Angelo custode

di Tray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Le cose cominciavano ad andare male, sempre peggio. La scuola faceva letteralmente schifo, la vita privata anche, e ovviamente la patente non ero nemmeno sicura se sarei mai riuscita a prenderla.
Finalmente ero all’ultimo anno di superiori.
Eravamo già alla terza settimana di scuola, io non avevo più voglia di andarci e questo, purtroppo, influiva sul mio rendimento scolastico.
Quella settimana iniziò già male perché persi il pullman la mattina e arrivai tardi, proprio la prima ora che avevo informatica e il mio prof non era mai stato uno dei migliori con i ritardi. Vi basta sapere che già alle 8.01 per lui sei in ritardo.
Scesa dal pullman me la presi con calma perché già ero in ritardo e quindi non mi cambiava molto se andavo veloce oppure piano.
Arrivai in classe di pessimo umore e c’era il prof che spiegava. Cosa strana perché lui di solito non spiegava mai, o almeno se lo faceva di sicuro, non scriveva sulla lavagna come quella strana mattina.
“Buongiorno!” dissi entrando e lasciando il biglietto del ritardo sulla cattedra.
Con una specie di risposta al mio saluto da parte del prof, mi avviai con calma verso il mio posto con tutti che mi guardavano e soprattutto lui, il ragazzo che mi piaceva da tipo quattro anni, ma con il quale eravamo sempre stati solo amici … comunque, tralasciando fatti che non potrebbero mai succedere …
Prima di arrivare al mio posto mi accorsi che era già occupato, e lì, per come stava cominciando a svolgersi la giornata, stavo per arrabbiarmi, come se non lo fossi stata già prima.
Chi cavolo era quello seduto al mio posto?
Prima di iniziare a parlare mi schiarii la gola.
“Scusi prof!” gli dissi quasi urlando”ma io dove mi metto?”.
“al tuo posto” lo disse come se fosse ovvio, senza neanche girarsi verso di me per vedere a cosa mi riferissi. Se lo avesse fatto di sicuro non mi avrebbe risposto così.
“si ma se non se ne fosse accorto è già occupato da questo cespuglio” dissi in modo ironico facendo ridere tutta la classe.
Non avevo idea di chi fosse quella persona seduta al mio posto, ma la prima cosa che notai di sicuro non fu la faccia, ma i grandi capelli ricci che gli spuntavano dalla testa.
“allora sarà il tuo compagno di computer”.
“Grandioso!” adesso avevo addirittura un cespuglio come compagno.
Sbuffai e mi sedetti di fianco al nuovo arrivato.
Di solito non mi comportavo in quel modo, ma quella giornata non era una delle migliori per me, così quando mi capitava agivo d’impulso, senza riflettere.
Il mio nuovo compagno si girò verso di me e si presentò.
“sono Harry, piacere!”.
Solo quando mi girai, riuscii a vedere meglio quel ragazzo che prima non avevo neanche guardato in faccia.
Lo splendore che mi ritrovai davanti non era un semplice ragazzo, ma aveva un non so che di speciale. Capelli ricci, occhi verdi, un sorriso stupendo con due fossette ai lati e una voce … mmmmmhhh … come dire … sicuramente unica, che appena la sentivi non te la scordavi più.
Cominciavo a sentire caldo. Perché sentivo caldo? In fondo fuori faceva freddo, non c’era motivo di essere agitati.
Anche se non lo ammettevo a me stessa, probabilmente sapevo bene nel mio inconscio il motivo di quel calore improvviso, ma mi capitava molto spesso di mentire spudoratamente a me stessa, specialmente per quanto riguardava i ragazzi carini.
“sono Emma” non so che faccia avessi, ma di sicuro deve essergli piaciuta perché mi fece un sorriso a 3.250 denti.
Siccome mancavano pochi minuti alla fine dell’ora feci finta di ascoltare e solo allora mi resi conto che nel computer di fianco a me non c’era più la mia migliore amica, ma altre due ragazze della mia classe che, a dire la verità, non conoscevo molto bene, dato che non ci parlavo quasi mai.
“Wow!!!” pensai. La giornata stava andando di male in peggio.
Prima persi il pullman, poi arrivai tardi, mi ritrovai con il posto occupato da uno che non conoscevo e ora, dopo cinque anni insieme, il prof aveva deciso che io quel giorno dovevo per forza arrabbiarmi per qualche motivo se no non sarei sicuramente stata felice. Mi chiedevo cosa potesse succedere di peggio.
Dopo un po’ mi accorsi che per tutto il tempo aveva continuato a guardarmi come se avessi avuto qualcosa in faccia.
Cosa c’era di così divertente da guardare? Per caso avevo qualcosa che non andava?
Mi girai di scatto verso di lui e mi accorsi che sembrava quasi incantato da qualcosa.
Gli schioccai le dita davanti agli occhi per farlo riprendere e lui scattò come se avesse preso paura.
“Scusa!” continuavo a ridere a crepapelle senza farmi sentire dal prof, però in fondo mi dispiaceva averlo spaventato in quel modo.
Credevo che se l’avesse presa ma stranamente si unì alla mia risata e lì capii che forse non era poi tanto male quanto credevo.
Dopo due minuti finalmente ci riprendemmo.
“mi dispiace non volevo spaventarti” feci una faccina triste con gli occhi alla gatto con gli stivali. Stranamente quella fu l’unica volta che funzionò. Forse era stato il mio fascino.
“ sei perdonata!” disse ironicamente sfoggiando il suo sorriso.
“ scusami tu. Di sicuro avrai pensato male di me” sembrava davvero dispiaciuto e poi non potevo resistere ai suoi occhi verdi.
Allora era vero quando si dice “l’apparenza inganna”.
“Beh si in effetti!” risi per sdrammatizzare.
“davvero simpatica!” dal modo in cui lo aveva detto, capii subito che non se l’era presa e che probabilmente l’avevo giudicato male. La colpa però era del mio carattere troppo aggressivo con le persone ogni volta che ero arrabbiata per qualcosa.
“si modestamente non mi lamento. Ho un talento innato”.
“potresti lavorare nel circo”.
Lo guardai malissimo e feci la faccia seria per farlo stare male a causa di ciò che aveva detto.
“Scherzavo!!!” mi diede una pacca sulla spalla.
“sì e tu potresti farmi da assistente!” risposi cercando di fargli capire che non me l’ero presa, e contemporaneamente ricambiando il favore.
Gli ultimi cinque minuti che rimanevano li passai parlando con lui, e scoprii che era simpatico e che ci sapeva di sicuro fare con le ragazze.
In quel preciso istante sentii la campanella di fine ora suonare.
Un po’ mi dispiaceva perché la conversazione aveva preso davvero una bella piega e sentivo che saremmo diventati ottimi amici io e lui.
“Si!! Finalmente! Ci voleva tanto a far suonare una campanella?!?”senza accorgermene dissi la frase ad alata voce.
“vedo che ti piace molto l’informatica!” mi chiese tutto sorridente.
Io ricambiai il sorriso e gli risposi un po’ imbarazzata “si vede così tanto?”.
“diciamo che si nota solo un pochino” aveva davvero un bel sorriso.
Stranamente mi accorsi che l’avevo giudicato male, forse quel comportamento dipendeva, sicuramente, dal fatto che ero un po’ arrabbiata per come era iniziata la giornata.
Poteva sembrare una cosa strana da dire, ma mi piacevano anche i suoi denti.
Ok, sì, stavo decisamente impazzendo, perché pensare una cosa del genere non era normale.
Mi piaceva il fatto che anche lui sapesse scherzare con me, che sapesse rispondere ai miei giochetti e soprattutto che sopportasse il mio brutto carattere.
Ci avviammo verso la classe e appena arrivati, come previsto la prof era già lì bella pronta e seduta sulla cattedra.
Immaginavo già la sua reazione ancora prima di dire buongiorno.
“Buongiorno!” dissi rivolgendomi alla prof.
“Buongiorno!” disse anche Harry.
“e lei sarebbe?” chiese la prof riferendosi a Harry intanto che io andavo a sedermi al mio posto.
“Ah scusi io sono un nuovo alunno. Mi chiamo Harry Styles”.
“Bene, benvenuto, puoi andare a sederti lì nel posto vuoto” e ovviamente indicò il posto vicino all’unico ragazzo della classe, esattamente quello per cui avevo una cotta. La cosa non poteva andare peggio di così. Se quei due avessero fatto amicizia, certo sarei stata contenta per Harry, ma io ne sarei rimasta fregata. Perché erano decisamente uno più carino dell’altro.
Lui si girò verso di me in segno di aiuto, come se non gli piacesse il posto in cui l’avevano messo, così io, gentile com’ero, decisi di accettare la richiesta disperata che riuscii a cogliere con un semplice sguardo.
La prof intanto aveva già incominciato a fare lezione, come solito, così fui costretta ad interromperla e sapevo che quando qualcuno lo faceva non le piaceva affatto, ma in questo caso dovevo.
“scusi prof ma il nostro nuovo compagno non conosce nessuno a parte me, e le chiederei se per questi primi giorni potesse sedersi vicino a me, tanto per abituarsi” beh io ci avevo provato, se poi la prof avesse deciso di non accettare la colpa non sarebbe stata di sicuro mia.
In un certo senso speravo che dicesse di no, primo perché stavo bene seduta dov’ero con la mia migliore amica di fianco, e secondo perché sapevo che lei poi si sarebbe sicuramente arrabbiata con me, soprattutto perché non voleva stare vicino a lui poiché il suo ragazzo era abbastanza geloso, ma questa è un’altra storia.
Tenni le dita incrociate pregando ogni tipo di divinità che esistesse.
“sono d’accordo con lei signorina” all’improvviso vidi il volto di Harry illuminarsi come un raggio di sole e non so perché io ne fui sollevata perché un mezzo sorriso apparve sul mio volto.
“e credo che anche il signor Styles lo sia a risultare dal suo entusiasmo” aggiunse la prof, facendo così ridere tutta la classe, compresa me, anche se in realtà mi sentivo in imbarazzo perché non mi piaceva stare al centro dell’attenzione.
Quando lui e la mia vicina di banco Deborah, ovviamente furiosa con me, si scambiarono di posto solo allora mi resi conto che lei aveva continuato per tutto il tempo a guardarmi malissimo come per dire “questa me la paghi, si può sapere che stai facendo?”,allora io le dissi piano “mi dispiace” con la faccia triste per farle capire che l’avevo fatto per una buona ragione e lei sembrò capire, ma io sapevo che prima o poi me l’avrebbe fatta pagare.
Dall’altra parte invece, mi accorsi che il nostro caro Harry se la stava ridendo alle mie spalle, come se avesse appena messo in atto un suo piano diabolico.
“Bastardo” pensai e per farglielo capire lo fulminai con lo sguardo fino a che non si tolse dalla faccia quel sorrisetto che in quel momento m’irritava davvero tanto.
In due ore di spiegazione non capii neanche una parola di ciò che la prof aveva detto, come sempre. La mia testa si era concentrata su altri pensieri che in quel momento non c’entravano niente con quello che la prof stava dicendo.
Il tempo passò così piano che stavo per addormentarmi se di tanto in tanto Harry non mi avesse dato delle gomitate davvero forti, sul braccio sinistro, e mi parve addirittura di capire che si divertisse nel farlo.
Mentre mi chiedevo che problemi avesse con me, intanto pensavo “giuro che mi vendico” con il sorriso stampato sulla faccia, nascondendomi per non farmi beccare dalla prof altrimenti mi avrebbe sicuramente fatto una delle sue solite domandine che ti mettono in trappola.
