Le Fiabe Del Metallo, ovvero cose che scrivevo in seconda media, non giudicatemi.

di FriedLarge
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Track 1 ***
Capitolo 2: *** Track 2 ***
Capitolo 3: *** Track 3 ***
Capitolo 4: *** Track 4 ***
Capitolo 5: *** Track 5 ***
Capitolo 6: *** Track 6 ***
Capitolo 7: *** Track 7 ***
Capitolo 8: *** Track 8 ***
Capitolo 9: *** Track 9 ***
Capitolo 10: *** Track 10 ***
Capitolo 11: *** Track 11 ***
Capitolo 12: *** Track 12 ***



Capitolo 1
*** Track 1 ***


C'era una volta un eroe solitario, che si chiamava Angus, e viveva in un maniero nel regno del Metallo con il fidato mastino Borchia.
In quella terra regnava un sovrano potente, rispettato e amato da tutti i suoi sudditi, re Kirk I.
Nel regno del Metallo la vita era felice e prosperosa, ogni suddito poteva permettersi dischi, birra e strumenti musicali, c'erano numerosi concerti ogni settimana e il sole splendeva alto sulle coltivazioni di luppolo, malto e altre erbe... diciamo... aromatiche.
Ma un giorno, dal mare dei Riff, sbarcò un vascello rosa, e fu il panico. Nessuno sapeva a chi appartenesse, e perchè fosse lì.
Da quella tetra e misteriosa imbarcazione cominciarono ad uscire strani individui vestiti male, che si radunarono sulla battigia.
Da quel folto gruppo di estranei si levò un grido di battaglia:
Ao', semo qui, cioè, pe'cconquistare, cioè, come se dice, il regno del Metallo!!-
Si, sacro DJ!!!- Urlò la folla.
Avanti con la musica, miei truzzi!!-
Dal vascello si udì un rumore alquanto noioso che andava in crescendo.
TUNZ. TUNZ. TUNZ. TUNZ.
I truzzi cominciarono a dimenarsi roteando le braccia e il bacino così come capitava, mentre la popolazione del Regno Del Metallo, colta alla sprovvista, soffriva e veniva assordata dal tunz-tunz.
Le piantagioni appassirono, la birra divenne analcolica e priva di sapore, gli strumenti, improvvisamente, si scordarono e divennero freddi oggetti inservibili.
Re Kirk convocò un'assemblea, a cui parteciparono il Capo della Guardia Axl, l'erede al Trono Alexi, il supremo mago Ozzy, il governatore Vikernes delle lande del Death Metal, il governatore Kilmister delle paludi Thrash, il governatore Lennon della pianura di Pepperland (o Pianura del Classic Rock), il governatore Jarvela della Foresta Folk ed il governatore Charles della Terra Del Blues.
-Cosa proponete di fare, miei Rockers?- Esordì il re.
-Probabilmente- Esordì Axl – Abbiamo fatto un torto al sommo Ronnie Dio- tutti i presenti si fecero il segno della triade sacra Sex and Drugs and Rock'N'Roll – e lui ci ha voltato le spalle.-
-Impossibile.- Disse Kilmister.- Non può odiarci così tanto.-
-Propongo di bruciare una chiesa.- propose Vikernes.
-È fuori discussione.- si fece sentire Jarvela. - E poi, dove la troviamo una chiesa?-
-Tu cosa proponi, Governatore Lennon?-
-Io? Io ero del parere di Axl, ma visto che concordo anche con il mio collega, il Governatore Kilmister...-
-Ricordo- Esordì Alexi -Che è in ballo la sorte del nostro paese, governatore Lennon.-
-Io un'idea la avrei.-
-Esponila, grande mago Ozzy.-
Tutti si protesero verso il mago, che restò zitto qualche secondo. Poi, sgranocchiando un pipistrello, cominciò a parlare.
-Credo proprio che dovremmo chiedere aiuto al sapere dei nostri antenati e al potere che ci hanno tramandato.-
-Spiegati meglio, qui nessuno ha capito niente di quello che hai detto.- Disse Kilmister.
-Io si!- strillò Alexi. -Molti anni fa, il primo Cavaliere Della Chitarra, un certo Jimi Hendrix, quando sentì di stare per morire, cavalcò fino alle montagne Fender, laddove nascose la sua chitarra, con la quale si racconta abbia sconfitto terribili mostri. Naturalmente è un leggenda, ma un fondo di verità ci dev'essere.-
-E allora perchè non andiamo a cercarla?- Disse Lennon.
-Naturalmente, non a tutti è permesso suonare la Chitarra. È un potere riservato a pochi. Non c'è alcun modo di riconoscerli. Quando te ne trovi uno davanti, avverti l'energia nell'aria.-
-E conosciamo qualcuno che possiede questo “dono”?-
-Io si. Si chiama Angus.-


E fu così che il nostro eroe Angus, accompagnato dal fido Borchia, si incamminò verso nord, per raggiungere le montagne Fender. Dopo lunghi giorni di cammino, arrivò alle porte della Foresta Folk.
Si incamminò in mezzo agli alberi ormai resi secchi e gracili dall'imperversare del tunz-tunz, e quando vide che era tardi, si accampò dentro un gigantesco cespuglio nero, mentre Borchia faceva la guardia.
Perché stai dormendo nei miei capelli?- Disse il cespuglio.
E tu chi sei?- Disse Angus.
Io sono un gigante, nel caso tu non te ne sia accorto, e non gradisco inquilini nella mia folta capigliatura.-
Allora mi perdoni per il disagio. Non volevo arrecarle danno.-
Dai, piccoletto. Resta pure qui. Comunque, se ti serve qualcosa, chiedilo a Zappa, che ti saprà aiutare.
E chi sarebbe Zappa?
Io, naturalmente!
Piacere di conoscerti. Io sono Angus.
E, di grazia, che ci fai qui?
È una cosa complicata... ma se ti va di aiutarmi sei il benvenuto. In effetti il tuo aiuto mi serve davvero. Ti va di darmi un passaggio? Te lo dico sinceramente, l'idea di attraversare la pianura del Death Metal da solo e a piedi non mi alletta molto...
Ma certo, che ti offro un passaggio, anche se devo confessarti che quel posto fa un po' di paura anche a me. Ma ora è tempo di riposarsi, il cammino è lungo e abbiamo poco tempo.
Il gigante si addormentò in pochi secondi, e il suo russare copriva quasi il martellante tunz-tunz che ormai distruggeva i timpani a tutto il regno.

La giornata seguente passò in un attimo. Angus e Borchia avevano trovato posto rispettivamente sul naso e sulla spalla di Zappa, che procedeva a passi lunghi facendosi strada fra gli alberi che gli arrivavano al bacino. Attraversarono gran parte della foresta in una giornata, e appena il sole tramontò i tre si accamparono.
Il fuoco si era già spento, Zappa e Borchia dormivano come due sassi e Angus si stava per assopire, quando vide qualcosa brillare vicino al punto dove aveva lasciato la borsa. Subito si alzò in piedi e saltò addosso a un ragazzino che stava cercando di rubarne il contenuto.
Il piccolo, terrorizzato, cominciò a tremare.

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Capitolo 2
*** Track 2 ***


Angus lo afferrò con entrambe le mani, e il ragazzino cominciò a dimenarsi.
-Non mi faccia del male, non mi faccia del male, non mi faccia del male, non ho fatto niente!!!- Strillava.
-E allora perchè cercavi di rubarmi la borsa?- Angus mollò la presa. Il ragazzino cadde a terra senza fiato.
-Per mangiare, signor cavaliere.- Ansimò.
-Eppure- tuonò Zappa, che intanto si era svegliato- non hai l'accento della Foresta Folk.-
-V-vengo dalle terre dell'Heavy Metal, provincia dell'Hard Rock, signor gigante. Ho visto il cavaliere che varcava i confini della Foresta, e quando vi ha incontrato mi sono nascosto nelle vostre scarpe.-
-Questo ragazzo ha coraggio da vendere. E dimmi, pulce, qual'è il tuo nome?-
-Io sono Slash.-
-Allora, piccolo Slash... che ne diresti di venire con noi?-
Ma Zappa non fece in tempo a distogliere lo sguardo, che Slash era già sparito nel buio.
-Quel piccoletto farà strada, me lo sento.- Disse Angus.

