Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te.

di Crazymoonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non morire. ***
Capitolo 2: *** Labbra ***
Capitolo 3: *** Corri, Asuna! ***
Capitolo 4: *** Lasciati andare. ***
Capitolo 5: *** Sposiamoci. ***
Capitolo 6: *** Ingiusta. ***
Capitolo 7: *** Voglio stare per sempre con voi! ***
Capitolo 8: *** Maschera ***
Capitolo 9: *** Pranzo. ***
Capitolo 10: *** Principessa da salvare. ***
Capitolo 11: *** Ridammelo! ***
Capitolo 12: *** Game over. ***
Capitolo 13: *** Calore ***
Capitolo 14: *** Di duelli, sconfitte e dormite. ***
Capitolo 15: *** Partita finita. ***
Capitolo 16: *** Quel qualsiasi giorno. ***
Capitolo 17: *** Rapier-san ***
Capitolo 18: *** Riunione. ***
Capitolo 19: *** Amerei ancora di più, no? ***
Capitolo 20: *** Almeno per il momento... ***
Capitolo 21: *** Fine del mondo. ***
Capitolo 22: *** Proteggimi. ***
Capitolo 23: *** Con te. ***
Capitolo 24: *** Sete di sangue cremisi. ***
Capitolo 25: *** Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te. ***



Capitolo 1
*** Non morire. ***






Non morire.

 
 
I

“Anche tu sei rimasta fuori?”

“Non sono rimasta fuori. Sono stata esclusa perché tutti gli altri si conoscevano già”

Guardasti la ragazza col cappuccio e la convincesti a formare una squadra, per non combattere da soli, ti dicesti.

Quella sera la vedesti da sola e in disparte proprio come quella mattina, mentre mangiava del pane. Ti avvicinasti.

“E’ molto buono, non è vero? Posso sedermi?” non aspettasti una risposta.

Lei si allontanò. Le mostrasti come renderlo più saporito e volesti darle dei consigli, ma lei rifiutò.

“Non sono venuta per del buon cibo” disse.

[94 parole]
 
 

II

“Posso ancora essere me stessa, preferisco esserlo fino alla fine di tutto piuttosto perdere contro questo gioco, contro questo mondo”

Mandasti giu un boccone anche tu e riflettesti.

“Non vorrei che qualcuno della mia squadra morisse davanti a me” dicesti.

“Quindi cerca di non morire già domani”
 

Se la cavava meglio di quanto pensassi, più veloce e agile di tutti i presenti.

“Asuna! L’ultimo colpo! Lo sferreremo insieme!”

Prendeste la rincorsa e attaccaste. Il boss fu sconfitto.
Gli altri players esultarono dopo qualche secondo di sbalordimento.
Ma Kibaou ti si rivolse contro, ti chiamò “Beater”.
Ghignasti, per non mostrare il tuo risentimento.

“Sì, Beater…” e te ne andasti.

[109 parole]
 

 

III

“Aspetta!”

Asuna ti era corsa dietro.

“Come hai fatto a sapere il mio nome?”

“Sotto la tua barra degli HP ce n’è un’altra. Guarda cosa c’è scritto sopra” rispondesti, voltandoti appena.

“Kirito… Kirito? E’ questo il tuo nome?”

“Sì”

Rise. “Ma dai, è stato lì tutto questo tempo!”

La ignorasti.

“Diventerai molto forte. Quindi se qualcuno di cui ti fidi ti invita in una gilda, approfittane. Ci sono dei limiti a giocare da solo”

“E tu, invece?”

Ancora una volta non rispondesti. Dissolvesti il vostro party e te ne andasti, senza più guardarla.
Era meglio per lei non rimanere in tua compagnia.
Sarebbe diventato difficile.

Lei non doveva morire.

[109 parole]

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Capitolo 2
*** Labbra ***


Labbra

 

Cuore libero di vagare in tutto il corpo, che trema e fa tremare.
Carezza, silenzio, oblio.
Silenzio di bocche che hanno parlato anche troppo.
Bacio vero da farmi trattenere il respiro.
Bacio che nasce con labbra su labbra.
Una volta, due volte, un’altra ancora.
Labbra che si uniscono, prima timide e poi disperate.
Labbra gentili, esitanti e travolgenti allo stesso tempo.
Labbrache non mi fanno accorgere che ora sotto di me c’è un letto e non il pavimento.
Labbra che vagano ovunque, labbra che chiedono il permesso.
Labbra che sono il mio respiro, labbra che disconnettono il cervello.
Labbra che vivono per me e mi danno la vita.
 
[109 parole]




NdA: attimo da aggiungere alla decima puntata, quando Kirito sta a casa di Asuna -dopo che lei sta per denudarsi, intendiamoci-.
Se notate, infatti, alla fine della puntata Asuna è nel letto e si copre con la coperta, quindi... *meglio non divulgare strani pensieri*
Niente da aggiungere.
Grazie e alla prossima! :)

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Capitolo 3
*** Corri, Asuna! ***


A _Skye, che ha recensito i capitoli 
e pit12, che ha messo la storia tra le seguite.



 

Corri, Asuna!

 

La grande finestra che si apriva sulla stanza era priva di tende, in modo tale che la luce del giorno potesse filtrare chiaramente all’interno del grande spazio.
Per quanto la visione dei raggi solari che si posavano sul letto potesse dare un confortevole senso di pace, Asuna odiava essere costretta in quel letto d’ospedale, sebbene fosse il massimo del lusso che si poteva sperare.
Ma Asuna sapeva benissimo che in quel caso i soldi non servivano a niente: lei, pur essendo ricoverata in una prestigiosa clinica privata, doveva svolgere gli stessi e identici esercizi di riabilitazione di tutti gli altri giocatori sopravvissuti a SAO, ricchi o poveri che fossero.
Per questo essere da sola in mezzo a quelle mura bianche e prive di qualsiasi dettaglio che potesse trasmettere calore umano non era per niente consolatorio: avrebbe preferito di gran lunga condividere la sua stanza con altre persone, sentire che non era l’unica ad aver passato qualcosa di brutto.
Certo, magari poteva essere egoistico, ma in qualche modo avrebbe capito che poteva farcela.
Asuna però doveva ammettere che non si trovava così tanto male: i suoi genitori passavano spesso a trovarla, sebbene il padre le apparisse più depresso del solito e la madre manteneva sempre quel comportamento rigido poco adatto per rivolgersi a una figlia; e poi, cosa più importante, c’era Kirito. O avrebbe dovuto chiamarlo Kazuto, ma dopo aver passato due anni insieme con quell’abitudine, era difficile immaginarselo con un altro nome.
Inizialmente, dopo essere scappata dalla cattività di Sogou, aveva temuto che il suo eroe l’avesse salvata per dovere più che per affetto, e che una volta fuori dal gioco le avrebbe detto delicatamente che non potevano stare insieme anche nella realtà.
Per sua fortuna Kazuto passava ogni pomeriggio a trovarla, qualche volta rimaneva dalla mattina fino alla sera, e le rivolgeva sempre quello sguardo carico di devozione e amore che, sapeva, era solo per lei.

 

*


 
<< Permesso? >> Kazuto Kirigaya entrò dopo aver bussato alla porta e se la richiuse alle spalle.
<< Ciao, Kirito-kun >>
Asuna era ancora una volta sdraiata sul suo letto, ma il sorriso che aveva in faccia gli diceva che per ora stava bene così.
Kazuto si avvicinò, le diede un bacio sulla guancia come saluto e le si sedette vicino.
<< Ti ho detto molte volte che il mio nome è Kazuto, Asuna >> disse cercando di essere serio, ma in realtà quella storia lo divertiva.
Infatti, proprio come si aspettava, Asuna si coprì gli occhi e il volto con le mani, in preda all’imbarazzo.
<< Scusa, scusa! >> squittì << Dimentico sempre che è maleducazione usare i nomi dei nostri personaggi! >>
Kazuto ridacchiò, lasciando la ragazza interdetta. Le prese le mani.
<< Non ti preoccupare, Asuna, scherzavo. >> le fece l’occhiolino.
<< Non sei divertente, Ki… Kazuto-kun >> mormorò Asuna, distogliendo lo sguardo.
<< Fino a quando siamo soli, puoi chiamarmi come vuoi, Asuna-san >> assicurò lui.
Lei finalmente gli sorrise.

 

*

 

<< Vedo che non hai indosso il camice oggi >> constatò a un certo punto Kazuto, dopo aver trascorso buona parte della prima mezzora della sua visita a chiacchierare.
Asuna si osservò, quasi dovesse accertarsi della sua affermazione, poi annuì.
<< Sì. I medici hanno detto che posso finalmente iniziare ad uscire dalla mia stanza, ma non sono ancora libera del tutto >> lanciò un’occhiata delusa a una sedia a rotelle nell’angolo della camera, ancora inutilizzata.
<< Ci siamo passati tutti, Asuna >> la rassicurò Kazuto.
Poi, vedendo l’espressione affranta della ragazza, fu colto da un lampo di genio.
Si alzò di scatto, facendo sobbalzare Asuna, e si battè un pugno su una mano.
<< Deciso! >> esclamò.
Si mosse velocemente, sotto lo sguardo allibito dell’altra, e la afferrò prendendola in braccio.
<< Ki… Kazuto-kun! >> urlò.
<< C-cosa… cosa stai facendo!? >>
<< Shh >> le intimò << Non urlare o potrebbero scoprirci >>
Kazuto la sistemò accuratamente sulla sedia a rotelle, iniziando a spingerla fuori e guardando fuori dalla porta con circospezione, come se ci fossero delle guardie pronti ad attaccarli.
Poi si fermò di botto.
<< Cosa c’è… Ki… Kirito-kun? >>
Kazuto riguardò all’interno della stanza alla ricerca di qualcosa, ma sembrò non aver trovato niente. Quindi si sfilò il suo giubbotto e lo fece indossare delicatamente ad Asuna.
<< Farà freddo, è ancora inverno… >> sussurrò.
Asuna non capì cosa stesse facendo fino a che non lo vide prendere un ascensore che li avrebbe portati al piano terra.
<< Kirito-kun! >> esclamò. << Non staremo mica uscendo dall’ospedale!? >>
Kazuto ridacchiò. << Non ti preoccupare, non andremo lontano. Solo nel parco retrostante >>
Asuna sospirò di sollievo, anche se per un attimo nei suoi occhi guizzò un lampo di delusione. Sì, in realtà le sarebbe davvero piaciuto poter scappare da lì, ma si accontentò di quel poco che le era concesso.
Scesero nel grande atrio e uscirono velocemente cercando di non attirare molto l’attenzione, con finta non-chalance.
Quando raggiunsero il parco, il tempo era bianco, segno che avrebbe iniziato a nevicare presto, ma l’area era già abbastanza affollata.
<< Kirito-kun? >>
<< Sì? >>
<< Non avrai freddo senza niente addosso? >>
Kazuto sorrise, assicurandole che non aveva bisogno di niente. Continuò a farle fare un giro mentre cercava di fare battute per farla divertire. Però ben presto anche lui notò la sua tristezza.
<< Cosa c’è che non va? >>
Asuna abbassò il capo << Niente… >> sospirò.
Come risposta ebbe un’occhiata scettica.
<< Ecco… >> cominciò. << Mi piacerebbe tanto poter camminare di nuovo >>
Kazuto la guardò comprensivo e la abbracciò, accarezzandole i capelli.
<< Mmmm >> fece, meditabondo.
<< Che ne dici di fare una gara? >> Asuna lo fissò interrogativa.
<< La tua sedia ha dei pulsanti per muoversi, giusto? >> indicò e Asuna annuì.
<< Bene, allora vediamo se riesci a raggiungermi! >> ma neanche ebbe finito la frase, già era corso in avanti facendole segno di seguirlo.
<< Ki… Kazuto-kun! >> urlò Asuna esterefatta.
<< Che c’è? >> gridò di rimando Kazuto.
<< Avanti! Se sapessero in che condizioni si trova Flash-sama in questo momento… non sei più veloce come un tempo? >>
Asuna rise, apertamente, come non faceva da troppo tempo.

Si sentì libera.

Con tutta la voglia del mondo di riscattarsi e di farla pagare al suo Kirito, iniziò a corrergli dietro, gridando e ridendo senza badare alle persone che li osservavano, incurante di tutto se non della sua felicità.

<< Corri, Asuna! >>

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Capitolo 4
*** Lasciati andare. ***


Lasciati andare.

 


<< Cosa stai facendo? >>

Asuna gli si piazzò di fronte, le braccia sui fianchi e un cipiglio severo che gli scoccava rimproveri.
Kirito aprì velocemente gli occhi esclamando, sorpreso e ancora un po’ intontito per essere stato svegliato.

<< Cosa? Sei tu >> disse, quasi sbuffando, e richiuse le palpebre. Semplicemente, lui e Asuna dal combattimento contro il boss del primo piano avevano preso una strana piega: “Non andiamo d’accordo” diceva in giro, ed effettivamente era strano non vedere i due in giro battibeccare per qualsiasi cosa.

<< Tutti gli altri membri del gruppo stanno lavorando solo per liberare il dungeon >> iniziò la ragazza, sempre nella stessa posizione prepotente e ignorando ostinatamente il suo tentativo di liquidarla.

<< Perché sei qui fuori a far niente? Anche se sei un player che gioca da solo, devi essere serio… >>  lo accusò.
Kirito non si degnò nemmeno a riaprire gli occhi.

<< E’ la più bella stagione dell’Aincrad, e le impostazioni di oggi sono settate sul bel tempo >> risolse brevemente.

<< Eh!? >>

<< Entrare nel dungeon in un giorno del genere è un peccato >>

<< Non mi hai capita? >> ora il tono di Asuna rasentava l’incredulità.

<< Ogni giorno che spendiamo qui, ne sprechiamo uno nella vita reale… >>

<< Ma ora, noi viviamo qui, a Aincrad >> la interruppe sbrigativo Kirito.
Asuna rimase senza parole, mentre la brezza leggera le scompigliava i capelli.

<< Visto? Il vento e il sole ti fanno sentire così bene >> riprese Kirito, che voleva spingerla a calmarsi, quasi avesse sentito il vento posarsi sulle ciocche di capelli e come se quella situazione fosse la più rilassante del mondo.

<< Davvero? >>
Ora Asuna aveva perso la sua espressione aggressiva e stava ad ascoltare le parole di Kirito come rapita.

<< Non c’è niente di speciale in questo tempo >> obiettò poi.


<< Se ti distendessi per un secondo, capiresti quello che voglio dire >> la provocò lui, e ritenne conclusa la conversazione. Tanto per farlo capire anche alla ragazza, riprese a sonnecchiare tranquillamente, quasi non ci fosse nessuno a disturbarlo, ma beandosi solo delle sensazioni che avvertiva dall’ambiente circostante.

Asuna lo guardò per un secondo, poi si mise anche lei ad ammirare il prato verde che la circondava, il grande albero sotto il quale Kirito riposava, la cittadina alle sue spalle e il sole luminoso e caldo, ma non cocente. Lo vide di nuovo respirare con calma per qualche altro istante, mentre una  nuova sensazione nasceva dentro di lei.
Accettò il suo invito, anche se lui non poteva saperlo, dato che si era già riaddormentato. Asuna si sdraiò a poca distanza dal ragazzo, cercando la posizione più comoda e provando a calmare la moltitudine di pensieri che le invadevano la mente.

Ripensò a tutte le notti che aveva passato a piangere, perché ogni giorno che passava in quell’inferno ne perdeva uno nella realtà. Ripensò a tutti gli allenamenti che faceva, quando si riprendeva un po’, a volte ancora con le lacrime che le rigavano le guance, per migliorare sempre di più e portare a termine quel gioco che, come aveva dovuto accettare, non era tale.

Ripensò invece a Kirito, a come prendeva alla leggera tutta quella situazione. Ripensò alla sua semplicità nell’affrontare le cose, invidiò la sua capacità di adattarsi ai problemi, la facilità con cui trovava la tranquillità e la pace. Ripensò alle sue parole, le prese come un incoraggiamento.

E capì che per lui ogni cosa che faceva non era uno spreco: ogni giorno che perdeva nel mondo reale, lo riguadagnava qui, ad Aincrad. Lui riusciva a vivere anche in quell’universo artificiale e lo ammirò profondamente per questo.
Decise che avrebbe preso il suo esempio, non si sarebbe lasciata sconfiggere dalle avversità, avrebbe apprezzato ogni momento che passava, ogni azione che compiva. Le avrebbe rese sue e le avrebbe portate sempre dentro al cuore, custodendole calorosamente.

E fu sempre pensando a Kirito che si addormentò, mentre un sorriso spontaneo le nasceva sul volto.








NdA: la storia è di 666 parole, ci tenevo a precisarlo LOL
No, non sono satanista o cose del genere, però trovo divertente come la gente resti sconvolta solo per un numero, sì.
Grazie a chi legge e recensisce!

-CrazyMoonLight

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Capitolo 5
*** Sposiamoci. ***


Sposami.
 

 
“Sono diventato un piagnucolone, Asuna.”
 
<< Ehm, signore… Per quella questione, vorrei renderla ufficiale >>
Kirito osserva i due uomini che si trovano nella stanza d’ospedale con lui con una leggera curiosità.
Il signor Yuuki, il padre di Asuna, sembra davvero sorpreso alle parole del suo accompagnatore, Sogou.
<< Oh, capisco >> dice. << Ma ne sei davvero sicuro? Sei ancora giovane e potresti iniziare una nuova vita… >>
<< Ho preso la mia decisione tempo fa >> lo interrompe Sogou, mostrando però un sorriso pieno di rispetto ed educazione. Si aggiusta gli occhiali e posa lo sguardo su Asuna che pare dormire beata, incurante di quello che le sta accadendo intorno.
<< Vorrei vedere Asuna con il vestito di nozze mentre è ancora così bella >>
Kirito aggrotta la fronte, sicuro di non aver capito bene.
<< Capisco >> fa il padre di Asuna.
Kirito spalanca gli occhi. Deve sicuramente aver capito male.
 
Le labbra di Asuna sulle tue, potevi ancora sentirle.
Lei pensava che tutto quello che era successo era colpa tua e l’unico modo che avevi trovato per zittirla era stato quello. L’avevi baciata.
“La mia vita appartiene a te, Asuna”
 
Sente distrattamente che il signor Yuuki si sta congedando, ma non capisce le sue parole, ancora concentrato sul significato di quelle dette in precedenza. Non riesce a parlare, sente che c’è stata una rottura a quell’equilibrio già così instabile che si era creato uscendo da SAO.
Solo le parole di Sogou lo risvegliano dal suo stato di trance.
<< Quindi vivevi con Asuna in quel gioco? >> chiede, mentre passeggia per la stanza.
<< Sì >>
 
Eravate entrambi sdraiati sulla sedia a dondolo fuori la vostra casa al 22° piano.
Sarebbe stato più esatto dire che Asuna ti era completamente addosso, ma non avevi di che lamentarti.
Eravate appena tornati da un’altra delle vostre estenuanti gite per la zona ed eravate crollati abbracciati a coccolarvi.
Saresti potuto rimanere così per sempre, a sentire il respiro di Asuna sulla tua pelle, a vedere la sua mano appoggiata al suo petto e gli occhi chiusi mentre canticchiava a bocca chiusa una melodia simile ad una ninna nanna per cullarvi meglio…
 
<< Allora questo complicherà la nostra relazione >>
Sogou si avvicina ad Asuna, le prende delicatamente una ciocca di capelli accarezzandola fra le dita. Poi la annusa profondamente e Kirito vorrebbe dirgli di smetterla, perché lui non può farlo, lui non può corromperla, quel gesto sembra viscido, malsano.
<< Riguardo quello di cui parlavamo prima… >> fa lui, come se la presenza del ragazzo lo avesse interrotto dal fare qualcos’altro.
<< Asuna ed io ci sposeremo >>
Kirito ora non può far finta di aver sentito male. Sogou gliel’ha detto con voce così chiara e decisa che sarebbe impossibile fraintendere. E ora quella lingua che si passa sulle labbra in quel modo talmente… perverso…
Kirito sente di non potersi trattenere oltre. Sente che ogni parte del suo cuore si stia frantumando, si sente debole e impotente, ma non sopporta di vedere Asuna scivolare via dalla sua vita così facilmente.
<< Non ti è possibile >> sussurra debolmente, serrando i pugni con forza.
<< Hai ragione >> Sogou si siede sul letto, accanto ad Asuna.
<< Non posso sposarla legalmente in questo stato, quindi mi piacerebbe essere riconosciuto come il cognato della famiglia Yuuki. A dire il vero, lei mi ha sempre odiato >> spiega.
Le accarezza la guancia, le labbra…
 
Asuna ti prese il volto fra le mani e si avvicinò lentamente per lasciarti un dolce bacio sulle labbra.
Tu, ormai non più imbarazzato dai vostri gesti d’affetto, l’attirasti a te e iniziasti a far scorrere le tue mani sulla sua schiena, arrivando al profilo del viso e poggiandovi la mano delicatamente.
La conducesti in quella che era diventata la vostra camera da letto e lì, saggiasti tutto il suo corpo teneramente, come se potesse rompersi da un momento all’altro, proteggendolo fra le tue braccia e custodendolo gelosamente.
 
<< Nessuno dei nostri genitori lo sa, ma è probabile che lei abbia rifiutato la mia proposta di matrimonio. Ecco perché questa situazione va a mio vantaggio… >> continua, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Kirito non ce la fa più a vedere quelle dita sul volto e sul corpo di Asuna. Con uno scatto repentino, si trova dall’altra parte del letto e blocca il suo polso.
<< Fermati >> Nonostante sia un ordine, nonostante stia per scoppiare, non ce la fa a nascondere la propria incredulità, la propria frustrazione. Sogou si libera con uno strattone.
<< Hai davvero intenzione di usare lo stato di coma di Asuna per i tuoi scopi? >>
<< Usare? No, questo rientra nei miei diritti >> Sogou sembra quasi divertito e sul punto di scoppiargli a ridere in faccia.
<< Quindi, Kirigaya-kun. >> riprende con serietà. Inizia a parlare di Argus, la società che aveva prodotto SAO e che era andata in fallimento dopo il piano di Kayaba Akihiko. A quanto pare, la società del padre di Asuna, nella quale lavora lo stesso Sogou, aveva comprato Argus e Sogou era diventato impiegato del Dipartimento delle Ricerche Tecnologiche.
<< In poche parole, sono colui che mantiene Asuna ancora viva. Non dovrei forse ricevere qualcosa in cambio? >>
Ora Kirito sente di essere davvero distrutto. Inizia a convincersi che quello è uno dei suoi soliti incubi, perché non può finire così, Asuna non può rimanere in quel letto d’ospedale, non può lasciarlo solo, non può sposarsi con un… un…
 << Non so cosa le hai promesso in quel gioco, ma per favore, non venire più qui a farle visita. E non provare nemmeno a contattare la famiglia Yuuki.
<< Fra una settimana a partire da oggi, il 26 Gennaio, celebreremo il matrimonio, qui, in questa stanza. Peccato che non sarà un giorno di buon auspicio. Ma visto che il giorno è adatto per gli amici, inviterò pure te. >> Sogou si avvia verso la porta, le ultime parole una vera e propria presa in giro.
Amici…
<< Sfrutta al massimo il tuo giorno d’addio con lei, Ragazzo Eroe. >>
 
“Forse sono solo un po’ stanca”
“Già. Anch’io sono stanco” accordasti con un sorriso.
Guardasti fuori la finestra, fra gli spiragli delle tende, il meraviglioso panorama di Salemburg di notte.
Sapevi che però c’era qualcosa, o meglio qualcuno, di molto più bello lì, proprio affianco a te.
L’idea ti venne spontanea, improvvisa, ma sapevi che era quella più giusta da prendere.
Prendesti un attimo di pausa per far affiorare tutto il coraggio che sentivi in corpo e annunciasti con tranquillità: “Nella zona sud-ovest del 22° piano, c’è un piccolo villaggio circondato da boschi e laghi. Andiamoci insieme. E…”
D’un tratto sentisti le parole morirti in gola.
“E?” ripetè Asuna piano, ma carica di aspettativa.
“Spo…” ingoiasti a forza il groppo che ti si era formasti e la guardasti dritto negli occhi.
“Sposiamoci”
Asuna sembrò rimanere paralizzata per un secondo, ma l’attimo dopo spalancò gli occhi con un sorriso perfetto che le nasceva sulle labbra e le lacrime che iniziavano ad uscire per la gioia. Portò le mani al petto commossa mentre tu aspettavi una risposta.
“Certo!”
 

“Sono diventato un piagnucolone, Asuna. Ma combatterò. Combatterò per riaverti. La mia vita ti appartiene. Insieme fino alla fine, ricordi?”