“cosa c’è di così divertente da ridere?” mi scrisse sul quaderno che avevo aperto davanti a me, cercando di non farsi beccare e la cosa che mi piaceva di più era il fatto che sembrasse davvero curioso, così decisi di usare questo a mio vantaggio per “vendicarmi”.
“ti piacerebbe saperlo, eh?” risposi a bassa voce sorridendo come una cretina, cercando di stuzzicare la sua curiosità e la cosa cominciò a piacermi davvero tanto perché era da molto tempo che non scherzavo così con un ragazzo.
“ va bene se la metti così” disse in modo minaccioso come per spaventarmi, ma tanto non poteva fare niente di che. Eravamo in una classe piena di sedici testimoni e perciò non poteva assolutamente uccidermi o farmi del male perché tanto avrei avuto io la meglio.
“non mi fai paura Mr. Sono io il più figo” gli dissi bella convinta di ciò che dicevo senza sapere che, detta da me, quella frase suonava un po’ strana, ma lui parve non farci caso.
All’improvviso il suo braccio si alzò e la prof gli diede la parola interrompendo la lezione.
“prof non mi sento molto bene avrei bisogno che qualcuno mi accompagnasse in infermeria”.
“oh merda!” pensai abbassandomi leggermente per tentare di nascondermi sotto il banco, cosa che non mi riuscì molto bene.
“che cavolo stavi facendo?” gli chiesi con voce tremante e allo stesso modo minacciosa.
“Emma!” si rivolse la prof a me guardandomi dritto negli occhi.
Quello sguardo non mi piaceva affatto perché sapevo dove voleva andare a parare e soprattutto sapevo che a lei non si poteva mai dire di no. Quindi ero proprio nei guai.
“perché a me, perché?” pensai cercando di non far capire a nessuno il mio stato d’animo.
“Si?” dissi con la paura nelle vene che pulsava, al solo pensiero di sentire la risposta che temevo.
“accompagnalo tu” ed ecco qua, proprio quello che aspettavo.
“scusi prof ma perché io?” chiesi irritata.
“lo hai detto tu stessa che conosce solo te, quindi non fare storie”.
“sì ma sono convinta che lui preferisca andarci con qualcun altro, anzi, ho un’idea migliore, potrebbe anche andarci da solo dato che le gambe le ha anche lui” ok forse avevo esagerato nel dire quelle cose e anche nell’usare quel tono un po’ forte, ma non mi piaceva che le persone mi comandassero a bacchetta come se fossi una marionetta.
“ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!” era l’unica cosa che riuscii a pensare in quel momento.
“sono assolutamente d’accordo con la prof! E poi se vado da solo potrei perdermi” in fondo se la stava ridendo, lo sapevo, glie lo si leggeva negli occhi.
“bene allora deciso. Andate!”.
“ma…” tentai di obiettare io.
“bisogna fare ciò che dice la prof signorina Emma!” oh mamma quanto m’irritava quando faceva così. Pensai che forse sarebbe stato meglio se quel primo ottobre fossi rimasta a casa a dormire invece di andare a scuola e subirmi tutte queste torture da parte di tutto il mondo.
“e andiamo” pensai.
Stranamente, chissà come ci alzammo contemporaneamente dalla sedia ed io lo guardai male.
Uscimmo dalla classe con lui che mi stava dietro, ed io odiavo quando i ragazzi mi camminavano dietro perché mi sentivo sempre osservata.
Infatti, anche in quel caso avevo ragione perché quando mi girai, vidi lui che mi stava scrutando da capo a piedi e a un certo punto arrossii senza riuscire a controllare le mie emozioni.
Mi capitava molto spesso di arrossire quando ero in imbarazzo, ma con lui non ne avevo motivo, anche se era un bel ragazzo a me non piaceva come carattere, si comportava troppo da “so tutto io” e questo mi dava fastidio.
Arrivati davanti all’infermeria, mi fermai e lo feci entrare.
“prego prima le signore!”gli dissi sorridendo e facendo un inchino in modo scherzoso.
Mi piaceva prendere in giro le persone in quel modo, solo perché io ero fatta così e non ci potevo fare niente. Non avevo brutte intenzioni, semplicemente lo facevo per scherzare e prendere la vita con un po’ più di leggerezza.
Ogni volta che qualcuno mi dava una certa confidenza, oppure mi stava antipatico, esattamente come in quel momento, mi divertivo davvero.
“HAHAHA Davvero divertente!” scandì bene la risata.
“cosi impari a prenderti gioco di me” e appena chiusi la porta alle mie spalle sentii la campanella suonare.
Harry si sedette sul lettino facendo finta di essere malato, cosa che non lo era, forse, però solo una piccola parte del cervello non gli funzionava bene.
“ok ora vado che c’è matematica” tentai di uscire quando …
“Aspetta!!!”
“cosa urli?!siamo in una infermeria” e gli feci segno di abbassare il tono.
Sorrise e in quel momento notai che gli capitava molto spesso di sorridere, almeno da quel che avevo capito in quelle poche ore.
“scusa. Vorrei che rimanessi con me a farmi compagnia se no non ti avrei voluto, e comunque non sto davvero male”.
“ma va?!davvero?” lo interruppi prendendolo un po’ in giro.
“hahaha beh comunque potrai perdere un’ora di matematica! Volevo solo parlare un po’ con te, tutto qui”.
“sì, ma non mi sembra il momento adatto”
“ e invece è il più adatto eccome”
“vabbè” decisi di arrendermi già da subito “dimmi, di cosa vuoi parlare?” e con questa mi sedetti vicino a lui.
In quel momento sentii un’aria calda travolgermi. Cosa strana perché non mi era mai successo niente del genere.
“beh tanto per cominciare quanti anni hai?” e fissò i suoi occhi sui miei.
Quello sguardo m’immobilizzava. Notai i suoi occhi verdi che brillavano dalla gioia, ma perché mi sentivo così?
Sentii un grande buco nello stomaco, come se non avessi mangiato per giorni, cosa che non era assolutamente vera. La sera precedente avevo mangiato di ogni, dalle patatine alla pizza.
Quando ripresi finalmente conoscenza, gli risposi “19! Tu?”.
“wow sei più vecchia di me, non lo avrei mai detto. Io 18!”
“lo so mi mantengo bella e giovane” dissi con un po’ di sarcasmo nella voce e lui rise alla mia battuta, se così si poteva definire.
Dopo un minuto di silenzio a fissarci nelle palle degli occhi decisi di rompere il ghiaccio.
“tu invece? Come mai qui? Di sicuro non sei italiano, ma lo parli abbastanza bene”.
“Wow come hai fatto a scoprirlo?”
“Beh direi che il tuo nome inganna un po’” risi.
“tu credi?” si unì anche lui alla mia risata.
“questo è un segreto. Dovrai scoprirlo col tempo, sempre che tu voglia ancora parlarmi o uscire con me”.
Uscire? Avevo capito bene?
Aspetta … rewind … eh si aveva proprio detto uscire.
“Ok, bene Emma, fai finta di niente e cambia discorso tanto non se ne accorgerà” pensai.
“come sei permaloso. Comunque sei americano o inglese?” non lo convinsi per niente e la sua frase seguente me lo dimostrò.
“è inutile che cambi discorso. Comunque sono inglese e che ne dici di uscire con me? Da amici intendo, sempre che noi lo siamo”.
Ooooook il piano del cambiare discorso non aveva per niente funzionato.
E adesso che scusa avrei inventato? Pensa Emma, pensa.
“Beh diciamo che per ora siamo solo compagni di classe e più in là si vedrà” per i miei gusti correva un po’ di fretta. Dopotutto mi sembrava di essere stata chiara che non mi andava molto a genio.
Mi accorsi che ci rimase un po’ male ma alla fine si arrese.
“bene compagna di classe le dispiacerebbe misurarmi la febbre? Mi sento un po’ male” fece la faccina triste.
“ ma piantala!!!” gli diedi un colpetto sulla spalla sinistra facendolo spostare leggermente indietro.
“mi sento tanto male che ho il cuore che batte a mille” in quel momento mi prese la mano e la appoggiò sul suo petto facendomi sentire i battiti del cuore.
Sentivo il calore del suo corpo che arrivava fino alla mia mano e il cuore che gli batteva veramente veloce, come se fosse in ansia per qualcosa.
A dire la verità quasi mi persi nel sentire quel ritmo battermi sulla mano sinistra, come se fosse musica, fino a quando il suono della campanella mi svegliò da quell’incanto.
“bene, grazie a te ci siamo persi l’intervallo” tornai la persona acida che ero stata prima.
“preferisci fare l’intervallo che stare con me?” oh cavolo! Ma perché se ne usciva sempre con queste domande che mi mettevano in crisi? Per di più non era nemmeno il mio migliore amico per potersi arrabbiare per una cosa del genere. Insomma, lo conoscevo si e no da due ore e già si comportava come se ci conoscessimo da una vita.
“Beh vicino a te mi tocca starci cinque ore al giorno, quindi non vedo dove sia il problema” dissi tutta la frase da seria.
A volte mi accorgevo che ero una persona davvero senza cuore, ma non lo facevo apposta a essere così, anche perché pure io avevo un lato tenero come tutti, solo che mi ci voleva un po’ prima di tirarlo fuori con le persone che conoscevo a mala pena. Avevo solamente bisogno di tempo per potermi sciogliere.
“Scherzi vero?” ok la sua faccia non mi piaceva, forse avevo esagerato un pochino.
“Sì. A metà. Non fare quella faccia che mi conosci da pochissimo”.
“sei tu che me lo impedisci!” la cosa iniziò a farsi seria.
“non è vero!” cercai di controbattere.
“si che è vero!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“e allora dimostramelo!”
“come!?”
“esci con me!”
“Ok! Ci sto!” e alzai i tacchi per tornare in classe furiosa, cercando però di non farlo vedere agli altri, ma mi fu difficile perché non ero mai stata brava a nascondere il mio stato d’animo. Se ero felice si vedeva, se ero triste si vedeva, se ero arrabbiata si vedeva, perciò non potevo nascondere un granché quando non volevo che gli altri mi facessero domande.
Entrata in classe sentii gli sguardi di tutti puntati addosso a me, proprio quando esci per andare in bagno e poi rientri.
Pensandoci bene, Harry fu il primo che riuscì a farmi fare una cosa che non volevo, il primo a farmi tirare fuori il rospo e accettare di uscirci contro la mia volontà ed era una cosa davvero rara che io facessi qualcosa che non volevo assolutamente fare.
Lo vidi tornare dopo qualche minuto tutto sorridente e felice come per dire “ho vinto io”.
Purtroppo anche le ultime ore mi toccò passarle sempre vicino a lui e quando finalmente la campanella della fine suonò fui felice di uscire da scuola per poter finalmente tornarmene a casa e dimenticare tutta la giornata che avevo passato quel giorno che, molto probabilmente, mi avrebbe segnata per il resto dell’anno scolastico. E almeno che io non avessi fatto male i conti, mi rimanevano ancora un bel po’ di mesi davanti.
Non sapevo come sarebbe andata l’uscita con lui, ma speravo davvero che all’ultimo minuto cambiasse idea lasciandomi così da sola, a vivere la mia vita a modo mio, perché era ciò che volevo fare. Non avevo bisogno di lui e di nessun altro. Avevo la mia vita e mi piaceva così com’era. Non volevo nessuno che mi stesse attorno per poi deludere ogni mia aspettativa. Soprattutto in quel momento particolare della mia vita non avevo per niente bisogno di qualcuno come lui che diventasse mio amico o qualcosa di più.
Non so cosa mi aspettassi da quell’appuntamento, ma di sicuro non che finisse bene come sperava lui perché io ero fatta così, negli ultimi mesi tentavo ad allontanare le persone da me, specialmente quelle che mi stavano di più a cuore. Invece loro sono ancora qui, pronte a essere mie amiche nonostante tutte le cose cattive e brutte che ho fatto nell’arco di tutta la mia inutile e miserabile vita.
 




