Something that we're not

di highfivekeats
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 7 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 - epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***




Capitolo 1



«Mio Dio, Amelia, non ce la faccio a vederti così.» si lamentò Ariana, mentre mi passava un fazzoletto.
Mi soffiai il naso. «Tu non capisci – la accusai – Troy era importante per me.»
Ariana alzò gli occhi al cielo. «Sai quanti fidanzati ho avuto io che erano importanti per me? Devi superarlo.»
«Non voglio.»
«Dio, come sei pesante.» disse, volgendo lo sguardo al suo cellulare. Ad un tratto quest’ultimo squillò, la sua suoneria era piuttosto familiare per me.
«Quella canzone.» dissi, tremolante.
«Quale? Questa? – mi chiese Ariana, indicando il suo cellulare – È Army Of Two, di Olly Murs.»
«QUELLA È LA NOSTRA CANZONE!» strillai, scoppiando nuovamente a piangere.
«Basta, io non ce la faccio a vederti così. Domani ti organizzo un appuntamento al buio e niente storie.»
Smisi di singhiozzare per un attimo. «Non mi piacciono gli appuntamenti al buio.»
«Non stiamo parlando di ciò che ti piace e cosa no, Amelia. Stiamo parlando del fatto che ti stai deprimendo per un ragazzo che non ti merita neanche e del fatto che non ce la faccio a vederti così. Devi andare avanti e un appuntamento è tutto ciò che ti serve. In più... credo di aver trovato la persona giusta.»
«Non puoi sapere se è la persona giusta!»
Ariana mi fece un occhiolino. «Invece sì, è la persona giusta.»
«Almeno dimmi che non è un tipo famoso. Sai che non mi piacciono le persone famose.»
«Allora non ti dico niente.»
«Lo è! Uffa. Me la pagherai, stanne certa.»
 
E così mi ritrovai davanti ad un locale all’incrocio tra la quinta e la sesta, stretta in un tubino nero che finora non sapevo neanche di avere nell’armadio e senza la più pallida idea di come fosse questo ragazzo così giusto per me con cui Ariana mi aveva combinato l’appuntamento.
Tutto ciò che avevo come indizio era un messaggio, che Ariana mi aveva mandato qualche ora fa, in cui diceva che il ragazzo misterioso sarebbe arrivato alle otto al Boulevard’s Paradise, che indossava una maglietta e dei pantaloni neri e aveva un berretto dei Los Angeles Kings in testa. Una descrizione molto esaustiva, direi...
Mi sporsi in avanti, scontrandomi con un ragazzo che stava per entrare nel locale.
«Piccola, la prossima volta evita di sporgerti per far vedere le tette.» ridacchiò.
Conoscevo quella voce... oh, no. Non lui. Non Bieber!
Conoscevo Justin? Ovvio che sì. Eravamo vicini di casa, e avevamo anche lavorato insieme parecchie volte, in quanto io lavoro come autrice di canzoni alla Def Jam. Non è poi così insopportabile, quando lavoriamo... quando lavoriamo. Per il resto è uno scassaballe di prima categoria.
«Che ci fai qui?» gli chiesi.
«Ho un appuntamento...»
«Che coincidenza, anch’io!»
«Tu esci di casa?» mi chiese, fintamente sorpreso.
Gli lanciai un’occhiataccia. «Molto divertente, Bieber.»
«Ho un nome, lo sai?»
«Certo che lo so. Solo non mi va di usarlo.»
Lo squadrai meglio, accorgendomi che era vestito esattamente come Ariana aveva descritto il ragazzo misterioso del mio appuntamento. A quel punto cominciai a sudare freddo: insomma, ha un appuntamento al Boulevard’s Paradise, ha dei pantaloni e una maglia nera e un cappello dei Los Angeles Kings ed è arrivato qui alle otto.
«Amelia... sei vestita come la ragazza del mio appuntamento.» notò Justin, mordendosi il labbro inferiore.
«E tu sei vestito come il ragazzo del mio appuntamento.» replicai, indietreggiando di poco.
«Chi... chi ha organizzato il tuo appuntamento?» mi chiese, seguendo i miei passi.
«La mia amica Ariana – risposi – Perché lo vuoi sapere?»
«Quella stronza.» sbottò lui, quasi ridendo.
«Perché? Cos’ha fatto?»
«Ci ha organizzato un appuntamento al buio.»
COSA COSA COSA?
Ariana, me la pagherai. Eccome se me la pagherai!
«Quindi... devo passare la serata con te?» chiesi, spaventata.
«Ehi, se non vuoi puoi anche andartene!» si lamentò, offeso.
«Ormai siamo qui, il tavolo è prenotato... facciamo finta che sia un incontro di lavoro, va bene?»
Justin sbuffò. «Va bene.»
Entrammo nel locale e ci dirigemmo al nostro tavolo; ci sedemmo. Cominciai a sfogliare il menù, in attesa che il cameriere arrivasse per prendere le nostre ordinazioni.
«Perché ti serviva un appuntamento al buio?» mi chiese all’improvviso Justin, facendomi sobbalzare.
«In realtà, non ne avevo bisogno – ammisi, continuando a sfogliare il menù – È stata Ariana ad insistere per organizzarmene uno. E a te?»
«Volevo uscire... distrarmi un po’.»
«Distrarti un po’... da Selena?» mi azzardai a chiedere, temendo la sua reazione.
Avevo visto i Jelena crollare proprio davanti ai miei occhi, in quanto vicina di casa di Justin. Non dimenticherò mai le urla di Justin, il giorno in cui si mollarono...
Ricordo che il giorno dopo avevamo un appuntamento allo studio di registrazione; quando lo vidi mi sembrò... distrutto. Occhiaie profonde, occhi gonfi di lacrime e il labbro inferiore che tremava. Controllai anche se si fosse tagliato... certo, era una cosa un po’ esagerata, ma da come sapevo che teneva a lei mi sembrò più lecito controllare.
Justin, contrariamente a ciò che mi aspettavo, sospirò e basta. «Beh, anche da altro a dire il vero. E poi mi sono accorto che non uscivo con le ragazze da un bel po’... quindi quando Ariana mi ha chiamato ho colto la palla al balzo. Certo, ora che so che l’appuntamento era con te sto cominciando a pensare che sarebbe stato meglio restare a casa.» disse, con un sorriso sghembo sul viso.
«Idem.» replicai secca, facendolo ridere.
«Stavo scherzando, piccola.»
«Non chiamarmi piccola!» mi lamentai, fulminandolo con lo sguardo.
«Va bene, piccola.» disse, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Alzai gli occhi al cielo, dichiarando bandiera bianca. «È come ragionare con un bambino di due anni. Anzi, peggio.» borbottai, senza farmi sentire.
 
Justin mi riaccompagnò a casa; avevo insistito dicendo che avrei preso un taxi ma lui non si fidava. E poi, eravamo vicini di casa.
«Non dovevi, davvero.» gli dissi, prima di scendere dall’auto.
«Era il minimo che potessi fare, dato che tu hai insistito per pagare la cena... mi sembrava più che lecito offrirti almeno un passaggio a casa.»
«Beh... grazie. È stato molto gentile, da parte tua.»
Justin mi sorrise. Mi allungai per baciargli una guancia, quando si voltò di nuovo facendo scontrare le mie labbra con le sue. Mi staccai subito, imbarazzata.
«Ops.» disse, sorridendo malizioso.
«S-scusa – balbettai – O-ora credo che sia meglio che vada...»
Stavo per uscire dall’auto, quando Justin mi attirò a sé. «Non avresti dovuto scusarti, piccola – mormorò sul mio labbro inferiore – Anche perché mi aspettavo una cosa così dall’inizio della serata...» concluse, baciandomi.
Restai basita a quel contatto, cercai di allontanarlo ottenendo l’esatto contrario. Decisi di ricambiare solo perché non avevo nulla di meglio da fare, e in fondo non baciavo qualcuno da un bel po’ di tempo, quindi...
Justin sorrise maliziosamente, prima di far scivolare la sua lingua nella mia bocca. Mi afferrò per le cosce, facendomi sedere a cavalcioni su di lui. La faccenda cominciò via via a scaldarsi, così sentii l’impulso di far scivolare la mia mano sul suo petto, raggiungendo il bottone dei suoi pantaloni.
«Aspetta, non qui.» ansimò Justin, staccandosi e aprendo la portiera. Mi afferrò per i glutei, mentre scendeva dall’auto.
«Non ti facevo così pesante.» ridacchiò, mentre camminava nel gigantesco giardino antistante la sua villa. Cercò le chiavi di casa, sorridendo appena le trovò. Non appena aprì la porta, mi spinse abbastanza forte contro il muro, facendomi gemere. Ridacchiò, prima di incollare le sue labbra alle mie. Gli tolsi il cappello, affondando le dita nei suoi capelli. Strinsi due ciocche fra le dita; questa volta fu Justin a gemere. Premette il suo bacino contro il mio, facendomi capire quanto fosse eccitato. Strinsi la sua maglia in un pugno, tirandola.
«Tranquilla, piccola – mugolò malizioso, mentre camminava cautamente nel buio – Tra poco questi vestiti finiranno tutti sul pavimento.»
La mano di Justin lasciò il mio sedere per cercare qualcosa, forse l’interruttore della luce. Appena lo trovò continuò a camminare, salendo le scale. Presi a baciargli il collo, sfiorandolo ogni tanto con le mie unghie.
Non appena sentii i miei piedi toccare il pavimento mi accorsi che eravamo arrivati in camera di Justin. Lo spinsi verso il letto, facendolo cadere e mettendomi a cavalcioni su di lui. Justin mi guardò stupito, mordendosi il labbro inferiore. Ci spogliammo talmente in fretta che non me ne accorsi neanche; prima che potessi dire qualcosa, i nostri corpi cominciarono a muoversi insieme.



 


 

Buonasera e... non so cosa scrivere, come sempre quando comincio una nuova storia ahaha
Partiamo da come è nata (?). Stavo ascoltando Something That We're Not di Demi Lovato, quando ho pensato che sarebbe stato divertente scrivere una storia ispirata alla canzone. E così, è nato questo mostro, lol.
Come personaggi fino ad ora abbiamo solo
Amelia e Justin - che, come avrete intuito, sono i protagonisti (ma và?) - e Ariana, la migliore amica di Amelia. Ma ce ne saranno molti altri, fidatevi.
E niente, ora vi lascio perché sono di fretta (e ho già scritto abbastanza minchiate, lol).
A presto.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***






Capitolo 2



Aprii gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce del sole che filtrava dalle finestre. Mi stiracchiai, stando attenta a non svegliare Justin, che dormiva proprio sotto di me. Mi accorsi di avere solo le sue mani addosso; una risatina sfuggì dalle mie labbra ripensando a quello che era successo e a quanto il mio comportamento mi aveva stupita. Beh, non avrei mai pensato di finire a letto con qualcuno al primo appuntamento... o di finire a letto con il mio vicino di casa.
Lo osservai, che dormiva come un angelo con la testa sul cuscino. Beh, di certo lui aveva dormito in una posizione più comoda rispetto alla mia. Mi sentivo piuttosto indolenzita ed intorpidita per aver dormito sul corpo di Justin anziché sul materasso.
Mi allungai verso il comodino, afferrando l’orologio. Controllai l’ora: erano le nove e mezza. Stavo per riaddormentarmi quando ricordai che io e Justin, tra non meno di un’ora, avevamo un appuntamento in studio di registrazione a Los Angeles. Mi alzai di scatto, scuotendo Justin.
«Justin, Justin, svegliati dannazione!»
Le mie urla risultarono vane, dato che lui emise un grugnito di protesta e si voltò dall’altra parte del letto, continuando a dormire. Sbuffai prima di tirargli un ceffone sul sedere abbastanza forte da farlo sobbalzare.
«Ma che... oh, buongiorno – disse, stropicciandosi gli occhi. Il suo sguardo divenne malizioso, appena notò che ero nuda – Hai dormito bene, tesoro?»
Alzai gli occhi al cielo prima di indossare la biancheria intima. «Devi muoverti. Alle dieci e mezza abbiamo l’appuntamento in studio, ricordi?»
Justin scese dal letto con un balzo. «Dimmi che non è vero.»
«È vero!»
Stavo per uscire da camera sua quando lui mi bloccò. «Dove credi di andare?»
«A casa mia, per vestirmi.»
«Non puoi, tesoro.»
«Come non posso?!»
«Faremo tardi!»
«Non credi che capiranno qualcosa se arrivo con te per di più vestita come se dovessi uscire con qualcuno?»
«Potresti usare i miei vestiti.» disse, squadrandomi da capo a piedi.
«Non se ne parla proprio. So come ti vesti, non voglio conciarmi come te!»
Justin alzò gli occhi al cielo. «O i miei vestiti o il tuo tubino nero. Prendere o lasciare.»
«Uffa. Questa me la paghi.» sbuffai, prima di dirigermi alla sua cabina armadio. Cercai dei vestiti decenti, trovando solo una maglietta bianca e dei pantaloni grigi. Beh, piuttosto basici... spero nessuno si accorga che sono i vestiti di Justin.
«Come sto?» chiesi pigramente, afferrando le scarpe da terra.
Justin spalancò la bocca. «Sei... sei...»
Alzai gli occhi al cielo, spazientita. «Sì, ok, basta parlare e vestiti che altrimenti facciamo tardi!»
Dopo qualche minuto, Justin uscì fuori con una canotta nera e un paio di pantaloni bianchi.
Dovevo ammettere che quei pantaloni gli stavano alla perfezione...
«Smettila di guardarmi, piccola, mi consumerai!» commentò lui, ridendo.
Mi trattenni dallo sfilarmi i tacchi e colpirlo in testa, mentre scendevamo di sotto. Justin prese un paio di chiavi, prima che arrivassimo in garage. Lo vidi avvicinarsi ad un’auto leopardata.
Che cosa... non so neanche come definirla.
«Avanti, sali.» disse, facendomi cenno di avvicinarmi.
«Non vorrai mica uscire con questa.» gli chiesi, accigliata.
«Sì che voglio uscire con questa – mi imitò – Sali.»
«Hai davvero un cattivo gusto in fatto di auto.» borbottai, salendo sull’auto.
«Sei una ragazza, non puoi capire.»
Alzai gli occhi al cielo, ma decisi di stare zitta, consapevole che se avessimo iniziato a discutere non avremmo più finito.
«Comunque, prima volevo dirti che eri bellissima.» mugugnò Justin, come per non farsi sentire.
Mi voltai verso di lui, notando che mi osservava. Le sue labbra erano curvate in un sorriso. Gli sorrisi in ringraziamento, prima di voltare lo sguardo verso la strada.
 
«Justin, smettila di suonare il clacson. Non risolverai niente così.»
Justin sbuffò. «Fammi suonare il clacson e basta.»
Come previsto, c’era traffico. Justin era nervoso, continuava a sbuffare e ad imprecare e a suonare il clacson, innalzando il mio già elevato livello di irritazione. Insomma, devi andare a Los Angeles, non in un paese sperduto di campagna, è ovvio che ci sia traffico! Non c’è alcun bisogno di sclerare così tanto.
«Cerca di calmarti, Justin! Comportarti così non farà avanzare la coda.»
Justin sospirò, rilassandosi sul sedile. «Hai ragione.»
«Ti va se accendo la radio?»
«Fa come vuoi.»
Accesi la radio; una canzone familiare riempì l’abitacolo: Come And Get It, di Selena Gomez. Mi si raggelò il sangue nelle vene e mi affrettai a cambiare stazione.
«Ehi, se vuoi tenere quella fallo pure. Ormai non mi tocca neanche un po’.»
Volsi lo sguardo verso Justin, trovandolo intento a fissarmi. La sua espressione era vacua, normale.
«Stai mentendo?» gli chiesi, cercando almeno un segno di dispiacere nei suoi occhi nocciola. A parte il mio riflesso, non trovai niente.
«No – rispose – Sto benissimo.»
«Guarda che è normale sentirsi... un po’ giù. Siete stati insieme per due anni, è comprensibile.»
E io ne sapevo qualcosa, dato che piangevo per la rottura con Troy da almeno un mese. Avevo avuto altri ragazzi, ma Troy era stato speciale per me. Lui era stato il mio primo vero amore; ero consapevole che la ferita che mi aveva lasciato avrebbe fatto male anche dopo dieci, quindici anni.
«Ti ho detto che sto bene – ripeté – Certo, un po’ fa male, ma... credo di averlo superato.»
«Io non ti credo.»
«Farai meglio a credermi.»
Tornammo in silenzio, mentre alla radio trasmettevano l’ultima canzone dei The Wanted. La ascoltai distrattamente, sentendo Justin canticchiare alcune strofe. Nonostante ci fosse l’aria condizionata, stavo morendo di caldo. Colpa dei vestiti di due o tre taglie più grandi della mia?
«Ho caldo.» mi lamentai, facendomi aria con la mano.
«Togliti i vestiti.» mi suggerì lui, ammiccando.
Gli feci un’occhiataccia. «Ma come ti saltano in mente certe cose?»
«Hai detto che hai caldo! – ribatté – E comunque, data la tua voglia di spogliarti, stanotte...»
Arrossii, distogliendo lo sguardo. «Ti dispiacerebbe non tirare fuori l’argomento, per favore?»
Justin rise. «Va bene, tesoro. Farò come vuoi tu.»
«Grazie.»
«Posso solo... chiederti una cosa? Poi non lo tirerò più fuori, lo prometto.»
Sbuffai. «Fa pure.»
«Cosa ti ha spinta a... venire a letto con me? Insomma, avrei detto tutto di te ma non che l’avresti fatto così facilmente.»
«Non lo so. Forse... volevo distrarmi. O mi sono fatta prendere dal momento.»
Justin si morse il labbro inferiore. «Quindi, hai fatto sesso con me per distrarti.»
«Beh, tu hai fatto sesso con me per dimenticare Selena.» ribattei, appollaiandomi sul sedile.
«Touchè – rise – Beh, però non posso dire di non essermi divertito...» la sua voce si abbassò considerevolmente; la sua lingua bagnò il suo labbro inferiore.
Mi ritrovai a sbattere le palpebre ripetutamente, cercando di mantenere la calma. Era così... sexy.
«Anche io mi sono divertita.» azzardai a dire, arrossendo all’istante. All’improvviso sentii ancora più caldo di quanto non ne sentissi prima; la situazione diventò scomoda ed insopportabile e l’abitacolo mi sembrò privo di ossigeno.
«Lo so. È stato divertente sentirti urlare il mio nome.»
A quel punto volevo solo aprire la portiera e scappare lontano da lui e dalle sue allusioni imbarazzanti. Ad impedirmelo c’era solo il fatto che eravamo in autostrada e che fuori faceva fin troppo caldo per andare all’avventura. Mi limitai a volgere il mio sguardo al finestrino, concentrandomi sullo speaker radiofonico che parlava di non so cosa per allontanare i miei pensieri.



 


 

Ehilà! :D sono puntuale, questa settimana, yeah.
Prima di parlare del capitolo, volevo ringraziarvi. Arrivare già a due recensioni, quattro preferite e sei seguite con il primo capitolo può sembrare poco, ma per me vale più di mille :3
Ora parliamo del capitolo. A dire il vero, c'è poco da dire. lol
So che questa storia può sembrare un tantino noiosa, ma giuro che con i prossimi capitoli vi ricrederete. O almeno, lo spero ahaha
Behhhhhhh, ora vi lascio.
A pressssto :3

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***




Capitolo 3




«È stato così... imbarazzante.» mugugnai, affondando la faccia nel mio piatto di pasta.
«Oh, andiamo, era solo un appuntamento! Non credo che sia così imbarazzante uscire con Justin.»
«Mi ha fatto arrivare a Los Angeles a bordo di una fottuta macchina leopardata. Mi ha fatto indossare i suoi vestiti. E, cosa più umiliante, ha detto che gli era piaciuto sentirmi urlare il suo nome.»
«Beh, evidentemente gli è... aspetta, cosa?!»
«Io e Justin abbiamo fatto sesso – feci spallucce – Non è una cosa così eclatante.»
«Non è una cosa così eclatante? – ripeté Ariana, sgranando gli occhi – Ti sei scopata uno dei ragazzi single più ambiti al mondo e dici che non è una cosa così eclatante?»
«Lo è?»
Ariana alzò gli occhi al cielo. «Lo è, tesoro, lo è.»
Scossi la testa. «Secondo me, non è una cosa tanto sconvolgente. Certo, se la cava, ma... alla fine è come andare a letto con una persona qualsiasi.»
Ariana stava per ribattere, quando bussarono alla porta, andai ad aprire, trovandomi Justin davanti.
Beh, parli del diavolo...
«Che ti serve?» chiesi, poggiando una mano sulla porta per non farla chiudere.
Justin si passò una mano fra i capelli. «Sono venuto per darti questo – disse, porgendomi il tubino nero che avevo lasciato a casa sua – E per prendere i miei abiti.»
Annuii. «Sono di sopra, aspetta che te li prendo.»
Salii le scale, entrando in bagno per prendere gli abiti di Justin. Erano sopra l’asciugatrice.
Quando stavo di nuovo scendendo di sopra per darglieli, sentii lui e Ariana parlare di me. Decisi di origliare la conversazione. Tanto... stavano parlando della sottoscritta!
«Ha detto che non è stato niente di che, mi dispiace.» disse Ariana, rammaricata.
Sentii Justin sospirare teatralmente. «Me lo aspettavo.»
«Lei lo sa?»
«Cosa?»
«Che... – Ariana fece una pausa – Che tu sei innamorato di lei. Lo sa?»
«Non credo. Sospetto che l’abbia capito, l’altra sera... ma spero di no. Io, comunque, non ho intenzione di dirglielo.»
«Perché? Magari, col tempo...»
Justin ridacchiò amaramente. «Tempo un cazzo, Ariana. Io per lei sono solo il vicino di casa scassaballe con cui lavora occasionalmente. Non credo potrà mai vedermi in modo diverso.»
«Lei ti piace davvero così tanto?»
«Sì – rispose subito – Anche se non mi tratta nel migliore dei modi, è cordiale solo quando lavoriamo e ha il carattere peggiore di questo mondo... ha qualcosa che mi riesce difficile ignorare.»
«Allora dovresti provarci. Ehi, potresti invitarla alla festa a Malibù!»
«Verrebbe?»
«Certo. Amelia ama le feste!»
Decisi di scendere di sotto, interrompendo la loro conversazione. Porsi gli abiti a Justin, che li fissò attentamente.
«Li ho lavati, tranquillo.» dissi, sarcastica.
Justin rise. «Grazie per il pensiero.»
Mi baciò una guancia a tradimento, prima di allontanarsi verso la porta.
Bene, non mi inviterà a nessuna festa.
«Justin, dimentichi qualcosa?» chiese Ariana, facendolo bloccare.
«Uhm... no.»
Ariana sbuffò. «Come, no? La festa, Malibù... non ti ricorda niente?»
Justin guardò Ariana come se avesse voluto strangolarla. «Certo... la prossima settimana un mio amico da una festa a Malibù, e mi chiedevo se... vorresti venirci.»
«Una festa? La prossima settimana? – Justin annuì – Oh... ci penserò.»
Justin sorrise. «Fantastico.» disse, prima di uscire.
Chiusi la porta, poggiandomi con la schiena contro di essa.
«Però ha avuto un bel pensiero ad invitarti.» disse Ariana, sorridendomi.
La fulminai con lo sguardo. «Tu ora mi dici perché non mi hai mai detto che Justin è innamorato di me.»
Ariana sbiancò. «Hai... ascoltato la conversazione?»
«Ogni singola parola. Ora spiega.»
Ariana sospirò, facendomi cenno di sedermi accanto a lei. Mi sedetti, facendole cenno di parlare. «Allora... Justin è innamorato di te più o meno da quando gli controllasti le braccia per vedere se si era tagliato.»
«Uh, è parecchio tempo – commentai, contando i mesi mentalmente – E tu da quanto lo sai?»
«Da un mese. Parlavo con lui di quanto mi dispiacesse che eri triste per Troy e lui... si fece scappare che ne era felice perché così avrebbe potuto conquistarti.»
Povero illuso, pensai, scuotendo la testa. «E tu avevi intenzione di dirmelo...?»
«Mai, ovviamente.»
«Bell’amica che ho!» sbottai.
«Aspetta, prima di giudicare – disse, coprendomi la bocca con la mano per non farmi sbraitare – Aveva detto che te l’avrebbe detto il prima possibile... ma prima doveva farsi vedere come un ragazzo normale e non solo come un collega di lavoro.»
«E così hai organizzato un appuntamento al buio che era al buio solo per me, visto che lui lo sapeva – dissi, a denti stretti – Sei ingegnosa.»
«Lo so – si vantò – E comunque è andata bene, visto quello che è successo...»
«No, non è andata bene! Perché ora lui pensa chissà che cosa. Io non sono per niente interessata a lui. Certo, è stata una bella scopata, ma finisce lì. Per me Justin è soltanto il vicino di casa. Ok?»
«Secondo me, stai valutando tutto troppo presto.»
«Non sto valutando niente presto.»
 