 


NdA: alloooooora, sembra che aggiorno ogni venerdì se non sbaglio, mh? Cercherò di farlo ogni settimana.
By the way, scommetto che non vi aspettavate un capitolo così, ahahaha. 
Scommetto lo avreste preferito più sereno invece di questa batosta che vi ho dato mettendoci Sogou, ma non so come mi sia venuta l'idea anche se non ho pensato nemmeno un momento di fare diversamente.
Piccolo problema: non mi piace quel che ne è uscito fuori. Lascio a voi i commenti però!
Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito la storia fra le seguite/preferite! :)
Spero di sentirvi ancora!
Alla prossima :3


-CrazyMoonLight

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Capitolo 6
*** Ingiusta. ***


Ingiusta.
 

 
<< Allora, dove andiamo oggi? >>

Un Kirito ancora assonnato girò lentamente la testa mentre Asuna batteva le mani entusiasta.
Affianco al letto c’era un tabellone che stavano riempiendo giorno dopo giorno con foto della loro nuova vita insieme: loro che afferravano delle mele da un albero e le mangiavano, loro che giravano per il paesino del 22° piano, loro che si abbracciavano.

<< Senti un po’… >> fece Kirito sfinito.

<< Ti sei divertita tantissimo ieri, l’altro ieri, e così via… >> sbadigliò.

<< Allora oggi non vuoi andare da nessuna parte? >>

La verità era che Kirito voleva rimanere tutta la giornata con lei su quel letto, ma evitò di dar voce ai suoi desideri dato che Asuna lo guardava con un’espressione offesa e accusatoria.

Ingiusta.

<< Ah, c’è un posto che potrebbe essere interessante >> disse allora, un ghigno che gli affiorava sul volto.
 

<< Allora dove andiamo? >> chiese Asuna mentre passeggiavano mano nella mano in un sentiero fra gli alberi.

<< Lo scoprirai quando ci arriveremo >>

<< Uuuuh,-mh >> mugugnò.
<< Portami sulle spalle! >> esclamò all’improvviso.

Kirito si fermo per guardarla, sconvolto.

<< S-Sulle spalle? >>

<< E’ noioso osservare il mondo sempre dalla stessa altezza. Con la forza che hai non ci saranno problemi >>

<< Penso di no, ma… >> Kirito si grattò nervosamente il collo mentre Asuna aspettava un suo consenso con le braccia dietro la testa.

<< Non sei più una bambina >> si limitò a dire.

<< L’età non conta. Forza, non ci vede nessuno! >> lo incoraggiò l’altra.

<< E va bene >> Kirito si arrese e si abbassò girandosi di spalle, permettendo alla ragazza di poter salire sulle sue spalle.
Asuna si sollevò la gonna per posizionarsi meglio, ma si bloccò con uno scatto.

<< Se osi sbirciare ti do uno schiaffo >> avvisò.

<< Sei irragionevole >> borbottò Kirito.

E ingiusta.

Asuna si mise di lui e Kirito potè alzarsi.

<< Pensavo ti piacesse con la mia testa girata da un’altra parte… >> sussurrò.

<< Hai detto qualcosa? >>

<< No, no! >> si affrettò a chiarire Kirito prima che ricevesse davvero una sberla.
Cercò di voltarsi verso Asuna, ma quella gli girò la testa per farlo guardare avanti così velocemente che Kirito rinunciò a qualsiasi approccio se non era lei a dare l’iniziativa o si sarebbe sicuramente rotto l’ossa del collo.

Ingiusta.




 

NdA: Visto che è corta questa storiella ho deciso di pubblicarla prima, così magari mi preparo qualcosa di più lungo ^^
Ok. Non so come mi sia uscita. Kirito può sembrare un pervertito, ahahah u////u
Oh, e dai, erano sposati, dei pensierini poteva pure farli... Va bene, smetto di parlare prima di compromettermi troppo.
Grazie a tutti :)
Alla prossima!

-CrazyMoonLight

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Capitolo 7
*** Voglio stare per sempre con voi! ***


Voglio stare per sempre con voi!



 
Avevano trovato quella piccola bambina durante un’escursione nel bosco del 22esimo piano. Kirito aveva portato Asuna lì dopo quasi una settimana di svago simile per spaventarla un po’: secondo le dicerie dei cittadini dei villaggi circostanti, infatti, fra quegli alberi doveva aggirarsi il fantasma di una ragazza vestita interamente di bianco. Quando l’avevano avvistata, era rimasto lui stesso particolarmente colpito, ma lo stupore era aumentato ancora di più quando avevano scoperto che non si trattava di uno spettro bensì di una bambina.
L’avevano portato a casa propria, si erano subito abituati alla sua presenza. Il suo nome era Yui. 

Il pensiero di bambini come lei intrappolati in quel gioco, vietato alla loro età tra l’altro, non era facile da mandare giu; aumentava il senso di prigionia e di disperazione che già aleggiava normalmente fra le persone. Eppure i due, Asuna soprattutto, avevano fatto di tutto per far sentire Yui a suo agio portandola a ricordare chi fosse per così trovare qualcuno che conoscesse. Ma Yui sembrava aver dimenticato tutto di se stessa e aveva iniziato a chiamare Asuna mamma e Kirito papà.
La reazione di Asuna era stata immediata: si era affezionata così tanto alla piccola che Kirito iniziò a temere che iniziasse a credere che fosse davvero loro figlia. Sapeva che non era così, ma era tanto sbagliato pensarlo?  Anche lui avrebbe voluto che quella vita fosse reale: lui, Asuna e Yui che vivevano in una bella casa vicino al lago, circondati dai boschi, e che passavano insieme le loro giornate divertendosi, vedendo Yui mangiare i suoi stessi cibi preferiti, anche se erano troppo piccanti per lei, Asuna che li sgridava scherzosamente per la loro pigrizia e poi correva ad abbracciare la piccola…
Ma non sarebbe stato giusto. Anche Yui doveva avere una famiglia, da qualche parte, e non potevano di certo privarla della sua compagnia. Fu così che, con una fitta pesante dalle parti del cuore, iniziarono le ricerche.

La prima tappa fu il primo piano, in cui girava voce ci fossero centinaia, forse migliaia, di bambini dispersi. Con un po’ di fortuna, Kirito e Asuna riuscirono a trovare il loro ritrovo, una chiesa della Città Iniziale. Lì i bambini ridevano e scherzavano facendo un gran baccano, come se anche loro avessero dimenticato di trovarsi davvero in un gioco; la donna che si prendeva cura di loro, però, disse che Yui non doveva essere della Città Iniziale, perché non la aveva mai vista da quelle parti, ed era una cosa difficile, dato che era rimasta lì dall’inizio del gioco a cercare tutti quei bambini che erano rimasti intrappolati, soli e, non c’è bisogno di dirlo, traumatizzati dalla situazione.
Kirito e Asuna avevano sospirato per la delusione, pronti a cercare da qualche altra parte, ma furono interrotti: mentre mangiavano in quella che era diventata la mensa della chiesa, qualcuno venne a cercare loro.

Era una donna, Yulier, Membro del Fronte (coloro che dovevano pattugliare le città e avevano instaurato un proprio governo in quelle che avevano conquistato). Asuna credeva che fosse arrivata da loro per via di ciò che era successo poco prima –la ragazza aveva sfidato qualche membro che infastidiva dei bambini-, ma la donna negò. Anzi, si congratulò con loro per quel che avevano fatto e chiese un favore.
Spiegò che inizialmente il capo della loro associazione, Thinker, non aveva intenzione di creare qualcosa di opprimente come era invece diventata, ma voleva semplicemente condividere informazioni e altre risorse con tutti i giocatori, in modo che si trovassero tutti alla pari. Ma, quando il fronte crebbe, un uomo di nome Kibaou aveva preso il potere e posto zizzania in tutta la gilda causando persino delle lotte interne. Sotto il suo comando, il Fronte aveva esagerato, iniziato a maltrattare i giocatori con tutte le scuse possibili. Quando gli avevano fatto notare che sembrava non volesse neanche finire il gioco, Kibaou aveva mandato quelli dei livelli più alti in prima linea, ma ne era uscito un disastro.
Kibaou stava per essere esiliato, allora riuscì a intrappolare Thinker, in un dungeon di livello 60 comparso al primo piano. Yulier era troppo debole per riuscire a fare qualcosa, quindi Kirito e Asuna acconsentirono ad aiutarla. Yui li seguì.

<< E’ questa la famosa età della ribellione? >> esclamò contrariato Kirito, quando la bambina aveva insistito tanto per accompagnarli.


Erano entrati nel dungeon. 
Questa volta Kirito e Asuna non mostrarono la loro solita espressione agguerrita di fronte al pericolo: in primis, i mostri di livello 60 erano facile da battere per loro e poi, la presenza di Yui li portava a rendere il tutto più giocoso.
<< Questa è l’entrata >> annunciò Yulier.
Yui si affacciò a guardare le scale che portavano al dungeon con meraviglia. Si girò verso Asuna, che la teneva per mano, e disse: << Non ho paura! >>
Yulier rimase interdetta.
<< Va tutto bene >> disse Asuna << Lei è più forte di quanto non sembri sembri >> spiegò.
Kirito incrociò le braccia e annuì, soddisfatto. << Un giorno diventerà una brava spadaccina >>
<< Mmmh >> approvò Yui e i tre risero.
<< Bene, andiamo >>

Scesero le scale si trovarono in buio corridoio di pietra ai cui lati vi erano numerose colonne. Avanzarono con calma, con Yui che strillava eccitata fra le braccia di Asuna ogni qualvolta che Kirito uccideva qualche mostro e Yulier che si scusava perché non poteva aiutarlo.
<< No, a questo punto per lui è quasi un’ossessione >> osservò sorridente Asuna.
E infatti dopo poco Kirito le raggiunse divertito.
<< Scusami >> fece Yulier.
<< Tranquilla. Mi sono divertito, inoltre ho ottenuto un sacco di oggetti >>
<< Oh? Hai trovato qualcosa? >> si intromise Asuna, ghiotta.
<< Certo! >> Kirito aprì il menù, selezionò l’inventario e le mostrò la zampa di qualche strano mostro che aveva sconfitto prima.
Asuna sussultò. << C-che cosa? >>
<< Carne di Toad Scavenge >>
<< Delle rane!? >>
<< Dicono che più sconosciute siano, meglio sarà il sapore, no?  Dopo cucinale! >>
Asuna indietreggiò disgustata.
<< Assolutamente no! >> urlò. Afferrò la zampa dalla mano di Kirito e la lanciò più lontano possibile.
<< M-ma che ti prende? >> chiese Kirito, confuso.
<< Accidenti! >> imprecò. Si girò, e aprì di nuovo l’inventario.
<< In questo caso… che mi dici di queste? >> ora fra le braccia aveva almeno una decina di quelle strane zampe. Asuna le fissò terrorizzata, ma ben presto iniziò, fra un grido e l’altro, a lanciarle via il più velocemente possibile.
<< No! No! No! No! >>
<< A- Asuna! >>
<< Nooooo! >>
<< L-La mia preziosa carne! >>
<< Gettala via! >>
Yulier, vedendo la scena, iniziò a ridere.
<< Forza, sono deliziose! >>
<< Hai sorriso >> notò Yui.
Tutti si fermarono, compresi Asuna e Kirito, intenti, non si sa come, a cercare di far ingoiare una delle zampe al ragazzo, in modo che si convincesse che quella carne non poteva essere buona.
<< Onee-chan, per la prima volta hai riso! >> esclamò euforica Yui.
Yulier sorrise di nuovo e Yui per poco non iniziò a piangere dalla gioia, quasi come se la felicità delle persone condizionasse anche il suo umore. Anche Asuna sorrise dolcemente vedendola, quindi rinunciò a farla pagare a suo marito e prese la bambina per mano, incoraggiandola a proseguire.

Andarono avanti per un bel pezzo, seguendo le indicazioni di Yulier che teneva sotto controllo la posizione di Thinker. A quanto pareva, non si era mosso per molto, quindi doveva trovarsi in una zona sicura. Arrivarono in un corridoio più ampio sia in larghezza che in altezza e finalmente avvistarono una stanza bianca sul fondo che doveva essere la zona sicura. Kirito iniziò a perlustrare la zona con lo sguardo alla ricerca di eventuali pericoli.
<< C’è un player all’interno >> avvisò.
Yulier si fermò di soprassalto poi iniziò a correre in avanti chiamando a gran voce Thinker. Kirito e Asuna, con in braccio Yui, la rincorsero.
<< E-Ehi! >>
Quando furono quasi arrivati, videro una figura che si sbracciava nella stanza, urlando contro di loro.
<< Yulier! >>
<< Thinker! >> Yulier alzò un braccio come saluto, con le lacrime agli occhi mentre continuava a corrergli incontro.
<< Torna indietro! Questo passaggio è…! >>

Kirito si accorse che qualcosa non andava. Aumentò il passo per fermare Yulier prima che fosse troppo tardi…
<< No! >> gridò Asuna. << Yulier-san, torna indietro! >>
Kirito si buttò in avanti e afferrò appena in tempo Yulier, gettandosi a terra. Proprio sopra le loro teste era appena passata una gigante falce che li avrebbe uccisi al primo colpo e che si piantò nel terreno sollevando pezzi di pietra infranta.
L’area circostante si illuminò. Kirito si alzò lasciando Yulier in ginocchio per difendersi dal prossimo attacco e balzò in avanti.
<< Yulier-san, prendi Yui e vai nella zona sicura >> disse Asuna.
<< D-D’accordo >>
<< Mamma… >> obiettò Yui.
<< Forza! >>

Asuna sguainò velocemente la spada, osservando Yui e Yulier che andavano a mettersi al riparo nella zona sicura, poi corse dietro Kirito, che era fermo nel corridoio. Solo ora vedeva, con un certo sgomento, il mostro che aveva sbarrato loro la strada: una figura enorme avvolta in un mantello lugubre e malandato, il volto scheletrico simile a quella della morte e come arma un’enorme falce.
<< Asuna >> la ragazza si voltò verso Kirito.
<< Usa il cristallo del teletrasporto per scappare con Yui e gli altri. Perfino la mia abilità di Scansione non rivela nessuna informazione. Probabilmente è forte quanto un boss livello 90 >> disse, mentre il mostro in questione sollevava di nuovo la falce, preparandosi ad un altro attacco.
<< Guadagnerò un po’ di tempo, perciò vattene ora! >> ordinò.
<< K-Kirito-kun, devi venire con noi… >> supplicò Asuna.
<< Arriverò dopo. Ora andate! >> sbraitò, senza lasciare spazio ad opposizioni. Si girò appena per guardarla negli occhi quando pronunciò quelle parole.
Asuna rimase ferma un attimo in preda all’indecisione, poi si voltò verso Yui, Yulier e Thinker che li guardavano da dentro la stanza.
<< Mamma… >>
Asuna sorrise.
<< Prenditi cura di Yui! >> gridò, rivolta a Yulier.
<< Voi tre andatevene! >> Kirito sussultò.
<< Asuna! >> la rimproverò.
<< Non possiamo… >> obiettò Yulier, preoccupata.
<< Sbrigati! >> inveì Asuna. 

Il mostro intanto avanzava. Yulier e Thinker si decisero a prendere i cristalli del teletrasporto. Yui osservava la scena atterrita.
Asuna corse da Kirito. Se fosse successo qualcosa, lo avrebbero affrontato insieme. Fino alla fine. Il boss sferzò l’aria con la sua possente arma e Asuna si mise dietro Kirito ponendo la spada davanti per creare una barriera insieme alle due del ragazzo.
Il colpo arrivò immediatamente, troppo potente, e i due sentirono una forte scarica elettrica attraversarli mentre venivano sbalzati indietro, senza difese, lontano…
Asuna vide con terrore crescente i proprio HP scendere velocemente… Kirito tentò di alzarsi, ma non ci riuscì.
<< Kirito-kun! >>
<< Yui-chan, no! >> un altro grido distrasse la ragazza. Si voltò e vide Yui che si staccava con forza da Yulier proprio mentre lei spariva grazie al cristallo del teletrasporto.
<< E’ troppo pericoloso! Tona indie… >>
 Ora anche lei era intrappolata lì.
Yui avanzò tranquillamente e con decisione verso il boss, che sembrava d’un tratto immobilizzato mentre fissava la nuova arrivata. La bambina si fermò proprio davanti a lui. Kirito e Asuna trattennero il fiato, disperati.

<< Idiota, scappa! >> urlò Kirito, tentando di alzarsi.
<< Yui-chan! >> gemette Asuna.
Il mostro, con una mossa velocissima, capovolse l’arma in modo da puntare contro la bambina solo la punta del sostegno della falce.
<< Non preoccupatevi, Papà, Mamma. >>
Il boss sferrò un altro colpo.
Asuna gridò, impotente, chiudendo gli occhi perché incapace di vedere quello che da lì a poco era sicura sarebbe successo…

Eppure l’arma non colpì Yui. Si formò una barriera attorno al suo corpo, in modo che non venisse neanche sfiorata. Yui rimaneva dall’altro lato immobile senza alcuna paura.
Il mostro fu lanciato indietro. Su Yui comparve una scritta.
<< Un oggetto immortale!? >> sussurrò Asuna.
Il mostro roteò gli occhi spaventato. Yui si sollevò in aria, alzò un braccio; dalla sua mano si propagò una grossa ondata di fiamma che avvolsero e illuminarono l’aria circostante. Il fuoco crepitava, ma non sembrava fare alcun male a colei che lo aveva evocato. Dalle fiamme spuntò una spada rovente, lunghissima, ma sembrava leggera come una piuma.
Yui la sollevò, facendo compiere all’arma quasi un giro completo, poi con uno scatto balzò e colpì il mostro giusto sulla sua fronte, tenendo la spada con due mani.
Kirito e Asuna rimasero a guardare sconvolti e immobili mentre il mostro non riusciva a bloccare e, dopo un verso grottesco che doveva essere un lamento, spariva sconfitto definitivamente, avvolto in una sfera di fuoco creata dalla spada.
<< Yui-chan… >>
<< Yui… >>
<< Papà. Mamma. >> Yui si girò verso di loro, di nuovo con l’espressione da bambina sorridente e non più come quella di una guerriera. << Mi sono ricordata tutto. >>

Andarono nella stanza bianca e Yui si sedette sull’unica grande piattaforma rettangolare che si trovava in quello spazio.
<< Yui-chan, hai recuperato la memoria? >> chiese Asuna.
<< Esatto >> annuì Yui, a occhi bassi.
Poi alzò il volto e li guardo.
<< Kirito-kun, Asuna-san >> disse. Kirito e Asuna notarono con sgomento quel cambio di nomi, quel nuovo modo che aveva di chiamarli.
<< Questo mondo, Sword Art Online, è controllato da un unico grande sistema, Cardinal, progettato in modo che il gioco funzionasse senza manutenzione manuale. Regola SAO a propria discrezione, dagli Al dei mostri e degli NPC, dalla probabilità di droppare oggetti, tutto ordinato dai programmi controllati da Cardinal. Compresa la salute mentale dei suoi giocatori. >> prese una pausa.
<< Programma d’Assistenza per Salute Mentale, prototipo 2, nome in codice “Yui”.
<< Ecco quello che sono >>
Asuna spalancò gli occhi e la bocca mentre mandava giu quella terribile verità.
<< Sei un programma? >>
<< Sono stata programmata in modo che tutti quelli intorno a me stessero bene. Tutta me stessa è un falso. Anche queste lacrime >> e infatti Yui aveva iniziato a piangere silenziosamente, senza lasciarsi fuggire neanche un lamento o un singhiozzo.
<< Mi dispiace, Asuna-san >>
<< Yui-chan… >> Asuna alzò un braccio, come per confortarla, ma si ritrasse.
<< Ma hai perso la memoria… Una cosa del genere può accadere ad un Al? >>
<< Due anni fa, quando il servizio partì ufficialmente, inspiegabilmente il Cardinal mi ordinò di non interagire con gli altri players. Non ho potuto fare altro che controllare i loro stati mentali. >> spiegò.
<< E’ stato terribile >> Yui rivisse con la mente tutte le morti a cui aveva assistito impotente, tutti i giocatori che si erano suicidati perché non erano più felici… Paura, rabbia, disperazione, pazzia…
<< Ma un giorno, notai due giocatori con parametri mentali molto diversi dagli altri. Gioia… Tranquillità… E non solo questo.
<< Vagai nei campi di battaglia, sperando di potermi avvicinare un po’ di più a voi >>
<< Per questo eri tra i boschi del 22esimo piano? >> domandò Asuna.
<< Esatto. Kirito-san, Asuna-san. Ho sempre voluto incontrarvi >> gemette fra le lacrime.
<< Forse è strano? Non sono stata programmata per pensare in questo modo. Sono solo un programma… >>

Asuna si portò le mani al petto. << Yui-chan. Hai un’intelligenza reale, vero? >>
Yui scosse la testa. << Non saprei. Non so cosa mi succederà >>
Kirito, che era stato in silenzio e fermo fino a quel momento, camminò verso Yui e si abbassò, in modo che i loro volti fossero alla stessa altezza.
<< Non sarai più un programma controllato da un sistema >> la consolò.
<< Dovresti dirci quello che vuoi. Quali sono i tuoi desideri? >>
<< Io… >> Yui alzò le braccia, come ad abbracciare entrambi.
<< Io… >> sorrise, fra le lacrime.
<< Voglio stare con voi per sempre. Papà, Mamma! >>

Asuna non resistette più e cominciò anche lei a piangere. Corse da Yui e la strinse forte fra le braccia.
<< Per sempre… >> sussurrò. << Staremo insieme per sempre, Yui-chan! >>
Kirito si unì a loro. << Già. Tu sei la nostra piccola. >>
<< Ma ormai è troppo tardi >> chiarì Yui.
<< Troppo tardi? >>
Yui indicò la piattaforma su cui era seduta.
<< Questa console garantisce ai GM l’accesso d’emergenza al sistema. L’ho usata per distruggere quel mostro. Ma allo stesso tempo, è in corso un controllo sul mio programma. Dato che ho disobbedito al Cardinal, ora il sistema mi considera come un oggetto estraneo. Verrò distrutta tra poco >>
Kirito e Asuna sobbalzarono.
<< Non è possibile… >>
<< Non possiamo fare nulla? >>
Yui non rispose.
<< Papà, mamma, grazie. E’ ora di dirci addio >>
Asuna strinse i denti. << No! Non può essere! >> abbracciò di nuovo Yui, nella speranza che non potesse svanire in quel modo.
<< Noi… Noi vivremo una vita felice insieme! >>
Yui si illuminò improvvisamente, mentre iniziava a scomparire.
<< Yui, non andare! >> gridò Kirito e la afferrò per un polso, cercando di trattenerla.
<< Sono tutti felici quando ci siete voi >> si limitò a dire lei. << Quindi vi prego, continuate ad aiutare tutti e a condividere la vostra felicità con loro invece che con me >>
<< No! No! Non sorriderò più se te ne andrai! >>
Yui sorrise a poggiò una mano sul volto di Asuna, accarezzandola.
<< Mamma, sorridi per favore >>

Una goccia cadde sulla piattaforma e quando Asuna riaprì gli occhi, di Yui non c’era più traccia. Tastò l’aria per afferrarla, trovare qualche suo segno, ma non c’e più niente. Asuna si accasciò per terra, disperandosi, urlando e piangendo. Kirito, al suo fianco, rimase senza parole. Poi la rabbia lo scosse.
<< Cardinal… anzi, Kayaba! >> urlò.
<< Non pensare che le cose finiranno in questo modo! >> prese a toccare la console, azionandola e digitando vari tasti.
<< Kirito-kun, che cosa… >>
<< Voglio usare l’account del GM per hackerare il sistema! >> Apparve un sistema con dei dati e Kirito continuò a digitare tasti; si aprì una barra di caricamento e quando fu completata, ci fu una luce, un lampo e Kirito fu sbalzato indietro.
<< Kirito-kun! >> Asuna lo raggiunse.
<< Stai bene? >>
Kirito le porse il proprio pugno: lo aprì e posò sul palmo di Asuna una piccola gemma azzurra.
<< Che cos’è? >>
Kirito si aggiustò. << Prima che togliessero i privilegi amministrativi a Yui, ho separato il programma principale di Yui e l’ho trasformato in un oggetto >>
<< Perciò questo è… >> Asuna non ce la fece a terminare la frase.
<< Il cuore di Yui >> concluse Kirito, sorridendo.


“In qualche modo i dati di Yui sono stati salvati nella memoria locale del mio Nerve Gear. Ricreare Yui nel mondo reale non sarà di certo facile, ma in qualche modo ce la faremo.”
“Capisco. Perciò rivedremo Yui-chan nel mondo reale. Il nostro primo bambino.”
“Certo, ne sono sicuro.”
Mamma, fai del tuo meglio


 


NdA: Beh, per prima cosa, complimenti se avete letto tutto °-°
Secondo, chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma sono stata quasi sempre assente e troppo occupata in questi giorni :/ cercherò di rimediare.
Che dire... Questo capitolo non mi piace. Descrivere un'intera puntata è stato più difficile del previsto, mi aspettavo che uscisse più corto. Quindi scusate anche se non ho descritto molto, ma c'erano troppe azioni da scrivere...
Come al solito mi aspetto un vostro parere! Questa volta tanto per non farmi cadere nella depressione, spero comunque che non faccia così tanto schifo, ahah!
Grazie ancora a tutti e alla prossima :)

-CrazyMoonLight

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Capitolo 8
*** Maschera ***


Maschera.
 


