Sterminatori

di Sasha Fierce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanta fame. ***
Capitolo 2: *** Vecchi ricordi. ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni. ***
Capitolo 4: *** Emozioni...Forti. ***
Capitolo 5: *** Non voglio perderti. ***
Capitolo 6: *** Ritorno al passato. ***



Capitolo 1
*** Tanta fame. ***


-Vieni qui!-Faccio segno col dito.Che stupido.
-...-Non mi risponde.Cavolo.Ho troppa fame.
 -Eddai.Devo dirti una cosa.-Si gira.Evvai lo ho in pugno.
-Sì.Bravo.Piú vicino....Ancora un pó...-Manca poco. Fatto. Gli prendo il collo e faccio in modo che mi guardi negli occhi.
 -Vedi che non sei stupido.Ora dammi la chiave...- Incerto mi consegna le chiavi senza mai staccare i suoi occhi dai miei.Non ci riuscirebbe.
Appena mi consegna le chiavi mollo la presa sul suo collo.Ormai è mio.
Apro la porta e rimango ferma per un attimo,lottando contro la fame che mi attanaglia lo stomaco. Sono tentata di azzannare quella stupida guardia,ma non posso.Quel poco di umanita che mi è ancora rimasta me lo impedisce.
Proseguo fino alla fine del corridoio appena vedo due guardie il mio cuore smette di battere per qualche secondo.Mi nascondo e per fortuna non mi hanno visto,così proseguo.
Il corridoio sembra infinito.La fame sta per uccidermi.Se non mi sbrigo perderó la ragione.
Al pensiero della mia fame che prende il sopravvento mi viene la pelle d'oca.
-Ehi TU!!-Oh cazzo.Non mi sono accorta dell'arrivo di una delle guardie.
Dalla mia gola esce fuori un ringhio.Mi stupisco,anzi,mi spavento.
So cosa vuol dire questo boato.
Torno a correre mentre la guardia mi insegue.Continuo a correre.La guardia non lo capisce,ma gli sto salvando la vita. Se dovesse trovarmisi davanti al culmine della mia fame,non risponderei delle mie azioni.
Continuo.Corro sempre piú veloce.
Ma aspetta!!Mi è venuta un idea.Mi fermo.Chiudo gli occhi e riparto. Lascio dietro di me una scia di acqua.Mentre corro sento che la guardia è scivolata.
Evvai ha funzionato.Una luce mi acceca non appena arrivo alla fine del corridoio.
Cado all'indietro e prima che riesca a mettere a fuoco qualcuno mi punta un sonorizzatore alla testa. Appena metto a fuoco vedo una trentina di cacciatori che,vedendomi hanno preso i loro sonorizzatori e me li hanno puntati contro.
Ovviamente non bado a loro.La fame mi provoco un dolore allo stomaco.
Prima di accorgermene sono in ginocchio.Un braccio sullo stomaco e l'altro che mi impedisce di cadere.Sento gli occhi prudere e una voce mi dice di tirare su le mani.Ovviamente non posso. Sputo del sangue e la vista mi si appanna.Respiro affanosamente.I suoni mi arrivano ovattati.
Tra tutti questi suoni sento una voce familiare farsi sempre piú vicina.Non capisco cosa dice.
Mi accascio a terra tremante.Ad un certo punto,sento qualcosa premere sulla mia bocca.Ha un buon odore,così la azzanno. Sento la fame placarsi.Senza staccarmi da quello che sembra un collo mi alzo in ginocchio.
La ragione torna.Gli occhi non prudono piú.
Continuo ad affondare i denti dentro quella carne invitante.Non mangiavo da una settimana.
Mi sento rinata.Apro lentamente gli occhi e mi accorgo di chi ho sotto i denti e di tutti i cacciatori che mi osservano increduli.
Oh cazzo!!No no no!!Mi stacco appena in tempo per sentire un gemito di dolore.
-Alexander!-Vedo la sua camicia piena di sangue.Mi ha sentito,ma non dice una parola.
Mi guarda freddo mentre,con uno straccio,allungatogli da un compagno si tampona il morso.
-Jordan!Ma che piacere vederti.-Prima di potermi girare ad azzannare anche quel bastardo una potente scossa mi fa accasciare,di nuovo,a terra.
La scossa non accenna a smettere e,con la poca forza rimasta,mi infilo due artigli nel collo e levo quel dannatissimo cip.
La scossa finisce.Schiaccio il cip e mi giro verso quel bastardo.
-Signore.-Lo fulmino con lo sguardo mentre mi alzo in piedi.
Non mi avvicino.E' lui a farlo,anche perchè,se anche solo ci provassi io una trentina di sonorizzatori mi spatterebbero a terra in un attimo.
-Jordan Jordan Jordan-Fa di no con la testa in segno di delusione.-Quante volte devo dirtelo che quando vieni qui,non devi uscire dalla tua cella?-
La mia mano produce una scintilla e a quella vista tutti i cacciatori,poggiano il dito sul grilletto. -Con calma.Non vi faccio saltare in aria prometto.-Durante questa affermazione li guardo tutti.Mi soffermo sul bastardo e alzo un sopracciglio come a dire "ci proveró".
-Molto gentile.Ora si puó sapere perchè non sei nella tua cella?-Mi squadra da capo a piedi.Non sembra irritato,ma il sangue sul mio camice,lo disgusta. In veritá lo disgusto io.
