Il fascino del diverso.

di Fanny_Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova amica. ***
Capitolo 2: *** Smistamento e nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** Litigi e dolore ***
Capitolo 4: *** Segreti svelati ***
Capitolo 5: *** Perché noi non ci consideriamo fratelli. ***
Capitolo 6: *** Partita, Festa e Divergenze. ***
Capitolo 7: *** Batoste. ***
Capitolo 8: *** Una specie di autodistruzione. ***
Capitolo 9: *** Inviti e un nuovo amico ***
Capitolo 10: *** Festa e riappacificazioni. ***
Capitolo 11: *** Mi dispiace. ***



Capitolo 1
*** Una nuova amica. ***


Capitolo 1. 
 
-Alexis tesoro sbrigati, che diamine! Oggi che è un giorno importante ti metti a perdere tempo? Su dai!- mi disse mia madre urlando come un urinale: davvero non so dove la trovasse quella dannata voce essendo una donna molto magra e delicata. Misteri della vita.
 
-Arrivo mamma!- dissi per poi infilarmi la mia bacchetta di cedro, dieci pollici e tre quarti con una piuma di coda di fenice, sorprendentemente sibilante, nella tasca dei jeans. 
 
Corsi a tutta velocità per le scale per raggiungere mia madre che era visibilmente arrabbiata: che ci potevo fare io se la sveglia non era suonata?
 
-Dai su, salta in macchina. Dobbiamo muoverci!- dopo avermi esortato a salire sulla nostra auto, il suo viso si schiuse in un sorriso –Pronta per la nuova scuola?- 
 
-Si, anche se i miei vecchi amici mi mancano…- era vero: avevo lasciato tutti i miei vecchi amici nella mia vecchia scuola e non sapevo se sarebbe stato così semplice farmene di nuovi.
 
-Oh tesoro vedrai che troverai un sacco di nuovi amici ad Hogwarts, stai tranquilla! Oh siamo arrivate! Alexis mi dispiace ma non posso accompagnarti, sai com’è il ministero chiama nei momenti meno opportuni!.- mi abbracciò con tanto amore –Ti voglio bene! Scrivimi!- 
 
-Certo mamma, ti scriverò nei prossimi giorni per dirti come va, ti voglio bene!- 
 
-Anch’io ma ora va’, sennò farai tardi!- disse sorridendomi. 
 
Mi girai e mi diressi verso l’ingresso della stazione: cercai il binario 9 e ¾ senza molto successo fino a quando…
 
-Ragazzi forza! Tutti gli anni la stessa identica storia, muovetevi sennò perderete il treno! E fate attenzione a non farvi vedere dai babbani, sennò tutta la storia della segretezza va a farsi friggere!- sentiti quegli schiamazzi mi girai e notai una signora piuttosto bassa, dalla folta chioma fulva e dal portamento di un panzer: indubbiamente era una persona di carattere!
 
Babbani? Ma allora quella era…UNA STREGA! Mi fiondai da quella strana signora dall’aria gentile per venire a capo di quel dilemma e le chiesi…
 
-Salve signora, scusi l’irruenza, mi chiamo Alexis e mi chiedevo se lei sapesse indicarmi dove si trova il binario 9 e ¾ per raggiungere Hogwarts, dato che non so dove sia!- dissi tutto d’un fiato.
 
-Oh cara io sono Molly, molto piacere. Vieni ti facciamo vedere noi come ci si arriva!- disse amorevolmente per poi passare attraverso il muro. 
 
Strabuzzai gli occhi e mi cadde la mandibola: ma come…? Poi mi resi conto di quale stupida domanda avessi fatto. Ero una strega. E poi molte cose impossibili per i babbani a noi erano concesse: a volte mi dimentico della mia “situazione”. Quindi vedere la gente passare attraverso un muro non era preoccupante per la mia salute mentale: anzi era perfettamente normale!
 
Lo attraversai e dietro di me anche i due figli di quella strana signora.
 
In quel momento i due ragazzi, che dovevano avere pressappoco la mia età e che erano identici fisicamente, si avvicinarono a me e poi dissero in coro…
 
-Ciao!- Sobbalzai: non me l’ero aspettato!
 
-Ciao!- dissi sorridendo –piacere Alexis, voi siete?- chiesi gentile. Prima regola per farsi dei nuovi amici: non essere aggressivi.
 
-Oh io sono Fred- disse uno. 
 
-Ed io sono George.- disse l’altro. Mi sorrisero. Poi uno, presumibilmente George, chiese…
 
-Sei nuova?- 
 
-George tu che dici?- disse Fred divertito –Non sapeva dove si trovasse il binario! Dicci un po’ Alexis, che anno devi frequentare?- 

-Quinto.- 

-E allora staremo insieme nei corsi! Yeeee! Che belloooo!!- dissero per poi abbracciarmi. 

Un fischio segnalò che era l’ora di salire sul treno. Così presi il mio baule e assieme ai due gemelli, cercammo uno scompartimento vuoto: lo trovammo infondo al treno. 

-Allora Alexis adesso ti vorremmo fare una specie di interrogatorio per conoscerti meglio senza smancerie o robe così. Sempre che tu sia d’accordo, sia chiaro!- disse George. 

-Ok George.- dissi con naturalezza. 

-Ma tu…Come diavolo hai fatto a capire che io sono George e non Fred?- disse strabiliato. 
 
-Beh Fred ha una cicatrice sopra il labbro proprio qui- e la toccai –mentre tu hai un neo proprio qua- e lo toccai –siete molto diversi tra voi per i piccoli particolari.- 
 
-Wow. Complimenti non c’è mai riuscito nessuno.- dissero i due. 
 
Fred e George stavano, contemporaneamente pensando alle dita morbide che avevano accarezzato i loro visi e sorridevano ebeti, ignorando Alexis che cercava di smuoverli dallo stato di catalessi in cui erano sprofondati durante il contatto con le mani della giovane.
 
-Ragazzi?? Ci siete??? Ehilà c’è nessuno in casa?? Non dovevamo fare l’interrogatorio??- i due in quel momento si ridestarono e dissero 
-Oh si certo scusa!-
 
 -Prego George, lascio il test a te per oggi. Ho un fortissimo mal di testa.- disse Fred guardando il gemello. 
 
-Va bene ma almeno ascolta, almeno non farai brutte figure! Bene Alexis, cognome?- 
 
-Watson.- 
 
-Sport preferito? E se lo pratichi, ruolo?- 
 
-Quidditch. Gioco come portiere, ma anche cacciatrice all’evenienza.- 
 
-Per Merlino, Circe…- iniziò Fred
 
-…E anche quella pazza di Morgana!- concluse George
 
Li guardai stranita. 
 
-ANCHE NOI GIOCHIAMO A QUIDDITCH! E PER DI PIU’ SIAMO I BATTITORI NELLA SQUADRA DI GRIFONDORO!- dissero i due raggianti. 
 
Forse che nessuna ragazza ad Hogwarts avesse mai giocato a Quidditch? Beh io sicuramente farò le selezioni. 
 
-Sentite scusate ma le ragazze giocano a Quidditch ad Hogwarts? Sapete perché a me piacerebbe giocare nella squadra della mia casa…- 
 
-Certo ma sono poche! E a noi mancava proprio un portiere: magari potresti fare le selezioni.- disse Fred.
 
-Oh sicuramente! Comunque continuiamo..- 
 
Continuammo così fino a quando il treno non rallentò: allora presi la mia bacchetta e sotto gli occhi curiosi dei gemelli trasfigurai i miei abiti nella divisa di Hogwarts. 
 
Mi guardarono stupefatti. 
 
-Che c’è? Mai vista una trasfigurazione?- 
 
-No, cioè si ma mai così ben riuscita…-

-Beh sono anche una secchiona ahahahahaha- 

-Ci piaci Watson, staremo bene insieme- e mi batterono in cinque. Andai a raggiungere i ragazzini del primo anno, proprio come la lettera inviatami dalla Professoressa McGranitt mi aveva detto di fare. 

Infatti, pur dovendo frequentare il quinto anno, dovevo essere smistata in una delle quattro case di Hogwarts. 

Ero tesa, anzi tesissima ma cercai di non darlo a vedere: ero molto orgogliosa e farmi vedere debole non avrebbe aiutato, anzi mi avrebbe danneggiato. 

Quindi sfoderai un sorriso e raggiunsi i ragazzini del primo anno, pronta per affrontare una nuova avventura. 
 

Spazio Autrice
 
Ciao a tutti, spero che questa mia fanfiction vi piaccia! Volevo solo avvertirvi che quando scrivo così significa che sto analizzando un certo comportamento dal punto di vista di una terza persona. 
 
Bene spero recensiate in tanti che vi divertiate a leggerla tanto quanto io mi sono divertita a scriverla.
 
Un bacio, vostra Fanny 
 

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Capitolo 2
*** Smistamento e nuove conoscenze ***


Capitolo 2.

Una donna dalla lunga toga blu notte e dal cappello a punta si avvicinava al mio gruppo a grandi passi…

-Benvenuti a Hogwarts miei cari. Fra poco prenderete parte alla cerimonia dello smistamento, dove ognuno di voi sarà diviso dagli altri e posto in una della quattro case di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ognuna di queste case ha alle spalle una storia secolare e ha sfornato maghi di prim’ordine: quindi non pensate mai che una casa sia meglio di un’altra. Tutte hanno ugual prestigio e importanza. Detto ciò una volta che sarete assegnati a una casa, quella sarà la vostra famiglia per tutta la vostra permanenza qui: se avrete comportamenti corretti, alla vostra casa verranno assegnati punti; se viceversa vi comporterete scorrettamente, ve ne saranno sottratti. Dopo queste comunicazioni d'inizio anno, vi prego di seguirmi.-

Entrammo in sala Grande, ci sistemammo in fila orizzontale davanti al tavolo dei professori e subito un cappello sgualcito e rattoppato attirò la nostra attenzione intonando una filastrocca…
 
“Benvenuti a Hogwarts cari studenti,

Che i giorni per voi possano esser diletti.

Per ognuno di voi una casa adatta c’è

Ed è questo il compito dato a me.

Se Grifondoro sarete

Nobile animo e cuore d’oro avrete.

Se Tassorosso sarà la vostra via,

Della lealtà e dell’amicizia sarete spia.

Se di Corvonero vedrò le qualità,

Imparar per voi un problema non sarà.

Se invece noterò in voi un nobile Serpeverde,

Avrete grandezza e astuzia senza riserve.

Orsù poggiatemi sul vostro capo,

Affinché dell’arcano dilemma venga a capo.”

 
E lì tutta Hogwarts applaudì: non avevo mai sentito nulla di tanto stupefacente in vita mia. Hogwarts trasudava magia da tutti i pori, per la barba di Merlino!

Ad uno ad uno tutti i bambini vennero smistati e finalmente arrivò il mio turno: ero tesissima!

-Alexis Jamie Watson!- declamò a gran voce la professoressa.

Salii velocemente la scalinata e la donna delicatamente mi mise il cappello in testa e lo lasciò parlare.

-Bene bene, vedo un gran cervello, molto Corvonero, ma c’è anche una grande parte di animo Grifondoro. Potrei giudicarti per la tua mirabile intelligenza mia cara, ma con te decido di rischiare…GRIFONDORO!- declamò. Dal tavolo rosso-oro si levò un boato fortissimo.

Scesi velocissimamente la scalinata e mi andai a sedere tra i gemelli: ero davvero felice!

-Alexis! Che bello averti con noi!- e mi stamparono contemporaneamente due baci sulle guance.

-Grazie Ragazzi! Sono stra-felice anch’io!- dissi dando un bacio ad ognuno dei due, che si fermarono di colpo guardandomi, ebeti.

-Ehi ragazzi, non ci presentate a questo bel bocconcino?- disse un ragazzo di colore dall’aspetto simpatico salutandomi seguito poi da un giovane ragazzo dal sorriso amichevole.

-Oh si scusate!- si scossero dal solito stato di trance -Alexis loro sono Lee Jordan, grande amico dei sottoscritti, e Oliver Baston, capitano della squadra di Quidditch e cacciatore*, nonché nostro amico.-

-Piacere, Alexis Jamie Watson, ma per favore chiamatemi solo Alexis, l’altro nome non lo sopporto!- e scoppiai a ridere, seguita dai quattro, che mi guardavano curiosi.

-Ah Oliver! Ti abbiamo trovato un portiere!- dissero guardandomi.

-Che cosa? Come? Tu giochi a Quidditch?- chiese strabiliato.

-Perché mai avete tutti un’espressione così sorpresa quando dico che gioco a Quidditch? Beh sì, gioco come portiere di solito, ma me la cavo anche come cacciatrice.-

-Beh allora presentati tra due settimane per le selezioni. Ci serve un buon portiere se vogliamo vincere la coppa di Quidditch!-

-Agli ordini capo!- dissi ridendo: mi stavo divertendo un mondo lì con loro.

Mi sentivo davvero bene.

Mi sentivo a casa come mai.
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Dopo un buon sonno ristoratore mi svegliai, mi vestii e scesi in sala Grande: la sera prima non ero riuscita ad ammirarla in tutta la sua grandezza, ma in quella tiepida mattina di settembre, con il sole che entrava dalle grandi finestre, tutta la bellezza di quel luogo era lampante ai miei occhi.

Quattro grandi tavoli di mogano erano messi a distanze regolari nell’ampia sala e posti perpendicolarmente al tavolo degli insegnanti. Invece il soffitto era stato stregato affinché riportasse in modo reale le condizioni del tempo: infatti, quella mattina una luce fortissima proveniva dall’alto, segno che un sole tipico di fine estate rischiarava la giornata.

Andai al tavolo della mia casa e mi versai del thè. Ad un certo punto la professoressa McGranitt, direttrice della mia casa, mi venne incontro.

-Buongiorno Signorina Watson, ha riposato bene?-

-Salve professoressa. Ho riposato benissimo, la ringrazio.-

Se ne stava andando quando si fermò botto, come se si fosse dimenticata qualcosa d'importante.

-Oh signorina, mi stavo dimenticando di una cosa importantissima: ecco il suo orario delle lezioni. Le do anche quello dei signori Weasley e del signor Jordan, almeno so che non lo perderanno subito.- mi porse dei foglietti –arrivederci!- disse sorridendo.

-Arrivederci Professoressa.-

Dopo aver preso i foglietti e avregli dato una rapida occhiata, tornai a sorseggiare il mio thè caldo, che bevevo nonostante il clima ancora tiepido. Ero immersa nella lettura del tomo di pozioni, che avevo alle prime due ore quando…

-Ciao Alexis!- dissero tre voci perfettamente coordinate. Mi girai: erano i gemelli e Lee.

-Buongiorno ragazzi!- diedi un bacio a ciascuno dei ragazzi -La McGranitt mi ha dato i vostri orari, che sono uguali al mio per inciso, e mi ha detto di non perderli prima della prima settimana di scuola.- dissi mimando la voce dell’anziana signora. Risero forte e a lungo fino a quando Alexis riprese fiato.

-Ok è ora di andare a Pozioni, fatemi strada prego.- dissi loro.

Andammo a lezione tra una chiacchierata e l’altra e mentre ci incamminavamo, notai che molti ragazzi si giravano quando passavo e fischiavano forte. Ero seriamente perplessa.

-Ditemi che diavolo succede a questi qua? Non hanno mai visto una ragazza che sta con un gruppo di ragazzi?-

-Beh Alexis, diciamo che sono maschi e che tu non sei esattamente brutta…- diedi una gomitata a Lee.

Era vero: molti ragazzi di Hogwarts erano rimasti ammaliati dalla bellezza acqua e sapone della ragazza.
Infatti Alexis aveva folti capelli color cioccolato che le arrivavano fino alle spalle con boccoli scomposti; gli occhi marrone nocciola con alcune pagliuzze dorate erano coperti da occhiali da vista neri, che però non ne nascondevano la bellezza; era alta, con le gambe non snellissime ma muscolose, segno dei duri allenamenti di Quidditch a cui si sottoponeva.
Era quindi comprensibile la reazione dei maschi di Hogwarts, abituati alla bellezza stereotipata delle studentesse, dall’aspetto sempre perfetto e impeccabile. Ne erano tutti attratti in un modo o nell’altro.

-Oh andiamo Lee, questi qui non hanno il cervello se non in basso. E penso tu sappia a che cosa io mi stia riferendo…-

-Si ok ma sei comunque una ragazza e loro, cioè noi, sono maschi. Quindi tu susciti delle reazioni che sono…normali.-

-Si ok, vi lascio alle vostre reazioni “normali”. Almeno cercate di non fare tardi!- mi girai e m’incamminai verso l’aula.

Discussione dei ragazzi…

-Ehi ditemi avete notato anche voi che sventola che è la Watson e che non sono matto…- disse Lee mentre mangiava con gli occhi Alexis che s’incamminava davanti a loro per andare a pozioni.

