Il dipinto del drago di Ortceps (/viewuser.php?uid=457601)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12° Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13° Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14° Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15° Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16° Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17° Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18° Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19° Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20° Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21° Capitolo. La fine ***
Capitolo 1 *** 1° Capitolo ***
IL DIPINTO DEL
DRAGO
1°
CAPITOLO
DRAGO
Era solo ormai, pochi mesi o molti
anni il tempo si
confondeva nella sua mente; era arrivato il cavaliere rosso a rompere
la sua
prigionia: serviva Galbatorix da tempo, doveva solamente fornirgli
energia
quando il re la richiedeva e in cambio lui lo lasciava alla sua
silenziosa
meditazione.
Meditava sulla morte del suo
cavaliere, non ne ricordava il
viso né il nome; ricordava solo la voce, melodiosa persino
mentre moriva
rivolgendogli le sue ultime parole lo implorava di vivere; non
più in forma
corporea ma di tener vivo il suo spirito per vedere quando sarebbe
giunta la
fine per chi guidava i Rinnegati, coloro che avevano tolto la vita alla
sua
metà. Aveva dovuto fare da mentore a Murtagh e a Castigo, li
aveva trattati
come dei figli e insieme avevano coltivato il loro odio per il re; ma
dopo a
togliergli quel legame era arrivato Eragon che aveva deposto colui che
li
teneva prigionieri ma li aveva irrimediabilmente separati e lui non lo
avrebbe
mai accettato, non poteva perdere ancora un pezzo così
importante della sua
esistenza, non glie ne rimaneva più molta; aveva meditato a
lungo sulla
distruzione di ciò che lo imprigionava ancora lì
dopo la morte del despota; ora
non voleva morire ma impedire che Murtagh rimanesse solo con Castigo e
i propri
rimorsi; doveva impedire che si logorasse e infine morisse in essi.
Eragon lo aveva allontanato da
Alaghesia cosa che lui voleva
per allontanarsi da quei ricordi ma rivoleva il suo piccolo umano che
con il
suo drago ancora cucciolo vagava solo ancora in quella terra corrotta
da
millenni di male; perché Galbatorix era solo il frutto di
quello che già altri
avevano compiuto; si fece coraggio per sovrastare le miriadi di voci
che come
lui non più draghi in carne e ossa rimanevano solo pensieri,
ricordi e emozioni
racchiusi in una piccola sfera: l’Eldunarì.
“ascoltami per favore!” si rivolse a lui
ma non lo
ascoltò, da quando il ragazzo aveva
tolto al palazzo distrutto ogni cuore dei cuori e ogni arma appartenuta
ai
cavalieri deceduti aveva chiuso la mente a tutti loro che solo ora dopo
tempo
(indefinito impossibile dire quanto perché la loro vita
così lunga non si
basava più su misure come i giorni, i mesi o gli anni)
cominciavano a
comprendere la caduta del despota e cercavano dopo la prigionia di
esaudire i
loro desideri: alcuni avrebbero voluto essere distrutti mentre altri
volevano
aiutare e dare consigli mentre altri ancora non si aprivano restavano a
crogiolarsi nel dolore. Perché il ragazzo dopo la lunga
festa al villaggio dei
nani, l’ultimo avamposto prima del mare e
dell’ignoto si era chiuso come se non
volesse andare avanti ma era costretto a farlo; sapeva che era per
l’elfa, diventata
da poco cavaliere; lui l’amava lo
capiva come Murtagh a suo tempo aveva amato Nasuada (aveva dovuto
rinunciare a
quell’amore quando essa venne fatta prigioniere dal re per
non farla soffrire
ulteriormente, anche se l’aveva aiutata come ricordo di quel
sentimento), ora
il giovane piangeva lacrime fatte di pensieri e voleva fare questo in
solitudine; ma lui non poteva aspettare che il cuore del giovane
guarisse col
tempo; lui di tempo non ne aveva più. Intensificò
la sua voce sulla mente di
Eragon diventando pressante ma senza avere l’intensione di
infrangere le sue
difese, voleva solo essere ascoltato; voleva comunicargli la sua
richiesta di
aiuto.
ERAGON
Aveva lasciato Arya da due giorni
aveva pianto da solo,
nemmeno Saphira aveva
assistito; era
mattina e dalla sera precedente sentiva questa coscienza tamburellare
sulle sue
difese mentali, aveva pensato che fosse un Eldurnaì che
volesse parlargli ma
ora si accorgeva che questo a differenza degl’altri non si infrangeva come un
debole ruscello ma
continuava a premere sulla sua mente, aveva deciso di ignorarlo
rimandando il
dialogo tra quel drago al giorno dopo (sapeva che non si sarebbe
arreso,
conosceva i draghi erano esseri caparbi), lo incuriosiva
quell’Eldurnaì ma la
sua mente era occupata dal dolore che però si andava
affievolendo di giorno in
giorno.
Arrivò la sera e lui
ancora avvertiva lo spirito del drago
premere contro la sua mente, ne avvertiva il dolore, non era
dispiaciuto per il
dolore del drago anzi era felice di non essere solo, guardava il mare
dal lato
destro della nave quando l’elfo di vedetta si mise a urlare:
”Terra!” Non
pensava che sarebbero arrivati così in fretta alla costa
della terra
sconosciuta, corse veloce verso il timone per vedere meglio: si
scorgeva in
lontananza il profilo di una striscia di terra, la speranza di una
nuova vita
lo distolse un momento dai suoi tristi pensieri. “Eragon
arriveremo domani
mattina se la corrente ci è favorevole” aveva
parlato il comandante della nave
Nayr: alto e snello, coi capelli lunghi legati in una treccia che gli
ricadeva
sulla schiena coprendo in parte la camicia di tessuto elfico; Eragon si
girò
verso di lui e annui poi tornò a fissare il profilo ondulato
della sua nuova casa,
dopo il tramonto si rifugiò nella sua cabina: una piccola
stanza con un letto,
una cassapanca e una piccola scrivania cosparsa di fogli e libri; si
sdraiò sul
letto con la testa appoggiata al cuscino e i pensieri rivolti
all’Eldurnaì che
cercava la sua attenzione, decise di ascoltare subito la sua richiesta
e gli
aprì la mente “come posso
aiutarti?” chiese
cordialmente, non dovette aspettare molto per una risposta “grazie per avermi aperto la tua mente ,ti
volevo chiedere di non abbandonare Murtagh, ha bisogno di te e me,
mentre io ho
bisogno di lui” il tono di quel pensiero
stupì Eragon quanto il suo
contenuto: l’anima del drago parlava di Murtagh con dolcezza
ma ripiangeva di
non averlo vicino; “ha bisogno di
restare
solo non è pronto a tornare e quando lo sarà
verrà da se” “non puoi lasciarlo
solo non resterà in vita” Eragon sapeva
che il drago aveva ragione e che
dopo pochi anni suo fratello non avrebbe mai più cavalcato
Castigo ma aveva dei
doveri verso i draghi; “non posso
andare
a cercarlo ma la tua razza dipende da me e ….” Non
lo lasciò finire di parlare
“capisco la lealtà verso
i tuoi doveri,
non chiedo che tu vada subito a cercarlo ma spero che lo farai in un
prossimo futuro”
alla supplica il cavaliere non poté che accettare
e dopo essersi consultato
Saphira disse nell’antica lingua (per dimostrare che avrebbe
mantenuto la
parola data) che sarebbe andato a cercare il fratello dopo 4 mesi dal
suo
arrivo nella nuova terra.
DRAGO
Il consenso di Eragon ad andare a
cercare il suo piccolo
umano e il cucciolo suo drago lo rese felice; dovevano passare quattro
mesi
prima che partissero alla sua ricerca ma non gli importava
l’avrebbe rivisto
era felice e voleva comunicarlo a tutti: aprì la mente e
mentre lo faceva si accorse
che qualcosa non andava; oltre all’equipaggio composto da
elfi e a Eragon un’altra
coscienza era presente nella nave: una coscienza femminile, giovane,
umana e
nascosta molto probabilmente nessuno sapeva che si trovava
lì; cercò di forzare
le sue difese mentali che erano resistenti ma dopo qualche tentativo
riuscì a
entrare e in pochi istanti venne a conoscenza di tutto su quella
ragazza: Il suo
nome era Sil aveva 15 anni si era intrufolata
dentro alla nave durante la festa nel villaggio dei nani non voleva
nuocere a
nessuno voleva solo vivere avventure lontano dalla terra natia dove
aveva perso
i genitori a causa della guerra. Si era nutrita di mele e pane
conservati nella
stiva. Si sentì in dovere di avvertire
Eragon, non perché non gli piacesse quella ragazza ma
soprattutto per il suo
bene. “Ragazzo credo che ci sia un
problema” non aggiunse altro ma gli fece vedere
con la mente la ragazza nascosta
nella stiva e inviandogli la sua storia e chiedendogli tacitamente di
non
arrabbiarsi troppo poiché l’unica colpa della
ragazza era la sua sete di
avventure (che lui conosceva già molto bene), Eragon lo
lasciò vedere coi suoi
occhi mentre scendeva nella stiva e si fermava davanti alla porta; non
sapeva
cosa lo aspettava: se la ragazza era armata o il suo aspetto, insomma
lui anche
potendo entrare nella sua mente non aveva accesso a informazioni a cui
la
ragazza non pensava. Restando sempre nella mente del giovane cavaliere
vide la
mano di lui spingere la porta e vide anche la ragazza in piedi sopra un
barile
per poter guardare fuori da un finestrino posto in alto; “Chi
sei e cosa ci fai
qui?” la ragazza si girò di scatto mostrando la
sua faccia con gl’occhi color
nocciola le labbra non troppo sottili e i capelli lunghi fino alle
scapole coprirle
il collo, era poco più bassa di Eragon e sembrava
spaventata, molto spaventata.
Non rispose subito ma dopo qualche momento disse:” Mi chiamo
Sil …” fece una
pausa intimorita e poi riprese: “sono qui perché
me ne volevo andare da Alaghesia,
lì sono morti i miei genitori e il mio fratellino; anche per
colpa tua!” Lo
aveva accusato della morte dei sui genitori e aveva ragione sia il
drago che
Eragon lo sapevano.
NOTE
DELL’AUTRICE: Allora
cosa ne pensate? Naturalmente è solo l’inizio
spero che recensirete perpoter
sapere se vi è piaciuta oppure no o anche cosa dovrei
migliorare. .
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2° Capitolo ***
IL DIPINTO DEL
DRAGO
2°
CAPITOLO
Sil
Mi guardava valutando cosa fare, gli
avevo appena addossato
la colpa della morte della mia famiglia, la colpa non era direttamente
sua ma
della guerra era il principale esponente; avrei potuto dare la colpa al
re ma
avevo davanti lui e non il re. Era bello coi capelli arruffati e gli
occhi
verdi tendenti al blu aveva le labbra sottili e rosee, scesi dal barile e notai che era
poco più alto di
me, feci un passo avanti e lui corrugò lo sguardo e poi si
decise a dire:”
arriveremo domani verso l’alba vieni non mangerai qualcosa di
gustoso da un
po’” si volto sorridendomi e mi fece strada fin
sulla scala, Quando arrivammo
alla porta lui la aprii e io potei finalmente vedere lo stupendo
panorama del
mare con la luna riflessa, ad un tratto il mio sguardo fu rapito da
qualcosa
che si muoveva nell’acqua, mi avvicinai al parapetto e vidi
un’enorme testa blu
emergere dall’acqua ancora più blu:”
Quella deve essere Saphira!” la sagoma si
avvicinò e io mi sporsi ancora di più, mi trovai
faccia a faccia con la
stupenda dragonessa; mi voltai e vidi Eragon che mi si affiancava e
allungava
una mano verso la sua dragonessa per accarezzarla.
“è stupenda e magnifica” “grazie” e poi si rivolse al suo
cavaliere “sembra sicura di se”, io mi rivolsi di
nuovo a lei: “Dev’essere
stupendo volare?” “oh si
lo è” sorrisi
e il suo cavaliere mi accompagnò a un tavolo dove si trovava
vario cibo e io
assaggiai tutto; avevo fame. “Puoi dormire in quella
cabina” eravamo nel
corridoio e lui mi indicava una porta, io gli sorrisi e aprii la porta
lui si
girò e fece altrettanto con la porta difronte a quella dove
io stavo entrando;
la cabina era spoglia ma non mi soffermai sul suo aspetto, mi sdraiai e
mi
addormentai subito.
ERAGON
Gli avvenimenti di quella sera lo
avevano sollevato dal
dolore anche se non era scomparso del tutto, la mattina sopraggiunse
veloce e
con lei lo sbarco sulla nuova spiaggia; tutti si unirono allo sbarco:
Eragon,
Saphira, gli elfi e Sil; ormai tutti sapevano che era a bordo e nessuno
trovava
sgradevole la sua presenza; la spiaggia era ghiaiosa, cosparsa di
sassolini
bianchi con qualche striatura nera e più ci si allontanava
dal mare più i
piccoli cespugli diventavano alti alberi verdi che contrastavano con il
bianco
dei sassolini; si voltò verso Sil la vide chinarsi e
prendere una piccola
pietra per poi scagliarla nell’acqua che trasparente
all’inizio diventava poi di
un blu intenso quasi come il colore della sua dragonessa, la ragazza
aveva un’espressione
meravigliata che le
faceva brillare gl’occhi
e per la prima volta si chiese se lui non l’avesse
già vista; scartò
velocemente quell’idea anche se forse avrebbe voluto
conoscerla già da molto e
sapere tutto di lei.
“Ci accampiamo qui? O ci
inoltriamo nel bosco?” La voce
riscosse il cavaliere che scrutando il viso dell’elfo
cercò di valutare cosa
fosse meglio fare, “Per oggi restiamo sulla spiaggia e domani
vedremo di
esplorare l’entroterra, non sappiamo cosa possa trovarsi in
queste terre”.
Montare il campo non richiese molte energie: tutti gl’elfi
presenti impiegarono
la magia per sollevare le tende adibite a stanze per tutta la
comunità presente
sulla barca, la loro disposizione era circolare con al centro un
focolare dove sopra
la fiamma v’era montata una griglia dove far cuocere il cibo,
esse erano tutte
della stessa dimensione. Era passato da poco mezzo giorno quando il
lavoro fu
completato e una minestra dall’aspetto squisito bolliva sul
fuoco e quando fu
pronta tutti si sedettero attorno al focolare e a tutti venne passata
una
ciotola colma di quella pietanza che tutti mangiarono gustandone il
sapore e
scaldandosi con quel piatto caldo che fumava nel clima fresco. Dopo il
pranzo
alcuni si ritirarono nelle proprie tende per riposare altri tornarono
sulla
barca per portare a terre altre provviste, Eragon si
avvicinò a Sil che sedeva
in riva al mare coi piedi scalzi immersi nell’acqua;
“Non hai freddo” le disse
riferendosi hai piedi nell’acqua, scosse la testa e rispose:
“Sono abituata, a
casa mi lavavo nell’acqua fredda; mi piace, mi
rinvigorisce”, anche il
cavaliere si tolse gli stivali posandoli vicino a quelli della ragazza,
allungo
i piedi e rabbrividì al contatto col freddo
dell’acqua, però, dovette ammettere
che la fanciulla aveva ragione il freddo lo aveva svegliato dal torpore
che
provava da quando aveva lasciato la sua casa.
“Sai” disse con
voce che racchiudeva un tono di mistero e
questo fece incuriosire la ragazza che si voltò a guardarlo
curiosa, lui felice
di aver attirato la sua attenzione continuò guardando il
mare: “Le tre uova di
drago che possedeva il re non erano le uniche rimaste” Sil
ritirò velocemente i
piedi dall’acqua e si mise in ginocchio rivolta verso Eragon
che continuava a
fissare il mare: “Davvero?! Le hai tu?”, il ragazzo
sorrise si alzò in piedi e
porse una mano alla ragazza che l’afferrò per
aiutarsi ad alzarsi, entrambi
presero gli stivali senza infilarseli e si avviarono verso il campo:
Eragon
faceva strada affiancato da Sil che lo seguiva entusiasta. Arrivarono
davanti
alla tenda del cavaliere che scostò il lembo di stoffa
facendo segno a Sil di
entrare, lei non aspettò e si catapultò dentro
seguita dal ragazzo, si sedettero
l’una sul letto e l’altro su un piccolo sgabello;
in quel momento Eragon
pronunciò alcune parole nell’antica lingua e
così apparve una specie di sacco da
dove il cavaliere tirò fuori una pietra ovale lunga quanto
un avambraccio, era
dorato e rifletteva la poca luce che filtrava dalla tenda, Eragon lo
porse alla
ragazza che lo prese in mano con riverenza e lo portò vicino
agl’occhi in modo
da esaminarlo meglio, era completamente liscio e delle venature
d’oro più scuro
si arrampicavano sul guscio come delle crepe, il ragazzo che credeva
che ella
potesse diventare un nuovo cavaliere la osservava attento a percepire
se all’interno
dell’uovo il cucciolo si muovesse; ma niente scosse il sonno
del piccolo drago;
Eragon esaminò ogni coscienza die draghi racchiusi nelle
uova destinate hai
cavalieri; uno sembrava interessato alla ragazza, Eragon immerse di
nuovo la
mano nel sacco e ne tirò fuori un ovo poco più
piccolo di quello dorato ma
completamente bianco: non una venatura si stagliava sulla superfice
marmora del
guscio; Sil colpita porse al ragazzo l’alto uovo per ricevere
in cambio quello
completamente bianco, “I draghi bianchi sono esemplari molto
rari, questo è l’unico
destinato a un cavaliere mentre ce ne sono altri due
selvatici”la ragazza alzò
lo sguardo da quella meraviglia e rivolse la parola al suo
interlocutore: “Selvatici?”
“Sì molte uova racchiuse qui..”
indicando il sacco “… sono di draghi destinati
a diventare selvatici” in quel momento le mani della ragazza
tremarono. “Eragon!
Si è mosso!” il tono di Sil era allarmato e al
contempo emozionato; in effetti
l’uovo continuava a deformarsi (apparivano piccolissime
protuberanza) per poi
tornare normale, “Ora sarebbe meglio se riposassi”
disse lui per poi pronunciare
poche parole nell’antica lingua e Sil si
addormentò subito lasciando cadere l’uovo
che prontamente Eragon afferrò; fece sdraiare la ragazza sul
letto e le mise l’uovo
che continuava a dimenarsi vicino al braccio per poi uscire portando
con se la
sacca dove erano conservate le uova.
SIL
Mi svegliai nel cuore della notte,
ricordavo solo che dopo
aver visto alcune uova mi ero addormentata; mi misi a sedere e solo
allora mi
accorsi che vicino a me era rimasto l’uovo bianco lo presi in
mano e in quel
momento il ticchettio sul guscio divenne più forte e in
pochi secondi si crepò;
la crepa si allargò fino a far uscire una piccola testa
bianca da cui
spuntavano due piccole corna, aveva della peluria sulla parte
più alta della
testa per poi diventare piccole scaglie, posai l’uovo appena
schiuso su
materasso, il draghetto alzò la testa mettendo in mostra due
occhi
completamente bianchi con solo una piccola striscia nera al centro; con
un’altra
spinta rovesciò l’uovo e ruppe del tutto il guscio
rivelando così quattro piccole
zampe edue ali che sbatteva per cercare di raddrizzarsi. Allungai la
mano per
accarezzarlo e sentii un’energia fortissima scavarmi nella
mano per poi non
sentire più nulla.
NOTE
DELL’AUTRICE: Spero
che anche il secondo capitolo vi sia piaciuto; vi chiedo cortesemente
di
lasciare una recensione per dirmi la vostra opinione sulla storia e per
farmi
sapere che non sto parlando da sola ;>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
3°
CAPITOLO
SIL
Mi ridestai che fuori albeggiava e la
mano sinistra mi
bruciava, girai il palmo e mi stupii di cosa trovai “Quello
è il gedwëy ignasia
segna il vostro legame” “Legame??
Vuoi
dire che…” “Sì” non
mi lasciò finire, lo guardai sorrideva e spostava lo
sguardo da me al cucciolo che si trovava sopra il mio stomaco;
accoccolato
chiuso a cerchio con la coda sotto la testa, allungai la mano per
accarezzargli
il piccolo collo, “Ma… io non volevo diventare un
cavaliere” “Non è una cosa
che puoi decidere, ma adesso non si piò più
tornare indietro” “E chi vuole
tornare indietro? Sono felice che lui o lei si sia schiuso
d’avanti a me” “è un
maschio”; il dialogo aveva risvegliato il draghetto che si
stiracchiava le
zampe e sbadigliava buttando indietro la testa, “Dovrai
dargli un nome” ci
riflettei su guardando il mio piccolo compagno: osservavo ogni
centimetro del
suo corpicino, allora lui si voltò verso di me guardandomi
con i suoi occhi
bianchissimi; faceva quasi paura perdersi dentro di essi. Spectro
decisi era un
nome che gli si addiceva in pieno “Spectro?” Eragon
mi guardò severamente “Gli
spettri sono creature orride e malvage, non dovresti dargli questo
nome” il mio
piccolo compagno emise un gridolino: un principio di ruggito verso
Eragon, “A
lui sembra piacere” “Sei tu a dover
scegliere” con questa affermazione chiuse
il discorso, poco dopo aggiunse:” Dovresti riposare
ancora” e uscì dalla tenda
senza lasciarmi replicare; come potevo riposare? Dopo tutto quello che
era
successo dormire era l’ultimo dei miei pensieri, allungai la
mano
spontaneamente verso il draghetto che era sceso prima che mi mettessi
seduta
sul letto con le gambe a penzoloni e ora mi stava di fianco. Indossai
un paio
di braghe, una camicia lunga con uno scollo a V chiuso da un laccio di
cuoio e
una giacchetta di pelle, più corta (finiva poco prima della
cassa toracica) e
aderente della camicia che usciva ricadendo candida fino ai fianchi, il
giacchetto aveva i lacci che partivano dal fianco destro proseguendo in
diagonale
fino alla spalla sinistra, completai il tutto con un paio di stivali
marroncini; tutto l’abbigliamento era stato lasciato in un
primo momento da
Eragon quando era venuto a trovarmi. Cambiati i miei vecchi e usurati
abiti mi
sentivo rinata e d in effetti era
così,
la mia vita non sarebbe mai stata più la stessa; porsi il
braccio destro verso
il draghetto che mi guardava dal letto, la mano aperta aveva il palmo
rivolto
verso l’alto, Spectro con un piccolo balzo salì
sulla mia mano e si arrampicò
sul braccio fino ad appollaiarsi sulla spalla sinistra quindi mi avviai
all’uscita. Fuori dalla tenda v’era un viavai
caotico, tutti erano già al
lavoro, la metà si occupava di costruire una specie di casa:
cantavano agli
alberi infondendo nelle parole la magia per plasmare gli alberi a
crescere in
determinate forme, “La prima casa sarà completa
fra due ore” a parlarmi era
stata l’unica elfa: “Io mi chiamo Nadja tu sei Sil
naturalmente,
congratulazioni nuovo cavaliere” fece un piccolo inchino e io
ricambiai con un
timido sorriso, “Come l’hai chiamato?”
“Spectro” fece una piccola pausa per
valutare cosa rispondere poi aggiunse: “Il nome …
è giusto per chi crede alle
leggende popolari che dicono che gli spettri sono bianchi, anche Eragon
ammazzaspettri non
è esattamente uno dei
nomi migliori che avresti potuto scegliere”
“so che non tutti potranno capire ma
è quello che io ho scelto” calcai
sull’ultima parola per far capire che non intendevo cambiare
idea, “Ora devo
andare” fece un altro inchino e si allontanò.
Mi avviai verso il mare e mentre
passavo chi mi incontrava
si inchinava e sorrideva, quando finalmente arrivai al mare mi misi a
sedere
con le gambe incrociate e iniziai a espandere la mia mente meglio che
potevo,
non l’avevo mai fatto prima e lasciare le barriere sicure
dove risedevano i
miei pensieri e unirli a quello di Spectro mi fece rabbrividire nel
sentire
quello che anche lui provava: gioia, meraviglia, stupore e paura.
Infusi in lui
tutto quello che avevo fatto e tutto quello che mi ricordavo ogni cosa,
alle
immagini di cose aggiunsi la parola corrispondente, andai avanti
così fino
all’ora di pranzo e non mi sarei fermata se Eragon non fosse
venuto a
chiamarmi.