-Signore potrei parlare?-Mi stupisco e non sono l'unica.Alexander,che ora aveva sulla ferita una medicazione,molto sbrigativa,si era messo davanti a me.
-Consentito.-Ha un tono freddo e irritato il bastardo.Sa cosa c'è sotto la ferita.
-La ragazza aveva fame.-Anche Alexander ha un tono freddo si vede che ha preso da suo zio.
-Aveva fame?-Mi scruta,da capo a piedi,da dietro la figura di suo nipote.Dopo un sospiro,dirige il suo sguardo verso il nipote.
-D'accordo stavolta è perdonata.Ma tenerla qui non è sicuro.-Rimango incredula.
E che sono?Un oggetto?Bastardo,se ti prendo….
-Verrá riportata a New York.La voglio pronta tra un'ora!-Rimango incredula.
I cacciatori mettono via i sonorizzatori,tranne due che si affiancano a me e mi puntano i sonorizzatori alle costole,facendomi segno di proseguire.
-Tu verrai con noi.-Prima di uscire dalla stanza vedo il bastardo far segno ad Alexander di seguirci.
Ho il cuore alla gola.Proseguiamo tutti e quattro in silenzio fino ad arrivare ad una porta.
-Eccoci qua!-Alexander apre la porta mentre,una delle guardie,mi spinge dentro e se ne va,chiudendo la porta dietro di sè.
Ora nella stanza ci siamo solo io ed Alexander e come sempre,ognuno va per la sua strada,senza proferir parola.
Siamo soli nella stanza.                                                                                        
Insomma,non é strano.Non è la prima volta.Sará gia la quarta o quinta volta che si ritrovavano nella stanza.                                                                                                             Qualcosa peró è diverso stavolta.Stavolta sentivo l'odore del suo sangue.                              
Del sangue di Alexander,in modo diverso.Stavolta quell'odore mi attrae.Mi fa venire l'acquolina in bocca.  
-Ehi.Che ci fai lí impalata?Muoviti,vai a prepararti!-Mi sento come risvegliata da un sogno.Ci mancava che mi trovasse con la bava alla bocca.
-Sì.Adesso vado.-Prima che possa chiedermi a cosa sto pensando,mi fiondo nel bagno e chiudo la porta dietro di me.
Apro il rubinetto e,dopo essermi guardata allo specchio,mi lavo la faccia.Scrosto via il sangue dal contorno della bocca e dalle mani dopodichè inizio a riempire la vasca.
Mentre aspetto tiro fuori il mio accendino e giocherello un pó.
-Mi scusi signorina.Ecco qua.-Una domestica entra,interrompendo i giochini col fuoco e portandomi il cambio.
Non appena la domestica esce dal bagno,mi avvicino al vestito.Se non fosse così bello e non mi servisse a coprirmi lo avrei giá bruciato,tanto per non soddisfare quel bastardo.
Inizio a passare le dita sul pizzo.È molto bello.È di colore bianco,ha un corpetto in seta ricoperto di pizzo che si prolunga sulle maniche,completamente in pizzo,senza seta,cosí come sul decoltè.Il tutto abbellito da una scollatura sulla schiena,che termina con essa,un paio di tacchi,o trampoli,e un paio di orecchini,che,come so,contengono un cip di rintraccio,inutile e patetico.
Dopo 10 minuti la vasca è pronta.Mi ci tuffo,dopodichè inizio a rilassarmi in quel caldo abbraccio.Adoro questa vasca.È calda,grande e accogliente.Mi fa sentire protetta e protrei quasi addormentarmici.
-Ehi,dovrei entrare.-É Alexander.Mi ha quasi spaventato,ma subito rispondo.
-Sì!Un attimo.-Ad un cenno della mia mano,la vasca viene circondata da delle serrande di legno.-Ok.Ora puoi entrare.-
Sento aprirsi la porta,così alzandomi sbircio al di lá delle serrande.
La scena che vedo mi fa prudere la gola.Si sta rimedicando la ferita.
Quel odore impregna la stanza.
-Ti fa male?-Chiedo da dietro le serrande.Dopo un piccola smorfia di dolore.Penso che non mi risponderá e mi riabbasso.
-È roba da poco.-Dopo queste parole,rimette il cerotto ed esce.
Mi lascio cadere sott'acqua.Rimango lí 20 minuti dopo di che,esco e con un soffio,mi ritrovo asciutta.
Mi guardo un attimo allo specchio,ma subito mi giro verso il vestito.Lo indosso,insieme alle scarpe e gli orecchini.Come ultimo mi scuoto i capelli neri come la pece,con striature oro e mi mordo il labbro fino a farlo sanguinare.Spalmo con la lingua il sangue sulle labbra e finalmente,sono pronta.
Esco e mi ritrovo Alexander che mi fissa.
-Perfetto.Ora che sei pronta andiamo.-Mi aveva guardato freddo,ma fa niente.
Alexander è piú semplice indossava dei jeans neri e una camicia bianca.Niente di piú,se non l' orologio in argento che avevo tentato di fregargli 1 mese e mezzo fa.
Mi è costato quello stupido orologio.Mi è costato la sua libertá.

