… il college, il lavoro, la mia vita.

Per cosa poi?

Ma adesso non ci voglio pensare, sono troppo sbronza.

 

C’è qualcuno che sta usando un trapano sopra la mia testa?

Apro gli occhi e vengo accecata da sole, maledette, inutili tende!

Il trapano continua ad andare, poi capisco che in realtà è il campanello, anche se l’effetto nel mio cervello è lo stesso.

Guardo l’ora:le nove e mezza.

Chi cacchio è alle nove e mezza di… che giorno è oggi?

Mi alzo di scatto col risultato che il mondo mi gira intorno troppo, troppo velocemente e mi devo risedere.

Il campanello suona ancora.

Questa volta chi è dall’altra parte della porta ci si è letteralmente attaccato.

-O mio Dio! Basta sto arrivando, ma smettila di suonare quell’aggeggio infernale!- ringhio

Apro la porta e mi ritrovo davanti Mikey Way.

Visione celestiale?

Proprio per niente, vorrei ucciderlo.

Il mio odio diminuisce di qualche tacca quando vedo che ha due caffè in mano.

-Buongiorno!- esclama sorridente.

-Ma anche no- rispondo burbera –Dai entra-

-Come va stamattina?- chiede

-Secondo te? E’ come se mi avessero fatto la testa in tanti piccoli pezzettini e poi li avessero rimessi a posto nel modo sbagliato-

-Uhm, interessante paragone… in ogni caso cercherò di essere il meno fastidioso possibile- afferma

-Grazie. Comunque, cosa ci fai qui?-

Mi guarda alzando un sopracciglio.

-Ma come, ti sei già scordata? Ieri sera dovevi essere messa proprio male… fra due ore partiamo, mi ha mandato ad avvertirti Frank, lui sta peggio di te.-

Lentamente spezzoni della sera prima riaffiorano con grande disapprovazione della mia povera testa.

-Oh cacchio!- urlo – ma non… non è possibile, credevo di aver sognato tutto! Ma è impossibile inserirmi così all’ultimo momento, voglio dire, come si fa? Lo sapete solo da ieri notte, cioè non… non…-

Non riesco a finire la frase perché rimango impalata a farmi film catastrofici sulla partenza, so essere disfattista se voglio.

-Ehi tranquilla Crys, l’avevamo capito già da un po’ che Frank alla fine te l’avrebbe chiesto. Ti tratta come un cucciolo, se potesse ti porterebbe in tasca. Era scontato che sarebbe andata a finire così- dice lui con molta calma.

Scontato? Scontato?!?

Per loro è tutto normale, penso che se gli alieni decidessero di invadere la terra risalendo dal tutte le tazze dei water del mondo loro mi guarderebbe e direbbero “Ma era scontato!”

Ok, non è esattamente la stessa cosa, ma è un cambiamento che sconvolgerà i prossimi mesi della mia vita.

Respira, respira, respira.

Paura dei cambiamenti? Chi, io?

E’ facile, prima inspiri poi espiri.

Chiudo gli occhi e mi massaggio un momento le tempie.

Sarà che ho ancora i postumi di una bella sbronza, ma…

-Ok… cosa mi devo portare?-

E così due ore dopo salgo sul tour bus dei My chemical romance come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sono troppo stanca per essere eccitata. Per le emozioni ci sarà tempo. Frank sembra essere dello stesso avviso, quando mi ha vista ha semplicemente fatto un gran sorriso e poi ci siamo salutati tutti e due sussurrando.

Per l’occasione Brian, il loro manager, mi ha regalato I brought you my bullets, you brought me your love ( ma dico, un nome un po’ più lungo no?) e The black parade.

-Se vieni in tour con noi devi conoscere fino in fondo la loro musica- ha detto.

E così sto facendo.

Seduta accanto a Frank – che sta già dormendo (per lui dire le undici è come dire l’alba)- con il mio lettore cd e the black parade a volume minimo nelle orecchie perché per quanto io possa essere masochista in questo momento ci tengo a non farmi esplodere la testa.

Chissà perché solo con me le pasticche contro il mal di testa non hanno effetto. I casi fortunati della vita.

Ancora sto realizzando, sono veramente qui. No ho avvertito nessuno della mia partenza, neanche i miei genitori. Non che a loro possa importare molto.

Ho preso quello che era strettamente necessario, ho chiuso casa e sono uscita. Può essere una pazzia, ma guardando il viso rilassato di Frank mi sembra di aver fatto la cosa giusta.

Il sole esce dalle nuvole e illumina la sua faccia, lui corruga la fronte infastidito e fa per girarsi dall’altra parte, ma evidentemente si accorge di non essere nel suo letto perché apre gli occhi e si guarda intorno confuso.

-Buongiorno Frankie- dico

-Ciao Crysty- risponde con voce impastata

-Che brutto Crysty-

-Pensi che Frankie sia meglio?- chiede alzando un sopracciglio.

-In effetti…-

-Che ascolti?- chiede e mi ruba una cuffietta.

-…To join the black parade…- canta Gerard nel mio lettore.

Frank comincia a canticchiare la melodia e attacca la strofa dopo.

-When i was a young boy my father took me into the city to see the marching band…-

Chiude gli occhi immergendosi nella musica e pensando a chissà quanti momenti.

-Frankie quanti anni hai? Sai, non te l’ho mai chiesto- chiedo mentre partono le note della canzone dopo.

-Ventisei… sto proprio diventando vecchio. E tu, Crysty?-

-Io venti- dico facendogli una linguaccia.

Mi fermo incuriosita dalla canzone.

-Questa come si chiama?- chiedo mentre ascolto rapita

-I don’t love you- risponde

-I don’t love you…-

 

 

 

Mi svegliai di soprassalto, merda, era successo di nuovo. Sentivo ancora le note di I don’t love you di sottofondo, una lacrima scese veloce sulla mia guancia. Come avrebbe detto lui “bei tempi, amico”, belli si, ma passati, per fortuna. Era il buon senso a parlare perché la parte illogica del mio cervello urlava a gran voce di voler tornare su quel bus. Sapevo che se mi fossi rimessa a dormire avrei ripreso a sognare e non volevo, così mi alzai e mi accoccolai sul divano con la mia immancabile tazza di caffè in mano e accesi la tv.

Chiusi gli occhi lasciando che il calore che saliva dal caffè mi scaldasse il viso ascoltando appena il brusio di sottofondo.

La rabbia, il dolore e la felicità per quei ricordi stavano compiendo una dura lotta per accaparrarsi un angolino nel mio cuore, ma erano sempre i primi due ad averla vinta.

Avevo fatto un casino, un vero disastro, ed ora ne pagavo le conseguenze. Stupida, stupida, stupida.

La storia era conclusa da tempo ormai, non potevo fare nulla per cambiare ciò che era successo, ma sempre quella parte illogica, e probabilmente poco sana, del mio cervello non lo voleva accettare; continuavo a fare sogni, tutte le notti rievocavo quei momenti.

Prima o poi sarei arrivata al punto dolente della storia, quel punto che probabilmente avrei sognato in modo diverso e del tutto irreale. Sapevo però che mi sarei svegliata per poi dare dell’idiota a me stessa e dire “Era solo un sogno, tu Crystal sai come sono andate realmente le cose”.

Era così bello però, anche se solo per poco e in sogno ripensare a quei momenti felici senza soffrire, anche se il dolore arrivava con il risveglio.

Erano passati giorni, mesi o forse anni , avevo completamente perso il conto. Non era da me, ma probabilmente non ero più quella Crystal che credevo; se un giorno ero stata una persona quadrata, magari un po’ goffa, ma comunque precisa, ormai la mia vita era allo sbaraglio.

Rimasi lì per non so quanto a perdermi fra i miei pensieri con il caffè si raffreddava, nella comodità del divano, tanto che alla fine mi riaddormentai.

 

 

-Gee, santo Dio Gee che cacchio fai?!- urlo mentre lui mi versa la sua bottiglietta d’acqua nella schiena. Hanno appena finito lo spettacolo e sono, ovviamente, su di giri. E pare proprio che io sia il loro giochino per sfogarsi, Bob che mi viene a fare il solletico, Gee che mi versa l’acqua nella maglietta ci manca solo che…

-Gerard non fare del male al mio cucciolo- dice Frank indignato mentre mi abbraccia da dietro e posa il mento sulla mia spalla e l’altro per tutta risposta si mette e ridere e si versa il resto dell’acqua in faccia.

-Ma io dico, non dovreste essere stanchi dopo aver saltellato come matti per tutto il palco per due ore di fila?-

Io sono stata tutto il tempo dietro le quinte ad ascoltarli con le lacrime agli occhi, ma questo non lo ammetterei mai davanti loro.

-Beh in realtà io stavo seduto- dice Bob

-E io non ho saltellato molto- interviene Mikey

-Idem- conviene Ray -Al massimo quei due pagliacci di Frank e Gerard-

-Scherzi? Sono fresco come un rosa, potrei scalare l’Everest in questo momento!-

Io continuo a sostenere la tesi che si facciano di qualcosa prima di iniziare…

-So a cosa stai pensando, ma non è vero, quante volte te lo devo ripetere? E’ tutto naturale, sarà che sono giovane, sarà che ho un fisico da paura…-

-Saranno tutti quei baci che dai al tuo amichetto- aggiungo interrompendolo.

-Ehi, non sarai mica gelosa? Tanto lo sai che… you have my heart…- afferma attaccando una canzone di Rihanna.

-Oh no, pietà per le mie povere orecchie, già sei stonato di tuo, se poi ti metti anche a cantare questa roba!- scherzo allontanandolo con una spinta. Al che lui mi guarda con un ghigno che non promette nulla di buono.

-Ah si, è così quindi…-

Si avvicina, fa per abbracciarmi ma invece comincia a darmi pizzicotti e a farmi il solletico, io per scappare inciampo su dei cavi e cado di sedere con lui a ruota su di me.

-Ma porc…- impreco

-Eh si, è proprio da questo che si riconoscono le vere fanciulle, tesoro-

La sua voce è vicinissima, cercando di ignorare il dolore riapro gli occhi e vedo i suoi vicini, troppo vicini.

E’ un attimo, in nostri nasi si scontrano mentre le nostre bocche si cercano.

-Ma dove cavol… Oh cazzo, ehm scusate…- la voce di Ray ci riporta alla realtà, di scatto faccio per alzarmi…

 

La tazza si rovesciò versandomi il liquido ormai tiepido sulla canottiera leggera. Assurdo, mi ero riaddormentata. La mia mente mi riproponeva in continuazione quelle scene. Mi passai le dita sulle labbra riportando alla memoria il sapore delle sue. Basta. Dovevo smetterla o sarei impazzita.

Decisi di uscire di casa, presi le prime cose che trovai nell’armadio, consapevole che sepolta sotto qualche strato di vestiti c’era quella maglietta orribile del nostro primo incontro, ma non ci dovevo pensare, era davvero ora di finirla.

Andai in bagno e mi guardai allo specchio, sembravo… trasparente, quasi irreale.

Dai miei occhi verdi ai capelli castani, anche la pelle sembrava più chiara.

Mi vestii in fretta e uscii nell’aria primaverile, era presto ancora e l’aria era frizzante.

Sentii vibrare qualcosa nella tasca del giubbotto, non mi ero neanche resa conto di aver preso il cellulare.

-Pronto?- dissi con voce stanca.

-Ciao Crys- riconobbi quella voce all’istante.

-Lynz, che piacere sentirti- forse lo dissi con poco entusiasmo ma ero veramente felice di sentirla.

Fece un breve risatina.

-Non sembra, come va tesoro?-

-Bene- mentii – E tu? Gee?-

-Stiamo tutti bene-  disse queltutti’ con molta enfasi.

-Bene, bene. Come mai hai chiamato?-

-Così, ho trovato il tuo numero e ho pensato che è da tanto che non ci sentivamo-

-Veramente? Da quanto?- chiesi sinceramente curiosa.

-Beh il tour è finito da due mesi, ma tu te ne sei andata prima… quindi direi quasi tre, non ti ricordi?-

-Oh si certo, è solo che non ero sicura…- mentii ancora

-Senti, dato che ci sono te lo dico. Fra due settimane ci sono le riprese del nuovo video, ti va di venire? Ai ragazzi farebbe veramente piacere…-

Mi bloccai in mezzo alla strada trattenendo il fiato.

-Non…non credo che sia il caso- dissi al terzo tentativo di parlare.

-Oh per favore Crys- disse una voce maschile

-MaGee? Quanti siete da quella parte?-

-Solo io e Lynz. Dai Crys per favore vieni, ci manchi, è così tanto che non ci vediamo. Non mi costringere a venirti a prendere, so dove abiti -

-Si dai Crys- si aggiunse l’altra.

-Io… ragazzi non so se ce la faccio- ammisi

Loro non potevano capire…

-E’ passato tanto tempo. Sai quanta acqua è passata sotto i ponti? Su Crys non farti pregare, Frank farà il bravo-

Appena disse il suono nome il cuore fece un salto nel mio petto.

-Ook, ditemi dove devo venire…-

 

 

Quando misi giù mi sedetti su una panchina e mi presi la testa fra le mani. Come cavolo avrei fatto a presentarmi così? Dopo quattro mesi di silenzio.

 

-Frank ma…non…non…- dico prima di perdere il fiato del tutto.

Siamo nella sua stanza di albergo a Londra una delle date europee.

Le sue mani scorrono veloci sotto la mia maglietta facendomi rabbrividire, le nostre labbra si incontrano con crescente passione.

Mi lascio andare un sospiro quando stacca il contatto per passare al mio collo.

Mi sfila la maglietta e sento le coperte morbide sulla mia pelle nuda.

-Frank ma…- ritento ma lui mi zittisce con un bacio, così decido di lasciar perdere.

 

Ritornai in me stessa alzandomi di scatto. Forse rivederlo era l’unico modo per chiarirci e far smettere questa agonia.

 

Passai il resto della giornata facendo tutto e niente, come al solito. Dovevo cominciare seriamente a pesare di trovarmi un lavoro.

Arrivò il momento di andare a dormire, avevo ritardato il più possibile, erano le due passate, gli occhi mi si chiudevano. Era ora. Mi preparai una tisana calda per calmarmi e mi misi sotto le coperte chiudendo riluttante gli occhi.

 

 

 

Eccomi qui! Scusate per l’attesa, in realtà il capitolo era già pronto, ma la pigrizia è una brutta bestia xD

Capitolo che rivoluziona un po’ la storia, spero che vi sia piaciuto comunque^^

Penso che sia il più lungo fra tutti quelli che ho già scritto, ma l’idea di separarlo non mi piaceva per niente…

Al prossimo!

Grazie mille a tutti voi che leggete^^

 

blaise_sl_tr07: Grazie mi fai muolto felize^^ E’ vero, Frankie non sembra per niente montato, ma perché qualche altro ragazzo della band ti da questa impressione?

Linkin park: ecco l’aggiornamento, sono davvero contenta che ti piaccia^^

Bell_Lua: Oh ma grazie ^//^ Si Frankie è dolciosissimo!