ERAGON
Era sulla spiaggia a gambe incrociate
e il draghetto
appollaiato sulla spalla, lui si avvicinò a passo svelto
aveva fame me prima
doveva chiamarla anche lei e Spectro dovevano mangiare; era stato con
Saphira
tutto il giorno a esplorare dall’alto la foresta, essa finiva
poche miglia da
dove erano accampati loro con l’iniziare di una catena
montuosa mentre
proseguiva lungo la costa fino a perdita d’occhio, le uniche
creature che
avevano scorto esistevano anche ad Alagaesia e non c’era
traccia di insediamenti
di nani, elfi o umani né di costruzioni. La ragazza non si
era nemmeno accorta
che lui si era fermato dietro di lei e la osservava comunicare con la
mente a
Spectro, ci era riuscita bene per non averlo mai fatto anche se le sue
difese
mentali erano scarse, cosa a cui avrebbe dovuto provvedere lui come
avrebbe
dovuto provvedere a tutte le sue lacune a partire dalla lingua fino
all’uso
delle armi e della magia così come nel volo. Il ragazzo le
posò una mano sulla
spalla non occupata dal draghetto, lei si girò con un
cipiglio concentrato e
lui sorrise ne vedere la sua espressione ma poi si riscosse e le
rivolse la
parola: “Vieni devi pranzare e poi inizieremo le nostre
lezioni” “Lezioni? Su
quale argomento”, nemmeno Eragon aveva ancora le idee chiare
su questo ma
rispose comunque restando vago: “Ti valuterò sulle
discipline di base su cui si
fondano i cavalieri” lei non volle indagare ulteriormente
quindi si alzò e lo
seguii verso il centro dell’accampamento dove consumarono un
pasto veloce per
poi dirigersi verso un lato secondario del campo adibito ad armeria con
un
piccolo spazio usato come arena; Eragon aveva deciso di iniziare con la
spada
cosa che le sarebbe tornata utile. Lui iniziò con spiegarle
le basi per poi
mostrarle qualche affondo, “Tieni prendi questa” e
le porse una spada normale,
corta e spessa per vedere come poteva cavarsela con quel tipo
d’arma “Come la
senti? Dovrebbe essere come i prolungamento del tuo arto, prova qualche
affondo”; Sil sapeva tirare di scherma si vedeva dai suoi
movimenti, erano solo
parate e affondi ad un avversario immaginario ma facevano risaltare il
poco che
sapeva su quella disciplina, “Sono più brava con
l’arco e le frecce” si scusò
con un sorriso imbarazzato, “Il problema non è
solo la poca pratica ma quella spada
non è adatta a te, è meglio per i tuoi movimenti
una più lunga e sottile” prese
un’altra spada da una rastrelliera che conteneva diversi tipi
di armi e la
porse alla ragazza che la prese restituendo l’altra, andarono
avanti con parate
e stoccate seguita dai complimenti o dai rimproveri di Eragon; era da
un po’
che lavoravano su una tecnica che non riusciva alla ragazza, dopo
l’ennesima
spiegazione su come svolgere l’esercizio lui
rinfoderò la spada e
si avvicinò a Sil prendendole la mano e
accompagnando i suoi movimenti per correggerle gli errori di postura,
quando
finirono il sole stava tramontando e loro erano fradici di sudore,
avevano
lavorato molto e con soddisfazione di Eragon la ragazza migliorava
velocemente,
“Va a lavarti c’è un insenatura poco
più in là dove nessuno più vederti,
Nadja ti
ci accompagnerà” mandando un cenno con la testa
all’elfa per poi aggiungere:
“dopo cena passeremo allo studio dell’antica
lingua”. Il ragazzo aspettò che le
due si fossero allontanate ed entrò nel piccolo capanno che
si trovava dietro
alla rastrelliera, si
chiuse dentro e
ammirò lo spettacolo che quel luogo conservava poi si
sedette con la schiena
appoggiata alla porta e raccontò a Saphira gli avvenimenti
del pomeriggio, con
un leggero tono fiero nell’affermare che come primo giorno da
maestro era stato
bravo.
SIL
La conca dove avevo appena fatto il
bagno era ricavata su un
lato di uno sperone di roccia vicino al loro accampamento ma sul lato
non
esposto ad esso, mi ero vestita con abiti simili a quelli di prima, coi
capelli
bagnati uscì dalla piccola grotta ritrovandomi
d’avanti Nadja che mi aspettava
seduta su una roccia, con lei mi avviai in silenzio verso la capanna di
Eragon
che la notte prima avevo usato io, lì mi aspettava Eragon
con due ciotole di
zuppa fumanti e vari libri aperti sul piccolo tavolo; Nadja si
congedò con un
lieve inchino, Eragon mi fece cenno di sedermi e io lo feci; mangiammo
in pochi
minuti senza proferire parola, poi dopo che Eragon ebbe spostato le
ciotole dal
tavolo al pavimento iniziò a parlare: “Come
già saprai i cavalieri dei draghi
sanno usare la magia proveniente dagli stessi draghi e per potere fare
questo
bisogna conoscere l’antica lingua e questi libri sono
l’inizio” e mi porse due
enormi tomi alla vista dei quali Spectro che mi sedeva sulle gambe
mugolò,
“Comincia subito dovrai finire entro due giorni”,
sospirai rassegnata e mi misi
a leggere il primo libro: un insieme di novelle con traduzione a fianco, passate
tre ore ero arrivata a un
quarto del libro e
le parole di una lingua mi si confondevano con quelle
dell’altra; era come se
la mia testa si fosse allargata per consentirmi
di imparare tutto più in fretta; ogni parola
che leggevo mi si imprimeva
nella memoria senza volersene andare. Mentre io leggevo quel libro
Eragon leggeva
un libro di magia (o almeno credevo che la parola sul titolo
significasse
magia), ma mi stavo addormentando sul libro allora Eragon si rivolse a
me
dicendo: “Ora vai a dormire, domani
ti
sveglierai all’alba abbiamo una lezione”. Quando
uscii per andare alla mia
capanna fuori non c’era nessuno e la luna splendeva piena in
celo riflettendosi
sul mare, mi avvicinai ad esso per ammirarlo meglio con Spectro che mi
trotterellava dietro divertito, andai a sedermi sull’altura
che nascondeva la
piccola grotta dove avevo fatto il bagno; con le gambe a penzoloni nel
vuoto
guardavo quell’immenso spettacolo condividendo con Spectro i
miei sentimenti e
lui faceva altrettanto con me; mi addormentai lì con il
nostro legame ancora
intatto e sognai il mio volto addormentato che veniva illuminato solo
dalla
luce della luna e una voce nella mia testa che diceva il mio nome
“Sil”, solo
quando vidi una zampetta
bianca che sembrava possedere al corpo da cui stavo guardando capii che
era
Spectro che mi trasmetteva le immagini che lui vedeva ancora sveglio.
NOTE
DELL’AUTRICE: Salve
ancora ecco il terzo capitolo allora un chiarimento Spectro non
è un errore ma
è spettro in latino, detto questo volevo ringraziare UraniaSloanus
che
ha messo la storia nelle seguite quindi grazie, pregherei che chi segue
la mia
storia mi lasciasse una recensione così non mi sentire
così sola :< e per
sapere se vi piace (spero di sì :>)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
4°
Capitolo
Passati tre mesi dal loro arrivo in
Seridan (così Eragon
soprannominò la terra dove avrebbe ricostruito
l’ordine dei cavalieri) molte
cose erano accadute: la terra non presentava suoi abitanti e nessuna
costruzione, si estendeva fino ad arrivare ad un grande deserto che
nessuno
superò in quei tre mesi; Sil e Spectro erano cresciuti
entrambi, lei ormai era
esperta con la spada e con l’arco, bravissima persino con la
magia; ormai
cavaliere e drago in piena regola. Anche la comunità era
cresciuta creando una
piccola città dove il primo insediamento si era accampato
pochi mesi prima, la
città sorgeva sulle cime degli alberi affacciati al marre,
mentre la sede del
nuovo ordine è posizionata in un posto dove solo i draghi
selvaggi e i
cavalieri con le rispettive cavalcature possono accedervi, la sede
è formata da
un palazzo ricavato da una grossa quercia aperto sul deserto dal lato
destro e
le montagne su quello sinistro, in esso sono conservati in una stanza
posta sul
ramo più grande il cui soffitto è inesistente gli
Eldurnaì e le varie armi
possedute ai precedenti cavalieri, la sala dove i cavalieri vengono
investiti
si trova all’aperto coperta da un ramo che aprendosi copre il
luogo e da esso
partono molti altri rami e fronde intrecciati essi fungono da pareti
anche se lasciano
filtrare la luce del sole creando un atmosfera quasi surreale;
l’illuminazione
è fornita da piccole ghiande che imbevute di magia si
illuminano di luci
bianche, sembrano quasi stelle quando le si guarda di notte; nel
castello
risiedono venti stanze singole di cui diciotto non ancora ammobiliate
(si era
deciso che solo coloro che avrebbero risieduto in esse avrebbero potuto
scegliere come arredarle), tutte della stessa dimensione posizionate
tutte in
un ramo che si contorce formando varie curve, altre due stanze molto
più grandi
si trovano nel ramo inferiore, esse sono adibite a giovani cavalieri
non ancora
investiti di tale onore (ancora vuote) una per i ragazzi e
l’altra per le
ragazze, dieci letti sporgono dalla parete di destra e altri dieci da
quella di
sinistra con al termine un baule dove porre i propri averi. Nel tronco
cavo
dell’albero si trova una grande biblioteca piena di ogni
genere di libro e
pergamena, da essa si accede ai corridoi che portano a tutte le stanze
presenti
nel castello; dalla parte destra del castello sorge una grande arena
pavimentata con la sabbia del deserto mentre dalla parte opposta del
grande
portone decorato con la nascita di un piccolo drago si trova un piccolo
lago un
po’ distaccato che funge
da grande
bagno.
Eragon
“Saphira domani ci
sarà la cerimonia di investitura di Sil credo che dovrebbe
scegliere una spada
che la renda definitivamente cavaliere” pensa
Eragon rivolto alla sua dragonessa,
volavano insieme
sopra la foresta e Saphira non sembra intenzionata a rispondere
“Allora cosa ne pensi?”
insiste il
cavaliere, un piccolo mugolio risentito esce dalle fauci della
dragonessa che
virando trasmette a Eragon poche ma
chiare parole: “Sarebbe meglio
aspettare
il giorno dopo la cerimonia”, il cavaliere
acconsente senza dire una parola
e insieme tornano verso il palazzo, atterrano davanti
all’ingresso della grande
biblioteca e mentre il cavaliere entra il suo drago riprende il volo;
uno in
cerca di Sil mentre l’altra di Spectro.
Come il cavaliere aveva
immaginato
la ragazza leggeva seduta al tavolo principale un libro trattante la
magia, più
precisamente la magia dell’acqua con incantesimi dai
più semplici fino a quelli
più avanzati; con gl’occhi concentrati e la mente
attiva presa dalla lettura
Eragon non si aspettava che lo salutasse anche se ben conscia della sua
presenza, il cavaliere si siede di fronte a lei guardando il libro a
poche
pagine dalla fine, sa di dovere restare in silenzio fino alla sua
conclusione,
avendola già interrotta troppe volte sa bene le conseguenze
di un simile gesto;
da quando lui le aveva assegnato i primi libri da leggere la ragazza
non si era
più stancata e nell’enorme biblioteca erano
rimasti pochi volumi che essa non
avesse già concluso.
L’ultima pagina del libro non tarda ad arrivare e quando
essa chiude la copertina Eragon è libero finalmente di
parlare: “Un altro libro
finito vedo” annuisce e si alza per sistemare il libro in uno
scaffale poco più
distante, “Come farai quando li avrai letti tutti?”
“Me ne procurerò altri”
dice disinvolta, il cavaliere butta indietro la testa e sbuffa, la
ragazza si
gira e gli sorride divertita atteggiamento che contagia anche lui ed
entrambi
si mettono a ridere come bambini, “Ti ho preso una cosa dal
villaggio degl’elfi”
estrae dal tascapane un braccialetto completamente bianco
“Acciaio luce” spiega
Eragon mentre porge a Sil il braccialetto ondulato con inciso lo stemma
dei
cavalieri: un passerotto avvolto dalle fiamme, la ragazza lo prende lo
mette al
braccio felice, alza lo sguardo su Eragon “Grazie
è… è stupendo” , il
cavaliere
sorride “Domani sarai finalmente cavaliere e io non
sarò più tuo maestro…” in
quella frase non c’era rimpianto anzi, “Sei sicuro
che non fossi io la tua
maestra?” entrambi si mettono a ridere a quella battuta,
“Orami è tardi
dovresti andare a dormire e anche io domani sarà una
giornata impegnativa”, insieme
si avviarono verso le loro stanze, nel lungo corridoio alternati alle
porte
delle varie stanze sono esposti vari arazzi alcuni raffiguranti la
guerra
contro il tiranno di Alagaesia mentre molti altri raffigurano la
nascita dei
draghi selvaggi, uno invece non rappresenta nessuna delle scene
precedenti ma
raffigura Sil e Eragon sui rispettivi draghi, tutti e quattro sono resi
con
molto realismo e hanno lo sguardo fisso davanti a loro come a scrutare
chi
passa per quel corridoio. Arrivati alla stanza della ragazza i due
cavalieri si
salutano e Eragon prosegue verso la sua stanza poco più
avanti, apre la porta e
si getta sul letto, stanco in poco tempo si addormenta.
SIL
La porta della camera di Eragon si chiude e io sono ancora
fuori dalla mia, non ho sonno e voglio chiarirmi le idee; mi avvio
veloce verso
la sala delle armi e degli Eldurnaì, faccio sempre
così quando c’è qualcosa che
non va, li ascolto tutte le coscienze dei draghi ma raramente parlo con
loro,
ascoltarli mi rilassa. Arrivo e mi siedo sul legno del pavimento con la
schiena
appoggiata a un mobile, chiudo gl’occhi e ascolto i pensieri
di tutti i draghi,
lascio che mi invadano la mente e trasportino via tutti i miei pensieri
e le
mie preoccupazioni; è notte fonda quando la mia mente torna
compatta, mi
trascino nella mia stanza e quando arrivo mi sdraio sul letto e dormo
un sonno
profondo senza sogni, la luce mi colpisce le palpebre e non posso che
svegliarmi, dovrebbe essere ormai pomeriggio, ho dormito molto ed
è ora che mi
inizi a preparare per la cerimonia. Mi siedo sul letto e rigiro il
braccialetto
che la sera prima mi aveva regalato Eragon, cerco Spectro con la mente
e lo
chiamo, dopo pochi minuti atterra sopra il ramo in cui si sviluppano le
stanze
e spinge la testa dentro una botola sul soffitto che avevo creato io il
mese
precedente per poter salire
sul tetto e
spiccare il volo da li, Spectro ne aveva scoperto un altro utilizzo: si
affacciava per potere starmi vicino anche se lui non poteva entrare
nella
stanza, salgo veloce sul tetto e poi mi arrampico sul dorso del mio
drago che
mi chiede eccitato: “Dove andiamo?”
Sorrido “Solo a farci un bagno”
emette
un piccolo sbuffo di vapore “Speravo in qualcosa di più
avventuroso” “Di
avventure ne avremo molte dopo la nostra investitura”
“Speriamo” .
Arrivati al piccolo lago mi spoglio e mi
tuffo nell’acqua limpida “Controllo
che
non arrivi nessuno” spicca il volo e gira in tondo
sopra il laghetto, mi
appoggio al bordo erboso del lago e mi rilasso buttando la testa
indietro. Dopo
mezz’ora richiamo Spectro ed esco dall’acqua, mi
avvicino alla sella del mio
drago e prendo la bisaccia dove avevo riposto i vestiti per la
cerimonia, li
indosso: l’armatura dei cavalieri, un mantello bianco (dal
colore del mio
drago) e gli stivali. Salgo su Spectro e insieme ci avviamo nella sala
grande
(la sala delle cerimonie), arrivati scopriamo che le pareti formate da
rami e
fronde sono state sollevate per far entrare i draghi selvaggi con cui
avevo
stretto un bellissimo rapporto, finisco un pezzo di pane che stavo
mangiando e
mi pulisco le mani sui pantaloni e mi appresto ad atterrare.
Appena posate le zampe a terra
Spectro alza la testa e
ruggisce e emette una vampata di fuoco che gl’altri draghi
approvano ruggendo
anch’essi, scendo e
con il drago al mio
fianco percorro la navata verso Eragon, è vestito come me
tranne per il
mantello che è blu, Saphira è al suo fianco e
osserva impassibile; ogni drago
al nostro passaggio emette uno sbuffo d’aria calda che ci
investe, anche i più
piccoli ancora cuccioli emettono qualche sbuffo di fumo, arrivati
d’avanti a
Eragon e Saphira mi inchino; “Oggi è un giorno
importante, un
nuovo inizio per la razza dei draghi e …”
Continua con un lungo discorso di cui non mi importa affatto, cerco di
non
ridere mentre parla e Spectro non mi facilita il compito
perché commenta ogni
frase di Eraagon. Verso la fine del discorso il sole è
già calato e il buio
incombe, Eragon si gira prende una spada con il suo rispettivo fodero,
quando
la estrae posso vederla in tutto il suo splendore: bianca, lunga e
sottile, ha
l’impugnatura di legno sciro con una gemma bianca incastonata
fa quasi paura;
Eragon mi invita ad alzarmi, dice qualcos’altro riguardo a
questo gesto, a una
transizione e roba del genere, tolgo il fodero della mia spada dalla
cintura e
la porgo a Eragon mentre lui mi porge la spada bianca, la prendo con
reverenza
e la sistemo al posto di quella che avevo prima. Compiuto quel gesto
tutti i
draghi presenti capaci di sputare fuoco emettono una fiammata che
riempie l’aria,
anche Saphira e Spectro si uniscono a loro.
La notte in poco rimanda a casa ogni drago e rimaniamo solo
in quattro, Eragon mi guarda divertito: “Hai ascoltato almeno
una parola?” Faccio
una faccia indignata e poi ci mettiamo a ridere entrambi; in poco ci
ritroviamo
in volo entrambi e sempre insieme atterriamo vicino al lago, ci
scambiamo
qualche battuta e mentre parliamo i nostri draghi spariscono nel buio.
Mi bacia.
Ha il mio viso tra le mani e le mie labbra tra le sue, non
ci penso e ricambio; ho il petto schiacciato al suo, il mio cuore batte
forte e
in poco il mio battito si confonde con il suo, mormora qualche parola e
un
fuoco ci avvolge bruciando i vestiti che abbiamo indosso, solo il
metallo resta
intatto ma finisce nell’acqua prima che possiamo
accorgercene; sento le sue
braccia intorno ai fianchi e la terra che mi si stacca dai piedi, ho le
braccia
intorno al suo collo e sento la pelle tirare tra le sue braccia e il
vento
scompigliarci i capelli; in poco il poco di buon senso che mi era
rimasto vola
via e tutto diventa rosso.
NOTA
DELL’AUTRICE: Ringrazio
tutti quelli che leggono e chiedo se mi potreste lasciare una
recensione (anche
piccola), perfavoreeeee L
immaginatevi gli occhioni dolci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 5° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
5°
Capitolo
SIL
Ero entrata poche volte nella sua stanza: ha il soffitto
alto, un piccolo armadio affiancato da una libreria, un tavolo sul
quale sono
sparsi fogli con una penna e un calamaio posati sulla copertina di due
libri
impilati, la grande finestra è oscurata con gli scuri di
legno che lasciano
comunque filtrare la luce del giorno; non ricordo come sono arrivata
li,
arrossisco al pensiero della notte precedente ma non ho ancora
metabolizzato la
mia nuova posizione: non sono vestita ma un lenzuolo mi copre i
fianchi, ho il
petto schiacciato contro quello di Eragon che con le braccia mi
circonda i
fianchi sollevando leggermente il lenzuolo, con le mani mi accarezza la
schiena
facendomi capire che è sveglio. Non ho ancora aperto
gl'occhi perché voglio
godermi quel momento, l’odore della sua pelle mi si insinua
nelle narici e
schiaccio ancora di più la testa contro il suo petto, lui
allora poggia li
mento sui miei capelli e restiamo così per un
po’senza muoverci per non
rovinare tutto; quando finalmente decidiamo di muoverci è
lui che sposta una
mano sul mio collo e si mette a giocare con i miei capelli, stacco la
testa dal
suo petto e alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi blu,
“Sai …” dice, “dobbiamo
fare un viaggio” continua, devo avere una faccia buffa
perché si mette a ridere
“Dove?” chiedo, “Dobbiamo tornare ad
Alagaesia”, mi alzo di scatto gli poggio
le mani su pettorali e spingo con il mio peso su di lui
“Come?” domando
irritata, è sdraiato sulla schiena e io lo schiaccio sul
materasso ma sembra
sereno, “So che non vuoi ma l’ho giurato e lo devo
fare” e mentre parla porta
le mani sulla mia schiena; sospiro e torno a sdraiarmi con il braccio
sinistro
e la testa poggiata su di lui, “A chi? E
perché?” domando, non mi risponde a
voce ma con la mente così in pochi secondi so il motivo e ne
capisco l’importanza,
“Se non vuoi venire ti
capisco” “Verrò …
Spectro ha il diritto di vedere la sua terra natia”
ridacchia “Speravo che lo facessi
per me” rido anch’io
“Non ti credere così importante
Ammazzaspettri”.
ERAGON
Ridiamo insieme ma la sua risata è così
cristallina che
trattengo la mia per ascoltarla, le accarezzo i capelli tirandoli
delicatamente
dietro all’orecchio e accarezzo anch’esso, inizia
ad assomigliare a quelli
elfici, “Quando partiamo?” chiede, “Il
prima possibile: due, tre giorni al
massimo” in quel momento sento Saphira che cerca di entrare
nella mia mente; la
sera prima ero riuscito a nascondergli tutto dicendo che avevo sonno e
che Sil
si era addormentata e dovevo portarla al palazzo (cosa vera), ci aveva
creduto
e non aveva domandato oltre, ma adesso essendo mattina inoltrata voleva
sapere
dove mi trovavo cosa comprensibile essendo il mio drago, ma proprio non
ho
voglia di parlare e intensifico le mie barriere mentali, sembra
funzionare
perché allenta la pressione, ma poco dopo sento un ruggito
provenire sopra le
nostre teste a cui se ne aggiunge un altro di diversa
tonalità, anche Sil
sembra accorgersene perché si mette seduta; scosto le
coperte rassegnato e apro
l’armadio prendendo dei vestiti che indosso mentre alcuni
altri li passo a Sil
che anche lei li indossa, gli vanno un
po’ larghi ma visto che i suoi si erano bruciati con i miei
non aveva molta
scelta. Insieme saliamo con una scala a pioli che è
sistemata fuori dalla mia
finestra che porta sulla cima del ramo, prima arriva lei poi io e
quando sono
completamente in piedi entrambi i due draghi se la prendono con me e
iniziano a
ruggirmi contro: Saphira sembrava solo indignata mentre Spectro aveva
tutta l’aria
di volermi sbranare; guardo Sil mimando la parola
“aiuto” ma la sua unica
reazione è una risata mentre il suo drago continua ad
avanzare minaccioso verso
di me, ad un certo punto Spectro si gira verso il suo cavaliere che gli
da un
buffetto sulla testa e poi sale, rivolgendomi un ultimo sbuffo di fumo
spicca
il volo, salgo veloce su Saphira che li segue, “Abbiamo
tante cose di cui parlare Ammazzaspettri” “Non
è vero o almeno
io non intendo parlarne” “Nemmeno io se
è per questo ma a parer mio ti stai
cacciando nei guai” , la investo con tutta la mia
felicità “è
ancora un errore Saphira squamediluce?”
non risponde ma so che l’ho convinta perché
accelera e si affianca al drago
bianco “Dove stiamo andando?” Grido a Sil per
sovrastare il rumore del vento, “Dagl’elfi,
non dovevamo partire? O hai già cambiato idea?”
Urla di rimando “Ma tu non hai
nemmeno i tuoi vestiti” “Me ne farò
dare dei nuovi e poi prima passiamo
al lago per recuperare l’armatura” “Ma i
draghi selvaggi non
passiamo a salutarli?” “Gli ho già
spiegato la situazione e approvano tutti e mi hanno riferito di
salutarti ma di
stare attento quando tornerai a fargli visita, non hanno preso bene il
falò di
vestiti dell’altra sera”. Non manco di
crederlo hai un rapporto con quei
draghi che nemmeno io riesco a capirlo e loro sono così
protettivi nei tuoi
confronti , ma questo è meglio non dirlo. Voliamo per
un’ora dopo aver
recuperato le armature dal lago quando iniziamo a scorgere le prime
case-albero, poco dopo atterriamo sulla spiaggia, già alcuni
elfi sono corsi
fuori dalle loro abitazioni per
venirci in contro; mangiamo, facciamo rifornimento di viveri e vestiti
oltre
che a recuperare l’ Eldurnaì che aveva deciso di
rimanere vicino al mare.
L’oceano è di un
blu così intenso da accecare quasi gl’occhi,
mi accorgo che i due draghi sembrano dello stesso colore
perché Spectro
riflette il blu del mare, il secondo giorno di volo Spectro
è stremato non essendo
ancora adulto, “Sil non andrete
molto
lontano se non alleggerisci il carico vieni con me su Saphira”
“Ho cercato di farlo ragionare ma
non
accetta l’energia che ho accumulato” ,
affianco Saphira a Spectro e tendo
una mano verso Sil: “Salta!”
Si mette
in piedi sulla sella e salta, afferra il mio braccio tirandolo per
cercare di
salire, quando riesce a mettersi seduta a cavalcioni dietro di me gli
batte il
cuore all’impazzata per lo sforzo e anche il mio non ha il
solito ritmo
rilassato, si appoggia contro la mia schiena e si addormenta poco dopo.
