Lost in the city of angels.

di R Artemis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Escape. ***
Capitolo 2: *** Humans. ***
Capitolo 3: *** Vampires. ***
Capitolo 4: *** They are Echelon and this is Mars. ***
Capitolo 5: *** I could stay lost in this moment forever. ***
Capitolo 6: *** Angel or demon , I gave up my soul. ***
Capitolo 7: *** Welcome to my life. ***
Capitolo 8: *** Your smile. ***
Capitolo 9: *** Fate ***
Capitolo 10: *** The beginning..of the end. ***
Capitolo 11: *** The prophets are preaching. ***
Capitolo 12: *** Crossroads demon. ***
Capitolo 13: *** Promise me that you will come to me. ***
Capitolo 14: *** Swear up and down to God above that you finally fall in love, If today was your last day. ***
Capitolo 15: *** This is the story of my life. ***
Capitolo 16: *** Famous Last Words. ***
Capitolo 17: *** City of angels. ***
Capitolo 18: *** This is war. ***
Capitolo 19: *** Love is a dangerous game to play. ***
Capitolo 20: *** It's the moment to fight. ***
Capitolo 21: *** Innocence is out of style. ***
Capitolo 22: *** I keep dreaming you'll be with me and you'll never go. ***



Capitolo 1
*** Escape. ***


Stava scappando.
È questo che faceva da ormai tutta la vita. 
Si nascondeva da creature che seguivano i suoi ordini. Lui, l'essere da cui fuggiva, che la voleva al punto di uccidere.
"Ti arrenderai. Nessuno è in grado di amare ciò che sei, ti hanno abbandonata tutti!" 
La sua voce le risuonava dolorosamente nella testa mentre si opponeva alla forza del vento, così gelido che la faceva lacrimare. 
Pensò di essersi allontanata abbastanza, così rallentò, ma il buio le impedì di vederli, così vicini. 
Lui non c'era, ma i suoi scagnozzi sì. 
La afferrarono, sentì le loro unghie affondare nella pelle, lacerandole la maglietta. Si divincolò ma erano più forti, più numerosi e riuscirono subito a stordirla con una forte botta alla testa, facendole quasi perdere i sensi. 
Uno di loro tirò fuori una saetta, l'unica cosa in grado di ferirla realmente. Lei ne sentì il calore sull'ala destra che tenevano bloccata in qualche modo e così si riprese, ancora più cosciente  del pericolo in cui si trovava, ancora più allarmata.
All'improvviso sentì la presa dietro di sè allentarsi, colse l'occasione e con una forza che non avrebbe mai creduto di avere, sferrò un calcio al demone che la intrappolava davanti, il quale sparì urlando tra l'oscurità. 
Lei si girò quasi incredula e scorse il volto di Matt mentre tentava di combattere contro gli altri tre nemici. 
Tre contro uno. 
Perfidi, maligni, assassini..
Per quanto conoscesse la sua forza, sentì l'impulso di aiutare l'amico.
"No!" sentì urlare "Scappa Gwen!"
Non poteva. Doveva aiutarlo. 
Si avvicinò alle creature che lo circondavano cercando di non pensare alle ferite che le laceravano il corpo, ma poi vide il palmo della mano di Matt puntato verso di lei e una luce blu crearsi intorno ad esso.
Sapeva cosa significava.
"Matt.." sussurrò mentre sentì la scarica di energia che la pervadeva, bloccandola completamente.
I demoni continuavano a circondare Matt, mentre il corpo della ragazza precipitava immobile, inerme, senza possibilità di reagire. 
'Mi salva la vita, come sempre..'
Vide la terra farsi sempre più vicina, le luci delle auto sfrecciare sempre più veloci, finchè le ali non trovarono la forza di reagire e planò per raggiungere il posto più riparato che trovò. 
Non riconosceva il luogo, non capiva dov'era, ma tutto era meglio di trovarsi lassù, con quei demoni.
Atterrò rotolando sull'asfalto senza forze per reggersi in piedi, si accasciò per terra, raccolse le ginocchia al petto, lasciò che le ali la coprissero, circondandola come una coperta, così soffici e calde.. Ora il forte dolore delle ferite si fece sentire, tanto profondo da stordirla, da farle perdere i sensi e ritrovarsi tra il mondo della realtà e quello dei sogni. 
 
"Quella ragazza stava proprio guardando te!"
"Bhe tu hai subito conosciuto l'amica, giusto? La prossima volta sappiamo dove andare eh Shan?"
"Già, magari evitiamo di girare mezza Los Angeles prima, e andiamo subito nel locale giusto"
Le risate le arrivavano frammentate, lontane, le voci si confondevano tra di loro.
"Ehi amico, chi è quella?" 
"Cosa cazzo stai dicendo Antoine? Non avrai bevuto un po' troppo?"
L'altro sbuffò  "Certo, quanto te mio caro! Ma lì c'è veramente qualcuno..credo.."
Altri passi.
Erano lì.
"Hai ragione..sarà una echelon che ha trovato la nostra casa.."
"Si è anche attrezzata con la coperta..ci terrà davvero tanto a voi..Bene allora ci pensi tu ora? Io me ne vado a casa.. È già mattina..ci vediamo domani eh?"
"Certo..solito"
Il motore di una macchina. Silenzio. 
Una mano la accarezzò, sfiorò una ferita e lei si ritrasse impulsivamente.
"Calmati..va tutto bene..sono io..ora ti porto dentro,ok?"
Non capiva. 
Sentì il suo tocco sulla pelle, la forza delle sue braccia mentre la tirava su. Le gambe non reggevano da sole, come tutto il resto, ancora stordita dall'effetto della scossa.
Aprì lentamente gli occhi e vide la luce  soffusa dell'alba illuminare da dietro la figura che ora la stava prendendo in braccio. 
Ritrasse velocemente le ali, confusa e impaurita, ma era troppo debole così si lasciò andare. 
Lo sentì entrare in casa, salire le scale.
La testa della ragazza era appoggiata sulla spalla dell'uomo, il suo respiro la accarezzava. 
Non sapeva chi sia, ma si sentiva quasi..al sicuro. 
I suoi occhi incontrano quelli color nocciola dell'uomo che la stava poggiando dolcemente su un letto, sentì quello sguardo fisso sul suo. I suoi occhi..
"Resta qui stanotte.." poi si bloccò notando le macchie di sangue. Scosse la testa e si riprese "sono davvero ubriaco. Dormi bene piccola echelon"
Non sapeva chi fosse questa echelon, ma i sensi la abbandonarono al contatto con il letto. 
La porta si richiuse e Morfeo si impadronì di lei.

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Capitolo 2
*** Humans. ***


Aprì gli occhi quando la luce del sole era talmente forte da infastidirla.
Aveva dormito. O piuttosto era stata la cosa più vicina al sonno che avesse mai provato, dato che Morfeo non accoglieva quasi mai nel suo mondo creature come..lei.
Si mise subito a sedere al ricordo della notte precedente, i demoni e poi..Matt! Doveva sapere come stava, se era ferito..
'Se gli dovesse accadere qualcosa, non me lo perdonerei mai.'
Sentì un incredibile desiderio di spiegare le ali, rintanate chissà come nel suo corpo, ma si guardò intorno e capì che quello non è il problema maggiore.. 
Si trovava in una stanza ampia, pareti abbellite con qualche quadro, un piccolo armadio sul fondo e una porta che permetteva l'entrata al bagno.
Doveva assolutamente andare via da lì.. Doveva trovare Matt. 
Si alzò, mentre i particolari della notte la invadevano. 
'Dove sono finita?'
Si era lasciata andare e qualcuno l'aveva portata qui. Era vulnerabile..e se..se fosse stato anche lui uno di loro?
Aprì la porta, attraversò il lungo corridoio e scese velocemente le scale. 
"Ora dov'è?"
"Di sopra..non potevo certo lasciarla lì! Sembrava..ferita.."
"Tu eri anche ubriaco! Dio, Shan! Sei tu il fratello maggiore, non dovrei essere io a dirti certe cose! Sai che non mi piace quando torni a casa in quello stato..Avresti almeno potuto chiamarmi.."
Seguì le voci, attratta da una in particolare..la riconobbe. 
Si ritrovò in una grande sala, con una porta finestra che dava su una piscina. 
'Umani..' sospirò, sollevata, vedendo un ragazzo in piedi davanti al divano su cui era seduto comodamente l'altro uomo con cui stava parlando.
Lo riconobbe appena alzò lo sguardo e incontrò il suo.
'È lui, l'uomo che ieri mi ha portata qui.. che mi salvata.'
"Oh, devi essere tu.." mormorò l'uomo in piedi. Distolse a fatica lo sguardo per incontrare il suo. 
Il colore del cielo più limpido si rispecchiava in quegli occhi..come in quelli della ragazza. 
I suoi lineamenti così delicati, così perfetti..anche se le ombre nel suo sguardo tradivano quella perfezione.
"Credo che tu mi conosca.."
L'uomo seduto soffocò una risata per lo sguardo confuso di Gwen. 
'Gli umani a volte sono davvero strani.' Non ricordava di averlo mai visto nella sua lunga vita..avrebbe dovuto conoscerlo?
"È..sangue quello?" la sua espressione stupita si trasformò quasi in terrore, mentre indicava la maglietta o almeno quello che ne restava.
'Oh no, me ne ero completamente dimenticata..'
Abbassò lo sguardo verso quella maglia, coperta del sangue delle ferite inflitte la notte precedente da quel demone. 
"Io..devo andare" sussurrò cercando con lo sguardo una via d'uscita, e appena la trovò quasi corse verso di essa. "Devo andare..mi spiace.." disse ancora, prima di ritrovare gli occhi color nocciola dell'uomo che, prima seduto sul divano, ora avanzava confuso verso di lei. Poi scomparve dietro la porta e si lasciò i due alle spalle. 
Si guardò intorno per essere sicura che non ci fosse nessuno, dispiegò le ali e si diresse verso il luogo in cui sperava di trovare Matt.
 
Prima ancora di poterlo vedere, la strinse in un forte abbraccio.
"Gwen! Dove diavolo sei stata?" si allontanò da lei e quello sguardo che le rivolse lasciò trapelare la sua ira. "Mi hai fatto morire..ti aspettavo qui, come sempre! Cos'hai combinato? Ti hanno seguita? Stai bene?" 
Quello sguardo..la intimidiva ogni volta. "Ehi senti, possiamo saltare la parte della ramanzina? Sto bene." rispose al suo sguardo nonostante il suo timore, e lui sospirò. 
Poi le sue labbra si incresparono in un piccolo sorriso.
"Piccola Gwen..il tuo sguardo mi è molto familiare.."
"Non voglio parlare di questo, ora, Matt" suo padre, lo sapeva, stava per riparlarle di lui, come ogni volta che lo guardava in quel modo o che faceva qualcosa che gli ricordava lui. Ma lei semplicemente non ce la faceva "Ti prego.." lo supplicò. "Grazie, per ieri notte..non ce l'avrei fatta senza di te.." cercò di cambiare argomento e come tattica difensiva funzionava sempre. 
"Ho sentito che qualcosa non andava..sai che sono qui per proteggerti, farei qualsiasi cosa per te." 
Gli buttò le braccia al collo, sorprendendolo, ma subito lui si rilassò e rispose all'abbraccio. La lasciò andare dolcemente, dandole un piccolo bacio tra i capelli scuri, poi le alzò di poco la maglietta, per scoprire la pancia.
Sorrise dolcemente vedendo che le ferite si erano rimarginate alla perfezione, come sempre.
"Ho un nuovo caso per le mani" annunciò senza perdere altro tempo.
"Sono pronta." rispose Gwen sicura, ritornando con la mente a quello sguardo ansioso che la fissava solo poche ore prima. 

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Capitolo 3
*** Vampires. ***


Erano stati spesso a Seattle, e questo doveva essere solo uno dei tanti casi da risolvere. 
"Si fa chiamare Jack Hanks, ora. L'ultima vittima è stata ritrovata due giorni fa, dal marito. Nessuno ha visto nulla, ma i segni sul collo riportano a lui." Il giovane ragazzo biondo mostrò all'altra ragazza la foto della loro preda. Capelli scuri, occhi neri, lineamenti perfetti. 
"Secondo gli ultimo dati, dovrebbe abitare proprio qui, ma a quanto pare non c'è nessuno. Io lo aspetto dentro, tu.."
"Io voglio venire con te" 
"No, tu aspetterai fuori e mi avvertirai quando il nostro amico sta per arrivare."
"Ma io voglio aiutarti!"
"Tu non correrai rischi per ora. Non voglio discuterne ancora."Iil suo tono era severo, il suo sguardo su di lei altrettanto. Non c'era modo di fargli cambiare idea quando decideva  qualcosa. 
Gwen si sentiva trattata ancora come una bambina, come se dovesse ancora capire che era cresciuta e..cavolo, i suoi anni di esperienza li aveva ed era anche piuttosto brava! 
'Bhè, ho imparato tutto da lui..il migliore nel combattimento di chiunque altro abbia mai incontrato.' ammetteva a se stessa.
"Va bene.." rispose rassegnata ed entrò nel piccolo Starbucks a pochi metri dall'appartamento. 
Seguì con lo sguardo Matt che apriva la porta ed entrava nel rifugio del vampiro, mentre lei si sedette vicino alla vetrata sorseggiando il suo milkshake, aspettando questo Jack Hanks. 
 
"Hai un particolare bisogno di zuccheri o qui c'è un uomo invisibile che ti aiuta a finirli?"
'ma cosa..?'
Lui.
Alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi color nocciola che pochi giorni prima l'avevano osservata premurosi e angosciati.
"Sei al quarto milkshake.." rispose lui al suo sguardo confuso. Le sorrise e si sedette di fronte a lei, dall'altra parte del tavolo.
Lei lo osservava, incantata. Quel ciuffetto di capelli che ricadeva su quegli occhi che ricambiavano il suo sguardo. Quelle labbra piegate in un dolce sorriso.. 
'Mi sta distraendo, ho un lavoro da fare.'
"No bhè..mi piacciono.." rispose Gwen impacciata.
"Questo lo avevo notato" rispose lui  ironico. Arrivò subito una cameriera che gli porse un caffè lungo, con aggiunta, i due non potettero fare a meno di notare, del suo sorriso perfetto.
"Ecco a te, Shannon" 
'Shannon..' ecco il nome di quell'uomo. 'ma è un nome da ragazza!' Gwen sorrise tra sè al pensiero.
"Grazie...Sandy" 
Appena lui pronunciò  il suo nome, lei sgranò gli occhi, poi guardò la ragazza seduta di fronte all'uomo.
Cercò tutto il coraggio che aveva e chiese un autografo al suo cliente. Lui la accontentò con un sorriso, poi la cameriera ritornò verso il bancone. 
Di tutto questo, Gwen sembrò non essersene quasi accorta, concentrata com'era sui suoi pensieri.
"Aveva il nome scritto sul cartellino.."spiegò lui divertito, alzando le spalle, cercando di riavere l'attenzione di quella strana ragazza. 
C'era qualcosa di strano, di diverso in lei, l'aveva notato subito, ma non avrebbe saputo dire cosa. Poi ancora non capiva cosa ci facesse fuori da casa sua, quella notte, se non era una loro fan..
 "Vieni spesso qui?" 
"Mmm..no, sono di passaggio qui a Seattle..tu?" rispose lei distrattamente. 
"No, a dir la verità è la prima volta. Sono qui per un concerto.." ma lei non sentì il resto della frase. 
Jack stava tornando a casa. 
Prese il cellulare e avvertì Matt.
-È qui- 
-5 minuti e sono fuori- la risposta fu immediata. Stava aspettando solo questo.
Osservò lo schermo del cellulare aspettando che i numeri dei minuti passassero.
Alzò lo sguardo verso l'uomo di fronte a lei e si accorse che la stava fissando da chissà quanto tempo, con un piccolo sorriso dipinto sul volto.
"Scusami, io..era urgente" 
Lui fece cenno di no con la testa, come per dirle di non preoccuparsi. "Aspetti qualcuno?"
"Emm..no, non proprio.."
"Allora cosa ci fai qui a Seattle?"
"Per lavoro..diciamo"
"Che strana coincidenza..Quando ti ho incontrata non eri molto in forma.." 
Ancora una volta, non lo seguì più. Guardava in continuazione l'orario.. 5 minuti erano ormai passati, anche di più. 
'Dev'esserci qualcosa che non va.'
Si alzò improvvisamente, decisa ad aiutare il suo amico, che lo volesse o no. 
"Mi dispiace, devo andare ad un..emm..colloquio..sono già in ritardo.." 
"Aspetta! Sei libera stasera? Potrei farti vedere quel concerto di cui ti parlavo..al Paramount Theatre" 
Lei non sapeva di cosa stesse parlando, intanto abbandonò il suo milkshake e si avvicinò all'uscita. 
"Si..certo, ci vediamo lì.."
Aprì la porta. 
"Ehi!"quasi urlò Shannon, per sovrastare le voci degli altri nel locale. "Ancora non so il nome della ragazza pazza per i milkshake!"
Lei sorrise perchè non poteva fare altro guardando quegli occhi che la osservavano."Gwen, chiamami Gwen" e finalmente uscì dal piccolo Starbucks, via dall'uomo che l'aveva salvata, per raggiungere di corsa la casa di Jack.
 
 
Appena aprì la porto notò che qualcosa non andava. 
All'ingresso, la sala sembrava perfetta, nessun rumore, niente fuori posto, ma spostando lo sguardo, sulle scale che portavano al piano superiore, trovò una cornice con il vetro all'interno in frantumi. 
Represse l'impulso di urlare il nome del suo amico e seguì questa pista, salendo le scale silenziosamente.
Si trovò in un lungo corridoio che portava a diverse camere, ma solo una di queste era aperta. 
Gwen si avvicinò, preparandosi al peggio. 
"Non riuscirai a sconfiggerci tutti, lo sai, vero?" 
Una voce bassa, che non riconobbe. Ma non sentiva Matt. 
Seguì quella voce e guardò nella camera, con le spalle al muro e il respiro accelerato.
Matt era disteso a terra, imprigionato da quello che doveva essere Jack, che gli circondava la gola con le mani, impedendogli di respirare.
Il vampiro le dava le spalle e intanto lei vedeva Matt che cercava di allungarsi verso il paletto, che era però troppo distante da lui. 
Sentì il suo respiro soffocato e le parole di Jack le risuonarono in testa.
"Sai che lei sarà nostra. Non riuscirai a proteggerla ancora. Lei dovrà seguire il suo destino, è scritto."
Senza pensarci, la ragazza entrò nella stanza, afferrò il paletto che poco dopo era nel cuore del vampiro, mentre le sue mani lo spingevano ancora di più nel suo corpo, così come Matt le aveva insegnato.
Quando lo lasciò, il corpo senza vita si raggrinzì e crollò su quello di Matt, che guardò stupito Gwen.
Lo aiutò a rialzarsi, spostando il loro 'caso risolto', e Matt tossì cercando di riprendere fiato dopo la stretta mortale del vampiro. 
"Tu non dovresti essere qui!"
"Ma grazie Gwen per avermi salvato il culo!" rispose lei imitando la voce dell'amico.
Lui sembrò per un attimo sorridere..o forse era solo una impressione della ragazza. "Comunque non dovresti essere qui.." 
"Erano passati 5 minuti..tu non uscivi così mi sono preoccupata.."
Ora sorrideva, un vero sorriso. Si avvicinò a lei e la abbracciò, immergendo il viso tra i suoi lunghi capelli. 
"Grazie" sussurrò, e Gwen non riuscì a trovare il coraggio di chiedergli spiegazioni sulle parole di quel vampiro, così se ne dimenticò velocemente. "Ma la prossima volta segui le mie istruzioni" 
Lei rispose all'abbraccio, ma si allontanò preoccupata non appena sentì un suo verso di dolore. 
"Era un osso duro.." rispose al suo sguardo, riferendosi al suo avversario. 
"Ora cerca di rimetterti in sesto prima di partire di nuovo.."

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Capitolo 4
*** They are Echelon and this is Mars. ***


"D'accordo Gwen, vai pure, stai tranquilla!"
"No Matt..se hai bisogno di qualcosa..è solo un'uscita, non voglio creare altri guai.."
"Ehi Gwen, ascolta" appoggiò le mani sulle spalle della ragazza e la guardò, con quel suo sguardo che non ammetteva repliche. "È da troppo tempo che non esci con qualcuno, prima avevi qualche amico, ora pensi solo al nostro..lavoro. Hai tutto il diritto di divertirti, quindi ora vai e dimenticati per una sera di tutti questi vampiri, demoni e altro, ci siamo intesi?" 
Lei abbassò lo sguardo e annuì. Avrebbe tanto voluto dimenticare tutto per una sera, ma era semplicemente troppo difficile. 
"Ci proverò.." già, perchè anche se cercava di nasconderlo, rivederlo era l'unica cosa che voleva in quel momento.
Le dita di Matt sfiorarono il mento di Gwen e le alzò la testa, in modo da incrociare il suo sguardo che cercava di nascondere la preoccupazione. 
Occhi azzurri in occhi azzurri. Gli uni profondi e nascosti da pesanti ombre, gli altri così limpidi, ma che nascondevano le stesse ombre, una celata oscurità.
"Ci vediamo dopo, Gwen" le posò un piccolo bacio sulla fronte, poi lei si voltò e spiegò le ali per raggiungere le nuvole.
 
Paramount theatre. Ecco, dovrebbe essere vicina.
Si assicurò che non ci fosse nessuno nei dintorni e toccò terra mentre le sue ali rientravano piano nel suo corpo. Mentre si avvicinava al luogo, vedeva sempre più gente, molte in fila davanti all'entrata. Ma non vedeva lui.
'Forse ho sbagliato a venire. Forse ho sbagliato a fidarmi di quegli occhi.'
Lo sguardo ritornò sulla fila di ragazzi davanti all'entrata, cercandolo, ma inutilmente. Non c'era.
Decise di tornare indietro, cercare un posto isolato dove potersi liberare. Si sentiva quasi delusa, da se stessa, per aver creduto davvero che quella serata sarebbe potuta essere diversa, diversa dall'inseguire un essere oscuro.
All'improvviso sentì qualcosa afferrarle il polso, trascinarla via dalla strada e coprirle la bocca con l'altra mano. 
Non si aspettava un attacco, lì, ma aveva imparato ad essere sempre pronta. Con la mano libera, lei sferrò una gomitata nello stomaco del demone dietro di lei, che subito la lasciò andare. Si voltò e..quegli occhi..era lui.
"Non sei niente male eh.." quasi non riusciva a parlare, teneva entrambe le mani sullo stomaco, ma continuava a fissarla e a sorridere.
"Io...mi dispiace..non pensavo fossi tu..mi dispiace davvero..stai bene?" non trovava le parole, non riusciva a fare altro se non guardarlo intimorita. 
Lui si rimise in sesto e continuò a fissarla. "Scusami, non volevo spaventarti..certo che sto bene! Non volevo che qualcuno mi riconoscesse..allora sei pronta?"
"Sicuro di stare bene?" Gwen era davvero preoccupata, perchè per quanto non avesse voluto, quella gomitata era stata davvero forte..
"Certo, tranquilla Gwen. Andiamo?" Shannon le porse la mano, sorridendole per rassicurarla, e appena la ragazza poggiò la sua su quella di lui, gliela stringe. Lui iniziò a correre, trascinandola con sè all'entrata posteriore dell'edificio. 
Quella mano..quel semplice tocco l'aveva fatta rabbrividire, per un secondo. Era stato..strano. Ma era pur sempre un istante troppo breve per potergli dare tanta importanza. 
Continuò a seguirlo, entrarono dalla porta secondaria e persero il corridoio, finchè non incontrarono qualcuno.
"Eccoti, Shan! Siamo tutti pronti"
'Ma certo, è l'altro ragazzo che si trovava in casa con Shannon, quella mattina.' Pensò Gwen, che lo riconobbe subito.
 "E tu sei quella ragazzina.." disse guardandola. 
"Preferisco essere chiamata Gwen" ricambiò lo sguardo. 
"Piacere Gwen, io sono Tomo" l'uomo al fianco di Jared le porse la mano, che lei strinse sorridendo. Lui sembrava molto più gentile e simpatico di quei profondi occhi azzurri. E quei lunghi capelli gli davano un'aria davvero strana. Gli piaceva.
"Porto lei dietro il palco e poi iniziamo" Shannon le fece cenno di seguirlo e la ragazza obbedì, allontanandosi da Tomo e da occhi-color-ghiaccio.
"Scusa mio fratello..a volte sa essere poco socievole"
"È tuo fratello? Davvero?" chiese scioccata. Ricordava di aver sentito qualcosa, quella mattina in cui si era trovata a casa loro, ma non pensava fosse vero..
Lui si fermò e la guardò, sorridendo. "Jared è una delle persone migliori che conosca. Ora resta qui, ok? Dovresti riuscire a vedere tutto da qui..spero ti divertirai..poi voglio un tuo giudizio, sincero, intesi?" 
"Tu non resti qui con me?" chiese Gwen, confusa. 
"Io devo intrattenere tutti loro" rispose indicando l'enorme folla al di sotto del palco che riuscivano a vedere. "Ci vediamo dopo" le fece un piccolo cenno di saluto con la mano e salì sul palco, sedendosi dietro la batteria, mentre forti urla lo accolsero. 
Ora capiva. Il concerto era suo. Era loro. Lui, Tomo e Jared erano la band. 
Il suono della batteria iniziò a diffondersi, seguito da una chitarra. Le riconobbe Tomo dall'altra parte del palco che salutava la folla. Poi una voce completò quei suoni, una voce che le fece venire i brividi. Ed ecco Jared, con in mano un microfono. La sua voce fu per un attimo sovrastata da urla, ma poi lui riuscì a prendere il controllo dei fans. 
La ragazza seguì le canzoni, i tre intrattennero la folla come non aveva mai visto fare, li incantavano con la loro musica. 
Doveva ammettere che le piaceva, quello che esprimevano, il modo in cui lo esprimevano. Vedeva ognuno di loro mettere l'anima nella loro parte, credere davvero in tutto ciò. 
Shannon era davvero una forza della natura con quella batteria, quasi un animale.
Erano davvero incredibili.
"Thirty seconds to Mars" così capì si chiamavano. 
Con la loro musica, per arrivare su Marte occorrevano davvero solo trenta secondi. 
Restò lì, immobile, affascinata da ogni canzone, fino alla fine, fino a quando Jared non fece salire sul palco molti fans finchè non ne fu pieno. 
Gwen si accorse che non era l'unica incantata da quei tre uomini, ma che lo erano tutti, tutti i presenti in questa struttura. Forse era l'unica a non conoscerli davvero. 
Anche l'ultimo pezzo finì. Jared abbandonò il palco, seguito da Tomo. Shannon invece si fermò per distribuire le bacchette della sua batteria. 
Salutò un'ultima volta il pubblico di Seattle poi la raggiunse.
"Cosa stai pensando?" la sua voce era roca e quegli occhi puntati su di lei lasciavano intravedere tutta la sua emozione. 
"Siete davvero incredibili" riuscì solo a sussurrare, sorridendogli e ricambiando lo sguardo.
"Quindi ti è piaciuto, davvero?" appena lei fece cenno di sì con la testa, si ritrovò stretta al suo petto, circondata dalle forti braccia del batterista. Restò confusa, in un primo momento, ma poi scoprì di sentirsi davvero a suo agio, davvero..al sicuro. Sentiva le guance andarle in fiamme.
Shannon si allontanò presto, troppo presto, con un largo sorriso stampato in volto. "Scusami, sono tutto sudato!"
Gwen capì che lui si era accorto dello strano colorito rosso sulle sue guance, perchè restò per qualche secondo a fissarla, come incantato, mentre lei si perse nei suoi occhi, finchè lui non le chiese di aspettarlo mentre faceva un salto in camerino.
Gwen restò lì, fuori da quella stanza in cui lui era appena entrato, sorridendo per la scritta "Shannon's temple" sulla porta.
"Vicki aspettami..stavo scherzano!"
"No, Emma, sposta le riprese, loro sono più importanti"
"State attenti!! Quello è il mio basso!" 
Ovunque si voltasse, riconosceva qualcuno che correva e urlava, presi dalla fretta di sistemare tutto per la fine del concerto. 
"Ehi, scusami, non volevo farti aspettare.." seguì la voce e trovò il batterista, appoggiato alla porta. 
Indossava ora un giacchetta nera e sotto una sottile maglietta dello stesso colore. E..stava davvero bene. 
"Abbiamo poco tempo, voglio mostrarti una cosa." E come poche ore prima, la prese per mano e la condusse, quasi correndo, nella struttura adiacente al palco, fino all'ultimo piano. 
"Ci siamo.." sussurrò, poi aprì la porta e si ritrovarono su una grande terrazza, circondata da un basso muretto e da una ringhiera. 
Lei si guardò intorno, osservando tutto, mentre lui si avvicinava alla ringhiera. 
Lo raggiunse e arrivata al suo fianco, seguì il suo sguardo.
"Guarda.." le disse, indicando verso il basso. Potevano vedere quasi tutta Seattle da lì, il panorama era mozzafiato, ma lui indicò proprio sotto il palazzo. "Quelli sono gli Echelon."
"Le truppe di Napoleone?" chiese Gwen confusa.
Lui la guardò per un attimo confuso, poi le sorrise. "Ti piace la storia?" Lei avrebbe voluto rispondere la verità, che non le piaceva la storia, che però l'aveva vissuta, ma lui, per fortuna, continuò. "No..queste sono le nostre truppe..mio fratello ha deciso di chiamare così i nostri fans." Riportò lo sguardo verso il basso. "È incredibile vedere tutte quelle persone, riunite solo per ascoltare noi..e io adoro osservarle quando escono dal concerto..amici che si ritrovano, che si riabbracciano.." le indicò proprio una coppia di ragazze, almeno sembravano ragazze, a quell'altezza era difficile dirlo con certezza, che si abbracciavano. "Siamo fieri di aver creato questa famiglia." Sembrava davvero assorto e sicuro di sè mentre le raccontava tutto questo. Sebbene l'oscurità li avvolgesse quasi del tutto, lei riuscì a distinguere il colore degli occhi di quell'uomo, ora quasi più intensi. 
"Ecco..guarda" seguì ancora il suo sguardo, incantata da lui, che ora puntava in alto, verso il cielo. Era costellato di stelle, alcune più luminose di altre, che facevano come da sfondo a questa serata. "È lì" alzò il braccio e indicò un punto, una stella forse, ma non sembrava come le altre. Era..rossa. "È Marte" 
Gwen rimase affascinata da tutto ciò. Erano anni che non si fermava ad osservare il cielo, la sua grandiosità, quasi inquietante. Si soffermò su quel pianeta così importante per quest'uomo, poi si voltò verso di lui e subito incrociò il suo sguardo. La stava osservando..da quanto tempo? Sentì le guance infuocarsi, ancora una volta, e pregò che l'oscurità le nascondesse quel colorito. 
"È magnifico..grazie.." sussurrò la ragazza, e lui ricambiò il sorriso. 
"È stato bello condividere questo luogo con qualcuno.."
Ma in quel momento la porta dietro di loro si aprì e videro  un ragazzo alto e castano.
"Eccoti Shan! Ti ho cercato ovunque!" 
"Cosa succede, Rob?" Shannon si allontanò dalla ringhiera per andare incontro al ragazzo e iniziarono a parlare. 
Era la sua occasione. In meno di un secondo, Gwen si  librava già nell'aria, quasi fuggendo da quel luogo, da lui. 
Non sapeva cosa le fosse preso, sapeva solo che non riusciva più a stare vicino a lui..sentiva qualcosa di strano e non le piaceva per niente.
C'era qualcosa di familiare in tutto questo, ma non capiva cosa..per ora preferiva il cielo, avvicinarsi a quelle stelle che tanto sembravano aver fatto sognare quell'uomo.

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Capitolo 5
*** I could stay lost in this moment forever. ***


Era..scomparsa! 
Rob giurava di averla vista scendere dalle scale, mentre stavano parlando, ma Shannon restava scettico. 
"Un minuto prima era lì..di fianco alla ringhiera, quello dopo non c'era più.."
"Sapeva che saresti dovuto andare via per i GT, così è andata via prima lei..le donne!"
Rob cercava di calmarlo e il batterista nascondeva i suoi timori. 
"Ok..sarà andata via.."
Ma a lui qualcosa ancora non quadrava. Lei non sapeva dei GT. Ed era sicuro che non fosse scesa dalle scale. 
Non si era buttata giù perchè..bhè, non c'era nessun corpo!
O era arrivato spiderman a prenderla, o era volata via.. 
Ogni volta che ci pensava, strane immagini della ragazza circondata dalle sue ali, davanti alla sua casa, lo invadevano, ma le cancellava subito, convinto che l'alcool gli avesse giocato brutti scherzi. 
Ancora confuso, concluse quella serata regolarmente, così come le altre date nelle settimane successive, prima sperando di ritrovare la piccola ragazza ad un suo concerto, con quel suo sorriso e con quegli occhi che lo avevano ammaliato, poi costringendosi a posare quel ricordo sempre più in profondità, nella sua mente, come se Gwen fosse ormai stata soltanto un sogno.
 
 
"Cos'hai scoperto?"
"Mark Stark, dirigente della sua agenzia di trasporti, nove coltellate al cuore. La moglie è entrata in casa proprio mentre il marito stava ricevendo l'ultima coltellata."
"Hai parlato con lei?"
Gwen lo guardò, quasi offesa. "Certo che ho parlato con lei! Quando è entrata, in casa c'era uno strano freddo e giura di aver visto una donna svanire nel nulla, proprio vicino al corpo del marito morto."
"Direi che non ci sono dubbi.."
"Cerchiamo chi è questo fantasma" 
Senza perdere tempo, i due angeli si misero a lavoro e indagarono sul passato della vittima. 
"Gwen..sicura di stare bene?"
La ragazza stava controllando tutto ciò che riusciva a trovare su Mark su internet, anche se ammetteva che non riusciva a concentrarsi per più di dieci minuti consecutivi. 
Matt la fissava, sdraiato sul letto della loro camera d'albergo, preoccupato per quei piccoli segni che percepiva in Gwen, che cercava in tutti i modi di nascondere tutto.
Lei alzò lo sguardo dal suo computer "Sì, Matt, come le altre mille volte che me lo hai chiesto. Sto bene!"
"Mmm, ok.. Sai, non mi hai ancora detto com'è andata quella sera, quando sei uscita.."
"Non c'è molto da dire..è andata bene.." già, forse meglio di quanto sia aspettava, forse anche troppo. Non voleva provare ancora quelle sensazioni che l'avevano ferita tempo fa, per questo aveva deciso di allontanarsi, prima che fosse stato troppo tardi.
"Sai che se hai voglia di uscire, puoi farlo tranquillamente.." azzardò lui, cercando di capire cosa fosse successo alla sua piccola ragazza.
"Certo, tranquillo" lo rassicurò lei, mostrandogli anche un sorriso. "Solo..basta parlare di Shannon, ok? Abbiamo del lavoro da fare.." senza neanche volerlo, aveva nominato quell'uomo. Cercando di far finta di niente, continuò le sue ricerche finchè non ebbe trovato quello che cercava.
"So chi è." disse, attirando l'attenzione dell'amico. "Il nostro amico era sposato con una certa Sue Cole, finchè, due anni fa, la donna è stata ritrovata morta, in un bosco, indovina un po'? Nove coltellate al cuore. E il caro Mark non ha perso tempo, pochi mesi dopo si è risposato con Jenny, la donna che lo ha trovato morto."
"Bene, abbiamo il nostro fantasma."
"Sepolta al cimitero della città."
"Andiamo a salutare la nostra moglie sfortunata.."
Senza perdere tempo, Gwen e Matt raggiunsero volando il cimitero della piccola città vicino Columbus, Ohio. 
"Pensi che l'uomo abbia ucciso questa donna per stare con la sua attuale moglie?"
"Penso che per amore, gli umani siano capaci di qualunque cosa.." Matt parlava quasi perso nei suoi pensieri, così Gwen azzardò a porgli un'altra domanda.
"Sei mai stato innamorato?" Da quel che ricordava, Matt non aveva avuto molti amici, se non altri angeli combattenti, e non era certo il tipo da uscire la sera o altro. Il lavoro era stata la sua vita, fin da quando Gwen era nata.
Ma la sua risposta la stupì. "Sì..Abbiamo imparato molto da questi umani..e l'amore è una di queste cose." Gwen osservò lo sguardo assente dell'amico..non le aveva mai parlato di questo amore, non le aveva mai parlato di nessuno. Si chiese chi fosse la donna, ma non le venne in mente nessuno..Tentò così di riportarlo da lei, per paura che stesse rivivendo cose a cui lui non voleva pensare. 
"Finiamo questo lavoro, la sposa cadavere dovrà riposare in pace.." 
E così, Matt, ritornato dal viaggio nei suoi ricordi, con un semplice movimento delle mani buciò tutte le ossa, distruggendo il fantasma della giovane donna assassinata.
 
Era seduta a gambe incrociate sulla ringhiera del suo balcone, le ali ancora spiegate. Il dolce vento soffiava tra i lunghi capelli scuri e tra le piume bianche e rosse. 
Il sole che stava sorgendo proiettava l'ombra di Gwen nella camera da letto, attraverso la grande portafinestra, dove il batterista stava sognando, avvolto tra le lenzuola dalla vita in giù. 
La ragazza se ne stava semplicemente lì, a osservare Shannon, distante quanto bastava per non farsi notare, rubando un suo attimo di sonno. 
Sentiva il suo cuore battere, un ritmo regolare, un dolce suono che faceva da sottofondo. Sarebbe potuta restare persa in quel momento per sempre.
Aveva passato settimane impegnative a caccia, tra creature di cui probabilmente quell'uomo davanti a lei non conosceva neanche l'esistenza. 
Ora, tornata a Los Angeles, aveva solo intenzione di staccare da quella vita per qualche minuto, di trovare rifugio in quegli occhi. Aveva quasi sperato di trovarlo sveglio, ma forse era stato meglio così. Lo osservava da lontano, senza neanche avvicinarsi. Sapeva che sarebbe stato così, sempre, per il suo bene. Perchè qualunque cosa lei toccasse, quella si rompeva..aveva imparato, dopo così tanti anni. Lei non era fatta per quel genere di cose..per gli umani. Lei non andava bene per nessuno.

