La Spada di Smeraldo - Il Portatore - di Bab1974 (/viewuser.php?uid=181083)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 1 *** I ***
Una spada fatat
I- "Donny, sei il solito scansafatiche!" esclamò un giovane cavaliere rivolto a un altro ragazzo che se ne stava in panciolle. "Ti
sembra questa la maniera di rivolgerti al tuo quasi re." disse di rimandando
il suddetto Donny fingendo di fare l'offes,o ma in realtà ridendo come
un matto. "Se
non fossi il mio principe, accamperesti altre scuse per
non allenarti con la spada!" lo apostrofò Duligr, che si stava
avventando su un pupazzo, non avendo altri avversari "E poi sono
davvero stanco di coprirti le spalle. Se il re tuo zio sapesse
che passi il tempo a guardare me allenarti, invece di farlo di
persona,
rimprovererebbe te e caccerebbe me." "Ah sì? E se re Frantas sapesse che tu sei un sodomita ti farebbe cacciare comunque." disse Donny ridendosela. Duligr
sbuffò: Donny lo minacciava sempre così per ottenere quello che voleva.
Forse se avesse evitato di dirgli delle tendenze sessuali che aveva,
avrebbe potuto domarlo, ma era il suo unico amico, il solo che
trattava con lui, semplice figlio di contadini trattandolo da pari, pur
approfittandosi a volte del suo stato sociale. Era l'unico cui
avrebbe potuto dire ciò sicuro che non lo avrebbe tradito. Più o meno. Si
conoscevano da sempre, da quando era stato accolto al castello, a soli
cinque anni, per aiutare a lavorare nelle stalle reali. Era il più
piccolo della sua numerosa famiglia, ventidue fratelli fra maschi e femmine,
e i genitori si erano ingegnati il più possibile per accasarli prima che
potevano. Le sue tredici sorelle erano andate in sposa tutte entro i
quattordici anni, i maschi, esclusi i primi cinque che erano rimasti ad
aiutare in casa, tutti al lavoro in età bassissima. La sua fortuna
era stata che Donny lo aveva preso in simpatia, assolutamente
ricambiata. Da allora era stato il suo valletto e il suo unico
amico: lui essendo il principe ereditario non aveva molte
occasioni di incontrare qualcuno che lo servisse sinceramente. Ora avevano entrambi quindici anni. Duligr
era davvero irritato con Donny: anche se non era innamorato di lui,
considerandolo al pari di uno dei suoi fratelli da tanto si
conoscevano, doveva ammettere che il principino era davvero un bel
ragazzo, moro, con un fisico tornito e asciutto, nonostante non
muovesse un dito per allenarsi e mangiasse a ogni suo pasto come fosse
l'ultimo. Duligr, che invece si allenava ogni giorno con costanza,
aveva un fisico più possente e portato a ingrassare, tanto che doveva
stare attento a quello che ingurgitava per non rischiare di mettere su troppo
peso. La marea di capelli rosso cupo e ricci non lo aiutava a sembrare
più snello. Insomma alla fine non c'era molto in se stesso che gli
piacesse a parte gli occhi, di un profondo blu cobalto.
Donny
sentì dei passi avvicinarsi e, come accadeva ogni volta, si alzò di
scatto prese la spada e invitò Duligr ad allenarsi con lui. "Ih, ih," ridacchiò Duligr "paura che si tratti dello zietto, eh?" chiese incrociando la spada con quella del principino. "Uff,
chi accidenti sarà a quest'ora?" ribatté questo scocciato " Non viene mai nessuno
fino a che non mancano dieci minuti alla fine degli allenamenti. "Ehi,
sembra che mi sia dato da fare per tutto il tempo?" Duligr scosse la testa, poi andò verso l'abbeveratoio dei cavalli, riempì un secchio e lo buttò in viso al ragazzo. "Ecco,
ora sembri sudato. Pazienza se non puzzi, ma credo che nessuno ci farà
caso." disse Duligr ridendo, mentre Donny lo guardava in cagnesco. Uff,
in realtà era più difficile fingere di allenarsi, che farlo sul serio. Strinse
poi la spada e la incrociò con quella di Duligr, facendo finta di stare
a tirare affondi con lui. Appena i visitatori misero piede dentro
l'arena smisero di 'allenarsi' per accoglierli. -Non male,- pensò Donny -meno di un minuto di allenamento! Oggi mi sono dato da fare.- Il
suo servitore, che di solito era di guardia alla porta principale, e aveva l'ordine di
fare molto rumore quando s'avvicinava qualcuno, proprio per dare al suo principe
il tempo di comporsi, si scusò per l'interruzione e presentò alcune
persone, tra cui re Frantas e alcuni uomini, evidentemente sacerdoti
dalle vesti che portavano. "Non importa, Linead, hai fatto quello
che dovevi." concesse Donny. "Buona giornata signori e anche a voi Sire.
A cosa debbo l'onore della vostra visita." Duligr fece un inchino e
salutò anche lui il suo re e gli illustri sconosciuti. Poi il re gli
fece cenno di allontanarsi e lui stava per obbedire quando fu
richiamato da Donny. "Un attimo Duligr." disse Donny, poi si rivolse
allo zio "Sire, lui è il mio valletto più fidato, qualsiasi cosa
dobbiate dirmi sono certo che lo possa ascoltare senza problemi." Donny
vide i quattro sacerdoti confabulare tra di loro e dopo quella che
sembrò un'eternità il più anziano del gruppo, si rivolse a re Frantas. "Signore,
siamo d'accordo che il servitore ascolti." accettò l'uomo di fede
"Tanto crediamo che il principe non possa andare in missione da solo e
il ragazzo mi sembra che possa essere adatto come accompagnatore. Però
l'altro servo deve andarsene. Re Frantas fece cenno a Linead di eclissarsi e fu quello che fece.
