L'Amore Che Aspettavo

di MissNanna
(/viewuser.php?uid=75852)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E se è destino... Me ne fotto! ***
Capitolo 2: *** Che Dio mi Aiuti! ***
Capitolo 3: *** Nico1;Arianna -10 ***
Capitolo 4: *** Il bacio che aspettavo ***
Capitolo 5: *** Una Serata Fantastica! ***
Capitolo 6: *** Terra chiama Arianna ***
Capitolo 7: *** Lo strano risveglio ***
Capitolo 8: *** Le cose Cambiano ***
Capitolo 9: *** Fragile ***
Capitolo 10: *** Dal litigio alla catastrofe ***
Capitolo 11: *** Stop and Stare ***
Capitolo 12: *** Io gli piaccio ***
Capitolo 13: *** Quando niente va come deve andare.. ***
Capitolo 14: *** Cena di Famiglia ***
Capitolo 15: *** A far la spesa comincia tu! ***
Capitolo 16: *** Dalla parte di Lui ***
Capitolo 17: *** Casini in vista ***
Capitolo 18: *** Avviso aggiornamento. ***
Capitolo 19: *** Quel Ti Amo maledetto ***
Capitolo 20: *** Dal nulla..Ancora Tu! ***
Capitolo 21: *** Confusione ***
Capitolo 22: *** Avviso aggiornamento. ***
Capitolo 23: *** Nuovo ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** E se è destino... Me ne fotto! ***


Capitolo 1.1 
E se è destino...Me ne fotto!

Non credevo che il destino potesse prendersi gioco di me ,non nel modo più crudele che avesse. Quanti anni erano passati da quando l’avevo visto l’ultima volta? Due o tre? 
Ero inginocchiata con la faccia sporca di pastina, un misto di sabbiolina con omogeneizzato al pollo e fruttolo alla fragola. Quando rialzai gli occhi compresi a pieno che dopo tutto me l’ero cercata. Deglutii e riabbassai la testa. Era lui, era proprio lui. Sempre alto, ma il viso non era più come una volta. Molto più spigoloso e gli occhi più scuri e profondi. Le solite occhiaie gli incorniciavano lo sguardo , le guance in parte ricoperte di barba. Il fisico seppur snello era molto più muscoloso e piazzato. Il suo brutto naso era sempre  orrendamente delineato sul suo volto,ma con le adorabili fossette ai lati della bocca  , aveva comunque quell'assurdo fascino che per me restava irresistibile.
Non mi ripresi subito alla sua vista. Lo guardai per un tempo che mi parve infinito e poi tornai al bambino che mi era tra le braccia. Nello stesso istante giunse la signora che molto gentilmente mi aveva offerto il lavoro. Una donna mora, i capelli corvini e gli occhi chiari. Le sorrisi , come facevo da un mese. Lei ricambiò e prese sotto braccio il ragazzo che le era accanto.
-Arianna, non so se lo conosci, ma lui è  mio figlio Nico.. insomma il cugino di tuo cugino!
Mi rialzai con il piccolo Lorenzo in braccio e feci un cenno negativo con la testa. No, avrei detto di no. Non lo conoscevo, dopotutto era vero, noi non eravamo mai diventati amici. Probabilmente non mi riteneva all'altezza di esser nemmeno sua compagna. Strinsi il bambino poggiandolo su di un fianco e porsi la mano a quell'unico ragazzo che avesse realmente rappresentato qualcosa per me. 
-Ciao, piacere di conoscerti!
Vidi il suo sguardo sorpreso e le labbra spalancate come a volermi contraddire,ma la mia indifferenza dovette essere esaustiva. Le sue dita strinsero le mie,per la prima vera volta.
-Il piacere è tutto mio!
Silvia, sua madre riprese la parola,mentre invano cercavo di eliminare quella sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco.
-Nico è ritornato giusto ieri da New York per uno stage formativo. Penso comunque che tuo padre ti abbia parlato di lui,no?
Mi chiese e sorrisi nel modo più finto che potessi permettermi.
-Certo …
Ma non mi aveva detto che sarebbe ritornato così presto…
Poi fu lui a parlare sorprendendomi.
-Non credo che suo padre abbia dovuto spiegargli nulla, noi eravamo nella stessa scuola qualche anno fa, prima che passassi all'istituto privato!
Boccheggiai qualche istante. Non potevo aspettarmi il suo silenzio,non dopotutto quello che avevo combinato per farmi notare da lui. Purtroppo per me, le figuracce fatte a quindici anni,non si cancellano con una spugna e un po’ di sapone. Deglutii sperando che Silvia non approfondisse la questione.
-Oh allora già vi conoscevate?
-Solo di vista!- urlai io ,mentre in contemporanea , Nico rispondeva con un si convinto. La donna ci guardò divertita ,ma sembrò ,almeno per quel momento,sorvolare su quei dettagli.
-Tesoro, oggi devo fare qualche commissione con questo figlio degenere e Claudia andrà a danza , quindi se non ti dispiace, preferirei che Lorenzo facesse  il bagnetto tra un’oretta, sai… ha appena finito di mangiare!
Feci un cenno positivo,e notai Nico allontanarsi dandoci le spalle. Come avevo potuto credere che non tornasse più?Che quel suo viaggio durasse per sempre? Mi vergognavo da morire,perché non solo fisicamente non ero affatto migliorata,ma perché di tutti i sogni che avevo,non ero riuscita a realizzarne neanche mezzo,invece lui era così libero. Libero di potersi tatuare il polso, libero di fare stage per il mondo,di abbandonare la scuola e trovare comunque la sua strada..
Io non ero libera per niente. Guadagnavo cento euro a settimana ed ero schiava di una quotidianità di qualcun altro.  Crescevo un bambino che non era mio figlio ed ero chiusa in casa dalle otto del mattino alle sei del pomeriggio.
-Ah tesoro…-  esordì ancora la giovane donna prendendo un fazzolettino imbevuto. -Prendi questo! Hai della pappa sulla fronte..
Restai imbambolata cercando di non mettermi a piangere. Per quanto Nico fosse ormai fuori dalla mia mente, non credevo che rivederlo facesse quell'effetto. Era strano, non avevo mai pensato di entrare in casa sua, di vedere la sua stanza , di respirare la sua vita. Mi ripulii al meglio e tornai sul pavimento poggiando Lollo tra i suoi giocattoli. Sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Allora noi andiamo!- li salutai con un cenno della mano e guardai il bambino. -Fai “CIAO CIAO” con la manina alla mamma e al fratellone!
Quando furono andati mi resi conto che ormai ero fottuta. I ricordi di sentimenti lontani ritornarono prepotenti. L’illusione ancora una volta bussò alla porta del mio cuore ,sussurrando …
-E se fosse destino?
No, non era destino sei anni prima  e non lo sarebbe mai stato. Un’altra verità fu lampante. Quel ragazzo con l’ingenuità dei suoi sedici anni, all'epoca mi aveva ferita con la sua totale indifferenza,rendendomi quella che ero. Una ventenne priva di autostima ,priva di sogni e d’amore.
Sbuffai ancora una volta. Non sarebbe stato difficile odiarlo. No, sarei riuscita a tenerlo lontano da me e l’avrei fatto con tutte le mie forze. Non mi sarei innamorata ancora di una persona che non mi avrebbe ricambiato,non l’avrei fatto per nessun motivo. Anche perché non potevo amare qualcuno che non conoscevo,non potevo immolare me stessa per una persona che probabilmente non era nemmeno come avevo sempre immaginato. 

-E se è destino... Me ne Fotto!

Più tardi...

.. All'Hazzard Caffè..

-Non posso crederci.. e quando è tornato?

Urlò divertita Emanuela, una delle mie migliori amiche. Eravamo all’Hazzard caffè e per quel pomeriggio avevo deciso di distrarmi con un enorme fetta di torta al cioccolato e un succo di frutta a pesca. Intanto che Mela sbraitava per i dettagli Irene era già partita con lo sproloquio ironico e devastante per le mie orecchie.

-Certo, il bell’adone che mi palpava il culo è tornato e che cambia?Lei di certo non deve farsi abbindolare dal suo bel culetto, anche perché se pure fosse il destino a rimetterglielo sotto il naso, non è detto che lui sia della stessa opinione!”>>

Sbuffai alzando gli occhi al cielo. Irene era colei che seppur stronza , era la più realista di tutte. Non campava in cielo tra le nuvole, era colei che posava i piedi sull'asfalto e sognava solo cose possibili, anche se ormai ero dell’opinione che tutto le riuscisse bene, che per lei non ci fosse nulla di nemmeno poco probabile. Tranne che per una sua storia passata, che quasi sicuramente l’aveva cambiata in un modo talmente profondo che forse non se ne era nemmeno resa conto.

Emanuela continuò a rubare salatini dalla coppa posta al centro del tavolo.

-Io non dico che tu abbia ragione,però c’è da dire che non deve precludersi nulla, nemmeno un occasione con lui..

Irene batté la mano sul manicotto della poltrona su cui era poggiata.

-..Ma non se ne parla nemmeno!Lui l’ha rifiutata e inoltre mi ha palpato il culo davanti ai suoi occhi!Dovrebbe bastare questo a schifarla!

Sorrisi ricordando quella volta in cui Nico mi trascinò , quasi con violenza,per un polso portandomi da parte. Per poco non svenni a causa della tachicardia . Ascoltai quello che mi stava dicendo,ma in realtà i miei occhi erano fermi sulle sue labbra e mi maledicevo perché non avevo ancora dato il primo bacio. Si la testa mi diceva che dovevo darlo a lui. Il cuore voleva che lo dessi a lui. Le mie labbra potevano darlo a lui. Dovevo,volevo potevo, eppure, non accadde nulla. Nulla che non facesse più male di uno schiaffo in pieno viso.

-Ehy, Ari, ma sai se Irene è già fidanzata?- feci un cenno negativo. -No, non lo è!

Gli risposi con l’unico filo di voce che mi era rimasto in gola.

-Perfetto allora!- mi diede una pacca sul braccio e mimò un grazie per poi lanciarsi con una mano sul sedere sin troppo indisponente della mia amica. Lei restò impietrita, non era ancora stata avvelenata dall'amore, non aveva ancora la battuta pronta,così lo lasciò andare con un sorrisetto dipinto in viso ,mentre lei era rossa sino alla punta delle orecchie.

Mi accorsi dopo un po’ che Emanuela mi stava chiamando.

-Ehy, sei ancora tra noi?

Scossi la testa.

-Certo!

Sbottai.

-Ecco fatto, è già partita e non gli ha nemmeno parlato!

Presi un altro pezzetto di torta ,almeno per calmarmi e non esprimere tutta la raffica di parolacce che volevo indirizzare addosso a Nene.

-Sentite- cominciai con ancora il boccone in bocca, sicuramente uno spettacolo poco rassicurante. -Io non ho alcuna intenzione di interessarmi di nuovo a lui…- deglutii e presi un sorso del succo.

-Non posso dargli la colpa di niente e poi stiamo parlando del nulla..- altro boccone. -Avevo dodici anni e non è stata colpa sua se il cazzutissimo fato me l’ha portato nella nostra stessa scuola …

La prima volta che l’avevo visto avevo dodici anni. Uno schifo di pantalone a pinocchietto e una maglia fluorescente. Non voglio dire che mia madre non si fregasse di come andavo conciata, però avrebbe potuto pure dirmi apertamente che in quello stato ero impresentabile, comunque le avrei voluto bene. Era il periodo in cui ero prossima alle mestruazioni, dunque capelli prettamente troppo lucidi, viso sin troppo pallido e brufoloso e cuore privo di graffi e pronto ad amare . Il mio migliore amico dell’epoca era mio cugino Gianluca, che era di per sé un piccolo sfigato peggio di me, panciuto e non molto apprezzato dalla famiglia. Sempre secondo all’altro nostro cugino, Simone, che invece pareva avesse ereditato tutto quello che noi non avevamo. Bellezza, capacità e popolarità. Quel giorno di sei anni prima eravamo in piedi, in un autobus sempre troppo affollato, un R4 che collegava un po’ tutta Napoli.

Sembrava che ormai gli eventi di quel giorno fossero tutti sfumati, non li ricordavo nemmeno più tanto bene.

Le porte del pullman si aprirono e dopo poco senza che nemmeno me ne accorgessi , di fronte a noi si parò un ragazzino pallido, alto quanto mio padre e con due occhi scuri e due fossette ai lati della bocca, che mi fecero tanta tenerezza. Il naso un po’ brutto era ricoperto di sottili e chiare lentiggini e quando compresi che tutto l’insieme di quel viso mi risultava perfetto, scoprii che bastò quello a farmi innamorare di lui.

-Ehy, Gianlu!

Esordì richiamando l’attenzione di mio cugino che gli arrivava appena sotto l’ascella.

-Oh ,Nico, che ci fai qui?

Indicò il borsone che aveva in spalla.

-Sto tornando dall’allenamento!- sorrise accentuando le due fossette e posò il borsone in terra. -E Simone?

Gianluca scrollò le spalle.

-Non lo so, sarà nel parco di Nonna!

L’autobus si fermò e le porte si aprirono ancora.

-Gianlu , io vado … ci si vede !

Appena scappò via, nemmeno dopo una fermata, mi voltai verso Gianluca e senza far trasparire nulla gli diedi una mezza gomitata nello stomaco.

-Ma.. chi era quello?

Mi guardò perplesso .

-Nicola, il cugino di Simone!

Simone ,nostro cugino.

Intanto Emanuela avendo terminato gli stuzzichini prese un sorso del mio succo a pesca.

-Tesoro mio, stiamo parlando dell’unico ragazzo che abbia avuto un senso per te. Di colui che ha influenzato tutti i tuoi rapporti sociali con l’altro sesso!Io dico che la colpa è sua se sei ancora vergine!

Alzai gli occhi al cielo.

- Ah, senz’ombra di dubbio! Quello stronzo aveva sedici anni quando ti ha tolto il saluto, quando dopo l’equivoco delle telefonate ti ha trattata con indifferenza…

L’equivoco lo chiamava Irene. Lei lo sapeva bene che quello non era stato un equivoco.

-Non ci pensiamo okay?Non riesco ancora bene ad accettare tutte le figuracce che ho fatto con lui e per di più ora mi ritroverò ogni giorno, faccia a faccia con il passato!

Sbottai.

-Allora vedi che non è vero che si parla del nulla?

Continuò Emanuela quasi esasperata.

-Per te che non hai mai avuto storie serie, quello che Nico ha rappresentato nella tua vita , probabilmente ha significato più di ogni altro fidanzato che tu avessi potuto avere!

-Belle cazzate!- esordì Irene scrollandosi i lunghi capelli biondi dalla spalla. -Tesoro mio, questo discorso non fa altro che mettere il dito nella piaga!Se fosse per lei ,magari una possibilità gliela darebbe,ma è lui che è sempre stato lontano anni luce dal pensarla come una ragazza!

Le diedi un pugno nel fianco.

-Grazie sempre troppo gentile!

Le ringhiai risentita.

-Dico solo la verità,la tua forza di volontà è azzerata!Lui è come la criptonite per te!

Mi rialzai in piedi di scatto.

-Non lo vedevo da due anni, era normale paralizzarsi un attimo nel trovarmelo davanti,no?Cavolo ero così ossessionata da lui che lo scorgevo ovunque!Dammi un po’ di tempo per riabituarmi alla sua presenza!

Irene pareva poco convinta.

-Al diavolo!Fai come vuoi… dopotutto come hai detto tu, era una cosa da bambini!Passerà!

Emanuela rialzò gli occhi al cielo.

-Se proprio vuoi che passi!

Emanuela, a volte definita Ela o Mela, non era che una sognatrice. Sognava in grande e sempre in positivo. Lei era la parte più solare di me,mentre Irene quella più realista e crudele che mi mancava. Irene o Nene era colei che mi manteneva a terra,mentre le fantasie di Mela mi portavano in aria. Senza di loro probabilmente sarei stata semplicemente un pezzetto di qualcosa privo di significato, dunque anche se ciarlavano spesso e a sproposito, non potevo che tacere ed ascoltare. Perché rappresentavano quell’equilibrio che da sola ancora non avevo raggiunto.

-Bene, io ora vado che dopo questa torta ipercalorica dovrò correre per circa due o tre ore!Perchè cavolo me l’avete fatta mangiare?

Piagnucolai gettando sul tavolo una banconota da dieci euro.

-Quante storie!Se hai deciso di mangiare,dopo non lamentarti!

Non ero mai stata magra anzi. Sempre una pallottola e la cosa che quando ero nervosa avevo solo voglia di mangiare, non mi aiutava per niente.

-Va bene , va bene… meglio che ora cambio aria!Cominciate a rompermi le palle!Ciao!

Affermai sarcastica. Entrambe mi mandarono un bacio ed io scappai via a passo veloce. Stare con loro era sempre rigenerante, ma quel pomeriggio avrei preferito spararle entrambe e gettare la pistola in un lago sperduto nel mondo.

No, ormai ero adulta e vaccinata. Nicola non poteva di certo sconvolgermi più di tanto,non avevo più dodici anni, né sedici. Era arrivato il momento di prendere le redini della propria vita.

-Eh allora perché continuo a pensare a lui?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Che Dio mi Aiuti! ***


Capitolo 2.2

Che Dio mi Aiuti!

Ero a lavoro da almeno mezz’ora. Il piccolo Lorenzo era già sveglio e mi attendeva nella sua culletta da campeggio, mentre il fratello maggiore, che non avrei nominato per non rovinarmi ancora di più la giornata, era chiuso in camera sua a dormire beato,mentre io non avevo chiuso occhio a causa sua. Claudia, la sorella invece era già a scuola e Silvia a lavoro. Intenta a sistemare il latte ormai bollente nel biberon non mi accorsi della presenza di qualcuno alle mie spalle.

<<”Sconosciuta, già lavori a quest’ora?”>>

Sobbalzai spaventata e tirai un urlo che probabilmente anche un sordo poteva sentire. Le lacrime risalirono agli occhi e mi fregai altamente della presenza di quell’imbecille al mio fianco. Gettai tutto per aria e caddi in ginocchio dal dolore lancinante alla mano.

<<”Oh porca puttana! Fai vedere!”>>

Sbottò inginocchiandosi al mio fianco e tirandomi a sé . Lo lasciai fare , sino a che non ricordai che era meglio tenerlo alla larga. Ingoiai un singhiozzo e con le maniche della maglia asciugai le perle salate che mi rigavano le guance.

<<”Lascia stare okay?Stammi lontano!”>>

Mi rialzai a fatica senza nemmeno guardarlo e riaprii la fontana dal lato dell’acqua fredda e ci immersi l’arto infortunato. Alzai gli occhi al cielo.

<<”Ma che cazzo!Tutte a me vanno a capitare!”>>

Sentii le urla di Lollo nella stanza da letto. Chiusi il rubinetto pronta a correre da lui.

<<”Dev’essersi spaventato!”>>

Dissi parlando più a me stessa che a lui.

<<”Vado io, metti un po’ di pomata su quell’ustione, con l’acqua gelata non fai altro che farti venire una bolla!”>>

Lo guardai perplessa. Da quando si preoccupava per me?Nella storia infinita del nostro tempo insieme , non si era mai preoccupato. Non riuscii a ribattere, feci solo un cenno positivo con la testa e mi piegai verso il mobiletto delle medicine. Tirai fuori lo scatolone di plastica e cominciai a cercare.

Dopo un po’ le grida del bambino si placarono ed io riuscii a trovare un unguento decente per quella mano quasi completamente arrossata.

Riuscii anche a sistemarmi al meglio con una benda , non senza difficoltà. Finalmente medicata ed ancora dolorante riposi il tutto dove l’avevo trovato e corsi nella stanza da letto per riprendermi Lollo.

Quando giunsi a destinazione, solo pochi passi mi impedivano di farmi vedere, in compenso avevo una bella visuale. Nico aveva Lorenzo in braccio e lo sollevava verso l’alto.

Chissà quante volte gli era mancato qualcuno che giocasse con lui. Da quello che sapevo, i suoi avevano divorziato quando aveva appena compiuto undici anni, e già prima le cose non andavano bene. Il padre era manesco e la madre non era proprio una santa. Due caratteri incompatibili. Lui ne soffriva, lo vedevo,lo capivo da alcuni suoi atteggiamenti. Per la voglia di conoscerlo meglio avevo cominciato a telefonarlo di nascosto e con l’anonimo. Celare la mia persona dietro ad un numero criptato mi faceva sentire sicura di me, capace di parlargli apertamente. Un’emerita cretina e anche piuttosto infantile. Eppure, lui ci credeva..

Si apriva a me come un libro che nessuno aveva mai letto ed io potevo sentire le sua voce senza dover elemosinare una scusa qualsiasi. Forse nella sua mente, la “Veronica”, cioè il falso nome che gli avevo propinato, era una strafiga, una di quelle ragazze bellissime , col sorriso sempre stampato in viso,le gambe lunghe e i capelli sempre pettinati. Io non ero così. Ero bella robusta, il seno ancora acerbo, il viso troppo paffuto e i capelli sempre ispidi.

Quelle telefonate durarono qualche mese. Facevo delle ricariche esorbitanti solo per ascoltarlo, per capire quello che gli passava per la testa. Di conseguenza la sua voglia di conoscere Veronica aumentava ed io non potevo far nulla. Non mi tradii, non lo feci, fu qualcuno al mio posto a farlo. Qualcuno che non saprò mai. Il giorno seguente alla scoperta mi chiamò e parlò con mio cugino Gianluca, io ero spiazzata dalla figuraccia che avevo fatto, dopotutto però non ero stata la sola a stare al gioco. Risi a lungo , quasi fino alle lacrime. Ero nervosa, sapevo che era finita, sul serio, anche quello che restava di qualche saluto e qualche chiacchierata. All’epoca era tutto più tragico. Anche il modo brusco in cui chiuse tutto mi fece male.

<<”Dille che è inutile piangere,non sono arrabbiato!”>>

Non era nemmeno arrabbiato. Gli ero completamente indifferente.

Ero sicura del fatto che la mia insicurezza con i ragazzi nasceva anche da quella prima cotta non corrisposta. Essenzialmente, non ero più una bambina romantica e sognatrice e questo era un merito che dovevo attribuire a lui, per alcuni poteva sembrare esagerato,ma quando tieni a qualcuno, quando per anni gli dai più importanza di quanto meriti, ci resti male. Perché quell’amore e quel rispetto per Nico ,non valevano nulla.

Indietreggiai di qualche passo, per lasciargli la loro pausa e me ne tornai seduta in cucina. Osservavo la luce filtrare dalle finestre. Mi persi a fissare il nulla, il vuoto totale. Ero terribilmente annoiata. Non avevo stimoli e tanto meno ne cercavo, avevo basato la mia vita su cosa?Tutta su un lavoro che non mi piaceva neppure.

<<”Penso che Lollo debba mangiare!”>>

Lorenzo era il figlio che la madre aveva avuto da un altro compagno. Gli somigliava tanto,ma lui era più bello. Lui aveva quelle fossette ereditate dal padre.

Feci un cenno positivo. Mi rimisi in piedi e tornai alla mia cavolo di giornata. Non dovevo illudermi, non dovevo pensarlo. Fantasticare non mi serviva a nulla. Riscaldai il latte e lo versai con calma nel biberon. Mi voltai e lui era ancora con suo fratello in braccio. Deglutii e mi avvicinai. Mi sentivo fuori luogo in sua presenza. Era sempre stato così. Mi sentivo inadatta, sempre troppo poco. Sembrava quasi che non fosse passato neanche un attimo da quando avevo quindici anni e lo spiavo dalla finestra della mia classe ,mentre faceva ginnastica. Mio Dio, cominciavo a compatirmi. BASTA!

<<”Mi passi il bambino,per favore?”>>

Meglio impostare tutto in modo formale. Mi guardò con un cipiglio strano e poi me lo porse. Lo presi e lo sdraiai in grembo.

<<”Vado a riposare, gentilmente cerca di non farlo piangere!Più tardi ho da fare!”>>

Macchestronzo!

Respirai a fondo per non imprecare contro di lui e cominciai ad allattare il piccolo che ancora non aveva fatto colazione.

Se andava avanti così, chi ci resisteva?

Prima giornata in casa con Nicola ed il risultato era una mano bruciata, un bambino affamato e uno stronzo che dormiva beato!

Rialzai gli occhi al cielo.

Che Dio mi aiuti!

***

Dopo un inizio abbastanza movimentato, dopotutto quella mattinata non era stata poi così esasperante. Nico aveva dormito sino alle tre del pomeriggio e poi era andato via senza neanche salutare. Punto a suo favore, indubbiamente. Non l’avevo neppure guardato. Non volevo interessarmi al suo abbigliamento o a come quel tatuaggio sul polso mi allettasse e mi attraesse ancora di più nella sua direzione.

<<”Perché porca miseria, vado sempre ad imbrogliarmi con persone che non posso avere?”>>

Sbottai improvvisamente , esausta, quasi dovessi buttar giù il peso di un palazzo dalle spalle.

La voce di Emma, la mia cara amica musicista, quella dalla filosofia del “Vivi e lascia vivere”mi richiamò. Ero corsa praticamente da lei non appena ne avevo avuto l’opportunità.

<<”Penso che tu lo faccia solo perché non sei veramente pronta ad innamorarti!”>>

La guardai scettica .Posò il suo prezioso oboe sul divano, tra due cuscini, come un re.

<<”Penso che tu non voglia una persona che ti vuole,perché non sarebbe interessante,non ti farebbe star male e soprattutto dovresti conoscerla . “>> Si sedette al mio fianco poggiandomi una mano sulla gamba. <<”.. e sai che a volte conoscere le persone, con tutti i loro difetti ,significa accettarle per come sono realmente..”>>

Mi morsi un labbro. In parte sapevo che aveva ragione.

<<” Nico lo conosci poco. Sai che è bello, che sa essere dolce e che sa essere un vero stronzo quando vuole. Questo può bastare ad una ragazza di vent’anni?Pensaci e poi datti una risposta. “>>

Deglutii.

<<”Non puoi venerare una persona, concedergli il lusso di salire su un piedistallo e metterti a guardarla dal basso… fa male a te . Fa male alla tua autostima già estremamente bassa e fa male alla tua vita sociale!”>>

Con Emma non riuscivo mai a ribattere, aveva ragione in pieno. Io avevo un bel caratterino, perché cavolo non riuscivo a farlo venir fuori?

Probabilmente perché la pensavo come lei.

<<”Sei stata benissimo senza di lui per tanto tempo. Non sapevi nemmeno se fosse ancora vivo..”>> si spostò la folta massa di capelli ricci e li richiuse in una coda di cavallo. <<” .. vai avanti!”>> si rialzò in piedi e raccolse lo strumento. <<”Cerca prima te stessa e quello che vuoi fare, poi vedrai che se son rose fioriranno e Nico non sarà poi così impossibile, probabilmente a quel punto lo diventerai tu per lui …”>>

Le sorrisi grata di quelle parole e mi riportai in piedi.

<<”Scusa Em, non volevo interrompere la tua lezione, ora vado!”>>

<<”Non preoccuparti, quando vuoi, sai che sei come una sorella!”>>

Ed era vero, insieme a Fiorella , io ed Emma , avevamo speso delle notti intere a raccontarci la nostra vita, anche quella che non avevamo, quella che sognavamo e facevamo scommesse sulla prima che avrebbe baciato , che avrebbe amato e fatto sesso. Io ero arrivata ultima in tutte e tre le cose. E.. mentre una proseguiva verso la strada del matrimonio, l’altra esplorava il mondo grazie alla passione per la musica…

Io invece non sapevo ancora nulla. Non avevo fatto altro che attendere, attendere, ma cosa di preciso? Sapevo di dover partire alla ricerca di qualcosa, per trovare la metà di me stessa che mi mancava , ma non riuscivo a capire nemmeno come iniziare.

Mi incamminai verso la porta dell’ingresso . Mi voltai qualche istante e l’osservai.

Emma era così diversa da me. Chissà dove sarebbe arrivata, come avrebbe vissuto la sua vita. Sapevo che però ci sarebbe riuscita e sempre con ottimi risultati .Non era una che si lasciava abbattere . Io pensavo comunque che fosse anche spronata dal fatto che nella sua famiglia ci fosse spazio solo per persone serie e realizzate . Suo padre era laureato in medicina ed aveva qualifiche appese ovunque,anche una come ortodontista, al che mi chiesi cosa c’entrasse con quello che praticava, ma forse tutto faceva brodo . Il fratello maggiore invece era laureato in giurisprudenza e faceva da assistente ad un professore universitario ed in più era un bravo pittore;l’altro di qualche anno più piccolo era laureato in lingue e diplomato in conservatorio come chitarrista, ma per concludere in bellezza lavorava come sommelier in un ristorante a 5 stelle a Londra. Emma in compenso era diplomata in Pedagogia, stava per diplomarsi al conservatorio come oboista e stava perfezionando il suo ottimo inglese al British. Ogni volta che varcavo la porta di quella casa, mi sentivo un vero somaro, io non sapevo nemmeno fare due cose contemporaneamente, neanche parlare al telefono e camminare.

Vidi Emma fissarmi e sorridermi.

<<”Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”>>

Sorrisi al suono di quella frase. Era una citazione presa dal mio cartone preferito. Mulan.

<<”Ciao, Em!”>>

Mi limitai a farle un cenno con la mano ed aprii il portone per andar via e portarmi con me tutti i dubbi e le perplessità che mi gravavano addosso.

***

Ritornai a casa come una povera derelitta. Distrutta sia dentro che fuori. Mia madre e mio padre avrebbero cenato dalla nonna ed io mi sarei arrangiata con qualsiasi cosa ,non ero tipo che saltava i pasti. Mi diressi in bagno , spogliandomi in corridoio e gettando tutto in terra, dopo avrei raccolto. Cominciai a riempire la vasca e versarci dentro il sapone all’essenza di Rosa dell’avon, quello che la cara mammina aveva pagato otto euro. Ero così scocciata, tanto che ormai non avevo nemmeno più tanta voglia di parlarne con qualcuno, cominciavo ad annoiare anche me, figurarsi gli altri. Non appena posai il piede nell’acqua calda, qualcuno bussò alla porta. Sobbalzai spaventata. Non aspettavo nessuno ed era troppo presto perché fossero i miei genitori. Indossai l’accappatoio e corsi alla porta. Guardai dallo spioncino e notai con mio stupore che si trattava di Fiorella.

Le aprii subito. Era imbronciata ,su una spalla aveva una borsa straripante e sotto l’altro braccio il suo cuscino preferito. La massa incolta di boccoli neri le ricadeva sul viso e gli occhiali da vista, che aveva comprato da poco, quelli dalla montatura nera glamour, erano tutti sporchi di lacrime.

<<” E che ti è successo?”>>

Ero preoccupata, che aveva combinato per essere in quello stato?

<<” Ho litigato con mia madre!”>>

Alzai gli occhi al cielo e mi scostai per lasciarla entrare.

<<”Vieni dentro e racconta ,su!”>>

Un ‘ora e tre camomille dopo, ci ritrovammo in camera mia, entrambe distese sul mio letto a due piazze, con lei che piangeva a dirotto ed io che le passavo i fazzolettini.

<<”Capisci?”>> mi chiese soffiandosi il naso con un rumore molto invitante, quello che fa un ippopotamo quando caga ,insomma.

<<” No, non ho capito nulla, ogni volta che cominci a raccontare scoppi in lacrime!”>>

Dissi quasi divertita dal modo in cui si stava comportando. Fuori da ogni schema.

<<” Lei mi ha detto che, che sto facendo schifo all’università!”>>

Le passai un altro fazzoletto con il quale tentò di asciugarsi gli occhi.

<<” E non è vero?”>>

Mi guardò di traverso.

<<”Non ti ci mettere anche tu, per favore!Già mi sento in colpa di mio!Cavolo le ho fatto spendere due mila euro e ho dato un solo esame, come credi che stia io? Mi sento una nullità, un’incapace!In più ad ottobre ci sarà l’esame d’ammissione per Scienze della Formazione, e se non dovessi passare?”>>

Ricominciò a singhiozzare e così l’abbracciai.

<<”Tesoro, non morirai. Ci riproverai ancora!”>>

Si liberò dalla mia presa per guardarmi in faccia.

<<” ..ma già ho fallito l’anno scorso e guarda cos’ho risolto!Mi sono iscritta all’università per dare un unico esame che mi è costato due mila euro … io non sono felice e nemmeno mia madre!”>>

Scossi la testa.

<<”Ci riproverai anche l’anno prossimo e se proprio non dovesse andare , se non

funzionasse , continuerai a provare fino a che non ci riuscirai!”>>

Cominciai rimettendomi in piedi.

<<” E ricorda che a tutto c’è rimedio, per non parlare che stai chiedendo consiglio ad una ragazza che è scappata di corsa dall’università!Da una che non riesce ad avere una relazione con un ragazzo che riesca a durare almeno fino ad una sana scopata!”>>

Si asciugò ancora una volta le lacrime e mi fissò.

<<” Non dire cazzate! Non devi mica farlo col primo che viene! Esistono storie senza sesso e sesso senza storie, e tu di certo non sei una di quelle donne che preferiscono scopare con un pene qualsiasi piuttosto che andare con un uomo per il quale si prova qualcosa!”>>

Presi un fazzolettino e cominciai a strofinare gli occhi che sicuramente si erano tutti sporcati di nero a causa del mascara.

..Addio bagno rilassante..

<<”Non lo so Fiore, a volte comincio a pensare che il sesso e questa dannata verginità stiano diventando solo un peso!”>>

Si morse un labbro.

<<”Tutto questo pessimismo è dovuto per caso al ritorno teatrale di Nico nella tua vita?”>>

Sorrisi per il modo in cui l’aveva introdotto nella conversazione.

<<”Il vero problema ,è che lui non ci è mai entrato nella mia vita!”>> mi distesi a pancia in giù e con il viso sprofondato nel cuscino.

<<”Probabilmente,Nico è solo una scusa per parlare di qualcosa, ormai la mia vita è così piatta e priva di magia che anche farsi investire da un barbone con un carrello ,diverrebbe un’esperienza da provare!”>>

Scoppiammo a ridere entrambe, anche se avevamo il morale a pezzi.

<<” Che ne dici di un bel cornetto con la nutella?”>>

Non ero amante delle cose dolci, però quando divenivo preda della depressione giovanile, la dolcezza era quello che ci voleva .

<<”Ma si, fanculo ai chili di troppo!”>>

Ci rialzammo e scappammo in cucina. Il cornetto non fu unico, ma ne mangiammo ben due e bevemmo anche un enorme tazzone di latte e cacao. Eravamo disperate si, ma almeno per quella notte , felicemente sazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nico1;Arianna -10 ***


Capitolo 3.3

Nico 1;Arianna -10

Ero appena sveglia. Fiorella era già andata via ed io preparavo la mia tazza di cioccolato caldo. Il cellulare squillò appena dietro le mie spalle. Pensai subito che fosse Silvia, solo lei poteva chiamarmi alle sette del mattino. Era già capitato, quando le serviva qualcosa che non poteva prendere da sola. Risposi quasi subito, usando la mano sana. Non avevo avuto ancora il coraggio di togliere la fascetta e scoprire quello che mi aveva combinato il latte bollente, la mattina precedente.

<<”Pronto!”>>

 Affermai con una voce ancora troppo impiastricciata dal sonno.Dall’altro capo del telefono però ,non c’ era Silvia,  ma qualcuno che non avrebbe dovuto nemmeno avere il mio numero.

<<”Sconosciuta, sei già pronta?”>>

Era Nico. Ne ero certa. Sistemai la sedia lontana dal tavolo e mi ci sedetti,come se stessi per cedere alla forza di gravità.

<<”Che..che …come fai ad avere il mio numero?”>>

Lo sentii ridere e parlottare sotto voce con qualcuno, la cosa mi innervosì non poco.

<<”Non sei stata poi così intelligente da cambiarlo!”>>

Sobbalzai al suono di quelle parole. Beh,in realtà non l’avevo cambiato con la speranza che qualche volta, preda dello sconforto, potesse richiamarmi, ma niente…

Intanto però non ero certo l’unica stupida della situazione.

<<”… e tu non hai avuto nemmeno la decenza di cancellarlo!Dai Nico, cosa ti serve? Tua madre mi paga per arrivare in anticipo e non in ritardo!”>>

Non mi rispose subito. Lo sentii sbuffare e lo immaginai con una mano nella tasca e lo sguardo rivolto verso il basso.

<<”Ho bisogno di un favore!”>>

Aggrottai la fronte.

<<”Un favore dici?”>>

Lo sentii sbuffare ancora una volta.

<<”Si, e questo favore devi farmelo per forza tu!”>>

Mi rialzai in piedi e spensi il gas. Bloccai il cellulare tra la spalla e l’orecchio e con estrema lentezza versai il cioccolato nel mio tazzone di Praga.

<<”Eh.. sentiamo cosa dovrei fare?”>>

Intanto, mentre aspettavo che formulasse una frase di senso compiuto, che potesse convincermi ad aiutarlo, tornai ad accomodarmi con la mia colazione tra le mani.

<<”Io stamattina, se qualcuno dovesse chiedertelo ero ancora mezzo addormentato nel mio letto!”>>

Deglutii  un sorso della mia bevanda e riflettei sulle sue parole.

<<”Perché?Non è così?”>>

Quanto potevo sembrargli sciocca?

<<”Ovvio che non sono a casa!Tutti però devono credere che io non mi sia mosso dalla mia stanza!”>>

Scossi la testa perplessa.

<<”E con tua madre come la metti?”>>

Rise e nel sottofondo udii una voce femminile. Ebbi l’impulso di dirgli che poteva anche farsi impiccare,ma riuscii a mordermi la lingua.

<<”Ho chiuso la camera a chiave, crederà che stia dormendo!Poi io e te ci vediamo più tardi!”>>

Perché dovrei aiutarlo?

<<”Vediamo,ehm.. io che ci guadagno a mentire?”>>

Mormorò qualcosa annoiato, poi si fece sentire.

<<”Ti concedo il sabato libero!”>>

Rialzai un sopracciglio.

<<”Nico, vorrei ricordarti che io non lavoro di sabato!”>>

Scoppiò a ridere.

<<”Sconosciuta ,perdonami allora!”>> rise di nuovo, irritandomi parecchio. <<”Facciamo così, tu fai come ti dico e ti prometto che avrai qualcosa in cambio!”>>

Ci pensai su per qualche secondo e poi pensai che magari poteva servirmi un jolly da giocare per avere qualche ora libera il giovedì.

<<”Ci sto!”>>

Scioccò la lingua e lo pensai mentre le sue fossette si allargavano sulle guance, per fare sfoggio di un sorriso smagliante.

NO. E’ bello, ma per te non ballerà più! Tira fuori le palle Arianna!

<<”Okay, in qualsiasi caso tornerò per le tre!Inventati qualcosa ..”>>

Staccò la telefonata senza nemmeno salutare.

<<”CAFONE!”>>

Sbottai fissando l’apparecchio che avevo in mano. Mio padre fece capolinea in cucina con addosso delle calze nere e una maglia a dolce collo. Lo guardai perplessa.

<<”Che cavolo ci fai con le mie calze di licra?”>>

Aveva delle gambe magrissime ed un pancione tondo come un cocomero, dovuto all’età che passa e ai piatti senza fondo, che mia madre gli serviva ogni volta.

<<”Niente, ho provato a vedere se il jeans mi entrava anche con le calze!Sai che quel tessuto si gela addosso in inverno!”>>

Alzai gli occhi al cielo e mi riportai in piedi. Mi era passata anche la voglia del cioccolato.

<<”Chi era al telefono?”>>

Scossi la testa per inventare una palla decente. Non mi andava di dare spiegazioni. Mio padre sapeva della mia vecchia cotta per Nico e seppur giovanile, non è che saltasse di gioia sapendomi in casa di quel tipo. L’unica che non sapeva niente delle mie vicende adolescenziali, sembrava essere Silvia.

Quando Silvia aveva proposto il lavoro a mia madre, ero rimasta alquanto interdetta. Sapevo che lui non ci sarebbe stato e quindi avevo accettato, però le cose a quanto vedevo cambiavano velocemente.

<<”Mah, nessuno di importante!”>>

Ero rimasta sul vago e senza aggiungere altro mi ritirai in camera a prepararmi.