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Capitolo 6
*** Angel or demon , I gave up my soul. ***


Gwen seguiva l'amico, volando poco dietro di lui, osservando la luce del sole che ormai si nascondeva dietro la linea dell'orizzonte, rispecchiarsi nell'acqua del mare e sul paesaggio di quella città incantata. 
Si perdeva sempre tra quei riflessi rossi e arancioni, ogni volta come se fosse la prima. Aspettava il calare delle tenebre e l'arrivo delle stelle che illuminavano l'oscurità.
"Gwen, mi stai ascoltando?"
La ragazza fu scossa dalle sue fantasie e ritornò alla realtà. 
Matt sospirò, conoscendo ormai bene la Gwen sognatrice. "Potremmo avere un caso a Orlando, un mutaforma, e anche qualche segno di stregoneria più a nord. Sembra che i demoni stiano dando una festa..Jo, Luke e Gabriel si sono divisi per affrontare altre creature. Noi resteremo uniti, ma dobbiamo fermare tutto questo.. Insomma, Ginevra, cosa ti prende?" 
La ragazza si era fermata di colpo, non ascoltando più l'amico. Aveva percepito qualcosa. Non si accorse neanche che Matt l'aveva chiamata con il suo vero nome, cosa che odiava. 
"Un demone. Qui." 
Senza preavviso, scese in picchiata, giù verso la città, nascosta dall'oscurità. 
Matt la seguì, cercando di raggiungerla. Gwen riusciva a percepire la presenza di demoni nelle vicinanze, riusciva a sentirli e localizzarli. In fin dei conti, nelle sue vene scorreva anche sangue demoniaco. 
"Gwen, aspettami! Fammi capire di cosa si tratta!"
La ragazza si bloccò all'improvviso, cogliendo Matt di sorpresa che per poco non le finì addossso. Ma Gwen restò seria e impassibile. 
"Mi sembra molto potente. Dovrebbe essere lì" e indicò una zona di Los Angeles, la zona che ospitava i migliori negozi della città.
Lui le sorrise per rassicurarla. "Rispediamolo all'inferno" e così dicendo i due toccarono terra in un vicolo, nascosti da umani, e pronti all'attacco. Ritirarono le ali nel loro corpo.
Loro potevano contare sull'effetto sorpresa per qualche minuto, ma poi anche il demone avrebbe percepito la loro presenza.
"Ora non ci resta che capire chi è" 
Non era affatto semplice, dato che, nonostante fosse ormai sera, la zona era popolata di ragazzi e uomini per le compere dell'ultimo minuto. 
I due osservavano attentamente gli occhi di ogni passante, cercando traccia di quel demone, ma era come cercare un ago in un pagliaio. Gwen percepiva sempre la stessa senzasione e la sentiva crescere e invaderla ogni passo che faceva, come se si stesse avvicinando. 
Odiava quella sensazione, le ricordava perennemente chi era, il suo passato, la sua stirpe. Era un mostro, ecco ciò che era. 
Poi all'improvviso trovò quello sguardo. Non era quello che stava cercando, o almeno così pensava. 
L'uomo era circondato da qualche ragazzina urlante che gli scattava foto a sorpresa.
Osservò quegli occhi nocciala, quel sorriso che automaticamente si rispecchiò nel suo. Durò poco.
Per un istante, quel nocciola si trasformò in nero, l'oscurità più profonda, le tenebre, appena incontrò quelli color ghiacchio di Gwen. 
Entrambi sorpresi, si immobilizzarono un attimo, quel tanto che bastò a Matt per capire tutto. Lui iniziò a correre per raggiungere il demone e così anche Shannon corse cercando di scappare dalla presa dell'angelo.
Gwen si riprese, sopraffatta da quella dannata sensazione, e seguì l'amico. Era arrabbiata, confusa e piena d'energia ormai, ma sapeva che l'unica cosa da fare era raggiungere Shannon. 
Si trovò in una strada isolata, sembrava quasi abbandonata da tutto, e solo alla fine scorse l'angelo e il demone, uno di fronte all'altro, pronti per lo scontro. 
Matt impugnava il suo pugnale, la stessa lama che aveva ucciso molte persone al fine di liberarle dal male che si era impossessato di loro. Shannon, di fronte, sorrideva beffardo. 
"No!" urlò la ragazza, un grido disperato al quale entrambi i duellanti si immobilizzarono. 
Si avvicinò ai due, cercando una via d'uscita per quella situazione. 
"Ciao Ginevra" 
Quella voce. Lui. "Lascia subito il suo corpo." Lei scandì ogni parola, più per la rabbia che per altro. 
"Lo conosci?" Matt sembrava ovviamente confuso dalla scena che gli si parò davanti.
"Oh si che ci conosciamo, non è vero mio piccolo diavoletto? Che c'è? Ti piace quest'umano?" La voce di Shannon le risuonava in testa. Non era lui, lo stava solo usando.
"Lascialo!" urlò Gwen, che quasi tremava. 
"Mai abbandonarsi alle emozioni degli umani, dovresti averlo capito ormai. Questi corpi sono così comodi, così divertenti.." 
Gwen vide lo scatto di Matt, che approfittò di questo momento di distrazione per cercare di colpire il batterista, o meglio il demone che aveva preso il posto del batterista. Lei si mise davanti a Shannon, cercando di difenderlo, istintivamente. Solo dopo che Matt fermò la lama del pugnale a pochi millimetri dal petto della ragazza, appena in tempo, lei si accorse di ciò che stava succedendo: il demone che aveva posseduto quell'uomo, stava uscendo dal suo corpo, un denso fumo nero che fuoriusciva dalla bocca, mentre il batterista urlava, un urlo straziante, l'urlo dell'uomo che stava tornando se stesso. 
Le mani di Gwen erano poggiate sul volto del batterista, solo ora se ne era resa conto. Era stato istintivo, per proteggerlo dall'attacco dell'amico. Ma era successo. Era stata lei. 
Shannon cadde come svenuto, per terra, mentre la ragazza cercava di sostenerlo, ancora incredula. 
"Ma..cosa è.."
"Non lo so, Matt, dobbiamo portare Shannon al sicuro. A casa sua, andrà bene. Deve riprendersi." Gwen cercava di apparire ferma e sicura di sè, ma in realtà era spaventata da ciò che aveva appena fatto. 
Con l'umano ancora privo di sensi, i due liberarono le loro ali, le une candide come la neve, le altre macchiate da sfumature rosse, e insieme afferrarono il corpo e Gwen condusse l'amico verso la casa del batterista.
"Allora lo conosci davvero?" Matt non voleva mollare. Voleva spiegazioni su quanto era appena accaduto.
Gwen sospirò. "è l'umano con cui sono uscita quella sera a Seattle."
"Provi qualcosa per lui?" insistette, e quando lei non rispose, continuò "Sai che non ti impedirò mai di goderti la vita, per quanto lunga possa essere la nostra. Solo..stai attenta. Loro non ci lasceranno mai in pace, cercheranno sempre di rovinare tutto, soprattutto a te che.."
"A me che sono una di loro." continuò Gwen. 
"Sai che non è così"
"Ah no? E allora come mi spieghi tutto questo? Ho appena esorcizzato Shannon, hai mai visto una cosa del genere? Non sono come voi, e neanche come loro!" Non riuscì a trattenersi, avrebbe voluto dire molto di più, avrebbe voluto chiedere spiegazioni riguardo cose che sebravano riguardarla, riguardo cose che lei non sapeva, ma che, era certa, lui conosceva bene. Ma erano arrivati, volavano ormai sopra la cosa del batterista, nascosti agli occhi degli umani dall'oscurità della notte. "Eccoci. Mi occupo io di lui."
"Ci troviamo al solito posto, domani.." 
Ma Gwen aveva ormai poggiato i piedi sulla terra e ritirato le ali. Vide Matt volare via, mentre sentiva le lacrime premere per uscire. Le fermò appena in tempo. 
Entrò in casa del batterista, si accertò che non ci fosse nessuno e portò Shannon, sostenendolo per un braccio, al piano di sopra, in una camera da letto. Iniziava a riprendere i sensi, ma era ancora molto debole. Lo poggiò sul letto e cercò di sistemarlo alla meglio.
Notò il sangue sul fianco destro del batterista, alzò la maglietta e vide la ferita. Quel demone l'aveva ferito, di proposito. Fin quando un demone si trova nel corpo di un essere umano, quello ha la capacità di rimarginare le ferite, ma appena lo abbandona, ecco che il corpo riprende le sue normali funzioni. 
Sfiorò la ferita e sentì un gemito provenire da Shannon. 
"Shh..tranquillo, ci sono qua io.." sussurrò, e, poggiando una mano sul fianco, guarì la ferita, ripulendo il sangue che ricopriva il corpo. 
"Gwen.." ansimava, ancora molto debole.
"Riposa ora..andrà tutto bene." 
E il batterista sprofondò in un sogno, di cui angeli e strane creature ne facevano da protagonista. 

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Capitolo 7
*** Welcome to my life. ***


Gwen era seduta a gambe incrociate sul letto, appoggiata allo schienale, e osservava una volta il batterista di fianco a lui, il suo tatuaggio dietro l'orecchio, quelle palpebre chiuse che nascondevano occhi profondi, quella barbetta incolta, quelle labbra che desiderava sfiorava, una volta l'azzurro chiaro del cielo di quella mattina, le nuvole che cambiavano forma in continuazione, il sole che splendeva illuminando tutto. 
Un rumore. Fu scossa da un rumore proveniente dal piano di sotto.
Scese piano dal letto per paura di svegliare Shannon, uscì dalla camera e scese le scale. Entrò in sala e si scontrò con qualcuno, quasi perse l'equilibrio e per poco non cadde a terra. Alzò lo sguardo e due paia di occhi azzurri come il cielo di quella mattina si scontrarono.
"Che ci fai qui?"
"No, che ci fai tu qui?" ribattè il cantante. "Questa è la casa di mio fratello, penso di avere tutto il diritto di essere qui. Tu? oh, ti prego dimmi che ti ha già portata a letto così non ti vedrò più gironzolare qui in giro."
Gwen ricambiò lo sguardo sbalordita. "Sono a casa di tuo fratello perchè questa notte l'ho trovato talmente ubriaco da non ricordare neanche il suo nome, così l'ho riportato a casa e faresti meglio ad abbassare quella tua vocina soave perchè in questo momento lui è di sopra che dorme!" non era così male ad inventare bugie, ormai era abituata, doveva sempre nascondere la sua identità. "E per tua informazione no, non siamo stati a letto insieme."
Jared fece un piccolo passo indietro e abbassò lo sguardo. "Oh..in questo caso..grazie, per aver aiutato mio fratello, voglio dire. E mi spiace.."
"Si ok non preoccuparti, tranquillo.." Gwen abbozzò un sorriso e Jared la seguì. Fin dal primo momento non aveva sopportato quell'uomo, ma aveva apprezzato queste sue scuse.
"Ehi.." I due si voltarono insieme sentendo il suono di quella voce. Shannon era sceso dalle scale e li osservava, chissà da quanto tempo. 
La ragazza sorrise, ora un vero sorriso, quando il suo sguardo incontrò quello di Shannon. "Sei..sveglio. Stai bene." Il sollievo di Gwen era visibile, ma gli altri non sapevano che lei aveva temuto per qualche istante di perdere quell'uomo, nell'oblio di ciò che la possessione comprometteva. 
"Shannon sei grande abbastanza, ma se non la smetti di ridurti in questo stato..credo davvero che chiamerò la mamma!" Jared cercava di restare serio, ma un sorriso gli si formò sul viso, piano piano.
"Già..non ricordo molto di ieri.." Shannon fissava la ragazza, quasi come se volesse trattenerla con lo sguardo. 
Gwen notò che non indossava la maglia di poco prima, l'aveva cambiata..aveva visto il sangue quindi.
"Bene, io devo andare." disse Gwen, allontanandosi un passo alla volta dai due fratelli. "è stato un piacere..incontrarvi di nuovo. Bhè..buona giornata"
"Ehi...aspetta..Gwen!" 
"Mi spiace, devo proprio andare.." e così si chiuse la porta alle spalle, lasciò i due fratelli e, spiegando velocemente le ali, volò verso il luogo dove avrebbe incontrato Matt.
 
"Come stai? Come sta lui? Cos'è successo?"
"Matt, ehi, prendi fiato!Sono viva, sto bene, lui sta bene, non è successo nulla." 
L'angelo la scrutò con attenzione, come sospettando che stesse mentendo, poi le sorrise. 
"Ero davvero preoccupato.."
"Non lo sei mai" ironizzò Gwen. 
"Basta fare la spiritosa, ho qualcosa da dirti. Ho parlato con Cass, riguardo a ciò che è successo ieri..lui crede che sia meglio non usare questo tuo nuovo potere.."
Castiel, il saggia Castiel.
"Perchè è qualcosa di malvagio? Perchè è la mia parte demoniaca a fare questo?" continuò la ragazza, conoscendo già la risposta.
"Dobbiamo solo essere sicuri.."
"Cosa? Abbiamo trovato il modo di eliminare quei maledetti demoni senza dover uccidere gli umani, e ti chiedi anche se questo sia giusto?"
"Hai ragione..solo..stai attenta Gwen, io sarò sempre qui per te." quasi sussurrò l'angelo e subito dopo si trovò circondato dalle braccia della ragazza.
 
 
I suoi piedi sfioravano la superficie dell'acqua della piscina. 
Aveva lasciato le scarpe sul bordo, aveva liberato le ali e ora era semplicemente lì, aspettando qualcosa, con quell'odore di cloro che la invadeva, la luce delle stelle ad illuminare tutto.
Aspettava qualcosa, con il battito del cuore di Shannon che la tranquillava, sentiva che stava bene. 
'Perchè sono qui?' si chiedeva, ma non osava confessare la risposta. Era lì per lui. 
Era lì perchè sentiva il bisogno di lui, di sapere che stava bene nonostante quello che aveva passato, a causa sua. 
Già, perchè quel demone non avrebbe mai invaso la vita di quell'uomo se non fosse stato per lei, se non fosse entrato così nella vita di quella ragazza, che di umano aveva ben poco.
Osservava il riflesso delle sue ali nell'acqua, quelle piume bianche sporcate sulla punta di rosso, rosso intenso, quasi come se un bambino si fosse divertito con un pennello e della vernice, colorando a piacere quella parte del suo corpo. Era parte di lei, si, ma a volte avrebbe tanto voluto essere..normale.
Il rumore di una porta la riscosse dai suoi pensieri. Incontrò subito quegli occhi che, ricordava ancora perfettamente, solo pochi giorni prima erano tinti di nero. 
Era arrivato. Era lì davanti a lei, come aveva sperato, ma non aveva pensato che..bhè, lei ora stava volando!
Fu un attimo, le dita dei suoi piedi si bagnarono mentre indietreggiava per raggiungere un terreno solido e ritirò le ali nel suo corpo. Il tempo di un battito di ciglia. 
"Ciao." disse semplicemente Shannon sorridendole. 
"Ciao." rispose imbarazzata la ragazza, sorridendo a sua volta. Si chiedeva solo se avesse visto quelle sue ali, se ricordasse davvero ciò che era successo quella notte di pochi giorni prima.
"Hai fame?" le chiese. "Stavo per ordinare qualcosa.." 
Gwen restò qualche istante lì, immobile, con le labbra semi aperte analizzando ciò che aveva appena sentito. Avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa, riguardante quella sera, la mattina..o solo cosa ci faceva in casa sua, senza neanche essere entrata dalla porta!
Sorrise. "Certo." 
Shannon entrò in casa e Gwen lo seguì, dopo essersi infilata le scarpe. Chiuse la porta e si si appoggiò su di essa. Lui era scomparso in un'altra stanza. Sentì la sua voce, stava parlando al telefono.
Ritornò in salotto e si appoggiò al muro. "Pizza, va bene?" lei annuì e lui continuò. "Puoi sederti, se ti va.." 
Gwen osservò il divano, poi, convinta, vi si avvicinò e si sedette, seguita subito dopo da Shannon, che si sistemò sul bracciolo. 
C'era una certa distanza tra di loro, quasi non solo fisica.
"L'altra notte io..non mi sono ubriacato, non è vero?" 
Ecco, ora avrebbe dovuto spiegare tutto. Abbassò semplicemente lo sguardo e Shannon continuò: "Io..ricordo..tutto. All'inizio pensavo fosse tutto solo un sogno, uno di quei strani sogni dati dall'alcool. Mi ero quasi convinto di essermi ubriacato, quando ho sentito ciò che avevi detto a mio fratello..perchè hai mentito a Jared?"
"Cosa avrei dovuto dire? 'Sono qui perchè tuo fratello è appena stato posseduto da un demone, l'ho esorcizzato, non so neanche come, e poi l'ho portato qui, curando le sue ferite'? Hai ragione, mi avrebbe creduto subito." solo alla fine lei alzò lo sguardo, incrociando quello dell'uomo e vedendo un sorriso affiorare sul suo viso. 
"Hai ragione..ma..insomma, cos'è successo? Era davvero un demone quello? E poi..tu.." non sapeva come continuare. 'Chi sei tu, realmente' era la domanda che avrebbe voluto realmente fare.
Il momento che temeva era arrivato. "Già, un demone anche molto potente. Si è impossessato di te, perchè..bhè non so perchè" mentì, "ma è questo che fanno. Feriscono, creano il caos. A loro non importa nulla di voi umani, così come ai vampiri, lupi mannari, mutaforma, dèi.."
"Aspetta, aspetta!" Lei parlava così, come se tutto questo fosse normale..ma non lo era affatto, per lui! E se non l'avesse vissuto, non ci avrebbe mai creduto. Poi quel 'voi umani'..cosa significava? Si convinse che fosse stato solo uno sbaglio è continuò. "Una cosa per volta.."
Gwen rise. "Hai ragione, scusami. Il fatto è che l'altra notte ti sei imbattuto in questo mondo, nel mio mondo e io..ho cercato di tirarti fuori di lì. Ti ho portato a casa e guarito una ferita.."
"Ah, ecco cos'era quel sangue.."
"Proprio così..il demone entra completamente in te, quindi anche la tua mente è completamente assoggettata così.. ho pensato che sarebbe stato meglio per te riposare.. Io..non avrei mai voluto che ti accadesse tutto questo..avrei dovuto proteggerti e.."
"Ehi, Gwen.." la interruppe il batterista, non volendo certo arrivare a questo. Voleva spiegazioni, ma pensava, anzi sperava che la risposta sarebbe stata 'Hai immaginato tutto'. Ora doveva fare i conti con la realtà e con la ragazza che gli aveva salvato la vita. "Ginevra, giusto? Grazie." intanto scese dal bracciolo e si avvicinò a lei. "Non hai nessuna colpa, anzi..devo solo ringraziarti."
Il demone..bhè, forse era sua la colpa. Forse aveva visto solo ciò che lui voleva che vedesse. Forse quelle ali erano solo frutto della sua mente ancora annebbiata. Si convinse che quella era l'unica possibilità.
Si avvicinò sempre di più finchè non si trovarono a pochi centimetri di distanza. La distanza tra loro era scomparsa. 
Con un dito alzò il volto della ragazza. Ora i loro sguardi quasi si scoprirono per la prima volta. 
"Forse è stato il destino a far incontrare le nostre strade."
"Shannon io.." le loro labbra erano separate solo da un sospiro. Ma lei non poteva mentire. Non a lui. "Non sono umana."
Poi il campanello. Le pizze.
Lo sguardo di Shannon rivelava tutto il suo timore. Paura di lei. 
Gwen chiuse gli occhi. "è meglio che io vada."

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Capitolo 8
*** Your smile. ***


Ci sono quei momenti in cui ti domandi 'perchè io? Perchè non qualcun altro?' Quando credi che tutto quello che stia accadendo sia sbagliato. Quando credi che tu sia sbagliata. 
Gwen si sentiva così, da sempre. Cercava di reprimere questi sentimenti, di sforzarsi di essere qualcun altro, una persona normale. Ma non lo era. Quel giorno, quando era ad un sospiro da quell'uomo, aveva guardato in faccia alla realtà, una volta per tutte, senza vie d'uscita: lei non era normale. Per quanto la sua concezione di 'normale' fosse molto ampia. 
Camminava tra le vie di Los Angeles, immergendosi tra la folla, cercando di mimetizzarsi. Lo faceva spesso, osservava i volti di quelle persone, di quello che parlava al cellulare, della bambina che trascinava la madre vicino ad una vetrina di giocattoli, di quelle ragazze che ridevano parlando di un ragazzo. Entrava per un attimo nella vita di qualcun altro, per evitare la proprio. Scappava dalla sua realtà.
Era il modo migliore che conosceva per non pensare. Se l'avesse fatto, i suoi pensieri sarebbero ricaduti su quegli occhi, sul terrore che vi lesse all'interno quando lei rivelò la verità. Quasi sperava che lui avesse capito tutto, che non avesse catalogato quelle stranezze e visioni di lei, delle sue ali, come dei semplici equivoci. Invece no, non era arrivato alla verità, altrimenti non si sarebbe mai fatto avanti. Non era arrivato alla verità ed era toccato a lei rivelare tutto. 
Dopo una vecchia storia finita male, davvero male per aver rivelato ciò che era davvero, avrebbe dovuto aspettarselo. E invece aveva ceduto, aveva sperato che fosse..diverso. Lo sentiva diverso.
"Ehi!  Ragazzina fermati! Gwen!"
Gwen si voltò, pensando per un attimo che qualcuno avesse fatto il suo nome, anche se era impossibile. 
"Sei Gwen, giusto?" 
C'era un uomo davanti a lei. Era certa di averlo già visto, ma non ricordava dove. Cercava di riprendere fiato per la corsa che aveva fatto per raggiungerla.
Capelli lunghi, occhi scuri, barba. "Tu sei Tomo, giusto?" 
I due si guardarono e risposero "si" all'unisono, per poi scoppiare entrambi a ridere. 
"Ti va di venire con me?" chiese l'uomo, appena ritrovò fiato.
Gwen valutò le sue scelte: restare a vagare per le strade di LA o andare con lui, chissà dove. "Certo" rispose infine con un sorrio, e lo seguì.
"Volevo comprare una chitarra nuova..mi servirebbe un consiglio!" disse il chitarrista entrando in un negozio pieno di strumenti musicali. Chitarre e bassi alle pareti e per terra, batterie, violini, flauti, sassofoni.. tutto insomma.
"Mi spiace deluderti ma..io non ci capisco molto di queste cose.."
"Oh, ma tranquilla. Fammi almeno compagnia, ti va? Vicki arriverà tra poco.." 
Gwen annuì, girovagando per il negozio, osservando strumenti che neanche conosceva. 
Ricordava quell'uomo, l'aveva conosciuto al concerto. Le era sembrato subito molto simpato, a differenza di quell'altro.. Jared. Tomo ti faceva sorridere solo con uno sguardo.
"Ti piace questa?" Il chitarrista spuntò da un'altra stanza con una chitarra bianca e rossa tra le mani. "Che ne dici?"
"Si, mi piace!"
"emm..senti, va tutto bene?" Le si avvicina, con lo sguardo che vagava tra gli strumenti, come se fosse una domanda normale, così per fare conversazione. Ma sapevano entrambi che non era così, sapevano entrambi dove voleva arrivare.
"Come sta Shannon?" chiese subito lei, arrivando al centro della discussione.
Tomo sospirò e le sorrise. "Cos'è successo? Insomma..non sembra lui! Avevo la sensazione che..tu gli piacessi davvero."
Gwen non riusciva a sostenere lo sguardo, terrorizzata di ritrovare quella paura nei suoi occhi, se solo sapesse la verità. 
"Gli ho detto la verità.." sussurrò lei, ma lui non capì, perchè in quel momento una donna dai capelli scuri entrò nel negozio, chiamandolo.
"Tomo, hai scelto? Ho portato il caffè.. Oh, ciao. Tu devi essere Gwen!" disse poi quando raggiunse i due. Sorrise alla ragazza e Gwen non potè fare a meno di ricambiare. Erano davvero una bella coppia! 
"emm io devo proprio andare.. è stato bello rivedervi!"
Salutò i due e uscì dal negozio per ritornare tra la folla, per cercare un'altra vita con la quale dimenticare la sua.
 
 
-Gwen
Immersi prima un piede, poi l'altro nella fine sabbia. Mi solleticava i piedi, era fresca. Adoravo quella sensazione. Adoravo quella piccola spiaggia dove ero solita rifugiarmi al calar del sole, quando non ero impegnata ad uccidere qualcuno, o qualcosa. 
Era tanto piccola e ben nascosta dalle rocce che era quasi impossibile raggiungerla a piedi, per questo ero sicura che non vi avrei trovato nessuno. 
Spiegai prima le mie maestose ali, inspirando intanto ad occhi chiusi quel meraviglioso odore di oceano. 
Poi aprii gli occhi e ammirai il mare davanti a me che all'orizzonte incontrava il sole e lo nascondeva, mentre questo mostrava i suoi riflessi sull'acqua. 
Mentre ritiravo le ali dentro di me, qualcosa attirò la mia attenzione: una moto d'acqua. 
Non c'era mai stato niente, nessuno, su quella spiaggia, il quel mio piccolo posto nascosto e ora..c'era lui. 
Riuscivo a riconoscerlo anche da dietro, quella sua schiena, quei capelli.. 
Shannon era seduto sulla riva, gambe piegate, intento ad immortalare quel suo paradiso con una macchina fotografica, mentre le note di una canzone dall'iphone lo circondavano. 
Restai prima lì, immobile ad osservarlo: non volevo interrompere quel momento, non volevo interrompere la sua vita. Sarei potuta semplicemente scomparire, lui avrebbe trovato un'altra, io avrei vissuto con il suo ricordo e vissero tutti felici e contenti. 
Forse non proprio tutti. Avrei rimpianto quel momento per sempre, e il mio 'per sempre' era molto lungo. 
Mentre i piedi quasi sfioravano la sabbia, avvicinandomi a lui, come se fosse il corpo a comandare, come se non avessi più controllo, immaginavo i suoi occhi, quello sguardo che temevo sarebbe riapparso sul suo volto appena mi avesse vista. Quella paura. 
Ma era più forte di me, dovevo provarci.
Le note di "Even better than the real thing" degli U2 mi raggiunsero. 
"Ciao" sussurrai e poi sussultai perchè quasi non mi ero reso conto di aver pronunciato quelle lettere, di essere arrivata vicino a lui, così vicino.. 
Poi alzò lo sguardo. Sorpresa. Notai solo questo. Quello sguardo lasciava sfuggire solo la sorpresa di vedermi lì in piedi di fianco a lui, su quella spiaggia che probabilmente pensava fosse un ottimo luogo per restare soli, così come lo pensavo io. Se era terrorizzato, non lo lasciò trapelare. Se era felice, neanche. 
In quell'attimo pensai a tutto. Avrei voluto fermare il tempo, perdermi in quegli occhi dai riflessi verdi, o tornare indietro e lasciare che le nostre vie non si incontrino mai, o scappare e far finta che tutto questo non sia mai accaduto.. 
Bastò un suo "ciao" e un semplice sorriso per cambiare tutto. Volevo restare, con lui. Volevo osservare quel sorriso, volevo sentire la sua voce. Volevo non essere il suo incubo. 
Toccò con la mano sulla sabbia, di fianco a lui, invitandomi a sedere, così lo assecondai. 
Non aveva paura. 
Osservai la macchina fotografica che aveva nell'altra mano, la foto dell'orizzonte sul display, infine la realtà.
"È uno dei posti più incredibili per immortale questo spettacolo. Vengo sempre qui quando ho bisogno di ritrovare me stessa, di pensare..è uno dei luoghi che preferisco.." non riuscivo a non parlare, volevo rompere quella sottile lamina di ghiaccio che ci separava.
"Sono contento di averti ritrovata, qui." ecco il rumore dei piccoli pezzetti di quella lamina di ghiaccio, frantumata dalla sua semplice frase e dal suo sguardo puntato sul mio, su di me. 
"Non hai..paura..di me?" temevo la sua risposta, ma volevo sapere davvero cosa pensava. 
Distolse lo sguardo da me e osservò le ultime tracce del sole. "Quando ti ho incontrata, sapevo che eri diversa. Non so perchè. Certo, non avrei mai immaginato in questo modo..insomma..mi dispiace per..per l'altra sera. Credo di aver capito cos'eri molto tempo fa, ma era come se non riuscissi ad accettarlo davvero. E mi hai salvato la vita, e nemmeno mi conosci..nessuno, al di fuori della mia famiglia, si era mai preoccupato così per me." improvvisamente distolse lo sguardo per portarlo su di me. "Grazie." e pronunciò quelle parole come se fossero la cosa più importante della sua vita, come se tutto dipendesse da quella parola. Io rimasi lì, semplicemente ad osservarlo e a cercare di fermare il tempo come quella macchina fotografica nelle sue mani. 
Prima che io potessi ribattere, lui continuò "Cosa sei, davvero?". Aspettavo questa domanda, ma ora che era arrivata mi colpì con tanta forza da farmi male. Balbettò qualcosa, scuse forse, vedendo la mia espressione, ma io lo bloccai. "No..devi saperlo. In realtà..non lo so. Alcuni mi definiscono 'speciale', ma io riesco a vedermi solo come 'diversa'." Piegai le gambe e le circondai con le mie braccia, appoggiai il mento su di esse e osservai l'arrivo dell'oscurità mentre mi aprivo completamente a lui. "io sono quella sbagliata, quella riuscita male. Tutto ha un ordine prestabilito, un disegno, poi ci sono io." Mi voltai e notai lo sguardo confuso di Shannon, così continuai. "Il paradiso è il luogo migliore che si possa solo immaginare, in cui gli angeli vivevano in pace, in cui tutti erano devoti al loro Padre. Un giorno lui creò l'uomo e mostrò a tutti gli angeli quella sua nuova creazione chiedendo loro di rispettarli in quanto loro pari. L'angelo più bello del Paradiso si rifiutò di sottomettersi ad una creatura tanto primitiva rispetto a loro, così si ribellò, cadde, creando l'Inferno. Insieme a Lucifero, o Satana come viene chiamato ora, caddero molti altri angeli, alcuni perchè dalla sua parte, altri perchè una parte non riuscivano a stabilirla. Così i primi seguirono Lucifero all'inferno, i cosiddetti demoni, gli altri furono condannati a vagare per sempre sulla terra, ancora con i loro poteri, ma esiliati dal paradiso. Gli angeli caduti poi si divisero, quelli che combattono con i demoni, diventando poi a loro volta come loro, e quelli che combattono contro di loro, cercando di salvare gli umani. Queste fazioni dovrebbero restare divise, così in conflitto tra loro da secoli..il male ed il bene..ma così non avvenne. Un angelo e un demone si innamorarono, infrangendo ogni regola, inseguendo il loro amore fino alla fine. Pensarono bene di creare a loro volta un essere a loro immagine e somiglianza, qualcosa di unico. Metà angelo e metà demone. I due abbandonarono questa piccola creatura, furono perseguitati per l'atto impuro che avevano commesso e infine uccisi, lasciando la loro piccola da sola, con un destino indefinito. Ora quell'essere è cresciuto, passa la vita a sfuggire da demoni che vogliono ucciderla, a combattere contro queste creature e altrettante sovrannaturali. Lei vorrebbe.. vorrei solo una vita normale.."
"Forse essere normale non ti piacerebbe"
"bhè, so che questa vita non mi piace..non la capisco. "
"Forse..questa creatura, mezza angelo, mezza demone, ha solo bisogno di qualcuno con cui affrontare tutto..". Mi voltai verso Shannon. Lui mi stava osservando e intanto sorrideva. "Forse hai bisogno di qualcuno che ti mostri quanto sia noiosa una vita..normale."
Sorrisi anche io "Oh, mi piacerebbe.." ma lui non capiva..come poteva capire? "Voi esseri umani..non vi rendete conto di quanto sia speciale la vostra vita. " 
"Può darsi.. Bhè, sai che io sono mezzo umano e mezzo animale? Mi chiamano Shanimal." 
Lo guardai confusa per un secondo, poi notai il sorriso che stava formandosi sulle sue labbra e scoppiai a ridere, forse per la sua strana espressione, forse per ciò che aveva detto, forse perchè avevo bisogno di lui che cercava di farmi stare meglio. 
Shannon mi seguì e iniziò a ridere anche lui, una risata tanto contagiosa che non riuscii più a smettere. Era così..vero nella sua risata. Poi senza accorgermene, lui preparò la macchina fotografica, il suo obiettivo, e scattò. 
"Guarda" disse, cercando di smettere di ridere. Osservai lo schermo della macchina fotografica che stava indicando, con ancora un sorriso sulle labbra, e poi apparse una foto. La mia foto. 
"Il tuo sorriso..vedi?" il suo sguardo era fisso su di me ormai. "Sei un angelo" 
Ora i nostri sguardi erano fissi l'uno sull'altra. Io osservavo lui, cercando di bloccare il mio cuore che impazziva, mentre la sua mano era salita fino al mio viso e mi sfiorava la guancia. Sentivo quelle grosse mani e mi sembrava di essere al sicuro, in al altro mondo, dove quelle parole riecheggiavano, dove quello sguardo non smetteva mai di brillare e quel sorriso di riscaldarmi. 
Ma eravamo nel mondo reale e tutto questo non poteva esistere, per me. 
Il mio cellulare squillò interrompendo tutto. Tornando alla realtà, via dal sogno che mi ero creata, risposi al cellulare, ben sapendo che un'altra missione mi attendeva, mentre sentivo la mano di Shannon allontanarsi da me. 
"Ti aspetto al solito posto, dobbiamo fare in fretta. Questa creatura sta sterminando una città."
"Arrivo subito." risposi, chiudendo la conversazione, osservando Shannon preoccupato.
"Tutto bene?" 
Cosa avrei dovuto rispondere? 'Si, torno al mio lavoro.' o la verità 'No, voglio restare con te, voglio scappare da tutto questo.' ? Dio, quanto sono egoista. 
"Io non sono un angelo.."sussurrai alla fine, abbassando lo sguardo. "Sono uno scherzo della natura che va a caccia di creature come me." 
E così dicendo, mi alzai e liberai le mie ali, con lo sguardo di Shannon fisso su di me, mentre si alzava, stupito e impaurito. 
Mossi quelle piume e mi librai in aria, i piedi che ormai non sfioravano più quella sottile sabbia. 
Dovevo andare. Non dovevo perdermi in questi sogni.. non sono per me. Ho un compito da svolgere, lui.. mi renderebbe debole e io lo metterei in pericolo.
Guardai verso l'alto e mi alzai ancora di più, quando qualcosa mi tirò la mano, impedendomi di volare. 
L'uomo mi tirò a sè finchè non fummo così vicini da sentire il respiro dell'altro, poi poggiò le sue labbra sulle mie. 
Fu un istante, che durò un'eternità. La sua mano era intrecciata alla mia e mi teneva unita a lui. 
Avrei voluto fotografare quel momento e vivere in quella fotografia. Ma la mia vita non era così. Mi allontanai, muovendo poco le ali, ma la sua mano era ancora legata alla mia. Nessuno dei due voleva realmente interrompere quel contatto. 
Ma non avevo scelta. Allargai la stretta e sentii le sue dita sfiorare le mie e infine scomparire al mio tocco. 
Sentii le ali muoversi dolcemente e portarmi su, su, verso le nuvole e l'oscurità, verso la mia vera vita, senza di lui.

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Capitolo 9
*** Fate ***


Voleva rivederla. Aveva bisogno di rivederla. Immaginava un modo per rintracciarla e ritrovarla ma.. non avrebbe mai pensato che sarebbe successo così.
Quella notte Shannon aveva rifiutato l'invito di Antoine ad una delle loro serate. Un'altra sbronza eclatante non gli sembrava il caso e, a dirla tutta, non aveva per niente voglia di passare la notte con una biondina sconosciuta. Il che non era proprio da lui.
Quella notte sentiva il bisogno della sua vera donna. 
Abbandonò il mondo reale ed entrò in quello totalmente suo, accompagnato da Christine. 
Quando qualcosa non andava, c'era la sua batteria. Quando era felice, c'era la sua batteria. 
Lei era il suo mondo. 
Ma quella sera Christine non funzionò. 
Suonava per dimenticare, per staccare la spina, ma quella notte, come quelle precedenti, quegli occhi color del ghiaccio non vollero lasciare la sua mente. 
Rassegnato, uscì dalla stanza attrezzata per il suo mondo e si diresse in cucina per una tazza di caffè, quando un forte rumore lo distrasse. Proveniva da fuori. 
Il batterista corse in quella direzione, aprì la portafinestra e la vide.
Era lei. Ma qualcosa non andava. 
Il corpo di Gwen giaceva immobile all'interno della piscina, le maestosi ali stavano ritornando piano nel corpo. Era come un riflesso incondizionato, come se avessero capito che non c'era più bisogno di loro.
Ma cosa era successo?
Pochi istanti dopo notò delle macchie rosse che si spargevano sull'acqua, estendendosi dal corpo. Sangue. 
Un attimo di terrore lo invase, restò immobile e incapace di pensare. 
Poi riprese coscienza di sè, non poteva restare lì, doveva fare qualcosa. Senza esitare un secondo di più, si tuffò.
Non sentì l'acqua congelata, il corpo che si ribellava a quella pressione. Non sentì il sapore di sangue nell'acqua. Raggiunse la ragazza, allungò una mano e sfiorò il volto di Gwen..gli occhi chiusi, le labbra semi aperte. Le cinse la vita con un braccio e la riportò in superficie. Riprese fiato mentre osservava Gwen, aspettandosi che facesse lo stesso, ma al contrario, non reagiva. In poco tempo, i due erano completamente fuori dall'acqua, il corpo della ragazza stretto tra le braccia dell'uomo, per terra.
Anche l'ultima piuma era tornata al suo posto, con un ultimo spasmo di Gwen. Sentì sotto le mani la sua pelle rimarginarsi, formando due cicatrici sulla schiena, proprio nel punto in cui poco prima spuntavano le ali. 
L'uomo appoggiò l'orecchio al petto della ragazza, ma non percepiva nessun battito.
Le cinse la schiena e le gambe e la portò all'interno dell'appartamento, distesa sul divano. 
Erano entrambi bagnati fradici e lasciavano dietro di loro grandi gocce d'acqua, ma lui non se ne preoccupò. 
Notò il sangue che ancora impregnava la sua maglia. Vide le profonde ferite che le sfregiavano il corpo, ovunque, e che continuavano a sanguinare.
Prese qualche coperta e cercò di coprirla al meglio che poteva. Ora lui tremava, non a causa del freddo. Si inginocchiò ai piedi dei divano, mentre con una mano sfiorava il suo viso, spostandole i capelli bagnati.
Restò fermo qualche istante ad osservare quel volto bianco circondato da capelli scuri. Come aveva fatto a non capire subito che non era umana? 
Sarebbe potuto restare per sempre ad osservarla, si sarebbe sempre meravigliato.
Ma non era quello il momento di pensarci. 
Sussurrava il suo nome mentre cercava di farla rinvenire, poi all'improvviso la ragazza iniziò a tossire, gettando fuori un po' dell'acqua che aveva ingoiato. 
Quando si piegava e cercava di alzarsi, smorfie di dolore si facevano largo sul suo viso, così Shannon cercò di farla restare immobile. 
"Va tutto bene" continuava a sussurrarle, mentre era ancora inginocchiato ai piedi del divano. "Ci sono io, ora." 
Sentiva il sangue sulla sua mano che le cingeva la vita, sentiva il corpo della ragazza tremare per il dolore. 
Cosa avrebbe dovuto fare? Chiamare un'ambulanza? E poi cosa dire "se trovate qualcosa di strano nel suo corpo, non preoccupatevi, sono ali"?
Fece per alzarsi e prendere qualcosa per le ferite, ma la mano di Gwen strinse la sua, cercando di fermarlo. 
"Resta qui." sussurrò, cercando di riacquistare le forze. Non aveva bisogno di nulla. Solo di lui. 
Si bloccò e osservò quegli occhi color ghiaccio implorarlo di non lasciarla sola, tornò al suo fianco, cinse un braccio intorno al collo della ragazza e si sdraiò al suo fianco, la testa di Gwen sul petto del batterista. 
Entrambi sentivano il battito del cuore e il respiro dell'altro e questo bastò per calmarli. 
Erano stretti l'uno all'altra, i corpi perfettamente incastrati, i respiri sincronizzati. 
Erano come dei piccoli pezzi di puzzle, quelli che sembrano così diversi, ma che insieme combaciano alla perfezione. 
Shan posò le labbra sui suoi capelli e realizzò solo in quel momento il timore che aveva avuto di perderla per sempre.
"Cos'è successo?" voleva sapere chi l'aveva ridotta in quello stato, avrebbe voluto vendicarla, ferire e uccidere chi aveva osato farle del male. Ma sapeva che era qualcosa più grande di lui, sapeva che non stavano parlando di esseri umani. Sapeva di non poterla proteggere. 
Gwen non aveva mai capito davvero l'espressione 'sentirsi al sicuro' fino a quel momento, con lui. 
Era quello il primo posto a cui aveva pensato per metterei al riparo, era lui la prima persona a cui aveva pensato quando le sembrava che tutto stesse per finire davvero, che la sua vita fosse arrivata al termine.
Ora era lì, tra le sue braccia ed era quasi come essere una persona..normale. Stava bene. Nonostante tutto. 
Ma fu costretta a ripercorrere quella notte, e le immagini le ritornarono vivide nella mente.
"Phoenix. Sono andata lì dopo..dopo quella sera sulla spiaggia.."
 
