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di Some_problems
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New life ***
Capitolo 2: *** Be brave, we need help! ***
Capitolo 3: *** Isola di Badaha ***
Capitolo 4: *** Greta ***



Capitolo 1
*** New life ***


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Credi nei tuoi sogni come loro credono in te

 

Io non credevo più nei miei sogni, non più, non ero più una bambina, ero diventata una donna, troppo in fretta, ne ero consapevole, ma era meglio vedere in faccia la realtà, che girarci intorno o far finta di non vederla. Mio padre mi aveva mentito, mia madre non mi aveva abbandonata, lei dopo avermi data alla luce era morta, e pur di salvarmi lei si era sacrificata per me.
Era colpa mia, io l'avevo uccisa, inconsapevolmente, io ero stata la causa della sua morte.


- Cher tesoro, potresti andarmi a prendere una penna dal mio studio? - mi aveva chiesto mio padre, io guardandolo con gli occhi di una persona che ammirava e voleva bene al proprio padre, anche se era suo solito assentarsi per qualche riunione importante, gliela andai a prendere quella fottuta penna. Una penna mi aveva mostrato la verità, rivelato qualcosa che sicuramente mio padre non avrebbe mai avuto il coraggio di dirmi e farmi vedere.
- Certo papà, torno subito - con passo felpato ero andata nel suo studio, mi ero seduta sulla sua poltrona dannatamente comoda e mi ero messa a cercare una penna, la sua preferita, non gli potevo portare una semplice BIC, io sapevo che lui desiderava una penna in particolare, quella con cui firmava documenti importanti. Non trovandola sul tavolo, iniziai a rovistare tra i cassetti, mi soffermai su una parola 'Marion', la mamma si chiamava Marion, tirai fuori il foglio e iniziai a leggere, c'era scritto 'atto di morte', come era morta, dove era morta, per quale causa... ero io la causa.
Il mondo mi era crollato addosso, strinsi il foglio tra le mie mani, mentre i rubinetti d'acqua dei miei occhi si aprivano.
Dal salotto, mio padre urlò un 'Trovato Cher, era qui, sotto il cuscino!'.
Le orecchie mi iniziarono a ronzare, scattai in piedi e in lacrime corsi in salotto, mio padre quando mi vide si sistemò meglio sul divano guardandomi interrogativo.
- Che succede piccola? - mi chiese, realmente preoccupato, i suoi occhi color mare mi scrutavano da capo a piedi, voleva sapere, cosa non andava. Si sistemò i suoi capelli castani, che erano un po' in disordine, poi si sistemò pure i suoi occhiali a mezzaluna.
- La mamma non mi ha abbandonata, io in tutti questi anni l'ho odiata profondamente per questo, per il fatto che non mi scrivesse mai, per il fatto che non mi chiamasse mai, per tutto! E ora scopro che tu mi hai mentito, mi hai mentito senza sentirti in colpa, per diciotto fottutissimi anni! Non ti vergogni? - gli chiesi urlando, rossa in volta. Lui si sedette e posò i suoi gomiti sulle sue ginocchia, mettendosi la testa tra le grandi mani, quelle che mi avvolgevano ogni volta che mi sentivo giù, quelle mani che in quel momento mi facevano schifo, come la persona che ora era davanti a me!
- Io non ti volevo far soffrire - biascicò, mentre le lenti dei suoi occhiali si appannavano e le lacrime iniziavano a rigargli il viso.
- Tu non mi volevi far soffrire? Mia madre è morta e tu non volevi farmi soffrire? ma che razza di padre sei? - chiesi infuriata.
- Mia madre è morta per colpa mia e io non ne sapevo niente! - urlai disperata.
- Cher, io non volevo che ti sentissi in colpa, perché non è stata colpa tua, davvero! - continuò lui.
- Io per te sono Cheryl non Cher, non hai più il diritto di chiamarmi così! - continuai, iniziava a mancarmi la voce - Me ne vado da questa casa, tu mi hai mentito spudoratamente, vado dalla nonna! Non ti voglio più vedere! - finii correndo poi verso le scale, per dirigermi in camera.


