Senza nome

di RamaDFZ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Should I die ***
Capitolo 2: *** Admiration ***
Capitolo 3: *** Glimpse ***
Capitolo 4: *** The hanging ***
Capitolo 5: *** Under the burning sun ***
Capitolo 6: *** I'm afraid ***
Capitolo 7: *** That ghost singing in the night ***
Capitolo 8: *** Eyes wide open ***
Capitolo 9: *** Screams, sarcasm and sand ***
Capitolo 10: *** Tearing flowers ***
Capitolo 11: *** Condivision ***
Capitolo 12: *** You're not a treat ***
Capitolo 13: *** Blood brothers and blood fellows ***
Capitolo 14: *** Heart-shaped glasses ***
Capitolo 15: *** Miserable ***
Capitolo 16: *** Echoes of cries ***
Capitolo 17: *** The chilling cold and the phone call ***
Capitolo 18: *** Friendship ***
Capitolo 19: *** Loud thoughts, quiet footsteps ***
Capitolo 20: *** The sound of our souls ***
Capitolo 21: *** Points, lines and rays: part one ***
Capitolo 22: *** White ceilings ***
Capitolo 23: *** Points, lines and rays: part two ***
Capitolo 24: *** Points, lines and rays: intermission ***
Capitolo 25: *** Slip into my barriers ***
Capitolo 26: *** Points, lines and rays: part three ***
Capitolo 27: *** Message ***
Capitolo 28: *** Expiation ***
Capitolo 29: *** Falling down... I think I love you ***
Capitolo 30: *** Capture ***
Capitolo 31: *** Looking for a glimmer of hope ***
Capitolo 32: *** Beyond dreams and nightmares ***
Capitolo 33: *** To Feel, to Hurt ***
Capitolo 34: *** Disclosure ***
Capitolo 35: *** ... ***
Capitolo 36: *** Goodbye... so long... nice try... I'm gone ***



Capitolo 1
*** Should I die ***


Introduzione

 

 

Nella periferia di Winchester un edificio gotico svetta prepotentemente contro il plumbeo cielo inglese, sfidando il divino con le sue guglie aguzze e minacciose. Dall'aspetto austero e ben poco rassicurante, non si direbbe mai che quella struttura sia stata adibita all'accoglienza di chi è solo al mondo, eppure, al di là delle fredde vestigia si cela un contrastante tripudio di giovinezza... Urla, schiamazzi, risate di bambini mescolate e confuse creano una melodia stonata, ma in qualche modo dolce, che viene scandita dai radi acuti degli adulti, intenzionati a ristabilire l'ordine.

Wammy's House”, questo il nome inciso sulla targa di ottone che affianca la pesante cancellata d'ingresso, “Wammy's House”, speranza e condanna di tante piccole anime perdute...

 

Apriamo una pagina a caso nella storia della dolce casa di Winchester ed iniziamo a leggere da lì, scorrendo tra le righe di vite diverse eppur troppo simili, assaporando parte della macabra danza di burattini ed invisibili mani...

  • No, non ci posso credere! Un'altra volta!

  • Non ti alterare, stai traendo conclusioni affrettate come tuo solito....

  • Conclusioni affrettate dici!? Ma ti sei visto bene?!! Hai il labbro gonfio e sei pieno di lividi...

  • E allora? Sono scivolato per le scale, lo sai che quando cammino con i giocattoli in mano non riesco a vedere bene dove vado!

  • Smettila di prendermi per il culo Near!! Potrai fregare Roger, ma non me!

  • Mello per favore abbassa la voce, stiamo dando spettacolo...

  • Non me ne frega un cazzo!! Dimmi chi è stato stavolta! Giuro che se si tratta ancora di End gli faccio ingoiare gli ultimi due denti che gli sono rimasti!

  • No, non è stato End né nessun altro... Ti chiedo ancora una volta di smetterla di urlare, prima che venga Roger a farti il terzo grado.

  • Sai che me ne frega di quel vecchio bavoso!

  • Dovrebbe interessarti, invece... L'ultima volta ha detto che sei fai un altro passo falso ti sbatte fuori dall'istituto!

  • Non può permettersi di fare una cosa del genere, lo sai benissimo...

  • Anche se fosse, può comunque metterti in punizione per mesi senza lasciarti uscire in cortile o peggio, può vietarti la dose giornaliera di cioccolata...

  • Cazzo... Non avevo considerato questo particolare!

  • Già... Quando ti lasci trasportare delle emozioni perdi di vista dettagli importanti...

 

 

Mello e Near, rispettivamente undici e nove anni al tempo della nostra storia, erano due dei tanti orfani ospiti alla Wammy's House, anche se credo sia riduttivo definirli “due dei tanti”.

L'istituto fondato dal celebre inventore Quillish Wammy allo scopo di selezionare il futuro successore di L, detective del secolo, era ed è abitato esclusivamente da bambini prodigio, dotati di intelligenza e capacità fuori dal comune. La fredda logica che si trova alla base di ogni selezione impone che, a poco a poco, si eliminino i candidati meno validi affinchè l'ultimo rimasto possa essere ritenuto l'unico meritevole del posto tanto agognato.

Molti potrebbero considerare una vera e propria crudeltà sottoporre bambini così piccoli a continui test valutativi, esponendoli all'umiliazione di non essere all'altezza delle proprie ed altrui aspettative. In effetti, molti si potrebbero anche chiedere fino a che punto questa forma di vessazione psicologica sia in grado di influire sulla fragile psiche di giovani menti... La riposta forse verrà data osservando la realtà senza pregiudizio, sfogliando ancora tra le pagine di una storia senza nome...

 

 

Should I die

 

 

Un ragazzino paffutello e dalle grandi orecchie a sventola si avvicinò a Mello e Near, impegnati in una vivace conversazione. Il più grande del duo, percepita la presenza del nuovo visitatore, smise improvvisamente di parlare e concentrò tutta l' attenzione su di lui. Gli occhi azzurri di Mello si ridussero a fessure, il respiro divenne sempre più rapido e corto, le gote si tinsero di un rosso strano, poco naturale...

 

  • End, bastardo! Sparisci dalla mia vista se non vuoi che ti faccia a pezzi !

 

Con uno scatto felino, Mello si parò di fronte ad End sbarrandogli la strada, intenzionato a non dimenticare lo sgarro subito. Come al solito, era stato Near ad essere picchiato, non lui, ma per il ragazzino biondo e furente non faceva alcuna differenza... Mello, infatti, aveva avvertito l'urgenza di proteggere quel piccolo albino fin dal primo istante in cui le loro strade si erano incrociate. Quando cercava di scoprire la causa di quella sua strana esigenza, spesso si ritrovava a pensare che per sentirsi forti bisogna circondarsi di deboli. Quando realizzava che Near non era affatto debole, solo gracile, si sentiva come chi vuole per forza assicurarsi un ruolo in una storia che non gli appartiene... Per ora, Mello riusciva a star bene lo stesso, gli bastava trascorrere il tempo con la persona che, in definitiva, considerava più vicina, nonostante le molteplici differenze...

 

 

  • Mello non attaccare briga, ti ho già detto che non è stato lui!

  • Stà zitto Near!

 

  • Guarda guarda, candeggina è preoccupato che possa fare male alla sua fidanzatina Blondy!

  • Come mi hai chiamato Dumbo del cazzo?!!

  • Ti ho chiamato Blondy, B-L-O-N-D-Y! Cos'è?! Oltre che checca sei anche sordo?!

 

 

Quelle parole colpirono Mello come un fiume in piena... Aveva faticato per costruirsi l' immagine di duro con cui non conviene scherzare, eppure quel tipo ancora osava rivolgersi a lui chiamandolo checca! Il biondo non riuscì più a trattenersi ed iniziò a prendere a pugni End dritto sul viso, facendogli presto sanguinare il naso.

 

  • Ah!! Ahiaa!! Mi fai male, stronzo! Ma si può sapere che ti dice il cervello?! Brutto psicopatico!!

 

  • Così impari a prendertela con quelli più piccoli di te!

  • Ma che diavolo stai dicendo?! Io non ho fatto nulla a quello gnomo decolorato!

  • Sei anche bugiardo oltre che vigliacco, End?!

  • Tu sei pazzo! Stammi lontano! Dico tutto a Roger!

 

Rialzandosi a fatica, ancora gocciolante di sangue, End sferrò un potente calcio nello stomaco a Mello e poi iniziò a sgambettare lontano dal suo avversario il più veloce possibile. Il biondo sputò saliva e cadde in ginocchio, con le lacrime agli occhi per il dolore acuto.

 

  • Fai bene a correre brutto maiale!! Se ti prendo ti...

 

La minaccia fu soffocata da forti spasmi al ventre e piccole mani diafane si posarono sulle spalle del caduto, pronte a sorreggerlo come meglio potevano.

 

  • Near, va tutto bene...

  • No invece! Sei soltanto un idiota, un idiota impulsivo come sempre!

  • Bene, questo è il ringraziamento per averti vendicato! Vaffanculo omino bianco!

  • Ma che vendicato! Ti ho già ripetuto un migliaio di volte che sono caduto da solo! É la verità! Non so come, ma stamattina sono scivolato dalle scale. Ho anche i palmi delle mani scorticati per l'impatto col pavimento, vedi?

 

Il più piccolo mostrò le abrasioni che sembravano confermare a pieno la sua versione dei fatti ed il maggiore si sentì un po' stupido, cosa che iniziava a capitargli sempre più spesso quando parlava con Near...

 

  • Oh... E allora? Co-comunque che ne potevo sapere che sei così imbranato eh?!

 

Mello cercò di mascherare il rimorso e l'imbarazzo che stava provando in quei momenti con un'aggressività sgraziata, tipica di lui. Near, dal canto suo, semplicemente non voleva che l'unica persona con cui sentisse di avere una sorta di legame finisse puntualmente nei guai. Per una volta, l'albino decise di dar voce ai sentimenti che solitamente teneva rinchiusi in una morsa di gelido distacco.

 

  • Mello, non voglio che tu vada in punizione a causa mia...

 

Sorpreso dall'atteggiamento sinceramente contrito del compagno, il biondo sentì tutta la rabbia svanire e di colpo divenne mortalmente serio.

 

  • Near, se davvero non vuoi che io finisca nei guai, devi imparare a difenderti.

  • Non dirai sul serio? Credevo mi conoscessi bene ormai... Io detesto lo scontro fisico, non fa proprio per me reagire ad attacchi corpo a corpo.

  • Dannazione... A quanto pare sarò costretto a prendere calci a vita per te...

 

Lo sguardo corrucciato e triste di Near spinse Mello a continuare a parlare per chiarire la sua posizione

 

  • Ma non è un problema, dopotutto siamo migliori amici, no?

  • Migliori... amici!? Dici sul serio?

  • Dovessi morire!

 

Mentre pronunciava queste parole, il biondo tese il mignolo della mano sinistra all'albino che iniziò a fissarlo con aria interrogativa.

 

  • Oh Dio Near! Sei una frana! Possibile che debba insegnarti sempre tutto!? A questo punto dovresti intrecciare il tuo mignolo col mio e ripetere!

 

Near sembrò soppesare le parole dell'amico per qualche secondo, poi, con un sorriso strano, simile quasi ad una smorfia, afferrò il mignolo di Mello e lo baciò sul polpastrello, come se avesse appena visto un taglietto da disinfettare.

 

  • Should I die, dear Mello.

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Capitolo 2
*** Admiration ***


 

Admiration

 

 

Ai tempi della “House”, Mello poteva sembrare tutto fuorchè un ragazzino asociale, infatti, era sempre accompagnato da schiere di orfani che procedevano, per inerzia, dietro la scia di sicurezza che si lasciava dietro. Near, invece, trascorreva le giornate in silenzio, preferendo alla compagnia delle persone quella di puzzle e robottini. In realtà, i due brillanti amici non erano poi così diversi...

Entrambi costretti ad osservare il mondo e gli altri attraverso il filtro di un'intelligenza superiore, non riuscivano mai ad assaporare la meraviglia, quel senso di sorpresa che dovrebbe caratterizzare la giovane età. La maggior parte delle cose appariva loro fin troppo chiara, banale, priva di ogni interesse. L'unica persona capace di stuzzicarli era lui:

 

il grande, indiscusso, invincibile L...

 

Il detective del secolo rappresentava più che un semplice modello da imitare per i bambini in lizza nella successione. Gli orfani lo ammiravano in maniera smodata, quasi malata, e li rendeva molto nervosi il fatto stesso che non potessero mai vedere la persona per la quale stavano investendo il loro futuro. Tutti i giovanissimi candidati dovevano confrontarsi, giorno per giorno, con l'assenza fin troppo presente di un mentore capace di comunicare la propria schiacciante superiorità semplicemente sfoggiando un intelletto sopraffino.

Se c'era qualcuno che doveva gestire meglio di chiunque altro lo stress delle sue tacite aspettative era il primo orfano in graduatoria, quello più vicino alla successione ed a tutto ciò che questa prossimità implicava.

Il fantasma di L, minaccioso nella sua irraggiungibilità, incombeva come una strana maledizione sulle vite dei successori ed aveva già mietuto la sua prima, acerba, vittima... Another ( che stava per “another L”), si era guadagnato il primo posto studiando sodo e sfruttando saggiamente le proprie doti naturali, eppure, tutti gli sforzi profusi nel raggiungimento dell'ambita meta, per qualche strana ragione, non gli avevano concesso il ben che minimo appagamento. Nonostante Another si trovasse ad un livello decisamente prossimo a quello di L, si sentiva sempre insoddisfatto di sé e dei risultati che aveva conseguito. La convinzione di non riuscire ad eguagliare mai, nemmeno con il massimo sforzo, il proprio idolo, spinse il ragazzino in un abisso di frustrazione e depressione...

Quando Hans, l'inserviente più anziano, trovò il corpo esanime di A, ciondolante dal soffitto e privo di vita, la “House” sperimentò per la prima volta il dolore di una perdita che, forse, si poteva evitare.

 

 

Matt camminava a passo svelto per seguire l'andatura sostenuta di Mello, mentre Near proseguiva qualche metro dietro di loro senza preoccuparsi minimamente di accelerare.

 

  • Andiamo omino bianco! Faremo tutti tardi alla cerimonia se non ti dai una mossa!

  • Non sei mai stato puntuale Mello, perchè adesso tanta fretta? E poi potete tranquillamente avviarvi senza di me..

  • Near, Mello ha ragione! Almeno per stavolta è giusto che arriviamo in orario, è una questione di rispetto.

  • Io veramente voglio arrivare presto solo perchè spero di trovare i posti in seconda fila e farmi notare da L. Non ho mai parlato di rispetto per lui, Matt...

  • Ma come! Vuoi forse dirmi che non ti importa neanche un po'!?

  • No, non più di tanto...

  • Ha diviso perfino la stanza con noi! Come puoi essere così insensibile Mello?!

  • Andiamo Matt... Perchè mai dovrei rispettare uno come lui, uno che si è arreso?! E poi io sono pure credente...

  • Ancora con questa storia? Another si è suicidato, è vero, ma se solo qualcuno lo avesse aiutato, forse... Insomma... Io gli volevo bene...

Mello si fermò di colpo quando sentì che le ultime parole dell'amico erano suonate fin troppo acute e tremolanti... Matt, in effetti, stava già piangendo a dirotto e le lacrime riuscivano a superare perfino la barriera dei goggles che indossava sempre.

  • Matt dai, in fondo, posso capire i tuoi sentimenti... Dopotutto lui era il nostro compagno di stanza, però...

  • ...Però se non finisci il gioco, se non riesci a completare il puzzle, sei solo un perdente.

 

Mello si voltò di scatto verso Near che aveva semplicemente dato voce ai suoi stessi più intimi pensieri, solo che in quel momento non gli sembrava affatto opportuno dire una cosa del genere, soprattutto davanti a Matt...

 

  • Che cazzo Near!!

  • Cosa c'è, Mello? Mi sono solo permesso di esternare i tuoi pensieri che, peraltro, coincidono con i miei.

  • Ho capito, ma non mi sembra il caso che tu...

  • Solo su un punto non mi trovi d'accordo: prima hai detto di non poter rispettare Another anche perchè sei credente, questo vuol dire che dai per scontato che A si sia tolto la vita... Il suicidio è un peccato mortale per il cristianesimo.

  • Beh sì! Certo che lo do per scontato visto che si è pure impiccato nella mia camera!

  • Io, invece, credo che la morte di Another sia stata più forzata di quanto non sembri...

 

Matt era rimasto a piangere in silenzio, rimuginando sulla scomparsa prematura di Another e sull'apparente incapacità dei compagni di provare emozioni umane. Quando Near comunicò la sua strana teoria al biondo, Matt si sentì come se fosse caduto da un precipizio altissimo. Il ragazzino aveva impiegato mesi per riprendersi dallo shock della perdita, per accettare la resa del suo migliore amico e adesso quel nano albino pensava di potergli mettere in testa strane idee?!

 

  • Adesso basta con le stronzate!!

  • Matt calmati, Near ha solo detto che...

  • Ho capito fin troppo bene cosa intende Near e ti avverto che se si permette ancora di dire stronzate sul conto di Another solo per soddisfare la sua voglia di mistero, giuro che lo ammazzo! E me ne fotto che tu lo difendi sempre!

 

 

Near non raccolse la minaccia e proseguì indisturbato verso la sala comune. Mello, invece, rimase letteralmente sconvolto nel constatare quanto l'amico si fosse alterato. Chi lo conosceva bene, sapeva che Matt era un tipo calmissimo, eppure quella volta si era davvero infuriato... I suoi occhi lampeggiavano contro l'albino, i pugni serrati avrebbero voluto scagliarsi sulla pelle candida per tingerla di rosso scarlatto.

 

  • Matt lascia perdere, sai com'è fatto Near... Per lui è tutto un gioco. Adesso andiamo, o farai tardi...

  • S-si, hai ragione Mello, dobbiamo andare a salutare Another a un anno dalla sua morte. Non permetterò a niente e nessuno di impedirmelo.

  • Fai bene Matt, ora calmati però...

 

Il biondo ed il moro si avviarono nella stessa direzione imboccata dal glaciale Near, completamente ignari che qualcuno aveva ascoltato tutta la loro conversazione, fin dall'inizio...

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Capitolo 3
*** Glimpse ***


Glimpse

 

 

La sala comune era già gremita di bambini quando Mello, Matt e Near la raggiunsero. I piani del biondo di occupare i posti migliori erano evidentemente andati in malora, per cui il trio sedette in fondo all'aula, accanto ad un gruppo di termoconvettori che emettevano un ronzio fastidioso. Dal lato opposto rispetto all'ingresso era stata posizionata una gigantesca cattedra con in cima un portatile acceso. Roger Ruvie e gli altri responsabili dell'orfanotrofio assestarono rapidamente sulla parete dietro la cattedra un maxischermo e lo collegarono al pc tramite cavo.

 

 

  • Ragazzi, di sicuro quella strumentazione servirà a metterci in contatto con L! Guardate, c'è anche una webcam!

  • Fossi in te non mi esalterei più di tanto, Matt...

  • Ma insomma Near! Possibile che nemmeno il tuo idolo riesca a scrollarti un po'!?

  • Non è questo il punto...

  • E quale sarebbe?

  • Fate un po' di silenzio voi due! Roger è andato a sistemare la webcam... Tra poco succederà qualcosa!

 

Non appena Mello smise di parlare, sul maxischermo comparve una gigantesca L gotica ed il tempo sembrò rallentare di colpo... Tutti i bambini conoscevano fin troppo bene il significato di quel simbolo e rimasero col fiato sospeso, in trepidante attesa che il loro formidabile mentore prendesse la parola.

 

  • Salve, sono L...

 

Quelle parole echeggiarono nell'aula magna producendo un suono metallico ed inquietante, quasi provenissero da un' altra dimensione. La tensione nell'aria era palpabile e pesava sul petto degli orfani come una coltre di ghiaccio invisibile. L li stava sicuramente scrutando uno ad uno, inutile palesare il disagio dei bambini in questa iniqua condizione di osservati non osservanti...

 

  • L, siamo grati che tu abbia deciso di collegarti con noi in questo giorno molto triste...

  • Sono io ad esserle grato, Ruvie... Oggi avevo bisogno di scambiare due parole con i ragazzi e lei me ne ha dato la possibilità.

  • Prego L, sono tutti tuoi.

 

Se già all'inizio i piccoli si erano sentiti inquieti e preoccupati, adesso che L aveva dichiarato di voler parlare con loro era anche peggio. Volti sudati ed arrossati fissavano lo schermo in attesa che la sua voce dicesse altro; c'era perfino qualcuno che ripeteva mentalmente le ultime lezioni, quasi temendo una specie di interrogazione a sorpresa.

 

  • Come immagino sia noto a tutti voi, esattamente un anno fa, Another, ex primo candidato in graduatoria, si è tolto la vita impiccandosi con una corda nella sua stanza...

 

L tacque di nuovo, iniziando una strana pausa che nessuno riusciva a spiegarsi. Non era possibile che il grande detective si aspettasse cenni d'assenso, eppure non parlava più, quasi come se volesse studiare attentamente le reazioni che aveva suscitato nei suoi ascoltatori rievocando quella tragedia.

 

  • Siete riuniti qui, oggi, proprio perchè Roger ha ritenuto opportuno ricordare la scomparsa del vostro compagno. Io mi trovo d'accordo con lui e da questa storia spero che ognuno di voi abbia compreso un messaggio di vitale importanza.

 

Altra pausa, ma stavolta la curiosità era riuscita a prevalere sull'angoscia... Gli orfani erano attentissimi e tesi sulle sedie, pronti a cogliere al volo la perla di saggezza che stavano per ricevere da L. Di sicuro, molti si aspettavano un discorso carico di sentimento sull'importanza della vita, sulla gioia di compiere un percorso duro, ma ricco di soddisfazioni... Di sicuro, molti rimasero delusi.

 

  • Non posso dare per scontato che tutti abbiate capito il peso del gesto di A, quindi permettetemi di chiarirvi bene come funzionano le cose qui dentro. Alla Wammy's House studiate ogni giorno volumi su volumi e cercate di assimilare quante più informazioni possibile perchè dovete prepararvi ad affrontare al meglio il vostro compito futuro. Ognuno di voi è sottoposto ad un carico di lavoro enorme, certamente esagerato per bambini della vostra età, ma non per questo riceverete da me parole di compassione o conforto. Tutto ciò che fate è ciò che siete, gli ostacoli che avete di fronte adesso non sono nemmeno paragonabili alle difficoltà che incontrerete in futuro, quindi se non avete la forza per andare avanti ed il talento per eccellere, senza sotterfugi, fareste meglio a gettare la spugna e cercarvi un altro posto dove andare.

 

 

Ennesima pausa, stavolta definitiva, perchè il detective spense il collegamento. Un silenzio teso si impossessò della grande stanza, interrotto soltanto dal ronzio dei termoconvettori accanto al trio. Le parole di L avevano sortito un effetto devastante non solo sui bambini che non riuscivano più a pensare a nulla, ma anche sugli adulti... Roger si sentì scosso, temette di aver fatto un grosso errore permettendo a quel cinico di parlare direttamente agli orfani. Se Wammy fosse stato accanto a lui, forse avrebbe saputo gestire meglio la situazione, ma il vecchio Ruvie era più bravo con gli insetti che con le persone, per cui si limitò a porre fine alla cerimonia congedando i piccoli nelle loro stanze due ore prima del coprifuoco.

Molti piansero tutta la notte, alcuni abbandonarono l'orfanotrofio il giorno dopo, altri, invece...

 

  • Mello, come mai vieni in camera mia dopo il coprifuoco?

  • Matt si è addormentato subito ed io non riesco a prendere sonno...

  • Cos'è? Le parole di L hanno sconvolto anche te?

  • Beh, di sicuro non hanno sconvolto te, visto che dici sempre la stessa cosa anche se in modo diverso.

  • Hai evitato di rispondere alla mia domanda, vedo... Devo dedurre che ho ragione?

  • Non pensare di aver fatto centro, omino bianco! Non sono rimasto sconvolto, so bene perchè sono qui e farò di tutto per arrivare al traguardo... Non permetterò a niente e nessuno di ostacolarmi!

  • Sapevo che avresti risposto una cosa del genere ed è per questo che non capisco il tuo legame con Matt...

  • Ce l'hai con lui per caso? Matt è buono, ma ti consiglio di smettere di provocarlo... Oggi per poco non ti pestava!

  • Non mi preoccupo di questo, in fondo hai detto che prenderai sempre calci al posto mio...

  • Non ci fare troppo affidamento, scemo! E poi Matt è mio amico, non lo picchierei mai.

  • Neanche se dovessi farlo per difendere me?

  • Stai cercando di capire se sei il mio preferito, omino bianco?

  • No, in verità non mi interessa più di tanto...

  • Sempre gentile come un pugno nello stomaco, eh?

  • Se lo dici tu... Comunque perchè sei qui?

  • Te l'ho detto, non riesco a dormire e...

  • Ho capito Mello, ma se non sono state le parole di L a tenerti sveglio, allora perchè non riesci a dormire? E so già che si tratta di qualcosa che riguarda me, altrimenti non saresti venuto qui.

 

Eccola di nuovo, la sensazione di sentirsi uno stupido in presenza dell'albino stava iniziando ad irritare Mello non poco... Decise comunque di mantenere la calma e di dire la verità, in fondo era andato da Near proprio per parlargli apertamente, senza “sconvolgere” nessuno.

 

  • Hai ragione come sempre, Near... Non riuscivo a dormire perchè pensavo a quello che hai detto su Another prima che entrassimo in aula magna.

  • Vuoi dire che anche in te si è annidato il germe del sospetto?

 

 

Nel frattempo, in un'altra stanza dello stesso istituto, un ragazzo dalla scompigliata chioma corvina osservava il soffitto, sovrappensiero...

Senza sotterfugi, eh? E così il suicidio sarebbe un sotterfugio?..”

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Capitolo 4
*** The hanging ***


The hanging

 

(dal capitolo precedente)

 

  • Te l'ho detto, non riesco a dormire e...

  • Ho capito Mello, ma se non sono state le parole di L a tenerti sveglio, allora perchè non riesci a dormire? E so già che si tratta di qualcosa che riguarda me, altrimenti non saresti venuto qui.

 

Eccola di nuovo, la sensazione di sentirsi uno stupido in presenza dell'albino stava iniziando ad irritare Mello non poco... Decise comunque di mantenere la calma e di dire la verità, in fondo era andato da Near proprio per parlargli apertamente, senza “sconvolgere” nessuno.

 

  • Hai ragione come sempre, Near... Non riuscivo a dormire perchè pensavo a quello che hai detto su Another prima che entrassimo in aula magna.

  • Vuoi dire che anche in te si è annidato il germe del sospetto?

 

Un sorrisetto sghembo deformò i lineamenti infantili di Near, conferendogli un aspetto decisamente grottesco. In tutta risposta, Mello digrignò nervosamente i denti, realizzando che, per qualche strana ragione, non gli andava per niente a genio che l'albino avesse raccolto indizi prima di lui.

 

  • In verità sospettavo qualcosa di strano anche prima che me ne parlassi tu!

  • Bene! Allora sono certo che vorrai condividere con me i tuoi dubbi, visto che sei qui...

  • Beh... Sì!

 

Adesso il biondo si sentiva non solo stupido, praticamente cerebroleso! Doveva aspettarsi che, dicendo una cosa del genere, Near lo avrebbe sfidato ad esporgli i suoi ragionamenti. Il problema era che lui non si era mai davvero soffermato sulla morte di Another, anzi, si era limitato ad archiviare sia la faccenda che la persona come cose di poco conto. Era fin troppo da Mello sottovalutare dettagli importanti, eppure, a volte, la sua buona dose di intraprendenza gli correva in aiuto...

 

  • Ecco vedi... Secondo me ci sono delle stranezze nell'impiccagione in sé e per sè...

 

Il ragazzino non aveva idea di cosa stesse dicendo eppure in quel momento inventarsi un sospetto qualsiasi gli sembrava la cosa migliore da fare. Nel peggiore dei casi, avrebbe dovuto ammettere di essersi sbagliato, ma non di aver trascurato un evento su cui Near pareva essersi concentrato molto.

Ad ogni modo, si può dire che il biondo ebbe un colpo di fortuna, forse uno dei pochi della sua breve vita...

 

  • Davvero Mello!? Anche io ho notato qualcosa che non mi convince proprio nell'impiccagione!

  • Beh, di che ti stupisci? Adesso ti lascerò la soddisfazione di spiegarmi tutti i tuoi sospetti... Visto che sei tu ad aver messo in mezzo questa storia, a te l'onore di sciorinare ragionamenti per primo.

  • Sì, mi sembra giusto...

 

Mello si sforzò per non sospirare di sollievo. Aveva evitato con scaltrezza una situazione potenzialmente imbarazzante in cui, peraltro, si era cacciato da solo.

 

  • Inizierei chiedendoti se hai visto le foto di Another appeso al soffitto, altrimenti il mio discorso non avrebbe senso...

 

Cosa c'è, Near? Credi di gabbarmi così facilmente?” pensò il biondo prima di rispondere con stizza alla richiesta dell'amico.

 

  • Ma certo che ho visto il corpo ed il cappio, altrimenti come avrei potuto notare qualcosa di anomalo nell'impiccagione?! Ero con Hans quando ha trovato il cadavere nella mia stanza.

 

Mello non aveva confermato di aver visto le foto per il semplice fatto che conosceva benissimo la politica “niente foto” dell'istituto. Era probabile che neanche in un'occasione del genere ne fossero state scattate, quindi l'albino gli aveva posto quella domanda solo per trarlo in inganno e portarlo ad ammettere di non aver intuito nulla. In compenso, il biondo aveva potuto comunque cavarsi d'impaccio inventando di essere stato presente al ritrovamento insieme ad Hans perchè sapeva che Near , quel giorno, non si trovava con l'inserviente. Il piccoletto, infatti, usciva dalla sua stanza solo quando strettamente necessario e limitava il contatto con gli altri al minimo indispensabile. Convincere Hans a confermare la propria versione non sarebbe stato un problema per Mello, dopotutto quel tipo si faceva corrompere molto facilmente anche quando si trattava di trafugare barrette di cioccolato dalla mensa...

L'unico dubbio rimasto nella mente tormentata del ragazzino era come avesse fatto, invece, Near a vedere A morto..

 

  • Quindi tu eri presente quando hanno trovato A appeso al soffitto... Interessante... Perchè non l'hai mai detto?

  • Se l'avessi detto in giro avrebbero iniziato a farmi un sacco di domande e non volevo seccature. Tu piuttosto... Come hai fatto davvero a vedere il corpo? Non vorrai farmi credere che la storia delle foto non è una balla?

  • Mello dovresti sapere come ho fatto... Non eri con Hans anche tu?

  • io c'ero, ma tu no di certo!

  • Non c'ero io, ma con voi c'era Linda... Ricordi?

  • Non mi ricordo della presenza di Linda, sai come sono fatto, non me ne frega più di tanto di quelli che non reputo alla mia altezza...

 

Cazzo! Linda...”

Mello non aveva considerato che davvero quella mattina ci potesse essere qualcuno con Hans, ma non poteva neanche esserne certo, forse si trattava di un altro dei trucchetti di Near... A ben pensarci, però, Linda era una ficcanaso con una cotta mostruosa per l'albino, in più sapeva disegnare davvero in maniera formidabile... Magari Near aveva osservato la scena indirettamente, proprio attraverso qualche schizzo della ragazzina.

Mello pensò che, probabilmente, avrebbe dovuto corrompere anche Linda, ma non si perse d'animo ed incalzò l'amico senza permettergli di fare altre domande.

 

  • E così hai visto la morte di Another dipinta su carta? Immagino che, se davvero ha assistito al ritrovamento del corpo, la tua fidanzatina abbia voluto mostrarti subito le sue macabre operette...

  • Esatto... Linda era con Hans e ha visto tutto. L'inserviente l'ha allontanata subito, ma la sua memoria fotografica le ha permesso di riprodurre la scena in maniera assolutamente fedele. Ho ancora i disegni con me.

 

Near si avvicinò al cassetto del comodino e ne estrasse alcuni fogli di carta un po' stropicciati, porgendoli subito ad un interessatissimo Mello.

Il ragazzino osservò i disegni e dovette ammettere che Linda era davvero brava... Con tratto sempre deciso, la piccola artista aveva riprodotto nei minimi dettagli prima la camera vuota e, poi, la stessa con Another impiccato. Il cadavere era sospeso a mezz'aria, con il cappio che si avvolgeva, a doppio giro, intorno al lampadario del soffitto. Effettivamente Mello intuì che, in tutta la disposizione, ci doveva essere qualche nota discordante, ma ad una prima occhiata non riusciva proprio a capire...

 

  • Ma... La corda sembra...

  • Più che la corda, ti direi di osservare il nodo del cappio.

  • Il nodo del cappio dici? Mmm... In effetti... Mi sembra che... Ma perchè sta ?

Mello realizzò in pochi istanti cosa avesse colpito Near in quella raffigurazione e quasi si maledisse per non essersene accorto da subito...

 

  • Adesso credo proprio di sapere cosa ti passa per la testa omino bianco!

  • Davvero?

  • Sì... Se Another si fosse suicidato, avrebbe legato da solo il cappio intorno al collo e, considerando che era mancino, il nodo si sarebbe trovato leggermente spostato verso destra. Il nodo nel disegno, invece, è posizionato esattamente al centro dell'asse, proprio come se fosse stato qualcun altro a farlo... Qualcuno che agiva dal basso magari o, al massimo, alla stessa altezza di Another.

  • Già... Ho pensato esattamente questo quando ho visto il disegno di Linda. Mi fido ciecamente delle sue abilità, anche perchè l'ho osservata mentre faceva i nostri ritratti qualche settimana fa... Era proprio davanti a me a mensa e non ha impiegato neppure cinque minuti per finirli e riempirli di dettagli. Poi adesso so che tu hai visto tutto e, quindi, puoi confermarmi se la posizione del nodo nel disegno è quella giusta...

  • Se ammettiamo che il disegno sia perfettamente fedele alla realtà, c'è una buona probabilità che A sia stato ucciso... Sinceramente, credi davvero che qualcuno avrebbe potuto toglierlo di mezzo?

  • Sì, lo credo fermamente e penso anche che Another sia stato ucciso da qualcuno che lo conosceva bene, che sapeva a memoria i suoi orari e che possiede un fortissimo desiderio di primeggiare a tutti i costi.

  • Accidenti, da come ne parli sembra quasi che tu sospetti di me!

 

Near stava armeggiando con un puzzle monocromo sin dall'inizio della conversazione, ma dopo aver udito le ultime parole di Mello, lasciò cadere la tessera che aveva tra le dita e rimase in silenzio. La subitanea mancanza di dialogo persuase il biondo di aver fatto centro e una rabbia cieca esplose dalla bocca dello stomaco.

 

  • Piccolo stronzo che non sei altro!! Tu sospettavi di me fin dall'inizio, è solo per questo che mi hai parlato dei tuoi dubbi oggi pomeriggio, altrimenti non l'avresti mai fatto! Volevi che venissi qui, volevi che ci confrontassimo per mettermi con le spalle al muro!

 

L'albino continuava a non parlare e a fissare un punto imprecisato del pavimento. La furia di Mello stava per manifestarsi in tutta la sua possenza, anche perchè stavolta assieme alla rabbia c'era anche il dolore... Con un rapido balzo, il ragazzino si scagliò sull'altro afferrandolo saldamente per il pigiama bianco, intenzionato a sputargli in faccia tutto il suo astio.

 

 

  • Maledetto! Brutto bastardo! Mi credi davvero capace di una cosa del genere!? Mi credi capace di uccidere un altro essere umano!?

  • Sì, ti ritengo capace di farlo.

 

Quella fu l'ultima goccia... Mello spinse Near a terra come una bambola di pezza e gli tirò un pugno sul labbro, dove già campeggiava un taglio. La vecchia ferita cominciò a sanguinare copiosamente ed il biondo si allontanò dall'altro con uno sguardo pregno di sgomento e terrore.

 

  • A volte penso che tu sia capace solo di tirare fuori il peggio di me!!

 

Dopo aver urlato quelle parole dense di consapevolezza, Mello scappò via con gli occhi che già gli bruciavano. Near rimase di nuovo solo, come sempre, circondato da tessere di puzzle bianche striate di rosso.

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Capitolo 5
*** Under the burning sun ***


Under the burning sun

 

 

La mattina dopo il litigio, Mello si sentiva troppo sconvolto per prendere parte alle lezioni ed incrociare lo sguardo vitreo di Near, così, decise di sgattaiolare fuori dall'istituto facendosi coprire da Matt. Non era certo la prima volta che usciva in strada senza che nessuno se ne accorgesse, dopotutto era un piccolo genio ed aveva elaborato un sacco di trucchetti per “evadere” indisturbato.

 

Mentre giocava all'aria aperta tempo prima, Mello aveva scoperto una fenditura nella rete metallica che percorreva il perimetro dell'orfanotrofio. Forzando il piccolo buco con l'aiuto di un bastone, era riuscito a creare facilmente un vero e proprio passaggio segreto che teneva a riparo da sguardi indiscreti attraverso rami e foglie.

Con passo felpato, il ragazzino uscì in cortile e, poi, raggiunse la solita via di fuga, sperando che nessuno si fosse ancora accorto della sua assenza in aula.

Qualcuno, in effetti, stava già osservando il banco vuoto del biondo, chiedendosi dove fosse andato...

Near non era abituato a frequentare le lezioni senza il sottofondo dei denti di Mello che staccavano nervosamente pezzi di cioccolato da una barretta. L'albino, per la prima volta in vita sua, pensò che, forse, si era comportato in modo sbagliato. Una strana inquietudine lo colse di sorpresa e lo spinse ad uscire in cerca del compagno, apparentemente scomparso...

 

Nonostante l'Inghilterra sia un Paese notoriamente freddo, il sole cocente di luglio non risparmiava neppure le strade di Winchester. Mello imprecava mentalmente contro il caldo insopportabile e si chiedeva cosa lo avesse spinto ad abbandonare l'istituto, sempre fresco ed accogliente, per gettarsi in pasto all'afa estiva. La risposta che gli sovvenne fu più scottante di quel sole impietoso... Si era allontanato per colpa di Near che lo aveva fatto sentire stupido ed inadeguato, accusandolo di una cosa terribile senza battere ciglio. L'indifferenza dell'albino era, in assoluto, la cosa che Mello più destava. Mentre lui era scappato dall'orfanotrofio per la rabbia e lo sconforto, Near, probabilmente, se ne stava tranquillo in classe ad ascoltare il professore di storia, non curandosi minimamente di ciò che era accaduto la notte prima.

Le falcate del ragazzino diventavano sempre più rapide ed ampie fino a quando non iniziò a correre, scacciando con violenza dalla mente ogni pensiero sgradevole. In men che non si dica, si trovò di fronte ad un chiosco di gelati e decise di tirarsi su mangiando un cono al cioccolato. Quando scoprì di non avere neanche un centesimo, il suo umore divenne, se possibile, ancora più nero. Nero... A volte Mello si chiedeva come mai proprio questo non-colore fosse il suo preferito. Forse lo amava semplicemente perchè gli ricordava la notte, il buio che avvolge ogni cosa e può celare anche ciò che gli occhi non vogliono vedere...

Continuando la sua marcia senza meta, s'imbattè, per caso, in un parco giochi abbandonato. Nessuno sembrava più interessarsi a quel luogo, sicuramente un tempo pieno di vita, eppure Mello lo trovava tristemente affascinante e familiare.

Senza che il fuggiasco se ne rendesse conto, molte ore passarono e, nel loro inesorabile scorrere, non trascinarono via né la rabbia, né la tristezza.

 

  • Cazzo, mai come oggi il mio soprannome sembra azzeccato, Mello...w. Avrebbero potuto anche mettercela, quella fottutissima “w”... Dio, adesso inizio pure a parlare da solo! Prima o poi impazzirò di sicuro!

 

Non appena Mello riuscì a ritornare in sé, si alzò di scatto dall'altalena, notando che il cielo aveva già iniziato a tingersi pericolosamente di scuro. Correndo a più non posso, raggiunse presto la pesante cancellata di ferro dell'orfanotrofio, ormai certo di non poter evitare una severa punizione.

Superato il cortile, il ragazzino si avviò alla porta d'ingresso principale con aria mesta ed anche un po' preoccupata... Ad un tratto, uno strano squittìo catturò la sua attenzione, ma si trattava di un suono fin troppo debole, così decise di ignorarlo. Non fece neanche in tempo a mettere un piede sul primo scalino che lo squittìo si rivelò essere un vero e proprio lamento, proveniente dal fianco dell'istituto. Mello cercò di rintracciare la sorgente del rumore e ciò che vide lo pietrificò...

Near giaceva a terra, completamente scosso da fortissimi tremiti e con la pelle del viso e delle mani piena di vesciche rosse. Senza pensarci troppo, il biondo si fiondò dall'amico e lo afferrò per le spalle, suscitando gemiti di dolore ogni qual volta sfiorava le carni ustionate.

 

  • Near, Near!! Che hai?? Near?! Mi senti??

  • Non urlare...

  • E tu non rompere! Dimmi cosa ti è successo!

  • Per... Per favore... Allontanami dal sole...

 

 

Mello comprese in un lampo cosa fosse accaduto... Near era affetto da albinismo totale, una malattia genetica particolarmente rara che causa assenza di melanina nella pelle. La mancanza del pigmento esponeva pericolosamente il bambino alle scottature da raggi UV, per lui era davvero rischioso stare troppo tempo al sole, specialmente in giornate calde come quella.

Il maggiore prese in braccio il più piccolo cercando di non fargli troppo male e lo portò dritto in infermeria.

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Capitolo 6
*** I'm afraid ***


I'm afraid

 

 

Near dormiva adagiato sul lettino dell'infermeria, mentre Mello percorreva più volte con lo sguardo il suo esile corpo. Il viso arrossato dell'albino, di tanto in tanto, si contraeva in una smorfia di dolore, sospiri leggeri come battiti d'ali sfuggivano alle labbra diafane ed i riccioli bianchissimi si inumidivano sempre più di sudori freddi formando una candida cornice intorno alla pelle infiammata.

Un rapido movimento delle palpebre segnalò a Mello che l'amico si era svegliato, ma probabilmente aveva già percepito la presenza di qualcuno nella stanza e, per questo, fingeva di dormire ancora... Tipico di un asociale come Near.

 

  • Ben tornato dal mondo dei sogni, Icaro dei poveri!

  • Mello... A cosa devo il piacere della tua visita?

  • Non è ovvio?

  • No, non lo è, altrimenti pensi che te l'avrei chiesto?

 

Mello sbuffò in disapprovazione alla fredda replica dell'amico, costatando che la sua compostezza non si era incrinata neppure in quella brutta situazione.

  • Allora... Come ti senti?

  • Come una fottutissima patatina fritta...

  • Guarda guarda... A quanto pare Near cotto a puntino diventa spiritoso ed anche sboccato!

  • Fa parte delle mie abilità particolari.

  • Immagino... Comunque l'infermiera Lorence ha detto che ti riprenderai in pochi giorni, ma se fossi rimasto ancora al sole, probabilmente avresti riportato anche delle cicatrici.

  • A quanto pare sono stato fortunato.

  • Fortunato dici? Mmm... Secondo me le cicatrici ti avrebbero giovato, magari avresti assunto un aspetto più umano.

  • Allora credo proprio che dovresti fartene qualcuna anche tu. Anzi, forse in fondo non ti servono, sei già abbastanza temuto così.

  • Temuto da tutti meno che da te, vero Near?

  • Perchè mai dovrei avere paura di te?

  • Chissà, forse perchè mi reputi un assassino?!

 

Mello aveva calcato il tasto dolente senza esitazione. In quel momento, voleva a tutti i costi riprendere il discorso della sera prima e non gli importava più che l'albino si fosse mezzo ustionato.

 

  • Mello credo di doverti delle spiegazioni.

  • Ma davvero? Illuminami, ti prego!

  • Il tuo sarcasmo mi è sempre piaciuto, a quanto pare è un'ottima difesa.

  • Smettila di tergiversare e dimmi tutto quello che devi dire.

  • Non stavo tergiversando... Ad ogni modo, credo di essermi sbagliato sul tuo conto.

  • Credi?!!

  • E va bene, diciamo che mi sono sbagliato.

  • D'accordo... Ma pensi di esserti sbagliato in generale o solo in questo caso specifico?

  • Vuoi sapere se credo comunque che saresti capace di uccidere qualcuno nonostante sia difficile che tu abbia fatto fuori Another?

  • Esattamente, anzi, sai che ti dico? Preferisco non saperlo, perchè già sospetto la tua risposta e non sono dell'umore giusto per sentirla.

  • Come preferisci.

  • Piuttosto, c'è un'altra cosa che vorrei sapere...

  • Dimmi pure.

  • Cosa diavolo ci facevi in cortile in pieno giorno, con quel caldo terribile, proprio tu che non metti il naso fuori neanche per sbaglio?

 

Near aveva temuto quella domanda fin dal primo istante della conversazione, ma non aveva idea di cosa rispondere... Si sentiva davvero stupido e non gli andava di ammettere che era uscito proprio per cercare Mello, senza contare che tanti altri pensieri affollavano la sua mente, impedendogli di essere completamente lucido. Il bambino decise di mentire per sfuggire a quella situazione, conscio di essere un ottimo bugiardo.

 

  • Sono uscito perchè ho perso da qualche giorno il mio robot preferito e l'ultima volta che ricordo di averci giocato stavamo tutti in cortile per l'esercitazione pratica di scienze.

  • Oh, capisco... E l'hai trovato alla fine?

  • No, forse l'ho lasciato da qualche altra parte...

 

Mello non riusciva a capire perchè l'indifferenza dell'albino, ultimamente, lo turbasse così tanto ed una strana sensazione s'impadronì di lui.

 

  • Senti adesso vado... Devo studiare un sacco di capitoli di geopolitica e non so nemmeno da dove cominciare!

  • Arrivederci Mello.

 

Arrivederci... Che modo gelido di salutare!”

Quando già si trovava praticamente con un piede fuori la porta, il ragazzino si pietrificò per la seconda volta in quella giornata. Un dubbio lo folgorò all'istante e si chiese per quale assurdo motivo non gli fosse venuto in mente subito. Forse le emozioni erano riuscite a sviarlo come al solito, facendogli perdere la concentrazione...

 

  • Near...

  • Sì, Mello?

  • Tu sapevi che stando fuori al caldo ti saresti bruciato facilmente... Avresti potuto cercare il gioco col fresco, oppure, per evitare il problema del buio, ti sarebbe bastato chiedere a Linda o a qualcun altro di trovarlo per te. Evidentemente, sei uscito per fare qualcosa che non si poteva rimandare e di cui potevi occuparti solo tu.

Near sapeva che l'amico, prima o poi, avrebbe ricominciato a riflettere freddamente, ma sperava che quel momento arrivasse il più tardi possibile.

 

  • Sono molto geloso delle mie cose e non permetto a nessuno di toccarle. In più, quel robot mi piace davvero tanto, non potevo resistere ancora senza giocarci

  • Non mi hai convinto, ma facciamo finta di nulla... Anche confermando la tua versione, si può sapere perchè non sei rientrato subito dopo aver appurato l'assenza del giocattolo? L'infermiera ha detto che sei rimasto esposto al sole per almeno cinque ore! Se tu fossi un completo idiota si spiegherebbe, ma lo escludo!

 

L'albino desiderava più di ogni altra cosa che Mello non si soffermasse su quel punto, ma ormai non poteva più evitare di spiegargli l'accaduto, almeno in parte.

 

  • In effetti, quando ho scoperto che ciò che cercavo non si trovava in cortile, il sole aveva già iniziato a darmi molto fastidio. Volevo rientrare, ma...

  • Ma?

  • Quando ci ho provato, ho scoperto che la porta era stata chiusa a chiave dall'interno...

  • Che cosa?? Durante il giorno gli inservienti non chiudono mai la porta d'ingresso, è una regola!

  • Già... Eppure oggi non è stata rispettata.

 

La mente di Mello lavorava freneticamente e a Near quasi sembrava di sentire il rumore degli ingranaggi che scricchiolavano e si mettevano in movimento. In un lampo, il biondo realizzò qualcosa che avrebbe preferito ignorare...

 

  • Near... Hai detto che quando sei caduto dalle scale non hai capito bene la dinamica... E poi il fatto che sei rimasto chiuso fuori sotto il sole non può essere stato un semplice incidente.

  • Già... Lo penso anche io.

  • Merda... No, non può essere!!

  • Cosa non può essere?

 

I due amici si voltarono di scatto verso Matt che era appena entrato nella stanza ed aveva sentito solo l'ultima parte della conversazione.

 

  • Allora, che state dicendo? Cosa non può essere?

  • Niente Matt, lasciamo riposare l'omino bianco...

  • Ma come! Io ero venuto per salutarlo!

  • Magari un'altra volta, andiamo...

  • Mello aspetta, avvicinati un secondo, devo dirti una cosa...

 

Mello si avvicinò cautamente al letto di Near, ancora scosso dal turbinio di pensieri che stava affollando la sua mente.

Quando fu a pochi centimetri da lui, l'albino lo tirò delicatamente per il colletto della maglia e, avvicinando il volto del biondo alle labbra, disse in un sussurro:

 

  • Mello... Ho paura.

  • Anche io Near... Anche io...

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Capitolo 7
*** That ghost singing in the night ***


That ghost singing in the night

 

 

 

I lunghissimi capelli ramati di Faith venivano scompigliati dalla tenue brezza estiva che penetrava dalla finestra, creando suggestive lingue di fuoco intorno al suo corpo ancora acerbo. Le ragazzine di quattordici anni attraversano spesso periodi di umore altalenante, durante i quali il passo tra la felicità e la depressione è drammaticamente breve. Quella mattina, per fortuna, Faith si sentiva davvero bene e sperava che tale condizione di beatitudine si protraesse più a lungo possibile. Rimirandosi nello specchio della sua stanza, potè anche constatare con piacere che il seno le era un po' cresciuto e che le curve dei fianchi sembravano più gentili. Sì, la giornata era iniziata proprio nel migliore dei modi.

 

Faith uscì in corridoio con un sorrisetto soddisfatto, diretta verso la bacheca principale dell'istituto. Su quel tabellone gigante, ogni trimestre, venivano riportati i risultati dei vari test valutativi. In effetti, si trattava soltanto di una graduatoria provvisoria suscettibile di modifiche fino alla fine dell'anno accademico, ma tutti gli orfani la consideravano comunque di vitale importanza.

Procedendo a passo svelto, la ragazzina svoltava angoli e scendeva scale senza prestare attenzione a dove stesse andando, tanto i suoi piedi avevano memorizzato fin troppo bene la strada da percorrere.

 

A prima vista, Faith poteva sembrare una normalissima adolescente con un grazioso vestitino a fiori, ma, in realtà, la sua giovane mente era attraversata da un fiume di pensieri contrastanti. Un elemento in particolare la rendeva diversa da tutti gli altri ospiti della “House”: i suoi genitori erano ancora vivi. L'istituto, in genere, accoglieva soltanto orfani senza nessun parente reperibile, proprio per evitare che il successore di L possedesse dei legami con il mondo esterno. Faith, invece, era stata abbandonata davanti la porta dell'orfanotrofio in una gelida notte di dicembre... Quando Roger la trovò, incosciente ed infreddolita, sotto una coltre di neve, non se la sentì di mandarla via e decise di tenerla con sè almeno fino a quando non fosse riuscito a rintracciare la sua famiglia. Dopo un anno di ricerche inconcludenti, Faith entrò far parte dell'istituto a tutti gli effetti, anche perchè aveva dimostrato di possedere un cervello niente male.

Nonostante la piccola si fosse inserita nell'ambiente, la tragica esperienza dell'abbandono l'aveva resa decisamente instabile. Nei sette anni trascorsi da quando era stata lasciata davanti la porta della “House”, non c'era stata una sola notte in cui non si fosse alzata ed avesse girovagato per i corridoi, piangendo e cantando una ninna nanna malinconica. I primi tempi si era persino diffusa la voce che nell'istituto ci fosse un fantasma e, in effetti, se la si incontrava immersa nel buio, vestita solo di una candida camicia da notte, confonderla con uno spirito non era affatto difficile. Forse, anche lei si sentiva così... Tutte le persone che incontrava sembravano guardarle attraverso, senza vederla realmente, quasi come se fosse fatta di fumo. Se c'era una cosa che Faith odiava più di ogni altra era non essere vista, l'indifferenza la faceva sentire un rifiuto, proprio come quando i genitori l'avevano abbandonata. Per tale ragione metteva il massimo impegno in tutto ciò che faceva ed il suo obbiettivo principale era diventato raggiungere l'apice della graduatoria, divenendo, così, la nuova detective del secolo.

Il motore che aveva sempre guidato l'agire della ragazzina era la voglia di primeggiare, ma, da qualche mese, forse a causa dell'età o della solitudine, se n'era aggiunto un altro, molto più potente: l'amore. Faith aveva iniziato a fare pensieri strani, a sentire le farfalle nello stomaco, a cercare sempre e soltanto la stessa persona, ogni santo giorno. Quella persona l'aveva già notata e sembrava ricambiare i suoi sentimenti, tanto che, la notte prima dello strano incidente capitato a Near, l'aveva addirittura baciata...

Da quel fatidico incontro nel buio era passato più di un mese, eppure la rossa non riusciva a pensare che alle labbra dolci del suo lui.

 

Un vociare di ragazzini riportò Faith alla realtà, facendole capire di essere finalmente giunta a destinazione. Gli orfani più piccoli saltellavano per riuscire a leggere il tabellone, ma lei era sufficientemente alta da poter distinguere chiaramente tutti i nomi, senza sforzo.

 

  1. Backup

  2. Near

  3. Mello- Faith

  4. Matt

  5. Linda

  6. End...

 

 

Backup è arrivato primo, di nuovo... Ma guarda! Quello stramaledetto nano, nonostante tutto, è riuscito addirittura a migliorarsi superando me e Mello! Maledizione, maledizione, maledizione!!!”

 

Faith si allontanò furiosa dalla bacheca, spingendo con violenza chiunque le sbarrasse la strada. La giornata aveva davvero preso una brutta piega.

Nel frattempo, anche un altro ragazzino meditava sui risultati del trimestre, senza parlare, quasi senza respirare...

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Capitolo 8
*** Eyes wide open ***


Eyes wide open

 

 

 

 

Mello fissava il proprio nome sul tabellone come se si trovasse dietro una cappa di vetro, insonorizzata ed isolata da tutto. Completamente concentrato su se stesso, non si era neppure accorto della presenza di Matt che lo guardava già da cinque minuti, con espressione preoccupata.

 

  • Hey, M-mello...

  • Hmf?

 

La voce dell'amico giunse alle orecchie di Mello ovattata e distante, ma servì comunque a fargli ricollegare i sensi con il cervello.

 

  • Oi, Matt, ciao...

  • Quindi... Questi sarebbero i risultati del trimestre...?

  • Così sembra...

  • Beh, allora complimenti! Hai raggiunto il terzo posto e, come sempre, ti sei conquistato il podio!

  • Così sembra...

  • Ti si è incantato il disco?

 

Matt tentò di sdrammatizzare, ma l'altro già non lo stava più ascoltando... Senza salutare o dare spiegazioni, il biondo corse via, lasciandolo solo come un idiota davanti al tabellone.

 

 

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Il cuore di Mello sembrava aver deciso di esplodergli in petto, mentre il respiro diventava sempre più affannoso e corto. La porta del bagno dei maschi, spalancata in bella vista, apparve al ragazzino come un'ancora di salvezza e la attraversò furiosamente, sperando con tutto se stesso di essere solo. I servizi erano desolati perchè, a quell'ora, chi non stava guardando i risultati era già in mensa per la colazione. Mello si sentì fortunato, anche se solo per un attimo e, con aria stralunata, iniziò ad osservarsi, riflesso in un enorme specchio antico. L'immagine che veniva restituita ai suoi occhi cerulei sembrava la stessa di ogni mattina, eppure lui si sentiva profondamente diverso, quasi al punto da non riuscire a riconoscere la propria pelle.

 

Più i secondi si susseguivano frenetici, più il sonno della consapevolezza si avviava verso la fine. Stralci di pensieri coerenti straziavano gradualmente, ma inesorabilmente, la nebbia della confusione e del turbamento, facendo spazio ad una verità ignorata per troppo tempo.

L'oscurità in cui il ragazzino amava crogiolarsi, il buio della notte che copre ogni cosa con pietà quasi materna, venne improvvisamente dilaniato dal suo antagonista: il bianco, la luce... Tante cose parevano tingersi di colori diversi o assumere sfumature un tempo sconosciute, mentre un nome si componeva sul vetro trasparente, sgusciando dalle labbra pallide come un serpente di fiato:

 

Near...”

 

 

Quando udì la propria voce smorta e pericolosamente atona, Mello comprese di aver parlato senza neppure volerlo... Ormai per lui non c'era modo di evitare il confronto con la realtà, anche perchè quando il cuore va troppo spesso per la sua strada, ci pensa la mente a riprendere il percorso corretto.

 

Il ragazzino iniziò a domandarsi quante volte, di recente, avesse sperimentato la terribile sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco che lo stava sfiancando in quel momento e quanto spesso gli fosse successo in presenza (o a causa) di Near; la risposta che ottenne lo colpì come un fulmine a ciel sereno... Negli ultimi mesi, tutti i suoi mutamenti di umore erano stati sempre provocati dall'albino e questa rivelazione gli fece ripercorrere, come in un flash, tutto il tempo trascorso alla Wammy's House...

 

 

Soltanto poche settimane dopo il suo trasferimento dalla Germania, Mello aveva dimostrato quanto valesse piazzandosi secondo nei test valutativi. Prima di lui si era classificato Another, ma sul momento non ci aveva badato, considerando accettabile di essere stato sconfitto da un ragazzo più grande che frequentava i corsi già da molto tempo. Completamente diverso, però, fu lasciarsi battere, un anno dopo, anche da Backup che si era guadagnato la prima posizione insieme ad A, mentre lui era rimasto secondo. Nonostante tutto l'impegno, in ben dodici mesi, Mello non era ancora riuscito ad essere il migliore...

A causa dello stress e del fallimento bruciante, il bambino sprofondò in uno stato di depressione, da cui si riprese solo grazie all'arrivo di Near.

Il nuovo orfano non voleva mai stare con nessuno, si isolava nel suo mondo di giochi ignorando completamente qualsiasi approccio sociale. Tale insolito comportamento colpì Mello e lo persuase che, per sentirsi di nuovo forte, doveva prendere sotto la sua ala quella creaturina così debole e disadattata. In un certo senso, era come se la stessa fragilità del più piccolo conferisse al maggiore un senso benefico di superiorità e fiducia. I rapporti di potere cominciarono ad alterarsi non appena Mello intuì che Near non era poi così debole come lo si dipingeva... L'albino, infatti, poteva anche essere di costituzione gracile, ma aveva un carattere tenace e, soprattutto, una mente formidabile.

 

Che cosa doveva fare Mello, adesso che la sua maschera di sicurezza minacciava di infrangersi di nuovo proprio a causa di chi, in passato, lo aveva soccorso? Senza l'illusione di un Near da salvare, sarebbe mai riuscito a salvare se stesso?

 

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Near si avviò al tabellone molto tardi in mattinata, certo che i risultati sarebbero stati i soliti di sempre: Mello al secondo posto e lui al terzo. Quando finalmente raggiunse la meta, gli occhi grigi si sgranarono per la sorpresa come non avevano mai fatto... Il suo nome, scritto in bella grafia, era accanto al numero due della graduatoria, seguito da quello dell'amico, accanto al tre. Una sensazione di gioia e soddisfazione s'infiltrò nelle membra gelide dell'albino, facendolo sentire vivo come non mai. Presto, però, quel piacevole tepore fu interrotto da uno strano brivido...

 

Mello... L'ho battuto... Lui vuole vincere a tutti i costi, ma anche io! Però...”

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Capitolo 9
*** Screams, sarcasm and sand ***


Screams, sarcasm and sand

 

 

 

Matt era disteso sul letto a castello e fissava il soffitto della sua stanza con i grandi occhi verdi persi nel vuoto. Si sentiva abbastanza irritato per il comportamento di Mello, dopotutto, anche se conosceva fin troppo bene l'impulsività dell'amico, per lui restava difficile abituarsi ad essere trattato sempre come l'ultima ruota del carro.

Un inconfondibile scalpiccìo di piedi nudi sul parquet del corridoio informò Matt che il compagno era finalmente di ritorno. La porta si aprì con uno scatto sonoro, svelando sulla soglia l'esile figura di Mello. I lunghi capelli erano sparsi sul viso asciutto, macchiandolo di riflessi dorati e lo sguardo, più spento che mai, viaggiava senza meta.

 

  • Ma guarda, chi non muore si rivede!

  • Matt non mi va di scherzare, lasciami in pace.

 

Con un tonfo, il ragazzino si gettò su una delle due sedie di legno vicino alla scrivania ed iniziò a frugare nel suo cassetto, con aria nervosa.

 

  • Merda! Credevo di averne ancora! Dannazione!!

  • Rilassati, drogato che non sei altro!

 

Mello fece per rispondere all'insulto, ma l'amico gli lanciò la barretta di cioccolato fondente che aveva nascosto tempo prima, preventivando un eventuale periodo di magra.

  • Beh... Grazie... Stamattina non ho neppure fatto colazione!

  • Non ringraziare, avrei dovuto lasciarti a secco visto il modo in cui mi hai trattato! E comunque, lo so che non hai mangiato... Io, a differenza tua, mi accorgo se non ci sei o se stai male!

  • È inutile che la fai tanto lunga, Matt! Mi dispiace di averti piantato come uno scemo, ma avevo altre cose da fare!

  • Sì, altre cose di vitale importanza come tormentarti per una fottutissima graduatoria!

  • Prima di tutto, io non mi stavo affatto tormentando e poi, la graduatoria è molto importante! Dovresti preoccupartene di più anche tu, invece di passare tutto il tempo a friggerti il cervello con quegli stupidi videogiochi!

  • Ah sì? É questo che pensi di me? Che sono solo un nerd impedito e che dovrei impegnarmi di più per stare al passo con dei grandi geni come te, candeggina e quello stramboide di Backup!?

  • Matt stai dando i numeri! Ma che cazzo ti è preso ultimamente?! Io non ho mai detto che sei un idiota!

  • Non l'hai detto, ma lo pensi! Non provare a negarlo, lo so benissimo e sai perchè lo so?! Me ne accorgo dal modo freddo in cui mi guardi, dal fatto che non mi coinvolgi mai nelle tue cose, dal fatto che, anche stamattina, invece di parlare con me te ne sei andato chissà dove! Sono stanco della tua aria di superiorità, stanco di passare per lo scemo di turno, stanco di cercare di aiutare amici che preferiscono isolarsi o addirittura uccidersi, piuttosto che stare con me!! Questo posto è una merda, anzi, tutta la gente che ci vive è una merda, me compreso! Ascoltami bene, se continui così, lo sai che succederà?! Succederà che morirai solo come un cane e non ci sarà nessun fottutissimo idiota tranne il sottoscritto a piangere sulla tua lapide!

 

Mello rimase in silenzio per qualche secondo ad osservare il viso stravolto dell'amico, ormai umido di un pianto isterico. Senza indugiare più del dovuto, girò sui tacchi ed abbandonò di nuovo la stanza, sentendo a mala pena le proteste dell'altro. Era scappato ancora, stavolta perché non riusciva a sopportare la consapevolezza di aver ferito l'unica persona che gli era stata amica da sempre, senza chiedere nulla in cambio, senza avvicinarlo solo per i suoi voti altissimi.

 

 

 

 

 

  • Mello, cosa ti porta qui?

 

Mello riaprì gli occhi solo quando sentì una voce sottile che lo chiamava. Ben presto, si rese conto, con sommo dispiacere, che il suo inconscio lo aveva guidato proprio nell'ultimo posto dove avrebbe voluto essere. La porta della stanza di Near era spalancata ed il piccolo albino, circondato da una meravigliosa torre di fiammiferi, lo stava già fissando con il suo solito sguardo vacuo.

 

  • Hey, Near... Niente di che, facevo solo un giretto...

  • Uhm... La mia stanza si trova dal lato opposto della tua, ne hai fatta di strada per un semplice giretto.

  • Diciamo che mi andava di camminare e poi cos'è? Hai ancora intenzione di farmi il terzo grado? Non ho pistole o coltelli nascosti nelle mutande se è questo che ti preoccupa!

  • Non sono preoccupato perchè, anche se tu avessi qualche arma nascosta, dubito che la useresti contro di me in pieno giorno, con un sacco di possibili testimoni che ti hanno visto avvicinarti alla mia stanza.

  • Eh già! Solo per questo, vero Near?! Io non ti capisco proprio, mi hai già stufato! Ci si vede...

  • Mello aspetta... Cercavo solo di essere sarcastico.

 

  • A quanto pare, tu e Sarcasmo vivete su pianeti diversi. Credo proprio che dovrò insegnarti io anche questa nobile arte.

  • Soltanto dopo che mi avrai insegnato a fare a pugni.

  • Beh, se volevi essere spiritoso, stavolta ci sei riuscito!

 

Mello credette, per un istante, di aver visto gli angoli della bocca di Near incurvarsi in un sorriso diverso da quello furbo del solito, quasi sinceramente divertito... Decise di non pensare a tale eventualità, troppo remota, e prese ad osservare le costruzioni dell'albino.

 

  • Fra tutte le tue stranezze Near, questa di costruire torri e monumenti con i fiammiferi quasi mi piace. Sembra che perfino giocando tu voglia dimostrare a tutti la tua intelligenza... Sei piccoletto, eppure hai un ego mostruoso!

  • La stessa cosa si può dire di te, anche se non sei un “piccoletto” e non fai costruzioni con i fiammiferi... Senti, a dire il vero mi sto annoiando. Perchè non andiamo a fare due passi? Hai detto di voler camminare.

  • Ho capito bene omino bianco!? Il mio povero cuore potrebbe non resistere a simili proposte! Di un po', non è che ti sei ficcato su per il naso un LEGO e adesso ti sta scavando nel cervello?

  • É così assurdo che voglia muovermi anche io, ogni tanto?

  • Vuoi sul serio che ti risponda?

  • Meglio di no, per oggi ho fatto il pieno di sarcasmo.

  • Bene, allora alzati e diamo senso a questa cosa!

 

Near sentì una fitta alle ginocchia quando si ritrovò in piedi, probabilmente era stato troppo tempo accovacciato per terra. Con passo lento, ma deciso, si avvicinò al maggiore che lo attendeva ancora sulla soglia e, insieme, s'incamminarono nel corridoio che conduceva all'aula magna.

 

  • Near, perchè vuoi andare in sala grande?

  • In verità mi piacerebbe andare in teatro, ma per farlo ci conviene passare davanti la sala grande.

  • Sì, hai ragione...

 

La Wammy's House era dotata di un bellissimo teatro dove i bambini mettevano in scena sia rappresentazioni originali che di grandi autori, soprattutto durante le festività natalizie. Near adorava quella parte dell'istituto, si sentiva al sicuro quando calcava le tavole del palcoscenico di nascosto, anche se non riusciva a spiegarsi il perchè.

 

  • Bene omino bianco! Siamo arrivati a destinazione, ora cosa vuoi fare?

  • Non lo so, io avevo voglia di venire qui e basta...

  • Dio che palle! Visto che ormai ci siamo, perchè non proviamo a divertirci un po'?

  • Che vuoi dire?

  • Nello stanzino sul retro tengono conservati tutti i costumi di scena, che ne dici se ne tiriamo fuori qualcuno?

  • Non credo sia una buona idea...

  • E chi se ne frega, io vado lo stesso!

 

La porta del ripostiglio era chiusa a chiave, ma Mello portava sempre con sé un coltellino svizzero che aveva comprato in una delle sue gite segrete a Winchester. Senza pensarci due volte, il ragazzino estrasse la lama più sottile e la infilò nella toppa, facendo scattare la serratura con movimenti rapidi ed esperti.

 

  • Noto che sei davvero abile in questo genere di cose, magari potresti avere un futuro nel mondo della criminalità...

  • Sì, certo, e magari mi unisco anche ad una cosca mafiosa!

 

  • Ancora sarcasmo?

 

  • Ovviamente!

 

Nel giro di pochi minuti, quasi tutti gli abiti furono gettati sul palcoscenico insieme ad una serie di oggetti da allestimento. Near osservava, senza alcuna espressione particolare, i movimenti frenetici dell'amico che sembrava in preda ad un'inspiegabile euforia.

 

  • Ehi Near, guarda qui!

 

Prima che l'albino potesse anche solo provare a ribellarsi, Mello gli aveva letteralmente ficcato addosso una abito rosa da pastorella ed una parrucca riccia.

 

  • Beh, direi che così sei decisamente più carino!

  • Andiamo Mello, se vuoi un appuntamento con me basta dirlo.

  • Nei tuoi sogni, Biancaneve!

 

Mentre Near tentava di liberarsi del costume involontariamente indossato, Mello aveva già afferrato un teschio e, con aria serissima, si era messo in piedi su uno sgabello di plastica.

 

  • To pee or not to pee, this is the question! *

  • Davvero molto intelligente, Mello.

  • Lo so, lo so! Certe volte mi stupisco di me stesso...

 

I due amici continuarono a beccarsi e giocare per un'ora intera, poi, stanchi, decisero di ritornare nelle loro stanze. Proprio quando stavano per scendere dal palcoscenico, un blackout improvviso li bloccò.

 

  • Mello, accendi la luce per favore...

  • E come faccio?! Non si vede un accidenti!

  • Per favore Mello trovala!

  • Ma che ti prende?! Per caso hai paura del buio?

  • Diciamo che il buio non mi piace più di tanto!

 

Muovendosi a tentoni nell'oscurità, l'irriverente biondo riuscì a trovare l'interruttore e, finalmente, la luce tornò.

 

  • Finito di fartela sotto piccoletto?

  • Io non me la stavo...

  • Neaaaar!!

 

L'urlo straziante di Mello riecheggiò nella stanza accompagnato da un tonfo sordo. Il maggiore non riusciva ad aprire gli occhi, ma sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto accertarsi della sorte del più piccolo. Con uno sforzo disumano, il primo occhio si schiuse, mostrando una scena terribile, ma rassicurante. Near era steso a terra, più pallido del solito e, a pochi centimetri da lui, c'era uno dei grossi sacchi di sabbia usati solitamente da contrappeso nei teatri. La corda che lo teneva ancorato al soppalco era stata recisa e se l'albino si fosse trovato solo un passo più avanti, sarebbe morto di sicuro.

 

  • Oh Dio!! Dobbiamo andare via di qui!

 

Mello raggiunse Near che era ancora sotto shock e lo trascinò lontano dal palco il più in fretta possibile.

 

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  • to pee or not to pee...”: nella versione Shakespeariana originale, la celebre frase è “ to be or not to be, this is the question”( essere o non essere, questo è il dilemma). Nel testo, invece, ho sfruttato l'assonanza tra le pronunce di to be=essere e to pee=urinare per costruire un piccolo gioco di parole. In effetti, morivo dalla voglia di far dire al terribile Mello qualcosa di spiritoso, ma non so se ci sono riuscita ^.^

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Capitolo 10
*** Tearing flowers ***


Tearing flowers

 

 

 

Mello tirava Near per la manica del pigiama, imprecando ad alta voce ogni qual volta inciampava nei vestiti che aveva estratto dal ripostiglio. Non c'era modo che i suoi pensieri riuscissero a seguire un percorso lineare, la mente viaggiava alla ricerca di risposte con febbrile rapidità.

Quando furono abbastanza lontano dal teatro, il più piccolo si liberò dalla presa tenace del maggiore per riprendere fiato. Le gambe avevano smesso di ubbidirgli non appena il sacco di sabbia si era schiantato al suolo e, per tutto il tragitto, si era praticamente lasciato trasportare come un peso morto. Morto...

 

  • Mello...

  • Pensa a correre Near! Dobbiamo... Dobbiamo sbrigarci!!

  • Mello...

  • Si può sapere che vuoi!!?

  • Guarda dove siamo...

 

Solo in quel momento, Mello realizzò tutta la strada che avevano percorso in pochi minuti, o forse non erano stati pochi, dopotutto, la sua percezione del tempo si era un po' alterata...

 

 

  • Ah... In ogni caso, qui dovremmo essere al sicuro.

  • Nonostante il panico sei riuscito a trovare la strada per la cappella, ottima scelta.

  • Dubito che qualcuno tenti di ucciderci annegandoci nell'acqua santa, soprattutto considerando che padre Albert sta sempre qui.

  • Questa storia non mi convince per niente... L'altra volta sono stato male, certo, ma oggi sarei potuto morire sul serio.

  • Già...

 

Un brivido percorse la schiena di Mello penetrandogli fin dentro le ossa e a provocarlo non erano state semplicemente quelle parole di morte... La voce di Near era rimasta piatta ed atona come sempre, l'ammasso di suoni sfuggito alle labbra diafane non tradiva alcuna emozione.