-Non lo sei amico, il rigonfiamento dei pantaloni di mezza Hogwarts parla chiaro. Però lei sembra non vedersi molto carina.- disse Fred.

-Ehi fratello stai parlando anche di te sul problemino “Watson”? Comunque, a dispetto di quanto lei creda, è carina ma a me piace come amica. Cioè: non me la porterei a mai letto. Cosa che mi sembra contraria per te. Da notare come te la mangi con gli occhi e come la guardi come un idiota.- disse George ridacchiando.

-Georgie è innegabile che mi faccia un certo effetto…- disse per poi guardare più in basso. Gli amici sghignazzarono.

-E meno male che si ferma al busto nell’osservazione dettagliata ahahahaha- disse Lee.

-Beh comunque ha un cervello interessante, non si svende come tutte le altre. Diciamo che uno per ottenere qualcosa da lei deve proprio piacerle.- ammise George.

-Esatto. Penso che per ora sia meglio essere amici. E poi la voglio vedere ancora con la maglietta sudata dopo l’allenamento. Quello si che è vedere le cose per il
verso giusto.- disse Fred.


-Non potrei essere più d’accordo.- disse Lee sghignazzando come al solito.

-Andiamo dai. Non la facciamo attendere oltre, che sennò dopo ci cazzia pesantemente. Di tanto mi ricorda tanto mamma, no Freddie?- disse George.

Arrivarono appena in tempo per la lezione e subito Lee prese posto accanto a me.

-Quanto hai in pozioni?- chiese lui

-Eccezionale perché?-

-Beh perché vedrai che adesso t’interrogherà subito. Quindi preparati.-

-Io sono sempre pronta, mio caro.- dissi.

In quel momento, entrò nell’aula un uomo magro e pallido, dai capelli unti e neri. Portava una toga dello stesso colore dei capelli e scrutava la classe con fare indagatorio. Ad un tratto si accorse della mia presenza e un ghigno malefico spuntò sul viso.

-Bene, vedo che i Grifondoro hanno fatto un nuovo acquisto… il suo nome?-

-Alexis Watson signore.- dissi cercando di stare calma: dovevo farcela.

-Allora signorina Watson, testiamo la preparazione che la sua vecchia scuola le ha impartito. Cosa ottengo se mischio delle foglie di Dittamo a un composto di Ellaboro e Rosa Canina?-

-Una pozione che permette di curare le ferite più profonde in modo ottimale.-

-Vedo che è abbastanza preparata. Che pozione si ottiene mescolando milza di sanguisuga, fagioli ballerini, foglie di felce raccolte con la luna nuova e un solo occhio di pernice?-

-Pozione restringente.- dissi sicura.

-Vedo che lei non è un’incompetente come il resto dei suoi compagni. 20 punti a Grifondoro per l’interrogazione della signorina.- tutti i miei compagni sorrisero e Lee mi batté il cinque sotto il banco. -Bene adesso mettetevi al lavoro: quest’oggi sarete chiamati a fare la pozione demotivante. Gli ingredienti e la preparazione sono descritti a pagina 20 del vostro libro. Ora su, muovetevi!- disse impassibile il professore.

Mi misi al lavoro e in pochissimo tempo la pozione fu pronta ed era esattamente uguale a quella descritta dal libro.
Mi sentii molto soddisfatta.

La lezione finì e i tre ragazzi, usciti dall’aula, si fiondarono su di me e mi abbracciarono.
-Spiegatemi che diavolo state facendo.-

-Beh ti stiamo ringraziando per i 20 punti che ci hai fatto guadagnare con il prof più cattivo di tutti…-

-Lui? Il più cattivo? State scherzando spero.- dissi ridendo –dai andiamo a pranzo, sto morendo di fame!-
 
Spazio autrice

Ehilà! Spero che questo capitoluzzo vi piaccia! Che ne pensate del discorso dei ragazzi? Beh trovo divertente questo spezzone in cui i tre commentano Alexis dal loro punto di vista e perciò ho deciso di aggiungerlo: fatemi sapere se vi è piaciuto e se avete qualche critica/complimento/barra idea non esitate a recensire!

Lo so sono imperdonabile solo per il fatto che vi ho lasciato il capitolo a metà ma sennò era trooooppo lungo (ben 7 pagine!).

Ah dimenticavo! Ho cambiato il ruolo di Baston da portiere a Cacciatore per far quadrare i conti: pensavo che una ragazza cacciatrice fosse più scontata di una ragazza portiere!

Un bacio, Fanny
 
 

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Capitolo 3
*** Litigi e dolore ***


Capitolo 3

Dopo una mattinata piacevolmente appagante per i punti guadagnati in Pozioni, venne un pomeriggio ancor più fruttifero: trasfigurai l’alambicco che avevo davanti in un pappagallo dalle piume variopinte al primo colpo, facendo prendere a Grifondoro ben 30 punti; poi cavalcai e domai Norberto, l’ippogrifo di Hagrid, senza alcun problema e guadagnai altri 20 punti; per finire, dissi alla professoressa Sprite tutti i vari usi delle foglie di mandragola guadagnando ben 10 punti, per un totale di 80 punti in un solo giorno!

Mentre facevo i calcoli del caso, i miei cari amici (che erano coloro che facevano perdere i punti che con fatica guadagnavo), mi vennero in contro con la loro solita leggiadria: mi saltarono letteralmente addosso e quindi caddi sotto dolce peso dei due battitori e del cronista (da non sottovalutare in fatto di muscoli!)

-FRED! GEORGE! LEE! TIRATEVI SUBITO SU!- i tre si alzarono  e Fred mi tese la mano per alzarmi. Quando fui di nuovo in piedi, li guardai storto e dissi…

-Beh?-

-Hai la stima di tutta la nostra casa, Watson. Davvero una performance strabiliante!- disse Lee

-Un nuovo record!- aggiunse Fred per poi abbracciarmi

Ma il momento felice non durò molto: una voce melliflua mi raggiunse.

-Bene bene, che talento per una mezzosangue. 80 punti di cui 20 in pozioni: davvero inusuale che Severus ti abbia premiato, ma se l’ha fatto sarai stata particolarmente talentuosa. Anche se è strano avere un tale talento ma essere una strega per metà, non trovi cara Watson?- disse un giovane ragazzino biondo facendo ridere il suo gruppo di amici.

-Chiudi quella fogna Malfoy- dissero i gemelli.

-Voi due, Weasley, non immischiatevi in cose che non vi riguardano. Sto parlando con la sanguesporco.-

-Sanguesporco tua nonna, brutto pezzo di mer…- Fred fu fermato da un mio strattone brusco.

-Fred me la vedo io ok?-

-La tua ragazza ha più palle di te Weasley. Dovresti farti delle domande…- disse ghignando seguito dal suo stupido gruppo di ragazzini:

Fred stava per avventarsi quando lo fermai –Fred, ora basta. Non farti provocare e lasciami parlare. So cavarmela meglio di quanto tu creda. Ti fidi?-

Lui annuì senza staccare gli occhi da Malfoy. Iniziai a parlare avvicinandomi al giovane…

-Malfoy giusto?- Lui annuì compiaciuto –Bene permettimi di farti delle osservazioni. Primo: sei un vero maleducato a rivolgerti così a una persona che nemmeno conosci. Evidentemente la famiglia purosangue di cui rivendichi le origini non ti ha impartito le nozioni di base della buona educazione. Secondo: se pensavi che mi sarei sporcata il curriculum per un essere come te, ti sbagliavi. Terzo:- mi avvicinai a tal punto da sentire il suo alito sul mio collo: ero molto più alta di lui e lo sovrastavo di una decina di centimetri. -Se non la pianti di rompere i coglioni, perdona la franchezza, ti tiro un pugno così forte che nessuna ragazza vorrà più placare i tuoi bisogni di ragazzino eccitato nemmeno se ti farai una plastica facciale. Spero di non aver dimenticato nulla, al massimo se ho qualcosa da dirti te la faccio sapere quando m’insulterai la prossima volta o la comunico alle ragazze che ti tengono sempre il letto caldo oppure informo Zabini, il tuo amichetto. Bene adesso sposta le tue chiappe da purosangue da qui prima che cambi idea sul pugno.- si spostò –Arrivederci.- dissi con nonchalance prima di fare un gesto con la mano.

-Mio padre lo verrà a sapere!- disse per poi voltarsi.

-E io l’aspetterò, sono qui apposta per dare consigli su come educare i propri figli ai genitori incompetenti come il tuo!- dissi alzando il tono.

Malfoy e le altre serpi se ne andarono, lasciando me, Fred, George, Lee e alcune ragazze della nostra età, soli in corridoio.

-Sei tu Alexis?- disse una

-Si, perché?- dissi calma.

-Volevamo farti i complimenti per la freddezza con cui hai trattato quell’idiota e ringraziarti: di solito quando c’è di mezzo lui, finisce che scoppia una rissa. Ah a proposito io sono Lucy, Corvonero, quinto anno.-

-Ciao Lucy, figurati. Mi fa piacere dare una mano, quando posso. Soprattutto quando c’è da togliere di mezzo esseri come questo! Noi adesso dobbiamo andare, mi ha fatto piacere conoscerti. Ci vediamo in giro!- dissi per poi voltarmi. Le ragazze andarono verso la torre Corvonero mentre i gemelli e lee erano fermi immobili al che dissi…

-Avete intenzione di fare la muffa laggiù? Io sto morendo di fame e vorrei andare a cena, sempre che lor signori vogliano seguirmi.-

-Oh si certo scusa!- disse Lee per poi raggiungermi con gli altri due. Fred mi mise un braccio attorno alle spalle e disse…

-Alexis spiegami da dove è venuta la battuta epica “ti tiro un pugno così forte che nessuna ragazza soddisferà i tuoi bisogni di ragazzino eccitato nemmeno se ti farai una plastica facciale”?- disse sempre stringendomi. Alzai le spalle.

-Ho sentito che è un grande puttaniere e ho deciso di fargli capire quanto è necessario il suo nasino per appagare i suoi istinti primordiali. E lui deve aver capito che non stavo scherzando, dato che se n’è andato.- era vero: quel ragazzino era al terzo anno e non era più vergine. Diciamo che tra le serpi era normale restare vergini per poco: al primo anno tutte le Serpeverde si erano fatte mezza casa.

-Per niente sbagliata come argomentazione, complimenti.-

Fred mi prese per le spalle e mi fece sparire in un cono d’ombra dietro una colonna…

-Ehi Alexis senti ti volevo ringraziare per avermi fermato. Se non ci fossi stata tu, sicuramente gli avrei spaccato molto più del naso…-

-Senti Fred, noi siamo amici, io ti voglio bene e non potevo permettere che per un insulto che ha fatto a me ci andassi di mezzo tu. Non era giusto, quindi ti ho fermato. Non ringraziarmi mai più per una cosa così, ok?- dissi dandogli un bacio sulla guancia –Dai adesso andiamo, i ragazzi si staranno chiedendo dove siamo finiti e non voglio che pensino male!- dissi per poi scortarlo in una sala Grande semi vuota.

Lee e George ci guardarono in modo strano ma non fecero commenti: ero sicura che Fred non avrebbe mai ammesso di aver ringraziato qualcuno, non davanti ai suoi amici almeno.

Parlammo normalmente e io cercai di ignorare le occhiate di traverso di tutti i Serpeverde. Penso che insultare uno dei “Capetti” sia come insultare tutti in automatico.

Bene, due giorni e mi ero messa contro tutti i Serpeverde: davvero fenomenale!

Ma alla fine me ne importava poco, io sapevo come rimettere al suo posto quelli come loro: con i metodi targati “Watson”.

Quelli erano infallibili.

Con chiunque. Anche con quei viziati figli di papà.
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Era una mattina di metà ottobre e io stavo andando a lezione di Erbologia quando…

-Da quando in qua le ragazze viaggiano da sole? Watson non lo sai che è pericoloso?- disse un ragazzo seguito poi da altri.

-Buongiorno Pucey, qual buon vento?-

-Oh no niente di che, volevo solo avvertirti di stare attenta, girare da sole non è consigliato alle ragazzine.- disse ghignando.

-Ti ringrazio per l’avvertimento ma credo che sia adatto per le ragazze che frequenti tu. Comunque penso di potercela fare da sola. Con permesso.-

-Te ne vai già? Che peccato! E io che volevo scambiare quattro chiacchiere con te! Comunque credo che quando si tratta di gruppi…- disse facendo segno ai suoi compagni che si misero tutti in cerchio attorno a me –non sia più così semplice difendersi, dico bene?-

-Adrian, se stai facendo questo atto intimidatorio solo perché ho espresso il mio pensiero nei confronti di Malfoy potrei dire che sei alquanto ottuso per essere un Serpeverde. Se non rammento male, il cappello parlante disse riguardo alla vostra casa  “Se invece noterò in voi un nobile Serpeverde, Avrete grandezza e astuzia senza riserve.”. Per quanto ne so di te, alla grandezza ci potresti anche arrivare (ma sempre si parla di un tipo di grandezza assai malvagia) ma in quanto astuzia non ci siamo mio caro.-

-Questa me la paghi mezzosangue. Marcus, Theodore, tenetela ferma!- i due mi presero. –Adesso chi ride eh sanguesporco? Chi ride ho detto?- disse con fare minaccioso.
Mi mise una mano su un fianco e cominciò a salire ma io parlai.

-Pucey mi fai schifo. Se è questo che il tuo adorato paparino ti ha insegnato, prego fai pure. Ma sappi che rimani sempre un codardo, perché non sai mai fare le cose da solo, hai bisogno degli altri per fare il forte.-

Mi schiaffeggiò così forte che stavo per mettermi a piangere, ma decisi che era meglio non farlo: avrebbero sfruttato questa situazione a loro vantaggio, come sempre.

-Non ci siamo mezzosangue, ancora non sai tenere la lingua a freno? Adesso ti faccio stare zitta io…- e mi baciò, furioso ed evidentemente bramoso d’altro.

Mi venne da vomitare: sapeva di alcool, di tabacco e di un gusto che non seppi identificare. Un mix davvero rivoltante.

Io rimasi li, ferma senza esprimere emozioni, senza fare niente fino a quando lui non si staccò e disse…

-Vedi di piantarla di immischiarti in cose che non ti riguardano, Watson, e smettila di prendere per il culo Draco. Oppure per te saranno guai.- e se ne andò, seguito dal suo gruppo di amici, evidentemente divertito dalla squallida situazione.

Io mi accasciai al suolo, ferita nel profondo, arrabbiata con me stessa ma pur sempre decisa a fargliela pagare.

Mi aveva picchiata e mi aveva baciata in un modo quasi animale e il solo ricordo mi scaturì un conato di vomito. Feci appena in tempo a ricompormi che arrivarono Lee, George e Fred.

I ragazzi non dovevano sapere: si sarebbero messi sicuramente nei guai e non volevo che fosse a causa della mia lingua che non sapeva tenersi a freno.

Tutti mi guardarono preoccupati e Lee chiese…

-Ehi dolcezza, tutto bene?-

-Oh ciao ragazzi!- dissi cercando di sorridere ma la guancia mi faceva molto male -Si sì tutto bene, voi?- cercai di essere gioviale.

-Alexis, cosa hai fatto alla guancia?- disse Fred per poi toccarla. Rabbrividii a quel contatto.

-Oh niente è che mentre ero in biblioteca mi è caduto un libro addosso e mi sono fatta male… Tutto qui, state tranquilli…-

-Ne sei sicura? Ma qui c’è un segno che è diverso da quello di una copertina…- disse George

-George, era solo un libro! Stai tranquillo per favore! Ora scusate ma devo andare, sennò farò tardi alla prossima lezione, ci vediamo a pranzo!- dissi per poi andarmene
spedita.

Non volevo trattarli così, davvero, ma non potevo permettere che finissero nei guai.

Gli volevo troppo bene per permettere che questo accadesse.
 

Spazio dell’autrice.

Cieu lettori, come state? Vi piace la storia? Spero di si! Beh che dire di questo capitolo? Che rivoluziona la storia! Ma non preoccupatevi, il rapporto con i ragazzi ci sarà sempre e lei alla fine si aprirà…. OPS! Ho detto troppo!

Comunque ragazzi RECENSITE! Mi fanno stra piacere e recensioni di Emma (che saluto e ringrazio per tutti i complimenti che mi fa sempre –Emma sei ssjbjabfkshdjgshashg davvero <3 *-*) e spero che tutti i lettori silenziosi escano allo scoperto e mi dicano la loro!

Un bacio a tutti quanti, vostra Fanny 

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Capitolo 4
*** Segreti svelati ***


Capitolo 4.