Secondo la loro tabella di marcia, avrebbero superato la Foresta Folk il giorno stesso, e così fecero.
Tutti erano tesi al pensiero di dover attraversare le lande del Death Metal. Laggiù di solito gli abitanti non temevano nulla, e non avrebbero avuto rispetto neanche di Zappa, ma ora che il governatore Vikernes aveva dato l'ordine di prepararsi a una battaglia, tutti i cittadini erano più eccitati e violenti.
Zappa, Angus e Borchia arrivarono al confine nel primo pomeriggio.
-Sei sicuro di voler venire con noi?- disse Angus.
-Dammi un motivo valido per il quale dovrei abbandonarvi nel punto più difficile. Sono un gigante, non un mostro.-
Il cammino fu un incubo. Ogni villaggio nei pressi (e i villaggi non erano pochi) significava altri guai, altre torce accese e forconi, altre frecce sulle caviglie di Zappa, che dopo il nono villaggio cominciò a zoppicare.
Decisero di fermarsi in un cratere circondato da alberi, che distava poche centinaia di metri dal sentiero che stavano percorrendo.
Zappa si sedette sul terreno e si spogliò, rimanendo solo con i pantaloni di pelle. Le sue caviglie erano costellate da tanti piccoli buchi sanguinanti, e facevano un male tremendo.
-Pensi- chiese Angus- che ci possiamo fermare un po' qui? Giusto il tempo per rimetterti in sesto.-
-Certo. E in quel tempo il tunz-tunz avrà già sgretolato l'intero universo. No, domani ci rimettiamo di nuovo in cammino.-
Angus si arrampicò sulla gamba di Zappa, fino ad arrivare all'immenso ginocchio, dove si sedette.
-E come facciamo? Te zoppichi, sanguini. Non possiamo andare avanti. Se insisti, posso mandare Borchia a fiutare delle erbe curative nella boscaglia.-
-Insisto. Io sto bene.-
-No che non stai bene.-
-Non mi sono mai sentito meglio.- Subito dopo queste parole, Zappa si addormentò.
-No, tu non stai bene.-
Dopo neanche due ore, Borchia fece ritorno al cratere con delle erbe nelle fauci.
Angus le bollì in acqua calda e versò la tisana sulle ferite.

Il giorno dopo, Zappa si sentiva bene. Le ferite erano quasi completamente richiuse, e la compagnia riprese il cammino.
-Te l'avevo detto, io, che stavo bene. Tu non mi ascolti mai, neanche quando urlo.- continuava a ripetere Zappa, sorridente, ad Angus.
Quest'ultimo aveva preferito non dirgli niente, a proposito della sera prima.
Il cammino quel giorno fu più facile del precedente, grazie all'idea venuta a zappa di deviare per le zone paludose. Non incontrarono nulla, a parte desolazione, rane di ragguardevoli dimensioni e un odore non proprio incantevole.
La sera del giorno dopo varcarono le soglie della città di Belus. Il benvenuto fu diverso che dagli altri villaggi, poichè il governatore Vikernes aveva reso pubblica la storia del viaggio.
Gli abitanti di Belus avevano costruito un capannone di legno abbastanza grande da ospitare Zappa, e la sera stessa scorsero fiumi di birra e venne organizzato un concerto.
Durante la notte, il governatore Vikernes entrò nella tenda di Angus.
-E così tu sei il famoso eroe della situazione?-
-Sono io. Cosa vuoi?-
-A questo arriveremo dopo. Dimmi, perchè hanno scelto proprio te?-
-Non ho idea. Mi hanno chiamato e mi hanno spiegato tutto, ma credo lo abbiano fatto solo perchè mi conoscono.-
-Vedi... quando il Regno del Metallo è stato creato dall'Onnipotente, e quando i Generi sono stati fondati, ogni abitante del regno ha ricevuto un Dono, a seconda del genere musicale a cui appartiene.-
-Questo lo so.-
-Noi, delle lande del Death Metal, abbiamo ricevuto i doni di Riconoscimento. Con il solo contatto fisico, riusciamo a capire le capacità di una persona. E io sono qui per questo.-
Vikernes tese una mano verso il viso di Angus, fino a toccare la fronte. Chiuse gli occhi, poi la sua bocca si curvò in un sorriso e lui ritirò la mano.
-Proprio come speravo.- Sibilò. Poi mise una mano nella tasca della giacca di pelle e ne tirò fuori una pergamena.
-Leggila con molta attenzione. Domani mattina partirete e andrete dritti verso nord. Buona fortuna e Stay Metal.- Con queste parole Vikernes uscì dalla tenda.
-Stay Metal.- Rispose Angus.

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Capitolo 3
*** Track 3 ***


-Mi è arrivato un messaggio da Varg. Angus è arrivato nella terra del Death Metal.-

Il re Kirk, Alexi, Axl e Ozzy si erano riuniti in una buia cella dei sotterranei del castello.

-È in ritardo sulla tabella di marcia! Sa cosa significa, Maestà? Significa che siamo in pericolo...più di quanto ci siamo immaginati. Io propongo di attaccare il vascello.- Tuonò Axl.

-No. Ho fiducia in Angus, e penso che attaccare, con un esercito decimato, un vascello da guerra... ecco, sia quantomeno una mossa azzardata.- Ribattè Kirk con un tono di voce stranamente pacato.

-Attacchiamo, prima che sia troppo tardi. Affronti la realtà, quella è solo una leggenda antica, creata per far addormentare i bambini! Non si può ancora credere alle favole.-

-Non è solo una leggenda.- sibilò improvvisamente Ozzy, alzandosi in piedi. - E poi, in tutte le leggende, c'è un fondo di verità.- Finito di parlare, sprofondò nuovamente nella sedia, racchiuso nel suo mantello.

-Io do' ragione a mio padre. Non c'è alcun motivo di attaccare. I nostri soldati sono tornati nelle loro case, i pochi che sono rimasti stanno diventando progressivamente sordi, come noi, tra l'altro. Sarebbe una mossa svantaggiosa... ci porterebbe a una sconfitta.- disse Alexi.

-Fuck, Alexi! Sai benissimo che o attacchiamo ora, o non potremmo più farlo in seguito! Si, stiamo ancora ad aspettare il vostro magico eroe, che ci salverà con due note musicali! Quando la reggia crollerà e verremo invasi dai truzzi, non dite che non vi avevo avvertito.-



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Capitolo 4
*** Track 4 ***


Ormai Zappa, Angus e Borchia avevano percorso molta strada, e cominciavano a vedere le montagne all'orizzonte.

Si accamparono in mezzo a delle sterpaglie bruciacchiate.

-Hai una mappa del Regno?- Chiese Zappa.

Angus prese un foglio dalla borse e glielo porse.

-Genio, non credi che per me sia un po' troppo piccola?- Ribattè il gigante aggrottando le sopracciglia.

Angus sbuffò.

-Che hai? Non parli?- Zappa prese Angus per la collottola e lo posò sul palmo di una mano. -Dai, cosa c'è che non va?-

-Siamo in ritardo sulla tabella di marcia.-

-Ma no, ma no, ma che dici? Saremo in ritardo di un giorno o due.-

-E ti sembra poco, considerando che dobbiamo superare ancora una catena montuosa? ... Specialmente, io non ho la più pallida idea di dove si trovi questa specie di magico santuario, o cos'è... non so neanche cosa stiamo cercando.-

-Vedrai, ce la faremo. Non ti abbattere e riposati. Se arriviamo in tempo o no, è un problema mio.- Lo rassicurò il gigante, posandolo in terra.