Come faceva quel piccoletto a rimanere calmo ed apatico per fino di fronte all'eventualità della propria morte?

 

  • Near, la situazione è serissima eppure non credo te ne sia reso conto davvero.

 

  • Pensi non abbia capito quanto sto rischiando, Mello?

  • Così sembra... Parli della tua morte come se mi stessi riportando il bollettino meteo!

  • Quindi sarebbe più “normale” se iniziassi a piagnucolare e strepitare, lasciandomi prendere dal panico?

  • Non intendo proprio questo, però, anche l'altra volta, quando hai detto di avere paura...

  • Io voglio soltanto che il pazzo che sta cercando di uccidermi sia punito al più presto e affinchè ciò avvenga, devo mantenere i nervi saldi. Che tu ci creda o no, non mi entusiasma di certo l'idea di passare a miglior vita così facilmente.

  • E allora diamoci da fare! Per prima cosa, andiamo a riferire tutto a Roger, lui potrà aiutarci.

  • Non ho intenzione di chiedere la collaborazione di Roger o di qualsiasi altra persona collegata all'orfanotrofio, in primis, perchè non posso ancora escludere nessuno dalla schiera dei sospettati, in secudis, perchè chiunque crederebbe che si è trattato di semplici incidenti. Una porta chiusa per sbaglio ed una vecchia corda che si rompe a causa dell'usura, così sarà archiviata tutta la faccenda, ed io passerò per il paranoico esaurito di turno.

  • Quando dici che non vuoi coinvolgere nessuno, intendi forse anche me?

  • Quale risposta mi eviterebbe di essere picchiato di nuovo?

  • Non puoi rispondere ad una domanda con un'altra e, poi, credo tu lo sappia benissimo!

  • Senti Mello, la faccenda non ti riguarda.

  • Almeno non vuoi tenermi fuori perchè sono tra i sospettati, se l'avessi detto di nuovo ti assicuro che stavolta ci sarei andato giù pesante... In ogni caso, questa storia, ora, coinvolge da vicino anche me.

  • Che vuoi dire?

  • Voglio dire che se oggi non mi fossi spostato per accendere la luce, sarei stato schiacciato dal sacco al posto tuo. Alea iacta est*, mi dispiace solo per l'idiota che si è messo contro di me.

  • Non c'è proprio verso di farti cambiare idea?

  • Sai che quando mi metto in testa una cosa la porto avanti fino alla fine e, comunque, non lo sto facendo per te... I misteri sono il mio pane quotidiano.

  • Come vuoi, ti chiedo solo di non fare nulla di stupido o di avventato.

  • Mi dovrei offendere? Lasciamo stare... Allora, sospetti già di qualcuno in particolare?

  • Beh, in verità non ho proprio idea di chi potrebbe desiderare la mia morte, ecco perchè prima ho detto di non poter escludere nessuno. Se non si ha in mente un movente, non esiste alcun discriminante che possa semplificare le indagini.

  • Uhm...

 

 

Mello iniziò a chiedersi se davvero esisteva qualcuno disposto a mettersi in guai serissimi pur di uccidere Near... L'asocialità quasi patologica del piccolo albino lo aveva allontanato da tutti e, quando si è completamente soli, non si hanno né amici, né nemici.

 

  • Magari qualche membro dello staff della Wammy's è impazzito e...

  • Lo escludo. Tutti gli adulti coinvolti nelle attività dell'istituto, perfino gli inservienti, sono sottoposti a rigidi e frequentissimi controlli psicologici. Non si può rischiare che qualche folle si aggiri in un luogo pieno di bambini.

  • E tu come lo sai?

  • Me l'ha detto Linda credendo, come al solito, che le sue chiacchiere potessero interessarmi. A quanto pare è riuscita ad origliare qualche seduta infilandosi nel condotto di aerazione.

  • Accidenti che tipa strana... Vabbè che in quest'orfanotrofio di freaks c'è l'imbarazzo della scelta!

 

I discorsi dei due furono interrotti dall'improvviso cigolare della porta. Quel primo rumore fu seguito da passi concitati che rimbombarono fragorosamente nell'ambiente spoglio della cappella, mescolati ad un singhiozzare sommesso. Mello si voltò di scatto nella direzione del baccano e scorse una zazzera di capelli rossi che si fiondava verso l'icona di San Girolamo Emiliani**... Il ragazzino decise che, per vederci chiaro, doveva avvicinarsi di più alla nuova arrivata. Quando fu a pochi passi da lei, Faith, probabilmente sorpresa di non essere sola, ebbe un sussulto.

 

  • Faith..? Stai piangendo per caso!?

  • Mello, no io...

 

 

Mello notò che il vestito a fiori della compagna era leggermente strappato sul bordo e questo dettaglio lo condusse ad una conclusione allarmante.

 

  • Ehi, ti hanno fatto qualcosa? Ti hanno alzato le mani addosso?

  • Io... Io...

 

Faith giaceva in ginocchio vicino all'icona del santo e non riusciva a parlare tanto era sconvolta. Grosse lacrime scendevano dagli occhi nocciola bagnandole il viso ed il collo, mentre le mani si stringevano spasmodicamente intorno al petto. Con una rapida spinta delle gambe, la ragazza si alzò ed iniziò a correre, andando perfino a sbattere contro una delle pesanti panche di legno della cappella.

 

  • No! Aspetta, torna indietro!

 

Prima che potesse gettarsi all'inseguimento della compagna, Mello fu bloccato da un richiamo inatteso.

 

  • Lasciala andare...

  • Near! Ormai dovresti sapere che agisco sempre di testa mia!

  • In quello stato, pensi davvero che ti direbbe qualcosa?

  • Non lo so, tanto vale tentare!

 

 

Quando il biondo raggiunse l'atrio d'accesso alla cappella, Faith era già scomparsa e non era più possibile stabilire dove si fosse diretta. L'atrio, infatti, si affacciava su ben tre strade diverse di cui la prima conduceva alla cappella, la seconda al cortile e la terza al corridoio principale dell'istituto. A quel punto, Mello decise di tornare da Near per rinfacciargli di averlo rallentato.

L'albino era rimasto tutto il tempo ad attorcigliarsi una ciocca di capelli, seduto nella sua solita posizione con una gamba piegata contro il petto e l'altra tesa.

 

  • Dannazione! Me l'hai fatta scappare!

  • E allora?

  • E allora?!! Se fosse stata aggredita dalla stessa persona che sta cercando di ucciderti?

  • Ne dubito. Io e Faith non abbiamo assolutamente nulla in comune, perchè mai dovremmo essere il bersaglio dello stesso psicopatico?

  • Come hai detto anche tu, nessuna pista può essere ancora scartata. Adesso, credo sia meglio andare in sala grande, lì a quest'ora è pieno di ragazzi, magari riusciamo ancora a beccarla.

  • Se lo dici tu...

  • Sì, lo dico io! E adesso alza quel culo scambiato e vieni con me! Certe volte sei così apatico da rasentare il coma...

  • Se lo dici tu...

  • Dì un po', vuoi litigare?!!

 

 

 

I due insoliti compagni s'incamminarono verso l'aula magna, ma a pochi metri dall'ingresso, una voce li fece fermare.

 

  • Hey, ragazzi, potrei parlarvi un momento?

 

 

 

Note:

 

*”alea iacta est”= “Il dado è tratto”, celebre frase pronunciata da Giulio Cesare dopo aver varcato il Rubicone.

**”San Girolamo Emiliani”= Fondatore dei frati Somaschi e patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata.

 

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Capitolo 11
*** Condivision ***


 

Condivision

 

 

 

 

(Dal capitolo precedente):

 

 

I due insoliti compagni s'incamminarono verso l'aula magna, ma a pochi metri dall'ingresso, una voce li fece fermare.

 

  • Hey, ragazzi, potrei parlarvi un momento?

 

Mello e Near si voltarono simultaneamente verso la persona che li aveva chiamati e si stupirono di trovarsi di fronte proprio lui...

Backup teneva il pollice della mano destra poggiato sul labbro inferiore e li fissava con un'espressione stralunata che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.

 

  • Backup...?

 

 

Beyond Birthday odiava il suo alias più di ogni altra cosa perchè, tutte le volte che qualcuno lo chiamava “Backup”, gli tornava in mente il suo ruolo nella “House”, il suo essere un semplice rimpiazzo. Per quanto si sforzasse, il sospetto di non poter mai raggiungere l'irraggiungibile diventava sempre più avvilente. Cancellare quello stupido nickname si era resa quasi un'esigenza, ormai...

 

 

  • Preferirei essere chiamato semplicemente B, detesto il soprannome che mi hanno affibbiato qui dentro.

 

  • Okay, va bene... Allora B, cosa c'è?

 

 

Mihael Keehl e Nate River... Uhm... Nomi decisamente banali per due tipi come loro...”*

  • Vi ho fermati perchè avrei bisogno di riferirvi alcune cose, ma preferirei farlo in un posto più... Tranquillo.

  • D'accordo, dove vorresti andare?

  • Venite con me, per favore...

 

 

Strano che mi seguano senza battere ciglio... Credo che potrei aspettarmi qualunque cosa... Near, perchè non hai opposto resistenza?”

 

 

Beyond Birthday si avviò molto rapidamente verso i dormitori, oltrepassando l'aula magna, con Mello e Near che faticavano a tenergli dietro.

Il piccolo albino procedeva decisamente più incerto del solito, inciampando spesso nei suoi stessi, larghissimi, pantaloni bianchi. Non era affatto entusiasta di seguire B in un luogo isolato, quel ragazzo alto e magrissimo era stato sempre un mistero per tutti... Non c'era orfano alla Wammy's che avesse condiviso esperienze con lui o che conoscesse qualcosa che lo riguardava da vicino. Nonostante Near stesso fosse un tipo molto asociale, la sua natura sospettosa gli impediva di comprendere ed accettare la condotta schiva di Backup. L'unico motivo che lo aveva convinto ad assecondare la richiesta del ragazzo, senza opporsi, era la presenza di Mihael. Per quanto gli seccasse ammetterlo, sapere che l'amico più grande era con lui gli conferiva sicurezza. In passato, infatti, Mello lo aveva difeso più volte e probabilmente l'avrebbe fatto ancora se B avesse tentato di sopprimerlo con la forza.

 

In breve, il trio raggiunse la scala antincendio che conduceva fino al soffitto della “House”e vi s'incamminò.

 

  • Bene, credo che siamo, finalmente, a riparo da orecchie indesiderate.

  • Piuttosto strana la necessità di una tale segretezza...

  • Near, ma allora parli anche tu! In tutti questi anni trascorsi condividendo lo stesso tetto, non ho mai avuto il piacere di sentire la tua voce... Beh, almeno fino ad oggi!

  • Non è la mia voce che siamo venuti a sentire... Su, parla.

 

Decisamente aggressivo... Non l'avrei detto... Questo ragazzino inizia proprio ad intrigarmi parecchio..”

 

 

B non fu il solo a rimanere colpito della risolutezza di Near, anche Mihael, anzi, soprattutto lui che conosceva quel bambino taciturno forse meglio di chiunque altro, si sorprese nello scoprire un simile temperamento.

  • Ben detto, omino bianco! Mi hai rubato le parole di bocca!

  • Su ragazzi, non vi scaldate. Vi assicuro che, a breve, racconterò ogni cosa. Prima di tutto, però, vorrei chiedervi se, ultimamente, avete notato qualche stranezza.

  • No, non abbiamo notato nulla, vero Near?

  • Già, non sappiamo proprio a cosa ti riferisci. Piuttosto, se ci hai rivolto questa domanda, significa che tu hai riscontrato qualche anomalia...

 

  • Colpito e affondato... Comunque, devo constatare con dispiacere che siete davvero molto sospettosi nei miei confronti, visto che non mi avete detto la verità.

  • Ma noi ti abbiamo detto la verità!

  • E invece no, caro Mello, altrimenti mi avreste raccontato subito dell'“incidente” capitato a Near il mese scorso...

  • Non te ne abbiamo parlato perchè, come hai detto tu stesso, si è trattato di un semplice incidente! Non avevamo alcun motivo per tirare fuori quella storia.

  • Ah si? Allora voi considerate normale che una porta che dovrebbe rimanere sempre aperta durante il giorno fosse stata chiusa dall'interno e, per di più, a chiave?!

  • Come fai a sapere che la porta era chiusa a chiave dall'interno? L'infermiera ha fatto sapere solo che mi sono ustionato per un'esposizione solare prolungata!

  • A quanto pare mi credi davvero stupido, Near... Se la porta non fosse stata chiusa, probabilmente un ragazzino accorto come te sarebbe rientrato subito, o almeno prima che il sole iniziasse ad abbrustolirlo per bene. Sono convinto che Roger avrà archiviato l'accaduto incolpando il povero Hans, magari dicendo qualcosa tipo “ se si lasciano tutte le chiavi in mano ad un inserviente così anziano, è normale che capitino incidenti”. Noi, però, sappiamo la verità...

 

 

 

Nate era sbalordito... Le cose erano andate proprio come aveva detto Backup, infatti, nessuno si era preoccupato di indagare più di tanto su cosa gli fosse accaduto e quella porta bloccata in pieno giorno fu interpretata semplicemente come un malaugurato errore.

  • Sarà, ma in ogni caso, mi sembri fin troppo sicuro di te!

 

  • Io sono sicurissimo di tutto ciò che ho detto e sai perchè?

  • No, illuminami...

  • Perchè qualcuno sta attentando anche alla mia vita.

 

 

 

 

Note:

 

* B riesce a leggere i veri nomi dei ragazzi grazie agli occhi dello shinigami di cui è in possesso fin dalla nascita, come descritto nel romanzo “Death note, Another note”. Da questo momento in poi, anche io userò spesso i nomi autentici al posto degli alias, tanto per variare :)

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Capitolo 12
*** You're not a treat ***


 

You're not a threat

 

 

 

 

(Dal capitolo precedente)

  • Sarà, ma in ogni caso, mi sembri fin troppo sicuro di te!

  • Io sono sicurissimo di tutto ciò che ho detto e sai perchè?

  • No, illuminami...

  • Perchè qualcuno sta attentando anche alla mia vita.

     

Mello e Near rimasero shockati da quella rivelazione. Nei pochi istanti di silenzio che seguirono le parole di Backup, i due geni cercarono di collegare freneticamente tutti i dettagli e le discrepanze che avevano notato. Improvvisamente, la morte di Another e gli “incidenti” capitati a Near iniziarono ad acquistare più senso di quanto non avessero prima dell'incontro con B... L'albino, comunque, continuava a sentirsi poco sicuro e non era intenzionato a lasciarsi prendere per il naso tanto facilmente, pur sapendo di avere di fronte il ragazzo più dotato di tutto l'orfanotrofio.

 

 

  • Backup, qui nessuno ha mai parlato di tentato omicidio... Stai traendo conclusioni esagerate e poco coerenti. Se non hai altro da aggiungere, noi and....

     

  • Non pensarci neanche ad andar via, Near! Sono qui per mettere in luce alcuni aspetti della faccenda che mi preoccupano molto e se non ti fidi di me, non mi resta che mostrarti questo...

 

 

Backup iniziò a togliere la maglietta bianca di cotone che aveva addosso, mugolando di dolore ogni volta che i muscoli delle spalle si contraevano per sfilare l'indumento. Dopo essere rimasto a torso nudo, si voltò per mostrare la schiena magra ai compagni increduli. La pelle pallida era cosparsa di segni orizzontali, alcuni rossi ed infiammati, altri quasi violacei. Senza proferire parola, il ragazzo indossò di nuovo la T-shirt, facendo attenzione a non tendere più del necessario le parti doloranti.

 

 

  • Cazzo! Ma che diavolo... Che ti è capitato??!

     

  • Quello che credo sarebbe potuto capitare anche a Near...

     

  • B, a questo punto sarebbe meglio che ci spiegassi ogni cosa.

     

  • Certo Mello, ci stavo arrivando, altrimenti perchè pensi che vi abbia mostrato i miei lividi? Ora che ho ottenuto la vostra completa attenzione, sono pronto a raccontarvi cosa sto subendo, da diversi mesi a questa parte.

 

 

Il trio si sedette in cerchio sul pavimento di pietra, Near nella sua solita posizione raccolta, Mello quasi steso con le gambe allargate. Tra tutti, Beyond aveva di sicuro il modo di sedere più insolito, con le ginocchia talmente strette al petto che per chiunque sarebbe stato difficile anche solo respirare, figuriamoci parlare. Lui ci riuscì benissimo.

 

 

  • Circa quattro mesi dopo la morte di Another, iniziai a non dormire bene. In un primo momento, non diedi peso alla cosa, considerandola una normale conseguenza dello stress degli esami. Un giorno, però, spostando il materasso del letto alla ricerca di una matita che avevo perso, notai che la cucitura laterale era leggermente sfilacciata. Con uno strappo deciso riuscii ad aprirla del tutto e nel materasso, oltre alla lana, trovai anche delle pietre... Capii subito che la mia insonnia dipendeva da quella scomoda presenza sotto la schiena e interpretai il tutto come lo stupido scherzo di qualche ragazzino più piccolo.

     

  • E così sarebbero state le pietre a lasciarti quei segni sul dorso...

     

  • Per favore Near, non essere ridicolo! Pensi che i miei lividi sarebbero stati così pronunciati? E poi ti ho detto di aver scoperto le pietre diversi mesi fa!

     

  • Stavo solo facendo del sarcasmo...

     

  • Beh, non credo tu ci sia riuscito!

     

  • Lascia stare B, Near ha una definizione tutta sua di sarcasmo che non sto qui a raccontarti. Ora continua...

     

  • Se mister simpatia ha finito con il cabaret... Comunque... Dopo quell'episodio, continuai a sentirmi strano, ma non perchè non riuscissi a dormire bene. Era come se, dovunque andassi, ci fosse qualcuno che mi osservava, che mi studiava... Cercai di non assecondare eccessivamente le mie paranoie, fin quando non fu aggiunto qualcosa alla mia marmellata di fragole...

     

  • Marmellata di fragole?

     

  • Aggiunto qualcosa??

     

  • Si... Prima di mettermi a letto ho l'abitudine di mangiare un barattolo intero di marmellata di fragole che trafugo dalla mensa la mattina, a colazione. Siccome non ho mai avuto nulla da temere, ho sempre lasciato il barattolo incustodito in camera mia fino al momento di consumarlo, ma, col senno di poi, so che avrei dovuto essere più cauto... Il misterioso attentatore, infatti, una sera approfittò della mia assenza per iniettare nella marmellata un potente lassativo... Inutile dirvi quanto stessi male dopo mangiato, ma per fortuna riuscii ad arrivare in infermeria. Lì si limitarono a curarmi e a raccomandarmi di non ingerire più schifezze, senza considerare minimamente che potessi essere stato avvelenato.

     

  • Beh, magari l'infermiera aveva ragione... In fondo, non credo sia salutare mandar giù tutta quella marmellata. Forse lo psicopatico non c'entra nulla...

     

  • Ah si?! Allora Mello dimmi come fai tu a non star male trangugiando quintali di cioccolato? La verità è che ognuno di noi conosce il suo corpo ed io non ho mai avuto problemi con la mia dieta, per quanto sregolata possa essere. In più, ho visto che sul coperchio del barattolo c'era un forellino... Il tipo che cerco, a quanto pare, è stato abbastanza intelligente da prevedere che avrei capito facilmente se il barattolo era stato già aperto, quindi ha evitato di farlo ed ha iniettato il lassativo con una siringa.

     

  • Uhm... Il tipo che cerchi deve essere anche perfettamente consapevole delle tue abitudini, perfino di quelle più private, altrimenti non avrebbe potuto sapere della marmellata.

     

  • Ottima deduzione, Near. In effetti, come ti ho già detto, mi sento osservato da molto tempo ormai.

 

  • Okay, d'accordo, ma fino ad ora non mi sembra che tu ci abbia raccontato dettagli particolarmente scabrosi, insomma, delle pietre nel materasso e dei lassativi nella marmellata mi sembrano semplici scherzi di poco conto. Nulla lascia pensare che qualcuno ti voglia fare le scarpe...

     

  • Sei davvero un tipo poco paziente, Mello...

     

  • Già, lui fa sempre così...

     

  • Chiudi il becco omino bianco!

     

  • Allora, visto che insisti così tanto non indugerò oltre e ti racconterò cosa mi è capitato due settimane fa... Come ogni venerdì mattina mi ero recato in biblioteca per selezionare i volumi che mi sarebbero serviti durante il week-end. Nella lista che avevo c'era anche un libro di diritto romano e, per mia sfortuna, tutti i testi giuridici sono posti sullo scaffale più alto dell'ala est della biblioteca. Con riluttanza, decisi di prendere da me il tomo senza chiedere aiuto ad Agnes, quella donna è talmente sorda che avrei impiegato secoli solo per farle capire il titolo! In poco tempo individuai l'indice giusto e salii sulla scala a rotelle, ma quando ero sul punto di scendere, un improvviso black-out mi paralizzò. Prima che la luce tornasse, iniziai a sentire forti strattoni alla base della scala e, per quanto cercassi di tenermi agli scaffali, alla fine le spinte ebbero la meglio e caddi di schiena. Avrei potuto rompermi l'osso del collo o restare paralizzato, ma forse quel giorno Qualcuno ha avuto pietà di me.

     

  • Questa storia è davvero terrificante... Perchè non sei subito andato a parlare con Roger?

     

  • Perchè non mi posso fidare di nessuno e perchè nessuno si fiderebbe del mio racconto.

     

  • Wow Near, è la stessa identica cosa che hai...

     

  • E allora perchè ci hai riferito tutto?! Se non puoi fidarti di nessuno, non vedo il motivo per cui noi dovremmo fare differenza.

     

  • Il piccoletto va dritto al punto eh? Ecco vedi, dubito che sia tu il mio attentatore visto che sei nella mia stessa condizione e anche se così non fosse, quale miglior modo di tenerti sotto controllo? Indagando insieme, non mi perderei una sola delle tue mosse.

     

  • Tutto questo è convincente per Near, ma cosa c'entro io?

     

  • In verità avevo intenzione di avvicinare solo Near, ma ultimamente non vi separate mai e non ho potuto fare altrimenti.

     

  • Non mi convinci, anche se io e l'omino bianco stiamo spesso insieme, avresti comunque trovato un momento in cui parlargli da solo. Non siamo mica gemelli siamesi!

     

  • Oh sì, è indiscutibile che non siete gemelli... In effetti, non ho trovato problematico dover coinvolgere anche te, per questo non ho atteso oltre. Per me non rappresenti una minaccia.

     

  • Che vuoi dire?!

     

  • Voglio dire, mio caro Mello, che per quanto tu possa fingerti duro e cazzuto, io so chi sei... Non credo saresti capace di uccidere a sangue freddo o di architettare complesse strategie, quindi, molto probabilmente, non sei il mio attentatore.

     

  • Anche se mi fa piacere che non sospetti di me, sembra proprio che non mi consideri una minaccia per la tua incolumità solo perchè mi ritieni troppo stupido per esserlo!

     

  • Troppo stupido, dici? Uhm... Vediamo... Questo psicopatico sembra attaccare esclusivamente i più dotati, come mai ancora non ti è stato fatto nulla? Forse perchè sei solo il numero 3...

 

 

Mello sentì il respiro mancare quando registrò quelle parole così brutali e, purtroppo, così vere. Ancora una volta si ripresentò la sensazione di vuoto allo stomaco che non era mai di buon auspicio ed il ragazzino decise di liberarsene nell'unico modo che conosceva.

 

 

  • Tu! Come osi parlarmi in questo modo!!

 

 

Con uno scatto felino, Mihael si fiondò su Backup afferrandolo per il colletto della maglia, pronto a sferrargli un pugno. B riuscì a bloccare il polso dell'avversario prima che le nocche si scontrassero dolorosamente con il suo zigomo.

 

 

  • Dannazione!

     

  • Non dimenarti, ragazzino... La verità può fare anche più male di un pugno ben assestato, a quanto pare.

     

  • Maledetto!!

     

  • Backup smettila, lasciagli il polso. Non siamo venuti qui per fare a botte.

     

  • Agli ordini, alfiere della giustizia... Ti chiedo scusa Mello, il tuo aiuto potrebbe essere determinante per le indagini.

     

  • Col cazzo! Te lo scordi che collaborerò con te! Mi defilo!

     

  • Davvero? Getti già la spugna?

     

  • Come ho detto anche a Near, non indagherò né per far piacere a lui, né tanto meno a te! Arriverò da solo alla soluzione del caso, prima di entrambi!

     

  • Oh beh, se ne sei convinto, fa pure!

     

  • Ci puoi scommettere!

 

 

Mello scese dal tetto livido di rabbia... Avrebbe trovato il colpevole per primo, senza l'aiuto di nessuno e dimostrando a tutti che era il migliore in assoluto.

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Capitolo 13
*** Blood brothers and blood fellows ***


 

Blood brothers and blood fellows

 

 

 

Mello divorava con rabbia la sua barretta, cercando disperatamente di coprire l'amaro della bile con quello del cacao fondente. Era consapevole di aver preso una decisione che non poteva più essere cambiata voltando le spalle a Near e B, ma non gli importava. L'orgoglio si stava lentamente imponendo su tutti gli altri valori della sua scala personale, costringendolo a spingersi oltre ogni limite solo per dimostrare di essere il migliore. Ci si potrebbe chiedere perchè un ragazzino così intelligente desiderasse prevalere sugli altri a tutti i costi, probabilmente la risposta a questa domanda è che il mondo dei geni è drammaticamente solitario...

 

Mihael decise di chiudersi in camera e non parlare con nessuno, almeno fino all'indomani mattina. La giornata era stata fin troppo movimentata, prima lo smacco della classifica, poi il litigio con Matt, il tentato omicidio di Near e, infine, la sfuriata con B. Tutti quegli eventi lo avevano molto turbato e si sentiva esausto, sia fisicamente che psicologicamente.

Dopo aver gettato la maglietta nera sul pavimento, Mello avvertì una sensazione di freddo insolita per il mese di agosto, così, si avvolse nelle coperte del suo letto, attorcigliando strettamente le caviglie. Nonostante la tensione accumulata, quella posizione raccolta lo aiutò a rilassarsi ed un lieve torpore iniziò ad ottenebrare i suoi sensi.

Sfortunatamente, Matt aveva la delicatezza di un elefante indiano in una cristalliera, per cui, proprio quando Mihael stava per addormentarsi, il burrascoso coinquilino fece irruzione nella stanza, rompendo il silenzio.

 

  • Ehi, Mello!

  • Mmmm...

  • Stai dormendo??

  • Stavo...

  • Scusami! Adesso vado via...

  • No, dai, lascia stare. Ormai sono sveglio e, comunque, avevo bisogno di parlare con te...

  • D-davvero?

  • Sì, per quello che mi hai detto stamattina...

  • Lo immaginavo. Chiederò a Roger di spostarmi in un'altra camera al più presto...

  • Come??

  • Beh, dopo tutte le cattiverie che ti ho sputato addosso, dubito che tu voglia essere ancora mio amico.

  • Matt, non dire idiozie... Certo, ci sei andato giù proprio pesante, ma devo ammettere che su molte cose hai ragione. A volte sono così concentrato su me stesso che non mi rendo neanche conto di fare lo stronzo... Tu non meriti di essere trattato come uno zerbino solo perchè, magari, ho la luna storta. Devi capire una cosa molto importante, però... Anche se può sembrare che io non ti consideri alla mia altezza, in realtà sei l'unica persona di cui mi fidi ciecamente e a cui affiderei la mia stessa vita.

 

  • Dici sul serio?

  • Certo, sei un nerd impedito, è vero, ma non ti cambierei con nessuno dei bambocci che vegeta qui dentro.

  • Mello... Io...

 

 

Commosso dalle parole dell'amico e oppresso dal senso di colpa per essere stato così duro, Matt si gettò al collo di Mello stringendolo così forte da fargli mancare il fiato.

 

 

  • Ehi!! Vacci piano, Matt! Ho detto che mi piaci, ma non in quel senso!

  • Purtroppo per te, non sei il mio tipo, a me piacciono le rosse... Comunque, voglio che facciamo una cosa insieme...

  • Matt, dove vuoi arrivare??

 

  • Non farti strane idee! Guarda che posso tranquillamente trovarmi una ragazza vera piuttosto che un amico dai lineamenti femminili...

  • Ma che stronzo! Io non ho lineamenti femminili, semplicemente vengo dal nord! E comunque, passando la vita ai videogames, potrai trovarti al massimo una ragazza virtuale, magari l'eroina di qualche gdr...

  • Sì, sì...

 

 

Matt aveva smesso di ascoltare l'amico da “ ma che stronzo!”, infatti, si era immerso con la testa nel comodino per cercare qualcosa e questa attività richiedeva tutta la sua attenzione. Apparentemente deluso dall'esito dell'ispezione, tornò a guardare Mello che, come al solito, stava iniziando a perdere la pazienza...

  • E poi quei giochi sul serio ti mandano in pappa il cervello, ho sentito di ragazzi che si sono lanciati dal balcone pensando di poter volare e alcuni hanno anche...

  • Mello, frena un secondo per favore! Hai ancora con te il coltellino svizzero che comprasti l'anno scorso?

  • Sì, non lo lascio mai, perchè?

  • Potresti darmelo un secondo?

  • Okay...

 

 

Matt afferrò il piccolo strumento quasi con riverenza ed usò una delle lame per farsi un lungo taglio sul palmo della mano. Quando il sangue iniziò a gocciolare sul pavimento, il ragazzino prese ad osservare distrattamente la sua “opera”, come se si trattasse della cosa più normale del mondo. Dal canto suo, Mihael non riusciva a capacitarsi che l'amico si fosse davvero inflitto una ferita da solo, per di più senza alcun motivo apparente.

 

 

  • Ecco fatto Mello, adesso tocca a te!

  • Come dici scusa?!!

  • Su, è solo un piccolo taglietto, non fa male!

  • Non è questo il punto Matt! I videogames hanno iniziato già a bruciarti i neuroni per caso?! Che cazzo ti è venuto in mente? Io non ci penso proprio a sfregiarmi la mano!

  • Dai Mello! Voglio fare un patto di sangue con te, così diventeremo fratelli per davvero!

  • Ma non serve a nulla!

  • Ti prego... Sento il bisogno di dimostrarti quanto ho preso seriamente le tue parole.

  • Uff... E va bene, facciamo questa cosa... Hai qualche malattia trasmissibile con il sangue per caso? Epatite, HIV...?

  • Muoviti!

 

  • Okay okay...

 

Con estrema riluttanza, Mello strinse la lama ancora sporca del sangue di Matt tra due lembi di pelle, avvertendo istantaneamente una sensazione di calore. In fondo, non era poi così male...

 

  • E adesso, che si fa?

  • Adesso stringiamo le mani tagliate per mescolare il sangue e poi giuriamo.

 

I palmi si giunsero e le iridi si incatenarono, mentre parole calde come il sangue riempivano il silenzio della sera...

  • Insieme fino alla fine, Mello!

  • Sì, fino alla fine...

 

 

 

  • Uhm, e così questa sarebbe la tua stanza Near? É piena di giocattoli e puzzle!

  • Già, a quanto pare...

  • Incredibile, hai fatto tantissime costruzioni giganti con dadi e fiammiferi, per caso vuoi diventare un architetto?

  • No, voglio diventare il successore di L, come tutti qui dentro.

  • Certo, certo... Stavo solo constatando che sembri un ragazzino pieno di risorse.

  • Devo sentirmi lusingato da un simile complimento, per di più rivoltomi proprio dal primo in graduatoria?

  • Oh Near, dubito che un tipo come te sia sensibile alle lusinghe. L'unica soddisfazione che riesci ad assaporare è quella che proviene da te stesso, ho ragione?

  • Non so che dirti, io mi limito a fare solo le cose che stuzzicano il mio interesse e se riesco bene, se riesco a vincere, allora posso ritenermi soddisfatto.

  • É esattamente ciò che intendevo... Essere il primo rientra nelle “cose che stuzzicano il tuo interesse”?

  • Questa domanda è illogica... Ti ho già detto che amo vincere e che voglio essere l'erede di L. Il mio obbiettivo non è primeggiare in senso lato, ma credo che potrebbe diventare una conseguenza inevitabile della sola cosa che mi spinge ad agire, ovvero la brama di vittoria.

 

 

 

Sensazionale, ha risposto proprio come mi sarei aspettato. Da troppo tempo non mi sentivo... Come? Uhm... Tutto è così dannatamente eccitante...”

 

  • Capisco...Vincendo sempre e contro tutti, alla fine saresti il primo in ogni caso, che tu lo voglia oppure no.

  • Esatto, ma adesso questo discorso non ha né capo né coda. Sono semplicemente il secondo in graduatoria e ci sono ancora centinaia di puzzle da risolvere. Tornando al motivo per cui siamo insieme, credo tu abbia già in mente qualche sospetto, visto che vieni perseguitato da molti mesi.

  • In verità brancolo ancora nel buio, ma ho sviluppato comunque una mia teoria.

  • Fammi sentire, sono curioso.

  • D'accordo... Quando intuii che gli “scherzi innocenti”mascheravano un vero e proprio accanimento contro di me, iniziai a sospettare che la morte di Another fosse, in qualche modo, collegata a tutto ciò che mi stava accadendo.

 

 

Near non aveva intenzione di raccontare a Backup le sue considerazioni sul presunto suicidio di Another, ma voleva ugualmente scoprire cosa il ragazzo avesse ipotizzato, per cui lo lasciò parlare e si limitò a porgergli domande abbastanza banali.

  • E cosa c'entrerebbe A? Lui si è suicidato, non è stato ucciso... Non riesco a cogliere alcun nesso tra le vostre due condizioni.

  • Ne sei così sicuro? L'idea che Another si fosse tolto la vita non mi ha mai convinto... Lui era un tipo davvero tenace e sono quasi certo al 100% che un periodo di sconforto non sarebbe bastato a condurlo ad un gesto così estremo. Speravo che confermassi il mio sospetto.

  • Mi dispiace, ma la considero una motivazione un po' debole... La mente umana è un'incognita complessa e non puoi sapere realmente fino a che punto A fosse in grado di sopportare lo stress...

 

  • Hai ragione, ma se consideri tutti i pericoli che stiamo correndo ultimamente, l'ipotesi del suicidio diventa piuttosto remota. Vorrei farti notare, ad esempio, che gli attacchi contro di me sono iniziati dopo la morte di A e, soprattutto, in concomitanza all'esposizione della prima graduatoria successiva alla tragedia. Questa strana coincidenza mi ha portato a pensare che lo psicopatico, dopo aver ucciso A, avesse deciso di attendere i quadri di valutazione per verificare se il suo “escamotage” fosse servito a portarlo in cima alla classifica. Quando scoprì che il mio nome era in prima posizione, probabilmente si sentì distrutto e ed iniziò ad accanirsi contro di me.

  • Questo potrebbe spiegare il tuo ruolo, ma il mio? Io non sono mai stato in cima alla classifica, solo di recente mi sono guadagnato il secondo posto, perchè interessarsi a me?

 

  • Chissà... Può darsi che il maniaco abbia visto in te qualcosa di speciale, non so proprio come risponderti.

  • In ogni caso, se tutto ciò che hai detto è vero, come mai, nonostante la gravità dei nostri “incidenti”, siamo ancora in vita?

  • Mi sembra una domanda fin troppo sciocca, Near, comunque risponderò ugualmente. L'SI* ha ucciso Another come estremo rimedio alle sue tribolazioni ed è riuscito a cavarsela inscenando un suicidio. Reiterare il delitto con le stesse modalità sarebbe troppo rischioso, perfino quell'idiota di Roger noterebbe qualche stranezza nella morte di tutti i primi candidati. Credo che il maniaco stia semplicemente cercando un modo per “farci fuori” senza eliminarci del tutto, magari terrorizzandoci e spingendoci a fuggire dall'istituto.

  • Hai stilato un profilo talmente dettagliato che stento a credere che tu non abbia in mente proprio nessuno...

  • In effetti, ho avuto modo di farmi un'idea abbastanza precisa del maniaco che ci perseguita. Suppongo che il nostro SI sia un tipo solitario, vittima di una smania irrefrenabile di primeggiare che lo spinge a sbarazzarsi di chiunque consideri un ostacolo alla sua ascesa.

  • Smania di primeggiare, già, è ovvio... Ecco perchè prima mi hai fatto quelle domande assurde!

  • Mi hai scoperto, all'inizio sospettavo proprio di te e non mi sono ancora convinto del tutto della tua innocenza. Per mettere lassativi in un barattolo e pietre in un materasso non serve una forza immane e neppure per spingere una scala. Il fatto che sei anche tu una vittima non è molto rilevante... Potresti tranquillamente aver inscenato tutto solo per sviare i sospetti.

  • La stessa cosa vale per te, ma fin quando indagheremo spalla a spalla, potremo stare tranquilli.

  • Vedo con piacere che viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda...

 

 

Nate si sentì a disagio nell'essere l'oggetto dei sospetti di B e, per un attimo, realizzò cosa doveva aver provato Mello quando era stato lui ad accusarlo ingiustamente...

 

Mello... Cosa farai adesso?”

Note: SI= Soggetto Ignoto, dicitura usata dai profiler americani

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Capitolo 14
*** Heart-shaped glasses ***


Heart-shaped glasses

 

 

 

 

 

Il sole cocente di agosto arroventava le mura della Wammy's House, trasformando la “dolce casa” in un inferno rovente. Da un paio di giorni, infatti, il sistema di refrigerazione si era inspiegabilmente danneggiato e le riparazioni richiedevano molto più tempo di quanto i bambini fossero in grado di sopportare. La maggior parte degli orfani cercava sollievo giocando con i gavettoni in cortile, ma alcuni di loro, diciamo pure un ristrettissimo gruppo di cinque persone, non aveva abbandonato l'istituto neanche per un minuto...

 

Mello non era abituato alle temperature troppo alte ed il suo corpo glielo ricordava in continuazione, sprizzando sudore da tutti i pori. Matt, seduto a pochi passi dalla versione fradicia dell'amico, se ne stava apparentemente tranquillo a completare l'ultimo livello del Super Mario. Il caldo, però, si era accanito ferocemente anche contro di lui, infradiciandogli i capelli castano-ramati e la maglietta a righe rosse e nere. Il genio informatico della “House”avrebbe potuto tranquillamente evitare quello strazio visto che non sapeva nulla delle indagini di Mello, ma l'odio che provava per la vita all'aria aperta lo aveva spinto, senza invito alcuno, a restare in istituto per fargli compagnia.

 

 

  • Che cazzo di caldo infernale!

  • Ma va, dimmi qualcosa che non so, Matt!

  • Dai, andiamo a fare una doccia, magari riusciamo a rinfrescarci un po'...

 

  • D'accordo, ma tu nella tua ed io nella mia!

 

  • Ancora con questa storia?!

 

 

Con sforzo immane, i due amici si alzarono dal pavimento di marmo, loro unica fonte di refrigerio e si diressero verso i bagni al secondo piano. Lungo la strada fecero un incontro inaspettato, ma decisamente gradito per entrambi... Faith era affacciata ad una delle vecchie finestre che davano sul cortile, con indosso una cortissima salopette di jeans ed un paio di grandi occhiali da sole a forma di cuore. Mello si chiese per quale motivo la ragazza usasse lenti da sole al chiuso, ma ben presto si soffermò su un particolare molto più importante. Quella mattina, visto che erano tutti fuori a giocare, gli si era finalmente presentata l'occasione di parlare da solo con lei, come stava tentando di fare già da tempo. L'unica gatta da pelare era Matt...

Mihael non aveva intenzione di interrogare Faith in presenza dell'amico perché voleva tenerlo il più lontano possibile dal caso. La sua unica possibilità era fingere di andare a fare la doccia per poi sgattaiolare lontano dai bagni senza farsi scoprire.

 

  • Forza Matt, andiamo!

  • Ehm... Mello, vorrei restare ancora un po' qui...

  • Ma come!? Fino a due secondi fa morivi dalla voglia di buttarti sotto l'acqua!

  • Hehehe... Ehm... In verità...

  • In verità?!

  • E va bene, te lo dico, ma tu non prendermi in giro!

  • Non lo farò...

  • Ecco vedi... Come dire... Mi piace Faith ok?! E lei adesso è sola e...

  • Ma proprio Faith!!? Sei sicuro??!

  • Certo che sono sicuro, te l'avevo detto che ho un debole per le rosse!

  • Merda!!

  • Eh?

 

 

A quel punto Mello non aveva proprio idea di come sbarazzarsi dell'amico, mai si sarebbe aspettato una simile rivelazione. Ragionando freddamente, decise di scoraggiare come meglio poteva le fantasie romantiche di Matt, con la speranza di farlo desistere dai suoi propositi.

 

 

  • Perchè hai detto merda?

  • Beh, perchè mi spiace molto per te...

  • Ti spiace per me ??

  • Sì, insomma... Faith è carina, molto, forse anche troppo...

  • Stai cercando di dire che è troppo carina per uno come me?!!

  • No, cioè, non proprio... Vedi, non vorrei ti facessi false speranze. Lei è quattro anni più grande di te, proverà sicuramente interesse per qualche ragazzo maturo...

  • Ma io sono maturo! Pensa che mi è anche cresciuto un pelo ! Lo vuoi vedere?

  • No no, non ci tengo! E comunque, per quanto tu possa essere “maturo”, non lo sarai mai abbastanza per una tipa come quella... Magari Faith cerca qualcosa in più che una semplice passeggiata mano nella mano...

  • Meglio! Le darei tutto, anche la mia psp!

 

  • Cazzo Matt! Lo vuoi capire che una così non ti si filerà mai!

  • Non ricominciare a fare lo stronzo! Abbiamo fatto un patto, ricordi?!

  • Sì... Ed è proprio in virtù del nostro patto che mi preoccupo per te, non voglio che tu ci rimanga troppo male...

  • Non succederà! Io vado...

  • Aspetta! Dove vai?!

  • Da lei, mi sembra ovvio!

 

 

Matt raggiunse Faith in un attimo, con gli occhi verdi spalancati ed un sorriso tirato. La sua espressione, in effetti, era abbastanza folle, ma la ragazza non dovette notarla, infatti, continuò ad osservare qualcosa in cortile senza degnare di uno sguardo il suo speranzoso spasimante.

 

 

  • C-ciao Faith!

  • Uhm?

 

 

Faith sussultò per l'inaspettato saluto, ma quando si rese conto che era stato Matt a rivolgerglielo, ricambiò, stringendogli la spalla con la mano sottile.

 

  • Ciao Matt! Che bello vederti, di solito te ne stai sempre in camera a giocare con i videogames! Ma c'è anche Mello con te!

  • Eh? Oh.. S-sì c'è anche lui!

  • Ehi Emme!

 

 

Mello si avvicinò ai due compagni senza sapere cosa fare. Era perfettamente consapevole che quell'occasione per confrontarsi con Faith non si sarebbe ripresentata facilmente, ma allo stesso tempo si sentiva frenato dalla presenza di Matt. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe dovuto rivelare all'amico tutti i suoi sospetti e sperare, sicuramente invano, che lui non si immischiasse nella faccenda.

 

 

  • Ciao Effe! Come va? Ho visto che in graduatoria siamo nella stessa posizione!

  • Sei sempre il solito, Emme! Non fai che pensare a quella dannata graduatoria, io ultimamente proprio non la reggo più!

  • Eppure sei salita di due posti rispetto allo scorso semestre!

  • Sì, è vero, ma come ben sai, non è mai abbastanza...

 

 

Quelle parole pregne di scoramento avevano, per Mello, molto più significato che per altri. A quanto pareva, anche Faith condivideva le sue stesse angosce quotidiane e quel senso di inadeguatezza che, a poco a poco, lo stava allontanando sempre più da se stesso. In pochi, significativi, attimi di riflessione, Mihael si chiese se la sua vita, in un altro luogo e in un altro contesto, avrebbe potuto essere diversa; si chiese se non fosse quello stesso istituto a maledire i suoi ignari abitanti, marchiandoli per sempre col fuoco di un destino manifesto ed inevitabile...

 

 

  • ...Perciò, almeno oggi, non voglio pensare alla scuola, alle classifiche o a qualsiasi forma di competizione. Sono stanca...

  • Già... Capisco cosa intendi.

 

 

Notando l'improvvisa intesa creatasi tra Faith e Mello, Matt si sentì escluso e, stranamente, infastidito... Sapeva benissimo che l'amico non avrebbe mai osato rubargli la ragazza, ma questa consapevolezza non lo aiutava a stare meglio. Il cuore di un ragazzino così giovane e innamorato batte troppo spesso, troppo forte e troppo facilmente.

 

 

  • B-bene Faith! Visto che sei stanca, perchè non vieni in camera mia a giocare a Zelda? Ci divertiremo moltissimo e tu potrai rilassarti!

  • Beh, si dai! Perchè no!

  • Ok, vengo anch'io!

  • No che non vieni! Tu li odi i videogiochi, dici sempre che fanno diventare cretini!

  • Si da il caso che invece Zelda non mi dispiaccia e, poi, non ho un accidenti da fare!

  • Bene, più siamo più ci divertiamo! Mi fa piacere se vieni anche tu Emme!

  • Fantastico, allora è deciso!

 

 

Il trio si incamminò verso la camera con andatura abbastanza lenta a causa del caldo insostenibile. Faith, conscia di quel che avrebbe dovuto fare di lì a poche ore, era davvero felice di poter trascorrere parte della mattinata senza problemi o preoccupazioni; Matt, invece, si sforzava febbrilmente di trovare un modo per allontanare Mello, cosa che, peraltro, stava facendo anche il biondo.

 

 

  • Eccoci qui!

  • Che carina la vostra camera! É piena di videogames e... Foto di pistole e crocifissi...

  • Già, quelli sono di Mello, è un po' fissato con le cose macabre!

  • Il simbolo della Passione di nostro Signore sarebbe macabro?!

  • No, ma associarlo alle pistole si!

  • Suvvia Matt, ognuno ha i suoi gusti e poi, anche a me piacciono molto crocifissi e pistole...

 

 

Mello e Faith si scambiarono un sorriso di intesa che fece gelare il sangue nelle vene a Matt... Dopo una breve pausa tesa, fu Mello ad interrompere di nuovo il silenzio.

 

  • Accidenti!!

  • Che c'è Emme??

  • Ho dimenticato la mia cioccolata, se sto troppo tempo senza finisce che vado in crisi d'astinenza!

  • A me succede lo stesso con le mentine, ne mangio a centinaia!

  • D-davvero Faith? Non sapevo che avessi anche tu un vizio, sembri sempre così perfetta...

  • Oh Matty, dici sul serio? Sei davvero carino, ma io non sono affatto perfetta, questo lo so bene...

 

Mello notò che l'amico, sentendosi chiamare “carino” da Faith, era diventato rosso quasi come i capelli di lei. Decise, quindi, di cogliere al volo l'opportunità...

 

 

  • Hey Matt, andresti tu a prendermi qualche barretta? Se non ne trovi in mensa, puoi sempre accedere alla mia scorta segreta nell'armadietto di Hans...

  • Ma perchè devo andarci io?!

  • Dai Matt, per favore... Se Roger mi becca ancora in cerca di cioccolato sono fregato! Tu sei moto più bravo di me nelle operazioni stealth...

  • Se non vuole andarci Matty, posso sempre farlo io!

  • No no no! Tranquilla Faith, tu inizia pure a giocare, vado e torno!

 

 

In un lampo, Matt abbandonò la stanza lasciando finalmente soli Faith e Mello.

 

Mihael sapeva che doveva sbrigarsi ad arrivare al sodo prima del ritorno di Matt, ma non poteva evitare di spostare la conversazione su un piano più strettamente personale. Se Faith si fosse fidata di lui, allora sarebbe riuscita ad aprirsi più facilmente.

 

 

  • Allora Effe, prima hai detto che ti piacciono le croci... Potrei sapere perchè?

  • Beh, mi piacciono e basta, non ho un motivo particolare... Tu ne hai uno invece?

  • Certo... La croce è un simbolo di abnegazione e sacrificio, la sento incredibilmente vicina alla mia vita... Fin da quando sono venuto al mondo, nulla mi è mai stato dato senza sacrificio e fatica.

  • Già, credo di capire bene cosa intendi... Emme, devi sapere che tra tutti quelli che vivono in questo posto, tu sei l'unico che io senta davvero simile a me.

  • Ho sempre pensato lo stesso, anche se non siamo mai stati molto uniti... A tale proposito, volevo chiederti di parlarmi di quella mattina, quando io e Near ti vedemmo piangere in cappella e poi scappasti via.

  • Non c'è molto da dire, ero solo stressata per la graduatoria e mi sono lasciata andare allo sconforto.

  • Faith, avevi il vestito stracciato... Per caso ti hanno fatto qualche brutto scherzo? So che può sembrare strano, ma io ti crederei subito se mi dicessi che temi per la tua vita!

  • Stai esagerando Mello, io non temo proprio nulla. Questa conversazione mi ha stancata...

 

 

Faith era molto agitata, lo si percepiva facilmente dal tremore delle mani e dal rossore delle gote, solitamente molto pallide. La ragazza fece per alzarsi e correre via, ma Mihael fu più rapido e la trasse a sé, afferrandole il polso. Il contraccolpo la scosse parecchio facendole cadere gli occhiali a forma di cuore che non aveva tolto neanche per un secondo.

 

 

  • Effe... Scusa non volev- ma che cosa...?

 

 

Gli occhi di Faith erano cerchiati da profonde occhiaie nere, come se non dormisse da settimane ed il suo bel viso, solitamente pieno e gioioso, senza quei grandi occhiali che fungevano un po' da maschera, si rivelava essere incredibilmente smagrito. Mello non riusciva a capire cosa potesse essere accaduto a quella ragazza un tempo così fresca e pimpante, ma era intenzionato a scoprirlo a qualsiasi costo.

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Capitolo 15
*** Miserable ***


Miserable

 

 

 

 

Faith, sconvolta, fissava i suoi occhiali da sole a forma di cuore caduti sul pavimento e non si sentiva ancora abbastanza forte da incrociare lo sguardo di Mello. Anche il ragazzino non sapeva cosa fare, avrebbe voluto dirle qualcosa, ma le parole gli morivano sulle labbra ogni volta che ci provava. Forse aveva sbagliato a tentare di fermarla, ma se non l'avesse fatto, probabilmente non si sarebbe mai accorto del suo cambiamento. Ancora una volta, la capacità di agire d'impulso gli era tornata utile.

 

 

  • Senti Faith, mi dispiace davvero per...

 

  • Lascia stare, ora però preferisco andare via...

 

  • Stavolta non ti fermerò, ma credo che dovresti comunque sfogarti... Anche se non vuoi parlarne con me, ti consiglio di farlo al più presto con qualcun altro...

 

 

Faith soppesò attentamente le parole del compagno, poi, priva di forze, si abbandonò sul letto, infilandosi tra i capelli le dita affusolate. Mello sedette accanto a lei e rimase in silenzio, sperando che fosse la ragazza a dire qualcosa per prima. Inaspettatamente, Faith sollevò lo sguardo verso di lui e, sempre senza parlare, poggiò il capo sulla sua spalla. Mihael sussultò a quel contatto così tenero, certi gesti semplici e familiari non erano affatto contemplati dalla sua indole schiva, tuttavia non si ritrasse. Pur senza comprenderne il motivo, sentiva che avere qualcuno così vicino a lui lo faceva star bene e, poi, una simile intimità era indispensabile per permettere a Faith di liberarsi dal male che la stava lentamente logorando.

 

 

  • Emme... Certe volte... Certe volte ti giuro che io... Io proprio non ce la faccio ad andare avanti! Pensavo di aver trovato una ragione, ma più passa il tempo e più mi rendo conto che, forse, mi sono soltanto illusa...

 

  • Tutti noi, qui dentro, crediamo di avere uno scopo da perseguire e, purtroppo, nessuno può dirci se ce la faremo oppure no. Personalmente, continuo a lottare per quello in cui credo e non smetterò, fino alla fine.

 

  • Sei davvero coraggioso, ti ammiro molto per questo...

 

  • Coraggioso dici? Mmm, non credo... Io non ho nient'altro che la mia ambizione... Forse, più che coraggioso, sarebbe meglio definirmi... Disgraziato.

 

 

Mello neppure si rese conto di aver pronunciato quelle parole, in genere non amava autocommiserarsi, eppure, in un angolo recondito del suo animo, si celava una profonda ed inesprimibile tristezza. Forse, questo sentimento accompagnava un po' tutti gli orfani e, soprattutto, quelli della Wammy's House... Forse, ogni bambino prodigio cercava di liberarsi dal medesimo dolore, ma in modo diverso... C'era chi si rifugiava in una prigione di costruzioni e giocattoli, chi dichiarava guerra al mondo intero solo per sentirsi vivo, chi evadeva in dimensioni immaginarie, chi trangugiava quintali di dolci per scacciare l'amaro dal palato...

 

 

  • Oh Emme, se c'è qualche disgraziato in questo istituto, quello di certo non sei tu. Ormai, quando mi guardo allo specchio, non mi riconosco neanche. Quella che osservo riflessa nel vetro, all'esterno, sono sempre io, ma ciò che si affaccia dall'interno mi è totalmente estraneo. É spaventoso, non mi sono mai sentita così. Vorrei soltanto sparire...

 

  • Sei spaventata da te stessa? Per quale motivo?

 

 

Faith sollevò il viso quel tanto che bastava per incatenare le sue iridi nocciola con quelle cerulee dell'amico e, con un profondo sospiro che sembrava quasi un lamento di dolore, iniziò a piangere a dirotto, violentemente, scossa da mille brividi. Mello, a quella vista, quasi si sentì mancare, la ragazza che aveva accanto era letteralmente la personificazione dell'angoscia. Senza pensarci troppo, fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: afferrò il volto di Faith e le asciugò le lacrime una ad una, poi, la strinse al suo petto con forza, conferendole un senso di sicurezza e protezione che fece calmare il tremore.

 

 

  • Effe... Se piangi così sono io a non riconoscerti... Respira...

 

 

Proprio mentre Mello e Faith erano avvinghiati in quell'abbraccio così intimo, Matt rientrò in camera con in mano quattro barrette di cioccolato...

 

 

  • Ehi ragazzi, ci ho messo tempo perc... Ma che diavolo state fecendo!??

 

 

La situazione era davvero equivoca e Mihael già sapeva benissimo che non sarebbe riuscito a cavarsi d'impaccio facilmente.

 

 

 

 

 

  • Bene Near, tiriamo le somme delle nostre indagini, sei d'accordo?

 

  • Sì, mi sembra una buona idea...

 

  • In questi giorni ci siamo soffermati soprattutto sulla psicologia dell'assalitore, stilandone un profilo sommario... Il SI ha un quoziente intellettivo sopra la media, un'irrefrenabile smania di vincere ed un carattere terribilmente infantile.

 

  • Esattamente, proprio per questo motivo abbiamo ipotizzato che possa trattarsi di un bambino o, al massimo, di un adolescente. I suoi metodi poco ortodossi e, spesso, approssimativi, suggeriscono, inoltre, che non sia una persona particolarmente organizzata. Mi sembra che con queste cognizioni, per il momento, possiamo dirci abbastanza soddisfatti, non credi? Abbiamo già escluso tutti i ragazzi che si trovano più in basso nella graduatoria e quelli che sembrano meglio inseriti nel gruppo o privi di problematiche relazionali rilevanti...

 

  • Near, per quanto ciò che dici sia giusto, sai benissimo anche tu che brancoliamo ancora nel buio... Sinceramente mi sto stufando! Non abbiamo indizi e le indagini sono ad un punto morto! Se continuiamo così, non riusciremo mai ad arrivare a capo della faccenda...

 

  • E, sentiamo, tu come vorresti procedere?

 

  • Credo che la cosa più urgente da fare sia ispezionare i luoghi in cui sono avvenuti i vari incidenti\scherzi di cattivo gusto, magari il maniaco si è lasciato dietro qualche indizio importante.

 

  • Sì, è vero, ma non hai paura che possa capitarci qualcosa di brutto? Se ci pensi, trovarci tutti e due insieme sarebbe come una manna dal cielo per il nostro persecutore...

 

  • Purtroppo non riesco a trovare nessuna alternativa. Non possiamo restare in camera ad arrovellarci con mille teorie senza poter tirare le somme. A volte, nella vita, sono necessari azione ed un po' di rischio.

 

  • Non sei il primo che me lo dice, ma questo atteggiamento non fa proprio parte del mio modo di fare. Preferisco sempre tenere tutto sotto controllo, ma a debita distanza dal pericolo.

 

  • Se continui a rintanarti in questa gabbia dorata non andrai mai da nessuna parte. Fidati di me, sono più grande ed ho più esperienza sulle spalle. Da piccolo ero identico a te, vivevo come prigioniero di me stesso, ma col tempo ho imparato anche ad osare.

 

  • Credi di aver fatto la scelta più giusta?

 

  • Sinceramente, quando ripenso al passato, ricordo solo i momenti in cui mi sono spinto oltre il limite perchè proprio in quelle rare occasioni mi sono sentito vivo...

 

  • Uhm... Interessante... Mi hai convinto, andiamo a fare un po' di indagine sul campo!

 

  • Perfetto, era questa la motivazione che cercavo! E adesso, seguimi in biblioteca.

 

 

Near e Beyond si diressero al secondo piano, dove si trovava la gigantesca e fornitissima biblioteca della “House”. Lungo il tragitto, si fermarono spesso ad osservare i loro compagni che giocavano in cortile, quasi a voler scovare il maniaco attraverso quel punto di vista privilegiato, al di là di una solida lastra di vetro.

 

  • Come puoi notare tu stesso, Near, non basta l'osservazione per scoprire tutti i dettagli importanti. Purtroppo per noi, questo istituto pullula di menti geniali ed insospettabili... Dubito che il SI vada in giro con un cartello sulla fronte, per cui dovremmo operare sul campo molto più spesso.

     

  • A quanto pare, sarò costretto ad abituarmi ad una simile esposizione... Non so se ci riuscirò...

     

  • Confido nelle tue capacità di adattamento.

     

  • Non credo di averne molte... I medici della “House” hanno detto che ho l'Asperger*... Quelli come me non amano molto i cambiamenti.

     

  • Beh, credo che il 60% dei ragazzi che vivono qui soffrano della stessa sindrome, anche a me la diagnosticarono... Io non la considero affatto qualcosa di inabilitante, anzi, è soltanto una marcia in più per raggiungere il traguardo. So bene che non hai amici e che stringere legami con gli altri, alla fin fine, non ti interessa neppure, ma sappi che nessun uomo è un'isola**. Per quanto tu possa sentirti unico, ci sarà sempre qualcuno pronto ad apprezzare e proteggere questa unicità, pur senza comprenderla davvero. Quando troverai questa persona, non allontanarla.

     

  • Perchè mi stai dicendo tutte queste cose?

     

  • Ti ho fatto questo piccolo discorso perchè mi ricordi tanto me stesso alla tua età, perchè mi sento vicino al tuo modo di pensare e perchè, in effetti, desideravo offrirti la mia amicizia. Siamo un po' come una stella binaria*** che irradia luce nell'universo, senza che nessuna delle due parti offuschi permanentemente l'altra.

     

  • Le stelle binarie, prima o poi, possono collassare...

     

  • Sei sempre così spoetizzante, Near?

     

  • No, è solo che non amo molto i paragoni poco efficaci.

     

  • D'accordo, fa finta che non ti abbia detto nulla.

 

 

Mentre continuava la sua marcia verso la biblioteca, Near, di tanto in tanto, spiava Backup con la coda dell'occhio. Le parole di quel ragazzo, così enigmatico e geniale, lo avevano lasciato perplesso. Per l'albino, che si era sempre appellato alla sicurezza della logica, l'amicizia, dimensione oscura e contraddittoria, non era mai stata una fonte d'interesse. Near, però, iniziò improvvisamente a valutare la stranezza della sua situazione: negli ultimi tempi, infatti, si era ritrovato con due nuovi amici, senza neppure comprendere bene in che modo fosse riuscito a conquistarli. Prima era arrivato Mello, o meglio, lui c'era sempre stato, e, poi, si era fatto avanti anche B, usando frasi semplici, ma piene di significato e consapevolezza. Il compagno che gli si era avvicinato da subito, mostrandosi per fino protettivo nei suoi confronti, lo aveva abbandonato proprio nel periodo più rischioso della sua breve vita, mentre Backup, con cui non aveva mai avuto alcun tipo di legame, stava diventando una presenza davvero piacevole e confortante.

 

Sì, l'amicizia si rivelava un territorio sempre più impervio da esplorare...

 

Dopo qualche minuto, il duo giunse a destinazione. La biblioteca era gigantesca, divisa in quattro quadranti( nord, sud, est, ovest) e completamente vuota. I bambini, quel giorno, non ne volevano sapere di rientrare, per cui tutte le stanze, in particolare quelle riservate ad attività didattiche, erano deserte. Gli scaffali di legno massiccio, carichi di libri pesanti ed impolverati, trasmettevano a chi li osservava una forte impressione d'austerità. In un posto come la Wammy's House, la cultura non poteva che rivestire un ruolo di vitale importanza e ne era prova tangibile la stessa cura con cui ogni volume veniva collocato nella posizione più logica.

Near e Backup procedevano rapidamente verso l'ala est, destinata alla raccolta di tutti i testi giuridici, sperando di riuscire a trovare qualcosa che potesse aiutarli nelle indagini, anche se, a distanza di settimane, era abbastanza difficile che fossero rimasti indizi interessanti. Ad ogni nuovo passo mosso verso la meta, una sorta di inquietudine appesantiva sempre più il petto dell'albino che, per stemperare la tensione, continuava a tormentarsi con l'indice una ciocca di capelli candidi.

 

 

NOTE:

 

Sindrome di Asperger: premetto che non è stato mai dichiarato nulla in proposito dagli autori, ma Near mi è sembrato proprio l'esempio perfetto di ragazzino affetto da sindrome di Asperger, per cui ho deciso di usare questo dettaglio. Ecco alcune caratteristiche del disturbo:

 

  • Scarsa propensione per le interazioni sociali.

  • Empatia e sensibilità quasi o del tutto assenti.

  • Egocentrismo imperante, mancanza di attenzione verso gli altri e le loro possibili reazioni al proprio comportamento.

  • Predisposizione ad ignorare le convenzioni sociali.

  • Interessi specifici (come costruire modellini, risolvere equazioni complesse) perseguiti con ossessione.

  • Routine o rituali inusuali.

  • Capacità di memorizzare grandi quantità di informazioni in poco tempo.

  • Frequente difficoltà nella comunicazione non verbale.

  • Tendenza ad evitare il contatto visivo o a prolungarlo eccessivamente.

 

Molti non la penseranno come me, lo so, ma mi sono comunque sentita libera di esprimere una mia opinione, chiedo venia ^.^

 

Stella binaria: sistema formato da una coppia di stelle che ruota intorno ad un comune centro di massa.

 

Nessun uomo è un'isola”: cit. di John Donne

 

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Capitolo 16
*** Echoes of cries ***


Echoes of cries

 

 

 

(dal cap precedente)

 

Ad ogni nuovo passo mosso verso la meta, una sorta di inquietudine appesantiva sempre più il petto dell'albino che continuava a tormentarsi con l'indice una ciocca di capelli candidi.

 

 

  • Eccoci arrivati! L'ala est della biblioteca è la più grande, per nostra sfortuna.

 

  • Lo so, ci vengo a studiare molto spesso...

 

  • Davvero Near? Non credo di averti mai visto qui.

 

  • Non ti sorprendere, nessuno mi vede mai.

 

  • Beh, adesso io ti vedo...

 

  • Buon per te, significa che non hai difetti visivi.

 

  • Ma no, io intendevo dire... Lascia perdere! Seguimi...

 

 

Beyond indicò a Nate il punto in cui era avvenuto il suo “incidente” e gli propose di iniziare le ricerche proprio da lì. Per due ore, i giovani geni perlustrarono palmo a palmo l'intera ala est, senza trovare nulla che potesse avere la benché minima utilità. Sconfitti, decisero di abbandonare momentaneamente le indagini ed di andare a mensa, visto che, nel frattempo, si era anche fatta ora di pranzo.

 

La mensa era gremita di orfani affamati per la mattinata trascorsa a giocare in cortile, urla di gioia e visini sudati spezzavano la monotonia di quella grande stanza dalle pareti grige, rendendola molto più allegra del solito.

Nate e Beyond sedettero in disparte, vicino alla porta d'ingresso, ed iniziarono a consumare mestamente il loro pasto, ancora dispiaciuti per l'infruttuosa spedizione. Ad un certo punto, l'albino notò qualcosa che lo sorprese: Matt pranzava al tavolo di End, mentre Mello era seduto in compagnia di una bella ragazza dai capelli rossi; non vedere i due amici insieme era davvero un'anomalia, ma Near non ci badò più di tanto.

 

 

Nel frattempo, ad un altro tavolo...

 

 

  • Emme, mi dispiace tantissimo che tu abbia litigato con Matt a causa mia...

     

  • Non dire sciocchezze, non è stata colpa tua. In effetti, sapendo che Matt ha un debole per te, avrei dovuto fare più attenzione. In ogni caso, è lui l'esagerato! Gli ho spiegato chiaramente che tra noi non c'è nulla, ma non vuole sentire ragioni... Se crede davvero che sarei capace di “ rubargli la ragazza”, significa che non si fida di me e la nostra amicizia non ha alcun senso.

     

  • Non avevo proprio idea che Matt si fosse preso una cotta per me, è sempre così timido... Non merito le lacrime di un ragazzino tanto dolce e sensibile.

     

  • Sarà anche dolce come dici, ma quando vuole tira fuori gli artigli e non risparmia nessuno... In fondo, credo che sia anche per la schiettezza del suo carattere che mi sono avvicinato tanto a lui.

     

  • Il vostro rapporto è davvero speciale, non vi ho mai visti separati...

     

  • In verità, inizialmente non mi andava di legarmi così tanto ad un'altra persona perchè consideravo le relazioni una forma di debolezza mascherata. Col tempo, però, ho capito che un alleato è indispensabile per sopravvivere qui dentro.

     

  • Già, e adesso rischi di perdere il tuo a causa di una ragazza. Abbiamo anche deciso di pranzare insieme...

 

  • Effe, non voglio ripetermi. Se Matt non si fida di me, è un suo problema, io non sto facendo niente di male e poi, come ho appena finito di dire, tutti abbiamo bisogno di qualcuno, anche tu.

     

  • Io sto bene così...

     

  • Non è vero e lo sai! Faith, se non vuoi me, basta dirlo, ma questo non cambia il fatto che devi trovare al più presto un buon amico. Credimi, io posso capirti...

     

  • Mi spiace doverti contraddire, ma non credo tu possa comprendere cosa mi passa per la testa in questo periodo.

     

  • Forse non posso, hai ragione, ma sono ugualmente disposto a provarci e ad ascoltarti, non appena ti sentirai pronta a parlarne con me.

     

  • Perchè stai facendo tutto questo? In fondo, noi non siamo mai stati grandi amici, anzi...

     

  • Sinceramente, la tua situazione mi ha colpito molto perchè, in qualche modo, la sento affine alla mia... Temo tu possa danneggiarti con le tue stesse mani e non sopporto l'idea che questa gabbia di matti distrugga ancora un'altra mente brillante!

     

  • Ti riferisci ad Another, vero? Sta' tranquillo, mi sento davvero giù, ma non sono ancora arrivata a meditare il suicidio!

     

  • Non significa nulla, per quanto tu possa resistere, la Wammy's finirà col succhiarti via l'anima... Appena ne avrò la possibilità, mi tirerò fuori da qui e non ci metterò mai più piede!

     

  • E dove vorresti andare? Io non ho mai immaginato la mia vita fuori da queste mura, anche se, ogni tanto, penso che sarebbe bello fuggire lontano...

     

  • Non lo so, magari in America, chissà... Non mi importa tanto del luogo, voglio solo vivere al più presto secondo le mie regole ed inseguendo i miei obbiettivi. Sono stufo di percorrere una strada che mi è stata imposta da altri!

     

  • Vorrei tanto avere la tua stessa forza...

     

  • Allora te ne presto un po' della mia, fin quando non conquisterai la tua... Adesso non sei più sola!

     

  • Hai ragione... Se solo ci fossimo avvicinati prima...

     

  • Che vuoi dire?

 

 

Faith sorrise dolcemente a Mello e gli sfiorò la mano con la delicatezza di un soffio. Gli occhi della ragazza erano bui e pregni di rammarico, ma conservavano ugualmente una tenerezza profonda, quasi materna. Mihael comprese perchè Matt si fosse innamorato di lei, senza neppure conoscerla e, per un attimo, desiderò che il tocco di quelle dita vellutate sul suo polso non finisse mai...

 

  • Faith...

     

  • Scusami Mello, ora devo andare.

     

  • Come?

 

 

Faith guardò il compagno per altri pochi, lunghissimi, istanti prima di allontanarsi a passo svelto dalla mensa. Mihael notò il bagliore delle lacrime oltre le ciglia folte della ragazza, ma preferì non seguirla.

 

 

 

 

Nel primo pomeriggio, Beyond raggiunse Nate in camera sua. Il piccolo albino era impegnato a costruire un intricato percorso con le tessere del domino e si sentiva abbastanza soddisfatto del suo lavoro. Quando l'amico entrò dalla porta senza bussare e senza guardare dove mettesse i piedi, tutta l'opera iniziò a demolirsi rovinosamente prima del tempo stabilito.

Near odiava che gli altri disturbassero i suoi giochi e, per questo, non mancò di folgorare l'intruso con lo sguardo.

 

 

  • Oh, scusa... Non avevo idea che, entrando, avrei distrutto qualcosa.

     

  • Mi sembra ovvio che non lo sapessi, altrimenti non saresti piombato così in camera. La prossima volta, però, ti pregherei di bussare.

     

  • D'accordo... Come siamo suscettibili...

     

  • Non è una questione di suscettibilità, ma di buone maniere!

     

  • Beh, se la metti così, tu dovresti abituarti a guardare in viso le persone con cui parli. Dialogare di spalle è una forma di maleducazione persino peggiore di non bussare...

     

  • Esistono soltanto azioni educate ed azioni che non lo sono. Non ha senso fare una distinzione tra forme peggiori o migliori...

     

  • Immaginavo che avresti detto qualcosa del genere... Applichi la stessa rigidità anche al tuo senso di giustizia?

     

  • Certamente... Se considero un'azione sbagliata, secondo i miei personali parametri, non mi importa che venga compiuta a fin di bene.

     

  • Il tuo punto di vista è interessante, ma non sono venuto qui per parlare di questo... Dobbiamo fare un salto in cappella.

     

  • In cappella?! E perchè mai dovremmo andarci?!!

     

  • Il maniaco, colto dai sensi di colpa, potrebbe aver parlato con padre Albert...

     

  • Non mi dire che pensi sul serio un'assurdità del genere! É una possibilità estremamente remota e, pur prendendola per vera, chi ci assicura che abbia confessato proprio tutto al prete? Non credo sia nel suo modus operandi sbandierare ai quattro venti di volersi sbarazzare di due compagni e, poi, non sappiamo neanche se sia capace di provare emozioni umane...

     

  • Hai perfettamente ragione, ma non ci costa nulla tentare... Potremmo semplicemente chiedere a padre Albert se ha notato qualcosa di strano nelle confessioni che ha raccolto ultimamente, senza scendere nei particolari e senza aspettarci chissà cosa.

     

  • Il prete non parlerà mai con noi, sai che loro sono tenuti al segreto...

  • Fossi in te non ne sarei tanto sicuro, dobbiamo solo persuadere padre Albert a fare un piccolo strappo alla regola...

  • Ne parli come se si trattasse della cosa più semplice del mondo!

  • Perchè lo è, in effetti! Noi abbiamo un asso nella manica...

  • E sarebbe?

  • Un visino d'angelo che farebbe sciogliere Satana in persona... Chi potrebbe mai resistere a due occhioni grigi lacrimanti ed imploranti?

  • Che cosa?!!

  • Hai capito bene, oggi affinerai le tue capacità di recitazione!

  • Questa storia sta prendendo una piaga decisamente fastidiosa, prima mi devo mettere ad indagare sul campo, poi sono costretto a piangere a comando!

  • Vedo che sai già frignare benissimo, piangere non ti verrà difficile...

 

 

Near evitò di replicare all'ennesimo sfottò del compagno e s'incamminò insieme a lui verso la cappella.

 

Padre Albert era un uomo calvo sulla sessantina, molto ligio al dovere e legato ai bambini più sfortunati. Proprio questa sua particolare forma di devozione lo aveva spinto ad accettare, dieci anni prima dei fatti narrati, un incarico a lungo termine in quell'orfanotrofio pieno di piccoli geni.

Quando fu raggiunto dai due ragazzini, il prete era impegnato a compilare una serie di noiose scartoffie per la burocrazia della struttura... Ricevere una visita inaspettata lo sorprese e lo rallegrò perchè amava dialogare con i giovani ed ascoltare i loro problemi.

 

 

  • Salve padre, io ed il mio amico Near avremmo bisogno di parlarle... L'abbiamo disturbata per caso?