 

CIAO RAGAZZI!!! LO SO CHE E' MOLTO LUNGO COME CAPITOLO MA SPERO DAVVERO CHE VI SIA PIACIUTO
MI FAREBBE PIACERE SE RECENSISTE PERCHE' QUESTA E' LA MIA PRIMA STORIA
CI TENGO AI VOSTRI COMMENTI :D
GRAZIE :D




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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mentre uscivo da scuola, mi frullavano in testa mille pensieri e quasi non mi accorsi quando mi chiamò.
“Emma!” lo vedevo fuori tutto felice che agitava le braccia per attirare la mia attenzione.
Sul mio volto pensieroso apparve un sorriso. Perché sorridevo? Infondo non c’era niente di divertente. Lo sapevo che ero strana ma non fino a questo punto.
“Che vuoi?” gli dissi quando mi avvicinai. Sembrava più alto.
“che c’è?” si accorse che lo stavo fissando.
“ no, niente è che sei ben alto” e adesso fu lui che sorrise.
“fa parte del mio fascino essere alto”.
“ricominciamo con il sarcasmo?”gli chiesi quasi fredda.
“ok, non è il momento, capito, beh volevo solo chiederti se volevi un passaggio”.
“volentieri ma non credo che tu possa portarmi fino a casa dato che io abito fuori città”
“non giudicare senza conoscere. Potrei sorprenderti”
“cosa vuoi dire?”
“voglio dire che io ti porterò a casa anche se dovessi abitare sulla luna!”
Ok a questo invito non potevo rifiutare, soprattutto se me lo chiedeva cosi, però perché proprio io? Con tutte le ragazzo che c’erano a scuola perché queste cose dovevano capitare a me? Me lo sentivo che quella giornata sarebbe stata diversa dalle altre, ma non fino a quel punto. Cosa vedeva in me di così interessante? Oppure semplicemente cercava qualcuno da torturare per suo divertimento personale.
“ va bene ma guido io!”
“Cosa?!!?”
“hai capito bene”
“hai la patente?”
“diciamo di si”
“cosa vuol dire diciamo?”aveva la faccia preoccupata.
“vuol dire che so guidare ma che devo ancora fare l’esame per la patente”
“beh allora non credo proprio che tu possa guidare, non la mia macchina”.
“maschilista!”
“non sono maschilista è solo che mi preoccupo per la nostra salute”.
“davvero divertente, tu non mi hai nemmeno mai visto guidare”
“beh sarà un piacere”
“magari un altro giorno”
“facciamo domani dopo scuola”
“va bene, ora possiamo andare?”
“andiamo”
Perché avevo accettato?
Andai a salutare le mie amiche dicendo loro che sarei andata con lui.
Quando mi girai e vidi su che macchina era seduto la mia faccia ne rimase davvero sconvolta.
Certo che aveva proprio una bella macchina.
Intanto che lui guidava io accesi la radio per ascoltare la musica. Io adoravo la musica, non potevo vivere senza.
A un certo punto mi soffermai su una canzone che mi colpì molto, non so cosa avesse di particolare, ma mi piaceva, aveva un bel ritmo. Il tipo alla radio poi annunciò “e questi erano i One Direction direttamente per voi con Live while we’re young!”
“bella questa canzone, me gusta, però non li ho mai sentiti questi One Direction. Da quel che ho capito sono inglesi, tu per caso li conosci?”lui sorrideva mentre io parlavo. Cosa c’era di così divertente? Mah, valli a capire i ragazzi d’oggi.
“diciamo che ne ho sentito parlare” e ancora rideva.
“mi dici che hai da ridere?”
“niente è solo che sei molto buffa”
“ah grazie! Lo devo prendere come un complimento?”
“direi proprio di si”
Io continuavo a guardarlo, alla ricerca di qualcosa che mi facesse capire che tipo di persona fosse, se potevo fidarmi di lui.
Dopo circa una ventina di minuti finalmente arrivammo.
“e tu dove abiti?”gli chiesi prima di scendere.
“lo scoprirai presto” perché faceva il misterioso?
“ok. Non chiedo altro. Grazie per il passaggio”.
“non c’è di che amica mia”
Feci una risata semplice e mi avviai verso la porta di casa quando…
“domani mattina ti vengo a prendere per andare a scuola!” e se ne andò prima che potessi replicare. La mia risposta fu un semplice e miserabile “ma”.
Era inutile parlare con lui. Lo conoscevo solo da un giorno e avevo già capito che era una testa dura e dovevo sempre fare a modo suo. Adesso che ci pensavo mi aveva convinto a fare tutto ciò che voleva, addirittura uscire con lui.
Quel pomeriggio non avevo compiti da fare così andai dal dottore e mi feci fare il certificato medico per fare il torneo di pallavolo a scuola.
Tornata a casa cercai di distrarmi un po’ guardando la TV, ma non c’era niente d’interessante, cosi accesi il computer e andai su facebook per vedere un po’ cosa faceva il mondo.
Quando mi fui connessa la mia amica mi scrisse subito dicendomi che era preoccupata per me perché non ero andata a prendere il pullman e non l’avevo nemmeno avvertita. Le spiegai tutta la situazione e lei capì. Poi parlammo di un po’ di gossip e il tempo passò cosi in fretta che stavo per addormentarmi davanti al computer.
Decisi di chiudere e di andare a dormire.
Non ci misi molto ad addormentarmi e la mattina dopo non volevo nemmeno alzarmi. Stavo troppo bene a letto.
Mi preparai e uscii in fretta. Harry mi venne a prendere ben presto. Bip biiiiiip continuava a suonare il clacson.
“arrivo!!” cercai di urlare il meno possibile dato che era ancora presto e molte persone dormivano, ma a quanto pare lui questo concetto non ce l’aveva ben chiaro in testa.
“Finalmente!! Ce ne hai messo di tempo!” mi disse appena mi vide uscire dalla porta.
“beh scusa tanto se non sono abituata a svegliarmi cosi presto!” gli feci la linguaccia.
“sì ma oggi è un giorno speciale” sorrise.
Che bel sorriso.
“e perché?” gli chiesi curiosa.
“perché io e te mia cara amica andiamo a fare colazione insieme”
“cioè tu mi hai svegliato quasi all’alba solo per fare colazione insieme?”
“si cara Emma!”
“beh potevamo farlo anche tra un paio di ore, non alle 5 del mattino!!”.
“per una volta stai zitta e goditi la giornata. Dobbiamo sempre litigare?” beh si in effetti aveva ragione. Praticamente lo conoscevo da un giorno ma ci avevo litigato più che con qualsiasi altra persona al mondo.
“Ok scusa, hai ragione” dissi con la testa inclinata e la coda tra le gambe.
“bene allora partiamo”
“partiamo”
Non ero abituata ad alzarmi così presto così, siccome ero molto stanca, mi addormentai in macchina senza neanche sapere per quanto tempo.
Al mio risveglio non eravamo per niente a scuola.
Ma dove cavolo mi aveva portato!? Adesso mi avrebbe sentito.
Quando aprii gli occhi e misi bene a fuoco vidi lui appoggiato alla macchina tanto per fare il figo, con le braccia incrociate a guardarmi.
“Buongiorno!” disse lui con dolcezza.
Ok non mi potevo arrabbiare con lui.
“dove siamo?”
“beh mi sembra ovvio”
Io lo guardai con faccia interrogativa in segno di aiuto.
“siamo al mare, se esci dalla macchina alla tua destra vedrai una casa, è tutta per noi oggi. Ti piace?”
Se mi piaceva? Ero confusa.
“si mi piace ma… non capisco”
“cosa?”
“perché siamo qui?”
“per conoscerci meglio”
“beh direi che hai avuto un’ottima idea” sorrisi a mille.
“beh cosa aspetti? Vieni vicino a me che è quasi l’alba”
“arrivo”
Scesi anch’io dalla macchina e mi appoggiai vicino a lui e con la luce che veniva riflessa nei suoi occhi notai un qualcosa dentro, come se riuscissi quasi a vedergli l’anima.
Devo dire anche che non era male, sia l’alba sia lui ovviamente e ammetto che si stava davvero impegnando per conquistare la mia simpatia, anche se io ero un osso duro. Non capivo però come mai ci teneva così tanto alla mia amicizia. Cosa avevo io di così speciale? Cosa lo aveva colpito in me?
La casa era stupenda! L’alba era stupenda. Una piccola villetta sulla spiaggia.
Facemmo colazione e chiacchierammo del più e del meno. Cosi scoprii che aveva una sorella di nome Gemma e quattro fantastici amici con cui divideva la sua avventura di cantante.
Mi divertivo a parlare con lui. Il tempo sembrava passare così in fretta e per mia conoscenza sapevo benissimo che questo accadeva esattamente quando ci si divertiva. Questo forse era un buon segno.
Senza che ce ne accorgessimo arrivò pomeriggio e come promesso mi fece guidare la sua macchina.
“Bene, allora sai veramente guidare” disse sorpreso.
“Certo! Te lo avevo detto!”
“se non prendi la patente ti picchio” mi rimproverò.
“se fai tu da esaminatore non avrò problemi” gli sorrisi.
Dopo circa un’oretta di guida tornammo nella villetta. Ormai avevo cominciato a lasciarmi andare pian piano e stavo bene insieme a lui.
“diciamo che te la sei cavata bene”
“beh davvero modesto, grazie”.
Stavamo cominciando a instaurare un rapporto normale senza litigare, e la cosa cominciava a piacermi.
“che ne dici di dormire qui stasera?”
“Qui? E scuola?”
“ne abbiamo di giorni per andare a scuola!”
“beh… lo so che probabilmente potrei pentirmi ma, ok!” che cacchio stavo facendo? Quella non ero io! Svegliati Emma!
“dai andiamo che ordiniamo la pizza per cena o preferisci farla?”
“mmmmmh…direi la seconda”
“ok, ma ti avverto io sono un cuoco eccezionale!”
“modesto il ragazzo” gli sorrisi.
“hahaha dai andiamo”
Dopo neanche dieci minuti la cucina era già tutta sporca con la farina sparsa dappertutto.
“menomale che eri un cuoco eccezionale!” gli dissi io prendendolo in giro.
“diciamo che non mi lamento” e iniziò a dirigersi verso di me con le mani piene di farina.
“oh no, stammi lontano!” lo minacciai con un cucchiaio in mano.
“non sono io quello che ha paura dei cucchiai”.
“come?”
Fece finta di non aver sentito.
“tu non vuoi questo”
“ah si? E cosa voglio, sentiamo?!”
“questo!” e si gettò addosso a me facendomi cadere sul divano e la cosa peggiore era che continuava a farmi il solletico. A un cero punto però le parti si invertirono e fui io quella che aveva il potere tutto nelle sue mani.
“ora mi vendico!” lo rincorsi per tutta la villa fino a finire in camera da letto. Come al solito anche in questo caso la mia sfortuna mi aveva aiutato e Harry mi fece finire nell’angolo della stanza intrappolandomi senza via d’uscita.
In quel momento entrambi ci fermammo e ci guardammo intensamente negli occhi.
Vedevo il verde brillare come se fosse un piccolo pezzo della sua anima, e in quel momento mi parve di nuovo di vedere nel suo profondo e scoprire che c’era qualcosa nascosto dentro, qualcosa che nessuno aveva ancora scoperto. Poi come d’istinto le mie labbra toccarono le sue come se lo aspettassero già da tempo, già dalla prima volta che ci eravamo incontrati. Mi sentivo sicura e protetta in quel momento, come se nulla potesse andare storto.
Sentivo che non potevo farlo, non aveva senso. Lo conoscevo solo da un giorno eppure l’avevo fatto, avevo trasformato quel bacio in qualcosa di più. Non mi era mai successo di lasciarmi andare così velocemente con una persona. Con lui invece era diverso. Era speciale.
Quando mi accorsi di cosa stava succedendo era troppo tardi per tirarsi indietro.
Non mi era mai capitato di fare una cosa del genere, almeno non così presto.
Mi meravigliai di come i nostri corpi sembravano essere fatti per stare uno accanto all’altro mi faceva quasi tremare e nello stesso tempo spaventare perché non avevo mai provato un’emozione simile in tutta la mia vita. Con nessun altro ragazzo mi era mai successo di sentirmi in quel modo. Con lui invece era tutto diverso, era tutto speciale e inaspettato. Proprio come quel momento. Proprio come quel bacio.
I sapori, i rumori, i colori non avevano più senso, niente aveva più senso. Sentivo solo il mio cuore che mi diceva che non dovevo avere paura, che tutto sarebbe andato bene e non mi deluse.
Il suo batteva forte all’unisono con il mio. Era caldo e sentivo che anche lui non se lo aspettava quel momento di pura follia.
Stavo facendo la cosa giusta? Perché l’avevo fatto? Forse dietro questo mio gesto si nascondeva un motivo ben più grave di ciò che poteva sembrare.
Sentivo il suo respiro sul mio collo. Mi faceva venire i brividi, come i baci che mi dava sulla bocca, sul collo e quei piccoli sguardi tra uno e l’altro.
Mi ero chiesta come faceva lui a farmi sentire così protetta e sicura. Lui che sentivo di conoscere già da una vita, lui che con uno sguardo mi aveva fatto vedere la sua anima, lui che con un solo bacio mi aveva mostrato un mondo nuovo.
“Emma sveglia, lo conosci solo da un giorno!” la mia vocina in testa cercava di farmi tornare alla realtà, farmi capire che avevo commesso uno sbaglio ormai irreparabile.
La mattina mi svegliai su un cuscino caldo il quale, dopo un’attenta osservazione, scoprii essere il petto di Harry.
Sentivo il suo cuore battere piano e in quel suono mi persi per minuti, senza accorgermi nemmeno che il tempo passava.
Quello che mi fece tornare alla realtà fu proprio il battito del suo cuore che cominciò ad accelerare e solo allora mi accorsi che era sveglio.
Non avevo mai avuto un risveglio cosi bello in tutta la mia vita.
“Buongiorno bellezza!” me lo disse con una voce cosi bella e…
“Buongiorno anche a te !” gli dissi guardando il suo sorriso. Stranamente mi sembrava tutto bello di lui quella mattina.
“sei felice?” mi chiese.
“e come potrei non esserlo?”.
 “hai fatto i compiti per oggi?” disse per ironizzare.
“ti sembro una che ha fatto i compiti o che ha voglia di andare a scuola?”
“hai ragione oggi a scuola non ci andiamo” e per una volta fu lui ad accontentare me.
“mi piace quando sorridi”lo dicemmo tutte e due insieme e ci mettemmo a ridere.
“tu stai pure a letto, io vado a preparare la colazione” e mi diede un bacio prima di andarsene.
Mille domande cominciarono a frullarmi per la testa.
Non ero ancora convinta al cento per cento di aver fatto la cosa giusta, così feci la prima cosa che mi venne in mente.
“fermati!” la voce di Harry m’immobilizzò appena poco prima della porta d’ingresso “cosa stai facendo?”
Presi un profondo respiro.
“lo sai benissimo. Non… non possiamo, io non posso, questo per me è troppo, non dovevamo assolutamente. Ci si vede a scuola”
Purtroppo nemmeno questo funzionò.
“ho detto fermati!”
Ero ferma immobile davanti a una porta di legno bianca fissandola, mentre un braccio appoggiato a essa mi passava accanto alla parte destra del collo, sfiorando i capelli sciolti.
“non te ne andare” mi sussurrò la sua voce all’orecchio. Mi fece venire i brividi.
Mi girai per poi venire a contatto con i suoi occhi verde smeraldo.
Non esitò. Mi baciò.
Non potevo rifiutare, non in quel momento e non quel bacio. Come potevo farmi piacere lui? Era troppo diverso da ciò che avevo sempre voluto io.
Stava succedendo tutto così in fretta.
Il giorno prima a mala pena lo conoscevo e adesso ero lì con lui mezzo nudo in piedi davanti a me che mi guardava con quei suoi occhi verdi che riflettevano la luce del giorno che filtrava dalla finestra.
A vederlo così a torso nudo mi veniva voglia di saltargli addosso e lo avrei fatto, ma ripensandoci mi trattenni, dopotutto io stavo scappando da lui, stavo scappando da quella situazione assurda.
“perché dovrei restare?”
“perché tu mi piaci”
Come potevo piacergli se mi conosceva da così poco? Io non ero mai stata il tipo che piaceva al primo impatto.
“resta, non te ne pentirai”
Non so perché o come, ma mi convince a restare.
Facemmo colazione insieme in cucina dopo averla ripulita per bene siccome la notte precedente l’avevamo lasciata in disordine per poi finire su quel letto troppo tentatore.
D’improvviso sentii il mio telefono vibrare.
Quando lo presi tra le mani vidi che era un messaggio di Deborah. Poverina era preoccupata per me perché il giorno prima non ero andata a scuola e oggi nemmeno. Le dissi di non preoccuparsi e che ci saremmo viste il giorno dopo.
“allora cosa ti va di fare oggi?”
“ci vediamo un film?”
“che film?”
“non so scegli tu” speravo che ne scegliesse almeno uno bello.
“no, lascio a te la scelta” gentile da parte sua ma io odiavo dover scegliere, e se poi non gli sarebbe piaciuto?
“che ne dici di Shakespeare in love?” mentre lo dicevo lo guardavo fisso negli occhi per capire se davvero gli interessava.
“non l’ho mai visto”
“davvero?” rimasi stupita “ti dico un segreto?” gli sorrisi.
“certo!”
“nemmeno io l’avevo mai visto fino a qualche mese fa” sembrava sollevato.
Harry ricevette una chiamata e sembrava contento della persona che lo stava chiamando. Quando iniziò a parlare capii che lo chiamavano dall’Inghilterra perché si mise a parlare in inglese, ma io da brava studentessa che ero riuscivo a capire tutto.
Riagganciò ed io feci finta di non aver capito niente.
“indovina!” si avvicinò a me tutto contento fermandosi a un centimetro di distanza per poi darmi un bel bacio.
“cosa dovrei indovinare?” feci la faccia più confusa che potevo.
“un mio amico mi viene a trovare!” bene ero contenta per lui.
“ah si? E quando?”
“un giorno di questa settimana e ho una sorpresa per te”
Una sorpresa?
“che sorpresa?”
“beh mica te lo dico!”
“uffi! Sei cattivo!”
“si lo so” mi diede un bacio.
Durante la visione del film Harry continuava a fare le battutine spiritose ed io per farlo contento ridevo, anche se alcune erano pessime.
Alla fine del film volevo scoprire che ne pensava.
“allora ti è piaciuto?” speravo proprio di sì.
“si abbastanza”
“non ti vedo molto convinto”
“a me piace tutto ciò che piace a te” e mi si fiondò davanti baciandomi. Quello era stato un bacio davvero, davvero lungo. Tanto che non mi accorsi che si stava facendo buio e mi venne un’idea.
“ti va di andare a vedere il tramonto? Non l’ho mai visto al mare”.
“per te farei durare il tramonto in eterno”.
Il tramonto era stupendo, soprattutto perché eravamo seduti sulla spiaggia con il rumore delle onde in sottofondo ed io appoggiata su di lui. Cosa c’era di più romantico?
Ovviamente da guasta feste che ero iniziai a parlare io per prima rovinando quel momento perfetto.
“vuoi davvero continuare?”
“cosa vuoi dire?”
“intendo dire con questa storia, insomma, noi non possiamo stare insieme, non è normale”
“tu non credi nell’amore a prima vista?”
“non di recente”
Mi baciò. La sua risposta fu solamente quel bacio che mi fece riflettere.
Io con lui stavo bene, lui mi faceva stare bene. Non vedevo dove poteva essere il problema, forse provare non costava nulla dopotutto sapevo come sarebbe andata a finire anche questa volta, proprio come l’ultima.
Da gentiluomo che era mi riportò a casa e mi diede il bacio della buonanotte.
“buonanotte amore!”
Amore. Ero davvero questo per lui?
“buonanotte angelo mio” gli sussurrai all’orecchio.
Iniziai davvero a credere che lui potesse essere l’angelo mandato per salvarmi dall’inferno.
Mi diede un assaggio del suo bellissimo sorriso e andò lasciandomi ai miei pensieri.
 


 CIAO RAGAZZI!!! COME VA? SPERO CHE ANCHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO
E GRAZIE A QUELLI CHE MI SEGUONO E SOPRATTUTTO A QUELLI CHE
HANNO RECENSITO E RECENSIRANNO (SPERO)
MI FA PIACERE SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE' QUESTA E'
LA MIA PRIMA STORIA E NON SONO MOLTO ESPERTA...
FATEMI SAPERE SE VI ANNOIO O SE LA STORIA DIVENTA TROPPO BANALE, SE NON VI PIACE PIU'
QUALSIASI COSA, ANCHE SE E' BRUTTA
GRAZIE ANCORA A TUTTO VOI E SPERO CHE NON MI ABBANDONIATE :D
GRAZIE VI VOGLIO BENE <3