E’ una maschera quella che indossi, Asuna, quando mostri il tuo volto fiero da guerriera.
E’ una maschera, quando sproni al massimo i tuoi compagni a dare il meglio.
E’ una maschera il tuo cipiglio severo con cui riprendi chi non compie il suo dovere.
Tutta la tua vita in questo gioco è una maschera, Asuna.
Perché non ti senti per nulla fiera, quando piangi la notte per il tuo destino.
Non te la senti di dare ordini, quando sei persa e vorresti essere tu quella guidata da altri.
Ma poi c’è lui, con cui puoi piangere disperarti, aggrapparti come se fosse il faro in un mare in tempesta.
C’è lui che ti dona forza, coraggio, il motivo per cui sei ancora in vita.
Kirito.
E quando sei con lui, e il tuo sorriso affiora, e le tue labbra pronunciano finte parole sarcastiche, e il tuo stomaco trema per l’emozione, non è più una maschera quella che indossi.


 

NdA: Ed eccomi ancora qua. Sento che peggioro di capitolo in capitolo, questo non mi convince proprio, ma ho voluto aggiornare ugualmente per non farvi aspettare ancora. Contro ogni mia più rosea previsione (?) però ho notato che sono aumentate le persone che leggono questa storia! Mi fa molto piacere :3
Per questo vorrei ringraziare ancora o per la prima volta:
- _Skye
- Emi chan
WinterMoony
che hanno messo la storia tra le preferite; e
- pit12
- edwardina twalentina
- _astharot
che hanno messo la storia tra le seguite.
Grazie, mi fa sentire bene sapere che a qualcuno piace questa raccolta!
Non so quando aggiornerò, l'ispirazione se ne sta andando lentamente e la scuola è iniziata e dovrò convincermi a studiare :/
Cercherò di fare presto. Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 9
*** Pranzo. ***


Pranzo.
 
 




<< Tieni >> la voce di Asuna lo riportò alla realtà; si voltò verso la ragazza e vide con sorpresa che, dall’altra parte della panchina sui cui erano seduti, aveva allungato una mano contenente un fagotto e glielo stava porgendo.
<< Per me? >> chiese, spaesato.
<< Per chi pensi che sia? >> ribattè Asuna, già sul piede di guerra. << Credi che io stia giocando? >>
<< V-va bene, grazie >> Kirito lo afferrò in fretta, prima che l’altra cambiasse idea e lo scartò. Era un panino dall’aspetto davvero appetitoso. Rimase per qualche secondo a fissarlo mentre gli saliva l’acquolina in bocca.
<< Il cibo si esaurirà molto presto, è meglio rifornirsi subito >> spiegò Asuna.
<< E-eh, certo >> Kirito azzannò voracemente un gran pezzo di sandwich.
<< E’ davvero buono >> un altro gran morso.
<< Da quando hai cominciato a rifornirti di cibo? >> si informò, non trovando altro modo per ringraziare quell’inaspettata compagnia e gentilezza.
<< Non ti ho detto che sparirà tutto molto presto? Prevedevo che sarebbe successo, così ho fatto scorta stamattina >> rispose Asuna.
<< Non c’era d’aspettarsi di meno dal capo strategico dei Cavalieri del Patto di Sangue >> si complimentò l’altro.
<< Allora dove li hai comprati? >>
<< Non li ho comprati >> Kirito si bloccò prima di dare un altro generoso morso.
<< Non è cibo di un negozio >> proseguì Asuna << Sono capace anche io a cucinare, sai >>
L’effetto che quella rivelazione ebbe su Kirito fu devastante. Il ragazzo osservò quel panino così gustoso e preparato accuratamente sotto un nuovo punto di vista. Era stato fatto proprio da Asuna e lei lo aveva offerto proprio a lui… Mandò giu un boccone con non poca fatica.
<< E-Ehm, non so cosa dire >> spostò nervosamente lo sguardo da un’altra parte, preso dall’imbarazzo.
<< Guadagneresti un sacco di soldi se li mettessi in vendita! >> rise.
Asuna calpestò violentemente il terreno e Kirito sobbalzò. Il panino gli sfuggì dalle mani e cadde a terra, frantumandosi. Il ragazzo rimase spiazzato rimpiangendo quel pasto così buono.
<< Non ne avrai un altro >> si limitò a dire Asuna.
 

 
Lo stufato fu pronto in breve tempo e i due si affrettarono ad apparecchiare. Asuna aprì il coperchio della pentola e Kirito provò una gran fame sentendo il buon odore, segno che la ragazza era riuscita a cucinare a perfezione.
Mangiarono così tanto che si ritennero sazi solo quando entrambi i loro stomaci furono completamente pieni. Ora stavano sorseggiando una bevanda calda con calma.
<< Sono stata qui due anni, ma è la prima volta che ho mangiato un ingrediente di classe S >> sospirò Asuna, soddisfatta. << Sono così felice di essere sopravvissuta così a lungo! >>
<< Già >> acconsentì Kirito, un mano sulla pancia piena.
<< Che strano. Sembra di essere nati e cresciuti qui >> notò Asuna, mentre faceva ondeggiare piano il liquido ambrato della sua bevanda per farlo raffreddare.
<< Ultimamente, non mi sono neanche ricordato quei giorni che trascorrevano nell’altro mondo… E non solo io. Il numero di persone che vogliono completare e fuggire da questo gioco sono diminuite >> osservò l’altro.
<< Ora ci sono meno di 500 persone che combattono in prima linea. Tutti vogliono abituarsi a questo mondo >> Asuna prese una pausa.
<< Ma io voglio tornare a casa >> continuò e Kirito la guardò, ammirato.
<< Ci sono ancora un sacco di cose che voglio fare >>
Kirito sorrise, d’accordo.
<< Già. Dobbiamo fare quello che riusciamo, non possiamo deludere i commercianti e gli altri che ci stanno sostenendo >> bevvero entrambi un sorso.
Poi Asuna lo guardò e un attimo dopo sussultò. Chiuse gli occhi e gli fece cenno di bloccarsi con la mano.
<< Ah, fermati >>
<< Come? >>
<< Molte altre persone con la tua stessa espressione, alla fine mi hanno fatto la proposta di matrimonio >>
Kirito poggiò bruscamente la tazza sul tavolo, rosso in volto. Asuna rischiò ad aprire un occhio per vedere la sua reazione. Rise e abbassò il suo tono sulla difensiva.
<< Sembra che tu sia molto riservato verso le altre ragazze >>
Kirito mise il broncio.
<< Non fa niente, sono un giocatore solitario >> borbottò, saccente, e bevve il resto della bevanda tutta d’un sorso.
<< Ci sono molte cose che un giocatore solitario non riesce a gestire >> fece presente Asuna.
<< Mantengo sempre un rigido margine di sicurezza. E nel mio caso, i membri del mio party non farebbero altro che ostacolarmi >>
<< Oh? >> Asuna si alzò di scatto e puntò un coltello così velocemente contro Kirito che quello si accorse a stento del cambiamento di posizione della ragazza. Asuna, dall’altra parte del tavolo, lo fissava minacciosa.
<< Tranquilla, non mi riferivo a te >> si affrettò a spiegare, leggermente impaurito.
<< Capisco >> Asuna ritrasse la lama e Kirito sospirò di sollievo.
<< Allora fai squadra con me. Per sempre >> propose l’altra con semplicità, osservando la lucentezza della sua posata/arma.
Kirito spalancò la bocca per lo stupore.
<< Il nero è il mio colore fortunato della settimana >> aggiunse, facendo ruotare il coltello con maestria.
<< Ma come? Che ne sarà della tua gilda, Asuna? >> cercò di obiettare il ragazzo.
Asuna lo liquidò facilmente e gli porse la caraffa per versargli dell’altra bevanda. Kirito sembrò accettare con riluttanza. Bevve e vide Asuna mandargli la richiesta.
<< Sarà pericoloso in prima linea.. >>
La lama del coltello saettò contro di lui ancor prima che avesse finito la frase e scintillò pericolosamente.
<< V-Va bene… >>
 



Kazuto raggiunse Asuna, seduta su una panchina nel cortile della scuola, che dondolava giocosamente i piedi osservando qualcosa di non chiaro ad altri se non lei.
Si fermò ad osservarla fino a quando quella non si accorse della sua presenza e gli fece cenno di avvicinarsi con un sorriso.
<< Scusami per averti fatto aspettare, Asuna >>
Kazuto si posizionò al suo fianco, sbadigliando. << Sono stanco. Stanco ed affamato… >>
<< Parli come un vecchio, Kirito-kun… >> lo avvertì apprensiva Asuna.
<< Dopo l’ultimo mese mi sento invecchiato di cinque anni. E… >>  incrociò le braccia dietro la sua schiena.
<< E’ Kazuto, non Kirito. E’ maleducazione utilizzare i nomi dei personaggi nel mondo reale >> continuò, con un pizzico di rimprovero nella voce.
Asuna si portò le mani alla bocca, mortificata.
<< E’ vero! Me ne sono dimenticata… >> esclamò << Che dovrei fare io, allora? Lo sanno tutti! >>
<< Solo perché hai usato il tuo vero nome per il tuo personaggio. Beh, in questa scuola tutti sono dei giocatori di SAO. Probabilmente conoscono anche me >>
Asuna ridacchiò e Kazuto appoggiò la propria mano sulla sua. Conversarono per qualche altro minuto, scambiandosi informazioni sulla riabilitazione di Asuna e sulla salute di suo padre, fino a quando la ragazza, con un certo rossore, gli fece notare che la loro posizione era ben visibile dalla mensa.
Kazuto si ritrasse con uno scatto allontanandosi e guardando nervosamente verso la struttura scolastica.
<< Cavoli >> si lamentò Asuna.
<< Quel balzo ti costerà il pranzo >> sentenziò, offesa.
Kazuto congiunse le mani in segno di preghiera e le chiese scusa.
Asuna, con un piccolo sguardo, prese il cestino che aveva accanto a sé e ne caccio fuori dei panini con un “Tadà!”.
Mangiarono e parlarono ancora, ma Kazuto finì ancora una volta in sovrappensiero. Asuna lo riportò alla realtà battendogli la mano sulla spalla.
<< Scusa, ero distratto >>
<< Cavoli >> sospirò Asuna e annullò di nuovo le distanze che si erano create poco prima.
<< Sia qui che nel mondo virtuale, sei sempre troppo rilassato quando sei stanco >>
Appoggiò la testa sulla spalla di Kazuto e lui le cinse la vita con un braccio. I due chiusero gli occhi cullati dalla leggera brezza e dalla tenerezza del momento.





 


NdA: In mancanza di ispirazione, ho trovato la Big Damn Table con tutti i suoi 100 prompt e mi ha colpito (non ricordo che numero) il Pranzo.
In SAO il cibo è molto importante nella relazione tra Kirito e Asuna, no? Apprezzatemi anche solo perchè sono andata a ripescare questimomenti da tre puntate diverse, per favore t.t
Che dire, in ogni scena con il cibo in mezzo Kirito finisce sempre con il fare qualche mossa falsa e Asuna si arrabbia e io li trovo molto divertenti, ahahahah.
Beh, non ho altro da aggiungere. Ringrazio tutti, anche chi si limita a leggere :) Alla prossima!

-CrazyMoonLight

Ps: _Skye, questa volta il tema non è triste. Spero ti piaccia anche questa :)

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Capitolo 10
*** Principessa da salvare. ***


Principessa da salvare.
 
 

Asuna aveva sempre amato le fiabe, quando era bambina.

Le piacevano quelle storie a lieto fine, piene di fate turchine, maghi burberi ma divertenti, animali parlanti come amici e consiglieri e altri personaggi magici e buoni.
Ciò che più le piaceva, però, era il principe azzurro.
Quando si faceva raccontare quelle storie incantate dalla madre prima di addormentarsi, aspettava entusiasta e impaziente l’arrivo dell’eroe pronto a correre mille pericoli e ad affrontare le più svariate avventure solo per salvare la principessa.
Non se ne parlava di mettersi a dormire se prima non aveva ascoltato la fine del racconto! Era capace di mettersi a fare i capricci e finte moine per convincere la madre a continuare, a dispetto della ragazza educata e gentile che sarebbe diventata crescendo.
Ma Asuna desiderava ardentemente sentire come principe e principessa si fossero innamorati, come avessero iniziato la loro vita insieme, come avessero superato numerosi ostacoli per riuscirci, nonostante ormai conosceva a memoria le parole di ogni fiaba.
Immaginava di essere lei stessa una principessa, sperava di essere salvata un giorno, dopo aver chiesto aiuto da una finestra della torre più alta in cui era stata rinchiusa dal mostro cattivo… le bastava sapere che alla fine sarebbe stata liberata dal bel principe. Sì, le piaceva l’idea di essere la principessa da salvare.

Crescendo si era dovuta ricredere e aveva dovuto capire, quasi con violenza, che la sua vita non era una fiaba.
Rinchiusa nel mondo virtuale di Sword Art Online, si era accorta che spesso non tutte le storie avevano un lieto fine e che il bene non vince sempre sul male. Aveva visto delle persone, troppe, scomparire davanti a lei sapendo che non avrebbero più riaperto gli occhi; aveva pensato spesso con profonda tristezza alle loro vite troncate prima di aver realizzato qualcosa di davvero importante.
In quell’inferno, però, lei era stata fortunata: aveva conosciuto Kirito, il suo principe. Era sicura che fosse lui, perché lui l’aveva salvata. Le aveva ridato la forza di andare avanti, le aveva donato il sorriso e scacciato via ogni paura, fin quando stava con lui.
Lui era il principe e lei la principessa.
Avrebbero vinto contro tutto e tutti e, anche se non fossero sopravvissuti a quel “gioco”, sapeva che sarebbero vissuti comunque felici e contenti, nell’eternità.

Ma quando il gioco finì, accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Come si dice, al peggio non c’è mai fine.
Quasi fosse uno scherzo del destino, si era ritrovata davvero prigioniera di un palazzo incantato e lei era diventata una principessa. “Titania” la chiamava Sogou, il mostro cattivo.
Si affacciava ogni giorno dalle sbarre della gabbia che le faceva da prigione e guardava l’orizzonte, cercando di essere forte e di trovare una soluzione. Sperava ancora di vedere arrivare il suo principe, ma i giorni passavano e di Kirito non c’era traccia. Non sapeva nemmeno cosa gli fosse successo, se lui era sano e salvo nella realtà o se tutto era davvero finito, erano entrambi morti e quello era una sorta di contrappasso dopo la loro scomparsa.
In fondo però, nel suo cuore, sentiva che lui non l’avrebbe abbandonata e che sarebbero stati insieme. Sembrava impossibile, eppure continuava a sognare. Sì, lui l’avrebbe portata con sé.

Ma quando?

<< Kirito-kun, non ti deluderò >> sussurrò.

No, ad Asuna non piaceva più essere la principessa da salvare.


 


NdA: Allooooora, salve :) sono in ritardo, lo so, ma almeno ce l'ho fatta :)
Non so davvero da dove mi sia uscita l'idea per questo capitolo, ma alla fine l'ho trovata azzeccata: non ce la vedo proprio Asuna ferma e calma ad aspettare con pazienza che qualcuno la venga a liberare, no? E infatti prova a scappare da sola, come ben sappiamo... però la figura della principessa, non so, per me le calza a pennello, anche se ci sono molte differenze con la classica donzella in pericolo. Non so, giudicate voi :)
Ringrazio ancora tutti, anche solo chi legge :)
-dopotutto il contatore delle visite non mente, so che ci siete, anche se in silenzio!-
Alla prossima :3

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 11
*** Ridammelo! ***


Ridammelo!
 





Erano ormai giorni che Asuna lo costringeva a lunghe passeggiate per il 22° piano con le scuse più svariate.

“E’ un bel posto”

“Dobbiamo approfittare del tempo che abbiamo!”

“Non vuoi farmi felice, Kirito-kun?”

Quella mattina avevano camminato più del solito: dal sole capì che era quasi mezzogiorno e, sebbene si fossero avviati poco dopo l’alba, ancora non erano arrivati a destinazione!
Cosa più importante, Kirito stava morendo dalla fame.
Dopo un rumoroso brontolio del suo stomaco, si decise a prendere lo zaino e cacciò fuori un sacchetto che conteneva quelle che sembravano bacchette di liquirizia.
Ne addentò una con voracità, ma lo schiocco della bacchetta che si frantumava fra i suoi denti attirò l’attenzione di Asuna, che si voltò verso di lui allarmata.

<< Cosa stai facendo!? >>

<< Eh? >> chiese Kirito, confuso
.
<< Non si mangia prima di essere arrivati! >>

<< Asuna-san! >> protestò  << Camminiamo da ore! Ho fame! >>

<< Fa come ho detto! >> lo aggredì lei << Ed è meglio se questi li prenda io! >>

Detto ciò, strappò il sacchetto con la liquirizia dalle mani di Kirito e a nulla valsero le sue deboli lamentele.
Avanzarono ancora per un pezzo, Asuna osservando nervosamente a destra e sinistra e Kirito guardando in basso, sospirando per il mancato spuntino che gli aveva fatto aumentare la fame.
Ad un certo punto, Asuna gridò.

<< Guarda là! Ho visto qualcosa! >>

<< Cosa!? >> Kirito girò la testa in ogni direzione, ma non vide nulla. Quando tornò a guardare Asuna, vide che aveva appena ingoiato qualcosa e che aveva le mani dietro la schiena, a nascondere qualcosa.

<< Asuna-san? >> lei gli rivolse uno sguardo strano, rossa in volto.

<< Non è che per caso mi nascondi qualcosa? >>

Kirito si avvicinò e Asuna scosse la testa freneticamente, ancora più rossa di prima. A Kirito venne un lampo di genio e pensò di aver capito cosa fosse successo.

<< Ah, sì? >> chiese sghignazzando. << E questo cos’è? >> allungò una mano verso quella di Asuna, dietro la sua schiena, e afferrò il sacchetto di bacchette di liquirizia che aveva prima.

<< Sembra proprio che anche tu stessi mangiando, eh, Asuna-san? >>

Lei non rispose, ma iniziò a saltellare sul posto urlando << Ma che dici! Ridammelo! Ridammelo! >>

Kirito rise per quanto pareva buffa la ragazza -sua moglie-  e iniziò a spostare il sacchetto per aria, evitando che lo prendesse e gustando i suoi vani tentativi di vittoria.
Poi Asuna fece un salto troppo teso in avanti e perse l’equilibrio. Kirito l’afferrò prima che cadesse a terra; con uno scatto fulmineo la riportò a sé, facendola sbattere contro il suo petto.
La osservò per qualche secondo negli occhi, aspettando che si riabituasse a stare in piedi, poi avvicinò il suo volto a quello della ragazza, catturando le sue labbra con le proprie.






 


NdA: Nothing to tell :) spero vi piaccia :) grazie a tutti e alla prossima!

-CrazyMoonLight

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Capitolo 12
*** Game over. ***


Game over.
 


<< Mi dispiace. Addio >>
Un ultimo sorriso fra le lacrime e Asuna scompare. Non senti più il suo corpo tra le tue braccia.
Cerchi di afferrare inutilmente i frammenti che la tenevano in vita, mentre qualcosa ti impedisce anche di respirare.
Io non morirò, perché sarò quella che ti proteggerà
Il suono di quelle sue parole passate ti rimbombano nella mente e ti perforano il cervello.
Avanzi barcollando con il volto basso, e afferri distrattamente la sua spada.
Fendi l’aria, provi ad attaccare, ma sai che è inutile.
Heathcliff ti sorride e ti colpisce.
Non ci sei più, Asuna. Nessuno mi proteggerà.
E finisce qui.
 
 
Ma proprio mentre anche tu stai per sparire per sempre, ti ribelli.
Non sarai l’unico a morire. Metti più forza che puoi nelle braccia e infilzi il nemico.
Ora puoi andartene in pace.
Game over.


 
 
NdA (praticamente più lunghe del capitolo): Suppongo che io debba scusarmi. Sì, proprio così. Quindi...
SCUSAAAAAAAAAAAAAAAATEEEEEEEEEEEEEEEEEEMIIII!
Giuro che non è colpa mia se non ho più pubblicato. Il mio computer mi ha abbandonata... Davvero, sigh sob. Rotto. Morto.
Possa riposare in pace. Ora sto con quello di mio zio, per fortuna sono riuscita a recuperare tutti i file del vecchio. Però, fino a che non comprerò un pc nuovo, non so quando aggiornerò di nuovo. Non ho scritto tutto questo in un capitolo "d'avviso" semplicemente perchè li odio.
-Ho notato però che le visite alla storia sono aumentate. Devo mancare più spesso?-
By the way... chiedo scusa anche per essere tornata con un capitolo del genere. L'ho scritto di getto, dunque non gli ho riservato tutta l'attenzione che meriterebbe, soprattutto perchè è uno dei momenti con più pathos, io piango sempre ogni volta che me lo rivedo.
Dovrebbero impedirmi di scrivere, così non rovino più Sword Art Online. Aspettate un attimo... ci avevate già provato rompendomi il computer? D:

Alla prossima, si spera.


-CrazyMoonLight
 

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Capitolo 13
*** Calore ***


Calore


 
<< Ho preso una giornata libera. Devo vedere qualcuno oggi >> annunciò, felice.
Asuna sentì uno strano calore invaderle il volto. Sperò che il rossore non si manifestasse anche in SAO, ma in fondo, si disse, di cosa doveva imbarazzarsi!?
Lizbeth sogghignò, maliziosa, notando qualcosa di interessante in lei.
<< Oh, capisco >>
<< C-Cosa hai capito? >>
Il rintoccò delle campane della città distrasse le due amiche.
<< Devo andare! >> scattò Asuna, silenziosamente grata per essere stata interrotta.
<< Buona fortuna con lui! >>
<< Ma non è quel che pensi! Ci sentiamo dopo >>
Quasi scappò via, sperando che il rossore delle sue guance non si notasse. Incontrare Kirito le provocava uno strano subbuglio nello stomaco, un rossore ostinato in viso e soprattutto, pensò Asuna, la cosa più preoccupante era quello strano calore all’altezza del cuore.
Ma fino a quando continuava a renderla felice, andava bene così.



 


NdA: Sono tornata, più o meno regolarmente :) ho poco da dire questa volta.
Questo capitolo non mi convince per niente, però volevo comunque sottoporlo alla vostra critica, sperando di ricevere un vostro giudizio :)
Fatemi sapere, vi raccomando. Vi ringrazio ancora per leggere/recensire/ricordare la storia, mi rende moto felice e mi sprona ad andare avanti :)
Grazie e alla prossima :)

-CrazyMoonLight

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Capitolo 14
*** Di duelli, sconfitte e dormite. ***




Di duelli, sconfitte e dormite.
 
 



<< Idiota, idiota, sei così stupido!  Perché hai accettato tutto questo? >>
Asuna, di fronte a Kirito, urlava disperata.
Erano nell’arena di Collina, al 75° piano. Kirito aveva accettato la sfida di Heathcliff: duellare per chi dovesse “tenere” Asuna. Se avesse vinto Kirito, la ragazza avrebbe potuto lasciare la Gilda e giocare indisturbatamente con il ragazzo; in caso contrario… Kirito si sarebbe dovuto unire ai Cavalieri dal Giuramento Sanguinoso.
<< Scusami, sono dispiaciuto… >> cercò di calmarla il ragazzo << Mi ha provocato e alla fine ho accettato… >>
Asuna si ritirò sconsolata.
<< Quando l’altro giorno ho visto la tua Doppia Impugnatura, compresi che la tua abilità è su un altro livello >> disse, ma poi incrociò le braccia. << Ma lo stesso vale per l’unica abilità del Comandante! >>
<< Già, l’ho visto molte volte coi miei stessi occhi: la Spada Sacra, dotata di un potere sia offensivo che difensivo. I suoi attacchi sono forti, ma la sua difesa è particolarmente resistente… >>
<< Non ho mai visto la sua barra HP scendere fino alla zona gialla… La sua forza non è equilibrata all’interno del gioco >>
<< Lo so >>
Sospirarono.
<< Cosa farai? Il mio abbandono non importa, ma se perdi dovrei unirti ai Cavalieri dal Giuramento Sanguinoso! >>
Kirito si alzò dalla cassa con sguardo assente.
<< Beh, non mi farò battere così facilmente. >> disse, serio.
Poi si voltò a guardarla e le sorrise.
 

