TI INTERESSA?

di Lights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - PORTA IN FACCIA ***
Capitolo 2: *** 2° - TI INTERESSA? ***
Capitolo 3: *** 3° - L’EQUIVOCO ***
Capitolo 4: *** 4° - CANESTRO ***
Capitolo 5: *** 5° - SCOPERTA ***
Capitolo 6: *** 6° - ORA, SEMPRE ***



Capitolo 1
*** 1 - PORTA IN FACCIA ***


Inizio: Domenica 9 dicembre 2007

Inizio: Domenica 9 dicembre 2007 ….

 

 

DISCLAIMERS: Jag e tutti i suoi personaggi appartengono a D.P.Bellisario, alla CBS e alla Paramount li ho solo presi in prestito, senza alcuno scopo di lucro, per questa fanfic. Tutti gli altri personaggi appartengono alla mia fantasia, chi volesse può anche utilizzarli.

 

1° - PORTA IN FACCIA

 

JAG HEADQUARTIER

 

S: - Maledizione!- sferrò il pugno sulla parete dell’ascensore.

Il primo con forza gli altri più debolmente. Il Tenente Colonnello Mackenzie aveva appena perso la causa, forse la più dura che avesse mai dovuto condurre contro il Capitano di marina Leroy Matrow accusato di violenze domestiche sulla moglie e sui figli.

L’Ammiraglio aveva affidato a Mac l’accusa e la difesa era stata assegnata al Capitano Mantoni e al Tenente Singer.

Mac aveva abbassato la guardia facendosi trasportare dai ricordi del passato e la Singer, scaltra com’era, se ne era approfittata, fornendo le prove schiaccianti per l’innocenza Matrow al Capitano Mantoni il quale era riuscito a scagionarlo da tutte le accuse invece di condannarlo all’ergastolo e farlo rinchiudere a Leavenworth.

Uscì dall’ascensore con passo deciso dirigendosi verso il suo ufficio come un carro armato, senza guardare in faccia nessuno guardando dritto davanti a sé.

Stava per chiudere la porta del suo ufficio quando qualcosa la bloccò.

Harm l’aveva vista avanzare come un bulldozer. Mac era tesa come una corda di violino, i suoi occhi erano di un colore cupo che esprimevano una profonda rabbia e tanta amarezza, voleva fare qualcosa per lei, ma non sapeva cosa. Si era avvicinato silenziosamente, l’aveva seguita a breve distanza e prima che potesse chiudere la porta l’aveva bloccata.

H: - Mac calma!- Le sorrise avvicinandosi a lei.

S: - Devo calmarmi? Che diritto hai di dirmi che devo calmarmi???- Lo travolse con la sua furia.

H: - Mac hai perso solo una causa.- Cercò di rimediare.

S: - Non ho perso una causa, ho perso la causa, quel bastardo l’hanno prosciolto dalle accuse!-

H: - In fin dei conti le prove che ha raccolto la Singer scagionano completamente il Capitano.-

H: - Comandante Rabb lei da che parte sta?- Gli chiese con tono adirato.

H: - Che cosa centra questo?- Disse mettendosi sulle difensive.

S: - Quell’uomo ha picchiato la moglie e i figli e tu… tu… tu mi dici che la Singer ha anche ragione!- Quasi urlò.

H: - Non è questo, non mettermi in bocca parole che non ho detto, e non mi usare da pungiball solo perché sei arrabbiata con te stessa perché ti sei fatta coinvolgere invece di rimanere lucida.- Incrociò le braccia e la guardò severamente rimanendo in piedi sulla porta.

Mac si avvicinò a lui, appoggiò la mano sulla maniglia e con un colpo di polso gli chiuse la porta in faccia.

Harm rimase di sasso dal gesto della collega. Tutto l’ufficio sentendo il rumore della porta si bloccò e osservò il Comandante Rabb in piedi a fissare la porta dell’ufficio del Colonnello Mackenzie.

Harm si girò e incontrò lo sguardo degli altri addetti, sorrise imbarazzato e si richiuse nel suo ufficio dove vi passò tutto il resto del pomeriggio.

