Per amore di un figlio

di Astry_1971
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1: La maledizione ***
Capitolo 2: *** Cap 2: L'unica possibilità ***
Capitolo 3: *** Cap 3: Scelta d'amore ***
Capitolo 4: *** Cap 4: Di nuovo a Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Cap 5: Il potere più grande ***
Capitolo 6: *** Cap 6: La scelta di Piton ***
Capitolo 7: *** Cap 7: Il testamento di Piton ***
Capitolo 8: *** Cap 8: La morte ingannata ***
Capitolo 9: *** Cap 9: Cerimonie e riconoscimenti ***
Capitolo 10: *** Cap 10: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap 1: La maledizione ***


Per amore di un figlio



Autore/Data: Astry, Ottobre 2007.
Beta - reader: Niky (alias Nykyo) e Starliam.
Personaggi:Severus, Harry, Hermione, Ginny.
Rating: per tutti.
Avvertimenti: Spoiler sul settimo libro
Riassunto: : In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi.

La storia è dedicata alla mia Beta Niky e a tutte quelle che, come noi, hanno avuto fiducia in Severus Piton.


CAP. 1: La maledizione

Harry correva a perdifiato su per le scale. Lo aveva fatto migliaia di volte, con lo stupore dell’allievo del primo anno, con la curiosità che lo aveva spinto fino a scoprire i più profondi segreti dei quel castello. Aveva percorso quei corridoi perfino con l’angoscia della morte che gli stringeva il cuore nei momenti terribili della battaglia finale contro Voldemort.
Ora, dopo diciannove anni, stava di nuovo correndo lungo un tragitto fin troppo familiare, quasi senza guardare dove metteva i piedi. Aveva lasciato indietro sua moglie Ginny e il nuovo preside, il piccolo professor Vitious, che lo aveva accolto non appena giunto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Aveva ancora nelle orecchie, la voce di Vitious che, uscendo distorta dal becco del più insolito Patronus che avesse mai visto, lo esortava a precipitarsi immediatamente alla scuola: suo figlio, Albus Severus, si era ammalato improvvisamente e nessuno a scuola sembrava capire che cosa avesse il ragazzo.
Giunto alla porta dell’infermeria, la spalancò senza nemmeno bussare, e si precipitò all’interno.
La prima cosa che i suoi occhi verdi incontrarono fu lo sguardo triste dell’infermiera che, appena si accorse della sua presenza, gli si avvicinò con passo veloce e le braccia allargate in un inconfondibile gesto di disperazione.
“Signor Potter, mi dispiace, non so cosa fare, è così da due ore.” disse indicando il primo letto della fila, nel quale si intravedeva appena il volto pallidissimo e immobile di un bambino. Accanto a lui, il fratello maggiore, James, se ne stava rannicchiato su una sedia, con lo sguardo perso nel vuoto.
“Si è accasciato improvvisamente e non siamo più riusciti a fargli riprendere i sensi.” Continuò l’infermira.
Harry non rispose. Si avvicinò al letto e crollò in ginocchio accanto a suo figlio.
“Perchè? Stava bene, ho ricevuto un suo gufo appena ieri… non può essere, no...” mormorò scuotendo il capo.
Nel frattempo anche Ginny e il preside erano entrati nella stanza.
La giovane donna si avvicinò al letto e posò la mano sulla spalla del marito.
“Il Preside vuole vederti, pare che si tratti di una maledizione molto potente: magia Oscura, Harry.” mormorò con voce strozzata. “Lui teme che… oh Harry, non deve accadere: lui non può… il nostro bambino…”
“Albus non morirà,” la interruppe suo marito e la maga si portò le mani a coprire il volto.
Non voleva nemmeno sentire la parola “morte” riferita a suo figlio. Prese a tremare e a singhiozzare.
Poi, Harry sollevò appena lo sguardo, la vista era appannata dalle lacrime, ma non si asciugò gli occhi. Guardò prima Ginny, poi Vitious e, infine, di nuovo sua moglie: era evidente che, parlando di preside, la donna non intendesse il piccolo mago che era a pochi passi da lui. No, il Preside per lei era ancora Albus Silente e, in effetti, era così anche per lui.
Harry si alzò e, lasciata l’infermeria, si diresse verso la scala a chiocciola che conduceva all’ufficio circolare, seguendo l’uomo al quale lo studio apparteneva attualmente.
Quando ne ebbero raggiunto la soglia, Vitious, non entrò con Harry, ma gli aprì semplicemente la porta e poi si fece da parte lasciandolo passare.
Non disse niente: non era necessario. Conosceva Harry Potter da quando era solo un bambino.
Oltre a nutrire un grande affetto per lui, aveva imparato a rispettarlo come uomo e come mago più di tutte quelle persone che ora lo acclamavano come eroe.
Allo stesso modo, continuava ad avere una sorta di timore reverenziale verso quello che era stato il suo superiore. Era come se Silente fosse ancora lì in carne ed ossa, e fosse ancora lui ad assegnare le mansioni agli insegnanti, a decidere il calendario scolastico e ad inaugurare i banchetti nella sala grande, o almeno, Vitious non dimenticava mai di farlo a suo nome.
Harry si guardò intorno, l’ufficio era ancora come lo ricordava: il nuovo preside considerava quel luogo una sorta di museo, con i suoi ricordi e i suoi cimeli. Tutto era come lo aveva visto l’ultima volta, tutto, ad eccezione di un nuovo ritratto appeso alla parete, accanto a quello di Albus Silente.
Un uomo vestito di nero, col volto di un pallore quasi spettrale, era ritratto nella magica tela, incastonata in una cornice d’argento finemente decorata.
Harry stesso aveva commissionato il dipinto, chiedendo che fosse appeso accanto a quelli degli altri presidi di Hogwarts.
Solo per un istante i suoi occhi indugiarono stupiti su quell’immagine: Severus Piton si era guadagnato il posto d’onore che la tela occupava, dando la vita per la causa, eppure, a differenza degli altri ritratti presenti nella stanza, il suo sembrava un comunissimo quadro babbano.
L’uomo, infatti, se ne stava immobile, con lo sguardo tristemente abbassato, quasi si sentisse fuori posto lì, e volesse in tutti modi passare inosservato.
Harry distolse lo sguardo: non era lì, per parlare con Piton, bensì con Silente, anche se vederne per la prima volta il volto appeso ad un muro lo metteva a disagio.
Non entrava nell’ufficio da molti anni e non aveva mai visto quel quadro, anche se sapeva che il lavoro era stato eseguito alla perfezione, come lui aveva richiesto, e il suo ex insegnate ora aveva il suo angolo di parete nella stanza che lo aveva visto preside.
In realtà non aveva mai voluto rivedere gli occhi neri di Severus Piton, non dopo il loro ultimo sguardo nella Stamberga.
Fece qualche passo in avanti e sollevò il capo fino ad incontrare, invece, le pupille color del cielo di Albus Silente.
A differenza di Piton, il mago dalla lunga barba bianca sembrava più vivo e reale che mai, lo guardava con aria triste, ma benevola.
“Mi dispiace, Harry… mi dispiace!” disse con un filo di voce.
Il ragazzo sopravvissuto, ormai divenuto un uomo, si avvicinò ancora, le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti all’inverosimile.
“Lei sa cosa gli è successo. Ginny, mi ha detto che ha parlato di una maledizione, ma chi è stato, chi ha fatto questo a mio figlio?”
“Harry, quello che devo dirti non ti piacerà…”
“Non mi piacerà?” scattò. “Non mi piacerà, certo che no, qualcuno sta cercando di uccidere mio figlio, e qualunque cosa lei abbia da dire, non mi piacerà.”
“No, Harry, nessuno sta cercando di uccidere tuo figlio, la cosa è più complicata di quanto tu possa immaginare.”
Harry lo fissò con rabbia, ma lo lasciò parlare: voleva sapere e, soprattutto, voleva capire di cosa si trattava più in fretta possibile, per poter salvare il suo bambino. Perché lui ci sarebbe riuscito, a qualunque costo.
“Vedi caro ragazzo, nessuno ha lanciato maledizioni su Albus Severus, ma è stata la scuola stessa: queste mura lo hanno fatto ammalare.”
“Cosa sta cercando di dirmi? Cosa… ma… vuol dire che…” Harry prese a torcersi le dita, camminando avanti e indietro nello studio.
“Possiamo portalo fuori di qui allora, perché non lo avete fatto?” Nel momento stesso in cui pronunciava la frase, però, sapeva già che, se quella fosse stata la soluzione, sarebbe stata tentata fin dal principio.
Si voltò di nuovo verso il ritratto di Silente che scuoteva mestamente il capo.
“Harry, ho voluto parlarti di persona, perché ci sono cose che solo io e te sappiamo. Cose che sono successe molti anni fa…”
“Per favore, può arrivare al punto?” sbottò Harry, impaziente.
“Il punto, Harry, è che sia tu che tua moglie Ginny, siete stati legati a Voldemort in un modo molto particolare. La sua anima è venuta in contatto con la vostra, in modi diversi, ma lasciando comunque una traccia del suo passaggio.”
“Ma Ginny sta bene, si è ripresa completamente, e anch’io non sento più la sua presenza dentro di me da quando è stato distrutto.”
“Voldemort è morto, Harry. Lui non tornerà più, ma, là dove passa, il fuoco lascia sempre una bruciatura.”
“Bruciatura? Ma cosa sta dicendo?” Il giovane mago si afferrò i capelli, non riusciva a seguire il discorso di Silente: era troppo agitato.
Voldemort era morto, erano passati diciannove anni, tutto sembrava andare bene, ed ora, improvvisamente, il mondo sembrava crollargli nuovamente addosso.
“E’ come se la sua anima avesse lasciato un’impronta dentro di voi e questa fosse stata ereditata in qualche modo dal piccolo Albus” proseguì Silente. “E’ come una malattia, i cui effetti sono molto simili alla maledizione dell’anello dei Gaunt, anche se molto più lenti. Per anni è rimasta addormentata e latente ed ora la magia di Hogwarts l’ha risvegliata.”
“La magia di Hogwarts?”
“Sì, Harry, queste mura sono molto antiche, i più grandi maghi della storia hanno camminato in queste stanze, e la scuola ha assorbito la loro magia. Le pietre di Hogwarts sono così cariche di magia, che ogni incantesimo fatto all’interno della scuola viene amplificato.”
“Ma James, perché lui non ha subito gli effetti di questa maledizione?”
“Probabilmente perché la Magia Oscura è più potente nel dormitorio di Serpeverde. James non è immune, ma essendo stato smistato a Grifondoro, non è stato esposto come Albus Severus agli influssi negativi del sotterraneo che apparteneva a Salazar.”
Potter fissò di nuovo il ritratto dell’anziano mago, cercando di elaborare le sue parole: effetti molto simili a quelli della maledizione dell’anello, la maledizione che aveva colpito Silente nel suo ultimo anno come Preside.
Piton. Lui l’aveva curato.
I suoi occhi schizzarono verso il ritratto più piccolo lì accanto. Il respiro si fece improvvisamente affannoso, mentre puntava l’indice tremante verso l’uomo vestito di nero, che ora lo fissava a sua volta.
“Lui… lui può...” riuscì a mormorare con voce soffocata.
Silente non rispose, ma si girò in direzione dell’altro ritratto, come se potesse vedere l’uomo dietro il muro.
L’immagine di Piton sollevò lentamente il mento, scrutando il mago che aveva di fronte, con la stessa espressione di quando lo rimproverava durante le lezioni di Pozioni.
“Vedo che non hai prestato attenzione alle informazioni che ti ho dato, Potter. Come al tuo solito. Io non ho guarito il professor Silente dalla maledizione dell’anello.” scandì asciutto.
Poi, quasi sottovoce: “Non ci sono riuscito.”
“Ma, forse, questa volta potrebbe,” incalzò l’altro, senza dar peso al sarcasmo del suo ex insegnante.
Le labbra di Piton si piegarono appena.
“Forse… ma hai dimenticato una cosa fondamentale: io sono morto.”
Harry scrollò il capo con rabbia.
Sapeva benissimo che i ritratti, pur conservando il carattere e i ricordi delle persone, non potevano in alcun modo sostituirle.
Severus Piton era morto da diciannove anni, ormai. Era morto davanti ai suoi occhi, in un modo atroce.
Dimenticarlo? Come avrebbe potuto?
Nonostante fosse passato tanto tempo continuava a rivedere quella scena orribile ogni notte.
Eppure non riusciva ad accettarlo. In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi.
Senza dire altro, Harry si voltò di scatto e fece qualche passo in direzione della porta, quando la profonda voce di Piton lo bloccò di nuovo:
“Spero che tu non stia per fare qualche stupidaggine, Potter.”
Ma lui non rispose, uscì dalla stanza circolare e si diresse di corsa verso la biblioteca.



Continua…






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Capitolo 2
*** Cap 2: L'unica possibilità ***


ladymarie, mmmm! Ti riferisci, per caso ad una certa pietra della resurrezione? Ehm ehm… no, la pietra è la prima cosa che ho scartato, visto che la Rowling ha dimostrato chiaramente che riesce solo a peggiorare le cose, e poi sarebbe stato troppo semplice e scontato, no?
Summers84, oooh, beh, Harry è uno specialista nel ficcarsi nei guai, ti pare che uno come lui se ne sta buono buono a veder morire il figlio senza tentare anche l’impossibile? La cavolata la farà e bella grossa pure, ma, per evitare di beccarmi anatemi dai fan di Harry, metto le mani avanti e vi dico: state tranquilli, il santo protettore di Potter è sempre vigile. Non gli torcerò un capello in questa ff, beh… più o meno.
Dunky se stai pensando anche tu alla pietra, mi dispiace dirtelo, ma sei fuori strada.
rosy823, sì hai ragione a dire: povero piccolo Albus, ma avevo bisogno di un buon motivo per far fare a Harry quello che farà.
iaco, già in questo capitolo saprai dove sto andando a parare.

Buona lettura!


Cap. 2 L’unica possibilità

Si trovava lì già da alcune ore, ormai quasi sommerso da una pila di vecchi libri.
Il reparto proibito della biblioteca era rischiarato unicamente dalla fioca luce delle candele. Gli bruciavano gli occhi.
Nulla, non aveva trovato niente di utile.
Quando, Ginny gli si avvicinò posando la mano sulla sua spalla, il mago la strinse fra le sue.
Era umida, segno che la donna si era appena asciugata le lacrime.
“Non c’è niente qui, ma io non mi arrendo,” mormorò.
“Harry, non credi che dovresti andare da tuo figlio, invece di sprecare il tempo a leggere?”
L’ansia aveva reso particolarmente acuta e stridula la sua voce.
“Non serve a niente, non l’hai ancora capito?”
Il mago scattò in piedi.
“Ti sei arresa? Vuoi che me ne resti in infermeria a guardare mio figlio morire lentamente? E’ questo che vuoi? Vattene! Vai a piagnucolare ai piedi del suo letto, se non vuoi renderti utile, ma io troverò il modo di portargli un vero guaritore, lui avrà il miglior Pozionista, lui è mio figlio!” gridò, finché il rumore secco di uno schiaffo e l’improvviso bruciore alla guancia lo zittì improvvisamente.
“Piton è morto Harry, non c’è modo di riportarlo indietro, e nessuno ti ridarà tuo figlio, quando non ci sarà più,” urlò la strega fra le lacrime, poi, prendendo il viso di Harry tra le mani, lo supplicò: “Va da lui, ti prego, Albus ha bisogno di suo padre”.
Il mago la fissò sconcertato. Poi, il suo viso s’indurì nuovamente.
“Non posso, non senza aver tentato ogni possibilità.”
Si voltò e si avviò verso l’uscita della biblioteca.
“Hermione. Lei saprà aiutarmi.” mormorò, prima di sparire dietro il massiccio portone.


* * *



Hermione Granger non si era fatta attendere: appena ricevuto il messaggio del suo amico si era precipitata a Hogwarts.
I due maghi trascorsero tutto il tempo in biblioteca, mentre Ginny se ne stava chiusa nel suo dolore al capezzale di suo figlio.
Hermione aveva portato con sè anche alcuni libri rari, testi di magia oscura, che era riuscita a collezionare negli anni: possedeva ormai una biblioteca così fornita da far invidia a quella di Hogwarts.
Dopo due giorni di ricerche ininterrotte, ormai sembrava che non ci fosse più alcuna speranza di trovare una cura per il piccolo Albus, né, tanto meno, un modo per far tornare in vita Severus Piton.
Il Velo sembrava essere l’unica soluzione possibile, l’unico collegamento con il mondo dei morti, ma nessuno era mai tornato da quel passaggio.
Hermione continuava a sfogliare lo stesso volume scuotendo il capo, mentre Harry la fissava con le labbra serrate e gli occhi colmi di lacrime.
Non si era mai sentito così impotente: si era affidato ai libri, quegli amici inseparabili di Hermione che, da sempre, erano parsi in grado di tirarlo fuori dai guai.
Fin dal primo anno di scuola, ogni volta che la situazione si faceva disperata, la sua migliore amica era riuscita a trovare nelle parole stampate un incantesimo, un’informazione, la salvezza.
Ora quelle pagine sembravano aver tradito anche lei, se ne stavano mute, mentre suo figlio moriva.
Il mago si alzò di scatto, colpendo col dorso della mano la pila di libri sul suo tavolo, che crollò rumorosamente sul pavimento.
La strega sollevò appena lo sguardo, ma sapeva che qualunque cosa gli avesse detto, non sarebbe servita. Sospirò affondando un'altra volta il viso tra le pagine ingiallite dell’antichissimo libro.
Poi, improvvisamente, capì: stavano cercando l’incantesimo sbagliato.
Forse la soluzione era più semplice di quel che credeva.
Le persone morte appartengono alla Morte, era questo che insegnava la vecchia favola dei tre fratelli, e la Morte non restituisce mai le sue prede.
Per questo nessuno avrebbe mai potuto attraversare il Velo, nessuno poteva tornare e nessuno poteva suicidarsi oltrepassandolo, nessuno che non fosse destinato a morire, ma, forse, era possibile fare uno scambio, era possibile ingannarla.
Nel momento stesso in cui la sua mente formulò questo pensiero, la maga chiuse di colpo il libro.
No, non poteva essere quella la soluzione.
Come poteva dire al suo migliore amico che per salvare suo figlio avrebbe dovuto morire?
Si alzò e seguì silenziosamente Harry in infermeria.