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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Andai a dormire quando mi arrivò un messaggio. Credevo fosse Deborah perché era arrabbiata con me invece, il messaggio diceva ”sogni d’oro amore <3 domani ti verrò a prendere e andiamo a scuola insieme”.
Ero contenta. Finalmente interessavo a qualcuno, ma mi chiedevo se fosse esattamente il momento giusto per avere qualcuno come lui accanto a me.
Gli risposi ”notte angelo mio <3 non vedo l’ora, ma sei sicuro che andiamo a scuola? “ con la faccina sorridente alla fine.
La sua risposta fu ”Fidati”.
Ero felice. Mi faceva sorridere e la causa di questa mia felicità era lui.
Mi addormentai pensandolo e da lì capii che forse una possibilità glie la dovevo dare, infondo non mi costava nulla.
La mattina dopo fui svegliata da un messaggio che diceva: “Buongiorno amore mio! Fra trenta minuti ti vengo a prendere. Baci”.
Cavoli! fu la prima cosa che pensai.
Come avrei potuto prepararmi in trenta minuti?
Scattai subito giù dal letto e iniziai a prepararmi alla velocità della luce.
Intanto che facevo avanti e indietro per tutta la casa, i miei continuavano a seguirmi con lo sguardo e a un certo punto mi fermai e gli chiesi: “Che c’è?”.
“Perché te ne vai in girò così?” mi chiese mia madre con la faccia un po’ preoccupata come se avesse paura che mi drogassi.
“Vado di fretta” e sgattaiolai di nuovo via.
Stranamente fui pronta appena due minuti prima e cominciai a scendere le scale fino a che non arrivai fuori.
 Lui era lì che mi aspettava con quel suo sorriso che metteva allegria solo guardandolo.
“Sei in anticipo”.
“Anche tu”.
Mi avvicinai alla macchina e salii dandogli un bacio, ma qualcosa non andava. Mi sentivo gli occhi puntati addosso, così mi guardai intorno e vidi mio padre sbirciare fuori dalla finestra. Giurai a me stessa che quando sarei tornata a casa me l’avrebbe pagata! Come si permetteva di invadere la mia privacy? Odiavo quando lo faceva, odiavo quando non si faceva gli affari suoi.
“Tutto bene?” mi chiese Harry vedendo la mia faccia mezza arrabbiata e mezza preoccupata.
“Si tutto bene, vai pure”.
Partì e ci lasciammo il volto di mio padre alle spalle, con i suoi occhi che ci seguirono fino a che non ci perse di vista appena svoltammo l’angolo.
“Hai già fatto colazione?” mi chiese lui gentilmente.
“No e tu?”
“Nemmeno io, allora passiamo al bar a prendere le brioche?”
“Ma arriveremo tardi” già ero, anzi eravamo, stati assenti per due giorni, ci mancava solo che arrivassimo pure in ritardo.
“E quindi? Cosa t’importa? Tanto per quel che facciamo in classe”.
In effetti, aveva ragione. Come faceva ad avere sempre ragione?
“Va bene dai, tanto dovevamo comunque giustificare le assenze”.
Passarono un paio di minuti in silenzio ed io non sapevo cosa pensare dato che non capivo se quel silenzio fosse dovuto dall’imbarazzo o cos’altro.
No, non poteva essere imbarazzo, insomma, dopo quello che era successo tra noi in solo poche ore avevo capito che di sicuro l’imbarazzo era l’unica cosa che non faceva parte del suo carattere. Almeno con me.
“Ti ricordi di quell’amico di cui ti avevo parlato?”
“Si?”
“Beh, ha detto che verrà qua sabato e mi farebbe tanto piacere se tu lo conoscessi”.
Come potevo dire di no? Praticamente non conoscevo nessuno che facesse parte della sua vita e da quel che potei capire mi era sembrato che vivesse addirittura da solo.
“Certo Harry! Ne sarei davvero felice dato che non conosco nessuno della tua vita”.
“Grazie amore”
Era così concentrato a guidare, ma allo stesso tempo era come se i suoi pensieri fossero tutti focalizzati alla conversazione che stava avendo con me.
Mi piaceva il modo in cui si rivolgeva a me. Sembrava che ci tenesse davvero e quando mi chiamava amore era come se mi conoscesse già da una vita, come se sapesse già tutto quel che c’era da sapere su di me. Magari fosse stato vero.
In sottofondo sentii ancora quella canzone dell’ultima volta e a un certo punto mi venne in mente una cosa.
“Harry, come si chiama il gruppo nel quale canti?”
Rimase sorpreso dalla mia domanda. Così tanto che spalancò gli occhi come se volessero uscire fuori dalle orbite. Non capivo cosa avessi chiesto di così strano e cercai di osservare ogni sua mossa per farlo, ma stando di lato non riuscii a intravedere molto.
“Perché lo vuoi sapere?”
Lo strano, però, era lui.
“Primo, perché dopo quello che è successo mi sento in diritto di saperlo non credi? Secondo, la tua voce assomiglia tanto a quella di uno dei cantanti”.
Non poteva essere una coincidenza.
“Vuoi che sia sincero?”
“Certo”
“Beh… amore ora non posso risponderti con sincerità e ti chiedo di avere solo un po’ di pazienza perché con il tempo saprai tutto di me”.
Che facevo, mi dovevo fidare oppure dovevo indagare più a fondo e pretendere la verità? Comunque era stato sincero con me dicendomi che al momento non poteva dirmi la verità.
“Quanto dovrò aspettare?”
Non capivo perché non me lo volesse dire. Io non ci vedevo niente di male in questo e per di più era una semplice domanda che non avrebbe ammazzato nessuno.
“Non molto te lo prometto”.
Andammo a fare colazione al bar di fronte alla scuola, così nel caso fosse suonata la campanella, saremmo stati già belli pronti.
“Sei ancora convinta che non possa funzionare?”.
Mi prese alla sprovvista facendomi quella domanda, infatti, il pezzo di brioche che avevo in bocca mi avrebbe strozzato perché si fermò in mezzo alla gola senza scendere più.
“Io… credo ancora che sia troppo presto” mandai giù per bene il boccone e lo inghiottii “ma voglio fare un tentativo, insomma, è stano per me che fino a due giorni fa nemmeno ti conoscevo”.
“Davvero non mi conosci?”
Perché sembrava così sorpreso della mia affermazione? Anch’io però, fui sorpresa nel vedere la sua espressione e l’enfasi con cui mi fece quella domanda, come se ci fosse qualcosa di strano nel fatto che non lo conoscessi.
“Dovrei?”
Tutti i movimenti del suo viso e soprattutto il suo respiro mi fecero capire che stava per iniziare a parlare, ma il suono della campanella evitò che qualsiasi parola uscisse dalla sua bocca se non un semplice “andiamo” con un sorriso ben congegnato per farmi esplodere dalla gioia.
Nemmeno il tempo di pagare e uscire dal bar arrivammo dentro scuola che già tutti erano in classe, se non qualche piccolo ritardatario come noi, soprattutto una ragazzina di prima che stranamente continuava a seguirci con lo sguardo mentre salivamo le scale.
Quando entrammo in classe, tutti si misero a fissarci come se fossimo due sconosciuti alieni appena scesi da una navicella e solamente dopo un po’ mi accorsi che forse era per il fatto che la mia mano e quella di Harry erano intrecciate l’una nell’altra, dato che i loro sguardi puntavano verso quella direzione.
Io mi sentii a disagio. Non ero mai stata una di quelle ragazze a cui piaceva tanto avere gli sguardi di tutti puntati addosso. Era strano vederli ora tutti che guardavano me, ma soprattutto uno in particolare mi metteva più agitazione degli altri.
Era come se Harry sentisse la tensione che avevo dentro di me, così mi strinse ancora più forte la mano e mi portò via da quegli sguardi indiscreti che sembravano quasi perforarmi gli occhi per quanto fossero insistenti.
Nemmeno quando andai a sedermi la cosa migliorò perché Deborah continuava a fulminarmi come se avessi combinato la cavolata più grande di tutta la mia vita. Forse aveva ragione o forse no. Cosa avevo fatto di così orribile? Lo sapevo anch’io che forse era troppo presto, ma se fossero stati anche loro nelle mie condizioni probabilmente mi avrebbero capita. Forse.
Io le feci segno come per dire che c’è che non va? ed ero seria, anche se forse avevano più ragione loro a pensare quello che stavano pensando proprio in quel momento. Era vero che l’avevo conosciuto solo due giorni prima, però sentivo una certa attrazione per lui che non riuscivo a frenare ed ero certa che questa cosa, qualunque cosa fosse, c’era stata fin dal primo istante in cui avevo incrociato il suo sguardo, solo che allora non me ne resi ancora conto.
Per tutto il tempo continuai a sentirmi gli sguardi addosso e poi, come se non bastasse alla seconda ora scoprimmo di avere una verifica d’inglese. Per fortuna io per l’inglese ero portata e me la cavavo abbastanza bene, mentre Harry… beh lui in Inghilterra ci viveva quindi nessun problema.
La terza ora sembrava non passare mai e poi eccola lì, finalmente la campanella suonò ed io mi appoggiai sul banco per fare un pisolino ma, come il solito quando uno vuole dormire, viene sempre e comunque disturbato. Mi chiedevo se per caso lo facessero apposta per farmi arrabbiare.
Quando alzai la testa, vidi che era Deborah e sapevo benissimo ogni singola parola che mi avrebbe detto in quel momento perciò cercai di tagliare corto facendoglielo capire.
“Si lo so cosa vuoi dirmi” e ritornai con la testa sul banco sperando in un piccolo riposino.
“No invece non lo sai! Non ti fai né vedere né sentire per due giorni e cominciavo a credere che nemmeno oggi ci saresti venuta! E da quando in qua tu e lui vi tenete per mano?”.
Se non l’avessi interrotta avrebbe continuato per ore e ore.
“Ora basta! Se magari smettessi di parlare per un secondo e mi stessi a sentire eviteresti di sprecare fiato” mi guardò con una faccia sorpresa, come se quella frase non si aspettasse di sentirsela dire da me. E probabilmente aveva ragione. Nelle ultime settimane ero proprio cambiata.
“Allora, tutto è cominciato quando siamo andati in infermeria …” e le raccontai tutta la storia, senza tralasciare neanche un dettaglio. Mentre parlavo lei mi guardava con gli occhi interessati a ogni singolo dettaglio della storia e cambiava faccia a seconda di cosa pensasse riguardo a quello che le stavo raccontando. Quando infine finii, c’era un silenzio di tomba. Cominciai a preoccuparmi perché era rimasta lì davanti a me immobile senza dire niente. Dopo un po’ si riprese e intanto era arrivato Harry, il quale si era seduto vicino a me.
“Noi non ci siamo ancora presentati” iniziò Deborah rivolgendosi a Harry. Ci prese così di sorpresa che nessuno dei due rispose.
“Oi tutto bene?”
“Ah si scusa” si rivolse Harry a lei.
“Piacere di conoscerti sono Harry”
“Io Deborah, e ti avverto che se fai soffrire la mia amica dovrai vedertela con me”.
Lei non era mai stata un tipo molto vendicativo, ma mi faceva piacere sentire che si preoccupava per me e per ciò che provavo.
“Non lo farò mai” la rassicurò lui guardandomi dritto negli occhi come se cercasse più che altro di convincere se stesso.
Fu la campanella della fine dell’intervallo a interrompere quel momento di scambio di sguardi.
Quello che ci aspettava ora erano due ore di economia che volarono in fretta perché il prof ci lasciò un po’ di tempo libero dopo la lezione e Harry ne approfittò per conoscere gli altri della classe. Potevo solo immaginare di cosa avrebbero parlato.
Io intanto ero intenta a subirmi le critiche da parte delle mie amiche.
“Beh scusate tanto se con lui ci sto veramente bene! Lo so che lo conosco da pochissimo e dite che non avrei dovuto farlo, ma io sento che lui ha qualcosa di speciale, non so esattamente di cosa si tratta ma è così e basta. Se vi sta bene ok se no affari vostri”.
Alla fine di tutto questo discorso Serena fa “ma almeno è bravo?”.
“Certo che lo è se no non sarei mai arrivata fino a questo punto”.
“Sì, ma io non intendevo bravo in quel senso” fece un sorrisetto malizioso e allora capii cosa intendeva in realtà.
“Tu sei assolutamente fuori!”.
Ecco qui uscire la ragazza timida che in realtà ero, quella che usciva solo nei momenti come quello.
Serena era sempre stata un tipo malizioso e lo negava ogni volta che qualcuno glielo faceva notare nonostante fosse sempre stata l’assoluta verità. Mi piaceva stare in sua compagnia perché era anche una persona molto fragile e intelligente.
“Guarda che non c’è niente di male nel chiedere” cercò di giustificarsi.
“Almeno ha qualche amico carino da farmi conoscere?” intervenne l’altra mia amica Serena che noi chiamavamo tatona oppure Emily, come preferiva lei, anche se tutt’ora non riesco a capire per quale motivo avesse scelto quel nome.
Lei era l’unica single del gruppo per il momento e sicuramente sperava che Harry avesse qualche amico bello quanto lui da presentarle.
“Non ho ancora conosciuto nessuno dei suoi amici, ma ha detto che sabato ne arriverà uno da Londra a trovarlo”.
“Bello, bello, bello!!! Ti prego devi farmelo conoscere!”
“Sì! Con calma tatona! Prima devo esaminarlo per bene e poi deciderò se fartelo conoscere”.
Le feci la linguaccia e lei mise il broncio, ma aveva comunque capito che stavo scherzando.
La campanella suonò e all’uscita assistei alla scena più strana che avessi mai visto.
Mentre salutavo le ragazze, un gruppetto di ragazzine di prima si era avvicinato a Harry e si mise a fare foto con lui e tra l’altro notai che in mezzo a loro c’era anche la ragazza di quella mattina che si era messa a fissarci.
Ma che …? pensai dentro di me guardandoli senza farmi vedere da lui. Un po’ gelosa lo ero, lo ammetto, ma la cosa mi sembrava assolutamente strana e non fui di certo l’unica che lo aveva pensato.
Aspettai prima che le tipe se ne andassero e poi mi avvicinai.
“Chi erano quelle e cosa volevano?” dissi con tono minaccioso nonostante non volessi fargli vedere che la cosa mi aveva stupita o più che altro ingelosita molto.
“Volevano solo fare una foto con me” mi rispose lui con un sorriso.
“E perché mai volevano fare una foto?” gli chiesi ancora più curiosa di prima.
“Dicono che assomiglio a uno famoso” alzò le spalle.
“Beh la prossima volta dì pure loro che tu sei tutto mio” gli stampai un bacio sulla bocca facendolo sorridere. Amavo quel sorriso e quelle fossette.
“Io non ti lascerei mai per nessun motivo al mondo”.
Non sapevo come mai gli fosse uscita quella frase dalla bocca, ma stava di fatto che io l’avevo preso sul serio e in un certo senso mi sentii anche sollevata. Al solo pensiero che un giorno sarebbe potuto andarsene, rabbrividii.
Mi stava davvero facendo cambiare.
Salimmo in macchina e durante il tragitto Harry mi fece una domanda strana.
“Per caso tu ed Ermir siete stati insieme?”
“Cosa?! NO! Come ti viene in mente?”
Porca miseria! Ma perché mi doveva prendere così alla sprovvista? Perché me lo aveva chiesto? Sicuramente aveva capito qualcosa, eppure io avevo cercato di non far capire niente a nessuno, nemmeno lui stesso lo sapeva.
“Guarda che puoi benissimo dirmelo per me non c’è problema”.
Parlava ben tranquillo, ma dalla sua faccia non mi sembrava tanto calmo dentro, forse era questo che mi preoccupava, la sua assoluta impassibilità.
“Harry ti giuro che tra noi non c’è mai stato niente, siamo amici e compagni di classe da cinque anni. Tutto qui”.
Infondo la verità era quella perché veramente tra noi non c’era mai stato niente e probabilmente mai ci sarebbe stato. L’avevo sempre saputo in fondo senza mai convincermi del tutto che la realtà era quella.
“Però mi sembra che lui non sia della tua stessa idea”.
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che tu gli piaci”
Ok, il discorso stava prendendo una piega molto interessante per i miei gusti e questo mi fece sorridere, anche se forse non avrei dovuto farlo perché visto dall’esterno quel sorriso avrebbe potuto significare qualcosa che probabilmente mi avrebbe messo nei guai.
“Davvero?!”
Infondo ero contenta di ciò che mi disse, forse nutrivo ancora qualcosa per lui.
“Conosco i ragazzi meglio di te. Il mio sospetto è iniziato il primo giorno quando mi sono seduto vicino a te, poi stamattina e infine quando ci ho parlato poco fa”.
“Cosa ti ha detto?”
“Beh prima di tutto ha cominciato subito a farmi domande su di te chiedendomi cosa provavo, se ti stavo prendendo in giro e cose cosi, poi ha detto che tu sei una ragazza davvero speciale e che non dovevo farti soffrire perché sei fragile o altrimenti me l’avrebbe fatta pagare”.
Alla fine del suo discorso ero rimasta scioccata, non sapevo cosa dire. Davvero io gli piacevo e non me n’ero mai accorta? Perché non me lo aveva detto? Non poteva fare il geloso proprio adesso che io ero felice o almeno ci provavo.
“L’importante è ciò che provo io non credi?”
“E cosa provi?”
“Vuoi la verità?”
“Si”
“La verità è che, si lo ammetto, una volta li provavo anch’io quei sentimenti per lui, ma con gli anni questi si sono pian piano sgretolati sempre di più e l’unica cosa rimasta è l’amicizia.
Decidi tu se credermi o no, ma ora sei tu al centro del mio mondo”.
Dissi tutta la frase senza prendere fiato neanche un secondo e quando finii potei finalmente respirare.
“Io ti credo, ma di lui non mi fido”.
“Basta che ti fidi di me”.
Annuì con la testa e dopo circa cinque minuti arrivammo a casa, dove mi salutò con un bacio e se ne andò via.
Ora il problema erano i miei genitori. Gli dovevo dire la verità o dovevo mentirgli? Però come potevo mentire se ero stata colta sul fatto? Parlo come se fossi stata colpevole di qualcosa. Non avevo fatto niente di male. Non a livello legale almeno.