Si
risveglia dopo un quarto d’ora dall’atterraggio che
il sole sta calando, i
draghi sono sdraiati esausti, riconosco il paesaggio è lo stesso di quando siamo
partiti tre mesi
prima, il fiume che avevamo navigato scorreva alla nostra destra
sfociando poco
oltre, per raggiungere il villaggio dei nani ci metteremmo altre due
ore di
volo ma non siamo in condizione di proseguire; tiro fuori dal tascapane
una
borraccia e qualcosa da mangiare che finiamo senza parlare troppo, il
buio ci
avvolge come una coperta fatta di stelle e l’unica altra luce
è il piccolo
fuoco che ci divide, spento anche quello restiamo a guardare le stelle
ma non
per molto: mi misi seduto fissando nel riflesso dei suoi occhi il cielo
stellato quasi più limpido del cielo stesso, gira appena lo
sguardo e non posso
più resistere, la prendo tra le braccia, le bacio il collo
tenendole una mano
nei capelli mentre con l’altro braccio le cingo la vita,
mette le sue mani sul
mio viso questo mi fa sussultare leggermente, la prendo in braccio e mi siedo a terra con lei
seduta sopra le
mie gambe, ci sdraiamo a terra, le tolgo la maglia e lei toglie la mia,
restiamo abbracciati per terra così fino al mattino quando
Spectro ci alita
addosso aria calda; quando anche lei si sveglia la bacio leggermente
sulle
labbra e rindosso la maglia, preparo le poche cose che avevamo mentre
lei
indossava la maglia, poco dopo siamo in volo.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Spero
che questo
capitolo vi sia piaciuto recensite; vi pregoooo in ginocchio. CIAO
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 6° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
6°
Capitolo
SIL
Pietra scolpita, il materiale che spiccava più di tutti da
quella
piccola città, Saphira ruggisce gioiosa mentre Spectro mi
sembra più accorto, “Non
capisco perché lo dobbiamo accompagnare
in questa terra, me ne hai sempre parlato così male; qui hai
perso la tua
famigli”, un ricordo triste si fa strada nella mia
testa ma lo scaccio
subito, “Alagaesia è una
terra magnifica
sono i suoi abitanti ad essere corrotti”
“è per questo che preferirei stargli
lontano, potrebbe corrompere anche noi; non voglio che
succeda” “Non
preoccuparti non succederà mai” sbuffa non del tutto convinto ma non
ribatte, giungiamo sulla
rupe che circonda
la citta: una pietra molto alta che si affaccia direttamente sulla
città, la
parte interna è completamente verticale, Saphira scende
nella piazza principale
formando una spirale mentre noi ci posiamo sulla cima della rupe;
“Bene è ora di fare
ritorno” sospiro per
poi aggiungere entusiasta “Facciamogli
vedere come si vola” , ruggisce e si tuffa in
picchiata verso la città, ha
le ali rannicchiate per prendere più velocità, il
vento mi sferza la faccia,
sento che potrei lasciarmi e volare via trasportata dalla corrente,
urlo ogni
cosa che ho dentro ma sembra un bisbiglio nel vento; solo pochi secondi
prima
di raggiungere la prima casa Spectro apre le ali e in quel momento
sento tutto
il peso del cielo su di me, la corrente ci trasporta veloci fino alla
piazza
dove atterriamo con grazia innaturale: con la coda Spectro distrugge
una
fontana che inizia a zampillare incontrollata, Eragon mi guarda con un
misto di
rimprovero e divertimento, negli artigli il mio drago stringe ancora un
camino
che aveva staccato durante il nostro precedente volo; gli rivolgo un
sorriso di
scuse e insieme scendiamo dalle nostre cavalcature; intorno a noi si
è formata
una folla numerosa di persone : nani.
“Eragon Ammazzaspettri non
ti aspettavamo” urla un nano
scortato da alcune guardie in uniforme, indossa la stessa casacca solo
più
arricchita con dei gioielli, “Sono Fellin comandante della
guardia cittadina e
attuale reggente di questa citta”, “Chiediamo di
sostare per questa notte nella
città” “Sostare? Sarete i nostri ospiti
d’onore! Faremo allestire un banchetto
e avvertiremo il nostro re Orik” “Vi ringrazio ma
preferiremmo qualcosa di più
discreto e riguardo ad avvertire il re preferirei fargli una sorpresa;
mi
capite non è vero?” “Come comandate
sarà fatto”, fa un piccolo inchino che
risulta molto ridicolo, Spectro si avvicina alla folla per scrutarli
meglio,
essa però si retrae allarmata e così fa anche
Spectro indignato ed emette un
piccolo sbuffo di fumo, subito Fellin
riporta l’ordine “Sono sicuro che il drago non ha
intenzione di nuocerci, credo
che sia solo curioso” Eragon si intromette:
“Sì, non ha mai visto un nano e
com’è normale vuole saperne
di
più”, “Sentito
non abbiate paura”, in quel momento un gruppetto di bambini
si fa largo tra la
folla e quando arrivano d’avanti si fermano ed alcuni di loro
spingono avanti
una bambina che guardandosi i piedi, fa qualche passo avanti per
fermarsi
proprio di fronte a Spectro che abbassa il muso per annusarla, da prima
la
bambina resta immobile tremante poi quando capisce che il drago non ha
intenzione di mangiarla o bruciarla alza lo sguardo e sorride;
“Ci … stavamo
chiedendo s-se … potevamo accarezzare i draghi”
Eragon sorride e le risponde
“Non dovete chiederlo a me ma a loro” e indica i
draghi subito Saphira abbassa
la testa e prende la parola “Non
devi
avere paura di me “ avvicina la testa alla bambina
che allunga la mano e
l’accarezza; in pochi minuti tutti sono attorno ai draghi a
festeggiare, solo
dopo un’ora riusciamo a entrare nel modesto palazzo, giunti
nella sala dei
ricevimenti ci sistemiamo ai tavoli ed Fellin prende la parola:
“Siamo
immensamente felici di avervi qui” “Ne siamo
onorati” rispondo ed Eragon
annuisce, “Avete notizie delle due uova di drago che vi ho
lasciato più di tre
mesi fa?” “Purtroppo non si sono ancora schiuse ma
c’è speranza”; “Capisco,
comunque non sono qui per questo” non dice altro sul motivo
della nostra
visita; “Se posso chiedere: come siete riuscito a trovare un
altro cavaliere?”
Passano due ore mentre Eragon spiega come sono diventata cavaliere;
“A …..
capisco, mi congratulo con te per la tua investitura” “Grazie”;
“Bene esauriti i convenevoli credo
che abbiate fame ormai è quasi ora di cena; vi faccio
portare della carne o
preferite altri tipi di cibo?” “Non mangiamo
carne”; in pochi minuti il tavolo
è allestito con pietanze di ogni genere, ci mettiamo
un’ora per assaggiare
tutto, “Volevo informarvi che c’è un
problema con le vostre stanze, non
riceviamo molti umani qui quindi abbiamo solamente un letto delle
vostre …
dimensioni; ma abbiamo rimediato con una branda … mi
dispiace per
l’inconveniente”, “Non è un
problema visto che dormiamo nello stesso letto”, a
quella frase divento paonazza e lo guardo accigliata, lui deve
accorgersene: “L’ho detto
ad alta voce?” “Si!”, diventa
paonazzo anche lui, ma la faccia più divertente è
quella di Fellin che sembra
sinceramente stupito, imbarazzato e senza parole, poco dopo riesce a
dire: “Farò
rimuovere la brandina”, quando è ora di ritirarci
in stanza Fellin ci mostra la
nostra camera e ci augura la buona notte per poi sparire nel corridoio
buio.
“Ma come ti salta in mente!” Esclamo appena dentro
la stanza, “Non pensavo di
averlo detto a voce alta” si scusa e ci mettiamo a ridere
entrambi “Credo di
aver bevuto troppo” dico “Così
sarà più facile farti fare stupidate”
ribatte
lui e ci mettiamo a ridere nuovamente, “Che genere di
stupidate?” Ci pensa un
attimo “Non so… tipo andare a fare un bagno nel
fiume” “Sono sotto il tuo
completo controllo Ammazzaspettri, basta che non mi fai
annegare”, in poco
tempo ci troviamo vicino a un piccolo laghetto formato da una curva del
fiume,
ci tuffiamo senza vestiti, l’acqua è gelida e
l’unico calore proviene dal suo
corpo, mi avvinghio ancora di più a lui e non capisco
più niente: un po’ per
l’alcol e un po’ per colpa sua; “In 5
giorni abbiamo fatto l’amore 2 volte”
considera mentre ci sdraiamo a letto,
tirandoci le coperte fin sulla testa, ci guardiamo nel buio creato
dalle
coperte e mi addormento così con i suoi occhi nella testa.
ERAGON
Nel lago l’acqua ci fluisce addosso, non ho freddo, una
passione incontrollata mi fluisce dentro, ansimiamo quasi
contemporaneamente,
la sollevo appena e sento il suo petto che contro il mio si contra e si
rilassa, si contrae e si rilassa; per qualche secondo resta
più a lungo
contratto e intanto emette un piccolo gridolino strozzato, sorrido a
quella
manifestazione di piacere; “Eragon … ho
caldo” mi scosto leggermente e l’acqua
scorre in mezzo a noi, rabbrividisco.
La mattina dopo mi sveglio presto e resto a osservarla
dormire; quando si sveglia sono quasi dispiaciuto, facciamo colazione
nello
stesso tavolo della cena con Fellin che ci fornisce alcune provviste
per il
viaggio e ci accompagna fuori dalle mura della città dove ci
aspettano i
draghi; salgo su Saphira e spicco il volo seguito da Sil; ero rimasto
sbalordito dalla trasformazione di Hedarth da poche case di legno si
era trasformato
in roggia; molto più bello e grande.
In tre giorni raggiungiamo il lago
Ardwen, sostiamo sempre
nella foresta senza farci vedere da nessuno, le provviste bastano per
una
settimana quindi non abbiamo bisogno di fermarci in agglomerati urbani,
i tre
giorni passano tra battute e lunghe notti (che poi passano fin troppo
in
fretta),il secondo giorno Sil mi chiede com’è
stata la guerra per sconfiggere
il tiranno, le racconto tutto: di mio padre, di mio fratello, di Orik,
Nasuada
, di mio cugino e di mio zio; Mi ascolta in silenzio, non commenta
nemmeno alla
fine, lo apprezzo (non vado fiero di quello che ho fatto).
La Du Weldenvarden è più splendida che mai, il
quarto giorno
arriviamo ai confini di Ellesmera, col pensiero cerco il guardiano che
mi
riconosce ma chiede chi mi accompagna, gli assicuro che sono amici,
anzi sono
drago e cavaliere i primi del nuovo ordine; ci lascia passare e
così ci
addentriamo in Ellesmera; ho lo stomaco in subbuglio, è da
più di tre mesi che
non visito quella città e l’ultima volta non
è stata una delle più piacevoli;
ho aperto un nuovo capitolo della mia vita ma non so se quello che
c’è scritto
mi piacerà.
NOTE
DELL’AUTRICE: Spero
che questo capitolo piaccia, ma non
ho idee per il prossimo, se volete suggerirmi qualcosa lo accetto
volentieri.
Ciao Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 7° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
7°
Capitolo
SIL
Alberi, alberi e ancora alberi; enormi e bellissimi, alcuni
piccoli e altri più grandi ma la cosa più
impressionante sono i collegamenti
che ci sono tra le varie piante: i rami creano intrecciandosi
camminamenti tra
un’abitazione e tutte le altre, vere e proprie strade
sopr’elevate, le
abitazioni: magnifiche ricavate dagl’alberi, non scavate, non
scolpite o costruite,
sono parte degl’alberi, il legno si è piegato,
steso e allungato per assumere
la forma di una casa; atterriamo vicino ad un grande albero, qualcuno
si
affaccia incuriosito dai grandi balconi delle case, le strade sono
quasi
deserte essendo così presto, un elfo dai capelli lunghi e
argentei ci corre in
contro, arrivato vicino muove la mando destra e la porta allo sterno ,
nel
gesto che Eragon mi aveva insegnato essere di lealtà e
obbedienza; come le
regole degl’elfi impongono parla per primo: “Atra
esternì ono thelduin Eragon”
(che la fortuna ti assista Eragon) quanto sono teatrali
gl’elfi, “Atra du evarìrna
ono varda” risponde Eragon, l’elfo si gira verso di
me e blatera un’altra frase
di circostanza a cui rispondo come la società impone;
“Arya dröttning vi
aspetta” “Siamo felici di poterla
incontrare”, l’elfo ci guida per le strade
della capitale che inizia a svegliarsi, arriviamo d’avanti a
un grande
giardino, “Magnifico” sussurro di fronte a quel
trionfo di piante, ci passiamo
in mezzo per arrivare al palazzo, costituito
da moltissimi pini intrecciati tra di loro a
nido d’ape,
entrati mi ritrovai d’avanti uno spettacolo stupefacente:
lungo ciascuna delle
due pareti sono disposti dodici scranni, tutti vuoti, procediamo con
passo
svelto verso un padiglione bianco che spicca in fondo alla sala, un
trono
costituito di radici è posizionato nel mezzo, su di esso
è seduta una ragazza
dall’aspetto orgoglioso; l’elfo che ci aveva
accompagnato si fa da parte e ci
lascia continuare solo noi quattro, arrivati in prossimità
del trono ci
fermiamo lei sorride e sposta lo sguardo su di me, Eragon china poco il
capo e
non parla, l’elfa sembra sorpresa dal suo comportamento e
allo stesso tempo
infastidita, “Eragon Ammazzaspettri hai per caso scordato le
buone maniere?”
“No affatto Arya, le ricordo molto bene”, pensavo
di vedere il mio mastro
inchinarsi al cospetto della regina, rimango stupita del suo
comportamento,
anche se è proprio da lui, la regina si alza e mi si
avvicina “Sono felice di
conoscerti, io sono Arya figlia di Islanzadi”
“È un piacere fare la vostra
conoscenza, io mi chiamo Sil mentre lui – indico dietro di me
- è Spectro il
mio compagno” il drago emette una piccola nuvola di fumo,
l’elfa si gira e
indica il drago verde accucciato dietro il trono “Lui
è Fìrnen” il drago alza
la testa e guarda Saphira per poi voltarsi verso Spectro incuriosito;
“Vi troverete
bene a Ellesmera, i vostri alloggi sono già pronti, tu
Eragon avrai la casa che
ti è stata assegnata in passato mentre, Sil può
dormire in quella a fianco, ma
prima che possiate riposarvi spero che mi racconterete tutto su questi
tre
mesi.”
Seduti su una panca nel giardino io
ed Eragon raccontiamo ad
Arya dei draghi selvaggi, di come la comunità si stesse
sviluppando,
rispondiamo alle sue domande con più precisione possibile,
“Mi sembra un posto
magnifico, quindi, perché siete tornati qui?”,
“Per sapere se le due uova hanno
trovato un compagno adeguato” dice Eragon “Non
vuoi dirlo nemmeno a lei?” chiedo “No,
fino a quando non avrò trovato mio fratello”,
“Purtroppo nessuna delle due
si è ancora schiusa” dice con tono rassegnato,
“Ma ora è meglio che andiate
entrambi a riposare, sarete stanchi dopo il lungo viaggio”
annuiamo entrambi,
“Bene allora vi lascio, Eragon tu sai già la
strada” non aspetta nemmeno il
nostro saluto e se ne va, Saphira e Fìrnen sembrano molto
presi da una
conversazione mentre Spectro emette piccole nuvolette di fumo annoiato,
“Vai a fare un giro nei dintorni se
ti annoi”
gli dico “Annoiarmi?
Perché mai? Qui ci
si diverte tantissimo a sentire quei due che si raccontano di come si
sono
mancati a vicenda, a volte vorrei essere uno scoiattolo”
“Uno scoiattolo? Dai
vai a cacciare scoiattolo!”
si
alza
sbatte un po’ le ali e si alza in volo, “Dopo
ti racconto com’è la selvaggina; tu
però non stare troppo vicino a quel tipo” mi
manda un immagine di Eragon dall’alto e molto probabilmente
divento rossa
perché “quello la” mi chiede:
“Tutto bene?... No aspetta …
battuta su di me?” gli rivolgo un sorriso di
scuse e ci mettiamo a ridere insieme.
Arrivati vicino le due case Eragon si
accosta alla porta
della prima, rivolgendomi un sorriso trionfante “Vuoi
salire?” Storco il naso
“Pensavo di farmi un bagno”
“Bè anch’io”, mi prende un
polso e mi tira con se
dentro la casa, saliamo le scale, apre una porta e rivela una stanza
con il
pavimento concavo, apre un piccolo getto d’acqua che inizia a
riempire la
vasca, mentre essa si riempie lui mi toglie i vestiti
e inizia a baciarmi, dobbiamo pur far passare
il tempo, mi bacia prima sul collo poi scende nell’incavo tra
i seni, si
inginocchia e mi bacia sulla pancia, rialzandosi striscia piano il naso
sulla
mia pelle, quando è del tutto in piedi gli tolgo
frettolosamente le brache, con
una mano mi accarezza la schiena, la vasca continua a riempirsi ed
arriva a
metà ma noi siamo già sdraiati sul pavimento in
legno “Maledette vasche perché
sono così lente” dice Eragon, io sorrido e lo
bacio selle labbra, mi solleva ed
entra nella vasca, “Ci accontenteremo”, rido e mi
stringo a lui; quando ci
fermiamo la vasca sta straripando e lui si gira per chiudere il flusso
d’acqua
per poi tornare seduto di fianco a me, “Tutto bene? Non
pensavo di averti
stancato tanto, mi sembravi più forte” sbuffo
indignata, ride. Ci abbracciamo
godendoci l’acqua tiepida, restiamo così fino a
ora di pranzo.
ERAGON
Verso l’ora di pranzo sento una coscienza che cerca di
entrare nella mia testa, la riconosco è quella di Arya,
prima di risponderle mi
alzo e prendo due teli per asciugarci, ne porgo uno a Sil che lo
afferra con
uno sguardo interrogativo, con le labbra mimo la parola
“dopo” esco mi asciugo
velocemente e apro le mie difese mentali per fare entrare
l’elfa, cerco di
reprimere i ricordi di poco prima che cercano di uscire spontaneamente;
non
riesco a trattenere qualche emozione ma la regina sembra non badarci
“Spero di non averti svegliato,
volevo solo
informarti che spero che tu e Sil ceniate con me, la informi
tu?” “Si”
appena ricevuta la risposta l’elfa si ritrae e sono libero di
spiegare a Sil
l’inconveniente.
SIL
“Perché ti dispiaci tanto? Cosa volevi
fare?” chiedo “Farti
vedere la capitale e poi … c’è un posto
in particolare che vorrei vedessi” “Se
non intendi partire già domani puoi mostrarmelo un altro
giorno”, “Non ho
ancora deciso quando partiremo, ma dubito che un giorno di ritardo
possa
nuocere a qualcuno”, ci vestiamo abbastanza in fretta, anche
se capita che
alcuni vestiti si ritrovano “per caso” in terra,
non che questo ci rallenti poi
molto; usciamo solo a pomeriggio inoltrato dopo esserci fatti un altro
bagno,
con i capelli bagnati visitiamo Ellesmera: i bersagli per il tiro con
l’arco,
la biblioteca, la fucina e l’arena per allenarsi con le armi;
non riesco più a
smettere di guardarmi intorno, le bellezze di quella città
non smettevano di
stupirmi e gli abitanti sono molto cordiali, “Oh Eragon, Sil
vi state godendo
la città?” Arya ci si para davanti sorridente,
“Vedo che avete fatto un bagno”
“Si io ne avevo bisogno mentre lei era più pulita
di me, ma la pulizia fa
sempre bene, non credi?” “Certo, spero quindi ci
sarete questa sera; mi sono
permessa di invitare i personaggi più influenti della nostra
società”, “Ci
saremo” “Bene, verrò a chiamarvi io
quando saremo pronti”, “Come farai a
trovarci?” chiedo perplessa, “La regina sa sempre
tutto” sorride e si
allontana, “Dubito che sappia sempre
tutto” sorride,
mi prende la mano e
continuiamo a camminare verso un grosso pino. Lo aggiriamo per
metà e ci
sediamo tra le radici, appoggio la testa sulla sua spalla, mi abbandono
alle
sue carezza sulla mia testa
e mi
addormento.
Sento Eragon irrigidirsi, stringere
di più la presa sulla
mia vita, sento anche una voce nella dormiveglia, cerco di svegliarmi
ma non ci
riesco, mi concentro sulla voce che ora sta dicendo “Ah siete
qui” stringo le
palpebre e poi le apro sbattendole più volte, mi trovo
d’avanti Arya con le
mani sui fianchi e un’espressione che va dallo stupore
all’incredulità, me ne
domando il motivo ma poi mi accorgo di avere al schiena appoggiata al
petto di
Eragon, il suo braccio avvolto in vita e il mento appoggiato fra i miei
capelli, non intende muoversi, sposto piano il suo braccio e mi alzo,
l’elfa
intanto ritrova la sua espressione neutra, “Siamo pronti per
la cena” si gira e
si avvia, si alza anche Eragon mi prende una mano e ci avviamo dietro
la regina
che fa strada.
Arriviamo ad una tavola imbandita in un grande giardino vicino
alla biblioteca, seduti al tavolo vi sono una trentina di nobili che
uno ad uno
vengono a salutare Eragon e a conoscere me, la cena si prolunga fino a
mezzanotte tra i convenevoli e le portate.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Ciao, volevo ringraziare DaubleGrock che è stata la
prima a recensire la mia
storia (spero che continui), mi auguro che questo capitolo vi sia
piaciuto;
spero che ci saranno altre recensioni. Ciao da Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 8° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
8°
Capitolo
ERAGON
Durante la serata ci
fanno diverse domande sui draghi e la terra, sui suoi abitanti
(inesistenti);
rispondo a monosillabi perché Arya ha deciso di intrattenere
con me una
conversazione mentale, molto … snervante;
“Cosa ti è venuto in
mente?” “Non credo
chela regina degl’elfi abbia giurisdizione anche sulla mia
mente”; “Cosa ne è
stato tutto quello che mi hai detto prima di partire?” Già
cosa ne è stato? Cosa può essermi
capitato? Troppo, la risposta è semplice, troppe cose in
poco tempo; troppo
dolore e poi un po’ di sollievo, come potevo resistere?
“E quello che hai detto tu? Avevi
ragione, come sempre del resto,
gl’elfi non sono noti per questo? La razza
superiore” lo dico infondendo
rabbia e derisione, “Di cosa parli
…
Eragon?! Non riesco più a capirti, è una
bambina” “No! Per te è una bambina ma
ha solamente due anni in meno di me!” “ Se
così, fai come ritieni più giusto”
“Certo, non avevo bisogno del tuo permesso” .
Durante tutta la
conversazione avevo tenuto una mano poggiata sul ginocchio di Sil quasi
per
aura che scappasse, alla fine del discorso stringo così
forte che scuote la
gamba e mi afferra il polso, alzo gl’occhi verso di lei, ha
un’espressione
curiosa, le sorrido e allento la presa sul ginocchio, la accarezzo fin
quasi
sulla vita e torno al ginocchio, lo faccio qualche volta, ha il potere
di
rilassarmi, respiro e mi calmo; finisco la cena abbastanza sereno,
prendo Sil a
braccetto e insieme ci dirigiamo alle nostre case, saliamo i gradini
con
lentezza estenuante, forse anche abbastanza veloce ma sembra
un’eternità; adoro
il sapore della sua pelle, è quasi … salino, la
bacio sul collo, la prendo in
braccio e con lei mi sdraio sul letto; non faccio altro sono stanco e
confuso,
ho bisogno di dormire, appoggio la faccia sul suo collo e mi addormento.
Apro gl’occhi di mattina
presto ma sono solo, cerco con la
mente Sil, non la trovo, non è in casa; “Ma
dov’è sparita?!”, impreco
sottovoce, “Saphira hai visto Sil?
Qui
non c’è” “Si è con
Spectro” “Sai dove dirmi dove di preciso?”
mi invia
l’immagine di un luogo che conosco bene: la rupe di
Tel’naeìr; sta bene quindi
la lascio esplorare quel luogo a me così caro. Mi spoglio e
cerco di farmi un
bagno tranquillo, mi rado con la magia facendo sparire i pochi peli
appena
spuntati, vestito scendo le scale accarezzando le pareti che conservano
ancora
i segni delle squame di Sphira, sorrido al ricordo ed esco.
Ci metto un po’ a
raggiungere la rupe senza Saphira,
trovo Sil e i tre draghi lì con lei,
è seduta di fronte a Saphira e Fìrnen, mentre
Spectro le è di fianco, stanno
conversando felicemente, lei ride alle battute dei draghi che sembrano
tutti
felici della sua compagnia, mi avvicino attirando
l’attenzione di Fìrnen “Eragon!