-Ne sei sicuro?-

-Ho mai detto bugie? E, in ogni caso, dove siamo?-

-Se non mi sbaglio, domani mattina arriveremo alle montagne, se partiamo all'alba.- Il volto di Angus si era fatto pensoso.

-Non credo che tu ti sbagli. Ed ora DORMI.-

“Forse è meglio dargli ascolto.” Pensò Angus, prima di cadere in un sonno profondo.

 

Si svegliarono un'oretta prima dell'alba. Una brezza gelida spirava sopra le loro teste, costringendo Zappa a camminare controvento.

Mano a mano che i nostri eroi si addentravano tra le montagne, la brezza si trasformò in vento, al vento si aggiunsero fiocchi di neve e foschia, che rendevano il cammino sempre più arduo.

Nonostante le gambe lunghe e il fisico possente, verso il primo pomeriggio Zappa non riuscì più a continuare. Il vento soffiava troppo forte, la foschia gli impediva di vedere dove stava andando e i piedi gli si stavano congelando.

-Devo fermarmi.- Disse, rivolto ad Angus.

-Non ti devi fermare. Non ti PUOI fermare. Altrimenti rimaniamo troppo indietro.- Angus stavolta si era sistemato dietro l'orecchio del gigante, in modo da ripararsi dalla neve e dal freddo.

-Tu dici bene, però chi ha camminato finora?-

-Non ho voglia di litigare. Fermiamoci, ma solo finché il tempo non migliora.-

Zappa si sedette sulla neve, coprendosi con il cappotto di lana. Angus si sedette sulla sua spalla, raggomitolato nel mantello.

-Sinceramente, tu dove credi che siamo?- Chiese Zappa.

-Nel bel mezzo di nessun luogo, cercando qualcosa che potrebbe non esistere, rischiando di morire assiderati, e sulle spalle abbiamo il destino di tutto il regno.-

-Fottiti.-

-Non so dove siamo. Non so dove dovremmo essere. Non so perchè hanno scelto proprio me, tra tutti.-

-Non ti preoccupare. Prima o poi anche questa tempesta finirà.-

-Tu ripeti sempre che non mi devo preoccupare... e se la leggenda non fosse vera? Supponendo che la leggenda sia vera, e se non troviamo il posto dove è nascosta la Chitarra? E se io non fossi il prossimo Cavaliere Della Chitarra? Sempre presupponendo che questa leggenda sia vera.-

Zappa si chiuse nei suoi pensieri e non rispose.

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Capitolo 5
*** Track 5 ***


Alexi osservava le onde del mare dalla finestra della sua stanza. Teneva in testa un imponente casco di metallo che lo impacciava nel movimento, ma lo rendeva piacevolmente insensibile allo sguaiato rumore che si propagava per ormai buona parte delle terre del regno.

La porta sbatté con potenza ed Axl entrò nella stanza.

-Alexi, devi venire subito.-

Lui rimase immobile, assorto, alla finestra.

-ALEXI, È QUESTIONE DI VITA O DI MORTE! TUO PADRE...-

Axl afferrò con entrambe le mani il grosso casco metallico e lo scagliò in terra con forza.

-Alexi. È meglio che tu venga a vedere. Si tratta di tuo padre.-

Il ragazzo si precipitò fuori dalla porta e successivamente giù dalle scale, seguito a ruota da Axl.

Arrivarono davanti ad una pesante porta di legno.

-Alexi, fai qualche respiro profondo. Ti avverto, non sarà bello da vedere.- Axl aveva un espressione preoccupata, come non l'aveva mai visto.

Alexi esitò un secondo con la mano sul legno. Respirò profondamente per un paio di volte, poi chiuse gli occhi.

Axl gli mise una mano sulla spalla.

Aprirono insieme la porta.

Il re Kirk era sdraiato nel letto, il volto cereo e pallido, lunghi solchi sulla fronte imperlata di sudore.

-Padre!- Gli occhi di Alexi si riempirono di lacrime. Il ragazzo si avvicinò al letto, mentre Axl restava appoggiato sullo stipite della porta.

-Non chiamarmi padre. Mi sembra che un po' di confidenza ce l'abbiamo, sempre che la vecchiaia non abbia alterato eccessivamente la mia memoria.- Il tono del re era quasi scherzoso.

Vicino al letto c'era il mago Ozzy, che stava mescolando il contenuto di ampolle fumanti.

-Come ti senti?- Chiese nuovamente Alexi.

-Diciamo che ora non è il momento più adatto per pogare.-

Alexi si avvicinò ad Ozzy-

-Riuscirai a salvarlo?-

-ecco...-Esordì il mago.- Le ho provate tutte, ma per ora non ha funzionato nulla. Credo...-

Ozzy fu interrotto da un rantolo sommesso.

-Sono arrivato al capolinea, ormai.- La voce di Kirk era ormai ridotta quasi a un sussurro. -Che catorcio di padre che ti sei ritrovato, figliolo.-

-Non dire così.-

Kirk chiuse gli occhi.

-Figliolo. Ti lascio nel momento sbagliato. Ti prego, perdona il tuo vecchio padre per questo.-

Dopo qualche secondo di silenzio, il re continuò.

-Ci sono un mucchio di problemi, ma io mi fido di te, e so che saprai risolverli. Se ti senti nel dubbio, chiedi consiglio ai Governatori.-

il re tacque per pochi secondi, che però parvero un abisso eterno.

-Sono persone fidate. Sii sicuro delle tue scelte, stai attento e guardati le spalle. Senza però dimenticare di guardare avanti. Detta così sembra difficile, ma ci farai l'abitudine-

Sorrise.

Il silenzio si fece più lungo.

-Ti ordino, e pretendo che quest'ordine venga rispettato, di non attaccare né la nave né gli avamposti nemici. Aspetta Angus.-

Il respiro di Kirk si faceva a tratti affannoso, a tratti troppo lento. La sua voce si affievoliva sempre di più.

-So che non mi deluderai.-

Furono le sue ultime parole. Alexi si accasciò sul petto del padre, e rimase immobile.

Ozzy uscì dalla stanza, strattonando Axl, lanciò un ultima occhiata triste ad Alexi e chiuse la porta.

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Capitolo 6
*** Track 6 ***


La tempesta di neve non accennava neanche a diminuire, Zappa ed Angus stavano seduti sulla neve da mezza giornata ed erano stanchi, frustrati e anche parecchio arrabbiati l'uno con l'altro.

Angus stava per assopirsi, anche se sapeva che, con il freddo che c'era, non era la cosa migliore da fare. Tenne per qualche minuto la mente occupata pensando ai giorni precedenti. All'improvviso, si ricordò della pergamena che gli era stata data da Vikernes, e che lui non aveva ancora letto. Dopo aver frugato nella borsa, la trovò e la aprì. Sulla carta giallastra erano scribacchiate poche righe con una calligrafia stretta ed affilata.

 

Mi raccomando, non gettare via questo pezzo di carta. Quando arriverai alla montagne, sappi che per trovare quello che stai cercando ci vorrebbero anni. Il re lo ignorava, forse, ma io, che sono cresciuto camminando per questa catena montuosa, so per certo che senza il mio aiuto non ce la faresti entro il tempo stabilito. Ozzy, molto tempo fa, mi aveva regalato un grosso foglio di pergamena che, se si fosse trovato a temperature molto fredde, avrebbe cominciato a bruciare. Questo è l'ultimo pezzo che mi è rimasto.

Appena avrai finito di leggere, immergi questo pezzo di carta nella neve, e capirai l'aiuto che ti ho dato.

 

Vikernes

 

Angus lesse quel messaggio per qualche minuto. Non era sicuro di niente, in quel momento, ma qualcosa dentro di lui disse che valeva la pena tentare.

