You've upset my life like a hurricane

di liam huge heart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Subway. ***
Capitolo 2: *** The Ticket. ***
Capitolo 3: *** The Mysterious Boy. ***
Capitolo 4: *** What's up? ***
Capitolo 5: *** I hate you. ***
Capitolo 6: *** New work. ***
Capitolo 7: *** The Concert. ***



Capitolo 1
*** Subway. ***


                                                               
~1 Subway

Metropolitana.
College.
Lavoro.
Accademia.
Casa.

 

Questa era la mia normale routine quotidiana prima che un'incontro o meglio uno scontro cambiasse un po' le cose.
Alta,fisico asciutto,lunghi capelli ribelli neri,occhi grigio-azzurri.Questa sono io: Mèlanie Thompson (Mèlanie è francese e in teoria si pronuncerebbe "Melanì" ma tutti mi chiamano "Melani"). Sono una ragazza normale,socievole,testarda,un po' timida e mi arrabbio facilmente.La mia vita è sempre stata monotona e noiosa.Mia madre è francese e mio padre inglese.Sono nata a Parigi e ci ho vissuto fino all'età di tre anni poi i miei si sono trasferiti a Canterbury, una città di campagna a un'ora e mezza da Londra.In poche parole sono cresciuta in tranquillità in mezzo al verde e alle mucche,per questo finite le superiori ho cercato di trasferirmi a Londra per mettermi alla prova e realizzare il mio sogno: studiare moda alla "London College of Fashion". L'occasione non si è presentata subito. I prezzi degli appartamenti in centro erano improponibili;quelli in periferia troppo lontani. Io e la mia migliore amica Emily abbiamo fatto le pendolari per quasi cinque mesi, finché una mattina non abbiamo trovato l'annuncio: "Cercasi coinquiline per appartamento in Essex Street". L'appartamento era poco lontano dal centro e l'affitto a un prezzo stracciato.Inutile dire che cogliemmo al volo l'occasione.
Ora a distanza di un'anno tutto è cambiato: non facciamo più le pendolari,ma abitiamo in un appartamento con vista sul Tamigi insieme a una ragazza di nome Alice,con cui siamo diventate migliori amiche.Sua zia Jane abita sopra di noi ed è sempre a nostra disposizione. Siamo state ammesse alla "London College of Fashion" e stiamo per frequentando il secondo anno. Emily ha trovato un lavoro fantastico come vetrinista da H&M. Ma soprattutto, io mi sono diplomata in violoncello alla "Royal Academy of Music". 3 anni fa sono riuscita a passare l'esame di ammissione e ho terminato così gli anni che avevo iniziato a Canterbury. Ancora oggi mi domando come ho fatto,mio fratello Max dice che è perché sono un talento ma non ne sono davvero sicura. Anche se mi sono diplomata continuo ad andarci per prendere qualche spartito,seguire qualche corso o dare ripetizioni a quelli del primo e secondo anno.
Ma torniamo ad oggi,a quello scontro. Era un'umida giornata di metà settembre e in strada c'era parecchio caos. Emily era andata prima al college ed Alice stava ancora dormendo. Fa l'aiuto dell'aiuto-chef in un ristorante e almeno tre volte alla settimana rincasa dopo la mezza,distrutta. Guardo l'orologio.
Le 8:15. Se non mi sbrigavo perdevo la fermata della metropolitana e addio possibilità di andare al college.Camminavo a passo veloce sul marciapiede e continuavo a dire -Scusi, vado di fretta- ai passanti che urtavo, tenendomi stretta al petto il raccoglitore e il libro che non ero riuscita a infilare nella borsa.
8:20, mancavano cinque minuti.
Scesi di corsa le scale che portavano alla stazione poco lontana casa e c’era una fila lunghissima al tornello. Una cosa che ho imparato da quando vivo a Londra è che a qualsiasi ora, notte o giorno che sia, c’è la fila al tornello della metropolitana.
Mi squilla il cellulare. Lo tolgo dalla custodia e leggo il nome sul display: Emily.
-Emily?- dico rispondendo.
-Mel, ma dove sei? Bonnet è già in classe.-
-Sto arrivando. C’è una fila pazzesca al tornello della metro. -
-Sei ancora alla stazione?!-
-Si-dico esasperata. -10 minuti e arrivo. Te lo prometto-
-Ok, a dopo-
-Ciao-chiudo la telefonata. Risistemo il telefono nella custodia e lo appoggio in equilibrio precario sui libri. 
Arriva il mio turno al tornello e passo velocemente la carta. La metropolitana era appena arrivata e stavano ancora uscendo le persone della fermata precedente. Sto per raggiungere la banchina, quando un ragazzo, che evidentemente stava andando molto di fretta, mi sbatte per l’aria. Cado per terra e anche tutto quello che avevo in mano, il raccoglitore si apre e i cartamodelli finiscono sparpagliati sulla banchina. 
-Ehi, attento!- dico rialzandomi. 
Lo guardo meglio. Alto con corporatura atletica. Indossava un paio di jeans scuri e un felpone grigio, occhiali da sole e cappuccio sulla testa con dei ricci aggrovigliati che spuntavano da sotto. Un classico ragazzo con uno stile di strada.
-Scusami. Mi dispiace, non ti avevo vista-dice con voce roca, affrettandosi a raccogliere i fogli da terra.
Forse avrei dovuto rispondere “Non ti preoccupare” o “Non fa niente”, invece mi uscì di bocca:
-Dispiace anche a me. Ti pare normale correre in una stazione della metropolitana? Potevano succedere cose più gravi. E quando cammini guarda dove vai- rispondo acida.
-Ehi calmina. Ti ho già chiesto scusa.-
Una delle entrate del treno si era già chiusa, un altro minuto e si chiudevano anche le altre.
-Merda, ora perdo la fermata- gli strappo di mano i fogli che aveva raccolto, recupero il raccoglitore e mi infilo in una delle entrate. Appena in tempo, perché pochi secondi dopo si erano chiuse tutte.
Faccio un sospiro di sollievo e mi accomodo sulla prima sedia vuota.

Erano le 8:45 e correvo per i corridoi.
-Signorina non si corre per i corridoi della scuola-mi rimprovera la segretaria.
-Lo so,ma sono in ritardo!- rispondo continuando a correre.
Raggiungo in fretta l’aula B del secondo piano e apro la porta.
-Mi scusi per il ritardo Monsieur Bonnet, ma ho avuto un problema alla stazione-dico con il fiato corto a causa della corsa. 
-È la prima volta che succede, quindi sorvolerò. Ma che non ricapiti più signorina Thompson-dice con forte accento francese.
Mentre sto per raggiungere il mio posto sento una della seconda fila che dice sottovoce:
-Si vede che Bonnet la preferisce. Solo perché è francese-
Mi sto zitta e mi siedo vicino ad Emily. Mi guarda e con lo sguardo chiede “Cos’è successo?”
Con le dita gli faccio segno “Dopo”. Tiro fuori il raccoglitore e inizio a seguire la lezione di storia del costume.


 

Alloora cosa ne pensate di questa mia nuova fanfiction?
(che ho iniziato lasciando appesa l'altra .-.)
I ragazzi saranno famosi ma non vi preoccupate non sarà una di quelle banali,
ne succederanno delle belle.

Questa è Mèlanie (QUI)
Questa è Emily (QUI)
Questa invece è Alice (QUI)


Se vi piace potete metterla tra le preferite e lasciare un commento c:? 
Cercherò di postarla una volta a settimana.

Ps. ringrazio a Sara_Scrive per avermi fatto questo banner stupendo.

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Capitolo 2
*** The Ticket. ***


                                                         
~2 The ticket

-…fu così che il tartan, ovvero la stoffa con cui si fa il kilt scozzese, veniva usato per distinguere gli abitanti delle diverse regioni e ancor oggi delle famiglie scozzesi utilizzano il tartan della propria regione. È stato stimato che esistono più di 1000 tipi, ma solo circa 500 sono in commercio.-
Suona la campanella che indica che le due ore di tortura con storia del costume sono finite.
-Bene. La settimana prossima faremo un test sugl'ultimi argomenti fatti e voglio che lavorando a coppie, iniziate a preparare dei cartamodelli utilizzando il tartan .Non dovete necessariamente disegnare dei kilt. Inoltre li realizzerete a lezione di taglio e cucito una volta che li avrò valutati.- dice  Bonnet.
-Arrivederci Monsieur Bonnet -
-Au revoir-dice uscendo dalla classe.
Appena se ne esce, tutti ci alziamo e iniziamo a chiacchierare.
-Ci mancava solo questo progetto con il tartan. Lo odio. - mi dice Emily.
- È di tendenza quest’anno.- osservo io
-Già non ne posso più di vederlo nelle vetrine..Io e te lavoreremo insieme vero?-
-Uhm non so, veramente pensavo di chiederlo a Chris-dico ironicamente
Emily mi molla un pugno sulla spalla.
-Ahi, scherzavo. Certo che lo faremo insieme.- dico mentre mi massaggio la spalla.
Emily ridacchia. -Così va meglio-
Usciamo dal'aula e ci dirigiamo verso la caffetteria al piano terra per una pausa.
-Mel, alla fine non mi hai più detto che è successo stamattina- mi chiede mentre facciamo la fila alla cassa.
-Si,lo so. Due mocaccini da portar via per favore-rispondo mentre ordino.
Prendiamo i due bicchieri di caffè e ci sediamo ad un tavolo.
-Allora stamattina mentre mi affrettavo a prendere la metro visto che ero in ritardo, un ragazzo mi ha sbattuto per l’aria sulla banchina e mi sono caduti tutti i cartamodelli a terra. Alla fine l’ho anche trattato male anche se si è scusato-dico sorseggiando il mio mocaccino.
-Allora è anche colpa tua- osserva Emily. -Almeno era carino?-
Ci penso su. -No lo so, era tutto infagottato con gli occhiali da sole.-
Ci alziamo e buttiamo i bicchieri nel cestino.
-Mèlanie, ieri mi hai detto che ti ha chiamato l’atelier. Che ha detto?-
-Ah,si- dico ricordandomi la conversazione della sera precedente. –Ha detto che mi prende in prova e che dovevo andare oggi pomeriggio per decidere gli orari e i giorni e mi ha lasciato l’indirizzo.-
Entriamo nell’aula F del secondo piano per la lezione di taglio e cucito.
-Dov’è il negozio?-chiede Emily raggiungendo il nostro banco da lavoro.
-Non ricordo, l’ho appuntato su un fogliettino e lo messo nella custodia del telefono. Aspetta ora lo prendo-
Apro la borsa e mi metto a cercare il telefono.
-Non trovo il telefono-dico.
Improvvisamente mi torna in mente lo scontro alla stazione.
-Oh no- svuoto tutta la borsa sul banco. –Oh-No.- ripeto.
-Mel calmati che succede?-
Mi costringo a fare un respiro profondo. -Ti ricordi dello scontro di stamattina?-dico iniziando a spiegare.
Emily annuisce. –Quando mi hai chiamato non avuto il tempo di rimettere in borsa il cellulare e così lo ho appoggiato sopra al libro che avevo in mano-
-E allora?-chiede confusa Emily.
-Quando quel ragazzo mi è venuto addosso tutto quello che avevo in mano è finito a terra, compreso il cellulare.E nella fretta di andare non l’ho raccolto-
-Oh..questo è un bel problema-
Mi lascio cadere sulla sedia.-Un’enorme problema. Come faccio ora?-il panico inizia a prendere il sopravvento.
-Calma. Per l’indirizzo del negozio, hai il numero a casa e quindi ti basta richiamare e richiederlo. Per il telefono dovrai fare la denuncia per smarrimento e bloccare la scheda.-
Emily sapeva sempre come gestire le situazioni, l’ammiro per questo. Senza di lei che mantiene sempre la calma in ogni situazione non so dove sarei ora.
Inizio a calmarmi. –Ok-
-Dai, dopo le lezioni ti accompagno alla stazione di polizia-
Si arrotola le maniche della camicia e tira fuori i suo strumenti per la lezione -Però ammettiamolo, solo a te capitano queste cose-dice Emily ridendo.
Sorrido. -In effetti si..-
 
-Grazie per avermi accompagnata alla stazione di polizia Emily-
-Non ringraziare me ,ringrazia Jane che ci ha dato un passaggio-
Jane era la zia di Alice, che abitava sopra di noi.
-Mèlanie, hanno detto i poliziotti che se qualcuno riporta il tuo cellulare o lo trovano ci chiamano-dice Jane uscendo dall’entrata della stazione di polizia.
-Ok,grazie Jane-risponde Emily.
-Vuoi un passaggio per andare al negozio Mel?-mi chiede.
-No grazie Jane. Vado a piedi è qui vicino-
-Io torno volentieri con te. Oggi non devo andare a lavoro e devo finire di studiare storia della moda per dopodomani-dice Emily.
Gli do un bacio sulla guancia. –Ci vediamo a casa-
E mi incammino per Oxford Street.
 