Era arrivato il giorno delle selezioni e io pensavo di sentirmi pronta: in realtà lo ero ma avevo un po’ di paura. Parlo di quella sana paura che si ha prima di dare un esame importante, che riflette quanto tu tenga a quella cosa.

Non potevo negare che mi sentivo ancora uno schifo, dentro di me. Vedevo quelle scene, sentivo quel sapore in continuazione.

Mi stavo uccidendo da sola, solamente ricordando in continuazione cosa mi aveva fatto quel bastardo.

Ma decisi di non martoriarmi più, non ne valeva assolutamente la pena: meglio superare le cose che stare sopra a pensarci troppo.
Era nel mio stile ignorare le cose che mi facevano male.

Stavo andando a fare colazione con la mia scopa in spalla quando comparvero i gemelli, soli: evidentemente Lee sarebbe sceso più tardi poichè era sabato.

-Ehi Watson, tutto bene?- disse Fred per poi darmi un bacio sulla guancia “sana”.

-Oh ciao ragazzi, tutto bene e voi?- li salutai con un leggero bacio come sempre.

-La guancia non è ancora guarita?- disse George dopo avermi salutato.

-Sai com’è, quel tomo di Aritmanzia era bello pesante!- George continuò a guadarmi, scettico.

Feci colazione e cercai di dileguarmi il più in fretta possibile, ma George mi rincorse e mi disse…

-Alexis cosa hai fatto per davvero alla guancia? Lo so che non ti è caduto un libro addosso, non mentirmi, ti conosco bene. Come ti sei fatta questo segno?- si espose per guardare meglio -Aspetta…ma questa è una mano! - esclamò toccando la guancia.

-George ti ho già detto che dovresti farti i fatti tuoi, perché la cosa non ti riguarda. Ti chiedo di non impicciarti nella mia vita, non è il caso. Adesso devo andare a fare qualche giro di prova, ci vediamo dopo ok?- dissi e gli scostai la mano che mi stava toccando la guancia, oramai violacea.

Mi prese per il polso e sussultai.

-Ti prego, parlamene se qualcuno ti ha fatto qualcosa, ti posso aiutare!- chiese supplichevole. Io non lo guardai, stavo per mettermi a piangere.

-In qualunque caso non sono affari tuoi. Ora, con permesso…- dissi per poi andarmene. Mi faceva più che male trattarli così, ma non avevo scelta.

Sospirai e accettai quella spregevole situazione.

Andai al campo da Quidditch in sella alla mia scopa e quando arrivarono i gemelli, Oliver e Lee mi guardarono sbalorditi…

-Spiegatemi che diavolo avete da guardare.- dissi spazientita. Davvero facevo quell’effetto? Che diamine ero una ragazza ma questo non mi vietava di fare a pugni, sia chiaro.

-Oh noi, niente…- disse Baston.

-Ok ed io sono Merlino. Bene se non avete niente da guardare non guardate.- diventavo aggressiva senza motivo dopo quello che mi era successo.  

-Ehi dolcezza non ti scaldare!- disse Lee. A quel punto mi girai e tornai al mio allenamento, non prima di aver sfoggiato un bel dito medio in direzione di Lee.

La mia finezza era a dir poco illimitata.

Continuavo a volare, a scendere, a salire, a virare fino a quando un fischio non mi fece capire che le selezioni erano cominciate: scesi tra gli sguardi di altri ragazzi, i quali erano rimasti a guardarmi volare per quasi tutto il tempo.

-Buongiorno a tutti ragazzi. Bene oggi ci saranno le selezioni per i ruoli di portiere e cacciatore. Mi dispiace deludere chi voleva provare per un altro ruolo ma per oggi non potrà essere accontentato.- disse per poi guardare i ragazzi che si voltavano e se ne andavano. –Adesso gli aspiranti portieri si mettano alla mia destra e gli aspiranti cacciatori alla mia sinistra. Iniziamo con i portieri.-

Ero, come prevedibile, l’unica femmina e non solo a fare il portiere: nessuna ragazza si era presentata anche per il ruolo di cacciatrice.

La maggior parte delle ragazze di Hogwarts erano oche e se venivano al campo da Quidditch, era solo per sospirare dietro i corpi scolpiti dei giocatori. Esattamente com'era successo quel giorno: nelle gradinate dietro ai gemelli, oltre che Lee, vi era una diecina di ragazze, che commentavano e sospiravano quando i due ragazzi facevano o dicevano qualcosa.

E, se posso anche aggiungere un parere, i gemelli ci sguazzavano in queste situazioni.

Stavo appunto pensando a come divertirmi un po’ facendo uno scherzo a quelle oche che una voce mi raggiunse: un tizio largo di spalle e dalla faccia mi rivolse la parola e mi avvolse il braccio attorno alle spalle.

Sussultai a quel contatto: ero ancora terrorizzata, anche se non l’avrei mai ammesso.

-Ehi pasticcino che ci fai qui? Il campo è per i ragazzi forti, proprio come me, non per le principessine. La porta non è un posto per te, bellezza. Segui l’esempio delle altre- disse indicando le giovani che sospiravano.

Aveva pressappoco la mia età.  

-Senti brutto idiota, mettiamo in chiaro un po’ di cose. Primo: non ti azzardare mai più a toccarmi. Secondo: gioco a Quidditch come portiere da una vita, quindi direi che puoi anche startene zitto se non vuoi beccarti un pugno in faccia. Terzo: non ti permettere mai più a dirmi che dovrei fare come quelle oche di cui ti contorni tu se non vuoi finire evirato. Hai capito cretino? Non hai ancora tolto quella cazzo di mano dalle mie spalle. Mi pare di averti già avvertito in merito.-

-Si…si certo, scusa- disse per poi togliere il braccio.

-Bene.- e mi voltai.

Stavo tremando vistosamente ma decisi di ignorare quei brividi e mi accinsi a prendermi ciò che è mio.

-Watson! Tocca a te!- disse Fred facendomi cenno di salire in sella alla scopa e andare verso la porta. Così feci.

Parai tutti i dieci tiri battendo gli altri aspiranti portieri: ero davvero molto soddisfatta di me.

Planai verso il campo e scesi dalla scopa, andai verso Baston che comunicava le sue decisioni in merito…

-Con la selezione di oggi, la squadra Grifondoro ha preso con sé due nuovi e stupefacenti talenti: Alexis Watson come portiere– urla e fischi dei gemelli –e  Ralph Sullivan come cacciatore. Ringrazio ancora tutti quelli che hanno preso parte alla selezione: complimenti!- disse per poi fare cenno di allontanarsi –Allora Watson, continua a difendere la porta così e vedrai che vinceremo e tu Ralph aiuta me e Angelina a fare punto! Quest’anno ragazzi abbiamo la squadra migliore di tutte, sappiatelo!- disse sorridendo soddisfatto.

Ci stavamo incamminando verso gli spogliatoi quando le voci di Fred, George e Lee mi raggiunsero…

-Alexis ma sei un fenomeno!- dissero i gemelli

-Potete dirlo forte ragazzi!- disse Lee –di un po’ ma che è successo con Lucas? Ho visto che stavate litigando e…-

-Beh quell’idiota ha fatto delle cose che non doveva fare: mi ha detto che la porta è un posto per “uomini” come lui (solo se vogliamo perdere la coppa sia chiaro), che io dovevo andare a fare il filo a voi due- indicai i gemelli che ghignarono –insieme alle galline del vostro fan club e io gli ho detto che se non la piantava di scassare gli avrei rotto il naso.- dissi con nonchalance.

-Ok allora faremo meglio a non farti arrabbiare, ci teniamo al nostro profilo!- disse George

-Ben detto fratello!- disse Fred per poi battere il cinque al gemello –comunque, cara la mia Watson, non c’è nessun fan club, ma se vuoi fondarne uno…- lo zittii con un pugno sul braccio.

-Ok stavo scherzando!- disse ridendo.

Tornammo al castello e ci concedemmo una lauta cena, degna della fatica del pomeriggio, anche se io mangiai pochissimo. Poi ci catapultammo in sala comune e prendemmo posto sui divani e le poltrone. Allora Fred iniziò a parlare con Lee dei prossimi scherzi e notai che George mi guardava pensieroso…

-George, che diavolo c’è? Pe…perché mi fissi?- mi prese la mano e notò che stavo tremando vistosamente.

-Alexis, tu stai tremando. Che diavolo ti succede? Prima la tua guancia conciata così, poi tremi se ti si tocca, sei dimagrita e adesso balbetti. Davvero, non sei più la stessa.- disse avvicinandosi. Stava capendo tutto e la cosa non mi piaceva.

-George, tu…tu farnetichi! Vedi- dissi indicandomi il braccio e tentando di mantenermi composta. –davvero sarà la tua immaginazione!- dissi cercando di ridacchiare senza successo.

-Alexis, davvero non me lo sono immaginato. Adesso ti ordino di dirmi che cavolo ti succede! Tu non sei più in te!- esclamò George.

-Io…Io non ti devo dire assolutamente niente, tu non…non sei mia madre! Se ti dico che sto bene, sto bene. Adesso smettila di rompere, perché io non te l’ho chiesto!- me ne andai con le guance rigate dalle lacrime.

Mi rifugiai in camera mia e mi buttai sul mio letto, piangendo.

Mi faceva male dover mentire ai miei migliori amici, ma che ci potevo fare? Sicuramente sarebbe stato più semplice sfogarsi, ma non l’avrei mai fatto dopo che i Serpeverde mi minacciarono.

Ad un tratto la porta si aprì ed entrò George, seguito poi da Fred e Lee…

-Che ci fa…fate qui? Co…come avete fatto ad entrare?-

Lee tirò una gomitata a George che si risvegliò da uno stato di trance immotivato, come al solito.

-Alexis senti scusa, non volevo risultare scortese. E’ solo che mi preoccupo per te esattamente come fanno Fred e Lee. Solo che tu sei un po’ come una sorella e io vorrei sapere che cavolo ti succede.- mi abbracciò e mi accarezzò i capelli con fare fraterno –Non tenerti tutto dentro, ti stai autodistruggendo!-

-George io non posso… so che tu e i ragazzi vi caccereste nei guai se vi dicessi che cosa è successo. Ed io non voglio che facciate un casino.-

-Se ti promettiamo che non faremo niente ci dirai tutto?- disse Lee che di avvicinò al mio letto e si sedette.

-Dato che so di cosa parlo, direi che se vi dicessi tutto succederà un pandemonio.-

-Alexis- disse Fred per poi avvicinarsi e prendermi la mano. George comprese un messaggio subliminale tra i due e mi slegò dal suo abbraccio. Fu quindi il turno di Fred abbracciarmi, ma non fu un abbraccio fraterno, fu un contato completamente diverso. –senti, so che è difficile, lo capisco, ma noi ti vogliamo bene e ci fa male vederti così. Sei dimagrita molto, tremi quando ti si tocca e sei evasiva. Perché? Chi ti ha ridotto così?- mi strinse di più.

-Fred- forse sbagliavo, ma avevo bisogno di lui. Avevo bisogno di loro. –lui…loro mi hanno…- sospirai –mi hanno aggredita.- scoppiai a piangere.

-Ehi dolcezza è tutto a posto…- mi abbracciò più forte anche se sentivo la sua tensione –adesso chiunque sia stato non può più farti nulla. Chi è stato, Alexis?-

-Se vi dirò chi sono, voi dovete promettermi sulla vostra famiglia che non farete nulla. Gliela devo far pagare io…-

Si guardarono ma poi compresero la situazione. Annuirono.

-Ok pasticcino, ti promettiamo che non ci immischieremo se non ce lo chiederai tu.- disse Lee per poi prendermi la mano.

-Pu…Pucey, Nott e Flitt.- dissi sempre stringendomi a Fred. Mi accarezzò la schiena.

-Dato che oramai siamo in ballo… dicci che ti hanno fatto quei figli di puttana.- disse George che teneva le mani strette in un pugno -…non avranno mica…- iniziò ad andare avanti e indietro nella stanza: stava cercando di calmarsi, senza alcun successo naturalmente. 

-Stavo andando a Erbologia, qualche settimana fa, quando loro mi raggiunsero e mi dissero che dovevo stare attenta, che dovevo guardarmi le spalle. Allora io gli dissi che sarei stata in grado di difendermi da sola; mi accerchiarono e Pu…Pucey disse agli altri due di tenermi ferma. Io risposi alle sue provocazioni mentre lui iniziava a salire con la mano sul mio fianco- singhiozzai e Fred mi strinse più forte mentre si tratteneva dall’urlare  –e allora lo insultai e lui mi schiaffeggiò. Continuai ugualmente e allora per farmi stare zitta mi baciò. Poi rise in modo malvagio e mi disse di lasciare in pace Malfoy se non volevo ritorsioni. Poi mi lasciò dove mi avete trovato.- piansi senza fermarmi per dei minuti fino a quando non mi accorsi che i ragazzi mi avevano lasciata sola con Fred dopo avermi dato la buonanotte.

-Perché non sei andato con gli altri?- dissi flebilmente.

-Perché so che hai ancora bisogno di me. Sai, mi sento uno schifo. Se non avessi saltato quella lezione forse…- disse con amarezza.

-Fred, che diamine ti salta in mente? Non potevamo prevedere nulla: non farti una colpa per una cosa simile. Ti prego, basto io a sentirmi da schifo. Tu mi servi come sempre.-

-Alexis, tu sei davvero una delle persone più importanti che ho e sentire ciò che quell’essere ti ha fatto mi ha fatto incazzare di brutto, sul serio. Ma non voglio perderti, e nemmeno i ragazzi, e quindi abbiamo deciso di rispettare la tua decisione. Sei speciale per me e io ti prometto che ci sarò sempre per te.- mi diede un bacio sulla guancia.

-Anche tu Fred, anche tu. Mi mancava parlare con voi: mi sono sentita terribilmente in colpa in questi giorni, mentre vi mentivo.-

-Adesso stai tranquilla, ci sono io con te…- e mi accarezzò i capelli fin quando mi addormentai.

Dormii finalmente serena, sapendo che i miei amici non mi avrebbero lasciata sola.
 

Spazio Autrice

Hola! Vi piace il nuovo capitolo? Quanti colpi di scena eh? Lo so, sono capitoli abbastanza tristi, ma mica posso far scadere questo mio progetto nel banale!

Spero recensiate numerosi come avete fatto fino ad ora!

Un saluto,
vostra Fanny <3

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Capitolo 5
*** Perché noi non ci consideriamo fratelli. ***


Capitolo 5.

Mi stavo riprendendo.

Ce la stavo mettendo tutta a ritornare come prima, ma non senza sforzo. Diciamo che i miei migliori amici e Oliver (che non si sa come l’aveva saputo) mi spronavano a mangiare, mi facevano ridere e cercavano di farmi dimenticare.

Dimenticare, che verbo bizzarro: forse avrei potuto obliviarmi, ci avevo pensato, ma ero certa che questo tipo di esperienze fossero impossibili da rimuovere.

Avevo ripreso ad allenarmi e a studiare, tutto per dimenticare: chissà perché ogni mio ragionamento mi riporta sempre a questo verbo.

Decisi di lasciar perdere il mio cervello, sempre troppo invadente, e raggiunsi Lee e Oliver per fare colazione.

-Buongiorno ragazzi, dormito bene?- dissi sbadigliando.

-Ehilà! Guardate chi si rivede! Buongiorno Watson, dormito bene?- urlò Lee sorridendo. Diciamo che la faccenda dei cognomi era divertente, nulla di formale.

-Sempre così schietto Jordan. Che arrivi mai il giorno in cui non urlerai? Davvero amico, la tua voce mi trapana i timpani!- dissi ridendo per poi stampargli un sonoro bacio sulla guancia. Forse l’avevo superata, quella brutta storia. E solo grazie ai miei amici.

-Oh Watson sappiamo che ami quando il sottoscritto ti annuncia a tutta la sala grande! Ahahahaha come stai?- disse indicando la mia guancia.

-Al solito. Ehi Oliver ma i gemelli?-

-Non ne ho idea. Comunque, non saluti il tuo caro capitano Baston?- disse sott’intendendo un bacio.

-Mah non so…Ma sì cretino!- e ripetei la precedente operazione.

-Ecco con chi ci tradisci!- urlarono due voci perfettamente sincrone. I gemelli.

-Preferisci il caro Baston e Lee a questi bei faccini?- disse George per poi sedersi accanto a me.

-Direi che non potrei scegliere.- salutai anche i due.

-Alexis cara, delucidaci sulle materie che seguiamo in questa pallida giornata di novembre- disse Fred ghignando.

-Beh abbiamo Incantesimi due ore, Storia della Magia un’ora e Pozioni un’ora. Non male direi…-

-Cara la mia Watson, non male per te! Piton ci fa a fettine!- disse George malinconico.