***

A lavoro era una giornata come un’altra. Claudia non c’era perché era ancora a scuola, Lorenzo dormiva e Silvia era a lavoro. Nicola, da quanto potevo saperne poteva anche essere morto, intanto io mi godevo il silenzio e la noia di quei momenti, che somigliavano tanto a quelli prima che quel tizio tornasse nella mia stupida esistenza.

Quasi come se leggesse nella mia mente, il destino volle che qualcuno bussasse alla porta. Mi rialzai sperando con tutta me stessa che quello che si trovava al di là del legno non fosse il mio peggior incubo . Quando aprii fu molto peggio.

Dovetti tornare ancora più indietro nel tempo. Di fronte a me c’era la mia ex amica di banco dell’elementari. Sempre molto curata e snob. I suoi capelli sempre lisci, il culetto piccolo e sodo e gli occhioni turchesi che mi fissavano dal basso del suo metro e cinquantacinque.

<<”Ciao , c’è Nico?”>>

Ero sicura che mi avesse riconosciuto,ma mi comportai come più mi piaceva. Non la cagai di striscio e non le diedi corda. Non avevo alcuna intenzione di chiederle come le andava la vita, soprattutto perché con la fortuna che si ritrovava , stava meglio di me , insomma.

Intanto mi soffermai a lungo su quella semplice domanda. Erano le tre del pomeriggio quindi: a)Nico dormiva;b)Nico era uscito a fare una commissione;c)Era stato rapito dagli alieni.

Cercai di sembrare quanto più credibile potessi,ma la verità era che già avevo annaspato per troppo tempo ,per risultarle convincente.

<<”Allora?Dov’è quell’idiota?”>> sbottò isterica scansandomi con un braccio e superandomi per entrare.

<<”Quello stronzo traditore è ritornato a casa e non si è fatto nemmeno sentire!”>>

Cominciò a vagare per la casa come una pazza ed io che le correvo dietro per impedirle di urlare e farle notare che Lollo dormiva.

<<”Ci crederesti mai che Marina Del Borgo , viene snobbata in questo modo?”>>

Mentre cercavo di arrancare qualche scusa per quel deficiente che probabilmente era morto per strada, dalla porta di casa ancora spalancata, lo vidi sbucare e farmi cenno di fare silenzio. Sussultai quasi come colta con le mani nel barattolo delle caramelle.

<<”MA SE NON URLASSI COME UNA MATTA.. POTREI DIRTI CHE NICO è IN BAGNO..”>>

Parlavo come un pappagallo spastico e facevo cenni che potevano sembrare anche equivoci. Lui mi fece l’occhiolino e si infilò in bagno lasciando la porta dell’entrata aperta. Marina ,invece mi guardava quasi schifata, come si guarda uno scarafaggio schiacciato al pavimento.

Sembrò rilassarsi e poi mi guardò dall’alto verso il basso.

<<”Allora vedremo se mi dici la verità!”>>

Terminò con una stoccata di lingua. Si voltò su se stessa e si diresse verso il bagno e bussò con qualche colpetto. Alzai gli occhi verso il cielo e ringraziai Dio per avermi aiutata.

La seguii e restai in attesa dell’uscita teatrale del ragazzo. Chiusi la porta di casa e mi poggiai alla parete del corridoio. Dopo un ennesimo colpo , Nico si fece ritrovare con solo un asciugamano avvolta in vita e un sorriso stampato in viso.

<<”Ehy, cucciola e cosa ci fai qui?”>>

Per poco non vomitai la bile , o anche il pancreas intero. Quanto poteva essere stronzo?

In fondo un po’ lo conoscevo. Quante volte aveva fatto quelle bastardate in passato?

Lo vidi fiondarsi sulle labbra della ragazza che subito lo abbracciò posando le mani dietro al suo collo.

<<”Ti va di farmi compagnia sotto la doccia?”>>

Quasi avrei pianto. Non era il fatto che lui le avesse chiesto di fare sesso nella doccia di casa sua, non ero gelosa, non lo ero mai stata anche perché sapevo che non poteva mai essere mio, quanto l’umiliazione che ci fossi io davanti e che lui sapesse che un tempo gli morivo dietro. Scossi la testa disgustata e rassegnata. Sentii Lorenzo gridare disperato e così corsi a prenderlo. Quando me lo ritrovai in braccio. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi.

<<”Cerca di non diventare così stronzo come tuo fratello ,eh? Intesi?”>>

Il piccolo mi rispose con un semplice “Da Da”. Volli interpretarlo come un si. Quando ritornammo insieme nel corridoio dei due non c’era l’ombra. L’unica cosa che era rimasta di loro era lo scrosciare della doccia e dei mugolii indecenti.

***

Nicola e Marina erano chiusi in camera dello stronzo ed io avevo appena terminato di dare da mangiare a Lollo. Ero intenta a risciacquare le ultime cose che avevo usato, sempre e solo con un ‘unica mano, quando finalmente il rumore delle chiavi di Silvia , mi diede un po’ di sollievo.

<<”Buonasera cuccioli!”>>

Silvia era sempre così dolce con me, chissà perché il figlio invece era allergico alla sottoscritta. Non mi soffermai a lungo su quelle elucubrazioni e le sorrisi. Mi fissò sorpresa.

<<”Tesoro ma che hai combinato alla mano?”>>

La guardai stralunata.

<<”Oh, questa?”>> dissi rialzando l’arto infortunato. <<”Non è niente di grave, una piccola bruciatura!”>>

Mi sorrise,il giorno prima non eravamo riuscite ad incrociarci. Appena ne avevo avuta l’occasione ero scappata.

<<”Allora lascia tutto come sta, pulisco io, tu puoi pure andare!”>>

La ringraziai e le diedi un bacio sulla guancia.

<<”Grazie Sì!”>>

Corsi all’ingresso. Infilai le ballerine di ricambio e raccolsi la tracolla . In quell’istante Marina uscì dalla camera dello STRONZO e mi fissò allarmata.

Cos’è?Paura di essere beccata?

Nicola uscì dietro di lei in pantaloncino e a petto nudo. Avrei pianto per l’esasperazione e per i pensieri tutt’altro che complici.

Mi sentii così impietosita da volerli aiutare.

<<”Muoviti ed esci, a Silvia ci penso io!”>>

La ragazza quasi in lacrime sgattaiolò via mentre io mi dirigevo in cucina con una scusa qualsiasi. Feci finta di raccogliere qualcosa dal pavimento per metterlo nella borsetta.

<<”Tesoro, Nico?”>>

Sobbalzai spaventata dalla voce della donna,quasi come una ladra di argenteria colta sul fatto.

<<”Non si è mai mosso dalla sua camera!”>>

Recitai a perfezione .Scosse la testa come afflitta.

<<”Questo ragazzo proprio non mi convince, da quand’è tornato da New York ,non ha più voglia di far nulla!”>>

Con la testa acconsentivo,ma con la mente pensavo ad altro.

Non ha voglia di far nulla,ma tanta voglia di farsi tutte!

Guardai in modo trafelato se Marina fosse uscita e  me lo ritrovai accanto. Mi sorrise divertito ed io gli voltai la faccia.

<<”Ciao Silvia, a domani”>>

Corsi via, ma appena fuori al palazzo mi sentii richiamare dalla sua voce.

<<”Non pensavo fossi così magnanima!”>>

Mi voltai come un robot incazzato con lo sguardo a raggi laser, se realmente li avessi avuti lui sarebbe diventato cenere.

<<”Tu non sai niente di me!”>>

Scrollai le spalle e provai ancora ad andarmene, ma mi fermai ancora.

<<”Questa cosa…queste bugie, non mi piacciono. Non mi va di coprirti, trovati n’altra deficiente, okay?”>>

Gli ringhiai tra i denti.Stavo finalmente per tornarmene a casa,ma mi bloccò il polso. Il cuore perse un battito . Mi girai ancora e lo fissai negli occhi, ero speranzosa.

Cazzo, speranzosa?Ma cosa non mi era chiaro di  TENERLO ALLA LARGA?

Si morse un labbro e poi con un sorriso malefico rialzo l’altra mano che stringeva un sacchetto nero.

<<”Non dimenticare di buttarci la spazzatura!”>>

Nico 1, Arianna la cretina -10 .

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il bacio che aspettavo ***


Capitolo 4.4

Il bacio che aspettavo

Il venerdì era arrivato prima di quanto sperassi. Il giorno seguente a quella sottospecie di teatrino, era tornato tutto normale. Io non calcolavo lui, lui non pensava a me. Tutto perfetto,ero molto sollevata.

Già a lavoro da chissà quanto tempo, mi beavo del silenzio del momento. Lorenzo si era appisolato e Nicola, che pareva non avesse mai niente da fare  era chiuso in camera sua.

Meglio così!

Il cellulare squillò proprio in quel momento. Stranita dal fatto stesso che qualcuno mi stesse cercando , mi concessi tutta la dovuta calma per raggiungere la borsa e tirarne fuori il piccolo apparecchio.

<<”Pronto?!?!”>>

Pronunciai.

<<”Ehy,Ary!Tutto bene?”>>

Corrugai la fronte e guardai il numero della persona che mi chiamava. Era Emma.

<<”Ohy, Em!Si tutto bene  anche se sono ancora a lavoro! A te?Tutto bene?”>> chiesi un po’ preoccupata dalla telefonata.

<<”Sisi, tutto magnificamente bene!”>>

Mi rispose entusiasta.

<<”Bene”>>

Conclusi attendendo il seguito di quell’assurda conversazione fondata sul “quanto le cose andassero bene”

<<”Ehm… dovevi chiedermi qualcosa o dovevamo dirci solo questo?”>>

La sentii ridere.

<<”C’hai ragione!”>> alzai gli occhi al cielo. <<”Volevo chiederti se stasera ti andava di andare allo SweetDream, sai è il compleanno di Francesca La Penna!”>>

Risi scettica ed irritata al solo suono di quel nome.

<<”Devo per caso ricordarti che quella tipa mi sta sui coglioni?”>>

Non mi rispose,troppo impegnata a rispondere a qualcun altro che le stava vicino.

<<”Dai che ci divertiamo, e poi che ti frega?Offre anche da bere e cosa buona e giusta , stasera non guido io, il che significa che potremmo ridurci come due spugne senza preoccuparci di come tornare a casa!”>>

Analizzai la possibilità di divertirmi e di bere qualche drink a scrocco .

<<”Potrebbe darsi, tanto domani non lavoro nemmeno!”>>

La sentii parlare ancora con qualcuno.

<<”Emma è cattiva educazione parlare con altre persone mentre si è al telefono con qualcuno!”>>

Scoppiò a ridere. Ancora.

<<”Okay, allora è perfetto, ci vediamo stasera alle dieci!”>>

<<”Non è che mi ritrovo con quello stro…”>>

Stavo per chiederle se Nico era stato invitato e lei già aveva riagganciato. Il vero motivo per il quale odiavo La Penna era a causa dello stronzo.

Il giorno in cui la incontrai la prima volta, l’unica cosa che disse, oltre il suo nome, fu :,

“Ah tu sei Arianna? … Lo sai che so una cosa su di te?”

La mia reazione fu semplice. Stavo per strangolarla. Non sapevo precisamente chi le avesse parlato della mia cotta ,priva di senso, nei confronti di Nicola, se Emma o Nicola stesso, ma in quel momento compresi che la tipa o era una grandissima deficiente o solo una merda.

Stavo giusto riponendo il mio cellulare nella borsetta, quando sentii qualcuno tossire alle mie spalle. Mi voltai sorpresa di vederlo già in piedi. Alzai un sopracciglio, ancora irritata da quel ricordo.

Lui ,intanto,mi fissava standosene beatamente in pantaloncini e a petto nudo, poggiato allo stipite della porta. Rise di gusto e mi resi conto che forse avevo indugiato un po’ troppo con lo sguardo, così mi voltai imbarazzata e tornai alle mie cose.

MEGLIO EVITARE DI FISSARLO!

<<”Non dovresti essere al telefono quando sei a lavoro, no?E’ poco professionale!”>>

Nonostante me l’avessi proibito, lo guardai,ma questa volta con una vena di scetticismo dipinta in volto.

<<”Che c’è ?Ora ti permetti pure il lusso di parlarmi da padrone?Non c’è nessuna tipa che ti aspetta per farsi strappare le mutandine ?”>>

Sorrisi  sarcastica tornando a concentrarmi nella borsetta. Cosa cercavo?Non lo sapevo, forse la forza per non svenire dall’imbarazzo,per la tensione che mi provocava la sua sola presenza.

<<”Credevo ti fosse passata la cotta ..”>> cominciò allusivo passandomi di fianco. Per poco non mi venne un infarto al solo suono di quelle parole. Lo guardai  come un pulcino spaventato. Che potessi dargli ancora quell’idea?

<<”Non dire..”>> cominciai,ma lui era intento a cercare qualcosa nella credenza. Lasciai perdere.

Mi rilassai qualche secondo e respirai a fondo. Meglio non cominciare quella conversazione.

Lui non parve della stessa opinione.

<<”Dio devo piacerti proprio tanto se non riesci nemmeno a guardarmi senza arrossire!”>>

Ecco che qualcos’altro oltre all’imbarazzo, venne fuori. Il fumo cominciava ad uscirmi dalle orecchie. Ero arrabbiata. Possibile che fosse un tipo così poco sensibile? Dopotutto poteva risparmiarsele quelle frecciatine.

<<”Sogni!Ero ancora troppo piccola e stupida quando mi sono innamorata di te..”>> alzai gli occhi al cielo ringraziando Dio per avermi fatto sbottare. <<”..per non parlare del fatto che ancora oggi mi chiedo di cosa posso essermi invaghita!”>>

Terminai scettica. Lo fulminai a lungo e con un cipiglio di vittoria dipinto in volto,mentre lui se ne stava impalato a bocca aperta. Possibile che l’avessi zittito?

<<”Beh … allora non ti dispiacerà coprirmi oggi, vero? Devo vedermi con una e Marina potrebbe passare in qualsiasi momento!”>>

Schioccai la lingua e lo guardai schifata.

<<”Mi dispiace, già detto, io non copro più nessuno!Faccio da balia a tuo fratello di dieci mesi e non a te che ne hai ventuno, impara a gestire le tue relazioni da solo,bello!”>>

Mi voltai di spalle e  cercai di recarmi verso la stanza da letto per controllare Lorenzo.

Cercai..

Le mani di Nico mi afferrarono posandosi una sulla mia spalla l’altra sul mio fianco. Mi girai quasi spaventata da tutta quella forza. Sarei stata pronta a ribattere se ne fosse stato il caso,ma lui non me ne lasciò il tempo. Si calò verso di me e con un sorriso spettacolare, quello dei più bastardi,mi fissò negli occhi.

<<”Sono un uomo di parola, devo sdebitarmi per il favore dell’altro giorno!”>>

Le cose che volevo dire sfumarono in gola e quando le sue labbra si posarono sulle mie, fu qualcosa di terribilmente assurdo.

Sentivo il suo respiro, il suo sapore ed il mio cuore scoppiare nel petto. La sua lingua mi penetrò dolcemente ,cominciando insieme alla mia una breve danza, una lunga tortura.

Nella mia mente , mi rivedevo mentre sognavo quel momento ad occhi aperti.Quando ancora lo fissavo da lontano senza mai rivolgergli la parola, nell’attimo in cui mi salutava solo per stare in compagnia delle mie amiche…

Mi rividi nei peggiori momenti e compresi che seppur bellissima come sensazione,seppur lo volessi con tutta me stessa. Quello non era l’attimo giusto. Lui non poteva più permettersi di ferirmi con o senza intenzioni. Per quella volta mi rispettai. Con uno schiocco, lo allontanai dalla mia bocca e con le mani sul suo petto lo spinsi definitivamente via da me.

Non lo guardai, umiliata com’ero. Mi pulii con il polso,le labbra ancora con il suo sapore. Era stato bellissimo, eppure mi sentivo così male,perché? Perché lui ancora non mi voleva?Perchè era stato tutto un gioco?

<<”Per favore, tieniti alla larga da me e non ricambiare mai più nessun favore!Non in questo modo!”>>

  • Le nuove Storiein Corso e Complete di MisSolletico/MissNanna..






  • Innamorata di Nick- Come Arrivare a te - Rating Arancione
Maggie e Nick. 
Lei una ragazzina. Lui un uomo che dovrebbe esser maturo.
Lei la figlia della migliore amica di lui.
Lui il grande amore di Maggie.
Eccoli di nuovo su Efp..
Questa storia è stata una lunga epopea! -COMPLETA Ripubblicata

  • Quello che più Conta -PRIMA&SECONDA PARTE- Rating Arancione
*PRIMA PARTE*
Vittoria ha poco più di 20 anni . Un monolocale di 60 metri quadri e una famiglia che la ripudia. Alessandro ha 26 anni. E' di bell'aspetto e apparentemente ha una bella vita. Quando lo sguardo dei due si incrocerà,sarà difficile per entrambi fingere di non essersi guardati nell'animo. La loro strada è ricca di insidie ,ma l'amore,quello vero sa sempre trovare il modo per trionfare...
*SECONDA PARTE *- Ancora tu...
Gira il libro e comincia dalla fine a leggere quello che ne è stato di Alessandro e Vittoria... - In corso...(e' stato accorpato il seguito alla prima parte del racconto...)

  • THOC- The History of Criminals Hearts -Rating Rosso
Dal Prologo
Presto mi sarei scontrata di nuovo con Jack Wright.
Uno dei criminali più conosciuti del paese. 
Colui che aveva ereditato per successione il suo potere.
Lui, era il figlio del boss ed io…
Solo una stupida innamorata.
Una storia, LA storia d'amore di due cuori diversi ma pur sempre criminali, capaci di ferirsi , di arrendersi al destino, ma che ben presto si ritroveranno e solo allora capiranno se o meno quell'amore sbocciato vent'anni prima persiste o se le difficoltà ancora una volta li porteranno su due strade troppo opposte per incrociarsi nuovamente.
Questa è la storia di Jack e Izzie ed è solo agli inizi...
Attenzione:Questa storia era stata pubblicata su un altro mio contatto che provvederò a cancellare. -STORIA IN CORSO...

  • L'amore che aspettavo..- Rating Arancione
Arianna a dodici anni lo aveva visto per la prima volta. 
Da quel momento lui era diventato tutto ciò che potesse desiderare, sino a che non le spezzò il cuore con un rifiuto. Dopo quattro anni di una cotta non corrisposta e due di completa libertà, la giovane sventurata si ritroverà faccia a faccia con il suo primo amore platonico. Nico. Che ne sarà di lei?Così normale, noiosa , grassa e totalmente e perdutamente decisa ad evitarlo per il resto dei suoi giorni
Peccato che non le sarà tanto facile evitare il fratello maggiore del bambino a cui fa da baby sitter...
ATTENZIONE:Questa storia era stata pubblicata con un altro contatto..
Ma finalmente MissNanna è ritornata in sè...- Storia in corso..

  • Una Limousine per due..- Rating Arancione
Lei: bella , ricca e terribilmente schiava dell'apparenza .
Lui:bello , povero e privo di ogni inibizione.
Lei la sua datrice di lavoro, Lui il suo autista.
Quando due cuori si scontrano,non è sempre facile ad arrivare al lieto fine..
Strade lunghe tortuose e ricche di colpi di scena...
Questa è la storia Di Noa e Pen.
ATTENZIONE:storia completa, su richiesta è possibile aggiornare un capitolo al giorno.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una Serata Fantastica! ***


Capitolo 5.5

Una serata Fantastica

<<“Stai dicendo che ti ha messo al muro e ti ha baciata?”>>

Irene aveva cominciato con le sue domande ,alla cui base avevano sempre un che di sarcastico.

<<”Né, ma dove l’hai sentito sto muro?”>>

Sbottò Mela, mentre eravamo tutte gettate sul letto matrimoniale dei genitori di Fiorella.

Alzai gli occhi al cielo e poi tornai a sprofondare il viso nel cuscino.

<<”Beh..”>> ripartì  nuovamente Nene. <<”..un punto al ragazzo, hai detto che ci sapeva fare con la lingua ,no?”>>

Arrossii di botto. Non ero di certo una tipa timida , non avevo ancora fatto sesso, ma quando si trattava di parlarne non avevo tabù, figurarsi  per un bacio. In quel caso però, ripensare alla lingua di Nicola, mentre affondava in me con quelle dolci carezze…No!Era troppo !

Battei i piedi sui bordi del letto.

<<”Per favore cambiamo argomento?Questo non mi entusiasma molto!”>>

Intanto Fiore  sbucò dal suo armadio con un vestitino rosa chiaro.

<<”Che dite?Se metto questo sembrerò un prosciutto?”>>

La guardammo in un modo che sicuramente poteva sembrare assassino. Fiorella era alta all’incirca un metro e settanta , con gambe formose e pancia piatta. Ancora non riuscivo a comprendere come potesse essere così complessata. Mi riportai seduta con le gambe a penzoloni .

<<”Con questo vestito staresti benissimo, come con il resto di tutti quelli che ci hai mostrato!La smetti una buona volta di complicarti la vita senza motivo?”>>

Irene finse un colpo di tosse ed io mi voltai a guardarla.

<<”Devo ammetterlo anche contro voglia,ma per la prima volta sono d’accordo con la cara signorina “Se Nico me la tocca svengo!”..”>> le lanciai contro il cuscino.

<<”Ma sei una stronza!”>>

Le urlai contro divertita.

<<”Che vuoi farci!”>>  disse fingendo di sistemarsi i capelli. <<”Comunque Fiore, sei magra come un cencio, questo vestito ti starà benissimo e poi Luca  apprezzerà tanto il fatto che potrete farvi una sveltina nel bagno del ristorante!”>>

Risi esasperata. Possibile che fosse così poco delicata anche lei?

<<”Dai , non scherzate, è la prima cerimonia a cui partecipo come sua fidanzata ufficiale, è importante..”>>

Sbuffai riportandomi in piedi.

<<”Le relazioni sono noiose ed io ora devo proprio scappare!Stasera esco con Emma, mi porta a bere qualcosa ai danni di La penna!”>>

Terminai  tirandomi in su  i pantaloni ,che essendo troppo stretti, mi ricadevano sotto i fianchi.

<<”Ma chi?La penna , quella stronza?”>>

Domandò Mela. Feci un cenno positivo con la testa.

<<”Ah, beh, se stasera ci saranno morti, fammi un fischio ,non voglio perdermi lo spettacolo..”>>

Continuò Irene , con quel suo trionfo simpatico di battute irritanti.

<> Le riprese Fiorella. <<”E poi sono sicura che ti divertirai!”>>

Mi diede un buffetto sul braccio. Le sorrisi,ma in realtà cominciavo ad avere dei seri dubbi sulla riuscita di quella serata.

<<”Certo, chissà perché mi sento che stasera farai un grandissimo incontro!”>>

Sbottò tutta euforica ,Mela. La guardai con un sopracciglio rialzato.

<<”La solita ottimista”>>

Irene però parve voler sottolineare  meglio il concetto.

<<”La solita troia ottimista!”>>

Scoppiammo a ridere tutte e tre in contemporanea. Erano e sarebbero rimaste sempre le solite capre.

***

Più tardi, mentre camminavo al fianco di Emma, tutta bella preparata e gioiosa,cominciai ad innervosirmi. E se ci fosse stato?

<<”Ti vedo pensierosa, che succede?”>>

Mi morsi un labbro. Odiavo far vedere l’interesse che nutrivo,anche contro volere, per quello stronzo. Purtroppo per me ancor prima di potermi esprimere  lo vidi, appena fuori al locale, poggiato con la schiena al muro e un ginocchio piegato, se ne stava bellamente a parlare con un ragazzo che prima di allora non avevo mai visto. Il cuore ,brutto sporco traditore, si fermò non so per quanti minuti, ore, giorni. Cominciai a sentir caldo al pensiero di quel bacio strappato. Lui non se ne sarebbe fregato più di tanto,eppure a me faceva troppo un brutto effetto. Sciolsi i capelli che sino ad allora avevo tenuto legati e mi guardai nel finestrino di una macchina. Intanto Emma mi fissava interdetta.

<<”Scusa,Em!E’ solo che quello stronzo ora sta qui,e oggi è successo quello e..non ero pronta a vederlo, e come sto?”>>

Terminai a mille.

Lei aprì e chiuse gli occhi quasi come se si trovasse di fronte ad un fenomeno da baraccone.

<<”Stai..be-ne!”>>

Mi rispose . Sbuffai.

<<”Non posso star bene.. ho ancora i miei dieci chili di troppo e le tette strabordanti !”>> cominciai voltandomi a guardare il mio sedere orrendo, fasciato da un pantalone nero.

<<”Per non parlare di questo culo enorme!”>>

Emma si voltò alle sue spalle e intercettò quello che avevo già visto io pochi minuti prima. Tornò a guardarmi poggiandosi su di un fianco.

<<”Ecco dov’era il problema! Possibile che ti faccia entrare in panico?Come fai quando è a casa ?”>>

Presi un lungo respiro.

<<”Prima del bacio , andava benissimo!”>>

La vidi cambiare espressione.

<<”BACIO?TI HA BACIATA?”>>

Urlò come una pazza,l’afferrai per un polso e la trascinai più lontano. Anche se ormai vedevo Nicola, ridere sotto i baffi.

Io fissai la mia amica.

<<”Grazie tante, Em!”>>

Le sussurrai sarcastica.

<<”Scusa!”>> affermò dispiaciuta. <<”Non volevo .. solo che , cazzo, com’è successo?”>>

Cominciai a battere il piede , il mio solito tic nervoso.

<<”Mah.. non è stato niente di importante, non per lui ovviamente.. e poi è una storia lunga,la cui sintesi è che io l’ho spinto via,perché non ho voglia di prese per i fondelli, ne ho abbastanza piene le palle!”>>

Rise .

<<”Veramente apprezzabile il tuo tentativo di esser meno scurrile!”>>

Distesi le spalle, e guardai il mio incubo, vivo e vegeto di fronte a me.

<<”Grazie, ci provo, ma quello stronzo, non mi aiuta!”>>

Scosse la testa.

<<”Vedo che oltretutto ha cominciato a venir fuori il tuo spirito battagliero anche verso di lui!”>>

La guardai perplessa.

<<”In passato non ti saresti mai sognata di chiamarlo in quel modo!”>>

Alzai gli occhi al cielo.

<<”Porca puttana ero una deficiente anche io allora!Lui è uno stronzo e lo è sempre stato!”>>

Scoppiò ancora a ridere.

<<”Uno stronzo con un bel pacco!”>>

La guardai di sottecchi.

<<”Fosse solo quello..”>>

Alle nostre spalle sentimmo delle voci femminili. Emma sorrise.

<<”Ehy,La penna,Auguri!”>>

Deglutii ,mentre salutava la mia amica, se avesse anche solo fatto una delle sue battutine, l’avrei.. io l’avrei..

Intanto la giovane donzella con appresso la sua schiera di compagne fedeli si voltò verso di me con espressione quasi disgustata.

FACEVO MEGLIO A RESTARMENE A CASA!

<<”Ciao, auguri!”>>

Mi obbligai ad essere cortese, cosa che la sua buona famiglia non gli aveva insegnato.

<<”Oh Em, vedo che hai portato con te la cara vecchia amica di scuola…”>>

Cercai di trattenere il fumo che cominciava ad uscirmi dalle orecchie. Poi la vidi sporgersi in avanti.

<<”Toh, è arrivato anche Nico!”>>

Non so ancora, se fu suggestione o meno,ma la vidi fissarmi con un sorriso malefico. Lei sapeva e la cosa non mi piaceva. Mi scansò e come lei fecero tutte. Quando restammo solo io ed Emma, sospirai rassegnata.

Guardavo La penna strusciarsi su Nico e lui che se l’abbracciava per farsi una foto. Non sarei mai stata nella sua schiera di amici, né tra le persone a cui avrebbe voluto bene .. io non ero niente.

<<”Credo che questa serata, resterà nella storia!”>>

Affermai .

<<”Perché?”>>

Le sorrisi .

<<”Tra le più faticose della mia vita, mi sa!”>>

Mi abbracciò prendendomi per i fianchi.

<<”Dai Scema, entriamo!”>>

***

Entrammo nel piccolo disco Bar che frequentavo da qualche mese. Era piccolino e faceva alquanto caldo. Quello che interessava noi, però , erano i cicchetti ad un euro. Dovevo forse vergognarmi del fatto che volessi bere ?Bere da star male e dimenticare?

Cosa di preciso avrei dovuto dimenticare? Troppi pensieri bui avevano cominciato a torturarmi. Ero ancora in fila per prendere i drink. Di tanto in tanto guardavo il tavolo che aveva riservato La Penna.

Erano tutti felici che si beavano dei risultati dell’alcol  e della bella compagnia. In quel momento ero sola. Da sola in mezzo ad un gruppo di estranei, con un’amica già bella che partita e un ragazzo a cui avrei potuto dare il fegato se me l’avesse chiesto. Sbuffai, incazzata,perché quella fila non si muoveva di un solo passo.

Probabilmente l’alcol non avrebbe cancellato i miei problemi. Non mi avrebbe  permesso di dimenticare qualcosa ,quel qualcosa che continuamente mi lasciava un senso di vuoto, quel qualcosa che continuava a impedirmi di vivere bene. Anche in quel momento, mi sentivo così fuori luogo che probabilmente avrei pianto. Sbuffai ed incrociai le braccia sotto il petto.

<<”Annoiata?”>>

Una voce fuoriuscì  dal frastuono della musica tecno. Mi voltai verso destra e notai un ragazzo dai capelli scuri, alto , magro, un bel tipo. Lo fissai come fosse un alieno.

E questo ora che vuole?

Mi guardai intorno, forse non stava parlando con me. Lo vidi ridere.

<<”Parlo con te!”>>

Interdetta gli sorrisi.

<<”Come mai tutta sola?Nessuno che ti offre un drink?”>>

Scossi le spalle. Erano vent’anni che i drink me li pagavo da sola.

<<”Sarà stata la crisi o la morte della cavalleria, ma  faccio da sola!Faccio la fila, prendo  e butto in gola!”>>

Terminai  come se quel ragionamento fosse ovvio. Lui rise di gusto.

<<”..E  sentiamo, se ti offrissi io qualcosa da bere?Mi concederesti il piacere di parlare un po’ con te?”>>

Mi voltai verso il gruppo di amici della festa a cui ero stata invitata e poi tornai al ragazzo. Nicola era lì che sorrideva come un cretino.  Per un secondo il suo sguardo si posò su di me, ma fu un attimo, poi più nulla. Ero nuovamente inesistente.

Sospirai e tornai a concentrarmi su quello sconosciuto.

<<”E sia per il drink!”>>

Gli porsi la mano.

<<”Io sono  Arianna  “>>

Lui rispose alla stretta con vigore.

<<”Io sono  Alessio!”>> cominciò. <<”… e se ti va, posso offrirti anche più di un bicchierino! “>>

Gli sorrisi ancora. Quel tipo sarebbe diventato il mio migliore amico ,almeno per quella sera.


*Angolo Autrice*

Salve a tutti,questo è solo il quinto capitolo e già sono troppo legata alla storia... certo, la trama mi è un po' sfuggita di mano, sfociando troppo presto in vera e propria fantasia..(lasciatemi farneticare! v.v)

Detto ciò.. vi lascio proponendovi una domanda:

Chi immaginate come Arianna e Nicola???

Aiutatemi, perchè proprio non riesco ad immaginare nessuno!

Ecco, ora termino.


Visita il mio Blog!!-Per Spoiler e saperne di più su di me!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Terra chiama Arianna ***


Capitolo 6.6

Terra chiama Arianna

Qualche ora più tardi, molti drink dopo , ero più che brilla,anzi completamente ubriaca. Di quella notte di perdizione ricordo le luci troppo forti, le risate esagerate ed un ragazzo che era diventato il mio migliore amico. Eravamo seduti sui i cofani di alcune macchine parcheggiate dinnanzi al locale e stringevo tra le mani , chissà quale cocktail . Mi sentivo felice. Mi sentivo bene, più leggera, meno legata alle mie troppe pippe mentali.

<<”Alessio, lo sai che sei il mio migliore amico?”>>

Cominciai ad urlare. Il tipo mi si avvicinò e si abbassò verso il mio viso. I suoi occhi scuri nei miei.

<<”Solo amico?Non ti piaccio proprio?”>>

No, lui non era ubriaco quanto me. Gli posai un dito contro il petto e lo spinsi indietro.

<<”Sei proprio un tipo impertinente tu!Che ti aspetti che ti dica?”>>

Scoppiai a ridere chinandomi verso il basso. Mi inginocchiai e continuai imperterrita in quell’attacco di risa convulsivo.

Si sedette in terra, per tenermi compagnia.

<<”Se ti baciassi cosa faresti?”>>

Risi ancora, priva di ogni logica. Gli posai una mano sulla guancia e mi avvicinai di più alle sue labbra. Le fissai a lungo. Erano grandi,morbide,belle.

<<”Non lo so!”>> sbottai seria. Una serietà di una persona ubriaca. Poi posai i miei occhi nei suoi.

<<”Tu prova a farlo e poi..”>> non mi fece terminare neanche la frase che la sua bocca era sulla mia.Le sue mani perse dietro la mia nuca, con le dita che si intrecciavano tra le mie ciocche castane. Mi spinse con la schiena contro il faro dell’auto e mi sovrastava posandosi sulle ginocchia. Se fossi stata in me , probabilmente,l’avrei ricordato come uno dei più bei baci della storia della mia vita.

 Quando si allontanò, infatti, restai ancora ad occhi chiusi, e lo sentii ridere. Quando lo guardai lui si morse l’interno della guancia.

<<”Devo aspettarmi uno schiaffo?”>>

Ancora priva di forze e con la testa che mi girava per l’alcol e per quell’esperienza quasi ultraterrena , cercai di mettermi in piedi. Non appena mi ritrovai eretta su due gambe, vidi che dinnanzi alla porta del locale c’era Nicola che mi osservava in un modo strano. Lo stomaco si contorse, e senza che neanche lo volessi, ricordai il sapore della sua bocca, le sue mani su di me e in un niente il bacio di quel ragazzo a dir poco sconosciuto, ritornò ad avere il sapore del nulla.

Un coniato  mi risalì in gola.

<<”Porca..”>>

Non riuscii a terminare neanche la frase che mi ritrovai a scacciare Alessio indietro e cominciai a vomitare anche l’anima.

<<”E spostati, coglione!”>>

Improvvisamente sentii delle mani fresche tenermi i capelli sulla fronte . In un primo momento pensai che fosse Emma, che si era ricordata di me,ma quando mi voltai poggiandomi nuovamente sull’auto alle mie spalle per riprendere fiato, mi ritrovai di fronte , a niente di meno che Nico. A qualche passo da lui c’era il “mio migliore amico”.

Li fissai ormai un po’ più lucida. Per quanto può essere lucida una che ha appena rimesso la cena e la colazione.

<<”Nicola, per favore stammi alla larga ,okay? Non ho bisogno della balia, posso vomitare anche da sola!Ce l’ho sempre fatta per vent’anni, da sola. So anche attraversare…”>> proprio non capivo cosa dicevo. <<”Da sola…”>>

<<”Dai, andiamo!Ti riaccompagno a casa!”>>

Drizzai su le spalle.

<<”Non posso tornare così a casa!”>>

Gli urlai contro.

<<”Torna a divertirti, che io sono in buona compagnia!”>>

Dissi prendendo per un polso Ale, il quale ci guardava perplesso.

<<”…e’ il tuo ragazzo?”>>

Mi chiese forse incazzato?

<<”No!Assolutamente.. non lo è mai stato!”>>

Nicola intanto mi fissava in un modo troppo strano.

<<… Non lo sarà Mai!”>>

Improvvisamente sentii la sua mano afferrarmi per un gomito.

<<”Ora tu , vieni con me!Basta con ste stronzate, sei troppo ubriaca, dici ciao al tuo “AMICO”! “>>

Non me ne diede il tempo materiale, che con una violenza che credevo nemmeno possedesse , mi trascinò lungo il viale.

Sentivo di voler ribattere, provavo una gran rabbia,però…

Tutto si offuscò e la debolezza fece si che la sua presa riuscisse a portarmi lontano da quel posto.

***

Mi aveva lasciata da sola , vicino alla sua moto. Mi girava troppo la testa e ormai non mi infastidiva nemmeno più che mi avesse portato via da quel posto. Probabilmente se ci fossi rimasta ,mi sarebbe scoppiato il fegato.  Mi piegai in due e schiacciai il viso contro il sellino in pelle, chiusi gli occhi per riposare gli occhi.

<<”Stupida, alza quella testa di cazzo dalla sella della mia moto!”>>

Corrugai la fronte e lo fissai infastidita, chissà se realmente la mia espressione potesse risultare tale!?!?

<<”…Ma come ti permetti?”>>

Mi si avvicinò passandomi un bicchiere di carta. Lo fissai a lungo e poi odorai il contenuto bianco. Mi sentii raggelare.

<<”Latte!”>>

Affermai.

Mi guardò scocciato.

<<”Bevi d’un sorso che se hai ancora da vomitare qualcosa, questo potrà solo farti bene!”>>

Pensai bene di non contraddirlo, sembrava abbastanza serio. Bevvi quel latte che mi si poggiò subito sullo stomaco. Più volte mi risalirono coniati di vomito,ma cercai di calmarmi. Intanto Nico mi si sedette accanto con le mani in tasca.

Io mi calai in avanti per assecondare qualsiasi uscita di materia poco piacevole. Se fossi stata abbastanza lucida, probabilmente sarei morta di vergogna.

<<”Perché cazzo ti sei ridotta così?”>>

Mi rialzai alla sua altezza e mi pulii il labbro con il polso.

<<”E tu da quando mi fai la paternale?Non mi pare che tu non abbia bevuto!”>> cominciai  ancora nauseata. <<”..ma tu cosa ne sai?Che ne sai di me?A me piace bere di tanto in tanto. Mi piace dimenticare anche il mio nome, essere sincera con me stessa almeno qualche volta nella vita!”>>

Singhiozzai e portai una mano dinnanzi la bocca.

<<”Hai  ragione, non ti conosco per niente. So solo che volevi stare con me quando nemmeno conoscevi il mio nome!”>>

Non era ironico,sembrava riflessivo,eppure ero ancora troppo preda dell’alcol.

<<”Che stupida ,eh?”>> cominciai ,per poi muovermi di qualche passo. Avevo bisogno di mettere spazio tra noi.

<<”Nico, io e te non dovremmo nemmeno parlarci!”>>

Scoppiò a ridere.

<<”E perché mai?E poi queste sono cose a cui avresti dovuto pensare prima di accettare di lavorare per mia madre, a casa mia, tra le mie cose…”>>

Terminò un po’ meno divertito.

<<”Hai ragione!Sono sempre io l’idiota!”>>

Si voltò per non guardarmi in faccia.

<<”Menomale che il buon senso non l’hai bevuto insieme al tuo cervello!”>>

Sbuffai e tentai di tenere l’equilibrio.

<<”Non capisco il perché del tuo essere così stronzo nei miei riguardi!”>>  presi un attimo per trovare le giuste parole, nella confusione della mia mente. <<”Dopotutto, il mio più grande peccato è sempre stato quello di averti voluto bene!Non puoi solo accettare la cosa ed essere gentile?Non ti ho mica chiesto di sposarmi?E’ una cosa fattibile..”>>

Si voltò ancora una volta a fissarmi.

<<”Così se fossi gentile con te, ti basterebbe, giusto?”>>

Ero troppo confusa , così scrollai le spalle.

<<”Potrebbe bastarmi!”>> cominciai stringendomi la testa tra le mani. <<”AAAAH!Porca miseria, servirebbe a tenere in piedi un rapporto civile, almeno per il tempo in cui sarò costretta a restare tra le mura di casa tua!”>>

Rialzò lo sguardo al cielo ed incrociò i piedi.

<<”Credo che nonostante tutto,tu abbia ragione!”>>

Ero rassegnata al fatto che averlo per me era impossibile, quindi sentirgli dire che almeno avremmo avuto un rapporto civile era una piccola vittoria.

<<”Te ne sono grata!”>>

Gli presi una mano e la strinsi forte , sorridendogli. Lui parve stupito da quel gesto. Non parlò per qualche secondo, poi gli sentii schioccare la lingua.

<<”Dici che essere gentili implichi anche il tenerci per mano come due deficienti?”>>

Sussultai e gli misi il broncio,mentre lui se la rideva.