-Bene Signorina…-
-Thompson.Mèlanie Thompson-dico concludendo la frase al posto suo.
La signora si ravviva una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
-Mèlanie, la vorrei assumere in prova per due settimane. La sua mansione comprende solo riordinare e tenere in ordine il negozio e servire i clienti. Quando è impegnata con il college?-
-Il lunedì,mercoledì,giovedì e venerdì dalle 8:30 alle 14:00 circa sono a scuola. Il sabato pomeriggio vado alla ‘Royal Accademy of Music’.-
-Credo che potrebbe iniziare già domani mattina. Verrà qui il martedì e il sabato mattina per mezza giornata, il lunedì e il venerdì nel tardo pomeriggio-
-Bene, grazie Mrs Watson. Ci vediamo domani mattina alle 9:15.-
Mi alzo in piedi e le stringo la mano. -Arrivederla- e mi scorta fino all’uscita del negozio.
 
Arrivata a casa salgo velocemente le scale del condominio e apro la porta di casa.
-Alice,Emily sono tornata-dico posando le chiavi sul tavolo.
Alice fa capolino con la testa dalla cucina con indosso un grembiule.
-Emily non c’è. Come è andata?-
Mi butto sul divano e accendo la tv. –Bene. Inizio domani e dovrò andare il martedì e il sabato mattina per mezza giornata, e il lunedì e il venerdì nel pomeriggio.-
Si siede vicino a me. –Fantastico-
-Ti ricordo che sono in prova, quindi aspetta a festeggiare.-
Si scioglie i lunghi capelli bronzi dallo chignon improvvisato e con una passata di mano se li sistema. Si alza e va a prendere qualcosa in cucina. Quando torna mi porge un piatto di biscotti ancora caldi. –Vuoi? Li appena sfornati.-
Ne prendo un paio. –Mmm cannella.I miei preferiti-
Restiamo tutto il resto del pomeriggio a rimpinzarci dei buonissimi biscotti di Alice e a guardare le repliche di The Vampire Diaries, finché non torna Emily e gli do una mano a ripassare per un esame orale.
 
La mattina dopo mi sveglio di buon’ora, mi lavo e mi vesto indossando la maglia che mio fratello Max mi ha portato dall’ultimo concerto dei Muse.
Vado in cucina ed Alice mi serve subito una tazza di latte.
Sbadiglia. –Buongiorno-
-Buongiorno anche a te piccola chef.Non devi andare a lavoro oggi?-gli domando mentre verso il caffè nella tazza.
-No, ci vado domani-
-Dove sono i biscotti che hai fatto ieri?-domando
-Credo siano tutti nel tuo stomaco.-
-Ehi! Avevo fame e poi non è colpa mia se tu fai dei biscotti buonissimi- mi giustifico.
Ride. –Certo,certo. Comunque ti dovrai accontentare dei cereali-
Apre la dispensa e prende una scatola di fiocchi d’avena e l’appoggia davanti alla mia tazza.
-Grazie-rispondo e inizio a mangiarli.
-Vado a svegliare Emily-dice
-Oggi non deve andare a lavorare, lo sai che non gli piace svegliarsi presto quando non deve andare a scuola o a lavoro.-
Mi fa l’occhiolino. –Lo so-
Scuoto la testa. -Sarà meglio che non mi trovi qui quando lo farai- e finisco velocemente la mia tazza di cereali.
 
Sono le nove e dieci del mattino e sto andando al negozio. Mi fermo davanti alla porta blu e la apro. Suona un campanello e Mrs Watson si gira.
-Mèlanie è in anticipo-
Mi avvicino al bancone. -Spero non sia un problema-
-No anzi, la stavo giusto cercando-
-Come mai?-domando.
-Stamattina è passato un ragazzo e credo la stesse cercando.-
-Crede?-
-Si perché non ha fatto esplicitamente il suo nome, ma ha chiesto di una ragazza mora che lavorava qui e dal momento che è l’unica dev’essere per forza lei.-
Sono confusa. –Posso sapere chi è?-
-Non lo ha detto. Era un ragazzo alto,aveva una voce bassa e profonda e indossava un capello e degli occhiali da sole-
Mi si accende una lampadina. -Era riccio ?-chiedo.
-Si, lo conosce?-
-Non…direttamente-
-Ah, ha lasciato un biglietto per lei Mèlanie-
-Un biglietto?- domando sorpresa.
Mrs Watson traffica per qualche secondo in un cassetto e mi porge un bigliettino bianco piegato. -Se le interessa è passato circa 5 minuti fa-
Afferro il biglietto e vado verso la vetrina guardando in strada. Magari se mi sbrigavo lo potevo ancora trovare. Ma niente. Era buffo io e lui nemmeno ci conoscevamo, mi domando cosa vuole da me con quel bigliettino. Poi mi siedo su uno sgabello e apro il biglietto cercando di immaginare cosa potrebbe esserci scritto…
 


Allora cosa ne pensate di questo capitolo?
Tra un po' conosceremo quel ragazzo 'misterioso', anche se credo che già sappiate chi sia.
Se vi piace lasciare dei commenti per favore.
Vi regalo un coniglietto rosa dal pelo morbidissimo che vomita arcobaleni sbrilluciccosi se lo farete U.U

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Capitolo 3
*** The Mysterious Boy. ***


                                                         

~3 The mysterious boy

Apro lentamente il biglietto piena di curiosità. Il testo era scritto con una scrittura elegante e ordinata.

“Ehm, ciao. Sono il ragazzo che ti ha travolto alla stazione della metro. Dentro la custodia ho trovato l’indirizzo di questo negozio e ho pensato di lasciare questo biglietto per te. Non so nemmeno perché ti sto scrivendo, perché nemmeno ci conosciamo. Comunque penso che ti sei accorta che durante lo scontro hai perso il cellulare e sono sicuro che lo rivorresti indietro. Incontriamoci domani al ‘The British Cafè’ di fronte al Millennium Bridge verso le 16:30.
Ps. Dai al maître all’ingresso il nome Edward.”


-Mèlanie?-dice Mrs Watson per richiamare la mia attenzione.
Alzo lo sguardo dal foglio. –Qualche problema?- domanda notando la mia assenza.
-No, nessuno- rispondo mettendo il foglio in tasca.
Fortunatamente Mrs Watson non era una donna che ficcava il naso nei fatti altrui, quindi non fa domande.
-Bene.. può darmi una mano a sistemare delle scatole nel magazzino ?-
Scendo con un balzo dallo sgabello e la seguo sul retro del negozio.
Mentre sistemo le scatole, continuo a pensare a quel biglietto. Il ‘The British Cafè’ era uno dei bar più conosciuti di Londra, poi si trovava dalla parte opposta da dove abitavo. Ci sarebbero volute almeno 2 fermate di metro per arrivarci. Poi quel nome, Edward ,mi faceva ancora più pensare che potevo essermi imbattuta in un ricco snob.
Dopo aver sistemato le scatole Mrs Watson esce per fare una commissione e mi affida il negozio. Mi siedo con le gambe accavallate sullo sgabello dietro al bancone e fisso la strada, quando entra una donna, all’incirca sui 40,dalla porta.
“La mia prima cliente” penso tutta eccitata. Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la donna.
- Buongiorno- esordisce lei.
-Salve, in cosa posso esserle utile?-
-Sto cercando un regalo per mia figlia, qualcosa di semplice e carino. Ma non so proprio cosa possa piacerle.-
-Non si preoccupi ci penso io.-
Vado nel retro del negozio e tiro fuori un paio di scatole che ho sistemato sta mattina.
-Dove sono le maglie?- borbotto. –Ah eccole-
Prendo delle maglie di vari colori e ritorno dalla mia cliente.
-Ecco dia un’occhiata a queste. Sono arrivate stamattina-
Mi vibra il cellulare nella tasca. –Mi scusi un attimo.-
Visto che momentaneamente non avevo il mio, Emily mi aveva prestato il suo. Lo tiro fuori e leggo sul display “1 nuovo messaggio”.

Da: Alice
Devo andare al ristorante a dare una mano. Il pranzo è già pronto. Ci vediamo più tardi. X

Rimetto il cellulare in tasca e mi rivolgo alla signora.
-Ne ha scelta qualcuna?-
-Si, prendo questa-dice mostrandomi una maglia viola con le maniche a sbuffo e uno scollo a ‘U’.
-Bene, gliela incarto-
La signora mi porge la maglia e io la ripiego per bene mettendola in una busta regalo.
-Ecco a lei-
Prende la busta e paga. -Arrivederci e grazie-dice uscendo.
-Arrivederci-
All’una stacco dal lavoro e torno a casa a piedi. Appena metto piede in casa Emily mi assalisce.
-Come è andata? Hai servito già dei clienti?- domanda contenta.
-Ehi calma! Si ho servito una cliente ed andato tutto bene.. o quasi. Guarda qua- dico tirando fuori il biglietto dalla tasca del giubbino. Emily lo prende e lo apre. Per tutta la durata della lettura non dice una parola.
-O mio dio, tu lo devi conoscere questo ragazzo! Ti ha scritto una lettera! Ci andrai vero?- dice tutto d’un fiato.
-Certo che ci vado, ho bisogno del mio telefono-dico riprendendomi il biglietto.
-Solo per quello, eh?- dice maliziosamente.
-EMILY! Smettila e andiamo a mangiare.- 
Dopo pranzo mi metto ad ascoltare un pezzo di musica classica che avevo intenzione di suonare.
-Togli questa palla Mel, dobbiamo fare il progetto per storia del costume.- dice togliendomi le cuffiette dalle orecchie.
-Ok arrivo.-
Mi alzo dal letto e vado in camera di Emily. La trovo già seduta alla grande scrivania mentre tutta concentrata guarda il foglio. Prendo una matita da un mucchio sul tavolo e mi siedo affianco a lei.
-Allora cosa vogliamo fare?-
Emily si rigira la matita fra le mani. –Ho pensato di fare un completo da donna.-
-Buona idea. Un tailleur ?-
-No, avevo pensato a una giacca e un pantalone.- e mi mostra il suo abbozzo.
Prendo il suo album e faccio alcune modifiche al completo.
-Ecco, ora è più bello con il mio tocco.- dico.
Emily si riprende l’album. –Ridammelo figlia segreta di Karl Lagerfeld.- dice ridendo.
Emily prende dall’astuccio alcune matite blu. -Che ne dici di usare la stoffa blu?- e inizia a colorare lo schizzo.
-Per me va bene.-
Dopo circa un’oretta abbiamo finito e mentre Emily cucina si deve subire la musica classica per tutta casa, visto che sto studiando un nuovo pezzo da suonare.
-Ho detto che non mi metterò un vestito!- dico buttando il vestito preso da Emily sul letto. 
-Pensi di andare conciata così?-
Mi guardo: indosso un jeans blu sbiadito, superga e una maglia bianca a strisce blu. –Si, non è mica un appuntamento.-
-O ti cambi, oppure non chiederti dove sono i tuoi cd dei Coldplay quando non li troverai più.-
Prendo la maglia con uno strattone dalla sua mano. –Ricattatrice.-
Alla fine mi metto un jeans nero con una maglia bianca a stampa nera e le converse bianche. 
-Mi raccomando raccontami tutto- mi dice Emily mentre sto uscendo di casa.
-Contaci-
Arrivo con un po’ di ritardo fuori dal ‘The british cafè’ e indugio prima di entrare.
-Posso esserle utile signorina?- domanda il maître vedendomi fissare l’entrata.
-Eh? Oh,ehm.. si. Avete un tavolo prenotato a nome Edward ?
Il maître mi scruta per qualche secondo. –Ah lei dev’essere la signorina che stava aspettando il signore.-
Mi sto dirigendo verso la sala principale, quando l’uomo mi blocca. 
-Veramente è da quest’altra parte signorina-dice indicando un corridoio che portava a delle sale più appartate.
Fantastico ha prenotato anche un tavolo in una sala privata. Inizio davvero a credere che sia un ricco snob.
Il maître mi scorta fino all’ingresso di una sala molto più piccola rispetto alla principale.
-Il signore siede al tavolo infondo alla sala-
Con lo sguardo percorro tutta la stanza finché non vedo un ragazzo girato di spalle che sta parlando a telefono. Mi avvicino lentamente e colgo qualche frammento della conversazione.
-No, non farò tardi Niall… Ho detto che non è un appuntamento!...Si ok, a stasera.-
Il ragazzo chiude la telefonata e si mette a fissare il display del cellulare, quando d’un tratto alza lo sguardo e si gira verso di me. Indossava gli stessi occhiali da sole di quella mattina e al posto del cappuccio aveva un berretto da baseball a coprirgli i ricci.
Nell’imbarazzo più totale mi giro per vedere se c’era ancora il maître dietro di me, ma lui si era già dileguato.
-Ciao-esordisce con la sua voce bassa.
-Ciao- dico avvicinandomi al tavolo.
Mi indica la sedia di fronte a lui. –Accomodati.-
Percorro a testa basta la breve distanza rimasta e mi siedo di fronte a lui.
Fa un sorriso sghembo. –Posso offrirti qualcosa?.-
-Ehm, ok. Prendo un tè freddo alla pesca.-
Il ragazzo chiama un cameriere e ordina un tè alla pesca e una coca-cola. Gli ordini arrivano nel giro di un minuto. Mentre il cameriere poggia le bibite sul tavolo continuo a fissare il ragazzo. Era un semplice ragazzo con una semplice maglia dei Beatles e dei jeans calanti, perché avrebbe dovuto appartarsi con me in questa sala? Continuavo a non capire perché indossava ancora quel capello e quegli occhiali qui dentro.
-Potrei riavere il mio cellulare?- dico spezzando il silenzio.
-Che cos’è tutta questa fretta?-
-Sai sono stata senza il mio cellulare per più di due giorni, io ci lavoro con quello e qualcuno mi avrà pur cercato.- rispondo
Tira fuori dal jeans il mio cellulare e me lo porge. –Tieni.-
Lo prendo e me lo inizio a rigirare tra le mani per il nervosismo.
-Non ti preoccupare non ha subito graffi.- dice il ragazzo.
-Ok senti, mi spieghi perché hai prenotato questa sala più appartata per noi, ma soprattutto perché indossi ancora gli occhiali da sole, quando qui di sole non c’è né nemmeno l’ombra e hai ancora quel cappello?- sbotto improvvisamente. 
-Beh è un po’ complicato da spiegare.-
Nota la mia espressione interrogativa e sospira.
-Ok mi tolgo il capello e gli occhiali, però tu promettimi che non ti metterai ad urlare.-
-Perché dovrei?- domando stranita.
Si toglie per primo il capello e scuote la testa per sistemare i ricci, poi si toglie lentamente gli occhiali tenendo gli occhi chiusi, come se si aspettasse che gli saltassi addosso da un momento all’altro.
Li riapre dopo qualche secondo mostrandomi due scintillanti iridi verdi.
-Mi spieghi perché avrei dovuto urlare ora?-
Appare un po’ sorpreso. –Davvero non sai chi sono?-
-No. Dovrei?-. Mi sento quasi in colpa a non sapere chi sia, eppure la sua voce mi è familiare.
La sua espressione è quasi compiaciuta. –Come ti chiami?-
-Mèlanie- rispondo.
Mi vibra il cellulare di Emily in tasca ma lo lascio perdere.
-Hai un viso familiare. Lavori in tv forse?-chiedo.
-No.-
-Sei un attore ?-
Ride. -No. Vuoi andare avanti finché non lo indovini?-
Rido anche io. -Forse.-
Ed ecco che fa quel gesto: si passa la mano tra i capelli e sorride lasciandomi intravedere due fossette, e finalmente capisco chi è.
-Ecco perché la tua voce mi era familiare, la sento spesso alla radio! Tu sei Harry Styles degli One Direction!-esclamo. Non ci potevo credere. Il playboy degli One Direction seduto al mio stesso tavolo.
-Si sono io. Ora mi salterai addosso o uscirai urlante da questo locale?-
-Certo che no. Mi hai preso per una delle vostre fan scalmanate?-
Appoggia i gomiti sul tavolo e mi guarda intensamente. -Non sei una fan. Uhm.. mi piace questa situazione.-
-Allora Harry- mi avvicino di più al tavolo. -Cosa ha portato un tipo come te a prendere una sovraffollata metropolitana?-
Beve il suo bicchiere di coca. –Avevo dormito a casa di Liam visto che la sera prima eravamo stati tutti da lui e io mi ero accidentalmente addormentato. La mattina avevo preso la mia auto e stavo tornando a casa mia quando l’auto si ferma in strada.-
-Finita la benzina?-
-Se la vogliamo mettere così…Comunque scendo dall’auto e mi metto a camminare in cerca di un taxi, quando ho l’impressione di essere seguito e quando mi volto trovo cinque ragazzine a una decina di metri di distanza che mi fissavano. Appena mi metto a camminare velocemente loro iniziano a correre e a quel punto inizio a correre anche io. Cerco di seminarle e appena vedo l’entrata della metropolitana mi infilo tra la folla. Il resto lo sai.-
-Però non credevo che voi persone famose aveste una vita così movimentata.-
Si ripassa di nuovo la mano tra i capelli. Questo probabilmente era uno di quei gesti che facevano impazzire le ragazze .
-Non credo che questo valga per tutti.-
Mi vibra un’altra volta il cellulare nella tasca. Guardo l’orologio e noto che sono le 18:10.
-Accidenti si è fatto tardi. Devo andare o altrimenti perdo la metro, abito lontano da qui.-
Si alza in piedi. -Ti posso dare un passaggio se vuoi. Con la macchina si fa prima.-
Guardo di nuovo l’orologio. Tanto la fermata l’avrei persa lo stesso. -Grazie mille Harry.- 
 


Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Sinceramente non mi piace molto.
Finalmente abbiamo conosciuto Harry e non aspetterete tanto per conoscere anche gli altri.
Nei prossimi capitoli succederà un bel colpo di scena ;)
Vi lascio con i vestiti indossati da Mèlanie (QUI)

 

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Capitolo 4
*** What's up? ***


 
                                    

~4 What's up?

Quando Harry si alza per andare a pagare il conto, ne approfitto per leggere i messaggi sul cellulare. Erano entrambi da Emily.
“Come sta andando l’incontro? E’ carino almeno?”
“Perché non mi rispondi??”


Poi sarei stata io quella paranoica.

“Se non ti rispondo c’è un motivo. X
P.s. Si è carino e non ti immagineresti mai chi è”


La risposta arriva in meno di un minuto.

“Allora sei viva. Un piccolo indizio? Ah, ha chiamato tuo fratello Max a casa e ha chiesto perché non rispondi sul tuo cellulare.”

Con tutto quello che stava succedendo Max era l’ultimo dei miei pensieri.

“Lo richiamerò più tardi. Tu che gli hai detto?”  Non avevo voglia di dirgli la verità.

“Che il tuo telefono era scarico e non trovavi più il caricabatteria. Ringraziami sorella ;)”

“Grazie rompiscatole. Comunque sto tornando.”

Harry arriva dopo qualche minuto. Aveva rimesso il cappello e gli occhiali.
Si avvicina al tavolo. -Pronta ad andare?-
Prendo la borsa e metto nella tasca interna il telefono. -Si.-
Camminavamo  verso l’uscita della sala e vedevo che Harry era molto rilassato.
-Non hai paura che il tuo travestimento non funzioni e che le fan ti riconoscano?- dico facendo un cenno verso il cappello.
Fa un’alzata di spalle. -Nah. A volte funziona, a volte no, ma le fan non mi assaliscono sempre. Cercano di essere gentili in realtà ma spesso si fanno sopraffare dall’emozione.-
Con lo sguardo cerca qualcosa. -Ecco l’uscita.-  dice camminando in direzione di un’uscita antincendio.
-Scusa ma l’uscita non era dall’altro lato?-
-Si ma è meglio usare quella secondaria. Sai non vorrei dare troppo nell’occhio con te.-
-Con me?- domando.
-Si, so che non ci conosciamo nemmeno, ma i media questo non lo sanno e vedendoci insieme si inventerebbero una di quelle storielle che tu sei la mia nuova fiamma pur di vendere migliaia di copie e io sono stufo di finire in prima pagina.-
Arriviamo al parcheggio e Harry prende dalla tasca posteriore dei jeans le chiavi dell’auto. Punta il portachiavi verso una Ranger Rover nera e i fari si accendono. Con un gesto galante mi apre lo sportello del lato del passeggero. -Prego Mèlanie.-
Salgo sul sedile di pelle beige. -Grazie.-
Chiude lo sportello e lo osservo mentre fa il giro della Ranger Rover e si siede al posto del guidatore. Mette in moto la macchina e raddrizza lo specchietto retrovisore. Fa la retromarcia e in pochi attimi ci ritroviamo nel traffico dell’ora di punta.
-Però pensavo ti piacesse.- dico guardando fuori dal finestrino.
Harry si gira verso di me per poi tornare a guardare la strada. -Cosa?- domanda.
-Finire in prima pagina, essere famoso, avere migliaia di fan.-
Fa una smorfia. –Certo che mi piace ma a volte vorrei avere un po’ di privacy. Da quando sono diventato famoso con gli altri ragazzi non abbiamo avuto un attimo di pace. Interviste, show tv, concerti ovunque, in studio per registrare l’album. In fondo era il mio sogno questo, ma la fama ha un prezzo e non è sempre piacevole.-
-Capisco.- rispondo.
Mi sorride. -Quanti anni hai Mel. Posso chiamarti così?-
Ok forse gli sto dando troppa confidenza. Infondo è uno sconosciuto per me, ma non direi per le milioni di ragazzine che impazziscono nel vederlo e pagherebbero oro ad essere al posto mio in questo momento.
-Certo, mi chiamano tutti così. Ho vent’anni.-
-Scommetto che vai al college. Cosa studi?- chiede con curiosità.
-Vado alla ‘London College of Fashion’. Sono al secondo anno.-
Solleva gli angoli della bocca. -Studi per diventare stilista.-
Dopo qualche secondo di silenzio domando: -Quale era il tuo piano B? Intendo se non avessi sfondato come cantante.-  Stavolta sono io ad essere curiosa.
-Volevo studiare marketing. Dove devo svoltare?- chiede a un incrocio.
-A destra.- rispondo. -Abito in Essex Street.-
In pochi minuti giungiamo sotto al mio palazzo.
-Bel posticino.- dice Harry guardandosi intorno.
-Infatti mi ripeto sempre che siamo state fortunate a trovare quest’appartamento a poco prezzo.-
-Siamo?- chiede.
-Io e la mia amica.- mi affretto a spiegare.
Scendo dalla macchina e prima di aprire il portone  mi giro e saluto Harry con la mano. Lui abbassa il finestrino del lato del passeggero.
-Ciao Mèlanie. Spero di rincontrarti.-
Mi sposto una ciocca di capelli dal viso. -Anche io.-  Ma non ero affatto sicura.
Aspetto che se ne va per entrare nel palazzo. Fuori dalla porta di casa prego mentalmente che Emily non mi assalisca con le sue domande.
Fatica sprecata purtroppo. Mi aspettava con un cane da guardia seduta sul divano.
-Ciao.- dico.
-Bentornata.- Si alza dal divano, mi afferra per un braccio e mi trascina dove era seduta poco prima.
-Adesso mi racconti tutto per filo e per segno.- dice esaltata.
-Ma veramente pensavo di chiamare prima Max, sarà preoccupato.- Non avevo voglia di raccontarle tutto subito.
-Lo puoi fare benissimo domani Mel. Adesso parla.-
Almeno ci avevo provato. Le raccontai tutto.
-Aspetta un attimo. Stai dicendo che il tizio con cui ti sei scontrata era Harry Styles? Quell’Harry Styles?- chiede alla fine.
Annuisco. -O mio dio!- dice scandendo ogni parola. Era più eccitata lei che io che lo avevo incontrato.
-Come è da vicino?-
-Alto.-
-Di che avete parlato?-
-Te l’ho detto. Mi ha offerto da bere, mi ha chiesto come mi chiamavo e abbiamo parlato del più e del meno.-
-Tutto qui?- c’era una nota di delusione nella sua voce.
-Ha detto anche che gli piaceva il fatto che non ero fan. Almeno non l’ho assalito.-
-Magari è interessato a te.- dice cantilenante.
-Figuriamoci! Non ci conosciamo e io non sono interessata ad uscire con un ragazzo in questo momento, tantomeno con una superstar internazionale.-
Scrolla le spalle. –Non ti capisco. Dimmi almeno che hai il suo numero.-
-No.- e lascio cadere la conversazione.

-Alice! Alice, esci dal bagno subito! È più di mezz’ora che sei chiusa li dentro!.- Stavo prendendo la porta a pugni. Il problema di quando abiti con delle ragazze e c’è un solo bagno, è  che non lo trovi mai libero.
-Ho finito. Adesso esco.- dice Alice da dietro la porta.
La porta si apre e Alice esce portandosi una nuvola di vapore dietro. –Che ore sono?- domanda.
-Le nove e un quarto. Spero per te che non hai consumato tutta l’acqua calda.- ed entro in bagno.
Apro la doccia per far uscire l’acqua calda e mi ci fiondo subito. Avevo proprio bisogno di una doccia rinfrescante. Piccolo intoppo: l’acqua era fredda. -ALICE!.-
Dieci minuti dopo ero più sveglia che mai.
-Dai con questo caldo una doccia fredda è quello che ci vuole , no?- dice Alice appoggiata alla penisola della cucina.
Le lancio semplicemente un’occhiataccia. -Ok ti chiedo scusa in ginocchio per aver consumato tutta l’acqua calda.-
Ridacchio. –Perdonata. Ora vado a chiamare mio fratello per vedere cosa voleva ieri.-
Esco fuori dal balcone e fisso i riflessi del sole sulle acque del Tamigi. Prendo il cellulare e digito il numero di mio fratello. Risponde al terzo squillo. -Pronto?- dice sbadigliando.
-Ciao Max. Stai ancora dormendo a quest’ora?-
Rumore di persiane che si alzano. -Mèlanie? Che ore sono?-
-Le nove e mezza. Ho trovato cinque chiamate perse tue sul mio telefono e Emily mi ha detto che hai chiamato a casa ieri.-
Sento il cigolio di una porta in sottofondo. –Ah si. Emily mi ha detto che avevi perso il caricabatteria del cellulare, sei la solita sbadata sorellina. Mi ha anche detto che sei uscita. Dove sei andata?-
Sempre il solito impiccione mio fratello. –Non credo siano affari tuoi Max.-
-Ok ok. Ho capito centra un ragazzo e non mi devo immischiare.-
Aveva centrato in pieno teoricamente.  -Di cosa hai bisogno Max?-
-Qualche giorno fa avevi detto che ti serviva una mano per una cosa di scuola.-
Mi battei la mano sulla fronte.–Si scusa. Dovresti venire a Londra per farmi da modello. Devo solo prendere delle misure e roba del genere, questione di qualche giorno. Non è una cosa urgente ti chiamo io.-
-Credo che non ci sono problemi posso sempre stare da degli amici. E poi ho un motivo in più per passare del tempo con mia sorella che non vedo da mesi.-
-Grazie per il tuo aiuto Max.-
-Di niente.- Si sente il rumore dall’acqua corrente in sottofondo. –Mi manchi Mel.-
Sospiro. –Anche tu Max.-
-Quando è che potresti fare un salto qui da noi? È da giugno che non ci vediamo.-
-Lo so, troverò un po’ di tempo libero e passerò un fine settimana da voi.  Scommetto che mamma ti sta facendo sgobbare da quanto di sei laureato e stai sempre a casa.-
Ride. -Non ne hai idea. Sai ho fatto un nuovo quadro. Te lo devo far vedere prima o poi.-
Con mio fratello Max, Maximilian all’anagrafe, ho tre anni di differenza e siamo molto legati. È molto più alto di me di almeno quindici centimetri e ha i miei stessi occhi. Si è laureato in ingegneria a giugno e nel tempo libero dipinge quadri. È un vero artista e non so quante volte gli ho detto che dovrebbe esporli, ma lui preferisce tenerli per se.
-Ho capito, devo tornare a casa per poterlo vedere.-
-Ecco brava. Devo andare, salutami Emily e Alice.-
-Ciao.- e chiudo la chiamata.

