Nuova vita nuovi pericoli

di percabeth2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le vacanze ***
Capitolo 2: *** Rapimenti e salvataggi ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Nuove doti da scoprire ***
Capitolo 5: *** immagini ***
Capitolo 6: *** Un nuovo compagno (parte 1) ***
Capitolo 7: *** Un nuovo compagno (parte 2) ***
Capitolo 8: *** Un nuovo compagno (parte 3 e finalmente ultima) ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** Fidati di me ***
Capitolo 11: *** Partenze ***
Capitolo 12: *** Attacco ***
Capitolo 13: *** L'inizio del disastro ***
Capitolo 14: *** Volare ***
Capitolo 15: *** Il male ha la meglio ***



Capitolo 1
*** Le vacanze ***


LE VACANZE

POV. GINEVRA
Erano passati diversi mesi dalla guerra contro Eris ma la mia cicatrice compariva ogni volta che mi cambiavo e mi lavavo per ricordarmi di quella avventura che aveva portato tante sfortune ma altrettante fortune.
L’inverno era giunto e gli alberi si erano spogliati di tutte le loro magnifiche foglie verdi brillanti lasciando il posto a rami spogli, ricoperti solo da un filo di brina bianca e pura che risplendeva ai pochi raggi del sole che filtravano tra le nubi di un grigio tempesta.
Se vi state chiedendo perché il Signor D avesse lasciato che il freddo penetrasse attraverso la barriera del campo,  vi dirò che in verità io non ero al campo come non lo era neanche Chiara, stavamo passando alcuni giorni in Italia con la nostra famiglia.
Ci era dispiaciuto un sacco lasciare il campo anche se solo per pochi giorni, ormai era diventato come una casa per noi. Chirone, il Signor D, I semidei, le ninfee, i satiri e i nostri fratelli erano diventati la nostra famiglia, una famiglia molto vasta e disastrata contando i nostri continui litigi, ma pur sempre una famiglia nella quale potevamo rifugiarci e chiedere aiuto.

“Hey, Chiara chiama Ginevra, ci sei o sei entrata in una stato di meditazione?” mi chiese Chiara muovendo la mano davanti alla mia faccia.

“Sì, ci sono … scusa ma che dobbiamo fare? Ero immersa nei miei pensieri …” risposi cercando di scrollarmi di dosso i pensieri.

“Nico eh? Non mentirmi cara … comunque dobbiamo andare a buttare la spazzatura e poi andare al bar a prendere dei cornetti classici per i nostri genitori” mi disse passandomi un sacco nero.

“Perché a noi il lavoro sporco?!? Comunque più che a Nico stavo pensando al campo, pensa che mi manca anche Percy … dico: Percy! Ti rendi conto? Se mi manca anche lui sono messa veramente male” dissi scatenando le nostre risate, i turisti che passavano di lì ci guardavano con occhi indagatore.
Forse non avevano mai visto qualcuno ridere …

“Eccoci, buttiamo questa schifezza e prendiamo velocemente i gelati. Non voglio essere chiamata dagli animatori per ballare.” disse Chiara mentre gettavamo i sacchi nell’immenso bidone dal quale usciva un odore ben poco gradevole.

In questo posto gli animatori non ti chiamano per entrare a ballare, per lo più ti costringono quasi trascinandoti dentro ma forse potevamo scamparla se stavamo lontane dalla pista.
Ci avviammo verso il bar facendo però una sosta per guardare la città illuminata sullo sfondo del lago di Garda che quella sera era calmo e  di un azzurro chiaro con delle sfumature bianche dovute alla bellissima luna piena che riempiva il cielo circondata da nuvole.

“Sera perfetta per i licantropi …” dissi io, più a me che a Chiara.

“Non mi stupirei se comparissero dal nulla, dopo tutto chi sa più cosa è vero e cosa è falso dopo quello che è successo …” esordì lei dopo qualche secondo di silenzio.

Alla fine ci avviammo verso il bar e prendemmo diversi cornetti, faticavamo a tenerli in mano tutti: erano ben sette! Ma la cosa più brutta era che ti scivolavano di mano perché erano appena stati tolti dal frigo.
Quando la barista ce li aveva dati, aveva detto:”Sono arrivati stamattina, freschi  freschi” io avrei detto scivolosi e congelati.
Dopo cinque minuti di cammino arrivammo ai nostri appartamenti e mangiammo tutti quanti il gelato:
i genitori li mangiavano con molta calma guardando il prato brinato e stando seduti fuori al freddo mentre noi “bambini” ci gustavamo il gelato dentro l’appartamento, al calduccio, sbranandolo in tre minuti netti.
A fine giornata, verso le dieci e mezza ci salutammo e andammo tutti quanti a dormire, ancora tre giorni e saremmo tornate al campo, non vedevo l’ora ma allo stesso tempo volevo godermi un po’ di normalità.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
I titoli fanno veramente pena ma non ho trovato di meglio, spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se è un pò corto e neanche un pò avventuroso, ma è solo l'inizio. Saluti.
percabeth2000

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Capitolo 2
*** Rapimenti e salvataggi ***


RAPIMENTI E SALVATAGGI

POV. NICO
Da quando quelle due erano partite il campo era molto più silenzioso … di solito erano loro le casiniste!
Ma nonostante questo, mi mancavano molto, soprattutto Ginevra.
Mi mancavano i combattimenti fatti con lei, una tra le poche del campo che riusciva a tenermi testa dopo Clarisse, Annabeth e Chiara. Loro quattro erano le uniche in grado di battermi, più che altro perché conoscevano alla perfezione i trucchi che usavo … come le ossa che ti intrappolavano gli arti.

In questi tempi io e Mattia ci ritrovavamo spesso a parlare del più e del meno, soprattutto dell’avventura e delle ragazze, anche a lui mancava Chiara.
Tutti i giorni mi allenavo costantemente con la spada e spesso mi ritrovavo in quel prato di rose dove io e Ginevra ci eravamo “dichiarati”, se si può dire così … Mi ritrovavo a fissare le rose che nonostante il velo protettivo del campo, sembrava percepissero l’inverno e lo si vedeva dai colori più intensi e dalle foglie che erano diventate più spesse come a volersi riscaldare.

La notte non riuscivo a dormire bene, c’era un sogno che mi perseguitava costantemente facendomi trasalire e sudare freddo.
Vedevo questa grotta buia e nera, in verità l’unica cosa che scorgevo erano due figure : una piuttosto umana ma di dimensioni superiori mentre l’altra quasi canina, ma con due teste e grossa come una macchina.

Quella notte qualcosa cambiò e nel mio sogno ,grazie ad un fuoco accesso nel centro di quella che doveva essere più una caverna che una grotta, scorsi due figure ben conosciute attaccate al muro con delle catene ai piedi e ben sorvegliate da quel mostruoso cane da guardia.
Mi sveglia di soprassalto sudato fradicio e con gli occhi sbarrati: non potevano essere in pericolo! Non dovevano! Avevo già rischiato di vedere morta Ginevra una volta, una seconda no, non osavo pensarci …
Corsi verso la cabina di Hermes per raccontare tutto a Mattia ma a quanto pare anche lui aveva fatto lo stesso sogno e si stava già preparando lo zaino per il viaggio.
Arrivo, tu non morire e aspettami .
 
POV. CHIARA
Quando la mattina mi ero alzata, dopo essermi sistemata e aver fatto colazione mi ero diretta all’appartamento di Ginevra e sua mamma che era proprio sopra il nostro.
Bussai per cinque minuti ma nessuno mi veniva ad aprire, alle dieci non potevano essere addormentate ancora, continuai a bussare per altri due minuti finché  finalmente la porta si aprì e mi ritrovai davanti Ginevra con le cuffie intenta a cambiare canzone.

“Sempre ad ascoltare musica?!? Sono dieci minuti che busso!” gli dissi un po’ arrabbiata.

“In verità sette minuti” precisò lei.

“Quindi mi avevi sentito già da sette minuti e mi hai lasciata fuori al freddo?!?” questa volta quasi urlai.

“Abbassa la voce che ti sentono tutti , e poi, guarda il lato positivo: ora sei più resistente al freddo!” mi rispose togliendosi le cuffie ed invitandomi ad entrare, cosa che non riuscii a fare perché in un secondo fummo prese entrambe per il collo della camicia da qualcosa di molto grosso e bavoso e venimmo portate via, entrambe svenute.

Quando mi risvegliai mi accorsi di essere legata a un piede con una grossa catena attaccata al muro, era molto spessa e non si riusciva a romperla in alcun modo.
Sentivo Ginevra accanto a me parlare in maniera “carina” al grosso mostro che ci aveva preso : era una grosso cane nero a due teste con gli occhi rosso scuro e uno sguardo ben poco dolce.

“Che cosa stai facendo?” chiesi alla mia amica.

“Visto che le catene non si rompono, cerco di farmi il cane amico”mi rispose.

Più mi guardavo in torno e più mi accorgevo di alcuni strani particolari: le pareti erano di pietra, una pietra molto dura e con la supervice informe mentre al centro di questa specie di caverna scoppiettava un fuoco abbastanza grande che disegnava sulle pareti delle forme strane e astratte.

“Il cane viene controllato da qualcun altro” dissi.

“Ne avevo il presentimento, ma non oso immaginare chi … “ disse confermando la mia idea.

“Quindi che facciamo?”chiesi alla mia amica, che nel frattempo si era arresa al fatto che il cane non ci avrebbe aiutato.

“Aspettiamo, non ci resta altro da fare …”disse sconsolata.
Ormai doveva essere sera tra il viaggio ed il resto e così ci coricammo con un pò di oppressione nei cuori.



ANGOLO AUTRICE:
Spero che il capitolo vi piaccia, le cose iniziano a movimentarsi ... chi ha rapito le nostre amiche? 
Vi saluto e ringrazio chi ha letto e recensito ma anche chi ha solo letto.
percabeth2000

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


RIVELAZIONI

POV. GINEVRA
 
Mi svegliai per colpa di un rumore sospetto, erano dei passi e si avvicinavano velocemente come se il proprietari avessero fretta di arrivare: stavano correndo. Ma la cosa che mi preoccupava non era la velocità con cui arrivavano ma a chi appartenevano quei piedi.

Mi alzai in piedi brandendo la spada e altrettanto fece Chiara quando la scossi per svegliarla e si accorse del rumore. Ci mettemmo in posizione di difesa, solo allora mi accorsi della mancanza del grosso cagnolone e anche del fatto che il fuoco, nonostante il venticello invernale, non si spegneva e continuava ad ardere con quasi maggiore intensità. Aspettammo … solo il rumore dei nostri respiri …

“Mai più Nico, non voglio mai più viaggiare nell’ombra e poi mettermi a correre come un forsennato con in più la nausea … mai più …” era una voce conosciuta ed io e Chiara ci guardammo negli occhi come a cercare una conferma.

“Senti Mattia … sono io che dovrei lamentarmi con tutte le energie che ho consumato mi stupisce il fatto che ancora non sia svenuto …” ormai era certo, quei due erano Nico e Mattia.

“Ragazzi!”gridammo in coro e gli andammo incontro abbracciandoli.

“Scusate, mai io pensavo che dovevamo salvarvi … vi avevamo visto in catene con un grosso cane a due teste a farvi da guardia.” disse Mattia.

