Demigods - Olympus' war.

di LUcy__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** One. ***
Capitolo 3: *** Two. ***
Capitolo 4: *** Three. ***
Capitolo 5: *** Four. ***
Capitolo 6: *** Five. ***
Capitolo 7: *** Six. ***
Capitolo 8: *** Seven. ***
Capitolo 9: *** Eight. ***
Capitolo 10: *** Nine. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prefazione: Alor, bisogna assolutamente dire che questa storia è un AU. E che è ambientata nell’Olimpo. No, non è una Percy Jackson!AU, anche se parla di semidei.
Ah, questa storia ha sia het e sia slash. Quindi non vi consiglio di leggere se non siete proprio convinti, perché ci saranno scene omosessuali. Maschietto e maschietto.

 

Prologue

 

È notte.
È sempre notte quando Poseidone scatena le onde dei suoi oceani. È sempre notte quando Zeus fa tuonare i suoi fulmini.
Semplicemente, è sempre notte quando i due fratelli litigano.
Litigano per qualsiasi cosa, ora che Ade ha deciso di non immischiarsi più nelle faccende dell’Olimpo e loro non si possono più coalizzare contro di lui.
Ma quella notte le voci erano più irate del solito.


Poseidone aveva semplicemente aperto il suo scrigno d’oro. Ogni fratello ne aveva uno, perché conteneva il più importante dei loro averi.
Quello di Poseidone era la Perla. Una Perla grigia, grossa come un albicocca, forse l’oggetto più importante nella vita del Dio.
Poseidone aveva aperto lo scrigno d’oro e la Perla era scomparsa. Aveva alzato il tridente in aria e le onde erano entrate dentro le finestre del palazzo, costruito in mezzo all’Oceano.
Aveva chiamato la sua carrozza trainata da purosangue bianchi e l’aveva fatta correre fino all’Olimpo, dove era entrato di forza nel palazzo di Zeus.
Pessima scelta.
Zeus odiava essere interrotto mentre lucidava le folgori. Si voltò verso il fratello e lo guardò irato. Nello sguardo dell’altro c’era la medesima espressione.
“Dammela, Zeus. Ora.”
La voce imperiosa del Dio del mare irritò ulteriormente il Re. Era dai tempi della Ribellione che non veniva così oltraggiato dal fratello.
“Non so nemmeno di cosa tu stia parlando, Poseidone!”urlò. Quando Zeus urlava tremavano le pareti del suo palazzo.
“La Perla, Zeus! So che l’ha presa tu, sei invidioso del mio potere!”
Forse la peggiore accusa che un Dio potesse fare al grande Re degli Dei. Ma, si sa, Poseidone era molto impulsivo da irato.
“Questo è un affronto! Verrai punito della tua insolenza!”
Che si trattasse di un parente o no, Zeus scatenava sempre la sua ira contro gli irrispettosi.


La mattina dopo, Iride non portò il suo arcobaleno che seguiva i temporali.
L’Agorà degli Dei vide lo spaccamento finale della pace che c’era stata tra gli Dei per lunghi anni.
Atena fu la prima a dichiararsi dalla parte del padre e Ares, non volendo essere da meno della sorellastra, fece lo stesso. Era, ovviamente, non potè non essere d’accordo con loro. Mai si sarebbe messa contro il marito.
Apollo e Artemide, però, preferirono credere a Poseidone. Efesto li appoggiò e, alla fine, Afrodite seguì il marito nella sua scelta, anche se trovava noiose le guerre. Ermes fece come loro e Dionisio e Demetra scelsero di allearsi con Zeus.
Non lo sapevano ancora, ma quello era solo l’inizio della grande agonia che li avrebbe tormentati per anni.


All’annuncio della mattina dopo, i semidei rimasero stupiti.
Nessuno mai avrebbe immaginato l’arrivo di una guerra, che sicuramente non avrebbe portato nulla di buono.
Ma, fra tutti, solo una di loro osò intervenire nella folla.
“Quindi i due grandi fratelli, da sempre alleati, ora sono in guerra? Ma che ilarità...”disse, secca.
Gli dei minori, incaricati di portare la brutta notizia, la guardarono sconvolti. Come osava una semplice ragazzina parlare così a loro? Che erano mille volte più potenti?
Ma lei li guardò sprezzante e girò a loro le spalle, abbandonando l’agorà e andandosene, per poi svanire nell’oscurità, facendo fare un grugnito di disapprovazione a un altro semidio, che sentiva solo odio nel guardarla.
Intanto, due occhi blu come il mare scrutavano la gente, spalancati e nervosi.
Quasi incantato dalla folla, il possessore di quegli occhi rimase a fissare quella visione, impaurito e affascinato.
Scorreva lo sguardo su ogni persona, ogni essere, ogni Dio, fino a quando non incontrò due occhi verdi, che lo misero in soggezione, facendolo sparire tra la gente.
Più lontano, due mani di due ragazzi tentavano di incontrarsi, anche sapendo che non potevano, che non era il momento, che sarebbe stato solo motivo di imbarazzo fino alla fine delle loro vite.
Ma, presto, quella guerra avrebbe portato qualcosa. Qualcosa di nuovo.





The writer is IN
 
Ok, salve!
Se siete arrivati fino a qui vi faccio i complimenti, anche perché il prologo della storia non dice molto sui personaggi di questa storia, tranne l’ultimo pezzo.
Quindi sì, la storia parla della Guerra dell’Olimpo. Ma anche di sei semidei, quelli di cui ho parlato un poco, che hanno anche loro le loro storyline. Legatissime alla guerra, ma anche abbastanza carine.
Posso dire che questa storia era prima un dannato RP, ma che adesso è diventato una storia perché senza una long in ‘sto fandom mi sa che ho problemi a restare.
 
Ok, ho da dire due o tre cosette…
1.       Non ho sparato minchiate sugli Dei. Trust me. Li conosco da quando avevo sette anni, e so a memoria i loro miti.
2.       La Perla non esiste, è una cosa inventata da me per dare un pretesto alla guerra. Sì, Zeus è un permalosone.
3.       I protagonisti sono, ovviamente, i One Direction. Più una ragazza. This girl:
 

So, its all!
Vi prego, se vi è piaciuta e la volete mettere nelle seguite, recensite, lasciatemi un parere, ditemi qualcosa, anche una critica, giusto per sapere com’è la storia! So che è inusuale come cosa qui, però gradirei moltissimo un parere, tutto qui.
 
A presto,
-Lu.

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Capitolo 2
*** One. ***


One.

 

Olympia Carter era la morte.
Probabilmente perché era figlia del Dio degli Inferi, ma forse anche perché sembrava ci tenesse a sembrare tale.
Alta, magrissima, capelli bianchi lunghi, occhi chiari e pelle diafana, carattere scostante e solitario. Non ci voleva molto a capire che era appena uscita dall’Ade, la sua casa.
Era forse l’essere più misterioso dell’Olimpo, e non tutti apprezzavano la sua compagnia. Semplicemente, era una persona troppo complicata per essere veramente compresa.
Passava il tempo da sola, o evocava qualche spirito per parlare con lui. Si divertiva a vedere gli scheletri muoversi per il Cimitero Degli Eroi. Aveva divertimenti molto differenti da quelli degli altri.
“Non ci credo che hai risvegliato una falange ateniese solo per svago.”
Questo era Liam Payne, unico vero amico di Olympia, figlio di Atena e una specie di iperprotettivo secondo padre per i suoi amici, che tentava sempre di non far finire nei guai con i troppo potenti genitori.
Proprio come ogni altro figlio della Dea, era un piccolo genio con un cervello come un computer.
E, si sa, anche i computer possono andare in tilt.
Il computer mentale, se così vogliamo chiamarlo, di Liam Payne andava in tilt spesso, se un figlio di Ermes dalla pelle ambrata, meglio conosciuto come Zayn Malik, passava da quelle parti.
Zayn aveva quell’alone di mistero che faceva diventare tutte le ragazze –e Liam- pazze di lui. Sembrava creato apposta per sedurre la gente. Non come un qualsiasi figlio di Afrodite, bello e basta, ma duro, grezzo e ruvido, cosa che ti faceva veramente andare fuori di testa.
Liam lo sapeva bene.
Ora, Liam e Zayn erano buoni amici da davvero molto tempo, ma non si dicevano proprio ogni cosa.
Liam quel giorno aveva già visto Zayn. Si era seduto poi accanto ad Olympia e aveva aspettato che lei facesse tornare quei cadaveri solo cadaveri, che l’avrebbero spaventato comunque, per riuscire a parlarle normalmente.
Fino a quando non arrivò lui. Niall Horan, uno dei due figli di Zeus, bellissimo, perfetto, crudele. Sebbene sembrasse un angelo, non lo era. Era stato cresciuto dal padre per farlo diventare un falso, un bugiardo, capace a raggirare la gente per ottenere ciò che voleva.
E bisogna dire che gli veniva benissimo.
E poi a Olympia Niall piaceva. Forse era questo il vero problema.
Sta di fatto che non appena Niall si avvicinò a loro, Liam zittì per non far sentire assolutamente a nessuno la conversazione.
Il biondo era seguito dal fratellastro, Harry. Lui non era come Niall. Era l’esatto opposto, più dolce, paziente, simpatico. Era considerato uno dei più dolci ragazzi che ci fossero sull’Olimpo.
Olympia si fermò ad osservare Horan. Era bello. Quando una cosa è oggettivamente bella, non puoi dire il contrario. Sapeva di non avere speranze con lui. Quando lo aveva compreso aveva deciso di non farne un dramma e di osservarlo, solo occasionalmente, da lontano.
 