Quell'uomo tanto generoso era diventato solo un bugiardo! 
- Scusi signorina, vuole qualcosa? - mi chiese l'hostess sorridente, scossi lentamente la testa, lei si congedò e mi passò a fianco.
Ero su un aereo diretto a Londra, da Meredith, la mia nonna materna, quella che non avevo mai conosciuto, quella che mio padre mi aveva fatto odiare per nulla, ero sicura che quella donna era diversa da come me l'aveva descritta l'innominabile, quell'uomo.
- Scusa è libero questo posto? - mi chiese un ragazzo, mi girai verso di lui, distogliendo gli occhi azzurri dal finestrino, lo guardai meglio era circa della mia stessa età forse un'anno più grande, con gli occhi verdi e dei ricci ramati, un bel ragazzo insomma.
- Si, certo - dissi lievemente, spostando la mia borsa dal sedile accanto. Si sedette e iniziò a scrutarmi, magari avevo qualcosa in faccia.
- Perché mi guardi? Ho qualcosa in faccia per caso? - chiesi incrociando gli occhi per vedere se avevo qualcosa sul naso.
- No, scusa è che hai degli occhi bellissimi - fa imbarazzato, grattandosi la nuca.
- Ohw, grazie - faccio distogliendo lo sguardo dai suoi occhi color smeraldo.
- Come ti chiami? - mi chiese,mi voltai di nuovo verso la sua figura, era così bello.
- Cheryl, ma per gli amici Cher, tu invece? - gli chiesi increspando le labbra in un sorriso.
- Harold, ma per chiunque sono Harry - fece e io mi misi a ridere seguita da lui, inclinai la testa.
- Perché mi guardi così? - mi chiese, sorridendo.
- Sei bello, tutto qui - dissi sorridendo.
- Anche tu, ti posso chiamare Cher? - mi chiese.
- E io ti posso chiamare Harold? - gli chiesi beffarda.
- No, Harlod no è! - fece ridendo.
- Harold, Harold, Harold, Harold - iniziai a canticchiare, lui mi guardò e dopo un attimo iniziò a farmi il solletico.
- Harold smettila di farmi il solletico! - urlai mentre lui continuava, mi erano venute anche le lacrime agli occhi dalle risate.
- Dì Harry e ti lascio - ride.
- Har... - inizio, lui si interrompe e mi guarda negli occhi.
- ... old - finisco, lui tira su le mani in segno di resa.
- Ci rinuncio - mi sorride.
*Gentili passeggeri, allacciate le cinture, ci sono delle turbolenze in arrivo, restate calmi* 
- Cher, aggrappati al mio braccio - mi fa serio Harry, io annuisco e gli stringo forte il braccio.


Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be

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Capitolo 2
*** Be brave, we need help! ***


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Cercavo una nuova strada da seguire e sono precipitata, avevo appena spiccato il volo

 