Asuna vide Kirito e Heathcliff scambiarsi qualche convenevole all’interno dell’immensa arena. Avrebbe potuto scommettere che il suo Comandante avesse scelto di proposito quell’area per il duello per accogliere il maggior numero di persone e mostrare a tutti la gloria della sua gilda, checché ne dicesse. E sicuramente in parte vi era riuscito, dato che l’arena era piena e i giocatori erano estasiati all’idea di veder duellare due dei più forti guerrieri di SAO, mostrando il loro entusiasmo con forti grida di giubilo.
Asuna, invece, non era salita sugli spalti, ma era rimasta a guardare la scena dall’area combattenti, dove Kirito sarebbe sicuramente ritornato una volta finito di combattere. Voleva essere la prima a parlargli, sia che avesse perso (e quindi si sarebbe sentita estremamente in colpa), sia che avesse vinto, così da ringraziarlo ed esultare con lui.
Al centro dell’arena, Kirito e Heathcliff smisero di conversare e fecero uscire dai foderi le proprie spade, mettendosi in posizione d’attacco e aspettando in silenzio il segnale di inizio.
Non appena scattò, Kirito si buttò immediatamente sull’avversario, ma questo non si fece prendere di sprovvista e parò con calma grazie al suo enorme scudo. Il ragazzo non demorse e iniziò ad attaccare con la solita furia che lo caratterizzava durante i combattimenti contro i boss. Heathcliff, d’altro canto, rimaneva impassibile e si limitava semplicemente a respingere gli attacchi.
Un colpo verso una sua parte libera del corpo e Heathcliff mosse velocemente lo scudo spingendo in avanti, così che Kirito venisse sbalzato all’indietro. Non gli diede neanche il tempo di riprendersi che finalmente l’uomo scattò in avanti e con una finta, invece di attaccare con la spada, colpì il ragazzo con lo scudo.
Quando Kirito cadde di nuovo a terra, non aspettò nemmeno un secondo e subito balzò in piedi: Heathcliff stava già correndo nella sua direzione. Scattarono entrambi, ma questa volta nessuno rimase colpito.
<< Il tuo tempo di reazione è impressionante >>
<< Quello scudo è troppo forte >> sorrise Kirito.
Il pubblico andò ancora di più in visibilio.
Le spade tornarono a danzare, più forti, più veloci. Ormai era una lotta alla pari.
Heathcliff non si limitava più ad utilizzare semplicemente lo scudo, mentre Kirito resisteva più facilmente alle sue parate e non gli dava il tempo di muoversi che già lo stava assaltando. Poi, una parata contro Dark Repulser ed Elucidator sorpassò la difesa, andando dritta contro il volto del nemico. Heathcliff fece appena in tempo a spostarsi, ma rimase comunque ferito ad una guancia.
Rimase un secondo incredulo, dando poi spazio a rabbia. Rafforzò nuovamente la difesa, nascondendosi dietro allo scudo. Kirito, dall’altra parte, lo attaccava con entrambe le spade cercando di scalfirlo. Un attacco più potente e finalmente Heathcliff lasciò andare di lato lo scudo. Kirito sapeva che quello era il momento.
Dandosi una spinta, menò Dark Repulser dall’alto, mentre Heathcliff era ancora impegnato nella caduta. Lo avrebbe preso sicuramente… Poi però accadde una cosa strana.
Lo scudo di Heathcliff si mosse nuovamente, ma con una velocità innaturale. Parò ancora e lo fece quasi inciampare per l’urto, ma Kirito sentì chiaramente la spada dell’avversario che lo colpiva su un fianco.
Cadde per terra, la sua barra HP scese nella zona gialla. Non poteva crederci, era successo tutto troppo velocemente.
Aveva perso.
 

<< Kirito-kun? Kirito? Ci sei? >>
Asuna bussò alla porta dell’appartamento del ragazzo al 50° piano, ma non ricevette risposta.
Provò ad aprire la maniglia e trovò la stanza aperta, sebbene fosse vuota; bene, voleva dire che Kirito era nelle vicinanze e che sarebbe tornato presto. Decise di entrare e di aspettarlo, ma l’unico posto comodo che trovò era il letto. Ci si sdraiò su, puntando il proprio sguardo al soffitto.
Si sentiva ancora in colpa per la sconfitta di Kirito. In fondo era a causa sua se aveva deciso di duellare, era per lei che aveva messo a rischio quei due anni di gioco condotti da solitario; intuiva nel profondo che vi doveva essere un motivo valido se non si affezionava facilmente alle persone e se si ostinava a continuare la sua strada da solo e ora tutto era stato rovinato per un suo capriccio.
Perché in realtà lei si trovava bene nei Cavalieri dal Giuramento Sanguinoso e allora qual era il vero motivo per cui voleva mollare tutto e restare da sola con il ragazzo?
Prima che la sua mente potesse trovare una risposta a questa domanda, sentì lo scatto della serratura. Kirito entrò ma non si accorse nemmeno della sua presenza, troppo perso nei suoi pensieri.
<< Vedo che non abbandonerai facilmente quelle vesti nere >> esordì Asuna, in un tentativo di sdrammatizzazione.
Kirito voltò di scatto la testa nella sua direzione, come se avesse ricevuto uno schiaffo, e la guardò con talmente tanto stupore che la sua bocca si spalancò. Solo in quel momento Asuna ricordò di essere sdraiata sul letto di un ragazzo e che quella visione non doveva essere esattamente normale. Si tirò su a sedere con la velocità del fulmine rossa in viso, chiedendo mille volte scusa tra sussurri e farfugli.
<< Oi, Asuna, resta pure. Non ti aspettavo qui >>
Kirito fece il giro della stanza e si sdraiò dalla parte opposta del letto, quasi senza degnarla di uno sguardo. Asuna si sentì ancora più in imbarazzo e in colpa.
<< Ecco… I-Io… Volevo solo vedere come stavi, ecco >>
Asuna gli dava le spalle, ma sentì comunque gli occhi dell’altro posarsi sul suo corpo. Poteva immaginarselo, con le braccia incrociate dietro la testa e quella solita espressione curiosa eppure seria. Non riuscì a resistere e si girò: lo trovò proprio come si aspettava.
<< A proposito di cosa? >>
<< Beh… riguardo la sconfitta >> osò dire.
Kirito abbassò per qualche secondo le palpebre, cacciando dalle labbra un leggero sospiro. Asuna andò in paranoia.
<< E’ che non avrei mai dovuto chiederti di aiutarmi, Kirito-kun! Mi sento terribilmente in colpa, è solo per me che ti sei cacciato in questo guaio, per me che non ti ho mai fatto alcun piacere, per un capriccio quasi! Scusami Kirito-kun, io davvero non volevo… >>
Aveva detto tutto d’un fiato, scandendo a malapena le sillabe delle parole, e si era fermata solo grazie al tocco gentile di Kirito sulla propria mano. Rimase a guardare estasiata le dita di quelle mani poste l’una sull’altra, come in qualche strano modo sembravano essere fatte apposta per racchiudersi insieme. Scosse la testa per scacciare quei pensieri, ancora più rossa.
<< Non devi scusarti di niente. L’ho fatto perché volevo, non perché me l’hai chiesto tu. Meritavi di essere felice >>
Kirito aveva indosso ancora quello sguardo serio e comprensivo, in qualche modo. Ne fu commossa e non riuscì a distrarre la proprio mente da quegli occhi.
Lui si avvicinò e la abbracciò. Caddero insieme sul materasso, tenendosi stretti. Asuna, il volto nascosto sul petto del ragazzo, iniziò a parlare e a sfogarsi, non si sa come, di tutte le cose brutte che le erano successe in quella realtà; Kirito la teneva tra le sue braccia, accarezzandole i capelli e dandole parole di conforto di tanto in tanto.
Si addormentarono così, stretti quasi con disperazione, oltre ogni vergogna e imbarazzo. Quando Asuna si svegliò, non seppe dire se le loro chiacchere fossero tutte un sogno, ma della presa forte della braccia di Kirito attorno al proprio corpo non avrebbe dubitato mai.





NdA: Ci risono! Per poco, ma giuro che sono di nuovo qui!
Mi presento con questo capitolo melenso alla fine e scritto di fretta e furia, ma dovete scusarmi anche questa volta!
I problemi al computer rimangono. In poche parole, NON ho un computer.Prendo in prestito quello di mio zio quando posso e ne approfitto per scrivere.
Abbiate pietà di me.
Ah, auguri in ritardo! Passate delle belle feste :)
Alla prossima, se riesco :) Spero passiate ancora per di qua!


-CrazyMoonLight

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Capitolo 15
*** Partita finita. ***


Partita finita.
 



Kazuto aprì gli occhi. La prima immagine che vide fu sua sorella Suguhua china su di lui. La ragazza balzò in piedi, presa alla sprovvista e si apprestò a chiedere scusa.
<< Non eri ancora tornato, così mi sono preoccupata! >>
Kazuto si sfilò il Nerve Gear, scuro in volto.
<< Scusa se ti ho fatto aspettare così a lungo >> si limitò a dire, sfinito.
<< E’ tutto finito? >>
<< Sì, lo è. Tutto >>
Suguha sorrise, realmente contenta. << Ma è stupendo! >>
A Kazuto parve un attimo che la sua immagine si sovrapponesse con la sua compagna in ALO, Leafa. Ricordò che era anche e soprattutto grazie a lei se era riuscito a compiere quella missione impossibile.
<< Grazie… Grazie mille, Sugu. Se non fosse stato per te, non sarei riuscito a fare niente. >>
Suguha arrossì. << No… >>
Gli si appoggiò sul petto, lasciando Kazuto interdetto e indeciso sul da farsi.
<< Sono felice di averti potuto aiutare nel tuo mondo >> disse sorridente. Kazuto la abbracciò, come segno di ringraziamento. L’altra si staccò.
<< Hai riportato indietro Asuna-san, vero? >>
<< Sì, finalmente. Finalmente è tornata >> sospirò, poi si fece tutto serio. << Sugu. Io… >>
<< Vai! >> esclamò Suguha << Sono sicura ti stia aspettando! >>
Kazuto guardò l’orologio: erano le 21:09. Forse era troppo tardi e non gli avrebbero permesso di entrare in ospedale. Forse Asuna era stanca e aveva bisogno di riposare…
Ti aspetterò.  Sei la prima persona che voglio vedere.
Le parole della ragazza che amava gli rimbombarono in testa. No, sarebbe andato da lei subito.

Prese la bici, incurante del freddo pungente di gennaio. Iniziò a nevicare, ma lui continuava a pedalare, prendendo grandi boccate d’aria, sempre più veloce.
La immaginava seduta sul suo letto, ad aspettarlo sorridente. Ma… se invece qualcosa fosse andato storto? Se non le avesse fatto fare bene il log out? E se.. Kazuto non riuscì neanche a concepire un’idea del genere, ma… se Asuna non si fosse più svegliata?
Sembrava quasi di volare, ma per Kazuto stava pedalando ancora troppo piano. Ormai era impaziente, spaventato all’estremo, e solo accertarsi che Asuna stava bene l’avrebbe fatto calmare. Accelerò, fino a quando finalmente arrivò all’ospedale. Corse verso l’interno…
 

 
*
 

Aveva perso più tempo di quanto avesse voluto, ma c’era stata un’ultima cosa da superare: Sugou ormai non gli avrebbe dato più fastidio neanche nel mondo reale.

Kazuto entrò nell’ospedale ormai deserto. Il silenzio di quei luoghi gli mettevano una strana ansia e aveva le idee davvero molto confuse. Come doveva comportarsi? Dopotutto quella era la prima volta che interagiva davvero con la ragazza. Sarebbe stato naturale come online? Oppure sarebbe rimasto fermo come un salame senza sapere cosa fare? E se non le fosse piaciuto? Se lei si era già addormentata?
Chiuse gli occhi per calmarsi, cercando di regolare il battito cardiaco.
Vai, ti sta aspettando.
La voce, stranamente simile a quella di Yui, gli infuse forza e Kazuto riuscì ad avanzare. Scostò con cautela le tende che lo separavano dalla sua meta.
La prima cosa che vide fu Asuna girata verso la finestra, con la luce della luna che la illuminava e la faceva sembrare una stella. Per Kazuto fu come se fosse stata la prima volta che la vedeva e non poteva sembrarle più bella. Era incredibile vederlà lì, viva, vera.
<< Asuna >> sussurrò involontariamente, emozionato.
Sarebbe potuto rimanere lì in eterno ad osservarla, ma quando lei voltò a guardarlo, serena, e chiamò il suo nome, non resistette e corse da lei, incrociando le sue dita con le proprie. La abbracciò di slancio, troppo preso dalla felicità per pensare di fare qualsiasi altra cosa. Le sue braccia la avvolsero con delicatezza, come se fosse un’opera d’arte troppo fragile che poteva spezzarsi al minimo contatto.
Asuna gli accarezzò delicatamente il volto, sfiorando piano la ferita.
<< Sì. E’ appena finita la mia battaglia finale. E’ finita… >>
Gli occhi gli pizzicarono e quasi immediatamente fecero sgorgare delle lacrime. Non se ne vergognò: erano il risultato di tutta la sofferenza, la disperazione, ma anche la gioia per essere finalmente lì con lei.
<< Mi dispiace. Non riesco ancora a sentire bene, ma posso immaginare cosa stai dicendo. E’ finita, vero? Finalmente… Finalmente posso conoscerti. >>
Anche Asuna iniziò a piangere, ma la sua voce era dolce, felice, perfetta. Kazuto si voltò a guardarla.
<< Ciao. Il mio nome è Yuuki Asuna. Sono tornata, Kirito-kun >>
Kazuto si asciugò le lacrime.
<< Io sono Kirigaya Kazuto. Bentornata, Asuna >>

Poi le parole sarebbero state superflue, lo sapevano entrambi. Si avvicinarono esitanti, lentamente, fino a che le loro labbra si toccarono. Fu un bacio dolce, calmo, pieno di amore. Kazuto non le fece pressione, non cercò di forzarla. Non andò di fretta: sapeva che quel momento non poteva essere rovinato in alcun modo e sentiva nel profondo che poteva prendersi tutto il tempo del mondo, perché di baci e momenti felici ne sarebbero arrivati ancora tanti.

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Capitolo 16
*** Quel qualsiasi giorno. ***



Attenzione: il seguente capitolo può essere considerato OOC in quanto è completamente frutto della mia immaginazione. Per ulteriori informazioni, consultate le note a fine capitolo. 


 
Quel qualsiasi giorno.
 



Inizialmente non sapeva cosa l’avesse davvero attirata verso quella che sarebbe diventata la sua rovina, ma quel qualsiasi giorno del novembre 2022 aveva, contro ogni sua azione abitudinale, inserito il gioco SAO all’interno del Nerve Gear e infine indossato quello strano caschetto tra il grigio e il blu.

Yuuki Asuna non era certo una tipa che perdeva tempo dietro videogiochi. Sua madre, severa ed inflessibile insegnante, l’aveva educata sin da piccola a seguire solo ciò che, secondo lei, era davvero importante e le avrebbe dato un futuro facoltoso: scuola, matrimonio con qualche amico di famiglia, lavoro nelle migliori aziende, magari in quella di suo padre.
E così, la ragazza, seppur appena quindicenne, aveva già la testa impegnata in cose troppo serie da essere affidate ad una singola adolescente: studia tutto il giorno per entrare nella scuola migliore, sii sempre cordiale con quel collega di tuo padre di cui non ricordi neanche il nome, lascia perdere ogni interesse verso i ragazzi, non mettere in dubbio alcun consiglio -o ordine- di tua madre.
Sicuramente Asuna era cresciuta in maniera invidiabile, seria, educata, gentile, la figlia perfetta che ogni genitore sarebbe stato fiero di esporre come un trofeo. Ma in realtà la sua vita non era impeccabile come dava a mostrare, perché in realtà odiava non poter dedicarsi a ciò che le piaceva davvero, non poter rifiutare apertamente Sugou per non mettere nei guai suo padre, non avere una vera amica con la quale confidarsi. La sua esistenza non poteva essere chiamata vita, era solo un burattino che seguiva la strada che era stata scelta per lei, la sua mente era chiusa e indirizzata verso un’unica direzione, non aperta ad altre prospettive. Le sue giornate erano piatte e composte dalla solita routine; aveva davvero senso andare avanti in quel modo?


Poi, un altro qualsiasi giorno, suo fratello maggiore era entrato, appena in tempo per la cena, strepitosamente eccitato a casa discutendo a tavola col signore Yuuki di qualcosa che sembrava essere rivoluzionaria: il rilascio di Sword Art Online, il primo VRMMORPG della storia. Asuna aveva ascoltato distrattamente suo padre che muoveva obiezioni e critiche verso la sua azienda rivale, la Argus (casa produttrice del gioco in questione), e suo fratello che invece si esaltava maggiormente spiegando tutti i dettagli tecnici, artistici e significativi che quell’incredibile scoperta avrebbe comportato.
Un mondo virtuale capace di generare una realtà alternativa nella quale migliaia di persone sconosciute potevano incontrarsi e aiutarsi per creare una propria storia, incanalandosi nel gioco. Interessante. Ma non da prendere in considerazione, pensò la ragazza mentre sorseggiava una bevanda in silenzio, per non disturbare i due interlocutori.
Avrebbe immediatamente ordinato quel software, dichiarò suo fratello e a suo padre non restò che sospirare, seppur divertito. Dopotutto, suo fratello era un uomo adulto ora, era maschio, e pertanto poteva prendere le proprie decisioni da solo, pensò Asuna con un pizzico di invidia e tristezza, ma ancora una volta fece finta di niente e terminò di mangiare senza parlare.


Quel particolare qualsiasi giorno del novembre 2022, il fratello di Asuna fu costretto ad allontanarsi dalla città per questioni di lavoro e quindi, molto prevedibilmente, non sarebbe riuscito a giocare a Sword Art Online, che gli sarebbe comunque stato recapitato a casa senza alcun problema. Poco male, se davvero avesse voluto, avrebbe recuperato in pochissimo tempo.
Asuna entrò nella stanza del fratello, appoggiando con cautela sulla scrivania il grande pacco che le era stato appena consegnato. Era convinta che un gioco occupasse meno spazio, quindi aprì il contenitore curiosa. Tra la plastica posta per evitare danni, vi era un caschetto davvero singolare e poi, eccolo, il cd. Prese il caschetto che, se aveva capito bene, si chiamava Nerve Gear, e lo osservò da vicino per capire cosa avesse di così speciale, a parte la strana forma.
 E così quello era il mezzo che consentiva di scappare dalla realtà. Quel pensiero arrivò improvviso, spontaneo, talmente forte che Asuna non avrebbe mai immaginato di poterlo formulare, seppur mentalmente. Guardò il Nerve Gear diversamente, con sospetto, ma in qualche modo… con desiderio. Era vero ciò che aveva appena pensato? Ciò che suo fratello aveva elogiato per giorni, impaziente di quel momento che non poteva neanche godere al momento?
Sword Art Online… il nome non le diceva niente di che. Arte di spada, letteralmente. Lesse il retro del cd, dove erano scritte le solite poche parole per convincere le persone a comprare. Sì, era davvero un gioco in cui si aveva l’opportunità di diventare un guerriero, ambientato in un paesaggio del Medioevo Europeo, con lo scopo di conquistare il Castello di Giada di Aincrad, il castello fluttuante. Mmm.
Senza essersene accorta, Asuna si era seduta sul letto del fratello. Cos’era che davvero lo attirava verso quel gioco? Voleva scoprirlo. Voleva sapere quali azioni suo fratello potesse compiere senza alcun problema e lei no. Voleva, per una volta, mettersi al posto del primogenito della famiglia Yuuki e esplorare ogni possibilità, svagarsi una volta tanto come lei avrebbe scelto.
Ma aveva il permesso? Asuna era convinta che suo fratello si sarebbe infuriato se l’avesse scoperta ad usare le sue cose. Sua madre avrebbe sentito i rimproveri e si sarebbe intromessa, peggiorando la situazione e denigrandola.
 Ma in quel momento era sola a casa, non aveva nulla da fare, nessuno l’avrebbe cercata per molto tempo. Che male c’era allora? Avrebbe giocato solo per poco tempo, eliminato il suo pg e rimesso tutto a posto prima che qualcuno se ne potesse accorgere. Poi sarebbe tornata alla sua inutile, artificiale vita come se nulla fosse, ma anzi, criticandosi per aver perso tempo così invece di anticiparsi i compiti per la settimana successiva. Provare non le sarebbe costato nulla, quindi si sdraiò esitante sul letto del fratello ed infilò il cd nella console e infine il Nerve Gear in testa azionandolo.
Apparve immediatamente una schermata di login e lei creò velocemente il proprio account. Il suo nickname era Asuna, tanto non voleva la pena nascondere la sua vera identità per quell’unica volta che avrebbe giocato. Controllò di aver inserito tutti i dettagli, poi disse, decisa:
Link start!
Non sapeva in realtà come quel qualsiasi giorno avrebbe cambiato la sua vita.



 


NdA: Eccomi qua, dopo non so quanto tempo. Inutile chiedere scusa per il mio ritardo, non verrò perdonata, lo so. Spero solo di rimediare con questo nuovo capitolo :)
Nulla da dire, tranne un consiglio: notate che la parola "qualsiasi" è stata scritta in corsivo. C'è un motivo ovviamente: indica la routine della vita di Asuna, incredibilmente stravolta con un semplice ed inaspettato gesto.
L'avvertimento OOC è dovuto al fatto che questa è la mia personale visione della famiglia di Asuna, non ricordo ci sia alcuna descrizione da qualche altra parte, poi può darsi che mi sbagli. Però è tutto nato da varie frasi scappate alla ragazza durante la storia, quindi non credo sia completamente inverosimile :)
Al solito ringrazio chiunque segua questa storia, mi farebbe piacere avere le vostre opinioni, su questo capitolo in particolare.
Grazie a tutti e alla prossima (presto si spera)!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 17
*** Rapier-san ***







17. Rapier-san.
 



 
Gennaio 2023, 2° piano.


 
Kirito si aggirava fra gli alberi che ornavano l’area non protetta al di fuori della città principale del secondo piano sfruttando al massimo la sua non ancora sviluppata abilità di furtività. Stava seguendo, cercando di non farsi scoprire, la serie di players che aveva affiancato durante la boss-fight del primo piano; la segretezza, ovviamente, era dovuta al loro spiacevole congedo che lo avrebbe segnato eternamente con il soprannome dispregiativo di “beater”, come se quel nome fosse stato marchiato a fuoco sulla sua pelle, per quanto fosse possibile in quella realtà virtuale.
La notizia di quel raduno gli era stata venduta da Argo, la smercia informazioni del gioco. Da quando quell’incubo era cominciato, non aveva fatto altro che campare facendo avanti e indietro per condividere tutte le voci che giravano tra i giocatori. Kirito si era spesso chiesto se quella snervante ricerca di novità non fosse altro che un modo per occupare il tempo per non pensare alla loro situazione; dopotutto, dopo due mesi dal lancio di SAO i partecipanti erano stati decimati e le risorse iniziavano già a scarseggiare,per cui bisognava trovare un modo per vivere.
Kirito vide il party di persone fermarsi in una piccola radura, sicuramente l’ultima zona sicura al di fuori della città e aspettare, come se dovessero arrivare altri giocatori; questi, infatti, arrivarono a piccoli gruppetti nei seguenti dieci minuti, durante i quali si era accovacciato dietro un cespuglio ad osservare la scena. Il beater li osservò attentamente: notò volti nuovi, mentre ne mancavano di vecchi. In particolare, non c’erano il grosso energumeno con l’ascia, che ricordava si chiamasse Agil, e la ragazza che basava tutto sulla destrezza, Asuna. Non sapeva se fosse un bene o un male: dopotutto aveva cercato di tenersi alla larga dai due per evitare che venissero anche loro etichettati ed emarginati e per loro sarebbe finita male, dato che non erano esperti in quel gioco quanto lui. Eppure, se ora lo avessero scoperto da solo senza quei due ad affiancarlo, avrebbe solo peggiorato la sua condizione…

Fu distratto da un rumore al suo fianco; si voltò e vide accanto a sè Asuna, accovacciata come lui e anche lei intenta a guardare i giocatori nel piccolo spazio.
“Ti ho cercato ovunque, non ti sei fatto più vedere” si limitò a dire, con una calma apparente che mal celava un certo sarcasmo.
“Come hai fatto a trovarmi nonostante la mia abilità!?”
Lei si girò nella sua direzione e lo guardò storto.
“Per punizione dovrai aiutarmi a collezionare materiali, oggi”
“Eh, cosa!?”
Ma non fece neanche in tempo ad obiettare seriamente che la ragazza, con la sua incredibile velocità, lo aveva afferrato e trascinato fuori dai cespugli, con aria soddisfatta.
“Sera a tutti!”
Il gruppo di persone, attirati dalla sua voce, smisero di parlare fra di loro per salutarla; ma quando videro chi la accompagnava -o chi veniva tirato di forza come un fantoccio, a seconda dei punti di vista- gelarono sul posto e per poco non sguainarono le armi. Asuna analizzò in fretta la situazione con calma, poi lasciò per terra con malagrazia Kirito e disse: “L’ho reclutato personalmente, formeremo di nuovo un party oggi. Non vi darà alcun fastidio, non preoccupatevi”.
Il ragazzo intanto la guardava allibito senza sapere esattamente cosa dire.
“Asuna-sama! Dovresti lasciar perdere simili individui ed entrare nella mia gilda! I Cavalieri del Drago sarebbero onorati di avere un membro così dotato!” si oppose uno di loro, estremamente simile al deceduto cavaliere Diabel. Strano che Asuna avesse già guadagnato un tale onorifico[1], pensò Kirito, ma doveva essere davvero diventata forte come pensava all’inizio.
“Ti ho già detto che sono una solo-player, dimenticato?” rispose l’altra, poi fece segno a Kirito di seguirla e si incamminò verso i margini della radura.