Mi guardai i piedi e notai l’assenza delle catene che fino a poco prima ci tenevano legate.

“In effetti …” dissi, ma la frase venne finita da qualcun altro.

“Era così. Mi dispiace per la brutta accoglienza ma non potevo aspettare ulteriormente e questo era l’unico modo per riunirvi tutti qui.” Esordì una profonda voce, poi lo vidi. Ade si ergeva davanti a noi con la sua figura, pieno di autorità e serietà.

“Quindi è stato lei a fare tutto questo …” disse Chiara sconcertata.

“In effetti sì e posso rispondere alle vostre domande : il fuoco resta accesso perché è fatto da me e perciò se non lo spengo io non lo spegne nessuno forse solo Nico, il cane l’ho mandato io così come ho fatto sognare a Nico e Mattia la stessa cosa per poterli far arrivare fin qui, ed infine, Nico …” disse rivolgendosi a lui “ Non sei ancora svenuto perché non siamo in Italia, siamo ancora in America, in una caverna vicina all’entrata degli Inferi. Tu hai chiesto all’ombra di portarti da loro ed infatti eccoti qui. Sono loro che sono state trasportate qui dal cane infernale ed è per questo che l’ho mandato a riposare.”
Rimasi senza parole, quindi era stato Ade a combinare tutto quanto nei minimi dettagli ma avevo ancora una domanda: perché?

“Capisco cosa pensi figlia di Poseidone, tutto a tempo debito” mi disse guardandomi con intensità e forse anche un pizzico di rabbia.

“Ho un nome” dissi sbalordendo tutti per “l’affronto” fatto ad Ade.

“Come scusa?” mi chiese stupito e arrabbiato.

“Mi chiamo Ginevra, preferirei essere chiamata così” dissi mantenendo la mia posizione anche se il cuore mi martellava in petto, forse era stata la rabbia del momento a farmi parlare così ma proprio non ne potevo più di essere definita figlia di Poseidone o figlia del Mare, mia mamma mi aveva dato un nome. Si suppone dovrebbero usarlo.

“Coraggiosa, Ginevra” si complimentò Ade marcando sul mio nome. “Ora seguitemi, vi porto al mio castello”

“Invito tenebroso” disse Mattia sussurrando e facendoci ridere tutti, tutti tranne Nico che guardava il padre serio e deciso.

Mi era proprio mancato.
 
POV. NICO

Ero contento di aver ritrovato le ragazze e anche del fatto che non erano mai state in serio pericolo ma ero dubbioso: mio padre non chiederebbe mai a dei mezzosangue un favore se non fosse assolutamente importante e probabilmente anche potenzialmente mortale.
Appena uscimmo dalla caverna il buio ci avvolse completamente e mio padre in un batter d’occhio ci trasportò nel suo castello trasportandoci attraverso l’ombra.

Ginevra era letteralmente rimasta a bocca aperta per lo spettacolo che le si presentava davanti.
Il castello di mio padre era immenso e completamente nero circondato su un lato dai giardini di Persefone, anche Chiara e Mattia erano a bocca aperta, Ade ci portò all’interno e ci mostrò solo le stanze senza proferire parola tranne un :”State attenti a cosa toccate”, niente di più.
Le stanze erano due: una per le ragazze e una per me e Mattia, quella per noi due era la mia stanza, l’avevo usata poco nell’ultimo anno tra i nuovi arrivi al campo e la missione.

“Ci si vede ragazze mie …” disse Mattia entrando nella camera.

“Io non sono la tua ragazza … ma grazie del pensiero” rispose Ginevra strappandomi un sorriso.

Dopo esserci sistemati un po’ ci stendemmo sul letto tirando un grosso respiro di solievo, almeno eravamo al sicuro, più o meno.

All’improvviso sentimmo bussare e Mattia mi disse girandosi:”Vai tu …”

“Perché io? Alza il sedere e vai tu …” gli risposi infastidito.

“Qualcuno ci venga ad aprire santo cielo!” gridarono da fuori Ginevra e Chiara spazientite.
All’improvviso, chissà come, ci alzammo in velocità entrambi ed andammo ad aprire subito: mai far aspettare delle semidee, soprattutto se armate e se hanno la possibilità di colpirti.

“Che ci fate qui?” chiesi.

“Pensavamo di essere ben accette ma a quanto pare …” rispose Ginevra guardando Chiara e voltandosi verso il corridoio.

“Non intendevo questo” e la bloccai per il polso.

“Bene” disse Chiara entrando seguita dopo poco da Ginevra.

“Qualcuno di voi sa perché Ade ci ha attirato qui? Insomma non ci ha detto niente.” Continuò Chiara dopo essersi seduta sul letto accanto a Mattia.

“Grazie del posto ragazzi, siete i migliori amici che si possano avere” disse Ginevra sedendosi a terra seguita da me e da quei due che poco prima se ne stavano comodamente seduti sul letto, anzi sul mio letto.

“Contenta? Comunque stavamo dicendo ..” ma Chiara non fece in tempo a finire che tra di noi si formò uno strano cerchio sospeso nell’aria. All’inizio era opaco ma poi si riuscirono a scorgere i colori e le forme sempre in maniera più nitida finché non apparirono le mamme delle ragazze.

“Laura, ci sono riuscita! Vieni a vedere, stanno bene per fortuna …” disse Eleonora, la mamma di Ginevra, bloccandosi quando si accorse della nostra presenza … di me e Mattia intendo.

“Buonasera” dicemmo in coro quando arrivò anche la mamma di Chiara, Laura.

“Buongiorno per noi … Siamo contente che siate vive … così quando tornate vi ammazziamo noi! Avete presente lo spavento che ci siamo prese?!? E ora vi ritroviamo anche con i vostri ragazzi in una camera, di sera, al buio …” dissero quasi in coro.

“Tanto per informazione siamo nel castello di Ade e no, non stiamo facendo niente di scandaloso … stavamo solo parlando!” disse Ginevra arrabbiata.

“Che ci fate nel castello di Ade?” chiesero le mamme preoccupate.

“Appunto di questo stavamo discutendo … comunque faremo le brave e staremo attente, non preoccupatevi ora dobbiamo andare” rispose calma Chiara mentre qualcuno bussava alla porta.

“Ciao ragazze” e questa fu l’ultima frase che dissero le mamma prima che Ginevra muovesse il messaggio Iride per spegnerlo.

“Che figura del cavolo!” sbottò infine.

Sorridente andai ad aprire e mi ritrovai davanti mio padre.

“Siete tutti qui, bene. Andiamo nella sala riunioni, vi devo delle spiegazioni .”disse.

Smettemmo di ridere e lo seguimmo, presto avremmo saputo la verità.



Angolo dell'autrice:
Spero il capitolo sia piaciuto, non so se è uscito bene mi sembra un pò strano ... ma forse è solo una mia impressione.
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci si sente presto.
percabeth2000
 

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Capitolo 4
*** Nuove doti da scoprire ***


NUOVE DOTI DA SCOPRIRE

POV. MATTIA
Ade ci scortò con sicurezza attraverso i sinuosi corridoi neri del suo castello senza dubitare neanche una volta della direzione che prendeva, so che è la sua casa ma è talmente grande che se fosse mia mi ci perderei comunque.
Dopo aver camminato per circa cinque minuti scarsi arrivammo davanti a un grosso portone di legno nero decorato con due battenti d’argento spessi come tubi. Ade aprì il portone e all’interno ci trovammo due grossi troni: uno di un nero che avrebbe fatto invidia alla più profonda delle notti mentre l’altro di legno chiaro decorato con qualche fiorellino scuro qua e là, la sala delle riunioni doveva essere la stessa sala del trono.

“Ragazzi, non mi piace girare intorno alle cose e perciò andrò dritto al punto. Mi hanno rubato la mia spada, è molto importante, senza quella gli spiriti potrebbero rivoltarsi e creare un caos tremendo ed io non riuscirei a fermarli. Per questo vi ho convocato, la mia spada l’hanno presa una coppia di mostri ben addestrati: un ciclope e un segugio infernale. La tengono nascosta in una specie di grotta aperta.”disse Ade.

“Ma se sa dove sono, perché non la recupera lei?” chiesi.

“Non posso, ho già detto che sono addestrati molto bene e in più se dovessi scontrarmi con loro dovrei contare solo sulle mie forze vitali e nient’altro.” Rispose un po’ scocciato.

“Quindi preferisce mandarci al macello?” chiese Ginevra .

“Ragazzina impertinente, altro che farti accomodare nel mio palazzo io ti scortico viva …”

“Padre! Continui” lo interruppe Nico prima che si potesse alzare dal trono sul quale si era comodamente seduto.

“Stavo dicendo … non vi voglio mandare al macello, non tutti e non ora, quindi vi allenerete qui. Ginevra, tu non ne sei consapevole ma essendo l’unica figlia di Poseidone hai nel sangue il canto delle sirene potente e ammaliatore come la tua amica Chiara che è figlia di Apollo.
Verrete educate ad usare questo canto, da sole e unite.” Finì Ade.

“Da chi?” chiese Chiara curiosa.
In quel momento entrò una bellissima donna dai capelli scuri ma con un bellissimo sorriso: Persefone.

“Le allenerà lei?”chiese Nico alquanto stupito.

“Venite ragazze, dobbiamo iniziare subito e Nico, Mattia venite anche voi. Di fianco al nostro studio c’è uno spazio in cui potete allenarvi con la spada e l’arco.” Disse invitandoci a seguirla con un gesto della mano.

Ero felice di restare vicino alle ragazze così le avrei sentite cantare e soprattutto ci sarebbe stato da divertirsi.
 
POV. CHIARA
Seguimmo Persefone fino ad arrivare in una stanza circolare, l’arredamento era costituito da un’unica scrivania e delle sedie di legno e c’era una finestra che dava su un bel cortile d’erba.

“Ragazzi, voi vi allenerete laggiù, per ora non potete ascoltare le ragazze quando saranno più brave invece, ci servirete come prova” disse Persefone mentre i ragazzi stavano già per dirigersi nel prato.

“Voi invece signorine, vi allenerete qui con me. Questa pratica è abbastanza difficile da imparare e consiste nel cantare una canzone qualsiasi, il trucco sta nel pensare quello che la persona o il mostro deve fare, dovete pensarlo intensamente e più migliorerete più sarete potenti. Ora, proviamo così: canterete questa canzone e dovete pensare nella vostra mente che dovete calmarmi, per facilitarvi vi ho dato una canzone piuttosto calma. Quando sarete brave ci concentreremo anche sul darmi un’illusione proprio come fanno le sirene.” Ci disse dandoci dei fogli con il testo.
Dopo una prima occhiata capii che si trattava della canzone “Here I am” di Camp Rock.
Così Persefone fece partire la musica ma restammo in silenzio.

“Su, non avrete mica vergogna di me eh? Sono una dea, ne ho sentiti di orrori a cantare, dovreste sentire Ade sotto la doccia. Non fatevi scrupoli dopotutto avete un talento naturale” ci incoraggiò.

Dopo aver lanciato un’occhiata a Ginevra che si stava trattenendo dal ridere, Persefone riaccese la musica e al tre partimmo a cantare.
Devo dire che a cantare eravamo brave, entrambe bella voce ma sul fatto di calmare una dea avevo dei dubbi anche se mi concentrai il più possibile.