Da dietro una siepe spiava il gruppo il giovane figlio di Poseidone, Louis Tomlinson.
Era quasi invidioso di loro, che sembravano così uniti.
Lui non sapeva cosa voleva dire.
La madre non l'aveva conosciuta e era cresciuto nel palazzo sottomarino del padre. Si trovava spessi male con gli altri semidei.
Non capiva mai i figli di Afrodite, non reggeva il confronto con i figli di Efesto, non comprendeva quando i figli di Apollo parlavano di arte e per lui i figli di Artemide, dediti alla caccia, erano irraggiungibili.
Quello di cui sentiva di avere bisogno era la compagnia di qualcuno come lui, che fosse in grado di capire il troppo potere che si aveva ad essere uno dei figli dei tre grandi fratelli.
Quei ragazzi, seduti tranquilli sul terreno erboso del Cimitero, erano la sua idea di felicità.
 
A volte, non vista, Olympia ammirava il biondo. La affascinava il modo in cui riusciva a controllare il meteo e come le folgori, inavvicinabili a tutti, smettevano di spargere elettricità pura e di lasciavano addomesticare.
Pensieri analoghi fece Liam in quel momento. Anche lui adorava il potere di Zayn, rendersi invisibili doveva essere estremamente interessante.
Il moro, intanto, percepì la presenza di qualcuno nella zona. Sentiva dei rumori venire dagli alberi e la cosa non gli piacque.
"Ci stanno osservando dagli alberi."sussurrò nell'orecchio di Harry. Il riccio si voltò, allarmato.
Ma poco prima che si girasse, Louis Tomlinson era già scappato via, spaventato dall’idea di essere scoperto.
Le leggi di separazioni fra le due fazioni infatti erano veramente severe. I semidei non dovevano sconfinare, altrimenti le truppe di difesa, mostri marini per Poseidone e uccelli Stinfali per Zeus, avevano l’ordine di attaccare, senza problemi. Anche se la guerra non aveva toccato l’Olimpo, la vita era comunque perennemente in tensione, per tutti.
Quindi era normale che Louis proprio non potesse permettersi di farsi scoprire così facilmente.
Però, correndo verso il lago per poi svanirci dentro, non potè non pensare che avrebbe davvero voluto conoscere meglio quel gruppo.
Oh, specialmente Harry Styles.




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E boh.
Ho messo il primo capitolo a una velocità fuori dal dannato normale, anche perché solitamente con la mia lentezza passano settimane. Ok, a volte anche un mese intero.
Però ce l’ho fatta, no? Ditemi che mi volete bene per questo.

Va bene, non importa.
 
1.       Niall stronzo e etero è creditato tutto tutto a Chiara. Perché lei è la più grande esponente che conosco di questo carattere per il personaggio.
2.       Di Larry c’è proprio, per essere MOLTO rudi, un cazzo. Però Louis fissa Harry, ed è una cosa molto tenera e bla bla bla.
3.       Spero che nessuno di voi odi Olympia, perché lei… boh, forse è uno dei personaggi femminili che ho creato che preferisco. È un poco complessata, ma può essere apprezzabile.
 
Alor, vorrei ringraziare le tre persone che mi hanno recensito il prologo, chi l’ha messa tra seguite/ricordate/preferite e chi legge e basta {se vuole farsi sentire, però, è ancora in tempo e non lo mangiò, ho mangiato abbastanza pizza stasera…}.
Comunque, spero che il capitolo sia piaciuto, che recensiate e bla bla bla le solite cose…
A presto,
Lu.

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Capitolo 3
*** Two. ***




Two.
 

Zeus la gente la chiama con i fulmini.
Come quella mattina.
“Nostro padre vuole te, Niall.”disse Harry, scrutando il cielo. Il fulmine, infatti, si era conficcato a terra proprio davanti al biondino, che fece una smorfia di disapprovazione.
“Ora?”chiese soltanto, senza dire altro. Il fratellastro annuì, alzando le spalle. Tanto non era un suo affare. “Va bene.”allora decise. Salutò con un cenno gli altri semidei, scocciato, e si incamminò verso il centro della cittadella.
L’Olimpo era una struttura complessa, e per muoversi bisognava essere abituati a quelle stradine intricate. Ma per Niall, che ci era praticamente nato, non era un problema.
Arrivati alla piazza centrale, dodici strade partivano, in cerchio, per portare ai vari templi degli Dei, dove i figli potevano parlare con i proprio genitori divini quando essi non erano reperibili nei loro palazzi, o come in quel caso, in guerra.
Niall camminò fino davanti al grande tempio di Zeus, imponente, illuminato da focolari. Il grande portone di pietra si spalancò appena il ragazzo ci posò la propria mano sopra.
Dentro era buio. Le torce erano spente e non si vedeva nulla, ma Niall aveva già sentito la presenza del Dio suo padre.
“Niall…”tuonò una voce. Il ragazzo strinse gli occhi per vedere nella penombra. Un uomo, alto il doppio di uno normale, era seduto sul trono di pietra al centro del salone, perfetta riproduzione di quello d’oro messo nel suo palazzo.
“Mi avete fatto chiamare, padre?”
Zeus annuì. Fece segno al figlio di avvicinarsi e lui eseguì. Con un cenno della mano il portone si richiuse di scatto, facendo sobbalzare il biondo. Prima che il Dio parlasse, le torce delle stanza si accesero tutte, contemporaneamente.
“Ho bisogno di te, figlio mio.”
“Qualsiasi cosa.”
Eppure, quasi temeva quale poteva essere il comando del padre. Erano in tempi di guerra, quindi avrebbe potuto chiedergli cose veramente assurde.
“Ho bisogno di Ade. Non avrei mai voluto ammetterlo ma è così. Senza Ade perderò questa guerra. Per questo ho bisogno di te. L’unica persona che può convincere mio fratello a combattere è sua figlia Olympia. E voglio che tu convinca lei.”
Ecco, per tutto il discorso di Zeus, Niall era rimasto in silenzio. Ma all’ultima frase la sua mente si era già messa a protestare fortemente, perché lui con quella pazza non voleva nemmeno averci a che fare.
“Cosa dovrei fare?”domandò allora. Forse conosceva già la risposta.
“Beh… devi fare quello che viene meglio a questa stirpe. Sedurla.
Effettivamente, se lo aspettava.
Scosse la testa freneticamente perché no, lui quella ragazza troppo strana on l’avrebbe mai sfiorata in tutta la sua vita. Nemmeno con dei guanti addosso, mai, mai.
Mai.
Solo che la concezione di mai di padre e figlio era decisamente diversa.
“No. No, no. Dai… no…”provò a protestare. Sapeva che non sarebbe mai servito a nulla, però.
“Lo farai.”
Zeus guardò fisso in un punto dietro le spalle del ragazzo, ripensando a quella guerra nella quale si era infilato.
Per lui era un umiliazione chiedere l’aiuto del terribile fratello e mai si sarebbe abbassato a supplicarlo. Però vedeva come sua figlia adorasse il proprio figlio quindi riponeva tutta la sua fiducia in lui.
“Va bene, va bene…”borbottò Niall, passandosi una mano tra i capelli e mettendo l’altra in tasca.
“Grazie.”
Dopo questa, decise di uscire. Non aveva voglia di corteggiare quella alternativa fissata con i cadaveri, però non aveva proprio altra scelta. Forse avrebbe potuto veramente aiutare a vincere quella guerra, quindi avrebbe dovuto adattarsi. Temeva solo che la cosa si trasformasse in una relazione senza fine, ma lui…
Oh, lui era Niall Horan, lui sapeva risolvere qualsiasi cosa.
Nella sua testa, cominciò a crearsi un complicato piano di seduzione e raggiro con il quale far cadere la ragazza ai suoi piedi nel minor tempo possibile.
 Si adorava quando la sua mente era così geniale. Continuò ad architettare perfettamente il suo progetto, quando una voce lo scosse.
“Cosa voleva?”
Suo fratello era lì, davanti a lui. Lo guardava interrogativo.
“Nulla di importante.”rispose, senza guardarlo. Harry alzò un sopracciglio, guardandolo in un misto di curiosità e disapprovazione. Aveva capito che era qualcosa di grosso. E di importante.
“Sicuro?”
Il suo sguardo indagatorio era pesante pure per Niall. Il quale, irritato, annuì, pronto ad andarsene.
“Certo… certo…”mormorò allora il riccio.
“Ho detto così. E, comunque, di certo non sono fatti tuoi, non trovi?”domandò, sfoderando un sorrisetto saccente veramente irritante alla vista di chiunque, provocando una smorfia di leggero disgusto al fratellastro.
Poi se ne andò veramente, stufo. Non poetavo di certo stare a sentire le lamentele di Harry, aveva cose molto più importanti da fare.
Ora voleva solo mettere in atto il piano.