Sai cos’abbia Arya, ieri si è chiusa
in se stessa e dice di chiedere a te”, sorrido
mestamente “Vedrai che si
sentirà meglio” il drago
mi scruta attentamente ma non dice altro; “Di cosa
parlavate?” chiedo, “Ci
stavamo scambiando battute sui nani; secondo Fìrnen hanno i
piedi grossi ma
Saphira crede che sia solo l’alluce ad essere
grosso”; rido
di gusto “è per questo
che quando soffia il vento non volano via?” Chiede
Spectro, “Quello e la loro grossa
pancia”
aggiunge il drago verde, risata generale, “Non
dovete scherzare sui nani
sono molto furbi e permalosi” intervengo col sorriso sulle
labbra, Fìrnen
ghigna e pensa “Per questo lo
diciamo
dove non possono sentirci”, “Eragon ha
ragione è maleducazione anche se è
molto divertente; ma poi, quale razza non fa cose strane?”
interviene Sil, si
trovano tutti d’accordo, ci scambiamo qualche altra battuta
fino a quando
Fìrnen ruggisce indispettito, tutti lo gurdiamo per capire
cosa succede, “Arya vuole che la
raggiunga” si scusa
per aggiungere “Le ho chiesto di
venire
qui con noi a divertirsi ma sembra che ci siano cose più
importanti;
sicuramente una lunga riunione, la cosa più irritante
degl’elfi non sono i
piedi grossi ma quella mania di organizzare sempre tutto”
sbuffa e ridono
tutti tranne me, si alza in volo e sparisce dietro gl’alberi.
Ormai gli argomenti divertenti sono
finiti e ci ritroviamo a
parlare del nostro imminente viaggio, “Direi che domani sul
presto è perfetto”
concorda Sil, “Hai idea di dove possa trovarsi tuo
fratello?” “Umh, non di
preciso ma credo possa trovarsi nel deserto di Hadarac”
“Quindi è lì che ci
dirigiamo?” “Sì sarà la
nostra prima meta, dovremo sorvolarlo tutto; ci
potremmo impiegare più di una settimana”
“Ma se non è lì? Sarebbe solo tempo
sprecato, faremmo prima a cercarlo con la mente”
“Anche se ci provassimo
dovremmo essere a una distanza accettabile; poi non è detto
che si voglia far
trovare.” “Quando siamo arrivati hai detto che
avresti voluto andare a trovare
il tuo amico Orik; ma se ho capito bene è meglio non
presentarsi con Murtagh al
tuo fianco, visto i loro precedenti trascorsi” è
la prima volta che chiama per
nome mio fratello e sentirlo dalla sua voce mi fa un effetto strano, mi
sento
quasi geloso, “Ridicolo”
pensa
Saphira “Si forse hai
ragione” “No! Ho
sicuramente ragione” , “Si meglio non
farli incontrare o potremmo tornare
con mezzo Murtagh” ridacchio, anche se il pensiero mi deprime
un po’, “Poi mi
hai detto di tua nipote e di tuo cugino, non vuoi fargli
visita?” “mmm” “Cosa
intendi?” “Non so se sono pronto”
“Pronto per cosa?” “Ha rivederli tutti,
li ho
lasciati per andare via, non so se sono pronto a
riabbracciarli” “Hai una
famiglia, ti dovresti ritenere fortunato, non rimpiango le morti dei
miei
famigliari ma … ma li rivorrei qui, per vedermi come sono
ora e vorrei che
fossero fieri di me” “Sono sicuro che non
potrebbero desiderare figlia
migliore”, sorride triste “Grazie”,
“Bene, hai ragione; li presenterò sia a te
che a Murtagh!” dico con entusiasmo, “Hai mai
pensato che magari lui non voglia
venire con noi?” “Si” ammetto
“Ma non intendo accettare un no come risposta;
lui è mio fratello siamo una famiglia”.
SIL
Mangiamo legumi, cereali e frutta, sempre su quella rupe che
mi sembrava di conoscere dai ricordi di Saphira e Fìrnen, ma
volevo visitare la
rocca delle uova infrante, “Eragon vorrei vedere la rocca
delle uova infrante”
“Ah sì è … un luogo triste
però, molto bello certo ma triste”
“Credo che sia un
monito” “Un
monito?” chiede
Saphira “Si perché nessuno si
dimentichi quanto i draghi e gl’elfi abbiano sofferto per
quella guerra” “Non
l’avevo mai pensata così” “Certo i maschi
sono tutti superficiali, mentre noi femmine siamo molto più
profonde” pensa
Saphira, Eragon e Spectro sbuffano all’unisono, mentre io
rido, “Certo ma non
mi sembra che tu abbia mai pensato una cosa del genere” le
rinfaccia Eragon,
ora tocca a lei sbuffare.
Sorvoliamo dall’alto le rovine di quell’antico
castello, il
sole riflette sui muri i colori brillanti di quei gusci, è
uno spettacolo
magnifico ma la desolazione è palpabile, nessun animale
sembra viverci quasi
rispettassero quel luogo, “Quante
morti”
sussurra il mio compagno nella mente, “Si
per questo motivo dobbiamo fare in modo che non accada mai
più” “Mi immagino
come Saphira si deve essere sentita sola, io sono stato fortunato; ma
lei a
potuto contare solo su un altro drago durante la guerra” condivido con lui la mia
tristezza “Non ti preoccupare
piccola ribelle ora siamo
di più” sorrido nel sentire il modo in
cui mi chiamava il mio compagno
“piccola ribelle” un nome che mi si addice.
Restiamo poco sulle rovine, quindi torniamo nella capitale
per raccogliere qualche provvista per il viaggio che ci aspetta,
“Non dovremmo
avvertire la regina Arya della nostra partenza?” sembra che
Eragon nemmeno mi
senta “Eragon!” “ È? Mmm
… si”, “Hai la
testa da un'altra parte?” “In
realtà
si” “Vedi di riportarla indietro allora”
“Certo ai tuoi ordini capitano”
sbuffo e abbozzo un sorriso, “Bene meglio toglierci subito il
pensiero allora”
lo guardo sospettosa ma lui sorride e si avvia verso il
palazzo”.
Arrivati vediamo il drago verde con
la sua compagna nel
giardino, li saluto con la mano sorridente, si avvicinano insieme, lei
con un
sorriso tirato e delle occhiaie che rivelano la notte insonne, il
comportamento
di Fìrnen sembra completamente mutato, mi saluta con
dolcezza ma riserva a
Eragon uno sguardo colmo di sottintesi “Spero abbiate dormito
bene, io ho avuto
alcune faccende da risolvere e non ho dormito affatto” dice
l’elfa “Si molto
bene”, annuisco, “Fìrnen mi ha detto del
vostro incontro di questa mattina,
sono felice che vi siate divertiti”, Eragon interviene serio
“Noi partiamo domani”,
il volto dell’elfa diventa scuro,
“Perché tutta questa fretta?”
“Abbiamo
faccende urgenti da portare a termine”; “E sia, non
sarò certo io a fermarvi”,
mi rivolge un piccolo saluto ignorando completamente Eragon, sale sul
drago
verde e se ne va.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Spero
che il capitolo sia bello e vi auguro buona lettura.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 9° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
9°
Capitolo
ERAGON
L’ultima notte a Ellesmera passa quasi veloce, faccio
l’amore con Sil, ogni volta è sempre meglio.
Ascolto il suo respiro nel buio
che mi ricorda la sua presenza ma; penso, ad Arya, a come
l’ho fatta
arrabbiare, force ci tiene a m, forse; l’idea rimane sospesa,
ma è tardi, ho
aspettato troppo, la mia concezione del tempo è ancora
umano, spero che lo
rimanga, non voglio diventare come gl’elfi, quasi eterni e
per questo quasi
senza emozioni, non accentuate come quelle umane; è bello
provare dolore ci
ricorda di essere vivi.
Non dormo, ma l’alba arriva in fretta, il sole splende
quasi a voler benedire il nostro viaggio, il momento di alzarsi
è quasi vicino,
Sil inizia a muoversi irrequieta, apre gl’occhi e li richiude
per poi aprirli
nuovamente. “Da quanto sei sveglio?”
“Un minuto? Tutta
la notte? Chi può saperlo, al buio non distinguo nemmeno il
passare delle ore”
mi guarda preoccupata, forse si chiede se sono pazzo .
“Sì! Sono pazzo, sono pazzo dei tuoi occhi! Della
tua
bocca! Sono pazzo dite!” quasi urlo, ride.
“Si sei
pazzo”
concorda in un bisbiglio.
Vestiti prendiamo le selle che avevamo in un primo
momento poggiato sul tavolo, ci dirigiamo dove eravamo atterrati, li i
draghi
ci aspettavano, lego la sella su Saphira dopo di che aiuto Sil che meno
esperta
armeggia con i legacci.
“Fatto”
dico
soddisfatto.
“Possiamo
partire,
il deserto non è lontano, un giorno non di più;
perlustreremo la prima metà
mentre ci dirigiamo da Orik; se dovessimo essere fortunati e trovarlo
subito
cambieremo programma” annuisce e sale su Spectro con mosse
abili, io la seguo inerpicandomi
sulle squame della mia compagna; al tramonto arriviamo al limitare del
deserto,
la sabbia è calda e dobbiamo stendere una coperta per
poterci riposare,
“sfortunatamente” di coperta ne abbiamo solo una,
seduti a gambe incrociate uno
difronte all’altra ripassiamo alcuni incantesimi di
rilevamento, nessuno a buon
fine, sembra che Mutagh non esista, stanco appoggio la testa sulle
gambe di Sil
affondando la faccia nel suo grembo; mi accarezza i capelli e il collo,
mi
addormento contro voglia, vorrei star a sentire le sue carezze per
l’eternità.
Mi sveglio con una gamba tra quelle di lei, la fronte
contro la sua e le braccia avvolte alla sua vita, lei è
già sveglia e mi guarda
negl’occhi, rabbrividisco e la stringo di più, mi
bacia sulle labbra dolcemente
e ricambio; dopo una magra colazione ci rimettiamo in viaggio, osservo
Sil
intenta a conversare con Spectro, a volte ride e mi viene da sorridere
anche a
me, “Eragon, puoi dirmi
perché Arya è
arrabbiata con te, Fìrnen quando ci siamo salutati a
menzionato una discussione
alla cena, ma non so su quale argomento”
“Gl’elfi sono… sono …
così permalosi,
per di più ha iniziato lei” “Puoi dirmi
cos’è successo?!” le invio i ricordi di quella
sera, “Non ti sembra di essere stato
un po’ … duro”
“Duro? Cosa avrei dovuto dire secondo te?”
“Non lo so, noi draghi non abbiamo
di questi problemi” annuisco sospirando.
SIL
“Allora scoiattolo
non mi hai ancora detto com’è la
selvaggina” “Squisita, ci sono cervi grandi
quanto un cavallo e il suo cavaliere, poi così succosi,
l’ultimo che ho
mangiato però si è un po’
strinato” sorrido
all’idea “L’ultimo?
Quanti
ne hai mangiati?” “Quattro, cinque”
“Volevi sterminare l’intera popolazione di
cervi?” “No per quello mi ci sarebbero volute due
settimane” dice
indignato, rido apertamente del suo tono.
“Piega il braccio” dice Eragon, faccio come mi
suggerisce; la corda dell’arco è tesa.
“Arriva a
toccarti
l’orecchio con la mano”, tiro ancora di
più la corda.
“Ora
prendi la
mira e scocca”; la freccia parte e si conficca nel bersaglio
stabilito, “Brava,
un altro po’ di pratica e sarai quasi perfetta”,
sorrido, sento le labbra
secche dopo due giorni nel deserto, nessuna traccia del drago o del suo
cavaliere, dopo qualche discussione abbiamo deciso di andare dal re dei
nani e
continuare solo dopo la nostra visita la ricerca; il viaggio che ci
porta alla
corte di Orik è veloce: tre ore.
La città di pietra risplende sotto i nostri occhi,
volteggiamo in aria prima di atterrare, la gente urla gioiosa sotto di
noi e le
strade si animano, “Fratello!”
Sento gridare da
un nano, cerco la provenienza di quella voce e mi giro verso Eragon,
sta
abbracciando un tozzo nano con una corona sul capo: Orik; rido di
quello strano
abbraccio: il cavaliere deve chinarsi, “Sono
buffi” “Ti ricordo che tu sei un drago scoiattolo,
quindi sei più buffo tu” “Oh
ancora con quella storia?!”
Scivolo giù dal mio compagno e mi dirigo verso i due
vecchi amici, mentre cerco di avvicinarmi alcune guardie mi puntano le
lance
contro, stringo istintivamente la mano sull’elsa sella spada.
“No
è venuta con
me, non ha intenzione di farvi del male, ne a voi ne al vostro
re”
Le armi vengono abbassate solamente quando Orik
annuisce , sono libera di avvicinarmi,
accenno un piccolo inchino, il re sorride.
“Quindi voi siete il nuovo cavaliere”
“Sono felice di potervi incontrare, il mio nome è
Sil”
dico sorridendo
“Io sono Orik; Eragon non mi avevi detto che è
così
bella” arrossisco.
“Su Eragon continuiamo il discorso nel mio palazzo”
il re
indica con la mano uno splendido palazzo in pietra.
NOTA
DELL’AUTRICE: Salve,
vi anticipo che il prossimo capitolo sarà più
avvincente, questo
non è un gran che essendo un capitolo di transizione; be che
dire? Buona
lettura.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 10° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
10°
Capitolo
INTRUDUZIONE
Restarono coi nani per una settimana, durante la quale si
allenarono con la spada, con l’arco e nel volo, ormai Sil era
al livello di
Eragon (quasi), il re le diede anche vari tomi sulla storia dei nani da
leggere
e anche usarli per portarli alla sede dell’ordine e metterli
a disposizione di
futuri cavalieri; Eragon non rivelò nemmeno
al suo amico il motivo di quella visita (comprensibile),
Orik mostrò
loro la città (più a Sil che a Eragon, avendola
lui già vista); i due si trovarono
bene. Era loro abitudine in quei sette giorni andare a passeggiare nei
boschi,
per poi tornare un’oretta dopo con i capelli scompigliati,
rossi in faccia e i
vestiti stracciati, quando Orik gli chiese se andavano ad allenarsi
entrambi
divennero rossi e cercarono di sviare l’argomento;
così il re capì la relazione
tra i due e non perdeva occasione per schernire Eragon. Sil durante
quei giorni
aveva deciso di tagliarsi i capelli lasciandoli arrivare solo fino a
metà del
collo, Eragon le aveva detto che stava bene, così come tutti
e lei ne era
felice; ora non doveva più legarseli quando combatteva e
asciugarli sarebbe
stato più facile.
Quando arrivò il momento di partire si salutarono tutti
con rimpianto, molti abbracci furono elargiti quella mattina e qualche
lacrima
si insinuò nei più sensibili.
SIL
“Sono già due
giorni che perlustriamo la seconda metà del deserto, non
dovremmo passare
oltre?” Chiedo a Eragon, lui scuote la testa.
“Ti ho detto che
sento qualcosa, sono sicuro è vicini; ancora un
giorno” è stanco, sono
preoccupata per lui.
“Va bene, domani
però, sei stanco devi riposare” annuisce
e insieme planiamo verso la
sabbia.
Poco
prima dell’alba sento Eragon alzarsi di scatto.
“Che c’è?” Chiedo preoccupata.
“Lo sento chiaramente, non è molto lontano, devo
andare
da lui!” Inizia a
preparare la sella di
Saphira, anch’io sistemo quella del mio compagno.
“Andrò da solo, è meglio che prima gli
spieghi la
situazione” lo guardo sbieco, non voglio lasciarlo da solo;
alla fine annuisco
vedendo la sua determunazione.
“Ma sta attento” mi sorride.
“Anche Saphira mi dice così, non è che
stai diventando un
drago?” Dice per spezzare la tensione.
“Io sono già un drago” dico divertita,
serbando però
ancora quella nota di preoccupazione nella voce.
Parte subito e dopo pochi minuti non lo vedo più; passata
mezz’ora sento il rumore di ali, tipico dei draghi; un solo
battito, “Non l’ha trovato
Spectro, si è sbagliato”;
il rumore più forte e vicino, “No
lui non
lo ha trovato” subito
non capisco la
sua frase, quando lo sento ruggire alzo gl’occhi dalla
colazione e tutto mi è
chiaro.
Un enorme drago cremisi si sta avvicinando molto
velocemente, è il doppio di Spectro e altrettanto veloce, il
mio compagno si
mette sulla difensiva mostrando i denti; il drago cremisi non accenna a
fermarsi, ci viene contro velocissimo, quando ci passa sulla testa
Spectro deve
abbassarsi per evitare i suoi artigli; atterra dietro di noi, la paura
mi
attanaglia lo stomaco, non possiamo niente contro di lui, ma mi
costringo ad
estrarre la spada e a superare Spectro che mi copre la visuale.
Il cavaliere del drago cremisi è sceso: ha la barba
folta, i capelli tagliati rozzamente ma più lunghi di quelli
di Eragon; “Chiara! Sali ce ne
dobbiamo andare! Non
credo vogliano fare amicizia” avevo la stessa
medesima sensazione; non
volevo scappare, il mio orgoglio me lo
impediva, ma la vita di Spectro è più importante
della mia e se metto in
pericolo la mia anche la sua è in pericolo; rinfodero la
spada e salgo sul mio
compagno con mosse veloci, quando non sono ancora perfettamente in
sella lui
spicca in volo nella direzione in cui era volato Eragon.
Il cavaliere rosso balza subito sul suo drago e ci
insegue, “Muoviti o diventerai uno
scoiattolo arrosto”, “Sul serio hai intenzione di
schernirmi anche mentre
stiamo per morire?” “Dovrei piangere? Non credo sia
adatto ad un cavaliere”,
Spectro accelera l’andatura, non abbastanza perché
il drago rosso si
allontanasse in modo significativo, “Vuoi
scappare?” sento gridarmi dietro, più
che una frase sembrava un ringhio, subito seguto da una risata roca;
voglio
scappare? No , non voglio essere codarda, “Spectro,
volagli sopra e atterra dietro di lui, non ce la faremo mai a scappare,
sono
troppo veloci” “Lo dici perché pensi che
non riusciremo a scappare o perché sei
orgogliosa?” Nonostante le sue parole fa come gli
ho detto, atterrati gli
rispondo “Entrambe, ma aggiungici
anche
un po’ di stupidità” “Sei
testarda, irriverente ed estremamente orgogliosa ma
non sei stupida, quindi non fare sciocchezze” “Ci
proverò e … grazie”,
mentre scambiavo queste parole con il mio compagno il cavaliere rosso
era
sceso, anch’io scivolai a terra, tenendo la mano sulla spada
mi incamminai
verso l’uomo che avevo davanti.
“Un nuovo cavaliere è?” Dice Murtagh.
“Sì” rispondo seria, ride della mia
risposta.
“Una ragazza, umana; sono felice che tu non sia un nano,
non abbiamo buoni trascorsi” la voce sembra più
calma.
“Non avevamo intenzione di spaventarvi, vogliamo solo
sapere chi siete” aggiunge
“Il mio nome è Sil e lui è
Spectro” non distolgo lo
sguardo da lui, la sua voce è rilassata ma il suo corpo
è teso e pronto
all’azione.
“Umh, da quanto sei nell’ordine?” Mi
chiede.
“Pochi mesi” rispondo, mi sorride.
“Dov’è il tuo gedwëy
ignasia?” Alzo la mano sinistra, che
è appoggiata alla spada, osserva il mio palmo per poi far
scorrere gl’occhi sul
mio fianco.
“Quella spada … io l’ho già
vista … non è possibile” dice
in un sussurro roco.
“Tu!” ringhia, estrae la sua spada: rossa e corta,
si
avvicina con un ghigno indecifrabile sulla faccia, arretro estraendo la spada, ho paura non lo
posso negare, ma
devo vincere la mia paura, smetto di arretrare, anche lui si
è fermato, vedo il
suo drago rizzarsi un po’, sento anche la pura di Spectro, ha
paura per me e io
per lui, “Non fare niente Spectro,
non
riusciresti mai a vincere, è troppo grande”
“Nemmeno tu riuscirai a vincere se
non ti aiuto” “Ho più
possibilità di te, sai che me la cavo con la
spada” “Sta
attenta, ti prego” , sorrido sfrontata al mio
avversario e mi metto in
guardia; incrociamo le spade, all’inizio fatico a prendere il
ritmo, ma inizio
a percepire i suoi movimenti, pian piano la nostra diventa una danza di
lame;
non fatta per uccidere ma solo per entrare in sincronia con
l’avversario, la
stanchezza inizia a farsi sentire e le braccia iniziano a farsi
pesanti, riesco
a mala pena parare le sue stoccate, il polso inizia a dolermi; un colpo
ben
assestato con il piatto della lama sulla mia spada ed essa vola via,
indietreggio
incredula, è più bravo di Eragon con la spada.
“Non avresti comunque potuto battermi”, non
è stanco, la
sua voce è calma.
“Perché?” Chiedo ansimando, non mi
risponde ma alza la
sua spada che con la punta mi tocca il collo, la sua spada rossa
diventa
cremisi con il mio sangue, sfiora solamente la pelle che essa
già si lacera, un
piccolo taglietto preannuncia la mia morte, quanto può
essere crudele il mondo:
essere cavaliere è la mia condanna; sorrido tristemente
prima di chiudere
gl’occhi, non sento nemmeno Spectro che balza su di noi
colpendomi alla testa.
ERAGON
Spectro è a terra, sul suo corpo bianco risalta il sangue
rosso, il drago rosso non è messo molto meglio: è
a terra con una zampa piegata
in modo anormale, è coperto di ferite ma cosciente, il suo
cavaliere è seduto
di fianco a lui, il sangue gli cola dalla testa ma la ferita
è scomparsa,
sembra si sia guarito con la magia e sta facendo altrettanto con il suo
drago;
non vedo Sil, la cerco con gl’occhi, Spectro non sembra
morto, sono speranzoso
ma spaventato.
“Dov’è!” Urlo a mio fratello,
non mi guarda nemmeno;
corro vicino a Spectro e mormoro qualche parola per guarirlo, le ferite
si
rimarginano ma il drago non si muove, devo trovare Sil, “Eragon! È qui”; mi
precipito da Saphira, la trovo con un piccolo
taglio alla gola, non è quello che l’ha ridotta in
questo stato, la giro piano,
un ematoma nero si sta formando alla base della testa, è
piuttosto grave, la
guarisco con la magia, “Resterà
incosciente per qualche ora, ma non credo che sia grave, non ti
preoccupare
troppo; piuttosto scopri perché è
accaduto” annuisco
e la porto accanto a Spectro, che
inizia a svegliarsi, mi dirigo verso mio fratello; è seduto
con la schiena
appoggiata a Castigo, ha in mano la spada di Sil, è stata la
spada a causare
tutto quello, “ È colpa
mia ho dato io
quella spada a Sil” “Eragon … nemmeno io
mi sarei aspettata quella reazione da
tuo fratello”.
“Perché?” Riesce a chiedermi, non so
cosa rispondere.
“PERCHÉ?” Urla.
“Non pensavo che fosse così doloroso per
te” ride.
“Certo, tu sei quello fortunato, l’eroe; come puoi
sapere
come si sente il Regicida?”
NOTE
DELL’AUTRICE:
Ciao a tutti, spero che il capitolo sia stato entusiasmante; Murtagh
è
il mio personaggio preferito quindi mi ha ferito il cuore descriverlo
in questo
stato; ma si rimetterà? Non so dirlo con certezza; dipende
tutto da chi gli sta
intorno. È la prima volta che descrivo un duello e
sinceramente non so se è
venuto bene quindi chiedo consiglio. Be una cosa posso dirla il nostro
amico
Murtagh non ha ancora finito di combinare guai; in più
cos'avrà di speciale questa spada? Nel prossimo capitolo ci
sarà una parte in cui ha narrare sarà il
cavaliere rosso. Spero vorrete recensire.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** 11° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
11°
Capitolo
ERAGON
Erano passate due da quando avevo guarito Sil, ma ancora
non si svegliava; non avevo più continuato qyella
discussione con mio fratello,
mi ero limitato a riprendere la spada e posarla a fianco di Saphira.
“Dovrebbe essersi
già svegliata” dico alla mia compagna,
“Dagli
tempo, si sveglierà; Spectro sta bene, guarda”,
mi volto verso il drago
bianco, lo vedo preoccupato quanto me, ma sta bene; “Spectro, stai bene? Lei come sta?” Subito
non risponde, facendomi
salire l’ansia, “Sta
riposando, ma ha
freddo” , subito mi alzo, prendo una coperta dalla
sella di Saphira e glie
la poso addosso, la osservo per qualche secondo: è pallida e
non si muove.
Tornando verso la dragonessa mi accorgo che Murtagh aveva sollevato lo
sguardo
per osservarmi, i suoi occhi si posano per un momento sul drago bianco,
esso
ricambia lo sguardo emettento un basso ringhio di rimando e
accovacciandosi
contro Sil, per poi coprirla con l’ala destra. “Dovresti mangiare qualcosa” mi
dice Saphira, “Anche tu”
ribatto, “Io ho
mangiato ieri … e tanto” dice con un
tono divertito, non posso che
sorridere, mangio contro voglia e poco.
“Non mangi?” Chiedo a Murtagh.
“No ho mangiato prima”, mi risponde senza alzare
gl’occhi
da un grosso libro.
“Cosa leggi?” chiedo per spezzare il silenzio.
“Niente di troppo interessante” risponde a mezza
voce.
“Come hai passato gl’ultimi mesi?”
“Così” dice solo, non vuole parlare, un
po’ lo capisco.
Passa un’altra ora, Sil comincia ad agitarsi sotto
l’ala
di Spectro, mi chiedo se si sta svegliando, ma non lo chiedo a Spectro,
non
sembra voler parlare nemmeno lui.