Cominciò a scendere dal braccio del gigante.

-Che fai?- Chiese quest'ultimo. -È pericoloso.-

-Ma piantala.-

Zappa lo prese per la collottola e lo posò sulla neve.

-Rischiavi di romperti l'osso del collo, sai?-

Angus si inginocchiò sul suolo bianco, fece un buco poco profondo, arrotolò la pergamena e la infilò dentro.

Niente.

Passò qualche secondo.

Ancora niente.

-Mapporca...- Angus non finì di imprecare, che una vampata di fiamme lo scaraventò quasi in terra.

-Mi spieghi che ci fa un fuoco nella neve? Non ha senso!- Frank afferrò Angus e se lo mise sulla spalla, accanto a Borchia.

-È l'aiuto che ci ha dato Vikernes.-

-E ora che facciamo?-

-Aspettiamo.-

-Posso sapere cosa stiamo aspettando, di preciso?-

-Se lo sapessi te lo direi.-

I due stettero qualche minuto a fissare un punto imprecisato nel vuoto, mentre la neve e il fumo si mescolavano creando una nube scura. Il mondo era diventato grigio ed uniforme.

Passarono una manciata di minuti in silenzio, ad attendere l'aiuto di non si sa chi.

-Ma ne sei sicuro?- Disse Zappa.

-Se non altro, dovremmo aspettare ancora un po' prima di morire assiderati.-

Passarono altri minuti di silenzio.

Ad un certo punto, le nubi si illuminarono di una luce rossastra.

-È finita, Angus, hai scatenato l'Apocalisse.- Zappa ridacchiava istericamente.

-Piantala.-

La luce rossastra diventava sempre più forte e l'alone che proiettava sulle nuvole diventava una figura sempre più distinta, quand'ecco che dalla nube uscì fuori un gigantesco pennuto infuocato.

La creatura si avvicinava ai due sempre di più, fino a che non si mostrò in tutta la sua imponenza. Era grande almeno il doppio di Zappa, aveva un aspetto nobile e fiero. Sopra la sua testa, c'era un uomo. L'animale chinò il capo, e la persona scese con un balzo.

-Ehilà. Avevo visto del fumo, così mi sono detto “chissà. Forse c'è qualcuno, laggiù. Andiamo a controllare.” È da tanto tempo che non parlo con nessuno, oltre all'altro stregone, intendo, sapete? Ricordo ancora l'ultima volta che rivolsi la parola a un umano...-

-Chi sei?- Chiese Angus, che nel frattempo era sceso dalla spalla del gigante e ora si trovava davanti a quel tizio strano.

-Io? Oh, scusa, mi ero perso nella mia testa. Io sono lo stregone Plant, uno dei guardiani della Chitarra, e... che rimanga tra noi, ma credo proprio che voi due siate venuti fin qui proprio per questo. Mi sbaglio?-

Plant, visto da vicino, aveva veramente un aspetto singolare. Indossava una tunica leggerissima, fermata in vita da una cintura, stivali di pelle immensi e un lungo mantello bianco a coprire tutto. Lunghi, lunghissimi capelli biondi incorniciavano il viso.

Questo è pazzo”, pensò Angus.

-No, non ti sbagli. Senti, bello, ti andrebbe di portarci... beh, dove ci devi portare...?- Chiese Zappa.

-Umh...io...oh, ma certo! Non vi preoccupate, c'è posto per tutti... il tizio piccolo, quello grosso e il cagnolone. Salite su.- Plant fece un cenno alla fenice. Frank mise Borchia e Angus in una tasca.

-Ragazzi, non si sa mai che il vento vi faccia cadere giù.- disse.

Quando tutti furono pronti, lo stregone fischiò e la fenice prese il volo. Frank teneva una mano sulla tasca dove aveva fatto rifugiare i suoi amici, mentre il vento e la neve gli sbattevano sulla faccia. Plant discuteva animatamente con se stesso.

Il volo durò pochi minuti, dopodichè la fenice si lanciò in picchiata ed atterrò davanti ad una roccia imponente. I quattro scesero.

-Credo proprio che lo picchierò.- strillò Plant. - Ma è possibile che chiuda sempre la porta? Che tra l'altro, ho anche il mal di gola.-

-Quella è la porta?- Chiese Angus, indicando la grossa pietra.

-Si, quella è la porta. Chiusa. Sai, Jimmy, l'altro stregone, odia gli spifferi.-

-Non ti preoccupare, la sposto io.- Fece Zappa.

-Ah, ma sentilo.- Gli rispose lo stregone con tono canzonatorio. -Come se la porta della grotta sacra si lasciasse aprire da un gigante qualunque!-

-E allora come la apriamo?- Disse il gigante con voce stentorea, sollevando Plant.

-Mettimi giù, mettimi giù!! Te lo faccio vedere, come si apre.-

Zappa obbedì.

Plant si schiarì la gola più volte, prese un respiro profondo e dalla sua bocca uscì una specie di urlo, che somigliava quasi a una sirena d'allarme. (N.d.A.:Avete capito a che mi riferisco, vero, fan dei Led Zeppelin? :P)

La roccia rotolò di lato lungo il fianco della montagna.

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Capitolo 7
*** Track 7 ***


Alexi sedeva sul trono, da solo, nella grande sala. Era tutto troppo grosso per lui, tutti lo sapevano. La corona gli stava larga sulla testa, e calava quasi sugli occhi. La cerimonia d'incoronazione, il giorno precedente, era stata frettolosa e Alexi era ancora confuso, giù di morale e terribilmente nervoso.

Con il suo solito incedere rumoroso e solenne, Kilmister irruppe nella stanza e si avvicinò al re.

-Kilmister, cosa desideri?-

-Mio re...- esordì lui, ma non fece in tempo a finire la frase.

-Ma piantala.- Alexi si alzò. -Mi hai sempre dato del tu, come io ti ho sempre dato del tu. E ora le cose non sono cambiate. Comunque, cosa vuoi?-

-Niente, in realtà ero passato a vedere se andava tutto bene.-

-E secondo te oggi c'è una sola cosa giusta in tutto il regno? Mio padre è morto, non abbiamo più notizie di Angus, ho perso completamente il controllo della situazione, i truzzi stanno per attaccarci e... aspetta, dov'è Axl? È da stamattina che non lo vedo.-

-Chi lo sa. Credi che sia meglio andare a vedere?- Kilmister si guardò intorno con teatralità, come se Axl si trovasse dietro le sue spalle.

-Si, credo sia meglio.-

 

 

I pochi soldati rimasti accampati sulla spiaggia, a un centinaio di metri dall'avamposto truzzo, stavano cucinando una mezza dozzina di polli. Gli uomini, alti, forti, muscolosi e con lunghissimi capelli legati sulla schiena, stavano attorno al fuoco. Dall'accampamento si levava del fumo e nei dintorni, tra le tende, c'era un profumo appetitoso. Certo, con tutto il rumore che c'era (i soldati erano costretti ad indossare elmi e paraorecchie) ci voleva un bel coraggio a restare lì per più di qualche minuto.

Axl, con passo marziale, si fece strada fino ad arrivare davanti al fuoco.

-Soldati.-

Gli uomini si alzarono. Qualcuno perse un momento nel togliere i polli dal fuoco.

-Generale.-

-Come sapete, uomini, il re non è più tra noi. - ci fu un attimo di silenzio.

“So che non me lo perdonerai mai, Re Kirk, ma io so che è necessario.” Pensò Axl, come per giustificarsi.

-Il suo ultimo ordine- Proseguì -prima di lasciarci, è stato quello di attaccare gli invasori e difendere la nostra terra con onore. Se lui fosse qui, in questo momento, sarebbe fiero di voi, che avete resistito per il bene del regno.