 
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Ok, vorrei dire che fa schifo come capitolo, ma non è così.
Forse non è il meglio che ci si aspettava dopo tutta questa attesa, solo che… Avrei davvero pubblicato prima, ma QUALCUNA mancava. E io senza quella tipa non pubblico, mi dispiace. I need her.
 
1.       NON è un capitolo di passaggio. È di vitale importanza, ok? Veramente. Cioè, seza gli avvenimenti in questo capitolo proprio non si farebbe nulla, tutto qui.
2.       Niall stronzo. Sarà così quasi tutta la long, mi sa. Non è mia abitudine farlo così, ma è tutta colpa di una certa tipa che mi ha attaccato la passione. Eh, accade.
3.       Rimetterlo a posto è stato un vero PARTO, anche perché sono emotivamente distrutta {e mi sto maledicendo da sola, perché solo io potevo innamorarmi dell’essere più etero di questo mondo.} e devo pure studiare psicologia.
 
Grazie a chi ha letto e recensito il capitolo precedente, really.
So che il capitolo è noioso magari per voi, ma se potreste lasciare una recensione {so che ci siete e che state leggendo, neh} ve ne sarei davvero grata.
Trovate i miei contatti nella mia pagina autore, ovviamente.
.Lu

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Capitolo 4
*** Three. ***




Three.
 

Harry si era messo in testa di riuscire a trovare la persona che li spiava quella mattina. Inizialmente aveva pensato a un figlio di Artemide, loro erano abituati a muoversi sugli alberi. Poi aveva pensato che era troppo vicino al confine per essere un nemico, e magari i figli di Ares volevano imparare a combattere dall'alto.
Camminò in mezzo all'erba, che stava diventando troppo alta. Non si accorse nemmeno di aver oltrepassato la linea di divisione. Avanzò fino a quando non sentì dei rumori venire dall'alto. Più precisamente, da un albero. Alzò la testa e riuscì a intravedere una figura umana. Un ragazzo.
Quel ragazzo era l'essere più bello che Harry avesse mai visto. Quegli occhi blu, quegli adorabili tratti femminili...
Anche se era arrampicato su un albero, si vedeva chiaramente che era molto più basso di lui, e sembrava in difficoltà a mantenere l'equilibrio lì sopra.
Louis, intanto, aveva visto Harry poche volte, solo di spalle e di profilo, e si stupì di quanto fosse bello visto in volto. Ma, mentre formulava quei pensieri, si distrasse troppo, cadendo giù dalla pianta. 
Harry accorse per aiutarlo subito.
"Stai bene?" chiese, inginocchiandosi accanto a lui.
"Si... non sono pratico di arrampicate purtroppo." sussurrò il castano in risposta, cercando di ignorare il fatto che quel semidio fosse veramente troppo bello.
Harry sorrise e gli afferrò il braccio per farlo rialzare, ma non appena Louis si trovò in posizione eretta sentì una fitta alla gamba e fece per cadere ancora.
"Credo di essermi ferito..."
Louis sapeva come guarirsi, gli sarebbe bastato immergersi in acqua per stare subito meglio. Solo che non poteva, non davanti a Harry.
Il riccio, vedendo che non poteva camminare, lo prese immediatamente in braccio, stupendolo.
"Sto bene..."
"Non è vero. Comunque, io sono Harry Edward Styles, figlio di Zeus."si presentò, sorridendogli. 
"Allora non dovresti parlare con me..."mormorò Louis. Doveva allontanarlo, era pericoloso stare con lui.
“Tu sei…”cominciò Harry, spalancando gli occhi. Louis si morse un labbro, prima di completare la sua frase.
“Il figlio di Poseidone.” confessò. Harry ebbe una reazione strana.
Ne era meravigliato. Quel ragazzo così bello, con gli occhi dolci, i bei lineamenti e l’aria di essere una delle creature più pure del mondo non poteva essere figlio di quel tiranno del Dio del mare.


Per riuscire a trovare Olympia, bisognava conoscere bene i suoi luoghi preferiti. A volte stava nel Cimitero, altre nascosta sotto gli ulivi dell’agorà, ma il posto che amava più di tutti, oltre ai Campi Elisi e al palazzo degli Inferi, era la radura. Era strano pensare che una ragazza cresciuta nell’Ade amasse stare all’aria aperta come una qualsiasi figlia di Demetra o di Artemide, ma era per la sua tranquillità che quel luogo era così speciale.
Niall aveva subito puntato per quel posto, per andarla a cercare. Dopotutto, con lo stress che quella guerra provocava, era ovvio che la ragazza cercasse della calma.
Era seduta a gambe incrociate, i capelli raccolti in una crocchia in cima alla testa. Gli occhi di ghiaccio erano spalancati, ma non sembrava cosciente.
Niall ebbe paura di fare guai, a disturbarla. 
“Ehm… Olympia?”chiamò, non alzando troppo la voce. Nessuna risposta. Si avvicinò ancora di qualche passo e allungò il braccio, sfiorandole la spalla.
La ragazza fu attraversata da un fremito e girò il volto verso di lui con uno scatto.
“N-niall! Che ci fai qui?”esclamò, imbarazzata. La pelle divento leggermente più rosea, dandole un colorito più sano.
Sebbene Olympia sembrasse spesso pericolosa, cattiva e scontrosa, l’aspetto ingannava. Era in realtà timida, insicura e difficile da avvicinare.
“Ti cercavo!”esclamò lui in risposta, sedendosi accanto a lei.
“Cercavi me?”
Lui annuì, sorridendo. Lei sgranò gli occhi. Era sempre stata inesistente per il biondo, e il fatto che lui cercasse proprio lei era abbastanza insolito.
“Bene, mi hai trovata.”disse, cercando di sorridere, anche se non lo faceva spesso. 
“Già…”cominciò lui, ricambiando il sorriso con uno dei suoi splendidi. “Sai… a volte vengo anche io qui. E così… rilassante, tranquillo, romantico…”
L’ultimo aggettivo, buttato lì a proposito, fece arrossire nuovamente Olympia.
“Eh?”
Lui la ignorò.
“E veramente un toccasana dopo aver litigato con il proprio padre…”
L’accenno al padre ebbe l’effetto voluto. La ragazza lo guardò interrogativa, quasi perplessa, perché sapeva che Niall Horan era in rapporti perfetti con il genitore divino.
“Non vuole ammettere di avere bisogno d’aiuto.”spiegò lui, sdraiandosi per terra e socchiudendo gli occhi.
“Aiuto? E da parte di chi?”chiese allora Olympia, perplessa. Lo guardò, levando dalla testa il pensiero che sembrasse un angelo, illuminato dalla luce che filtrava dagli alberi.
“Ade.”
Niall vide come la trappola nella quale aveva gettato la semidea si stava cominciando a richiudere e sorrise, scaltro.
“Ah… beh, Niall, mio padre ha deciso di non entrare in guerra ed è fedele alle sue decisioni.”disse lei, risoluta, tornando a essere distaccata come sempre, per non tradirsi.
Purtroppo per il figlio di Zeus, lei era assolutamente contraria a qualsiasi forma di violenza. Inclusa la guerra dell’Olimpo.
“Capisco…”
Fece la faccia da finto dispiaciuto, e le difese di Olympia crollarono ancora un poco.
“Mi dispiace…”sussurrò, non sapendo che dire.
Niall, dentrò di sé, avrebbe voluto esultare. Presto l’avrebbe avuta ai suoi piedi.





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Volevate il Larry?
Ecco il Larry.
I due si sono incontrati, in modo pure tenero, e ora faranno conoscenza…
No, non hanno scopato subito, per quello ci vorrà tanto tanto.
 
1.       Devo ringraziare le bellezze che hanno recensito lo scorso capitolo. E poi… 20 seguite? Oh god, che bellezza. Spero che vi sia piaciuto anche questo.
2.       C’era la Larry, certo che vi è piaciuto.
3.       La parte di Niall e Olympia… beh, Niall ci sa fare. Chi non cadrebbe ai suoi piedi? Eh? Tutti amano Nialler. {Nooo, non sono innamorata di lui, nooo.}
4.       Vorrei solo dire due cose sui personaggi: ognuno è stato scelto per la trama, non per le sue caratteristiche. Niall è OOC, mentre gli altri non dovrebbero esserlo troppo. Però se      sono stati messi in un ruolo, è per la storia. 
Va bien, se vi è piaciuto, lasciate pure recensioni. Non vi mangio di certo, preferisco mangiare i creatori dei siti internet degli streaming che si bloccano sempre.
Per contattarmi, as usual, guardate la mia bio qui su EFP.
Alla prossima,
.Lu

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Capitolo 5
*** Four. ***




Four.
 