“Ottima voce ma non siete riuscite a calmarmi come speravo, per oggi è abbastanza domani qui alla stessa ora. Un ultimo consiglio: mentre cantate dovete pensare molto intensamente a calmarmi e se ci riuscirete lo capirete da sole” così ci congedò.

Uscimmo fuori e trovammo i ragazzi ad allenarsi.

“Già finito?” disse Mattia distraendosi e beccandosi l’elsa della spada in petto, il solito squilibrato.

“Non ti ha mai insegnato nessuno a non distrarti durante il combattimento?”chiesi sarcastica.
Nico aiutò Matty a rialzarsi e vennero entrambi verso di noi invitandoci ad allenarsi  con loro : non ce lo facemmo ripetere due volte.

Ma appena fummo in posizione per partire con l’allenamento Ade ci richiamò per la cena e successivamente per andare a dormire. Stanchi morti crollammo tutti non appena toccammo il materasso del letto.
Il primo giorno dopo l’arrivo era passato, avanti il seguente.


ANGOLO AUTRICE:
Spero vi piaccia  e che mi lascerete una piccola recensione. Volendo potete anche contattarmi, non ci sono problemi. Saluti, percabeth2000



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Capitolo 5
*** immagini ***


CHIARA                                                                                                                          MATTIA


















GINEVRA                                                                                                                                          NICO





















Queste immagini le ho messe solo per darvi un'idea dei personaggi, spero vi piacciano.

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Capitolo 6
*** Un nuovo compagno (parte 1) ***


UN NUOVO COMPAGNO

POV. GINEVRA
 
Vi è mai capitato di non riuscire a dormire e di stare a guardare il soffitto con mille pensieri in testa senza sapere il perché? Ecco, le prime ore di quella notte le passai così, chiedendomi che tempo aveva fatto in superficie, se i miei cari stavano bene, che cosa stavano facendo con l’arma di Ade …
Chiara si era addormentata subito per la stanchezza, anch’io ero molto stanca ma non riuscivo a chiudere occhio per tutte quelle domande che mi frullavano per la testa, ripensando alla mia vita prima di arrivare al campo gli occhi mi divennero un po’ lucidi.
Fuori davo spesso l’impressione della leader sicura e coraggiosa ma anch’io avevo i miei dubbi ed erano tanti, forse troppi. Ricacciai indietro le lacrime quando sentii qualcuno bussare alla nostra porta.

Mi alzai dal letto e dirigendomi verso la porta ascoltai il rumore dei miei passi sul pavimento, quando aprii fui accecata da una luce, probabilmente una candela ma era più grande: sembrava più una palla, ma di fuoco e tenuta nella mano.
Appena i miei occhi si abituarono alla luce mi ritrovai davanti Persefone che mi sorrideva gentile.

“Scusa, non volevo accecarti”

“Non si preoccupi … se posso essere indiscreta lei che ci fa qui?” chiesi curiosa di saperne il motivo.

“Volevo dirti una cosa, seguimi”mi rispose per poi dirigersi verso una stanzetta in fondo al corridoio.

Appena entrammo da dei bracieri sbucarono delle calde fiamme che illuminarono tutto il luogo.
Le pareti al contrario di quelle viste fin ora erano viola con degli sprazzi di nero qua e là, il soffitto era a cupola una bella cupola a botte decorata con delle figure che non riuscivo a distinguere, la stanza era occupata da qualche modesto soprammobile e nient’altro, anche se sul fondo si intravedeva una specie di alto recinto.

“I disegni lassù sono animali” mi spiegò Persefone “Ti ho portata qui per un motivo preciso, quando partirete il canto non potrà salvarvi in ogni situazione anche perché richiederà parecchie energie e perciò ho deciso di donarti una cosa che ti può essere molto utile” disse dirigendosi verso il recinto.

“Ma perché a me e non a Nico o a Mattia o a Chiara?” chiesi stranita.

“Al contrario di quello che si pensa voi figli di Poseidone oltre ad avere i cavalli come animale prediletto potreste avere anche i rettili. Capita poche volte che un figlio di un qualunque dio o dea riesca ma è possibile”mi rispose.

“Riesca in che cosa?”

“Riesca a guadagnarsi la fiducia di uno di loro” disse indicandomi il recinto, più mi avvicinavo e più sentivo un caldo soffocante e un odore di fumo, di bruciato e di carne morta.
Quando li vidi capii tutto.

“Lei vuole darmi uno di quei cosi?” chiesi esterrefatta.

“Se ben addestrati sono ottimi compagni, molto leali e coraggiosi, ti seguiranno fino alla morte” mi rispose tranquilla.

“Io non credo di riuscirci, insomma sarò anche figlia di Poseidone o che so io ma non credo di riuscirci” gli dissi osservando meglio le creature.

“Ti dirò la verità, non centra il fatto di essere figlia di Poseidone o no, quello era solo per rassicurarti. Qualunque semidio può averne uno se riesce a farsi accettare da lui e se gli viene proposto. Io te lo propongo, potrai scegliere quello che vuoi. Ginevra, figlia di Poseidone, io ti propongo di scegliere un drago. Un tuo compagno di avventura e fidato amico, per quello che posso ti aiuterò ad allenarlo ma la sua fiducia te la devi guadagnare da sola.”mi disse.

Sì, si trattava di draghi.

“Accetto” dissi decisa ma anche spaventata.

“Bene, ne sono felice. Per oggi può bastare, domani inizieremo l’allenamento. A proposito, non dire niente a nessuno per ora, ci alleneremo di notte verso quest’ora.”mi informò prima di invitarmi ad uscire dalla stanza.

“Senti, prima mi hai chiesto perché avevo scelto te. Hai già capito che non è perché sei figlia di Poseidone quindi ti dirò la verità. Ho scelto te perché nel profondo sapevo che avresti accettato, so che a te i draghi piacciono e anche parecchio ed è per questo che so anche che li rispetterai e se scegli bene il drago riuscirai anche ad addestrarlo. Buonanotte. Domani verso le tre di pomeriggio con Chiara e per il drago verso mezzanotte”mi disse prima che io potessi entrare in stanza e finalmente dormire.
 
POV.NICO
Mi svegliai a causa di Mattia che continuava a russare come un trattore, fortuna che era già mattino circa le sette perché se no lo avrei massacrato.
Mi cambiai e poi svegliai Mattia per andare a fare colazione, uscendo incontrammo le ragazze e ci dirigemmo insieme verso la cucina. Mi accorsi che Ginevra non era la stessa, sembrava stanca e anche un po’ sconvolta ma decisi di non fare domande.
Seduti al tavolo notai una certa tensione da parte di Ginevra ma questa volta decisi di farmi avanti.

“Ti ho fatto qualcosa?” chiesi avvicinandomi a lei.
Scosse la testa in senso di diniego

“Sei di poche parole oggi eh?” gli dissi.

“Sono solo stanca …” mi rispose calma.

“Va bene” gli dissi anche se ancora non ero convinto.

Finita la colazione avevamo del tempo libero fino a pranzo e quindi decisi si far vedere a Ginevra i giardini di Persefone. Passeggiando notai sempre di più la stanchezza negli occhi di Ginevra, mi dispiaceva vederla così quindi cercai di farla sorridere: raccolsi una rosa nera e gliela porsi.
“Grazie” mi disse con un grande sorriso.

“Sono riuscito nel mio intento” gli risposi anch’io sorridendo. Mi guardò con uno sguardo interrogativo.

“Volevo farti sorridere” gli spiegai. Mi abbracciò.

“Sai, non ci siamo salutati bene …” gli dissi avvicinandomi.

“Piccioncini, il pranzo!” ci urlò Chiara.

“Arriviamo, arriviamo …” rispondemmo in coro.





ANGOLO AUTRICE:
Questa è solo la prima parte, fatemi dapere cosa ne pensate. Per me è importante sapere se vi piace o no in modo da poter cambiare o correggere gli errorri migliorando sempre di più. Grazie a chi a letto.
percabeth2000

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Capitolo 7
*** Un nuovo compagno (parte 2) ***


UN NUOVO COMPAGNO (PARTE 2)

POV.NICO
Ci incamminammo per andare a pranzo e appena fummo nella sala ci sedemmo per mangiare, poi andammo nelle nostre stanze aspettando le tre per gli allenamenti.
Alle tre noi ragazzi eravamo in giardino ad allenarci con le spade mentre le ragazze si stavano allenando con quella specie di canto ammaliatore.

“Secondo te che stanno facendo quelle due?”mi chiese Mattia tentando un affondo.

“Si stanno allenando” risposi semplicemente parando il colpo.

“Sei strano oggi …” disse guardandomi indagatore.

“Non lo so, è da stamattina che Ginevra mi sembra diversa, forse è una mia impressione”dissi fermandomi per riprendere fiato e bere.

“Credo anch’io, sembra quasi che abbia fatto un brutto sogno ma non credo sia quello. Passando a cose positive, ci stiamo allenando da un po’ perché non andiamo a spiarle un po’?!?” propose.

“Sei matto” dichiarai.

“Eddai, non avrai paura eh? E poi lo so che anche tu sei curioso”mi provocò.

“Ok, ma se ci beccano non esiterò a dire che l’idea è stata tua, intesi?”chiesi.

“Non è mai stato più chiaro di così capitano” rispose Mattia portandosi la mano alla fronte e facendo un saluto militare.

Alzai gli occhi al cielo e seguii Mattia fino alla finestra che dava sulla loro stanza. Aspettammo a lungo di sentire qualcosa ma la stanza doveva essere insonorizzata.

“Arrendiamoci, la stanza deve essere insonorizzata”dissi informando Il mio amico che ancora tendeva l’orecchio per sentire qualcosa.

“Non ora, ho appena sentito qualcosa, sembrava quasi una …”

“Porta” concluse Persefone sbucando da dietro le nostre spalle “Sarete felici di sapere che siete arrivati al momento giusto, le ragazze hanno appreso come gestire le emozioni  e voi farete da …. Testimoni, si potrebbe dire …”ci disse Persefone apparentemente divertita.

Ci invitò a seguirla nella stanza dove Chiara e Ginevra stavano parlando tra di loro.

“Ragazze, loro vi faranno da esperimenti provate a trasmettergli calma” disse Persefone ma questa volta il suo non sembrava un invito ma più un ordine, un imposizione, un comando.

“Non aveva detto testimoni?”chiese Mattia perplesso.

“Fa lo stesso, su forza iniziate”incitò.

Le ragazze iniziarono a cantare appena iniziò la musica, le loro voci erano davvero stupende e sembravano fatte apposta per cantare; senza neanche accorgermene l’agitazione di qualche secondo prima era scomparsa ed era stata sostituita da calma e tranquillità.
Quelle voci mi davano un senso si totale relax, sarei stato ore ad ascoltarle e senza neanche accorgermene mi ero dimenticato la missione e i miei problemi come se tutto fosse già risolto, non mi ero neanche accorto che la musica non c’era più, le ragazze stavano cantando a cappella.
Tutto svanì nell’istante in cui Persefone fece cessare il loro canto, lasciando al posto della tranquillità un misto di confusione ed incertezze come se tutto fosse stato un sogno.