Vi do tempo per mangiare, lavarvi e prepararvi, anzi, se mi accettate- si sedette in terra- credo proprio che mi unirò a voi. Quando saremo tutti pronti, attaccheremo.-

 

 

Alexi sedeva sempre su quel trono troppo grande, osservando un ragno che sgambettava sul pavimento, diretto verso chissadove.

Il silenzio era tombale, e l'aria era fredda. La stanza era stata infatti resa insonorizzata da un anatema di Ozzy.

Questa quiete quasi religiosa fu rotta dal passo veloce e dalla voce tonante di Kilmister.

-Axl sta attaccando. Si può sapere che ti è saltato in mente?-

-NO! IO GLIELO AVEVO DETTO, DI NON FARLO!-

I due uscirono correndo dalla stanza e si diressero verso una finestra che dava sulla spiaggia. Il loro esercito avanzava lentamente.

-Dobbiamo indossare le armature. Dobbiamo andare a fermarli.- Disse Alexi con tono deciso.

-Ma non dire stronzate.-

-RESTO COMUNQUE IL TUO RE! ABBI RISPETTO E VAI A PREPARARTI. Verrai con me.-

Alexi e Kilmister scesero le lunghe e ripide scalinate fino ad arrivare alla sala di scherma. Alexi fece per prendere la sua vecchia cotta di maglia, ma Kilmister lo bloccò e gli porse la grossa corazza di suo padre.

-Ora è il tuo turno.- Disse.

 

-Ma..- il giovane sovrano la prese tra le mani.

-Anche per tuo padre c'è stata una prima battaglia, cosa credi?-

Alexi non protestò e indossò elmo, paraorecchie la corazza. Gli stava larga, come tutto il resto.

-Non c'è tempo.- Kilmister era già pronto. Sembrava ancora più imponente, con l'armatura che sottolineava i muscoli massicci.

Si diressero quindi alle scuderie per prendere i cavalli, e quindi scesero in spiaggia e si avvicinarono all'esercito. Kilmister si lanciò al galoppo, seguito a ruota da Alexi, e i due si affiancarono al cavallo di Axl.

-SEI-UN-CRE-TI-NO- Alexi glielo sillabò in faccia con tono astioso.

-Non litigate. Ormai non ha importanza, dobbiamo combattere.- Disse Kilmister, piazzandosi tra i due.

-MA..- esordì Alexi.

-Vedrai, ce la faremo.- Kilmister si pose davanti all'esercito. -Siamo o no dei fottuti metallari?- Gridò al vento.

L'esercito rispose con un growl potente e continuò a marciare.



Ok, ho deciso, basta, la metto tutta di fila. È meglio per tutti.

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Capitolo 8
*** Track 8 ***


-Hai visto? Potevo benissimo aprire la porta.- Plant deglutì rumorosamente.

-Non te la prendere! Sai, non sono abituato a vedere maghi logorroici che spostano rocce con le corde vocali.- Disse Zappa stizzito.

-Piantatela ed entriamo. Sembrate una coppia di fidanzatini.- Angus scoccò un'occhiataccia a Zappa.

-E non guardare me!- ringhiò Zappa.

Entrarono e la roccia rotolò dietro di loro, chiudendo la porta.

L'ambiente aveva un che di surreale. Zappa, Angus, Plant, Borchia e la fenice si trovavano dentro una grotta, un tunnel che aveva tutta l'aria di qualcosa di sconfinato. Il soffitto, tuttavia, non era molto alto: Zappa rischiò più volte di sbattere la testa contro una stalattite, mentre il gruppo percorreva la galleria. In testa al gruppo, Plant teneva tra le mani un globo luminoso che emanava una luce verdastra e rischiarava il cammino.

-Ragazzi, attenti alle stalattiti e alle stalagmiti. Potreste farvi del male. Specialmente tu, montagna.- squillò lo stregone.

“Me ne sono accorto”, pensò Zappa tastandosi un bernoccolo.

-Allora... voi aspettate qui. Non vi preoccupate, non dovrete pazientare molto, sempre che Jimmy non stia dormendo. Accomodatevi. Ci siamo quasi.- Plant, detto questo, si dileguò nel buio, fischiettando.

Zappa si sedette con le gambe incrociate ed Angus si appollaiò sul suo ginocchio.

-È insopportabile.- Bofonchiò Zappa.

-Chi? Plant? A me sembra simpatico.-

-Ma dai. Hai visto come mi fissa? Come se avesse paura di venire mangiato.-

-Piantala. È soltanto che... non è più abituato a stare in mezzo alla gente. Magari lo spaventi.-

Il discorso fu interrotto dall'improvviso arrivo di Plant.

-Ragazzi, ho svegliato quel pigrone. Seguitemi.-

Si incamminarono, fino ad arrivare in una stanza piuttosto piccola, per Zappa.

Le pareti erano lisce e color terra e il soffitto a cupola. Plant fece un cenno alla fenice, che tornò indietro.

-Ragazzi, vi presento il mio amico e collega, Jimmy.-

Jimmy, seduto in terra, si alzò, si scostò i capelli scuri dal viso e tese la mano ad Angus sorridendo.

-Heilà.-

Angus esitò e si tirò indietro. Non andava matto per il contatto fisico.

-No- Plant avvicinò la sua faccia a quella di Angus. -Devi stabilire un contatto fisico.-

-E per quale motivo?-

-Potresti non essere l'uomo adatto per suonare quella Chitarra. In tal caso il tuo tocco la deteriorerebbe. Se stabilisci un contatto fisico, lui te lo saprà dire.-

Angus, senza farselo ripetere, afferrò l'avambraccio di Jimmy e lo strinse con entrambe le mani. Era arrabbiato, improvvisamente temeva di non essere colui che finora non aveva dubitato di essere.

-Attento! Idiota, così mi fai male!- Jimmy se lo staccò di dosso e gli lanciò un'occhiata colma di odio.

-Ti ha fatto male?- Plant si avvicinò apprensivo all'amico e gli prese il braccio tra le mani.

Entrambi squadrarono Angus con aria contrariata.

-Sai, è meglio che li lasciamo un po' da soli.- Zappa sollevò delicatamente Angus e i due uscirono, lasciando gli stregoni nella stanza.

-Io non volevo, ti giuro che non volevo fargli del male. Gli avrò troncato il braccio.- Angus era visibilmente preoccupato.

-Ma cosa ti era saltato in mente, cretino?-

-Io...io non lo so.-

-Non pensare nemmeno per un minuto di essere la persona sbagliata, perchè io so che non è vero. Non importa quello che diranno quei due maghi, o stregoni, o quel che sono.-

Plant li raggiunse.

-Venite, andiamo. Hai avuto tanta fortuna, Angus.-

Mentre Plant e Zappa venivano inghiottiti dall'oscurità, Angus rimase per qualche secondo ad aspettare Jimmy. Quando quest'ultimo uscì, a testa bassa, il cavaliere si avvicinò.

-Ti ho fatto male? Ascoltami. E guardami in faccia, per favore.-

Jimmy grugnì, poi alzò la testa.

-Scusami. Ti supplico di farlo. Ecco, non volevo farti del male, credimi. Ho avuto un improvviso attacco di rabbia. Comunque, è qualcosa di grave?-

-Niente che Plant non abbia saputo sistemare.

Angus tirò un sospiro di sollievo.

-Vieni, ti faccio strada. -Continuò Jimmy.- Ma.. Raccontami, da dove sei partito? Ci vorrà un po', per arrivare alla stanza, e l'unica persona con cui parlo è quel pazzo di Plant.-

“Non è poi così antipatico”, pensò Angus. I due s'incamminarono fianco a fianco.

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Capitolo 9
*** Track 9 ***


Alexi non si era mai sentito così terrorizzato ed eccitato come in quel momento. Mentre si lanciava alla carica contro i truzzi, affiancato da Kilmister ed Axl, sentì l'impulso di fermarsi e tornare indietro. Dopotutto, non era necessario combattere. Lanciò un'occhiata di sconforto a Kilmister, che rispose con un sorriso beffardo.