Era quasi sera ormai. Si alzò dalla sua scrivania, prese il capello, la valigetta e si diresse verso l’ufficio di Mac.

H: - Mac è tardi vieni a casa con me?- Le chiese entrando.

Mac era in piedi vicino alla finestra, con le braccia conserte. Il suo corpo era teso, e meccanicamente sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio che cadeva ogni tanto sul viso.

S: - Non si usa bussare Comandante?- Gli chiese senza girarsi e continuando a guardare fuori dalla finestra, stringendo ancora di più le braccia irrigidendo il suo corpo al suono della sua voce.

H: - Ok come non detto, buona serata!- Le disse piccato, lanciandole uno sguardo triste prima di chiudere la porta dell’ufficio e andare via.

Sturgis aveva assistito alla scena e decise che era ora di intervenire.

St: - Colonnello è ancora qui?-

Mac sentendo la voce di Sturgis si girò sorpresa.

S: - Turner! Si ho delle cose da ultimare.-

A: - Lasciale pure perdere le potrai fare domani. Vai a cambiarti, ti aspetto in palestra tra trenta minuti.- Le disse passando al confidenziale.

S: - Ma…- cercò di obiettare.

A: - Niente ma ti aspetto in palestra!- Le sorrise e se ne andò lasciando Mac stupita e incredula dall’invito che aveva appena ricevuto.

 

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Capitolo 2
*** 2° - TI INTERESSA? ***


2° - TI INTERESSA

2° - TI INTERESSA?

 

 

JAG HEADQUARTIERS

PALESTRA

Ore 20.00

 

Sturgis e Mac erano uno di fronte all’altro in tenuta sportiva. Le diede i guantoni da box, glieli fece indossare e si avvicinarono al sacco.

St: - Forza Colonnello vediamo di che pasta è fatta colpisca!-

S: - Ma…- obiettò.

St: - Smettila di piagnucolare e colpisci… vedrai che ti sentirai meglio, concentrati e colpisci!-

S: - Non credo che sia il caso Sturgis...-

A: - Colpisca Colonnello!- Urlò.

Mac scattò quasi a quell’ordine. I primi colpi furono deboli, ma più colpiva più la sua rabbia aumentava.

S: - Bastardo, sei un bastardo, a vita dovevi rimanerci in carcere, lurido bastardo, non meriti di vivere…- iniziò a gridare – io sono stata una debole, ti ho permesso di ferirmi, ho perso!!!- le lacrime scivolarono sul suo viso – ho perso, mi hai trascinato a fondo nei ricordi che avevo cancellato, mi hai reso una vittima!-

Si aggrappò al sacco accasciandosi a terra continuando a piangere.

Sturgis l’abbracciò accarezzandole la testa.

St: - Brava così, piangi pure Mac… è tutto passato.-

Mac pianse tra le sue braccia fino a calmarsi facendosi cullare dalle sue carezze.

S: - Mi dispiace ho perso il controllo non succederà più.- Gli disse staccandosi da lui imbarazzata guardando a terra mentre cercava di togliersi i guantoni.

St:- Non ti preoccupare…- le prese i guantoni e la aiutò a sfilarseli - Non essere troppo dura con te stessa Mac, anche se indossiamo questa divisa, rimaniamo sempre degli essere umani con dei sentimenti. Hai svolto bene il tuo compito nonostante non avessi le certezze dell’accusa cosa che la difesa ha trovato.-

S: - Grazie ma perché?.- Gli sorrise timidamente

St: - Mac… - sorrise – non serve che mi ringrazi… in fin dei conti sostituisco l’Ammiraglio e non posso non prendermi cura della sua pupilla, piuttosto vai a parlare con Harm… il parafulmine.- Le disse scherzando.

S:- Ha ragione Sturgis… povero il mio parafulmine.- Disse distrattamente, si alzò e andò a cambiarsi.

Sturgis sorrise guardandola andare via, scuotendo la testa “Ah quei due si rincorrono in continuazione ma quando apriranno gli occhi”. Si alzò dal tappeto, sistemò i guantoni e andò a casa anche lui.