Smokeygirl: Ecco qui^^ felice che ti piaccia xD

Vampireknight: Aleee ciau! Magari ti scriverò una shottina rivista in cui c’è Gee che ti bussa al portone xD E magari poi ti canta Happy birthday uscendo da una torta! (hai visto il video??? **) Grazie per il commentinoo! Bacini chimici =*

Vampirejunkie: Puuuz tu sei sempre troppo buona con i miei scrittini ^^ lo sai che ti vi ti ti bi? Anche perché mi fai vedere i video sbavosi e quando mi chiami c’è Gee che canta umbrella xD

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


5

5. Apro gli occhi, la luce entra dalla finestra oltrepassando le tende leggere.

Che bello il sole d’inverno.

Piano realizzo che non sono sola in quel letto, una figura addormentata giace accanto a me, riconosco i capelli scuri scompigliati e mi ricordo tutto.

O mio Dio.

Sono stata a letto con Frank.

Riavvolgi Crys, che cavolo hai fatto? A letto con Frank, mi rispondo stupidamente. E’… non trovo la parola, assurdo è l’unica cosa che mi viene in mente. Io e Frank, era come se fossimo due fratellini, come ci siamo finiti a letto insieme? Dì la verità, per te lui non era solo un fratellino… No infatti, e a quanto pare neanche io per lui. Si muove e trattengo il respiro, si gira dalla mia parte, apre gli occhi e sorride vedendo che sono sveglia.

-Ciao- dice senza smettere di sorridere

-Ciao- rispondo imbarazzata

-Svegliata bene?-

-S… più o meno- ammetto

-C’è qualcosa che non va?- chiede preoccupato

-No, no, è solo che non… -

Si avvicina e mi accarezza un guancia con la mano calda spostandomi un ciocca di capelli che mi copre il viso.

Attraverso i nostri sguardi scorre la consapevolezza che abbiamo sbagliato, che seguire semplicemente gli impulsi non è sempre la cosa giusta, ma allo stesso tempo siamo coscienti del fatto che rifaremmo la stessa cosa anche per mille altre volte.

-Ehi, adesso però non ci pensiamo, ok?- dico.  Infantile, stupido, la via più facile.

Ignorare purtroppo non è sinonimo di eliminare.

Questa volta è il mio turno di accarezzargli il viso, mi puntello sul gomito per vederlo meglio e nello stesso momento cerco di coprirmi come meglio posso con le coperte.

Sorride dei miei movimenti goffi. Accetta il fatto di nascondere la cosa, almeno per ora.

-Ok, non ci pensiamo, ma tu puoi smettere di cercare di coprirti? Se te lo fossi già scordato ti ricordo che ho già visto tutto-

A queste parole divento ancora più rossa di prima ma smetto di tirare le coperte.

-Ok…- sussurro

 

Oggi è….ma…oggi è il 25!

-Oggi è Natale- sussurro contro il suo petto

-Che bel regalo che ho ricevuto- dice lui accarezzandomi i capelli

-Anche il  mio non è poi così male-

 

-Happy chemical Christmas!-(grazie ad Ale per l’ispirazione xD ndA) esclamo quando arrivo saltellante al tavolo dove sono seduti gli altri, i quali non sembrano molto colpiti, semplicemente alzano un momento la testa, mi guardano male e la riabbassano sui loro caffè.

-Che vita- dico sottovoce

Frank mi segue anche lui versione sonnambulo con il cappuccio in testa, ma almeno lui sorride.

Mikey, che sembra quello più sveglio dell’allegra compagnia, ha la forza per fare una battuta.

-Mattinieri tutti e due, non avrete mica dormito insieme? Per svegliare Frank a quest’ora ci vuole giusto un miracolo-

Abbasso la testa senza rispondere diventando rossa per l’ennesima volta, Frank si limita a sedersi anche lui in silenzio.

-Ehi era una battuta dovevate sol… non è che avete veramente dormito insieme?- chiede lui strabuzzando gli occhi

A queste parole anche gli altri sembrano magicamente svegliarsi e ci fissano. Ma i cavoli loro no?

Io abbasso ancora di più la testa, vorrei rintanarmi sotto il tavolo, Frank assolutamente calmo risponde.

-E se anche fosse? In ogni caso non sono cavoli vostri-

-O mio Dio- sussurra Gee

-Tu…Lei… siete andati veramente insieme, incredibile…-

-Frank… non per fare il grillo parlante, maJamia?- chiede Ray

Silenzio.

-Ok, ok, non sono affari nostri- conclude Gerard –Va bene così-

 

Io cosa ci faccio qui? Cosa c’entro con tutto questo?

 

Ci scambiamo tutti i rispettivi regali, Gerard è il più tenero, sembra un bimbo mentre scarta felice tutti i suoi pacchi, nonostante sia quasi il più grande qui.

-Tieni Cry- Frank mi porge il suo regalo sorridendo.

Un pacchetto confezionato con cura, sciolgo il fiocco di raso rosso e me lo lego intorno al polso, strappo la carta e dentro, avvolto in un pezzo di stoffa c’è una spilletta a forma di chitarra con la scritta ‘Pansy’ incisa  dietro.

-Dicevi sempre che ti piaceva tanto la mia Pansy (riposa in pace piccola Pansy U.U ndA), così almeno ti ricorderai di lei…e di me- abbassa gli occhi finendo la frase.

-Grazie Frankie, è bellissima- dico arruffandogli i capelli già spettinati.

Attacco la spilla sulla felpa e seguo i contorni del metallo fresco.

Faccio per prendere il suo regalo ma mi accorgo di averlo scordato su in camera.

-Aaah ommioddiocrystiamooo!- urla Mikey dall’altro lato del tavolo, dopodiché fa cadere rumorosamente la sedia per terra e corre ad abbracciarmi, o meglio, a soffocarmi.

-Ehm…ughMikey mi stai uccidendo, ma sono contenta che ti piaccia-

Affermo sorridendo mentre lui scioglie l’abbraccio stritolatore.

-E da così tanto che lo cercavo! Lo voglio provare subito, sisi! Ti ho già detto che ti amo tanto tanto?-

Ebbene si, anche Mikey Way, lui che sembra tanto mite, ha di queste reazioni.

-Si Mikey, mi sembra di si- rispondo ridendo

Così fra le risate generali prende la sua psp e subito comincia a collaudare il suo nuovo gioco.

-Bene, se nessun’altro vuole tentare di soffocarmi io andrei a prendere il regalo di Frank, l’ho lasciato in camera- affermo

-Ehi aspetta vengo con te- dice lui

Così seguita da Frank comincio a salire le scale, accompagnata dal suono dei suoi passi.

Ogni passo è un pensiero e ogni scalino mi ricorda quanto successo e la sua presenza silenziosa mi opprime.

Dopo, mi dico. Dopo ci sarà tempo per chiarire. Non roviniamo proprio la mattina di Natale.

Una stupida scusa per evitare la realtà delle cose.

Prendo la chiave magnetica e apro la porta, vado fino al comodino sicura che lui mi stia seguendo ma quando mi volto per porgergli il pacco non lo trovo.

Vado verso la porta del bagno per vedere se per caso fosse lì, ma quella è aperta a rivelare che non c’è nessuno dentro.

-Frank?-

Silenzio.

-Frank dove ti sei cacciato?-

Ancora silenzio. Esco dalla porta della camera per vedere se per caso è rimasto fuori, ma il corridoio è vuoto e silenzioso come al solito.

Torno dentro. Ma dove si è andato a infilare?

Rivado verso il bagno. La stanza non è grande, camera da letto e bagno, punto. Non una suite, non un appartamento, due ambienti.

Ed ecco che da dietro la porta aperta del bagno compare con un sonoro -WAAAAA!-

Rimango immobile a fissarlo e lui si mette a ridere.

-Spaventata?-

-A morte.- lo assecondo –Ora posso darti questo benedetto regalo?-

-Si!- dice felice prendendo fra le mani la scotola viola.

Si siede sulla moquette scura e la apre, così compaiono le nostre facce. In una foto rilassate nel sonno, in un’altra contorte in smorfie orribili, ma siamo sempre noi durante tutto quel tempo insieme. Le foto sono così amate dalla persone proprio per questo, possono rapire delle espressioni e delle emozioni che forse non si ripeteranno, possono fermare il tempo.

Sarebbe bello poter dire ‘Basta’, poter bloccare il tempo in un certo momento particolare.

Peccato che succeda solo nei film…

Sfoglia tutto l’album in silenzio lasciandosi sfuggire qualche risatina di tanto in tanto.

-E’ bellissimo!- esclama felice quando vede anche l’ultima foto.

-Sono contenta che ti piaccia, se non avevi abbastanza della mia faccia ora puoi guardarla quando vuoi!-

Sembrano dei regali di addio. Come per dire “ricordiamoci di aver passato questo tempo insieme”.

In realtà il pensiero di tornare a casa mi è passato per la testa tante volte, non potrò continuare a vivere così, ma l’idea di allontanarmi dai ragazzi e da questa vita pazzesca non mi piace per niente. Sono così felice. Anche se… forse adesso sarebbe proprio il momento di andarmene, prima di combinare qualcosa di irreparabile.

-Per ora posso ancora vederti dal vivo però- osserva lui

-Già- sussurro

-Tutto ok?- chiede lui scostandomi una ciocca ribelle dal viso.

Sentendo il tocco leggero della sua mano mi accorgo dell’effetto che mi fa averlo vicino, della dipendenza che si è creata.

Lo guardo negli occhi, osservo quei suoi grandi occhi nocciola e mi rendo conto che non sono per me, non è me che le sue mani dovrebbe accarezzare.

Ormai ci sono troppo dentro con i sentimenti, non più amicizia, non più solo divertimento. Ma non è comunque il sentimento giusto.

 

Mi svegliai si scatto scoprendo di essermi completamente arrotolata nelle coperte. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, era inutile essere sorpresi o in pena per quei sogni, c’era poco da fare per quanto potessero fare male.

I ricordi non erano brutti o tristi esclusi i più recenti, quelli che ancora bruciavano. Purtroppo le cose peggiori sono sempre quelle che si ricordano meglio.

Mi ero innamorata solo una volta nella mia vita e della persona sbagliata. Sbagliando si impara, non avrei più commesso quel errore.

Mi rimisi a dormire abbracciando il cuscino, ne avevo assoluto bisogno.

 

Seduta sul muretto osservo Gee in piedi che si fuma una sigaretta. Tentata tiro fuori dalla tasca il mio pacchetto e me ne accendo una. Lo so, so che non dovevo ricominciare, ma a volte non se ne può fare a meno.

-Allora Crys?-

-Allora cosa?- chiedo ingenuamente

-Che cosa vuoi fare?- Si leva gli occhiali e mi guarda.

-Io… non lo so, se devo proprio essere sincera non so che cavolo fare- dico sconsolata.

Ed è vero, perché nessuno ti dà un libretto di istruzioni da usare in questi casi, tua madre non ti insegna come uscire da situazioni del genere, devi semplicemente fare qualcosa sperando che sia la cosa giusta.

-Crys io voglio che tu rimanga, lo sai che tutti lo vogliamo. In un certo modo mi rendo conto di perché Frank l’abbia fatto. Lui e Jamia negli ultimi tempi non hanno un gran rapporto. Non mi ricordo neanche l’ultima volta in cui si sono visti, Jamia è sempre in giro per conto della Skeleton Crew,ma rimane il fatto che il loro rapporto ha superato anche di peggio. Quando ho visto lui per la prima volta Jamia c’era già. Loro due non si possono dividere.-

-Si, lo so Gee-

Tutto quello che mi dice mi colpisce come un grande schiaffo in piena faccia. Purtroppo non lo dice per cattiveria, è semplicemente realista.

-Te l’ha detto Frankie?-

-Che cosa?- chiedo prima di aspirare una lunga boccata di fumo.

Lui fa lo stesso, apparentemente nervoso.

Rimane in silenzio e sputa lentamente fuori il fumo.

-Che cosa Gee?- ripeto con calma

Fa un latro tiro.

-Preferirei che te lo dicesse lui-

-In ogni caso prima o poi lo saprò, non ha importanza da chi. Dimmi.-

-Jamia sta arrivando, sarà qui prima della nostra partenza per Parigi-

Immagazzino l’informazione con calma, è il motivo che aspettava il mio cervello per dare un senso alla mia partenza.

Guarderò i voli da Parigi.

Analizzo tutto con una freddezza preoccupante. Faccio l’ultimo tiro e spengo la sigaretta nel posacenere che ci eravamo portati dietro lì nel cortile dell’hotel.

-Bene- dico semplicemente

-Bene?- chiede lui fissandomi

-Ma si Gee, è meglio così. Come hai detto tu è stata solo una scappatella alla fine, lui stava male per la storia di Jamia e io ero la ragazza più vicina in quel momento.-

-Però per te non è stato così, vero?-

La prima persona che dà voce ai miei pensieri.

Mi sento stringere lo stomaco.

-Non è importante.- sussurro

-Si, è importante. Anche perché questo ti farà andare via-

-Come fai ad esserne così sicuro? Potrei anche rimanere- dico con tono di sfida, sembra più un disperato tentativo di convincere me stessa che lui, ma in tutti e due i casi ha fallito.

-Non credo che lo farai. Almeno un po’ ti ho conosciuta Crystal, e so che tu te ne andrai. Non potresti sopportare di stare neanche nella stessa stanza con Jamia sapendo che sei andata a letto con il suo ragazzo-

Perché deve avere così dannatamente ragione?

-Avevi una fottuta carriera di psicologo davanti Gerard Way! Per quale motivo fai il cantante?- esclamo ridendo appena

-Potevo fare tante di quelle cose! Peccato che cantare fosse quella che mi riusciva meglio-

-Si… e la modestia è sempre stata una delle tue migliori caratteristiche-

 

 

 

Ecco qui, un altro capitolo è andato! Fiuu >.< Spero che anche questo sia piaciuto^^ E’ un po’più corto dell’altro, ma qui qualcosa si spiega :D Grazie e voi che leggete!!

Baciotti :*

blaise_sr_tr07: Beh si, magari diciamo che ha acquistato la consapevolezza di essere un bel pezzo di figo, cosa che prima forse non era del tutto entrata nella sua testolina eccentrica xD Poi non lo so, lo adoro troppo per essere veramente obbiettiva >.< Comunque grazie!^^ Sono veramente contenta che ti sia piaciuto, spero che continuerai a seguirmi!

Linkin Park:  Ecco, magari con questo le cose si sono un po’ chiarite! *ghghgh*

Bell_Lua: Fai di me una ragazza molto felize ** Grazie!^^

Vampireknight: Eh si, lo è proprio xD SiSi ormai è deciso U.U Presto Gee ti verrà a prendere sotto casa, tieniti pronta! Beh un po’ di chiarimenti arrivando con questo, il resto fra un po’, quando anche io avrò deciso come chiarire xD Grazie per la rec! Ci dobbiamo vedere presto, noi trio chimico romano, ci vuole un po’ di sano sclero xDD Baciniii

Smokeygirl: Quando si dice “senza parole” xD

Vampirejunkie: Oh nonna! Tu fedele prima lettrice e commentatrice della mia ficcy ** C’è del genio? Beh, ovvio, io sono un Genio U.U (notare la G maiuscola) e non sono per niente modesta, nono xD Grazieeee! Ti vi biii <3 (<- cuoricino imouh xD)

AnAngelFallenFromGrace: (w i nomi contortissimiiii xD) Ma mora! Ciau! Stiamo parlando dillà su msn, ma fa nulla, è divertente così xD Grazie per la rece stupenda ** (perché rece mi ricorda geme? xD) Ma quanto ti voglio bene? *asciuga lacrimuccia* Sei troppo buona con la tua Lampo! Che poi tra l’altro ultimamente sto scrivendo Lampo e Mora ovunque, OVUNQUE xD La gente comincia a guardarmi male! Ancora grazieee! Ti vojo benee! ^^

Ethereal Clover: Oi! Anche se hai commentato al primo chappy ti rispondo qui xD Ma grazie! Sono contenta che ti piaccia ** Eh si, ci dobbiamo proprio rivedere! Ma tanto il concertino degli Him si avvicina, e lì ci becchiamo sicuro!^^ Beh la fic sui Within…diciamo che prima o poi la continuerò xD (quel prima o poi non implica limiti di tempo x°°D) Baciniiii a presto^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


6

 Mi alzai, ripercorrendo velocemente il sogno. Era presto, come al solito. Non facevo qualcosa che assomigliasse ad un sonno completo da troppo tempo, e ne sentivo le conseguenze. Reggendomi la testa che girava troppo velocemente barcollai verso la cucina per mettere su il caffè. Non era il caso di fumare, ma ne avevo bisogno, così presi l’accendino e sfilai una sigaretta dal pacchetto abbandonato sul tavolo.

