The Sweetest Gift

di BaByIcYBlUeS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Sweetest Gift ***
Capitolo 2: *** Drowning Lessons ***
Capitolo 3: *** I'm the ripper ***
Capitolo 4: *** Spiriti e Sangue ***



Capitolo 1
*** The Sweetest Gift ***


All! To! Blame!
The Sweetest Gift
 
Ecco la mia terza FF (ennesima riesumazione delle storie che scrivevo in estate, sotto l'influsso di sentimenti decisamente negativi >_<)... stavolta i personaggi sono tutti di mia creazione. Il protagonista indiscusso è Daniel, ma la figura di Lei (per ora non ha un nome... xD) mi piace molto e vorrei scrivere qualcos'altro sul suo personaggio e la sua storia...
-Continua la tragica serie di morti sospette a Bologna. L’ultima vittima del serial killer soprannominato Il Vampiro è stata trovata ai piedi della Torre Asinelli. Si trattava di una ragazza di appena 19 anni. Come tutte le altre vittime del misterioso serial killer, è morta per dissanguamento ma non è stata trovata alcuna traccia di sangue accanto al suo cadavere. Questa è la 13esima vittima de Il Vampiro, soprannominato dalla popolazione in questo modo per il suo inspiegabile modo di uccidere, simile a quello dei vampiri della leggenda…-

- È assurdo! Ormai non si può proprio più uscire di casa che rischi di incontrare anche i vampiri! Il mondo è davvero impazzito…

- Mamma non preoccuparti… Il Vampiro non è interessato a gente come te!

Eravamo seduti a tavola per la cena.
Io e mia madre come sempre.
Mia madre.
La mia sola compagnia.
La mia sola amica.
Che passava le giornate attaccata alla televisione a commentare qualsiasi programma che venisse trasmesso.
Questa era mia madre.
A parte lei, al mondo, non avevo nessun altro.

- Che vorresti dire ?

- Ovvio… la televisione ne ha a stento accennato ma pare che Il Vampiro uccida solo persone depresse. Infatti c’è gente che ritiene che in realtà queste morti siano dei suicidi e che stia circolando un nuovo veleno o una droga che ti fa morire bruciandoti tutto il sangue che hai nelle vene. Sai… dicono anche che le vittime siano state trovate tutte col sorriso sulle labbra….

- Uhm… stai attento allora!
Affermò mentre masticava la carne.
Sgranai gli occhi dallo stupore
-Perché…? Tu… Tu credi che sia depresso?

- Mi sembra palese..
Disse con estreme calma, continuando a masticare quella maledetta carne.

Non sapevo cosa dire: lei sapeva, forse aveva sempre saputo, ma non ha mai cercato di aiutarmi. Non mi ha mai neanche chiesto il perché stessi così.

- Capisco…
Sussurrai con voce tremolante, sentivo le lacrime salirmi agli occhi. Abbassai il capo, come un cane bastonato, come se fosse colpa mia se a nessuno fregasse che volevo piangere.
Si…
Sarei potuto scoppiar in lacrime lì avanti a lei e lei non avrebbe mosso un ciglio: avrebbe continuato a masticare quella fottutissima carne.

Mi alzai.
- Esco…
Così dicendo uscii, presi dalla tasca il mio pacchetto di Camel blue e me ne accesi una.
La voglia di piangere passò, rimase solo un gran senso di rabbia e poi…
Poi il vuoto.
Camminavo nella notte bolognese, il quel viale alberato che mi aveva visto passare mille e più volte sin da quando ero piccolo. Un tenue caldo vento estivo muoveva gli alberi, i pochi lampioni riuscivano a malapena a illuminare la via. Non vi era nessuno a parte me. Mi sentivo così in pace.
Sono cresciuto nella solitudine, da quando mio padre scappò di casa con quella donna lasciando la mamma sola, nessuno si era mai curato molto di me.
Ero sempre solo, nella mia camera, immerso nel mio mondo fantastico come se non avessi mai vissuto nella realtà ma in un mio reame, una mia realtà parallela.
A scuola non parlavo con nessuno, non ne ero capace e mi vergognavo molto.
I bambini mi venivano spesso vicino per giocare ma io non volevo, avevo paura di sbagliare, di deluderli e diventare poi un peso per loro.
Sono cresciuto con questa immensa insicurezza: il rapporto con gli altri mi stressava tantissimo e così cercavo sempre di evitarlo.
Ma cos’è la vita se rimani sempre chiuso in te stesso?
Tante… tantissime volte mi sono detto di non aver bisogno di nessuno, di stare fin troppo bene con me stesso e nessun altro.
Ma il mio reame fantastico pian piano di trasformò in un mondo di apatia, privo di sentimenti, privo di vita: la vita se la si trascorre lontana dalle altre vite si esaurisce.. la vita ha bisogno di altre vite per potersi definire tale.

Che sono nato a fare?

Se morissimi… se morissi non importerebbe a nessuno…
Nemmeno a me…

Camminavo..
Fumavo…
Ma non avvertivo nessuna di queste azioni…
Le tenebre...
Vedevo solo tenebre intorno a me,
in me….

Se morissi… se morissimi questa sofferenza cesserebbe
Io lo so, non esiste alcun paradiso, non esiste nulla dopo
Ed è per questo che ho sempre avuto paura
Ed è per questo che ho paura
Mi chiedo se anche respirare per me è inutile, perché non farla finita
Cancellare questo mio inutile io dall’insensatezza della mia vita.

Mi sento come un fantasma
Spettatore delle vite altrui
Lì.. in un angolo, costretto solo a guardare
Assaporare quelle splendide emozioni da lontano
Senza poterle toccare
E allora le cerco nei libri
Nella musica
Nei film
Ma sono sempre lì
Inaccessibili
Perché non sono mie
La mia vita è una presa in giro
Perché questo non è vivere
Ma lasciarsi vivere
E per una volta…
Solo una volta…
Vorrei vivere davvero.

Allora si
Soltanto dopo aver vissuto davvero
Potrei morire felice
Perché non sarei morto inutilmente
La mia vita avrebbe avuto un senso…

Eppur so che non succederà mai
Perché io ne sono incapace
E per questo soffro immensamente
E allora meglio morire ora per cancellare questo dolore lacerante.