MURTAGH
“È brava con la
spada” Castigo rompe il silenzio calato nella mia
mente, “Deve imparare ancora
molto” “Be,
hanno avuto coraggio”, “Quando si sta
per morire non c’è più niente da
perdere” “Avrebbe potuto implorarti”
“Quello è
orgoglio, non coraggio” “Due facce della stessa
medaglia” “E allora? Cosa
dovrebbe interessarmi?” “Era solo
un’osservazione” “Sprecato”.
Finito il
libro lo riposo nella sella di
Castigo, torno a sedermi e guardo Eragon: si sta tormentando le mani
come un
padre in ansia, Saphira dietro di lui è tranquillissima; i
miei occhi si
spostano sul bianco del drago, “Castigo,
com’è che si chiama il drago della
ragazzina?” “Spectro … Credo”
mi
risponde annoiato; “Spectro”
lo
chiamo, la testa bianca si gira scrutandomi con gl’occhi di
ghiaccio, non parla
e così lo faccio io per primo: “Mi
dispiace per il malinteso” dico con poco rimpianto
nel tono, “Non dicesti
così anche la prima volta? E
guarda cosa le hai fatto” reprimo una risata,
“Quello che le ho fatto io, sbaglio
o sei stato tu a venirci contro?”
“Non l’avrei fatto se non fosse stato
necessario”, “Se non fosse stato
necessario?” Chiedo sorpreso e ironico, “La volevi uccidere” ora la
sua voce è profonda e iraconda; “Oh
si
quello, non sarebbe stata una grande perdita”, il
drago bianco si alza e
ruggisce, afferra la ragazza (ancora svenuta) con gl’artigli
e si allontana.
“Permalosa”
dico a Castigo, “Avresti fatto lo
stesso,
se ti avessero detto che sei inutile” “Ma io non ho
detto che lui è inutile, lo
detto di lei” “Ma visto che sono una cosa sola
…” commenta annoiato.
Intanto Eragon vedendo Spectro volare via inizia ad
agitarsi come un bambino, “Non
l’ho mai
visto fare così” dico “Nemmeno con
Arya?” “Tu dici?” rido di gusto,
cosa che il mio fratellino non apprezza molto perché mi
guarda con occhi di
fuoco, poco dopo si risiede sconfitto, “Saphira
deve avergli detto qualcosa”
Castigo
non risponde, “Tanto meglio,
così dovrò
ascoltarne solo due invece di quattro” aggiungo;
“Tornerà”
dice Castigo poco dopo, rovinandomi il momento, “Perché ne sei così
sicuro?” Chiedo con
un punta di stizza, “Vi
assomigliate”
“Questo come fai a dirlo? Aspetta fammi indovinare: mi
conosci meglio di quanto
io conosca me stesso?” “Si e … sono
più obbiettivo di te”
“Obbiettivo?” “Si,
particolarmente quando si parla di donne”
“Perché? Credi di avere più
esperienza di me?” Dico ironico, “Vedi
è questo: tu hai in mente solo una cosa”
“Sono realista, tutte le donne sono
così” “No solo quelle che hai incontrato
tu; o almeno quelle con cui ti sei
fermato a parlare … ed è diverso”.
SIL
“Perché lo hai fatto?” Chiedo arrabbiata.
“Ti ha insultata” ribatte
altrettanto furioso.
“Non è un buon motivo per prendersela”
“Quindi credi che
se uno ti dice che sei inutile lo faccia per gentilezza!”
“No, certo che no! Ma comportandoti così hai solo
dimostrato di essere un bambino”
“Cosa avrei dovuto
fare?” Chiede con più calma.
“Avresti potuto dirgli che noi siamo utili, forse non per
lui, ma siamo comunque utili”
“Sembra che parli
di oggetti, poi quella non è una frase che un drago direbbe
mai”
“Allora potevi ruggirgli contro e girarti da
un’altra
parte”
“Ma è stato lui a
chiamarmi!” Respiro a fondo, litigare non serve a
niente.
“Torniamo in dietro” dico “Stare qui non
serve a molto”
“Io non ci torno da
quello”
“Cos’è? Non avrai per caso paura
scoiattolo?” Sbuffa e io
rido.
“I draghi non hanno
paura!”
“Quindi andiamo” gli salgo in groppa e lui si
dirige
verso il bagliore di un piccolo fuoco nella notte.
I miei occhi non vedono bene nel buio, così elimino le barriere che ci sono tra me e
Spectro e diventiamo una cosa sola; ora siamo noi a volare, non
più lui, noi;
sento il vento farsi più forte dietro di noi e spingere
più veloce sulle ali, i
miei occhi sono i suoi, vedono le medesime cose, con quella precisione
millimetrica che solo gl’occhi di drago hanno; arrivati al
falò scendiamo
planando verticalmente, all’ultimo secondo apriamo le ali che
vengono gonfiate
dal vento e atterriamo, nel momento esatto in cui appoggiamo le zampe
ruggiamo
di piacere; scendo a malincuore da Spectro, ma solo dopo aver fatto tre
passi
torno completamente me stessa.
MURTAGH
Ed è bianco come la neve, gli occhi come il ghiaccio;
quando il suo cavaliere scese mi accorsi che anche i suoi occhi erano
bianchi,
quando tornano al normale colore nocciola riesco a concentrarmi sul
resto del
viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la
luce del
fuoco colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora
più
bella.
Quando ruggisce
allora capisco che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere
ancora
la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
“Ombra di Luna” mi ritrovo a sussurrare, “Forse hai ragione Castigo” “Su
cosa?” “Su
tutto, almeno credo” “Murtagh
…?” “Si?” “Ti sei
incantato?” “No
figurati”, “Sai che condividiamo la
mente? Sento quello che senti”; “E anche se mi
fossi incantato? È una stupida
ragazzina”, “Si, forse hai ragione, poi come
potrebbe guardarti? Ha occhi solo
per Eragon” “E questo come dovrebbe fermarmi?! Lui
non è migliore di me!”
“Quindi?” “Quindi niente!” Pensavo
che il discordo fosse chiusa ma sento un’altra voce nella mia
testa: “Castigo ha ragione, poi con
quella barba
sembri un vecchio”; la voce la conosco bene:
l’Eldunarì senza nome che
Eragon mi aveva restituito poche ore prima, “Mi
sei mancato” dico, “Si
anche tu” “Ma
non avresti dovuto
venirmi a cercare” ribatto, “E invece
sì, non potete restare da soli, guarda solo come ti stai
riducendo, stavi per
ammazzare quella povera ragazza perché brandisce quella
spada; i brutti ricordi
ti stanno sopraffacendo” “Andrò con
loro, ma perché l’ho deciso io non per
altro!” “Certo” dice Castigo
divertito, “Però solo se
sopravvivi a questo” “A cosa?”
“Girati”. Faccio come
mi ha detto il mio compagno e vedo la ragazza che mi viene incontro a
grandi
falcate, “Non ti sembra quel tornado
in
cui ci siamo tuffati dentro?” “Si, ma ti ricordo
che mi sono quasi rotto
un’ala” .
“Come ti sei permesso?” mi ringhia contro, rido;
sembra
proprio un tornado.
“A cosa ti riferisci?”
“Ah … non lo so dimmelo tu! Visto che prima cerchi
di
uccidermi e poi mi insulti” mentre parla Eragon si avvicina.
“Si, devo ammettere che sono stato un po’ rozzo;
prima di
ucciderti avrei dovuto farti un inchino” rido.
“No minimo due!” Rido di gusto, “Forse è peggio del tornado; lui almeno
non aveva senso dell’umorismo”.
Eragon ormai ci ha raggiunti, appoggia una mano sulla
spalla di Sil.
“Stai bene?” Le chiede, lei annuisce girandosi
verso di
lui, il mio adorato fratellino le cinge la vita con le braccia e la
bacia,
incurante che io li guardi; lei ricambia il bacio, diventando
però rossa in
viso; “La conferma ai nostri dubbi
Castigo” dico divertito.
Quando si sciolgono dall’abbraccio l’ira della
ragazza
torna ad abbattersi su di me:
“Allora, perché?!”
Il mio sguardo deve sembrarle un po’ perso
perché aggiunge:
“Perché quando hai visto il mio gedwëy
ignasia mi hai
attaccato?!
“Non è per quello” è Eragon a
parlare.
“Allora perché?” Chiede girandosi verso
di lui.
“Per la spada” continua lui, la mano della ragazza
va
istintivamente al fianco ma non trova quello che cerca.
“Quella spada ha avuto più proprietari”
spiego mentre
Eragon gli restituisce la spada.
“Sì, io e il cavaliere per cui è stata
creata, Vrael”
dice lei.
“Non solo” ribatte Eragon.
“Allora chi?” Guarda la spada mentre domanda.
“Galbatorix” dico io.
“Come quasi tutte le spade in nostro possesso”
ribatte
lei.
“No, molte di quelle spade sono state collezionate per
puro piacere nel guardarle e nel possederle; ma quella … lui
aveva un
particolare interesse per quella … non usava come tutti i
cavalieri una spada
del colore del suo drago; usava quella, non conosco il motivo di questa
scelta,
ma si era affezionato talmente tanto a quella spada che non se ne
separava”
dico mentre alcuni ricordi mi invadono.
“Quella è Islingr: portatrice di luce, ma lui la
chiamava: Vrangr: tortuoso, ambiguo” concludo.
“Non me l’avevi detto” dice ad Eragon,
non sembra
turbata, solo la mano tremante tradisce le sue emozioni.
“Spero che mi perdonerai per averti attaccato; ma non mi
aspetto che tu capisca” detto questo mi rifugio sotto
l’ala di Castigo e mi
sdraio per cercare di dormire, nonostante l’ala di Castigo
sento i due che
parlano, non sembrano discutere, parlano solo.
NOTA
DELL’AUTRICE: Spero
che il capitolo sia piaciuto; recensiteeee!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** 12° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
Il dipinto del drago
12°
Capitolo
SIL
Dormo poco quella notte, non riesco a spiegarmi tutto; mi
sveglio all’alba e mi accosto a Spectro, anche lui
già sveglio, “Come
va?” “Bene se pensi che sono in
possesso di una spada che ha rischiato di farmi uccidere e che tu
cercando di
salvarmi mi hai quasi fracassato il cranio; per di più ho un
mal di testa
colossale, se non contiamo che non sono riuscita a farmi prendere sul
serio da
quello là”
rispondo
piuttosto
arrabbiata con me stessa e con Eragon che avrebbe potuto avvertirmi
della
spada; “Non ti preoccupare piccola
impertinente ti passerà” “Certo; intanto
vedi di non combinare altri guai con
quello là; hai capito scoiattolo?”
“È lui che se li va ha cercare”
sbuffa,
preparo qualcosa da mangiare; che non può essere chiamato
colazione per varie
ragioni; il primo a svegliarsi è Castigo che guarda me e
Spectro con magro
interesse, per poi ripiegare la testa sulle zampe anteriori e chiudere
nuovamente gl’occhi, so che non sta dormendo ma ci ascolta
silenzioso. Poco
dopo dalla grande ala rossa dove si era rintanato la sera prima esce
Murtagh;
si avvicina al focolare spento e prende un pezzo di pane e una specie
di tubero
con il sapore di pollo (che avevo preparato per colazione) li addenta,
gira sui
tacchi e torna da Castigo.
“Buon giorno anche a te” dico piano e in tono
arrabbiato.
“Ti ho sentito” dice
con la voce leggermente più alta del
normale per coprire la
distanza; Eragon deve averlo sentito perché si agita nel
sonno.
“Bene, meglio per te” dico con lo stesso tono,
aggiungendo in poco più di un sussurro: “Dannate
orecchie elfiche”, non sento
ribattere niente quindi sono piuttosto sicura che non mi abbia sentito.
“Comunque, buon giorno”
dice mentre si sistema la cintura con Zar’roc in
vita, finisco il mio
pane, mi alzo e vado vicino a Spectro, “Arrogante”
dice mentre cammino verso di lui “Estremamente”
concordo,
“Non mi piace, non sopporto suo
fratello ma lui ancora meno” “Lui sarà
arrogante ma tu sei sia arrogante che superbo per non parlare della tua
mania
per gli scoiattoli … scoiattolo carnivoro dovrei
chiamarti” sbuffa
e io gli sorrido, “Sai che il tuo
occhio bianco mi fa venire la pelle d’oca”
“Se è questo
l’effetto che faccio al mio cavaliere i miei nemici
tremeranno e comunque ieri
sera i tuoi occhi erano uguali ai miei” faccio un
gesto di indifferenza, “Vai a
svegliare Eragon, non mi piace questo
posto, poi ora che abbiamo trovato il fratello arrogante possiamo anche
andarcene … no aspetta, fai senza andare fin là
ci penso io” ecco ora sì
che sono preoccupata, quel “ci penso io” non mi
piace, alza la tesata
inspirando e quando la riporta altezza originale emette un ruggito
potentissimo
verso Saphira ed Eragon, “Era tanto
che
lo volevo fare” dice tutto contento, “Si,
almeno potevi dirmi di tapparmi le orecchie, mi hai fatto quasi
cadere” ;
Saphira non sembra nemmeno troppo scossa, dev’essere abituata
ai buon giorno di
Spectro visto che dormono insieme agl’altri draghi, mentre
Eragon balza in
piedi per poi
inciampare e ricadere sul
fondo schiena suscitando l’ilarità di tutti a
parte Saphira che sembra
indignata dal suo comportamento. Quando tutti abbiamo finito di
mangiare inizia
una piccola conversazione pacifica che mira a finire presto.
“Allora, verrete con noi?” Chiede Eragon rivolto a
Murtagh, che sembra rifletterci.
“Si … ma ci riterremo liberi di andarcene in ogni
momento
e non intendiamo sottostare agli ordini di nessuno!” Risponde
poi.
“Perfetto, ora si
che mi sento felice” “Su, su scoiattolo, non mi
sembra la fine del mondo” “No,
ma l’inizio della fine si”, rido
attirando gli sguardi su di me e credo che
la mia faccia si possa confondere perfettamente con le squame di
Castigo.
“Mi sembra piuttosto giusto, ma spero di contare sul tuo
aiuto nell’addestramento dei nuovi cavalieri”
sbuffa.
“Più che cavalieri marmocchi”,
“Non era per caso un commento
indirizzato a me?” Chiedo a Spectro
che sembra indignato quanto me, “Che
cosa
ti avevo detto?” Ne approfitta subito lui.
ERAGON
“Prima di tornare abbiamo ancora due tappe” dico,
mio
fratello sembra un po’ remissivo.
“Quali, spero che tu sappia che non posso mettere piede
in una città dei nani”
“Siamo già andati dai nani” ribatto.
“Bhe se è per questo non credo di voler venire
nemmeno
dagl’elfi e alla capitale” sbuffa lui.
“Se non vuoi venire alla capitale puoi aspettarci nei
dintorni ma devo andarci per forza”
“Comunque nemmeno io voglio tornare alla capitale”
sbotta
Sil, sono sorpreso non ne capisco il motivo.
“Perché?” Chiedo, scuote la testa decisa
a non tornare
sull’argomento.
In poco siamo in volo verso la capitale, prima del
tramonto siamo a sole poche miglia di distanza, circa dieci minuti di
volo,
atterriamo in un pascolo, ci salutiamo e io insieme a Saphira parto per
Illirea.
Arrivo quando il sole è diviso a metà dalla linea
dell’orizzonte; atterro nel grande cortile del palazzo
spaventando molti
servitori intenti a svolgere le loro mansioni, dopo qualche minuto
veniamo
condotti nella sala del trono, è illuminata e colma di
gente: dai più illustri
uomini di tutta Alagaesia fino a servitori e dame piuttosto avvezze ai
pettegolezzi, sul soppalco dove prima sedeva Galbatorix ora Nasuada è comodamente
appoggiata al trono; quando mi
vede avanzare verso di lei si alza facendomi segno di avvicinarmi; dopo
diversi
convenevoli ci ritiriamo per parlare in privato.
“Sono molto felice di vederti Eragon”
“Sono felice di essere tornato, anche se mi
tratterò
solamente per questa notte”
“Così poco?” il suo tono serio tradisce
qualche nota di
tristezza, annuisco.
“Allora passiamo subito al motivo della tua visita”
continua lei seria.
“Sono solamente venuto per assicurarmi che tu non abbia
problemi” rispondo, sembra un po’ rammaricata.
“Ah … dimmi hai trovato nuovi
cavalieri?” Annuisco e le
racconto di Sil e Spectro; alla fine del mio riassunto sui draghi, il
viaggio e
la nuova terra annuisce pensierosa.
“Credo che domani verrò con te voglio incontrare
il nuovo
cavaliere e il suo drago”
“A questo proposito … con noi
c’è anche Murtagh” avrei
preferito non dirlo ma l’avrebbe scoperto comunque.
“Ah …” Non si scompone più di
molto ma il suo sguardo
tradisce un po’ di tristezza.
“Credo che vorrai riposarti” dice mentre si alza,
la
imito e mi dirigo alla porta, le auguro la buona notte ed esco; seguo
una donna
che mi mostra i miei alloggi mentre Saphira rimane nella sala del
trono;
arrivato mi stendo sul letto, sono esausto ma non riesco ad
addormentarmi, non
sento il famigliare calore di Sil e il mio pensiero va subito a lei.
MURTAGH
Guardo Eragon allontanarsi, sembra voler inseguire il
sole; è da molto che non duello contro un cavaliere, ho
sfidato molti bravi
soldati in questi mesi ma non è la stessa cosa; me ne voglio
approfittare.
“Prendi la spada!” Dico alla ragazza che
è seduta a gambe
incrociate e mi da la schiena.
“Perché dovrei?” Dice senza girarsi.
“Hai paura che ti batta?” La canzono.
“Vinceresti tu, ne sono consapevole … almeno per
ora”
ribatte sicura, senza voltarsi.
“Allora hai paura che ti faccia sfigurare e togli pure
quel per ora” rido, in la vedo irrigidirsi, ho colpito nel
segno, si alza e si
gira verso di me estrae la spada dal fodero, io faccio altrettanto.
Ci guardiamo studiandoci, avanzo a passo lento verso di
lei con un sorrisetto di sfida in faccia, lei non indietreggia ma fa
una
smorfia per rispondere al mio sorrisetto; scatto in avanti e
all’ultimo secondo
scarto di lato per colpirle un fianco, lei è veloce si gira
ed intercetta il
mio affondo con la spada facendo slittare la mia verso destra, riporto
il
braccio al mio fianco e provo con una stoccata alla testa, si china
schivandola,
quando si rialza io sono pronto e faccio un affondo al basso ventre che
riesce
a deviare all’ultimo secondo; la mia strappa la maglia e
lascia una striscia
rossa sulla pelle candida, abbasso la spada osservando la ferita e
pensando che
il divertimento è già finito, ma faccio appena in
tempo a parare una stoccata
alla spalla sinistra, “Non si vuole
fermare” penso rivolto a Castigo; riparto
all’attacco, non riesco più a
controllarmi e duello come so fare, senza aspettarla, lei riesce a
seguirmi ; a
un mio affondo si sussegue una
sua
parate e una stoccata di rimando, schivo un suo affondo e la colpisco
al
braccio con il piatto della lama, si ferma per un attimo lasciando il
braccio
sinistro scorrergli lungo il fianco senza riuscire a muoverlo poi
riparte non è
più come la prima volta che abbiamo duellato, ora non ha
più paura e riesce a
concentrarsi meglio, ad un certo punto crolla seduta per terra esausta.
“Basta” sussurra con il poco fiato che le rimane,
rinfodero la spada e mi siedo davanti a lei.
“Non male” dico senza far sentire il fiatone, sul
suo
viso appare un sorriso soddisfatto, quasi invisibile dietro i capelli
che le
coprono la testa china.
“Grazie” risponde stanca; osservo il mio corpo: un
livido
sulla cosca destra, un altro all’altezza della costola
sinistra, qualche taglio
sulle braccia ma niente di grave; mi
guarisco con la magia e osservo lei: un enorme livido violaceo sul
braccio
sinistro contornato da vari tagli, l’altro braccio non ha
lividi ma in compenso
i tagli abbondano, ha le brache lacerate dalla mia spada e macchiate da
qualche
striscia di sangue ma la ferita più ampia è
quella al basso ventre; alza la
testa per inspirare aria, alza la mano col gedwëy ignasia per
guarisi.
“Aspetta, faccio io” avvicino la mano e sussurro le
parole, i graffi e i lividi spariscono lasciando il tessuto dei vestiti
stracciato e tagliato.
“Grazie” allontano la mano e faccio un gesto di
sufficienza.
“Spero che tu abbia qualcosa con cui cambiarti”
dico e
lei annuisce, mi alzo e vado verso Castigo mentre lei resta seduta
ancora
ansimante.
SIL
“È stato piuttosto
divertente” dico a Spectro, “Peccato
ti sia fatta battere” “Dammi
un po’
di tempo e lo batterò” gli prometto,
“Tutto
quello che vuoi” mi risponde scettico, “Piuttosto
… io ho fame, se no ti dispiace andrei a cercare qualche
mucca nella fattoria
che abbiamo visto mentre venivamo qui” “Meglio un
cervo” gli dico, lui
sbuffa e si alza in volo; accendo un piccolo fuoco ma mi viene un
dubbio.
“Tu non sei contro la carne?” Chiedo a Murtagh
senza girarmi.
“No” risponde lui, bene meglio; prendo della carne
secca,
del pane e qualche frutto, lasciando perdere tuberi vari; li appoggio
tutti su
un telo steso in terra e mi ci siedo vicino, inizio a mangiare una
striscia di
carne secca mentre Murtagh si avvicina.
“Quella sarebbe carne?” Dice mentre si siede dalla
parte
opposta alla mia, alzo le spalle.
“È quello che ho” rispondo; mangiamo in
silenzio, non
rimane niente di quello che avevo preso, non deve essergli dispiaciuto;
restiamo muti a guardare in alto il cielo: le stelle sono stupende,
bianche e
brillanti contornano una luna lungi da essere piena; mentre continuo a
guardarla sembra quasi che gli spuntino degl’arti, poi
capisco che Spectro vola
davanti alla luna risplendendo della sua stessa luce, quando atterra
gli vado
in contro.
“Ti confondi con la luna, sai?” “Tra me e la luna non c’è
paragone, io sono molto più forte”
sorrido.
“È vero” sento dire alle mie spalle, mi
giro e guardo
Murtagh con uno sguardo interrogativo.
“Che si confonde con la luna” spiega lui,
“Ho parlato a voce alta?”
Domando a
Spectro “Si”
risponde lui, mi mordo
un labbro leggermente imbarazzata.
“Buona notte” dico rivolta a Murtagh.
“Di già?” Chiede.
“Sono piuttosto stanca” mi scuso.
"Allora buona notte” risponde, mi sdraio accanto a
Spectro e il sonno mi avvolge.
MURTAGH
Resto a guardare il cielo dopo che la ragazza è andata a
dormire, “Non so nemmeno come si
chiama”
dico a Castigo, “Non dovresti
chiederlo a
me” “Infatti non era una domanda, solo un
affermazione … ma tu lo sai?” “Mi
pare Sil, così l’ha chiamata Eragon”.
Mi alzo e vado verso di lui dopo aver
spento il fuoco, mi corico vicino al suo ventre cercando di
addormentarmi, ma
il sonno si fa attendere come sempre e quando arriva è
tormentato dagl’incubi,
meno accaniti del solito ma comunque presenti.
Mi sveglio tardi, ha mattina inoltrata ma sembra che
dormano ancora tutti, mi alzo in piedi: Castigo sonnecchia pacifico,
Spectro
sembra preso da un sogno vivido perché muove le ali a
scatti, è buffo, mentre
Sil (se è così che si chiama) dorme
profondamente. Faccio qualche passo verso
la ragazza per svegliarla ma sento il rumore delle ali di un drago
seguito da
quello degli zoccoli di cavallo; mi affretto ad andare a svegliare Sil,
la
scuoto prendendole un braccio.
“Sil … svegliati” apre
gl’occhi assonnati.
“Che c’è?” Chiede con voce che
sembra provenire da un
altro mondo.
“Lasciami dormire” dice girandosi a pancia in
giù e
immergendo a faccia nelle braccia usate come cuscino.
“Svegliati, sta arrivando qualcuno” la apostrofo in
tono
rigido.
“Mi fa male tutto … lasciami dormire”
dice con voce
ovatta perché tiene premuta la bocca contro le braccia;
sbuffo e in quel
momento Spectro si china su di lei e le soffia dell’aria
calda sulla testa.
“Va bene, va bene … Ho capito” dice
mettendosi a sedere,
indossa ancora i vestiti tagliati e ha i capelli più che in
disordine; intanto
i cavalli si avvicinano e riesco a distinguere dieci persone galoppare
verso di
noi, Saphira atterra dolcemente a fianco di Spectro .
“Chi sono?” Le chiedo vedendo che Eragon non
è con lei; “La regina con
una scorta” risponde lei.
“Che cosa può
volere? Non sono andato a Illirea per non doverla incontrare e ora
viene lei!”
“Non credo si per te ma piuttosto per la ragazza”
risponde Castigo, sbuffo,
non ho intenzione di rimanere troppo a parlare, ho già
espresso la mia opinione
sul fatto.