Aprii lo sportello in cerca del caffè in polvere, che ovviamente non riuscivo a trovare in quel caos  di biscotti, pasta e cibo in scatola.

Cominciai a tirare fuori tutto mentre l’irritazione verso il mio disordine cresceva.

All’improvviso mi ritrovai fra le mani qualcosa che non assomigliava neanche lontanamente a del cibo. Accarezzai il dorso bianco di quella che sicuramente doveva essere una foto, poi all’improvviso ricollegai tutto.

 

-Questa la tieni tu- dice sfilando una foto dal suo posto

-E per quale motivo?- chiedo io perplessa

-Perché si.-

Guardo la foto. Una delle migliori forse. Sorridiamo tutti e due, appena svegliati, con la sigaretta da una parte e una tazza di caffè nell’altra, immersi nella prima luce del mattino.

 

Chissà quanto tempo fa l’avevo nascosta lì sperando di non vederla più, ma troppo attaccata a quel piccolo oggetto per poterlo buttare.

Feci un lungo tiro prima di girare la foto e provare una fitta al petto.

Mi accorsi improvvisamente che sembravo in modo pauroso una stupida adolescente ancora fissata con il suo ex, così presi una calamita e la attaccai al frigo.

Promemoria per ricordare i bei momenti.

Basta con la tristezza.

 

Passarono vari giorni, vari noiosissimi giorni per essere precisi. L’unica novità era che avevo cominciato a comprare il giornale per trovarmi un lavoro che mi permettesse almeno di pagarmi l’affitto della casa, per non contare esclusivamente sui miei genitori come stavo facendo in quel periodo.

I soldi erano l’unica cosa che fossi mai riuscita ad ottenere da loro.

Quella mattina mi alzai con l’idea di continuare con la mia ricerca quando però cambiai la pagina del calendario, era il primo Aprile, e un grande cerchio rosso intorno all’uno mi fece bloccare in quella posizione.

Quel giorno era il Giorno. Sarebbero iniziate le riprese del video di Teenagers.

Certo, potevo anche non andarci, ma non avrebbe avuto senso.

Mi sarebbe passata a prendere Lynz alle dieci, dovevo fare in fretta se volevo essere pronta, cosa che, secondo il mio punto di vista, non sarebbe mai accaduta, almeno non psicologicamente. Ma erano particolari trascurabili.

Come di consueto aprendo il frigo per prendere il latte mi ritrovai a sorridere alla foto, pensare che di lì a poco l’avrei rivisto in carne ed ossa non aiutava di certo.

Per l’occasione decisi di truccarmi, cosa che non facevo da un bel pezzo e proprio per questo l’impresa si dimostrò più difficile del previsto. Presi un paio di jeans, una vecchia maglietta dei Ramones, mi legai i capelli in una coda alta ed ero pronta.

Lynz arrivò con il suo giusto quarto d’ora di ritardo citofonando con poca gentilezza, della giacca non c’era bisogno, così presi al volo la borsa e scesi velocemente le scale trovandomi davanti la  sua macchina decisamente poco appariscente, come l’aveva definita lei, cioè uno strano incrocio fra una mustang e un furgone, nero con la scritta Frizzy in rosa shocking su un lato.

-Mi era mancata Frizzy!- esclamai andandole incontro per abbracciare la proprietaria di quel mostro.

-Ma se non l’hai mai conosciuta- mi rispose lei ridendo

-Certo, ma me ne hai parlato così tanto che è come se fosse la mia migliore amica-

 

Il resto del tragitto trascorse principalmente in silenzio, a parte in certi momenti nei quali lei si lanciava in dettagliatissimi racconti e aneddoti riguardanti la vita della band. Era un silenzio rilassato, senza pretese. Semplicemente era come se non ci fossimo mai lasciate.

 

E’ l’ultimo giorno a Londra. Stasera ci sarà l’ultima data londinese. Oggi arriverà Jamia. Oggi è tutto. Oggi è il mio ultimo vero giorno nel tour.

Eppure non riesco a godermelo. Io e Frank da quel momento non ne abbiamo più parlato,  neanche affrontando da lontano il discorso. Mi dà fastidio  pensare che se Gee non me ne avesse parlato adesso io non lo saprei. Non saprei che di qui a qualche ora arriverà Jamia, la grande Jamia, l’amata Jamia, la sola e unica, e io diventerò solo un ricordo. Uno sgradevole ricordo del periodo nero dell’assenza di lei.

Stiamo giocando con la X-box, ma sono talmente persa nei miei pensieri che ho già perso quattro volte.

-Crys! Fai almeno finta che ti interessi!- mi rimprovera lui

-Mh? Si certo- dico muovendo svogliatamente a caso le dita sul joystick

Mette in pausa e si gira a guardarmi.

-Che succede?- chiede cominciando ad arrotolarsi una ciocca dei miei capelli intorno al dito.

-Ti devo dire una cosa- affermo con un sospiro

Mi scruta come se volesse leggere tutto nei miei occhi, ma io per risposta li abbasso, fissando le mie gambe incrociate.

Prendo la sua mano sinistra allontanandola dai miei capelli e comincio a seguire i contorni delle lettere che ha tatuate sulle dita. Si è fatto posare addosso quel maledetto ago troppe volte, gliel’ho sempre detto.

-Dimmi- dice facendosi serio.

-Domani arriveremo a Parigi in mattinata-

-Si, lo so-

-E sempre domani da Parigi ho un aereo, solo io, per l’America. Torno a casa.-

Rimane qualche secondo in silenzio e poi scoppia a ridere.

-Per un secondo ci avevo quasi creduto! Sei troppo forte Crys!- esclama senza smettere di ridere

Questa volta sono io a guardarlo confusa.

-Frankie non sto scherzando, parto veramente-

Mi guarda e vedo passare sul suo viso un mare di emozioni.

-Potevi aspettare domani a dirmelo a questo punto-

Leva di scatto la sua mano dalle mie e si alza in piedi.

-Cosa? Perché ti arrabbi?- chiedo senza capire

-Perché hai aspettato così tanto per dirmelo? Pensavi che non fosse importante rendermi partecipe delle tue decisioni? Eh?-

Non l’avevo mai visto così arrabbiato. Tento di mantenere la calma per non far degenerare ulteriormente la cosa.

-Frankie, calmati- gli chiedo gentilmente

-Non chiamarmi Frankie! E no che non mi calmo Crys!- dice alzando ancora di più la voce.

Al diavolo la calma.

-Qui l’unica ad essere arrabbiata dovrei essere io, lo sai? Te ne rendi conto?- chiedo furente ma mantenendo un tono di voce normale

-E per quale motivo? Se mi è concesso saperlo ovviamente-

Bambino, stupido bambino ventiseienne.*

-Beh, solo per l’unico particolare che tu non mi hai detto nulla dell’arrivo di Jamia, ti sembra una cosa normale? O forse…com’è che hai detto? Non ti sembrava importante rendermi partecipe?-

Strabuzza gli occhi, colto di sorpresa.

-Come l’hai saputo?-

-Ha dovuto dirmelo Gee. Se stavo ad aspettare te…-

-E’ per questo che te ne vai?- mi chiede serrando la mascella.

Non  rispondo, può anche arrivarci da solo.

-Posso almeno sapere perché non ne hai parlato con me prima di decidere?- chiede ormai rassegnato.

-Probabilmente per lo stesso motivo per il quale tu non mi hai parlato dell’arrivo di Jamia. O forse semplicemente perchè è da qualche giorno che non parliamo seriamente.-

-Ma possiamo farlo ora, possiamo chiarire, possiamo trovare una situazione, non devi andartene per forza-

-No, Frank è giusto così.-

 

-Lynz! Frena!- urlai di colpo, al che lei inchiodò in mezzo alla strada beccandosi non pochi insulti dagli automobilisti vicini.

-Che succede?- mi chiese preoccupata

-Io scendo qui, non posso venire- piagnucolai tentando di aprire la portiera

Lei per tutta risposta mi strattonò via le mani dalla maniglia e schiacciò l’acceleratore ripartendo in terza.

-Mi ha fatto prendere un colpo, non ci riprovare. Crys non hai cinque anni, puoi affrontarlo, siete persone civili-

-Ma…- cominciai ma lei mi interruppe bruscamente

-Niente ma, niente repliche. Ormai è tardi, siamo quasi arrivate-

Sospirai rassegnata.

-Ci sarà che Jamia?-

Rimase in silenzio.

-Puoi almeno rispondermi?-

-Non lo so. Però è probabile-

-Bene, grazie.-

Perfetto.

 

-Ciao Jamia- la saluta Gerard abbracciandola

-Ciao a tutti ragazzi, quanto tempo che non ci vedevamo!-

La salutano tutti, a turno fino a quando non arriva anche il mio momento.

Si leva gli occhiali da sole per posarli sul suo caschetto biondo platino e mi ritrovo a fissare due occhi nocciola straordinariamente somiglianti a quelli di Frank.

-E tu devi essere Crystal, mi hanno parlato molto di te- afferma sorridendomi.

Un classico.

-Si sono io, piacere-

-Piacere mio, io sono Jamia, la fidanzata di Frank- si presenta senza smettere di sorridere

Le vorrei dire che l’avevo intuito, ma forse non è il momento migliore per fare del sarcasmo.

-A proposito, ma dov’è Frank?- chiede guardandosi intorno

-Sta arrivando, si stava facendo la doccia ha detto che scendeva appena finito- dice Bob

Ed ecco che proprio quando finisce la frase arriva Frank scendendo per le scale diretto verso hall dove siamo tutti noi.

Jamia gli si avvicina e si sorridono, in un modo così dolce che devo distogliere lo sguardo, c’è qualcosa di profondo tra loro, così profondo da farmi sentire di troppo, anche se loro due sembrano essersi già chiusi nel loro angolino privato.

Improvvisamente tutti gli occhi non sono più fissi sulla felice coppia ritrovata, ma su di me. Abbasso la testa e mi allontano velocemente uscendo sulla strada e cogliendo l’occasione per fumarmi una sigaretta. Sono sicura che non mi seguirà nessuno, posso stare tranquilla, sono l’unica fra loro che può uscire in strada tranquillamente senza aver paura di essere attorniata da una massa di fans.

Continuo a camminare nella calma delle due di pomeriggio, fra poco i ragazzi dovranno andare a fare le prove per la serata, penso tentando di distrarmi.

Al diavolo!

Domani partirò, è difficile non pensare ad una cosa del genere, se non impossibile. Arriva lei, me ne vado io. Può sembrare stupido e altamente immaturo. Ma preferisco seguire la filosofia “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” anche perché Jamia mi sembra una brava persona, e questo peggiora le cose.

E poi basta fare la vittima, non ho più cinque anni da un pezzo. Prima o poi sarebbe dovuta finire questa storia, ho solo accorciato i tempi.

 

-Ehi scusa Lynz ma non hai detto che eravamo quasi arrivate?- le domandai dopo un po’

-Si, certo-

-E per te la parola quasi in genere quanto tempo implica?-

-Beh se ci pensi anche quando sei appena partito sei quasi arrivato, è tutto relativo! E poi scusa, non sei contenta di stare un po’ con me? Non ci vediamo da quando sei partita da Parigi, insomma è un sacco di tempo! Mi sei mancata molto…Ci sei mancata molto a tutti- affermò fissando la strada davanti a lei, Lynz non era decisamente una tipa che si lasciava prendere facilmente da queste dimostrazioni d’affetto, sapevo che diceva sul serio.

-Anche voi mi siete mancati moltissimo-

 

Questo posto non mi piace, mi manca il respiro, mi opprime, mi sento in trappola.

Vorrei scappare fuori, non dover sentire tutti quegli annunci per i voli, quelle voci insopportabili, la presenza di tutti i miei amici dietro di me è forte e anche scomoda. Non volevo che venissero qui. Odio gli addii. Sarebbe stato molto più facile salutarli all’albergo.

Mi gira la testa. Non posso rimanere qui dentro, ma non posso neanche uscire fuori, ormai è deciso.

Ecco, stanno chiamando il mio volo.

Alicia cammina di fianco a me con Mikey. Ogni tanto mi lancia occhiate, sembra voler assicurarsi che la mia salute psicologica sia a posto, cosa di cui io stessa non sono molto sicura.

-Lo sai che puoi restare- mi dice Mikey per l’ennesima volta

-Si lo so, ma non posso-

-Anche se non ci hai ancora detto il perché- interviene Ray

-Che penso a questo punto non ci dirà mai- aggiunge Bob

Mi infilo gli occhiali da sole per cercare di nascondere le emozioni che stanno scoppiando dentro di me.

-No ragazzi, a questo punto non ve lo dirò- rispondo sorridendo

Al che sbuffano tutti e tre. Alicia invece mi guarda con l’aria di chi la sa lunga.

Lei è l’unica persona con cui non ho stretto un gran rapporto, eppure mi è stata simpatica dalla prima occhiata, che strano.

Ed è proprio la prima che saluto.

-Allora ciao- le dico avvicinandomi per abbracciarla

-Spero di rivederti presto- mi dice ricambiando l’abbraccio

-Lo spero anche io…-

Così saluto anche gli altri. Bob, Ray, Mikey, Lynz, che sembra volermi uccidere in uno dei suoi abbracci stritolatori, Gee che si nasconde anche lui dietro ai suoi grandi occhiali, anche se la sua bocca mi rivela che non è molto contento.

-Stammi bene, Crys-

-Anche tu, Gee-

Mi abbraccia e mi scappa un singhiozzo, ma mi ricompongo subito. E’ così difficile salutarli, chissà quando li rivedrò…

Dopodiché arriva la parte più difficile.

-Ciao Jamia- dico sorridendole gentilmente

-Arrivederci Crystal, mi dispiace di non aver avuto occasione di conoscerti meglio-

-Sarà per un’altra volta-  dico così poco convinta che anche lei mi guarda un secondo scettica, ma poi mi sorride

-Va bene-

Al suo fianco Frank, con le mani in tasca e il cappuccio in testa mi guarda con un’espressione indecifrabile.

Sembra arrabbiato, triste e arreso allo stesso tempo.

In casi del genere mi piacerebbe saper leggere nella mente delle persone per dare voce a quelle espressioni, ma non posso quindi mi limito ad andarmene così, lasciandomi dietro una scia di amarezza per troppe cose non chiarite e molte parole non dette.