Passano tre giorni e la mia vita torna alla normalità. Almeno fino a sabato pomeriggio quando vado all’accademia. Mentre percorrevo i corridoi mi sentivo osservata e avrei giurato che due ragazze stessero parlando di me bisbigliando e indicandomi. Cosa avevo fatto per meritarmi il pettegolezzo di una scuola?
La risposta arriva mentre sto dando lezioni di solfeggio a una pianista quattordicenne.
-Cosa hai che io non ho per piacere a lui.- dice la ragazza.
-Come scusa?- dico stranita.
-Perché sei uscita con Harry?-
Un brivido mi percorre la schiena. –Non so di cosa stai parlando.-
-Scusa non sei tu in questa foto?- Prende la rivista The Mirror del giorno precedente e mi mostra la foto di un trafiletto in cui ci sono io nel parcheggio del locale con Harry. Affianco la mia foto in primo piano. L’articolo diceva:

Harry Styles esce dal  ‘The British Cafè con una misteriosa moretta.
Il giovane cantante inglese diciannovenne, sembra non perdere la sua passione per le ragazze. Giovedì scorso infatti è stato visto uscire dal noto locale inglese ‘The British Cafè’ con una misteriosa ragazza. I due si sono avviati verso il parcheggio del locale dall’uscita sul retro e sono saliti sulla stessa auto, quella di Harry per la precisione. Ora la domanda da porci è: chi sarà mai questa ragazza? Una semplice amica o qualcosa di più? Lo scopriremo presto.”


Rimango sbalordita. Questo era proprio quello che Harry voleva evitare e invece ora mi ritrovavo su un giornale. -Si sono io. Ma non è come pensi.- cerco di giustificarmi.  –Io e Harry siamo solo amici, anzi conoscenti. Ci eravamo incontrati nel locale con degli amici comuni e io ero venuta con la metropolitana così lui mi ha offerto un passaggio fino a casa.- Stavo sparando una bugia bella e grossa, ma mica gli potevo dire che mi ero incontrata da sola con Harry? Mi avrebbe uccisa. Poi ero sicura che non avrei mai più incontrato Harry quindi la parola ‘conoscenti’ era più che corretta.
-Ok.- Sembrava credermi.
Purtroppo non era stata l’unica a farmi quella domanda. Nei corridoi dell’accademia più di una ragazza mi aveva fermato e anche mentre tornavo a casa a piedi. Tutte avevano fatto la stessa domanda: -Sei tu quella nella foto con Harry?- e io rispondevo con la solita bugia. Speravo davvero che questa faccenda si risolvesse al più presto.

Il giorno dopo ricevo una chiamata da un numero sconosciuto. Quando rispondo era Harry.
-Come hai fatto ad avere il mio numero?-chiedo subito.
-Scheda telefonica del tuo telefono, ma non è questo l’importante. Mi dispiace che sei finita su tutti i giornali, era proprio quello che volevo evitare.-
-A quanto pare i paparazzi sono sempre in agguato dappertutto.-
-Non ti preoccupare ho già risolto tutto. Il nostro ufficio stampa ha già dichiarato che siamo solo conoscenti e che ci trovavamo nel locale con amici comuni. Tu eri senza macchina e io ti ho accompagnato a casa, niente di più. Nessuno sa chi sei.-
Buffo ci ritrovavamo con le stesse parole. –Sai è la stessa cosa che ho detto anche io a tutte le ragazzine che mi hanno fermato chiedendomi spiegazioni. Mica gli potevo dire che ero nel locale sola con te? Mi avrebbero scannata viva. Poi è vero che siamo solo conoscenti.-
-Mi dispiace ad averti esposta a una sovraesposizione mediatica.-
In sottofondo si sentivano altre due voci maschili. –Con chi sta parlando Harry?- chiedeva una. –Con la ragazza con cui è finito sui giornali. Sta rimediando al casino in cui l’ha cacciata. Meno male che si sono visti una sola volta.- rispondeva un'altra.
-Ragazzi volete stare in silenzio? Già qui sotto non si sente bene, poi vi mettete anche voi.- li rimprovera Harry. –Scusa Mèlanie stavo facendo le prove con i ragazzi.- dice tornando a parlare con me.
-Non preoccuparti.-
-Mi sento in colpa per quello che è successo. Vorrei rimediare in qualche modo.-
-Davvero Harry hai fatto già abbastanza. Ora devo andare. Ciao.-
-Ciao.- e chiude la chiamata.
“Aspetta che lo venga a sapere Emily che Harry Styles mi ha chiamato.” penso tra me e me.

 


Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Scusate il ritardo.
Nel prossimi capitolo succederà un bel colpo di scena ;)
Questo è Max (QUI)
Questo è il mio twitter,per qualsiasi cosa passate di qui:@xbritishlads. Al prossimo capitolo c:

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Capitolo 5
*** I hate you. ***


 
 
                                    

~5 I hate you.

-Ti ha chiamata? Davvero?- dice Alice mentre mescola un impasto nella scodella
-Complimenti sorella hai fatto colpo.- dice Emily.
-Piantala Emily. Mi ha solo chiamata per scusarsi per avermi messa in quel casino. Ora è tutto risolto.- rispondo. -Passami la carne Emily.-
Emily mi porge la vaschetta con la carne. Io la prendo e la faccio scivolare sul tagliere per batterla. Io e Emily stavamo aiutando Alice a preparare la cena: involtini di carne.
-Domani vogliamo andare a fare shopping? Ho la giornata libera- chiede Alice. Sistema un involtino sulla teglia e ci guarda con aria interrogativa.
-Per me va bene. Andiamo a Westfield? È da parecchio che non ci andiamo.- dice Emily.
Mi pulisco le mani con uno strofinaccio. -Domani devo lavorare. Possiamo andare dopo le 17.-
-Andata. So già cosa comprare. Ho messo gli occhi su un vestitino da Mango. Alice puoi chiedere la macchina a tua zia?-
Alice mette la teglia nel forno e lo accende. –Okay.-
Dopo cena ci sediamo tutte e tre sul divano a guardare “The house at the end of the street”.
-Secondo me siamo le uniche ventenni di Londra che il fine settimana stanno sempre chiuse in casa.- dice Emily mentre metto il DVD nel videoregistratore.
-Si per scelta nostra. Se vuoi uscire nessuno te lo vieta Emily.- dice Alice.
Incrocia le gambe sul divano. –Lo farò. Uno di questi giorni uscirò da sola e vi lascerò a casa a giocare a carte come i vecchi.-
Alice ride sommessamente. –Noi non giochiamo a carte.-
Mi siedo in mezzo a loro. –Zitte. Sta iniziando il film.-
-È stato….orribile. Non dormirò stanotte me lo sento.- dice Alice alla fine del film.
Mi alzo per togliere il DVD dal videoregistratore. –Non è stato tanto male. Jennifer Lawrence ha fatto un’ottima interpretazione.-
Emily sbadiglia. –Uno dei migliori horror che abbia mai visto.-
-Ma se ne hai visti si e no due!- replico.
-Non vedrò mai più un horror in vita mia.- dice Alice. Gli occhi ancora fissi sullo schermo della tv ormai spento.
Le do un buffetto scherzoso sulla spalla. –Eddai Alice. Tanto è tutta finzione, lo sai.-
-Quella casa. Chi avrebbe mai detto che era infestata?- rabbrividisce. –Ho ancora le urla della madre in testa.-
Emily sghignazza. –Non ti facevo così paurosa.-
Alice gli fa la linguaccia. –Smettetela e filate a letto.- le ammonisco io.
-‘Notte Mel. Buona notte Alice.- gli fa l’occhiolino. –Sempre se riesci a dormire.- sussurra.
Gli lancio un cuscino addosso. –Smettila.-