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Capitolo 2
*** Vecchi ricordi. ***


(Inizio FlashBack)
-Sadia!Sei pronta o no!-Continuavo ad aspettarla.Lo spettacolo sarebbe cominciato a poco e lei non era ancora pronta.Io invece continuavo a litigare con il velo che faceva scivolare il vassoio con le candele.
-Eccomi.Sono pronta.-Finalmente!Sbirciai fuori dalla tenda e osservai il gruppo di uomini a cui mi sarei avvicinata.
Ce ne erano tanti.A me avevano dato un tavolo di uomini che festeggiava un Addio Al Celibato.Sebravano ricchi.Lo erano.
-Forza incominciamo!-Pagma mi sveglió dai miei pensieri.
Partii.Dovevo essere molto sensuale.La danza era quella.Indossavo un tradizionale vestito della danza marocca con i vassoi in testa.In testa avevo un velo arancione,che mi copriva gli occhi e parte della bocca.Comunque era trasparente e si potevano scorgere gli occhi.
Con movimenti sensuali e un gran sorriso,inizia ad avvicinarmi al gruppo di uomini,che inizió a battere le mani a tempo di musica.
Mi avvicina ad uno degli uomini,continuando i movimenti.Gli amici risero insieme a lui.Si stavano divertendo.Ad un certo punto dopo un cinque minuti,la musica stava per terminare e dovevamo tornare dentro per iniziare a servire la cena.
Lavoravo in quel posto da 3 anni.Era una copertura.Mi nascondevo dai cacciatori.
Infondo l'ultima Venitrice era una preda rara.Bhè visto che ero l'unica rarissima.
Appena rientata dalla tenda ho scambiato il vassoio di candele,con uno di cibo. Ritornai al tavolo con tutta eleganza e servì la cena. Per un attimo avevo scontrato gli occhi su uno degli uomini e subito dopo avevo spostato lo sguardo sul suo orologio.
Un orologio d' argento era una grande fortuna.Avevo una nuova vittima per i miei rapinamenti.Dopo diverse ore,la cena era finita ed era ora di attuare il mio colpo.
Dopo aver ringraziato per la cena gli uomini erano usciti.Dopo averli visti uscire mi sono cambiata.Li ho seguiti fino alla fine della strada,dove aspettando alla fermata del pulmino,si erano fermati,così potevo rubare l' orologio con calma.
Mi sono avvicinata.Potevo sentire tutto.Parlavano di un matrimonio.
Mi interessava poco e quando tutti salirono sul pulmino mi sedetti in fondo.
Sarei dovuta scendere alla prima fermata.
 Mi avvicianai al sedile dell' uomo con l' orologio che stava nel sedile dietro ai suoi compagni. Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai.
-Ora gentilmente,senza girarti,ti sfili l' orologio e me lo dai.- Come un automa l'uomo fece ció che gli avevo detto.
Adoravo usare le mie doti in questi casi.Era molto piú comodo.
Con l' orologio in mano,mi alzai e mi diressi all'uscita.Alla fermata scesi. Non mi accorsi che anche gli uomini erano scesi...seguivano me.
All' inizio feci finta di niente,ma quando ad ogni svolta,mi seguivano inizia ad aumentare il passo.Sempre più veloci.Iniziai a correre ed uno degli uomini mi inseguì.
Ero nei guai.Annaspavo.
-Eccoti qua.Ladra.-Sentii la presa sul mio braccio.Non potevo fare altro.Usai il fulmine.Tentai di stecchirlo lì,ma niente.
-Ci hai provato.Tu sai cosa sono vero?-Mi si geló il sangue. A quel punto presa dal panico,gli presi il collo.
-Tu mi lascerai andare.-Gli occhi mi pizzicavano.Erano neri come i miei capelli.Rimasi a guardarlo negli occhi.
-Non ci riuscirai!Lo vedi questo ciondolo?C'è sangue della tua razza qui e non puoi usare i tuoi poteri sui tuoi simili.-Mi pietrificai.Erano dei cacciatori.