Alzai il volume della musica, gettandomi a peso morto sul letto. Quella sera non avevo voglia di fare niente. Ariana mi aveva chiesto di uscire con lei, ma io non volevo neanche parlarle. Almeno, finchè questa faccenda non sarebbe sbollita del tutto. La odiavo ed ero delusa da lei per non avermi parlato della cotta di Justin, ma è pur sempre la mia migliore amica. E poi, aveva ragione a non avermene parlato: sarei impazzita. O mi sarei sentita in colpa per aver indotto Justin ad innamorarsi di me, cosa che mi sembrava ancora impossibile. Insomma, cosa ci trova lui in me? Con tutte le belle ragazze che gli girano attorno, doveva per forza interessarsi a me?
«Ehi!»
Mi voltai, sbuffando. Di nuovo, oh. Devo smetterla di parlare di lui o di pensare a lui.
«Che vuoi, Bieber?» chiesi, volgendo di nuovo lo sguardo al soffitto.
«Niente, mi annoio e mi domandavo se ti andava di parlare un po’ con me, visto che non hai niente da fare.» disse, acido.
«Ma io ho qualcosa da fare – ribattei, fissando il mio sguardo nel suo – Annoiarmi.»
«Beh, ti va se ci annoiamo insieme?» mi chiese, speranzoso.
«No.» dissi, sorridendo forzatamente.
Justin gonfiò le guance, assumendo un’espressione che mi fece scoppiare a ridere.
«Perché ridi, bastarda?»
Respirai profondamente per riprendere fiato. «Sei così buffo quando gonfi le guance.»
Justin sorrise. «Ah, quindi ti faccio ridere quando gonfio le guance.» disse, prima di gonfiarle di nuovo.
Risi della sua stupidaggine. «Sei stupido.»
Justin mi fece una linguaccia. «Anche tu – disse, ridacchiando – Comunque, io aspetto una risposta.»
«Riguardo cosa?»
«La festa. Ci vieni o no?» mi chiese, guardandomi speranzoso.
«Oh... non lo so.» risposi, dubbiosa.
«Oh, andiamo! Non puoi dire no.» protestò lui, incrociando le braccia al petto.
«Posso invece.» ribattei, compiaciuta.
All’improvviso, il volto di Justin si illuminò. «Allora, se non vieni non potrai più dire la tua sulle idee che non ti piacciono.»
Sbiancai. «No! Non puoi farmi questo.»
«Tu vieni alla festa e io non lo farò.»
Mi trovai costretta ad accettare. «Ok, ok, vengo!»
Justin si leccò le labbra. «Brava ragazza.» disse, alzando il pollice verso di me.
Scossi la testa, senza riuscire a trattenere una risata.

 



 

Yoooo.
Scusate il ritardo, ma mi è venuto il blocco dello scrittore >.< (ed ero anche un po' demoralizzata perché non arrivavano recensioni...)
Anyway, ora sono qui.
Questo capitolo è, finalmente, un po' più movimentato. Sappiate che, ora che Amelia ha scoperto che Justin è innamorato di lei, non si comporterà molto bene con lui... è cattiva, sisi.
E comunque, alla festa ne succederanno delle belle. Però, non credo che potrò postare la prossima settimana, visto che sabato mattina parto... vedrò di farvi avere il capitolo in questa settimana.
A presssto. :3

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***





Capitolo 4




Never thought it’d hurt so bad
Getting over you

 
Sospirai, prima di sistemarmi il vestito. Mi riguardai un’ultima volta allo specchio, trovandomi davvero bella dopo tanto tempo.
Afferrai la pochette, dirigendomi di sotto.
Durante quella settimana, mi ero convinta che dovevo smetterla di piangermi addosso e vivere la mia vita. Il passato è passato, e anche se è bello non posso restarci intrappolata dentro per sempre. Devo uscire da lì e vivere il mio presente, e una festa è proprio quello che faceva al caso mio. Poco importa se ci sto andando con un ragazzo che non mi interessa.
Uscii da casa, trovando la Ferrari bianca di Justin parcheggiata davanti al vialetto. Entrai in macchina, venendo accolta da un sorriso di Justin.
«Buonasera.» dissi, sentendomi a disagio. Non smetteva di sorridere...
«’Sera. Sei bellissima.»
«Grazie. Anche tu non sei male...» dissi vaga.
Non devi illuderlo, Amelia, non devi illuderlo...
«Andiamo?» dissi, sventolandogli una mano davanti agli occhi.
Justin scosse la testa. «Certo.»
 
Arrivammo alla festa dopo due ore di viaggio intrisi di un imbarazzatissimo silenzio. Avevo cercato di evitare ogni tipo di conversazione, visto l’ultimo viaggio in auto che avevo avuto con Justin.
«Ti va bene se ci dividiamo?» mi chiese Justin, mentre raggiungevamo la spiaggia.
Mi strinsi nelle spalle. «Va bene.» dissi, sollevata ma allo stesso tempo preoccupata. Oltre Justin, lì non conoscevo nessuno, e socializzare non era esattamente il mio forte. Ma preferivo parlare con degli sconosciuti, invece di restare con Justin. Ero arrivata a volergli cavare gli occhi dalle orbite, dato che li aveva incollati a me manco fossi Megan Fox che mostrava le tette in pubblico.
«Ok. Allora ci vediamo all’auto.» disse Justin, allontanandosi da me. Lo vidi avvicinarsi ad un tipo familiare... familiare in modo inquietante. Feci mente locale, interrogandomi su dove l’avessi già visto. Poi mi ricordai: Christopher Moore. Meglio conosciuto come Lil Twist. Io e lui avevamo avuto una storia, in passato, ma era stata una cosa di poco... tipo un mese.
Justin mi indicò; Christopher mi guardò sorpreso. «Amelia? – annuii – Amelia! Che ci fai qui?» mi chiese, raggiungendomi per abbracciarmi.
«Vi conoscete?» chiese Justin, guardandoci stranito.
«Stavamo insieme.» dissi subito, facendo spallucce.
La bocca di Justin assunse la forma di una ‘o’; risi della sua espressione buffa.
«Che c’è?» chiese Christopher, guardando confusamente Justin.
«Niente, poi ti spiego.» disse evasivo lui, fulminandolo con lo sguardo.
«Come mai non sei con Troy? L’avevo invitato...»
Il mio cuore sembrò fermarsi alle parole di Christopher; mi sentii improvvisamente debole. «Troy è qui?» chiesi, con un filo di voce. Justin sembrò capire subito il mio disagio; diede una gomitata a Christopher spiegandogli brevemente di me e Troy. Poi, quando volse lo sguardo al vuoto, impallidì.
«Non voltarti, Amelia.» disse, a denti stretti.
«Perché?»
«Tu non voltarti.»
«Cosa può esserci di così eclatante?» chiesi, voltandomi.
Vorrei non averlo mai fatto.
Appena mi voltai, vidi Troy. Era bellissimo come sempre, e... era mano nella mano con una ragazza. Sembravano felici.
Inevitabilmente, sentii il mio cuore spezzarsi nuovamente in mille piccoli pezzi. Volevo morire, o sprofondare cinquanta metri sotto terra. Tutto, pur di non vedere quello che era stato la ragione del mio sorriso felice con un’altra. Dopo così poco tempo, poi...
Sentii i miei piedi sollevarsi da terra, e il vento in faccia che gelava le mie guance umide a causa delle lacrime, mentre correvo. Mi ritrovai chiusa in una cabina, a piangere come una totale cogliona sbavando tutto il trucco. Singhiozzavo così forte che quasi non mi accorsi del suono di nocche che picchiavano contro la porta.
«È occupato, scopate da qualche altra parte.» sbottai, lasciandomi scappare un singhiozzo.
Sentii l’inconfondibile risata di Justin. «Dirò alla mia mano di cercare un altro posto, allora – alluse divertito – Mi fai entrare?»
«No. Voglio stare da sola.»
«Andiamo, Amelia.»
«Ho detto che voglio stare da sola.» ripetei, ferma.
Vidi la maniglia abbassarsi, e la porta aprirsi. Justin si infilò nella cabina, prendendo il mio viso fra le mani. «Smettila di piangere – mi consigliò – Lui non merita le tue lacrime.»
Scossi la testa. «Non posso non piangere.»
«Perché non puoi? Perché quel cazzone sta con un’altra?» chiese seccato, roteando gli occhi.
«Non piango per questo. È passato solo un mese, Justin. Trenta giorni. Come ha potuto dimenticare tre anni in trenta giorni?»
«Forse non teneva abbastanza a te.» azzardò Justin, dubbioso.
Quelle parole mi ferirono. «Tu dovresti consolarmi.»
«Sei fortunata che non ti abbia preso a calci. Sei irritante, stasera.»
«Grazie, Bieber.» dissi sarcastica, balbettando.
«Di niente, Dale – ridacchiò lui, poggiando le dita sul mo mento – E comunque, sei carina quando piangi.» mugugnò, avvicinando il suo viso al mio.
Decisi di non tirarmi indietro, e di concedergli un piccolo bacio. Mi sentivo troppo debole per protestare, e comunque... le labbra di Justin erano troppo belle ed invitanti per poter rifiutare.
«Ti va se ti riaccompagno a casa?» mi chiese, pulendomi le guance.
Annuii, incapace di parlare, ed afferrai la sua mano.
 
Continuai a singhiozzare per tutto il tragitto per arrivare a casa, subendo le lamentele di Justin. Ma che cavolo, fammi singhiozzare in santa pace!
«Siamo arrivati – sospirò, indicando casa mia – Ti serve qualcos’altro?»
«Sì – risposi, prendendo un respiro profondo – Puoi restare con me, stanotte?»
Justin sbiancò, mi guardò attentamente e arrossì, mordendosi il labbro inferiore con forza. «Restare con te...?»
«Mi sentirei più tranquilla se tu restassi con me.» spiegai, arrossendo.
Non lo stavo facendo per cattiveria, ma perché avevo davvero bisogno di una persona accanto e Justin era l’essere umano più reperibile, al momento. Poco importava che lo stessi illudendo.
Justin sospirò. «Va bene. Tu va dentro, io... poso l’auto e ti raggiungo subito.»
Annuii, prima di scendere dall’auto. Entrai in casa, lasciando la porta aperta per Justin, e mi diressi in cucina cercando del gelato nel freezer. Appena lo trovai, presi un cucchiaio e cominciai a mangiare in silenzio, aspettando l’arrivo di Justin.
Ero talmente occupata con il gelato che mi accorsi che era arrivato solo quando lo sentii dire: «Sei un maiale. Come fai ad ingozzarti così e a restare magra come una stecca?»
Alzai lo sguardo, facendo spallucce. «Ho culo – risposi, porgendogli un cucchiaio – Ti va un po’ di gelato?»
Justin si sedette accanto a me, prendendo il cucchiaio. Lo interpretai come un sì.
Restammo in piedi fino a tardi, a mangiare quante più schifezze trovavamo in dispensa e a prenderci in giro a vicenda. Dovevo ammettere che la vicinanza di Justin mi aveva aiutato molto. Non ricordavo neanche più il motivo per cui avevo pianto! Per quanto lo trovi vanitoso, insopportabile e pieno di sé, è davvero un tipo simpatico.
Sbadigliai. «Ho sonno.» dissi, alzandomi. Presi Justin per mano, trascinandolo con me.
«Amelia... io dovrei andare.» disse lui, imbarazzato.
Mi voltai verso di lui. «Perché non dormi con me?»

 


 

Sono tornaaaaaaaaaaaaata.
Vi sono mancata? Credo proprio di no, ahaha
Anyway, sono appena tornata dalle vacanze, ho appena finito di sistemare ed eccomi qui, che posto il quarto capitolo (?).
Io ve l'avevo detto che alla festa sulla spiaggia ne sarebbero successe di belle v.v
Credo che Lil Twist e, soprattutto,
Troy compariranno più volte nel corso della storia. Non saranno molto incisivi, ma... ci saranno.
Ora non so più cosa scrivere lol beh, vi dico solo che il quinto capitolo è già pronto - così come il sei e il sette lol - quindi... credo che posterò tra qualche giorno, giusto per farmi perdonare l'assenza u.u
A pressssssto :3

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***






Capitolo 5


 
Justin sgranò gli occhi. «Devo dormire con te?» mi chiese, imbarazzato.
«Che problema c’è?» chiesi di rimando, facendo spallucce.
Justin scosse la testa. «Niente, niente. Solo... niente, lascia stare.»
«Va bene, lascio stare.»
Arrivammo in camera; Justin si guardò intorno prima di sedersi sul letto.
«Ehm... io vado in bagno, tu... fa come se fossi a casa tua.»
Justin annuì. Presi il pigiama e mi chiusi in bagno, spogliandomi e lavandomi prima di infilarlo. Legai i capelli in uno chignon disordinato, uscendo dal bagno. Appena mi voltai verso il letto, vidi Justin sfilarsi la maglietta restando a petto nudo. Spalancai la bocca davanti ai suoi addominali, sentendomi una ragazzina in preda agli ormoni. Ci mancava poco che sbavassi... Però, dannazione, sono pur sempre una ragazza sensibile a queste cose!
«Vuoi guardare il resto dello show?» mi chiese, con un ghigno divertito.
La sua voce mi riportò alla realtà. «Stavolta credo che passerò – dissi, sedendomi sul letto. Lo bloccai prima che si fosse abbassato i pantaloni – Hai intenzione di dormire in boxer?» gli chiesi, arrossendo.
Justin ridacchiò, passandosi la lingua sul labbro inferiore. «Hai detto di fare come se fossi a casa mia – spiegò – A casa mia dormo in boxer. A volte anche completamente nudo.» aggiunse, facendomi un occhiolino.
Cercai di non dar peso alle sue parole; tuttavia, appena il mio cervello ebbe modo di elaborarle, l’immagine del suo corpo nudo e perfetto si insinuò prepotentemente nella mia testa, facendomi arrossire. «N-non dire cazzate.» balbettai, cercando di scacciare quelle porcate dalla mia testa.
Justin rise. «Ci stai pensando.»
Gli tirai un cuscino addosso. «Non ci sto pensando!» sbraitai, ormai rossa come un peperone.
Justin afferrò il cuscino, posandolo sul letto mentre si distendeva. Spensi la luce; sentii le braccia di Justin circondare il mio stomaco e la sua testa poggiarsi sul mio petto. In un certo senso, mi faceva tenerezza che si fosse accoccolato a me. poggiai una mano sulla sua fronte, salendo ai capelli ed accarezzandoli. Justin sospirò in apprezzamento, mentre massaggiavo il suo cuoio capelluto. Restammo in silenzio per una buona manciata di minuti, ascoltando l’uno il respiro dell’altro. Non c’era niente di imbarazzante in quel silenzio.
«Ti manca Troy?» mi chiese Justin, all’improvviso.
Sospirai, sentendo un nodo allo stomaco. «Ogni giorno di più – risposi, volgendo il mio sguardo a lui – E a te manca... lei?» azzardai a chiedere, stringendo le sue spalle per dargli conforto. La sua pelle era calda e morbida, sotto il mio tocco.
«Molto. Sto imparando a conviverci, ma... non ho ancora digerito del tutto l’idea di non averla accanto.»
«Mi avevi detto di averla superata.»
«Non puoi mai superare due anni in pochi mesi. Se poi aggiungi che ero cotto di lei da molto più tempo...»
«Non deve essere una bella situazione.» rimuginai, facendolo ridere.
«Infatti è una situazione di merda.»
Gli accarezzai la guancia. «Beh, se ti serve una spalla su cui piangere, ricorda che io disto solo qualche centimetro.» dissi, sorridendogli. In fondo, io potevo capire la sua situazione meglio di chiunque altro, al momento.
«Grazie. Ma non voglio piangere: devo andare avanti. Non posso stare tutta la vita a deprimermi per una ragazza.»
«Belle parole.»
«Dovresti provare a metterle in pratica anche tu.»
Mi irrigidii, lasciando la presa sulle sue spalle. «Non ci riuscirei.» ammisi, abbassando lo sguardo.
Justin mi fece alzare il viso verso di lui, piantando il suo sguardo nel mio. I suoi occhi erano carichi di determinazione. «Invece ci riuscirai. Sì, ora mi dirai che è difficile, che non puoi dimenticare e cazzate varie, ma io lo so quasi quanto te che è difficile, Amelia. Devi solo provare a farlo per qualcuno... tipo Ariana. Non sai quanto la distrugge vederti piangere ogni santo giorno e non poter fare niente. Oppure... fallo per me. Ho detto che sei carina quando piangi, ma credimi, non lo sei. Non ce la farei per niente a venire a lavoro con te che sembri un panda spelacchiato.»
Mi accigliai. «Mi hai detto che sono carina solo per potermi baciare?!»
Justin scoppiò a ridere, mentre lo spingevo via. Cadde giù dal letto; il suo corpo fece un rumoroso tonfo sul pavimento. «Amelia! Sei impazzita?» mi chiese, fintamente scioccato, mentre saliva minaccioso sul letto. Mi ritrovai schiacciata tra il suo corpo e la spalliera del letto. Il suo respiro era a pochi centimetri dalle mie labbra; ebbi paura che volesse baciarmi finchè le sue labbra non toccarono la zona sotto al mio orecchio.
«Io ti avrei baciata comunque, stasera – mugolò contro la mia pelle, riscaldandola con il suo fiato caldo – Le tue labbra sono troppo invitanti per resistere.»
«E allora perché me l’hai detto?»
«Volevo cercare di rassicurarti. Sai, non tutti fanno le cose con un secondo fine.»
«Io non ti credo.»
«Va bene, non credermi – disse, baciandomi una guancia – Io so di avertelo detto per consolarti e questo è l’importante.»
Ritornammo a stenderci; questa volta, però, fui io ad accoccolarmi a Justin. Poggiai la testa sul suo petto, sentendo il battito irregolare del suo cuore. Fu strano pensare che la causa fossi io. Non avevo mai fatto battere il cuore così forte a qualcuno, non c’ero riuscita neanche con Troy. Certo, mi amava e lo sapevo benissimo, ma io non sono una di quelle persone di cui ci si innamora così tanto... almeno, così credo.
«Beh, se l’hai detto davvero per consolarmi... grazie.»
«Di niente.» rispose lui, prima di baciare i miei capelli.
Sorrisi dolcemente a quel gesto; presi a disegnare cerchi immaginari sulla sua pelle, godendomi il silenzio finchè non mi addormentai.
 
Aprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce del sole. Mi accorsi di star stringendo il cuscino, lo rimisi a posto mentre mi guardavo in giro. I vestiti di Justin non c’erano e di lui manco l’ombra. Se n’era andato?
Scesi dal letto, stiracchiandomi e infilando le pantofole prima di scendere le scale. Un profumo di caffè inebriò le mie narici; ciò mi fece pensare che Justin fosse in cucina. Quindi, quando lo trovai seduto a tavola che beveva del caffè, non mi sorpresi più di tanto.
«Buongiorno – dissi, sorridendogli – Hai fatto il caffè?»
Justin rise, mi indicò la tazza fumante sul bancone. «Ce n’è un po’ anche per te.»
Mi sedetti sul bancone, afferrando la tazza. Sorseggiai un po’ di caffè, osservando Justin. I suoi capelli erano spettinati; i suoi occhi, che scrutavano il vuoto, mi sembravano stanchi. Forse non aveva dormito.
«Hai dormito bene?» chiesi, sentendomi un po’ in imbarazzo.
Justin volse lo sguardo verso di me. «Una meraviglia – rispose, sorridendomi stancamente – E tu? Dormito bene?»
Feci spallucce, annuendo. Un lieve rossore colorò le mie guance, appena mi ricordai di aver usato il petto di Justin come cuscino. Beh... era il cuscino più comodo che avessi mai provato in vita mia.
«Non posso credere che sei imbarazzata perché abbiamo dormito insieme.» disse Justin, trattenendo a stento una risata.
Abbassai la testa. «Oh, andiamo, non ridere così di me.» mi lamentai debolmente, sentendomi a disagio.
«Sei così tenera.»
Sentii la sua voce fin troppo vicina a me; quando alzai la testa scoprii che si era avvicinato a me. Prese il mio viso fra le sue mani; prima che potessi protestare, le sue labbra premettero sulle mie per un breve, casto e sbagliatissimo bacio. Non dovrei illuderlo, invece... diamine. Deve smetterla di baciarmi a tradimento!
«E questo cosa sta a significare ora?» gli chiesi, seccata.
Justin sorrise. «Piccolo bacio d’addio – spiegò – E... mi è piaciuto stare con te.»
Lo guardai accigliata; Justin rise, allontanandosi verso la porta. Mi portai una mano sul petto, sentendo il mio cuore battere forte.


 


 
Hello.
Avevo detto che avrei postato dopo qualche giorno, e invece sono addirittura in ritardo ç_ç sorry. È solo che, come al solito, ero demoralizzata per la mancanza di recensioni e quindi sono stata ad aspettare che ne arrivasse almeno un'altra; quando poi ho capito che non ne sarebbero arrivate più... ho deciso di postare.
Beh, che dire del capitolo? In realtà, non c'è poi molto lol devo solo dire che ne sono soddisfatta, era proprio come lo volevo io (?) :3
Ok, so... ci vediamo la prossima settimana (?)

A presssssssto :3

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Capitolo 6
*** capitolo 7 ***





Capitolo 7


 
I see you drivin’ downtown with the girl I love
And I’m like, fuck you
 
Era il solito pomeriggio di noia allo studio di registrazione. Stavamo aspettando una delle autrici che avrebbe lavorato con noi, che era in ritardo, ed avevamo finito per cazzeggiare e parlare delle cose più insensate. Chris e Justin insieme erano i cazzoni più cazzoni del pianeta ed io avevo rischiato di farmela sotto dalle risate per colpa loro fin troppe volte.
«E poi c’era... te la ricordi Gemma?»
«Quella con il culo enorme?» chiese Justin, portandosi la lattina di coca cola alla bocca.
«Sì, proprio lei. Era...»
Quando guardai verso la porta di vetro, spalancai la bocca e le parole di Christopher diventarono un eco incomprensibile nella mia testa.
Era possibile che la ragazza che stava con Troy doveva lavorare con noi? No, forse me la stavo solo immaginando.
«Amelia? Tutto ok?» mi chiese Justin, riportandomi alla realtà.
Scossi la testa. «Guarda un attimo alla porta.»
Justin volse lo sguardo alla porta. «E allora?»
«Chi cazzo è lei?» chiesi, sibilando.
«Lei è Jackie Sanders. Deve lavorare con noi alla canzone.» rispose Justin, facendo spallucce.
«Lei è la nuova ragazza di Troy.»
Justin la guardò di nuovo, sgranò gli occhi e si voltò. «Oh cazzo.»
«Perché Troy si fa solo autrici di canzoni?» chiese improvvisamente Christopher. Lo guardammo sconvolti.
«Ora cosa vuoi fare?» mi chiese Justin.
«So gestire la nuova ragazza del mio ex che lavora con me.» mentii, sentendo un nodo formarsi all’altezza dello stomaco. Sentivo che sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro.
«Bene, allora... facciamola entrare.» disse Justin, alzandosi. Poco dopo, sentii Jackie presentarsi a Justin. Mi accorsi che dovevo presentarmi anch’io; dopo una debole stretta di mano, ci sedemmo tutti e tre al divano. Solo in quel momento notai l’improvvisa assenza di Christopher. Ovviamente, se l’era filata prima del putiferio. Chi poteva biasimarlo? Se avessi potuto, me la sarei data a gambe anch’io.
«Allora, Justin... che tipo di canzone vorresti scrivere?» chiese Jackie, prendendo un foglio e una penna.
«Uh, non lo so. Forse...»
«Perché non scriviamo una canzone sugli ex bastardi?» chiesi subito, interrompendo Justin che mi guardò male.
Jackie sorrise. «È una buona idea, Amelia.»
Sorrisi falsamente. «Lo so.»
«Ehm... non mi avete chiesto cosa ne penso.» disse Justin, attirando l’attenzione su di sé.
Jackie volse il suo sguardo a Justin. «Oh, giusto. Cosa te ne pare?»
«Non mi convince molto, a dire il vero.»
Poggiai una mano sulla sua coscia improvvisamente, facendolo sussultare. «Oh, Justin, tu hai esperienza in questo campo! – ridacchiai frivolamente, prima di guardare Jackie – Che poi, non capisco perché la Gomez l’abbia lasciato. Justin è... il meglio che io abbia mai provato, ad essere sincera.» dissi, sperando che il messaggio sarebbe arrivato a Troy: tu mi hai dimenticato, io ho già trovato qualcosa di meglio. Beccati questa.
Jackie ci guardò stranita. «Pensavo che voi non steste insieme.»
«Infatti non stiamo insieme.» disse Justin, facendomi sgamare.
Strinsi forte la sua coscia, affondando le unghie nella carne. «È timido, non vuole che si sappia in giro. Ma sì, insieme facciamo fuoco e fiamme. Ah, quello che sa fare... – alzai gli occhi al cielo teatralmente, sventolandomi una mano davanti al viso – Non voglio scendere nei particolari, ma lascia davvero senza parole.»
Justin si alzò. «Amelia, vieni un attimo fuori con me? Devo parlarti.»
Lo guardai confusa, prima di alzarmi. Uscimmo dallo studio; Justin mi guardò come se avesse voluto uccidermi.
«Di cosa vuoi parlarmi?» gli chiesi, guardandolo curiosa.
«Posso sapere che cazzo ti prende? Solo l’altro giorno mi hai costretto a smentire le voci di una nostra relazione su twitter e ora vai a dire a questa che insieme facciamo fuoco e fiamme?»
«Cerca di capirmi, Justin. È la nuova ragazza del mio ex, e... odio non esserci passata sopra mentre lui mi ha dimenticata per bene. È la sensazione più orribile di questo mondo!»
«Anche se ti comporti così con lei, non può fregarsene di meno. Credi che a Jackie interessi che io e te stiamo insieme, cosa che tra l’altro non è vera?»
Abbassai lo sguardo, sapendo che Justin aveva ragione. Jackie non aveva che farsene delle mie informazioni.
«Amelia?»
Sgranai gli occhi, riconoscendo la sua voce. Quando mi voltai, lo trovai che sorrideva giusto ad un palmo di naso da me. Il mio stomaco si contorse, mi sembrò di sprofondare.
«Troy.» dissi, respirando profondamente.
«Che ci fai qui?» mi chiese, curioso.
«Ci lavoro?» dissi con tono ovvio, mentre cercavo di tenermi in piedi.
Troy guardò Justin. «Oh, giusto. Come va, Justin?» chiese, ostile.
Troy e Justin non avevano un bel rapporto; tutto era nato qualche mese prima della nostra rottura. Troy era convinto che Justin ci provasse con me, e... aveva ragione. Ci provava spudoratamente. Solo che non sapevo che lui avesse una cotta per me, quindi lasciavo correre...
«Bene – rispose Justin, freddamente – Ehm... io vi lascio soli, ok?»
Guardai sconvolta Justin, mentre si allontanava.
«Piuttosto, tu che ci fai qui?»
«Ho accompagnato Jackie, mia...»
«La tua nuova ragazza.» conclusi, al posto suo.
Troy mi guardò, confuso. «La mia cosa?»
«Non fare il finto tonto, Troy – dissi secca, guardandolo negli occhi – Ti è bastato un solo mese per dimenticare tre anni della tua vita. Dimmi, mi hai mai amato o sono davvero così facile da dimenticare?» gli chiesi, con le lacrime che rigavano il mio volto.
«Tu non hai capito proprio niente. Io e...»
«Invece sì che ho capito! Sai, spero che Jackie ti attacchi l’herpes.»
«Perché dovrei attaccargli l’herpes?» chiese Jackie, uscendo dallo studio. Justin era dietro di lei, mimava qualcosa con le labbra. Riuscii solo a carpire ‘Troy’ e ‘cugino’ a causa della vista appannata dalle lacrime. Ma cosa c’entrava ora?
«Su, parla. Perché dovrei attaccare l’herpes a Troy?
«Perché sei una fottuta troia, ecco tutto. Dì la verità, stavi con lui da prima che ci lasciassimo, vero?»
«Perché dovrei stare con lui?»
«Smettetela di far finta di scendere dalle nuvole! Perché non ammettete che state insieme? Fa meno male. Vi ho visti alla festa, comunque, è inutile che mentite.»
«Ma io e Troy non stiamo insieme... siamo cugini.»
«Cosa?» chiesi, desiderando di sprofondare.
«Sì, siamo cugini. Pensavi che stavamo insieme solo perché ci hai visti mano nella mano ad una festa?» mi chiese Troy, ridendo.
«Io... Dio, ho pensato subito male.» mi giustificai, scuotendo la testa.
«E poi certo, ci siamo lasciati, ma è passato solo un mese, Mel. Non posso dimenticare tre anni così facilmente.»
Sorrisi dolcemente, quando mi sentii chiamare con il soprannome che usava solo lui. «Hai ragione. Beh... scusa, Jackie. Non penso che tu sia una troia, è stata solo... la rabbia del momento.»
«Tranquilla – mi sorrise – Che ne dite di tornare dentro? Ho una bella idea per una canzone.»
«Se parla di questa giornata sarà di sicuro scritta solo da me.» ridacchiai, prendendo sotto braccio Jackie.
«Posso chiederti una cosa?» mi chiese lei, quando fummo sole.
«Certo, dimmi.»
«Justin è davvero così bravo a letto o lo dicevi solo per farmi rosicare?»
Scoppiai a ridere, trovandomi costretta ad ammettere. «Non lo dicevo solo per farti rosicare... ma questo Justin non deve saperlo. Ok?»
«Perché?»
Sospirai. «Lunga storia.»
 