-Dai non dite così! E’ un ottimo pozionista, dalle grandi capacità. Possiamo solo imparare da lui!-

-Si si, come no…-

Stavamo discutendo quando…

-Alexis Watson?- disse un ragazzo del mio stesso anno, probabilmente.

-Si sono io.- dissi gentilmente.

-Sono…sono Mattiew Smith, Tassorosso, piacere.- mi tese la mano e io la strinsi.

-Dimmi tutto.- gli sorrisi.

-Io ed alcuni miei amici avremmo bisogno del tuo aiuto: non è che ci potresti dare qualche ripetizione in pozioni? Sai com’è, sei la migliore del nostro corso e anche una delle preferite di Piton… Accetti?-

-No- s’intromise Fred –Lei non può aiutarti, mi spiace. Adesso gira al largo.- disse minaccioso.

-Oh scusate allora…- se ne andò.

-Con te me la vedo dopo, Weasley.- e lo guardai fredda più del ghiaccio.

Discussione tra i ragazzi…

-Fred sei un idiota.- disse Oliver.

-Oh sta zitto tu! Non ho sbagliato, vero George?-

-Fred, non è che hai sbagliato…HAI FATTO UN CASINO COSMICO! - disse un Lee alterato.

-Lee ha ragione, Fred. Adesso troverà il modo per starsene per i fatti suoi e addio a “noi che la aiutiamo in questo periodo di merda” per colpa di una cazzo di sfuriata di gelosia da parte tua, caro gemellino.- disse George.

-Almeno spiegaci il perché! Cosa hai visto nel povero Matt da scatenare sta scena?- chiese Oliver, sorpreso da quel comportamento.

-Beh perché lei…lei mi piace e dopo quello che è successo…-

-Fred è il passato oramai. Lo sta superando, con i suoi tempi, ma ce la sta facendo! E comunque se ti piace non puoi comportarti così: lei adora essere indipendente e questo lo sai.- disse Lee con un tono ovvio.

-Freddie, sii ragionevole: lei non ci ha visto nulla di male in quello che Matt le ha chiesto. Lo conosco da quando eravamo piccoli e ti assicuro che è un bravo ragazzo. Se le succede qualcosa sarà il primo a pagarla, ok?- cercò di rassicurarlo Oliver.

-Va bene, ma tanto oramai è furiosa, so già che partirà la litigata appena torna- disse sudando freddo il rosso.

Mi recai al tavolo dei tassi…

-Ciao Mattiew scusa per quello che ha detto il mio amico, mi dispiace che sia stato scortese. Comunque certo che vi do una mano: che ne dici di domani alle 5 in aula di pozioni? Portate tutto il vostro materiale e vedrò cosa posso fare.

-Grazie, Grazie, Grazie Alexis!- disse contento seguito poi dai suoi amici.

Ero felice di fare la differenza, mica come quel cretino del mio amico.

-Figurati, mi fa piacere. Adesso devo scappare: ciao!- dissi gioviale per poi tornare al mio tavolo.
Arrivai, presi le mie cose e me ne andai quando…

-Alexis…- disse Fred prendendomi il polso.

-Vaffanculo Fred. Ti sei preso un po’ troppa libertà per i miei gusti: non sono un tuo possesso per cui prendi le decisioni. E se solo perché ti ho raccontato quell’episodio tu ti sei messo in testa di dovermi proteggere, beh ti sbagli. Io non sono né tua né di nessun altro, hai capito? E ora lasciami, prima che ti tiri un pugno.- mi lasciò e me ne andai.

Non era giusto che scegliesse per me. Io sono di me stessa e basta. Solo mia
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Finite le lezioni, in cui avevo bellamente ignorato l’allegra combriccola per colpa di quell’idiota di Fred, mi aspettavano gli allenamenti in vista della prima partita: Grifondoro contro Corvonero.

I corvi erano bravi, ma noi eravamo meglio: sia come tecnica che come squadra.

Così, dopo aver appoggiato i libri in dormitorio, presi la mia divisa e la scopa per andare agli allenamenti e mi recai al campo. Era una bella serata, tirava un piacevole venticello
che mi accarezzava la pelle e il cielo degradava dall’arancione al blu, formando un mix di colori davvero surreale e interessante.

Persa nella mia contemplazione, non mi accorsi di una figura che mi stava rincorrendo…

-Alexis! Alexis aspetta!- disse una voce.

-Weasley non ho molto tempo da perdere, gira al largo. Non ho voglia di parlare con nessuno, in special modo con te.- dissi sibilando.

Mi prese il braccio e iniziò ad accarezzarlo con le dita. Cercai di mantenere un briciolo di autocontrollo, dato che quel contatto mi provocava sensazioni nuove per me.

-Senti scusa, ho sbagliato. Non è giusto ciò che ho fatto e sono stato un egoista. Ma tu sei troppo importante e muoio dalla paura che qualcuno ti torca un capello, di nuovo.-

-Fred non è un argomento necessario, lo sai. Non sono sotto la tua protezione, lo devi capire. Mi devo muovere iniziano gli allenamenti.- balzai in sella alla mia scopa e mi librai nel cielo, libera.

Arrivai al campo appena in tempo e appunto per il mio ritardo mi subii un interrogatorio da Baston.

-Spiegaci questo ritardo.- disse con aria di disapprovazione.

-Weasley che scassa i coglioni basta?- risposi fredda.

-Ah. Che non si ripeta mai più. Adesso forza 5 giri di campo. Poi tutti in posizione per allenamento: cacciatori contro portiere, i battitori non liberano i bolidi ma cercano di ostacolare i cacciatori, tutto chiaro?-

E iniziò l’allenamento: praticamente paravo tutti i tiri ma facevo uno sforzo immane. Fred non stava facendo un cazzo e George non ce la faceva da solo.
Feci segno a Oliver di bloccare un secondo l’allenamento e volai quindi verso Fred dicendo:

-Che credi di fare eh? Mi stai prendendo per il culo? Sono stufa di te che fai il bambino: questo è il tuo ruolo e l’unica cosa che devi fare al momento è fare ciò che Oliver ha detto. E’ impensabile che tu non faccia nulla prima di una partita importante per il campionato. Ma ovviamente tu sei Fred Weasley. Che te ne importa degli altri, dico bene?.-

-Come ti permetti di dire così? Io che faccio il bambino? Tu, ti sei mai vista? E poi dai a me dell'egoista? Vai al diavolo Alexis e restaci.- disse arrabbiato.

Ero davvero fuori di me e quindi risposi senza esitazione.

-Sai che c’è Fred? Si sei un egoista e poi al diavolo ci sto andando grazie a un biglietto regalatomi da Pucey. Quindi non ti sprecare tu.- me ne andai dal campo volando.

Ero più incazzata di prima e tanto per cambiare chi incontro? Draco Malfoy.

-Sanguesporco! Ma che piacere! Piaciuto il discorsetto dei miei amici?- disse bonario.

-Malfoy non è il momento: dopo sarò ben felice di risponderti. Adesso scusa ma sto facendo un porcaio per terra e Gazza mi ucciderà.- me ne andai, felice di essermelo tolto di mezzo.

Salii in dormitorio, presi una divisa pulita, mi lavai e mi cambiai. Scesi, dopo essermi risistemata in sala comune e mi accoccolai sul divano vicino alla finestra.

Mentre guardavo fuori, George si avvicinò a me e mi abbracciò, con il suo solito fare fraterno.

-Sorellina…- disse accarezzandomi i capelli –tutto bene?-

-George va tutto male, io sto ancora male. Mi sento sempre peggio dopo aver litigato con Fred, perché tengo tantissimo a lui. Cioè non so come farei senza di lui, senza di te, senza Lee e senza Oliver.-

-Alexis vedrai che gli passerà, come passerà anche a te. Nulla dura per sempre. Dai andiamo a cena, non puoi non mangiare.-

-Scusa Georgie ma adesso non ho fame. Magari farò un salto alle cucine con il mantello di Harry, se me lo da.-

-Ok magari ti accompagno io…Adesso vado, sennò faccio tardi! A dopo dolcezza.- disse per poi darmi un bacio.

Ero ancora accoccolata sul divano, assorta nei miei pensieri, quando Fred arrivò in sala e si sedette su una poltrona.

Restammo in silenzio per un po’ quando lui stesso, conscio del mio orgoglio, lo ruppe…

-Non vai a cena?- chiese con un tono neutro.

-Non ho fame.- dissi per poi ritornare nel mio silenzio. Litigare con Fred mi rendeva sempre instabile: difatti iniziai a piangere silenziosamente.

Lui se ne accorse e si avvicinò, ma inaspettatamente non mi toccò. Si mise a contemplare il paesaggio esattamente come me e disse…

-Che bella serata eh?-

-Magnifica direi.- dissi non staccando gli occhi dal paesaggio.

Di nuovo cadde un silenzio pesante, che inaspettatamente ruppi io…

-Da quando in qua parliamo così noi due?- dissi io guardandolo negli occhi, con i miei ancora lucidi.

Lui si girò verso di me e catturò l’ultima lacrima vacante sulla guancia con il dito, dicendo…

-Non ne ho idea. E poi da quando ci mandiamo al diavolo in modo serio?-

-Non l’abbiamo mai fatto prima di oggi. Come cazzo ci siamo ridotti Fred?- distolsi lo sguardo.

-Male a quanto pare. Perché siamo sempre pronti a urlarci contro? Perché noi non abbiamo un rapporto come quello tra te e George?- mi girò verso di lui e mi guardò diritto negli occhi.

-Perché noi non ci consideriamo fratelli.- dissi per poi sorridergli.

-Hai ragione. Noi non siamo fratelli.- mi baciò sulla guancia –o per lo meno non ti considero tale.-

Avevamo chiarito, seppur a modo nostro e questo mi bastava.
 

Spazio Autrice.
Cieuuuu ragazzi! Allora parlando di questo capitolo Fred mi ha diciamo fatto pensare a due cose principalmente “perché cavolo fai il geloso e poi lo stronzo?” e poi “ perché cavolo non ci provi?”.
Beh cari lettori abbiate fede! Vedrete che piano piano la storia si farà più semplice: ritengo che comunque il fatto che lei gli abbia detto che non lo ritiene un fratello dia delle informazioni in merito.
Beh detto ciò RECENSITE! Mi fa sempre un gran piacere leggere la vostra opinione!
Alla prossima,
Fanny <3
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Partita, Festa e Divergenze. ***


Capitolo 6.

Era la mattinata della mia prima partita e mi alzai all’alba: ecco il momento che avrebbe segnato la mia carriera da portiere Grifondoro.

Cercavo di essere la migliore, era una continua sfida con me stessa: la migliore a controllare le emozioni, la migliore a svolgere il mio compito, la migliore per vincere.
Finalmente era arrivato il momento di dimostrare che Alexis Watson è una guerriera che si butta nella mischia e che se ne infischia (rima!) degli avversari. Chiunque fossero.

Con quei pensieri adrenalinici scesi in una sala grande semi vuota e mi concessi una colazione sostanziosa: dovevo pur rimanere in piedi e sapevo che essere un portiere era faticoso.

Mi raggiunsero dopo poco i gemelli, che sembravano abbastanza tranquilli.

-Portiere sei pronta? Oggi c’è il tuo debutto e non puoi sfigurare!- dissero i gemelli.

-Grazie tante ragazzi, non ne avevo proprio idea. Grandi amici mi dicono eh? Ahahahahaha- dissi ridendo.

Arrivò trafelato Oliver, che quando si trattava di Quidditch diventava spaventosamente serio.

-Bene ragazzi, ora tutti negli spogliatoi. Dobbiamo fare una riunione!- disse urlando a tutta la tavolata Baston.

-Oliver pietà! Non urlare mai più in vita tua, intesi?- dissi supplichevolmente.

-Oh si scusa!- disse sorridendo- Andiamo squadra!-

E tutti seguimmo il nostro caro capitano vagamente fanatico (dal valore eufemistico naturalmente) negli spogliatoi: il suo discorso era talmente noioso che nessuno l’ascoltò.

Entrammo in campo: la nostra tifoseria era fornitissima! Ovunque sventolavano striscioni rosso-oro e bandiere con i leoni erano appese anche dalle finestre dei nostri dormitori.

Era uno spettacolo meraviglioso, davvero sorprendente. Ma io non potevo rimanere a guardare, dovevo andare e stracciarli tutti.

In un secondo mi trovai catapultata nel gioco: paravo pluffe a destra e a sinistra, con l’aiuto dei gemelli che a volte mi guardavano le spalle dai bolidi.

Ne mancai una o due soltanto, ma solo dopo mezz’ora dall’inizio del gioco: a quel punto il mio corpo non riusciva più a reggere quel ritmo frenetico.

Comunque tralasciando il mio stato fisico, pregai tutte i maghi e le streghe che conosco di far sì che Harry prendesse il boccino in fretta: così fu.

Vincemmo 250 a 20.

Quando scesi dalla scopa, non feci in tempo a sentire il boato dei miei compagni che le forze mi abbandonarono: praticamente svenni nel mezzo del campo.

Mi risvegliai qualche ora dopo, nel letto dell’infermeria di Madama Chips, con accanto a me i gemelli, Lee, Baston e tutta la squadra.

-Ragazzi! Si è svegliata!- disse Fred.

-Alexis per fortuna che ti sei svegliata, ci stavamo preoccupando! Abbiamo vinto e questo solo grazie a te! Davvero fenomenale!- disse Baston per poi abbracciarmi.

-Ok Oliver grazie, ma smettila di urlare oppure ti spacco il naso.-

-Oh si scusa!- imbarazzatissimo si staccò.

-Stavo scherzando! Dai sai che non lo farei mai!- dissi ridendo.

In quel momento arrivò Madama Chips che controllò le mie condizioni e mi diede la possibilità di tornare in dormitorio, raccomandandomi di stare a riposo e di non sforzarmi.

Se, se come no. Quella donna non mi conosce per niente.

Tornai, insieme ai gemelli (dato che la squadra era misteriosamente sparita), in dormitorio.

Entrai e rimasi sbalordita: nella mia vecchia scuola mi era giunta voce delle grandiose feste di Hogwarts, ma questa era davvero il massimo.

Non per l’alcool a fiumi, non per tutta la gente che c’era, ma per l’atmosfera: sembrava di stare in famiglia il più delle volte.

Quando mi videro, la sala si zittì di botto per poi esplodere in un applauso: fui letteralmente sommersa da abbracci, pacche sulle spalle e gesti di ogni tipo. Supplicai con gli occhi Fred, che disse...

-Cari compagni, adesso che è arrivato il pezzo meglio, POSSIAMO FESTEGGIARE!- e dalla sala uscì un boato così forte da farmi venire un attacco di emicrania. Così mi spostai da lì e andai verso il piccolo balconcino in pietra* della porta a finestra per prendere un po’ d’aria.

Dopo poco sentii dei passi, che mi sembravano stranamente familiari. Si avvicinavano esattamente a dove ero seduta io: probabilmente conoscevano il mio “nascondiglio”.

Non mi ero sbagliata in quanto a passi familiari: era George. 

-Ehi fratellone, perché non sei alla festa?-

-Potrei farti la stessa domanda sorellina. Perché non sei giù a divertirti alla tua festa?- mi si sedette accanto.

-Solo un po’ di mal di testa, nulla di che. Tu?-

-Beh Angelina che si bacia con il mio gemello basta?- era abbastanza deluso da quella situazione.

-Sarà solo ubriaca George, lo sai che non è lucida. E poi non è che mi sembra tanto presa.- dissi abbracciandolo.

-Magari fosse così. E’ comunque risaputo che a lei piaccia Fred e non io. Evidentemente non sono abbastanza.-

-Non dire sciocchezze! Sei un ragazzo intelligente, simpatico e che non ha nulla di meno di Fred. Sai che sono il tipo di persona che dice sempre quello che pensa.- dissi guardandolo negli occhi.

-Si lo so, ti conosco bene ormai. Ma comunque il fatto che Fred stia pomiciando con Angelina non ti da fastidio?-

-Diciamo che mi fa dispiacere sapere che si accompagni a una ragazza oca come Angelina (con tutto il rispetto per il tuo sentimento). Credo che sia tu che lui meritiate di meglio.- lo guardai seria -Ma d’altro canto voglio che siate felici, quindi se la sua felicità e con lei e la tua è con il platano picchiatore, sarò felicissima di prendere parte ad entrambe le nozze!- risi dicendo quell’ultima informazione.

Cercai di tirarlo su di morale come lui faceva sempre con me: ci riuscii.

-Sei davvero unica, non so come farei senza di te. Davvero, ti voglio bene dolcezza.- mi disse per poi baciarmi i capelli come sempre.

-Anche io fratellone.- dissi abbracciandolo.

Dopo poco arrivò Oliver, mezzo ubriaco, e si sedette a terra vicino a dove eravamo noi.

