PRO QUID VALET

di DeiDeiDei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flores et argentum qui portant sanguis ***
Capitolo 2: *** Pythonissam contingit, amitti maleficus. ***
Capitolo 3: *** קיין איין פיעסעס מיט די ווערטער פ• ***



Capitolo 1
*** Flores et argentum qui portant sanguis ***














PRO QUID VALET





[glossario e chiarimenti sul fondo]
 

 

Era stato come un fulmine a ciel sereno.

Certo, il giorno prima Scott era arrivato da lui dicendogli che era stato morso da un lupo e lui ci aveva riso sopra scherzando sul fatto che potesse essere diventato un Licantropo. Aveva fatto quello che ogni amico avrebbe fatto: aveva sorriso e giocato con lui, fatto battute ed ascoltato la sua storia. Ma nel profondo una qualche parte della sua nuca pulsava dolosamente di sospetto, apprensione, perché i lupi non stanziavano più in California da anni. E i Lupi non si vedevano a BH da anni. Avrebbe voluto avvertire Lydia, dirle che qualcosa non andava, ma poi si era trattenuto. Non sapeva niente, la rossa lo avrebbe redarguito per dare sempre retta a quello che Scott diceva pur conoscendo il suo quoziente intellettivo.

Perciò se ne era stato relativamente zitto ed il giorno dopo aveva accompagnato il suo migliore amico nel bosco a cercare il suo inalatore, tanto per non lasciarlo morire soffocato. Non aveva resistito a chiedergli acidamente come avesse fatto a perdere uno stramaledetto inalatore tra il fogliame del sottobosco e lui gli aveva risposto riproponendogli la stessa versione della storia, col lupo gigantesco e mostruoso ed il morso sul fianco. E Stiles aveva sentito la vocina nella sua testa urlare in modo straziante, poi un brivido aveva iniziato a risalirgli lentamente la schiena e qualcosa gli aveva imposto di alzare lo sguardo.

Qualcuno li stava guardando a qualche metro di distanza, capelli neri come la pece e l’aspetto di uno spacciatore che tiene particolarmente al suo fisico,  e lui sapeva che non sarebbe dovuto essere lì, non in quel momento. Aveva dato a Scott una pacca per attirare la sua attenzione, ma non era riuscito per un attimo a proferire parola in modo coerente. L’uomo si era avvicinato e li aveva minacciati, dicendo che erano nella sua proprietà privata. La realizzazione lo aveva colpito come un pugno allo stomaco. Non che prima non avesse già perfettamente idea di chi avesse davanti, ma sentirselo dire, seppur indirettamente, era tutto un altro livello di certezza. Scott sembrava non avere idea di chi gli avesse appena rilanciato il suo inalatore, andandosene con passo svelto sparendo tra gli alberi.

Un uomo che dovrebbe vivere dall’altra parte del continente. Un essere che non dovrebbe mettere piede a BH. Il rappresentante di una razza sparita dalla cittadina. Un Lupo. Non di quelli con la coda, ma di quelli che nelle notti di Luna Piena vanno a caccia e sbranano tutto ciò che capita loro a tiro.

-Quello era  Derek Hale.- Aveva risposto al moro, raccogliendolo letteralmente e spingendolo fin fuori dal bosco. Non avrebbero dovuto mettere piede lì dentro. Certo, non poteva sapere che qualcuno era tornato ad appropriarsi del vecchio territorio di caccia, ma avrebbe dovuto comunque consigliare a Scott di andare a comprarsi un nuovo inalatore, dopotutto chi mai sarebbe potuto riuscire a ritrovare una cosina di quelle dimensioni nell’interità del sottobosco? Un umano no di certo.

***

-Ripeti.- Ordinò la rossa tamburellando irritata con le unghie sulla propria scrivania e stringendo il cellulare come se fosse stato il collo di un pollo. Stiles sospirò esasperato per la quindicesima volta nel giro di un’ora, ma non le disse di no. Non le aveva mai seriamente detto di no da quando si erano conosciuti, a sette anni, ed avevano scoperto i relativi segreti, finendo per andare da quel momento ad ogni Sabbath insieme e condividere libri e conoscenze. A dispetto della loro recita dell’amore non corrisposto che tenevano davanti agli altri, andavano molto d’accordo e passavano al telefono o in biblioteca più tempo di quanto Jackson avrebbe mai gradito, se mai lo fosse venuto a sapere. Lei lo chiamava “legame tra simili”: avevano scoperto di avere qualcosa in comune e si erano alleati per avere qualcuno con cui parlare liberamente ed al quale appoggiarsi nei momenti del bisogno, ma non avrebbero dovuto far capire a tutti di cosa si trattava (e da questo i siparietti dell’innamorato e la principessa viziata). Nove anni di amicizia segreta erano tanti, lo sapevano tutti e due, ma fino a quel momento non avevano avuto problemi, perciò si aspettavano che questi saltassero loro addosso da un momento all’altro.

-Ti assicuro che era un Hale. Derek Hale, il più giovane del branco. Sai che ho la memoria visiva migliore tra i due, perciò, no, non mi sto sbagliando. Un Hale è tornato ad abitare il bosco di BH e proprio ieri Scott  mi ha raccontato di essere stato morso da un lupo, o da quello che a lui sembrava tale, mentre era in giro di notte. Prima che me lo chiedi, eravamo nel bosco per cercare un cadavere ma mio padre mi ha trovato e rimandato a casa, mentre apparentemente Scott non è stato altrettanto fortunato. Non fare quel verso di disapprovazione, Lorhen, chi non accorrerebbe quando sente dire alla radio che è stata ritrovata solo metà di un cadavere e-

-OH MIO DIO!-

-Cosa c… OH! Ossignore! Oh, maledizione, non mi era neppure venuto in mente. Il cadavere era tagliato a metà. Era un’esecuzione, giusto? L’esecuzione di un Lupo Mannaro. Hanno… qualcuno ha condannato a morte un Licantropo nel nostro giardino sul retro e noi non ci siamo nemmeno resi conto ce ne fosse uno?- Lydia grugnì poco elegantemente il suo consenso allo sconcerto del compagno. Cose come quelle non andavano bene. Un qualche essere strano era passato da quelle parti negli anni precedenti, ma nessuna razza era tornata a stabilirsi lì dove prima aveva dominato. Dovevano indagare, dovevano fare qualcosa. Lydia si sarebbe messa a sfogliare i suoi libri in latino incomprensibili, lui avrebbe ascoltato l’aria e le pietre, avrebbe tracciato rune sul lavabo, di nuovo, ed avrebbe guardato cosa l’acqua gli suggeriva (questa volta suo padre si sarebbe deciso a comprargli qualcosa di simile ad un calderone, o un tinello perlomeno.

Chiusero la chiamata e si misero a lavoro.

***

Lo sceriffo sorprese Stiles a gambe incrociate al centro del pavimento del bagno, circondato da ideogrammi runici evidentemente incisi sulle piastrelle e sul lavandino. Alzò gli occhi al cielo ed accese la luce.

-Cosa sta succedendo qui?- Domandò non poco a disagio, poggiandosi allo stipite della porta. Suo figlio non faceva rituali in bagno da quando aveva compiuto dodici anni, perciò non si era di certo aspettato di ritrovarselo in quelle condizioni. Da quando sua moglie se ne era andata non aveva idea di come far sparire tutti quei segni che il ragazzo spargeva ovunque nell’utilizzare i suoi poteri. Non sapeva nemmeno come comportarsi, se era per questo: accettare le stranezze della donna della sua vita era stato semplice, poiché non le lasciava quasi mai trasparire o nascondeva molto bene le tracce, ma con Stiles era tutta un’altra storia, non essendoci più stato nessuno ad insegnarli come fare ed essendo quindi diventato un autodidatta in quelle che dovevano essere conoscenze tramandate di generazione in generazione.

Il ragazzo gli fece cenno di stare in silenzio e si alzò pian piano, avvicinandosi al lavello e sbirciandoci dentro con interesse e preoccupazione. John allungò il collo, ma vide soltanto limpida acqua trasparente. Fece spallucce ed attese che il figlio mescolasse il liquido due o tre volte, facesse una smorfia, si accigliasse, sbuffasse irritato e pigiasse la levetta, lasciando scorrere via l’acqua. Quando finalmente si voltò verso di lui, sorrise all’espressione del padre.