Appena
rimasti soli, Duligr a qualche passo di distanza, Donny si era
apprestato ad ascoltare quello che avevano da dirgli. Alla parola
missione aveva sentito le ginocchia cedergli e non sapeva quali dei
dovesse ringraziare, perché nonostante tutto fosse ancora in piedi. "Sono
pronto ad ascoltarvi." aveva detto, con voce miracolosamente ferma. Non
era un fifone, forse solo un po' pigro, ma aveva una pessima sensazione. "Anch'io
sono davvero curioso." disse Frantas "Mi hanno accennato a una
missione ma non hanno voluto anticiparmi nulla. Volevano che ci fosse
la famiglia reale di Kandria al completo." I sacerdoti, che erano
sistemati a formare un rombo, alzarono all'unisono la testa china
mostrando volti pallidi e scarni. Il portavoce continuò a parlare per
tutti. "Noi
siamo gli Anziani della Confraternita dei Pugnali
Splendenti e io sono Grundian il Padre Superiore. Siamo giunti qua per
chiedere aiuto ai regnanti di Kandria
a causa di una predizione che abbiamo avuto." cominciò l'uomo di fede
"Il nostro Oracolo ci ha degnato di comunicarci notizie per il futuro che
deve venire. In un domani non troppo lontano le terre di Perinia
saranno ricoperte da una coltre buia di male e solo il Portatore della
Spada di Smeraldo può essere in grado di affrontarlo. L'Oracolo ci ha
anche dato indicazione su dove trovare colui che impugnerà la Spada. Ci
ha consigliato di osservare bene la famiglia reale di Kandria, cioè
voi. Perciò ora noi siamo qui a chiedere che l'erede al trono sia messo
alla prova come Portatore della Spada." Finito il discorso, durante
il quale nessuno aveva fiatato, re Frantas attese un attimo,
rimuginandoci sopra, sulla risposta che avrebbe dovuto dare. Doveva
soppesare bene le parole: non poteva rifiutare senza rischiare di
offendere i maggiori capi della loro religione, anzi non era neppure
certo che avrebbe potuto rifiutare, conoscendo i Confratelli. Se
percorrevano tanta strada per raggiungere un piccolo regno non era per
tornare a mani vuote. "Fratelli cari," cominciò il sovrano "quello
che mi dite è estremamente grave. Avete detto che il male si sta
diffondendo a Perinia e ciò significa che il Portatore della Spada di
Smeraldo dovrà viaggiare in lungo e in largo e questo non è un compito
affidabile a un erede al trono. Mio nipote sarà il prossimo re di
Kandria, non avendo io figli ed è il mio unico parente in vita. Come
potrà intraprendere i compiti affidati dal vostro Ordine se deve
vegliare su Kandria? La Città dalle Bianche Torri non può rimanere
senza guida e lo sarà se seguirà le vostre direttive." I sacerdoti confabularono un attimo tra di loro, poi il portavoce continuò: "Purtroppo
mio sire non abbiamo altre alternative per scoprire chi è il
Portatore." disse con voce che non ammetteva repliche "Non siamo
neppure certi che si tratti di lui. Potrebbe trattarsi di lei, maestà,
o semplicemente di qualcuno che è vicino alla famiglia reale. L'Oracolo
a volte non è molto chiaro nelle sue predizioni. L'unica via è provare,
e se il ragazzo dovesse fallire tentare con altri fino a che non
abbiamo mandato allo sbaraglio tutto il palazzo o convincerci che
abbiamo male interpretato le sue parole." "Questo mi potrebbe
confortare ma la missione è pericolosa?" s'informò il re "Nel caso di
missione fallita Donovan ha la possibilità di tornare indietro sano e
salvo?" I sacerdoti ricominciarono il loro cicaleccio fitto. Re
Frantas, per non parlare dei ragazzi, cominciavano a trovare irritante
quel comportamento. "A dire il vero nessuno è tornato vivo dalla
missione," ammise infine il sacerdote "ma è proprio per tale ragione
che vi abbiamo accordato il permesso di portare una compagnia. Chi ha
affrontato fino ad ora il recupero della Spada era solo con se stesso,
siamo certi che il servitore potrebbe trarre in salvo il suo padrone
prima che sia troppo tardi, magari sacrificando la propria vita." Alla fine di quel discorso Duligr faceva gli scongiuri, di nascosto agli altri. "C'è
comunque rischio per la vita di mio nipote." ribatté re Frantas non
troppo contento "Non potete costringermi a concedere il permesso a Donovan
di partecipare a questa follia." "Invece possiamo costringervi, mio
sire, mi dispiace," li minacciò il sacerdote "abbiamo il potere e lo
useremo. Se il principe e il suo servitore non partiranno entro la
prossima luna piena richiameremo a noi, il Guardiano della Porta
dell'Inferno e vi lasceremo in preda ai Demoni." "Voi... voi non
potete fare una cosa del genere." esclamò Frantas in preda alla rabbia
ma anche al panico: entro pochi giorni il Male avrebbe sommerso ogni
cosa se il Sacerdote che era a guardia della Porta si fosse allontanato. "Dobbiamo
trovare il Portatore della Spada di Smeraldo ad ogni costo, altrimenti
non conterà nulla. L'Oracolo ci ha detto che solo la Spada potrà
sconfiggere il Male che vuole passare le Porte sparse per Perinia e se
non troviamo chi la possa impugnare sarà tutto inutile." La voce del
sacerdote era dura e allo stesso tempo triste: sapeva che era una
scelta difficile ma necessaria.
Re Frantas era davanti a un problema da cui non aveva via d'uscita: Donovan doveva partire. "Nipote,
non posso che accordarti il permesso di partire e che tu capirai che
non c'è altro da fare." aveva detto dopo un lungo attimo in cui aveva
pensato a come fare. Donny, che si sentiva rivolgere la parola direttamente dopo un bel po' di tempo, annuì come cenno d'assenso. "Sire,
anch'io credo che non ci sia altra via." accordò il giovane "Già mi
consola il fatto di non essere da solo." poi si rivolse verso i
sacerdoti. "Padre, deve darmi qualche informazione prima che io
parta per la missione?" chiese. Il sacerdote sorrise per la prima volta. "Sono
contento che la prendiate con spirito, miei sovrani." disse l'uomo, non
senza un sospiro di sollievo "Ora vi daremo la mappa per arrivare alla
foresta elfica di Brigham, dove la Spada di Smeraldo è situata,
infilzata dentro il tronco dell'albero più vecchio della foresta
stessa, denominata Quercia Millenaria. Neppure gli Elfi che l'hanno creata hanno il potere di
toccarla, è stata incantata per combattere il Male puro e solo un
cuore puro può impugnarla. Chiunque impugnasse la Spada deve poi dare la sua
devozione alla Confraternita, per cui la Spada fu forgiata due millenni
fa." Alla fine della spiegazione ci fu ancora un periodo di
silenzio: nessuno sapeva come commentare. Fu ancora re Frantas a
rompere gli indugi. "Giusto per specificare le cose: il vostro
ordine ha obblighi di castità?" s'informò "Credo voi sappiate che un re
deve avere eredi e questo anche nel caso che riesca a estrarre la
vostra spada. Già il fatto che sia obbligato ad allontanarsi in
missioni per combattere il male in tutta Perinia è una cosa che non si
combina molto con la vita di corte, ma spero che almeno gli sia concessa
una moglie." Il sacerdote sorrise ancora. "Sono lieto di darvi
una risposta positiva." annuì con il capo "Nessuno è obbligato a
unirsi a noi, nemmeno il Portatore. Si tratta solo di un'affiliazione
esterna. Certo noi saremmo contenti se questa persona accettasse di
unirsi a noi ma non è vitale, però dovrà essere nostro alleato. La Spada cerca un cuore puro e votato
contro il Male, non uno che non abbia una vita sessuale. I cuori puri
si annidano nei posti più impensati." A quel punto capirono che non avevano altre alternative. "Accetto."
disse semplicemente Donovan, senza aspettare il permesso definitivo del
re, tanto ormai era superfluo. "Avete altre cose da dirmi prima della
mia partenza? "Un paio ma forse è meglio farlo dopo che vi sarete
sistemati." disse il sacerdote, includendo anche Duligr nel discorso
"Vi descriveremo meglio che possiamo quello che abbiamo imparato sulla
Spada in millenni che cerchiamo di recuperarla." Poi
riabbassarono i capi incappucciati e perciò re Frantas capì che per il
momento la discussione si poteva considerare conclusa.