-Ciao ragazzi. Bella serata eh? No una serata peggiore di questa non si poteva trovare in realtà.- disse guardando il cielo fisso davanti noi.

-Sera Oliver. Che ti è successo per meritarti un posto tra gli sfigati complessati depressi?- dissi tranquillamente.

-Beh diciamo che Lucy, la ragazza che mi piace, sta avendo dei “contatti ravvicinati” con un tizio che non conosco, o che non voglio conoscere, come preferite.- disse per poi bere un altro sorso dalla bottiglia di Whisky.

Mi avvicinai lentamente alla bottiglia e gliela presi dicendo…

-Dai Oliver, molla la bottiglia. Non servirà a nulla.- me la diede e poi mi disse…

-Alexis grazie, davvero. Ti voglio bene.- mi diede un bacio sulla guancia.

George, stanco del silenzio venutosi a creare, aggiunse con un tono velato di dolore…

-Ma possibile che la nostra vita faccia sempre un po’ schifo? Direi che alla fine hanno trovato un ruolo che noi siamo tenuti a rispettare, anche se non ci va a genio: tu Oliver sei praticamente considerato un pazzo fanatico di Quidditch senza sentimenti, e finisci stare qui con noi, ubriaco fradicio. Io sono un buffone che non sa essere mai serio, che scherza su tutto e che tutti credono di non poter ferire. E  tu, Alexis, tu devi essere sempre forte, sempre combattente, sempre perfetta nel tuo ruolo anche quando non vorresti esserlo. Anche dopo che ti hanno aggredito sei dovuta rimanere integra nel tuo ruolo quando magari avresti voluto piangere. Diciamo che per quanto mi riguarda, mi sento frustrato.- Dopo qualche sospiro, qualche “ben detto amico” o giù di lì, decisi di prendere in mano la situazione.

-Sentite adesso la smettiamo: è sbagliato dire che la vita fa schifo, che il mondo va a rotoli e tutto quanto per poi subire passivamente il tutto. Chissene frega se mi hanno aggredito, chissene frega se quella cogliona di Angelina non ti caga, chissene frega se Oliver viene considerato un pazzo fanatico di Quidditch. Non c’è nulla di peggio che far capire al mondo che ti ha colpito nel tuo tallone d’Achille.- dissi per poi alzarmi –Adesso Oliver vai a letto e pure tu George, non posso vedervi in questo stato.-

George si alzò barcollando e lo stesso fece Oliver: li accompagnai nei loro dormitori e gli rimboccai le coperte.

Poi, tornando alla balconata mi resi conto che non si sbagliavano su di me: dovevo sempre essere forte, essere la colonna portante anche quando avevo bisogno di un appoggio io stessa.

A volte capitava di sentire il bisogno di piangere, di sfogarmi, ma poi quando leggevo delle sparizioni per opera dei maghi oscuri mi sentivo in dovere di mostrarmi forte, per contrastare il casino che c’era fuori.
Perché la fuori c’era un casino molto grande, forse più grande di quello che io stessa pensavo.

Mi ricordai di Martha, una mia cara amica, che aveva perso i suoi genitori per colpa dei mangiamorte, di quando stette male e di quanto io fui fondamentale per farla uscire dal baratro.

Ma se nel baratro ci fossi caduta io? Chi mi avrebbe dato la sua mano?

Forse ci sarebbero stati i gemelli, Lee e Oliver, ma forse avrei declinato ogni aiuto, dicendo che stavo bene, che era tutto apposto, mentre dentro mi sarei probabilmente sentita morire.

Decisi di non pensarci e di godermi la magnifica serata: la luna e le stelle erano uno spettacolo davvero meraviglioso.

Di nuovo dei passi familiari: Erano Fred e Lee. Si sedettero a fianco a me, uno da una parte, l’altro dall’altra.

-Watson! Noi organizziamo una festa per te e tu nemmeno ti fai vedere?- chiese Lee.

-Esatto, ci chiedevamo tutti dove la nostra portiere preferita fosse finita.- mi mise un braccio attorno alle spalle –Allora, dove ti sei infognata pasticcino?-

-Beh ero qui.- dissi con calma.

-E come mai?- dissero entrambi.

- Mi scoppiava la testa da morire, non che ora vada meglio naturalmente. E poi ero occupata a consolare George e Oliver. - dissi.

-Aspetta un secondo, consolare George?- chiese Fred preoccupato.
Mi alzai e lui fece lo stesso.

-Beh sì, tu e Angelina ci siete andati giù pesante stasera. Sapevi che lei gli piaceva, potevi anche risparmiartelo.- dissi rabbiosa ma allo stesso tempo fredda come il ghiaccio: il peggio era che non era ubriaco –almeno vedi di sembrare ubriaco per domattina, dato che non lo sei, almeno non penserà che tu abbia fatto sul serio. Abbi l’accortezza di non parlarne fino a quando non renderete la cosa pubblica, sempre che t’importi di lui.-

-Alexis, aspetta. Davvero…-

-Fred fattelo dire: sei un coglione senza cuore. Ho detto a George che una ragazza così oca non faceva per lui e pensavo nemmeno per te. Evidentemente mi sbagliavo, stando ai fatti. Pensavo che si fosse fermata a un bacio dato per casualità, data l’ubriacatura. Ma quando sono passata dopo aver accompagnato i ragazzi a letto ho visto una scena che praticamente ha distrutto quel briciolo di fiducia che riponevo in te.-

-Non ti permettere di dire questo di Angelina, lei non è oca, è una brava ragazza…-

-Oh no Fred, scusa è giusto un po’ troia, tutto qua. Ne vale davvero la pena di perdere il tuo gemello per una ragazza che stava per fare sesso con te nel mezzo della sala comune?
Sai che odio litigare con te, ma tu fai sempre più cazzate e io non subisco in silenzio, mi conosci. Adesso me ne vado a dormire, prima che le cose si mettano male qui: comunque grazie mille per la festa, l’idea era carina.-

-Ciao.- disse Fred.

-Notte bellezza- aggiunse Lee.

Discussione tra i ragazzi…

-Dimmi come diavolo fai a rovinare sempre tutto Fred. Dimmelo.-

-Lee io…io non lo so. Sono un disastro: adesso Alexis (la ragazza che m’interessa davvero) pensa che io sia un puttaniere senza cuore, mentre io avevo organizzato tutto questo per poi chiederle di uscire. Volevo davvero farlo. Ma sono un cretino.-

-Vedo che hai capito. Adesso devi capire che cosa vuoi: se vuoi lei, allora devi dimostrarle chi è il vero Fred; se vuoi Angelina, beh dalle del buon sesso.- disse Lee sincero come sempre.

-Non lo so, adesso non posso scegliere no? Sono confuso…Domani si vedrà. Andiamo a dormire? Sono abbastanza stanco.-

-Andata, ma promettimi che sistemerai tutto. Non ce la faccio a continuare con voi due che vi accapigliate così.-

-Promesso.-

Andarono a letto e si addormentarono: Fred sognando Alexis e poi Angelina che gli chiedevano spiegazioni; l’altro sognando di diventare il cronista di Quidditch più famoso del mondo, come sempre.
 
Spazio Autrice.

Non so cosa dire: grazie mille a tutti per le sette recensioni. Davvero sono commossa * si asciuga la lacrimuccia*. Sono davvero contenta!

Spero che il capitolo vi piaccia, come sempre, e anche che recensiate!

AH! MI STAVO DIMENTICANDO! La porta-finestra e il balconcino* sono una mia invenzione per montare la scena, ma sappiate che riapparirà in qualche altra occasione!
Un bacio,
Fanny <3

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Capitolo 7
*** Batoste. ***


Capitolo 7.

Diciamo che nulla era tornato come prima: i gemelli sembravano gli stessi, ma chi li conosceva bene sapeva che tra loro tutto era cambiato da quella sera. Non ridevano più per tutto e non sembravano sincroni come prima, anche se gli scherzi continuavano a farli un po' per abitudine.

Anche gli occhi di George erano spenti, sembravano essere ricoperti di un sottile strato di dolore e malinconia. Esprimevano tutto ciò che lui non sapeva dire: la sua tristezza, la sua delusione, l'amarezza. 
Fred invece sapeva mascherare meglio i suoi sentimenti, anche gli occhi sembravano gli stessi: solo che a volte un'ombra impercettibile vi passava attraverso per poi scomparire. 

La situazione dei miei migliori amici rendeva parecchio triste anche me, ma ciò che successe quel giornò mi segnò per sempre...

-Signorina Watson, può seguirmi?- disse Albus Silente davanti a tutta la sala Grande, che di colpo si ammutolì.

Mi alzai in piedi e m’imposi di rispondere.

-Certo preside.- cercai di mantenere una calma apparente, mentre dentro mi sentivo fragile e esposta.

Seguii il preside fino al suo ufficio. Mi fece quindi accomodare e mi chiese se volessi qualcosa da mangiare: declinai gentilmente la sua proposta.            

-Allora Alexis, ti ho convocato qui per comunicarti alcune cose: la tua famiglia è stata attaccata da alcuni Mangiamorte nella notte, anche se tutti quanti sono usciti indenni dallo scontro…-

Tirai un flebile sospiro di sollievo, ma ciò che mi aveva appena detto non mi avrebbe colpito mai tanto quanto quello che stava per arrivare…

-...sfortunatamente i servitori di Lord Voldemort hanno modificato loro la memoria: a tutti loro. Non sono a conoscenza della tua esistenza. Purtroppo sono stati fin troppo bravi e l’effetto non è reversibile. Mi dispiace cara, sono davvero desolato.- disse gentilmente.

-Oh capisco… E’ come se fossero morti, non è così?- dissi cercando di rimanere calma.

Non si poteva mostrare se stessi durante una guerra, bisognava nascondere tutto ciò che ci era più caro, tutto ciò che ci avrebbe fatto male perdere. Era quella la vera essenza di un periodo di guerra: più tieni alle cose, più potresti perderle irreversibilmente.

Ed io non l’avevo fatto, io li avevo persi per sempre. Cercai di convincermi che ce l’avrei fatta anche stavolta, come sempre. Dovevo essere io la colonna portante della mia vita, non poteva essere altrimenti.

-Si mia cara, è così.- disse triste: lui conosceva mia madre, era stata una dei suoi allievi, a suo tempo –Tua madre era una grande strega, esattamente come te. Non dimenticarti di lei, di Sophie e di tuo padre e vedrai che loro, nel loro cuore, non potranno mai perderti veramente.-

-Grazie preside. Adesso devo…devo andare, la professoressa McGranitt si starà chiedendo dove sia. Con permesso…- dissi trattenendo le lacrime e mandando giù il groppo amaro.

-Vai pure cara e non dimenticare ciò che ti ho detto.- disse per poi congedarmi.

-Non lo farò, ne può star certo.- dissi sforzandomi di sorridere.

Era difficile, ma io ero io. Sapevo come mentire: ero così brava che a volte ingannavo anche me stessa.

Fuori dall’ufficio del preside mi aspettavano i gemelli e Lee, trepidanti per l’attesa.

-Allora? Che è successo?- disse Lee con aria preoccupata.

-Nulla, Lee. Assolutamente nulla.- dissi con un tono piatto –Possiamo andare? Siamo in ritardo e non ci tengo affatto.- e continuai a camminare senza curarmi dello sguardo dei miei amici.

Già, i miei migliori amici: forse avrei dovuto dirglielo, forse mi avrebbero aiutato a rimettere ordine nel mio caos.

Arrivammo in classe, ci sedemmo e la lezione iniziò: seguii ogni parola senza parlare, senza alzare gli occhi dal mio foglio e così anche per ogni altra che dovevamo frequentare.

Non pranzai né cenai, andai direttamente in biblioteca per studiare, per leggere o per fare ogni cosa che mi riempisse la mente, che scacciasse la consapevolezza di aver perso tutto.

Già la consapevolezza: quella malattia che ti fa sempre ricordare tutto ciò che vorresti ignorare con tutta te stessa, che vorresti cancellare dalla faccia della terra.
Quella sensazione che tutti forse vorremmo non avere.
Eppure quando proprio fai di tutto per dimenticarti della tua vita schifosa, lei si ripresenta e ti fa capire quanto tu sia messo male effettivamente.

Ero tornata in dormitorio alla chiusura ultima della biblioteca e lì c’erano i gemelli e Lee, i miei migliori amici, che mi stavano aspettando. Stavo andando in dormitorio quando…

-Come mai sei sparita?- chiese George.

-Ero in biblioteca.- dissi

-Perché non hai cenato e sei stata zitta per tutto il giorno?- chiese Lee.

-Non avevo fame e ho un po’ di mal di gola.- mentii, mentii ancora. Oramai ero avvezza a quel genere di cose, il mentire non mi faceva più sentire in colpa.

-Perché quando ti chiediamo che cosa ti ha detto Silente tu cambi discorso?- chiese Fred.

-Non mi ha detto nulla Silente. Possiamo smetterla con questo interrogatorio? Non è serata per gli scherzi o le gelosie.- stavo salendo la scala centrale quando George mi prese il polso e mi costrinse a voltarmi.

-Vedi! Hai cambiato discorso ancora una volta! Che cavolo ti è successo stamattina?- chiese George teso.

-George molla il mio polso. Se poi ti dico che non è successo nulla, è così.-

-Chissà perché quando non ti succede nulla c’è sempre qualcosa, eh Alexis? Perché ti ostini a non dire nulla, a stare nel tuo fottuto silenzio, perché? C’è tanta gente con cui parlarne, per Merlino!- disse furioso.

-Ti ripeto che se non ho niente da dire sto zitta. Non do fiato alla bocca per niente George, questo dovresti saperlo.  Adesso mollami e non ti fare paranoie del cazzo per favore: non ti sopporto quando fai così.- strattonai il mio braccio e mi allontanai ma una voce da oca mi raggiunse.

Ma porco merlino, ci si mette pure lei?

Mi bloccai, dando le spalle al quartetto. 

-Georgie caro, che cazzo te ne frega di una così? Se è troppo per parlare con tipi come noi, lasciamo che faccia da sola no?- disse ridendo sguaiatamente Angelina.

-Angie- ANGIE???? da quando in qua la chiamava Angie? Oh andiamo, è sicuramente una presa per il culo delle sue! -ha ragione, George. Lascia che sbollisca la rabbia e poi si vedrà…- disse Fred con un tono che lasciava intendere un briciolo di preoccupazione mal celata.

Lee e George non si pronunciarono al riguardo e mi fissavano insistentemente, come per vedere la mia reazione. Loro si aspettavano una reazione. 

Nessuno se ne accorse tranne la sottoscritta. In quel momento mi girai e li guardai tutti negli occhi, con i miei lucidi.

-Non volevo rovinare il vostro mondo perfetto, Angelina, ma il mio mi è crollato addosso stamattina quindi se la piantaste di fare i superiori sarebbe meglio. E poi non fare finta che non sia qui, perché vedo e sento mia cara. Dispiaciuta di aver rovinato la vostra serata con le mie faccende, miei signori.- dissi per poi fare un inchino derisorio.

Me ne andai fuori dalla sala comune diretta non so dove a testa alta come sempre, anche se avrei voluto piangere, eccome se avrei voluto piangere.

Ma rimanevo orgogliosa fino alla fine, in fin dei conti ero sempre stata così: caparbia, determinata, orgogliosa e con una sottile ironia. Non mi mostravo mai fino in fondo ed erano poche le persone che mi avevano visto in lacrime.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Arrivarono in un botto le vacanze natalizie, che avrei passato probabilmente sola a Hogwarts. Ero abbastanza triste, ma non lo davo a vedere: misuravo bene le parole e sapevo come mentire alla gente.

Avevo fatto abbastanza amicizia con Lucy, la Corvonero che avevo incontrato durante il primo scontro con Malfoy, e le sue amiche: inutile dire che passavo la maggior parte del mio tempo con loro.

Con i gemelli e Lee parlavamo lo stretto indispensabile, giusto per le cose necessarie. Non era tornato tutto a posto tra noi da quando Angelina era intervenuta quella sera.

Era la sera prima della partenza e, mentre tutti si affaccendavano a preparare i bagagli, io me ne stavo seduta su una poltrona in sala comune intenta a leggere un tomone da 900 pagine intitolato Alexandros, di un noto scrittore babbano: narra della storia di Alessandro Magno sin dall’infanzia. Il tipo di lettura che farei se non avessi nulla da fare: touché, era proprio il caso di quella sera.

I gemelli si sedettero nel divano di fronte al mio e mi salutarono…

-Ciao Alexis- disse George.

-Ciao- gli fece eco Fred.

-Ciao- dissi staccando per un attimo gli occhi dalle pagine del libro per poi riposarle subito. Giusto il tempo di guardarli negli occhi.