-Hei, papà! Come mai a casa così presto? Cioè, non che ti volessi a casa più tardi, ma … vabbè. Scusa per il bagno, eh, ma era davvero urgente. Sai, non urgente come quando ti viene fame ma urgente come quando stai morendo di fame. Quando sei stato per dodici giorni dentro una grotta buia e secca e le uniche cose che hai mangiato sono due scorpioni. Che poi preferirei morire che mangiare degli scorpioni. Ti immagini che schifo? Con quelle zampe e il pungiglione che si muovono. Perché mica puoi schiacciarli prima di mangiarteli, altrimenti non contengono più liquidi per il tuo sostentamento. E se sei costretto a mangiare scorpioni vuole dire che hai proprio tanto bisogno di nutrirti e… e vedo che non te ne frega niente degli scorpioni e che hai rinunciato a sgridarmi per le condizioni del bagno, perciò me ne vado in camera mia e chiamo Lydia. A domani!-

Lo sceriffò alzò ancora gli occhi al cielo, vedendo il figlio sgusciare via e chiudersi in camera. Avrebbe dovuto comprare un bagno nuovo. Probabilmente avrebbe dovuto chiamare i genitori di Lydia e chiedere se loro figlia fosse altrettanto distruttiva o se la sua razza* fosse un po’ più domestica. Sospirò sconsolato e spense la luce, decidendo che ci avrebbe pensato il giorno dopo.

***

C’erano più stranezze di quante ne avessero considerate, realizzarono nella settimana seguente. Tanto per cominciare erano ormai certi che Scott fosse stato morso da un Licantropo e che uno degli Hale fosse tornato in città, Allison, la ragazza nuova entrata a far parte della cerchia di amici di Lydia, dava alla rossa una strana vibrazione e Stiles si era ridotto a frugare anche tra libri e pagine web pur di trovare qualcosa di utile, perlomeno per far capire a Scott cosa stava diventando. Purtroppo il riccio non sembrava affatto pronto all’ascolto e prendeva ogni parola di Stiles come una presa in giro o un tentativo di allontanarlo dal suo nuovo status sociale (i poteri derivati dal morso gli avevano permesso di guadagnarsi la prima squadra e una ragazza).

Il settimo giorno, nella sua camera, Scott era arrivato addirittura a piantarlo contro il muro con una spinta e scaraventare a terra la sedia. Stiles aveva smesso di respirare per un attimo e aveva sentito qualcosa di pesante calargli sugli occhi, ma aveva sbattuto velocemente le palpebre per scacciare quello che sapeva l’avrebbe rivelato come essere inumano all’altro ragazzo e si era limitato a fissare oltraggiato l’amico, costringendo il suo corpo a non difendersi utilizzando i suoi poteri. Avrebbe potuto sbalzare via Scott, immobilizzarlo, fargli del male, ma non ne aveva il coraggio. Non di farlo ad il suo migliore amico.
Perciò aveva lasciato che l’altro si scusasse e scappasse via, aveva sollevato la sedia ed aveva fatto una smorfia alla vista dei segni d’artigli sul retro di essa. Non andava bene. Non andava affatto bene. Stava già perdendo il controllo e quella sera ci sarebbe stata la luna piena. Avrebbe finito per fare del male a qualcuno durante la festa a casa Martin. Perché diavolo non ascoltava mai quello che gli veniva detto?

Oh, ti prego, Lydia, tienilo d’occhio. Piagnucolò mentalmente correndo a mettersi a sua volta qualcosa di decente.

Ma nemmeno tenerlo d’occhio era bastato quando era scappato dalla festa abbandonando Allison sulla pista da ballo (informazioni di Lydia) ed era andato alla velocità della luce a casa propria, barricandocisi (informazioni ovviamente raccolte da Stiles, che lo aveva seguito) per poi scappare nuovamente, questa volta per correre dietro a Derek Hale e la ragazza che pensava avesse rapito. Lui si era diretto subito a casa della giovane e per grazia divina ce l’aveva trovata viva e vegeta. Qualcosa, però, lo aveva colpito. Era stata l’aria che gli era arrivata in faccia appena la porta era stata aperta dalla madre di Allison, un’aria pungente e glaciale che sapeva di metallo fuso e legno levigato. Pericolo! Aveva urlato la cara vecchia vocina nella sua testa. Via! Vai via da qui. Pericolo pericolo pericolo. בלומען און זילבער וואָס פירן בלוט*.Un brivido gli scosse violentemente le spalle, facendolo quasi inciampare sugli scalini dell’ingresso. Doveva andarsene da lì. Chinò la testa alla signora Argent e quasi corse alla macchina, avviando immediatamente il motore e prendendo in mano il telefonino. Era come se il suo corpo stesse facendo tutto in autopilota. Chiamò Lydia, che gli rispose comunque, nel frastuono della festa, ed aveva la voce che tradiva una punta di preoccupazione.

-Ho saputo che Allison è a casa sua. Cosa succede?-

-בלומען און זילבער וואָס פירן בלוט-

-Cosa?- Domandò sconvolta. Erano anni che non sentiva parlare Stiles in quel modo. Il ragazzo ripetè la stessa cosa, come in trans e lei dovette metterci tutto il proprio impegno per riuscire a tradurre, parola per parola, in qualcosa di a lei più comprensibile. Flores et argentum qui portant sanguis*. Portò la destra a coprirsi gli occhi e la fronte. Di male in peggio.

Cacciatori.










GLOSSARIO [chi non legge questo probabilmente non capirà nulla andando avanti]


[razze]

Stiles (Genim): Druido del Nord. Stiles ha ereditato i poteri della madre. Possiede quel tipo di magia che si basa sopratutto sugli eventi naturali legati agli elementi ed alla lettura del presente, del passato e del futuro in essi. Acqua, fuoco, terra ed aria. Stiles in se tende all'utilizzo dell'acqua e dell'aria. I Druidi del Nord possono arrivare a manipolare il tempo (in quanto condizioni metereologiche) ed hanno una magia prettamente difensiva, di preveggenza e di guarigione a contatto. Nell'utilizzare i propri poteri, la pelle si schiarisce e compaiono rune sulle braccia e sulle tempie, gli occhi diventano neri. Per gli incantesimi e le frasi scritte utilizzano le rune (ma siccome non è un vero e proprio alfabeto con il quale l'autrice possa scrivere, utilizzerà l'Yiddish)

Lydia (Lorhen): Strega Europea. Lydia ha ereditato a sua volta i poteri dalla madre. possiede quel tipo di magia nel quale è comunemente necessario l'utilizzo di una bacchetta o di un bastone e nel quale si adoperano principalmente incantesimi verbali e formule complesse. Le Streghe Europee trattano sopratutto magia di manipolazione e quindi possono letteralmente "trasformare" cose o crearne, non sono tuttavia in equilibrio con gli elementi naturali e tendono a non saper utilizzare i propri poteri per difendere o guarire, ma piuttosto per svanire o ricreare. Sono il tipo di maghe che compare nelle favole e nelle storie del centro Europa. per gli incantesimi e le formule scritte utilizzano il Latino (scritto col nostro alfabeto odierno, in quanto l'autrice lo ha studiato in questo modo).



[בלומען און זילבער וואָס פירן בלוט] Fiori e argento che portano sangue (Yiddish)

[Flores et argentum qui portant sanguis] Fiori e argento che portano sangue (Latino)












Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Sono Eva e sono quì a proporvi questa versione strampalata di TeenWolf. 
E' totalmente nata come esperimento e quindi mi farebbe davvero piacere che, in presenza di errori o nel caso di incomprensioni, mi segnalaste il tutto. Perfavore, fatemi sapere cosa ne pensate, anche solo per messaggio, così saprò se andare avanti o meno (se fa troppo schifo non mi ci metto nemmeno).
Grazie in anticipo e scusate per il capitolo breve.

Eva












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Capitolo 2
*** Pythonissam contingit, amitti maleficus. ***















PRO QUID VALET




[glossario e note sul fondo]






מייַן קול איז שטיל, מיין גאַנג מיט דעם ווינט*. Stiles continuò a non pronunciare le parole, per quanto era sicuro sarebbero state nettamente più efficaci: non poteva permettersi che Scott lo sentisse, ma doveva pur fare qualcosa affinché Derek Hale non scoprisse che erano davanti a casa sua e, quindi, decidesse di mettere fine una volta per tutte alle loro scorribande nella sua proprietà privata. In modo, ne era sicuro, molto molto doloroso. Perciò si limitava a scongiurare il Vento di nasconderli al licantropo muovendo soltanto le labbra il minimo possibile.   מיין האַנט די ווינטל, איר קענען נישט זינען מיין בייַזייַן*. Senza emettere nessun vero suono, augurandosi solo che la Madre Terra fosse abbastanza magnanima da far riverberare la sua preghiera all’Aria e alle piante.

Quando poi l’Hale decise di uscire dalla casa (ed è meglio che non si parli di coincidenze, signori miei, con tutta la fatica che avevano fatto lui e Lydia a mettere in giro false voci sulla presenza di un Omega nei pressi del centro) il giovane si concesse comunque un bisbiglio di sicurezza.