* * *



Non c’era nessuno all’interno, tranne Ginny e suo figlio più grande. Sembrava che medici ed infermieri avessero rinunciato a curare il bambino. Ormai potevano solo attendere l’inevitabile.
Hermione si appoggiò alla porta. Guardò l’amico sedersi accanto a sua moglie e abbracciarla.
Quanto avrebbe voluto non essere lì in quel momento, non sapeva cosa fare. Capiva come doveva sentirsi Harry, se fosse successo a lei, probabilmente non avrebbe esitato ad offrire la sua vita in cambio di quella del proprio figlio o, almeno, in cambio dell’unica persona che aveva una qualche possibilità di salvarlo.
Se Harry avesse saputo che gli stava nascondendo la soluzione, non glielo avrebbe mai perdonato.
Si voltò, dando le spalle ai suoi amici, mentre le lacrime premevano per uscire.
Si portò una mano sulla bocca a soffocare i singhiozzi: doveva dirglielo, non poteva più aspettare. Avrebbe voluto un po’ più di tempo per decidere, ma quanto? Un tempo infinito non sarebbe bastato.
Perché aveva aperto quel libro? Sarebbe bastato solo non sapere.
Si sentì in colpa per il suo egoismo, non voleva perdere il suo amico, ma non poteva privarlo dell’ultima speranza.
“Harry!” mormorò senza voltarsi. “Harry, devo parlarti.”
Il mago la raggiunse nel punto in cui il corridoio s’immetteva nelle scale.
Hermione si era appoggiata alla balaustra e gli porgeva un vecchio libro, tenendolo aperto su una pagina in cui era appena visibile un disegno sbiadito.
Gli occhi di Harry indugiarono per un attimo sull’immagine, la riconobbe immediatamente: era l’arco con il Velo che si trovava al Ministero.
Guardò Hermione, e poi di nuovo il disegno, in attesa che lei gli dicesse qualcosa. Non lesse ciò che era scritto in caratteri minuti sotto l’illustrazione, aveva persino paura di sapere, di sperare.
Il pensiero che la sua amica potesse aver trovato la soluzione, si era fatto strada prepotente nel suo cervello, ma l’espressione di Hermione non lasciava presagire nulla di buono.
Perché, se aveva scoperto qualcosa, non era corsa da lui piena di entusiasmo, come aveva fatto altre volte?
Perché non gli aveva semplicemente lanciato le braccia al collo, gridando che suo figlio era salvo?
Perchè se ne stava lì, muta, con quel libro tra le mani, fissando un punto imprecisato sul pavimento? “Che significa?” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Possiamo farlo tornare,” mormorò.
L’ombra di un sorriso si dipinse sul volto di Harry, ma fu solo un istante.
“Ma…?” la voce del mago tremò.
“Ma…qualcuno dovrà prendere il suo posto.” Hermione guardò l’amico negli occhi. “Mi dispiace Harry, io… io non volevo che tu lo sapessi.”
“Tu, non volevi?” afferrò il libro, strappandoglielo dalle mani e lesse avidamente.
“Qui dice che è possibile richiamare qualcuno dal Velo, offrendo un’altra vita in cambio. C’è un incantesimo: bisogna creare una zona di passaggio, una zona in cui entrambi possono esistere contemporaneamente, la persona viva e colui che si vuol richiamare.”
Sollevò lo sguardo, speranzoso.
“Hermione, tu, tu sei in grado di farlo? Mi aiuterai?”
“Harry, ma hai capito? Ti rendi conto di cosa significa?”
“Sì, certo che mi rendo conto: posso salvare mio figlio.”
“Harry…” la strega lo afferrò per le spalle. “La persona che attraverserà il Velo, morirà.”
“Lo so.” Harry fissò l’altra sorridendo. “Ho capito benissimo, ma non m’importa, io attraverserò quel Velo.”
“Harry, non puoi dire così, non puoi. Tu non ragioni: è la disperazione che ti fa parlare. Non sappiamo nemmeno se Piton sarà in grado di guarirlo.”
“Nessuno conosce la magia oscura come lui.”
“Getterai via la tua vita, solo per aggrapparti alla remota possibilità che Piton trovi una cura? Qualcosa che non è riuscito a fare quando era vivo? E’ follia.”
La strega gridava, ma si zittì di colpo fissando l’amico come se, improvvisamente, non lo riconoscesse più.
“Tu… tu speri che lui decida spontaneamente di tornare indietro?” balbettò, quasi senza fiato. “Pensi davvero che Piton possa fare una cosa del genere? Harry, lui vorrà, vivere, come è normale che sia.”
“Infatti, la mia decisione è definitiva. So quello che ho scelto, lo so benissimo. Sono pronto a morire ora, come lo sono stato diciannove anni fa. Non ho chiesto sconti allora e non lo farò adesso. Se Piton salverà mio figlio, gli dovrò molto più della mia vita, e non gli domanderò di restituirmela,” chiuse il libro e lo riconsegnò alla strega. “Ti prego, pensa tu a tutto, io devo parlare con Silente e con…”
“…Ginny.” lo anticipò Hermione. “Cosa le dirai?”
“Non lo so, credo che le dirò che va tutto bene.” mormorò.


* * *



“Harry devo pregarti di non farlo, non hai idea delle conseguenze.” Silente si era alzato e si sporgeva dalla cornice quasi come se fosse una finestra. “Diglielo tu, Severus.”
“Ormai ho deciso: se il professor Piton non può aiutarmi in altro modo, lo riporterò qui in carne ed ossa”
“Sciocco!” anche il mago vestito di nero si era alzato e aveva fatto un passo indietro allontanandosi dalla cornice.“La tua idea è folle. Il fatto che tu sia disperato per quello che sta succedendo al ragazzo, non ti da il diritto di sconvolgere le leggi naturali.”
“Io attraverserò quel Velo, e la riporterò indietro, che lo voglia o no! La morte avrà la sua vittima, sarà uno scambio equo.”
“E’ una pazzia, Harry ti prego, rinuncia,” lo supplicò il mago più anziano.
“Uno scambio? Credi di poter mercanteggiare con la morte, Potter?” ringhiò Severus. “E, soprattutto, cosa ti fa credere che io sia disposto ad aiutarti?”
“Lo farà, sono certo che lo farà. Le sto offrendo la possibilità di tornare a vivere, potrà essere felice e finalmente libero.”
Piton si rabbuiò, fissò Harry Potter con le labbra serrate, poi sospirò scotendo il capo.
“Non sai quello che dici.”
“Invece lo so benissimo, ho avuto tempo di pensare in questi anni, ho pensato a cosa deve aver passato dopo la morte di mia madre.”
Piton continuava a fissarlo senza parlare.
“Credo di doverle qualcosa, mi aiuti ancora una volta ed io le darò in cambio una nuova vita.”
“Io non voglio una nuova vita, Potter, io… tu non hai il diritto di decidere per me, tu...”
“Allora potrà riattraversare il Velo se lo vorrà,” lo interruppe. “Lo scambio sarà solo temporaneo, ma la prego, deve salvare mio figlio.”
I due ritratti si scambiarono uno sguardo d’intesa. Silente annuì, mentre Piton fece un profondo sospiro.
“Dunque, mi aiuterà?” esultò Harry.
“Quella che vuoi tentare è una magia molto antica.” disse Silente lisciandosi la lunga barba. “Nessuno è mai tornato indietro dalla morte. Né la pietra della resurrezione, né il Prior Incantatio, hanno mai riportato in vita qualcuno, eppure al Ministero hanno studiato per anni il mistero più grande del nostro mondo. Il Velo è l’unico passaggio che si conosca, ma non è possibile attraversarlo volontariamente, né da una parte, né dall’altra. Nessuno potrebbe decidere di morire passando semplicemente dall’altra parte. Chi ci ha provato non è andato più in là di qualche passo oltre l’arco”.
“Ma Sirius è morto attraversando il Velo.”
“Black non lo ha attraversato volontariamente,” intervenne Piton, non tentando nemmeno di reprimere la sua insofferenza nell’udire il nome del padrino di Harry.
“Beh, io lo farò.”
“Perché il tuo piano funzioni, dovremmo attraversare il Velo nello stesso istante, ma, visto che non puoi mandare un gufo dall’altra parte per avvertirmi di aspettarti sulla soglia, credo che tu non abbia alcuna possibilità di riuscita.”
“Troverò il modo.”
“Io non accetterò mai.” ruggì.
“Professore, la prego… lei è la mia ultima speranza.”
“Non è della mia approvazione che avrai bisogno, Potter: io sono solo una macchia di colore magico su una tela. È l’uomo che è dietro il Velo che dovrai convincere. Ora sei accecato dal dolore, non ti rendi conto di ciò che pretendi. Severus Piton non accetterà mai di vivere uccidendo ancora.”
Il ritratto di Silente annuì.
“Non puoi chiederglielo, lui non rivorrà indietro la sua vita a prezzo della tua, e allora cosa farai? Gli chiederai di morire per la seconda volta?” la voce del ritratto di Piton tremava e Harry si sentì gelare.
“Mi, dispiace…”mormorò Harry. Oramai le lacrime scendevano copiose sul volto del giovane uomo. “… ma, per salvare mio figlio, lo farò.”
In quell’istante la porta dello studio del preside si spalancò e Ginny entrò di corsa.
“Harry, Harry, sta peggiorando, l’infermiera mi ha fatta uscire, ti prego, io volevo restare con lui, io… oh Harry, il mio bambino.” si aggrappò alla tunica del marito, affondando il viso rigato di lacrime tra le pieghe della stoffa.
Harry sollevò gli occhi: Hermione era in piedi sulla soglia, si avvicinò e stringendo l’amica per le spalle, la accompagnò verso l’uscita, si voltò solo un istante, facendo un cenno a Harry, che annuì.
Era tutto pronto: Hermione, come sempre, aveva pensato ad ogni cosa. Ora doveva solo andare al Ministero e… morire.



Continua…






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Capitolo 3
*** Cap 3: Scelta d'amore ***


ladymarie: grazie, sono contenta di sapere che la mia soluzione ti sia piaciuta. Ho sperato fino all’ultimo che la Rowling ci facesse qualcosa di utile con quel velo che a quanto pare le è servito solo per far fuori Sirius. Poteva farlo inciampare su una buccia di banana e si sarebbe risparmiata la fatica di inventare una cosa inutile. AAAARGH!!!!
Summers84: è esatto, per Harry ci saranno altri guai, ma i guai li avrà soprattutto Piton, di nuovo le vite di altri dipenderanno da lui, cosa farà?
Rotavirus: hai ragione Piton non doveva morire, soprattutto non doveva morire solo e odiato da tutti, dei riconoscimenti postumi non sappiamo che farcene. RABBIAAAAA!!!!!
SakiJune: oooooh! Se hai i brividi ora, cosà farai nei prossimi capitoli? Posso consigliarti di incrociare le dita per il piccolo Al?
iaco: grazie, sono contenta di averti incuriosito.
Alce: oooh! Grazie del complimento. Sono d’accordo con te, avrei fatto le capriole pur di sapere cosa si sarebbero detti quei due se solo ne avessero avuto il tempo. Accidenti! Non ci resta che provare ad immaginare, no?
Ron von Bokky: non ti preoccupare, non ti farò aspettare molto per gli aggiornamenti: la storia è già tutta scritta e non è molto lunga. Saprai tutto mooooolto presto.

Buona lettura!


Cap. 3: Scelta d’amore

Harry era in piedi di fronte all’arco, il Velo si muoveva appena, lugubre e minaccioso e, inevitabilmente, il volto di Sirius Black apparve nella sua mente.
Rabbrividì: cosa avrebbe trovato dall’altra parte? Forse i suoi genitori, forse lo stesso Sirius sarebbe stato lì ad accoglierlo?
Era passato in infermeria prima di lasciare la scuola per andare al ministero: il piccolo Albus Severus non aveva ripreso conoscenza ed era più pallido che mai, anzi, la sua pelle era punteggiata di macchie scure, come lividi, che si stavano lentamente allargando.
Aveva chiesto di restare solo con lui: sapeva che, in ogni caso, non lo avrebbe rivisto.
Ginny e l’infermiera erano uscite e Harry si era seduto sul letto prendendo la piccola mano del suo bambino tra le sue. Aveva parlato a lungo con lui, anche se era certo che Albus non avrebbe potuto sentirlo. Aveva bisogno di dirgli tante cose, doveva fargli sapere che il suo papà gli voleva bene, che gli sarebbe stato comunque vicino. Doveva dirgli di essere forte e coraggioso e di mettercela tutta per guarire.
Non voleva che Albus pensasse di essere stato abbandonato.
Se solo avesse potuto sentire la sua voce per l’ultima volta! La sua risata cristallina, così simile a quella di sua madre.
Lo aveva salutato, con un bacio, così come aveva fatto con Ginny e James, come se avesse dovuto allontanarsi solo per qualche ora. A sua moglie aveva detto solo di aver scoperto come salvare il loro bambino e che sarebbe tornato presto con la cura.
“Harry!”
La voce di Hermione lo riportò al presente. La maga gli porgeva la sua bacchetta, mentre si preparava ad isolare il luogo dove si trovava.
“Dovrai attirare Piton verso il Velo. Non è possibile comunicare con lui, fargli sapere le nostre intenzioni, ma i morti rispondono se vengono chiamati per nome, devi solo fare in modo che lui si avvicini abbastanza da poterlo toccare. Nel momento in cui tu e Piton sarete entrambi sulla soglia dell’arco, la zona all’interno del cerchio che sto tracciando sarà pericolosamente in bilico fra il mondo dei vivi e quello dei morti. Avrai pochi secondi per afferrare Piton e spingerlo verso di me. Solo così potrò aiutarlo ad uscire senza essere risucchiata dal Velo io stessa.”
“Ho capito, andrà bene, andrà tutto bene, vedrai”.
Era strano: sapeva che sarebbe morto di lì a poco, ma davvero non gli importava. Era molto diverso da quando aveva deciso di sacrificarsi per uccidere Voldemort: ora aveva un figlio. Era come se la parte migliore di lui fosse in quel letto d’infermeria.
Albus Severus era la sua vita, doveva salvarlo, solo questo era importante.
“Oh Harry, no che non andrà bene, vorrei che tu non mi avessi mai chiesto una cosa simile.” disse la strega gettandogli le braccia al collo.
Sì, Hermione aveva ragione: era stato crudele da parte sua coinvolgerla, ma lei era l’unica in grado di aiutarlo ed era anche l’unica che avrebbe accettato di farlo.
Non aveva rivelato a nessuno le sue intenzioni, nemmeno a sua moglie o al suo amico Ron. Loro non avrebbero capito.
“Mi dispiace Hermione, ma non potevo chiederlo a nessun altro, Ginny non me lo avrebbe mai permesso. Probabilmente si sarebbe offerta lei stessa per questo scambio se solo avesse immaginato quello che avevo in mente. Ma Albus ha bisogno di sua madre.”
Hermione lo sciolse dal suo abbraccio e fissò il Velo.
“E’ orribile!” mormorò, mentre il suo viso assumeva un’espressione mista di paura e disgusto.
“E’ necessario!” disse l’altro risoluto. “Toccherà a te spiegare tutto a Piton e, soprattutto a Ginny…”abbassò lo sguardo, “Dille… ti prego, dille che l’amo.”
La strega annuì e con un ultimo colpo di bacchetta sollevò una barriera sottilissima di fronte a sé.
Harry ora era come circondato da un cilindro traslucido. Hermione si asciugò le lacrime e osservò il suo amico all’interno che si muoveva quasi a rallentatore, mentre le sue labbra si schiudevano appena pronunciando quella parola che non avrebbe mai voluto ascoltare: “Addio!”
Per un attimo i due si guardarono, come se volessero imprimersi nella memoria l’uno il volto dell’altra, infine, Hermione cominciò a recitare la formula dell’incantesimo, ripetendolo come una litania.
Qualcosa all’interno del cilindro magico stava cambiando. Harry sembrava essere diventato improvvisamente incorporeo, le voltò le spalle e puntò la bacchetta diritta al centro dell’arco.
“Expecto Patronum!” gridò con una voce irriconoscibile.
La punta della bacchetta era tanto vicina al Velo da sfiorarlo, quando il cervo luminoso lo attraversò sparendo dietro la parete fluttuante che, per un attimo, sembrò brillare di luce argentea, prima di tornare nuovamente lugubre e opaca.
Entrambi trattennero il respiro, fissando l’arco in cerca di qualche segnale proveniente dall’altra parte. Finché, un’ombra comparve in lontananza.
Era lui, era Piton. Harry ne era certo, ora doveva solo riuscire a trascinarlo fuori da lì.
Si avvicinò al Velo, così tanto da sentire il respiro della morte sfiorargli il viso. Era come se un vento freddo muovesse quella che sembrava una stoffa logora, ma che, in realtà, era inconsistente come l’aria.
Appena l’ombra dalla parte opposta si trovò abbastanza vicina a lui, Harry allungò un braccio afferrandola e cercando di trascinarla verso di sé.
Era gelida e sembrava che qualcosa cercasse di trattenerla. Infine, con un enorme sforzo, Harry riuscì a trovarsi esattamente al centro dell’arco, praticamente abbracciato a Severus Piton.
Il tempo sembrò rallentare, mentre gli occhi neri di Piton incrociavano quelli di Harry.
L’uomo pareva confuso e incredulo, finché, l’altro con un ulteriore sforzo lo spinse verso l’esterno, verso la barriera creata da Hermione.
Solo in quel momento Piton sembrò rendersi conto di ciò che stava accadendo e gridò, mentre Harry si lasciava cadere all’interno dell’arco.
Piton non ebbe il tempo di voltarsi e afferrare il suo ex allievo, poichè l’incantesimo di Hermione lo stava già trascinando fuori dal cerchio.
“Nooooo!” si voltò di scatto verso la strega che intanto era finita a terra, distesa sul pavimento.
“Cosa hai fatto, stupida ragazzina?” ruggì e si gettò contro la barriera che vibrò pericolosamente, ma non s’infranse.
Hermione lo fissò terrorizzata, mentre il mago sfogava la sua rabbia colpendo con i pugni la superficie trasparente. Infine Piton si voltò di nuovo e fece qualche passo verso la strega ancora a terra.
“Voi dovete essere impazziti,” sibilò. “Perché avete fatto una cosa simile?”
“Noi… ecco… noi avevamo bisogno del suo aiuto.”
Il mago protese la mano verso di lei e l’aiutò ad alzarsi. Era livido in volto e la fissava con odio.
“Non avreste dovuto farlo, per nessuna ragione al mondo… nessuna!” guardò di nuovo l’arco: la barriera ora si era dissolta, restava solo il Velo, come un tetro sudario.
Hermione fece qualche passo in avanti, fino a trovarsi al fianco di Piton.
“Harry!” mormorò.
“Il tuo amico è morto.” la voce di Piton era colma di rabbia.
Afferrò la strega per le spalle.
“Ora dimmi perché mi avete riportato indietro”.
“E’ per suo figlio, l’ha fatto per suo figlio, professore, la prego, lei è l’unico che può salvarlo”
Severus la lasciò di colpo, fissandola senza parlare.
Hermione osservò il mago che aveva di fronte, notando solo in quel momento quanto fosse ancora giovane.
Mentre per tutti loro erano passati diciannove anni, per Severus Piton quel tempo non era mai trascorso. Guardò il professore che la terrorizzava tanto, e vide in lui nient’altro che un suo coetaneo. Un giovane uomo, che, ora lo sapeva, nascondeva dietro le sue iridi tenebrose un terribile dolore. Lo sguardo cadde sulla piccola macchia scura sul suo collo, in parte coperta dalla camicia: era solo un’ombra sulla pelle, ma lei sapeva che era il segno delle zanne di Nagini, e rabbrividì.
“Devo riportarla a Hogwarts.” disse, infine, per spezzare quell’angoscioso silenzio.
Piton non rispose, ma seguì la strega restando dietro a lei di qualche passo. Come se non avesse nessuna fretta di rivedere quella che era stata la sua casa per tanti anni.