-Jamia! Puoi venire un momento?- chiama Alicia

Ringrazio silenziosamente Dio per l’esistenza di quella ragazza.

Ci guardiamo negli occhi per un momento infinito.

-Allora ciao Frank- dico distogliendo lo sguardo.

Mi guarda, sembra che voglia dire qualcosa ma rimane in silenzio con espressione severa guardando lontano. E’ così… innaturale vederlo così serio, neanche la bocca lo inganna, non c’è l’ombra di un sorriso, quei suoi sorrisi che ho tanto amato.

Rialzo gli occhi, che però mi tradiscono riempiendosi di lacrime, al che lui sospira e mi prende la testa dandomi un bacio sulla fronte e piegando finalmente le labbra in un lievissimo sorriso.

-Ciao Crys-

Mi abbraccia. Il tempo sembra fermarsi per un secondo. Cerco di imprimere nella memoria il suo profumo e la forma del suo corpo per non scordare mai.

Abbasso la testa e mi allontano, pronta,o forse no, per volare a chilometri di distanza.

 

 

-Eccoci!- esclama Lynz riportandomi alla realtà

-Bene- dico guardando con soggezione gli enormi Studios davanti a me.

Pronta? Si ricomincia.

 

 

*Frank tecnicamente ancora non ha ventisei anni solo che l’avevo scritto sbagliando in uno degli altri capitoli così l’ho lasciato anche qui.

 

 

 

Ecco anche il sesto, scusate per l’attesa >.< in realtà era pronto da un pezzo ma dato che la pigrizia è la mia migliore amica rimandavo sempre… In ogni caso eccomi qui XD piaciuto? Beh spero di si, anche se io sono sempre meno convinta…ghOk smetto di blaterare e passo ai rigraziamenti:

AnAngelFallenFromGrace: Moraaaa! Ma graziee *___* i tuoi commentini mi fanno sempre tanto feliz!(al contrario dei miei che arrivano anni dopo e sono uno sclero unico…) E lo so, ormai viviamo per l’imouh e le storie di geme fruttuose (in realtà temo che sia tutto dovuto allo schifo di scuola che frequentiamo che ci riduce il cervello in una pappa informe…e meno male che il classico è la scuola migliore per il cervellino >.> Ma anche no… [tra parentesi (che anche qui è fra una ventina di parentesi XD) in questo momento dovrei essere a studiare geografia… xD piccolo particolare] ancora grasshie mille!!! Ti voglio beneee! =* (aspetta e spera che le cose dolciose arrivano *rodolfo’s face*)

Vampirejunkie: Eh si puz, il tuo ciccio mi ispira xD Poi…beh…grazie alla tua fantastica storia mi piace anche di più *_______* Grazie nonninaaa! Ti voglio benissimissimo! Ah e non mi stancherò mai di dire che se non ci fossi tu non amerei così tanto i chimici e questa storia non sarebbe mai nata! **

Ethereal Clover: O lally! Grazie per i fedeli commentini ^^ (a ecco io mi son persa tutte le tue storie ormai, una volta che ci sentiamo su msn [se tu ti fai sentire ogni tanto >.>] mi fai un aggiornamento completo!) Ehm..eh no non ho proprio nulla dei within, cioè in realtà tu non so dove eri rimasta… Grazie ancora^^ Ci sentiamo presto! ( e ci vediamo anche *_*)

Smokeygirl: ehm….XD

Vampireknight: Eheheh si penso proprio che tu saresti la sua migliore paziente xD comunque si, da queste parti il mio cervello chiama a gran voce: SCLERO, SCLERO, SCLERO!! XD E poi è tantissimo che non ci vediamolo! T.T susu dobbiamo organizzare! Grazie per la rece! Bacini chimici =*

Blaise_sl_tr07: Oh *_* Me commossa…grazie mi ha fatto veramente piacere la tua recensione, grazie, grazie, grazie^^ A questo punto spero che ti piaccia anche questo! Bacini

Sadsong: Grazie** Non mi merito tutti questi complimenti, ma li accetto comunque U.U Sono contentissima che ti piaccia! E come desideravi ecco qui il nuovo capitolo! A presto, bacini =* (che billo il tuo nick *_*)

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


6

 

 

 

 

7.

 

Incontrammo subito lì fuori Gerard che mentre si fumava una sigaretta parlava animatamente con quello che doveva essere un cameraman, sembravano divertirsi parecchio. Mi vide ancora prima che mi avvicinassi e la sua reazione fu istantanea, un grande e bellissimo sorriso si dipinse sul suo viso illuminandogli gli occhi.

-Crys!- disse prima di abbracciarmi.

Quanto mi era mancato, lui, il suo profumo, il suo viso, la sua pazzia e tutto quello che rappresentava.

-Ciao Gee- disse concedendomi un sorriso sincero.

-Allora- disse una volta sciolto l’abbraccio –sei pronta per ammirare le nostre fantastiche doti di attori?-

-Oh, si! Non vedo l’ora, del resto sono qui per questo, no? –

Si lasciò andare ad una risata sonora.

-Ovvio! Entriamo allora? Dovremmo essere quasi pronti-

 

Mikey quando mi vide alzò un momento gli occhi dal suo basso e poi tornò ad armeggiare con le corde.

Io mi sedetti accanto a lui facendo l’indifferente.

-Beh insomma… Ciao Mikey-

Lui rialzò la testa e sgranò gli occhi per la sorpresa.

-Crys…- disse come se non poteva credere che io fossi veramente seduta accanto a lui.

Allargai un grande sorriso e lui mi abbracciò calorosamente.

-Era proprio ora che ti rifacessi vedere in giro!-

Ray e Bob ebbero più o meno la stessa reazione, anche se un po’ meno calorosa. Ray con la sua solita gentilezza senza confini e Bob scorbutico al punto giusto, non erano cambiati di una virgola.

Quando comparì anche Frank il sorriso mi morì sulle labbra , rimasi qualche minuto a fissare la sua figura da lontano stringendomi convulsamente le mani. Improvvisamente la sua visione mi intimoriva, per quanto potesse essere l’ultima persona al mondo capace di incutere timore.

Non era tanto lui, ma tutti i ricordi legati a lui che mi levavano la voce e mi rendevano nervosa.

Si mise a parlare con Bob che con un gran sorriso indicò dalla mia parte, quando girò la testa nei suoi occhi vidi una sorpresa che non mi aspettavo. Non era accigliato o scocciato, solamente sorpreso.

I nostri sguardi si rincontrarono dopo tanto tempo e nei suoi occhi lessi solamente un’espressione che mi diceva “Bentornata” ovvero l’ultima cosa che mi sarei aspettata.

A quanto pare lui era riuscito a dimenticare.

Si mosse per venire dalla mia parte quando spuntò Jamia che a quanto pare era appena arrivata.

-Allora- dissi ad Alicia che era lì accanto a me, distogliendo lo sguardo dalla coppietta  –qualche succosa novità?-

-Mmh… beh un mesetto fa Frank ha fatto la grande proposta a Jamia, ci dovrebbe essere la festa di fidanzamento tra un settimana e poi…beh i ragazzi stanno ancora riscuotendo il successo del cd, siamo già al secondo singolo, sono tornata apposta dalla Florida per vedere le riprese del video, il regista è Marc Webb ci sarà da divertirsi!-

Rimasi un momento in silenzio assimilando la prima notizia.

-Wow! Secondo singolo? Ah si beh giusto il primo era Welcome to the black parade… Vanno forte!- dissi sorridendo

Se ci era riuscito lui perché non io?

Alicia mi guardò alzando un sopracciglio ma non disse nulla, anche perché non sarebbe servito.

 

Le riprese stavano iniziando, dopo avermi presentato al regista Gee era scappato dall’altra parte delle telecamere per poi ritornare a sedersi su una sedia accanto a me.

-Sei un’anima in pena ragazzo! Perché non sei lì come gli altri ad ascoltare Marc?- chiesi facendo per scherzo la voce grossa

-Io e lui siamo stati tutta la notte parlare di questo video, non ho bisogno di spiegazioni!- mi rispose lui sbuffando

-Mh beh in questo caso…- dissi ridacchiando per poi voltarmi a guardare i ragazzi che ascoltavano assorti il regista, sembravano dei bambini che da bravi ascoltavano la lezione della maestra.

Dopo aver fatto una foto veloce a quella scena mi voltai verso Gee notando che mi fissava.

-Che c’è?- chiesi in imbarazzo

-Ramones? Non capisco, sei invitata come ospite esclusiva alle riprese di un video dei My Chemical  Romance, uno come minimo si aspetta che ti metti una maglietta con scritto “I love my little Romancers” o qualcosa del genere, non la maglietta di un altro gruppo! Insomma Crys non va bene…-

Rimasi a fissarlo mentre lui cominciava a ridere.

-In casi del genere vorrei tanto avere con me una clava o qualcosa del genere, e io che ti stavo anche ad ascoltare!-

Lui scoppiò in una fragorosa risata e cercò di dire qualcos’altro ma io lo zittii.

-Shush! Hai un video da girare non devi rompere le scatole a me, vai! Susu!-

-Questa si che è riconoscenza- sbuffò facendo il finto offeso e raggiungendo gli altri.

Era bello sapere che almeno con lui sembrava non essere cambiato nulla.

Eravamo in un’enorme sala adibita ad auditorium di una scuola, la prima scena –come mi avevano spiegato- sarebbe stata di loro che cominciano a suonare nell’auditorium vuoto con le cheerleaders che ballano dietro.

Mi divertivo a vedere come tutti gesticolavano indicando i punti in cui si dovevano muovere o dovevano fare quella determinata mossa, io me ne stavo seduta sulla mia sedia dietro alle telecamere e mi godevo lo spettacolo.

-Bene, ci siamo-

Si sistemarono ognuno dietro il proprio strumento. Vederli così mi riportò indietro quando ogni sera da dietro le quinte potevo osservare lo stesso spettacolo. Mi ritrovai a sospirare fissando un punto non ben definito davanti a me. Dando della stupida a me stessa  riportai lo sguardo al palco dove erano finalmente tutti pronti.

-Tre, due, uno, fai partire il palyback!-

La musica partì e io mi ritrovai involontariamente a canticchiare la prima strofa insieme a Gerard che già si dimenava sul palco aggrappato al povero microfono, se volete essere leccati e maltrattati in tutti modi allora essere i microfoni di Gerard Way è il vostro destino. Come stabilito le cheerledrs cominciarono a ballare nello stesso momento in cui Bob attaccò con la batteria e Frank con la chitarra, ma quando stava per partire il ritornello fermarono la musica.

-Bene così, però rifacciamola. Gerard spostati più a sinistra e tu Frank muoviti un po’, ci sarà un’inquadratura solo per te-

-Non pensavo che avrei mai dovuto dire una cosa del genere a Mr. Iero- disse poi rivolto a me ridacchiando.

Involontariamente il mio sguardo tornava sempre curioso verso di Frank, semplicemente vedendolo muoversi a tempo lì sul palco mi veniva voglia di sapere tutto quello che aveva fatto ed era diventato negli ultimi mesi, se era cambiato, se ancora era pazzo come me lo ricordavo e se ripensava ogni tanto al tempo che avevamo passato insieme… indubbiamente era in ottima forma notai per poi vergognarmi dei miei stessi pensieri.

-STOP!- urlò Marc dentro il megafono facendomi sobbalzare.

Il playback si interruppe di nuovo.

-Questa volta andava meglio, ma rifacciamola di nuovo- si alzò per avvicinarsi al palco

-Contate che la prima inquadratura sarà da questa parte- disse indicando dalla parte di Frank –E poi ci saranno vari inquadrature da più parti. Rifacciamola!-

Io osservavo in silenzio divertita e piano sentivo come se ogni mia cellula stesse riprendendo vita, come se dai quei cinque ragazzi dipendesse la mia felicità, e forse era proprio così.

Le due ore seguenti furono assolutamente assurde, Marc che dava ordini e loro che più o meno pazientemente eseguivano, ad ogni nuova scena era divertimento assicurato con Bob che si lamentava perché non poteva fare altro che stare seduto a far finta di suonare, Frank che a volte si muoveva troppo e rischiava di distruggere l’attrezzatura (per poco non aveva dato un calcio ad un povero cameraman che si era pericolosamente avvicinato a lui) e Gee che con quelle sue mosse assurde faceva sempre cadere il microfono (alla terza ripresa bruciata per quel motivo gli altri componenti avevano cominciato a guardarlo male) anche se poi aveva rimediato attaccandocisi letteralmente, così non c’era pericolo che gli scappasse di mano. Mikey e Ray poverini forse erano gli unici due tranquilli, il primo come al solito si dondolava sul suo posto muovendosi l’indispensabile e l’altro si limitava a scuotere la folta chioma senza fare male a nessuno.

Mentre ero lì a ridere come una pazza coprendomi la bocca con la mano per non dare fastidio alle riprese con la coda dell’occhio notai Lynz che di dimenava cercando di attirare silenziosamente la mia attenzione facendomi segno di seguirla.

La seguii fino al parcheggio dove c’erano anche Jamia e Alicia.

-Te la fumi una sigaretta con noi? Anzi, con me-

-Bella idea- disse tirando fuori il pacchetto dalla borsa.

-Ti stai divertendo parecchio- notò Jamia

-Decisamente si! Quei ragazzi mi faranno morire se continuo a ridere così- risposi raggiante

Cominciammo a parlare normalmente del più e del meno mentre quella sensazione di rinascita cresceva sempre di più, era come se si fosse sbloccato qualcosa dentro di me che mi impediva di vivere serenamente.

I due giorni successivi non furono molto diversi dal primo, se non per il fatto che dal secondo giorno arrivarono le comparse che dovevano fare la parte del pubblicò abbassando drasticamente la fascia d’età media sul set.

La sera quando tornavo a casa avevo la bocca naturalmente abituata al sorriso e la pancia che mi faceva male per il troppo ridere.

Era come se stessi seguendo una terapia di riabilitazione in cui i medici erano loro e le ragazze, le medicine le prendevo sotto forma di loro musica e di risate, in qualche modo stavo recuperando tutto quello che avevo perso in quei mesi in un concentrato di felicità.

Imparai a conoscere meglio Jamia e mi resi conto che era veramente una persona buona e gentile, era impossibile odiarla. Finalmente capivo come mai Frank l’amasse così tanto.

Con lui riuscii a parlare solo il secondo giorno quando si presentò all’improvviso davanti a me.

 

-Vuoi un caffè?- mi chiese una voce conosciuta mentre una mano molto tatuata mi porgeva un bicchiere di Starbucks.

Io alzai la testa e gli sorrisi.

-Sei il mio salvatore- esclamai prendendo il caffè –Stamattina tanto per cambiare mi sono svegliata tardi e uscendo di casa come una furia mi sono scordata di prenderlo-

-Wow, è un evento da segnare sul calendario, se non ricordo male tu sei una delle maggiori consumatrici di caffè mondiali- disse sedendosi accanto a me

-Eh si, ti ricordi bene- assentii

-Allora dimmi, cosa hai fatto negli ultimi tempi? E’ da un po’ che non ci si sente-

-Mh fammi pensare… Ah si, mi sono laureata ad Harvard, ho lottato con Green Peace  per salvare le balene mentre scrivevo un romanzo arrivato al primo posto nelle classifiche di tutto il mondo e ho sposato un paleontologo scozzese. Niente di che, tu?-

-Ah si anche io, i miei soliti impegni da super eroe, sai salvare le vite e tutte quelle cose lì…-

Ci guardammo e scoppiammo a ridere dopodiché lui mi abbracciò stritolandomi per bene.