  • No ragazzi, figuratevi! Per me sarà un piacere ascoltarvi! Ma... Cos'ha il piccolino? Perchè sta piangendo così?

 

 

Near, a pochi passi da Beyond, aveva gli occhi umidi di pianto e si asciugava le lacrime con la manica dell'ampio pigiama bianco, maledicendo mentalmente il compagno per averlo costretto a fare una cosa così umiliante.

Padre Albert, ignaro della messa in scena, si avvicinò con aria preoccupata all'albino ed iniziò ad accarezzargli delicatamente la testa, tentando di tranquillizzarlo.

 

 

  • In verità padre, lui è molto triste e preoccupato. Dalla tragica morte di Another non è più riuscito a riprendersi e, ogni volta che vengono pubblicate le graduatorie, teme che qualcuno possa farsi del male a causa dello stress. Ho fatto fatica a convincerlo, ma alla fine ha acconsentito a venire da lei...

  • Per quanto mi piacerebbe molto aiutarlo, non so proprio come fare... Cerco sempre di essere un punto di riferimento per i ragazzi e, nel mio piccolo, permetto loro di sfogarsi con me quando sentono che qualcosa li opprime.

  • É proprio per questo che siamo venuti qui... Voglio tranquillizzare Near facendogli capire che il suicidio di A è stato un fatto isolato, nessuno sta attraversando periodi di grande sconforto. Credo che lei sia una delle poche persone in questo istituto che potrebbe confermare la mia ipotesi, proprio perchè ha un rapporto molto aperto con i ragazzi...

  • Beh, in verità... Senti piccolino, potresti sederti un secondo su quei banchi là in fondo? Se fai il bravo, poi ti darò un cioccolatino...

 

 

Near acconsentì a malincuore, infastidito da quel tono condiscendente e, soprattutto, dalla promessa di un cioccolatino come ricompensa per aver ubbidito. Lui odiava il cioccolato, anche perchè era troppo tempo che non ne sentiva da vicino il profumo dolciastro...

 

 

  • Ecco, adesso che siamo soli, ti devo confessare che, ultimamente, un fatto mi ha un po' allarmato. Qualche giorno fa, ho trovato sull'altare un bigliettino scritto in corsivo con un messaggio molto particolare. Mi è sembrato quasi una richiesta di aiuto e, così, ho pensato anche di mostrarlo a Roger, ma siccome non è firmato e i ragazzini spesso tendono ad esagerare ciò che provano, il direttore non vi ha dato grande importanza... Per quanto mi riguarda, sono ancora preoccupato.

  • Il biglietto è attualmente in suo possesso?

  • No, in verità l'ho consegnato a Roger che si è occupato di conservarlo...

  • Vorrei vederlo... Se me lo mostra, potrei riuscire perfino a riconoscere la scrittura e, quindi, l'autore del messaggio.

  • Mi sembra un'ottima idea. Tu e il tuo amico aspettatemi qui, vado dal direttore. Se sono io a chiederglielo, non mi farà alcun problema.

  • Bene, la ringrazio.

 

 

Non appena Near e Beyond furono rimasti soli, il maggiore riferì al più piccolo la storia del biglietto. Nate decise di aspettare il ritorno del prete seduto su una panca mentre Backup iniziò a vagare per quel vasto ambiente dall'aspetto spiccatamente gotico; solo la luce artificiale dei faretti appesi alle colonne bianche contraddiceva un po' l'atmosfera medioevale della cappella.

Ad un tratto, lo scatto del contatore echeggiò tra le pareti spoglie, rompendo il silenzio... Quando l'oscurità avvolse ogni cosa, l'unico rumore che si poteva distinguere era il battito frenetico del cuore dei due geni.

 

 

  • Backup!! Che succede?!! Backup!!

  • Non ne ho idea, adesso vado subito... Aaaaaah!

  • Backup!!

 

 

Un tonfo sonoro e le urla di B squarciarono nuovamente la quiete...

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Capitolo 17
*** The chilling cold and the phone call ***


The chilling cold and the phone call

 

 

 

 

Near non riusciva a muovere un muscolo, persino respirare gli sembrava incredibilmente difficile. Una coltre di gelo si era impossessata del suo corpo, rendendolo nient'altro che un'inanimata propaggine della panca su cui era seduto. L'oscurità avvolgeva ancora l'intera cappella in un abbraccio terrificante, nascondendo alla vista del bambino persino se stesso.

Gemiti di dolore, sicuramente provenienti da Backup, raggiungevano come stilettate le orecchie di Nate provocandogli numerose fitte allo stomaco. Pur consapevole che il compagno aveva un disperato bisogno di aiuto, Near non era in grado di fare nulla, la paura aveva completamente anestetizzato la sua prontezza di spirito...

Ad un tratto, un rumore di passi ridestò il ragazzino, diradando le nebbie del torpore e svelando un'agghiacciante verità: il maniaco si trovava ancora nella cappella e si stava lentamente avvicinando...

Il respiro del misterioso assalitore diventava sempre più distinguibile, così come il suono delle sue scarpe di gomma che strusciavano sul ruvido pavimento marmoreo... Il piccolo albino non sapeva cosa fare, l'unica azione che gli riusciva in quel momento era attorcigliare spasmodicamente intorno all'indice una ciocca di capelli, quasi strappandola senza neppure avvedersene. Ogni volta che l'istinto gli suggeriva di alzarsi e fuggire a gran velocità, la ragione gli ricordava che se fosse inciampato nel buio, cadendo rovinosamente a terra, avrebbe senz'altro decretato la propria fine. L'indecisione impediva a Nate di scegliere quale strada seguire e solo quando i passi si arrestarono poco lontano da lui, facendolo sentire completamente privo di difese, capì che, probabilmente, sarebbe stata proprio la sua incapacità di agire a costargli la vita....

Dopo alcuni secondi di snervante silenzio, un braccio circondò completamente Near, impedendogli di muoversi, ed una strana sensazione di freddo s'insinuò sotto il suo pomo d'Adamo, facendolo rabbrividire. Il ragazzino comprese, ben presto, che il maniaco gli stava puntando un coltello alla gola e che, se avesse tentato di urlare per invocare aiuto, sarebbe morto di sicuro . In pochissimi istanti rivelatori, Nate realizzò che, quella volta, nessuno lo avrebbe salvato, neppure Mello... L'amico non sarebbe apparso all'improvviso per sottrarlo alla stretta del diavolo, inutile illudersi e, soprattutto, inutile sperare che a qualcun altro importasse della sua vita. La devastante consapevolezza della solitudine travolse l'albino come un fiume in piena, forzandolo a rimuginare su tutte le occasioni mancate e su quelle che mai più avrebbe potuto cogliere...

 

 

Sto davvero per morire? Oh no, è la fine... La fine di tutto... Cosa resterà di me? Le mie torri... Non voglio che le prenda qualcun altro... Non voglio...”

 

 

La mente di Nate, ormai del tutto incapace di tessere un solo pensiero coerente, vagava senza sosta in un mare confuso di ricordi ed immagini sfocate.

Quando la mano assassina iniziò a premere la lama affilata contro il suo collo, tingendolo appena di rosso, Near iniziò a bisbigliare parole senza senso, aggrappandosi alle ultime sensazioni che riuscivano ad emergere dai meandri del suo inconscio.

 

  • M-mello, proteggile tu... Le mie torri...

 

Inaspettatamente, la morsa dell'assassino si sciolse ed il coltello fu allontanato lentamente dal taglio appena aperto, lasciando cadere sul marmo nero del pavimento tre piccole stille di sangue.

Nate si accasciò subito a terra, quasi come se fino a quel momento fosse stato solo “l'abbraccio” del maniaco a tenerlo in piedi.

 

Prima di perdere completamente i sensi, il ragazzino riuscì a scorgere la figura del suo assalitore, seppur avvolta dall'oscurità e solo per pochissimi secondi.

 

 

 

 

Quando Backup riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu il crocifisso appeso alla parete di fronte al suo letto. Facendo leva sui gomiti, il ragazzo riuscì a sedersi e scoprì di essere stato portato in infermeria. Sul letto accanto al suo, giaceva Near, apparentemente addormentato. Non ricordando ancora bene cosa fosse accaduto, B cercò di alzarsi in piedi, ma dovette constatare, con sorpresa e rammarico, di avere la gamba sinistra completamente ingessata. Infastidito da quell'inconveniente tanto scomodo, afferrò la campanella posta sul comodino poco distante dal suo giaciglio ed iniziò a scuoterla con forza. Dopo pochi secondi, fecero il loro ingresso Roger, l'infermiera Lorence e padre Albert.

 

 

  • Backup, ti sei svegliato finalmente!

  • Roger, le ho già detto più volte di chiamarmi solo B...

  • D'accordo B! Siamo tutti molto preoccupati per te e Near.

  • Già... A quanto pare, mi sono solo rotto una gamba, ma forse ho anche battuto la testa perchè ho completamente dimenticato come sia finito qui...

  • Non ricordi nulla dell'accaduto figliolo?

  • Beh padre, io so solo di essere venuto da lei, poi c'era un biglietto e... Oh...

  • Cos'hai? Ti senti poco bene?

  • No, credo... Forse sto iniziando a ricordare qualcosa, ma è ancora tutto così confuso...

  • Molto bene, fai con calma, bevi un po' d'acqua.

 

 

Padre Albert, con la sua solita dolcezza, porse un bicchiere colmo d'acqua a B che lo bevve avidamente, tutto d'un fiato.

 

 

  • Adesso va un po' meglio?

  • Sì padre, la ringrazio, forse posso farcela... A grandi linee, ricordo che mentre io e Near aspettavamo che lei ci portasse il messaggio, un blackout ci ha colti di sorpresa e... E qualcosa di molto pesante mi è caduto addosso, credo... Non riuscivo più a respirare bene e la gamba mi faceva davvero malissimo.

  • In effetti, sei stato schiacciato dalla statua della Vergine Maria. Puoi considerarti davvero fortunato che l'impatto non ti abbia ucciso.

  • Allora è così che è andata... E per quanto riguarda Near? A lui cosa è capitato e perchè dorme ancora?

 

L'infermiera, rimasta stranamente in silenzio fin dall'inizio della conversazione, improvvisamente prese la parola, lanciando saette dagli occhi azzurri ed ostentando una rabbia che Beyond non riusciva ancora a comprendere...

 

 

  • Ascoltami bene, ragazzino, non provare a giocare con me! Il tuo amico è stato trovato svenuto con un taglio regolare sotto il pomo d'Adamo! Fortunatamente si tratta di una ferita superficiale, ma il piccolo è in stato di shock, per questo abbiamo dovuto sedarlo. Che cosa diavolo sta succedendo qui!?? Ultimamente si verificano troppi strani incidenti e stavolta voglio arrivare in fondo alla faccenda! Se sai qualcosa, diccela subito!

  • Oh mio Dio, è terribile! Near è... Oh no... Avremmo dovuto raccontare tutto subito...

 

 

B affondò la testa nel cuscino, singhiozzando sommessamente e provocando un repentino cambiamento d'umore nell'infermiera Lorence. La donna, infatti, si era alterata tanto perchè credeva che il piccolo albino si fosse cacciato in qualche brutto guaio solo per colpa del ragazzo più grande. Gli occhi pieni di sconforto di Backup, però, l'avevano mossa a compassione e l'avevano convinta che entrambi i geni fossero vittima di un macabro gioco, molto più grande di loro.

  • Sei ancora in tempo figliolo... A me hai già accennato qualcosa, ora fatti coraggio e spiegaci cosa ti turba. Ricorda che siamo tutti qui solo per aiutare voi ragazzi.

  • D'accordo padre, parlerò... Sinceramente, sono lieto di liberarmi da questo fardello.

 

 

B raccontò a tutti i presenti quello che era accaduto a lui e Near negli ultimi mesi, ricevendo in replica solo silenzio e sguardi pregni di preoccupazione.

 

 

  • Santo cielo! É terribile!

  • Signorina Lorence, si calmi... Avvieremo al più presto indagini dettagliate per scoprire la verità!

  • Roger, non sappiamo che cosa potrebbe fare l'assassino se venisse a conoscenza delle indagini. In un momento di follia potrebbe uccidersi o, peggio, uccidere qualche studente senza più freni inibitori.

  • Il ragazzo ha ragione... Dovremo comportarci con la massima discrezione per evitare pericoli inutili.

  • D'accordo, ma credo che sia opportuno informare L dell'accaduto.

  • Non è necessario, ci penserò io a scovare l'assassino e ad assicurarlo alla giustizia, dopotutto sono o non sono il successore di L?

  • È fuori discussione che ti lasci il caso! Hai già rischiato di essere ucciso svariate volte!

  • Beh, vediamo cosa ne pensa L... Sono certo che mi lascerà fare perchè anche lui è curioso di vedere come me la cavo sul campo.

  • Ho già detto di no!

 

 

All'improvviso il cellulare di Roger iniziò a squillare, dissipando la tensione che si stava creando tra lui e Backup. Con un gesto rapido e carico di stizza, il direttore estrasse dalla tasca interna della giacca di tweed il rumoroso apparecchio, leggendo sul display che il mittente della chiamata era anonimo. Constatando la stranezza della situazione, Roger fu quasi tentato di non rispondere, ma poi decise che era meglio appurare chi si nascondesse dietro quella chiamata senza nome.

 

 

  • Pronto, qui parla Roger Ruvie, lei è ? Oh... Ehm... Sì, capisco... Sì, lui è proprio qui, vuoi che te lo passi? Ah, ok, ti metto in viva voce...

 

 

Tutti i presenti rimasero shockati quando Roger avvicinò il telefono a B, sussurrando:

 

 

  • É L... Vuole parlare con te, ma dobbiamo sentire anche noi...

 

 

Il cuore di Backup si mise a battere all'impazzata, mai avrebbe immaginato di potersi confrontare direttamente con il suo idolo e questo gli scatenò una fortissima scarica di adrenalina attraverso le membra.. Se solo avesse potuto, si sarebbe messo a correre per tutto l'orfanotrofio!

 

 

  • L è un vero onore poter parlare con te...

  • Sì, ma cerchiamo di farla breve... Vi comunico che sono a conoscenza delle stranezze che stanno capitando alla Wammy's grazie ad una cimice che ho messo tempo fa nel cellulare di Roger, quindi non serve che mi spieghiate di nuovo ogni cosa.

  • Come scusa??

  • Mi perdoni Ruvie, ma mi fido solo di Watari ed anche se lui mi ha garantito la sua totale affidabilità, ho preferito ugualmente premurarmene da solo.

  • Questo è assolutamente inaccettabile!

  • Prima o poi se ne farà una ragione... In ogni caso, mi sembra di aver capito che tu, B, vorresti scovare il colpevole da solo?

  • Sì, questo sarebbe il mio desiderio...

  • L ,coraggio, digli anche tu che si tratta di una follia!

  • Padre Albert, per quanto abbia sempre rispettato le sue opinioni, stavolta mi vedo costretto a dissentire. Per me non ci sono problemi a lasciare il caso a B, anzi, sono proprio curioso di vedere se riuscirà a risolvere il mistero con le sue forze.

  • Ma L! Metteresti a rischio la vita di un ragazzo di soli quindici anni per un semplice test?!

  • Sì, visto che è ciò che lui stesso vuole. Se dovesse morire, mi assumerò io la responsabilità di tutto.

 

 

Quando Roger sentì che, in caso d'incidente, non ci sarebbero state conseguenze per se stesso e per l'orfanotrofio, divenne molto più propenso a permettere a B di fare tutto ciò che voleva.

 

 

  • Bene, allora è tutto deciso, B svolgerà le indagini da solo, senza la benchè minima intromissione. Chiamerò di nuovo Ruvie per eventuali aggiornamenti, visto che io posso contattare voi, ma non viceversa. A presto.

 

 

La comunicazione s'interruppe bruscamente, senza che nessuno dei presenti avesse il tempo di ricambiare il saluto del grande detective. B chiese di poter iniziare subito a lavorare e l'infermiera non potè evitare di consegnargli un paio di stampelle per permettergli di andar via. La parola di L era legge in quell'orfanotrofio, nessuno poteva opporsi al suo volere anche se, in quell'occasione, sia la donna che padre Albert avrebbero tanto voluto farlo...

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Capitolo 18
*** Friendship ***


Friendship

 

 

 

Dopo il pranzo con Faith, Mello si era subito messo a cercare Matt per chiarire il malinteso che si era creato fra loro, ma l'amico era riuscito ad evitarlo, nascondendosi per tutto il pomeriggio.

Ad un tratto, il bisogno di andare ai bagni si era fatto sentire e Matt era stato costretto ad abbandonare il suo rifugio sicuro, finendo con l'incrociare Mello proprio in un punto isolato e privo di vie di fuga...

 

 

  • Matt, aspetta! Dove credi di andare?! Sono ore che ti cerco!

 

  • Lasciami in pace! Ti ho già detto che con te non voglio più parlare!

 

  • E invece adesso la smetti di comportarti come un idiota e mi ascolti!

 

  • Non ci penso proprio!

 

 

Mello stava davvero per perdere la pazienza e se quel nerd con gli ormoni impazziti non si decideva subito a tornare in sè, gli avrebbe fatto riacquistare la ragione a suon di cazzotti. Afferrò la manica della maglietta a righe muovendosi rapidamente e costrinse Matt a guardarlo dritto negli occhi.

 

 

  • Che vuoi fare? Vuoi pestarmi forse?! Guarda che io non sono una stupida checca come End! Lasciami subito!

 

  • Infatti sei anche peggio di End! Andiamo Matt, siamo amici da sempre, penso di meritarmi cinque minuti per spiegare! E se vogliamo proprio dirla tutta, dovrei essere io quello arrabbiato, non tu!

 

  • Ah davvero!? E perchè, sentiamo!

 

  • Me lo chiedi?!! Hai pensato subito che tramassi alle tue spalle per portarti via Faith, come se fossi un bastardo qualunque e non il tuo migliore amico! Poco tempo fa mi hai costretto a fare un patto di sangue dicendo che ci avrebbe uniti per sempre, eppure sei tu quello che non crede più nella nostra amicizia!

 

  • No, cioè... Io...

 

 

Matt si sentiva in difficoltà, non gli era mai capitato di litigare sul serio con Mello e la prospettiva di perdere un compagno come lui non lo entusiasmava affatto. Anche se Faith gli piaceva tantissimo, iniziò a chiedersi fino a che punto valesse davvero la pena compromettere un legame duraturo per una ragazza che, probabilmente, non lo avrebbe mai ricambiato.

 

 

  • Senti Mel, io so solo che vi ho visti abbracciati in camera e che, dopo, siete andati a pranzo insieme... Cosa avresti pensato tu al posto mio?!

 

  • Prima di tutto ti avrei chiesto spiegazioni, senza scappare come un codardo! Il tuo difetto peggiore è proprio questo... Non fai altro che fuggire dai problemi e dalla realtà che ti circonda friggendoti il cervello con quegli stupidi videogiochi!

 

  • Non ho intenzione di essere psicanalizzato da un fissato con la competizione che non riesce a stare bene con se stesso solo perchè al compito di analisi ha preso 10- e non 10!

 

  • Touchè!

 

 

Inaspettatamente, quando Matt rispose alla provocazione, Mello scoppiò a ridere, trascinando anche l'amico in una sonora risata liberatoria. Nessuno dei due resisteva a lungo lontano dell'altro perchè, in fondo, in un modo bizzarro e contorto, si sentivano parte di una specialissima famiglia.

 

 

  • Mel, hai ragione... Sono stato uno stupido a dubitare di te.

 

  • Non importa, adesso è tutto risolto, non pensiamoci più...

 

  • No, davvero... Ti sei avvicinato a me quando tutti gli altri mi tenevano a distanza e, nonostante ciò, ti ho subito mal giudicato! Come ho potuto pensare che ci stessi provando con Faith!?

 

 

Adesso era Mello a sentirsi a disagio. Il suo tentativo di creare un legame con Faith, all'inizio, era motivato esclusivamente dalla convinzione che anche la ragazza fosse vittima di strani attentati, ma parlare così intimamente con lei a mensa aveva cambiato ogni cosa...

 

 

  • Dai, non esagerare, chiunque avrebbe equivocato vedendo me e Faith così... Vicini... Solo, la prossima volta, parla prima con me.

 

  • Lo farò sicuramente e, visto che ci siamo, ti confesso che c'è ancora qualcosa che non riesco a spiegarmi...

 

  • Ah... D-davvero?

 

  • Sì... Se a te Faith non piace, come mai le sei stato incollato tutto il giorno e sei anche andato a pranzo con lei?

 

  • Beh, credo sia giunto il momento di dirti tutta la verità... Ricordi quando io e Near discutemmo dell'eventualità che Another non si fosse suicidato?

 

  • Sì, lo ricordo bene e ricordo anche di come mi fossi incazzato con quel nano scolorito!

 

  • Già... Ultimamente mi sono convinto che Near non avesse torto, anzi, credo proprio che nell'istituto si aggiri uno psicopatico assassino...

 

 

Mello riuscì a frenare le urla di disappunto di Matt raccontandogli tutto ciò che era accaduto negli ultimi mesi a Near e Backup, soffermandosi sui particolari più importanti.

 

 

  • Quindi Near ha rischiato di essere schiacciato da un sacco di sabbia in teatro? Fico, avrei voluto esserci!

 

  • Dannazione Matt! É una cosa seria!

 

  • Lo so, lo so, è solo che non riesco proprio ad immaginarmi la faccia terrorizzata di quell'ameba! Comunque, se ho ben capito, stai cercando di avvicinarti a Faith perchè credi che anche lei sia vittima del maniaco, mentre Near attualmente indaga insieme a Backup.

 

  • Esatto... Purtroppo sono ad un punto morto perchè la rossa non scuce una parola. Spero solo che il nanerottolo e lo stramboide non mi abbiano superato!

 

  • Strano che tu abbia deciso di indagare per conto tuo così a cuor leggero, insomma, credevo fossi affezionato a candeggina... A quanto pare Backup è il primo bersaglio dello psicopatico, non credi che, stando sempre con lui, Near corra maggiori rischi?

 

  • Ecco, io... Ma per chi mi hai preso?! Non sono mica la sua guardia del corpo! Cioè...

 

  • Anche se non lo sei, ti sei sempre comportato come tale!

 

  • Ti sbagli!

 

  • Sì, certo... Da quando lo hanno portato qui da chissà dove, tu hai sempre protetto Near come se fosse una specie di fratellino!

 

 

Prima che Mello potesse controbattere alle insinuazioni dell'amico, un trillo metallico catturò la sua attenzione.

Dall'interfono, la voce arrochita di Roger si diffuse in ogni angolo dell'istituto : “ a tutti gli studenti e le studentesse, si comunica che da oggi fino a data da stabilire verrà imposto un coprifuoco straordinario. Dopo le lezioni, i ragazzi dovranno ritornare immediatamente nelle loro camere, uscendo solo quando strettamente necessario e accompagnati da un membro del personale di servizio o da un docente. Ripeto, al termine delle lezioni del mattino, nessuno potrà più uscire dalla propria camera senza un valido motivo e senza la supervisione di un adulto...”

 

Mello comprese all'istante il motivo di quelle misure di sicurezza ed un brivido gli percorse la schiena... Near aveva detto chiaramente di non voler coinvolgere nessuno nelle sue indagini, se perfino Roger era stato messo in allarme probabilmente era accaduto qualcosa di molto grave.

Spinto da un terribile sospetto, si diresse verso l'infermeria, pregando in cuor suo di essersi sbagliato.

 

 

 

 

Mello giunse a destinazione in pochi minuti, incontrando sulla soglia l'infermiera Lorence. La donna gli aveva medicato più di una volta le ferite che si era procurato facendo a botte e, col tempo, gli si era molto legata.

 

  • Mello, ma tu devi avere proprio i diavoli in corpo! Che ci fai qui? Non hai sentito Roger?! Tutti i ragazzi devono rimanere nelle loro stanze!

 

  • Non farmi la predica Lorry!

 

  • Non chiamarmi Lorry! Devi imparare a rispettare le persone più grandi di te!

 

  • Più vecchie vorrai dire...

 

  • Ma sentilo! Vuoi che te le suoni?!!

 

  • Lorry basta perdere tempo, fammi entrare in infermeria!

 

  • Non se ne parla! Torna in camera tua e restaci! Capito?!

 

  • Per favore...

 

  • Roger mi ha chiesto di non far entrare nessuno, mi dispiace! Comunque, si può sapere che devi fare in infermeria?

 

  • Oggi non ho visto Near da nessuna parte e ho paura che qualcuno lo abbia pestato... Non sarebbe certo la prima volta!

 

  • Mello... Tu sembri l'unico che si preoccupa per quel ragazzino. Ti dirò la verità perchè so che sei molto intelligente e non farai stupidaggini, Near è qui, ma nessuno lo ha picchiato, hanno fatto di peggio... Roger ha imposto questo coprifuoco straordinario perchè temiamo che in giro ci sia un pazzo che vuole uccidere gli studenti e, infatti, qualcuno ha tentato di ammazzare Near tagliandogli la gola! Per fortuna le ferite sono superficiali, forse il killer non ha fatto in tempo ad ultimare la sua opera... Stai molto attento ragazzo mio, siamo tutti in pericolo!

L'infermiera sembrava visibilmente scossa e la sua preoccupazione per la sicurezza degli orfani era sincera. Mello si rese conto che la situazione doveva essere degenerata molto nel periodo in cui non era stato con Near e, per questo, si sentiva sollevato nell'appurare che l'albino fosse ancora vivo.

 

 

  • A questo punto, mi chiedo se L sia al corrente di ciò che sta accadendo...

  • Beh, in verità...

  • In verità?!

 

 

Il battito cardiaco di Mello accelerò all'istante, il solo ipotizzare che il suo idolo fosse coinvolto nelle indagini gli aveva trasmesso una fortissima scarica adrenalinica. Avrebbe fatto di tutto pur di farsi notare dal grande detective, anche perchè gli avevano insegnato che la successione doveva essere il suo scopo primario e lui non aveva potuto coltivare nessun'altra ambizione...

 

 

  • Andiamo Lorry! Dimmi la verità! L sa tutto??

  • Sì... Poco fa, L si è messo in comunicazione diretta con noi attraverso il cellulare di Roger. Sinceramente, parlare con lui è stato terribile! A quanto pare, quel tipo non si interessa minimamente della sicurezza dei ragazzi, infatti, ha affidato il compito di indagare a Backup, impedendo a chiunque, perfino alle forze dell'ordine, di immischiarsi nella faccenda. Il potere di L è inimmaginabile, nessuno di noi ha potuto opporsi, ma, per quanto mi riguarda, sono davvero contrariata!

  • Immagino che L voglia testare sul campo le abilità del suo più probabile successore...

  • Esatto... E Backup si è messo immediatamente all'opera senza alcuna esitazione, pur avendo rischiato a sua volta di finire ammazzato!

  • Chiunque di noi, di fronte ad un'occasione del genere, non si sarebbe tirato indietro!

  • Mello!! Ma cosa stai dicendo?!! Stiamo parlando di un pazzo che vuole uccidere gli studenti chissà per quale assurdo motivo, possibile che voi ragazzi non vi rendiate conto della pericolosità della situazione?! Credo che la politica di questo istituto vi stia rendendo tutti schiavi della competizione, facendovi perdere di vista la realtà! Povere anime sole...

 

 

L'infermiera si portò le mani sulle labbra tremanti, ricacciando a fatica lacrime di dolore e frustrazione. Mello non aveva tempo da perdere con quella donna così emotiva, ai suoi occhi era lei a non capire l'importanza di impressionare positivamente L.

 

 

  • Senti Lorry, ho disubbidito a Roger e, probabilmente, verrò punito lo stesso. A questo punto, visto che ormai sono qui, perchè non mi fai parlare con Near? Potrai restare anche tu con noi se non ti fidi...

  • Roger mi ha chiesto espressamente di non far entrare nessuno proprio perchè dobbiamo guardarci anche dagli studenti, ma ti conosco bene ed anche se gli insegnanti raccontano cose poco rassicuranti sul tuo conto, non riesco a vederti come una minaccia per Near. Entra pure, aspetterò qui fuori, ma non più di cinque minuti!

  • Va bene, grazie mille Lorry!

  • Non farmi pentire della mia bontà, se Roger ti scopre, sono io a rischiare il posto!

  • Tranquilla, farò subito!

 

 

Mello entrò nella piccola stanza adibita ad infermeria accompagnato da uno strano nodo allo stomaco... Gli risultava davvero difficile sostenere la vista di Near disteso sul letto con il collo fasciato, in fondo, si sentiva in colpa per averlo lasciato solo in balìa di una minaccia senza volto e senza nome.

Con passi lenti e silenziosi, Mello si avvicinò al compagno addormentato e sedette accanto a lui, constatando amaramente che, nell'arco di pochi mesi, quella scena si era già ripetuta due volte.

Dopo qualche minuto, Near aprì a fatica un occhio, poi l'altro, cercando di realizzare dove si trovasse e cosa gli fosse accaduto... I sedativi lo avevano decisamente stordito. Fu il bruciore sotto il pomo d'Adamo a riportarlo alla realtà, permettendo a stralci di ricordi di farsi strada nella sua mente offuscata. Poche scene sconnesse si affacciavano rapidamente dalla finestra della memoria, mostrandosi ancora più terrificanti di quanto Near ricordasse... Il gelido coltello premuto sulla gola, le braccia ancor più fredde dell'assalitore che lo immobilizzavano togliendogli il respiro, una figura slanciata che si dileguava nell'oscurità e un nome... Un nome bisbigliato come unica speranza di salvezza... “Mello proteggile tu, le mie torri...”*

 

 

  • Ehi, dobbiamo smetterla di incontrarci così...

 

 

Per qualche secondo, Near pensò di stare sognando, ma poi, quando si rese conto che Mello era davvero accanto a lui, tentò in tutti i modi di rispondergli, senza successo... Le corde vocali, paralizzate per lo shock, non riuscivano a vibrare e le piccole mani, aggrappate alle lenzuola in cerca di conforto, sembravano ancor più pallide del solito. Inaspettatamente, Mello posò le sue mani su quelle serrate dell'albino, avvolgendole in un rassicurante tepore. Quel gesto spontaneo spinse Near ad allentare la presa sulle lenzuola e quando i suoi occhi grigi, dilatati da pupille più nere dell'ossidiana, si persero nelle azzurre profondità dello sguardo di Mello, ogni esitazione sembrò scomparire, lasciando il posto ad un caldo fiume di lacrime.

Near si accasciò e pianse in silenzio, quasi come se temesse che emettendo anche il minimo lamento, la sicurezza appena ritrovata svanisse all'istante. Anche Mello non disse nulla, vedere l'albino vittima delle emozioni lo aveva sconvolto profondamente e se anche avesse voluto parlare o muoversi, di sicuro non ne avrebbe avuto la forza. Dopo un breve lasso di tempo che parve infinito ad entrambi, Nate si ricompose.

 

 

  • Mello, come mai sei venuto a farmi visita?

  • Accidenti Near! Oggi sia tu che Matt mi fate solo domande inutili! Sono venuto a vedere cosa ti è capitato, mi sembra ovvio!

  • Non è assolutamente ovvio. Credevo che avessi chiarito la tua posizione tempo fa, quando hai detto di voler indagare da solo ed hai smesso di farmi visita nella mia stanza dopo cena.

  • Solo perchè ti sono stato alla larga per un po' non significa che... Vabbè, lascia perdere! Piuttosto, come ti senti? É assurdo che sia già la seconda volta che si ripete questa scenetta con te in infermeria e me al tuo capezzale!

  • In effetti, non mi sarei mai aspettato di trovarmi in una situazione di pericolo. Sei sempre stato tu quello incosciente.

  • Non posso darti torto e, in effetti, ancora non ho idea di chi potrebbe volere la tua morte...

  • Stai cercando di carpirmi informazioni utili per le indagini?

  • Figurati! Non ho bisogno di sfruttare dati che hai scoperto tu! Ce la farò da solo e prima di te e Backup, stanne pur certo!

  • Uhm... Interessante come il tuo atteggiamento sia cambiato repentinamente. É bastato che tirassi in ballo il caso per farti perdere ogni riguardo nei miei confronti.

  • Non è colpa mia se tu fai di tutto per irritarmi! Ma immagino che la provocazione che mi hai lanciato fosse solo uno dei tuoi trucchetti per scoprire se sono sinceramente preoccupato per te! Non riesci proprio a resistere senza giocare con gli altri, vero Near?!

  • Non sto giocando, non con te. Tu sei come un puzzle che non incastra...

  • Un puzzle che non incastra, eh? Lo sapevo, ho solo perso tempo a venire qui. Con te è sempre stato tutto inutile... Per quanto mi sforzi, non riuscirò mai a capire cosa ti passa per la testa. Forse è davvero meglio se non ci parliamo più.

 

 

Mello si alzò dalla sedia accanto al letto, pronto per andar via, ma Near lo trattenne.

 

 

  • Mello, aspetta, per favore!

  • Cosa c'è ancora!?

  • Non ho più intenzione di partecipare alle indagini, tanto più che L ha chiesto espressamente che Backup se ne occupi da solo.

  • Avresti fatto meglio a farmi credere che stavi continuando ad indagare, in questo modo mi sarei sentito ancora più sotto pressione ed avrei fatto qualche passo falso... Perchè mi hai detto queste cose?

  • Se non sono coinvolto nel caso, non hai motivo di evitarmi. Adesso ho davvero molta paura e... se ci sei tu, in un certo senso, mi sento più al sicuro.

 

 

Quelle parole colpirono Mello come una staffilata all'addome, mai si sarebbe aspettato una simile rivelazione da parte di Near...

 

 

  • Mi sa che ti ho abituato fin troppo bene omino bianco! Difenderti sempre da chi ti vuole pestare mi ha fatto passare per la tua fottuta guardia del corpo. Comunque, se me lo chiedi così candidamente, non posso che accettare. Dopotutto, ho fatto un giuramento incrociando i mignoli**... E lo penso ancora, anche se sei una piattola!

  • Forse hai ragione tu, sono una... piattola? Cosa sarebbe una piattola?

  • Lasciamo perdere! Quando cresci te lo spiego!

  • Ma tu hai solo due anni più di me!

  • Già e ricordatelo sempre!!

 

 

Mello rimase a chiacchierare con Near fin quando l'infermiera Lorence non lo trascinò di peso fuori dalla stanza.

 

 

 

NOTE

  • Mello proteggile tu, le mie torri...”: frase sconnessa pronunciata da Near prima di svenire ( tratto da “the chilling cold”)

  • ho fatto un giuramento incrociando i mignoli”: nel primo capitolo Mello dice a Near che è il suo migliore amico, dopo averlo difeso dal bullismo di End. In quell'occasione, i due geni stringono i mignoli in segno di giuramento e per Mello ogni giuramento deve essere preso con la massima serietà ( vd patto di sangue con Matt ).

    Anche se Mello si è allontanato da Near per seguire il caso ed anche perchè è rimasto scottato dall'esito della prima graduatoria, il suo legame con l'albino è ancora forte e sincero.

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Capitolo 19
*** Loud thoughts, quiet footsteps ***


Loud thoughts, quiet footsteps

 

 

Timeline

 

10 luglio 1999 – Another viene ritrovato senza vita nella sua camera;

novembre/dicembre 1999 – Backup inizia a subire strani “incidenti”;

 

Anno 2000 :

 

9 luglio – Near cade “accidentalmente” dalle scale;

10 luglioMattina: Near mi accenna dei suoi dubbi circa il presunto suicidio di A; Roger organizza una commemorazione ad 1 anno dalla morte di Another durante la quale L parla agli orfani. Sera: Near mi mostra i disegni della morte di A fatti da Linda ed anch'io mi convinco che ci sia qualcosa di molto strano ( il cappio si trova dal lato sbagliato! );

11 luglioMattina: Near rimane chiuso fuori dall'istituto riportando svariate ustioni; Pomeriggio: decido di osservare la situazione molto attentamente, ma senza intervenire in maniera diretta;

 

10 agostoMattina: viene pubblicata la graduatoria trimestrale estiva, Near mi supera per la prima e sicuramente ultima volta... Pomeriggio e Sera: io e Near andiamo in teatro e per poco l'albino non viene schiacciato da un enorme sacco di sabbia, così, scappiamo in cappella dove incontriamo Faith, stravolta e col vestito stracciato. Cerco di parlarle, ma senza riuscirci. Davanti la sala comune, io e Near veniamo fermati da Backup che ci porta sul tetto per raccontare la sua esperienza ( sassi nel materasso, marmellata avvelenata, caduta accidentale?da una scala in biblioteca ); mando a farsi fottere B e decido di investigare da solo!

17 agosto (oggi)Mattina: tutti gli orfani sono fuori a causa del caldo insopportabile, io resto dentro sperando di poter investigare tranquillo, ma Matt decide di farmi compagnia. Non appena mi rassegno a dover passare la mattinata senza far nulla , incontro Faith in corridoio con un paio di occhiali da sole a forma di cuore e mi chiedo perché li indossi al chiuso... Decido di parlare da solo, ma Matt mi mette ancora i bastoni tra le ruote dicendomi che si è preso una bella sbandata ormonale per lei. Il nerd invita Faith a giocare a Zelda nella nostra camera ed io ne approfitto per allontanarlo e mandarlo a prendermi della cioccolata nell'armadietto di Hans. A questo punto, inizio ad aprirmi con la rossa sperando che mi racconti qualcosa di rilevante, ma vengo interrotto da Matt che ci trova abbracciati e si incazza come un toro... A pranzo, provo ancora a scucire qualcosa a Faith, ma lei scappa dalla mensa all'improvviso, lasciandomi solo al tavolo. Pomeriggio: chiarisco il casino con Matt ed attendo l'occasione migliore per tornare da Faith. Sera: Roger comunica a tutti gli orfani che verrà imposto un coprifuoco straordinario fino a data da stabilire. Capisco immediatamente che sotto c'è qualcosa che non va, così, corro in infermeria dove trovo Near col collo ferito. Lorry mi racconta che L ha chiesto espressamente a B di occuparsi delle indagini.

 

Obbiettivi

 

  1. Devo assolutamente approfondire il mio legame con Faith perché sono convinto che anche lei sia coinvolta in questa storia.

  2. Devo trovare un modo per uscire dalla mia stanza eludendo il controllo serrato che ha imposto quell'idiota di Roger.

  3. Devo continuare ad investigare nonostante il divieto di L, ormai mi sento fin troppo coinvolto... Sarà davvero dura!

  4. Devo approfondire le ricerche sulle varie “scene del crimine”, sperando che B non arrivi prima di me grazie alla sua posizione privilegiata ( immagino che lui possa girovagare indisturbato per l'istituto, mentre io mi ritrovo a dover fare i salti mortali solo per andare liberamente al cesso! ).

  5. Visto che gliel'ho promesso, credo proprio che non potrò più abbandonare il puffo bianco, quindi sono costretto anche a farmi in 4 per andare a trovarlo in infermeria senza essere scoperto. Che situazione assurda!

 

 

 

Mello leggeva e rileggeva le righe che aveva scritto per fare il punto della situazione, facendo scorrere leggermente l'indice sulle parole ancora umide d'inchiostro nero. La sua memoria non era efficiente come quella di Near, ma se si soffermava abbastanza a lungo su tutti i dettagli, riusciva a ragionare ad un livello incredibilmente alto. Tutte le vicende che si erano susseguite nell'ultimo mese e, soprattutto, l'agguato in cappella, suggerivano un graduale, eppur considerevole, aumento della violenza del maniaco. A giudicare dal suo nuovo modus operandi, sembrava quasi che il SI* si fosse trasformato da preciso calcolatore a maniaco disorganizzato... Mello si chiedeva se un'escalation di questo tipo potesse essere considerata “normale” o se fosse, in un certo senso, un po' fuori schema. Come poteva un assassino a sangue freddo, pronto persino ad inscenare il suicidio della sua vittima pur di non essere scoperto, cambiare stile così repentinamente? Dopo la morte di Another, Backup era stato il primo a cadere nel mirino del killer, ma non gli era ancora accaduto nulla di potenzialmente mortale, fatta, ovviamente, eccezione per la statua della Madonna che lo aveva quasi schiacciato quel pomeriggio... Perchè, in tutto quel tempo, l'assassino si era limitato ad organizzare attentati blandi ed inefficaci? Stava forse attendendo il momento più opportuno? No, non si trattava di questo, perchè con la cappella deserta, il blackout ed entrambe le potenziali vittime a portata di mano, gli si erano già presentate le condizioni migliori -e forse irripetibili- per perpetrare gli omicidi.

Più tempo passava ad arrovellarsi sul caso, più Mello si convinceva di stare trascurando qualcosa di molto importante. Con tutta probabilità si trattava di un dettaglio tanto semplice quanto essenziale, uno di quegli aspetti banali che l'irruento biondino tendeva sempre a sottovalutare e che, per sua sfortuna, in futuro gli avrebbero causato un mare di guai.

Ormai stanco di costringere la sua mente a tracciare percorsi sempre più complessi ed intricati, Mello abbandonò la scrivania su cui giaceva abbandonato già da qualche ora e si affacciò alla finestra della sua stanza. Il cielo notturno si mostrava oscuro e minaccioso, nessuna stella faceva capolino per rischiarare quel vello d'ossidiana. La pioggia, accompagnata dall'assordante rombo dei tuoni, sferzava la tiepida aria estiva sconquassando gli olmi ed i faggi che costeggiavano il cortile della “House”. Il ragazzo osservava estasiato la furia della natura che si abbatteva, violenta ed impietosa, contro se stessa e le opere dell'uomo; ad un tratto due colpi alla porta, appena udibili al di sopra del frastuono creato dal temporale, lo distrassero dalla sua contemplazione...

Mello si avvicinò celermente all'uscio, ma pochi secondi prima che afferrasse la maniglia per aprire, fu travolto dal timore di trovarsi faccia a faccia col maniaco...

 

 

  • Chi è a quest'ora di notte?!

 

 

Nessuna risposta.

 

 

  • Chi è là?!! Identificatevi!

 

 

Ancora silenzio.

Mello afferrò saldamente un ombrello che teneva nascosto sotto il letto, brandendolo come fosse un'affilatissima sciabola. Si trattava, senza dubbio, di un'arma di fortuna e ben poco efficiente, ma all'occorrenza avrebbe fatto il suo dovere. Il biondo raccolse tutto il suo coraggio e, con uno scatto felino, sfilò il chiavistello spalancando la porta, pronto ad affrontare il nemico...

 

 

 

  • Maaaatt!! Brutto idiota!!

     

  • Uhm?? Cosa?!!

 

 

Matt estrasse dalle orecchie le cuffie del walkman** guardando Mello con aria sorpresa ed anche un po' seccata... Cosa aveva mai da urlare quell'isterico??

 

 

  • Matt dannazzione!!

     

  • Che diavolo vuoi Mel?!! Si può sapere perchè mi urli contro??

     

  • Perchè?!! Ma dico, ti sembra normale, di questi tempi, bussare alla porta e poi non rispondere?!

     

  • Scusa, non ti ho sentito perchè ascoltavo la musica ad alto volume... Comunque non dovresti scaldarti così, non credo proprio che l'assassino se ne vada in giro a bussare alla porta delle proprie vittime!

     

  • Non si può mai sapere! Magari potrebbe puntare proprio sull'assurdità della cosa! Per le prossime volte, ricordati di farmi capire che sei tu, anzi, già che ci sei, chiedi a Roger di far montare una serratura vera, con la chiave, invece di questo giochetto da due soldi!

     

  • Perchè con la mummia devo parlarci sempre io?!!

     

  • Perchè tra me e Roger, come ben sai, non corre buon sangue. In ogni caso, dove sei stato per tutto questo tempo? Non ti
    sei fatto vedere a cena!

     

  • Sono stato con B nell'ufficio del direttore...

     

  • Con B?!! E per quale motivo??

     

  • Beh... B sapeva che Another era un nostro compagno di stanza e che io e lui eravamo molto legati, perciò...

     

  • Perciò ha voluto interrogarti, dico bene??

     

  • Già... Mi ha chiesto se avessi notato qualche stranezza nel periodo immediatamente precedente la morte di A ed io gli ho detto solo che era molto stressato... Fino a poche ore fa ero pronto a giurare che si fosse tolto la vita proprio per questo motivo.

     

  • Uhm... E poi non ti ha domandato nient'altro?

 

  • Sì... Voleva sapere se Another aveva la ragazza.

     

  • Come?? E questo cosa c'entra??

     

  • Mah, sono rimasto perplesso anche io... In ogni caso, la mia risposta è stata che A era concentrato completamente sullo studio e non aveva tempo per una storia romantica...

     

  • Che cosa strana... Comunque adesso spostati che devo andare al bagno!

     

  • Che c'è, per lo spavento di prima te la stai facendo sotto?!

     

  • Tappati la fogna Matt!

     

  • Va bene va bene, come siamo suscettibili... Sei per caso in quel periodo del mese??

     

  • Tu vuoi morire, non è vero?!!

 

 

 

 

Dopo essersi “amorevolmente” scontrato con il suo compagno di stanza per qualche minuto, Mello uscì in corridoio. Come da programma, Hans lo intercettò subito dicendogli che doveva accompagnarlo dovunque fosse diretto. Il biondo fece intendere all'inserviente che aveva bisogno di una capatina al bagno particolarmente lunga e che sarebbe stato alquanto spiacevole attendere che finisse i suoi bisogni.

 

 

  • Capisco capisco... Hai mangiato anche tu il pudding di Dolores?

     

  • Ehm... Sì e adesso sembra si stia accanendo contro le mie budella!

     

  • D'accordo ragazzo, ti lascerò fare in pace le tue... faccende... Ma torna prima possibile ok?

     

  • Va bene!

 

 

Il biondo sgattaiolò lontano il più velocemente possibile, approfittando abilmente della pigrizia e dell'anzianità di Hans. Durante tutta la sua permanenza alla Wammy's House non aveva mai conosciuto nessun inserviente più pigro ed inetto di lui... Se solo Roger avesse saputo che lo aveva lasciato andare in giro da solo, di sicuro lo avrebbe licenziato senza troppi complimenti!

Mello arrivò subito davanti la porta del bagno comune e la superò senza degnarla di uno sguardo... Il suo obbiettivo era un altro...

Con passo felpato, degno del più silenzioso dei ninja, il ragazzo salì le scale a chiocciola che conducevano ai dormitori femminili, bloccandosi come una statua di ghiaccio non appena udì il tintinnio delle chiavi di Berenice, la custode... A quel punto, l'unica possibilità era nascondersi nell'angolo d'ombra, attendendo che la guardiana molesta terminasse il giro di ronda e ritornasse indietro, verso la prima stanza del padiglione. Dopo qualche minuto, Mello non riuscì più a rintracciare alcun suono che segnalasse la presenza della donna, per cui scivolò lentamente oltre il muro che lo riparava e scorse, all'inizio del corridoio, il grosso sedere ondeggiante di Berenice. Il biondo colse al volo l'opportunità e si fiondò verso la stanza di Faith, bussando sommessamente per non farsi scoprire...


NOTE:

* SI= soggetto ignoto.

**walkman= beh, non ricordo se nel 2000 esistessero già i lettori mp3... Il walkman mi sembrava più appropriato! XD

All'inizio del capitolo il piccolo testo intitolato "timeline" è una sorta di elucubrazione di Mello che ho sfruttato per riassumere un po' la vicenda fino ad ora... Spero di non aver annoiato nessuno! XD

 

 

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Capitolo 20
*** The sound of our souls ***


Dal cap. precedente:

 

Dopo qualche minuto, Mello non riuscì più a rintracciare alcun suono che gli segnalasse la presenza della donna, per cui scivolò lentamente oltre il muro che lo riparava e scorse, all'inizio del corridoio, il grosso sedere ondeggiante di Berenice. Il biondo colse al volo l'opportunità e si fiondò verso la stanza di Faith, bussando sommessamente per non farsi scoprire...

 

 

 

The sound of our souls

 

 

 

 

Il cuore di Faith iniziò a battere violentemente contro lo sterno... Era emozionatissima e sperava con tutta se stessa che la persona giunta a trovarla nel cuore della notte fosse lui, il suo lui, il ragazzo di cui era follemente innamorata e da cui dipendevano, ormai, tutti i suoi sogni e speranze future.

 

 

  • C-chi è?

 

  • Faith, sono io, Mello! Presto, fammi entrare, prima che la belva mi catturi!

 

 

 

Faith si alzò dal letto ed aprì la porta con molta cautela, evitando di generare anche il minimo rumore. La ragazza aveva i capelli rossi raccolti in una lunghissima treccia ed era coperta solo da una camicetta estiva, talmente sottile da lasciare ben poco spazio all'immaginazione. Quella vista fece avvampare Mello che, istintivamente, distolse lo sguardo, manifestando una reazione di pudico imbarazzo davvero insolita per un tipo smaliziato come lui. Faith, avendo colto subito il disagio del compagno, si avvolse in una vestaglia da camera e si accomodò sul letto, afferrando una confezione di mentine poggiata in cima al comodino.

 

 

 

  • Ne vuoi una?

     

  • N-no, grazie... preferisco la cioccolata...

     

  • Lo so, ma purtroppo io sono ossessionata dalle mentine e non ho nient'altro da offrirti.

     

  • Tr-tranquilla...

     

  • Allora Mello... Come mai sei venuto in camera mia a quest'ora? Se ti scoprono rischi grosso...

     

  • Lo so, ma avevo urgente bisogno di parlare con te. Stamattina, a pranzo, sei scappata via come se ti avesse morso una tarantola!

 

  • Scusami, è solo che... Ultimamente non mi sento me stessa.

     

  • Già... Sta capitando spesso anche a me. Sono sempre stato sicuro delle mie capacità, eppure... No senti, lascia perdere, continua pure.

     

  • Invece adesso vorrei che fossi tu a raccontarmi cosa ti passa per la testa... Non ti sembra scorretto che io sia la sola a doversi confidare?

     

  • E va bene, parlerò anch'io, non sono certo il tipo di persona che si tira indietro alla prima difficoltà!

     

  • Lo so, sei sempre stato un gran testardo!

 

 

 

Faith sorrise dolcemente, mostrando a Mello una fila di denti bianchissimi e perfettamente allineati. Il ragazzo pensò che era davvero carina e che chiunque avrebbe potuto innamorarsi di lei. Una spiacevole sensazione di caldo sul viso gli comunicò che era arrossito per la seconda in volta in pochi minuti...

 

 

 

  • Io preferire definirmi determinato!

     

  • Va bene “mister determinazione”... Vuoi cominciare?

     

  • In effetti non è che abbia molto da dire... So bene cosa voglio e so anche che, per ottenerlo, dovrò compiere molti sacrifici. Il vero problema per me è capire cosa sono disposto a perdere per realizzare il mio sogno...

 

 

 

A quelle parole Faith ebbe una strana reazione, strinse forte le braccia attorno al grembo e chiuse gli occhi, come a volersi proteggere da un pensiero nefasto che l'aveva colta alla sprovvista.

 

 

 

  • Capisco benissimo cosa vuoi dire... Sei riuscito a trovare una risposta a questa domanda?

     

  • No... Per adesso credo che continuerò a studiare, impegnandomi al massimo come ho sempre fatto. Se tutto procede come vorrei, entro la fine di quest'anno accademico dovrei riuscire ad arrivare al pari di Backup e, magari, il prossimo inverno sarò in cima alla graduatoria.

     

  • Uhm... Sei davvero sicuro di riuscirci? In fondo, io e te siamo nella stessa posizione* ed abbiamo uguali probabilità di scalare la classifica... Senza contare che adesso ci ha superati anche Near...

 

 

 

L'affermazione di Faith, così diretta, esplicita e vera, riportò drammaticamente Mello alla realtà... Anche se cercava di ignorare il fatto di essere stato superato da Near, archiviando la faccenda come un caso isolato che non si sarebbe più ripetuto, il ragazzo non poteva evitare di chiedersi che cosa avrebbe fatto se il risultato non fosse cambiato...

 

 

 

  • Beh, per quanto riguarda Near, ti assicuro che il prossimo trimestre tornerà al suo solito terzo posto, com'è giusto che sia... Per quanto riguarda te e me... Ce la combatteremo fino alla fine!

     

  • Questo tuo sorrisetto di sfida farebbe gelare il sangue nelle vene persino a Berenice! Ricordami di non diventare troppo competitiva...

     

  • Sarebbe inutile, dopotutto, lo sei già... Come ogni orfano della Wammy's...

     

  • Non posso darti torto, in passato era così, ma di recente ho deciso di mettere da parte la competizione per qualcosa di più importante.

     

  • Più importante dici? Cosa potrebbe mai essere più importante del titolo?!

 

 

 

Faith si avvicinò lentamente al compagno ed assunse un'espressione indecifrabile, a metà strada tra la condiscendenza e la malinconia.

 

 

 

  • Mello tu... Sei mai stato... Innamorato?

     

  • C-come?

 

 

 

Quella domanda lasciò Mello letteralmente senza parole. Non si sarebbe mai aspettato di affrontare un argomento del genere e non era affatto felice di dover fare scena muta. I sentimenti, per lui, erano un territorio del tutto inesplorato ed ogni volta che rischiava di inerpicarvisi troppo, tentava subito di tornare indietro, rintanandosi nella rocca sicura delle sue poche certezze.

 

 

 

  • Ti ho chiesto se sai cosa significa essere innamorati di qualcuno...

     

  • P-perchè, tu pensi di saperlo?

     

  • Io non penso di saperlo, io lo so!

     

  • Credo che l'amore non sia una cosa fondamentale nella vita...

     

  • Ne sei proprio sicuro?

     

  • Certamente! Sono cresciuto senza affetti eppure sono felice e soddisfatto di me stesso...

     

  • Mello... Nessun uomo è un'isola**... Comunque non me la sento di biasimarti, in fondo, prima di incontrarlo, anch'io credevo che l'amore fosse solo una finzione, un po' come le favole che si raccontano ai bambini piccoli per farli smettere di frignare.

    Visto che sei qui e, ormai, di dormire non se ne parla più, voglio raccontarti la mia storia... Quando avevo sette anni i miei genitori mi hanno lasciata davanti la porta della Wammy's e, per quel che ne so, sono ancora vivi. Non ho idea del perchè lo abbiano fatto, forse avevano guai con la legge e dovevano scappare, o forse, semplicemente, si erano stancati di avere una figlia tra i piedi... Da quel giorno, ho smesso per sempre di credere nelle favole a lieto fine. In un mondo dove persino i vincoli di sangue tra genitori e figli contano così poco, le speranze di incontrare qualcuno che mi amasse incondizionatamente mi sembravano davvero irrisorie. La competizione ed il desiderio di primeggiare furono, per un certo periodo, un ottimo balsamo per il mio orgoglio ferito, ma l'abbandono mi aveva lasciato addosso la sensazione di essere invisibile, di essere solo un rifiuto. Col tempo, anche prendere buoni vuoti iniziò a sembrarmi insoddisfacente e, proprio qualche mese fa, ho capito perchè: ogni gioia non condivisa non vale la pena di essere vissuta. Insomma, mi sono innamorata... E dopo anni ed anni ho smesso di essere solo un fantasma con un soprannome poco appropriato***.

     

 

 

Mello fu alquanto colpito dal racconto di Faith e, soprattutto, si chiese come fosse possibile sbarazzarsi di una figlia dopo averla accudita per ben sette anni... Per evitare un silenzio scomodo, il biondo disse la prima cosa che gli era venuta in mente in quel momento, pentendosene subito dopo.

 

 

 

  • Non avevo idea che l'istituto accettasse bambini con parenti ancora vivi...

     

  • In effetti, a suo tempo, Roger fece un'eccezione. Probabilmente decise di tenermi qui per i miei risultati nei test.

     

  • Capisco... Faith, perchè hai deciso di raccontarmi il tuo passato?

     

  • Perchè siamo diventati amici, no?

     

  • Già...

     

  • E tu, di cosa volevi parlarmi prima? Abbiamo deviato, ma sono più che sicura che non sei qui per fare un viaggio nei meandri della memoria...

     

  • Beh, hai ragione, sono venuto per un motivo ben preciso... Prima di chiederti qualsiasi cosa però, vorrei essere del tutto sincero. Non mi sono avvicinato a te perchè sentivo che eravamo simili, l'ho fatto per carpirti delle informazioni...

     

  • Lo immaginavo... Comunque, che genere di informazioni potresti mai volere da me?

     

  • Ormai è inutile farne mistero... Il coprifuoco straordinario è stato indetto da Roger per motivi di sicurezza. Già da qualche mese, anzi, forse da più di un anno, nell'orfanotrofio si aggira un assassino...

     

  • Un assassino?!! Dici sul serio??!!

     

  • Ovviamente... Non scherzerei mai su una cosa del genere. Another non si è suicidato, con molta probabilità è stato ucciso.

     

  • Oh mio Dio! É terribile... Ma ancora non capisco cosa c'entro io in tutto questo...

     

  • Ricordi quando ci incontrammo nella cappella? Avevi un vestito a fiori stracciato sul lato e piangevi disperata... Poi sei dimagrita tantissimo ed hai profonde occhiaie... Insomma, ho creduto che anche tu potessi essere in balìa di quel pazzo.

     

  • Ti assicuro che non sono perseguitata da nessuno... La prova tangibile di ciò che sto dicendo è che sono ancora viva!

     

  • In verità, per me non significa nulla. Adesso nel mirino del killer ci sono Near e Backup, lo so per certo, eppure nessuno di loro è già stato ucciso. A quanto pare, l'assassino ha cambiato stile e preferisce torturare le vittime, prima di ucciderle.

     

  • T-torturare l-le... Pensi davvero questo?

     

  • Beh, non riesco a spiegarmi altrimenti le sue continue esitazioni. All'inizio ho ipotizzato che stesse solo temporeggiando, ma poi ho capito che, in più occasioni, avrebbe potuto uccidere senza lasciare traccia... Se non l'ha ancora fatto forse è perchè gode nel terrorizzare i suoi bersagli

     

  • No!!

 

 

 

Faith impallidì e scattò in piedi, tremante come una foglia colpita dalla tempesta. Mello le si avvicinò per calmarla, ma lei lo spinse via con un gesto del braccio e corse alla finestra per prendere aria, trattenendo a stento violenti conati di vomito. Dopo qualche minuto, la ragazza tornò in sé.

 

 

 

  • Faith... Stai bene?

     

  • S-si, scusami.... Questa storia mi ha spaventata davvero molto.

     

  • Non volevo farti allarmare... Sei sicura di non essere coinvolta? Posso aiutarti, se me lo permetti!

     

  • Dici che puoi aiutarmi... Mello...

 

 

 

Faith sorrise amaramente, poi, ingurgitò tre mentine senza neppure masticarle e si avvicinò al compagno. Fu questione di un attimo, Mello non seppe mai spiegarsi il perchè di ciò che accadde... Le labbra della rossa si congiunsero alle sue in un casto e rapido bacio, permettendo agli aromi del cioccolato e della menta di mescolarsi armoniosamente per qualche istante...

 

Un silenzio pesante s'impose tra i due ragazzi, interrotto soltanto dal loro respiro, appena più concitato del normale. Il rosario di Mello accompagnava ritmicamente i movimenti del torace, scendendo e risalendo lungo il collo magro ad ogni nuovo passaggio d'aria attraverso i polmoni. La croce d'argento svettava alla fine della corona, mostrandosi incredibilmente luminosa per contrasto con la maglietta scura su cui era adagiata. Le piccole incisioni che impreziosivano il pendente venivano investite dai raggi lunari provenienti dalla finestra, proiettando sulla parete di fronte affascinanti giochi di luci ed ombre. Faith osservava rapita quei disegni intricati pensando a quanto le ricordassero le onde del mare increspato dal vento. All'improvviso, spinta da un'esigenza a cui non poteva sottrarsi, la ragazza s'inginocchiò davanti a Mello, decisamente stravolto, e gli strinse forte i jeans neri.

 

 

 

  • Mello, pregheresti insieme a me?

     

  • V-veramente i-io dovrei...

     

  • Per favore... Ho bisogno che tu lo faccia con me... Ho bisogno di te...

 

 

 

Mello non sapeva più cosa fare, né cosa pensare... Il suo cervello era andato in tilt dopo il bacio e l'unica cosa che riusciva a registrare era il colore roseo delle labbra di Faith. Muovendosi come un automa, privo di volontà propria, il ragazzo s'inginocchiò accanto all'amica ed afferrò il primo grano del suo rosario, recitando sommessamente « Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum... ».

 

 

 

 

NOTE:

 

  • Classifica del trimestre ( vd capitolo Eyes wide open ) :

Backup

Near

Mello- Faith

  • Nessun uomo è un'isola = cit. John Donne, usata anche da un altro personaggio, qualche capitolo prima... … ;)

     

  • Ho smesso di essere solo un fantasma con un soprannome poco appropriato= il capitolo di presentazione di Faith si intitolava That ghost singing in the night, un po' perchè lei si è sempre sentita invisibile, un po' perchè da piccola si aggirava nei corridoi con una vestaglietta bianca, cantando una triste ninna nanna. "Faith" è ovviamente un alias e la ragazza lo definisce « poco appropriato » perchè significa fede e lei ha smesso di avere fiducia nel prossimo dopo l'abbandono.

 

 

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Capitolo 21
*** Points, lines and rays: part one ***


Points, lines and rays: part one

 

 

 

 

 

Potremmo disegnare la Storia come una retta, un insieme di punti privo di un inizio e di una fine ben definiti. Non abbiamo modo di scoprire quale sia lo sviluppo all'infinito di questa retta, essa potrebbe perdersi nel nulla e svanire, oppure, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche ricongiungersi con l'origine, trasformandosi in un cerchio continuo. Per stavolta, immaginiamo di rappresentare il flusso degli eventi proprio come una circonferenza e, a partire dal centro, tracciamo un raggio che vada a congiungersi con un punto in particolare... Ecco l'equivalente geometrico di un tuffo nel tempo che esiste solo in quanto memoria del passato, attenzione al presente ed attesa del futuro.

 

 

La Rolls Royce nera sfrecciava rapida sull'asfalto umido, dal finestrino posteriore la meravigliosa campagna inglese svaniva in una macchia di caldi colori autunnali a causa della velocità, mentre la pioggia gelida inondava la terra e le strade precipitando senza sosta dal cielo plumbeo. A mano a mano che la vettura procedeva la sua corsa, un edificio gotico diveniva sempre più visibile in lontananza, mostrandosi più cupo ed austero di quanto non fosse per via della foschia diffusa.

Dopo pochi chilometri, la lussuosa automobile giunse di fronte all'ampio cancello in ferro battuto che dava l'accesso alla struttura; accanto ad esso, una targa in ottone lucidato riportava un'iscrizione a fuoco ben nota “ Wammy's House”. Le pensanti inferriate si aprirono con un cigolio sonoro e sinistro, permettendo alla Rolls di entrare nel grande viale alberato che circondava l'orfanotrofio. Dal posto di guida scese un uomo di mezz'età con i capelli brizzolati ed il sorriso gentile, il suo nome era Quillish Wammy... Il celebre inventore, proprietario dell'istituto, estrasse dal portabagagli un ombrello grigio per ripararsi dalla pioggia e, sotto di esso, accolse anche il piccolo passeggero che aveva portato con sè. Il bambino era ammantato in un'enorme felpa color ruggine ed ai piedi calzava un paio di Converse estive sdrucite. Wammy tentò di prendergli la mano per rassicurarlo, ma il piccolo si scostò con uno scatto fulmineo, come se avesse sfiorato un tizzone ardente. Colpito da quel gesto che diceva più di tante parole, l'inventore decise semplicemente di fare strada al nuovo arrivato, senza parlare o tentare altri inutili approcci. Sulla porta d'ingresso, una suora minuta e paffutella accolse i due visitatori porgendo loro una tazza di tè bollente.

 

 

 

  • Oh, salve signor Wammy! Che piacere vederla qui! É da moltissimo tempo che non viene a farci visita! Stentavo a crederci quando ha chiamato stamani per informarci del suo arrivo!

 

  • Suor Grace, è sempre un'immensa gioia tornare in questa dolce casa, mantenuta splendidamente da lei e Roger. Purtroppo non ho potuto trascurare alcune faccende, mi capirà, ma adesso sono più che lieto di gustare questa tazza di ottimo Earl Grey.

 

  • Non mi presenta il suo giovanissimo amico?

 

  • Perdoni la mia scortesia, ma non posso farlo per il momento. Se tutto andrà bene, potrà conoscerlo molto presto. Adesso la saluto, purtroppo la mia non è solo una visita di piacere.

 

  • Oh, ma certo, si figuri. Faccia tutto ciò che deve e se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiamarmi!

 

  • La ringrazio suor Grace, so bene che posso sempre contare su di lei. A presto.

 

 

 

Congedatosi dalla suora, Wammy proseguì con il suo silenzioso accompagnatore verso l'ufficio di Roger. Appena suor Grace lo aveva informato dell'imminente arrivo del suo vecchio amico, il direttore si era subito messo all'opera per compilare tutte le scartoffie arretrate di quel mese, non ci teneva affatto a fare la figura del lavativo proprio con chi gli aveva concesso un incarico così importante!

Giunto dinnanzi alla porta dell'ufficio di Roger, Quillish fece segno al bambino di attenderlo fuori e, dopo aver bussato due volte, entrò. Roger era ancora chino sulla scrivania, immerso in un mare di documenti e carte intestate.

 

 

 

  • M-mio caro Quillish! Non ti aspettavo così presto!

 

  • Rilassati Roger, non sono qui per controllare il tuo lavoro!

 

  • Hai sempre voglia di scherzare e prenderti gioco del tuo vecchio amico, non è vero?!

 

  • Certamente Roger Rubee*!

 

  • Simpatico come una secchiata d'acqua gelida! Ma allora, cosa ti porta qui tra noi poveri mortali?

 

  • Ecco, avrei una situazione molto delicata da gestire...

 

  • Di cosa si tratta?

 

  • Un nuovo arrivo... Vorrei che un bambino che ho portato qui con me potesse trasferirsi stabilmente nell'istituto.

 

  • Non ci sono problemi, basta compilare i documenti e...

 

  • Purtroppo i problemi ci sono e come... Il bambino in questione è, come dire, un tantino problematico...

 

  • Che intendi per “ un tantino problematico”? Devo preoccuparmi?

 

  • Non credo, dopotutto, l'ultima volta che abbiamo accolto un ragazzino con qualche difficoltà alla House, ci è andata davvero molto bene. Ciò che mi preoccupa è il suo passato... Sua madre era la nostra Mellory, ti ricordi di lei?

 

  • Mellory... Mellory... Sì, ora rammento, è una storia di più di vent'anni fa, quando l'istituto si chiamava ancora “ Rainbow House”*... Mellory era una bimba molto dolce e bella, ma decisamente troppo fragile. Dopo che tentò il suicidio per la terza volta, la mandammo in un ospedale psichiatrico e non avemmo più sue notizie.

 

  • In verità, io non ho mai smesso di informarmi sul suo stato di salute e proprio per questo, ho saputo anche che in ospedale si era innamorata di un altro paziente, un giovane tedesco di nome Niklaus Keehl, affetto da sindrome bipolare*. Una volta usciti entrambi dalla casa di cura si sono sposati e trasferiti in Germania. Pochi mesi dopo il matrimonio, Mellory ha scoperto di essere incinta, ma anche di avere un cancro al seno. Se si fosse sottoposta a delle cure specifiche si sarebbe salvata, ma avrebbe dovuto rinunciare al suo bambino... Compiendo un gesto d'amore estremo, sembra che Mellory abbia finalmente compreso il valore della vita, sacrificando la propria per darla al figlio.

 

  • Povera ragazza... Si è dimostrata molto più forte e coraggiosa di quanto pensassi.

 

  • Già... Ad un anno e mezzo dalla nascita del piccolo Mihael, Mellory morì. Suo marito, distrutto dal dolore, non riuscì più a lavorare con profitto e fu licenziato. Complici la sofferenza, il bipolarismo e l'alcool, Keehl iniziò a maltrattare il figlio, considerandolo la causa di tutti i suoi guai. Due settimane fa, quel bastardo senza Dio è morto in un incidente stradale perchè guidava ubriaco fradicio, ma Mihael si è salvato senza riportare un graffio... Oserei dire che si è trattato di un miracolo! Ciò che ora mi preoccupa maggiormente è che il bambino è cresciuto con la convinzione di essere “uno spreco di ossigeno sul pianeta”, come amava definirlo Keehl, ed ha precedenti di comportamenti violenti con altri ragazzi.

 

  • Beh, potremmo sempre metterlo in una camera singola, ce ne sono molte al terzo piano.

 

  • Certamente non sarebbe saggio inserirlo subito in un gruppo ampio, ma neppure isolarlo del tutto mi sembra una buona idea...

 

  • Forse ho in mente un'altra soluzione... Uhm... Potremmo mettere Mihael in stanza con Matt ed Another... Matt è sempre preso dai suoi videogames ed Another studia ininterrottamente, trascorrendo la maggior parte del tempo in biblioteca.

     

  • Possiamo fare un tentativo...

 

 

 

 

Mihael attendava in corridoio che gli comunicassero il suo destino futuro, tamburellando nervosamente con i piedi sul lucido pavimento di marmo. Preferiva sempre avere tutto sotto controllo e non sopportava di dover aspettare lì fuori, senza sapere cosa gli avrebbe riservato questa nuova condizione di orfano in terra straniera. Per fortuna conosceva già perfettamente l'inglese, l'aveva imparato leggendo alcuni libri di sua madre all'insaputa del padre. Niklaus, infatti, teneva tutti gli effetti di Mellory stipati come fossero inestimabili reliquie e non voleva che fossero toccati da nessuno, in specie da Mihael.

Dopo qualche minuto, che al bambino parve un lasso di tempo infinito, Roger e Quillish uscirono in corridoio.

 

 

 

 

  • Allora Mihael, il tuo soggiorno alla Wammy's House inizia oggi. Il signore che vedi accanto a me è Roger Ruvie, direttore dell'istituto. Lui rappresenta la massima autorità qui quando io non ci sono, per cui ubbidiscigli sempre, senza fare i capricci. Ora passiamo alle cose importanti: dovrai dotarti quanto prima di un alias da usare in ogni occasione, è una regola basilare della House che è indispensabile non infrangere. Non potrai mai più presentarti con il tuo vero nome, per nessuna ragione al mondo, ricorda che potrebbe andarne della tua stessa vita! Se non hai preferenze, ti verrà attribuito un nickname scelto da noi.

 

 

  • Giochi ancora a fare il muto? Hai davvero la testa dura piccolino! Allora, vediamo... Che ne diresti di “Mello”?

 

 

 

 

Mihael si alzò di scatto dalla sedia per guardare Wammy in cagnesco. Come osava quel vecchio bavoso attribuirgli un alias che ricordasse tanto il nome di sua madre?! Secondo il metro di giudizio del bambino, ancora ingenuo e molto turbato, quello era stato un colpo gobbo. Avrebbe voluto urlare e strappare quegli stupidi baffi da gentil uomo inglese, ma le forze sembravano averlo abbandonato da un po', così come la voce. Mihael si limitò a tacere ed il suo silenzio fu interpretato come un assenso.

L'inventore si congedò da Roger e scortò il nuovo arrivato nella camera che gli aveva assegnato, salutandolo e promettendogli di tornare a trovarlo molto presto. Miheal entrò nel piccolo ambiente notando subito che era pieno zeppo di libri ed appunti scribacchiati di fretta, in più, c'era un letto a castello posto accanto alla finestra. Sperò, in cuor suo, di non dover pestare nessuno il primo giorno solo per la questione di chi doveva accaparrarsi il letto di sopra. A dirla tutta, non era neppure sicuro di voler rimanere in quella gabbia di matti... Che senso aveva la faccenda del nickname?! Era forse finito in uno di quegli stupidi film di spionaggio?! Prima di scaricarlo a Winchester, gli avevano detto semplicemente che era stato molto fortunato ad entrare nella Wammy's House e che lì avrebbe imparato cose che a pochi era concesso di sapere. In tutta sincerità, Mihael avrebbe preferito vivere da solo.

Un rumore di passi distrasse il bambino dalle sue elucubrazioni, facendolo voltare di scatto verso la porta. Dopo qualche secondo, comparve sulla soglia un ragazzo. Poteva avere all'incirca tredici anni, era vestito con una maglietta a righe bianche e nere, un gilet smanicato ed un jeans scolorito. Il busto si mostrava ben tornito nonostante la magrezza, ma era la porzione dalle spalle in su che attirava maggiormente l'attenzione. I capelli blu elettrico scendevano fino alle spalle terminando in un codino stretto sulla nuca, gli occhi color del grano venivano coperti da un paio di grandi goggles e la pelle del lato destro del collo era tinta di nero da un tatuaggio con la scritta “ jamais abandonner *”.

Lo sconosciuto fece qualche passo in avanti osservando Mihael con aria critica, poi, estrasse dalla tasca dello smanicato un pacchetto di Lucky strike ed iniziò a fumare senza ritegno, aspirando ampie boccate di catrame e nicotina.

 

 

 

  • E tu chi diavolo saresti biondino?

 

 

 

 

Mihael si stupì del tono scortese con cui quel tipo si era rivolto a lui e decise che, per rispondergli a tono, avrebbe rinunciato momentaneamente al suo mutismo.