 

 

APPARTAMENTO DI HARM

Ore 21.00

 

Harm era disteso sulla sua poltrona e guardava il soffitto mentre una musica soft si diffondeva nella stanza accompagnando i suoi pensieri, rivolti, sempre e soltanto a lei, l’unica donna che sapeva farlo sorridere e gioire quanto imbestialire. La sua immagine era fissa nella sua mente, quel corpo teso, rigido dentro alla sua divisa da marine, perfetto. La ciocca di capelli che le scivolava morbida sul viso e la sua mano che con un movimento delicato la rimetteva apposto. “Oh Mac” disse sottovoce.

Il suono del campanello lo distolse dai suoi pensieri.

Svogliatamente si alzò, andò ad aprire e rimase sorpreso.

S: - Ciao.- Disse timidamente.

H: - Ciao.- Rispose incredulo.

Si era materializzata davanti a lui. Era bellissima nella sua semplicità. I jeans stretti a vita bassa che definivano il suo corpo, la sua maglia rossa scollata che lasciava nude le spalle… lo aveva incantato.

S: - Sono venuta in pace e … ho portato la cena.- Disse mostrandogli i sacchetti del ristorante cinese.

Il suono della sua voce lo fece svegliare, interrompendo la sua fantasia proprio nell’attimo che le sue mani sfioravano la sua morbida pelle e ritornare con i piedi per terra. Harm sorrise imbarazzato e le fece segno di entrare cercando di evitare il suo sguardo per non far scoprire i suoi pensieri non proprio casti.

Si sedettero sul divano e iniziarono a mangiare in silenzio cullati dalla musica.

S: - Non dire niente… mi sono fatta coinvolgere…-

H: - Se non lo faresti non saresti la splendida persona che sei.- Le sorrise.

S: - Adesso non mi dirai la stessa frase di Sturgis che anche se indossiamo questa divisa siamo sempre degli essere umani con sentimenti.- Sorrise prendendo un gamberetto.

Harm rimase sorpreso e restò a bocca aperta con in mano le bacchette che racchiudevano uno dei gamberetti.

H: - E quando te l’avrebbe detto?- Chiese un po’ irritato.

S: - Perché?- Gli chiese.

H: - Curiosità.- Divagò lui alzandosi e andando a prendere dei tovaglioli.

S: - Sta sera…- gli rispose concentrando il suo sguardo sul pacchettino del cibo e ritornando con la mente alla dolcezza e l’attenzione che aveva avuto nei suoi confronti. Un sorriso fiorì sulle sue labbra e una sensazione di calore si fece spazio nel cuore.

Harm notò il suo sorriso e si rese conto che era serena.

S: - Devo dire che Sturgis è proprio una brava persona.- Disse noncurante e mettendosi un porzione di spaghetti in bocca – secondo te frequenta qualcuno?-

Harm si girò di scatto sentendo la sua domanda.

H: - Perché?- Le chiese osservandola attentamente.

S: - Così tanto per sapere…- divagò.

H: - Ti interessa?- Chiese con apprensione.

S: - Perché?- Gli chiese guardandolo negli occhi.

H: - Rispondi alla mia domanda.- Le disse nervoso.

S: - Ma che domande fai!- Si alzò ridendo e si diresse verso la cucina per prendere una bottiglietta d’acqua dal frigo.

Harm la seguì e le andò vicino, mettendole una mano sul braccio prima che potesse aprire il frigo.

H: - Ti interessa?- Le richiese.

Mac si fermò a guardarlo, i suoi occhi avevano assunto un coloro indefinito, tra il blu scuro e il nero. I lineamenti del suo viso erano più marcati e tirati.

S: - Ti interessa?- Gli chiese dopo averlo guardato attentamente.

Harm rimase spiazzato dalla sua domanda, non se l’aspettava e soprattutto non sapeva che cosa risponderle.

Mac lo guardò ancora più attentamente e sapeva ormai fin troppo bene che quando metteva le cose sul piano personale con Harm lui automaticamente tirava su i muri difensivi. Anche questa volta aveva provato a sbloccarlo ma come al solito non ci era riuscita.