-Mi sei mancata tanto- sussurrò al mio orecchio

Io rimasi a godermi l’abbraccio respirando il suo profumo che tanto avevo rievocato nei momenti di solitudine fino a quando non sentii una cosa tiepida scorrermi sulla maglietta.

-Frankie?- chiamai

-Si?-

-Il caffè-

lo sentii irrigidirsi e poi con un’imprecazione si allontanò bruscamente.

-Possibile che i nostri incontri devono essere sempre così… bagnati?- chiesi ridendo cercano di asciugare la macchia enorme che si era formata sulla mia camicetta rossa.

Lui per tutta risposta si sfilò ridendo la maglietta scoprendo così buona parte del corpo, mettendo in mostra i suoi addominali decisamente poco scolpiti e le miriadi di tatuaggi che aveva sparsi dappertutto.

-Abbiamo parecchi nuovi acquisti- notai inevitabilmente.

-Si! Ti piacciono?-

-Oh certo, anche se sai già cosa penso dei tatuaggi- dissi con una smorfia

Vedere quel corpo quasi completamente ricoperto da una parte era divertente e alcuni erano davvero molto belli, ma dall’altra pensare che sarebbero rimasti per sempre lì mi faceva un po’ paura.

-Tanto so che prima o poi ce ne faremo uno insieme, ti convincerò!-

-Non ci sperare Frankie-

 

 

Così passo anche l’ultimo giorno e per festeggiare la fine delle riprese del video decisero di andare tutti in un pub a bere una cosa insieme. Ricordando cosa voleva dire andare in un pub con loro cercai di rifiutare, ma ovviamente non mi fu concesso.

-Ehm ragazzi, io non so se posso venire…-

Ma non riuscii neanche a finire perché mi guardarono subito tutti molto male.

-Spero che tu stia scherzando- disse Bob con aria truce

-Ma si, ovviamente!- risposi con una mezza risatina trascinandomi dietro le risate generali.

-Facciamo così, sarai tu l’incaricata di riportarci a casa così non c’è pericolo che ti ubriachi, non con la nostra salute sulla coscienza- propose Ray facendomi l’occhiolino

-Bella idea!- approvai

In effetti la mia paura era proprio quella di ubriacarmi, uno perché non sempre quando ero ubriaca riuscivo a controllare quello che mi usciva dalla bocca. Diventavo fin troppo eloquente. E poi l’ultima cosa che volevo era passare tutto il giorno dopo sopra la tazza del water a vomitare, rischiava di essere una cosa troppo deprimente.

-Beh dato che io non bevo più e di sicuro una macchina sola non basta, a meno che non decidiamo di andare in giro col tour bus, ti faccio compagnia io. Per noi ci saranno solo analcolici!- disse Gee.

 

La serata, e buona parte della notte passò come le mille altre notti in loro compagnia. Come si sa, una cretinata tira l’altra così a fine serata eravamo arrivati ad un livello di stupidità impressionante.

-Daaaaaai Bop non sei capashe di fare nulla! Impara dal maestro!-

Frank era andato da un pezzo.

Lui e Bob stavano facendo una gara. Ovvero chi soffiando dal naso attraverso una cannuccia riusciva a fare centro in un bicchiere con un pezzo di tovagliolo. Veramente raccapricciante, ma era da morire dalle risate.

-Io non mi chiamo Bop! Mi chiamo Pob! No ashpetta…Al diavolo! Tanto io ho vinto!-

-Ma nun è vero per nientee! Guarda io ho fatto shcentro due volte!-

E gli altri a ridere come matti decisamente troppo allegri.

Verso le tre io e Gee, gli unici del tutto sobri, decidemmo che era ora di levare le tende perché la situazione stava decisamente degenerando.

Io avrei portato a casa Frank, Jamia, Alicia e Mikey così mi dovevo fare solo due viaggi essendo due coppie conviventi.

Inutile dire che dopo cinque minuti di macchina la mia unica compagna era la radio accesa perché il resto della truppa dormiva di gusto.

Quando ferma ad un semaforo sbuffavo cercando una radio che mandasse della musica decente incappai in una vecchia canzone degli anni ’80 mi fermai incuriosita dal ritornello.

Frankie do you remember me? Oh Frankie, do you remember?

Alzai il volume perchè era troppo divertente.

He looked at me and then I blushed, 'Cause I remembered I loved you so much

Dopo quel pezzo abbassai leggermente il volume sperando che nessuno si fosse svegliato, ma al ritornello dopo senza neanche pensarci l’avevo rialzato.

I'm thrilled to your touch.
Hey
Frankie, do you remember me?
Frankie,  do you remember me?

Oh
how you brought me down,  down
down
All I did was runnin' around - around.
You'll never know how much I loved you

Riabbassai il volume fino a che non diventò che un sussurro e quando la canzone si chiuse con l’ultima strofa

 

my Frankie
       my baby
Frankie, do you remember me?
Frankie, do you remember me?
Frankie

 

Chiusi la radio borbottando che era solo una stupida canzone.

-Sarà pure stupida, ma era veramente carina. Non l’avevo mai sentita- disse una voce impastata dietro le mie spalle.

Mi si gelò il sangue nelle vene.

-Frankie è tutto a posto stai sognando, rimettiti a dormire, ce ne vorrà ancora per un po’- dissi cercando di sfruttare la sua sbronza per salvarmi dalla vergogna.

-Mh sisi cert…- mugugnò

Dopo pochi secondi il respiro divenne regolare e io tirai un sospiro di sollievo.

 

 

 

Eccomi qui, finalmente questo sudato settimo capitolo è arrivato! Fatemi sapere^^

Sadsong: Ma graziee! Jamia a me al contrario non mi sta per niente simpatica (anche se ci sto lavorando…) e infatti si vede xD Ma in questo capitulet ho cercato di metterla un pochino sotto una buona luce! Però dai non disperare! Adesso è un po’ migliorata la situazione^^ [anche se chissà…in futuro chissà cosa succederà…] bacini =*

Smokeygirl: Abbiamo abbattuto il grande muro dei monosillabi! XD

Vampireknight: Grazie milleeee! *______* Eh beh ormai il B-Day di Gee è passato, gli hai fatto gli auguri per bene si???

AnAngelFallenFromGrace: Morssss è sempre più difficile scrivere il tuo nome xD *forse perché stai scrivendo qui, chattando e guardando la tv?*  La tua recensione sta volta batte i tuoi sms chilometrici! XD  Ecco sei contenta finalmente ho partorito!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


6

 

 

 

 

8. Tra una cosa e un’altra era passato più di un mese dall’ultima volta che mi ero vista con i ragazzi. Stava di fatto che loro erano comunque una band famosa e stavano riscuotendo il loro meritato successo, quindi il tempo per lo svago diminuiva a vista d’occhio, Lynz anche era occupata con il suo gruppo, Alicia nei suoi vari viaggi e Jamia era presa nei preparativi in attesa del grande giorno. Dall’altra parte io mi ero finalmente trovata un lavoro stabile e di conseguenza anche il mio tempo libero era piuttosto limitato. In tutto ciò riuscivamo solo a sentirci sporadicamente al telefono, beh per essere precisi via messaggi di segreteria telefonica.

Marina, la proprietaria del mio fidato negozio di cd aveva deciso di allargarsi comprando anche il locale accanto per aggiungere anche un parte dedicata ai libri di musica. Di conseguenza aveva dovuto prendere altro personale, e così quando ero andata a vedere le novità mi aveva offerto il posto.

 Lavorando lì avevo stretto amicizia anche con gli altri due commessi, Drew e Keelin.

Drew il classico bravo e bel ragazzo, biondino con gli occhi chiari e un fisico che avrebbe fatto invidia a qualsiasi uomo, Keelin una furia rossa di origini irlandesi, una delle ragazze più matte che avessi mai conosciuto.

 

 

-Oddio Crys sei di nuovo in ritardo!- sbuffo Keelin quando mi vide varcare di corsa la soglia del negozio.

-Lo soo! Scusami, la svegl…- cercai di giustificarmi ma mi interruppe prima che riuscissi a finire.

-Sisi vabbè, la sveglia non ha suonato, non trovavo la matita, il gatto ha vomitato sul tappeto, le solite storie!-

-Ma io non ho un gat…- riprovai ma neanche questa volta mi lasciò finire

-Cry, basta sei in torto, non cercare di giustificarti. Ringrazia semplicemente che la principale non ci sia, altrimenti…ahi ahi- disse abbassando la voce con fare furtivo

-Oddio Keelin, quante volte ti devo dire di non chiamarmi “la principale?” ho un nome!- sbuffo una voce sotto il bancone

-Ciao Marina- salutai ridacchiando mentre appendevo il cappotto nel camerino.

-Drew non è ancora arrivato?- chiesi guardandomi intorno

-Eh no, anche il principe azzurro è in ritardo, chissà che non arrivi su un cavallo bianco- mi rispose Kee poggiando la testa sulle mani e guardando fuori dal negozio con aria sognante

-Kee hai mai preso in considerazione l’idea di fare l’attrice? Ti si addice decisamente di più che fare la commessa- notai

-Crystal invece di chiacchierare con quell’altra nullafacente della tua amica potresti andare a sistemare i cd che hanno portato stamattina? Sono giù in magazzino- disse Marina mentre sfogliava delle scartoffie

-Agli ordini, capo!- dissi scendendo le scale

-Andrà a finire che mi scorderò il mio vero nome di questo passo- borbottò a bassa voce.

 

Mentre riponevo al loro posto i cd dei Dark Tranquility, Volbeat, Within Temptation e simili il tanto atteso principe azzurro entrò facendo tintinnare la porta.

-Oh no! Niente cavallo bianco!- esclamò Keelin fingendosi delusa

Drew la fissò perplesso e mi guardò come in cerca di spiegazioni ma io mi limitai al alzare le spalle.

-Kee lo sai che ti fa male stare troppo dietro la cassa. In ogni caso, colazione per tutti!- disse posando sul bancone quattro caffè e delle ciambelle.

-E vabbè , niente cavallo, ma le ciambelle vanno bene lo stesso- dichiarò Keelin afferrandone una.

-Tu ne vuoi Crys?- mi chiese

-No grazie, ma il caffè volentieri- affermai allungandomi verso la mia droga

-Non sarai mica a dieta- disse la rossa sgranando gli occhi così che sembrava una specie di orsetto con le guance piene e gli occhi  spalancati a rivelare quanto fossero azzurri.

-Guarda che non abbiamo mica tutte il tuo metabolismo! Non mi posso permettere di mangiare come un maiale, a differenza tua io se mangio troppo ingrasso- dissi indignata

Lei mi lanciò un’occhiataccia e continuò a mangiare.

-Io non mangio come un maiale- aggiunse poco dopo guardandomi male.

 Io risi e ripresi a sistemare i cd.

Quando tirai fuori dallo scatolone le copie di “The black parade” mi venne una stretta al cuore.

-I My Chemical Romance sono richiestissimi, abbiamo dovuto riordinare tre volte l’ultimo cd- commentò Marina passandomi accanto

-Eh si, questo cd è fantastico- dissi accarezzando la copertina.

-Eh poi il cantante è troppo fico. Cioè se me lo trovassi davanti potrei stuprarlo, insomma fa venire certi pensieri solamente sentendolo cantare,pensa dal vivo…-

-Oh Kee!- la rimproverai indignata –intanto si chiama Gerard e poi dai è sposato. Ammetto che sia un bel pezzo di figo, ma…è Gerard-

-Oddio Principessa, ne parli come se fosse tuo fratello. Sei proprio una fangirl-

Io la guardai e risi, effettivamente l’impressione era quella.

 

 

-Di chi è la margherita?- chiesi aprendo i cartoni delle pizze appena portate dal fattorino

-Mia!- rispose la voce di Drew dal salotto.

Eravamo tutti e tre a casa mia, avevamo organizzato una maratona di film ad alto contenuto di zuccheri. Era il turno di Kee per scegliere il genere,e a quanto pare amava le cose molto, anche troppo, romantiche. Da qui si capiva la sua passione per i principi. Anche se tutto sommato era divertente vederli con lei che sospirava ad ogni cosa zuccherosa mentre io e Drew commentavamo con frasi ciniche notando questo o quell’altro difetto.

-Quindi deduco che quella peperoni e salsiccia sia tua Kee- dissi guardando la pizza con una smorfia di disgusto mentre le sistemavo sul tavolino davanti alla tv.

-Oh si!- rispose allargando un sorriso a trentadue denti.

-Ma adesso silenzio che inizia!- aggiunse facendo partire il dvd.

-Non aspettavamo altro- commentò Drew

Avere loro come diversivo quando stavo troppo male pensando che non potevo vedere Gee e gli altri mi faceva bene, ma non per questo erano la mia seconda scelta, anzi, stavano diventando veramente importanti nella mia vita.

Quando qualcosa entra a far parte dell’abituale circolo di tutti i giorni alla fine è difficile che ne possa uscire. L’idea di vedere loro due tutti i giorni al lavoro e almeno una sera a settimana era decisamente entrato nel mie azioni quotidiane, come lavarmi i denti, anche se vedere loro forse era un tantino più divertente.

Io e Kee soprattutto ci chiamavamo per qualsiasi stupidaggine come: “Ti va di accompagnarmi al supermercato?” oppure “Ci andiamo a fumare una sigaretta insieme?”.

Drew invece era il mio accompagnatore ufficiale per andare in libreria. Era pauroso come riuscisse a fare tutto quello che voleva, aveva un lavoro stabile, andava in palestra, due volte a settimana si vedeva con gli amici per giocare a tennis, si vedeva con noi e in tutto ciò aveva anche tempo di leggere e farsi una cultura. Un specie di Clark Kent, con l’unica differenza che lui era biondo e decisamente carino. Non poche volte nelle nostre uscite mi ero tirata dietro occhiatacce delle sue ammiratrici e ammetto che questo mi divertiva parecchio.

 

 

 

In tutto quel tempo avevo vissuto un po’ con la testa fra le nuvole, pensando solo ad essere contenta per quello che mi capitava, in questo modo avevo perso la cognizione di quello che mi stava succedendo intorno.

-Cry- mi chiamò sussurrando Keelin una sera in cui eravamo rimasti noi tre a chiudere il negozio.

-Si?-

-Io me ne vado così voi rimanete un po’ da soli-  disse ammiccando

-Ma di che parli?- chiesi scettica

-Si dai, così magari finalmente…- lasciò la frase sospesa lasciando ad intendere il seguito

-Kee! Non ho assolutamente intenzione di fare nulla con Drew, è solo un amico- esclamai

Pensando che fosse tutto frutto della mente malata di Kee non diedi troppo peso alle sue parole, ma poco dopo mi pentii di non essere scappata via come aveva fatto lei.

Si, Drew era una bravo ragazzo, come amavo definirlo, ma non avevo mai pensato di vederlo sotto un’altra ottica che non fosse quella dell’amicizia.

-E Kee dov’è finita? Non vorrei chiuderla in negozio, anche se la tentazione è forte…- disse Drew con una risatina

-Ehm, è andata via di corsa, aveva da fare- risposi in modo molto poco convincente

-Ah, va bene- disse, ma non sembrava dispiaciuto, anzi. Cominciavo a preoccuparmi.