-Ehi amico non correre così.-I suoi amici ci avevano raggiunto.
-Lasciami andare!-Continuavo disperata ad usare il fuoco,ma niente.
-Ehi ragazzi.Siamo fortunati.Guardatela.-Mi strattono.Mi tolse il velo dalla testa e tutti videro i miei occhi completamente neri,segno della mia natura.
-L'ultima Venitrice.-Uno degli uomini mi si avvicinò.Tentai di graffiarlo,ma l' altro dietro mi immobilizzava. I cacciatori erano spietati.
Sono stata stupida.Per un orologio,ho perso la mia libertá.Maledizione.
-Lasciatemi andare bastardi.Lasciatemi!-Non mi ascoltavano.
-D'accordo.Luke aveva ragione.Ora che facciamo.-Chi era Luke?E su cosa aveva ragione?Continuavo a dimenarmi.
-Io direi di portarla a casa madre.Faccio arrivare la barca sulla costa e partiamo.Non possiamo aspettare ancora.-Ma di che parlavano?Dovevo liberarmi.Idea!Vidi una pozza d'acqua poco distante da noi.
Pozza d'acqua uguale Tubature rotte.Era geniale.
Mi calmai e,quando la mia corda umana allentó la presa,con un cenno della mano tutte le tubature fuoriuscirono,creando un tale caos da permettermi di scappare.
Stavolta corsi veloce.Lasciai scie d' acqua e piccoli incendi per disseminarli e funzionó.
Non li vidi piú.Passai la notte in un motel.Pagando con l'orologio.
La mattina seguente,mi feci uno spuntino con la donna delle pulizie,a cui cancellai la memoria e me ne andai.
Girai la cittá pensando a cosa fare.Mi venne l' idea di andare a lavoro e avvertire che me ne andavo.Era più sicuro. Appena varcai la soglia,vidi gli uomini della sera prima.
Prima che mi vedessero uscii dalla porta e mi nascosi in un vicolo.
Sentivo tutto.Stavano chiedendo a Sadia informazioni su di me. Sadia ovviamente non sapeva niente,neanche il mio vero nome.
Scappai di nuovo.Giravo per la cittá.Senza metà.Decisi che dovevo andarmene dal Marocco. Decisi di dirigermi al porto.Appena arrivata vidi le destinazioni e l'unica allettante era Marseille. Evvai Francia.Ero contenta.Usai la ragione parecchie volte,ma alla fine arrivai. Adoravo quel potere e lo odiavo allo stesso tempo.Arrivata a Marseille,rubai qualche vestito dalle bancarelle sulla costa e girai la cittá.
Decisi una nuova regola:niente più poteri.Non potevo rischiare.
Passarono due settimane.Avevo trovato un lavoro in un ristorante e pagavo l'affitto per un monolocale in centro.
La mia stupidità era tanta.
Quel giorno andai a lavoro e uno dei cacciatori si presentò al ristorante.Da solo.
Aspettava me.Lo servii facendo finta di niente,ma fu inutile.
Finita la cena mi raggiunse fuori dal ristorante.Non ebbi neanche il tempo di scappare.
-Aspetta.Lo sai che finisce qui,vero?-L’ avevo capito.
-Potrei fulminarti qui.-Provai a minacciarlo.
-Io credo che non lo farai.-Mi guardava freddo.Era calmissimo.
Si avvicino piano a me e tira fuori un cellulare.La voce che proveniva dall’ apparecchio mi era familiare.
-Liz.-Ero distrutta.-Cosa le avete fatto?!-Ero furiosa.
-Niente o almeno non ancora.Vieni con noi e non la toccheremo.-Con le lacrime che mi bruciavano una guancia mi diressi verso di lui.
Proseguimmo qualche passo ed entrammo in un auto.
Fuori dal finestrino i lampioni illuminavano il mio viso bruciato dalle lacrime.
(Fine FlashBack)
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Scusatemi,ma ho dovuto sistemare i capitoli.
Finalmente ho caito come staccare le frasi.
Vi saluto.Ciao. J

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Capitolo 3
*** Incomprensioni. ***