<<”Sempre il solito!”>>

Sbottai dirigendomi a zig zag, presso una piccola panchina, situata sotto la fermata del pulman. Lui mi seguì e addirittura si sedette accanto a me. Restammo in silenzio a lungo. Per molto tempo, tanto che quando sopraggiunse il sonno,mi ritrovai con la testa poggiata sulla sua spalla.

<<”Nico?”>>

Lo richiamai.

<<”Mmh!”>>

Fu la sua risposta.

<<”Perché i miei sentimenti ti erano  indifferenti?”>>

Seguii altro silenzio e senza rendermene conto mi ritrovai nel mondo dei sogni, ancor prima di sentire la sua risposta.

<<”Forse ,perché erano troppo per me…”>>


Angolo autrice

Perdonate il ritardo,ma è stata una settimana abbastanza impegnativa...

spero che il capitolo vi piaccia .

Grazie a tutte voi!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lo strano risveglio ***


Capitolo 7.7

Lo strano Risveglio


Il giorno seguente al risveglio ero a casa di Nico. Mi riportai seduta tra lenzuola che non conoscevo, ma dal profumo più dolce del mondo. Il suo. Sgranai gli occhi quando notai che ero proprio nella sua camera. Strinsi la testa tra le mani.

<<”Sei sveglia. Credevo avessi intenzione di andare in letargo!”>>

Sobbalzai al suono della sua voce.

<<”Che.. che ci faccio qui?”>>

Gli domandai titubante. Non ricordavo un cazzo della sera precedente, se non qualche stralcio .

Mi passò davanti e si inginocchiò alla mia altezza. Lo guardai stordita.

Possibile che sia così bello ? Forse è solo per me così … magari per gli altri un comunissimo ragazzino qualunque.

<<”Sei qui  perché dopo che ti ho svegliata mi hai pregato di non lasciarti da sola.”>>

Sgranai gli occhi e deglutii.

Che figura di  merda!

<<”Mi so -no addormentata?”>>

Cercai di eclissare il particolare terribilmente imbarazzante e lui parve capirlo.

<<”Si!”>> affermò rialzando un sopracciglio. <<”Proprio su questa spalla.”>> terminò battendosi il palmo della mano sul posto incriminato.

Che figura di merda!

Ormai la mia mente aveva un unico pensiero fisso. Le figuracce che avevo fatto , sempre e ancora con lui.

Si rialzò e si sedette accanto a me.

<<”Non ricordi nulla?”>>

Mi morsi un labbro.

<<”Qualcosa si.. ma è tutto confuso.”>>

Rise e si poggiò con i gomiti sulle ginocchia, chinandosi in avanti.

<<”Perché mi hai portata qui? Potevi lasciarmi da Emma!”>>

Scrollò le spalle.

<<”Forse perché volevo essere gentile con te, non era questo che volevi da me?”>>

Un pugno allo stomaco.

<<”Così se fossi gentile con te, ti basterebbe, giusto?”>>

<<”Potrebbe bastarmi!”>>“

Era realmente quello che volevo? Non ne ero poi così certa.

<<”E tu dove hai dormito?”>>

Gli domandai preda di mille sensazioni, tutte diverse,dolorose e inebrianti allo stesso tempo.

<<”Sul divano!”>>

Sgranai lo sguardo.

<<”Tua madre lo sa che sono qui?”>>

Scoppiò a ridere.

<<”Mia madre è fuori città, non ricordi nemmeno che sarebbe partita per il week end?”>>

Mi diedi della stupida da sola.

<<”Giusto!”>>

Sbottai imbarazzata, sistemandomi meglio tra le lenzuola.

<<”Io ora devo uscire, se ti serve qualcosa, sai meglio di me dove trovarlo.”>>

Feci un cenno positivo, soffrendo , contro ogni mia volontà, per il fatto stesso che mi lasciasse da sola e che se ne andasse chissà dove.

<<”Cerca di rimetterti in piedi prima del mio ritorno!”>>

Mi fece un occhiolino e fece per uscire dalla camera.

<<” Nico!”>>

Quasi urlai il suo nome. Si voltò.

<<”Grazie.”>>

Affermai sinceramente grata .

<<”A proposito, ho mandato un messaggio a tuo padre dal tuo cellulare. Gli ho detto che ti saresti fermata a dormire da Emma.”>>

Gli sorrisi  e lui sembrò arrossire.

<<”Sei strana!”>>

Scrollai le spalle.

<<”E tu premuroso.. Grazie!”>>

Scosse la testa e se ne andò lasciandomi tra le sue lenzuola profumate . Mi gettai di schiena e presi il cuscino gettandomelo in faccia.

<<”Perché deve farmi quest’effetto?”>>

Dissi a me stessa. Sbuffai e senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai nuovamente addormentata, in quel letto non mio.

***

Era sabato pomeriggio e come al solito non avevo nulla di importante o divertente da fare. Avevo lasciato casa di Nicola da qualche ora. Gli avevo rifatto il letto e pulito la doccia dopo averne usufruito. Inoltre , sorrisi,mentre tiravo fuori dalla tasca un rettangolo di carta, sperai ardentemente che non si rendesse conto dell’assenza di una delle sue foto dalla parete. Corsi in camera mia e la richiusi tra le pagine di “Un giorno..”, il mio libro preferito. Respirai a fondo e poi mi guardai intorno. Ero sola, ancora una volta. Sbuffai e mi gettai di slancio sul lettone.

Chiusi gli occhi e sorrisi  ancora come un ebete.

Forse, dopotutto, la serata non è andata proprio male.

Pensai, ma ancor prima di perdermi tra i miei mille sogni ad occhi aperti, sentii il cellulare vibrare sul mio comodino. Sbuffai allungandomi per prenderlo. Odiavo quell’apparecchio infernale che suonava sempre quando stavo per riposare. Lo afferrai con le dita e ritornando con la schiena sul letto risposi.

<<”Chi rompe le palle mentre cerco di riposare?”>>

Domandai inacidita.

<<”Vedo che il tuo caratterino è vispo anche senza alcuna traccia di alcol, a meno che tu non abbia bevuto qualche drink!”>>

Corrugai la fronte. Conoscevo quella voce, o quanto meno, credevo di averla già sentita.

<<”..Ch-chi parla?”>>

Domandai perplessa.

<<”Sono quello a cui hai affibbiato il titolo di tuo “Migliore amico”! “>>

Rispose l’altro divertito. Un improvviso lampo di genio e subito rividi i suoi occhi scuri fissarmi e provai per un istante il sapore delle sue labbra sulle mie.

<<”Alessio!”>>

Affermai a bassa voce. Una certezza . L’altro rise.

<<”Allora non hai dimenticato anche me. E’ un buon segno questo.”>>

Sorrisi, era carino a non farmi pesare la figuraccia della sera precedente.

<<”Ma come fai ad avere il mio numero?”>>

Cercai di ricordare qualche dettaglio, ma niente di niente.

<<”Abbiamo qualche amico in comune..non è stato molto difficile trovarlo!”>>

Corrugai la fronte e ringraziai il fato che lui non potesse vedere la mia espressione in quel momento.

<<”Con il tuo ragazzo poi ?Come sono andate le cose?”>>

Scoppiai a ridere.

<<”Ma di che parli?”>>

Chiesi credendo che volesse prendermi in giro .

<<”Del ragazzo che ieri ti teneva la testa mentre vomitavi e che per poco non mi bruciava vivo solo perché ti stavo vicino.”>>

Ripensai e scavai nella confusione della mia mente. Poi pensai alle parole di Nico.

Dopo che ti sei addormentata..”

Che fosse lui il misterioso ragazzo?Dopotutto era l’ultimo ricordo che avevo della serata.

<<”Era più o meno un metro e ottanta , capelli scuri, pelle chiara…”>>

Il cuore accelerò di qualche battito ed io cercai di calmarmi. Quanto meno provai ad eliminare il tremore nella mia voce.

<<”Ho capito di chi parli!”>> affermai. <<”..e non è il mio fidanzato.Lui è..”>> Lui cos’era?Il ricordo vivente di tutto ciò che volevo da bambina e che non avrei mai avuto. <<”Lui non è nessuno di importante!”>>

Affermai con un nodo in gola. Probabilmente era così che doveva essere. Così che avrei vissuto per sempre.

<<”Quindi non si arrabbierà se per caso ti invito a cena domani sera,no?”>>

Sobbalzai sul posto.

<<”Un invito a cena?”>> chiesi sbalordita. Non mi era mai capitato. In genere un gelato in piedi, un panino al McDonald’s,ma una cena dove si mangia cibo vero, rendeva tutto molto più adulto.

<<”Si, perché non mangi di sera?”>>

Mi chiese sincero.

<<”Certo che si !”>>

Scoppiò a ridere per la velocità dell’arrivo della mia risposta.

<<”Allora facciamo che ci vediamo alle otto a Via Toledo e poi da lì decidiamo insieme dove andare, che ne pensi?”>>

Ero ancora stranita. Non capivo bene cosa volesse quel tipo da me. Non ero di certo una bellona tutto pepe, quindi poco mi spiegavo tutto questo suo interesse.

<<”O-okay!”>>

Mi limitai a dire,ma lui sembrò più che soddisfatto.

<<”Allora ci si vede domani. Spero di poterti baciare e questa volta senza la paura che tu possa dimenticarlo!”>>

Sgranai gli occhi e la bocca toccò l’asfalto.

Questo tipo di certo non le manda a dire!

Riagganciai perplessa,ma in un certo senso, curiosa, divertita. Forse era vero che le cose accadono quando meno te lo aspetti. Sbuffai e mi gettai di schiena sui cuscini. Presi il cellulare e cominciai a digitare un unico messaggio per tutte le mie comare.

“ A A A cose assurde succedono a me. Positive?Negative?Non lo so. Dobbiamo decretarlo insieme. Ci si vede all’Hazzard Cafè per le cinque?”

Inviai e sperai che fossero tutte libere.

Per prima giunse la risposta di Emma.

“Ieri sera mi hai fatto venire un colpo!Sei sparita.. menomale che Nicola mi ha avvisata. Forse dopotutto se la cosa assurda riguarda lui…non è poi tanto negativa. Come d’accordo ci si vede alle cinque all’Hazzard. BACI&COCCOLE”

Scossi la testa e pensai a Nico e al fatto stesso che si fosse premurato di avvisare sia Emma che i miei genitori. Magari dopotutto un po’ di bene era riuscito a provarlo dopo sei anni. Forse..

Il bip del telefonino interruppe i miei stupidissimi pensieri e lessi le risposte di Fiore, Mela e Nene.

“Se in queste cose assurde non ci fai rientrare un pene ed una vagina, giuro che non ti perdonerò mai il fatto di avermi fatto disdire il mio pomeriggio alla SPA !Ci si vede all’Hazzard Merdina. <3 “

Nene si distingueva sempre ,no?

“Tesoro mio, dimmi che la serata ha dato i suoi frutti. Dimmi che Nicola ha aperto gli occhi e si è reso conto di quanto tu sia speciale… Okay, la smetto. Mai essere così positiva ed ottimista, potresti rompermi un vaso in testa. Ci vediamo alle Cinque, ciao Bellezza! <3”

Mela era già stata avvisata. Mai essere così positive con me. Il cattivo umore poteva spingermi a strozzarla.

“Si che ci vediamo. Voglio proprio sapere cosa ti è successo ieri sera. Io intanto ho usato il completino di pizzo bianco. Il mio amore ha apprezzato molto. Dobbiamo concordare qualche altra uscita per acquisto mutande! Intanto ci vediamo all’Hazzard con la speranza che queste cose assurde possano essere del tutto positive.”

 

Sorrisi e ringraziai Dio , perché avevo proprio bisogno di loro e delle loro stronzate. Mi alleggerivano la vita e probabilmente ne ero troppo dipendente, però ormai erano come delle sorelle . Solo delle sorelle potevano esserti così vicine. 


Angolo Autrice

Salve raga, perdonate il ritardo nell'aggiornamento. Per chi non lo sapesse ho in corso anche altre storie e appunto ieri ho pubblicato un altro capitolo di "Una Limousine per due", se vi va passate pure.

Intanto per il prossimo aggiornamento di"L'amore che aspettavo"vorrei attendere almeno due recensioni , visto che ho già il capitolo pronto.

Che altro dire...

spero che la storia non faccia poi così tanto schifo.

P.s. Per chi fosse interessato ai personaggi che ho pensato come Nico ed Arianna, eccoli serviti.

N.b. fatemi sapere cosa ne pensate!




Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Le cose Cambiano ***


Capitolo 8.8

Le cose cambiano

*Per il prossimo aggiornamento,aspetterò 5 recensioni,così da avere il tempo di completare il prossimo capitolo.*

Alle cinque in punto ero in piedi e fuori al nostro ritrovo preferito. L’Hazzard Cafè. Era lì che durante il liceo , passavamo i nostri pomeriggi e le mattine in cui bigiavamo . Ero intenta a ripensare le varie cose che mi erano accadute in quelle poche ore. Dalla sera alla mattina, Nico era diventato meno minorato del solito e c’era un improvviso spasimante alle calcagna. Sbuffai scocciata dal solito ritardo che accomunava tutte le mia care compagne.

- Oi, rospo!

Mi voltai verso quella voce sin troppo conosciuta. Nico era di fronte a me. Corrugai la fronte.

-Scusa come mi hai chiamata?

Lui si grattò la testa e con fare disinvolto mi sorrise sadico.

-Rospo! E’ un nomignolo affettuoso. Ho pensato che dato che da oggi abbiamo iniziato questa specie di… >> si fermò a pensare ad un giusto termine. -amicizia?Ecco.. forse avrei dovuto mostrarmi molto più dolce nei tuoi riguardi!

Lo fissai perplessa.

- Dandomi del rospo?Visto che ci sei perché non mi chiami scorfano. Mi sembra più incisivo.

Terminai scuotendo la testa. Era realmente così stronzo anche senza volerlo? Io sicuramente ero tanto stupida da rimanerci di merda anche solo pensando al perché lui mi avesse paragonata ad uno degli animali più brutti del “Reame”.

-Piuttosto, che ci fai ,qui?

Gli chiesi cercando di superare la discussione.

-Dovevo vedermi con Marina,ma ha avuto un contrattempo ed ora sono solo soletto!>>

Rialzai il sopracciglio.

-Tu invece?Non c’è nessuna delle tue stregamiche?

Scoppiai a ridere per quella sua affermazione.

-Oh Dio, ma da dove ti escono tutti questi nuovi appellativi?

Scrollò le spalle.

-Le ho sempre chiamate così anche ai tempi del liceo. Irene poi… è una vera stronza !Altro che strega..

Pensai all’opinione che la stessa aveva di lui. Una volta mi disse:

-Quello è solo un poppante ciuccia tette. Non riesco nemmeno a pensare a come faccia a trovare il buco giusto quando fa sesso!

-Si, forse lei un po’ stronza lo è..

Ammisi  divertita, fissandomi intorno.

- Eh, dimmi un po’.. chi aspetti?

Lo fissai stupita dall’interesse che stava mostrando.

-Le tue adorate stregamiche. biascicai fissando l’orologio. -..che come sempre sono in ritardo!

Sorrise. Sorrise di un sorriso che fino a quel momento non mi aveva mai rivolto ed il mio stupido cuore tremò.

- Devo comprare un paio di scarpe, che fai?Mi ci accompagni?Non ci mettiamo molto…

-Eh?

Se qualcuno mi avesse ripresa con una telecamera , probabilmente sarei diventata famosa per la mia espressione da beota.

-Dai, non farmi pentire della mia gentilezza. Vieni con me, Rospo!Giuro che ti lascerò libera in meno di mezz’ora..

-E se le ragazze dovessero arrivare?

Chiesi come una deficiente.

- Esistono i cellulari e in più tocca a loro attenderti.

Scoppiai a ridere.

-E va bene.. spero solo di non pentirmi della decisione che ho preso!

Mi scosse per una spalla.

-Ah! Rospo, non te ne pentirai e poi , cazzo ho bisogno di un consulto femminile. E’ da qualche settimana che non so più comprare nulla!

***

Un’ora più tardi eravamo ancora nel negozio e lui si fissava i piedi . Era il trentesimo paio di trainer che provava e ancora una volta non ne era convinto.

-…Ma che cazzo devi farci con queste scarpette?Porca miseria siamo qui da un ‘ora buona!

Sbottai ormai esasperata. Lo vidi gettarsi sul divanetto . Era una scena esilarante. Peggio di una donna.

-Devo comprarne più di un paio. Tra qualche mese riparto e non voglio fare la fine della volta scorsa. Avevo solo cose troppo leggere, scomode o che non c’azzeccavano un cazzo con quello che indossavo!

Deglutii,perché di tutto quello che aveva detto avevo ascoltato solo la prima parte. Il primo pezzetto di frase.

-Riparti?

Lo chiesi con un  tono che non piacque neanche a me. Mi guardò sorridente ,mentre si infilava le sue  converse.

-Si,ovvio!- sbottò. -Credevi realmente che sarei rimasto qui senza far nulla dalla mattina alla sera?No!Non è per me!

Terminò sereno,mentre sotto i miei piedi,improvvisamente sentivo la terra tremare.

Lo fissavo più del dovuto e inevitabilmente ,mi ritrovai persa nei miei ricordi di ragazzina. Ero ancora quella povera disperata che gli sbavava dietro? Probabilmente si, perché sentivo gli occhi pizzicare. Magari però la lontananza ci avrebbe fatto bene,anzi, MI avrebbe curato.

-Guarda chi c’è!

Una voce maschile , mi fece sussultare e mi voltai. Sgranai gli occhi. Come nelle peggiori commedie romantiche, uno dei protagonisti principali si era parato proprio di fronte a me.

- Alessio?

Chiesi come un idiota. Lui scoppiò a ridere.

-Vedo che mi riconosci. Forse dopotutto non eri così ubriaca!

Mi grattai la testa imbarazzata e poi ripensai al nostro bacio. Era un ricordo al quale assistevo da spettatrice e mi pareva bello, bello assai.

-Sei carina quando arrossisci!

Lo guardai perplessa. Da dove era uscito quel tipo?Ma sfotteva?

- Non guardarmi come se fossi un alieno!

Scoppiammo a ridere insieme.

-Piuttosto cosa ci fai qui?

Mi voltai per cercare Nico, ma lui era completamente sparito. Scrollai le spalle e tornai a sorridere al mio nuovo  interlocutore .

-Ho accompagnato un amico ,ma al momento è sparito.

- Devo preoccuparmi?

Risi imbarazzata.

- Lo conosci . E’ il ragazzo di ieri sera e sai già che non c’è niente- iniziai ,poi lo fissai. -Inoltre, signorino, io di te non so nulla e già devo darti troppe spiegazioni!

Si chinò verso di me , sino a raggiungere il mio orecchio.

-Ne riparleremo domani sera.

Mi sussurrò per poi rimettersi in piedi.

-Non vedo l’ora!

Continuò lasciandomi basita. Feci un cenno positivo e poi lo vidi allontanarsi ,facendomi l’occhiolino. Restai impalata per qualche secondo. Poi mi ripresi.

BASTA FARE LA BAMBOLINA!

Dissi a me stessa e tornai a girare tra gli scaffali del negozio. Di Nicola, nemmeno l’ombra. Lo cercai ovunque , per poi ritrovarlo alla cassa. Gli corsi dietro.

-Ma dove cavolo eri finito?Ti ho cercato dappertutto!

Mi guardò serio, come infastidito dalla mia sola presenza.

-Eri troppo occupata ed ho pensato di lasciarti stare. Non volevo fare ancora la figura del cattivo

Lo guardai scioccata.

- Ma che caz..

Si voltò ancora mentre posava gli scatoli delle scarpe che aveva preso sulla cassa.

-Non avevi un appuntamento con le tue amiche?Vai, sei libera di andarci. Si è fatto tardi!

Quel suo atteggiamento mi infastidì parecchio. Passò dei soldi al cassiere e prese la sua busta. Si voltò senza guardarmi e si diresse verso l’uscita senza salutarmi. Impalata com’ero ,potevo sembrare una statua,ma la rabbia prese il sopravvento e gli corsi dietro.

-Senti coso , ma che ti prende?

Sbottai  afferrandolo per un braccio. Lui rialzò gli occhi al cielo con un espressione beffarda.

-Siamo amici ?Bene. Non devo farti la radiocronaca dei miei umori. Posso essere incazzato per fatti miei?

Restai interdetta,non sapevo che dire,a meno che:

-Porca miseria, abbiamo perso un ‘ora a prendere delle scarpe insieme, se non sono io ad averti indotto l’incazzatura, allora chi?

Sbuffò e si scrollò la mia mano dal polso.

-Senti non devo dirti tutto ,okay?Non voglio essere scortese,ma lasciami in pace!

Restai a bocca aperta e non mi diede nemmeno il tempo di ribattere che era già lontano di qualche metro. Scrollai le spalle e sbuffai. Nicola per me sarebbe stato sempre un punto interrogativo.

Mi mossi per dirigermi all’Hazzard e vedere se le ragazze erano arrivate. Non avevano fatto neanche una telefonata,quindi o erano in ritardo o si erano ritrovate insieme ad aspettarmi. Proprio mentre ero persa tra i miei pensieri,intravidi la biondina che tanto mi stava sulle palle. Marina. Sorrideva ed usciva dallo stesso negozio in cui eravamo stati noi poco prima.

Ma non aveva  avuto un contrattempo?

Era sorridente e  poco dietro di lei comparve un ragazzone ,alto, capelli castani e occhi azzurri.

E chi era quello?

In quell’istante mi si accese una lampadina.

ECCO perché HA CAMBIATO UMORE IL CARO VECCHIO NICO.

Possibile che tenga a lei sino a quel punto?

Quel pensiero mi ferì,ma ormai non ci facevo più caso alle ferite. Presi un lungo respiro e poi corsi via. Via da quella giornata che era cominciata in modo assurdo e stava andando avanti in modo altrettanto pessimo.


Angolo Autrice.

Ho ripostato sto cavolo di capitolo con la speranza che ora vada tutto bene con i dialoghi.

Intanto ripeto che per il prossimo aggiornamento aspetterò 5 recensioni, perchè il capitolo è ancora in stesura. Spero di leggervi ,come sempre.

Grazie per il tempo che buttate con me. Baci MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Fragile ***


Capitolo 9.9

Fragile

Quel sabato era stato veramente uno schifo. Per non parlare del fatto che avevo aspettato un’altra ora che le mie amiche arrivassero, quando in realtà tutte mi avevano mandato un messaggio per disdire l’appuntamento. Il problema era che avevo preso il cellulare con la scheda vecchia. Passai quella sera con un enorme barattolo di nutella tra le  mani a guardare per la trentesima volta la maratona di Dowson’s Creek mandata in onda da La5. Proprio mentre Joey confessava a Dowson che era sempre stata innamorata di lui, una fottutissima telefonata. Mi voltai verso il comodino,con un boccone di pop corn in bocca. Risposi in modo distratto.

-Rospo!

Corrugai la fronte e guardai il display. Un numero anonimo, ma quel nomignolo l’avevo sentito proprio quel pomeriggio.

-Oi stronzo, che c’è?

Risposi esasperata dalle mie stesse scelte. Come avevo potuto chiedergli di essere amici?

-Sai guidare una moto?

Rialzai un sopracciglio, un po’ più incuriosita da quella sua domanda.

-Nico, ma tu di sabato sera, alle..-lasciai in sospeso la frase per guardare bene l’ora. -..alle 00 e 43, non hai da fare?

Lo sentii sbuffare e imprecare contro qualcuno.

-Sono in ospedale, ho avuto un mezzo incidente con la moto.

La mascella mi cadde all’altezza delle ginocchia e il cuore cominciò a tamburellarmi in petto.

-..Co-come? Oh Dio stai bene?

Chiesi senza curarmi del mio tono anche troppo preoccupato. Lo sentii ridacchiare.

-Sto bene, ho avuto solo qualche punto sul sopracciglio, ma non vogliono lasciarmi guidare. Mamma è fuori città per il week end e i miei amici risultano irraggiungibili..

Terminò alludendo a me.

-Quindi non ti restavo che io, giusto?

Dissi ovvia.

-Esatto!

Sbuffai e mi guardai intorno, in cerca di una tuta da indossare su due piedi.

-Senti io la moto non la so guidare, piuttosto in che ospedale sei?Passo a prenderti con la macchina di mia madre.

Se la persona in questione si fosse svegliata proprio in quel momento , ci sarei andata proprio a piedi. Era troppo gelosa delle sue cose e diceva che io non ero all’altezza di custodire nulla,perché ero sciatta e distratta.

-Sono Al Policlinico vecchio.

Presi un respiro , ormai decisa.

- Va bene , sono da te tra dieci o quindici minuti massimo.

***

Nella corsa tra casa mia e il policlinico avevo pensato bene a cosa potevo dirgli e a come comportarmi. Da quando eravamo così amici?

Avevo messo la tuta che in genere usavo per andare in palestra, avevo legato i capelli ed ero senza un filo di trucco. Sperai tanto che non mi guardasse proprio. Parcheggiai l’auto poco distante dal pronto soccorso e mi inoltrai tra i corridoi bianchi ed asettici di quell’ospedale. C’erano bambini ammalati, raffreddori, varicella , c’era di tutto. Mi guardai intorno in cerca di quel caprone e lo ritrovai sorridente che giocava con un infermiera e si rigirava le chiavi della moto tra le mani. Aveva i pantaloni chiari tutti stracciati e sporchi di terreno, la giacca di pelle intatta e un sopracciglio coperto da una benda. Per il resto c’erano solo graffi e qualche escoriazione.  Mi portai una mano sul fianco e lo guardai più di qualche attimo. Chissà cosa aveva di così magnetico. Persino quella ragazzetta di quanti anni?Forse trenta , lo fissava come una succulenta bistecca, dopo un periodo di digiuno. Nico era così, era qualcosa che si desiderava e basta. Qualcosa che potevo guardare , magari toccare, ma mai avere. Magari era così per tutte. Poi notai che la biondina che gli stava accanto mi indicò e lui si voltò a fissarmi. Sobbalzai come colta in fallo. Lui mi sorrise, ancora in quel modo che non seppi riconoscere. Mi mossi di qualche passo e mi avvicinai a loro.

-Scusa il ritardo,ma mia madre aveva parcheggiato di merda e c’ho messo un’eternità ad uscire.

Cominciai cercando di sembrare naturale. Lui continuò a sorridermi mettendo in mostra quelle odiose fossette.

-Vorrà dire che dovrai sdebitarti in altro modo stasera!

Mi disse facendomi l’occhiolino. Sgranai lo sguardo e arrossii per il semplice fatto che l’infermiera era ancora presente e sicuramente aveva preso quella battuta come un allusione a qualcosa di sessuale.

-Se come no!-sbottai sistemandomi la coda di cavallo. -Intanto che fai?Hai intenzione di alzare il culo da quella sedia o vogliamo dormire qui?

Lui si riportò in piedi e fece qualche passo zoppicante. L’infermiera rise e se ne andò salutandoci con un gesto della mano.

-Non dovresti urlare, ho battuto la testa, potrei avere una commozione cerebrale .

Scossi il capo.

-Ma io te la rompo quella testa di cazzo se non la smetti di farmi fare queste figuracce!

Si fermò a fissarmi perplesso.

-Ma di che parli?

Mi voltai e presi a camminare a passo svelto.

-..della mezza allusione sessuale che hai fatto davanti all’infermiera!

Ero rosso pomodoro e non accennavo a fermarmi. Lui sempre zoppicante,mi seguiva a stento. Giunsi all’auto e l’aprii con la chiave, solo allora sostai qualche secondo per aspettarlo.

-Dai, non dirmi che te la sei presa?

Lo fulminai con lo sguardo.

-No, per niente. Se permetti però preferirei che evitassi!

Sbottai stizzita. Lui alzò le mani in segno di resa.

-Okay, te lo concedo Rospo!Non mi permetterò mai più di fare delle allusioni sessuali dinnanzi a terzi.

Terminò divertito. Sbuffai e gli feci cenno di salire in auto.

Accesi il motore poco dopo.

-Mi raccomando, guida decentemente, perché già sono a pezzi!

Affermò prima di gettarsi con la testa contro il sedile e chiudere gli occhi.

CAZZO è PROPRIO BELLO!

Mi riscossi dai miei pensieri deliranti e mi concentrai sul parcheggio.

DEVO RIPORTARCI A CASA!

***

-Bello addormentato, siamo arrivati.

Dissi frenando proprio fuori casa sua. Lui si svegliò dal suo pisolino e sembrava mezzo rimbambito.

-Mammamia che cazzo di mal di testa.

Affermò stringendosi la benda in fronte.

- Bonjour finesse !

Risi di gusto per quella sua espressione. Battei una mano sul manubrio e spensi l’auto, per poi gettarmi contro il sedile .

-Allora?Vuoi che ti porti in spalla sino al letto?Come una principessa?

Azzardai divertita. Si voltò verso di me con un espressione indecifrabile.

-Sono sconcertato dal tuo umorismo.

Scoppiai a ridere.

-Beh,non sei il primo a dirmelo. Ho una simpatia che non molti comprendono,ma c’è chi mi vuol bene lo stesso, sai?

Mi sorrise e poi tornando con la testa sul sedile mi fissò in silenzio. Deglutii in imbarazzo, per la prima volta mi maledissi per aver indossato la prima cosa trovata,per non aver stirato i capelli e non avere nemmeno una linea di trucco. Mi morsi un labbro,mentre Nico,richiamava ancora la mia attenzione.

-Ne sono sicuro ,Rospo!

Si voltò per riaprire lo sportello ed io tornai a respirare facendo leva con le mani sul parabrezza.

-Ei, è tardi..- sussultai quando lo sentii nuovamente riferirsi a me. Mi guardò perplesso ed io cercai di sembrare naturale,nonostante le guance in fiamme e il cuore in festa.

-Che ne dici di passare da me? Ormai il sabato è rovinato comunque. Mia madre non c’è e possiamo vederci un film ..- mi disse sereno. Io intanto stavo per  svenire  e battere rovinosamente la fronte sullo sterzo.

-Domani mattina potresti tornartene a casa in auto.

Ero realmente combattuta sul da farsi?

NO, CHE NON LO ERO.

Per quanto stronzo e menefreghista potesse essere e fosse stato in passato,la mia risposta a Nicola , in qualsiasi caso era dettata dal cuore , di conseguenza era sempre un maledettissimo si.

-Allora?

Mi esortò tenendo ancora lo sportello dell’auto con una mano.

-Va bene, parcheggio l’auto e mando un messaggio ai miei.

Mi fece un occhiolino e mi lasciò da sola. Mi guardai nello specchietto retrovisore.

-Quanto faccio schifo da uno a mille?

Presi un respiro e riaccesi la macchina.

-Menomale che lo specchio non può rispondere, se lo facesse sicuramente non sarebbe d’aiuto.

Cambiai la marcia e mi impegnai a trovare un posto tranquillo capace di custodire il piccolo tesoro di mia madre. Quella macchina del cazzo.

*Angolo Autrice*

Non vorrei esser ripetitiva ma grazie Mille per esserci quando ho bisogno di voi. *_*

Scusate se non sono entrata prima ,ma quando torno la sera efp mi fa dei problemi e non mi fa accedere =S

Grazie per le recensioni , risponderò immediatamente a tutte voi.

Intanto per il prossimo aggiornamento aspetterò sempre i 5 commenti di chi legge, per poter procedere. 

Vi mando un bacio.

P.s. Se questa storia vi piace,vi suggerisco altre storie che ho in corso :

-Una limousine per due : Aggiornata da poco

-Thoch - The History of Criminals Hearts


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Dal litigio alla catastrofe ***


Capitolo 10.10

Dal litigio alla Catastrofe

Entrai in casa dopo aver mandato un messaggio sul cellulare di mia madre. La solita bugia che gli rifilavo quando passavo la notte fuori.

“Mamma , Fiorella ha litigato con il fidanzato. Ha bisogno di soccorsi notturni. Ci vediamo domani mattina.

P.s. Ho preso la tua macchina, non ti arrabbiare!”

Accesi la luce nel corridoio, notando che di Nicola non c’era traccia.

-Nico?

Lo richiamai addentrandomi nelle varie stanza,ma poi me lo ritrovai di fronte al muso, con addosso un asciugamano striminzito stretto in vita, i capelli grondanti d’acqua e la ferita fresca di punti  messa all’aria.

-Ma sei impazzito?- urlai  imbarazzata dal suo corpo sin troppo allettante per una verginella come me.

- Che succede?

Chiese arretrando di qualche passo.

-Tu ti becchi qualche infezione se la lasci scoperta! Non sono passate nemmeno due ore e tu ci butti l’acqua sopra?

Lui corrugo la fronte e fece una smorfia.

-Oh, si.. beh,fa leggermente male,ma non importa guarirà a suo tempo.

Battei un piede sul pavimento e lo afferrai per un polso.

-Stringi stretta la gonnella, non voglio denudarti,ma devo quanto meno rimetterti la benda.

Lo feci sedere su una sedia . Raccolsi la cassetta con tutti i medicinali e le garze.

Quando lo guardai aveva l’espressione di un bambino scocciato.

-Non sbuffare. Potrei lasciare che un taglietto ti mandi in cancrena il bel viso che ti ritrovi eppure non lo faccio!

- sbottai sedendomi sul tavolo. Lui accostò la sedia e gli rialzai il viso. Le mani mi tremavano mentre passavo la pomata sulla pelle rotta.

-Rospo ?                                                   

Mi chiamò ancora con quel nomignolo orrendo.

-mmm?

Mi limitai a rispondere.

-Fai quasi impressione vista da così vicino?

Strinsi la mascella e tastai con più forza sulla cicatrice fresca. Nicola sobbalzò.

-Sei una stronza!

Affermò divertito.

-Tu non sei da meno.

Terminai  piegando la garza e attaccandola al viso.

- Ecco fatto, ora puoi anche vestirti e renderti presentabile.

Sobbalzai sul pavimento e cominciai a risistemare le cose nel contenitore.

-Tu però non saltare così, potresti spaccarmi qualche mattonella.

Senza curarmi più di tanto afferrai una bottiglia di acqua ossigenata e gliela lanciai addosso. Si scansò e sorridente corse chissà dove a mettersi qualcosa.

***

Qualche minuto più tardi eravamo nella sua stanza, io con la mia tuta orribile e lui con addosso un pantaloncino grigio e una canotta di cotone bianco. Ero tesa come un palo di ferro,mentre il mio caro “AMICO” sceglieva che film vedere.

-Che ne dici di Fragile?

Corrugai la fronte e mi voltai per la prima volta, da quando eravamo seduti sullo stesso letto.

-Cos’è?Un film d’amore?

Dissi con espressione quasi scioccata.

-Si..d’amore!

Rise in modo macabro e compresi che probabilmente non mi aspettava niente di buono.

-Comunque vada per Fragile, inizia tra meno di un minuto.

Si sistemò meglio con la schiena contro la testiera del letto .

-Tieni- sbottò poi passandomi un cuscino.

-A cosa dovrebbe servirmi?

Domandai.

-Oltre che per dormire, penso che durante la durata del film ti servirà più che mai. Puoi esserne certa.-

***

 

-Uh mamma!

Singhiozzai  quasi in lacrime , nascondendomi per la trentesima volta dietro il cuscino. Quel film era un dannato horror che ormai stavo guardando da sola da circa due ore. Nico si era accasciato neanche due minuti dopo l’inizio. Io invece da poveraccia mi ero ritrovata a sorbirmelo tutto perché avevo paura. Non amavo dormire in una casa che non era mia, aggiungiamo il buio e il fatto che non potessi urlare a causa di quel deficiente al mio fianco.

-Oi?

Sentii la voce assonnata di Nicola richiamarmi. Lo guardai da dietro il guanciale.

-Che mi sono perso?

Disse riportandosi seduto. Si strofinò gli occhi e tentò di svegliarsi del tutto.

-SEI UNO STRONZO!CHECCAZZO?POTEVI SCEGLIERNE UNO CHE NON FOSSE UN HORROR!

Lui strabuzzò gli occhi notando la mia espressione grave. Ero praticamente imbestialita.

-Cosa cavolo ci faccio io qui?Potevo benissimo tornarmene a casa!

Nico parve restare a bocca aperta. Lo vidi sporgersi verso il comodino e accendere il lume. Prese il telecomando e spense la televisione.

- Ricordami di non farti vedere mai più un film di Paura!

Diedi un pugno nel cuscino.

-E’ meglio che me ne vado altrimenti ti strozzo !

Ringhiai. Stavo per rialzarmi ,ma la sua mano mi afferrò per un polso facendomi ricadere sul letto. Ero pronta a riempirlo di insulti su insulti,ma la sua bocca era praticamente sulla mia .Sentii la sua lingua penetrarmi e il cuore cominciò a battere senza controllo. Le sue mani si posarono tra i miei capelli,mentre le mie restavano perse nel vuoto. Si allontanò da me.

-Scusami.- Mi sussurrò appena ad un centimetro dal mio naso.

Mi toccai le labbra come se la sua carezza fosse stata solo il frutto di un sogno.

-Perché mi hai baciata?

Corrugai la fronte mentre notavo che le mie parole dovettero risultare un sussurro.

-Non deve esserci sempre una spiegazione per tutto. Volevo baciarti e l’ho fatto.

Deglutii l’amaro che avevo in gola. Ero felice di aver saggiato quella parte di lui,ma sapevo altrettanto che non mi bastava e non mi sarebbe bastato mai.

-E pensi seriamente che fosse quello che desideravo anch’io?

Lo vidi sbuffare ed arretrare rimettendosi seduto con la schiena contro la testiera del letto.

-Ho un cazzutissimo mal di testa e credimi non riesco a trovare nemmeno la forza per risponderti!-

Mi sentivo una stupida. Una stupida credulona e assurda.

- Lasciami in pace, Nico. - dissi schioccando la lingua. -Riposati e cerca di dormire , il mal di testa non passerà da solo.

Mi voltai per andarmene e lui ancora una volta mi richiamò.

-E’ tardi, dove credi di andare?

Lo guardai scettica.

-Me ne torno a casa, non ho alcuna intenzione di restare un minuto di più con te.

Sbuffò e gettò di violenza il cuscino sul materasso. Si portò in piedi e mi raggiunse.

- Dormi qui, io mi accontenterò del divano. Posso pur esser stronzo,ma non ti permetterei mai di ritornare  dai tuoi,da sola e a quest’ora

Deglutii e ci pensai su.

-Potresti accettare questo compromesso?

Mi domandò cortese.

Mi morsi un labbro.

- Ho pvra!

Sussurrai girandogli il viso.

-Come, scusa?

Tossicchiai .

-Ho paura!

Affermai scocciata da me stessa per quell’ammissione. Lo sentii ridacchiare.

-Di cosa di preciso?

Mi voltai di scatto. Deglutii e senza volerlo mi ritrovai ad annegare nel nero dei suoi occhi. Avrei dovuto rispondere subito,ma continuai a guardarlo senza muovere un dito.

-..io.. non ..

Dovevo dirgli che avevo paura di dormire da sola , in quella casa non mia, dopo quell’orribile film horror del cazzo, invece le parole mi morirono in gola.

-Oi, rospo ti senti bene?

Era strano come l’incazzatura per la sua indelicatezza fosse passata e d’un tratto fossero riemerse quelle assurde sensazioni alla bocca dello stomaco.

-Hai detto che non deve esserci per forza una ragione dietro ad ogni azione, giusto?

 

Gli chiesi  rialzando lo sguardo dal vuoto per portarlo su di lui. Sembrava perplesso.

-Con quest’espressione cominci a spaventarmi..

Non gli lasciai il tempo di terminare quella frase che in un impeto di cuore mi ritrovai a stringergli il viso tra le mani e ad accogliere la sua bocca sulla mia . Restò di sasso, forse ancora troppo sorpreso. Fu un gesto casto, dolce e dopo una leggera carezza sulla guancia, lo lasciai andare.

Restai ad occhi chiusi, a bearmi di quel secondo di perdizione che non era assolutamente da me. Per un attimo , preda del pensiero che non avessi più nulla da perdere, guadagnai un momento di felicità in più.