-Gwen
Tre giorni fa siamo arrivati in questa città dell'Arizona, chiamati per le innumerevoli morti e scomparse misteriose in poche settimane. 
Era sempre stata una piccola città normale, così dicevano, con persone perbene, vicini che si salutavano ogni giorno, si lasciava la porta aperta la notte, tutti conoscevano tutti. 
Ma all'improvviso, nel giro di poche settimane, un quarto dei cittadini erano scomparsi, secondo la stampa locale. 
Indagando, scoprimmo poi che alcuni corpi furono effettivamente ritrovati..ma erano come sbranati. 
"Ghouls" affermò subito Matt e io acconsentii. 
I Ghouls sono creature che, dapprima si cibavano di carne di esseri umani morti, poi con il tempo, la loro dieta cambiò. Piatto speciale: carne umana, fresca. 
La ricerca non fu affatto difficile, in quanto scoprimmo presto che quella piccola cittadina non era abitata solo da Ghouls, ma anche da Davea, fantasmi, Ruguru e altre creature.
La città era diventata un covo, un nascondiglio per qualcosa. Tutte quelle creature erano guardie, a servizio di demoni. 
La nostra conferma fu infatti quando vedemmo due demoni scambiare un accordo con un Ghoul: altre anime in cambio di cibo. 
La domanda era: cosa nascondevano?
"Dobbiamo separarci" proposi e sapevo che era l'idea migliore, ma anche la più stupida. 
"Non lo faremo. Non ti lascerò da sola.." Neanche Matt era convinto delle sue parole.
"Sai che non abbiamo altra scelta. Tutti questi umani stanno morendo per colpa nostra. Dobbiamo fare qualcosa! Non andremo da nessuna parte continuando così. Non sarà pericoloso.. Ci ritroviamo prima del calar della notte, qui." 
Nonostante sapessimo quanto in realtà fosse pericoloso tutto questo, ci dividemmo. 
Camminai indisturbata tra la gente, cercando di percepire qualche presenza demoniaca, ma la città sembrava immacolata. Era quasi ora di tornare indietro, quando percepii qualcosa. Erano più di uno ed anche molto potenti. 
Cercai di contattare Matt ma sembrava irraggiungibile. 
Bhè, non potevo certo restare lì, no? 
Non avrei dovuto cercarli per molto..erano proprio dall'altra parte della strada, potevo vedere i loro occhi neri e il loro vero aspetto sotto quell'involucro di corpo umano. 
Svoltarono in un vicolo e li persi di vista, così decisi di seguirli. 
Davvero pessima idea. Mi riconobbero subito e mi tesero una trappola. Tre contro uno. Scontro non proprio alla pari, ma si sa, i demoni non sono famosi per la lealtà. 
Eravamo ben nascosti dagli umani, quindi potevamo scoprire le nostre armi. 
"Buonasera Ginevra, è un vero piacere conoscerti.. Abbiamo tanto sentito parlare di te." disse quello al centro sorridendo, mostrando le sue ali rosse, seguito dagli altri due.
Istintivamente liberai anche le mie e sfoderai il pugnale, unica arma in grado di ucciderli, prestatomi da Matt, mentre osservavo il sole nascondersi definitivamente dietro i palazzi per far spazio alle tenebre.
'Matt mi starà già cercando' pensai e desiderai con tutto il cuore che fosse lì al mio fianco in quel momento. 
Non notai lo stupore con cui i tre demoni osservavano le mie ali. 
"Mi spiace dirti che non ho avuto lo stesso piacere per voi." risposi e in quel momento due di loro mi attaccarono. 
Esitai all'inizio, ma poi pugnalai uno ed esorcizzai l'altro. 
Fu istintivo, non riuscii a capire neanche come avevo fatto.. 
L'ultimo, il capo tra i tre, restò sorpreso.
"Sei davvero forte. Per questo non vogliono ancora ucciderti.."
"Di cosa stai parlando?" chiesi confusa, ma lui non esitò e attaccò. Era decisamente più forte e più veloce degli altri due. Estrasse anche lui il pugnale, identico a quello che impugnavo io..e in un istante mi colpì. 
L'ultima cosa che vidi fu il suo sorrisino compiaciuto, poi più nulla. 
Ripresi i sensi e cercai di muovermi..ma ero completamente legata alla sedia. 
"È ancora viva!"
"Questo lo vedo. E sei stato fortunato! Se l'avessi uccisa, ora saresti morto anche tu. Ci serve viva, hai capito?"
"Ma a che scopo? Può ucciderci tutti con una sola mano."
"Questi non sono affari tuoi. Lui ha bisogno di lei."
"Si signore."
Lei..io? Cosa volevano da me? 
Aprii gli occhi e li richiusi subito per l'impatto violento con la forte luce. Li riaprii poco dopo e mi ritrovai due occhi grigi davanti. Urlai e lui rise.
"Buongiorno Ginevra. Ti senti meglio? Ti ricordi di me?"
Guardai bene dentro di lui e..ma certo. Era il demone che aveva posseduto Shannon. 
"Scusa l'accoglienza poco cortese. Cercavamo di farti sentire a tuo agio.." continuava a sorridere, mi girò intorno e subito dopo sentii una fitta di dolore al fianco sinistro. Urlai, ma le mie urla furono sovrastate dalla sua risata.
"Signore ma.."
"Non ho detto che non posso torturarla, no? Devo scoprire cosa nasconde." e così, una seconda fitta mi pervase dal lato destro. 
"Come fai ad ucciderci con una sola mano?"
"Non ne ho idea.."
"Non mentirmi! Cosa vuole Lui da te? Cosa puoi fare per Lui?" le domande continuavano e così anche le ferite. Nessuno avrebbe sentito le mie urla, nessuno sarebbe venuto in mio soccorso. Potevamo essere ovunque. Io non sapevo di cosa lui stesse parlando, così lui continuava, finchè il dolore era tale che non riuscivo neanche a capire ciò che quel demone stesse dicendo.
"Forse dovrei proprio dare un'occhiata a queste belle ali." sentii come una voce in lontananza.
Sussurrai un "no", ormai senza forze, ma era tutto inutile. 
Il pugnale così potente sui demoni e che con me non aveva funzionato del tutto, penetrò nella mia pelle, proprio sulle cicatrici. 
Continuò a torturarmi finchè non liberai le mie ali. 
Strappò con violenza qualche piuma e le annusò con uno strano sguardo. "Meravigliose." sussurrò continuando ad ammirarle. "Sei un demone, non puoi continuare a negarlo nascondendoti con quel tuo amico angelo." e incise qualcosa sulle mie ali, mentre molte piume cadevano e il sangue colava sul pavimento. 
'Damon' aveva infine inciso sulle morbidi piume bianche e rosse, mentre io ero ancora stordita dal dolore proveniente da ogni parte del corpo.
'È finita' pensai subito. 'Non ce l'ho fatta.'
Ma mi sbagliavo, non era finita. 
Sentimmo tutti delle urla provenienti da fuori e all'improvviso Matt irruppe nella stanza, affaticato, il pugnale coperto di sangue stretto tra le mani. 
I due demoni gli si lanciarono contro, insieme. Matt ne stese uno con facilità, poi proseguì con l'altro. 
Corse verso di me e mi slegò. Mi alzai barcollando, mi voltai verso di lui e solo in quel momento vidi quell'uomo che poco prima mi aveva torturata, pronto ad attaccare alle spalle il mio amico. 
Quando fu abbastanza vicino, posai una mano sulla sua fronte ed il fumo nero, la consistenza del demone, scomparve. E con quella tutte le ultime mie forze. Caddi a terra quasi svenuta mentre il mio amico mi prendeva tra le sue braccia. 
"Gwen dobbiamo andarcene di qui, resisti." 
Seguimmo la via per cui Matt era entrato e in poco tempo eravamo fuori. Non riconobbi il luogo, probabilmente troppo lontano da quello che conoscevo. 
Matt spiegò le ali e si alzò in volo, reggendo anche me, finchè non mi accorsi che eravamo seguiti da altri demoni. 
"Devi andare avanti, raggiungi un posto sicuro mentre io li distraggo, ok? Puoi farcela. Non voltarti indietro, vai." 
Troppo stordita per poter ribattere, gli obbedii.
 
 
 
"Questo è il primo luogo che mi è venuto in mente. Scusami..per il brutto atterraggio, per essere piombata qui senza preavviso, per averti rovinato la serata..mi dispiace." sussurrò alla fine e solo il quel momento aprì gli occhi e si accorse di avere la testa poggiata sul petto di Shannon, qualche lacrima scorreva sulla sua guancia, mentre lui le accarezzava i capelli. 
Non piangeva per lei, era abituata a soffrire, ma per tutti gli esseri umani che non era riuscita a salvare. In tutta la sua vita aveva visto dei veri stermini, donne e bambini uccisi senza pietà, uomini massacrati senza alcuna ragione. Sentiva tutto il peso di queste perdite sulle sue spalle, ora non riusciva più a sopportarlo. Voleva porre fine a tutto questo.
"Sei al sicuro ora, non lascerò che ti facciano ancora del male." rispose Shannon. "E Gwen.."si spostò leggermente e con un dito alzò il mento della ragazza in modo da poter guardare quegli occhi che aveva immaginato così ardentemente in quei giorni. "Vederti è stata la parte più bella della giornata. Grazie per essere venuta da me." sussurrò, ora sulle labbra di Gwen, poi poggiò dolcemente le sue labbra su quelle della magica creatura e, osservando i raggi del sole che piano piano illuminavano la stanza, scivolò tra le braccia di Morfeo, sognando di una ragazza dagli occhi color del ghiaccio con un destino più grande di lei.

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Capitolo 10
*** The beginning..of the end. ***


Gwen aprì gli occhi e si rese conto di aver dormito davvero. Un sonno privo di sogni, ovviamente, ma comunque sonno. 
Ricordò tutto. Phoenix, l'agguato dei demoni, la tortura, l'arrivo di Matt. Era ancora tra le braccia di Shannon, nessuno dei due si era mosso per non svegliare l'altro. Sentiva il respiro regolare dal suo petto, sentiva il battito del cuore creare una dolce sinfonia. Saranno stati quei suoni a trascinarla nel sonno. Alzò il volto e restò qualche attimo ad osservare Shannon, quel piccolo sorriso sulle sue labbra. Se non fosse stata una creatura sovrannaturale, avrebbe detto che l'angelo era lui. Chissà cosa stava sognando.. 
La ragazza cercò di divincolarsi e scese dal divano il più silenziosamente possibile, cercando di non svegliare l'uomo. Quando si alzò notò la maglia di Shannon coperta di sangue..e anche la sua. Era già la seconda volta che si presentava da lui così, che si intrufolava nella sua vita in questo modo. 
Ora aveva solo bisogno di cancellare ogni traccia della notte precedente. 
Ma prima doveva contattare Matt. Si concentrò ma non sentì la sua presenza nelle vicinanze. I peggiori pensieri le passarono per la testa: catturato dai demoni, torturato anche lui.. Tutto per colpa sua. Cercò il cellulare ma non lo trovò. Uscì fuori, attraverso la portafinestra verso la piscina. Eccolo, per terra, ai bordi della piscina. Doveva esserle caduto durante l'atterraggio brusco. Lo raccolse..o meglio raccolse quello che ne rimaneva. Parte della tastiera era completamente distrutta, ma per fortuna lo schermo, a parte qualche scheggia, era intatto. 
Segnalava un nuovo messaggio, lo aprì e tirò un sospiro di sollievo vedendo che il mittente era il suo amico.
-Resta a casa sua. Io sto bene, ma è pericoloso incontrarci ora, credo che mi stiano tenendo sotto controllo. Verrò domani da te.- 
Era vivo e nonostante tutto, stava bene. Non avrebbe sopportato di perderlo a causa sua. Gwen sorrise tra sè e seguì l'ordine dell'amico.
Rientrò in casa, salì al piano di sopra e cercò la camera di Shannon. Entrò e si meravigliò della semplicità di quella stanza, unico particolare..c'erano foto ovunque. Si fermò un attimo ad osservarle, quelle di Shannon e il fratello, quelle con Tomo, con una donna bionda che probabilmente era sua madre, con amici, foto di paesaggi, dei concerti, della grande folla di persone che accorrevano per vederli. Si spostò piano in tutta la stanza, poi arrivò alla piccola scrivania posta vicino alla finestra sulla quale molte altre foto erano disposte alla rinfusa. Una era stata rimossa dal gruppo e messa in disparte, come se l'avesse presa e scelta tra le altre. Gwen si stupì quando vide che era la sua foto, quella che Shannon le aveva scattato sulla spiaggia, pochi giorni prima. Sorrise ripensando a quella sera e inconsciamente sfiorò le labbra con le dita. 
Sentì poi il sapore di sangue sulle labbra e si ricordò del perchè era venuta lì. Raggiunse l'armadio e pescò, tra le tante strane magliette, una nera con un cavallo bianco, una felpa e tutto ciò che le serviva per cambiarsi. Trovò il bagno e fece una doccia veloce. Tutto il sangue ormai rappreso scivolò via, così come tutti gli orribili pensieri della notte precedente, colorando l'acqua di rosso. Uscì, si asciugò ed indossò le maglie di Shannon, ovviamente tutto troppo grande per lei, ma doveva accontentarsi. Cercò di fare il meno rumore possibile e fu sollevata di trovare Shannon ancora sul divano, quando tornò giù. 
Prese una coperta, la posò sul corpo del batterista e poi si diresse verso la cucina.
Aveva davvero fame, da giorni non mangiava qualcosa come si deve. Certo, lei non ne aveva davvero bisogno, ma era ormai abituata a quella dieta, per assomigliare agli esseri umani. 
Trovò il necessario e iniziò a cucinare pancakes, anche se non era esattamente ora di colazione. Non li aveva mai fatti da sola..sperava solo di non bruciare la casa. 
All'improvviso qualcuno bussò alla porta. 
Gwen non sapeva cosa fare..non era certo casa sua. Ma quel qualcuno bussò di nuovo così la ragazza si avvicinò alla porta. 
"Shannon forza svegliati!" 
Era il fratello. 
'Oddio, e ora cosa gli racconto?' pensò lei, poi aprì la porta. 
Subito l'espressione sul volto di Jared cambiò. 
"Cosa ci fai ancora qui?" chiese stupito. 
"Buongiorno anche a te." rispose Gwen, ricordando la volta in cui si erano trovati nella stessa situazione. "Shannon è di là..sta dormendo." 
Jared la fissò dalla testa ai piedi, notando i vestiti del fratello. I suoi occhi che avevano fatto impazzire milioni di ragazze erano fissi su di lei, la scrutavano cercando di capire il suo segreto, ma trovò solo un'altra barriera color del ghiaccio a restituirgli lo sguardo. 
Entrò in casa e poco dopo si voltò di nuovo verso di lei, lo sguardo sbalordito. 
"Cos'è questa puzza?" 
Gwen all'inizio non capì poi.."I pancakes!" corse in cucina seguita dal cantante e spense subito il fornello. 
"Mi hai distratta.."disse la ragazza, raccogliendo ciò che restava della sua colazione, un ammasso di impasto nero. 
Jared la guardò, poi iniziò a ridere, tanto da contagiare anche la ragazza, che lo seguì. 
"Cosa succede qui?" Shannon entrò nella stanza, sbadigliando. 
"Buongiorno bro, la ragazza stava cercando di imitare il grandissimo 'chef from the ghetto'." rispose Jared, continuando a ridere. 
Gwen non capì quella frase, non poteva capire. Il batterista incrociò il suo sguardo e sorrise, e come un riflesso, un sorriso si fece largo anche sul viso di lei. 
"Una volta stava rischiando di bruciare la cucina per cucinare i pancakes vegani." spiegò lui, avvicinandosi a lei, mentre Jared usciva dalla stanza per andare in salotto. 
"Scusa se ti abbiamo svegliato.." 
"Smettila di scusarti." La sua fronte poggiata su quella di lei, mentre le loro dita si incrociavano.
"Buongiorno uomo"
"Buongiorno angelo" sussurrò sulle sue labbra...
"Shannon Christoper Leto cosa hai combinato?" la voce di Jared li interruppe. 
Shannon chiuse gli occhi con un sospiro, si allontanò da lei, le prese la mano e la condusse in salotto. 
"Cosa significa?" chiese il fratello minore indicando il divano e poi la maglia del maggiore, entrambi coperti di sangue. "Era vergine? Shannon cosa ti salta in mente?"
Gwen e Shannon si guardarono e scoppiarono a ridere, eliminando la preoccupazione che li aveva invasi al pensiero che Jared avesse scoperto la realtà. 
"Sei sulla cattiva strada, Jay!" rispose Shan continuando a ridere.
"E allora..ti sei dato al sesso violento?"
"Jared!" esclamò la ragazza. 
"Che c'è? Sono suo fratello, ho il diritto di saperlo." rispose lui con un sorrisino.
"Non sono affari tuoi, fratellino." riprese Shannon sempre più divertito. "Allora cosa volevi?" 
Jared sbuffò. "Ero solo venuto a trovarti..non esci di casa da giorni. Domani siamo al lab, va bene?"
"Certo, ho qualche nuova idea per alcuni pezzi."
"Grande bro. Che ne dici se proviamo ora qualcosa.." iniziò il cantante, ma dopo aver incontrato lo sguardo intenso del fratello, riprese "anzi no, devo proprio andare a..sai..organizzare quell'incontro.." camminando all'indietro, raggiungendo la porta d'ingresso. "Sono anche molto in ritardo. Ci vediamo domani, bro. Ciao emm..ragazza." e così aprì la porta e la richiuse alle sue spalle. 
"Sbaglio o stava mentendo? Tutta questa fretta di andare.." Gwen non aveva notato lo sguardo dell'uomo al suo fianco, e neanche il piccolo sorriso che nascondeva ora. 
"Forse.." asserì il batterista. "Ehi ma.."
"Vieni, ho fame!" la ragazza lo interruppe senza accorgersene e corse via in cucina, mentre lui, con un sospiro e un sorriso divertito, la seguì.
"Ripensandoci anche io ho molta fame.." 
"Questo è ciò che è rimasto della colazione" la ragazza mostrò un piatto con qualche pancake ricoperti di nutella. "Spero siano commestibili.."
Shannon ne prese uno e lo assaggiò, senza pensarci due volte, nonostante l'aspetto non fosse dei migliori.
Gwen chiuse gli occhi e li riaprì dopo qualche secondo, trovandosi addosso lo sguardo confuso del batterista. 
Lei sorrise e sospirò "Sei ancora vivo.."
Shannon scoppiò a ridere non appena capì a cosa alludeva la ragazza. Poi la prese per i fianchi, la alzò, mentre Gwen urlò per lo spavento, e la poggiò sul tavolo al centro della cucina. Lei aprì quel poco le gambe per far avvicinare Shan a lei. Ora era poco più alta di lui, i loro sguardi restarono per qualche attimo immobili, osservandosi uno negli occhi dell'altra.
"Assaggia tu stessa." disse lui, interrompendo quel momento. Prese un pancake e lo portò sulle labbra della ragazza. Lei ne mangiò un pezzo e fu felice di constatare che non erano così pessimi. 
"La prossima volta mi limiterò ad una tazza di latte.." disse poi, mentre prendeva un altro pancake e imboccava l'uomo davanti a sè, che teneva ancora le mani salde sui suoi fianchi. 
Shannon si bloccò, osservando per qualche attimo il sorriso sulle labbra di Gwen, quel sorriso che ieri aveva temuto di non rivedere più. 
"Come stai?" le chiese mentre riportava alla mente la sofferenza della notte precedente. "Le tue ferite.." iniziò, poi sfiorò con le dita i fianchi della ragazza e, tremando leggermente, salì un po' più su. "..sono guarite, tutte." 
Gwen abbassò lo sguardo. "Si..sai cosa sono..è stato lo stesso per la prima volta che.."
"..la prima volta che ci siamo incontrati..già" parlò ad alta voce senza rendersene conto. "sono contento che tu sia capitata sulla porta di casa mia, quella notte." 
Alzò il mento della ragazza con un dito, incontrò il suo sguardo per un attimo, poi fece incontrare le labbra con le sue, proprio come quella sera sulla spiaggia, come se tutto intorno a loro si fosse fermato. 
Quando lui si allontanò un po', Gwen incontrò due ardenti occhi nocciola, così diversi da quelli che aveva trovato la sera prima. Poi alzò la mano e sfiorò la guancia del batterista, quella barbetta incolta, e poi raggiunse i capelli, con abilità tolse l'elastico liberando i capelli che ora sfioravano le spalle. Lei sorrise mentre il batterista faceva una strana smorfia. 
"Li tengo legati per un motivo.."ma non fece in tempo a continuare, che si trovò ancora le labbra di lei sulle sue. Le gambe di Gwen si strinsero intorno al bacino di Shannon, che sorrise sulle labbra della ragazza, mentre i due corpi aderivano uno all'altro e le sue mani iniziavano a viaggiare sul suo corpo. All'improvviso Shannon strinse poco più forte la presa e sollevò Gwen che si resse all'uomo con le gambe. 
Il batterista si meravigliò della leggerezza della ragazza, poi raggiunse le scale, diretto alla sua camera da letto. 
Si fermò quando notò un velo quasi di timore nello sguardo di Gwen, che allentò la presa delle gambe e appoggiò i piedi su un gradino delle scale, ponendosi sopra quello di Shannon, ma tenne le braccia incrociate al suo collo, così come lui intorno ai suoi fianchi. 
"Io..mi spiace.. Se non vuoi.." iniziò Shannon, abbassando lo sguardo non riuscendo a sostenere quegli occhi azzurri. 
Ma Gwen, come risposta, si avvicinò di più al batterista e lo baciò dolcemente. "La domanda è..se tu vuoi farlo con una creatura non umana..come me.." 
Quegli occhi color nocciola brillarono di nuovo, forse anche più di prima. Ricambiò con passione il bacio di Gwen, afferrandola di nuovo e raggiungendo la camera. 
Appena entrati, l'uomo portò la ragazza alla parete, in modo da intrappolarla tra quel sottile muro ed il suo corpo, mentre le sue labbra viaggiavano sul suo piccolo collo. 
"Stai benissimo con i miei vestiti.."sussurrò sorridendo, prima di sfilare con decisione la sua maglia da Gwen, la quale lasciava che Shannon conducesse il gioco. 
Lui si fermò ad osservare ogni suo particolare, ogni parte di lei, fino a ritornare ai suoi occhi, dove vi si fermò qualche attimo in più. 
"bhè..stai benissimo anche così.." continuò, quando Gwen con una leggera spinta riuscì a far indietreggiare il batterista, fino a raggiungere il letto, dove fu costretto a sdraiarsi, seguito subito dopo dalla ragazza. Lei, sopra di lui, sfiorava il petto dell'uomo, alzandogli pian piano la canottiera, quella canottiera ancora sporca del suo sangue, fino a sfilargliela del tutto. Shan la osservava con desiderio, ammirando quella ragazza che lo aveva conquistato. 
Lei sfiorava con le labbra e poi con la lingua il collo dell'uomo, tracciando la linea del tatuaggio proprio vicino all'orecchio, mentre lui accarezzava dolcemente il corpo di lei, dalle cosce, salendo più su, seguendo la curva della schiena e arrivando a sfiorare due piccole cicatrici. 
"Le ali.." spiegò lei sulle labbra dell'uomo. "quelle non guariscono mai." 
Shannon notò che ogni volta che parlava di lei, della sua natura, lei distoglieva lo sguardo, come se fosse così insicura di lei, come se avesse ancora timore di ciò che poteva pensare lui. 
Lui non era mai stato molto bravo con le parole. Avrebbe voluto dirgli che non doveva aver paura, che lui aveva capito, che la conosceva, che le piaceva così com'era.. 
Ma come risposta, si spostò sopra di lei, sentì il suo corpo aderire perfettamente a quello di lei, sentiva i loro cuori battere a tempo, mentre restava incantato dal suo profondo azzurro, prima di cercare di farle capire tutto ciò che provava attraverso quel bacio. 
Quando si allontanarono, l'unico pensiero dell'uomo fu che voleva quella ragazza, voleva quella creatura come mai aveva voluto nessun altra. 
Tutti i vestiti finirono in poco tempo ai piedi del letto, mentre Shannon che ora dominava sopra la ragazza, esplorava ogni parte del suo corpo. Poi, lentamente, entrò in lei, e un gemito sfuggì dalle labbra di Gwen. 
Shannon sentì i loro corpi in sincronia, come se fossero sempre stati uniti, come se si conoscessero da sempre.
La ragazza raggiunse l'apice, invocando il nome del batterista, sulle sue labbra, seguita subito dopo dall'uomo. 
Esausto, Shan si lasciò andare sul corpo della ragazza, la testa nei suoi capelli mentre annusava il suo profumo delizioso. Gwen accarezzava la schiena dell'uomo, sentiva i brividi che provocava quel tocco sulla sua pelle. 
Ancora una volta, i corpi respiravano insieme, i battiti tanto accelerati risuonavano nel petto dell'altro. 
"Shan..non sei esattamente una piuma.." disse la ragazza sorridendo non appena riprese fiato. 
L'uomo sorrise, sussurrò delle scuse e poi si spostò di fianco alla ragazza, sul letto. Ora gli occhi marroni osservavano brillando quelli azzurri, così vicini da sfiorarsi la punta del naso, da sentire ancora il respiro dell'altro sulla pelle. Le gambe di Gwen incrociate a quelle del batterista. 
La ragazza fece per parlare, ma Shannon la precedette, si avvicinò a lei e posò dolcemente le labbra sulle sue, sorridendo. 
"Grazie" sussurrò poi la ragazza. 
Shannon morse piano il labbro inferiore della ragazza e poi quello strano luccichio tornò nel suo sguardo. 
"Che ne dici di un secondo round?"
 
Il mondo umano era entrato in collisione con quello sovrannaturale. L'impatto era stato inevitabile. Come fermare due corpi, due cuori che si reclamano? Come potevano sapere che quello era solo l'inizio..della fine?

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Capitolo 11
*** The prophets are preaching. ***


 
 
Il sole era calato e ormai la stanza era completamente al buio, se non fosse stato per quella flebile luce della luna che entrava dalla finestra e illuminava il letto.
La ragazza stava osservando l'uomo al suo fianco che era calato da poco nel mondo dei sogni. 
Uno di fronte all'altra, lui le cingeva la schiena, che poco prima aveva dolcemente accarezzato, provocandole brividi su tutto il corpo. Ad un respiro di distanza, Gwen riusciva ancora a sentire il battito di Shannon tornare regolare pian piano. 
La creatura, che riusciva a dormire molto raramente, stava memorizzando ogni piccolo dettaglio di quel viso e di quel corpo, le folte sopracciglia, le palpebre chiuse, quelle labbra che desiderava ancora e che poco prima erano state su tutto il suo corpo. Ammirava il tatuaggio che sovrastava la spalla, scendendo verso il braccio. Spostò leggermente quella ciocca di capelli ribelle che copriva il suo viso e la portò dietro l'orecchio, sfiorandogli il tatuaggio. 
Restò così, immobile, assaporando quegli attimi, quei minuti di libertà dal suo vero mondo, da tutto ciò che aveva passato in quei lunghi anni. 
Non poteva affezionarsi troppo, non poteva rischiare la vita degli esseri umani che le stavano intorno, per questo non cercava veri legami, e l'aveva imparato a sue spese, anni prima. Ma quell'uomo riusciva a calmarla e a portarla via da..tutto il resto. Quell'uomo non la giudicava più..sembrava accettarla, nonostante la sua vera natura.
Cos'aveva lui di così..diverso? 
Gwen non lo sapeva e non riusciva a capirlo. Non voleva lasciarlo..eppure non poteva scappare da se stessa, dal suo compito.
Pian piano, senza far rumore per non svegliare Shannon, spostò la coperta che l'avvolgeva e scese dal letto. Indossò l'intimo, la lunga maglia e la felpa prese prima dall'armadio dell'uomo e uscì dalla stanza. Richiuse la porta alle sue spalle e scese al piano inferiore della casa, in punta di piedi. 
Mancavano solo poche ore all'alba, la luna stava calando.
Sapeva cosa questo significasse: doveva tornare a casa, come le aveva detto Matt. 
Quando era uscita il pomeriggio precedente per cercare il cellulare, ricordava di aver visto anche la sua borsa, lì vicino alla piscina. 
Raggiunse la sala e uscì attraverso la portafinestra. Subito il leggero vento della serata le mosse i lunghi capelli e la fece rabbrividire. Istintivamente guardò in alto, cercando spie, angeli o demoni, pronti a farle del male. Ma tutto sembrava tranquillo. 
Trovò in fretta la sua borsa, caduta vicino alla piscina e tornò dentro casa. Poggiò la borsa per terra, controllò che dentro ci fosse tutto, pugnale, documenti falsi di ogni tipo, cellulari per emergenze e altro, e la lasciò lì, aspettando il momento giusto per andare. 
Si sdraiò sul divano e osservò quello che la circondava: la sala era davvero spaziosa, dominata dal divano, qualche quadro sulla parete ed un grande televisore davanti a lei. Sul mobile vicino alla parete c'era di tutto..foto, cd, dvd, libri e riviste, qualche premio e un grande stereo.
Muovendosi sul divano, sentì qualcosa tra i cuscini. Li spostò e vi trovò un iPod, uno degli ultimi modelli, suppose.
'Sarà suo' pensò, quando all'improvviso qualcosa le saltò sulla pancia. 
"Ehi bello, e tu da dove salti fuori?" disse la ragazza al piccolo cane che ora scodinzolava e le leccava la mano mentre lei lo accarezzava. Quando guardò la targhetta capì. "Ciao Sky,  sei di Shan, giusto? Come mai non ti ho mai visto qui in giro? Forse perché venivo a trovare il tuo padrone solo la notte.. Bhè, sono contenta che tu gli faccia compagnia, se mai dovesse arrivare qualcuno, tu sei pronto a proteggerlo, giusto?" parlava al piccolo animale come se riuscisse a capirla, e sorrise quando lui abbaiò, quasi in risposta. 
Sky si accucciò poi al suo fianco così, mentre lei continuava ad accarezzarlo,poi prese l'iPod, mise le cuffiette e scelse la modalità casuale. Troppe canzoni, troppi artisti e lei sicuramente non sapeva scegliere. Si affidò a quello strumento che le consigliò 'Otherside' dei Rhcp.
I minuti passarono così, scoprendo pian piano una piccola parte del mondo di quell'uomo. 
Lei aveva vissuto ogni periodo in cui tutte quelle canzoni erano state scritte e realizzate, ma..la musica non era stata certo il suo interesse primario. 
Cosa aveva fatto in quei lunghi anni, in quei lunghi secoli? Aveva cercato di salvare gli esseri umani, aveva cercato di scappare dalla sua morte che credeva tanto desiderata dai demoni..per scoprire ora che non era questo ciò che loro volevano davvero. Non la volevavano morta. Serviva a qualcosa, o meglio a qualcuno..ma a chi? Cosa sarebbe successo ora? Cosa avrebbe fatto? Matt conosceva le risposta, doveva conoscerle. 
Ogni suo pensiero, ogni suo timore scomparve quando riconobbe le prime note di quella canzone. 
'Questa è loro..l'hanno fatta al loro concerto, ne sono sicura.' pensò. Sorrise, il cane abbaiò, scodinzolando di nuovo e lei lo prese come un segno. Si alzò e iniziò a girare su di sè, mentre il piccolo animale le saltava intorno. Chiuse gli occhi e iniziò a muoversi seguendo il ritmo della batteria, mentre la voce di Jared le risuonava nelle orecchie. 
"I will never forget, I will never regret, I will live my life" cantava, e sembrava proprio rivolto a lei..
Si bloccò all'improvviso quando aprì gli occhi e notò il batterista che la osservava sorridendo, appoggiato alla parete, con le braccia incrociate. I capelli scompigliati, indossava solo un paio di larghi pantaloni. Gwen, ancora una volta, si stupì di lui.
Le sue guance si tinsero di rosso quando Shannon le si avvicinò, mentre con una mano si spostava i capelli dal viso. 
Le sfiorò una guancia con il pollice, poi la baciò, prima con dolcezza, poi con più passione, mentre una mano era intrecciata ai suoi capelli e l'altra le sfiorava la schiena. 
"Buongiorno, meraviglia." le sussurrò sulle labbra.
"Buongiorno, uomo." rispose, ammaliata da quel suo bacio, dal suo profumo e dai suoi occhi. "Emm.. mi piace.." continuò indicando l'iPod, come per scusarsi della sua performance. 
"Ho visto!" ribatté Shannon, ridendo, poi si inginocchiò e accarezzò il cane che saltava ancora intorno ad entrambi. "Hai conosciuto il mio fedele compagno..allora bello, cosa ne pensi di lei?" continuò rivolgendosi a Sky, mentre giocava con lui, finchè il cucciolo si divincolò dalla sua stretta per avvicinarsi a Gwen che, ormai seduta per terra e lasciato l'iPod, fu felice di accoglierlo tra le sue braccia e coccolarlo. 
"Ah è così? Sei un traditore!" Shannon continuava a sorridere, mentre parlava con il suo animale. "Hai conquistato anche lui.." disse alla fine, lo sguardo puntato sulla ragazza. Lei non fece in tempo neanche a rispondere che si trovò sdraiata, per terra, le mani legate dal batterista sopra di lei. 
Subito il cucciolo iniziò a ringhiare e ad abbaiare contro il padrone. 
"Faresti meglio a lasciarmi andare, ho una guardia del corpo eccezionale" 
Shannon rise e si avvicinò ancora di più alla ragazza. Sentiva il suo respiro e i battiti del suo cuore accelerare. "Mi spiace, ora sei solo mia, non ti lascerei per nulla al mondo." disse, scendendo sempre più giù, liberandole le mani, alzandole delicatamente la maglia e lasciando piccoli baci sulla sua pelle, dal collo fino ad arrivare all'ombelico. 
"Oh no Shan, io.." iniziò Gwen, ma Shannon alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri della ragazza, che vide quelli color nocciola brillare. Shannon trovò una piccola pallina di gomma sotto il divano, la lanciò lontano, in un'altra stanza, così il piccolo cane abbandonò l'obiettivo di proteggere la sua nuova amica per rincorrere quell'oggetto. 
Il batterista ritornò su, sentì il suo corpo sfiorare quello di Gwen e questo gli bastava per impazzire. La baciò, di nuovo, con passione, fino a toglierle il fiato.
"Non andare.." le sussurrò sulle labbra, intuendo cosa frenava la ragazza.
"Io..devo.." rispose, ma fu bloccata dal suono del campanello. Shannon sospirò, poi si alzò lentamente ed aiutò Gwen a fare lo stesso tenendola per una mano. Non la lasciò mentre restava immobile ad osservarla, finchè non la avvicinò e le lasciò un dolce bacio sulle labbra. Poggiò la fronte sulla sua e chiuse gli occhi, quando li aprì di nuovo sembrava quasi che stesse per dire qualcosa, ma un nuovo suono del campanello lo fermò. Lasciò la ragazza e si diresse verso la porta d'ingresso. Si voltò mentre lei raccoglieva la sua borsa e usciva dalla portafinestra, fuori. "Torna, ti prego." sussurrò, sperando che in qualche modo lei lo sentisse, prima di raggiungere la porta ed accogliere il suo amico, nello stesso istante in cui Gwen liberò le grandiosi ali e si librò in aria, senza voltarsi indietro. 
"So che è presto..Mi ha mandato Jared per ricordarti del The lab..era piuttosto strano a dir la verità." confessò l'uomo dai lunghi capelli scuri mentre si accomodava liberamente sul divano. 
"Posso immaginare il perché.." rispose Shannon, sedendosi al suo fianco. Sentiva ancora il profumo di Gwen su di sè. 
"Amico, non lasciarla andare." Il batterista sospirò e abbassò lo sguardo, consapevole che non sarebbe stato così semplice.
 