 
Hello, is it me you're looking for? (??)
Buon pomeriggio. Scusate se posto in ritardo - come sempre - ma ieri sono andata a comprare le cose per la scuola. Inizio domani ç__ç
Adesso, parliamo del capitolo u.u l'ispirazione per questo sgorbio è arrivata (?) quando, un pomeriggio, stavo ascoltando la musica e la riproduzione casuale ha fatto partire Fuck You di Cee Lo Green (amo quella canzone, lol). E quindi niente, ho pensato di scrivere un capitolo ispirato più o meno alla canzone :3
Beh, scommetto che nessuna di voi si sarebbe aspettata che
Jackie, la ragazza della festa, non fosse la ragazza di Troy. O forse sì? lol
Comunque, Jackie sarà presente in altri capitoli, e non vi dico quello che combinerà ewe
Vorrei sapere cosa ne pensate :3
A presssssto c:

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***





Capitolo 6



Quella mattina mi sembrava tutto troppo strano. Tutto troppo calmo, tranquillo. Come la quiete prima della tempesta. Beh, fino a quando non aprii la porta trovando un’orda nel mio cortile. Paparazzi, giornalisti e ragazzine impazzite che urlavano il mio nome.
«Che cazzo volete da me?» sputai, senza però farmi riuscire a sentire.
Il flash di una macchina fotografica mi accecò; sentii un giornalista chiedere: «È vero?»
«Ma vero cosa?!» chiesi, stavolta ad alta voce.
«Di te e Bieber, ragazzina.»
«Ma che?!»
Chiusi la porta di scatto, appoggiandomi ad essa. Cosa potevano sapere di me e Justin, quella specie di avvoltoi? C’era solo una cosa che poteva darmi una risposta: il caro vecchio google.
Mi sedetti al pc, scrissi il mio nome e quello di Justin nella barra di ricerca. Aprii la pagina di un sito di gossip, restando scioccata nel leggere l’articolo che parlava del nostro appuntamento (finito tra le lenzuola, diceva il sito), della festa a Malibù e di Justin che entrava in casa mia la sera e usciva la mattina dopo, con un aspetto stravolto che lasciava intendere fin troppe cose, con tanto di foto. Ovviamente, io ero additata come la ‘nuova fiamma’ di Justin.
Stupida com’ero, lessi i commenti, pieni di minacce di morte, qualche commento poco carino sul fatto che ‘usavo’ Justin solo per farmi notare, chi ci dava già per finiti (ma se non eravamo neanche iniziati!), chi pensava che eravamo una bella coppia e qualche raro commento di qualcuno che pensava che ero bellissima. Beh, almeno questo.
Decisi di parlarne con Justin, così uscii dal retro e gli mandai un messaggio, per chiedergli di farmi entrare dal garage – giusto per evitare la ressa e per non creare altri rumors.
Quando mi ebbe aperto, non esitai ad entrare nel garage a passo spedito, trascinandolo con me. «Cos’è questa storia che io e te stiamo insieme?»
«E buongiorno anche a te – disse lui, sarcastico – Però, che bel look.»
Arrossii, ricordandomi di essere in pigiama e di avere i capelli spettinati. Ma, alla fine, a chi interessava? Io dovevo solo sistemare la faccenda.
«Smettila di fare l’acido e rispondimi.»
«Io non sono acido, bimba. E comunque, non ho la minima idea di quello che stai dicendo.»
Roteai gli occhi, indicando la porta. «Esci un attimo.»
Justin uscì; quando rientrò era sconvolto. «Che cazzo sta succedendo?»
«Leggi questo.» dissi, dandogli la pagina che avevo stampato.
Justin la guardò, leggendo attentamente. Deglutì, alzando lo sguardo. «È un bel casino.»
«Un bel casino? Siamo nella merda, Justin.»
«Non è così una tragedia, basta smentire tutto.»
«Bene. Ovviamente smentirai tutto tu.» dissi, sedendomi sul cofano di una macchina che sembrava uno specchio.
Justin mi fissò, scocciato. «Non puoi farlo tu?»
«Sei tu quello famoso. Crederanno più a me, che a te.»
Justin sbuffò, entrando in casa. Tornò in garage con il suo iPhone in mano, si sedette accanto a me ed entrò su twitter. Scrisse il tweet velocemente, prima di riporre il cellulare nella tasca del pantalone della tuta.
«Cos’hai scritto?» gli chiesi, curiosa.
«Che io e te non stiamo insieme e sono solo voci. Va bene o dovevo scrivere che mi odi a morte e che la sola idea di stare con me ti fa vomitare?»
Mi accigliai. «Io non ti odio.»
«Solo, mi strangoleresti.» ridacchiò amaramente lui, guardando il vuoto.
«Non lo farei.» dissi debolmente. Riuscivo a vedere il dolore nei suoi occhi; questo mi fece un po’ male.
Justin ammiccò. «Io dico che lo faresti eccome.»
Alzai gli occhi al cielo, scuotendo la testa. «Non finirei di certo in galera per ucciderti, ho pur sempre una vita!»
La mia battuta gli strappò un sorriso.
Justin mi fissò attentamente, pensieroso. «Però, io e te saremmo una bella coppia. Un po’ scardinata, certo, ma... faremmo scintille a letto.» disse, malizioso.
Roteai gli occhi. «Ovviamente, che discorso è se non ci infili qualche porcata?» sbraitai, arrossendo.
Justin rise. «Dico solo le cose come stanno. Devi ammette che, fisicamente, siamo compatibili.»
«Solo fisicamente.» sbottai, incrociando le braccia al petto.
«Potremmo essere scopamici.» propose, alzando le spalle.
Nonostante l’idea mi disgustasse, nel profondo sapevo che non mi sarebbe dispiaciuto affatto. Non l’avrei mai ammesso, però.
«Non finiremmo come Justin Timberlake e Mila Kunis, stanne certo.» dissi sommessamente.
«Lo so, piccola. Però ammetti che sarebbe una bella idea.»
«Neanche in un milione di anni.» dissi, scandendo bene le parole.
Justin rise. «Io non ti credo, lo sai.»
«Va bene – dissi, fintamente rammaricata – Io vado. Ho bisogno di una doccia.»
«Pensami, mi raccomando.»
Mi voltai, sorridendo malefica. «Mentre scivoli nella doccia, cadi e muori?»
Justin si portò la mano sulle parti intime, abbozzando una smorfia. «Simpatica come al solito, Dale.»
Sorrisi malefica. «Lo so, Bieber.»
 
Mi guardai attentamente allo specchio, prima di racchiudere i capelli in uno chignon disordinato ed entrare in doccia. Presi la spugna, bagnandola e versandoci il bagnoschiuma sopra. La passai sul mio corpo, rilassandomi.
La doccia era uno delle poche cose in grado di rilassarmi e farmi dimenticare tutto. Non avevo ancora capito il perché, ma mi faceva sentire come se fossi in una bolla in cui tutti i problemi svaniscono, almeno per qualche minuto.
Appena uscii dalla doccia, mi accorsi che il mio cellulare stava squillando. Mi diressi in camera mia quasi correndo; afferrai il cellulare da sopra al letto.
«Pronto?»
«Ehi, biondina, sono Ariana.»
«Ehi, Ari – sorrisi – Che succede?»
«Niente, ho... letto un articolo che parlava di una tua relazione con Justin, e... è vero? Ti prego, dimmi che è vero.»
«Non lo è, mi dispiace.»
Sentii Ariana sospirare. «Quindi, Jamelia non esiste?»
Spalancai la bocca. «Jacosa
«Jamelia – ripeté – Il tuo nome e quello di Justin. Tipo Jelena, Haylor... queste cose così.»
«Ti sei inventata un nome per una coppia che non esiste?» le chiesi, aggrottando le sopracciglia.
«Che posso farci? Vi vedo bene insieme. Sareste così carini...»
«Per niente – ridacchiai – Oh, ho un’altra chiamata. Ci sentiamo dopo?»
«Ok, ciao.»
Staccai la chiamata, rispondendo a quella di Justin. Che vuole ora?
«Che vuoi?» chiesi subito, seccata.
«Sei scortese anche a telefono, fantastico – sbuffò lui – Comunque... cosa fai ora?»
«Parlo a telefono con te?» chiesi, ovvia.
«Giusto, giusto – rise – Sei in camera tua, vero?»
«Perché ti interessa?»
Comincio a pensare che sia una specie di stalker.
«Giusto per chiedere.»
«Comunque sì, sono in camera mia.»
«E... cos’hai addosso?»
A quel punto ebbi la conferma che il mio vicino di casa era un fottuto stalker. Mi guardai, scoprendo che addosso non avevo proprio un bel niente. Ok, nella fretta di rispondere a telefono, avevo dimenticato di coprirmi.
«Perché ti interessa?» chiesi, mordendomi un labbro.
«Perché, sai com’è... dalla mia finestra sembri un tantino nuda.»
Sgranai gli occhi, voltandomi. Justin era seduto davanti al davanzale della finestra, rideva compiaciuto. Strillai, buttando il cellulare sul letto e correndo in bagno, chiudendomi dentro. Indossai la prima cosa che mi capitò a tiro ed uscii di nuovo, controllando se Justin fosse ancora affacciato. Chiusi la finestra con le tende e mi distesi sul letto, sentendolo vibrare a causa di un messaggio che era appena arrivato sul cellulare. Lo presi; era un messaggio di Justin.
 
-Non era niente che non avessi già visto, comunque, non c’è bisogno di imbarazzarsi ;)
 
«Vaffanculo.» sibilai a denti stretti, posando il cellulare sul comodino.


 


 
Buona sera.
Scusate se posto a quest'ora, ma il pc è stato occupato fino ad ora >.<
Anyway, adesso parliamo del capitolosss. E' un po' inutile, come avrete notato lol è solo che ho deciso di scrivere almeno due o tre capitoli 'fuori trama' perché, se sviluppassi la trama in ogni capitolo la storia durerebbe davvero poco... e anche perché voglio far fare qualche figura di merda ad Amelia AHAHAHAH
Vorrei sapere cosa ne pensate c:
A preesssssssto :3

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***




 
Capitolo 8

 

Andare in spiaggia mi piace tantissimo. La sabbia, il sole, l’acqua fredda e salata, persino le urla dei bambini che giocano. Per questo, quando Justin mi propose di andare con lui e i suoi amici, accettai subito. Non tanto per la compagnia - ok, forse un po’ anche per quella - ma perché avevo davvero bisogno della spiaggia e di svagarmi un po’, una volta tanto.
Ovviamente, la mattina prima di andare ho ricordato una cosa che mi avrebbe costretta sotto l’ombrellone: l’orrendo, fastidioso ciclo mestruale. Che, guarda caso, arrivò proprio in quel fatidico giorno. Cercai di declinare l’invito all’ultimo, ma Justin insisté, dicendo che ormai avevo accettato e non potevo disdire all’ultimo minuto. E così, mi ritrovai di nuovo nella cafonissima Audi leopardata, in viaggio per andare al mare. Yuppi!
«Tranquilla, le tue cose posso tenerle io mentre fai il bagno.» rise, facendomi sbuffare.
«Ti odio. Perché mi hai costretto a venire con te?» piagnucolai, appollaiandomi sul sedile.
«Perché io e Chris dobbiamo sfotterti un po’, Chaz e Ryan vogliono conoscerti e anche perché ho invitato Jackie, si sentirebbe un po’ fuori posto in un gruppo di soli ragazzi, non credi?»
Rizzai le orecchie. «Jackie? Hai invitato anche lei?» chiesi, allarmata.
Certo, avevamo risolto la questione Troy, ma lei restava comunque la persona più vicina al mio ex ragazzo. E in più sapeva cose che io pensavo su Justin che era meglio non sapere.
«Sì, è simpatica – rispose Justin – Non mi sembri molto contenta all’idea.»
«È la cugina di Troy.» dissi, facendo spallucce.
All’improvviso, cominciai a pensare che forse Justin era interessato a Jackie. Beh, era impossibile, ma d’altronde... Jackie era una bella ragazza, simpatica e con tutte le rotelle a posto, al contrario di me. Ma tanto Justin è innamorato di me. O forse... forse ha deciso che deve interessarsi ad altre ragazze? D’altronde, io non lo cago di striscio se non per insultarlo, lo tratto una merda e gli tengo sempre presente che tra noi non potrà mai esserci niente. Beh, non lo biasimerei se provasse a ‘disinnamorarsi’ di me...
«Che hai? Mi sembri distratta.» mi chiese, guardandomi confuso.
Scossi la testa. «Niente. Pensavo.»
 
Bene, credevo di non odiare Jackie? Mi sbagliavo.
Era tutta la mattina che stava appiccicata a Justin. Rideva senza ritegno alle sue battute anche quando non facevano ridere, gli saltava addosso e faceva di tutto per rimanere con lui. Io non potevo neanche fare niente per tenerli separati per colpa del ciclo.
«Ma dovevi venire proprio ora, stronzo?» borbottai fra me e me, distendendomi sul lettino.
«Che ho fatto?»
Alzai lo sguardo, scorgendo la figura di Christopher. Mi guardava confuso.
«Non parlavo con te – spiegai – È che proprio oggi mi è arrivato il ciclo mestruale e non posso farmi il bagno!»
«Potevi restare a casa.» suggerì lui, sedendosi.
«Volevo. Ma quel cretino del tuo amico nano mi ha costretta a venire perché altrimenti la povera Jackie si sarebbe sentita fuori posto in un gruppo di soli maschi. Beh, lo vedo come si sente fuori posto, un altro po’ e lei e Justin scopano in acqua!» sbuffai.
Chris rise. «Sei gelosa, per caso?»
Sbattei le palpebre. «No.» dissi, dubbiosa.
Beh, in effetti sembravo molto gelosa. Ma per quale motivo? Ho appurato che a me Justin non piace, lo vedo solo come il solito vicino rompiballe. Eppure... perché mi sto arrabbiando a guardarlo fare lo scemo con Jackie?
«Amelia, ti conosco meglio di quanto tu creda.» ammiccò Chris.
«Te l’ho detto, non sono gelosa... sono semplicemente arrabbiata perché sono venuta qui a causa sua e per cosa? Stare da sola.»
Chris stava per ribattere, ma gli feci segno di stare zitto perché Justin – con il cagnolino al suo seguito – stava arrivando.
«Ehi, Amelia, perché non vieni a fare il bagno? L’acqua è stupenda!» mi derise lui, prendendo l’asciugamano e passandosela sui capelli.
Mi morsi il labbro, notando le gocce d’acqua scorrere sul suo petto. Tuttavia, ciò non riuscì a distrarmi dal mandarlo a fanculo.
«Oh, andiamo, era solo una battuta!» si difese.
«Una battuta che non fa ridere.» protestai.
O meglio, che faceva ridere solo quella sciacquetta. Che ora ovviamente rideva come se Justin avesse detto qualcosa da pisciarsi sotto dalle risate.
«Lasciamo stare, va. Chi vuole accompagnarmi al bar?» chiese, cercando il portafogli.
Jackie sorrise. «Vengo io!»
Roteai gli occhi. Come previsto.
Chris scosse la testa impercettibilmente, alzandosi. Prese Jackie sulle spalle, trascinandola in acqua. Lo guardai a bocca aperta, finchè non si girò e mi sorrise malizioso.
«Ok, sei rimasta solo tu. Vieni con me?»
Scossi la testa. «Devi andare con Jackie, o no?»
«Jackie è impegnata, al momento – notò Justin, ridendo – Dai, vieni con me. Almeno fai qualcosa di diverso, invece di stare sotto l’ombrellone a lamentarti!»
«Chi ti ha detto che mi sto lamentando?»
Justin si chinò verso di me, accarezzandomi una guancia. «Ti conosco.»
Deglutii, sentendomi inghiottire dall’intensità del suo sguardo. Non mi aveva mai guardata con quell’intensità, come se cercasse di leggermi nel pensiero. E, dovevo ammetterlo, mi faceva sentire a disagio.
«E va bene, hai ragione. Mi sto lamentando – ammisi, sconfitta – Ma solo perché...» mi interruppi di colpo.
Non avrei potuto dirgli che mi stavo lamentando perché lui faceva lo stupido con Jackie. Avrebbe sicuramente pensato che ero gelosa – che non ero assolutamente. Almeno, così credo.
«Perché?»
Mi morsi il labbro inferiore, notando Jackie e Chris risalire dalla riva. Mi alzai e afferrai Justin per un polso, trascinandolo via con me. Raggiungemmo il bar così velocemente che non mi accorsi di quanto la sabbia scottasse sotto i miei piedi.
«Amelia.»
Mi voltai, fissai Justin vaga. «Sì...?»
«Non mi hai detto perché ti stavi lamentando.»
«Oh... mi lamentavo perché fa un caldo bestiale e non posso fare il bagno.» buttai giù.
Beh, un fondo di verità c’era.
Justin scosse la testa. «C’è di più. Dimmelo.»
«Non c’è niente di più.»
«Invece sono sicuro che c’è qualcosa che non vuoi dirmi.» disse, avvicinandosi a me.
«N-non c’è niente, te l’ho detto.»
Ormai era vicinissimo a me, riuscivo quasi a sentire il suo respiro sulla mia pelle.
All’improvviso sentimmo degli scatti, Justin sgranò gli occhi e afferrò la mia mano, cominciando a correre. Stare al passo con lui era difficile, correva come un forsennato. Quando ci fermammo, eravamo dietro le cabine. Stavamo quasi attaccati, respiravamo affannosamente per via della corsa.
«Dio. Dovevo saperlo che c’erano i paparazzi...» disse, passandosi una mano sui capelli.
Scossi la testa, mordendomi un labbro. Perché con me si preoccupava dei paparazzi, mentre con Jackie si comportava come un fidanzato senza farsi il minimo problema?
«Cos’hai?»
Alzai lo sguardo verso di lui, notando il suo viso fin troppo vicino al mio. Deglutii, allontanandolo poggiando la mia mano sulla sua guancia.
«Tratti Jackie come la tua ragazza senza farti il minimo problema dei paparazzi, mentre con me non ti fai vedere neanche vicino di un millimetro che ti preoccupi e cominci a scappare. Perché?» dissi, senza neanche elaborare le parole. uscirono così, automaticamente.
Justin divenne accigliato. «Cosa c’entra Jackie ora?»
Beh, tanto valeva ammettere.
«Mi hai costretta a venire a causa di Jackie... che poi ti sta addosso senza calcolarmi. Beh, neanche tu mi calcoli.»
Justin si leccò il labbro inferiore. «Quindi, tu sei così seccata perché do attenzioni a Jackie e non a te.»
Distolsi lo sguardo dal suo. «Più o meno...»
Le labbra di Justin premettero sulla mia guancia, prima di avvicinarsi al mio orecchio. «Sei gelosa, piccola?» chiese sussurrando nel mio orecchio, con il suo solito tono mellifluo.
Lo allontanai da me, fissandolo sconcertata. «Io? Gelosa? Di te? – chiesi ironica, indicandomi – Hai presente con chi stai parlando?»
«Sì – si morse un labbro – Sto parlando con la ragazza che non si è fatta il minimo scrupolo di venire a letto con me, con la ragazza che si è lasciata baciare e che mi ha costretto a passare la notte con lei. Sai, tesoro, non mi stupirei se ti fossi innamorata di me.» cantilenò, avvicinando il suo viso al mio.
«Ok, adesso sono anche innamorata di te? questa è bella, proprio.» ridacchiai, alzando gli occhi al cielo.
Justin scosse la testa. «Allora perché sei gelosa?»
«Non sono gelosa. Sono solo infastidita, ok? Adesso andiamocene, sta cominciando a diventare claustrofobico.» liquidai il discorso, voltandomi.
Justin afferrò la mia mano per impedirmi di scappare, avvicinò di nuovo le sue labbra al mio orecchio e mordicchiò leggermente il lobo.
«Con Jackie non mi preoccupo dei paparazzi perché a lei non ci tengo, quindi non mi peserebbe affatto smentire una mia relazione con lei.» spiegò, prima di baciare la zona dietro il mio orecchio e superarmi, uscendo dal piccolo spazio.
Lo raggiunsi. «Quindi, tu tieni a me?»
Justin si voltò, facendomi l’occhiolino. «Forse.»
Lo guardai allontanarsi a bocca aperta.



 

Heylaaa.
Scusate il ritardo, ma questo capitolo non voleva uscire in nessun modo. L'avrò riscritto tipo una decina di volte e comunque non mi convince, lol.
Beh, in questo capitolo abbiamo un'Amelia stranamente gelosa nei confronti di Justin, che comunque non riesce ad ammettere che forse, a Justin un po' ci tiene. Non ci vorrà poi molto, perché si renda conto dei suoi sentimenti... forse.
Ora, ho già il capitolo nove pronto, e devo dire che ne succederanno delle belle (?). Aspetterò che arrivi qualche recensione, prima di postarlo.
Vorrei sapere cosa ne pensate, ci tengo molto.
A pressto.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***






Capitolo 9
 


Quella mattina fui svegliata dallo squillo del mio cellulare. Controllai, ancora mezza addormentata, il nome che lampeggiava sul display: Justin. Roteai gli occhi, infastidita. Cosa voleva a quest’ora?
«Non è il momento giusto per chiamarmi, Bieber.» risposi, rotolandomi nel lenzuolo.
«Non è mai il momento giusto, con te – sospirò rassegnato lui – Stasera sei libera?»
Mi sedetti. «Perché vuoi saperlo?»
«Perché io e Chris andiamo ad un locale che hanno appena aperto, e... mi farebbe piacere se venissi con me- cioè, con noi. Sì, con me e Chris.»
Sorrisi, davanti al suo tono impacciato. «Non lo so. Forse Ariana voleva uscire...»
«Ho chiesto anche a lei, ha detto che veniva.» ridacchiò, convinto di avermi in pugno.
«Allora credo che resterò a casa, in compagnia di un bel film...»
«Dio, Amelia! Perché non la smetti di trovare scuse ed esci con me?!»
Sgranai gli occhi, a sentire l’arrabbiatura del suo tono di voce. Non l’avevo mai sentito parlare in un modo così scortese ed arrabbiato. O almeno, non mi aveva mai parlato in quel modo. Certo, gli davo filo da torcere, ma con me non s’era mai incazzato. Ed ora, solo perché ho rifiutato un invito ad uscire con lui... perde le staffe.
«Amelia, ci sei?»
«Oh... sì – dissi, scuotendo la testa – Se proprio ci tieni alla mia presenza... allora verrò.»
«Perfetto. Fatti trovare pronta per le otto.» disse, staccando.
Ero sicura che c’era qualcosa che non andava, ma non avevo capito bene cosa. Forse, Christopher poteva aiutarmi... fortunatamente ho ancora il suo numero in rubrica!
«Pronto?» rispose, assonnato.
«Ehi, Chris... sono Amelia. Disturbo?»
«È sabato mattina e sono le nove e mezza. Io direi che sì, disturbi.»
«Lo so, lo so. Ma ho bisogno di te.»
«Oh, che dolce. Cosa ti serve, tesoro mio?» chiese, il tono di voce di un bambino che prega i suoi genitori per farsi comprare un giocattolo.
Scossi la testa, trattenendo una risata. «Si tratta di Justin. Prima mi ha chiamata per chiedermi di uscire con voi, stasera, e...»
«Finalmente l’ha fatto!» esultò Chris, sollevato.
«Non interrompermi!» sbottai.
«Scusa, amoruccio – rise – Continua, dai.»
«Appena gli ho detto di no si è incazzato manco l’avessi insultato. Di solito lo irrito continuamente, ma lui non si incazza mai così tanto con me... sai se c’è qualcosa che lo infastidisce, o che l’ha fatto arrabbiare?»
«Non lo sai, vero?» mi chiese, incerto.
«Cosa?» chiesi di rimando, incrociando le gambe sul letto.
«Qualche giorno fa lui ha incontrato Selena e... il suo nuovo ragazzo.»
Scattai sul letto. «Cosa cosa cosa? – chiesi, scioccata – E con chi starebbe uscendo?»
«Boh, non venire a chiederlo a me! – esclamò – So solo che lei sembrava felice e che Justin c’è rimasto male. Il che mi è parso strano, dato che dice che a lui non importa più niente...»
Scossi la testa. «E tu gli credi? Bah, voi ragazzi siete proprio stupidi.»
Quindi, Justin era scazzato perché Selena l’aveva - apparentemente - dimenticato. Era il caso di crederci?
 