Camminavo…
Fumavo…
Atti automatici e intanto le tenebre
Mi attanagliavano
Mi chiamavano a se
Col loro canto
Che aveva la forma del pianto di una ragazza…

Una ragazza piangeva in quel parchetto
Seduta sull’altalena
Fissava il vuoto a terra
Piangendo veemente e quasi sottovoce
I suoi erano opachi singhiozzi di dolore…

Avevo camminano molto
Per non so quanto tempo
Così ero giunto in quel parchetto
Un parchetto che non avevo mai visto prima
Era strano: che ci faceva un parchetto lì?
Non vi erano edifici nei paraggi
Le loro ombre luminose coloravano il paesaggio in lontananza
Eppure dove mi trovavo era molto buio
Probabilmente colpa della vegetazione che intorno al parchetto era molto fitta
E vi era solo un lampione la cui debole luce riusciva a illuminare solo l’altalena:
intorno ad essa l’oscurità, l’indefinito.

In celo brillava una stupenda luna piena
Non avevo mai visto prima d’allora una luna piena così grande e argentea
Sembrava volesse far compagnia alla tristezza di quella ragazza…
Quella ragazza….
Era così bella… sembrava la stessa luna…
Aveva lunghi capelli corvini che le cadevano ad ampi boccoli sulle sottili spalle,
più corti intorno al viso, le esaltavano la diafana pelle
i suoi occhi azzurri, illuminati dalle lacrime, brillavano più della luna.
Era vestita di pizzi neri, appariva come un’oscura bambolina di porcellana
O meglio… come una tristissima vampira che alla luna cantava la sua solitudine

Solitudine…

La guardavo

Un po’ distante
E il suo pianto venne ai miei occhi
Come se riuscissi a sentire il suo dolore
Perché il suo dolore era il mio

Avrei voluto abbracciarla ma mi sentivo incapace di muovere anche un passo
Come sempre, io ero solo uno spettatore
Nulla di piu.

Pensai che fosse il caso di andar via
Che diritto avevo io di disturbare la sua sofferenza rimanendo lì a contemplarla?
Eppur non riuscivo a muovermi
Come ipnotizzato
Finchè… finchè il suo sguardo non si alzò su di me
I suoi occhi nei miei
Sentì un brivido percorrermi la schiena
I suoi occhi nei miei
Non era previsto
Non doveva succedere
I suoi occhi nei miei
Per un attimo ebbi l’impressione di conoscerla da una vita
I suoi occhi nei miei
Mi sentii leggere dentro, nel profondo
I suoi occhi nei miei
E non ero più solo…

- Perché piangi?
Mi chiese
Ero confuso
Mi avvicinai piano
- Io? Sei tu che piangi… hai bisogno di aiuto?
- Io piango per te… queste lacrime non sono mie… sono tue….
Il suo viso perse d’espressione eppure risplendeva ancora dolcemente
Mentre lente lacrime scendevano dai suoi occhi
Le mie lacrime…
- Ma .. tu… chi sei?
Le chiesi mentre i miei occhi erano ipnotizzati dalla sua figura
E dalla triste aurea che emanava

Si alzò dall’altalena venendo verso di me
E mi abbracciò
Mai ero stato abbracciato prima
Eppur l’avevo tanto desiderato un abbraccio
Da mia madre
Ma lei era sempre stata sorda nei miei confronti
Così presa dalla sua vita
Io ero solo un peso…
Nient’altro che
Un peso…

- Eppur le vuoi bene…
Sussurrò lei.
Il suo capo era appoggiato al mio petto
Mentre le sue esili braccia mi cingevano la vita

Riuscivo a sentir il suo cuore battere in sincronia col mio…

- La tua solitudine è la mia... il tuo dolore è il mio
La sua voce era incredibilmente triste e tremante.
- Ti prego Daniel: non lasciarmi!
Supplicò
E il mio cuore si colmò di commozione
Lei aveva bisogno di me
E lei era vera, non più un onirico essere del mio reame fantastico
E conosceva la mia sofferenza perché lei era come me.

Ricambiai il suo abbraccio stringendola forte a me
Non importava chi lei fosse, sentivo di amarla
Perché chiunque lei fosse… per la prima volta mi aveva fatto sentire vivo in tutta la mia esistenza
Ed ero felice
Così felice da piangere
Così felice da desiderare che quel momento durasse in eterno
E lei sentì il mio desiderio…

Alzò il capo dolcemente
E i suoi occhi tornarono nei miei
Le presi il viso tra le mie mani e le sorrisi…
L’avevo sentita anche io
Avevo sentito cosa il suo cuore diceva
E il suo cuore mi aveva mostrato chi ella fosse
Lasciandomi comprendere cosa sarebbe accaduto…
E io le sorridevo con immensa gioia perché non v’era nient’altro che potessi desiderare.

Avvicinò il suo viso al mio
- Ti donerò l’immortalità di questa felicità
Mi baciò
Un bacio profondo
Intenso
Immenso
Mentre risucchiava tutto il mio sangue
E un’immensa gioia pervadeva tutto il mio essere…

Pian piano l’oscurità accecò i miei occhi
E il torpore si impossessò della mia mentre
Mentre il mio corpo cedeva
Ma io ero felice
E mentre la morte veniva a cogliermi fra le sue braccia
Un sorriso si stampò sul mio viso.

Lei mi poggiò delicatamente a terra
Potevo ancora sentirla
Anche se immensamente lontana
Riuscivo ancora a sentirla
La sua mano
Mi accarezzava il viso
I suoi occhi mi fissavano con tristezza
Stavolta, la sua tristezza…

- E chiami me Bestia?
Una voce forte
Maschile
Una voce crudele
Sfacciata
Cinica
Beffarda
- Tu osi chiamare me Bestia? AHAH! Tu che uccidi prendendoti gioco della vita di queste miserabili persone?

Il suo viso continuava a contemplarmi
La sua triste voce:
- Io dono loro la pace eterna. Dono alla loro vita un senso…

- Tu doni loro solo un’illusione… ti sembra giusto?

Il suo sguardo si allontanò da me.
Sentì la sua essenza lasciarmi per avviarsi verso quel altro essere

- Chi può dire cosa sia giusto e cosa sbagliato? Proprio tu, dovresti sapere che giusto e sbagliato non esistono…

Sentivo i suoi passi che s’allontanavano da me
Sussurrai un “ Grazie “ con l’ultimo alito di vita che mi rimaneva…
Sentii gli occhi di lui cadere su di me: - Era davvero solo questo ragazzo... solo come te...

E forse fu un’illusione
Forse… era solo l’effetto della sua magia
Ma io
Sentì la sua voce
Accendersi d’emozione
Di vita,
Vita in quell’essere che come me non aveva mai conosciuto la vita
Se non che da spettatore,
e tra mille lacrime urlare il mio nome: - DANIEL!
mentre i suoi passi tornavano da me
correndo
e io mi spegnevo nel nulla della morte…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Drowning Lessons ***


All! To! Blame!