 
Appena il suo sguardo incontrò quello di Matt, il suo viso si illuminò. Lui la raggiunse e la circondò tra le sue braccia, cogliendo la ragazza di sorpresa. 
"Mi dispiace, Matt, davvero." 
"Non esserlo. Tu stai bene, il caso è sistemato.."
"Ma tu come stai?" 
"Ripreso completamente. Nessuno ci sta più seguendo, penso abbiamo cose più importanti a cui pensare ora che il loro piano è rovinato." 
"Hai ragione, è tutto sistemato.." Gwen ripensava a quella sera, quando quei demoni l'avevano torturata, quando le avevano rivelato più si ciò che sapeva. Doveva dirlo a Matt, ma decise di aspettare. 
"Che ne dici di andare a casa? Una piccola pausa ci farà bene." propose l'amico e insieme si diressero verso quella casetta abbandonata che ormai definivano "casa". 
"Forse hai bisogno di altri vestiti, no? Mi sembrano un po' grandi per te questi.." e mentre Matt la fissava, lei arrossì ripensando a sole poche ore prima, quando tutto sembrava così..diverso. Era illusione, nulla sarebbe cambiato. 
"Vado prima io a fare la doccia!" urlò la ragazza salendo le scale di casa, evitando il discorso e nascondendosi dall'amico. Sentì dal piano superiore la risata dell'angelo, mentre lei faceva cadere i vestiti per terra, ad uno ad uno, per poi infilarsi sotto la doccia. Sentiva il profumo di Shannon scomparire, mentre il suo ricordo era sempre più vivido. Si lavò in fretta, uscì, indossò l'accappatoio, raccolse i suoi vestiti e li portò in camera sua. 
Un asciugamano tra le mani per asciugare i capelli, scese piano le scale per chiamare l'amico, con un sorriso sulle labbra. Era felice, felice come non lo era da troppo tempo, grazie a quell'umano. 
"Ehi Matt hai visto i miei.." si fermò quando entrò in sala e vide che l'amico non era solo. 
"È importante, credo non si possa più aspettare." stava dicendo a bassa voce Arianne prima di essere interrotta dall'arrivo di Gwen. 
"Mi spiace..non pensavo avessi compagnia.." si scusò la ragazza, osservando lo sguardo preoccupato di entrambi. "Non preoccuparti Ginevra, penso che dovresti unirti a noi." La ragazza sentiva gli sguardi seri dei due amici puntati su di lei, li raggiunse e si sedette sul divano di fronte a quello in cui erano seduti Matt e Arianne. Quell'angelo tanto amato da Lui. Quell'angelo che possedeva poteri inimmaginabili. Quegli occhi viola la intimorivano. Era sempre stato così, ma quel giorno lo sentiva di più. 
"Mia cara, è giunta l'ora che ti venga rivelata la profezia, il tuo destino." 
Le parole di Arianne aleggiavano come grossi massi tra di loro. Matt la guardò non riuscendo a trattenere lo stupore. 
Piccole gocce d'acqua cadevano dai capelli ancora bagnati della ragazza, sull'accappatoio o scendevano pian piano lungo la sua pelle, accarezzandola lentamente. 
"Sei l'anello tra due mondi..sei l'anima prescelta. Cosa sai di Lucifero?"

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Capitolo 12
*** Crossroads demon. ***


"Bro, esci da quel bagno! Sei peggio di una donna, sei lì dentro da un'ora!" 
Shannon era seduto sul divano della sala mentre urlava al fratello. Era pronto già da un pezzo, indossava una giacca marrone, che lasciava aperta per essere più comodo e che mostrava sotto la maglietta blu, e un paio di quei pantaloni larghi che tanto gli piacevano. Giocava con il suo iPhone mentre aspettava il fratello e seguiva Twitter per passare il tempo. "Sei mai stato innamorato?" diceva l'ultimo tweet di qualche echelon, poi spense tutto sentendo il rumore della chiave nella serratura della porta del bagno. 
"Sono pronto bro, come sto?" il minore fece un giro su se stesso e Shannon alzò gli occhi al cielo. Indossava una maglietta con la scritta "Death by flash" e sopra una giacca di jeans. 
"Su andiamo, Tomo ci sta aspettando!" rispose il maggiore, riponendo l'iPhone in tasca e prendendo le chiavi della macchina. Jared lo seguì, con un bel sorriso stampato in faccia. Raggiunsero il suv nero, vi entrarono, Shannon al volante. 
Le strade di Los Angeles erano affollate, come al solito, soprattutto a quell'ora tarda. 
"Sei mai stato innamorato?" che assurda domanda. Lui non era fatto per l'amore, lui era più il tipo da una notte e via, lui non si affezionava alle ragazze che portava a letto. 
Ma..Gwen. Perché ora il pensiero era caduto su di lei, come negli altri giorni, da quando se n'era andata? Perché pensava ai suoi dolci occhi color del mare che nascondevano la sua storia, o alle sue labbra di cui sentiva ancora il sapore, o alla sua voce che lo ipnotizzava? Perché..gli mancava? 
"Shan frena!" 
Senza rendersene conto, il piede destro di Shannon premette il pedale del freno con tutta la potenza che aveva e solo dopo la brusca frenata, si riprese del tutto. 
Era a pochi millimetri da una macchina, davanti alla sua, in coda al semaforo. Possibile che si fosse immerso a tal punto nei suoi pensieri? Si voltò verso il fratello che ricambiò lo sguardo con un'espressione terrorizzata, la mano sul petto come a controllare che fosse ancora tutto intatto. 
"Stai bene?" si assicurò il maggiore.
"Ma a che cazzo stavi pensando?"
"Scusami.." Shannon abbassò lo sguardo, immaginando cosa sarebbe potuto succedere se non avesse premuto quel pedale in tempo. Tremava solo all'idea di far del male al fratello. 
"Tranquillo Shan, su andiamo che siamo in ritardo!" riprese Jared non appena vide l'espressione dell'altro. 
Il batterista riprese i comandi dell'auto e raggiunse in poco tempo l'hotel in cui si teneva la festa. 
All'entrata li raggiunsero Tomo e sua moglie, lieti di avere finalmente un po' di compagnia. 
"Sei magnifica, Vicki!" "Concordo!" asserirono i due fratelli alla vista della giovane donna. Lei arrossì leggermente e si strinse ancora di più a Tomo. "Grazie mille ragazzi, anche voi non siete niente male!" 
Due colpi di tosse risuonarono da un microfono, interrompendo loro e tutti gli altri, invitandoli a prestare attenzione. "Buonasera signore e signori. Vorrei ringraziare la signora Hastings per aver organizzato tutto questo" e un applauso iniziò spontaneo tra gli invitati mentre la donna al lato del palco ringraziava frettolosamente. L'uomo sulla cinquantina, vestito elegante ed un forte accento inglese, che presentava l'evento sul palchetto posto in fondo all'enorme sala, continuò "siamo ormai al decimo anniversario di questo evento che ogni anno raccoglie grandi somme di denaro per varie associazioni che la stessa signora Hastings ha creato in favore dei più bisognosi. Ora lascio la parola a lei, signora.." e gli applausi continuarono, così come il discorso della ricca organizzatrice dell'evento. 
Shannon era venuto solo per il fratello. Era lui che adorava queste cose, se fosse stato per lui, avrebbe lasciato un assegno e basta. Infatti, due secondi dopo Jared era già scomparso tra la folla urlando il nome di qualcuno che aveva adocchiato. Poteva sperare solo in Tomo, ma appena si voltò verso di lui, vide Vicki sussurrare qualcosa all'orecchio dell'amico che sorrise, prese la moglie per mano e sparirono anche loro tra la folla. 
Era rimasto solo. Doveva cavarsela da solo. Poteva farcela. Si guardò intorno e osservò quella sala dell'hotel completamente agghindata per la festa..no non poteva farcela. Aveva bisogno di un piccolo aiuto.
Adocchiò il piccolo bar al lato della sala e vi si avvicinò. 
"Qualsiasi cosa, grazie." disse al barista, notando che tra le bottiglie esposte non c'era nulla che conoscesse. 
"Ciao Shannon." sussurrò una voce sensuale molto vicina al suo orecchio. Si voltò e riconobbe subito quei capelli biondi, quei grandi occhi color nocciola e quel corpo da modella. Ricordava una certa notte con lei..
"Oh..ciao Meg." 
"Non pensavo di vederti qui.." Shannon indicò il fratello, che al momento stava parlando con il suo amico Terry, come risposta. "Ah, capisco" 
Lui prese il bicchiere che gli aveva appena servito il barista, annusò il liquido bianco all'interno e subito si pentì si averlo fatto. Gli alcolici hanno spesso questo odore penetrante..non significa che non sia buono. Assaggiò e..no, non era affatto buono, e neanche troppo forte. Doveva sopportare quella donna a quanto sembrava, gli serviva qualcosa di più forte. 
Meg ordinò lo stesso e iniziò a raccontare dell'incredibile coincidenza che li aveva uniti quella sera e infine della sua grande carriera da modella. Shannon si fingeva ovviamente interessato, ma trovava addirittura più affascinante la sala e le coppie che vi ballavano al centro o che parlavano tranquillamente ai lati. 
Finchè non notò quella ragazza con un semplice vestito rosso, senza spalline, poco più lungo dietro che davanti, che le risaltava il corpo perfetto, i lunghi capelli castani le coprivano le spalle nude. Stringeva un cellulare tra le mani e si guardava intorno circospetta. 
"Scusami..devo andare." balbettò l'uomo alla biondina seduta al suo fianco, prima di alzarsi e dirigersi verso quella ragazza dall'altra parte della sala. Schivò parecchie coppie che danzavano intorno a lui e infine si trovò alle sue spalle. Osservò quella pelle candida, i capelli che le ricadevano sulla schiena e guardando più attentamente, notò tra le ciocche le due piccole cicatrici causate dalle ali.
"Mi scusi signorina, le andrebbe di ballare con me?" 
Lei si voltò e il suo sguardo mutò da confuso a sorpreso, non appena incontrò gli occhi verdi dell'uomo davanti a sé.
Sorrise dolcemente e rispose "Con grande onore, signore." all'invito, prendendo la mano che Shannon le porgeva. 
Lui la portò in mezzo alla sala, le fece fare un giro su se stessa in modo da poterla ammirare anche lui, poi, seguendo le note della melodia suonata dalla band sul palco, poggiò le mani sui suoi fianchi mentre lei gli avvolgeva il collo con le braccia. 
"Non sapevo sapessi ballare." 
"Infatti non sono capace.." rispose Shannon provocando la risata della ragazza.
"Non te la cavi male però.." 
"Solo perché non ti ho ancora calpestato i piedi, aspetta a dirlo.." e infatti poco dopo, mentre ammirava il sorriso sul suo volto, c'era mancato poco che non lo calpestasse davvero. "Tu sei brava davvero invece!" 
"Con gli anni impari qualunque cosa.." e un piccolo sorriso triste si dipinse su volto della ragazza. "Sei qui per fare beneficenza?" gli chiese subito dopo, per cambiare argomento, mentre la melodia di sottofondo cambiava.
"Oh si..mio fratello ha insistito molto che venissimo tutti.." ed entrambi voltarono lo sguardo verso Jared che sembrava davvero divertirsi parlando con gli altri invitati. "E tu, Gwen? Non sembri qui per una semplice festa..c'è qualcosa che non va?" 
Gwen sospirò e abbassò lo sguardo. "Non mi aspettavo di incontrarti qui.. E vorrei non fossi mai venuto." Shannon spalancò gli occhi e cercò di capire ciò che stava succedendo. "Oh, non fraintendermi. Non sai quanto ho sperato di vederti ancora..e ora sei qui." continuò non appena notò lo sguardo di Shannon, e si strinse di più a lui. Il batterista ricambiò subito la stretta, sollevato. "Allora cosa c'è che non va?"
"Non ho più notizie di Matt da più di venti minuti..non succede mai quando stiamo lavorando..è sicuramente successo qualcosa.." Gwen parlava quasi più a se stessa, analizzando la situazione. 
"Frena frena! Cosa può succedere? Lavoro, che lavoro? E poi chi è Matt?" chiese subito Shannon riportando Gwen alla realtà. 
"Scusami..sono preoccupata. Matt ed io abbiamo capito che c'era qualcosa che non andava.. Matt è un angelo" precisò notando lo sguardo tagliente del batterista quando l'aveva nominato. "..un vero angelo. Non ho molto tempo per spiegarti ora.. Abbiamo capito che la signora Hastings aveva fatto un patto con un demone degli incroci per tutto questo.." Shannon era sempre più confuso da tutte queste informazioni. 
"Ehi Gwen, continuo a non capire nulla.." le disse facendola sorridere. "Hai ragione, parto dal principio. Dieci anni fa, Melissa, la signora Hastings, ha fatto un patto con un demone degli incroci, demone chiamato così perché viene evocato di solito in un incrocio tra due strade. Lui è in grado di realizzare un tuo desiderio, e in questo caso Melissa ha chiesto di riuscire ad aiutare in qualche modo tutti quelli che non riescono ad arrivare alla fine della giornata, quelli che non hanno un tetto sopra la testa, quelli che hanno malattie e non possono permettersi cure..tutti quelli che fino a quel momento non era riuscita ad aiutare, tutto in cambio di qualcosa. Il demone chiede la tua anima come pegno, e così ha fatto anche con Melissa. Ha avuto dieci anni, come previsto dal loro patto, ora lui è venuto a riscuotere."
"In che modo? Come fa ad ottenere la sua anima?" temeva di conoscere già la risposta.
"Deve ucciderla, e noi dobbiamo impedirglielo. Questa sera i suoi animaletti verranno a prendere l'anima di Melissa, ma il demone non si aspetta di trovare anche noi. Lui verrà, di solito questi demoni sono piuttosto presuntuosi e amano vedere le loro vittime morire..ma questa volta lo uccideremo prima noi."
Shannon osservava sconvolto la ragazza mentre parlava. Era tutto vero, quindi? Ed è questo ciò che faceva lei, salvare gli umani? 
"Tu..tu fai tutto questo da sola? Io..ho visto e provato ciò che un demone è capace di fare.."
"C'è Matt con me.." rispose con un sorriso, notando la preoccupazione di Shannon. "E faccio questo fin da quando ho memoria, non preoccuparti.." 
"Certo che mi preoccupo! Almeno..come posso aiutarti?" 
Ma in quel momento, mentre continuava o a muoversi a tempo di musica, il cellulare in mano alla ragazza vibrò. 
-Stanno arrivando, M. li sente. Dobbiamo portare via tutta questa gente e poi penseremo a M.- 
Gwen alzò lo sguardo dal cellulare e trovò gli occhi del batterista che la fissavano preoccupati. 
"Forse qualcosa c'è.." rispose, e gli espose il suo piano. Lui annuiva e memorizzava tutto. "Puoi farlo?"
"Nessun problema." confermò. "Ma non posso lasciarti sola dopo, tornerò qui e ti aiuterò ad uccidere quel demone."
"Non se ne parla, non rischierai la vita per questo. Promettimi di non rientrare per nessun motivo, ok? Resta il più lontano possibile dall'edificio. Non fidarti di nessuno. E..grazie." ora erano fermi, uno davanti all'altra, lui ancora con le braccia attorno alla sua vita, come a cercare di proteggerla per quel che poteva, lei poggiava le mani sul petto di lui, sentendo il suo respiro, implorandolo con lo sguardo di attenersi al piano.
"Ok, ma dopo ci vediamo fuori di qui." rispose sospirando, arreso. "Sta' attenta." Le si avvicinò e le lasciò un dolce bacio vicino alle labbra, facendola arrossire. Sorrise dandole un ultimo sguardo, poi si staccò da lei e sparì tra la folla. 
Gwen osservò la figura di Shannon allontanarsi fino a sparire, e solo a quel punto decise di raggiungere la sala stabilita tempo prima con l'amico.
Si allontanò dalla festa, salì qualche piano dell'edificio di corsa e trovò la camera o meglio la grande suite.
Bussò alla porta e proprio in quel momento suonò l'allarme antincendio, azionando automaticamente anche i sensori che gettarono acqua ovunque. 
"Ben fatto, Shan." si disse tra sè e sè. Gwen, che iniziava a sentire i capelli bagnati, entrò senza attendere risposta e trovò Melissa seduta su un sedia, terrorizzata, mentre Matt camminava avanti e indietro davanti a lei. Un grande cerchio di sale circondava la donna.
"Sistemati gli invitati." 
"Lo immagino." rispose Matt, mentre veniva bagnato dall'acqua dai sensori sul soffitto. 
Gwen soffocò una risata, poi guardò Melissa, bianca in volto, lo sguardo perso nel vuoto, che sembrava non essersi neppure accorta dell'acqua. "Li sente arrivare?" chiese, e l'amico annuì. 
Aspettarono qualche minuto e intanto l'acqua dai sensori diminuiva fino ad esaurirsi del tutto, fino a quando Melissa con un sussurro appena percettibile annunciò che le creature che fino a quel momento invadevano la sua mente, erano arrivate.
Tutti nell'edificio dovevano già essere evacuati, e questo rassicurò in parte la ragazza. "Tranquilla Melissa, ci siamo noi, non ti accadrà nulla." affermò Gwen, e lo pensava davvero. Quella donna aveva dato tutto, perfino la sua anima, per dare speranza e per salvare gli altri. Ora toccava a lei essere salvata e questo era compito suo.
La creatura riusciva a sentire la presenza delle bestie avvicinarsi, e così anche del demone che le comandava. 
"Vado avanti, tu resta qui a proteggerla. Vado a dargli il benvenuto." e mentre diceva questo, si avvicinò alla porta e uscì dalla stanza, prima che l'angelo potesse fermarla. 
Sentì l'urlo di Matt "Dannazione, Ginevra!", ma sapeva che non avrebbe potuto fare nulla, doveva restare con l'umana. Gwen si avviò verso l'atrio ai piani inferiori dell'edificio, con la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare quelle fiere e, sperava, anche quel demone. Doveva provare a salvare la donna..e voleva delle risposte che gli angeli non le avrebbero mai dato.
Sentiva i loro respiri pesanti. Erano lì.

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Capitolo 13
*** Promise me that you will come to me. ***


Chiuse gli occhi, restò immobile. 
Erano lì, a pochi passi da lei ormai. Sentiva i loro passi, la circondarono. Respirò ed espirò. 
Poi attaccarono. 
Una delle belve saltò addosso a Gwen, che cadde sovrastata da quel peso. Poteva vederla, era un incrocio mal riuscito di un lupo ed un cane, un mastino forse. Era orribile, e invisibile agli occhi degli umani, così come a quelli degli angeli. Ma lei non era solo un angelo, e lo sapeva bene. Sentiva il pesante respiro su di lei, l'alito che odorava di sangue, le grandi zanne sbattevano le une contro le altre per cercare di afferrarla, e ucciderla. Quei versi non erano comuni, ma ti penetravano nelle ossa e infondevano terrore.
La ragazza opponeva resistenza cercando di tenere quelle zanne lontano da lei, stringendo il collo dell'animale con forza. Alla prima piccola distrazione del cane, Gwen piegò la gamba riuscendo a tirare un calcio nel suo stomaco, tanto forte che l'animale si accasciò di lato gemendo. Vide chiazze di sangue ricoprire il pavimento e capì di aver colpito il profondità. Uno era sistemato. 
Provò quasi pietà sentendo quei lamenti, ma quei sentimenti furono interrotti dai versi degli altri animali, che l'attaccarono subito. Erano due, questa volta, e Gwen riuscì a sfuggirgli di pochissimo, tanto che un artiglio di uno dei due le lacerò parte del vestito che in poco tempo si tinse del suo sangue. 
Non badò alle ferite, cercò piuttosto di prevedere le mosse di quelle bestie. Nonostante fossero veloci, le sentiva muoversi e i suoi sensi sviluppati la aiutavano molto. 
Sentì all'improvviso, mentre schivava l'ennesimo attacco, un ghigno proveniente dal fondo della sala. 
Alzò lo sguardo e..eccolo, era arrivato. Ne era certa. 
"Ciao Crowley." disse, mentre con un calcio colpì una delle bestie.
"Sei in forma, vedo." rispose il demone. 
L'altro animale si lanciò contro di lei. Gwen, poco prima che la colpisse, si inginocchiò, sfiorò la gamba destra, alzò di poco il vestito e sfilò il pugnale dalla fondina legata intorno alla coscia. Nel momento esatto, la ragazza trafisse il petto dell'animale. Tutto in un batter di ciglia. 
Gwen vide il sangue sgorgare vicino al pugnale, mentre quell'essere si accasciava ferito. Si fermò un istante a riprendere fiato, poi un batter di mani la riscosse. 
"Complimenti, Ginevra. La tua abilità è quasi leggenda ormai." 
"Ritira le tue bestie, Crowley." 
Crowley, famoso demone degli incroci, si mostrava sicuro di sé, occhi rossi fuoco, nel corpo di un giovane uomo dai capelli biondi, vestito elegante e con un sorriso da conquistatore.
"Oh, perchè dovrei? Mi stavo così divertendo.." e con uno schiocco delle dita, le porte della sala si spalancarono e nuovi ringhi risuonarono all'interno dell'atrio. 
Era molto più grosso degli altri tre, sentiva i suoi passi avanzare. Prima lenti, poi sempre più veloci. Verso di lei. 
Gwen era pronta col pugnale tra le mani, quando sentì una forza esterna tirarglielo via. Guardò il demone per un attimo che, ancora con la mano puntata verso di lei, sorrideva.  Dimenticava le abilità dei demoni più potenti, come la telecinesi.
La bestia era vicina ormai, e Gwen ricambiò il sorriso verso il demone. Aveva ancora un'arma a disposizione. Spiegò le ali così velocemente da farsi male, si alzò da terra e poi le avvolse intorno a lei, come difesa. Quando la bestia la raggiunse, distese le ali in una frazione di secondo, creando una corrente talmente forte da far volare la bestia. Sbatté contro il muro e si accasciò per terra, gemendo. 
"Non saranno le tue piccole bestie ad uccidermi." disse Gwen, toccando di nuovo terra e avvicinandosi al demone, con passi lenti e decisi.
"Oh, io non voglio questo." 
"Lo so."
"Ah si? Cosa sai? La storiella che ti hanno raccontato i tuoi amici angioletti? Tu non sei una di loro, tu appartieni a noi." 
"No!" il suo urlo risuonò per tutta la sala. Sentiva la rabbia farsi strada dentro di lei. Le piume delle sue ali assumevano una sfumatura sempre più scura.
"Perché prima cercavate di uccidermi? Perché avete ucciso i miei genitori?" 
"È questo quello che credi?"
"È questo ciò che è successo!"
"Piccola, mia piccola Ginevra. Sei adorabile quando la rabbia prende il sopravvento su di te. Senti quella parte di te che riaffiora, non è vero? È giunto il momento, dovrai venire con noi, di tua volontà o..faremo in modo di convincerti."
Fu in quel momento che sentì di nuovo i versi delle bestie che non aveva ucciso, riprendere i sensi e mirare di nuovo all'obiettivo, proprio quando la porta della sala si aprì.
Gwen cercò in tutti i modi di difendersi ed impedire che le bestie raggiungessero Melissa, ai piani superiori. Era questo il suo piano, infondo. Uccise un animale, mentre l'altro la ferì, quando la voce del demone la bloccò.
"Fermati Ginevra, o il tuo caro umano diventerà l'unico obiettivo dei miei cuccioli."
Gwen si voltò, allontanando il coltello dall'animale, con un'espressione di stupore e terrore dipinta sul volto, quando capì cosa stava succedendo.
Crowley aveva una pistola e la puntava dritta contro un uomo..Shannon.
Avrebbe voluto urlare, chiedere cosa ci faceva lì, perché non aveva fatto ciò che gli aveva chiesto. Ma le parole le morirono in gola. Ritirò le ali, il pugnale le sfuggì di mano e cadde sul pavimento. Sentì le zampe dell'animale indietreggiare.
"Lascialo.." sussurrò con un filo di voce, ma era sicura che il demone poteva sentirla.
La risata, il suono della sua perfida risata le raggelò il sangue. "Non credo proprio." fece un fischiò ad una delle bestie ancora in vita e questa lasciò la sala per raggiungere la stanza di Melissa. "Trovala, e uccidila." gli ordinò. "Ti consiglio di non muovere neanche un passo, altrimenti il tuo amico farà una brutta fine.." disse ora rivolto a Gwen, combattuta dall'istinto di rincorrere la bestia per salvare Melissa, o restare per Shannon.
Scelse lui.
"Hai me, lascia andare lui." 
"Quindi è tutto vero. Il nostro piccolo demone si è innamorato di un essere umano.."
Gli occhi color nocciola incontrarono quelli azzurri. Terrorizzati, a quelle parole entrambi videro una luce brillare nello sguardo dell'altro.
Shannon immobile, il vestito addosso ancora perfetto, solo i capelli in disordine per le corse di quella sera. Voleva aiutarla, ma ora era in pericolo. Lo erano entrambi. Respirava a fatica, la pistola puntata addosso, Gwen davanti a lui, ferita e spaventata.
"..non raccontavano cazzate. Questa storia può finalmente concludersi, per dare il via ad un nuovo inizio! Grazie a te, mia cara. Ah, se fossi in te non ci proverei.." continuò, notando il tentativo di Gwen di usare i suoi poteri contro si lui. Ma la bestia rimasta viva era lì a sorvegliarla, ad un respiro di distanza da lei.

La ragazza si voltò, e l'animale attaccò istintivamente.
Sentì l'urlo di Shannon implorare Crowley di fermarlo, proprio mentre gli artigli le laceravano la pelle sulla schiena e sul braccio.
Poi tutto accadde in un secondo: Gwen, dopo aver raccolto il pugnale, uccise la bestia, mentre un accecante lampo blu attraversò la sala colpendo Crowley.
Cadde, dominato dagli spasmi, e Gwen non perse tempo, volò verso di lui, poggiò una mano sul suo petto, ma subito del fumo rosso uscì dalla bocca del ragazzo, urlando.
"Non sono stata io." confessò Gwen, confusa.
"È scappato. Vigliacco." la voce di Matt le arrivò da dietro, confermando l'artefice del lampo. A passi lenti si avvicinava al corpo del ragazzo che prima aveva ospitato il demone, per curarlo e portarlo al sicuro.
"Shan.." sussurrò Gwen, ancora scossa, poi si voltò verso quell'uomo, che la fissava, incredulità e stupore dipinti nel suo sguardo, fermo nella stessa posizione in cui era poco prima. Lei lo raggiunse correndo e lo abbracciò, cercando la prova che fosse davvero vivo. Shannon sorrise, un sorriso che eliminò tutte le paure provate poco prima, la testa tra i suoi capelli, e la strinse forse a sé, desiderando di non lasciarla più andare via.
"Mi dispiace, per tutto. Avrebbe potuto ucciderti..è tutta colpa mia." sussurrò la ragazza, con voce tremante, sulla spalla del batterista.
Era lì, era al sicuro, era salvo.
"Ehi..sto bene" rispose l'uomo, allontanando un po' la ragazza dalla sua stretta per poter incontrare il suo sguardo. "Sono qui, con te." e le si avvicinò, per poter assaporare quelle labbra e rassicurarla, anche se in realtà era lui a voler essere rassicurato.

Era stato come catapultato in quella dimensione, così simile al mondo in cui viveva, ma in realtà profondamente diversa.

Ma un suo sussulto lo fermò. "Andiamo a casa, devi guarire." Aveva accidentalmente sfiorato una delle ferite sul suo corpo.
"Non posso..devo occuparmi ancora di qualcosa." rispose Gwen abbassando lo sguardo. Avrebbe voluto solo restare con lui, per una notte, per quella vita..ma per ora non poteva. Lo sapeva bene. "Restare con te sarebbe il mio desiderio più grande, ma ora non posso pensare solo a me.."
"Promettimi solo che verrai, promettimi che quando cercherai un posto sicuro, verrai da me, promettimi che non appena avrai cinque minuti liberi, verrai da me. Ti aspetterò." la interruppe, sollevando il suo mento con un dito, per poter guardare quegli occhi che lo incantavano.
"Lo prometto." e quelle labbra che si erano tanto cercate, si riunirono, assaporandosi come fosse la prima volta, cercando di trattenere quell'amore come fosse l'ultima volta.

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Capitolo 14
*** Swear up and down to God above that you finally fall in love, If today was your last day. ***


L'uomo davanti a lui indossava una giacca e pantaloni rossi, con strisce fosforescenti, e un caschetto legato intorno alla testa. 
Jared guardava il pompiere con aria di sfida, ma questo non sembrò turbarlo. "Sono entrati pompieri lì dentro, troveranno suo fratello e lo tireranno fuori."
"Sono entrati dieci minuti fa! Non c'è neanche un incendio, chi cazzo ha fatto scattare l'allarme?" Jared quasi urlava a quel povero pompiere, la voce piena di ira che nascondeva paura e disperazione. "Ad ogni modo, devo andare a cercare mio fratello!" 
"Io vengo com te" Tomo arrivò da dietro, mano nella mano con la moglie.
"Non posso farvi passare, signori, mi dispiace." L'uomo in divisa era fermo e serio, del tutto intenzionato a non cedere a nulla. 
"Ma.." il cantante era proto a ribattere quando intravide una figura uscire dall'hotel, e non indossava quella di divisa rossa che iniziava a non sopportare, ma teneva sottobraccio una donna. "Oh, è arrivato il signorino." riconoscendo il fratello in quella figura che ora si era fermata a parlare con i pompieri davanti all'edificio. Jared sorpassò l'uomo davanti a lui con decisione per raggiungere Shannon. 
"Dove sei stato? Ma dico..sei impazzito! Cosa è successo? Mi hai fatto spaventare.." il minore aveva iniziato con il suo tono più canzonatorio possibile, ma era finito con il sussurrare, vedendo l'espressione sul viso del fratello. Sembrava devastato, come se avesse appena perso una battaglia. E infatti sulla giacca c'erano strane macchie che sembravano..sangue.
"Cosa.."
"Lascia stare. Torniamo a casa, ti prego." disse solo, lasciando un ultimo sguardo a Melissa, che era uscita dall'hotel con lui, decisamente sconvolta dopo i recenti avvenimenti, e poi al palazzo dove sapeva si trovava lei, la sua Gwen. 
Jared annuì semplicemente, percependo che non avrebbe ottenuto nessuna risposta da Shannon così. Aveva solo bisogno di un po' di risposo. "Andiamo a casa"
 
 
Il sole stava tramontando e le sue luci disegnavano ombre sul volte di Gwen, intenta ad osservare lo spettacolo. Sotto di loro si estendeva l'angelica città di Los Angeles, ancora in movimento nonostante l'ora. Da lassù vedeva l'irrefrenabile traffico per le strade, gruppi di ragazzi andare in giro per negozi, coppie tenersi per mano..esseri umani che vivevano la loro vita, la loro mortale, ma vera vita. Vedeva le dolci acque del mare, le piccole onde che si scagliavano contro la spiaggia e la profondità di quel blu, in lontananza, che si rispecchiava nei suoi occhi.. 
Vedeva quegli occhi, quello sguardo puntato all'orizzonte, perso e sognante. Non conosceva quello sguardo, non quella particolare sfumatura che i suoi occhi avevano assunto, ma capì di cosa si trattava. 
Osservò il corpo esile ma abile della ragazza al suo fianco, seduta sul cornicione del tetto di uno dei palazzi più alti della città, le gambe dondolanti nel vuoto, i capelli sciolti mossi delicatamente dalla leggera brezza di quella sera.
Le sue ali erano rinchiuse nel suo corpo, a differenza di lui che le teneva ancora libere: candide come la neve, sembravano stagliarsi sulla città. 
Restavano spesso in quel posto ad ammirare il tramonto e ad aspettare l'oscurità, ma quella sera c'era qualcosa di diverso. 
"Non hai ancora spiaccicato parola, mio caro loquace Matt, non è da te! Cosa succede?" 
La dolce voce della ragazza lo riportò sulla terra. Si riscosse e le sorrise. "Pensavo.."
"Mille parole tutte rinchiuse nella tua testa..potresti esplodere, sai?" un piccolo sorriso si allargò anche sul suo volto. "Dai, sputa fuori tutto." 
"L'altra sera sei stata davvero brava." rispose, ed era vero, lo era stata. Non era questo a tartassare la sua mente, ma ci andava vicino. Ripensò a quando lei era scappata da quella stanza per affrontare le bestie da sola, al terrore che lo aveva invaso. Ma lui doveva proteggere Melissa, e così fece, quando una di quelle bestie si presentò davanti alla loro stanza e lui, con un'abile mossa, gli tagliò la gola. Melissa era salva, ma Gwen? Sentiva che qualcosa non andava, e infatti appena tornò giù, nell'atrio, vide Crowley con il suo ostaggio..l'umano. Quell'umano. L'abbraccio e poi quel bacio che si erano dati subito dopo la liberazione dal demone bastò a Matt per capire i sentimenti della ragazza. Era tutto vero. L'amore della profezia era vero. Tutto stava seguendo quel disegno. Avrebbe avuto la forza di impedirlo? 
"Non mi freghi. Cosa c'è in quella testa?"
L'angelo abbassò lo sguardo e trovò l'oceano. "I tuoi occhi sono un libro aperto. Questo ora non è il tuo posto, dovresti stare con lui." 
Gwen non nascose lo stupore nel sentire quelle parole. Lui. "Non posso." rispose infine, dopo un istante interminabile. "Questa è la mia casa, ho un lavoro da svolgere qui, con te." 
Matt sorrise e riportò lo sguardo sulla ragazza. La conosceva dalla sua nascita, ma ogni volta che la guardava negli occhi, la sua mente lo riportava a sua madre. Quella bellezza straordinaria, quella caparbietà, quell'abilità nel combattere..quel ricordo lo feriva ancora, dopo tutti quegli anni. Era stata come una sorella per lui..ma l'amava, l'amava con tutto se stesso e aveva giurato di crescere sua figlia e di farla vivere, vivere per davvero. "Da giorni ormai ci sono solo piccoli demoni in giro..nulla che non possa combattere da solo per un po'."
"Ma..sai che non posso..la profezia.."
"Non lasciare che qualche profezia ti rubi la vita." e avrebbe tanto voluto credere alle sue stesse parole. Lei non sapeva tutta la profezia, Arianne aveva taciuto una parte di essa. Ma non avrebbe impedito a Gwen di vivere, di amare. Stava sbagliando? Forse, ma vedere quella sofferenza nei suoi occhi, ogni giorno che restava lontana da quell'umano, lo distruggeva. "Và da lui."
 
 
Toccò il suolo con le punte dei piedi, silenziosamente. Era notte fonda ormai, ma non voleva far nessun rumore. 
Era in piedi, vicino alla piscina. Abbassò lo sguardo e vide il suo riflesso nell'acqua limpida ed immobile. Una ragazza le restituiva lo sguardo, lunghi capelli le ricadevano sulla schiena, qualche ciocca davanti agli intensi occhi blu, una maglietta larga ed un paio di jeans stretti..una ragazza come tutte le altre, se non fosse stato per le ali che le spuntavano da dietro la schiena, maestose e potenti. Osservò il riflesso delle piume rosse e bianche sull'acqua..oh no, lei non era come tutte le altre. Lei era diversa. 
Con la punta del piede sfiorò quello specchio d'acqua creando piccole onde e distruggendo così il suo riflesso, raggiunse la porta finestra che dava accesso alla casa, mentre ritirava quelle ali dentro di sé. 
Come pensava, era aperto. Sorrise ed entrò, ritrovandosi in sala. 
Si aspettava..cosa si aspettava? Di trovarlo lì, ad aspettarla? Un brivido le passò dietro la schiena e pensò per un attimo di andarsene, semplicemente di uscire di nuovo da quella porta e volare via..
Si guardò intorno, qualche coperta sul divano, le bacchette sul tavolino di fronte, un iPod con accanto le cuffie.. Ma nessun altro nella stanza.
Cercò di percepire qualche suono, qualche movimento, ma la casa sembrava deserta. Quando poi sentì piccoli passi dirigersi verso la stanza. Non era il passo di un uomo ma..certo, un cane. Vide entrare il piccolo Sky e correre verso di lei, con la lingua che gli penzolava fuori dalla bocca, ansimando. 
"Ehi mio piccolo amico.." sussurrò la ragazza, accarezzando la pancia del cane che si era subito sdraiato aspettando le sue coccole. "è bello rivederti. Il tuo padrone non c'è, vero?" Sky aveva ormai un'espressione di assoluta felicità sul viso, mentre la sua coda scodinzolava ovunque. "Pensi sia stata la decisione migliore restare? Che ne dici di aspettarlo fuori?" propose, e il piccolo cucciolo, come se l'avesse capita, si alzò e si diresse verso la porta finestra da cui Gwen era entrata poco prima. Lei sorrise e, stupita, lo raggiunse. Non era la prima volta che un animale sembrasse come..risponderle.
Entrambi uscirono e lei si richiuse la porta alle spalle. Il cucciolo era intento a girare intorno da solo cercando di mordere la sua stessa coda. 
"Sei molto astuto, piccolo mio" 
Gwen si guardò intorno, cercando una buona sistemazione, poi optò per il pavimento. Si sdraiò lì, al fianco della piscina, il suono e il profumo dell'acqua e del cloro che le facevano compagnia. Sky si era ora sistemato al suo fianco, sdraiato anche lui e rannicchiato vicino a lei, con la testa poggiata sulla sua pancia. 
Un milione di stelle li sovrastava, avvolte da una fitta oscurità. La luna era coperta in parte dalle nuvole, solo una piccola parte era visibile, ma la coltre scura si muoveva come seguendo lo sguardo della ragazza, rivelando ogni volta diverse zone di quel corpo celeste che tanto ammirava. Aveva passato molte delle sue notti così, sul tetto di qualche edificio ad osservare il cielo, la massa di tenebre che si stendeva sopra di lei, sopra tutti loro. E quei piccoli corpi luminosi che la facevano sognare, ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio gruppo di stelle. 
"La stella polare..lei c'è sempre." sussurrò, mentre accarezzata la testa del cucciolo. "E quelle..Andromeda. La sua storia è un mito..Andromeda era la bellissima figlia del re di Etiopia: Cefeo. Un giorno, la madre della ragazza, Cassiopea, si proclamò più bella delle Nereidi, le ninfe del mare, tra cui Anfitrite, la moglie di Poseidone, il dio del mare. Il dio, convinto dalla moglie, mandò un mostro per punire e devastare le coste dell'Etiopia. Cefeo, disperato, si recò dall'Oracolo per sapere come allontanare il mostro, e questo gli rispose che l'unico modo per porre fine alle devastazioni, era sacrificare sua figlia, la principessa Andromeda, al mostro. Il padre accettò, pur di salvare il suo paese, così la ragazza venne incatenata ad uno scoglio in attesa della sua fine. Fu allora che Perseo, di ritorno dalla sua impresa contro Medusa, capitò da quelle parti ed il suo cuore venne rapito dall'ingenua bellezza della ragazza. " Gwen si fermò un attimo ricordando quando molti anni, forse secoli prima, Matt le aveva raccontato la stessa storia. Ne era rimasta così affascinata che ci pensava ogni volta che alzavo lo sguardo verso il cielo notturno, cercava quella costellazione. "Inizialmente, Andromeda, molto timida, non osò rivolgergli nemmeno uno sguardo, ma alla fine raccontò al giovane la sua storia. Appena il mostro spuntò dall'acqua per uccidere la ragazza, Perseo lo trafisse con la sua spada. I due giovani si sposarono, ma dovettero affrontare anche l'inganno della geloca Cassiopea, prima di vivere finalmente felici e innamorati, insieme, in Grecia."
Una voce la riportò sulla terra, lontano dai miti. "Non conoscevo tutta la storia..un amore a lieto fine.." Riconobbe quel suono un po' roco, ma penetrante, sensuale e dolce. Si voltò e vide Shannon appoggiato alla parete, braccia conserte, osservarla intensamente con un dolce sorriso sul volto. 
Non l'aveva sentito arrivare, non aveva percepito i suoi passi, il loro suono..era così persa nella sua mente.. 
"Direi che hai un problema di sicurezza. Dovresti chiudere le porte e..il tuo cane non dovrebbe correre incontro agli intrusi scodinzolando e implorando grattini sulla pancia." rispose, lo stesso sorriso sul suo viso. 
"Se l'intruso sei tu, sono felice di avere questi problemi di sicurezza."
"Dovresti essere più prudente.." ribatté la ragazza, che ora era poggiata su un fianco, un braccio piegato con la mano tra i capelli, e osservava dolcemente l'uomo. 
Lui annuì e poi le sorrise "La porta era aperta per te, aspettavo te e..ora sei qui. Sei con me..sei tornata da me"
"Tornerò sempre da te, era una promessa."