Continua…






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Capitolo 4
*** Cap 4: Di nuovo a Hogwarts ***


ladymarie: non sai quanto mi incoraggiano le tue parole, sono felice che nonostante la “batosta” della morte di Harry, questo capitolo sia comunque piaciuto.
potterina_88_: l’amore, è esattamente il fulcro di questa storia e non solo quello di Harry per suo figlio, ma non dirò altro per ora, capirai più avanti a cosa mi riferisco. E già, Severus non è affatto un’anima nera ed io sono orgogliosa di essere fra quelle che hanno creduto alla sua innocenza anche quando tutto sembrava contro di lui.
Rotavirus: che posso dire, se non che adoro Severus quando si arrabbia?
SakiJune: vado avanti così? Ahahah! Vuoi che ammazzo qualcun altro?
Dracotta: grazie, spero che continuerai a seguire questa storia con la stessa passione fino alla fine.
Kagura92: oh, beh, in realtà siamo in tante a ricordarci di lui, e in molte non abbiamo dovuto aspettare le rivelazioni dell’ultimo libro per amare Severus. Eheheh, si, in effetti Harry è l’eroe, non possiamo lasciarlo morto, ti pare? Come ha detto il mio Severus, lui non vorrebbe indietro la sua vita al prezzo di quella di Harry, ma… chissà? Ne succedono di cose nel mondo della magia.
iaco:grazie anche a te, fedele lettore, spero di non deluderti.
Alce: certo Piton troverà molti cambiamenti nell’atteggiamento delle persone nei suoi confronti. Le nuove generazioni? Mmm! Direi che anche loro guarderanno il nostro prof con occhi diversi, ma sono ancora un po’ troppo giovani per innamorarsi di lui, non trovi?
Cateryna: sì, questa volta Harry ha superato se stesso in quanto ad incoscienza. Certo che le magie a volte possono sfuggire di mano…
Kary91: Severus avrà un bel da fare per cercare di salvare il piccolo Al. Ci riuscirà?
shandril : grazie, grazie, prepara i fazzoletti.
N.: bene, sono sempre contenta quando scopro che tante persone hanno creduto in lui nonostante le apparenze. È bello poter dire: noi conoscevamo il vero Severus.
Elisa: grazie anche a te, ecco pronto il nuovo capitolo.
M;IssSp: felice di averti intrigata con questa storia ;-D

Buona lettura!


Cap. 4: Di nuovo a Hogwarts

“Noooooo! Perché, perché?” Ginny era aggrappata alla tunica della sua amica e la strattonava.
“Ginny, Ginny, ti prego ascolta!” Hermione l’afferrò per i polsi. “Lo sai che non avrei mai potuto fermarlo: Harry aveva deciso, ha scelto, lo ha fatto per suo figlio, anche tu avresti fatto lo stesso.”
“No, no, non è vero, ti prego dimmi che non è vero.”
Continuò ad urlare l'altra, gettandosi in ginocchio. “Harry, perché non me l'hai detto? Perché?”. “Ginny, io... mi dispiace, mi dispiace.” Hermione si era chinata e cercava di rimettere in piedi l’amica.
“Devi pensare ad Albus ora, Piton è qui, lui lo guarirà, vedrai.”
Alzò lo sguardo: Severus Piton era immobile sulla soglia del grande portone del castello, un’ombra nera contro il sole morente.
Si avvicinò lentamente alle due donne.
“Dov’è?” domandò con voce atona, fissando gli occhi pieni di lacrime della più giovane.
Hermione spinse l’amica tra le braccia della professoressa Chapman che la sostenne accompagnandola su per le scale.
“Il preside ha voluto che fosse spostato nel sotterraneo, per rendere più semplice il suo compito: se la notizia dovesse diffondersi, l’infermeria si riempirebbe di curiosi.”
“La notizia?” mormorò, mentre seguiva la sua ex allieva.
“Per ora solo gli insegnanti sono stati informati di quello che è successo, ma se qualcun altro dovesse venire a sapere che è tornato… beh, insomma lei, e poi Harry… non vorrà qui flotte di giornalisti, non è vero?”
Il mago non rispose.
Camminava lentamente. I suoi occhi scrutavano le pareti, ogni quadro, ogni iscrizione scolpita in quelle antiche pietre.
C’erano molti nomi, tracce dell’ultima battaglia.
Quanto sangue aveva macchiato quei corridoi?
Le mura erano tappezzate di iscrizioni commemorative: ogni lastra di marmo ricordava dolorosamente che lì qualcuno aveva perso la vita durante il terribile scontro finale.
La sua mente tornò alle grida e le esplosioni che aveva potuto sentire dalla Stamberga. Scosse la testa, per scacciare quel pensiero penoso, e continuò a camminare seguendo Hermione, come se percorresse il corridoio per la prima volta.
I suoi passi si arrestarono bruscamente di fronte al busto di marmo nero che troneggiava davanti all’aula di Pozioni.
Hermione non potè fare a meno di sorridere, notando l’espressione del mago: era sconcertato e infastidito al tempo stesso, mentre fissava la sua stessa immagine.
Piton scrutava la piccola scultura come se stesse guardando una pozione andata a male, le labbra piegate obliquamente e il naso arricciato. La strega immaginò che quel marmo per lui avesse addirittura un odore sgradevole.
Poi Severus si voltò verso di lei.
Lo sguardo era nuovamente triste, osservò pensieroso la sua accompagnatrice, evidentemente, pensò Hermione, doveva essersi accorto che la sua allieva secchiona ora era diventata una donna.
“Quanto tempo è passato?” domandò con un filo di voce.
“Diciannove anni.”
Il volto di Piton si fece più pallido, mentre la mano si protendeva verso la porta lignea di quella che era stata per anni la sua aula. Ne sfiorò la superficie con la punta delle dita, prima di chiuderle rabbiosamente in un pugno.
“Andiamo, portami dal ragazzo.” disse secco.
Hermione accennò ad una porta in fondo al corridoio, proprio accanto al vecchio studio del professore.
“E’ lì”
Severus la superò ed entrò nella stanza.
La camera era al buio. Ad un cenno del mago, tutte le candele si accesero illuminando un piccolo letto nell’angolo.
Su una sedia sonnecchiava un Elfo domestico.
Il figlio di Potter aveva gli occhi chiusi e un’espressione sofferente.
Piton si avvicinò, e il suo sguardo si posò sulle piccole dita che stringevano spasmodicamente le lenzuola.
“Da quanto tempo è così?” domandò cupo.
“Due giorni, non ha mai ripreso conoscenza.”
Al suono delle loro voci, l’Elfo saltò giù dalla sedia.
“Brizzy non dormiva. Brizzy ha chiesto di vegliare il piccolo Potter, finché lui non guarisce.”
“Sì Brizzy, lo so che non dormivi, ora lasciaci soli: il professore è qui per curare Albus, vedrai che presto starà meglio.” disse amabile Hermione.
Piton non si mosse, non degnò Brizzy di uno sguardo, mentre i suoi occhi erano fissi sul bambino.
Quando l’Elfo uscì chiudendo la porta dietro di sé, Severus scosse il capo.
“Non credo di poter fare qualcosa per lui.”
“Deve provarci.”
“Potter ha sempre pensato che esistesse una soluzione per tutto,” scattò. “Beh! Non è così.”
“Lui non si è mai arreso, è vero. Ha tentato l’impossibile ed è riuscito a riportarla indietro, ora sta a lei decidere cosa fare della vita che le ha regalato.” disse, e uscì anche lei dalla stanza.


* * *



Il mago, rimasto solo, si guardò attorno.
Non ricordava quella stanza. Il suo sguardo si posò sulle numerose ampolle allineate sugli scaffali e poi sul calderone posizionato in un angolo, lontano dal letto. Evidentemente la camera era stata preparata apposta per lui, perché potesse avere tutto l’occorrente per trovare una cura, senza farsi vedere troppo in giro.
Si avvicinò al bambino: era gracile e pallido.
Spostò la sedia e si accomodò accanto al letto.
Dall’altra parte, sul comodino, c’erano diversi recipienti: ciotole e bottiglie contenenti varie pozioni. Immaginò che avessero tentato di contrastare la maledizione, facendo un pessimo lavoro, a giudicare dalle condizioni del piccolo.
Poi i suoi occhi si spalancarono: sul ripiano, insieme alle boccette di vetro, c’era una bacchetta, la sua bacchetta.
Chi l’aveva conservata per così tanti anni?
Si protese sul letto e la afferrò, quasi con timore.
Una sensazione di calore e insolita forza lo invase.
Puntò immediatamente la bacchetta sul piccolo Potter e cominciò a recitare l’incantesimo che aveva usato per bloccare la maledizione che aveva colpito Silente.
Dovette ripeterla molte volte, consumando quasi tutta l’energia magica appena ritrovata. Tanto che, persino tenere sollevato il braccio che reggeva il legno magico, divenne troppo faticoso.
Si appoggiò al letto stringendo la piccola asticella nera con entrambe le mani perché non sfuggisse alla presa. Finché tutto divenne buio.
“Albus, oh, Albus!”
Il mago riaprì gli occhi: una cascata di capelli rossi gli solleticava il viso, mentre qualcosa gli tratteneva le dita.
Sollevò il capo e si accorse che il piccolo aveva ripreso conoscenza e si era praticamente aggrappato alla sua mano stringendola con forza, certamente senza rendersene conto.
Intrappolato in quella scomoda posizione e con la signora Potter che non aveva esitato a scavalcarlo pur di abbracciare il suo bambino, il mago non trovò di meglio che liberarsi con uno strattone e scivolare nell’angolo più lontano della stanza.
“Il ragazzo non è ancora salvo,” grugnì.
Ginny si voltò e lo fissò negli occhi, nel suo sguardo vi era un misto di odio e gratitudine verso l’uomo che aveva appena svegliato il suo bambino, ma che era tornato prendendosi la vita del suo sposo.
“Può aiutarlo?” mormorò, stringendo Albus tra le braccia.
“Non lo so ancora” disse gelido, poi si avvicinò alla porta da cui Hermione osservava la scena con le braccia incrociate.
Richiamò una pergamena che era appoggiata su un tavolino e la consegnò alla strega dopo averla sfiorata con la bacchetta facendovi comparire un elenco di ingredienti.
“Ho bisogno di queste cose.”
Hermione fissò per qualche istante la scrittura minuta.
“Non sono facili da trovare, non di questi tempi. Molti negozi a Notturn-Alley sono stati chiusi, dopo che…”
“La magia oscura non si combatte con la camomilla, signorina Gran...” lo sguardo del mago cadde sulla fede nuziale di Hermione che finse di non notarlo e prese a giocherellare con l’anello rigirandoselo più volte nel dito.
Dopo aver gustato, fino alla più impercettibile sfumatura, l’espressione stupita e imbarazzata del mago, decise crudelmente di rincarare la dose.
“D’accordo! Per le erbe, sono sicura che il professor Paciock potrà esserle d’aiuto.”
“Il professor Paciock?” mormorò Piton.
Le labbra di Hermione si piegarono in un ghigno soddisfatto, ma fu solo un istante, prima che il suo sguardo tornasse ad essere triste.
Forse non avrebbe dovuto compiacersi di quella situazione: era evidente quanto l’uomo si sentisse fuori posto, non aveva detto niente da quando era tornato a Hogwarts. L’aveva seguita in silenzio e aveva fatto ciò che gli avevano chiesto: curare il figlio di Harry Potter.
Ma era come se non gli importasse nulla di poter respirare di nuovo. Non sembrava più vivo e reale del suo ritratto nell’ufficio del preside.
“Mamma, chi è quel signore?”
Gli sguardi di tutti si posarono sul bambino che ora osservava quello strano personaggio vestito di nero, con gli occhi spalancati.
Gli occhi di Lily Evans.
Piton barcollò all’indietro, come se fosse stato improvvisamente colpito da uno schiantesimo.
Si afferrò al tavolo dietro di sé, cercando di rimanere impassibile.
Ma a Hermione non era sfuggita la sua reazione.
Decisamente Piton doveva essere messo al corrente di molte cose.
Forse avrebbe trovato il modo di apprezzare la nuova vita che gli era stata concessa, dopo un sonno di diciannove anni.
I suoi occhi si erano chiusi cercando il conforto di un ricordo, in un mondo in cui tutto sembrava precipitare inesorabilmente verso la rovina.
Lo aveva lasciato da traditore, solo e odiato da tutti.
Cosa poteva esserci di peggio che morire fissando gli occhi della persona che più d’ogni altra ha desiderato la tua fine, nella pietosa illusione di trovarvi l’amore che non hai mai conosciuto?
La strega si avvicinò a Ginny e al piccolo Albus e disse sorridendo:
“Quel signore è un amico di mamma e papà. E’ venuto per guarirti,” poi si rivolse a Piton, mentre il suo sorriso si allargava sempre di più.
“E questo, è Albus Severus.” disse marcando particolarmente il secondo nome.
Il mago guardò la donna come se si fosse trasformata improvvisamente in un Troll, poi gettandosi il mantello sulle spalle uscì rapidamente dalla stanza.


* * *



“Perchè non gliel’ha impedito?” Piton gridava a pochi centimetri dal ritratto del vecchio preside.
“E’ stata una follia, io non posso far niente per il ragazzino, come non ho potuto far niente per lei, e questo lei lo sapeva.”
“Severus…”
La voce di Silente era dolce e affettuosa.
“Se ben ricordo, avevi sempre sperato di trovare una cura per me e, forse, ci saresti riuscito se le cose non fossero precipitate. Il Severus Piton che conoscevo, non era tipo da arrendersi facilmente.”
“Il Severus Piton che conosceva è morto,” soffiò.
Silente abbassò lo sguardo prendendo un profondo respiro.
“Allora torna al Ministero. Puoi invertire l’incantesimo, se vuoi.”
Gli occhi neri del mago si strinsero in due fessure.
“Certo, che lo farò,” disse trattenendo a stento la collera. “In fondo, è questo che ci si aspetta da me, non è così?”
“E’ questo che pensi, Severus? Harry non ha posto condizioni: lui si è sacrificato per suo figlio, per dargli una possibilità. Non era affatto sicuro che saresti riuscito a guarirlo, ma ha scelto la speranza.”
“La speranza.” mormorò l’altro, chiudendo gli occhi.
“Sì, Severus, la speranza. Una volta sapevi cos’era”.
“Ho smesso di crederci quando ho perso lei.”
“Eppure hai saputo regalarla a tutti noi.”
Piton sollevò lo sguardo, e il ritratto di Silente sorrise accennando ad una targa d’argento sulla mensola. Il mago bruno si avvicinò e lesse l’iscrizione incisa nel metallo:


A Severus Piton, per il suo immenso coraggio.
Lontano dagli onori,
morì in silenzio per aprirci la strada alla vittoria.




“E’ una frase stupida,” sentenziò.
Silente piegò la testa di lato, osservandolo con un’espressione curiosa.
“Trovi? Io l’ho sempre ritenuta, come dire? Appropriata.”
“Io ho fallito miseramente. Tutta la mia vita è stata un fallimento e la mia morte non poteva essere più inutile. Ancora non capisco come Potter sia sopravvissuto, ma forse anche questo faceva parte del piano? Un piano del quale io non dovevo essere messo al corrente, naturalmente.”
“Naturalmente,” gli fece eco l’altro, mentre il sorriso svaniva dalle sue labbra.
“Ha solo una vaga idea di quello che ho provato, mentre stavo condannando a morte il figlio di Lily?” gridò, artigliandosi al bordo della scrivania, quasi a volersi trattenere dal gettarsi contro il ritratto del vecchio preside.
“Mentre infrangevo il giuramento che avevo fatto sulla sua tomba? Avevo promesso di proteggerlo, ad ogni costo.”
“Severus, mi dispiace, ma non c’era altro modo.”
“Avrebbe potuto fidarsi di me.” la collera spezzò la sua voce, mentre le dita sottili si stringevano sul ripiano di legno con tale forza da lasciare i segni delle unghie.
Come se l’aria fosse diventata improvvisamente insufficiente, il mago spalancò di scatto la bocca, ma nessun altro suono usci dalla sua gola.
Ci fu un lungo silenzio, poi il vecchio preside sollevò lo sguardo, incrociando le iridi nerissime dell’altro.
“Aiuterai il ragazzo?” mormorò.
Severus fissò il ritratto con le labbra serrate, poi si voltò di scatto.
“Farò quello che posso.” sospirò e usci dalla stanza.


Continua…






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Capitolo 5
*** Cap 5: Il potere più grande ***


ladymarie: hai ragione Severus è troppo nobile e magari anche troppo orgoglioso per riuscire a vivere a spese di un altro. In questo capitolo scoprirai cosa succederà ad Albus. Posso consigliarti un calmante, o almeno una camomilla, prima di iniziare la lettura?
JDS: oh io non sono veloce a scrivere, in realtà la ff è gia tutta scritta, la sto solo correggendo, sistemando la punteggiatura ed eventuali sviste. Anzi, se trovate qualche strafalcione in giro fatemi un fischio. Ogni volta che la rileggo, scopro orrori che prima mi erano sfuggiti. Che rabbia!!!!
Rosy823: e adesso… siamo nelle mani di Severus. Mi chiedi se riuscirà a salvare Albus? Lo saprai in questo capitolo. Harry, mmmm, beh, tu che dici, tornerà?
SakiJune: ma tu sei la stessa SakiJune del forum Magiesinister? Sono davvero contenta di sapere che trovi IC il mio Severus, Piton mi piace esattamente come l’ha creato la Rowling, non lo cambierei di una virgola. Credo che sia uno dei suoi personaggi più riusciti e mi dispiacerebbe rovinarlo con le mie ff. Ricambio l’abbraccio virtuale, e, se sei tu la SakiJune che conosco, allora arrivederci sul Forum!
Dracotta: dai dai, che non ti ho fatta aspettare tanto, ecco pronto un altro capitolo.
Kagura92: grazie, in effetti, la Rowling ci ha tolto il gusto di conoscere la reazione di molti personaggi dopo aver rivelato certe verità. Non sapremo mai cosa avrebbero pensato di Piton, ad esempio, Minerva, o Hermione, o Lupin, si anche lui, vorrei che non fosse morto nella convinzione che Piton li avesse traditi tutti. E mi sarebbe anche piaciuto che Piton per una volta, anche per cinque minuti avesse potuto sapere cosa si prova ad agire alla luce del sole, dalla parte del bene apertamente. I riconoscimenti postumi, mi mettono una tristezza. Per Severus risvegliarsi in un mondo che lo considera un eroe dovrebbe essere qualcosa di inconcepibile.
iaco: aaaah, ma allora sei una ragazza, il tuo Nick mi aveva tratta in inganno. ;-D. Grazie!
Fatinah: grazie, potrei incorniciare il tuo commento e mostrarlo al mio prof di italiano del liceo, ahahah, chissà se è ancora vivo? Mi dava sempre 4 ai temi. Certo che Severus è miracoloso per l’ispirazione.
akiremirror: Carissimaaaaa!!! Lo so che hai gia recensito, ma sono felicissima di ritrovarti anche qui. I tuoi commentini settimanali mi mancavano davvero. Hai ragione, Severus che vede se stesso nel busto di marmo ha fatto ridere tanto anche me, sì, giuro che l’ho proprio vista la sua faccia, con quella sua espressione tipica come se volesse dire: “ma questi non hanno niente di meglio da fare che costruire statue a me? Come gli sarà saltato in mente a questi matti?” Ahahah! Cosa darei per vedere la tua versione dei “Doni della morte” con appendice appiccicata. In bocca al lupo per il tuo esame, farò il tifo per te e aspetterò pazientemente che tu abbia il tempo per deliziarmi con i tuoi prossimi commenti.
brilu: già, povero il mio Severus, uno come lui davvero non sa cosa sia la speranza.
damnedmoon: grazie, grazie. Sai, il sesto libro ha fatto a ciascuno un effetto diverso, la fiducia in Piton di alcuni ha vacillato pericolosamente dopo la sua lettura, mentre altri hanno pianto per lui in quel capitolo maledetto e lo hanno amato ancora di più.