“Non ti avevo forse consigliato di entrare in una gilda?”
Asuna sospirò, innervosita.
“Pensavo ti riferissi a gilde valide. Qui si pensa solo a mettersi in mostra” indicò il tizio che aveva parlato poco prima. “Lui, per esempio. Crede di poter prendere il comando della compagnia d’assalto solo perché assomiglia a Diabel-san. Quell’altro, al suo fianco, Kibaou, lo conosci… beh, sai perché. Dice di voler creare una gilda mastodontica per stabilire l’ordine fra i players, ma date le sue idee estremiste non credo di potermi fidare. E quelli in fondo, con l’equipaggiamento identico… c’è davvero bisogno che te lo spieghi? Si vede bene che lo hanno potenziate a +3 dal loro livello base, ma dopotutto… “
…un cavaliere in armatura scintillante è un uomo che non ha mai provato il suo metallo[2] concluse Kirito.
Asuna lo fissò, sorpresa da una simile frase, poi si accorse che anche Kirito la guardava stranamente, quasi soddisfatto.
“Che c’è?”
“Oh, niente. Vedo che anche se non sei una beater come me, impari molto in fretta, sebbene questo sia il tuo primo gioco online”
Asuna sguainò la sua rapier e gliela puntò contro con una velocità sorprendente.
“Non c’è bisogno che scherzi con me. So benissimo che hai finto quando ti hanno accusato dopo la boss-fight…” mormorò.
Kirito rimase piacevolmente colpito, quasi imbarazzato. Tossì.
“Beh, perché non mi spieghi perché vi siete riuniti qui oggi?”
Asuna rinfoderò la lama, a sguardo basso. “Allenamento, collezione di materiali e scelta su chi debba essere il leader della prima linea. Ma come, Argo-san non ti ha informato su tutto?”
Kirito trasalì. “C-Come… Come fai a sapere…?”
Ma Asuna si limitò ad ammiccare, misteriosa.
“Bene, direi che ci siamo tutti! Possiamo iniziare ad andare!” li interruppe una voce e subito tutti si incamminarono verso il campo da combattimento. Asuna e Kirito li seguirono.
“Partner” la chiamò Kirito “Ancora una volta, conto su di te” Asuna si fermò di botto, nuovamente pronta a sguainare la sua arma, minacciosa.
“Non farti strane idee” chiarì “Formeremo un party solo temporaneamente”
 
“Benissimo! 25!” gridò Kirito, dopo aver sconfitto baldanzoso uno dei minions del mini-boss dell’area.
“26!” esultò Asuna, nell’istante in cui infilzò elegantemente uno dei mostri. Si rimise immediatamente all’attacco.
“Cooooosa!?” esclamò Kirito. Sapeva bene che gli attacchi della rapier avevano un basso danno, ma Asuna doveva aver combinato il tutto con una build destrezza che le consentiva di attaccare più velocemente e dare colpi critici. La ragazza ci sapeva davvero fare, doveva ammetterlo.
Restò a fissarla estasiato a bocca aperta, fino a quando non gli tornò in mente che c’era una gara fra i due e che di questo passo avrebbe perso sicuramente.
Riprese a menare fendenti, cercando di aumentare la propria velocità. Dopotutto, lui oltre la forza, basava tutto anche sulla destrezza. Gli sarebbe piaciuto anche avere un’altra arma, sarebbe stato molto più divertente. Senza accorgersene, iniziò ad attaccare anche con la mano libera, colpendo i mostri a pugni.
“Che razza di abilità è quella?” chiese Asuna interdetta, bloccandosi.
Kirito si fermò, riprendendo il fiato, ma non rispose. La ragazza gli si avvicinò, lasciando perdere il discorso.
“Kirito-kun, sai una cosa?”
“Huh?”
“In un ristorante nella città vicina fanno una ‘tremble shortcake’[3]…”
“Ah, quella deliziosa e molto costosa, giusto?” chiese retoricamente Kirito, l’acquolina in bocca. Poi gli si accese in testa una lampadina.
“Aspetta, aspetta. Stai cercando di contrattare?”
Asuna rise, spietata.
“Chi perde paga”
Scattò in avanti, più veloce di prima. Eliminò due mostri prima che questi potessero agrarla.
“E credo proprio che tu abbia perso!”


 


NdA: eccomi qua, questa volta con un ritardo più sopportabile rispetto alla precedente! Questo capitolo è ispirato quasi interamente al Capitolo 9 di Sword Art Online Progressive, un nuovo manga che sta rivisitando tutta la storia all'interno di Aincrad. Molto bello, davvero :)
Non so se avete notato, forse qualcuno di voi è davvero appassionato ai videogames (online e non), ma ho cercato di inserire parole del gergo. Inoltre, ecco alcune note :)


[1] l'onorifico sama viene utilizzato per persone molto importanti nel loro campo di influenza, quindi si intuisce che Asuna abbia sviluppato subito tutte le sue abilità diventando una delle migliori. Nella light-novel però questo riconoscimento le dava molto fastidio in quanto i giocatori sembravano avere una sorta di "venerazione"... opprimente.
[2] la frase l'ho trovata su una fan art di Dark Souls. E io, amante di quel gioco, non potrei essere più d'accordo :)
[3] lettealmemte sarebbe "tremante piccola torta", cioè un budino, immagino. Solo che nel manga è disegnata proprio una classica fetta di torta, quindi ho preferito rimanerlo in inglese il nome :)

Beh, che dire. Mi fa piacere se leggete, è già tanto, sì sì :) spero comunque vi sia piaciuta, alla prossima!

-CrazyMoonLight

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Capitolo 18
*** Riunione. ***


Avvertimenti: il seguente capitolo presenta Contenuti Forti e Violenza




 





 
18. Riunione



 
 
Il sole al tramonto illuminava l’intera scena, quasi accecante per quanto grossamente incandescente appariva con i suoi raggi arancioni, che sicuramente il tutto poteva essere preso come il premio dopo tante fatiche, la vittoria della propria razza e il raggiungimento di un livello superiore.
Ma Kirito non vedeva altro che la luce di quell’astro virtuale che avvolgeva ogni cosa e i rami dell’Yggdrasil dalla lunghezza infinita che si diramavano in ogni direzione, senza portare a nulla di davvero concreto. Nessun Castello Fatato, nessun mitico re che ti accoglieva benevolmente acclamandoti per l’impegno e l’onore che ti sarebbero stati riconosciuti da tutti, nessun avviso che finalmente la quest era stata portata a termine; solo l’Albero del Mondo che, quasi a dispetto, continuava sempre più in su, verso i confini di quel mondo.
“Non c’è… nessuna Città del Cielo” sussurrò Kirito, quando quell’idea assurda prese finalmente forma nella sua testa.
“..Questo è imperdonabile…” che senso aveva rilasciare un gioco che non poteva essere concluso? A che gioco stava giocando davvero Sugou? Che diamine combinava lì dentro mentre players ignari cercavano con tutte le proprie forze di arrivare a qualcosa di irraggiungibile?
I suoi pensieri furono interrotti da un tocco leggero sulla spalla; Kirito si voltò e vide Yui che lo guardava preoccupata, ma allo stesso tempo incoraggiante.
“Giusto, andiamo”
Asuna. Era solo per lei che si trovava lì. Ormai era certo che doveva essere rinchiusa in qualche modo e lui voleva solo salvarla. Si fece guidare dalla piccola Yui, sempre più ansiosa e impaziente di avanzare. Corsero senza sosta su uno dei rami più larghi, lontani, con il tempo che scorreva senza che se ne accorgessero, saltando e inciampando di qua e di là per continuare in fretta; l’unica cosa che riuscivano a vedere ora era uno strano bagliore metallico.
Quando si fecero abbastanza vicini, videro che era generato da una gabbia dorata, posta su un altro albero e affacciata verso il basso. Era strano: nessuna gabbia di quelle dimensioni enormi avrebbe potuto contenere un uccello qualsiasi, che sarebbe sicuramente riuscito a scappare fra le sbarre; ma poi Kirito ricordò la conversazione con Agil prima che la sua avventura in ALO iniziasse, il motivo per cui aveva iniziato a giocarci: la foto di una ragazza incredibilmente assomigliante ad Asuna rinchiusa lì, in quella gabbia gigante.
Sì, sicuramente. Era Asuna  -Asuna doveva trovarsi lì.
Yui afferrò con forza e decisione la mano di Kirito e accelerò guidandolo, sembrando quasi di volare. Ormai erano arrivati…


Per quanto potesse essere una prigione, l’atmosfera all’interno della gabbia era tutt’altro che opprimente e triste: i raggi del sole quasi calato lo avvolgevano e lo invadevano, infondendo calma e serenità; al centro della “stanza” vi era un grande letto bianco pieno di cuscini e, affianco, un tavolo rotondo e vari vasi pieni di piante e fiori.
Ciò che attirò Kirito, però, non fu certamente l’aspetto lussuoso della cella. Vicino al tavolo, su una sedia, vi era una ragazza che dava loro le spalle, con il capo chino e le mani congiunte quasi a pregare. I capelli lisci scendevano morbidi come una cascata lungo le sue spalle, sui cui sporgevano delle lunghe e trasparenti ali; aveva le orecchie a punta tipiche di tutti i giocatori di ALO e un abito bianco che la faceva sembrare un angelo. Ma nonostante tutti questi piccoli particolari che la rendevano diversa dalla realtà, Kirito fu certo, non sapeva come, che quella fosse Asuna, nessun altro se non lei.
Anche Yui dovette pensarla come lui, perché inizio a gridare “Mamma… Mamma!”
La ragazza alzò il volto girandosi e Kirito capì di non aver sbagliato.
La sua vista scomparve e fu sostituita dall’immagine di sua moglie che lo riprendeva, che gli sorrideva soddisfatta, che gli si accoccolava come un gatto che fa le fusa, per poi andare a sovrapporsi perfettamente alla figura che aveva davanti.
“Asuna…” disse impercettibilmente, senza voce in corpo, avvicinandosi quanto più possibile.
Lei aveva guardato per un attimo la scena non capendo, poi i suoi occhi nocciola erano diventati traboccanti di lacrime d’emozione e aveva portato le mani alla bocca, come per contenere lo stupore.
Yui si buttò verso le sbarre e, premendo con forza, le fece sparire in cristalli di luce per poi buttarsi senza riflettere fra le braccia di quella che era sua madre, gridando e piangendo per la gioia.
Asuna si alzò di scatto dalla sedia e gridò “Yui-chan!”, stringendola con disperazione e piangendo sonoramente insieme alla piccola, prendendo la sua testa fra le mani e costringendola a guardarla, sussurrando “Sono qui, Yui-chan, sono qui…”
Kirito guardò commosso il quadretto, senza avere la forza di avanzare per quanto la bellezza e l’emozione di Asuna lo avevano travolto. Aveva paura che se si fosse avvicinato e l’avesse toccata, lei sarebbe scomparsa per sempre e quello si sarebbe rivelato solo un sogno, e a lui sarebbe toccato risvegliarsi senza poterla più trovare.
Inoltre, non aveva l’aspetto del Kirito che lei conosceva bensì quello di uno Spriggan qualsiasi; non sapeva se lei l’aveva riconosciuto o preso per un estraneo. Non voleva spaventarla.
Poi, però, Asuna lo guardò sorridendo, e lui seppe che lei aveva capito.
“Kirito-kun” lo chiamò.
“…Asuna” sussurrò lui, trovando finalmente il coraggio di avvicinarsi, ma camminando lentamente e a braccia aperte.
Strinse le due in un abbraccio e poggiò la propria fronte su quella di Asuna, che gli carezzava una guancia con la sua piccola mano.
“Scusami… se ci ho messo così tanto” riuscì a dire.
Asuna scosse la testa, sorridendo. “Io lo sapevo, Kirito” affermò “ Io ero certa, che saresti venuto a salvarmi”
La strinse ancora di più a sé per sentire il suo profumo, come non faceva da tanto. Era tutto perfetto e finalmente erano pronti per iniziare una nuova vita insieme.
“Forza, andiamo” disse “Nel mondo reale”
Asuna annuì felice. Kirito allentò la presa e guardò Yui, ancora stretta fra i due.
“Yui, puoi provvedere tu al log-out di Asuna?”
“No, purtroppo lo status della mamma è bloccato da un codice troppo complicato per me. E’ necessaria una console di sistema per sbloccarla”
Asuna balzò “Io credo di averne vista una, si trova nel laboratorio…”
“In quel corridoio bianco?” la interruppe Kirito.
“Sì… sei venuto da lì?” chiese preoccupata.
“Sì. Perchè?” rispose, notando la sua agitazione.
“E’ possibile che vi fossero dei subordinati di Sugou. Sicuro di non aver visto nulla di strano?”
“No.. Aspetta, Sugou, cosa c’entra lui in tutto ciò? E’ stato lui a imprigionarti qui!?”
Ma appena disse questo, capì che qualcosa non andava: si sentiva stranamente osservato. Si voltò di scatto, pronto a sguainare la spada verso eventuale nemici, quando..


Il pavimento sotto i loro piedi parve risucchiare tutto ciò che li circondava, compresa la luce, facendoli sprofondare nell’oscurità, nonostante potessero vedersi distintamente. L’aria divenne pesante, difficile da respirare e Kirito ebbe l’impressione di venire schiacciato verso il basso.
“Che cosa sta succedendo?” gridò Asuna, in preda al panico.
Kirito cercò di avvicinarsi a Yui e Asuna, come se toccandole potesse proteggerle.
“Yui! Che sta succedendo?”
“Papà! Mamma! Fate attenzione! C’è qualcosa… c’è qualcosa di malvagio!” piagnucolò la bambina con la voce distorta, poi scomparve in un lampo viola.
“Yui, NO!”
Kirito si voltò verso Asuna, chiamandola follemente. I due alzarono le mani cercando di congiungerle, ma quando le loro dita stavano per incontrarsi, furono colpiti da un attacco gravitazionale ancora più potente del primo, che li schiacciò sul pavimento indefinito lasciandoli senza forze.
“Ma che sorpresa” esclamò una voce nuova, piena di scherno “Non immaginavo che avrei trovato uno scarafaggio dentro la gabbia del mio uccellino”
Kirito la riconobbe: era la stessa che l’aveva chiamato divertita “eroe”
“Sugou!”
Questo comparve, ma non aveva il suo aspetto reale: aveva modellato i parametri dei personaggi per ottenere un aspetto perfetto, ma non poteva sbagliarsi, quello poteva essere solo Sugou, l’impostore e il rapitore di Asuna. Aveva anche lui le orecchie a punta, i capelli erano verde acido così come le sue lunghe vesti e ali, e una corona d’oro era appoggiata beffarda sul suo capo.
“ No, no, non chiamarmi con quel nome in questo mondo. Rivolgiti a me come Sua Maestà, il Re delle Fate, Oberon!” disse, alzando man mano la voce fino a farla diventare un urlo e tirandogli un calcio ben assestato tra le costole.
“Kirito!” gridò allarmata Asuna, mentre il ragazzo non riusciva neppur a muoversi, nonostante avrebbe dovuto contorcersi dal dolore.
“Che c’è, non riesci a muoverti come vorresti, vero? Ti presento la magia gravitazionale che inserirò nel prossimo aggiornamento. Forse è un po’ troppo forte, che ne dici?” lo prese in giro Oberon, facendo pressione con il proprio piede sulla testa del ragazzo.
“Smettila subito, dannato vigliacco!” si inserì Asuna, ora furiosa.
Oberon la ignorò e si chinò vicino Kirito, per guardarlo meglio.
“Allora, Kirigaya. O forse… preferisci che ti chiami Kirito.” Gli tolse la spada e gliela puntò contro.
“Perché non mi dici come sei salito fin quassù? Ho notato uno strano programma attivo poco fa…”
“Sono arrivato fin qui volando con queste ali” rispose Kirito con tono di sfida, checché non fosse nella posizione adatta per rischiare.
“…Beh, non ha importanza. In fondo per scoprirlo basterà chiederlo al tuo cervello” disse Oberon come se non fosse stato interrotto e facendo roteare la spada.
“…Cosa?”
Oberon si bloccò. “Non crederai che ho fatto tutto questo solo perché sono una persona un po’ eccentrica. Qui dentro si trovano 300 ex giocatori di SAO ed è grazie al loro disinteressato contributo che la mia fondamentale ricerca sulla manipolazione dei pensieri e dei ricordi è già completa all’80%. Ancora un po’ e sarò in grado di controllare ciò che nessuno ha mai ottenuto, l’anima! E tutto grazie a questo mondo virtuale!” spiegò e poi rise sguaiatamente. Kirito capì che quello che aveva di fronte non era un uomo normale, ma un folle, uno fuori di testa.
“Sugou, tu…” disse, senza sapere esattamente cosa aggiungere. Tutto ciò era semplicemente impossibile.
“Quello… quello che fai a tutte queste persone è imperdonabile!” gridò Asuna, tremante.
“Keeheheh e chi dovrebbe perdonarmi? Sfortunatamente per voi in questo mondo non esiste un dio. Al di fuori di me, ovviamente! E adesso… prima che inizi a manipolare le vostre anime, che ne dite di una piccola festa per divertirci?” schioccò le dita. Con un forte clangore metallico, delle catene apparvero dal nulla e caddero sul pavimento. Ai loro estremi vi erano dei ceppi, che Oberon si affrettò a chiudere attorno gli esili polsi di Asuna. Con un altro schiocco, le catene vennero tese in alto e il corpo della ragazza fu sollevato completamente, lasciandola a qualche centimetro da terra, senza dunque che le dita dei piedi toccassero il terreno.
“Bastardo! Cosa vuoi fare!?” gridò Kirito, con un brutto presentimento. Oberon lo ignorò per l’ennesima volta, troppo intento ad osservare estasiato il corpo di Asuna teso al limite, mentre la magia gravitazionale pesava su di lei per riportarla giu, facendola soffrire visibilmente.
Oberon mosse le dita e si vide il corpo della ragazza fremere, in balia di un comando che la alzava e l’altro che la abbassava. “Ooooh, sì!” Oberon fischiò volgarmente, mentre la guardava sempre più ambiguamente.
“Bella! Bellissima! Non otterrei mai uno sguardo così da una donna NPC dopotutto”
“…!”
Oberon le si avvicinò, ridendo ancora sguaiatamente. Le prese una ciocca di capelli e la annusò con malagrazia, profondamente, proprio come aveva fatto in ospedale. Kirito lo odiò come allora. Asuna chiuse gli occhi e abbassò il volto tremando, cercando di non guardarlo.
“Mmm, che buon profumo. Sapessi quanto ho faticato per riuscire a ricreare quel profumo che hai nella realtà. Ho anche messo un analizzatore nella tua stanza d’ospedale. Mmm… Perciò gradirei che apprezzassi i miei sforzi”
Kirito non riuscì a sopportarlo. Preso da una rabbia incredibile, raccolse tutta la forza che possedeva e la usò per combattere la gravità. Riuscì a sollevarsi quel poco per appoggiarsi sui gomiti, poi si sedette con le ginocchia e infine si alzò del tutto, urlando contro Oberon di smetterla. Questo si girò contrariato e quando lo vide in piedi corse da lui.
“Il mio pubblico dovrebbe comportarsi bene… e rimanere lì… a terra!” urlò e gli tirò un altro calcio sotto il mento, rifacendolo cadere. Lo voltò a pancia in giù sempre a calci, poi lo trafisse con la spada sulla schiena. Kirito sgranò gli occhi, per quella strana sensazione di disagio dovuta alla lama che lo trapassava da parte a parte. Non sentiva dolore per fortuna, ma capì che lo aveva preso in pieno petto e che la spada doveva essere ben conficcata nel terreno.
“Kirito, NO!” il ragazzo cercò di guardare Asuna negli occhi e tranquillizzarla, ma Sugou aprì il menù e ad alta voce ordinò: “System Command! Assorbimento del dolore, passare dal livello 10 al livello 8!”
Non appena lo disse, la spada non sembrò dargli solo fastidio, ma anzi,uno spiacevolissimo dolore si espanse per la colonna vertebrale fino al cervello. Kirito gemette e Oberon rise di gusto.
“Fa male, vero? Bene, io farò in modo che a poco a poco il tuo dolore aumenti. Sai, sembra che portandolo sotto al livello 3 possa causare danni anche al corpo reale” spiegò con un gesto della mano, lasciandolo lì a lamentarsi e tornando da Asuna, che nel frattempo scalpitava per liberarsi dalle catene e correre da Kirito, invano. Percorse il corpo della ragazza con le dita, partendo dal ventre e arrivando fino alle sue guance, che cercò di accarezzare contro la furia dell’altra.
“Fermati… Sugou!”
“Non preoccuparti per me, Kirito-kun! Una cosa del genere non mi farà davvero del male!” gridò Asuna, di nuovo con le lacrime agli occhi. Oberon rise ancora più forte.
“Ecco cosa volevo sentire! Per quanto riuscirai a mantenere il tuo orgoglio? Trenta minuti, un’ora? O forse un giorno intero? Cerca di mantenerlo il più lungo possibile, sarà un piacere!” e detto ciò strappò la parte superiore del candido abito di Asuna. La ragazza chiuse gli occhi, umiliata,
“Vuoi che ti dica cosa farò dopo essermi divertito qui? Andrò nella tua stanza d’ospedale, spegnerò tutti i monitor, nessuno ci disturberà, saremo solo noi due. Mi divertirò con te un’altra volta, prendendomi tutto il tempo che voglio. Non preoccuparti, sarò gentile, dopotutto è il tuo corpo reale….”
Asuna spalancò gli occhi, terrorizzata, mentre Sugou iniziava a baciarla, a leccarla, continuando a ridere e lanciando occhiate divertite in giro. Kirito sentì una nuova rabbia crescergli, contorcergli le viscere, bruciandogli il fegato. Conficcò le unghie nel pavimento per l’angoscia che provava non potendo muoversi neanche volendo questa volta. Sentiva che se si fosse alzato, non avrebbe mantenuto il controllo di sé, superando ogni limite. Avrebbe fatto tutto questo e invece non riusciva neanche a strisciare come un misero verme.
“Bastardo! Sugou.. BASTARDOOOO!” urlò.  “Ti ucciderò! TI AMMAZZERO’, STANNE CERTO!” urlò tra le risate acute di Oberon, poi la rabbia prese il sopravvento sui suoi sensi e iniziò a perdere coscienza…


In fondo, chi credeva di essere? Pensò, mentre l’impotenza dava spazio alla disperazione. Era un semplice ragazzo, che una volta, per puro caso, era riuscito a mettersi in salvo. Non era certo l’eroe che credeva, quello che era andato oltre i limiti del sistema salvando la vita di molti e mostrandosi il miglior spadaccino del gioco. Quel fortunato evento lo aveva semplicemente reso pieno di orgoglio e di una superbia che, ora se ne rendeva conto, era stato il suo errore più fatale.
Credeva davvero che con una spada sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa? Che solo perché ce l’aveva fatta una volta, avrebbe vinto sempre?  Era entrato in quel gioco unicamente per mostrare a tutti chi era il migliore? Per la sua cupidigia di fama e gloria?
Chi era lui, che osava opporsi alle regole di quel mondo? Aveva ragione Sugou, era lui il creatore, lui il Dio, e solo lui avrebbe potuto decidere cosa far succedere lì dentro.
Bene, questa era la punizione che meritava per la sua arroganza.

 
Vuoi scappare?
No, accetto solo la realtà.
Ti arrendi? Al potere di un sistema che avevi già sconfitto in passato?
Non posso farci nulla. Io sono un giocatore, lui è il Game Master.
Quelle sono parole che disonorano quella battagli, dove fui costretto a riconoscere che il potere della volontà umana possa trascendere il sistema, dove fui costretto a comprendere le infinite possibilità del futuro. La nostra battaglia.
Battaglia? Questa cosa non ha senso. Non è solamente una somma di caratteristiche che aumentano o diminuiscono?
Dovresti saperlo che non è così. Adesso alzati. Alzati e prendi la spada.
Alzati, KIRITO-KUN!