 

 

E poi, semplicemente, accadde.

 

 

I truzzi si accorsero dell'esercito che stava incombendo alle loro spalle. Come un'immensa onda, gli si fiondarono addosso tutti assieme.

Le due armate si scontrarono rumorosamente,ed Alexi venne subito disarcionato da un tamarro rosa fosforescente. Per fortuna, i numerosi anni di scherma avevano reso il corpo del re agile e scattante. Alexi finì il truzzo con un colpo alla testa, poi si girò e ne affrontò altri due. Improvvisamente, tutti i suoi sentimenti erano scomparsi, il suo cervello era dominato dalla fredda concentrazione dell'esperto schermidore. La battaglia continuò così per diversi quarti d'ora. I truzzi arrivavano a orde da chissadove, e l'armata del Metallo, come una perfetta macchina da guerra, non ne lasciava uno in piedi. Dopo circa un'ora, la situazione cominciò a cambiare.

Un soldato alto e muscoloso, con lunghi capelli biondi e carnagione abbronzata(probabilmente proveniente dalla Foresta Folk) era circondato dai truzzi, nel bel mezzo della confusione dello scontro. Con poche abili azioni, ne fece fuori tre. I due rimasti cominciarono a guardarsi con aria impaurita. Uno dei due scappò, mentre l'altro, in un impeto di coraggio, si aggrappò alla schiena del metallaro, levandogli di testa l'elmo insonorizzato.

Il soldato cadde in terra e cominciò a divincolarsi, urlando dal dolore e dalla disperazione.

Il truzzo, rimasto a cavalcioni sulla schiena del metallaro, tirò fuori il cellulare ed inviò un SMS ad un suo compagno.

-LVt li ElMi a i nmC........ Wi lOwwO...- (per i non pratici del truzzese: Levate gli elmi ai nemici.)

 

 

Fu una tragedia. In breve il messaggio arrivò all'intera armata truzza, e i metallari cominciarono a cadere, assordati e sofferenti.

-Mettetevi in cerchio! Restate uniti!- Ruggì Kilmister mentre lanciava in aria due o tre nemici.

I soldati dell'armata del Metallo si riunirono in cerchi concentrici nel centro del campo di battaglia, mentre nessuno riusciva più a capire dove fosse finito Alexi e i truzzi continuavano ad attaccare da tutti i lati.

-Hey, tu.- disse Kilmister, senza smettere di distruggere letteralmente il tamarro che aveva davanti, all'uomo che aveva a fianco. -Vai a cercare Alexi.-

Il soldato era un biondino gracile, probabilmente proveniva dalle lande del Death Metal. Annuì e si dileguò, passando in mezzo alle gambe dell'esercito nemico.

 

Tutta l'euforia era svanita, e restava solo il cieco terrore che per qualche motivo qualcuno lo ferisse o peggio. Alexi correva nervosamente, menando la spada alla cieca con una mano e schiacciandosi l'elmo contro il cranio con l'altra. Ogni tanto si fermava, si lanciava in terra e soccorreva un assordato, infilandogli l'elmo. Sapeva che non sarebbe riuscito a fare di più. Ad un certo punto vide avvicinarsi un soldato dall'aspetto minuto.

-Mio re, mi segua. La situazione è piuttosto critica. Abbiamo bisogno di tutti.-

Alexi ebbe un attimo di sconforto, ma si fece guidare dal soldato e i due si fecero strada a colpi di spada.

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Capitolo 10
*** Track 10 ***


Buio. Solamente buio, in quella umida galleria. Angus non vedeva dove stava mettendo i piedi, e Jimmy lo guidava tenendolo ben stretto per una spalla.

-Non ho mai incontrato il governatore Vikernes. Mi dicono che sia una persona spietata, priva di qualsiasi sentimento.- Jimmy fece una brusca curva a sinistra.

-Davvero, ti dicono questo? Con noi è stato molto ospitale. Se non fosse stato per il suo aiuto non saremmo mai riusciti ad arrivare fin qui. Ma sai, forse dipende dal fatto che è in ballo la sorte del regno.-

-Parlami di quel gigante, Zappa. Come l'hai incontrato?-

-Non ci crederai. Mi ero accampato nei suoi capelli.-

Nonostante il buio che dominava ogni cosa, Angus capì benissimo che Jimmy stava sorridendo.

Camminarono per qualche minuto in silenzio, quando cominciarono a vedere una luce.

-Ecco, siamo quasi arrivati.-

Angus si sentì improvvisamente nervoso.

Piantala di fare l'idiota, controlla queste tue emozioni, si disse. Dopo qualche secondo, sentì tutti i muscoli bloccarsi e si fermò.

-Va tutto bene? - Jimmy aveva un tono di voce preoccupato. -Ehi, è tutto a posto? Dai, dobbiamo andare. Ma cos'hai?-

-Jimmy, dimmelo una volta per tutte, altrimenti scoppio. Che cosa hai visto quando ti ho toccato?-

Lo stregone rimase interdetto per qualche secondo, poi con voce flebile disse:

-Che cosa ho visto? Che cosa vorresti che io abbia visto? Che cosa avrei dovuto vedere? Se sei arrivato fin qui, se in questo momento stai parlando con me, non è perchè sei una persona normale giunta alla grotta durante un viaggio di piacere. Ora, vai di là, prendi quello strumento in mano, e corri a salvare il Regno.-

Angus continuò a camminare, da solo, verso la luce. Senza più paura, senza più tensione, sapeva esattamente cosa fare, dove andare, dove mettere i piedi.

 

 

Jimmy cominciò a corrergli dietro ridendo. Lo raggiunse, e i due entrarono dentro la grotta vera e propria.

 

 

Il soffitto era altissimo, le pareti rossastre erano affrescate con disegni dall'aspetto primitivo, il pavimento luccicava come uno specchio.

Zappa era seduto ad un lato della stanza, con le gambe incrociate, e parlava con Plant, in piedi sul ginocchio del gigante. I due ridacchiavano.

Ma Angus non li guardò nemmeno per un istante. In mezzo alla stanza c'era un enorme altare di legno scuro, alto quanto il primo piano di una casa, senza intagli né decorazioni di alcun genere. Solo una scala, anch'essa di legno.

-Vai, è tutta tua.- Gli mormorò Jimmy in un orecchio.

Angus si avvicinò a passi lenti, ma sicuri, all'altare.

Salì gli scalini, guardandosi i piedi. Tutti lo fissavano.

Appena messo il piede sull'ultimo gradino, ebbe il coraggio di guardare l'altare.

Poggiati sul piano di legno, c'erano un amplificatore dall'aria molto vissuta ed una chitarra. Quello strumento probabilmente non era il massimo dell'esteticità e aveva un aspetto consunto, ma era il più bello mai costruito.

Angus, dopo qualche secondo di esitazione, la prese in mano e la attaccò all'amplificatore. La Chitarra era tutta bruciata: erano rimaste poche tracce di vernice carbonizzata qua e là, il battipenna era totalmente annerito. Solo le corde e i pick-up erano in perfetta salute.

Il cavaliere era rimasto così stupito dall'aspetto dello strumento, che solo in quel momento si rese conto di non avere un plettro. Non importava, avrebbe suonato con le dita.

Prese un respiro profondo, e cominciò a suonare.

Il suono delle sue dita che toccavano le corde era ammaliante. Rasentava quasi la perfezione. Dentro di lui, Angus sentì una strana sensazione. Come se la chitarra fosse diventata parte di lui, e una loro nota avrebbe potuto cambiare il mondo.

Continuò a scaldarsi le mani per qualche minuto, poi poggiò la chitarra sul legno e si sporse giù.

-Direi che è andata molto bene.- Disse.