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Capitolo 15
*** This is the story of my life. ***


"Quella..quella è l’Orsa Maggiore."
Gwen sorrise, distese il braccio e indicò nella stessa direzione in cui indicava Shannon, verso il cielo notturno. "E' Orione."
"Oh..bhè sarebbe stata la mia seconda opzione." ribatté il batterista provocando una nuova risata nella ragazza, e inevitabilmente un sorriso si disegnò anche sul suo volto.
Erano distesi vicino alla piscina, sul pavimento, uno opposto all'altra, le teste vicine. "Ero a casa di mio fratello..quando uno dei due ha troppi pensieri per la testa, ci troviamo per suonare. Io non riuscivo a smettere di pensare a te e Jared non fa altro che parlare di una ragazza che ha conosciuto alla festa di Melissa. Pensa sia quella giusta, a sentire lui.." le aveva detto, prima di affiancarsi a lei sul pavimento. Ora erano lì distesi ad osservare le stelle, quei piccoli corpuscoli luminosi che illuminavano l'oscurità opprimente del cielo. "Sono molto più che semplici stelle" gli aveva raccontato "Rappresentano speranza, sogni. L'uomo ha imparato ad attribuirgli immagini, rappresentazioni..attraverso di essere si può interpretare e capire una persona. Illuminano la strada anche nei periodi più bui. Ognuna di esse ha una storia.." 
Shannon si voltò, poggiandosi sul fianco, un braccio piegato poggiato sotto la testa, l'altro che, circondandola, accarezzava i capelli della ragazza, con gesti così delicati da farle venire i brividi. 
"Quel è la tua, di storia?" Le chiese, ma poi sembrò pentirsi di aver posto quella domanda quando notò un sussultò in lei. "No ecco..se non vuoi.." Aveva paura di riportare a galla ricordi troppo dolorosi, ma soprattutto, aveva paura della propria reazione una volta saputa la verità.
"No, hai il diritto di sapere." affermò poi con un lampo di determinazione nello sguardo. "Ti racconterò tutto.."
Shannon osservava rapito Gwen mentre raccontava la sua storia, ascoltava ogni parola, percepiva ogni cambiamento nella sua voce, ogni esitazione. Osservava ogni lineamento perfetto, il suo sguardo perso nell'oscurità delle tenebre, quegli occhi azzurri, così dolci e profondi, ora sembravano così vuoti, diventando sempre più lucidi. Avrebbe voluto fermarla, stringerla tra le sue braccia e sussurrarle che sarebbe andato tutto bene, che ora c'era lui, ora lui l'avrebbe protetta da chiunque. Ma non lo fece, restò semplicemente lì, immobile, combattuto dal desiderio di saperne di più, di scoprire il passato di quella ragazza.
Gwen non avrebbe mai pensato di dover raccontare tutto questo a qualcuno, ma sapeva che lui avrebbe dovuto essere a conoscenza di tutto questo, anche se avrebbe significato rivelargli ciò che veramente era, un mostro, anche per quelli della sua specie.
"C'era un tempo in cui tutti gli angeli vivevano i loro giorni in quello che voi siete soliti chiamare paradiso. Creature magnifiche, che sottostavano al volere del loro Padre, il loro Creatore. Vivevano per lui, grazie a lui. Non esisteva giorno e notte, solo luce che illuminava le creature. Un giorno, il Padre creò gli esseri umani, creature simili agli angeli, ma privi della loro magnificenza. Lui impose agli angeli di servire questi umani, di trattarli da loro pari perché anche loro erano suoi figli. Chiese di aiutarli nella loro vita, di condurli verso il bene. Uno di loro non acconsentì, un angelo, il più bello, il più splendente e il più vicino a Dio, rifiutò la richiesta del suo Padre, ritenendo gli esseri umani inferiori a loro, quindi non degni di essere trattati da loro pari, figli del Creatore tanto quanto loro. La gelosia di questo angelo, chiamato Lucifero, scatenò una guerra che opponeva i seguaci di Lucifero e gli angeli rimasti fedeli al Signore, una guerra che si concluse con l'esilio del traditore dal paradiso. Lui e i suoi seguaci, chiamati demoni da allora, cacciati dalla loro casa, caddero, per nove lunghi giorni, fino a raggiungere la terra e da lì poi l'inferno. Rinchiuso Lucifero, i demoni da quel giorno invadono la Terra e i loro abitanti con lo scopo di allontanarli dal paradiso, di torturarli, di finirli. Insieme a loro, nella caduta, caddero altri angeli, quelli che non presero una parte, che non si schierarono né con il Padre, né con Lucifero. Anch'essi esiliati dal paradiso, furono obbligati a vagare sulla terra, insieme alla loro vita eterna, ai loro poteri, alla loro vera natura. Questi angeli non persero mai la speranza di tornare a casa. Alcuni si schierarono poi dalla parte di Lucifero, altri restarono fedeli, seppur in ritardo, al loro Padre. Questi ultimi si adoperarono per rendere utile il loro esilio. Divennero Cacciatori. Loro compito era di proteggere la razza umana dai demoni, anche a costo di ucciderli. Con gli anni, con i secoli, i loro lavoro andava avanti, continuando questo eterno conflitto tra angeli e demoni. Ci fu un periodo in cui questi angeli si mostrarono agli uomini, rivelarono la loro natura sovrannaturale. Gli uomini li chiamarono divinità e iniziarono ad adorarli, che siano greci o romani. Così ciechi, così presuntuosi ed ingenui, lasciarono che gli esseri umani si scontrassero tra di loro, a causa loro. Conosci le loro storie, vero?" Shannon annuì, preso dal racconto, ma la ragazza sembrò non accorgersene neanche e continuò. "Vennero create addirittura leggende, miti su di loro. Nettuno, Urano, Zeus, Crono, e.. Afrodite. Lei era.." si fermò un attimo, dopo un profondo respiro. "Lei era mia madre. Venne conosciuta come la dea dell'amore. Bellissima, movimenti sinuosi, sguardo che ti rapiva..'rendeva bello tutto ciò che guardava' così dicono, esattamente come fa l'amore quando ci tocca. Era anche un'incredibile combattente, forte, agile, furba e caparbia. Molti si innamorarono di lei, molti fecero pazzie per lei. Ma lei credeva nell'amore vero, quell'energia che ci spinge ad unirci, che è in grado di migliorare l'uomo, che rende felice, che culmina con il piacere fisico e corporeo. E' un'unione tra spirito e corpo. Per questo non legò mai con nessuno, finché...finché non incontrò mio padre. Durante una battaglia, i loro sguardi si incontrarono e da quel piccolo gesto, entrambi capirono cosa li aveva colpiti. Un solo problema impediva al loro amore di vedere la luce del sole: lui era un demone. Non si fermarono per questo. Insieme, i due vissero la loro storia a pieno, nonostante sapessero quanto fosse innaturale e irrazionale, finché non furono scoperti. Scapparono, ma li inseguirono ovunque, angeli e demoni. Il loro amore era impuro, per questo doveva essere punito e interrotto, e su questo le due fazioni si trovarono d'accordo. L'angelo e il demone non erano soli, alcuni amici angeli fidati della donna li aiutarono rischiando la loro stessa vita. Poi ebbero una figlia..me. Né angelo, né demone. La caccia non divenne più solo contro un amore illecito, ma contro un pericolo mai visto, un mostro che andava distrutto. Quando la situazione si fece insostenibile, mio padre, che amava così tanto mia madre, decise di andare incontro alla sua specie per chiedere un patto, per sacrificarsi. Nessuno mi ha mai detto il vero nome di mio padre. Questo fermò gli angeli, ma non i demoni, ancora assetati di sangue, trovarono anche mia madre e la uccisero, sotto gli occhi della figlia..sotto i miei occhi. Gli amici di mia madre riuscirono a proteggermi e a farmi scappare. Da quel giorno vivo con loro, mi hanno insegnato a diventare una cacciatrice, mi hanno cresciuta come una di loro, come un angelo. Ma ho sempre saputo di non esserlo davvero. Per tutta la vita, demoni, e all'inizio anche alcuni angeli, hanno continuato a cercarmi, hanno tentato di uccidermi, ci sono quasi riusciti molte volte. Ho visto cose che..non riusciresti neanche ad immaginare. Ho tentato di tenere sempre fede al mio compito, di proteggere la razza umana contro i demoni ma..spesso è lo stesso uomo a farsi del male da solo. 
La mia vita è passata tra sangue e ali, finché qualcosa cambiò. Scoprii che i demoni non volevano uccidermi, o almeno non tutti. C'è una profezia, una profezia che incombe su di me da quando sono venuta al mondo." Shannon era stordito da tutte questo informazioni, dalla sua incredibile storia, ma quando vide la ragazza chiudere gli occhi, trattenne il fiato. "Lei sarà creatura unica, unirà due mondi nelle sue ali, e quando amerà l'uomo, creato ultimo da Dio, come mai amore si era visto prima, libererà colui che a Dio si ribellò, colui che cadde nove lune dal paradiso." citò ogni parola come le era stata riferita, poi riaprì gli occhi ed incontrò lo sguardo sbalordito dell'uomo.
"Anche i demoni sono a conoscenza di questa profezia, per questo mi vogliono con loro e non vogliono uccidermi: devo risvegliare Lucifero. Si scatenerà l'Apocalisse, il mondo come lo conosciamo ora, non esisterà più." Fu solo allora che Gwen si voltò, poggiandosi sul fianco, incontrando lo sguardo di Shannon, le labbra semiaperte in un'espressione di stupore. "Io..non volevo spaventarti, solo dirti la verità. Finché i demoni non mi avranno, non potranno compiere la profezia, e non sarà così facile prendermi. Sono scappata da loro per secoli. Ma.." la ragazza abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello di fronte a lei. "come può un sentimento così puro scatenare tutto questo? Prima i miei genitori..poi io..con te. E' tutto uno sbaglio?" 
Gwen sentì le dita di Shannon sollevarle il mento, per incontrare inevitabilmente il suo sguardo. "Amare non è mai sbagliato. Se ami davvero qualcuno, devi combattere per averla, devi andare contro tutti. Noi combatteremo insieme." 
Le labbra dell'uomo si avvicinarono a quelle della ragazza, sfiorandole prima, poi con un bacio, dolce e rassicurante che liberò la piccola lacrima che Gwen tratteneva da troppo tempo, e che le rigò la guancia. Quando si allontanò, Shannon la asciugò con le dita, lasciando poi un piccolo sorriso sulle labbra della ragazza. 
"Sei ancora in tempo." gli sussurrò. Lui ricambiò lo sguardo, contraendo le sopracciglia, confuso. 
"Per cosa?"
"Per scappare a gambe levate, da me. Insomma, dopo tutto quello che ti ho raccontato.."
"Resterò con te." continuò Shannon, deciso.
Gwen fissò il suo sguardo in quegli occhi color nocciola, quasi dorati in certi punti. "Dovresti stare alla larga da me, ma..non riesco a starti lontana."
"Non devi. Fanculo i demoni, le profezie. Ora siamo io e te. Non lascerò che qualcuno ti faccia del male."
Shannon si mise a sedere lentamente, e con un braccio alzò anche Gwen. Sky ormai dormiva beato sul pavimento al fianco della ragazza. Lui si spostò poco più in là, appoggiandosi al muretto di fianco alla piscina. Aprì leggermente le gambe e sistemò la ragazza tra di esse, circondandola con un braccio, il petto di lui che aderiva perfettamente alla schiena di lei. L'uomo annusò il dolce odore dei lunghi capelli scuri della ragazza, poi le baciò la testa. 
Era inspiegabilmente così calmo, nonostante tutto. Averla al suo fianco lo rassicurava, sentire il suo profumo, percepire il suo respiro, lo faceva stare bene. Cosa gli stava succedendo?
Un pensiero gli attraversò la mente e non riuscì a trattenere una piccola risata.
"Cosa c'è da ridere?" chiese la ragazza, mentre con le dita tracciava i contorni dei simboli incisi sull'avambraccio del batterista.
"E io che mi preoccupavo che fossi troppo vecchio per te!"

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Capitolo 16
*** Famous Last Words. ***


"Pancake per me, grazie" 
Lo sguardo di Shannon non si spostò un attimo da Gwen, neppure quando ordinò alla cameriera, la ragazza con il suo libretto tra le mani, ancora assonnata data l'ora. "Lo stesso, ma anche del caffè, forte, grazie." 
"Arriva subito." rispose pronta la ragazza, che girò i tacchi e si diresse al bancone riferendo all'uomo in cucina l'ordinazione.
"Ti ricordo che ho viaggiato molto, ho mangiato ovunque, non sarà facile stupirmi." 
"Vedremo.." rispose il batterista. Gwen alzò gli occhi dal menù, che posò sul tavolo, e solo allora si accorse che l'uomo la stava fissando. 
"Cosa c'è?" chiese, aggottando le sopracciglia, in un'espressione che fece sorridere Shannon. 
"Niente, sei buffa."
"Ah, ridi di me? Mi stavi fissando così per questo allora?" finse un'espressione scioccata, ma non le riuscì molto bene, tanto che questo fece solo divertire di più l'uomo davanti a lei. 
"Ti fissavo perché è davvero così bello vederti qui, in un posto normale, con me, e non nel tuo solito mondo, tra demoni e combattimenti. Sei così..naturale, non sembri per niente una cacciatrice." Era la verità. Dopo che lei gli aveva raccontato tutta la sua storia, dentro di lui si sentiva ancora confuso ed incredulo davanti a tutto ciò. Ma bastava guardarla negli occhi per riconoscere quella ragazza come la Gwen che gli era piaciuta dalla prima volta che l'aveva vista, solo questo.
"Oh bhè potrei abituarmi a questa vita da essere umano." scherzò Gwen.
"Perché no? Potresti sempre lasciare tutto e vivere così, una semplice vita, con me." 
Nello sguardo della ragazza, poteva scorgere tanta tenerezza quanta decisione e tristezza allo stesso tempo. "Non posso abbandonare Matt e tutto il resto. Sono nata per questo, non posso semplicemente nascondere ciò che sono realmente. Io.." L'arrivo della cameriera fermò le parole di Gwen anche se decisamente Shannon non ne fu contento. 
"Pancake per entrambi e caffè per te" disse la ragazza con la sua voce così dolce e calma che anche Shannon si voltò per osservarla per la prima volta. "Altro?"
"No grazie" risposero in coro i due seduti al tavolino vicino alla vetrata del piccolo bar. Come poco prima, la cameriera ritornò verso il bancone. Erano gli unici in quel locale, era decisamente troppo presto per Los Angeles. 
Gwen osservò i suoi pancake, dal profumo e dall'aspetto decisamente invitanti. "Che aspetti? Forza provali!" la incoraggiò Shannon. Lei sorrise notando che l'uomo ne aveva già mangiati metà, poi assaggiò un boccone anche lei e..accidenti erano davvero buoni! 
"Cosa ti avevo detto?" 
"Ok, forse hai ragione.."
"Forse? Ho vinto la scommessa, ammettilo!" 
"Va bene va bene hai vinto!" Gwen alzò le mani in segno di resa, mentre Shannon sfoggiava uno dei suoi meravigliosi sorrisi e lei notò una strana scintilla nei suoi occhi, scomparsa però troppo velocemente, così com'era apparsa.
"Non c'è discussione, questi pancake sono i migliori. Appena posso vengo qui..ma di solito sono in tour da qualche parte nel mondo, o se sono qui preferisco dormire o.." 
"Sei troppo impegnato con le ragazze per fare una colazione decente." continuò Gwen ridendo.
Shannon la guardò sbalordito, gli occhi che mostravano tutto il suo imbarazzo e lo stupore. Balbettò qualcosa ma la ragazza continuò. "Umani! Sempre così stupiti. Non penserai che mi sorprenda sapere che sei stato a letto con altre, probabilmente anche più di quante possa immaginare..." un'espressione divertita iniziava a cancellare l'imbarazzo sul volto di Shannon. "Ma ti capisco, insomma non sei l'unico ad esserti divertito così..Magari erano tutte belle modelle, alte, bionde, tutte curve.. È questo lo stereotipo di bella ragazza di questi tempi no? Ormai non sono molto aggiornata su queste cose. Magari anche più di una volta con la stessa, insomma, non sei niente male.." ormai il batterista non tratteneva più le risate, dall'espressione seria e divertita al tempo stesso della ragazza. 
" 'Niente male', nessuno mi aveva mai definito così. Direi che dobbiamo rimediare!" replicò lui tornando serio per reggere il gioco, mentre i suoi occhi ardenti lasciavano fin troppo immaginare cosa avesse in mente.
"Entrando a far parte dell'elenco della ragazze da 'seconda volta per dimostrare la mia virilità'?"
"Anche più di una seconda volta eh..sei così diversa.." c'era anche una nota di verità nella sua voce, ora, nascosta sotto la piccola parte che entrambi stavano recitando, e Gwen non riuscì a non percepirlo.
"Ma non mi dire.."
"Bhè..non ho mai portato nessuna a mangiare qui. Solo te.." ora sembrava come se la sua maschera fosse svanita, come se fosse sincero..davvero.
Lei sorrise dolcemente, incantata nello sguardo dell'uomo.
L'ennesimo suono delle piccole campanelle attaccate alla porta d'ingresso del locale li riscosse entrambi, e notarono che ormai non erano più soli. 
"Forza finisci questi pancake e andiamo." 
Shannon era già alla cassa per pagare quando lei ingoiò l'ultimo boccone e lo raggiunse poi mentre usciva dalla porta con le campanelline, avvisando tutti della loro uscita.
Dopo qualche passo, Gwen, che stava osservando il cielo pieno di nuvole sopra di loro, andò a sbattere distrattamente contro le spalle dell'uomo. Abbassò lo sguardo e notò che anche lui, come lei poco prima, era perso nei suoi pensieri, gli occhi che vagavano tra la folla che ormai viaggiava sulle strade di Los Angeles. 
Improvvisamente si voltò e incrociò gli occhi limpidi della ragazza. Le si avvicinò e le spostò una ciocca di capelli che le ricadevano davanti agli occhi.
"Allora anche tu ti sei..divertita con altri?"
Gwen sorrise, non distogliendo lo sguardo dal suo. "Non puoi pretendere che in tutti questi anni non l'abbia fatto anche io..."
"Ed è sempre stato così..così complicato?"
Lei sospirò e abbassò lo sguardo. Ora non alludeva ad una semplice notte di sesso, parlava di loro, parlava di una vera storia. "No..ora è diverso."
Shannon era così vicino che poteva sentire il suo petto alzarsi ed abbassarsi, una sua mano era poggiata sul suo viso, l'altra le cingeva un fianco. Dapprima chiuse gli occhi, la fronte appoggiata alla sua, sembrava come assaporare ogni suo profumo, ogni sua essenza. Gwen osservava i suoi lineamenti, tratteneva i brividi che provava con la sua vicinanza, e cercava di entrare nella mente di quell'uomo, di capire cosa lo intimoriva e lo tratteneva. Poi lui riaprì gli occhi e quelli nocciola, ora circondati da una sottile linea verde, incontrarono quelli azzurri come zaffiri che lo scrutavano.
"Non importa quanto sarà difficile." sussurrò con una voce così flebile che Gwen riuscì a stento a percepire, poi la baciò, premendo dolcemente le labbra sulle sue. La strinse ancora di più a sé, una mano immersa nei lunghi capelli, e Gwen si lasciò trasportare dalle sue labbra. 
Erano quei momenti che le facevano dimenticare il suo vero mondo, cos'era in realtà, quanto fosse diversa da tutto. Bastava un suo contatto, un suo sguardo, la sua presenza. Era così persa in quel bacio che quando lui si scostò, lei impiegò un po' per capire cosa l'aveva fermato, ritornando alla realtà. 
Qualcuno stava urlando il nome del batterista, da lontano. Quando si avvicinarono di più, Gwen notò che erano delle ragazze.
"Saranno Echelon, non preoccuparti.." la tranquillizzò Shannon allontanandosi di un passo da lei.
Ora le ragazze li circondavano e Gwen riuscì ad osservarle meglio: erano quattro, sicuramente sopra i vent'anni, tutte molto belle, carnagione leggermente abbronzata come tutti ormai in città, lunghi capelli castani, tranne una bionda. La collana con quella strana triad che le aveva mostrato Shannon tempo prima, le accomunava tutte. Si, erano Echelon.
Una per volta, tutte strinsero il batterista per una foto, mentre parlavano tranquillamente riguardo il nuovo album, forse, Gwen non ne era sicura. Non ascoltava molto, piuttosto osservava il leggero tremito di una di loro, la sicurezza di un'altra, la disinvoltura di Shannon e il sorriso che rivolgeva a tutte loro. Sembrava così spontaneo e felice tra di loro, tra le persone che capivano il suo lavoro, la sua vita. E sembrava rendere quei pochi momenti indimenticabili per le ragazze. 
Persa nei suoi pensieri, si accorse a malapena di una ragazza che le stava scattando una foto, e dello sguardo che le stava lanciando. Solo quando Shannon la prese per mano capì che ormai si stavano salutando.
Un ultimo "grazie, Shannon" poi lui la trascinò via, dove, non sapeva dirlo.
"Erano tutte tue fan?" chiese, e lui annuì sorridendole. 
"Una di loro mi guardava davvero male, credo.."
"Per questo ti ho portata via. Non voglio che la mia vita privata..che tu finisca su internet per colpa mia. Ma mi sorprende che tu l'abbia notato, sembravi così persa nei tuoi pensieri.."
"Osservavo. Sembravi davvero felice tra di loro, così a tuo agio tra quelle ragazze che sembravano conoscerti così bene...avevi un sorriso splendido." confessò lei, abbassando lo sguardo, sicura che le sue guance fossero diventate più colorite, mentre camminavano fianco a fianco per una stradina quasi deserta.
"E tu sei splendida quando arrossisci." ribatté lui, tirandole piano la mano in modo da avvicinarla a lui. Con un passo veloce la intrappolò tra il muro e il suo corpo, con una mano le teneva stretti i polsi portati sopra la sua testa, bloccati al muro, poi poggiò le labbra sulle sue in un bacio pieno di passione che lasciò sfuggire un gemito dalla gola della ragazza. Shannon sorrise, mentre con l'altra mano viaggiava sotto la sua maglietta. Avere le mani bloccate era una tortura, desiderava con tutta se stessa di poterlo toccare, di sfiorare la sua pelle con le dita. Scendendo, Shannon lasciò piccoli baci sul collo di Gwen, poi risalì furtivo e le morse il labbro inferiore.
In quell'istante, la suoneria dell'iPhone di Shannon riportò entrambi sulla terra. 
"Questo era solo un assaggio." le sussurrò all'orecchio, lasciando la ragazza stordita, con il respiro affannato e il battito accelerato. Lui prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni, controllò sullo schermo, si allontanò da lei di qualche passo e rispose.
Gwen lo seguì con lo sguardo, lo osservò muoversi distrattamente, poggiandosi prima su un piede poi su un altro. Ogni tanto anche lo sguardo di Shannon si fermava su di lei, facendole provare gli stessi brividi di poco prima.
"Ora? Sono fuori, con Gwen. Si lei. È così necessario? Ok va bene, arrivo."
Sospirò, poi tornò vicino alla ragazza, che non si era mossa di lì. Poggiò le mani sui suoi fianchi e la avvicinò a sé. "Mio fratello vuole una riunione della band al completo, ha delle novità. Ti dispiace se andiamo da lui? Non sarà per molto, e poi torneremo a noi.." le posò un casto bacio sulle labbra, poi si fermò ad osservare i profondi occhi azzurri.
"Ma certo, tranquillo, non c'è nessun problema per me! Sarà bello incontrare di nuovo Jared."
Shannon trattenne una risata poi continuò "Jared è una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, non lo dico solo perchè è mio fratello. E' davvero incredibile, lo scoprirai presto anche tu, fidati di me."
Gwen annuì, chiedendosi se Jared si sarebbe mostrato mai a lei come quella persona che aveva descritto Shannon. Lui lei sorrise, sfiorando con le labbra la fronte della ragazza.
"Grazie." sussurò.
 
 
"Caffè?" le chiese la ragazza dai lunghi capelli biondi, invitandola in cucina.
"Certo"
Emma, così si chiamava la ragazza, la condusse in cucina, una piccola stanzetta dietro la sala registrazioni. Prese il thermos posto vicino ai fornelli e versò il caffè dentro due tazze. Ne porse una a Gwen mentre l'altra l'avvolse con le mani, appoggiandosi poi sul tavolino.
"L'ha preparato Jared, credo, non ti posso assicurare quanto sia buono."
Quella ragazza le stava già simpatica. Gwen le sorrise, si fece coraggio e assaggiò quel liquido marroncino e.. acqua, era praticamente acqua in cui si sentiva vagamente l'aroma di caffè e di altro, che sinceramente non intendeva sapere cosa fosse questo altro. Emma rise quando lei, con una smorfia, posò la tazza sul tavolo. "Ecco, non credo sia molto buono!"
"Tu cosa fai per la band?"
"Sono la segretaria di Jared, ma ormai faccio di tutto, lo aiuto con la band e in altri lavori a cui partecipa."
"Dev'essere dura.." commentò Gwen, pensando a quanto potesse essere snervante sottostare a Jared.
Emma la osservò con sguardo quasi sognante. "La maggior parte delle volte lo è, capita anche di non dormire per giorni, di viaggiare così tanto da non ricordare quasi più da dove eri partito. Ma alla fine, una volta portato a termine il lavoro, tutta la fatica passata non è nulla a confronto della soddisfazione, grazie anche a molti echelon. Lui, loro, fanno tutto questo per gli echelon e la soddisfazione maggiore è vedere loro felici di ciò per cui hai lavorato tanto." Assaggiò distrattamente un sorso di caffè e, come aveva fatto Gwen, posò la tazza sul tavolo. "Hai ragione, fa schifo." concluse.
Gwen sorrise di fronte a quella ragazza dagli occhi velati di un qualche mistero, azzurri e così limpidi. "Sai, ammetto che, prima di conoscere Shannon, non avevo idea di chi fossero i Thirty seconds to mars. Ora riconosco che questa band non è solo musica..è molto altro."
"Proprio così. Vieni, sentiamo se stanno provando qualcosa." 
Gwen seguì Emma fuori dalla cucina, nella saletta di registrazione, ed effettivamente stavano suonando. Non si accorsero neanche del loro arrivo e continuarono.
Riconobbe Tomo sfiorare agilmente le corde della chitarra, muovendo la testa a ritmo. Jared, microfono davanti, occhi chiusi, assorto nella musica, cantava. Lì, in quella saletta, la ragazza si meravigliò della sua voce, così pura, così potente e rilassante al tempo stesso. Sembrava la voce di..un angelo.
"I will attack.."
E infine Shannon, bacchette alla mano, sembrava completamente assente da quel mondo, come se lui e la batteria fossero diventati una cosa sola. Brividi le percorrevano la schiena, solo osservandolo.
"Lo chiamano Shanimal" le disse Emma avvicinandosi a lei, notando lo sguardo incantato della ragazza sul batterista. Era davvero un animale quando suonava, il nome affibiatogli era perfetto, pensò Gwen.
"I promise you.."
Tutti e tre si fermarono e, come risvegliati da un sogno, tornarono sulla terra e solo allora si accorsero della presenza delle due ragazze. 
Shannon sorrise incontrando lo sguardo di Gwen. Lei distolse lo sguardo solo quando Jared le chiese "Allora cosa ne pensi?".
"Wow" fu l'unica cosa che venne in mente alla ragazza per descriverli. Il cantante sorrise orgoglioso e divertivo. "Bene, abbiamo la sua approvazione, direi che ci siamo." confermò. Poi prese il blackberry che teneva in tasca, appena questo produsse un piccolo suono. Lesse il messaggio e sorrise. Senza aggiungere altro, uscì dalla sala tenendo in mano quell'oggetto come fosse sacro.
"La mia Sam!" cantarono in coro Shannon, Tomo ed Emma, evidentemente imitando il cantante appena uscito, scoppiando a ridere subito dopo. "La ragazza che ha incontrato Jared a quella festa." spiegò Shannon a Gwen, che li guardava confusa.
"Ragazzi sarà meglio che vada, fra poco devo uscire con Vicki" annunciò Tomo con un gran sorriso. "Volete un passaggio?"
"No grazie" rispose Shannon, sorridendo a sua volta. "Penso che mostrerò a Gwen l'altro amore della mia vita, dopo Christine. L'ho lasciata qui l'altro giorno.."
Tomo ed Emma annuirono ed uscirono dalla saletta, seguiti da Shannon. Gwen, confusa per le parole di Shannon, raggiunse lentamente gli altri.
Il chitarrista era ormai andato via ed Emma stava riferendo qualcosa a Shannon, mostrandogli il cellulare. Notò Jared seduto una gamba sopra l'altra, sul divano di finta pelle bianca, mentre osservava distrattamente il blackberry.
Si accorse solo dopo di essersi avvicinata a lui e di essersi seduta al suo fianco, come se l'avesse fatto senza pensarci minimamente, il suo corpo aveva agito da solo.
"Si chiama Sam?" chiese Gwen, intuendo che i pensieri del cantante erano rivolti alla ragazza. Si stupì ancora una volta di quegli occhi, così profondi e così simili ai suoi, che ora la stavano osservando. Ricordò la poca differenza di età con Shannon, ma sembrava molto più giovane. Lo stesso valeva per Shannon, ma Jared aveva quel viso quasi da eterno bambino.
"E' fantastica. Non voleva uscire con me all'inizio, sai? Forse è proprio questo che mi ha spinto a volerla conoscere di più. Mi sembra tutto così diverso con lei, riesce a rendere qualunque cosa interessante. Mi capisce e io..vorrei solo renderla felice, capisci? E' l'unica cosa che mi importa." sospirò, riportando lo sguardo sul cellulare. "Bhè penso che tu mi possa capire." continuò dopo aver notato un veloce incontro di sguardi tra la ragazza ed il fratello. Gwen sorrise, quasi senza rendersene conto, e riportò lo sguardo su Jared, stupita dal fatto che si fosse aperto così tanto a lei.
"Ma..? C'è un problema con Sam, vero?" riprese la ragazza, avendo capito dal suo sguardo e dal tono di voce che qualcosa non andava.
"E' come se avesse paura di affrontare qualcosa di serio. So che sente ciò che provo io, ma sembra bloccata e io non so cosa fare. Vorrei donarle tutto me stesso, ma ho paura di spaventarla in qualche modo. Non voglio che vada via." La sua voce lasciava percepire il velo di tristezza che lo affliggeva.
"Hai detto tutto questo a lei?" Lui fece segno di no con la testa. "Falle capire cosa provi, ma non buttarti a capofitto. Stalle accanto, ma lasciale spazio. Lei capirà presto cosa prova e quando sarà pronta, lo sentirà e lo capirai anche tu." Gwen aveva passato così tanti anni tra gli umani da capire ormai da uno sguardo le loro paure, le loro gioie, le loro insicurezze, sapeva capirli ed aiutarli. L'amore era uno dei problemi che l'uomo affronta da sempre e Jared sembrava finalmente essersi imbattuto in questo problema. "Và da lei e non lasciarla andare via."
"Vive a Parigi.." quasi sussurrò lui.
"Non credo che questo sia un ostacolo per Jared Leto!"
Jared le rivolse un sorriso sincero, anche i suoi occhi sembravano brillare di più. Forse iniziava a capire le parole che le aveva rivolto Shannon su di lui, qualche ora prima.
"Pronta Gwen?" La voce di Shannon li fece voltare entrambi verso il batterista. Gwen annuì e si alzò dal divano, seguita da Jared.
"Grazie" le disse. "E..scusami se non sono stato particolarmente gentile nei nostri primi incontri."
"Scusa Jared, vi racconterete un'altra volta i vostri segreti, ora dobbiamo proprio andare." intervenne Shannon, incrociando le sue dita con quelle della ragazza. Salutarono Jared ed Emma e poi la guidò per una porta secondaria.
"Cos'è questa fretta? E di cosa stavi parlando prima, nella saletta?" Gwen era confusa ricordando le parole dell'uomo di poco prima, ma Shannon sembrava non accorgersene, intento com'era ad aprire una porta, che li portò in una specie di garage. Era pieno di cianfrusaglie e scatoloni.
"Volevo mostrarti questa." disse infine, lasciando la mano della ragazza per spostare un enorme telaio da un oggetto posto proprio al centro della stanza, scoprendo così una grossa moto, interamente bianca.
La ragazza la osservò sorpresa e meravigliata. Era di questa che stava parlando prima? 'l'altro amore della mia vita' era una moto? Lei non era mai salita su una di quelle..non ne aveva mai avuto bisogno ovviamente, e l'ultima volta che aveva provato ad avere una vita normale, con gli umani, quelle non esistevano ancora. "Tu hai il tuo modo di volare..io ho questo. Ti piace?"
Lei annuì senza togliere lo sguardo da quella moto. "Indossa questa, farà più freddo." le disse porgendole la sua giacca. "E metti questo, dovrebbe starti bene." questa volta le porse un casco blu. Lui premette un pulsante sulla parete e la porta del garage iniziò ad aprirsi, prese il suo casco, bianco, e se lo infilò. Imitandolo, Gwen indossò il suo. Non vedeva l'ora di provare quella moto. Shannon vi salì su, accese il motore, strinse i due manici dando gas, poi alzò la visiera, si girò verso Gwen, che lo osservava ancora immobile. "Cosa aspetti? Sali." Lei obbedì e si sistermò dietro di lui. "Stringiti forte a me, ti farò vedere cosa sa fare questa meraviglia." Non se lo fece ripetere due volte, si strinse a lui, sentiva il petto premere contro la sua schiena. "Oh, non vedo l'ora di arrivare a casa.. si parte!" abbassò la visiera, diede gas e partì a tutta velocità, senza neanche aspettare che la porta si alzasse del tutto.
Sfrecciarono come saette tra le strade della città quasi deserta, sentendo tutta la resistenza dell'aria contro di loro. Gwen, stretta al suo corpo, sentì il cuore perdere qualche battito durante certe manovre forse troppo azzardate di Shannon.
Ci impiegarono molto più tempo per arrivare a casa perché il batterista ne aveva approfittato per fare un lungo giro della città con la sua amata moto.
"E' stato fantastico! Non pensavo che un uomo potesse avvicinarsi così tanto all'idea di volare..Un altro giro?" chiese la ragazza, facendo gli occhi dolci, una volta arrivati a casa del batterista, tolti i caschi e posata la moto.
Lui la attirò a sè e le sfiorò il viso sussurrandole "No, ora ci divertiremo in un altro modo..". Gwen, che già fremeva all'idea di riavere le mani di Shannon su di lei, come qualche ora prima, gli sorrise, si avvicinò ancora a lui, sfiorò le labbra con le sue facendosi desiderare, sussurrò "Prima dovrai prendermi." e corse via. Shannon restò lì, immobile, sorpreso da questa fuga. Era così vicina..
Sorrise, deciso a stare al suo gioco, e le corse dietro. Lei lo aspettava in cucina, dietro il tavolo, ma appena lui si avvicinò, con un salto decisamente troppo alto per un essere umano, lo schivò e uscì dalla cucina. Prima in sala, poi salì le scale e lì, fuori dalla camera da letto, Shannon la raggiunse e la bloccò, consapevole però del fatto che se lei non avesse voluto, non l'avrebbe mai raggiunta.
"Ora sei mia." le sussurrò all'orecchio, facendola trasalire. Non le lasciò via di scampo: la portò in camera da letto, la bloccò al muro e la baciò con tale passione da stupirla. Uno dopo l'altro, i vestiti di entrambi finirono sul pavimento, mentre Shannon la portava sul letto. La fece sdraiare e lì, dolcemente, posò piccoli baci su tutta la pelle chiara e morbida della ragazza. Profumava di..buono..non sapeva descriverlo, ma gli piaceva da matti. 
Gwen sentiva la sua pelle fremere ogni volta che Shannon la sfiorava, come piccoli brividi attraversarle il corpo. Lo desiderava, ogni parte di sè lo desiderava, come se avesse un bisogno vitale di lui.
Shannon ritornò alle labbra, assaporandole dolcemente mentre entrava piano in lei e piccoli gemiti partirono dalle gole di entrambi.
Era vero ciò che aveva detto la mattina, lei era diversa, lei non era come le altre. Quel desiderio che lo invadeva era qualcosa di più di semplice desiderio fisico. E questo lo spaventava, tanto quanto lo stupiva. Così come lo spaventava e lo stupiva la sua natura, angelo e demone. Fino a qualche settimana prima neanche credeva nella loro esistenza e ora eccolo, baciare una di loro, sussurrare il suo nome mentre un'ondata di piacere lo invadeva. Cosa stava succedendo? Cosa aveva scosso l'uomo che andava a letto con una donna diversa ogni notte, cosa lo tratteneva a lei?
Quando raggiunse l'apice, resistette quel poco per far arrivare anche lei a quel piacere, poi crollò al suo fianco, continuando a baciarla nonostante non avesse più fiato, e allora capì.
L'amava.