I
ragazzi furono lasciati liberi di andare a lavarsi e cambiarsi. Mentre
lo facevano, discutevano su quello che era successo e Duligr prendeva
in giro l'amico. "Ti voglio proprio vedere ora!" diceva sottolineando
le parole con gesti abnormi "Te l'ho sempre detto che non ti faceva
male un po' di allenamento. Come farai ora a cavartela?" Donny,
che era tutt'altro che tranquillo, anche se aveva dimostrato il
contrario (era il re della finzione), avrebbe voluto sfogarsi
picchiandolo a sua volta ma, visto che sapeva che avrebbe avuto la peggio, decise di ribattere alla battuta sullo stesso tono. "Di che mi devo preoccupare?" disse allora "Tanto ci sarai tu che sacrificherai la tua vita per me." Duligr
allora fece quello che gli era stato impedito dalla forma poco tempo
prima e si toccò senza nascondersi i gioielli di famiglia, facendo
scongiuri . "Vorrei sapere perché tutti pensano che dovrò per forza
crepare!" esclamò continuando a toccarsi impunemente. "Non c'è proprio
nessuna possibilità di uscirne vivo?" Donny rise, vedendolo irritato e scontento. "Beh, c'è sempre la possibilità che io sia il Portatore che cercano." disse all'amico "Secondo te posso esserlo?" chiese. Duligr, finiti i suoi riti tribali, lo osservò bene. "Credo che tu sia troppo pigro per avere un cuore puro." disse. "Bene,
questo significa che tu sei messo male." disse Donny. Non ne era affatto
contento, Duligr era il suo miglior amico ed era l'unico di cui si
poteva fidare.
Durante la cena i sacerdoti chiarirono di
più le idee ai due ragazzi e non diedero buone notizie. Intanto
pasteggiavano a pane e acqua, come se non potessero toccare altro. "Raccontiamo
tutto da principio." cominciò il solito portavoce "Circa due millenni
fa il nostro Oracolo ci disse che il Male puro alla fine sarebbe
uscito dalle bocche dell'Inferno sparse per tutta Perinia. Ci consigliò
due cose, da fare con largo anticipo, anticipando gli eventi. Una,
che attuammo prima possibile, fu di interpellare i Nani per costruire
delle Porte, non facilmente attraversabili dai demoni e continuamente
sorvegliate da noi dell'Ordine. La
seconda fu di chiedere agli Elfi
di forgiare un'arma unendo la magia degli Anziani dell'epoca. Ne
sarebbe dovuta uscire una Spada, costruita interamente di Smeraldo,
utilizzabile solo da un essere umano con il cuore puro, la mano ferma e
la mente lucida, oltre che desse la sua fedeltà all'Ordine. Gli
smeraldi furono gettati dentro un cavo di un albero all'interno della
foresta elfica di Brigham e dalle magie unite dei due esseri ne uscì
una Spada verde cupo che praticamente nacque dal tronco e ne rimase lì
incastonata, in attesa che il Portatore arrivasse e la recasse con sé. La
Spada è ancora lì, alla vista di tutti e alla portata di chiunque
voglia provare ad estrarla. Siamo stati costretti a mettere
avvertimenti per evitare che ciò succeda, anche se c'è ancora qualche
coraggioso, o sciocco, che tenta di prenderla. La maggior parte però
ha pensieri impuri e appena sfiorata la Spada spariscono nel nulla. Ora
vi spiego che cosa accade. Siamo stati costretti a sacrificare uno dei
nostri sacerdoti per saperlo, mentre un altro fratello lo osservava per
accertarsi della situazione. Non è potuto intervenire per portarci queste informazioni. Ogni
volta che qualcuno tocca la Spada, l'albero in cui è incastonata si
trasforma, prende vita e attacca lo sventurato fino a ridurlo in
pezzetti, poi lo assorbe. Crediamo che la Spada aumenti il potere tutte
le volte." Le
facce degli ascoltatori erano allibiti: Duligr, che si vedeva come una
specie di agnello sacrificale, già s'immaginava destinato ad una
bruttissima fine. Anche Donny pensava a Duligr e, visto che era certo
di non essere il cuore puro che cercavano, anche lui vedeva la sua fine
imminente. Si chiese se poteva in qualche modo evitare che questo
accadesse ma non aveva il coraggio di esporre le sue perplessità.
L'Ordine della Confraternita dei Pugnali Splendenti era davvero potente
e se avessero attuato la loro minaccia sarebbero stati guai. "Quindi
il compito di Duligr sarebbe di evitare che il suo principe sia colpito e che lo copra nella fuga?" chiese re Frantas, avendo
finalmente capito quello che sarebbe successo. Era certo che Duligr
avrebbe sacrificato la sua vita per Donovan ma lo era anche che
quest'ultimo non sarebbe fuggito così facilmente. Purtroppo non avevano
alternative. "A questo punto credo che prima concludiamo meglio è."
disse re Frantas. "Donovan, Duligr, preparatevi. Domattina presto i
sacerdoti vi accompagneranno alla foresta di Brigham. "Solo una cosa non mi è chiara." disse Donny "perché portare un solo accompagnatore, perché non un esercito?" chiese. I
sacerdoti, che già si stavano alzando per raggiungere le proprie stanze
si fermarono nello stesso momento. Il portavoce si voltò. "La
foresta di Brigham è piccola ma fatata." spiegò l'uomo con pazienza
"S'ingrandisce in maniera esponenziale a ogni persona in più che vi
entra.
Da solo il principe si sarebbe trovato la spada a qualche metro
dall'entrata,
già in due dovrete viaggiare per una mezza giornata al suo interno. Se
ci
entrasse un esercito vi perdereste e morireste di vecchiaia prima di
raggiungerla. Purtroppo non c'è altra strada." Il sacerdote si
accomiatò e se ne andò a riposare con i confratelli. Donny e Duligr
dovettero fare lo stesso, mentre i servi che li avrebbero seguiti
preparavano il necessario per almeno un mese di viaggio, sperando di
non metterci di più. La notte fu agitata per i ragazzi: chissà perché in entrambi gli incubi era Duligr a fare una brutta fine! |
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Capitolo 2 *** II ***
La spada fatata 2
II- La
mattina seguente furono svegliati di buon ora. Anche il re, che di
solito prima della nove non si vedeva, si era deciso a scendere a fare
colazione con loro. "Zio,
la tua presenza a quest'ora è
preoccupante, oltre che segno di sfortuna. Non ti ho mai visto alzato
prima che ci fosse il sole alto sul castello." disse Donny, volendo
fare una battuta ma in realtà buttando giù il morale di tutti. Duligr
non diceva nulla ma trovava stupido mettere a rischio la vita
dell'unico erede al trono di un paese per una missione in cui non c'era
neppure la certezza. E se fosse stata una trovata di qualche regno
vicino per conquistare la città? Era molto ambita per la sua posizione
e i campi fertili che non tutti avevano. Il fatto che fossero coinvolti
i sacerdoti, metteva a tacere i dubbi ma non la paura. Battuta a parte mangiarono in silenzio, ognuno occupato nei propri pensieri.
Alla partenza re Frantas fece mille raccomandazioni ai due ragazzi. Poi prese Duligr da parte, mentre Donny era distratto. "Duligr, tu sai che sei l'unico cui affiderei la vita di Donovan, ti prego..." ma fu interrotto da Duligr. "Mio Sire, io sacrificherò volentieri la mia vita per lui." disse senza nessun ripensamento. Frantas sorrise e prese Duligr per le spalla. "Lo
so, tu gli vuoi bene come a un fratello, forse anche di più e lui ti
ricambia." gli disse il re "E il problema sarà proprio questo. Non sarà
facile per te costringerlo a scappare quando sarà il momento. Lui deve
essere il re di Kandria e sarà un buon regnante anche se un po' pigro.