Sentii bussare alla porta, saltellai giù per le scale con le scarpe in mano. Aprii, trovandomi Justin avanti. Indossava una camicia nera ed un paio di pantaloni scuri, qualcosa che vedevo raramente su di lui. Non riuscivo a vedere i suoi occhi, poiché indossava delle Ray Ban con le lenti a specchio.
«Sei pronta?» mi chiese, con un filo di voce.
Notai qualcosa di strano nel suo tono di voce: era stanco, piuttosto seccato.
Sospirai. «Sì, aspetta che vado a prendere la borsa.»
Justin annuì, appoggiandosi allo stipite della porta. Salii di sopra, cercando la borsa. Dopo averla riempita, scesi di sotto. Trovai Justin esattamente dove l’avevo lasciato. Non si era accorto della mia presenza, stava pulendo gli occhiali sulla camicia. Il rumore dei tacchi delle mie scarpe gli fece alzare lo sguardo; mi accorsi che aveva gli occhi arrossati. Mi avvicinai a lui, che si affrettò subito ad inforcare gli occhiali.
«Justin... perché hai gli occhi rossi?» chiesi, afferrandogli la mano.
Justin ritrasse la mano, si diresse alla sua Ferrari. «Sali, siamo già in ritardo.» disse, salendo in macchina.
Mi sedetti sul comodo sedile in pelle, osservando Justin che metteva in moto. Era molto concentrato sulla strada e non parlava, cosa che mi insospettì ancora di più. Di solito Justin parlava senza fermarsi, anche di stronzate che capiva solo lui.
«Va tutto bene?» chiesi, spezzando il silenzio.
«Alla grande.» rispose lui, passivo.
«Mi sembri strano. Sei troppo... sobrio.»
«Sto bene.» ringhiò, arrabbiato.
«Se lo dici tu.» sospirai arresa, facendo spallucce.
Non si sarebbe mai aperto con me, dovevo saperlo...
Cercai di stare zitta per tutto il tragitto, cosa pressoché tragica per una come me che si sentiva  a disagio a stare zitta per troppo tempo. Non ebbi neanche il coraggio di accendere la radio, consapevole che sarebbe passata di sicuro qualche canzone di Selena. Non volevo turbare Justin ulteriormente.
Quando uscimmo dall’auto, tirai un sospiro di sollievo. La situazione era diventata piuttosto scomoda...
Entrammo nel locale, Chris e Ariana ci aspettavano dentro.
«Te l’ho detto, io il twerk non lo ballerò mai.» sbottò Ari, rivolta a Chris che la guardava divertito.
«Pensaci soltanto.»
Ariana scosse la testa, voltandosi verso l’entrata. Notò me e Justin, sorrise sollevata e camminò velocemente verso di me, abbracciandomi.
«Finalmente siete qui – esultò – Quel maniaco del tuo amico insiste nel cercare di convincermi a ballare il twerk.» disse, rivolta a Justin.
«Che vuoi farci? È un fissato.» rise Justin, alzando le spalle.
Raggiungemmo Chris; ordinammo qualcosa da bere al bar. Io ed Ariana ci sedemmo su uno dei divanetti liberi.
«Ho letto il tuo messaggio – cominciò – Cos’è successo con Justin?»
Sospirai, volgendo lo sguardo al liquido nel bicchiere. «È strano, oggi. Scazzato come non l’ho mai visto finora. Chris è convinto che c’entri Selena e il suo nuovo ragazzo...»
«Oh, oh. Questo è un bel guaio.» borbottò Ariana, fra sé e sé.
La guardai. «Come, un bel guaio?»
«Beh, prima ho visto... Selena. È qui, con il ragazzo. Pensavo che non fosse un problema, ma... mi rendo conto che lo è eccome.»
Sgranai gli occhi. «Oh cielo. Dobbiamo trovare Justin prima che sia...»
Alzai lo sguardo, trovando Justin proprio davanti me. Guardava il vuoto, la bocca piegata in una smorfia di disgusto. Beh, era facile capire cosa stava guardando...
Si avvicinò a noi, posando il suo bicchiere sul tavolino davanti al divanetto e strappandomi il bicchiere di mano, bevendo il contenuto in un sorso. Poi si allontanò, diretto al bar.
«Troppo tardi.» sussurrò Ariana, concludendo la mia frase.
 
Avevo perso Justin di vista da quando aveva visto Selena. Nessuno di noi l’aveva più visto, a dire il vero. Al bar non c’era e sulla pista c’era fin troppa gente per controllare. Dovevo trovarlo, e subito. Ero troppo preoccupata per lui, e volevo cercare di tirarlo su come lui aveva fatto con me.
Alla fine lo trovai sul retro del locale, seduto a terra, con una bottiglia di vodka in mano. Mi chiesi dove l’avesse trovata, mentre mi sedevo accanto a lui.
«Dove l’hai presa la bottiglia?» gli chiesi, facendolo voltare.
«Mi è bastato allungare due centoni al barista.» rispose, prendendo un lungo sorso.
«Non dovresti bere così tanto... fa male.» mugugnai, accarezzandogli la fronte.
«Di certo fa meno male di sopportare l’immagine della mia ex che slinguazza allegramente con un altro.» sbuffò, notando che la bottiglia era vuota. La buttò per terra, alzandosi. Mi alzai, seguendolo dentro.
«Ora dove vai?»
Justin si voltò, sorrise stanco. «Da quando ti preoccupi così tanto per me?»
Mi avvicinai a lui. «Ho paura che tu possa fare cazzate. So che a volte non sembra, ma io tengo davvero a te.»
«Certo.» disse sarcastico, mischiandosi con la folla.
Sospirai amareggiata, appoggiandomi al muro. Restai lì finchè non sentii la voce di Chris urlare: «Basta! Smettetela!»
Superai la folla che borbottava, notando Chris mantenere Justin, ridotto male, e due ragazzi trattenere il ragazzo che stava con Selena, ridotto male anche lui. Mi avvicinai a Chris, che cercava di far ragionare un Justin ubriaco e privo di senno.
«Cos’è successo?» chiesi.
«Non l’ho capito neanche io, a dire il vero – rispose Chris – So solo che li ho visti parlare ed un attimo dopo stavano facendo a botte.»
Scossi la testa. Sapevo che non dovevo perderlo di vista, lo sapevo!
«Lasciami andare – sbottò Justin – Io lo ammazzo!»
«Justin, quel tipo è più grosso di te. Vuoi finire col collo spezzato? Non credo proprio – disse Chris, voltandosi poi verso di me – Puoi portarlo a casa, per favore?»
«Perché io?» chiesi, indicandomi.
«Perché io dovrei guidare fino a Calabasas per poi tornare qui? E poi tu non ti stai neanche divertendo.»
Alzai gli occhi al cielo, sapendo però che Chris aveva ragione. Così, mi limitai ad annuire ed afferrare Justin per un braccio, portandolo fuori.
«Dove andiamo, tesoro?» mi chiese, mentre lo facevo salire in auto.
«Dove potremmo andare, scemo? A casa.» risposi, mettendo in moto.


 
 
Hola :)
Eccomi qui, come ogni settimana, a scassarvi le palle u.u
Beh, io ve l'avevo detto che sarebbero successe delle belle... sono sicura che Justin non concorderebbe con me lol (?)
Avevo in mente una scena del genere prima ancora di sviluppare la trama della fanfiction (che, per dovere di cronaca, ho finito di sviluppare solo stamattina), e devo dire che sono piuttosto soddisfatta del risultato, anche se non è niente in confronto a quello che succederà nei prossimi capitoli.. u.u
Ok, ora vi lascio, ho già scritto abbastanza minchiate uu
Vorrei sapere cosa ne pensate, ci terrei molto :)
A presssssto, girlz (?) :3

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***






Capitolo 10

 
 
Justin dormì finchè non arrivammo a casa. Lo aiutai ad uscire dall’auto e, dopo essermi accertata di aver messo le sicure, entrai in casa portandolo con me.
«Sapevo che volevi scoparmi, piccola.» ridacchiò lui, mentre lo trascinavo sul divano.
Alzai gli occhi al cielo. Perfetto, la sua personalità da maniaco sessuale si intensifica da ubriaco!
«Io non voglio fare niente con te – sbuffai, facendolo sedere – Devo solo controllare se è tutto a posto.»
Beh, ovviamente non lo era. Justin aveva un occhio nero, il labbro inferiore spaccato e aveva perso sangue dal naso, che ora s’era seccato facendolo sembrare un personaggio di un film d’azione appena uscito da una rissa epica.
«Qual è il suo verdetto, dottoressa?» mi chiese, sarcastico.
«Beh, sei messo maluccio, ma non è niente di irreparabile.»
Andai in cucina, bagnai un fazzoletto con l’acqua e presi del ghiaccio. Quando tornai in salotto, Justin mi guardò intensamente, quasi come se mi stesse spogliando con gli occhi. Scossi la testa, tamponando il fazzoletto sul suo viso per pulirlo. Lui, intanto, teneva il ghiaccio sull’occhio nero. Lo sentii sospirare, seguii la direzione del suo sguardo.
«Smettila di guardarmi le tette.» mi lamentai, facendogli alzare il viso.
«Scusa, piccola – si morse un labbro – È che devo non pensare al dolore in qualche modo. Mh, ti vedrei bene vestita da infermiera sexy, in questo momento.»
Alzai gli occhi al cielo. «Smettila, altrimenti le prendi anche da me – borbottai, facendolo ridere – Posso sapere perché hai fatto a botte con quello lì?» chiesi, accarezzandogli una guancia.
Justin sospirò. «Io non volevo, davvero. Ma lui s’è avvicinato a me e a cominciato a provocarmi, dicendo cose che non ti dico ora, dovevo pur difendere la mia virilità in qualche modo.»
Scossi la testa. «Uomini.»
«Non puoi capire.» mugugnò lui, baciando il palmo della mia mano. Le sue labbra sfiorarono il mio polso, prima che lui lo afferrasse e studiasse la parola incisa sulla mia pelle.
«Freedom – lesse, accarezzando l’incisione con i polpastrelli – Perché ti sei fatta tatuare ‘libertà’ sul polso?»
«È il nome di mia madre.» ammisi imbarazzata, sedendomi accanto a lui.
«Tua madre si chiama Freedom?» mi chiese, divertito.
«Nella famiglia di mia madre le femmine hanno tutte nomi strani – spiegai, facendo spallucce – Pensa che mia nonna si chiama Plumeria
Justin rise. «Tu non hai un nome strano, però.»
«Il mio l’ha scelto papà, altrimenti mi sarei chiamata Sprinkle.» ridacchiai.
Justin avvicinò il suo viso al mio. «Sprinkle Dale – mugugnò, sempre più vicino alle mie labbra – Suona bene.»
Poggiai una mano sul suo petto, allontanandolo da me. «Io non credo...»
Justin rise, scuotendo la testa. La sua mano destra si poggiò sulla mia schiena, attirandomi a sé finchè le nostre labbra non si toccarono. Delle sensazioni strane scossero il mio corpo, mentre le sue labbra accarezzavano insicure le mie. Quelle sensazioni mi fecero capire che, per quanto sbagliato fosse ciò che voleva da me, era il caso di accontentarlo.
In effetti, volevamo entrambi questo.
Justin mi fece salire a cavalcioni su di lui, continuando a baciarmi con foga. Gli sbottonai la camicia, sfilandogliela e poggiandola sul bracciolo del divano. Tracciai i suoi addominali con le dita, mentre lui sollevava il mio vestito, sfilandolo. Si morse un labbro, facendomi distendere sul divano. Mi squadrò attentamente, prima di abbassarsi verso di me e baciarmi flebilmente le labbra. Le sue labbra sfiorarono la pelle del mio collo, mentre il resto dei nostri indumenti raggiungeva il pavimento. Come era successo quella prima volta che avevamo fatto sesso, mi resi conto delle cose solo quando sentii i fianchi di Justin scontrarsi contro i miei, connettendo i nostri corpi. Cercai di concentrarmi solo sul presente, e non su cosa sarebbe successo in seguito a questa notte, e mi accorsi di star provando molto di più. Quello che sentivo scorrere nelle mie vene non era soltanto piacere, era qualcos’altro. Qualcosa di indefinito - o che io non volevo definire.
«Sei così bella – sussurrò affannato al mio orecchio – Vorrei tanto averti tutta per me non solo per una notte.»
Sorrisi inconsciamente, circondai il bacino di Justin con le gambe mentre lui mi rendeva sua.
 
Aprii gli occhi, squadrando l’ambiente intorno a me. Ero nella mia stanza, e non sul divano come ricordavo. Che avessi sognato tutto? No, era impossibile. Ricordavo di essermi addormentata fra le braccia di Justin, non di essere salita di sopra, aver disfatto il letto ed essermi messa sotto le coperte. E poi perché dovrei aver sognato di fare sesso con Justin? Che stupidaggine.
Mi sedetti sul letto, accorgendomi di avere addosso la camicia che Justin indossava ieri sera. Mi alzai dal letto, scendendo lentamente di sotto. Mi diressi in cucina, trovando Justin girato di spalle, che fissava fuori alla finestra. Indossava i pantaloni e, come sempre, l’elastico delle mutande era in bella vista.
Mi avvicinai a lui, circondando i suoi fianchi da dietro. «Mi hai vestita tu?» chiesi, senza neanche salutarlo.
«Come al solito dimentichi le buone maniere, signorina Dale – borbottò sarcastico – Secondo te chi è stato? Un Umpa Lumpa?»
«Beh, preferirei fossi stato tu... un Umpa Lumpa che mi vede nuda non è il massimo.» mugugnai, facendolo ridere.
«Mi sono svegliato con un gran mal di testa e la prima cosa che ho visto è stata te nuda che praticamente dormivi avvinghiata a me. Una visione niente male, direi.» ridacchiò.
Scossi la testa. «Quindi mi avresti portata di sopra e vestita perché...?»
Alzò le spalle. «Pensavo avessi freddo e non volevo farti dormire sul divano.»
Mi strinsi a lui, affondando la faccia nella sua schiena. «Mi sembra una cosa carina.»
«Oh, Amelia Dale che trova una cosa che faccio carina. Questa è da segnare sul calendario!» rise, trionfante.
«Non fare lo scemo – mi lamentai – Dico sul serio.»
Justin si voltò, prendendo il mio viso fra le mani. «So che dici sul serio, piccola, lo dicevo per prenderti in giro.» ammiccò, avvicinando il suo viso al mio per stamparmi un bacio casto sulle labbra. Quel bacio, a differenza degli altri che mi aveva dato finora, era diverso. Sentivo qualcosa di più.
Decisi di approfondire quel bacio, giusto per capire cosa mi stava succedendo. Justin fu più che felice di assecondare il mio esperimento; lasciò che la mia lingua esplorasse la sua bocca per poi intrecciarsi alla sua. Di nuovo quella sensazione strana alla bocca dello stomaco.
Justin mi fece indietreggiare, facendomi sedere sull’isola della cucina. Le sue mani sfiorarono il mio corpo, fermandosi al mio sedere. Il suo tocco non fece che aumentare queste mie sensazioni, mandandomi nella confusione più totale.
«Com’è che all’improvviso pomici con me con così tanta allegria?» mi chiese, staccandosi di poco.
Scossi la testa, alzando le spalle. Non sapevo spiegarlo neanche a me, ora lo dicevo a lui!
«Accontentati di pomiciare con me.» dissi, sfiorando di nuovo le sue labbra calde con le mie.
Justin sorrise, facendo scontrare la mia lingua con i suoi denti. «Hai cambiato idea, mi piace.»
Le parole di Justin mi fecero riflettere. E se fosse davvero così? forse stavo davvero cambiando idea su di lui, considerandolo non solo il mio vicino di casa...
Il mio stomaco cominciò a tremare. No, per favore, non voglio innamorarmi di lui!

 


 
IT'S A BEAUTIFUL DAYY AND I CAN'T STOP MYSELF FROM SMILING (????????????)
ahaha perdonatemi, oggi mi sento felicissima :D (?) innanzitutto perché oggi è uscita dopo mesi e mesi di trollate assurde, Heartbreaker (voi l'avete ascoltata? asffaacs), perché non avevo studiato italiano e la prof non mi ha interrogata e anche perché mi sono appena arrivati i biglietti per il concerto dei One Direction del 28 *w*
Ok, ora basta parlare di queste stronzate e parliamo del capitolo. Justin e Amelia hanno fatto gli sporcaccioni, eheheh. Devo dire che ho riflettuto a lungo su mettere quel pezzo o no, perché mi sembrava scontato, ma poi ho deciso di metterlo perché è in un certo senso essenziale, perché aiuta Amelia a capire che forse, sotto sotto, qualcosa per Justin la prova. u.u
Ora, nei prossimi capitoli, Mel e Justin si avvicineranno sempre di più, poi... poi lo scoprirete voi cosa succede.
A pressssssto :3
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***






Capitolo 11



 
Sospirai, prima di riporre la rivista sul tavolino con noncuranza. Un’altra voce su una possibile relazione tra me e Justin, stavolta alimentata dalle foto di Justin che lasciava casa mia la mattina dopo la notte che avevamo passato insieme. Non avevo cercato di mettere un freno alle voci e non avevo chiesto a Justin di smentire tutto, questa volta. Il perché non lo sapevo neanche io. Ma, in fondo, perché negare l’evidenza? Io e Justin avevamo fatto sesso. Certo, non stavamo insieme come insinuavano i giornali, ma avevamo passato la notte insieme e non si ci poteva passare sopra come se non fosse stato niente. Perché qualcosa lo era stato di sicuro, almeno per me...
«È vero, quindi? State insieme?»
Mi voltai verso Troy, guardandolo stancamente.
Troy quel giorno era venuto in studio di registrazione con noi, per stare un po’ con sua cugina dato che il giorno dopo - grazie al Cielo - sarebbe partita. Contrariamente a quanto mi aspettavo, la notizia della sua presenza non mi aveva poi scosso molto. Forse, ero finalmente riuscita a passare sopra ai sentimenti che provavo per lui... Forse erano stati sostituiti da sentimenti per un’altra persona? Ma chi lo sa. L’importante era che stavo in quello studio con lui da tipo un’ora e non avevo versato mezza lacrima.
La presenza di Troy, comunque, era un tantino inutile perché Jackie stava - come suo solito - appiccicata a Justin. quando ero arrivata li avevo trovati che parlavano seduti vicinissimo, quasi attaccati. Fin qui niente di strano, se si toglie che Justin era senza maglietta e che Jackie gli toccava gli addominali con le sue zampe da gatta morta. Il tutto sotto gli occhi sbigottiti del povero Troy.
«No, non stiamo insieme – ammisi, volgendo lo sguardo verso il basso – Abbiamo scopato ma non stiamo insieme.»
Perché stavo dicendo quelle cose a Troy? Perché sapevo che a lui potevo dire di tutto. E sì, anche per farlo rosicare un po’. Dopotutto, lui sapeva che ci sarei stata anch’io.
«Amelia Dale che fa sesso senza amore, questa mi è nuova.»
Alzai di nuovo lo sguardo verso Troy, lo guardai accigliata. «Non è sesso senza amore – borbottai, arrossendo leggermente – L’amore c’è, solo... non da parte di entrambi.»
Troy inarcò un sopracciglio, capendo subito da parte di chi stava l’amore. «Io te l’avevo detto che ci provava con te.» sbottò, facendomi una linguaccia.
Alzai gli occhi al cielo. «Che ne potevo sapere io che avevi ragione? Eri il mio ragazzo, mi sembrava solo che fossi un po’ geloso.» mi difesi, facendo spallucce.
«Comunque, avevo ragione io – ridacchiò, trionfante – Come l’hai saputo? Te l’ha detto lui?»
Scossi la testa. «Ho sentito lui e Ariana parlarne. Lui non sa che io so che è innamorato di me. Anche se... ho i miei seri dubbi riguardo a cosa prova per me. Da un po’ di giorni è... strano. Non mi tratta nel migliore dei modi, e poi hai visto quando sono entrata che ha fatto? Non mi ha degnata di uno sguardo e ha continuato a guardare Jackie.»
Troy scosse la testa. «Credimi, è chiaro come il sole che lui è innamorato di te. E poi, mia cugina non se la caga di striscio, per favore! La guardava come se avesse voluto spararla.»
Risi brevemente del modo in cui parlava di Jackie. «Ma allora perché stava senza maglietta?»
Troy fece spallucce. «Evidentemente gli piace farsi guardare. Oppure... che ne sai, magari aspettava solo te e la maglietta non era l’unico indumento che non indossava.» suppose, facendomi un occhiolino.
Spalancai la bocca, sconvolta dalle sue parole. «Ti prego, questo proprio no.»
«D’altronde, che ne puoi sapere?»
Scossi la testa, ammutolendomi quando vidi la maniglia della porta girare. Jackie entrò nella stanza, sedendosi accanto a Troy.
«Cosa facevate?» ci chiese, guardandoci maliziosa.
Alzai le spalle. «Parlavamo.» dissi vaga, prendendo un’altra rivista dal tavolino. Cosmopolitan, il numero con Kelly Osbourne in copertina.
«E di cosa parlavate?» continuò a chiedere lei, insistente.
«Cose che non ti riguardano.» mugugnai, alzando lo sguardo dalla rivista per scoccarle un’occhiata di fuoco.
«Va bene, non scaldarti tanto – disse lei con sufficienza, prendendo la rivista con la foto di Justin che usciva da casa mia in copertina – Quindi, cosa c’è tra te e Justin?»
Sbuffai, cercando di mantenere la calma. Se avesse continuato a fare domande le avrei spaccato il tavolino in testa, poco ma sicuro. «Niente. Ti interessa?»
Vidi Troy scuotere la testa con la coda dell’occhio.
«Molto, dato che io e Justin sono un po’ di giorni che ci vediamo. Sai, non vorrei dover usare le maniere forti per allontanarti dalla sua vita.»
Storsi il labbro. Le maniere forti, pft. «Se tu e Justin vi vedeste lo saprei benissimo, ti ricordo che sono la sua vicina di casa. Sei talmente disperata da inventarti bugie così scadenti?»
«Beh, tu eri così disperata quando pensavi che ero la ragazza di Troy che hai inventato bugie peggiori... ‘Non voglio scendere nei particolari, ma lascia davvero senza parole’ – mi fece il verso – Patetica.»
Mi alzai dal divano, decisa a spaccarle i denti. «Come fai a sapere che sono tutte bugie, sei stata a letto con lui? Da quanto mi risulta, no. Tu puoi solo limitarti ad accarezzargli la pancia facendo tutti gli sguardi svenevoli e i commenti a doppio senso che vuoi, perché alla fine sono io quella che ottiene tutto. E vuoi sapere perché? Perché Justin è innamorato di me. Non di te. Me
Sentii una finta tosse dietro di me; ebbi paura a voltarmi. Quando vidi Justin fissarmi con uno sguardo tra il meravigliato, lo sconvolto e il divertito, provai il desiderio di sotterrarmi.
«Allora l’hai scoperto. Notevole, bimba.» disse canzonatorio, trattenendo a stento una risata.
Mi morsi un labbro, imbarazzata. Decisi che la cosa migliore da fare fosse andarmene, così presi la borsa e corsi via velocemente, diretta alla mia auto. Prima che potessi salire, sentii la voce di Justin chiamarmi.
Mi voltai verso di lui. «Che c’è?»
Justin si avvicinò a me. «Parliamone, almeno.»
«Cosa c’è da dire? Sì, so che sei innamorato di me. E no, non ricambio.»
Justin si morse un labbro. «Da come ti sei appena comportata con Jackie, non direi.»
Alzai gli occhi al cielo. «Smettila di fare supposizioni e credimi sulla parola. Io non sono innamorata di te...»
La mia voce andò affievolendosi sempre di più, insicura su ciò che avevo detto. Come facevo a sapere di non essere innamorata di lui, in fondo? In più, il mio comportamento faceva capire l’esatto contrario di quello che avevo detto. Per non parlare delle mie sensazioni quando lui mi baciava, toccava, guardava... o delle sensazioni che avevo provato vedendolo con Jackie.
Non potevo dire di non essere innamorata di Justin, come non potevo dire di esserlo.
«Ok, lo ammetto. Io... sono confusa.»
«Confusa?» mi chiese, aggrottando le sopracciglia.
Abbassai lo sguardo. «Non sono innamorata di te... però mi piaci. E direi anche tanto.» ammisi, chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, le mie mani erano strette in quelle di Justin.
«Un mese fa mi avresti preso a sprangate sui denti e ora... beh, le cose cambiano in fretta.» rise.
Alzai lo sguardo, incontrando il caramello caldo dei suoi occhi. Diamine, erano davvero stupendi.
«Mi è sembrato strano che quando mi hai sentito dire che sapevo della tua cotta non eri sorpreso, solo... divertito.» rimuginai, appoggiandomi con la schiena alla fiancata dell’auto.
Justin si mise accanto a me. «Perché lo sapevo già. Cioè, che tu lo sapevi.»
Sgranai gli occhi. «Cosa?! E da quanto?»
«Più o meno da quando hai costretto Ariana a dirti tutto – ridacchiò – Sarà pure la tua migliore amica, ma certe cose non le sa proprio tenere per sé.»
«Quella stronza – sibilai – E tu hai saputo che io lo sapevo per tutto questo tempo!»
«Volevo vedere come ti comportavi con me, dato che sapevi... e direi che ti sei comportata piuttosto bene.» soffiò malizioso, avvicinandosi a me.
Cercai di allontanarlo, poggiando le mani sul suo petto. «No, Justin...»
Justin si leccò il labbro inferiore. «Pensavo che se te l’avessi detto ti saresti comportata proprio come ti stai comportando ora.» sussurrò al mio orecchio, baciandomi la guancia ed allontanandosi. Si voltò verso di me, facendomi cenno di tornare in studio.
Feci un respiro profondo e lo affiancai, restando sorpresa quando la sua mano afferrò la mia. La strinsi, intrecciando le mie dita con le sue mentre camminavamo nel corridoio.