-Senti, dato che siamo qui volevo chiederti una cosa- affermò mentre armeggiava con le chiavi.

-Dimmi pure- dissi, anche se non ero sicura di voler sentire.

-Ti volevo proporre di uscire domani- disse diventando improvvisamente serio

-Ehm, ok! Poi lo dico a Kee, dove andiamo?- chiesi con aria innocente. Non doveva essere per forza una cosa seria, no? Un’uscita tra amici.

-Non è come pensi, intendo a cena, solo io e te. Consideralo un appuntamento.-

 

 

                                                                       ***

 

Sapevo che dopo quello che era successo qualcosa nel rapporto si sarebbe rotto inevitabilmente, anche se speravo che la cosa sarebbe passata inosservata. Non c’era motivo che non fosse così. Ma sbagliavo, io ero cambiato, i miei sentimenti non erano più gli stessi e non potevo farci nulla.

Non avevo idea se anche per Jamia il tempo dell’amore unico e incontrastato fosse finito o semplicemente essendo venuta a sapere tutto avesse giocato d’anticipo, fatto sta che la storia non poteva continuare. Avremmo proseguito a costruirla su monti di bugie lasciando credere al resto del mondo che eravamo sempre “Jamia e Frank” la coppia perfetta, quella che mai niente e nessuno avrebbe potuto sciogliere.

Cazzate. Tutte cazzate. Bisogna diffidare dalle coppie perfette, perché sono quelle che scoppiano meglio. Era devastante dover continuare a dire che lei era il mio unico amore anche quando sapevo che non era più così, mentivo agli altri e a me stesso. E il giorno, il grande giorno, si avvicinava sempre di più e non sapevo come uscire da quella situazione. Tutti e due sapevamo di sapere, ma non ne parlavamo. Continuavamo a distruggere il nostro rapporto giorno dopo giorno. Era lecito avere paura, tutti e due eravamo spaventati di fare il primo passo per sciogliere qualcosa che ci legava da tantissimo tempo, ogni ricordo era condiviso. La mia vita prima di Jamia neanche la ricordavo. Lasciarmi con lei voleva dire rinunciare ad un pezzo di me stesso, quella parte di cuore che le era appartenuta sin dal primo momento e che bene o male ancora le apparteneva.

Ma prima di qualsiasi movimento dovevo vedere una persona.

 

 

                                                                         ***

 

Temendo che col dire di no avrei rovinato il nostro rapporto avevo finito per accettare l’appuntamento di Drew, così mi ritrovai due ore prima a piagnucolare davanti all’armadio.

-Oddio Kee! Cosa mi metto? Lo sai che è dai tempi del liceo che non ho un vero appuntamento con un ragazzo? E’assurdo! Perché devo farlo? Perché non posso vestirmi come tutti i giorni?-

-Crys, pensi che io possa andare in bagno senza che ti venga una crisi isterica?- mi urlò lei dalla stanza accanto con voce scocciata

-Va bene, va bene-

Mi sedetti sconsolata sopra un mucchio di vestiti buttati per terra senza cura e sbuffai.

Non avevo idea di quali fossero i miei sentimenti, era successo tutto così in fretta che ero stata travolta senza avere il tempo di pensarci.

Cercarmi un ragazzo era l’ultimo dei miei problemi, ma a quanto pare Drew mi aveva scelta, quindi adesso era il caso di capire se anche io volevo scegliere lui. L’idea a dire il vero non mi dispiaceva, solo che non avrei mai pensato che io potessi piacere ad un ragazzo come lui.

Al liceo lui sarebbe stato il classico giocatore di football che se la fa con le cheerleaders, uno di quei ragazzi che vedi per strada e pensi “Mmh, quanto mi piacerebbe stare con un tipo così!”. Quindi per quale motivo ero indecisa? Beh, è che quando pensi quelle cose in verità non prendi in considerazione il fatto che lui possa veramente voltarsi a guardare te.

Decisi che avrei scelto solamente uscendoci insieme, così mi rimisi alla ricerca di qualcosa da mettere.

Kee tornò in camera e mi trovò che fissavo un vestitino blu e dei jeans che avevo posato sul letto.

-Non ci pensare neanche, niente jeans stasera-

La guardai supplichevole, ma lei per tutta risposta si voltò tornando all’armadio.

-E questa?- disse tirando fuori una maglietta rosa che riconobbi subito.

Mi lanciai su di lei levandogliela di mano e richiudendo in fretta le ante.

-Non è nulla- dissi in modo poco convincente

-Eddai! Racconta, cosa mi nascondi? Che storia ha?- disse lei guardandomi con gli occhi accesi dalla curiosità

-Kee ti ho detto che non è niente. Solo un regalo poco azzeccato- risposi fredda reputando chiuso il discorso.

-Direi che va bene questo- cercai di distrarla indicando il vestitino per poi pentirmi subito della scelta affrettata –O forse no-

-Ma si dai! E’ delizioso-

-No ma dico, hai notato la scollatura? Non posso mettere questo al primo appuntamento!-

Primo appuntamento, quanto suonava male.

-E se ci mettessi questo sopra?- chiese lei mostrandomi un copri spalle blu notte.

Andammo avanti così per un’altra mezz’ora fino a quando finalmente optai per un vestito nero, decisamente più sobrio, con delle ballerine bordeaux e una borsetta abbinata.

 

 

Ero nervosa come non mai, tanto che Kee mi aveva ficcato la matita negli occhi parecchie volte prima che capissi che era ora di starmene ferma e buona.

Forse alla fine non era un male tutta questa storia di Drew, era l’occasione per costruirmi una vera vita.

Quando suonò il campanello il cuore mi arrivò fino in gola e lei con una risatina si andò a rintanare in cucina per non farsi vedere.

Io aprii la porta e mi ritrovai davanti il suo maglione nero.

-Non mi ero mai accorta che fossi così alto- commentai con una risatina

Indossava per l’appunto un maglione nero con lo scollo a v e dei jeans a vita a bassa. Guardai questi ultimi con invidia cercando -inutilmente- di coprirmi le gambe tirando giù il vestito.

-Sono contento di averti invitata, non so se in altri casi avrei avuto l’occasione di vederti con un vestito- scherzò, anche se dal suo sguardo potevo capire che stava cercando di farmi un complimento senza mettermi in imbarazzo.

-Si, si, va bene biondo, adesso andiamo-  dissi uscendo tirandomi dietro la porta ma lui mi bloccò prima che riuscissi a chiuderla.

-Ciao Keelin!- salutò dentro l’appartamento e ricevette per risposta una delle sue tipiche risate.

 

Mi portò a cena in un locale al centro, un posto molto carino, stile luci soffuse e buona musica di sottofondo.

L’atmosfera non era per niente tesa, anzi. Gli argomenti di conversazione di certo non mancavano, ma anche i silenzi, nonostante furono pochi, non erano imbarazzati.

Sorseggiando dal mio bicchiere lo studiai mentre leggeva il menù, indeciso su quale dessert ordinare.

I capelli né troppo lunghi né troppo corti erano di un biondo come se ne trovano pochi, ma la cosa più bella di lui erano gli occhi, color verde-azzurro, veniva voglia di perdercisi dentro.

Quando notò che lo stavo fissando mi sorrise per poi accarezzarmi leggermente la mano che tenevo sopra al tavolo.

 

Da bravo gentiluomo mi riaccompagnò fino alla porta e quando si avvicinò per baciarmi non feci nulla per impedirlo.

L’incontro con le sua labbra mi riportò bruscamente indietro nel tempo, ma fu questione di un secondo.

Mi accarezzò dolcemente i capelli per poi augurarmi la buonanotte, io rientrai in casa e in uno stato di semi-deficienza mi buttai sul letto guardando il soffitto. Ero felice, felicissima, ma c’era comunque qualcosa che non andava.

 

 

Salve a tutti! Chiedo umilmente scusa per il ritardo, e pure questa volta il capitolo era finito da un pezzo ma mi pesava postarlo xD

Spero che vi sia piaciuto *eeeeh beh* ci sono un po’ di novità e per questo è un capitolo succoso! *rodolfo’s face*

Ah! Ora mi ricordo che nel capitolo precedente mi sono scordata di dire una cosa assolutamente importantissima, quando Frankie chiama Bob Bop non è solo uno sclero da ubriaco, ma l’invenzione della mia mora! Poiché tutto partì da lei secoli e secoli fa xD

Detto ciò posso anche passare ai ringraziamenti:

Sadsong: E lo so, tutti lo vogliamo T.T Ma basta aspettare un po’ e chissà che non succeda qualcosa u.u Grazie! I tuoi commenti mi fanno sempre piacere^^

Vampirejunkie: Nonnina mia *___* Grazie senza di te non so come farei!

Jessromance: Grazie millee^^

Vampireknight: Ma grazie Ale!!^^ Io aspetto impaziente il tuo aggiornamento invece! *___*

AnAngelFallenFromGrace: O geme, che fatica scrivere tutto il tuo fantastico nick xD Rispondere a tutto quello che mi hai scritto sarebbe una specie di suicidio mia piccola mora, ma ti dico solo un grosso GRAZIE! Ti voglio tanto bene <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9.

Ciao Cry, ovviamente non sei a casa, ma ormai non mi sorprendo più, mi dispiace che non possiamo mai fare una chiacchierata come si deve. Scusaci se siamo sempre così impegnati, vorremmo dedicarti molto più tempo lo sai. Sono contento che ti sei trovata un lavoro e che sei felice con il tipo, comunque tranquilla non ne farò parola con Frank. E’ bello che finalmente tu abbia trovato qualcuno che ti stia vicino, prima o poi ce lo farai conoscere. Drew hai detto vero? Già dal nome si capisce che è un tipo a posto. Parlando di Frank… penso che in questo momento avrebbe proprio bisogno di vederti, per lui sei sempre stata come una boccata d’aria fresca ed ora non gli servirebbe altro che un po’ di stacco. Anche io avrei bisogno di vederti, la situazione non è proprio delle migliori, non tanto per il gruppo che sta andando alla grande, quanto per quello che succede dietro. Giuro che appena ho un momento faccio un salto al negozio. Aspettami. Stammi bene Cry.-

Il messaggio si chiuse con il solito bip e mi avvolse il silenzio.

Perché aveva quella voce? Sembrava preoccupato, cosa stava succedendo?

Mille domande mi si affollarono in testa. Risentii il messaggio tre volte prima di decidermi a fare il suo numero, ma non squillò neanche due volte che partì la segreteria.

-Ciao! Sono Ger…-

Chiusi con rabbia la comunicazione.

Mi diedi della stupida e ricomposi il numero.

-Ciao! Sono Gerard in questo momento non posso proprio rispondere, ma lasciate un messaggio. Vi richiamerò prima possibile-

Ascoltai pazientemente la voce registrata di Gee per poi lasciargli l’ennesimo messaggio.

-Gee, sono Crys. Che succede? Per favore rispondimi presto, lo sai che se mi lasci così io comincio a farmi i miei film catastrofici. Se almeno sapessi dove siete in questo momento potrei volare lì. Non farmi impazzire. Aspetto una tua risposta-

Chiusi frustrata la comunicazione maledicendo le segreterie telefoniche.

Rimasi seduta sulla poltrona a formulare tutte le ipotesi possibili sulla frase “la situazione non è proprio delle migliori”. Qualche minuto dopo suonò il citofono e io sobbalzai accorgendomi che ero rimasta seduta al buio.

-Chi è?- chiesi scocciata

-La cena!- esclamò la voce di Keelin

 

Il giorno dopo al negozio fui la prima ad arrivare, dopo Marina ovviamente. Così mi feci il mio solito giro sistemando i cd fuori posto e finito quello dato che non c’era ancora nessuno mi accoccolai sul mio puff preferito nella stanza dedicata ai libri con la biografia dei The Cure.

Un po’ di pagine dopo sentii qualcuno che baciava i capelli.

-Buongiorno- dissi voltandomi per baciarlo

Erano già tre settimane che stavamo insieme e non riuscivo ancora a crederci. Lui era sempre dolcissimo e non mi faceva mancare nulla, stranamente nonostante lavorassimo insieme e passassimo anche la maggior parte del tempo libero insieme non ci eravamo ancora stufati.

-Ciao amore- disse aprendo un gran sorriso –Tieni- aggiunse passandomi un bicchiere di caffè fumante.

-Oh, grazie! E’ per questo che ti adoro così tanto-

Lui fece una risatina e si sedette accanto a me rigirandosi fra le dita una ciocca dei miei capelli.

-Che leggi?- chiese

Io gli mostrai il libro e gli si accesero gli occhi.

Sapevo che i The Cure erano uno dei suoi gruppi preferiti ed era per quello che mi stavo facendo una cultura.

Si avvicinò per baciarmi ma in quel momento Marina ci richiamò all’ordine.

-Piccioncini vi potete sbaciucchiare anche in un altro momento, adesso al lavoro!- disse facendo la voce grossa

-Oh si andiamo che altrimenti la principale si arrabbia- dissi a Drew per poi alzarmi con una risatina

Lei sbuffò e tornò a dedicarsi ad una cliente.

Nel frattempo il negozio si era popolato, cosa abbastanza normale visto che era sabato. Gruppetti di ragazzine si aggiravano fra gli scaffali facendo urletti di gioia davanti alle nuove uscite mentre ragazzi decisamente meno fastidiosi si rigiravano fra le mani vari dischi valutando attentamente quale meritasse di più di essere comprato. Io mi sistemai dietro la cassa e,calcolando che ci sarebbe voluto del tempo prima che qualcuno di loro si presentasse a pagare, presi la penna e cominciai a scrivere senza ordine preciso parti di canzoni che mi ronzavano in testa facendoci intorno scarabocchi.

Poco dopo qualcuno posò sul piano un disco. “Three cheers for sweet revenge”. Alzai gli occhi per vedere chi è che comprava quel cd che tanto amavo e mi ritrovai davanti ad un paio di occhiali scuri.

Fissai per un secondo quel ragazzo incappucciato e mi portai una mano alla bocca.

-Frank!-

 

 

-Ciao Cry, quanto tempo, eh?- mi salutò lui con un mezzo sorriso.

-Ma che ci fai tu qui?- chiesi non riuscendo a credere che Frank Iero fosse veramente davanti a me.

 

 

***

Passavo di qui” fui tentato di rispondere, ma poi optai per la verità.

-Sono venuto per vedere te-

In quel momento le passò dietro un biondo che baciandole il collo le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece arrossire. Per un secondo il panico si impossessò di me, panico che in poco tempo diventò rabbia. Frank che ti succede? Calmati cazzo.

 

***

 

Vidi la sua bocca contorcersi in una smorfia, ma non potendo vedergli gli occhi pensai di essermelo immaginato.

-Che dici, sono al sicuro qui?- mi chiese ridacchiando

-Ma certo!-

-Dovrei esserci abituato, ma andare in giro conciato così mi fa sentire un criminale- ammise abbassandosi il cappuccio e levandosi gli occhiali mettendo in mostra i suoi grandi occhi nocciola.

-Oddio ancora non posso credere che tu sia veramente qui! Dai andiamoci a prendere qualcosa al bar qui accanto così magari parliamo un po’- proposi ripensando a quello che mi aveva detto Gee.