 

Quell’ordine perentorio all’interno della sua testa fecero sì che non svenisse. La sua mente fu rischiarata e scacciò via le tenebre. La decisione tornò e si riprese completamente, sgranando gli occhi.
Oberon, ignaro di ciò che era appena accaduto nel suo inconscio, strinse le braccia di Asuna e scese sempre più giu, dirigendosi verso le cosce. Kirito sentì più pesantemente la spada che lacerava il suo corpo, ma cercò di non badarci. Aveva compreso: era stato uno sbaglio arrendersi così facilmente. Quello era stato un colpo senz’anima, il dolore vero delle lame non si trovava lì, ma in quell’altro mondo.
Gridando e lottando contro la sofferenza, gemendo e piangendo, fece pressione sulle proprie braccia e si issò faticosamente. Finalmente riuscì ad alzarsi del tutto; la spada scivolò via del suo corpo e cadde con un tonfo a terra, richiamando l’attenzione di Oberon.
Questi, vedendolo nuovamente in piedi, non riuscì a mascherare la sua sorpresa; ma venne ben presto sostituita da rassegnazione e quindi lasciò il corpo di Asuna teatralmente, per dedicarsi a lui.
“Bene, bene. Pensavo di averti sistemato, invece pare ci sia qualche fastidioso bug. Il team di sviluppò mi sentirà…” borbottò. Si avvicinò con calma e pazienza, quasi fosse inutile scacciarlo di nuovo, quindi il pugno che tentò di scagliare fu poco efficace e Kirito riuscì a bloccarlo con facilità assurda.
“Uh!?” scattò, allarmato. Kirito iniziò a parlare.
“System Login ID ‘Heathcliff’. Password…”
Con complicate manovre, Kirito eliminò la magia gravitazionale che ancora premeva sul suo corpo.
“Eeeh? Che cos’è quell’ID?” urlò Oberon. Si affrettò ad aprire il menù, ma Kirito lo anticipò.
“System Command! Cambio di autorità per un amministratore. ID ‘Oberon’ al livello 1”
Il menù aperto da Oberon scomparve all’istante. Lui spalancò gli occhi, ora visibilmente spaventato dalla strana piega che stava prendendo la situazione. Iniziò a muovere freneticamente la mano dall’alto verso il basso tentando di riaprire il menù, ma nulla accadde.
“Un… un ID con una priorità più alta della mia…? Impossibile! Questo non può succedere. Io sono il giudice, il creatore… l’imperatore… Dio!” si fece prendere completamente dal panico ed iniziò a gridare con voce stridula, ancora più folle della precedente, ingarbugliando le parole dette troppo in fretta. Kirito ghignò. Il suo potere da Re delle Fate era scomparso del tutto, ma lasciò che continuasse ancora un po’.
“System Command! Genera l’oggetto ID ‘Excalibur’!” urlò, ma niente.
“Niente, eh? L’hai rubato. Il mondo. Gli abitanti. Non sei altro che un ladruncolo che si atteggia a re e danza su un trono sottratto ad altri.” lo accusò tranquillamente.
“Come.. come osi? Stupido ragazzino… Come osi dirmi questo! Te ne farò pentire!” urlò, mentre tentava ancora di materializzare la mitica spada imprecando contro il sistema. Kirito nel frattempo si rivolse ad Asuna e cercò di infonderle tutta la sicurezza che provava con un singolo sguardo.
“Presto sarà tutto finito. Resisti ancora un altro po’” la rassicurò, fissandola negli occhi nocciola. Lei annuì, tentando di sorridere, nonostante l’abito strappato in più punti e le lacrime che le solcavano il viso. Ma i suoi occhi, quelli erano rimasti gli stessi, pieni della solida fierezza che la caratterizzava. Lei non aveva ceduto.
Si voltò a guardare Oberon e la rabbia salì più forte di prima. Alzò gli occhi in alto per calmarsi e ordinò deciso: “System Command! Genera l’oggetto ID ‘Excalibur’”
Immediatamente comparvero dei cristalli di luce nel buio assoluto che si avvicinarono e si aggregarono per formare un’arma dorata finemente elaborata, Excalibur. Kirito aveva sentito che quella era la più forte in tutto ALO, ma ottenerla in quel modo non gli diede alcuna soddisfazione. La afferrò e la lanciò a Oberon, che la prese titubante e malamente e poi calciò via quella di Kirito. Lui la imbracciò a mezz’aria e la puntò contro il suo nemico.
“E’ ora di sistemare la faccenda” dichiarò “Il re dei ladri contro l’aspirante eroe… System Command! Assorbimento del dolore a livello 0!”
“Co.. Cosa?” gridò Oberon. Impallidì notevolmente e arretrò tremante, con la spada che strusciava sul pavimento…
“Non provare a scappare. Lui non l’ha mai fatto. Non ha mai avuto esitazioni, in nessuna situazione. Lui, Kayaba Akihiko” lo accusò Kirito.
“Ka… Kaya…” balbettò Oberon, poi un lampo di comprensione balenò nei suoi occhi folli e il suo volto perfetto fu distorto da una smorfia di odio puro.
“Kayaba.. Heathcliff.. così sei tu! Ti sei messo ancora sulla mia strada!” iniziò a menar fendenti a caso nell’aria, ma non colpì nessuno. Ormai delirava.
“Sei morto! Sei polvere! E sei ancora tra i miei piedi anche se sei cenere! Sei sempre stato così! Sempre! Sempre!!! Sempre a fare quella faccia, come se avessi capito tutto! Strappandomi via tutto quello che ho sempre desiderato!” poi tornò a Kirito, non più spaventato e gli puntò contro Excalibur.
“Un moccioso come te! Cosa pensi di poter capire!? Cosa pensi voglia dire essere al suo comando o competere con lui? Come potresti anche solo capire cosa si prova?”
“Lo so. Lo so perché sono diventato suo sottoposto dopo essere stato sconfitto da lui. Ma non ho mai voluto essere lui. Al contrario di te”
Al sentire quell’accusa Oberon scattò in avanti, pronto ad attaccare.
“Tu! Stupido… Stupido MOCCIOSO!” urlò stridulamente. Ma si vide subito che il presunto re non aveva mai maneggiato un’arma: menò un fendente dall’alto verso il basso lasciando alcuna difesa e venendo sbilanciato dal suo stesso colpo, che andò a vuoto. A quanto pareva, era convinto che bastasse un’arma leggendaria per poter vincere un duello. Kirito ne approfittò per colpirlo alla guancia, che iniziò a sanguinare.
Oberon urlò, disperatamente, e si allontanò di corsa coprendosi la ferita senza alcuna vergogna, non mostrando alcun onore in battaglia.
“Fa… MALEEEEEEEEEEE!”
Kirito provava una profonda gioia a vederlo soffrire, ogni suo lamento andava ad alimentare la sua furia cieca, ma non poteva essere altrimenti: pensare a quello che aveva fatto fino a quel momento con sicurezza e arroganza, credendo di essere superiore, e ora trovarlo lì, debole, inerme… aumentava solo l’odio che provava per quell’essere spregevole che aveva osato mettere le mani su Asuna, approfittarsi di lei nel suo stato di convalescenza.
Scattò pronto a colpirlo di nuovo e Oberon alzò istintivamente una mano senza opporre una seria resistenza e il polso che manteneva la mitica spada volò via, in qualche angolo indefinito.
“AAAAAAAAAAAAH! La mano! La mia mano!” Oberon si tenne stretto il braccio versando lacrime amare. Troppo preso dal dolore che provava, non notò Kirito, implacabile, che continuò ad attaccare. Lo colpì al fianco e tagliò di netto tutta il resto dividendolo a metà. La parte inferiore fu divorata dalla fiamme prima di sparire. Il busto e la parte superiore, invece rimasero. Il proprietario non aveva più le forze per gridare, ma solo per gemere sommessamente e piangere.
Kirito non fu mosso a pietà. Afferrò con forza i capelli biondi e portò il suo volto vicino al proprio per osservarlo: aveva gli occhi aperti al limite, con le orbite che sporgevano, e la bocca aperta in un sempre più difficile tentativo di respirare. Ecco cosa rimaneva di Oberon, il Re delle Fate. Ormai non aveva più senso chiamarlo così, ma tornare al suo nome vero, Sugou, il mostro, un essere per cui provava solo disgusto e ripugnanza. Pensò che fosse ora di finirla.
Lanciò in aria quel fantoccio, che riprese ad urlare capendo che la sua fine era vicina. Kirito alzò la sua lama nera e trapassò la testa di Sugou quando quella cadde, colpendolo nell’occhio.
L’urlo che cacciò fu straziante, più di tutti i precedenti, e il silenzio che scaturì dopo la sua scomparsa fu quasi doloroso per quanto risultò tangibile.


Era finita.
Kirito si voltò verso Asuna e in silenzio ammirò la sua capacità di lottare e di non arrendersi anche quando tutto sembrava perduto. Era anche per questo che la amava.
Si diresse da lei e con un secco colpo di spada spezzò le catene che l’aveva resa prigioniera, afferrandola al volo prima che cadesse a terra. Abbandonò la sua spada e la abbracciò dolcemente, cadendo con lei in ginocchio. L’adrenalina che aveva invaso ogni singola cellula del suo corpo scomparve all’improvviso e il ragazzo si sentì in balia di emozioni contrastanti, ma troppo forti da tenere a bada. Pianse, semplicemente. Non aveva la forza e il coraggio per pronunciare nulla, ma solo un immenso bisogno di sfogarsi. Pianse contro la spalla di Asuna, con il volto immerso fra i suoi capelli. La ragazza iniziò ad accarezzarlo e confortarlo.
“Io ho creduto” sussurrò, muovendo le mani fra i suoi capelli “Sì, ho creduto in te… sempre. Anche ora. Ho creduto tu fossi il mio eroe e che saresti venuto a salvarmi” continuò, sorridente.
“…Farò di tutto per esserlo. Ti salverò sempre” riuscì infine a rispondere Kirito, mentre le lacrime e i singhiozzi gli facevano tremare la voce. La strinse ancora di più fra le sue braccia, sentendo che quello era l’unico modo per riprendersi. Avrebbe fatto di tutto per credere davvero alle sue parole: ci sarebbe stato per lei, sempre, ogni volta che avesse avuto bisogno di lui. Si riscosse.
“E’ ora di tornare a casa…”
Aprì il menù di sistema, alzò il capo e incontrò gli occhi nocciola di Asuna, pieni di emozione. Vi si perse per qualche momento.
“Nel mondo reale probabilmente è notte, ma ti raggiungerò immediatamente”
“Sì, ti aspetterò. Sarà bellissimo vedere il tuo viso, per primo…”
Guardò in su, come se in quell’oscurità totale riuscisse a vedere l’uscita da quell’inferno, una luce che potesse guidarla alla realtà.
“Finalmente tornerò in quel mondo…”
“Già… è molto cambiato, rimarrai sorpresa…”
“Ahahah… Andremo in un sacco di posti e faremo tante cose insieme”
“Sì… sicuramente”
Kirito annuì, stringendola e premendo il tasto del log out. Prima che sparisse, cercò di imprimerle tutto l’amore che provava asciugandole le guance ancora bagnate, fino a che il suo corpo iniziò a svanire divenendo prima trasparente e poi sprigionando vari cristalli di luce. Lui continuò ad abbracciarla, fino a che non strinse il vuoto. Rimase solo.


Poi ricordò di dover fare una cosa. Non capì come, ma sapeva di avere ragione.
“Sei qui, non è vero, Heathcliff?”
Dopo quella che parve un’eternità, la voce che era risuonata nella sua coscienza e che l’aveva spronato a rialzarsi, rispose, metallica e lontana, ma nessuno comparve.
Ne è passato di tempo, Kirito-kun. Sebbene per me, gli eventi di quel giorno li ricordo come se fossero ieri.
“Sei vivo?” chiese Kirito, senza trattenere la sua curiosità.
Si potrebbe dire che lo sono, come si potrebbe affermare il contrario. In un certo senso, sono… l’eco della coscienza di Kayaba Akihiko, un’immagine residua.
Kirito non comprese, ma non se ne importò “Come al solito parli in modo confuso e criptico. Beh, ti devo esprimere la mia gratitudine. Anche se sarebbe stato meglio tu fossi venuto prima ad aiutarci”

Quel silenzio risuonò come una risata divertita.
Questo è stato sicuramente spiacevole, hai le mie scuse, ma il sistema si è collegato risvegliandomi solo quando ho sentito la tua voce, poco fa. Comunque non devi ringraziarmi.
“…Perché?”
Noi due non abbiamo un rapporto di amicizia tale da accettare favori gratuitamente. Devi contraccambiare, mi pare ovvio.
Questa volta Kirito sorrise. Doveva aspettarselo.
“Allora dimmi, cosa vuoi che faccia?”
Non appena ebbe formulato la domanda, una luce gli apparve davanti e, toccandola, rivelò un cristallo a forma di uovo .
“E questo sarebbe…?”
Un seme del mondo.
“Cosa…?”
Quando germoglierà, capirai. Te lo affido insieme alla decisione di cosa farne in seguito. Se vuoi eliminarlo, va bene, se preferisci dimenticarlo, sei libero di farlo… Tuttavia, se provi qualsiasi altro sentimento verso quel mondo oltre all’odio…
La voce di Kayaba non continuò, cadendo in un silenzio misterioso. Poi dopo qualche istante riprese:
Bene, allora io vado. Ci rivedremo un giorno, Kirito-kun.
E detto questo, sparì. Kirito seppe che quello doveva essere un addio.


Ma c’era ancora un’ultima cosa da sistemare.
“Yui” chiamò “Sei qui? Stai bene!?”
Non appena disse il suo nome, una luce squarciò l’oscurità e in un lampo Kirito si ritrovo nella gabbia doveva era stata rinchiusa Asuna. Davanti a lui c’era Yui, sana e salva.
“Papà!” con un urlo di gioia, la bambina gli saltò addosso, buttando le braccia attorno al collo.
“Sei salva, grazie al cielo…”
“Sì… sono riuscita a scappare nella memoria del tuo Nerve Gear, ma quando mi sono ricollegata tu e la Mamma non c’eravate più… Ero preoccupata… Dov’è la mamma?”
“Ah, è tornata… nel mondo reale”
“Capisco… questo è grandioso… veramente” rispose la piccola e, nonostante sembrasse molto felice, Kirito intuì che allo stesso tempo dovesse sentirsi triste per non poter raggiungere la madre nel suo vero mondo. Le carezzò gentilmente i capelli.
“Presto verremo a trovarti di nuovo…  ma ora devo andare… ad incontrare la mamma”
“Si, papà. Ti voglio bene”
Guardò un’ultima volta il panorama che gli si parava davanti agli occhi, apprezzandolo pienamente. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di quel mondo, dopo che avrebbe smascherato Sugou. Pensò a Leafa e agli altri giocatori che amavano quella realtà…
Aprì il menù e premette il tasto del log out senza esitazioni. Baciò sulla guancia Yui e la tenne stretta prima di dissolversi nel cielo.




 



NdA: Beeeeeeeene, prima di tutto complimenti se siete arrivati fino in fondo! Mi sono superata questa volta, eh?
In realtà inizialmente volevo scrivere solo fino all'incontro con Asuna, prima che arrivasse Sugou, però... non mi sembrava giusto, in qualche modo: sapevo che non finiva là e far finta che finisse tutto bene troppo velocemente non mi piaceva; però non potevo accorciare troppo gli eventi, quindi ecco qui tutto il 24 episodio! :D
Devo dire che è stato un po' difficile scriverlo, non per la lunghezza, ma per alcune scene che mi hanno fatta sentire stranamente. Mi spiego meglio: Kirito che le dà di santa ragione a Sugou. Sì, quando ho visto l'anime o letto la light novel non ho potuto far altro che dargli ragione dopo tutto quello che quel mostro aveva combinato... però scriverlo...! A differenza di Kirito, a me Sugou ha fatto molto pena. Per carità, ha sbagliato. Però accanirsi in maniera così crudele, non so... sarà che sono troppo pacifista e non mi ci vedrei mai a fare una cosa del genere e, dato che mi impersono nei personaggi di cui scrivo, è stato difficile, yep. Cioè, è differente da Kuradeel, lì Kirito l'ha ammazzato subito e poi c'è stato pure male. Qua invece è completamente diverso, vittima di una furia che spero di non provare mai. 
Voi cosa ne pensate? Scrivetemi le vostre opinioni se vi va!
Grazie a tutti colore che leggono e/o recensiscono, siete grandi :)
Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 19
*** Amerei ancora di più, no? ***






 
19. Amerei ancora di più, no?


 
 
“E’ per questo che hai ammazzato tua moglie?”
Seppur fosse una domanda, le parole di Kirito suonarono più come un minaccia. Asuna puntava la sua arma contro Grimlock per evitare che facesse qualche mossa falsa o scappasse.
“E’ più che buona come ragione” rispose rassegnato questi, le spalle che si afflosciavano quasi come se per un istante il peso delle sue azioni gravasse su di lui con tanta forza “Lo capirai anche tu un giorno, Signor Detective, quando starai per perdere l’amore che hai trovato”
Kirito rimase sbalordito da quelle parole dette con una semplicità e spontaneità allarmante, chiedendosi se fosse vero, ma Asuna intervenne tempestiva, la collera nella voce:  “No”
Poi con più calma allontanò la lama dalla schiena dell’assassino.
 “Sei tu quello che sbaglia, Grimlock-san”
Si avvicinò agli altri presenti camminando lentamente e fissando dritto negli occhi Kirito, come se avesse capito i pensieri che gli passavano per la testa.
“Non era amore che provavi per Griselda-san. Era solo il desiderio di averla!” all’ultima frase si girò a fronteggiare di nuovo il nemico; nei suoi occhi dardeggiava l’ira, così potente da spaventare Grimlock, che cadde in ginocchio senza replicare. Sembrava stesse finalmente iniziando a capire l’atrocità delle sue azioni.
Yoruko, Schdmit e Kains avanzarono uniti e prelevarono il colpevole, che non oppose resistenza, quasi fosse improvvisamente privo di coscienza. Scambiarono dei brevi ringraziamenti e saluti a Kirito e Asuna, poi se ne andarono insieme infiltrandosi nella nebbia fitta, fino a che non scomparvero alla vista.


La luce rosata del mattino iniziò a far capolino fra gli inquietanti alberi che ornavano quel posto così solitario; ora, illuminati dalla timida luce dell’alba, essi non sembravano più spaventosi, ma in qualche modo davano spazio solo al senso di malinconia e pace che accompagna i morti. Kirito si stiracchiò e sbadigliò; dopotutto, era stata una lunga notte.
Asuna, al suo fianco, aveva le braccia incrociate, ancora un’espressione seria e tesa sul volto.
“Ehi” lo chiamò senza guardarlo “Ipotizziamo che sposassi qualcuno e dopo scoprissi un suo lato nascosto. Cosa faresti?”
Kirito la osservò curioso, semplicemente perché quella domanda era inaspettata e con una risposta scontata, a suo parere; ma vedendo che Asuna continuava a non rivolgergli lo sguardo e a star in silenzio aspettando le sue parole, decise a rispondere.
“Mi considererei fortunato” Asuna si voltò con sorpresa. Kirito si affrettò a proseguire.
“ I-Intendo, se sposo qualcuno, significa che già amo i lati che mi ha mostrato, no?” disse, cercando approvazione. “Perciò, se dopo scopro un altro suo lato che in seguito comincerò ad amare r-raddoppierebbe l’esperienza..” alzò le mani, come se volesse proteggersi da un’eventuale furia della sua compagna. Asuna lo guardò ancora in silenzio e Kirito rimase imbambolato per un attimo dalla particolare sfumatura che i suoi occhi e capelli prendevano con quella luce tenera.
“Beh, comunque” disse a un certo punto Asuna, senza continuare il discorso “Cosa più importante, ho fame. Non abbiamo neanche mangiato prima di venire qui”
Kirito assentì. Finalmente anche Asuna si stiracchiò come aveva fatto lui poco prima.
“Siamo stati via dalle linee frontali per due giorni, compreso oggi. Dobbiamo cominciare ad impegnarci da ora”
“Hai ragione. Voglio finire tutto questo piano in una settimana”
Asuna iniziò a camminare verso la città del 35° piano, ma Kirito la trattenne per un braccio.
“Cosa c’è, ora?”
Lui non parlò, ma le indicò qualcosa alle sue spalle. Quando Asuna la vide, rimase anche lei a bocca aperta. Una figura era comparsa vicino la lapide di Griselda e si capiva che non fosse un giocatore. Planava a qualche centimetro da terra, ma non si mosse e non rivolse loro la parola. Rimase semplicemente a guardarli con uno strano sorriso, come di ringraziamento, mentre la sua immagine si affievoliva sempre più nei raggi di quel sole nascente.


Stettero un altro attimo a guardare la lapide, senza sapere esattamente cosa dire.
“Senti, Kirito-kun. Vorresti aggiungermi alla lista amici?”
“Uh?”
“Non hai ancora nessuno in quella lista, no? Dato che entrambi siamo nella prima linea, sarebbe molto facile contattarci”
“Ma io agisco in solitario, ricordi?”
“Non ti sto chiedendo di fare gruppo con me!” rispose Asuna sulla difensiva “D’altra parte, hai bisogno di farti amici”
“D-Davvero? Penso che non farebbe male…!?” Kirito fu interrotto da una spacca sulla spalla un po’ troppo forte.
“Pensaci dopo la colazione” lo interruppe Asuna, con un sorriso “Andiamo torniamo in città ora”
“V-Va bene”
Kirito la seguì felice.
 


Da quel momento, conoscendo sempre più Asuna, Kirito capì che le sue parole non potevano essere più sbagliate.
Dapprima provò ammirazione e stima vedendo la fierezza, l’orgoglio e la determinazione della ragazza, che sembrava non venire scalfita da alcuna provocazione o minaccia, mantenendo l’ordine nella prima linea come una vera leader.
Passò ad un profondo senso di compiacimento, quando Asuna mostrò di non essere solo una fredda combattente, ma una persona che, a dispetto di lui, metteva gli altri davanti a tutti, arrivando anche a rischiare la propria vita pur di non vedere altre persone morire.
Iniziò ad avvertire attrazione, ogni qual volta lei gli si avvicinava e gli sorrideva e i suoi occhi nocciola splendevano solo per lui; sentiva quelle che sarebbero state definite farfalle nello stomaco quando lo cercava, quando per un attimo si sfioravano o quando scherzavano, ma cercava di non darlo a vedere.
Capì che era amore, quando le sue labbra si posarono disperate per la prima volta su quelle di lei.
Kirito comprese che ogni giorno aveva un nuovo lato di Asuna da scoprire e queste possibilità erano state donate a lui e a lui soltanto.
Ogni giorno si sentiva sempre più fortunato.