Buona lettura!


Cap. 5: Il potere più grande

Piton passò i giorni successivi chiuso nel sotterraneo.
Hermione con l’aiuto di Neville era riuscita a trovare tutti gli ingredienti che il mago aveva richiesto.
La Pozione bolliva ormai da diverse ore, mentre un incantesimo impediva al calore e ai fumi provenienti dal calderone di diffondersi per tutta la stanza.
Albus Severus dormiva, e sua madre, seduta sul suo letto, gli teneva la mano.
Piton non le aveva rivolto la parola per tutto il tempo. Aveva sminuzzato le radici e le erbe dando le spalle alla donna, per poi sedersi di fronte al calderone, in silenzio e con gli occhi fissi sulla pozione.
Sembrava una statua. Ginny alzò più volte lo sguardo su di lui, come per accertarsi che il mago respirasse ancora.
Non sembrava nemmeno reale, avvolto com’era dal fumo che era riuscito a contenere solo in quell’angolo della camera.
Quelle strane esalazioni luminose parevano volerlo inghiottire, strappandolo nuovamente alla vita.
La strega osservò la sottile figura ammantata di nero, le mani bianchissime che stringevano i braccioli della sedia, come se il mago avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa di solido, di reale, per ricordarsi di non essere più solo un’ombra.
Ginny si alzò dal letto e si avvicinò a Piton.
“Questa non lo guarirà, vero?”mormorò fissando la Pozione.
“No, ci concederà solo un po’ più di tempo.”
Gli occhi di Severus erano completamente assorbiti dal liquido gorgogliante. Quando parlò, con una voce del tutto inespressiva, le sue palpebre non fecero il ben che minimo movimento.
Ginny si chiese come potesse restare così vicino al fuoco e a quei vapori maleodoranti senza mai chiudere gli occhi.
Prese un profondo respiro e permise alla domanda che in quei due giorni continuava a torturarle la mente di sfuggire dalle sue labbra come l’aria:
“Harry… cosa ha trovato dall’altra parte?”
Piton alzò il capo e fissò la ex allieva al suo fianco.
Ci fu un lungo silenzio.
I suoi occhi neri sembrarono improvvisamente ardere delle fiamme stesse dell’inferno.
Poi, il mago tornò a posare lo sguardo sul calderone.
“Non ha importanza: quando tornerà, saprà dimenticare.” disse con voce roca.
Ginny sentì qualcosa stringerle lo stomaco, qualcosa di doloroso.
Dunque, Piton aveva deciso di riattraversare il Velo?
Avrebbe voluto gioire, ma non ci riuscì.
Fece qualche passo indietro allontanandosi da lui.
Non sapeva cosa provava in quel momento.
Era preoccupata: Piton non era certo di riuscire a contrastare la maledizione.
Si sentiva anche terribilmente in colpa, ogni volta che desiderava di poter riabbracciare il suo Harry.
Ogni volta che quel sogno prendeva forma nella sua mente, mostrandole l’uomo, avvolto nel suo lungo mantello nero, varcare la soglia maledetta e sparire di nuovo e per sempre, restituendole il suo amore.

Quando la pozione fu pronta, il mago si alzò e prese a travasare il contenuto del calderone in piccole ampolle che dispose ordinatamente sul tavolo.
Ne prese una e si avvicinò al letto del piccolo Albus.
Ginny si fece da parte, permettendo a Piton di sedersi al suo posto, accanto al bambino.
La giovane maga si portò le mani alla bocca cercando disperatamente di attutire almeno in parte il rumore del proprio respiro. Aveva l’impressione che i suoi polmoni stessero per scoppiare per l’affanno.
Piton che, sembrava ignorare completamente la sua presenza, fece scivolare una mano dietro il collo del bambino sollevandolo quel tanto da permettergli di bere.
Riuscì, con fatica, a fargli inghiottire l’intero contenuto dell’ampolla, poi, dopo averlo adagiato nuovamente sul cuscino, mormorò:
“Dovrà prenderne una ogni ora.”
“Ci penserò io, lei dovrebbe dormire un po'.” suggerì gentilmente la strega.
Piton le rivolse un’occhiata indignata, come se gli avesse proposto la cosa più assurda del mondo. Dormire? A che scopo? Doveva solo portare a termine il suo compito, e poi andarsene.
E più aspettava, più sarebbe stato difficile.
Ogni nuovo respiro, ogni più piccolo sussurro che giungeva alle sue orecchie, ogni volta che le sue dita si stringevano su qualcosa di solido, il richiamo della vita si faceva più forte; una vita che non aveva mai voluto, nemmeno ora, che gli era stata forzatamente restituita.
No, lui non la voleva, ma il suo corpo sì.
Il suo cuore la voleva: continuava a martellare allegramente nel suo petto, come un bimbo che gioca inconsapevole in mezzo allo sfacelo.
Se solo fosse riuscito a non sentirlo!
“Non è il momento di dormire, signora Potter.”
Immediatamente Piton s’irrigidì: solo dopo averle sbadatamente pronunciate, si era reso conto di quanto il suono di quelle ultime parole potesse essere doloroso.
Strinse i pugni, regalando alla sua interlocutrice uno delle sue peggiori espressioni di disgusto: il destino sembrava davvero farsi beffe di lui, e non si era accontentato di una sola vita per farlo.
Ginny, non gli diede peso e continuò, esibendo un cipiglio degno di sua madre:
“Se non si riposa, crollerà. Pensa, forse, di essere diventato indistruttibile?”
“Non ho bisogno della balia. Le consiglio di rivolgere le sue attenzioni a suo figlio e di non preoccuparsi per la mia salute.” le voltò le spalle e fece per uscire dalla stanza. “Mi chiami immediatamente se ci sono cambiamenti.” disse chiudendo con poco garbo la porta dietro di sé.


* * *



I due giorni successivi, Piton li trascorse, andando e venendo dalla stanza nel sotterraneo.
Ne era uscito per mangiare: un’altra cosa di cui avrebbe voluto poter fare a meno, ma, anche in questo caso, aveva dovuto obbedire alle esigenze del suo corpo.
Alla fine aveva dovuto cedere persino al sonno, almeno per qualche ora, ovviamente rannicchiato alla meglio su una poltrona.
La pozione che aveva preparato era riuscita a rallentare la maledizione, come, del resto, aveva fatto la prima volta che l’aveva usata contro il maleficio dell’anello dei Gaunt, ma non l’aveva fermata.
Il mago si era visto costretto ad aumentare le dosi: ora somministrava al piccolo Potter un’ampolla di quel liquido ogni dieci minuti.
Ed ogni volta che lo faceva scuoteva il capo, sapendo di combattere una battaglia già persa.
Aveva guadagnato qualche giorno, ma niente di più: la maledizione era davvero potente e lui era arrivato troppo tardi, persino per regalargli quel misero anno di vita che era riuscito a donare a Silente.
Sedeva accanto al letto di Albus Severus, gli occhi chiusi e la testa appoggiata sullo schienale della poltrona, quando, le urla di Ginny lo svegliarono all’improvviso.
Ciò che vide gli gelò il sangue: la strega piangeva e scuoteva il bambino. Le coperte erano scivolate sul pavimento, lasciando nude le gambe del piccolo Albus: erano nere e raggrinzite, esattamente come la mano di Silente, inoltre la macchia si stava espandendo a vista d’occhio, come la fiamma su un foglio di carta.
Piton si alzò di scatto afferrando la bacchetta. Si precipitò verso il letto e, senza nemmeno pensare, prese per un braccio Ginny spingendola lontano con una tale forza che per poco la strega non cadde all’indietro.
Sotto lo sguardo allibito della madre, puntò la bacchetta sulle gambe del piccolo urlando le parole dell’incantesimo; parole incomprensibili, simili ad una serie di sillabe accostate, apparentemente, senza nessun criterio.
Il raggio di luce bianca, sgorgato dalla bacchetta del mago, sembrò, in un primo momento, fermare la maledizione, che però riprese subito vigore continuando a divorare con la sua ombra scura le gambe del bambino.
Il legno magico cominciò a vibrare con violenza tra le dita di Piton, che dovette stringerlo con tutte e due le mani, perché non schizzasse via, mentre cercava di di far sì che quell’orrore smettesse di avanzare.
Le grida disperate di Ginny richiamarono nella stanza Hermione che, in quel momento, era la più vicina al luogo dove si trovavano.
Le due donne non poterono far altro che stringersi l’una all’altra fissando agghiacciate la scena.
La maledizione sembrava progredire come una marea: a tratti respinta dall’incantesimo di Piton, tornava come un’onda riconquistando ciò che il mago le aveva faticosamente strappato.
Hermione guardò l'uomo, mentre continuava caparbiamente a mantenere la bacchetta puntata sul bambino, urlando l'incantesimo fin quasi a perdere la voce.
Non avrebbe mai potuto farcela, la strega lo sapeva e, certamente, lo sapeva anche Piton: in quella assurda gara di resistenza, lui era destinato a perdere. Eppure, era certa che non avrebbe mai abbassato la bacchetta: Albus sarebbe morto immediatamente, non appena la maledizione fosse stata lasciata libera di agire.
Le due donne sussultarono, quando il mago cadde pesantemente in ginocchio. Era finita.
Hermione strinse con forza l’amica fra le braccia coprendole il viso, affinché i suoi occhi non potessero vedere l’inevitabile epilogo di quella lotta impari.
Piton era allo stremo, aveva gli occhi chiusi.
Dal movimento delle sue labbra, Hermione capì che stava ancora recitando l’incantesimo, ma la sua voce era ormai ridotta ad un sussurro.
Fu chiaro il momento in cui la forza del mago venne meno: la bacchetta scivolò pericolosamente dalle sue dita, inclinandosi verso il pavimento, mentre lui barcollò in avanti.
Il raggio di luce bianca, però, deviò dal suo bersaglio solo per pochi istanti.
Ginny si era gettata in ginocchio al fianco del mago risollevando le sue braccia.
Quattro mani sostennero la piccola asticella che sembrava essere diventata pesantissima, finché la luce dell’incantesimo divenne abbagliante, e un’improvvisa fiammata blu scaraventò i due maghi contro il muro in fondo alla stanza.
Hermione si precipitò verso Ginny e l’aiutò ad alzarsi da terra, mentre l'altro, stordito e sfinito si trascinava verso il letto di Albus.
Gli occhi di Piton si spalancarono, quando non trovò ciò che si aspettava: il piccolo non era morto e la maledizione sembrava essersi arrestata.
Mentre Ginny correva ad abbracciare il suo bambino che si era appena svegliato, Hermione si avvicinò a Piton.
“Cos’è successo?” domandò, offrendogli il braccio perché si appoggiasse cercando di rimettersi in piedi.
Il mago fissò il piccolo Potter ansimando e poi guardò sua madre.
“E’ stata lei… lei...”
Per la prima volta da quando Hermione lo conosceva, il mago sembrava essere rimasto senza parole.
“Sua madre ha potenziato l’incantesimo.” disse, infine, con un filo di voce.
“Vuol dire che Albus è guarito?”
“No, ma ora so cosa devo fare.”
Le due donne si guardarono stupite.
Ginny, sistemò il cuscino del bambino: era così debole che, dopo aver emesso solo flebile lamento, si era di nuovo addormentato. Poi si alzò e si avvicinò al mago.
“Dovrà essere lei a recitare l’incantesimo.”disse Piton indicando la giovane dai capelli rossi.
“Io, ma… io… no, io non posso, non riuscirò mai ad imparare quella formula: è impossibile.” Ginny prese di nuovo a tremare.
Non poteva essere: la vita di suo figlio non poteva dipendere da lei, dalla sua capacità di pronunciare un incantesimo complicatissimo, in una lingua sconosciuta. E se avesse sbagliato?
“E’ stato il suo amore a rafforzare la mia magia, l’amore di una madre. Non c’è niente di più potente.” Piton sospirò: inevitabilmente il suo pensiero era corso ad un’altra madre, alla straordinaria magia che la sua Lily aveva compiuto sacrificandosi per il proprio figlio.
“La maledizione, non è stata sconfitta, non del tutto. Abbiamo guadagnato forse ancora un paio di giorni, ma, se vogliamo che il ragazzo si salvi, questo è l’unico modo.”
Gli occhi di Ginny corsero ad incontrare quelli della sua amica, cercando il suo sostegno, ma Hermione chinò il capo sconfortata.
Nessuna delle due aveva il coraggio di dire una sola parola. Fu Piton a spezzare quell’angoscioso silenzio:
“L’aiuterò,” disse agitando la bacchetta in direzione della parete dove, immediatamente, apparve una scritta fiammeggiante. “Dovrà solo leggere lentamente questa formula, al resto penserò io.”
Ginny, si morse il labbro: doveva riuscirci, per suo figlio e per Harry. Non poteva rendere vano il suo sacrificio. Annuì, sforzandosi di non scoppiare a piangere.
Piton l’afferrò per un braccio allontanandola di qualche passo dal letto e lei, dopo aver preso un profondo respiro, strinse la sua bacchetta e la puntò verso il bambino.
“Qualsiasi cosa succeda, non dovrà smettere di leggere.” L’avvertì il mago, unendo le sue mani a quelle della donna nel sostenere la bacchetta.
“Va bene! Sono pronta.”
Gli occhi di Piton accennarono alla scritta luminosa, mentre sue le dita strinsero con maggior vigore le piccole mani di Ginny che iniziò lentamente la lettura.
La bacchetta prese a vibrare, quando il raggio di luce bianca raggiunse il piccolo Albus.
Nuovamente la maledizione, sembrò voler lottare per la propria sopravvivenza, ma, questa volta, il raggio ebbe la meglio: la macchia scura cominciò lentamente a ritirarsi.
Purtroppo, Albus, che stava gradatamente riacquistando le forze, tornò cosciente proprio in quel momento ed iniziò a gridare.
Hermione si coprì gli occhi, mentre le mani di Ginny tremarono così forte che Piton dovette stringerle tanto da bloccarle la circolazione del sangue, per impedire che il legno magico sfuggisse dalle sue dita.
“Non smettere.” urlò. “Devi continuare a leggere.”
La strega ormai non riusciva più a trattenere il pianto. Si sentiva soffocare, ma continuò a recitare la formula sforzandosi di pronunciare correttamente le parole.
Strinse gli occhi cercando di leggere attraverso il velo di lacrime, ma tutte quelle sillabe cominciavano a diventare sbiadite e confuse. Scosse il capo, forse stava sbagliando, non riusciva più a distinguerle, forse ne aveva saltata qualcuna, eppure l’incantesimo era ancora attivo.
Improvvisamente udì la voce di Piton: il mago le stava suggerendo le parole, scandendole come fossero note musicali. Sembravano formare un ritmo, come di tamburi, come il battito di un cuore. Così era più semplice leggerle, senza sussulti, senza interruzioni, come una musica.
La strega si fece trasportare dal ritmo della voce di Piton: ne era come ipnotizzata.
Lasciò che il movimento delle sue labbra si uniformasse a quello del mago, come una danzatrice si lascia guidare dal suo compagno.
Poi sentì le dita di Piton rilassarsi.
“Ce l’abbiamo fatta.” mormorò.
Come se si fosse appena svegliata, Ginny sbatté le palpebre e guardò il bambino: era seduto sul letto e sorrideva.
“Albus, Albus, tesoro mio!” si precipitò verso di lui e lo abbracciò.
Anche Hermione si strinse alla sua amica, piangendo e riempiendo di baci e carezze il piccolo Albus.
Nessuna delle due si accorse che, intanto, il mago era uscito silenziosamente dalla stanza.



Continua…






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Capitolo 6
*** Cap 6: La scelta di Piton ***


ladymarie: eheheh! Dai, non potevo uccidere il piccolino, solo la Rowling riesce a fare queste carognate. Io ho il cuore tenero.
Cosa farà Piton? Ummm! Farà la sua scelta, come dice il titolo di questo capitolo.
JDS: ammetto di non aver mai amato particolarmente il personaggio di Ginny, ma comunque credo che ogni madre, per salvare il proprio figlio, potrebbe trasformarsi in un eroina. Ginny, come Harry, farebbe qualunque cosa per Albus.
Rosy823: È andato bene il carnevale? Ahahah! Potresti provare a dare a Piton un bel bacio sul nasone, magari lo vedrai arrossire, oppure ti trasformerà in una mosca. Ma credo che sotto sotto gli farà piacere, lui è un tenerone, anche se non lo da a vedere.
Alce: credi che, se si trovassero uno di fronte all’altro, Piton e Harry riuscirebbero a farsi una sana chiacchierata? Ummmm, non saprei, intanto bisogna trovare il modo per farli sopravvivere entrambi, ahahah… vedremo. Ora comunque saprai cosa deciderà Piton.
SakiJune: allora sei tu, ihihi! Sì sì, sono stata la prima a darti il benvenuto nel Forum. Ti vergogni per aver maltrattato James? Ehm, beh, detto fra noi, nemmeno io stravedo per lui. Certo nel Forum devo rispettare le regole e non mangiarmi i suoi fan. Conviviamo pacificamente ormai da più di un anno, fan di Piton, di Sirius, di James e di qualunque altro personaggio. Magie Sinister è bello per quello. Poi in privato, piglio il bianchetto e cancello il suo nome da tutte le pagine dei libri ;-DDDD.
Dici che si nota tanto il mio amore per Piton? Ok lo confesso, sono innamorata persa.
Dracotta: ops, spaventata? Ihihih! Avevo avvertito di prendere una camomilla prima di iniziare la lettura.
Summers84: beh, magari Harry sta bene dall’altra parte, Piton non ha detto che ci si sta male, ha detto solo che dimenticherà. Credo che una volta attraversato il velo ci si immerga in una realtà completamente diversa, che però sfuma come un sogno, una volta tornati dalla parte dei vivi.
Rainsoul: grazie! Anche tu sei come me, io non riesco a leggere le storie quando devo aspettare troppo tempo tra un aggiornamento e l’altro, sono troppo curiosa.
maryrobin: Spero che continui ad interessarti.
iaco: nemmeno io vorrei che Piton se ne andasse, ma sarà lui a decidere. E’ un tipino cocciuto, sai?
brilu: anche Piton ha smesso di respirare al suono di quelle due paroline.
damnedmoon: oh caspita, lasciamo Harry e ci teniamo Piton? Non mi tentare! Comunque non dipende da me, Piton sa fare da solo le sue scelte, ha un carattere cosi forte e definito, che non sono io a decidere quello che scrivo, ma è lui. Prega per un miracolo.
bufyna: Vuoi che ti dica che non tornerà subito dietro il velo? Ummmm, vediamo… ti dirò che non lo farà in questo capitolo, quindi goditelo finché puoi. Ahahahah!
hermionex95: hai capito dove va Piton? Bene, allora non dirò altro.
Amarillide: ahahah! Come sei crudele, dai non posso lasciare Harry dov’è, Potter è ammogliato con prole, non si fa… sarebbe una cattiveria. ;-P
ferao: grazie, sì Severus è lui, ma è anche il mio personale Severus, o almeno il Severus che io immagino si possa nascondere dietro la maschera che la Rowilng gli ha incollato in faccia. Cerco sempre di far agire Piton, come farebbe il Piton canonico, ma i suoi pensieri nessuno li conosce realmente, quelli sono come li immagino io.
Vale lovegood: grazie dei complimenti. In effetti il passato è sempre lì ad influenzare le scelte di Piton, ma anche il suo destino. Ummm! Meglio se non dico altro.

Buona lettura!