Non può morire. Ehm, secondo te quante possibilità ci sono che lui sia
il Portatore?" chiese infine. Duligr scoppiò a ridere. "Non ci
contare troppo." esclamò "Anzi, visto che questa probabilmente sarà
l'ultima volta che ci vedremo volevo cogliere l'occasione per
ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me fino ad ora." Frantas lo abbracciò d'istinto. "Vorrei che tornaste entrambi vivi." gli disse commosso. "Non
sono certo che mi avresti abbracciato se ne fossi certo." disse Duligr,
cercando di trattenere le lacrime. Doveva sembrare positivo, doveva far
credere a Donny che sarebbe andato tutto bene. Dopo l'addio di Frantas
era più che certo che non sarebbe tornato vivo: sperava di riuscire
almeno a salvare Donny.
I
sacerdoti, nonostante mangiassero poco, avevano una resistenza fuori
dal comune. Mentre Donny e Duligr continuavano a pasteggiare
abbondantemente, loro avevano sempre la loro porzione di pane e acqua.
Si allenavano spesso con le armi benedette dalla Confraternita e fu in
quelle occasioni che i due ragazzi poterono vedere i loro fisici
asciutti e muscolosi e la loro abilità, liberi dai mantelli che di
solito indossavano. Donny, che non voleva sfigurare e che forse
sperava di diventare un guerriero provetto nei due mesi che avevano
preventivato all'arrivo alla foresta, si allenava come non aveva mai
fatto in vita sua. Duligr ebbe la sensazione che sperasse fosse
sufficiente per combattere la malefica pianta a guardia della Spada di
Smeraldo e cercava di prepararlo al peggio. Due mesi passarono in
maniera molto veloce e il paesaggio cambiò radicalmente. Dalle colture
basse di Kandria si passò ad arbusti ad alto fusto che s'ingrandivano,
più s'avvicinavano ai possedimenti degli Elfi. Anche le persone
sembravano diverse, soprattutto si notavano umani che erano nati
dall'unione con gli Elfi: alti, magri, orecchie a punta, lunghi capelli
biondi. Duligr dovette ammettere che lo spettacolo che gli si apriva
davanti non era affatto male e mentre scherzava con Donny, che trovava
pure lui le mezze Elfe molto carine, furono ascoltati dai sacerdoti che
scossero la testa per avere a che fare con un sodomita: per loro
fortuna non avrebbe durato molto, poiché il principe sembrava tutto
tranne che di cuore puro, principale caratteristica del Portatore. Il
viaggio fu più volte interrotto dalla tendenza di Duligr di aiutare
chiunque fosse in difficoltà a partire da una vecchia che non riusciva
a portare a casa la cesta dei panni, fino a cacciare banditi che
importunavano gli abitanti delle varie città che attraversavano. Se i
sacerdoti si lamentavano, lui alzava le spalle e diceva: "Andate senza
di me." Cominciarono a pensare che fosse una maniera per evitare la
missione. Donny sapeva che così non era: Donny era semplicemente
gentile ed altruista. I
due, sempre più demoralizzati, ebbero un attimo di allegria prima di
entrare in azione. A quel punto mancava davvero poco alla foresta di
Brigham.
Avvicinandosi alla foresta le case degli umani o
mezzi elfi scomparivano del tutto. Ogni tanto incontravano qualche Elfo
che faceva la guardia ai territori e che li fissava un attimo
intensamente, poi se ne andavano senza chiedere nulla. "Loro leggono
i pensieri e non hanno bisogno di fermarsi per chiedere che cosa
facciamo qui." spiegarono i sacerdoti "Appena vedono che siamo in
viaggio per tentare di recuperare la Spada di Smeraldo se ne vanno. La
razza elfica è molto gelosa delle sue armi e delle proprie creazioni in
generale ed è particolarmente disturbata dal fatto che nessuno di loro
possa impugnare un'arma che è destinata solo alla razza umana.
Oltretutto il fatto che non abbiamo trovato dopo quasi duemila anni il
Portatore fa loro pensare di aver sprecato i loro poteri per nulla.
Probabilmente hanno letto nelle nostre menti la predizione dell'Oracolo
e non mi stupirei se nei pressi della foresta trovassimo accoglienza." Il
discorso non tranquillizzò Duligr: trovava gli Elfi affascinanti ma
molto antipatici e sapere che erano in grado di leggere queste nei suoi
pensieri gli metteva ansia, come se già non ne avesse avuto abbastanza. All'arrivo
alla foresta, che era subito dopo una scoscesa parete di un monte,
Duligr si stupì della sua piccolezza, nonostante fosse stato avvertito.
pensò che ci sarebbero voluti meno di dieci minuti, di buon passo, per
circumnavigarla a piedi. Ad attenderli, con sommo stupore dei
sacerdoti, lo stesso re degli Elfi, Sciolivan. Non si aspettavano che
il loro arrivo facesse tanto clamore da scomodare un uomo che raramente
usciva dalla sua foresta, Florian, nella quale aveva il palazzo. "Mio
Sire, siete stato velocissimo." si complimentò il solito sacerdote "Non
mi sarei mai aspettato la vostra presenza. Non pensavo che questo
momento fosse tanto importante per voi Elfi." Re Sciolivan li fissò un attimo serio, quasi scorbutico, cosa che non si notò quando la sua voce armoniosa parlò. "Sacerdote,"
disse rivolto al più anziano. "se anche tu che non ti muovi mai dal tuo
monastero sei qui, significa che la faccenda potrebbe prendere una
piega diversa dal solito. Sono quasi duemila anni che la mia specie
aspetta che qualche guerriero umano dal cuore puro estragga la Spada
che noi abbiamo contribuito a creare e quando i miei uomini hanno letto
nelle vostre menti che avete avuto una profezia dell'Oracolo mi hanno
avvertito e sono letteralmente volato qui. Non che veda molta purezza
in nessuno di voi, nemmeno in voi monaci..." "Un cuore puro può
essere molto nascosto." ribatté tranquillamente il portavoce. Sapeva
che normalmente gli Elfi erano molto diffidenti riguardo agli esseri
umani ma che si fidavano dell'Oracolo e delle sue profezie "Comunque
vedremo." Duligr notò che tutti lo fissavano. -Sanno che vado a
morte certa e mi compatiscono- pensò, fregandosene che lo capissero
-Odio essere compatito.- Per il resto era tranquillo come non lo era
mai stato contando che stava per rendere l'anima agli dei. Donny dal canto suo se la stava facendo sotto dalla paura per un milione di motivi. Gli
Elfi non fecero altre recriminazioni: nonostante tutto erano curiosi di
sapere come sarebbe andata a finire e si misero in attesa fuori dalla
foresta.