Stavo tenendo stretto il braccio del mio nuovo amico, lo conoscevo da neanche un'ora e già una parte di me sapeva che mi sarei potuta fidare di lui, forse erano i suoi occhi che mi infondevano sicurezza o forse erano i suoi lineamenti così perfetti che gli davano un'aria di sicurezza che riusciva a trasmettere pure a me. Forse avevo appena trovato un buon amico e ironia della sorte forse stavo per morire, le luci dell'aereo stavano giocando con il buio, l'attimo prima erano accese e subito dopo si spegnevano, quel gioco di luci mi sarebbe piaciuto se solo non fossi stata in quell'orribile situazione. Ad un tratto fui scossa da una scarica di adrenalina e senza pensarci mi abbassai, mollando il braccio di Harry e, con un movimento veloce estrassi dal contenitore sotto il mio sedile il giubbotto di salvataggio, me lo misi e iniziai a soffiare dentro a quel piccolo buco in modo che il giubbotto fosse bello gonfio. Poi alzai lo sguardo e con una mano aprii un piccolo sportello dove dentro trovai una maschera d'ossigeno e me la misi. Mi voltai verso Harry, che dopo un solo sguardo fece lo stesso e dopo di lui il resto dell'aereo. Guardando dal finestrino vidi un mare mosso, sarebbe stato difficile uscire dall'aereo a nuoto dopo l'impatto quindi, slacciai la cintura, tolsi la mascherina e corsi verso la cabina di pilotaggio, ma le hostess si misero in mezzo, le scansai violentemente e aprii quella dannata cabina. I due piloti mi guardarono stupiti.
- Dovete aprire le porte dell'aereo dobbiamo saltare o almeno provarci o moriremo affogati! - gli urlai. - Scusi signorina, ma lei chi si crede di essere? - mi chiese il comandante. - Una ragazza che non vuole morire, aprite! - continuai seria. Il comandante mi guardò contrariato per qualche secondo, ma poi distolse lo sguardo, ero decisa. L'uomo barbuto dagli occhi color pece, il comandante, era sul punto di premerlo. Mi voltai dall'altra parte e urlai - Tenetevi forte! E mettetevi i giubbotti se qualcuno non sa nuotare alzi la mano e si aggrappi a qualcuno che ci sa fare! -e poi urlai alle hostess - Toglietevi dalle porte! - loro ubbidirono e si tennero ai sedili, mentre si mettevano i giubbotti arancioni.
- Ora può aprire! - dissi al comandante che fece quello che gli avevo chiesto all'istante. Poi i due piloti si misero anche loro i giubbotti, e dopo quest'azione l'acqua iniziò ad entrare nell'aereo.
- Uscite prima che l'aereo venga sommerso interamente! -urlai mentre mi dirigevo all'uscita, ormai tutti erano in piedi, meno allarmati di prima, ora che qualcuno gli stava guidando a una possibile salvezza. E per quell'unica volta ero io, non mi ero mai sentita parte di qualcosa e tanto meno un leader, qualcuno in grado di essere sopra altri, che era in grado di prendere in mano una situazione tanto disastrosa e allarmante. Mi tuffai, trattenni il respiro finché non emersi dall'acqua poco distante dall'aereo, ormai era quasi completamente sommerso dall'acqua. Mi guardai intorno, le teste stavano sbucando, una dopo l'altra, l'aereo aveva solo una classe, quella economica, e non era nemmeno piena, perché a differenza degli altri aerei era uno che si prenotava solo un'ora prima, era particolare, un last-minute.
- Signorina, e adesso che facciamo? - mi chiese una donna sulla quarantina aggrappata a suo marito, evidentemente non sapeva nuotare, i suoi folti capelli neri, ora bagnati, le incorniciavano il viso dolce che facevano risaltare i suoi occhi smeraldini. L'uomo che la sorreggeva era massiccio a differenza della donna che era esile, era calvo con due grandi occhioni marroni, mi guardavano smarriti come il resto della gente.
- Nuoteremo fino alla terra ferma, l'Oceano Atlantico è immenso, ma anche le isole in mezzo ad esso sono infinite - dissi decisa, speravo che loro non si accorgessero dell'insicurezza nella mia voce, e così fu, annuirono più calmi. Mi guardai in giro cercando i piloti e appena gli vidi mi avvicinai - Signori da che parte ci stavamo dirigendo? - gli chiesi e il comandante mi indicò un punto. -Bene ed è da quella parte che nuoteremo - affermai decisa, poi con lo sguardo cercai Harry, tra tutto il trambusto lo avevo perso di vista, feci il giro su me stessa e lo trovai un po' più in là che parlava con una donna con in braccio una bambina piccola. Nuotai verso di lui e appena fui abbastanza vicina dissi - Ehy, tutto a posto? - lui annuì e prese la bambina in braccio.
- Come ti chiami bellissima? - chiesi alla bambina accarezzandole la guancia rossa, morbida, i suoi occhi color mare mi guardavano curiosi e i suoi capelli biondi e ricci erano appiccicati al suo viso d'angelo, fradici.
- Mi chiamo Maya e tu? - mi fece mettendosi una manina accanto alle labbra rosee, aveva cinque anni circa, credo.
- Mi chiamo Cheryl, ma mi puoi chiamare Cher - poi mi voltai verso Harry - di chi è questa bella bambina? - chiesi.
- Di una donna che non ce la può fare a portarla per lungo tempo in braccio a nuoto e mi ha chiesto di occuparmene - mi sorrise.
- Allora quando sarai in fin di vita mi occuperò io della bambina - feci divertita, lui scosse la testa ridendo.
- Muoviamoci! - incitai i passeggeri, eravamo una ventina circa, nessuno era annegato e nessuno sarebbe annegato, lo giurai a me stessa. Dopo un tempo a mio parere eterno vidi in lontananza la terra ferma, ormai tutti erano sfiniti, avevamo nuotato per ore, eravamo esausti, Maya si era addormentata sulla mia spalla. Mi voltai verso i miei, ormai, compagni ed esclamai - Siamo salvi ho visto un'isola in lontananza! - a tutti si illuminarono gli occhi ed insieme esclamarono un 'alleluia' facendomi sorridere. Dopo una decina di minuti, i miei piedi infreddoliti toccarono la sabbia calda, per la prima volta ero contenta di avere la sabbia tra le dita dei piedi, l'avevo sempre odiata anche da piccola.