 

 

 

 

  • Sono il tuo nuovo compagno di stanza e che ti piaccia o no, pianterò le tende qui e mi prenderò anche il letto di sopra!

  • Bel caratterino, non c'è che dire. Per quanto riguarda il letto di sopra, dovrai vedertela con Matt, non è mio.

  • Matt?! In questo buco dorme anche una terza persona?!

  • Esatto, non te l'hanno detto?

  • No...

  • Beh, adesso lo sai. Ci si vede biondino.

  • Ehi! Aspetta! Te ne vai così? Non ho idea di dove andare, questo posto è immenso! Come faccio a raggiungere le aule??

  • Non sono affari miei, impara da subito che qui chi fa da sé fa per tre! E poi io sono il primo in graduatoria, non ho tempo da perdere con i novellini!

  • Il primo in graduatoria? Ma che significa?!!

  • Ah, ecco, sta arrivando Matt, ci penserà lui...

 

 

 

 

Sotto lo sguardo indignato di Mihael comparve un bambino che doveva avere all'incirca la sua stessa età, con i capelli castano ramati, gli occhi verdi ed un gameboy tra le mani.

 

 

 

 

  • Bonjour mon petit frère, profite de mon cadeau! A plus tard!

  • Ton cadeau? Qu'est-ce que tu racontes Ani?*

 

 

 

 

Another scomparve oltre la soglia, lasciando Matt da solo con il nuovo arrivato.

 

 

 

 

  • Ani!! Questa me la paghi...

  • Ma qui siete tutti fuori di testa??! E poi perchè parlavate in francese? Non ci capisco più niente!

 

 

 

 

La disperazione e la rabbia accumulate in quei giorni esplosero di colpo, senza che Mihael potesse evitarlo. Le gambe divennero molli ed il bambino fu costretto a sedersi a terra per evitare di cadere. Calde lacrime iniziarono a rigargli il volto pallido, accompagnate da singhiozzi sommessi e sospiri densi di tristezza. Che cosa aveva fatto per meritarsi quella vita? Dopo aver aver vissuto per anni con un padre che non lo amava, perchè, ora che poteva finalmente essere felice, era stato spedito in quella specie di manicomio?

Matt osservava il nuovo arrivato con aria perplessa, non sapeva cosa fare per calmarlo e cercava di pensare a come una persona normale si sarebbe comportata in una situazione del genere. Lui non si sentiva normale, e in effetti, mentre gli altri orfani facevano di tutto per uscire e divertirsi in gruppo, Matt amava trascorrere il tempo con la sola compagnia del suo gameboy... L'unico amico che aveva era Another, anche se il loro rapporto si allontanava un po' dall'amicizia e somigliava di più ad un legame tra fratelli. Another era più grande e doveva farsi carico di tantissime responsabilità come potenziale successore di L. Matt lo considerava una specie di tutor, una guida da seguire quando le cose sembravano diventare troppo difficili.

 

 

 

 

  • Ehm... Ehi! Novellino! D-dai, non fare così...

  • .

  • Smettila di piangere!

  • Io... Non sto... Pia... Ngendo!

  • Okay, se lo dici tu!

 

 

 

 

Matt posò a malincuore il suo prezioso gameboy sulla scrivania e sedette accanto a Mihael. I due rimasero in silenzio per un po', tesi ed imbarazzati a causa di quel momento delicato che erano stati costretti ad affrontare insieme. Matt ricordò com'era stato duro il suo primo giorno alla House, ma Another lo aveva aiutato a capire che non ha senso piangere per ciò che non si può più modificare, l'unica cosa saggia da fare è andare aventi e non arrendersi mai... “ Jamais abandonner *”...

 

 

 

 

  • Senti, non ho idea di ciò che ti è capitato, ma immagino che se ti trovi qui non hai più familiari, esattamente come me. So bene quanto sia dura adattarsi alle regole ed alla vita di studi che la House impone, ma ti assicuro che, dopo un po', ti ci abituerai.

 

 

 

 

Mihael non ribatté, si limitò ad alzarsi dal pavimento dirigendosi verso la finestra chiusa che dava sul cortile.

 

 

 

 

  • Questa funziona?

  • Come??

  • La finestra, si apre?

  • Sì, se giri la maniglia per metà si aprirà solo il quarto di sopra per far passare aria, mentre se la giri di 180° si aprirà del tutto.

  • Bene...

 

 

 

 

Mihael spalancò la finestra e fece per posare un piede all'esterno. Non era un problema saltare da quell'altezza, in questo modo sarebbe uscito senza dare nell'occhio ed avrebbe potuto svignarsela. Il bambino, però, non aveva fatto i conti con Matt...

 

 

 

 

  • Ehi! Dove pensi di andare!?

  • Mi sembra ovvio, me ne vado da questo posto assurdo!

  • Non credo proprio!

 

 

 

 

Matt afferrò il braccio di Mihael e lo strattonò con forza, facendo rovinare entrambi a terra. Il biondo si liberò tirandogli una forte testata sul mento e, con un rapido colpo di reni, salì a cavalcioni su di lui afferrandogli il collo tra le mani.

 

 

 

 

  • Chi cazzo ti ha dato il permesso di fermarmi, eh?!!

  • La-lascia-mi, mi stai stro-zzando!

  • Crepa bastardo!!

  • A-aiut...

 

 

 

 

La voce di Matt diveniva sempre più flebile, così come il suo respiro. Mihael non se ne rendeva conto, era completamente avvinto da una rabbia cieca e folle. Voleva sfogarsi, voleva vendicarsi di suo padre che lo aveva fatto sentire una nullità, voleva prendersi anche con la forza quella serenità che gli era stata ingiustamente negata.

Ad un certo punto, Matt sollevò un braccio con le ultime forze che gli erano rimaste, ma non lo usò per colpire il biondo, tutt'altro... Lentamente, posò la mano sulla guancia del suo aggressore e l'accarezzò con dolcezza. Aveva capito, leggeva la tristezza in quegli occhi azzurri che lo scrutavano con furore, sentiva il dolore scorrere insieme all'adrenalina nelle vene congestionate di Mihael.

Il biondo iniziò di nuovo a piangere e la sua presa sul collo di Matt si allentò sempre più, fino a scomparire. Le lacrime salate gocciolavano sul viso del rosso, inumidendolo di un liquido perlaceo che si perdeva tra le pieghe delle guance arrossate per l'asfissia.

 

 

 

 

  • Io... Mi... Io...

 

 

 

 

Mihael cercava di scusarsi, ma le parole gli si bloccavano in gola. Era disgustato da se stesso e dall'orrore che aveva quasi compiuto, ma Matt non attese che si riprendesse dallo shock e l'abbracciò. Quella tenerezza, quasi più inaspettata della precedente, aiutò il biondo a sciogliersi e calmarsi, almeno in parte.

 

 

 

 

  • Mi... Dispiace... Tantissimo... Io...

  • N-non fa niente... Come ti chiami?

  • Ecco...

 

 

 

 

Mihael respirava l'odore dei vestiti e dei capelli del rosso, così pregni di fumo passivo da sembrare pezzi di carbone esausto. Matt era caldo e morbido, come una coperta pesante, come qualcosa di bello e rassicurante che il biondo non sapeva definire... Forse, una famiglia?

 

 

 

 

  • Mi chiamo Mello.

 

 

 

NOTE:

 

Questo è il primo capitolo di una mini “storia nella storia” che racconterà alcuni momenti importanti del passato dei miei geni preferiti, anche se non so bene come la intreccerò con la storia principale. Spero abbiate gradito l'ingresso di Mello alla House e, soprattutto, perdonatemi per l'eccessiva lunghezza!

 

 

  1. Roger Rubee – Bee= ape, ho voluto costruire uno dei miei soliti giochini di parole basato sulla passione di Roger per gli insetti e l'assonanza nella pronuncia inglese tra -bee e -vie. Eh si, Watari non ha un grande senso dell'umorismo XD

  2. Rainbow House= ho immaginato che la Wammy's prima dell'arrivo di L fosse un orfanotrofio normale, sempre gestito da Wammy e Roger, chiamato Rainbow House.

  3. Disturbo bipolare= disturbo mentale caratterizzato dall'alternanza tra due stati psichici contrapposti: l'eccitamento (mania) e la depressione.

  4. jamais abandonner= “mai mollare”. Nella mia storia A è francese e dal suo tatuaggio, col senno di poi, potete ben capire come sia assurda l'ipotesi di un suicidio.

  5. Bonjour mon petit frère, profite de mon cadeau! A plus tard!

Ton cadeau? Qu'est-ce que tu racontes Ani?* = A: Buongiorno fratellino, goditi il mio regalo ( in riferimento a Mello )! A più tardi! M: Il tuo regalo? Ma che dici Ani? ( Ani, da pronunciare alla francese Anì =diminutivo di Another ).

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Capitolo 22
*** White ceilings ***


 


White ceilings

 

 

 

 

Perchè l'ho baciato? Perchè?!!”

Faith continuava a tormentarsi per ciò che aveva fatto la notte precedente, senza riuscire a capire cosa l'avesse spinta a compiere un gesto così azzardato. Mello era ancora insieme a lei, avevano pregato per un'ora intera e il ragazzo si era addormentato a terra, con le dita giunte e le braccia abbandonate sul materasso. I suoi capelli lunghi, sparsi disordinatamente sulle spalle, cospargevano di ricami dorati la maglietta nera e la facevano assomigliare ad un magnifico arabesco. Faith osservava il compagno addormentato respirando pianissimo, per non disturbare il suo sonno. Nonostante quest'accortezza, il biondino si agitò leggermente, stiracchiando i muscoli indolenziti delle braccia e mugolando in disappunto per la posizione terribilmente scomoda. Era bello Mello, era intelligente e un giorno sarebbe sicuramente diventato qualcuno di importante, magari proprio l'erede di L... Chissà se per allora si sarebbe ricordato di chi gli aveva rubato il suo primo bacio... Incontro di soffici labbra sospeso nel silenzio della notte...

Fino a poco tempo addietro, la ragazza neppure avrebbe immaginato di condividere quella sconvolgente esperienza con due persone tanto diverse*. La prima volta l'aveva fatto per amore, ne era certa, la seconda... Beh, la seconda era ancora una gigantesca incognita senza risposta. Forse era stata l'atmosfera creata dalla pioggia scrosciante, forse la luna piena o forse... Nessuna spiegazione le sembrava adeguata, ma Faith sapeva bene a chi aveva donato incondizionatamente il proprio cuore e quella persona, non era certo Mello.

 

 

 

 

  • Ehm... Mello... Svegliati...

 

  • Uhm...

 

  • Su, forza, tra poco inizieranno le lezioni!

 

  • Le lezioni, sì... Che ore sono?

 

  • Le otto meno un quarto...

 

  • Come?!! Oh no!! É tardissimo! Devo sbrigarmi!

 

 

 

 

La mente di Mello, offuscata dal sonno e da una forte emicrania, riuscì a registrare solo l'informazione del ritardo e della punizione che ne sarebbe derivata. Senza neppure voltarsi per salutare Faith, il biondo corse fuori dalla stanza a tutta velocità, driblando con destrezza la mastodontica Berenice che gli urlò contro qualcosa di incomprensibile.

Con ampie falcate, degne di un saltatore in lungo professionista, Mello scese la rampa di scale che lo aveva condotto nei dormitori femminili e, scivolando a pancia in giù sul pavimento in marmo appena incerato, riuscì miracolosamente ad arrivare davanti la sua camera senza riportare un graffio. La porta si spalancò prima che potesse bussare per farsi aprire, svelando sulla soglia la figura di Matt, assonnato e con i capelli più annodati e scarmigliati del solito. Non appena il biondo si ritrovò faccia a faccia con l'amico, una serie di ricordi confusi lo travolse come una secchiata d'acqua gelida e, finalmente, sì svegliò del tutto.

 

Rumore di chiavi... La luna... Il rosario... “Preghi con me?”... Labbra... Labbra..

 

 

 

 

  • Ehi Mel!! Si può sapere che fine hai fatto!!??

 

 

 

 

Matt saltò al collo di Mello abbracciandolo con forza, quasi come se volesse accertarsi della sua reale presenza e consistenza.

 

 

 

 

  • Brutto coglione! Mi hai fatto preoccupare tantissimo, lo sai?? Ieri notte prima mi riempi la testa di paranoie sul killer, poi mi dici che devi andare in bagno e non ti fai più vivo! Sono uscito a cercarti dappertutto insieme a quel lumacone di Hans e ti avviso che è incazzato nero! Dice che hai preso per culo anche lui**! Dov'eri finito??!

  • B-beh ecco... Io... Ho avuto... C-cose da...

  • E non potevi dirmelo?!! Ormai so tutto anch'io, avrei potuto aiutarti! Non ci eravamo messi d'accordo di essere sempre sinceri l'uno con l'altro??!

 

Sincerità... Che fregatura!”

 

Mello si sentiva davvero male, e non solo per il fortissimo dolore alla testa che non accennava a diminuire. Doveva dire tutto a Matt, non poteva nascondergli ciò che era accaduto la notte precedente e non poteva più nasconderlo neppure a se stesso. Facendosi coraggio, invitò l'amico ad entrare nella loro camera e chiuse la porta, prevedendo la reazione violenta e le urla che sarebbero scaturite dalla sua confessione. Matt lo seguì senza parlare, conscio che quell'atteggiamento così riservato non preannunciava nulla di buono. Sedette sul letto, pronto ad ascoltare, sperando che Mello non si fosse cacciato in qualche guaio peggiore di quello in cui si era già impegolato senza motivo.

 

 

 

 

  • Matt, siediti per favore...

  • Mel, guadami, sono già seduto!

  • Ah, sì...

  • Allora?

  • Ok... Ecco, vedi... Ieri notte io... Ieri notte sono stato nella stanza di Faith.

  • Oh, andiamo! Ti va proprio di prendermi per il culo?! Guarda che non sono mica scemo come Hans!

 

 

 

 

Matt rideva... Rideva e non sapeva...

 

 

 

 

  • Ti sto dicendo la verità e non è tutto... Lei mi ha anche baciato...

  • Che cosa!!? Cosa cazzo hai detto??!

 

 

 

 

Il rosso scattò in piedi, livido di rabbia. Le guance diventavano sempre più scure ad ogni secondo, il torace si alzava ed abbassava spasmodicamente alla ricerca di ossigeno e i pugni, serrati al punto da far diventare bianche le nocche, minacciavano di partire all'attacco al minimo movimento di Mello.

 

 

 

 

  • Matt io... Ti assicuro che non volevo, non è stato programmato!

  • Ah sì?! É stato un incidente? Sei scivolato e le tue labbra si sono incollate alle sue per sbaglio!??

  • No... Però...

  • Allora non hai nessuna scusa!! Dì la verità, brutto traditore! La dolce e ingenua Faith ti ha mostrato anche le mutandine a fiori eh?!!

  • Matt smettila! Non è andata così, è stato solo un attimo e poi... Credo che avesse molto a che fare con la tristezza.

  • Allora non solo sei un traditore, ma baci anche talmente male da far deprimere la gente! In ogni caso... Ti è piaciuto?!!

 

 

 

Mello abbassò il capo e chiuse gli occhi in segno di resa. Le sue braccia si strinsero al petto come a volerlo proteggere da un attacco invisibile, poi, lentamente, sollevò la testa ed aprì di nuovo gli occhi. Sospirò...

 

 

 

  • Sì.

  • E lo ammetti anche senza alcuna vergogna!! Maledetto bastardo, io ti ammazzo!

 

 

 

Con un balzo Matt fu subito sopra Mello, lo spinse a terra sedendosi sul suo stomaco ed iniziò a prenderlo a pugni. La furia dissipata in ogni colpo nascondeva molto più che semplice gelosia... Il rosso era stanco di dover sopportare tutte le sfuriate dell'amico, le sue stranezze, la sua testardaggine e, in quel momento, gli dava sui nervi persino la vista del suo volto dai lineamenti perfetti e femminili.

 

 

 

  • Tu... Sei... Soltanto... Un... Traditore!!

 

 

 

Ogni parola, densa di rabbia, era scandita da un pugno sullo zigomo o sulla mascella del biondo che, ben presto, s'imporporarono. In qualsiasi altra circostanza, Mello avrebbe reagito, avrebbe risposto agli attacchi con la stessa dose di violenza ed anche di più, ma quella mattina proprio non ci riusciva. Troppe volte Matt lo aveva aiutato a fare i conti con il proprio carattere burrascoso e, troppe volte, lui non era stato capace di dimostragli quanto apprezzasse i suoi sforzi. Ma cosa poteva fare Mello? La riconoscenza ed i gesti affettuosi non gli erano stati insegnati da nessuno... L'unico metodo che conosceva per regolare i conti era il classico “ occhio per occhio “ e sperava sinceramente che anche con Matt potesse funzionare. Magari, se si fosse fatto pestare a dovere, le acque si sarebbero calmate e non avrebbe perso il suo amico.

Dopo qualche minuto, Matt sentì un forte dolore ai polsi e smise d'infierire sul biondo, reso ormai irriconoscibile dalla maschera di sangue che copriva il suo viso.

 

 

 

  • Ti... Hai... Hai finito?

  • Non istigarmi stronzo! Tu sei proprio... Non fai altro che... Le tue alzate di testa, i litigi e, quando qualcosa va storto, sono sempre io quello che deve venire a raccoglierti!

  • Non... Non eri incazzato per Faith?

  • Fanculo Faith! Non capisci niente... Non capisci mai! E ora pure la storia del killer!! Non potevi certo restarne fuori, non sia mai che qualcuno risolva un caso prima di te! Ma questa è la realtà, non sono le indagini simulate che ci manda L per allenamento! Non capisci niente!! Io... Io non ce la faccio più...

 

 

 

Matt si accasciò a terra ed iniziò a piangere, portandosi sul viso le mani sporche del sangue di Mello. Aveva davvero raggiunto il limite della sopportazione e non se la sentiva più di vivere circondato da persone che non sapevano cosa fosse la gentilezza.
I genitori lo avevano amato tantissimo e, in quel posto pieno di gente stramba, non aveva mai trovato qualcosa che ricordasse, anche lontanamente, il calore di una famiglia. Prima di morire Another lo aveva protetto e guidato, certo, ma anche lui era distante, troppo preso dal suo essere l'erede di L per accorgersi delle sofferenze altrui. Poi era arrivato Mello, un ragazzino talmente pieno di problemi e complessi che su di lui si potrebbe scrivere un intero trattato di psicologia! Però, nonostante tutto, gli voleva bene... Gli voleva un bene dell'anima e come veniva ricambiato?! Con lagne continue e perfino un tradimento bello e buono!

 

 

 

  • Senti Mello... Ho deciso che voglio starti alla larga per un po'.

  • Che singnif- Ah!

  • Non ti sforzare, è inutile. Vado a farmi assegnare un'altra camera. Stammi bene.

  • Ma!! Ehi, aspet- Auh! Dannazione!

 

 

 

Matt scomparve rapidamente oltre la soglia e Mello rimase steso sul pavimento, incapace di muoversi, completamente sconvolto per ciò che gli era accaduto nelle ultime quarantotto ore... Aveva baciato Faith ed era stato strano, strano ma bello, e per questo aveva anche litigato con il suo migliore amico, o almeno, credeva che fosse per questo. Ormai le sue certezze stavano scivolando via come granelli di sabbia in una clessidra, capovolta senza preavviso. In quel momento, l'unica cosa che il biondo riusciva a fare era fissare il soffitto bianco della sua stanza, scovando qua e là brandelli di ragnatele sfuggite alla scopa. Un aspetto positivo però c'era... La testa aveva smesso di fargli male.

 

 

Anche Near non riusciva a trovare altro di meglio da fare che osservare l'intonaco bianco del soffitto sopra la sua testa, pericolosamente scrostato in più punti. Si chiese se fosse addirittura in procinto di cadere, ma preferì non soffermarsi troppo su questa eventualità... Ne aveva davvero abbastanza di pericoli e minacce di morte! La campanella della prima ora gli segnalò l'inizio delle lezioni, ma sapere di non poterci andare perchè confinato in infermeria lo fece tristemente riflettere sulla sua condizione. Fino a due mesi prima, la vita dell'albino si era sviluppata, giorno per giorno, sempre allo stesso modo: sveglia, colazione, lezioni, puzzles, letto e, poi, di nuovo, sveglia, colazione, lezioni... Qualunque altra persona avrebbe considerato una simile routine noiosa ed asfissiante, invece lui amava davvero quell'esistenza tranquilla. La logica, infatti, gli aveva insegnato, sin dai primissimi anni d'età, che ciò che è immutabile è anche perfettamente prevedibile, quindi, non può riservare sorprese indesiderate. Negli ultimi tempi, le barriere che Near aveva eretto intorno a sé, per proteggersi dal mondo, si stavano rapidamente sgretolando come fossero mura di cristallo assediate dalle truppe di Leonida***. Che cosa aveva fatto per meritarsi una simile sciagura?

 

 

Non ho fatto nulla, assolutamente nulla, come sempre... Ma allora perchè, perchè proprio io??”

 

 

E all'improvviso, un pensiero balenò nella mente perfettamente lucida e brillante dell'albino... Aveva trascurato un aspetto fondamentale, qualcosa che persino la logica più raffinata non può contemplare: la variabile impazzita.

 

La variabile... Impazzita...”

 

 

 

  • Ehi, omino bianco!

  • Ecco, a proposito di folli...

 

 

 

 

NOTE:

  1. Fino a poco tempo addietro, la ragazza neppure avrebbe immaginato di condividere quella sconvolgente esperienza con due persone tanto diverse*= ricordo che nel cap. di presentazione di Faith si racconta che la ragazza aveva baciato qualcuno la notte prima dell'incidente in cortile di Near e sappiamo per certo che quella persona non è Mello... Chi sarà?

  2. Dice che hai preso per culo anche lui**= per cavarsela Mello dice ad Hans di dover scappare in bagno a causa del pudding di Dolores... Posso assicurarvi che non l'ha neanche toccato XD

  3. Leonida= generale spartano che condusse una valorosa battaglia contro il re persiano Serse. Lo scontro si svolse con un contingente di soli 300 soldati al passo delle Termopili.

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Capitolo 23
*** Points, lines and rays: part two ***


 

 

Points, lines and rays: part two

 

 

 

 

 

Corrono inesorabili le valanghe del tempo e un nuovo giorno già muore, prima ancora che sorga il sole.

 

 

 

Nella Contea del Lincolnshire, il piccolo villaggio di New Harmony* accoglieva un'esigua comunità di millecinquecento anime. La vita del villaggio si svolgeva tutta intorno alla piazza del mercato, dove ogni domenica un gruppo di artisti di strada dava sfoggio delle proprie abilità musicali ed acrobatiche. La maggior parte delle abitazioni era distribuita lungo un viottolo che conduceva ad un pittoresco ponte in pietra, costruito all'epoca delle invasioni normanne. Sotto la volta del ponte, ancora perfettamente integra, scorreva il “Nymph*”, un fiume talmente limpido da alimentare la credenza popolare che fosse abitato da una ninfa di nome Lif.

Nonostante l'indiscutibile ammontare di bellezze naturali e folkloristiche, New Harmony era una località poco conosciuta ed offriva scarse opportunità di lavoro. Il turismo e tutto il suo indotto non riuscivano, da soli, ad arginare la tendenza centrifuga che spingeva i giovani verso lidi più proficui. Una sorprendente eccezione al generale trasferimento di professionisti verso Londra fu una geniale biologa molecolare che, proprio al culmine della carriera, tornò a vivere nel villaggio natìo. I genitori l'avevano chiamata Lif, proprio come la ninfa della leggenda.

Lif era sempre stata diversa, diversa dalla gente del villaggio, dai suoi genitori, dai ragazzini che cercavano di avvicinarla per conoscerla meglio. Da piccola, preferiva leggere i libri di famiglia piuttosto che giocare in cortile con i suoi coetanei e, appena entrata in età scolare, fece di tutto per poter studiare in casa. Quest'atteggiamento misantropico, tuttavia, non deve trarre in inganno il lettore... Lif non odiava la gente, semplicemente riteneva inutile confrontarsi con gli altri. Un semplicissimo paragone può far comprendere meglio la sua condizione: Lif si sentiva come l'unico essere umano in un mondo popolato da scimpanzè. A lei non bastavano radici e banane, il cibo a cui ambiva era qualcosa di molto più prelibato: la scienza. A soli quattordici anni, la ragazza prodigio aveva già conseguito una laurea in biologia sperimentale e, un anno dopo, si era guadagnata il dottorato in biologia molecolare. Le più importanti università del Regno Unito avevano fatto a gara per accaparrarsi la sua mente formidabile, ma Lif desiderava impegnarsi sul campo ad altissimi livelli ed una cattedra, per quanto prestigiosa, non glielo avrebbe permesso. Quando la facoltosa società americana “ GENESLAB ” le mise a disposizione laboratori e strumentazioni sofisticate, non seppe proprio resistere e partì subito alla volta degli Stati Uniti. In pochissimo tempo, la scienziata appena adolescente fu posta a capo di un'intera equipe di ricercatori e le fu permesso di condurre un progetto sperimentale a suo scelta. Lif colse al volo l'occasione per concentrarsi su un ambito della ricerca ancora poco conosciuto, quello delle cellule staminali*. Davanti al lavoro della genetista, però, si poneva un imponente ostacolo: l'etica. Per ottenere un gran numero di cellule staminali, infatti, il metodo più semplice ed efficacie è quello di utilizzare embrioni prodotti in laboratorio. A quei tempi, la maggior parte della comunità scientifica era convinta che ciò significasse giocare con la vita, fingersi Dio. Per Lif, invece, il fine giustificava qualsiasi mezzo impiegato. Grazie alle staminali si sarebbero potuti generare tessuti ed organi direttamente in laboratorio, arginando il problema delle interminabili liste d'attesa per i trapianti e limitando il rischio di rigetto. In ogni caso, la GENESLAB si rifiutò di finanziare il progetto, definendolo “ fantascientifico ed irrealizzabile ” ; a nulla valsero le proteste della ragazza contro un sistema ancora troppo bigotto. Lif, però, non era certo il tipo di persona che si arrendeva così facilmente... Una notte, mentre tutti i membri dello staff erano già nelle loro case da molte ore, entrò in laboratorio e, con un campione di sperma che aveva acquistato in una banca del seme, fecondò i propri ovuli, prelevati in assoluta segretezza. Gli embrioni così ottenuti erano pronti per essere ingegnerizzati, ma prima che la scienziata potesse anche solo iniziare ad ibernare i campioni, fu bloccata dalla polizia che, inspiegabilmente, era già stata messa a conoscenza dei suoi piani. Poco tempo dopo, si venne a sapere che una biologa rivale di nome Catherine Ollswarth l'aveva pedinata e spiata per mesi tentando di coglierla in fallo e, quando alla fine c'era riuscita, l'aveva subito denunciata alle autorità.

La “ bravata ” al laboratorio costò a Lif la fine del lavoro alla GENESLAB ed il marchio vitalizio di scienziata folle. É facile intuire cosa avvenne in seguito... La ragazza cadde in un buco nero di depressione da cui nessuno avrebbe potuto risollevarla. Nel vano tentativo di riacquistare un po' di stabilità psicologica, decise persino di tornare a New Harmony, ma mai avrebbe immaginato che in quel posto desolato la sua vita potesse essere ulteriormente sconvolta... Fondamentalmente, si trattò di una banale distrazione, una di quelle che la geniale scienziata detestava concedersi, causata da una birra di troppo, un paio di occhi grigi come il cielo d'inverno e braccia muscolose e forti come cesoie... Dieci minuti, tre colpi di reni e l'unico ovulo che la dottoressa Lif River non avrebbe mai voluto fosse fecondato era già una nuova vita che cresceva dentro di lei.

 

§§§

 

Il sole d'agosto batteva impietosamente sul viottolo antico, arroventando le pietre e l'aria densa di polvere. Un rumore di passi, lenti e cadenzati, sconvolgeva la quiete ovattata di quel sonnolento pomeriggio estivo, impedendo alle lucertole di scaldare tranquillamente il loro sangue. Una giovane donna, vestita solo della sua folta chioma color platino, procedeva sicura lungo la strada cocente, senza esitare neanche un secondo nonostante i piedi nudi. I lunghi capelli ricci ondeggiavano per l'attrito con l'aria, avvolgendo come sottili anelli di seta le membra ceree e le curve appena accennate. Dopo qualche minuto di cammino, la donna giunse sul ponte normanno e salì in cima al cornicione, guardando il cielo terso con un'espressione più che trasognata, distante... In quel momento, sembrava una figura talmente eterea che chiunque l'avrebbe scambiata per un angelo sceso direttamente dal coro dei Serafini*... Proprio come un angelo, la giovane spiccò il volo, spalancando le braccia in un gesto di estrema liberazione.

Nate River avrebbe potuto giurare che sua madre stesse sorridendo mentre i flutti del fiume la inghiottivano in un abbraccio mortale.

 

Da quel giorno, il “Nymph” riaccolse finalmente la sua ninfa perduta.

 

 

 

Nate aveva seguito sua madre quando era uscita di casa e, poi, si era nascosto dietro un cespuglio di oleandri, assistendo al suicidio senza muovere un muscolo. In fondo aveva solo sei anni, che cosa avrebbe potuto fare? In fondo, se anche ne avesse avuti venti, non l'avrebbe fermata... Lif era sempre stata una donna sola ed infelice, prigioniera della sua mente troppo geniale. Il licenziamento e la derisione da parte dell'intera comunità scientifica l'avevano completamente annientata e neppure la responsabilità di un figlio da crescere riuscì a salvarla dalla depressione. Per giustizia nei suoi confronti, va chiarito che la scienziata desiderava davvero occuparsi di Nate nel migliore dei modi, ma nonostante gli sforzi, non riusciva proprio ad essere una buona madre. Certe persone, purtroppo, sono costituzionalmente incapaci di avere una genuina vita affettiva e Lif si sentiva tra quelle. Le sue strabilianti facoltà intellettive tendevano a soffocare la sfera emotiva, rendendo artificioso e frustrante qualsiasi tentativo di contatto intimo col bambino. Verso la fine, si era addirittura convinta che Nate, senza di lei, avrebbe potuto condurre un'esistenza più felice e, forse, anche per questo, aveva scelto di arrendersi alla morte.

 

 

§§§

 

 

Vincent Hastings, direttore della casa-famiglia di New Harmony, osservava Quillish Wammy con la coda dell'occhio, mentre il celebre inventore scorreva attentamente le righe del fascicolo relativo a Nate.

 

 

 

 

  • E così direttore Hastings, questo bambino avrebbe un quoziente intellettivo di 171?

  • Esatto, tutti i test lo confermano. Inoltre, sembra sia affetto dalla sindrome di Asperger.

  • Capisco, con un'intelligenza matematica a questi livelli è piuttosto comune. In ogni caso, credo proprio che lo porterò con me a Wincester.

  • Per noi non ci sono problemi signor Wammy, disponga di Nate come meglio desidera.

 

 

 

Nate, ignaro delle conversazioni sul suo futuro, sedeva da solo nel giardino della casa-famiglia, e costruiva, con estrema concentrazione, un puzzle bianco recante una piccola “ L “ maiuscola sul margine superiore sinistro. Quel gioco era un dono –l'unico- che sua madre gli aveva fatto il giorno prima di gettarsi nel fiume. Forse, la lettera stampata stava a significare “ ricordati di me ”, o forse, più probabilmente, “ completa il puzzle che io ho abbandonato “. Nate, nel pensare a Lif, provava quasi esclusivamente fastidio, dopotutto loro, più che una famiglia, erano sempre stati solo due esseri umani costretti a condividere lo stesso spazio vitale. Ciò che irritava oltremodo l'albino era la consapevolezza che una mente brillante aveva permesso al mondo di invaderla e stravolgerla. Lui non avrebbe mai commesso lo stesso errore di sua madre, non sarebbe morto senza concludere il puzzle.

 

 

 

  • Ciao!

 

 

 

Nate distolse per un attimo lo sguardo dalle tessere sparse sul prato per rivolgerlo verso la voce che lo aveva appena salutato. Un ragazzo dall'età indefinibile, con intensi capelli neri tutti arruffati, profonde occhiaie ed un'evidente scoliosi, gli sorrideva in maniera inquietante, senza battere ciglio. All'inizio, il bambino fu quasi tentato di chiamare aiuto, ma poi, per qualche strana ragione, decise che poteva fidarsi di quel tipo assurdo e con un “ ciao “ stentato, ricambiò il saluto.

 

 

 

  • Ho notato che stai componendo un puzzle davvero molto particolare. É tutto bianco, ma in cima c'è la lettera L che, guarda caso, è anche l'iniziale del mio nome!

  • Fortunata coincidenza.

  • Lo credo anch'io... Come ti chiami?

  • Dovresti essere tu il primo a presentarsi, visto che ti sei avvicinato a me senza ricevere alcun invito.

  • Hai ragione, sono stato scortese credo... In certe circostanze, non so mai come dovrei comportarmi! Comunque puoi chiamarmi Law*, se ti fa piacere.

  • Ok... Io sono Nate.

 

 

 

Il bambino smise quasi all'istante di prestare attenzione al suo interlocutore, riprendendo ad inserire le tessere al loro posto come se non ci fosse nessuno. L, per nulla infastidito dal trattamento ricevuto, osservava attentamente i movimenti precisi delle mani di Nate e non poteva evitare di pensare a quanto quel piccolo albino gli ricordasse se stesso. Una strana sensazione s'impossessò del detective ed un brivido anomalo gli percorse la spina dorsale, stringendo lo stomaco in una morsa d'angoscia. Perchè il pensiero della morte gli era sovvenuto proprio di fronte ad una vita appena sbocciata?

 

 

 

  • Nate... Un nome davvero insolito. É l'abbreviazione di Nathan per caso?

  • No, di “ natural “. Mia madre trovò “ divertente ” chiamarmi Natural River, come se fossi un fiume che sgorgava direttamente dal suo genio.

 

 

 

Subito dopo aver parlato, Nate si chiese per quale assurdo motivo avesse detto certe cose ad un perfetto sconosciuto. Eppure, la tranquillità che gl'infondeva la compagnia di quel ragazzo non accennava a scomparire.

 

 

 

  • Non preoccuparti, non stai parlando troppo, sono io che ti sto assillando con domande stupide.

 

 

 

Ma chi diavolo è questo tizio? E perchè sembra quasi che possa leggere i miei pensieri?! ”

 

 

 

  • Chi sei e che cosa vuoi da me? Non ti ho mai visto in questa casa- famiglia.

  • Diciamo che sono una persona di cui puoi fidarti ciecamente, ma credo tu l'abbia già capito... E non ho nessun potere occulto. Posso comprendere ciò che pensi perchè sono molto vicino a te...

  • Vicino... A me?

  • Non mi credi? Hai mai avuto la sensazione che le persone intorno a te viaggiassero al rallentatore? Fidati, se mi seguirai, ti porterò in un posto dove non dovrai limitarti per essere al passo con gli altri. Sarai libero di essere te stesso, sempre.

  • É per questo che sei qui, per portarmi via?

  • Esatto... Accetti di abbandonare New Harmony e la tua vecchia vita, per sempre?

  • Accetto. Mi accompagnerai tu?

  • No, ma ti assicuro che, in un modo o nell'altro, come ho già detto, ti sarò vicino*.

 

 

 

 


NOTE:

 

Ecco il secondo capitolo della mini “ storia nella storia “. Spero, come sempre, di non avervi annoiato!

 

  1. New Harmony = questo villaggio esiste realmente, anche se non in Inghilterra. Ho voluto citare esplicitamente l'esperimento sociale di Rober Owen. Per chiunque fosse interessato, ecco il link: http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CDQQFjAA&url=http%3A%2F%2Fen.wikipedia.org%2Fwiki%2FNew_Harmony%2C_Indiana&ei=-yhiUdj2BI3DPIGhgMAH&usg=AFQjCNGR9ObQejLFOhv6IuNvIUKElviNjw&sig2=RiI_zF_1aJsHlG3akrj53w

  2. Nymph “ = “ Ninfa “. Che io sappia, questo fiume non esiste.

  3. Cellule staminali = Le cellule staminali sono cellule che non hanno ancora subito un processo di differenziamento, per cui, potrebbero potenzialmente trasformarsi in cellule di qualsiasi tipologia. Le cellule staminali EMBRIONALI sono perfettamente pluripotenti e, in teoria, possono essere messe in coltura ed indotte a differenziarsi nel tipo cellulare del tessuto richiesto. I vantaggi terapeutici di un simile trattamento appaiono evidenti.

  4. Serafini = angeli di straordinaria bellezza, appartenenti all'ordine più alto in quanto più vicini alla Luce di Dio.

  5. Law = diminutivo di Lawliet che casualmente? Significa anche “ legge “. Dopotutto, qualche anno dopo, sarà proprio L a dire “ io sono la giustizia “.

  6. ti sarò vicino “ = vicino-near... Chissà, potrebbe essere andata anche così. Voi che dite?

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Capitolo 24
*** Points, lines and rays: intermission ***



 

Points, lines and rays: intermission

 

 

 

 

 

Ascolta il silenzio della notte senza timore... Lei ti dirà chi sei.

 

 

 

 

Suor Grace, ammantata in una vestaglia di lana grezza color kaki, attendeva impazientemente l'arrivo di Wammy, puntando, di tanto in tanto, lo sguardo verso la strada che conduceva all'ingresso principale. Ormai erano le tre di notte e la donna, ferma sulla soglia della House da circa un'ora, iniziava ad accusare sul suo corpo, non più giovane, le conseguenze della pungente aria inglese. L'inventore aveva avvertito la direzione che sarebbe arrivato nel primo pomeriggio con un nuovo orfano, ma a causa di uno sciopero delle linee aeree, il suo volo era stato soppresso, costringendolo a ritardare l'incontro.

Proprio quando la suora stava per gettare la spugna, il pesante cancello di ferro cigolò rumorosamente, come a volersi lamentare di essere stato destato ad un'ora così tarda, segnalando l'arrivo della Rolls.

La lussuosa automobile nera, tirata a lucido con una cura quasi maniacale, si insinuò nell'ampio viale alberato dell'istituto, fendendo con i fari alonati la densa oscurità della notte.

 

 

 

  • Ecco giovanotto, finalmente siamo arrivati. Puoi scendere.

 

 

 

Near era talmente distratto dalla contemplazione della Wammy's House che neppure sentì le parole dell'inventore. Pochissime luci illuminavano l'antico edificio, diffondendo dalle fessure delle finestre chiuse un bagliore quasi spettrale.

 

 

 

  • Ehi, ti sei addormentato?

 

  • Uhm? No... Sono sveglio.

 

  • Bene, allora sei pronto per entrare nella tua nuova casa?

 

  • Credo di si...

 

 

 

Wammy prese in braccio il piccolo albino che disapprovò quel contatto così intimo, ma non fece nulla per opporvi resistenza.

Ciabattando rapidamente, suor Grace raggiunse i due visitatori, accogliendoli con un sorriso tirato a causa del vento gelido. I brividi la scuotevano così forte da far persino ballare la dentiera contro le gengive arrossate.

 

 

 

  • Grazie a Dio siete arrivati! Temevo non foste riusciti a partire!

 

  • Sorella, la ringrazio davvero per la preoccupazione, ma non doveva attenderci sveglia. Per di più, sta tremando dal freddo! La prego di seguirmi dentro, stavolta mi prenderò io cura di lei servendole un bel tè bollente.

 

 

 

La donna arrossì vistosamente, non riuscendo a mascherare l'interesse, tutt'altro che spirituale, che aveva sempre nutrito nei confronti del geniale filantropo, protettore dei bambini più sfortunati.

 

 

 

  • Oh, signor Wammy, lei è troppo gentile! Ma si, dentro staremo sicuramente meglio e potrò fare la conoscenza di questo grazioso angioletto. Lo sai che sembri proprio uno dei puttini* della nostra cappella?

 

 

 

Near storse il naso sentendosi paragonare ad un angelo. Ogni volta che vedeva una di quelle creature su un dipinto o un'icona gli veniva in mente sua madre, il Serafino che aveva spiccato il volo dimenticando di indossare le ali...

Quando furono finalmente al riparo nella cucina della House, Watari lasciò a terra il bambino che iniziò ad arricciarsi una ciocca di capelli con lo sguardo completamente perso nel vuoto. Mentre metteva sul gas una teiera colma d'acqua per preparare il tè, l'inventore osservava preoccupato quegli occhi grigi, così vitrei e spenti che sembravano appartenere ad una bambola di porcellana più che ad un essere umano.

 

 

 

  • Suor Grace, immagino che Roger non sia qui a Winchester, altrimenti sarebbe già venuto a salutarmi!

 

  • Oh, sì, quasi dimenticavo! Il direttore ha lasciato l'istituto oggi pomeriggio... Sembra che sua cugina Florence sia stata ricoverata d'urgenza per insufficienza respiratoria!

 

  • Santo cielo! E ci sono novità?

 

  • Stia tranquillo, prima di cena il direttore ha chiamato per comunicare che l'emergenza è rientrata, ma preferisce ugualmente rimanere in ospedale, non si sa mai! Mi ha pregato anche di dirle che la stanza di Near, la 50 B, è stata sistemata come da lei espressamente richiesto. Beh, immagino che Near sia proprio il dolce tesoro che ha portato qui stanotte!

 

  • Esatto...

 

  • Allora resterà stabilmente con noi?

 

  • Sì, se vorrà e fin quando vorrà...

 

  • Ma certo, sono sicura che si troverà benissimo con tutti gli altri bambini. Sai Near, questo posto è stato allestito per accogliere prodigi, proprio come te!

 

 

 

Sentendo le ultime parole della suora, Nate sembrò quasi ritornare alla realtà dopo un prolungato stato di trance. A piccoli passi, il bambino si avvicinò a Grace ed iniziò a fissarla con insistenza, quasi volesse imprimere nella memoria ogni singola ruga del suo viso.

 

 

 

  • Prodigi, dice? Che cos'è un prodigio signora suora?

 

  • Che carino, non sai ancora il significato di questa parola? Un prodigio è qualcosa di straordinario, raro e speciale.

 

  • Davvero? Allora non riesco a capire...

 

  • Cosa non ti è chiaro tesoro?

 

  • Se siamo tutti figli di Dio, non dovremmo essere anche uguali ed avere le stesse possibilità? Perchè io sono un prodigio ed un altro non lo è?

 

  • Beh, ecco... Ovviamente tutti i bambini sono un meraviglioso dono di Dio, ma alcuni hanno, come dire, una marcia in più!

 

  • Una marcia in più... Non ha senso. Se la vera Giustizia esiste, allora quelli che vengono definiti “ prodigi “ ed hanno una “ marcia in più “, sono destinati a mancare in qualcosa che solo i cosiddetti “ normali “possono avere.

 

  • Ma... Piccolino... I disegni del nostro Signore sono talmente ampi e perfetti che nessuno di noi semplici umani può comprenderli!

 

  • Ah no? Neanche un prodigio come me? Peccato...

 

 

 

Wammy ascoltò in silenzio tutta la conversazione tra Nate e la suora, chiedendosi come fosse possibile che un bambino all'apparenza così innocente, deridesse con tanta spietata freddezza le credenze religiose di una donna molto più matura. Grace, tuttavia, neppure si rese conto di essere stata trattata da sciocca credulona, in fin dei conti, era davvero ingenua come appariva.

 

 

 

  • Near, è già molto tardi. Temo che la tua chiacchierata con suor Grace dovrà interrompersi.

 

  • Che peccato, ma il signor Wammy ha ragione piccolino! Domani sarà una giornata impegnativa... Cerca di riposare!

 

  • D'accordo...

 

 

 

Watari salutò cordialmente Grace augurandole la buonanotte e, poi, prendendolo per mano, accompagnò Nate al terzo piano. Durante il tragitto l'inventore e il bambino non si scambiarono una sola parola, un po' perchè a quell'ora dormivano già tutti e bisognava fare silenzio, un po' perchè, effettivamente, non avevano nulla da dirsi.

 

 

 

  • Allora Near, questa è la tua camera. Ho preferito darti una singola, ma se vorrai, ti trasferirò subito in una mista.

 

  • La singola andrà benissimo.

 

  • Ne ero certo... Beh, allora, cerca di riposare almeno un po'. Domani, o meglio, tra poco, verrò a prenderti per farti fare un giro completo dell'istituto. Dormi bene.

 

  • Arrivederci.

 

 

 

Near attraversò la porta che gli era stata indicata, richiudendosela subito alle spalle con uno scatto sonoro. Incerto nei movimenti, il bambino si sfilò le Espadrillas* bianche ed iniziò a perlustrare a grandi passi la sua nuova stanza, senza accendere la luce. L'ambiente era già abbastanza illuminato dal chiarore lunare che penetrava da un'alta finestra ad oblò e, in ogni caso, permettendo alle ombre di occultare i particolari più minuti, Near riusciva ad illudersi di essere ancora a New Harmony. Non che fosse affezionato a quel villaggio, sia chiaro! Il punto è che la sua mente geniale, poco avvezza ai cambiamenti, preferiva crogiolarsi in fallimentari costruzioni di fantasia piuttosto che ammettere di essere stata sconvolta dall'impatto con una realtà sconosciuta.

 

 

 

 

Perchè ho accettato di venire in questo posto? Non potevo starmene tranquillo alla casa-famiglia? Qui c'è sempre un sacco di gente... “

 

 

 

La stanza 50 B era abbastanza piccola, come tutte le singole del resto, ed aveva un mobilio decisamente scarno. Un armadio a due ante occupava quasi per intero la parete di destra e, di fronte ad esso, era posto un lettino con la testiera in ferro battuto. La parete di sinistra, invece, era occupata da una libreria con qualche tomo enciclopedico, all'interno della quale era incassata una scrivania all'apparenza molto vecchia. L'albino raggiunse l'angolo studio ed iniziò a percorrere con l'indice il profilo consunto della scrivania, senza guardarlo. Ad un tratto, avvertì sotto il polpastrello una serie di avvallamenti più regolari e decise di abbassare lo sguardo. Il legno era inciso con precisione e riportava una piccola scritta : ” Lawliet was here “ .

 

 

 

Lawliet... was here*... Ma che significa? E poi, chi sarebbe questo Lawliet? Meglio non pensarci... ”

 

 

 

Una spiccata misofobia* imponeva a Nate di non riflettere troppo su chi avesse precedentemente occupato la sua stanza... La sola consapevolezza che qualcuno aveva toccato tutti i mobili e gli oggetti che adesso appartenevano a lui bastava a disgustarlo.

Con estrema riluttanza, l'albino si abbandonò sul letto, determinato a riposare almeno per un paio d'ore. Addormentarsi quella notte, però, sembrava molto più difficile del solito e, quando finalmente il sonno ebbe la meglio sulla tensione, uno strano incubo sopraggiunse dai recessi del subconscio...

 

Near camminava tranquillo in una strada di campagna piena di fiori e farfalle colorate, senza sapere dove fosse diretto. Lo scenario cambiò improvvisamente, ed il bambino si ritrovò sull'orlo di un precipizio, con una corda che lo teneva ancorato ad una quercia secolare dal fusto innaturalmente bianco e luminoso. Nonostante fosse una visione meravigliosa, lui la trovava estremamente inquietante. Ad un tratto, la corda iniziò a sfilacciarsi e Nate cadde dal precipizio, tuffandosi in un fiume d'acqua bollente che gli toglieva il respiro e lo avvolgeva nelle sue spire cocenti...

 

Quando Near riaprì gli occhi, la sensazione di umido e caldo non era scomparsa... Con orrore, si rese conto immediatamente di aver bagnato il letto. Era la prima volta che gli succedeva una cosa del genere, neppure da piccolissimo si era mai fatto la pipì addosso...

 

 

E adesso cosa faccio? Non voglio attirare l'attenzione su di me già dal primo giorno! “

 

 

 

L'albino pensò che la cosa migliore da fare fosse liberarsi prima possibile delle prove del “ misfatto “ , così, raccattò in fretta le lenzuola sporche ed uscì silenziosamente dalla stanza. Sperava di riuscire a raggiungere in qualche modo la lavanderia, anche se non aveva idea di dove si trovasse e l'oscurità gli impediva di orientarsi agevolmente. Dopo aver percorso a tentoni qualche metro senza vedere assolutamente nulla, il bambino urtò contro qualcosa di morbido e solido al contempo, ruzzolando sul pavimento.

 

 

 

  • Ah, ma che cazzo?!

 

  • Ohi...

 

 

 

Il corridoio fu improvvisamente rischiarato dalla fiamma fioca di uno zippo che svelò la figura di un ragazzino piuttosto esile, con gli occhi azzurri e lunghi capelli biondi.

 

 

 

  • Dannazione, questo maledetto coso non funziona bene! Dopotutto, cosa potevo mai aspettarmi dalla roba di Another?!

 

 

 

Il biondino sembrava troppo impegnato ad imprecare per accorgersi di Near che, dal canto suo, sperava davvero di passare inosservato nonostante lo scontro. Le sue speranze, ovviamente, furono deluse...

 

 

 

  • Beh, allora? Che ci fai lì per terra con quelle lenzuola addosso? Stai giocando al fantasma imbranato? Ehi, ma... Quella macchia non sarà mica... Pipì?!! Ti sei pisciato addosso??!

 

 

 

Mentre Mello sghignazzava spietatamente, Nate scattò in piedi, cercando di approfittare di quel momento di distrazione per fuggire. Prima che potesse allontanarsi a sufficienza, però, il suo braccio sottile fu agguantato dalla mano del biondo.

 

 

 

  • Ehi, non scappare nanerottolo!

 

  • Lasciami! Non ho tempo da perdere, devo portare queste in lavanderia prima che si sveglino tutti!

 

  • E come pensi di fare? Guarda che la lavanderia è dalla parte opposta...

 

  • Ah...

 

  • Tu non sei di qui, vero?

 

  • No... Sono arrivato stanotte e non mi va di mettermi subito nei guai solo perchè... Perchè...

 

  • Perchè ti sei pisciato addosso?

 

  • Già...

 

  • Dai, ti ci accompagno io in lavanderia! Se la cerchi da solo mi sa che finisci dritto nell'ufficio della mummia bavosa!

 

  • Mummia... Bavosa?

 

  • Sì, Roger! Sai, vecchio, mezzo calvo, brutto come il peccato! Imparerai ad odiarlo!

 

  • Forse ho capito a chi ti riferisci... Se si tratta del direttore Roger Ruvie, so che non è a Winchester perchè una sua cugina è ricoverata in ospedale.

 

  • Ma dai!! Fantastico! Che pacchia!!

 

 

 

Near si stupì dell'entusiasmo con cui quel ragazzino aveva accolto la notizia dell'assenza di Roger, dopotutto, il direttore non era certo impegnato in una gita di piacere!

 

Meglio non discutere... Questo tipo ha qualcosa di strano... “

 

 

 

  • Beh, allora, mi accompagni sul serio?

 

  • Sì, andiamo. Da questa parte, attento agli scalini, se cadi facciamo rumore e poi chi la sopporta Berenice! Appuntati anche questo nome, Berenice è una belva mitologica travestita da custode grassona!

 

  • Capito... Lo terrò a mente.

 

 

 

Per raggiungere la lavanderia, Mello e Near dovettero compiere un tragitto abbastanza lungo, che includeva anche una rampa di scale a chioccola. Questo passaggio in particolare fu, di certo, il più difficoltoso e, a causa del buio pesto, proprio prima di raggiungere l'ultimo gradino, l'albino inciampò nelle lenzuola e cadde in avanti, trascinando il compagno sotto il suo peso.

 

 

 

  • Accidenti, per poco non mi facevi rompere il naso! Ma dico, sei proprio impedito! Passi più tempo per terra che in piedi! Ehi...

 

 

 

Mello era steso a faccia in giù con Near accasciato sulla sua schiena e, in quella posizione così ravvicinata, potè avvertire distintamente il tremore dell'albino.

 

 

 

  • Che ti prende? Ti sei rotto qualcosa?

 

  • N-no... Sto bene.

 

  • Hai paura?

 

 

 

Nate non si aspettava di ricevere quella domanda e, soprattutto, non si aspettava di dover rispondere affermativamente. Prima di allora, infatti, aveva sempre considerato la paura un sentimento molto lontano, quasi alieno.

 

 

 

  • C-come scusa?

 

  • Ti ho chiesto se sei spaventato...

 

  • Sì, lo sono... Anche se non riesco a capire perchè...

 

  • Non è un problema... Tutti i bambini, a volte, hanno paura.

 

  • Anche tu?

 

 

 

Mihael riaccese lo zippo che si era spento a causa della caduta e, poi, iniziò a fissare con aria mortalmente seria il viso pallido di Nate.

 

 

 

  • Se dici a qualcuno quello che sto per raccontarti, giuro che ti ammazzo! E non scherzo!

 

  • Non mi sembri un tipo che scherza tanto facilmente... Puoi fidarti, sarò una tomba.

 

  • Uhm, interessante scelta di parole... Comunque, la mia prima notte qui me la sono fatta sotto anche io... E ho pure dato di stomaco! Non sei il solo a sentirti così e ti assicuro che non sarà l'ultima volta che ti capiterà una cosa del genere.

 

  • A te è successo di nuovo stanotte?

 

  • Certo che no! Non sono mica un pisciasotto!

 

  • Ah, ecco...

 

  • Cos'è questo tono condiscendente?!

 

  • Nulla, nulla... Mi chiedevo solo per quale motivo sei ancora sveglio a quest'ora. Uno che non ha più paura dovrebbe dormire tranquillamente...

 

  • Non sono cose che ti riguardano fiocco di neve! Allora, vogliamo muoverci prima che ci trovi qualcuno?

 

  • D'accordo, non fare tanto rumore per niente...

 

 

 

I due nottambuli s'incamminarono di nuovo alla volta della lavanderia e, non appena la raggiunsero, inserirono subito le lenzuola in una delle lavatrici, prendendone, poi, un set pulito da una grossa cesta di vimini.

 

 

 

  • Ecco fatto, adesso credo sia meglio levare le tende! Siamo stati fin troppo fortunati!

 

  • Già, se mi scoprono ho fatto tanta fatica per niente...

 

  • Abbiamo fatto tanta fatica per niente! Sii un po' più riconoscente nano da giardino decolorato!

 

  • Sono contento che il mio albinismo ti scateni la fantasia, ma sappi che il mio nome non è fiocco di neve, né tanto meno nano da giardino decolorato!

 

  • Guarda che non è colpa mia se non ti sei presentato!

 

  • Beh, neanche tu l'hai fatto!

 

  • Ti ricordo che sei tu che mi sei finito addosso all'inizio e, ora che ci penso, non mi hai neanche chiesto scusa!

 

  • Stavamo camminando al buio, chi ti assicura che sono stato io a finire addosso a te e non il contrario?

 

  • Oh basta! Mi hai rotto, finiamola qui!

 

  • D'accordo...

 

  • Ma tu dici sempre “d'accordo” con quel tono piatto?!!

 

  • Adesso anche la mia voce non ti sta bene?

 

 

 

I due continuarono a battibeccare sommessamente per tutto il tragitto verso i dormitori. Quando giunsero al terzo piano, il sole aveva già iniziato a fare capolino oltre le colline di Winchester, diffondendo il suo pallido chiarore attraverso le finestre dell'orfanotrofio.

 

 

 

  • Merda, albeggia! Se Matt non mi trova in stanza verrà a cercarmi come suo solito! Beh, ci si vede omino bianco!

 

  • Comunque, io sono Near!

 

  • Near eh? Ich bin Mello, ist die freude ganz dir!

 

  • Ich glaube nicht!*

 

  • Sai anche il tedesco eh? Ci sarà da divertirsi con te omino bianco!

 

  • Ti ho detto che il mio nome è Near!

 

  • Si si certo! A presto omino bianco!

 

 

 

Perchè qualcosa mi dice che non la smetterà mai di chiamarmi in quel modo? “

 

 

 

 

 

 

NOTE:

 

 

Ecco pronto un altro capitolo di points, lines and rays... In effetti, non lo considero un vero e proprio capitolo, ma una sorta di “ intromissione “... Beh, bando alle ciance!

 

  1. Puttini = il termine “ putto “ designa, nella storia dell'arte, un elemento per lo più decorativo raffigurante Eros, figlio di Venere, in forma di bimbo paffutello e riccioluto. Dall'età paleocristiana in poi, i puttini hanno iniziato ad essere considerati anche figure angeliche, oltre che mitologiche.

  2. Espadrillas = calzature leggere, senza lacci, paragonabili alle Vans o ai mocassini.

  3. Lawliet was here “ = Lawliet è stato qui.

  4. Misofobia = Disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzato dal terrore assoluto di una qualsiasi forma di contaminazione da sporcizia o da germi.

  5. M : Ich bin Mello, ist die freude ganz dir! = io sono Mello, il piacere è tutto tuo!

          N: Ich glaube nicht! = non credo proprio!

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** Slip into my barriers ***


Slip into my barriers

 

 

 

 

Negli ultimi tempi, le barriere che Near aveva eretto intorno a sé, per proteggersi dal mondo, si stavano rapidamente sgretolando come fossero mura di cristallo assediate dalle truppe di Leonida. Che cosa aveva fatto per meritarsi una simile sciagura?

 

 

Non ho fatto nulla, assolutamente nulla, come sempre... Ma allora perchè, perchè proprio io??”

 

 

E all'improvviso, un pensiero balenò nella mente perfettamente lucida e brillante dell'albino... Aveva trascurato un aspetto fondamentale, qualcosa che persino la logica più raffinata non può contemplare: la variabile impazzita.

 

La variabile... Impazzita...”

 

 

 

  • Ehi, omino bianco!

 

  • Ecco, a proposito di folli...

 

 

 

Mello era riuscito a fare irruzione in infermeria grazie al permesso di Lorry che prima, però, si era premurata di medicargli alla bell'e meglio il labbro sanguinante nella stanzetta attigua a quella riservata alle lunghe degenze.

Non appena lo riconobbe, Near si sollevò a sedere ed iniziò a squadrare l'amico da capo a piedi, soffermandosi, soprattutto, sul suo volto tumefatto.

 

 

 

  • Buongiorno Mello...

 

  • 'Giorno...

 

 

 

Il biondo si accasciò su una sedia vicino al letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e fissando mestamente il pavimento bianco. Nate lo aveva visto molto spesso conciato male dopo una rissa, ma mai con quella espressione così abbattuta... Nella maggior parte dei casi, infatti, anche dopo essere stato picchiato, Mello conservava un atteggiamento spavaldo e non faceva altro che vantarsi di tutti i pugni che aveva assestato all'avversario.

 

 

 

  • Immagino sia inutile chiederti cosa ti è successo...

 

  • Diciamo pure che mi sembrava troppo strano che fossi tu quello ferito mentre io continuavo a ciondolare illeso per i corridoi.

 

  • Posso almeno sapere se pensi sia coinvolto il maniaco? Per caso sei stato aggredito al buio?

 

  • No, tranquillo... A quanto pare, non sono una preda abbastanza appetibile per lui.

 

 

 

Mello realizzò con stupore di essere geloso, geloso perchè un folle assassino aveva preso di mira Near e Backup e non lui. Tale consapevolezza lo spinse ad interrogarsi sul suo stato mentale... Inaspettatamente, gli sovvennero le parole che Backup gli aveva detto sul terrazzo qualche tempo prima “ Questo psicopatico sembra attaccare esclusivamente i più dotati, come mai ancora non ti è stato fatto nulla? Forse perchè sei solo il numero 3... “.

 

 

 

  • Cos'è quella faccia tirata Mello? Vorresti essere al mio posto per caso?!

 

  • Non dire idiozie...

 

  • Il fatto che un pazzo abbia deciso che non gli interessi non fa di te una nullità...

 

  • Lo so benissimo! Io sono il migliore qui dentro!!

 

 

 

Il biondo scattò in piedi e diede un forte calcio alla sedia su cui era seduto, spingendola due metri lontano... Era nervoso, agitato e completamente stravolto per il carico di eventi che le sue fragili spalle avevano dovuto sostenere in sole ventiquattr'ore. Near, dal canto suo, non riusciva a muovere un muscolo perchè temeva di poter peggiorare la situazione, anche solo respirando.

 

 

 

  • Mello... Cosa ti sta succedendo?

     

  • Non lo so... Ultimamente sto iniziando a chiedermi delle cose...

 

  • Ad esempio?

 

 

 

Mihael sedette sul letto accanto a Nate e lo guardò di sbieco, sorridendo amaramente.

 

 

 

  • Omino bianco, oggi sei dannatamente comunicativo...

 

  • E tu, invece, sembri aver perso la parlantina.

 

  • Vuoi giocare allo scambio di ruoli?

 

  • No, non ho affatto voglia di giocare...

 

  • Strano... Tu non fai altro dalla mattina alla sera... Giochi con i puzzles, i pupazzi, le persone...

 

 

 

Mello si stupì immediatamente di aver detto una cosa del genere... Perchè si stava comportando in quel modo? Non era certo andato da Near con l'intenzione di provocarlo, eppure...

 

 

 

  • Hai ragione Mello... A volte non mi rendo conto che, con le mie azioni o le mie parole, posso ferire gli altri, ma la stessa cosa vale anche per te.

 

  • Già... Dopotutto, non siamo così diversi noi due. Oggi, ad esempio, l'ho fatta grossa con Matt...

 

  • Allora è stato lui a picchiarti... Ora capisco.

 

  • Cosa?

 

  • Beh, se fosse stato un altro, avresti sicuramente reagito ed ora non saresti conciato in quel modo...

 

  • Non potevo alzare le mani addosso a Matt, dopotutto, è stata colpa mia... Ma non volevo fargli un torto, davvero! É stato solo... Un errore di giudizio.

 

  • Sai, a volte penso che tu sia troppo avventato. Se non ti facessi prendere dalle emozioni, riusciresti molto meglio.

 

  • Cos'è questa, una lezione gratuita?!! Solo perchè sei arrivato prima di me per una sola fottutissima volta, ti senti automaticamente autorizzato a farmi la predica?!!

 

  • Stai travisando le mie parole, come al solito!

 

  • Non ho travisato un bel niente! Me ne vado, mi hai rotto!

 

 

 

Mello si alzò velocemente dal letto e corse a grandi passi verso l'uscita dell'infermeria, livido di una rabbia che, ormai, aveva un estremo bisogno di essere sfogata. Proprio prima che potesse afferrare la maniglia della porta, la voce atona di Near lo fece paralizzare.

 

 

 

  • Mello... Hai paura?

 

 

 

Quella strana domanda risuonò più volte nella mente annebbiata del biondo, come un'eco lontana che, avendo smarrito la sua sorgente, ristagna tra i monti e li percorre senza una direzione precisa.

 

 

 

  • Io... Non ho paura di nulla, lo sai.

 

  • Tutti i bambini, a volte, hanno paura... Me lo dicesti tu, ricordi?

 

  • Tutti... I bambini... Già...

 

 

 

Facendo stridere rumorosamente le molle del materasso, Mihael sedette di nuovo accanto a Nate e, con l'indice della mano sinistra, iniziò a sfiorare il profilo della fasciatura sul suo collo. L'albino rabbrividì a quel tocco leggero e, per un attimo, pensò che l'amico volesse premere sul taglio per fargli provare dolore. Stranamente, quest'ipotesi non lo spaventò.

 

 

 

  • Near... La verità è che quella volta ti mentii. Noi non siamo mai stati bambini e non saremo mai neppure adulti... Nessuno può crescere da solo.

 

 

 

Per la prima volta in vita sua, Near sentì di aver compreso davvero cosa volesse dire Mello. Non si può raggiungere un adeguato sviluppo emotivo e psicologico contando solo su se stessi, è una semplice legge della natura, per questo anche i piccoli delle bestie vivono in stretto contatto con i genitori fin quando non sono in grado di affrontare il mondo autonomamente. In un certo senso il destino, suo e di Mello, era stato già segnato nel momento in cui avevano dovuto rinunciare per sempre ad una famiglia. Probabilmente avrebbero preso strade diverse, spinti da motivazioni diverse, ma la fine sarebbe stata la stessa, per entrambi: una morte solitaria.

 

 

 

  • M-mello...

 

  • Cosa c'è?

 

  • Nulla, lascia perdere.

 

  • Non tirarti indietro proprio adesso omino bianco! Su, parla!

 

  • É una cosa stupida...

 

  • A maggior ragione voglio sentirla, anzi, mi piacerebbe registrarti mentre ti abbassi a dire un'idiozia.

 

  • Ecco... Io... Io non so cosa sia la solitudine, non ho mai avuto un vero legame neanche con mia madre, ma tu... Tu sei diverso.

 

  • In che senso?

 

  • Beh, per me tu sei...

 

 

 

Near abbassò lo sguardo, confuso... Non gli era mai successo di parlare così apertamente con qualcuno e temeva che i suoi occhi potessero tradirlo, manifestando emozioni che preferiva nascondere persino a se stesso. Mello, invece, desiderava ardentemente vedere il compagno comportarsi da essere umano, una volta tanto, ma una strana sensazione alla bocca dello stomaco lo avvertiva di fermarsi, di non insistere oltre, altrimenti anche le ultime barriere sarebbero crollate, liberando l'accesso ad una porta che doveva restare chiusa.

 

 

 

  • Cosa? Cosa sono?!

 

  • Non ha importanza Mello, il tuo posto non è qui con me... Come ti ho appena detto, non soffro la solitudine e quando ti ho chiesto di starmi vicino l'ho fatto solo perchè ero spaventato. Adesso che sono stati allertati tutti mi sento al sicuro e non ho più bisogno di te. É meglio se torni da Matt.

 

  • Ma ti senti quando parli?!!

 

 

 

Mello s'irrigidì di colpo ed afferrò con una mano il bavero del colletto di Near mentre con l'altra stringeva una manciata dei suoi candidi ricci. L'albino mugolò leggermente per il dolore, ma in quel momento sapeva di dover resistere perchè se avesse ceduto, le sue parole non avrebbero avuto senso.

 

 

 

  • Certo che mi sento quando parlo, non sono sordo.

 

 

 

Il biondo serrò maggiormente la presa sui capelli, tirandoli e strappandone alcuni della fragile cute. Nate stavolta gemette più forte ed afferrò di riflesso il polso del compagno, lasciandolo subito dopo. Non voleva fermare Mello, o meglio, non doveva.

 

 

 

  • Perchè fai sempre così?!! Un attimo prima mi fai pensare che forse anche tu hai un briciolo di umanità sotto quella coltre di gelo che chiami corpo e un attimo dopo te ne esci con una delle tue solite bastardate!

 

  • Non mi sembra di aver detto nulla di male.

 

  • Ah no?! Sei davvero incredibile!! Sono venuto da te perchè neppure due giorni fa piagnucolavi come una femminuccia ed ho persino rischiato di essere beccato dalle guardie che ha piazzato Roger! E adesso mi dici che devo levare le tende perchè non ti servo più?!! Ma per chi diavolo mi hai preso?!! Non sono la tua fottuta balia, né tanto meno uno dei tuoi pupazzetti del cazzo!

 

 

Mello si accostò al viso dell'albino ed iniziò a scrutare con rabbia ogni singola sfumatura dei suoi occhi, notando nell'iride plumbea alcune venature rosate a testimonianza di una diffusa carenza di pigmentazione*.

 

 

 

  • Non sembri umano né fuori né dentro, Near... Mi chiedo solo perchè spreco ancora il mio tempo con te!

 

  • Infatti è per questo che ti ho consigliato di andar via.

 

  • Maledetto!!

 

 

 

 

Mihael, colto da una furia cieca, alzò il pugno verso l'alto con l'intenzione di colpire Nate dritto sul suo visino angelico. Poco prima che le nocche ossute raggiungessero il loro bersaglio, però, la porta dell'infermeria si aprì con uno scatto sonoro.

 

 

 

  • Ehi, Mello, si può sapere che stai combinando?!!

 

 

 

Backup lanciò una stampella* contro il biondo, mancandolo per pochi centimetri. Il “ miracolato “ lasciò Near e si alzò di fretta dal letto con un'espressione a metà tra il sorpreso e lo stravolto.

 

 

 

  • Ma sei impazzito?! Avresti potuto rompermi la testa!

 

  • Non frignare! Ho calcolato perfettamente la distanza prima di lanciarti la stampella e comunque, volevo difendere Near. Sei davvero un codardo, attaccare così un ragazzino più piccolo di te!

 

  • Io non lo stavo... E poi chi ti ha nominato protettore degli albini indifesi!? Fino a poco fa, Near non lo conoscevi neanche!

 

  • Beh, adesso lo conosco e non mi va che lo tratti come una pezza da piedi! Lui non è certo un cane da compagnia come Matt!

 

  • Non ti permettere di chiamare il mio amico in quel modo!! Almeno lui non sembra uscito dal Rocky horror picture show*!

 

  • Abbassa la cresta biondina, mi sa che a te piace parlare un po' troppo! Guarda come sei conciato, cos'è, Linda ti ha pestato perchè le hai rubato i trucchi?

     

  • Brutto stronzo, io ti ammazzo!!

 

 

 

Mello fece per scagliarsi contro Beyond, ma Near afferrò prontamente il lembo della sua maglia per fermarlo.

 

 

 

  • Mello, calmati per favore e tu Backup, smettila di provocarlo. É inutile azzuffarci tra noi quando c'è già in giro un pazzo che vuole ucciderci.

     

  • Non dirlo a me! É stato B a lanciarmi contro una stampella!

     

  • Te lo sei meritato!

     

  • Insisti!? Guarda che non ci metto niente a conciarti per le feste! Forse questa è la volta buona che qualcuno ti aggiusti i connotati!

     

  • Allora, o la finite con le idiozie o chiamo la sicurezza, intesi?!

     

  • Ma...

     

  • Niente ma! Backup, cosa sei venuto a fare in infermeria?

     

  • Beh, innanzitutto volevo premurarmi che stessi bene Near e poi...

     

  • Si?

     

  • Ho delle importanti novità sul caso... Forse l'arresto del maniaco non è poi così lontano!

 

 

 

 

 

NOTE:

 

Scusate la brusca interruzione del capitolo, ma volevo creare un po' di suspance...

 

  1. Mancanza di pigmentazione = Le iridi degli albini totali, molto spesso, sono completamente rosse a causa di una diffusa mancanza di pigmentazione. In alcuni casi possono essere molto chiare o presentarsi “ striate “ di rosa/ rosso.

  2. Backup lanciò una stampella... “ = ricordo che dopo l'aggressione in cappella, B è rimasto ferito alla gamba sinistra e gliel'hanno ingessata.

  3. The Rocky horror picture show “ = film del 1975 basato sulle rocambolesche avventure erotiche di Frank-N-Furter, scienziato transessuale di dubbie origini. Per saperne di più http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=0CD4QFjAB&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FThe_Rocky_Horror_Picture_Show&ei=8d5oUfbIF8a1O8begdAF&usg=AFQjCNFk3X6HksOg8t3OGHy51F6YvsmaWA&sig2=0y-ys0xYn-0muSnrneGJEQ

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Capitolo 26
*** Points, lines and rays: part three ***


Points, lines and rays: part three

 

 

 

Gioco di suoni e colori, armonia di corpi che si fondono in un lampo di vita, perfetta unicità sospesa tra le pieghe del tempo...

 

 

 

 

La modesta stanza d'hotel era immersa nell'oscurità, dalla finestra semiaperta non penetrava un solo filo d'aria ed il condizionatore a parete, danneggiato per l'usura, emetteva un ronzio fastidioso.

Shinji, modello ventenne, dormiva, completamente nudo, tra le lenzuola del piccolo letto ad una sola piazza, impregnandole di una forte essenza di pino silvestre. Il suo corpo atletico, coperto solo per metà, sembrava scolpito nel marmo dalle abili mani di uno scultore rinascimentale. Sì, Shinji era bello, davvero troppo bello, grazie ad una natura generosa che non si era mai risparmiata nell'elargirgli doni. Fin da piccolo, infatti, familiari ed insegnanti lo avevano esortato ad intraprendere una carriera nel mondo della moda e fu così che ottenne il suo primo lavoro a soli sette anni, come testimonial di una nota marca di indumenti per bambini. Da quel momento, i cancelli dorati del successo si spalancarono insieme a quelli del guadagno, senza più richiudersi.

Ci si potrebbe chiedere, allora, come mai un giovane tanto ricco avesse scelto di pernottare in un hotel di bassa leva, lontano dal centro di Tokyo e dalle sue principali attrazioni... La risposta, in verità, è abbastanza semplice: Shinji sperava di poter riposare dopo un estenuante servizio fotografico di quattro ore e sapeva benissimo che le sue fan non lo avrebbero mai cercato in un posto come quello. L'affascinante modello, però, non poteva immaginare che la sua stalker più accanita aveva avuto la costanza di raggiungerlo persino in un alberghetto di periferia...

 

Vulpe osservava assorta le fattezze, che pur già conosceva a memoria come una vecchia filastrocca, del suo Adone* addormentato... I capelli d'ebano erano sparsi disordinatamente sul cuscino, le braccia muscolose, spalancate in una sorta di grazia scomposta, sembravano invitare la compagnia di un altro corpo da avvolgere e l'addome magro, inumidito appena da qualche goccia di sudore proprio sotto l'ombelico, ricordava una duna del deserto increspata dal vento.