"Tutti questi spettatori mi mettono in ansia." mormorò Donny a Duligr. "Puoi anche dirlo ad alta voce," ribatté sullo stesso tono l'amico "tanto questi ti leggono i pensieri." Donny scosse la testa, sconsolato: perché proprio a lui quella responsabilità? Se
fosse stato il Portatore, cosa altamente improbabile, sarebbe stato
costretto a girare per tutta Perinia e il suo animo pigro già si
ribellava. Se non lo fosse stato, e di certo sarebbe stata quella la
verità, Duligr sarebbe morto nel difenderlo e lui non poteva sopportare
l'idea. Entrambi con gli animi scossi da pensieri negativi, si
prepararono a entrare. Duligr aveva già la spada in mano, sicuro
com'era di doverla usare presto. La foresta di Brigham era davvero
carina nonostante fosse piccolissima. Duligr entrò per primo e vide la
Spada di Smeraldo incastonata nell'albero. Sembrava una normalissima
quercia millenaria e non riusciva a credere che fosse un'assassina. La
Spada invece aveva un certo fascino: non ne aveva mai viste di quel
colore, verde scuro, e si chiese se non fosse altro che un pezzo di
vetro che si sarebbe rotto alla prima occasione. Sperò che gli Elfi non
leggessero i suoi pensieri anche lì dentro, era sicuro che se la
sarebbero presa, li conosceva come molto permalosi. La visione durò
poco: un attimo dopo era sparita alla sua vista. Si voltò verso
Donny, che era appena entrato e gli domandò se l'aveva vista. Questo
scosse la testa. "Davvero particolare questa foresta." commentò
"Come farà ad allargarsi all'infinito, giacché è chiusa dentro un
circolo di pietre? La magia Elfica è davvero potente e di sicuro lo è anche quella
Spada." "Comincio a temere che tutto quello che
dicono sia vero." disse Duligr, impotente di fronte a ciò che
aveva visto. Se la magia degli Elfi da sola aveva creato tutto questo,
unita a quella dei Sacerdoti poteva aver raggiunto livelli non
descrivibili. Decisero di avviarsi verso il centro della foresta:
prima avessero trovato la Quercia Millenaria, prima quella storia
sarebbe finita. Come, era tutto da vedere.
La foresta era
bella e Duligr, che ne aveva già conosciuta la versione più piccola, si
meravigliò nuovamente: c'erano animali che non sembravano impauriti da
loro, alberi che non aveva mai visto e l'acqua, che dopo qualche ora di
girovagare erano stati costretti a bere, sembrava rinvigorente. Ogni
tanto rischiavano di perdersi di vista per quanto erano rapiti dalle
bellezze che li circondavano. "Se andiamo avanti di questo passo, non
ci arriveremo mai!" esclamò Donny, stordito da ciò che lo circondava
"Gli Elfi devono essere abituati a tutto questo verde ma noi siamo
esseri umani, rischiamo di perderci." Duligr decise allora di
prendere in mano la situazione: legò la sua frusta alla cintura di
Donny e ne prese saldamente il manico. Poi cominciò a camminare, senza
guardarsi in giro, concentrandosi solo sul ritrovamento della Quercia e della Spada. Donny,
che si perdeva facilmente nella visione della bellezza della natura,
ogni tanto si sentiva strattonare dall'amico e rischiava di inciampare
quando Duligr scavalcava sassi e tronchi e di sbattere la testa se si
abbassava per passare sotto i rami. Il guerriero aveva deciso di non
cedere alla debolezza di Donny. La sua perseveranza fu premiata: dopo
un paio d'ore di cammino serrato, la Quercia Millenaria riapparve
davanti alla sua vista. "Oh
Dei, ormai avevo perso le speranze."
esclamò, lasciando la frusta e buttandosi finalmente a terra sfinito.
Vide una fonte e si avvicinò: bevve con ingordigia e, quando si voltò,
s'accorse che Donny non era più accanto a lui. Lo vide davanti alla
Spada
di Smeraldo, pronto a impugnarla. Fece uno scatto per impedirgli di
seguire nelle sue intenzioni.. "Donny, io non sono pronto." gli fece notare. "Uff,
speravo di crepare da solo, senza portarti con me." disse con voce
sicura il principe. Duligr lo fissò negli occhi e vide il suo sguardo triste. "Mi dispiace, ma se dovessi sopravviverti, poi mi
ucciderà tuo zio e avresti sacrificato la tua vita per niente." disse
cercando di essere convincente "Quell'acqua è miracolosa. Bevine,
potresti averne bisogno per fuggire." Poiché non riusciva a spuntarla, decise di ubbidire e bevve, riprendendosi
all'istante. Duligr era pronto e, dopo aver sguainato lo spadone, si
mise in posizione. Donny tornò davanti alla Spada e si preparò
nuovamente a tentare di estrarla. Si voltò a guardare l'amico che abbassò la testa facendogli capire che poteva
proseguire nella sua missione. Donny impugnò la Spada ma non accadde nulla. "Credi che sia un buon segno?" chiese a Duligr. "No,
non basta impugnarla, devi tentare di tirarla su." disse quest'ultimo
scuotendo la testa "Solo allora sapremo se sei il Portatore o se siamo
morti." "Non credi più di essere l'unico a crepare?" chiese Donny. "Non
so se riuscirai a sopravvivere il tempo necessario per riattraversare
tutta la foresta... a patto che io non muoia e che dopo, essendo solo,
non ti ritrovi l'uscita a due passi." cercò di spiegare Duligr. La cosa
non consolò molto il principe. "Io provo, poi vedremo che succederà."
disse e lo fece. La Spada non si mosse di un millimetro però, per
bilanciare ciò, la Quercia Millenaria cominciò ad agitarsi e da un
secondo all'altro i suoi rami si mossero, tutti verso un punto unico:
la persona di Donny. Il ragazzo mollò la presa e cominciò a fuggire, rischiando di inciampare per quanto gli tremavano le gambe. "Lo sapevo che non ero io quello destinato." gridava nel frattempo, disperato.
Duligr
non si stupì quando la pianta cominciò ad aggredire il suo amico: se
esisteva al mondo un uomo che poteva battersi contro il male, non era
lui. Anzi era certo di non conoscere un sant'uomo del genere. Scosse la
testa, maledicendo chi aveva avuto la brillante idea di spedirli in
quella missione suicida, poi si apprestò ad affrontare i rami. Per
fortuna non sembravano particolarmente resistenti. Gli bastarono pochi colpi
dello spadone per tagliarli tutti di netto. Peccato che questi
ricrescevano e si gettavano ancora su Donny il quale, invece di fuggire
come avrebbe dovuto, aveva a sua volta impugnato la sua spada e si
preparava a combattere. "Donny, devi fuggire!" ordinò Duligr. "Io non ti lascio qui a morire!" esclamò Donny coraggiosamente, anche se la sua voce tremava dalla paura. "Ma
se non mi guardano neppure!" gridò Duligr, continuando a colpire i rami
che da parte loro rinascevano appena recisi e sempre puntando su Donny.
"Comincia a scappare, andando dritto senza voltarti. Se continuo a
tagliarli alla radice prima o poi sarai troppo lontano perché possano
raggiungerti e, nel caso che mi stanchi, ho anche il tempo di bere un
sorso di acqua rigenerante." Donny,
che vedeva i rami evitare Duligr che li stava colpendo come un
forsennato, per puntare ancora su di lui, capì che aveva ragione.
Abbandonò la spada e prese a correre più forte che gli permettevano le gambe, rendendosi
conto che solo così poteva salvare anche l'amico. Duligr,
rassicurato che il principe si stesse mettendo in salvo, continuava a
colpire i rami che nascevano dalla pianta e non si voltò, almeno fino a
che non sentì l'urlo di Donny. Allora s'accorse di una radice che aveva
avvinghiato la caviglia di Donny per tenerlo fermo, mentre i rami si
dirigevano ancora verso di lui. Duligr, che cominciava a sentire la stanchezza, capì che non avrebbe potuto continuare in eterno. Lanciò il suo pugnale a Donny. "Tagliala e continua a scappare." gridò. Donny
prese il pugnale, recise la radice, poi si alzò pronto a fuggire
ancora. Ma la pianta non si era arresa e al posto della radice ne
uscirono altre cinque dal terreno, che gli bloccarono entrambe le
caviglie, i polsi e la vita. "Oh, dei!" gridò non sapendo più che fare.