“Migliorate in fretta ragazze, siete riuscite ad ammagliarli cantando senza la musica, bravissime!”si congratulò Persefone
“Per oggi è tutto, siete già parecchio stanche andate a riposarvi prima della cena. Grazie a tutti”ci congedò poi.

Ci dirigemmo nelle nostre stanze, io e Mattia ancora un po’ frastornati.
 
POV.MATTIA

Verso le sette e mezza cenammo e poi nel silenzio ci sistemammo ognuno nelle proprie camere.
Non riuscivo a  prendere sonno e continuavo a pensare a quello che era successo il pomeriggio a quella calma che avrei voluto mi rimanesse addosso per sempre perché io avevo un grande problema, grandissimo.
Si dice che la paura sia la tua migliore amica se controllata a dovere, il mio problema era proprio quello: non sempre riuscivo a controllare la paura e quindi piuttosto che essere la mia migliore amica diventava la mia peggio nemica, due facce della stessa medaglia.

Mentre pensavo sentii una il cigolio di una porta e curioso mi alzai, dopo aver mosso qualche passo incerto aprii la porta della stanza e guardai fuori: una debole luce illuminava di poco due figure femminili.
La paura iniziava ad aumentare ma deciso più che mai a controllarla seguii le due figure e sgattaiolai nella stanza dove si erano fermate, a quel punto le vidi: Persefone e Ginevra.

“Allora, per oggi ci limiteremo a qualche semplice approccio e soprattutto, dovrai decidere il tuo drago.”disse seria come non mai Persefone mentre Ginevra si limitò ad annuire.

Le seguii fino ad una specie di recinto dove si scorgevano circa una decina di grandi draghi squamosi ed anche abbastanza spaventosi. Ginevra si avvicinò con cautela e scrutò all’interno; si scorgevano draghi di ogni tipo: alcuni di un bel verde brillante, altri azzurro e uno o due rossi.

“Vorrei quello, quello nero”disse Ginevra indicando un drago appollaiato sul fondo.

“Sicura? Una volta scelto non si può tornare indietro e comunque è una lei.”la informò Persefone.

“Sicura”

“Bene, allora faccio uscire gli altri” Persefone si avvicinò ad un bottone che aprì una specie di grande porta attraverso cui i draghi passarono all’esterno( doveva esserci qualcosa anche là fuori), poi aprì una specie di porticina sul recinto ed invitò Ginevra ad entrare.

“Ti spiego, per ora il drago o la draghessa in questo caso, verrà legato in modo da non poterti attaccare direttamente. In più c’è da avvisarti che una volta entrati puoi uscire solo attraverso la porta, tu non la vedi ma intorno a noi c’è una specie di barriera: alcuni draghi hanno le ali”

“Perché era già legata prima che la scegliessi?” chiese Ginevra.

“Ne hai scelta una con un bel caratterino, non si è mai fidata. Dovrai faticare parecchio”rispose Persefone osservando il drago che ora aveva appena aperto gli occhi. Aveva due bellissimi occhi.

“Devo metterci impegno allora … che si fa?” chiese impaziente Ginevra.

“Calma, calma, per oggi osservala e avvicinati di qualche passo, niente di più. Devi dargli il tempo di abituarsi …. Intanto pensa a dargli un nome.”disse Persefone.

“Storm, Tempesta nella mia lingua. Mi sembra adatto”Annunciò osservando il drago.

Dopo quelle parole,senza farmi sentire, con grande prudenza degna di Hermes in persona (scusa papà) uscii dalla stanza e ritornai nella mia con un dubbio che mi tartassò la mente fino a quando non mi addormentai.
Dovevo dire a tutti di Storm e Ginevra oppure dovevo parlarle?



ANGOLO AUTRICE:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di scriverlo il meglio possibile e con alcune descrizioni.
Per una vera e propria descrizione del drago si dovrà aspettare un pov. Ginevra che avverrà nel prossimo capitolo che sarà la terza (e ultima) parte di: Un nuovo compagno. spero mi lascerete una piccola recensione ma anche se non fosse così ringrazio chi ha letto e chi mi segue. Un saluto.
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Capitolo 8
*** Un nuovo compagno (parte 3 e finalmente ultima) ***


UN NUOVO COMPAGNO (PARTE 3)

POV.GINEVRA

Ero andata a letto verso l’una e mezza ma mi ero addormentata alle tre, per poi svegliarmi di soprassalto alle sette mentre Chiara continuava a scuotermi.

“Mi alzo, mi alzo”dissi con la voce impastata dal poco sonno che ero riuscita a fare.

“Mi sembri parecchio stanca di questi tempi o sbaglio?” mi chiese guardandomi peggio di come farebbe Sherlock Holmes. In tutta risposta abbasso la testa come se niente fosse.

“Non hai voglia di parlarne eh? Non sarà mica che …” mi osserva e mi mette una mano sulla pancia con una strana espressione sul volto; appena capisco cosa intende gli butto un cuscino in faccia.

“Ma ti sembra?!? Io non sono incinta!”gli urlo contro cercando di rimanere seria.

“Chi è incinta? Ma domanda più importante di chi?” chiede Nico entrando insieme a Mattia nella camera, io e Chiara scoppiamo a ridere.

“E’ una storia lunga …” dico mentre noto Mattia che mi osserva in modo insolito, come se volesse leggermi nel pensiero.

Dopo esserci lavate la faccia ci vestimmo con delle tute comode abbinate a delle semplici t-shirt colorate e mentre io mi legavo i capelli in una coda alta Chiara li lasciava corti e un po’ scompigliati.

“Finalmente siete di ritorno, mi domandavo se eravate state prese da qualche mostro del bagno lì dentro …” disse Mattia.

Continuavo a notare che per quanto si sforzasse di scherzare quando voltavo lo sguardo verso di me Mattia continuava a guardarmi scrutatore ed un pensiero iniziò a insinuarsi in me: non può essere che …

“Smettila di dire cavolate, una volta dovevamo andare al cinema a vedere quel film comico e ti ho aspettato per mezz’ora fuori dalla tua casa” i miei pensieri vengono interrotti dalla risposta di Chiara.

“Dovevo farmi bello per uscire con la mia bella no?” chiese.

“Questa è un impresa impossibile Mattia …” s’intromette Nico “ Anche con tutto il tempo che Crono i persona potrebbe darti non riusciresti a farti bello.”

“Non sei divertente” dice Mattia facendo la linguaccia a Nico.

“Scusa ma non ricordavo di avere cinque anni …” risponde lui.

Continuano così per un po’ finché dobbiamo per forza andare a fare colazione se non vogliamo restare a stomaco vuoto.
Ci riempiamo la pancia per bene di tutto quello che si trova sul tavolo: Pane con nutella o marmellata, latte o the, biscotti, bacon, uova e prosciutto. La colazione sembra uno strano incrocio tra una classica italiana e una inglese/americana.
Dopo la colazione abbiamo qualche ora libera, sto per tornare nella mia stanza quando mi volto di scatto a causa di una mano posatasi  sulla mia spalla destra: Mattia.

“Perché lo fai?” mi chiede serio, non l’ho mai visto così.

“Faccio cosa?” chiedo stranita.

“Lo sai benissimo, stanotte ti ho visto. Cosa combinate tu e Persefone?”

“Allora lo sai …” rispondo ormai consapevole “Ti prego, non dirlo agli altri, non ora. Aspetta almeno che riesca ad addestrarla”

“E’ un suicidio, non sono creature pacifiche e per di più non ne hai scelta una particolarmente docile”dice continuando a guardarmi fisso.

“Ce la posso fare, ti devi solo fidare” lo rassicuro “ Mi raccomando, non farne parola con Nico. Ti sei preoccupato tu, figurati che cosa farebbe lui”

“Io ti copro, ma tu stai attenta va bene?” mi propone.

“Farò del mio meglio”riesco a dire. Non posso promettere più di così, è il mio difetto fatale ad impedirmelo. Il mio difetto fatale è l’impulsività, non riesco a starmene troppo con le mani in mano ma a volte non valuto bene la situazione e finisco in situazioni spiacevoli.

Mi volto e apro la porta della stanza, appena entrata me la chiudo alle spalle e tirò un sospiro di sollievo. Mattia lo sa ma non lo dirà mai agli altri, non se non sono in grave pericolo. Al momento questa consapevolezza mi basta per farmi addormentare tranquilla.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Il capitolo è un pò corto ma spero sia meglio che niente.
Voglio ringraziare tutte le pesone che mi recensiscono: senza di voi non saprei cosa fare.
grazie!
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Capitolo 9
*** Gelosia ***


 

GELOSIA

POV.CHIARA
 
Dopo esserci svegliate e cambiate con una tuta comoda avevamo fatto colazione e alle tre Persefone ci aveva dato del tempo libero, subito corsi da Mattia per chiedergli di fare un giro ma mi disse che purtroppo aveva un impegno.
Impegno … e con chi? Se doveva avere un impegno al massimo doveva averlo con me, che razza d’impegno era?
Decisi di parlarne a Ginevra ma anche lei mi liquidò dicendomi che doveva andare con Nico.
Insospettita volli parlarne anche con Nico.

“Senti ma tu non dovresti essere con Ginevra?” chiesi accostandomi a lui.

“No, aveva un impegno. Matty dov’è?” chiese stranito dopo avermi risposto.

“Anche lui aveva un impegno … non penserai che sia lo stesso vero?” dissi acquistandomi maggiore attenzione da parte sua.

“Intendi che ci tradiscono con i nostri rispettivi migliori amici?” chiese scettico ma con un pizzico di paura.

“Non so cosa pensare …” non sono mai stata una persona  particolarmente fiduciosa tranne con Ginevra, i miei parenti, Nico e Mattia e alcuni dei miei fratelli di tutti gli altri non sono mai stata completamente fiduciosa anche se mi dimostro sempre ottimista e disponibile.

“Non ci farebbero una cosa del genere …” disse Nico ma anche lui non ne era del tutto convinto insomma ne aveva ricevute tante di batoste nella sua vita.

Stemmo così per una buona oretta guardandoci in giro e a volte scambiandoci poche parole sulle cose che ci erano successe durante le vacanze e così via.

“Senti, non possiamo continuare così. Stasera io parlo con Matty e tu con Ginny, sono sicura che se  gli diremo cosa pensiamo sapranno darci una valida spiegazione”dissi convinta spezzando il silenzio.

“Hai ragione” mi rispose.

“Ti sbagli, Chiara non ha mai ragione, mai”disse Ginevra comparsa dal nulla.

“O ma che buona amica che ho, sono proprio lusingata” dissi mentre Nico mi guardava chiaramente preoccupato.

“Sì lo so, sono la migliore amica che si posso avere. Anche tu.”

Dopo che arrivò anche Mattia andammo a cena tutti insieme, io ero seduta accanto a Mattia e perciò colsi l’occasione per spiegare i dubbi che mi tartassavano.

“Mattia io avrei un problema” dissi facendolo voltare “Oggi te ne sei andato non so dove a fare non so cosa e anche Ginevra ha fatto lo stesso …”

“Dimmi che stai scherzando, ti prego” disse Mattia trattenendosi dal ridere.

“No, sono seria e comunque lasciami finire”ma non ci riuscii mai perché lui iniziò a ridere attirando l’attenzione di tutti i presenti.

“Non riesco a capire perché diavolo ridi? Ma cosa sei? Scemo?” chiesi esasperata.