Tolse il suo sguardo e abbassò la testa sorridendo e pensando “Sempre il solito Harm!”.

S: - Si è fatto tardi è meglio che vada.-

Senza lasciargli il tempo di dire o fare qualcosa, prese la borsa dal divano e se ne andò.

Harm era rimasto immobile assistendo alla scena come uno spettatore esterno. Per l’ennesima volta l’aveva allontanata da lui.

H: - Si mi interessa…mi interessa tutto di te.- Disse sottovoce una volta che la porta si chiuse.

 

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Capitolo 3
*** 3° - L’EQUIVOCO ***


3° - L’EQUIVOCO

3° - L’EQUIVOCO

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL COLONNELLO MACKENZIE

Ore 07.47

 

Mac era arrivata presto in ufficio. Le piaceva l’atmosfera che c’era al mattino presto, il silenzio che regnava era tranquillizzante e pensare che da li a poche ore si sarebbe sostituito con il consueto caos lavorativo.

Si stava godendo la sua tazza di caffè alla finestra quando sentì bussare e si voltò.

St: - Mac mattiniera come al solito.- Le disse accennando un sorriso.

S: - Sturgis…- pronunciò il suo nome sorpresa di vederlo entrare nell’ufficio.

St: - Stai bene?-

S: - Si ti ringrazio. Ora sto molto meglio.-

St: - Sono contento di sentirtelo dire, vieni con me così ci prendiamo una tazza di caffè insieme?- Le chiese accennando un lieve sorriso.

S: - Si è meglio, questo che ho preso che ha fatto Tiner è veramente…lasciamo perdere non c’è definizione appropriata per descriverlo.- Rise di gusto.

Si avvicinò a lui e involontariamente gli sistemò i gradi sulla spalla.

S:- Così va meglio.- Gli sorrise finendogli di sistemare i gradi.

St: - Grazie Mac ma posso fare anche da solo.- Le disse infastidito dalla sua confidenza.

Alzò il braccio per sistemarsi personalmente il grado quando si impigliò con il grado nella manica di Mac.

St: - Accidenti!- Esclamò contrariato dall’imprevisto.

S: - Dai non è successo niente stai fermo che ora cerchiamo di liberarci.- Gli sorrise.

I due si avvicinarono cercando di liberarsi dall’appiglio a vicenda.

 

JAG HEADQUARTIERS

Ore 8.00

 

Harm quella mattina era arrivato presto in ufficio. Non aveva chiuso occhio. Non aver ricevuto risposta a quella domanda che aveva rivolto a Mac l’aveva messo in ansia e si era continuato a chiedere “E’ mai possibile che le interessa un tipo come Sturgis?”. Quella domanda ormai era come un chiodo fisso nella mente.

Uscì dall’ascensore soprappensiero dirigendosi verso il suo ufficio, ma si  bloccò subito all’entrata assistendo la scena. Sgranò gli occhi vedendo Mac e Sturgis vicini, più che vicini. I dubbi che lo avevano tormentato per tutta la notte allora non erano altro che realtà. Ma come era potuto accadere, lui non si era accorto di niente.

A grandi passi si diresse verso l’ufficio di Mac.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL COLONNELLO MACKENZIE

Ore 08.03

 

S: - Ecco fatto… vedi con un po’ di pazienza si riesce a fare tutto.- Gli sorrise prendendogli il bavero della giacca tra le mani.

Sturgis per risposta le fece una smorfia.

H: - Posso o vi disturbo?- Chiese acido entrando nell’ufficio.

S: - Harm!- Disse stupita togliendo meccanicamente le mani dalla giacca di Turner.

St: - Buongiorno Harm mattiniero sta mattina, chi ti ha buttato giù dal letto? – Gli chiese scherzando – Mac ed io stavamo andando a prendere una tazza di caffè vieni con noi?- Gli chiese con naturalezza, come se quello che era successo, che poi non era successo, non fosse accaduto.

H: - Si grazie.- Rispose asciutto all’invito senza mai togliere lo sguardo glaciale da Mac.