 



NdA: Bentornati! Non mi aspettavate così presto, vero? Beh, che dire; che vi piaccia o meno, cercherò con tutte le mie forze di aggiornare velocissimamente perchè ho intenzione di terminare questa raccolta (sigh sob) entro il 5 luglio. Perchè il 5 luglio? Scommetto che lo sapete già, ma non posso non dirlo: il 5 luglio esce SAO Gun Gale Online! La seconda serie della nostra storia! Yeeeeeeeeeeah! Quindi prima che inizi un nuovo ciclo, vorrei terminare quest'ultimo. Magari se vi piace il mio modo di scrivere, potrei tornare con qualche altra shot, separata da questa raccolta però. 
Dunque: se volete che qui io scriva qualcosa di cui non ho ancora trattato, fatemi sapere! Può darsi che io me ne sia dimenticata e che non dica tutto su Kirito ed Asuna, il che sarebbe un peccato.
Ringrazio ancora tutti, le visualizzazione e le recensioni mi fanno molto piacere :)

Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 20
*** Almeno per il momento... ***








 
20. Almeno per il momento…
 



Kirito incrociò le dita alzando e abbassando con forza le braccia tese come se stesse mimando il lancio di una canna da pesca. Asuna, seduta sulle coperte affianco a lui, lo guardava di spalle con un sorriso soddisfatto, lasciando visibile la schiena nuda lasciata libera dalla sua veste da notte.
“Non mi dispiacerebbe pescare quella cosa, ma pensi sia possibile fare switch con la canna da pesca?” chiese il ragazzo, riferendosi alla proposta fattagli a pranzo: Nishida aveva intenzione di creare un evento per dare la caccia alla divinità marina del lago in cui lui tante volte aveva pescato inutilmente e gli aveva chiesto di partecipare, avendo intuito le sue abilità. Solo che, se Kirito poteva essere considerato formidabile con le sue spade, di certo non aveva sviluppato allo stesso modo la skill di pesca e quindi aveva solo timore di fare una brutta figura. Asuna lo guardò, incoraggiante.
“Penso di sì, Kirito-kun”
Kirito rilasciò le braccia e si rilassò con un sospiro stanco rimanendo nella sua posizione comoda da sdraiato.
“Nel caso lo catturaste cosa ne faresti? Vorresti tenerlo?” scherzò Asuna. Kirito evitò di metterla al corrente che poteva trattarsi di una creatura dall’aspetto tutt’altro che piacevole, conoscendo la sua facile impressionabilità. Già le aveva fatto uno scherzetto quando le aveva parlato della bambina fantasma che si aggirava fra quei boschi -che poi si sarebbe rivelata essere Yui-  e aveva visto come si era spaventata nonostante le varie rassicurazioni.
“Non penso si possa tenere una creatura simile” rispose semplicemente e spense le luci.
Asuna esordì un “Che freddo, che freddo!” come scusa per mettersi sotto le coperte e stringersi a lui, appoggiando la testa sul suo petto ed esalando un sospiro di soddisfazione.
“E’ proprio una brava persona…” sussurrò Kirito. Asuna ridacchiò.
“Non pensavo che l’avresti portato a casa” spiegò, ma non c’era alcuna accusa nella sua voce.
“In questo Mondo, molte persone trascorrono una normale esistenza. Finora ho sempre combattuto ai piani superiori, avevo completamente dimenticato che ci sono anche persone che conducono una vita normale… Non pensi che abbiamo delle responsabilità sulle loro vite?”
Kirito percepì un calo di felicità nel suo tono e la capì: pensare che loro facevano parte dei guerrieri che avrebbero dovuto salvare il resto dei players non era facile da accettare. C’era sempre da pensare che avrebbero potuto deluderli, tutti… Prese ad accarezzare i suoi capelli, fissando il soffitto.
“La sola ragione per cui continuo a giocare è per finire questo gioco” sussurrò.
Sentì il movimento delle lenzuola e un attimo dopo Asuna era sopra di lui, a guardarlo dritto negli occhi e ad accarezzargli il viso.
“Penso che molti utenti ripongano le proprie speranze in te… inclusa me” mormorò, dolce.
Kirito fece scivolare lente le sue dita sulle braccia di Asuna, arrivando al collo e infine al ciondolo che indossava, prendendolo tra le mani. Il cuore di Yui.
“Già. Ho promesso che li avrei salvati tutti. Però… non hai fatto i conti col mio carattere. Sentirmelo dire mi fa solo venire voglia di fuggire”
“Tuuu!”
 Asuna mise il broncio, ma subito dopo si accoccolò su di lui. Kirito la abbracciò e tentò di godersi al massimo la sensazione che gli dava il contatto con la sua pelle e il profumo dei suoi capelli. La strinse per averla ancora più vicina a sé. Avrebbero dovuto tornare alle prime linee prima o poi; Klein e Agil gli avevano detto che le cose al 75° piano non stavano andando tanto bene.
Eppure lui ora avrebbe voluto solo impiegarci più tempo. Sentiva, come per sesto senso, che l’unica cosa importante era passare la sua vita con Asuna finchè potevano. Almeno per il momento…





 



NdA: salve a tutti, molto presto, come potete notare! Allora, lo spunto per questo capitolo mi è stato dato da Edwardina Twalentina, come da me chiesto nelle note dello scorso. Il 5 lugio si avvicina! Non ho molto da dire oggi, solo che sono molto di fretta! Quindi mi scuserete o forse mi ringrazierete se non resto qui ad ammorbarvi oltre.
Grazie a tutti e alla prossima!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 21
*** Fine del mondo. ***







21. La fine del mondo.


 
 
“La squadra di ricognizione è stata annientata…?”
Fu con questa notizia che Kirito ed Asuna furono accolti dai leader della gilda Cavalieri del Patto di Sangue quando arrivarono a Grandum, non appena ebbero ricevuto la loro convocazione.
Al centro della stanza bianca dell’ultimo piano del Castello di Ferro Nero, seduto al tavolo semicircolare, vi era Heatchliff con gli altri capi, il mento appoggiato sulle mani incrociate e l’espressione imperscrutabile.
“Per la preparazione al combattimento contro il boss è stato mandato un raid di 20 persone presi da 5 gilde diverse” spiegò il leader “Ma quando i primi dieci arrivarono al centro della stanza, apparve il boss e la porta si chiuse. Gli altri rimasti fuori cercarono in tutti i modi di entrare, ma non ci riuscirono. Cinque minuti dopo, quando la porta si riaprì, non vi era alcuna traccia né del boss né dei membri del raid” continuò, con gli occhi chiusi e la voce apatica per non far trasparire le proprie emozioni.
“Un’area anti-cristalli?” chiese Kirito, annichilito. Gli vennero alla mente i compagni defunti della sua prima gilda e capì tutto il dolore e disperazione che aveva potuto provare la squadra di ricognizione, trovandosi intrappolata senza alcuna via di uscita, aspettando inesorabilmente la morte. Sembrava che ogni 25 piani ci fosse un boss dalla forza e difficoltà sorprendente; ma fino ad allora, a parte quello del 74° piano -che doveva funzionare da monito, forse- in nessuna occasione era stato loro vietato di ritirarsi dalla battaglia e riorganizzarsi senza perdere vite. Questo complicava di parecchio le cose.
“Dieci persone… ma come è possibile?” chiese Asuna in un bisbiglio.
“Ma non possiamo rinunciare a finire il gioco”continuò Heathcliff, risoluto “Dobbiamo attaccare con ogni mezzo a disposizione”
“Vi aiuteremo; ma la sicurezza di Asuna è la mia priorità. Se le cose si mettono male, proteggerò lei prima della squadra”
Kirito sentì che a quella parole sua moglie lo stava guardando, ma non sapeva intuire con quale espressione; non gli importava. Avrebbe fatto di tutto per tenerla in vita. Heathcliff parve sorridere.
“Una persona è più forte quando deve proteggere qualcuno” concordò “Mi aspetto il massimo da voi. L’assalto comincerà fra tre ore e vi parteciperanno 32 persone, inclusi voi due. Ci riuniremo di fronte al cancello di teletrasporto a Collinia al 75° piano, all’una in punto. Questo è tutto”
 

“Mancano solo tre ore, uhu?” chiese Asuna quasi con ingenuità, seduta sul tavolo nella stanza appena lasciata dai leader della gilda. Kirito era appoggiato con la schiena alle vetrate, guardando sua moglie in modo strano. In realtà osservava e cercava di memorizzare perfettamente ogni parte del suo corpo, come se non ne avesse avuto più la possibilità. Notando quello sguardo, Asuna sorrise, imbarazzata.
“Che ti prende?” ridacchiò, ma vedendo la serietà di Kirito si immobilizzò.
“…Asuna…” la chiamò lui.
“Cosa?”
“Spero non te la prenda” cominciò, grave “Ma oggi potresti rimanere qui piuttosto che combattere contro il boss?”
Inizialmente Asuna lo fissò, poi abbassò il volto e rispose con tristezza: “Perché mi stai chiedendo questo?”
“Non possiamo sapere cosa accadrà lì dentro, nonostante quel che dica Heathcliff pure se non possiamo teletrasportarci. Sono veramente preoccupato… Ho paura. Quando penso… che potrebbe accaderti qualcosa”
“Preferisci andarci da solo per salvarmi da una fine ancora incerta? Vorresti che ti aspettassi in qualche luogo sicuro ad attendere il tuo ritorno?” lo interruppe lei, con tono di rimprovero. Kirito tremò.
Asuna si alzò dal tavolo e procedette segnando il suo avanzamento col rumore sicuro e costante dei tacchi. Si mise di fronte a Kirito e lo guardò. Lui notò un forte ardore nei suoi occhi, particolare che amava in lei. Particolare che rendeva tutto ancora più difficile.
“Se andassi via e non tornassi mai più… Mi ammazzerei!” Kirito trasalì.
“Avrei perso la mia ragione per vivere e non mi perdonerei mai per averti semplicemente atteso qua. Se vuoi andartene da qui, allora ce ne andremo insieme. Se è questo che vuoi, io sono d’accordo”
Kirito chiuse gli occhi con forza, impedendosi di crollare.
“Scusa, ma non so cosa fare” mormorò “Quello che voglio veramente è prenderti e scappare via insieme. Non voglio che tu muoia e non voglio morire neanche io. Non siamo costretti…”
Asuna sorrise addolcita e poggiò una mano sul petto di lui. Kirito la afferrò con disperazione, guardandola negli occhi.
“Non importa se non torniamo nel mondo reale. Voglio vivere in quella casa nel bosco con te, per sempre!”
Asuna strinse il suo petto con l’altra mano; chiuse gli occhi, anche lei cercando di resistere, ma poi iniziò a singhiozzare.
“Già… lo vorrei anche io. Ogni giorno, per sempre…” cercò di calmarsi “Ma, Kirito-kun, hai mai pensato a cosa sta accadendo ai nostri corpi reali in questo momento?” chiese, seria.
 “Ricordi quando dei giocatori si sono disconnessi per non più di due ore, dopo che Kayaba Akihiko ci ebbe informato di quello che stava accadendo? Io penso che fosse perché…”
“…dovevano trasportare i nostri corpi agli ospedali” concluse Kirito. Asuna annuì.
Non avevano mai discusso di quello che accadeva nell’altro mondo. Ricordare ai giocatori il loro infelice destino era diventato un tabù e nessuno si era chiesto cosa fosse accaduto loro per non preoccuparsi ulteriormente.
“Se i nostri corpi sono mantenuti in vita nei letti d’ospedale, per quanto ancora pensi possa andare avanti?”
“Quindi mi stai dicendo che abbiamo un tempo limite incuranti del fatto che abbiamo finito o meno il gioco?”
Il terrore che potesse morire all’improvviso, così, senza alcuna apparente ragione, gli fece gelare il sangue nelle vene. Abbracciò Asuna accertandosi che esistesse, per paura che potesse scomparire da un momento all’altro. Lei ricominciò a singhiozzare.
“Io… Io…” si abbandonò al suo abbraccio, lasciando sgorgare finalmente le lacrime “Voglio stare con te per il resto della mia vita! Voglio incontrarti per davvero, sposarti e invecchiare con te! Ecco perché… Ecco perché..”
“…dobbiamo combattere questa battaglia, giusto?”
Kirito accarezzò i capelli di Asuna, che si dimenava per il pianto fra le sue braccia.
Sarebbe andato tutto bene. Doveva… Fino a che fossero rimasti insieme, sarebbe decisamente andato…
Strinse più forte sua moglie, cercando di allontanare le preoccupazioni che si insinuavano nonostante cercare di essere più ottimista.

 
“Per la nostra liberazione!”
L’urlo incoraggiante di Heatchliff echeggiò nella stanza di pietra in fondo al dungeon, ma ben presto fu rimpiazzato da un “SI!” poderoso da parte dei giocatori, con l’adrenalina che scorreva a fiumi.
Dietro di loro, Kirito rimaneva in disparte, impassibile. Asuna gli afferrò la mano, chiusa dolorosamente a pugno, e lui sobbalzò quando lei gli parlò all’orecchio.
“Non preoccuparti. Ti proteggerò. Quindi proteggi me, ok?”
“Sì. Lo giuro”
Si scambiarono un ultimo sguardo e un sorriso rassicurante, poi iniziò.

 
Il forte arancione del tramonto sembrava mandare in fiamme ogni cosa, mentre il vento soffiava forte ed implacabile. Kirito si ritrovò su una piattaforma di cristallo, sopra la quale vedeva le nuvole sotto di lui scorrere a una grande velocità. Non capiva. Non era morto? Eppure eccolo lì, in qualche strana dimensione. Non era vivo: tutto il suo corpo era trasparente e si mimetizzava con l’aspetto circostante, come se fosse fatto di vetro.
Alzò la mano destra e spinse un dito verso il basso. Si aprì la finestra del menù. Quindi si trovava ancora in SAO; ma al posto delle normali opzioni, comparve solo una barra con scritto Fase Finale in Esecuzione, 54% completato. Cosa stava succedendo?
“Kirito-kun…”
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, ma era troppo bello per essere vero. Quello non era il paradiso, dopotutto. Fu per questo che si girò titubante, senza davvero sperare…
Eppure Lei era lì, contro il sole ardente, i lunghi capelli scossi dal vento, il suo corpo semitrasparente. Non ce la fece a muoversi.
Non cercò nemmeno di trattenere le lacrime, quando disse, sorridendo: “Scusami, penso di essere morto anche io…”
“…Idiota” pianse anche Lei.
Allargò le braccia, invitandola a sé, poi finalmente ebbe la forza di chiamarla. “…Asuna”
Asuna quasi volò letteralmente da lui, abbracciandolo forte, piangendo. Si baciarono. Fu lungo e soffocato dai singhiozzi, ma non importava: non si sarebbero lasciati più, per alcun motivo. Kirito avrebbe voluto raccontarle cosa gli era accaduto, scusarsi per non essere riuscito a salvarla, ma sentiva che non ce n’era bisogno; piuttosto guardò l’ambiente che li circondava.
“Questo… Cos’è questo posto?”
Mentre Kirito guardava l’orizzonte infinito, Asuna si girò ed indicò verso il basso. Oltre la piattaforma di cristallo sulla quale si trovavano, molto più in basso, vi era un’enorme struttura gigantesca a cono con in cima un palazzo che volava fra le nuvole; ma la base di questo sembrava separarsi di sezione in sezione, sgretolandosi nello spazio indefinito. Kirito aveva visto quella figura migliaia di volte su riviste, in Tv o sul web nell’altro mondo.
“Aincrad…”
Asuna annuì. Vedere il mondo che li aveva ospitati per due anni distruggersi da solo, gli fece venire una fitta al petto. Le case, le strade, i prati, i fiumi… tutto crollava per poi sparire. Kirito notò che anche il 22° piano, dove viveva con sua moglie, se ne era andato per sempre. Nonostante tutto, si sentiva felice. Aveva portato a termine la sua missione ed ora era lì, con la donna che amava. Si sedette sui margini della piattaforma con Asuna fra le braccia e insieme continuarono a mirare quello spettacolo sorprendente ed agghiacciante allo stesso tempo.

“E’ una vista impressionante”
Una nuova voce, ma comunque sconosciuta, richiamò la loro attenzione. Kirito ed Asuna guardarono a destra e videro un uomo in piedi. Kirito lo riconobbe: era Kayaba Akihiko. Non apparve loro come Heathcliff, ma con il suo aspetto reale, seppur apparisse anche lui semitrasparente: indossava una camicia e un camice bianco e dei pantaloni professionali; l’unica cosa uguale al suo avatar erano i suoi occhi, taglienti e profondi. Anche se aveva condannato migliaia di giocatori alla morte e vi aveva combattuto poco prima, Kirito continuò a mantenere la calma. Sentiva che non poteva esserci altro in quel luogo; quindi gli chiese:
“Cosa sta succedendo esattamente?”
“In questo momento, la centrale operativa di SAO localizzata cinque piani sotto la sede centrale di Argus, sta provvedendo a cancellare tutti i dati contenuti all’interno dell’unità di memoria. Questo mondo sarà distrutto tra dieci minuti”
“Cosa succederà alle persone che stanno ancora giocando?” chiese Asuna.
“Non preoccuparti. Proprio un momento fa, tutti i 6147 giocatori sopravvissuti sono usciti”
“E quelli morti? Cosa succederà agli altri 4000 giocatori? Noi siamo morti, eppure continuiamo ad esistere qui” si intromise Kirito.
“Non riapriranno mai più gli occhi” rispose atono Kayaba, le mani in tasca “La vita non può essere recuperata così facilmente. La loro coscienza non tornerà più. I morti scompariranno: questo è un dato di fatto in ogni mondo. Ho creato questo posto solo perché volevo parlare con voi due… un’ultima volta”
Kirito rimase allibito da quella semplice risposta, che non avrebbe mai potuto giustificare la morte di così tante persone; eppure, continuava a non provare rabbia. Piuttosto aveva un’altra domanda da fare.
“Perché? Perché l’hai fatto?”
“Il motivo, mi chiedi?” Kayaba sorrise amaramente. Poi rispose, dopo un lungo silenzio.
“L’ho dimenticato molto tempo fa. Chissà perché…” anche lui guardò in alto, verso l’infinito “Forse quando iniziai con lo sviluppo del… Anzi, molto prima. Non volevo far altro che creare quel castello: un mondo diverso che trascende le leggi e i confini del mondo reale. E ora… Volevo vedere qualcuno che trascendesse i limiti del mio mondo” li guardò.
“Da giovane ero ossessionato da un castello metallico che volteggiava nel cielo. Volevo volare e raggiungere quel castello. Ecco quello che ho voluto per tutto questo tempo. Vedi, Kirito-kun… Continuo a credere che quel castello esista in qualche altro mondo”
“Già… lo spero anche io” sussurrò Kirito. Asuna annuì, tra le sue braccia.
Silenzio. Continuarono a guardare Aincrad che andava in pezzi e Kirito notò che anche l’ambiente circostante iniziava a sparire. Avevano poco tempo.
“Quasi dimenticavo” esordì Kayaba “Congratulazioni per aver completato il gioco, Kirito-kun, Asuna-kun”
I due lo guardarono senza sapere cosa dire. Lui ricambiò con uno sguardo tranquillo e un mezzo sorriso.
“Bene, adesso dovrei andare”
Girò loro le spalle e camminò, poi la sua figura fu spazzata via dal vento prima che i due se ne accorgessero.

Finalmente anche il palazzo di giada, dove avrebbero dovuto combattere con Heatchliff, sparì. Non avevano molto tempo, se non quello che Kayaba aveva deciso di concedere loro. Kirito appoggiò una mano sulla guancia di Asuna e la baciò lentamente. Quello era il loro ultimo bacio.
“Suppongo che sia un addio…”
Asuna scosse il capo.
“Invece no. Scompariremo insieme e resteremo uniti. Per sempre. Ecco perché non ci separeremo mai”
Inclinò la testa guardandolo e sorridendo, poi chiese:
“Ehi, Kirito-kun. Puoi dirmi il tuo nome? Il tuo vero nome?”
Kirito rimase sorpreso. Era come se il suo vero “io” si fosse svegliato solo in quel momento, lasciando da parte il guerriero in armatura.
“Oh? Kirigaya. Kirigaya Kazuto. Credo di aver compiuto sedici anni il mese scorso”
“Kirigaya… Kazuto-kun…”
Asuna ridacchiò: “Perciò sei più giovane di me! Io mi chiamo Yuuki Asuna. Ho diciassette anni”
“Yuuki… Asuna. Yuuki Asuna” continuò a ripetere Kirito. Poi non ce la fece più e scoppiò a piangere.
Finalmente tutte le emozioni che aveva represso fino a quel momento invasero il suo corpo e non riuscì a trattenersi più. Sentiva dolore, era dannatamente triste, non voleva che succedesse. Per colpa sua, non era riuscito a salvare la persona che più amava, stroncandole una vita gioiosa prima del tempo. Sentì un groppo in gola e strinse forte i pugni.
“Scusami… Scusami! Avevo promesso di… riportarti nel mondo reale… e invece…! Ma io… Io…”
Asuna gli strinse la mano, rassicurandolo.
“Va tutto bene… va tutto bene…” ma anche lei piangeva.
“Sono stata felice. Il tempo in cui ti ho conosciuto e che abbiamo trascorso insieme è stato il più bello di tutta la mia vita, Kazuto-kun! Grazie… Ti amo…”
Kirito la abbracciò strettamente, disperato. Aspettarono insieme il momento finale. Continuò a chiamare il suo nome mentre tutto perdeva forma. Una luce accecante invase il mondo e il sorriso di Asuna si mescolò al suo candore.
“Ti amo… Ti amo…” sussurrava dolcemente lei.
Alla fine nulla ci fu. Scomparirono come una cosa sola.

 
L’aria che percepiva era invasa da strani odori.
Qualcosa di aspro che sembrava disinfettante, del fresco che sapeva di bucato pulito, e del dolce della frutta, invasero le sue narici. Ancora una volta non capì. Non era morto?
Aprì faticosamente gli occhi, ma la luce glieli fece sbattere più volte. Finalmente si abituò: vide le luci al neon appese al soffitto, delle tende alla finestra, un condizionatore che soffiava aria, la stanza spartana in cui si trovava. Macchine? Quella non poteva essere Aincrad. Nessuno sarebbe stato capace di ricrearle, per quanto potesse essere abile. Lacrime calde presero a sgorgare sulle sue guance, quando capì.
Era tornato.
Spalancò gli occhi e fece per alzarsi di scatto, ma non riusciva a muoversi. Era come se qualche forza innaturale lo mantenesse sdraiato, i muscoli non rispondevano. Riuscì ad alzare solo la sua mano destra, che portò davanti agli occhi per esaminarla: era magrissima, ricoperta di peli, le vene ben visibili. Non era più abituato a una visione tale del corpo umano. Sul polso vi era un cerotto, sotto il quale spuntava un tubo; seguendolo, vide che era attaccato ad una flebo, con un liquido arancione che gli veniva iniettato a intermittenza. Si concentrò e fece forza, per muovere anche l’altra mano, che portò alla testa, dove indossava ancora il Nerve Gear.
Un ricordo, doloroso, gli lacerò la mente. Era questa la ricompensa per aver finito il gioco? Allora anche Lei… L’immagine di sua moglie che rideva euforica in riva al lago gli occupò ogni pensiero.
“Ah…” provò dolore quando utilizzò la gola, ferma da due anni.
“A…su…na…”
Aveva un’irrefrenabile voglia di vederla. Di toccarla, abbracciarla, baciarla, sentire la sua voce. Anche lei era viva. Kayaba si era congratulato anche con lei per aver finito il gioco. Doveva essere viva.
Fu questo pensiero che gli fecero sforzare i muscoli, i quali, mossi dal forte desiderio, decisero infine di obbedire. Ogni parte del suo corpo gridava per il dolore, ma non importava. Doveva trovarla.
Si alzò, barcollò, si afferrò alla flebo e camminò.
“A…suna”
Un passo.
“Asuna”
Due passi. Iniziava a riacquistare forza.
“Asuna”
Ogni cellula del suo corpo bramava la sua vista, la certezza che Yuuki Asuna fosse ancora viva. Avrebbe continuato ad andare avanti e a cercare ovunque, fino a che non l’avesse trovata e stretta fra le sue braccia.
Si incamminò verso la porta.