Cap. 6: La scelta di Piton

C’era una vista splendida dalla guferia. Aveva sempre amato quel panorama che sembrava riservato solo ai Grifondoro.
Nel sotterraneo non esistevano finestre, solo spesse mura e metri di solida roccia sopra le teste di coloro che lo abitavano.
In fondo era molto simile ad una tomba, ma solo ora se ne rendeva conto.
Severus era in piedi sullo stretto balconcino, immobile, mentre il forte vento, che soffiava sempre a quell’altezza, scuoteva rumorosamente il suo pesante mantello.
Gli occhi neri fissavano una piccola macchia chiara oltre il lago: la tomba di Silente era appena visibile dal castello eppure il mago sembrava riuscire a coglierne persino le più piccole venature del marmo.
L’aveva immaginata così tante volte, fin nei minimi particolari. Aveva immaginato se stesso inginocchiato davanti a quel monumento funebre, la sua mano, mentre ne sfiorava la superficie levigata: un gesto affettuoso che non si era mai concesso nei confronti di Silente finché era in vita.
Era stato sempre freddo e sarcastico anche con lui, persino quando aveva accettato di ucciderlo.
Chissà se il vecchio mago si era mai reso conto di quanto gli volesse bene? Probabilmente no.
Come avrebbe potuto chiedergli di togliergli la vita, se solo avesse immaginato che, compiere quel gesto orribile, sarebbe stato per lui come strapparsi il cuore dal petto?
No, se avesse capito, Albus non avrebbe mai preteso tanto.
Non poteva, non voleva crederci o, forse, cercava solo di illudersi per non odiarlo.
Aveva giurato a se stesso che il giorno in cui si fosse trovato davanti alla sua tomba, avrebbe preteso la verità, avrebbe gridato la sua domanda rivolto alla pietra e forse quella gli avrebbe risposto.
Ma non era mai successo, non era mai andato abbastanza vicino al sepolcro di Silente, nemmeno quando era tornato alla scuola come preside: troppo rischioso visitarlo di nascosto e troppo doloroso farlo nascondendo i suoi veri sentimenti.
Così aveva preferito evitare quel luogo, persino quando aveva capito che Voldemort stesso avrebbe osato profanarlo.
Era rimasto lontano: non avrebbe sopportato anche quello, non sarebbe mai potuto restare impassibile di fronte all’ennesimo scempio perpetrato dal mostro che chiamava padrone.

Il lucido marmo sembrava brillare di luce propria sotto i raggi del limpido sole autunnale.
Forse quello era il momento giusto per andarci: ora poteva pretendere quella risposta.
Forse avrebbe potuto scegliere di visitare quella tomba l’indomani, poteva andare sulla riva del lago quando voleva: ora, finalmente, era libero di farlo.
Poteva andarci il giorno dopo e, forse, tornarci quello dopo ancora?
Scosse il capo, sospirando.
No, non ci sarebbe stato un altro giorno: il tempo che gli era stato concesso era scaduto diciannove anni prima.
Si afferrò i capelli con entrambe le mani.
Perchè doveva essere tutto così difficile?
Fissò il vuoto sotto di lui.
Le rocce aguzze ai piedi della torre erano nascoste dietro una leggera coltre di umidità: il calore del mattino stava facendo evaporare la poca acqua rimasta intrappolata nelle fessure fra i massi, dopo il temporale notturno e ciò rendeva piacevolmente irreale e fiabesco il pauroso precipizio.
Probabilmente se il Velo si fosse trovato in fondo a quel dirupo, sarebbe bastato sporgersi e lasciarsi andare. Nessun ripensamento, nessuna possibilità di fermare la caduta.
Semplice, rapido, non come ciò che lo aspettava al Ministero; come poteva essere certo che non avrebbe esitato varcando la soglia dell’Arco?
E se nel momento dello scambio le sue gambe si fossero rifiutate di muoversi?
L’amore per il proprio figlio aveva dato a Potter la forza di fare quel passo. Lui, invece, non aveva ragioni per vivere, ma nemmeno per morire.
Severus Piton non aveva nulla a parte un cuore che non ne voleva sapere di rinunciare alla sua ritmica danza, non di nuovo.
Aveva desiderato la morte così tante volte, prima di provare cosa significava sentire quei battiti diminuire lentamente, la vita scivolare via e la luce abbandonare per sempre i suoi occhi.
L’aveva desiderata e alla fine era giunta, inaspettata, violenta e crudele.
Credeva che l’avrebbe accolta come una liberazione, invece aveva provato solo disperazione e paura. Più sentiva la fine avvicinarsi e più si rendeva conto di voler continuare a respirare anche solo per un secondo in più.
Rabbrividì ricordando quell’ultima immagine: i suoi occhi verdi.
Li aveva visti sparire inghiottiti dall’oscurità.
Se solo ne avesse avuto il tempo, in quel momento avrebbe pianto, avrebbe gridato come un bambino che viene strappato dalle braccia di sua madre.
Voleva continuare a guardarla, ancora un istante, per sempre.
Invece tutto era diventato improvvisamente buio e freddo, e lei non c’era più.
Sospirò, chiudendo gli occhi.
Non era null’altro che semplice istinto di sopravvivenza, ma non credeva che il suo fosse ancora tanto forte.
Sarebbe stato capace di dominarlo? Di scegliere ciò che per natura si è portati a fuggire?
Le labbra si piegarono in un ghigno.
Cosa avrebbe scelto: il coraggio o la vigliaccheria?
Respirò profondamente: l’aria era fresca, ed era piacevole sentirla sul viso.
Aveva sempre adorato il soffio del vento: il suo tocco leggero era riservato a tutti indistintamente. Per il vento non esistevano Mangiamorte, Serpeverde, Maghi o Babbani.
Perfino lui non era mai stato tanto indegno da non meritare almeno quella carezza… finora.
Questa volta, il vento non spirava per lui, non era sua la vita che gli scorreva nelle vene, ma era la vita di Harry Potter, ed ogni istante in più che si concedeva era tempo rubato al figlio di Lily.
“Io non sono un ladro, non sono un ladro.” Il mago prese a ripetere come una litania, scivolando lentamente in ginocchio.
“Professore?”
Severus si voltò di scatto: Hermione era in piedi dietro di lui.
Era venuta a prenderlo? A dare man forte alla sua coscienza, perché si convincesse a tornare indietro?
“Ginny, mi ha detto che pensa di riattraversare il Velo.” mormorò.
Già, era questo che le aveva lasciato intendere e, magari, lei aveva deciso di mandare lì la Granger per assicurarsi che non avesse cambiato idea.
Rivolse alla strega uno sguardo carico d’odio, mentre si rimetteva in piedi, ma non le rispose.
“Non deve sentirsi in dovere di farlo.” proseguì Hermione.
Il mago spalancò gli occhi, incredulo.
“Volevo farle sapere che nessuno potrebbe biasimarla se decidesse di restare.”
Le labbra di Piton si piegarono in una smorfia.
“Nessuno…? Nemmeno sua moglie e i suoi due…”
“Tre.” lo corresse l’altra. “Ha avuto anche una bambina.” sorrise.
“Tre figli... d’accordo! Pensa che potrei guardarli in faccia se…”
“Uno di loro è vivo grazie a lei. Harry si è sacrificato per questo, lui… lui ha detto che sarebbe stato in debito con lei, professore, e che questo era il suo modo di ripagarla.”
“Oh, certo, il cuore coraggioso dei Grifondoro.” disse acido. “Dovevo aspettarmelo da lui”.
Si avvicinò fino a sovrastare la giovane donna: nonostante fosse cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista, il mago era ancora molto più alto di lei.
“Nel caso l’avesse dimenticato: io sono un Serpeverde.” Scandì. “Non so che farmene della sua elemosina, né della vostra pietà”.
Hermione si morse il labbro. Piton era davvero incredibile: sarebbe morto anche solo per fare un dispetto a Harry Potter.
“Dunque ha deciso?” domandò fredda.
L’altro annuì e le voltò le spalle.
“Vorrà aiutarmi, come ha fatto con Potter? Dovrà ripetere lo stesso incantesimo che ha usato per richiamare me.”
Ci fu un lungo silenzio.
“D’accordo, se è questo che vuole…”
“Sì… è questo che voglio.” sussurrò il mago, più per convincere se stesso che per rispondere a Hermione.
“L’aspetto nell’ufficio del preside fra mezz’ora, e…” Piton lanciò alla strega uno sguardo sbieco. “… preferirei che la sua amica non fosse informata della nostra partenza. Riuscirà ad allontanarsi da Hogwarts senza che l’intera scuola venga a conoscenza della cosa?” la schernì.
“Certo che posso, professore, ma credo che Ginny…”
“Non sono tenuto anche a vederla esultare per la mia… dipartita.” ringhiò.
Hermione abbassò lo sguardo: forse Piton aveva ragione, anche lei non sapeva cosa provare in quel momento. Era inutile negare che desiderava più di ogni altra cosa riavere il suo amico.
Probabilmente sarebbe stata la cosa migliore anche per Ginny non vederlo andar via. Harry l’avrebbe abbracciata, come se non se ne fosse mai andato, e loro avrebbero dimenticato.
Si voltò di scatto, mentre una lacrima scivolava rapida e furtiva sulla sua guancia.



Continua…






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Capitolo 7
*** Cap 7: Il testamento di Piton ***


ladymarie: ecco, finalmente in questo capitolo saprai tutto o quasi, infatti per le spiegazioni dovrai attendere il successivo.
JDS: già, la tentazione è davvero forte. Pensi che non finirà così facilmente? Beh, lo saprai in questo capitolo.
Alce: attenta, vacci piano coi complimenti, potrei anche montarmi la testa ;-DDD. Comunque grazie! E poi, non è vero che nessuno ha pietà di Severus, a Hermione scappa pure la lacrimuccia. Certo come si fa a chiederle di scegliere fra la vita del suo migliore amico e quella di una persona che finché era in vita, tutti, compresa lei, avevano detestato?
Dracotta: Eheheh! Beh per definire Piton “tenero” ci vuole coraggio, però sì, lui ha dei sentimenti molto forti, in fondo, lo sappiamo, dietro il ghiaccio apparente si nasconde un cuore passionale.
Rainsoul: grazie, mi fa piacere sapere che la scena della tomba ti sia piaciuta, temevo che risultasse noiosa.
iaco: No, no, Hermione non è innamorata di Piton, ma non è necessario essere innamorate di una persona, per dispiacersi per la sua morte. Il capitolo era corto, lo so, ma era solo un capitoletto di passaggio. Il bello (o… forse il brutto?) deve ancora venire.
akiremirror: aaah! Akire quanto adoro i tuoi commenti. Le parole di Piton ti hanno raggelata? Beh, non volevo raggelare nessuno, in realtà, Piton rimane piuttosto vago, non dice che di là si sta male, né che si sta bene. Diciamo che la mia intenzione era quella di far immaginare un posto così diverso dal mondo dei vivi, da non poter essere descritto. Magari è un posto talmente bello (o brutto) che una volta che si fa ritorno tra i vivi, la mente non riesce più a concepirlo. Come un sogno che ti sembra reale mentre lo stai facendo, ma quando ti svegli, non riesci più a coglierne la logica e piano piano lo dimentichi. Oltretutto qualsiasi altra risposta sarebbe stata ridicola, cosa poteva dire? Di là ci sono gli angioletti, un bel prato fiorito? Cosa immagini tu?
Dici che il vento ti ricorda qualcosa? Eheheh! Forse una certa Iris?
brilu: Sono d’accordo, quando penso a Piton le prime cose che mi vengono in mente sono: tristezza e solitudine.
damnedmoon: oooooh, Piton non ha fatto una morte inutile, per niente. Ci sarebbe da discutere delle ore, ma non voglio dire troppo, anche perché rivelerei alcune cose che sono importanti anche per il finale di questa storia. Comunque, tu prova ad incrociare le dita, magari succede qualcosa.
hermionex95: grazie dei complimenti, ma sei tu quella davvero brava (ho visto le tue storie). Io ho cominciato a scrivere da poco più di un anno, sto ancora imparando, non lo avevo mai fatto prima e, anche se devo ammettere che mi ci sto divertendo un mondo, non so quanto durerà questa mia follia scrittoria.
ferao: sapessi quanto amo Piton per quel suo orgoglio
Vale lovegood: Piton non è disposto a morire per non accettare un dono, o, meglio, è disposto a morire se il prezzo di quel dono è la vita di un’altra persona. Tuttavia, non lo ammetterebbe mai. Lui sta solo facendo il duro con Hermione, anche perché non è che poi gli sorrida tanto l’idea di morire un’altra volta.
Per quanto riguarda il “lei” a Hermione, la cosa è voluta. In effetti quando Piton si rivolgeva alla ragazza in passato, il loro rapporto era quello tra un professore e un’allieva, era giusto che Piton le desse del “tu” e pretendesse il “lei”. Ora però si è risvegliato dopo diciannove anni. Hermione è una donna adulta, sposata. E’ vero, hanno la stessa età, ma proprio per questo Piton le da del “lei”: dare del “Tu” ad una sua coetanea sarebbe come rivolgersi a lei come ad un’amica, in modo confidenziale. E Piton non vuole la confidenza di Hermione, vuole cercare di mantenere il più possibile un certo distacco. Sono due persone adulte che si rivolgono l’una all’altra in modo educato ma distaccato. E’ vero hanno vissuto una lotta insieme, ma erano, almeno apparentemente, su due fronti opposti. Non si sono mai incontrati come amici, neppure in punto di morte Piton è stato considerato un amico: Harry e Hermione non sapevano ancora la verità su di lui. E poi tra loro ora c’è una voragine di diciannove anni, non facile da colmare.
Potterina_88_: Adoro Piton, ma in un certo senso mi identifico anche molto in lui. Siamo molto simili come carattere, o almeno, il Piton che descrivo mi somiglia se si esclude il coraggio (ahimé, io sono la fifa fatta persona). Orgoglioso, testardo, chiuso in se stesso, ex Snivellus, acido e sarcastico. Un caratteraccio insomma ;-D, ma comunque leale e perseverante fino in fondo. Vuoi che trovi un modo per farli restare entrambi? Eheheh, tu hai qualche idea? Ok, tanto in questo capitolo saprai se ci sono riuscita.

Buona lettura!


Cap. 7: Il testamento di Piton

Alcune ore dopo, entrambi si trovavano all’Ufficio Misteri: il Velo li aveva accolti col suo solito fruscio luttuoso, era come se uno strano vento soffiasse dall’altra parte increspandone la superficie.
Prima di lasciare Hogwarts, Severus aveva voluto sistemare alcune faccende lasciate in sospeso diciannove anni prima.
Aveva saputo che la sua casa a Spinner’s End era rimasta chiusa da allora.
Non avendo parenti in vita, nessuno, né Maghi, né Babbani, si era interessato alle sue proprietà. La casa, infatti, sembrava in rovina e il suo quartiere non poteva certo interessare eventuali compratori.
Molti Maghi sembravano addirittura ignorare le sue origini, forse volutamente: per uno degli eroi della guerra contro Voldemort aver vissuto in un simile tugurio babbano era alquanto disdicevole.
Tuttavia, se la piccola casa poteva apparire cadente dall’esterno, nascondeva ancora intatto il suo prezioso tesoro all’interno delle sue mura: libri, centinaia di antichissimi libri.
D’accordo con il nuovo preside e con il plauso di Silente, il mago aveva deciso di lasciarli alla scuola.
Non sarebbe stato difficile per il piccolo Mago fingere, anche dopo tanti anni, di aver trovato per caso il suo testamento.
Severus aveva firmato la pergamena davanti a Vitious che, seduto sul massiccio scanno da preside, ciondolava nervoso le gambe corte.
Non lo aveva guardato negli occhi per tutto il tempo, poi, mentre lui usciva dalla stanza era saltato giù dallo sproporzionato sedile e lo aveva raggiunto.
Gli aveva offerto la piccola mano tozza con un’espressione ammirata, mentre, piuttosto impacciato, aveva cercato di mettere insieme un discorso di addio. Qualcosa che aveva fatto arricciare abbondantemente le labbra di Severus: parole di circostanza, tutte, tranne quell’ultima frase, che gli aveva tolto il fiato.
“E’ stato un onore, preside Piton!”
Era davvero strano sentirsi chiamare “preside” in quel modo: per la prima volta senza rabbia e odio nei suoi confronti.
Istintivamente aveva sollevato lo sguardo incrociando le iridi azzurre del suo predecessore: Silente sorrideva sornione dalla sua cornice.
“Preside.” Aveva mormorato, mentre, per un istante, la luce di un sorriso compariva a addolcire i suoi lineamenti perennemente tesi.
“Arrivederci, Severus.” lo aveva salutato con dolcezza l’anziano mago, mentre lui si trovava già sulla soglia. Aveva fatto cenno a Hermione che lo aveva appena raggiunto perché lo seguisse, ed era sparito rapidamente nella profonda spirale di scalini.