Ancora una volta finisco in scacco matto.Questo gioco mi ha davvero stancato.
-Scacco Matto.-Alexander con fare saccente per i miei gusti,prende la mia regina e al suo posto mette il suo cavallo,nel mio campo è rimasto un cavallo,un omino e il re.
-Si.Grazie capitan ovvio.-Subito Alexander intuendo la mia seccatura alza le mani come a scusarsi.
Tutte le volte questo gioco.Un gioco insensato,stupido.Tipico della regredita mente degli umani.
-Eppure…-Senza accorgermene ho riflettuto l’ultima parola ad alta voce.
-Eppure perdi sempre.-Ovviamente Alexander ha intuito come sempre i miei pensieri e li completa da manuale.
-Sono troppo sveglia per un gioco così regredito.-Mi appresto a risistemare gli omini.
Sento gli occhi di Alexander che mi scrutano.-Quanta modestia.-
Un sorrisetto compiaciuto gli si dipinge sulle labbra.Odio quando fa così.Insopportabile.
-Pensala come vuoi.Sono stufa di giocare.-Mi alzo dal sedile e mi dirigo verso il divanetto.Indosso le cuffie e ascolto la musica.
-Sei stanca di perdere.-Alexander si siede accanto a me.Mi scosta con fare gentile i capelli e mi sfila le cuffie.
Mi volto trovando la sua faccia a 5 cm dalla mia.Il suo fiato caldo si mischia con il mio freddo.
Se potessi provare emozioni e associarle ai momenti,assocerei l’imbarazzo a questo momento.
Non so perché,ma Alexander sembra capire la mia mancanza di sentimenti o emozioni.Prima le provavo ora ho rinchiuso entrambi sotto chiave e sono fottutamente brava.
-Che fai?-Per un attimo il sangue cade nel cielo.Nemmeno io riuscirei a rendere il mio sguardo tanto freddo.Per lo meno riesco a sostenerlo.
Ci guardiamo negli occhi.-Cosa cambia adesso?-La sua voce è profonda.
Non è la domanda che mi aspettavo.Non capisco la logica umana.
Cosa cambia adesso?Bhè tutto.Semplicemente tutto.
-Alexander sai cosa c’è lì sotto.-Sfioro la fasciatura.-Non provo emozioni,ma se potessi adesso proverei vergogna.-
-Non devi.E’ stata una mia scelta.-Perché mente?
-Non è stata una scelta tua io avrei ucciso e tu non potevi permettere una cosa del genere.-Giro il viso.Guardarlo negli occhi è irrispettoso.Non so perché,ma è così.
-Smettila.-Mi prende il mento costringendomi a guardarlo.Potrei facilmente staccargli la mano o ancora più semplice spostarmi,ma preferisco non farlo.-Io l’ho fatto perché vedo come soffri quando hai fame.Non è la stessa mia fame,la tua ti lacera ogni volta.-
Non so cosa pensare.Cosa dire o credere.Scosto la mano e mi alzo.Visto quanto il fato prova simpatia nei miei confronti una turbolenza mi fa perdere l’equilibrio.
Mi ritrovo tra le braccia di Alexander che appena ha visto che stavo cadendo ha pensato bene di ripescarmi.Mi osserva sempre più insistentemente negli occhi.
Il seguito degli eventi mi sfugge di mano e la posizione in qui mi trovo è abbastanza equivoca.
Le sfighe non arrivano mai da sole e il bastardo decide di venire a trovarci.
-Coma va?-Il suo sorrisetto maligno e compiaciuto mi irrita.
Subito mi allontano da Alexander.Osservo negli occhi il bastardo e poi mi dirigo disinteressata al frigo bar.Mi cimento nella ricerca di una bottiglietta d’acqua messa dietro a tutte le lattine di bibite gasate.
Trovata la bottiglietta la apro e osservo fuori dal finestrino il tramonto.Dovremmo arrivare a New York entro sera inoltrata.
I due decidono di farsi una giocata a scacchi.Durante la partita mi arriva all’orecchio qualche commento sarcastico a proposito di affari che poco mi importano.
Un hostess entra nella cabina e mi porta una boccetta con dentro del liquido rosso.La sento tremare.Sento dal suo odore la paura che dilaga.
Afferro la boccetta.-Smettila di tremare.-L’hostess rimane sorpresa,ritorno a guardare il tramonto e ingurgito il liquido.-Non ho intenzione di mangiarti.-Appena poggio la boccetta vuota sul vassoio l’hostess si catapulta alla sua postazione e chiude la porta.Le opzioni sono due:O qua sono impazziti da un giorno all’altro o sanno del mio blackout alla base.
Opto la seconda mentre ritorno al mio sedile e chiudo gli occhi.
-Arriveremo tra una mezz’ora.-Il bastardo ci avverte e così posso tranquillamente assopirmi e aspettare.
 