L'ammiratrice segreta aveva spiato molte volte il suo concupito, ma mai così da vicino e mai così intensamente... Qualcosa scattò in lei, un desiderio talmente forte che nessuna regola o esitazione avrebbe potuto chetarlo...

Come l'incauta Psyche* che, attratta dalla bellezza di Eros, non riuscì a dominare la tentazione di farlo suo, Vulpe si adagiò sul corpo di Shinji ed iniziò a baciarne la pelle morbida con riverenza, quasi temesse di romperla.

Il modello percepì un peso che gli gravava sul torace ed aprì gli occhi, ma non vedendo niente di strano, si persuase di stare ancora sognando. Ad un tratto, Shinji ebbe l'impressione che qualcuno dal tocco leggero gli stesse solleticando i fianchi ed una sensazione di intenso e piacevole calore invase il suo basso ventre... Ancora convinto di essere nel regno di Morfeo, il ragazzo si abbandonò, senza timore, al dolce ancheggiare di Vulpe sul suo bacino, respirando sempre più intensamente l'aria secca della stanza. Il vuoto e l'oscurità furono presto riempiti da sospiri densi, quasi palpabili, mentre il condizionatore continuava a ronzare, sfidando il frinire delle cicale giapponesi...

Quando, all'alba, Shinji si risvegliò, sul suo corpo non c'era traccia dell'insana passione che lo aveva consumato soltanto poche ore prima, eppure il giovane sapeva, nel profondo, di essere stato sedotto da un Succubo* ossessionato.

 

 

 

§§§

 

 

 

**Gook e Dellydublly scommettevano teschi come al solito, spettegolando sulle ultime novità per ingannare la noia delle loro esistenze vuote...

 

 

 

  • Allora Gook, vuoi sapere una notizia veramente succulenta?

     

  • Se ti riferisci allo scandalo di Vulpe, ne sono già al corrente...

     

  • Ma com'è possibile?! Chi te ne ha parlato vecchio bastardo?!!

     

  • In verità, ho origliato mentre Meadra e quell'idiota di Shidoh ne stavano parlando dietro la grossa roccia a forma di zanna.

     

  • Sempre ad impicciarti degli affari altrui, eh Gook?

     

  • Senti chi parla!

     

  • Comunque, cosa sai di preciso?

     

  • So che, tempo fa, Vulpe è scesa sulla terra per incontrare quel modello che spiava in continuazione dal vortice e, adesso, il Grande Re ha scoperto la sua scappatella.

     

  • Beh Gook, nonostante tutto, sono sempre io quello più informato!

     

  • Che vuoi dire?

     

  • Acqua in bocca, mi raccomando!

     

  • Si, certo, e adesso sputa il rospo!

     

  • A quanto pare, quella folle aspetta un bambino!

 

 

 

Gook lanciò in aria tre teschi e scoppiò a ridere sguaiatamente, scuotendo con violenza la collana di perle che gli scendeva fino ai piedi.

 

 

 

  • Santi dei della morte! Per un attimo ho creduto che dicessi sul serio Delly!

     

  • Guarda che non sto scherzando!

     

  • Oh, Andiamo! Noi shinigami abbiamo organi atrofizzati, non possiamo procreare!

     

  • Gook, sappi che Dellydublly non ti ha mentito.

     

  • Eh?

     

 

 

 

Nu, shinigami più vicina al Gran Re di chiunque altro, strisciò verso i due giocatori, scrutandoli con i suoi mille occhi rossi. Pochi secondi dopo, fu raggiunta da Armonia Jastin, completamente ricoperto d'oro e gioielli.

 

 

 

  • Ehilà, qual buon vento ha fatto scendere nei bassifondi i due prediletti del vecchio??

     

  • Fossi in te non farei tanta ironia Gook, io e Nu stavamo ascoltando la vostra conversazione e siamo intervenuti per impedirvi di sollevare un polverone. In ogni caso, come ti ha già detto Nu, Dellydublly sa la verità...

     

  • Vuoi dire che Vulpe è davvero...

     

  • Incinta, si...

     

  • Ma... Non ha senso! Ci è sempre stato detto che dei della morte ed umani sono completamente incompatibili! Noi viviamo grazie alla loro morte, non soffriamo delle loro stesse malattie, non abbiamo bisogni o istinti particolari da soddisfare!

     

  • Le osservazioni che hai fatto non sono completamente errate... Gli shinigami sono creature troppo evolute per abbassarsi alla mera procreazione e, infatti, tra di loro non possono accoppiarsi. Ciò non toglie, però, che gli umani possano fungere da “ catalizzatori “ grazie alla scintilla vitale che è ancora dentro di loro. Fin dai tempi più remoti, il Gran Re ha proibito a noi sudditi di avere contatti diretti con gli umani e ci ha confinati in questa landa desolata proprio per evitare contaminazioni tra le due specie.

 

 

 

Un silenzio pesante calò tra i quattro dei della morte, troppo impegnati ad elucubrare i propri pensieri per spiccicare parola. Dellydublly aveva saputo dell'anomala gravidanza da una cara amica di Vulpe, Kinddara, che non faceva altro che bere e scatenarsi a più non posso. Vista l'inattendibilità della fonte, lo shinigami non si era effettivamente persuaso della realtà della storia e aveva sganciato la bomba all'amico Gook giusto per vederne la reazione, ma adesso, proprio davanti ai suoi occhi, ogni cosa era stata confermata da due vere e proprie autorità...

 

 

 

  • Nu, tu sei la custode del nostro Codice, dico bene? Se è tutto vero, allora significa che Vulpe ha commesso un crimine gravissimo... Che cosa le accadrà?

     

  • Vulpe ha infranto una delle leggi più antiche ed importanti del Codice e, per questo, sarà severamente punita. Il Gran Re è stato molto chiaro a riguardo, l'umano con cui Vulpe si è resa colpevole verrà ucciso ed anche lei e la sua progenie faranno la stessa fine.

     

  • Bene, ora che i vostri dubbi sono stati fugati, io e Nu dobbiamo tornare a corte. Vi preghiamo soltanto di mantenere il silenzio, almeno fin quando non si sarà compiuta l'esecuzione.

 

 

 

Gook e Dellydublly osservarono i due sommi shinigami ritirarsi nell'ombra, svanendo in una sottile nebbia bianca. A nessuno, fatta eccezione per Nu ed Armonia Jastin, era concesso conoscere l'ubicazione della corte e a nessuno, senza alcuna eccezione, era concesso opporsi al volere del Gran Re...

 

 

 

§§§

 

 

 

  • Kinddara! Kinddara, sbrigati!

     

  • Sto arrivando Vulpe! Se ci scoprono siamo rovinate, lo sai!?

     

  • Non eri tu l'amante dell'azione e del rischio? E, per quanto riguarda me, sono già stata condannata...

     

  • Spiegami solo una cosa... Perchè vuoi farlo?

     

  • Perchè non è giusto che un innocente paghi per i miei errori... Shinji, purtroppo, è già morto, ma suo figlio vivrà, fosse l'ultima cosa che faccio prima d'essere giustiziata!

 

 

 

Quando le shinigami raggiunsero il grande vortice, le catene recise di Vulpe iniziarono a sbattere rumorosamente contro la pietra lavica, sospinte dalla forte corrente di risucchio che collegava i due mondi...

 

 

 

  • Ecco, ci siamo...

     

  • Vulpe, come pensi di salvarlo?

     

  • Molti dei della morte, nel corso dei millenni, hanno lasciato cadere i loro quaderni sulla terra... Chissà, magari riesco a far cadere anche un bambino...

     

  • Ma cosa...

 

 

 

Prima che Kinddara potesse formulare una domanda coerente, Vulpe si trafisse il ventre con le proprie dita uncinate, mugolando dal dolore ed estraendo una sacca cartilaginea contenente un esserino molto simile ad un bruco.

 

 

 

  • Oh mio Gran Re! Quindi questo sarebbe ciò che gli umani chiamano... Feto?

     

  • Già... Non è... Non è assolutamente meraviglioso?

 

 

 

Le grandi mani di Vulpe tremavano, tradendo una forte emozione, del tutto umana: l'amore materno...

 

 

 

  • Guarda Kinddara! É così piccolo, si riescono a vedere solo gli occhi... Non trovi che assomiglino molto ai miei?

     

  • V-vulpe... I-io cr-credo che dovremmo sbrigarci...

     

  • Sì, hai ragione...

 

 

 

Vulpe avvicinò le labbra squamose all'involucro che racchiudeva suo figlio, sussurrando dolcemente:

 

 

 

  • Piccolo mio, ti devo lasciare, ma prima, voglio darti un nome... Sarai Beyond Birthday, colui che possiede la facoltà di vedere la morte ancor prima di nascere...

 

 

 

Detto questo, la dea lasciò cadere nel vortice il feto che, protetto dalla sacca cartilaginea, non fu distrutto dalla corrente.

Le leggi del mondo degli shinigami sono molte e, per un essere umano, difficilmente comprensibili. Come un quaderno omicida può precipitare sulla terra e scatenare terribili sciagure, così il figlio di una cattiva stella può impiantarsi miracolosamente nell'utero di una donna giapponese considerata sterile...

 

 

 

 

§§§

 

 

 

Yukino e suo marito Shunsui accolsero la notizia della gravidanza come un dono del cielo, senza sapere, invero, quanto fossero vicini alla realtà dei fatti. Beyond nacque prematuro di un mese, ma perfettamente sano e con dei genitori che lo amavano ancor di più proprio perchè mai si sarebbero aspettati di poterlo stringere tra le braccia. Con un ambiente così ricco di buone premesse, tutti i familiari si aspettavano che il bambino sarebbe cresciuto felice e sereno... Mai supposizione fu più errata.

La prima cosa che Beyond vide quando i suoi occhi si svilupparono abbastanza da distinguere forme e colori ( intorno ai cinque mesi ) fu la data di morte di suo nonno Gendo. A quel tempo, tuttavia, l'infante non era ancora in grado di comprendere il significato dei segni che comparivano sulle teste delle persone che gli stavano vicino. Una vera e propria svolta ci fu quando, a soli quattro anni, il precocissimo Beyond imparò a leggere grazie ai giornali di Shunsui... Gli scarabocchi confusi, finalmente, si rivelarono essere nomi e cifre numeriche, ma l'abilità di conoscere il nome di una persona ancor prima di chiederglielo non era certo da tutti! Il bambino realizzò, quindi, di essere speciale, ma ancora non aveva scoperto l'aspetto più inquietante di questa sua diversità...

Gendo Hikinori, persona gentile e rispettabile, morì di attacco cardiaco una torrida sera d'estate, mostrando a suo nipote, nel peggiore dei modi, quale fosse il significato dei numeri riportati al di sotto di ogni nome: si trattava di date, date di morte. Fu così che Beyond seppe immediatamente quando suo padre sarebbe stato ucciso da un teppista e quando sua madre sarebbe stata investita da un treno in corsa*...

 

 

 

§§§

 

 

 

Beyond Birthday, ancora ignaro del perchè fosse stato trasferito dal Giappone in quello strano orfanotrofio inglese intitolato ad un certo Wammy, fu condotto nella stanza che avrebbe dovuto condividere con un ragazzino, Cheap*, di cui conosceva solo il nome e non perchè avesse già avuto occasione di leggerlo... Semplicemente, il direttore Roger Ruvie si era premurato si riferirglielo per prepararlo all'idea della coabitazione.

Quando entrò in stanza, il moretto vide seduto in poltrona un ragazzino grassoccio e lentigginoso, con lucidi capelli biondi divisi perfettamente in due bande da una fila al mezzo.

 

 

 

  • Cziao cfoinguilino! É un fero piazere incfontrarti! Pfertona mio acento, czono arifato da Shfizzera da pfoco e ancfora defo fare pratica ti mio inclese!

     

  • Si sente... E comunque non dovresti dire con tanta disinvoltura da dove vieni, non te l'hanno detto quelli che ti hanno portato qui?! O, forse, questo strano trattamento è stato riservato solo a me?

     

  • No, nezuno ti noi teve tire informazioni personale, ma tu czei mio cfompagno di shtanza!

     

  • Ehi strudel, guarda che non c'entra assolutamente niente!

     

  • Mio nome è Czip, non strudel!

     

  • Cheap... Si dice Cheap!

     

  • Zpero cve, con tempo, zarai pfiu centile! Altrimenti nostra cfonfifenza non antrà pene!

     

  • Non andrà pene... Già.

 

 

 

 

Beyond soffocò una risata e Cheap decise di interrompere quella spiacevole conversazione per dedicarsi al suo passatempo preferito: gli aeroplanini radiocomandati. Il bambino estrasse dal cassetto del comò la riproduzione perfetta di un aeroplano usato dall'esercito statunitense durante la seconda Guerra Mondiale ed iniziò a farla librare velocemente in aria, compiendo mille evoluzioni.

 

 

 

  • Wow, sei davvero bravo con quello!

     

  • Crazie... Cvesto è recalo ti mio nonno Immanuel.

     

  • Tuo nonno...

 

 

 

Beyond ricordò, come in un flash improvviso, lo sguardo colmo d'affetto di suo nonno Gendo, spazzato via impietosamente dal vento della morte. Fin dalla nascita, il moretto non aveva fatto altro che confrontarsi con la semplice ed ineluttabile verità che ogni essere umano è destinato a morire. Certo, qualunque persona sana di mente lo sa, ma la facoltà di poterlo dimenticare, anche solo per poche ora al giorno, rende molto più accettabile questa nostra esistenza fragile. Beyond, purtroppo, non aveva il lusso di dimenticare, i suoi occhi lo costringevano in continuazione a scontrarsi con la dura realtà, ed ora che tutte le persone a cui era legato camminavano per i campi Elisi*, era davvero stanco, stanco di ubbidire ciecamente a leggi naturali che non condivideva. Fu proprio sotto la spinta dell'esasperazione che “ l'orfano speciale “ decise di mettere a punto un piccolo esperimento, un po' per gioco, un po' per verificare effettivamente se era possibile cambiare le carte in tavola...

 

 

 

  • Ehi Cheap, ti andrebbe di farmi provare il tuo aeroplanino?

     

  • Ma czerto! Czolo, fai atenzione, è mfolto telicato!

     

  • Tranquillo, anche io ne avevo uno.

 

 

 

Beyond afferrò il telecomando ed iniziò a far volare in cerchio l'aeroplanino, giusto per prendere dimistichezza con tutti i pulsanti. Dopo aver fatto compiere al modellino qualche avvitamento perfetto, il bambino si avvicinò allo specchio fissato sulla parete dirimpetto all'ingresso, contemplando per qualche istante la propria immagine riflessa... A questo punto, occorre ricordare che gli umani aventi “ gli occhi dello shinigami “ possono vedere la data della morte di chiunque non possegga un “ death note “, ma non sono in grado di leggere la propria, neanche se si guardano allo specchio o in foto... Beyond, tuttavia, non era umano, o almeno, non completamente e questo gli permetteva di conoscere con esattezza il giorno, ma non l'anno, in cui sarebbe passato all'altro mondo. Semplificando il discorso, ogni 2 di novembre per lui poteva essere l'ultimo...

 

 

 

Uhm... Oggi è il 17 di aprile... Vediamo un po' che succede... “

 

 

 

Beyond puntò l'aeroplanino dritto sullo specchio e, prima che Cheap potesse accorgersi dei suoi piani, frammenti di vetro e plastica dipinta si sparsero in tutte le direzioni, producendo un fracasso terribile.

 

 

 

  • Ehi!! Ma cve hai cfompinato!!?

 

 

 

Lo shinimano* rigettò le proteste del suo compagno di stanza come fosse una mosca fastidiosa e si tagliò rapidamente i polsi con una scheggia di vetro, lasciando che il sangue sgorgasse fluido dalle vene bluastre...

 

 

 

§§§

 

 

 

Quando riprese conoscenza, Beyond Birthday comprese all'istante che era impossibile ingannare la Morte... Sarebbe deceduto in nessun'altra data se non il 2 novembre di chissà quale anno, il suo destino era già stato segnato e, per la stessa invincibile dinamica, non avrebbe potuto allungare la vita delle altre persone.

Che senso poteva avere, per uno come Beyond, creare legami e stringere amicizie se, pur conoscendo anticipatamente la data di morte dei propri cari, non sarebbe mai riuscito a salvarli?

Ad un tratto, i pensieri malinconici del bambino furono interrotti da un sospiro particolarmente rumoroso che non era stato lui ad emettere. Aprendo finalmente gli occhi, lo shinimano si riabituò alla luce e scorse su una sedia, accanto al suo letto, un ragazzino poco più grande di lui dall'aspetto molto particolare: intensi capelli neri, scompigliati fino all'inverosimile, contornavano un viso emaciato e pallido, profonde occhiaie, che sembravano disegnate con l'eyeliner, enfatizzavano la grandezza di occhi scuri come la notte senza stelle. Tutto in quel tipo sembrava gridare “ strambo “, a cominciare dalla sua espressione assente fino ad arrivare al gesto infantile con cui si mordicchiava e succhiava il pollice della mano destra...

 

 

 

  • Finalmente ti sei svegliato...

     

  • Do... Dove mi trovo?

     

  • Sei in ospedale.

     

  • Ah, capisco... E tu chi saresti?

 

 

 

Vediamo se mi dici la verità L... Lawliet ? Che nome assurdo! Decisamente adatto al soggetto, direi... “

 

 

 

  • Un tizio o un tale, se preferisci.

 

  • Ma che diavolo di risposta è?!

     

  • È una non-risposta, in effetti...

 

 

 

Beyond, per un attimo, ipotizzò che lo sconosciuto fosse un paziente scappato dal reparto di psichiatria e, visto l'aspetto ed il comportamento di L, nessuno avrebbe potuto dargli torto così facilmente.

 

 

 

  • Suvvia, non guardarmi in quel modo. So a cosa stai pensando e ti assicuro che non sono un folle, anche se qualche medico potrebbe sostenere il contrario...

     

  • Di solito non ho difficoltà nel prestar fede al parere dei medici!

     

  • Uhm... Forse hai ragione, ma t'informo che, in quella cerchia di luminari, c'è chi considera pazzi anche i suicidi... Tu pensi di essere pazzo, Beyond?

     

  • M-ma... Come fai a sapere tutte queste cose?! Il mio nome e poi...

     

  • Ti va un po' di marmellata di fragole? Ne ho portata un po' qui con me.

     

  • Non cambiare argomento! Ehi, mi hai sentito?!!

 

 

 

Mentre Beyond continuava a richiedere attenzioni, L aprì un barattolo di marmellata di fragole spuntato dal nulla ed iniziò a mangiarla direttamente con le mani, come se fosse una cosa del tutto normale. Il bambino smise improvvisamente di lamentarsi per concentrare tutta la sua attenzione su quello spettacolo raccapricciante, incapace di capire se gli suscitava solo disgusto o se ne era anche affascinato... Dopo qualche minuto, lo stomaco dello shinimano cominciò a brontolare fragorosamente, facendolo arrossire per l'imbarazzo.

 

 

 

  • A quanto pare, qualcuno qui ha fame...

     

  • N-no, è una tua impressione!

     

  • Ma tu fai sempre storie per tutto, su, mangia!

 

 

 

Prima che Beyond potesse opporre resistenza, L gli ficcò in bocca un pugno pieno di marmellata e quel sapore dolce, che scendeva lentamente giù per la sua gola arsa, fu come un miracoloso toccasana.

 

 

 

  • Ehi! Non farlo mai più! É una cosa schifosa!

     

  • Ma ti è piaciuto, non è vero?

     

  • Beh... Sì, però, non è questo il punto!

     

  • Sai, alcune cose non hanno un “punto” ed è inutile logorarsi solo perchè non riusciamo a scoprirlo.

     

  • Non ti capisco... Il mio intento era semplicemente farti imparare che non devi più imboccarmi con le tue mani piene di bava!

     

  • Sì che mi capisci... Tornando al discorso di prima, la morte, ad esempio, è proprio uno di quei misteri imperscrutabili con cui l'uomo non potrà mai confrontarsi adeguatamente. L'unica cosa certa che sappiamo su di essa è che ognuno di noi, un giorno, verrà catturato dal suo abbraccio. Anche se ignoro le precise motivazioni che ti hanno spinto a tagliarti le vene, immagino si sia trattato di una specie di presa di posizione... So che la pensi come me, dopotutto, non volevi ucciderti sul serio.

     

  • Come puoi sostenere un'ipotesi del genere?!

     

  • Andiamo, un bambino intelligente come te, per esser certo di morire si sarebbe reciso la giugulare, un vaso sanguigno di grossa portata, piuttosto che le vene dei polsi... Chissà, forse volevi proprio che qualcuno ti salvasse, o forse, più probabilmente, stavi facendo un esperimento...

     

  • Un esperimento... Fallito.

     

  • Credo proprio di si. In ogni caso, fossi in te, cercherei di imporre il mio dominio sulla morte seguendo una via opposta...

     

  • E cioè?

     

  • É semplice, divenendo immortale!

 

 

 

Quelle parole sconvolsero lo shinimano fino al midollo, ribaltando in un lampo tutte le sue convinzioni.

 

 

 

  • M-ma non è... Non è possibile!

     

  • E invece si! Indubbiamente, noi uomini siamo solo di passaggio su questa terra, ma quando le carni si consumano e diventano polvere, ciò che ci permette di sopravvivere è il ricordo delle nostre azioni. Sii grande, diventa grande e, sta sicuro, vivrai per l'eternità!

 

 

 

L'eternità si espande in un boato senza via di fuga... Esseri mortali, giocate le vostre carte e sorridete di fronte alla fine.

 

 

 

NOTE:

 

Ed ecco il capitolo di “ points, lines and rays “ dedicato al passato del nostro caro Beyond Birthday. Riconosco che è molto più lungo degli altri, mi spiace d'avervi annoiato, ma l'ispirazione mi ha rapita completamente e non potuto far a meno di assecondare il feroce demone della scrittura. Prima di lasciarvi alle note, mi sembra doveroso porgere un caloroso ringraziamento a tutti i miei lettori, invisibili e non, che mi danno sempre tantissima soddisfazione! Baci, Rama.

 

  1. Adone = giovane di incredibile bellezza, nato da un rapporto incestuoso tra Ciniro, re di Cipro, e sua figlia Mirra.

  2. Psyche = principessa dalla bellezza paragonabile a quella di Venere. Si narra che Psyche non riuscisse a trovare marito proprio a causa del suo aspetto meraviglioso e che Venere, gelosa di lei, incaricò il figlio Eros di farla invaghire dell'uomo più brutto al mondo. Il dio, tuttavia, quando vide l'avvenente fanciulla se ne innamorò perdutamente e decise di portarla nel suo castello per prenderla in moglie. Per evitare che Venere scoprisse il tradimento, Eros impose a Psyche di non guardarlo mai e giacque più volte con lei nell'oscurità più densa. Una notte, però, la principessa, istigata dalle sorelle invidiose, si avvicinò al marito addormentato con una lampada ad olio e, quando vide il suo volto stupendo, se ne innamorò ancor più perdutamente. Purtroppo Cupido si destò a causa di una goccia d'olio e la curiosità della giovane sposa fu punita con la perdita del concupito e numerose prove da superare.

  3. Succubo = demone notturno che seduce giovani uomini per impossessarsi della loro energia e, occasionalmente, li costringe ad avere un rapporto sessuale. La controparte maschile del Succubo è l'Incubo.

  4. Gook, Dellydublly, Meadra, Shidoh, Nu, Armonia Jastin, Gran Re, Kinddara = shinigami disegnati dalla magnifica penna di Obata. Gook e Dellydublly amano scommettere e sono poco dotati, Shidoh è il più sciocco del gruppo ( come si può facilmente notare anche dal manga ), Nu e Armonia Jastin sono, rispettivamente, il primo ed il secondo classificato nella gerarchia degli dei della morte, Meadra è la più grande shinigami femmina ed ama l'umidità, il Gran Re non può essere descritto e Kinddara è una shinigami superficiale e casinista che ama solo divertirsi. Per quanto riguarda Vulpe, è una shinigami che non esiste nella storia originale, ma volevo inserirla nel mio racconto a tutti i costi!

  5. Beyond seppe immediatamente quando suo padre sarebbe stato ucciso da un teppista e quando sua madre sarebbe morta in un incidente ferroviario “ = non si tratta di dettagli che ho inventato io, fanno tutti parte del romanzo “ Death Note, Another Note: the Los Angeles BB murder case “.

  6. Cheap = economico. Mi andava di descrivere il compagno di stanza di B come un bimbo paffuto ed impacciato... Poi mi sono accorta di averlo fatto somigliare terribilmente ad Uter dei Simpson XD.

  7. Campi Elisi = secondo la mitologia greco-latina, i campi Elisi erano il luogo in cui sostavano le anime amante dagli dei, dopo la morte.

  8. Shinimano = incrocio tra uno shinigami ed un umano. Si, lo so, è uno dei miei soliti giochetti di parole idioti!

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Capitolo 27
*** Message ***


Message

 

 

(dal capitolo “slip into my barriers )

 

Mihael, colto da una furia cieca, alzò il pugno verso l'alto con l'intenzione di colpire Nate dritto sul suo visino angelico. Poco prima che le nocche ossute raggiungessero il loro bersaglio, però, la porta dell'infermeria si aprì con uno scatto sonoro.

 

 

 

  • Ehi, Mello, si può sapere che stai combinando?!!

 

 

 

Backup lanciò una stampella contro il biondo, mancandolo per pochi centimetri. Il “ miracolato “ lasciò Near e si alzò di fretta dal letto con un'espressione a metà tra il sorpreso e lo stravolto.

 

 

 

  • Ma sei impazzito?! Avresti potuto rompermi la testa!

 

  • Non frignare! Ho calcolato perfettamente la distanza prima di lanciarti la stampella e, comunque, volevo difendere Near. Sei davvero un codardo, attaccare così un ragazzino più piccolo di te!

 

  • Io non lo stavo... E poi chi ti ha nominato protettore degli albini indifesi!? Fino a poco fa, Near non lo conoscevi neanche!

 

  • Beh, adesso lo conosco e non mi va che lo tratti come una pezza da piedi! Lui non è certo un cane da compagnia come Matt!

 

  • Non ti permettere di chiamare il mio amico in quel modo!! Almeno lui non sembra uscito dal Rocky horror picture show!

 

  • Abbassa la cresta biondina, mi sa che a te piace parlare un po' troppo! Guarda come sei conciato, cos'è, Linda ti ha pestato perchè le hai rubato i trucchi?

 

  • Brutto stronzo, io ti ammazzo!!

 

 

 

Mello fece per scagliarsi contro Beyond, ma Near afferrò prontamente il lembo della sua maglia per fermarlo.

 

 

 

  • Mello, calmati per favore e tu Backup, smettila di provocarlo. É inutile azzuffarci tra noi quando c'è già in giro un pazzo che vuole ucciderci.

 

  • Non dirlo a me! É stato B a lanciarmi contro una stampella!

 

  • Te lo sei meritato!

 

  • Insisti!? Guarda che non ci metto niente a conciarti per le feste! Forse questa è la volta buona che qualcuno ti aggiusti i connotati!

 

  • Allora, o la finite con le idiozie o chiamo la sicurezza, intesi?!

 

  • Ma...

 

  • Niente ma! Backup, cosa sei venuto a fare in infermeria?

 

  • Beh, innanzitutto volevo premurarmi che stessi bene Near e poi...

 

  • Si?

 

  • Ho delle importanti novità sul caso... Forse l'arresto del maniaco non è poi così lontano!

 

 

 

Backup riafferrò la stampella che aveva scagliato a Mello e si diresse verso Near , estraendo dalla tasca dei jeans scoloriti un foglietto di carta sdrucito.

Sul momento, l'albino non comprese di cosa si trattasse, ma dopo qualche secondo d'incertezza, il ricordo dell'aggressione subita in cappella lo travolse.

 

 

 

  • Backup, quello è...

 

  • Esatto! Il foglietto che padre Albert aveva promesso di mostrarci prima che fossimo attaccati dal maniaco.

 

  • Allora la tua pista non era sbagliata, sei riuscito davvero a scoprire qualcosa...

 

 

 

Mello, ancora furioso, era rimasto in silenzio ad osservare i movimenti goffi di Backup, ignorando del tutto il significato del biglietto che il ragazzo aveva tra le mani.

 

 

 

  • Potrei capire di cosa state parlando?!

 

  • Non sono affari tuoi Mello! Non avevi detto che avresti seguito le indagini da solo?

 

  • Smettila di rompere inutilmente B! Se non volevi che m'impicciassi, avresti potuto chiedermi di andare via!

 

  • Beh, credevo che avessi la finezza di capirlo da solo, ma, a quanto pare, mi sbagliavo...

 

 

 

Infervorato più che mai, Mihael si scagliò contro Beyond e, per fargli perdere l'equilibrio, diede un calcio alle sue stampelle che sbatterono violentemente contro la porta dell'infermeria. Il moro iniziò a barcollare, ma, nonostante le apparenze, era abbastanza agile e riuscì a restare in piedi.

 

 

 

  • Mi fai proprio ridere, Mello! Sei patetico... Cosa speravi di ottenere?

 

  • Volevo semplicemente farti incontrare il pavimento, ovvero, il luogo più adatto alle merde come te!

 

  • Hai già esaurito il tuo repertorio biondina?! Oltre alla volgarità, non ti resta nulla!

 

 

 

Near osservava i due litiganti con un'aria di superiorità tipica di lui, tuttavia, sarebbe sbagliato supporre che fosse pienamente cosciente della propria espressione disgustata... Provava, di certo, un ribrezzo sincero per qualsiasi manifestazione di violenza, eppure, non era una persona volutamente pacifista... Il suo atteggiamento risentito era, a tutti gli effetti, un'affascinante forma d'egoistica presunzione, dovuta al semplice fatto che era nato con il grande pregio/difetto di non saper tollerare l'idiozia altrui.

Con uno sbuffo sonoro, l'albino attirò l'attenzione su di sé, interrompendo la contesa prima che degenerasse in una scazzottata a tutti gli effetti.

 

 

  • Adesso basta! Se avete intenzione di continuare così, siete liberi di farlo da un'altra parte, tanto più che ho deciso di chiamarmi fuori dalle indagini!

 

  • Come scusa?!

 

  • Oh, andiamo B, Non fingere di non esserne entusiasta! So bene che L ti ha chiesto di indagare da solo per metterti alla prova! Visto che non mi avrai più tra i piedi, potrai guadagnare punti senza doverli dividere con nessuno...

 

 

 

Beyond storse il naso, riflettendo su quanto fossero vere le parole di Near, tuttavia, non gli andava a genio che il suo compagno di indagini si arrendesse così facilmente, soprattutto dopo quello che avevano passato insieme.

 

 

 

  • Ascolta Near, so bene che hai paura, sarebbe da incoscienti non averne, ma ti consiglio caldamente di ripensare alla tua decisione. Scovando il bastardo che sta tentando di ucciderci, ti vendicheresti alla grande!

 

  • La vendetta non rientra nei miei attuali obbiettivi, specialmente se, per perseguirla, devo mettere a repentaglio la mia vita. Lascerò che sia tu ad acciuffare il maniaco e ti faccio tanti cari auguri!

 

  • Ehi, un momento, vi state dimenticando di me!

 

  • Che vuoi dire Mello?

 

  • Anch'io ho intenzione di catturare il killer e sto indagando da quando avete iniziato voi! Ho le stesse chance di riuscirci e non mi farò da parte di fronte ad un'occasione così succulenta per farsi notare da L!

 

 

 

Sentendo la replica accorata di Mello, Backup fece schioccare la lingua tra i denti come un serpente velenoso e, poi, iniziò a ridere in maniera agghiacciante. La sua era una vera risata da shinigami...

 

 

 

  • Si può sapere cos'hai da ridere tanto?!!

 

  • Oh, Mello, sei proprio uno spasso! Non immaginavo che avessi un simile senso dello humor!

 

  • Di che diavolo stai parlando?!!

 

  • Ma... Ma allora dicevi sul serio?!! É persino peggio di quel che pensassi! Lascia che ti spieghi come stanno le cose, in parole semplici... Io e Near non ci siamo dimenticati di te, semplicemente, riteniamo che tu non sia abbastanza intelligente. Niente di personale biondino.

 

  • Non mettermi in mezzo B! Mello, ti assicuro che io non ho mai detto questo!

 

  • Non l'hai mai detto Near, è vero... Ciò non toglie il fatto che lo pensi. La verità può essere dura da accettare, ma, come una medicina amara, è anche curativa!

 

  • Backup... Smettila...

 

 

 

Mello ascoltava le parole dure di Beyond senza battere ciglio, con la bocca semiaperta e le braccia mollemente sospese lungo i fianchi sottili. Era strano per uno come lui, eppure, in quel momento, non riusciva a muovere un muscolo e persino il felice pensiero di accanirsi su quel panda anemico non lo spronava ad agire. La sua mente era bloccata in uno stato di forte emozione, come quando ci si commuove per qualcosa di incredibilmente bello, tuttavia non era certo per la felicità che sentiva il cuore battere all'impazzata contro lo sterno, minacciando di fracassarlo in mille schegge appuntite.

 

L'infermeria si dissolse in una nebbia perlacea, i suoni dell'ambiente si attutirono, sostituiti da un ronzio fastidioso e da uno strano ticchettìo...

Ciò che tormentava le orecchie di Mello si rivelò essere un computer di vecchia generazione, poggiato su un tavolo altrettanto venerando ed utilizzato da un uomo dall'aspetto stranamente familiare...

 

 

 

Niklaus Keehl stava compilando l'ennesimo curriculum vitae, sperando che, almeno per quella volta, la fortuna sarebbe stata dalla sua parte, permettendogli di trovare un impiego. Ormai era quasi un anno che la banca per cui lavorava lo aveva licenziato, adducendo come motivazione i suoi continui ritardi ed i frequenti giorni di permesso. Certo, quella sanguisuga del dirigente al personale avrebbe potuto essere più indulgente con lui, dopotutto, non era colpa sua se Mihael non faceva altro che ammalarsi! Ci aveva anche provato ad accompagnarlo a scuola con la febbre, giusto per farlo “ indurire “un po', ma le maestre gli avevano subito intimato di andarselo a riprendere, dimostrando di non meritare affatto i loro generosi stipendi!

 

Mihael si avvicinò al padre per scoprire cosa stesse facendo di così importante al computer e lo salutò con un gran sorriso. Niklaus non lo degnò di uno sguardo e continuò a compilare il curriculum, sperando che quella peste lo lasciasse in pace. Le rare occasioni in cui si soffermava a guardare suo figlio, non pensava ad altro che alle rovine di un meraviglioso castello di sogni e speranze, distrutto da un tornado con i capelli biondi, biondi come quelli di lei... Bella, dolce, inafferrabile Mellory...

 

 

 

  • Ehi, papà! Che stai facendo?

 

 

 

Niklaus sbuffò sonoramente, agitò la mano destra come se stesse scacciando una mosca fastidiosa e sbatté con forza il pugno sul tavolo traballante. Mihael trasalì perchè non si aspettava una simile reazione, eppure, ormai doveva sapeva benissimo che gli sbalzi d'umore erano all'ordine del giorno con suo padre... Inutile stupirsi.

 

 

 

  • Insomma, si può sapere perchè mi dai il tormento?!!

 

  • Ma papà, io volevo solo...

 

  • Ma papà io io io, sempre solo io! Credi di essere talmente speciale da giustificare tutta la sofferenza che hai causato alla tua famiglia?! Tua madre è morta per colpa tua!!

 

 

 

Seppur, pian piano, Miheal si stesse abituando agli scatti d'ira improvvisi di Niklaus, quella frase, breve e terribilmente dolorosa, era ancora troppo difficile da sopportare. Puntualmente, tutte le volte che veniva incolpato della tragica scomparsa di sua madre, iniziava a piangere senza ritegno accucciato in un angolino buio della cucina, attendendo che la lacrime si prosciugassero da sole, perchè tanto, anche questo sapeva, nessuno sarebbe venuto a consolarlo.

 

 

 

  • Oh, benissimo, adesso inizi a piagnucolare come tuo solito! Sei un debole dalle lacrime di coccodrillo!

 

  • Pa... Papà...

 

  • Cosa?! Cosa vuoi ancora da me?!! Mi hai fatto perdere il posto alla banca e, nonostante tutto, faccio i salti mortali per sfamarti, vestirti e darti un'istruzione! Tutti i miei sforzi non servono a niente con te! Sei un vuoto a perdere!Lo sai che stamattina mi hanno chiamato dalla scuola?! Eh?! Lo sai che mi hanno detto?!!

 

  • N-no...

 

  • Hanno detto che non sei abbastanza intelligente per seguire le lezioni, insomma, sei un mezzo ritardato!

 

 

Era vero, a scuola in Germania Mihael aveva molti problemi e gli insegnanti, come spesso accade, non riuscirono a comprendere che il suo disinteresse era causato da un'intelligenza ben sopra la media... Così, la prima persona che lo aveva fatto sentire inadeguato e terribilmente stupido era stata proprio quella che più amava al mondo, suo padre...

 

 

Lentamente, i contorni sfumati dell'infermeria si fecero di nuovo nitidi, eppure Mello aveva l'impressione che il suo punto di vista fosse cambiato... Dopo qualche secondo di semi-incoscienza, si rese conto con stupore di essere sdraiato a terra e di avere la testa poggiata su qualcosa di morbido... Quel qualcosa era il ventre caldo dell'infermiera Lorence che, di tanto in tanto, inumidiva uno straccio nell'alcool etilico e lo passava sulla fronte del biondino svenuto.

 

 

 

  • Lo... Lorry...

 

  • Santo Iddio!! Sei rinvenuto! Oh grazie, grazie Vergine Santissima!!

 

  • Che... Che ci faccio a terra?

 

  • Hai perso i sensi diavolaccio che non sei altro! Backup è venuto a cercarmi nella stanzetta accanto non appena ti sei accasciato... Era così in pensiero per te! Dimmi la verità, con chi hai fatto a botte stavolta? Hai tutto il viso livido, non avrai mica battuto la testa?

 

  • Pa... I-io ho dato un b...

 

 

 

Improvvisamente, Mello ricordò tutto, prima il bacio di Faith, poi la lite con Matt e, in fine, la causa principale del suo turbamento momentaneo... Una rabbia rinvigorita gli permise di issarsi a sedere per cercare con lo sguardo Beyond. Il moretto, dal canto suo, era rimasto abbastanza colpito nel vedere Mello svenire all'improvviso e, in un posticino molto profondo del suo animo meticcio, si insinuò il sospetto di essere stato troppo duro.

 

 

 

  • B! Maledetto!! Aspetta che mi alzo e ti spacco la faccia!!

 

 

 

Per mettersi in piedi, Mello dovette letteralmente appendersi alle spalle di Lorry a causa del tremore alle gambe che ancora non lo aveva abbandonato. L'infermiera cercava di fermarlo e sorreggerlo al contempo, rimproverandolo per la minaccia che aveva rivolto a B e intimandogli di sedersi per ritrovare completamente le forze. Il ragazzino, però, era molto tenace e si impegnava al massimo per non piegarsi sulle ginocchia molli, afferrando ogni appiglio che gli capitava a tiro, persino i capelli ricci della donna. Era una scena abbastanza curiosa, in effetti, e sia Backup che Near non riuscivano a guardarla senza esserne almeno un po' coinvolti. Alla fine, fu il più grande dei tre orfani a prendere in mano la situazione, mettendo da parte l'orgoglio per salvare l'infermiera da un'imminente crisi isterica.

 

 

 

  • Mello aspetta! Cerca di calmarti e, soprattutto, lascia stare quella chioma!

 

  • Fatti i cazzi tuoi, anzi, scappa finchè sei in tempo!

 

  • Maledetto ragazzo ti decidi a mollarmi! Guarda che se non la smetti ti faccio girare la testa sul collo a suon di ceffoni! Poi vediamo se svieni!

 

  • Non c'è bisogno di essere così violenti signora Lorence... Mello ha un problema con me e, anche se mi costa ammetterlo, ha ragione ad essere così arrabbiato... Gli ho mancato di rispetto e mi scuso.

 

  • Ti... Ti scusi?!! Ho capito bene??!

 

  • Sì, sono sincero, non dovevo tormentarti così. La pressione che ci mettono addosso in questa gabbia di matti, senza offesa signora, è già sufficiente...

 

 

 

Mello, gradualmente, si rilassò, allentò la presa sui capelli della povera Lorry ed assunse un'espressione compiaciuta, tipica di chi sente di aver raggiunto un traguardo veramente significativo.

 

 

 

  • Beh, dici cose intelligenti Backup... Visto che ti sei addirittura abbassato a scusarti con me, per stavolta lascerò perdere, ma ad una condizione...

 

  • Sarebbe?

 

  • Voglio leggere anch'io il bigliettino che stavi per mostrare a Near.

 

 

 

Beyond si morse violentemente la lingua per sopprimere l'impulso di strangolare quel piccolo prepotente, non aveva nessuna intenzione di scendere a patti con lui, eppure l'istinto gli suggeriva che doveva farlo... Mostrargli un pezzetto di carta scribacchiato da chissà chi non lo avrebbe avvantaggiato più di tanto nelle indagini ma, in compenso, quella situazione terribilmente seccante si sarebbe risolta in maniera rapida e indolore.

 

 

 

  • E va bene, ma solo se anche Near è d'accordo...

 

 

Near sussultò leggermente sul letto, sentendosi interpellato in una conversazione che, per lui, era di scarsissimo interesse. Da quando aveva deciso di mettere al primo posto la sua sopravvivenza, ogni particolare relativo al caso era diventato sterile e, per certi versi, sgradevole. Non ne voleva neanche sentir parlare.

Considerando lo stato d'animo in cui si trovava, l'albino si limitò a fare un cenno d'assenso col capo e, poi, si voltò verso la finestra, dando le spalle a tutti.

L'infermiera Lorence, che era tutto fuorchè stupida, comprese subito che Mello e Backup stavano per discutere del killer e pensò bene di ritirarsi con discrezione nella stanza adiacente.

 

 

 

  • Bene, ora che siamo soli e Near ti ha dato il permesso, fammi leggere il biglietto.

 

 

 

Backup si avvicinò con riluttanza a Mello e gli porse il messaggio che aveva recuperato al modico prezzo di una tibia fratturata. Il biondino stese febbrilmente le pieghe della carta con le dita ed iniziò a leggere il testo, cambiando espressione già dal primo istante che il suo sguardo si era posato sulla calligrafia tondeggiante e disordinata...

 

 

 

Signore Onnipotente, ti prego, aiutami... Il senso di colpa per ciò che ho fatto e continuo a fare mi sta uccidendo... Non so se riuscirò a resistere ancora a lungo, la testa mi fa sempre più male ogni volta che ripenso a quei giorni felici. Che ne sarà di me? Potrai perdonarmi Signore, anche se io mi odierò per sempre? “

 

 

 

  • Beh, allora, che ne pensi? Potrebbe essere utile per le indagini, secondo te?

 

  • .

 

  • Ehi, mi stai ascoltando biondino?! Che ti prende? Non starai mica per svenire di nuovo?!

 

  • Uhm? Oh, s-sì, sto ancora p-poco bene...

 

  • In effetti sei bianco come un fantasma! Chiamo l'infermiera?

 

  • No, n-non serve... V-voglio solo to-tornare nella mia stanza... Forse oggi ho preso davvero troppe botte.

 

  • D'accordo, fa come vuoi... E del biglietto comunque, non mi dici nulla?

 

  • N-non so... Non riconosco la grafia e, poi, non possiamo sapere a cosa si riferisca chi l'ha scritto.

 

  • Già, come immaginavo. Beh, sappi che ho ricevuto da Roger il permesso di sequestrare gli ultimi temi archiviati di tutti gli studenti. Ci vorrà un'intera notte probabilmente, ma credo che sarò in grado di scoprire a chi appartiene il messaggio confrontando le grafie.

 

 

 

L'espressione di Mello cambiò ancora, i suoi occhi guizzarono, spaventati, da Backup al bigliettino e viceversa, perdendo il loro tipico celeste inteso e tingendosi di un blu profondo.

Con uno scatto del polso, il biondo restituì il messaggio al suo proprietario e fuggì dalla porta principale, diretto nella sua camera. Aveva un estremo bisogno di riposo, la tasta gli pulsava terribilmente ed un'ansia senza precedenti gli aveva stretto lo stomaco in una morsa d'acciaio... Se avesse potuto tornare indietro nel tempo, non avrebbe mai chiesto a B di fargli leggere quel dannato bigliettino, gli era bastata una sola occhiata per capire chi lo aveva scritto... Forse non era ancora tutto perduto, forse, se si impegnava a fondo, sarebbe riuscito a risolvere la faccenda da solo, salvando capra e cavoli. La speranza, ormai, era l'unica cosa che sembrava ancora dargli la forza di camminare attraverso il corridoio.

All'improvviso, Mihael scorse una testa rossa in procinto d'imboccare il suo stesso percorso, anche se a ritroso... Per sua sfortuna, quella testa era proprio l'ultima che avrebbe gradito incontrare, ma la consapevolezza che il fato non esiste lo spinse a prendere il coraggio a quattro mani... Stava imparando fin troppo bene e a proprie spese che fuggire dalla verità serve solo a causarsi altro, inutile, dolore. Col tempo, ne era certo, sarebbe riuscito a prendere coscienza di tutte le realtà scomode che lo tormentavano, ma prima di tutto, doveva affrontare la più dura in assoluto...

 

 

 

  • Ehi... Matt...

 

 

 

Matt si fermò di colpo, incerto se provare rabbia o stupore. Non si aspettava proprio di incontrare Mello, l'ultima volta che lo aveva visto era in camera a sanguinare sul pavimento e sperava ci sarebbe rimasto per un bel po'. Dovette ammettere a malincuore che quel folle era davvero inarrestabile, come una specie di terminator formato ridotto o un gatto con un milione di vite...

 

 

 

  • Che c'è?!

 

  • E-ecco, i-io... Cioè... T-tu hai...

 

  • Insomma Mello, non ho tutto il giorno! Sono appena stato da Roger che mi ha assegnato una nuova camera e devo sbrigarmi a prendere la mia roba!

 

  • Quindi, alla fine, l'hai fatto davvero...

 

  • Certo che si! Credevi scherzassi?!!

 

  • Figurati... Sono scelte tue e non sarò certo io a chiederti di cambiare idea. Non sei di mia proprietà...

 

  • Bene, era ora che lo capissi! Comunque, se mi hai fermato per parlare di quello che è successo oggi, sappi che, per quanto mi riguarda, puoi benissimo chiacchierare col muro!

 

  • No, ti sbagli, non è di noi due che voglio discutere.

 

  • Beh, e allora che vuoi?!

 

  • Matt, tu hai... Sì, insomma, per caso hai... Scritto un biglietto per padre Albert? Hai fatto qualcosa che... Che non dovevi?

 

  • Non capisco di cosa parli...

 

  • Matt, non mentirmi, sai che ti scopro sempre... Conosco la tua scrittura quasi meglio della mia e... L'ho letto Matt, l'ho letto proprio pochi minuti fa...

 

 

 

Matt si rabbuiò come se su di lui si fosse improvvisamente addensata una nuvola di disgrazie e i suoi occhi, solo un attimo prima pregni di rancore, si velarono di lacrime amare più del fiele.

 

 

 

  • Hai ragione Mello, sono stato io...


     

    NOTE:

    Beh, su questo capitolo non ho quasi nulla da aggiungere... Spero, come sempre, di non aver annoiato i miei lettori e li invito calorosamente a darmi un segnale della loro presenza. Si accettano volentieri anche critiche ed insulti, purchè mi sia lasciata la possibilità di rispondere a tono! ;) grazie a tutti ed in particolare a Miheal River ( NR ed MK, per intenderci :) ) e Donixmadness.

     

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Capitolo 28
*** Expiation ***


Expiation

 

 

 

 

 

(dal cap. precedente )

All'improvviso, Mihael scorse una testa rossa in procinto d'imboccare il suo stesso percorso, anche se a ritroso... Per sua sfortuna, quella testa era proprio l'ultima che avrebbe gradito incontrare, ma la consapevolezza che il fato non esiste lo spinse a prendere il coraggio a quattro mani... Stava imparando fin troppo bene e a proprie spese che fuggire dalla verità serve solo a causarsi altro, inutile, dolore. Col tempo, ne era certo, sarebbe riuscito a prendere coscienza di tutte le realtà scomode che lo tormentavano, ma prima di tutto, doveva affrontare la più dura in assoluto...

 

 

 

  • Ehi... Matt...

 

 

 

Matt si fermò di colpo, incerto se provare rabbia o stupore. Non si aspettava proprio di incontrare Mello, l'ultima volta che lo aveva visto era in camera a sanguinare sul pavimento e sperava ci sarebbe rimasto per un bel po'. Dovette ammettere a malincuore che quel folle era davvero inarrestabile, come una specie di terminator formato ridotto o un gatto con un milione di vite...

 

 

 

  • Che c'è?!

 

  • E-ecco, i-io... Cioè... T-tu hai...

 

  • Insomma Mello, non ho tutto il giorno! Sono appena stato da Roger che mi ha assegnato una nuova camera e devo sbrigarmi a prendere la mia roba!

 

  • Quindi, alla fine, l'hai fatto davvero...

 

  • Certo che si! Credevi scherzassi?!!

 

  • Figurati... Sono scelte tue e non sarò certo io a chiederti di cambiare idea. Non sei di mia proprietà...

 

  • Bene, era ora che lo capissi! Comunque, se mi hai fermato per parlare di quello che è successo oggi, sappi che, per quanto mi riguarda, puoi benissimo chiacchierare col muro!

 

  • No, ti sbagli, non è di noi due che voglio discutere.

 

  • Beh, e allora che vuoi?!

 

  • Matt, tu hai... Sì, insomma, per caso hai... Scritto un biglietto per padre Albert? Hai fatto qualcosa che... Che non dovevi?

 

  • Non capisco di cosa parli...

 

  • Matt, non mentirmi, sai che ti scopro sempre... Conosco la tua scrittura quasi meglio della mia e... L'ho letto Matt, l'ho letto proprio pochi minuti fa...

 

 

 

Matt si rabbuiò come se su di lui si fosse improvvisamente addensata una nuvola di disgrazie e i suoi occhi, solo un attimo prima pregni di rancore, si velarono di lacrime amare più del fiele.

 

 

 

  • Hai ragione Mello, sono stato io...

 

 

 

Mello si accasciò a terra, completamente privo di forze, fissando l'amico come se fosse un fantasma. Non immaginava che un'ammissione così scontata potesse colpirlo a tal punto... Per un attimo, credette di svenire di nuovo. Anche Matt era sconvolto, faceva fatica a trattenere sospiri e lacrime nonostante fosse consapevole che doveva calmarsi al più presto. Le sue parole richiedevano una spiegazione immediata.

 

 

 

  • S-senti... Andiamo a parlare in camera.
     

  • D'accordo...

 

 

 

I due ragazzini s'incamminarono silenziosamente verso i dormitori, elucubrando ciascuno i propri pensieri ed evitando accuratamente di guardarsi. La strada che tantissime volte avevano percorso insieme ora sembrava infinita, il pavimento scivolava fin troppo lentamente sotto le suole delle scarpe leggere.

Dopo qualche minuto, Matt e Mello giunsero a destinazione ed entrarono in stanza col respiro mozzato per la forte emozione. Nessuno dei due sapeva bene cosa aspettarsi da quel confronto imminente, ma era certo che sarebbero stati costretti ad affrontare argomenti molto delicati.

Il biondo decise di sedere sul suo letto perchè aveva la necessità di instaurare un contatto con qualcosa che gli fosse familiare. Appoggiò le spalle magre alla testiera e strinse le ginocchia al petto, assumendo una posizione raccolta che, in qualche modo, gli infondeva un po' di sicurezza. Doveva ammetterlo, il carico di eventi degli ultimi giorni lo aveva mandato letteralmente in tilt e, per la prima volta dopo moltissimo tempo, pensò che sarebbe stato bello avere una madre che lo consolasse quando il mondo sembrava andare in pezzi.

Matt rimase in piedi, a pochi passi dall'amico, giocherellando con la catena attaccata ai suoi jeans scoloriti e fissandosi intensamente le righe della maglietta. Sperava quasi che le parole che non riusciva a dire si materializzassero d'incanto fra quelle bande di colore bianche e nere, facilitandogli l'impresa, ma la realtà era ben diversa. Nessuno avrebbe potuto alleggerirlo dal peso che gli gravava sulla coscienza, doveva liberarsene da solo.


 


 


 

  • Mello io... Scrissi quel biglietto molto tempo fa, ma...

     

  • Senti, credo di aver già intuito cosa stai per dirmi, però vorrei tanto sapere perchè non me ne hai parlato prima.

     

  • É semplice, la mia lealtà non è scontata... Tu sei davvero convinto di essere stato sempre sincero con me? Sicuramente ci sono un mucchio di cose che non mi hai detto, pur definendomi “ il tuo migliore amico “.


 


 


 

Mello sorrise amaramente, a labbra chiuse, constatando quanto Matt avesse ragione. Non si era mai lasciato andare senza causare traumi a se stesso o alle altre persone, era come se con lui tutto dovesse avvenire in maniera burrascosa e violenta. Era pur vero che nessuno gli aveva mai insegnato a confrontarsi senza includere lo scontro e quindi le parole giuste, quando si trattava di sentimenti, non sapeva neppure da dove pescarle.


 


 


 

  • D'accordo, hai ragione... Non fa per me aprirmi, confidare i miei pensieri e cose così... Anche se ti considero mio amico, non riuscirò mai a dirti tutto ciò che vorresti sapere, nessuno può essere sempre sincero. Ma, in fondo, non pensi che sia meglio così? Se ci conoscessimo perfettamente, che sfizio ci sarebbe a stare ancora insieme? Tutte le mosse e le uscite dell'altro sarebbero già note, scontate... Vabbè, penso che ormai sia inutile parlare di questo visto che hai detto di volermi tenere a distanza...


 


 


 

Matt sussultò a quelle parole perchè, anche se aveva deciso spontaneamente di tagliare i ponti con Mello, la cosa non lo entusiasmava affatto. Avevano vissuto come fratelli per troppo tempo e pensare di iniziare tutto d'accapo con qualcun altro gli dava quasi fastidio... Era un po' come tradire il proprio sangue, o qualcosa del genere. Nessuno sarebbe mai stato al pari di quel biondo isterico, inutile illudersi di poter sostituire l'insostituibile.


 


 


 

  • Beh ecco... Forse tra un po' di tempo... No! Lasciamo perdere! Alla fine stiamo discutendo della nostra amicizia ed avevamo deciso chiaramente di non farlo! Mello io devo sapere una cosa importante e mi devi rispondere sinceramente... Stavolta non accetto bugie.


 


 


 

Mello annuì pensieroso, era davvero strano vedere Matt così serio e determinato, quasi stentava a riconoscerlo, tanto più che i suoi goggles erano finiti chissà dove, lasciando gli occhi verdi pericolosamente esposti.


 


 


 

  • Ascoltami bene... Tu pensi che, uno come me, potrebbe mai diventare un assassino?


 


 


 

Stavolta fu Mello a sussultare, un brivido gli percorse la schiena facendogli drizzare tutti i capelli più corti alla base del collo. Non aveva paura, ma una sensazione di disagio gli impediva comunque di stare completamente tranquillo. All'improvviso, ricordò di quando Near aveva insinuato che potesse esserci lui dietro agli attentati... Si era sentito malissimo il giorno dopo e non solo a causa dell'accusa infondata. Il suo dolore aveva radici ben più profonde, ancora una volta una persona che considerava importante lo aveva tradito. Per questo, decise che non avrebbe sottoposto Matt allo stesso tipo di sofferenza che aveva dovuto subire lui e si alzò dal letto rispondendo alla domanda con la massima sicurezza che riuscì ad ostentare.


 


 


 

  • No Matt, non lo credo... Tu non faresti male ad una mosca!


 


 


 

Il rosso sbuffò stizzito e si avvicinò all'amico fin quando le punte dei loro nasi non furono ad un soffio dallo sfiorarsi.

Sotto lo sguardo confuso di Mello, Matt iniziò a percorrere con l'indice il profilo dei graffi e dei lividi che gli aveva procurato quella stessa mattina, facendo attenzione a non premere troppo.


 


 


 

  • Vedi Mello... Non è vero che non farei male ad una mosca.


 


 


 

Mello decise di tentare un approccio scherzoso per attenuare la tensione che si stava creando. Quella situazione era davvero troppo strana e lo sguardo vacuo di Matt, perso in chissà quali lidi, contribuiva a complicare le cose.


 


 


 

  • Hahaha... Dai, Matt, non perderti in un bicchiere d'acqua! Ho detto che non faresti male ad una mosca ed è così... Io non sono una mosca, perciò la scazzottata con me non conta!

     

  • Sei proprio cretino, lo sai?

     

  • Beh, a volte credo di dare quest'impressione...

     

  • Mi... Mi dispiace Mel... Non avrei... Non avrei dovuto essere così... Così...


 


 


 


 

Dopo aver biascicato quelle semplici parole di scusa, Matt prese ad osservare attentamente le labbra tumefatte di Mello, provando un forte dispiacere per averle rovinate. Gli erano sempre piaciute, con quella loro perfetta forma ad “ emme “ tanto apprezzata dagli artisti, ma non l'avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura. Lui era un maschio e certi pensieri su un altro maschio erano fuori discussione.

Mello, nel frattempo, si era accorto del punto su cui convergeva lo sguardo dell'amico ed immediatamente gli sovvenne l'immagine del bacio con Faith. La ragazza, pochi secondi prima del “ fattaccio “, lo aveva squadrato nello stesso modo, come se la mente ed il corpo fossero in lotta oltre le ciglia umide di pianto. D'istinto, il biondo si ritrasse di qualche passo, non perchè temesse ciò che poteva fare Matt, più che altro non aveva idea di come comportarsi in un contesto del genere. Gli sembrava di essere stato catapultato all'improvviso in uno di quegli assurdi romanzi russi dalla trama incomprensibile...

In verità, la distanza ritrovata fu un sollievo per entrambi i ragazzini che sedettero subito a gambe incrociate sulla moquette, come facevano tutte le volte che progettavano uno “ scherzetto “ a Roger, e la conversazione poté riprendere da dove si era interrotta.


 


 


 

  • Allora Matt... Che significa il biglietto che hai scritto per padre Albert?

     

  • Sai che volevo molto bene ad Another, vero?

     

  • Sì e, sul serio, non capisco proprio come facevi a star sempre con quell'esauri... Ehm... Scusa...

     

  • Fa nulla, anche tu sei uno schizzato, ma mi piaci lo stesso, ogni tanto...

     

  • Già... Comunque, stavi dicendo?


 


 


 

Matt si mosse sul posto, ostentando un'inquietudine che, di sicuro, non prometteva bene. I suoi occhi verdi guizzavano spesso da una parte all'altra della stanza e le dita delle mani continuavano a rincorrersi in una danza frenetica.

Mello pose delicatamente un palmo sul ginocchio dell'amico, compiendo un gesto di rassicurazione che non si aspettava potesse appartenergli. Fortunatamente, quel tocco leggero sembrò funzionare e il rosso trovò il coraggio per esprimere tutti i timori che lo stavano soffocando.


 


 


 

  • Mello, non so se ricordi il periodo immediatamente precedente la morte di Anì*... Io ero molto triste perchè avevo saputo che suor Grace si era aggravata e, probabilmente, non avrebbe superato il Natale...

     

  • Grace, da quanto tempo non sento questo nome... Era una brava donna... Fu lei a regalarmi il rosario che indosso sempre. A volte manca un po' anche a me.

     

  • Si, ma per me è stato diverso... La conoscevo da più tempo e tra noi si era creato un legame davvero speciale. Gracy* mi faceva sentire protetto quando avevo paura ed era sempre pronta per me se avevo bisogno di aiuto. Non c'è mai stato nessuno in questo posto schifoso che fosse umano e dolce come lei. Anì e Gracy erano diventati la mia famiglia...

     

  • Capisco che dev'essere stata dura per te, ma tutto questo cosa c'entra col biglietto?

     

  • Se mi ci fai arrivare!

     

  • Hai ragione... Scusa!

     

  • Dicevo, quando Gracy morì mi sentii completamente perso... Avevo un disperato bisogno di affetto, ma non c'era nessuno che potesse darmelo. Tu eri arrivato da poco, avevi un mare di casini per la testa e, poi, diciamoci la verità, confortare chi soffre non è mai stato il tuo forte. L'unica persona che avrei voluto accanto a me era Anì, mon grand frère*, ma neanche lui riusciva a vedermi, perso com'era nella sua corsa verso il titolo. A quel tempo, non mi rendevo conto di ciò che Anì doveva sopportare ogni giorno, ero troppo superficiale per capire che stava male, davvero male, anche più di me. Così divenni egoista, feci di tutto per stargli tra i piedi e costringerlo a tenermi compagnia, senza pensare che lo stavo solo danneggiando. Una notte lo raggiunsi in biblioteca, era ancora chino sui libri e le borse che aveva sotto gli occhi dimostravano quanto si stesse logorando. Quando mi vide, mi chiese educatamente di aspettarlo in camera, promettendomi anche che avrebbe dormito con me, ma io non volli ascoltare... Mi infuriai, lo accusai di pensare solo a se stesso e di essere un pessimo fratello. Poi, come se non bastasse, gli dissi una cosa che non mi perdonerò mai...

     

  • Cioè?

     

  • É inutile che continui a sgobbare, tanto non sarai mai come L! “ … Anì mi guardò con gli occhi pieni di dolore ed io scappai in sala grande. Mi addormentai sulle poltrone e la mattina dopo fui svegliato dalle urla disperate dell'infermiera Lorence... Anì si era impiccato al lampadario della nostra stanza...


 


 


 

Matt affondò il volto nelle mani ed iniziò a piangere disperatamente, come se volesse liberarsi di tutte le lacrime che aveva ricacciato fino a quel momento. Mello lo osservava intenerito, riflettendo sul fatto che, se almeno uno di loro due fosse rimasto in camera, forse Another non sarebbe morto. Casualmente, infatti, che anche il biondino aveva deciso di dormire altrove, precisamente in un ripostiglio sgangherato, la notte della morte di A.


 


 


 

  • Matt... Adesso cerca di calmarti...

     

  • Calmarmi?!! Come pensi che possa calmarmi?! Le ultime parole che ho detto ad Anì sono state terribili!! Per un anno intero ho creduto di averlo spinto al suicidio!

     

  • Sì, è vero, ma adesso sai che non si è trattato di suicidio... Another è stato ucciso.

     

  • Questo non mi fa di certo stare meglio e, comunque, quando ho scritto il biglietto non sapevo ancora nulla delle indagini...

     

  • Capisco, ora è tutto risolto... Non devi sentirti in colpa se...

     

  • Non è risolto proprio un cazzo Mello!!


 


 


 

Matt scattò in piedi ed iniziò a prendere a calci la scrivania che, formalmente, ancora condivideva con Mello, dissipando in ogni colpo rabbia e frustrazione.


 


 


 

  • Mello non è finita... Non è finita qui... C'è... C'è dell'altro...


 


 


 

Mello sperava davvero che l'amico non avesse nient'altro da dirgli, ma, in fondo, sospettava che dietro tutta quell'angoscia ci fosse qualcosa di ben più complesso. Una parte di se stesso lo spingeva costantemente alla negazione e, per quanto si sforzasse di guardare in faccia la realtà, non riusciva ad evitare completamente la comoda dinamica dell'autoinganno. Quanto gli sarebbe costato questo atteggiamento, un giorno...


 


 


 

  • D-dai Matt, non fare così... Che ci può essere ancora?

     

  • Mello, per favore... Lasciami parlare di ciò che mi spaventa...

     

  • D'accordo... Ti ascolto.


 


 


 

Matt si asciugò rudemente il naso e gli occhi con il polso e sedette di nuovo a terra, cercando di ricomporsi per poter parlare senza singhiozzare ad ogni sillaba.


 


 


 

  • Dopo la morte di Anì sono stato uno schifo, letteralmente... Non mangiavo, non dormivo, non riuscivo più a fare nulla.

     

  • Lo ricordo bene... É stata davvero dura, ma dopo qualche mese sei riuscito a farti forza!

     

  • No, non si è trattato semplicemente di questo... Hai idea di come sono riuscito a sentirmi un po' meglio?

     

  • Rimbecillendoti davanti ai videogiochi?

     

  • Anche... Ma, principalmente, ho iniziato a tormentare Backup...

     

  • Tu cosa!!?


 


 


 

Mello spalancò gli occhi guardando l'amico con le pupille ridotte ad una punta di spillo. Se davvero era stato Matt ad iniziare tutto allora voleva dire che... No! Non poteva essere vero, non doveva andare in quel modo!


 


 


 

  • Hai capito bene... Per prima cosa, ho messo nel suo materasso un mucchio di sassi, poi gli ho iniettato dei lassativi nella marmellata. É stato molto semplice, in verità...

     

  • Ma perchè?!? Perchè lo hai fatto?!!

     

  • Perchè avevo un disperato bisogno di prendermela con qualcuno! Non riuscivo a sopportare il senso di colpa ed alleggerirlo sfogandomi su Backup mi sembrava l'unica soluzione. Quello stramboide era il principale rivale di Another, ogni trimestre si contendevano il primo posto e, a volte, arrivavano anche pari. Con Anì all'altro mondo, B si è guadagnato la vetta della graduatoria senza sforzo, per questo volevo fargliela pagare. É sbagliato, lo so, ma ogni volta che vedevo il bastardo lamentarsi per il mal di schiena o il mal di pancia provavo una strana soddisfazione...

     

  • Ah... E poi... Hai... Hai fatto qualcos'altro?

     

  • No! Mi sono fermato lì! É ovvio! Però...

     

  • Però...?


 


 


 

Dire che Mello era arrivato al limite della sopportazione sarebbe un eufemismo... La sua povera psiche si stava sforzando in tutti i modi per non crollare sotto il peso delle emozioni e degli eventi, ma era davvero difficile, soprattutto per un ragazzino di undici anni e mezzo.


 


 


 

  • Però, da qualche mese a questa parte mi sento strano, mi capitano cose che non credo siano normali. Tutto è cominciato proprio quando ho deciso di farla pagare a Backup ed ho provato quell'insolito piacere.

     

  • Okay... Vai avanti... Cosa pensi ci sia che non va?

     

  • Ecco... Ho strani vuoti di memoria, a volte mi dimentico dove sono stato o cosa ho fatto, ma di solito lo stato confusionale dura poco. Se dormo bene riesco a ricordare tutto, ma quando tiro fino a tardi, il giorno dopo ho blackout frequenti...


 


 


 

Blackout... Dannazione! Ma che cazzo... No, no, no, no!! “


 


 


 

Mello iniziò a tremare e strinse le gambe contro il petto come aveva fatto appena entrato in stanza, ma, in quel momento, neanche raggomitolarsi come una crisalide servì a fargli riacquistare un po' d'equilibrio. Troppi pensieri spaventosi si avvicendavano nella sua mente, impedendogli di mantenere il controllo delle proprie reazioni.


 


 


 

E se fosse davvero tutta colpa di Matt? Magari attacca senza esserne consapevole... Troppe coincidenze, Backup che lo interroga, i vuoti di memoria e poi le vittime... Le vittime sono proprio quelle con cui Matt ha questioni in sospeso... C'è Backup, poi c'è Near con cui litiga spesso perchè non sopporta il suo modo di fare e, in fine, c'è Faith, la ragazza che gli piace ma che non lo ricambia... Dannazione!! “


 


 


 

  • Mel... Cos'è questo silenzio? A cosa stai pensando?

     

  • A niente Matt, a niente...


 


 


 

NOTE:


 

  1. Anì = diminutivo di Another con pronuncia alla francese usato affettuosamente da Matt.

  2. Gracy = vezzeggiativo per Grace, usato sempre da Matt per sottolineare la sua intimità con la suora.

  3. mon grand frère = il mio fratellone. Matt ed Another parlavano spesso in francese perchè nella mia storia Another era proprio un bel parigino.


 

Ed eccoci arrivati ad un punto nodale... Cosa accadrà adesso? Riuscirà il povero Matt a capire il perché delle sue strane azioni? Il mistero è davvero risolto o si sta soltanto infittendo e, soprattutto, ce la farà Mello ad arrivare alla fine della storia senza impazzire?


 

Mello: sto iniziando a credere che mi odi, sai?


 

Io: no, ma che dici! Io ti amo, è per questo che ti maltratto... Non sai come funziona con i bambini dell'asilo? Se gli piaci, ti tirano i capelli. Il meccanismo è lo stesso!


 

Mello: preferirei che mi tirassi i capelli piuttosto che mandarmi avanti e indietro ad indagare senza alcuna garanzia di sopravvivenza come il fottuto ispettore Rex!


 

Beh, temo proprio di dover salutare i miei lettori visibili ed invisibili perchè ho da fare con un personaggio indisciplinato. Lo punirò in maniera esemplare...

Un grazie speciale a:

  • DANYDHALIA, girlstreet, Kira_chan_98, Mihael_River, Neliel 2000 che sono state così clementi da inserire la mia storia nei preferiti;

  • Lady_Dragon 99 che mi ha ricordata;

  • Blackblow98, DPotter, Kira_chan_98, masami_99_, soniuccia, synapsis che mi seguono.


 


 

A presto!


 

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Capitolo 29
*** Falling down... I think I love you ***


Falling down...

...I think I love you


 


 


 


 

La terrazza della Wammy's House era avvolta in un caldo abbraccio dalla luce del mattino. Il pregiato pavimento di marmo bianco riluceva sotto i raggi del sole, finendo col somigliare ad un' abbacinante distesa di cristalli di sale. Solo un'ombra osava sfidare quel chiarore e lo sporcava di nero, senza pietà. Ad un tratto, come fosse trascinata da fili invisibili, l'ombra temeraria iniziò a muoversi, scivolando con eleganza e sicurezza verso l'ignoto. La corsa del buio s'arrestò nei pressi della ringhiera in ferro lavorato posta a circoscrivere la terrazza. Un fruscìo di vesti leggere, seguito da un sospiro appena udibile, ruppe la quiete ovattata del mattino, sparpagliando una colonna di formiche intente a trasportare tra le pietre qualche grano di cibo.

Mentre il mondo guardava altrove, dita sottili e tremanti si serrarono attorno al corrimano, fungendo da perno per un paio di braccia magre, ma forti. Ancora un fruscìo di stoffa ed il primo piede volò oltre il parapetto, posandosi delicatamente sul bordo esterno. Fu, poi, il turno dell'altro piede, spinto dal desiderio irrefrenabile di raggiungere il suo compagno.

Dopo aver assaggiato per un attimo l'ebbrezza del vuoto, tutte le membra si rilassarono e l'ombra scomparve. Ancora un sospiro, stavolta più forte...


 


 

  • Faith?!! Cosa stai facendo?!!


 


 

Faith, in bilico oltre la ringhiera, si voltò di scatto per scoprire chi aveva interrotto il suo specialissimo momento di quotidiana meditazione sulla morte. Sarebbe bastato un soffio, un semplice alito divento, per annullare la sua esistenza in uno schianto rosso fuoco. In fondo, era piuttosto semplice morire.

Quando si rese conto di chi aveva davanti, il cuore della ragazza iniziò a battere violentemente, minacciando di sfuggirle dal petto come una tigre costretta in gabbia per troppo tempo.


 


 

  • B?! Sei... Sei proprio tu?


 


 

Backup era salito in terrazza con lo scopo di analizzare i test degli orfani, quel posto faceva proprio al caso suo, essendo quasi sempre deserto. Quasi, per l'appunto...


 


 

  • Faith, dai, vieni dentro... Rischi di farti male!


 


 

Beyond, allarmato, iniziò ad avvicinarsi molto cautamente alla compagna, evitando di compiere gesti avventati che avrebbero potuto spaventarla.

Faith osservava le movenze indecise del suo “ salvatore “ improvvisato, chiedendosi se fosse davvero auspicabile passare all'altro mondo in un modo così cruento. Cadere da quell'altezza le avrebbe sicuramente causato ferite multiple, il suo sangue si sarebbe sparso dappertutto, macchiandole la pelle ed il vestito. No, non poteva andare, soprattutto considerando che, a guardarla dall'alto, ci sarebbe stato lui...


 


 

  • Non... Non avvicinarti! Se fai ancora un passo giuro che mi butto!


 

  • No! Ti prego, non farlo... Ragioniamo insieme, ti va?


 

  • Sono stanca di ragionare! Mi hanno costretta a non fare altro per tutta la vita!


 

  • E pensi che, uccidendoti, otterresti qualcosa?


 

  • Io... Io credo che...


 


 

Faith avvertì un groppo in gola e chiuse subito le palpebre per trattenere le lacrime, non voleva avere gli occhi gonfi. Backup approfittò di quell'attimo di distrazione per fiondarsi verso di lei, ma, nel compiere lo scatto, fu costretto a lanciar via le stampelle e far forza sulla gamba rotta. Pur provando un dolore lancinante al ginocchio, il ragazzo riuscì ad afferrare saldamente il braccio destro della compagna, strattonandolo con forza verso di sé.