Tempo fa scrissi questa cosa... diciamo che ci sono molti riferimenti autobiografici xD sinceramente non sono sicura su come continueròla storia, ma quando ho riletto la bozza di questo capitolo mi sono convinta che doveva essere andata così la vampirizzazzione della mia protagonista (che non ha ancora un nome)
Spero che la storia piaccia a qualcuno...
Non so se riuscirò ad aggiornarla dato che il periodo degli esami si avvicina a una velocità impressionante e terrificante._. mentre la voglia di studiare sembra proprio non voler farsi vedere >.>

Ne approfitto per ringraziare lemnia per la bellissima recenzione: le tue parole mi lusingano *_* spero che questo secondo capitolo non ti deluda ^^'

Mi sento così triste…

Mi sento così sola…

Il fatto che ti ami e che stia cercando di uccidere questo amore mi fa sentire immensamente sola e triste…

 

Tutto ciò che desideravo era che qualcuno desse la sua vita per me.

Non potrò né vivere né morire finché qualcuno non darà la propria vita per me: è la mia maledizione…

 

Fin ad allora non potrò far altro che vagare, agonizzante per sempre a causa della ferita che mi hai inferto… perché chiunque trovi sulla mia strada… io continuo a sentirmi profondamente sola, la tua assenza è la mia solitudine…

 

Mi fa così male… la solitudine… mi sembra di morire.

In ogni istante, io muoio…

 

For what you did to me,
and what I'll do to you,
you get, what everyone else gets,
you get a lifetime

 

“-Hai mai sognato di essere morto?..-

 

-Sì, è una cosa che capita a tutti…- rispose lui, mentre sorseggiava la sua birra.

Erano rimasti soli, tutti erano giù a guardare l’esibizione della band, mentre loro sedevano su quegli scalini pieni di polvere.

Lei fumava tristemente, fumava per tamponare la tristezza o forse solo per farsi del male…

Lui aveva deciso di aspettarla, le sedeva accanto con la sua birra, quella sera aveva bevuto molto, come la sera prima e lei lo trovava davvero strano, lei aveva paura di essere la ragione del bere di lui.

 

-Io sogno spesso di essere morta… e di vagare sulla terra come un fantasma. Vago in mezzo a voi, che continuate le vostre vite come se io non ci fossi mai stata. Nessuno riesce a vedermi e io sono costretta solo a guardarvi… tutto ciò mi trasmette un’angoscia immensa. È strano…-

 

-Cosa c’è di strano?- chiese lui, un po’ perplesso dalle parole di lei, un po’ troppo intontito forse per fare un discorso serio.

 

-Ecco… io ho sempre avuto paura della morte perché sono convinta che non ci sia nulla dopo… insomma, credo che la morte sia il totale annullamento del nostro io, della nostra coscienza: è questo ciò che più mi terrorizza! Però quando faccio questi sogni…insomma… la mia coscienza persiste alla morte, dovrei sentirmi sollevata.. e invece… io soffro immensamente…-

 

Lui la guardò con uno sguardo malinconico, o forse era solo l’alcool che gli dava quella espressione…”

 

[Non voglio essere sola, non lasciarmi sola ti prego..]

 

Do you remember that day when we met
you told me this gets harder
well it did
been holding on forever,
promise me that when I'm gone you'll kill my enemies,
the damage you've inflicted, temporary wounds
I'm coming back from the dead and I'll take you home with me
I'm taking back the life you stole

Ricordi la prima volta che ci siamo visti? Non fu nulla di speciale, è un ricordo sfocato… ti strinsi la mano, ero sorridente mentre tu a stento parlasti.. i nostri nomi e poi… ti voltai le spalle… mentre tu rimanevi in silenzio.

Non fu nulla di sorprendente, nulla di speciale…

We never got that far,
this helps me to think all through the night
bright lights that won't kill me now, or tell me how
just you and I, your starless eyes remain.

Non ricordo il nostro secondo incontro, ma è vivido come non mai il ricordo della serenità che solo tu sapevi darmi. Avevi sempre le parole giuste per darmi la forza di andare avanti

Hip Hip Hooray for me, you talk to me, but would you kill me in my sleep
lay still like the dead
from the razor to the rosary
we could lose ourselves
and paint these walls in pitchfork red

Ricordo quel fugace incontro, quella sera densa di tristezza… i miei occhi persi nel vuoto della mia apatia…e poi tu, sei arrivato tu ridonandomi il sorriso.

E sei stata la cosa più bella che mi sia capitata perchè la tua presenza annullava la mia solitudine: il mio migliore amico…

Non voglio che il mio migliore amico mi lasci…

Non voglio perderlo..

Voglio che mi sia sempre accanto, per sempre… sempre… e che per lui non ci sia nessun altro che io…

 

Io non voglio essere sola…

Io ho bisogno di lui, e voglio che sia disposto a morire per me…

 

Perché io lo amo e morirei per lui…

 

I will avenge my ghost with every breath I take
I'm coming back from the dead and I'll take you home with me
I'm taking back the life you stole

 

Ma lui non mi ama, lui potrebbe vivere senza di me, lui può dimenticarmi…

Lui è come tutti gli altri…

Lui ha trovato qualcuno di più speciale di me..

Qualcuno di più speciale…

 

E sento mancarmi l’aria..

Ho perso il sonno…

Lui ha trovato qualcuno di più speciale di me…

E allora io a cosa servo?

 

This hole you put me in
wasn't deep enough
and I'm climbing out right now
you're running out of places to hide from me
when you go
just know that I will remember you
if living was the hardest part
we'll then one day be together
and in the end we'll fall apart
just like the leaves change in colors
and then I will be with you
I will be there one last time now

 

“-Ti amo…-sospirò lei, trattenendo le lacrime, non voleva che lui la vedesse star male… no..lei non voleva che lui capisse come davvero stesse male, lei non voleva essere un peso, un fastidio per lui…

 

Lui la guardò con occhi pieni di pietà, e lei odiò quello sguardo che la feriva in maniera irreparabile: avrebbe sanguinato per tutta la vita.

Lui le sedette accanto, proferì parola, tutto ciò che lei già conosceva e che la uccidevano:

-Non ti amo… ma io ci tengo immensamente a te, voglio la tua amicizia…-

 

[voglio scappare!

Voglio morire ora!

Mi manca l’aria!