La mattina dopo sono svegliata dal rumore assordante della sveglia che indica che sono già le 7:00.
Tasto la mano a vuoto sul comodino -Come si spegne questa cosa- borbotto.
Dopo vari tentativi la riesco a spegnere, mi alzo dal letto e mi trascino  mezza assonnata in cucina. Emily stava già facendo colazione. Sbadiglio rumorosamente. –Buongiorno.-
Emily rigira il cucchiaino nella tazza di tè. –Buongiorno a te. Dormito bene?-
Apro un’anta della dispensa in cerca dei biscotti. –Mica tanto. Sono stata sveglia per almeno un paio d’ore per colpa del film.-
-A quanto pare sono l’unica che ha dormito. Alice ha rimasto accesa la lampada del comodino tutta la notte. Ora sta dormendo ancora.-
Mi siedo sullo sgabello affianco al suo. -È la ventenne più paurosa che conosca.- borbotta.
-Eddai smettila. Neanche a me il film mi ha lasciato indifferente.-
Si alza e va a mettere la sua tazza nel lavello. –Vado a prepararmi per la scuola. Sbrigati.-
Mi alzo anche io e dopo una doccia veloce, vado a cambiarmi.  Infilo un pantalone verde smeraldo e una camicetta bianca con un motivo floreale viola e verde. Lego i capelli corvini in una treccia che ricade sulla spalla destra e scendo di casa.
Prendo la solita fermata della metro con Emily e alle 8:20 ci ritroviamo in classe. Prime due ore: storia del costume con il puntiglioso professor Bonnet. Dulcis in fundo test.
-Avete un’ora e mezza di tempo per finire il test.- dice mentre consegna i fogli a ciascuno di noi.
Lancia uno sguardo fugace al banco davanti al mio e di Emily. -Se becco qualcuno di voi copiare consideratevi esclusi da questo corso.-
Giro il foglio e inizio a guardare le domande.
Un’ora e mezza esatta dopo, tutta la classe ha consegnato.
-Ma hai che domande?- si lamenta Emily. –La tre non faceva parte degli argomenti studiati.-
La guardo e alzo un sopracciglio. Lei alza le mani in segno di resa. –Ok magari non faceva parte dei miei argomenti studiati.-
Allungo le gambe sotto al banco per stiracchiarmele quando sobbalzo per la voce del professore. –Anderson, Thompson. Il vostro progetto con il tartan. Portatemelo a vedere subito.-
Armeggiando un po’, Emily tira fuori l’album dalla sua borsa.
Alla cattedra gli porgo l’album. -Ecco a lei Monsieur Bonnet.-
Il professore lo apre e inizia a esaminare gli schizzi.
-Beau. Ottima scelta dei colori. Ora mi aspetto che lo realizzate.-
Sono al settimo cielo. Gli piace! -Grazie.- rispondo.
-Vi do una B-- perché non sopporto questo tratto doppio. Sembra il tratto di un elefante. Di chi è?-
Io e Emily ci guardiamo. -Il mio.- dice con un filo di voce.
-Faresti meglio ad imparare ad usare la matita con un tratto più leggero per la fine del semestre.-
Chiude di scatto l’album e ce lo ridà. -C-certo.- risponde Emily.
Torniamo ai nostri posti in penultima fila.
-Che iena.- dice Emily sottovoce. –Il tratto di un elefante? Io?-
-Lascialo perdere deve trovare sempre un difetto, lo sai.-
Alle due usciamo dall’aula di disegno e ci dirigiamo alla caffetteria del piano terra.
-Comunque dobbiamo festeggiare la B-- che ci ha dato. Ordiniamo da Nick una quantità stratosferica di cibo e mangiamo finché non ce ne sta più.-
Nick era il proprietario del takeaway sotto casa. –Non posso, tra un quarto d’ora devo stare al negozio.-
Prendo un sandwich al tacchino da un frigo e lo vado a pagare alla cassa. –Torno alle 17, voi fatevi trovare pronte così andiamo a Westfield.-
Si aggiusta un ciuffo scappato alla coda guardando il suo riflesso nella porta del frigo. –Va bene.- risponde.
Alle 16:55 sto salendo le scale del mio palazzo. -Ragazze sono tornata.- dico sulla soglia della porta di casa.
Emily e Alice sbucano dalla cucina. –Ok possiamo andare. Ho preso le chiavi dell’auto di mia zia- dice Alice.
Accenno un passo ed Emily mi afferra per un braccio e mi spinge fuori la porta di casa. –Non c’è tempo, c’è traffico a quest’ora e già è tardi.-
-Hai fretta di spendere tutti i tuoi risparmi Emily?-
Alza gli occhi. –Ho fretta di trovare le cose migliori mia cara.-
Usciamo dal palazzo e entriamo nella Mini Cooper blu di Jane, parcheggiata proprio di fronte al portone.
Alice si siede al posto del guidatore, io affianco a lei ed Emily dietro.
-Se non ti dispiace Mel mi siedo io dietro.- abbassa la voce. –L’ultima volta che sono stata in auto con Alice ha fatto una frenata talmente brusca che sono andata a sbattere con la testa nel parabrezza.-
-Ti ho sentita Emily.- dice Alice.
-Vabbè lasciamo stare la guida di Alice, come è andata a lavoro Mel? Credi che ti prenderà a tempo indeterminato Mrs Watson?
-Sinceramente non lo so. È una persona un po’ fredda, mi guarda come se fosse pronta a cogliere ogni minimo mio errore. Domani mi aspetta una giornata d’inferno, devo riordinare la vetrina.-
-Io lo faccio sempre, non è poi così male. È divertente vestire i manichini.-
Per tutto il resto del viaggio restiamo in silenzio ad ascoltare le canzoni che trasmettevano alla radio. Arriviamo al centro commerciale e dopo due ore estenuanti di shopping con Emily ed Alice che ti trascinano in ogni possibile negozio, torniamo a casa.
-Finalmente a casa!- dico aprendo la porta e gettando le buste per terra.
Mi butto sul divano. –Mi sei mancato.-
-Era una vita che non facevo shopping.- dice Emily poggiando le sue buste sul tavolino.
Alice tira fuori un abitino blu elettrico preso da Mango. –Io era una vita che non mi prendevo a capelli con una per un vestito.- rimette l’abito nella busta soddisfatta. –E poi sta meglio a me che a quella nana.-
Ridiamo. –Non ti facevo così perfida Alice.- dice Emily.
-Guarda chi parla. Non eri tu quella che si è presa a capelli con una quattordicenne per comprare quella maglia rosa da Top Shop?-
Ammicca. -Lo sai che per lo shopping io mi abbasso a qualsiasi livello.-
Apro la porta blu dell’atelier. Come al solito suona un campanello e Mrs Watson si gira.
-Buongiorno Mrs Watson.-
-Buongiorno a lei Mèlanie. Pronta a riordinare la vetrina?-
Poggio la tracolla di pelle marrone sul bancone. –Certo da dove cominciamo?-
-Sfortunatamente dovrai fare tutto da sola. Ho un impegno urgente che non posso rimandare, tornerò tra un’ora. Le scatole con gli abiti sono nel magazzino. Quelle grandi sono i vestiti, quelle piccole gli accessori. Dovresti anche portare dei manichini  dal magazzino i vetrina se non ti dispiace.
Bene mi lasciava fare tutto quel lavoro da sola. –No certo. Inizio subito.-
La bionda si alza da dietro il bancone. –Grazie, torno tra poco.- ed esce.
-Bene rimbocchiamoci le maniche.- dico.
Per prima cosa svesto i manichini e metto i loro vecchi vestiti in una scatola. Poi, trascino due pesantissimi manichini dal retro e li sistemo nella vetrina. Infine una alla volta porto gli scatoloni degli abiti dal magazzino in negozio e li impilo uno sopra l’altro.
-Questo è l’ultimo.- dico sollevando l’ultimo scatolone dal retro.
Esco dal magazzino e cammino verso la pila quando sobbalzo per una voce.
-Ciao.-
Lo scatolone mi copriva la visuale ma sapevo a chi apparteneva quella voce.
Poggio frettolosamente lo scatolone in cima alla pila e mi giro. Mi ritrovavo davanti, l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
-Harry.- dico nervosa. –Che ci fai qua?-
Si toglie gli occhiali. –Volevo parlare con te.-
Continua a camminare in avanti e io arretro. –Pensavo ci fossimo già chiariti per quella storia.-
Che cosa voleva da me?  -A che ora finisci di lavorare?- chiede.
Prendo delle forbici da un cassetto del bancone. –Perché me lo chiedi?-
Harry alza il braccio per togliersi il berretto e con il gomito urta la pila degli scatoloni.
Succede tutto così in fretta che rimango a guardare sbalordita. La pila precaria che avevo costruito con gli scatoloni crolla, un paio di scatole finiscono sui manichini. Un manichino che non avevo sistemato bene evidentemente, cade creando un effetto domino con gli altri. In un minuto avevo distrutto una vetrina. Per finire in grande la mano di un manichino si incastra nella tenda della finestra e la strappa.
Spalanco la bocca per lo stupore. -L-La vetrina…i manichini…- non riesco a formulare una frase a senso compiuto.
Harry no si era spostato di un centimetro. -Io…-
-Che cosa è successo qui?!-  sbraita Mrs Watson sull’uscio della porta.
Harry si fa da parte. –Io.. mi dispiace, è stato un incidente.- balbetto.
-Un incidente?- mi punta il dito contro. –Mi hai quasi distrutto un negozio! Sei licenziata. Prenda la sua roba e se ne vada di qui all’istante.-
-Ma..- cerco di dire.
-Niente ma. Fuori di qui Mèlanie. Le avevo chiesto semplicemente di riordinare una vetrina, non di distruggerla!-
Prendo la mia borsa da sotto il bancone ed esco a testa bassa dal negozio. Harry che era rimasto tutto il tempo in silenzio in disparte cerca di dire qualcosa, ma lo porto con me fuori.
Cammino impettita sul marciapiede stingendo le braccia la petto.
-Mèlanie, aspetta!- urla dietro di me Harry.
Mi giro e gli lancio uno sguardo accusatorio. –Che cos’altro vuoi da me Harry? Non ti è bastato farmi licenziare?-
Abbassa lo sguardo visibilmente imbarazzato. –Se mi avessi lasciato spiegare alla..-
Lo blocco. – Che cosa Harry? Non avresti sistemato niente.-
Faccio per andarmene ma poi mi rigiro verso di lui. –Che cosa volevi da me?-
-Io.. ehm ti volevo invitare a pranzo fuori per farmi perdonare per quella storia.-
Alzo gli occhi. –Pensi di sistemare tutto con un pranzo ora?- stavo urlando. –Ooh la piccola superstar che non ama finire sui giornali, vuole sistemare tutto portandomi a pranzo fuori!-
Non avrei dovuto dire quelle parole, ma mi rotolarono fuori dalla bocca senza poterle bloccare.
Gli punto un dito al petto. –Da quando ti ho conosciuto, ho passato solo dei guai! A cominciare da quando ho perso il telefono. Per non parlare di quando sono finita in prima pagina per colpa tua! Credo che sai cosa significa essere accerchiate da ragazzine, o sbaglio Harry?-
Harry non sapeva cosa dire. –Ecco bravo non parlare che è meglio! Ho perso questo lavoro, l’unico lavoro che mi fosse mai piaciuto, con orari flessibili e ben pagato per colpa tua. Io con questo lavoro ci pagavo le bollette, l’affitto e un parte della retta della scuola! Ma che te lo dico a fare? Per te i soldi non sono mai stati un problema.- dico con disprezzo.
E me ne vado lasciandomi un Harry dispiaciuto alle spalle. Ma io delle sue scuse non me ne facevo niente.
Corro in direzione di Regent’s Park dove si trovava l’Accademia. Ora avevo un solo modo per sfogare la mia rabbia senza versare lacrime.
Arrivo all’Accademia, prendo la custodia del mio violoncello dalla stanza degli strumenti e vado nella sala prove a sfogarmi suonando. Sfrego con talmente tanta rabbia l’archetto sulle corde tese che sarebbero saltate da un momento all’altro probabilmente.
-Se continui a sfregarle così, si romperanno.-
Alzo lo sguardo e vedo Emily seduta su una sedia sotto al palco.
-Emily.. Come facevi a sapere che ero qui?-
Si alza e viene verso di me. –Sono passata a prenderti al negozio e stranamente appena ho fatto il tuo nome la signora mi ha lanciato uno sguardo assassino. Ha detto che non lavoravi più lì e ho pensato che ti avrei trovato qui.- Si siede vicino a me. –Di un po’ hai fatto tu quel casino in vetrina?-
-Non io, Harry.-
-Harry? Voglio proprio sapere cosa è successo.- dice sorpresa.
Le racconto tutto.
-L’ha fatta davvero grossa questa volta Harry.- dice Emily. –E ti voleva pure portare a pranzo fuori! Però le ultime parole che gli hai detto te le potevi risparmiare, ci sarà rimasto male.-
Faccio una smorfia. –Forse non se le meritava davvero.-
Si alza dalla sedia affianco alla mia e mi cinge la spalla con un braccio. – Dai vieni con me. Adesso torniamo a casa, ti fai una doccia per rilassarti e mangiamo la torta fatta da Alice che gli ho chiesto di preparare. Poi guardiamo alla tv The Vampire Diaries, ok?-
Annuisco. –Da domani con calma troverai un altro lavoro. Ce ne sono tanti in giro che cercano delle giovani studentesse, basta che domandi in segreteria.-
Torniamo a casa e dopo una doccia per sciogliere i nervi, mangio una buona parte della torta ai mirtilli di Alice per consolarmi. La sera vado a dormire con ancora un unico pensiero addosso: Harry. Se me lo fossi ritrovato davanti non so cosa gli avrei fatto davvero, quindi speravo di non incontrarlo mai più.
Forse avevo parlato troppo presto, perché si presenta due giorni dopo davanti alla porta di casa mia.
Sono le 10:00 del mattino e mi sono appena cambiata che bussano alla porta. Emily si sta vestendo e Alice sta riordinando la cucina, quindi vado io ad aprire.
Appena apro la porta ogni traccia di un possibile sorriso sparisce dalla mia faccia. Harry apre la bocca per dire qualcosa, ma io gli chiudo la porta in faccia.
Mi appoggio con la schiena alla porta. –Mèlanie per favore, puoi aprire questa porta?-
-Che cosa vuoi? Pensavo fossi stata chiara che dovevi sparire. Nessuno ti da il diritto di presentarti a casa mia.- dico fredda.
Alice si affaccia curiosa dalla cucina, Emily la raggiunge.
-Ma chi è?- chiede Alice sottovoce.
-L’ultima persona che vorrebbe vedere Mel.- risponde Emily.
-Possiamo parlare?- chiede calmo Harry da dietro la porta.
-Non c’è né bisogno, ci siamo già detti tutto.- e arrossisco di vergogna pensando alle ultime parole che gli avevo detto.
-E se ti dicessi che ho una proposta da farti?-
Voglio proprio sentire cosa ha da dire. Apro di scatto la porta. –Hai due minuti per parlare.- dico mantenendo un tono distaccato.
 


Allora cosa ne pensate di questo capitolo?
Harry che combina sempre guai, chissà che proposta farà a Mèlanie (non di matrimonio ovviamente lol)

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Al prossimo capitolo c:

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Capitolo 6
*** New work. ***


 
 
 
                                    

~6 New work.

Harry’s pov.

-Hai due minuti per parlare.- dice fredda Mèlanie.
Accenno un passo. –Posso entrare?-
Mi fa un cenno verso una stanza. Cammino in quella direzione e noto due ragazze che stavano sbirciando dal corridoio, una con i capelli color caramello e le lentiggini, l’altra con i capelli castani legati in una coda. Dovevano essere le coinquiline di Mèlanie.
-Ciao.- le saluto. Quella con le lentiggini arrossisce e se ne va. La ragazza con i capelli legati ricambia il saluto imbarazzata. –Ciao.. ehm.. io vado di là che è meglio.-
Vado nella cucina e poco dopo mi raggiunge anche Mèlanie. Si siede su una sedia. -Accomodati, Harry.-
Mi siedo sulla sedia e appoggio i Ray-Ban sul tavolo.
-Allora- congiunge le mani nervosa. –Che cosa vuoi dirmi?-
-Voglio offrirti un lavoro.-
Corruga le sopracciglia. -Cosa?-
-La mia proposta era questa: voglio offrirti un lavoro per la mia band.-
Mi guarda con aria interrogativa. –Come sai, tutte le band hanno delle stylist che preparano i vestiti per le varie occasioni, ci fanno i capelli e gestiscono il nostro guardaroba. Noi ne avevamo tre, ma purtroppo una se ne è dovuta andare per problemi familiari. Le due rimaste, Caroline e Lou, non ce la fanno a portare avanti tutto il lavoro e noi ragazzi avevamo pensato di procurargli una assistente. Purtroppo non abbiamo ancora trovato quella giusta, e io ho pensato a te. Vedi, se ti hanno licenziata è colpa mia e volevo rimediare. Mi hai detto che studi moda e per te non sarebbe un problema aiutarle. Quanto agli orari di lavoro ci possiamo sempre accordare, so che devi studiare. Allora, che ne dici?-
Mi guarda metà allibita e metà stupita. –Mi stai prendendo in giro?-
Accenno un sorriso. –No, ti sto offrendo il miglior lavoro che avresti potuto trovare.-
-Io.. non lo so, ci devo pensare.- farfuglia.
-Certo, ti capisco.- tiro fuori un pezzetto di carta. -Questo è il mio numero, fammi sapere entro domani.-
Mi alzo dalla sedia e rinfilo i Ray-Ban. -Ci vediamo- sorrido. -Qualcosa mi dice che accetterai.-
Mi dirigo all’ingresso e prima di andarmene vedo che Mèlanie fissa ancora il pezzetto di carta pensierosa.
 