Faith si sentì trascinare e, non riuscendo ad opporre resistenza, scelse di assecondare i desideri di Backup, anche se avrebbe preferito farla finita per sempre quella mattina. Procrastinare le sembrava solo un'inutile tortura. Il suo lamento, forse, fu ascoltato da qualcuno, perchè proprio quando stava per scavalcare la ringhiera e salvarsi, il vestito lungo a fiori le si incastrò nei ghirigori di ferro, facendola scivolare.

Beyond vide la chioma rossa svanire al rallentatore, come la fiammella di un accendino che ha esaurito la riserva di gas si appresta a spegnersi inesorabilmente... Facendo appello alle ultime forze che gli erano rimaste, il ragazzo si sporse oltre il parapetto, afferrando per un soffio la mano della compagna.


 


 

  • Aiuto! Aiutami, ti prego!


 

  • Sta... Sta tranquilla! Ti tengo!


 

  • Non lasciarmi cadere! Ho... Ho paura!


 

  • Fatti... Forza e cerca di... Afferrare... Il cordolo di cemento!


 


 

Faith iniziò a cercare una sporgenza su cui poggiarsi con le punte dei piedi per poter tendere il braccio più in alto ed aggrapparsi al cornicione, ma la parete sottostante era completamente liscia. Beyond, intanto, si sforzava di non allentare la presa, conscio che quella posizione così precaria non gli avrebbe consentito di tirare su la ragazza senza slogarsi la spalla. Dopo pochi secondi di panico, la mano prese a sudargli copiosamente a causa dell'agitazione e la fatica, minacciando di perdere aderenza su quella di Faith...


 


 

  • Sto... Sto scivolando!!


 

  • No! Ti tengo!


 

  • Se continui così ti romperai il braccio, lasciami andare!!


 

  • Non ci penso neanche! Io non ti lascio, stupida!


 


 

Faith sollevò lo sguardo verso Beyond e, per un attimo, si perse nei suoi grandi occhi neri, così lontani e malinconici. Il cuore, che prima batteva all'impazzata, quasi si fermò per l'emozione ed un sorriso le sbocciò sulle labbra. Ormai aveva preso la sua decisione e nessuno avrebbe potuto fermarla. Con uno scatto repentino del fianco, la ragazza tentò di svincolarsi dalla presa del compagno, ma lui aveva già preventivato una mossa del genere... Approfittando dello slancio, Backup afferrò con la mano libera un lembo del vestito di Faith e riuscì a trascinarla oltre il parapetto, proprio prima che la stoffa cedesse. Fu una mossa azzardata perchè l'abito avrebbe potuto lacerarsi durante la fese di avvicinamento facendo cadere la ragazza, ma, d'altronde, non c'erano molte possibilità di salvezza oltre quella.

Per via dello sforzo, Beyond cadde all'indietro sul pavimento del terrazzo e la ragazza gli precipitò addosso. Dopo l'impatto col suolo ci fu qualche secondo di silenzio teso, interrotto soltanto da sospiri affannosi e pregni di terrore.


 


 

  • Ehi... Stai... Stai bene?


 

  • Sì... Grazie a te. Perchè mi hai salvata?


 

  • Ma che domande sono?! Chiunque l'avrebbe fatto!


 

  • Ah... Capisco.


 


 

Backup, avendo il viso a pochissimi centimetri da quello di Faith, poté notare facilmente un cambiamento repentino nell'espressione della rossa. Era come se le sue parole l'avessero ferita in qualche modo, costringendola a mordersi il labbro per ricacciare un gemito.


 


 

  • Faith... Mi hai frainteso. É vero che nessuno ti avrebbe lasciata morire, ma io non ti ho salvata solo per senso del dovere verso un altro essere umano... Credevo fosse implicito!


 

  • Non mi parli da giorni...


 

  • Hai ragione, ti chiedo scusa, ma sai benissimo che, se tu fossi caduta, io sarei stato... Inconsolabile.


 

  • D-davvero?


 

  • Ma certo, te lo giuro su quanto ho di più caro, Hayleen Princhett*.


 

  • Bi...


 


 

L'espressione di Faith, o meglio, Hayleen Princhett, mutò nuovamente... Gli occhi nocciola le si spalancarono per la sorpresa, le guance divennero rosse quasi quanto i capelli ed il respiro si fece più affannoso, ma non per la paura. Con l'incertezza tipica di chi non ha la minima idea di ciò che sta facendo, la ragazza posò delicatamente le labbra su quelle del compagno e quando si accorse che lui non opponeva resistenza, ripeté quel semplice gesto numerose volte, approfondendo il contatto molto lentamente. Quando Backup iniziò a chiedere l'accesso per la lingua, fu una sorpresa gradita ad entrambi. Faith schiuse timidamente la bocca permettendo al bacio di trasformarsi in qualcosa di più impegnativo, ma mai si sarebbe aspettata che il sapore del suo lui fosse così dolce ed inebriante. Un turbine di sensazioni sconosciute la sconvolse nel profondo, partendo da un punto imprecisato al di sotto dell'ombelico fino ad esplodere violentemente nell'anima. I colori divennero più intensi, il rosso assunse tutto un altro significato, così come il verde del suo vestito a fiori che scivolò verso l'alto, fermandosi sulla schiena. Presto, fin troppo presto, anche i jeans di Beyond abbandonarono la loro postazione e si arrotolarono attorno alle caviglie magre, bloccati nella corsa verso la libertà dalle scarpe di tela.

Quando una miccia si accende è impossibile spegnerla, l'esplosione diventa presente tangibile, sospeso, solo per pochi secondi, nel futuro. Con la stessa semplicità del fuoco che divampa fin quando c'è ossigeno, i due ragazzi continuarono a sprofondare nella nebbia dei sensi finché la loro mente confusa glielo consentì. Mani inesperte sfioravano pelli mai violate, lingue esigenti si cercavano e poi si respingevano, conducendo un duello senza vincitori né vinti. Ben presto, la biancheria divenne di troppo e fu messa da parte insieme alle inibizioni che, di tanto in tanto, venivano a bussare alle porte della coscienza.

Per un tempo che parve infinito furono solo sospiri e graffi, sorrisi e lacrime, sotto il cielo terso d'estate.


 


 

§§§


 


 

Faith e Backup trovarono molto difficile gestire “ il dopo “... Nessuno dei due aveva idea di come comportarsi in una situazione del genere, anche perchè era stata la loro prima volta. Le emozioni violente che li avevano travolti, spazzando via ogni esitazione, erano svanite rapidamente così com'erano venute, lasciandosi dietro silenzio ed imbarazzo.


 


 

  • Faith...


 

  • Chiamami Hayleen, ti prego...


 

  • D'accordo... Hayleen...


 

  • Sì?


 

  • Ecco, io... Cioè, noi...


 

  • Noi?


 

  • Insomma... Credo che... Come dire... É stato... Strano.


 

  • Strano? Solo questo?


 

  • No! Cioè...


 

  • Sì... Hai ragione... Strano...


 

  • Già...


 

  • ..


 

  • ..


 


 

Faith sospirò, Backup sbuffò ed uno stormo di rondini volò cinguettando sopra le loro teste. Per diversi minuti gli unici suoni che si poterono udire nell'aria furono il canto degli uccelli ed il ronzìo degli insetti.


 


 

  • Bac... Ehm... B?


 

  • Sì?


 

  • Te l'ho mai detto che... Ti trovo... Davvero bello?


 

  • No... Di solito parliamo di tutt'altri argomenti.


 

  • Beh... Okay... Allora... Adesso lo sai. Pensi che sia superficiale?


 

  • No... Mi sembra solo un po'... Assurdo essere definito “ bello “... Insomma... Nessuno mi ha... Di solito mi tengono tutti a distanza perchè sono... Particolare. Qualcuno mi ha detto anche che metto i brividi.


 

  • Sono tutti idioti senza cervello! Tu sei il migliore, sei speciale, non hai pregiudizi e mi hai vista quando nessuno sembrava interessarsi a me. Da quando, mesi fa, sei entrato a far parte della mia vita, ogni cosa ha assunto una nuova sfumatura!


 

  • Davvero? E allora perchè hai cercato di ucciderti?! Le persone felici non lo fanno! Vuoi vedermi soffrire per caso?!!


 

  • No! Questo mai!


 

  • Non mi sembra...


 


 

Faith rabbrividì, nascose il volto tra le mani ed iniziò a piangere sommessamente.


 


 

  • M-mi d-dis-dispia-ce...


 

  • Hayleen...


 

  • Cr-credi-mi...


 

  • Hayleen...


 

  • P-per-do-nami! S-sono s-sta-ta deb-ole...


 

  • Ne abbiamo già parlato un mucchio di volte!


 

  • Ma...


 

  • Niente ma!


 

  • É dif-fic-cile... I-io non rie-sc... I-io...


 

  • Adesso basta! Non sei più sola, lo vuoi capire?! Noi due siamo una famiglia!


 

  • Una... F-famiglia?


 

  • Certo...


 


 

Faith si voltò verso Backup e gli sorrise teneramente, poi, spinta da una forza sconosciuta, si chinò su di lui e lo strinse forte tra le braccia, quasi temendo che potesse scappar via. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quel ragazzo dall'aria stralunata che le aveva regalato una famiglia...


 


 

  • Mmm... Hayleen... Odori di buono, di menta...


 

  • E tu di fragole...


 

  • .


 

  • .


 

  • Hayleen?


 

  • Sì?


 

  • Credo di amarti.


 

  • C-come scusa?


 

  • Hai capito...


 

  • Sei sicuro?


 

  • Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia. Insieme, possiamo tutto. Devi solo crederci.


 

  • Beh... Anche... Anche io ti amo! Lo giuro!


 

  • Non giurare, sennò vai all'inferno!


 

  • M-ma io!


 

  • Ti stavo solo prendendo in giro, scema!


 

  • Oh...


 

  • E adesso non mettermi il muso!


 

  • Va bene... Però non scherzare! Io credo molto nei giuramenti.


 

  • Se proprio vuoi giurare qualcosa, giura che farai come stabilito tempo fa senza inutili paranoie!


 

  • Tu mi sarai accanto? Sempre?


 

  • Ovviamente! Non ti lascerò mai cadere...


 

  • Allora... Lo giuro.


 

  • Bene e adesso...


 

  • Adesso?


 

  • Facciamo pratica.


 

  • Pratica... Di cosa?


 


 

Backup non ebbe bisogno di parole per rispondere alla domanda di Faith. In un lampo, le si fiondò addosso e fecero di nuovo l'amore.


 


 



 

NOTE:


 

  1. Hayleen Prenchett = vero nome di Faith. Backup ha gli occhi dello shinigami, per questo può leggerlo, ma è stata la stessa Faith a rivelarglielo in passato.


 


 

Salve a tutti i miei lettori visibili ed invisibili! Ecco finalmente svelata l'identità del misterioso amore di Faith, ma nuovi dubbi si affacciano all'orizzonte, primo fra tutti: possibile che Backup possa esercitare un simile fascino XD? Lascio a voi il giudizio, come sempre. Devo essere sincera, mi piacerebbe ricevere qualche commento in più da parte vostra, anche e soprattutto critiche, ma non importa! Spero che la mia storia vi piaccia nonostante il silenzio!


 

A Mihael River ( MK ed NR ): ragazze mi sostenete sempre! Grazie millemila!!


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 

 


 


 

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Capitolo 30
*** Capture ***



 

Capture


 


 


 

Mello stava rientrando dalla lezione di statistica e camminava a passo molto lento. Nella testa gli frullavano integrali composti e pensieri sconnessi, creando un groviglio molto difficile da districare. Tutta la faccenda di Matt aveva complicato a dismisura le sue indagini, conducendolo addirittura a sospettare del suo migliore amico. Le coincidenze esistono, certo, ma in quel caso gli sembrava ce ne fossero davvero troppe... Tutti i ragazzi che finivano nel mirino del maniaco avevano qualche conto in sospeso con Matt, senza contare che era stato proprio lui a scrivere quel bigliettino disperato per padre Albert. E, poi, c'era sempre il problema dei vuoti di memoria...

Proprio quando Mello era sul punto di svoltare l'angolo verso la propria camera, una serie di strane grida lo fece sobbalzare...


 


 

  • Smettila di negare! Ormai sappiamo tutto!

  • Non capisco di cosa mi state accusando!


 

  • Non fare il finto tonto, Matt! Ho eseguito una perizia calligrafica accurata ed è risultato che il bigliettino in possesso di padre Albert è stato scritto da te!


 

  • Sì, è vero, però...


 


 

Mello fece irruzione nella propria camera dopo aver compreso che quello scambio di battute proveniva proprio da lì. Quando varcò la soglia, si trovò di fronte Roger con la sua solita espressione malinconica, mentre nell'angolo accanto a Matt, Backup sorrideva vittorioso.

Quel maledetto stramboide deve sentirsi proprio ganzo per aver risolto il caso... Gli spaccherei la faccia solo per farlo smettere di sorridere in quel modo! “


 


 

  • Che sta succedendo qui?!!


 

  • Oh, ciao mio caro Mello! Sei arrivato giusto in tempo per vedermi catturare il tuo amico pazzo e consegnarlo alla giustizia!


 

  • Non sono pazzo!


 


 

Matt sembrava sull'orlo di una crisi di nervi... Aveva gli occhi lucidi, il respiro affannoso e si capiva lontano un miglio che stava valutando seriamente l'ipotesi di darsela a gambe alla prima occasione buona.

Questo è un incubo! Ma che diavolo sta succedendo?! Io non ho fatto nulla! O almeno... credo...


 


 

  • Lasciatemi stare!


 


 

Con uno scatto repentino, Matt evitò Beyond che era ancora limitato nei movimenti a causa delle stampelle e si fiondò verso l'uscita, ma fu prontamente bloccato da Berenice, sopraggiunta all'improvviso per unirsi alla “ festa “.


 


 

  • Dove credi di andare teppistello!? Da qui non si passa!


 

  • Adesso basta! Cerchiamo di mantenere la calma! Matt, da bravo, vieni con noi, ti assicuro che avrai la possibilità di difenderti, ma per adesso sei l'unico sospettato. Cerca di capire, io sono il direttore, non posso sottovalutare i capi d'accusa contro di te e lasciarti libero, ne andrebbe della sicurezza degli altri ragazzi!


 

  • Capi d'accusa!? Oh, andiamo! Non avete uno straccio di prova e, poi, io non sono mai stato un tipo violento!


 


 

A quest'affermazione, Backup si avvicinò a Matt ed iniziò a fissarlo con un'espressione di sfida.


 


 

  • Davvero non sei violento? A me risulta che appena due giorni fa hai fatto a botte con Mello e gli hai quasi rotto il labbro!


 


 

Matt si sentì mancare e volse uno sguardo pregno d'angoscia a Mello che, durante tutta la conversazione, era rimasto in silenzio, incapace di articolare frasi coerenti.


 


 

  • M-ma come?! Mello, tu hai detto a...


 

  • No! Te lo giuro Matt, non ho detto a nessuno che tu...


 

  • Errore!! Mi spiace contraddirti Mello, ma a qualcuno l'hai detto che è stato Matt a pestarti... Pensaci bene...


 


 

Improvvisamente, Mello ricordò con chi si era confidato e quasi si maledì per essersi fidato di lui.


 


 

  • Near!!


 

  • Bingo!! Hai ricordato!


 

  • Mello, come hai potuto dire a Near che abbiamo litigato?! Quando ti chiedo di scambiare due parole con me sembra sempre che mi stai facendo un piacere! E adesso vengo a sapere che è quel coso il tuo confidente preferito?!!


 

  • N-no, che c'entra!


 


 

Mello si sentì improvvisamente sotto inchiesta, anche se non era lui il sospettato. Iniziò ad indietreggiare come se stesse affrontando una belva inferocita ed urtò contro la robusta Berenice. L'impatto lo fece inciampare, ma, fortunatamente, riuscì a mantenere l'equilibrio.


 


 

  • Mello, non andartene! Conferma anche tu che io non avrei mai potuto uccidere Anì o attentare alla vita di Near e Backup!


 


 

Beyond, Roger e Berenice si volsero contemporaneamente verso Mello, quasi aspettandosi dal ragazzino una lunga arringa tesa a dimostrare l'innocenza di Matt. Mello, tuttavia, ancora non sapeva esattamente cosa dire e, soprattutto, non era sicuro che il suo amico fosse innocente...

Le coincidenze... esistono... però...


 


 

  • Mello! Avanti! Dì qualcosa!


 

  • Beh...

  • Coraggio! Garantisci per me!

  • E-ecco, io...


 

  • Mello!!


 


 

Lo sguardo di Matt si raggelò, i muscoli cedettero e si arresero alla stretta di Berenice, il cuore iniziò a battere come un tamburo...

Non... Non si fida più di me...


 


 

  • Matt... tu...


 

  • Non. importa Mello, ho capito... grazie lo stesso.


 


 

La voce di Matt era poco più di un mero sussurro, il pianto risucchiò in gola tutte le parole che il piccolo genio avrebbe voluto proferire in quel momento così delicato.

Matt sapeva benissimo che una parte del suo cuore si stava lentamente sgretolando ed era altrettanto certo che la sola persona in grado di ripararla non lo avrebbe fatto.

Quella persona, ormai, lo reputava un assassino.

Se neppure Mello crede più in me, che senso ha ribellarmi? Forse hanno ragione loro...


 


 

  • Portatemi via...


 

  • C-che cosa?! No, Matt! Non farlo!


 

  • Lascia perdere Mel... è tardi.


 


 

Roger si grattò la fronte stempiata e sospirò profondamente. Quella storia di maniaci e vittime stava durando anche troppo, sottraendogli tempo utile alla tassidermia*, la sua arte preferita.

Con un'insolita risolutezza, il direttore disse a Berenice di stringere la presa su Matt e, poi, si rivolse direttamente a lui.


 


 

  • Allora Matt, visto che hai finalmente deciso di ragionare ti chiuderò nel mio ufficio così Backup potrà interrogarti ancora. Mi sembra ovvio che non potrai più uscire e dovrai considerarti in detenzione preventiva fino a nuovo ordine. Se, dopo il responso di L, sarai ancora giudicato colpevole, passeremo il caso al tribunale dei minori. Ti è tutto chiaro?


 


 

Matt annuì con un cenno del capo, senza alzare lo sguardo verso Roger, né tanto meno, verso Backup che continuava a fissarlo ad occhi sgranati.

Mello era allibito, si sentiva terribilmente in colpa e non riusciva a metabolizzare la scena che stava osservando. Avrebbe dovuto difendere Matt, è questo che fanno i veri amici, ma qualcosa di recondito, rancore o forse sospetto, gli aveva impedito di prendere posizione.


 


 

  • Bene, questo caso segnerà la mia definitiva ascesa verso il titolo, non credi Mello?


 

  • Tappati la fogna B!


 

  • Ehi, non dare la colpa a me se non sei riuscito a scagionare il rosso! Ci si vede...


 


 

Backup e Roger uscirono silenziosamente dalla stanza, seguiti a ruota da Berenice che stringeva Matt per la collottola come un cucciolo dispettoso.

Quando si ritrovò completamente solo, Mello iniziò a sfogare la rabbia repressa devastando tutto ciò che gli capitava a tiro. In pochi secondi, libri di testo, CD e poster furono ridotti in frammenti finissimi e si sparsero al suolo a mo' di pioggia di coriandoli.

Matt... Mi dispiace! Dannazione! Ma... ma non è stata tutta colpa mia! Io... io non avrei mai peggiorato la tua posizione facendoti passare per violento! Il vero responsabile di tutto questo è solo uno!


 


 

Mello si fiondò in corridoio senza neppure guardare dove metteva i piedi. La sua meta era una stanza situata nel lato opposto del dormitorio e, durante il lungo tragitto, travolse due ragazzi ed una bambina di cinque o sei anni che cadde a terra e scoppiò a piangere. Inutile dire che non si scusò.

Giunto di fronte alla porta bianco panna, la spalancò con un calcio.


 


 

  • Neaaaar!!!


 


 

Near era seduto, come al solito, in mezzo ad una schiera di torri di dadi che crollarono all'unisono quando la porta sbattè violentemente contro il muro.


 


 

  • Buon pomeriggio, Mello...


 

  • Buon pomeriggio?!! Buon pomeriggio dici?!! Io ti... io...


 


 

Mello stese Near in un lampo e gli fece sbattere la testa contro il pavimento duro. L'albino gemette per il dolore, ma non si scompose, anzi... il suo sguardo era placido ed inespressivo, non tradiva alcuna emozione, neppure stupore.


 


 

  • Immagino che siano già venuti a prendere Matt...


 

  • Certo!! Certo che sono venuti!! E lo hanno anche portato via! Tutto per colpa della tua bocca larga!!


 


 

Near sospirò debolmente ed afferrò la mano di Mello che lo teneva ancorato al suolo, spingendola via.

Mello Mello... sempre troppo impulsivo!


 


 

  • Suvvia! Pensi davvero che Matt sia stato preso in custodia solo perché ho detto che ti ha picchiato?!


 


 

Mello rifletté per qualche secondo sull'affermazione dell'albino e si persuase che non fosse completamente infondata. Contro Matt c'erano diverse prove, Near aveva ragione, ma questo non lo giustificava a spifferare tutto!


 


 

  • Non significa nulla! Lo sai che, grazie alla tua soffiata, Matt è stato etichettato subito come individuo violento?!! Si tratta di un'aggravante molto seria!


 

  • Dì pure quello che vuoi, avevo i miei motivi e non credo di aver sbagliato. Se Matt è passato per violento, vuol dire che, forse, lo è davvero, non credi? Guarda come ti ha ridotto!


 


 

Colto da un moto di stizza, Mello afferrò un'abbondante nugolo di ricci candidi e li tirò con forza. La chioma di Near, ultimamente, stava diventando il suo bersaglio preferito, ma, in tutta sincerità, non aveva intenzione di fargli del male. La rabbia, spesso, lo coglieva di sorpresa impedendogli di essere lucido, soprattutto quando parlava con Near. Qualcosa stava cambiando tra loro, Mello lo sentiva, e gli era anche abbastanza chiaro che gran parte dei suoi problemi con l'albino era iniziata dopo la graduatoria...

Non ho tempo per pensare a queste sciocchezze... ora voglio fargliela pagare!


 


 

  • Mello, potresti smetterla per favore? Se continui a tirare così non mi resterà neanche il cuoio capelluto...


 

  • Non puoi parlare! Ti è concesso solo lamentarti!


 

  • Mello...


 

  • Zitto!! Stà zitto!


 

  • Se vuoi sfogarti, fa pure, non mi interessa, ma sappi che colpendo me non ti sentirai meno in colpa per aver dubitato di Matt!


 


 

Quelle parole scesero come acido lungo la schiena di Mello, affondarono nella carne, sciolsero le vertebre e raggiunsero il cuore, avvolgendolo in un abbraccio corrosivo.


 


 

  • Io... non...


 

  • Posso capire ciò che provi...


 

  • No! Non provarci neanche a dire che mi capisci!


 

  • Sì invece...


 

  • Ma se non sai nemmeno come si fa ad avere un amico! Vivi nel tuo mondo di giochi, isolato da tutto il resto e te ne freghi degli altri!! Tu non hai nessuno, tu non sei nessuno!!!


 


 

Mello ansimava forte, il suono delle sue urla disumane riecheggiava nella stanza, bombardandogli dolorosamente le orecchie e non solo... Stentava a credere di essere stato così crudele, non aveva senso prendersela con Near quando la sola persona con cui si sentiva davvero in collera era se stesso...

Eppure, sfogarmi in questo modo mi è servito, anzi, mi è proprio piaciuto! Sembra quasi che l'omino bianco sia completamente immune a tutti i miei attacchi... Potrei fargli o dirgli qualsiasi cosa e lui rimarrebbe sempre impassibile... Come un muro impermeabile alle emozioni.

Near si mosse leggermente, distraendo Mello dalle sue elucubrazioni. L'albino aveva la solita espressione vacua, ma le labbra tremavano in preda ad uno strano impulso e gli occhi si serravano di continuo, come di fronte al flash di una macchina fotografica.

Mello osservò per qualche istante quella strana reazione senza parlare, incapace di comprenderne il significato.


 


 

  • Sai che ti dico, Mello? Con queste parole ho capito che hai proprio ragione... Io non ho nessuno... Adesso, ti pregherei di alzarti, inizi a schiacciarmi, e dopo vorrei anche che mi lasciassi solo. Devo ricostruire le torri che hai distrutto. Arrivederci.


 


 

Mello ascoltò la fredda replica di Near provando una sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco. Era stato come precipitare da un palazzo di nove piani.

All'improvviso, realizzò di aver fatto una cosa terribile.


 


 

  • S-senti Near, mi dispiace... non volevo dirti quelle cose...


 

  • Mello, volevi dirle e come, te l'ho letto negli occhi. Non preoccuparti comunque, la verità non potrà mai far più male di una bugia.


 

  • Io non ti ho mai mentito...


 

  • Oggi, per la prima volta, hai detto le cose come stanno, ma in passato mi hai mentito! Ed ora non costringermi a ripetermi, va via!!!


 


 

L'ultimo ordine fu quasi un grido, Near si tolse Mello di dosso con una spinta decisa e corse in un angolo della stanza a raccattare alcuni dadi.

Mello rimase shockato da quello scatto così violento e ritenne opportuno uscire seguendo le direttive dell'albino. Proprio prima di mettere un piede in corridoio, però, si fermò e, con lo sguardo serio, iniziò a parlare.


 


 

  • Near... Io non ti ho mentito.


 

  • Non insistere!


 

  • Sto dicendo che non ho mentito e tu devi credermi!


 

  • No!


 


 

Inaspettatamente, Near afferrò un LEGO dallo scaffale e lo lanciò contro Mello, colpendolo forte sul naso.

Mello mugolò per il dolore e si diresse ad ampie falcate verso Near. L'albino temette di aver oltrepassato il limite.

Okay, stavolta mi ammazza sul serio...

Contro ogni previsione, Mello non colpì Near, né gli saltò addosso, si limitò ad arpionargli le spalle e a guardarlo dritto negli occhi.


 


 

  • Io... non... ti... ho... mai... mentito!


 

  • Sì invece!


 


 

La voce di Near risultava stranamente alterata, come se qualcosa bloccato in gola impedisse ai suoni di svilupparsi correttamente...


 


 

  • Adesso basta!


 


 

In un attimo di scarsa lucidità, Mello avvolse le braccia intorno alla vita di Near e lo trasse a sé con forza. Fu un gesto istintivo, rapido e brusco, molto più simile ad uno schiaffo che ad un abbraccio, in verità.


 


 

  • Io non ti ho mai mentito quando ti ho detto che siamo amici...


 


 

Near non rispose, nascose la testa nell'incavo del collo di Mello ed iniziò a singhiozzare, sciogliendo quel nodo che gli bloccava il respiro. Mello, dal canto suo, si comportava con noncuranza, probabilmente perché neppure si era accorto di ciò che aveva fatto. Forse credeva davvero di aver tirato uno schiaffo a Near...


 


 

  • M-m... M-mel...


 

  • Sì? Allora adesso hai capito?


 

  • C-che... che cosa d-dovevo... cap-pire?


 

  • Che siamo amici per davvero! Non ho mai mentito su questa cosa, lo giuro! E mi dispiace di aver fatto lo stronzo prima... Questa storia di Matt mi sta uccidendo! Avrei voluto aiutarlo a scagionarsi, ma non riesco a non dubitare di lui...


 

  • Mm... M-mel...


 

  • Ehi! Ma che diavolo ti succede!? Che fai piangi? Sei proprio un tipo strano!


 

  • I-io... n-non... voglio p-piangere, m-ma n-non riesco a f-fermarmi!


 

  • Prima ti ho fatto male forse?


 

  • N-no, n-non sento d-dolore... è q-qualcos'altro...


 

  • Mah! Come dicevo, sei strano! Toglimi una curiosità... quando hai detto che avevi i tuoi buoni motivi per parlare con B, cosa intendevi?


 

  • I-io ho... f-fatto la spia c-con Backup su M-matt perché t-temevo che M-matt... avevo d-dei sos-spetti e l-lui avrebbe p-potuto... i-insomma... t-ti aveva q-quasi spaccato la f-fac-cia...


 

  • Hahahaha! Che idiota che sei! Volevi pr... pr... No! Non riesco neanche a pensarlo, figuriamoci a dirlo!


 

  • V-volevo p-prot-teggerti, s-si...


 


 

Mello smise di sghignazzare e sorrise a Near sinceramente, senza cattiveria, come non faceva da molto tempo.


 


 

  • Beh omino bianco, a quanto pare stai iniziando a sdebitarti per tutte le volte che ti ho parato il culo con quel bulletto di End!


 

  • G-già... credo di sì.


 

  • Ci guarderemo le spalle a vicenda allora!


 

  • Sì...


 


 


 


 

NOTE:

Eccomi qui con un nuovo capitolo... Credo che il risultato non sia eccellente, ma lascio a voi il giudizio, come sempre!


 

1) tassidermia = arte dell'imbalsamatura ( davvero simpatico Roger, vero? :\ )

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Capitolo 31
*** Looking for a glimmer of hope ***


Looking for a glimmer of hope

 

 

( dal capitolo precedente )

In un attimo di scarsa lucidità, Mello avvolse le braccia intorno alla vita di Near e lo trasse a sé con forza. Fu un gesto istintivo, rapido e brusco, molto più simile ad uno schiaffo che ad un abbraccio, in verità.


 


 

  • Io non ti ho mai mentito quando ti ho detto che siamo amici...


 


 

Near non rispose, nascose la testa nell'incavo del collo di Mello ed iniziò a singhiozzare, sciogliendo quel nodo che gli bloccava il respiro. Mello, dal canto suo, si comportava con noncuranza, probabilmente perché neppure si era accorto di ciò che aveva fatto. Forse credeva davvero di aver tirato uno schiaffo a Near...


 


 

  • M-m... M-mel...


 

  • Sì? Allora adesso hai capito?


 

  • C-che... che cosa d-dovevo... cap-pire?


 

  • Che siamo amici per davvero! Non ho mai mentito su questa cosa, lo giuro! E mi dispiace di aver fatto lo stronzo prima... Questa storia di Matt mi sta uccidendo! Avrei voluto aiutarlo a scagionarsi, ma non riesco a non dubitare di lui...


 

  • Mm... M-mel...


 

  • Ehi! Ma che diavolo ti succede!? Che fai piangi? Sei proprio un tipo strano!


 

  • I-io... n-non... voglio p-piangere, m-ma n-non riesco a f-fermarmi!


 

  • Prima ti ho fatto male forse?


 

  • N-no, n-non sento d-dolore... è q-qualcos'altro...


 

  • Mah! Come dicevo, sei strano! Toglimi una curiosità... quando hai detto che avevi i tuoi buoni motivi per parlare con B, cosa intendevi?


 

  • I-io ho... f-fatto la spia c-con Backup su M-matt perché t-temevo che M-matt... avevo d-dei sos-spetti e l-lui avrebbe p-potuto... i-insomma... t-ti aveva q-quasi spaccato la f-fac-cia...


 

  • Hahahaha! Che idiota che sei! Volevi pr... pr... No! Non riesco neanche a pensarlo, figuriamoci a dirlo!


 

  • V-volevo p-prot-teggerti, s-si...


 


 

Mello smise di sghignazzare e sorrise a Near sinceramente, senza cattiveria, come non faceva da molto tempo.


 


 

  • Beh omino bianco, a quanto pare stai iniziando a sdebitarti per tutte le volte che ti ho parato il culo con quel bulletto di End!


 

  • G-già... credo di sì.


 

  • Ci guarderemo le spalle a vicenda allora!


 

  • Sì...


 


 

Dopo qualche secondo di silenzio, Mello si allontanò da Near e sedette sul suo letto, estraendo dalla tasca laterale dei jeans una barretta di cioccolato. Quella piccola droga scura era proprio ciò che gli serviva per spazzare via il sapore aspro della colpa.

Near rimase in piedi, al centro della stanza, fissando con eccessivo interesse le rovine del suo castello di dadi. In pochi minuti aveva sperimentato emozioni troppo forti, a cui non era affatto abituato, e si sentiva strano, come se avesse inalato una dose letale di ossigeno puro. La sua testa era molto più leggera del solito, le gambe si facevano sempre più molli ed il respiro gli mancava.

Ma cosa mi sta succedendo? Non mi piace per niente tutto questo... o forse sì?


 


 

  • Hey, vuoi restare lì impalato per tutto il giorno o ti vieni a sedere accanto a me, così parliamo un po?!


 

  • Beh, possiamo parlare anche a distanza... inoltre credevo non avessimo più nulla da dirci!


 

  • Huhuhu, guarda guarda! Sei già tornato in modalità sottozero! E pensare che nemmeno un minuto fa piangevi tra le mie braccia!


 


 

Near sussultò, come se quelle parole lo avessero scosso non solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Ormai non aveva senso negare l'evidenza, era successo per davvero, si era lasciato andare e non sapeva neppure il perchè.

Mello, dal canto suo, arrossì di colpo. Aveva voluto dare una stoccata che, però, lo aveva colpito di rimando... La consapevolezza di aver “ tenuto Near tra le braccia “ lo lasciò perplesso. In fondo, era “ emotivamente imbranato “ tanto quanto l'albino, se non di più.


 


 

  • B-beh, se non vuoi più parlare me ne vado... Non è che posso passare qui con te tutta la mattinata!


 


 

Near prese ad attorcigliarsi una ciocca di capelli attorno all'indice, meditando sulla proposta di Mello. Una parte di lui voleva che l'amico restasse, l'altra era stata appena colpita da un repentino attacco di asocialità.

In un modo o nell'altro, vinse l'impulso alla compagnia. Near si arrampicò sul letto, ancora troppo alto per lui, sedendo accanto a Mello con un gamba stretta al petto.


 


 

  • Eccomi qui... di cosa vorresti parlare?


 

  • Mi sembra ovvio! Voglio parlare di Matt!


 

  • Oh...


 


 

Uno strano moto di stizza s'impossessò dell'albino, facendogli storcere il naso, ma non se ne curò più di tanto.

Emozioni...


 


 

  • Sono sicuro che ti sei messo in testa di scagionarlo a tutti i costi...


 

  • Esatto, mi conosci proprio bene!


 

  • Già... É fuori discussione che abbandoni il tuo migliore amico in una situazione tanto delicata.


 

  • Sì, ma avrei fatto lo stesso per te...


 

  • Per caso ti stai giustificando con me?


 


 

Infatti, che senso ha avuto dirgli una cosa del genere?! Mi sto giustificando davvero? Emozioni...


 


 

  • Tz! Ma che ti salta in mente!? Torniamo all'argomento principale per favore... Non voglio scagionare Matt solo perchè è mio amico. Sai cosa significherebbe dimostrare, senza ombra di dubbio, la sua innocenza?


 

  • Ovviamente vorrebbe dire aver trovato il vero colpevole...


 

  • Recht*!


 

  • Okay okay... Ma io, in tutto questo, che ruolo dovrei avere?


 

  • Beh... tu potresti...


 

  • Mello... no.


 

  • Dai!!


 

  • No.


 

  • Per favore...


 

  • Non pensarci nemmeno!


 

  • Eddaieddaieddaieddaieddaieddai!


 

  • NO!!


 

  • E va bene, farò tutto da solo! Grazie tante eh!


 


 

Mello si sistemò tra i denti la barretta di cioccolato e scese con un balzo dal letto, imboccando subito l'unico percorso verso l'uscita che non gli richiedeva di fare la gimcana fra i dadi.


 


 

  • Aspetta!


 

  • Che vuoi?!


 

  • Mello, sai bene che avevo detto di non voler più prendere parte alle indagini...


 

  • Sì, ma...


 

  • Fammi finire!


 

  • 'Kay...


 

  • Mi sono chiamato fuori da tutto questo perché avevo paura, però so che, se ci sarai tu con me, potrò continuare ad indagare senza correre grossi pericoli.


 


 

Mello si avvicinò nuovamente a Near, fissandolo con aria perplessa. Preso com'era dalla foga di scagionare Matt e battere Backup, non aveva considerato il punto di vista dell'albino che aveva tutto il diritto di sentirsi spaventato.


 


 

  • Near, fossi in te non sarei così certo che la mia presenza conti qualcosa... insomma, anche quando stavi con me hai rischiato di morire. Questo maniaco non si fa scrupoli e, se non si tratta di Matt, il vero colpevole gira ancora a piede libero per l' istituto.


 

  • Uhm... a quanto pare lo strano, tra noi due, sei tu.


 

  • Che vuoi dire?


 

  • Prima mi chiedi di aiutarti e poi mi spingi a non farlo?


 

  • Beh, prima mi sono lasciato gasare dal fatto che la tua memoria fotografica avrebbe potuto essermi utile per raccogliere più dati possibile, ma adesso, pensandoci meglio, ho realizzato che te la sei vista davvero brutta... Non sarebbe giusto forzarti ad aiutarmi.


 

  • Allora ti sei preoccupato per me? Oh, ma che carino...


 

  • Che fai adesso?! Mi prendi anche per il culo?!


 


 

Near rivolse a Mello un sorriso sornione, provocatorio e buffo al tempo stesso, sollevando solo l'angolo destro del labbro superiore e mostrando il piccolo canino, affilato come un rasoio.


 


 

  • Accidenti omino bianco! Piantala di guardarmi in quel modo, sei inquietante! Mi costringi a farti il bagno nell'acqua santa!


 

  • Ancora con queste velleità religiose?


 

  • Non sono velleità! Progenie demoniaca...


 

  • Carino come soprannome, sicuramente più pittoresco di nano da giardino decolorato, puffo col candeggio, mezzasega, un metro e tanta voglia di crescere, pollicino, latticino e l'immancabile omino bianco.


 

  • Ma li ricordi tutti?!


 

  • Ho un apposito taccuino...


 

  • Davvero?!


 

  • Ovviamente no!


 

  • Peccato...


 


 

Mello si stiracchiò, sbadigliando senza troppe cerimonie, e gettò la carta stagnola della cioccolata, ormai finita, in un cestino sotto la scrivania.


 


 

  • Ho bisogno di fare un salto in biblioteca per prendere dei testi, vieni con me?


 

  • D'accordo...


 


 

Il biondo e l'albino si avviarono a passo svelto verso la biblioteca, evitando gruppetti di ragazzi che discutevano animatamente dell'arresto di Matt. La notizia si era diffusa con una rapidità impressionante, come c'era da aspettarsi in una realtà a circuito chiuso. Mello si sentiva terribilmente infastidito da tutti i commenti che, per caso, riusciva a captare. C'era chi pensava che Matt avesse rubato dei soldi dalla cassa comune e chi, invece, lo immaginava addirittura colpevole di frode informatica, considerata la sua perizia al pc. In verità, gran parte delle accuse ipotizzate dagli orfani era meno esecrabile di quella effettiva, ma per Mello non faceva alcuna differenza. Solo lui, o al massimo L, poteva permettersi di dubitare di Matt...

Dopo qualche minuto di cammino, Mello e Near raggiunsero la gigantesca biblioteca della Wammy's, rischiarata da un lampadario antichissimo ed incredibilmente costoso.


 


 

  • Allora Mello, cosa ti serve esattamente?


 

  • Dobbiamo dirigerci nel padiglione sud...


 

  • Quello su salute e igiene mentale? E perchè mai?


 

  • Ti spiegherò tutto a tempo debito.


 


 

Mello afferrò uno dei grossi carrelli che gli inservienti usavano per trasportare scope, detersivi e stracci vari, lo svuotò sul pavimento senza farsi vedere dalla bibliotecaria e lo trascinò con sé nel padiglione sud. Near seguiva attentamente tutti i movimenti dell'amico, incapace di capire quali fossero le sue reali intenzioni.

Senza dubbio con Mello non ci si annoia mai... Come direbbe l'infermiera Lorence, deve avere proprio i diavoli in corpo!

Gli sfuggì una risatina, ma era talmente flebile che Mello non la udì.


 


 

  • Eccoci qui. Near, inizia a prendere tutti i volumi che trattano di allucinazioni, io mi occuperò di quelli sugli stati di coma. Una volta finito, passeremo ai testi sulla memoria.


 

  • Yessir!


 

  • Uhm... ma che atteggiamento baldanzoso!


 

  • La tua vitalità è contagiosa...


 

  • Allora dovresti frequentarmi di più!


 

  • Perchè no? Ma poi rischierei di prendere cattive abitudini...


 

  • Farò finta di non aver sentito!


 


 

In poco tempo, tutti i tomi furono raccattati e messi nel carrello. L'unico problema era come portarli fuori dalla biblioteca senza far insospettire Agnes...


 


 

  • Near, va' da Agnes e chiedile di prenderti un libro impossibile da trovare, magari con un titolo inventato, ma plausibile. Nel frattempo, io sgattaiolerò fuori con il carrello!


 

  • Che strazio, ma perchè con la cariatide non ci parli tu? Ha il fiato che puzza di naftalina!


 

  • Lo farei se tu non fossi talmente gracile da non poter spingere un carrello!


 

  • Ricordami ancora che ci faccio qui...


 

  • Beh, sei qui perchè spinto da un malsano istinto suicida.


 

  • Se fossi un altro, ti direi “ vaffanculo “ o qualcosa del genere...


 

  • É caduta anche l'ultima foglia di fico, fantastico! E adesso, sbrigati!


 


 

Con riluttanza, Near trotterellò verso Agnes. L'anziana bibliotecaria se ne stava, come al solito, seduta in poltrona, dietro un'ampia scrivania di mogano, a cucire vestitini per i suoi sette gatti siamesi. Persino vicino allo schedario con i titoli dei testi aveva appiccicato immagini e foto di felini, tutti con gli occhi puntati verso il povero disgraziato costretto a chiederle informazioni.

Inquietante... però i gatti mi piacciono... sono il volto dell'indifferenza!


 


 

  • Ehm, signora? Cioè, Signorina Agnes?


 

  • .


 

  • Mi scusi, sto cercando un libro... Signorina?!

Pure sorda... perfetto!


 

  • SIGNORINA AGNES!!


 

  • Uhm??


 


 

Agnes distolse gli occhietti porcini dai ferri e si chinò sulla scrivania per poter guardare in faccia chi aveva osato interrompere la sua attività preferita. Quando si ritrovò di fronte un ragazzino minuto e terribilmente pallido, la sua espressione annoiata s'inferocì e le rughe intorno alle labbra scattarono come gli artigli di un rapace affamato.


 


 

  • Ragazzo, che ti serve?!


 

  • Ehm...

Acidella eh? Pensa pensa pensa...


 

  • Storia e sviluppo delle popolazioni della Patagonia orientale “.


 

  • Uff... ma è un tipo di testo che può stare solo nel padiglione nord! Non sei riuscito a trovarlo da solo?


 

  • No signorina, altrimenti non sarei venuto da lei!


 


 

Proprio mentre Agnes si stava degnando di abbandonare il suo “ trono “ per aiutare Near, l'albino vide Mello che gli faceva segno di seguirlo, nascosto dietro una colonna di marmo.

Evidentemente ha già portato via il carrello...


 


 

  • Sa una cosa signorina? Ho cambiato idea, il libro non mi serve più! Grazie lo stesso.


 

  • M-ma come? !


 


 

Prima che Agnes potesse chiedere spiegazioni ed iniziare ad inveire contro i giovani di tutto il mondo, Near raggiunse Mello e, insieme, si recarono in sala grande, trascinando il pesante carrello sotto lo sguardo curioso degli altri orfani.


 


 

  • Ho scelto la sala grande che è sempre affollata così non dovrai preoccuparti troppo, Near.


 

  • Molto gentile...


 

  • Lo so, lo so. E adesso inizia a spulciare i libri e memorizzare tutto ciò che leggi.


 

  • La fai facile!


 

  • Oh, andiamo! So bene che puoi riuscirci!

Già, può riuscirci eccome! Ha un cervello formidabile...


 


 

Una sgradevole sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco, ormai molto familiare, colse Mello alla sprovvista e lui, saggiamente o, forse, poco consapevolmente, decise di ignorarla.


 


 

  • Prima che iniziamo, vorrei sapere a cosa ci serve questa scorpacciata di malattie mentali...


 

  • Ti spiego... Pochi giorni fa, Matt mi ha raccontato di soffrire di strani vuoti di memoria durante i quali non riesce a ricordare neanche dov'è stato e per quanto tempo. Questi episodi gli capitano soprattutto quando passa la nottata senza dormire, giocando con quegli assurdi videogames. Magari, esiste una patologia specifica che può giustificare i suoi sintomi...


 

  • Sì, ma se così fosse, l'ipotesi che Matt sia il maniaco sarebbe ancora più probabile!


 

  • Già, perchè potrebbe persino aver ucciso senza rendersene conto...


 

  • Allora diciamo pure che tu non stai cercando qualcosa, o meglio, speri con tutto te stesso di non trovare nulla di rilevante.


 

  • Recht...


 

  • Beh, cercherò di memorizzare tutto il possibile per semplificare le cose.


 

  • Anch'io.


 


 

I due geni si misero presto a lavoro, divorando tomi su tomi, scorrendo righe su righe di pagine ingiallite e consunte dal tempo. Ogni nuovo testo che veniva attaccato dalle loro rapide menti poteva rappresentare, per Matt, tanto un'ancora di salvezza quanto un'aggravante pericolosa. Lo stato d'animo di Mello era indecifrabile, oscillava tra l'eccitazione, alimentata dalla speranza, e l'angoscia. Near era consapevole della tempesta di emozioni che impazzava nella mente dell'amico, se ne rendeva conto perfettamente osservando lo sbattere furioso delle sue ciglia dorate e le contrazioni repentine delle labbra, ancora contuse.

Passarono ore ed ore, il cielo si tinse lentamente di rosa, poi, di rosso intenso e, in fine, di violetto. La sera non si fece attendere molto, portando con sé un pesante velo di sonnolenza che scese sulle palpebre di Mello. Il biondo si accasciò sul divano della sala grande con un libro pesante stretto tra le mani e, senza neanche accorgersene, sprofondò nel regno di Morfeo. Near lo vide di sfuggita e sentì subito la strana esigenza di dormire. Strana perchè, fino ad un secondo prima, non aveva avvertito neppure un briciolo di stanchezza.

Forse il sonno, come lo sbadiglio, è contagioso...


 


 

L'albino si alzò cautamente dal pavimento su cui era semidisteso ed afferrò un piccolo plaid posto sopra il maestoso camino spento della sala grande. In Inghilterra l'aria di agosto cominciava già ad essere pungente.

Near fissò per qualche secondo la coperta, indeciso sul da farsi. Probabilmente sarebbe stato saggio addormentarsi qualche ora, ma, in verità, preferiva leggere fino al mattino, ultimando il compito che gli era stato affidato e liberandosi subito del fastidio. L'idea di trascorrere un altro giorno alla mercé della sorte e, forse, del maniaco, non lo allettava affatto. Il plaid, tuttavia, era già stato scomodato, per cui l'albino decise di adagiarlo sulle spalle del compagno addormentato.

Proprio in quel momento, Mello spalancò un occhio, facendo spaventare Near che non se lo aspettava.


 


 

  • Che stai combinando con questa coperta?


 

  • Ehm... nulla!


 

  • Non mentire! Volevi mettermela addosso, vero?


 

  • No!


 

  • Sì, invece!


 

  • E va bene, sì...


 

  • Allora ti sei preoccupato per me? Oh, ma che carino... “


 

  • Mi stai facendo il verso?


 


 

Mello sghignazzò e, poi, fece qualcosa che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato... Tirò Near per il braccio e lo fece stendere accanto a sé, coprendolo con il plaid.


 


 

  • Adesso dormi.


 

  • Ma... veramente...


 

  • Niente ma! Mi servi nel pieno delle tue facoltà mentali, domani sarà una giornataccia! Spiacente, ma dovrai sorbirti ancora questa tortura... Volevi sgattaiolare lontano già in mattinata, vero?


 

  • Ad essere sinceri, sì...


 

  • Non aver paura, non permetterò a nessuno di farti del male. Lo giuro.


 

  • Perchè?

Già... perchè ho giurato? Forse, quando non si ha una famiglia... La mia famiglia... di tre persone...“


 


 

  • Semplicemente perchè solo io posso tormentarti, scemo! Ed ora chiudi occhi e bocca per favore!


 


 

Near sbuffò e si tirò la coperta fin sopra la testa, lasciando Mello quasi completamente scoperto.


 


 

  • Ehi! Non monopolizzare il plaid, cretino!


 

  • Che ci posso fare se questo straccio è troppo piccolo per due!


 

  • E va bene, stringiamoci! Ma vedi di non fare cose strane, altrimenti ti sbatto giù dal divano!


 

  • Che cose strane potrei fare, scusa?


 

  • Niente niente, lascia perdere!

Vedi un po' tu che situazione!


 


 

Mello passò un braccio attorno alle spalle di Near e gli permise di appoggiarsi sul suo torace, come un fratello maggiore che accoglie nel suo letto il più piccolo dopo un brutto sogno. In fondo, pensò, non era un paragone così assurdo ed avrebbe anche potuto abituarsi alla sensazione di quel corpo, caldo e fragile, accanto al suo.

Near si addormentò istantaneamente, mentre Mello restò sveglio ancora qualche minuto a difendere il suo sonno leggero.


 

Perchè sento che tutto questo sta per finire?


 


 


 

NOTE:


 

Eccoci giunti al trentunesimo capitolo... Non credevo sarei riuscita a scrivere così tanto! Comunque voglio tranquillizzare i miei lettori, la storia non durerà ancora molto. Tra poco, tutti i nodi verranno al pettine e smetterò di annoiarvi!


 

  1. Recht = esatto, giusto ( Ted. )


 

Angolo dei ringraziamenti

Come sempre, un grazie sincero a TUTTI i miei lettori, visibili ed invisibili. Se non fosse per voi, sprofonderei in un buco di depressione nera!

Poi, un grazie speciale va' ai miei recensori fedeli:

Mihael_River, Donixmadness e Synapsis.

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Capitolo 32
*** Beyond dreams and nightmares ***


Beyond dreams and nightmares


 

 

 

 

L'alba, troppo pigra per risplendere e troppo presuntuosa per tacere, è solo un guazzabuglio di sfumature che si perdono all'orizzonte.

Beyond Birthday odiava l'alba, come tutto ciò che è indefinibile, privo di colore, sapore, odore o forma. Eppure c'era qualcosa, in quel momento di calma piatta che precede il mattino, capace di calmare il suo spirito inquieto.

Seduto dietro la pesante scrivania di Roger, con gli occhi ancora impastati di sonno, Beyond si sentiva abbastanza lucido per valutare il proprio operato e le conquiste che aveva fatto. Poteva ritenersi veramente soddisfatto di se stesso? Probabilmente no, non ancora...

Sulla scrivania c'erano molti oggetti: un leggìo antico, una serie di graffette colorate, un portapenne in madreperla, diversi monografie sulla tassidermia, un portachiavi ricavato da qualche strano animale di piccola taglia ed un portafoto richiudibile con tre ante, ciascuna occupata da un'immagine... Solo quest'ultimo soprammobile catturò l'attenzione di Backup che decise di osservare attentamente le tre foto ed i loro soggetti. Nella prima c'era Roger con un'enorme carpa in braccio, evidentemente il vecchio aveva anche la passione della pesca... Nella seconda c'era una bimba bionda molto graziosa*, ma sicuramente già passata all'altro mondo perché sulla sua testa non comparivano né nome, né data di morte. Nella terza c'erano tre persone abbracciate che sembravano molto felici. Sulla destra era chiaramente distinguibile Roger, anche se più giovane di circa dieci anni, al centro c'era Quillish Wammy con la sua solita espressione bonaria, e sulla sinistra c'era una donna piccola e paffutella vestita di nero... Anzi, non era semplicemente vestita di nero, era una suora, suor Grace.

Una valanga di ricordi travolse immediatamente Beyond, facendolo sorridere. Si sentiva fortemente in debito con suor Grace perché, grazie a lei, aveva capito un particolare estremamente importante che aveva condizionato, ancora una volta, il suo rapporto con la Morte. Da bambino, aveva tentato il suicidio per verificare se la data di morte che i suoi occhi riuscivano, inspiegabilmente, a leggere poteva essere modificata*, ma il fallimento gli aveva fatto credere che fosse impossibile. Per diversi anni, Backup rimase ancorato a questa convinzione, finchè la prematura scomparsa di suor Grace non gli aprì gli occhi su una sconcertante verità. Il 3 marzo del 1999, la povera donna fu accoltellata da un borseggiatore che voleva rapinarla e nonostante il repentino trasporto in ospedale, non ci fu nulla da fare. Secondo la “lettura” di Beyond, la suora sarebbe dovuta morire il 12 settembre del 2010, alla veneranda età di ottantasette anni, e non pochi mesi prima di Another*. Dopo attente riflessioni, il ragazzo riuscì a spiegarsi quell'anomalia temporale giungendo alla conclusione che seppure la data di morte non poteva essere posticipata, nulla impediva al caso, o all'intervento umano, di anticiparla. Quando lui aveva tentato di uccidersi, non ci era riuscito per il semplice fatto che, in realtà, non voleva morire... Lo stesso L* glielo aveva fatto capire ...Andiamo, un bambino intelligente come te, per esser certo di morire si sarebbe reciso la giugulare, un vaso sanguigno di grossa portata, piuttosto che le vene dei polsi...”.

 

Beyond continuava a rimuginare e sorridere stringendo tra le dita il portafoto quando, all'improvviso, dei colpetti alla porta lo fecero sobbalzare.

 

Sarà ancora Roger che si è dimenticato le chiavi, quel vecchio ha davvero bisogno di un po' di fosforo!”

 

Con riluttanza, il ragazzo si alzò dalla comoda poltrona imbottita su cui era seduto e raggiunse l'ingresso, aprendo ad una ad una tutte le serrature che Roger aveva fatto installare.

 

 

 

  • Ciao Berry*!

 

 

 

Una zazzera di capelli rossi frustò il viso di Backup e il ragazzo quasi cadde a terra sotto la spinta dell'abbraccio che lo avvolse subito dopo. Faith era venuta a trovarlo.

 

 

 

  • Ehi... F-faith, così mi soffochi! Ma che ci fai qui?! É l'alba!

 

  • Beh, visto che tu non ti fai vivo da giorni, ho deciso di raggiungerti sul posto di lavoro!

 

  • Sai bene che non è permesso! Se Roger ti vedesse...

 

  • Se se se... Uffa! Non ne posso più di tutti questi ma e questi se! Io voglio solo stare con te Berry, credo di meritarmi un po' di attenzioni!

 

  • Lo so e lo capisco, ma “Berry” ora è terribilmente incasinato!

 

 

 

Faith si ritrasse imbronciata, incrociando le braccia al petto come una bambina forzosamente privata del giocattolo preferito. Backup la osservava divertito, chiedendosi come fosse possibile che una ragazza così orgogliosa potesse fare una scena madre degna del melodramma più squinternato. Ridacchiando sommessamente, le si avvicinò, determinato a far buon viso a cattivo gioco.

 

 

 

  • Faith...

 

  • Che c'è!?

 

  • Vieni qui...

 

  • No!

 

  • Dai, non farti pregare!

 

 

 

Backup strinse Faith tra le braccia ed iniziò ad accarezzarle lentamente la testa. La ragazza si tranquillizzò subito e si abbandonò docilmente a quelle piacevoli attenzioni, anche perchè non era abituata a ricevere coccole.

 

 

 

  • Scusami se sono sempre impegnato, ma sai che sto facendo tutto questo solo per noi...

 

  • No, scusa tu! Mi sono comportata come una stupida, è solo che... vorrei davvero farla finita più in fretta possibile.

 

  • Già, ancora un piccolo sforzo e vedrai che saremo liberi di essere una famiglia felice.

 

  • Io mi sto impegnando davvero...

 

  • Lo so...

 

  • Ma è così difficile!

 

  • Lo so...

 

  • Sono sicura che nella prossima graduatoria ci saranno grosse novità!

 

  • Chissà...

 

  • Tranquillo, darò il meglio di me!

 

 

 

Faith sorrise radiosa, come non faceva ormai da molto tempo, e posò le labbra sulla guancia pallida di Backup. Il ragazzo le afferrò il volto tra le mani e la baciò con un ardore davvero inusuale per lui, lasciandola senza fiato.

 

 

 

  • F-forse è meglio che vada... altrimenti non mi muovo più!

 

  • D'accordo Faith, ci vediamo stanotte.

 

  • Berry! Allora stanotte verrai da me??!

 

  • Spero di sì, dipende da come andrà la giornata...

 

  • Capisco...

 

 

 

Faith annuì con decisione, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di importante, salutò Backup con un altro bacio fugace e scomparve rapidamente oltre la soglia.

 

 

 

§§§

 

 

 

Mello si svegliò di soprassalto quando il sole aveva già fatto capolino oltre le colline di Winchester da qualche ora. Il fiato di Near gli solleticava il collo, ma era un soffio leggero, impossibile da percepire a più di un centimetro di distanza. La notte era stata lunga ed agitata, piena di sogni angoscianti e ricordi che sarebbe stato meglio non rivangare. Mello si sorprendeva sempre quando il passato veniva a bussare, senza invito alcuno, alle porte del suo inconscio, costringendolo a concentrare l'attenzione su qualcosa di lontano e decisamente poco gradito. Sarebbe stato davvero splendido per lui poter andare avanti dimenticando il male, ma il male è subdolo e ci rimane addosso per sempre. La felicità ed il bene, invece, ci sfiorano fin troppo rapidamente, proprio come un respiro che si perde sulla pelle.

Con una delicatezza che non immaginava di possedere, Mello spostò il braccio che Near gli aveva poggiato sul torace e scivolò giù dal divano, pronto per iniziare una nuova sessione di studio intenso. Il suo obbiettivo primario era scagionare Matt, per cui non aveva senso perdere tempo inutilmente, anzi, ogni minuto che riusciva a risparmiare poteva essere di vitale importanza. Senza indugiare oltre, Mello iniziò a spulciare una colonna di tomi rimasti intonsi, cercando avidamente un appiglio, anche minuscolo, che potesse conferire un barlume di senso alla tragedia di Matt.

Dopo circa un'ora di ricerche infruttuose, il biondo riuscì finalmente a trovare qualcosa di interessante che prese a sottolineare, ma proprio quando stava per finire, Near si mise ad urlare nel sonno.

 

 

 

  • -nfa... Nin... Lif... il fiu... Il fiume! Va' via! Nooo!

 

  • Near, che ti succede?!! piantala di strillare, nano schizzato!

 

 

 

Mello iniziò a scuotere Near per farlo svegliare, consapevole che le parole pronunciate dall'albino in quello stato d'incoscienza dovevano nascondere molto più di un semplice incubo.

 

In fondo, ognuno ha le sue croci...

 

Near spalancò gli occhi e si issò a sedere, madido di sudore freddo. Le arterie gli pulsavano talmente forte nelle tempie che, per qualche secondo, riuscì a sentire solo un martellare forsennato. Quando riuscì a calmarsi, visualizzò la sala grande, con tutti i suoi mobili antichi ed il grande camino in muratura ed ottone, perennemente spento durante la bella stagione.

 

 

 

  • Mello, ho... ho dormito molto?

 

 

 

Mello, preoccupato, iniziò a squadrare l'albino, soffermandosi soprattutto sulla sua espressione terrorizzata. Neppure dopo l'agguato in teatro aveva visto Near così sconvolto e, per la prima volta, desiderò conoscere qualcosa in più sul suo passato. Questo desiderio non era né comodo, né facile da gestire, considerando che, di norma, quando si decide di domandare ad un amico delle informazioni personali, si deve sempre essere pronti ad aprirsi allo stesso modo. E Mello non aveva assolutamente intenzione di farlo.

 

Quel maledetto bastardo di Niklaus per me non è mai esistito. Se raccontassi di lui diventerebbe reale e non sarebbe più... non sarebbe più come un brutto sogno. Non posso e non voglio essere guardato con pietà, io sono il migliore! Il migliore...

 

 

 

 

  • Mello, va tutto bene?

 

  • Sì, certo, perché?

 

  • Beh, mi stai fissando con quello sguardo strano... Sembra quasi che tu stia per vomitare!

 

  • É l'effetto che mi fa vedere la tua faccia di primo mattino!

 

  • Come siamo suscettibili!

 

  • Già, ma è colpa del sonno... Ho passato proprio una nottataccia!

 

  • A chi lo dici! Forse è meglio se ci rimettiamo a lavoro.

 

 

 

Mello ghignò soddisfatto ed afferrò il manuale che stava leggendo prima di essere interrotto dalle urla di Near.

 

 

 

  • Ti informo, omino bianco, che mentre tu continuavi a poltrire io mi sono dato da fare ed ho trovato qualcosa di molto interessante.

 

  • Uhm... Fa' un po' vedere cos'hai!

 

 

 

Near strinse una ciocca di capelli tra il pollice e l'indice e sedette sul pavimento accanto a Mello, sporgendosi oltre la sua spalla per leggere il testo sottolineato a matita.

 

 

 

  • Sembra proprio che, alla fine, tu ce l'abbia fatta.

 

  • Lo spero! Questa teoria è ancora poco conosciuta, ma dimostrebbe che Matt è solo un sonnambulo, non un assassino...

 

  • Sonnambulismo dovuto ad eccessiva stimolazione visiva nei giovani e giovanissimi”... Parlamene un po'.

 

  • Beh, qui dice che un team di medici psichiatri ha posto sotto osservazione un campione di duecento bambini, selezionati senza distinzioni di sesso o razza. Pare che gran parte dei soggetti sottoposti, durante il giorno, ad eccessiva stimolazione visiva, manifestassero, di notte, svariati disturbi del sonno, primo fra tutti il sonnambulismo. La stimolazione veniva eseguita lasciando che i bambini giocassero ai videogames o guardassero la TV per molte ore di fila.

 

  • Calza a pennello con la situazione di Matt...

 

  • Infatti! Sai anche tu che Matt non fa che friggersi il cervello con quelle stupide macchinette. Siccome non dorme di notte, si addormenta durante il giorno e vaga per i corridoi senza rendersene conto. É ovvio che non riesca a ricordare nulla, tutto ciò che fa o vede durante le crisi non viene registrato perchè la sua mente non è in “modalità-veglia”.

 

  • In sostanza, è come se stesse sognando, o meglio, sogna anche se non è consapevole di dormire.

 

  • Esatto!

 

  • Ma, a questo punto, le accuse contro di lui non diventano ancora più credibili? Potrebbe aver agito inconsapevolmente e...

 

  • No! É proprio qui che viene il bello, Near!

 

 

 

Mello sfogliò il libro fin quando non trovò un altro periodo sottolineato più e più volte, come a volerne rimarcare l'importanza.

 

 

 

  • Ecco, leggi questo passo...

  • I soggetti sperimentati mostravano chiaramente tutti i sintomi del sonnambulismo nella sua forma più consueta, fatta eccezione per la fragilità del loro sonno. Bastava un nonnulla, come un battito di mani o una semplice parola pronunciata a voce più alta, per farli ritornare coscienti... “

 

  • Come hai potuto sperimentare sulla tua stessa pelle, tutte le azioni del maniaco sono calcolate e precise, non sembrano certo opera di un ragazzino che dorme! In più, quando sei stato attaccato in teatro, il sacco di sabbia si è scontrato al suolo producendo un gran baccano che avrebbe senz'altro svegliato Matt, facendolo cadere dal soppalco. Infatti, per stare in equilibrio sopra quel piccolissimo pezzo di solaio, di sicuro il maniaco è rimasto sempre vigile e sotto sforzo, invece Matt, da sonnambulo, non avrebbe mai potuto resistere.

 

  • Effettivamente questo ragionamento fila, considerando anche che quando sono stato aggredito in cappella, la statua della Madonna è caduta addosso a Beyond con un tonfo molto forte. Tuttavia, c'è una possibilità che ti ostini a non voler contemplare...

 

  • E sarebbe?!

 

  • Può darsi che Matt soffra di sonnambulismo e può darsi anche che si addormenti senza esserne consapevole. Ma, in verità, chi può assicurarci che non si sia accanito da sveglio contro me, Backup ed Another?

 

  • Stai forse insinuando che Matt si sarebbe comportato da folle VOLONTARIAMENTE?!!

 

  • Se sento rumore di zoccoli, io penso subito a “cavallo” non a “zebra”. L'alternativa più semplice è, di solito, la più probabile... In tutta onestà, da solo non riesco a trovare nessun movente plausibile, ma tu conosci quel tipo meglio di chiunque altro. Te la senti di ritenerlo innocente senza ombra di dubbio? Riflettici un attimo, Mello...

 

 

 

Mello scattò in piedi, indeciso se prendere a pugni Near o se stesso. Ovviamente aveva pensato moltissimo a tutte le discrepanze di quella storia assurda ed una vocina perfida nella sua testa continuava ad imbeccarlo ogni volta che cercava di consolarsi con la speranza.

 

Suvvia, devi fartelo dire anche dall'omino bianco?! Tu sai benissimo che Matt non sopporta né Near, né Backup e sai anche che la notte in cui Another morì, Matt si infuriò moltissimo con lui*. Se, poi, Faith è davvero nel mirino del maniaco come pensi da tempo, Matt avrebbe motivo di perseguitare anche lei per il semplice fatto che il suo amore non è ricambiato... Quante altre prove ti servono?!“

 

Mello si morse a sangue la lingua per scaricare la tensione e, per una volta, decise di non buttare ogni cosa per aria, di non infuriarsi, di mantenere la calma.

 

 

 

  • Near, le tue obbiezioni sono corrette, ma io so che Matt è innocente e, sì, sarei disposto anche a metterci la mano sul fuoco, se adesso mi venisse chiesto.

 

 

 

Near raggiunse la grande finestra che dava sul cortile ed iniziò a tracciare con l'indice piccoli disegni geometrici, sfruttando come tela la condensa prodotta dal suo fiato caldo. Quel passatempo lo rilassava sempre e gli permetteva di analizzare con distacco persino i suoi stessi ragionamenti. In fin dei conti, per lui era una semplice questione di prospettiva anche osservare i propri coetanei che giocavano nel prato. Da lontano, poteva valutare schemi di calcio, tattiche di bocce e traiettorie di tiri a canestro con grande oggettività, ma proprio per questo non poteva e non doveva partecipare. L'oggettività è un bene prezioso e molto difficile da tutelare, Near lo sapeva bene... Sospirò.

 

 

 

  • Devi volergli davvero molto bene, Mello...

 

 

 

Anche Mello sospirò, si fissò intensamente le punte dei piedi nudi e, poi, sorrise al nulla. Near non lo stava guardando.

 

 

 

  • Sì, gli voglio bene e tanto. Ma sono certo che è innocente perché conosco il suo animo.

 

 

 

Near si voltò verso il compagno con un'espressione shockata stampata sul viso. In quel momento sembrava quasi che avesse visto un fantasma.

 

 

 

  • Conosci... il suo animo? Questa cosa non ha alcun senso!

 

  • Lo dici tu! Invece per me ha tantissimo senso.

 

  • Non esiste nessun parametro, nessun riferimento certo per...

 

  • Oh Near! Possibile che tu non capisca?

 

 

 

Mello sorrise condiscendente, come se si trovasse di fronte un bambino di tre anni cui doveva spiegare il concetto più elementare del mondo. Lentamente, si avvicinò a Near che continuava a fissarlo confuso ed iniziò a parlargli con una strana inflessione nella voce.

 

 

  • Vedi Near, ciò che mi permette di affermare con certezza che Matt è innocente non è qualcosa che si può spigare a parole o definire in modo infallibile... Io stesso ho dubitato, lo ammetto, ma solo perché spesso mi sforzo di essere qualcuno che non sono...

 

 

 

Near meditò per qualche secondo sulle parole che aveva appena udito, non riuscendo a comprenderne il senso. Gli sembrava quasi di stare osservando un monologo recitato in una lingua sconosciuta. Certo, poteva interpretare i gesti e le espressioni dell'attore, ma buona parte del significato dell'opera gli era preclusa. In quel momento, tra lui e Mello c'era una barriera invisibile, ma spessa quanto un muro di cemento armato. Near temeva e sospettava che, prima o poi, quella barriera si sarebbe ingigantita a dismisura.

 

 

 

  • Mello, mi dispiace, ma...

 

  • Ancora non capisci, vero?

 

  • Già...

 

  • Effettivamente sono stato davvero poco chiaro, tuttavia non credo di riuscire a spiegarmi meglio.

 

  • Almeno provaci... per favore.

 

  • D'accordo... L'animo è qualcosa di impalpabile, ma può svelarsi all'improvviso, anche quando lo si vorrebbe tenere nascosto. Se il tuo animo riesce a mostrarsi, ogni finzione, ogni immagine falsa che ti sei cucito addosso, cessa d'esistere. O almeno, cessa d'esistere per la persona che è stata in grado di “vederti” davvero. Io so che Matt non è e non sarà mai un assassino, lo posso leggere chiaramente in fondo ai suoi occhi, ma sono stato talmente idiota da dimenticarmene per pensare ad un mucchio di stronzate...

 

 

 

Near si allontanò all'improvviso, turbato da una strana angoscia. Era la prima volta che sperimentava la frustrazione di non riuscire a capire... Improvvisamente, si chiese cosa vedesse Mello quando guardava i suoi occhi bui, ma non diede voce a quella domanda perché temeva la risposta che avrebbe potuto ricevere.

 

 

 

  • Mello... non posso dire di condividere le tue convinzioni, però so che mi fido di te.

 

 

 

Mello si stupì di una simile uscita e si sentì davvero soddisfatto, anche se non avrebbe mai ammesso che avere la fiducia di Near contava così tanto per lui.

 

 

 

  • Bene omino bianco! Stando così le cose, direi che dobbiamo solo andare a spiattellare in faccia a quel coglione di B che ha preso un grosso abbaglio!

 

  • Scusa, ma per stavolta passo.

 

  • Che vuoi dire? Non mi accompagni?

 

  • No... Sono molto stanco, ho dormito male e credo anche di avere un po' di influenza. Mi sento... strano.

 

  • Davvero? Allora è meglio se te ne vai in camera tua. Passerò io più tardi a raccontarti le novità e, magari, ci sarà anche Matt!

 

  • Spero per te che sarà così.

 

 

 

Mello rimase per qualche secondo imbambolato ad osservare Near che svaniva in corridoio come una nuvola bianca spinta da un vento troppo debole. C'era qualcosa di strano nel comportamento dell'albino, ma non poteva pensarci troppo... scagionare Matt aveva la priorità!

 

 

 

§§§

 

 

La porta dell'ufficio di Roger, costruita da un artigiano di Londra con legno di faggio finemente intarsiato, incombeva minacciosa su tutti i piccoli visitatori che si azzardavano ad oltrepassarla. Mello si fermò ad osservarla con aria spaesata, stringendo fra le dita il manuale da cui dipendeva la salvezza del suo amico.

 

Se non mi spiego abbastanza bene, se questa ricerca non è sufficiente, allora Matt potrebbe... No! Non devo pensarla così! Devo essere determinato!

 

Armandosi di tutto il coraggio di cui disponeva, Mello bussò ed attese che il direttore lo accogliesse nel suo “covo”. Inaspettatamente, fu Backup ad aprire la porta, con un sorriso sornione disegnato sulle labbra sporche di marmellata.

 

 

 

  • Ma eccoti qui, finalmente!

  • Per caso mi stavi aspettando?

  • Certo che sì mio caro Mello, anzi, iniziavo proprio a chiedermi quando ti saresti fatto vivo!

  • Uhm... Okay.

 

 

 

Mello non si soffermò molto a riflettere sullo strano comportamento di Backup, reputandolo del tutto “normale”, ed entrò nell'ufficio spostando il ragazzo dalla soglia con una spallata. Backup, dal canto suo, non si scompose di fronte all'aggressività del compagno e continuò a sorridere, porgendogli addirittura una sedia con un gesto di cortesia.

 

 

 

  • Allora, visto che aspettavi il mio arrivo immagino tu sappia anche il motivo della mia visita...

  • Ovviamente! So perchè sei qui e so anche tutto a proposito del tuo insulso piano, ma, ad essere sincero, da te mi sarei aspettato qualcosina in più...

 

 

 

Mello aggrottò la fronte dinanzi al repentino cambiamento nel tono di Backup e si sorprese anche del suo sguardo stranamente torvo.

 

 

 

  • Backup, se questo è uno dei tuoi soliti giochetti, ti avverto che non è divertente! Si può sapere di che diavolo di piano stai parlando?!

  • Oh, per favore! Finiamola subito con la commedia! Sei stato proprio superficiale, sai? Credevi davvero che bastasse una sciocchezza del genere per fregarmi?!

  • Dì un po', ti manca qualche rotella per caso?!!

 

 

 

Mello scattò in avanti ed afferrò il bavero della maglia di Beyond, pronto a sferrargli un pugno in faccia. Non era affatto in vena di scherzare e quello stramboide gli stava facendo perdere fin troppo tempo!

 

 

 

  • Ehi! Che pensi di fare biondino?!!