Quando poi ritrovai il coraggio per guardarlo, lui ritornò a sovrastarmi e stringendomi ed attorcigliando le sue dita alle ciocche scure dei miei capelli. Quello non fu un bacio casto. Fu tutt’altro. Fu fuoco ,perdizione e per la  sottoscritta anche disperazione. Tra le mani tenevo stretti i lembi di cotone della sua canotta.

La sua bocca famelica mi divorava corpo ed anima senza lasciarmi la possibilità di respiro. Non che mi servisse più di tanto. Mi sentii spingere contro il letto, in modo delicato e su di me c’era lui, che si teneva su due braccia, posate al lato del mio corpo. Ero mezza distesa con i piedi che pendevano verso il pavimento.  Tra un bacio e l’altro, percepii la carezza della sua mano ,rialzarmi la maglia all’altezza della pancia. Sussultai allarmata. Gli morsi un labbro senza volere e lui arretrò cercando di fermare quel po’ di sangue che usciva da quella ferita.

-Ei, sei per caso interessata a mangiarmi?Mi hai ucciso un labbro!

Sbottò divertito , poggiandosi sulle ginocchia,mentre io mi rimettevo seduta ed arretravo al centro del letto.

-Io..non volevo, scusa!

Mormorai con il cuore che martellava nelle orecchie. Cosa stavamo combinando?

Deglutii un flotto di saliva che mi impediva di respirare e lo vidi avvicinarsi di nuovo . Si calò di poco, con gli occhi fissi nei miei e le labbra ad un centimetro dalle mie.

-Ti va di stare con me stasera ,piccola Ari?

Tremai al suono peccaminoso che avevano assunto quelle parole. In un attimo il mio cervello cominciò ad elaborare milleottocento risposte possibili,ma il mio cuore ne suggerì solo una. Un'unica volontà che mi avrebbe messa in crisi con la mia morale e che probabilmente mi avrebbe fatto star male.

-Dimentica il passato. Dimentica  Nicola lo stronzo e tutte le nostre discussioni assurde e prive di fondamento.- presi un respiro e continuai ad ascoltarlo. -… a quel punto, ti andrebbe di passare la notte con me?-

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Stop and Stare ***


Capitolo 11.11

Stop and Stare

Avrei dovuto dirgli che non potevo, non senza stare insieme, non senza condividere un sentimento. Avrei dovuto dirgli che ero vergine e non volevo che tra noi andasse in quel modo,ma.. come mi succedeva sempre, quando si trattava di lui , non ero mai pronta.

- Fai l’amore con me,Nico.

Sussurrai abbassando lo sguardo.

Fai l’amore con me, perché comunque vada è con te che deve essere la mia prima volta. Perché sei tu quello che voglio da una vita. Stai con me, perché adesso più che mai ho il coraggio di rischiare , domani forse non sarei così decisa .

Non mi rispose. Mi baciò leggermente e si risollevò per poi sfilarsi la canotta . Deglutii fissando il suo fisico asciutto e delineato da addominali che da tanto, forse troppo tempo, desideravo sfiorare. Un desiderio che prese il sopravvento, al punto tale che mi ritrovai a sfiorargli il petto e disegnare con le unghia dei cerci invisibili e perfetti. Le sue mani mi afferrarono per i polsi e baciò ad una ad una le dita che lo avevano toccato. Tremavo e lui lo sapeva. La sua bocca scese sul mio collo e quando mi sentii libera dalla sua presa, compresi subito il motivo. Mi sfilò la felpa e tirò via la t-shirt, lasciandomi con addosso solo il reggiseno e il pantalone. Il cuore pompava e faceva schizzare in viso tutto il suo sangue. Il tempo sembrava fermarsi, per rendere tutto più lungo ed indelebile. Il suo tocco bruciava, quasi come un ago infuocato che disegnava sulla mia pelle . Stava scrivendo a grandi lettere il suo nome su di me ,oltre che in me. I nostri occhi erano incatenati e tra una carezza e l’altra sentivo le sue labbra sfiorarmi e mordermi.

Lentamente mi fece distendere . Ero immobile, quasi paralizzata dalle troppe emozioni, dalla terribile voglia che avevo di lui e dalla troppa paura per tutto quello che stava accadendo. Con un gesto veloce lasciò scivolare i miei pantaloni lungo le cosce , senza però abbandonare mai il mio sguardo. Mi sentivo morire e allo stesso tempo credevo di non aver mai vissuto realmente.

-Non tremare.-mi sussurrò.

Deglutii e feci un cenno positivo.

FACILE A DIRSI!

Le mie mani si arpionarono dietro la sua schiena,mentre prendevo ad affondare con la mia lingua tra le sue labbra. Fu qualche secondo dopo che la terra tremò sotto di noi. Sentii il pizzo delle mutandine scivolare sotto il sedere. Automaticamente sobbalzai e chiusi le gambe. Lo udii ridere.

-Senti Rospo, se hai cambiato idea, dimmelo adesso,perché penso che tu voglia mandarmi al manicomio!

CHE IMBARAZZO.

Urlavo nella mia testa.

-A meno che tu non sappia un metodo alternativo per arrivare là sotto , devi aprire le gambe.

Feci un cenno positivo senza spiccicare parola. Riaprii le gambe strizzando gli occhi . Non volevo vedere. Nico discese lungo il mio corpo, leccando e mordendo prima il pizzo del reggiseno ,poi la ciccetta sulla mia pancia , sino a giungere al mio basso ventre. Sentii la barba ispida  stuzzicare l’interno delle mie cosce e mi sentii avvampare. Ritornò sul mio viso e mi baciò la punta del naso.

-Sono certo che di questo ti ricorderai a lungo.

Si tuffò verso il mio collo e con i denti cominciò a mordicchiarlo. Stavo quasi per svenire e già ansimavo come una gatta in calore, senza che mi avesse neanche toccato in modo concreto. Con i canini lo sentii graffiare la mia spalla e tirare giù la bretellina di pizzo bianco. Mi scoprii un seno e con la lingua lo rese ancora più turgido ed io quasi non mi strappai un labbro. Percepii poi il palmo dell’altra mano insinuarsi sulla mia intimità e neanche il tempo di comprenderlo che un suo dito era sprofondato già in me, provocandomi una fitta di piacere ,misto a dolore.

-Ah!

Gridai,nonostante il fatto che cercassi di trattenermi.

-Cazzo,Ari, quanto sei stretta. Da quanto tempo è che non fai sesso?

Intanto spingeva in me mandandomi sull’orlo di qualcosa che non avrei saputo descrivere pienamente. Rincorrevo quella sensazione che non era fastidiosa quanto,piacevole e tremendamente erotica. Le sue parole però mi fecero agitare più del dovuto.

Cosa rispondergli?

Feci un cenno con le spalle e tornai a distendermi. Dopotutto era una vita che non facevo sesso, probabilmente non era la risposta che si aspettava, ma in un certo senso era “molto tempo,no?”. Riprese a muovere il dito su e giù in modo più veloce e sentii che tra le cosce stava per esplodere qualcosa che non avevo mai provato. Mi dimenai come una pazza e strinsi tra le gambe la mano di Nicola. Tirai le lenzuola e continuai a contorcermi dal piacere, una sensazione che partiva dalla punta dei piedi per raggiungere con un formicolio le mani tremanti e lo stomaco sottosopra. Mi sentivo leggera, quasi svuotata .

-Eh bravo il piccolo rospo. Mi piace il modo in cui vieni.

Lo disse con uno sguardo scuro, eccitato. Non mi diede neanche il tempo di riprendermi da quello shock che lo vidi rialzarsi sulle ginocchia e calarsi pantaloni e slip sotto il sedere, proprio come aveva fatto con me. Girai lo sguardo, non avevo intenzione di sembrare una pervertita,ma lui rise ancora afferrandomi il viso voltandolo verso di lui.

-Puoi guardare.

Mi morsi un labbro osservando quel ragazzo così ben formato così bello e con quell’enorme erezione pulsante tra le gambe. Dio , quant’ero imbarazzata ed eccitata. Sentivo che nel mio basso ventre c’era un fiume in piena e finalmente capii cosa intendeva Irene quando diceva che con il fidanzato si ritrovava subito “bagnata”. Immaginai il suo sesso turgido immerso nel mio corpo e non potei che sentirmi mancare. Avevo le cosce ancora intrappolate dalle mutandine ma a lui non interessò. Prese un cuscino e mi invitò a rialzare il sedere. Obbedii e in meno di qualche secondo il suo bacino era a contatto col mio. Sentivo il suo respiro affannato e già potevo gustare il secondo orgasmo. Una sua mano si posò sulla mia ed intrecciò tutte le dita. Mi baciò con ardore e con un sorriso entrò in me e neanche con molta delicatezza. Mi sentii quasi strappare qualcosa , il dolore e il bruciore erano forti, tant’è che anche lui si rese conto che qualcosa non andava.

-Tutto bene ?Ti ho fatto male?

Inarcai la schiena spingendomi ancora di più contro la sua erezione e provocandomi un’altra fitta.

-Un..un pochino.

Ammisi.

-Cercherò di fare piano- mi morse il collo ed io scoppiai a ridere stringendo ancora di più la sua mano. Lo sentii rialzarsi e sprofondare in me con una lentezza che sicuramente lo stava uccidendo, come il dolore stava facendo con la sottoscritta. Fu lo stesso con la seconda e anche la terza spinta, ma alla quarta ,il dolore e il bruciore erano svaniti.

-Nico,voglio sentirti di più, più veloce, ti prego!

Affermai con una voce che avrei preferito non udire. Mi accontentò senza indugi e talmente della forza che ci mise che la testiera del letto batteva contro il muro senza sosta. Io ansimavo e godevo di quelle sensazioni così belle ed erotiche, così perfette. Durante quei minuti non chiusi nemmeno più gli occhi. Lo fissai a lungo ,mentre si nutriva di me.  Fui io a raggiungere per prima l’orgasmo e fu straziante come la prima volta,ma molto più imbarazzante perché senza volerlo ero venuta con il nome del mio “amante “. Lui mi fissò e con un ultima spinta , si sfilò via da me,lasciando che il suo seme finisse sul mio addome. Con la mente più lucida, sentii subito che avevamo fatto un errore,ma non me ne curai,volevo godermi quei momenti ancora per un po’. Eravamo sudati e stremati. Lui si era accasciato sul mio petto ed io lo avevo abbracciato. Gli accarezzai i capelli sudati,ma poi si riportò seduto come se fosse allarmato.

-Ma che..?

Domandò fissando il suo membro. Mi misi seduta e notai che entrambi eravamo sporchi di sangue e parte di quel rosso era stampato anche sulle lenzuola.

-Doveva venirti il ciclo?

Mi chiese ed io come una sciocca, feci segno di no. Restò immobile fissando nel vuoto.

-Eri..eri vergine!

Affermò ed io mi vergognai più che mai. Mi coprii con il lenzuolo e strinsi le gambe al petto.

Mi guardò con un espressione di sorpresa ,una sorpresa mista a rabbia.

-Perché cazzo non me l’hai detto?-urlò. Sobbalzai spaventata. -Devo averti ammazzata !

Si riportò in piedi e rialzò mutande e pantaloncino. Strinse gli occhi e poi sbuffò.

-Io..non credevo fosse importante.

Tornò ad incenerirmi.

-Porca miseria Arianna, ma con chi cazzo sto parlando?Sei per caso impazzita?

Prese fiato.

-Devo averti fatto proprio male ed inoltre io credevo che fossimo entrambi..

Scosse la testa e uscì dalla stanza. Io ero quasi in lacrime quando ritornò dentro con un paio di boxer puliti e con un suo  pigiama.

- Va a lavarti. In bagno ci sono degli asciugamani puliti.- affermò intenerito?

-Scusa

Sussurrai prendendo quelle cose che mi stava porgendo. Mi rialzai le mutandine e mi liberai dalle lenzuola. Corsi alla porta della stanza e sentii ancora la sua voce.

-Non dovevi farlo, Rospo.- aveva il viso di chi provava pena per qualcuno. -io non posso darti quello che vuoi.. io..

Alzai una mano all’altezza del viso e feci un cenno negativo.

- Nessuna spiegazione. -affermai cercando di tenere in piedi uno straccio di orgoglio. -Volevo che andasse così. Dovevo farlo con te, così non avrò rimpianti. Per quanto stronzo tu possa essere..- cominciai. - ..Sei stato dolce e molto attento. Grazie.

Gli sorrisi con le lacrime che invece stavano bussando alla porta del cuore per poter inondare la stanza.

Lo vidi guardarmi in modo strano,quasi assente.

-Ora possiamo dire di aver condiviso davvero qualcosa, per cui, forse avremo realmente la possibilità di essere amici,no?

Ci pensò su qualche secondo,poi molto perplesso rispose di si.

-Cambia le lenzuola, domattina le laverò io. Intanto vado a fare una doccia.

***

Quella notte, ormai quasi mattina, sotto la doccia piansi tutte le lacrime che non avevo mai pianto. Pagavo il prezzo delle mie decisioni. Sentivo che l’anima mi si era spezzata in mille pezzi ed insieme ad essa anche quello stupido organo che mi teneva in vita. Quando chiusi l’acqua ,ero nuovamente pronta a combattere per me stessa. Era stata la cosa più bella che avessi potuto fare. Avrei custodito per sempre il ricordo delle sue mani su di me,ma dovevo cambiare pagina e sicuramente l’avrei fatto.

Mi rivestii con gli indumenti che mi aveva dato. Senza far rumore lo spiai mentre osservava qualcosa dalla finestra della sua camera. Non lo disturbai e mi limitai a correre sul divano nel corridoio. Per quelle poche ore, era meglio se lo avessi tenuto il più lontano possibile.

-Che fai?

Mi chiese facendomi sobbalzare.

- Se non ti dispiace,preferirei dormire qui!

Fece un cenno negativo.

-Fa pure

-Bene

Affermai pensando che eravamo finiti a fare quello che avevamo fatto,perché non volevo dormire da sola in una casa non mia.

-Bene.

Confermò lui.

-Allora … buonanotte!

Gli sorrisi sincera.

-Altrettanto

Dopo quella breve conversazione,mi resi conto che probabilmente,tutto quello che sognavo da sei anni , vide la fine ancor prima che qualcosa potesse realizzarsi.

 

* Angolo Autrice*

Okay, forse Arianna si è lasciata andare troppo presto..

Magari avrebbe dovuto aspettare e rifletterci, soprattutto per il fatto che era la sua prima volta..

INSOMMA ARIà DOVE HAI LA TESTA?

Devo esser sincera? Ho preferito buttar via la testa di Ari per lasciar parlare il suo cuore. Dopotutto non c'è mai un momento giusto o meno per far l'amore con la persona che si ama da sempre ,no?

Ma ragazze mie ,non adagiamoci sugli allori , perché a me .. le cose semplici che subito trovano un lieto fine non mi piacciono proprio.

QUINDI... 

Chi mi ama mi segue!

GRAZIE A TUTTE QUANTE PER ESSERCI. 

Per aver inserito le mie storie in una qualche sezione o anche solo per i vostri commenti.

Un bacio ,MissNanna

P.s. Aggiornerò Anche "Una Limousine per due".


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Io gli piaccio ***


Capitolo 12.12

Io gli piaccio

Il giorno seguente scappai via da casa sua ,quasi fossi una ladra. Gli preparai la colazione e gli lasciai un bigliettino. Non ero pronta per affrontarlo.

“Buongiorno. Scusa ,ma devo scappare e non posso accompagnarti a riprendere la moto al pronto soccorso. Ari.”

Ero stata combattuta anche se aggiungerci un “BACI”, ma avevo optato per il no. Quella giornata era stata veramente pesante e anche terribilmente strana e veloce nei suoi cambiamenti. Per la domenica invece avevo intenzione di resettare tutto e fingere che nulla di grave fosse accaduto, anche perché era così. Sentii Irene e anche Mela,ma non gli dissi nulla. Mi vergognavo e almeno per quel momento non volevo essere giudicata né perché ero stata con Nico, né perché in quel momento passeggiavo per strada mano nella mano con Alessio che nemmeno conoscevo .

-Ari?Ci sei?

Il ragazzo mi richiamò all’attenzione ed io gli sorrisi rammaricata per il semplice fatto che non lo stessi proprio ascoltando.

-Si, perdonami è che ho un po’ di mal di testa!

 Gli dissi fermandomi di fronte a lui .

-Vuoi che ti riaccompagni a casa?

Feci un cenno negativo.

-No, davvero,devo solo aspettare qualche minuto,poi passerà da solo.

Mi sorrise.

-Ti ho già detto che stasera sei bellissima?

Lo fissai sempre più interdetta.

Ma questo ci è o ci fa?O forse sono io che non sto bene col cervello?

Gli sorrisi.

-Si che me l’hai detto e in più non capisco proprio come io possa piacerti. Cavolo non ho addosso nemmeno niente di così speciale.

Sbottai mentre riprendevamo a camminare.

-Non deve essere per qualcosa che indossi. Mi piaci e basta. Sai, quando qualcosa ti piace a pelle?Ecco così mi capita con te.

Nicola. Nicola. Nico. Nico.Nico.

Scossi la testa. Non potevo pensare a lui dopo tutte le parole carine che stava usando Alessio.

-Allora, grazie mille.

Gli sorrisi e mi poggiai sotto il suo braccio.

-Pensiamo a qualcosa di importante.

Sbottò poi.

-Dimmi pure..

Lo appoggiai.

-Dove ti porto?

Mi morsi un labbro indecisa.

-Scegli tu!

Gli dissi convinta.

-Sicura?

Replicò.

-Sicurissima. Penso di fidarmi già troppo di te.

Le ultime parole famose, prima di sprofondare sotto terra. Pechè si sa, quando eviti qualcuno…

***

Ero seduta da circa quindici minuti da sola, ad un piccolo tavolino di un ristorante cinese. A me il cinese aveva sempre fatto schifo, ma non volli infierire. In più  Alessio si era perso  tra la folla di gente che stava ordinando. C’era una festa. Chi cavolo era così snob da festeggiare qualcosa dal Cinese? Si pagava tanto e poi non mangiavi un cazzo. Una voce alle mie spalle però mi fece sobbalzare trascinandomi via dalla noia di quella serata.

-Rospo, sei scappata stamattina!

Mi sussurrò,in un orecchio,mentre ancora ero di spalle. Mi voltai di scatto , sconvolta al solo pensiero che fosse anche lui in quel posto.

-Non sentirti in colpa, un amico mi ha accompagnato a recuperare la moto!

Mi sorrise ,ma io non ero ancora in grado di reagire.

-Piuttosto che ci fai qui?

Mi chiese. Io cercai di mettere ordine nella mia testa.

-Io sono qui con..

Non riuscii a terminare che Alessio mi si presentò giusto in tempo per mostrare da solo il motivo per cui ero lì. Il ragazzo ci guardò sorridente e posò poi i piatti sul tavolo.

-Oh, ciao!

Sbottò in tono amichevole, porgendo la mano a Nicola. Io stavo per disintegrarmi per autocombustione .

Nico rispose alla stretta con poco entusiasmo e con lo sguardo fisso su di me. Uno sguardo che non presagiva niente di buono.

-Ti sei fatta il fidanzato?

Mi chiese risultando anche molto maleducato nei confronti di Ale, il quale parve sorpreso da quell’improvvisata di Nicola.

-Nicola, per favore , fatti gli affaracci tuoi, va bene?Ora tornatene dove cavolo eri e lasciaci continuare la nostra cena, che ho una certa fame!

Sbottai furente, cercando di calmare il mio tono sin troppo aggressivo. Sorrisi in modo tirato al mio accompagnatore e in quel modo snobbai quella seccatura vivente di Nico. In cuor mio agognavo le sue mani su di me, la sua bocca sulla mia, ma avevo detto basta.

Sentii gli occhi scuri ,di quello che ormai era un incubo ,sulla mia persona, ma solo dopo qualche minuto di troppo decise di lasciarmi in pace.

***

La serata proseguì senza intoppi. Digiunai quasi,ma Alessio pareva assai contento e soprattutto non si accorse del mio umore sotto i piedi oltre che la mente persa chissà dove. Mi accompagnò a piedi fuori al viale dove poi c’era il mio palazzo.

-Grazie per la bella serata, mi sono veramente divertita.

Gli dissi cercando di fargli capire che mi piaceva, nonostante il fatto che ero sempre troppo presa da un altro.

Si grattò la testa .

-Mi dispiace solo per il fatto che tu abbia digiunato, la prossima volta giuro che andremo a mangiare una pizza.

Sorrisi e gli accarezzai un braccio.

-Si, penso che sarebbe molto meglio!

Mi morsi un labbro. Odiavo i silenzi, soprattutto quelli imbarazzanti. Sapevo che voleva baciarmi ,ma io non riuscivo neanche a pensarlo . Tutto mi  gridava, no!

Si chinò su di me ed io  deviai sulla sua guancia, poggiandogli inoltre una mano sul petto, pur di tenerlo a distanza.

-Buona Notte ,Ale.

Si risollevò con l’espressione di un cane bastonato e mi dispiacque.

-Buona Notte, Ari.

Lo vidi allontanarsi e mi sentii da schifo. Sbuffai e mi decisi ad incamminarmi per raggiungere casa. Un passo dietro l’altro e la testa sempre china. Ero persa tra i miei pensieri sempre molto lugubri.

-Che c’è?L’amichetto aveva paura ad accompagnarti sin sotto casa?

Di nuovo lui. Quando rialzai lo sguardo , c’era Nico poggiato sulla sua moto e con le braccia incrociate sotto il petto.

-Che ci fai ,qui?

Chiesi allarmata.

-Dobbiamo parlare ed è inutile che tu fugga.

Schioccai la lingua.

-Ieri notte non eri dello stesso parere. Non volevi parlarne altrimenti lo avresti fatto subito.

Replicai acida. Si rialzò in piedi e mi si avvicinò di qualche passo.

-Sei venuta ,cazzo!

Sgranai gli occhi.

-E questo cosa c’entra?

Gli chiesi con le guance in fiamme.

-E’ difficile venire la prima volta, lo sai questo? La cosa mi ha sconvolto. Mi ha depistato. Non mi aspettavo che fossi vergine,non a vent’anni.

Avevo le orecchie color rosso fuoco.

-Grazie,ora mettiti pure a ridere e il mio ego potrà anche sprofondare tranquillamente.

Sorrise della mia battuta e mi scompigliò i capelli.

-Così sono stato tanto figo da farti venire alla tua prima volta.

Disse più a se stesso che a me.

-Potresti smetterla , per favore? – dissi ormai preda della vergogna .- Inoltre siamo sotto il palazzo, se mio padre dovesse alzare il citofono potrebbe sentire tutto e non mi va.

Scoppiò a ridere e mi afferrò una ciocca di capelli tra le dita. L’accarezzò e poi con violenza la tirò sino a trascinarmi di forza contro il suo petto. Aveva la solita faccia di schiaffi, ma era così sexy. Mi guardò  e lo stomaco si attorcigliò.

-AIA!- gridai lasciandogli uno schiaffo sul braccio.- Che stronzo, così mi fai male!

Sorrise e poi si chinò su di me, incastrando il suo viso tra la spalla e il collo.

-Non lamentarti, stasera volevi sostituirmi con quel broccolo ..

Sobbalzai quando sentii nominare Alessio . Non mi lasciò il tempo di rispondere che mi morse . Imprecai e lo spinsi via.

-Che mi hai preso per una coscia di pollo?

Sbottai accarezzandomi la parte lesa. Lui si portò le mani nelle tasche avvicinandosi di nuovo. Io lo spinsi via, ma non servì.

-Non respingermi,Rospo!

Lo disse sorridente ed io lo sfidai con lo sguardo,mentre ancora cercavo di tenerlo lontano,ma mi ritrovai ad arretrare quasi contro il muro.

-Perché altrimenti cosa fai?

Mi fissò qualche istante e rise beffardo ,con le mani ancora posate nelle tasche dei jeans. Si guardò intorno e infine dimezzò la nostra distanza, posando la sua bocca sulla mia  ancora dischiusa. Mi paralizzai. Sembrava così indifferente. Con le mani nei pantaloni, gli occhi chiusi e piegato su di me. Stavo per corrispondere al bacio ,ma si risollevò di scatto per poi fissarmi.

-Ti fa ancora male ,lì?

Sbottò  allusivo e le gambe quasi non cedettero al peso morto del mio corpo.

-Co-come?

Si scompigliò i capelli con una mano.

-Sono stato brusco, credendo che .. insomma devo averti fatto veramente male.

Ero sorpresa da  tutto quell’interessamento.

-No.-Scossi la testa.- Inizialmente ha fatto male,ma il  bruciore è passato.

-Mi dispiace!

Si scusò ancora.

-Perché ti scusi?Sei stato dolce e attento. Io sono contenta così.

Affermai tranquilla, per la prima volta. Sapevo che forse era stato un errore,ma in quell’errore ci sguazzavo bene. Mi fissò sorpreso.

-Ti piaccio ancora parecchio?

Mi chiese come se stesse domandando la cosa più normale del mondo. Deglutii e le orecchie mi divennero viola. Guardai dappertutto tranne che verso di lui.

-Un pochino.

Mentii e lo sentii sghignazzare. Restammo in silenzio,poi lo vidi di sottecchi mentre guardava l’ora.

-Rospo, io devo scappare, sono le due di notte e i miei amici credono che io sia a far benzina da…-finse di pensarci.- almeno un’ora e mezza.

Scoppiai a ridere e lui mi scompigliò i capelli. Proprio come ad una bambina.

-Allora vado!

Gli feci un cenno d’assenso e lo vidi piegarsi  ancora verso di me ,per poi deviare dalle mie labbra alla guancia. Gustai quel gesto e lo schiocco che ne segui. Il cuore ormai era come un tamburo,ma con Nico era sempre così. Lo vidi  poi muoversi e mettersi in sella alla sua moto. Armeggiò con il casco per poi infilarlo. Accese la moto e mi richiamò

-Ari?

Lo guardai perplessa.

-mmm?

Mi limitai a dire,dopotutto non ero in grado di biascicare altro.

-Anche tu.

Corrugai la fronte.

-Anche tu mi piaci.- affermò serio. -…solo un pochino ,però!

Terminò canzonatorio,mentre la terra per la prima volta cominciava a farmi girare troppo la testa. Scappò via dopo quella confessione. Io invece restai impalata per più di mezz’ora.

-Io..io gli piaccio!

 




Angolo Autrice

Salve raga, perdonate l'assenza,ma non mi è possibile aggiornare  più di come faccio...

In questo momento a stento riesco a guardare la tastiera e per non rimandare ancora la pubblicazione del capitolo ho preferito farlo subito e rimandare a domani le risposte a tutte le vostre recensioni, che come sapete mi rendono solo felice.

Che altro aggiungere... Buona Notte. Baci MissNanna

p.s. entro domani aggiornerò anche Una Limousine per due

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Quando niente va come deve andare.. ***


Capitolo 13.13

Quando niente va come deve andare...


Quel lunedì successivo, avevo praticamente una paralisi al viso. Sorridevo continuamente come una cogliona. Anche se eravamo ad inizio ottobre e pioveva, anche se il mio jeans preferito si era bucato, anche se il mio compleanno era alle porte ed io stavo per compiere i vent’anni. Quei vent’anni che avevo già dal giorno seguente in cui  ne avevo compiuto diciannove. Armata di ombrello, passeggiavo per le strade affollate di lavoratori e studenti, me ne fregavo di tutto e di tutti, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano le sue parole.

“Anche tu.. mi piaci anche tu!”

Nonostante il fatto che non potessi vedermi, sapevo di avere l’espressione di un’idiota,ma cavolo, dopo tutti gli anni persi dietro a quel tipo,mi meritavo di avere gli occhi a cuoricino. Il solo fatto che stessi per entrare in casa sua, mi faceva tremare le mani. Già sognavo di passeggiare con lui, di baciarlo ,di…

Mi risvegliai dai miei pensieri quando di fronte al suo portone vidi l’auto di Marina. Mi si raggelò il sangue. Deglutii e ordinai alle mie gambe di muoversi. Più mi avvicinavo , più intravedevo due sagome. Non mi serviva sapere chi fossero, tanto il mio cuore me lo stava già dicendo da solo. Parlavano in modo acceso e lui si massaggiava le tempie. La ragazza si spostava i capelli in modo  sistematico , un tic che aveva dalle elementari, oltre a quello di infilarsi le dita nel naso. Sembrava che quasi litigassero. Non mi preoccupai nemmeno più di tanto per il fatto che potessero vedermi, le mie gambe tremanti non volevano muoversi ed io avevo l’assoluto bisogno di sapere cosa stesse accadendo. Fu un secondo e Marina lo afferrò per il mento e lo girò verso di sé. Lo baciò, un vero bacio a cui lui non parve opporsi. Gli occhi mi si velarono di lacrime, anche se avevo sempre saputo che non bisognava mai credere troppo nelle cose impossibili. Mi mossi ancor prima che il mio cervello potesse contemplare quello che stavo per combinare. Mi avvicinai al finestrino dell’auto e con tutta la rabbia del mondo , piazzai un pugno contro quel vetro bagnato. Non mi voltai, il busto e la testa erano dritti per guardare la strada ma quel braccio , si era mosso con violenza era contro di loro. Presi un boccone d’aria e ripresi a camminare.

“Anche tu… Mi piaci anche tu!”

Quelle parole rimbombavano nella mente, e cominciai a piangere in silenzio. Lasciavo uscir fuori tutto il dolore che forse non avrei nemmeno dovuto provare, tutta la delusione, tutti i miei sogni . Chiusi l’ombrello e lasciai che la pioggia urtasse contro il mio volto. Magari in quel modo avrei potuto nascondere il mio umore a Silvia,la madre di quel pezzo di merda. Corsi al portone e gettai tutto per aria e decisi di dedicare tutte le mie forze alla mia giornata di lavoro.

***

Erano passate le dieci, Lorenzo aveva già preso il suo biberon e riposava tranquillo nella culletta da campeggio. Intanto io, armata del mio cattivo umore, lavavo le poche cose che avevo usato per la colazione del piccolo e combattevo contro l’odore violento che sprigionava la maglia di Nico, che sua madre mi aveva costretta ad indossare.

Assolutamente!Cambiati quei vestiti che sono completamente fracidi. Indossa questo completo di Nicola!”

Mi ero opposta,ma con Silvia c’era poco da fare. Così a quel punto ero orrendamente depressa, con dei capelli bagnati e raccolti in una coda sfatta, un pantaloncino mascolino e una maglia di Spider man che avrebbe reso sessualmente sterile anche Trentalance. Sbuffai rialzandomi, con il polso, una ciocca ribelle di capelli che mi era caduta sul viso. Improvvisamente due mani mi afferrarono per i fianchi e sobbalzai per lo spavento.

-Cos’era quella di prima?Gelosia,piccolo Rospo?

Il cuore mi tremò nel petto e restai paralizzata ,mentre Nico posava la sua testa nell’incavo della mia spalla. L’acqua del rubinetto scorreva ed io ero lontana anni luce dalla realtà. Solo quando le sue labbra si posarono sul mio collo ritornai al presente e mi dimenai per poi scansarlo.

-Per favore, te lo chiedo col cuore. Stammi lontano!

Lui sghignazzò . Mi voltai con sguardo assassino e con la spugna stretta tra le mani.

-Non ridere deficiente, perché sono serissima!

Restò in silenzio ed io tornai ai piatti . Di nuovo la sua mano mi afferrò per un braccio e mi fece scontrare contro il suo petto. Mi guardava dall’alto ,mentre io lo riempivo di insulti.

-Lasciami in pace ,stronzo!Vai da chi cazzo vuoi tu, prendi in giro qualcun'altra, non me!

Gli urlai quando si calò verso la sottoscritta  per fissarmi negli occhi. Mi tenne per il mento , stringendolo tra indice e pollice.

-Credi sul serio che io ti stia prendendo in giro?

Restai impalata.

-Perché ti preoccupi tanto del mio pensiero?Perchè mi perseguiti?Ti preferivo prima quando non mi..

Mi baciò divorandomi la lingua e portandosi via anche tutte le mie parole. Si allontanò sorridendomi.

-Parli troppo per i miei gusti!

Lo picchiai sulla spalla.

-Non mi toccare!

Gli urlai poco convinta.

-Non vuoi che ti tocchi ?

Mi chiese rialzando un sopracciglio.

Riprese a camminare e a trascinarmi per il corridoio.

-Nico, sta zitto e lasciami in pace. Non posso urlare c’è Lollo che dorme!

Scoppiò a ridere nel momento stesso in cui richiuse alle nostre spalle la porta della sua camera. Lo guardai allibita. Non mi diede il tempo di respirare che mi afferrò per la nuca e mi spinse sul letto. Le carezze si fecero più audaci e il mio corpo reagiva da solo . Il cervello cominciava a sconnettersi e la ragione iniziava a vacillare. Tra un bacio e l’altro continuai ad imprecargli contro.

-Lasciami stronzo… ah!

Tra le proteste si facevano largo gli ansiti. Lui scavò con il naso nell’incavo del collo e poi si fermò a guardarmi.

-Ti ho già detto che parli troppo?

Rialzai gli occhi al cielo e lo colpii su di un braccio. Sentii la sua mano posarsi sotto la mia schiena e con un colpo di anche ci spostò al centro del letto.

-Rospo, sposta il culone , questa volta voglio farlo come Dio comanda!

Lo schiaffeggiai in viso e lui si massaggiò la guancia.

-E va bene!

Mi spinse indietro con non poca fatica . Lo scacciai e mi riportai seduta, ancora accaldata ed ansimante.

-Lasciami , non voglio stare con te ,okay?

Dissi imbronciata, ma  lui sorrise e finse di parlare con qualcuno in paradiso. Subito dopo mi prese le caviglie e mi tirò giù , verso di sé e con la schiena distesa.

-Questo è stupro!

Sbottai scalciando senza riuscire ad avere la meglio.

-E il tuo è uso improprio della lingua italiana, stupida!

Mi baciò appena e poi con le dita si infilò tra la pelle o meglio ciccia della pancia e la molla dei pantaloni. Con un unico gesto  tirò via tutto. Denudandomi e facendomi arrossire di botto. Chiusi le gambe,ma a lui non importò perché con un gesto veloce mi sfilò anche la maglia. Mi coprii all’istante perché ero senza reggiseno , dato che era fradicio anche quello. Sorrise ed io protestai.

-Perché cavolo io devo restare nuda e tu completamente vestito?

Chiesi stupidamente. NO, DOVEVO DIRGLI DI STARMI LONTANO!

-Allora spogliami tu.

Sgranai lo sguardo. E COME SI SPOGLIA UN UOMO?O MEGLIO, COME CAZZO SI SPOGLIA UNO COSì?

Avevo le mani che tremavano come ogni volta che me lo ritrovavo accanto e le dita sudate. Mi prese per i polsi e mi spinse ad inginocchiarmi alla sua altezza per poi spingermi su di lui.

-Ari, se continui a fissarmi, tu non riceverai niente ed io potrei venire nelle mutande.

Sbottò esasperato,mentre io lo fissavo allibita.

-Ti faccio quest’effetto?

Chiesi divertita . Intanto gli sollevai lentamente la t-shirt che aveva addosso e lui mi aiutò sollevando le braccia. Mi prese la maglia di mano e la gettò in terra.

-Perché non te ne sei accorta?

Mi domandò allusivo , indicando le sue parti basse. Deglutii ed arrossii come una deficiente.

-Oh, Dio sei sempre così esilarante con tutte le facce che fai!

Lo fulminai .

-Impiccati stupido!

Sbottai sorridente. Lui mi strinse per la vita e mi baciò con un intensità che credevo quasi di aver perso la vita, tanto che il cuore batteva. Ricademmo distesi sul letto Ansimanti .

-Mi piace morderti le labbra.

Mi sussurrò mordendomi ancora.

-A me piace essere morsa!

Dissi divaricando ancora di più le gambe.

-Ora però … la cosa diventa seria.

Mi guardò negli occhi ed io deglutii. Arpionai le unghie nella sua schiena e spinsi il mio bacino contro il suo. Lui si risollevò e tirò via pantaloni e slip , per poi scansarli a calci.

-Siamo impazienti!

Affermai divertita per poi abbracciarlo. Quante volte avevo sognato quei momenti?

Mi infilò una mano tra le gambe a tradimento.

-Porca…

-Qui c’è qualcuno che è impaziente quanto me..

Fece cadere la frase per perdesi tra le mie cosce. Con movimenti veloci andava avanti ed indietro con uno e poi due dita. Stavo per impazzire e quasi non mi spezzai a furia di inarcare la schiena. Stavo per venire,ma lui mi liberò dal suo tocco .

-Che stai..?

Ero tremante ,ma lui mi accarezzò una guancia.

-Ho bisogno di starti dentro..

Deglutii , perché quelle parole  avevano mille significati . Era una vita che volevo stargli dentro, ma non solo come intendeva lui. Volevo restare impressa nel suo cuore, nella sua anima. Dappertutto in lui.

-Dimmi che sei pronta, perché non resisto oltre…

Mi sollevai sui gomiti e gli succhiai il labbro inferiore.

-Sono pronta…

Per te, lo sarò sempre…

Continuò ad abbracciarmi, ad accarezzarmi e a baciarmi . Lo sentii posizionare il suo attrezzo tra le mie gambe e lentamente scendere sempre più in profondità. Mi bruciava da morire e infatti lui se ne accorse.

-Ti fa male?

Gli morsicai la spalla.

-Da morire.

Mi baciò il naso.

-Allora aspetterò un po’ prima di muovermi.

Lo sentivo tremare e sapevo che aveva bisogno di sentirmi , di spingere, così feci un cenno negativo.

-Non preoccuparti, parti, passerà proprio come l’altra volta…

-Sicura?

Feci segno di si e mi strinsi alle sue braccia forti. Lo sentii rialzarsi e riscendere nelle mie profondità con una lentezza tale che , quasi mi faceva soffrire. Era dolce e passionale al contempo. Man mano che le spinte aumentavano  e divenivano più veloci, si ripeté la stessa cosa della prima volta. Il bruciore ed il dolore erano azzerati , tutto quello di cui avevo bisogno, era tenerlo sempre più dentro. In ogni senso possibile.

-Dimmi che per te non sono solo un gioco..

Mi affrettai a chiedergli,mentre stavamo quasi per venire entrambi. Lui andava sempre più veloce ed io mi perdevo a guardarlo.

-Non lo sei… non voglio ferirti..

Mi morsi un labbro. Ero terribilmente vicina.

-Vieni , Ari… vieni per me..

E nello stesso istante in cui arrivai, lui accolse tutto di me, per poi uscire e sporcarmi l’addome con il suo seme.

Urlai come una dannata, solo il suo nome. Era così che ricevevo piacere, con il suo nome tra le labbra, quasi come una preghiera.

Restammo in quella posizione e lui cominciò ad arricciarmi i capelli .

-Io non gioco con te.. sappilo!

Mi disse serio. Mi voltai a guardarlo negli occhi e lui prese ad accarezzare con la punta del naso, una mia spalla.

-Non merito di esser presa in giro…- presi un respiro. – Dimmi subito qual è la tua idea,perché non voglio avere brutte sorprese.

Continuai . Mi baciò una guancia.

-Io non posso prometterti niente Ari.

Lo guardai perplessa.

-Io tra meno di due settimane devo ripartire. – deglutii , sentendo improvvisamente freddo.-Inizialmente dovevo aspettare due mesi,ma poi stamattina mi hanno chiamato dall’agenzia in cui avevo fatto uno stage ,per dirmi che c’èun posto disponibile per me.

Mi leccai un labbro e continuai a restare in silenzio.

-Marina l’ha saputo da mia madre. Era venuta con uno scatolo per fare colazione e la cara Silvia le ha sparato tutto in faccia.

Non mi mossi, addosso avevo ancora quella brutta sensazione.

-Le tue donne … quante altre ce ne sono come me e Marina che te la danno così?Senza che tu debba neanche insistere?

Gli chiesi rimettendomi seduta . Mi sistemai i capelli in una coda e lo sentii abbracciarmi da dietro.

-Ari, io voglio che questa cosa tra noi continui ,ma..

Sorrisi amareggiata , prendendo la maglia di spider man dal pavimento.

-..Ma senza impegno, giusto?

La infilai ,lasciando che le gambe restassero ancora nude.

-Possiamo frequentarci,fare sesso, divertirci,ma senza impedirci di vedere altra gente.

Continuò lui deglutendo.

-Come Marina..

Dissi di botto.