NOTA
DELL’AUTRICE: Siamo
giunti
al
fatidico incontro con Nasuada, spero che il
prossimo capitolo mi venga bene
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** 13° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
13°
Capitolo
ERAGON
Il cavallo che mi avevano assegnato galoppa veloce al
fianco di quello di Nasuada, vedo già il rosso e il bianco
dei due draghi.
Pochi minuti dopo siamo arrivati, Murtagh è vicino a Sil che
con i vestiti
stracciati si sfrega gl’occhi, “Che
cosa
hanno fatto?” chiedo a Saphira allarmato,
“L’ha appena
svegliata”; scendo da cavallo e le chiedo:
“Perché hai i vestiti strappati?” Lei
alza la testa di
scatto e mi rivolge un sorriso imbarazzato, si alza e ci si avvicina,
io
continuo a guardarla con sguardo indagatore.
“È stato Murtagh” si giustifica, questo
non mi fa sentire
meglio, anzi peggiore le cose.
“Come è stato Murtagh” le dico lanciando
un occhiata di
fuoco a mio fratello.
“Abbiamo duellato con la spada e mi ha ridotto in questo
stato” risponde vedendo la mia occhiata a Murtagh.
“Cosa pensavi?” Chiede lui ironico, scendo da
cavallo.
“Chi sono?” Mi chiede Sil a bassa voce per non
farsi
sentire da quelli che mi accompagnano.
“Lei è la regina Nasuada” la presento ad
alta voce,
Nasuada scende a sua volta da cavallo seguita dalle guardie; sorride a
Sil e le
chiede:
“Tu sei Sil vero?” Lei annuisce rispondendo alla
domanda.
“Come mai siete venuta fino a qui?”
“Per incontrare te, naturalmente” risponde la
regina con
fare cordiale.
“E io come posso aiutarvi?”
“Un cavaliere di drago è sempre utile, ma
può essere
molto distruttivo; è per questo motivo che ti chiedo di
giurarmi fedeltà” dice
Nasuada stupendomi. Dopo qualche attimo di silenzio serio Sil scoppia
in una
fragorosa risata.
“Perché ridi?” dice la regina
visibilmente irritata.
“Io non giurerò fedeltà a
nessuno” risponde Sil.
“Come regina di Alagaesia e dei suoi abitanti, quindi
anche di te, sei vincolata nei miei confronti”
“Alagaesia non è la mia terra” risponde
Sil seria.
“Eragon mi ha detto che sei nata qui, ma se non ritieni
questa la tua terra allora qual è?”
“La mia terra è il cielo, dove nessuno
può dirmi cosa
fare; io rispondo solo a Spectro e non devo niente a nessuno”
dice lei sicura,
mi stupisco della sua reazione.
“Capisco …” dice Nasuada calma.
“Ma sono comunque felice di averti conosciuto e ti auguro
il meglio Sil” finisce lei; rivolge un veloce sguardo a
Murtagh e torna ai
cavalli.
“Spero ci vedremo presto cavalieri” dice spronando
il
cavallo; quando sono lontano rivolgo la parola a Sil ridendo:
“Che caratterino”
“Non mi piace che si pretenda la mia fedeltà
così, prima
bisogna guadagnarla” risponde seria.
“E io l’ho guadagnata?” Le chiedo.
“Ma smettila Ammazzaspettri” dice ridendo.
“È meglio se ti cambi” annuisce e
sparisce dietro l’ala
di Spectro; rivolgo lo sguardo su mio fratello, sta ancora guardando in
direzione dei cavalli, che ormai sono spariti.
“Stai bene?” Gli chiedo, annuisce.
“Non credevo ti interessasse” mi risponde ironico.
MURTAGH
“Stai bene
veramente?” Chiede Castigo, “Si,
meglio di come pensavo” è da un
po’ che voliamo e l’aria ha attutito ogni
emozione; quando l’ho vista mi sono sentito un po’
triste, ma provo solo
l’ombra di quello che provavo prima; forse mi ero aggrappato
tanto a lei perché
era nella mia stessa situazione: prigioniera di Galbatorix.
“Dove andiamo”
chiedo a Eragon, “Da Roran, Katrina
e da
loro figlia; è tanto che non li vedo”
“Hai intenzione di presentarmeli? Come
l’ultima volta?” Chiedo con voce ironica,
ma ritiro la mia mente prima che
possa rispondere. Quando atterriamo siamo a metà strada, Sil
mi rivolge la
parola:
“Non ci alleniamo oggi?” Io la guardo sorpreso.
“Non ti è bastato che ti abbia battuta
ieri?” Lei non
sembra prendersela.
“Se non mi alleno non potrò mai
migliorare” ribatte.
“E poi mi avevi detto che mi avresti aiutato con i nuovi
cavalieri” dice Eragon.
“Io non
l’ho mai
detto” ma estraggo la spada comunque.
“Non è meglio se usate degl’incantesimi
di protezione?”
Si intromette nuovamente Eragon.
“No, io sono alla vecchia maniera” dico,
aggiungendo poi:
“Ma visto che questa è l’unica maglia
che ho …” e mi tolgo la maglia restando a
petto nudo.
“E io?” Chiede Sil.
“Puoi togliertela anche tu” dico, ricevendo in
cambio due
occhiatacce da lei e da Eragon, alzo le spalle e aggiungo:
“Sicuramente conoscerai qualche incantesimo per riparare
i tessuti” non
dice niente ma si prepara
a combattere: il duello dura di più di quello di ieri ma Sil
ne esce ugualmente
stanca e ricoperta di graffi e lividi dalla testa ai piedi; Eragon la
guarisce
e le ripara i vari strappi.
“Come sono andata?” Mi chiede sorprendendomi.
“Credo bene …” rispondo senza sapere
esattamente cosa
dire, “Ma dovresti essere più veloce e alzare un
poco la guardia” aggiungo
allontanandomi.
SIL
E anche oggi sono finita col sedere per terra, possibile
che sia più bravo di Eragon? Pazienta Sil devi diventare
più brava, certo che
però se ci dovessimo allenare ogni giorno sarò da
buttar via, “Sai che quello che
pensi lo sento anch’io?”
“Si Spectro lo so” , mi stendo vicino al
mio compagno e chiudo gl’occhi, mi
addormento mentre Eragon e Murtagh parlano; sogno di volare su un mare
di lava,
così rosso e intesso da potermi inghiottire, Spectro solca
un cielo così
azzurro da volermi inghiottire anch’esso; il contrasto tra
mare rosso e cielo blu
è così forte che ci schiacciano. Apro
gl’occhi, sento il respiro di Eragon e
vedo il suo viso.
“Spectro” sussurro, dire il suo nome mi fa sentire
meglio, “Ho avuto paura
anch’io, ma perché
tu fai sogni sempre così inquietanti?”
“Nemmeno io me lo spiego; pensavo che il
cielo mi avrebbe salvato, ma il rosso di quel mare mi attirava
inesorabile;
alla fine mi hanno schiacciato … o è la mia
indecisione che lo ha fatto?” “Sinceramente
non sono la persona giusta a cui chiederlo”
Per tutto il viaggio resto in silenzio, sotto gli sguardi
preoccupati di Eragon; quando arriviamo il sole è tramontato
da poco; Roran è
già d’avanti a noi quando atterriamo, ha un
martello nella cintura ed è vestito
con semplicità, saluta Eragon entusiasta, appena scende
corre ad abbracciarlo.
“Come stai fortemartello?” Chiede Eragon.
“Benissimo, anche tu mi sembri molto informa”
risponde
ridendo; io e Murtagh restiamo sui rispettivi draghi, “Non scendi cavaliere? Hai paura di un martello? Un
cavaliere di drago
che ha paura di un martello è piuttosto ….
ridicolo” “Smettila scoiattolo… non ho paura!”
“Se lo dici tu” sbuffo e
scendo.
“Lei è Sil e …” indica suo
fratello “… lui è Murtagh”
“Sono felice di potervi conoscere” dice lui e solo
allora
Murtagh scende da Castigo, è ancora un po’ restio
ma si avvicina con un sorriso
tirato; entriamo in una piccola casa calda, il legno rilascia un odore
che mi
fa sentire a casa, “Non mi sento
così da
tanto” “Io non credo di averlo mai
sentito” “Questa non è casa nostra ma la
troveremo, te lo giuro”; il sogno mi ha turbato
molto e non so che
significato attribuirgli.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Spero che il capitolo sia bello e che l’immagine che ho messo
come
copertina sia bella (l’ho disegnata io copiandola dalla
copertina del libro);
ora torniamo alla storia: non so ancora che significato il sogno possa
prendere
ma ho qualche idea.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** 14° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
14°
Capitolo
ERAGON
“Katrina ti trovo bene” dico abbracciandola,
rivolgo uno
sguardo alla piccola che gattona per casa.
“E questa deve essere Ismira, non ti riconosco più
da
quanto sei cresciuta” la prendo imbraccio mentre dalla bocca
le escono
gridolini di felicità.
“Come potresti? Ha quasi un anno e in questi mesi non ti
sei mai fatto vedere” mi rimbecca Rora.
“Siamo felici di vederti Eragon” interviene Katrina
per
smussare il tono di rimprovero di mio cugino, sorrido alla piccola che
mi
afferra il naso con le mani cercando di staccarlo dalla mia faccia.
“Ciao, sono felice di incontrare amici di Eragon; posso
sapere i vostri nomi?” Chiede Katrina rivolta a Sil e Murtagh.
“Loro sono entrambi cavalieri di drago, amore; lei
è Sil
e lui è Murtagh, il secondo zio di Ismira” dice
Roran dando una pacca sulla
spalla a Murtagh, che sorride imbarazzato.
“Vuoi tenerla in braccio Murtagh? Mi fiderei più
di un
estraneo che di Eragon” chiede Katrina con fare materno.
“Non spaventarli, così sembra che Ismira sia una
peste”
ribatte Roran avvicinandosi alla piccola.
“E perché? Non è per caso
vero?” Continua Katrina.
“Io credo che Sil ci sappia più fare di noi due
messi
insieme” dico guardandola.
“No, no … non sono affatto brava con i bambini,
piangono
sempre quando li prendo in braccio” dice lei facendo qualche
passo in dietro.
“Figurati tutte le donne sono brave con i bambini”
ride
Katrina.
Passiamo la sera da loro parlando di cose un po’ stupide
senza nemmeno toccare l’argomento dei cavalieri; Ismira si addormenta tra
le braccia di
Murtagh che dopo tanti rifiuti si è ritrovato la bambina in
braccio comunque. Dormiamo
in tre in una stanza ma siamo abbastanza comodi e la mattina mi sveglio
di buon
umore.
“Sil e Murtagh dormono ancora?” Mi chiede Roran
appena
scendo, vedendo che loro non sono con me.
“Sil sicuramente” rispondo disinteressato.
“Come fai ad esserne così sicuri cavaliere? Mi
nascondi
qualcosa?”
“Io figurati” dico divertito.
“Guarda che ho vissuto con te più di chiunque
altro e poi
ci sono passato anch’io” allude a katrina, gli
rivolgo un sorriso sincero e mi
metto a masticare un pezzo di pane sedendomi su una sedia; poco dopo un
pianto
infantile interrompe la quiete ma viene subito placato.
“È ora della pappa, per qualche mese ho pensato
che non
sarei sopravvissuto, tutte le notti piange e poi non riesco
più a
riaddormentarmi” dice sconsolato, io rido nel vederlo
così.
MURTAGH
Mi sveglio prima di tutti e sento Eragon scendere, Sil
dorme ancora ma non ho voglia di alzarmi; la ragazza non è
al mio livello con
la spada ma mi ha colpito diverse volte e ho il corpo indolenzito,
immagino
come si senta lei; non sono un buon insegnante e devo ammettere che
è
divertente vederla annaspare. “Sono
così
cattivo?” Chiedo divertito a Castigo, “Perfido”
risponde ironico; sento un pianto di bambino che cessa velocemente
“Ma non ti credevo così
dolce coi bambini”
“Prega che nessuno lo sappia o la nostra reputazione
sarà rovinata” “Come vuoi”
risponde atono. Mi metto a sedere e osservo il volto pallido
di Sil, ha la
guancia immersa nel cuscino e respira tranquilla, i capelli le coprono
gl’occhi
chiusi e il collo è rilassato, la coperta le copre solo le
gambe lasciando
scoperta la schiena a sua volta coperta dalla maglia che
però è leggermente
alzata e lascia intravedere la schiena snella; indosso la maglia e
scendo.
“Sai se Sil dorme ancora?” Chiede Eragon
augurandomi buon
giorno.
“Si” rispondo secco.
“Puoi svegliarla io …” mostra la bambina
che ha in
braccio, annuisco mi dirigo verso la stanza.
“svegliati”
dico
piano per non far piangere la bambina, sembra non sentirmi, avvicino la
bocca
al suo orecchio.
“Svegliati” ripeto soffiandole
sull’orecchio, si gira ed
incontra il mio naso, mi guarda stupita, io le sorrido e mi allontano.
“Alzati, ti aspettiamo giù” continua a guardarmi
stupita, le rivolgo un ultima
e scendo le scale.
“Arriva” e come conferma alle mie parole la ragazza
scende le scale affiancandomi ma non mi rivolge nemmeno
un’occhiata.
“Sento ancora il suo odore, mi è rimasto impresso
nella mente”
“E di cosa sapeva?” gli invio il ricordo
“Non so cosa sia esattamente, ma è
…” “Buono”
conclude lui,
“Se dovessi mangiarla
saprei cosa aspettarmi” “Tu rovini i miei pensieri
profondi Castigo” lo
sento sbuffare e sorrido all’idea, che cosa
dovrei aspettarmi? E da cosa poi? L’aria
mi schiaccia il petto, non l’ho mai sentito
così compresso, nemmeno nel
mio primo volo, ora invece è come se delle mani invisibili
lo contorcessero fin
che non sento più niente.
ERAGON
Lasciare così presto mio cugino, sua moglie e la loro
bambina non mi è piaciuto ma non posso lasciare
così tanto tempo i draghi soli,
non sono ancora adulti e sono già stato via troppo; bisogna
anche completare l’addestramento
di Sil anche se è già cavaliere per
necessità. Il viaggio di ritorno dura una
settimana e Spectro sembra molto migliorato e la sua resistenza
è aumentate,
così non ha avuto bisogno che il suo cavaliere salisse su
Saphira; durante le
nostre soste Murtagh continua ad allenare Sil che sembra migliorare ad
ogni
volta, così passiamo i giorni di viaggio. Arrivati in
Seridan ci fermiamo solo
poche ore dagl’elfi per poi tornare subito alla sede
dell’ordine, a Murtagh
assegno la stanza dopo quella di Sil, essendo la prima libera.
“Ma è completamente vuota” commenta.
“La devi arredare come più ti piace”
risponde Sil, lui
sbuffa, ma nei giorni successivi lo vedo entrare e uscire a ritmo
serrato.
DUE
MESI DI ADDESTRAMENTO
Passano due mesi , non nasce nessun nuovo cavaliere e i
due ragazzi si dedicano completamente all’addestramento di
Sil, nel frattempo
Muertagh si è ambientato, così come Castigo che
passa molto tempo con Spectro, insegnandogli
a cacciare e a sfruttare le correnti; Saphira si è chiusa in
se stessa ed è
molto irritabile, nessuno ne capisce il motivo quindi la lasciano in
pace
tutti. I draghi selvatici sono ormai ventisette ma molte uova non
accennano a
schiudersi, nessuna femmina ha ancora messo al modo delle uova essendo
la
popolazione molto giovane: il più grande è un
maschio nero di sette mesi; la
ragazza usa bene la spada e riesce a tenere testa a Murtagh anche se
non è
ancora riuscita a vincere, Eragon si occupa del suo addestramento con
la magia,
ma lei ormai lo supera in bravura. Durante il secondo mese sono
successe cose
piuttosto strane: molti dei draghi selvaggi hanno rivelato di essere
preoccupati per qualcosa ma nemmeno loro sanno bene cosa; un uovo
destinato ai
cavalieri si muove irrequieto ma nessuno oltre ai tre cavalieri ha
avuto
contatto con loro e questo desta preoccupazione, l’uovo
è uno dei più grandi e il suo colore è
un bronzeo, uno dei pochi con quel colore.
SIL
“Così mi sento trascurata
Spectro” mi lamento, “Tu
sei sempre
al primo posto” “Si ma passi molto più
tempo con quella dragonessa”
continuo, lui sbuffa ma mi fa capire quanto io sia importante per lui e
così lo
lascio andare.
“Devo ammettere che però vederli insieme
è uno spettacolo
bellissimo, bianco e viola, così diversi ma
bellissimi” sospiro quando lui non
può sentirmi e ritorno nella mia stanza, decisa ad andare a
dormire.
“Mia signora! La invito a prendere un tè nella mia
stanza”
Eragon interrompe i miei pensieri, lo guardo un po’ spaesata
ma gli sorrido.
Mi sveglio nella sua stanza a notte fonda.
“C’è qualcosa che non va” dico
tra me e me, lo scuoto e
mentre si sveglia sento nuovamente quella sensazione come se ci fosse
qualcuno.
“C’è qualcuno!” esclama Eragon
dando fondo alle mie
paure.
“Nella sala delle uova” afferro la prima cosa che
trovo e
la indosso precipitandomi per le scale con la spada in mano; sento il
rumore
dei passi di due persone: Eragon e Murtagh constato, quando arrivo
nella sala
delle uova i ragazzi sono poco più indietro di me; quello
che vedo mi stupisce
ma l’orrore si impadronisce di me.
“Miro” sussurro, la figura incappucciata mi sorride
e con
l’uovo bronzeo sparisce nel buio; i due cavalieri entrano
nella stanza delle
uova troppo tardi.
“Chi era?” Grida Eragon.
“Chi era? Tu lo conosci?!” le sue grida non
scalfiscono
nemmeno la mia figura immobile e perplessa.
“Non può essere” sussurro.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Finalmente un po’ di azione, chi sarà questo
incappucciato? Cosa avrà
Saphira? Chi è questa dragonessa viola?
Risponderò a tutte le domande nel
prossimo capitolo, forse …
Vi saluto ringraziando tutti quelli che recensiscono e chiedo a tutti
di continuare; vi auguro buona giornata.
Ciao, Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** 15° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
15°
Capitolo
SIL
“Tuo cosa?” domanda con le mani tra i capelli,
cammina
avanti indietro irrequieto; mentre Murtagh è abbastanza
calmo ed è appoggiato
ad un tavolo e mi osserva.
“Bel vestito” mi dice il cavaliere rosso, chino la
testa
e mi accorgo di indossare solamente una maglia che mi arriva a
metà coscia; mi
sento avvampare e distolgo lo sguardo, che cade su Eragon che al
contrario di
me indossa solo le brache; sta ancora camminando per la stanza.
“Non è possibile, non è possibile
….” Continua a
ripetere.
“Calmati, così non arriviamo a niente”
lo rimprovera
Murtagh, lui lo guarda con uno sguardo ardente.
“Puoi lasciarci soli” dice arrabbiato, il fratello
fa
come dice ed esce senza voltarsi in dietro.
“Tuo cosa?” Ringhia lui.
“Mio fratello” dico tutto d’un fiato.
“Tuo fratello ha rubato un uovo di drago e tu mi avevi
detto che tutta la tua famiglia era morta, perché mi hai
mentito?!” La rabbia è
tangibile nella sua voce.
“Non è colpa mia …” dico in
un soffio.
“No ma di tuo fratello! Ora cosa farà? Si
diletterà ad
uccidere innocenti?!” Non potevo sopportarlo, coro fuori,
nella notte, Spectro
mi sta già spettando e insieme voliamo al laghetto; le mani
convulsivamente
strette a pugno, scendo ma sento l’acqua muoversi.
“Sil?” Sento la voce di Murtagh, risalgo veloce su
Spectro.
“Scusa …” gli dico mentre voliamo via.
Non so dove stiamo
andando è il mio compagno a guidarmi, raggiungiamo una
piccola collina dove
molti draghi sono addormentati, mi stendo vicino a Spectro; “Piangi?” “Ho giurato molto
tempo fa di non
piangere mai più per nessuno … ho pianto troppo
quando…” “Ssss non dirmi altro
… va bene così” “È
colpa mia” “No tu non hai fatto niente, e non
avrebbe dovuto
parlarti così” non rispondo ma continuo
ad ascoltare i suoi pensieri, mi
fanno sentire meglio.
“Sil?” Ancora quella voce, che cosa vuole.
“Che cosa vuoi” dico senza voce, si avvicina
inesorabile,
sempre di più e ancora e ancora ….
MURTAGH
Un piede davanti all’altro ed eccola lì, in piedi,
i
pugni serrati e lo sguardo fiero fisso nei miei occhi; le prendo le
mani
strette a pugno.
“Che cosa vuoi!” Ringhia a voce quasi assente.
“Stai bene?” Le
chiedo guardando gl’occhi quali lucidi, non so cosa sia
successo ma non è stato
bello.
“Piangi?” scuote la testa, sguardo ferreo, occhi
fissi
nei miei e le labbra appena increspate.
“Cos’è successo?” Continua a
non rispondermi ma volta la
testa.
“Che cos’è successo?” Ripeto,
il suo viso torna d’avanti
al mio; poso le mie labbra sulle sue, sento qualcosa di …
diverso; come se il
mio animo si fondesse col
suo, una
sensazione di purezza mi invade; entro ne suo animo, ogni sua
sensazione entra
in me. Una lacrima raggiuge la guancia posata sulla sua, non si era
mossa ma
ora stava piangendo; comprendo il motivo delle sue lacrime, se io sento
quello
che sente lei, lei sente quello che sento io; ogni cosa orribile che ho
fatto,
ogni cosa. Mi stacco dalle sue labbra
serrate.
“Mi dispiace. Io non …” inizio, facendo
qualche passo
indietro.
“È orribile” scuoto la testa.
“Mi dispiace” ripeto.
“È orribile … tutto quello che ti hanno
fatto; è
orribile” si avvicina, no si sbaglia quello orribile sono io;
scuoto la testa,
un altro passo indietro.
“Cosa credi sia stato?”
Chiede con le lacrime agl’occhi, mi avvicino,
con il pollice le tolgo
una lacrima.
“Non lo so” affonda il viso nella mia spalla,
sorrido nella
notte; insieme ci sediamo vicino a Spectro, tiene la testa sulla spalla
e si
accoccola vicino a me, restiamo molto così, senza nessuna
parola.
ERAGON
Si dice che un
bacio sia qualcosa di indescrivibile, un mondo nuovo e inesplorato; o
sempre
pensato che sia più bello di sentire il proprio vero nome ad
alta voce; ed è
vero per ogni singolo bacio: un bacio d’addio, un bacio sulla
guancia, un bacio
tra madre e figlio o un bacio fra due amanti. Ma si narra che a volte
un bacio
tra due amanti che provano un amore veritiero l’anima
dell’uno si apra a quella
dell’altro e viceversa. Lasciando fluire ogni singola
emozione e ogni singolo
ricordo nella mente dell’altra persona. Questa è
un antica magia, ma a nessun
elfo è mai capitato, siamo una razza troppo rigida;
l’unico caso verificatosi è
stato tra due umani; la loro storia non è finita affatto
bene …
È questo che provo per Sil? E ho
rovinato tutto, per
qualcosa di cui lei non ha colpa; ripongo il libro sullo scaffale ed
esco
nell’aria del mattino.
SIL
Tenere occupata la mente lenisce il dolore, mi aveva
detto mia madre ed è quello che sto facendo, il clangore
delle spade mi riporta
al presente.
“Morta” il sorriso di Murtagh addolcisce il fatto
che mi
stia puntando Zar’roc alla gola, mi siedo sul terreno per poi
sdraiarmi.
“È un peccato” dico, mi squadra
sospettoso.
“Perché?”
“Da morta non servo a molto” rinfodera la spada e
si
sdraia accanto a me, mi passa le unghie sull’avambraccio e
rabbrividisco, mi
alzo di scatto.
“Devo andare” mi afferra un polso mentre mi alzo,
mi
guarda con quegli occhi profondi.
“Resta” torno sdraiata e volto la testa verso di
lui, sta
guardando il cielo ma continua a tenermi la mano, stringo la presa ma
non so il
motivo per qui lo faccio, è quasi come se non fossi io ad
agire ma qualcosa
dentro di me ad agire al posto mio; si volta sul fianco verso di me,
porta una
sua mano sulla mia guancia e mi bacia sulla fronte.
“Adesso puoi dirmi cos’è successo
ieri?” Chiede, lo guardo
e la mia bocca parla da sola di quanto è successo.
“Raccontami di cos’è successo a tuo
fratello” prendo un
respiro profondo e comincio:
“Miro a sei anni più di me e eravamo molto legati,
però
due anni fa se ne andato da casa, per fare non so cosa, se
né andato dopo aver
litigato con i miei … nostri genitori; l’ho
visto solo un’altra volta, era diventato
un soldato dell’impero, l’unica cosa che mi ha
detto è che se fosse riuscito a
portare a termine quello che si era prefissato di fare allora sarebbe
tornato a
prendermi. Non ho mai capito cosa intendesse ma l’ho pregato
di non fare
stupidaggini, lui mi ha risposto che saremmo stati invidiati e che
avremmo
vissuto in un castello, se né andato senza che potessi
dirgli altro”
“Mi dispiace” sorrido triste e mi volto
dall’altra parte,
mi soffia sul collo solleticandomi, il suo respiro mi scalda e con un braccio mi cinge la
vita, il cuore
comincia a battermi forte.