 
*
 
Heeeeeeeeello.
Scusate il ritardo cwc Questa settimana non sono molto di buonumore, quindi la mia voglia di scrivere è scesa al sotto zero. Per di più, sono stata impegnata con la scuola.
Ma adesso basta, parliamo del capitolo. Justin sapeva! (dam dam daaaam (?)) Nonostante sia parecchio cliché, è un bel colpo di scena no? uu
Beh, adesso ovviamente Amelia si comporterà in modo molto più riservato nei suoi confronti, perché non vuole illuderlo più di quanto abbia già fatto ewe
Adesso, non so bene quando posterò la prossima volta, dato che il capitolo è ancora in fase di scrittura ma non so bene se riuscirò a finirlo almeno per venerdì prossimo, perché settimana prossima cominciano i compiti in classe e le interrogazioni (yuppi)... cercherò di farvi avere il capitolo al più presto possibile, comunque uu
Ora scappo a vedere The Vampire Diaries (chi di voi lo segue? è asfgsa). Vorrei sapere cosa pensate del capitolo, ci tengo molto ai vostri pareri :)
A pressssssssto :3

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***






Capitolo 12


 
Un mazzo di frangipani. Ecco cosa avevo trovato, quella mattina, quando ero andata ad aprire alla porta senza trovare nessuno. Un mazzo di cento
frangipani poggiati sullo zerbino. Nessuno mi aveva mai mandato i frangipani...
Tra essi c’era un bigliettino, lo presi curiosa di sapere chi li aveva mandati mentre mi chiudevo la porta alle spalle.
 
Ari mi ha detto che i frangipani sono i tuoi fiori preferiti, quindi ho pensato di mandarteli.
-J
 
Non potei fare a meno di sorridere, nonostante pensassi fosse un gesto troppo inconveniente dopo che avevamo appurato di essere solo amici. Dopotutto, era davvero un bel gesto.
Riposi i fiori in un vaso che poggiai sull’isola della cucina. Presi il cellulare, con l’intento di chiamare Justin per ringraziarlo; mentre cercavo il numero in rubrica, esso squillò. Il nome di Justin lampeggiava sul display.
«Sei telepatico? Stavo giusto per chiamarti io.»
Justin rise. «Scommetto che hai ricevuto i fiori... ti piacciono?»
«Certo, sono bellissimi – mi sedetti a tavola, afferrando la tazza di caffè – Nessuno mi aveva mai regalato dei frangipani.»
«Mi è sembrato piuttosto comico che il tuo fiore preferito ha lo stesso nome di tua nonna.»
Arrossii, mentre ricordavo la nostra conversazione di sabato sera. «Sono nata alle Hawaii, praticamente circondata dai frangipani. Era normale che fossero i miei fiori preferiti.»
«Non sapevo fossi nata alle Hawaii.»
«Nata e cresciuta ad Honolulu – ridacchiai, fissando lo sguardo sui fiori – Non pensavo fosse una cosa essenziale da sapere.»
«Beh, mi avrebbe fatto piacere saperlo prima... Comunque, che fai ora?»
«Colazione. Sto morendo di fame.»
Guardai la ciotola con l’impasto dei pancake e il mio stomaco brontolò.
«Non preparare niente e vestiti. Ti porto a fare colazione.»
Non mi diede il tempo di ribattere, che già aveva staccato. Dopo due secondi, sentii bussare alla porta. Andai ad aprire, trovandomi il sorriso di Justin davanti.
«Uhm... che c’è?»
«Vestiti, ti porto a fare colazione.»
«Pensavo scherzassi.»
Justin scosse la testa. «Non scherzavo affatto.»
«Beh... io ho già l’impasto per i pancake fatto, perché non vieni dentro e facciamo colazione insieme qui?» gli proposi, indicando dietro di me.
Justin sembrò pensarci su per un attimo. «Va bene, dai. Però un giorno ti porterò a fare colazione fuori.»
Scossi la testa, mentre Justin entrava e chiudeva la porta alle sue spalle. «Continua a sperare.»
Mi recai in cucina, prendendo la ciotola e versando un po’ del suo contenuto in una pentola.
«Spero tu abbia lo sciroppo d’acero.» disse Justin, dietro di me. Sentii il rumore delle ante della credenza che si aprivano.
«Dev’esserci, controlla.»
Le ante della credenza si chiusero, sentii i passi di Justin dietro di me mentre continuavo a preparare le pancake. All’improvviso, le mani di Justin mi afferrarono dai fianchi, il suo corpo aderì al mio e la sua testa si poggiò sulla mia spalla.
«E riguardo alle mie speranze, beh, io speravo di andare a letto con te un giorno ed è successo anche più di una volta, quindi...» disse con voce suadente, prima di baciarmi una guancia.
Sbuffai, mentre le mie guance si coloravano di rosso. Tuttavia non ribattei, non sapendo cosa dire. Mi limitai a stare in silenzio, ascoltando il respiro di Justin mentre finivo di cuocere le ultime pancake. Ci sedemmo a tavola, guardai Justin cospargere le pancake di sciroppo d’acero.
«È troppo cliché che un canadese mangi le pancake con lo sciroppo d’acero, non credi?» ridacchiai, spalmando la nutella sulle mie.
Justin mi fece un’occhiataccia. «È troppo cliché che un’hawaiana abbia come fiore preferito il fiore più presente alle Hawaii, non credi?» replicò, sorridendo beffardo.
Il suo sorriso mi contagiò. «Touchè.»
Spruzzai la panna sulle pancake, ammirando compiaciuta la mia opera. Queste sì che sono opere d’arte!
«Sei un maiale. Dove lo metti tutto il cibo che mangi?» chiese Justin perplesso, fissando il mio piatto.
«Dici sempre che sono un maiale, sei cattivo.» dissi fintamente offesa, facendo il broncio.
«Ma lo sei.» disse lui, facendo spallucce.
Lo guardai accigliata. «Non lo sono. Solo mi piace mangiare.»
«Ti piace ingozzarti. Quello che hai messo in quel piatto io riuscirei a mangiarlo in una giornata!»
«Allora sei tu che mangi troppo poco, che posso dirti?» dissi io, alzando le spalle.
Justin avvicinò il suo viso al mio, mi guardò in atteggiamento di sfida. «Tu dici?»
«Io dico.» risi.
«Posso mangiare più di quanto tu creda.»
«Non ti credo – Justin prese il mio piatto, rovesciò tutto il contenuto nel suo – Justin! La mia colazione!»
«Devo dimostrarti che io posso mangiare più di te.» disse a bocca piena, mentre masticava.
Lo guardai spazzolarsi la sua - e la mia - colazione ridendo per quanto lo trovassi buffo. Avevo dimenticato che Justin, quando gli si diceva che non sapeva fare qualcosa, cercava di dimostrare con ogni mezzo che lui sapeva farla eccome.
«Vedi? Riesco a mangiare più di te.» disse, facendomi una linguaccia.
«Sì, fantastico. Ora però sono rimasta senza colazione.»
«Ops, credo proprio che ti porterò a fare colazione fuori, allora.» disse, sorridendo beffardo.
Mi ci volle un secondo a capire. «L’hai fatto apposta!» lo accusai, puntandogli un dito contro.
Justin mi fece un occhiolino. «Forse. Ora va a vestirti, ti aspetto qui.»
 
«Non riesco ancora a capire come ho fatto a farmi convincere da te. Potevo benissimo starmene a casa e preparare altri pancake.» mi lamentai, prima di dare un morso alla mia brioche.
Justin alzò gli occhi al cielo, prendendo la sua tazza e mandando giù un lungo sorso di caffè. «Ti offro la colazione e ti lamenti anche?»
«Hai ragione, scusa... penso che sia un gesto carino, comunque.»
Justin sorrise. «Questo ed altro, per te.»
Quella frase mi gelò il sangue nelle vene.
Questo ed altro, per te. La tipica frase che un ragazzo direbbe alla propria fidanzata.
«In che senso?» sputai, pentendomi subito di aver parlato.
«In che senso cosa?» mi chiese lui, confuso.
«Quello che hai detto prima. In che senso lo intendi?»
«Oh... ti voglio bene, per te farei questo ed altro. Semplicemente come tuo amico.»
«Certo.» bofonchiai, nascondendo la bocca dietro alla mia tazza di cappuccino.
«Non mi credi?» mi chiese, accigliato.
«Non molto.»
Justin scosse la testa, stava per dire altro ma il suo cellulare squillò. Guardò il numero sul display, prima di rispondere.
«Ehi, Scott. No, non sono a casa. Sono... sì, sono con lei. Che posso farci? Non riesce a staccarsi da me...»
Quasi sputai il mio cappuccino. Deglutii a fatica, guardando Justin con gli occhi spalancati. «Che cosa?!» strillai, tirandogli il resto della mia brioche addosso.
Justin di tutta risposta rise. «Aspetta, ti chiamo dopo, la mia bella vuole parlarmi.» disse, calcando la voce su mia. Posò il telefono sul tavolino, guardandomi divertito.
«Non voglio parlare con te, voglio solo sgozzarti con le mie mani! Io non sono tua! E poi cos’è ‘sta storia che non riesco a staccarmi da te, semmai saresti TU a non riuscire a staccarti da me!»
Justin scoppiò a ridere, si tenne la pancia con le mani. Lo guardai sconvolta, mentre sembrava non placarsi.
«E non ridere ora.» dissi, accigliata.
Justin si asciugò le lacrime, cercando di respirare normalmente. «È così divertente farti arrabbiare.» disse tutto d’un fiato, scoppiando nuovamente a ridere.
Mi accasciai sulla sedia, sconfitta. «Ti odio, Justin Drew Bieber.»


 

*

 
Buonsalve.
Vi chiedo perdono per non aver postato per due settimane. Non riuscivo a scrivere il capitolo, lo scrivevo e riscrivevo e lo odiavo sempre di più (e neanche questa versione qui non mi convince). L'avrei riscritto ma ero troppo impaziente di postare e poi ci avrei messo il doppio del tempo, così... ecco qui questo fottuto sgorbio.
Sinceramente non mi fa impazzire, è solo per allungare il brodo (?). Ma nel prossimo - se riesco a scriverlo come voglio io, ovvio - ci sarà un bel colpo di scena. Non voglio anticiparvi niente, vi dico solo che Justin avrà ancora più attenzioni per Amelia. Ne sarà contenta o no? Lo scopriremo solo vivendo (?)
Vorrei sapere cosa ne pensate e behhh, se leggete ora (e ne dubito), buonanotte uwu altrimenti... buongiorno (??)
A presssssto :3
Ps: per chi non avesse afferrato questa battuta di Justin:

«Mi è sembrato piuttosto comico che il tuo fiore preferito ha lo stesso nome di tua nonna.»

È perché il nome scientifico dei frangipani è plumeria, che, come dice Amelia nel capitolo 10, è il nome di sua nonna. c:

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***






Capitolo 13

 
 
We had some fun, boy
Now it’s gonna end
 
I giorni seguenti a quello della colazione furono opprimenti. Justin non mi lasciava neanche per un secondo, appena ci salutavamo mi richiamava dicendo che non mi aveva salutato per bene, cercava di trovare ogni scusa per restare da solo con me e mi perseguitava in ogni modo possibile. Era arrivato anche a mandarmi un mazzo di fiori al giorno; dopo una settimana la mia casa sembrava il giardino di mia nonna. In un primo momento la cosa mi era sembrata divertente, in un certo senso mi piaceva che Justin mi dedicasse tutte quelle attenzioni. Ma, passate due settimane, stavo cominciando ad odiare quella situazione. Tutte quelle attenzioni erano diventate qualcosa di pressante.
«Ma dai, è così carino.» lo difese Ariana, osservando curiosa i fiori poggiati sulla mia scrivania. Ne prese uno, rigirandoselo fra le dita.
«Non lo è – replicai, volgendo lo sguardo al soffitto – È fastidioso.»
«Dici così solo perché è Justin. Se fosse stato un qualsiasi altro ragazzo ne saresti stata felice.»
«Io dico che l’avrei odiato comunque. Arrivare a mandarmi sette mazzi di fiori a settimana? Io direi che è anche troppo.»
«Qualsiasi ragazza sogna un ragazzo che le regala fiori su fiori, tu ce l’hai e ti lamenti anche?»
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, facendo vagare il mio sguardo nella stanza. «Sai che non sono il tipo. Non mi piacciono questo tipo di dimostrazioni d’amore, sono superflue e inutili. A me interessano i fatti, non i fiori e i cioccolatini.»
Stavo mentendo. Certo, un fondo di verità c’era, ma le attenzioni che Justin aveva nei miei confronti mi piacevano davvero. Nessuno mi aveva mai dato così tante attenzioni e questo, per quanto mi facesse schifo ammetterlo, mi spaventava da morire. Nessun ragazzo s’era mai innamorato di me a tal punto da mandarmi i miei fiori preferiti e da chiamarmi anche alle due solo per darmi la buonanotte.
«Ne sei davvero sicura?»
«Certo.»
Ariana si sedette accanto a me, studiò la mia espressione. «Non lo sembri per niente.»
Sospirai. «E va bene, non lo sono – ammisi, arrossendo – Cioè, sì, mi da fastidio, ma Justin è così... stranamente dolce con me. Non importa quanto io lo tratti male, lui sembra tenere sempre di più a me.»
«È davvero innamorato di te, lo sai? Non l’ho mai visto così preso.»
Mi morsi un labbro. «Non dovrebbe continuare a correre dietro me – mormorai, avvicinandomi alla finestra – Finirà per farsi male.»
Sentii bussare alla porta, scesi di sotto. Non mi stupii di trovare il fioraio, con il solito mazzo di frangipani nella mano destra.
«Consegna anonima.» disse, porgendomeli.
Certo, anonima. Annuii sommessamente, prima di chiudere la porta. Nei fiori, stranamente, non c’era nessun bigliettino. Di solito c’era sempre una frase di qualche canzone che io non conoscevo, o comunque qualche frase d’effetto alla Justin. Ma stavolta non c’era niente. La cosa mi lasciò un po’ stranita.
«Chi era?» chiese Ariana, scendendo le scale.
«Mazzo di fiori numero cinque.» dissi soltanto, mettendo i fiori nel vaso che già conteneva due o tre mazzi.
«Sembri spaventata.» notò lei, avvicinandosi a me.
«Non c’era nessun bigliettino – spiegai, sospirando – Di solito c’è sempre qualcosa, ma oggi... niente. Solo i fiori.»
Ariana mi guardò confusa, sicuramente in cerca di una spiegazione. «Scusa, ma non ho capito perché sei spaventata da questo.»
«Non sono spaventata, solo confusa.»
Bussarono alla porta, di nuovo. Ero sicura che fosse Justin, e il mio intuito non sbagliò. Di solito dopo la consegna dei fiori ricevevo una sua chiamata o un suo messaggio, come a confermare il mittente. Mi stupii soltanto che quel giorno era venuto di persona.
«Ehm... io vado.» si dileguò Ariana, scansando Justin per uscire da casa mia. La guardai sconvolta, prima di rivolgere il mio sguardo a Justin. Mi guardava implorante e speranzoso; c’era qualcosa nel suo sguardo che mi fece male.
«Ciao, Justin.» lo salutai, facendolo entrare.
Justin si guardò intorno, deglutendo. «Ci sono molti fiori qui.» disse, sorridendo debolmente.
Lo guardai male. «Già, è da un po’ di tempo che uno sconosciuto mi manda un mazzo di fiori al giorno.»
Justin rise per la frecciatina, si chiuse la porta alle spalle. «Ehm... io... volevo parlarti.» disse, torturandosi le dita.
«Spara.» lo incitai, sedendomi sullo schienale del divano.
«Uh... comincio col dire che non sono bravo a parlare di queste cose. Preferirei cantare, ma... devo togliermi questo peso dallo stomaco e non credo che reggerei una canzone intera.»
Cominciai a sudare freddo e a tremare di paura, mentre lo vedevo avvicinarsi.
«Il fatto è che, Amelia, io... mi ero ripromesso di non cascarci di nuovo. Anzi, avevo giurato che non ci sarei cascato di nuovo. Eppure... sapevo che da quella sera sarebbe cambiato tutto. Forse dovevo solo farti scendere dall’auto dopo che mi avevi baciato.»
«Accidentalmente.» mugugnai fra i denti.
Justin rise. «Certo, certo, accidentalmente – la sua voce assunse un che di sarcastico che mi fece rabbrividire – Se era voluto o meno non conta. Credo conti di più come mi sono sentito.»
«E come ti sei sentito?» chiesi timorosa, incrociando le braccia al petto.
Justin alzò gli occhi al cielo. «Potresti non interrompermi, per favore? Sto cercando di dire una cosa seria – annuii – A che stavo...? Sì, sì. Io mi sono sentito... bene, baciandoti. Dopo tanto, davvero tanto tempo mi sono sentito bene. Quella sera ho capito quello che, in realtà, già sapevo da parecchio. Io... io provo qualcosa di forte per te, Amelia. Oserei dire che ti amo. Certo, ora dirai che tu non ricambi, che farei meglio a cercare di dimenticarti ma sai bene che c’è una parte di te, anche piccola e forse davvero nel profondo, che prova lo stesso per me.»
I suoi occhi erano lucidi, mentre parlava e si avvicinava a me. Afferrò una mia mano tremante, poggiandola all’altezza del suo cuore. Batteva furioso, quasi volesse sfondare la cassa toracica. Sospirai, pronta a spezzare il suo cuore, ma non appena feci per parlare le sue labbra si poggiarono, calde ed insicure, sulle mie. Mi pietrificai, mentre Justin cercava una mia reazione al bacio. Sentivo le sue lacrime venire a contatto con la mia pelle, sembravano bruciare come acido. La sua pelle era calda, quasi scottava.
Lo allontanai da me, abbassando lo sguardo. Non volevo incrociare il suo, sicuramente ferito e gonfio di lacrime.
«Justin, no. Io non ricambio. So al cento per cento di non ricambiare – la mia voce divenne tremolante, mentre cercavo le parole giuste – TI voglio bene, davvero, ma... i miei sentimenti per te non vanno oltre l’amicizia, mi dispiace.»
Quando alzai lo sguardo, Justin mi sembrava arrabbiato.
«Continui a mentire – sibilò, a denti stretti – Continui a dire di non provare niente per me.»
«Non sto mentendo.» mi difesi, debolmente.
«No, sai che non è vero. Tu mi vuoi. Allo stesso modo in cui ti voglio io.» disse velocemente, incollando di nuovo le sue labbra alle mie. Questa volta il suo bacio era rabbioso, prepotente. Cercò di schiudere le mie labbra con  la forza, ottenendo comunque scarsi risultati. Lo allontanai, decisa a farlo ragionare.
«Io non provo niente per te. Niente. Non credere che ti ami o chissà cosa solo perché sono venuta a letto con te! Ci siamo divertiti, ma ora basta. Io non ti ho mai amato, non ti amo e credo che mai lo farò.» dissi, fredda.
Justin trasalì, volse lo sguardo al vuoto mentre si asciugava le lacrime. «Sei una stronza.» mugugnò, con la voce incrinata.
«Dovevi solo capirlo prima.» sussurrai con un filo di voce, mentre si voltava per andarsene.
Quando la porta si chiuse con un tonfo, avvertii una sensazione di vuoto all’altezza dello stomaco. Mi ci volle poco a capire che quello che stavo provando era senso di colpa.


 


 
 
Hello.
E' una vita che non posto, lo so. Perdonatemi. E' solo che questo capitolo non voleva uscire, e con gli impegni non ho avuto neanche il tempo di scrivere del resto.
Anyway, eccomi qui a scassarvi le palle con un nuovo capitolo. Capitolo leggermente triste e deprimente, I know. Ma è così che deve andare la storia :(
Nel prossimo succederanno belle - anzi no, brutte - cose (credo dipenda dai punti di vista (?))
Non so bene quando posterò la prossima volta, dipende da quanti compiti avrò (e se avrò abbastanza ispirazione per scrivere cc)
Vorrei sapere cosa ne pensate :)
A pressssssssto :3

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***






Capitolo 14



Justin’s pov.
 
Now that you can’t have me
You suddenly want me
 
 
Stavo fissando il vuoto da un po’ troppo tempo. Ogni tanto sospiravo, chiudevo gli occhi e poi tornavo a fissare avanti a me. Non vedevo granché, visto che erano le cinque del mattino e quel poco di luce che poteva entrare era bloccata dalle tende chiuse; di vedere qualcosa, comunque, non me ne importava affatto. Avrei continuato fino a che non mi sarei alzato dal letto, se non fossi stato distratto dal corpo caldo che aderiva al mio e dalle braccia che mi avvolgevano.
«Non dormi?» mi chiese Selena, assonnata, mentre poggiava le sue labbra sulla mia schiena.
«Non ho sonno.» risposi, chiudendo gli occhi. Immaginai Amelia al posto di Selena e il mio cuore si riempì di veleno.
«Continui a pensare a lei?» continuò a chiedere, con un velo di preoccupazione nella voce.
Scacciai l’immagine dolorosa dalla mia testa e mi girai, facendo finire Selena sotto di me. La baciai, distraendola per qualche minuto.
«Non sono molto stanco – mentii, mormorando sulle sue labbra – Mi aiuteresti?»
Un sorriso malizioso curvò le labbra di Selena. «A stancarti?»
In un battito di ciglia i nostri corpi erano uniti e si muovevano come una cosa sola.
Erano passate ormai due settimane da quando Amelia mi aveva rifiutato, e, seppure mi stessi vedendo con Selena già da qualche giorno, non riuscivo a togliermi le sue parole dalla testa. Ricordarle era peggio di ricevere una pugnalata nel cuore; quella avrebbe fatto sicuramente meno male. Io, del resto, non facevo altro che peggiorare la situazione, immaginando Amelia in ogni contesto. Soprattutto in un contesto come questo.
Selena si era rivelata più che disponibile a consolarmi - sotto ogni aspetto - quando l’avevo incontrata a Los Angeles. Era stato un incontro del tutto casuale, anche se avevo i miei dubbi a riguardo. Ad ogni modo, s’era offerta di aiutarmi e io l’avevo trovato un gesto carino nonostante fosse una mia ex e le sue intenzioni erano un po’ sospettose. Capii tutto solo quando si presentò a casa mia con addosso solo un cappotto. Che cosa da film porno... non che non abbia apprezzato, ovvio.
Ad ogni modo, era quasi una settimana che facevamo un sacco di sesso. Anche troppo, a dire il vero. E tutto questo non faceva altro che peggiorare la mia situazione, perché immaginavo Amelia al posto di Selena. Proprio come stavo facendo ora. Avrei dovuto stare attento, altrimenti avrei finito per dire il suo nome invece di quello di Selena...
Mi chiedo se lei sappia che per me è solo sesso. Da l’impressione di saperlo, ma so che nel profondo spera che questo ci riappacifichi. Mi dispiace davvero illuderla così, ma lei è così... inquietantemente provocante.
Smisi di pensarci, concentrandomi solo sulla voce di Selena che mugolava il mio nome.
 