La mattina dopo ricevo una telefonata. Non avevo bisogno di rispondere per sapere che era Mèlanie.
-Pronto?- dico con voce rauca.
-Harry, sono Mèlanie.- fa una pausa. -Accetto il lavoro.-
Sorrido. –Senti lo so che stai sorridendo, ma non fare lo sbruffone. Ho accettato il lavoro solo perché so che è ben pagato e che mi procurerai degli orari flessibili, non per vedere la tua bella faccia tutti i giorni.  A proposito, non mi hai ancora detto di che si tratta precisamente.-
-Bene- dico. –Domani mattina vieni a questo indirizzo: William Shakespeare Street, 17b e ti spiegherò tutto. Ti vengo a prendere o vieni da sola?-
-Preferisco venire da sola.- dice.
-Ok, come preferisci.- sto per attaccare quando dico: -Sarà un piacere essere il tuo datore di lavoro.-
La sento sbuffare dall’atro capo della linea.
 
Mèlanie’s pov.

Forse non avrei dovuto accettare quel lavoro. Ma dopo le insistenze di Emily e Alice…
-Lavorerai per i One Direction, ti rendi conto!- diceva Emily.
-Ti conviene accettare. È ben pagato sicuramente, non potevi trovare di meglio e poi figurerà sul tuo curriculum, sai quante opportunità di lavoro troverai dopo il diploma.- replicava Alice.
Il giorno dopo raggiungo con un taxi l’indirizzo che mi aveva dato Harry. Era una villetta a due piani color rosso mattone e il tetto a spiovente di mattoni, con un ampio giardino. Busso al citofono e vedo che c’è una telecamera. Sorrido stupidamente nella sua direzione. Una attimo dopo qualcuno mi apre il cancelletto ed entro.
Il prato è di un verde molto intenso e tutt’intorno ci sono vari giocattoli sparsi, un triciclo e una casetta per bambini. Sotto una finestra a destra c’era anche una piccola piscina gonfiabile.
Sul campanello c’era una targhetta con su scritto: “Atkin”. Di chi era quella casa?
Busso e mentre aspetto che mi vengano ad aprire sento delle voci attutite dalla porta.
-Tom, mi  tieni Lux mentre vado ad aprire?- è la voce di Harry.
-Zayn, dove sono i joystick della x-box? Erano qui sul tavolo!- dice una voce maschile più matura.
-Liam, ti prego tieni lontano Ben da Lux mentre Harry va ad aprire.- una voce femminile.
Sento le grida di un bambino. Avevo sbagliato casa forse?
Pochi secondi dopo qualcuno apre la porta. Mi ritrovo Harry davanti con una bambina bionda, all’incirca sui due anni, aggrappata alla sua gamba destra.
-Ciao Mèlanie.- mi saluta allegramente Harry.
-Ciao Harry.- lancio un’occhiata alla bambina che mi guarda curiosa. –Chi..- inizio a dire.
-Oh, lei è Lux. È la figlia della nostra stylist, questa è casa sua.- Harry si toglie delicatamente la bambina dalla gamba e la prende in braccio. –Saluta Lux.-
-Ciao.- dice con la sua vocina. –Chi tei tu?-
-Ciao Lux.- gli stringo la manina paffuta. –Sono Mèlanie, un’amica di Harry.-
-Vieni dentro.- e mi fa segno di seguirlo.
Mentre mi fa strada per la casa noto altri persone in salotto. Un uomo, probabilmente il padre di Lux, stava giocando alla x-box con un ragazzo moro con il ciuffo. Sul divano erano seduti un biondino e un ragazzo bruno con un bambino dell’età di Lux, che continuava a stillare.
Harry entra in cucina e appoggia Lux a terra. -Vai a giocare con il tuo cuginetto Lux.- La bambina si mette a saltellare e corre in braccio al ragazzo bruno seduto sul divano.
In cucina è seduta una donna con uno strano biondo di capelli e un ragazzo castano dai capelli cortissimi.
-Mèlanie, lui è Liam- dice indicando il ragazzo. –Questa è Lou Teasdale, la nostra stylist nonché  mamma di Lux.-
Liam mi saluta con la mano. –Harry ci ha parlato tanto di te.-
La donna di nome Lou si alza e mi viene incontro con uno splendido sorriso sulle labbra. –Ciao Mèlanie, io sono una delle stylist dei ragazzi. Caroline non è potuta venire. Non sai come siamo contente di avere un’assistente! I ragazzi ci tengono parecchio impegnate.-
Ci accomodiamo tutti attorno al tavolo. –Mi devi scusare che ci siamo solo io e Liam e non tutta la band, ma come hai visto di la i ragazzi sono, ehm impegnati.- dice Harry.
-Non ti preoccupare. Allora, ti dispiacerebbe spiegarmi meglio in cosa consiste il mio lavoro?-
-Certo. Tu sarai l’assistente di Caroline e Lou. Dovrai seguirle ovunque e fare quello che ti chiedono. Farai quello che fanno loro, ma con mansioni ridotte.-
-Dovrai aiutarmi a scegliere i vestiti per le varie occasioni, aiutarmi a cucirli, a sistemare il loro camerino e il loro guardaroba per il tour. È molto semplice in sostanza.- interviene Lou.
-Naturalmente quando faremo i concerti dovrai seguirci.- conclude Liam.
-Credo ci sia un problema per quest’ultima cosa. Io devo studiare per gli esami e non posso saltare troppe lezioni all’accademia.-
-Non c’è problema per questo. Lo risolviamo noi.- dice Lou. –Vado io a parlare in segreteria stesso domani.-
Però, si sono preparati a tutto. Già mi piace questo lavoro.
-Grazie Lou.- rispondo.
-Allora siamo d’accordo? Lavorerai per noi? O meglio per Lou che è lei il tuo capo, noi siamo i tuoi datori di lavoro.-
Annuisco. –Grazie Harry per questo lavoro. Credo di averti perdonato per avermi fatto perdere l’altro.-
Ridacchia. –Grazie per il vostro perdono. No, davvero, era il minimo dopo quello che ho combinato.-
Liam si alza e mi da una pacca sulla spalla. –Benvenuta nel nostro team Mèlanie. Vado a chiamare gli altri ragazzi.- ed esce. Rientra poco dopo con tre ragazzi.
-Ehi Mèlanie, grazie per aver accettato il lavoro. Eravamo disperati, non trovavamo l’assistente giusta.- mi porge la mano. –Comunque io sono Zayn.- dice il ragazzo moro con l’orecchino e il ciuffo.
-Grazie a voi, Zayn.- dico stingendola.
-Spero ti troverai bene con noi!- dice con entusiasmo un biondino della mia stessa altezza. –Io sono Niall.-
-Ciao Niall.-
Il ragazzo bruno con i capelli spettinati si avvicina a Niall e gli mette un braccio attorno alle spalle. -Io sono Louis.- Si avvicina e mi sussurra: -Benvenuta in questa gabbia di matti.- e mi fa l’occhiolino.
Sono finita in una gabbia di matti?
-Allora Mèlanie.- dice Harry. –Domani mattina dovresti venire in studio dai nostri manager per firmare il contratto.-
-Ok, allora a domani.- rispondo.
I ragazzi mi salutano e Lou mi accompagna alla porta. Mentre cammino per il salone, Lux mi vede e mi corre incontro. Si aggrappa alla mia gamba e dice: -Ciao amica dello zio Harry.-
Mi abbasso alla sua altezza e lei mi da un bacino sulla guancia. -Ciao Lux.- rispondo.
-Ma guarda sei già simpatica a qualcuno.- dice Lou.
Quando torno a casa trovo Alice che sonnecchia sul divano e Emily che si stava mettendo lo smalto sui piedi affianco a lei.
-Ciao Emily.- dico posando le mie chiavi di casa sul tavolino.
Lei alza lo sguardo. –Come è andata? Per curiosità, era l’indirizzo della casa di Harry quello?-
Presi la boccetta di smalto e guardai il colore: blu notte. –No, era la casa della loro stylist Lou Teasdale. Una bella casa con giocattoli sparsi ovunque. Ha una figlia di circa due anni.-
Si tolse con il pollice lo smalto sbavato. –Davvero?-
-Si, mi è venuto ad aprire Harry con questa bambina aggrappata alla gamba.-
Alza lo sguardo divertita. –Com’è Harry in versione  “paparino perfetto” ?-
-Niente di che. Comunque ho conosciuto anche gli altri ragazzi. Sembravano tutti contenti di conoscermi.-
-Frena. Hai conosciuto TUTTI i ragazzi? Come è da vicino quello moro con il ciuffo? Dio solo sa quanto è bello con quello sguardo e quel sorriso da cattivo ragazzo.-
La guardo scandalizzata. –È un normale ragazzo ed è fidanzato se non sbaglio.-
Chiude la boccetta di smalto e l’appoggia sul tavolino. –Già. Peccato.-
-Comunque domani devo andare a firmare il contratto nel loro studio di registrazione.-
-Uno di questi giorni me li devi far conoscere tutti.- dice con aria sognante.
Forse era meglio se Harry offriva il lavoro a lei. Anzi no, avrebbe passato tutti i giorni a fissarli come se fossero cibo da magiare o Jimmy Choo in saldo al 60% di sconto. Sono ricchi, belli e di talento chi non farebbe così? Io, per esempio.

Il giorno dopo vado allo studio di registrazione. Era un edificio bianco, simile a un capannone, rialzato su due livelli. All’entrata mi avvicino a una signora dietro al bancone.
-Buongiorno.- esordisco io.
La signora smette di scrivere e mi scruta da dietro i suoi occhiali. –Buongiorno a lei. In cosa posso esserle utile?-
-Io avrei…- inizio a dire.
-Johanna, la ragazza è con me.- era una voce cupa che proveniva da dietro di me.
Mi giro e mi trovo davanti un omaccione di almeno un metro e ottantacinque che mi guarda indifferente.
Si avvicina e mi dice: -Mèlanie giusto?-
-Si.- dico confusa. Chi è quell’uomo?
-Sono Paul Higgins, il capo bodyguard dei ragazzi. Ti stanno aspettando di sopra.-
-Oh, ok.-
Mi sorride. Quel sorriso sembrava stonare con tutti quei muscoli. –Seguimi.-
Lo seguo fino a un ascensore ed entriamo. Durante la salita mi sento a disagio con Paul. Ha un aspetto imponente, quasi minaccioso. I ragazzi avevano scelto bene il loro bodyguard.
Usciamo dall’ascensore al secondo piano e lo seguo fino a un ufficio. Davanti a noi c’è una porta con su scritto: “Modest management. Direzione”. Paul la apre e mi ritrovo di fronte i One Direction al completo che ridono.
Paul tossicchia e i ragazzi si accorgono di me.
-Ehilà Mèlanie, ti stavamo aspettando.- dice Niall.
Louis mi indica il pouf affianco al divano su cui è seduto. –Accomodati.-
Mi siedo sul pouf rosso e subito sprofondo. Quanto odio queste sottospecie di poltrone.
Nella stanza entra un uomo ingessato in un completo blu scuro. I capelli nerissimi sistemati con quintali di gel all’indietro.
-Mel questo è Ted, uno dei nostri manager.- mi spiega Harry.
-Ciao Mèlanie- mi saluta freddo. –Harry, questo è il contratto da compilare e che deve firmare.- e tende ad Harry una serie di fogli. Lui li prende e li legge. –Okay, grazie Ted.-
L’uomo se ne esce ed Harry e Liam si scambiano uno sguardo complice.
-Adesso, compileremo il tuo contratto in un modo divertente.- dice Liam.
-Noi ti facciamo le domande e tu devi rispondere.- continua Harry.
-È anche un modo per conoscerti meglio.- dice Louis.
I ragazzi trovano sempre un modo per divertirsi.
-Prima domanda: Nome completo.- dice Harry.
-Mèlanie, con l’accento grave sulla prima e, Marie Thompson.-
-Aspetta, allora si dovrebbe pronunciare “Melanì”.- dice Niall.
Annuisco. –Si, ma preferisco pronunciarlo normalmente.-
-Nata?- riprende Harry.
-1° Novembre 1993 a Parigi.-
Harry sorride. –Sei francese.-
-Mi madre è francese. Ho vissuto a Parigi fino all’età di tre anni, poi ci siamo trasferiti a Canterbury.-
-Bella Canterbury.- dice Liam. –Dicono che la cattedrale è stupenda. Non ci siamo mai stati, dovremmo andarci qualche volta.-
-Residente: Essex Street, Londra.- scrive Harry. –Studi?-
-Diplomata alla Canterbury High School e diploma in violoncello alla Royal Academy of Music. Attualmente studio moda alla London College of Fashion e sono al secondo anno.-
-Suoni il violoncello?- chiede curioso Louis.
-Si, fin da piccola.-
-Vorrei sentirti suonare qualche volta. Scommetto che sei brava.- interviene Harry.
Arrossisco. Non mi piace ricevere complimenti.
-Continuiamo con le domande- dice Zayn. È molto silenzioso come ragazzo. – Esperienze lavorative?-
Giocherello con la catenina della collana pensandoci. –Ho lavorato a Canterbury come barista nel pub del padre della mia migliore amica Emily per un paio d’anni, ho fatto anche la stalliera al maneggio dove andavo a cavalcare per un po’.- Era il maneggio di mia nonna. –Infine ho lavorato per una settimana nell’atelier in centro.-
-Sai anche cavalcare?- chiede Zayn.
Sorrido. –Ehi, sono cresciuta in campagna e mia nonna aveva un noleggio, che ti aspettavi?- Anche se non monto un cavallo da quando avevo 16 anni, dopo un piccolo incidente. Non lo dicevo mai perché non mi piace parlarne.
Harry mi guarda con un’aria insolita. –Non mi aspettavo avessi tutte queste abilità.-
-La tua famiglia da quante persone è composta?- chiede Niall.
-Io, mio fratello Max, mia madre Margot e mio padre Chris.-
Liam scrive qualcosa sul foglio. –Bene, abbiamo finito con le domande.-
-No, manca un ultima domanda.- dice Harry. Gli altri ragazzi lo guardano interrogativi.
-Situazione sentimentale?- chiede ignorandoli.
Avevo il dubbio se quella domanda era presente sul foglio. –Chi lo vuole sapere? Il contratto o il datore di lavoro?- rispondo alzando un sopracciglio. –Comunque sono single e non cerco un ragazzo al momento.-
-Il datore di lavoro.- risponde Harry. Giurerei ci fosse una punta di malizia nella sua voce. –Era per sapere.-
Niall ridacchia e da una gomitata a Zayn.
Liam si alza e mi porge un foglio. –Se vuoi leggilo prima di firmare.-
Do una guardata veloce e firmo sulla linea in fondo al foglio.
Lo restituisco a Liam. –Fai ufficialmente parte della nostra squadra. Complimenti.- dice.
Sorrido e ricevo cinque sorrisi di rimando. Qualcosa mi diceva che mi sarei trovata bene con loro.