Sentendo il peso del suo sguardo, Mac uscì per prima dall’ufficio e si diresse verso il cucinotto.

 

Parlarono di cose futili per lo più del tempo cercando di non creare quella solita situazione imbarazzante che ormai era già nell’aria.

Il Comandante Turner prese la cartellina contenente i documenti che gli aveva lasciato la Coats dal mobile dove li aveva appoggiati, prese con l’altra mano la tazza del caffè e si diresse verso il suo ufficio.

St: - Ah Colonnello venga nel mio ufficio.- Disse fermandosi un attimo, girandosi di tre quarti e lanciando una breve occhiata a Mac.

 

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Capitolo 4
*** 4° - CANESTRO ***


4° - CANESTRO

4° - CANESTRO!

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL COMANDANTE RABB

Ore 12.13

 

St: - Ciao Harm, disturbo o hai finito?- Chiese entrando nel suo ufficio.

H: - No vieni pure. Ho appena terminato di compilare questo rapporto.- Gli disse facendogli segno con la mano di sedersi.

St:- Che ne dici se andiamo a pranzo fuori e poi ci facciamo una bella partita a basket?- La sua proposta assomigliava quasi un segno di pace.

H: - Come mai oggi non vai a pranzo con il Colonnello?- Gli chiese ironico.

Per tutta risposta Sturgis lo guardò per traverso.

H: - Ok, ok… accetto volentieri.- Si arrese, ritirando le armi

 

 

JAG HEADQUARTIERS

CAMPO DA BASKET

 

Avevano preso un panino al volo e subito si erano messi a giocare.

St: - Mi vuoi spiegare che cosa ti dà tanto fastidio? Hai paura di perdere l’esclusiva?-

Sturgis lo stava fronteggiando aspettando il momento buono per sottrargli la palla. Harm sentendo quella domanda inaspettata si bloccò perdendo la concentrazione e facendosi soffiare la palla da sotto il naso da Turner che ne approfittò per andare a canestro.

St: - Allora è così… colpito e affondato.- Gli sorrise lanciandogli la palla.

H: - Ma cosa stai blaterando… io con Mac non ho nessuna esclusiva!- Lanciò la palla ma andò fuori permettendo a Sturgis di entrarne in possesso.

St: - Quindi si tratta di Mac.- Sorrise di nuovo avvicinandosi al canestro pericolosamente.

H: - Sei tu che l’hai detto?-

St: - Mi dispiace contraddirla Comandante ma è stato lei il primo a fare il nome di Mac, la mia era solo una domanda generica.- Dicendo questo tirò la palla e fece canestro. – Un altro punto per me!- Lo guardò soddisfatto.

H: - Aaaahhh… è inutile oggi… non ho la concentrazione giusta per giocare.- Disse lasciando il campo e andandosi a sedere sulla panchina dove avevano lasciato le loro borse, appoggiando le mani dietro la testa e guardando il cielo.

Anche Sturgis si sedette accanto a lui. I due ufficiali rimasero in silenzio a vedere il panorama.

St: - Non te la porterò via Harm, non la perderai per colpa mia.- Disse dopo un po’.

H: - Ma perché te?- Gli chiese in un soffio.

St: - E chi lo sa… la mente femminile è così complessa...forse in me ha visto qualcosa che in te proprio non c’è.- Si mise a ridere.

H: - Ah ah… sei proprio divertente.- si passò una mano sulla fronte - … non so che fare…-

St: - Sei un testone, ecco cosa sei… sbloccati se aspetti un altro po’ si allontanerà di più da te, fino a quando la perderai…- si fermò un attimo – per sempre.-

Quelle ultime due parole era scoppiate nel cuore di Harm come colpi di pistola “per sempre”.

H: - Comunque…- si alzò prendendo le sue cose e guardò fisso l’amico – tu stalle alla larga!- terminò serio avviandosi verso lo spogliatoio.

Sturgis si lasciò cadere indietro appoggiando la schiena alla panchina, piegò la testa a guardare il cielo e sorrise “Cocciuto!” pensò.

S: - Finalmente… ecco dove ti eri cacciato!-

Lo squillo di quella voce femminile gli fece aprire gli occhi.