Mi chiusi nella doccia restandoci una buona mezz’ora, prima di vestirmi. Indossai solo un paio di pantaloni della tuta, scendendo di sotto. Stavo morendo di fame.
Selena stava già facendo colazione, aveva preparato del caffè anche per me. Mi salutò con un bacio che crebbe sempre più di intensità; sarebbe diventato certamente qualcosa di più se lei non si fosse staccata da me, ridendo e sussurrandomi all’orecchio che ci sarebbe stato tempo per quello, dopo. Ridacchiai e ci sedemmo a tavola. Mangiammo silenziosamente, a occhi bassi. Era davvero triste che fuori dalla camera da letto non avessimo un argomento di conversazione decente.
Ne approfittai per fissare Selena. Era pensierosa, gli occhi fissi sulla sua tazza di cereali.
«C’è qualcosa che non va?» azzardai a chiedere, attirando l’attenzione su di me.
Selena si morse il labbro. «Tutto a posto.» disse, neutra.
Scossi la testa. «Ti conosco, Sel, dimmi cosa c’è che non va.»
«Niente, te l’ho detto – sorrise debolmente – È solo che...»
Non riuscì a completare la frase, perché bussarono alla porta. Selena si alzò, corse via. Perfetto.
La seguii all’ingresso, restando pietrificato quando vidi la persona sulla porta. Amelia mi guardava, curiosa e allo stesso tempo sospettosa. Non sorrideva, anzi, il suo volto non aveva alcuna espressione.
Sentii il mio cuore battere troppo velocemente; il mio respiro si accorciò e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Sbattei le palpebre per scacciare il fastidio e cercai di avere un tono di voce normale mentre la salutavo.
«Ciao, Justin.» ricambiò, dondolandosi sui talloni.
Guardava Selena confusamente.
«Ehm... io vado un attimo di là...» mugugnò Selena, voltandosi per salire di sopra.
«Come mai sei qui?» le chiesi, incrociando le braccia al petto.
Amelia entrò titubante, si guardò in giro. «E così sei tornato con Selena?» cercò di cambiare discorso, mentre si chiudeva la porta alle spalle.
«Più o meno – risposi – Ora rispondi alla mia domanda.»
«Ci ho pensato a lungo – cominciò, sedendosi sullo schienale del divano – Volevo chiederti scusa. Ti ho trattato davvero male, l’altro giorno... però vedo che ti sei consolato.» alluse, indicando il soffitto con gli occhi.
Mi morsi un labbro. «Selena mi sta solo aiutando. Come amica.»
«Come amica o più che amica?»
Roteai gli occhi. «Perché ti interessa così tanto? Dovresti essere contenta che non ti sto importunando più, era quello che volevi o no?»
Amelia divenne pensierosa, si morse il labbro inferiore. Il suo sguardo era più che sufficiente come risposta.
«Ma certo. Provi qualcosa per me.»
Amelia abbassò lo sguardo. «Più o meno...»
«Proprio quando io mi sono messo l’anima in pace, tu provi qualcosa per me?» ripetei, affilando il mio tono di voce.
«Tu non ti sei messo l’anima in pace – constatò – Si capisce dal tuo tono di voce.»
«Questo non cambia di certo le cose. Com’è che, ora che sto provando a voltare pagina, tu ti presenti qui dicendo che mi vuoi?»
«Non ho mica detto questo.»
«Ma ci stai pensando.»
Amelia si ammutolì, fissandomi. Si avvicinò a me, premendo la mano destra sul mio petto. Percepì il battito accelerato del mio cuore, cosa che mi tradiva e anche tanto. Sospirò, alzando lo sguardo. I miei occhi incrociarono i suoi.
«Tu mi vuoi – disse, con un filo di voce – Non puoi cambiare i tuoi sentimenti con una scopata.»
Scossi la testa, mordendomi un labbro. Mi sforzai di trattenere le lacrime, Amelia aveva già visto quella parte di me e non volevo mostrargliela più.
Mi allontanai da lei, poggiando le mani sul tavolo come a darmi forza.
«Hai ragione. Non posso dimenticare quello che provo per te – le concessi – Ma non mi fido di te. Neanche un po’. Cosa mi dice che, appena avrò mandato via Selena, tu non mi riderai in faccia dicendomi che stavi mentendo?»
«Non sto mentendo.» mi interruppe lei, decisa.
C’era qualcosa di arrabbiato nella sua voce.
«Te l’ho detto, non mi fido di te. Quanto tempo abbiamo passato insieme dopo che hai saputo che ero innamorato di te? Più di quanto ne passavamo prima. Sei addirittura venuta a letto con me.»
«Non l’ho fatto per ferirti, o per illuderti.»
«A me sembra proprio che tu l’abbia fatto per questo – mormorai, sull’orlo di un crollo – Ero sicuro che qualcosa ci sarebbe stato. Sapevo che non dovevo sperarci troppo, con te non si sa mai, ma... sapevo che tu non ti saresti comportata così con chiunque.»
«Justin, io...»
«Justin tu niente. Quello che mi hai detto mi ha fatto solo capire quello che sei veramente. Tu non mi vuoi davvero, tu vuoi solo vedermi strisciare ai tuoi piedi come un verme.»
«Fa come vuoi – sibilò lei – Negati ogni possibilità di essere felice, come fai sempre.»
Dopo questo, sentii solo il rumore dei suoi passi sul pavimento e la porta che si chiudeva bruscamente. Restai ad ascoltare il silenzio, mentre asciugavo le lacrime che sgorgavano dai miei occhi. Sentii dei passi lenti sulle scale; quando mi voltai, Selena mi guardava preoccupata.
«Cos’è successo?» mi chiese, venendomi incontro. La raggiunsi, stringendomi a lei mentre mi sfogavo. Selena mi accarezzava la schiena, come a confortarmi.
«C’è qualcosa che posso fare per te?»
Alzai il viso, fiondandomi sulle sue labbra. «Aiutami a dimenticare.» ansimai, staccandomi di poco.
La afferrai per i glutei e la feci distendere sul divano, mettendomi su di lei. I nostri vestiti finirono sul pavimento; mi concentrai sui gemiti di Selena per non pensare al mio cuore che si stava fratturando sempre di più.


 

*

 

Hello.
Scusate il ritardo (?), ma in questi giorni sono stata impegnata con le interrogazioni e i compiti di fine trimestre e non ho avuto neanche il tempo di scrivere qualcosa. Per di più questo capitolo non voleva uscire, e dopo averci pensato a lungo, ho deciso di mettere il punto di vista di Justin. Ho pensato che sarebbe stato carino, e devo dire che sono piuttosto soddisfatta del risultato :3
Ma adesso parliamo del capitolo (?). Non c'è molto da dire, in verità ahah
Stavo ascoltando la musica quando è partita Taken degli One Direction - che Dio la benedica (????) - e mi è venuta questa idea in testa. Il ritorno di Selena era già programmato, ma il litigio fra Justin e Amelia doveva avere una piega diversa. Ho deciso di farlo così perché mi sono fatta prendere dalla canzone ahah
Ora basta, vi ho rotto abbastanza le scatole.
Vorrei sapere cosa ne pensate, ci tengo molto :3
A pressssto :3

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***






Capitolo 15


 
Guardai l’ora sul mio cellulare, quasi ad accertarmi che il tempo scorresse. Mi sembrava di stare stesa su quel letto da una vita, eppure erano passate solo due ore da quando mi ero svegliata. Da qui ad una settimana, la mia routine era più monotona di quella di una vecchietta: mi alzavo, facevo colazione - mangiavo il tanto che bastava a non morire di fame - mi lavavo, mi vestivo e poi mi stendevo sul letto, fissando il vuoto fino a che non si faceva sera. Almeno una vecchietta stava a fare l’uncinetto, o andava a giocare a bingo. Io ero diventata la copia umana di un vegetale. Era pure peggio di quando Troy mi aveva lasciata: almeno piangevo. Non riuscivo a fare proprio niente, era come se non avessi più la forza di vivere. Ed era una reazione patetica, visto che ero stata io a provocarla. Io e il mio stupido orgoglio... avrei dovuto dare ascolto a tutti tranne che a lui. Magari a quest’ora sarei stata con Justin. Ci saremmo svegliati abbracciati, lui mi avrebbe baciata e mi avrebbe dato il buongiorno. Poi avremmo fatto colazione, e ci saremmo seduti sul divano a guardare vecchie partite di basket, proprio come accadeva nei sogni che il mio subconscio mi proponeva dal fottuto giorno in cui lui mi aveva rifiutato.
«Mio Dio. Pensavo fossi morta.»
Alzai lo sguardo, incrociando quello di Ariana, appoggiata allo stipite della porta. Non mi stupii più di tanto: Ariana aveva le chiavi di casa mia, andava e veniva come le pareva. Mi sembrava strano che non fosse venuta prima, visto che non rispondevo alle sue chiamate da tipo una settimana...
«Lo sono.» risposi pigramente, appoggiando la testa al cuscino.
«Non essere così melodrammatica – sbuffò lei – Perché hai le tende chiuse?»
«Justin e Selena hanno scopato sulla finestra.» dissi monocorde, cercando di scacciare quell’immagine imbarazzante dalla mia testa. Sembrava quasi fatto apposta, e forse lo era. Per fortuna avevo chiuso le tende prima di vedere troppo...
«Che schifo.»
«Lo so.»
«Senti, perché invece di deprimerti non esci con me, stasera? Da quanto vedo, Justin non ha perso tempo a consolarsi.»
«Non voglio uscire – dissi, chiudendo gli occhi – Voglio restare qui a vegetare.»
Ariana, di tutta risposta, mi afferrò per un bracco costringendomi ad alzarmi. Mi guardò negli occhi, tenendo la mia testa ferma per non distogliere lo sguardo. «Amelia Dale, tu stasera esci con me e niente storie. Mi da fastidio che tu sei sempre quella che si deprime per gli altri. Quindi, preparati perché stasera andiamo a divertirci.»
«Non mi convinci per niente, ma se proprio insisti...»
 
Uscire era stata una pessima idea. Non mi stavo divertendo per niente e non riuscivo a non pensare a niente che non fosse Justin. Non ricordavo che essere innamorati facesse così schifo. Forse perché, l’unica volta che ero stata innamorata in vita mia, ero stata ricambiata...
«Ariana, io me ne torno a casa.» annunciai, alzandomi.
Ariana mi afferrò per un polso. «Ti prego, resta almeno un altro po’.»
Nathan, il suo nuovo ragazzo, sembrava più che felice del fatto che me ne stessi andando.
«Non voglio rovinare la serata a te e a Nathan – il moro mi sorrise riconoscente – Ti chiamo domani, ok?»
«Se non mi chiami vengo fino a casa tua. E sai che posso farlo.»
Annuii, e mi diressi spedita all’uscita del locale. Stavo per uscire, quando qualcosa - o meglio, qualcuno - attirò la mia attenzione: Selena. Appiccicata ad un ragazzo. Che non mi pareva essere Justin.
«Selena?» esclamai, senza neanche pensarci. Quel nome uscì dalla mia bocca automaticamente.
Selena si voltò, fissandomi sorpresa. «Oh... ciao, Amelia. Sei con Justin?»
È scema?
«Ma che razza di domande sono? Sai bene qual è la situazione tra me e Justin.» sbottai scontrosa.
Selena divenne pensierosa. «Pensavo che... va beh, fa niente. Ehm, Amelia... Justin è tutto tuo ora.»
Quella frase mi lasciò più che spiazzata. Uscii dal locale e mi diressi alla mia auto, mettendo in moto.
Mentre guidavo per raggiungere casa non riuscivo a non pensare a ciò che avevo appena visto. Selena stava amoreggiando con un ragazzo che non era Justin. Pensava che io stessi con lui. E quel “Justin è tutto tuo ora” era la ciliegina sulla torta. Non ci stavo capendo più niente. E se avessi immaginato tutto? No, mi sembrava impossibile. Quindi l’avevo vista davvero. E lei mi aveva detto davvero quelle cose.
Non mi ero accorta di essere arrivata a casa. Parcheggiai nel vialetto, uscendo dall’auto non potei fare a meno di lanciare un’occhiata alla casa di Justin. Lui sapeva di tutto questo? Era il caso di dirglielo?
No, non è il caso, sussurrò una vocina nella mia testa, lascialo così. Cornuto e felice.
Nonostante mi sembrasse un po’ crudele, decisi di non intromettermi. Entrai in casa, lasciai le scarpe sul pavimento e mi sedetti sul divano, accendendo la tv. Magari davano qualche programma interessante. Quando trovai una vecchia puntata de I Simpson, Sentii bussare alla porta. Spensi la tv ed andai ad aprire. Vedere Justin non fu molto divertente. Aveva un aspetto strano, sempre uguale ma con uno strano luccichio negli occhi.
Vederlo, ovviamente, mi spezzò il cuore.
«Che vuoi?» gli chiesi, scontrosa.
Justin non parlò, entrò in casa e mi spinse contro il muro, chiudendo la porta con un piede. Mi dimenai nella sua stretta, totalmente sconvolta.
«Justin! Lasciami!» sbottai, stringendo i suoi avambracci per costringerlo a mollare la sua presa su di me.
Justin rise in modo distorto. «Shh, non urlare. Non voglio farti del male.»
Questo non mi calmò per niente. «Cosa ci fai qui?» gli chiesi, circospetta.
«Volevo parlare con te... di una cosa.» mi rispose, leccandosi il labbro inferiore.
«Di cosa?»
Justin non mi rispose; si chinò e posò un bacio sul mio collo, seguito da altri. Il disagio che provavo fu spazzato via dal movimento sinuoso delle sue labbra morbide che scendevano e risalivano sulla mia pelle, fino ad arrivare al mio orecchio.
«Di noi.» rispose alla domanda che ormai avevo dimenticato, presa com’ero dai suoi baci.
«E cosa vorresti dirmi di noi?» gli chiesi, inacidita. Prima preferisce Selena a me e ora viene qui a parlare di noi. Ma che cazzo?
«Che dovremmo stare insieme – sussurrò sulla mia pelle, riscaldandola con il suo fiato – Siamo fatti l’uno per l’altra, Amelia.»
Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece girare la testa. Tuttavia, cercai di mantenere un briciolo di autocontrollo per non cadere nella sua trappola.
«La scorsa settimana non eri dello stesso parere.» gli feci notare, allontanando la sua testa dal mio collo.
Justin sorrise debolmente. «La scorsa settimana stavo provando a fare il duro. Non te ne sei accorta?» disse canzonatorio, riprendendo a baciarmi. Spostò la spallina sinistra del mio vestito, baciandomi la spalla.
«E Selena?» gli chiesi, ricordando cosa avevo visto nel locale. Sapeva che Selena lo stava, in un certo modo, “tradendo”?
«Con Selena ho sistemato tutto – mugugnò sulla mia pelle – Ora la smetteresti di arrampicarti sugli specchi?»
Strizzai gli occhi per mantenere il controllo della situazione, mentre Justin tentava la mia concentrazione baciando ogni singolo centimetro della pelle scoperta dallo scollo del vestito. Non mi stavo arrampicando sugli specchi, no: la mia testa, il mio cuore, il mio corpo desideravano Justin forse più di quanto lui desiderava me. Tuttavia, c’era una parte piccola e molto remota del mio subconscio che mi stava urlando di rifiutare Justin, e io le stavo dando ascolto ciecamente. Avevo una strana sensazione nello stomaco che non sapevo come spiegarmi...
«Apri gli occhi.» sussurrò, nel mio orecchio.
Non dovevo aprirli. Sarebbe stata la mia sconfitta.
Justin, in assenza della mia reazione, baciò le mie palpebre. «Apri gli occhi.» disse di nuovo, stavolta con mordente.
Mi arresi, leggermente spaventata dal suo tono di voce, e spalancai gli occhi. Il volto di Justin era a pochi centimetri dal mio, i denti scoperti dalle labbra in un ghigno compiaciuto.
«Sono bellissimi – commentò, mordendosi un labbro – Sei bellissima.» aggiunse, accarezzando il mio labbro inferiore con il suo pollice.
Ogni dubbio che avevo, ogni timore svanì quando le sue labbra si poggiarono sulle mie. La sensazione nel mio stomaco si trasformò in desiderio, alimentato sempre di più dai movimenti delle labbra di Justin sulle mie. Le sue mani scesero sui miei fianchi, fino ad arrivare alle cosce. Le sue dita tastarono la mia pelle, mandandomi in confusione. Qualsiasi cosa stesse facendo, sapevo che non avrei resistito a lungo.
Quando si staccò da me, senza fiato, era compiaciuto. Si leccò il labbro inferiore prima di stringerlo fra i denti, mentre mi prendeva in braccio e mi portava sulle scale fino in camera mia. Quando entrammo, mi fece sedere sul letto. Lo guardai mentre apriva le tende, permettendo alla debole luce lunare di illuminare la stanza. Si voltò verso di me, guardandomi intensamente. Il suo volto mi parve ancora più bello.
«Non apri le tende da un bel po’ – constatò, mentre si avvicinava a me – Suppongo sia colpa mia.»
Non riuscii a trattenere una risata di fronte alla sua espressione imbarazzata. «Dovresti ricordare che hai una vicina di casa, prima di sbatterti le ragazze sulle finestre.»
Justin si grattò la nuca. «La prossima volta farò più attenzione.» mugugnò, sistemandosi su di me.
I suoi occhi scintillarono, mentre chinava la testa sul mio collo. Baciò un punto alla sua base, segnandolo con la lingua e mordendolo. Chiusi gli occhi beata, mentre Justin marchiava la mia pelle. Normalmente mi sarei arrabbiata, ma Justin aveva abbattuto le mie difese. Ero completamente vulnerabile, con lui.
«Sei mia ora.» mugolò, alzando il viso. Mi baciò un’altra volta, impaziente, mentre i nostri vestiti finivano sul pavimento. Sentivo il calore di Justin su di me e potevo giurare che non c’era sensazione migliore al mondo.
Quella notte fu diversa dalle altre. Forse perché, ormai, ero pienamente consapevole dei miei sentimenti nei confronti di Justin. C’era amore da parte di entrambi, e questo rendeva il momento più che perfetto. Justin sembrava essere sulla mia stessa lunghezza d’onda, dal modo in cui sorrideva. Non l’avevo mai visto sorridere così.
Ebbi l’impressione che potesse leggere nei miei pensieri, da quanto sembrava in sintonia con me. Che avesse capito ciò che avevo in mente.
«Ti amo.» gemette, facendo battere il mio cuore a mille.
L’aveva detto davvero? Speravo davvero di sì. Tuttavia, io non dissi niente: mi ci sarebbe voluto tempo per riuscire a dire quelle due parole. Sapevo, però, che ricambiavo i sentimenti di Justin. Ormai era più che ovvio.
Soddisfatta e ansimante, lo accolsi tra le mie braccia.
Justin baciò flebilmente le mie labbra. «Oh, piccola.» sospirò, facendomi ridere.
Lo fissai meravigliata, prima di baciare le sue labbra. Per qualche minuto, gli unici suoni presente nella stanza furono i battiti accelerati dei nostri cuori, i nostri respiri pesanti e le nostre labbra che si incontravano frenetiche. Non c’era bisogno di parlare, eppure avevo una domanda che dovevo fare, altrimenti sarei scoppiata.
«Lo intendi davvero? – chiesi, staccandomi – Cioè, che mi ami. Lo intendi davvero?»
Justin sorrise, prima di baciarmi di nuovo. «Non devi dubitarne neanche per un secondo.»


 
 

 
Holaaaaaa!
Scusate se posto un po' in ritardo (come al solito, direi).
Innanzitutto volevo farvi gli auguri di Natale, anche se un po' in ritardo :3 cosa vi ha portato Babbo Natale? lol
Adesso però parliamo del capitolo. C'è stato un bel colpo di scena, vero? VERO? (???) Spero di sì..
Comunque, non aspettatevi che l'idillio di Amelia e Justin duri per molto, eh! Nel prossimo capitolo ci sarà un altro colpo di scena (forse più ovvio di questo ma va beh).
Adesso non so più cosa scrivere, quindi vi lascio.
Vorrei sapere cosa pensate del capitolo :33
A pressssto :3
PS: in caso non postassi per martedì (cosa pù che ovvia), vorrei augurarvi buon anno. Che questo 2014 sia migliore del 2013 per tutte voi (?)

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***






Capitolo 16


 
Aprii gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce del sole. Dovevano essere le undici, a giudicare dal colore del cielo. Mi accoccolai a Justin, che automaticamente strinse le sue braccia attorno a me più forte. Il suo calore mi avvolgeva, il suo profumo inebriava le mie narici. Risvegliarsi accanto a Justin era proprio come l’avevo immaginato.
Tuttavia, sentivo che sarebbe successo qualcosa di brutto. Era sempre così, quando andava tutto bene. E poi avevo la strana sensazione nello stomaco che non era del tutto svanita. S’era nascosta per lasciarmi amare Justin senza pensare a nient’altro che non fosse noi, ma dopo quel momento s’era ripresentata anche più forte, impedendomi di dormire. Quella sensazione riguardava soprattutto il motivo per cui Justin era venuto da me. Per quanto volessi ascoltare il mio cuore, che mi diceva che Justin era venuto qui perché mi amava, dovevo dare ascolto alla ragione e trovare un motivo valido.
La scorsa settimana mi aveva fatto capire anche molto bene che cercava di dimenticarmi. “La scorsa settimana stavo provando a fare il duro”, aveva detto lui, ma per qualche motivo non gli avevo creduto. Se c’è una cosa che Justin non sa fare, quella è nascondere le sue emozioni. Quindi, se stava cercando di fare il duro, non me ne sarei accorta neanche. Come fai a fare il duro con le lacrime agli occhi e lo sguardo ferito?
E poi, Selena. Fino a tre giorni fa avevano scopato allegramente. Avevano chiarito la faccenda, a quanto pare. Ma io non ci credevo. Non poteva essere una cosa che avevano deciso entrambi, perlomeno. Forse, Justin voleva riappacificarsi con lei, dopotutto ne è cotto da tipo cinque anni... se lei avesse improvvisamente troncato i rapporti? Che tutto quel sesso le avesse fatto capire che per Justin non provava più niente?
Ovviamente lei ne aveva parlato con lui. E ovviamente lui ne era rimasto ferito. Doveva consolarsi in qualche modo... facendo sesso con qualcun’altra, forse?
Mentre ci rimuginavo su, non mi ero accorta che Justin s’era svegliato. La sua voce roca che mi sussurrava “buongiorno, piccola” all’orecchio mi riportò alla realtà.
Un altro elemento della mia immaginazione. Justin che mi dava il buongiorno. Ehi, forse stavo sognando...
«Buongiorno.» ansimai, staccandomi da lui. Non mi aveva dato neanche il tempo di ricambiare il saluto, che si era incollato alle mie labbra.
Justin ridacchiò, stampandomi un altro bacio sulle labbra. «Hai dormito bene?» mi chiese curioso, baciandomi la guancia.
Non avevo dormito proprio.
«Uhm, sì – mormorai, distratta dalle sue labbra che percorrevano il mio volto – E tu?»
«Non ho dormito poi molto... ho pensato a noi due.»
La piega che aveva preso il suo tono di voce a noi due mi fece dubitare delle mie supposizioni.
«Ah... davvero?» chiesi, incrociando il mio sguardo con il suo per la prima volta in quella mattina. Era limpido, luccicava di una luce misteriosa che mi fece rabbrividire.
«Sì, piccola – rispose, abbassando la testa sul mio collo e stampando un bacio sulla mia pelle – Stanotte è stata... fantastica. Sotto ogni aspetto.»
Quindi era a quello che aveva pensato. Niente di romantico.
Mi irrigidii sotto le sue labbra morbide. «Sì.» asserii, senza emozione nella voce. S’era accorto che per me era stato di più di una semplice scopata o ero ancora in tempo per fargli credere che per me non era stato niente?
Le labbra di Justin raggiunsero il mio orecchio. «Mi chiedo se ce ne saranno ancora, di notti così.» sussurrò sensualmente, prima di raggiungere le mie labbra.
Lo interruppi prima che le sue labbra si fossero poggiate sulle mie. Non potevo dargli questa soddisfazione, no. Non ci sarebbero state altre notti così, se in me non vedeva nient’altro che una vagina.
«Ho fame.» sbottai, alzandomi. Mi vestii in fretta e scesi di sotto, quasi correndo in cucina.
Justin mi raggiunse quando avevo già messo il caffè nelle tazze. Si sedette di fronte a me, osservandomi concitato. Ricambiai le occhiate, la bocca piegata in una smorfia nascosta dalla tazza fumante.
«Non bevi? Il caffè si raffredda.» gli chiesi, cercando di distogliere il suo sguardo da me. mi guardava con quegli occhi così... luminosi. Mi sentivo bruciare sotto il suo sguardo. Era come se mi stesse spogliando, strato per strato, fino a raggiungere il mio cuore. Ed esso che batteva forte quasi come a segnalare la sua posizione non aiutava.
«Che ti prende? Un attimo prima eri così felice, e ora... sei strana. Mi eviti.»
«Non è vero.» mugugnai, chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, Justin era inginocchiato davanti a me, teneva il mio viso tra le sue mani.
«Invece è vero. Finchè non ho accennato a stanotte, le cose andavano bene. Ma poi... è come se ti avessi spaventata.»
Mi morsi il labbro. «Non mi hai spaventata.»
«E allora cos’hai?» chiese di nuovo, quasi disperato.
Allontanai le sue mani dal mio viso, alzandomi. «Perché sei venuto qui, ieri sera?» gli chiesi, incrociando le braccia al petto.
Justin mi guardò confuso. «Per stare con te.»
«Perché volevi stare con me, se una settimana fa mi hai quasi mandata a fanculo?»
Lo sguardo di Justin divenne, se possibile, ancora più confuso. «Non hai sentito una parola di quello che ti ho detto ieri sera?»
«Non rifilarmi la scusa del duro, perché non ci credo. Dimmi perché volevi fare sesso con me.»
Justin sbuffò. «Perché ti amo, Amelia. Evidentemente stanotte non mi hai sentito...»
Quindi l’aveva detto sul serio. «Che ci vuole a dire due parole?» dissi retorica, voltandomi.
Justin mi fece voltare di nuovo. «Adesso smettila, ok? Smettila di dubitare di me. Ieri sera sono venuto qui semplicemente perché volevo mettere in chiaro le cose fra di noi. Avevo deciso che se mi avessi respinto di nuovo sarei tornato a casa e avrei cercato di andare avanti. Ma tu non mi hai respinto e... è stata la notte più bella della mia vita. Perché io e te stanotte abbiamo fatto l’amore. Credi che non me ne sia accorto che ricambiavi ciò che provavo io?»
Deglutii, sentendomi quasi mancare il respiro. «Io non...»
«Non provare a negare, Amelia. So che hai provato le stesse cose che ho provato io. L’ho capito dal modo in cui mi stringevi. Dal modo in cui le tue labbra cercavano le mie. Da...»
«Smettila. Io non ho provato niente stanotte – mentii, sentendo gli occhi pizzicare – E anche se fosse, so che sei venuto da me solo per fare un dispetto alla tua cara Selena.»
«Cosa c’entra Selena ora?» mi chiese, arrabbiato.
«Non fare il finto tonto. So che Selena ti ha mollato. Dì la verità, ti serviva un’altra persona con cui sfogare le tue voglie?»
Justin sbuffò, lasciandomi andare. Lo guardai sparire di sopra, poi riscendere vestito. Lo raggiunsi, fermandolo prima che potesse aprire la porta.
«Dove vai?»
«Lontano da te – sibilò – Sapevo che mentivi, l’altro giorno. Potevi anche dirmelo che era stata una notte tanto per, inventarti tutte queste scuse non serviva.» aggiunse, uscendo.
Guardai la porta chiusa, mentre sentivo gli occhi pizzicare sempre di più.
Meraviglioso. Avevo rovinato tutto di nuovo.
 