-לופט, באַהאַלטן דיין קידס אַיגלי אויגן פון די חיה. פארפירט די סענסיז פון די פּרעדאַטאָר, כיידינג דיין קנעכט*.- Un unico respiro lungo e leggero nel quale si nascondeva un incantesimo di mimetismo. O almeno se lo augurava vivamente. Sembrò aver funzionato, comunque, perché il Lupo salì immediatamente in macchina, apparentemente senza accorgersi della loro presenza. E se uno stramaledetto Licantropo non si accorge di una Jeep e due ragazzini dietro i cespugli è tutto un dire.

-Hey, se ne è andato! Non ci ha visti, Stiles.-

-Sì, qualcuno deve aver ascoltato le mie preghiere.-

Soprattutto se quello che era appena passato loro ad un palmo dal naso era la stessa creatura della notte che dal morso di Scott non faceva altro che tenerli sotto controllo. Spiarli, aveva detto Lorhen, sottolineando che non era per niente normale che un uomo, per quanto la notte potesse trasformarsi in un mostro zannuto a quattro zampe, rimanesse nel giardino di casa Stilinski e fissasse un ragazzino mentre cerca informazioni su Google, oltre che pericoloso (-Se ti avesse visto mentre tracciavi rune? Mentre richiamavi fuoco o fulmini? Se avesse sentito l’odore della tua magia?-). Ovviamente lo stesso trattamento lo aveva ottenuto anche il suo migliore amico, quindi era abbastanza sicuro che non centrassero i suoi poteri, quanto più solamente la nuova natura del compagno.

-L’odore… c’è qualcosa di diverso.- Scott fece una smorfia, avvicinandosi alla tomba.

-Oh, meraviglioso, l’importante è che non cerchi di sbranarmi.- Sussurrò di rimando il druido, tra se e sé, preparando comunque il corpo ad uno scontro. Poteva anche permettersi di lasciar comparire qualche runa sull’avambraccio coperto dalla maglietta, tanto Scott non aveva mai sentito il vero odore di un incantatore. E la scia differente non l’avrebbe quindi allarmato. Non aveva per nulla voglia di ripetere la scena negli spogliatoi dopo l’allenamento di Lacrosse: essere inseguiti dal proprio migliore amico in stato di Licantropo rabbioso che non sa ancora controllarsi e per qualche assurdo motivo trova il tuo odore piuttosto appetitoso non era stata una delle migliori esperienze. Anche se non aveva dovuto usare contro di lui nessun elemento, svuotargli addosso un intero estintore era stato difficile. E dispendioso, maledizione, gli estintori costano un occhio della testa!

Quindi sì, rune pronte a richiamare un po’ di fulmini sul palmo della mano ed occhi attenti alle reazioni dell’altro.

Si misero a scavare, per quanto la sola idea di profanare la tomba di quella che sapeva essere una Figlia della Luna lo metteva a disagio. Avrebbe voluto dire a Scott di smetterla, che non ce ne era bisogno, che quella lì sotto era Laura Hale, come si erano accertati lui e Lydia dopo la visita dei due ragazzi all’obitorio, tagliata a metà secondo la tradizione. Voleva urlargli di allontanarsi dalla fossa di una sorella che era stata ovviamente sepolta con disperazione dal proprio fratello, che avrebbero soltanto colpito al cuore il Licantropo. Ma non poteva, perché se no gli avrebbe dovuto spiegare tutto ed avrebbe rovinato ogni cosa, e allo stesso tempo sentiva il bisogno di scavare, di andare avanti, per accertarsi che la propria teoria fosse vera.

Quando la terrà finì e i due adolescenti si ritrovarono davanti ad una cerata, Stiles deglutì sonoramente ed alzò gli occhi al cielo, stringendo le mani sul badile.

איך פרעגן מחילה פון די מוטער. איך אָנרירן די אָרן פון איינער פון די קינדער פון די לבנה. פירן מיין האַנט און פאַרגעבן מיר*. Gridò nella propria testa mentre Scott alzava il telo. Perdonami, perdonami, perdonami. Sotto c’era un lupo. Un vero lupo. Soltanto la metà superiore, ovviamente, visto che quella inferiore era in ospedale, sotto forma di due snelle gambe pallide piene di morsi. La sua prima considerazione fu che quella giovane doveva essere una Licantropa dalle capacità inimmaginabili, perché parte del suo corpo fosse ancora in forma animale dopo la morte.

La seconda fu che non era normale. E fu in quel momento che si accorsero dello Strozzalupo. Scott non ne sapeva nulla ovviamente e spiegare si prospettava più complicato del previsto, perciò si limitò a mostrarlo, svolgendo lentamente le radici della pianta attorno alla tomba. Una spirale.

Perdonami. Ricacciò indietro le lacrime con un groppo alla gola. Perdonami, ti prego, perdonami. Ripeté nella propria testa quando due occhi umani sostituirono quelli di lupo.

***

Oh, lo sapeva che non sarebbe mai dovuto entrare in quella maledetta macchina della polizia. Lo sapeva! Ma era stato più forte di lui.

-Fammi capire. Sei entrato nell’auto e gli hai parlato?- Domandò la rossa al telefono col tono di chi si sta impegnando con tutta se stessa per non soccombere all’emicrania. –Ti prego, dimmi che ho sentito male. Dimmi che non gli hai detto che “non hai paura di lui”. Che la Dea ci protegga, Genim, dalla tua stupidità. Cosa ti è saltato in mente?- Stiles mugugnò una risposta insicura e si affossò nella seggiola di camera sua. –Tuo padre è agitato, lo sai vero? L’altra sera ha chiesto ai miei se sapevano qualcosa. Non mi interrompere. I Licantropi sono tornati a BH e la gente muore e tu Sali sulla stessa macchina di uno di loro, al quale tra parentesi hai appena dissotterrato  la sorella pur sapendo che era una cosa inutile e il quale hai fatto arrestare, e gli dici che non hai paura di lui?-

Il ragazzo si grattò il collo con una mano, cercando di rimanere calmo almeno quel tanto per non andare, letteralmente, in escandescenza. La stoffa ne avrebbe risentito.

-Mi sono avvicinato molto, è vero, e i suoi occhi hanno cambiato colore per un attimo, ma sono abbastanza sicuro che non abbia capito cosa sono.- Quello se lo auguravano tutti e due dal profondo del cuore. Ma dopotutto la risposta non avrebbe di certo tardato ad arrivare: le tracce sul corpo erano quelle di un lupo e Derek Hale era evidentemente umano agli occhi dei poliziotti.

Stiles dava loro un massimo di ventiquattro ore, poi lo avrebbero rilasciato.

***

John Stilinski amava definirsi una persona seria e ragionevole, ma con i fatti delle ultime settimane la sua pressione era salita alle stelle e qualsiasi cosa gli sembrava sospetta.

Non Stiles, lui era sospetto. Su quello non c’erano dubbi. Non che suo figlio si fosse mai comportato in modo normale, ma con la storia del ritrovamento del cadavere tagliato a metà e quella dello scuolabus e del conducente massacrato da strani animali (sì, leoni di montagna, come no, non se la beveva neppure più lui quella balla) era se possibile esponenzialmente peggiorato. Le sue chiamate con la figlia dei Martin, tanto per dirne una erano un continuo bisbiglio agitato e sempre più spesso Stiles se ne usciva con scuse assurde riguardanti Scott o con commenti aspri sulla famiglia Argent o sugli Hale.

Perciò non si stupì più di tanto quando, salendo le scale, si rese conto che la luce del bagno aveva una luminescenza rossa del tutto innaturale. Sospirò, tirò fuori la pistola per sicurezza e si avvicinò alla porta. All’interno suo figlio era mezzo svestito, con addosso solo un paio di pantaloni da ginnastica, e sulla sua pelle pallida scorrevano piccoli torrenti di rune. Il suo sguardo era concentrato sul lavandino, ancora inciso dalla volta precedente, ed il suo viso era contratto per la concentrazione.

Stava imprecando sottovoce in qualcosa che allo sceriffo pareva tanto un’incitazione a qualcuno, come se stesse assistendo ad un combattimento. Si augurò che non centrassero assassinii vari e tossì per farsi sentire.

-Oh! Papà!- I suoi occhi erano neri come la pece, come quelli di sua madre un tempo.

-‘Sera, figliolo. Non c’è alcun bisogno di coprire il lavandino, sai che non posso vedere ciò che vedi tu. Per me c’è solo acqua.- Si accigliò per il comportamento più sospetto del solito. –Ma se hai voglia di spiegarmi perché stavi dicendo il nome di Scott, sono tutto orecchi.-

-Wooo, no, no, papà, devi aver capito male. Scott? Hai sentito sicuramente il nome sbagliato. Io stavo parlando di… di…- lo sceriffo sospirò sconsolato scuotendo la testa.