-O come il “bamboccio”che ti sbavava dietro al culo,l’altra sera!

Ci fissammo a lungo, poi le urla di Lorenzo , interruppero quello sproloquio . Stavo per scoppiare. Se avessi potuto l’avrei ammazzato.

IO TI AMO DEFICIENTE…

-Lollo .. io devo andare a prenderlo!

Pronunciai rattristata. Raccolsi le mie mutande dal pavimento e i pantaloncini maschili. Presi Lorenzo e con il carrozzino lo trascinai in bagno. I grandi occhioni di quel bimbo erano fissi su di me,ma io proprio non riuscivo a guardarlo. Era un po’ come fissare Nicola. Mi sedetti sulla tazza del water e con la testa tra le mani, cominciai a imprecare contro quello stupido di cui ero pazza.

-Stupida , stupida ,stupida!

Battei i piedi sul pavimento e poi mi rialzai.

-Devo farmi una doccia e togliermi questi residui di lui dalla pelle.

Dissi più a me che a qualcun altro.

Mi infilai nella cabina e intanto tenevo d’occhio il piccolo.

-Io dovrei vedere altre persone, ti rendi conto? No ,ma io muoio prima …

Continuai per qualche ora con quel continuo parlare da sola, poi mi decisi a vestirmi e a rendermi presentabile. Quando uscii dal bagno, di Nicola ,non c’era traccia.




Angolo Autrice.

Salve ragazze, scusate sempre il ritardo,ma sono qui con l'aggiornamento. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento...

Intanto vi saluto tutte e vi abbraccio..

GRAZIE MILLE PER ESSERCI .. sia voi che recensite che a tutte coloro che aggiungono la storia alle seguite, preferite e da ricordare.  

MissNanna


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cena di Famiglia ***


Capitolo 14.14

Cena di Famiglia

Un pomeriggio di qualche giorno più tardi, mi ritrovai di fronte allo specchio a prepararmi per andare ad una cena di famiglia . Una famiglia che però non era la mia.  Avevo optato per un vestitino nero e delle calze coprenti. Avevo raccolto i capelli in una coda alta e ai piedi avevo dovuto indossare delle ballerine, in quanto io a quella cerimonia ci dovevo andare in veste di tata ufficiale di Lollo. Silvia mi aveva pregata di accompagnarla per tenere d’occhio il bambino, perché da quando stava col nuovo compagno era sempre difficile ritagliarsi un po’ di tempo. Accettai con la consapevolezza che mi sarebbero entrati altri soldi in più, che non guastavano mai  e soprattutto perché volevo rivedere Nicola. Dal pomeriggio in cui eravamo stati insieme, non ero più riuscita ad incrociarlo e temevo seriamente che ci fosse di mezzo qualcuna. Forse quella Marina del cazzo. Sbuffai e notai che il cellulare vibrava. Guardai l’ora ed ero in anticipo di venti minuti, di conseguenza non poteva essere il mio capo. Afferrai il cellulare con la scheda nuova e risposi.

-Pronto.

Dall’altro capo della cornetta quattro voci insieme.

-Grandissima stronza ma che fine hai fatto?

Quella era la voce di Mela. Sorrisi,mentre anche Nene , Fiorella e Emma si facevano sentire.

-Cazzo, sono giorni che non ci sentiamo!

Continuò Irene.

-Inoltre io ho bisogno di parlare a qualcuno di me e di quel coglione del mio fidanzato!

Esordì Fiore. Altri problemi in paradiso .

-Io ho finito gli esami in conservatorio, almeno per qualche settimana sono libera al cento per cento.

Scossi la testa.

-Belle mie , vorrei ricordarvi che siete voi che non vi siete presentate sabato scorso.

Risposi sorridente.

-Beh, alla fine dei fatti, non sono riuscita a dire di no alla Spa!

Disse Nene .

-Solita egoista di merda!

Continuò Mela.

-Ah perché tu? Che fine hai fatto?

Domandò Irene.

-Io..

-BASTA!

Intervenni prima della litigata e della catastrofe.

-Ci vediamo domani sera all’Hazzard!

Suggerii.

-Okay, ma prenderò solo un caffè senza zucchero. Ho ripreso la dieta della prima dietologa.

Alzai gli occhi al cielo. Irene era assurda. Era magra con un po’ di sedere in più, faceva bene a non abbuffarsi, ma manco il digiuno poteva essere una soluzione.

-Ah signorina Arianna, poi dovremo parlare un po’ di te!

Sobbalzai quando Mela si rivolse alla sottoscritta . Io avevo un segreto troppo grande che mi portavo sulle spalle ed avevo una fottuta paura che non avessero potuto comprendere. E se mi avessero giudicata male?Una perdente?Una che non ha orgoglio?

-Perché?Di cosa dobbiamo parlare?

Chiesi allarmata.

-I tuoi vent’anni.

Sbottò Emma.

-Vincenti e seducenti, cara.

Continuò Fiorella.

-Dovremo decidere il programma per la serata.

Disse Emanuela.

-Ma io odio il mio compleanno e poi non ..

In quell’istante suonò il  citofono e compresi che  dovevo scappare.

-Ragazze perdonatemi ma il lavoro mi chiama!

Irene subito ritornò a ribattere.

-Di giovedì sera?

Rialzai gli occhi al cielo.

-Si, devo accompagnare Silvia e il suo compagno ad una cena di famiglia ed io presenzierò in veste di tata ufficiale del piccolo Lorenzo.

Sentì una risatina.

-E suppongo che tu ti sia messa in tiro perché a quella cena verrà anche il fratellone del piccolo Lollo.

Scossi la test.

-Irene , impiccati! – Le dissi esasperata. Raccolsi la borsetta. – Ora devo proprio scappare, ci si sente domani. Vi voglio bene , merdacce!

Riagganciai nel momento stesso in cui il citofono suonò ancora.

Quando mi ritrovai in macchina con Silvia e Arturo ,il suo compagno, e con accanto Lorenzo, mi sentivo realmente in imbarazzo.

Perché ho accettato?

Inoltre una strana e forse anche brutta sensazione cominciò a farsi spazio in me.

-Cara , tutto bene?

Mi chiese Silvia. Le sorrisi.

-Oh , si!

E tornai a perdermi nei miei pensieri, con la testa rivolta ai paesaggi che si muovevano fuori al finestrino e con la mano stretta a quella di Lorenzo.

***

La cena procedeva senza intoppi. Zii , Zie , cugine, nipoti, cugine di cugine, fidanzate di cugini , fidanzati di nipoti. Insomma una tavola di circa trenta persone ed io… io da poveraccia qual’ero ero stata relegata al tavolo dei bambini.

“Tesoro, mica ti dispiace?E’ che al tavolo degli adulti non c’è più posto e poi in questo modo potrai seguire meglio Lorenzo !”

Al diavolo tutti i parenti. Inoltre quei bambini erano veramente degli stronzi. C’era Salvina , una delle nipoti più grandi, o forse cugine, comunque una delle stronze più mature , che rompeva il cazzo ciarlando con la ragazzina al suo fianco, parlandole in un orecchio e fissandomi divertita. La mia pazienza vacillava da tempo indefinito. Pensare poi che eravamo all’antipasto, realmente mi uccideva. L’unica nota positiva era Lorenzo che mi teneva compagnia , che giocava con me e a cui davo da mangiare.

Proprio durante il momento di attesa in cui sarebbe dovuto arrivare il primo, il buon umore che mi aveva provocato la presenza di quel cucciolo d’uomo, sopraggiunse quella merda maggiore di suo fratello. Odiai il fatto che i miei occhi lo cercassero ovunque e che le mie gambe tremassero al solo vederlo, ma era così. Era sempre stato così. Fosse stato per la sua presenza sarei anche stata felice di poterlo tenere un po’ con me, ma quando alle sue spalle si presentò una stangona con due gambe lunghe quanto una tangenziale e due metri di capelli biondi. Il nervosismo ebbe la meglio. Silvia si alzò in piedi sventolando una mano per farsi vedere.

-Nico, siamo qui!

Nicola le sorrise a sua volta e prese per una mano la tipa/topa,per poi trascinarsela dietro sino alla tavolata dei suoi parenti. Io me ne restavo immobile a fissarlo, dall’angolo dei perdenti. Il piccolo angolino che mi ero costruita in una vita e in cui sua madre mi ci aveva relegato subito.

Mi rialzai. Avevo un bisogno immediato di prender aria.

COSA CAVOLO MI ERO MESSA TESTA?

Sbuffai e nel momento in cui cercai di scansare il cameriere, Nicola si voltò verso di me. Sgranò lo sguardo come se fosse sorpreso dalla mia presenza. Io mi voltai e mi scusai con l’inserviente, presi Lorenzo in braccio per poi procedere a passo svelto verso il giardino del ristorante. Sentii gli occhi di Nico seguirmi e lo udii dire qualcosa in inglese alla ragazza in questione.

Mi fermai accanto all’altalena e cominciai a spingervi su il piccolino. Pareva divertirsi un mondo. Quanto potevano essere adorabili gli uomini? Quello che avevo davanti era così dolce, con i suoi occhioni grandi e le sue manine piccole. Ti dava tutto il suo affetto,perché voleva e non esigeva nulla in cambio. Possibile che quando il pisello gli cresceva dovessero diventare tutti dei bastardi insensibili?

Baciai Lollo su una guancia e lui fece un pernacchio e così scoppiai a ridere.

-Dio, quanto ti voglio bene!

Affermai ad alta voce.

-Mio fratello è fortunato, allora.

Mi voltai di scatto.

-Mamma mi ha detto che ti ha trascinata qui di peso.

Cominciò portandosi le mani in tasca. Restai impalata a fissarlo.

Lo vidi guardare alle mie spalle e richiamare quella bambina odiosa che poco prima mi prendeva in giro. Salvina.

-Ei, strega puoi guardare un attimo Lorenzo?

La ragazzina gli sorrise e poi fece un cenno d’assenso. Nico le fece un occhiolino per poi tirare fuori una mano dalla tasca ed afferrarmi per un polso.

-…Ma che fai?

Gli chiesi infastidita dal fatto che continuasse a trascinarmi dietro di sé senza neanche dirmi che cavolo stava combinando. Arrivammo ad un gazebo illuminato che però era assai lontano dalla sala in cui erano riuniti i suoi parenti. In quel momento eravamo soli. Si fermò di botto . Si guardò intorno,lasciandomi il tempo di massaggiarmi la parte che mi aveva stretto fino a qualche minuto prima. La mia testa vagava in meandri troppo oscuri, sino ad arrivare sempre a lei. La modella che si era trascinato appresso.

-Che cavolo ci facciamo qui?

Gli chiesi in malo modo, l’umore , il mio cattivo umore era ciò che mi distingueva. Ero una lunatica del cavolo e lui di certo non mi aiutava.

Mi si avvicinò dandomi uno schiaffetto sulla fronte. Io lo guardai terribilmente male tanto che lui se ne accorse.

-Smettila di fare la gelosa!

Arrossii di botto.

-Gelosa?E di chi?

Mi si avvicinò dandomi un morso sulla guancia per poi stringermi a sé.

-Non fingere con me, stupida!

Corrugai la fronte e non lo strangolai solo perché in Italia, l’omicidio era punito con l’ergastolo.

-Stupida lo dici a quella mezza sgallettata che ti sei portato appresso. Cos’è? Un’altra strafiga che ti sta sbavando dietro?

Le sue mani si arrampicarono dietro la mia schiena e mi tirò  i capelli all’indietro,

-STRONZO,MI FAI MALE!

Urlai ,mentre lui si chinava a fissarmi .

-Ammettilo che sei gelosa di June !

Scoppiai a ridere con finto sarcasmo.

-Perché? Cos’ha avuto in più June? Tu oltre il sesso non sai dar nulla, no?

Lo vidi irrigidirsi e poco dopo mi lasciò andare. Avevo l’anima in tumulto e il cuore mi batteva a mille. Si passò una mano tra i capelli,mentre con l’altra tirava fuori delle sigarette dalla tasca dei Jeans.

-Sei sempre così stronza!

Affermò portandosi una cicca tra le labbra. Lo fissai pensando che non ci fosse niente di più erotico del vederlo fumare, dopo ovviamente averlo visto nudo.

Povera verginella !!!!

-Perché Nico?Perchè sono stronza?Perchè dico la verità?

Lui scosse la testa . Era arrabbiato?

Intanto prese un boccone di fumo e lo rilasciò.

-Senti io non devo dar conto a te ,okay?Oh!Solo perché ti ho scopata non devo chiederti il permesso per ogni minima cosa,sai?

Sgranai lo sguardo, prima ferita e poi terribilmente incazzata.

-Cosa credi che me ne importi, eh?Per me puoi anche ammazzarti buttandoti sotto un tram. La vita è tua ,stupido coglione!

Ero esasperata dal suo essere così perfidamente bastardo.

-Qual è la cosa che ti brucia di più di preciso? Il fatto che io non ti abbia dato alcun anello di fidanzamento dopo averti scopata?

Ancora con quel termine?

-Nicola, il mio problema che poi è anche la differenza che passa sostanzialmente tra me e te è che quando sto con una persona, io non fotto . A limite ci faccio sesso. Le bestie fottono , scopano. Io faccio l’amore e mi è capitato di farlo con la persona più stupida del mondo.

Mi osservò perso tra i suoi pensieri e circondato dal fumo della sua Merit.

-Ah e credimi..- ripresi imperterrita.- Se prima avevo la certezza che non avrei mai avuto rimorsi sulla mia prima volta, ora ti dico che mi sto vergognando di me stessa e per la persona a cui ho deciso di darmi.- schioccai la lingua troppo amareggiata. –Evidentemente ,non avevo capito un cazzo di te.

Restò in silenzio e non posò il suo sguardo su di me. Si voltò e sollevò  la testa verso il cielo.

Incrociai le braccia sotto al seno e mi imbronciai. Come cavolo si era permesso di insultarmi in quel modo?

-Mi dispiace.

Sentire quelle parole fu come ricevere una coltellata in pieno stomaco.

-Prima fai il bastardo e poi ti scusi?Non hai una logica mentale che riesci a seguire?- Chiesi esasperata. – in questo modo non fai altro che farmi girare la testa!

Mi guardò e mi sorrise febbrile.

-Non volevo dirti quelle cose è solo che cazzo…- esordì- mi fai arrabbiare!

Sollevai un sopracciglio.

-Ah, io?Sei tu quello che mi tratta con sufficienza , che mi parla come farebbe ad una puttana…- mi infervorai e gli sganciai un pugno sulla spalla. – Oh, ma calmati ,eh!

Scoppiò a ridere e me lo ritrovai di nuovo di fronte a me .

-Scusa!

Pronunciò con gli occhi da cerbiatto.  Arrossii all’istante e così cercai di stemperare la tensione.

-Come mai mi hai trascinato qui fuori?Il tuo intento iniziale era quello di?

Cercai di risultare simpatica, ma lo stomaco era già contorto per il solo fatto che lui fosse a dieci centimetri di distanza da me.

-Volevo stare un po’ con te. –disse come se fosse stata la cosa più normale del mondo.- Ma come al solito mi fai incazzare e finiamo per litigare e ritorno a rimpiangere di non essere rimasto  dov’ero!

Mi indispettii.

-Potevi startene benissimo tra le cosce della giraffa . Nessuno ti ha costretto a seguirmi. Io ero in ottima compagnia.

-Perché vuoi farmi credere che quando mi hai visto non volevi saltarmi addosso?

Mi si avvicinò  pericolosamente ,gettando la cicca ,ed io mi paralizzai.

-E’ normale provare la sensazione folle di voler restare nudi per giorni con la persona che ti piace. Soprattutto se sotto le lenzuola si è stati bene,non credi?

Deglutii con la gola in fiamme. Avevo per caso beccato l’influenza?

Lo vidi calarsi verso di me. I suoi occhi erano già socchiusi. Lui baciava con gli occhi chiusi,ma questo lo sapevo già dal secondo superiore.

 

“-Ari,ma quello fuori ai giardinetti non è Nicola?

La mia migliore amica dell’epoca mi indicò un punto alla mia destra. Quando mi voltai ,lui era in piedi ,accanto ad un motorino con una ragazza . La tipa era magra,alta e mora. Lui se la stringeva stretta stretta ed io volevo sparire, attraversare,ma già mi aveva vista e purtroppo era passata solo qualche settimana da quando aveva sgamato che la famosa Veronica delle telefonate anonime ero proprio io.

Quando gli passammo a fianco, notai che lui la baciò e che i suoi occhi erano chiusi.

Avrei preferito morire o cadere in un burrone,ma non accadde nulla di tutto ciò. Ero sopravvissuta ed avevo continuato a vivere anche dopo il suo rifiuto.”

 

Ricordo inoltre che da quel momento in poi nei miei sogni più belli, quando mi baciava aveva sempre gli occhi chiusi.

 

Sentii il suo respiro stuzzicarmi le labbra,ma un campanello risuonò in me.

COL CAZZO CHE MI LASCIO BACIARE !

Portai le mani avanti e le posai sulla sua faccia,per poi respingerlo.

-Oh,ma che ti prende?

Risi di gusto per il suono piccato che sentii uscire dalla sua gola.

-Credi veramente che dopo quello che ci siamo detti cinque secondi fa , io sia pronta a lasciarmi baciare?- schioccai la lingua.- Col cazzo, mio caro!

Mi guardò perplesso. Forse non immaginava che anche questo faceva parte del mio carattere. Lui era sempre stato il mio debole,ma per quella sera,proprio non me la sentivo nemmeno di lasciarmi sfiorare. O meglio, l’avrei lasciato fare con molto piacere, ma non era giusto per me stessa. In quei giorni avevo già fatto troppi colpi di testa per i miei gusti.

-Stai davvero rifiutando un mio bacio?

Feci un cenno positivo con la testa.

-Ma tu sei pazza?Sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto?

Continuò ironico ed io gli lasciai uno schiaffo sull’addome. Lui mi afferrò ancor prima che potessi riflettere e mi baciò contro ogni mio volere del momento. Mi dimenai fino all’ultimo e quando intrufolò la lingua tra le mie labbra, gliela morsicai.

-Così impari, STRONZO!

Gli gridai liberandomi dalla sua stretta. Intanto Nicola imprecava in tutte le lingue,ma fece attenzione a ciò che poteva dirmi. Scoppiammo a ridere e la tensione di poco prima pareva svanita. Quando però le risate si esaurirono , restarono solo i gli echi dei nostri respiri affannati e ciò mi metteva in profonda agitazione. Lo vidi deglutire e poi guardarmi.

-June è la ragazza con cui dividerò l’appartamento a Londra.

Era serio. Mi sembrava serio.

-Perché me lo stai dicendo se pensi che tu non debba giustificarti?

Lui rise imbarazzato?

Si portò le mani tra i capelli e cominciò a camminare su e giù di qualche passo.

-Potresti per una volta non chiedermi continuamente qualcosa? –era in difficoltà ed io ne ero completamente spiazzata. – Volevo semplicemente dirti che non mi scopo chiunque respiri. Con June al momento condividiamo solo il contratto d’affitto , quindi puoi star tranquilla.

Restai impietrita dal modo in cui mi aveva detto che non era poi così stronzo come credevo.

-Aspetta un secondo..- cominciai perplessa.- Tu mi stai dicendo questo perché mi credi gelosa?

Lui scoppiò ancora a ridere.

-Perché non è vero?

Alzai gli occhi al cielo.

-Io me ne vado , stronzo.

Mi allontanai di qualche passo,ma lui mi riprese ancora,ma senza farmi voltare.

-Non voglio ferirti..

Mi paralizzai al suono di quelle parole.

-..ma non puoi darmi niente di serio oltre al sesso, giusto?

Dissi completando quello che ormai era diventato il fulcro di tutto quello che avevamo vissuto. Mi voltai e lo guardai con un flebile sorriso.

-E questo già lo sai.

Affermò. Mi morsi un labbro. Si che lo sapevo.

-Hai ragione tu.

Iniziai e lui parve confuso.

-Su cosa di grazia?

Scrollai le spalle.

-Non sono in grado di portare avanti una relazione di solo sesso.

Mi si avvicinò poggiandomi una mano tra spalla e collo.

-Quando avrei detto una cosa simile?

Lo guardai seria.

-Non c’è bisogno che tu lo dica. Lo pensi e lo penso anche io.- dissi fissandomi la punta delle scarpe.-Restiamo amici, okay?

Mi fissava in modo strano, forse era sorpreso.

-E’ questo che vuoi?

Che importa se è ciò che voglio?Quello che vorrei non posso averlo.

Faci un cenno positivo e la sua mano che sino a quel momento era stata su di me,la lasciò ricadere sul suo fianco.

-Amici ,allora?

Mi morsi un labbro.

-Amici.

 In quello stesso momento una voce femminile si fece udire.

-Hi guys!

Mi voltai e la giraffa si gettò praticamente addosso a Nicola, sorpassandomi come se fossi invisibile.

Odio profondo contro questa tipa!

-Tu devi essere Arianna, right?

Feci un cenno positivo, mentre la vedevo che si abbracciava sempre di più a Nico.

-Io sono June!

Mi mandò un bacio con la mano.

Questa è strana oltre che giraffa!

Se ci fosse stata Nene , il suo commento sarebbe stato veramente esilarante.

“Questa è tutta cosce e figa, il cervello se l’è fottuto mangiando troppo lucidalabbra!”

In effetti pareva una di quelle bambole da collezione, sempre ben truccate e perfette. La odiai ancora di più.

-Nico, mi hai lasciata da sola con tutta la tua family, please , ritorniamo dentro together?

Lui le sorrise ed una fitta allo stomaco mi fece comprendere che era arrivato il momento per andarsene. Indietreggiai di qualche passo.

-Io comincio ad andare, sperando che Lollo non si sia rotto nulla stando solo con Salvina!

Alzai una mano come cenno di saluto. Vidi gli occhi scuri di Nico fissarsi su di me ed io mi limitai a fargli un occhiolino. E’ così che avrebbe fatto un’amica ,no?

Io e Nicola amici?

Potevamo funzionare come il sale nel caffè. Ero sicura di risultati penosi se non addirittura disastrosi. Scossi la testa e li guardai un’ultima volta prima di andarmene via.

Erano così belli messi insieme. Probabilmente una coppia che tutti avrebbero ammirato,me compresa. Dovevo solo arrendermi al fatto che io per lui sarei rimasta una stupida e scadente scopata,mentre una June qualunque ,che nemmeno lo aveva visto quando aveva il viso pieno di brufoli,avrebbe condiviso con lui una casa , probabilmente una vita e poi un letto.

-Fattene una ragione, stupida!

Sbuffai e mi fermai accanto all’altalena sulla quale avevo lasciato Lorenzo qualche minuto prima. Di lui non c’era traccia. Mi guardai in giro e lo vidi nel carrozzino mezzo addormentato accanto al tavolo dei bambini. Sbuffai , mi sedetti ancora al mio posto e mi lasciai trastullare dai miei troppi pensieri. Poco dopo vidi entrare i due che furono accolti da fischi, poiché lo stronzo aveva impresso sulla bocca, ancora il rossetto della bionda. Si girò a guardarmi ,ma io gli voltai la faccia.

-No. Proprio non riuscirò mai a non essere gelosa di te… -mi dissi.- anche se devo  obbligarmi a vederti solo come amico..

Salvina parlava ancora nell’orecchio della cuginetta e sorrideva guardando alle mie spalle.

-E’ proprio bella. Sembra Serena di Gossip Girl!

Mi riportai in piedi .

VADO IN BAGNO!

No. Quella giornata, decisamente,non l’avrei mai e poi mai dimenticata.

Angolo Autrice

Salve a tutte/i 

Scusate l'assenza prolungata,ma eccomi qui .

Ringrazio come sempre tutte voi che mi seguite...

mi dispiace leggere ancora una volta un calo di recensioni così?

Probabilmente devo dedurre che la storia non sia poi così promettente, va bene..

perdonatemi per il tempo che avete speso ,allora.

Intanto eccovi il nuovo capitolo e.. che dire...spero comunque che non sia un disastro.

Per tutti quelli che seguono anche "Una limousine per due", volevo avvisarvi che è stata aggiornata. 

Ora scappo a rispondere ai commenti.

Un bacio,MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** A far la spesa comincia tu! ***



Capitolo 15.15

A far la spesa comincia tu!

Ero  incazzata nera con Silvia, e questo mi fece stritolare una busta di caffè prima che potessi gettarla nel carrello. 

“-Tesoro- aveva esclamato come un angelo.- Non è che potresti fare un po’ di spesa?

Restai perplessa,ma le feci un cenno positivo,mentre alle mie spalle arrivava un Nico tutto assonnato. Con i capelli arruffati e le fossette era terribilmente carino. Mi insultai mentalmente per quel commento e il peggio arrivò quando il ragazzo aprì la credenza.

-Ma non c’è un cazzo!

Sbottò poco educatamente.

-Caro allora vattelo a comprare!

Gli rispose sua madre infilandosi un giacchetto .

-Anzi, accompagna Arianna così vi portate anche tuo fratello .

Sgranai lo sguardo.

NO, GIOCARE ALLA FAMIGLIA DELLA MULINO BIANCO, NO!

La mia mente gridava,ma sapevo che era fatta. Contro Silvia c’era poco da ribattere.”

-E dai, non farla tanto tragica!- cominciò Nicola guardandosi intorno in cerca dei suoi cereali preferiti.- Dopotutto due amici possono fare la spesa insieme !

Alzai gli occhi al cielo.

-Hai mica pensato che io non ho proprio voglia di sopportarti?Sei un impiastro.

Sbottai spingendo il carrello con a bordo il piccolo Lorenzo.

-Oi, guarda questi. – lo sentii esultare . Mi voltai e lo fissai scettica,mentre tra le mani stringeva un pacco di mottini.

-E allora?Cos’hanno di tanto diverso dagli altri dieci pacchi che hai preso.

Chiesi spazientita e rialzando un sopracciglio. Lui sghignazzò . Lo vidi armeggiare con le merendine  e tirarne fuori un paio. Me la lanciò ed io l’afferrai di riflesso.

-Ma che fai?

Gli  ringhiai contro.

-Mangio, tu non hai fame?

-Se ci beccano, facciamo una figuraccia.

Terminai lanciandogli anche l’altro mottino . Ripresi a camminare. Se l’avessero trovato a trangugiare merende per bambini , come minimo avrei finto di non conoscerlo.

Cambiai velocemente reparto dirigendomi, come previsto dalla lista che mi aveva lasciato Silvia,verso il baco dei surgelati. Intenta a cercare  tra le varie marche delle patatine ,non mi accorsi che qualcuno al di là del congelatore mi stesse fissando.

-Toh, guarda chi c’è!

Sentii sbottare Nicola, che arrivò dopo alle mie spalle. Lo fissai interdetta e lui mi indicò un ragazzo poco distante da noi, con un cestino tra le mani ed un sorriso sorprendentemente bello e… indirizzato a me.

-Alessio!

Lo richiamai e lui fece qualche passo , avvicinandosi a me. Lasciai il carrello al deficiente e gli andai incontro.

-Che ci fai ,qui?

Gli chiesi come una cretina. Alzai gli occhi al cielo ed imprecai contro me stessa.

-Scusami- ricominciai mentre se la rideva. – è che non mi aspettavo di incontrarti in un supermercato!

Altra risposta del cazzo,pensai.

-Solo perché amo la cucina cinese?

Mi  morsi un labbro e scoppiammo a ridere. Mi accarezzò una guancia, improvvisamente, facendomi sobbalzare.

-Sempre bella!

Lo guardai nel mio solito modo.

-Smettila di fissarmi come se fossi un alieno. – prese una pausa allontanandosi. – E’ quello che penso, altrimenti non ti avrei mai chiesto di uscire o ancor peggio approfittato di te ,mentre eri totalmente ubriaca.

Mi guardò allusivo ed io arrossii di botto.

-Scusami se non mi sono fatto sentire in questi giorni,ma ho avuto problemi con l’università.

Io invece con Nicola. Sai, oltre che averci fatto sesso prima di uscire con te, me ne sono innamorata ancor di più ed tra poco lui partirà e se ne andrà a Londra con una tipa che ha le gambe lunghe, che dico , lunghissime ed io…

 

-C’è qualcosa che non va?

Mi chiese e mi riportai al presente.

-No , scusami tu. – mi limitai a rispondergli .

-Che ne dici di vederci tra domani e domenica? Prometto che non ti porterò mai più da un cinese o un giapponese!

Scoppiai a ridere, stavo per dirgli che accettavo,ma una mano mi si posò sul fianco. Mi voltai e Nicola era accanto a me.

-Mi dispiace amico, la ragazza è impegnata sabato.

Corrugai la fronte.

-Sul serio?- chiesi sarcastica. – E cosa dovrei fare di preciso?

Lui non mi guardò nemmeno e Alessio riprese.

-Allora ci vedremo Domenica.

-Perfetto.

Mi affrettai a rispondere. Il ragazzo fulminò Nicola e poi mi lasciò un bacio sulla guancia.

-Devo andare in facoltà e sono già in ritardo.

Gli feci un cenno d’assenso e poi lo vidi andar via.

Stavo per incenerire Nico,ma non me ne diede il tempo ,perché si avvicinò ad uno scaffale sul quale c’erano dei panini a brioche .

-Che dici se oggi mangiamo un panino con l’hamburger?

Alzai gli occhi al cielo, era proprio un bambino viziato.

 

Più tardi, all’uscita, mentre passeggiavamo con Lorenzo nel passeggino guidato dal fratello, restai,anzi mi ritrovai a pensare ancora alla reazione di Nicola.

-A proposito..- esordii.- Io sabato cosa dovrei fare?

Scrollò le spalle e mi sorrise.

-Sei impegnata con me.

Tremai e arrossii fino alla punta delle orecchie immaginando quella frase, inserita in un altro contesto.

-E di grazia  cosa dovremmo fare insieme?

Gli chiesi pentendomene amaramente.    

-Ah beh, di certo non avremo problemi a trovare qualcosa da fare!

Sobbalzai e gli lasciai un pugno sul braccio.

-Cavolo, quanto sei violenta!

Urlò divertito.

-Tu invece sei un cafone. – mi imbronciai.- Non si fanno delle allusioni sessuali all’aperto, davanti al bambino..

Che stronzate stavo dicendo?

-Non preoccuparti,non ho alcuna intenzione di violentarti.

Lo guardai sorpresa da quel commento.

-Su questo non c’erano dubbi.

Si morse un labbro.

-Allora? Cosa facciamo?

Continuai imperterrita.

-Ti porto a mangiare da.. ecco…- si interruppe grattandosi la testa, quasi come se fosse a disagio. –.. vorrei farti conoscere alcuni amici che partiranno con me.

Il respiro mi si mozzò in gola.

Come ad una fidanzata.

Intanto mi fermai , mentre lui continuava a spingere il carrozzino. Dopo alcuni secondi si fermò anche lui.

-Allora?Che faccio? Ti lascio qui?

Scossi la testa e gli corsi dietro,per poi riprendere insieme a passeggiare.

NON VEDEVO L’ORA CHE ARRIVASSE IL GIORNO SEGUENTE.

 

***

-Quella ha delle tette fantastiche.

Esordì Emma fissando la stangona accanto al bancone.

-Per me sono troppo dure, penso che siano innaturalmente rialzate.

Commentò poi Mela.

-Secondo me, qualcuno tra noi ha fatto sesso!

Sbottò ed io sobbalzai sentendo gli  occhi di Nene  su di me.

-Perché mi guardi?

Lei rialzò lo sguardo al cielo.

-Sei stata beccata con le mani nel barattolo del miele.

-Ma.. ma che dici?

Schioccò la lingua approfittandosi del mio tentennamento.

-Silenzi interminabili,sguardi languidi, sorrisi gettati al vento.. cosa ci nascondi? Oltre ad un triplo orgasmo.

Sobbalzai.

-Sei sempre poco fine!

Le gridai contro.

-Tesoro e tu una che crede ancora alle fate. – mi rispose rialzando un sopracciglio. – Ora spiegami però quell’espressione da beota che hai in viso.

 Scossi la testa esasperata.

-Hai veramente fatto sesso?

Mi domandò Fiore, quasi come se fosse.. dispiaciuta?

-Cavolo Ari, tu ci hai sostenute tutte nella nostra prima volta ed ora che è toccato a te, tu non ci hai detto nulla?

Continuò a mettere il dito nella piaga ,Emma.

-Io..io..

Cercai di dire qualcosa ,ma Mela intervenne.

-Sai che ci siamo sempre…

Sbuffai e battei i polsi sulle ginocchia.

-Cazzo  ragazze!- presi un respiro nel tanto che loro si zittirono.- Non è stata una cosa decisa. – cercai di calmare i battiti nel petto che pareva quasi scoppiare. –E’ successo e basta ed ho cercato di non dare troppo peso alla cosa.

Scrollai le spalle, cosciente del fatto che non l’avrei passata liscia.

-Non dare peso alla cosa? Era la tua prima volta..

Sbottò Mela.

-Tu non sei una tipa superficiale e poi perché? Con chi?

Riprese Fiorella. L’unica che non parlava,ma si limitava a fissarmi era Nene.

-So che non sono superficiale,ma quando senti che la persona che hai davanti è tutto ciò che desideri….- abbassai lo sguardo, felice di quel ricordo che avrei custodito per sempre. - .. non c’è ragione che tenga. Ho semplicemente seguito il mio cuore.

-Ed è stato bello?

Continuò Emma.

-Bellissimo.- sorrisi apertamente. –Dolce.. perfetto!

Poi la domanda fatale da un milione di dollari.

-Con chi sei stata?

Le guardai tutte, ad una ad una e poi mi morsi un labbro, pronta a sentirne di tutti i colori.

-Nicola!

 

***

Ero distesa sul letto ad ascoltare un po’ di musica. I miei erano già a dormire e finalmente mi beavo della bellezza della solitudine casalinga.  Chiusi gli occhi sotto le note di Iris dei Goo Goo dolls e ripensai alla discussione avuta con le ragazze, quello stesso pomeriggio.

“-Nicola!

L’avevo detto. Avevo avuto il coraggio di dire che ero stata con Nico. Aspettavo da un momento all’altro la loro reazione, i giudizi poco carini. Tutto, tranne che quel silenzio,fatto di bocche spalancate ed occhi lucidi.

-Tu e…

Cominciò Mela.

-Lo so. So che avrei dovuto aspettare. So che faccio schifo. – presi un respiro cercando di scacciare via il magone . Purtroppo tutto quello che stavo dicendo, lo pensavo realmente. – Non sono una poco di buono, ma cavolo!- esordii. –Io gli sbavo dietro da sei anni, questo non mi dava il diritto di farci l’amore?

La mano di Nene mi si posò sulla spalla.

-Tesoro, questo ti dava il diritto di scopartelo a sangue!

Sgranai lo sguardo e vidi Mela lasciarle un cazzotto sulla spalla.

-Quanto cavolo sei scurrile.

Risi, nonostante la terribile tensione.

-Vi prego ditemi che non vi faccio pena o cosa.. per favore!

Tutte mi guardarono come un’aliena.

-Ma che cazzo stai dicendo?

Esordì come al solito Nene. La fissai colpita dalla serietà del suo sguardo.

-Credi sul serio che ti avremmo giudicata male?

Proseguì Mela.

Non risposi sentendomi ancora di più in colpa.

-Insomma Ari, secondo te siamo tutte così bigotte da non poter ammettere che hai fatto benissimo?

Domandò poi  Emma.

-Non è solo questo. – ammisi amareggiata. – E’ che tra noi, non c’è niente. Niente di serio e lui poi.. partirà..- cercai di rimettere ordine tra i miei mille pensieri. – Insomma, quel ragazzo sarà per sempre il mio tarlo fisso? Credo che avendo fatto quello che ho fatto, non sono riuscita poi così tanto a migliorare la situazione.

Sbottai. Tutte scoppiarono a ridere. Mela si sporse e mi prese la mano.

-Tesoro mio, ma cosa cavolo credevi di fare facendoci l’amore? Veramente pensavi di poterlo cancellare?

Scossi la testa. Io avevo ben altro intento. Lo sapevo bene.

-Sai meglio di me che hai preso da lui tutto quello che potevi. Hai fatto bene perché la vita è una sola. – prese una pausa.- Insomma Ari, io non ti avrei mai giudicata per così poco. Tu sei libera di fare le tue scelte e i tuoi errori. Il nostro ruolo è marginale.

Indicò anche le altre che ci ascoltavano .

-Noi non siamo qui per dirti che sei una sciocca illusa. Non possiamo nemmeno pensare queste cose. –mi sorrise ed io  corrisposi. – Io , Nene, Fiore ed Emma, ci siamo perché quando le tue scelte , giuste o sbagliate che siano, ti faranno crollare il mondo addosso, possiamo , tutte insieme,spostare le macerie e leccarti le ferite.

 Poi sentii una gomitata al fianco e guardai in modo truce Nene.

-Proprio come una vera famiglia,non credi?

Ci fissammo tutte e scoppiammo ancora una volta a ridere .

In quel momento mi fu chiaro, anzi lampante , che anche se avessi sparato ad un alce o mangiato un topo,quelle ragazze così diverse, ma pur sempre simili,sarebbero rimaste sempre al mio fianco.

-Come una famiglia..

Ripetei .”

Mi rigirai tra le lenzuola, cercando di dimenticare le domande imbarazzanti che seguirono. Soprattutto quelle di Nene e Mela che riguardavano Misure, profondità  e posizioni.

 Stavo per addormentarmi con le cuffie nelle orecchie, quando il cellulare interruppe quel beato momento con la vibrazione, che avrebbe svegliato anche gli inquilini delle case accanto. Imprecai e lo raccolsi dal comodino. Fissai lo schermo del cellulare con la scheda vecchia e il cuore mi si paralizzò.

Nico. Era un messaggio.

“Domani sera ti passo a prendere sotto casa. Ti voglio pronta per le otto.

P.s. Mettiti comoda che devi venire in moto.”

Un brivido. Che cavolo mi succedeva?

Non fantasticare, stupida!

 

Ma come cavolo non facevo a fantasticare?

 

-Ah, certo. Il ragazzo non vuole una storia seria. Bacia l’amichetta June e poi quando vede che non sei così stupida da rifiutare un bocconcino come Alessio, subito difende il territorio. “

Ricordai le parole di Nene e la sua espressione fantasticamente scettica.

“– Non è poi così stupido,l’amico.”

 

No. Non  dovevo e non volevo sognare ad occhi aperti. Potevo prendermi tutto quello che mi voleva dare, ma meglio non avere aspettative. Nicola, prima o poi sarebbe uscito dalla mia vita ed io mi sarei ritrovata sola.

 

*Angolo Autrice*

OH MY GOD!

Non credevo di poter gioire così tanto per le vostre recensioni eppure è così.

Non riesco a crederci. Grazie mille, scusate se a volte dubito ,ma quando vedo un'assenza quasi totale...

beh..perdo fiducia.

Vi ringrazio ancora e spero di potervi rileggere quanto prima.

Per farmi perdonare, vi lascio con questo capitolo ricco di speranze e buoni propositi.

CHE ACCADRà AI NOSTRI EROI?

al momento non lo so neanche io.. domani deciderò il da farsi!

Detto ciò ..

vi saluto e comincio a rispondere ai vostri splendidi commenti.

Baci,MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Dalla parte di Lui ***


Avviso- Pov Nicola

Capitolo 16.16

Dalla parte di lui

Ero con mio cugino Simone e stavamo nel pieno di una partita a fifa. Un match all’ultimo sangue, pieno di tensione eppure, la mia testa era totalmente altrove. Perché cavolo le avevo chiesto di uscire?

-Oh , Nico come va con Marina?

Mi chiese l’altro riportandomi al presente  e cioè con un suo attaccante sin troppo vicino alla porta.

-Quella? L’ho lasciata qualche giorno fa. Perché?

Lui scosse le spalle.

-Non mi racconti più niente delle tue storielle. Il cugino Simo, qui, ci resta male.

Scoppiai a ridere e provai a rifilargli un goal.

-Brutto bastardo, ti è andata male!

Imprecò contro di me.

-Comunque se ti dico una cosa , prometti di non dare di matto?

Lo vidi corrugare la fronte.

-Devo preoccuparmi?

Mi chiese ed io mi grattai la testa. CAZZO , SPERO DI NO!

-Mi sono scopato Arianna!