Duligr,
vedendo il suo amico bloccato al terreno, e sapendo di aver rimasto
poca energia, urlava contro la pianta come se potesse udirlo. "Lascialo,
maledetta." l'apostrofava urlando, mentre continuava a scagliare
fendenti sempre più deboli "Colpisci me, colpisci me!" Alla fine era
finito anche il fiato e guardando i rami che s'avvicinavano
inesorabilmente a Donny, bloccato a terra, si chiese che poteva fare
per salvarlo. Poi fu illuminato da un'idea: se la pianta colpiva solo
chi tentava di estrarre la Spada, quello avrebbe fatto. Magari si
sarebbe dimenticata di chi l'aveva presa prima di lui. Con i rami
che erano ad un passo dal colpire Donny, Duligr si pose davanti
alla Spada di Smeraldo, l'impugnò con una mano e, senza sforzarsi
particolarmente, giacché il suo scopo non era estrarla, tirò verso
l'alto e chiudendo gli occhi pregò gli dei che la sua idea fosse buona. Li
riaprì quando udì il grido di Donny. Lasciò l'impugnatura della spada e
si lanciò verso di lui. Aveva visto giusto, i rami si erano fermati a
giusto una spanna dal viso di Donny, che aveva chiuso pure lui gli occhi. "Donny,
riapri gli occhi," disse Duligr, mentre con il pugnale tagliava le
radici che lo bloccavano a terra. "I rami si sono paralizzati. Non ti
stanno attaccando più." Donny, che aveva visto la fine in faccia,
cominciò aprendo timidamente un occhio poi, vista la situazione
tranquilla anche l'altro. "Paralizzati è la parola giusta."
commentò, respirando sollevato "Non capisco, come mai si siano fermati
in questa maniera?" chiese alzandosi, cercando di evitare i rami che erano a pochi centimetri dal suo viso. "Non
mi sembra il caso di perdere tempo a farsi queste domande." ribatté
Duligr, aiutando Donny ad alzarsi. Si guardavano attorno, con il timore
che ricominciassero a attaccarli, ma non succedeva. "Bene, e ora che facciamo?" chiese Donny all'amico. "Non
ne ho idea." ammise Duligr scuotendo la testa "Potremmo tornare
indietro così, anche se non saprei come spiegare quello che è successo.
Comunque sei tu il principe, decidi tu!" "Certo, quando ti fa comodo,
sono io quello che comanda, vero?" lo apostrofò Donny. Intanto però
pensava a quello che avrebbero potuto fare per raccontare la faccenda
agli altri. Stette
per qualche minuto in contemplazione di una
delle radici che l'aveva quasi ucciso, mentre Duligr si chiedeva se
fosse possibile che... Ma no, non poteva essere: se Donny non aveva il
cuore puro, non poteva averlo neppure lui, anche se questo
avrebbe spiegato tutto. Duligr non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi alla spada per vedere cos'era accaduto. "Ehm,
io tornerei indietro," cominciò Donny illustrando il piano d'azione al
quale potevano attenersi "e spiegherei tutto quello che è successo. E poiché tu mi hai detto che la Spada si trova a pochi passi
dall'entrata, quando c'è solo una presenza, li pregherei di entrare a
controllare che abbiamo dichiarato la verità. Che ne dici?" chiese infine. "Mi
sembra un'ottima idea." fu il commento di Duligr, che annuì con vigore.
Voleva allontanarsi il più possibile da quella Spada e dalla strana
sensazione che gli dava, un brivido lungo la schiena che non riusciva a
farsi passare. "Va bene, torniamo indietro." accordò Donny "Prima fammi vedere la situazione, gliela voglio descrivere bene. Non
voglio che pensino male." Il ragazzo s'avvicinò alla Quercia
Millenaria e osservò bene la spada. Fu allora che s'accorse che era
sollevata di una spanna dal livello in cui aveva tentato di estrarla.
Una gocciolina di sudore gli percorse la tempia per poi scendere lungo
la guancia fino al mento, da lì poi fino a terra. Chi
aveva alzato la Spada di Smeraldo? Lui stesso o Duligr? E perché il suo
amico all'improvviso era così strano? Che avesse intuito la verità e
non volesse che lui capisse, che non volesse assumersi quella
responsabilità? Perché
Donny di una cosa era certo senza possibilità
di equivoci: la pianta aveva decisamente cercato di ucciderlo e solo
quando Duligr aveva tentato di estrarre a sua volta la spada, si era
fermata. La pianta non era entrata in confusione perché era stata
toccata da due persone diverse ma perché una di queste era il
Portatore. Doveva mettere Duligr di fronte alla sua responsabilità,
anche se lui non era d'accordo. "Duligr," chiamò Donny, cercando di dare alla sua voce un tono il più possibile autoritario "vieni qua, devi vedere una cosa." Duligr
sentì un brivido corrergli lungo la schiena e la pessima sensazione
riprendere corpo. Dal tono di Donny, che non usava quasi mai con lui,
capì che però non poteva rifiutarsi e s'avvicinò. "Sono qui." disse sconsolato, guardando l'amico negli occhi. Donny gli indicò il luogo in cui la Spada era alloggiata. "Spiegami che cosa è successo." disse, aspettando poi che Duligr parlasse. Il
guerriero guardò verso la Quercia Millenaria e vide che aveva davvero
successo quello che temeva: la Spada era sollevata dalla sua posizione
originaria. Duligr sbuffò. "Non mi voglio chiudere in convento." borbottò diretto verso Donny. Questo sorriso delle paure dell'amico. "Non accadrà," lo consolò "hai sentito quello che ha detto il sacerdote. Non è un obbligo." Duligr strinse i pugni e abbassò la testa. "Sei
tu che non hai letto fra le righe." disse, sull'orlo di una crisi di
nervi "Questo valeva solo per te che sei l'erede al trono di Kandria.
Io sono solo un povero figlio di contadini, non varranno le mie
proteste. Per colpa di questa stupida spada rischio di dover passare la
vita in reclusione. Hai visto che facce sbiadite, che musi lunghi e che
fisici. Quelli pregano, lavorano e combattono. Senza mangiare, te ne
rendi conto! Anch'io mi potrei ridurre uno scheletro ambulante come
loro." Donny, che era sul punto di compatire l'amico, scoppiò a ridere. "Tu
ti ridurrai così magro solo da morto." disse prendendolo in giro "Sei
troppo grasso." cercò poi di tornare serio. "Posso prometterti che farò
di tutto per evitare che ti costringano a prendere i voti, anche
perché dopo qualche mese ti caccerebbero, alla faccia della spada.
Non possiamo trovare spiegazione per tutto ciò. Estrai la spada e
caviamoci questo pensiero al resto penseremo poi." Duligr accettò e poi , senza aggiungere altro, impugnò la spada e si preparò. "Certo che..." cominciò a dire Donny, interrompendosi. "Che cosa?" chiese Duligr. "Beh, secondo me la Spada di Smeraldo ha un'idea piuttosto balzana di quello che dovrebbe essere un cuore puro." Duligr lo fulminò, poi si concentrò sulla spada.