“Sei agitata” non è una domanda, giro la
testa e mi trovo
la sua guancia troppo vicina.
“Perché dovrei?” un sussurro.
“Se non sei nervosa baciami” rido inquieta, il
cuore
continua a scalpitare, mi giro e lo
bacio sulle labbra, un piccolo svelto bacio ma quella sensazione mi
invade
comunque; le sue paure, i suoi peccati e le sue disavventure; sono cose
orribili ma poterle provare mi fa sentire viva e completa, riesco a
capirlo a
fondo, come non ho mai capito nessuno.
NOTE
DELL’AUTRICE: Ringrazio
di cuore SickOfLoveSong,
ilArya01
e
zara997
che hanno recensito, ma
naturalmente anche
tutti i lettori silenziosi; spero che il capitolo vi sia piaciuto e che
abbia
risposto a quasi tutte le vostre domande.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** 16° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
16°
Capitolo
MURTAGH
Non so come, ma steso sulla terra e abbracciato alla
ragazza mi addormento; sento ancora il suo calore, il suo spirito si
intreccia
al mio, in un nodo impossibile da sciogliere. Quando mi sveglio lei non
c’è
più, non credo di aver dormito molto, perché
sparisce sempre? Non so nemmeno
cosa possa pensare di quello che è successo, successo? Non
è successo niente,
solo un innocuo bacio.
“E invece qualcosa
è successo, com’è possibile che tu
abbia provato un legame così intenso con
lei? Un legame così intenso anche se lei non ha nemmeno
aperto la sua mente? Ho
sentito le sue sensazioni anch’io ma dalla sua mente non
usciva il più piccolo
pensiero”
“Non so come sia
possibile, Castigo; ma non ho intenzione di lasciare al mio fratellino
qualcosa
di mio; questo è certo”
“Non credo che
queste parole siano il modo migliore di farla avvicinare a te”
“Forse, ma non ho
intenzione di cedere senza combattere”
SIL
“Sil, Saphira non
sta bene, vieni subito”
“Che cos’ha?”
“Non lo so, ma ha
cercato di azzannarmi una zampa e gl’altri draghi le si
stringono intorno senza
lasciarmi passare, quando chiedo a uno di loro cosa sta succedendo mi
risponde
che sta contribuendo alla vita”
“Arrivo” mille
idee mi frullano in testa mentre corro verso gruppo di draghi, arrivata
cerco
di entrare dentro il cerchio formato da alcuni draghi per vedere cosa
succede a
Saphira, sento dei ruggiti provenire dal centro del cerchio ma quando
riesco a
espugnarlo si sono esauriti.
Quello che vedo è di una bellezza tale che sento le
lacrime spingere per uscire: la dragonessa è china su tre
stupende uova, le
osserva con occhio critico; mi avvicino e solo allora la dragonessa
alza la
testa.
“Sil, avvicinati ….
Non sono bellissime? Sono le mie uova, mie …. Nasceranno dei
draghi forti e
sani. Voglio donarne una all’ordine dei cavalieri, gli altri
saranno draghi
liberi e selvaggi” guardo le tre uova: una gialla
come il sole, una verde
come l’erba e l’ultima argentea ma più
piccola delle altre due.
“Quale?” sussurro avvicinandomi, lei soffia sulla
più
piccola e una luce bianca avvolge per un secondo la collina; quando
torno a
vedere l’uovo giallo e quello verde tremano visibilmente
mentre l’altro ha un
marchio impresso sul guscio, brilla ma poco a poco si attenua fino a
scomparire.
“Prendilo, lo
affido a te e all’ordine, che possa trovare il suo compagno;
vorrei vederlo
nascere” mentre parla le due uova si schiudono e da
esse escono i cuccioli;
prendo l’uovo argenteo e vado via; non è il
momento che gli umani interagiscano
con il benvenuto alla vita dei draghi.
Ricordo l’uovo di Spectro e la sua purezza, era
più
grande di quello tra le mie mani, lo osservo bene, alcune venature
bianche
increspano la superfice
liscia; in poco
arrivo all’albero-castello, Eragon sta uscendo in quel
momento, mi si piazza di
fronte.
“Mi dispiace sono stato uno stupido; puoi
perdonarmi?”
Annuisco muta.
“Di qualcosa” insiste, lo guardo, non si
è nemmeno
accorto di cos’ho in mano.
“So che sei arrabbiata con me e hai ragione; ma ti prego
di una cosa qualsiasi …” lo guardo inespressiva.
“Dimmi che mi odi che non vuoi più parlarmi
…. Sarebbe
meglio di questo, almeno capirei cosa provi, così
è molto peggio!” lo guardo
mentre cerca di calmarsi, gli consegno l’uovo dicendo solo:
“Saphira” ed entro lasciandolo alle mie spalle.
MURTAGH
Quando torno verso i miei alloggi vedo di sfuggita mio
fratello che corre verso una meta a me sconosciuta, non lo fermo
perché sento
la presenza di Sil all’interno del castello; avevo intenzione
di parlare con la
ragazza ma non la trovo in biblioteca quindi decido di dedicarmi a una
lettura costruttiva:
cerco una spiegazione per il contatto tra le nostre anime. Mentre leggo
mi
trovo a pensare quanto tutto questo sia ridicolo, in tutti libri
c’è scritto
qualcosa e niente, non c’è un filo logico, quindi
decido di lasciar perdere. È
sera ormai e non ho visto tornare Eragon o Sil uscire, mi dirigo verso
la mia
stanza ma le mie gambe continuano a camminare fermandosi davanti ad una
porta,
mi sono fermato diverse volte d’avanti a quella porta, ma mai
ho bussato;
distolgo la mente dai ricordi e osservo inorridito la mia mano
picchiare sul
legno, la porta si apre all’istante ma non vedo nessuno che
l’abbia aperta;
vedo Sil di fianco al suo letto.
“Cosa vuoi?” Chiede senza cortesia, la guardo.
“Cos’hai fatto alle mani?” Chiedo, la
vedo sollevare i
palmi e guardarli stupita, sembra che abbia immerso le mani in una
polverina
argento; solo il palmi sembrano essere sporchi.
“Io … ho preso in mano l’uovo di
Saphira” dice
visibilmente stupita.
“Saphira ha avuto un uovo?” La cosa non mi stupisce
più
di tanto.
“Ho letto qualcosa di simile; si dice che il primo a
toccare un uovo destinato a un cavaliere si sporchi del colore di
quell’uovo e
che porti fortuna; ma non ti preoccupare dovrebbe andare via in pochi
giorni”
non sapevo se quello che avevo detto era vero ma mi sembrava carino.
Continua a guardarsi le mani per poi riabbassarle e
fissare i suoi occhi su di me.
“Non mi hai ancora risposto … Cosa
vuoi?” Non voglio mentirle.
“Te …. Io voglio te” il suo sguardo
è stupito e
spaventato allo stesso tempo.
“No, tra noi non è successo niente” dice
poco sicura,
chiudo la porta dietro di me e mi avvicino.
“Non mentire a te stessa, non puoi dire che non è
successo niente quando sai che invece è successo
tutto” continuo a camminare ma
lei non si sposta, guarda il pavimento.
“Guardami, dimmi in faccia che non è successo
niente”
continuo, lei alza lo sguardo e quando lo fa io sono lì
difronte a lei, appena
alza lo sguardo poso le mie labbra sulle sue; di nuovo quella
sensazione di
assoluta purezza mi invade.
Quella notte
qualcosa di argento brilla per pochissimi istanti ma noi siamo troppo
presi per
poterci anche solo prestarci attenzione.
3 MESI DI RICERCA
Per più di tre mesi i cavalieri hanno cercato
l’uovo
scomparso, nella nuova terra nessuno l’ha trovato; Eragon si
è messo in
contatto con Arya e Nasuada che segretamente, per non allarmare la
popolazione,
hanno iniziato a cercare Miro anche ad Alagaesia. Eragon e Sil ormai
non si
parlano quasi più, mentre Murtagh
la fa
sentire bene e viceversa, si vedo di nascosto, per quanto lei possa
essere
arrabbiata con Eragon non vuole farlo soffrire e sta male. I cuccioli
di
Saphira sono ormai cresciuti e non passano più molto tempo
con la madre,
entrambi adorano Murtagh e Castigo, stanno sempre vicino a
quest’ultimo
tormentandolo; mentre Spectro si diverte più ad aiutarli e
se Castigo è come un
padre per loro allora il bianco è il fratello maggiore
combina guai.
Nell’ultima settimana è successa una cosa che ha
sconvolto tutti: un uovo
lasciato ad Alagaesia si è schiuso e il suo cavaliere
è un giovane nano di nome
Tihon, si stava predisponendo il viaggio che l’avrebbe
portato alla sede dei
cavalieri, Arya in persona doveva accompagnarlo ma una sera
è sparito senza
lasciare sue notizie; Così i tre cavalieri hanno deciso di
viaggiare verso la
loro terra natia per ritrovare
il
giovane nano e anche l’uovo scomparso, che ormai sospettano
schiuso.
SIL
“Stai bene?” Chiede Murtagh accarezzandomi la
testa, ho
lo sguardo fisso a terra, sconvolto, annuisco.
“Mi inquieta l’idea si tornare, di trovare mio
fratello e
che lui possa fare qualcosa di male” non è vero,
è un’altra la cosa che mi
inquieta, cerco di
sorridere; lui mi
guarda sospettoso ma non fa domande.
“Bene, andiamo o Eragon si chiederà dove siamo e
poi
dovevamo partire mezz’ora fa” insieme ci dirigiamo
ai draghi che ci aspettano;
costretti dalla fretta ci impieghiamo solo un giorno e una notte, non
ci
fermiamo nemmeno al villaggio nanico ma procediamo spediti verso
Elesmera dove
Arya e Nasuada ci aspettano.
NOTA
DELL’AUTRICE: Salve,
in questo capitolo
non è
successo molto, solo Saphira ha partorito la sua fonte di malumore
… Io adoro
il draghetto giallo, che più avanti nella storia
avrà un ruolo importante, ma
non so ancora come chiamarli se avete delle idee condividetele con me
… Dal
prossimo capitolo dovrò cambiare identità e
nascondermi perché verrete a
cercarmi coi bastoni …. Ma non vi dico altro altrimenti vi
rovino la sorpresa.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** 17° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
17°
Capitolo
ERAGON
“Arya, Nasuada, è un piacere rivedervi”
dico camminando
verso di loro.
“Anche per noi cavalieri; ma non c’è
tempo per i
convenevoli abbiamo alcune notizie” risponde
l’elfa, facendoci segno di
seguirla.
“Spero siano buone notizie” il viso preoccupato
della
regina faceva intuire il contrario.
“Lo spero …. Qui nella vecchia casa ti Oromis
saremo al
sicuro da orecchie indiscrete; vi prego sedetevi” risponde
Arya.
“Dicci subito di cosa si tratta; meno tempo perdiamo
meglio è” si intromette mio fratello, le due
regine lo guardano poi l’elfa
annuisce.
“Si tratta del nuovo cavaliere, pensiamo di sapere dove
si trova … A Vroengard, il luogo preciso non lo conosciamo,
abbiamo abbastanza
informazioni da pensare che con lui ci sia un altro cavaliere, che
corrisponde
alla descrizione che ci hai fornito di tuo fratello”
l’ultima frase è rivolta a
Sil.
“Allora partiremo domani all’alba per
Vroengard” dico
alzandomi.
“Io e Nasuada verremo con voi” sentenzia Arya alzandosi
anch’essa.
MURTAGH
“SIl?! C’è qualcosa di strano;
svegliati!” Il rombo sordo
di enormi ali mi ha svegliato nel cuore della notte, scuoto la ragazza
che si
sta svegliando; la sua faccia dal pallore naturale è vitrea
e di un colorito
verdognolo; per la
mancanza di sonno
suppongo.
“Che succede?”
“Non lo so” le mie parole vengono accompagnate da
un
boato e le fiamme si propagano sugl’alberi, molti elfi
avvolti nelle fiamme
gridano e corrono per le strade aiutando a propagare
quell’inferno; il fuoco si
fa strada anche sull’albero in cui siamo noi, afferro Sil per
un braccio e la
trascino in strada, la gente urla e corre nel bosco, troppo impreparata
per
quell’assalto; un drago delle dimensioni di Castigo ma del
colore del bronzo,
artigliava gl’elfi, li portava in alto e li lasciava cadere a
terra; con
gl’artigli mutilava e trapassava le carni vive, feriva senza
uccidere, i feriti
sono peggio dei morti perché richiedono assistenza. Un drago
verde si avventò
su di lui mordendogli la zampa anteriore destra. Il drago bronzeo si
gira con
una velocità impressionante e afferra il collo di Firnen,
tira con forza e un
pezzo di carne si stacca dal collo del drago che precipita a terra; un
grido
accompagna la sua caduta, il tonfo alza la polvere delle strade; sul
dorso di
Firnen Arya urla disperata, in quel momento il drago bronzeo
l’afferra con i
suoi artigli e la scaraventa via. Il corpo dell’elfa atterra
innanzi a noi, ha
un buco all’altezza del torace e un graffio in mezzo
agl’occhi; è morta, non ci
possiamo fare niente.
Sil non si muove inorridita, la prendo di peso e la porto
nel bosco; non so nemmeno dove sia Castigo, lo chiamo, atterra in una
radura
d’avanti a noi con Spectro.
“Non provare a seguirmi” urlo alla ragazza mentre
salgo
sul drago vermiglio; poco dopo mi trovo a fronteggiare quello strano
drago.
“Finalmente ci incontriamo Murtagh; non so perché
la mia
dorata sorellina sia così attratta da te ma
…” deve vedere il mio stupore a
quelle parole perché aggiunge:
“Si vi ho tenuto d’occhio in
questi mesi.… Cosa stavo dicendo? A si! … ma
dovrò ucciderti così lei verrà con me.
Spero che tu non sia come quell’elfa,
non mi ci è voluto molto per ucciderla; nemmeno quel nano
che si credeva
cavaliere” la sua risata è accompagnata dal
ringhio del suo drago, seguito
prontamente da quello di Castigo.
SIL
Mi viene un conato di vomito, che rispingo prontamente
indietro.
“Quanto sangue” sussurro, scuoto la testa.
“Murtagh?!” Non posso lasciarlo solo, salgo con
rapidità
su Spectro e insieme ci alziamo in volo.
“Sei pronto amico
mio?” “Siamo nati per questo, tu ed io; solo per
questo” “Allora andiamo”,
giunti sopra gl’alberi vedo il drago rosso dare una zampata
sulla testa al suo
rivale; l’altro drago reagisce mordendogli
la stessa zampa con cui l’aveva colpito, la
scuote forte facendo
oscillare pericolosamente Castigo, Murtagh cade non essendo assicurato
alla
sella; con la magia riesce ad atterrare in piedi, subito il drago
bronzeo
scende a terra sfruttando un attimo di distrazione di Castigo. La coda
del
drago di Miro colpisce il cavaliere rosso che sbatte contro un albero e
cade a
terra, Spectro si abbassa e riesco a vedere il corpo di Murtagh
è riverso a
terra, il sangue gli imbratta il viso e i capelli, ha
gl’occhi rovesciati.
Una lacrima mi precede nel vuoto e poi cado.
“No tu no sorellina” mi sento afferrare e poi il
buio.
“Sei
sveglia sorellina?” Apro gl’occhi e vedo il suo
viso, mi da un bacio sulla fronte.
“Mi sei mancata tantissimo, ora siamo insieme e nessuno
ci dividerà più” dice felice; tutti i
miei ricordi si fino ad ora sopiti si
risvegliano e le lacrime scendono copiose.
“Piangi? Non sarà per quel ragazzo? Ormai
è morto non ci
puoi fare più nulla; ho visto personalmente il suo drago
cadere a terra dopo
che la mia Giaridia ha colpito il suo cavaliere; ma sono comunque stato
generoso e ti ho portato un dono” La porta si spalanca ed
entra Nasuada, ha
gl’occhi bassi e lucidi.
“Vieni mia cara, vi conoscete già giusto? Ma anche
se non
è così sono sicuro che diventerete ottime
amiche” mi sorride ed esce.
“Guarisci presto sorellina” chiude la porta
lasciandomi
sdraiata su quel letto.
“Per quanto ho dormito?” Chiedo a Nasuada, lei alza
gl’occhi.
“Due giorni” cerco di alzarmi ma mi gira la testa,
ho
ancora la mia spada assicurata al fianco, ma non voglio fare niente,
non
riesco; tutto di me è morto con lui. “Spectro?
Dove sei?” “Qui fuori” “Qui
dove?” Mi mostra l’immagine del palazzo
della
capitale, “Ho dovuto seguirlo, lui
ti
aveva presa” “Non fa niente”.
SEI MESI DA PRIGIONIERA
DELLE EMOZIONI
Sei mesi passano in fretta, se mettiamo che tutte le tue
emozioni non esistono più, morte con colui che amavi, allora
il tempo non ha
più senso. Tutti gli abitanti di Alagaesia non si sono
opposti a Miro, avendo
esso mantenuto tutte le leggi in vigore, comportandosi esattamente come
la
regina prima di lui; gl’elfi dopo le gravi perdite non sono
riusciti a
ricomporsi e non hanno cercato di assaltare Miro e la sua dragonessa.
Sil durante
quei mesi ha svolto compiti non troppo difficili: sedare piccole
rivolte,
assistere i contadini e ascoltare le lamentele della gente. Nasuada le
è sempre
restata vicina cercando di consolarla per la sua perdita: Eragon, lei
credeva
che fosse il cavaliere della dragonessa a mancarle tanto; giusto
Eragon, che
fine ha fatto? Nessuno ha più avuto sue notizie;
è morto?
SIL
Un dolore così forte non l’ho mai sentito, urlo,
nuovamente urlo; il respiro affaticato e poi un sollievo, la magia di
quell’elfa mi fa sentire meglio, mi rilasso e torno a sentire
ciò che mi sta
intorno: qualche risata di solievo, la mano di Nasuada che stringe la
mia e mi
sussurra.
“Brava, ora è tutto finito” le sorrido;
per ultima la
cosa più importante il pianto di un bambino.
“Dov’è il mio bambino?” cerco
di guardarmi intorno ma ho
la vista annebbiata, quando riesco a mettere a fuoco vedo
l’elfa con un fagotto
bianco sporco di sangue in mano, che scalpita.
“Credo che tu abbia una figlia” dice
l’elfa avvicinandosi
e porgendomi il fagotto; una femmina?
Allungo le mani per prenderla, è stupenda, è mia
figlia!
La mia bellissima figlia! Non piange più come prima ora mi
guarda e allunga le
mani, avvicino il viso e lei mi mette una mano sulla faccia, le sorrido.
“Lasciala vedere anche a me” dice Nasuada, scosto
la
bimba un po’ da me per farla vedere a Nasuada, che sorride
felice.
“Assomiglia più al fratello che al padre,
però ha gli
stessi zigomi” parla di Eragon, no lei non è
figlia di Eragon, Murtagh è suo
padre, ma non ho il cuore di dirglielo, è ancora innamorata
del cavaliere rosso
e ora che lui è morto che differenza può fare?
“Come la chiamerai?” Sospiro.
“Selena, come sua nonna” si Selena è sua
nonna, non le ho
mentito, non le ho mai mentito; si è illusa da sola.
“È un bellissimo nome, vedo già il suo
spirito; le farà
onore” annuisco, ormai siamo solo noi tre nella stanza, sono
uscite tutte; la
porta si spalanca e Miro entra a ampie falcate, mi raggiunge scostando
bruscamente Nasuada.
“Ma che bel bambino, ha il tuo naso” dice guardando
felice mia figlia.
“È una femmina” rispondo senza
guardarlo, come posso
odiare o amare mio fratello? È mio fratello ma ha ucciso il
padre di mia
figlia.
“Una femmina? È comunque bellissima, ti
assomiglia;
speriamo che abbia il tuo stesso spirito; ti lascio riposare
sorellina” bacia
me e mia figlia ed esce.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Molto probabilmente il capitolo non vi sarà piaciuto o forse
solo l’ultima
parte; vorrei proprio sapere cosa ne pensate, vi ho stupito? Non
cercatemi per
uccidermi, non conoscete il mio indirizzo. Ah ah ah.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** 18° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
18°
Capitolo
SIL
“Sil, devi dire a mia figlia chi è il suo vero
padre; lei
è mia figlia e voglio che sappia chi sono stato, voglio che
sia fiera di me” la
figura di Murtagh mi sta davanti, è triste e allo stesso
tempo felice, gurda
tra le mie braccia, Selena dorme tranquilla; suo padre allunga le
braccia, gli
porgo la bambina e lui l’abbraccia, le sorride e la culla;
guardo la figura di
padre e figlia insieme, sono bellissimi; siamo una famiglia. Ad un
tratto vedo
la figura di Murtagh mutare: diventa come quando ho visto il suo corpo
esanime,
gl’occhi rovesciati e il
cranio
sanguinante, cerco di riprendere Selena ma lui si volta e scappa
portando via
la mia bambina piangente.
Mi sveglio aprendo piano gl’occhi, non sono sorpresa del
sogno, è la prima notte di Selena
e
avevo già sognato Murtagh, solo che ora si porta la mia
bambina nel regno dei
morti, prima portava me, non lei; non gli permetterò di
portarmela via, non può
essere così egoista.
Resto sveglia per un po’ e quando sto per riaddormentarmi
Selena inizia a piangere, si era addormentata accanto a me, la prendo
imbraccio
e la guardo stranita.
“E che cosa dovrei fare io?” Le chiedo alzandola al
livello del mio viso, mi slaccio la camicia e Selena si attacca al mio
seno, la
sento tirare per bere il latte; mi ricorda tutte le volte che
incontravo le
labbra di Murtagh, le sensazioni di quest’ultimo mi
invadevano e mi facevano
sentire completa, ora la mia bambina è l’unica
persona che con Spectro riesce a
sollevarmi il morale.
La piccola Serena anche se piccola non sta ferma un
attimo e di notte ogni due ore si sveglia per mangiare, non faccio in
tempo ad
addormentarmi che inizia il suo rito di gridolini e calcetti, solo
quando dorme
sembra così serena. La prima volta che Spectro
l’ha vista non ha potuto fare a
meno di annusarla, lei in cambio ha allungato le manine e si
è espressa in
vagiti entusiasti. Ho paura che quando sarà più
grande faccia delle sciocchezze
con il mio compagno, non voglio che si faccia male; o adesso che ci
penso da
quando sono diventata così protettiva?
“Vorrei tornare alla sede dell’ordine dei
cavalieri”
chiedo nella sala del trono a mio fratello, lui mi guarda stranito poi
i suoi
occhi si posano sulla bimba che ho in braccio e la sua espressione si
addolcisce, gli compare sulla faccia un gran sorriso; sembra che mi
figlia
faccia sentire tutti a proprio agio, è un suo dono. Miro si
alza dal trono e
scende dal piccolo soppalco avvicinandosi.
“E la piccola Selena dove vorresti lasciarla?” Mi
chiede
allungando un dito alla piccola che lo afferra e lo mette in bocca.
“Lei verrà con me” lui mi guarda serio.
“Ha solamente due mesi, il viaggio è troppo lungo
e poi
cosa vorresti tornarci a fare?” Chiede tornando sul soppalco.
“Ho lasciato molte cose importanti la e poi vorrei fare
visita ai draghi selvaggi per vedere se le uova rimaste si sono schiuse
e poi
…” alza una mano per fermarmi.
“Va bene,
vai; ma
se dovesse succedere qualcosa alla mia splendida nipotina ti
riterrò
responsabile” esco dalla sale e mi dirigo verso le mie stanze
per preparare il
viaggio che avrei compiuto l’indomani.
“Spectro abbassati,
ho circondato Selena con degli incantesimi di protezione dal freddo ma
se stai
così in alto non serviranno a niente”
“Tu ti preoccupi troppo, lei è come te se
non peggio quindi il freddo non è la cosa che ti deve
premere di più” “Che cosa
vorresti dire?” “Lo sai …”
sbuffo ma Spectro sa sempre come farmi
sorridere. Il viaggio procede lento, Selena durante il volo dorme o
cerca di
sporgersi per guardare in basso; “Ha
il
sangue dei cavalieri nelle vene” dice Spectro
quando la tiro verso di me e
lei cerca di sgusciare fuori delle mie braccia.
Arriviamo alla sede dei cavalieri in una settimana,
appena arrivata mi precipito dentro con la bimba in braccio, salgo le
scale,
arrivo nel corridoio delle stanze ed entro in quella di Murtagh,
è rimasto
tutto come prima, tutto come lo avevamo lasciato: qualche libro in
giro, il
letto sfatto e i suoi vestiti buttati in giro, non era mai stato un
tipo
ordinato ma non perdeva mai niente; mi avvicino al letto e sul centro
vicino
alla testiera ci poso Selena, prendo in mano un cuscino e lo avvicino
alla faccia,
inspiro il suo odore, si è conservato o sono io che lo
ricordo. La piccola
guardandomi fa quello che faccio io e affonda il visino
nell’altro cuscino,
solamente che dopo non riesce più a tirarsi su e inizia a
scalpitare; la prendo
in braccio.