Lo sputai fuori come se fosse una caramella amara e vidi Simo paralizzarsi. La cosa non mi piacque molto.

-Metti subito pausa a questa cazzo di partita!

Mi ordinò ed io non me lo lasciai dire più di una volta. Si girò verso di me con espressione esasperata.

-Brutto cazzone in calore, che ti è venuto in testa?Scoparti mia cugina! E chi se lo sente quel coglione di mio zio?

Cercai di trattenere la risata,ma non ci riuscii molto bene e lui mi lasciò un pugno sulla gamba.

-Che cazzo,Nì!- si strinse gli occhi con i palmi delle mani. – Credevo che non ti piacesse!

E la cosa  mi fece sussultare. Cavolo..

-Lo credevo anche io..

Cercai di non sembrare uno scazzato confuso,ma dopotutto era così. Arianna era sempre così dolce e disponibile nei miei confronti. Anche quando mi approfittavo del fatto che gli piacessi per provarci con le sue amiche. Anche quando la ignoravo totalmente, perfino dopo le telefonate. Le avevo confidato di tutto, le avevo parlato della mia famiglia incasinata, di quanto mi sentissi solo e lei… non mi aveva tradito. Credevo che non mi piacesse perché era grassottella, con i capelli sempre in disordine, degli abbinamenti improbabili di jeans e maglie fluorescenti. Eppure a distanza di anni è cambiata così tanto..

Sempre formosa, ma con un seno molto più abbondante. Gli occhi sempre grandissimi erano immancabilmente marcati di nero, dandogli un tocco di femminilità che mi lasciava senza fiato. Soprattutto quando mi guardava di nascosto. Pareva quasi che fossi l’unica cosa esistente sulla terra e mai, mai nessuna aveva avuto quel modo di fissarmi. A volte sentivo il vuoto allo stomaco ed ero costretto a voltarmi,fingere di niente.

-Che significa credevi?Ti sbatti mia cugina e pensi che basti un “credevo”?

Gli diedi una gomitata.

-Non far sembrare la cosa più tragica di quello che è, okay?

Scosse la testa.

-Sai che è innamorata di te da una vita, perché ora devi prenderla per il culo?

Sbuffai,non mi andava di vederla in quel modo.

-Io non la sto prendendo per il culo.

Cercai di obiettare.

-CAZZO!- imprecò ancora.- Stai per andartene a Londra per quanto?Per sei mesi?

Feci un cenno d’assenso.

-Che vorresti fare?Chiederle di aspettarti mentre lì te le fotti tutte?

Gli diedi una gomitata.

-Io e lei non facciamo sul serio e Arianna lo sa. E’ stata una delle prime cose a cui ho voluto mettere un punto.

Rise isterico.

-Nicola, sai meglio di me che quando una donna te la da è difficile che poi riesca a tenersi alla larga.

-Lo so,ma con lei..

Cercai di ribattere ,ma mi interruppe.

-Con lei è solo peggio. – cominciò un po’ più calmo. –Arianna è una ragazza tranquilla, con pochi grilli per la testa. Si impegna a migliorarsi anche se è un ‘imbranata patentata. –sorrisi ricordando tutte le volte che inciampava o rompeva cose , non appena mi vedeva.- Se proprio dovete fare questa cosa, cerca di volerle bene e soprattutto rispettala,Nì. Perché non merita una presa in giro.

Restai in silenzio contemplando quelle parole che cominciavano a riecheggiare nella mia testa. Il senso di colpa cominciò a farsi strada in me.

-Stasera l’ho invitata ad uscire.

Simone mi guardò in modo strano.

-Con  gli inglesi?

Feci cenno di si.

-Non so cosa tu stia combinando,ma penso seriamente che tu ti stia immischiando in qualcosa che farà veramente male.

Lo fissai scettico.

-Per te tutto finirà sempre in un guaio. Mi spieghi perché sei così catastrofico?

Mi lasciò un pugno sulla testa.

-Questa cosa che c’è ora tra voi non mi convince. – Ammise serio. – Quello che accetta Arianna pur di starti vicino, non mi piace.- continuò con le sue confessioni. -..e soprattutto penso che quello che ti abbia spinto a fare del sano sesso con lei, non è stato solo il pisello.

Scoppiai a ridere.

-Non ridere,perché il fatto che il tuo pisello agisca in modo sconnesso, mi piace ancora meno. – sbottò cercando di assumere un espressione saggia.-Soprattutto se va a violare le parti intime di mia cugina!

Quel pomeriggio Simone fu realmente esilarante. Tutto ciò che venne fuori dalle sue labbra era qualcosa di terribilmente divertente. Eppure…

 

***

Eppure dopo due ore ero ancora di fronte allo specchio a decidere di che colore vestirmi. Cosa stavo combinando?

“-Questa cosa che c’è tra voi non mi convince.”

Così aveva detto quel coglione di Simone. Se ne fossi stato convinto ,probabilmente l’avrei contraddetto,purtroppo però ero ancora seriamente confuso. Sapevo ormai che Arianna non mi era poi così indifferente. Mi divertivo a sfotterla e soprattutto a farla ingelosire. Mi piaceva da pazzi il rossore che le saliva sulle guance quando le parlavo di sesso. Purtroppo per me però, la cosa non era facile da inquadrare. Quando quell’idiota le si era avvicinato,mi ero sentito in dovere di interromperli,ma per quale cavolo di motivo? A me che mi importava?

Io sarei partito la settimana seguente, pronto ad avere mille altre avventure ed invece..

-Penso ad Arianna e a quello che potrebbe fare con quel bamboccio!

Affermai piuttosto irritato ,mentre mi guardavo ancora allo specchio. Schioccai la lingua e optai sul mio solito look. Jeans , camicia turchese e giubotto blu. Sapevo di essere bello, di piacere. In quel momento ,invece ero tutto l’opposto della convinzione e della spavalderia che mi distinguevano. Ero strano, eccitato all’idea di uscire con lei e portarla nella mia vita, ma anche tanto, troppo spaventato dal continuo nodo che mi si stringeva in gola.

L’UOMO. NICOLA,FAI L’UOMO.

Battei il piede sul pavimento ed uscii in corridoio , raccogliendo portafogli ,chiavi e casco.

-Mà , esco!

Mi limitai a gridarle e lei mi salutò in altrettanto modo.  Presi un lungo respiro e mi avventurai poi verso l’ignoto.

***

Ero quasi arrivato al vicolo in cui abitava ,ma in lontananza la riconobbi . Se ne stava immobile e sorridente  a parlare con quel broccolo del supermercato. I pugno si strinse ancora più forte intorno all’acceleratore  e senza che me ne rendessi conto, sterzai e evitando i loro sguardi mi voltai e la lasciai indietro.

No. Con me, aveva chiuso.

Ero terribilmente incazzato e non riuscivo a spiegarmi il motivo di tutta quella furia.

Lei ,però sarebbe rimasta con quello. Decelerai e il cuore cominciava a pomparmi nelle orecchie. Deglutii e cercai di calmare i bollenti spiriti.

CHE CAZZO STO FACENDO?

Ancora una volta, mosso da qualcosa a cui mi ostinavo a non voler dare un nome,riportai la moto nella direzione iniziale e tornai sui miei passi. Le loro espressioni sorridenti mi facevano imbestialire, ma meglio avvicinarsi. Lei non poteva restare con quel tipo. Con una sgommata ,frenai a pochi centimetri dal bamboccio che per ovvi  motivi si ritrovò a sobbalzare. Mi tolsi il casco e fissai Arianna, che con un espressione inviperita cercava di disintegrarmi con i suoi poteri psichici, ed io non potei che ridermela.

-Ari, vedo che il tuo accompagnatore è arrivato…

Si pronunciò quello.

-Si bravo, ora puoi anche andartene. Con me è al sicuro!

Ribattei piccato.

-Ne sono sicuro. Ciao Ari. –le si avvicinò per poi schioccarle un bacio stampo, di cui anche lei risultò esserne sorpresa. La cosa mi fece salire il sangue al cervello e mi morsi la lingua pur di non far trasparire tutto il mio disappunto, anche perché se l’avessi fatto, probabilmente gli avrei spaccato la faccia.

-Ci vediamo domani sera, allora.

Arianna gli fece un cenno d’assenso e in quell’istante l’avrei investita con la ruota anteriore della moto.

MA CHE MI PRENDE???

Presi un respiro infilando il casco ed imprecando mentalmente contro il tipo che se ne stava andando, contro quella stronza di Arianna e soprattutto contro di me, che cominciavo a comportarmi come un pazzo.  Restammo da soli e lei non si sbrigava a salire in sella.

-Hai intenzione di restare qui?

Gli domandai anche in modo brusco. Lei sbuffò e mi si avvicinò.

-Se devi farlo con quella faccia da martire, puoi restartene pure a casa o andare a spassartela con quello , come si chiama? Alex?

Suonai troppo isterico anche per i miei gusti, infatti vidi la sua espressione addolcirsi e mi lasciò  una pacca sulla spalla prima di salire e stringersi a me.

-Ma che scemo!- cominciò poi.- Se non avessi voluto venire , ora non sarei nemmeno dietro di te e completamente spiaccicata addosso alla tua schiena.

Involontariamente tremai , rendendomi conto che il suo seno abbondante era completamente contro di me. Deglutii  e cercai di reprimere tutte le mie fantasie erotiche del momento.

NO,NON VA PROPRIO BENE!

Qualcosa tra le mie gambe cercava di prendere aria, ma non era proprio il momento adatto e se non si fosse riabbassato tutto ,mi sarei preso a cazzotti l’uccello.

Presi un lungo respiro e le porsi il casco.

-Metti questo,non vorrei che il tuo nuovo fidanzatino potesse pensare che volessi uccidergli la ragazza.

La vidi dallo specchietto e mi resi conto che la sua espressione era cambiata da divertita a indispettita.

-Se è così che vuoi vederla è un problema tuo.. Alessio non è il mio fidanzato e sei tu quello con cui sono andata a letto.

Lo disse talmente priva di ogni malizia e di inibizioni che mi ritrovai a non respirare per qualche secondo.

CAZZO,CAZZO,CAZZO. E’ VERO!

-Tieniti forte ,Rospo!

Con la scusa più antica del mondo, mi chinai con una mano sullo sterzo e con l’altra afferrai le sue e le tenni strette alla mia vita, per tutto il tragitto.

No, decisamente c’era qualcosa che in me stava cambiando e la cosa non mi piaceva affatto.

***

Pov Arianna

Tremavo,mentre paziente aspettavo che lui parcheggiasse la sua moto da qualche parte. Lo fissavo,bello come sempre aveva tolto il casco e lasciato in mostra i capelli neri. Più pensavo al fatto che per quella sera ero con lui e più mi sentivo invisibile. Cavolo, odiavo la mia autostima sotto zero,ma Nicola era capace di annientarmi completamente. Ero in balia dei suoi cambiamenti d’umore e ne ero ben consapevole. Quando mi arrivò di fronte,restai quasi impietrita.

-Bell’addormentata, che ne dici di muoverci?

Mi scompigliò i capelli ed io gli lasciai un pizzico al fianco.

-Non rovinarmi i capelli che già sono orrenda, non voglio che i tuoi amici pensino male di me!

Sbottai imbronciata. Finsi di sistemarmi il vestitino grigio che avevo indossato, tanto per tenere lo sguardo basso. Le dita di Nico però si posarono sotto il mio mento per rialzarlo. Fissò i suoi occhi nei miei e le sue labbra divertite erano a qualche centimetro dalle mie.

-Nessuno può parlar male delle mie ragazzette, capito?

Scoppiò a ridere ed io gli diedi una gomitata.

-Solito sbruffone!

Presi a camminare e a dirigermi verso l’entrata del palazzo.

-Sai che sono un casanova!

Continuò ironico ed io mi ritrovai a scuotere la testa.

QUANTE CAVOLO DI DONNE AVRà AVUTO?

L’unico pensiero di quel momento. Lo aspettai e lo guardai mentre bussava al citofono.

-Stai tranquilla, questi tipi sono divertenti e tu sarai una perfetta “migliore amica”

Mi fece l’occhiolino e si chinò a baciarmi. Gli posai una mano sulle labbra terribilmente irritata.

-Migliore amica?

Gli chiesi scettica,quando ancora le mie dita premevano sulle sue labbra.

-Che ti prende?Si. Migliore amica, perché?

In quell’istante il palazzo si aprì ed io lo snobbai.

-Perché una migliore amica, non ti bacia sulle labbra!

Gli gridai cercando di apparire neutrale,ma ahimè, il mio umore era completamente partito e cascato nella negatività più assoluta. Peccato che la serata fosse appena cominciata.



*Angolo autrice*

Salve a tutte . Perdonate l'assenza , ma in questi giorni sto approfittando del tempo libero per tirare avanti la storia. Spero non risulti uno schifo e soprattutto spero di non deludere le vostre aspettative.

Vi lascio mandando un bacio a tutti voi che mi sostenete. Per me è sempre un piacere leggervi. Tra oggi e domani risponderò a tutte le vostre recensioni. 

un bacio, MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Casini in vista ***


Capitolo 17.17

Casini in vista

Eravamo seduti in salotto ed io ero rimasta praticamente in silenzio per tutto il tempo. Nico mi aveva presentata seriamente come una delle sue “Migliori amiche” e questo non fece altro che irritarmi parecchio rendendomi del tutto muta e poco socievole . Quei ragazzi sembravano simpatici ed erano tutti molto particolari. June la conoscevo di già e il solo fatto che dovesse partire con lui e dividere lo stesso spazio vitale ,fece passare il mio pessimo umore dalla fase negativa ad una ancora più irrecuperabile. Per tutti gli altri, ero abbastanza ottimista,probabilmente non se li sarebbe scopato. Erano tutti uomini. Tutti con un colore di capelli diverso e forse anche troppo sgargiante, con il tipico viso di chi ha vissuto mille vite in una sola. Quanto li invidiavo,quanto avrei dato per essere come loro. Io invece ero talmente incosciente e  infantile da essere innamorata dell’unico ragazzo a cui  abbia permesso di entrarmi nel cuore. Quei tipi probabilmente avevano avuto mille amori, avevano spezzato tanti legami…  e la sottoscritta si accontentava di essere il ripiego di Nicola.

Intanto, June , si stringeva al braccio di Nico,mentre io gli ero praticamente accanto, dato che purtroppo dividevamo in tre quel piccolo divano.  I presenti intrapresero una conversazione che proprio avrei preferito evitare e visto che Dio mi aveva donato un udito perfetto,non potei evitare di ascoltare.

-Guardate June! – sbottò il ragazzo dai capelli azzurri che identificai come Ruben. – E’ tutta emozionata. Non vede l’ora di infilarsi nel tuo letto,Nì!

Lui sussultò ed io lasciai che il mio fegato si auto disintegrasse .

-Ruben,non prenderla in giro che la stronzetta dopo ce la fa pagare!

Sbottò invece quello che doveva essere Tiziano.

-Ma che sheet !

June scosse la testa bionda e si allungò sulla guancia di Nicola per lasciargli un bacio.

-Però ne riparliamo a Londra,eh!

Gli affermò divertita ad una spanna dal suo viso. Lui le sorrise e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Senza se né ma, mi rialzai in piedi con i pugni tremanti lungo i fianchi. Gli sguardi dei quattro ragazzi in questione si posarono su di me ed io avevo bisogno di prendere aria.

-Scusate, sapreste indicarmi il bagno?

Ruben abbastanza perplesso mi fece segno di andare nel corridoio.

-Grazie!

Sentii lo sguardo di Nicola posarsi sulla mia schiena,ma non me ne curai. ERO INCAZZATA NERA. Chiusi la porta alle mie spalle senza però usare la chiave e cominciai a fissarmi nello specchio.

-Sono una deficiente!

Sbottai sistemandomi una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

-Che cazzo ci faccio io ,qui?

Poggai una mano sul lavandino per reggere il peso di tutta la frustrazione e la delusione che mi attanagliavano la gola. Sentii poi la serratura scattare e mi voltai. Nico era di fronte a me ed io sussultai d’emozione, ma ero ancora troppo arrabbiata per far caso al fatto che ci avesse chiuso dentro.

-Che c’è?Finito di programmare la tua prossima scopata?

Quanto fui volgare,eh?

Lui continuò a fissarmi perplesso.

-Non guardarmi in quel modo, mi fai solo incazzare di più!

Ripresi a guardarmi allo specchio e cercai di riprendere fiato. Una sua mano però afferrò repentina il mio polso e mi fece tornare nuovamente di fronte ai suoi occhi.

-Che c’è che non va ?E’ tutta la sera che hai addosso quel muso storto.

Scoppiai a ridere.

E ME LO CHIEDI?

-Senti Nico, cerchiamo di arrivare vivi alla fine di questa cosa e poi ti giuro che non vedrai più nessuna espressione sul mio viso. – lo guardai seria. Mi ero scocciata di sentirmi fuori luogo e non volevo elemosinare più niente da lui, anche se era realmente difficile.- Te lo giuro!

Lui batté un piede sul pavimento.

-Perché?Perché ora te ne esci in questo modo? Cos’è che non va?

LA TUA AMICA BIONDA CHE VUOLE INFILARSI TRA LE TUE GAMBE? IL FATTO CHE TE NE ANDRAI A LONDRA TRA UNA SETTIMANA?

-Nico, porca miseria,non c’è niente che non va ,okay? Lasciami in pace e tornatene da June.

Gli lasciai un pugno sul braccio e cercai di scansarlo,ma mi afferrò ancora e senza lasciarmene il tempo mi baciò. Sulle labbra. Un bacio per niente casto quanto possessivo ed erotico. Non volevo corrispondere,ci ero riuscita per i primi cinque secondi,ma quando la sua mano si era insidiata dietro la mia nuca, tutto era diventato più difficile.

Si staccò da me e mi guardò con quegli occhi che mi facevano male . Quegli occhi che amavo e mi piacevano da morire.

-Stai con me?

Non compresi subito a cosa si riferisse fino a che non lo vidi maneggiare con i miei collant. Lo guardai allarmata e terribilmente eccitata.

-Nico ci sono i tuoi..

Mi bloccò prima che potessi continuare e mi spinse contro il ripiano di marmo in cui era incastonato il lavandino. Mi baciò ancora e intanto sentii le mutandine scendere alle caviglie proprio come le calze. Sentivo il cuore pomparmi nelle orecchie e le sue mani dappertutto. Ero imbarazzata da morire,ma ero con Nico e tutto mi pareva possibile, anche fare sesso nel bagno di casa dei suoi amici. Il pensiero poi si fermò su June e non so, invece di fermarmi e scacciarlo, il mio vigore aumentò . Mi distaccai e lui mi fissò sorpreso. Abbassai lo sguardo con le guance in fiamme. Poggiai le mani ai lati del mio corpo e con lo slancio mi sedetti sul davanzale. Mi sorrise divertito .

-Non ti facevo così audace!

Mi stuzzicò riavvicinandomi.

-Sono troppe le cose che non conosci di me.

Ribattei anche se dopotutto nemmeno io credevo di conoscere molto bene quella parte del mio carattere. Intanto divaricai le gambe ,mentre lui si calava pantaloni e slip.

-Oh Dio, sembra una scena porno di un film di quattro soldi!

Sbottai e lui mi guardò divertito.

-Io potrei essere il degno sostituto di Rocco Siffredi,non credi?

E alluse al suo caro amichetto che io ancora non riuscivo a guardare apertamente. Scossi la testa.

-Beh,non ho termini di paragone… per cui la mia valutazione non potrebbe essere del tutto oggettiva.

Mi si calò sulla guancia, infilandosi tra le mie gambe e mi diede un morso così forte che per poco non piangevo. Lo spinsi via.

-Ma sei scemo?

Gli chiesi divisa tra il divertito e il sorpreso.

-Così impari che mentre fai l’amore con me non devi alludere alle tue esperienze future!

Sorrisi e rialzai un sopracciglio.

-Che c’è?

Scossi la testa, pensando che se fosse stata gelosia, quella che gli impediva di immaginarmi con altri, sarebbe stato veramente bello.

-Niente.

Si piegò sulle mie labbra.

-Allora che ne dici se riprendiamo da dove ci siamo interrotti?

Gli morsi il mento.

-Dico che è un’ottima idea!

Ci baciammo ancora ,per minuti interminabili , quando entrò in me, forte e virile fu veramente difficile non urlare dal piacere. Di fatto cercava di tapparmi la bocca con la sua oppure di trattenermela chiusa con le mani. In quel modo non durammo molto o almeno io venni quasi subito,mentre lui continuava a scombussolarmi con le sue spinte.

-Che ne dici piccola?Non sono poi così male come il protagonista di un porno ,no?

Spinse ancora ed io credevo di poter svenire tanto che mi sentivo sensibile al piacere. Ansimai e lui sorrise baciandomi una tempia.

-Forse sono io che non sono fatta per un porno. Sto per venire di nuovo!

Scoppiò a ridere ed io imbarazzata venivo ancora sul suo membro. Pochi secondi dopo lo vidi spostarsi ed arrivare.

-Non è colpa tua , sono io che non dovrei abusare sessualmente di una verginella come te!

Il commento piccante e anche in parte irritante mi fece sollevare un sopracciglio. Si pulì con dei fazzolettini  ed io scivolai giù sul pavimento con le gambe ancora tremanti. Mi ricomposi coprendo le mie nudità e lo guardai divertita.

-Hai ragione, appena te ne andrai a Londra dovrò trovarmi un sostituto!

Gli feci l’occhiolino e sorrisi,ma la sua espressione per un attimo si incupì. O almeno così mi era parso.

Mi avvicinai alla porta.

-Che fai?Esci?- Gli chiesi con le guance in fiamme, come avremmo spiegato la nostra assenza prolungata e i miei capelli post orgasmo?

-Certo,Rospo!

Mi affiancò e mi baciò i capelli. Il cuore ebbe un altro fremito.

-Andiamo che dopo questo doppio orgasmo credo che tu abbia fame!

Gli lasciai un pizzicotto sul fianco.

-SCEMO!

Gli urlai ormai fucsia.

-Vieni dai!

E così mi trascinò con sé sino alla cucina , posto in cui avremmo cenato con i suoi amici strani.

 

***

Pov Nico

Eravamo arrivati al secondo e tutto sembrava filare liscio. Arianna sembrava a suo agio e di tanto in tanto oltre a qualche sorriso riusciva anche a parlare apertamente con Ruben . Dovevo ammettere che era veramente carina e la cosa che poco prima l’avessi scopata nel bagno dei miei amici, non mi aiutava affatto. Perché mentre lei se ne restava tranquilla e sorridente ,io lottavo mentalmente per non farmi venire un’erezione. June inoltre non mi aiutava, aveva preteso che Ari se ne restasse nel posto di fronte al mio ,mentre lei doveva sedermi accanto. Cominciava a darmi sui nervi e sentire continuamente le sue mani dappertutto era diventato anche alquanto irritante.

-Nico, che ne dici di andare un po’ in terrazza?

Mi chiese la bionda con il suo accento inglese. Sollevai un sopracciglio.

-Fa freddo, non ci penso nemmeno!

Sbottai sarcastico. Vidi Arianna che mi fissava in modo strano, forse arrabbiata? Ma fu un attimo ,perché il suo sguardo tornò su Ruben e Tiziano.

-June  non demorde!- affermò il mio amico dai capelli azzurri. –Cara, dovrai rassegnarti al fatto che il cuore del giovane Nicola è già straripante d’amore per qualcun’altra!

Sussultai capendo subito a chi si riferissero.

-Non scherzare Rub. Sai che mi incazzo!

Quasi lo ringhiai.

Subito la mia mente volò a qualche anno prima.

 

“Rivedevo il viso pallido e le sue labbra carnose. I riccioli color oro essere scossi dal vento di marzo,mentre io me ne restavo immobile a fissarla.

-Nico, io ho scelto di partire . Non posso rinunciare a quest’occasione, lo capisci?

Io scossi la testa, con i pugni stretti lungo i fianchi.

-Se è quello che vuoi,non posso trattenerti.

-Perdonami, ma studiare moda a New York è sempre stato il mio sogno.

Risi amareggiato.

-E stare con me , significherebbe rinunciarvi.

Mi si avvicinò tentando di sfiorarmi una guancia.

-NON MI TOCCARE!

Le urlai in viso. Lei indietreggiò,ma non abbassò lo sguardo. Lei mi conosceva bene,molto bene.

-Nico, io ti amo. Amo te ,ma amo di più me e so che siamo troppo piccoli per poter reggere un rapporto a distanza .

Mi voltai di spalle.

-Come vedo, sai molte cose .

La sentii prendere un respiro

-Le so, come so che sarà difficile dimenticarti e che probabilmente, quando ritornerò proverò in qualsiasi modo a riconquistarti se me lo permetterai.

Strinsi la mascella, quasi a volerla rompere del tutto. Ero un ragazzino di quanto? Diciott’anni.? Che stupido!

Lei era stata l’unica ragazza a cui mi ero affezionato , a cui avevo dato il cuore e che senza pensarci su due volte,lo aveva preso e gettato via senza problemi. Fu quello il momento in cui mi resi conto che probabilmente, l’amore e tutte quelle cose simili … non erano per me.”

 

-E’ tornata, sai?

Mi riscossi dai miei pensieri e fissai Tiziano. Sentivo June stringermi un braccio e gli occhi di Arianna scrutarmi , cercando di svelare chissà quale oscuro mistero.

-Ei?Hai capito cosa ti ho detto?

Rincarò la dose Tiziano. Lo guardai torvo, la notizia aveva cancellato il mio buon umore e mi aveva anche irritato non poco.

-Si e quindi?Ora cosa dovrei fare?

L’altro scrollò le spalle.

-Pensavo potesse interessarti , visto che mi ha chiesto di te proprio l’altro giorno!

Lo stomaco mi si chiuse in una morsa e senza rendermene conto scattai in piedi scrollandomi di dosso la bionda e battendo una mano sul tavolo.

-Ora si che ho perso l’appetito! – avvisai gli altri con voce severa. Guardai Ari e le feci cenno di alzarsi.- Tu vieni con me, ce ne andiamo. Per stasera credo che basti così. Queste teste di cazzo mi hanno solo rovinato la cena!

Gli altri sghignazzarono ed io raccolsi la giacca dalla sedia e mi diressi alla porta, fissando un’ Arianna del tutto spaesata. Quasi provai tenerezza nel vederla così confusa. Salutò gli altri e mi raggiunse. Quando fummo sul pianerottolo. Mi affiancò.

-Che succede?

Mi chiese.  La snobbai e prenotai l’ascensore.

-Ti ho chiesto una cosa. Gradirei una tua risposta se permetti..

Battei un pugno sul muro.

-Chiudi il becco per una volta. Non sono in vena di fare alcun discorso in questo momento!

 

La vidi sussultare ed irrigidirsi. Mi dispiacque il modo in cui l’avevo trattata,non se lo meritava,ma la testa ormai era partita. I miei ricordi presero il sopravvento riportandomi a poco tempo prima, quando ancora ero a New York per il mio ultimo stage.

 

Perso nel panorama pittoresco di Central Park di primo mattino, asciugai il sudore provocato dalla corsa riposandomi   giusto il tempo di bere un sorso d’acqua. Mi piegai verso la fontanina vicina,ma quando i miei occhi si sollevarono, proprio di fronte a me, a qualche metro di distanza …c’erano ancora quei riccioli oro. I suoi occhi verdi, il sorriso aperto e immutabile. Mi rialzai di scatto, come scottato e asciugai le labbra con un polso. Lei se ne stava immobile a fissarmi . Era cambiata, tanto. Molto più donna, i ricci più corti e il viso più delicato. Fu lei a muovere il primo passo,ma senza che me ne rendessi conto indietreggiai. Il mio cuore ne soffriva ancora, non poteva sopportare la sua presenza. La vidi irrigidirsi.

-Sapevo che eri qui. – esordì facendomi corrugare la fronte. – Tua madre mi aveva detto che saresti venuto a New York, di lì è stato facile farsi raccontare le tue abitudini.

Sorrisi amareggiato.

-E di grazia, cosa interessa a te delle mie abitudini? E soprattutto chi ti da il diritto di sentire mia madre?

-Capisco che tu sia arrabbiato con me, ma non prendertela con tua madre, ti prego.

Scossi la testa e indietreggiai ancora. In quel momento giunsero alle mie spalle anche Ruben e Tiziano, che avevano condiviso con me anche quell’esperienza. Il mio amico dai capelli turchini mi sbeffeggiò ma poi si interruppe in tempo per fissare sia me che la ragazza a qualche passo di distanza da noi che mi osservava con gli occhi arrossati.

-Okay, forse qui .. siamo di troppo, ci vediam..

Lo interruppi ancor prima che potesse terminare quella frase.

-Non pensarci nemmeno. – sbottai spietato con lo sguardo fisso in quello chiaro di lei. – Io vengo via con te.

-Sicuro ,Nick?

Gli diedi una pacca sulla spalla e mi voltai. Ruben e Tiziano conoscevano quella giovane donna, sapevano il male che mi aveva fatto . L’avevo conosciuta proprio nel periodo in cui avevo cominciato a frequentare loro.

-Questo è un capitolo chiuso da un po’ di tempo.

Presi a camminare,ma la voce tremante di Gabriella mi giunse al petto come una coltellata.

-Mi manchi.

Non le dissi che ormai la persona che le mancava, probabilmente non esisteva più da tempo. Non le dissi più nulla, con la consapevolezza che quel capitolo non era chiuso per niente. “

 

Arianna strinse i pugni lungo i fianchi e si morse un labbro. Tremava e quasi mi preoccupai che potesse piangere,ma prima che potessi rendermene conto,mi lasciò un cazzotto dritto nello stomaco.

-Tu con me non ci giochi. – esordì mentre io mi massaggiavo .- Non vuoi ferirmi, dici?

Restai in silenzio. Il mio corpo, la mia mente, il mio cuore erano in tumulto. CHE CAZZO SUCCEDE?

-Forse non ti è chiara una cosa Nico. – prese un respiro , forse cercando le giuste parole. – Io sono innamorata di te . – Lo disse con un espressione che mi fece sorridere. Sembrava quasi stupita dalla sua stessa confessione. – Non posso essere una delle tue concubine. Non lo voglio eppure mi ritrovo a fare l’amore con te senza pretendere nulla in cambio.- cercai di deglutire,ma quella confessione, fatta lì, sul pianerottolo di casa di Ruben e Tiziano, mi spiazzava. – Questo però non ti autorizza a trattarmi come una stupida. Questo non te lo concedo. Ho visto la faccia che hai fatto prima e se un po’… non dico molto, ma un pochetto ho imparato a conoscerti,penso che lì dentro si facesse riferimento a qualcuno in particolare. Vorrei sapere, sono cose che io vorrei conoscere di te, perché… - sorrise, forse di se stessa. -..perchè, cavolo, ti amo .

- Io..

Che potevo dirle io? Io che in quel momento pensavo agli occhi, ai capelli, alle labbra, al viso di un’altra?

-Adesso mi è tutto chiaro.

Affermò seria.

La guardai stupito.

-E’ tutto vero.

-Di che parli?

La vidi portarsi una mano dinnanzi alla bocca .Era sconvolta.

-Sei innamorato di qulcuna..

Aprii la porta dell’ascensore che finalmente era arrivato.

-Non dire sciocchezze.

Mi seguì nella cabina posizionandoci ai lati opposti, il più lontano possibile l’uno dall’altra.

-E’ per questo che non ho alcuna possibilità con te.

Pareva quasi che stesse parlando da sola.

-Non so di cosa tu stia parlando.

-AAAAAAAAH! –urlò arrabbiata facendomi sobbalzare. Bloccò l’ascensore ed ebbi un fremito. Odiavo gli spazi chiusi.

-CHE CAZZO FAI?

Le dissi alterato.

-Guardami e dimmi che non è così. Dimmi che non sei innamorato di nessuno!

Scossi la testa.

-Tu sei pazza!

Rise amareggiata.

-E lo sono anche Ruben e Tiziano?

Mi portai le mani al viso .

-Senti è complicato,okay? E soprattutto non sono cose che ti riguardano.

Sgranò lo sguardo e mi schiaffeggiò.

-Quanta violenza questa sera!

Dissi divertito.

-Non scherzare ,stronzo! – aveva il fiatone,come se avesse corso per dodici  piani. –Non puoi dirmi che non sono cose che mi riguardano. Ti ho appena detto che ti amo e tu mi dici che non sono cose che mi riguardano?

Cercò di sembrare forte, la vidi mordersi a sangue un labbro,ma quel gesto non bastò e vidi colare sulle sue guance le prime lacrime. Ero impietrito e dispiaciuto, quasi mi si stringeva lo stomaco.

-Io… non.. mi dispiace!

Rialzò il volto verso il mio viso.

-Per cosa precisamente, Nico?Per il fatto di avermi portata a letto? Per avermi illusa? Per avermi trattata come la peggiore delle deficienti?O ancora peggio di avermi usata, come il resto delle tue puttane, solo per dimenticare qualche stronza del passato?

Sussultai.

-TU NON SAI NIENTE!

Le gridai.

-ALLORA SPIEGAMI.

Scossi la testa.

-Credi che basti dirmi che mi ami? A me non interessa. Io non sono fatto per l’amore perché il mio l’ho perso più di una volta. L’ho dato tutto eppure,non lo rivoglio indietro.

Confessai senza rendermene realmente conto.- Cosa vuoi che ti dica per farti stare in pace, eh? Vuoi che ti dica apertamente che sei stata solo una scopata?- la vidi piangere a singhiozzi.

-Lo sei stata. Mi dispiace che tu sia innamorata di me, ma io non … non ti amo.

Si asciugò le lacrime con i polsi e con il viso basso si allungo verso i tasti dietro la mia schiena e riavviò l’ascensore. L’accompagnai a casa e non ci fu più alcuna parola tra noi. C’era il gelo. Avevo una strana, orrenda sensazione alla bocca dello stomaco,ma andava bene così. Era meglio così.



*Angolo Autrice*

Come promesso eccomi qui con il capitolo. Non posso restare più di tanto perchè devo cedere il pc a mia sorella, ma sono felicissima di esser tornata. Spero che il capitolo possa piacervi e che altro aggiungere?

Ah si... spero di rileggervi presto.

Per le risposte alle recensioni tra stasera e domani.

Baci ,MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Avviso aggiornamento. ***


PROSSIMO AGGIORNAMENTO A MARTEDì. UN BACIO GRANDISSIMO, MISSNANNA

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Quel Ti Amo maledetto ***


HTML Online Editor Sample

 

 

Capitolo 18

Quel ti amo maledetto

 

Pov Arianna

-Tesoro sei sicura?

Non mi chiesi nemmeno per un secondo se lo fossi o meno, perché per tutte le difficoltà economiche del mondo, non sarei mai più tornata in quella casa, non se ci fosse stato ancora lui.

-Si Silvia, ne sono sicura. – presi un respiro per evitare che la voce mi tremasse. – Penso che sia giunto il momento di rimboccarsi le maniche e cercare un lavoro più stabile.

La sentii sospirare.

-Capisco.

-Mi ha fatto piacere lavorare per te.

-Tesoro, quando vuoi passare a trovarmi, ti aspetto. Sono sicura che Lollo sentirà la tua mancanza!

Una lacrima sfuggì al mio controllo e l’asciugai con la mano.

-Mi mancherà tantissimo anche lui.

Una pausa , un piccolissimo silenzio fatto di mille domande e poi il coraggio di salutare e metter fine a tutto.

-Ciao ,Silvia.

-Ciao, cara.

In quel modo vile ero scappata via da lui e da tutto il dolore che mi aveva procurato. Da tutti i ricordi, dal suo potere su di me. La cosa peggiore però era il mutismo che mi aveva preso e che non passava inosservato alle mie amiche che fingevano di niente,ma che sapevano già tutto. In uno slancio di sincerità avevo sputato fuori l’accaduto della sera precedente e poi basta. Comprendevano e mi lasciavano il mio spazio. Mi lasciavano osservare il vuoto e piangere in silenzio. Prima o poi sarebbe passata.

 

 

Po v Nico

Erano trascorsi esattamente due giorni e la mia testa era completamente impazzita. Vedevo Arianna ovunque. Mentre preparava il latte per il biberon, mentre giocava con Lollo, mentre mi sorrideva imbarazzata, eppure non c’era. Cominciavo a credere di esser drogato,perché ogni volta che credevo di vederla e non era vero,  percepivo un nodo allo stomaco. Che sentissi la sua mancanza?

Sbuffai lanciandomi sulla sedia per poi prendermi la testa tra le mani.

-Che gran casino!

Sbottai.

“Forse non ti è chiara una cosa ,Nico. Io sono innamorata di te!”

Sorrisi in modo spontaneo. Me l’aveva confessato e l’aveva fatto con un’espressione ,che..

-Ed io sono stato uno stronzo!- deglutii e presi un respiro. Avevo bisogno di un caffè forte. Mi riportai in piedi. –Che Dio mi perdoni!

Mi avvicinai al piano cottura,ma il campanello mi riportò alla realtà. Mia madre era a lavoro, Claudia era a scuola e Lollo era dalla nonna, non aspettavo visite . Corsi nel corridoio pieno di aspettative e quando aprii la porta, un colpo assestato allo stomaco avrebbe fatto meno male. Il respiro mi si mozzò e i pugni si strinsero fino a far sbiancare le nocche.

-Vedo con rammarico che non sei ancora riuscito a perdonarmi.

Sentii quelle parole infilzarsi nella pelle come spille.

-Credevo l’avessi capito anche quando ci siamo incontrati al Central Park.

I suoi riccioli oro erano come sempre tutti sparati ovunque. Le iridi chiare fisse su di me,le labbra a cuore leggermente arrossate. La vidi sbuffare .

-Nico,dammi una possibilità.- fece un passo in avanti ed io mi ritrovai ad indietreggiare. –C’è qualcuno in casa? Posso entrare?

PUO’ ENTRARE?

-Sono solo.

Affermai infine e lei sorrise. Mi superò e si diresse nella mia camera. Si guardava intorno come se si trovasse nel mondo delle fate. La seguii, perché.. era il  mio cuore a trascinarmi, almeno così credevo. Si fermò ai piedi del letto e mi guardò.

-Sembra che il tempo si sia fermato anche qui. In questa camera.

Scrollai le spalle.

-Peccato che non sia così.

La vidi spogliarsi del giubotto e lanciarlo sulla scrivania. Poi si sedette sul piumone blu del letto.

-Dammi un’altra possibilità.- abbassò lo sguardo. – Mi sei mancato e in tutto questo tempo ho provato in qualsiasi modo a dimenticarti. Anche dopo il tuo rifiuto al Central Park. - prese una breve pausa ,poi tornò a fissarmi. – Purtroppo c’è qualcosa in me che non vuole rinunciare a quello che potremmo essere insieme.

Aveva gli occhi velati di lacrime ed io?Io non sapevo nemmeno precisamente a cosa stessi pensando realmente.

-Dimostrami che non mi vuoi più.

Mi sussurrò poi, riportando la mia attenzione su di lei che si era rimessa in piedi . Quando mi si era avvicinata così tanto?

Aveva lo sguardo fisso su di me ed io dall’alto cercavo di non capitolare. Avrei sofferto ancora.

Prese i miei pugni e li riaprì per poi poggiarseli sui fianchi. Si rialzò sulle punte e privo di alcuna difesa,mi lasciai baciare. Un bacio fatto di vecchi sapori e di tanti ricordi. Mi ritrovavo nuovamente tra le braccia di una delle persone a cui avevo dato me stesso e mi sentivo … completo.

A piccoli passi la lasciai arretrare e con irruenza cominciammo a spogliarci. Le rialzai il vestitino di lana che aveva, lasciandola con i collant e il reggiseno,mentre lei si era concessa la libertà di sfilarmi la felpa. Tutti quei gesti erano però ponderati, ma pieni di urgenza e di passione, il nostro tocco era possessivo e reclamava tanto,ma nonostante tutto ,ci lasciavamo il giusto tempo per poterci godere quell’attimo. Non servivano parole, sapevamo quello che ci piaceva e soprattutto i nostri corpi si ricordavano e nonostante tutto continuavano ad amarsi. Nudi e in piedi al centro della stanza, ci baciavamo come se non potessimo respirare senza l’altro. Come se dalle labbra di lei potessi riprendere la vita che mi aveva rubato. La tenevo stretta a me, per i capelli e lei per il mento. Senza alcun cenno, lentamente cominciò ad inginocchiarsi ed io la seguii. Si distese al pavimento. La fissai a lungo e  mi sorrise. Una strana sensazione, non una delle migliori, mi colpì lo stomaco,ma cercai di scacciarla via. Mi posizionai tra le sue cosce chiare e senza alcuna preparazione,la penetrai con violenza. La sentii gridare e arpionarmi la schiena con le unghie . Posò la sua testa sul mio collo ed ogni volta che il mio ritmo e i miei affondi si facevano più veraci, più  animaleschi, i suoi denti mi succhiavano quella parte di pelle. Continuammo in quel modo per minuti interi, senza essere mai sazi.