Intanto, all'esterno della foresta... Re
Sciolivan e gli Elfi che lo accompagnavano scesero quasi all'unisono
dai cavalli elfici che montavano. Si avvicinarono verso la foresta
restando concentrati, poi si voltarono verso i sacerdoti. "La Spada è stata estratta." disse l'essere rivolto ai sacerdoti con voce solenne. I monaci guerrieri fissarono la piccola foresta per un attimo, poi videro che non accadeva nulla. "La foresta non dovrebbe sparire a questo punto?" chiese il portavoce. Re
Sciolivan si concentrò ancora, per entrare in contatto con la piccola
foresta elfica perché gli dicesse cosa stava succedendo. "La Spada
di Smeraldo è stata estratta per una parte." mormorò come se fosse in
trance, tanto che gli umani dovettero avvicinarsi per sentire quello
che diceva. "Credo che alla fine chi vi è riuscito
sia rimasto stupito e l'abbia lasciata subito dopo. O potrebbe essere
successo altro, per ora non vedo di più." "Quindi il principe ha
estratto la spada." borbottò il sacerdote insoddisfatto "Sarà davvero
difficile mandare in missione il futuro re di Kandria." "Voi avete
costretto il mio predecessore a forgiare la spada." l'accusò Sciolivan
"Ora ne pagherete le conseguenze. Sempre che..." s'interruppe lasciando
in sospeso il discorso. Il
sacerdote capì che il re tramava qualcosa e benché non avesse i poteri
di leggere la mente come gli Elfi intuì di cosa si trattava. "Spero
non intendiate rubargli la spada una volta che sia stata completamente
estratta." si raccomandò "Non voglio certo che incolpiate noi se
doveste fare una brutta fine. Quell'arma è stata forgiata per essere
impugnata da un essere umano, per quanto a voi possa dispiacere. Non
sappiamo quali conseguenze possa avere." Re Sciolivan trapassò il sacerdote con uno sguardo freddo, quasi gelato. "Se
quell'essere immondo che voi chiamate principe è stato in grado di
impugnare la spada, posso esserlo anch'io." lo apostrofò duramente.
"Non posso credere che abbia considerato lui un guerriero puro, non è
neppure un guerriero, è solo un ragazzino che finge di allenarsi
coperto dal suo degno amico." I sacerdoti confabularono un secondo, poi il portavoce si rivolse ancora al re degli Elfi. "Fate
come vi pare," accordò "ma i vostri uomini, che spero non siano in mala
fede, saranno testimoni che noi vi abbiamo messo in guardia." Gli Elfi annuirono all'unisono.
Si erano appena accordati che notarono la foresta muoversi. "Finalmente la Spada di Smeraldo è stata estratta, il Portatore si rivelerà a noi." disse il sacerdote. Uno dei suoi confratelli gli parlò all'orecchio. "Sì,
hai ragione," disse con un sorriso "avremmo dovuto dire ai due che la
foresta sarebbe stata assorbita dal potere della spada, ma non pensavo
realmente che fosse lui quello giusto. Ero quasi certo che avremmo
dovuto portare cattive novelle a Kandria, invece..." Anche l'altro fratello gli disse qualcosa all'orecchio. "Già,
abbiamo promesso che non avrebbe pronunciato i voti e temo che dovremmo
mantenere, se vogliamo che il potere della Spada sia dalla nostra
parte." ammise il sacerdote "A questo punto non potremmo più neppure
minacciarli di richiamare a noi il sacerdote Guardiano della Porta
dell'Inferno. Sarebbe sufficiente la presenza della spada a Kandria per
impedire al male di uscire fuori e ora è in suo possesso." Tutti osservavano la foresta cambiare più volte forma, prima di rimpicciolirsi e ritirarsi del tutto all'interno della spada. Donny e Duligr, che davano le spalle al gruppetto, si ritrovarono all'improvviso all'aperto. "Che accidenti sta succedendo?" chiese Duligr. "E che accidenti ne so io!" ribatté Donny. Sia
i sacerdoti che gli Elfi scossero la testa: per entrambi era inaudito
che uno di loro due fosse il Portatore della Spada di Smeraldo e non ne
trovavano una logica. Il sacerdote si schiarì la voce, mentre i due
continuavano a guardarsi attorno. Duligr, improvvisamente preso dal
panico, mollò la spada appena estratta gettandola a terra, poi si voltò. "Perché
lo hai fatto?" chiese a voce bassa Donny all'amico, mentre avanzavano
verso il gruppetto. "Ti ho detto che non permetterò che ti facciano
prendere i voti, se non lo desideri." "Senza offesa Donny, ma non mi
fido molto delle tue parole." disse Duligr "Ho visto come tremavate
quando vi minacciavano di lasciare la Porta dell'Inferno senza guardia.
Hanno il coltello dalla parte del manico e non voglio rimetterci. Non mi ci vedo proprio a fare la vita di quei disgraziati." I ragazzi s'avvicinarono agli esseri aspettando che dicessero loro qualcosa. "Principe Donovan, perché avete lasciato cadere la spada a terra?" chiese il padre Grundian, stupito dal gesto. Donny fulminò l'amico, poi cercò di tergiversare. "E
voi perché non mi avete detto che la foresta sarebbe stata assorbita
dalla Spada?" ribatté, cercando di essere abbastanza sdegnato
"Scommetto che siete rimasti male che entrambi siamo ancora vivi." "Ehm, ma no..." disse il monaco che per la prima volta si sentiva in imbarazzo "Solo non ci avevamo pensato." Le risa degli Elfi, che di solito erano molto seri, lo stizzirono: non amava che si mettesse in dubbio la sua autorità. "Raccoglietela
mio signore, torneremo a Kandria a festeggiare. Vostro zio sarà davvero
contento di vedervi entrambi vivi. Era certo che almeno uno di voi non
sarebbe tornato vivo." disse Grundian. Gli Elfi dal canto loro, subito
dopo le parole dell'uomo avevano cominciato ad esplorare le menti dei
due ragazzi e la risposta che vi leggevano li aveva confusi: non era il
principe ad avere estratto la Spada di Smeraldo ma il servitore. Il
ragazzino temeva di essere costretto a prendere i voti essendo solo
figlio di contadini. I subordinati chiesero al re, tramite messaggi
mentali che avrebbero dovuto fare e lui rispose che sarebbe stato più
semplice sottrarre la spada a un servo piuttosto che ad un futuro re. Prima che Donny potesse raccontare ai tre monaci che non era lui il Portatore, re Sciolivan s'intromise nella discussione. "Ricordatevi la promessa." gli rammentò con alterigia "Noi proveremo a impugnare la spada." Donny, memore di quello che gli era accaduto, cercò di convincerli che non era il caso di rischiare la vita. "Voi siete certi di volerlo fare?" li avvertì. "Lasciali
fare se ci tengono tanto." intervenne Duligr, pieno di speranza "Se la
desiderano tanto sono certo che possiamo cedergliela volentieri." Più facile del previsto, il contadino non la voleva proprio la spada! "E
se dovesse succedere come nella foresta?" gli ricordò Donny " Come
faremo se delle radici malefiche spuntassero dal terreno e tantassero di
uccidere il re degli Elfi? Non incolperanno noi, vero?" "Non
preoccupatevi." disse il sacerdote alle loro spalle "Gli Elfi leggono
nel pensiero e, se anche dovessero essere eliminati prima che voi, o
mio principe, riusciste a recuperare la spada, potrebbero solo
costatare che noi li avevamo avvertiti." Donny osservò gli Elfi: se
era vero che i loro poteri erano così forti di certo sapevano la
verità, e cioè che non era lui il Portatore. Volendo impossessarsene la
faccenda gli era indifferente e avevano appoggiato la commedia che
Duligr aveva recitato fino a quel momento. Anche Duligr aveva
raggiunto la stessa conclusione: annuì e lasciarono che si
avvicinassero, stando però non troppo lontano, per poter intervenire nel
caso servisse il suo aiuto.