 




NdA: Della seria, capitoli lunghi a gogo. Qualcuno di voi li ha voluti così ed eccovi accontentati, dopo un bel po'!
Ho odiato/amato scrivere questa parte. Perchè? Perchè piango maledettamente ogni dannatissima volta. Vedo l'anime? Piango. Leggo la light novel? Piango. Lo scrivo io? E piango pure questa volta, anche se non raggiungerò mai la bellezza dell'anime o della light novel!
Dannata me e questa sensibilità, l'amore che provo per Kirito ed Asuna!
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.
...Ok, mi sono calmata. Sì. Dicevo.
Penso che pubblicherò quotidianamente, per finire tutti i momenti di questi due entro il 5 luglio compreso. Oggi forse pubblicherò di nuovo, chissà.... ;)
Grazie ancora a tutti e scusatemi per questo sfogo da pazza da manicomio.
Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 22
*** Proteggimi. ***







 
22. Proteggimi.



 
“E’ in ritardo…” borbottò Kirito.
Era mattina, appena le 9. Mentre lui aspettava Asuna vicino al cancello di teletrasporto del 74° piano, vedeva già altri giocatori che, con forza e coraggio, si muovevano a svolgere i loro incarichi: chi andava dal fabbro, chi da qualche mercante, chi invece tentava di farsi strada nel dungeon.
Kirito aprì la finestra con la mappatura di quest’ultimo: era già a buon punto, ma con Asuna avrebbe cercato di arrivare fin davanti la stanza del boss. Se fosse venuta, ovviamente; che avesse cambiato idea sulla proposta da lei stessa fatta di fare party con lui?
Proprio mentre pensava questo, vicino al cancello apparve un bagliore blu: qualcuno stava arrivando.
“Kyaaaaaa! Per favore, toglietevi di mezzo!” urlò il neo arrivato, ma Kirito non fece in tempo.
Una figura apparve come se  si fosse teletrasportata di corsa e stesse atterrando da un salto e precipitò proprio sul malcapitato, che fu spinto all’indietro e rotolò a terra, sbattendo la testa sul pavimento, con l’altra addosso. Alzò un braccio per scrollarsela di dosso, ma la sua mano incontrò qualcosa di stranamente dolce e pieno. Premette ancora due o tre volte, prima di accorgersi di cosa si trattasse. Ma allora…
“Kyaaaaaaaaa!”
…con un urlo acutissimo e sdegnato, la donna, perché solo di questo poteva trattarsi, gli menò uno schiaffo così forte da scagliarlo lontano e fargli sbattere di nuovo la testa sul terreno. Quando l’alzò, dolorante, riconobbe Asuna seduta a terra, con le mani che coprivano il seno, l’espressione infuriata ma comunque rossa d’imbarazzo. Kirito mimò di nuovo il gesto che aveva fatto con la sua mano osservandolo attentamente e solo allora capendo cosa aveva fatto. Avvampò anche lui. Oh oh…
“Ehi… Buongiorno Asuna” tentò.
Gli occhi della ragazza arsero dall’ira; capì di aver sbagliato e cercò di pensare ad una soluzione, prima che la sua compagna sfoderasse lo stocco e gli facesse seriamente male -nonostante fosse impossibile in quell’area della città-.
Ma non ci fu tempo per preoccuparsi, perché il bagliore apparve di nuovo e questa volta arrivò un uomo, con i piedi ben piantati a terra. Kirito lo riconobbe: era Kuradeel, l’uomo che il giorno prima l’aveva chiamato Beater davanti a tutti. La situazione sembrava seria, perché, non appena comparve, Asuna sembrò dimenticare l’astio che provava verso il ragazzo e corse a nascondersi dietro la sua schiena, in una muta richiesta di protezione. Qualcosa non andava.
L’uomo si guardò intorno e, trovandola con lo sguardo, si avvicinò lentamente a lei, mettendo su un cipiglio assai serio e minaccioso quando si accorse della sua compagnia.
“Asuna-sama, non dovreste agire di vostra iniziativa così! Forza, torniamo al Quartiere Generale”
Sama. Kirito ricordava che Asuna detestava quando le si rivolgevano con quell’onorifico e il tono ammirante ed imperioso di Kuradeel non aiutavano affatto.
“ No. Non è il mio giorno di servizio oggi! …e che ci facevi questa mattina presto davanti casa mia?”
La voce di Asuna era molto arrabbiata; Kirito iniziò ad essere infastidito della presenza dell’altro.
“Ah sì, sapevo che si sarebbe verificata questa situazione, così ho iniziato ad andare a Salemburg per vigilare la vostra casa da un mese” Asuna raggelò.
“Questo… Questo non fa parte degli ordini del comandante, vero…?”
“Il mio compito è scortarvi, Asuna-sama. Sorvegliare casa vostra è incluso nel…”
“No che non lo è, idiota!” urlò Asuna, interrompendolo.
L’espressione di Kuradeel si fece più astiosa e seccata, quindi avanzò verso la ragazza risoluto, scostando da parte Kirito e afferrandola per un polso.
“Sembrate non comprendere. Per favore, non fate così… ora torniamo al Quartiere Generale” e detto questo, la tirò verso il cancello di teletrasporto.
Asuna sembrava incredibilmente spaventata da quella voce così minacciosa. Gettò un’occhiata implorante al ragazzo.
Fino a quel momento Kirito era rimasto inerte, ad osservare la scena, senza sapere se intromettersi o meno; ma quando vide quello sguardo, mosse automaticamente il braccio e si frappose ai due, senza sapere esattamente perché. Avvertiva solo un fastidio ed una rabbia crescenti che sarebbe stato meglio calmare. Afferrò il braccio di Kuradeel, quello con cui stringeva Asuna, e glielo scostò via, premendo così forte che fu sicuro che, se non fossero stati nella safe-zone, gli sarebbero scesi degli HP.
“Spiacente, ma oggi prendo in prestito il tuo vicecomandante”
“Tu…!” tuonò Kuradeel. Fece forza per staccarsi dalla presa di Kirito.
“Garantirò io la sicurezza di Asuna. Non abbiamo intenzione di affrontare alcun boss oggi, quindi puoi tornare al Quartier Generale da solo” disse Kirito, deciso, cercando di colloquiare tranquillamente nonostante la rabbia infuriasse in ogni sua parte.
“Ah! Non prendermi in giro! Credi proprio di essere adatto a proteggere Asuna-sama!?”
“Forse meglio di quanto possa fare tu”
“T-Tu! Pazzo insolente… se vuoi spararle grosse, sarà meglio regolarsi di conseguenza…”
Kuradeel, ormai bianco in volto per lo sdegno, alzò la mano destra e spinse un dito verso il basso, aprendo la barra del menù. Un’altra barra comparve a Kirito, che capì di cosa si trattasse ancor prima di leggere.
Un duello 1 contro 1 è stato richiesto a Kuradeel. Accetti?
Kirito guardò Asuna, alla ricerca di una conferma. Si aspettava che avrebbe detto di fermarsi, ma lei annuì, risoluta.
“Sicura? Tutto questo non ti causerà problemi nella gilda, vero?” chiese in un sussurro.
“E’ tutto ok. Farò personalmente rapporto al comandante” rispose lei, allo stesso modo.
Kirito annuì e premette il tasto Si, scegliendo Primo Colpo dalle opzioni.
Il timer apparve e i due si misero in posa, pronti a sfoderare le armi.
“Per favore, Asuna-sama, guardate! Vi dimostrerò che solo io potrò scortarvi!” esclamò Kuradeel, beffardo.
Kirito lo osservò attentamente: indossava un’armatura pesante, riccamente ornata, così come l’enorme spada a due mani che brandiva. L’equipaggiamento appariva sicuramente migliore dal punto di vista estetico, come ci si sarebbe aspettato da qualsiasi membro di una così rispettabile gilda; non aveva nulla a che fare con quello pratico di cui disponeva lui, ma era sicuro che un’arma così ben curata era stata utilizzata ben poche volte in battaglia. Sarebbe stato facile sconfiggerlo.
Nel frattempo, qualcuno, accortosi della situazione, chiamò altre persone per vedere il duello e ben presto i due furono circondati da un vero e proprio pubblico, che fischiava e urlava, patteggiando per uno o per l’altro. Quando scattò lo zero, però, Kirito dimenticò ogni cosa, ignorò tutti coloro che lo stavano osservando per concentrarsi solo su Kuradeel, studiando la sua posa.
Scattò di corsa e sorprese il suo avversario, che si aspettava un colpo molto più debole e che quindi fu obbligato a parare con l’arma per difendersi. Si riprese subito e menò un attacco dall’alto, che sicuramente sarebbe stato capace di far perdere l’equilibrio a quasi tutti gli scudi. Kirito scattò e schivò prima che venisse colpito. Kuradeel non era il suo vero bersaglio. Approfittando della stamina dell’altro che doveva ricaricarsi, accorciò le distanze. Kuradeel fu ben presto capace di riattaccare e menò un altro fendente, che se l’avesse colpito gli avrebbe fatto perdere sicuramente il duello; ma…
Elucidator, la spada di Kirito, colpì quella anonima di Kuradeel. Sembrò un istante infinito, poi quest’ultima si spezzò con un rumore simile ad un’esplosione. Kirito atterrò alle spalle dell’avversario, che era rimasto immobile a guardare la sua arma andare in frantumi, senza capire cosa fosse successo.
Anche il pubblico rimase stranamente in silenzio, poi dopo poco iniziò ad esultare e a festeggiare il vincitore.
Kirito sospirò e si rivolse a Kuradeel, crollato a terra per la vergogna ed il dispiacere.
“Se vuoi tornare con una spada nuova, combatterò di nuovo… ma questo dovrebbe bastare, vero?”
Kuradeel iniziò a tremare per l’ira, si alzò di scatto e aprì la finestra dell’equipaggiamento, pronto a trovare una nuova lama, digrignando i denti.
Asuna, però, si mise in mezzo ai due e guardando Kuradeel, gli ordinò: “Kuradeel, te lo ordino come vicecomandante dei Cavalieri del Patto di Sangue. Ti rimuovo dal tuo incarico di guardia del corpo. Fai ritorno al Quartiere Generale e restaci fino a nuovo ordine”
Le parole e l’espressioni di Asuna erano glaciali, ma Kirito avvertì comunque un certo timore provenire da lei. Le diede una leggera pacca sulla spalla e lei si rilassò.
“…Co… Cos… Cosa…”
Il corpo di Kuradeel fremette visibilmente, chiaramente in un tentativo di calmarsi. Si alzò e se ne andò al cancello di teletrasporto verso Grandum, senza dire una parola; ma Kirito non avrebbe mai dimenticato la minaccia sottintesa che si poteva leggere nei suoi occhi ridotti a fessure.
Il pubblico, rimasto un po’ sorpreso, rimase in silenzio e poi si sparpagliò per la piazza. Kirito ed Asuna rimasero soli.
Asuna avanzò verso l’uscita della città senza guardarlo, ma gli disse febbrilmente: “Scusami, se ti ho coinvolto in tutto questo”
“Tranquilla… Io sono a posto, ma tu stai bene?”
Asuna scosse la testa, ma poi il suo volto si aprì in un meraviglioso sorriso.
“Sì, però penso di essere da biasimare anche io per il modo in cui faccio rispettare le regole così rigidamente allo scopo di completare questo gioco alla svelta…”
“Penso… che tu non possa farci molto. Se non avessero qualcuno come te, penso che i progressi sarebbero molto più lenti. Beh, non è esattamente una cosa che un pigro giocatore solitario come me dovrebbe dire… ah, forse non dovevo proprio dirlo” Kirito iniziò a parlare a raffica, dicendo tutto ciò che gli passava per la testa in quel momento.
“Cioè… intendo dire che nessuno dovrebbe avere qualcosa da ridire se tu… ti prendessi un po’ di pausa con uno scansafatiche come me”
Asuna rimase interdetta a quelle parole e sbattè più volte le palpebre confusa, poi sorrise di nuovo dolcemente.
“…Bene, penso che ti ringrazierò. E poi mi godrò questo giorno al meglio delle mie possibilità. Ti lascio andare prima di me”
Si voltò ridendo e continuò a camminare fuori dalla città.
“Cosa? Ehi! Non dovevamo fare a turni?”
“Vorrà dire che inizierai tu, idiota!”
Nonostante l’offesa, Kirito la seguì, osservando i capelli castani che si muovevano dolcemente al vento.





 




NdA: l'avevo detto che forse ci sarebbe stato ed eccolo qua, è arrivato! Ok, mi è uscita questa rima penosa e schifosa, ma non ho resistito e ho dovuto scriverla. Fatevi una risata, su t.t
Tipo che stavamo tutti a chiederci quale altro momento mancava e a nessuno è venuto in mente della palpatina? Ma siamo seri? Ho riso così tanto che non so come abbia fatto a dimenticarmene. Ovviamente quello che è successo dopo è più serio, ma, ehi, bisognava pure staccare un po' la spina dagli ultimi tristi capitoli che ho scritto, no?
Ringrazio ancora tutti, profondamente.
Grazie.

Alla prossima!

-CrazyMoonLight
 

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Capitolo 23
*** Con te. ***






 
23. Con te.
 




“…-kun! Kirito-kun!”
Una voce strillava, cercando di svegliarlo. Kirito aprì gli occhi, faticosamente. Si ritrovò la faccia di Asuna a pochi centimetri dal suo volto, le labbra serrate come se le stesse mordendo e gli occhi estremamente lucidi, pronti a piangere. Aveva un’enorme mal di testa che gli ricordò cosa era successo: dopo aver sconfitto il Gleam Eyes, gli HP rimasti erano solo una sottile barra rossa e lui era crollato; doveva aver perso i sensi per qualche attimo. Si trovavano ancora nella stanza del boss.
“Owww…”
“…Idiota…! Perché…?” scattò Asuna e si buttò letteralmente tra le sue braccia. Kirito fu talmente sorpreso che dimenticò il dolore per un attimo e spalancò gli occhi.
“…Non abbracciarmi così forte. Mi farai perdere gli ultimi HP” scherzò, ma Asuna, guardandolo arrabbiata, lo aiutò a sedersi e cacciò immediatamente un’ampolla, facendogli ingurgitare il contenuto fino all’ultima goccia, rischiando anche di farlo affogare. I suoi HP si rigenerarono, ma la stanchezza rimase. Asuna contrasse il volto e nascose la testa sul suo petto, tornandolo ad abbracciare.
Rimase così tutto il tempo, anche dopo che Klein e quelli della sua gilda se ne furono andati. Kirito ebbe il timore che stesse piangendo.
“Ehi… Asuna” la chiamò, preoccupato. Lei affondò ancora più su di lui.
“…ero così spaventata… non so cosa avrei fatto… se tu fossi morto” la sua voce tremante era la più bassa che le avesse mai sentito usare.
“Di cosa stai parlando? Sei stata tu quella che si è messa ad attaccare per prima” sussurrò dolcemente, poggiando una mano sulla sua spalla. Se avesse fatto qualche altro gesto più sfacciato sarebbe uscito un allarme del sistema, ma in quella situazione non importava; avrebbe solo voluto consolarla. La tirò a sè.
“Mi prenderò una pausa dalla gilda” affermò lei, così piano che Kirito la sentì a malapena.
“P-Prendersi una pausa? …Perché?”
“…ti ho detto che avrei fatto party con te per un po’… te lo sei già dimenticato?”
Non appena sentì quelle parole, Kirito provò emozioni contrastanti. La più forte, la più inaspettata, fu il desiderio: dopo tanto tempo sentiva il bisogno di condividere la sua avventura con qualcuno e non sopportare tutto da solo. Subito dopo il senso di colpa: lui non aveva diritto ad un tale dono, soprattutto dopo aver abbandonato Klein al primo piano; e aveva già ripagato, vedendo tutti i suoi compagni morire.
Era troppo doloroso per dimenticare ed andare avanti… Si era ripromesso di non cercare più le attenzioni degli altri, per evitare di causare danni… Ma… la sua mano non riusciva ad abbandonare la spalla di Asuna, troppo legata al calore che gli trasmetteva quel corpo. Ormai era già compromesso, non poteva andare avanti senza di lei, ne era troppo attratto.
“…Ok” acconsentì, con estrema difficoltà.
Asuna annuì, abbracciandolo ancora più forte.



 
[464 parole]
 



NdA: eccomi qua, in orario perfetto immagino (avessi aggiornato così regolarmente in passato, eh?)
Spero anche voi siate tutti presenti. Sono tornata alle shortissime! Questo capitolo non è nemmeno una one-shot, ma una flash-fic, dato che le prime scattano con le 500 parole, come molti di voi sanno. Dopo un po' ci voleva, tanto sto scrivendo molto ultimamente, no?
Ringrazio ancora tutti :) il 5 luglio si avvicinaaaaaaaaaaa....

-CrazyMoonLight

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Capitolo 24
*** Sete di sangue cremisi. ***






 

24. Sete di sangue cremisi.
 






“Muori! MUORIIIII!”
L’urlo stridulo, mischiato a risate sguaiate, giunse dolorosamente alle orecchie di Kirito. Kuradeel, folle come no, il volto deformato dall’euforia, calò con forza il suo spadone con due mani, che andarono a lacerare e a penetrare nelle carni del ragazzo. Kirito gemette.
La barra degli HP si svuotava lentamente, entrando nella zona rossa, quella critica. Era questo morire? Gli occhi si appannavano, la vista si oscurava, i muscoli non rispondevano più ai comandi. Un leggero torpore si impadroniva di lui e la morte non sembrava più qualcosa di orribile, ma un lungo sonno rilassante…
Ma poi una raffica di vento gli passò accanto e lo riportò alla vita, sbalzando lontano l’assassino. Era un vento bianco e rosso: quando si fermò, non rivelò essere altri se non Asuna, ansimante, nell’uniforma della gilda, ora china su di lui.
“…Non sono arrivata tardi… Non sono in ritardo… Grazie a Dio… non sono arrivata tardi…” deglutì, nel tentativo di regolarizzare il respiro ed eliminare il fiatone.
“Vivo… sei vivo… vero, Kirito-kun?”
“…si… sono ancora vivo”
Sentendo la sua voce così debole, lo stesso Kirito si sorprese e Asuna si affrettò a cacciare fuori un cristallo rosa, urlando: “Cura!”
Il cristallo si frantumò e la sua barra HP si riempì tutta. Asuna si alzò.
“Aspettami qui. Finirò in un attimo”
Estrasse lo stocco e marciò, minacciosa. Kuradeel, che in quel momento si era appena rialzato, capendo le sue intenzioni, spalancò gli occhi, terrorizzato, e tentò di sistemare la situazione:  
“A-Asuna-sama… come è arrivata qui? Q-Questo è un allenamento, sì, c’è stato un incidente… AH!”
Non fece in tempo a spiegarsi che Asuna era già scattata con il suo stocco ed aveva preso ad attaccarlo, sfregiandogli la bocca. Kuradeel balzò indietro, ma Asuna era implacabile, bella e furiosa come un angelo della morte. Sferrò un’altra serie di affondi che sprizzavano luce per la loro velocità e lo stesso Kirito non riusciva a vedere la loro traiettoria, ma la ragazza sembrava danzare. Gli HP si dimezzarono in un batter d’occhio e Kuradeel cadde in ginocchio, supplicante.
“O-Okay! Okay! Mi dispiace! Lascerò la gilda! Non mi vedrete mai più!”
Asuna fece finta di non sentire e puntò con un braccio teso lo stocco sulla sua testa, pronta a colpire; ma quando stava per trafiggergli il cranio, Kuradeel urlò più forte “Non voglio morireeeeeeeee!” ed Asuna si arrestò.
Non devi esitare, pensò Kirito; e infatti, neanche un secondo dopo, con estrema agilità Kuradeel si alzò e disarmò Asuna, che fu sbalzata indietro. Kuradeel caricò un colpo.
“Ah! Sei troppo ingenua, vice comandante!”
L’avrebbe colpita di sicuro. Con uno scatto fulmineo, senza sapere come, Kirito si frappose fra i due: con un braccio scostò Asuna e con un altro cercò di parare, ma il suo polso fu tagliato di netto e scomparve in una miriade di cristalli. Senza aspettare che il dolore arrivasse, Kirito unì le dita della mano sana e, usando la skill Embracer, le affondò nell’armatura di Kuradeel, che si accasciò su di lui mentre lo spadone cadeva rumorosamente . I suoi HP si azzerarono.
“Tu… Assassino” sussurrò nel suo orecchio, poi il suo corpo si frantumò e morì.

Kirito cadde in ginocchio, esausto. Asuna rilasciò il respiro fino ad allora trattenuto e abbassò la testa; camminò lentamente verso di lui e crollò anche lei in ginocchio quando lo raggiunse. Sebbene avesse inizialmente alzato una mano per prendere la sua, la ritirò ed iniziò a piangere.
“…scusami… per causa mia… è successo tutto a causa mia…” si lamentò, fra un singhiozzo e un altro.
Kirito si voltò a guardarla, preoccupato: le lacrime le scendevano copiose dagli occhi nocciola, scivolavano sul dolce pendio degli zigomi e poi precipitavano giù, in piccoli cristalli.
“…Asuna”
“Perdonami… io… io non… non mi farò vedere da Kirito-kun… mai più”
Kirito aspettò che le passasse l’ultimo singhiozza, poi, con la forza che gli era rimasta, afferrò Asuna per le spalle, la abbracciò e posò le sue labbra su quelle ciliegia di lei.
“….!”
Asuna si irrigidì e sembrò volerlo respingere, ma Kirito non mollò la presa, tanto appena lasciata, Asuna avrebbe anche potuto mandarlo in prigione per violazione del codice del comportamento. Approfondì il bacio, non trovando più resistenze; quando si staccò, non si allontanò per non vedere la sua espressione, ma passò con il volto vicino alla sua guancia e poi nell’incavo delle spalle.
“La mia vita ti appartiene, Asuna. Perciò usala come vuoi. Staremo insieme fino alla fine” dichiarò solennemente.
Asuna non piangeva più, ma aveva ancora gli occhi lucidi; eppure uno strano rossore e un mezzo sorriso si erano espansi sul suo volto.
“…T-Ti proteggerò al meglio delle mie capacità. Ti proteggerò per sempre. Quindi…” non terminò la frase.
Kirito la strinse più a sé, sempre più bisognoso del calore che sprigionava il suo corpo.








 



NdA: il bacio *-* ogni volta che lo vedo, mi fanno sciogliere questi due. L'ho conservato alla fine insieme ad un altro momento di proposito.
Domai finalmente si ricomincia! AHAH! Pronti al  capitolo finale? A domani!

-CrazyMoonLight

 

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Capitolo 25
*** Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te. ***










 
25. Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te.





 



“Wow, che vista magnifica!”
Asuna si stava sporgendo dal balcone della loro nuova camera da letto; si erano appena trasferiti in quella casetta al 22° piano, posto perfetto per iniziare la loro vita da neo sposi, grazie allo spettacolare ed intimo paesaggio che circondava quel luogo: laghi scintillanti, fitte foreste verdi e, finalmente, il cielo.
“Basta non cadere mentre si sta guardando il paesaggio” scherzò Kirito.
Finì di sistemare alcuni oggetti per la casa, poi andò da sua moglie e la abbracciò da dietro. Sua moglie… Quell’idea lo faceva sentire bene non appena lo pensava, gli rendeva tutto più apprezzabile, anche il freddo che, in quell’area di montagna, era molto più pungente. L’unico problema era il contesto in cui si trovavano: SAO era un gioco mortale e, anche se fossero riusciti a finirlo, lui ed Asuna si sarebbero risvegliati e nessuno gli assicurava che si sarebbero incontrati ancora una volta.
Preso da queste preoccupazioni, strinse il corpo di Asuna inconsciamente. Asuna gemette.
“Mi fa male, Kirito-kun… C’è qualcosa che non va?”
“Oh, scusa… Ehi, Asuna…” si bloccò per un istante, poi trovò il coraggio di proseguire “…il nostro rapporto, è solo nel gioco…? Scomparirà una volta che saremo tornati nell’altro mondo…?”
“Mi stai facendo arrabbiare, Kirito-kun”
Asuna si voltò a guardarlo, gli occhi nocciola carichi di emozione. Kirito si pentì immediatamente di aver dubitato di lei.
“Anche se questo è solo un normale gioco nonostante questa strana situazione, a me non piacerebbe una persona così per caso”
Gli strinse le guance con entrambe le mani e continuò: “Ho imparato qualcosa stando qui, ed è continuare a provare e non mollare mai. Se torneremo nel mondo reale, verrò sicuramente a cercarti un’altra volta, Kirito-kun. Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te. Ancora una volta”
Kirito sentì un calore meravigliosamente vicino al cuore e capì che Asuna non gli stava mentendo. Aveva dimenticato come fosse avere qualcuno con cui condividere la propria vita, affidarsi agli altri e non vergognarsi di mostrare le proprie debolezze. Asuna avvicinò il volto al suo e lentamente le loro labbra si cercarono, fino ad incontrarsi, desiderose.
Kirito le circondò la vita con le braccia, più delicato questa volta, e la strinse a sé, così che capisse che il suo cuore batteva solo per lei.






 
The end.



 




NdA: Eccomi qua! E' arrivato il fatidico giorno e io, tanto per tenervi compagnia, pubblico il mio ultimo capitolo di questa lunga serie. 25 capitoli così come 25 sono le puntate della prima stagione di SAO. Non male, vero? Chissà cosa potremo aspettarci dalla seconda. Non sono più nella pelle, non vedo l'ora di rivedere Kirito e Asuna -che, purtroppo, sarà lasciata di nuovo da parte....-
Ma meglio non giudicare prima di aver visto! Bando alle ciance e passiamo a ciò che è davvero importante: i ringraziamenti. Vi ringrazio col cuore, perchè la vostra presenza mi ha davvero confortata in momenti di insicurezza e sapere che qualcuno apprezza la mia storia mi soddisfa enormemente. Quindi:

Grazie a:
- _Skye
- falconero89
- pit12
- edwardina twalentina
- Fandom Lord
- lilith000
per aver recensito e avermi dato le loro opinioni nel corso della storia.

Grazie a:
- Aisaka_Taiga
- Emi chan
- ereen_lara
- FairySara
- falconero89 (di nuovo :3)
- furaibo
- Kikyw
- kirigaya kazuto
- naruhinaxxx
- Raynella
- _Acchan
- _Skye (di nuovo :3)
per aver inserito la storia tra le preferite.

Grazie a:
- MegumiLu
- yumi11
per aver inserito la storia tra le ricordate.

Grazie a:
- Aisaka_Taiga (di nuovo :3)
- edwardina twalentina (di nuovo :3)
- eleny46
- Giuly Ichigo
- Julia_Greenshade
- kirigaya kazuto (di nuovo :3 a proposito, bel nome LOL)
- lilith000 (di nuovo :3)
- Lunaix
- meme_97
- NekoGatto
- pit12 (di nuovo :3)
- Shell_f
- astharot
per aver inserito la storia tra le seguite.


Ed infine, grazie a tutti coloro che hanno letto in silenzio. Grazie.

E, anche se l'ho nominata più volte, il ringraziamento più grande va comunque a _Skye,
che è sempre stata presente in questa raccolta per dirmi cosa scrivevo bene e cosa sbagliavo.

GRAZIE.

 
Sperando di non essere stata logorroica e di non aver dimenticato nessuno...
Alla prossima!

-Crazymoonlight

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