Mi sedetti sulle mie valige, guardando il tabellone con gli orari di partenza dei voli. Il mio sarebbe partito alle sei e mezza, esattamente tra mezz’ora.
“Il volo numero 2346 diretto ad Honolulu partirà fra mezz’ora, invitiamo i passeggeri ad salire.”
Mi alzai e, asciugando le mie guance, mi diressi verso il check in, lasciandomi Los Angeles alle spalle per sempre.


 


 
 
Scusatemi per il ritardo! Davvero, scusatemi tanto!
Sono stata impegnatissima, non ho avuto neanche il tempo di respirare, nonostante avessi il capitolo già pronto. In più, volevo aspettare che arrivasse almeno un'altra recensione, perciò ho fatto passare così tanto! Scusatemi..
Adesso credo mi ucciderete per il capitolo. Lo so, sono una bastardona, ma a me piace far penare i protagonisti fino all'ultimo ahah
Prometto che sarò più veloce con il prossimo aggiornamento u.u
A presssssssssto.

PS: immagino sappiate il casino che Justin ha combinato giovedì. Onestamente, io non so cosa pensare. Spero solo abbia imparato la lezione..

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***






Capitolo 17


 
Sospirai, affondando la mano nella sabbia fresca. Ne presi una manciata, guardandola cadere dal mio palmo. L’aria era rilassante, calma. Stavo sulla spiaggia antistante la casa di mia madre, osservando il mare che si infrangeva sulla riva, cose che normalmente facevo quando avevo bisogno di pensare.
Era passato quasi un mese da quando ero tornata ad Honolulu, eppure non mi ero riuscita a lasciare tutto alle spalle. Justin era sempre nei miei pensieri. Ormai mi ero rassegnata: mai e poi mai avrei smesso di pensare a lui.
Mi toccai il collo, sul punto dove c’era il succhiotto ormai sparito da tempo, come a cercare un segno tangibile di lui. Sospirai quando capii che era inutile: di Justin potevo avere solo ricordi.
«Che fai, sorellina?»
Mi voltai, sorridendo a Noah. «Mi annoio.»
Mio fratello si sedette accanto a me, posandomi un braccio sulle spalle. «Stai ancora pensando a lui?» chiese, badando a non dire il suo nome.
Lo stato in cui mi avevano accolta mia madre, mio fratello, le mie due sorelline e mia nonna era a dir poco disastroso. Il viaggio mi aveva fatto riflettere più a lungo sulla situazione e, appena scesa dall’aereo, mi ero ritrovata in lacrime. La cosa era peggiorata quando mi ero ritrovata costretta ad ammettere il perché della mia visita... se non fosse stato per Noah, Mali e Jaendry non mi sarei mai ripresa.
«Non posso non pensare a lui.» sospirai, poggiando la testa sulla spalla di Noah che prese ad accarezzare lentamente i miei capelli.
«Mali dice che non dovevi farti scappare l’occasione, lo sai? – disse all’improvviso – Pensa che con un fidanzato del genere ti saresti sistemata a vita.» aggiunse ridendo.
Risi con lui. «Per avere dodici anni ha una mente abbastanza contorta.»
«Amelia, potresti venire un attimo dentro...?» mi chiamò mia madre.
Mi alzai, dirigendomi dentro casa. Mamma era in cucina, appoggiata al bancone. La sua espressione era tesa. «C’è una persona che vorrebbe vederti.» disse timorosa.
«Chi è?»
Fu in quel momento che lo vidi. Era seduto a tavola, occupava il posto che abitualmente era mio. I suoi capelli erano cresciuti dall’ultima volta. Il suo volto era tirato, piegato in un’espressione timorosa. I suoi occhi, l’ultima cosa su cui ebbi il coraggio di soffermarmi, mi distrussero. Erano lucidi di colpa, e rimorso.
«Ciao Amelia.» mi salutò, con voce roca.
«Cosa ci fai qui?» gli chiesi subito, scontrosa.
Justin si alzò. «Vorrei parlarti.»
«Abbiamo parlato abbastanza.» sbottai, incrociando le braccia al petto.
«Uh... io vi lascio soli. Jaendry aveva bisogno di aiuto con i compiti...» mugugnò mia madre sommessamente, lasciando la cucina. Si chiuse la porta alle spalle.
Justin mi raggiunse, la sua mano sfiorò il mio braccio destro. Sentii i brividi percorrermi da capo a piedi, quella sensazione mi riscaldò. L’angolo destro della bocca di Justin si sollevò per un secondo, evidentemente s’era accorto della mia reazione al suo tocco. «No, non abbiamo parlato abbastanza. Almeno io non l’ho fatto.»
«Quello che non hai detto è stato più che sufficiente.» replicai seccata, distogliendo lo sguardo. Guardarlo troppo non mi faceva bene, mi erano bastati solo cinque secondi per decidere che se avesse parlato troppo gli avrei tappato la bocca con un bacio.
«Smettila di fare l’acida e di comportarti come se vedermi ti dia la nausea.»
«Mi da la nausea, infatti.»
Justin rise, una risata che non era la sua. «Credi che non l’abbia notato? Sei tesa come una corda di violino.»
«Sono tesa perché tu mi dai fastidio!» quasi strillai.
«Per quale motivo ti do fastidio? Perché credi che quella volta io sia venuto da te solo per fare un dispetto a Selena? Sei così stupida.»
«Non darmi della stupida!»
«Ma tu lo sei! Ti nascondi dietro le scuse più banali per non lasciarmi entrare nella tua vita. Posso sapere perché hai così paura di una nostra possibile relazione?»
Le sue parole mi bloccarono. Non avevo mai considerato questa opzione. Come avrei potuto? Ero convinta che Justin fosse venuto da me solo perché Selena l’aveva mollato...
Forse era davvero così. Io avevo paura di una mia possibile relazione di Justin? Probabile, considerata la mia ultima relazione. Forse avevo così tanta paura di affezionarmi a lui - cosa che poi è successa comunque - da nascondermi dietro le cose più stupide pur di allontanarlo da me.
«Ci stai pensando.» mugugnò lui, serio ma con un sorriso debole sul volto.
Scossi la testa, mentre lui si avvicinava a me e mi faceva indietreggiare verso il muro. Le sue mani si poggiarono sui miei fianchi, impendendomi di andarmene. Chiusi gli occhi mentre la sua bocca si poggiava sul mio collo, torturando la pelle.
«Invece sì. Ci stai pensando.» ansimò, respirando sulla mia pelle. Quando aprii gli occhi, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. Mi stupii quando la mia mano si mosse automaticamente verso il suo viso, imprimendo le mie cinque dita sulla sua guancia. Justin indietreggiò, mollando la sua presa su di me. Si massaggiò la guancia, guardandomi in attesa di una spiegazione.
«Io non ho paura di una nostra relazione, ok? So solo che tu non mi porterai a niente di buono.» aggiunsi, poco convinta. Ma che cazzo stavo dicendo?
«Smettila di dire cazzate! Tu non sai niente, capito? Niente! Non ti tratterò come Troy, e questo lo sai benissimo. Non te l’hanno detto tutti che io potrei renderti felice? Evidentemente l’unica che deve ancora capirlo sei tu.»
«Tu non mi renderai felice. Non stiamo neanche insieme e già soffro a causa tua!»
«Stavo solo cercando di difendermi.»
Risi istericamente alle sue parole, prima di uscire dalla cucina. Stavo per uscire di nuovo fuori, quando sentii mia madre singhiozzare parole sommesse. Mi diressi verso il corridoio, scoprendo che stava in camera di nonna. Anche Noah, Jaendry e Mali erano con lei. Sembravano tutti tristi, e presagii il peggio.
«Cosa succede?» chiesi, con un filo di voce.
Mamma si voltò verso di me, asciugandosi delle lacrime sfuggite al suo autocontrollo. «Niente, torna da Justin.»
«Non nasconderle la verità – mugugnò mia nonna, debole – È abbastanza grande e abbastanza forte da sapere che sto morendo.»
Il mio cuore fece un tuffo secco nello stomaco. Ce l’aspettavamo tutti, la nonna era di salute cagionevole ed era molto anziana, ma sentire quelle parole era peggio di una pugnalata al cuore.
Inutile dire che scoppiai a piangere, aiutata dalla litigata avvenuta con Justin poco prima. Non mi accorsi che lui mi aveva seguita fino a quando non sentii le sue mani fredde posarsi sulle mie spalle.
«Vattene – gemetti – Non è una cosa che ti riguarda.»
«Non essere dura con lui.» mi ammonì mia nonna, guardandomi apprensiva. Persino in fin di vita non perdeva il carattere cazzuto cha la contraddistingueva.
Sentimmo bussare alla porta, mamma andò ad aprire. Quando tornò, era con il dottor Sandy.
Io e i miei fratelli lasciammo la stanza, sedendoci sui divani del salotto. Jaendry e Mali si abbracciarono, piangendo insieme; Noah uscì di casa, dando un calcio alla sabbia e tenendosi la testa fra le mani mentre si sedeva. Lasciai che Justin mi stringesse tra le sue braccia, mentre piangevo, troppo debole per protestare in qualsiasi modo.
Aspettammo qualche ora, il cielo fuori divenne buio. Dovevano essere le nove, forse le dieci, quando il dottor Sandy e la mamma uscirono dalla stanza di nonna. Il viso di mamma, solcato dalle lacrime, era più che sufficiente a sapere come era andata.
«Mi dispiace.» disse il dottor Sandy, passandosi una mano fra i capelli brizzolati.



 



 
Heilà!
Volevo postare domani, ma visto che avevo il capitolo già pronto e domani molto probabilmente non avrò neanche il tempo di respirare, posto adesso (non vedo come possa importarvi ma va beh).
Beh, che dire di questo capitolo? Non molto, a dire il vero. Non doveva essere per niente così, ma mi è venuta quest'idea in testa e messa in forma scritta non è affatto male. Se non l'avessi fatto, comunque, la storia sarebbe finita al prossimo capitolo. Yep. Quindi, per arrivare a massimo venti capitoli, ho deciso di allungare il brodo. Spero non vi dispiaccia dovermi sopportare per ancora molto... (iniziate a scappare AHAHAH)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. :)
A presssssto c:

PS: avete visto il video di Confident? A me piace tantissimo, lol. E Justin rimorchia davvero uno schifo, si deve dire AHAHAHAHAH

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***






Capitolo 18



Restai seduta sul quel divano, singhiozzando, mentre sentivo la mamma parlare con il dottor Sandy. Noah era rientrato in casa solo per preparare un borsone. Sarebbe andato a stare dalla sua ragazza, fino a che non si sarebbe sentito meglio. Faceva sempre così, quando la situazione per lui era insostenibile. Courtney, la compagna di mio padre, era passata a prendere Jaendry e Mali. Solo io ero rimasta a casa, non volevo andarmene.
«Vuoi qualcosa da mangiare?» mi chiese Justin, posandomi un bacio sulla spalla.
Fremetti al contatto con le sue labbra. «No.»
Justin si alzò, forse per andare in cucina, ma lo afferrai per un polso. «Resta con me.»
Justin si morse un labbro. «Vuoi davvero che resti?»
«Sì.» affermai, attirandolo a me.
Justin si sedette nuovamente sul divano, facendomi poggiare la testa sulla sua spalla. Mi accarezzò i capelli, baciandomi la fronte più volte. Il suo tocco mi tranquillizzava.
«Qualche ora fa quasi...»
«Non voglio sapere niente riguardo a qualche ora fa.» lo interruppi.
Justin annuì, posando di nuovo le sue labbra sulla mia testa. Restammo in quella posizione per altre due ore, osservando i fratelli di mamma entrare ed uscire da casa nostra. Sembrava che fossi invisibile ai loro occhi, mentre organizzavano cose di cui non volevo davvero sapere. Mi concentrai sul respiro regolare e sul battito del cuore di Justin, per non sentire le loro opinioni sul funerale. Speravo che tutto questo fosse solo un sogno, e che quando mi sarei svegliata avrei trovato mia nonna seduta sulla sua sedia di vimini, come sempre.
Mia madre mi si parò davanti, facendomi alzare il viso. «Credo che dovresti riposarti un po’, Amelia – disse, afferrandomi una mano – Justin... se vuoi restare qui, puoi usare la stanza di Noah.»
«Non si preoccupi, signora Dale. Il mio albergo...»
«Justin dorme con me.» dissi all’improvviso, facendo voltare i due verso di me.
Justin arrossì, mordendosi il labbro inferiore. Un breve sorriso malizioso attraversò le labbra di mamma.
«Oh... ok, allora.» disse soltanto, prima di avviarsi a grandi passi verso camera sua.
«Davvero vuoi che dorma con te?» mi chiese Justin, alzandosi dal divano. Spolverò i suoi pantaloni con le mani, gesto che faceva sempre quando non sapeva che fare.
Feci spallucce. «Di solito quando succedono cose del genere dormo con Noah, ma... lui è scappato da Rachel.»
Afferrai la mano destra di Justin, sentendolo rabbrividire mentre lo guidavo in camera mia. Entrammo in camera; Justin si sedette sul letto mentre prendevo un pigiama dal cassetto delle cose per la notte. Lo guardai brevemente, appoggiata alla porta del bagno: si guardava spaesato, seduto sul letto. Il suo sguardo guizzava dalle pareti rosso acceso, decorate con disegni bianchi fatti durante un pomeriggio di noia e tappezzate di poster di rock band che forse neanche conosceva, alla mia scrivania disordinata. Mi ricordava tanto la prima notte in cui Justin dormì a casa mia; come quella notte, seppur per un motivo diverso, Justin era rimasto con me per un mio capriccio.
Gli sorrisi timidamente, chiudendomi in bagno e preparandomi per andare a dormire. Mi guardai allo specchio, trovando i miei occhi gonfi ed arrossati. Cercai di non pensare al motivo per cui erano così, mentre mi lavavo i denti. Quando uscii dal bagno, Justin era già sotto il lenzuolo, mi guardava assorto seduto a gambe incrociate sul letto. Volsi lo sguardo al pavimento, notando i suoi vestiti e le sue scarpe per terra. Raggiunsi il letto a passo lento, distendendomi accanto a lui.
«Tutto questo mi da una strana sensazione di déjà vu.» rise Justin, mentre mi stringeva a sé.
Mi beai del calore emanato dal suo corpo, appoggiando la testa sul suo petto. «Solo che quella volta stavo quasi per ucciderti.»
«Solo perché volevo dormire in boxer. Che suora.» mi prese in giro, dandomi un bacio sulla punta del naso.
Sorrisi debolmente. «Oh, lo sai che stavo cercando di controllare i miei ormoni. Solo vederti toglierti la maglia mi aveva fatto immaginare diversi scenari degni di un film porno.» replicai, arrossendo leggermente. Sì, il mio tono di voce era quello di una battuta, ma c’era qualcosa di vero in quell’affermazione.
Justin rise. «Me n’ero accorto, mi guardavi come una cagna in calore.»
«Non è vero.» protestai, arrossendo ulteriormente. Il mio volto doveva avere lo stesso colore delle pareti al momento...
Justin mi sorprese, mettendosi di peso su di me. Guardò le mie labbra prima di torturarle con i suoi denti. «Invece è vero.» disse suadente, prima di poggiare le sue labbra sulle mie. Sgranai gli occhi, presa alla sprovvista da quel contatto, mentre il mio cuore batteva all’impazzata. La lingua di Justin separò le mie labbra inermi con delicatezza, infilandosi nella mia bocca ed esplorandola. Poggiai le mani sulla sua nuca, scendendo verso le spalle nude poi sempre più giù verso la sua schiena. Justin si staccò da me sorpreso, quando tastai il suo sedere.
«Che c’è? Mi è sempre piaciuto il tuo culo.» mi difesi, alzando le spalle.
Justin scosse la testa, ghignando mentre poggiava di nuovo le sue labbra sulle mie. Sentii le sue mani accarezzare le mie cosce, le indussi sotto la mia maglietta. Avevo bisogno di sentire il suo tocco caldo sulla mia pelle. Justin mi guardò stupito, afferrando i lembi della mia maglietta e tirandola verso l’alto. Alzai le braccia, permettendogli di sfilarmela. Justin osservò il mio busto compiaciuto, prendendo a baciarmi il collo e scendendo sempre di più verso il mio petto. Inarcai la schiena, facendo aderire il mio bacino al suo e provocandogli un gemito.
«Dio solo sa quanto ti voglio.» mugolò nel mio orecchio, facendomi arrossire. Affondai le dita nei suoi capelli, mentre lui mi baciava il collo.
Chiusi gli occhi mentre Justin scendeva sempre di più, baciando ogni lembo della mia pelle. Quasi non mi accorsi della porta di camera mia che si spalancava.
«Oh mio...» mugugnò mia madre, mentre guardava la scenetta che le si parava davanti agli occhi. Justin, proprio avanti a me, era tutto rosso ed evitava di guardare mia madre. Risi del suo imbarazzo.
«Ehm... suppongo che vuoi delle spiegazioni.» dissi io, arrossendo, mentre spingevo Justin all’indietro. Ringraziai Dio del fatto che non eravamo andati troppo oltre.
«No, lasciamo stare. Uh... io volevo solo dirvi che domani non ci sarò... sapete perché.»
Bella scusa. Riconoscevo quando mia madre mentiva o diceva la verità, e in quel frangente stava mentendo spudoratamente. Ridacchiai.
Sapevo, comunque, che non ci sarebbe stata molto a casa. Un po’ per quello che doveva organizzare, un po’ perché mia madre era fatta così. Quando succedeva qualcosa le piaceva stare sulla spiaggia, nuotando tutto il giorno. Se le onde lo permettevano avrebbe fatto surf. Credo sia una caratteristica di famiglia, stare sulla spiaggia quando ci sono problemi. Svuota la mente.
«Va bene, mamma.» la liquidai con un sorriso, mentre guardavo la porta chiudersi.
Justin sospirò. «Imbarazzante.»
Mi voltai verso di lui, ridendo. «È stato divertente, secondo me. Hai visto la sua faccia quando ti ha visto sopra di me? Esilarante.»
L’occhiata di Justin mi fece capire che per lui non era stato esilarante come lo era stato per me. Risi della sua espressione, mentre recuperavo la maglietta dal pavimento e la indossavo.
«Ma cosa...?»
Lo guardai di nuovo, il suo sguardo improvvisamente attonito mentre gli lasciavo un bacio al lato della bocca. «Dormi, sporcaccione.» sussurrai, gustandomi il suo broncio prima di stendermi sul letto.
Poggiai la testa sul cuscino, sentendola improvvisamente pesante a causa di tutto quello che era successo durante la giornata. Mi sembravano passate due settimane, non solo un giorno. Chiusi gli occhi, sentendo una lacrima solcare il mio viso, seguita da altre. Quasi automaticamente, quando mi lasciai scappare un singhiozzo le braccia di Justin si strinsero intorno al mio corpo; le sue labbra premettero sulla mia nuca senza insistenza.
«Shh, non piangere, piccola – mi rassicurò, con voce morbida – Ci sono io qui.»
Le sue parole mi fecero calmare, ma non smettere di piangere. Mi girai, stringendomi a lui mentre lasciavo scorrere le mie lacrime sul suo petto caldo.
Sentii Justin sussurrare qualcosa contro la mia fronte, ma ormai ero troppo assonnata e pensai fosse stata solo una mia impressione.






Hola.
Sono in ritardo, lo so. x.x
La scuola mi sta uccidendo in questo periodo, dico sul serio. Non l'ho mai odiata così tanto come la odio quest'anno.
Ma ora basta, veniamo al capitolo. Amelia e Justin si stanno riavvicinando :') Devo dire che questo capitolo è stato abbastanza veloce da scrivere, cosa che mi ha stupito parecchio dato che io ci metto settimane solo per scrivere quattro righe, di solito.
Cosa pensate abbia detto Justin ad Amelia? Pensate che è stata solo una sua impressione? Io non vi dico niente, MUAHAHAHAH
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, forse. Vi dico solo che lo sto già scrivendo ed è un capitolo davvero leggero, a mio parere. Ci sono un paio di cose che volevo inserire dall'inizio lol
Va beh, ora vi lascio. Lasciatemi una recensione, se vi va, vorrei davvero sapere cosa ne pensate :3
A presssssto.
PS: manca davvero poco alla fine. Due, forse tre capitoli, dipende.

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***






Capitolo 19


 
Aprii gli occhi, tremando e respirando affannosamente. Justin, accanto a me, si scosse appena, poi aprì gli occhi e mi guardò, incuriosito.
«Tutto a posto?» mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli dalla faccia.
Deglutii. «S-sì, solo un incubo.»
Justin continuò ad accarezzarmi i capelli, calmandomi con il suo tocco. «Torna a dormire, Amelia.»
«Non ci riesco – sbottai, sedendomi sul letto – Appena chiudo gli occhi...» mi interruppi a metà frase, portandomi le mani sulla testa.
Justin mi accarezzò le spalle, le sue dita premevano insistenti sulla mia pelle. «E allora... vuoi fare qualcosa?» mi chiese, quasi timoroso, sussurrando nel mio orecchio.
Scoppiai quasi a ridere. «Ti va di fare un giro?»
«Un giro dove?» mi chiese, afferrando il lobo del mio orecchio con i denti. Ok, aveva capito male...
«Fuori, scemo. Cosa vai a pensare?» gli chiesi scettica, voltandomi verso di lui. Aveva di nuovo l’espressione di qualche ora fa, quando lo avevo lasciato in bianco.
«Ehm... credo sia meglio non dirtelo.» rispose, squadrandomi attentamente. Si morse un labbro.
Roteai gli occhi, scendendo dal letto. «Allora, ci stai?»
«Dove potremmo andare a quest’ora?» mi chiese, sospirando come un padre esasperato davanti alle richieste assurde della propria bambina.
«Che ne so, camminiamo un po’... sono solo le tre del mattino, Honolulu è ancora sveglia a quest’ora.»
«Amelia...»
Mi voltai verso di lui, facendo il broncio. «Andiamo, portami a fare un giro.»
Justin si passò la mano fra i capelli. «Mi ero dimenticato quanto sei insopportabile quando vuoi qualcosa.» disse, sospirando prima di alzarsi.
Feci un sorriso vittorioso, camminando verso di lui e allungandomi sulle punte dei piedi per baciarlo. «Grazie.»
Justin mi guardò, arrossì e sorrise. «Uhm... di niente, credo.»
 