Quando arriviamo all’aereo porto è pieno di umani che si affrettano a prendere il loro aereo.Attraversiamo l’edificio e all’uscita una limousine ci attende.Quando si dice non dare nell’occhio.
-Alexander se vuoi puoi girarti la città.Gio accompagnerà me e Jordan all’hotel dopodiché la limousine sarà tua.-Che bello!Lui può girare per la città dei balocchi e a me tocca andare in una stanza di un hotel a fare niente.
-Zio ti prego fai venire anche Alexander.-Rimango sorpresa e mi volto di scatto verso di lui.Il bastardo guarda Alexander interdetto,ma allo sguardo di Alexander non sa dire di no e poi si fida di lui.
-Per oggi sei libera.-Mi volto e lo fulmino.-Grazie mille.-Rispondo con una smorfia acida.-
Passare la serata con Alexander?Incominciamo bene.Si prospetta una serata interessante.

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Capitolo 4
*** Emozioni...Forti. ***


La musica mi affascina da quando ero piccolina.
Quando sono arrivata sulla terra e non ricordavo niente di me o della mia famiglia, sono finita in un istituto.E’ stata un’esperienza che non desidero ripetere.Ogni giorno ci alzavamo molto presto,il che non è un problema perché non avendo bisogno di dormire non ero stanca,mangiavamo cibo schifoso,che a me faceva ancora più schifo,costringendomi a vomitare,e poi pregavamo ogni qual volta alle pazze in bianco e nero veniva voglia di essere creative.
Odiavo quel posto.Era una noia mortale,ma per fortuna avevo la musica.Infatti per ricambiare il favore di tutte quelle preghiere il signore aveva piazzato la stanza della mia sezione accanto alla finestra di una musicista,o credo lo fosse.
Ogni sera fingevo di dormire mentre con il mio udito sentivo la sua musica.Alla fine sono uscita dall’istituto e scappata in Marocco,ma non potendo stare senza musica ho imparato a suonare il piano,uno strumento con un suono così soave.
A New York ne hanno messo uno nella mia stanza.Tra un’ora sarà finalmente mattino e potrò suonare.
Sento un cattivo odore.Annuso per capire cos’è a provocarlo.Annuso l’aria e mi accorgo che sono io.
Ieri nella discoteca era pieno di persone sudate e di alchol.Ora puzzo tremendamente.
Faccio leva sulle braccia e mi siedo sul letto scostando le coperte.Sposto delicatamente la mano di Alexander dalla gamba.Senza far rumore mi alzo dal letto e mi dirigo nel bagno.
Apro il rubinetto e lego la massa disordinata di capelli neri in una coda e mi siedo a bordo vasca.
Questo posto è molto più bello della base.E’ più luminoso.Le pareti sono bianche e nere e l’arredamento è molto post moderno.Nella stanza la parete esterna è vetro a specchio,quindi la vista è mozzafiato.
Quando la vasca è piena mi ci butto dentro.Mi slego i capelli e nuoto.Per fortuna questa vasca è molto grande.
Mi lavo bene e levo quell’odore nauseabondo.Strofino bene e mi risciacquo.L’acqua è bella fredda,la preferisco così.
Finito di lavarmi esco e prendo un asciugamano per coprirmi.Mi asciugo ed esco.Sempre con l’asciugamano addosso vado all’armadio sperando che Alexander non si svegli.Prendo dei jeans una maglietta nera e una felpa dello stesso colore,infilo gli stivali e vado nell’open space.
Mi siedo al piano e sfioro i tasti.Inizio a suonare qualche accordo di una canzone.La stanza è insonorizzata e posso star tranquilla.
Adoro tanto questa canzone.
I still hear your voice,when you sleep next to me
I still feel you touch in my dreams,