“Tu pensi che io ti tradisca con Ginevra ecco perché rido, sì è carina ma anche se volessi lei è stracotta di Nico e poi a me piaci tu”mi disse dolcemente.

“Mi hai tolto un peso, grazie.” Gli sorrisi.

“Di niente, non mi merito un bacio?” mi chiese con la faccia da cucciolo.

“Aspetta, fammici pensare … NO” risposi mentre guardavo Nico e Ginevra di fronte a noi, non sapevo quello che si erano detti ma Nico parve più sollevato e quando mi vide mi sorrise, io ricambiai.

“Non è che siete voi due a tradirci?” disse Mattia a voce abbastanza alta per far sentire la frase a tutti e quattro.

“Anche io pensavo che potrebbe essere così” continuò Ginevra seria prima che scoppiassimo tutti a ridere.

“Ragazzi, basta ridere” ci ammonì Persefone.

“Allora che impegno avevi con Ginny oggi?” chiesi curiosissima.

“Niente di che …”

“Eddai, dimmelo” dissi facendo gli occhi dolci.

“Non posso, vorrei ma non posso scusa” mi disse realmente dispiaciuto.

Alla fine della cena, che proseguì silenziosa, ci dirigemmo nelle nostre stanza ma prima volevo parlare con Nico.
“Matty non mi vuole dire dove è andato con Ginevra, io gli credo che non mi sta tradendo ma voglio comunque sapere che cosa hanno combinato” gli spiegai “Potremmo seguirli, ho sentito che vanno anche stanotte a mezzanotte in quel posto”

“Vuoi dire che li vuoi inseguire?” mi chiese.

“Sì, ci stai?”

“Certamente”

Così mi misi a letto aspettando solo il momento giusto per uscirne fuori.
 
POV. MATTIA

Era faticosa alzarsi a mezzanotte e andare a vedere glia allenamenti che Ginevra faceva con Storm.
Proprio oggi poi Persefone aveva annullato gli altri allenamenti per farla allenare ulteriormente, non era stata particolarmente felice di vedere che avevo scoperto tutto ma dopo un po’ aveva accettato il fatto mandandolo giù giusto perché prima o poi l’avrei saputo comunque.
La cosa più triste erano in assoluto le domande che Chiara mi rivolgeva e a cui io non potevo rispondere, aveva persino pensato che la tradissi, come potrei …
Mezzanotte. Devo alzarmi. Uno, due, tre passi e apro la porta, Ginevra mi sta aspettando in corridoio e mi fa cenno di sbrigarmi. Socchiudo la porta e la seguo.

“A che punto sei con l’allenamento?” chiedo dopo aver attraversato la porta e essere arrivato davanti al recinto.
“Visto che non mi ha ancora ucciso direi che sono a buon punto” mi risponde sorridente.

“Si avvicina fino a tre metri di distanza al massimo” aggiunge Persefone.

Mentre Ginevra entra nel recinto che di solito chiamiamo arena, sento un rumore sospetto dietro di noi, una parola soffocata prima che venga espressa.
E’ solo un impressione continuo a ripetermi mentre guardo Ginevra che a mio parere sta azzardando troppo, ora si è avvicinata a meno di un metro e Storm potrebbe facilmente bruciarla se non fosse  che Ginevra continua a parlargli tranquillamente cercando di calmarla e rassicurarla.

“Persefone, non credi che si stia avvicinando troppo?” gli chiedo guardandomi alle spalle, ancora quella strana sensazione 

“Se se la sente può avvicinarsi quanto vuole, sa i rischi che corre”mi risponde fredda ma poi si accorge della mia espressione e solo con lo sguardo ci mandiamo un messaggio:”Lo senti?”. Faccio un cenno di assenso e mi dirigo di soppiatto verso la fonte del rumore.
In un istante capisco ogni cosa: Nico e Chiara ci hanno seguito per scoprire cosa stavamo facendo, poi si sono nascosti per spiarci.

“Non dovreste essere qui” dice Persefone sbucata alle mie spalle. Poi un grido. Ci voltiamo tutti.

I miei occhi non scorgono la mia amica da nessuna parte e l’unica cosa che vedo è Storm  che ruggisce contro un altro drago, un drago di un rosso lucido e scuro che sembra ricoperto di fiamme.
Siamo tutti immobili a guardare impotenti la scena e il pensiero della nostra amica sbranata è piantato nelle nostre menti come un chiodo fisso, fortunatamente Persefone reagisce allo shock e si precipita a premere un pulsante. Quest’ultimo attiva una specie di catena che intrappola il drago e lo trattiene fino a tirarlo lontano, in una gabbia.
Senza pensarci Nico e Chiara si gettano nell’arena seguiti a ruota da me e dalle urla di Persefone che ci avverte che Storm è libera e può farci del male. Appena entrati il drago ci osserva con aria sospettosa e solo allora noto ma posizione delle sue ali tenute ripiegate ma gonfie sul lato, forse è una posizione di difesa.
Arrivati davanti a lei non sappiamo cosa fare e perciò restiamo fermi immobili finché, dopo averci valutato inoffensivi, schiude le ali e ne esce fuori Ginevra.

Tutti le corremmo in contro ad abbracciarla senza preoccuparci di Storm che intanto si spostava in  fondo.
“Mi ha salvata” e queste sono le uniche parole che pronuncia prima di svenire. 





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero che il capitolo vi piaccia, ho aggiunto una foto del "drago di fuoco" tanto per dare un'idea.
Se avete un minuto fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felice.
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Capitolo 10
*** Fidati di me ***


FIDATI DI ME

POV. GINEVRA
 
Quando mi svegliai ero sdraiata su un comodo letto, le lenzuola nere mi mantenevano al caldo dandomi un leggero tepore. Guardandomi attorno notai due grandi finestre ai miei lati dalle quali uscivano dei deboli fasci di luce e dopo essermi messa seduta capii di non essere in nessuna stanza a me conosciuta.

“Sei nella stanza che usiamo quando Persefone sta male.” Mi disse gelido Nico spuntato da qualche angolo di quella stanza davvero enorme “Perché non me l’hai detto?”mi chiese a bruciapelo.

“Non potevo, non subito e poi tu non mi avresti lasciato” dissi  mantenendo un tono freddo e distaccato come il suo.

“E avrei fatto bene, ti sei fatta una larga bruciatura sulla gamba destra prima di essere protetta da quella cosa”

“Non chiamarla così!Mi ha salvato la vita, come fai a non capirlo? E in più come ti permetti di venir qui a giudicare? So badare a me stessa” gli urlai arrabbiata. Non capiva? Mi ero davvero affezionata a Storm e che lui lo volesse o no io avrei continuato ad addestrarla.

Senza accorgermene calde lacrime salate iniziarono a solcare le mie guance rosse dall’ardore che la mia rabbia aveva lasciato, prima una sola poi all’eremita si erano unite altre sorelle. Prima che potessi asciugarle Nico mi stava passando delicatamente i pollici sulle guance.

“Io sono arrabbiata” gli dissi cercando si sembrare seria e scostandomi dal suo tocco.

“Lo sai anche tu che non è vero, come io non sono arrabbiato con te. Avevo solo paura che tu morissi, scusa.”

“Scusa tu, non dovevo essere così fredda.” Ammisi mentre mi osservava.

“Niente paura, comunque tutta questa storia è strana. I draghi non attaccano se non sono aizzati e quello non era neanche nell’arena” considerò Nico. In effetti era piuttosto strano, mi ricordo solo che all’improvviso sentii un dolore lancinante alla gamba e che Storm si mise a ruggire e a coprirmi con l’ala, poi solo un buio tremendo. All’improvviso iniziai a tremare.

“Cos’hai?” mi chiese Nico.

“Un brutto ricordo” bisbigliai mentre  i ricordi mi assalivano. Mi ricordavo il dolore fortissimo e caldo che mi attanagliava la gamba, il fuoco rosso e rovente che intravidi dall’ala di Storm, ricordo che dopo essere svenuta mi sentii sola, perduta e vuota. Vuota. Talmente vuota da non provare niente, in quel momento non provavo ne dolore ne terrore ne paura, sembravo un guscio vuoto. Era così che ci si sentiva prima di morire? Ma io non ero morta, quel senso di vuoto me l’avevano trasmesso quegl’occhi. Gli occhi del drago rosso, di quel drago che mi aveva attaccato. Erano così intensi: rossi e penetranti ma con delle pagliuzze viola, sono sicura che erano viola.

“Tu tremi” disse preoccupato Nico risvegliandomi dalla mia trance “puoi fidarti, dimmi cos’hai”

“Te l’ho detto, brutti ricordi” risposi evasiva.

Prima che Nico potesse ribattere qualcuno bussò alla porta di ebano attirando la nostra attenzione.
“Come stai?” mi chiese Persefone entrando dalla porta seguita da Chiara e Mattia. La regina degli Inferi portava un lungo abito nero a maniche corte, era abbastanza attillato e aveva una specie di coda come quella degli abiti da sposa, solitamente portava gli abiti con disinvoltura e naturalezza ma sembrava un po’ triste.

Tristezza. Vuota. Ancora il ricordo di quegl’occhi rosso violacei che mi hanno quasi strappato la vita e non solo, anche l’anima.

“Bene” risposi poco convinta.

“Non è un buon momento, lo so. Ma domani dovete partire per la missione, è di fondamentale importanza. Questa è la mappa per arrivare alla grotta.” Ci informò porgendoci un grosso foglio di carta giallastra ripiegato parecchie volte.

Prima di andarsene però volli farle una domanda “Quel drago faceva parte di quelli che ho visto nel recinto?”

“No” mi rispose secca.

Ora avevo capito, quella sensazione di vuoto, di solitudine e amarezza. In quegl’occhi avevo visto anche vendetta, vendetta che bruciava intensa in quelle iridi, quegl’occhi volevano che mi sentissi così.
Prima mi avrebbero svuotato e poi mi avrebbero riempito di vendetta e odio.
Quelli non erano gli occhi di un drago, erano gli occhi del mio peggior incubo.

Eris. 

ANGOLO AUTRICE:
Il capitolo è corto e ha un solo pov. ma spero che vi piaccia comunque. Tra poco inizierà l'azione.
Questa ispirazione la devo al libro Hunger Games e i suoi seguiti che mi hanno fatto sognare con loro.
Un grosso saluto e un ringraziamento a tutti.
percabeth2000

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Capitolo 11
*** Partenze ***


PARTENZE

POV. NICO
 
Appena Persefone si chiuse la porta alle spalle, vidi sfrecciare accanto a me una corta chioma bionda che andò a fiondarsi su Ginevra.

“Ti odio, ti odio e ti odio. Potevi dirmelo ma tu hai preferito dirlo a quel pazzo del mio fidanzato eh?” disse Chiara mentre si staccava dall’abbraccio che si erano appena date.

“Se vogliamo essere precisi, Mattia ha scoperto tutto da solo” disse Ginevra cercando di essere il più gentile possibile ma nella sua voce e nel suo sguardo s’intravedeva uno spruzzo di paura. O forse era terrore.

“Ti senti bene?” gli chiese Mattia premuroso.

“Sì, grazie. Cambiando discorso … ora che abbiamo la mappa possiamo partire anche immediatamente no?”propose Ginevra.