 
CIAO!!!! COOME VA RAGAZZI? SCUSATE SE CI HO MESSO COSI TANTO A PUBBLICARE :(
CMQ VOLEVO DIRVI CHE RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO RECENSITO E LETTO
E VOGLIO DEDICARE QUESTO CAPITOLO A
HARRYJESS PERCHE' E' LA PRIMA CHE HA MESSO LA MIA
STORIA TRA LE SUE PREFERITE E MI FA DAVVERO TANTO PIACERE :D
GRAZIE E SPERO CHE ANCHE QUESTO CAPITOLO TI PIACCIA COME GLI ALTRI
SE NON DI PIU'....
GRAZIE ANCORA E A PRESTO!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La sera quando i miei tornarono a casa già mi aspettavo il terzo grado, ma per la prima volta riuscirono a stupirmi. Certo mi guardavano per vedere se dicevo qualcosa ma io tenni duro e non spiccicai parola.
Stranamente quella sera non mi arrivò nessun messaggio da Harry, forse se l’era presa per la storia di prima.
Io però avevo la coscienza pulita, non ci pensai più di tanto e perciò andai a dormire.
Sentii vibrare qualcosa, ma nonostante cercassi di evitarlo continuava e continuava che alla fine risposi “pronto?” con voce assonnata.
“Buongiorno amore!” rispose una voce tutta allegra dall’altra parte del telefono.
“Buongiorno anche a te! Perché mi chiami così presto?” lo dissi guardando l’orologio, il quale mostrava le sei del mattino.
“Volevo sentire la tua voce e per dirti che oggi entro dopo”.
A questo punto mi toccava prendere il pullman, ma sinceramente non mi dispiaceva affatto farlo perché tanto ci ero abituata, la cosa che mi dispiaceva invece era che non ci sarei andata insieme a lui. Stavo cominciando ad abituarmi anche al fatto di andare sempre in macchina.
“Ah ok”
Mi rattristii, però cercai di non farglielo capire, infondo pensandoci bene non eravamo nemmeno fidanzati, o almeno, lui non me lo aveva detto esplicitamente. Ci frequentavamo.
“Mi dispiace tanto, ma ho delle cose da fare a casa, prometto che mi farò perdonare”
Chi sa in che modo, ma comunque per me non era così tragico quindi non faceva molta differenza il farsi perdonare oppure no.
“Non ti preoccupare, ci vediamo dopo a scuola”.
“A dopo, baci”.
Riagganciai per riaddormentarmi neanche un secondo dopo.
Ancora quel rumore. E adesso qual era il problema?
Aprii gli occhi e vidi che era la sveglia.
Maledetta sveglia pensai.
Mi alzai e feci con calma. Mentre andavo in giro per la stanza, tra bagno e armadio, facevo le cose normalmente, ma era come se la mia mente fosse completamente da un’altra parte perché ripensando a quello che feci, nella mia testa c’era solamente un grande buio.
Quando arrivai alla fermata del pullman, era pieno di gente e tutti dovevano prendere il mio. Per fortuna riuscii a sedermi e mi misi ad ascoltare la musica. Adoravo ascoltare la musica, specialmente la mattina prima di dover affrontare una lunga giornata di scuola perché mi metteva energia e mi faceva rilassare.
Il tempo sembrò passare in fretta finché non realizzai di essere già entrata in classe con il posto di fianco al mio vuoto.
Quando finalmente lo vidi entrare m’illuminai in viso e sentivo l’energia scorrermi nelle vene. Anche lui era tutto sorridente e si sedette vicino a me abbracciandomi e sussurrandomi “mi dispiace”. Mi stava abituando davvero male trattandomi così.
Le ore passavano lente e finalmente suonò la campanella dell’intervallo.
Mi chiedevo cosa avesse fatto di così urgente a casa sua da non poterla rinviare a un’altra volta, ma cercai di non invadere la sua privacy perché se fossi stata al suo posto nemmeno io avrei voluto che qualcuno si intromettesse.
Senza neanche lasciarmi il tempo di parlare mi prese per mano e mi portò di corsa fuori dalla classe in un posto nascosto dove nessuno passava. Sembrava quasi che volesse uccidermi senza lasciare traccia del delitto.
Stavo per parlare quando mi zittì mettendomi un dito sulla bocca. Rimasi un po’ scioccata.
“Non parlare e ascolta me”
Wow, sembrava che stesse per farmi la proposta di matrimonio ed io speravo proprio di no!
“Sai … io ho sempre avuto relazioni molto corte e siccome tu mi piaci davvero vorrei che durasse tanto, perciò ti ho preso un regalino”
Aveva un sorriso così dolce.
Guardavo fissa ogni suo movimento del viso osservando anche i dettagli più piccoli a cominciare dalle piccole rughe che si formavano sulla sua fronte quando alzava le sopracciglia fino alle due fossette accanto alle sue labbra ogni volta che sorrideva. Mi sembrava quasi di essere al settimo cielo. Nessuno mi aveva mai fatto sentire come faceva lui solamente guardandomi.
Chissà di cosa si trattava! A pensarci però io non gli avevo preso niente. Forse avrei dovuto rimediare in qualche modo.
Mi fece girare e in quel momento la mia mente cominciò a vagare per mari e monti alla ricerca di cosa potesse essere il regalo, fino a che non sentii qualcosa cadermi sul collo lentamente. Quando toccai, capii che era una collana.
Abbassai la testa per vedere meglio e c’era la lettera “H” in un carattere molto bello, elegante e tutto in oro.
Il mio cuore batteva forte. Forse quella non era una proposta di matrimonio, ma per me quel momento stava cominciando ad avere un grande valore.
Sentii le mie guancie infiammarsi poco a poco.
Non sta succedendo a me. Io non lo merito pensai.
Lo guardai e subito gli saltai addosso per fargli capire che ero davvero contenta e speravo di potergli dimostrare anch’io in qualche modo che ci tenevo tanto quanto lui teneva a me.
Ci baciammo e ribaciammo. Sentivo le sue labbra toccare le mie.
Ormai mi apparteneva e non me lo sarei mai fatta scappare. Forse una possibilità per noi c’era e in quel momento ne ebbi la conferma. Non importava da quanto tempo lo conoscessi, ma quanto ci rimaneva ancora per conoscerci.
“Ne ho una anch’io! Solo che sulla mia c’è la tua lettera”.
“Davvero?!” il mio tono era tanto felice quanto sorpreso. Mai un ragazzo aveva fatto una cosa del genere per me. Mai.
La prese e la tirò fuori per farmela vedere perché la maglia tendeva a coprirla. Era bellissima e il mio cuore batteva forte per la gioia che lui mi aveva fatto provare in quel momento. È vero che forse era un po’ prematuro, ma mi piaceva.
Ringraziai tutti gli dei esistenti di avermelo fatto conoscere sperando che con lui potesse durare veramente tanto.
Restammo lì per tutto l’intervallo a parlare, cosa che non capii assolutamente per nessuna ragione, e quando tornammo feci subito vedere la collana alle ragazze.
Tutte in coro esclamarono “che cicci!!!!!”
“E voi che ne parlavate pure male” dissi fiera di me.
Dopo l’ora di matematica tutti quelli che non facevano religione uscirono prima ed io fui contenta di sapere che pure il mio angelo ne faceva parte.
“Ho una sorpresa per te” mi disse mentre scendevamo le scale.
“Cosa?”
“Vedrai”
In macchina parlammo soprattutto di scuola e compiti e appena arrivammo davanti casa mia non si fermò.
“Che fai, non ti fermi?” gli chiesi girandomi verso di lui.
“Te l’ho detto che ho una sorpresa” sorrideva. Si vedeva che era contento.
Neanche dopo cinque minuti ci fermammo davanti ad una casa. Era gigantesca! Aveva due piani e un giardino enorme. Dalla macchina riuscivo a scorgere nel cortile posteriore anche un gazebo. Chi cavolo aveva un gazebo a casa?
“Dove siamo?”
“Entra e lo vedrai”
Prima ancora che potessi aprire la porta fu Harry a farlo per me.
“Madame”
Mi porse la mano per farmi scendere e poi mi baciò.
“Grazie signor Styles”
L’entrata era meravigliosa e non avevo mai visto un’erba cosi verde come quella. Seriamente. A destra c’erano due alberi con intorno dei fiori e a sinistra c’era quello che supponevo fosse la dependance.
Entrai curiosa in quella casa che mi aveva molto colpito. Aprii la porta e lì vidi la mia sorpresa.
La casa era tutta buia, illuminata solo dalle candele sparse in giro che emanavano un buon profumo. Dalla porta in poi per terra c’erano sparsi petali di rose che formavano un sentiero, che io seguii.
La cosa cominciava a divertirmi.
Mi ritrovai in una stanza con un letto matrimoniale sul quale ci trovai seduto Harry.
Ma non era dietro di me? pensai.
“Come hai fatto?” gli chiesi sorridendo per la sorpresa.
“Semplice, ho acceso le candele e ho sparso i petali …” lo interruppi.
“Intendevo dire come hai fatto ad arrivare prima di me. Non mi stavi dietro?”
“Sono entrato dalla porta posteriore”.
“Sei stato bravo! Ma dove siamo? E perché tutto questo?”
“Non te ne sei ancora accorta? Dai un’occhiata in giro”
Mi girai a osservare tutta la stanza e allora capii.
Solo una stupida come me poteva non arrivarci prima.
Sia sulle pareti sia sul comodino c’erano foto, ma non delle foto qualsiasi. Erano tutte di Harry con amici e di quando era piccolo. Ce ne fu una che mi colpì molto. La foto ritraeva lui con a fianco una donna, che io supposi essere sua madre perché un po’ si assomigliavano e alla sua vista sorrisi.
“Siamo a casa tua non è vero?”
“Sì, ti piace?”
Sorrideva felice come un bambino.
“Molto” intanto si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro.
“Questa è tua madre?”
“Si”
Mi diede un bacio sul collo.
“Avete un buon rapporto vero?”
“Si l’abbiamo. Ci scriviamo molto spesso, per tenerci in contatto quando siamo lontani”
“E cosa vi dite?”
“Beh le racconto delle mie giornate, delle nuove amicizie che ho fatto… di te!”
“Di me?” gli chiesi sorpresa.
Come poteva raccontargli di me, insomma, ci conoscevamo solo da tre giorni e lui già aveva parlato a sua madre di me.
“Sì di te, le ho detto che sei una persona stupenda e che ti voglio un mondo di bene, per questo…” s’interruppe un secondo per poi inginocchiarsi davanti a me “vuoi ufficialmente diventare la mia ragazza?”
Aprì una scatoletta contenente un anello con sopra un cuore tutto luccicante.
“Ma tu sei pazzo lo sai?!” gli dissi sorridendo e cercando di trattenere la gioia che avevo dentro, ma da un momento all’altro sarei esplosa di sicuro. Era davvero pazzo. Un pazzo che a me piaceva.
“Quindi è un sì?” mi chiese lui vedendo tutta la mia felicità.
“Certo che lo è!”
Lo abbracciai riempendolo di baci e poi ancora e ancora.
“Vieni con me” mi disse Harry porgendomi la mano per poi portarmi in cucina dove trovammo le candele ancora accese “ho preparato il pranzo”.
“Mhm avevo giusto un po’ di fame” gli sorrisi.
“Fidati che alla fine ti leccherai i baffi, con quello che ho preparato”.
“Hahaha voglio proprio vedere”
Mi fece accomodare sulla sedia e mi bendò gli occhi.
“Un’altra sorpresa?”
“Qualcosa del genere”
Dopo due secondi mi tolse la benda e mi ritrovai davanti alla cosiddetta sorpresa.
“Questa sarebbe la tua idea di sorpresa?”
Mi girai verso di lui che rideva a crepa pelle e a momenti sarebbe caduto dalla sedia.
“Non ti piace? Provalo che è buono”.
“Sì ne sono sicura” ironicamente parlando.
“Dai sul serio provalo”
Presi in mano il pranzo che Harry mi preparò con tanto amore e lo assaggiai.
“Allora? Buono?”.
Stava ancora ridendo, ma meno di prima. Si divertiva a prendermi in giro.
“Devo essere sincera?” gli dissi prendendo parte allo “scherzo”.
“Sì”
“Ti picchierei per lo scherzo ma devo ammettere che anche se è un hamburger non è tanto male”
“Visto? Te l’ho detto che sono bravo”.
“Va bene ti perdono”
Infondo fu un pranzo piuttosto piacevole.
Quando finimmo di sparecchiare iniziai a curiosare in giro per casa sua, tanto per vedere un po’ lo stile.
“Che musica stavi ascoltando?” gli chiesi schiacciano play sulla radio.
“No!!!” urlò e si precipitò subito verso di me, ma ormai la canzone era iniziata
 
Baby you light up my world like nobody else…
 
“Che c’è? Ti vergogni?”
“No scusa credevo che questa musica non ti sarebbe piaciuta”
“Ma scherzi? È carina! Chi sono, mi sembrano familiari”
“Sono gli stessi che hai sentito alla radio l’altro giorno”.
“Adesso sono curiosa di conoscerli questi tipi” intanto la canzone continuava.
 
So c-come on you got it wrong…
 
“Quando andrai in Inghilterra li conoscerai”
“Ma io voglio adesso, non hai una loro foto?”
“No!” sembrava sempre così agitato quando parlavamo di questo argomento.
“Ok, peccato” feci la faccia triste e lui si avvicinò a me accarezzandomi.
“Non ti basto io?”
“Certo! Sempre! Se ci sei tu non ho bisogno di nessun altro”
“Io non ti lascerò mai ricordatelo”
“Dicono tutti così”
“Hey!” e toccandomi il mento alzò la mia testa al suo livello.
“Io non sono tutti”
Mi baciò. Questo bacio non era come gli altri, era pieno di emozioni come tristezza, gioia e paura allo stesso tempo. Mi scese una lacrima perché mi vennero in mente alcuni ricordi che avevo sepolto infondo alla mia anima e che non avevo intenzione di far riemergere, fino a quel momento.
Lui non sapeva del mio passato e tantomeno del mio presente e se volevo che continuasse a volermi bene era meglio che rimanesse nell’ignoranza totale.
“Non c’è bisogno di essere tristi” mi asciugò la lacrima.
“Facciamo che tu stasera dormi da me”
“Sei sicuro che posso rimanere?”
“Certo che puoi! Ti sembra che ci sia qualcun altro in questa casa a parte me? Così ci facciamo compagnia a vicenda”
Per farmi rallegrare mi prese in braccio e cominciò a camminare.
“Dove mi stai portando?”
“Tu aspetta e vedrai”
A un certo punto aprì una porta, io sentii il profumo dell’aria fresca inondarmi e poi mi ritrovai sotto l’acqua gelida che a mala pena riuscivo a respirare.
Cercavo di tornare a galla ma non ci riuscivo, non ci ero mai riuscita in vita mia perché io non ne ero capace e non avrei mai imparato. Perché mai avrei dovuto riuscirci allora?
Però sentii qualcuno prendermi per mano e tirarmi su.
“Ma sei impazzito!?” gli urlai contro divertita, ma allo stesso tempo cercando di riprendere fiato “potevo affogare! Non lo sai che non so nuotare!?”
La sua faccia diventò bianca cadaverica mentre io tentavo di far uscire l’acqua dalla mia gola.
“Scusami tanto non lo sapevo!”
Mi abbracciò mentre stavamo ancora in acqua.
“Allora dovrò insegnarti a nuotare”
“Certo come no, magari quando farà più caldo che ne dici?”
“Guarda che dico sul serio”
Mi buttò giù in acqua e mi seguì per non farmi affogare. Aprii gli occhi mentre ero ancora sott’acqua e vidi il mio angelo venirmi incontro. Era così bello che non riuscii a resistere dal baciarlo.
Lui era questo per me. Lui era il mio angelo custode. Colui che era venuto giù dal cielo per rendere la mia vita più bella, più felice, per non farmi vedere quanto lento passasse, e soprattutto arrivasse, il tempo che aspettavo con il cuore in gola.
Quando si fece sera, finalmente uscimmo dall’acqua perché cominciava a fare freddo ed entrammo dentro a berci una bella e buona cioccolata calda.
Siccome avevo i vestiti completamente bagnati e non potevo andare a casa fradicia per prenderne altri, Harry mi prestò alcuni dei suoi che mi stavano larghissimi, ma avevano un buon odore, come appena lavati, solo meglio. I miei li misi ad asciugare, così la mattina avrei avuto qualcos’altro da mettere invece dei suoi. Mi avrebbero preso per pazza. Già lo pensava tutta la classe solo perché c’eravamo messi insieme un giorno dopo che c’eravamo conosciuti. In fondo a me non importava cosa pensassero gli altri, ma ciò che provavo io per lui.
L’ora della nanna arrivò presto e il suo letto era davvero caldo e accogliente per essere ottobre.
Ci addormentammo l’uno abbracciato all’altra per riscaldare così i nostri corpi.
Mi piaceva dormire con lui accanto. Mi piaceva avere qualcuno che mi coccolasse e abbracciasse dicendomi “ti voglio bene” con un tono di voce che facesse pensare a ciò che in realtà avrei veramente voluto sentirmi dire.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ciao ragazzi grazie in anticipo per la lettura!!!
Volevo solamente dirvi che in questo capitolo ci sono alcune frasi in inglese quindi vi chiedo scusa se non sono scritte correttamente come dovrebbero...
Spero lo stesso che vi piaccia e ...
BUONA LETTURA!!!