 

Allora cosa ne pensate di questo capitolo?
Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori.
Finalmenter abbiamo conosciuto i ragazzi e la famigliola Atkin.
Chi si aspettava questa richiesta di Harold uu?
Da qui la storia prenderà pieghe diverse.


Questo è il mio twitter,per qualsiasi cosa passate di qui:@ehibritish.
Questa è l'altra mia storia: Heaven

Al prossimo capitolo c:

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Capitolo 7
*** The Concert. ***


 
 
 
 
                                    

~7 The Concert.

Dopo quella giornata non vidi più i ragazzi, ma ci sentimmo solo telefonicamente. Lou il giorno dopo era passata al college. Aveva parlato con il preside in persona e mi disse che non avrei avuto problemi. Quando sarei partita per il tour con loro per più di una settimana, avrei dovuto portarmi i libri e studiare. Al mio ritorno a scuola avrei dovuto fare un test o degli esami orali per recuperare le lezioni perse. Non potevo lamentarmi.
Qualche giorno dopo Lou mi invitava a casa sua ogni giorno per ‘istruirmi’ sui ragazzi.
-Portano tutti e cinque la stessa taglia più o meno.- mi spiega mentre siamo sedute nella sua cucina a guardare suo marito Tom e Lux che giocano nel salotto.
Tutto quello che diceva, io lo scrivevo su un taccuino. –Liam, Harry e Louis portano una XL. Zayn e Niall una L. Ma non ti preoccupare, questo non li impedisce di scambiarsi i vestiti.- continua lei.
-Per le occasioni importanti lasciamo scegliere a loro cosa mettersi. Loro ci dicono cosa preferiscono e noi li prepariamo. Di solito non cuciamo i vestiti, ma li compriamo o li commissioniamo a delle sarte.-
Guardo nel salotto Tom che lancia in aria Lux e lei ride spensierata. –Tuo marito vuole un gran bene a Lux. Ma non dice niente del fatto che tu viaggi sempre e ci stai poco?-
Ride.–Si lamenta eccome. Ma ormai si è rassegnato. Io di solito mi porto la bambina quando siamo i tour, lui ci raggiunge e sta qualche giorno con noi. Oppure lascio Lux a casa con lui. Mi dice sempre: “Se sei felice tu, lo sono anche io.”-
-Non si trovano molti uomini del genere al giorno d’oggi.- osservo io.
-Già.- risponde. –Allora, ora ti do una lista delle marche e dei capi di abbigliamento che preferiscono i ragazzi.-
Tira fuori un foglio da una cartellina e me lo da. –Per le serate importanti, Harry preferisce le giacche di taglio sartoriale con una maglia sotto. Zayn, sotto mia convinzione, ultimamente indossa le giacche di pelle. Louis è l’unico che porta la camicia con il collo alla coreana e Liam è l’unico che indossa la giacca con una camicia sotto. Niall di solito non si lamenta dei vestiti che gli scegliamo, ma so che preferisce le polo e i cardigan.-
Scorro lo sguardo sul foglio. –Portano solo pantaloni stretti?-
-Si, specialmente Harry e Liam. Vogliono quelli stretti che fermano la circolazione del sangue sulle gambe.- dice ridacchiando.
Immagino Harry con uno dei miei jeans strettissimi e snellenti. Il pensiero mi fa ridere. –Me ne ricorderò.-
-Di solito vestono sportivo. Quindi marche tipo: Vans, Adidas, Nike, Converse e Levi’s. Se loro ci chiedono una maglia o qualcosa in particolare, noi la compriamo per loro. Quando non vestono sportivo, vanno matti per Dior, Calvin Klein, Burberry e Top Shop.-
Continuo a scrivere pensando a quanto spendessero in abbigliamento. –Lou, chi è quello che spende di più in vestiti?-
-Assolutamente Liam- mi risponde. –Ogni volta che mi dice: “Lou, ieri ho visto questo in una vetrina.”, io inizio a preoccuparmi. Ma anche Louis non scherza. L’altro giorno ha speso duecentocinquanta sterline in un negozio della Nike. Che ha comprato non lo so.-
-Quando compriamo i vestiti per loro, come paghiamo?-
-Noi abbiamo a disposizione una carta di credito per comprare tutto quello che ci serve.-
Mi immagino con quella carta di credito senza fondo da sola in un centro commerciale. Probabilmente avrei fatto follie.
Improvvisamente ci raggiunge Lux correndo. Salta sulle ginocchia della madre. –Mammina guarda cosa ho disegnato per te.- dice sventolando un disegno. Il disegno ritrae Lou con Lux dentro un cuore.
-Amore ma è bellissimo.- dice Lou. –Adesso lo appendiamo sul frigo per farlo vedere a tutti.-
Si alza e attacca il disegno sul frigo con un magnete. –Ti piace?- mi chiede Lux con la sua vocina.
-Ma certo piccola. Sei un’artista.- rispondo. –E non solo sul foglio.- La prendo in braccio e cerco di togliergli delle macchie di pennarello dal viso.
-Mèlanie.- dice Lou.
-Si?- dico posando a terra Lux.
-I ragazzi hanno un concerto per beneficenza a New Castle il mese prossimo.-
-Quando?-
-Sabato 20 ottobre. Sarà il tuo primo concerto.- dice con un gran sorriso.

Le ultime settimane di settembre passano in fretta. Le giornate soleggiate, lasciano il posto a quelle piovose. Le foglie verdi abbandonano gli alberi, lasciando il posto a quelle rosse autunnali.
In men che non si dica, mancano tre giorni al concerto. Ogni giorno scendevo presto di casa per andare a casa di Lou a preparare il guardaroba dei ragazzi.
Quella mattina tirava un vento glaciale. Mi vestii con un jeans, un maglioncino blu elettrico che mi lasciava una spalla scoperta, DM’s neri e un piumino leggero. Prima di andare a casa di Lou, passo dallo Starbucks e prendo il caffè per tutte.
-Ciao Mel.- mi dice Caroline aprendomi la porta di casa di Lou. L’avevo conosciuta qualche settimana prima. Era una donna fantastica ed era l’assistente di Lou da molto tempo.
-Ciao Caroline. Ho portato il caffè.- dico alzando il cartone con i quattro caffè dentro.
-Oh grazie, ci serviva.- risponde.  Noto che sottobraccio aveva delle maglie appese a delle grucce.
Il tavolo del salone che normalmente era pieno dei giocattoli di Lux, era ricoperto di fogli, pantaloni, maglie e grucce. Lou si agitava lì intorno parlando al cellulare con qualcuno.
-Come? È uscito anche una serata per beneficenza dopo il concerto?- disse urlando. –Ted non mi importa! Lo dovevi dire prima, mancano due giorni al concerto.- Stava parlando con Ted, il manager dei ragazzi.
Lux, che è seduta sul divano, mi saluta con la mano. –Si, come no. Okay, non ti preoccupare.- dice Lou al telefono. Chiude la chiamata e si accorge di me. –Ehi, ciao Mèlanie.- Posa il telefono sul tavolo. –Scusa il disordine, ma stavamo organizzando i vestiti dei ragazzi e mi ha chiamato Ted dicendo che dopo il concerto sabato, i ragazzi devono partecipare a una serata di beneficenza. Fortuna che ho già pronto qualcosa.- mormora.
Gli passo un bicchiere di caffè. –Grazie mille.- dice portandoselo alla bocca.
-Mel, ti dispiacerebbe venire con me di là per favore?- dice Caroline.
-Certo.- e la seguo in una stanza.
Infondo era aperta una valigia e tutt’intorno c’erano  delle maglie, due giacche , qualche  jeans e delle camicie a terra.
-Potresti mettere tutti quei vestiti sulle grucce con il nome di Zayn?-
-Okay.- rispondo. Metto tutto sulle grucce con un’etichetta con su scritto “ZAYN” e le sistemo nella valigia.
-Sbrighiamoci a sistemare tutto, che tra un po’ dovrebbero venire i ragazzi a prendersi i vestiti per sistemarli sul tour bus.- dice Caroline quando torno nel salotto.
Dopo un’ora abbiamo sistemato tutti i vestiti in delle valigie-guardaroba, appena in tempo, perché arrivano i One Direction al completo con Ted.
Appena apro la porta, Ted mi travolge. –Scusa Mandy.- dice senza smettere di parlare al telefono.
-È Mèlanie.- borbotto. Dopo un mese che ci conoscevamo a stento sapeva che lavoravo per i ragazzi.
-Scusalo Mel.- mi dice Niall sbuffando. -È sempre indaffarato di questi tempi. Come stai? È da molto che non ci vediamo.-
-Molto indaffarata, però sto bene, grazie Niall. Tu?-
Si toglie la giacca e l’appoggia sul divano. –Sono stressato. Tra registrare il nuovo album in studio, servizi fotografici e premi sparsi per il mondo, ho seriamente bisogno di una pausa. Non vedo l’ora che viene Natale.- si lamenta.
-A chi lo dici fratello.- interviene Louis sedendosi affianco a Niall sul divano. –Ci si rivede Mel.- dice con un gran sorriso.
-Louis.- lo saluto.
-Lou, dei vestiti del concerto li dobbiamo mettere all’asta per beneficenza.- dice Harry irrompendo nel salotto.
-Uff va bene.- dice Lou trasportando una grossa valigia. –Qualcuno mi da una mano per cortesia?-
Niall toglie la valigia da mano a Lou e Zayn ne prende una ai suoi piedi. –Come sono pesanti.- dice Zayn.
-È tutta roba vostra.- dichiara Lou. –Mèlanie ti consiglio di mettere qualcosa di elegante in valigia, siamo state invitate anche noi alla serata di beneficenza.- mi informa.
Ted rientra dal giardino guardandosi l’orologio. –Bene è proprio ora di andare ragazzi, si è fatto tardi. Paul prendi le ultime valigie.-
-Ci vediamo domani mattina.- ci saluta Liam.
-Mèlanie, ti dispiace se domani ti vengo a prendere?- mi dice Harry sull’uscio della porta.
-No.- rispondo.
-Perfetto.- sorride. –Ti vengo a prendere domani mattina alle 10:00 con Paul.-
 