-Fa niente. Sappimi solo dire se vedi o, bhè,senti qualcosa riguardo a strani animali.-

-Quanto strani?-

-Quelli che non dovrebbero esistere o quelli che non si comportano come tali.-
 
***

Merda. Oh, merdamerdamerda. Non bastava che ci fosse la famiglia di Allison come cacciatori in città? Doveva anche tornare sua zia? Ossignore, perché lei. Perché proprio lei doveva tornare nella loro cittadina sperduta, ovviamente. Fosse arrivata una cacciatrice qualsiasi sarebbe stata solo un nome in più sulla lista, ma lei non era una cacciatrice qualsiasi. Al Sabbath si sussurrava il suo nome e quello di suo padre come si stesse parlando si mostri. L’Hannibal lecter del sovrannaturale. Perché doveva tornare con Scott ancora per metà fuori controllo e un Derek Hale deambulante come un fantasma?

Perché diavolo proprio Kate Argent?
 
***

Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni e Stiles quasi volò giù dalla sedia per cercare di zittirlo subito senza far notare il rumore al professore. Suoneria dei messaggi lunga e continua, seppure in silenzioso: Lorhen. (ovviamente non poteva tenere Lydia tra i numeri in rubrica col suo vero nome, o la loro abile copertura sarebbe andata a farsi benedire). Perché diavolo gli gli mandava un SMS nel bel mezzo della prima ora, comunque? Sarebbe dovuta essere a Scienze naturali.
 

DA: LORHEN
A: StStilinski

DH est in schola. Aspice consurgant. Andron lingua rum*.
 

Rimase sconcertato per un attimo, prima di ricordarsi che la ragazza aveva deciso di scrivergli solo in Latino per questioni di sicurezza, a suo dire, fondamentali. Quindi un altro per tradurre il latino nel più comprensibile inglese ed infine un terzo per sbiancare come si deve ed iniziare a guardarsi attorno sospettoso.

Derek Hale era nella scuola. Fantastico. Doveva prima di tutto calmarsi, concentrarsi e tenere sotto controllo la scia olfattiva magica che aleggiava attorno a lui quando era in agitazione. Dopotutto probabilmente il Licantropo era lì per infastidire Scott, niente che lui potesse o volesse impedirgli, purchè non si mettesse ad annusarlo troppo attentamente. Se ne convinse con tutto se stesso e tornò con la sua molto relativa attenzione alla lezione. Durante il cambio delle aule da un’ora all’altra non vide traccia del mannaro e nemmeno all’ora di pranzo, anche se Lydia non perdeva un attimo per ricordargli tramite messaggini in lingua morta ed occhiatacce nei corridoi. Anche Danny, quando lo incrociò sulle scale per il primo piano, lo trascinò in un angolo e gli chiese cosa era quella vibrazione strana che aveva sentito ad inizio giornata. Ma in definitiva finì le lezioni senza troppi intoppi e si lanciò letteralmente in più veloce possibile nel parcheggio, salendo immediatamente sulla propria auto e mettendo in moto.

Meno stava nella stessa zona di caccia di Derek, meglio era. Se il lupo mannaro era dentro la scuola, allora lui si sarebbe allontanato il più possibile, magari andando a trovare suo padre alla centrale con la scusa di portargli un pranzo sano.

Evidentemente, però, l’universo era contro di lui o aveva chiesto troppo alla Madre nell’ultimo mese, siccome di colpo gli si parò davanti alla Jeep lo stesso maledetto Licantropo dal quale stava cercando di allontanarsi.

-Oh, ma vorrai scherzare. Quest’uomo è ovunque!- Ringhiò tra i denti, pensando per un attimo seriamente alla possibilità di investirlo. Forse si era accorto della natura sua o di uno degli altri e in quel caso, anche se non lo avrebbe ucciso, passargli sopra con la macchina non era poi tanto una brutta idea. Probabilmente lo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più ed a quel punto sarebbe dovuto fuggire a tutta velocità da BH, ma era disposto a tutto pur di non venire scoperto. Non nel bel mezzo del parcheggio della sua scuola. Ci stava giusto pensando su, quando i clacson iniziarono a suonare attorno a loro e Derek Hale cadde a terra. E, ok, doveva ammettere che quella sembrava una faccia piuttosto confusa e sofferente, più che quella di una creatura della notte che volesse ucciderlo. Sembrava il viso di chi è in una lenta ed estenuante agonia. Gli fece venire i brividi.

Raggiunse in un secondo Scott in strada e lo aiutò a risollevare il Lupo, chiedendogli cosa stesse succedendo. Apparentemente gli avevano sparato con un proiettile particolare. Aconito ed argento. Fece  finta di essere sorpreso dal cambiamento rispetto alla leggenda metropolitana e tenne la bocca chiusa quando gli venne dato dell’idiota.

E ovviamente finì con il trasportarsi l’Hale sulla sua jeep. Ovviamente.
 
***

-Aconitum Noveboracense*.- Stiles lo rilesse una seconda volta ad alta voce, facendo ringhiare ancora Derek.

Erano passate ore. Ore di lui e il Licantropo in macchina, con l’altro che lo offendeva e lo minacciava di staccargli la gola a morsi, ore del maggiore che gli offriva la visuale migliore di un foro di proiettile macilento incorniciato da vene gonfie e carne in decomposizione. Ore di disagio, di irruzione all’interno della clinica veterinaria del Dt. Deaton (il quale lo avrebbe strangolato nel sonno appena fosse venuto a sapere che un druido era entrato senza permesso, maledizione), ore di Scott che non rispondeva al cellulare perché troppo intento ad amoreggiare come uno stupido cane in calore. Ore di irritati e sofferenti Lupi Mannari sanguinanti che si svestono e ti dicono che devi tagliargli il braccio (cioè, seriamente? Tagliare un braccio? No, grazie, signori miei. Il sangue di vergine lo toccava anche, se ce ne era bisogno, ma tagliare via un braccio? NO!).

E tutto ciò che quell’idiota del suo migliore amico riusciva a comunicare loro era che il tipo di Aconito contenuto nel proiettile era uno fottutamente raro e costoso al quale forse fra un millennio avrebbero trovato un agente corrispondente come antidoto? Grazie, Scott, grazie.

Volendo avrebbe potuto chiamare il proprietario dell’ambulatorio, o Danny siccome ci teneva ad avere il collo tutto intero alla fine di quella storia. Loro erano bravi in quel tipo di cose, la guarigione e cavolate varie, nettamente più bravi di lui. Sarebbero sicuramente riusciti a curare Derek, ma in compenso avrebbe fatto outing per altri due incantatori e comingout per se. No, il gioco non valeva la moneta, per niente. Ma a mali estremi estremi rimedi, giusto? Soppesò il cellulare, ribadendo al Lupo mannaro che, no, non gli avrebbe tagliato il braccio. Purtroppo l’uomo non era del suo stesso avviso: lo prese per il colletto e se lo portò vicino al volto. Minaccia, minaccia, ennesima minaccia, ringhio, sputacchio di sangue nero e denso sul pavimento.

-Oh, mio, dio. E quello che cosa è?-

-Il mio corpo che cerca di guarirsi.-

-Non penso stia facendo un grandissimo lavoro.- Ironizzò sulle spine. Di quel passo non ce l’avrebbe fatta. Perciò rimandò giù la bile ed accettò la sega, poggiandola sul braccio del Lupo. אָה, מוטער, וואָס מיר? אויב דאָס איז דיין שטראָף, טוט 'ער וועט סוף באַלד.* stava per tagliare un arto ad una persona. Avrebbe tagliato un arto ad un uomo sul tavolo di una clinica veterinaria, senza anestesia, guanti, o protezioni addosso. Si sarebbe inzuppato di sangue di Licantropo ed avrebbe avuto incubi per il resto della sua vita.

Ma grazie al cielo per una volta Scott decise di avere tempismo e lo salvò dal suo destino di giovane druido traumatizzato.

Alla fine dovette soltanto dare un pugno al Licantropo per risvegliarlo (cosa che oltre a caricarlo di adrenalina per aver usato addosso all’uomo una piccola scarica elettrica, lo rese anche inquietantemente felice) e finì persino col poter osservare da vicino un ampio processo di guarigione sovrannaturale sul corpo del Figlio della Luna. La Madre aveva deciso di essere magnanima ancora una volta e gli aveva offerto anche uno spettacolo raro.

-Questo è stato. Davvero. Figo.- Esclamò alla fine, memorizzando ogni cambiamento nell’aria per una possibile prossima volta e sorridendo suo malgrado quando il Lupo rispose con sarcasmo alla domanda di Scott. Forse non era così malvagio e pericoloso. Forse.
 