Fu il profumo delle brioche a svegliarmi la mattina. Un caldo profumo che mi fece alzare dal letto e andare in cucina.
“Buongiorno!” salutai Harry con un bacio.
“Buongiorno bellezza”
“Beh non è che sia tanto bella appena sveglia la mattina, comunque anche tu sei bello, anzi il più bello di tutti”.
“I know” e mi sorrise. Per caso avevo già detto che adoravo il suo sorriso?
“Mentre tu finisci, io vado un attimo in bagno”.
Fu troppo tardi quando Harry mi disse di non entrare in quel bagno dove appunto io entrai. Con tutti i bagni che c’erano, IO entrai proprio in quello e, sinceramente, non sapevo se esserne grata oppure no.
La scena che mi si presentò davanti fu questa: un bel moro dal ciuffo biondo, tutto scolpito, ancora bagnato e nudo davanti a me, e con nudo intendo proprio senza vestiti, così come mamma l’aveva fatto.
La prima cosa che mi venne in mente di fare fu saltargli addosso e poi chiudere la porta, però non andò così per mia sfortuna.
Quando lui si accorse di me mi sorrise e si mise subito l’asciugamano addosso per coprire qualcosa che ormai era stato svelato, per cui non ne valeva la pena.
D’un tratto vidi la porta davanti a me invece di quel bello spettacolo che non era poi tanto male. Forse dovevo concentrarmi di più sul ragazzo che si affrettò a chiudere la porta invece di quello che c’era dietro.
“Chi cavolo era quello?” gli chiesi io furiosa ma anche curiosa allo stesso tempo, cercando di non fargli capire niente di ciò che fluttuava nella mia testa.
“L’hai visto nudo per caso?”
“Ma come ti viene in mente! Non hai visto che aveva l’asciugamano addosso?” chi sa che sarebbe successo se gli avessi detto la verità.
Certo però che ero davvero una brava attrice. Ecco cosa avrei potuto fare dopo la scuola.
“Ah meno male se no lo avrei ammazzato!” urlò quasi come per farsi sentire da colui che sicuramente in quel momento se la stava spassando dietro quella porta bianca chiusa.
“Guarda che non è colpa sua e poi chi è?”
“Hai presente l’amico che doveva venirmi a trovare?”
“Non dirmi che è lui”
Tutto il mondo mi era crollato addosso in quel momento. Non solo avevo fatto una brutta figura con il suo amico, ma era pure figo! Non sarei potuta sopravvivere con quei due nella stessa stanza. No. No. Dovevo assolutamente trovare un modo per non pensarci perché… io stavo con Harry!
“Esatto!”
Adesso mi sparo! pensai e prima che gli chiedessi come si chiamava sentii la porta dietro di me aprirsi e stavolta non era nudo, ma vestito (peccato), solo con indosso i pantaloni, che tra l’altro non erano male e gli stavano pure bene. Anche se però io lo preferivo com’era prima.
Basta!!!
“Who’s she?” chiese lui con tono freddo rivolgendosi a Harry.
“Beh mi stavo chiedendo proprio la stessa cosa!” gli dissi io con tono minaccioso girandomi verso di lui per ritrovarmi a due centimetri di distanza. Devo dire che era pure abbastanza alto. Certo che in Inghilterra i ragazzi dovevano essere tutti alti. Speravo anche però che capisse l’italiano almeno.
“Stiamo calmi per favore. Emma lui è Zayn e Zayn lei è Emma, la mia ragazza”.
“Aha adesso ho capito. Tanto piacere Emma”
Capito cosa?
“Piacere mio… Zayn giusto?”
“Sì”
“Ora possiamo andare a fare colazione?” disse Harry rivolgendosi a noi due.
“Io volentieri ma credo che la tua ragazza abbia bisogno di cambiarsi prima non credi?” e mi guardò indicando com’ero vestita. Mi guardai anch’io e…
“Si credo proprio che tu abbia ragione”
Avevo ancora su la maglia di Harry e chissà perché avevo dormito solo con quella. Non ci sarebbe stato niente di male, però mi stava leggermente corta per essere indossata senza niente sotto. Ovviamente avevo l’intimo, che preferivo il mio nuovo amico non vedesse.
Andai in camera a cambiarmi e mentre scendevo le scale sentii quei due confabulare di un certo Simon e poi del gruppo.
“Beh? Di che parlavate?”
“Gli stavo dicendo che deve tornare perché dobbiamo registrare alcune canzoni dell’album” Album? Canzoni? Questo non me l’aveva detto.
“Non credevo che foste così famosi da incidere un album”
“What? Who do you think we are?” fece una faccia strana come per dire che non sapevo di cosa stavo parlando.
“Beh credevo che …”
“Quello che Zayn voleva dire è che per noi le nostre fan sono molto importanti anche se sono poche”
“But …” disse Zayn a Harry.
“Yes, instead!” si affrettò ad aggiungere Harry e questo confabulare in inglese mi faceva sentire strana perché non ci ero abituata. Se mi capitava al massimo, conversazioni così le sentivo una volta all’anno durante le lezioni di inglese. Ora invece il mondo sembrava capovolgersi all’improvviso.
Le mie conoscenze d’inglese mi tornarono utili.
“But …”
“Ssssshhhh!!”
“Lo sapete che voi due siete strani?” gli dissi io con tutta sincerità.
“Non conosci gli altri” si girò Zayn rivolgendosi a me, ricordandosi che eravamo in Italia, e intanto guardò con sospetto Harry.
“Intendi del gruppo?”
“Exacly! I suppose Harry told you everything about us.”
“Beh non tutto”
“Ora basta! Emma dobbiamo andare a scuola” quasi mi spinse a forza fuori dalla porta.
“Ciao Emma è stato un piacere!”
“Ciao Zayn anche per me!” e sentii la porta sbattere.
“Ma che ti succede?” sembrava irritato.
“Niente ho semplicemente sonno”
A me non sembrava affatto.
In macchina fui io quella che si fece un pisolino e quando arrivammo venni svegliata dalle labbra del mio angelo.
“Siamo già arrivati?”
“Sì e se non scendi, faremo tardi”
“Ok. Ok andiamo”
Facemmo appena in tempo a entrare che la campanella suonò.
Le prime due ore avevamo educazione fisica così andammo a cambiarci. Ovviamente c’erano gli spogliatoi separati.
Quando entrai fui subito assalita dalle mie amiche.
“Dove cavolo sei stata ieri?”
Dove dovevo essere? Per caso avevo dimenticato qualcosa? Poi mi ricordai.
“Cavolo! La partita!” mi diedi una botta in testa “come è andata?”.
“Secondo te? Abbiamo perso!” continuava ad aggredirmi Deborah.
“Oi stai calmina che era soltanto una partita!”
“Sai, da quando stai con lui sei cambiata” disse riferendosi ad Harry.
“Guarda che lui non ha fatto niente di male! Per una volta siate felici per me perché io lo sono!”
Me ne andai da lì sbattendo la porta.
Ma che problemi hanno e per di più ci frequentiamo solo da tipo cinque giorni! pensai.
In palestra c’erano tutti che mi fissavano con la faccia interrogativa, compreso il prof.
Dopo che aveva fatto l’appello ci fece fare alcuni esercizi di aerobica e poi giocare a pallavolo.
Io capitai in squadra con Ermir mentre Harry invece era nella squadra avversaria. Durante la partita quei due continuavano a schiacciarsi le palle addosso come se volessero dimostrare qualcosa. Dopotutto erano gli unici due maschi della classe. Sembrava che entrambi volessero marcare il loro territorio.
Ego maschile pensai scuotendo la testa.
Harry continuava a guardarlo male e l’altro ricambiava. Ma che problemi avevano quei due?
Qualche minuto prima che suonasse il prof ci fece cambiare e mentre stavo andando anch’io, sentii qualcuno che mi fermò afferrandomi per un braccio. Mi girai e con mia grande sorpresa era l’ultima persona che mi aspettassi in quel momento.
Il riccioluto biondo con gli occhi azzurri era davanti a me come se si aspettasse qualcosa da me, ma io non capivo cosa. Che cosa voleva?
“Posso parlarti?”
“Certo dimmi” intanto mi lascò andare il braccio.
“Perché ti sei messa insieme a quello?”
Wow questo non me l’aspettavo proprio. Non da lui. Lui era quello che non giudicava mai nessuno, quello buono e gentile con tutti che si preoccupava delle persone. Erano queste le qualità che mi piacevano di più, quelle che mi avevano portato a scoprire sentimenti che non credevo nemmeno di provare.
“Perché mi piace e ci sto bene”
“Beh anche a me la pizza ma mica mi ci vado a mettere insieme”
Questo era troppo.
“Ma si può sapere che problema avete tutti quanti oggi?”
“Il problema è lui!”
“No! Qui il problema è la tua gelosia, giusto?” gli dissi chiaro e tondo senza giri di parole.
Non disse niente. Come al solito. Lui non diceva mai niente in questi casi, semplicemente aspettava che fossero gli altri a parlare al suo posto.
“Ecco appunto, quindi basta con questa storia”.
Me ne andai prima che potessi arrabbiarmi di più, ma prima di poter chiudere la porta alle mie spalle sentii la sua voce dire queste parole “tu non sai chi è lui in realtà”.  Non volevo litigare anche con lui. Ci tenevo più di quanto avessi voluto credere, per questo cercai di non dare peso a ciò che mi aveva detto.
Mi cambiai più in fretta che potevo e uscii ad aspettare Harry. Al suono della campanella ce ne andammo in classe.
Quel giorno non parlai molto con nessuno, nemmeno con lui.
Al ritorno in macchina mi chiese perché ero triste e cosa era successo prima nello spogliatoio.
Ero sempre stata fin troppo trasparente nei miei sentimenti.
“Succede che sono tutti contro di noi. Nessuno crede che io possa piacerti davvero, secondo loro mi stai solo usando”
“Come puoi credere a tutto questo?”
Beh all’inizio non ci credevo nemmeno io, ma a pensarci bene c’erano molte cose strane in lui.
“Ci sono molte cose di te che non capisco. A volte ti comporti in modo strano, come se mi stessi nascondendo qualcosa”
“Quante volte ne dobbiamo ancora parlare? Te l’ho detto che col tempo saprai tutto!”
“Sì e tu mi hai detto che dovevo aspettare ancora poco”
A quel punto arrivammo a casa e prima che potesse parlare scesi dalla macchina e andai verso la porta.
“Emma!” lo sentivo urlare dietro di me con quel suo accento inglese “fermati!” era troppo tardi, ormai ero già entrata e non sentivo più la sua voce.
Arrivata in camera, sbirciai dalla finestra e vidi la sua auto allontanarsi. Per quei pochi secondi riuscii a scorgere il suo viso. Era triste e arrabbiato allo stesso tempo. Mi dispiaceva averlo ferito, ma non potevo stare con qualcuno che aveva segreti con me, soprattutto quando ero io quella che doveva essere l’ultima a giudicare in fatto di segreti.
Quella sera mi arrivò un messaggio.
“Ti prego possiamo parlare? Ci vediamo tra cinque minuti sotto casa tua. Baci, il tuo angelo”.
“Va bene” fu la mia risposta secca.
Quando scesi, era lì pronto ad abbracciarmi. Ricambiai l’abbraccio con molto affetto. Mi faceva sentire al sicuro, come se tutto il resto intorno a noi non esistesse. Sembrò quasi che durasse un’eternità. I suoi abbracci erano i migliori del mondo.
A mio malgrado sciolse l’abbraccio e iniziò a parlare.
“Facciamo una passeggiata?”
Accettai.
Mentre camminavamo, mi teneva per mano. La stringeva davvero forte, come se avesse paura che scappassi. Questa sua insicurezza mi piaceva perché voleva dire che a me ci teneva veramente, ma infondo c’era qualcosa che mi nascondeva.
“Hai ragione” iniziò “alcune cose su di me non te le ho dette per proteggerti da ciò che io sono” s’interruppe un secondo e mi guardò per vedere se lo stessi ascoltando “io te le voglio dire, ma temo che tu non capiresti ciò che le persone dicono su di me”
“Questo sta a me giudicarlo non credi?”
“Si hai ragione e per questo ti chiedo di avere pazienza. Dovrò tornare a casa per un po’ di tempo” ci fu un momento di silenzio.
“Perché? Insomma, non te ne puoi andare così da un giorno all’altro! Sei appena arrivato e…!” mi zittì.
“Lo so, nemmeno io me ne voglio andare ma devo!”
“E’ colpa di Zayn vero? È lui che ti ha convinto! Adesso se la vede con me!”
Iniziai a camminare veloce dirigendomi verso casa sua, però lui riuscì a fermarmi.
“Lasciami che devo andare a fare due chiacchiere con il tuo amico!” cercavo di liberarmi dalla sua stretta che avvolgeva il mio bacino.
“You can’t blame him!”
“Per caso c’entra quel Simon?” temeva della mia domanda “ti ho sentito parlare stamattina con il tuo amico”
“In un certo senso sì. Io devo partire, ma te lo prometto sarà per pochi giorni”
“Ma come puoi lasciarmi adesso?”
“Io non ti sto lasciando! Ricordi cosa ti ho detto? Che non ti avrei mai abbandonato. Mai!”
“Sì ma io non voglio che tu vada”
“Nemmeno io ma devo” mi baciò come se fosse la prima volta “ti prometto che mi farò perdonare”.
Per il resto della serata fummo sempre insieme e ci godemmo a pieno ogni momento.
Quella notte lo sognai.
La mattina mi svegliai tardi e poi andai a pranzare perché era già mezzogiorno passato. Di certo non potevo dire che il sonno non mi mancasse.
Il pomeriggio dopo pranzo mi misi a fare i compiti e studiare, quando sentii un rumore fuori e uscii per controllare.
“Che ci fai qui?” corsi ad aiutarlo per evitare che si facesse male.
“I’m here for you” mi disse quando finalmente si ristabilì. E non saprei dire se questo suo parlare in inglese mi piacesse oppure no, però aveva un certo fascino quell’accento.
Salire fino al quarto piano su un terrazzo invece, non era il massimo.
“E quelli?” indicai ciò che aveva in mano.
“Questi sono per te” mi porse i gigli.
“Grazie!” li presi e lo baciai.
Era la prima volta che facevo entrare un ragazzo in camera mia che non fosse qualche cugino o mio fratello.
“Sei stato davvero coraggioso a salire dal terrazzo”
“Beh sì, volevo fare le cose per bene” mi sorrise, poi notò il souvenir che avevo comprato quando ero andata in gita a Verona.
“And this?”
Ok bene. Se proprio ci teneva allora avrei risposto per le rime.
“You like it?”
“Yes, who’s this?”
“Romeo and Juliet kissing on the famous terrace”.
“Well then, I’ll be Romeo.”
Mi prese per la mano e mi portò fuori per poi darmi un bel bacio.
“And I’ll be your Juliet” gli dissi dopo avergli dato un altro bacio.
Rientrammo dentro e decidemmo di guardarci un bel film e stranamente Harry trovò tra la mia collezione Shakespeare in Love.
“Davvero vuoi rivederlo?”
“Sì. Exacly like the first time!” mi sorrise e schiacciò il tasto play.
Si sdraiò accanto a me sul letto e ci addormentammo verso la fine del film.
Ero sdraiata sul suo petto. Riuscivo a sentire i battiti del suo cuore, ma poi a svegliarmi fu il rumore che proveniva da un cellulare. Era quello di Harry, così lo svegliai e quando rispose, capii che era Zayn perché sentivo la sua voce dall’altra parte del telefono.
Quel ragazzo m’irritava ben tanto, e il motivo non lo sapevo per niente. Era come se mi stesse antipatico a pelle. Aveva quell’aria da duro come per dire guardatemi io sono il re del mondo.
“Che voleva?” gli chiesi quando riattaccò.
“Mi ha chiesto dov’ero”
“Si starà annoiando a stare a casa da solo”
“Sono sicuro che troverà qualcosa da fare”
Quando ci accorgemmo che si era già fatto buio uscimmo fuori sul terrazzo a osservare le stelle, che a mala pena si vedevano, sull’altalena che i miei avevano comprato apposta per me.