-Con piacere-

-Allora aspetta che chiedo un attimo a Kee se mi sostituisce qui-

-Kee!- chiamai e la rossa fece capolino da dietro uno scaffale.

-Si?-

-Non è che potresti stare per un po’ alla cassa? Mi prendo una pausa, ma torno presto-

Lei si avvicinò e rivolse a Frank solo uno sguardo veloce, quando poi però rialzò lo sguardo sgranò gli occhi.

-FrankFrank Iero?- chiese fissandolo incredula

-In persona, piacere- disse lui porgendole la mano

-Cry! Oddio hai visto? Ommioddio! Frank Iero dei My chemical romance- disse sottolineando l’ultima parola come per farmi capire l’importanza della cosa.

-Ehm…si Kee so chi è-

-Eh si, ci conosciamo già da un po’- spiegò Frank sorridendo

Lei guardò prima lui e poi me senza capire.

-Ci vediamo fra poco- le dissi ridendo

 

-Allora- dissi una volta seduti

-Come va Frankie?- chiesi seria

-Lo sai che sei l’unica da cui mi faccio chiamare Frankie? Beh, a parte Gee, ma con lui non ci posso fare nulla-

I suoi sorrisi erano spenti e non riuscivano a contagiare anche gli occhi, non erano quelli del Frankie che conoscevo, sempre pazzamente allegro. Quelli uniti alle occhiaie marcate erano un chiaro segno che le cose non andavano affatto bene.

-Eh, Gee è fatto così… ma non hai risposto alla mia domanda- gli feci notare alzando un sopracciglio.

Non volevo forzarlo, ma vederlo così mi faceva impazzire, dovevo sapere.

Non mi guardava, continuava a fissare la tazza che stringeva fra le mani.

Aspettai pazientemente che cominciare anche se l’ansia cresceva ogni secondo di più.

 

***

Era stato stupido.

Stupido e sbagliato ripresentarmi così. In fondo lo sapevo che la cosa migliore sarebbe stata fare le mie scelte indipendentemente da lei, ma mi ero aggrappato ad un’ultima disperata speranza di felicità.

Sembrava che la mia vita avesse deciso definitivamente di andarsene a puttane.

Se ripensavo alle mani di quel tipo che le si appoggiavano sui fianchi e il suo sorriso imbarazzato… basta, il mio stomaco stava di nuovo cominciando ad attorcigliarsi.

Allontanai la tazza con una smorfia di disgusto e poi guarda Crys negli occhi, avevo capito che dire la verità era scomodo, ma la via migliore.

-Non bene. Proprio per niente.-

 

***

Si decise a parlare un momento prima che io scoppiassi in un attacco di panico.

-Continua. Lo sai che puoi fidarti.- lo incoraggiai

-Io e Jamia… ci dovevamo sposare, era deciso e andava tutto relativamente bene-

Alle sue parole il mio cuore fece un balzo. Che stupida, avevo ancora di queste reazioni.

-Ma?- incalzai

-Non funziona più. Ci ho provato, ma continuiamo a basare il rapporto sulle bugie. Ho già bloccato i preparativi per il matrimonio, adesso rimane solo la parte più scomoda. Dobbiamo parlare fra noi e mettere la parola fine alla nostra storia.-

Lo fissai allibita. Non poteva essere vero.

Le cose non potevano andare così male.

-E’ uno scherzo?- chiesi uando riuscii a ritrovare la voce.

-No Crys, purtroppo no-

-Ma Frank, voi siete la prova vivente che il vero amore esiste, come è potuto succedere?-

-Se fosse stato vero amore io non sarei mai stato con te quella notte e Jamia non avrebbe avuto motivo di vendicarsi in quel modo-

-Stai dicendo che è colpa mia? Che ho rovinato tutto?- chiesi ormai sull’orlo delle lacrime

-No, Crystal. Sto dicendo che io amo te.-

 

***

 

Avevo appena combinato un disastro, non dovevo dirglielo. Ero venuto solo per parlare, non per una dichiarazione! Cristo, Frank! Non riesci mai a controllarti.

Non potevo farle questo ora che era felice, che si era costruita una vita normale, ma soprattutto non potevo permettermi che scappasse via da me. Avevo bisogno di lei.

-Scusami- frafugliai –dimentica tutto quello che ho detto-

Lasciai qualche dollaro sul tavolo e uscii fuori quasi di corsa continuando a sentire sulla schiena il peso bruciante del suo sguardo.

 

­

Premettendo che mi ero assolutamente dimenticata dell’esistenza di questa storia su questo sito, poiché poverina, lei è completa da secoli XD e che ormai è una roba talmente vecchia che non varrebbe neanche la pena di ritirarla su, dato che (spero) il mio stile di scrittura è parecchio cambiato da quando scrivevo dei chimici…(a questo punto voi *parla al vuoto pneumatico* vi starete chiedendo “e quindi che cavolo vuoi da noi??) Beh, finisco di postare questa storia perché una certa Geme rompe tanto le scatole, e perché alla fine è sempre brutto lasciare le cose a metà…

 

Baci,

Silvia

 

(un particolare ringraziamento per Pogo, che circa un anno fa mi aveva chiesto che fine avevo fatto XD)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10.

Aspettai il momento in cui svegliandomi nel mio letto avrei scoperto con un sospiro di sollievo che era stato solo un incubo.

La sensazione della tazza di caffè che si andava raffreddando fra le mie mani però era orribilmente reale. Non riuscivo ad accettare la cosa, era come se quella notizia non riuscisse ad entrare nella mia testa, la parte logica del mio cervello si rifiutava di farla passare.

Mi portai una mano al cuore come se quel semplice gesto potesse fermare la sua corsa impazzita.

Volevo uscire e andare in un posto tranquillo per chiarirmi le idee, ma la mia pausa si era prolungata anche troppo a lungo, si stavano sicuramente chiedendo che fine avessi fatto.

Mi infilai il capotto e tornai lì senza pensare alle mie azioni, ma lasciando che i piedi mi guidassero.

-Sei tornata finalmente!- mi rimproverò Marina

-Si- dissi in un sussurro

Andai verso il camerino per svestirmi, ma Drew mi intercettò prima che potessi chiudermi la porta alle spalle.

-Ehi, era un tuo amico?- mi chiese mentre mi aiutava a sfilare il cappotto

-Si-

-Kee mi ha detto che è il chitarrista di una band che le piace molto, cosa voleva da te?-

-Drew?-

-Dimmi, piccola-

-Non ora- dissi e mi chiusi nel claustrofobico bagnetto in cui normalmente non sarei mai entrata.

Non volevo ferirlo, ma quello era decisamente il momento sbagliato. Non ci capivo più nulla, mi era franato tutto addosso e stavo soffocando sotto la valanga di informazioni che mi aveva colpito.

Non so per quanto tempo rimasi chiusa in quel bagno con la testa fra le mani cercando di capire quello che era successo, fatto sta che quando uscii ancora non riuscivo a raccapezzarmi.

Finii la mia giornata di lavoro senza parlare con nessuno, vedevo Keelin e Drew che bisbigliavano fra loro guardando nella mia direzione, ma di certo non potevo andare lì e dirgli “Sapete qual è il motivo per cui sto in questo modo? E’ perché il ragazzo che fino a qualche mese fa era il centro del mio mondo e che si stava per sposare adesso dice di amarmi e io non so assolutamente cosa fare!”

Decisamente non potevo dirglielo, così mi limitai a dileguarmi e a sperare che avrebbero capito che oggi non era giornata per cercarmi.

 

***

 

Se il mio scopo era quello di spaventarla a morte, farla allontanare e correre il rischio di non incontrarla più allora potevo dire di essere riuscito nel mio intento.

Sei forte, Frank!

Avrei dovuto aspettare, parlare con lei di Jamia, vedere la sua reazione, non saltarle addosso.

Perché dovevo essere sempre un disastro?

In ogni caso dovevo affrontare Jamia.

Abitavamo insieme quindi incontrarla non era questo gran problema, più che altro me la stavo facendo sotto.

Tanto ormai cosa avevo da perdere? Tanto valeva che facessi tutto in un giorno.

 

 

-Jam, ehi Jam sei a casa?- chiamai non appena fui entrato nel nostro appartamento

-Si Frankie, sono qui- mi rispose con il tono che aveva ormai da tempo, freddo e piatto.

-Dobbiamo parlare- le dissi quando la raggiunsi nel suo studio.

Alzò gli occhi dallo schermo del suo computer per rivolgere la sua attenzione a me.

-Finalmente- disse

Seguirono vari minuti di silenzio e poi mi decisi a parlare.

-Non ha senso continuare così- sussurrai

-Lo so-

-E’ colpa mia, mi dispiace, non avrei mai voluto che andasse a finire così-

Stavo facendo uno sforzo incredibile. Guardavo negli occhi la donna che avevo amato per anni e le dicevo cose che non avrei mai pensato di dirle. In un certo senso avevo sempre saputo che io e lei eravamo fatti per stare insieme a lungo, ma a quanto pare qualcun altro aveva deciso che non sarebbe stato così.

-Si è colpa tua, ma anche mia, non sono stata proprio una santa. Non sarei dovuta andare a letto con Sean perché sapevo che tu avevi fatto lo scemo con quell’altra, è stato un comportamento infantile- ammise

-La cosa buona è che almeno ci siamo fermati in tempo, prima che ci imbarcassimo in qualcosa da cui sarebbe stato difficile uscire- dissi a testa bassa.

Avevo il groppo alla gola e sapevo bene che non sarei riuscito a dire nient’altro in quel momento.

Rialzai lo sguardo e vidi che anche lei aveva gli occhi lucidi.

-Ciao Frankie-

-Arrivederci Jam. Stammi bene-

La abbracciai per l’ultima volta, il suo abbraccio era così familiare...

Assaporai il suo profumo, il profumo della mia Jam che mi accompagnava sempre, quando mi alzavo la mattina e quando andavo a dormire la sera.

-Sarà difficile senza di te- disse con un singhiozzo

La strinsi più forte, poi a testa bassa andai in camera da letto presi l’indispensabile ed uscii da quella che non sarebbe più stata la mia casa.

Lasciandomi il mio passato alle spalle, lasciando Jam.

Avrei voluto correre dentro e dirle che andava tutto bene, che avremmo superato anche quella, ma le avrei semplicemente mentito perché ormai il mio cuore non apparteneva più a lei e non eravamo più Frankie e Jam.

Adesso ero solo Frank.

 

***

Sapevo che non dovevo farlo, che era un questione che dovevo risolvere da sola. Era infantile, ma se non ne avessi parlato con qualcuno sarei esplosa. Erano passati tre lunghissimi giorni nei quali non avevo fatto che pensare solo e unicamente a quello escludendo il resto del mondo dai miei pensieri. Se mi rivolgevano la parola non rispondevo e ovviamente io non prendevo mai l’iniziativa.

Semplicemente facevo quello che dovevo fare e poi tornavo a casa e mi chiudevo dentro guardando orrendi film sdolcinati con una ciotola enorme di gelato davanti. Poco dietetico e molto deprimente.

Fatto sta che nella mia totale mancanza di indipendenza avevo deciso che parlarne con Gee era la soluzione migliore, e me ne convincevo ogni passo che facevo verso casa sua e di Lynz.

Era sempre stata così lontana? Forse era semplicemente la mia impazienza. Nel momento stesso in cui avevo deciso di andare da lui per un momento avevo sperato che con solo la forza del pensiero potessi teletrasportarmi davanti alla sua porta.

Quando finalmente arrivai il mio cuore stava decidendo che si sarebbe andato a fare un giretto fuori dal mio corpo, ma convincendolo a restare racimolai le ultime facoltà mentali che mi rimanevano per alzare il braccio e premere sul campanello.

 

 

***

L’odioso suono del campanello mi avvertì poco gentilmente che Gerard, il mio attuale ospite, aspettava visite.

Per mia grande fortuna però lui era nella doccia e Lynz era uscita a prendere il caffè da Starbucks, il preferito di Gee.

Mi alzai svogliatamente da quello che era diventato il piccolo bozzolo in cui mi potevo chiudermi a commiserarmi e a pensare a quanto facesse schifo la mia vita,ovvero il divano, e trascinando i piedi mi avvicinai alla porta per abbassare senza entusiasmo la maniglia.

Chi era dall’altra parte non avrebbe avuto un bello spettacolo.

 

***

 

Dopo svariati minuti finalmente qualcuno si degnò di aprire la porta, ma non fu il Gerard assonnato o la Lynz pimpante che mi sarei aspettata.

Spalancai gli occhi per la sorpresa e lui fece lo stesso.

-Frank!- esclamai con un tono forse un po’ troppo acuto

-Crystal- sussurrò lui continuando a fissarmi come se venissi da un altro pianeta

-Ehm…io…io cercavo Gee, ma non importa la prossima volta magari chiamo prima- farfugliai per poi indietreggiare incappando in un vaso di fiori che Lynz aveva avuto la bella idea di piazzare davanti all’entrata.

Mi ritrovai con il sedere a terra e lui scoppiò a ridere per la mia espressione sconcertata, allungò una mano per aiutarmi ma io mi rialzai senza usufruire del suo aiuto e scappai in strada borbottando un saluto veloce.

Possibile che dovevo sempre fare la figuare dell’idiota? E perché Frank stava a casa di Gerard? Era evidente che aveva dormito lì, la sua aria da semi-brarbone parlava chiaro.

Un pensiero fece capolino nella mia testa ma io lo scacciai subito, non poteva essere, non così presto!

 

***

 

Quando Gee si decise ad uscire dalla doccia mi trovò che fissavo un punto non ben definito davanti a me con uno stupido sorriso stampato in faccia.

Nell’indecisione fra il mettermi a piangere e il continuare a ridere in quel momento avevo optato per una via di mezzo.

-Frankie stai bene?- mi chiese stupidamente lui

Lo guardai sperando che ci arrivasse da solo.

-Va bene, è evidente di no, ma che è successo?-

-E’ venuta Crystal- annunciai piatto

Lui smise di frizionarsi i capelli e mi guardò con un’aria stralunata.

-Crystal? Quella Crystal?-chiese alzando di parecchi decibel la voce

Ma era stupido o cosa?

-Gerard…quante Crystal conosciamo?-

Lui alzò gli occhi al cielo e poi riparti all’attacco.

-Adesso dov’è? Cosa ti ha detto? Cosa ha fatto? Perché e venuta?-

Sbuffai immergendo la testa fra i cuscini del divano.

-Frankie parla!- mi urlò scuotendomi

Quell’uomo sapeva essere così stressante.

-E’ arrivata ed è scappata subito, cercava te, poi andandosene è inciampata nel vaso di fiori e io mi sono messo a ridere. The end- gli riassunsi

-Perché mi cercava?-

-Gerard! Pensi che se lo sapessi adesso starei qui a parlare con te? Mamma mia a volte sei così stupido- piagnucolai

-Devo chiamarla- annunciò

-Dalle almeno il tempo di tornare a casa- sospirai

Un passo avanti c’era stato, almeno l’avevo rivista, nonostante non fosse per sua spontanea volontà…

 

 

 

Ed ecco qui il nuovo capitolo,

Grazie mille alle ragazze che hanno commentato nonostante fossero secoli che non postavo >.<

Chiedo ancora scusa se c’è qualche orrore e se è scritto da schifo, ma è una fic davvero vecchia e non ho voglia di ricontrollare tutto xD *pigra?*

Bacini,

 

Silvia

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11.