 

 

 

In un attimo, Beyond si girò di schiena afferrando Mello per le braccia e schiantandolo violentemente contro la scrivania. A causa dell'urto caddero sia il portafoto a tre ante che il portapenne in madreperla.

 

 

 

  • Lasciami! Lasciami subito!

  • Non prima che avrai ammesso di essere un povero idiota! Andiamo, scrivere un messaggio su una parete è la prima cosa che ti è venuta in mente?

  • Adesso basta!

 

 

 

Mello riuscì a liberarsi dalla presa di Backup assestandogli un poderoso calcio in mezzo alle gambe. Il moro si accasciò a terra mantenendosi il bassoventre e mugolando per il dolore intenso. Tra un gemito e l'altro, Mello riuscì a decifrare qualche insulto irripetibile e si compiacque del proprio operato. Crescere in strada, quantomeno, gli era servito ad imparare qualche buona mossa.

 

 

 

  • Quando ti sarai ripreso, mi farai la cortesia di spiegarmi che ti passa per quella testa di merda!

  • Piccolo bastardo! Aspetta che... ah..spetta che mi alzi e giuro che...

  • Sì sì, allora?! Cosa dicevi a proposito di messaggi e pareti?

  • Coglione! Non fingere di non... sapere niente! É stato solo... un tuo patetico... tentativo di scagionare il rosso... Ah! Dio, che dolore!!

  • Quante storie per un calcetto da niente! E comunque, continuo a non seguirti. Per dimostrare l'innocenza di Matt ho preparato una ricerca dettagliata che ero giusto venuto ad esporti. Per il resto, non so di cosa parli.

  • Ricerca?!!

 

 

 

Backup si rialzò a fatica, reggendosi alla scrivania e facendo perno sulla gamba ancora sana. Il gesso stava iniziando a dargli davvero sui nervi, soprattutto perchè gli aveva addirittura impedito di parare il colpo di un ragazzino tre anni più piccolo di lui.

Backup sedette composto in poltrona e, per quanto desiderasse pestare Mello a dovere, si limitò a proseguire la conversazione con lui senza passare al contrattacco, mostrando un'enorme capacità di autocontrollo.

 

 

 

  • Spiegami cosa sta' succedendo...

  • Appena mezz'ora fa End è venuto a chiamarmi tutto allarmato per una frase sul muro della palestra che sembrava scritta col sangue.

 

 

 

Mello sobbalzò ed indietreggiò di qualche passo.

 

 

 

  • Una frase... scritta col sangue?!

 

 

 

Backup sollevò eloquentemente un sopracciglio, sporgendosi in avanti per osservare meglio Mello.

 

 

 

  • Insomma, tu davvero vuoi farmi credere che non ne sai nulla?

  • Porca miseria Backup! Ho dormito in sala grande e mi sono mosso da lì solo per venire a parlare con te! Near può confermarlo, devi credermi!

  • É strano... Mi sembri quasi sincero...

  • Ma io sono sincero! Cosa c'è scritto sul muro della palestra? E il sangue, poi, da dove viene?

  • La frase è questa: “il rosso mi nasconde, ma io sono ancora qui, con un occhio sempre puntato sul bianco e l'altro sul nero“. Il significato si capisce benissimo anche se non è esplicito. “Il rosso” sarebbe Matt che, attualmente, “nasconderebbe” il vero colpevole perchè è stato catturato al suo posto. Il “bianco ed il nero” ,invece, suppongo siamo io e Near. Puoi capire facilmente cosa mi abbia spinto a pensare che fossi tu l'autore... Questo messaggio sembra capitare a fagiolo per scagionare Matt.

  • Ma Backup, io non avrei mai fatto una cosa così stupida, proprio perchè so benissimo che tu avresti subito incolpato me!

  • In effetti, come ti ho già detto, mi sembrava un trucchetto fin troppo idiota per te.

  • Grazie tante per il riconoscimento, anche se tardivo...

  • Comunque, per quanto riguarda “l'inchiostro”, sono convinto si tratti di sangue felino... Vicino alla porta della palestra è stato trovato un gatto sgozzato.

  • Beh, almeno non è sangue umano...

  • A questo punto, devo ammettere di aver sbagliato e di essere di nuovo in pericolo insieme a Near...

 

 

 

Proprio in quel momento, Roger entrò trafelato in ufficio con la camicia tinta di rosso...

 

 

 

- Backup, Mello! É successa una cosa terribile! Near è...

 

 

 

 

 

 

NOTE:

 

Eccomi qui! Su questo capitolo posso dire solo che è decisamente più importante di quanto non sembri... Ora vi lascio alle noiosissime note!

 

 

  1. ...Bimba bionda molto graziosa* = la bambina ritratta nella foto è Mellory, la madre di Mello, morta di cancro ad un anno e mezzo dalla nascita del figlio. ( vd “points, lines and rays: part one” ).

  2. ... Da bambino, aveva tentato il suicidio solo per verificare se la data di morte che i suoi occhi riuscivano, inspiegabilmente, a leggere poteva essere modificata* = nella mia storia Beyond è uno “shinimano”, ovvero un incrocio tra uno shinigami ed un umano ( vd “points, lines and rays: part three” ). In quanto shinimano, può leggere nome e data di morte di tutte le persone di cui vede il volto, fatta eccezione per quelle che posseggono un Death Note ( anche se B non sa e non saprà mai dell'esistenza dei quaderni della morte). Quando Beyond si guarda allo specchio, a differenza di un normale umano dotato di “occhi dello shinigami”, riesce a leggere la data della sua morte, anche se incompleta. Per la precisione, Beyond sa che morirà il 2 di novembre, ma non di quale anno. Da bambino tentò di suicidarsi per verificare se la “regola della data” poteva essere infranta, ma fallì ( vd “points, lines and rays: part three” ).

  3. pochi mesi prima di Another* = Another muore il 10 luglio del 1999 ( vd “Loud thoughts, quiet footsteps” ) mentre Grace il 3 marzo dello stesso anno. La distanza tra le due scomparse è di soli quattro mesi, considerando anche marzo in pieno.

  4. Lo stesso L* = Quando Beyond conobbe L ( vd “points, lines and rays: part three ), lesse il suo nome completo e la data di morte, ma non comprese immediatamente chi aveva di fronte. Gli ci vollero anni per realizzare che quello strambo ragazzo conosciuto in ospedale era il famigerato detective L e, in effetti, Beyond non ne avrà mai la certezza assoluta.

  5. Berry* = “simpatico” soprannome affibbiato a Backup da Faith. La ragazza si è basata sulla passione del moro per le fragole ( in inglese “strawberry” ).

  6. la notte in cui Another morì, Matt si infuriò moltissimo con lui* = ( vd “Message” )

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Capitolo 33
*** To Feel, to Hurt ***


To Feel, to Hurt

 

 

 

Mello osservava intensamente le macchie di sangue sulla camicia del direttore, contandole e ricontandole per esser certo di non tralasciarne neanche una. Nell'ultima ora erano successe così tante cose che la sua mente si perdeva in inezie, tentando, in questo modo, di ricacciare riflessioni troppo scomode.

Roger, seduto di fronte al biondo, rimuginava sulla catena di eventi disastrosi che aveva coinvolto proprio gli studenti migliori e sembrava non volerli lasciare in pace. Mai, nella storia della “House”, si erano verificati così tanti incidenti e mai gli orfani si erano trovati addirittura in pericolo di vita. Il direttore si scoprì a pensare che, effettivamente, prima dell'arrivo di L, l'orfanotrofio non aveva dovuto affrontare grossi problemi. Forse, solo la morte del detective avrebbe posto fine ai tormenti della “dolce casa”. O forse no...

All'improvviso, la porta dell'infermeria si aprì per metà, svelando la piccola ciabatta bianca dell'infermiera Lorence ed un frammento di caviglia, avvolto in una calza color panna. La donna aveva un'espressione abbastanza serena, tuttavia, si poteva facilmente notare nei suoi occhi l'ombra di un recondito timore.

 

 

  • Direttore, la informo che Near sta bene, il taglio sul suo braccio era piuttosto superficiale. L'ho medicato con facilità.

 

 

 

Prima che Roger potesse rispondere, Mello scattò in piedi e raggiunse l'infermiera, arpionandole la divisa come se temesse di vederla fuggire da un momento all'altro.

 

 

  • Lorry! Lorry! Near è... è fuori pericolo allora?!! Lorry!!

 

  • Calmati, Mello! Come ho già detto, Near ha riportato un taglio molto superficiale e...

 

 

Il direttore allontanò Mello di peso per impedirgli di tormentare ulteriormente la Lorence ed entrò in infermeria senza proferire parola. Si richiuse la porta alle spalle, chiarendo, con quel semplice gesto, che voleva restare solo con Near e che non avrebbe ammesso interruzioni, per nessuna ragione al mondo. Sia l'infermiera che Mello rimasero alquanto interdetti, ma non obbiettarono. Roger poteva davvero incutere timore quando voleva, nonostante l'età avanzata e la costituzione gracile.

Trascorsero alcuni minuti in cui il silenzio venne ripetutamente interrotto dal tamburellare forsennato dei piedi di Mello. La tensione accumulata lo stava portando all'esasperazione. Avrebbe dato qualunque cosa per ascoltare la conversazione tra il vecchio e Near, ma la Lorence lo teneva d'occhio come un falco a caccia della sua cena. Origliare con quella guarda giurata sempre all'erta era davvero impossibile.

Proprio quando Mello stava per raggiungere il limite della sopportazione, le spalle ossute di Roger, più ingobbite del solito, fendettero l'aria immobile del corridoio. L'infermiera scattò in piedi col viso in fiamme, bofonchiando che doveva correre alla toilette.

Dopo che la donna si fu dileguata, il direttore mosse qualche passo in avanti con lo sguardo perso nel vuoto, inseguendo chissà quali pensieri. Poi, inaspettatamente, si fermò proprio di fronte a Mello ed iniziò a fissarlo insistentemente, quasi volesse scorgere un messaggio cifrato oltre le sue iridi azzurre. L'atmosfera diveniva sempre più tesa a mano a mano che i secondi scorrevano lenti e nessuno si decideva a rompere il silenzio pesante del corridoio. Alla fine, fu Roger a parlare per primo, ma lo fece solo perché, attraverso un'attenta riflessione, era giunto alla conclusione che Mello dovesse essere messo al corrente di ciò che Near gli aveva riferito.

 

 

  • Ascolta, Mello... Non so se quello che sto per dirti ti sarà di conforto o ti creerà problemi, quindi te lo dico e basta: Near sostiene che la ferita sul suo braccio sia accidentale. Questo significa che non è stato il maniaco e che, con molta probabilità, il folle è davvero Matt.

 

 

Mello corrugò la fronte e strinse le mani sui gomiti. Non si sarebbe mai aspettato una simile affermazione da parte dell'albino. Sapeva che era molto spaventato, ma mentire non gli avrebbe certo consentito di salvarsi la pelle, tutt'altro... Se Matt fosse stato condannato, il vero colpevole sarebbe rimasto libero di scorrazzare per l'istituto, rappresentando una minaccia soprattutto per le sue vittime predilette: Near e Backup.

 

No, Near è troppo intelligente per dire una bugia che lo metterebbe ancora più in difficoltà... ma allora...

 

 

  • Roger, se fosse possibile, vorrei parlare con Near per capire cosa gli è accaduto.

 

 

Roger socchiuse le labbra, sorpreso. Aveva previsto una reazione del tutto diversa da parte di Mello e quel comportamento tranquillo, quasi remissivo, gli suscitava molti dubbi. Anche Near si era posto in modo strano con lui quando avevano discusso... Il direttore gli aveva rivolto domande dirette, tese a scoprire come si fosse procurato quel brutto taglio sul braccio, ma il ragazzino si era limitato a menzionare un incidente con una bottiglia di vetro trovata in frantumi nella sua stanza, fornendo dettagli stentorei circa dinamica e modalità.

Ponderando con calma ogni alternativa, Roger concluse che la teoria dell'incidente lo convinceva, ma non più di tanto, e che l'unica persona in grado di capirci davvero qualcosa era l'undicenne biondo a pochi passi da lui.

 

 

  • D'accordo Mello, parla pure con Near, ma ti avverto che aspetterò fuori la porta ed entrerò al primo rumore sospetto. Cerca di non fare casini come tuo solito, altrimenti sei fuori dal programma, intesi?

 

 

Roger accompagnò eloquentemente le sue parole con il gesto di passarsi il pollice sotto la gola. Mello sapeva bene cosa volesse dire...

 

Al prossimo passo falso, mi sbatteranno in un orfanotrofio qualunque, oppure, per impedirmi di parlare troppo di L, potrebbero anche mandarmi in manicomio...

 

Mello avvertì improvvisamente un brivido gelido lungo la schiena, ma se lo scrollò di dosso con una semplice alzata di spalle. Non aveva tempo per le esitazioni, doveva conoscere la verità. A passo svelto, oltrepassò la porta dell'infermeria ed entrò nella saletta per le medicazioni.

Il piccolo ambiente, talmente immacolato da sembrare quasi finto, era intriso di un forte odore d'alcool e sapone. Al centro della stanza campeggiava il lettino su cui, tante volte, Mello si era steso per lasciarsi disinfettare tagli e ferite di vario tipo. Sulle pareti erano inchiodati quattro armadietti pieni di farmaci, siringhe e, soprattutto, lecca-lecca di ogni gusto, forma e colore. In quel tripudio di dolciumi, però, non si vedeva neanche l'ombra di una barretta al cioccolato...

 

Che assurdità! Dopotutto, il cioccolato stimola la produzione di serotonina, -l'ormone della felicità-, chi più dei malati dovrebbe averne bisogno?“

 

Senza indugiare oltre, Mello spalancò la porta scorrevole che separava la saletta per le medicazioni dallo stanzone per le brevi degenze e fu invaso da un mare di luce. Per qualche secondo, non riuscì neanche a tenere gli occhi aperti, ma, poi, con un piccolo sforzo, schiuse le palpebre e vide i numerosi lettini destinati ad accogliere i malati. Generalmente, i casi più “ordinari” venivano trattati alla House grazie alle visite frequenti del dottor McBride, medico di fiducia designato da Quillish Wammy in persona. Se, malauguratamente, qualche orfano avesse necessitato di cure specifiche più impegnative, la fondazione “Wammy” aveva sovvenzionato anche l'edificazione di un ospedale all'avanguardia. Tutte le faccende dell'orfanotrofio erano gestite in assoluta segretezza ed ogni possibile fuga d'informazione veniva tamponata sul nascere, ancor prima che potesse trasformarsi in un problema.

A poco a poco, gli occhi di Mello si abituarono al chiarore e riuscirono a scorgere, in mezzo a tutto quel bianco, il figurino di Near seduto proprio sul letto vicino alla finestra più grande, quella che dava sul viale alberato della House.

 

 

  • Near!

 

 

L'appello del biondo rimase senza risposta... Nate sembrava quasi in stato di trance, aveva gli occhi chiusi e la sua posa rannicchiata non prometteva nulla di buono. A quel punto, Mello decise di prendere il toro per le corna e si avvicinò al compagno. Quando lo raggiunse, afferrò il suo braccio ed iniziò a scuoterlo, ma molto piano, per non fargli male.

 

 

 

  • Near... Near, mi senti?!

 

  • Uhm?

 

 

 

Near spalancò gli occhi, faticando a riabituarsi a colori e forme.

 

 

  • Mello... sei tu?

 

  • E chi, sennò? Ma si può sapere che mi combini??! Ha detto il vecchio che ti sei ferito accidentalmente... è vero?

 

 

Near sollevò lo sguardo e Mello lo incrociò.

 

 

  • Mello io... io credo di... essermi ferito da solo...

 

  • Tu cosa?!!

 

 

 

Mello pensò di aver frainteso le parole di Near, ma lui aveva aveva un'espressione talmente spenta e rassegnata da non lasciare alcun dubbio...

Mantenendo la consueta calma, Near si sistemò a sedere con una gamba stretta al petto e, dopo aver sospirato profondamente, iniziò a raccontare cosa gli era capitato, supplicando silenziosamente l'amico di non interromperlo fino alla fine. Il biondo comprese al volo e tacque, dissipando la tensione accumulata con il solito gesto di tamburellare il piede sul pavimento.

 

 

  • Voglio essere sincero con te... Ogni minuto che passa, ho sempre più paura, ma non solo del maniaco... Beh, credo sia giusto iniziare dal principio. Quando, stamani, mi hai parlato dell'animo umano, devo ammettere che qualcosa, in me, ha subito un forte trauma...

 

 

Near si fermò per qualche secondo e prese ad osservare placidamente Mello, convinto che avrebbe ribattuto in modo irriverente alla sua affermazione. Contro ogni previsione, Mello rimase in silenzio, rispettando l'implicito accordo che si era imposto prima ancora che la conversazione avesse inizio.

 

 

  • Ecco, vedi, per me... per me è molto difficile capirti. In ogni momento, io mi sento... vuoto. Non soffro e non gioisco come gli altri, non sento quello che dovrei sentire... E perciò... perciò ti guardo, cerco di imparare. Ma ci sono cose che non si possono imparare, ci sono limiti che ti fanno capire chi sei in realtà.

 

 

Mello sussultò improvvisamente, colto da un forte senso di angoscia che gli fece accapponare la pelle. Chiuse gli occhi per cercare conforto, ma le ultime parole di Near lo avevano scosso nel profondo e continuavano a fluttuargli davanti, impietosamente...

 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...

 

 

  • Mello... tutto bene?

 

  • S-sì... continua...

 

  • Va bene... Quando ci siamo separati, ho deciso di andare in camera perché avevo un nodo in gola che non riuscivo a mandar giù. Era strano... Mi sembrava quasi di voler piangere, ma non ci riuscivo. Passando per la mensa, ho preso una bottiglia di vetro vuota dalla cassa per la raccolta differenziata. Volevo costruirci dentro un modellino di veliero, per smettere di pensare al disagio che stavo provando, tuttavia, arrivato in camera, il nodo in gola non si è affatto sciolto, anzi... la bottiglia mi è scivolata di mano, non so come, e si è frantumata ai miei piedi. Siccome non volevo essere rimproverato per averla presa di nascosto, ho iniziato a raccogliere i pezzi di vetro con l'intenzione di nasconderli. Tra i tanti frammenti sparpagliati sul pavimento, ne ho notato uno particolarmente aguzzo. Aveva i bordi regolari ed un'estremità più spessa scomponeva un fascio di luce solare in sette colori differenti. In quel momento, ho realizzato che la maggior parte delle persone avrebbe considerato “bello e affascinate” quel fenomeno di rifrazione che, per me, non aveva alcun significato. Insomma, non ho sentito nulla, come sempre, come quando nevica e tutti i bambini guardano fuori con i nasi schiacciati contro i vetri ed io me ne resto in disparte... Forse gli occhi mi pungevano, forse non ho saputo piangere, forse ero davvero arrabbiato e, forse, quando la luce si è spenta all'improvviso, mi sono tagliato il braccio da solo, per sentire... qualcosa.

 

 

 

 

*I hurt myself today
to see if I still feel.
I focus on the pain,
the only thing that's real.


Ho ferito me stesso oggi

per scoprire se sono ancora in grado di sentire.

Mi sono concentrato sul dolore,

la sola cosa reale.

 

 

 

 

Chi avrebbe dovuto piangere dopo un discorso del genere? Nessuno? Entrambi? Gli adulti?Al lettore basti sapere che furono solo gli occhi di Mello a bagnarsi di lacrime, copiose e sottili come le gocce di pioggia che iniziarono improvvisamente a rigare le finestre, spazzando via l'illusione di un sole estivo ormai morente.

 

 

  • Near... perché non mi hai detto subito...

 

  • Perché... Perché tu sei così. Adesso piangi, ed io non so cosa pensare, non riesco a capire.

 

  • Hai ragione, il pianto è inutile.

 

 

 

Mello abbracciò Near, stavolta molto più consapevolmente che in passato. Voleva farlo davvero, sentiva che era giusto e che non c'era niente di più efficace. L'albino fremette leggermente, sorpreso da quel gesto inaspettato, ma poi, con calma, iniziò ad arrendersi, a crogiolarsi nell'aroma di cioccolato che gli solleticava le narici. Era bello, rassicurante, e gli faceva anche un po' male, giù allo stomaco, chissà perché...

Near era come una sfera di fuoco imprigionata in una coltre di ghiaccio... La si poteva liberare solo applicando calore dall'esterno, a piccole dosi. Mello, invece, era una sfera di ghiaccio nascosta da mille lingue di fuoco. Nel suo caso, non esisteva una semplice via d'uscita... Il fuoco è fatto per ferire e nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a lui senza ustionarsi. Nessuno, a parte il ghiaccio...

I due compagni restarono stretti per qualche minuto, o forse, per qualche ora... Il tempo iniziò a scorrere senza controllo, senza che ci fosse qualcuno ad interessarsene. Singhiozzi e sospiri soffocati si mescolarono al rombo dei tuoni, permettendo ad una duplice tempesta di cantare le sue note, un po' rabbiose, un po' malinconiche.

 

Cosa accadde ancora in quella dimensione anomala, dimenticata da Crono, non è possibile menzionarlo. Dove non arrivano gli occhi di un dio, non si azzardano gli occhi di un umile narratore.

 

 

§§§

 

 

Quando Mello uscì dall'infermeria, incontrò Roger seduto in corridoio, con uno sguardo a dir poco sconsolato. Subito, il direttore si avvicinò al biondino e gli chiese, speranzoso, se ci fossero novità. Mello non sapeva cosa dire, era come stordito, per cui si limitò a riferire le sue considerazioni.

 

 

  • Beh... A dir la verità, non è che abbia capito bene cosa è accaduto. Near mi ha detto che la luce della sua camera si è spenta all'improvviso, ma... ecco... non riesce a ricordare se sia stato forzato da qualcuno a tagliarsi, oppure... oppure...

 

  • Cosa stai cercando di farmi intendere, Mello? Che Near si sia tagliato da solo, per caso?!

 

  • No! Cioè... Lui è sotto shock, okay?! Mi ha fatto capire che potrebbe anche essersi trattato di un... incidente, diciamo così, ma, per il resto, io non so...

 

  • Near mi aveva già riferito di essersi tagliato mentre raccoglieva dei pezzi di vetro dal pavimento, ma speravo che tu riuscissi a fargli raccontare qualcos'altro...

 

  • Non ho nessun potere su di lui...

 

  • Certamente, però è anche vero che tu sei l'unico con cui Near abbia instaurato una sorta di... legame, dico bene?

 

  • Beh, io credo che... cioè... potrebbe essere. Insomma, come potrei saperlo? Lui è così...

 

 

 

Per fortuna di Mello, Backup arrivò improvvisamente in corridoio con l'aria di chi la sa lunga e muore dalla voglia di raccontarla.

 

 

  • Roger, Mello, allora? Come sta Near?

 

  • Ehm, Backup, vorrei ricordarti che quando ti rivolgi a me, devi chiamarmi signor direttore, non Roger! In ogni caso, Near è stato medicato e non ci sono complicazioni. La sua ferita al braccio è superficiale.

 

  • Molto bene. C'è una grossa novità e credo che a Mello farà molto piacere.

 

 

 

Mello corrugò la fronte e prese a squadrare Backup come se fosse un dipinto astratto dal significato incomprensibile... Cosa poteva mai essere accaduto di così importante? E, soprattutto, dov'era stato B in tutto quel tempo? Appena saputo dell'incidente di Near, il moro aveva seguito Mello e Roger in infermeria, ma poi, si era dileguato con la scusa di dover finire una ricerca improrogabile...

 

 

  • Novità, dici? E come avresti fatto a scoprire questa buona nuova? Non eri andato a fare i compiti?!

 

 

 

Backup sorrise sornione, piacevolmente sorpreso dalla prontezza di spirito di Mello. In fondo, litigare con quel biondino era stimolante, non irritante. Un po' come gli succedeva, in passato, con Another...

 

 

  • Mi hai colto in fallo... Beh, effettivamente, avevo una ricerca da fare, ma l'ho finita in cinque minuti e, così, mi sono messo ad indagare. In camera di Near non ho trovato nulla di strano, solo una bottiglia rotta ed un frammento insanguinato, presumibilmente quello con cui è stata inferta la ferita. Invece, ciò che più mi ha sorpreso, è stata la comparsa di un nuovo messaggio, più lungo del primo. Il testo, recita così “Possano gli Angeli Caduti vegliare sul mio cammino, spogliarmi dal velo dell'indifferenza e guidare la mia mano verso la fine. Possa il mio sguardo pregno di passione fulminare l'ingiustizia e perire nella gioia della conquista“.

 

 

Sia Mello che Roger spalancarono la bocca, basiti. Era improbabile che il maniaco lasciasse due messaggi nell'arco di un paio d'ore, esponendosi al rischio di essere visto e catturato, senza contare che il testo era decisamente poco comprensibile...

 

 

  • Huhu... Dalle vostre facce mi sembra di capire che sono riuscito a catturare l'attenzione. Allora, ho trovato il messaggio nell'aula di musica e...

 

  • Nell'aula di musica?!! Ma Backup, che cosa ci facevi al terzo piano?!

 

  • Beh, Roger...

 

  • Ehm!!

 

  • Uff, okay, signor direttore... Sono andato nell'aula di musica per recuperare uno spartito che avevo dimenticato ieri. Se qualcuno l'avesse trovato, si sarebbe appropriato di un frammento fondamentale della sinfonia che sto componendo: un giorno, varrà milioni!

 

  • Sì, certo... Torniamo al messaggio, cortesemente.

 

  • Bene... Credo che il folle abbia scelto l'aula di musica perché, di mattina, gli studenti e gli inservienti sono tutti al primo piano, chi per seguire le lezioni, chi per star dietro alle varie incombenze collegate all'attività didattica. Inoltre, cosa ben più importante, sono sicuro che il messaggio sia stato scritto dopo il primo, perché, quando l'ho trovato, il sangue era piuttosto fresco. Questo fatto scagiona Matt e, contemporaneamente, ognuno di noi.

 

 

Mello sospirò di sollievo, capendo al volo il ragionamento di Backup. Roger, invece, non sembrava molto convinto. Evidentemente aveva bisogno di una spiegazione più dettagliata ed anche Mello fu costretto ad ascoltare, fremendo in attesa che gli venisse ufficialmente concesso il permesso di liberare Matt.

Backup riprese celermente la sua ricostruzione, prendendo fiato a pieni polmoni.

 

 

  • A meno che non ci siano state fughe d'informazione, gli unici a sapere della presenza di un pazzo assassino alla House siamo io, L, Near, Mello, Matt, il signor direttore e, ovviamente, il maniaco in sé e per sé. Tutti gli altri orfani ed il personale hanno solo “subito” un coprifuoco straordinario, senza essere messi a parte delle motivazioni che ne hanno causato l'imposizione. Come dicevo poc'anzi, il messaggio è stato scritto dopo il precedente perché il sangue era ancora fresco. Ciò vuol dire che, mentre il maniaco imbrattava l'aula di musica, Mello era sicuramente in infermeria con Near, Roger attendeva in corridoio e Matt era chiuso a chiave nelle stanze private del direttore. Avrei potuto scagionare il rosso fin dalla comparsa del primo messaggio, ma avevo il dubbio che fosse stato scritto da Mello con l'intento di forzare la liberazione del suo migliore amico.

 

 

Roger si afferrò il mento tra l'indice ed il pollice, meditando sulle parole che aveva appena udito. Il ragionamento sembrava filare liscio come l'olio, ma c'era un particolare, non indifferente, che lasciava perplesso il direttore.

 

 

  • Stando così le cose, Matt, Mello e Near sono sicuramente innocenti, ma, per quanto riguarda te Backup, non c'è nessun alibi...

 

 

Mello sbuffò spazientito. Com'era possibile che un uomo così ottuso fosse stato scelto per dirigere un orfanotrofio di geni? Anche Beyond non era molto lieto di dover spiegare ogni passaggio per filo e per segno, ma in quel caso era la sua stessa innocenza ad esser messa in discussione, quindi valeva la pena sviscerare tutto nella maniera più chiara possibile.

 

 

  • Apparentemente lei ha ragione direttore, ma vorrei ricordarle che, se avessi scritto io il secondo messaggio, dovrei aver scritto anche il primo, considerando che la calligrafia è identica ed anche il modus operandi. Può verificarlo subito, recandosi nell'aula di musica. Tra i due testi, non c'è alcuna differenza. Inoltre, quando il maniaco ha scritto il primo messaggio, io ero con lei nel suo ufficio, infatti abbiamo accolto insieme la notizia recapitataci da End. Piuttosto, potremmo mettere sotto indagine quel rotolo di lardo, ma sarebbe piuttosto inutile, considerando quanto sia pavido e meschino. Un altro motivo che mi scagiona è, non per vantarmene, la mia furbizia. Insomma, se fossi stato io, non avrei certo fatto in modo che tutto portasse a me... piuttosto, mi sarei fatto vedere in un luogo affollato, magari la biblioteca, creandomi un alibi di ferro. Penso che quanto detto basti a provare la mia innocenza e non solo...

 

  • In effetti, non posso che darti ragione. Siete tutti innocenti. Ora, sarà meglio procedere con la liberazione di Matt.

 

 

Mello, che era rimasto in paziente silenzio, scattò come una molla. Finalmente, dopo tante tribolazioni, Matt poteva tornare a vivere la vita di sempre!

 

 

  • Vengo anche io con voi!!

 

  • D'accordo Mello, penso che sia una buona idea.

 

 

Il gruppetto si diresse ad ampie falcate verso l'ufficio del direttore. La stanza era in ordine, gli oggetti che Mello e Backup avevano fatto cadere dalla scrivania durante il loro alterco si trovavano di nuovo ai loro posti. Tutto sembrava essere tornato alla normalità...

Roger iniziò a frugare stancamente nel taschino interno della sua giacca, estraendone, poi, una piccola chiave argentata che utilizzò per aprire una porta di servizio. Quella porta dava l'accesso alle stanze private del direttore, un “mondo misterioso”, precluso agli occhi di inservienti e studenti. Mello attendeva accanto a Backup, tremando convulsamente. Ogni centimetro che lo separava da Matt diveniva sempre più insopportabile.

 

 

  • Matt, ragazzo! Vieni fuori! Sei libero! Qui con me ci sono anche i tuoi compagni!

 

 

Matt arrivò sulla soglia qualche secondo dopo l'appello di Roger. Aveva un aspetto stanco e trasandato, ma, stranamente, non sembrava in collera. Si guardò intorno come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno e, dopo aver rintracciato Mello, gli rivolse un gran sorriso. Il biondo sentì quasi il respiro mancare. Di tutte le possibili reazioni che si era immaginato, mai se ne sarebbe aspettata una così calorosa.

Ad un cenno del direttore, Backup iniziò a ricapitolare tutte le sue conclusioni in modo che anche Matt ne venisse a conoscenza. Era il minimo, dopo tutto quello che il ragazzo aveva dovuto subire a causa di un errore del “primo in graduatoria”. Fatte le scuse di sorta, Mello e Matt furono congedati, mentre Backup rimase nell'ufficio del direttore per inviare un rapporto ad L.

Lungo il tragitto verso i dormitori maschili, Mello non riusciva a spiccicare parola, era troppo emozionato e temeva che anche un solo respiro più forte potesse distruggere la calma che si era imposta tra lui e Matt. Alla seconda svolta, fu il rosso a rompere il ghiaccio, anche perché, durante la sua “prigionia”, aveva avuto il tempo di preparare un bel discorso, con tanto d'introduzione ad effetto. Se l'era ripetuto in mente un mucchio di volte e, prima di uscire dalla “cella”, si sentiva davvero sicuro. Tuttavia, ora che doveva esternare i suoi pensieri di fronte ad un Mello in carne ed ossa, percepiva chiaramente che, di quella beneamata sicurezza, non gli era rimasta neanche l'ombra.

 

 

  • Mel... sono... sono davvero felice che i capi d'accusa contro...

 

  • Matt!! Matt, ti prego, perdonami!

 

 

Mello impallidì all'improvviso e cadde in ginocchio, con le lacrime che scendevano a goccioloni dal suo naso appuntito. Piangeva per la seconda volta in poco tempo. Matt lo osservava senza capire, indeciso, come sempre, su cosa fosse più giusto fare o dire.

 

 

  • M-matt, scu-scusa-mi s-se ho du-dubit-ato di te!! I-io n-non ho mai credu-to che p-potes-si ess-ere un... un... un...

 

  • Pazzo assassino?

 

  • Sì!! Scus... scus-aa!

 

 

Matt sorrise di nuovo, come solo lui sapeva fare, si accoccolò accanto a Mello e gli pose una mano sulla spalla, tentando di tranquillizzarlo. Mello sollevò il capo. I suoi grandi occhi azzurri, arrossati per il pianto, sembravano riprodurre perfettamente le sfumature del tramonto londinese. Matt si sorprendeva sempre di come le iridi dell'amico cambiassero colore a seconda del suo stato d'animo. Era una caratteristica davvero insolita ed affascinate, che si addiceva perfettamente al giovanissimo Mihael Keehl...

 

 

  • Allora Mel, la mia roba è ancora in camera o mi hai già sfrattato?

     

  • Sei tu che volevi andar via! Comunque, ogni cosa è rimasta al suo posto...

  • Menomale! Sai, questo periodo di continui litigi mi ha fatto capire quanto siamo idioti, tutti e due!

     

  • Già, hai ragione!

     

  • Non permetterò mai più a nessuno di mettersi tra noi!

     

  • Neanch'io! Prima di tutto, veniamo noi due, gli emme-quadro!

     

  • Che?? E questa, da dove ti è uscita?!

     

  • Non so, c'ho pensato adesso... perché, non ti piace?

     

  • Fa schifo Mel! Davvero...

     

  • Okay... Allora, che ne pensi di... Doppia-emme?

     

  • Lascia perdere! Trovare soprannomi non fa per te!

 

 

I due amici continuarono a chiacchierare animatamente fin quando non giunsero di fronte la loro camera. Mentre Matt tentava di aprire la porta, ansioso di riappropriarsi dei suoi preziosi videogames, Mello tentava di tirare le somme di quella lunga giornata. Da un lato, si sentiva davvero felice per la liberazione di Matt, dall'altro, era molto preoccupato per Near. L'albino era tranquillo solo se viveva giorno per giorno la sua routine; le situazioni di stress, anche lieve, lo mandavano letteralmente in tilt e Mello riusciva a stento ad immaginare cosa stesse passando a causa del pericolo di morte che continuava ad incombere su di lui.

 

 

  • Ehi! Vuoi restare lì fuori per sempre?!

 

 

Mello si riscosse dalla nebbia dei suoi pensieri e prese a fissare minacciosamente Matt. Il nerd aveva già impugnato saldamente un piccolo aggeggio elettronico, probabilmente un gameboy, e lo stava settando per iniziare una nuova partita.

 

 

  • Posa immediatamente quella merda!

     

  • Eeeh?? Ma come ti permetti!? É l'ultimo modello!

     

  • Chi se ne frega! Mollalo!

 

 

Mello afferrò il gioco e si portò a distanza di sicurezza dagli artigli di Matt.

 

 

  • Ridammelo!! Non mi va di scherzare! Sono stato a secco per giorni!

     

  • Ti rendi conto che parli come un drogato?! Ho fatto una ricerca per scagionarti ed ho scoperto che i tuoi disturbi sono causati dal troppo tempo che passi ai videogames!

     

  • Davvero hai fatto una ricerca per aiutarmi?

     

  • Ma certo!

 

 

Matt iniziò ad osservare Mello con aria scettica, poi, pian piano, accettò l'idea e chiese all'amico ulteriori spiegazioni. Mello riportò i risultati del suo studio con dovizia di particolari, esagerando, di tanto in tanto, sulle conseguenze di un'eccessiva esposizione ai giochi elettronici...

 

 

  • Davvero potrei diventare calvo?!!

     

  • Come una palla da biliardo!

     

  • Nooo! Accidenti! Sarà meglio prendere un altro vizio...

     

  • Non puoi farne a meno e basta?

     

  • Certo che no! Ho l'ADD*, te ne sei dimenticato? La mia mente ha bisogno di stimoli continui! Forse potrei iniziare a fumare, in memoria di Anì*...

     

  • E ti sembra sano?! Il fumo causa cancro ed anche sterilità!

     

  • Oh, beh, poco male... Per il cancro si troverà a breve una cura e per quanto riguarda i miei futuri eredi, non credo che sarei un buon padre.

 

 

Le parole di Matt lasciarono Mello alquanto interdetto. Lui non aveva mai pensato ad avere dei figli... certo, era troppo giovane, ma, in quel momento, si chiese se, “da grande” avrebbe mai potuto prendersi cura di un bambino senza ferirlo.

 

Niklaus è stato davvero un pessimo esempio... Se è vero che si finisce col comportarsi come i propri genitori, sarà meglio che io non metta mai al mondo un altro infelice... Certo, ho conosciuto anche persone molto affettuose, come suor Grace e Lorry... Ma, un momento... Lorry!

 

Mello si portò le mani sulla fronte ed iniziò a sudare freddo.

 

  • M-Mel? Tutto bene? Ho detto qualcosa che non va?

 

 

Backup... Backup ha detto che tutte le persone che sanno del maniaco hanno un alibi... ma non ha considerato Lorry! Lei ha accesso a tutte le stanze e le scorciatoie, può benissimo aver scritto sia il primo che il secondo messaggio, anche perché, quando sono entrato da Near, è scappata con la scusa di dover andare al bagno! No... No no no!!!

 

 

 

 

 

NOTE:

Ed eccomi con un altro capitolo! Mi scuso per il ritardo, ma i troppi impegni mi hanno impedito di scrivere con regolarità... In compenso, ho sfornato un capitolo piuttosto lungo, spero vi sia piaciuto!

 

  1. Hurt = il frammento di testo riportato e tradotto è tratto da una canzone dei Nine Inch Nails intitolata, appunto, “Hurt”. Consiglio vivamente ai lettori, se non la conoscono già, di ascoltarla su youtube, ma nella versione cantata dal mitico Johnny Cash.

  2. ADD = “Attention Deficit Disorder” ovvero “Disturbo da deficit d'attenzione”. Questo disturbo, diffuso soprattutto nei bambini, causa difficoltà a mantenere la concentrazione e, talvolta, iperattività. Non so se, nei piani della Ohba, Matt fosse affetto da una sindrome di questo tipo, ma mi sono divertita ad immaginarlo così. Dopotutto, la sua distrazione è ben nota :).

  3. Forse potrei iniziare a fumare, in memoria di Anì* = Another fumava Lucky Strike ( vd. “Points, Lines and rays: part one ).

 

Termino le note con i consueti ringraziamenti a tutti i miei lettori, visibili ed invisibili, e, soprattutto, a Donixmadness, Mihael_River e Synapsis. Senza di voi, non potrei mai continuare! Alla prossima!

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Capitolo 34
*** Disclosure ***


Disclosure

 

 

 

 

 


 

L'infermiera Lorence fissava, imperturbabile, le ventole ferme del condizionatore sopra la sua testa, chiedendosi per quale assurdo motivo nessuno si decidesse ad azionarlo. Forse, pensò, costringere gli interrogati a sopportare un caldo infernale era una tecnica utile per farli parlare.

Il detective Collins, un omone di un metro e novanta tutto muscoli e senso del dovere, stava ascoltando da più di due ore il resoconto della sua indiziata reo confessa, ma non riusciva a capacitarsi che una donnina così dolce all'apparenza potesse, in realtà, essere colpevole di omicidio. Omicidio di un minore...


 

 

  • É sicura di aver riferito chiaramente la sua versione dei fatti?
     

  • Sì...
     

  • Ed è sempre dell'idea di non volere un avvocato?
     

  • Sì...


 


 

Collins, ormai, aveva svolto abbondantemente il suo compito e, per quanto desiderasse approfondire ancor di più la questione, sapeva bene che quell'improbabile “Lady di ferro” gli avrebbe propinato per l'ennesima volta lo stesso racconto. Tergendosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto di stoffa, uscì dalla sala interrogatori e permise l'accesso alle guardie incaricate di scortare la Lorence in detenzione preventiva.

Giunto nel cortile di fronte al commissariato, il detective prese ad inspirare ampie boccate d'aria fresca, massaggiandosi le tempie per rilassare la mente dopo una mattinata davvero faticosa. Il suo riposo, tuttavia, durò ben poco, perché dopo neppure due minuti di tranquillità, fu raggiunto da Bonnie Dawson, la matricola che gli era stata appioppata come partner.


 


 

  • Signore, signore!
     

  • Sì? Cosa c'è, Dawson?
     

  • Beh, vorrei conoscere la sua opinione sul caso! Ho seguito l'interrogatorio e lei mi è sembrato alquanto perplesso... Forse non si fida molto dell'infermiera?


 


 

L'aspetto peggiore di avere la Dawson sempre alle calcagna era che la ragazza aveva davvero un buon fiuto e, sebbene Collins desiderasse scrollarsela di dosso un minuto sì e l'altro pure, col tempo si era reso conto del potenziale della sua partner.


 


 

  • Ancora una volta hai fatto centro, pivellina!
     

  • Davvero signore?
     

  • Diciamo che ci sono degli aspetti, in tutta questa storia, che mi sembrano poco “trasparenti”, a cominciare dal “collegio per ragazzi dotati” dove lavora l'indiziata...
     

  • Sapevo che vi sareste incuriosito, perciò mi sono permessa di precederla e fare qualche ricerca!
     

  • Dì un po', Dawson, stai cercando di fregarmi il posto?


 


 

La ragazza si ritrasse scandalizzata, rischiando quasi d'inciampare in una siepe decorativa.


 


 

  • Ma no! Certo che no, signore! Io non potrei mai pensare di...
     

  • Ehi, ehi, sta' calma pivellina! Lasciami scherzare un po', ho la testa che mi fuma!
     

  • Oh sì, hahaha... Certo, mi scusi.
     

  • Bene, allora, queste ricerche?
     

  • Confesso che non è stato semplice trovare notizie sulla “Wammy's House”... Il direttore è un tal Roger Ruvie, famoso entomologo, ma il vero “proprietario” dell'istituto è Quillish Wammy.
     

  • Quillish Wammy l'inventore? Uhm... Avrei dovuto aspettarmelo, quel filantropo usa i proventi delle sue scoperte per fondare orfanotrofi in tutto il mondo. Non ho pensato immediatamente a lui per il semplice fatto che gli altri istituti a suo nome accolgono tutti i bambini senza famiglia, a prescindere dalle loro facoltà intellettive. Questa “Wammy's House”, invece, sembra quasi una “fabbrica di geni”.
     

  • In effetti, ma credo non lo sapremo mai... tutti i file degli studenti e dei dipendenti sono secretati. Ci sono troppe, troppe stranezze... Un ragazzino muore, apparentemente suicida, tra le mura della “House”, ma nessuno si preoccupa di svolgere indagini ufficiali ed ora, a distanza di un anno, l'infermiera dell'istituto confessa di averlo ucciso inscenando il suicido. In marzo, una suora che lavora alla“House” viene accoltellata da un borseggiatore ed anche questo caso finisce presto nel dimenticatoio, con il colpevole ancora a piede libero. Sembra che ogni persona collegata all'orfanotrofio sia destinata, in un modo o nell'altro, a svanire nel nulla...
     

  • Già... Dietro questa “dolce casa” c'è sicuramente qualcosa di grosso, tanto più che il comandante Rottenwood ha vietato di varcare i confini dell'orfanotrofio per raccogliere prove. A suo parere, la riesumazione del cadavere della vittima e la presenza di segni di strangolamento su di esso bastano a supportare la versione della Lorence. Ma io mi chiedo, quale medico legale potrebbe, a più di un anno dalla morte di quel povero ragazzo, trovare sul suo collo segni di strangolamento? Ed se anche i suddetti segni fossero davvero ancora evidenti, perché impedire alle forze dell'ordine di scoprire maggiori dettagli?? L'orfanotrofio nasconde un segreto ed immagino che i piani altri vogliano preservarlo a tutti i costi.


 


 

Collis sospirò, o meglio, grugnì e, poi, si accese una sigaretta. Aveva tentato così tante volte di smettere da averne perso il conto, ma il suo lavoro era davvero troppo difficile da digerire senza una piccola valvola di sfogo. Bonnie guardava il suo capo con aria ammirata e pensierosa al tempo stesso. Quell'uomo così grosso ed anche un po' rude era il suo mentore e, grazie a lui, avrebbe imparato ad essere una detective degna di rispetto. Con questo profondo senso di responsabilità, la ragazza si avvicinò a Collins e gli sfiorò la manica della giacca. Fu un tocco leggero, ma sufficiente a riportare il detective alla realtà.


 


 

  • Sa capo, anche il movente dell'infermiera non mi convince per niente... A suo dire, avrebbe ucciso il ragazzino “per salvare la sua anima perché la competizione lo aveva allontanato da Dio” e stava per commettere altri due omicidi in nome della stessa “missione salvifica”. Insomma, sembra voglia dar di sé l'immagine della fanatica religiosa, ma in quella sala interrogatori era lucida e mi sembrava tutt'altro che un'invasata...


 

  • Sono d'accordo con te, ma resta il fatto che la Lorence ha confessato spontaneamente e che Rottenwood vuole chiudere il caso alla svelta... Abbiamo le mani legate!
     

  • Sì, lo so bene, ma non è possibile che la Lorence venga condannata così! Se è davvero colpevole, dovranno essere le prove a confermarlo!


 


 

Collins si voltò verso la matricola e le sorrise condiscendente, come farebbe un padre con un figlio ancora ingenuo e capace di sognare. Lui non aveva figli...


 


 

  • Sono diventato poliziotto perché odio le ingiustizie e, credimi, ho conservato lo stesso spirito di quando avevo vent'anni. Vedrai Bonnie, insieme faremo saltar fuori la verità, qualunque essa sia!


 


 

Lo sguardo della Dawson s'illuminò all'istante... Per la prima volta il suo mentore l'aveva chiamata per nome.


 


 

§§§


 


 

Nel giardino della House, devastato da grida e risa fragorose, un gruppetto di cinque bambini stava giocando una partita di calcio.


 


 

  • Melloooo, Melloo!! passa a me!


 


 

Mello continuava a palleggiare da solo, senza guardare nessuno dei suoi compagni e senza rispondere ai loro continui richiami. Ad un tratto Matt, stanco di aspettare come un allocco, si avvicinò all'amico e gli prese il pallone con un gesto stizzito -cosa che nessuno degli altri avrebbe mai osato fare-. Mello non disse nulla, fece spallucce e si diresse verso l'ingresso dell'istituto, abbandonando la partita. Quel comportamento anomalo non sorprese nessuno. Ci si poteva aspettare ben altro dal “blond blitz*” della House.

Mello camminava lungo il corridoio principale con la testa fra le nuvole... il passo spedito e lo sguardo chino suggerivano le tinte scure del suo umore. Era stato proprio lui a denunciare Lorry, la sua Lorry, la donna che considerava più vicina ad una figura materna ed ora chissà dove l'avevano portata.


 

Me l'hanno arrestata... B ha parlato con L ed un attimo dopo due poliziotti sono venuti a prenderla. Dannazione! Forse sono sfigato sul serio... Trovo un' adulta di cui fidarmi e, guarda caso, sono proprio io a scoprire che è una pazza omicida! Non è giusto... Non è giusto!!


 

Il biondino era talmente assorbito dai suoi pensieri tormentosi che si accorse di aver urtato qualcosa- o qualcuno- solo quando si ritrovò col sedere per terra.


 


 

  • Ahì! Emme, accidenti!


 


 

Non appena Mihael realizzò di aver travolto proprio Faith, il suo cuore iniziò a palpitare violentemente. Dal loro ultimo “incontro ravvicinato”, non avevano ancora avuto modo di parlare e confrontarsi sull'accaduto.


 


 

  • Ef... Effe, ciao... S-scusa, non stavo...


 


 

Faith si rialzò con eleganza ed aiutò anche Mello. Il suo viso era bello e dolce come sempre, le lentiggini sparpagliate sembravano semi di una piccola fragola, resa ancor più rossa dall'imbarazzo del momento.


 


 

  • Non preoccuparti emme... Va... Va tutto bene... è stata solo un'innocua caduta... Hehehe...


 


 

Il silenzio precipitò pesantemente tra i due compagni, rischiando di protrarsi pericolosamente oltre la soglia del “a costo di non star zitto, dico la prima scempiaggine che mi viene in mente”. Per fortuna, Faith prese in mano la situazione e propose a Mello di andare in un posto tranquillo per parlare. Mello la seguì come un fantoccio privo di volontà. In un certo senso, l'idea di dover affrontare una conversazione del tutto estranea al caso del “maniaco del blackout” lo rassicurava.


 


 

  • Eccoci qui...


 


 

Mello osservava le cime degli alberi più alti che facevano capolino oltre la ringhiera della terrazza della House, chiedendosi perché tutti sembrassero considerare quel luogo “un posto tranquillo per parlare”. A lui, invece, anche la natura dava fastidio, così prodiga di vita e di orecchie indiscrete, come quelle di migliaia di insetti pronti ad ascoltare qualsiasi segreto senza timore d'esser visti.


 


 

  • Okay Effe... parliamo... ma... esattamente... di cosa vorresti parlare?


 

  • Beh... m-mi sembra ovvio...


 


 

Mello sospirò pesantemente. Aveva pensato molto a cosa avrebbe detto a Fiath quando finalmente avesse avuto occasione di parlarle ed era certo che tra loro non potesse esserci che amicizia. Il rapporto sincero e profondo che aveva instaurato con Matt doveva venire prima di qualunque altra cosa, l'aveva promesso solennemente a se stesso e all'amico. Non c'era posto per altro.


 


 

  • Faith, prima che tu dica qualunque cosa, voglio farti sapere che non ho intenzione di baciarti ancora. Matt ne soffrirebbe troppo...


 


 

Faith sollevò un sopracciglio, lievemente stizzita. Certo, aveva intenzione di dire a Mello la stessa identica cosa, ma lui l'aveva battuta sul tempo e le sembrava quasi d'esser stata rifiutata. A causa del suo passato, quella sensazione le faceva sempre un effetto strano e cercava in tutti i modi di evitarla. L'ultima volta che si era sentita respinta, c'aveva quasi rimesso la pelle...


 


 

  • Mi sembra giusto e, infatti, volevo dirti anch'io di non vederci più in orari poco consoni. Ora vado...


 


 

Faith girò i tacchi e fece per andarsene con la massima fierezza che riuscì ad ostentare, ma Mello la trattenne.


 


 

  • E-ehi, Faith, aspetta!


 


 

Neanche lui sapeva bene cosa lo avesse spinto a richiamare la compagna, ma, in fondo, sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno che potesse comprendere il suo stato d'animo. Faith meditò qualche secondo, poi sorrise abbandonando ogni parvenza di superbia e sedette accanto a Mello sul pavimento immacolato del terrazzo.


 


 

  • C'è qualcosa che ti turba, non è vero Emme?
     

  • Già...
     

  • E vorresti parlarne con me perché sono la persona più depressa che conosci...
     

  • Hahahaha... Che scema! Tu sei... mia amica, no?
     

  • Certamente.
     

  • Bene, allora dovresti aver già una vaga idea di quale sia il mio problema...


 


 

Faith estrasse dalla tasca dei pantaloncini a fiori un pacchetto di mentine e ne mangiò nove di fila. Poi, come se niente fosse, rivolse a Mello uno sguardo vago, pensoso.


 


 

  • Credo proprio che “il tuo problema” sia l'infermiera Lorence. So che avevi davvero un bel rapporto con lei, considerando anche tutte le ferite che ti ha medicato. Il suo arresto, così su due piedi e senza alcuna spiegazione, dev'essere stato un brutto colpo per te...


 


 

Senza alcuna spiegazione... Già, si suppone che Faith non sappia nulla del maniaco, o meglio, quella notte sono stato proprio io a dirle che qualcuno attentava alla vita degli studenti, ma non sono certo che mi abbia creduto, anche se la sua reazione esagerata mi fa pensare di sì... Roger non ha divulgato nessuna informazione riguardo l'arresto di Lorry, eppure... eppure sono convinto che anche Faith sia stata aggredita più volte. Gli occhi non mentono mai!


 


 

  • Beh, in effetti Lorry è un bel tipo... Mi spiace molto che sia stata arrestata, tuttavia Faith, anche tu le sei molto legata... o sbaglio?


 


 

Faith ebbe un lieve sussulto, impercettibile ad occhi “normodotati”, ma chiaramente distinguibile per gli occhi attenti di Mello.


 


 

  • S-sì... L'infermiera Lorence sapeva del mio... vagare notturno e mi hai aiutata a risolvere il problema con delle gocce. Ma non si tratta solo di questo... Lei è una donna molto buona, infinitamente buona, direi...


 


 

Faith si strinse le gambe al petto posando il mento sulle ginocchia lievemente escoriate. La conversazione con Mello stava iniziando a turbarla non poco e sparava finisse in fretta, tuttavia, non poteva essere lei a troncarla fuggendo a gambe levate come al solito. Doveva diventare più forte, per se stessa, e, soprattutto, per il suo amore, Backup...


 


 

  • A quanto pare, non è così buona come pensavamo noi...
     

  • B-beh, potrebbe essere stata arrestata per qualunque motivo, no? Magari la polizia ha preso un abbaglio e, alla fine, si scopre che lei non c'entrava niente...
     

  • Faith, andiamo! Smettila con la commedia! Ti ho spiegato ciò che sta accadendo in questo istituto e non ci vuole un genio per capire che Lorry è stata arrestata per omicidio! Sono stato io a trovare qualche indizio a suo carico, ma i miei risultati non erano certo sufficienti ad accusarla... Quindi, se proprio vuoi saperla tutta, è stata lei a confessare, non appena due agenti sono venuti a prelevarla per l'interrogatorio formale... Non ha aspettato neppure di raggiungere il commissariato, ha spifferato tutto davanti a noi! Davanti a me, Roger, Backup e i due poliziotti!
     

  • Ha conf... Ha confessato?!!


 


 

Faith scattò in piedi con una mano premuta sulla labbra. Tremava come una foglia e sulla sua fronte comparvero stille di sudore freddo. Era visibilmente scossa da qualcosa che Mello non riusciva a cogliere, nonostante fosse bravo a comprendere le persone e le loro intenzioni anche solo guardandole negl'occhi.


 


 

  • No... no... perché...
     

  • Faith...


 


 

Quando Mello vide la compagna accasciarsi in preda ad un pianto isterico, si pentì d'essere stato così indelicato. Non aveva alcun diritto di scaricare la sua rabbia ed i suoi sensi di colpa sugli altri, ma, a volte, non riusciva a farne a meno. Anzi, pensò, con Near certe esternazioni gli erano quasi inevitabili, anche perché il piccolo albino sembrava quasi una carta assorbente per le sue frustrazioni.


 

Ma che mi prende?! Mettermi a pensare a Near in un momento simile!


 

Mello scattò verso Faith e le prese il viso tra le mani. I grandi occhi nocciola della ragazza, umidi di lacrime, sembravano ancora più belli ed espressivi, tanto che Mello dovette serrare i suoi per non cedere alla tentazione di fare ciò che aveva solennemente giurato di evitare.


 


 

  • Faith... Io... Mi dispiace, Okay?!
     

  • Tra... Tranquillo. É solo che...
     

  • É solo che?
     

  • Dannazione! Ma perché cazzo deve andarmi sempre tutto storto?!!


 


 

Come una furia, Faith si strappò il fermaglio di plastica che aveva tra i capelli e lo scagliò con forza sul pavimento, distruggendolo in mille pezzi. Mello osservò la scena senza un minimo di stupore. Dopotutto, fracassare le cose era anche la sua specialità ed, in fondo, era divertente vedere, per una volta, qualcun altro perdere le staffe.

Faith ansimava pesantemente, stringendo i pugni lungo i fianchi. In quel momento, avrebbe devastato l'intero istituto se ne avesse avuto la forza e la possibilità. Ad un tratto, una risata cristallina la fece ritornare in sé.


 


 

  • Cos'hai da ridere, Mello?!
     

  • Hahahahahaha! Oh, Effe, sembri incazzata nera! Scusa, ma quando vedo i tipi tranquilli come te sbroccare di brutto, mi viene sempre da ridere! Non so, sarà perché, alla fine, come si dice? “Le acque chete rompono i ponti”.... Hahahaha!
     

  • Davvero pensi che io sia un tipo tranquillo, Mello?
     

  • Beh, credo di si... In fondo, non hai mai dato problemi e Roger non ti ha ancora inserito nella sua lista nera che, come presumo, ha solo il mio nome scritto in lettere scarlatte...
     

  • Mmm... Vediamo se posso farti ricredere...
     

  • Uh?


 


 

Prima che Mello riuscisse anche solo formulare un'ipotesi che potesse spiegare l'affermazione sibillina di Faith, la ragazza prese a fargli il solletico sulla pancia. Lui odiava il solletico, o meglio, lo soffriva praticamente ovunque e, di solito, quelli che si azzardavano a farglielo finivano dritti in infermeria. Quel pomeriggio, però, l'irruento biondino non pestò nessuno, anzi, si divertì ad inseguire una rossa altrettanto irruenta per tutto il terrazzo, ridendo a squarciagola e dimenticando, almeno per un paio d'ore, tutti i suoi problemi.


 


 

§§§


 

Nelle seguenti quattro settimane Mello e Faith si videro molto spesso, ovviamente senza farne parola con Matt. I due diventavano sempre più amici ed amavano discutere di qualsiasi cosa. Il loro punto di vista sulla vita e sul mondo, del resto, era incredibilmente simile, tanto che, se l'età non li avesse divisi, si sarebbe potuto pensare che fossero gemelli separati alla nascita.


 


 

  • Senti Emme, hai più pensato a quel discorso che ti feci sull'amore e la sua importanza?
     

  • Per caso ci stai provando, Effe?
     

  • Va' al diavolo, Nancy Drew**!
     

  • Hahaha... Non fare errori stupidi Faith, Nancy Drew è una rossa!
     

  • Scusa, non volevo urtare di il tuo orgoglio di bionda naturale!
     

  • Sei morta pomodora!


 


 

Ogni volta che Mello e Faith stavano insieme, si sentivano, in un certo senso, a casa, perché l'uno si riconosceva nell'altra e viceversa. Tra loro non c'erano tensioni, giudizi sottesi e pensieri nascosti. Ogni opinione veniva espressa naturalmente, alla luce del sole, senza timore, senza calcolo.

Mello sperava davvero che il delicato mondo costruito con la sua nuova amica non venisse mai sconvolto da influenze esterne. Nella sua vita c'erano tante cose che richiedevano uno spazio immane, a cominciare dalla successione sino ad arrivare a Matt e Near. Matt rimaneva sempre il suo affetto più caro, ma parlare con lui non era così semplice come con Faith. Per quanto riguardava Near, beh, Near era... Near, punto. In un modo o nell'altro, Mello non riusciva ad evitare di pensare a lui ed ogni volta che succedeva, una strana morsa allo stomaco lo coglieva di sorpresa. Con Faith, invece, la pace regnava sovrana... Lei era una camomilla calda in una notte tempestosa, un balsamo, una medicina, un viso familiare in mezzo a tante facce inquietanti...


 


 

  • Pomodora...
     

  • Che c'è Barbie?
     

  • Oggi escono i quadri...
     

  • Ma davvero!? Pensavo andassimo tutti in gita, vista l'atmosfera rilassante che aleggia in giro!
     

  • Non essere sarcastica...
     

  • Lasciami almeno il sarcasmo... per favore!
     

  • Non fraintendermi, io sono il re del sarcasmo, ma oggi non ci servirà, vedrai!
     

  • Che vuoi dire?
     

  • Di solito l'ironia e, soprattutto, il nostro tipo d'ironia, si usa per mascherare qualcosa di spiacevole... Oggi, invece, non avremo nulla di cui dispiacerci!
     

  • Ne sei sicuro?
     

  • Certo che sì! Abbiamo studiato sodo... Ce la faremo!
     

  • Uhm... A questo punto, non ci resta che andare a vedere se hanno già affisso il tabellone...

     

  • Ci separiamo come sempre per non dare nell'occhio?

     

  • Ovviamente...
     

  • Bene, a dopo!
     

  • A dopo!


 


 

§§§


 


 

Mello uscì di soppiatto dalla stanza di Faith e, dopo aver sceso a rotta di collo un'ampia rampa di scale, corse verso i dormitori maschili. Molto probabilmente Matt stava ancora dormendo, ma, per sicurezza, il biondo dissimulatore decise di passare dal lato opposto alla sua camera. Appena svoltato l'angolo, s'imbatté in una figura bianca quasi perfettamente mimetizzata con le candide pareti del corridoio.


 


 

  • Near...
     

  • Buongiorno, Mello.


 


 

I due compagni rimasero immobili a fissarsi per qualche secondo. Le ferite di Near si erano quasi completamente rimarginate ed al posto delle fasciature, applicate inizialmente, ora c'erano dei semplici cerotti. Mello forzò un sorriso e si avvicinò maggiormente all'albino. Era trascorso parecchio tempo, quasi un mese, dall'ultima volta che gli aveva parlato e si sentiva leggermente in colpa. In effetti il loro ultimo incontro era stato decisamente intenso e, spesso, il ricordo di quell'intimità così improvvisa turbava Mello. L'albino gli aveva detto delle cose che mai si sarebbe aspettato di sentire da lui e certe frasi lo avevano spinto a riflettere con attenzione anche su sé stesso e sulle sensazioni contrastanti che gli capitava di provare.


 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...

 

 

  • Near, sono contento che stai meglio.
     

  • Sì, i tagli si sono rimarginati.
     

  • Meno male. Beh... Ehm... dove... dove stavi andando?
     

  • Credo dove stessi andando anche tu... a vedere il tabellone.
     

  • Perfetto, allora... allora possiamo proseguire insieme, se ti va...
     

  • D'accordo.

 

 

Durante il tragitto i due prodigi non si scambiarono neanche una parola, poi, ad un tratto, proprio prima che la graduatoria affissa al muro fosse perfettamente visibile, Near afferrò la maglietta di Mello e gli parlò con voce fioca.

 

 

  • Mello, grazie... grazie di tutto.

 

 

Mello arrossì fino alla punta delle orecchie, stranamente felice, ma un secondo dopo sbiancò come se in corpo non avesse più una sola goccia di sangue...

 

 

 

 

 

 

 

Graduatoria di fine anno:

 

 

 

                    1. Backup

 

                    1. Near

 

                    1. Mello-Faith

 

                    1. Matt

 

                    1. Linda

 

                    1. End...

 

 

 

 

 

Note:

 

Ed eccomi qui per servirvi, miei cari lettori! Ok, smetto di sclerare e mi concentro sulle note...

 

  1. blond blitz” = fulmine biondo ( dal tedesco blitz=fulmine ), soprannome dato a Mello dai suoi compagni per sottolinearne l'indole energica ed impulsiva...

  2. Nancy Drew = famosa investigatrice di una collana di gialli per ragazzi, pubblicata in Italia nei mitici Anni Settanta. Come ci ricorda Mello, Nancy ha i capelli rossi, non biondi.

 

Mi rendo conto che le note a fondo del capitolo spesso possono risultare superflue, ma vorrei precisare che non è per presunzione che le aggiungo. Personalmente, mi piace conoscere cose nuove e se mi capita di leggere qualcosa che non capisco del tutto sono portata ad informarmi per puro diletto. Ed è sempre per il diletto dei miei lettori che mi permetto di scrivere qualche riga in questo piccolo spazio :)

 

Angolo dei ringraziamenti:

ringrazio tutti i miei lettori visibili ed invisibili e, come sempre, Synapsis, Donixmadness e le Mihael_River. So che mi dite di non ringraziarvi, che non serve ecc... ecc... ma io non posso proprio evirarlo! Quando scrivo un nuovo capitolo, mi chiedo immediatamente cosa ne penserete voi, se vi piacerà e cosa mi scriverete. Mi tranquillizzo solo quando leggo i vostri commenti, per cui spero che anche “disclosure” sia di vostro gradimento!

Bacioniiii!


 

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Capitolo 35
*** ... ***



 

AVVISO: capitolo di lunghezza doppia, con tematiche molto delicate. Consiglio ai lettori più facilmente impressionabili di apprestarsi alla lettura con cautela. Buon proseguimento.


 


 


 


 

dal cap. precedente:


 

 

Graduatoria di fine anno:

 

 

 

                  1. Backup

 

                  1. Near

 

                  1. Mello-Faith

 

                  1. Matt

 

                  1. Linda

 

                  1. End...

 

 


 

.  .  .


 


 

Mello avvertì il respiro divenire sempre più corto, più lento, sino a trasformarsi in straziante apnea. Tutto il mondo sembrò sbiadire davanti ai suoi occhi, lasciandosi dietro solo strascichi d'incomprensibili mormorii. Una calma innaturale s'impose tra gli orfani accorsi per sbirciare il tabellone. Nessuno di loro avrebbe potuto immaginare che i risultati del precedente trimestre si sarebbero riconfermati. Inutile dire che molte paia di occhi si fissarono sul secondo e sul terzo in graduatoria, attendendo ansiosamente l'esplosione di un litigio coi fiocchi. Tuttavia la tempesta, almeno per quella volta, non divampò...

Mentre i secondi si susseguivano in un lentissimo stillicidio, Mello, letteralmente pietrificato, realizzò che la causa del suo doloroso annaspare era il peso opprimente della nuova sconfitta subita. Tutti i suoi sogni, i suoi obbiettivi e le sue speranze per il futuro assunsero improvvisamente le fattezze di grottesche chimere che lo additavano e lo deridevano, senza pietà.

Mihael non poteva sostenere quelle allarmanti visioni, così, per un istante, volse il capo verso Nate. L'albino non si mosse, non fiatò, non disse nulla. Si limitò semplicemente a raccogliere la sua piccola esistenza e portarla lontano da quel tabellone, in un posto che gli ricordasse un inizio e non una fine...


 


 

§§§


 


 

Faith correva lungo l'androne della House con il viso rigato di lacrime. I suoi passi riecheggiavano contro le pareti spoglie, intonando una sorta di litania che l'accompagnava verso la più grande vergogna.

Sconfitta. Era stata sconfitta ancora, ma il suo pensiero, in quel momento, volava dritto a Backup... Eh già, perché lui, dopo quell'oltraggioso risultato, di sicuro non l'avrebbe più voluta tra i piedi. Sarebbe stato assurdo pensare il contrario. Era una mediocre, una stupida, un'insulsa numero tre. Era invisibile... di nuovo.

La porta della camera di Backup si materializzò improvvisamente tra le lacrime della ragazza, stagliandosi sul corridoio in tutta la sua impenetrabilità. Faith avrebbe voluto affrontare la prova del fuoco da vera donna, ma bussò con scarsa convinzione, temendo il giudizio del suo amato più d'ogni altra cosa.

Backup non si fece attendere. La serratura scattò rumorosamente. Una spanna di luce bluastra formò uno squarciò triangolare sul pavimento marmoreo... e Faith fuggì come se la sua stessa vita dipendesse dalla velocità che riusciva a raggiungere.

Il coraggio, alla fine, le era mancato. Come avrebbe potuto sostenere lo sguardo di Beyond colmo di severa indignazione? No, non si sarebbe più azzardata ad incontrare quei magnifici occhi neri, poiché leggervi un disprezzo ancor più nero, sarebbe stato peggio che morire.

Faith si allontanò rapidamente dal dormitorio maschile, senza mai voltarsi indietro, e poi si diresse verso l'infermeria, vuota come la “sede vacante” di un pontefice difficile da rimpiazzare. Quando la rossa raggiunse il suo obbiettivo, forzò con una forcina la serratura chiusa a chiave da giorni e riuscì ad aprirla senza difficoltà. Non appena si ritrovò nello stanzino per le medicazioni, un refolo di brezza che penetrava dalla finestra socchiusa la fece rabbrividire.

Senza perder tempo, Faith uscì dal suo zainetto verde alcuni fogli di carta sdruciti, li stese con cura rimuovendo ogni minuscola piega e prese a scriverci sopra furiosamente, fin quando non sentì il polso dolere. Ultimata la fase di scrittura, rilesse più e più volte il testo per esser certa di aver detto veramente tutto quel che aveva da dire; affisse, poi, la lettera sul versante interno della porta, conscia che, prima o poi, qualcuno l'avrebbe trovata. Come “puntina” di fortuna, sfruttò l'ago di una siringa usa e getta, conficcandolo, con un po' di sforzo, nel legno tenero.

Prima d'andar via, Faith si guardò intorno, imprimendo nella memoria ogni angolo di quella saletta che puzzava d'alcool e pianto di bambino. Sospirò dolorosamente, per poi bisbigliare poche, incomprensibili e commosse parole. Si diresse a passo lento verso l'armadietto dei farmaci, ne estrasse un lecca-lecca alla menta ed un barattolo colmo di pasticche, lanciò un'ultima, fugace, occhiata alla lettera ed abbandonò l'infermeria con il cuore più leggero.


 


 

§§§


 


 

Un vento fresco ed impetuoso scompigliava i capelli di Mello, animandoli di volontà propria. Le lunghe ciocche bionde, come per dispetto, gli si infilavano ovunque: nelle orecchie, nel naso, negl'occhi, in bocca...

Il biondino non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando era sgattaiolato fuori dall'istituto e si era immerso nel suo parco-giochi abbandonato. Quel luogo grigio e spoglio era davvero importante per lui, giacché gli ricordava la prima volta che era fuggito dalla “House”* per dolore e non per semplice trasgressione.


 

É successo di nuovo, dannazione! Il caso non esiste. Il mio fallimento è così tangibile e concreto che mi sembra quasi di vederlo adesso, qui di fronte a me, bianco come la neve... Non posso più nascondermi dietro un dito, dietro la convinzione di aver perso per semplice distrazione. No, non ero distratto... La mia mente è stata vigile come mai prima durante i test. Ho perso, punto. Sono stato battuto, punto. Battuto... da Near, punto.


 

Mello dondolava su un'altalena arrugginita e ne osservava i cardini consunti con aria indolente, chiedendosi per quale motivo stesse ancora seduto su quel pericoloso residuato bellico. Se fosse caduto sbucciandosi le ginocchia, stavolta non ci sarebbe stata nessuna infermiera Lorence pronta a medicarlo, pronta a dirgli che andava tutto bene, ma doveva stare più attento perché, monellaccio, aveva davvero i diavoli in corpo!

Si diede mentalmente dello stupido. Sì, perché in fondo non aveva alcun senso star lì a rimuginare. Scappare è da codardi e lui, di certo, non lo era. Le cicatrici ed i tagli che rigavano la sua giovane pelle ne erano la prova più lampante. Perciò, Mello raccolse tutti i cocci del suo orgoglio frantumato e s'incamminò verso la dolce casa, canticchiando la filastrocca che Lorry gli aveva insegnato molto tempo prima:

... Round and round the garden, like a teddy bear. One step, two step, and a tickle under there*...


 


 

§§§


 


 

Quando Mello giunse davanti la porta dell'infermeria, uno strano disagio lo colse alla sprovvista. Perché voleva entrare in quello stanzino vuoto? Cosa sperava di ottenere? In effetti, non aveva smesso di agire sconclusionatamente da quando, un'ora prima, aveva letto i risultati del trimestre, ma non gli importava. Se, in quel momento, si sentiva strano, allora per lui era giusto comportarsi in modo strano. Le finzioni non gli erano mai piaciute.

Accostatosi alla maniglia d'ottone, Mello la girò con forza, facendola stridere. La porta non si aprì, segno che, ovviamente, era stata chiusa a chiave. Il ragazzo si guardò intorno sbuffando sonoramente, ed una volta appurato che nessuno stesse gironzolando da quelle parti, estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo fidato coltellino svizzero. Lo strumento funzionò a meraviglia come sempre e dopo pochi, abili, movimenti la serratura si sbloccò.

Il solito puzzo d'alcool invase immediatamente le narici di Mello, come una sorta di monito che gli suggeriva di non proseguire o di farlo comunque, ma con la consapevolezza che il dolore dei ricordi non gli sarebbe stato in alcun modo risparmiato. Perfettamente consapevole di tutte le implicazioni sentimentali del suo gesto, Mello non esitò neanche un secondo, inspirò a pieni polmoni l'aria satura di odori ben poco gradevoli e si gettò spontaneamente in pasto al branco di memorie che lo legava all'infermiera Lorence.

Il candido lettino per le visite era sempre al solito posto, così come l'armadietto colmo di farmaci e lecca-lecca a tutti i gusti immaginabili tranne cioccolato. Un particolare, però, attirò subito l'attenzione del biondo: l'antina del mobile era spalancata.

Mello si avvicinò per poter osservare meglio e notò che sullo scaffale dei medicinali c'era uno spazio vuoto.


 

Non capisco... Se c'è uno spazio vuoto significa che qualcuno è entrato in questa stanza prima di me, ma non dovrebbe essere possibile! Gli altri ragazzi non hanno motivo di venire qui ed al personale è stato espressamente vietato... Forse Berenice ha infranto le regole, dopotutto solo lei ha tutte le chiavi, o forse... ma, un momento! Cos'è quello?!


 

Il ragazzo sobbalzò, avendo avvistato con la coda dell'occhio un ago conficcato nella porta d'ingresso. Apparentemente, l'ago era servito come supporto per un messaggio.