Direi che era abbastanza romantico se non fosse stato per il freddo, al quale rimediammo stando molto vicini e coprendoci con una coperta tanto calda.
Io ero appoggiata sulla spalla sinistra di Harry mentre lui con la sua testa era appoggiato alla mia.
Sedemmo lì per un po’, semplicemente stando in silenzio e approfittando ognuno della presenza dell’altro finché potevamo.
Nonostante le stelle fossero poco visibili, noi ce ne stavamo comunque lì a osservarle e a contemplare il loro splendore.
Non potrei mai dimenticare quella serata nemmeno volendo. C’era qualcosa di magico, come se il nostro destino fosse già deciso e noi semplicemente lo stessimo eseguendo alla lettera passo per passo. Ma dove ci avrebbe portato? Era questa la domanda alla quale mi sarebbe davvero piaciuto saper rispondere in quel momento e non adesso, adesso che ormai tutto è più chiaro.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quella notte fu Harry che dormì con me, nel mio letto, per la prima volta.
La mattina quando mi svegliai mi ricordai che a poche ore da lì sarebbe dovuto partire e mi avrebbe lasciato da sola, ma tanto questo non importava perché già lo ero prima ancora che lui entrasse nella mia vita.
Dissi ai miei che stavo male e che non sarei andata a scuola, così avrei avuto più tempo da passare insieme a lui.
Intanto Harry si era svegliato.
“Buongiorno!” mi sorrise.
“Buongiorno angelo!” andai a dargli un bacio.
“Dormito bene?”
“Benissimo!”
Ci preparammo entrambi e andammo a casa sua, dove c’era Zayn ad aspettarci.
“Ti sembra l’ora di tornare a casa?”
“Povero cucciolo, ti sei spaventato a stare da solo senza la mammina?” ok questa potevo anche risparmiarmela, però mi divertivo troppo a prenderlo in giro.
“Io direi il contrario” guardò Harry.
“Finitela!” disse Harry riferendosi a noi due.
“Scusa”
“Anche tu”
Per il resto del tempo preparammo i bagagli e poi ci avviammo all’aeroporto con Harry al volante.
L’aeroporto era molto distante e nel frattempo misi un po’ di musica e sentii ancora quei One Direction. A quanto pareva erano il gruppo del momento.
“Tu li conosci?” mi rivolsi a Zayn.
“If I…? I am …”
“Un loro grande fan” aggiunse Harry prima ancora che potesse finire.
“Yeah … un loro grande fan” guardò Harry dallo specchietto retrovisore e i loro sguardi s’incrociarono guardandosi come se volessero comunicare qualcosa che io non dovevo sapere.
Non capivo perché Zayn continuasse con il parlare in inglese. Avrei dovuto insegnarli qualche parolina anche in italiano.
“Certo che voi inglesi siete strani”
“Right, really weird, isn’t it Harry?”
“Ma si può sapere che problemi hai con l’italiano?” gli chiesi chiaro e tondo.
Lui rimase di stucco perché non se lo aspettava e mi resi solamente poco dopo che forse avevo esagerato.
“Scusami. È che non sono abituata, tutto qui”
“You…” si fermò un attimo “scuse accettate”
Silenzio imbarazzante finchè non arrivammo all’aeroporto dove io e Harry ci salutammo.
“Ti prometto che ci vedremo e ti scriverò tutti i giorni appena potrò”.
“Guarda che ci conto”
Mi prese il viso tra le mani baciandomi.
Intanto c’era Zayn che aspettava.
“Scusate se vi interrompo, ma noi avremmo un aereo da prendere”
“Ciao amore!”
“Ciao angelo!”
Rimasi lì a guardare quella figura allontanarsi e diventare sempre più piccola.
Tornai a casa da sola e la prima cosa che feci fu chiamare Deborah.
Parlammo un po’ al telefono e ci facemmo le scuse a vicenda perché lo ammetto avevamo esagerato tutte e due.
 “Ho una sorpresa per te!” le dissi eccitata di farle vedere l’anello.
“Eh si! Dai che cos’è?”
“Non te lo posso dire. Lo vedrai domani”
“Mhm ok, se proprio devo aspettare”
“Hahaha vedrai”
“Scusami ora devo andare che mi aspetta Francesco” si riferiva al suo ragazzo. Stavano insieme ormai da otto anni e lei ne era innamorata ogni giorno sempre di più. Mi stava simpatico, non avevo niente contro di lui se non il fatto che fosse troppo geloso di lei. La controllava ogni secondo di ogni minuto, le chiedeva sempre dov’era, con chi parlava e cose da tipi possessivi. Non avrei mai potuto sopportare qualcuno che mi controllasse ogni secondo della mia miserabile vita. Sarei scoppiata.
“Brava, brava preferisci lui a me?” ovviamente scherzavo.
“Mai! Hahaha a domani ciao”
“Ciao e divertiti” riattaccai con il sorriso sulle labbra.
Lei mi faceva ridere molto spesso. Eravamo due persone completamente opposte. Lei era quella bella con la testa dura che voleva avere sempre ragione, cosa che non succedeva molto spesso. Io invece, ero il maschiaccio che non sapeva come vestirsi, che era quasi sempre depresso, ero quella persona che non si faceva mai gli affari degli altri, quella che cercava di trovare il buono in tutti gli altri, ma mi capitava molto spesso di arrabbiarmi perché ero abbastanza suscettibile. La mia pazienza arrivava solamente fino ad un certo punto e superata quella soglia dalla mia bocca sarebbe potuto uscire qualsiasi cosa.
Non parlavo molto spesso di me, dei miei segreti più nascosti che non conosceva nessuno, di ciò che provavo, di ciò che volevo. Ero una persona che se ne stava in un mondo tutto suo, fino a quando una persona non è entrata a far parte della mia vita. Con lui riuscivo a essere spontanea, facevo cose che probabilmente molto prima o con qualsiasi altra persona non avrei mai fatto e in quel momento preciso mi chiedevo se fosse già arrivato a destinazione, se era andato tutto bene, se mi aveva pensato.
La sera mi collegai su Facebook, Twitter, Messenger e addirittura Skype per vedere se era connesso, quando infine, dopo minuti e minuti che aspettavo, ricevetti un messaggio.
“Ciao amore sono arrivato qualche ora fa, ma sono riuscito a liberarmi solo adesso e se puoi connettiti su skype così ci possiamo vedere. Baci, il tuo angelo”.
“Ci sono già. Ti aspetto, baci”.
Dopo un minuto sentii il computer suonare con la canzoncina tipica di skype quando ricevi una chiamata da qualcuno.
“Hei ciao!! Com’è andato il volo?”
“Ciao è andato bene e tu che hai fatto?”
“Niente di che, senza di te è una vera noia”
“Già mi manchi lo sai?”
“Sì anche tu”
Era strano vederlo dall’altra parte dello schermo del computer. Ormai mi ero abituata ad averlo lì con me, in carne e ossa.
Sorridevo nel guardarlo, nel vedere i suoi occhi brillare, fino a che non vidi una ragazza passare dietro di lui e come al solito il mio cervellino cominciò a farsi tutti i film mentali.
“Chi c’è con te?” mi avvicinai ancora di più allo schermo per poter vedere meglio chi fosse quella persona.
“Ah, quella è mia sorella, è venuta a trovarmi perché le mancavo” e subito dopo vidi lei avvicinarsi al computer.
“Is she the one?”
The one?
“Hi, I’m Gemma. Nice to meet you. What kind of spell did you use on my brother?”
“I’m Emma. Spell? What do you mean?”
“Eversince he met you, he changed. I mean in good” gli mise la mano tra i capelli come fa una sorella con il proprio fratello. Lo riconoscevo quell’affetto perché io facevo la stessa cosa con il mio.
“Well than, I’m happy he changed in good” sorrisi.
“She’s really nice. Great choice Harry” si girò verso di lui e poi se ne andò.
“Non fare caso a quello che dice mia sorella”.
“Non ti preoccupare sono contenta di averla conosciuta”.
Restammo a parlare tutta la sera, raccontandoci di ciò che avevamo fatto, delle novità, per quanto potevano esserci, e di tutto quello che ci passava per la testa in quel momento. Poi andammo a dormire, a chilometri di distanza l’uno dall’altra, sapendo che solo pochi giorni ci separavano dall’incontrarci di nuovo.
Stranamente mi mancava. Rivolevo quel sorriso che mi faceva stare bene, rivolevo quelle braccia grandi avvolgermi come in una coperta e soprattutto rivolevo quelle labbra meravigliose baciarmi ancora come avevano sempre fatto.
I giorni senza di lui sembravano passare sempre più lenti mentre quando ci sentivamo il tempo passava troppo velocemente e sembrava non bastasse mai.
Una volta mi era sembrato strano, come se avesse voluto dirmi qualcosa ma non poteva o comunque non voleva.
Ogni volta che andavo a fare le guide pensavo a quel giorno passato con lui, quello in cui mi aveva fatto guidare la sua auto, anche se c’era voluto un po’ per convincerlo e soprattutto per farlo stare tranquillo facendogli credere che non l’avrei mai distrutta.
Le cose andavano bene, fin troppo, ma sentivo la sua mancanza ogni giorno sempre di più.
Erano già passati sette giorni ed io mi chiedevo quando avrei potuto riabbracciarlo.
“Emma?” mi diede una gomitata Deborah, che nel frattempo era tornata al suo posto, cioè di fianco a me.
“Che vuoi?”
“La prof ti ha fatto una domanda” sussurrò.
“Scusi non ho capito può ripetere?” mi rivolsi alla prof.
“Qual è l’opera più famosa di Thomas Mann?”
“Aaammmhhh…” feci finta di pensare mentre i miei pensieri andavano a miglia di distanza da quel posto che io chiamavo scuola.
“La morte a Venezia” mi suggerì Deborah sottovoce.
“La morte a Venezia”
“E di cosa parla?” questo lo sapevo e, infatti, risposi correttamente.
Le ore passavano ed io non compresi neanche una parola di ciò che i professori dicevano. Non ascoltavo nemmeno i miei compagni di classe mentre mi parlavano.
“Oi sveglia!” qualcuno mi scosse.
“Sono sveglia” vidi che era Ermir. Non parlavamo molto dopo quel “litigio”, se così si poteva chiamare.
“Si lo vedo, sei sveglissima”
“Che vuoi?” andai dritto al punto. Ultimamente non avevo nemmeno voglia di parlare.
“Beh… sempre se ti va… per distrarti un po’ avevo pensato di andare al cinema a vedere qualche bel film”.
“Ascolta… non ti offendere ma non mi va molto”
“Guarda che ci saranno quasi tutti della classe”
Ci pensai.
“Va bene”
“Perfetto. A stasera”
Quando tornai a casa cominciai a prepararmi per uscire e in quel momento ricevetti una chiamata da Harry.
Lasciai tutto quello che stavo facendo per rispondere e corsi subito verso il computer.
“Hi!!! I missed you so much today!” ero in vena quella sera di parlare nella mia lingua preferita.
“Me too! What are you doing?”
“Just getting ready”
“For?”
“I’m going to movies”
“With who?”
“Friends”
“What friends?”
“If you were talking about Ermir, he’s coming either”
“’you sure?”
“Look, I’m just going because these days have been so hard for me, and I want to have a night out”
“Okay. But be careful”. Mi sembrava mio padre ogni volta che mi diceva cose del genere, come se non fossi capace di badare a me stessa.
“Lo farò” la mia voglia ora era passata “a te com’è andata la giornata?”
“Abbastanza bene, niente di nuovo, a proposito, ti saluta Gemma” anche lui mi aveva assecondato.
“Grazie salutala anche tu da parte mia”
Sentii suonare il campanello.
“Emma! È per te!” urlò mia mamma per farsi sentire.
“Arrivo!” dissi per risposta.
“Scusa angelo devo andare”
“Uffa di già?”
“Purtroppo sì. Come sto?” mi misi in posa per farmi vedere.
“Bellissima come sempre. I’m gealous!”
“Perché?”
“Perché non sono lì con te”
“Anch’io vorrei che tu ci fossi”
“Prima di andare ti mando una canzone e quando hai tempo ascoltala”
“Lo farò te lo prometto”
“Baci, divertiti”
“Ciao!” chiusi la conversazione, scesi giù e mi ritrovai davanti Deborah.
“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo per scendere”
“Scusa stavo parlando con Harry”
“Aha capisco”
Mentre eravamo in macchina, stranamente iniziammo a parlare di Harry, argomento che di solito lei preferiva evitare per quanto poteva. Non le stava molto simpatico, fin dal primo giorno. Mi chiese se ci sentivamo, se andava tutto bene, se ero ancora intenzionata a starci insieme, anche se era così lontano, che non avremmo mai potuto vederci e stare insieme tutti i giorni, infondo la sua vita era a Londra e non qui, dove invece c’ero io. Parlava come se cercasse di farci separare, come se lei sapesse qualcosa che io non sapevo. Io però non mi feci tirare giù di morale perché sapevo che si preoccupava per me e che a volte le capitava di fare così. Le volevo bene per questo.
Arrivammo al cinema con tutte le persone che c’erano ad aspettarci sapendo che probabilmente saremmo arrivate tardi.
Il film che andammo a guardare non era molto adatto per i ragazzi eppure lui era lì. Non capivo perché fosse venuto.
Quando uscimmo l’unica cosa di cui riuscimmo a parlare furono i fisici perfetti degli attori e soprattutto il mio preferito, Alex Pettyfer, però anche Channing Tatum non era male.
Ermir si era schifato dei nostri discorsi e allora cominciò a parlare di calcio.
“Ti sembra che a qualcuno di noi interessi il calcio?” gli disse Sere.
“Beh allora parliamo di qualsiasi cosa ma non di loro vi prego”
“Giusto Ermir dicci un po’, siamo tutte curiose di sapere chi è che ti piace” diventò rosso in faccia e guardò me.
Ma Sere non potevi stare zitta? Lo aveva fatto apposta lo sapevo perché lei sapeva, sapeva tutto e la conoscevo fin troppo bene.
“Nessuna in particolare”
“Sì come no”
“Sì ma poverino lascialo in pace. Se non lo vuole dire ci sarà un motivo” intervenni io in suo soccorso e in un certo senso lo feci anche per me stessa.
“E’ tardi io devo tornare a casa” dissi guardando l’ora.
“Ti accompagno io” si offrì Ermir.
“No non ti preoccupare mi faccio venire a prendere” rifiutai gentilmente.
“No, insisto”
E adesso che gli dico?
 “Ok”
Salutai gli altri e ci dirigemmo verso la sua macchina.
Sapevo già che ci sarebbe stato un grosso imbarazzo e così fu fino a quando lui non parlò.
“So che lo sai”
“So cosa?” mi prese alla sprovvista.
“Che mi piaci. Come lo hai capito?”
“Harry… lui l’ha capito al primo colpo e poi me lo ha detto”
“Ma quindi fai sul serio con lui?”
“Si”
“Ok, ma sappi che non mi arrendo”
“Arrenderti? Ma se non ci hai mai provato finché non mi hai visto con lui!” quasi urlai arrabbiata.
“Questo non è giusto”
“Non è giusto quello che tu hai fatto a me”
“Non avevo intenzione di farti soffrire”
“Beh nemmeno io”
Tutto il resto del tempo ci fu silenzio e sentivamo solo la radio.
Perché deve essere sempre così difficile con i ragazzi? Perché lui mi rende tutto così difficile? Non poteva dirmelo prima?
Arrivati, mi accompagnò fino alla porta, ma il resto cercai di evitare che succedesse e così fu.
“Buonanotte. Grazie per il passaggio”
“Buonanotte, sogni d’oro”
Me ne andai subito a dormire.
Il pomeriggio seguente me ne stavo lì sdraiata sul letto a studiare italiano perché il giorno dopo dovevo essere interrogata. Intanto però ripensavo a quello che era successo la sera prima e all’imbarazzo che si era creato tra me e lui la mattina dopo a scuola.
 