Liam Payne adorava veramente Zayn Malik, solo che odiava quando lui scompariva.
Veramente.
Era da ben un mese che il moro spariva e riappariva, non si faceva vedere per ore e poi ricompariva dicendo che “aveva da fare.”
Che poi, cosa doveva fare di così importante?
Quindi, quel giorno, Liam aveva deciso di pedinare l’amico.
“Ehm… io vado.”
A quell’avvertimento, il ragazzo aveva annuito piano, facendo finta di niente e rivolgendogli un dolce sorriso. Ma, non appena Zayn si allontanò abbastanza, si mise ad inseguirlo.
Era complicato, perché Malik passava esclusivamente da vie secondarie e ostacolate, e camminava veloce, voltandosi ogni dieci passi per assicurarsi di non essere seguito, quindi lui doveva nascondersi spesso per non fari beccare subito.
A Liam, venne il dubbio che l’amico stesse facevo qualcosa di tremendo, per tutta quella segretezza. Ogni movimento era calcolato, attento.
Alla fine, finirono dentro la foresta più fitta, dove solo i figli di Artemide avrebbero potuto arrivare indenni. Era costretto a stare attento a ogni passo, per non inciampare nelle radici.
Ma Zayn sembrava perfettamente abituato a quel posto. Era evidente che conosceva bene la zona, perché ci si muoveva sicuro.
Camminarono fino all’ ingresso di una caverna di pietra. Da dentro veniva aria fredda. Zayn sfiorò la pietra nera, prima di entrare dentro. Liam, ovviamente, continuò a seguirlo.
Però, nella sua testa, si affollavano domande senza risposta.
Perché Zayn doveva vagare per la foresta, per poi infilarsi in caverne misteriose, per esempio. Era considerato un amico, dal moro, allora perché tanta segretezza con lui?
Il panico cominciò a salire. A quel punto, l’ipotesi che il figlio di Ermes stesse facendo qualcosa di veramente illegale non era più così assurda come sembrava all’inizio. Sebbene Zayn non fosse mai stato un cattivo ragazzo, adesso ogni conoscenza passata si era sgretolata, visto cosa stava accadendo.
Dopo aver vagato nella penombra per un po’, una luce strana spuntò dal fondo del luogo.
Liam giurò che mai avrebbe immaginato di vedere una scena simile.
 
 
Alla fine, ogni giorno Niall cercava Olympia per parlarle.
Aveva imparato molto su di lei, eppure proprio non riusciva a farsela stare simpatica. Era strana, nervosa, inquietante.
Era inutile. 
Ci passava davvero tanto tempo, però. Lei arrossiva spesso, quando lui si avvicinava a lei, e spesso non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
Lo adorava. Avrebbe davvero voluto tanto fare qualcosa per aiutarlo, solo che andava contro la sua etica personale, la guerra.
Ma non sarebbe resistita ancora per molto a Niall Horan.
“Mio padre sta impazzendo.”
Così aveva risposto lui quando gli aveva chiesto come stava. Si era morso un labbro e aveva sospirato.
Perfettamente come da piano prestabilito.
Aveva un aspetto così afflitto che lei non poté non reagire.
“E se potessi aiutarti, Niall?” chiese, molto insicura su quello che stava per dire. “Oddio, mio padre mi uccide stavolta, me lo sento.” pensò, ma non appena vide il sorriso del biondo accendersi suo padre fu il suo ultimo pensiero.
“Sai…”iniziò. Si sedette sulle scalinale dell’agorà, come sempre a gambe incrociate, e gli fece segno di accomodarsi accanto a lei. Lui obbedì subito, speranzoso. Forse ce la stava veramente facendo.
 “Sai, Ade ha un modo infallibile per vincere le battaglie.”disse. Niall notò che era preoccupata. Veramente tanto. “Usa… lui…ecco…”
Olympia si maledisse mentalmente. Non riusciva quasi più a parlare. L’ansia la prese, aumentandole il battito cardiaco.
“Ehi, ehi, ehi…”la rassicurò il biondo, prendendole la mano e sorridendole dolcemente. Dentro di sé, avrebbe voluto tanto andarsene, perché odiava trattare con la gente con l’ansia.
Per la buona riuscita del piano, sarebbe dovuto rimanere.
“Lui usa me. Il mio potere, capisci? Devo comandare a ogni corpo, cadavere e scheletro di combattere per lui, ed è enormemente stancante. Sono la sua arma segreta imbattibile, perché i morti non possono morire ancora, e chi viene ucciso entra nelle nostre file.”
Lo disse tenendo lo sguardo puntato per terra. Niall giurò di non averla mai visto in quello stato.
Normalmente, avrebbe provato pena. Ma la rivelazione era proprio quello che cercava, la soluzione a ogni problema di suo padre! In un attimo, la speranza di sconfiggere il Dio del Mare si era fatta più vivida nella sua testa. La tattica di Ade, certo, era tremenda, e appoggiarsi totalmente alla figlia per vincere per lui era da vigliacchi, ma cosa importava, se poteva avere la vittoria con così poco?
“Sono un genio. Sono stato bravissimo…”si lodò nella sua mente, mentre invece fingeva di essere semplicemente stupito.
“È veramente sconvolgente…”
In quel momento fece per la prima volta un vero sorriso davanti a Olympia Carter, la tanto odiata figlia di Ade.




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No, il Larry non c’è, odiatemi.
 
1.       Gli Ziam sono una coppia complessata, ve lo dico già. E Zayn ha un segreto, un segreto ENORME e pericoloso. Ha fatto un probabile casino. Gigantesco.
2.       Olympia ha svelato il segreto a Niall. Punto enormemente importante, ovvio. Però Olympia non era per niente convinta.
3.       I Larry non ci sono, perché questa storia ha in sistema a rotazione per far passare tutte e tre le coppie. Ma torneranno presto!
 
Grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, i love you all!
Recensite anche qui, se vi va!
Contatti nella bio di EFP, darlings.
Alla prossima,
.Lu

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Capitolo 6
*** Five. ***




Five.
 

A Olympia gli Inferi sembrarono meno accoglienti quando tornò a casa.
Dei, se si sentiva in colpa. Non avrebbe mai dovuto rivelare nulla a Niall, ma lui l’aveva praticamente implorata per giorni, ed era così dolce, carino, tenero… stupendo?
Tu sei pazza.”
Annuì al proprio pensiero e entrò nel palazzo del padre, decisa a parlare con lui.
Si sentiva una ladra, una traditrice, solo adesso comprendeva quanto fosse stata meschina ad aver violato le volontà del padre.
“Preoccupata, mia cara?”
Olympia si congelò sul posto, nel sentire quella voce stridula, cattiva e sarcastica, che le parlava così da quando era piccola.
Aletto*.
Non si osò guardarla. La odiava così tanto, e il sentimento era reciproco. Sapeva che lei e le sue sorelle consideravano l’essere semidei essere come mezzosangue bastardi, e lei poi era la figlia del loro signore e padrone, quindi l’odio era superiore.
“Aletto…”disse, a mo’ di saluto. La sua voce, constatò, era veramente debole e smorzata. L’essere si materializzò davanti a lei, facendola sobbalzare. “Cosa vuoi?”domandò allora. Ecco, adesso era davvero intimorita.
“So tutto.”rispose, scoppiando a ridere sguaiatamente con quella voce sgradevole all’udito. Lei indietreggiò e si coprì il volto con una mano.
Non era giusto che quegli esseri dannati la perseguitassero ogni volta, che controllassero ogni sua mossa, pronte a registrare ogni suo sbaglio, per accusarla.
“Cosa succede qui?”tuonò la voce del Dio degli Inferi, apparso in quel momento. Aletto volò via e Olympia tirò un sospiro di sollievo.
“Padre…”salutò, sentendo la sicurezza che quell’uomo le trasmetteva. Ora stava decisamente meglio.
“Figlia mia, mi sembri preoccupata.”disse subito lui, notando l’espressione della ragazza, che era rimasta un po’ tesa.
Lei non rispose subito. Andò dritta nella Sala Del Trono del palazzo, aspettando che il genitore la seguisse.
Si sedette sugli scalini neri davanti al trono e guardò di sottecchi il padre.
“Dimmi tutto.”ordinò, benevolo; lei prese coraggio. E parlò.
“Zeus ha bisogno del tuo aiuto in guerra. Non ha il fegato per chiedertelo, ma io lo so. Me l’ha detto suo figlio.”
Lui si portò una mano al mento. Seduto lì sopra, su quella sedia enorme e di alabastro nero, sembrava ancora più grosso del normale. La intimidì.
“Adesso tu e suo figlio siete così intimi?”domandò, con il tono dei padri gelosi delle proprie bambine.
“Non lo so, ok? So solo che se tu potessi entrare in guerra con la tua armata… Zeus ti sarebbe per sempre riconoscente! E… finalmente potresti avere un trono sull’Olimpo, come meriti!”esortò lei. Il pensiero di poter dare quello che spettava al padre le diede un poco in più di coraggio.
“Oh. Interessante, direi. Ma so che a te darebbe fastidio… e dovrei usare te e il tuo potere. Non so se…”
“Non mi importa, giuro.”si affrettò a dire lei. Si rese conto di quello che stava per fare, di cosa avrebbe dovuto accettare.
In realtà, non era per niente sicura di riuscirci. Non voleva deludere nessuno, però.
“Ci penserò, figlia mia.”disse. Qualcosa, tuttavia, faceva intendere che era quasi del tutto convinto; avrebbe sicuramente accettato.
Olympia sapeva perfettamente che ce l’aveva fatta.