-Già pronti i bagagli?- chiese George, quasi timidamente.

-Non torno a casa per Natale.- dissi continuando a leggere.

-Ah…Perché?- aggiunse Fred con curiosità. Tipico loro non farsi gli affari propri.

-I miei e mia sorella partono e poi ho bisogno di studiare alcuni libri che ci sono solo qui.- mentii convinta.

Quanto mi aveva fatto male dire “i miei e mia sorella” solo Merlino e Morgana lo sapevano: ad ogni modo mandai giù il groppo amaro della solitudine. 

-Ah beh, spero che passerai delle buone vacanze allora…- disse George deluso da quella risposta.

-Grazie lo spero anche per voi. Ora se volete scusarmi, vado a dormire.- dissi per poi alzarmi.

-Oh si certo, allora buonanotte.- disse Fred per poi essere seguito da George con un cenno.

Salii le scale, sprofondai nel letto dopo essermi trasfigurata i vestiti e mi addormentai cadendo in un sonno senza sogni.
 

Spazio Autrice.

Hola amici! Che belle le recensioni della mia cara Emma (a cui dedico il capitolo), mi mettono sempre allegria! Se seguiste il suo mirabile esempio sareste dei TESSSSORI ahahahhahaahah!

Comunque che posso dire di questo capitolo? Posso solo dire che è un punto di svolta per la storia! Non so come mi sia venuta in mente questo “colpo di scena” ma so che mi ha molto soddisfatto!

Spero che la mia creatura vi piaccia e che mi facciate sapere CRITICHE/IDEE o tutto quello che vi va!

Un abbraccio,

Fanny <3

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Capitolo 8
*** Una specie di autodistruzione. ***


Capitolo 8.

E anche quelle vacanze, vissute in solitaria, passarono presto: era giunto il momento di rimischiarsi tra gli altri studenti, svegliarsi presto la mattina e seguire la sua solita routine, piacevolmente spezzata da quei giorni di riposo.

Durante le vacanze mi ero rilassata, smettendo di pensare completamente a quello che la vita mi aveva riservato negli ultimi tempi: la “morte” della mia famiglia, la mia solitudine, i problemi con i gemelli…

Già, i gemelli: chissà se tutto sarebbe tornato mai come prima, se saremmo mai ritornati quelli di una volta.

Ero in riva al lago Nero che stavo leggendo e rimuginando su quella spiacevole situazione quando…

-Che significa che ti è crollato il mondo addosso?- disse sicuramente Fred che camminava accanto a George e Lee.

-Ciao anche a te Fred.- dissi alzando gli occhi giusto per mostrare che non li stavo proprio ignorando –George, Lee. Passato buone vacanze?- li salutai con un cenno del capo.

-Non cambiare discorso!- disse George con decisione.

-Non stavo cambiando discorso, cercavo solo di sembrare gentile e fare conversazione. Ma come al solito avete sempre un tatto che fa spavento, mi sbaglio? Comunque, siccome siamo in vena di essere diretti, alla mia famiglia è stata cancellata la memoria e tutti i ricordi che avevano con me dopo essere stati attaccati da un gruppo di Mangiamorte. Quindi in conclusione sono orfana e la mia famiglia è viva ma è come se fosse morta. Eccovi tutto ciò che volevate sapere.- dissi il tutto con calma, come se non mi riguardasse -Scusate ma adesso devo andare a lezione, non posso fare tardi.- dissi senza esprimere alcun sentimento.

-Alexis io…- disse George impietrito dopo la notizia.

-George, non facciamo gli ipocriti. Non me ne frega un cazzo delle vostre scuse per quello che avete detto o fatto: non valgono nulla. Quanto a ciò che è successo ai miei, non mi fa più male, ho smesso di soffrire come un cane.- dissi e me ne andai.

A dire il vero scappai da lì più veloce della luce quando Fred, che mi aveva rincorso, disse…

-Ti prego Alexis, non te ne andare, non scappare. Smetti di ignorarci, ritorna a essere quella di un tempo. Ritorna a essere la ragazza spensierata che studiava e che si divertiva con noi, che…-

Mi voltai e lo guardai fisso negli occhi, con i miei che stavano diventando lucidi.

-Lo capisci Fred che a volte non si può ritornare come prima? Che a volte si arriva a un punto di non ritorno? Che tante volte non si ha scelta? Io non posso tornare quella di prima, perché la mia vita non è quella di prima: ma che ne sai tu? Tu non sai che significa rimanere soli nel giorno di Natale, non ricevere lettere da mesi oppure non sapere che farai quando la scuola finisce. Non sapere se potrai tornarci. Tu non sai quanto si soffre quando si è soli.- dissi sull’orlo delle lacrime -Quindi smettila di fare finta che vada tutto bene, perché non è così!- gli urlai addosso.

-Allora parlamene, rendimi partecipe! Ci tengo a te Alexis, molto più di quanto tu possa immaginare! E poi non trattare così George, lui si preoccupa per te!- disse alzando il tono, senza mai urlare.

-Ah si? Allora perché non ha detto niente quando Angelina mi ha trattato in quel modo quella sera? Perché quando c’è di mezzo lei non è mai un cazzo di problema per nessuno? Questa è amicizia? Allora sono messa davvero bene.- dissi fulminandolo con lo sguardo.

-Direi che potresti evitare di sputare nel piatto in cui mangi. Comunque George non c’entra nulla ugualmente.- disse insolitamente calmo e risoluto.

-Invece tu, tu non potevi dire nulla se non convenire con lei vero? Ti vergogni di essere stato mio amico?- non proferì parola –RISPONDI CAZZO! Non fare l’idiota, se hai
qualcosa da dire, dillo ora! - dissi arrabbiata.

-Ho qualcosa da dire pensandoci bene. Vai al diavolo, se avessi saputo…- lo interruppi.

-Senti smettiamola qui. Non mi cercare, non mi pensare, non mi parlare. Non abbiamo più nulla a che fare direi.- notai Angelina che rideva dietro a una colonna –Andatevene con Angelina, che si sta divertendo tanto da dietro una colonna. Sappi che vali meno di zero per quanto mi riguarda, Weasley. E con te tutti i tuoi amici: non ho avuto bisogno di voi, ricordalo.- dissi fredda per poi girarmi.

Non andai a lezione; me ne andai via, diretta nella foresta.

Piansi tutte le mie lacrime senza che nessuno venisse a cercarmi: alla fine nessuno è indispensabile per nessuno, no?

Ecco io alla fine ero così: gradita ma mai indispensabile.

Tornai in sala comune mentre tutti erano a cena e, invece che accoccolarmi su una delle poltrone davanti al fuoco, andai sul balconcino e mi sedetti per terra.

Lasciai che il freddo mi avvolgesse, che anestetizzasse il mio cuore con la sua morsa.

Non avevo fame né sete, ma volevo solo dimenticare, pensare che fosse tutto un sogno.

Scelsi l’alcool: avrebbe reso tutto meno reale, non avrebbe più fatto male se era confuso.

Presi una foglia e la trasfigurai in una bottiglia di burrobirra: iniziai a bere, cercando di dimenticare, anche se era di fatto impossibile, testimoni le lacrime che rigavano le mie guance.

-Non dovresti ridurti così, lo sai?- disse una voce proveniente dall’ombra. Da lì spuntò fuori George, dall’aria preoccupata.

-Che ci fai qui George? Che cosa vuoi ancora?- chiesi piangendo –Non vi è bastato oggi?- calde lacrime mi attraversavano il volto.

-Io non sono venuto per litigare Alexis. Sono venuto per vedere se stavi bene.- disse per poi sedersi accanto a me –Evidentemente no.- indicò la bottiglia che avevo in bocca.

-Per favore, lasciami stare. Sto cercando di ubriacarmi per dimenticare, lasciamelo fare.- dissi dopo aver trasfigurato la bottiglia di burrobirra in un bicchiere di Whisky incendiario.

-Non ti farò ammazzare, sorellina. Smetti di bere, smettila. Non risolverai nulla così, ti ucciderai e basta.- mi tolse il bicchiere dalle mani e lo fece evanescere. Mi accoccolai e continuai a piangere contro il suo petto.

Io piangevo come una disperata, non riuscivo a smettere. Non avevo pianto quando Silente mi aveva dato la notizia; non avevo pianto quando avevo litigato con i ragazzi; non avevo pianto mai così.

E lui intanto mi accarezzava i boccoli scomposti, e cercava di calmarmi, invano.

Smisi di piangere quando mi accorsi che erano arrivati Lee e Oliver. A quel punto mi alzai e me ne andai, salutandoli velocemente.

Diciamo che scappai più che altro. Nel percorso della mia fuga sbattei contro Fred che mi guardò in volto per un secondo. Cercò di dire qualcosa ma io non gliene diedi il tempo: scappai anche da lì.

Non avevo più voglia di parlare. Volevo solo del silenzio, della solitudine e della buona musica. Avevo voglia di cantare, di deprimermi e di piangere.

Intonai, tanto per "farmi stare meglio", la canzone preferita di mia sorella Sophie.

 Hey there Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
Yes you do
Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true
 
Hey there Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side
 
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
 
Hey there Delilah
I know times are getting hard
But just believe me, girl
Someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good
We'll have the life we knew we would
My word is good
 
Hey there Delilah
I've got so much left to say
If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
Even more in love with me you'd fall
We'd have it all
 
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
 
A thousand miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
Our friends would all make fun of us
and we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame
 
Hey there Delilah
You be good and don't you miss me
Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This ones for you
 
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
 
Mentre cantavo, singhiozzavo. Avevo perso tutto e me ne ero resa conto solo dopo del tempo. Mi addormentai dopo poco, attaccata al muro.
 
Sola, come sempre.
 
 
Spazio Autrice.

CHE SOFFERENZA QUESTO CAPITOLO! Dico sul serio, questa storia mi sta bloccando! Non trovo più idee per la storia d’amore, che nei capitoli precedenti proprio non appare.

Giuro, m’impegnerò di più per farli “innamorare” ok?

Voi intanto recensite, come fa sempre la cara Emma (che saluto –ciao bellezza <3-)!

Alla prossima cari lettori,

vostra Fanny <3

(P.S La canzone di cui ho messo il testo è “Hey There Delilah” degli Plain White T’s, che adoro!)

(P.P.S il prossimo capitolo sarà più lungo, lo giuro!)

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Capitolo 9
*** Inviti e un nuovo amico ***


Capitolo 9.

Erano passate settimane dal litigio con Fred ed io stavo sempre peggio ma ero decisa a riscattarmi.

Saltavo quasi tutti i pasti ed ero dimagrita molto, studiavo anche ciò che non avrei dovuto e poi mi rintanavo nella foresta proibita per pensare a come fare: a come potermi permettere la scuola l’anno prossimo; a come potermi comprare un monolocale da qualche parte, giusto per avere un posto dove stare.

Non sarebbe stato semplice, lo sapevo. Ma valeva la pena tentare.

Mi rialzai e m’incamminai quando…

-Mi dispiace Alexis.- disse una voce nascosta da un albero –Non volevo ferirti.- la sagoma che aveva pronunciato uscì dall’ombra: era Fred.

Mi voltai e lo guardai negli occhi.

-Eppure lo fai sempre Fred. Sembra quasi che tu ti diverta in questa situazione.- dissi amaramente.

-Sai che non è vero. Non potrei mai.- disse avvicinandosi.

Mi sedetti di nuovo: ero stanca, molto stanca.

-Da quanto tempo vieni qui?- chiesi voltandomi verso di lui, che nel frattempo si era seduto accanto a me.

-Più o meno da quando ci vieni tu. C’ero venuto dopo il nostro litigio per smaltire l’incazzatura e ci stavo riuscendo. Poi ho sentito un pianto e mi sono avvicinato…non ho avuto il coraggio di venire. Ma quando sparivi, sparivo anch’io, venivo qui cercando di trovare il momento “giusto” per parlarti.- disse volgendomi lo sguardo.

-Fred io…- stavo per dire una cosa profonda quando…

-AHAHAHAHAHAHAHAH c’è cascata! AHAHAHAHHAHAA!- disse una voce di ragazza.

Un gruppo uscì da un nascondiglio (precisamente da quello in cui era uscito Fred) dietro ad un albero: erano Angelina e altri ragazzi. Ero sconvolta, davvero: che voleva dire? Perché diavolo mi prendeva sempre per il culo, per merlino?

Allora, tanto per divertirmi un po’ dissi…

-Molto divertente Johnson! Illuminante da parte tua divertirti così. Di un po’, ma che cazzo hai in quella testa? Potrei dire niente, ma sembra sempre troppo per te, non convieni? E’ triste sapere che ti diverti a rovinare la vita degli altri senza motivo.-  risi, maligna: lei al contrario era furiosa –Quanto a te, Weasley, che squallido spettacolo, davvero: ti sei ridotto così? Pensavo avessi un briciolo d’intelligenza. Chissà come mai mi sbaglio sempre su di te?- era shockato –Con permesso, me ne vado, ho già perso abbastanza tempo qui.-

Ero furiosa: ma che cazzo ho fatto a Merlino, Morgana, Circe e chi ne ha più ne metta per meritarmi un tale trattamento?

Non so spiegarmelo, ma la sfiga mi perseguitava oramai. L’avevo capito.

Tornai alla torre Grifondoro, presi tutto il necessario e andai agli allenamenti: mi allenai tantissimo, rimasi lì anche un’ora in più rispetto agli altri, solo per il semplice fatto che la prossima partita sarebbe stata contro le serpi.

Ovvero contro Pucey e i suoi scagnozzi: dovevo vincere e stracciarli. Decisi che dovevo allenarmi duramente, molto più degli altri.

Tornai solo poco prima di cena, giusto il tempo per mangiare qualcosa. Mi stavo recando al mio dormitorio quando Lucy mi fermò:

-Ehi Alexis!- disse per poi abbracciarmi –Ho una proposta.-

-Lucy! Dimmi pure, sono tutta orecchie!-

-Beh io e le ragazze stiamo organizzando una festa e abbiamo bisogno che ci recuperi qualche bel ragazzo. Sei invitata ovviamente. Il tema è retrò: abitini con vita strizzata, pantaloncini a vita alta…hai capito?- disse dopo avermi dato qualche dettaglio.

-Ci sto! Parli di Grifondoro della nostra età, vero?- chiesi dubbiosa: non ero tanto sicura di volerne qualcuno di più grande.

-Al massimo del sesto anno. Ah fai avere il mio invito anche hai gemelli Weasley e al loro amichetto Jordan, so che siete in buoni rapporti. Possono invitare al massimo una persona a testa e portare degli alcolici.- disse sorridendo.

Certo come no, ottimi rapporti pensai.

-Va bene. Quand’è la festa?- sorrisi anch’io. Da quanto ero falsa sui miei sentimenti avrei potuto essere una serpe.

-Sabato, stanza delle necessità, ore 10.30. Mi raccomando la puntualità.- disse sorridendo per poi andarsene.

Bene. Meglio di così non sarebbe potuto andare.

Tanto per rendere tutto il più indolore possibile, li beccai tutti e tre insieme, subito dopo cena: presi la palla al balzo.

Mi avvicinai velocemente e loro mi notarono.

-Weasley, Lee.- dissi salutandoli sbrigativa –sabato sera c’è una festa a cui siete stati invitati. Potete portare una persona a testa, se volete. E’ alle 10.30 nella stanza delle necessità. E’ gradito anche qualche alcolico. Ah, è in tema retrò.- dissi per poi girarmi.

-Tu ci verrai?- chiese George.

-Si dia il caso che io la organizzo insieme a delle Corvonero che non hanno avuto il coraggio di farvi pervenire l’invito di loro pugno. Ritengono che siamo in buoni rapporti e che avrei avuto più successo; credo che abbiate fatto breccia nei loro cuori.- dissi calma –Comunque si, ci verrò. Buonanotte.-

Mi avviai verso la sala comune a passo di marcia e me ne andai a letto, con l’intento di dormire e dimenticarmi che avevo appena invitato le persone che meno preferivo ad una festa.
______________________________________________________________________________________________________________________________________

Mancavano poche ore alla festa ed io ero tesissima: le mie compagne mi avevano obbligata a cantare dopo avermi sentito improvvisare un pomeriggio.

Avevo deciso di cantare “In cerca di te” di una nota cantante babbana degli anni ’40. Inizialmente avrei dovuto cantare sola e accompagnarmi al piano, ma alla fine (mentre provavo un pomeriggio nella stanza delle necessità) trovai un compagno…

-No! Così non funziona!- dissi alzandomi.

-Ehi, qualche problema?- disse un ragazzo che identificai come un Corvonero per via della divisa.

-Oh non preoccuparti! Dovrei fare questa canzone ma da sola non mi piace…Avrei bisogno di qualcuno che suoni e canti con me. Ma purtroppo qui a Hogwarts non c’è nessuno.-

-Beh, se vuoi, ti posso dare una mano io…Sai com’è, me la cavo con il piano...- disse sorridendo.