“No, ti devi riposare almeno per stanotte. Partiremo domani mattina come ha detto Persefone” dissi calmo guardando la mia ragazza.

“Ma io ….”

“Neanche per sogno” la interruppe Mattia prima che potesse continuare.
Ginevra cercò una qualche approvazione da Chiara che però la guardò scuotendo la testa, in quel momento si arrese stiracchiandosi e tornò ad osservarci.
Non sapendo cosa fare iniziammo a raccontarci alcuni aneddoti divertenti.

“Quando voi due eravate in vacanza io e Nico abbiamo fatto qualche lezione di equitazione. Senza che volessimo i cavalli sono partiti a tutta velocità verso il fondo del campo di allenamento e hanno inchiodato alla palizzata scaraventandoci in avanti” raccontò Mattia massaggiandosi la schiena dove aveva preso la botta.
Le ragazze erano scoppiate a ridere come due matte: Chiara si era stesa sul letto con le mani sullo stomaco mentre Ginevra, piegata in due, cercava di trattenere le lacrime.

“Non c’è niente da ridere!” dicemmo in coro io e Matty stizziti.
Continuammo a raccontarci gli aneddoti per un’altra mezz’ora, ridendo come pazzi e scambiandoci continue battute.

“Vi lasciamo da sole ora, avrete tante cose da raccontarvi, argomenti da donne” disse Mattia. In tutta risposta le ragazze gli tirarono un cuscino dritto in faccia.

“Sì forse è meglio che andiamo” dissi io mettendomi a ridere.

“Sarà meglio!” urlarono quelle due.

Portai fuori Mattia e insieme andammo nella mia camera.

“Come è andata con Ginevra? Quando si è svegliata intendo …” mi chiese curioso.

Non gli risposi perché ero già per metà fuori dalla porta, volevo andare da Persefone. Doveva spiegarmi alcune cosette.
Attraversai metà palazzo alla sua ricerca ma poi mi ricordai che adorava stare nel giardino. Passai per la stanza dove si svolgeva la cena e mi diressi verso la porticina in legno che dava all’esterno, appena la aprii la vidi: stava accovacciata vicino a delle rose nere, probabilmente era lo stesso cespuglio da dove avevo strappato una rosa un po’ di tempo prima.

“Buongiorno” mi disse accorgendosi di me.

“Non oggi” gli risposi freddo.

“Avanti: dimmelo” mi incitò.

“Che cosa? Che avresti dovuto avvisarmi? Che avresti dovuto stare più attenta?” gli chiesi.

“Tu non capisci, eravate condannati a morte : tutti, tu e lei. Vi ho salvato la vita! E poi era una sua scelta, io non ho costretto nessuno fin dal principio.” Mi rispose alzandosi e togliendosi la terra dalla lunga gonna. “Non sei l’unico affezionato a quella ragazza Nico, ricordatelo. Ma soprattutto ricordati che non tutti la vogliono viva, quel drago non era dei nostri. Era un drago potente, penso fosse anche più di questo.”
In verità non ero arrabbiato con Persefone, ero arrabbiato con me stesso per non averlo capito, mi stavo solo sfogando.

“Non è colpa tua Nico, non è colpa di nessuno di noi” mi disse Persefone.
Dopo averla salutata mi diressi di nuovo nella mia stanza, iniziai a parlare con Mattia e per un po’ mi crogiolai in quella sensazione di amicizia e tranquillità.
 
POV.CHIARA

Appena i ragazzi uscirono Ginevra si mise più comoda sul letto e si rilassò un po’ sospirando.

“Sei più strana del solito, sei sicura di stare bene?” gli chiesi.

“No, non sono sicura” mi rispose seria.

“Se vuoi vado a chiamare qualcuno”gli dissi un po’ preoccupata.

“No, mi sento solo strana. Quel drago, mi crederai pazza …”

“Non più di quanto già credo”

Così iniziò a spiegarmi del drago, di come i suoi occhi gli trasmettessero un senso di vuoto, paura ma soprattutto vendetta. Mi spiegò la sua teoria, mi disse che secondo lei quel drago poteva essere Eris tramutata che cercava vendetta.
Non ci potevo credere. Fino a qualche momento prima Ginevra scherzava e rideva con noi anche tenendo tutto il peso di quello che pensava, doveva essere orribile  sentirsi impotenti in quella maniera.

“Mi dispiace” furono le uniche due parole che mi uscirono di bocca.

“Non ti preoccupare” mi rispose “Mi sei stata molto più di aiuto così che dicendomi cose come non è vero,non può essere o altro. Almeno sei stata sincera”

“Lo sono sempre stata” gli dissi.

“Lo so. Comunque questa cosa deve rimanere tra noi ok? Non voglio che Nico lo venga a sapere, mi rinchiuderebbe qui  e non mi lascerebbe venire con voi. Io devo venire con voi, devo schiarirmi le idee”mi chiese con una faccia supplicante.

“E Mattia? Cosa devo fare con lui?”

“Non credo ti faccia domande ma se promette di non dirlo a Nico, puoi anche dirglielo”mi disse.

“Dobbiamo fare un giuramento o qualche altra cosa?”chiesi.

Entrambe scoppiammo a ridere e continuammo così per tutta la giornata, ci fermavamo solo per mangiare e ogni tanto per schiacciare un pisolino finché non arrivò sera e ci addormentammo come sassi.

“Sveglia!” urlò Mattia.

Svegliandomi di soprassalto gli gridai “Sei pazzo? Quasi mi spacchi i timpani!”.

“Sbollisci cara …” mi rispose.

“Sbollire?!? Non sono una pentola! E poi chi ti ha dato il permesso  di chiamarmi cara? Altro che cara, diventerò il tuo assassino tra poco”precisai.
Ginevra era stata risvegliata molto più delicatamente da Nico visto che non urlava ne sbraitava, stava solo morendo dal ridere.

“Ti avrei svegliata con un bacio ma non avresti approvato” si giustificò Matty.

“E chi te l’ha detto che non avrei approvato?”chiesi provocatoria.

“Quindi posso?”il solito speranzoso …

“No” gli risposi secca.

Dopo la conversazione ci preparammo con tutto il necessario e partimmo finalmente per la nostra missione con due nuove armi: il nostro canto e Storm.


ANGOLO AUTRICE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, spero di averlo scritto abbastanza bene perchè l'ho scritto in due giorni diversi.
Lo so che è da un pò che non pubblico e mi dispiace solo che tra i compiti delle vacanze e quest'ultime non ho tantissimo tempo.
I colori di questo angolo autrice sono stati scelti dai miei due cugini che sono in vacanza con me e a cui voglio tanto bene.
percabeth2000

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Capitolo 12
*** Attacco ***


ATTACCO

POV. GINEVRA
 
Dopo aver preparato tutto l’occorrente, armi, provviste, cambi d’abito e ambrosia Nico mi fece alzare dal letto. All’inizio avevo i capogiri ma dopo un primo minuto tutto il mondo si fermò e ci incamminammo verso la nostra meta.
Salutammo Ade e Persefone velocemente e uscimmo dagli Inferi, subito il sole ci accecò violentemente.
Anche negli Inferi c’è luce, ma non come quella del sole. Fortuna che eravamo in inverno e il sole non era così luminoso e abbagliante come in estate seno’ saremmo restati mezzi cechi per un bel po’.

“Sapete che giorni è?!?” disse Chiara pimpante “E’ il ventinove Gennaio, tra due giorni è il tuo compleanno Ginny”

“Me l’ero dimenticata …”dissi.

“Cosa faresti senza di me?” disse lei.

“Mi divertirei, mi sembra ovvio” risposi sorridente “Allora, in che direzione?” chiesi.

“Verso nord, se ci incamminiamo ora dovremmo arrivare prima di stanotte.” Rispose Nico in tono un po’ freddo e brusco.

Era ancora arrabbiato con me, se continuava così mi sarei arrabbiata anch’io e molto anche. Dopo cinque minuti di cammino raggiunsi Nico in cima alla fila e gli restai accanto senza dire niente per un po’.

“Senti, ho capito che sei ancora arrabbiato ma almeno essere ad meno freddo potresti sforzarti non credi?” gli chiesi senza ottenere risposta.

Stavo per ritornare indietro ma mi bloccò per il polso “Sono arrabbiato, lo sai, non riesco a fingere di essere felice se non lo sono”mi disse.

“Non mi vuoi proprio perdonare eh?” gli chiesi.

“Sei orrenda sai?”

“Che cosa ho fatto ancora?”dissi esasperata.

“Sei orrenda perché non riesco ad arrabbiarmi con te per lungo tempo e perché fai sempre quella faccia da cucciolo che è adorabile anche per me, soprattutto per me.” Mi disse schioccandomi un bacio sulla guancia.

“Allora spero che tu mi considererai sempre orrenda”

“Ragazzi?!? Siete sicuri di stare andando nella direzione giusta? Più che guardare la carta vi state guardando a vicenda” ci urlò Chiara per farsi sentire da dietro.

“Zitta e pensa a Matty!” gli urlai io “la carta la stiamo guardando”
Nico si mise a ridacchiare di gusto mentre io sbuffavo.

“Hai scelto tu di portarla con noi nella scorsa avventura, hai scelto tu di diventare sua amica. Perché?” mi chiese serio.

“Perché siamo amiche da dodici anni, perché è sempre stata gentile e sincera con me e perché sdrammatizza qualunque situazione, ma si sta specializzando un po’ troppo a interrompere i momenti romantici” gli risposi sincera.

“Forse hai ragione,non ti ho ancora baciata”

“E quello di prima che cos’era?”

“Quello non conta, era un bacio sulla guancia, non vale.”mi disse.

“A bene, me ne ricorderò”

“Eddai, non fare la pignola. Hai capito che intendevo” mi disse lui tirandomi a se.

“E se non lo avessi capito?” chiesi.

“Se vuoi te lo mostro” mi chiese.

A quel punto però Chiara ci urlò di abbassarci e facemmo appena in tempo a farlo prima che una manticora ci scagliò addosso i suoi aculei avvelenati.
Quando ci rialzammo sia io che Nico avevamo la spada pronta, Chiara tendeva il suo arco e anche Mattia aveva sfoderato la sua spada.
 
POV.MATTIA

Avevo appena sfoderato la spada quando dalle mie spalle spuntarono altre due manticore.
La loro pelle verde e squamosa rifletteva i raggi solari e le loro lunghe code nascondevano degli aculei avvelenati e pericolosissimi.
Io mi voltai ed iniziai a fronteggiare la manticora mentre Chiara, Ginevra e Nico si occupavano delle altre due.
Subito mi scagliò contro una velocissima raffica di aculei che fortunatamente schivai, tentai con un affondo ma come me sembrava che anche la manticora fosse agile e veloce.
Senza rendermene conto mi ritrovai a terra. La manticora mi aveva fatto cadere con un potente colpo di coda. Mi alzai velocemente e ripartii alle carica continuando a menare fendenti e a parare gli aculei.
Mentre entrambi riprendevamo fiato mi concessi un minuto per osservare i miei compagni: Un’altra manticora si era aggiunta ed ora ognuno ne stava affrontando una ma nessuno di loro sembrava essere ferito gravemente o in particolare difficoltà.
Quando mi rigirai la manticora stava ancora riposando e in quei pochi secondi decisi di tentare l’impossibile.
Ci girai intorno velocemente e gli saltai sulla schiena facendola infuriare, mentre cercava di scrollarmi mi ricordai della coda con la quale poteva colpirmi a momenti  e con un gesto deciso gliela mozzai facendola stridere di dolore, questa si disintegrò pochi istanti dopo.
Nel frattempo anche i miei amici sembravano aver avuto la meglio: la manticora di Chiara, ormai accecata, non aveva scampo mentre quella di Nico era attaccata dagli scheletri, quella di Ginevra era piena di tagli e zuppa d’acqua salata che le faceva bruciare le ferite. Dopo poco anche loro diventarono polvere.