“Dimmi tutto, Niall.”
La voce seria di suo padre esortò il biondo, che finalmente cominciò a raccontare ogni singola parte ben dettagliata della sua ultima conversazione con Olympia.
“Oh, è fantastico padre… so tutto… ho scoperto come Ade vince le sue battaglie!”esclamò, eccitato, in conclusione del suo discorso. La vittoria lo aveva reso ancora più sicuro di sé, ed ora si sentiva talmente potente che avrebbe potuto radere al suolo un intera città solo azionando una tempesta.
Zeus, sinceramente, non pensava che il figlio potesse arrivare a tanto; scoprire il segreto di Ade in così poco tempo, conoscendo il carattere difficile che avevano lui e sua figlia, era davvero complicato.
Comunque, si alzò in piedi e gli fece cenno di continuare.
“Lui usa Olympia.”annunciò. Zeus subito fece una faccia molto perplessa, voltandosi verso di lui e scrutandolo bene. “Il suo potere, padre! Crea un esercito così, capisci?”
Il Dio non poteva crederci. La soluzione era così semplice, che l’avrebbe dovuta intuirla da solo. Presto avrebbe avuto l’aiuto del fratello, e allora…
Avrebbe distrutto Poseidone.
Già si immaginava cacciare il Dio del Mare dal suo regno, confinandolo lontano dall’Olimpo, come tempo prima aveva fatto con Ade; avrebbe dato a lui il posto di Poseidone, se lo sarebbe meritato.
“Molto bene figlio mio, molto bene…”disse, annuendo tra sé. Si lasciò scappare un sorrisetto soddisfatto, che cacciò via con molta lentezza.
“Immagino che il mio lavoro non sia ancora finito, vero?”chiese allora Niall, sicuro della risposta; l’aveva chiesto per esserne completamente sicuro e basta.
Il Re degli Dei scosse la testa. A lui serviva l’assoluta certezza che Ade avrebbe acconsentito a stare dalla sua parte, null’altro.
“Appena le truppe di mio fratello saranno accanto alle mie, il tuo compito sarà finito. Fino a quel momento, continua a fingere.”ordinò, di nuovo serio.
Niall non fece altro che annuire, obbediente.




The writer is IN

(*Aletto: una delle Erinni, personificazioni della vendetta contro chi tradisce parenti e amici.)

E dopo questa dimostrazione del fatto che io non sono capace ad aggiornare in tempo e regolarmente, direi che pure il capitolo non ha senso… e ne ho ben ragione.
I capitoli di passaggio sembrano sempre troppo inutili, troppo stupidi, troppo corti, troppo…. Troppo.
Ma giuro che questo dovrebbe essere l’ultimo capitolo del genere, e negli altri si trova quel sistema a rotazione per far passare le coppie.
E nel prossimo capitolo ci sarà il momento Larry che tutti aspettavano, amatemi.
 
Qui vediamo Olympia che praticamente muore dalla paura di dire tutto al padre, che però la prende abbastanza bene e considera anche l’idea di entrare in guerra.
Niall e Zeus invece sono i soliti “brutti cattivi”, per usare un eufemismo idiota.
Però si vede molto come sono i rapporti con i loro genitori divini. E direi che sono molto, molto diversi.
 
Vorrei ringraziare tutti quelli che recensiscono, leggono, mettono tra seguite/preferite/ricordate la storia.
Non so come fate a stare dietro a ‘sti aggiornamenti e al mio crescente bipolarismo, but thanks.
E poi ho scritto una OS, si chiama DAP, e vorrei che mi deste un parere, perché è la cosa più angst che abbia mai scritto. E anche più pesante, anche se non muore nessuno.
Alla prossima,
.Lu

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Capitolo 7
*** Six. ***




Six.
 

“Credo di amarti.”
Louis si pietrificò sul posto, rimanendo immobile. Si girò su se stesso solo dopo qualche secondo, per poi ritrovarsi Harry Styles davanti che gli sorrideva. Tirò un sospiro di sollievo, si aspettava peggio. Credendo in uno scherzo del ragazzo, gli rispose tranquillo.
“Cosa hai detto?”
“Non credi nell’amore a prima vista?”
Il castano rimase interdetto. Mai nessuno gli aveva detto cose del genere, e adesso il riccio sembrava appena uscito da un colloquio con Afrodite, che amava infilare in testa alle gente quelle strane, e profondamente irreali, idee sull’amore.
“Ma…ma…”balbettò, mordendosi subito dopo il labbro, puro segno di nervosismo.
“Dal primo momento che ti ho visto io sono rimasto incantato da te…”
E Louis lo sapeva perfettamente che “rimanere incantati” e “essere innamorati” era una cosa ben diversa, e che fare una comparazione era impossibile.
“Harry, io…”iniziò. Prima che riuscisse a continuare, il riccio abbassò la testa, probabilmente convinto che lui stesse per rifiutarlo. “Harry, Harry… è presto per parlare di amore, e mi hai visto due o tre volte…”
“Sei la creatura più bella, dolce, perfetta che io abbia mai visto in tutto l’Olimpo.”disse allora lui, rialzando in fretta il capo.
“E tu sei come tuo padre.”ribattè Louis, tentando di non sciogliersi con le adorabili parole del ragazzo. “Ti infatui facilmente e alla fine spezzi i cuori.”
“Mh. Se io sono come mio padre, tu sei dannatamente monogamo come il tuo?”
La domanda di Harry suonava più come un affermazione di scherno, che altro.
“Se mio padre fosse monogamo io non sarei qui, sai?”rispose Louis. Il riccio scoppiò a ridere.
“Si ma… sempre la stessa moglie tutta la vita… non è una noia?”chiese, schernendolo. Si avvicinò di più, prendendogli il volto tra le mani. “E io non sono come mio padre.”
“Effettivamente…”iniziò Louis, allontanandosi imbarazzatissimo, “Spero proprio di no. Ma non vedo perché dovresti correre così tanto. Mi conosci appena.”
Harry sorrise e avanzò verso di lui, accarezzandogli i capelli.
Tutto di Louis in quel momento diceva “vattene”. Non doveva far finire Harry nel casino in cui viveva. Non potevano stare insieme.
I loro padri erano in conflitto, come poteva il riccio non averci pensato?
“No, no, Harry…”
“Non mi vuoi, vero?”
La domanda fece irrigidire il figlio di Poseidone. Scosse la testa più volte, mordendosi nuovamente il labbro. Lui voleva Harry nel modo in cui Harry voleva lui? Era carino, gentile, si era dimostrato una persona meravigliosa e pareva pure interessato a lui.
“Non ho detto questo! Lasciami… lasciami del tempo, ok?”
Il riccio annuì, sorridendogli.
 
 
“Zayn, ti prego lasciami spiegare.”
Il moro si allontanò, guardandolo male. Liam rimase ferito da quello sguardo.
“Hai tradito la mia fiducia, Liam. Mi hai seguito, spiato...”
Il figlio di Atena avanzò, non credendo alle parole dell’amico, se così poteva ancora considerarlo.
“Ah, io ti avrei deluso? E tu? Eh?”lo accusò, ancora scioccato da ciò che aveva visto poco prima. Era arrabbiato come non era mai stato in tutta la sua vita. Era sempre stato calmo e riflessivo, ma in quel momento era fuori di sé, ancora agitato.
Lui amava Zayn, l’aveva sempre sostenuto, aiutato, difeso… quello che aveva davanti non era Zayn, era uno schifoso traditore.
E lui odiava i traditori.
Si rese conto che gli mancava il vero lui. Era da tempo che era schivo, freddo, lontano da tutti loro, con la mente. Avrebbe dovuto aspettarsi che avrebbe finito col fare una cavolata. Dopotutto, era un figlio di Ermes, i meno affidabili di tutti i semidei, conoscendo bene chi proteggeva il padre.
Si sentiva così addolorato …
Il moro si allontanò, scuotendo la testa. “Non puoi capire.”sussurrò, deciso a non parlare più con il povero Liam, che proprio non poteva non avere ragione. Lui stava cercando disperatamente di capire le ragioni dell’amico, ma non ce l’avrebbe mai fatta.
E Zayn doveva andarsene. Il figlio di Atena non centrava proprio nulla con ciò che sapeva lui, e non doveva finirci in mezzo nemmeno per sbaglio. Quello che Liam non avrebbe capito mai era che lo stava solo proteggendo da un pericolo enorme, troppo grande per lui. E tanto non avrebbe mai capito le sue ragioni, non era a conoscenza della verità e non lo sarebbe mai stato.
Si voltò, scappando dal suo amico, dalle bugie, dal senso di colpa, da qualsiasi cosa, per tornare dentro la grotta.
La grotta dov’era custodito il suo segreto. Lei lo stava aspettando sicuramente.





The writer is IN
Si! So perfettamente del mio ritardo, ritardo TREMENDO, ma giuro che posso giustificarmi.
Ho febbre, mal di gola e sto veramente male, quindi dovevo aggiornare ieri ma non avevo l’energia di battere su questa tastierina.
E poi sono stati giorni incasinati, dove avevo il capitolo mezzo pronto e l’altra metà stava ballando la salsa con mia madre.