Quando però l’orgasmo sopraggiunse, l’unico viso che  vedevo,non era quello di Gabriella. Non i suoi riccioli,non le sue labbra o i suoi occhi chiari. Non il suo profumo. Sgranai lo sguardo e mi sfilai da lei gettandomi al suo fianco completamente sconvolto.

-Ehi, che ti prende?E’ stato bellissimo. Come una volta o forse anche meglio.

Mi poggiò una mano sull’addome, ma io le girai il viso.

-Nicola, che ti succede?

Presi un respiro e cercai di dimenticarmi dell’orribile sensazione che mi stava assalendo.

-Io non..

Mi riportai seduto , con il sedere sul tappeto.

-Ti prego parlami. Sono stata troppo tempo senza sentirti veramente.

Senza rendermene conto, una consapevolezza si faceva largo nel mio petto.

-Io..non dovevo.

Mi limitai a dire. Sentii Gabriella irrigidirsi.

-Cosa stai cercando di dirmi?Sei per caso fidanzato?

Feci un cenno negativo con il capo.

-No,no.. che dici!

-E allora cosa?

Insisté lei.

-Io non.. non lo so.- mi decisi a dire. – Sento solo che è stato uno sbaglio.

SENTO DI AVERLA CANCELLATA DALLA MIA PELLE. ARIANNA NON C’è Più!

-Come può essere uno sbaglio tutto l’amore che ci siamo dati?

Scossi la testa .

-Questo non era amore. Non è.. – presi una pausa in cerca di parole giuste.- Adesso, su questo tappeto non era amore perché…tu non sei più la ragazzina con cui condividevo la mia vita ed io sono così cambiato da non capire più nemmeno me stesso.

La vidi sgranare lo sguardo.

-E’ tardi!

Affermò quasi come se lo stesse dicendo a sé. Si morse un labbro ed io non mi sentii di smentirla.

-Per quel che può valere, credo di non odiarti più. Credo di non averti odiato per niente.- pensai ad alta voce. –Forse solo un po’!

Scherzai. Sul suo volto però non c’era ombra di divertimento, ancora con lo sguardo perso nel vuoto.

 

-Chi è?

Sussultai sorpreso.

-Chi è chi?

Cercò di sorridermi.

-La persona a cui pensavi,mentre facevi l’amore con me.

Sbiancai e ripensai al momento in cui dopo l’orgasmo, al suo posto avevo rivisto quello di Ari.

-Io.. nessuna.

Scosse la testa.

-Dimentichi che un po’ ancora ti conosco.-abbassò lo sguardo e si pulì una lacrima.- Le bugie puoi dirle a chiunque, ma non a me.

Le sorrisi amareggiato.

-Non ha importanza chi sia, tanto è già chiusa.

ORMAI E’ ANDATA..

-Perché dici così?

Mi si avvicinò.

-Tra qualche giorno partirò.

Ammisi. Sembrò sorpresa e una strana luce nei suoi occhi mi disse che provava rammarico.

-Prendi in considerazione l’idea di non partire.- cominciò prendendomi una mano tra le sue.- Dai un valore a quella persona e pesa entrambe le cose. Cos’è più importante?Te stesso o lei?

Mi calai verso di Gabriella e la baciai.

-E tu hai scelto te stessa.

Arrossì e puntò il viso sulle nostre mani intrecciate.

-Solo perché credevo fosse assurdo dare più importanza ad un’altra persona. Non si può vivere solo per l’amore ,no?- tirò su col naso. –Eppure ho scoperto che non è assurdo. E’ l’amore stesso che ti spinge a vivere solo per la persona che ti è accanto. Potrebbe essere un rapporto malato, ma non lo sarebbe se entrambi, seppur insieme , continuaste a costruire la strada da seguire per la realizzazione di voi stessi.

La baciai ancora e lei rispose con trasporto.

-Io avrei avuto altre opportunità per me stessa. Con te invece è finita per sempre.

Mi riportai su di lei e la feci distendere.

-Rifai l’amore con me?

Le chiesi e lei mi strinse il sedere. Scoppiai a ridere.

-Questa volta però saremo solo io e te. Senza nessun altro.

 

E fu così che continuai a possederla per altri minuti, ore e chissà quanto. Quello era il nostro modo per dirci addio. Quello era il modo in cui mi liberavo di lei e acquisivo la consapevolezza che dopotutto, non ero così indifferente ai sentimenti di Arianna. Ma cosa avrei dovuto fare?

 

***

Pov Arianna

Il mio umore non era dei migliori. Con addosso un vestitino invisibile, delle calze scomode, una capigliatura dolorosa, mai quanto le scarpe, me ne restavo seduta ad un tavolo di un locale che le mie amiche avevano scelto per il mio compleanno. Ebbene i venti anni erano giunti . Per quella notte però il mio umore non era scuro solo per l’età o  alla festa non desiderata, quanto a causa di Nicola che mi aveva spezzato tutto quello che c’era da spezzare. Orgoglio, autostima … cuore.

Mentre Nene e Mela ballavano con i rispettivi fidanzati, Emma e Fiore mi tenevano compagnia ,approfittando del fatto che le loro metà erano al bar.

-Dai, alzati e divertiti!

Sbuffai a quell’ennesimo loro invito e mi riportai in piedi su quei tacchi terribilmente alti .

-Mi vado a fumare una sigaretta.

E senza dare tanta importanza alle loro espressioni dispiaciute uscii nel parcheggio del locale.

Faceva abbastanza freddo ed avevo le braccia nude. Non mi importava, se avessi beccato un influenza ;la febbre alta almeno mi avrebbe tolto un po’ di lucidità. Portai la cicca tra le labbra e tirai un boccone di fumo.

CHE CAVOLO MI SUCCEDE?COME HO POTUTO PERMETTERE CHE LUI MI FACESSE ANCORA DEL MALE?

Poi una voce mi sconvolse. Possibile che fosse uscito dai miei pensieri e si fosse materializzato?

-Non credevo fumassi.

Mi voltai scioccata e me lo ritrovai di fronte.

-Non guardarmi come se fossi un fantasma poco gradito.

Sembrava imbarazzato.

-Come facevi a sapere ..

Non riuscii a terminare la frase.

-Simone.

Ribatté subito lui.

Abbassai lo sguardo e presi un altro boccone di fumo.

-Capisco.

Affermai cercando di non guardarlo.

-Mi dispiace.

Risi sarcastica.

-Ancora?-Gettai la sigaretta quasi intera e lo sfidai con lo sguardo. – Per cosa ora?Per essere ancora qui nonostante la mia volontà?

Presi a camminare su e giù per la strada.

-Nicola, lasciami in pace. Almeno il giorno del mio compleanno.

Sembrava serio, proprio quanto io potevo sembrargli disperata.

-Potrei lasciarti in pace per sei mesi.

Mi strinsi la testa tra le mani.

-Lo so bene. Questa era una certezza che avevo acquisito da un po’.

Lo vidi deglutire e fare qualche passo verso di me.

-.. ma potrei anche non partire!

Sgranai lo sguardo sorpresa.

 

Pov Nico

 

Non fiatava, l’avevo colta in fallo. Forse avevo ancora una possibilità?

Mi avvicinai a lei e l’ afferrai per un fianco fino a farla aderire al mio corpo.

-Mi permetteresti di rinunciare a Londra per te?

Le domandai e restò ancora impassibile. Sorrisi beffardo e mi decisi ad essere più audace.

-Questo silenzio è snervante.

Mi guardai alle spalle e poi senza che potesse accorgersene la baciai e per la prima volta nella vita, mi resi conto che quella era stata l’unica cosa sensata che avessi mai fatto. Non corrispose subito al bacio,ma quando lo fece fu… estasiante. Sempre impacciata ,eppur accalorata. Dolce, bella nella sua semplicità. All’ombra di quel gesto però c’era quella sensazione spregevole, quel segreto che avrei dovuto confessargli. La paura di perdere ancor prima di rendersi pienamente conto di quello che si ha. In quel bacio c’era tutto questo, tutta la mia confusione, la disperazione per quel senso di colpa costante che mi gridava di esser un traditore. Improvvisamente però quell’idillio si interruppe. Posò le sue mani sul mio petto e mi allontanò. Mi fissò negli occhi,quasi in lacrime. Si leccò le labbra.

-Sei stato con lei!- Sei stato con quella di cui eri innamorato!

Affermò senza che io dovessi dirgli nulla. Restai immobile , sconvolto dal dolore che stavo provando e che ancora non riuscivo a quantificare. Era esagerato, quasi stentavo a respirare eppure… continuavo ad esser vivo.

Mi puntò con il suo sguardo liquido e le labbra tremanti.

-E’ di questo che ti scusavi?

Presi un boccone d’aria, volevo risponderle ,ma non ci riuscivo.

-So di aver sbagliato, forse non avrei dovuto..

Cominciai a fatica,ma lei mi interruppe.

-Si. Forse non avresti dovuto. – mi fissava ,mentre una lacrima le colava sulla guancia. –Non avresti dovuto essere in questo posto.– sottolineò prendendosi una pausa. –Non avresti dovuto scoparti la tua ex. – le labbra gli tremavano ed altre lacrime le ricoprirono il volto. – Non avresti dovuto baciarmi ,quando ancora hai il suo sapore tra le labbra!

Abbassai lo sguardo. Aveva ragione.

-A me non serve a niente la tua presenza qui! – singhiozzò asciugandosi il viso. – Non mi serve sapere che potresti restare se solo io volessi.- continuava a tremare e ad alzare la voce. – NON MI SERVE SAPERE CHE NON RIESCI AD AMARMI!

L’afferrai per una spalla.

-Non è come pensi. Con Gabriella è..

-NON MI INTERESSA NIENTE! – Cominciò a dimenarsi. – Ma perché non vi ammazzate a vicenda?- Mi picchiò una spalla. – Perché continui a sbucarmi davanti?Perchè esisti?Perchè non te ne vai?

Era ormai fuori di sé e sentivo che il mio autocontrollo stava cedendo.

-Io… ti am…

Stavo per dirglielo. Stavo per confessarle dei sentimenti di cui nemmeno mi ero reso pienamente conto di provare. Lo stavo facendo, sotto il suo sguardo ferito,ma in quello stesso istante giunsero due delle sue amiche che l’affiancarono.

-Ma che succede?

Domandò una delle due.

-Non è niente. Nicola se ne stava andando.

Sbottò lei cercando di placare il suo pianto. Ci guardammo per alcuni secondi che  a me parvero anni,ma mi arresi alla sua volontà. Indietreggiai e cominciai ad allontanarmi.

 

Pov Arianna

Se ne stava andando via . Il dolore mi spaccava in due ,ma avevo la consapevolezza che ben presto sarebbe scomparso dalla mia vita e probabilmente anche la delusione si sarebbe placata. Fiorella cercava di dirmi qualcosa,ma non la sentivo. Ero ancora immobile, persa nel guardarlo. Fu giusto un secondo. Il tempo di un battito di ciglia che lo vidi ritornarmi di fronte.

-Perdonami anche per questo!

Mi afferrò per la nuca e posò le sue labbra sulle mie in una carezza sfuggente. Si distaccò da me un attimo dopo. La tensione aveva fermato il tempo ed io vivevo quegli istanti a rilento.

-Mi dispiace se non sono all’altezza del tuo amore!

Mi sfiorò la guancia con il solo tocco del pollice e poi se ne andò. E quella volta non tornò più indietro.

Crollai e in meno di qualche secondo ero inginocchiata sull’asfalto, con il trucco sciolto e le mie compagne a sostenermi.

-VATTENE VIA DA ME , STRONZO!

 

Pov Nicola

Ero in moto e tutto quello a cui riuscivo a pensare era il suo viso e alle uniche parole che probabilmente non le avrei mai detto.

-Ti amo,Ari.

Le pronunciai ad alta voce, sperando che il vento fresco di quella notte di ottobre, potesse spazzarle via,impedendomi di farle altro male.

 

*ANGOLO AUTRICE*

SCUSATE RAGAZZE, MA NON SEMPRE RIESCO A RISPONDERVI. VI LEGGO CON IMMENSO PIACERE. VADO ANCHE OGGI DI FRETTA, SPERANDO CHE EFP NON MI CREI PROBLEMI PER LA PUBBLICAZIONE.. SU QUESTO SITO DI SERA C'È TROPPA GENTE O.O

DETTO CIÒ VI RINGRAZIO CON TUTTO IL CUORE PER LA VOSTRA PRESENZA. VI ADORO TUTTE E ACCETTO CON IMMENSO PIACERE TUTTI I COMPLIMENTI CHE MI FATE...

ORA VI LASCIO CHE ALTRIMENTI VI ANNOIO.

UN BACIO,MISSNANNA

P.S. AGGIORNERÒ TRA QUALCHE MINUTO ANCHE "UNA LIMOUSINE PER DUE"

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Dal nulla..Ancora Tu! ***


 

ANGOLO AUTRICE: SALVE A TUTTE , SCUSATE L'ASSENZA, MA

FINALMENTE SONO QUI. COME POTRETE VEDERE IN QUESTO BREVE

CAPITOLO CI SARANNO INNUMEREVOLI AVVENIMENTI E DA NOTARE

CHE LA NARRAZIONE SUBISCE UN SALTO TEMPORALE DI SETTE MESI

,EH?

FORSE ALCUNI COMPORTAMENTI LI TROVERETE ASSURDI O

ADDIRITTURA INSPIEGABILI, MA NELLA CONFUSIONE CHE SI CREA

NEL METTERE PACE TRA MENTE E CUORE, NIENTE È COSÌ SCONTATO .

SPERO COMUNQUE DI &NBSP;POTERVI LEGGERE QUANTO PRIMA.

SIETE TUTTE MAGNIFICHE E SE SONO ANCORA QUI È SOLO PER I

VOSTRI COMMENTI.

UN BACIO MISSNANNA

CAPITOLO 19

DAL NULLA..ANCORA TU!

 

…SETTE MESI DOPO…

 

Pov Arianna

Ero impalata di fronte allo specchio del super market. Mi fissavo ,cercando di ritrovare in me un pezzetto di quella che ero, eppure non riconoscevo nulla. Sbuffai notando che il piercing che avevo fatto al labbro era ancora arrossato ed ero altrettanto incazzata perché i capelli ,ormai talmente corti da sembrare un maschiaccio, cominciavano di già a crescere. Mi accarezzai il ciuffo lungo e mosso che mi copriva gli occhi neri e pensai seriamente di volerlo tingere.

-Oi, bella addormentata, che ne dici di aiutarmi con la spesa?

La voce di Alessio mi riportò al presente ed io lo fissai scocciata.

-Mi stavo solo osservando . Non trovi che i capelli mi siano cresciuti un po’ troppo?

Gli andai incontro e lui mi afferrò per i fianchi e mi baciò sulle labbra. Gli sorrisi dolcemente.

-Non te la cavi così. Devi dirmi ancora se devo lasciarli crescere o ritagliarli!

Mi scompigliò il ciuffo con la sua mano grande e delicata.

-Per quanto mi riguarda potresti anche essere calva. Ti amerei lo stesso!

Gli lasciai un pizzicotto sul fianco.

-Strega, vai a prendere le patatine al banco dei surgelati e renditi utile!

Lo fulminai con lo sguardo e gli obbedii contenta.

 

Pov Nico.

-Sei proprio sicura che a Ruben vada bene il pesce con le patatine?

Chiesi a June, mentre sicura cercava qualche pesciolino da cucinare.

-Certo.- sbottò con il suo accento americano.- Ed ora sbrigati e vai a prendere quelle patatine al banco dei surgelati!

-SISSIGNORE!

Le urlai divertito e a passo spedito mi diressi verso il frigo. Ero ritornato da Londra da circa un mese e da allora mi ero stabilito a casa dei ragazzi ,avevo in un certo senso cominciato una storia con June, la quale avevo scoperto essere una vera rompipalle ,ma dopotutto le volevo bene, mi ci ero affezionato,magari l’amore sarebbe arrivato in seguito. Sbuffai ancora vittima di quei pensieri.

 Una volta giunto a destinazione, notai una ragazzetta minuta . Era magrolina, i capelli castani molto corti con un ciuffone ribelle tenuto riccio. Ai piedi un paio di anfibi che non le permettevano di raggiungere il prodotto che le serviva. Dovetti osservare che dopotutto il suo metro e settanta non le era sufficiente. Le sopraggiunsi alle spalle, notando che anche a lei servivano le patate.

-Dannati tutti coloro che hanno pensato di disporre un prodotto come le patatine, così in alto!

Esordii simpatico. La tipa si voltò, in un modo che a me si proiettò a rilento. Quando i nostri sguardi si incrociarono vidi la sua espressione mutare. Da indispettita divenne neutrale e poi calando il viso verso il pavimento, giusto un secondo, tornò su di me con un sorriso meraviglioso.

-Allora era vera la voce che parlava del ritorno del figliol prodigo!

Esordì lei con mia somma sorpresa. Nella sua voce nessun tremore,nei suoi occhi nessun bagliore. Niente di niente. Mi ero preparato mentalmente alle mille cose che avrei potuto dirle una volta rincontrata,ma in quell’istante tutto ciò a cui avevo pensato,sembrava terribilmente futile.

-Arianna!

Esordì come l’ultimo dei fessi.

-Proprio così.

Mi riscossi dallo stato di shock totale in cui ero immerso.

-Ehm…s-si. Sono tornato da un po’.

Scrollai le spalle e cercai di sembrare il più rilassato possibile,ma come potevo riuscirci? Era lei. Era Arianna ed era totalmente diversa da come la ricordavo,da come la sognavo.

-E tu?- le chiesi indicandola vagamente con una mano. – Sei così ... cambiata!

Affermai constatando che con quel taglio stava benissimo. Per non parlare del fatto che aveva perso molto peso.

-Si, effettivamente ho rivoluzionato un po’ il mio aspetto. –affermò guardandosi divertita. –Diciamo che ho voluto lasciarmi alle spalle alcune cose che mi davano fastidio di me.

HAI LASCIATO ALLE SPALLE ANCHE ME, VERO?

-Stai molto bene!

Le confermai e lei si grattò la nuca imbarazzata.

-Si, grazie. –si indicò il mento. –Questa però giuro che sarà l’ultima cazzata che faccio. Mi sono beccata un’infezione orrenda e odio curarla!

Sorrisi, mentre lei si indicava il piercing.

-Però ti dona anche quello!

Le parole poi caddero lasciandoci in silenzio.

-Senti io dovrei andare,ma mi servono queste benedette patate. Ti dispiacerebbe aiutarmi a prenderle?

Sussultai. Non volevo che se ne andasse, ma non avevo altra scelta.

Le feci un cenno d’assenso e gli porsi la busta.

-Grazie mille. – sbottò stringendosi al seno quel prodotto. – Ci..ci si vede, eh?

Indietreggiò quasi a voler scappare. Chissà quando l’avrei rivista. Se ne andò via senza che potessi dirle nulla.

-Già…ci si vede!

 

***

 

Pov Arianna

 

-E’ tornato?

Domandò stupefatta Mela, che intanto mi fissava con la bottiglietta di smalto ferma a penzoloni tra pollice ed indice.

-Si è quello che ho detto!

Sbuffai prendendo una boccata di fumo.

-E cosa credevate?Lo sapevamo che sarebbe tornato. Non eravamo mica così fortunate da sbarazzarcene una volta per tutte.

Si intromise Nene portando con sé un vassoio con su dolci e pizzette.

-Ancora non capisco, perché lo odi tanto?

Affermai irritata. Dopotutto trovavo eccessivo il suo rancore.

-E me lo chiedi?- mi guardò scocciata. – Uno stronzo che ti fa soffrire come una dannata e mi chiedi perché cavolo mi stia sulle palle?

-Che tenerona!

Sbottò Fiorella sbucandole da dietro e lasciandole una pacca sulla spalla.

-Piuttosto, tu cosa hai intenzione di fare? Dopotutto ora stai con Alessio,no?

Sussultai a quelle parole.

-Non esageriamo!- si intromise ancora Nene. –Solo perché si lascia strusciare l’anguilla dell’amico tra le cosce, non significa che stiano insieme.

Alzai gli occhi al cielo.

-Io non scopo con Alessio, e mi pare che tu lo sappia!

Le urlai contro.

-Si ma fate petting da un po’ e per me è strusciare l’anguilla, quello!

-Quanto sei poco fine!

Ammise Mela.

-E poi cosa sono allora? Lui le ha detto che la ama..

Irene, batté una mano sul tavolo della sua cucina.

-E secondo te basta un ti amo a cambiare le cose? Se lei non lo ama, non ci farà nulla.

Fiorella allora si fece sentire.

- Potremmo chiedere alla diretta interessata,no?

Tutte e tre si voltarono verso di me con sguardo famelico. Alzai le mani in segno di difesa. Non sapevo nemmeno cosa avrei preferito quella sera per cena, figurarsi se fossi stata capace di decidere qualcosa a lungo termine come una relazione.

-Sentite, io.. non lo so ,okay? E poi perché farsi di queste domande? – cominciai arrampicandomi sugli specchi. – Non ho alcuna intenzione di ritornare a sbavare dietro quel pezzo di merda.

RICORDARE I SUOI OCCHI ,LE SUE MANI CHE DOLCI SAPEVANO ACCAREZZARMI. RICORDARE LE SUE LABBRA, RICORDARE LE SUE FOSSETTE. RICORDARE TUTTO IL BENE E TUTTO IL MALE DEL MONDO. TUTTO QUELLO CHE MI AVEVA FATTO. TUTTO QUELLO CHE ERO DIVENTATA.

Lo stomaco si strinse in una morsa, ma come avevo imparato, presi un respiro e lentamente ricominciai a  star bene.

-Inoltre Alessio è un buon passatempo. Lo sa che per me non è una cosa seria. Sa che con lui è un rapporto senza futuro e per adesso gli sta bene. Quando ad uno dei due la cosa non andrà più a genio, si interromperà. Perché fasciarsi la testa prima di rompersela?

Terminai la mia arringa da libertina, sotto i loro sguardi scettici.

-Sarà, ma io ci credo poco!

Affermò Nene.

-Io non ci credo affatto.

L’appoggiò Mela.

-Tu non sei così.

Fu l’unico commento di Fiorella. Deglutii di fronte alle loro parole e cominciai a sudare freddo. Mi sentivo strana, terribilmente fuori luogo. Loro mi conoscevano bene e sapevano come far saltare la mia copertura, quella a cui mi ero attaccata con le unghie e con i denti.

-Io … devo andare.

E scappai. Scappai, senza che potessero ribattere. Scappai come solo in quel periodo riuscivo a fare.

 

Pov Nicola.

June mi parlava,mentre era tutta concentrata a cucinare. Io invece non ero nemmeno in grado di ascoltarla. Le sue parole mi giungevano ovattate.

-Mi ascolti?

Ritornai al presente troppo tardi. Non avevo sentito una sola parola di quello che mi aveva detto.

-No, scusami.. ero..- ero perso?Perso dove?Sbuffai troppo confuso. L’unica cosa a cui riuscissi a pensare era la sua apparizione così improvvisa. I suoi capelli scuri così corti, il suo corpo così dimagrito, le sue labbra impalate da un piercing. C’era ancora qualcosa della vecchia Arianna in lei? La risposta a quella domanda mi spaventava. Presi un lungo respiro ed afferrai le chiavi della moto e il casco dalla sedia.

-Ma che ti prende? Dove vai?

Non sapevo nemmeno cosa mi spingesse a farlo,ma lo feci e basta.

-Io.. esco. Ho bisogno di prendere una boccata d’aria.

Mi guardò sorpresa.

No, non sorprenderti, June. Lo sai che non sono tuo. Lo sai che non c’era posto per te, non il posto che volevi.

-E la cena?

Mi chiese. Scrollai le spalle.

-Non ho molto appetito.

Ed era vero, terribilmente vero e sapevo anche il perché.

-Perdonami.

E quel perdonami non era per la cena, quanto per quello che non avrei mai provato per lei. Non parve rendersene pienamente conto, ma non mi soffermai perché dovevo andar via. Questa volta non per scappare.

Salii in moto con una consapevolezza grande. Carico di aspettative e speranze,ma quanto mi sbagliavo.

 

Pov Arianna.

Ero sul letto della mia camera. Quella sera i miei erano a casa di amici e chissà per quanto ci sarebbero rimasti. Io in quel modo avevo tutto il tempo di crogiolarmi nella desolazione . Era ritornato. Era di nuovo in città,  ma la cosa peggiore era che faceva male averlo ritrovato così bello e potente di fronte ai propri occhi. Faceva male provare dolore per cose che probabilmente per lui erano acqua passata. Soffrivo come una bestia da troppo tempo. Avevo tagliato i capelli, avevo trafitto il labbro, avevo cambiato look, cercato di dimagrire, ma niente. Lui non era andato via e scoprirlo così , dopo tutto l’impegno che avevo impiegato, era una sconfitta. Sentii il citofono suonare e la cosa era alquanto strana. Risposi e mi venne un colpo all’istante, non appena udii quella voce.

-Posso salire un attimo?

-Che.. che ci fai qui?

Gli chiesi in un sussurro confuso.

-Ti prego fammi salire. Ho bisogno di parlarti. Ci sono i tuoi? Perchè altrimenti ti aspetto qui..e..

Il mio sguardo si perse nel vuoto. Dov’era il mio autocontrollo? Mi limitai a premere il pulsante che gli avrebbe permesso il libero accesso alle scale, e  si.. sicuramente lui sarebbe arrivato in meno di due secondi. Presi un lungo respiro e cercai di tranquillizzarmi. Aprii la porta e lui era già lì. Sentii un tuffo al cuore e pregai che la mia espressione non mi tradisse. Era affannato ed appoggiato ai lati della porta con il viso basso.

-So che probabilmente non dovrei essere qui.- si morse un labbro ed io mi accorsi di non respirare.- Lo so che non merito nemmeno il tuo saluto, però ho bisogno di sapere.

Lo guardai perplesso.

-Di che parli?

Alzò lo sguardo e lo inchiodò nel mio.

-Ho bisogno di sapere se non ci sono più.

Corrugai la fronte  sempre più perplessa.

 

Pov Nico.

La guardai. Era in pigiama o quello che doveva fungere da tale . Pantaloncini corti e canotta. Sul viso un’espressione neutrale. Un ‘espressione che forse al massimo poteva mostrare curiosità ,ma nient’altro.

Sono ancora in te? Mi hai realmente cancellato dalla tua vita?

Avanzai di un passo e lei indietreggiò, proprio come mesi prima. Mi allungai verso di lei e scorsi nei suoi occhi una scintilla di panico. Le afferrai un fianco e l’avvicinai a me. Di lì in poi fu terribilmente facile giungere alle sue labbra. La sua bocca inizialmente serrata, cominciò a sciogliersi solo col tocco della mia lingua. Ricongiungermi a quella pelle morbida era come ritrovare se stessi dopo un lungo viaggio. La strinsi ancora,mentre lei stessa corrispondeva i miei gesti. Gemeva nella mia bocca e potei sentire i boccioli dei suoi capezzoli inturgidirsi contro il mio petto duro. Tra le gambe altro si risvegliò ed ero sicuro che mancasse anche a lui quella ragazza. La spinsi indietro di qualche passo e chiusi la porta alle nostre spalle. Sentii improvvisamente le sue mani sul mio petto . Mi allontanò e la fissai allarmato.

-C-che..?

Si morse il labbro inferiore facendo muovere il piccolo orecchino. Le mani mi tremavano e nella testa sentivo come una canzone romantica in lontananza. Una di quelle che puoi sentire solo nei film per ragazze, con testi deprimenti in cui lui corre da lei per farsi amare. Una cosa da veri imbecilli eppure…

-Tutto bene ?

Le chiesi ma non mi rispose. Le sue dita scesero sui lembi della mia maglia e lentamente la rialzò lungo i miei fianchi. Riportai in alto le braccia e lasciai che mi spogliasse. Gettò la maglia sul pavimento dell’entrata . La vidi deglutire e poi cominciò a sbottonare la cintura e infine i pantaloni che scalciai insieme alle scarpe da ginnastica.  Ero in mutande e Arianna invece ancora coperta . Mi abbassai verso di lei e cominciai a baciarle il collo. Con la bocca ferma tra la piega della sua mascella e l’orecchio le sussurrai.

-Dov’è la tua camera?

Un gemito le si strozzò in gola e i suoi occhi erano di nuovo nei miei. Così grandi, così sinceri. Ci spostammo così nella sua stanza. Immensa . Un letto abbastanza grande da poterci accogliere entrambi. Le pareti dipinte con il verde erano ricoperte di foto sue  e delle sue amiche. Lì c’era una parte della sua vita che io ho vissuto con lei senza che nemmeno me ne rendessi conto. Io per lei a quell’epoca c’ero. In quell’istante invece? Ero ancora nel suo cuore?

La guardai immobile di fronte a me. Sentii lo stomaco chiudersi in un groviglio. Le accarezzai una guancia e con audacia le lasciai scivolare via la canotta che  liberò i seni nudi. Deglutii e ricordai tutte le notti insonni passate a ricordare le sue forme che però in quell’attimo sembravano così diverse, diverse e pur sempre belle. La vita più sottile faceva notare la grandezza del suo petto e dei suoi fianchi. Mi avvicinai a al suo corpo e la spinsi contro di me.

-Io sono qui.

Le dissi spingendo la mia erezione contro il suo inguine ancora coperto.

-Tu dove sei? Sei con me?

E la risposta a quelle domande mi spaventava parecchio. Troppo. La vidi allungarsi verso il mio viso e le sue morbide labbra furono nuovamente sulle mie a mordicchiarle. Le sue dita si insinuarono tra la mia pelle e l’elastico degli slip. Al contempo le mie si aggrapparono ai pantaloncini e alle sue mutandine. Lentamente quasi come  in un gioco di delicatezza, lasciammo scivolare via quegli indumenti per ritrovarci poi completamente nudi. Distesi tra quelle coperte ci ritrovammo incastrati l’uno nell’altra, ancora una volta. Le mie spinte sempre più passionali, le sue unghie infilzate nella pelle delle mie spalle. I nostri gemiti. Era come guardare per la prima volta e vedere realmente le cose come dovevano essere. La strinsi a me come se fosse la cosa più delicata del mondo, come una lacrima che poteva perdersi nel mare. Conficcai me stesso nella parte più profonda di lei, sino a che non le presi il viso tra le mani e la costrinsi a guardarmi. Nel suo sguardo c’era qualcosa che mi lasciò perplesso.

-Vieni per me?

Le chiesi comprendendo che quella scintilla nel suo sguardo era distacco. Un passionale distacco emotivo. Spinsi ancora e attesi che venisse su di me. Bastò sentire il calore del suo liquido per farmi toccare l’apice del piacere. Fu un orgasmo straziante fatto di urla smorzate e di parole che dovevano esser pronunciate. Mi accasciai al suo fianco e tirai su di noi le coperte. Lei restava immobile con lo sguardo fisso sul soffitto. Mi spaventava quel suo essere così silenziosa. Dapprima non c’avevo fatto caso preda del sentimento e della mancanza del suo corpo, ma… non aveva detto nulla. Si era limitata a darsi a me. Cercai di avvicinarla per abbracciarla, ma tutto ciò che ne ricavai fu  che si riportò seduta a coprirsi i seni.

La seguii impaziente di sentire la sua voce.

-Devi andartene!

Pronunciò lasciandomi senza respiro.

-Co-come?

Si voltò e con sguardo glaciale mi fissò.

-Questo è il massimo che possiamo darci, Nicola. – prese un respiro e si sposto il ciuffo ribelle dalla fronte.- Devi andare via. I miei sono fuori per una cena, non credo che capirebbero quello che c’è stato tra noi.

Battei le palpebre più volte. Cercai di respirare,ma sentivo un male cane all’altezza del petto.

-Posso restare un altro po’ se ti va?

Non si voltò nemmeno a guardarmi , si rialzò dal letto tirando con sé anche le lenzuola per coprirsi. Mi riportai seduto .

-Che ti prende?

Le chiesi e lei sorrise ironica, rialzando dal pavimento i suoi indumenti.

-Non mi prende niente. – cominciò fissandomi in un modo che non mi piacque affatto.  Infilò prima i pantaloncini , poi si voltò ed infilò la canotta. Come se non avessi appena toccato ogni lembo della sua pelle. –Senti, questa cosa che è successa, preferirei che non si verificasse ancora e che soprattutto non lo sapesse nessuno. Nemmeno mio fratello o le mie amiche.

Deglutii a fatica e mi rialzai in piedi. Completamente nudo e ferito andai in corridoio e cominciai a rivestirmi.

..QUESTA COSA CHE è SUCCESSA…

Ero perplesso che stava accadendo?

Presi un lungo respiro e poi le chiesi l’unica cosa che avrei preferito forse non sapere veramente.

-Sta-stai con qualcuno?

Ci riuscii e mi sentii così stupido con il mio tremore alle ginocchia. Scrollò le spalle.

-In un certo senso.. forse si.

Lo disse con noncuranza e capì che dopotutto era ferita. Ferita da quella sua debolezza nei miei confronti.

-Sei pentita di quello che abbiamo fatto?

Le chiesi verde di rabbia. Io..mi sentivo impotente.

-Se devo esser sincera ho già dimenticato tutto questo inutile preliminare. Sapevamo entrambi che sarebbe successo. Accade sempre qualcosa di simile prima del grande addio,non credi anche tu?

E compresi che faceva riferimento a quello che era accaduto mesi prima tra me e Gabriella. Arretrai automaticamente ed infilai la t-shirt.

-Sei arrabbiata con me. Lo sei ancora.

Sorrise sarcastica stringendosi le mani sotto il seno.

-Sei perlomeno presuntuoso a credere questo. Non mi pare di averti odiato nemmeno un po’ oggi.- pronunciò con noncuranza. – Mi hai chiesto se c’eri ancora, beh, mi dispiace dirti che non ci sei più da parecchio tempo. Ti ho espulso dalla mia vita e quello che abbiamo condiviso in quel letto poco fa non ti fa di certo onore. Ti ho usato ed è stato carino, eccitante,ma… non più per me.

-CHE CAZZO STAI DICENDO?MA CHE SEI DIVENTATA?

L’afferrai per le spalle e lei continuò a fissarmi impassibile. Sentivo il tremore delle sue braccia,ma nel viso nulla esprimeva emozione.

-Sto dicendo che ormai non sei più niente per me. Hai perso il tuo valore perdendo il mio rispetto. Potrò anche condividere altre mille notti con te, ma non sarà mai più amore. Quello lo riserverò ad altri. Tu non lo meriti.

Su quelle ultime parole sentii un accenno di rabbia,ma forse era solo una mia impressione.

-Io..

Ero senza parole. Al supermercato sembrava la solita solare e gentile Arianna eppure in quel momento aveva addosso una corazza, una corazza invisibile che me la rendeva impossibile da avvicinare. Era realmente finita? E chi era questo con cui stava?

-C’è qualcuno adesso?C’è veramente qualcuno ?

Mi azzardai. I suoi occhi si fermarono nei miei.

-Potrebbe darsi, come potrebbe anche darsi che questi non siano affari che ti riguardino. Almeno non più o forse mai avresti avuto voce in capitolo. – prese un respiro e mi indicò la porta. – Ora vai e sparisci dalla mia vista.

Indietreggiai aprii la porta e annusai ancora il suo profumo.

-Tu non sei così.

Sentii lo schioccare della sua lingua.

-Non sai più niente di me, questo è poco ma sicuro.

Uscii nel pianerottolo e sentii successivamente il tonfo del portone che si chiudeva.

Mi portai le mani al viso.

-Che cazzo ho combinato?

La voce mi tremava ed ero a pezzi. Non come si sente a pezzi un uomo che ha appena fatto l’amore, ma come uno di quelli che ha ucciso qualcuno e dopo se ne porta dietro il fardello.

-Io…

…NON CI SONO Più.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Confusione ***


HTML Online Editor Sample

 

 

Capitolo 21-

Confusione

Nicola Pov

Ero seduto da circa due ore ad un caffè con mia madre che mi raccontava come andavano le cose a casa. Io invece ero perso con la testa da tutt’altra parte. Era passata quanto? Una settimana?

 Non mi aveva chiamato né tanto meno mi aveva risposto alle mie di telefonate. Niente. Arianna era diventato un fantasma. Per dignità personale , quando mi appostavo nei pressi del suo palazzo, cercavo sempre di tenermi ben nascosto. Non trovavo più pace. Mi ero reso conto che era divenuta una vera e propria ossessione e la cosa era a dir poco esilarante. La ragazzina timida e paffuta che mi amava così com’ero era scomparsa. Quando avevamo fatto l’amore, non c’era imbarazzo o timore, era diversa.  Era stata con me con passione e probabilmente con rancore. Lei non c’era ed io non ero più in lei.

-Nicola, mi ascolti?

Sbuffai all’ennesimo richiamo di attenzione di mamma.

-Si, scusa è solo che..

Si allungò sul tavolo per prendermi una mano tra le sue.

-Tutto bene con quella.. come si chiama? Julia?

Scossi la testa e mi strizzai gli occhi allontanandomi dal suo tocco.

-Non è lei il problema. June.

Sottolineai il nome della ragazza con fare ironico.

-E allora cosa? Hai problemi a trovare lavoro?Sai che  se devi ripartire non ci sono problemi .. noi..

La fermai prima che potesse continuare con i suoi sproloqui.

-Non è…- sbuffai ancora. Tutto sembrava più complicato se pronunciato a voce alta. –Niente,lascia perdere.

Mi chinai con i gomiti sul tavolo e la testa posata tra i palmi delle mani.

-Non puoi dirmi di lasciar.. – stava ricominciando a rimproverarmi con tono stridulo, ma perse subito il filo del discorso, poiché la sua attenzione si posò su qualcos’altro. O meglio, qualcun altro. Rialzai lo sguardo e la fissai,mentre lei guardava oltre le mie spalle. Mi voltai di scatto, incuriosito. Fu un secondo, e il cuore cominciò a pompare sangue ad un ritmo che sino a quel momento non avevo conosciuto. Sentii la voce squillante richiamare la ragazza che distava da noi, qualche passo.

-Arianna?

La guardai perplesso, forse arrabbiato. Non ero pronto a ritrovarmela di fronte così, su due piedi.  Lei si voltò e ci fissò. Prima la cara vecchia Silvia che  mi stava accanto , poi me. Quando i suoi occhi incontrarono i miei, per un secondo, si spostarono sul pavimento e solo allora mi accorsi che al suo fianco c’era qualcuno. Un ragazzo dal viso familiare. Un viso che conoscevo bene, nonostante il tempo . Quel tipo che l’aveva baciata quando lei era ancora mezza ubriaca e che le aveva chiesto d’uscire al supermercato. Arianna lo guardò come se fosse preoccupata dalla mia presenza, che avesse paura? E di cosa? Stavano insieme?

Il cervello cominciava ad andarmi in fumo. Strinsi i pugni sotto il tavolo.

Piano con passi incerti la sentii avvicinarsi al nostro tavolo, ma non mi girai ad ammirarla. Non in quel momento. Ero troppo preso dai mille dubbi e film mentali.

-Ciao, Silvia!

Esordì con un tono cortese , intriso di finto entusiasmo.

-Ciao, tesoro. Non ci presenti il tuo amico?

In quell’istante mi concessi di guardarla. Si torturava le mani e mordicchiava il piercing. Deglutii ,mentre nella mente la rivedevo nuda tra le mie braccia, mentre mi baciava, gridava il mio nome.  Qualcosa, il mio caro amico dei paesi bassi ritornava in vita e non era proprio il caso, così cercai di concentrarmi su altro e cosa ,se non sulla sua “compagnia”?

-Mamma, forse non vuole farci conoscere , chi? Il tuo fidanzato, Arianna?