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Mi scuso profondamente per il ritardo, tra scuola ed altro risco a scrivere davvero poco.. Spero di riuscire ad aggiornare prima possibile!
Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito fino ad adesso e che lasciano una recensione ogni volta, non sapete quanto questo significhi per me, davvero!
Grazie ancora a tutti!

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Capitolo 17
*** City of angels. ***


Shannon non aveva più resistito, dopo averle sussurrato un "buonanotte, piccola mia", era crollato nel mondo dei sogni. In fondo, la notte precedente non aveva dormito, per tenerle compagnia, ed ora era inevitabilmente stanco.
Gwen lo osservava, osservava ogni suo più piccolo dettaglio. Quel viso le era così familiare ormai, che avrebbe saputo disegnarlo ad occhi chiusi. Le palpebre chiuse che nascondevano due profondi occhi che la incantavano, le folte sopracciglia, quel naso forse un po' grande ma che per lui era perfetto, le labbra piene che, anche in quel momento, formavano un piccolo, dolce sorriso, quelle labbra di cui amava sentirne il contatto sulle sue, quelle labbra circondate da un filo di barba incolta che lo rendeva anche più perfetto, se possibile. I capelli coprivano in parte quella triad tatuata vicino all'orecchio. Osservava il suo petto alzarsi ed abbassarsi regolarmente, il braccio che la circondava, che la teneva stretta a lui come per paura che potesse scappare.
Mai in vita sua aveva visto qualcosa di più pacifico. Ma lui stava solo dormendo, come chiunque altro potrebbe dormire. Non era la pace di Shannon a sorprenderla, ma la propria. La pace che sentiva quando era con lui era qualcosa che non aveva mai conosciuto prima.
Le ricordò la prima notte che aveva passato con lui, così simile e così differente. Anche quella volta si trovavano in quella posizione, ora ancora più vicini l'uno all'altra, ma loro erano diversi, ora si conoscevano davvero, ora si volevano anche di più.
Restò lì, ferma ad osservarlo, per molto tempo, finché non si decise ad affrontare la sua vita reale. Scese piano dal letto, attenta a non fare il minimo rumore per non svegliare Shannon, infilò l'intimo ed una maglietta del batterista abbastanza lunga da farle da vestito, perché non trovava la sua, e uscì dalla stanza. Ricordò di aver lasciato la sua borsa sul divano, durante la piccola 'fuga' di quella notte, così si diresse in sala, trovò il suo cellulare e compose il numero che conosceva ormai a memoria.
Solo dopo il sesto squillo, l'uomo rispose.
"Gwen! Stavo iniziando a preoccuparmi. Va tutto bene?"
Solo allora si accorse di aver trattenuto il respiro mentre il cellulare squillava, e riprese fiato solo quando rispose. Per loro, ogni saluto, ogni sguardo, ogni parola, poteva essere l'ultima. La loro vita era costantemente appesa ad un filo. "Oh si certo, benissimo. Scusami Matt, sono stata un po'..impegnata, non preoccuparti. Tu?" Sentì la risata di Matt nel cellulare e sorrise. "Cosa c'è?"
"Impegnata..bhè, ti stai divertendo eh?" Gwen pensò al concetto di 'divertimento' di Shannon e sorrise a sua volta, ricordando quei momenti di poco prima. Era appoggiata allo schienale del divano, rivolta verso le porte finestre, osservando i primi raggi del sole che illuminavano Los Angeles. Improvvisamente ricordò la notte scorsa, passata proprio lì, vicino alla piscina. 
"Io gli ho raccontato tutto." 
"Tutto..cosa?" chiese un po' esitante Matt.
"Tutto. Dalla storia degli angeli, alla mia, alla profezia.."
"E lui.."
"Shannon è rimasto con me. Non è scappato, non mi ha dato della pazza, non mi ha puntato contro un crocifisso.." ricordando quello che era successo le ultime volte che aveva raccontato a qualcuno ciò che era realmente. "Forse.. forse è un po' spaventato, ma con me è così..normale. Ed è così strano per me.. Ma sappiamo cosa sono in realtà, tutto questo non può durare. Apparteniamo a mondi diversi" continuò la ragazza, ritornando in qualche modo alla realtà. "Hai qualche caso per le mani?"
Matt sospirò. "Sì, ma me ne posso occupare tranquillamente da solo, è un semplice fantasma." 
"No non andrai da solo, potrebbe essere una trappola o.."
"Tu devi restare lì con lui, mi sono spiegato? Me la caverò da solo. Devo ricordarti che sconfiggevo demoni da prima che tu venissi al mondo?"
"Ma.."
"Niente 'ma'." Matt si fermò un istante, poi riprese. "So che hai paura di quello che stai vivendo. Ma scappare non servirà a nulla, ti farà solo stare peggio. Resta con lui." 
Si salutarono, con la promessa di Matt di richiamarla al minimo problema, e riattaccarono. 
Forse aveva ragione, pensò Gwen continuando ad osservare la luce che illuminava pian piano tutta la sala. Aveva paura. Non aveva mai affrontato una cosa simile, e di certo non era qualcosa che si poteva facilmente sconfiggere con un pugnale o altro. Lei con Shannon stava bene, non si era mai sentita così, ma aveva paura, paura di perderlo, paura che il mondo a cui lei apparteneva lo travolgesse, paura di spaventarlo, di farlo soffrire, paura che, a causa sua, gli succedesse qualcosa. La soluzione migliore era forse scappare? Secondo Matt no. E decise di ascoltarlo.
Provava ancora i brividi al pensiero di lui che la sfiorava, che la baciava. La canottiera che indossava aveva il suo odore. Solo questo bastò per calmarla e per convincersi che voleva restare con lui, a qualunque costo.
Con il sole già alto, tornò pian piano di sopra, in camera da letto. Shannon dormiva ancora, beatamente. Ad un tratto mosse un po' la mano e strinse il lenzuolo, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci Gwen. Aggrottò le sopracciglia, strinse gli occhi, e il piccolo sorriso scomparve. La ragazza si avvicinò al letto, spostò dolcemente il braccio del batterista, e si sistemò esattamente com'era prima che se ne andasse, poggiando di nuovo il braccio intorno a sé. Ora il viso di Shannon si rilassò di nuovo.
La ragazza continuò ad osservarlo attentamente, e senza neanche rendersene conto, avvicinò la mano al viso dell'uomo, e percorse quei lineamenti con le dita, dolcemente, sfiorandolo. Aveva bisogno del contatto con la sua pelle. Ma quel piccolo gesto bastò a svegliare Shannon dal suo sogno e a riportarlo alla realtà. Aprì piano gli occhi e si meravigliò di ciò che aveva davanti, quasi come se avesse avuto paura che fosse stato tutto solo un sogno, e che, trovarla lì davanti a sè era la prova che invece era la realtà. Lei c'era ancora, ed era lì, al suo fianco. Sorrise notando le sue dita che lo sfioravano. "Buongiorno"
"Buongiorno a te" rispose lei, continuando il suo percorso, quando arrivò alle labbra e lui posò un piccolo bacio sui polpastrelli.
"Pensavo fossi andata via. Credo di averlo anche sognato alla fine, ma..sei qui." I suoi occhi erano rapiti dallo sguardo vivace della ragazza, mentre con la mano con la quale le circondava il bacino, le accarezzava la schiena, sopra la canottiera.
"Sono qui.." sussurrò lei, quando con quello stesso braccio, Shannon la avvicinò ancora di più a sè, prima le sfiorò il naso, poi posò le labbra sulle sue, in un bacio prima dolce, poi sempre meno casto.
"Non era il caso di rivestirti" le disse sulle labbra, mentre le sfiorava una coscia, salendo più su ed incontrando la sua canottiera. Questo non lo fermò, spostò la canottiera e continuò il suo viaggio, sfiorando la schiena della ragazza. Sorrise quando sentì la pelle di Gwen rabbrividire sotto le sue dita.
"Non avevo previsto questo bel buongiorno.." rispose.
"Non hai dormito?" le chiese all'improvviso.
"Non ne ho bisogno tanto quanto voi umani."
Shannon le sorrise sulla labbra. "Io conosco molti modi per passare la notte, potrei mostrartene qualcuno la prossima volta.."
"Non vedo l'ora" rispose Gwen, riprendendosi le labbra del batterista. Si spostò piano sopra di lei, e la ragazza sentì il battito dell'uomo accelerare, così come il suo. Le mani di Shannon viaggiavano intanto sul suo corpo, sfiorando parti più sensibili di altre. Ogni qualvolta quelle mani, così grandi e forti, e così delicate allo stesso tempo, la sfioravano, Gwen sentiva un tremito percorrerla.
All'improvviso lui la guardò con uno strano sorriso. "Che ne dici di una doccia?" 
Lo sguardo confuso che gli rivolse fece sorridere ancora di più Shannon. "Perché ora..ma cosa.." finì con un piccolo urlo, quando lui la prese senza preavviso in braccio con sicurezza e la portò fuori dalla camera, diretto verso il bagno. Ridendo per i tentativi della ragazza di liberarsi, la lasciò solo nella doccia.
Non fece in tempo a chiedergli perchè l'avesse portata lì, che Shannon aprì il getto dell'acqua e lei si trovò in un attimo completamente fradicia, la canottiera attaccata alla pelle.
"E' congelata!" urlò lei, mentre l'uomo se ne stava lì davanti, appoggiato alla parete della doccia, fuori dal getto, a ridere di lei. Notò solo in quel momento che lui, a differenza sua, non indossava nessun indumento. Senza pensarci due volte, circondandogli il collo con le braccia, lo attirò a sè, sotto il getto dell'acqua. Osservò divertita la sua faccia sbalordita, le gocce bagnargli pian piano tutti i capelli e scorrergli veloci su tutto il corpo. La sua espressione sorpresa si trasformò in un attimo, e Gwen riconobbe subito lo sguardo dell'uomo, gli occhi illuminati da uno strano bagliore ed un piccolo sorriso sulle labbra.
"Intendevo proprio questo, per doccia"
La prese per i fianchi e la bloccò alla parete. Le sfilò via la canottiera e l'intimo, completamente bagnati, poi la sollevò e lasciò che le gambe della ragazza le si avvolgessero intorno ai suoi fianchi. L'acqua continuava a scorrere, ma i due sembravano non farci caso. Gwen gemette ed infilò le mani tra i capelli del batterista, quando sentì il petto bagnato di Shannon contro il suo, i fianchi premere per entrare in lei e le labbra dell'uomo rapirla in un lungo bacio che la portarono, ancora una volta, in paradiso.
 
 
 
"Potremmo quasi sembrare una coppia normale"
"Un angelo e il batterista di una band che si fa chiamare '30 seconds to mars'. Non so tu, ma questo rientra sicuramente nel mio concetto di normalità." ribatté lui, sorridendo, mentre sistemava i caschi sulla moto e lei lo osservava con un sorriso triste. Quando finalmente riuscì ad agganciare i caschi, Shannon si avvicinò a Gwen, cingendole un fianco e premendo per un attimo le labbra sulle sue. "Non c'è niente di cui preoccuparsi, forza andiamo." La mano scivolò dal fianco fino ad incrociare le dita con le sue. Gwen sorrise, eliminando ogni traccia di preoccupazione dal viso, ma si promise di restare vigile e attenta perchè, se c'era una cosa che tutti quegli anni le avevano insegnato, era proprio questa: non illudersi per i piccoli momenti di felicità, i demoni non ti lasceranno mai.
Aggrappandosi a quel piccolo contatto della mano, la ragazza si lasciò guidare dal batterista verso quelle luci che illuminavano Los Angeles.
Quella sera, Santa Monica sembrava più affollata del solito.
Gwen spostava lo sguardo da un gruppo di ragazzi ad un altro, da una madre con i due figli, un bambino contento per aver vinto un peluche, ad una coppia di ragazzi, osservando intanto le attrazioni che quel parco ormai famoso in tutto il mondo offriva. Sembrava passato così tanto tempo dall'ultima volta che Gwen aveva potuto osservare quelle piccole cose, entrare così nella vita degli umani, solo per il piacere di farlo, non per scopi sovrannaturali. Il mondo continuava, gli umani non fermavano la loro vita, nonostante una guerra tra due mondi fosse alle porte. Ma loro erano all'oscuro di tutto questo, ovviamente, ed era meglio così dopotutto. 
"Santa Monica. Cosa ne pensi? Sono sicuro che tu ci sia già stata, anzi, non so se ci sia un luogo che tu non abbia visitato, ma...questo è uno dei posti di Los Angeles che preferisco. Basta voltare lo sguardo ed osservi decine di vite, incontrarsi, sfiorarsi o non avvicinarsi mai. Qui sono sempre tutti così felici.. ti perdi nelle loro vite per un attimo, cerchi di immaginare la loro professione, che scuola frequentano, la loro band preferita, se si sentono soli, se si sono mai innamorati, se hanno mai perso qualcuno.. Incontro sempre molte persone in giro per il mondo, ma questo luogo ha qualcosa di speciale." si fermò un attimo, lo sguardo perso tra la folla.
"Faccio la stessa cosa." riprese la ragazza, sorprendendo il batterista. Non si era neanche reso conto di aver detto tutte quelle ad alta voce... Lui era quello che non parlava, quello che piuttosto preferiva ascoltare, ma con lei era diverso. Si sentiva libero, come se sapesse che qualunque cosa lui dicesse, lei l'avrebbe ascoltato. Come se in qualche modo lei riuscisse a tirargli fuori tutti i suoi pensieri. "Osservo lo sguardo di voi umani, osservo la vostra ingenuità, la vostra spensieratezza. Siete ignari di cosa succede, proprio accanto a voi, o almeno la maggior parte delle persone lo è. E vivete la vostra vita senza timore...deve essere bello. Le vostre emozioni, i sentimenti.." sospirò e portò lo sguardo su Shannon, che, scoprì, la stava osservando rapito. "Comunque non sono mai stata qui." ammise alla fine.
Shannon si fermò un momento, distratto da qualcosa. "Vieni." incitò la ragazza, che lo seguì confusa. Vicino ad una delle giostre predisposte per i bambini, c'era un piccolo carretto dove un signore vendeva pop corn. Shannon ne comprò un sacchetto e, quando si voltò di nuovo, notò lo sguardo divertito di Gwen. "Adoro i pop corn" confessò, mangiandone una manciata, mentre la ragazza rideva dell'uomo, contento come un bambino quando riceve il regalo di Natale.
"Benvenuta a Santa Monica" posò un dolce bacio sulle labbra della ragazza, che sentì il sapore salato dei pop corn. "Vieni" disse Shannon quando notò qualcuno avvicinarsi alla banchina che affacciava sulla spiaggia, così vi condusse anche Gwen.
Lei si appoggiò alla transenna, l'uomo al suo fianco, sotto di loro si estendevano le acque del pacifico. Quando si voltò, osservò le luci di tutte le attrazione e della grande ruota panoramica che si stagliava sopra di loro, sentiva le urla dei bambini e le loro risate.
"Non avete emozioni, sentimenti.." le parole di Shannon la fecero voltare, riportando lo sguardo negli occhi nocciola del batterista. "non provate tutto quello che proviamo noi?" 
Dopo un attimo, Gwen capì che si riferiva a ciò che aveva detto prima, sul suo mondo. "Devi capire che gli angeli non sono quelle figure perfette e buone che tutti si immaginano. Loro vivevano nel loro mondo, in paradiso, seguendo il Suo volere, vivendo per Lui. Possono essere delle creature spietate e pericolose. Gli uomini, siete voi ad aver cambiato gli angeli, quelli caduti. L'amore, la compassione, il desiderio, perfino pensare con una propria volontà..tutto questo l'hanno imparato da voi. I caduti sono completamente diversi dagli altri, ora. Sono cambiati. I demoni, invece, non riescono a vedere cosa avete da offrire. Io..sono nata tra di voi, tra mondi opposti, ma dall'amore, amore nato tra un angelo ed un demone. E' contro ogni logica. Per questo sono così..diversa, da tutto."
Shannon allungò una mano per cingerle il fianco e l'attirò a sè. Lui c'era, sarebbe stato con lei, non importa quanto fosse stata diversa.
"Scusami, per te deve essere tutto piuttosto sconcertante." continuò sorridendo. 
Lui annuì "Direi proprio di sì", poi sorrise a sua volta. "Un mondo intero, proprio accanto a noi, e non ne conoscevo neanche l'esistenza..ed è tutto così diverso da come pensavo."
"Hai paura?" chiese lei, senza pensarci. Pensava fosse normale temere tutto ciò e non gliene avrebbe fatto nessuna colpa anzi..avrebbe dovuto temere perfino lei, e invece eccolo lì, a tenere stretta una creatura di cui fino a poco fa non conosceva neanche l'esistenza. Ma il deciso "no" di Shannon la sorprese. "Non di quello che possono fare a me. Ho paura che possano portarti via da me." precisò.
Shannon ormai era così vicino, i loro nasi si sfioravano. Gwen si avvicinò ancora e poggiò le labbra su quelle dell'uomo che ricambiò con dolcezza.
"Non ho mai sentito di appartenere a nessun posto, ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto, per me.." sussurrò la ragazza sulle sue labbra, e un attimo dopo un forte e lungo fischio proveniente dal mare li riscosse entrambi. 
"Eccoli.." sussurrò Shannon, tenendo sempre stretta la ragazza. Subito dopo il cielo si colorò di rosso, verde, blu.. Quei fuochi d'artificio formavano forme differenti, tutti di diversi colori, e tutto si rispecchiava nelle acque scure che si estendevano in lontananza confondendosi con il cielo altrettanto scuro.
Gwen si stupì di tutto questo, osservando i fuochi e sorprendendosi ogni qualvolta esplodevano illuminando ogni cosa. Shannon intanto osservava lei, la felicità dipinta sul suo viso, quegli occhi lucidi, quasi come se sorridessero anche loro. Non le aveva detto di questo piccolo spettacolo e sperava di sorprenderla, in qualche modo e a quanto sembrava, ci era riuscito. Erano poco distanti dal resto della folla accorsa per assistere ai fuochi e Gwen era così presa dai colori del cielo che non si accorse neanche quando un uomo si avvicinò tranquillamente a loro. Non percepì la natura di quell'uomo.
"Bello spettacolo, non trovi Ginevra?" 
Non appena sentì quel nome, la ragazza si voltò, pugnale angelico, che teneva sempre con sè, stretto in mano, puntato nel punto esatto da cui proveniva la voce. Se quello non si fosse spostato, sarebbe stato colpito. Invece ora, aveva sentito cadere il sacchetto di pop corn prima di vedere la scena, era dietro Shannon, un altro pugnale puntato sul collo del batterista. Se solo avesse premuto di più, per Shannon sarebbe stata la fine. Il terrore si impossessò per un attimo di Gwen, la paura, che quella stessa mattina aveva cercato di accantonare, ora la stava assalendo. Se gli fosse successo qualcosa per colpa sua, non sarebbe mai riuscita a perdonarselo. Riuscì a ritrovare la sua solita lucidità e freddezza, nascondendo il suo timore, attenta ad ogni movimento del demone. Si, ora percepiva il suo sangue demoniaco. Aveva calato la guardia, attratta da quello spettacolo e da Shannon, e ora doveva affrontarne le conseguenze. Fortunatamente si trovavano più in disparte rispetto agli umani ed erano tutti concentrati sullo spettacolo dei fuochi.
"Lui è Shannon, non è così? Si parla così tanto di voi, ultimamente.." la sua voce era molto roca, ma in qualche modo non si addiceva a quell'uomo e questo gli conferiva un'aria terrificante.
Mostrò per un attimo i suoi occhi completamente neri.
"Lascialo andare. Cosa vuoi?" Gwen sapeva che, se i demoni non attaccavano subito era perchè avevano bisogno di qualcosa.
"Davvero non lo sai? Voglio te, cara, piccola Ginevra. E' aperta la caccia alla mezzosangue che risveglierà Lucifero. E, visto che sarò io..potrei anche diventare il braccio destro del Re..proprio così, sarò io a portargli la sua arma migliore."
"Non verrò mai con te" rispose, ma sentì la sua voce vacillare quando la lama del pugnale del demone sfiorò la pelle di Shannon, da dove uscì una goccia di sangue che scivolò poi lungo il collo. Gwen leggeva puro terrore negli occhi di Shannon, ma anche una certa sicurezza che stava cercando di mostrare all'esterno.
"Non lascerai mai che faccia del male a questo umano a cui tieni così tanto. Così come agli altri. Guardati intorno, come puoi pensare che sia venuto da solo?"  e infatti non mentiva. Quando Gwen puntò lo sguardo verso la folla, ancora assorta dai fuochi, notò delle figure di cui sentiva la parte demoniaca anche da così lontano, che si aggiravano intorno alle famiglie, quelle con i bambini più piccoli, brandendo il loro pugnale, pronti ad attaccare al minimo segnale.
Gwen sentì una strana forza attraversarle il corpo, come delle forti vibrazioni, un'ira che si riversò tutta nelle mani. Vide una scintilla attraversare lo sguardo del demone che teneva Shannon, come di paura, timore, quando percepì la sua forza aumentare. Forse lui lo percepiva, o forse i suoi occhi azzurri riflettevano questo suo cambiamento, infatti divennero di un intenso blu scuro, quasi come l'acqua sotto di loro. Si sentiva impotente davanti a tutto ciò e forse fu proprio questa sua disperazione a scatenare quel potere in lei. La sua mano agì da sola, fece un rapido movimento e in quello stesso istante tutti i pugnali nelle mani dei demoni caddero a terra: i demoni erano ripiegati su loro stessi, le mani che premevano sulla testa, le urla strazianti che riscossero tutti gli umani presenti sul molo, che si voltarono a guardarli, il terrore dipinto sul loro volto. Era come se sentissero la loro testa scoppiare, come un continuo suono assordante. E Gwen lo sapeva, perchè in parte lo sentiva anche lei, il suo sangue demoniaco stava andando a fuoco.
Con un altro gesto della mano, colonne di denso fumo nero uscirono dalla bocca di quei corpi che si contorcevano al suolo, finchè gli umani che li avevano ospitati non furono liberi dai demoni. Ora i corpi restarono lì, immobili, la folla che osservava ancora scioccata. Solo quando un uomo si avvicinò ad uno di loro per controllare il battito cardiaco, anche gli altri si mobilitarono, mentre alcune famiglie si allontanavano tra i pianti dei più piccoli.
Shannon osservava ancora il ragazzo che solo pochi istanti prima gli puntava un coltello alla gola, ora disteso per terra, gli occhi chiusi come se dormisse. Ricordò ad un tratto quando un demone si era impossessato di lui, quando sembrava solo spettatore di ciò che faceva, come messo da parte all'interno di se stesso, e quando lei, Gwen, lo liberò senza fargli alcun male. Anche loro si riprenderanno, pensò.
Si voltò verso Gwen e in quello stesso istante le gambe della ragazza cedettero. Doveva essere stato lo sforzo per aver usato quel potere ancora sconosciuto, pensò. Si ritrovò le braccia di Shannon intorno a sostenerla, prima di riprendere l'equilibrio.
"Gwen, come stai? Rispondimi ti prego!" Di nuovo quel terrore nel suo sguardo riapparse, ma questa volta non fu nascosto da quella sicurezza che cercava di mostrare prima.
"Sto bene, sto bene" rispose pronta la ragazza, ritrovando stabilità nelle gambe. Sentiva ancora la testa dolerle, ricordo di ciò che aveva fatto prima. "Tu? Non ti ha fatto male, vero?" Quel dolore non era nulla, era preoccupata per lui. Non avrebbe mai dovuto imbattersi in tutto questo.
"No, tranquilla. Andiamo prima che inizino a fare domande." cingendole ancora il fianco, la condusse fuori dalla folla, ancora più numerosa, che si era riunita intorno ai corpi, e arrivarono alla moto. In pochi minuti erano ormai lontani da Santa Monica.
"Dove siamo?" chiese la ragazza, non appena Shannon fermò la moto. Si trovavano su una rupe, intorno a loro il nulla. Lui non rispose, sistemò la moto ed i caschi, prese la mano della ragazza e la condusse più avanti, poco prima dell'orlo del ripido precipizio.
"Sopra la città degli angeli." rispose alla fine. Sotto di loro si estendeva Los Angeles in tutta la sua maestosità. Le mille luci della città resistevano all'oscurità della notte che si estendeva all'orizzonte, riunendosi con le acque del mare. Tutto sembrava così piccolo da lassù, così impotente. 
Gwen, quando volava, ammirava sempre le città sotto di lei, e ogni volta si stupiva dello spettacolo. "E' magnifico.." sussurrò. "Perchè mi hai portata qui?"
"Volevo portarti in un luogo sicuro, e ho pensato a questo. Siamo solo io e te." 
Shannon si sedette, per terra, appoggiandosi alla roccia, e la ragazza seguì il suo esempio, poggiandosi al suo fianco.
"Mi dispiace." disse, continuando ad osservare l'orizzonte. "Non saresti mai dovuto finire in mezzo a tutto questo. Ho messo in pericolo la tua vita, e anche quella degli altri. Non so come abbia fatto a fare..quello che ho fatto. Tu non..."
"Tu mi hai salvato la vita." la fermò Shannon, sfiorando il piccolo segno sul collo che restava dalla lama. "Non so cosa tu abbia fatto ma..ha fatto male anche a te. Non farlo più, ti prego. Hai rischiato tanto anche tu stanotte." con un braccio circondò la spalla di Gwen, la strinse a sè e le posò un piccolo bacio sulla testa, tra i capelli, sussurrando un "grazie". "Allora, tutti parlano di noi quindi, giù agli inferi?" chiese poco dopo ridendo, facendo spuntare un sorriso anche sulle labbra della ragazza.
"La profezia è vera. L'ora è arrivata. Dovrei risvegliare Lucifero.." Gwen si lasciò cullare dall'uomo mentre pensava alle conseguenze di questo ritorno dagli inferi. 
"Ma tu non vuoi, vero? Hai rifiutato di andare.."
"Ho detto di no a quel demone, ma altri ne verranno, tutti. Hai sentito cos'ha detto, la caccia è iniziata. Sarà solo questione di tempo, mi troveranno ancora ed allora tu sarai di nuovo in pericolo..tutta la razza umana sarà in pericolo, quando Lucifero si risveglierà. Non posso permetterlo." rispose con decisione.
"Tu non andrai da nessuna parte, ora sei mia, quei demoni da quattro soldi dovranno vedersela prima con me!" Gwen sorrise alle parole del batterista, che sorrise a sua volta, osservandola con la coda dell'occhio. "Posso chiederti una cosa?" appena lei annuì, continuò "ricordo vagamente quando il demone si era impossessato di me, quando tu mi hai liberato.. Ti avevo chiamata Ginevra, e anche questo demone, stasera ti ha chiamata così. Ma.."
"Mi fu dato questo nome per la sua origine, splendente, purezza.." lo interruppe, capendo cosa stava per chiedere. "mio padre insistette.. ricordo quella notte, quando i demoni vennero per finire il loro lavoro, con me e mia madre. Ricordo l'urlo di mia madre, la sua ultima parola, i suoi ultimi respiri furono il mio nome. E subito dopo, quel demone si voltò e sussurrò quel nome..non dimenticherò mai quell'orribile suono. 'Ginevra' mi ricorda sempre quella notte così..preferisco Gwen."
"Gwen è perfetto." Lei si voltò verso di lui, al suono della sua voce, e ammirò per un attimo i profondi occhi nocciola del batterista, finchè lui non si avvicinò di più a lei e posò le labbra sulle sue. 
Gwen si aggrappò a quel bacio come se valesse mille parole, quelle parole che non aveva il coraggio di dirgli, quelle paure e quelle emozioni che provava. Shannon si sentiva impotente davanti al mondo della ragazza. Come poteva un semplice umano, come lui, salvarla, salvare quell'angelo? Si sentiva così piccolo...l'unica cosa che poteva fare era farla stare bene, quando era con lui. Gwen desiderava vivere, una vita normale, ed era proprio questo che intendeva offrirle.
"Ora che ci penso, Shannon è anche un nome femminile!" disse la ragazza ridendo, allontanandosi dalle labbra del batterista.
Shannon fece una piccola smorfia e si finse offeso. "Bhè, ti sembro per caso una femmina? Penso che tu abbia appurato bene che sono un maschio.." rispose, con un piccolo sorrisino per l'allusione. "Dovresti chiedere a mia madre, secondo lei mi stava bene..forse desiderava una femmina in realtà.."
"Ha avuto Jared poi..è stata accontentata in parte!" scherzò la ragazza, ma notando lo sguardo dell'uomo, cercò di trattenere la risata. "Sono sicura che non avrà rimpianto neanche per un minuto di avere avuto te...e anche Jared poi. Anzi dovrei ringraziarla per aver messo al mondo l'uomo che mi sta sopportando!" anche Shannon sorrise e le diede un piccolo bacio sulle labbra.
"Dovrei fartela conoscere davvero..le piaceresti."
"Non sono esattamente la ragazza che si presenta alle madri..'ciao mamma, ti presento Gwen. Sai, è mezzo angelo mezzo demone, ma tranquilla, non morde!' Vedi, non suona molto bene!" Gwen cercò d imitare la voce profonda di Shannon, senza molti risultati, facendo ridere il batterista.
"Forse ometteremo qualche parte.."
"Sarà meglio! Sai, pensandoci, io non conosco la tua storia. Com'eri da bambino? I tuoi? Come sei diventato quello che sei?"
Shannon non amava rivivere certi momenti della sua vita, ma le raccontò tutto, dalla madre adolescente che si ritrovò da sola ad accudire lui e, poco dopo, il fratello, dei lunghi spostamenti per le città americane con gli amici della madre, tra la scuola e la musica. Le raccontò piccoli aneddoti di quando improvvisavano piccoli concerti con il fratello, o di quando, a scuola, cercavano di fargli imparare uno spartito ma lui si rifiutò, mandando all'aria perfino l'esibizione di fine anno. Arrivò al suo 'periodo buio' tra compagnie poco raccomandabili, fino a quando il fratello, dopo aver lasciato la scuola, l'aveva aiutato ad uscire da tutto questo, facendo in modo che la musica diventasse la cosa più importante per entrambi. Osservando prima il cielo pieno di stelle, poi la ragazza, raccontò di come formarono la band, dei tentativi di diventare qualcuno e di tutti gli alti e bassi, fino ad allora, quando ancora stavano vivendo il loro sogno, insieme.
Dopo un lungo sospiro, realizzò di aver raccontato tutto di sè, come non era mai successo con nessun altro, se non, forse, con Tomo.
"Hai realizzato il tuo sogno, quindi."
"Esatto." confermò Shannon.
"Lo meriti davvero." Il batterista si voltò verso di lei, mentre gli occhi della ragazza erano ancora puntati sulla città. Senza accorgersene, sorrise osservandola e subito dopo lei si voltò. Ogni volta che incontrava quegli occhi riusciva a sentire il battito del suo cuore più intenso. Vedeva in quell'azzurro la ragazza che lo aveva conquistato, che, senza accorgersene, gli aveva cambiato la vita. Possibile che fosse successo tutto così all'improvviso? Ah, basta pensare, voleva solo baciarla.
"Cosa c'è?" chiese Gwen notando il sorriso sulle labbra dell'uomo. Ma, come un riflesso, anche lei sorrise, quando, subito dopo, lui la baciò. Sentì il bisogno che lui aveva di lei, in quel dolce bacio, e si perse così in quel suo piccolo mondo, con la consapevolezza di essere ciò che lui era per lei, semplicemente essenziale.

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Capitolo 18
*** This is war. ***


Sentiva la forza con cui batteva le bacchette sulla batteria, il suono che produceva lo invadeva con violenza. Tamburo, piatti, ancora tamburo. Seguiva i ritmo fino alla fine della canzone.
'Dio, quanto amo questa batteria'
Shannon alzò di poco lo sguardo, dopo aver ammirato la sua Christine, e trovò gli occhi azzurri del fratello che lo fissavano e per un attimo gli ricordarono quelli di Gwen. In realtà, se li osservi bene, si disse, sono così diversi..
"Shannon sei un mostro oggi!"
Il batterista sorrise all'amico che stava posando la chitarra. "Devo prenderlo come un complimento?"
"Certo, Shanimal" rispose Tomo. "Ragazzi sto morendo di fame, vado a prendere qualcosa da mangiare!" e così dicendo uscì dalla sala di registrazione.
Jared si avvicinò alla batteria mentre Shannon, non accorgendosi del fratello, continuava a suonare seguendo un suo ritmo, ad occhi chiusi, completamente assorto nella musica.
Solo quando sentì la presenza di qualcuno al suo fianco si fermò con un ultimo colpo ai piatti. 
"Non so come faccia questa batteria ad essere ancora viva, soprattutto dopo oggi."
"Non mi abbandonerebbe mai!" disse Shannon, guardando orgoglioso prima la batteria, poi voltandosi verso il fratello che lo osservava con un piccolo sorriso.
"Ricordi quando eravamo ragazzi..bhè, io sono ancora un ragazzo, ma intendo dire molto più giovani..adolescenti ecco.." Shannon sorrise, pensando a cosa avrebbe detto Gwen davanti a quelle solite manie di Jared di rifiutare la sua vera età. "ci infiltravamo in ogni casa, scuola, edificio in cui ci fosse un cartello 'Non entrare', combinavamo di tutto tanto da fare infuriare nostra madre e gli insegnanti che ci seguivano in quel periodo..non avrei mai pensato che saremmo arrivati fin qui."
"Io credevo in te..credo ancora in te. Sapevo che avresti fatto qualcosa di grande, di incredibile, e ci sei riuscito." ribattè Shannon. Aveva sempre ammirato il fratello per le sue capacità, il suo talento. Jared non era come lui, non si era lasciato trasportare dal 'periodo delle droghe', dalle brutte compagnie e altro. Se non fosse stato per lui, ora Shannon non sarebbe stato mai ciò che è. Gli doveva tutto.
Jared si alzò improvvisamente, le mani tra i lunghi capelli. "E' che ho così tante idee ora..e vedere te così carico mi sprona ad andare avanti, a fare del mio meglio, per te, per tutti loro là fuori. Ma so anche che quando sei così, o sei fottutamente felice, o c'è qualcosa che non va." ora era appoggiato al piano e fissava il fratello con sguardo triste. "Dai tuoi occhi, deduco che sia la seconda, questa volta."
Shannon, ormai incapace di tenere testa a quei zaffiri, abbassò lo sguardo e giocherellò con le bacchette  tra le mani. "C'era un tempo in cui credevo di essere in grado di fare tutto, voglio dire, di cambiare le cose, di poter fare la differenza. Ora mi accorgo che il mondo là fuori è molto più grande di quanto immaginassi ed io, davanti a tutto ciò, sono inutile. C'è chi combatte, chi da anni protegge gli altri..io non ho questo potere." Solo in quel momento Shannon si rese conto di aver detto quelle cose ad alta voce. Jared non avrebbe capito, non poteva sapere a cosa si riferiva..ma non riusciva più a tenere tutto dentro.
"Tu puoi fare e fai molto, ma neanche te ne accorgi, fratello." disse il cantante, continuando a guardare Shannon. Lui alzò lo sguardo e non appena incrociò quegli occhi azzurri gli diedero un po' di forza. "Su lo so che stai pensando a Gwen, ti si legge negli occhi. Sono dieci giorni che non la vedi...come sta, a proposito? Il nuovo lavoro?" 
Shannon parve un po' confuso all'inizio, poi ricordò che quella era la scusa che aveva usato per giustificare la sua assenza. Dieci giorni prima Gwen aveva ricevuto una chiamata dal suo amico, Matt. Era un'emergenza, non l'avrebbe mai chiamata altrimenti, lo sapeva. Aveva bisogno di Gwen, della sua Gwen e lei non avrebbe mai rifiutato. Ricordava quell'ultimo bacio, intenso e pieno di paura, paura di non incontrare più quelle labbra, di non sentire più il suo profumo, di non accarezzare più la sua pelle. Poi, semplicemente, era volata via. Da quel giorno non aveva più ricevuto sue notizie e questo lo spaventava a morte. "Tutto bene." mentì. "Tra pochi giorni sarà di ritorno." bhè, era quello che sperava. "Come mai tutto questo interesse?"
"In fondo, quella ragazza non è male. Ha fatto innamorare te, deve essere eccezionale." rispose Jared, con un piccolo sorriso, osservando la reazione del fratello.
"Lo è." sussurrò. "Cioè, 'innamorare', non è vero..non usare queste parole.." ribattè tornando in sè. Vide Jared ridere, seduto davanti a lui, ed un piccolo sorriso sfuggì anche dalle sue labbra. "E tu quando mi farai conoscere questa Sam?"
Il sorriso sul volto di Jared scomparve per far posto ad un'espressione di puro stupore. "Stiamo cercando di andare con calma..sarà diverso questa volta." affermò deciso, lo sguardo perso nel vuoto. Ma subito si riprese e si alzò. "Forza, usciamo, hai bisogno di distrarti un po'. Ho una sorpresa per te." annunciò ed uscì dalla sala lasciando Shannon sbalordito per il suo continuo ed imprevedibile cambio d'umore.
Poche ore dopo, Shannon, Tomo, Jared e la sua santa inseparabile Emma, si trovarono in una grande sala in uno dei palazzi più lussuosi della città, circondati da persone dall'aria decisamente importanti.
"The new yorker e Rolling Stone si sono uniti per metter su questa mostra per l'anniversario della morte di Richard Avedon. Ci sono tutti i suoi scatti più famosi..ho pensato potesse interessarti." 
Shannon osservava rapito le mura coperte dalle foto del suo fotografo preferito, poi si voltò verso Jared e lo abbracciò, cercando di mostrargli la sua gratitudine e fu sorpreso di sentire che lui ricambiava la stretta. Di solito Jared era quello che metteva i guanti, piuttosto che darti la mano, figurarsi abbracciare qualcuno. "Grazie, Jared" gli sussurrò prima di lasciare l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto, se non ci fosse stato suo fratello al suo fianco? Se lo domandava spesso e la risposta gli faceva sempre molta paura.
Ma ora era davanti a dei capolavori, ed intendeva goderseli uno ad uno. Tutti quei ritratti, tutte quelle emozioni nascoste dietro uno scatto, dietro il bianco ed il nero. Riconosceva le copertine dei giornali che avevano organizzato la mostra, foto di attori, di cantanti..foto di persone comuni. Lui catturava la loro vita in una semplice foto e la rendeva arte.
 