Re Sciolivan s'avvicinò alla Spada di
Smeraldo gettata a terra. I suoi occhi, di solito indifferenti,
luccicavano per la bramosia di possederla. Era un oggetto destinato a
rimanere tra gli Elfi ne era certo. Le immagini che aveva visto nei
pensieri dei due ragazzi non lo spaventavano. Doveva tentare di
prenderla qualsiasi fossero state le conseguenze. Duligr pregava,
implorava e malediceva allo stesso tempo ogni divinità, conosciuta e
sconosciuta, perché quell'essere riuscisse a impugnare la spada senza
problemi. Si attaccava a quell'ultimo brandello di speranza per poter
evitare una vita di stenti e ristrettezze nel monastero di quei pazzi. Sciolivan
impugnò la spada e non successe nulla. Il fatto sollevò molto il morale
a tutti a parte i sacerdoti che si preoccuparono. "Non basta
impugnarla," disse Donny ricordando le avventure appena passate
"bisogna anche muoverla. Poi si vedranno le conseguenze." Il
sacerdote si chiese come facesse il principe a sapere questa cosa,
giacché aveva estratto la spada: in quel momento non lo sfiorava
neppure il pensiero che il Portatore fosse Duligr. "La muova allora, sire. Togliamoci questo pensiero." lo invitò il sacerdote. Il
re degli Elfi annuì, esaltato dal primo risultato, mosse la spada.
Ebbe appena il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo
che qualcosa emerse dal terreno e lo colpì in testa. Una grossa radice
lo stava massacrando e non sembrava intenzionata a fermarsi. "Siete
solo degli esseri decorativi e inutili." esclamò Duligr, con voce strozzata,
prima di scattare verso la Spada di Smeraldo e menando fendenti
forsennatamente. Era ancora stanco da prima, non avendo avuto il tempo
di bere l'acqua rinvigorente, ma intervennero anche tutti
gli altri. Per fortuna anche se la
radice continuava ad attaccare insistentemente, non era difficile
tenerla a bada. Duligr ebbe il tempo di riprendere un attimo fiato,
avvicinarsi alla spada, impugnarla e sollevarla. Le radici, com'era
accaduto nella foresta, smisero di attaccare e i sacerdoti videro con
stupore Duligr armato della spada fatata. "Sei... sei tu il
portatore!" esclamò Grundian, che aveva perso la sua solita
indifferenza "Questo ci solleva da una miriade di problemi." Duligr
guardò sconsolato verso l'amico, che da parte sua non avrebbe lasciato
che l'unica persona al mondo cui teneva come un fratello fosse
rinchiusa come un convento. Rabbrividì
all'idea dei suoi capelli
rosso sangue rasati a zero, dei suoi occhi blu cobalto spenti e
indifferenti, del suo fisico possente ridotto ad un fascio di muscoli
nervosi e malnutriti, della sua sessualità, quale che fosse,
mortificata e castigata. No, quello che avevano promesso al principe
doveva valere anche per il servo. Mentre gli Elfi facevano bere dell'acqua, probabilmente fatata, al loro re, Donny s'avvicinò ai sacerdoti e vi si parò dinanzi. "Se
solo tenterete di costringere Duligr, che non lo desidera
affatto, a prendere i voti, dovrete vedervela con l'autorità di Kandria." disse, facendo
notare una certa attitudine al comando che non guastava in un futuro re. "Mio
principe, vi devo ricordare che posso richiamare quando voglio il
Sacerdote guardiano della Porta dell'Inferno." disse Grundian,
giocandosi la sua ultima carta. "Lascia stare." ribatté Duligr abbattuto "Non vale la pena lottare per me. Te lo avevo detto che sarebbe finita così." "Devi
smetterla di sminuirti, Duligr." lo apostrofò Donny, con tono severo "Tu vali
molto di più di quello che credi e lo dimostra il fatto che tu abbia
estratto la Spada di Smeraldo. E per quanto riguarda voi," aggiunse
rivolgendosi ai sacerdoti "fate quello che vi pare. Sono certo che
basterà la spada di Duligr a tenere a freno le Porte e rimarrà al mio
fianco finché non giurerete sull'Oracolo che sarà solo un collaboratore
esterno, come lo sarei stato io." I
sacerdoti osservarono lo sguardo deciso e sicuro del principe Donovan e
per un attimo nelle loro menti sovvenne l'idea di liberarsi di lui per
poi raccontare qualche lacrimevole storia a re Frantas, poi però lo
sguardo severo degli Elfi e quello preoccupato di Duligr, che sentiva
la spada di cui era il Portatore pulsare a ogni pensiero malvagio che
percepiva, fece loro cambiare idea. Confabularono qualche istante
fra loro, sotto gli sguardi irritati dei ragazzi e quelli, per una
volta canzonatori, degli Elfi: leggere nei pensieri era un gran
vantaggio che, nonostante allenamenti e costrizioni, non tutti gli
umani potevano raggiungere. Gli Anziani della Confraternita dei Pugnali
Splendenti, la cui parola era l'ultima, decisero di accettare quel
piccolo ricatto. Duligr avrebbe dovuto passare del tempo fra loro,
per imparare a dominare i poteri della Spada di Smeraldo, che si
stavano facendo notare, e riuscire a capire i segnali che mandava, ma
non l'avrebbero costretto a diventare uno di loro. Furono costretti a
giurare sull'Oracolo, che una volta ancora si era rivelato molto preciso
nelle sue profezie. Il Portatore era stato trovato vicino alla
famiglia reale di Kandria, come aveva predetto, ma ciò significava che
davvero era in arrivo il male assoluto: dovevano prepararsi per essere
pronti al momento giusto ad accoglierlo degnamente. Con queste
prospettive tornarono a Kandria a dare la buona novella a Frantas, che
era pronto a mettere a lutto la città. Fu con estremo sollievo che li
vide entrambi salvi: era convintissimo che almeno Duligr non sarebbe
tornato. Pensò con estremo imbarazzo al momento d'intimità che aveva avuto con
lui e sperò che se lo tenesse per sé. Non che se ne pentisse, era quasi
un figlio, ma era stato un atteggiamento poco reale. In realtà aveva
sfogato tutta la sua apprensione in quel gesto, tralasciando di farlo
con Donny per paura che si preoccupasse troppo. Si preparò ad accoglierli in maniera molto sobria, ma ogni suo tentativo di rimanere calmo andò a farsi benedire appena li vide. Si
avvicinò ad entrambi, li baciò, pianse dalla gioia e il giorno che
temeva sarebbe stato di lutto si trasformò in festa per il ritorno del
principe e del nuovo eroe. |
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