St: - Mac?- Le rivolse uno sguardo interrogativo.

S: - Dai Sturgis c’è la povera Coats che ti sta cercando per tutta la base…-

St: - Perché non mi ha chiamato al cellulare…- prese il cellulare in mano – è spento si deve essere scaricata la batteria.-

S: - Su muoviti altrimenti al Sergente le verrà un attacco di nervi.- Gli sorrise.

St: - Si vado subito, grazie Colonnello.- Le mise una mano sulla spalla, le sorrise e corse ai suoi doveri.

Mac lo vide andare via e scosse la testa, cogliere Turner impreparato era un’occasione molto insolita, certo anche nell’imprevedibilità riusciva a tenere il suo comportamento preciso e tranquillo.

H: - Hei Mac che ci fai qui?-

La voce di Harm l’aveva fatta sussultare.

S: - Ciao…- lo salutò sorpresa – ero venuta a cercare Sturgis.-

H: - Perché?- Chiese cercando di essere il più indifferente possibile.

S: - Perché?- Chiese a sua volta.

Risero entrambi, era mai possibile che nessuno dei due riuscisse rispondere alle domande dell’altro senza fare un’altra domanda. “Ne sarebbero mai stati capaci?” si chiesero.

Si guardarono per un momento capendo di aver pensato la stessa domanda e scoppiarono a ridere “Naaah”.

Sarah se ne stava per andare e ritornare al lavoro quando Harm la bloccò trattenendola per un braccio.

H: - Mac…- fece un attimo di pausa – mi dispiace se in questo periodo sono stato distaccato, o ti ho sottovalutato e…-

S: - Indisponente, saccente, arrogante? Volevi aggiungere?- Gli chiese divertita dalla piega della situazione.

H: - Ok l’ammetto non sono stato un angelo ma neanche tu ci sei andata leggera.-

S: - Toucher.- Gli sorrise – Dai che ti offro un caffè.-

Lo prese sottobraccio e insieme si avviarono verso l’ufficio.

 

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Capitolo 5
*** 5° - SCOPERTA ***


5° - SCOPERTA

5° - SCOPERTA

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL COLONNELLO MACKENZIE

Ore 16.37

 

“Non posso pretendere da Harm l’impossibile, lui è fatto così, ha i suoi blocchi e i suoi limiti. Sorrise Mac, seduta alla scrivania, persa nei suoi pensieri, tenendo in mano il fascicolo dell’udienza che stava seguendo. “non posso pretendere da me stessa di cambiarlo anche perché non ci riuscirei e alla fine arriveremo a una strada del non ritorno… in fondo Harm va bene così com’è con tutti i suoi difetti. Lui ci sarà sempre accanto a me e di questo non devo avere paura e soprattutto non devo dimenticarlo mai… lui per me c’è è questo l’importante, e in fin dei conti anche io ci sono e ci sarò sempre per lui, gli starò accanto e sorveglierò su di lui fino a quando me lo sarà permesso… come un’amica speciale…” un sorriso triste increspò il sorriso sereno di prima.

S: - Già un’amica speciale…- disse sottovoce presa tra i suoi pensieri.

St: - Hai detto qualcosa Mac?- Le chiese alzando lo sguardo dai fascicoli che stavi visionando.

Mac e Sturgis stavano collaborando insieme ad un caso che gli aveva affidato l’Ammiraglio Chegwidden da quando, quel pomeriggio, avevo ripreso il comando del jag.

S: - Come?... no niente, sciocchezze.-

Sturgis l’osservò per un attimo e poi si concentrò sui suoi documenti.

St: - Forse ho trovato qualcosa di interessante…-

Prese le carte in mano, si alzò, si mise vicino a lei alla sua destra, depose sulla scrivania davanti a lei i fogli che stava visionando e le indicò con il dito il punto della sua scoperta.

Mac fece scorrere lo sguardo sulle parole indicatole dal dito di Turner.