Non avevano avuto problemi ad entrare al Ministero, come non ne avevano avuti qualche giorno prima: con i permessi giusti avevano raggiunto facilmente la stanza dove si trovava il Velo. Al Ministero sembravano più interessati ai timbri sulle loro autorizzazioni che alle loro facce: nessuno aveva fatto caso ai due intrusi, nonostante i loro volti fossero ormai su tutti i libri di storia della magia.
Piton fissò la parete fluttuante di fronte a sé.
Non poté fare a meno di chiedersi cosa avrebbe provato, attraversandola.
Si portò la mano al collo.
Sarebbe stata una morte indubbiamente meno dolorosa della prima.
Forse non se ne sarebbe neppure accorto.
Le sue labbra si piegarono in un ghigno, ricordandosi di Sirius Black.
Perché certe persone riuscivano ad essere così disgustosamente fortunate?
Probabilmente ora Sirius stava ridendo di lui acquattato da qualche parte dietro quella tenda lacera.
Salì i pochi gradini che lo separavano dall’arco e allungò il braccio fino a sfiorare il Velo con la punta delle dita. Poteva sentire sui polpastrelli una sensazione di freddo, come se stesse toccando del ghiaccio.
Si avvicinò ancora: il Velo adesso accarezzava appena la sua guancia. Chiuse gli occhi restando immobile per alcuni secondi. Finché, scostandosi di scatto dal drappo ondeggiante, si girò verso Hermione.
La Strega se ne stava silenziosa dietro di lui, con la bacchetta abbassata, ma pronta ad evocare la barriera magica intorno all’Arco appena Piton le avesse chiesto di farlo.
Il mago la osservò pensieroso: la giovane donna stava tremando, ma si sforzava di non darlo a vedere.
Chissà perchè tremava? Temeva di non riuscire a ripetere l’incantesimo?
Aveva lo sguardo fisso sul pavimento e, appena si accorse che lui la stava guardando, i suoi occhi schizzarono verso il fregio continuo che decorava le pietre dell’arco, evitando accuratamente di incrociare le iridi scure di Piton.
“Io sono pronto, signora Weasley.” disse il mago con voce ferma.
Hermione annuì. Si morse il labbro sollevando la bacchetta e puntandola verso il Velo che, non appena fu colpito dalla sua magia, scintillò come se fosse stato attraversato da elettricità.
Sul pavimento si disegnò un cerchio sottile e luminoso che sollevandosi verso l’alto isolò completamente la zona in cui si trovava Piton.
Il mago rimase ancora qualche istante a fissare la giovane donna prima di voltarle le spalle per l’ultima volta.
Sollevò il braccio con la bacchetta e, immediatamente, la Cerva d’argento sgorgò dalla punta infilandosi con un balzo nel passaggio.
Harry Potter non si fece attendere: dopo pochi secondi la sua ombra comparve dietro il Velo.
Hermione sussultò, portandosi una mano alla bocca.
Piton allungò il braccio tentando di afferrarlo, come Harry aveva fatto con lui.
Ciò che riuscì a toccare aveva una strana consistenza, non sembrava nemmeno reale. Era freddo e in un certo senso anche solido, ma Piton aveva come l’impressione di afferrare la sua stessa mano, una mano ghiacciata.
Si sforzò di stringere le dita, nonostante il fastidioso formicolio che il contatto di quella superficie gelida gli procurava.
Ma c’era dell’altro: qualcosa in lui si rifiutava di afferrare l’ombra al di là del Velo.
Era la vita che si rifiutava di abbracciare la morte.
Piton serrò i denti con forza, infilando anche l’altro braccio attraverso la superficie traslucida.
Un flebile lamento sfuggì alle sue labbra, mentre con entrambe le braccia circondava l’ombra cercando di trascinarla verso la soglia del passaggio.
Ci riuscì: ora lui e Potter erano nuovamente abbracciati proprio sotto l’arco, il Velo li attraversava come se i due fossero per metà immersi nell’acqua.
Severus si sentì un nodo alla gola: era arrivato il momento, doveva spingere Harry oltre l’influenza del Velo, in modo che Hermione potesse trascinarlo all’esterno della barriera.
Poi, doveva solo morire.
Harry era visibilmente confuso, non era in grado di comprendere quello che stava succedendo: la sua realtà era ancora quella oltre il Velo.
Anche Severus si sentiva piuttosto disorientato: sembrava che in quello spazio di transizione tutto fosse amplificato e distorto, l’amore, il dolore, i ricordi.
Improvvisamente Harry sollevò lo sguardo verso il mago, che s’irrigidì: occhi verdi erano di nuovo immersi nei suoi.
Erano con lui, mentre moriva e li aveva ritrovati ad accoglierlo al suo risveglio.
Severus si sentì soffocare, le mani che sostenevano il ragazzo allentarono la loro presa.
Avrebbe concluso nuovamente la sua vita guardando Lily?
Tentò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì.
Una parte di lui, sapeva che quegli occhi non appartenevano alla donna che amava, ma, in quell’ambiente ricreato con la magia, i sogni sembravano prendere il sopravvento sulla realtà.
Il cuore di Piton martellava come impazzito.
Quella non era Lily, continuava a ripetersi.
Doveva andarsene, doveva ridare a Harry Potter la sua vita.
Ma lei sembrava così vera.
Lei era vera: in quell’angolo di sogno, lei era la realtà.
Solo lì, dove il sottile drappo magico sfiorava la pelle del Mago come un vento freddo, e il tempo sembrava non esistere.
Una lacrima sfuggì dagli occhi spalancati di Severus.
Come poteva, ora che l’aveva rivista, voltarle le spalle e gettarsi oltre il Velo?
Ora che poteva decidere di non morire.
Le sue palpebre non si sarebbero chiuse, a meno che non avesse ordinato loro di farlo
Poteva far durare quello sguardo all’infinito, immergendosi in quelle pupille di smeraldo fino a perdere il senno, lì, in bilico tra la vita e la morte, per sempre.
Poteva farlo: lui poteva decidere se continuare a guardarla o lasciarsi inghiottire dall’oscurità.
Nulla avrebbe potuto impedirglielo questa volta: non avrebbe smesso di respirare e la morte non sarebbe giunta a rendere ciechi i suoi occhi com’era avvenuto diciannove anni prima.
Nessuna ferita mortale stava prosciugando il suo corpo, era vivo ed era felice, finalmente con la sua Lily.
Avrebbe potuto… ma non doveva farlo.
Chiuse gli occhi con forza scuotendo il capo.
Lily non era lì: sotto l’arcata c’erano solo lui e Harry Potter, e la vita del ragazzo ora dipendeva da ciò che avrebbe scelto.
“Li…ly!” la voce di Piton tremava e quello strano luogo, in bilico tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, la rendeva magica e irreale.
All’udire nome di sua madre Harry spalancò gli occhi e si scostò bruscamente dal Mago.
Era sconvolto e cercò di divincolarsi.
Piton tentò di stringerlo con più forza, ma il ragazzo riuscì a sciogliersi dal suo abbraccio.
Per un istante i due Maghi furono separati: due anime distinte.
Fu solo un attimo prima che le braccia di Piton riuscissero a circondarlo nuovamente, ma era già troppo tardi.
Per un solo palpito di cuore, sotto l’Arco ci furono due persone, entrambe vive, entrambe morte.
I pilastri che sostenevano l’arcata vibrarono come se fossero stati scossi da un terremoto e il Velo si gonfiò allungando i suoi bordi laceri come tentacoli, fino a sfiorare la barriera creata da Hermione. La morte stava reclamando la sua vittima, ma sembrava non riuscire più a riconoscerla fra i due uomini che si trovavano sulla soglia del suo regno.
Un vento fortissimo e improvviso scaraventò Piton e Harry fuori dall’Arco e contro lo scudo magico che si sbriciolò come se fosse fatto di cristallo.
Sotto lo sguardo allibito di Severus, il Velo afferrò Hermione e trascinandola verso l’interno del passaggio.
Harry, che era tornato in sé, si era lanciato su di lei cercando di trattenerla, ma invano: l’apertura infernale stava risucchiando entrambi.
Poi un’esplosione e una gran nuvola di polvere li investì scaraventandoli a qualche metro di distanza.
Harry sollevò lo sguardo: l’Arco non c’era più.
Di fronte a loro solo un cumulo di macerie.
Scattò in piedi e si avvicinò a ciò che restava del passaggio.
I suoi occhi cercarono, fra i pochi blocchi rimasti intatti, qualche segno di magia. Nulla.
Anche il Velo era sparito, del resto non era fatto realmente di stoffa.
Nel luogo dove si trovava l’Arco ora c’erano solo delle comunissime pietre sparse sul pavimento: il varco era stato chiuso, per sempre.
“Piton l’ha fatto saltare.” sussurrò Hermione.
Era in piedi alle spalle dell’amico e fissava, come lui, quello scenario di devastazione.
Ma Piton dov’era?
“Là, guarda!” Harry indicò un braccio che spuntava da sotto un mucchio di detriti.
Si precipitarono entrambi verso il cumulo di rocce e presero a scavare con le mani.
Si accorsero immediatamente che il Mago era vivo e anche cosciente.
Era completamente coperto di polvere e una riga sottile di sangue era disegnata sulla sua guancia.
Un lamento sfuggì dalle sue labbra, quando Hermione fece levitare un grosso masso che gli bloccava le gambe.
“E’ rotta.” constatò la strega con cipiglio professionale, osservando l’insolita posizione della gamba destra.
“Immagino che debba farle male”.
Severus stava per aggredirla con una delle sue frasi velenose, ma, il pensiero di avere un osso rotto e per di più sentirne il dolore, lo rese improvvisamente euforico.
Era vivo, erano tutti vivi, e lui se ne stava lì, gustando la sensazione di bruciore che la polvere e il pietrisco gli procuravano sfregando sulle ferite, come se fosse la cosa più piacevole del mondo.
Chiuse gli occhi, mentre gli angoli della sua bocca si sollevavano lentamente, lasciando intravedere parte dello smalto dei denti.
Hermione immaginò che quello dovesse essere per Piton l’equivalente di una grassa risata liberatoria.
Rise a sua volta, rivolgendo a Harry uno sguardo rassicurante: era andato tutto bene, suo figlio era salvo. Lacrime di gioia presero a scorrere sul volto del giovane mago, mentre le sue risa miste a singhiozzi si aggiunsero a quelle degli altri due.



Continua…


Siete curiosi di sapere cosa è successo e perché, fortunatamente, sia Harry che Piton sono stati risputati fuori dal velo? Nel prossimo capitolo avrete tutte le spiegazioni, nel frattempo, potete sbizzarrirvi con le ipotesi. Akiremirror esclusa, ovviamente, visto che ha gia letto la storia ;-D



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Capitolo 8
*** Cap 8: La morte ingannata ***


JDS: Cosa è successo, ora te lo dirò. Per quanto riguarda Ron, l’ho spiegato che lui non sa niente. Harry non aveva rivelato nemmeno a Ginny le sue intenzioni. Ha chiamato solo Hermione perché aveva bisogno del suo aiuto, non avrebbe coinvolto nemmeno lei se fosse riuscito a scoprire da solo l’incantesimo, ma Hermione è Hermione. Se Ron fosse stato presente, non oso immaginare cosa avrebbe potuto combinare con la sua impulsività, probabilmente avrebbe preso Piton per i capelli e lo avrebbe trascinato a forza al Ministero al minimo dubbio che potesse decidere di non riattraversare il velo. No, Ron è buono e caro ma è meglio tenerlo all’oscuro certe volte. E poi tutta la faccenda è stata tenuta segreta per evitare che i giornalisti arrivassero a Hogwarts come api al miele, non capita tutti i giorni di resuscitare un morto.
Alce: Beh, certo, ora Severus sarà libero di rifarsi una vita. Questa ff però è quasi finita, mancano solo due capitoletti e l’epilogo per concludere. Credo che una storia con un Severus felice e contento che si sposa e mette in cantiere una cucciolata di piccoli pitonini, diverrebbe piuttosto noiosa. In questa storia mi prenderò tutta la soddisfazione di dargli i riconoscimenti che merita, ma mi fermerò lì.
SakiJune: Fil? Chi è Fil?
Dracotta: Sì, il piccolo Albus non avrà altri guai, promesso.
Rainsoul: Prego! ;-DDDD
iaco:. No, no, dopo tutta la faticaccia che ho fatto per tirarlo fuori dal velo, non potevo ammazzarlo un’altra volta.
akiremirror: Quante lacrime tesoro, ma queste sono lacrime di gioia per fortuna. Ricordi quando mi davi della sadica, ma nello stesso tempo ci dicevamo che la Rowling sarebbe stata più sadica di noi due messe assieme? Ahimè lo è stata davvero.
brilu: beh, come ha fatto a far esplodere il velo non è poi un mistero. Piton aveva in mano la bacchetta, l’ha fatto esplodere con la magia per impedire che il velo risucchiasse Hermione, ma è stato il velo stesso a “sputare” fuori lui e Harry, il perché ora lo saprai .
damnedmoon: oddio, quando ho visto il tuo commento sono caduta dalla sedia, che botta! Ok, sono contenta di averti fatta felice, ahahaha! Quanto vorrei che le cose fossero andate davvero così, povero Severus, quante lacrime ho versato su quel maledetto libro, anche se ero quasi sicura che quella sadica me lo avrebbe ammazzato, vederlo scritto li, nero su bianco, è stato troppo doloroso.
hermionex95: I complimenti sono tutti meritati e ti assicuro che non sono una tipa complimentosa. Bene continua pure a ripetertelo, sono vivi, alla faccia di J.K.R. mi sono ripresa il mio Severus.
ferao: D’accordo, vedo che non ti sei voluta sbilanciare con le ipotesi, spero che la mia soluzione ti piaccia.
Vale lovegood: sarei proprio curiosa di conoscere le tue teorie per niente plausibili. Anche perché “plausibile” nel mondo della magia è una parola grossa. Diciamo che io ho cercato una soluzione che potesse essere logica e credibile in quel mondo.
Potterina_88_: prego prego prego. Eheheh povera Hermione, stava per andarci di mezzo, ma il velo lo ha distrutto Piton, non è sparito nel nulla, è stato Severus a far saltare in aria l’arco, non s’era capito? Se non l’ avesse distrutto, il velo avrebbe risucchiato Hermione e anche Harry che cercava di trattenerla. Ma la domanda è: perché invece di riprendersi Piton o Harry, il velo ha cercato di uccidere Hermione? Spero che le mie spiegazioni nel capitolo che segue siano sufficientemente chiare, anche perché la questione è un po’ complicata.
HarryEly: Beh! Avendo preso parte attiva al processo a Piton che è stato fatto sul sito del Sotterraneo, praticamente tutti gli altarini della Rowling per quanto mi riguarda erano stati gia scoperti (la Row ha lasciato indizi ovunque, bastava cercarli). Sapevamo del patto con Silente, del suo amore per Lily (l’unica cosa che mi ha stupito piacevolmente è il fatto che la sua non fosse una cotta presa fra i banchi di scuola, ma una amicizia dell’infanzia) Per il resto il settimo libro è stata solo una conferma. Pensa che mentre tu hai odiato a morte Piton dopo il sesto libro, io proprio per quello che è stato costretto a fare l’ho amato ancora di più.
Matrice: Mmmm, no, Lily non c’entra, però la seconda cosa che hai detto non è del tutto sbagliata. Per qualche motivo, che scoprirai più avanti, la morte è stata vinta o “ingannata” come dice il titolo di questo capitolo.

Buona lettura!


Cap. 8: La morte ingannata

“Lei avrà una spiegazione valida per quello che è successo, immagino.” sbuffò Severus.
L’uomo fissava il ritratto di Silente con le braccia conserte.
“La spiegazione dovresti darmela tu, Severus,” disse l’anziano mago, sottilmente divertito. “Dimmi perché la morte non ti ha voluto.”
“Non mi ha voluto?”
Harry e Hermione osservavano sconcertati i due interlocutori cercando di non perdere nemmeno una parola.
Piton voltò le spalle al ritratto allontanandosi di qualche passo. Zoppicava vistosamente.
Non erano riusciti a trattenerlo in infermeria per più di un quarto d’ora. L’infermiera aveva appena avuto il tempo di sistemare l’osso, ma la gamba gli doleva ancora.
Si era precipitato nella stanza del preside come Harry e Hermione: doveva sapere quello che era successo all’ufficio Misteri, doveva capire.
Anche Harry voleva sapere cos’era andato storto, per quanto l’incidente si fosse risolto in loro favore. Aveva abbracciato la sua Ginny e il piccolo Albus, e aveva preceduto gli altri due nell’ufficio di Vitious.
Il nuovo preside si era rispettosamente allontanato, del resto si era sempre sentito un ospite di Silente in quell’ufficio, nonostante questa non fosse la volontà di Albus. Alla fine, il mago più anziano aveva preferito accettare l’eccessiva dimostrazione di stima del professore, pur di non metterlo a disagio.
L’uomo del ritratto si lisciò la barba, mentre il suo sguardo si posava alternativamente su ognuno dei presenti.
“Sì, Severus: Harry mi ha raccontato dettagliatamente gli avvenimenti di questa mattina ed io mi sono fatto un’idea abbastanza precisa della ragione per cui, fortunatamente, l’incantesimo è fallito.”
Fissò Severus che accennò appena col capo invitandolo a proseguire.
“Nel momento in cui tu e Harry vi siete separati, la morte avrebbe dovuto reclamare la sua vera vittima. In fondo, Harry ti aveva… come dire… sostituito per qualche giorno. Ha preso il tuo posto ingannando la morte nel momento del passaggio, ma...”
“… Ma quando ci siamo separati lui è tornato ad essere Harry Potter,” lo anticipò.
“Certo! Restando, uniti, non era possibile distinguere una vita dall’altra, un’anima dall’altra, ma nel momento in cui Harry si è allontanato da te, la sua anima è diventata riconoscibile.
La morte ha cercato di riprendersi la sua vittima, ma non l’ha identificata in Harry. Su di lui non aveva nessun potere perché Harry ha attraversato il Velo volontariamente, ha scelto.”
“Ma io no, perché non ha preso me, invece di provare ad uccidere la Granger?” domandò impaziente.
“Beh, è qui che volevo arrivare. Forse, ciò è avvenuto perché nemmeno tu sei mai appartenuto alla morte.”
“Io non mi sono gettato volontariamente dietro una tenda.” brontolò seccato.
“No davvero, Severus. Ma è come se lo avessi fatto.”
Il sopracciglio del mago s’inclinò pericolosamente.
“Tu l’hai scelta, hai scelto la morte esattamente come Harry. Non dirmi che non sapevi di non essere il padrone della bacchetta? Hai visto che non l’avevo in mano, Severus, quando sei arrivato sulla torre.”
Piton non rispose.
“Non era difficile capire che era stato Draco a disarmarmi, e che doveva quindi essere lui il padrone della bacchetta di Sambuco.”
“Lui…lui, avrebbe potuto salvarsi!” esclamò Hermione puntando l’indice su Piton.
Harry si voltò di scattò verso l’amica, poi guardò Piton.
“Esatto, signora Weasley,” approvò Silente, scrutando Severus da sopra gli occhiali a mezzaluna in attesa della sua reazione.
Piton abbassò lo sguardo: aveva capito benissimo dove il Preside voleva arrivare.
Certo, lui sapeva di non essere il possessore della bacchetta.
Non aveva parlato: se Voldemort avesse saputo, se avesse capito che era stato Draco a disarmare Silente, lo avrebbe ucciso come aveva fatto con lui. Fortunatamente il suo padrone aveva dato per scontato che l’uomo che aveva privato il Preside della bacchetta e l’assassino che lo aveva ucciso fossero la stessa persona.
Voldemort non conosceva certi dettagli, infatti, nessuno si era preso la briga di raccontargli i particolari di quella notte maledetta: non avevano importanza.
L’unica cosa che contava per loro era il fatto che Silente fosse morto. Il più grande nemico del loro Signore era stato umiliato e sconfitto.
Il mago strinse rabbiosamente i pugni.
“Il ragazzo doveva morire al mio posto.” mormorò con un filo di voce.
“Sì, Severus. Tu hai preso il posto di Draco esattamente come Harry ha preso il tuo posto attraversando il Velo.”
“Allora lei sapeva quello che faceva.” Harry si era avvicinato e lo fissava con gli occhi spalancati. “Quando non ha detto a Voldemort la verità su quella notte, ha taciuto deliberatamente.”
Severus prese un profondo respiro, voltandosi, in modo che Potter non potesse guardarlo negli occhi: la sua espressione ammirata lo infastidiva.
Sì, aveva taciuto: nonostante sapesse che Voldemort l’avrebbe ucciso, non gli aveva detto di Draco.
Voleva bene al ragazzo, aveva bruciato quel poco che restava della sua anima per proteggerlo, non l’avrebbe lasciato morire per salvarsi la vita.
Tuttavia non poteva immaginare la fine che lo attendeva.
Per quanto si fosse preparato per anni all’idea di venire ucciso da Voldemort, figurandosi ogni possibile morte, anche la più dolorosa nel caso il suo padrone avesse scoperto il suo tradimento, non avrebbe mai creduto che quel mostro potesse essere tanto spietato verso un uomo che credeva ancora suo fedele servitore.
Era preparato a morire, avrebbe accolto la maledizione mortale dandole il benvenuto come ad una liberazione ed era certo che quello sarebbe stato il suo destino, in fondo Voldemort aveva concesso l’Avada Kedavra persino ai suoi peggiori nemici, ma si sbagliava.
Nell’istante in cui aveva visto la gabbia arrivargli addosso, l’immagine raccapricciante delle decine di vittime finite tra le fauci di Nagini era comparsa davanti ai suoi occhi. Aveva avuto paura.
In quel momento la tentazione di svelare la verità al suo padrone era stata davvero fortissima.
Il grido: “non uccidermi, stai sbagliando!” non era mai uscito dalle sue labbra, ma aveva ancora l’impressione di sentirlo rimbombare tra le vecchie mura della Stamberga.
Se il rettile non fosse stato così rapido nello sferrare il suo morso, bloccandogli le parole in gola, quell’urlo sarebbe davvero esploso dalla sua bocca? O avrebbe avuto la forza di tacere comunque?
Scosse il capo: probabilmente non ci sarebbe mai stata una risposta alle sue domande.
“Perché il Velo ha cercato di afferrare Hermione?”
La voce di Harry Potter distolse Piton dai suoi pensieri.
Il mago si voltò lentamente.
“Suppongo, signor Potter, che il Velo abbia cercato l’unica persona nella stanza che non aveva sconfitto la morte scegliendola volontariamente.” Affermò acido: non gli piaceva affatto l’idea di apparire come l’eroe che aveva vinto la morte, lui che più di ogni altro l’aveva meritata e che, dopo averla invocata per anni, ne aveva provato solo orrore e paura quando finalmente era giunta per lui.
“Sì, credo che la tua ipotesi sia esatta, Severus,” fu d'accordo Silente. “Infatti sia tu che Harry avete scelto volontariamente la morte per ben due volte.”
Piton sollevò lo sguardo, non erano i soli ad aver scelto di morire, Lily aveva dato loro l’esempio, e anche Silente, nonostante la maledizione che lo aveva colpito, aveva saputo imporsi alla volontà del destino scegliendo quando e come andarsene.
Per un istante, fu come risucchiato dalle iridi incredibilmente azzurre del Preside. Sembrava davvero ancora vivo.
Silente avrebbe meritato di esserlo, non lui.
Abbassò gli occhi: l’espressione benevola dell’anziano mago gli evocava solo brutti ricordi.
Forse l’incantesimo avrebbe funzionato anche per Silente, forse il vecchio Mago sarebbe potuto tornare in vita se lui non avesse distrutto il maledetto Velo.
Piton sentì un nodo allo stomaco, era di nuovo colpa sua, si sentiva come se lo avesse ucciso per la seconda volta.
“Severus!” Silente lo guardò come se riuscisse vedere nella sua anima tormentata. “Non angustiarti, Severus.”
Il mago sollevò il volto stanco: era impassibile e distaccato, come sempre, ma gli occhi erano resi lucidi dalle lacrime trattenute a fatica.
Come faceva, come riusciva Silente a leggere sempre nel suo cuore? Era diventato così trasparente che persino una stupida tela dipinta riusciva ad indovinare cosa stesse pensando?
“Io non dovrei essere qui, io...” sussurrò, la voce era così bassa che Silente sembrò rispondere ai suoi pensieri.
“Tu meriti di essere qui,” lo corresse. “Anzi penso proprio che dovresti cominciare a vivere.”
Poi rivolgendo a Harry uno sguardo complice.
“Dovreste tutti riposare oggi, credo che il preside Vitious stia organizzando una piccola festicciola di bentornato, mi ha chiesto di dirvi che vi aspetterà nella Sala Grande, domani mattina.”
Piton scattò come se qualcuno lo avesse punto con uno spillo.
“Sa benissimo che non amo certe perdite di tempo.”
“Oh sì, lo so, Severus, ma a questa perdita di tempo dovrai andarci, visto che Vitious si è dato tanto da fare per te.”
Precisò con decisione il vecchio mago.
L’altro lo fulminò con lo sguardo, ma non ribatté.