Forgive me my weakness,but I don’t know why
Without you it’s hard to survive
Cause everytime we touch,I get this feeling
Everytime we kiss I swear I can fly.
Can’t you feel my heart beat so I can’t let you go
Want you in my life.
-Non ti avevo mai sentita cantare.-Mi scosto dal piano e vedo Alexander con addosso un paio di jeans.
-Meglio così.Non adoro il pubblico.-Mi avvicino al piano cottura e mi siedo su uno degli sbabelli.Alexander è di fronte a me,intento a cucinarsi delle uova.Ovviamente cucina anche per me,come sempre,ma sa che non mi serve.
-Perché mi osservi così?-Persa nei miei pensieri non mi sono accorta di osservarlo.
-Niente stavo pensando.-Prevdendo la sua risposta aggiungo.-E non ti interessa cosa.-
A questa risposta alza le spalle e spegne il fornello.Versa le uova in un piatto e prende due forchette.Si siede di fronte a me e mangia.
-Puoi prendermi dell’acqua?-Gli chiedo.Alzandosi osservò la sua schiena.Muscolosa e con le spalle larghe.Il fisico non è male bisogna ammetterlo e poi adoro i suoi capelli spettinati.Su tutta la schiena ha l’immagine di un lupo tribale.
Mi pone la bottiglia d’acqua e si risiede.
Ma che mi succede?So che Alexander è bello,ma non mi ha mai fatto quest’effetto,neanche a letto.
Sento lo stomaco tremendamente caldo e il fiato corto.Schiudo le labbra per respirare meglio.
-Stai bene,Jordan?-Apro la felpa e la muovo per fare aria.Stringo le gambe e mi calmo.
-Alexander cos’è questo calore?Tu non lo senti?-Senza pensarci faccio dei strani risolini.Oddio,ma che cavolo.-Alexander?-
Sorride come un idiota.Ma che ha da ridere?!-Alexander?Tu ne sai qualcosa?-
-Sì-Cosa?-E’ la collana.Ti fa provare delle emozioni umane,più ampliate.Zio aveva ragione,funziona.-
Ah,è questa stupidissima collana.Tento di toglierla.Tiro la corda,ma non si leva anzi mi lasci una piccola scossa.
-Non puoi toglierla.-Oddio è una nuova tortura?Sì.
-Ti prego,se non la posso togliere,fammi passare questo malore.-Non ne posso più il mio stomaco si sta contorcendo.
-Non è un malore.E’ un emozione e se azzecco bene sei innamorata.-Innamorata?!Ma perfavore.E poi se questo è innamorarsi come fanno gli umani a sopravvivere.Sento il fiato mancarmi.
-Le tue emozioni però sono molto più ampliate.-Uffa,ma perché a me?
-Cosa devo fare?Sono innamorata di te?-Ma che domande.Lui si gratta la testa in sovrappensiero e dopo qualche minuto mi risponde.
-Bhè l’amore è amore.Devi conviverci.E sì sei innamorata di me.-E’ imbarazzante.Oddio provo anche imbarazzo e non riesco a non smettere di sorridere.-Almeno è ricambiato.-Cosa?Ho sentito bene?L’ho sussurrato,ma lo ha detto.Meglio non dire niente.
-Non posso conviverci come fai tu.Come hai detto tu è tutto più ampliato.-Mi alzo dalla sedia e mi avvicino al lavandino.Tento di calmarmi,ma il rubinetto inizia a tremare.Lo apro e l’acqua scorre.
-Ho un idea.-E forse so qual è.Lo sento avvicinarsi.E’ troppo perfetto.Mi stringe i fianchi e mi bacia.
Tra mille volte questa è la prima in qui questo non mi basta.E’ stato sempre una cosa facile.Adesso potrei avere un infarto.
Sento di più il morbido delle sue labbra.Il respiro….ma chi se ne frega.
-Meglio?-Non mi sono accorta neanche che si è fermato.
-Sì,più o meno.-Sorride e se ne va in stanza.
Questa stupida collana,me l’aveva data ieri sera,ma  cosa serve farmi provare emozioni e poi si ricorderà di ieri?Dopo tutto quell’alchol sarebbe un miracolo.
 