No, questa non aveva senso, ma sto delirando per la febbre, quindi ignoratemi.
 
1.       Toh. Volevate i Larry? Larry a voi! E ora non voglio recensioni critiche sul modo di fare di Harry. E vi spiego bene il perché.  Harry e gli altri semidei vivono nell’Olimpo, un luogo ben diverso dalla Terra. Stiamo parlando di un posto dove le cose non materiali sono ben più importanti del solito. L’amore, nei miti greci, è quasi sempre stato trattato come una cosa che funziona “a prima vista”. Arianna e Dionisio, Zeus e Ganimede, Zeus e le sua ventordicimila amanti… cioè, stiamo parlando del regno della carissima Afrodite, e lei crede nel vero amore, e pure in quello a prima vista, toh.
2.       Il segreto di Zayn non viene svelato. E non sarà svelato nemmeno nel prossimo capitolo. Sto cercando di farvi penare un casino, giàgià. Verrà presto scoperto, in un flashback del povero Liam, che ci è rimasto… di merda, poveretto.
 
Ok, so che fa schifo, che è una merda e bla bla bla, ma provateci voi con la febbre, guyss.
I miei contatti nella bio di EFP, come al solito. E se c’è ancora qualcuno che non ha letto DAP e non sa cosa fare, correte, susu!
Alla prossima,
.Lu

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Capitolo 8
*** Seven. ***




Seven.

 

E così quelli che erano amici divennero estranei.
Liam continuava a non capire Zayn, ma ovviamente il moro era troppo criptico e strano per poter dare ascolto all’amico. E magari parlare di quella cosa.
Cavolo, come avrebbe voluto conoscere le ragioni, la verità, la causa; sapeva che c’era qualcosa che Zayn gli nascondeva, ma non riusciva a comprendere che cosa fosse.
La curiosità lo vinse; si sentì costretto a doverlo cercare, contattare… a stare con lui.
Lo trovò che se ne stava su un albero, che fissava con gli occhi persi nel vuoto verso il basso. Liam si schiarì la voce, per attirare la sua attenzione. Questi si risvegliò dal proprio stato di trance e spostò lo sguardo verso la fonte del rumore, realizzando presto che quello che stava guardando era il suo migliore amico.  Con una velocità innaturale, saltò giù dal ramo, scivolando fino a terra senza fare troppo rumore. Si ritrovò così esattamente davanti all’altro ragazzo.
"Stammi lontano, Liam. Sono cattivo l'hai detto tu." disse, con un sorriso amaro. E Liam volle tanto ascoltarlo, andarsene, ma non riuscì. Non avrebbe potuto…                
Con tutto ciò che era successo, non smetteva di adorare l'amico, di volergli quel bene più che fraterno. Perfino in quel critico momento, il suo primo istinto fu quello di abbracciarlo. Stringerlo, dimostrargli il suo amore profondo e poter stargli al fianco più che poteva.                          
"Zay... Zay..." mormorò, afflitto. Lo guardò dritto negli occhi, non riuscendo a credere che due occhi del genere, così dolci, belli e espressivi, potessero essere quelli di un traditore. E poi il proprietario era così bello...
"Non me ne pento." annunciò questi, non mentendo. "Stringilo, digli che non ti importa, perdonalo." Liam sentì quelle frasi nella sua testa. Istintivamente fece un passo avanti, ma l'altro si scostò.
"L'hai detto tu..." ripeté, sospirando. "Io sono stato cattivo. Vattene, dai." fece poi, con fermezza.
E Liam ancora non voleva crederci.
"Non puoi averci traditi tutti. Zayn..." supplicò, prendendogli le mani. Il moro voleva allontanarsi, ma non ci riuscì. Allora gli strinse la mani.
Liam abbassò la testa; la sua mente scelse quel momento. Chiuse gli occhi prima di, violentemente, ricordare.
 
 
“Allora? Cosa ha deciso tuo padre?” chiese Niall ad Olympia, osservandola; lei era sdraiata sui gradini dell’anfiteatro, gli occhi persi a fissare il cielo. Cercava segni divini e presagi, aveva detto.
Lei aspettò un po’ prima di rispondergli, sbattendo le lunghe ciglia e pensandoci bene. “Vuole ancora del tempo per pensarci.”
Tempo, proprio quella cosa gli mancava, pensò il semidio. Che frustrazione, perché Niall e suo padre non potevano permettersi di aspettare i capricci del Dio degli Inferi.
“Capisco…”
E invece no, Niall proprio non capiva, non capiva per niente. Era un cuore gelido, il suo, non era fatto per capire le persone.
“Mi sento in colpa; solo che… è fatto così.. io non saprei che dirti, sul serio…” sussurrò lei, mordendosi il labbro. Lo guardò dritto negli occhi e “oh Dei, sono così belli” pensò, per poi arrabbiarsi con sé stessa.          
“Dai…”sussurrò Niall, prendendole il viso tra le mani. “Non preoccuparti… non preoccuparti mai più…”mormorò ancora. E poi, in un attimo, si avvicinò abbastanza a lei per far congiungere le loro labbra. Era solo un semplice sfioramento, che però fece quasi tremare la giovane. Poi lui cercò di approfondire il bacio, senza pensare a chi stava baciando in quel momento.
Olympia, dapprima sconvolta, si ritrovò a ricambiare ogni mossa del biondo, arrivando anche a stupirsi di sé stessa. Lui le afferrò il volto tra le mani, mezzo sdraiato su di lei, senza controllare i propri movimenti.
E quando il contatto finì, Niall cercò di autoconvincersi che si era solo lasciato prendere troppo dagli avvenimenti, mentre la guardava nei suoi occhi apparentemente gelidi, sconvolti. Poi, lentamente, spostò lo sguardo sul resto del suo volto, del suo corpo; si costrinse a non pensare che aveva un fascino glaciale inusuale. Le prese la mano, mentre lei era ancora interdetta da quel bacio.
A lui non piaceva assolutamente Olympia. Era una bella ragazza, ma era una matta, e normalmente lui stava lontano da quelle come lei.
No, no, no. Niente coinvolgimento amoroso.




The writer is IN 

 
Oh, non sentite anche voi questo coro di Alleluja?
Ebbene sì, ho aggiornato. La scusa di questa enorme attesa è, ovviamente, il problema scolastico; ho dovuto studiare ogni giorno una materia diversa, e ho rischiato di avere ben due debiti, ma sono riuscita ad evitare e sono più attiva che mai!
Si fa per dire, occheeei.
 
1.       DI NUOVO non si scopre il segreto di Zayn. Ma, udite udite, sarà tutto nel prossimo capitolo; l’ho anche già scritto. E vedrete che sorpresona.
2.       Niall è la cattiveria fatta persona? O magari cerca solo di autoconvincersi, inutilmente poi, che la misteriosa figlia di Ade sotto sotto gli piace? Non si sa, ma prima che Niall si ravveda ci vorrà ancora molto tempo.
 
Spero che la troppa attesa non vi abbia fatto perdere la voglia di leggere questa storia, davvero.
Come al solito, come contatti vari cercate nella mia presentazione di EFP. Nel frattempo, ho anche scritto una OS, la trovate QUI ed è stranamente non angst.
.Lu

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Capitolo 9
*** Eight. ***




Eight.
 

Liam seguì Zayn nell’oscurità della grotta, finchè nel fondo di essa non scorse una luce bluastra, molto sospetta.
“Sei qui…”disse una voce. Oh, ma perché gli sembrava così famigliare?
Avanzò di pochi passi, attentissimo a non fare rumore. Allungò la testa, cercando di sbirciare la persona con la quale il moro stava parlando.
E poi… lei.
Era alta, i capelli nero pece sembravano muoversi autonomamente intorno al suo viso scarno e dalla belle bluastra, i suoi occhi erano di pura crudeltà, pozzi neri senza fondo, ma aveva un sorriso rilassato e furbo; indossava una veste nera senza maniche, tenuta ferma sotto al seno da varie catene d’oro e d’argento, ma era a piedi nudi. Volteggiava, non posava i piedi a terra; teneva le braccia incrociate, e stava guardando con insistenza qualcosa che Zayn doveva avere tra le mani.
Liam l’aveva vista solo una volta, all’agorà. Non era molto benvoluta, perché sapeva solo portare guai.
Eris, dea del Caos.
“Bene… bene… nessuno sospetta niente?”chiese lei, sfiorando qualsiasi cosa stesse in mano al ragazzo.
“E come potrebbero?”rispose lui, con una risata amara. Rise anche lei, una risata agghiacciante, e prese in mano l’oggetto.
La Perla.
“Oh, piccolo tesoro dei mari…”mormorò lei, stringendola tra le mani ossute.
“Ora mi dirai perché è così importante per lui?”domandò il ragazzo, infilandosi le mani in tasca. Eris ripose la pietra preziosa in un cofanetto borchiato d’oro, che nascose in fretta tra le pieghe della veste.
“La Perla, mio caro… non è altro che un dono… l’ultimo dono di Gea al figlio… ci credo che ci tiene così tanto, dopotutto lei ha sempre preferito Zeus…”
Ricominciò a ridere; la sua voce rimbombava per la caverna, ed era agghiacciante.
“Oh mio dio…”sussurrò Liam. Ma non abbastanza piano per impedire alla Dea, che aveva sensi più affinati di quelli umani, di sentirlo.
“Un intruso!”strillò questa, prima di dissolversi in un attimo in una nube nera. Il figlio di Atena sentì i passi del moro avvicinarsi a lui. Quando essi finirono, però, Zayn era svanito. Si guardò intorno, allarmato.
“Liam.”
La voce del moro era atona, e veniva da dietro le sue spalle. Il ragazzo si voltò, per ritrovarselo davanti, chiaramente irato con lui per averlo spiato.
“Zayn… tu…. Eris…”balbettò, ancora incredulo.
“Non qui. Non. Qui.”furono le parole del figlio di Ermes, prima di afferrargli i polsi e trascinarlo con forza fuori da lì.
 