S: - Ma non è possibile…- era rimasta a bocca aperta. – con questo posso riaprire il caso e ora il Capitano Leroy Matrow non ha scampo, Leavenworth sarà la sua nuova casa.-

Sturgis le mise la mano sulla spalla sinistra in segno di coraggio e Mac involontariamente appoggiò leggermente la testa sul suo fianco.

H: - Mac…-

Harm aveva aperto la porta e aveva assistito alla scena. Automaticamente aveva stretto i pugni e il suo cuore aveva smesso di battere per un secondo. Un senso di rabbia gli era scoppiato nel cervello e i suoi lineamenti del viso solitamente tesi e rilassati si inasprirono.

Sturgis si staccò da lei e Mac riprese controllo delle sue emozioni.

S: - Harm Sturgis ha trovato le prove per riaprire il caso…-

H: - Ah si? Bene sono contento.- Disse asciutto.

C: - Scusi Signora, Comandante Turner l’Ammiraglio ha chiesto di lei, se può raggiungerlo in sala riunioni.-

St: - Grazie Coats vado subito. Mac sono contento di esserti stato utile.- Disse rivolgendosi a Mac e con un cenno del capo salutò Harm.

H: - Forse è meglio che ti lascio da sola, avrai un sacco di cose da fare.- si girò su se stesso per andarsene quando si ricordò di quello che era venuto a fare.

H: - Beh forse anche questo materiale può esserti utile.-

Le appoggiò la cartellina con i documenti che aveva raccolto sulla scrivania.

Mac non riuscì a dire niente. Era rimasta immobile osservando ogni movimento di Harm.

“Ora non doveva farsi distrarre, doveva incastrare quel farabutto che aveva osato prendersi in giro di lei!” pensò seria e si riconcentrò sul suo lavoro.

Aveva lavorato fino a sera tardi ininterrottamente, modificando e cercando questa volta tutti i punti deboli della sua accusa. Le aveva scovati tutti tranne l’alibi del Capitano era ancora in piedi. C’era qualcosa che non quadrava ma non riusciva a capire che cosa eppure il suo istinto le diceva che doveva continuare a cercare.

A: - Colonnello ancora in ufficio- Le disse sorpreso di vederla ancora lì seduta.

S: - Ammiraglio! Si sto lavorando sul caso del Capitano Matrow.-

A: - A quest’ora penso che non riuscirà a trovare nient’altro. Vada a casa e vedrà che dopo una bella dormita tutte le sarà più chiaro.-

S: - Grazie Signore! Accetto il consiglio.-

In fin dei conti era sciocco rimanere a rimuginare in ufficio, forse un po’ d’aria fresca l’avrebbe messa sulla buona strada.

Prese i vari fascicoli dalla scrivania, li infilò nella sua valigetta e se ne andò a casa.

 

 

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Capitolo 6
*** 6° - ORA, SEMPRE ***


6° - ORA, SEMPRE

6° - ORA, SEMPRE …PER TUTTA LA VITA

 

APPARTAMENTO MAC

GEORGETOWN

Ore 22.03

 

Mac aveva posizionato i fascicoli per tutta la stanza ripercorrendo ogni istante, attimo per attimo, la vita del Capitano Matrow, quando si accorse che solo una cartellina era rimasta ancora sigillata.

La prese in mano e si rese conto che era quella che le aveva portato Harm nel pomeriggio. Era talmente presa dalla scoperta che aveva fatto Sturgis che se ne era dimenticata.

L’aprì e all’interno vi trovò tutta la documentazione che Harm era riuscito a raccogliere anche durante il processo, tutte datate e con i suoi appunti personali.

Sfogliava ogni foglio con attenzione, leggendo attentamente tutti i dati e gli appunti che lui aveva raccolto. Era stata una ricerca minuziosa e alla fine vi trovò anche quello che stava cercando la prova schiacciante che faceva cadere l’alibi del Capitano.

Si bloccò un attimo e con la mente ripercorse le ultime due settimane. Quel caso li aveva messi su due fronti diversi, o meglio lei aveva messo le barriere allontanandolo da sé.

Il dolore che provava per quei bambini l’aveva rivalso tutto su Harm facendolo colpevole di una colpa che non aveva. Era stata durissima con lui, fino a quel giorno che gli aveva sbattuto la porta in faccia.