Temendo di trovarsi dinnanzi l'ennesima comunicazione del maniaco, Mello afferrò il manoscritto ed iniziò a leggerne il contenuto:


 


 

Ciao, chiunque tu sia.

Ti avverto che sei incappato in una storia inutile, che racconta di un'esistenza inutile e del suo inutile epilogo. Non so se, dopo questo esordio ben poco invitante, continuerai a leggere. Dal canto mio, spero di sì, perché è da fin troppo tempo che ho bisogno di condividere con qualcuno le mie pene.

Ma cominciamo dall'inizio... Mi è stato detto che, quando sono nata, ho pianto moltissimo. Probabilmente, sapevo già che non avrei smesso per tutta la vita. I miei primi sette anni sono stati sereni, o almeno credo. Di quel periodo non ho che vaghi ricordi confusi.

Un giorno, precisamente il giorno del mio settimo compleanno, i miei genitori mi dissero che saremmo andati tutti insieme in campeggio. Io li seguii in automobile con il sorriso stampato sulle labbra. Ero così felice ed emozionata! Le mie aspettative per quella vacanza, che credevo una sorta di regalo di compleanno, erano sconfinate. Inutile dire che sarebbero state tutte deluse, e nel peggiore dei modi...

Ricordo bene la strada su cui procedevamo a gran velocità: era talmente lunga e dritta che sembrava non dovesse finire mai. Non so per quanto tempo viaggiamo in quella direzione... Il mio interesse era completamente catturato dalla neve che cadeva copiosa dal cielo e si scioglieva sull'asfalto cosparso di sale.

Ad un certo punto, mio padre abbandonò la statale ed imboccò un percorso secondario. Ero fin troppo piccola per chiedermi il motivo di una simile deviazione, ma forse avrei dovuto osservare più attentamente il viso di mia madre... Ancora oggi, non ho idea di cosa le passasse per la mente in quei momenti. A volte, mi chiedo se stesse già ridendo del mio destino futuro o piangendo lacrime amare. In ogni caso, non ha più importanza, ormai...

La macchina si arrestò di colpo in un viale ricoperto quasi completamente da un fitto manto di neve. In fondo al viale, campeggiava un enorme edificio gotico che, sulle prime, identificai con una chiesa.

Mio padre scese per primo dall'abitacolo, aprì la portiera di dietro e mi prese in braccio. Mia madre indugiò qualche istante, poi, scese anche lei e si coprì il viso con una sciarpa pesante. Camminammo insieme per qualche metro, io sempre stretta a mio padre, fin quando non giungemmo dinnanzi alla grande porta d'ingresso della ''chiesa''... Mio padre mi depose sulla neve gelida e mi disse che lui e la mamma avevano dimenticato le tende per il campeggio, perciò sarebbero andati ad acquistarne di nuove nella città più vicina, da soli. Io avrei dovuto restare lì a fare la guardia alla macchina.

Ovviamente, presi per vera ogni singola parola... Rimasi a vegliare sull'auto, immobile come una statua di sale, mentre i miei genitori si allontanavano affondando nella neve. Che stupida! Nessuno avrebbe mai messo di guardia una bambina così piccola e, soprattutto, nessuno si sarebbe incamminato a piedi nella tormenta solo per comprare delle tende da campeggio! Quell'atto d'incondizionata fiducia fu il primo dei miei innumerevoli errori... Quando Roger mi trovò, ero quasi completamente assiderata e fu solo per miracolo che non persi gli arti inferiori.

Già a partire da quel giorno, realizzai di essere stata abbandonata e non sperai neanche un solo istante che i miei genitori tornassero a prendermi. Fu una consapevolezza improvvisa, quasi fulminante direi. Forse il buon Dio volle risparmiarmi anni ed anni di inutili illusioni... chissà.

Come avrai notato, anonimo lettore, il mio inizio in questo istituto fu il peggiore di sempre. Ma non mi lasciai andare! Appena fui informata di Elle e della successione, mi prefissi uno scopo di vita: diventare la numero uno, la nuova detective del secolo. Affrontai tutte le attività scolastiche con il massimo impegno, per dimostrare che valevo davvero e che nessuno poteva permettersi di cancellarmi come se niente fosse! Tuttavia l'impegno, a volte, non basta... Per quanto mi sforzassi, per quanto mi logorassi, c'erano sempre tre o quattro studenti migliori di me. Era snervante, assurdo, doloroso come una violenza brutale e continua. Nella ''dolce casa'', se non sei il primo o, al massimo, il secondo in graduatoria, non vali nulla.

Divenni un fantasma...

Poi, un giorno, scoprii l'amore. Strano a dirsi per una come me, vero? Eppure, accadde, e in un modo talmente scontato che feci quasi fatica ad ammetterlo. Persi la testa proprio per il mio peggior rivale, il ragazzo più brillante della House: Another. Lo raggiunsi in camera sua una notte di luglio, con il cuore che batteva all'impazzata per l'emozione. Ero finalmente pronta a rivelargli il mio amore! Ma lui era strano, agitato, nervoso, come se avesse appena litigato con qualcuno... Io gli sorrisi timidamente e, senza concedermi neppure il tempo per respirare, gli dissi che volevo essere la sua ragazza. Non dimenticherò mai ciò che accadde dopo... Another mi guardò dall'alto in basso ed iniziò a ridere sguaiatamente. Sembrava letteralmente fuori di sé, fu atroce... Ad un certo punto, la testa prese a pulsarmi violentemente. Non vidi più nulla, tutto si fece buio e quando riaprii gli occhi, le mie mani erano serrate intorno al collo di Another... So a cosa starai pensando anonimo lettore, una ragazza non può sopraffare un maschio così facilmente. Beh, nel mio caso, uccidere Another fu piuttosto semplice perché lui era molto debole a causa dello studio continuo e dell'esaurimento nervoso.

Quando mi resi conto di ciò che avevo fatto, decisi che la cosa migliore fosse inscenare un suicidio. Chiunque conoscesse Another sapeva quanto fosse stressato. La mente umana può cedere per molto meno...

Fortunatamente il mio piano ebbe successo, riuscii a scamparla senza problemi e, per qualche tempo, tenni a bada anche i sensi di colpa.

I mesi successivi alla morte di Another furono piuttosto duri, tentai di riempirli con lo studio, ma i miei continui fallimenti non fecero altro che peggiorare le cose. Così scelsi di essere un fantasma a tutti gli effetti e mi eclissai del tutto, sperando di esorcizzare in questo modo tutti i miei peccati. Poi, inaspettatamente, qualcuno riuscì a notarmi nonostante il mio eremitaggio e questo qualcuno fu, nientepopodimeno che, il nuovo ''primo erede''... Ironico, eh? Backup mi confessò di essersi innamorato di me fin dal primo istante in cui mi aveva vista. Stranamente, lui credeva nelle mie capacità, sentiva che sarei riuscita a splendere, prima o poi, e mi promise che quando quel giorno fosse arrivato, saremmo fuggiti insieme verso una vita densa di soddisfazioni. Era convinto che avremmo potuto sfidare il mondo intero come ''Bonnie and Clyde'', ma si sbagliava di grosso... Povero, dolce, Clyde! Non è mai riuscito a comprendere quanto le mie ossessioni fossero malate ed ora è troppo tardi.

Rimarrai senza la tua Bonnie mio povero, dolce, Clyde...

Tornando alla parte di storia che più mi preme raccontare, fu proprio Backup a notare quanto Near stesse diventando bravo... L'albino era sempre stato l'ultimo dei miei problemi, ma Berry, che ha davvero l'occhio lungo, riuscì ad accorgersi delle sue enormi potenzialità molto prima di me. Potevo accettare di essere battuta dal mio amore, ma non avrei mai tollerato di venir dopo un nanetto senza arte né parte!

Credo di aver compiuto un passo significativo verso la follia più depravata quando spinsi Near giù per le scale. Certo, mi ero già macchiata di omicidio, ma mentre strangolavo Another non ero pienamente consapevole delle mie azioni... Quella volta in cima alle scale, invece, avevo realmente voglia di arrecare dolore ad un altro essere umano. Fu un attimo... Vidi il piccolo corpo di Near rotolare scompostamente verso il fondo dell'androne ed una sorta di eccitazione, mista ad orrore, s'impossessò del mio spirito. Mi sentii viva per la prima volta e compresi all'istante che non avrei più potuto rinunciare ad una simile scarica adrenalinica. Ciò non toglie che avessi una gran paura... Temevo me stessa, non mi riconoscevo più, provavo disgusto e furore al tempo stesso ogni volta che meditavo di uccidere Near. Ero in continua lotta, sospesa fra Satana e Cristo. Alla fine, per un certo periodo, quando credetti che anche Backup mi avesse abbandonata, vinse Satana... Feci cadere Berry dalla scala in biblioteca per vendetta e, pochi giorni dopo, tentai di schiacciare Near con un sacco di sabbia in teatro, ma l'albino fu salvato dal pronto intervento di Mello.

Quando Mello e Near ebbero abbandonato il teatro, scesi dal soppalco e mi lacerai il vestito a fiori. Quello strappo servì a riportarmi alla realtà. I sensi di colpa m'assalirono con violenza e fui costretta a correre in cappella per chiedere perdono. Lì incontrai ancora Near in compagnia di Mello. Non sapevo cosa fare, entrai in panico e fuggii a nascondermi in terrazzo per qualche ora. Mai mi sarei aspettata che il Caso avesse deciso di graziarmi ancora... Proprio quando stavo per rientrare, sentii delle voci e mi acquattai dietro una colonna. Dall'ingresso del terrazzo comparvero Near, Mello e Backup... insieme! Anonimo lettore, potrai ben immaginare il mio stupore di fronte a quella vista.

I tre ragazzi sedettero poco distante da me, ma non si accorsero della mia presenza. Iniziarono a discutere degli strani ''incidenti'' che stavano coinvolgendo sia Berry che l'albino ed io mi sentii spacciata. Sì, perché se quei geni si mettevano d'accordo per darmi la caccia, non avevo alcuna speranza di riuscire a cavarmela! Fortunatamente le loro strade si divisero subito e, bene o male, ciascuno prese a investigare a modo suo.

Quando, un giorno, beccai Backup e Near soli in cappella, decisi di ferire il mio amore ad una gamba, giusto per rallentarlo nelle indagini, e mi avvicinai a Near con l'intenzione di farlo fuori una volta per tutte... Proprio sul più bello, però, l'albino bisbigliò il nome di Mello ed io mi sentii mancare.

Mello: un barlume di luce in questo mare oscuro e luttuoso. Mello: un angelo caduto sulla terra e destinato a vagare senza mai raggiungere la meta. Mello: la mia anima gemella...

Ed ora eccomi qui, a rimuginare dopo l'ennesimo, durissimo, colpo all'orgoglio. In tutta questa storia, c'è persino andata di mezzo l'unica persona che mi ha sempre apprezzata a prescindere dal mio posto in graduatoria.

Dolce, dolcissima Lorry, spero che un giorno tu possa perdonarmi...


 

Ho già rinunciato al mio sogno d'amore, perché l'amore appartiene agli uomini, non ai demoni. Ho già rinunciato al mio sogno di gloria, perché la gloria è dei vincenti, non dei perdenti. Che cosa dovrei fare, adesso, anonimo lettore? A cosa dovrei rinunciare ancora?

Ma sì, in fondo la risposta è molto semplice... Ho sempre saputo quale fosse il mio destino. Si nasce per morire, non è così? Andrò a completare l'opera che mi ero prefissata; forse, almeno in questo modo, potrò giovare a Berry...

Poi, quando tutto sarà finito, volerò tra le braccia della Signora dal nero manto.

Né Paradiso, né Inferno anonimo lettore. Il Nulla è ciò che mi spetta.


 


 

Addio


 

Hayleen Princhett-Faith


 


 

Le lettere vergate in nero presero a sbiadirsi sotto la pioggia di lacrime che le investiva senza sosta. Mello si accasciò in terra, afferrò la testa tra le mani e strappò numerose ciocche bionde come punizione per non aver compreso. Poi, una luce terribile, rossa ed intermittente, si accese nella sua mente... Insieme ad essa, alcune parole assunsero la forma di un urlo agghiacciante:


 

Andrò a completare l'opera che mi ero prefissa; forse, almeno in questo modo, potrò giovare a Berry... Poi, quando tutto sarà finito, volerò tra le braccia della Signora dal nero manto...”


 


 

  • Noooooo!!


 


 

§§§


 


 

Padre Albert era uscito a servire messa in giardino, come accadeva di consuetudine una volta al mese, e non sarebbe rientrato prima di un'ora. Due figurette, che non avrebbero dovuto trovarsi lì, si stagliavano contro il nero pavimento della cappella, osservate solo dai freddi occhi delle icone cristiane.

Faith era inginocchiata ai piedi della Vergine e la osservava senza battere ciglio. Non c'era sfida nei suoi occhi, solo tanta sofferenza.


 


 

  • Oh, Santissima Maria che sei la Madre di ogni madre, potresti, almeno tu, smettere di giudicarmi? Aiuto... io vorrei solo... Aiuto...


 


 

Faith si asciugò il naso con la manica del lungo vestito a fiori che aveva indossato per l'occasione. In una mano, teneva stretto un coltellaccio da cucina, nell'altra un barattolo con la scritta “Butalbital*”. Near era steso di fronte all'altare, privo di sensi, con le braccia spalancate e le gambe accavallate, come ad imitare una crocefissione. Numerose corde lo tenevano fermo in quella posa, un fazzoletto gli impediva di urlare e sulla candida fronte uno schizzo di sangue ed un livido testimoniavano il colpo che Faith gli aveva inferto per tramortirlo.


 


 

  • Ormai manca poco, mia Santissima Vergine. Sto per offrirti questa giovane ed innocente vita. Con il coltello reciderò la sua gola sottile e farò sgorgare il sangue a fiotti finché il bianco delle sue carni non scomparirà definitivamente. Poi, anch'io mi addormenterò ai tuoi piedi, per sempre...


 


 

Near spalancò lentamente le palpebre e, subito dopo, una fitta lancinante alla testa lo fece trasalire. Il dolore era così forte che Nate sentì il bisogno impellente di vomitare, ma tentò di controllarsi perché aveva già capito d'essere disteso ed imbavagliato. Se avesse rimesso, probabilmente sarebbe soffocato, morendo in un modo a dir poco atroce. Compiendo un enorme sforzo di volontà, l'albino aprì nuovamente gli occhi e riuscì a sbirciare il luogo in cui era stato forzosamente condotto. L' enorme vetrata che raffigurava la battaglia di San Giorgio contro il drago gli fece immediatamente intuire che si trovava in cappella.


 

Che cosa ci faccio qui? O meglio, chi mi ci ha portato? Il maniaco, ovviamente... La testa fa troppo male, accidenti! Non riesco... a muovermi, sono stato legato... è la fine... Oh, no! No, no,no,no,no!!


 

Faith udì i leggeri movimenti della sua “preda” e le si avvicinò a passo svelto, con gli occhi allucinati.


 


 

  • Ben svegliato, piccolo Near! Come va la testa? Sai, mi spiace di averti ferito, ma sta' tranquillo, tra poco tutte le nostre sofferenze finiranno! Rallegrati, piccolo, piccolo Near graziato da Dio... Sei così dannatamente perfetto...


 


 

Faith prese ad accarezzare la morbida chioma di Nate in un modo grottescamente tenero. La mano che reggeva il coltello scattò velocemente sotto il pomo d'Adamo dell'inerme bambino, rimarcando la cicatrice che già campeggiava in quel punto.


 


 

  • Ehi, Effe! Stavi forse per cominciare qualcosa senza di me?


 


 

La rossa si voltò di scatto verso l'origine di quel richiamo, producendo con la folta chioma fulva un fruscio simile al vibrare di una frusta di cuoio.


 


 

  • Mello! Che... che cosa ci fai qui?!


 


 

Mello si avvicinò pian piano alla compagna, sorridendole genuinamente, come se l'avesse appena incontrata in mensa a far colazione o nel cortile a passeggiare.


 


 

  • Ho letto la tua letterina ed ho subito pensato “dove potrebbe essersi cacciata la mia bella pomodora?”. Beh, è stato facile pensare alla cappella, ti conosco troppo bene.
     

  • Oh, capisco...


 


 

Near si sentì immediatamente sollevato. La presenza di Mello rappresentava la sua ancora di salvezza. Come sempre, il suo unico amico era venuto a toglierlo dai guai!

Faith mosse qualche passo verso il biondo, camminando sconnessamente come un automa, o, per meglio dire, come un corpo senz'anima. Mello continuava a sorridere senza alcun tentennamento. Il suo corpo emanava un'aura di sicurezza che avrebbe fatto invidia ad un soldato di frontiera.


 


 

  • Che ne dici di finirla qui, eh Faith? Andiamocene da qualche parte, solo io e te. Dimentichiamoci di tutto, di questo posto di merda e di chi lo abita. Saremo finalmente liberi, non ti piace l'idea?
     

  • Ingenuo...


 


 

Faith lanciò a Mello un'occhiata colma di pietà, come se provasse pena per la sua mancanza di consapevolezza.


 


 

  • Non capisci che quelli come me e te non saranno mai liberi?!
     

  • Ma cosa dici?! Non essere sciocca...
     

  • Non osare mai più darmi della sciocca!!!


 


 

La rossa strillò così forte che Mihael, per un secondo, sussultò di spavento. Faith era livida di rabbia e brandiva il coltello con aria minacciosa...


 


 

  • Per anni mi sono illusa che qualcosa potesse cambiare! Per anni ho sperato di emergere dalla polvere ed abbandonare, una volta per tutte, il marchio di nullità che i miei genitori mi avevano impresso addosso... ma è stato tutto inutile! I sacrifici, le lacrime, il sudore, lo studio forsennato... Tutto vano! Anch'io ero come te, mio povero amico sprovveduto... Ma ora rispondi sinceramente, Mello: dopo gli ultimi avvenimenti, pensi ancora che con la dedizione e l'impegno si possa ottenere qualsiasi cosa?


 


 

Mello rimase in silenzio, senza alcuna intenzione di esternare i suoi reali pensieri. In effetti, aveva paura anche solo a formularli...


 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...


 


 

  • Sai che ti dico, Faith? Hai proprio ragione! Per quanto mi sforzi, c'è sempre qualcuno migliore di me, pronto a soffiarmi da sotto il naso tutto ciò per cui ho lavorato duramente! Me lo merito proprio un po' di riconoscimento e non accetterò mai più di rivestire un ruolo secondario! Spazzerò via chiunque mi sbarri la strada e diventerò il numero uno!


 


 

Faith, confusa e sorpresa, corrugò la fronte. Near, invece, socchiuse gli occhi, mentre un'unica, sottilissima, lacrima precipitava verso il suo collo martoriato.


 


 


 

NOTE:


 

Ed eccomi qui dopo un capitolo che, a dire il vero, mi ha proprio sfiancata! Anche la scelta del titolo è stata piuttosto complessa... alla fine, ho deciso di lasciare solo il silenzio, perché mi sembrava l'unica voce veramente pregna di giudizio. Temo moltissimo le reazioni dei miei lettori, soprattutto adesso. Spero solo che ci sarà ancora qualcuno disposto a seguirmi fino alla fine...


 

  1. ...Quel luogo grigio e spoglio era davvero importante per lui, giacché gli ricordava la prima volta che era fuggito dalla “House”* per dolore e non per semplice trasgressione... = a seguito del primo, burrascoso, litigio con Near, Mello fuggì dalla House e s'imbatté nel sovra citato parcogiochi deserto. (vd “Under the burning sun”)

  2. ... Round and round the garden, like a teddy bear. One step, two step, and a tickle under there... = “girando intorno al giardino come un orsacchiotto. Un passo, due passi ed un po' di solletico qui sotto.” (Filastrocca inglese per bimbi piccoli).

  3. Butalbital = barbiturico di larga diffusione.


 


 

Ringrazio tutti i miei lettori e, come sempre, le recensiste fedeli Donixmadness, Mihael_River e Synapsis! Bacioniiiii


 

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Capitolo 36
*** Goodbye... so long... nice try... I'm gone ***



 

Goodbye, so long...

nice try, I'm gone...


 


 


 


 

Dal capitolo precedente:


 

La rossa strillò così forte che Mihael, per un secondo, sussultò di spavento. Faith era livida di rabbia e brandiva il coltello con aria minacciosa...


 


 

  • Per anni mi sono illusa che qualcosa potesse cambiare! Per anni ho sperato di emergere dalla polvere ed abbandonare, una volta per tutte, il marchio di nullità che i miei genitori mi avevano impresso addosso... ma è stato tutto inutile! I sacrifici, le lacrime, il sudore, lo studio forsennato... Tutto vano! Anch'io ero come te, mio povero amico sprovveduto... Ma ora rispondi sinceramente, Mello: dopo gli ultimi avvenimenti, pensi ancora che con la dedizione e l'impegno si possa ottenere qualsiasi cosa?


 


 

Mello rimase in silenzio, senza alcuna intenzione di esternare i suoi reali pensieri. In effetti, aveva paura anche solo a formularli...


 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...


 


 

  • Sai che ti dico, Faith? Hai proprio ragione! Per quanto mi sforzi, c'è sempre qualcuno migliore di me, pronto a soffiarmi da sotto il naso tutto ciò per cui ho lavorato duramente! Me lo merito proprio un po' di riconoscimento e non accetterò mai più di rivestire un ruolo secondario! Spazzerò via chiunque mi sbarri la strada e diventerò il numero uno!


 


 

Faith, confusa e sorpresa, corrugò la fronte. Near, invece, socchiuse gli occhi, mentre un'unica, sottilissima, lacrima precipitava verso il suo collo martoriato.


 

Mello scattò in avanti, verso Faith, con le labbra corrugate in un ghigno sadico. Le sue dita fremevano leggermente sotto le maniche della maglia, mentre gli occhi, iniettati di sangue, scrutavano Near con una crudeltà inaudita.


 


 

  • Bene, pomodora... Come intendi iniziare la carneficina?


 

  • Mello sei... sei sicuro?


 

  • Cos'è, te la stai facendo sotto, per caso?!


 

  • No! Solo che il tuo atteggiamento mi sembra strano... Tu ed il piccoletto non siete amici?


 


 

Mello si mise a ridere talmente forte che il suo addome fu colto da violenti spasmi.


 


 

  • Amici? Io e quel rifiuto? Oh, andiamo Faith! Non mi dire che te la sei bevuta anche tu? Se vuoi sapere la verità, lasciavo che quel coso mi stesse attorno solo perché mi faceva pena, ma adesso che si è rivelato un vero e proprio impiastro, credo proprio che farlo fuori sia la scelta migliore... Dopotutto, a chi può interessare la vita di un bambino disturbato e asociale?


 


 

Bella domanda...” pensò Near, mentre i suoi muscoli tesi tornavano, gradualmente, in uno stato rilassato. Ormai non aveva più ragione d'agitarsi, anzi, se fosse rimasto tranquillo, probabilmente il dolore se ne sarebbe andato via presto e lui sarebbe morto senza far rumore, senza sconvolgere l'esistenza di nessuno. Dopotutto, questa era la sua specialità, confondersi con la tenue nebbia di Londra e svanire nel nulla al primo bagliore dell'alba. Cosa avrebbe ricordato dei suoi tremiladuecentottantacinque giorni?

Nel marasma di quegli attimi tenebrosi, riusciva ad evocare con chiarezza un solo particolare: dieci dita mangiucchiate per nervosismo, inanellate in un lungo rosario rosso...

Faith tirò un sospiro di sollievo. Aveva davvero temuto che Mello si scagliasse contro di lei per difendere Near. Se ciò fosse accaduto, non sarebbe mai riuscita a difendersi e non certo perché le mancassero le forze o il coraggio... semplicemente, si sentiva male al solo pensiero di ferire deliberatamente Mello.


 

É... meraviglioso, lui mi comprende davvero! Non avrei mai immaginato che anche su questa faccenda ci trovassimo d'accordo... Ma sì, forse non è tutto perduto, forse c'è ancora speranza...


 


 

  • Allora Effe, ci vogliamo muovere? Non possiamo rischiare che padre Albert ci becchi qui!


 

  • Oh, sì, certo...


 


 

Faith strinse più forte il coltello e si diresse ad ampie falcate verso Near. Quando lo raggiunse, si inginocchiò accanto a lui, facendo molta attenzione a non sgualcirsi il lungo vestito a fiori. Mello sedette di fronte alla compagna con un'espressione rilassata e soddisfatta. Aveva tutto sotto controllo.


 


 

  • Faith, è un vero peccato che questo microbo non strilli e non si lamenti neanche un po'...


 

  • Beh, l'ho imbavagliato proprio per questo! Nessuno deve sentire le sue urla!


 

  • Uhm... sì... Ma ciò non toglie che ucciderlo senza farlo soffrire sia ben poco soddisfacente... Mi piacerebbe vederlo piangere, strappare un po' d'emozione a questi occhi vuoti... Ehi? Mi stai ascoltando pulce? Non sei spaventato?


 


 

Mello prese a sfiorare con la punta dell'indice il contorno degli occhi di Near, soffermandosi con particolare insistenza sugli angoli.


 


 

  • Sai che cosa vorrei fare, adesso? Conficcarti il pollice nell'occhio destro e premere finché non scoppia... Solo così potrei verificare se queste biglie siano fatte di carne o di vetro. Cosa c'è? Non mi guardi? Non sono all'altezza di un simile privilegio? Guardami, sgorbio! Ho detto guardami!! Non ci senti? GUARDAMIII!


 


 

Near spalancò gli occhi per riflesso condizionato. Quando le sue pupille dilatate a dismisura incontrarono quelle di Mello, sottili come crune d'ago, una sorta di strana quiete prese ad aleggiare nell'aria.

Trascorsero, in questo modo, molti secondi di silenzio assoluto.

Faith se ne stava come pietrificata ad osservare lo scambio di sguardi tra vittima e carnefice. Non riusciva ad intervenire né, tanto meno, a dire qualcosa che potesse interrompere quella gelida connessione. Non le era mai capitato di assistere ad una cosa del genere... Si chiese, per un attimo, se ad alcuni esseri umani fosse concesso comunicare telepaticamente, ma poi, quasi con rabbia, si rispose che stava esagerando e che la sua reazione spropositata dipendeva dalla particolarità della situazione.

Mello, in quel momento, avrebbe potuto terrorizzare il demonio in persona...


 


 

  • Faith...


 

  • S-sì...


 

  • Passami il coltello.


 

  • Cosa?


 

  • Ho detto, passami il coltello!


 

  • Ma, che significa?! N-non dovevamo farlo ins...


 

  • FAITH!!


 


 

La ragazza emise un gridolino soffocato, chinò il capo e, titubante, passò l'arma al suo compagno. Mello l'afferrò con sgarbo, rischiando di ferire se stesso e l'amica.

La lama, perfettamente smussata, rifletteva i tenui fasci di luce che filtravano dalle vetrate della cappella, proiettando prismi multicolore sul pavimento scuro. Mello pose la punta del coltello proprio in corrispondenza della giugulare di Near, pungendo lievemente l'albino ed illuminando di bagliori violacei il suo visino smunto.


 


 

  • Sai come si scannano i maiali, Near? Si appende la bestia a testa in giù e si pratica un foro proprio in questo punto, così che il sangue sgorghi a fiotti e si riversi in una tinozza... Ti starai chiedendo il perché di una simile crudeltà, esistono modi di uccidere decisamente meno dolorosi... Beh, sappi che si preparano molti cibi con il sangue di maiale, quindi gli uomini necessitano di prelevarlo senza comprometterne le qualità e l'unica via possibile è quella che ti ho descritto. Adesso farò la stessa identica cosa a te: ti sgozzerò, prenderò il tuo sangue e lo metterò nel calice del prete, ma non perché mi serva a qualcosa... Semplicemente posso farlo, voglio farlo e sta' pur certo che lo farò...


 


 

Near rabbrividì istintivamente, ma non chiuse gli occhi. In quel momento, non sentiva assolutamente nulla, persino i confini del suo corpo sembravano dissolversi. Forse stava per svenire, o forse...


 


 

  • Allora, al mio tre porrò fine alla tua inutile vita...


 


 

Una goccia di sudore prese a scivolare lentamente dalla nuca di Mello sul suo collo sottile, piantandosi come un piccolo diamante nel giugulo sternale. Ormai mancava poco...


 


 

  • Uno...


 


 

Le palpebre di Near divennero irrimediabilmente pesanti.


 


 

  • Due...


 


 

La lama premette con maggiore forza sulla carne morbida, lacerandola appena.


 


 

  • Tre...


 


 

Accadde tutto in pochissimi, frenetici, secondi... Faith si sporse maggiormente sul corpo del suo “agnello”, Mello distolse lo sguardo, sollevò la lama e, facendo leva sulle ginocchia anchilosate, si spinse in avanti, scagliando Faith contro il pulpito. La ragazza sbatté violentemente la testa e, prima di perdere i sensi, ebbe appena il tempo di comprendere che era stata ingannata dalla sua “anima gemella”.

Mello si soffermò un istante ad osservare il corpo inerte dell'amica, poi, con il coltello lievemente insanguinato, tagliò le corde intorno al corpo di Near. Quell'arma stava iniziando a dargli il voltastomaco, per cui la lanciò qualche metro lontano non appena ebbe svolto il suo compito. Ben presto, anche il bavaglio che impediva a Near di parlare fu accantonato in un angolo.


 


 

  • Near... Stai... stai bene?


 


 

Near si issò a sedere, tastando cautamente il piccolo taglio che aveva sul collo. Le dita si tinsero di sangue, rosso e vivo. Per un attimo, aveva davvero creduto che fosse giunta la sua ora...


 


 

  • Non volevo farlo, ma...


 

  • Ho capito, sei stato costretto.


 

  • S-sì... Adesso, scappa! Corri a chiedere aiuto!


 


 

Near prese in considerazione l'imperativo di Mello. Certo, se fosse andato a chiamare rinforzi, quella maledetta faccenda si sarebbe finalmente conclusa, ma l'idea di lasciare il compagno solo con la matta non lo convinceva più di tanto...


 


 

  • Ehi, non c'è problema. Faith non si riprenderà per un bel po'... Piuttosto, sbrigati!


 


 

L'albino non se lo fece ripetere ancora... Scattò in piedi e si fiondò fuori dalla cappella, correndo come non aveva mai fatto prima.

Una volta solo, Mello sedette, stravolto, sulle scale che conducevano all'altare. Era stato capace di fare e dire cose terribili, recitando un copione perfettamente studiato. In un certo senso, si era comportato proprio come un sociopatico, uno di quegli esseri privi di emozioni e rimorso che i ragazzi della House si esercitavano di continuo a catturare... Lo aveva fatto con lo scopo preciso di salvare Near, ma una parte di lui, aveva goduto nel manifestare controllo assoluto su un altro essere umano. Anzi, per essere sinceri, quella parte di lui aveva goduto nell'infliggere sofferenza a Near, non ad una persona qualsiasi.

Mentre Mello continuava a rimuginare sulle forti sensazioni che aveva da poco sperimentato, Faith ritornò cosciente. La sua prima sensazione fu un forte dolore alla base del cranio, ma non se ne curò affatto. Con gli occhi impastati, scrutò attentamente lo spazio attorno a lei. Il coltello che aveva trafugato dalle cucine era finito miracolosamente proprio a pochi centimetri dalla sua mano...

Pensare di prenderlo ed acciuffarlo sul serio furono una cosa sola.

Mello si accorse troppo tardi di ciò che stava accadendo alle sue spalle... Quando si voltò, Faith aveva già l'arma puntata sullo stomaco.


 


 

  • No, non farlo!!


 


 

A nulla servirono le urla imploranti di Mello. Faith chiuse gli occhi e con un unico, rapido, gesto, si ficcò la lama nell'addome, spingendo affinché rimanesse all'esterno solo l'elsa nera. La ragazza si accasciò a terra, ma fu afferrata al volo, prima che il suo corpo, ormai privo di forze, subisse un ulteriore colpo.


 


 

  • Oddio, Faith! Che hai combinato?! Faith!!


 


 

Mello tremava come una foglia, ma si sforzava ugualmente di mantenere un minimo di controllo. Doveva fermare il sangue e subito, altrimenti...


 

Faith, no... non mi lasciare, io... io ti...


 

A nulla valsero tutti gli sforzi di Mello per arrestare l'emorragia, la ferita era troppo profonda. In pochissimo tempo, l'intera figura di Faith cominciò a somigliare ad una pellicola cinematografica bruciata dalla luce.


 


 

  • M... Mello...


 

  • Faith, sta' zitta! Se parli, rischi di...


 

  • Mello, ti... ti preg... fammi dire... ancora... qualc...osa


 

  • Va bene... ti ascolto.


 


 

Faith sorrise, mentre un rivolo di sangue scivolava a lato della sua bocca. Con uno sforzo disumano, allungò il braccio destro verso Mello e posò la mano sul suo viso stravolto.


 


 

  • Come s-sei bel...


 

  • Non dire sciocchezze! Per favore, cerca di risparmiare il fiato...


 

  • ...On posso più aspet...tare ho b-bisogno di un... favore...


 

  • Dio mio! Dio, Dio aiuto!


 


 

Mello iniziò a piangere a dirotto, anche se avrebbe tanto voluto non farlo. Stava malissimo, gli sembrava di poter sentire chiaramente la vita di Faith scivolargli tra le dita … Non doveva finire in quel modo, non poteva...


 

  • Dì a B-Backup c-che l'ho am...ato con tut... il cuo...re e che ci ho prov...ato d-davv...ero ad essere migl..ore per lui.


 

  • Lo farò...


 

  • E q-quanto a t-te: n-non... non ar... arrender...ti mai! T-tu s...ei una st...ella splen...dente. Bril... brilla anc... anche per...


 


 

Queste furono le ultime parole di Hayleen Princhett. Il suo braccio sottile, proteso verso Mello come alla ricerca di un ultimo appiglio, precipitò mollemente al suolo... Morto.


 


 


 

*I lay quiet
waiting for her voice to say
"Some things you lose and some things you just give away"

Scold me failed her
If only I'd held on tighter to her
Pale white skin that twisted and withered away from me away from me

Watch me lose her
It's almost like losing myself
Give her my soul
and let them take somebody else get away from me

Watch me fault her
You're living like a disaster
She said kill me faster
with strawberry gashes all over all over me

 

Rimango tranquillo
mentre aspetto che la sua voce dica
"Alcune cose le perdi ed altre semplicemente le dai via"

Rimproverami di averla criticata
se soltanto l'avessi tenuta più stretta
pallida pelle bianca che distorta ed appassita (va)
lontano da me
lontano da me

Guardami mentre la perdo
è quasi come se stessi perdendo me stesso
Dalle la mia anima
e lascia che loro strappino qualcun altro via da me

Guardami mentre la incolpo
Tu stai vivendo come un disastro
Lei mi ha detto "uccidimi velocemente"
con tagli sanguinanti dappertutto.


 


 


 

§§§


 


 

Roger correva verso la cappella facendo appello a tutte le sue forze di uomo anziano... Il fiatone gli impediva di inspirare profonde boccate d'aria, ma non per questo si sarebbe arreso alla stanchezza. Il suo compito era dirigere l'orfanotrofio ed eliminare ogni elemento di fastidio... In un modo o nell'altro, ci sarebbe riuscito anche quella volta.

Pochi metri avanti a lui procedeva a passo svelto Berenice, la custode. Quel donnone teutonico in possesso di tutte le chiavi era quanto di più simile ad una guarda di sicurezza la House potesse fornire. Ebbene, Berenice prendeva molto sul serio il suo duplice ruolo ed avrebbe fermato la ragazzina impazzita senza battere ciglio, in attesa della polizia che era già stata allertata.

Quando il duetto giunse a destinazione, si ritrovò dinnanzi uno scenario ben diverso da quello prospettato... Faith giaceva, apparentemente morta, in una pozza scura creata dal suo stesso sangue e Mello la cullava dolcemente, come avrebbe fatto con una bambina capricciosa che, per addormentarsi serenamente, aveva bisogno della ninna nanna. I movimenti del ragazzo erano lenti e la sua voce armoniosa.

Poche note riuscivano ad arrivare alla fine del lungo corridoio costeggiato di panche di legno.


 

...Round and round the garden, like a teddy bear. One step, two step, and a tickle under there... “


 

Dopo qualche istante di giustificabile esitazione, Roger e Berenice raggiunsero Mello.


 


 

  • Allontanatevi!! Allontanatevi tutti!!


 


 

Mello sembrava sotto shock... Intimava agli adulti di lasciarlo solo col suo dolore e non avrebbe permesso a niente e nessuno di interrompere quel momento.


 


 

  • Andatevene, ho detto! Lei sta riposando e... e non dove essere disturbata!


 


 

Berenice, con lo sguardo colmo di una dolcezza che mai prima d'allora aveva ostentato, si avvicinò cautamente al ragazzo e, senza compiere mosse azzardate, si limitò a dire:


 


 

  • Tranquillo... Non vogliamo farti del male, però, vedi... quella che hai in braccio non è... non è più Faith. Lei, adesso, è volata in cielo...


 

  • Stronzate!! Andate via!!


 


 

Se Mello avesse potuto ringhiare come una belva ferita, lo avrebbe fatto. Ma la gola era secca e bruciava da morire...

Berenice rinnegò la temperanza che si era imposta prima di intervenire e, con uno scatto repentino davvero inatteso da una donna della sua stazza, afferrò Mello per le spalle e lo trascinò via. Il cadavere di Faith, ormai privo di qualsiasi sostegno, rotolò per le scale e si bloccò ai piedi dell'altare. Gli occhi vitrei ed acquosi si spalancarono e presero a fissare Roger senza alcuna pietà, neppure dopo la morte.
Mello tentò inutilmente di divincolarsi per qualche secondo, poi, si abbandonò contro il petto della custode e si lasciò condurre lontano dalla cappella, lontano dalla persona con cui era morta una parte della sua stessa anima. Chissà quanti altri pezzi si sarebbe lasciato alle spalle... Ormai era certo che, per lui, crescere volesse anche dire dimenticare, dimenticare di essere stato un fragile umano...
 

 

 

 

*Breeze still carries the sound
Maybe I'll disappear
Tracks will fade in the snow
You won't find me here

Ice is starting to form
Ending what had begun
I am locked in my head
With what I've done
I know you tried to rescue me
Didn't let anyone get in
Left with a trace of all that was
And all that could have been

Please
Take this
And run far away
Far away from me
I am
Tainted
The two of us
Were never meant to be
All these
Pieces
And promises and left behinds
If only I could see
In my
Nothing
You meant everything
Everything to me

Gone.. fading..
Everything..
And..
All that..
Could have been..
All that could have been.

Please
Take this
And run far away
Far as you can see
I am
Tainted
And happiness and peace of mind
Were never meant for me
All these
Pieces
And promises and left behinds
If only I could see
In my
Nothing
You meant everything
Everything to me


 

La brezza continua a
portare con sé la musica
forse io sparirò
le tracce scompariranno nella neve
non mi troverai qui

il ghiaccio sta iniziando a formarsi
finendo quel che aveva iniziato
sono rinchiusa nella mia testa
assieme a quello che ho fatto
so che hai provato a salvarmi
non ho permesso a nessuno di entrare
ora è rimasta una traccia
di tutto quel che c'era
e di tutto quel che avrebbe potuto esserci

per favore prendi questo
e scappa via lontano
via lontano da me
io sono indegna
noi due non eravamo
destinati a stare assieme
tutti questi pezzi
e queste promesse che
ci siamo lasciati alle spalle
se solo fossi riuscita a vedere
che nel niente che avevo
tu eri davvero tutto
tutto per me
ma io ho perso tutto quel che c'era
e tutto quel che avrebbe potuto esserci

per favore prendi questo
e scappa via lontano, lontano,
come puoi vedere
io sono indegna
e la felicità e la serenità d'animo
non erano il mio destino
tutti questi pezzi
e queste promesse che
ci siamo lasciati alle spalle
se solo fossi riuscita a vedere
che nel niente che avevo
tu eri davvero tutto
tutto per me


 


 


 

§§§


 


 


 


 

La piccola stanza 25a era completamente immersa nel buio. Sul letto stretto e cigolante giaceva un ragazzo emaciato dalla folta capigliatura scura. Dallo stereo un ritornello malinconico appesantiva l'aria di parole e suoni, inutili...

Dopo due settimane di assoluta ed impenetrabile oscurità, Beyond decise che era giunto il momento di riaprire gli occhi. Il racconto di Mello gli era entrato nelle ossa e, per la prima volta in vita sua, si sentiva completamente privo di difese. Accettare la dura verità, accettare di aver perso, in definitiva, sia l'amore che la battaglia, era una prova troppo dura per uno spirito fiero come lui.

Possibile che fosse stato così cieco? Davvero non era riuscito a far capire a Faith che l'avrebbe amata anche se fosse stata un'irrimediabile sciocca?

Per quel caso che Backup aveva considerato semplicemente un'ulteriore opportunità di avvicinarsi ad L, si era verificata la peggiore delle conclusioni. Cos'aveva ottenuto, alla fine? Solo una nuova cicatrice impossibile da rimarginare. Nonostante si sforzasse di andare avanti, la consapevolezza di aver fallito e, soprattutto, di aver permesso che Faith gettasse via la sua vita, lo raggiungeva ovunque, come un'ombra. Ma, in fondo, gli andava bene anche così: il ricordo, a volte, è l'unica cosa a cui l'uomo possa appellarsi per non ripetere gli stessi errori...


 

"Se solo potessi fare un backup di tutta la mia vita fino ad oggi..."


 

Beyond sorrise al buio e si issò a sedere, facendo cigolare le molle consunte del suo letto. Tastando il comodino senza distinguerne chiaramente il profilo, riuscì ugualmente a trovare la maniglia del cassetto, la tirò a sé ad aprì lo scrigno che racchiudeva, a conti fatti, il suo destino futuro... Dal cassetto Beyond estrasse una busta di carta e la lettera che Faith aveva scritto prima di morire; Mello l'aveva consegnata a lui pensando che fosse la scelta migliore. Dalla busta fuoriuscirono due biglietti aerei per Los Angeles ed un ciondolo a forma di cuore con le lettere “B&F” incise ed incrociate a mo' di germogli di vite.


 

"Non te ne avevo ancora parlato, volevo farti una sorpresa... Che idiota!"


 

Con il groppo in gola, Backup ridusse in mille pezzi uno dei due biglietti aerei, intascando l'altro insieme al ciondolo. Gli occorse davvero poco tempo per raccattare tutte le sue cose e metterle alla rinfusa in una sacca.

Allo scoccare della mezzanotte, si recò nell'ufficio di Roger. Il direttore lo accolse in malo modo, dopotutto a nessuno piacerebbe essere buttato giù dal letto nel pieno del sonno. Tuttavia, quando Beyond palesò le sue reali intenzioni, ogni traccia di rabbia scomparve dal volto rugoso del vecchio.


 


 

  • Benedetto Ragazzo, per favore, pensaci bene... Proprio ora che sei in cima alla classifica, non mi sembra il caso che tu...


 

  • Ci ho già pensato, ormai non posso più vivere in questo posto. In ogni caso, non c'è niente che tu possa fare o dire per dissuadermi. Ho quindici anni e sono libero di andarmene per la mia strada.


 

  • Mi rincresce ammetterlo, ma hai ragione... Il regolamento parla chiaro: una volta raggiunti i quindici anni d'età, nessun ragazzo può essere costretto a restare qui controvoglia. Vorrei solo ricordarti che nel momento stesso in cui metterai piede fuori dalla House, questo istituto sarà “off limits” per te.


 

  • Ne sono consapevole e, sinceramente, non potrei chiedere di meglio.


 


 

Roger, piuttosto ferito dalle parole dure del ragazzo, sospirò profondamente ed estrasse da uno scomparto segreto della sua scrivania un assegno a nome di Beyond, valido praticamente in tutte le banche del mondo.


 


 

  • Ecco, con questo potrai sopravvivere egregiamente per un po' di tempo. Confido che sarai in grado di gestire il denaro nel migliore dei modi, perché di certo non durerà in eterno.


 

  • Sarò oculato. Addio, Roger, anzi... Addio, signor direttore.


 

  • Mi raccomando, prenditi cura di te.


 


 

Backup abbandonò l'ufficio del direttore, percorse il lungo corridoio che conduceva alla porta d'ingresso della House e s'immerse nella fresca notte inglese, senza mai voltarsi indietro.


 


 

*I've got my thing packed

My favorite pillow
Got my sleeping bag
All the pictures and pain
I left behind
All the freedom and fame
And I wonder
How long it'll take them to notice that I'm gone
And I wonder
How far it'll take me

To run away
It don't make any sense to me
Run away
This life makes no sense to me
Run away
It don't make any sense to me
Run away
It don't make any sense to me

I was just trying to be myself
Have it your way I'll meet you in hell
It's all these secrets that I shouldn't tell I've got to run away
It's hypocritical of you
Do as you say not as you do
I'll never be your perfect copy
I've got to run away

I'm too young to be
Taken seriously
But I'm too old to believe
All this hypocrisy
And I wonder
How long it'll take them to see my bed is made
And I wonder
If I was a mistake

I might have nowhere left to go
But I know that I cannot go home
These words are strapped inside my head
Tell me to run before I'm dead
Chase the rainbows in my mind
And I will try to stay alive
Maybe the world will know one day
Why won't you help me run away

It don't make any sense to me
Run away
This life makes no sense to me
Run away

I could sing for change
On a Paris street
Be a red light dancer
In New Orleans
I could start again
To the family
I could change my name
Come and go as I please
In the dead of night
You'll wonder where I've gone
Wasn't it you
Wasn't it you
Wasn't it you that made me run away

I was just trying to be myself
Have it your way I'll meet you in hell
All these secrets that I shouldn't tell I've got to run away
It's hypocritical of you
Do as you say not as you do
I'll never be your perfect copy
I've got to run away
It don't make any sense to me
Run away
This life makes no sense to me
Run away
It don't make any sense to me
Run away
It don't make any sense to me

This life makes no sense to me
It don't make no sense to me
It don't make any sense to me
Life don't make any sense to me

Ho impacchettato le mie cose

il mio cuscino preferito
ho il mio sacco a pelo
mi sono lasciato dietro
tutte le foto ed il dolore,
tutta la libertà e la fama
e mi domando
quanto ci metteranno a notare
che me ne sono andato, e mi
domando quanto lontano mi porterà...

scappare via
non ha alcun senso per me
scappare via
questa vita non ha alcun senso per me
scappare via
non ha alcun senso per me
scappare via
non ha alcun senso per me

Stavo solo provando ad essere me stesso
ce l'avrai sulla tua via,
ti incontrerò all'inferno
è per colpa di tutti questi segreti
che non dovrei raccontare
devo scappare via
è ipocrita da parte tua
agisci come dici, e non come fai!
non sarò mai la tua copia perfetta
devo scappare via

Sono troppo giovane per
essere preso sul serio
ma sono (anche) troppo maturo per credere
a tutta questa ipocrisia
e mi domando quanto ci metteranno
a vedere che il mio letto è fatto
e mi chiedo se sono stato un errore

Potrei non avere alcun posto dove andare
ma so che non posso tornare a casa
queste parole sono fisse nella mia testa
mi dicono di scappare prima di morire
seguo gli arcobaleni nella mia mente
e proverò a restare vivo
forse il mondo saprà un giorno
perché non mi hai aiutato a scappare via

Non ha alcun senso per me
scappare via
questa vita non ha alcun senso per me
scappare via


 

Potrei cantare per cambiare
su una strada di Parigi
essere un ballerino a luci rosse
a New Orleans
potrei iniziare tutto da capo
per la famiglia potrei cambiare nome
andare e venire come mi pare
a notte fonda, ti chiederai dove sono andato
Non eri tu? Non eri tu? Non eri tu che
mi hai fatto scappare via?

stavo solo provando ad essere me stesso
ce l'avrai sulla tua via,
ti incontrerò all'inferno
è per colpa di tutti questi segreti
che non dovrei raccontare
devo scappare via
è ipocrita da parte tua
agisci come dici, e non come fai!
non sarò mai la tua copia perfetta
devo scappare via

Non ha alcun senso per me
scappare via
questa vita non ha alcun senso per me
scappare via
non ha alcun senso per me
scappare via
non ha alcun senso per me

questa vita non ha alcun senso per me
non ha alcun senso per me
non ha alcun senso per me
La vita non ha alcun senso per me

 

 


 

 


 

§§§


 


 


 

Ad un mese dalla tragedia di Faith, Backup aveva ormai piantato la “dolce casa” e tutti i suoi abitanti, mentre l'infermiera Lorence era stata reintegrata in servizio. La donna si era fatta spontaneamente mettere in catene perché aveva intuito, prima di chiunque altro, che la responsabile degli attentati era proprio Faith. A questo punto, ci si potrebbe chiedere cosa l'avesse spinta a compiere un sacrificio così grande, rischiando addirittura l'ergastolo... Infatti, pur riconoscendo il suo amore per tutti gli orfani, risulta alquanto difficile pensare che si sia immolata per semplice abnegazione. Ad onor di cronaca, quindi, va riportato che i detective Collins e Dawson riuscirono a scoprire dettagli molto significativi, ma non poterono mai inserirli nella giusta inquadratura... Vediamo di fare un po' di chiarezza:

L'infermiera Lorence, prima di divenire, appunto, infermiera della famigerata “Wammy's House”, era solo Celia Lorence, una ragazza di campagna nata in una famiglia modesta. Mentre Celia si accontentava di quel che aveva e cercava sempre di non essere un peso per i genitori, sua sorella minore Daisy, bella e terribilmente insoddisfatta, si metteva in continuazione nei guai, frequentando cattive compagnie e scegliendo strade poco lecite per fuggire lontano dal borgo che le era toccato in sorte. A soli sedici anni, Daisy conobbe un uomo di città ricco ed affascinante, ma sicuramente coinvolto in loschi affari. Lo si poteva capire dal fatto che avesse tantissimi soldi, ma nessun' attività lavorativa che potesse giustificarli o una famiglia abbiente alle spalle.

Nonostante Celia avesse tentato più volte di mettere in guardia sua sorella, Daisy non volle sentire ragioni, ben presto rimase incinta e si trasferì in città, a casa del suo uomo. Celia seppe da terzi che Daisy aveva partorito una bambina e l'aveva chiamata Hayleen, come sua nonna.

Bene, ora per il lettore dovrebbe essere semplice fare due più due... Quando Daisy ed il marito furono costretti a darsi alla macchia a causa dell'attività criminale di lui, la donna pensò bene di lasciare sua figlia alle cure di Celia; non appena quest'ultima si ritrovò tra le braccia una bimba di nome Hayleen che somigliava moltissimo a Daisy, l'istinto ed il cosiddetto “richiamo del sangue” le fecero capire che si trattava proprio della sua nipotina.

Per anni Celia si portò dentro questo segreto, vegliando su Faith come un vero e proprio guardiano. Va da sé che il compito di un guardiano degno di questo nome sia tutelare il suo protetto, finanche al punto di sacrificarsi per lui, e fu proprio questo il pensiero di Celia quando decise di consegnarsi alla polizia.

Come fece Daisy a scoprire dove si trovasse sua sorella rimane un mistero, tuttavia, è lecito supporre che la Lorence avesse confidato agli anziani genitori quale fosse la sua sede lavorativa, nonostante il regolamento della House vieti di divulgare qualsiasi tipo di informazione, anche indiretta.


 


 


 

*You, you who has smiled when you’re in pain
You who has soldiered through the profane
They were distracted and shut down


 

So why, why would you talk to me at all
Such words were dishonorable and in vain
Their promise as solid as a fog
And where was your watchman then


 

I’ll be your keeper for life as your guardian
I’ll be your warrior of care your first warden
I’ll be your angel on call, I’ll be on demand
The greatest honor of all, as your guardian


 

You, you in the chaos feigning sane
You who has pushed beyond what’s humane
Them as the ghostly tumbleweed
And where was your watchman then


 

I’ll be your keeper for life as your guardian
I’ll be your warrior of care your first warden
I’ll be your angel on call, I’ll be on demand
The greatest honor of all, as your guardian


 

Now no more smiling mid crestfall
No more managing unmanageables
No more holding still in the hailstorm
Now enter your watchwoman


 

I’ll be your keeper for life as your guardian
I’ll be your warrior of care your first warden
I’ll be your angel on call, I’ll be on demand
The greatest honor of all, as your guardian


 

Tu, tu che hai sorriso quando soffrivi
tu che hai militato attraverso il profano
tutti gli altri erano distratti e non ti davano retta


 

quindi perché, perché non mi parleresti per niente
Tali parole erano disonorevoli e vane
le loro promesse erano solide come nebbia
E dov’era il tuo protettore allora?


 

Sarò la tua custode per la vita come il tuo guardiano
Sarò la tua protezione,il tuo primo guerriero
Sarò il tuo angelo su chiamata, verrò se mi cercherai
Il più grande onore di tutti, (essere) il tuo guardiano


 

Tu, Tu che nel caos ti fingevi equilibrata
Tu che ti sei spinta oltre ciò che è umano
loro come cespugli fantasma che rotolano
e dov’era il tuo protettore allora?

Sarò la tua custode per la vita come il tuo guardiano
Sarò la tua protezione,il tuo primo guerriero
Sarò il tuo angelo su chiamata, verrò se mi cercherai
Il più grande onore di tutti, (essere) il tuo guardiano


 

Ora, non sorridi più, sei mezza mortificata
Non gestisci più l'ingestibile
Non hai più la presa ferma sotto la grandine
Ora fai entrare colei che si prenderà cura di te


 

Sarò la tua custode per la vita come il tuo guardiano
Sarò la tua protezione,il tuo primo guerriero
Sarò il tuo angelo su chiamata, verrò se mi cercherai
Il più grande onore di tutti, (essere) il tuo guardiano.


 


 


 

§§§


 


 


 

Erano ormai trascorsi dieci minuti da quando Near aveva raggiunto la porta della camera di Mello. L' albino cercava in tutti i modi di racimolare coraggio a sufficienza per bussare, ma ogni volta che ci provava, ogni volta che la sua piccola mano si richiudeva a pugno, una miriade di dubbi si anteponeva a quel gesto, rendendolo, di fatto, irrealizzabile.


 

"Ancora una volta, non riesco ad agire... sono come bloccato... Sarà forse perché io e Mello non ci siamo più incrociati da quel giorno? I suoi occhi erano così... c'era qualcosa che... non so..."


 

Near inspirò a pieni polmoni una boccata d'aria fresca e constatò, con stupore, che non era poi così fresca... Un odore strano, un tanfo più che altro, sembrava uscire direttamente dallo spiffero sotto la porta della camera. Prima ancora che Near potesse indagare più attentamente su quella stranezza, la risposta gli si parò davanti agli occhi... ed al naso.

Matt uscì all'improvviso con una sigaretta stratta fra i denti e quando si ritrovò di fronte il piccolo albino, imprecò sottovoce.


 

"Dannazione! Adesso che mi ha visto fumare, dirà sicuramente tutto a Roger!"


 

Near prese ad arricciarsi distrattamente una ciocca di capelli e distolse lo sguardo da Matt, come a volerlo rassicurare che i suoi vizi non gli interessavano affatto. Il rosso, ancora scombussolato, si soffermò sull'uscio, cercando di capire se poteva davvero fidarsi di Near o se sarebbe stata necessaria una piccola “punizione” per convincerlo a tenere la bocca chiusa.


 


 

  • Allora, Matt! Che combini lì impala-...


 


 

Incuriosito dall'esitazione di Matt, anche Mello si era affacciato sul corridoio, ma la vista di Near gli aveva troncato le parole in gola.


 


 

  • Buongiorno... Mello.


 

  • 'Giorno...


 


 

Matt rimase alquanto interdetto dall'atteggiamento di Mello e Near. Mentre il primo sembrava più nervoso del solito, il secondo aveva un'aria lievemente preoccupata o, forse, infastidita. Impossibile determinarlo con esattezza.

Il rosso preferì non interferire e si allontanò a gran velocità, per niente allettato dall'idea di essere coinvolto nell'imminente confronto fra i due “pupilli” della House.

Dopo qualche secondo di assoluto silenzio, Mello indietreggiò, permettendo a Near di entrare in stanza, e si richiuse la porta alle spalle; poi, raggiunse la finestra aperta e si sedette sul bordo, lasciando penzolare una gamba all'esterno. Quella posizione non era affatto sicura, ma gli piaceva e, soprattutto, gli permetteva di preoccuparsi di qualcosa che non fosse Near...


 


 

  • Mello, io... non ho avuto più occasione di ringraziarti per quello che...


 

  • Sta' tranquillo, non importa.


 

  • Beh, invece a me importa. Hai corso un grande rischio ad esporti così. Se non fosse stato per te, io adesso non sarei qui a parlarti.

 

  • Va bene...

 

 

 

Mello distolse lo sguardo da Near e prese ad osservare, con scarso interesse, i ragazzini che giocavano a calcio in cortile. L'aria era immobile, afosa, piatta e sembrava volesse paralizzare tutti con il suo abbraccio asfissiante...

Asfissiato, già, così si sentiva Mello da qualche giorno a quella parte. Uno strano tormento si era impossessato di lui e gli impediva di respirare normalmente. Anche di notte non riusciva più a dormire bene, il sonno si era trasformato in un'estenuante battaglia contro gli incubi. L'aspetto peggiore di quella condizione così spiacevole era che Mello sapeva benissimo da cosa fosse causata... Per certi versi, avrebbe voluto ignorare ancora per un po' le scomode verità che gli stavano lentamente ed inesorabilmente influenzando l'esistenza.

Purtroppo, una volta scoperchiato il vaso di Pandora, non c'è più nulla che si possa fare per ricacciarvi il male all'interno...

Mello socchiuse gli occhi, godendosi un inaspettato refolo di brezza che riusciva a spazzar via anche parte del suo malessere. Si sentì quasi sollevato grazie a quel soffio leggero, e la fantasia prese a navigare tranquilla fra mari ed oceani senza onde.

In quel momento, la sua figura sottile e tendenzialmente innocua, immersa nella contemplazione di un'invisibile meraviglia, sembrava stagliarsi fiera contro il mondo intero. Near si chiese come facesse Mello ad assumere inconsapevolmente atteggiamenti e pose in grado di sconvolgere gli altri. Bastava un suo sguardo per far arrossire le ragazze, terrorizzare i ragazzi e stupire gli insegnanti...

 

"Sarà questa la vera potenza dell'animo umano? No... Questa è la potenza del suo animo..."

 

Near si sentì improvvisamente a disagio, inadeguato, e desiderò andar via da quella stanza. Però c'era qualcosa che gli impediva di farlo, che lo teneva letteralmente incollato al pavimento. Era la sicurezza di Mello, il suo viso più scintillante del sole, i suoi zigomi incorniciati da qualche filo d'oro...


 

"Come potrei... andar via... ora... Che sia questa una forma di... dipendenza?"


 

E in quel preciso istante, Near ebbe una gran paura, paura di essersi legato ad un'altra persona, paura di possedere qualcosa di cui gli importasse davvero.

Sì, perché avere vuol dire anche rischiare di perdere...


 


 

  • Near...


 

  • Uhm?


 

  • Ora che Backup è andato via, immagino che tu sia il primo in graduatoria ed io il secondo, non è vero?


 

  • Suppongo di sì...


 

  • E questo ci rende rivali, dico bene?


 


 

Near sollevò lo sguardo verso Mello. Gli occhi del biondo sembravano spenti, opachi, velati da un dispiacere che, di sicuro, mai più si sarebbe mostrato alla luce del sole. Mai più...


 


 

  • Sì...


 

  • Perfetto.


 


 

Mello si volse di nuovo verso il cortile, i brividi sulla pelle. Near imboccò l'uscita e seppe che non avrebbe più varcato quella porta.


 


 


 


 

5 dicembre, 2004


 


 

Lampi e fulmini squarciavano il manto nero della notte, illuminando i profili spettrali di alberi a casupole lontane. Gli ospiti più giovani della House si nascondevano, timorosi, sotto le coperte di lana, attendendo con ansia la fine del temporale. I ragazzi più grandi, invece, dormivano già da parecchie ore, o meglio, alcuni di loro...

La zip del borsone si inceppò proprio all'ultimo. Mello imprecò e diede un colpo secco alla lampo, facendola scattare fino al limite della cerniera. Ormai aveva sistemato tutto, nel tascone laterale si era premunito anche di dieci barrette extra-fondenti per il viaggio.

Premuto contro la finestra chiusa, le spalle appese in una maglietta sdrucita, Matt stringeva tra le dita il suo gameboy spento, e lo fissava come se lo avesse visto allora per la prima volta. Mello fece per salutarlo, ma si fermò di colpo. Gli addii non gli piacevano.

Matt sorrise, sempre senza distogliere lo sguardo dal videogioco, e due lacrime, due soltanto, scesero solitarie ai lati del suo viso.


 


 

  • Ehi, ti... ti darò notizie, promesso!


 

  • Sai bene che non potrai farlo. La tua copertura ne verrebbe compromessa. Se vuoi vivere da solo, questo posto te lo devi dimenticare.


 


 

Mallo sospirò.


 


 

  • Sì, hai ragione.


 

  • Okay ma... noi saremo amici lo stesso, vero?


 

  • Certo Matt, in un modo o nell'altro, sono sicuro che ci rincontreremo. Sempre che tu ti decida a schiodare da qui!


 

  • Ehi, a me piace la House! Cibo gratis, videogames a volontà, riscaldamento d'inverno... In fondo, non è poi così male.


 

  • Può darsi, ma io ormai non faccio più parte di questo progetto.


 

  • É stata una tua scelta...


 

  • Certo che sì! E sono convinto di non aver sbagliato. Beh... Ora dovrei proprio andare...


 


 

Matt si morse il labbro ed iniziò a fissare la moquette spelacchiata sul pavimento.


 


 

  • S-sì, mi sa che devi... Allora... ci si vede?


 

  • Sì... ciao!


 


 

Mello indossò una giacca a vento beige per ripararsi dalla pioggia, infilò la tracolla del borsone con tutti i suoi effetti e raggiunse rapidamente la porta. Matt gli afferrò il polso prima che potesse girare la maniglia.


 


 

  • Mello, aspetta!


 


 


 

Mello si paralizzò sull'uscio, ma non riuscì a ricambiare lo sguardo dell'amico, perché sapeva che se lo avesse fatto, una parte della sua determinazione ad andar via sarebbe irrimediabilmente svanita.


 


 

  • Cosa c'è?


 


 

Matt deglutì rumorosamente, mentre con la mano continuava a stringere il polso di Mello, quasi temendo che potesse sfuggirgli da un momento all'altro.


 


 

  • E-ecco, i-io... io...


 

  • Tu?


 

  • Io volevo dirti che... che...


 


 

Mello fremette leggermente: un brivido gli aveva percorso la nuca...


 


 

  • Insomma... sto cercando di dire che...


 

  • Anch'io!


 


 

La presa di Matt si rilassò, il ragazzo sorrise e poi, arrossendo leggermente, abbracciò l'amico. Mello rimase sorpreso, ma ricambiò immediatamente la stretta, inspirando a pieni polmoni l'odore di bucato fresco misto a tabacco che emanava dalla maglietta di Matt.


 


 

  • Cerca di non farti ammazzare prima di me, Mel!


 

  • La stessa cosa vale per te, disperato di un nerd!


 


 

Quando Mello abbandonò definitivamente la sua stanza alla House, gli angoli degli occhi gli pungevano molto, ma non si abbandonò al pianto. Ormai aveva deciso che non l'avrebbe più fatto, per nessuna ragione al mondo.

E infatti le sue ultime lacrime furono quelle versate per Faith.

Dopo aver riscosso il suo assegno dall'ufficio di Roger, Mello si avviò verso l'uscita principale dell'istituto, constatando a malincuore che fuori continuava a piovere a dirotto. I corridoi erano deserti, nessuno si azzardava fuori dal letto in quella fredda notte di tempesta, persino Berenice sembrava aver deciso di rimandare il suo solito giro di ronda.

Proprio quando Mello aveva finalmente raggiunto l'ultima porta che lo separava dalla libertà, uno strano chiarore alla sua destra lo fece sussultare.


 


 

  • Buonasera, Mello... Stavi forse andandotene senza salutarmi? Davvero poco carino da parte tua.


 


 

Mello si riprese in fretta dallo spavento, indossò un sorriso beffardo e rispose alla domanda del suo rivale nel modo che, di solito, l'albino riservava a lui: con un'altra domanda.


 


 

  • Guarda guarda chi c'è, Near! O forse dovrei dire nuovo L? Senti un po', nuovo L, si può sapere che ci fai in giro a quest'ora?


 


 

Near prese ad arricciarsi una ciocca di capelli attorno all'indice ed attese parecchio prima di replicare, anche se, effettivamente, non aveva molto su cui riflettere.


 


 

  • Beh, mi sembra ovvio... Sono venuto perché volevo salutarti e sapevo che tu non saresti mai passato dalle mie parti per farlo.


 

  • Ah sì? E, sentiamo, perché mai nutriresti questo desiderio? Vuoi forse ridermi dietro mentre me ne vado quatto quatto sotto la pioggia, beandoti della tua vittoria? Ti avverto che questo è solo l'inizio, tra me e te il conto non è certo regolato!


 

  • Lo immaginavo e spero sinceramente di poterti rincontrare, un giorno. Comunque, fossi in te, non parlerei di vittoria... Io non ho vinto, L non mi ha scelto spontaneamente e, soprattutto, se vogliamo proprio cercare il pelo nell'uovo, sia tu che io partiamo sconfitti.


 


 

Mello storse il naso, irritato.


 

"Purtroppo ha ragione, partiamo entrambi sconfitti: L, il nostro idolo, l'unica persona per cui entrambi provassimo rispetto sincero, è morto... Ed è morto proprio nel peggiore dei modi, ucciso dal suo avversario!"


 


 

  • Già, perché L è morto...


 

  • Esatto.


 

  • In ogni caso, starsene a rimuginare non serve a nulla. Ora vado, ci si vede al traguardo, Near. Io ti aspetterò lì.


 

  • Mello, ancora una cosa...


 

  • Ma si può sapere che diavolo vuoi?!


 


 

Il biondino si sforzò di assumere una faccia contrariata, ma sapeva benissimo che non sarebbe mai andato via senza prima ascoltare tutto ciò che Near avesse voluto dirgli. In fondo, l'aspetto più pericoloso dei legami è proprio questo: si formano facilmente ed anche quando si vorrebbe scioglierli, il nodo è sempre un po' più resistente delle nostre forze...


 


 

  • Ricordi la notte in cui ci siamo conosciuti?


 

  • Sì, ti eri pisciato addosso come un perfetto imbranato!


 

  • Già... E, per caso, ricordi anche la domanda che mi facesti, ai piedi della scalinata che porta alla lavanderia?


 


 

Mello fece mente locale per qualche secondo, poi, si rammentò della caduta, dello zippo che si era spento e del tremore di Near...


 


 

  • Sì... Ti chiesi se eri spaventato.


 

  • Esatto... Me lo chiederesti di nuovo?


 


 

Mello rimase alquanto interdetto da quella proposta e pensò seriamente di non assecondarla. Una strana sensazione gli suggeriva di correre subito il più lontano possibile da lì, ma la curiosità gli imponeva di restare ancora. Alla fine, vinse l'interesse di arrivare fino in fondo al “gioco di Near”.


 


 

  • D'accordo Near... Sei spaventato?


 


 

Gli occhi dell'albino si illuminarono e Mello poté quasi scorgervi un'inusitata scintilla vitale.


 


 

  • Sì, Mello... Sono terribilmente spaventato, lo sono sempre stato, ma, da stanotte, credo proprio che lo sarò di più...


 


 

Mello non parlò, non schernì il suo rivale, né gioì di quella debolezza candidamente palesata, tutt'altro... Si avvicinò a Near con passo lento, lo fissò intensamente tentando di infondergli la sua innata sicurezza e poi lo abbracciò forte, come non aveva mai fatto prima d'allora.

Quando pensò che fosse giunto il momento, Mello si strappò da Near e corse sotto la pioggia gelata, lasciandosi definitivamente alle spalle la dolce casa.

Near ci mise un po' per riprendersi dallo shock di essere stato abbracciato un'altra volta da Mello, ma quando ritornò completamente vigile, si accorse di avere qualcosa tra le mani...


 


 

"Una foto? Ma allora è così che stanno le cose... Arrivederci, dear Mello!"


 


 


 


 

I'm everything you know
You wonder friend or foe
I'm the burning in your throat when you swallow
But then you spit me out
Your stomach full of doubt
And still you're faking every word out of your mouth


 

But you won't let go
It's all about control
Understand I'm born to lead you will follow
No, I don't wanna stay
I'm running away
Don't you hear me when i say

Goodbye...so long...nice try...I'm gone
If you don't like being second
I don't like being wrong
I won't forget the way you made me feel
I won't regret running away from here
You think you see the world well you see nothing
Time is only gonna make it worse in the end
So I'll say goodbye again


 

Sono tutto ciò che conosci
Ti domandi se amico o rivale
Sono il bruciore nella tua gola quando deglutisci
Ma mi sputi via
Il tuo stomaco pieno di dubbi
E ancora stai fingendo ogni parola fuori dalla tua bocca

Ma non te ne andrai
È una questione di controllo
Capisci che sono nato per comandare, tu seguirai
Non voglio rimanere
Sto correndo via
Non mi senti mentre dico

Addio...Ci vediamo...Bel tentativo...Sono andato
Se non ti piace essere secondo
A me non piace sbagliare
Non dimenticherò il modo in cui mi facevi sentire
Non mi pentirò di essere corso via da qua

Quindi dirò di nuovo addio
Quindi dirò di nuovo addio


 


 


 


 


 


 

NOTE:


 

Okay, prendo fiato, mi calmo e tento di riacquistare possesso delle mie facoltà mentali... Quasi non riesco a credere di aver appena finito di scrivere l'ultimo capitolo, il cuore mi batte a mille e sento già la nostalgia punzecchiarmi pericolosamente gli occhi! Ho concluso questa storia dopo parecchi mesi di lavoro e devo ammettere che lasciarla mi spezza il cuore. I personaggi di Death Note che ho voluto, diciamo così, “strapazzare” mi hanno accompagnata nei momenti più tetri e noiosi, aiutandomi a sfruttare la fantasia per realizzare qualcosa che mi desse soddisfazione. Sinceramente, mi sono divertita un mondo! Ed il piacere più grande, oltre ovviamente allo scrivere in sé e per sé, mi è arrivato dai preziosissimi commenti delle mie recensiste fedeli!

Senza Mihael_River, Donixmadness, Synapsis e Soniuccia questa storia, molto probabilmente, non sarebbe giunta al suo epilogo, quindi, grazie infinite ragazze! Un saluto speciale va a Sakanade che ha letto e recensito tutti i capitoli in due giorni! Wow! Sei stata davvero grandiosa e mi lusinga che questi deliri ti abbiano appassionata così tanto!

Per concludere, vorrei umilmente ringraziare i lettori che hanno inserito la fanfiction nelle categorie “seguite”,”ricordate” e “preferite” e tutti coloro i quali hanno semplicemente avuto la pazienza di leggermi. Spero di essere stata capace di intrattenervi e, soprattutto, di trasmettervi il mio amore per la scrittura e lo splendido manga della Ohba!

Ora vi lascio alle ultime noticine :( :'(


 

Il titolo del capitolo è il ritornello della canzone di SR-71 riportata anche alla fine. Tra tutti i brani che ho voluto inserire, questo mi sembra decisamente quello più calzante, ma lascio a voi completa libertà di scelta :). In effetti, non so esattamente cosa mi abbia spinta ad alternare le canzoni alla narrazione, forse volevo ottenere un effetto un po' più... particolare per questo finale!


 

  1. La prima canzone è “Strawberry gashes” di Jack Of Jill. Ho pensato di sfruttarla per esprimere i pensieri di Mello mentre teneva stretta fra le braccia Faith, agonizzante.

  2. La seconda è “And all that could have been” dei Nine Inch Nails. Il testo, riportato per intero, vorrebbe essere una dedica di Faith a Backup... o a Mello, lascio sempre a voi la scelta.

  3. La terza è “Runaway” di Pink. Per questa canzone mi sono vista costretta a modificare leggermente il testo, in particolare, al posto della frase “I'll never be your perfect girl” ho inserito “I'll never be your perfect copy”. Le ragioni che mi hanno spinta a farlo sono evidenti, spero solo di non aver storpiato un brano così bello per adattarlo alle miei esigenze! Perdonatemi la “licenza poetica” :).

  4. La quarta è “Guardian” di Alanis Morrisette. Lo so, forse penserete sia esagerato, ma a me è sembrato proprio il testo più adatto a descrivere il forte istinto protettivo dell'infermiera Lorence nei confronti di sua nipote.

  5. La quinta è “Goodbye... so long... nice try... I'm gone” di SR-71.


 

Beh, a questo punto credo proprio di dovermi congedare, saluto calorosamente tutti voi lettori e mi auguro che l'epilogo di questa “innocente” storiella sia stato di vostro gradimento.

Un bacio grande!


 

Rama.

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