***

Mancava solo una settimana alla successiva luna piena e l’Alpha, quel bastardo che aveva morso Scott, non la smetteva di combinare casini nel loro territorio. E se fino a quel momento li aveva preoccupati ed irritati soltanto, dopo quella sera li aveva fatti davvero incazzare.

Dopo una sera passata con la polizia a raccogliere indizi ed una mattinata di agonia nella quale Lydia non si era presentata a scuola e Danny non aveva saputo dargli alcuna risposta ed aveva tenuto l’espressione da cane bastonato tutto il tempo (per non parlare dell’assenza sospetta di Allison e Scott e di Jackson che girava per la scuola come una bomba ad orologeria e puzzava di morto), era stata la Signora Martin a chiamarlo al cellulare. Masgle, per tutti Samantha, gli chiese con urgenza di passare da loro per dare un’occhiata a Lydia, siccome lei doveva parlare con suo marito della situazione e fare qualche indagine, prima di poter affrontare un bel discorso con gli Sciamani* della zona. Ovviamente Stiles non si era tirato indietro, avrebbe fatto qualsiasi cosa per la rossa e la sua famiglia.

-Davvero, Genim, la situazione è molto delicata. So che voi due state combinando qualcosa e so bene che ci siamo ripromessi di non intrometterci: questo è il vostro territorio. Terrae Sanctae Deae terra filiorum. pythonissam contingit, amitti maleficus*. Non oserei mai obbligarvi a dire di cosa vi state occupando, ma sono preoccupata lo stesso.- Spiegò la donna portandolo su per le scale della propria casa. –Quando la siamo andati a prendere, qualcosa aveva attivato i suoi poteri con una potenza inaudita, non sapeva controllarsi. Perciò, ecco, le ho dato qualcosa per tenere sotto controllo il tutto. Non mi guardare in quel modo, stava facendo levitare il mobilio del soggiorno!-

-Cosa le ha dato, signora Martin?-

-Solo un poco di Belladonna in un infuso di erbe della valle.-

-Dea pacis lacrimosa?-

-Dea pacis lacrimosa*.- Ammise con sguardo colpevole, aprendo poi la porta di camera di Lydia e lasciandolo entrare. Stiles si accorse da subito dello sguardo vacuo e dei movimenti esagerati della Strega, dovuti alla pozione rilassante. Da una Lorhen in quello stato nemmeno impegnandocisi sarebbe riuscito ad ottenere qualche risposta sensata. Il suo rispondere “leone di montagna” a qualsiasi cosa, compreso il peluche a forma di giraffa che le sventolò davanti alla faccia, ne era una chiara dimostrazione. Perlomeno sul suo telefono c’era un video significativo che riprendeva il licantropo che le era passato accanto, probabilmente collegandosi con lei telepaticamente per un attimo e facendo impazzire i suoi poteri. Perfetto, quel coso aveva di tutto tranne che del lupo. Si accertò un’ultima volta che fosse completamente partita di testa e la salutò, portandosi via l’intero telefonino nel caso uno dei suoi genitori decidesse di interessarsi troppo alla faccenda.

Quella era la loro zona, lo aveva ammesso anche la signora Martin, da quando avevano raggiunto i dieci anni a quando ne avrebbero avuti trenta BH sarebbe rimasta la loro zona, il loro territorio. Avevano una congrega piccola, per quanto riguardava la loro età: un druido, una strega ed uno sciamano. Però sapevano di potercela fare, ora dovevano solo dimostrarlo*.
 
***

Come se non bastasse a casa lo aspettava suo padre quella sera. Era seduto sul divano e teneva la bottiglia di scotch in grembo, ma non sembrava ubriaco. Non ancora, si ripeté avvicinandosi ad un suo cenno. L’uomo gli allungò una cartellina con sopra il logo del dipartimento di polizia. Era strano e non prometteva nulla di buono. Stiles l’aprì e rimase senza parole, sfogliando gli unici tre fogli che conteneva ancora ed ancora.

-Penso che adesso saprai dirmi qualcosa di più su quello che si nasconde per le strade di BH, figliolo.- Sospirò lo sceriffo, bevendo un altro sorso ed accennando alla cartellina con la testa.

Erano tre foto. Tre immagini in bianco e nero riprese dalla telecamera di un negozio che apparentemente puntava sulla zona dell’assassinio della sera prima. Non erano precise e definite come i fotogrammi del video involontario di Lydia, ma erano abbastanza chiare per confondere la testa di una persona qualsiasi: la prima mostrava un essere enorme e peloso rompere con un balzo la vetrina ed atterrare nel parcheggio, la seconda lo vedeva sulle due zampe posteriori intento ad allontanarsi e la terza, con orrore di Stiles, trasformarsi in umano.







Glossario/Note [chi non leggerà questo probabilmente non capirà nulla andando avanti]

[razze]

Danny (Da-Kar): Sciamano arboreo. Danny ha gli stessi poteri di suo zio e sua cugina. Possiede quel tipo di magia che si lega sopratutto a vocalizzi e musiche e che ha come fine sopratutto la guarigione o la previsione di possibili accadimenti futuri. Il contatto per gli Sciamani è fondamentale ed anche la vita nella natura, non nel modo elementale dei Druidi, ma più da entità ad entità, comunicando con piante ed animali. Come i Druidi credono nella Madre terra, ma invece di suddividere i suoi figli in cinque specie (elementi e viventi), pensano al mondo come un'unico essere. Allo stesso tempo gli Sciamani hanno una casta guerriera, della quale fa parte Danny, che si specializza in attacchi veloci ed atletici, anche se tendono a rimanere neutrali e nascosti. Quando utilizza il suo potere, tribali rossi ed arancio compaiono sulla pelle, la quale si scurisce a contrasto con gli occhi che divengono gialli ed animali; le unghie si allungano e sbiancano. Non hanno formule scritte ne veri incantesimi, quanto più invocazioni  (L'autrice utilizzerà il Gujarati, in quanto ha un grafema adatto alla sua idea personale).

Deaton e Morrel sono sciamani

[dati]

Le creature come Streghe, Druidi e Sciamani nascono solo ogni dieci anni, quindi è normale che in ogni generazione i componenti della congrega (insieme dei rappresentanti magici della zona) abbiano tutti la stessa età. Eventuali figli nati in altri anni non avrenno alcun potere ma ne saranno portatori.
Ogni Congrega, dai dieci ai trenta anni, diventa proprietaria del territorio dei genitori (della generazione precedente), dopodichè i componenti possono unirsi ai più anziani o cercare un loro territorio, riproducendosi e dando vita ad un'ulteriore generazione a trenta o a quaranta anni.

[Aconitum Noveboracense] Specie di strozzalupo che viene usata nel telefilm da Kate.


[מייַן קול איז שטיל, מיין גאַנג מיט דעם ווינט. מיין האַנט די ווינטל, איר קענען נישט זינען מיין בייַזייַן. לופט, באַהאַלטן דיין קידס אַיגלי אויגן פון די חיה. פארפירט די סענסיז פון די פּרעדאַטאָר, כיידינג דיין קנעכט. ערד, לאָזן דיין פרוכט זאָל לייענען פּיינלאַס.] La mia voce è silenzio, il mio passo è col vento.
 la mia mano la brezza,non puoi percepire la mia presenza.
aria, nascondi i tuoi figli aigli occhi della bestia. inganna i sensi del predatore, cela il tuo servo.
terra, lascia che il tuo frutto sia colto indolore. (Yddish)

[D est in schola. Aspice consurgant. ANDRON linguarum.] D è nella scuola. Attento alla scia. corridoio di lingue.

[
Terrae Sanctae Deae terra filiorum. pythonissam contingit, amitti maleficus.] la terra dei figli è la terra santa della Dea. strega che tocca, strega perduta.

[Dea pacis lacrimosa.] la Pace della Dea piangente. una pozione "calmante"











ANGOLO AUTRICE: se ho sbagliato o dimenticato qualcosa ditemelo, scusate il ritardo










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Capitolo 3
*** קיין איין פיעסעס מיט די ווערטער פ• ***










PRO QUID VALET




[Glossario e chiarimenti sul fondo]



 

Quando Scott disse a Stiles di avere chiesto l’aiuto di Derek per imparare a controllarsi, ottenne effettivamente la sua completa attenzione, o quasi. Perché per quanto il ragazzo desiderasse ignorare con tutto se stesso il compagno e magari lasciarlo ribollire nei sensi di colpa per ancora qualche giorno con un bel trattamento del silenzio, il fatto che si fosse rivolto all’Hale era un drastico cambiamento dalla sua precedente linea di pensiero. E di conseguenza una modifica netta anche ai piani di Stiles, per quanto il giovane non era ancora sicuro fosse qualcosa di positivo o meno. Da un punto di vista, dopotutto, Scott avrebbe avuto un Lupo vero e proprio come maestro invece che un druido mascherato, ma d’altra parte lui non poteva permettersi di non rimanere aggiornato passo passo sugli sviluppi della licantropia del proprio migliore amico. Quindi, per quanto fosse terribilmente rischioso rimanere a contatto anche sono un secondo di più con Derek Hale per chi come lui doveva rimanere nascosto, decise che non poteva lasciare tutto in mano sua proprio in quel momento e che, di conseguenza, avrebbe trovato un modo per rimanere in gioco senza far ballare scie magiche sotto le sovrannaturali narici del mannaro.