Harm, invece, silenziosamente le era stato accanto raccogliendo materiale e indagando e aiutandola inconsapevolmente nel caso.

“Sono una stupida” pensò quando finì di leggere.

Senza dare il tempo alla sua parte razionale di pensare, prese il cappotto e uscì di casa.

Doveva andare da lui, non importava se era tardi, doveva spiegargli che era stata una stupida, che non era sua intenzione ferirlo.

 

APPARTAMENTO HARM

WASHINGTON

Ore 23.57

 

Bussò piano la prima volta, poi sempre con più forza fino a quando la porta si aprì e se lo ritrovò di fronte con indosso la vestaglia e i boxer e il viso assonnato, che appena la vide lì in piedi sull’uscio della porta si risvegliò completamente.

H: - Sarah è successo qualcosa?- Le chiese preoccupato.

S: - No non è successo niente…- l’abbracciò d’istinto.

Quella sera non avrebbe fatto pensare la sua ragione ma solo l’istinto.

H: - Hei marine che cosa ti prende?- Le chiese con tono tenero abbracciandola e chiudendo con il piede la porta.

S: - Mi dispiace.- Lo strinse ancora più forte – io ce l’avevo con te ma in realtà non ce l’avevo con te, non potrei mai avercela con te.-

H: - Lo so.- Sorrise dolcemente e iniziò ad accarezzarle i capelli.

S: - Davvero?- Gli chiese guardandolo negli occhi.

H: - Beh… ne ho po’ dubitato vedendoti con Sturgis…- Deviò il suo sguardo da quello di Mac.

S: - Sturgis? Che cosa c’entra lui…- si bloccò un attimo – ma quello che c’è tra me e lui è molto diverso da quello che c’è tra te e me.-

H: - Ah si e cosa c’è di diverso?- Chiese curioso incrociando le braccia sul petto e inclinando leggermente la testa verso destra.

Mac si allontanò leggermente da Harm e iniziò a parlare gesticolando nervosamente, avvicinandosi alla finestra guardando fuori, dandogli le spalle.

S: - Io e Turner siamo colleghi, tu ed io siamo si colleghi ma anche partner, ne abbiamo passate tante insieme, ma poi siamo soprattutto amici…-

“Oddio che sto blaterando” pensò Mac ascoltando le parole che uscivano dalla sua bocca.

H: - Amici?- Le chiese avvicinandosi a lei.

S: - Si amici… ormai ci conosciamo così bene…- si girò e se lo ritrovò di fronte… non riuscì a terminare la frase che fu catturata dallo sguardo di Harm.

I suoi bellissimi occhi azzurri brillavano di una luce propria riflettendosi nei suoi.

H: - Io non voglio più essere solo per te un amico Mac, voglio essere molto di più. Io ti amo Sarah. Ti amo come non ho mai amato. Ti amo per tutte quelle volte che litighiamo per niente, Ti amo per il modo in cui ci affrontiamo in aula, Ti amo per come riesci a starmi accanto, Ti amo così come sei… io ti amo Sarah Mackenzie.-

Le prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, sfiorandole con la lingua e la baciò prima piano e poi facendosi travolgere dalla passione stringendola forte a sé, come quasi avesse paure che potesse allontanarsi da lui.

S: - Ti amo ora e sempre Harmon Rabb.-

Si strinse nel suo abbraccio, felice di non scappare più dalle sue paure ma di ritrovarsi al sicuro tra le sue braccia circondata dal suo amore.

Come nelle migliori favole, l’amore era sbocciato, ma questa volta non erano il solito principe e principessa a coronare il loro sogno d’amore e soprattutto non era la solita favola, ma la bellissima realtà del nostro Capitano Rabb e Colonnello Mackenzie che finalmente avevano trovato la loro strada e il coraggio di dirsi quelle due magiche parole “Ti amo”… ora, sempre… per tutta la vita.

 

Semper Fidelis

 

 

Light                                                                                     Fine…Sabato 19 gennaio 2008

 

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