“Forse è meglio muoverci se non vogliamo altre spiacevoli sorprese” dissi. Tutti annuirono e quindi ci rimettemmo in cammino, Ginevra e Nico davanti e io e Chiara dietro.

“Sei stata fantastica”dissi a Chiara.

“Grazie, anche tu”mi ripose sorridente.

“Secondo te che si stanno dicendo quei due?” gli chiesi avvicinandomi.

“A occhio e croce direi che parlano genio”

“Potresti anche rispondermi normalmente ogni tanto”

“E tu potresti anche fare domande intelligenti, ogni tanto” mi disse.

“Ma così non sarei più Mattia non credi?”

“Ed io non sarei più Chiara “ quella ragazza riusciva sempre a fregarmi …

“Facciamo così: io ti faccio una domanda intelligente ma tu rispondi in modo normale, senza insultami ne altro”gli proposi.

“Spara”

“Perché hai accettato di essere a mia ragazza?”

“Perché mi fai ridere”rispose semplicemente.

“Quindi il tuo sogno era di fidanzarti con un pagliaccio …”

Mi tirò uno scappellotto ma poi scoppiammo a ridere entrambi.

“Sei una scemo Matty …”

“Hai appena detto che è per questo che ti piaccio no?” gli chiesi.

“Ho detto perché mi fai ridere, non perché fai lo scemo” precisò

“Gli scemi fanno ridere no?”

 Alzò gli occhi al cielo in segno ma non mi rispose più “Hai visto che bel cielo?” gli chiesi dopo un po’.

“Tu stare un po’ zitto mai eh?”Mi rispose alzando lo sguardo.
Il cielo era di un bel azzurro, alcune soffici nuvole bianche lo attraversavano donandogli più dimensione e ogni tanto veniva attraversato da bellissimi uccelli in volo.

“Visto che serve parlare ogni tanto?” gli dissi.

Velocemente si avvicinò e mi diede un veloce bacio sulla guancia, rimasi di sasso. Forse era stata colpita troppo forte dalla manticora? Non era da lei fare una cosa del genere.

“Grazie”Mi rispose.

“Dovrei farti favori più spesso e tu dovresti ringraziarmi più spesso”

Camminammo ancora per qualche ora, parlando di tutte le cose che ci venivano in mente e facendo dei piani per recuperare la spada fino a quando non arrivammo alla abbastanza vicini alla grotta e ci accampammo per la notte.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non mi faccio vedere da un pò, lo so e mi dispiace un mondo ma in vacanza internet non prendeva e fino ad ora non mi sono potuta collegare. 
Per qunto riguarda il capitolo, è solo di transizione ed è anche un pò romantico (forse un pò tanto) ma ho cercato di renderlo anche un pò spiritoso. Fatemi sapere cosa ne pensate.
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Capitolo 13
*** L'inizio del disastro ***


L’INIZIO DEL DISASTRO

POV.CHIARA
 
Avevamo preparato un bellissimo accampamento composto da due piccole tende e un piccolo fuoco al centro, sistemammo gli zaini nelle nostre rispettive tende e poi ci mettemmo attorno al falò ad abbrustolire qualche pezzetto di carne e qualche dolcetto.
Dopo un grosso momento di silenzio Ginevra disse una cosa che mi spiazzò totalmente.

“Devo confessarvi una cosa, chiara ne è già al corrente”iniziò con voce abbastanza triste “Credo che quel drago, quello che mi ha attaccato, fosse sotto il controllo di Eris. Prima pensavo fosse lei ma più probabilmente lo stava solo controllando usando il caos”

Un silenzio piombò su tutti noi mentre i ragazzi cercavano di metabolizzare l’informazione.
Sconvolgendo tutti fu Mattia a parlare per primo.

“Perché non ce l’hai detto prima?” chiese gentile ma con una punta di rabbia nella voce.

“Non ne ero sicura e i più pensavo non mi avreste fatto venire con voi” rispose Ginevra un po’ dispiaciuta.

“Tu, mi devi stare appiccicata ok?” disse Nico rivolgendosi a Ginny “ Qua’è il piano?”

“Scusa un attimo, non voglio arrabbiarmi ma io non sono costretta a starti appiccicata, ok? Devo aiutare Chiara con il canto e poi c’è anche Storm”

Storm ormai ci seguiva da quando eravamo partiti anche se ci stava ad una debita distanza, in volo sopra le nostre teste, credo non si fidasse pienamente di noi tranne che di Ginevra con la quale aveva stabilito un buon rapporto.

“Allora credo che come piano vada bene a tutti se io e Ginevra distraiamo i mostri con il canto mentre voi prendete la spada e poi voliamo via insieme a Storm” proposi prima che Nico potesse farlo.

“E ora tutti a nanna, buonanotte ragazzi e domani mattina all’alba: mi raccomando!” dissi congedandoli, non volevo che Nico litigasse con Ginevra. Non era l’unico ad essere preoccupato, tutti noi sapevamo che Eris poteva essere dovunque e che poteva farci del male, in più Ginevra pensava di averla vista.
Appena entrate nella tenda ci mettemmo entrambe dentro il sacco a pelo e dopo qualche minuto mi addormentai profondamente.
 
POV.GINEVRA

Non sapevo perché avevo rivelato tutto in quel momento, probabilmente quel grosso segreto che mi portavo dentro stava diventando più pensante di un macigno ed io non sono mai stata brava a mentire.
Perché effettivamente stavo facendo quello, mentivo. Mentivo ai miei amici perché non si preoccupassero ma soprattutto mentivo a me stessa sul fatto di stare bene.
Da quell’incontro ero inquieta e sempre in agitazione, solo a volte mi lasciavo andare e ritornavo la solita Ginevra felice ed anche abbastanza spensierata.
“Devo uscire a prendere una boccata d’aria o rischio d’impazzire” pensai tra me e me cercando di fare il meno rumore possibile mentre aprivo la tenda.
Uscendo di schiena andai a sbattere contro qualcosa di grosso proprio fuori dall’apertura, appena mi girai notai i due grandi occhi gialli di Storm brillare al buio. Adoravo gli occhi di Storm perché in quel giallo aveva delle piccole pagliuzze azzurre e argento davvero belle, sarei rimasta a fissarli per ore.
Storm sbuffò per farmi capire il suo disappunto ed io alzai gli occhi al cielo.

“Lo so che non dovrei essere qui, ma già che ci sono ti va se sto un po’ qui con te?” le chiesi. Come risposta si  mise comoda vicino a un masso poco lontano, lo accolsi come un invito. Mi appoggiai sul suo petto godendomi il tepore che emanava anche se il venticello freddo dell’inverno mi faceva venire i brividi.
“Sei stata l’unica a vedere gli occhi del drago a parte me, lo vedevi anche tu quel senso di vuoto riempito di rabbia e vendetta?” chiesi accarezzandole la testa appoggiata sulle mie gambe. Sapevo che non poteva darmi una risposta precisa, ma anche solo il suo calore e la sua palle sotto le mani mi dava una sensazione piacevole quasi protettiva.
“Sei davvero bellissima sai?”gli dissi. Fece un forte sbuffò di approvazione “Modesta vero?”

“Come la sua padrona dopo tutto” sobbalzai a quella voce.

“Non dovresti dormire?” chiesi a Nico.

“Anche tu, e poi non stai gelando?” mi chiese squadrandomi. Effettivamente non avevo un abbigliamento molto caldo ma in teoria non doveva esserlo perché io dovevo essere dentro un sacco a pelo a dormire.
Scossi la testa ma al contempo rabbrividii. Nico si avvicinò con cautela per non disturbare Storm, che già non si fidava al massimo, e si mise di fianco a me circondandomi con le braccia.
Restammo per un po’ in questa posizione finché Nico non sollevò la questione.

“Dovevi dirmelo”

“Non mi avresti lasciato venire ed io dovevo farlo. Dovevo capire meglio” mi giustificai.

“Va bene. Ma ora entra dentro tra poco farà un freddo cane” mi incitò sorridente.

“Non sei arrabbiato?” chiesi.

“Non ci si arrabbia mai con le persone a cui vuoi bene, se non per il loro stesso bene”mi disse.

“Non pensavo fossi un poeta”

Soffocammo le risate per non svegliare Chiara e Mattia ma poi andammo entrambi a letto, forse sarei riuscita a dormire un po’.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Questo capitolo non mi convince molto  ma spero che non sia così brutto. Mi scuso se aggiorno abbastanza lentamente è che o non ho mai il computer o sono sempre via, cercherò di migliorare. Lasciatemi un parere se vi va. Volevo avvisarvi di una cosa, pensavo di farne un terzo, che ne dite?
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Capitolo 14
*** Volare ***


VOLARE

POV. MATTIA
 
Il mattino ci alzammo verso le otto e preparammo una piccola colazione per riempirci lo stomaco.
  Per quanto mi riguarda avevo dormito benissimo e anche Chiara mi sembrava abbastanza riposata mentre Nico e Ginevra erano piuttosto stanchi, soprattutto quest’ultima.
Storm se ne stava rannicchiata in un angolo, vicino ad una roccia, a volte faceva uscire un po’ di fumo dalle narici giusto per ricordarci della sua presenza.

“Allora, ricapitolando: voi distraete i mostri con il canto mentre noi rubiamo la spada poi scappiamo via con Storm giusto?” chiesi.

“Giusto, lo metteremo in atto stasera, verso le sei, in corrispondenza del tramonto così se qualcosa dovesse andare storto potremmo nasconderci più facilmente” mi rispose Chiara, chissà come mai lei sa sempre ogni cosa mentre io resto all’oscuro di tutto di solito.

“Allora che facciamo per il resto della giornata?” chiedo.

“Io opterei per dormire” propose Chiara.

“Io invece direi che dobbiamo fare qualcosa di produttivo. Qualche idea?” disse Nico.

“Io ne ho una ma non credo vi piacerà” rispose Ginevra poi si mise a spiegare la sua idea.

In effetti no, non mi piaceva affatto e neanche a Nico vista la sua faccia, a Chiara non sembrava dispiacere poi molto ma non era neanche molto contenta.
Ginevra voleva che istaurassimo un rapporto migliore con Storm e anche che provassimo a salirci in groppa, diceva che avrebbe potuto aiutarci in caso di pericolo se lei non ci fosse stata.

“Hai per caso intenzione di scappare?” gli chiesi.

“No, ma non si può mai sapere, magari sono impegnata in un combattimento e voi siete feriti. Se riuscite a diventare suoi amici vi potrebbe salvare” rispose Ginevra seria.

“Speriamo solo che non ci mangi” esclamai.