Che qualcuno mi aiuti… vi prego aiutatemi… sto morendo…]

 

Lei sorrise, perfetta attrice, simulò perfetta serenità:

AMICI

[ti dimenticherai di me… presto ti dimenticherai di me…lo fanno tutti i miei amici]

Tornò a casa e pianse fino ad esaurire le sue lacrime:

[è meglio morire…

Lui non darà la sua vita per me…

Lui mi dimenticherà….

Mi ha lasciata sola…di nuovo… di nuovo sola come se lui non ci fosse mai stato…

Come se quei suoi sorrisi non fossero mai esistiti…

Come se lui non fosse mai esistito..

NO! Sarebbe stato meglio.. se non fosse mai esistito non soffrirei così tanto]

 

when you go
just know that I will remember you

 

io ti ricorderò, ma tu non mi sarai accanto…

 

I lost my fear of falling
I will be with you
I will be with you

 

Vorrei starti accanto per sempre

E muoio perchè tu non vuoi altrettanto

Sola…

Sono sola…

Immensamente sola…

Aiuto, voglio che qualcuno mi abbracci: fa troppo male!

 

“-Cosa pensi che ci accadrà dopo la morte?- sospirò lei malinconica.

 

-Non ci voglio pensare.. perché mi fai questa domanda?- chiese lei, lei.. la sua migliore amica…forse…

 

-tu stai con lui, da quando state insieme sei diversa, sei felice! Come se lui ti completasse, riempisse quel vuoto provocato dall’insensatezza dell’esistenza…

Voglio dire: sai che da quando c’è lui vale la pena vivere, che annulla la tua solitudine… è come se anche la morte avesse un sapore più dolce… mi stai prendendo per pazza vero?-

 

-No… però avrebbe più senso se morissimo insieme…-

 

-Io, invece, mi sento così sola che credo rimarrò sola in eterno, anche dopo la morte, non ci sarà redenzione per me…-

 

[e neanche tu, la mia migliore amica, riesci a consolarmi]”

 

Sognavo spesso di perdermi in un realtà in cui ero invisibile: senza spessore per nessuno, la mia scomparsa non cambiava nulla per nessuno.

Ciò che mi faceva più paura era la crescente convinzione che io non fossi capace di amare davvero nessuno, ed era questo il vero motivo per cui ero sola: per quanto avessi voluto in realtà non avevo mai dato nulla a nessuno.

Non avevo mai dato nulla ai miei genitori per poterli ringraziare di essere i miei genitori;

mai nulla a mia sorella che potesse creare un legame che andasse al di là di quello sanguigno;

mai nulla ai miei amici per cui ringraziarmi…

o forse no…

con loro, in fondo, ci avevo provato: quando piangevano io avevo sempre offerto loro la mia spalla.

Allora perché ero così sola? Perché loro non mi avevano mai offerto una spalla su cui piangere?

Mi resi conto che avevo sempre temuto di piangere dinanzi a loro, avevo sempre nascosto i miei sentimenti e quelle poche volte che ero riuscita ad esternarli… ero rimasta ustionata!

Ustionata perché volevo essere l’unica per qualcuno, ma tutti avevano già qualcuno di più speciale.

 

[Che senso ha vivere se alla tua morte nessuno perderà la sua vita?

Voglio essere la vita per qualcuno.. o sarò solo il nulla, una piccola cosa trascurabile.]

 

E intanto cancellavo lui, il mio ennesimo amore, la mia ennesima solitudine.

Cancellare vuol dire dimenticare, ha mai nessuno provato a ricordare mentre si cancella? A ricordare quei momenti in cui assaporavi l’infinito sognando di stargli accanto per sempre?

Ti fa soffrire molto, ma ancor di più fa soffrire la consapevolezza che quando avrai dimenticato non sentirai più alcun dolore e il passato apparirà senza sentimenti: quel giorno sarai una persona diversa, senza di lui morirà quella parte di te che era così viva quando l’amavi. È terribile, ma è l’unico modo per andare avanti…

 

I'm not okay
You wear me out

 

E intanto mi uccidevo, ero diventata bulimica per sfogare il mio odio contro me stessa: per non essere abbastanza perchè per qualcuno fossi l’unica, l’unica per cui morire.

 

Ma un giorno arrivò lui, lo ricordo bene: era così bello! Pallido, esile, il volto dolce, occhi carismatici, lunghi capelli di seta nera gli sfioravano le spalle.. Io ero sola, l’estate giungeva al termine e gli alberi erano già pieni di foglie secche. Ascoltavo musica seduta ai piedi di un pino, in un parco privato dove mi introducevo sempre di nascosto quando volevo stare assolutamente sola. Lui comparve all’improvviso, con un affascinante sorriso stampato sul viso: non ebbi paura neanche per un istante, non avevo nulla da perdere d’altra parte.

Mi disse che era giunto per offrirmi un dono, conosceva già il mio nome, mi disse di ascoltare attentamente la sua proposta:

 

-Voglio donarti l’eternità, così che avrai tutto il tempo che vuoi per trovare la persona per la quale sarai l’unica al mondo. In cambio, però, ho solo una condizione da importi: diventerai un demone.. come me! C’è chi mi chiama vampiro, ma se accetterai scoprirai presto che abbiamo molte cose in più dei vampiri del vostro folklore.-

-Perché? Perché mi proponi ciò?-

 

Il demone sorrise soddisfatto -Incredibile! Mi credi sulla parola? Non pensi che sia un pazzo scappato dal manicomio?-

 

In realtà non me ne importava più di tanto, poteva fare di me ciò che voleva.

 

-Vedi… ti avevo scelta come mia vittima, ma i tuoi sentimenti, le tue sensazioni sono in un certo senso simili a quelle che provavo io in vita: ho deciso di darti questa opportunità al posto della morte! Sappi che non avevi altra scelta, saresti morta comunque… è un grande dono che ti faccio, ma potresti impazzire: sto parlando di una vita dopo la morte, una vita fuori dalla grazia di Dio, una vita di sofferenza perché è una vita di dannazione, col mio morso sarai maledetta… scegli… cosa vuoi? Morire ora e sola in eterno o avere l’opportunità di cercare in eterno qualcuno, anche se su una strada di dannazione?-

 

-Ti prego… salvami da questa solitudine…- esclamai, con le lacrime agli occhi.

Il volto del vampiro si riempì di stupore, riuscivo a leggere nei suoi occhi che mai prima avesse visto un animo così turbato come il mio…. E fu così che mi fece sua, mi donò l’immortalità, non era un pazzo…

 

Sentii i suoi denti affondare nella carne del mio collo, sentii il mio sangue abbandonarmi mentre il battito del mio cuore si faceva sempre più debole.