La canzone è:Everytime we touch di Cascada

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Capitolo 5
*** Non voglio perderti. ***


Il suo sguardo in queste situazioni mi dà sempre fastidio.
Mi stendo sul lettino da visita e osservò il soffitto.Vengo accecata dalle luci e l'odore di disinfettante mi fa venire la nausea.
Alexander ha deciso di togliermi la collana,solo per questa volta,tanto per non farmi morire dalla paura.
Volto la testa verso il dottore che deve visitarmi,in tempo per vederlo prendere la siringa dell'anestesia,che a poco serve.
Sono sottoposta a queste visite 3 volte a settimana.Mi addormentano per 6 ore così da poter studiare come funziona il mio corpo e poi finita la visita mi aspettano 3 ore di convalescenza per riabituare il mio organismo agli stimoli,ma soprattuto per riabituare il mio naso ai nauseabondi odori a cui viene sottoposto.
Il dottore si avvicina con la siringa al mio braccio e infilato l'ago mi dice di contare fino a 1 partendo da 10.
Inizio la mia conta e arrivata al tre mi volto verso lo specchio,sapenso che Alexander è li dietro.Finito di contare i miei occhi si fanno pesanti e cado in un sonno profondo.
Durante queste visite non dormo davvero,ma sogno comunque.
Inizio a sognare:sono davanti a una porta,o più esattamente sono dietro a una porta,chiusa in una stanza buia.Con la vista svillupata riesco a vedere un letto,è completamente blu e mi ci stendo sopra.Sento il calore penetrarmi nella pelle e poi sento l'odore di Alexander.Il suo odore ricopre tutto il letto e anche allontanandomi mi sento l'odore addosso.
Tento di Aprire la porta,ma inutilmente.Provo diverse volte ad aprirla e all'ennesima volta in cui spingo la maniglia giù sento la voce di Alexander.Sento la sua voce che parla da dietro la porta.Avvicino l'orecchio alla superfice per sentirlo meglio.
Dice qualcosa di incomprensibile persino al mio udito.Tento ancora una volta di aprire la porta,ma non ci riesco.
Cosa starà mai dicendo Alexander?Non riesco a non pensarci.
Mi acuccio su me stessa,stringendomi in un angolo della stanza e inizio a piangere.Non capisco il motivo del mio pianto,visto che da diverso tempo riesco a controllare gli impulsi,ma non riesco a smettere.
Continuo a piangere senza motivo,fino a quando la porta si apre e i miei occhi vedono di nuovo la luce accecante.
Mi risveglio in ospedale,nella solita stanza del risveglio e accanto a me vedo Alexander che mi stringe la mano.
Tento di alzarmi sugli avambracci,ma le mie braccia sono ancora addormentate.
-Alexander…-Vedo i suoi occhi fare capolino dalle lenzuola del letto e noto che sta piangendo.
Ma perché sta piangendo?
Prima di poter dire qualcosa,mi ritrovo soffocata da un abbraccio.Sento le braccia di Alexander stringermi e con uno sforzo muovo il braccio per toccare il suo.
-Alexander…calmati.-Sento la mia voce strozzata,e Alexander continua a piangere e a stringere disperato.
Mi sento totalmente confusa,ma riesco a mettere insireme qualche parole e darle un senso.-Alexander calmati.Perchè piangi così?-gli chiedo.
-Jordan tu,tu non ti svegliavi più.Sei rimasta addormentata per 3 giorni,credevo non ti saresti più svegliata.-mi risponde.Mi allontana quel poco che basta per guardarmi negli occhi così sorrido.
Si è preoccupato così per me?Nessuno lo ha mai fatto o lo farebbe,ma Alexander lo ha fatto.Sento i miei occhi pizzicare e sorrido cadendo tra le lacrime.
-Alexander,mi dispiace averti fatto stare male.-gli dico tra i singhiozzi e stringendolo sempre di più a me.-Mi dispiace e non solo per questo,ma per tutto,per non averti mai detto la verità,per averti rifiutato e trattato male.Alexander io ti amo e non voglio farti stare male.-Continuo a piangetree e mi sento sollevata di averglielo detto finalmente.
Sono felice di poter stare abbracciata a lui.
Rimaniamo abbracciati così finchè non arriva il dottore a dirmi che posso tornare a casa.

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Capitolo 6
*** Ritorno al passato. ***


Osservo la parete a specchio spostarsi da destra a sinistra mentre l’uomo dietro ad esso mi tempesta di domande.
A quanto pare durante le visite abituali hanno esagerato con le scosse elettriche.
Da un punto di vista umano sembrerebbero molto premurosi,insomma si stanno tutti adoperando pretrattarmi con  i guanti,ma dal mio punto di vista sono solo degli avidi bastardi.
Si preoccupano più delle informazioni che di me.
-Ok,Jordan,se hai capito tutto possiamo incominciare.-La voce dietro il vetro è distorta.
Mi raggomitolo su me stessa tenendo le caviglie con le  mani.
Inizio il mio racconto cantilenante per fargli capire che sto’’bene’’e tra me e me ringrazio il cielo che Alexander e la sua collana non ci siano.
-Il mio nome è Hale,ho diciassette anni e sono nata su Sirio,un pianeta situato nel galassia 725.
Mio padre e mia madre sono scienziati e io sono stata addestrata alla sopravvivenza per venire qui e studiare il vostro mondo.Con me è venuto un esemplare di Det  una forma tecnologica contenente informazioni sulla terra risalenti a 2492 mila anni fa.Il server a questo punto va restaurato così che gli scienziati del mio mondo possano  studiare i difetti e i pregi del vostro mondo e quindi salvarlo,se serve.
Arrivata qui purtroppo il Det si è distrutto con le informazioni contenenti.Avvisato il mio pianeta sono stata avvisata che sarebbe arrivato un altro date,ma per mia sfortuna ci avrebbe messo 437 giorni terrestri.In questo lasso di tempo sono stata catturata da voi che mi avete affibbiato il nome Jordan.
Io sul mio pianeta sono una Venitrice cioè una dominatrice dei 4 elementi e della ragione.
Per voi sono una scoperta che non sapete utilizzare.
L’ultima cosa che so è che il Det non viaggia da solo e la persona che lo trasportava era mio fratello,il quale come me è un dominatore degli elementi,ma non della ragione,essendo io l’unica con questo potere.
Questa sua mancanza gli ha fatto dimenticare ogni cosa su se stesso e il suo mondo.
Dopo 3 mesi di agonia ho conosciuto Alexander e so che voi sapete che è mio fratello.’’
In preda alla rabbia sfondo il vetro che mi separa dal bastardo ed esco finalmente dalla porta correndo verso la mia stanza,verso di lui.

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