-Scendi subito, e porta la Chitarra!-

Angus prese lo strumento, l'amplificatore e scese le scale.

-Direi proprio che sei pronto per andare. Anzi, è meglio che parti subito. Sai cosa? Vi porto io dove dovete andare, con la fenice.- Plant saltellava attorno ad Angus, parlando a voce alta e sorridendo.

-Che ti dicevo?- Zappa sorrise, mostrando gli enormi denti da gigante. Angus rise, mentre Borchia gli faceva le feste scodinzolante.

I cinque tornarono nella prima stanza, dove Angus aveva visto Jimmy per la prima volta.

-Jimmy, io vado con loro. Tu fai il bravo, cerca di non rompere nulla, ok? È importante non rompere nulla, siamo isolati dal resto del mondo e rimpiazzare oggetti è difficile. Io torno... ah, non lo so, potrei anche non tor...- Plant non fece in tempo a finire la frase che Jimmy ribatté.

-Ma piantala.- i due stregoni si scambiarono un abbraccio amichevole, e, quando Plant, Borchia e Zappa si furono allontanati, Jimmy sussurrò nell'orecchio ad Angus:

-Non ho tempo per dirti altro, ma... la Chitarra potrà essere suonata solo dal sincero dolore.-

-E che vuol dire?- Angus lo guardò con aria interrogativa, stringendo la Chitarra tra le dita.

-Hey, tu, vieni qua! Non possiamo partire senza di te!- Squittì Plant, strattonando Angus per la manica. Jimmy strizzò l'occhio al cavaliere, e il gruppo si allontanò nella penombra.

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Capitolo 11
*** Track 11 ***


Usciti dalla grotta ed aperta la porta, Angus affondò le gambe in uno spesso strato di neve gelida. La luce lo stava accecando. Plant, intanto, trafficava con le briglie e chiacchierava con Zappa.

Il cavaliere stringeva in una mano lo strumento in una custodia, anch'essa bruciacchiata, fornitagli in precedenza da Jimmy, e nell'altra l'amplificatore. Gli risuonavano ancora in mente le parole dello stregone. “ la Chitarra potrà essere suonata solo dal sincero dolore”... chissà cosa voleva dire... di certo era vero. A questo punto, Angus sarebbe stato disposto a credere a tutto.

Senza pensare a quello che stava succedendo, ma rimanendo concentrato su quella frase, ascoltando mentalmente i suoni delle parole che cozzavano tra di loro, si lasciò docilmente cadere nella tasca di Zappa.

In quell'involucro di stoffa pesante chiara i suoni gli arrivavano più ovattati. Prese in mano la Chitarra e la esaminò per bene, sfiorandone ogni centimetro. Sentiva provenire da lei una forza selvaggia e primitiva, un potere immenso.

-Sarà meglio che mi scaldo le dita, non si sa mai.- bofonchiò. Buttò giù due note, godendosi ogni singolo decibel. Persino gli esercizi di tecnica più banali sembravano riff potentissimi, suonati con quello strumento.

Stavano volando già da un quarto d'ora, quando le dita di Angus cominciarono a dolere.

-Dove siamo?- Chiese a Zappa.

-Stiamo ancora sorvolando le montagne, ma intravedo del verde all'orizzonte. Probabilmente siamo quasi arrivati alla tundra del Punk Rock, o giù di lì.- Rispose il gigante, con il vento negli occhi.

-Perfetto.- Angus continuò a suonare, ma dopo qualche minuto le dita facevano troppo male e dovette smettere.

Si guardò le mani. I polpastrelli erano diventati gonfi e sanguinanti, pieni di piccole piaghe.

Sarà forse questo il dolore sincero?” Pensò Angus.

Cercò di produrre qualche altra nota ma le sue dita facevano sempre più male, e il suono della Chitarra aveva sempre meno energia.

Evidentemente Jimmy non parlava di questo. Ma allora cosa faccio?” Si frugò in tasca... spiccioli... pezzetti di carta... schegge di ferro... una punta di freccia (!)... UN PLETTRO!

Lo strinse tra pollice e indice e continuò a suonare. Niente da fare, le dita continuavano a far male e a sanguinare. Le corde sembravano diventate di marmo.

Ed ora che faccio?” Angus passò qualche minuto nello sconforto più totale, senza sapere più che cosa fare.

-Siamo arrivati- La voce di Zappa, interrotta a tratti da un “tunz-tunz” fortissimo, interruppe i suoi pensieri e lo fece tornare alla realtà.

-Si, ma dove siamo arrivati?-

-Siamo nella cimitero di Slidetown.- Zappa prese delicatamente Angus per il mantello e lo poggiò in terra.

-E perchè siamo qui?-

Plant lo prese per un braccio e, con aria afflitta, lo accompagnò verso una tomba ricoperta di rose nere. Era la più imponente di tutte, e, si vedeva bene, una delle più recenti.

Angus si avvicinò alla scritta incisa sulla pietra rossastra.

-Qui giace KIRK HAMMETT, sovrano amato e saggio, prode condottiero, padre amorevole.-

 

 

Lesse ad alta voce, ignorando il rumore. Senza che lui stesso se ne rendesse conto, le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi. Si inginocchiò, con la Chitarra in mano, e, seduto in terra, cominciò a suonare. Ignorava il dolore, la frustrazione, la tristezza. Suonava, e questo gli bastava.

Plant cominciò a canticchiare...

-So close no matter how far, couldn't be much more from the heart... Forever trust in who we are... And nothing else matters.-

I due continuarono a duettare, seduti, davanti alla tomba, la voce e il suono della Chitarra che si facevano sempre più sicuri, meno incerti. La loro musica sovrastava i rumori intorno a loro.

La terra davanti a loro cominciò a smuoversi. Plant, spaventato, smise di cantare.

Dalla ghiaia spuntò una cosa nera appuntita.

Si allargava sempre di più... sempre di più...

Era una foglia.

Era una piantina. Nera e grassa, dall'aria robusta. Angus, che intanto non aveva smesso di suonare, la toccò. Era calda e le foglie sembravano fatte di ferro. Un'idea gli stuzzicò la mente. Perché no, poteva provare. Staccò una delle foglie più piccole. La forma era perfetta, triangolare e stondata ai vertici. La strinse nella mano destra e continuò a suonare.

Il suono era perfetto, sotto ogni punto di vista. Sovrastava qualsiasi rumore. Angus aveva scoperto il dolore sincero, ed era veramente pronto alla battaglia.

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Capitolo 12
*** Track 12 ***


-Angus, dobbiamo andare.- Persino Zappa doveva alzare la voce, per riuscire a sopportare quel rumore fastidioso.

-Credi che la fenice ci serva ancora? Perché secondo me è alquanto inutile, ora che siamo così vicini... almeno, quanto saremo vicini secondo te?- Plant si stava arrampicando su per la manica di Zappa.

-Angus, dove si trovava l'accampamento dei truzzi, tanto per sapere dove devo andare?- Chiese Zappa prendendolo tra l'indice e il pollice e poggiandolo sulla spalla.

-Laggiù.- Angus indicò il castello che si stagliava sul mare. -Sulla spiaggia davanti al castello.-

Zappa cominciò ad avvicinarsi al castello con grandi passi lenti, mentre Angus riprendeva a suonare e Borchia scodinzolava eccitato vicino a Plant, sull'altra spalla.

Oltrepassarono diversi prati che li separavano dalla città vera e propria, e solo dopo qualche minuto si resero conto che una folla si era radunata alle porte della città e li fissava.

Erano persone normali, abitanti della città. Donne, bambini, uomini. Qualcuno urlava, molti applaudirono appena Angus alzò al massimo il volume del suo piccolo amplificatore.

Si fecero largo tra la gente, Zappa camminava in punta di piedi per evitare di schiacciare qualcuno.

Arrivarono al castello, e lo spettacolo era devastante.