Man mano che perdevo sangue aumentava una forte sensazione di arsura alla bocca.

Quando persi l’ultima goccia di sangue, completamente persa nel torpore, solo una cosa mi diceva che fossi ancora viva: una sete allucinante!

E presa da essa trovai il collo di lui, in cui affondai i miei denti e bevvi quanto più sangue potevo. Nell’istante in cui presi il primo sorso mi accorsi che il mio cuore aveva di colpo ripreso a battere dopo essersi completamente fermato, e il suo battito era completamente sincronizzato con quello di lui: fu una sensazione bellissima, sentii come se io e lui fossimo la stessa persona… non ero sola… in quei momenti io non ero assolutamente sola…

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Capitolo 3
*** I'm the ripper ***


All! To! Blame!

Sto ripetutamente litigando con questo programma per i codici html, perchè ogni volta che vado da capo mi lascia ben un rigo di spazio... e la cosa non mi piace affatto! Uff... sono negata con i computer ._.

Eccolooo di nuovo luiiii il rigo maledetto >_< (questa presentazione sta degenerando). Ricomponiamoci... Allora, dicevo... Spero che questo capitolo vi piaccia, ci stavo pensando da tempo e l'ho scritto tra ieri notte e oggi pom (sisi perchè io mi sono salvata dal pranzo coi parenti) mentre scrivevo un'altra ff su Mello di Death Note (e infatti, priva di idee su come chiamare i due protagonisti di questo capitolo... ho optato per Mel e Matt xD chi conosce Death Note capirà). Mi ha preso molto scrivere questa parte... e spero di ricevere qualche commento, anche se negativo del tipo: "smettila di scrivere che non è cosa tua" così la smetto davvero (dato che al secondo capitolo nessuno ha commentato sob ç_ç)

Err... dimenticavo che in questo capitolo ho finalmente deciso i nomi dei due protagonisti

I'm the ripper

Sangue...

Le mie mani, piene di sangue...

e i miei capelli, i miei vestiti, il mio viso...

le mie lacrime....

e la mia bocca, zuppa di quel sapore amaro

ma allo stesso tempo tanto allettante...

 

-Ricordi quand'eri umana

tu adoravi la cioccolata fondente,

e ne portavi una barretta sempre con te, ne eri totalmente dipendente...

Non trovi che il sangue abbia un sapore incredibilmente simile?

Io lo trovo affascinante: che sia questo il motivo per cui agli uomini piaccia tanto la cioccolata?

Perchè, anche se inconsciamente, ricorda loro il sapore del sangue?-

Julian comparve dinanzi a me dal nulla, e io mi ritrassi piena di vergogna nel mostrarmi a lui in quello stato.

Mi strinzi in me stessa, lo sguardo fisso verso quel cadavere:

-Cosa...cos'ho fatto?-

-Pensaci bene... so che ricordi tutto..adesso...- sbuffò lui, con tono annoiato.

 

Ricordare...

 

mi impegnai a cercare di ricordare

mentre ancora tremavo dalla paura

e cospicue lacrime mi solcavano il viso.

 

Ricordare...

 

mi concentraii più che poteii

sotto l'incitazione di Julian,

e il tempo si ripiegò su se stesso

comprimento il mio essere

e annebbiando i miei sensi....

 

 

-Matt...-

sussurrai il suo nome, gettandomi per l'ennesima volta l'acqua fresca del lavandino in faccia

ma non riuscivo a fermarmi dal piangere

-Matt...Matt...MATT!- urlai in fine

accasciandomi a terra, la testa china appoggiata al muro

-Melanie... torna in te!- la voce della mamma che ignoravo

-Matt.. perchè...perchè...- che senso aveva la vita senza di lui? Non potevo neanche immaginare un mondo senza di lui...

 

-..dicono che non ricordi nulla...-

-..poverina, deve essere stato un trauma insostebile.... mi hanno detto che li hanno trovati in un lago di sangue, e che lei sia sopravvisuta per miracolo...-

-...si si, l'ho sentito anch'io... dicono che sia stato un pazzo, un serial killer... -

quelle voci sussuravvano frasi di questo tipo continuamente intorno a me,

convinti che io non potessi sentirli,

erano un incubo. Non faceva altro che evocare scene d'orrore nella mia mente,

di Matt in un lago di sangue.... e io ero lì accanto a lui incapace di aiutarlo,

incapace anche di morire insieme a lui...

e poi incapace di ricordare il volto di quell'essere per avere vendetta:

era un incubo, vivere con quell'angoscia, quel senso di colpa:

un terribile, insopportabile incubo.

-Matt...- continuavo a piangere,

nel letto di quello squallido ospedale,

invocando, invano, il suo nome

sperando invano di ritrovarmelo accanto

col suo solito sorriso,

quel sorriso tanto bello e confortante...

 

...mai...

 

non l'avrei rivisto mai più:

quanto può essere crudele la parola MAI,

era un qualcosa di cui non me n'ero mai resa conto.

Fino a quel giorno la mia vita era sempre stata tranquilla, relativamente serena, non avevo mai affrontato la vera sofferenza

quella che ti si materializza di fronte accompagnata a braccetto con la Morte.

 

Tornare alla vita voleva dire tornare anche a frequentare l'università,

fu qualcosa di difficilissimo ma mi impegnai a fondo per riuscirci,

perchè sapevo che era ciò che Matt avrebbe voluto:

il nostro sogno,

il Giappone,

almeno uno di noi avrebbe dovuto riuscirci.

Eppure camminare per quei luoghi, quei palazzi, quelle aule,

dove un tempo eravamo sempre insieme

era davvero ciò che di più triste potesse esserci....

 

-Non ce la faccio! Non ce la faccio!- ripetevo sottovoce, sbattendo i pugni contro il muro del bagno

mentre copiose lacrime mi rigavano il viso assieme al nero della matita ormai sciolta in esse.

-Non voglio... da sola... non ha più senso...-

mi asciugai il viso con la carta igienica

-...non ho neanche uno specchietto...-sussurrai rammaricata, ignorando le condizioni in cui il mio viso versava uscendo dal bagno.

Con gran stupore mi imbatteri nel mio prof di giapponese,

faccia a faccia,

e subito arrossii per la figuraccia

"cosa penserà di me.. vedendomi così?"