Il mattino dopo, alle 10 in punto, qualcuno bussa alla porta di casa mia. Era Harry.
-Emily vai ad aprire tu.- urlo. –Devo mettere delle ultime cose in valigia.-
Sento dei passi per il corridoio e poi la voce di Emily che saluta Harry.
-Harry, prego accomodati. Mel sta finendo di mettere delle cose in valigia.-
-Grazie.. Emily, giusto?- risponde Harry.
-Scusa la volta scorsa non ci siamo presentati. Sono Emily Anderson, la migliore amica di Mèlanie.-
-E io sono Harry Styles, il suo datore di lavoro.- risponde sarcasticamente.  –Lui è Paul, il mio bodyguard.-
-Mèlanie è in camera sua. Ultima camera, infondo al corridoio a destra.-
Sento dei passi pensati per il corridoio. –Toc toc. Sei pronta?- dice Harry.
Mi giro verso la porta. È appoggiato allo stipite con indosso una semplice t-shirt verde, quando fuori c’erano 10 gradi. –Ciao Harry.- lo saluto. Apro l’armadio in cerca dei tacchi neri. –Scusa il disordine, ma sto finendo di preparare la valigia.-
-Cerchi questi?- chiede. Mi giro e mi ritrovo a cinque centimetri dalla faccia i tacchi che stavo cercando.
Prendo le scarpe dalla sua mano. -Si, dove li hai trovati?-. Metto le scarpe in valigia, assieme ai collant presi da un cassetto.
-Erano affianco al cassettone.- risponde. –Sei tu in quel quadro?-
Alzo lo sguardo e vedo il quadro che sta fissando Harry. Il quadro ritrae me mentre accarezzavo il muso di un cavallo in un prato, quando avevo 15 anni. -È un dipinto che mi ha fatto mio fratello anni fa.- gli spiego.
-Quanti anni avevi?-
-15.- rispondo chiudendo la valigia. -Fatto. Ora possiamo andare.-
-Eri molto carina.- dice dando un ultima occhiata al dipinto. –Tuo fratello è davvero bravo a dipingere.-
Saluto Emily con un bacio ed esco di casa con Harry e Paul alle spalle.
Saliamo nella Ranger Rover di Harry con Paul alla guida e arriviamo al loro studio di registrazione. Davanti all’edificio bianco torreggiava un grande autobus rosso.
-Questo è il nostro tour bus, bello vero?- dice Harry.
Scendiamo dalla macchina e Paul insiste per portare la mia valigia. Io e Harry saliamo sul bus, dove ci aspettavano gli altri. Mi fa strada per i corridoi del bus finché non troviamo gli altri ragazzi intenti a giocare alla playstation. -Ciao.- ci salutano distrattamente Niall e Liam.
-Tu bari Louis! Non è possibile che vinci sempre tu a Fifa.- lo accusa Niall.
-Si chiama bravura biondino.- lo schernisce Louis.
Pregai di non dover sopportare i loro litigi per tutta la durata del viaggio.
Lou e Caroline erano sedute su un divanetto a parlare. Le raggiungo e mi siedo affianco a loro.
-Ciao Mel.- mi saluta Caroline. –Pronta a partire?-
Annuisco. –Vedrai ti divertirai un mondo con noi.- dice Zayn alle mie spalle. –Non hai una bella cera. Dormito bene?- mi chiede preoccupato.
-No, ultimamente dormo poco la notte. Non so perché.-
-Perché non ti riposi un po’ ora?- mi chiede premurosa Lou.
Sbadiglio. Ero davvero stanca. -Penso che lo farò.- Dopodiché  chiudo gli occhi e sprofondo in un sonno profondo.
 
-Tra 15 minuti sul palco!- urla un fonico nel backstage. Liam mi passa davanti senza maglia.
-Mel hai visto la mia valigia?- mi chiede agitato.
-L’ho messa vicino a quella di Louis.- rispondo.
-Grazie.- e corre nel camerino.
Lou stava sistemando i capelli di Niall e Zayn aspettava il suo turno. Harry e Louis erano a cambiarsi nel camerino.
-Permesso.- dice Caroline urtandomi. Aveva le braccia sommerse dai vestiti dei ragazzi. –Questi sono per cambio abiti di dopo.-
-Mel prendi la valigia con gli abiti dei ragazzi per stasera e sistemala vicino a questo appendiabiti.-
Vado a prendere la valigia e noto Paul con un’aria irritata camminare verso l’entrata del backstage.
-Sarà un lavoro facile, dicevano.- borbotta. –La paga è ottima, viaggi intorno al mondo, si tratta solo di proteggere cinque ragazzi dalle loro fan.- continua con una strana voce. –Queste fan mi rovineranno l’esistenza.-
Torno da Caroline e Lou e sento le fan gridare a più non posso. –Fra 2 minuti sul palco!.- urla qualcuno.
Niall si alza da una sedia e raggiunge i ragazzi. Zayn gli lancia degli orsacchiotti gommosi e lui li prende al volo. Poi, si mettono in cerchio e urlano: -Merda, merda, merda!-
-È il loro rito scaramantico.- mi sussurra Lou. –Mangiano delle caramelle Haribo e poi fanno quel cerchio.-
Si sente una musica di sotto fondo e le fa iniziano ad urlare ancora di più. –Tutti ai propri posti.-
Zayn passa davanti a uno specchio e si sistema ala giacca. Harry mi da una pacca sulla spalla. –Ci vediamo dopo.- e sparisce sul palco.
Mi siedo su uno sedia e agito una mano vicino al viso. –Fa davvero caldo qui, non si può aprire una finestra?- chiedo a Caroline.
Scuote la testa. –Mi dispiace, qui niente finestre. Devi uscire dal backstage per prendere un po’ d’aria.-
Oh fantastico, non c’è nemmeno una finestra in questo fottuto backstage e io sono claustrofobica.
”Ok, manteniamo la calma.” mi dico.
-Buonasera New Castle, siete pronti per il concerto dei One Direction?- urla Liam sul palco.
Le fan in tutta risposta urlano ancora di più. I ragazzi iniziano a cantare, secondo la scaletta appesa al muro, Up All Night.
Dopo circa un’ora tornano nel backstage tutti sudati per cambiarsi. Harry arriva saltellando mentre si toglie una scarpa e Louis già con la camicia sbottonata.
-Sbrighiamoci.- dice Lou mentre toglie la maglia a Niall e gliene passa un’altra.
Prendo un jeans e una maglia dall’appendiabiti e glieli lancio a Zayn.
-Mel, al volo.- urla Harry alle mie spalle. Mi giro e me lo ritrovo in mutande con un paio di pantaloni alle caviglie. Mi lancia una maglia e io l’afferro al volo abbassando lo sguardo. Noto che Caroline e Lou non dicevano niente e continuavano ad aiutare i ragazzi a vestirsi. Forse loro erano abituate, ma per me era piuttosto imbarazzante trovarmi in ragazzo in intimo davanti.
-Sul palco.- urla un uomo nel camerino. I ragazzi escono in fila dal camerino e rientrano sul palco. Raccolgo i mucchi di vestiti e li metto da una parte per farli lavare.
-Adesso.- dice Harry dal palco. –Voglio un applauso per la nuova assistente di Lou.- Le fan iniziano ad applaudire e ad urlare.
-Più forte, fategli sentire il vostro calore.- urla Louis.
-Mèlanie, questa canzone è per te. Benvenuta nel nostro team.- dice Harry. Parte la base di una canzone e la riconosco. È What Makes You Beautiful, il loro primo successo.
Passa un’altra ora e nel backstage inizia a fare davvero caldo. Ero sicura di avere le guance in fiamme. Il respiro di fa più affannoso e bevo un po’ di acqua da una bottiglia.
-Lou, io vado un attimo a prendere una boccata d’aria fuori.- dico.
Lou mi guarda preoccupata. –Va tutto bene?-
-No, non mi sento tanto bene.-
Intanto i ragazzi tornano dal palco. –È stato un concerto magnifico ragazzi!- dice allegro Niall.
Louis e Liam gli battono il cinque. Harry e Zayn entrano ridendo nel camerino, nel momento in cui sto uscendo.
-Oh scusa Mèlanie.- dice Harry urtandomi la spalla senza smettere di ridere. Alza lo sguardo e cambia subito espressione. -Mel, ti senti bene? Sei pallida.-
Mi asciugo le mani sudate sul jeans. –No, non mi sento bene.-  ripeto ansimando. Macchie scure aleggiano nel mio campo visivo. Cerco di uscire ma inciampo e Zayn mi prende al volo. –Non.. riesco a respirare bene qui dentro.- dico.
Zayn mi lascia andare e corro verso l’uscita, ma la vista mi si appanna e non vedo più niente.
Credo di essere svenuta dopo, perché quando riapro gli occhi sono seduta su un divanetto. Dei Lou, Caroline, Harry e Niall preoccupati mi coprono la visuale. Cerco di alzarmi, ma delle mani forti mi rimettono a sedere.
-Signorina, deve rimanere un momento seduta. Le sto misurando la pressione.- mi dice un uomo vestito di bianco. Lo avevo visto all’entrata dell’arena vicino ad un’ambulanza.
-Come ti senti?- domanda una voce bassa. Mi giro e vedo Harry appoggiato al muro con le braccia incrociate.
-Meglio.- rispondo. Era la verità.
-Ha la pressione molto bassa.- dichiara il medico. –Soffre di claustrofobia per caso?-
Annuisco. –Va bene, per la pressione bassa le consiglio un buon caffè amaro. In questi casi funziona sempre.-
Rimette l’aggeggio per misurare la pressione dentro una borsa e se ne va. Caroline mi da una tazza di caffè amaro fumante e la bevo tutta d’un fiato.
-Ce lo dovevi dire che sei claustrofobica, ci hai fatto preoccupare.- dice accigliato Harry. –Appena sei uscita dal camerino, ti sei accasciata vicino alla parete e abbiamo subito chiamato un medico.-
Noto che era vestito con un jeans scuro, una camicia blu e una giacca nera. –L’evento di beneficenza.- dico sbattendo una mano sulla fronte. –Mi devo andare a preparare.- dico.
Appena mi alzo, Liam mi mette una mano sulla spalla. –Sicura di stare bene?-
-Certo.- rispondo. Esco dal camerino dei ragazzi ed entro in un altro con Lou al seguito.
Ci cambiamo tutt’e due per la serata. Io indosso un vestitino di satin viola, stretto in vita con uno scollo circolare. Tacchi neri, collant e una pochette nera. Mi trucco infine con eyeliner nero e rossetto rosso sulle labbra. Lou poi, mi aiuta a raccogliere in capelli in un semi raccolto che mi ricade sulla spalla destra.
-Sei uno schianto- mi dice. –Il viola ti dona molto.-
La guardo. Indossa un tubino nero con uno scollo particolare, tacchi blu e capelli sciolti. –Anche tu non scherzi.- dico sorridendo. –Tom deve stare attento stasera.-
Usciamo dall’arena, dove ci attende un Suv nero. Niall e Harry che ci stanno aspettando appoggiati alle portiere .
Vedo che Harry ha uno sguardo sorpreso e cerco di nascondere l’imbarazzo. –Siete bellissime.- mi dice Niall aiutandomi a salire sulla Tahoe nera.
-Gli altri dove sono?- domando una volta salita sulla macchina.
-In un’altra auto e stanno già raggiungendo il locale.- risponde Harry.
Arriviamo al locale, gremito di paparazzi all’entrata. Scendo dal Suv con Lou e insieme iniziamo a camminare sul tappeto blu verso l’entrata del locale. Harry e Niall ci raggiungono poco dopo.
-Ehi Harry, Niall.- urla un giornalista. –Una foto per Glamour UK.-
Harry e Niall si mettono in posa affianco a Lou e a me. Sorrido mentre il tizio ci scatta la foto.
-Harry, ma questa ragazza non è la mora con cui sei uscito il mese scorso? Uscite ancora insieme?- domanda un altro. Odio essere ancora riconosciuta per quella storia, ma mi sa che mi ci dovrò abituare d’ora in avanti.
Harry irrigidisce la mascella. –No non usciamo insieme, lavora per noi. È l’assistente della nostra stylist.- spiega calmo.
Un paparazzo passa da sotto le sbarre e cerca di avvicinarsi all’entrata del locale, ma un bodyguard lo ferma e lo spinge verso le sbarre. –Stupidi paparazzi invadenti.- brontola il bodyguard.
-Lasciami! Sono un giornalista mondano, non un paparazzo.-
Harry mi cinge la spalla con un braccio. –Sarà meglio se entriamo.- dice.
Entriamo nel locale pieno di gente. Le luci a neon a intermittenza non facevano vedere un granché, ma subito Harry individua Liam e Zayn e li saluta con la mano.
-Ehi amico.- dice una voce maschile alla mia destra. –Chi è questa ragazza?-
Harry abbraccia il ragazzo. –Nick, questa è Mèlanie Thompson, la nuova assistente di Lou. Mel, lui è Nicholas Grimshaw, mio migliore amico nonché speaker di Radio BCC 1.-
Gli stringo la mano. –Molto piacere Nick.- dico quasi urlando per colpa della musica alta del locale.
Nick se ne va e con lo sguardo lo seguo verso le scale.  –O mio dio, ma quello non è Jared Leto con Rita Ora?- dico sorpresa.
-Si, ha organizzato lui l’evento di stasera.- sorride e mi prende la mano. –Vieni, ti faccio conoscere un po’ di gente.-

 

Allora cosa ne pensate di questo capitolo?
Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori.
Non sono tanto soddisfatta di questo capitolo perchè, diciamo che è un capitolo di mezzo per i prossimi avvenimenti che accadranno.
Non so quando lo continuerò perchè sabato parto per il mare e lì non ho tanto tempo libero.
Spero vi piaccia.


Questo è il mio twitter,per qualsiasi cosa passate di qui:@ehibritish.
Questa è l'altra mia storia: Heaven

Al prossimo capitolo c:

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