Aveva un sorriso stupendo.

-Oh mio dio, si grazie mille! A proposito, Alexis.- dissi sorridendo.

-Andrew.- disse porgendomi la mano –Canti davvero bene, sai?-

-Oh grazie! Allora proviamo?-

-Con piacere!- disse avvicinandosi al piano.

Ci vedemmo tutti i pomeriggi fino a quel giorno: eravamo pronti, ma avevamo paura.

Al mattino andai nella stanza delle necessità per provare con Andrew: inutile dire che eravamo diventati amici.

-Alexis! Pronta?- disse per poi darmi un bacio sulla guancia.

-An! Non farti male alle mani, mi raccomando! Sennò stasera come balliamo?- dissi sorridendo.

-Tranquilla! Come potrei con un’amica che me lo dice da una settimana?- si avvicinò.

Andrew mi faceva stare bene, anzi forse più che bene.

Iniziammo a ballare e per sbaglio, mentre provavamo una parte di tango, ci ritrovammo vicini.

Vicini era un eufemismo: eravamo appiccicati. Io premevo contro il suo petto e le sue gambe si appoggiavano alle mie, incrociandosi.

La sua mano sulla schiena mi accarezzava dolcemente, come se non ci fosse nulla di più prezioso che me in quel momento.

Sorrisi e lui fece lo stesso.

Stava per avvicinarsi quando suonò una sveglia, un campanello o non so che cosa, che serviva ad annunciarci che il tempo non era dalla nostra.

Mi staccai e, lievemente imbarazzata, dissi…

-Ehi, adesso devo andarmi a preparare. Ci vediamo qui alle 10.15, ok?- gli diedi un lieve bacio sulla guancia.

-Oh…si certo! Mi raccomando, non urlare! Sennò perderai la voce!- e mi abbracciò.

-Contaci!- e andai velocemente verso il mio dormitorio.

Il mio cuore batteva all’impazzata e un sorriso troneggiava sul volto scavato: che mi fossi innamorata?
 

Spazio Autrice.

Ehilà! Allora, so per certo che vi starete chiedendo come mai appare Andrew nella vita della nostra Alexis. Semplice: perché questo farà irritare non poco il nostro Fredduccio che le farà una scenatina….
AH! Dovevo stare zitta! Pazienza, almeno adesso i pomodori non saranno d’obbligo, dato che sapete perché c’è questo gran pezzo di figo…

Bene, detto ciò spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate, se avete voglia naturally!

Un bacioneeeee,
Fanny <3
 
 

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Capitolo 10
*** Festa e riappacificazioni. ***


Capitolo 10.

Ok, ero pronta, vestita, lavata e adesso? Mancavano solo dieci minuti all’incontro con Andrew ed io ero leggermente tesa.

Forse era tutta colpa di quell’abbigliamento così “particolare”: indossavo un paio di shorts cortissimi a vita alta color blu elettrico e una specie di bustino di jeans che lasciava
ben poco all’immaginazione.

Si era sicuramente per quello che sembravo una corda di violino.

Ma comunque tutta quella roba non era mia, bensì di Lucy, che mi aveva consigliato (ovvero obbligato a mettere) di mettere questi vestiti. Davvero mi sentivo troppo scoperta!

Per mia fortuna prima della festa avrei dovuto tenere la divisa per non essere scoperta, dato che era comunque un evento clandestino.

Dopo il mio viaggetto mentale su come diavolo avessi fatto a conciarmi in quel modo, mi diressi velocemente verso la stanza delle necessità: fortunatamente trovai tutti i corridoi vuoti e nessun professore in giro.

Arrivai entrai e mi sedetti sul pianoforte: quello strumento suscitava in me un sacco di ricordi e mi faceva stare bene il suo essere ordinato. A quel punto mi ricordai che avevo ancora addosso la divisa e me la tolsi: nello stesso istante Andrew entrò.

Non so perché ma non spiccicò parola. Allora esordii con un discorso in stile “campato per aria”.

-Oh non preoccuparti, sotto sono vestita!- dissi ridendo. Si sciolse e mi venne vicino.

-Si…No…Io è che…- farfugliò.

-Ehi- mi girai e lo guardai, con ancora addosso metà della divisa –Stai tranquillo! Siamo tutti tesi per l’esibizione, non preoccuparti!- lo abbracciai e lui mi strinse forte.

Mi sciolsi da quell’abbraccio e mi svestii completamente: non era proprio comodo avere la gonna e dei pantaloncini addosso!

Lui semplicemente tolse il maglione e si mise un papillon color blu cobalto: perfettamente coordinato al mio abbigliamento.

Sembrava ci fossimo messi d’accordo.

-Lo sai che sembra che ci siamo messi d’accordo?- dissi ridendo –Comunque sei uno schianto!- mi sorrise.

-Beh non mi dispiacerebbe che la gente lo pensasse: in fin dei conti siamo due gran fighi, non vedo perché non dovremmo andare insieme a questo ambitissimo evento mondano!- disse ridendo –Ci vieni con me? E poi, tra i due, quella da svenimento sei tu.- sorrise, solare come sempre.

Gli sorrisi di rimando e annui.

-Certo, con piacere messere ahahahahaahah. Dai ora bel fusto dovremmo provare, sempre che tu non voglia dedicarti alla cura del tuo aspetto!- dissi schernendolo.

-Oh non potrei mai farti sfigurare! Comunque dai su, inizia a cantare!- disse avvicinandosi al piano al quale ero appoggiata dopo aver fatto partire un grammofono.
Provammo la coreografia e non poche volte ci trovammo a sfiorarci con i nasi: il mio cuore sembrava impazzito. Nessuno mi aveva fatto quell’effetto, a parte Fred qualche volta…

Aspetta un attimo: FRED??? Che diavolo ho in questo cervello??

Mi distolsi dai miei pensieri quando vidi che si era allontanato perché la sala stava iniziando a riempirsi.

Gli andai vicino e dissi…

-O mio dio, ho un po’ di ansia addosso…Ma the show must go on! Andiamo a prendere qualcosa da bere e poi cominciamo, che ne dici?-

-Mi sembra un’idea geniale! Forza, dai che si comincia!- mi accompagnò al tavolo dei drink e prendemmo un bicchiere di burrobirra a testa. Intravidi Lucy e lasciai un attimo Andrew, che stava intrattenendo una conversazione con un suo compagno di casa, che mi presentò come Bill.

Mi avvicinai a Lucy per parlare quando vidi i gemelli e Lee ridere insieme a lei: cercai di fare dietrofront ma oramai mi aveva vista. Mi fece segno di avvicinarmi…

-Ehi che schianto! Pronta per cantare?- mi chiese la corvonero. La odiai in quel momento.

-Più o meno. Io e Andrew abbiamo lavorato tantissimo per mettere su questo pezzo. Mi hai dato poco preavviso!- dissi ridendo.

Alche Fred s’inserì nel discorso…

-Alexis stai benissimo stasera…Uno meraviglia direi!- disse sorridendo.

Non potevo urlargli addosso, e poi non ne avevo nessuna voglia quella sera.

Mi girai e dissi, gentilmente…

-Grazie mille, anche tu stai davvero bene! Lucy hai fatto un lavoro strepitoso con questa festa! Di un po’, hai mai pensato di farne una professione?- dissi sorridendo: quella serata stava andando bene, perché rovinare tutto con delle discussioni?

-E’ lo so, tesoro! Sono insuperabile, come il tonno (?)- disse pavoneggiandosi. Risi fino a quando non notai i segni di Andrew, che mi stava dicendo di avvicinarmi.

-Scusate ragazzi devo andare. Andrew mi sta chiamando!- dissi e diedi il mio calice mezzo vuoto a George.

Salii sul palco e la musica iniziò, mi sentivo bellissima ed io e Andrew eravamo affiatatissimi. In alcune parti dovevo girare tra i tavolini disposti nella sala e casualmente mi ritrovai, proprio nel punto in cui dovevo appoggiarmi al tavolo, davanti a Fred e gli altri ragazzi.

Non mi sfuggirono le occhiate e mi compiacqui non poco: mi faceva piacere essere desiderata.

Discussione tra i ragazzi…

-Alexis mi farà morire! Mio dio è stupenda stasera, vorrei poterla invitare a ballare e poterle dire quello che mi fa provare…-disse Fred ammaliato.

-Ovvero un enorme rigonfiamento nei pantaloni?- disse Lee, divertito. Il giovane si beccò un pugno sul braccio e disse –Ok no stavo scherzando! Non le darei mai della troia, è la mia migliore amica! Lo sappiamo comunque che ti piace, ma tu stai con Angelina, ricordi?- disse saggio.
Il rosso s’incupì.

-Lo so Lee, ma lei è speciale…Lei mi piace davvero e Angelina deve averlo capito…Ieri ho preso tutto il coraggio che avevo e sono andato nella foresta, per scusarmi. Volete sapere il risultato? Beh alla fine lei le ha fatto uno scherzo orrendo e adesso Alexis pensa che io sia stato un complice! Ma vi posso giurare che non è vero.- disse sinceramente.

-Posso darti un consiglio? Parlale dille quello che hai appena detto a noi e vedrai che capirà.- disse George –Se non la considerassi una sorella ci fare un pensierino anch’io stasera, caro il mio Freddie!- diede di gomito al fratello parecchio imbarazzato.

Fred rise fino a quando non notò che Andrew stava abbracciando Alexis da dietro e le stava depositando alcuni leggeri baci sulle guance: si bloccò.

-Ragazzi, chi cazzo è quello?- disse rigido.

-E’ Andrew Mitchell, capitano della squadra di Quidditch di Corvonero. Cacciatore.- disse Lee, deglutendo.

-Ci sta provando con lei, non è così?- disse controllato come mai era stato.

-Direi che ci hai azzeccato, fratellino.- disse George calibrando le parole.

-Beh ma non se la prenderà male il nostro caro Andrew se voglio ballare con una mia amica, no?- sogghignò, malvagio.

-Fred…- disse sospirando George, che aveva già intuito tutto -…Non fare cazzate, ok?-

-Fratellino, sono più sveglio di quanto tu creda.- disse sornione per poi alzarsi dal tavolo.

Stavo chiacchierando con Andrew quando…

-Ehi Mitchell, ti dispiace se ti rubo la dama per un ballo?- disse sorridendo Fred.

Perché lo stava facendo? Non che mi dispiacesse ma…Perché??

-Weasley, che piacere…- disse ironico –Per un ballo va bene, ma sta pur certo che me la riprendo dopo!- disse allontanandosi.

Mi avvicinai e partì un lento: di bene in meglio proprio.

-Fred, che vuoi?- chiesi: diciamo che avevo capito tutto.

-Alexis sono venuto a parlarti: sapevo che in altre circostanze non mi avresti dato ascolto- mi guardò e io gli feci segno di proseguire: bisognava pur chiarire in qualche modo, no? – Quello che ha fatto ieri Angelina è stato… spregevole, davvero. Ti posso giurare sulla mia scopa che io non ne sapevo nulla. Mi voglio scusare se non ti ho difeso, ero seriamente shockato dalla situazione. Potremo mai tornare quelli di una volta?- mi disse tenendomi una mano sulla schiena: un brivido che decisi di ignorare la percorse.

-Fred io ero seriamente furiosa ma adesso, beh, ho bisogno di una famiglia. E tutto quello che ho siete solo voi. Non posso perdere la mia famiglia ancora.- dissi sorridendo timidamente.

-Ben tornata allora, pasticcino. Adesso ti lascio, il tuo ragazzo laggiù si sta scaldando e sono sinceramente troppo giovane e bello per morire.- mi diede un dolce bacio sulla guancia –Ci vediamo dopo bellezza!- disse per poi aggiungere sottovoce –Sei seriamente uno schianto: dove le nascondevi quelle gambe strepitose?- mi lasciò tra le braccia di Andrew che si stava avvicinando.

Mentre Fred e Alexis ballavano, George e Lee si avvicinarono ad Andrew…

-Ehi tu sei Andrew, giusto?- disse Lee, noncurante.

-Si, sono io. Tu sei Jordan, no? E Tu sei l’altro Weasley se non sbaglio…- disse voltandosi verso di noi.

-Affermativo. Siamo venuti a fare quattro chiacchiere con te, se non ti spiace…- disse George.

-Non disdegno mai un discorso intelligente. Di che volete parlare?- disse tranquillo e pacato.

“Pff…Corvonero…” pensarono sia Lee che George.  

-Abbiamo visto chiaramente che tra te e Alexis c’è qualcosa e che tu ci stai provando con lei. E’ sicuramente una ragazza stupenda ma bada bene a una cosa: se la fai sof…- Andrew interruppe George nel mezzo del suo discorso.

-Si lo so. “se la fai soffrire te la vedrai con noi” etc etc etc. Amico ho anch’io una migliore amica…- disse indicando Lucy –so che cosa vi frulla per la testa. Comunque caro Weasley- disse indicando George –bada bene a come ti comporti con Lucy: si vede lontano un miglio che ti piace.- disse sorridendo –Ora se non vi spiace vado da Alexis. Non le farò nulla, state tranquilli.- disse allontanandosi.

Andrew arrivò e ballammo, insieme, per tutta la sera. Era oramai mezzanotte passata e lui si offrì di riaccompagnarmi all’entrata della sala comune.

Arrivammo davanti al quadro della signora Grassa e io dissi…

-Andrew, grazie mille. E’ stata una serata fantastica, mi sono divertita un sac…- mi baciò, dapprima lentamente e poi sempre più passionalmente.

Risposi al bacio con entusiasmo, infilando le mie mani tra i suoi disordinati capelli color cioccolato, che assomigliavano tanto a quelli di Fred….

AAAAAH stavo diventando matta! Dovevo smetterla di pensare a lui…

Comunque ci staccammo qualche minuto dopo, con il sorriso sulle labbra e ci guardammo negli occhi: il mio oro si fuse con il suo oceano in quell’istante.

Era un blu bellissimo, che tendeva verso il grigio, mentre gli occhi di Fred erano limpidi e azzurri.

Gli occhi di Andrew erano come il mare in tempesta mentre quelli di Fred erano pezzi di cielo.

Mi scossi dai miei pensieri quando luì parlò…

-Alexis, sono io che ti devo ringraziare: nessuna mi ha mai fatto sentire così speciale, così importante. Tu mi piaci e c’è voluto così poco tempo per capirlo che quas…- lo
interruppi, ribaciandolo e stringendomi a lui.

Lui capì in quel momento che era lo stesso per me, o per lo meno così credevo.

Mi sciolsi dall’abbraccio e dissi…

-Buonanotte Andrew.-

-‘Notte Alexis- disse per poi ribaciarmi fugacemente –ci vediamo domani.- aggiunse a fior di labbra.

Tornai in sala comune e trovai i gemelli e Lee ad aspettarmi.

Mi diressi verso di loro e mi sedetti sopra George.

-Bella serata eh?- dissi sorridendo.

-Ben tornata! Hai fatto conquiste questa sera, o mi sbaglio?- disse George, che mi abbracciò. Mi accoccolai contro il suo petto.

Quanto mi mancava quel contatto con il mio fratellone.

Non risposi alla domanda, imbarazzatissima.

-Dal fatto che tu non mi abbia risposto alla precedente domanda, deduco che tu abbia fatto conquiste e so anche di chi si tratta…- disse con lo sguardo malandrino George.

-E sentiamo, chi sarebbe?- sicuramente non avevo perso il mio spirito combattivo e la mia determinazione per un dannato bacio. E non mi sarei svelata.

-Andrew Mitchell, Corvonero, quinto anno. Avete ballato insieme.- disse Fred, con una punta di amarezza nella voce che fu trasformata abilmente da un ghigno ironico.

-Scusate un po’, ma voi non avete nulla di meglio da fare che seguire me? Fatemi capire un po’…-

-Ehi sorellina, non ti scaldare! Senti, ti devo tenere d’occhio, sennò con queste gambe che mi hai sempre tenuto nascoste potresti incappare in persone poco raccomandabili.- disse sempre George, con un tono fintamente serio.

Mi misi a ridere trascinando con me tutti e tre i miei migliori amici. Poi dissi…

-Si certo, certo…A domani ragazzi, adesso vado a letto, sono esausta…- dissi per poi dare un bacio sulla guancia a ciascuno dei miei amici.

Era tutto apposto, finalmente.
 
 
Spazio Autrice ^-^

Hola ragazzi! Allora, che dire?? Mi scuso per il lungo ritardo nel postare questo capitolo, ma vi giuro che è stato non semplice scriverlo solo per il fatto che mi mancava letteralmente l’ispirazione!

Comunque adesso l’ho finito e ve lo posto!