-Mel stai bene?-

Lui era sempre gentile con me, anche se non parlavo mai a lezione

e mi nascondevo sempre dietro Matt,

Nobu-sensei mi interrogava spesso lodandomi sempre,

e mi chiamava Mel esattamente come facevano Matt e i miei genitori:

insomma, potevo quasi considerarlo come un amico anche se io non avevo amici,

a parte Matt avevo sempre avuto problemi a socializzare.

-Mel stai bene?-

ripetè lui.

No, era ovvio, aveva appena finito di piangere e per quando avessi potuto pulirmi

con un misero pezzetto di carta igienica,

il rossore degli occhi era comunque una prova più che sufficiente.

Scossi la testa, non riuscivo a rispondere perchè avevo nuovamente il bisogno di piangere.

Lui mi abbracciò, consapevole del dolore che mi lacerava dentro:

-è bene che ti sfoghi con qualcuno, non sentirsi soli in situazioni come queste è importantissimo...-

-Grazie... sensei...- sussurrai tra i singhiozzi -..ma...c'è una cosa molto importante che... non riesco più a tenermi dentro... è un peso troppo grande...-

-Capisco..- annuì lui -...senti io ora sto tornando a casa, ti va di venire con me? Posso cucinare qualcosa di buono da mangiare insieme mentre mi spieghi tutto...-

Così, andammo a casa sua.

Viveva in una villa in periferiva, un posto abbastanza solitario

quasi inquietante: sembrava una casa delle streghe.

Mi fece accomodare in salotto, luogo in cui regnava la penombra:

l'unica luce era quella soffusa del sole che penetrava dagli spiragli delle grandi finstre aperte solo di pochi centimetri.

Lo stile era quello classico occidentale, cosa che mi parve abbastanza strana per un orientale.

Mi portò del the verde nell'attesa che finisse di riscaldare il ramen.

-Allora... cosa dovevi dirmi?-

-Io...- iniziai, gli occhi fissi sulla mia scodella di ramen: dalla morte di Matt facevo una gran fatica a mangiare, e mi chiedevo se davvero avessi voglia di quel cibo che un tempo tanto adoravo.

-...io credo....di aver ucciso Matt...-

Nobu sgranò gli occhi.

Nella mia mente tornarono quelle immagini che per tanto tempo avevano ossessionato i miei sogni: i miei denti conficcati nel suo collo,

il suo sangue nella mia bocca.

Mi venne la nausea.

-Allora davvero non ricordi più nulla...- sussurrò il prof, poggiandomi una mano sulla spalla.

I miei occhi pieni di lascrime si voltarono verso di lui, pieni di stupore:

-Cosa?-

-Tu e Matt vi eravate lasciati...e lui ha tentato di ucciderti... tu ti sei solo difesa...- diceva lui, accarezzandomi il viso.

Sgranai gli occhi: era vero, l'avevo ucciso io.. quale essere immondo ero, come avevo potuto? Io avrei preferito venire uccisa da lui anzicchè ucciderlo...

-..perchè?...- scuotevo la testa, sotto shock, per me era troppo assurdo tutto ciò: Matt non mi avremme mai fatto del male.

-Tu l'avevi lasciato... perchè non l'amavi più...ma davvero non ricordi?- continuava lui, con tono preoccupato.

-No...- scossi la testa -...è troppo assurdo...-

Nobu mi accarezzò le labbra, ero pietrificata: -..davvero non ricordi? Tu mi amavi... ed è per questo che hai lasciato Matt, e per questo che Matt ha tentato di ucciderti...-

dicendo ciò, iniziò a baciarmi sul collo, mentre la sua mano destra percorse la mia schiena dolcemente, per poi giungere sul mio seno, accarezzandolo

e io rimanevo lì, immobile, con le lacrime agli occhi -..no... tu...tu stai mentendo...- ma lui si impose su di me, facendomi sdraiare sul divano:

-è la verità.. noi ci amavamo tantissimo e Matt era impazzito dalla gelosia...- disse, baciandomi sulle labbra ripetutamente per poi insinuare la sua lingua nella mia bocca.

E fu in quell'istante che lo rividi....

 

Matt...

 

Matt, con le lacrime agli occhi...

 

-Lasciami!!! Ti prego NO!!- urlavo, mentre Nobu mi stringeva a sè così forte che non riuscivo a liberarmi:

-Ma io ti amo.... ti amo da morire, perchè non lo capisci?-

-Ti prego...lasciami...- lo imploravo io, piangendo.

-Se non vuoi capirlo...allora ti ucciderò...-

-Lasciala stare!- urlò una voce alle spalle di Nobu

Una voce tanto familiare e rassicurante: era Matt...

Matt con le lacrime agli occhi, puntando una pistola dietro la testa del nostro professore..

-Matt...- sussurrai, mentre Nobu mi lascia andare e io cadevo a terra.

-Tu... cosa vuoi fare tu?! Bastardo!!- urlò il professore, girandosi di scatto contro Matt rifilandogli un pugno.

Matt indietreggiò di qualche passo, barcollando. Fu così che il prof estrasse un pugnale dalla tasca destre del suo giubbotto e si avventò contro di lui,

ma io mi lanciai a proteggere Matt, finendo per essere colpita al petto.

Un dolore profondo, lacerante, insopportabile: la vista mi si offuscò e caddi a terra, in un lago di sangue.

Svenuta? Morta?

Mi aveva infilzato il cuore, certamente ero morta...o stato morendo...

Eppure riuscivo a vederli ancora:

Matt che urlò, un grido disperato, nel vedermi in quello stato

e corse a prendermi tra le sue braccia: il mio caro Matt, piangeva stringendomi a sè.

Era strano, assurdo: in quel momento tutto ciò che pensavo

era che l'amavo tanto e che avrei voluto trovare le forze e la voce per poterlo ringraziare del suo amore:

sapendo di essere stata amata tanto in vita, sapevo di poter morire in pace....

Ma accadde qualcosa.

-è morta... per colpa tua!!!- urlò disperato il prof, accasciandosi a terra.

-Mel... ti prego....- balbettava Matt, terrorizzato -Mel non lasciarmi...-

e io volevo urlare per fermarlo, perchè non lo facesse, perchè lo sentivo, perchè sapevo...

Matt prese la sua pistola, puntandosela in testa, mentre il professore correva via spaventato da qualcos'altro:

occhi rossi splendendi che lo minacciavano nell'ombra.

Matt NO! NO! NO! avrei voluto urlare, ma non potevo, paralizzata nella morte.

E Matt premette il grilletto.

-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!- urla, sentii la mia anima che esplodeva nelle mie corde vocali mentre si spezzavano

e i miei occhi spalancarsi lasciando cadere fiumi di sangue,

ma Matt giaceva su di me, il sangue che colava dalla testa.