Continua…






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Capitolo 9
*** Cap 9: Cerimonie e riconoscimenti ***


ladymarie: Sono in trepidante attesa della tua opinione, spero di non averti shockata con questi ultimi capitoli.
JDS: infatti la Rowling non ci ha detto che Piton avrebbe potuto salvarsi, ma quando Voldemort gli dice: “forse sai la risposta, sei un uomo intelligente dopotutto, Severus”. Ho immaginato che lui desse per scontato che Severus conoscesse il sistema del passaggio di proprietà delle bacchette, e se lo conosceva, doveva anche aver capito di non essere diventato il padrone della bacchetta di Silente.
babi: grazie, beh, a questo punto non ci saranno altri colpi di scena, ci stiamo avviando alla conclusione, ora Piton dovrà solo imparare a godersi la vita.
SakiJune: Weber? Studi sociologia? Scusa non avevo capito che ti riferissi a Vitious, sono così abituata a chiamarlo solo per cognome che non avevo collegato. Spero che la mia versione del piccolo prof ti sia piaciuta, è la prima volta che scrivo di lui e ammetto di essere stata influenzata dalla versione cinematografica. In effetti dopo diciannove anni dovrebbe essere abbastanza vecchio, ma non essendo del tutto umano, ho pensato che potesse vivere più a lungo degli altri. E visto che la Rowling ha escluso che la McGrannit potesse mantenere il posto di preside data l’età, ho voluto comunque che quel posto fosse affidato ad un professore della vecchia guardia, chi altri se non lui?
Rainsoul: Davvero questa è stata la prima ff su Piton che hai letto? Sono contenta che ti sia piaciuta, ehehe e spero che ne leggerai altre su di lui.
Kagura92: ahahah! Povero Potter, dai non essere cattiva, se non ci fosse stato lui, non avremmo avuto nemmeno Piton. Non so esattamente chi sia Neji quellacosa, mmm immagino che debba essere un tipo interessante. Però sì, dovrebbe essere divertente ritrovarsi Piton al consiglio degli insegnanti, io lo vorrei al posto del mio preside che invece somiglia a Voldemort anche fisicamente oltre che caratterialmente. Ad ogni consiglio minaccia di licenziare metà corpo docente. Qualche giorno qualcuno di noi deciderà di Avadarlo. Ahimé è vero che nessuno si ricorda che Piton ha salvato anche Draco, in effetti questo è colpa della Rowling che non ha dato nessuno spessore ai Malfoy nell’ultimo libro e dopo tutto quello che Piton ha fatto per il biondino, non si è soffermata per niente a descrivere i rapporti fra lui e la sua famiglia, come se fossero dei perfetti sconosciuti. In fondo, che volete che sia, lui ha solo bruciato la sua anima per il marmocchio.
iaco: questo è l’ultimo capitolo prima dell’epilogo, ehehe! Continuo, continuo.
akiremirror: già, chissà se per JK, Piton ha taciuto deliberatamente, ho il terrore di quello che dice quella donna nelle interviste, sembra quasi che il libro non l’abbia scritto lei. Comunque almeno sul coraggio di Piton e sulla sua intelligenza, non si è mai smentita.
brilu: eheheh! Immagino che certe volte a Piton sia venuta una gran voglia di strozzare Silente, sono così diversi quei due e il preside mi fa morire dal ridere quando lo provoca.
damnedmoon:Purtroppo Piton era uno dei pochi personaggi, oltre a Voldemort naturalmente, che aveva una lapide già pronta sin dal primo libro, non ho mai creduto che potesse salvarsi. Anzi, forse si sarebbe salvato solo nel caso che fosse stato cattivo. In quel caso ci saremmo sorbite la scena con Harry che gli risparmia la vita solo per spedirlo ad Azkaban. Bah, meglio morto che Mangiamorte.
hermionex95: grazie ancora, ecco il penultimo capitolo, spero che ti piacerà anche questo, poi ci sarà l’epilogo con una sorpresina per le fan di Harry.
ferao: sarà una conclusione che è anche un nuovo inizio. Per Piton e per gli altri. La vita ricomincia.
Vale lovegood: mi chiedi una riappacificazione? Mmmm, si, si può fare visto che non ti aspetti baci e abbracci, non sarebbe da Piton. Penso che l’epilogo di questa storia potrebbe fare al caso tuo.
Potterina_88_: Piton è un testone, ma dovrà imparare a vivere, stavolta non ha scuse.
Matrice: Hai ragione, sono proprio i suoi sentimenti a rendere grande questo personaggio. Quanto lo adoro!

Buona lettura!


Cap 9 Cerimonie e riconoscimenti

L’indomani Severus si presentò puntualissimo davanti alla porta della Sala Grande, con un’espressione da condannato a morte dipinta sul viso. Che peggiorò ulteriormente, quando il grande portale si spalancò e davanti a lui comparve una sala gremita all’inverosimile.
I flash dei fotografi lo costrinsero ad abbassare lo sguardo per non restarne abbagliato.
Stava già per voltarsi e andarsene indispettito, quando la vide: una figura snella, con un lungo abito verde era immobile in fondo alla sala.
Aveva i capelli bianchissimi raccolti dietro la nuca e si appoggiava ad un bastone, che, però non toglieva nulla al portamento solenne della donna.
Minerva McGrannitt lo fissava da lontano, ma non si era mossa per andargli incontro, sembrava proprio invitarlo ad entrare nella sala e percorrere il lungo corridoio che avevano creato tra le file di panche. Aveva lasciato il bastone, che ora galleggiava magicamente al suo fianco, e attendeva.
Piton era felice di vederla, ma all’impeto di gioia iniziale si sostituì immediatamente la rabbia per la situazione in cui la sua ex collega aveva deciso di cacciarlo.
Perché non si era semplicemente limitata a raggiungerlo nell’ufficio del preside se voleva salutarlo?
Osservò le due ali di maghi urlanti di fronte a lui, cercando invano il modo di raggiungere la donna senza passare in mezzo a loro, ma a quanto pareva tutto era stato predisposto perché lui sfilasse lungo quell’unico percorso.
Decise di ignorarli e inoltrarsi in quella fiumana di gente.
Trattenne il respiro e prese a camminare, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Tra urla e applausi poteva distinguere chiaramente le voci dei giornalisti che lo tempestavano di domande, ma finse di non sentirli, finché una donna si fece largo tra i presenti, scavalcando e mandando all’aria alcune panche.
“Ci ha preso in giro per diciannove anni signor Piton. Non vorrà farci credere che era morto davvero? Dov’è stato tutto questo tempo? Era con Silente? Dovremo aspettarci anche un suo ritorno da un momento all’altro?”
Severus si voltò di scatto, il viso tirato in una smorfia di dolore e negli occhi tutto l’orrore e la rabbia di un’intera vita.
“Non nominarlo!” soffiò minaccioso, ma, fece appena in tempo ad individuare fra la folla la capigliatura bionda di Rita Skeeter, quando, al suo posto, comparve un somaro completamente bianco che cominciò a scalciare furiosamente e a ragliare, aprendosi la strada verso l’uscita.
Centinaia di occhi corsero contemporaneamente verso il fondo della sala dove la McGranitt con indifferenza si stava sistemando lo chignon, mentre con la mano libera riponeva la bacchetta all’interno della tunica.
Il mago non poté fare a meno di sorriderle e affrettò il passo, per quanto la sua gamba glielo consentisse, sotto uno scrosciante applauso.
Quando si trovò finalmente di fronte a lei, prima ancora di poterle fare il minimo cenno di saluto, il preside Vitious e un mago sconosciuto si affiancarono alla donna.
Il silenzio calò nella sala.
Quello, che Severus capì doveva essere il nuovo Ministro della magia, porse un cofanetto alla McGranitt, che, a sua volta, con fare cerimonioso, lo aprì mostrandola a Piton.
Gli occhi di lui si spalancarono: all’interno, su una lucida medaglia, il volto di un mago stravagante gli sorrideva.
“Ordine di Merlino, Severus.” Sussurrò Minerva con la voce rotta dall’emozione.
Poi si avvicinò ulteriormente al mago che era praticamente pietrificato e gli sorrise.
“Potrai mai perdonarmi, ragazzo mio, per essere stata così sciocca da non capire?”
Le labbra di Severus si schiusero, ma non ne uscì alcun suono, qualcosa gli bloccava la gola.
Non sapeva cosa provare in quel momento, era abituato a ricevere solo odio e sospetto da tutti quelli che lo conoscevano. Persino lei era arrivata a tentare di ucciderlo.
Credeva che non gli importasse il giudizio della gente, nemmeno delle persone alle quali si era in qualche modo affezionato.
Guardò la medaglia lucente: il più grande riconoscimento che si poteva attribuire ad un mago, ma era davvero ciò che gli interessava?
Aveva sempre desiderato l’Ordine di Merlino per pura ambizione?
Ora che lo aveva davanti a sé, capiva che non era così.
Non era il luccichio di quel prezioso metallo a riempirgli gli occhi di lacrime, bensì lo sguardo di Minerva. Era quello di un’amica, atteso e inconsciamente desiderato per tanto tempo.
L’ultima a guardarlo in quel modo era stata Lily Evans, poi di quello sguardo gli era rimasta solo una pallida immagine impressa negli occhi pieni di odio di suo figlio.
Ciò nonostante era vissuto, aveva lottato ed era morto solo sostenuto da quel ricordo: aveva solo quello e aveva finto che non esistesse altro. Aveva mentito a se stesso.
Silente aveva ragione: lui non aveva mai vissuto veramente.
Aveva costruito la sua prigione fatta di nulla e ci si era rinchiuso.
Si era aggrappato al dovere ed era arrivato a compierlo fino in fondo, ma non aveva vissuto: nessuno può vivere veramente se resta solo.
Anche se non aveva mai voluto ammetterlo, quegli sguardi carichi di odio erano stati più dolorosi di una Cruciatus, soprattutto quando provenivano da persone alle quali teneva.
Aveva imparato a ricambiare l’odio con la freddezza, il disprezzo con il sarcasmo, ma oramai, era inutile negarlo, per quanto si fosse sforzato non era riuscito a seppellire i suoi sentimenti abbastanza a fondo.
Avrebbe voluto non provare niente, non desiderare niente, invece sapeva voler bene e ne voleva a Minerva.
Non avrebbe mai voluto rivederla dopo ciò che era successo quella notte sulla torre: era certo che avrebbe visto nei suoi occhi tanto odio, quanto ne aveva visto in quelli di Potter.
Infatti era stato così.
Lei era fra le persone che avevano sofferto di più per la morte di Silente, e che avevano più ragioni per detestarlo.
Aveva evitato, per quanto era possibile, di incontrarla, mentre usurpava il posto che era stato di Albus. Poteva riconoscere il dolore dipinto nel volto della strega ogni volta che si imbatteva in lui davanti all’ufficio del Preside.
Il dolore che attanagliava anche la sua anima, tutte le volte che era costretto ad entrare in quello stesso ufficio.
Poteva convivere con l’odio dell’intero modo magico, lo aveva accettato per espiare le sue numerose colpe, ma, al disprezzo di Minerva non sapeva far fronte: lei era l’unica persona che lo aveva accettato e non solo perché era stato Silente ad imporglielo.
Non era più riuscito a guardarla negli occhi.
Aveva cercato di indurire il proprio cuore affinché le sue parole non lo ferissero, non più di quanto avevano fatto poi i suoi pugnali, ma non c’era riuscito.
Quel “vigliacco” sgorgato rabbiosamente dalle labbra della donna lo aveva ferito, eccome, mentre per la seconda volta era costretto a fuggire da Hogwarts, andando incontro alla più completa disperazione.
Solo orrore e oscurità lo avrebbero atteso fino a quegli ultimi minuti di agonia, forse, il momento meno penoso di tutta la sua vita.
Di questo era grato a Harry Potter ed al cuore generoso dei Grifondoro. Harry gli era stato accanto, non come ad un nemico, ma come ad un qualsiasi uomo morente.
Non avrebbe potuto chiedergli di più: era la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per lui, non l’aveva lasciato solo.
Forse, un giorno avrebbe trovato la forza per ringraziarlo.
Il mago continuava a fissare la medaglia senza parlare. Non aveva nemmeno fatto il gesto di prenderla. Se ne stava immobile con lo sguardo apparentemente perso nei suoi riflessi dorati, ma la sua mente era lontana.
Minerva richiuse la piccola custodia, sospirando nel vedere che Piton non aveva battuto ciglio mentre lo faceva.
Si voltò riconsegnandola nelle mani di Vitious e allargò timidamente le braccia.
Sapeva che avrebbe imbarazzato terribilmente Piton con il suo gesto, ma aveva anche capito che era di quello che il mago aveva effettivamente bisogno.
Severus si riscosse e fissò quelle mani protese verso di lui. Non fece niente per andarle incontro, ma nemmeno si ritrasse.
Si lasciò semplicemente abbracciare dalla donna che considerava come una seconda madre.
Le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi chiusi: non aveva il coraggio di ricambiare quel gesto affettuoso, non l’aveva mai fatto, per di più di fronte a tutta quella gente, ma piegò appena il capo appoggiandosi alla spalla di lei, come se non avesse più forza.
Non voleva più lottare contro se stesso: era davvero stanco di nascondere i suoi sentimenti, specialmente dopo che Harry Potter aveva avuto la delicatezza di raccontare a tutti ciò che gli aveva confidato.
Da quando era tornato aveva avuto l’impressione di non avere più difese: aveva sollevato per anni un muro sull’altro pur di impedire alla gente di vedere la sua vera anima. Quell’anima che credeva perduta per sempre, ma che, invece, era riuscita a sopravvivere tenacemente aggrappata al ricordo di Lily.
Ora la sua vecchia vita sembrava così lontana, i suoi errori, anche il dolore era diventato più sopportabile. Dopo diciannove anni oltre il Velo, poteva ricominciare da capo.
Severus assaporò la piacevole sensazione che il pesante velluto del vestito di lei gli procurava a contatto con la pelle del viso, poteva sentire persino il ritmico battito del cuore della strega, accelerato dall’emozione.
Era strano sentirla così vicina, così materna, lei che era stata sempre rigida e severa.
Nessuno osava parlare e nemmeno applaudire, come se temessero di spezzare quello strano incantesimo.
Nella sala era sceso un silenzio irreale. Fu Minerva a spezzarlo per prima, sciogliendo Piton dal suo abbraccio, e posandogli amichevolmente le mani sulle spalle.
“Bentornato, Severus”
Poi si fece da parte, lasciando che Harry e Ginny si avvicinassero, spingendo davanti a loro Albus Severus, curioso ma allo stesso tempo un po’ intimorito all’idea di conoscere quel tipo lugubre.
Quando si trovò di fronte a lui, trasse un profondo respiro e si accinse a ripetere il discorso che i suoi genitori gli avevano fatto imparare. Ma, nonostante le gomitate di Ginny, non riuscì a ricordare nemmeno una parola.
“Graziepresidepiton!” fu quello che riuscì a pronunciare tutto d’un fiato, prima di restare praticamente pietrificato dallo sguardo di Severus.
Avrebbe voluto dirgli di più, avrebbe voluto sapere tante cose sul mago del quale portava il nome. Suo padre gliene aveva parlato, gli aveva detto che era l’uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto. Per il piccolo Potter era una leggenda.
Molte volte, entrando nell’ufficio del preside, i suoi occhi avevano indugiato sul ritratto di Piton, che però continuava a rimanere ostinatamente immobile, come un dipinto babbano.
Sapeva del suo carattere scontroso, ma avrebbe desiderato che il mago sulla tela gli avesse rivolto almeno una volta la parola.
Si sarebbe accontentato anche solo di udire la sua voce.
Ed ora, che addirittura se l’era trovato di fronte in carne ed ossa, l’emozione aveva avuto il sopravvento: il suo eroe aveva attraversato il Velo, era tornato solo per salvarlo.
Intanto che il ragazzino continuava a fissare imbambolato il mago, il cervello di Severus elaborava il senso di quella frase.
“Preside?” mormorò.
Vitius allora prese la parola:
“E’ esatto. E’ stato deciso, di comune accordo con il consiglio scolastico e i genitori degli allievi, che, essendole stato impedito ingiustamente di portare a termine il suo mandato, lei è ancora, di diritto, preside di questa scuola. Ci auguriamo che voglia accettare questo incarico per molti anni ancora. Siamo tutti concordi nel ritenere che Hogwarts non potrebbe avere preside migliore.”
Lo sguardo di Piton scorse i volti dei maghi di fronte a lui: sembravano tutti attendere la sua risposta.
Vitious e il Ministro continuavano ad agitare la testa, come se il loro gesto affermativo potesse in qualche modo contagiare l’altro che invece si ostinava a restare immobile. Solo gli occhi si muovevano lentamente registrando i sorrisi tesi dei professori e dei ragazzi che, quasi trattenendo il respiro, aspettavano di sapere se Severus Piton avrebbe accettato o meno il suo vecchio incarico.
Anche Harry Potter lo fissava sorridendo e anche la sua testa, spettinata come sempre, era reclinata, il collo teso in avanti, apparentemente nello sforzo di strappare quel consenso al mago che aveva odiato per tanti anni. Le mani, poggiate sulle spalle di suo figlio, si strinsero eccitate, appena Severus assentì con un impercettibile movimento delle palpebre.
In quell’istante l’intera Sala esplose in un fragoroso applauso.