Sospirò, mordendosi il labbro, irritato per la sua stessa capitolazione. Ma dopotutto cosa altro avrebbe potuto fare?

-Ok, cosa ha detto?-
 
***

Non era stata una delle sue idee più geniali, ma cosa avrebbe potuto fare dopo le informazioni ricevute? Dopo aver sentito Allison parlare a Lydia (posta casualmente proprio nel tavolo alle spalle sue e di Scott, in modo che nessuno di loro potesse vedersi in faccia ma che il druido riuscisse a sentire parola per parola tutto quello che si dicevano le due comari. Che coincidenza straordinaria, eh, cara la mia Lorhen?). La mora aveva tirato fuori un libro, molto vecchio e moooolto poco rassicurante, e si era messa a leggere di cacce di secoli prima, di gente e regnanti francesi e della prima, maledetta spedizione degli Argent. Loup Garou*. E con quello erano fottuti: in un modo o nell’altro qualcuno stava facendo scoprire ad Allison la storia della sua famiglia e presto o tardi sarebbe toccato anche a lei prendere in mano aconito ed argento e correre dietro ai lupi mannari ed alle altre bestie sovrannaturali. Non proprio una buona notizia per una piccola congrega di incantatori adolescenti.

Lydia aveva cercato di non darle corda, fingendosi disinteressata, ma l’agitazione della strega era praticamente palpabile e, non appena Stiles aveva lasciato la mensa, deciso a sistemare un poco l’autocontrollo di Scott prima dell’incontro con l’Hale, la rossa aveva iniziato a riempirlo di messaggi, riferendogli parola per parola ciò che le veniva detto.

Perciò il piano era stato piuttosto campato in aria. Niente di elaborato. Una cara e vecchia lezione direttamente sul campo. Letteralmente. Legare i polsi a Scott dietro la schiena era stata la cosa più strana, perché sapeva quanto quel nastro isolante sarebbe stato inutile in caso di perdita di controllo, ma doveva dare a vedere una sicurezza assoluta, se non voleva rovinare tutto. Lanciargli addosso le palle era stato… bhè, divertente, maledizione! Non solo aveva potuto scagliare un proiettile dopo l’altro contro una persona immobilizzata e volontariamente disposta a farsi colpire: aveva bersagliato un lupo mannaro, ripetutamente, senza che lui reagisse e questo, in un qualche perverso modo, lo aveva fatto sentire in pace col mondo. Insomma, non ti capita tutti i giorni una cosa del genere e se anche ti capitasse di poter prendere a pallonate un Licantropo senza che poi lui ti uccida, normalmente non potresti utilizzare i tuoi poteri per modificare la traiettoria della palla senza che lui se ne accorga ed inizi a fare domande.

-ווינטפירןמייןהאַנט, מייןביקס, מייןציל*- Unasemplice invocazione al Vento e poteva stare sicuro di colpire sempre il punto desiderato.

Benedetta l’ignoranza di Scott. E benedette le idee assurde di Stiles che, in un modo o nell’altro, quasi sempre portavano a buoni risultati. Doveva ammettere che fare infuriare il licantropo e tenere sott’occhio il suo battito cardiaco nella speranza che in un modo o nell’altro la bestia non si manifesti era stata una cosa piuttosto rischiosa. Ma visto che dopo tre tentativi tutto ciò che di male ne era uscito erano state due ore di punizione con Harris (per quanto l’elemento Harris rendesse il tutto più simile ad una condanna a vita), poteva dirsi soddisfatto.

A Lorhen il tutto non era piaciuto particolarmente, ma era riuscita a distrarla dalla ramanzina virando sull’argomento del miasma di cadavere che emanava il suo fidanzato. Non avevano bisogno di altra robaccia strana.
 
***

Nemmeno dare a Derek Hale il nome di Deaton era stata proprio una trovata geniale, per quanto lo avesse fatto anonimamente e fosse sicuro che il Licantropo non sarebbe stato talmente idiota da precipitarsi alla clinica e rapire lo sciamano (che per questo un giorno lo avrebbe davvero fatto a cubetti minuscoli, montato nel frullatore e servito ai suoi dolci pazienti).

Errore suo, ovviamente, a non calcolare quanto magistralmente cerebrolesi siano tutti i lupi mannari. אזוןפוןדילבנהריזאַנינגפוןכייַעאוןשטערן, ניטפֿאַרמענטשן, נישטפֿאַרפרויען, דורךענטיטיז*. O, per chi non ha sangue druido che ti fa vedere strana roba ogni volta che fai un bagno caldo, “le bestie sono bestie, se ne trovi uno col cervello segnalo sul calendario e sagnalalo alla protezione animali”. Virgola più, virgola meno.

Quello successivo invece era un piano geniale. E nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea. Se c’erano stati errori, come Scott che aveva dovuto provare due volte per riuscire ad ululare (due volte? Suvvia, sembrava un gatto soffocato. Un. Gatto. Soffocato.) o Derek sorprendentemente non collaborativo (no, ok, quello era stato calcolato) o, bhè, il fatto che l’Alpha, appena arrivato, avesse attaccato e fatto sputare una cosa come due litri di sangue al sopracitato insegnante di lupomannarità, erano stati malaugurate coincidenze. E tutta colpa altrui. Tipo di Derek.
 
***

-Apparentemente dare la colpa a Derek è la nuova moda.- Sbottò Lydia sedendosi davanti a lui nel magazzino della biblioteca. Il loro solito posto era perfetto per parlare della disastrosa notte precedente, per quanto nessuno dei due avesse molto tempo prima di dover tornare ai loro ruoli di guardiani di Scott McCall ed Allison Argent.

-Io gli do la colpa per un motivo. Scott invece ha soltanto complicato tutto. Cosa gli è venuto in mente di accusarlo di tutti gli omicidi? Quell’uomo è psicopatico. Finirà per ucciderlo lui prima che l’Alpha lo attiri a sé. E poi ucciderà me, perché sono il suo migliore amico. Perché diavolo sono il suo migliore amico? eh, spiegamelo Lorhen!-  La rossa aggiustò la propria posizione su una delle tre poltroncine di vecchia pelle verde e si passò una mano tra i capelli  -Essere suo amico non mi sta che creando problemi. Chissenefrega se mi viene distrutta la Jeep o se qualcuno cerca di uccidermi (no, anzi, me ne frega. Me ne frega altamente, ma non è questo il punto). Rischio di essere scoperto. Ogni momento sono sempre meno al sicuro e non si riesce a capire chi sia il nemico e chi sia dalla nostra parte. Non si riesce a capire quale sia la nostra parte. E l’Alpha. Lorh, sono sicuro che l’Alpha abbia capito qualcosa. Quando sono uscito a prendere le tronchesi e l’ho rallentato, o quando ci ha visti dal tetto, o quando ho nascosto la scia mia e di Scott nello spogliatoio o, maledizione, persino quando l’ho rinchiuso e l’ho guardato dalla porta. Ha capito qualcosa. Ne sono sicuro.-

-Qualcosa… tipo?-

-Tipo che l’ho rallentato, l’ho individuato, l’ho intrappolato e gli ho nascosto una scia, Lorhen. Cose che non proprio tutti gli adolescenti umani avrebbero potuto fare.-

-Oh.-

-E probabilmente che la Molotov, per quanto inefficace, conteneva un tuo incantesimo.-

-Deam in somnis ei erit et offeret sanguinem suum terræ sororum*.- Sibilò la strega stringendo le mani a pugno. Stiles non poteva che simpatizzare per la sua irritazione e per il suo terrore, perciò decise di non farle notare la vena pulsante a fianco dell’occhio destro o il fumo che le si alzava dai capelli, sempre più crespi ed elettrizzati.