Spero che vi piaccia e che recensiate in tanti, sempre se vi va ^-^.

Tanti baci, vostra Fanny <3

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Capitolo 11
*** Mi dispiace. ***


Capitolo 11.

Erano oramai più di due mesi che andava tutto bene, o almeno così credevo io.

Era un mese e mezzo che stavo con Andrew. Era un mese che io e i miei migliori amici eravamo tornati quelli di una volta.

Era un mese che mi sentivo felice.

Ma si sa, per me le cose felici sono uno spazio tra le parole “METTITELO NEL CULO” e “OPPURE LO FACCIO IO ALLE SPALLE”.

Eccovi spiegato il motivo.

Dicevo, quella mattina mi sembrava tutto stupendo, tutto felice, tutto meraviglioso (della serie: ho mangiato una strana erba per cena) fino a quando non uscii dalla sala comune e mi incamminai con il mio migliore amico verso la sala grande: stavo parlando della prossima partita di Quidditch con Fred nel mezzo del corridoio quando di botto entrambi si fermarono.

-Ehi rosso che diavolo succede?- chiesi stralunata. Si limitò a guardarmi e a indicare Andrew che mangiava letteralmente la faccia a una ragazzina del quarto anno di Serpeverde.

Mi venne da vomitare ma cercai di non scompormi: mi aveva profondamente ferito il fatto che cercasse altrove cose che gli avevo dato io ben più di una volta.

Ma più di tutto mi bruciava l’orgoglio: non si poteva tradire Alexis Watson e passarla liscia, per Morgana!

Feci segno al gemello di stare fermo con un “me la vedo io e questa volta lo smerdo” e mi avvicinai.

-Mitchell sei davvero una delusione; per essere Corvonero sei dannatamente stupido. Direi che fare queste cose davanti a tutti, nel bel mezzo del corridoio e durante l’orario di colazione in cui c’erano più probabilità di farti vedere da me denotano una mancanza di cervello. Ritieniti libero da ogni vincolo nei miei confronti: continua pure a divertirti, io non perdo il mio tempo con gente come te.- dissi ostentando tranquillità mentre dentro mi sentivo ferita, oltraggiata e chi più ne ha più ne metta –Sei stato un bel passatempo, non c’è che dire. Ma vali proprio come un passatempo, non come un impegno serio.- aggiunsi di scherno.

Notando che tutti si erano fermati a guardare e ad ascoltare il mio monologo, ostentai un’indifferenza che non mi apparteneva e mi incamminai, diretta in sala Grande.

Subito fui seguita da Fred. Mi bloccai: dove diamine si era cacciato? Non l’avevo visto dalla sera precedente ed ero velatamente preoccupata per il mio fratellone.

-Freddie, dove è andato a finire George?-

-Pasticcino beh lui…- s’interruppe.

-Lui?- lo incoraggiai.

-Lui… Lui beh è andato dalla sua ragazza…- disse grattandosi la nuca con un gesto davvero adorabile. Sorrisi, inconsciamente.

-Allora lasciamoli fare. E’ Lucy vero?- dissi sorridendo ancora più apertamente. Avevo capito che lui provava qualcosa per lei e del sentimento della mia amica ero certa, poiché lei stessa mi aveva chiesto di mettere una buona parola con George.

-Centro.- disse sorridendomi. Mi abbracciò e io ricambiai senza riserve. Mi era così mancato, forse anche un po’ più del suo gemello.

Per Fred provavo qualcosa di diverso, me ne ero accorta, qualcosa che non sapevo catalogare: non era un affetto fraterno, come più volte ci eravamo dimostrati. Non sapevo quasi mai quello che gli passava per la testa, mentre con George ci capivamo con uno sguardo.

-Andiamo a fare colazione? Sto letteralmente morendo di fame!- dissi concitata.

-E quando mai tu non lo sei? Non ricordo un giorno da quando ti conosco che tu non ti sia avventata sul cibo come fa Ron ahahahahahah.- disse passandomi un braccio sulle spalle e dandomi un bacio sulla tempia.

Brividi, brividi su tutta la schiena.

Mi strinsi più a lui fino a quando…

-Certo Watson che non ti facevo così facile…- disse Pucey sogghignando con i suoi scagnozzi al seguito.

Mi staccai da Fred, gli feci segno di andare avanti e puntai i miei occhi marroni sui suoi color del carbone.

-Direi che “facile” è un aggettivo che assocerei più alle ragazze che ti scaldando il letto giornalmente, Pucey. Detto questo, sei davvero impertinente e maleducato, oltre che un grande ignorante, dato che non sai nemmeno quello che dici.- dissi voltandomi. In quel momento lui mi puntò la bacchetta e sussurrando disse

-Crucio!-

Migliaia di coltelli trafiggevano la mia carne, migliaia di martelli battevano sulla mia testa.

Urlai a pieni polmoni.

-Credo che per farti capire dov’è il tuo posto nel mondo servano dei segni indelebili: non sia mai che dimentichi i due aggettivi che ti caratterizzano…- urlò, richiamando una moltitudine di persone. Qualcuno provò a fermarlo, ma la sua voglia di farmi del male rendeva il suo incantesimo efficace e incontrastabile per chiunque.

M’incise sulla pelle con la bacchetta* le parole “Sanguesporco” e “Indegna”.

“Sanguesporco” perché, per quanto cercassi di tralasciare quel dettaglio così importante per quella gente, era il mio stato di sangue, l’unica cosa che non si poteva cambiare.

E “indegna” perché essendo una sanguesporco non meritavo di studiare a Hogwarts tanto quanto loro.

Quelle erano la mia condanna e mi sarebbero rimaste sempre addosso: le incisioni magiche restano sempre visibili poiché si utilizza appunto un incantesimo.

Mi rialzai barcollando, sorprendendomi della mia forza fisica, e lo guardai negli occhi…

-Pucey sei un pezzente, anche se sei un purosangue. Non mi fai paura, ne ora, ne mai, ricordalo.- dissi con le lacrime agli occhi.

Davvero quegli insulti mi avevano ferito, mi avevano mostrato quanto poco valessi essendo magari una persona differente dalle altre, un individuo che lotta per se stesso.

Me ne andai: per quella giornata ne avevo provate troppe, troppe cose erano successe e io non ce la facevo proprio più.

Corsi (o meglio camminai barcollando) alla volta del giardino, che sapevo vuoto a quest’ora e mi sedetti sotto l’olmo.

Sospirai e finalmente ebbi il coraggio di guardare quelle incisioni così dolorose: il sangue macchiava la mia camicia e scendeva copioso da entrambi gli avambracci.

Appellai alcune bende e me le avvolsi sulle braccia cosparse di sangue, lo stesso che alcuni consideravano sporco, indegno.

Poi iniziai a guardare il mio corpo: non vi erano lividi ne escoriazioni, ma solamente provavo un dolore che mi costrinse a distendermi.

Discussione tra i ragazzi…

-Ehi Fred, dov’eri finito? Io e George ti stavamo cercando…- disse Lee sospirando di sollievo.

-Beh ero con Alexis…Sai stava dando una lezione a quel pallone gonfiato di Pucey.- disse Fred tranquillo, come se la cosa fosse normale.

In quel momento Pucey e i suoi scagnozzi, con Malfoy in testa, che ridevano e lanciavano sguardi derisori verso il tavolo rosso-oro.

-Un momento: se hai detto che lei stava dando una lezione a Pucey e lui è qui, Alexis dove diavolo si è cacciata?- chiese un George particolarmente preoccupato –Ragazzi, andiamo a cercarla. La faccia compiaciuta di Pucey non mi piace per niente: potrebbe averle fatto del male.- si alzarono in simultanea e iniziarono la loro “perlustrazione” andando alla torre di Grifondoro, vuota, per poi dirigersi alla torre di Astronomia e alle serre: niente. Sembrava scomparsa nel nulla.

-Ragazzi, dove cazzo è andata a finire Alexis?- chiese Fred, visibilmente preoccupato.

Era oramai conosciuto dagli amici l’amore per la bruna, ma continuava a stare con Angelina per puro divertimento.

-Fred sta calmo! Vedrai che ritroveremo la tua amata nonché nostra migliore amica.- disse Lee –E poi un giorno di questi dovresti mollare quella piattola della tua ragazza e confessare ad Alexis ciò che provi, ora che quel cretino di Corvonero se l’è lasciata scappare.- aggiunse infine il riccio.

Trascorso qualche minuto in cui avevano girato i corridoi di tutto il pian terreno, George sospirò.

-Ci rimane solo il parco ragazzi. Per fortuna abbiamo le prime ore buche, almeno la possiamo cercare!- disse –Il parco non è esattamente un’aiuola, dobbiamo muoverci!-

E fu così che i giovani corsero alla volta del parco e la videro…

Vidi sbucare dal dietro dell’albero i miei migliori amici che mi guardavano preoccupati, cercai di ricompormi e chiesi loro …

-Ragazzi che ci fate qui?-

-Non avevamo idea di dove fossi. Che cazzo, tu sparisci così!- disse Fred –Mi avevi detto che saresti venuta a fare colazione e di punto in bianco ci dai buca?- aggiunse sempre più arrabbiato.

-Non vedo perché tu ti debba scaldare tanto, ho semplicemente saltato la colazione perché non avevo fame e mi veniva da vomitare. Ho pensato che un po’ di aria fresca avrebbe potuto aiutare.- dissi tranquilla, mentre dentro volevo spaccare il mondo.

Non ne avevo la forza: quel cruciatus mi aveva prosciugato le energie più di quanto credessi.

-Ah certo, difatti la nausea viene così, di punto in bianco no?- disse il rosso arrabbiato.

George e Lee ci guardavano senza parlare: il primo che non credeva ad una parola di ciò che avevo detto, il secondo preoccupato per me.

-Fred si può sapere che diavolo ti succede?- in quel momento mi alzai ma mi dovetti appoggiare al tronco per non cadere –Un attimo prima sei simpatico, gentile e quello dopo vorresti uccidere qualcuno: lasciatelo dire, esageri.-

Mi diede uno schiaffo, non forte ma abbastanza per farmi barcollare.

-Alexis io…-

-Non ho voglia di sentirti chiedere scusa, non ho voglia di sentirti dire che ti dispiace. Non sono un pretesto per scaricare la tua frustrazione oppure la tua rabbia, sono una persona cazzo!- urlai indignata –Sembra che sia divertente per il mondo intero usarmi a proprio piacimento e io sono stanca, porca puttana!- mi voltai e feci per andarmene quando lui mi bloccò afferrandomi il polso.

Gemetti dal dolore.

-Ti prego, se vuoi ancora salvare questa amicizia, mollami il polso. Mi stai facendo male, ti supplico, mollalo.- dissi con le lacrime agli occhi: quel contatto e quella presa ferrea avevano permesso al sangue di ricominciare la sua fuoriuscita violenta.

Mi guardò e non gli diedi nemmeno il tempo di ribattere: scappai, come una serpe. Scappai dalla verità, dall’aiuto, dal dolore più acuto che potessi provare: l’umiliazione di se stessi.

Mi nascosi nella foresta e piano piano mi tolsi le bende dalle braccia: le parole erano molto evidenti, ma fortunatamente il sangue si era momentaneamente fermato.

Rimasi tutto il giorno appollaiata sull’albero dove mi ero rifugiata e uscii dal mio nascondiglio appena in tempo per gli allenamenti: inutile dire che Fred e George mi videro e cercarono di parlarmi.

Mi defilai all’interno del mio spogliatoio e uscii poco prima che Oliver iniziasse a parlare. Ci diede delle istruzioni precise e io mi fiondai alle porte.

Ci allenammo molto e non mi sfuggirono le occhiate da parte dei gemelli e dai miei compagni di squadra, lievemente preoccupati per la mia insolita stanchezza: di solito ero una persona che non sente molto la fatica, ma quel giorno ero l’ombra di me stessa e Baston se n’era accorto.

-Alexis puoi venire un secondo?- mi disse preoccupato il mio capitano. Planai da lui e dissi…

-Dimmi pure Oliver.- gli sorrisi ma lui non si fece fregare.

-Oggi sei più stanca del solito, c’è qualcosa che non va? Mi devo preoccupare?- gli posi una mano sulla spalla muscolosa e dissi…

-Oliver, va tutto bene. Ho avuto una giornata un po’ pesante oggi, nulla di che. Scusa, adesso devo andare, ho un compito di Storia della Magia arretrato che non posso rimandare. Ci vediamo.-

-Ok, vedi di riposare, il mio portiere non può stancarsi troppo.- disse e mi abbracciò. Risposi all’abbraccio e dissi…

-Certo, va bene.-

Mi staccai da quella presa rassicurante e mi diressi negli spogliatoi: mi cambiai velocemente e salii nel mio dormitorio.

Era oramai l’ora di cena quando, scendendo per le scale, incontrai Fred che disse…

-Senti Alexis possiamo parlare?-

-Certo, andiamo in terrazzo…- andammo in terrazzo e mi sedetti a terra con la schiena appoggiata al muro mentre lui era in piedi –Di che volevi parlare Fred?- gli chiesi quando anche lui mi raggiunse per terra.

-Volevo solo dirti che mi dispiace. Mi dispiace di non essere un buon amico, mi dispiace di non riuscire a non arrabbiarmi con te quando non ti vedo per troppo tempo senza sapere perché, mi dispiace di non essere paziente, mi dispiace di non essere come George, mi dispiace di farti sempre soffrire. E ti assicuro che capirò se non vorrai più essermi amica, ma ti giuro che tengo a te più che a chiunque altro.- disse tutto d’un fiato.

Decisi che portare il muso non avrebbe aiutato quindi mi accoccolai di più a lui, che mi strinse forte tra le sue braccia.

-Io ti ho perdonato nello stesso momento in cui mi hai lasciato andare, Fred. Ti voglio un bene dell’anima, ma per favore smetti di paragonarti a George: lui è come un fratello mentre tu, beh tu sei il mio migliore amico. E siete importanti entrambi, siete la mia famiglia.- mi strinse più forte e iniziò a coccolarmi toccandomi i capelli.

Rimanemmo lì fino a quando…

-Troia!- urlò qualcuno. Mi scossi dal mio sonno-veglia e mi alzai. Era Angelina.

-Scusa? Questi soprannomi deliziosi tieniteli per te, per favore. E poi il motivo qual è?- chiesi con gli occhi che fiammeggiavano.

-Beh semplice: ti stavi facendo il mio ragazzo e poi troia lo sei sempre stata e in molti lo dicono.- disse risoluta.

-Abbiamo concetti diversi di “farsi un ragazzo” Johnson: punto primo, lo stavo abbracciando, punto secondo, non mi sembra che dandomi della troia la situazione del tuo cervello limitato si risolva, no?- dissi ghignando –
Adesso vi lascio, sono stanca di queste situazioni di merda e di tutto. Me ne vado a letto. Ciao Fred, saluta anche gli altri.- dissi sorridendo appena.

La verità era un’altra, volevo sì dormire, ma anche controllare le ferite, cosa che non avrei potuto fare con Fred o i miei migliori amici di mezzo.

Arrivai in camera mia e…

-George! Che cazzo ci fai qui?- urlai. Mi venne vicino e mi abbracciò, come per calmarmi.

-Ehi tutto a posto! Volevo solo vederci chiaro su quello che è successo stamani.- disse per poi lasciarmi.

-Che cosa è successo stamani scusa?- chiesi, cercando di sviare il discorso.

-Non giocare con me Alexis, la storia del polso, sai di cosa parlo. Perché non ti sei lasciata toccare? Non è da te reagire così, per Merlino!- disse alterandosi.

-Non è niente, non preoccuparti.- aggiunsi per poi toccargli la guancia.

-Permettimi di aiutare la mia sorellina, permettimi di starti vicino.- disse bloccando la mia mano con la sua sulla sua guancia.

-Non c’è niente da aiutare George, stai tranquillo.- ma la camicia si alzò e non ebbi il tempo di risistemarla.

Vide le ferite.
 
 
Spazio autrice

Cieuuu a tutti belli! Mi scuso per l’enorme ritardo, ma dovete sapere che proprio non riuscivo a scrivere nulla che mi soddisfacesse lontanamente! Avevo come un blocco ecco.

Comunque spero che questo capitolo abbastanza lungo vi piaccia e che qualcuno oltre la mia fedelissima Emmadeffe e la mia cara Katniss Hawthorne(che ha da poco iniziato a recensire la mia creatura) lasci un commentino piccino picciò per farmi sapere la propria opinione.

Con questo ho finito (qualcuno dirà “per fortuna! Non ne potevamo più!”) e non posso che dire “al prossimo capitolo!”.

Un bacio,

Fanny <3
(P.S per l'incisione di Pucey ho preso spunto da quella di Bellatrix del VII° libro)

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