Ero rientrata a casa da circa venti minuti, appena entrata mi ero buttata sul letto senza neanche levarmi la giacca cadendo in uno stato vegetativo profondo.

Purtroppo il mio stato di meditazione fu interrotto dallo squillo del telefono. Fui tentata di non rispondere, anche perché dalla mia posizione il cordless sembrava esageratamente lontano, ma quell’ultima sana parte del mio cervello mi disse che magari chi era dall’altra parte aveva qualcosa di importante da dirmi.

Sperando che non fosse né DrewKeelin ed essendo troppo sfasata per riconoscere il numero risposi.

-Si?-

-Ehi Crycry!- la voce di Gerard mi fece sobbalzare

-Ger? Che c’è?- chiesi sospettosa

-Ho saputo che sei passata prima, mi dispiace di non averti vista. Che ne dici se ci vediamo domani? Adesso che abbiamo finito il grosso del lavoro con la band ho molto più tempo libero, pensi di poter venire alla stessa ora di oggi?-

A quanto pare aveva già fatto tutti i suoi calcoli.

-Ma…Va bene- dissi poco convinta

-A domani-

-A domani- gli feci eco

Chiusi la conversazione più confusa di prima. Sperai che parlarne con qualcuno mi avrebbe aiutata, anche se sapevo bene che era una cosa che dovevo affrontare da sola, comportandomi almeno una volta nella vita da persona matura.

Se era amore quello che avevo provato per Frank cosa mi impediva di correre fra le sue braccia e scordare tutto il resto?

La risposta era semplice: Drew.

Non lo amavo, ma gli volevo molto bene. Mi era stato vicino e la sua presenza mi faceva stare bene, non potevo fare finta di nulla e chiudergli la porta in faccia.

Io amavo Frank, non avevo mai smesso di farlo dal momento in cui mi ero resa conto di provare per lui più che una semplice amicizia. Anche se nel tempo avevo soffocato il sentimento sapendo che non era ricambiato, sapendo che il suo posto era con Jamia.

Adesso tutto ciò di cui ero stata sicura per mesi si era rivelato sbagliato.

Mi era precipitato tutto addosso e io non avevo idea di come affrontare la situazione. Dovevo scegliere l’amore che mi offriva Frank con tutti i suoi pro e contro o la sicurezza che rappresentava Drew?

 

Ripensai a quanto tutto quello che era successo in quei mesi mi aveva cambiata, facendo di me una persona diversa dalla Crystal che ero prima di incontrare Frank, ma non ero sicura che questa cosa mi piacesse.

Prima di incontrarlo la mia vita aveva avuto un senso, avevo sempre inseguito uno scopo e avevo lottato per arrivarci, da quando era arrivato lui invece avevo mollato tutto, finendo a lavorare in un negozio di dischi per riuscire a pagarmi l’affitto.

Perché avevo lasciato che la mia vita mi sfuggisse di mano in quel modo?

Non so quanto rimasi immobile a pensare, ma alla fine la risposta mi era giunta chiara, la vedevo come se fosse un grande insegna luminosa.

Finalmente sapevo quello che dovevo fare.

 

***

 

Ero stato stupido.

L’avevo ripetuto a me stesso tante di quelle volte che oramai sembrava che quelle parole non avessero più senso.

Perché avevo mollato tutto così?

Perché avevo sconvolto in quel modo la mia vita?

Per amore di Crystal.

Mi sembrava una risposta sensata, così la smisi di rincorrere i rimpianti.

La amavo, avrei fatto qualsiasi cosa per lei, qualsiasi.

Non avevo idea di come avessi fatto a mentire a me stesso per tutto quel tempo, facendo finta che fra me e lei non ci fosse stato nulla a parte una scappatella di una notte.

Mi chiedevo come avevo fatto ad abbracciare Jamia, a stare con lei, quando ormai avevo capito benissimo che amavo solamente Crystal. Semplicemente avevo fatto finta di nulla, sopprimendo quella fastidiosa vocina che mi diceva che Crys era il mio unico futuro.

Avevo continuato a testa bassa, senza seguire il cuore, continuando la mia solita vita perché sembrava la strada più semplice da seguire, quella più facile.

Uscire dai binari era troppo rischioso.

Ero sempre apparso al mondo come il vecchio, pazzo Frank, quello che non segue mai le regole e che si ubriaca, ma che alla fine sanno tutti essere un bravo ragazzo.

Era sbagliato, tutto tremendamente sbagliato.

La verità era che i cambiamenti mi facevano una paura fottuta, nonostante fosse una cosa abbastanza anormale per uno abituato a cambiare letto ogni giorno.

Eppure era così.

Finchè era questione di cambiare albergo o tipo di cibo non era un problema, potevo stare ogni sera su un palco diverso, davanti a gente diversa, ma dopo essere stato una vita con Jamia ormai le ragazze non le guardavo neanche più come se fossero donne. Erano gente. Non mi importava cosa facessero o se fossero belle o no, era sempre esistita solamente Jamia per quel ruolo. Delle altre non mi importava.

Fino a quando un giorno mi ero ritrovato davanti una ragazza con la camicetta macchiata del caffè che aveva buttato addosso anche a me. In quel preciso istante era cambiato tutto.

Un ingranaggio nel mio cuore aveva cominciato a girare al contrario e così la mia vita aveva cominciato ad essere sconvolta ogni giorno di più.

Alla fine cosa avrei dovuto fare? Continuare a stare con Jamia? Sposarla e fare finta di niente?

Avrei vissuto anni, probabilmente felici, al fianco di Jam, senza mai sapere se Crys sarebbe stata veramente quella giusta. Senza mai sapere se con lei sarei stato realmente felice, senza mai sapere se era veramente lei che amavo.

Quando però l’avevo sentita cantare, cantare una canzone col mio nome, avevo ripensato a tutte le volte che mi aveva chiamato Frankie, e come a me avesse fatto piacere, al contrario del fastidio che mi creava quando era pronunciato da altra gente.

Di lei mi piaceva tutto. Dal piccolo gesto che faceva ogni volta che rimetteva una ciocca di capelli color nocciola dietro l’orecchio fino alla voglia a forma di cuore che solo grazie a quella notte a Londra avevo potuto scoprire.

Cercavo di convincermi in tutti i modi che lasciare Jam ad un passo dalle nozze fosse stata la cosa giusta, pensando che l’avevo tradita e non ero degno di lei e che lei a sua volta mi aveva tradito per vendicarsi, che non l’amavo più come prima… mi bastava dire a me stesso che amavo Crys più dell’aria e tutto mi sembrava chiaro. Volevo solo lei.

Mi alzai di scatto dal divano.

Volevo lasciarle i suoi spazi, ma non le avevo spiegato la situazione, dirle che l’amavo e poi scappare era stato un comportamento da vigliacco.

Dovevo tornare da lei e spiegarle come stavano le cose realmente, prima che fosse troppo tardi, prima che per un mio comportamento sbagliato, prendesse una decisione affrettata.

 

***

 

 

Non appena misi giù il telefono dopo aver avvisato Gee che il giorno dopo non sarei andata, sentii suonare alla porta. Non sapevo se aprire o no. In quel momento mi sentivo fragile come una foglia al vento e allo stesso tempo forte tanto che avrei potuto spostare una montagna.

Avevo un groppo in gola per lo stress di aver dovuto prendere una decisione così importante e così dolorosa.

Alla fine mi alzai e aprii.

-Frank- sussurrai

-Ciao Crys- mi salutò sorridendomi timidamente

Rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire. Non potevo affrontarlo, non così presto.

Dovevo riuscire a convivere con la decisione che avevo preso, ma ormai lui era lì, davanti a me.

-Senti.. io.. devo parlarti, voglio spiegarti meglio, sono stato uno stupido a scappare in quel modo. Hai tutto il diritto di avere una spiegazione dece-

La sua espressione seria mi faceva quasi paura. Non lo feci finire, gli posai un dito sulle labbra.

Respirai profondamente scacciando le lacrime.

-No, Frank. Io ho preso la mia decisione- vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa mentre mi prendeva la mano fra le sue, allontanandola dalle sue labbra –non voglio più vederti. Per favore, esci dalla mia vita. E’ troppo complicato stare con te, io voglio vivere in pace. Ti prego, per favore, fallo per me. Non venire più a cercarmi, non provarci in nessun modo. Devi fare come se non mi avessi mai conosciuta, scordati di me. Non amarmi-

Finire la frase fu l’impresa più dolorosa che avessi mai affrontato. Al limite delle lacrime sfilai la mia mano dalla sua stretta e richiusi lentamente la porta.

Era giusto così.

Continuavo a ripetermelo, ma non riuscivo a crederci.

 

***

 

Rimasi a fissare il numero dorato del sua appartamento per svariati minuti.

Non amarla?

Avrebbe dovuto dirmi come fare, perché io non ne avevo idea.

Mi portai la mano al petto. Il cuore batteva ancora, più lento del solito, ma batteva.

Volevo che smettesse, che la smettesse di infliggermi quel dolore che ad ogni battito si faceva sempre più profondo.

***

 

Il giorno dopo alzarmi fu la seconda impresa più difficile che avessi mai affrontato.

Mi ritrovai a pensare amaramente che la prima era stata solo il giorno prima.

Feci meccanicamente tutti i gesti che facevo ogni mattina, senza entusiasmo, semplicemente perché lo dovevo fare.

Mi dovevo abituare al pensiero che avrei fatto gli stessi gesti per molti mesi, se non anni, a venire.

Arrivai di nuovo in anticipo al lavoro. Mi infilai l’uniforme e salutai Marina come se non fosse successo niente, come se fossi la solita Crys di sempre.

Dato che dopo aver finito di sistemare le ultime cose era ancora troppo presto per sperare di vedere arrivare qualche cliente, mi sistemai sul solito puff con la solita biografia appoggiata sulle gambe.

Rilessi la stessa frase almeno cinque volte, così alla fine abbandonai l’impresa, perdendo lo sguardo oltre la vetrina, osservando la gente che, ignara, proseguiva la sua vita.

Una vita monotona, che non sforava dagli schemi.

La stessa vita che stavo accogliendo a braccia aperte.

Vidi la figura di Drew che si avvicinava e mi rincuorai.

Capii che forse non avevo sbagliato strada, che lui era veramente la cosa giusta per me.

Quando entrò lasciai che mi abbracciasse e mi baciassi come di consuetudine.

Lo feci sedere accanto a me e mi accoccolai fra le sue braccia.

Si, forse, in fondo Drew rappresentava quello che veramente volevo dalla mia vita.

Qualcuno che mi sarebbe stato sempre vicino e che mi avrebbe sempre dato sicurezza.

Era quello che volevo, no?

 

 

 

Eeeeehm ehhhm *tossicchia*

 

Scusatee! Se c’è ancora qualcuno che legge questa storia *ne dubita fortemente*

Un messaggio di ‘ioamolacocacola’ mi ha ricordato che avevo ancora questa storia aperta >.<

Dopo questo capitolo (che, fra parentesi, è anche l’ultimo) posterò anche l’epilogo, così la finiremo una volta per tutte u.u

Ero così nel mondo delle mie nuove storie che avevo totalmente dimenticato questa, che non tocco da almeno… due, tre anni? Non mi ricordo neanche quando l’ho scritta xD

In ogni caso, grazie se c’è qualcuno a cui ancora interessa almeno minimamente, siete grandi u.u (soprattutto ad accettare il modo tremendo in cui era scritta XD)

Bacini,

Silvia

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Epilogo

Epilogo.

 

Tre anni dopo.

 

Fui svegliata dal sole che filtrava attraverso le tende leggere. Era sempre un piacere essere svegliata dai raggi del sole, e non dall’insistente suono della sveglia.

Mi ricordai come qualche anno prima mi ero svegliata nello stesso tipo di letto, con le lenzuola fresche di bucato che profumavano ancora di noi, del nostro amore.

Risi della Crystal che ero a quel tempo, così diversa da quella che ero adesso.

Risi di come mi ero svegliata in preda al panico non appena avevo riconosciuto la persona che mi dormiva accanto.

Mi girai, per controllare che la persona fosse la stessa.

Con un sorriso mi resi conto che era proprio lui.

Dormiva ancora nella stessa posizione, con la mano sotto il cucino. Con gli occhi chiusi sembrava un bimbo indifeso. Gli accarezzai dolcemente i capelli scompigliati per poi passare velocemente un dito sulle palpebre chiuse, sapevo bene che sotto di esse erano nascosti due grandi occhi color nocciola, la prima cosa che avevo notato di lui.

Erano sempre allegri, quegli occhi.

Solo una volta li avevo visti carichi di dolore, e pensai con rammarico che ero stata proprio io la colpevole.

Quella Crystal era ancora così confusa, all’epoca non sapevo cosa volessi veramente dalla mia vita.

Mi era stata offerta un’occasione lucente e meravigliosa ed io ero stata così cieca da non vederla, da non capire che stavo prendendo la strada sbagliata.

Per fortuna alla fine il cuore era prevalso sulla ragione.

 

-Non può partire, non ora, non così presto!- urlai attraverso la cornetta

-Crys, stava soffrendo in maniera incontrollabile. Gli abbiamo consigliato noi di tornarsene un po’ a Belleville, a casa. L’hai distrutto- mi rispose lui con voce pacata, come se non stesse dicendo che ero stata un mostro.

-Io… Ciao Gee- chiusi la conversazione e corsi fuori di casa senza neanche prendere la borsa o le chiavi di casa.

Il resto non importava adesso. Mi interessava solamente trovarlo.

Corsi a perdifiato fino a sotto casa sua, non sapevo bene per quante tempo avevo corso, ma le ginocchia mi facevano male e non riuscivo a respirare bene, quindi dedussi parecchio.

Spostavo la gente con poca cortesia. A New York c’è sempre troppa gente per strada.

Lo vidi da lontano, stava per salire su un taxi parcheggiato sul marciapiedi sotto il suo palazzo.

Corsi gli ultimi metri come se corressi per la cosa più importante della mia vita, come se fosse l’ultima cosa che facevo.

Inciampai nei miei piedi, colpa delle gambe non abituate alla corsa.

Mi rialzai sulle ginocchia, ma non riuscivo a rialzarmi del tutto. Così urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, chiamai il suo nome. Pregando che mi sentisse e che riuscisse a perdonarmi.

 

La luce del mattino aveva raggiunto anche lui, che se ne rese conto con un gemito.

Aprì lentamente gli occhi e sbatté un paio di volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco il mondo intorno a lui.

Mi riconobbe con un sorriso.

-Buorngiorno Mrs. Iero- mi salutò con voce resa roca dal sonno.

-Buongiorno a te, Frankie- gli risposi sorridendo.

 

 

Fine

 

 

 

 

 

1…2…3….

 

The eeeeeeeeeeeeeeeeend!

Eccoci qui, il bimbo è nato! (anche se temo che siano passati un bel po’ più di nove mesi xD) Che emozioooone!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia e che hanno sopportato il mio parto ogni volta che dovevo postare un capitolo nuovo, e soprattutto ringrazio chi mi ha sollecitata, riportandomi ai miei doveri xD

Grazie di tutto! Spero di scrivere di nuovo dei Chimici, chissà, magari con il nuovo cd u.u *incrocia le dita e spera che accada presto*

Spero che la fine non mi vi abbia deluso :D

Un bacione a tutti,

Silvia

 

 

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