La domanda posta con l’intonazione che avevo usato, risultava molto più acida di quello che volevo, ma andava bene così. Mi sentivo acido e avrei voluto alzarmi da quel maledetto tavolo, afferrarla per un braccio e trascinarla via da tutti .

CHE COSA SMIELATA!

Mi dedicò uno sguardo accigliato, forse interrogativo e poi rispose a mia madre, senza distogliere l’attenzione dal sottoscritto.

-Siamo di fretta. Siamo in fila per due caffè e abbiamo degli amici che ci aspettano.

Risultò sgarbata e compresi che quella maleducazione era a causa mia. Cosa le prendeva?

La sua attenzione si posò nuovamente su mamma.

-Scusami Silvia,ma devo proprio andare.

Fece un cenno di saluto ad entrambi e poi si defilò. La fissai di sottecchi mentre baciava la guancia di quel tipo e mettendosi sotto il suo braccio, uscirono insieme.

Battei le mani e scattai in piedi. Lo sguardo di mia madre si sgranò. Tirai fuori i soldi dalle tasche dei jeans, raccolsi il casco dal pavimento e la baciai .

-Mi dispiace ,Mà.. devo..- tentennai alla ricerca di una scusa.- Devo andare e basta. Ci sentiamo dopo magari.

Senza attendere risposta mi precipitai in strada. Superai la mia moto e continuai a seguire quella coppia . Non appena il ragazzo si fu allontanato per attraversare ed entrare nel parcheggio, mi lanciai verso Arianna afferrandola per un polso per poi tirarla verso l’androne di un palazzo lasciato aperto . Il giusto spazio per rivederla faccia a faccia senza che l’altro potesse notarci. Per un attimo parve persa, completamente sorpresa,poi la sua espressione si incupì e tornò ad essere totalmente indifferente. Anche il suo corpo mi gridava indifferenza, tant’è che non tremava, non vibrava al mio tocco ,non più. La lasciai andare e lei si strinse le braccia al petto per poi concentrare lo sguardo sulla punta dei suoi stivaletti.

-Che vuoi Nico? Hai dimenticato qualcosa da me l’altra notte?

Le sue domande pronunciate con quella vena pungente e sarcastica, ruppero il silenzio con la stessa delicatezza di uno schiaffo in pieno viso. Non sapevo il perché l’avessi seguita,ormai da tempo mi ero rassegnato al fatto di non saper amare. Cosa volevo allora?

Io rovinavo sempre tutto ancor prima di viverlo.

-Io..- cominciai a balbettare, ad arrancare parole. Poi mi fu chiaro cosa volevo.- Stai con quello?

La vidi sussultare.

-Questi non sono affari tuoi!

Disse con un tono fin troppo stizzito. Era arrabbiata.

-L’altra notte abbiamo fatto l’amore, se permetti sono anche fatti miei, non pensi?

La vidi rialzare un sopracciglio, con espressione divertita. Mi si avvicinò e puntò un dito sul mio petto.

-Abbiamo fatto solo del sano sesso, Nicola. Non montarti la testa. Non credere di poter avanzare delle pretese nei miei confronti!

Era vicinissima. Sentivo il suo alito caldo sulle mie labbra  e i suoi occhi grandi erano fissi nei miei,ma non mi volevano. Non mi accettavano.

-Non ci credo.

Affermai in un sibilo. Corrugò la fronte.

-Non puoi avermi cancellato da te.

Continuai imperterrito, mentre la sua espressione mutava. Un ombra nostalgica le aveva attraversato lo sguardo e in quell’istante compresi che forse, dopotutto non era ancora detta l’ultima parola.

-Quando la persona a cui hai dato tutta te stessa, ti delude per l’ennesima volta…- prese una pausa ed indietreggiò.- Beh, credo che sia normale rimuoverla dalla mente, strapparla dal cuore, cancellarla dall’anima.

Deglutii a fatica .

-Sei stato come un cancro per me. – riprese fissandomi con sguardo vitreo. – Terribilmente deleterio. –Si morse un labbro, forse per trovare le parole giuste. – Mi hai cambiata in ogni modo possibile. Ho ucciso ogni cosa di me, della vecchia me per non ricordare com’ero debole. Quanto potere tu avessi sulla mia persona.

Si indicò dalla testa ai piedi.

-Ho tagliato tutti i capelli, ho cambiato colore, sono dimagrita, ho impalato un labbro… - sorrise amaramente. – E tu ora pretendi cosa di preciso? Che io ignori tutto il tempo speso ad eliminarti dalla mia vita perché? Per darti la possibilità di annientarmi ancora? Di ridurre la mia autostima al nulla nel momento in cui mi lascerai per la prossima?

Scosse con vigore la testa.

-Mi dispiace Nicola, ma non ci sto.- Mi posò una mano sulla guancia. – Hai un bel visino. Un corpo da urlo, un cuore da scoprire,ma non ne vale la pena. –Sorrise ancora. –Non vale mai la pena annullarsi per qualcun altro .

Mi baciò le  labbra con una lentezza e una dolcezza immensa che quasi credevo che il cuore potesse uscirmi dal petto e poi si allontanò.

I suoi occhi erano tornati dolci,quelli di una volta. Quelli che mi guardavano vedendo nel sottoscritto qualcosa di buono e allora avvertii il senso di perdita-. Avevo perso. Avevo perso l’unica persona che sino a quel momento aveva visto in me qualcosa di meglio che di uno stupido e ormai era tardi per tornare indietro. Maledettamente tardi.

-Era solo sesso. Sesso terribilmente meraviglioso,ma… solo sesso.

Concluse. Sentimmo il suono di un clacson e lei si voltò verso l’apertura del portone. Sicuramente a qualche metro da noi, l’altro la stava aspettando. Chissà cos’avrebbero fatto. Ci sarebbe andata  a letto dopo quel nostro momento d’addio? Ci aveva fatto l’amore dopo che era stata con me?

La gola mi si chiuse lasciandomi affogare nei miei dubbi.

-Ora devo andare. –Mi diede una pacca sul braccio e si voltò . Fui più veloce e la riafferrai per le spalle. Approfittai della sorpresa e del fatto che le sue labbra fossero schiuse e le donai tutto me stesso in un semplice bacio. Rispose a quel contatto con riluttanza, eppure…

Eppure in quel contatto, lei c’era. C’eravamo entrambi, con le mie mille verità non dette e i sentimenti che preferivo non svelarle. Mi spinse via dopo qualche attimo . Non mi guardò, puntò il suo viso verso il pavimento. Costernata per la sua debolezza.

-Io..io..- la voce le tremava e la speranza tornava a vivere in me. –Devo andare. Alessio è .. qu-qui fuori.

Tornò a fissarmi.

-Non cercarmi più. – La vidi deglutire. –Ti prego, non farlo più. Lasciami in pace.

Scappò via . Corse letteralmente via da me. Restai impalato, pensando che dopo tutte quelle parole dure, forse non erano bastati un taglio di capelli ed un piercing a scacciarmi via dalla sua vita. Magari,molto probabilmente non avevo mai lasciato il suo cuore.

 

***

Avevo bisogno di parlare con qualcuno e non avevo alcuna voglia di tornare a casa da quel coglione di Ruben e soprattutto fingere con June. Non volevo nemmeno più fingere con me stesso. Non potevo amarla, non avrei mai potuto fino a quando sarei stato innamorato di un’altra. Un’altra che non mi voleva più. Che probabilmente era con il suo ragazzo. Sbuffai. Presi il cellulare e cercai l’unica persona con la quale avrei potuto parlare liberamente e senza paura di esser preso per coglione, anche perché lei, già mi riteneva una testa di cazzo. Scorsi il suo nome nella rubrica e chiamai. Attesi la sua voce e sperai che potesse raggiungermi quanto prima o che potessi andare da lei.

-Che c’è ? Sei talmente cerebroleso da non capire che non voglio assolutamente perdere tempo con  uno stronzo come te?

Sorrisi .

-Nene, ho bisogno di parlarti.

Irene. Irene a cui palpavo il culo e con la quale avevo fatto sesso nell’aula al quinto piano. Irene la migliore amica di Arianna. La stessa che nell’attimo dopo aver avuto il suo orgasmo si era maledetta per aver bevuto troppo. Per aver partecipato a quella dannata occupazione. Per aver tradito i sentimenti di Ari. L’unica che sapesse cosa significavo per quella ragazza.

-Nicola, è passato quanto? Un anno dall’ultima volta che ci siamo visti?

Scossi la testa.

-In realtà sono due, ma non è questo ciò che mi preme.

-Allora cosa ti spinge ad osare chiamarmi?

Chiese in tono canzonatorio.

-Arianna.

Sentì  una risatina stridula.

-Lasciala in pace. Sei solo uno stronzo dal pisello eccentrico. Ha già perso troppo tempo con te.

Sbuffai esasperato.

-Ti prego, ho bisogno di parlarne con qualcuno che non abbia peli sulla lingua.

La sentii tentennare nel silenzio delle sue riflessioni.

-Di che si tratta?

Azzardò.

-L’ho persa.- sbottai . – L’ho persa e non capisco il perché non riesca ad accettarlo.

-Vieni da me tra cinque minuti. – prese un’altra pausa e poi la sentii sbuffare. -Sei più stupido di quanto pensassi!

 

*Angolo Autrice*

Scusate il solito ritardo. Mi fermo qui giusto il tempo per dirvi che  siete tutti fantastici e che sono felicissima che la storia vi piaccia, più che altro perché è una semplicissima relazione tra due ragazzi come tanti...

spero di rileggervi presto.

P.s. Ho aggiornato giorni fa anche "Una Limousine per due"

Baci 

MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Avviso aggiornamento. ***


Salve raga, vorrei scusarmi per la prolungata assenza . Ancora una volta sono imperdonabile. Intanto però vorrei sapere se siete ancora interessate alla mia storia, in tal caso provvederò ad aggiornare a breve, massimo entro domani, altrimenti mi prendo qualche altro giorno. Un bacio MissNanna

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Nuovo ***


HTML Online Editor Sample

 

Angolo Autrice:

Non ho molto da dirvi, mi sono già scusata mille volte per l'assenza, sto diventando veramente noiosa. Spero che il capitolo vi piaccia e che sia all'altezza delle vostre aspettative.

Inoltre Voglio dedicare questo capitolo alla Mia Marty,

colei che addirittura NON DORME perchè io non ho più aggiornato Nico&Ary.

Un bacio grandissimo a tutte voi che mi sostenete.

MissNanna

Capitolo 22

Nuovo

 

Pov Irene

Ero seduta con la mia tazza fumante di tisana al finocchio e di fronte a me avevo Nicola, più teso di una corda di violino. La mia anima sadica, si divertiva a vederlo in quello stato, anzi sicuramente avrei trovato il modo di infierire, ma prima volevo sapere cosa di così difficile c’era da capire su Arianna.

-Allora…EHM… - cominciai puntando lo sguardo su di lui. – Non ti ho fatto l’onore di farti entrare in casa mia per giocare al gioco del silenzio, mi pare.

Si sistemò meglio nella poltrona e poi tornò a posare i gomiti sulle ginocchia .

-Okay, hai ragione.

Scrollai le spalle.

-Ovvietà- sbottai. –Oltre questo vorrei sapere come mai sei così stupido da non capire i tuoi sentimenti per Arianna.

Mi guardò con un espressione che avrei qualificato come “persa”.

-Io…- si lubrificò le labbra con la lingua e sorrisi di quel gesto. Sicuramente sarebbe crollato ai piedi della mia amica molto prima di quanto sperassi.-Io ho fatto l’amore con lei.

Lo guardai curiosa.

-Non mi pare sia una novità!

Poggiai la tazza sul piccolo tavolo in vimini.

-Non ti ha..??

Corrugò la fronte sorpreso da qualcosa.

-Cosa avrebbe dovuto dirmi?

Sbuffò e si rialzò in piedi come se qualcuno gli avesse punto il sedere.

-E’ veramente finita. – cominciò ad andare su e giù come un pazzo. – Lei non vuole più soffrire e come darle torto? Mi ha aspettato per quanto? Sicuramente anni.

Cercai di seguire il suo discorso.

-Calmati Romeo e spiegati meglio.

Prese un respiro profondo e si sistemò di nuovo nella poltrona.

-Ecco, noi..- sembrava fosse diventato balbuziente, non ricordava le parole da usare?

-Allora? Non ho tutta la vita !

Si portò le mani tra i capelli.

-Qualche giorno fa, la sera in cui l’ho rivista.. – cominciò a raccontare. – Non sono stato capace di tenermi a distanza. – tornò ancora in piedi. – Sono praticamente corso sotto al suo palazzo senza che me ne rendessi conto. Era come se una forza misteriosa mi trascinasse da lei.

Mi concentrai sulla sua voce tremante ,preoccupata e compresi. Compresi che finalmente ci era arrivato anche lui.

-Sono un’idiota!

Sbottò ancora.

-Ah, beh.. qui non ci piove!

Mi guardò con quel suo sguardo liquido e in quell’attimo mi fece una gran tenerezza.

-Siete stati insieme. A casa sua.

Continuai riprendendo il filo del discorso che lui aveva lasciato cadere.

-Esattamente.

Presi un respiro gettandomi contro lo schienale in vimini.

-Ti sei accorto che è distante.

Mi fece un cenno positivo. Tornò a rimettersi in piedi.

-Io non so come sia possibile, ma con il corpo mi dava tutto il calore del mondo,ma sentivo che non mi accettava… non mi voleva..

Mi morsi un labbro.

-Diciamo che  per lei non è stato facile andare avanti dopo che sei partito. Di preciso non so cosa abbia provato, anche se posso immaginarlo. –mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Per un certo periodo ci ha allontanate. Forse soffriva la nostra presenza. Noi che sapevamo dei suoi sentimenti durati anni, noi che avevamo assistito alla sua “sconfitta”. Probabilmente si sentiva stupida. Aveva ancora una volta paura che potessimo giudicarla come tale.- Sistemai il tovagliolo di stoffa e lo piegai con cura.

-Da qualche mese ha ricominciato a frequentarci, ma tendenzialmente non approfondisce mai le questioni che riguardano la sua vita amorosa. –lo guardai seria. –E’ cambiata.- affermai. –O almeno è ciò che vuole darci a bere.

Attirai la sua attenzione.

-Che intendi dire?

Mi si avvicinò.

-Penso che voglia difendersi. Ripararsi dalla possibilità di ferirsi. Ha costruito come un muro invisibile per non far avvicinare veramente nessuno a lei. Anche con quell’Alessio..

Stavo per continuare ,ma Nicola mi fermò con un gesto della mano.

-Dimmi solo se stanno insieme.

Scrollai le spalle. Non lo sapevo.

-In realtà lei dice che sono insieme per convenienza.

Lo vidi riprender fiato. Si sporse verso di me.

-Cosa devo fare?D’istito correrei da lei all’istante ,ma se penso a quello che dovrebbe significare..

Sbuffai esausta.

-Devi prima fare chiarezza. Se ci tieni a  lei, se pensi che i tuoi sentimenti siano d’amore allora fatti poche domande e pensa a riconquistarla. Mi pare che il marcantonio che si è messa accanto ci stia provando in tutti i modi a farla capitolare. Non so ancora per quanto possa resistere…in tutti i sensi!

Gli feci un occhiolino e sperai che capisse che mi riferivo anche alla sfera sessuale. Si sapeva da tempo che fino a quando una donna non ti lascia varcare la soglia della propria vagina, un uomo era solo provvisorio.

Mi guardò afflitto.

-Che devo fare allora?

Mi rialzai in piedi.

-Penso che tu sia un vero coglione! – andai verso la mia scrivania e tornai da lui con un foglio di carta e una penna. – Sei così deficiente che dovrò farti un disegno!

 

Pov Ari

Giocavo col cibo. Infilzavo la forchetta nella crema pasticciera del mio dolce e fingevo, con vari cenni del capo, di stare ascoltando il lungo sproloquio di Alessio. Lo fissavo e lo vedevo veramente bello. Era dolcissimo e sempre attento ad ogni mio più piccolo desiderio. L’uomo dei sogni… di qualcun'altra. Per quanto mi sforzassi di trovare una buon intesa tra noi, la mancanza di sesso, non ci aiutava. Il vero problema era che non riuscivo nemmeno a passare in seconda base con lui. Ogni volta che ci trovavamo in intimità, trovavo una scusa e sicuramente il ragazzo ormai era agli sgoccioli, anche se non l’avrebbe mai detto ad alta voce.

-Ehi?Ma mi ascolti?

Ritornai al presente e posai la forchetta nel piatto.

-Si , scusami è che questo dolce non mi attrae molto.

-Sei sicura? – mi accarezzò il viso. –E’ da quando siamo usciti da quella caffetteria che hai quest’espressione.

Mi sentii punta nel vivo e scattai seduta.

-No. No. Sto benissimo, sono solo… stanca.

Il ragazzo mi fece un sorriso comprensivo. Anche per quella sera… niente sesso.

-Ti riaccompagno subito, lasciami solo pagare il conto e ce ne andiamo.

Feci un cenno d’assenso e lo fissai dirigersi alla cassa.

L’unico pensiero di quel momento era estremamente negativo.

Nicola. Sbuffai pensando che quell’incubo vivente era sbucato fuori dal passato, proprio come un coniglio dal cilindro. Avevo sbagliato a farci l’amore, avevo sbagliato a permettergli di avvicinarsi. Eppure…

Presa dalla tachicardia e dal mal di stomaco ,mi accorsi troppo tardi dello sguardo di Alessio fisso su di me.

Gli sorrisi, ma compresi all’istante che lui aveva capito qualcosa. Sapeva che c’era qualcun altro nel mio cuore,ma fingeva di non vedere. In quell’istante , nei suoi occhi però c’era la verità. Prese un respiro e cercò di sembrare tranquillo.

-Andiamo o devo portarti in braccio sino a casa?

 

Pov Nicola

Irene era stata chiara, prima di correre da lei avrei dovuto chiarire i miei sentimenti. Io sapevo cosa provavo, lo sapevo dal giorno del suo compleanno.

Avevo sbagliato tutto. Gabriella era ritornata nella mia vita come un fulmine a ciel sereno e nel momento peggiore,ma allo stesso modo se n’era andata, lasciandomi smaltire le conseguenze della sua comparsa. Se mi ero pentito di esserci stato ? No. Assolutamente no. Avevo finalmente capito che ero andato avanti, più o meno, cancellando alcuni piccoli fantasmi del mio passato. Io non investivo sentimenti, ne avevo ancora troppa paura. Ero spaventato. Poi c’era Arianna. Arianna che per anni era stata di fronte ai miei occhi eppure era così invisibile. Giorno dopo giorno, la rivedevo in ogni episodio della mia vita. Il giorno del mio sedicesimo compleanno, seduta fuori casa di mia nonna. Mi aveva visto e mi aveva salutato per poi scappare via. Il giorno in cui avevo litigato con mia madre ed ero scappato agli allenamenti. Si quella doveva essere la prima volta in assoluto che la vedevo. I capelli tutti scombinati, tondetta e forse anche abbastanza bruttina , un fiore che sarebbe sbocciato col tempo.  All’occupazione, dopo essermi scopato Nene, la sua migliore amica, Ari mi si era avvicinata , inconsapevole dell’accaduto e mi aveva sorriso, come ogni volta. Lei c’era stata sempre e quelle erano solo alcune delle occasioni. Mi domandavo come fosse possibile che una ragazzina potesse essere così devota a qualcuno. Come si poteva accettare di vivere sempre ai bordi , senza mai azzardarsi a rischiare?

Forse l’avrei rifiutata, proprio come avevo continuato a fare anche in seguito.

Con quei pensieri continuai ad aggirarmi intorno al suo palazzo. Avevo fumato all’incirca la dodicesima sigaretta quando finalmente la vidi di ritorno. Ero a piedi e così approfittai di quel fatto per nascondermi dietro un utilitaria parcheggiata lì vicino. Ari era con quello e lui la teneva per mano. La ragazza sembrava felice, seppur avesse in volto ancora quello strano sguardo vacuo. Quando furono arrivati, cercai di spiarli al meglio e tentai di non farmi notare. Si dissero qualcosa che non riuscii ad udire, poi si salutarono con un bacio stampo. Cercai di respirare, ma lo stomaco si contorceva e le nocche dei pugni sbiancarono. Il ragazzo era di schiena e finalmente sgomberava. Lei era intenta ad armeggiare con la serratura del palazzo. Non appena la vidi scattare ,la seguii in silenzio spingendola all’interno e posandole una mano dinnanzi alla bocca per impedirle di urlare.

-Shh. Ti lascio andare, ma non urlare.

E così feci. Arianna si voltò  e si portò una mano al petto ancora spaventata.

-Ti sei per caso ammattito?Cos’è?Un modo per togliermi di torno?

Mi aggredì piccata. Scoppiai a ridere della sua espressione e le presi una mano. Mi guardò perplessa, come se avessi di colpo assunto un colore verdognolo.

-Che ti prende?

Chiese seria.

-Devo..devo parlarti.

Si liberò dalla mia presa e strinse le mani sotto al petto. Sbuffai frustrato da quel suo atteggiamento tanto intransigente e distaccato.

-Dimmi allora!

Sembrò scocciata.

-Voglio uscire con te.

Ancora quello sguardo . Per un secondo temetti di avere un grosso brufolo sulla fronte.

-Perché mai?

Sembrò infastidita.

-Perché voglio stare con te.

Affermai serio.

Lei scoppiò a ridere.

-Di preciso da quant’è che fai un corso per cabarettisti? Sei diventato così divertente!

Provò ad allontanarsi ma la bloccai.

-Ti prego, dammi una possibilità.

Arianna mi fissò a lungo con sguardo ostile.

-Di possibilità ne hai avute a bizzeffe. Penso che sia giunta l’ora di andare avanti, non credi?

Mi riportai le mani tra i capelli.

-Non penso che la cosa sia giusta. – sbottai. –Quando mi hai dato una possibilità non ero ancora pronto, non credevo nemmeno che tu mi piacessi così tanto.

Lei scrollò le spalle.

-A volte il problema delle relazioni è la tempistica.

Provò ancora ad andarsene, ma l’afferrai per le spalle e l’inchiodai al muro. I nostri visi erano ad un centimetro di distanza, sentivo il suo respiro sulla pelle e il cuore battere sotto il maglioncino sottile.

-Ora cosa pensi di fare?Baciarmi?Fare sesso nell’androne del palazzo?

Sembrò così lontana e fredda in quelle sue parole.

-Sai benissimo che il mio corpo risponde perfettamente ai richiami del tuo. Il nostro insormontabile fardello era legato a te e alla tua incapacità di relazionarti con una ragazza che ti amava in modo incondizionato e al fatto che non fossi capace di essere sincero, nemmeno dopo esserti scopato la tua ex.

Sentii la sua voce tremare impercettibilmente verso la fine della sua affermazione.

-Dammi un ultima occasione, ti giuro che non ti deluderò.

Rialzò lo sguardo al cielo.

-Credi sul serio di poter mantenere una promessa simile?

Continuò sarcastica. La fissai serio.

-Puoi contarci.- le risposi, stava per ribattere ma le impedii di farlo. –Se non accetterai continuerò a ritornare ogni sera e a romperti le palle. Un'unica occasione, poi se proprio non dovessi più piacerti, potrai liberarti di me .

 Sembrò perplessa di fronte a tutta quella determinazione e mi vergognai leggermente di quell’assurda situazione in cui mi ero infilato e sottomesso a lei.

-Okay, passa domani alle otto.

La vidi armeggiare nella borsa estraendo un foglietto ed una penna. Scrisse qualcosa e poi me lo porse.

-Mi troverai a quest’indirizzo. Niente cose particolarmente impegnative, sarò in tenuta da lavoro ed estremamente spossata.

Richiusi il foglietto nella tasca dei jeans e le sorrisi, sporgendomi verso di lei e lasciandole un bacio stampo. La fissai sempre più sorpresa.

-A domani, Piccola!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Epilogo ***


EPILOGO

Pov Arianna

Ero terribilmente stanca, quasi come se avessi avuto un incidente. Distesa ancora tra le lenzuola, mi stiracchiai allungandomi verso l’altro lato del letto e sorrisi cozzando contro il corpo  caldo che mi era accanto. Il ragazzo che avevo appena sfiorato sorrise con ancora gli occhi chiusi ed io mi riportai seduta cercando di coprirmi il seno con le lenzuola. Sorrisi a mia volta e allungai un dito per toccargli una delle due fossette ai lati delle labbra, ma non appena lo sfiorai , sobbalzò fingendo di mordermi ed io sussultai scoppiando a ridere.

-Sono morto e sono in paradiso!

Sbottò mettendosi seduto e scompigliandosi i capelli scuri.

-L’avresti mai detto che saremmo finiti insieme?

Nico si voltò fissandomi perplesso , mi afferrò con un braccio e mi tirò verso di sé ,adagiandoci entrambi contro la testiera del letto.

-Onestamente non mi sarei aspettato niente di più perfetto di questo risveglio. –rialzai lo sguardo divertita.

-Non era questa la domanda e poi da quando sei così smielato?

Lo presi in giro. Schioccò la lingua e si finse offeso.

-Ho sempre avuto questa vena romantica.

Scoppiai a ridere e mi distaccai dalla sua presa per guardarlo meglio in viso.

-Si forse era nascosta sotto l’elastico delle mutande!

Gli diedi le spalle e mi riportai in piedi tirandomi le lenzuola per evitare di restare completamente nuda.

-E ora dove te ne vai? Non puoi lasciarmi da solo con il mio amichetto tutto sveglio e pimpante.

Disse in tono lamentoso. Mi avvicinai alla porta del bagno e l’aprii. Mi voltai di poco .

-Chi dice che io voglia fare il bagno da sola?

Gli feci l’occhiolino e feci cadere le lenzuola per poi entrare lasciando  aperto. Lo sentii scattare in piedi.

-Lo dico io che ho fatto bene a sposarti, Donna!

Sghignazzai vedendo la foga con la quale mi si gettò addosso senza permettermi alcuna via di fuga. Dopotutto,però… non avevo alcuna intenzione di scappare, non dopo tutto quello che avevamo passato prima di metterci insieme.

 

Un anno prima… il giorno del primo appuntamento…

Ero decisa . Non sarei mai più tornata con lui, o almeno non gli avrei più sbavato dietro. Non potevo rinunciare alla pura devozione di Alessio solo per una sciocca cotta a controsenso. Io.. non potevo cancellare i pochi passi che avevo fatto per andare avanti. Dopo aver terminato le ore di lavoro, avevo deciso di non imbellettarmi, non per quello stronzo traditore e bugiardo, non ci sarei caduta,per nessuna ragione, per cui no, non valeva la pena spendere neanche un minuto dinnanzi lo specchio. Stavo per uscire dal piccolo B&B  e non riuscii a varcare la soglia dello spogliatoio. Posai la borsa in terra e ne estrassi il borsello dei trucchi. Contornai gli occhi e abbondai con il lucido sulle labbra. Sistemai meglio la camicia e passai le mani sulle gambe del mio jeans preferito che avevo pagato un occhio della testa. Forse dopotutto, potevo almeno tirarmela un po’, non potevo uscire come un cesso. Almeno questa era la spiegazione che cercavo di dare al mio comportamento da stupida. Uscii in strada una decina di minuti dopo e non appena rialzai lo sguardo, lo intravidi. Occhi fissi su di me , braccia e gambe incrociate, chino contro la sua moto. Sentii il cuore galopparmi in gola, ma cercai di riprendere il controllo sul mio corpo e di fermare il tremore alle ginocchia . Mi  avvicinai a lui e lo guardai rimettersi dritto con le mani nelle tasche dei pantaloni neri. Aveva una camicia bianca con le maniche arrotolate sugli avanbracci .Era bello, bello come sempre. Sbuffai leggermente contro quei pensieri controproducenti.

-Sono felice che tu sia venuta!

Sbottò d’un tratto. Rialzai un sopracciglio.

-In teoria io mi sono limitata ad uscire da lavoro, sei tu quello che è venuto fin qui senza alcun motivo. Io ti assecondo.

Scosse la testa.

-Io il mio motivo per esser qui ce l’ho e sono convinto che anche tu ce l’abbia. – si chinò verso di me posando  le sue labbra accanto al lobo dell’orecchio. – Sono certo che vorresti baciarmi tanto quanto lo voglio io!

Deglutii e oltre a sentirmi una stupida, mi resi conto che aveva terribilmente ragione, così posai le mani sul suo petto e ,evitando di pensare all’elettricità che passava da quel contatto alle mie dita, lo spinsi via.

-Credi di sapere troppe cose. E’ questo il tuo problema.

Indietreggiai di qualche passo sempre più incazzata.

-Per quanto mi riguarda, puoi anche scordarti di questa stronzata dell’appuntamento. Ho altro da fare . – sbuffai fissandolo. – Non posso più sprecare tempo con te. Io non sono un accessorio . Io voglio essere una priorità .

Mi voltai e cominciai a camminare, ma la sua mano mi afferrò per un polso. Non mi mossi.

-Ti prego Ari, aspetta che…io..

Mi divincolai senza più guardarlo.

-Smettila di darmi per scontata, Nico!

 

Distesi nella vasca del piccolo alberghetto, tutta quella sofferenza sembrava lontana anni luce. Mi rannicchiai ancora di più tra le sue braccia .

-Comunque no!

Lo guardai di sottecchi.

-Cosa no?

Gli domandai perplessa, sapendo di non avergli posto alcuna domanda.

-Non pensavo che ci saremmo sposati, e non sapevo se mi avresti perdonato.. ma sono felice che tu l’abbia fatto.

Sorrisi e lo baciai.

-Non ricordarmi tutto quello che mi hai fatto passare che posso sempre avvalermi dell’annullamento.

Scherzai e lui divenne serio di colpo.

-Non dire così. Sai che non mi piace quando dici queste cose sul nostro matrimonio.

Gli diedi un pizzico al fianco e lui sobbalzò facendo volare qualche schizzo d’acqua sul pavimento.

-Non credevo che sarebbe finita così. Soprattutto dopo tutti i miei tentativi , andati a male, per riconquistarti. Mi avevi convinto che non volevi più avere niente a che fare con me.

Scossi le spalle.

-Di certo non c’era da biasimarmi!

Mi afferrò per i fianchi e con forza bruta e un po’ di solletico mi obbligò a mettermi a cavalcioni su di lui.

-Che ne dici di intrattenerci in altro modo, invece che rivangare il passato?

E così dicendo cominciò a solleticarmi il collo con le labbra.

-Dovrei dirti di no, ma non resisto.

Rise e poi catturò le mie labbra con le sue in un bacio che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni.

 

I giorni seguenti me lo ritrovai praticamente ovunque. Fuori casa, per strada, a lavoro.. cominciai seriamente a pensare che stesse intraprendendo la carriera dello stalker. Un giorno mentre facevo tranquillamente colazione al bar, me lo ritrovai di fronte. Si sedette nel mio tavolo con un espressione seria che quasi non scoppiavo a ridergli in faccia.

-Senti io non so più cosa fare con te ,okay?

Corrugai la fronte.

-Che intendi dire? Io non faccio proprio nulla. Sei tu quello che continua a pedinarmi. A proposito sai che quello che fai non è legale? Potrei denun..

Non riuscii a terminare, perché mi interruppe.

-Non dormo da settimane. Ogni momento della giornata è diventato un incubo. Ti vedo ovunque e ti penso continuamente e quando cerco di non farlo, casualmente vedo qualcosa che mi ricorda qualcosa di te e sono punto e a capo.

Si morse l’interno della guancia e cominciò a torturarsi le mani senza guardarmi in viso. Ero scioccata da tutta quella insicurezza e quasi commossa, quasi..

-Sto diventando uno stupido.. anzi uno psicopatico!

Sbuffò prendendosi la testa tra le mani.

-Cazzo, Ari. Non ho più il controllo su niente e non mi era mai successo, non in questo modo. Sorrido se sento il tuo nome e il cuore mi arriva in gola se ascolto una canzone e mi accorgo che vorrei dedicartela. Sei diventata il mio punto debole. L’unica persona che vorrei odiare più di tutte ,ma della quale non vorrei fare a meno. Ti seguo ovunque con la paura che tu sia con quello lì…

Lo vidi stringere i pugni con tal forza da farne sbiancare le nocche.

-Vorrei dirti che mi dispiace per quello che ti ho fatto, ma sono consapevole del fatto che questo non potrebbe cambiare nulla e la cosa mi uccide. Significa quindi che io non avrò mai la mia occasione?

Presi un lungo respiro cercando di non far tremare la voce.

-Penso che non sia il caso di parlare di questo… io…

Ma mi interruppe ancora afferrandomi le mani tra le sue.

-Non capisci proprio?

Mi morsi un labbro ben consapevole di quello che stava accadendo a quel tavolo di quel caffè.

-Mi sono arreso okay? Mi arrendo,Ari.

Si allontanò dal me liberandomi le mani e provocandomi un improvviso senso di inadeguatezza.

-Io non volevo , e non potevo accettare di cadere in un errore simile. –lo vidi prendere un sorso del mio latte e cacao. –Io non volevo innamorarmi, non dopo Gabriella , non dopo il disastro tra i miei genitori. Non cercavo l’amore…e questo ha fatto si che facessi una marea di cazzate che ti hanno fatta soffrire e credimi…- prese una pausa. – Le mie bugie hanno ucciso anche me.

Si portò in piedi e mi guardò come se mi stesse dicendo addio.

-Io non voglio più mentire.

Lo guardai con le lacrime che volevano colarmi lungo le guance.

-Sei l’amore che avevo dinnanzi agli occhi ma che non vedevo. Sei l’amore che non volevo e che respingevo. Arianna, tu sei quell’amore che non cercavo , ma che è venuto a cercarmi.

Prese ancora una pausa, mentre io stessa cercavo di non affogarmi trattenendo i singhiozzi.

-Arianna,Tu sei l’amore che aspettavo …. E questo mi spaventa a morte!

Restai in silenzio, mentre i pochi presenti cominciavano a fissarci. Imbarazzata, commossa e sorpresa da quel cambiamento improvviso di Nicola, non riuscii a spiccicare parola e lui parve prendere quel silenzio come una conferma del fatto che fosse veramente finita. Fece un cenno positivo con la testa e alzò gli occhi al cielo, come a voler nascondere delle lacrime di commiserazione.

-E’ finita…

Si voltò e corse via. Deglutii ancora a vuoto, fino a quando una cameriera non mi si avvicinò dandomi un colpetto sulla mano.

-Signorina è realmente sicura di volerlo lasciare andare? A me pareva tanto sicuro di quello che le ha detto?

La guardai come se fosse un’aliena. DOV’ERO? Mi resi conto che quella sconosciuta era arrivata al momento giusto. Il tempo di risvegliarmi e farmi tornare in me. Scattai in piedi e lasciai dieci euro sul tavolo.

-TENGA IL RESTO!

Afferrai la borsetta e corsi come una furia. Mi guardai intorno e non lo vedevo. Non c’era . Cominciai a percorrere il marciapiedi  e ogni passo diventava sempre più veloce, tanto che non sentivo più l’asfalto sotto i piedi. Arrivai al parco e sbuffai pestando un pugno nell’aria.

-Porca miseria!

Mi voltai ancora e poi lo vidi. Lì, seduto su una panchina con la testa tra le mani , la sua moto in strada e il casco accanto a sé . Sorrisi e gli andai incontro a passo sicuro. Non aveva più alcun senso respingersi, non se ci eravamo arresi entrambi. Mi fermai di fronte a lui.

-Perché ?

Nico alzò la testa di scatto. Mi guardò come se fossi stata un fantasma.

-Perché mi ami?

Sembrò pensarci ed io sorrisi.

-Perché adesso ami di me tutto ciò che in passato neanche notavi?

Si prese qualche secondo e poi mi fissò negli occhi.

-Ti amo perché con te tutto ciò che è razionale diviene irrazionale e non avevo mai preso in considerazione questa sensazione di continuo vuoto allo stomaco. Sei una scommessa, non sei mai scontata ed ho sbagliato a crederlo. Sono stato cieco a non vedere quello che avevi da offrirmi, ma adesso ti vedo. – prese a sorridere. –E credimi, non voglio altro che prendermi tutto ciò che hai da darmi…

-E se io non volessi darti più nulla?

Mi posai una mano sul fianco.

Lo vidi rialzarsi e prendermi per la vita.

-Allora sarò io a darti tutto ciò che vorrai prendere da me…

Deglutii lasciando sfuggire una lacrima.

-Come farò ad essere sicura che tu non cambi idea?

Sorrise avvicinandosi ancora di più alle mie labbra.

-Sei l’amore che aspettavo. Dopo tanta attesa, non potrei perdonarmi alcun errore.

E mi baciò . In piedi, in quel parco, dinnanzi a passanti che ci facevano da testimoni inconsapevoli ,ci giurammo amore . Né io , né Nicola sapevamo quello che sarebbe accaduto. Di certo non avrei mai immaginato che ci saremmo sposati eppure è successo. A volte  anche le relazioni più impensabili, infantili, impossibili, spossanti e devastanti, possono, dopotutto, ottenere il loro meritato lieto fine.

 

-Nico?

Lo richiamai mentre infilavo il vestito per andare a cena. Sbucò dal bagno con gli slip e la faccia piena di schiuma da barba.

-Amore mi hai chiamato?

Sorrisi.

-Paraculo!

Gli urlai, sapevo che mi chiamava amore soprattutto dopo aver fatto tanto e sano sesso. Sghignazzò.

-Ti amo , lo sai che mi piace chiamarti amore e se poi facciamo sesso, sento ancora di più quest’esigenza di ripetertelo , anche da parte del mio amichetto.

Scossi la testa.

-Comunque volevi dirmi qualcosa?

-E se dopo oggi restassi incinta?

Mi guardò perplesso .

-Non comprendo la domanda!

Mi si avvicinò dinnanzi allo specchio e mi abbracciò da dietro.

-FAI ATTENZIONE HAI CAPELLI!

Gli urlai divertita. Mi accarezzò il ventre.

-Che intendi dopo oggi?

Scrollai le spalle.

-Oggi abbiamo fatto il kamasutra e senza precauzioni. E se restassi incinta ?

Mi baciò la nuca.

-Amore e che problema c’è? A cosa serve secondo te la luna di miele?

Risi.

-Saresti pronto?

Mi baciò una guancia sporcandomi di schiuma.

-Scusa! – mi pulì e mi guardò attraversò lo specchio. – Non sarei mai pronto abbastanza, ma sarebbe nostro figlio e poi vuoi mettere il sesso in gravidanza? Cavolo già mi attizza il pensiero di vedere il tuo pancione enorme come dimostrazione della mia virilità!

Scoppiai a ridere e me lo scrollai di dosso.

-Ma che ci parlo a fare con te, sei proprio un bambino! – tornai a sedermi sul letto per mettere le scarpe.-Corri in bagno e finisci di prepararti non ho alcuna intenzione di far tardi a cena!

-SISSIGNORA!

Scherzò lui e corse in bagno ed io pensai che a modo suo, non poteva essere più perfetto,

-Arianna?

Mi chiamò e lo guardai sorpresa.

-Dimmi?

Scrollò le spalle.

-E se più tardi ci provassimo ancora?

Sorrisi e gli feci un cenno d’assenso, intenerita da quella sua richiesta.

-Evviva , altro sesso coniugale!

Scossi ancora la testa indignata e divertita. Poi lo sentii borbottare.

-Io proprio non capisco perché gli uomini non vogliano sposarsi… non ci vedo nessun lato negativo..

Più lo ascoltavo,più lo vivevo e più mi rendevo conto che Nicola era per me come io per lui.. l’amore che aspettavo.

Angolo Autrice

E si.. lo so, lo so.. nemmeno vi ricorderete più di questa storia. Sono in ritardo,ma scusate, ci sono periodi che nella mia vita non c'è proprio spazio per la scrittura...

Sono ritornata dopo mesi per fornirvi almeno il mio lieto fine. Spero tanto che la storia vi resti nel cuore, perchè è un po' così che avrei voluto che finisse la "vera storia" dalla quale ho preso spunto.

Adesso passiao ai ringraziamenti.

VELOCI E FATTI COL CUORE...

GRAZIE MILLE PER ESSERCI STATI, NONOSTANTE TUTTI I MIEI RITARDI...

un bacio da Me e da Nico e Arianna...

Alla prossima storia. <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1279082