 
Le era mancato tutto questo...spiegare le ali, volare al di sopra delle nuvole, dove nessun occhio umano potrà mai arrivare, sentire l'aria fredda nella pelle, sfiorare le piume, godere dell'assoluto silenzio dell'alta quota. Aveva lasciato da ore Shannon ma ancora sentiva il suo sapore sulle labbra. Non le sarebbe mai bastato, ne era certa. 
Sentì vicino la presenza di qualcuno e non appena percepì sangue angelico, si tranquillizzò.
"Da questa parte Gwen!" Le urlava Matt da lontano, e così dicendo, lo seguì, giù attraverso le nuvole, diretti verso terra.
Atterrarono su di un immenso prato dalle più svariate tonalità di verde, intorno a loro il nulla. Notando che nessun umano era nelle vicinanze, decise di non nascondere le ali. "Dove siamo?" chiese la ragazza.
"In un luogo sicuro. Qui nessun demone potrà rintracciarci."
"Che succede Matt?" Non aveva voluto approfondire molto tramite cellulare, ma ora lei aveva bisogno di risposte.
"Arianne è stata rapita." disse l'angelo, osservando poi lo stupore dipinto sul viso di Gwen.
"Quando? Chi è stato?" riuscì a balbettare, mentre si sedeva a gambe incrociate sull'erba, le ali bianche e rosse che la circondavano. 
"E' riuscita a mandarmi un messaggio telepaticamente solo poche ore prima che ti chiamassi. Da giorni nessuno aveva sue notizie...pensavamo fosse semplicemente andata in giro da sola a caccia e invece.."
"Cosa ti ha detto?" chiese Gwen, alzando lo sguardo verso di lui, notando che l'angelo aveva omesso questo particolare. Matt continuò il suo discorso, affermando che non era stata l'unica a scomparire in quei giorni e che la cosa gli sembrava strana, ma aveva altro a cui pensare, fino a quando, appunto, aveva ricevuto il messaggio da Arianne. Solo quando Gwen ripetè la domanda a voce più alta, credendo di non essere stata sentita la prima volta, Matt rispose. In realtà, perfino lui aveva paura a pronunciare quelle parole ad alta voce, così aveva preferito aspettare o addirittura evitare di dirlo ma...era inevitabile.
"E' Lilith. Lei sta rapendo e torturando Arienne e tutti gli altri."
Per un secondo Gwen credette di aver visto le sue piume diventare ancora più rosse, come una conseguenza della rabbia che le scoppiava all'interno.
"Vuole me." affermò Gwen, alzandosi. "Andiamo a recuperarla."
Matt ammirò il coraggio che intravide negli occhi così azzurri della ragazza, ma un brivido di timore lo percorse, nascosto subito dal batter d'ali. "Gli altri ci aspettano." e volarono insieme verso una radura isolata, protetta come quella in cui erano appena stati, non prima di averle raccontato delle ultime novità. La ragazza si era persa i preparativi della guerra, della sua guerra. Da quando erano iniziati i rapimenti, tutti gli angeli erano in allerta, tutti ormai a conoscenza della profezia. Si erano riuniti, avevano organizzato piani difensivi e di attacco.
Una volta arrivati, Gwen fu sollevata di trovare molti degli angeli che aveva conosciuto negli anni. Alcuni, invece la guardavano ancora con un certo disprezzo, a causa del suo sangue.
Gwen non si lasciò intimorire e cercò di prendere in mano la situazione. Era forte, si disse, e non avrebbe permesso a nessuno di prendere il suo posto in una guerra causata da lei. 
Matt avrebbe preferito che si nascondesse, che lasciasse a loro il resto. "Non posso." gli rispose. "Sono l'arma di cui hanno bisogno, non posso più nascondermi quando tutti sono in pericolo, per colpa mia. E poi, hanno bisogno di me, non mi ucciderebbero mai."
Gli attacchi demoniaci erano triplicati da tutte le parti del mondo e ancora nessun segnale da Arianne o da qualunque altro angelo rapito. Era Lilith a nascondersi, ora.
"La nostra padrona non vede l'ora di incontrarti." le disse un demone che aveva preso il corpo di una giovane ragazzina, "ti aspetta. Sei una di noi, come fai a non vederlo?" 
"Lasciate in pace gli esseri umani."
"Ti arrenderai, prima o poi. E il nostro Signore si sveglierà, di nuovo!" Gwen vide gli occhi della ragazzina diventare completamente bianchi, mentre cacciava il demone dentro di lei, sfiorandole la testa con il palmo della mano. 
Continuava ad usare i suoi poteri, nonostante ancora nessuno capisse la loro provenienza. Era l'unico modo per salvare gli umani dopo un attacco demoniaco, e questo a lei bastava per continuare ad utilizzarli.
Forse, l'unica in grado di dare una spiegazione a tutto questo, era proprio Arianne..
Quando Matt aveva confessato a Gwen di Arianne, la ragazza sentiva come se la sicurezza dentro di lei fosse svanita, anche se non lo faceva vedere. Arianne era forte, troppo forte per un demone. Era intelligente, furba ed una delle migliori. Era stata un arcangelo, prima di cadere come tutti loro. Ora conservava solo alcuni poteri e ricordi, tra cui la profezia che incombeva su Gwen. Era stata lei a pronunciarla. Sapere che era stata rapita, la terrorizzava.
Gwen non aveva mai incontrato Lilith, ma sapeva essere il primo demone creato da Lucifero, il demone più potente degli altri.
Tutto questo non sarebbe finito finchè non si fosse ceduta a Lilith, finchè non avesse risvegliato Lucifero. Ma forse ora, dopo questi incessanti giorni di caccia, tutto ciò di cui aveva bisogno, era di riposo..di lui.
 
 
Richiuse la porta alle sue spalle ed un brivido lo percorse.
'Sarà un po' di vento che entra da qualche finestra' pensò. 
Come sempre, posò le chiavi sul piccolo tavolino di fianco alla porta, tolse la giacca e si diresse verso la sala, dove Sky gli fece compagnia.
Era così stanco che si sdraiò sul divano a pancia in su, osservando il soffitto. Non suonava in quel modo da troppo tempo. Ne sentiva il bisogno, doveva perdersi nella musica..per non pensare a lei. Ricordò quei pochi momenti passati con Gwen proprio su quel divano, quelle semplici carezze, quelle notti passate a raccontargli qualche sua avventura.. Si alzò all'improvviso quando un piccolo dettaglio gli tornò alla mente: la portafinestra era socchiusa. Ricordava benissimo di averla chiusa, prima di uscire.. Senza esitare un attimo, si alzò dal divano ritrovando le poche forze rimaste, e corse al piano di sopra. Notò che anche la porta della sua camera era socchiusa. Vi entrò e..eccola. Distesa sul suo letto, Gwen dormiva beatamente, rannicchiata, una mano sotto la testa, i lunghi capelli sparsi sul cuscino. Era tornata.
Shannon si avvicinò al letto e si sdraiò al suo fianco. Restò lì ad osservarla, osservava il petto alzarsi ed abbassarsi lentamente, le labbra che formavano una linea diritta, la fronte e gli occhi corrucciati, come se fosse preoccupata, anche li, nel suo sogno. 
Senza rendersene conto, Shannon sfiorò la sua guancia con un dito e Gwen, sentendo il suo tocco, prima si rilassò, poi aprì dolcemente gli occhi, ritornando pian piano alla realtà. Sorrise quando realizzò chi fosse l'uomo davanti a sé, e così anche lui le regalò un dolce sorriso non appena rivide quegli occhi azzurri.
"Scusami, non volevo svegliarti.." 
La ragazza scosse la testa. "Mi sei mancato" sussurrò.
"Anche tu, mio angelo." poggiò le labbra sulle sue, assaporandole e riprovando quella sensazione che non provava da giorni ormai e che gli era mancata da impazzire, mentre lei poggiò una mano sul petto dell'uomo, sentendo il suo cuore accelerare.
"Dovresti riposare ora.." le disse sulle labbra, mentre incrociava la mano della ragazza sul suo petto. "devi dormire."
"Non ci riesco. Continuano ad entrare nella mia mente, li vedo..tutto quello che è successo, tutti quelli che stanno soffrendo, tutti..a causa mia." Gwen abbassò lo sguardo, quasi incapace di reggere quello di Shannon, come se temesse il suo giudizio, poi continuò. "Non pensavo sarebbe stata così dura resistere a quei demoni..è troppo, non posso rischiare che facciano male ad altri..io devo.."
"devi resistere. Ora nessuno ti farà del male..ci sono io con te. Se non ti riposi, come puoi pensare di sconfiggere quei mostri? Fallo per me, solo per qualche ora.." le disse, alzandole il mento in modo da guardare quegli occhi azzurri così stanchi e pieni di terrore. Non sapeva se avrebbe retto ancora per molto quello sguardo, ma lei chiuse gli occhi per qualche secondo e Shannon ne approfittò per poggiarle un braccio intorno alle spalle in modo da tenerla stretta a sè. Gwen si lasciò andare all'uomo, poggiò la testa sul suo petto e, lasciandosi cullare dal suo respiro, si addormentò in un sonno senza sogni, consapevole di trovarsi al sicuro, tra le braccia di Shannon.

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Capitolo 19
*** Love is a dangerous game to play. ***


Quando si svegliò, la prima cosa che notò fu che si trovava da solo...Gwen non c'era. Il sole era alto ormai e la sua luce illuminava tutta la stanza. Nonostante fosse quasi Novembre, il tempo non accennava a peggiorare, anzi quel caldo sembrava non voler più lasciare la città.
Shannon sfiorò le lenzuola dove, prima di entrare nel mondo di Morfeo, riposava l'angelo, al suo fianco, e in cui riusciva ancora a sentire il suo dolce profumo, poi si alzò dal letto, consapevole che c'era chi aveva davvero bisogno di lei. 
Anche lui aveva bisogno di lei, ma non poteva essere così egoista, non in quel momento. Gwen avrebbe salvato lui e tutti gli esseri umani, ne era convinto.
Uscì dalla camera, diretto verso il bagno per una doccia, quando sentì delle voci provenienti dal piano di sotto.
Jared, pensò. Era l'unico a cui aveva dato le chiavi di casa sua. Ma non era da solo, a meno che non stesse parlando da solo, cosa che comunque non escludeva. 
Controvoglia, scese le scale e si diresse verso la fonte di quelle voci. Non appena arrivò in cucina, sorrise incredulo e divertito alla scena che si trovò davanti: Jared e Gwen, seduti uno di fronte all'altro al tavolo al centro della stanza, che discutevano con una tazza di caffè tra le mani.
"Oh, buongiorno Shannon!" esclamò il fratello, quando lo vide appoggiato alla porta, che li osservava.
Gwen si voltò verso di lui e gli sorrise, un semplice sorriso che si formò anche sulle labbra del batterista non appena incrociò quegli occhi azzurri. 
Non era andata via...era ancora lì.
Osservò la tranquillità con cui si mostrava al cantante, quella tranquillità che nascondeva tutto il timore che gli aveva mostrato solo la notte prima. Aveva legato i capelli in una lunga treccia che le ricadeva sulla spalla destra...sembrava una bambina. Rise dentro di sé pensando alla vera età di Gwen. Questa cosa ogni tanto lo terrorizzava ancora, ma poi ricordava come si sentisse quando era con lei, come ogni sua cellula vibrasse quando era al suo fianco. Aveva accettato tutto il suo mondo e ora imparava a conviverci.
"Tieni, ne ho preparato un po' anche per te." disse la ragazza, riportando i suoi pensieri tra di loro.
"Abbiamo preparato, vorrai dire." puntualizzò Jared.
"L'avete preparato insieme?" chiese Shannon sempre più incredulo. Da quando Jared e Gwen andavano d'accordo?
"Giocare con il tuo stupido blackberry mentre io preparo il caffè, non significa aiutare!" ribattè la ragazza rivolta al cantante.
"Non insultare il mio blackberry!" Jared prese tra le mani il suo amato cellulare e lo accarezzò come fosse un piccolo e tenero animale.
"Ah ecco, ora tutto mi sembra più normale." disse Shannon, più tra sè che agli altri due, divertito dalle perenni discussioni tra il fratello e la ragazza.
Gwen alzò gli occhi al cielo poi si alzò, prese il caffè rimanente e lo portò a Shannon, ora poggiato sul tavolo, che lo bevve tutto in pochi sorsi.
"Ottimo!" commentò il batterista, riportando il sorriso sulle labbra della ragazza. 
"Grazie!" rispose il cantante, divertito quando la ragazza gli cacciò la lingua.
Shannon non potè fare a meno di ridere davanti a quella scena, poi, approfittando dell'attimo di distrazione del fratello con il blackberry, avvolse un braccio intorno alla vita di Gwen e la avvicinò a sé. Le posò un dolce bacio sulle labbra, mentre lei gli mise le mani sul petto, riconoscendo la forma dei suoi muscoli.
"Pensavo fossi già andata via." sussurrò lui sulle labbra, cercando di non farsi sentire dal fratello che si dirigeva in sala.
"Volevo almeno salutarti prima di andare..poi comunque è arrivato quello là e, sai com'è, litigare con lui è più forte di me! Ma ora devo andare. Matt mi ha chiamata poco prima che ti svegliassi."
"Cosa succede? Non ti hanno trovata, vero? Sai che puoi restare da me quanto vuoi, forse qui sei la sicuro.."
"Non lascerei mai che ti facciano del male." affermò decisa. Guardò Jared camminare avanti e indietro per la sala, intento a discutere animatamente con qualcuno a telefono, e fu sicura che non li sentisse.
Tornò a Shannon, e gli raccontò tutto, dei rapimenti, delle battaglie, di Lilith. Parlò delle sue paure, dei suoi piani, delle sue piccole speranze. Tutto senza mai fermarsi, abbassando a volte lo sguardo, ma tornando sempre verso quegli occhi verdi. Lui restò incredulo davanti a tutto ciò, davanti a quello che lei stava affrontando e per cui lui non poteva fare nulla.
"Non andare, per favore." supplicò l'uomo, quando la ragazza prese il cellulare dalla tasca dopo aver ricevuto un messaggio, entrambi sicuri di chi fosse il mittente.
Gwen sorrise, poi posò un piccolo bacio sulle labbra di lui. "Devo andare. Tornerò presto, te lo prometto. Tu ora devi pensare alla tua musica, voglio sentire nuovi pezzi quando tornerò, ok? E non vedo l'ora di rivedervi su un palco."
Shannon avvicinò ancora di più la ragazza a sé e la baciò con passione e disperazione. Assaporò ogni attimo finchè la voce del fratello non li interruppe. "Allora piccioncini, qui la temperatura si sta scaldando!"
"Devo andare.." sussurrò la ragazza, così l'uomo allentò la presa dai suoi fianchi e la osservò allontanarsi e correre al piano di sopra.
"Tutto bene?" chiese Jared notando lo sguardo perso del fratello.
"Deve..ripartire. Deve tornare a lavoro." rispose.
Dopo pochi secondi la ragazza tornò giù, la borsa in spalla, pugnale in una mano, cosa di cui, fortunatamente, si accorse solo Shannon, e corse via, richiudendosi la porta alle spalle, urlando un saluto agli altri due mentre usciva.
Fuori, Gwen non perse tempo, corse in una stradina isolata, liberò le ali e volò verso il cielo, veloce come la luce, nella direzione indicata da Matt.
"Andiamo Shannon, hai bisogno di una bella doccia! Veloce, ci aspetta un'intervista dall'altra parte della città!"
Shannon cercò di tornare in sé e seguì il consiglio del fratello, dirigendosi in bagno. Come aveva detto lei, doveva concentrarsi sulla musica. Gwen se la sarebbe cavata, come sempre, sapeva quanto era forte.
 
 
-SHANNON-
Tomo ride davanti alle risposte come sempre evasive di Jared, ed io lo seguo, contagiato dalla sua risata.
L'intervistatrice, bionda, occhi scuri e profondi, fisico niente male messo in mostra dai suoi vestiti che coprono lo stretto necessario, chiede del nuovo album, dei nostri prossimi progetti.
Sembra quasi che facciano apposta a piazzarci queste "intervistatrici", se così si possono chiamare.
E' quasi sempre Jared a rispondere ed è sempre lui che riesce a deviare le risposte, non lasciando trapelare nulla di importante, soprattutto quando l'intervista non si rivela così interessante e stimolante come preferirebbe lui.
Ma riesce sempre a scherzare e a non mostrare questa sua piccola irritazione.
Ogni tanto prende la parola Tomo con qualche battuta. E' stato il miglior acquisto della band. Non potevamo chiedere persona migliore dopo tutto quello che abbiamo passato. In ambito musicale, è incredibile. Si adatta a tutto, ci ha mostrato molti aspetti della musica a noi sconosciuti, ci stimola ad andare avanti, ha idee geniali, non si tira mai indietro davanti a nulla. E poi è un ottimo amico. Cosa ne sarebbe stata la band se non fosse arrivato lui, davvero non lo so.
"Jared, so che tu ami in modo particolare la Francia. Come mai questa passione?"
Io e Tomo sorridiamo e ci guardiamo, cercando di nascondere il nostro divertimento. Quel Paese nasconde molto più per Jared di quanto lui voglia mostrare..
"La Francia è incredibile. Parigi mi ha sempre affascinato. E' la patria di molta arte, è fonte di ispirazione."
Fortunatamente l'intervista finisce in fretta e riusciamo tutti ad evitare domande personali.
"Esco a prendere del caffè" riferisco agli altri, e così dicendo cerco l'uscita di quella radio.
Fuori, ricordo di un vecchio Starbucks non molto lontano, in una strada laterale. Il cafè è quasi vuoto, i pochi ragazzi che siedono ai tavolini ridono sorseggiando una bevanda. Ordino il mio caffè forte ed esco, riprendendo la strada per tornare alla radio.
Poco prima di uscire dalla strada laterale, quasi del tutto isolata, due uomini, piuttosto robusti e muscolosi entrambi, si avvicinano a me.
"Tu sei Shannon Leto!" afferma uno sorridendo ed io annuisco, con un ultimo sorso al caffè. "Perchè non ci dici dov'è la tua amica?" 
Li guardo, confuso, cercando di capire chi siano questi due. "Che ne dici di venire con noi e aspettare che la tua cara Ginevra si arrenda alla nostra padrona?"
Demoni. Appena capisco, gli occhi di entrambi gli uomini diventano neri come la pece, per un secondo, un intero secondo che mi sembra durare un'ora, poi tornano normali, l'uno verdi, l'altro marroni. Indietreggio, spaventato, ma mi sembra quasi di non riuscire a muovermi. Il caffè mi cade dalla mano e sento il bicchiere cadere a terra e tutto il liquido riversarsi sul cemento. Tutto si muove così lentamente, come se qualcuno si stesse divertendo con il telecomando di un lettore dvd. Gli uomini avanzano ed io indietreggio, la paura negli occhi. Lentamente, un sorriso si forma sulle labbra di uno di loro, un sorriso terrificante, ed è l'ultima cosa che vedo, prima di sentire un forte dolore alla testa. Poi più nulla.
 
 
Gwen arrivò al luogo di ritrovo. Uno strano brivido le percorse la schiena non appena sfiorò con i piedi la terra. Ritirò le ali dentro di sé, anche se sapeva che lì non ce n'era bisogno.
Vide Matt parlare con Caleb, un angelo che aveva conosciuto durante una caccia contro dei lupi mannari, in Europa.
Tutti sembravano concentrati in qualche lavoro. 
Vide da lontano un angelo che non aveva mai visto. Era..piccolo. Sembrava un bambino, ma le ali dorate intorno a lui erano così grandi.
Era seduto, per terra, e sembrava osservare tutti gli altri intorno a lui. Gwen si avvicinò al piccolo angelo e si sedette al suo fianco.
"Ciao." la salutò lui con un sorriso. 
"Io sono Gwen e tu..tu devi essere Cupido." affermò la ragazza, sorridendo a sua volta. 
Cupido annuì. "Non ci siamo mai incontrati prima. Mi spiace che sia successo proprio in questa occasione."
"Già.." La ragazza notò che un'ala dorata del bambino aveva una strana posizione, come se fosse ferita. "Cosa hai fatto lì?"
"Oh, nulla. Uno strano demone..guarirà." disse, muovendo piano l'ala. Le ali erano la parte più forte ma anche più difficile da rimarginare per un angelo. Ci sarebbe voluto un po' per farla guarire...
"Forse posso fare qualcosa, fammi vedere." disse, e Cupido spostò l'ala in modo che Gwen potesse toccarla. C'era una profonda ferita e molte piume intorno ad essa erano ormai diventate rosse. Prima la sfiorò e Cupido trasalì. "Scusami...ma questo forse ti farà un po' male." affermò. Poggiò sulla ferita una mano e questa emanò una luce bianca. Cupido soffocò un urlò, ma pochi secondi dopo, il dolore era sparito, così come il sangue e la ferita non appena Gwen spostò la mano.
Il piccolo angelo guardò prima la sua ala, poi Gwen, stupito. "Come..come hai fatto?"
"Non lo so, ci riesco e basta." confessò la ragazza. Uno dei suoi strani poteri che aveva scoperto molto tempo fa. Ormai anche Matt si era rassegnato davanti alle incredibili capacità nascoste della ragazza.
"Grazie.." sussurrò Cupido, ancora sbalordito. Gwen lo osservò mentre accarezzava la sua ala, così piccolo ma in realtà così forte. Il piccolo dio dell'amore, secondo gli umani. Non tutto ciò che credevano loro era vero...Cupido era un ottimo arciere, si, ma non certo responsabile dell'innamoramento degli umani. E non era figlio di Venere, come molti pensano. Era solo..uno degli angeli che viveva in paradiso al Suo cospetto. Certo, ci sapeva fare in amore e lo dimostrò quando molti degli angeli si presentarono agli umani. Lui riusciva a far credere nel vero amore, tutto qua.
"Sai, conoscevo tua madre. L'ho aiutata a nascondersi durante...durante quel brutto periodo. Sin dall'inizio ho sempre saputo che quell'angelo avrebbe fatto cose eccezionali..."
"E invece si è innamorata di un demone, e ha creato me." continuò Gwen.
Cupido scosse la testa divertito. "...e infatti si è innamorata di un demone, e ha creato te. Sei una creatura straordinaria, devi solo vederlo con i tuoi occhi." continuò la sua frase. "Non ho mai visto amore più profondo. Il loro, e quello che provavano per te. L'amore va oltre una distinzione come quella, e tu lo sai bene. L'amore proibito è spesso quello più puro, ricordalo. Sono proprio gli esseri umani ad averci insegnato questi valori...Non lasciare che nulla si metta tra te e Shannon."
Come faceva a sapere di Shannon? conosceva così tante cose sull'amore, sui suoi genitori, avrebbe voluto chiedergli di più, ma Matt li interruppe.
"Gwen, vieni subito, ci sono novità."
Tutti gli angeli calarono in un profondo silenzio mentre osservavano Gwen alzarsi e dirigersi verso il suo vecchio compagno.
Con tutti gli sguardi fissi su di lei, la ragazza raggiunse l'amico e sentì l'adrenalina e la voglia di combattere a mille quando Matt le riferì la notizia.
"Sappiamo dove si trova Lilith."

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Capitolo 20
*** It's the moment to fight. ***


Prima ancora di aprire gli occhi sentì delle voci, confuse, non riusciva a capire di cosa stessero parlando. 
"Arriverà." 
"Così dice lei. Dobbiamo solo seguire i suoi ordini." 
"E di questo qui cosa ne dobbiamo fare?" 
"Forse ci lasceranno giocare un po' una volta finito tutto!"
Era seduto, su una sedia, anche non molto comoda, capì. Provò a muoversi, ma non ci riuscì: qualcuno gli aveva legato i polsi e le caviglie con delle catene. Non sapeva da quanto tempo fosse lì, ore, o giorni forse. La testa gli faceva ancora male. Non ricordava molto di quando aveva incontrato i due uomini che l'avevano aggredito. Ogni tanto, ricordava, era riuscito a riprendere coscienza, ma solo per poco, il tempo di sentire qualche parola, poi di nuovo buio.
Sentiva la bocca molto secca, segno che non beveva da molto. Era sudato ed accaldato, i capelli un po' bagnati gli ricadevano sulla fronte.
Aprì finalmente gli occhi e la luce del sole proveniente dalle finestre glieli ferì, costringendolo a richiuderli. Pian piano si abituò e riuscì ad aprirli del tutto. Si trovava al centro del transetto di una chiesa, dietro quello che sembrava l'altare, spoglio, con sopra poggiato solo un lungo pugnale. La luce proveniva dalle alte finestre su cui erano raffigurati eventi biblici. La luce entrava nella chiesa conservando le diverse tonalità di colore del vetro, dal rosso, al giallo, al verde. Illuminava tutta la chiesa, dall'entrata, seguendo le file di panchine disposte ordinatamente nelle navate, fino a raggiungere l'altare. Alte colonne dividevano la navata centrale da quelle laterali. A parte la struttura, Shannon non notò nessun oggetto che sarebbe dovuto essere comune in una chiesa, nessun crocifisso, niente libri, niente di niente. Sembrava tutto così vuoto..ma quando voltò lo sguardo notò due figure intente a parlare tra di loro, neanche si erano accorti di lui. Una era una donna, piuttosto alta, capelli biondi, molto corti, occhi a mandorla e pelle olivastra. L'altro, un uomo sulla cinquantina, ciuffi di capelli bianchi che ormai si intravedevano nella folta chioma nera.
All'improvviso, si voltarono verso Shannon, contemporaneamente.
Puntarono i loro sguardi su di lui e per un attimo il batterista rivide quegli occhi neri che lo avevano terrorizzato.
"Cosa volete da me?" Shannon ritrovò il coraggio che pensava di aver perso, e parlò, guardando quei demoni dritti negli occhi, ora tornati normali. "Dove sono?"
"Non preoccuparti, umano, non ti faremo nulla, per ora. Ci servi vivo."
"Vi servo? Per cosa?" Shannon temeva quella risposta. Il suo pensiero si era rivolto subito a Gwen, preoccupato che le fosse successo qualcosa.
"Abbiamo bisogno della tua bella ragazza." rispose con un sorriso la donna, osservando divertita il volto del batterista trasformarsi in un'espressione di stupore e terrore. "Sai, ho sentito molto parlare di questa Ginevra" disse ora rivolto all'uomo. "molte storie si raccontano su di lei...e anche su di voi" si rivolse di nuovo verso Shannon facendogli l'occhiolino. "Un demone ed un essere umano...così proibito. Chissà sotto le lenzuola.."
"Oh, per Dio, Martha, non ora!" ma l'uomo rideva mentre camminava intorno alla sedia di Shannon.
"Non è una di voi." disse l'umano, scandendo bene le parole. "Gwen non è come voi."
"Non esserne così sicuro, mio caro mortale. Sangue di demone scorre nelle sue vene, se ne accorgerà molto presto..."
 
 
"No, no e ancora no. Tu non verrai con noi!"
"E' colpa mia, tutto questo è colpa mia! Come posso non venire con voi per metter fine a tutto questo?" Ormai Gwen quasi urlava, disperata ed esasperata, ma l'amico non sembrava intenzionato a cedere.
"Non mi interessa cosa pensi, ascoltami per una volta! E' di Lilith che stiamo parlando, non di un qualunque demone. Tu sei importante, loro vogliono proprio te. L'ultima cosa che voglio, è accontentare un demone. Se tu venissi, seguiremmo il loro piano. Tu resti qui!"
"Non sono una bambina, non sono debole! So benissimo badare a me stessa e sono molto più potente della maggior parte degli angeli che ci sono qui! Potrei vaporizzare quei demoni con una sola mano, lo sai anche tu! Lasciami venire, ti prego!"
"La mia risposta è sempre no. Ora basta, Ginevra, tu non verrai con noi. Mi dispiace, non posso permettere che ti facciano del male." Fu la sua ultima parola. Con un movimento veloce, iniettò del liquido nel collo della ragazza, con una siringa che teneva nascosta, sicuro che si sarebbe presentata questa occasione. Gwen sentì la piccola puntura e quasi contemporaneamente il liquido che si espandeva in tutto il suo corpo e, dopo aver lanciato uno sguardo sorpreso a Matt, si accasciò sul pavimento, priva di sensi.
Matt implorava scuse con lo sguardo, ma ormai l'aveva fatto, aveva dovuto farlo, e lei non poteva vederlo...non poteva più fare nulla. L'effetto sarebbe durato per qualche ora, il tempo di allontanarsi abbastanza e, magari, di finire la battaglia. Sistemò il corpo della ragazza sul divano di quella casa che ormai usavano come rifugio, poi spalancò le ali e volò via, in alto nel cielo, più velocemente possibile per raggiungere gli altri angeli che si stavano già dirigendo verso quella vecchia cittadina nel Maryland, dove si nascondeva il demone.
 
 
Shannon non riusciva a smettere di pensare a quella ragazza dagli occhi impossibili, precipitata un giorno dal cielo davanti casa sua, cambiandogli la vita. Non aveva mai pensato che potesse succedere tutto questo, a partire dai sentimenti che provava fino a...quello. Lui era solo un'esca, lo sapeva. Doveva attirare lì Gwen. Una parte di lui sapeva che sarebbe arrivata, quasi lo sperava...un'altra parte, invece sperava che non tenesse a lui così tanto quanto aveva creduto e che non arrivasse in quel covo di demoni. Non sapeva cosa volessero, di preciso, da lei, ma certamente non le avrebbero fatto del bene. Forse, anche loro prendevano parte a quella battagli di cui gli aveva accennato Gwen, della lotta senza sosta dei demoni di risvegliare loro padre...e lo avrebbero fatto solo grazie a Gwen. Era colpa sua, era stato uno stupido, non era neanche riuscito ad evitare un colpo da quei due uomini.
"Vediamo finalmente questo umano! Mi raccomando, voi due, non torcetegli neanche un capello. Mi serve vivo."
Il rumore della porta che si apriva ed una voce femminile, acuta, riscosse Shannon, che tentò invano di voltarsi per vederne la fonte, ma riuscì solo a farsi ancora più male con quelle catene che gli stringevano i polsi. Ma non ci fu bisogno di voltarsi, perchè la fonte di quella voce andò da lui. 
Era una ragazza, Shannon si stupì di quanto fosse giovane. Sembrava appena diciottenne, con quei lunghi capelli rossi che le ricadevano con dolci boccoli sulle spalle, quei lineamenti tenui, quegli occhi verdi profondi e quelle labbra sottili. Qualche lentiggine le copriva le guance, facendola sembrare ancora più piccola.
Questa si avvicinò a lui senza timore, si chinò, tenendosi con le mani sulle gambe appena piegate e lo fissò, quasi fosse un animale. Sembrava quasi che lo stesse osservando dentro.
Doveva essere Lilith, immaginò Shannon, dai racconti di Gwen. Aveva posseduto quella giovane ragazza, le aveva strappato via la vita. Era un mostro.
"Ciao Shannon, ora faremo sapere alla tua cara Ginevra che sei qui con me, ti va?"
 
 
La ragazza faticava ad aprire le palpebre. Le sentiva così pesanti, così come le altri parti del corpo. Provò ad alzare un braccio, ma quello si mosse solo di pochi centimetri. Cosa le aveva fatto Matt?
Sentì pian piano la sensibilità tornare nelle braccia, nella gambe ed infine riuscì ad aprire gli occhi. Ci mise un po' ad adattarsi alla luce del sole, ormai quasi tramontato. Si sedette a gambe incrociate sul divano, dove si trovava. Evidentemente l'amico l'aveva poggiata lì, dopo averle somministrato quel liquido. Sapeva che l'aveva fatto per lei, ma una parte di lei era infuriata con Matt. Lei era abbastanza grande da poter decidere cosa fare. Se avesse avuto voglia di andare a combattere, l'avrebbe fatto, con o senza il suo permesso.
Cercò di alzarsi, ma sentì improvvisamente la testa farle male e come se tutto intorno a lei ruotasse. Si sedette, di nuovo, cercando di riprendersi, quando sentì un suono. Era la suoneria del suo cellulare, poggiato sul piccolo tavolino di fianco al divano. Chissà da quanto suonava, lei probabilmente se ne era accorta solo ora. Prese il cellulare ed osservò la scritta 'Shannon' comparsa sullo schermo. Le aveva detto di non chiamarla, si sarebbe fatta sentire lei...cosa era successo? Premette il tasto di risposta con crescente ansia, il cuore che le martellava nel petto.
"Oh, mia bella Ginevra, il tuo caro umano ti saluta!"
Non era Shannon. Una ragazza, una voce così acuta...doveva essere lei. Sentì lo stomaco contorcersi, tutto il corpo irrigidirsi e il respiro bloccarsi quando quella voce la raggiunse, consapevole ora che Shannon fosse in pericolo.
"Ma che stupida, non mi sono neanche presentata. Non ci siamo mai incontrate prima...io sono Lilith, forse avrai sentito parlare di me.
Farai meglio a venire da me, se vuoi vedere ancora il tuo fidanzatino, vivo."
Gwen sentì quell'incessante suono del cellulare. Aveva attaccato.
Restò ferma, il telefono vicino all'orecchio, ancora per qualche secondo. Non riusciva ancora a crederci, quel demone si era abbassato a tanto...bhè, in effetti da quelle creature ci si poteva aspettare solo cose malvagie.
Vedeva Shannon, rapito ed intrappolato dai demoni di Lilith. Lui, indifeso davanti a quegli esseri. Impaurito, forse. Vedeva la crudeltà dei demoni scagliarsi contro Shannon, vedeva quella scintilla nei suoi occhi verdi e marroni affievolirsi, tutto per colpa sua. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Sentiva quasi del male fisico, pensando a lui nelle mani di quei demoni.
Si alzò da quel divano, l'adrenalina che aveva cancellato tutti gli effetti di quel liquido. Sarebbe andato da lui, l'avrebbe salvato, anche a costo della vita. Era una promessa. Non importava cosa aveva detto Matt. Sarebbe scesa anche lei in battaglia. Perchè lo amava con tutta se stessa, lo sapeva, ma non l'aveva mai detto a lui.
Corse a prendere il pugnale, lo sistemò in una tasca apposita dei pantaloni, uscì di casa e, liberando le ali, volò nella stessa direzione presa poco prima dal suo compagno Matt.
 
 
Con un calcio, Matt mandò a terra uno dei demoni che difendevano l'ingresso dell'edificio in cui, ne era sicuro, si nascondeva Lilith. Conficcò il pugnale dritto nel cuore di quel corpo, osservando il denso fumo nero lasciare il corpo, ora in preda a violenti scatti, e dissolversi poco dopo. Non era stato il primo, quella notte, a morire.
Matt e gli altri angeli avevano lasciato una scia di cadaveri dietro di loro e, con sguardo fermo e severo, proseguirono.
Si erano divisi, per coprire meglio il perimetro di tutta l'edificio, ma continuavano a tenersi in contatto telepaticamente.
"Via libera."
"Anche qui."
"Tutti morti. Ok" ordinò Matt, che si era assegnato il compito di guidare la missione "eliminiamo questi sigilli, ed entriamo."
Le mura, infatti, erano ricoperte da marchi tracciati dai demoni che impedivano l'accesso agli angeli.
Matt fece un cenno con il capo all'umano che pochi secondi fa li aveva raggiunti, dopo aver ucciso i demoni, e questo si avvicinò alle mura. Con precisione, cancellò piccole parti di tutti i marchi, in modo da cancellare il loro potere. Non appena finito, ritornò al suo posto, al fianco di Matt. L'angelo, con un altro cenno del capo, distrusse il legame che aveva creato con l'umano, in modo da poterlo controllare, e questo cadde a terra privo di sensi.
"Ethiel, portalo in un luogo sicuro." disse il capo rivolgendosi ad uno degli angeli, "tutti voi altri, preparatevi all'attacco. Che la battaglia abbia inizio."
 
 
 
"Sono entrati." sentenziò Lilith, mentre camminava intorno alla sedia su cui era legato Shannon. "Come hanno fatto.." sembrava nervosa, notò Shannon, osservando quella piccola ragazza che continuava a girarsi le mani l'una nell'altra, facendola sembrare quasi più grande. "Non importa. Ora si batteranno con i miei demoni migliori, e quegli stupidi angeli moriranno, uno dopo l'altro, cadranno in questa battaglia."
"Potremmo aiutarli?" azzardò l'uomo che sembrava quasi terrorizzato dalla ragazza.
"No!" urlò lei, e ad un tratto la sua fastidiosa voce acuta sparì lasciando posto alla rabbia. "Dovete restare di guardia a quest'umano, idioti. Io ho del lavoro da fare, devo prepararmi per l'arrivo della bella Ginevra.." Lilith si avvicinò piano alla porta, con lo sguardo che vagava dai due demoni all'umano, ma come se in realtà non li vedesse. "E' tutto vostro ma...non uccidetelo, non ancora." Poi aprì la porta, uscì, e la richiuse alle sue spalle, nello stesso momento in cui due sospiri di sollievo uscirono dalle labbra dei demoni.
"Chi sono entrati? Dove?" chiese Shannon, cercando di approfittare di questi momenti di stordimento delle creature.
La donna si riscosse poi puntò verso di lui con passi ampi e veloci "I tuoi amici angioletti, sono entrati nell'edificio."
"Edificio, quale edificio? Dove siamo noi ora?" 
La donna rise "La chiesa dove si compirà il sacrificio, è così ovvio. Attendiamo il nostro padrone da così tanto tempo.."
Sacrificio. Quegli angeli...loro avranno capito che quello era il nascondigli di Lilith. Ma era solo una trappola, doveva solo portare Gwen lì e...ci sarebbe riuscita, lei stava arrivando, per lui.
Lei non sarebbe morta a causa sua, lo promise a se stesso. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvarla, avrebbe fatto di tutto pur di riabbracciarla, di riaverla per sè. Era la sua Gwen e nessuno gliela avrebbe portata via.
"L'edificio...dov'è? E' solo una trappola, un diversivo, non è così?"
"Siamo così vicino al luogo in cui sta avvenendo la battaglia, così vicini..." l'uomo si avvicinò alla finestra ed osservò fuori con uno sguardo triste, se così si poteva dire dello sguardo di un demone.
"L'umano sta chiedendo troppo, chiudi quella bocca." La donna si chinò poi sferrò un pugno proprio nello stomaco di Shannon che si accasciò per quanto riuscì e iniziò a tossire. "Ho l'impressione che ci divertiremo anche qui dentro. Con lui." disse infine mentre osservava il batterista in preda al dolore e un sorriso si formò sulle sue labbra, mentre anche l'uomo ora si avvicinava.
Non sarebbe riuscito ad avvertire Gwen della trappola. Il suo unico piano di salvarla era sfumato così velocemente com'era arrivato.
 