Continua…






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Capitolo 10
*** Cap 10: Epilogo ***


JDS: Non so se ricambierà l’affetto, magari lo farà a modo suo. Comunque sull’incontro Severus Harry ti accontento subito. No, in effetti non poteva mancare. Almeno quello.
SakiJune: Hai ragione, non dovrei farmi influenzare dalla versione cinematografica, ma, ahimé, sono dovuta arrivare al terzo film prima di decidermi a comprare il libro. Non sapevo quello che mi perdevo, ma vedere sulla copertina italiana un bambino orrendo con un topo in testa, non è che proprio mi incoraggiasse alla lettura.
Rainsoul: Per me è il contrario: è proprio la tragicità di questo personaggio che mi attira, non riesco proprio a staccarmi da lui. Sono contenta che alla fine sia stato riconosciuto il suo valore. Ma sai, Piton è anche il personaggio che nel libro ci ha fatto ridere di più, in fondo. Ho adorato anche questo lato del suo carattere, il suo sarcasmo è eccezionale e la Rowling non gli ha risparmiato situazioni imbarazzanti e divertentissime. Povero Severus! Riguardo alla difficoltà nella lettura, ho cercato di aumentare la grandezza dei caratteri, o almeno credo di averlo fatto, l’HTML non è il mio forte. Vorrei per quanto possibile mantenere un unico formato per tutta la storia e per questo, non posso distanziare i paragrafi (dovrei riprendere in mano tutta la ff ed ora purtroppo ho poco tempo. Spero che con i caratteri più grandi sarà più facile leggerla. In realtà sono cecata anch’io, ma ho lo schermo del pc molto grande così non ci faccio caso a volte.
iaco:Ehm, sì in effetti finisce così, ma ho cercato di dirtelo da almeno tre o quattro capitoli, Piton è tornato, è felice, beh, ora lo lascio vivere in pace.
akiremirror: Già, scrivere questa ff è stato liberatorio, avevo proprio bisogno di dare a Severus la vita che non ha mai avuto e che la Rowiling gli ha definitivamente negato. E speriamo che non dica altro su di lui, sono stufa di sentirle dire che è una persona orribile e tutto il resto. Con tutto quello che ha passato, avrei voluto vedere se anche lei non sarebbe diventata acida e scontrosa.
brilu: Eheheh! No, decisamente le cerimonie non sono il genere di cose per Severus, ma quanto ci piace metterlo in situazioni imbarazzanti. Sono quei momenti che ci permettono di tirare un po’ il fiato anche nelle storie più drammatiche.
damnedmoon: Mi spiace, vorrei poterti dire che manca ancora molto, invece questo è proprio l’ultimo capitolo. Severus è tornato, ora finalmente può essere felice. Conoscendomi, se dovessi continuare la storia, sono certa che lo ficcherei in qualche altro guaio, dove il mio amore rischierebbe di nuovo la vita o chissà cos’altro. No, ora lui deve vivere tranquillo. Ahahah, già me lo vedo. Severus è lì che mi guarda minaccioso, potrebbe trasformarmi in rospo o peggio se solo mi azzardassi a scrivere un’altra parola su di lui. L’ho fatto soffrire abbastanza in tutte le ff che ho scritto. In effetti nell’ultimo anno, maltrattare Severus è stato il mio passatempo preferito, ma ora che la Bowling gli ha fatto l’ennesima carognata, io non me la sento più.
ferao:. Sì, davvero un nuovo inizio. Severus se lo merita.
Vale lovegood:. Mi picchi se ti dico che è finita davvero? Non vorrai sul serio leggere quello che combinerà Piton al prossimo collegio dei docenti? Harry lo incontrerà in questo capitoletto, se sarà riconciliazione lo lascio giudicare a te.
Potterina_88_Eccoci arrivati alla fine, sono contenta che il pezzo con Minerva ti abbia commossa. In effetti il fatto che Piton sia morto senza potersi chiarire con lei, mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Ho cercato di rimediare, anche se quell’amaro non riuscirò mai a cancellarlo.
HarryEly: Sono contenta che questi capitoli ti siano piaciuti, sperando che ti piaccia anche la conclusione, ti ringrazio per aver letto questa storia.
Matrice: Grazie, è tenero il piccolo Potter vero? Speriamo che non somigli a suo padre, ihihihi!
Katiuz: Sei appena arrivata e già ti devo salutare, ahimé siamo arrivati alla fine della storia. Una Hermione/Piton dici? In effetti visto che ora sono coetanei, non vedrei coppia migliore, ma purtroppo la Rowling mi ha tagliato le gambe sistemando matrimoni e discendenze già di suo. Insomma poteva risparmiarci l’epilogo diciannove anni dopo e lasciarci liberi di accoppiarci i personaggi a piacimento. Ma è lei che ha la penna dalla parte del manico purtroppo.
Buona lettura!


Epilogo

Terminato il banchetto, Piton si liberò in maniera tutt’altro che diplomatica dei giornalisti e dopo aver salutato il corpo insegnanti, vecchie conoscenze e nuovi assunti, abbandonò la sala, ansioso di allontanarsi da tanta confusione.
Minerva non fece in tempo ad augurargli un buon riposo, pienamente meritato dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, che il suo collega era già sparito.
Tuttavia, qualcuno lo aveva visto infilarsi in una delle porticine laterali della Sala Grande e lo aveva seguito.
“Professore”.
Il mago si voltò di scatto. Harry Potter era di fronte a lui. Sembrava piuttosto nervoso.
“Cosa c’è, Potter?” domandò calmo.
“Io, ecco… io credo che dovremmo… insomma, vorrei parlarle… per favore.”
“Abbiamo avuto tutti una mattinata stancante, e i giorni che l’hanno preceduta non sono stati una passeggiata, perché non vai a riposarti?” suggerì senza nessuna inflessione particolare nella voce.
Le labbra di Harry si piegarono involontariamente in un sorriso: Piton non era mai stato un uomo socievole, tanto che persino quella fredda risposta poteva considerarsi un bel passo avanti, rispetto all’atteggiamento di disprezzo che aveva sempre avuto nei suoi confronti. Questo pensiero lo rese più audace.
“Credo che riposerò meglio dopo aver parlato con lei.”
Le labbra di Piton si sollevarono appena, mostrando i denti in un ringhio minaccioso. Tuttavia, fece cenno al ragazzo di seguirlo nell’ufficio del preside: non era il caso di continuare la loro conversazione in corridoio.
“Cosa vuoi sapere da me che io non ti abbia già rivelato, Potter?” disse, chiudendo la porta dietro di sé e lanciando un’occhiata eloquente al ritratto di Silente che, all’improvviso, decise di avere altri importantissimi impegni e si allontanò dalla cornice, seguito più o meno volontariamente dagli altri presidi.
“Sai più di quanto avresti dovuto… più di quanto avrei voluto.” fece una lunga pausa. “E’ stato necessario.”
La voce del mago aveva tremato, mentre pronunciava quell’ultima frase.
Poi si avvicinò a Harry, un lampo attraversò le sue iridi che parvero improvvisamente accendersi, ira e umiliazione bruciavano ancora dentro di lui.
“Ora però, la mia vita privata non è più affar tuo. Spero di essere stato chiaro.”
Harry osservò il suo ex professore in silenzio: doveva essergli costato davvero tanto rivelargli il suo amore per Lily Evans, pensò.
Prese un profondo respiro. Effettivamente aveva una gran voglia di saperne di più su i suoi genitori, ma Piton aveva il diritto di tenere per sé i suoi ricordi.
“Non le chiederò di raccontarmi di mia madre,” affermò con decisione “Anche se è la cosa che più desidero al mondo. Gli unici ricordi che ho di lei sono quelli che ho visto attraverso i suoi occhi. Lei ha ciò che io non avrò mai,” abbassò lo sguardo. “Lei può ricordarla.”
Piton lo fissò stupito.
Gli occhi di Harry erano diventati lucidi, ma lui si sforzò di ricacciare indietro le lacrime e continuò:
“Non è di mia madre che voglio parlare. Io… io voglio sapere perché è tornato indietro, voglio sapere perché mi ha richiamato. Lei mi odia eppure è tornato indietro, perchè?”
“Odiarti?” Il sopracciglio del mago si sollevò pericolosamente, tanto che, per un istante, Harry ebbe l’impressione di trovarsi ancora dietro un banco di scuola, ma non era così, non più.
Ormai era cresciuto, era diventato padre e forse anche Piton se ne rendeva conto, infatti il suo viso tornò a rilassarsi e lui si voltò dando le spalle al suo ex allievo.
“Immagino che fingere che tu non sappia, a questo punto sia inutile, non è vero?”
“So che la somiglianza con mio padre è…”
“Non è James che vedo quando ti guardo.” lo interruppe. “E’ Lily, sono i suoi occhi che mi maledicono per quello che ho fatto.” mormorò con voce strozzata.
“Mi guardi ora.” lo esortò Harry.
Piton esitò, poi si voltò lentamente e i suoi occhi scuri furono inghiottiti nuovamente dal verde intenso delle iridi di Harry Potter.
Il suo sguardo era come lo aveva visto prima di morire: non c’era più odio in lui, i suoi occhi, gli occhi di Lily sembravano essere di nuovo quelli della spensierata compagna di scuola, della sua amica. Forse lei lo aveva perdonato davvero?
Sentì un nodo alla gola: sapeva che non era Lily la persona di fronte a lui, ma era bello immaginare che quello sguardo fosse il suo. Il dolore che aveva provato ogni volta che, in quelle stesse pupille, vedeva il disprezzo verso di lui, ora era si era trasformato in speranza, quella di poter avere davvero una nuova vita e di riuscire ad accettare il suo passato. Se il destino aveva voluto dargli una seconda possibilità, questa volta, forse, avrebbe dovuto accettarla.
“Io le debbo la vita di mio figlio e anche la mia. Non la ringrazierò mai abbastanza per questo.”
Piton si ritrasse come se le parole che aveva appena sentito gli avessero provocato una fitta improvvisa.
“Non devi ringraziarmi, non ho mai sopportato di essere in debito con un Potter.” disse brusco.
Nonostante la voce di Piton apparisse tremendamente seria, Harry non poté fare a meno di sorridere. Il professore lo guardò torvo, ma poi la sua espressione divenne meno dura.
Quella risposta ora gli sembrava vergognosamente infantile: per quanto ancora voleva continuare la sua personale guerra contro il figlio di James?
Il suo ex allievo lo stava ringraziando, ma era lui a doverlo ringraziare, per avergli regalato una nuova vita, e soprattutto per essergli rimasto accanto mentre moriva.
Era così difficile pronunciare quella semplice parola? Doveva solo dirgli grazie.
Prese un profondo respiro e poi trattenne l’aria nei suoi polmoni, come se avesse bisogno di pronunciare un lungo discorso tutto d’un fiato, ma dalle sue labbra non sfuggì nemmeno una sillaba.
Impossibile! Forse, col tempo, sarebbe riuscito a rivolgergli la parola senza insultarlo, ma quel giorno non era ancora arrivato. Ora riconosceva che era sciocco da parte sua, ma proprio non riusciva ad essere gentile con Harry Potter.
Esaminò il giovane uomo di fronte a lui. L’arroganza che gli aveva sempre visto dipinta sul viso, sembrava essere sparita, probabilmente non c’era mai stata.
Gli occhi si soffermarono sui capelli spettinati tra i quali s’intravedevano alcune ciocche grigie. Di certo gli eventi tristi della sua giovinezza avevano lasciato il segno sul corpo del mago. Immediatamente lo sguardo di Piton fu rapito dalla cicatrice a forma di saetta ancora visibile sulla fronte dell’altro. Era molto più chiara di come la ricordasse.
La mano si sollevò automaticamente a stringere il suo avambraccio sinistro: anche il Marchio Nero era sbiadito, ma c’era ancora. Quei segni facevano ormai parte del loro passato, qualcosa che non li avrebbe mai lasciati completamente, come i ricordi.
Severus sospirò: già, i ricordi.
Non erano molti quelli felici eppure Potter sembrava invidiarlo persino per quei pochi.
Era vero, lui aveva conosciuto Lily, aveva potuto parlare con lei, persino litigare con lei, e l’aveva vista con quello splendido abito bianco, mentre usciva di casa per andare a sposare James Potter.
Era bellissima quel giorno, non aveva mai visto niente di così bello. L’aveva spiata di nascosto, come aveva fatto quando le aveva rivolto la parola per la prima volta. Era rimasto a guardarla andar via perdendola per sempre, poi, semplicemente aveva premuto la sua maschera d’argento sul viso bagnato dalle lacrime, e si era Smaterializzato.
Un ricordo bello e terribile allo stesso tempo. Tanto doloroso per lui, quanto, per Harry, sarebbe stato meraviglioso.
Chiuse gli occhi, riportando alla memoria ogni singolo particolare di quel giorno. Persino il delicato decoro floreale sul corpetto di seta di Lily e l’intreccio dei lacci che lo stringevano alla vita sottile dalla maga erano ancora vividi nella sua mente.
Sospirò di nuovo, sforzandosi di restare impassibile di fronte a quella visione.
Ora sapeva cosa doveva fare: non era necessario un discorso melenso per dimostrare la sua gratitudine, forse poteva dare all’altro semplicemente ciò che più desiderava.
Si voltò con lentezza e si avvicinò all’armadio dove era custodito il pensatoio di Silente.
Lo aprì: il bacile era ancora lì.
Senza voltarsi, vi lasciò cadere alcuni filamenti argentei.
Harry fissò stupito il riflesso di quei ricordi sulla parete. La loro luce vibrava allegramente sulla pietra grigia.
Non disse niente, anche se il suo cuore prese a battere all’impazzata, immaginando cosa si potesse celare fra quelle volute luminose
Poi Piton ripose la bacchetta all’interno del mantello, afferrò i lembi del pesante tessuto e vi si avvolse strettamente, come per impedirsi di riprendere in mano il legno magico e richiamare indietro ciò che stava lasciando nel Pensatoio.
Lanciò un ultimo sguardo al frammento della sua vita che ora lampeggiava vorticando in quel vaso di pietra e si diresse verso la porta lasciando lo sportello dell’armadio aperto.
“Non devo spiegarti come funziona, non è vero?” mormorò ed uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Harry restò a fissarlo per qualche istante, poi si avvicinò al Pensatoio.
Gli mancò il respiro quando, da dietro la superficie traslucida, una giovane donna gli sorrise. Aveva i capelli rossi e un bellissimo abito da sposa.
Calde lacrime presero a scorrere sul viso del giovane mago, che non tentò nemmeno di trattenerle.
Si voltò verso la porta dalla quale era appena uscito Piton.
“Grazie!” mormorò con la voce rotta dall’emozione.



FINE


E con questo la mia ficcina è conclusa. Spero che chi attendeva il famoso chiarimento fra Harry e Piton sia rimasto soddisfatto. Purtroppo con un orso come Piton (ma noooo, lui è tanto dolce… ;-P) non è stato possibile ottenere di più, baci e abbracci proprio non fanno per lui. Se avrete la bontà di commentare, se avete dubbi ecc. io vi risponderò inserendo le mie risposte come modifica a questo stesso capitolo. Quindi non troverete altri aggiornamenti, ma se passerete di qui, fra una settimana, dieci giorni al massimo, troverete le mie risposte aggiunte qui in fondo. Intanto ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia e quelli che, come me, hanno desiderato che Piton vivesse. W Severus


JDS: grazie, purtroppo non ho idea se scriverò ancora, con quell’epilogo la Rowling ci ha un po’ tagliato le gambe secondo me. Le nuove generazioni non mi ispirano più di tanto e non posso sempre stare a resuscitare gente che non c’è più. C’è ancora qualche one-shot sparsa che devo pubblicare e forse prima o poi finirò di riscrivere “Traditore”, ma non so. Comunque mai dire mai.
SakiJune: grazie a te per aver seguito la storia fino alla fine, ci vediamo sul forum.
Rainsoul: eh no, Piton affettuoso proprio non ce lo vedo. Mi si sarebbe rivoltato contro il pc, se avessi osato fargli fare qualche smanceria ;-D.
iaco:grazie, se mai scriverò ancora, spero di rivederti fra i recensori.
brilu: grazie anche a te. Dire che ho rispettato il canon è il complimento più bello che mi puoi fare, sono davvero felice.
damnedmoon: su, su, asciuga le lacrime. Visto? Severus non si tocca, lei lo ha ammazzato e noi ce lo riprendiamo. Non stravedo per Harry, ma non volevo vederlo morto, mi sta bene così. Riguardo a Piton, lui aveva la lapide già pronta fin dal primo libro. Buono o cattivo era l’unico personaggio che, ero sicura, non sarebbe sopravvissuto. Certo avrei preferito un chiarimento, un riconoscimento del suo valore, non solo da parte di Harry, ma di tutti quelli che lo hanno sempre disprezzato. E non un riconoscimento postumo, accidenti!
hermionex95: grazie carissima, ho letto la tua ff, molto bella davvero, appena avrò un attimino di tregua dagli impegni, ti lascerò il mio commento. E se davvero ne scriverai una su Piton ti soffocherò di baci.
ferao: Grazie, sono contenta che tu abbia riconosciuto il “vero” Piton in quello della mia storia. E’ di lui che mi sono innamorata, non voglio cambiarlo.
Vale lovegood: Ahimé, la fine doveva arrivare. Grazie di aver seguito questa storia, e grazie che non mi uccidi, ;-DDD
LiTtLe_Giuliy_: Tua nonna è una donna saggia. Si io ho sempre avuto fiducia in Piton, anche per le ragioni che hai detto tu: Silente non si sarebbe lasciato “infinocchiare”. E poi avendo partecipato attivamente al “processo a Piton” ti assicuro che le prove della sua innocenza c’erano eccome nei libri. Era già tutto chiaro, persino il suo amore per Lily.
Potterina_88_: Chissà, magari si affezionerà al bambino che porta il suo nome. Ciao e grazie.
HarryEly: Beh dal tuo Nick, immagino che tu sia una fan di Harry, sono contenta di essere riuscita a commuoverti, nonostante io, invece, non sia una sua fan. Questo finale, in un certo senso è dedicato anche a te.
Mimmaus: eheheh, grazie! Non credo che scriverò una Piton/Hermione, dato che ci tengo molto a non allontanarmi dai libri. Hermione secondo la Rowling ama Ron, e io le lascio Ron.
Katiuz: grazie! Chissà se scriverò ancora, certo che Piton è Piton, non so se resisterò senza scrivere qualcosa su di lui.




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