“Cos’è successo ieri quando ti ha accompagnata?” i miei pensieri vennero interrotti da una voce familiare.
“Niente, semplicemente abbiamo parlato” le risposi.
“Immagino” e continuava a fissarmi.
“Deborah!”
“Che c’è?”
“Piantala di fare cosi!”
“Cosi come?” e rideva.
“Lo sai benissimo”
“Se non me lo dici tu vado a chiederlo a lui” si stava alzando quando la presi per il braccio e la feci sedere.
Dopo che le raccontai tutto lei mi fece una domanda che non mi aspettavo di sentire mai più.
“Ma tu cosa provi per lui? Ti piace ancora?” era in attesa di una mia risposta che non arrivò.
Cercai di evitare l’argomento per tutto il giorno, ma sapevo che non si sarebbe arresa.
 
Eccola lì. Parli del diavolo, spuntano le corna. Mi arrivò un messaggio.
“Tanto non la scampi. Riuscirò ad ottenere una risposta. Tvttb”
“Questo è ciò che pensi tu” risposi e tornai nel mondo reale.
Certo che italiano quell’anno non era una materia facilissima. Tra Metamorfosi e Morte a Venezia di tanto in tanto i miei pensieri finivano sulla figura che di più in quel momento avrei voluto al mio fianco.
Appoggiai la mano sul collo. Era ancora lì. Mai e poi mai l’avrei persa.
Dopo ore di studio finalmente feci riposare il mio cervello e andai a dormire.
Quella notte feci un incubo. Riguardava il mio angelo custode. Lui era lì davanti a me. Volevo toccarlo, abbracciarlo, ma qualcosa me lo impediva, era qualcosa che non conoscevo ancora, come se per me non esistesse. Sentii qualcuno che mi aiutava ad avvicinarmi a lui, qualcuno che non riuscivo a vedere. Il suo tocco mi dava sicurezza e forza per andare avanti.
Qui il sogno s’interruppe a causa della sveglia. Mi accorsi che ero sudata e agitata. Avevo il cuore che mi batteva forte e non riuscivo a calmarlo nonostante mi dicessi che sarebbe andato tutto bene tanto era solo un sogno.
L’interrogazione d’italiano era andata bene nonostante stessi tremando mentre la prof mi faceva le domande.
Il pomeriggio dovevo vedermi con Harry finalmente! Era da un po’ che non ci sentivamo quindi ero contenta. Lui aveva sempre i suoi impegni di non so cosa.
Durante l’intervallo ero lì a pensare alla domanda che mi aveva fatto Deborah.
Non riuscii ad arrivare a nessuna conclusione. Insomma, come potevo farmi piacere due ragazzi, e poi io stavo con Harry, non potevo fargli questo.
Lui mi piaceva sul serio, senza non avrei saputo dove sarei finita. L’altro invece si era svegliato solo ora che io stavo con un altro.
Tutto questo non aveva senso.
A quel pensiero qualcuno mi chiamò. Mi girai, e con mia sorpresa era Ermir.
“Che c’è?” gli chiesi guardandolo dritto negli occhi.
I suoi erano azzurri, di un azzurro particolare, nel quale ti perdevi se ne rimanevi incantato. Diversamente, invece, quelli di Harry erano verdi, non erano un semplice verde come gli altri, ma il loro effetto su di me era lo stesso che mi davano quelli di Ermir.
Ogni volta che guardavo lui, mi veniva in mente Harry, soprattutto adesso che non c’era. Pensandoci bene notai molte somiglianze tra i due: avevano entrambi i capelli ricci, i loro occhi erano stupendi e ultima ma non meno importante, tutti e due occupavano lo stesso posto nel mio cuore.
Fu allora che capii, solo con uno sguardo, cosa provavo, o meglio dire, cosa avevo sempre provato per Ermir.
Tutto questo mi spaventava. Io non potevo scegliere tra loro due perché per me erano sullo stesso piano. Ciò che provavo per uno lo provavo per l’altro. Una cosa però importante che non stavo considerando era che io avevo scelto Harry per la prima volta, lasciai che lui per primo mi rubasse il cuore. Forse però tutto ciò perché Ermir non si era fatto avanti prima. Quindi cosa sarebbe successo se ora noi stessimo insieme?
Il mio cervello continuava a produrre qualsiasi tipo di pensiero che riguardasse loro due.
L’importanza stava nella scelta. Chi avrei scelto?
Questa domanda me l’ero posta forse troppe volte, ma la risposta tardò ad arrivare.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che lui mi stava parlando ed io non lo ascoltavo nemmeno.
  ECCCCOMIII QUA :D LO SO CHE NON POSTO DA MOLTO MA SPERO CMQ CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA! GRAZIE A QUELLI CHE FINO AD ORA HANNO LETTO :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Aspetta, aspetta ricomincia da capo” lo fermai mentre stava parlando.
“Vedo che sei molto interessata a quello che sto dicendo” mi guardava male come se lo avessi profondamente ferito.
“Sono interessata, è solo che stavo pensando a una cosa”
“E cosa di preciso?” non potevo dirgli la verità. Almeno non adesso.
“Niente d’importante” speravo non facesse altre domande.
“Non sembrava ‘niente d’importante“
“Mettiamola così: niente che t’interessi” cercavo di evitare il suo sguardo per non fargli capire ciò che sentivo.
“Va bene. Ti stavo dicendo che mi dispiace per com’è andata l’altra sera e vorrei tanto che l’imbarazzo che si è creato tra di noi non ci fosse più. Per me conta molto la tua amicizia”.
Contava anche per me.
“Anch’io ci tengo alla nostra amicizia, ma finché tu non riuscirai a comportarti come prima non credo che questo sarà possibile”
“Prometto che m’impegnerò, tu dammi solo tempo”
“Va bene”
Ci abbracciammo, ma io sapevo in fondo che quell’abbraccio andava oltre l’amicizia.
Suonò la campanella e nostro malgrado dovemmo sciogliere l’abbraccio, che mi faceva sentire come se Harry non se ne fosse mai andato.
Le due ore passarono ed io me ne tornai a casa.
Quel pomeriggio pulii casa perché dovevo incontrarmi con due amiche per vedere un film.
Quando arrivarono feci scegliere loro il film perché tanto io li avevo già visti tutti 50.000 volte e non avevo preferenze.
Era da tanto che non vedevo Sara, una delle mie migliori amiche e perciò ero contenta nel rivederla. Con lei c’era la Jo, un’amica a cui feci scegliere il film e lei optò per “Picture This” con Ashley Tisdale.
Quando poi il film finì, chiacchierammo un po’ ascoltando la musica e intanto raccontai loro di Harry mostrandogli anche la collana e l’anello. Le loro facce erano indescrivibilmente sorprese.
Parlando poi di novità Sara mi raccontò che anche lei aveva conosciuto un ragazzo a scuola con il quale ormai si stava vedendo da qualche settimana. Era incredibile quanto mi fossi persa.
Non credevo che il tempo passato con Harry fosse tempo in meno che dedicavo alle persone con cui stavo prima.
Di sicuro le cose erano cambiate da quando lo avevo conosciuto.
La Jo invece mi raccontò che lei stava programmando di andare a vivere in Francia con una famiglia per un anno, in modo da poter imparare meglio il francese. Sinceramente la trovai un’idea fantastica! Un giorno magari avrei potuto farlo anch’io. Forse.
Dopo un po’ tornarono a casa ed io preparai la cena pensando a quello che stava facendo Harry in quel momento.
Forse si stava divertendo con i suoi amici o forse se ne stava con qualcun’altra, sperando che non fosse vero mi dissi che lui non avrebbe mai potuto farmi una cosa del genere. Okay che stavamo insieme da poco, ma… non si fanno queste cose.
Cercai di scrollarmi quell’idea dalla testa e andai a dormire beata senza sapere cosa mi aspettasse il giorno dopo.
La mattina ricevetti un messaggio di buongiorno da Harry.
“Buongiorno amore, come stai? Hai ascoltato la canzone che ti ho mandato? Fammi sapere se ti piace. Baci, buona giornata.”
Stava iniziando a migliorare con l’italiano.
Bene Emma, davvero brava. Ti sei dimenticata della canzone! Pensai.
Mi alzai dal letto e accesi il computer. Feci doppio click sul file inviato e la canzone partì.
 
Shut the door, turn the light off
I wanna be with you
I wanna feel your love
I wanna lay beside you
I cannot hide this even though I try…

 
Era bellissima! L’unica cosa però è che non c’era scritto di chi fosse, ma solo il titolo. “Moments”.
Gli risposi, appena finita la canzone: “Bellissima! Ma di chi è? Non c’è scritto il nome.” Mi rispose subito: “Bene sono contento che ti piaccia. È una sorpresa non posso dirtelo, ma prevedo che oggi sarà una bella giornata piena di sorprese. Baci”.
Che cosa voleva dire? “Beh spero che siano belle le sorprese. Ora devo andare. Baci.”
“Buona giornata amore”
“anche a te”.
Le ore di scuola le passammo divertendoci perché in molti non c’erano per via della campestre. Così passarono più velocemente e al suono dell’ultima campanella tornai a casa.
Pranzai insieme a mio fratello e poi feci un po’ di compiti tanto per passare il tempo.
Quel pomeriggio dovevo andare a guidare così mi preparai per uscire e intanto ne approfittai per prendere la posta.
C’era la solita posta: pubblicità, bollette eccetera, ma quando arrivai alla fine vidi una cosa che scatenò in me una rabbia e delusione che non avevo mai provato in vita mia.
Quello che tenevo in mano era una di quelle riviste, dove intervistano le celebrità e in particolare in quella c’erano i famosi One Direction in copertina e la prima cosa che notai fu la foto di Harry in mezzo ad altri quattro ragazzi, tra cui c’era anche Zayn.
Allora capii che cosa mi nascondeva, perché non me lo voleva dire chi erano e come si chiamava il suo gruppo. Ma perché? Che senso aveva nascondermelo?
Una strana sensazione allo stomaco si era impossessata di me. Mi scese piano una lacrima, seguita poi da altre mille. Una sensazione dopo l’altra piena di dolore mi contorse lo stomaco tanto da sconvolgere la mia vista che si appannò per via di tutte quelle lacrime.
Sentivo come se nel mio stomaco le budella mangiassero ogni singola parte di ciò che c’era lì dentro sino a farmi cadere sulle ginocchia e continuare a fissare quella foto per cercare in qualche modo di trovare una risposta a tutto quel dolore. Un dolore che poteva essere scatenato solamente dal fatto che io ero probabilmente perdutamente presa da quel ragazzo, esattamente quello che stava in mezzo agli altri quattro, con il viso sorridente come se tutto fosse a posto come doveva essere, ma la verità era che lui si stava solamente prendendo gioco di me approfittando della mia ingenuità.
Probabilmente ero solamente uno dei suoi trofei.
Trovai poi il coraggio di rialzarmi in piedi e andare a vedere cosa c’era contenuto in quel DVD allegato alla rivista.
Nonostante tutto ci vollero pochi secondi perché le lacrime smettessero di scivolare sulle mie guancie perché, a parte l’ingenuità, io sapevo essere anche una persona molto forte quando volevo.
Misi quel DVD nel computer e appena iniziò l’intervista vidi le facce sorridenti di tutti e cinque i ragazzi, quasi come se fossero le persone più dolci del mondo. Girai finché non iniziò a parlare Harry e ciò che sentii mi fece stare ancora più male di prima. Le sue parole mi arrivarono fino infondo all’anima e il suo atteggiamento e il modo menefreghista in cui rispondeva, contribuirono a spezzarmi completamente il cuore.
Sentii l’intervistatrice parlare per prima rivolgendosi a lui e mentre lei iniziò a parlare lui sorrideva sfoggiando il suo solito sorriso da ragazzo innocente.
“So, let’s talk about you Harry. We all know that you’ve been to Italy, lately.”
In quel momento guardai il viso di Harry e lui sembrava quasi spaventato da ciò che gli avrebbe chiesto.
“Yeah”
“And what’s the reason of this trip?” sorrideva come se avesse appena scoperto il più grande tesoro al mondo.
Con voce esitante rispose: “Amm... Just wanted to see how schools actually work there!”
“Well, according to this you’re not there to just see schools”.
Un’immagine sullo schermo al lato sinistro della signora comparse riempiendolo interamente. Quell’immagine ritraeva me e Harry durante il nostro ultimo bacio all’aeroporto.
Sinceramente non sapevo come sentirmi in quel momento perché quello che venne dopo mi confuse le idee ancora di più.
Vedevo Harry perso tra i suoi pensieri come se stesse architettando chissà cosa e in quel momento sapevo che tutto il mondo ora avrebbe saputo di me e lui.
 “What about her?”
Harry sembrò prima scrutare i sguardi dei suoi compagni e poi rispose: “She’s just someone I met at school. We hang out but… nothing more. We’re friends. That’s all.”
Non sembrava convinto delle sue parole e io speravo proprio che stesse scherzando perché non potevo credere che si stesse vergognando di me fino a quel punto.
Va bene che non ero famosa, ma quello che aveva detto era troppo per me.
“You sure? I mean, she looks pretty gorgeous, doesn’t she?”
Harry guardò la foto così intensamente che sembrò quasi che stesse per bruciarla con i raggi x.
“Absolutelly but, you know… she’s not my tipe”
“Non il suo tipo!” urlai in mezzo alla stanza sperando che mio fratello non se ne fosse accorto.
Ne avevo avuto fin troppo per spezzare il mio cuore a pezzi, così spensi tutto e buttai sia CD sia rivista nel camino, sperando che la prossima volta che lo avrei acceso, si distruggessero entrambi bruciando, così come lui aveva fatto bruciare il mio cuore di dolore.
La sua immagine mi rimase impressa nella mente finché non tornai alla realtà e uscii per andare a guidare perché ora era quella la mia priorità e sarebbe stato esattamente quello il modo in cui avrei affrontato la cosa, cioè non pensandoci più perché ormai non avevo intenzione di rivedere o parlare con quella persona a cui io credevo di piacere abbastanza da trattarmi con rispetto, abbastanza da non dirmi bugie dicendomi “io non ti lascerò mai”.
Ero emotivamente distrutta e questo rifletteva il mio aspetto fisico. Non me la sentivo, ma dovevo andarci.
Camminavo a testa bassa e appena girato l’angolo di casa mia mi scontrai con una persona cadendo e per via della mia emotività non avevo nemmeno né voglia né forza di rialzarmi, così rimasi lì, sdraiata per terra con gli occhi chiusi, tanto a nessuno importava se io stavo male.
Sentii una voce nel mio orecchio che mi diceva: “Perché non ti rialzi?” quando girai la testa vidi l’ultima persona che mi aspettavo di vedere in quel momento.
La sua presenza mi faceva stare bene, ma come poteva se anche lui mi aveva mentito?
“Zayn!” ero davvero sorpresa. Che ci faceva lui li?
Era questa la sorpresa alla quale si riferiva Harry quella mattina?
Mi aiutò ad alzarmi porgendomi la sua mano e poi parlò.
“Ciao! Hey, did you cry? Tutto bene?” poverino sembrava preoccupato.
“Dovresti saperlo Mr. Io sono uno dei One Direction!” cercavo di essere forte e non piangere e ci volle tutta la forza che avevo. La mia voce suonava spezzata.
La sua faccia era veramente sconvolta, mi abbracciò forte cercando di consolarmi ed io glielo feci fare perché ne avevo proprio bisogno.
“Che cosa fai, prima mi menti e poi mi abbracci?” mi staccai da lui.
“Come lo hai scoperto?”
“Mi sono praticamente trovata la verità sbattuta in faccia e poi ho visto l’intervista in cui parla di me.”
“Guarda che non è come credi. I came here because he sent me to take you back to London with me. He planned to tell you everything today, but it looks like it’s too late.”
“Solo di pochi minuti” me ne stavo andando arrabbiata quando lui mi fermò.
“Listen to me!. You gotta give him the chance to explain you. Credimi che lui ti ama e lo ha fatto solo per il tuo bene”.
“Amarmi? Mi prendi in giro? Quanto credi che io sia stupida? Va bene una volta, ma la seconda non cascherò nella trappola e poi perché non è venuto lui personalmente?”
“Tu non sei stupida e se vieni con me lo scoprirai così glielo chiedi tu di persona”.
Non sapevo cosa rispondergli. Dovevo pensarci, non potevo decidere così su due piedi, soprattutto nel mio stato d’animo. Si dice che non bisogna mai prendere una decisione quando si è in un certo stato d’animo. Come me.
“Adesso ho da fare, te lo dico stasera”
“Va bene, sai dove trovarmi… and you can count on me for everything, remember” mi abbracciò per l’ultima volta, mi diede un bacio sulla fronte e andai senza voltarmi indietro.
Ora tutto ciò di cui avevo bisogno, era di sfogarmi, così chiamai Deborah.
Per venti minuti interi ne parlammo. Lei cercava di farmi calmare, ma io non ce la facevo e tremavo dalla rabbia e dal dolore.
La decisione non fu facile da prendere, ma alla fine decisi di seguire il mio cuore e non ciò che mi diceva la testa se no altrimenti sarei probabilmente finita in prigione e per ora preferivo ancora il mio letto caldo.
Il consiglio di Deborah fu: “Tu vai e vedi cosa ha da dire. Al massimo ti sarai fatta un viaggetto fino a Londra e se non sbaglio tu hai sempre voluto andarci quindi non ci perdi niente”.
Belle parole e aveva ragione al 100%.
In effetti, l’unica cosa positiva che vedevo in questa storia era Londra. Forse fino a qualche minuto prima sarebbe stato Harry ma le cose erano cambiate.
Pensavo a lui, del perché non dirmelo, perché trattarmi in quel modo quando io a lui ci tenevo davvero e lui aveva altrettanto dimostrato di tenere a me.
Mi chiedevo che cosa intendesse dire Zayn con “lui ti ama e l’ha fatto solo per il tuo bene”.
Come può una persona che ti ama parlare di te in quel modo davanti a tutto il mondo umiliandoti?
Cercavo di concentrarmi sulla guida, ma non andò tanto bene quanto speravo, infatti, l’istruttore non era molto contento.
Tornando a casa cercai un modo per convincere i miei a farmi andare a Londra.
Durante la cena ne parlammo e dopo qualche urlo e litigata li convinsi dicendogli che ci sarei andata comunque, anche se loro non me lo avessero permesso.
Feci le valigie e mi presentai davanti alla porta della casa di Harry. Suonai il campanello e quando la porta si aprì, mi ritrovai Zayn addosso che mi abbracciava contento.
“So, I can guess you’re coming!” disse con un grande sorriso quando si allontanò facendomi segno di entrare prendendo lui le valigie.
“Sei davvero un attento osservatore Zayn”
“Modestamente non mi lamento” chiuse la porta alle sue spalle e mi fece accomodare in salotto. Come se non sapessi andarci da sola.
“Allora… cos’è che ti ha fatto cambiare idea?”
“Londra” dissi schietta.
“Londra? Io credevo fosse Harry”
“Intendi quello che mi ha spudoratamente mentito e umiliata?”
“Se la vuoi mettere così…”
“E’ così… punto e basta… quando partiamo?”
“Veramente dovevamo partire qualche ora fa, ma abbiamo un altro volo domani mattina”
“Grandioso! Dirmelo prima no eh? Adesso mi tocca tornare a casa. Ciao!” mi stavo alzando, però lui mi fermò.
“Aspetta aspetta, puoi dormire qui, non c’è nessun problema”
“Ok va bene” mi risedetti sul divano.
“Raccontami un po’ di te. Hai la ragazza?”
“I do. Si chiama Perrie. Anche lei canta in un gruppo”.
“Ah bene me la farai conoscere un giorno? Sempre se ci vedremo ancora”
“Non dire così. Vedrai che si sistemerà tutto. Dipende solo da te.”
“E se io non sapessi quale sia la scelta giusta?”
“Fidati di me, al momento giusto lo capirai”
“Speriamo…”
“Io vado a dormire. Notte”
“Vado anch’io. Notte”
Ci alzammo e prima di dirigersi verso la sua stanza, Zayn mi si avvicinò e mi diede un lieve bacio sulla guancia.
Poi ognuno prese una direzione diversa ed io finii nella stanza di Harry, con il suo profumo che invadeva ancora le lenzuola di seta.
Perché stava succedendo a me? Mi chiesi se dipendesse tutto dal Karma. Se così era, allora forse avrei dovuto pagare ancora.
 

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