Lo strinsi a me, piangendo ancora sangue e cullandolo versando tetri lamenti.

Ma di nuovo quegli occhi rossi comparvero ad illuminare le ombre intorno a noi, e pian piano di fecero più grandi

avvicinandosi,

e dall'ombra comparve una ragazzina, dai lunghi boccoli neri

e la pelle candida quanto la ceramica.

Stava tremando, e camminava barcollando ripentendo, sibilando:

-...ss..ssanguue...saan...sannguee....-

Nonstante i suoi occhi brillassero nel buio, era certamente cieca

e lo dimostrava il fatto che inciampasse ovunque.

Ma più si avvicinava a noi, più sembrava un cane che avidamte annusava l'aria in cerca di cibo,

anzi, aveva certamente trovato ciò che desiderava e i suoi sibili diventavano sempre più frequenti e affannati:

iniziò a correre verso di noi, incapade di tenere una postura eretta, si mise a quattro zampe.

Appariva così grottesca, nonostante il suo viso fosse di una belleza inumana, quasi divina.

Si scaraventò su di me e iniziò a leccarmi il viso rigato dalle lacrime di sangue

e io la lasciavo fare, continuando a piangere e stringendo forte la mano destra di Matt nella mia.

-Piangi?- si fermò lei, all'improvviso, mostrando di non essere solo una bestia ma di esser capace anche di parlare.

-Matt...- fu l'unica cosa che riuscii a dire, tremando.

Lei si voltò, come se avesse capito, osservando il cadavere di Matt. Prese il volto di lui tra le sue mani e sospirò rammaricata.

Poi si voltò verso di me: -Per ringraziarti del sangue che mi hai fatto dono... ti vendicherò...- e così dicendo mi baciò, dolcemente, sulle labbra

e sentii un profondo senso di pace accanto alla di lei immensa malinconia.

E fu il vuoto....

 

Tornai alla realtà.

La mano di Nobu, dal mio seno, percorse la mia pancia, per poi insinuarsi nei miei pantaloni, nelle mie mutande. Fui presa dall'ira, strinsi forte le sua braccia tra le mie mani, così tanto da conficcargli le unghi nella pelle, e mi allungai verso il suo collo. Urlò di dolore nell'avvertire il mio morso, violento, pieno d'odio: succhiai avidamente il suo sangue ma non lo bevvi, troppo era il ribrezzo che provavo verso quell'essere.

Prima che perdesse i sensi mi staccai da lui per sputarglielo in faccia, e lui piangeva terrorizzato.

-Abbietto! Abbietto! Sei solo un essere abbietto!- urlai e una alla volta gli morsi i polsi con tanta violenza da strapparglieli via: fu così che cadde svenuto in una pozza di sangue, il suo sangue. E fu così che compresi con orrore che sarebbe presto morto dissanguato. Avevo ucciso, per la prima volta, avevo ucciso... ed ero totalmente terrorizzata.

 

-Ambrosia... torna in te!- urlò Julian, mentre tremando contemplavo il sangue che ricopriva le mie mani.

-Quel corpo non ti appartiene, e lo sai... è ora di tornare in te!-

-...i ricordi di Mel...- sussurrai a Julian tra le lacrime

lui annuì: -Il tuo primo pasto...e mi combini tutto questo casino?!- si sedette in ginocchio sulla gamba destra per avvicinarsi a me, che giacevo a terra accanto al cadavere di Nobu.

Allungò una mano per accarezzarmi il viso sporco di sangue, mentre sorrideva malizioso e beffardo: un sorriso che mi irritò alla follia e d'istinto provai a modergli quella maledetta mano che sembrava prendersi gioco di me. Ma lui, di tutta risposta, scoppiò a ridere.

Maledetto... mi aveva lasciata sola dopo avermi resa una vampira, sola a vagare nel buio della notte alla disperata ricerca di sangue, eppur ancora incapace di uccidere: non ne avevo il coraggio!

Sarei presto morta di sete se non avessi trovato Mel sul mio cammino: Mel che era già morta eppure incapace di abbandonare il suo corpo. Mi nutrii del suo sangue, senza paura, e in cambio entrai nel suo corpo per portare a termine la vendetta che la imprigionava ancora su questo mondo.

-Sei davvero maldestra!- ripetè ridendo Julian, per poi porgermi nuovamente la sua mano destra: -Sù, vieni Ambrosia, esci da quel corpo e andiamo via da 'sto casino che hai creato!- disse, facendomi l'occhiolino.

E feci come mi disse, in fondo non potevo obbiettare: non sapevo cos'altro fare....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Spiriti e Sangue ***


Ultimo Carillon

Spiriti e Sangue

Trallalààà finalmente qualcuno che mi recensisce (almeno non mi sento inutile ç_ç)

AcidDragon: hai ragione, scrivo in modo un pò confuso. Allora, la storia inizia in medias res col primo capitolo. Il secondo va indietro nel tempo a poco prima che la vampira che ha morso Daniel diventasse una vampira XD Nel terzo c'è la descrizione del suo primo pasto *ç* in sostanza, Julian dopo averla vampirizzata l'ha, diciamo, abbandonata. Mossa dalla sete, che era diventata così forte da ridurla a una specie di zombie, si incammina in cerca di cibo seguendo l'odore del sangue e così trova Mel agonizzante. Solo che io volevo scrivere di vampiri un pò particolari, che sono una via di mezzo tra un vampiro, un demone e uno spirito, non so neanche definirli bene appunto perchè volevo che apparissero come creature evanescenti, oniriche, come uscite da uno sfocato incubo della mente... Così, quando Ambrosia incontra Mel, oltre a sentire l'odore del suo sangue avverte la tristezza della sua anima morente e non sopportando il destino a cui la ragazza sta andando incontro decide di far qualcosa per aiutarla, probabilmente non sà neanche come, ma bevendo il suo sangue si fonde con lei, ma la sua personalità si perde in quella di Mel così da credere di essere Mel, arrivando a prendere le sue sembianze. Alla fine, però, arriva Julian a ricordarle chi è davvero e che Mel è morta, ma dato che Ambrosia ne ha bevuto il sangue ora una parte di questa continuerà a giacere dentro di lei per sempre....

Quanto ho scritto ._. Anyway... questo chappy è nato ieri notte, verso l'una in un forte stato di sollolenza... penso che neanche con usando dell'assenzio avrei scritto un cap più confuso! Per giunta doveva uscire molto più breve, perchè avrei dovuto raccontare delle cose su Julian ma vabbè... ora so anche come concluderò la storia, fra uno o due capitoli^^ Lo so, sto andando lentissima ma ho tanti altri impegni >_<

Ho sete

di nuovo

di nuovo quella tremenda arsura alla gola

mi sembra di andare in fiamme...