 
Harry si spostò dai cespugli tra i quali era nascosto, visibilmente scomodo. Aspettava Louis da mezz’ora, e il giovane figlio di Poseidone non si era ancora visto. Il riccio aveva dei rami piantati delle braccia, che lo graffiavano; avrebbe fatto fatica a spiegarne il motivo al fratellastro.
“H-haz?”
Harry si alzò in fretta in piedi, sentendo finalmente la voce del ragazzo. Appena Louis lo vide ne rimase stupito. Se ne stava lì, in piedi, con un adorabile sorriso sul volto, però non era ben messo.
“Ma… sei ferito!” esclamò. Harry nemmeno se n’era accorto di stare sanguinando leggermente, talmente era felice di rivederlo.
Louis era stato molto restio a incontrarlo più volte alla settimana, solo per stare insieme e passare del tempo; suo padre, se solo l’avesse scoperto, l’avrebbe sicuramente rinchiuso nella sua stanza fino alla fine della guerra.
“Sto bene.” affermò il giovane. Louis, non credendogli, lo trascinò fino al fiume; si sedette sul terriccio umido e con le mani raccolse un po’ d’acqua, con essa gli bagnò il braccio, sussurrando qualcosa di troppo flebile per essere compreso. In pochi secondi le ferite scomparirono. “Incredibile.” constatò Harry, osservandosi l’arto impressionato.
“Grazie…” mormorò dolcemente il ragazzo; per un attimo le loro mani si sfiorarono e Harry gli sorrise.
“Quindi è questo che sanno fare i figli di Poseidone?” chiese, sorridente. Gli prese la mano e lo aiutò a tirarsi su in pochi attimi.
“So anche controllare le acque, figlio di Zeus.” rispose Louis a tono, abbozzando un sorriso sghembo. Cominciarono a camminare in assoluto silenzio, osservandosi reciprocamente ogni tanto. Gli piaceva come il ragazzo dagli occhi verdi fosse così dolce e delicato con lui, sebbene l’avesse rifiutato, sentendosi impaurito. Poi, però, gli venne da pensare alle leggi dei loro padri e si intristì. Harry notò il suo cambiamento di espressione e gli prese le mani, guardandolo negli occhi, chiedendogli che cosa avesse. Louis, titubante, rispose “Mi viene da pensare a ciò che stiamo facendo.” abbassò lo sguardo, incapace di reggere il confronto con quelli troppo verdi e troppo profondi dell’altro. “Sai… è proibito.” si spiegò in fretta.
“Non preoccuparti, dai. Se loro sono degli stupidi iracondi, non è un nostro problema.”
“E se lo dovessero scoprire?”
Harry gli accarezzò una guancia, anche se sapeva che a Louis il contatto fisico non piaceva particolarmente, e “Ci penserò io.” disse, sicuro di sé. Il castano portò una mano su quella dell’altro, tirandola via dal proprio volto, ma non lasciando la presa; si sentì bene, mano per la mano con lui, come se tutto quello fosse normale.
Lo era?
Poteva essere normale, anche se i loro padri erano in guerra? Insomma, se solo l’avessero scoperto sarebbero stati diseredati e cacciati via dall’Olimpo, e nessun semidio aveva un posto dove andare oltre che quello.
Però con Harry stava bene, come non era mai riuscito con nessuno; era dolce, comprensivo, lo trattava con dolcezza e delicatezza. Nessuno l’aveva mai fatto, non per lui. Con il figlio di Zeus era rilassato, pieno di benessere e felice.
Louis voleva essere felice. 




The writer is IN
 Finalmente torniamo ad aggiornamenti decenti e regolari… spero.

 1.       Il segreto di Zayn! Come avete potuto leggere, Eris, Dea del Caos, ha convinto Zayn a rubare la Perla; dopotutto, chi poteva essere stato se non un figlio di Ermes? Dopotutto è il Dio patrono anche dei ladri…
2.       I Larry sono troppo fluff, e io sono un pochino allergica alla cosa; però sono carini, carinissimi. Louis si sta sciogliendo un po’, ma il loro non è un sentimento facile…
3.       Nello scorso capitolo si è registrata la più bassa frequenza di recensioni e visualizzazioni… capisco, era un capitolo di passaggio ed era tanto che non aggiornavo, a ci sono rimasta un po’… stranita, ecco.
                        
Sperando che il capitolo sia piaciuto…{e che abbiate voglia di lasciarmi un piccolo parere…^^}
I miei contatti, come al solito, sono nella bio di EFP; se volete leggere altro, cercate nel mio profilo.
.Lu

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Capitolo 10
*** Nine. ***


Nine.

 

Afrodite era una donna alta, bionda e con gli occhi blu, il sorriso gentile e le labbra rosse e carnose; indossava una tunica bianca con ricami d’oro, la sua cintura* e centinaia di fiori di mille specie adornavano i suoi capelli biondi, lasciati sciolti sulla schiena.
Louis sì inchinò al suo cospetto, attendendo il permesso per poter parlare. La Dea gli rivolse un bellissimo sorriso e acconsentì con un cenno.
Louis aveva davvero bisogno di fare chiarezza su quello che provava davvero; non sapeva esattamente se poteva aprirsi con Harry, e lei... beh, era la dea dell'amore, era l'unica persona che avrebbe potuto dargli un aiuto che fosse davvero utile.
"Afrodite, io necessito del tuo aiuto..." iniziò, tenendo un tono rispettoso verso di lei, perchè farla arrabbiare era l'ultimo dei suoi progetti. Lei sorrideva ancora, ma lo interruppe.
"Oh, il giovane figlio di Poseidone è innamorato?" chiese e lui annuì. "Del bel figlio di Zeus, quello più piccolo? Oh, è un buon partito..."
"Come fate a... a saperlo?" domandò. Rimase sconvolto sentendo la Dea parlare, lei non poteva sapere. Se lo sapeva lei allora anche gli altri...
"Mantieni la calma, ho le mie fonti. Nessuno sa." lo rassicurò lei. Poi perse un po' dell'elegante serietà che aveva assunto fino a quel momento e fece un sorriso sognante. All'inizio il semidio non capì cosa stesse facendo o cosa stesse pensando, ma decise di attendere finchè lei non decise di ricominciare a parlare. "Amore... amore tenuto nascosto... questa può essere una storia d'amore appassionante..." fece, mantenendo l'espressione beata.
"Non so se lo amo."
"Beh, io lo so!"
"Mi illumini, o Afrodite."
Lei fece ancora un sorriso.
Li vide quando erano così vicini che le loro mani si sfioravano appena, ma per lei era sbagliato che non si stessero stringendo, quelle due mani. Sembravano fatte apposta per potersi stringere.
E i loro sguardi... oh, se quello non era puro amore, di quello più bello, lei non ne avrebbe trovato mai di migliore. Sembrava così... così puro, così bello, così dolce. Lei non sapeva nemmeno cos'era l'amore vero, non l'aveva provato sulla propria pelle nemmeno con Ares, ma al solo vedere quei due ragazzi si era sentita empatica. Più che mai.
Afrodite gli diede la risposta.
 