L’aria era calda, nonostante fosse notte. Camminavamo per le strade illuminate della città, Justin cercava di tenere il mio passo mentre saltellavo come una bambina.
«Vorresti rallentare?» mi chiese, con il fiatone.
Mi voltai verso di lui, afferrando le sue mani e trascinandolo con me. «Andiamo, cosa ti costa fare un po’ di esercizio? Sfaticato.»
Justin alzò gli occhi al cielo, lasciandosi trascinare da me fino a quando non arrivammo davanti al negozio di un tatuatore. Conoscevo quel negozio, il proprietario era un amico di Noah e c’ero stata appena la scorsa settimana.
«Perché ti sei fermata, adesso?» mi chiese, prendendo un respiro.
«Perché voglio farmi un tatuaggio.» dissi soltanto, entrando dentro.
Ignorai le imprecazioni di Justin, mentre abbracciavo Tyler, uno dei ragazzi che lavorava lì. Mi chiesi per quale cavolo di motivo erano ancora aperti alle tre di notte, ma alla fine non mi importava davvero. Volevo solo farmi quel tatuaggio. Ce l’avevo nella testa da anni, e quale momento migliore per farlo se non ora?
Quando uscii da quel negozio ero felice. Avevo qualcosa di mia nonna che mi sarebbe rimasto per sempre addosso.
«Che ti sei tatuata?» mi chiese Justin pigramente, si vedeva che stava morendo di sonno.
Non risposi, limitandomi a mostrargli il fiore tatuato sul mio polso sinistro.
«Un... frangipani.» disse lui, accarezzando la mia pelle.
Feci spallucce. «Volevo che mia nonna rimanesse con me in modo tangibile.»
Justin mi sorrise. «È un bel gesto, piccola – commentò, portando il mio polso alle labbra e lasciando un piccolo bacio su di esso – Tua nonna ne sarebbe stata felice.»
«Credo di no... i tatuaggi non le piacevano.»
Chiudemmo il discorso, riprendendo a camminare. Questa volta, Justin mi teneva la mano.
«Stavo pensando... perché quel tipo mi ha guardato strano, prima, quando parlavate dei tatuaggi di tuo fratello?» mi chiese Justin all’improvviso, distraendomi dall’ammirare la vetrina di un negozio chiuso.
Mi voltai verso di lui. Era il caso di dirglielo...? «Oh, uhm... perché la settimana scorsa Noah è andato a farsi un tatuaggio. E io sono andata con lui.»
Justin sembrava ancora più confuso di prima. «E io cosa c’entro?»
«Se mi fai finire, magari lo saprai – mi lamentai, lanciandogli un’occhiataccia – Stavo dicendo, ho accompagnato mio fratello a farsi un tatuaggio e mi è venuta voglia di farne uno anch’io... in un posto molto segreto.» gli feci l’occhiolino, sperando che avesse capito.
La bocca di Justin assunse la forma di una ‘o’, facendomi ridere. «Stai cercando di dirmi che ti sei fatta un tatuaggio in quel posto lì?» chiese poi, rivolgendomi uno sguardo malizioso.
Alzai gli occhi al cielo. «Non proprio lì... ma abbastanza in basso da poter essere visto solo da me. O... da chiunque riesca ad abbassarmi le mutandine.» dissi maliziosa, ammiccando di nuovo.
Justin si leccò le labbra. «Ma che ragazza trasgressiva. E dimmi, cosa ti sei tatuata?»
«Non te lo dico.» feci la linguaccia, mentre lo superavo.
Justin mi raggiunse quasi subito, le sue braccia circondarono la mia vita attirandomi a sé. Baciò il mio collo, raggiungendo l’orecchio. «Va bene... tanto lo saprò. Presto.» sussurrò sensualmente, facendomi fremere da capo a piedi.
Beh, se continua così non dovrà aspettare poi molto...
                                                               
«Amelia... svegliati, piccola.»
Aprii gli occhi, trovando Justin chino su di me. Aveva un vassoio pieno di cose da mangiare in mano.
«Ehi – lo salutai, stropicciandomi gli occhi – Che ore sono?»
Justin si sedette accanto a me, poggiandomi il vassoio sulle gambe. «Le tre. Ti avrei svegliato per l’ora di pranzo, ma... dormivi come un angelo, non me la sono sentita. E poi c’erano i tuoi zii... non volevo turbarti.» disse timido, accarezzandosi la nuca.
Annuii comprensiva, prima di abbassare lo sguardo sul vassoio. «Grazie, è stato carino da parte tua.»
Justin mi baciò la guancia. «Di niente, piccola. Allora, hai fame?»
Gli sorrisi. «Non credo che mangerò tutta questa roba da sola. Ti dispiacerebbe dividerla con me...?»
«Aspettavo solo che me lo chiedessi, sto morendo di fame!»
Ridemmo, mentre Justin si metteva sotto le coperte con me. Afferrai una fragola, intingendola nella cioccolata e porgendogliela. Justin aprì la bocca, addentandola direttamente dalle mie dita. Le mie guance si colorarono di rosso, quando pulì le mie dita macchiate di cioccolata. Lui mi fece uno sguardo d’intesa, ammiccando.
«Non essere imbarazzata, un giorno potrei leccare via la cioccolata da te anche da altri posti.» disse, leccandosi le labbra.
Sgranai gli occhi, lasciando cadere la forchetta sul vassoio. No, non avrebbe dovuto dirlo. Non guarderò mai più la cioccolata allo stesso modo!
«Ok, non avrei dovuto dirlo – constatò, afferrando il mio mento – Stai bene, Amelia?»
Scossi la testa. «Uhm... sì, credo. Mangiamo?»
Justin ridacchiò. «È così divertente metterti in imbarazzo.»
Roteai gli occhi. «Sei un infame.»
Continuammo a mangiare, rimasi stupita dallo scoprire che Justin aveva preparato tutto da solo. Chi l’avrebbe mai detto che sa anche cucinare? Dio, quel ragazzo sa fare tutto. È così fastidioso!
«C’è qualcosa che non sai fare, Bieber?» mi lamentai, mentre masticavo le mie uova.
Justin parve rabbuiarsi. «Non so innamorarmi delle persone giuste.» disse, con una nota di risentimento.
Un’altra cosa che sa fare benissimo? Rovinarmi l’umore. Aveva ragione, ma... io sapevo di amare Justin. Non gliel’avevo dimostrato ma in cuor mio lo amavo più di quanto avessi mai potuto credere.
«Che sfortuna.» commentai, posando lo sguardo sul vassoio.
«La vera sfortuna è sapere che quella è la persona giusta.»
«E tu lo sai?» chiesi, circospetta, alzando lo sguardo e fronteggiandolo.
Justin mi rivolse uno sguardo di fuoco. «Certo che lo so. Quella che non lo sa è lei. Sai, Amelia, io e lei... siamo fatti per stare insieme. Se solo lei lo ammettesse... io potrei renderla felice.»
Presa da un moto di rabbia, rovesciai il vassoio facendolo cadere per terra e mi sedetti a cavalcioni su Justin. Lui mi guardò sorpreso. Probabilmente avevo combinato un casino sul pavimento, ma non mi importava affatto. Avrei pulito, dopo.
«Come faccio ad ammetterlo se sembra che tu cambi idea ogni due minuti?» chiesi scontrosa, poggiando le mani sul suo petto. Potevo sentire il suo cuore martellare furioso contro la sua cassa toracica.
Justin poggiò le mani sui miei fianchi timidamente, accarezzando la pelle che il mio top lasciava scoperta e facendomi rabbrividire. «Io non ho mai cambiato idea. Volevo solo adeguarmi alle tue decisioni. Avevi detto che non ti saresti mai innamorata di me, mi stavo solo adattando.»
Roteai gli occhi. «Lo sai che io sono una tipa difficile.»
Le sue mani strinsero i miei fianchi. «E tu lo sai che io non sono un tipo paziente.»
«Evidentemente non ci conosciamo abbastanza.» mugugnai, chinando la testa verso il suo collo. Prima che potessi baciare la sua pelle, Justin alzò la mia testa con uno strattone, baciandomi con foga. Ricambiai il bacio, quando mi staccai da lui mi ritrovai senza fiato.
«Non verrò a letto con te così facilmente.» sussurrò, sulle mie labbra arrossate.
Premetti il mio bacino sul suo, sentendo la sua erezione premere contro di me. «Oh, andiamo, stai morendo dalla voglia.»
Justin ansimò leggermente, fermandomi. «Non mi farò trattare di nuovo come un giocattolino, lo sai.»
«Perché ti stai comportando come una ragazzina al primo appuntamento?» gli chiesi seccata, incrociando le braccia al petto.
«Perché tu mi tratti come il ragazzo popolare dell’ultimo anno che usa quelle del primo per fare sesso.»
Inclinai la testa. Wow, che considerazione carina che aveva di me.
«Guarda che sei stato tu il primo ad usarmi per fare sesso.»
Justin rise. «Io non ti ho mai usata, Amelia. Ho fatto quello che ho fatto perché volevo farti capire quanto ti amo. E comunque non era abbastanza perché i miei sentimenti per te sono troppo grandi ed importanti. Potrei avere l’eternità e non basterebbe...»
Lo fissai a bocca aperta, mentre abbassava lo sguardo mordendosi il labbro inferiore. Alzai il suo viso, poggiando le mie labbra sulle sue delicatamente. Le sue lacrime vennero a contatto con la mia pelle, mentre la sua lingua esplorava la mia bocca. Asciugai le sue guance, lo sentii sorridere sulle mie labbra mentre mi faceva distendere sul letto, mettendosi sopra di me.
«“Non mi farò trattare di nuovo come un giocattolino, lo sai”.» lo presi in giro, ridendo mentre le sue labbra si posavano sulla mia guancia.
Justin sbuffò contro la mia pelle, facendomi rabbrividire. «Chi ha detto che voglio fare sesso.»
«Da come ti stai comportando...»
«Sei tu che pensi solo a quello, piccola ninfomane.»





 

Buonasera.
Beh, direi che chi non muore si rivede! (Purtroppo per voi).
Scusatemi se non ho postato più, ma ho davvero un sacco di cose da fare tra compiti ed attività extrascolastiche e, a dirla tutta, oltre a non avere il tempo di mettermi al pc non avevo neanche voglia di scrivere, soprattutto con le scarse recensioni che ricevo. So di non essere la migliore scrittrice dell'universo, ma almeno qualche recensione in più me l'aspetto...
Ma ora passiamo al capitolo. Tralasciando la "dichiarazione" di Justin è piuttosto di passaggio, direi. Mi dispiace davvero darvi questo capitolo così scarno dopo due mesi di assenza, ma davvero non avevo idea di come riscriverlo e non volevo farvi aspettare più di tanto.
Volevo anche dirvi che mancano solo due capitoli alla fine della storia. Yay! (?)
Ora vi lascio, ho scritto già abbastanza stronzate lol.
A presssto :3

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***






Capitolo 20


 
Restammo a letto a coccolarci per qualche ora, prima che io mi alzassi decidendo che era ora di pulire il disastro che avevo combinato con il vassoio. Justin mi aiutò, giurando che non mi avrebbe mai più portato la colazione a letto se gli si fosse presentata l’occasione.
Adesso ero appena uscita dalla doccia. Mi avvolsi nel mio accappatoio, uscendo. Justin era seduto sul letto, mi guardava neutro.
«Uh, pensavo fossi uscita nuda.» si lamentò, mordendosi un labbro.
Lo fulminai con lo sguardo. «Fottiti.»
«Uhm, no, preferirei fossi tu a farlo al posto mio.» disse, alzandosi e avanzando minaccioso verso di me. Finii contro il muro, schiacciata dal suo corpo.
Arrossii, roteando gli occhi mentre le sue mani accarezzavano le mie gambe. «Poi sono io.»
«Io non ho mai detto che sono una specie di santo, lo sai.» mugugnò, baciandomi il collo. Chiusi gli occhi, beandomi del contatto con le sue labbra morbide e delicate. Tirò la manica del mio accappatoio verso il basso, baciando la mia spalla. Quasi non mi accorsi del morbido indumento che scivolava via dal mio corpo, lasciandomi completamente nuda ai suoi occhi. Non mi importava molto essere nuda davanti a Justin, ormai conosceva ogni angolo del mio corpo meglio di quanto li conoscessi io. Quel pensiero mi fece arrossire.
Justin sorrise teneramente alla mia reazione, prima di indietreggiare. Concentrò il suo sguardo sulla zona del basso inguine, facendomi fare una smorfia di disagio.
«Uhm, quindi è un’ancora – disse, osservando il piccolo tatuaggio – Molto carina.»
Roteai gli occhi. «La smetteresti di guardare lì? Mi stai mettendo a disagio.»
Justin alzò gli occhi, regalandomi uno sguardo che mi paralizzò. «Scusa. Mi piace apprezzare le cose che non posso avere.»
Aiutatemi. Io gli salto addosso, lo giuro!
«Puoi averlo, lo sai...» mugugnai, sentendomi una specie di troietta. Ma sei stupida o cosa, Amelia Dale?
Justin arrossì, facendomi ridacchiare. Mi piaceva vederlo arrossire, sapendo che la causa ero io. «Non ti conviene tentarmi.» sussurrò, chinandosi. Cominciai a sudare freddo finchè non mi accorsi che si era chinato per prendere il mio accappatoio. Me lo mise sulle spalle, coprendo il mio corpo. Mi baciò la guancia.
«Va a vestirti, piccola.»
Scoppiò a ridere notando la mia espressione. Tenni a mente di soffocarlo con un cuscino mentre mi coprivo meglio e cercavo dei vestiti. Frizionai i miei capelli con un asciugamano; li avrei fatti asciugare al sole, usare il phon mi annoiava a morte. Uscii fuori, trovando Justin seduto sulla sabbia. Mi sedetti accanto a lui, notando che aveva una ciotola di frutta sulle gambe.
«Ho trovato solo questo – disse, indicando la ciotola – Non c’era niente di più sostanzioso.»
«Mia madre è una salutista, che vuoi farci?» replicai, prendendo un pezzetto di cocco.
Mangiammo in silenzio, osservando il mare che riluceva grazie al sole calante; non era davvero un brutto pomeriggio. Appoggiai la testa sulla spalla di Justin, chiudendo gli occhi.
«Ehm… Amelia, forse non dovrei dirtelo ora ma… domani mattina c’è il funerale.»
Riaprii gli occhi, rivolgendoli a Justin. «Perché non dovresti? Dovevo saperlo.»
«Non voglio rovinare questa bella giornata.» ammise, volgendo lo sguardo dall’altra parte.
«Te l’ho detto, dovevo saperlo lo stesso – ripetei, sospirando – Posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Domani ci sarai ancora?»
«Parto domani sera – rispose, dopo qualche istante – Perché lo vuoi sapere?»
«Semplice curiosità.»
Tra di noi tornò il silenzio, Justin sembrava nervoso. Volevo chiedergli perché quando parlò.
«E tu, quando tornerai?»
Uh, bella domanda, questa.
Non avevo nessuna intenzione di tornare, quando sono partita. Ma adesso non ero più tanto sicura delle mie intenzioni. Una parte di me voleva restare, non solo per scappare dal problema Justin ma anche per stare con mia madre e le mie sorelle. Ma, a dirla tutta, perché dovrei scappare da Justin? Certo, ho ancora dei dubbi su di lui e su di noi in generale, ma sapevo che eravamo fatti l’una per l’altro. Dovevo solo accettarlo - e ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo. Ma sapevo che l’avrei fatto.
«Allora, tornerai?»
Volsi lo sguardo al mare, mordendomi un labbro. «Perché non me lo chiedi domani sera?» risposi, insicura.
 
La sera dopo accompagnai Justin all’aeroporto. L’avevo convinto a passare di nuovo la notte da me, per fortuna aveva accettato di buon grado. Non lo volevo lontano da me quando eravamo nella stessa città.
«Dovrei trasferirmi qui – rimuginò Justin – O almeno farci le vacanze più spesso. Mi piacciono le Hawaii.»
«Dopo ventidue anni che vivi qui, fidati, non è così bello.» ridacchiai, fissandomi le scarpe.
Justin poggiò una mano sul mio ginocchio. «Beh, non mi lamenterei affatto se potessi vivere qui con te. Magari in una bella casa sulla spiaggia. Nuoteremmo tutto il giorno… e umh, è meglio che non ti dico il resto.»
Gli lanciai un’occhiataccia, notando quanto vicino fosse il suo viso al mio. Mi morsi un labbro, mentre lui si avvicinava ulteriormente. Sentii la sua mano sulla mia nuca e chiusi gli occhi, aspettando che le sue labbra si poggiassero sulle mie.
«Credo che sia un po’ inappropriato baciarti, adesso. Ci stanno guardando tutti.» sussurrò al mio orecchio, facendomi spalancare gli occhi.
«Stai scherzando, spero.» dissi incredula, facendolo scoppiare a ridere.
«No, non scherzo – disse, tra le risate – È divertente lasciarti in bianco.»
Sbuffai. «Per me non lo è. E poi volevo solo un bacio.»
Justin si alzò, squadrandomi. «Se tornerai, potrai avere tutti i baci che vuoi.» mi sfidò, facendomi un occhiolino. Notai un cenno di tristezza nei suoi occhi, cosa che mi fece diventare sospettosa. C’era qualcosa in quella frase, il modo in cui l’aveva pronunciata, che lasciava intendere altro.
Mi alzai, afferrando le sue mani. «C’è qualcosa che non mi hai detto?» chiesi, studiando la sua espressione. Mi sembrava non poco sorpreso dalla mia domanda.
Justin sospirò, abbassando lo sguardo. «Io… ho capito, sai? Lo so che non tornerai mai più.»
La mia espressione doveva essere epica in quel momento. Lo fissai sconvolta, con gli occhi sgranati, cercando di capire cosa gli passava per la testa. Era scemo? Chi gli aveva detto che non sarei tornata?! Certo, non gli avevo dato una conferma tangibile, ma non gli avevo mica detto che non sarei tornata più! Anzi, io non gli avevo detto proprio niente!
«Cosa?»
«Non sono scemo. Quel “chiedimelo domani” era il modo meno delicato di sempre per evitare di ferire i miei sentimenti. Credo che sarebbe stato meglio non girarci attorno e dirmi le cose come stanno, lo sai?»
S’era creato una sua spiegazione, come fa sempre. Proprio come faccio io. Wow, ho più cose in comune con Justin di quanto avrei creduto.
«No, Justin, tu sei scemo davvero. Io non ti ho detto niente! Voglio tornare, è solo che ora non posso… mia nonna è morta, se non l’hai notato. Mia madre ha perso sua madre. Non posso andarmene adesso, ma non vuol mica dire che non tornerò più! Lo capisci questo?»
Justin scosse la testa. «Cosa mi garantisce che tornerai?»
Sbuffai, prima di afferrare il suo viso e di stampargli un bacio sulle labbra. Justin mi sembrò sorpreso, ci mise qualche secondo a ricambiare. Sentivo degli “aw” provenire dalla folla che probabilmente si era creata attorno a noi e arrossii. Ma dico io, i fatti vostri?
«Questo ti basta?» chiesi con voce fievole, poggiando la testa sulla sua spalla.
Justin mi fece alzare di nuovo il viso, baciandomi un’altra volta. Quando ci staccammo, sorrideva debolmente, ma il dubbio nei suoi occhi restava.
«Non ti aspetterò per sempre, sappilo.» disse, baciandomi la guancia ed allontanandosi.
Annuii, nonostante non potesse vedermi. Non volevo che mi aspettasse per sempre. Volevo che fosse felice, perché Justin meritava davvero di esserlo. Doveva essere felice con o senza di me. E se avesse scelto la seconda opzione, me ne sarei fatta una ragione.



 



 
Hey!
Sono di nuovo qui! Con un po' di ritardo, ma è comunque meglio di due mesi. lol
Avrei postato prima, ma la penna usb dove avevo la storia si è rotta e quindi mi è toccato riscrivere gli ultimi due capitoli. Per fortuna non ho perso tutto, sarebbe stata una tragedia!
Questo capitolo mi piaciucchia, dai. Beh, mi sono divertita troppo a scrivere la prima parte lol in quanto all'ultima... beh, scoprirete nel prossimo capitolo (che è anche l'ultimo) quale sarà la sorte di questi due sciagurati. Oddio, il prossimo capitolo è l'ultimo. Non mi sembra vero :O
Ora scappo, vado a fare la doccia.
A pressssto :3

 

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Capitolo 21
*** capitolo 21 - epilogo ***






Capitolo 21
epilogo


 

Fissai il legno chiaro della porta, indecisa sul da farsi. Avrei dovuto bussare, ma non trovavo il coraggio. Era passato così tanto tempo… e se si fosse dimenticato di me? Se avesse deciso che il tempo per aspettarmi era scaduto? Cosa avrei fatto?!
Oh, sta calma, dissi a me stessa, se è così, te ne dei fare una ragione. Devi andare avanti.
Facile a dirsi, difficile a farsi. Come potevo dimenticare ciò che provavo per lui? Ormai ero completamente presa. Avrei riempito la casa di fazzoletti, poco ma sicuro. Ma perché sono tornata?
Oh, ora basta. Non è detto che ti abbia dimenticata. Non hai ancora bussato! Se non bussi non lo scoprirai mai, quindi ingoia la bile e bussa a quella fottuta porta.
Respirai a fondo, portai la mano sul campanello della porta. Ma non trovai il coraggio di bussare. Non ce la facevo, avevo troppa paura. Se Justin mi avesse dimenticata il mio mondo sarebbe crollato a pezzi, anche se, ovviamente, sarebbe stata solo colpa mia. L’ho fatto aspettare per cinque mesi! Non lo biasimerei neanche se avesse deciso di voltare pagina.
Finalmente trovai il coraggio di bussare. Aspettai, finché non decisi che avevo aspettato troppo tempo. Stavo per girare i tacchi ed andarmene, quando la porta si aprì. Rimasi quasi a bocca aperta, mentre fissavo Justin. Era cambiato. Aveva lasciato crescere i capelli, che ora gli ricadevano bagnati sulla fronte; le sue guance erano più piene e sembrava aver preso un po’ di peso. Era ancora più bello di quanto lo ricordassi.
«Amelia.» esclamò, sorpreso, frizionandosi i capelli con l’asciugamano che prima portava alle spalle. Solo in quel momento mi accorsi che era senza maglietta. Probabilmente, si stava asciugando i capelli quando ho bussato.
Mi morsi il labbro inferiore, guardandolo timorosa. «Visto? Te l’avevo detto che sarei tornata…»
La reazione di Justin mi sorprese: mi afferrò per un braccio, trascinandomi dentro. Chiuse la porta bruscamente e mi spinse contro di essa, poggiando le sue labbra sulle mie. Sgranai gli occhi, quasi sorridendo trionfante mentre ricambiavo il bacio. Justin mi sollevò da terra, prendendomi in braccio mentre saliva le scale.
«Ormai non ci speravo più – ammise, tra un bacio e l’altro – Ma sai come si dice, no? Meglio tardi che mai.»
Ormai stavo sorridendo come se avessi vinto un milione di dollari. Justin lo notò, mentre mi faceva distendere sul letto.
«Cosa c’è di tanto divertente?» mi chiese, quasi imitando il mio sorriso.
Alzai le spalle. «Mi hai aspettata.» constatai, accarezzandogli una guancia. Non mi sembrava ancora vero. Forse stavo sognando… Beh, è un sogno molto reale, allora.
Justin chinò il viso per baciarmi. «Ti avrei aspettata per sempre, Amelia.» confessò, tra un bacio e l’altro.
Se avessi avuto qualche dubbio, sarebbe sparito all’istante con quella semplice frase.
C’erano molte cose che mi facevano pensare alla prima volta che io e Justin eravamo stati insieme. Il modo in cui ci amammo, però, fu tutt’altra cosa. Ci prendemmo del tempo per assaporarci, scoprendo sempre più cose l’uno dell’altro. Ci furono più baci, ebbi la sensazione di non averne mai abbastanza. Persi il conto di tutte le volte in cui Justin mi disse che mi amava, e di tutte le volte in cui provai a dirlo io, senza risultati. Sapevo che mi ci sarebbe voluto ancora tempo per riuscire a pronunciare quelle due parole, quindi per il momento rinunciai. Cercai di mostrare i miei sentimenti invece di esprimerli a parole, sperando che Justin capisse cosa stavo cercando di dirgli.
Mi accorsi che era passato molto tempo solo quando vidi i primi raggi del sole illuminare debolmente la stanza.
«Diamine, sono esausto – ansimò Justin – Ma… credo che potrei andare avanti ancora per ore.» aggiunse, ammiccando.
Roteai gli occhi. «Prevedibile.»
«Guarda che sei stata tu a voler continuare tutta la notte.» obbiettò, facendomi la linguaccia.
Arrossii, nascondendomi sotto le coperte. Sentii il corpo di Justin spostarsi sul materasso, uscii dal mio nascondiglio e strisciai accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto. Justin prese ad accarezzarmi i capelli, sospirai contenta.
«Sono felice che tu sia qui – rimuginò Justin – Questi cinque mesi sono stati una tortura.»
Alzai il viso, appoggiandomi su di un gomito per guardarlo meglio. Fissava il soffitto, le labbra curvate in un piccolo sorriso. «Lo sono stati anche per me. Pensa che sono stata con la paranoia che tu fossi andato avanti fino a che non mi hai baciata!»
Justin ridacchiò, volgendo gli occhi verso di me. Il suo sguardo mi paralizzò. «Vedo che abbiamo avuto le stesse paure – disse sottovoce, facendomi finire sotto di lui – Stavo pensando… ricordi quando quella volta ti dissi che mi sarebbe piaciuto vivere alle Hawaii con te?»
Annuii. «Non finisti la frase.»
Justin si morse un labbro. «Ho pensato parecchio a come sarebbe, in questi mesi. Potremmo nuotare, oppure fare l’amore tutto il giorno. Non uscire mai dal letto. A pensarci bene non abbiamo bisogno di una casa alle Hawaii per fare l’amore tutto il giorno, non credi?» chiese seducente, baciandomi il collo.
Ridacchiai. Sapevo che sarebbe arrivato a questo. Non che mi dispiacesse, ovvio. Ma avevo delle cose da dire, e dovevo dirle adesso, perché dopo non avrei avuto la capacità di farlo.
«T-ti amo.» mugugnai, sottovoce, sperando che mi sentisse.
Justin alzò la testa, fissandomi meravigliato. «Cos’hai detto?»
«Che ti amo. Ti amo, Justin. Ti amo e mi dispiace averlo capito solo ora.» dichiarai, sentendomi più leggera.
Il viso di Justin divenne tutto rosso, il suo sorriso partiva da un orecchio e arrivava all’altro. «Sai come si dice, no? Meglio tardi che mai.» ridacchiò vittorioso, incollando le sue labbra alle mie.
 


Fine.






Bonsoir. (si scrive così?)
Ecco a voi l'ultimo capitolo della fanfiction. Eh sì, l'ultimo. So che è un po' corto (in realtà sarebbe un epilogo), ma non sapevo davvero come allungare il brodo e sinceramente mi piaceva di più così. Un finale semplice e dritto al punto. Siccome sono un'amante del lieto fine ho deciso che la storia di Amelia e Justin doveva concludersi così. Li ho fatti penare troppo per non fargli avere un lieto fine ahaha
Voi cosa ne pensate? Vi aspettavate un finale diverso?
Volevo ringraziarvi per avermi sopportata in questi mesi (lol), a chi ha recensito e anche a chi ha letto in silenzio. Non è molto, ma per me vale più di un milione. Quindi, grazie!
Spero che la storia vi sia piaciuta.
Baci, Teresa.

PS: non sono ancora decisa, ma credo che a breve pubblicherò una nuova storia. Se volete continuare a seguirmi (e a sopportarmi, lmao), restate sintonizzati (?)

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