“No, non dovrebbe …”

“Non dovrebbe? Quel dovrebbe non mi va molto a genio sai? Così di certo non aiuti Ginevra …” dissi abbastanza preoccupato.

Ci mettemmo a ridere ma la tensione era palpabile. Sinceramente, non so voi ma io non ero molto contento di stare troppo vicino a Storm, diciamo che le cose che non mi convincevano erano tre: i grossi denti affilati, la stazza e il fatto che potesse incenerirci senza il minimo sforzo.
Ginevra sembrava sicura di se e si avvicinò a Storm tranquilla, le accarezzò la testa e le spiegò che cosa voleva fare. Potrà sembrare strano ma la draghessa capiva quello che la mia amica gli stava dicendo tanto e vero che mentre gli parlava ci osservava e alla fine del discorso fece una specie di basso ringhio,probabilmente di disapprovazione.

“Allora, chi vuole iniziare?” chiese Ginevra, non riuscivo a capire come mai fosse così contenta quando ci stava mandando ad una possibile morte “Allora, nessuno?Devo chiamare io? Ragazzi non è un’  interrogazione …”

“Vengo io” disse Nico, sembrava abbastanza rilassato.

“Che bravo, complimenti. Non dovrebbe fare problemi dopo ieri” disse Ginevra.

“Cosa è successo ieri?” chiese Chiara con un sorriso malizioso.

“Niente che ti possa importare amica mia” rispose sorridente Ginevra.

Nico si avvicinò calmo e prudente, Storm si era messa in piedi mostrando tutta la sua imponenza, Ginevra era al suo fianco.

“Prova ad allungare la mano” gli disse.

“Così te la può mangiare meglio” pensai.
Nico fece come Ginevra glia aveva detto e Storm dopo averla osservata per un po’ avvicino la sua fronte fino a fargliela toccare, così Nico, d’istinto (o almeno credo) iniziò ad accarezzarla piano, poi si allontanò con calma.

“Visto? Non mangia nessuno. Siete già avvantaggiati le ho sempre parlato bene di voi e già un po’ vi conosce dovete solo fidarvi”

Chiara si offrì subito dopo e ripeté le stesse cose che aveva fatto Nico solo che questa volta Storm si mise ad emettere un basso ringhio, non come quello di prima, sembravano quasi delle fusa.
Quando toccò a me ero più calmo rispetto all’inizio, Storm non mi faceva più tanta paura nutrivo però una strana forma di rispetto per lei come tutti credo.
Mi avvicinai e come per Nico e Chiara riuscii ad accarezzarla: la sua pelle era dura e compatta come la pietra ma non era poi così ruvida come avevo immaginato.
Poi accadde una cosa strana. Storm mi prese per la maglietta e mi fece salire in groppa, ebbi appena il tempo di attaccarmi che partì in salita.
All’ inizio ero spaventato a morte e tenevo gli occhi chiusi ma dopo un po’ decisi di aprirli per valutare la situazione: sotto di me si estendeva un prato di bellissimi alberi ricoperti dalla brina e dalla rugiada del mattino, stavamo passando tra le poche nuvole chiare mentre Storm evitava accuratamente quelle scure probabilmente piene di pioggia o neve. Non so per quanto restai in cielo ma quando scesi mi facevano male le mani.

“Gli stai simpatico!” esclamò Ginevra ridendo.

“Credo di sì …”

“Posso provare?” chiese Chiara.

“Certo” rispose Ginevra “Se Storm non si fa problemi”

Storm si abbassò per permettere di salire a chi volesse ma restava comunque in guardia sui nostri movimenti.
La giornata passò così tra voli e carezze finché il sole non iniziò a scendere e noi ci preparammo.



ANGOLO AUTRICE:
E' un capitolo di passaggio serve soprattutto per farvi capire il rapporto dei nostri eroi con la draghessa, non è molto serio e forse è per questo che l'ho fatto raccontare tutto a Mattia è un personaggio molto simpatico e strambo a mio parere.
Il prossimo capitolo riguarderà l'attacco ma non vi voglio dire altro se no rovino la suspance e le sorprese.
Spero vi sia piaciuto e che lasciate una piccola recensione. Se avete domande sono a vostra disposizione.
L'immagine è simbolica, indica il rapporto che stanno istaurando.
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Capitolo 15
*** Il male ha la meglio ***


IL MALE HA LA MEGLIO


POV. NICO
 
Preparammo tutte le nostre armi: io la mia fedele spada nera così come Matty e Ginny la loro e Chiara il suo arco.
La caverna non distava  molto e ci mettemmo circa venti minuti, intorno a noi aleggiava uno strano senso di inquietudine, doveva essere una normale missione di recupero ma sembrava nascondesse qualcos’altro.
Il tempo di certo non aiutava, stava calando la sera e perciò i venti freddi si facevano sentire sulle nostre spalle coperte solo dalla stoffa delle felpe e il tramonto piuttosto che rincuorarci  ci trasmetteva una sensazione di morte, come una vita che volgeva al termine.
Passammo il tragitto nel più totale del silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Non so cosa pensassero gli altri ma io continuavo a pensare al piano, non sapevo se avrebbe funzionato e non volevo rischiare di perdere nessuno, né Chiara né Matty ma soprattutto non volevo rischiare di perdere Ginevra a tal punto che quando l’idea mi sfiorò non volli neanche prenderla in considerazione e così la accantonai in un angolo della mia mente sapendo però che sarebbe rimasta.
Non è che non credevo nelle capacità dei miei compagni anzi, sapevo che erano più che preparati ma avevo perso mia mamma quando ero piccolo e mia sorella ancora prima della guerra che avevamo svolto a New York contro Crono. Dopo quell’anno avevo finalmente trovato degli amici e anche una persona da amare, non volevo perderli.
Ero troppo immerso nei miei pensieri che non mi accorsi che eravamo arrivati. La caverna era abbastanza grande ( poco più delle dimensioni di un ciclope) e proiettava strane ombre sull’erba bagnata e scossa dal vento.
Ci guardammo tutti e quattro come a darci la conferma mentre Storm volteggiava  tra le nubi proprio sopra le nostre teste.
Entrammo nella grotta cautamente, cercando di fare il minor rumore possibile, si sentivano solo i nostri respiri e quelli che presumibilmente erano dei nostri nemici.
Arrivati in quello che doveva essere il fondo della grotta ci guardammo intorno per individuarli,             notammo il grosso segugio infernale nell’ala destra mentre il ciclope in quella opposta.
Nonostante avessi visto tanti mostri dovetti trattenere un conato di vomito nel vedere il ciclope: indossava solo una specie di gonnellino di pelle di animale che puzzava di sudore, sporco e muffa. Il suo corpo era ricoperto di cicatrice bianche e rossastre alcune perfino di un colore verde-giallo dalle quali usciva uno strano liquido biancastro, puzzava come un vecchio bidone dell’umido lasciato al sole per mesi.
Il segugio infernale era simile a molti altri ma aveva l’aspetto di un cane randagio gigante, con il pelo arricciato e pieno di sporco e gli occhi rossi molto lucidi come per qualche malattia.
Furono proprio quegl’occhi ad individuarci e subito dopo un latrato avvertì anche il ciclope del nostro arrivo.
Il piano scattò all’istante e Chiara e Ginevra si misero a cantare una canzone lenta, rilassante ,in modo da farli calmare e da tenerli ipnotizzati e rivolti verso di loro mentre io e Mattia ci spostavamo dietro di loro per recuperare la spada che giaceva proprio sul fondo.
Le ragazze sembravano stancarsi velocemente e per noi era difficile resistere al loro canto ma riuscimmo comunque a raggiungere la spada e a prenderla, un dubbio continuava ad assillarmi però … possibile che sia tutto così facile?
Stavamo tornando verso le ragazze  quando dalle loro spalle comparve una figura che conoscevo fin troppo bene.

“Dietro di voi!” urlammo in coro io e Mattia.

Chiara fu la prima a voltarsi e il controllo sui mostri svanì all’istante, Persefone l’aveva detto che insieme erano più forti, Ginevra invece quasi neanche si voltò come se sapesse che tutto quello sarebbe accaduto.
Una risata inquietante e divertita riecheggiò tra le pareti della grotta riempiendo le nostre teste di un senso di paura e impotenza. I mostri si prostrarono davanti alla figura come servi fedeli e poi svanirono nel buio.

“Ben trovati cari miei”ci salutò la dea.

“Eris” quasi ringhiai dalla rabbia.

“Avevate già sospettato de mio arrivo no?”disse osservando Ginevra “ E’ stato divertente manipolarvi”

“Che intendi dire?” chiese Chiara sulla difensiva ma allo stesso tempo curiosa.

“Intendo dire che sono stata io a rubare la spada e ad inscenare tutto questo, Ade era solo una pedina nelle mie mani. Ora
voglio ciò che in teoria dovrebbe essere mio” spiegò.

Lo sguardo di Eris era diventato possessivo e vendicativo, i suoi occhi viola erano diventati profondi e quasi liquidi.

“Eri tu vero?” chiese Ginevra “eri tu quel drago, non è così?”

“Sei intelligente ragazzina, avevi già capito eh? Sì, ho fatto una specie di trasformazione a quel drago, l’ho reso cattivo diciamo ora è un po’ confuso e spaesato ma sta bene”rispose con uno sguardo sempre più sadico.

A quel punto i suoi occhi erano quasi diventati due pozze viola scuro che restavano fissi sulla mia ragazza.
Decisi di attaccare ma successe una cosa notevolmente strana: Ginevra si sistemò tra me e Eris parando il mio colpo e contrattaccandomi. Che diavolo le stava succedendo?
Andò avanti ad attaccarmi mentre Mattia e Chiara restavano visibilmente stupiti e Eris rideva con la sua solita agghiacciante risata.

“Vieni, figlia di Poseidone, avremo il tempo di distruggerli in un altro momento non ti preoccupare” la richiamò Eris per poi sparire insieme a lei in una nebbia.

Ero confuso, fin troppo, Ginevra aveva mentito per tutto questo tempo? Tutto? La nostra passata avventura, la battaglia, il bacio, il rapimento … senza nemmeno accorgermene mi accasciai a terra sulle ginocchia restando con lo sguardo fisso nel punto in cui erano scomparse.

“Non può essere … ha mentito per tutto questo tempo?” mi lasciai sfuggire a bassa voce.

“No, non l’ ha fatto. I suoi occhi … non li avete notati?” chiese Chiara “erano come quelli del drago che l’aveva attaccata, con le pagliuzze viola. E’ stata controllata da Eris cioè … è controllata da Eris”

Non sapevo se spaventarmi di più o tirare un sospiro di sollievo.

“Possiamo riportarla come prima?” chiese Mattia.

“Non so, il drago è tornato normale ha detto Eris ma deve averlo liberato lei” rispose triste Chiara.

Eris non l’avrebbe mai liberata ma forse potevamo farle tornare la memoria, farle vedere la verità, l’avrei trovata questo è sicuro.
Sarebbe tornata da me.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non aggiorno da un pò, mi dispiace ma non avevo internet. 
Tornando alla storia questo è l'ultimo capitolo, per sapere come finirà ci sarà un terzo racconto. Ora vi saluto.
Ringrazio chi mi ha seguito e chi mi ha appoggiato, chi ha recensito e chi ha solo letto. Spero vi sia piaciuta.
percabeth2000

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