-Se ne hai bisogno... perchè non vai a bere?

La sua voce mi irritava

e il fatto che riuscisse a leggere i miei pensieri me lo rendeva ancor più odioso.

Non risposi,

continuando a contemplare il pallido splendore di quella luna piena

che appariva come un diamente incastonato nell'immenso blu del cielo notturno.

-Stai piangendo sangue di nuovo... non avresti questa sete adesso se non avessi pianto tanto sangue per quei due...-

la voce di Julian era piena di rimprovero.

Perchè... diamine!.. usare quel tono

se in realtà non gliene importava nulla di me.

-Dove sono ora?- chiesi freddamente,

senza voltare neanche lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

-Ovunque, in ogni cosa: i morti diventano spirito e si confondono col tutto e il nulla, sono le particelle che compongono la materia come la tristezza celata in una lacrima...

-Che vuol dire? Non capisco... - lo fermai bruscamente -.. sono insieme ora?- la mia voce assunse un tono supplichevole nel formulare quest'ultima domanda.

Risentii dentro me l'angoscia di Mel, rividi i suoi tristi occhi azzurri, i suoi capelli biondi mossi dal vento, quella espressione così dura stampata sul viso, l'espressione di chi è determinato a combattere nella vita per andar avanti anche se sà che dentro di sè è l'essere più debole al mondo. E poi rivide il sorriso di Matt, la felicità; sentì il calore della mano di lui che stringeva quella di Mel, la forza; un suo bacio, la vita che si accende nella sua magnificenza.

-Non riesco a smettere...- sentivo i loro sentimentimenti come se fossero miei.

-Sono dentro di te...- era cambiato qualcosa nella sua voce, non saprei dire cosa ma non sembrava più tanto irritante -...bevendo il loro sangue noi assorbiamo parte del loro essere, come se ci impossessassimo di loro, di fatto per noi è come se fossero loro a impossessarsi del nostro essere.-

-Ma.. sono insieme ora? Sono insieme felici?-

Scosse il capo -Non credo, ma non posso averne la certezza: ora sono entità diverse da noi che siamo qualcosa tra un umano e un'essenza evanescente, posso solo intravedere il regno degli spiriti ma non riesco a coglierlo completamente per via del mio essere per metà umano. Riesco a sentirlo come una rete di miliardi di miliardi di sensazioni, emozioni che si combinano tra loro e a volte, nelle loro combinazioni, danno vita a qualcosa, da una canzone a un vero e proprio essere umano, da un romanzo a un bacio... è difficile da spiegare, i morti si perdono e si ritrovano, gli spiriti ballano tra loro e danno la vita così come la tolgono, i ricordi di una vita passata diventano sensazioni che si perdono nell'immensita e a volte sono colte da altre persone che si sentono intrappolate da un qualcosa che non sanno spigarsi, a volte sentono di amare ma non riescono a darsene una ragione e allora scrivono storie e nascono nuovi spiriti... è un continuo circolo tra vita e morte, reale e irreale, mondo degli spiriti e mondo del sangue. Mel e Matt probabilmente non sono felici insieme, ma sono certamente una cosa sola in questo tutto e nulla che ci è davanti agli occhi.-

Mi sentii mancare l'aria -è terribile... è orrendo...-

-è la morte...- rispose lui

-allora non lascerò andarli via..- mi strinsi in me stessa, premendo le ginocchia contro il mio petto mentre cingevo le gambe con le braccia e lasciavo che il mio capo cadesse piano ad appoggiarsi su di esse -...farò in modo che almeno dentro di me rimangano insieme-

-Certo, noi possiamo, ma chi ci dice che sia la cosa giusta? Lo stare assieme era la loro vita, ora c'è altro per loro...-

E li rividi ancora, abbracciati, felici -No.. loro volevano stare insieme... -

-Decidi ciò che vuoi... ma va a bere o presto ti consumerai fino a scomparire...-

-Bere vuol dire... -

-Sì, vuol dire conoscere la sofferenza di un altro essere umano... e sarà così per l'eternità: cos'è meglio, questo o perdersi nel tutto e nulla della morte?-

In quel momento credetti davvero di ignorare la risposta: la prospettiva di un tal tipo d'eternita appariva dolorosamente insostenibile.

-Ami per non morire....- continuò lui, shockandomi -...e magnifico il tuo modo di amare ogni cosa di questo mondo, nero, bianco e ogni piccola sfumatura che intercorre tra loro; e la cosa ancor più magnifica è il tuo totale esserne all'oscuro di questo grande amore...- fece per uscire da quell'angolo nascoto tra alcune colonne in cui giacevo, che lo interruppi.

-Ti sbagli... io sto cercando i suoi occhi, da quando sono nata che li sto cercando, da quando ho ricordo questa sensazione mi opprime: è come aver la sensazione d'aver perso qualcosa ma non riuscir a ricordare, per quanti sforzi si possa fare, cosa si ha perso... io sto cercando i suoi occhi e non so nemmeno che colore hanno, o qual è il loro taglio... ma io li sento e so che un giorno, quando li incontrerò, li riconoscerò... come anche sò che una sola vita non mi sarebbe mai bastata per ritrovarlo; già, io sapevo....-

-Lo sò...- continuò Julian per me -noi siamo figli di quegli spiriti che hanno vissuto, amato, sofferto in una vita o in tante vite e ora urlano perchè hanno bisogno di ritrovare ciò che hanno lasciato indietro in quelle vite... e siamo figli di esseri umani ancora vivi che tendono la mano verso gli spiriti, verso il passato, vite passate, e verso vite future che chiamano impazienti...-

-Penso che se ritroverò quegli occhi... il mondo finirà...-

-Se ciò accadrà verremmo tutti liberati... sai..- la sua voce, da priva di intonazione, sembrò tingersi di tristezza: -... io ho trovato quegli occhi che tanto cercavo, ma non riesco a raggiungerli....- e così dicendo lasciò il mio angolo incastonato tra colonne e cielo per scomparire nell'oscurità della notte romana.

-Mel, Matt, non vi lascerò scomparire... non lascerò che vi perdiate, come io ho perso quegli occhi...- mi strinsi di nuovo nelle spalle -...dove saranno ora? Io sento che ci sono e mi cercano, come io cerco loro...-

e, intanto, la sete cresceva...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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