Così Louis corse, corse, sperando di trovare ancora Harry là dove l'aveva scorto l'ultima volta, cercandolo attentamente con lo sguardo.
Se era la Dea dell'amore a darti la sua opinione, dovevi ascoltarla.
"Harry!" chiamò, non avendo ancora risposta; era come aver urlato all'aria pura, perchè non c'era nessuno. E per fortuna, se l'avessero sentito...
Scacciò via il pensiero della probabile punizione e si sedette, stanco. Attese per vari minuti, i primi passati ad ansimare per la corsa, in assoluto silenzio.
Poi due mani si posarono delicate sui suoi occhi. Lui le prese, ma non le scostò dal proprio volto; le tastò, invece. Erano grandi e morbide. Fece un grande sorriso.
"Se urli al vento, il vento ti sente." disse la voce roca e calda di Harry. Le mani si scostarono volontariamente e il riccio gli apparì davanti, sorridendo. I suoi sorrisi erano fatti di miele. Louis amava pensarlo.
"E tu parli con il vento?"
"Anche con la pioggia a volte. Ma suppongo che preferisca rispondere a te piuttosto che a me."
"Volevo parlarti."
"L'avevo intuito."
Afrodite gli aveva detto che il loro era, o sarebbe presto stato, amore. Quell'amore che esisteva e basta. Che lui lo amava anche se non lo sapeva e che l'amore "a prima vista" di Harry era una cosa dolce e plausibile. Aveva detto che sembravano creati per stare insieme, bastava guardarli.
Lo disse ad Harry.
Lui fece uno sguardo a metà tra il divertito e il dubbioso, prima di chiedergli "Hai bisogno che te lo dica una Dea che mi ami?", con un tono di voce che sembrava un poco esasperato.
Louis rise ma scosse la testa.
"Ho bisogno che qualcuno mi apra gli occhi sulla realtà. Me l'hai detto tu che vivo in una fortezza blindata." sorrise anche se malinconico per la verità contenute in quelle parole, pronunciate solo qualche tempo prima.
"Mi bacerai se te lo chiedo?" domandò Harry, avvicinandosi velocissimo. Lasciò sfiorare appena le punte dei loro nasi e lo guardò dritto negli occhi blu.
"Magari sì..." rispose Louis, con un fil di voce.
"Posso baciarti?" chiese allora l'altro, dopo qualche secondo di silenzio. A quel punto Louis annuì.
Le loro labbra si incontrarono con un bacio a stampo, delicato. Le mani di Harry attorno alla vita di Louis lo tenevano stretto, premuto sul suo petto.
Il castano schiuse leggermente le labbra, permettendo l'accesso al figlio di Zeus, che intanto aumentò la sua presa. Ma non fu niente di passionale o irruento o famelico. Erano due bocche che si incontravano in modo dolce e tenero. Lento, in modo da godersi ogni istante. Qualcosa di atteso da tanto tempo...


"Dimmi cosa mi dovevi dire..." sussurrò Niall, tenendo la mano nivea di Olympia; gli faceva strano avere tanto contatto fisico, ma l'aveva dovuta sedurre per poter ottenere ciò che voleva...
"Ade..."mormorò lei. Non sorrideva, ma non era nemmeno dispiaciuta. Nessun espressione solcava il suo volto quel giorno; Niall, però, intuì che il Dio aveva preso una decisione definitiva.
"Parla, sì!" incitò lui, afferrandole strette le mani, con una foga mai vista in lui, il cuore che gli batteva forte forte perchè gli mancava così poco a raggiungere il suo scopo, pochissimo... una risposta negativa l'avrebbe distrutto.
"Ha detto di sì, Niall..." disse Olympia e Niall stava per saltare di gioia pura; "Entrerà in guerra." finì, e il biondo si lasciò andare in un esclamazione di esultanza, lasciandosi prendere dalla felicità.
E fu allora che, fuori controllo, prese il volto di Olympia tra le mani e con velocità fece incontrare, per l'ennesima volta in quei giorni dal loro primo bacio, le loro labbra. Non aspettò nemmeno di avere il permesso di poter approfondire il bacio, con eccitazione e irruenza riuscì anche a sollevarla in aria, le proprie mani strette alla vita di lei.
E Olympia non capiva più niente. Le girava la testa, era in pura confusione... rimaneva immobile. No, non si era mossa di un millimetro, ma si sentiva mossa da Niall come se fosse stata una bambola tra le sua braccia.
Ed era tutto così strano, come stare in una bolla d'aria dalla quale non si capiva cosa succedesse all'esterno.
Così strano...
 
Niall guardò la schiena nivea di Olympia, rannicchiata dall'altra parte del letto. Il movimento del busto tipico della respirazione era impercettibile, sembrava morta.
Fu tentato di andarsene, come faceva sempre dopo una scopata, ma stranamente non se la sentì.
Da dormiente gli sembrò più piccola. Le palpebre abbassate nascondevano gli occhi di ghiaccio, redendola molto meno inquietante del solito.
Allungò la mano per sfiorarle il braccio, per vedere se era ancora fredda come la notte prima. Al contatto la ragazza ebbe un leggero fremito spalancò gli occhi di scatto.
"Ehi..."salutò lui, afferrandola e avvicinandosela al petto con un unico movimento fulmineo.
Olympia si rese conto di cosa era successo. Niall la stava tenendo tra le sue braccia e lei ci aveva da poche ore fatto... quel che aveva fatto.
"Se i nostri padri sapessero..."le sussurrò nell'orecchio. La sua voce le metteva i brividi. "Ade sarebbe sconvolto nel sapere che la sua bambina non è poi più così dolce e innocente." disse ancora, a voce bassa, mentre le accarezzava il fianco.
Nemmeno lui sapeva cosa stava facendo con esattezza; non era parte del piano quella. Nulla di quello avrebbe mai dovuto accadere.
Ma lei... oh, lei non stava bene. Niall le piaceva da tanto tempo, ma lui l'aveva baciata troppo poco tempo prima per poterla già avere, ma lei si era lasciata andare troppo, scossa dalle troppe rivelazioni della giornata. "Mio padre entra in guerra. Io e Niall... oh dei, è tutto così confuso, aiuto!"
E c'era qualcosa di sinistro e inquietante nell'atmosfera. Qualcosa di non buono, come le era sembrato prima, ma di diverso, terribilmente diverso.
 
 
Il senso di colpa che Zayn non provava lo provava Liam al suo posto. Un pensiero fisso, continuo, rimbombava nella sua testa. "Non posso tenerlo nascosto agli Dei." E no, non poteva.
L'istinto di correre da sua madre lo avvolse. Si voltò e cominciò a correre, allontanandosi più che poteva da lì. Doveva solo fuggire; una scelta a cui non aveva pensato due volte, era stato istintivo per la prima volta nella sua vita, lui era quello che rifletteva molto e spesso, era un figlio di Atena, avrebbe dovuto starci a pensare, a osservare le conseguenze della sua azione, ma non volle.
Si sarebbe sentito in colpa, un complice.
Non se lo poteva permettere.
Corse, corse finchè non andò a sbattere forte contro qualcosa, o qualcuno. Fu nel momento in cui stava cominciando a pensare a cosa sarebbe successo a Zayn. Esilio, nel migliore dei casi. E di certo sarebbe stato un dannato per sempre, agli Inferi. Poseidone avrebbe potuto farlo rinchiudere nelle sue celle sottomarine, o far torturare dai tritoni...
Come avrebbe mai potuto permetterlo? Lui amava Zayn...
Ed erano le braccia di Zayn che ora stavano stringendo quelle del castano? Liam alzò il viso e si trovò gli occhi scuri del moro che si scontravano con i suoi. Erano maledettamente vicini.
"Non lo farai." mormorò questi, non allentando la presa.
"Devo..."
"No!" urlò allora, stringendo ancora di più; Liam si lamentò del dolore, ordinandogli ripetutamente di lasciarlo, avrebbe potuto liberarsi da solo ma gli avrebbe fatto del male, e lui non ne era capace. Non sapeva fare del male..
"Ok, non dirò nulla!" esclamò, facendo sì che Zayn lo lasciasse andare. Si fidava ancora di lui. "Ma sono così confuso..." disse, esasperato.
Le braccia di Zayn si avvicinarono un' altra volta al suo corpo, abbracciandolo forte. "Un giorno capirai' Liam. Se vorrai restare dalla mia parte..."
Ma Liam voleva davvero stare dalla sua parte?





*cintura: È il Dio Efesto, marito di Afrodite, a forgiare I gioielli della Dea, tra cui anche la cintura, che la rendeva ancora più irresistibile agli uomini.
 

The writer is IN
 
Allora!
Salve a tutti e scusate se ci ho messo molto, ma la mia ispirazione è periodica ed è tremendo a volte c.c
Il capitolo però è piuttosto... intenso? Diciamo di sì.
Scusate solo per gli eventuali errori, l'ho scritto di notte.
 
1. BACIO LARRY SIGNORI E SIGNORE. Afrodite, inguaribile romantica, fa capire a quello scemo di LouLou che ama Harry e probabilmente lo amerà sempre. Ma non possono comunque stare insieme, non ancora, non cantate vittoria!
2. Diciamo che non sto correndo troppo, so bene quello che faccio. Molte ragazze vengono usate come Niall usa Olympia, senza ritegno, senza vergognarsi di sè stessi e Olympia ora è rimasta travolta da un uragano biondo senza poterci fare nulla, ma lei non ha ancora capito che lui finge... ma finge davvero?
3. Piccolo spezzone Ziam, che mostra ancora il problema del terribile atto che Zay ha compiuto. Liam non dirà nulla a sua madre, ma il suo senso di giustizia lo porterà a fare di tutto per far sparire la guerra.
 
Ora che siete arrivati miracolosamente fino a qui, che ne dite di lasciarmi un parere qua sotto, spazio recensioni?
(Siamo sempre a 2 recensioni, ho paura che la storia stia facendo un po' schifo. O forse il problema sono io e i miei tempi c.c)
Non aggiornerò presto manco stavolta, perchè devo prepararmi per partire per Londra, appena ritornerò mi metterò al lavoro!
 
Alla prossima,
.Lu

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