-Non imprecare in latino. È dannatamente inquietante.-
 
***

Ubriacarsi con un licantropo non è affatto divertente, Stiles se lo annotò in un angolino della testa la mattina dopo, combattendo l’emicrania del doposbornia con un intruglio verdeviolaceo  dalla consistenza della gomma liquida. Era sempre più sicuro che fosse stato un intervento della Madre in persona a portare la zia di Danny ad aprire il suo bar poco distante da scuola, il suo bar con una lista di bibite molto particolari per chi, come sua sorella ed i suoi adorati nipotini,  poteva far comparire alberi dal nulla o scatenare una tempesta di fulmini.

Comunque, ubriacarsi coi licantropi. Inutile, dispendioso e potenzialmente dannoso. Non un’esperienza da ripetere.

I lupi mannari possono soffrire di nevrosi? Lo avrebbe chiesto volentieri a Lydia, ma sfortunatamente la ragazza sembrava aver iniziato a risentire di un qualche strano influsso da quando erano entrati nell’ultima fase della luna piena quella mattina e si stava comportando in modo… strano.
 
***

Lo sceriffo alzò un sopracciglio quando, uscendo dall’ufficio del preside di BH, trovò suo figlio appena qualche metro a lato della porta, evidentemente in trepidante attesa. Non che fosse strano che Stiles comparisse nei luoghi dove il suo lavoro di poliziotto lo portava, ma in teoria il ragazzo avrebbe dovuto avere un test di matematica, o chimica, o una qualsiasi altra materia della quale sicuramente sapeva tutto ma non aveva voglia di occuparsi.

-Che succede? Hai trovato Derek?- Chiese l’adolescente e l’uomo avrebbe potuto giurare di aver visto i fogli attaccati alla bacheca svolazzare in modo un po’ eccessivamente innaturale. Ancora Derek Hale. Il ragazzo degli Hale, gli aveva assicurato Stiles, non era il responsabile degli assassinii, né dell’attacco a scuola (tantomeno un suo amico, aveva specificato in uno di quei discorsi machedicipapàloconoscoappena), ma era strettamente legato al colpevole. Perciò occhi sul moro, occhi sul criminale.

Ovviamente suo figlio gli stava tenendo nascosto qualcosa e questo, oltre ad irritarlo, lo preoccupava terribilmente. Gli aveva detto che la cosa “poteva avere una natura leggermente sovrannaturale” e che di conseguenza lui avrebbe continuato a condurre le indagini, ma i membri della giovane congrega di BH avrebbero portato avanti una loro azione distinta. Sapere che tuo figlio e due sue amichetti danno la caccia ad un serial killer che potrebbe avere forza straordinaria, zanne e artigli (nonché dimensioni considerevoli, date le foto) non è particolarmente rassicurante, nemmeno quando sai che quei tre bambini assieme possono far crollare un edificio.

Particolarmente se sai che quei tre bambini insieme possono far crollare un edificio.

E comunque no, niente Hale, gli disse. Si trattenne dal chiedergli ancora una volta di spiegargli la cosa, di ragionare e soprattutto di dirgli perché fosse così interessato al suo sospettato. Dopotutto il discorso era stato chiuso già dalla prima volta che Stiles gli aveva detto  טערראַעסאַנקטאַעדעאַעפיליאָרוםערד.* non era propriamente una strega, ma sua moglie gli aveva parlato dell’importanza dei territori e delle congreghe e sapeva che, se si fosse intromesso, avrebbe soltanto rovinato il suo ragazzo, e la piccola Martin e quel giovane sciamano dal nome magico impronunciabile.

Perciò, per quanto le bugie e le omissioni lo facessero soffrire, avrebbe ascoltato le parole di Stiles.

-Devi stare particolarmente attento sta sera, papà.- Fu il saluto del ragazzo prima che scattasse verso l’aula senza nemmeno guardarlo in faccia.

-Sto particolarmente attento tutte le sere.-

Fallo anche tu.
 
***

Come spezzare il cuore al tuo migliore amico e farlo infuriare in sola mezza giornata, indicazioni a cura di Scott sonounluridopezzodimerda McCall.

1_ Perdere la testa per via della luna piena

2_Trattare malissimo e poi imbrogliare il tuo migliore amico

3_Baciare la ragazza che sai essere la sua persona più importante (senza alcun motivo, poi, perché neppure ti piace) (e non importa se tu sei psicotico ed i feromoni rilasciati dal tuo corpo lupesco senza controllo hanno fatto perdere la testa anche a lei)

4_Fare del male ad un’altra persona (che tutti adorano, quindi è più auto sabotaggio che altro, coglione) (che poi comunque anche se non lo sai è un altro individuo importantissimo per il tuo migliore amico)

5_Dire che non hai bisogno di lui ad una persona che si sta, seriamente, sacrificando per te

6_Fare il Grande Lupo Cattivo, offendendolo e maltrattandolo ancora

7_Cercare di convincerlo a liberarti (eh, no, tesoro, le manette te le sei meritate tutte e di’ grazie al cielo che lui si è ricordato di portarti la ciotola) e poi ringhiargli contro (non attacca, mi spiace, se lo fai con un druido più forte di te)

E quell’essere ancora non capiva cosa aveva fatto di male? Quella bestia. Quello non era il suo migliore amico. Non era nemmeno Scott sotto l’influsso della luna piena. Non è nessuno, si ripetè Stiles, combattendo con se stesso per non far espandere il nero della propria pupilla e perché le rune che ribollivano sui suoi avambracci non discendessero fino alle dita. Nessuno. Avrebbe potuto dargli fuoco, o tagliarlo a metà, e toglierlo subito di mezzo. Non era altro che un maledetto, ferale omega senza alcuna capacità. Avrebbe potuto rubargli l’aria dai polmoni o fargli ribollire ogni liquido del corpo, per quello che aveva fatto e nessuno, non una strega, non un druido e non uno sciamano, gli avrebbero dato torto.

-L’hai baciata. Hai baciato Lydia.- Ringhiò tra i denti dalla cornice della porta. Lorhen, quel bastardo aveva bacito Lorhen solo perché gli era andata di farlo, giocandola con i suoi stupidi ormoni da licantropo. –Lei è la mia…- la sua Khinty*, la sua compagna, la sua sorella, l’unica donna della sua congrega ed una strega con già un compagno.

Quando dal corridoio sentì Scott smettere di lamentarsi, si alzò ed entrò nella stanza a controllare. Era scappato. Poco male, che uscisse, uccidesse qualcuno nella sua furia cieca e che la mattina impazzisse dal dolore per quello che aveva fatto. Sua madre lo diceva sempre: si impara dagli errori. E per quel giorno la sua lezione lui l’aveva avuta.
 
***

Masgle osservò sua figlia rigirarsi nel letto, tenendo le labbra strette in una linea sottile. Genim non le avrebbe mai mentito, non sulla sua piccola Lorhen. Ma qualsiasi cosa fosse successa quel pomeriggio, non sembrava che la nottata della luna piena si rivelasse migliore. Stava ovviamente succedendo qualcosa. Cosa, non avrebbe saputo dirlo.

Prese il telefono dalla tasca della giacca elegante e scorse la rubrica.

-Le parole “vigilate argenteum*” ti dicono nulla?- Chiese asciutta non appena risposero all’altro capo della comunicazione, lo sguardo fisso nello specchio, dove una se stessa la fissava di rimando da dietro una rossa scritta storta comparsa qualche minuto prima. C’erano delle sirene della polizia udibili attraverso il ricevitore. Annuì una volta alla risposta e rimise il telefono al suo posto, avvicinandosi al letto di Lorhen e passandole una mano tra i capelli sudati.

-Genim…- Mormorò ancora una volta sua figlia, agitandosi nel sonno -…GenimGenim…-
 
***

Tutti i ragazzi guardano film d’azione, con quelle macchine che sfrecciano ad assurda velocità lungo strade tortuose inseguite dall’auto del nemico della settimana, magari che spara loro contro o che le tampona cercando di farle andare fuori strada.

Bene, anche Stiles, essendo stato un bambino come tutti gli altri, aveva seguito ammirato quello zigzagare di veicoli molteplici volte ed aveva sognato, un giorno, di essere a bordo di una di quelle macchine, perché, va ammesso, sembra una delle cose più eccitanti dell’universo.

Purtroppo dovette ricredersi. Gli inseguimenti in auto divennero di colpo una delle sue situazioni spreferite. A niente avrebbero potuto valere scuse come il fatto che non fossero in una metropoli ma nelle strade di BH, che non fossero gli eroi di una saga cinematografica piena di esplosioni (no, grazie tante, delle esplosioni non se ne ha davvero bisogno. Grazie!). Si accorse di come i sogni suicidi dei bambini di tutto il mondo fossero, effettivamente, suicidi, solo quando si ritrovò sul sedile del passeggero della Camaro nera di Derek Hale. Con Scott alla guida. Per la tangenziale malmessa che passava vicino a casa sua. In una macchina altrui. Una macchina sportiva altrui. Inseguiti da una cacciatrice psicopatica (LA cacciatrice psicopatica di lupi mannari) probabilmente ancora convinta di stare inseguendo il proprietario dell’auto. Armata. Senza cinture di sicurezza. Ad una velocità demenzialmente limitata.