Un esiguo gruppetto di Guerrieri del Metallo, messi in cerchio per proteggersi, cercava di contrastare un'orda di truzzi provenienti da ogni lato e che si andavano ad ammassare senza una logica. Una immensa moltitudine di persone di entrambi gli eserciti era stesa in terra, inerme, morta o ferita.

Più distante, incagliato nella sabbia bianca, c'era quell'orribile vascello rosa che pulsava.

Zappa, prudentemente, si sedette in una depressione del terreno vicino al castello, in modo da non essere visto.

-Non c'è tempo, devo andare là in mezzo.- Angus, continuando a suonare con una mano, prese con l'altra l'amplificatore e cominciò a calarsi sul braccio di Zappa.

-Cosa vuoi fare?- Chiese quest'ultimo perplesso.

-Plant, prendi Borchia e calati.- Angus, mentre pronunciava queste parole, si sedette sul palmo della mano di Zappa.

-Mi spieghi che vuoi fare?-

-Zappa, prendi Plant e Borchia e mettili qui vicino a me.- Il gigante obbedì. -Plant, reggiti a me. Zappa, ora ci devi lanciare in mezzo allo scontro.-

-Ma ti sei fumato il plettro? Vi ammazzate.-

-Sono un mago, ricordi?- Squillò Plant.

-Fidati, fallo e basta.-

Zappa sospirò. Li guardò tutti, uno ad uno. Borchia continuava a scodinzolare.

Poi, con una velocità e una forza impressionante, si alzò e li lanciò nell'aria.

Angus e Plant scesero in picchiata tenendosi saldamente per gli avambracci, mentre con una mano lo stregone evocava una strana luce verde che rallentava la loro caduta. A Borchia non andò meglio: venne sbalzato con violenza e fece un tragitto molto più lungo, cadendo in acqua.

-NO!- Angus mollò la chitarra. Un improvviso dolore lo sconvolse, ma non poteva smettere di suonare!

Cercando di ignorare la tristezza, si concentrò solo sull'obiettivo che doveva raggiungere.

“Non posso fermarmi ora. Non posso fermarmi ora.”

In pochi secondi i due furono in mezzo alla battaglia. Erano piombati proprio al centro del gruppo dei metallari.

Si avvicinò a loro Alexi, che saltò tra le braccia di Angus piangendo e ridendo nello stesso momento.

-Ce l'hai fatta! Ce l'hai fatta!- Diceva.

-Continua a combattere, amico. Io comincio a suonare.-

Ma Alexi non fece in tempo a riprendere la spada in mano. Angus attaccò un assolo, e dalla Chitarra cominciò a provenire della luce. Dapprima era solo un lumino insignificante, ma dopo qualche secondo la sfera era già delle dimensioni di un cocomero.

Si ingrandì, si ingrandì, si ingrandì...

E scoppiò.

Il campo di battaglia si illuminò così tanto da far male agli occhi.

I truzzi, quando la luce fu svanita, dapprima si guardarono intorno smarriti. Poi, semplicemente, svanirono, come statue di sabbia. Di loro non rimase altro che qualche vestito pieno di polvere, gettato in terra.

Angus, stremato, si accasciò in terra.

Il pulsare sordo ed incessante continuò per qualche secondo, poi si sentì un rumore di cavi strippati e amplificatori che cadevano, e il silenzio dominò su tutto. Come era strano, il silenzio, in quel momento il loro disperato grido di vittoria. Era stato a lungo desiderato e a lungo acclamato, e nessuno si sentì di romperlo.

I soldati si sfilarono gli elmi e li poggiarono in terra.

La quiete fu rotta dal rumore della nave che si allontanava, e lontana dalla riva, affondava.

Quando anche la punta dell'albero maestro fu sommersa, sul pelo dell'acqua si notava una figura che nuotava verso la riva.

Angus gridò per la felicità quando, saltellando allegramente e scrollandosi l'acqua di dosso, si vide arrivare incontro Borchia. Stringeva dei cavi elettrici strappati tra le fauci.

Plant, intanto, si sentì strattonare una manica e si voltò.

-Ho sentito parlare di te. So che sei un mago molto qualificato, quasi quanto Ozzy, e sai eseguire incantesimi di guarigione molto complessi. Ti prego,vieni a vedere. Ci serve il tuo aiuto.-

Plant si fece guidare attraverso un capannello di gente. In mezzo a loro, c'era Kilmister, pallido, steso in terra, nella sabbia pregna di sangue, con un pezzo di stoffa su un occhio.

-Mio dio...! Come è potuta succedere una cosa del genere?- Plant si chinò, il naso a pochi centimetri dalla faccia di Kilmister, levò il pezzo di stoffa ed esaminò con attenzione la ferita.

-Uno di quegli schifosi... - Kilmister tossì rumorosamente -Si, ha preso l'accendino e mi ha bruciato un occhio! Qualcuno ha del Jack Daniels? Fatemi bere! Questo coso frizza!-

Pensieroso, Plant si torse le mani. Poi, si alzò e, rivolgendosi ad Alexi, disse:

-Ascoltami...-

-È molto grave?-

-Più di quanto tu possa immaginare. Probabilmente le sostanze che stanno negli accendini sono tossiche, e a contatto con gli occhi hanno sprigionato un veleno molto potente. Almeno, ha del veleno in circolo nel corpo. Posso farcela, ma sarebbe rischioso per entrambi.-

-Quanto rischioso?-

Plant non rispose e si chinò ancora sul corpo di Kilmister.

Ascoltò per qualche secondo il battito del cuore, poi gli scoprì il petto e ci mise una mano sopra.

Kilmister cominciò a riprendere colore, mentre Plant lo perdeva e diventava bianco come un cencio.

Dopo qualche minuto, Kilmister si alzò. L'occhio era tornato al suo posto, il veleno era scomparso e si sentiva bene. Alexi lo abbracciò.

Kilmister allora si girò e vide Plant. Era accasciato in terra, pallido e immobile.

-Povero ragazzo Lo porto da Ozzy.- Lo prese in braccio e tutti, insieme, si avviarono al castello.

 

 

 

 

Quattro giorni dopo.

 

 

Alexi, come amava fare, guardava il mare fuori dalla finestra. I festeggiamenti, conclusi il giorno prima, lo avevano lasciato inquieto e, in un certo senso, triste. Gli mancava suo padre. Sentiva di non essere pronto per ricoprire quel ruolo, sebbene lo avessero addestrato fin da piccolissimo. Alla fine era andata bene per tutti, tranne che per lui.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore alle sue spalle. Stavano bussando alla porta.

Alexi, malvolentieri, andò ad aprire. Era Angus.

Con aria imbarazzata mise piede nella stanza, arredata in modo spartano, e guardò Alexi.

-Se ne sono andati.- Disse, con un tono di voce velatamente triste.

-Chi?-

-Zappa e Plant. Se ne sono andati. È giusto così, dopotutto.-

-Un giorno o l'altro torneranno a trovarti, non ti preoccupare.- Alexi mise una mano sulla spalla dell'amico.

-Come sta Kilmister?-

-Va in giro vantandosi dell'occhio nuovo di zecca... a quanto pare ora ci vede anche meglio di prima.-

-Plant è un bravo stregone... un po' pazzo, ma credo che dipenda dal fatto che sta sempre solo con Jimmy.-

-E quel gigante... dove l'hai incontrato?-

-Zappa... È stato lui a fare tutto. A quest'ora saremmo tutti morti, senza di lui.-

Alexi annuì e i due si affacciarono alla finestra, osservando il cielo che cambiava colore e il sole che scompariva tra le acque del mare dei Riff.

 

 



This

Is

The

End.

 

 

 

 

 

 

-Fred-

 

(Dedicato a Juri, Tatanka, L, Fierafiamma e tutti quelli che mi hanno seguito fino alla fine, con tanta pazienza :D )

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