“Questa era la stanza del tuo papà”.
L’ombra ci copriva la testa lasciando però le mie
gambe
esposte ai tenui raggi del sole, Spectro riposa a fianco del grande
albero, la
mia schiena è appoggiata alla corteccia di
quest’ultimo; alzo la testa e un
drago giallo di circa un anno plana verso di noi.
“Sil, sono felice
di rivederti è passato molto tempo; sai come sta mia
madre?” Il
cucciolo, che cucciolo non è più di
Saphira si posa d’avanti a noi; non so come poterglielo
spiegare.
“Non ho notizie di tua madre da molto tempo Rennar; sono
successe molte cose mentre siamo stati via” gli racconto
tutto quello che è
successo, è molto triste per la presunta scomparsa di sua
madre e della morte
degl’altri cavalieri.
“Rennar,
non fare
sciocchezze, rischieresti solo la vita; come uno stolto”
“La morte di
Saphira Scuamediluce merita vendetta”
“Morirai se anche solo provi a uccidere Miro, è
più forte
di te e non convincerai gl’altri draghi a seguirti; ma se
accetteranno io vi
fermerò il sangue di troppi draghi è stato
versato, non potete permettervi di
scomparire ancora una volta da questo mondo”
“Vinceremo …”
“No, ti prego;
ci penserò io quando sarà il momento”
“Non ti posso
garantire che sarò bravo ma ci proverò”
“Grazie Rennar”. Il drago giallo era diverso
dagl’esemplari selvaggi, comunicava usando le parole e non le
immagini, esso
mantiene comunque l’aspetto più feroce dei
selvaggi ma questa sua
caratteristica lo rendeva amabile a differenza di sua sorella Kascia
che è
burbera e scontrosa; i due sono molto legati anche se completamente
opposti.
“Posso vedere tua
figlia?” Allontano Selena dal mio petto e la mostro
al drago che la osserva
con uno dei suoi enormi occhi gialli.
“Dorme?” Annuisco,
la testa di Rennar si allontana un po’, soddisfatta.
“Il padre è
Murtagh?”
“Si” sussurro rattristata.
“Ha fatto in tempo
a vederla?” Scuoto la testa.
“Hai una figlia
stupenda, veglierò su di lei; sarà la mia
protetta” la
testa del drago torna vicino a mia figlia e
uno sbuffo di aria calda investe le mie braccia dove Selena dorme.
“Cosa intendi per protetta?”
Chiedo dal drago che si accoccola vicino a
noi.
“Ho scelto di
condividere con lei il mio cuore dei cuori; non ho fatto come quando
Glaeder ha
consegnato il suo a Eragon, bensì ho trasferito
metà del mio in tua figlia;
tutti i draghi selvaggi possono farlo, è qualcosa che
abbiamo nella memoria
primordiale; tuttavia pochi di noi trovano la persona con cui
condividere un
così grande tesoro.”
“Ma in cosa consiste? È come essere drago e
cavaliere?”
“No affatto, è
completamente diverso; lei saprà quello che faccio, provo e
penso senza che io
apra la mente e così io con lei. È un legame che
si può ignorare o onorare
dipende tutto dai due individui; puoi vivere un’intera vita
senza sapere di
possedere questo legame, ma se decidi di onorarlo sarà una
cosa magnifica… non
so descriverla in altro modo; si narrano due casi eccezionali: il primo
parla
di una delle due parti in cui è diviso il cuore dei cuori
che muore, ma essendo
lui o lei così legato al suo compagno che la sua anima si
è trasferita al
sopraggiungere della morte nel corpo dell’altro. Ma la cosa
più strane è che
una volta è successo mentre entrambi erano ancora in vita e
si sono fusi in un
unico corpo, questo corpo poteva prendere sembianze umane e di drago;
naturalmente potrebbero essere solo leggende”
Non adoro l’idea che mia figlia si trasformi in drago ma
sono onorata che Rennar abbia compiuto questo gesto per lei, non ci ha
pensato
molto ma d'altronde i draghi seguono più l’istinto
che la ragione.
Restiamo l’intero pomeriggio tutti e quattro accoccolati
vicino all’albero, di notte dormo nella stanza di Murtagh; la
mattina seguente
decido di andare al villaggio elfico, senza farmi vedere naturalmente;
quando
Spectro arriva con lui c’è anche il drago giallo.
“È successo qualcosa Rennar?” Chiedo
guardandolo con
un’espressione interrogativa.
“Ha onorato il
legame! Non mi aspettavo che così piccola ci riuscisse!
Solitamente succede
intorno ai vent’anni” dice allegro.
“Come ha onorato il legame? Pensavo che per onorarlo
bisognasse solo sapere quello che fa l’altro ma che si
può interrompere in ogni
momento…”
“No, quando si ha
accettato il cuore dei cuori nel proprio corpo allora sarai per sempre
legato
all’altra metà” storco il
naso, ma perché almeno Selena non può essere
normale? Decido di rimandare la visita al villaggio, ho bisogno di
consultare
qualche libro; nei tomi antichi non trovo niente riferito a questo
legame; mi
scoraggio e lascio perdere per fare un bagnetto a Selena. Riempio un
piccolo
catino d’acqua tiepida e inizio a spogliarla, sto per
immergerla nell’acqua
quando noto qualcosa sul suo braccio destro.
“Ma cosa hai fatto al braccio birichina? Ti sei
sporcata?” Gli
faccio il bagno pulendole
bene il braccio, dopo averla asciugata torno a controllargli quella
strana
macchia di sporco, c’è ancora ma con poca luce non
si vede bene; mi avvicino
alla finestra e guardo meglio: ha un tatuaggio di colore giallo che si
confonde
quasi con la pelle, è avvolto intorno al muscolo come una
striscia ondulata con
piccoli puntini più luminosi avvolti intorno, come un
ciondolo torreggia sul
resto la testa di un drago; con
orrore
scopro che si muove.
“Io sarò sempre con
lei, capisci ora cosa significa protetta?” La voce
di Rennar mi risuona
nella testa, annuisco rivolta alla testa di drago che si muove sul
braccio di
Selena; la rivesto con le mani tremanti.
“Sapevo che eri speciale ma non pensavo fino a questo
punto. Ma quel drago non la passerà liscia”
“Sai che ti
sento?!” In quello
stesso istante la
manica della piccola maglia prende fuoco e per poco il cuore non mi
esce dal
petto e inizia a correre per la stanza, mi calmo quando vedo che la
fiamma si
spegne dopo aver bruciato la stoffa nel punto in cui la testa di drago
è
impressa sulla pelle di Selena.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Spero di essermi fatta perdonare per il capitolo
precedente…. No, non
mi sono fatta perdonare, ma almeno siate felici di Selena; sembra
proprio che
sia una bambina speciale. Assomiglia tanto a Murtagh; mi sento un
ipocrita per
averlo fatto morire…. E comunque il capitolo precedente non
era solo un sogno
(incubo più che altro).
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** 19° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
19°
Capitolo
SIL
Dormo nella stanza di Murtagh, tra le sue cose; quando mi
sveglio è mattina presto, lascio Selena dormire e mi
avvicino alla finestra, il
drago giallo è accucciolato li sotto, lo osservo
sonnecchiare fino a quando
Selena inizia a piangere, nello stesso momento in cui lei emette il
primo
lamento Rennar apre gl’occhi di scatto.
Sfamata la piccola esco; “Spectro
sei pronto? Andiamo” Salgo velocemente in sella a
Spectro,
“Dove state andando? Vengo
anch’io”
ai margini della mia coscienza risuona la voce di Rennar, lo guardo
scettica ma
non dico niente.
Atterriamo nelle vicinanze del villaggio, io mi avvicino
cercando di non farmi vedere; sembra deserto, solo due voci rompono
quella
calma surreale:
“No è difficile curare un osso rotto, quelle dei
draghi
poi….”
“Quindi non abbiamo abbastanza energia?”
“Esatto, Castigo dovrà aspettare che si rimargini
da
solo”
Castigo? Allora è vivo, sento
il mio corpo tremare dalla felicità, una
sensazione di felicità immensa mi invade il cuore, sembra
quasi che scoppi; non
riesco a trattenermi esco dalla vegetazione con Selena in braccio e mi
precipito dai due elfi, senza ascoltare Spectro che mi dice di non
farlo.
“Dove!!! Dov’è Murtagh?!”
I due mi guardano stupiti, riconosco Nadja, l’unica elfa
presente nel villaggio e Serin.
“Sil, pensavamo che ti avesse rapito Miro”
Dice Nadja guardandomi preoccupata; il suo sguardo si
posa su Selena che sta per piangere, la indica e chiede:
“Chi è? È forse tua figlia?”
“Selena”
L’elfa continua a guardarmi preoccupata e mi fa cenno di
seguirla.
“Sai, siamo rimasti solamente in due; tutti
gl’altri sono
tornati in patria … e quando è arrivato Murtagh
era così … più morto che vivo,
insomma…. Ci abbiamo impiegato quasi tre mesi per fargli
riprendere conoscenza
e ancora adesso fatica ad alzare la testa. Lo abbiamo mantenuto vivo
con
l’energia, ma non ne abbiamo abbastanza per guarirlo del
tutto. Sei capitata a
proposito, ma non dobbiamo affrettare le cose…. Se dovessi
inondargli il corpo
con troppa energia il suo cuore potrebbe
cedere….è ancora molto debole; quindi
poca ma continua e così dovrebbe ristabilirsi in dieci
giorni”
Mentre parla camminiamo per il villaggio fino ad arrivare
alla costruzione più grande dove saliamo, un corridoio ci
accoglie, cinque
porte sono disposte sulle due pareti.
“Siamo tutti qui, abbiamo deciso di restare in un unico
posto per non sciupare l’energia per il riscaldamento,
è quasi inverno ormai”.
Parlava solo lei, io vagavo con lo sguardo in cerca di
Murtagh, l’elfa indica la seconda porta sulla destra, mi
avvicino e sto per
aprirla quando mi accorgo di avere ancora Selena in braccio; la
consegno
all’elfa che la prende esitante.
“Chi è il padre?”
Indico la porta con il mento, mi fa un cenno d’assenso e
si allontana dicendo:
“Ti chiamerò quando avrà fame”
Apro la porta, non riesco nemmeno a respirare; lo vedo
steso sul letto immobile, mi avvicino.
“Ho già pranzato, lasciami in pace,
vattene!” Dice con
voce roca.
“Pensavo che dopo tanto tempo ti avrebbe fatto piacere
rivedermi”
Non riesco più a fermarle le lacrime rigano le mie
guance, anche mezzo morto è la cosa più bella che
esista dopo mia…. nostra
figlia.
“Sil? Sono …”
“Sss, lo so”
“No, una cosa te la devo dire: ti avevo detto di non
seguirmi, perché non mi ascolti mai?”
Sorrido mentre le lacrime continuano a bagnarmi il viso,
mi siedo sul bordo del letto e mormoro qualche parola
nell’antica lingua,
faccio in modo che la mia energia fluisca lentamente nel suo corpo; gli
afferro
una mano.
“Sdraiati accanto a me, ho freddo”
Faccio come dice alzando la coperta e stringendomi delicatamente
a lui, sento la mia energia che fluisce in lui, non è
faticoso, è come se
camminassi; appoggio il viso sul suo petto, sento il suo respiro
regolarizzarsi, poco dopo si addormenta.
“Forese non è il momento migliore per dirti che
hai una
figlia” sussurro.
“Sil, credo sia ora di mangiare”
La voce di Nadja interrompe i miei pensieri, mi scosto da
Murtagh senza svegliarlo ed esco dalla stanza.
Il
giorno dopo sto sempre con lui, vegliandolo durante
quei suoi pisolini così dolci; quando l’elfa mi
viene a chiamare lo lascio a
malincuore, lui non si fa domande; in tre giorni è molto
più in forze, non ho
ancora interrotto l’incantesimo, non è stancante.
Il quarto giorno decido di
andare con Selena a fare una passeggiata in riva al mare; quando esco
il freddo
mi coglie alla sprovvista, evoco qualche incantesimo che ci protegga
dal freddo
e inizio a camminare senza meta; in quei giorni mi è
sembrato di vivere in un
sogno, uno di quelli belli però. Arrivo al limitare del
bosco, alzo gl’occhi e
vedo una scena stranissima: Spectro e Rennar soffiano a turno su
Castigo per
cercare di riscaldarlo.
“Castigo, sono felice di vederti; Murtagh dorme?”
Lui mi guarda stanco e sospettoso.
“Si, mi vuoi
parlare di Selena? Mi hanno già detto tutto e ho giurato di
non riferire niente
a Murtagh fin che non lo dirai tu per prima. Ma francamente non so
perché
aspetti”
“Voglio che stia bene, prima, così non si
affaticherà”
“E sia, ora fammi
vedere questa bambina mezzo drago”
Lancio un occhiata fulminea a Rennar che sbuffa, mi
avvicino a Castigo che cerca di allungare il collo, solo in quel
momento mi
ricordo della sua zampa, lo guarisco
velocemente mentre
lui osserva la bambina.
“Vi assomiglia
molto, ma di più a te, per questo è
così bella…. Grazie per la zampa”
Sorrido e continuo la mia camminata verso il mare, le
onde si infrangono potenti sulla spiaggi; mi fermo li davanti a
osservarle.
“Il tempo sta cambiando, presto ci sarà una bufera
di
neve; durerà cinque giorni”
Nadja si affianca a me, insieme guardiamo l’oceano che si
ribella ai suoi confini; rifletto sulle sue parole, avrò una
scusa per
giustificare il mio ritardo, annuisco e mi volto per tornare dentro.
Le parole di Nadja sono veritiere e la sera stessa inizia
a nevicare, i ficchi danzano nell’aria, illuminati
dagl’ultimi raggi del sole,
risplendono di luce riflessa, sono stupendi.
“Nevica?”
Mi volto di scatto, vedo Murtagh seduto sul letto; è la
prima volta che lo vedo sedersi, ora è li seduto, si alza,
non tentenna, è
sicuro mentre cammina verso di me.
“Dovresti restare coricato”
Gli dico andandogli incontro per sorreggerlo, accetta la
mia mano me non torna a sedersi, si dirige verso la finestra a guardare
la
danza della neve.
“Neve, non la vedo da tanto; quand’ero bambino mi
divertiva sgattaiolare fuori e buttarmi nei mucchi di neve”
Sorrido a quel pensiero e prendo un respiro profondo.
“Sai Murtagh, ti devo dire una cosa, tante cose
…… no
solo una ma importante”
“Ti amo” non posso più parlare di
niente, lo guardo
negl’occhi.
“Ti amo anch’io”
Mi accarezza la guancia, i miei occhi immersi nei suoi.
“Cosa volevi dirmi?”
Scuoto la testa.
“Abbiamo una … figlia”
Sembra non aver compreso bene, mi sorride, continua a
guardarmi fisso mentre riflette sulle mi poche parole
“Abbiamo. Una. Figlia”;
si, quelle parole; il suo core accelera, lo sento distintamente contro
il mio
petto.
“Una figlia?”
Chiede senza voce, annuisco.
“Vorrei tanto conoscere …. Mia figlia”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** 20° Capitolo ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
20°
Capitolo
MURTAGH
Ho una figlia, sta arrivando qui; sta arrivando qui con
sua madre. La porta si apre e Sil entra con in braccio un fagottino che
si
agita; cerco di alzarmi per andarle incontro ma la testa continua a
girarmi,
resto seduto mentre loro due si avvicinano. Quando è davanti
a me allungo le
mani, lei è esitante ma mi porge la bambina; la osservo, ha
il suo naso e … la
mia bocca, i capelli sono marrone chiaro, quasi miele.
È il nostro ritratto, allunga le mani verso di me e mi
afferra il labbro, le sorrido per quanto mi è possibile; con
un dito le
accarezzo la guancia e inizia a ridere. So già tutto sul
legame tra lei e
Rennar, questo mi fa sentire in modo strano; è mia figlia e
con lei voglio
essere possessivo, non voglio dividerla con nessuno se non con Sil, mi
è difficile
accettare tutto questo in una volta. La bambina apre la bocca e la
richiude per
più volte.
“Selena”
Questo è il suo nome, come mia madre, non credo che sia
una coincidenza; le sorrido nuovamente ma non riesco ad assimilare
tutto, lei è
mia figlia e io sarò un buon padre,
non come ha fatto Morzan con me.
Ci addormentiamo tutti e tre nel letto dove prima stavo
solo, Selena è in mezzo a noi e dorme stretta a me, entrambe
le sue manine sono
chiuse sulla mia maglia.
La mattina seguente mi sento molto bene, riesco ad
alzarmi e camminare, sono guarito quasi del tutto; mi alzo staccando le
mani
della bambina dalla mia camicia, cerco di non svegliarla ma
è inutile perché
inizia a piangere svegliando anche Sil. La prendo in braccio e inizio a
cullarla, si calma un po’ ma non smette di piangere e
così la passo a Sil che
inizia a cantarle una ninnananna, la bambina smette subito e torna a
dormire;
non mi ero mai accorto di quanto canta bene.
“Tornerò con te ad Alagaesia e insieme
sconfiggeremo
Miro” Mi guarda quasi sconvolta, scuote la testa.
“No, non stai ancora bene”
“Sai che non mi potrai fermare; sarebbe codardia da parte
mia se non cercassi di difendervi; siete tutto quello che ho e non lo
faccio
per voi, lo faccio per me perché sono egoista e non voglio
che mi stiate
lontano” nessuno aggiunge altro sull’argomento.
SIL
La neve si è fermata, ma il vento continua imperterrito a
soffiare sul piccolo villaggio; facciamo molte passeggiate nella neve e
Selena
è sempre più propensa a buttarcisi dentro, si
allunga dalle mie braccia e
guarda in basso emettendo dei piccoli gridolini; Murtagh cerca di
tenerla in
braccio come faccio io ma il risultato è piuttosto
disastroso e mi viene da
ridere, anche quando la culla fa un disastro.
“Che cosa ridi, è tutto nuovo per me”
sbotta, quando
succede.
Il vento inizia ad attenuarsi e sappiamo che tra pochi
giorni dovremo ripartire; i pochi giorni passati insieme sono stati
bellissimi
ma sembrano finire così in fretta; oggi ho parlato con
Rennar che non vuole
lasciare Selena e ha deciso di seguirci, dice che ha una brutta
sensazione ma
che non riguarda noi; non so se rilassarmi o agitarmi; non ho dovuto
giurare
fedeltà a Miro ma ho paura che questo possa celare un suo
potere maggiore.
Non possiamo più rimandare la partenza, i tre draghi
sfrecciano
veloci nel cielo, Rennar precede tutti, sembra di buon umore, a dire il
vero è
euforico. Arriviamo in due giorni ma ci fermiamo per riposare, non
sappiamo
cosa ci aspetta.
“Forse avremmo dovuto lasciare Selena dagli elfi”
dice
Murtagh mentre mangiamo, io lo guardo.
“ C’è Rennar a proteggerla e gli ho
detto che se dovesse
succedere qualcosa la riporti dagli elfi” annuisce e non dice
più una parola;
arriviamo in prossimità del castello.
Le grandi porte si aprono e Miro con la sua dragonessa
escono parandosi davanti
a noi.
“Sono felice di vedere che la famiglia si è
ricomposta,
ma sai i morti che ritornano non sono un mio bellissimo passatempo;
credo che
sarebbe meglio se però tu tornassi nel regno dei morti
…e ho intenzione di
rispedirtici io stesso.”
La risata roca
accompagna le sue parole.
“Noi siamo due cavalieri e tre draghi”
“Si questo lo vedo; ma non credo che abbiate qualche
possibilità contro di me ed …. Eragon”
Alle sue parole segue un boato e Saphira esce dal
castello; i suoi occhi
sono offuscati, così come quelli di Eragon.
NOTE
DELL’AUTRICE: Salve,
il capitolo è corto, ne sono consapevole, ma spero che vi
piaccia
comunque; Eragon è passato al lato oscuro! Forse, o forse
no! Scoprirete tutto
nel prossimo capitolo, che sarà anche l’ultimo.
Ciao, Chiara!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** 21° Capitolo. La fine ***
Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL
DRAGO
21°
Capitolo
SIL
“Murtagh…. I suoi occhi” sussurro
rivolta a Murtagh,
quando mi giro lo vedo concentrato, cerco di unire la mia mente alla
sua ma
qualcosa di estraneo mi blocca, riapro gl’occhi lo vedo con
la testa rivolta
all’insù e la bocca spalancata.
“Murtagh!!” urlo, mentre mio fratello inizia a
ridere;
quando il ragazzo torna ad abbassare la testa i suoi occhi sono come
quelli di
Eragon, anche Castigo sembra non essere più in se; il drago
rosso si muove
verso Giaridia, si accosta al fianco della dragonessa e Murtagh
raggiunge Miro
sulla sella del suo drago; mio fratello estrae la sua spada e la punta
sul
petto di Murtagh.
“Sorellina, guarda bene; lui non è capace di
proteggerti”
“Nooo!” un urlo gutturale mi esce dalla bocca
svegliando
Selena, fino ad ora sopita; la bambina inizia a piangere e Rennar
sembra
impazzire.
Qualcosa di caldo inizia a scottarmi le mani e le
braccia, per quanto non voglia lascio andare Selena, che invece di
cadere si
solleva in aria avvolta da una luce gialla, abbagliante; Rennar la
raggiunge
subito, si avvolge a lei nascondendola dalla vista. Pochi secondi dopo
anche il
drago viene avvolto dalla luce gialla, essa si fa così
intensa che impedisce la
vista; il buio mi avvolge e ci metto qualche secondo per ritrovare la
vista.
Il drago giallo torna in posizione dritta, ma della mia
bambina non c’è traccia; nemmeno il suolo ospita
un cadavere, non può essere
sparita. In un secondo capisco, è nel corpo di Rennar; il
drago giallo si
avventa sulla dragonessa di Miro con una forza inaudita. Murtagh cade
per la
forza dell’impatto, ma lo fermo in tempo con una magia, lo
porto su Spectro
mentre il mio sguardo assiste alla scena davanti ai miei occhi:
La dragonessa morde le zampe di Rennar mentre lui le
graffia il volto, le code dei draghi si abbattono sui corpi dei
rispettivi
avversari, la dragonessa morde Rennar a un fianco e il drago ringhia di
dolore
dando una zampata all’ala della dragonessa.
“Ora!” penso rivolta a Spectro che
con una mossa
fulminea si avventa al collo di Giaridia
mordendolo; io con un balzo raggiungo la dragonessa e quando mi trovo
davanti
Miro estraggo la mia spada e infondendogli ogni briciolo della mia
energia per
rompere gli incantesimi di difesa di mio fratello gli taglio la testa.
Con orrore scopro che il mio tentativo non è stato vano e
la testa di quello che un tempo ho considerato un fratello precipita
nel vuoto;
il corpo di Miro segue la testa e anche la dragonessa lo raggiunge ed
io
precipito con loro, esausta; nella mia caduta vedo il drago giallo
sbattere
furiosamente le ali
nel tentativo di
restare in aria poi il buio mi avvolge.
FINE
O
è quello che vorrei scrivere, spero che la storia vi
sia piaciuta e di non avervi delusi. Sinceramente mi dispiace molto
lasciarvi
con questo finale; ma non vi preoccupate, la storia
continuerà con: IL DIPINTO
DEL DRAGO e LE AVVENTURE DI SELENA.
Non voglio fare come gli autori che dopo il primo
“libo”
ci mettono un secolo a pubblicare il seguito, quindi non dovrete
aspettare
molto per leggere tutto sulle avventure della nostra piccola Selena. Ci
sarà
ogni curiosità riguardo alla sua infanzia, anche se la
storia inizierà “16 anni
dopo la caduta di Miro”; saprete tutto sulla fine di Sil,
Murtagh, Eragon, i
rispettivi draghi e Rennar.
Spero che continuerete a leggere il seguito e se avete
consigli migliori sul titolo fatevi avanti.
P.S. Mi stavo quasi
dimenticando: I RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito silenziosi e
….
Quelli che hanno messo la storia nelle seguite: SickOfLoveSong,
UraniaSloanus
e aiolia91
Un grande grazie a chi ha
messo
le mie storie tra le PREFERITE: ilArya01,
zara997
e Boo_24.
Ma soprattutto a tutti coloro
che hanno recensito: ilArya01,
SickOfLoveSong,
zara997,
e_lily
e DaubleGrock.
Spero
tanto che tutte queste persone continuino a seguire il
proseguo della storia.
Infine
un piccolo tributo ai nostri draghi tramite una canzone.
Pezzo
tratto da COME UN
PITTORE Modà
Ciao,
semplicemente ciao
Disegno
l’erba, verde come la speranza, come frutta ancora acerba
E
adesso un po’ di blu, come la notte
Bianco
come le sue stelle, con le sfumature gialle
L’aria,
puoi solo respirarla
Azzurro
come te, come il cielo e il mare
Giallo
come luce, del sole
Rosso
come le cose che mi fai provare
Credo
che questo pezzo sia adatto a rappresentare i colori dei
draghi.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1976420
|