-Forse non lo hai capito Scott, ma questo è un inseguimento! I.N.S.E.G.U.I.M.E.N.T.O!- Si era già detto che avevano Scott McCall alla guida?

Neanche a quel punto quell’idiota aumentò la velocità se non di due o tre kilometri all’ora, ma perlomeno si decise a farlo quando, seguendo le informazioni carpite dalla radio della polizia, cambiarono posizione e si diressero verso lo stabilimento siderurgico. Peccato che a quel punto la psicopatica regina degli psicopatici con fucili a canne mozze nelle mutande era già svanita nel nulla, lasciandoli sfrecciare da soli come degli idioti.

Fu così che passarono a prendere Derek. O, meglio, che Stiles rotolò nel retro dell’auto mentre Scott sgommava ed apriva la portiera, lasciando salire il proprio mentore del mondo sovrannaturale, arruffato, confuso e, apparentemente parzialmente accecato. Colpa delle frecce che avevano impattato a poca distanza da lui ed erano esplose. Fluorescenza, suppose, sorridendo tra se e segnandosi mentalmente qualcos’altro da aggiungere alla lista delle armi nelle mani degli Argent. E a proposito della sua famiglia di maniaci della caccia preferiti, era abbastanza sicuro che quello con la balestra fosse Chris, il padre di Allison. Grazie al cielo i finestrini della Camaro erano oscurati.

La madre doveva proprio averli a cuore.
 
***

Lydia era già seduta sulla sua poltrona logora quando Stiles arrivò sul retro della biblioteca. Inizialmente il suo intento era stato quello di chiederle appena entrato il motivo di quella sua chiamata piena di lacrime e parole pressoché incomprensibili. Ma vederla seduta lì, nella sua falsa aria composta, con le mani tremanti, gli occhi rossi e un fazzoletto malcelato tra le dita della destra chiusa a pugno gli fece cambiare idea.

Il ragazzo si avvicinò ed andò a sedersi sulla propria poltrona, direttamente di fronte alla rossa, ed attese, lasciando che dopo qualche minuto la ragazza si alzasse e gli si lanciasse letteralmente addosso, come faceva fin da bambina, atterrandogli in grembo e stringendogli le mani al collo.

La giovane iniziò a singhiozzare, stringendo sempre più la presa e tirando anche le ginocchia sulla poltrona, di lato. Era rilassante potersi affidare a quel modo a qualcuno che la conoscesse davvero, che sapesse chi era. Stiles era per lei quello che ai sabbath chiamavano Khinty e lei semplicemente sapeva di potersi fidare di lui. Anche nel caso Stiles fosse stato un mostro pluriomicida o la persona più detestabile al mondo, per lei ci sarebbe stato come per lui ci sarebbe stata lei. Non come amanti, assolutamente no. Come compagni, di vita, di anima, di soffio magico. Succedeva, in un modo o nell’altro, che due incantatori si trovassero e fossero compatibili. A loro era successo, perciò sapeva di poter mostrare ogni sua debolezza, ogni suo dolore, senza che l’altro ne approfittasse.

-Jackson.- Piagnucolò dopo un po’, tirando su col naso. Sentì il druido irrigidirsi tra le sue braccia e smettere per un attimo di passarle le mani tra le ciocche rosse. Scosse la schiena e lui sembrò riprendersi, tornando alla sua occupazione per consolarla, ma lasciandole tutto il tempo per ragionare prima di parlare. Dopotutto non c’era bisogno di spiegare tutto, avevano già ampiamente parlato del fatto che il suo ragazzo fosse in un qualche modo venuto a sapere dell’esistenza dei licantropi e che avesse minacciato Scott di dire tutto ad Allison, nel caso non lo avesse fatto diventare un Loup Garou a sua volta. Ne avevano massaggiato per ore. Semplicemente non c’era modo di comunicargli cosa era successo dopo l’ultima lezione.  –Jackson. Lui mi ha… mi ha mollata…- Sentì la voce morirle in gola e si fece schifo da sola per un attimo: era una strega, maledizione, una Martin, ed i Martin non piangono per cose che non ruotino attorno alla morte di un membro della congrega. Ma poi le mani di Stiles passarono ad accarezzarle la schiena, protettive, e decise che per una volta poteva anche permettersi di piangere. Dopotutto quello che l’aveva appena scaricata era la sua metà destinata, non un ragazzo qualsiasi.

-Shhh. Lorhen, shhh. Vedrai che te lo riprenderai. È destino. E nessuno gioca con la parola della Madre, della Dea. Lui è tuo e volente o nolente lo rimarrà, lo sai. Non potrà starti lontano a lungo, non senza soffrirne. Shhh, lo riavrai. Lo riavrai. Se pensa di poter lasciare a questo modo una la sua strega destinata, se pensa che diventare licantropo lo porterà troppo in alto perché tu possa raggiungerlo.-  Lydia poteva sentire un rombo di tuono scorrere lungo le corde vocali del compagno e la sua voce diventare roca, come se arrivasse da molto lontano o dall’antro buio nelle profondità di una caverna. Poteva sentire le sue dita diventare fredde sulla schiena ed il calore sparire pian piano dalla stanza, strisciando tra i libri come una brezza lenta e pesante. –Bhè, si sbaglia.-

La strega alzò lo sguardo sul druido e trovò i suoi occhi già neri e profondi come due pozzi di catrame. Sentì i suoi, di riflesso, rigirarsi nelle orbite nell’osservare il viso serio dell’adolescente rigato dalle rune.

- קייןאייןפיעסעסמיטדיווערטערפוןדימוטער*- Amava vedere il suo Khinty manifestare il suo potere.









GLOSSARIO [chi non legge questo probabilmente non capirà nulla andando avanti]


[personaggi] ad ora

Streghe:
-Samantha Martin (Mesgle)
-Lydia Martin (Lorhen)
-Mr. Martin (?)

Druidi:
-Stiles Stilinski (Genim)
-Mrs. Stilinski (?) [deceduta]

Sciamani:
-Danny Mahealani (Da-khar)
-"la zia di Danny"
-"i cugini di Danny"
-Dr. Deaton (?)
-Drs. Morrel (?)

[Dati]

Loup Garou è uno dei nomi francesi utilizzati per riferirsi ai lupi mannari. Nella serie viene adoperato nel libro con la storia degli Argent.

Khinty è la parola utilizzata in questa storia per indicare, come spiegato nel capitolo sia da Stiles che da Lydia, un compagno con un legame magico. In breve si tratta di una oersona che, solitamente fin dalla tenera età ti fa sentire completo. Solitamente non è un amante, poichè sarebbe come innamorarsi di una parte di se stessi, ma è più come un fratello, un gemello, uno spirito affine accanto al quale ti senti più potente e col quale riesci a condividere poteri ed emozioni.
Questo è uno dei motivi per i quali fin da appena conosciuti Lorhen e Genim sono sempre stati assieme anche ad ogni Sabbath.

[ווינטפירןמייןהאַנט, מייןביקס, מייןציל] vento guida la mia mano, la mia arma, la mia mira
[אזוןפוןדילבנהריזאַנינגפוןכייַעאוןשטערן, ניטפֿאַרמענטשן, נישטפֿאַרפרויען, דורךענטיטיז] Un figlio della luna ragiona da animale e da astro, non da uomo, non da donna, da entità

[Deam in somnis ei erit et offeret sanguinem suum terræ sororum] Che la dea se lo prenda nel sonno e offra il suo sangue alle sorelle della terra

[
טערראַע סאַנקטאַע דעאַע פיליאָרום ערד]  Terrae Sanctae Deae terra filiorum. VEDI CAPITOLO PRECEDENTE

[vigilate argenteum] fai attenzione all'argento

[קייןאייןפיעסעסמיטדיווערטערפוןדימוטער] nessuno gioca con la parola della Madre












Angolo dell'autrice:
Scusate davvero davvero davvero tanto per questi enormi ritardi, ma purtroppo sono fatta così. so che la storia sta procedendo a rilento, ma vi assicuro che ogni stramaledetto pezzo è importante per il mio scopo finale. 
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo riguardante i fatti della prima serie del telefilm e finalmente introdurrà DANNY! Sono sicuramente più felice io che voi, perchè è così che va la vita, purtroppo.

fatemi sapere se trovate errori o se non comprendete qualcosa, sono sempre disponibilissima a chiacchierare di occulto e mitologia.
Eva.










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