 
Gli angeli si battevano coraggiosi contro i demoni, i più forti che avessero mai incontrato.
Grandi ali rosse, bianche, oro e nere erano le protagoniste della scena.
Chi combatteva in aria, chi sulla terra. Accecanti luci nascevano e morivano, ogni volta che qualcuno uccideva grazie al pugnale, angelico o demoniaco.
Ognuno aveva un avversario, alcuni più di uno.
Sangue era ormai sparso per terra, insieme alle piume colorate e ai corpi immobili delle creature. I demoni attaccavano, ma gli angeli resistevano.
Matt sentiva le urla di quella battaglia entrargli nella testa, torturarlo dall'interno. Erano nati per questo, erano combattenti, soldati.
"Uccidete Lilith!" urlò.
"Nessuna traccia di lei, per ora." fu la risposta di qualcuno, e questo lo spaventò, più del pugnale che stava per colpirlo.

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Capitolo 21
*** Innocence is out of style. ***


Era sopra Ilchester, nel Meryland. Vedeva le piccole case, gli enormi giardini. Ricordava di aver sentito gli angeli parlare di quel posto, il possibile nascondiglio del primo demone, ma ora, mentre volava, Gwen ne era sicura. Riusciva a sentirlo. Era lì.
Si lasciò guidare da quella familiare sensazione e planò, sempre più vicina alla città. Era diverso, in certi aspetti, era come se qualcuno la chiamasse. Qualcuno voleva che raggiungesse quel posto.
Sicura di sè, Gwen seguì il richiamo di Lilith e raggiunse una piccola chiesa circondata dal nulla. Nessuno l'avrebbe mai notata.
Strano posto, pensò Gwen. Il primo demone mai creato che morirà in una chiesa.
Davanti alla possente porta, esaminò le mura. Niente marchi, niente protezione. Sorrise tra sè, sentendo Lilith così vicina. Senza ulteriori esitazioni, aprì quella porta, ed entrò, lasciando che la luce invadesse la navata centrale.
Una volta richiusa la porta alle sue spalle, un pensiero che prima non le aveva minimamente sfiorato la mente, ora la travolse: Matt e gli altri angeli avrebbero dovuto essere lì, a combattere contro i demoni, a combattere la grande battaglia. Ma non c'erano. Nessuno di loro era lì, nessun corpo, nessuna percezione.
Gwen si guardò intorno, osservando la chiesa, ancora confusa, quando sentì quella voce chiamarla e subito dopo incontrò i suoi occhi, in quel momento così verdi. 
Corse verso Shannon, le pesanti ali che vibravano fendendo l'aria. Lo vide lì, vivo, incatenato a quella sedia, vedeva del sangue scorrergli dal labbro inferiore ed una profonda macchina sulla maglietta. Quel sorriso che le rivolse cancellò ogni preoccupazione, quel sorriso che amava, che temeva di perdere. Era ferito...ma vivo.
Quella felicità che la invase, quel sollievo, la gioia di aver ritrovato il suo batterista vennero accantonate non appena una donna le si parò davanti.
"Dove credi di andare, mia cara Ginevra?"
Gwen si bloccò di colpo, evitando di poco di schiantarsi contro quella donna...quel demone. All'improvviso quest'ultima liberò le sue ali, così rosse, quasi nere. Più piccole rispetto a quelle della ragazza, non così imponenti. Rivelò i suoi veri occhi, neri come le tenebre più profonde, ed osservò la ragazza, sorridendo.
"Dov'è Lilith?" chiese Gwen, notando che quel demone non era affatto potente come quello che stava cercando.
"Oh, non temere, mio piccolo demone, arriverà. Stavi cercando lui, non è così?" Il demone si voltò ed indicò Shannon. Un uomo era apparso al suo fianco, gli stessi occhi neri, e puntava un coltello alla gola del batterista.
Gwen si immobilizzò. Osservava Shannon, il terrore negli occhi verdi si rifletteva in quelli azzurri. Sentì il cuore accelerare, un tremito percorrerla. Aveva paura.
"Lasciatelo andare." disse, scandendo ogni parola. Sentiva la rabbia farsi strada e salire in superficie. Quegli occhi che amava cercavano di nascondere il terrore con una maschera. "Non vi servirà a nulla uccidere lui. Sono qui. Sono qui, Lilith!" urlò le ultime parole, volgendo questa volta lo sguardo intorno a sè. "Fatti vedere!"
"Eccomi, mia bella, dolce, Ginevra." 
La porta di una delle camere adibite per tenere gli oggetti per le messe si aprì, lasciando entrare una ragazzina dai capelli rossi.
"E' solo una ragazza..." sussurrò Gwen, osservando Lilith avvicinarsi all'altare.
"Si, bhè, hai visto com'è carina?" disse il demone sorridendo e facendo un giro su se stesso. "Adoro quella più giovani. Sono così pure, così innocenti. Possederle è...meraviglioso. Tornando a noi...sei arrivata, ne ero sicura." Lilith si avvicinò a Shannon e gli sfiorò il viso con un dito "Grazie a lui. Il tanto amato umano..."
"Non toccarlo!" la voce le uscì più alta di quanto avesse voluto. Fece un passo avanti, ma vide la lama del pugnale avvicinarsi al collo del batterista, così Gwen indietreggiò. "Hai me, ti prego, lascia andare lui." disse quasi in un sussurro, non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli di Shannon, cercando di infondergli quel po' di forza che le restava. "Sono qui, come volevi. Lui non ti serve più...ti prego." La stava implorando. Quasi non riusciva a crederci.
Sentì la risata così acuta della ragazzina entrarle fin dentro le ossa. Rabbrividì.
"Oh no. Sai, mi sono quasi affezionata a lui. Pensavo di tenerlo con me...tanto tu non ci sarai più. Mi dispiacerà distruggere così il vostro amore." Il demone continuava a girare intorno al batterista, sfiorandolo di tanto in tanto, quando poi si avvicinò di qualche passo a Gwen. "Oppure no, non mi dispiacerà affatto!"
"Non oseresti..."
"Si invece! Mia cara, non mi conosci? Io sono Lilith e posso fare quello che voglio. Tu, oggi, in questa chiesa, morirai, ed io risveglierò mio padre. Per voi angeli e per voi umani" continuò guardando ora Shannon, "inizierà una nuova era, un nuovo inizio!"
"Non ti permetterò di farlo." Gwen era ancora lì immobile, una mano che stringeva il pugnale, sentiva il sangue scorrerle sempre più velocemente nelle vene, il cuore accelerare. Non avrebbe permesso che tutto ciò accadesse, ma come avrebbe potuto fermare Lilith?
"Ti sbagli, mia cara, perchè è proprio grazie a te se tutto questo è possibile. Conosci la profezia, non è così?"
Un piccolo sussultò tradì la ragazza, così come Shannon. Ora ricordava quelle parole, quelle semplici parole gli risuonavano in testa.
' Lei sarà creatura unica, unirà due mondi nelle sue ali, e quando amerà l'uomo, creato ultimo da Dio, come mai amore si era visto prima, libererà colui che a Dio si ribellò, colui che cadde nove lune dal paradiso. ' gli aveva riportato Gwen, quella notte sulla piscina.
"Vedo che entrambi ne siete a conoscenza." affermò la ragazzina sorridendo, guardando prima l'umano poi la ragazza. "Sei tu. Sei sempre stata tu. Nessuno ne era certo, ovviamente, finchè non ti sei innamorata. Di lui." avvicinatasi di nuovo a Shannon, facendo allontanare il demone con il pugnale, gli poggiò un dito sotto il mento e lo sollevò, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso. "L'amore proibito. Come quello dei tuoi genitori. Angelo e demone. Tu...e lui. Finalmente sei pronta." sorrise mentre quasi sfiorava il naso dell'uomo, continuando a rivolgersi alla ragazza. "L'amore è solo una debolezza."
"Solo qualcuno che non ha mai amato, che non è mai stato amato, può dire un'assurdità del genere." rispose Shannon, sentendo il respiro di Lilith così vicino. Sorrise notando il suo sguardo impressionato. "Una come te. E mi dispiace, davvero. Non saprai mai cosa significa provare certi sentimenti per qualcuno, sentire i brividi ogni volta che si avvicina, ogni volta che ti sfiora, sognare quegli occhi e quel sorriso ogni notte e desiderare così ardentemente di vederli durante il giorno, capire che l'unica cosa che davvero ti importa è rendere felice l'altra persona. Ti sbagli, l'amore ti rende più forte."
Shannon teneva gli occhi fissi su quelli di Lilith, quasi spaventati da quella risposta, ma Gwen riusciva a sentirli, come se, attraverso Lilith, potessero vederla. Un piccolo sorriso le increspò le labbra.
Lilith si allontanò da Shannon di qualche passo, ma subito si voltò di nuovo verso di lui, con rabbia o forse puro divertimento.
"Come pensi che sia riuscita a portare la tua cara Ginevra qui, davanti a me? Come pensi che la torturerò, finchè non mi darà ciò che voglio? Grazie a te, grazie all'amore che prova per te. Ora dimmi, umano, come questo può essere positivo. Ho vinto, ormai."
"Non conosci la mia Gwen, allora." sussurò, tanto che la ragazza non era sicura di ciò che aveva detto. Sorrise beffardo, guardando ora Gwen, ma subito quel sorriso scomparve, lasciando solo un'espressione di sofferenza.
"No!!" urlò Gwen, quando vide il pugnale nella mano di Lilith conficcato nel ventre di Shannon. Urlò, urlò il suo nome, corse per scagliarsi contro Lilith, ma l'uomo e la donna che poco prima erano al fianco di Shannon, ora le si pararono davanti, bloccandola. Gwen colpì la donna con un calcio, ma nello stesso istante l'uomo colpì lei. Gwen fu lanciata per parecchi metri, finchè non andò a sbattere contro la parete della chiesa e lì si accasciò a terra.
"Se l'era cercata..." sentì dire da Lilith, come da una voce lontana. "Forse questo umano non sarebbe stato male, come involucro per uno dei miei demoni. O forse per Lucifero stesso..."
Gwen si alzò a fatica, mentre nessuno la guardava, dopo il forte colpo subìto. Vide Shannon accasciato sulla sedia, la maglietta tingersi di rosso, le sue palpebre chiuse. Sentì qualcosa crescere in lei, rabbia e dolore. Non aveva mai creduto di poter provare qualcosa così, tanto intensamente, fino a quel momento. Non si accorse delle ali che vibravano dietro di lei, mutando piano il loro aspetto. Ora il candido bianco era sparito, per lasciar posto al rosso, un intenso rosso. Gwen sentì solo dei brividi e quella strana sensazione che aveva provato altre volte. Le venne in mente quella sera, a Santa Monica. Ma questa volta riusciva a percepire ogni emozione, ogni piccolo brivido, tutta la rabbia invaderla. Un po' di vento si alzò, nella chiesa, e quello strano fenomeno riscosse Lilith ed i due demoni, che si voltarono verso Gwen, la prima con un sorriso sul volto, i secondi terrorizzati.
Gwen aprì la mano destra, come aveva imparato a fare durante queste ultime settimane, per usare quello che era il suo potere, ma questa volta sentì qualcosa di diverso a guidarla, un desiderio più profondo.
Richiuse la mano destra a pugno, così forte da arrivare a ferirsi con le unghie, ammirando il denso fumo nero uscire dalla bocca dell'uomo e della donna, più velocemente di quanto ricordasse le altre volte, poi si dissolse, tra le urla strazianti dei due umani. Questi caddero a terra in quelli che a Gwen erano sembrati interminabili secondi. Non respiravano più.
Gwen li osservò, immobile, mentre vedeva l'anima di quegli umani abbandonare il corpo, la risata di Lilith di sottofondo.
"Sono...morti.." sussurrò la ragazza.
"Gli umani lo fanno spesso." ribattè Lilith.
"Li ho uccisi! Non era mai successo prima...non doveva essere così!"
Lilith continuava a sorridere, mentre la ragazza urlava.
"Sei un demone, ora, è questo che fai."
"Io non sono come te. Non sono un demone." ora Gwen guardava Lilith, quella rabbia che ancora le scorreva tra le vene.
"Guarda tu stessa." Lilith fece un cenno del capo indicando dietro Gwen. Questa si voltò, con cautela, e restò senza parole. Le sue ali. Erano rosse. Le sue ali erano quelle di un demone.
"Sei sempre stata una di noi...eccoti la conferma."
Gwen non riusciva a credere a tutto ciò che era appena successo, continuava a sentire quei brividi intensi, quelle emozioni rinchiuse.
Sentiva la testa sul momento di esploderle, così come il cuore che ora batteva talmente forte da risuonargli nelle orecchie.
"Avevi solo bisogno di una piccola spinta." disse, indicando Shannon sulla sedia. Respirava ancora, notò Gwen. A fatica, ma riusciva a percepire il suo respiro. "Ora sei pronta a risvegliare mio padre, il padre di tutti noi! Ho bisogno solo del tuo sangue, solo di questo.." sussurrò le ultime frasi, mentre liberava le sue ali, nere come gli occhi dei demoni, e si avvicinava volando a Gwen.
"no.." disse prima piano, poi ripetè urlando. Lei non poteva essere un demone, sangue di angelo scorreva dentro di lei. Lei era riuscita ad amare, lei amava ancora... osservò di nuovo Shannon, poi l'uomo e la donna nella loro terrificante immobilità, quando ad un tratto si ritrovò Lilith a pochi centimetri da lei.
"Non hai altra scelta." Lilith colpì la ragazza, con molta più forza del colpo dell'uomo, e lei fu scagliata di nuovo contro una parete. Le ferite avrebbero dovuto rimarginarsi da sole, ma in quel momento sembravano non voler scomparire. Si rialzò a fatica, ma Lilith le fu subito accanto e la colpì di nuovo, con più violenza. Quando si rialzò, Gwen rivide il demone davanti a lei, sorridente. Questa volta fece in tempo a colpirla, ferendola, ma, a quanto sembrava solo lievemente. Quel sorriso sulle labbra di Lilith era scomparso, lasciando spazio alla rabbia.
Gwen e Lilith si scontrarono, in aria, corpo a corpo. Entrambe riuscivano ad evitare il pugnale dell'altra, ma lo scontrò continuava senza esclusione di colpi.
Le panche erano ormai rotte, i vetri delle finestre in frantumi.
"Non puoi sconfiggermi così, lo sai! Oh, andiamo, non vorresti incontrare di nuovo i tuoi genitori? Così coraggiosi e così patetici."
"Non ti lascerò mai risvegliare Lucifero. Non distruggerai la vita degli esseri umani!"
I colpi continuavano, Gwen, ancora quella rabbia dentro di sè, che riusciva a tener testa alla madre dei demoni.
All'improvviso Gwen percepì qualcosa, qualcosa che proveniva dall'esterno, che si avvicinava velocemente. Non era uno, erano moltissimi.
Si rese conto che anche Lilith se ne era accorta, quando quel sorriso che aveva conservato durante tutto il duello, scomparve. 
Gwen notò una strana luce nei suoi occhi, approfittò di quel momento di distrazione e colpì.
Il pugnale arrivò dritto al cuore, perforandolo. 
Gwen sentì il calore del sangue scivolarle sulla mano, le gocce percorrere tutto il corpo e precipitare giù, fino a toccare il pavimento, goccia dopo goccia, come goccioline d'acqua che cadono da un rubinetto lasciato aperto.
Sembravano muoversi, riavvicinarsi l'una all'altra, sul pavimento della chiesa...ma forse Gwen si sbagliava, forse era solo la stanchezza.
Nonostante il cuore avesse smesso di battere, ed il corpo umano di vivere, Lilith sorrise. "Non penserai di potermi uccidere con quel pugnale, vero?"
Le due erano talmente vicine che il respiro di Gwen sfiorava Lilith.
"Oh no..ma così sì." Gwen alzò l'altra mano e la poggiò sulla fronte di Lilith, nel momento esatto in cui Matt aprì la porta della chiesa.
Non aveva mai sentito tanto potere pervenirle nella mano, come se tutta la sua anima, tutta la sua forza fosse concentrata lì. Sentì le strazianti urla della ragazza posseduta, così giovane. 
Nessun fumo nero uscì dalla bocca della ragazza. Piccole scariche elettriche ricoprivano il suo corpo.
Era morta, ne era sicura, lo sentiva. Lilith non c'era più.
La mano che impugnava ancora il pugnale allentò la presa, così come l'altra scivolò piano via dal suo viso. Sentì un pesante tonfo quando il corpo della ragazza cadde a terra, sull'altare, priva di vita.
Sentì improvvisamente le ali pesanti, tutto intorno a lei sembrava girare in tondo, lentamente.
Una voce da lontano urlava il suo nome, ma i suoi pensieri ora erano rivolti solo ad una persona, quella che giaceva sulla sedia, ancora incatenato mentre perdeva sangue, il solo respiro e il battito cardiaco fino troppo lento a confermarle che era ancora vivo.
Lentamente, o almeno così sembrò a lei, Gwen volò giù, verso Shannon, e si fermò al suo fianco. 
Lui riuscì ad alzare un po' la testa, quel tanto che bastava per vedere la sua ragazza vicino a lui, ferita gravemente, ma ancora viva. Sussurrò il suo nome ma lei lo zittì.
Quando capì cosa aveva intenzione di fare, cercò di impedirglielo, in modo da farle risparmiare un po' di forza, ma non ci riuscì. Gwen poggiò la mano sul petto dell'uomo, e guarì le sue ferite poi, ormai senza forze, si accasciò a terra e il buio la invase.

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Capitolo 22
*** I keep dreaming you'll be with me and you'll never go. ***


"Cosa succederà ora?"
"E' tutto finito.."
"Ma lei si riprenderà, non è così? Lei deve svegliarsi, deve tornare da me, lei...mi ha salvato la vita, è tutta colpa mia."
Un sussulto. "Non è colpa tua. Si sveglierà, te lo prometto. E' più forte di quel che sembra..."
"Lo so.."
Continuava a sentire piccoli pezzi di conversazione. Sentiva la voce di Matt, di Arianne, di Tomo e perfino quella di Jared. Sentiva Shannon sussurrarle di svegliarsi, di tornare da lui...e lei non desiderava altro, ma ogni volta che ci provava, ricadeva nel buio più profondo, lontano da tutto.
"Dovresti portarla all'ospedale."
"No...non posso. Ha solo bisogno di riposo."
"E' così da quattro giorni! Non migliora e tu peggiori, si, lo vedo Shan, non hai ancora dormito, dico bene?"
"Si sveglierà Jared, vedrai."
 
Sentiva il dolce tocco di una mano che le sfiorava il viso, solo un attimo, poi svanì. Riconosceva quel piccolo tocco, quella dolce mano.
Cercò di muovere le dita della mano e...ci riuscì. Finalmente, ci era riuscita. L'oblio era terminato. Aprì lentamente le palpebre e quella luce che tanto aveva desiderato di rivedere la invase, accecandola per un secondo, poi si abituò e vide qualcuno davanti a lei. Quel volto che aveva sognato, quel volto che era l'ultima cosa che aveva visto...
Shannon, davanti a lei, aveva le palpebre abbassate, un'espressione preoccupata dipinta sul viso. Il petto si alzava e abbassava ad intervalli regolari, una mano a pochi millimetri dalla sua.
Gwen restò ad osservare quella meraviglia davanti a lei, quei capelli ormai così lunghi che gli ricadevano sul viso, finchè lui non aprì gli occhi. Per un attimo vide un'esplosione negli occhi così verdi del batterista, vide la sorpresa, l'incredulità, l'immensa felicità ed il sollievo. Solo per un attimo, perchè subito dopo lui la baciò, un bacio dolce ed intenso, passionale e disperato.
Oh, quanto gli erano mancate quelle labbra, quella sensazione e quei brividi...gli era mancata lei.
Shannon rise poco dopo, sulle labbra di Gwen e lei, contagiata dalla sua risata, lo seguì.
"Sei sveglia."
"Vedo che te ne sei accorto." scherzò la ragazza, facendo sorridere ancora il batterista.
"Per un attimo ho pensato di averti persa..."
Ora erano seduti al centro del letto, il lenzuolo che ancora ricopriva Gwen. Lei poggiò il palmo della mano sulla guancia di Shannon e lui la coprì con la sua mano. Gwen si immerse in quegli occhi che ora nascondevano un po' di paura, quegli occhi dai diversi colori che sapevano leggerle fin dentro l'anima, quegli occhi che l'avevano incantata. "Sono qui ora..." Shannon strinse ancora un po' la mano di Gwen, sorrise e con un piccolo slancio abbracciò la ragazza che si rifugiò nelle sue possenti braccia.
"Dio, Gwen, mi hai fatto spaventare a morte. Se solo non mi avessi guarito quella notte..."
"Lo rifarei sempre."
Un colpo di tosse li interruppe. 
I due si allontanarono mentre Gwen osservava Jared appoggiato alla porta. 
"Non si può avere neanche un minuto di privacy?"
Jared rise "Iniziava quasi a mancarmi il tuo caratteraccio, sai? Stai bene?" Gwen annuì sorridendo. "Vado a dare la notizia agli altri!" e così dicendo, uscì dalla stanza e sentirono i suoi passi sulle scale mentre scendeva al piano di sotto.
Pochi secondi dopo Matt era già nella camera da letto, Tomo ed Emma al seguito.
"Cosa è successo dopo.."
"Ne parleremo dopo." la interruppe Matt. Parlavano sottovoce, mentre gli altri intorno erano impegnati in una discussione. "Sei stata bravissima." le disse, poggiandole un piccolo bacio sulla fronte.
 
 
 
"E' davvero morta?" chiese Gwen la sera stessa, a Matt. Loro due erano seduti al tavolo della cucina, in casa di Shannon, mentre l'umano era in sala registrazioni con il fratello. Riuscivano a sentire il forte suono della batteria da lì.
"Si, certo. Quando sono arrivato io, ho visto solo una luce abbagliante, poi il corpo di Lilith che cadeva. Dopo ho controllato, e sia la ragazza, sia il demone erano morti. Ho paura che l'anima della ragazza in realtà fosse morta quando Lilith aveva preso il suo corpo.."
"In realtà non pensavo che quel mio potere fosse in grado di fermarla, ma poi, sul memento mi è sembrata l'unica cosa possibile. Come se lo avessi sempre saputo..e poi..."
"Poi?" chiese Matt incoraggiandola a proseguire, dopo il silenzio improvviso della ragazza. 
Gwen stava per ricordare di quando le sue ali erano diventate rosse, come il colore del sangue appena versato..di quando lei era diventata una di loro, un demone, non solo per le ali, ma lo aveva sentito dentro di lei, aveva sentito che qualcosa era cambiato, che quel flebile equilibrio si era spezzato. Ora, però le sembrava tornato tutto alla normalità. E Matt non sembrava essersi reso conto di quel cambiamento, quella notte, quindi decise di non farne parola con lui, per ora.
"Tu, invece?" chiese la ragazza cercando di cambiare argomento. "Voi cosa avete fatto? Pensavo andaste nel covo di Lilith e invece non eravate lì..."
"Ci hanno teso una trappola" rispose prontamente Matt, "in quell'edificio c'erano centinaia di demoni pronti per combattere, ma nessuna traccia di Lilith. Abbiamo combattuto fino alla fine. Molti dei nostri sono caduti...ma abbiamo vinto. Abbiamo scoperto che quello era il luogo dove tenevano i prigionieri, quindi li abbiamo liberati, poi siamo corsi fuori alla ricerca di Lilith e...abbiamo trovato te."
"Quindi state bene? Arianne sta bene, non è così?" Matt annuì. "Allora è davvero tutto finito? Insomma non sono così ingenua, i demoni continueranno ad attaccare, dovremmo sempre difendere gli umani dal male, ma...il problema 'Lucifero' è chiuso, vero?"
Matt sospirò, rivolgendole un sorriso triste. "Spero di sì, ma non ne possiamo essere completamente sicuri. Lilith è andata, ma ho paura che qualcun altro potrebbe prendere il suo posto..non voglio illuderti, per ora non c'è pericolo, ma resterai sempre sotto la mia custodia." L'angelo si avvicinò a Gwen e le poggiò il braccio sulla spalla, proprio quando la musica di sottofondo cessò. "La mia piccola Gwen, sei stata davvero in gamba...ma ora hai bisogno di riposo. Hai dato i tuoi ultimi respiri a quell'umano, e lui non si è allontanato da te neanche un attimo, mentre dormivi. Ha vegliato su di te forse più di quanto sarei stato in grado di fare io. Penso che tu e lui ora abbiate bisogno solo di un po' di tempo insieme..."
"Ma..."
"Niente ma" subito fermò il tentativo di obiezione della ragazza. "Devi riposare e sono sicura che lui si prenderà cura di te." le disse, mentre sentivano delle voci provenienti da altre stanze avvicinarsi.
 
 
 
"Davvero non hai mai mangiato giapponese?"
"Giuro! Questa è la prima volta!"
Gwen e i due fratelli Leto erano seduti per terra, in sala, intorno al tavolino dove erano posate le piccole porzioni di cibo giapponese fatte arrivare direttamente a casa.
La ragazza sorrideva osservando i due uomini intenti con le loro bacchette per mangiare, mentre scherzavano ricordando vecchi episodi divertenti durante i precedenti tour. Gwen li ascoltava assorta, mentre quei racconti sembravano svolgersi davanti ai suoi occhi man mano che raccontavano. Osservava i loro sorrisi, si soffermava su Shannon. Sembrava così stanco, ma allo stesso tempo sereno e tranquillo. La stanza risuonava delle loro risate e Gwen non poteva far a meno di seguirli nelle loro avventure e ridere con loro.
"Coraggio Gwen, non hai ancora assaggiato nulla!" la incoraggiò Jared, non appena finì di raccontare di un passato compleanno di Shannon a  Dubai.
"Non riesco ad usare queste!" obiettò la ragazza fingendo un piccolo broncio indicando le bacchette che effettivamente ancora non capiva come tenere in mano. I due fratelli scoppiarono a ridere e lei si finse ancora più offesa.
Shannon le mostrò il modo corretto per tenerle, ma poi prese un piccolo sushi e imboccò la ragazza.
Jared notò le guance di Gwen colorirsi leggermente e sorrise davanti a quella scena.
"Allora cosa ne pensi?"
"Ma è buonissimo!" affermò la ragazza entusiasta, una volta ingoiato il boccone.
"Te l'avevo detto, è il mio preferito! Ora prova queste..." Shannon indicò un altro tipo di sushi e Gwen riuscì a prenderlo con le sue bacchette. Jared continuava ad osservare come fosse uno spettatore esterno, ammirava lo sguardo con cui il fratello guardava la ragazza, quello sguardo che non aveva mai visto rivolto a nessun'altra. Lo stesso sguardo si rifletteva negli occhi azzurri di Gwen, così dolci e penetranti. Si guardavano come se non ci fosse altro che importasse, come se negli occhi dell'altro ci fosse tutto ciò che avevano sempre sognato e...in effetti forse era così.
Si chiese se anche lui avesse lo stesso sguardo quando guardava Sam. Sorrise solo pensando a lei...tra poche ora l'avrebbe rivista, dopo così tanto tempo.
Qualcosa vicino alla mano lo riscosse dai suoi pensieri.
"Sky!" affermò la ragazza non appena vide il piccolo cane che leccava indisturbato le dita del cantante. Il cucciolo quando sentì la sua voce, corse da Gwen in cerca di coccole.
"Ormai ha dimenticato di aver un padrone..." disse Shannon fingendosi triste, ma con un piccolo sorriso guardando Sky che si rotolava per terra mentre Gwen lo accarezzava.
Jared guardò il blackberry e saltò in piedi. "Sono in ritardo!"
"Dove devi andare?" chiese la ragazza, osservando il cantante raccogliere in fretta la sua giacca ed il cappello.
"Paris!" disse cercando con scarsi risultati di imitare l'accento francese "Ho un aereo che mi sta aspettando! Ragazza," rivolgendosi prima a Gwen, "non combinare troppi guai. Fratellone," continuò rivolgendosi a Shannon, mentre lo accompagnava alla porta d'ingresso "ci sentiamo presto!"
"Salutaci Sam!" riuscì ad urlare la ragazza, ridendo, prima che Jared le cacciasse la lingua e poi si chiudesse la porta alle spalle.
Quando Shannon tornò in sala, trovò la ragazza che accarezzava dolcemente Sky, accoccolatosi vicino a lei. Il batterista restò prima un attimo ad osservare la scena, poi si sedette al fianco della ragazza.
"Posso rubartela un attimo?" disse lui, rivolgendosi a Sky, come a chiedergli scherzosamente il permesso, poi si voltò verso la ragazza, si avvicinò a lei e poggiò dolcemente le labbra sulle sue.
"Non sai quanto mi sei mancata." sussurrò lui a fior di labbra. Notò le guance della ragazza tingersi di rosso e sorrise. "Stai bene, vero? Voglio dire...davvero bene?"
Gwen annuì, allontanandosi un po' da lui. "Tu invece non hai una bella cera...Oh, Shan, mi dispiace, è tutta colpa mia." Lei abbassò lo sguardo, ma continuò subito, prima che lui potesse interromperla. "Ti ho messo io in pericolo...se non ci avessero visti insieme, ora tu non avresti affrontato tutto questo. Ti hanno rapito e fatto del male...per colpa mia, volevano me. Non avrei dovuto lasciare che accadesse tutto questo...scusami..."
Shannon sentì il sangue gelarsi nelle vene. Lei si sentiva così, così male, per lui? Dopo che aveva affrontato quel demone, per lui, dopo che aveva speso le sue ultime energie, per guarirlo del tutto..
"E' da quando ci conosciamo che continui a scusarti. Basta, ok? Basta sentirsi in colpa per tutto. Tu mi hai salvato la vita...e non è la prima volta. Sono stati i demoni e rapirmi, non tu, loro mi hanno ferito, non tu! Tu hai combattuto contro di loro...ti sei quasi fatta ammazzare! Se solo potessi proteggerti in qualche modo.."
"Ma tu fai così tanto per me!" ribattè invece Gwen "Nessuno era mai riuscito a farmi sentire così, come fai tu, semplicemente standomi accanto. Quando sono tra le tue braccia mi sento nel luogo più sicuro al mondo...Tu non sei scappato, quando ti ho raccontato chi sono veramente, e anche dopo tutto quello che è successo, tu sei ancora qui...non so come tu faccia, ma grazie."
Shannon, colto di sorpresa da quelle parole, poggiò una mano tra i capelli della ragazza, avvicinandola a lui finchè le labbra non arrivarono a sfiorarsi.
"Basta sensi di colpa inutili?"
"Basta." confermò Gwen, anche se non avrebbe mai saputo cancellare quei sentimenti, e si perse in quel bacio.
Sky abbaiò, facendo saltare Gwen per lo spavento. Shannon rise e così anche la ragazza, che ora era occupata a coccolare Sky che sembrava quasi geloso ogni volta che Shannon si avvicinava a lei.
"Ora è tutto finito? Insomma...potremmo stare insieme, tu potresti stare qui, con me...no?" chiese il batterista, riprendendo a mangiare qualcosa che aveva lasciato Jared. "Voglio dire, Matt mi ha raccontato tutto di quella notte, Lilith è morta...quindi non ci sono più pericoli...a proposito, è molto simpatico Matt, anche se è troppo legato a te..."
Gwen sorrise "Lui è come un fratello per me, ormai. Praticamente mi ha cresciuta...tutto quello che so, tutto quello che sono, lo devo a lui. Comunque già, Lilith non c'è più, ma con lei non ho distrutto tutti i demoni sulla Terra. Ci sarà ancora del lavoro da fare, per me..."
"Ma tutta quella storia di Lucifero, della profezia..è finita, dico bene?"
Come avrebbe potuto dirgli che in realtà, nulla era finito, che chiunque altro demone avrebbe potuto prendere il potere da un momento all'altro e volerla morta, per risvegliare Lucifero? Ma per il momento non sarebbe successo, per il momento lei avrebbe potuto vivere una vita normale...quindi preferì non allarmarlo, e mentì. "Giusto, è finita."
"Allora dobbiamo festeggiare!"
Gwen non fece in tempo a voltarsi verso di lui, confusa, che sentì due forti braccia sollevarla di peso. Sentì il petto di Shannon al suo fianco, il suo cuore martellare contro il petto. Poco dopo la poggiò delicatamente sul bordo della piscina, mentre lui si tuffò senza pensarci due volte, con tutti i vestiti, schizzandola tutta.
Quando riemerse, Shannon osservò la ragazza ridere, seduta tranquillamente, con solo i piedi immersi nell'acqua. Fino a quella mattina aveva avuto paura di non sentire più quel dolce suono, e forse quella paura non l'avrebbe abbandonato mai, conoscendo la vita della ragazza. Ma si sarebbe goduto ogni momento con lei, trascinandola via ogni volte che poteva, da quel mondo pieno di demoni, per farla sentire semplicemente se stessa, libera.
"Coraggio, vieni!"
La ragazza fece segno di no, continuando a ridere. Osservava il cielo, pieno di stelle che illuminavano l'oscurità della notte serena e tranquilla, gli alberi che circondavano la casa, il cui suono delle foglie mosse dal vento faceva da sottofondo, il riflesso della luna nell'acqua della piscina. Ed infine lui, quell'umano che le aveva cambiato la vita, con quel dolce sorriso.
All'improvviso Shannon si avvicinò a lei, sott'acqua, riemerse ed in un attimo riuscì ad afferrare la ragazza e portarla sott'acqua con lui.
Quando riemersero, lui portò la ragazza verso il bordo della piscina, fece aderire la sua schiena al marmo, con le braccia la intrappolò, poi la baciò con passione, come se quella fosse stata l'ultima volta che avrebbe potuto assaporare quelle labbra. Gwen si lasciò trasportare, ancora stupita, da quel bacio, mentre stringeva a sè il corpo del batterista fino a sentirne il petto contro il suo, con l'acqua che li circondava.
Shannon si allontanò solo un attimo, per riprendere fiato, e venne rapito da quegli occhi dello stesso colore dell'acqua, così pieni di stupore e meraviglia, ma notò anche quella scintilla che era sicuro si potesse vedere anche nei suoi occhi.
Gwen osservò l'uomo, le gocce d'acqua che scorrevano sul suo viso e scendevano giù, sul collo, sul petto e poi tornavano nella distesa d'acqua in cui erano immersi. Lei mise una mano tra i capelli di Shannon, accarezzandoli dolcemente, respirando a fatica. "Mi piace il tuo modo di festeggiare..." sussurrò, ma subito dopo le labbra di Shannon furono di nuovo sopra le sue, mentre accarezzava sott'acqua il suo corpo, le gambe di lei ora incrociate intorno al suo bacino. In poco tempo i vestiti finirono sul bordo della piscina, completamente bagnati.
Le labbra di Shannon sfioravano le labbra, poi il collo della ragazza, mentre l'acqua si mischiava alla loro passione.
Erano solo loro, due corpi che si muovevano allo stesso ritmo, mentre tutto il resto del mondo era scomparso. I gemiti della ragazza erano spesso soffocati dalle labbra di Shannon, ma altre volte lui lasciava che quei suoni lo invadessero, così come quando sussurrava il suo nome, e lui quello di lei.
Una volta arrivati al culmine, lui continuò a circondarla con il suo corpo, e a baciarla. "Non te ne andrai, vero?"
"Mai."
Ripreso completamente fiato, Shannon prese di nuovo tra le braccia la ragazza e la portò fuori dalla piscina, poi dentro casa, non curante del fatto che stavano bagnando tutto il pavimento, su per le scale fino ad arrivare alla sua camera, dove passarono la notte, con la passione dei loro corpi che sembrava non svanire mai.
 
"Sei il mio angelo." sussurrò Shannon sulle labbra di Gwen. Erano seduti al centro del letto, le lenzuola li circondavano.
"Oh, io non sono un angelo..." rispose abbassando lo sguardo. "Forse 'diavolo' sarebbe più adatto. Mi sono trasformata, Shannon. Quando ho combattuto contro Lilith, mi sono trasformata in un demone. Le ali rosse come sangue, l'ira e l'odio che scorrevano nelle mie vene.."
Shannon riuscì a percepire la paura di Gwen e capì in qualche modo che aveva tenuto tutto questo per sè, fino a quel momento. "Cosa provi adesso?"
Gwen alzò lo sguardo ed incontrò quegli occhi così verdi che la osservavano senza timore. Amore, provava solo amore, per lui.
"Ho visto quando mi hai curato, quella notte. Le tue ali erano bianche, completamente bianche, neanche le solite sfumature rosse. Quella notte ho visto un angelo, te lo assicuro. E quello stesso angelo ora è qui, di fronte a me."
Quelle parole la sorpresero. Non mentiva, ne era sicura, lo vedeva. Forse aveva ragione, forse il demone non aveva vinto. Forse era proprio grazie a quell'uomo che sangue angelico scorreva ancora dentro di lei.
Gwen sorrise dolcemente e subito dopo si trovò circondata dalle braccia dell'uomo, come quella stessa mattina. Si tranquillizzò, sentendo il suo cuore battere così velocemente. Il cuore di nessun altro batteva come quello di Shannon e mai avrebbe potuto.
"Ti amo, angelo." sussurrò lui, con il viso ancora tra i capelli della ragazza. Poi sciolse l'abbraccio e subito le labbra di Gwen furono sulle sue, assaporandole dolcemente. "Ti amo, umano" aveva sussurrato lei, tra un bacio e l'altro.
Shannon sorrise, quel sorriso dolce che dedicava solo a lei e che la faceva impazzire, poi portò di nuovo la ragazza distesa sul letto, lui sopra di lei.
"La notte non è ancora finita." le aveva sussurrato all'orecchio, prima di lasciarle piccoli baci sul viso, poi sul collo e poi, pian piano, sempre più giù.

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