- Cher, andiamo a prendere un bel gelato ti va? - mi chiese mio padre sorridendo mentre io uscivo dall'acqua cristallina, il mio costume blu notte era tutto bagnato come tutto il resto del mio corpo. Mio padre, quando gli fui davanti mi avvolse in un bellissimo asciugamano verde con sopra dei cavalli che correvano, era morbidissimo. Lo guardai negli occhi, i suoi erano riflessi nei miei e mi davano tanta sicurezza, estrassi le braccia dall'asciugamano e le avvolsi al suo collo. Lui dopo avermi dato un tenero bacio in fronte mi cinse il corpo e ancora avvolta come un sacco all'asciugamano si diresse alla gelateria.
- Tesoro a che gusto lo vuoi? - mi chiese dolcemente.
- Lo voglio alla panna, nocciola, stracciatella e melone - dissi a raffica.
- Ma sono tanti gusti, sei sicura che ce la farai a mangiare tutta la tua coppetta? - mi chiese sospettoso.
- Certo papi - risposi con la mia vocina dolce e stridula, da bambina di 6 anni.
Lui fece spallucce e ordinò il mio super-gelato. Me lo gustai mentre tornavo al nostro ombrellone, finché non inciampai e in gelato mi cadde nella sabbia, mi misi in ginocchio, con la coppetta vuota ancora in mano e il cucchiaino dall'altra, mi si fecero gli occhi lucidi e poi mi misi a piangere.
Mio padre si avvicinò a me con in mano il mio asciugamano bagnato, e mi prese una seconda volta in braccio - Tesoro stai tranquilla ne prendiamo un'altro! - mi consolò, io mi strofinai gli occhi e annuii, sfoderando un dolce sorriso.
- Così che ti voglio Cher, sorridi! - mi disse.

Lui, mi aveva sempre consolata, mi aveva sempre fatto sentire una principessa, ma tutto era passato, ormai. Misi giù la bambina ed esclamai - Noi arriveremo in Inghilterra costi quel che costi - volevo più convincere me che quelli che mi stavano intorno.


Just close your eyes
The sun is going down
You’ll be alright
No one can hurt you now
Come morning light
You and I’ll be safe and sound

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Capitolo 3
*** Isola di Badaha ***


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Io una risposta non ce l'ho, ma potrei provare a trovarne una decente per rincuorarti un po'

 

- Cosa faremo ora? - piagnucolò una donna tra le braccia di suo marito, volevo dirle che sarebbe andato tutto bene, ma proprio non ci riuscivo, qualcosa me lo impediva, ah si, il fatto che eravamo su un'isola sperduta nell'Atlantico. Decisi di perlustrare l'isoletta su cui eravamo capitati, avevo visti molti film e serie tv su naufraghi, ad esempio 'Lost' e finiva sempre male, qualcuno si addentrava e poi qualcosa o qualcuno lo aggrediva e gli sgozzava la testa, io di certo anche se da piccola avevo fatto un po' di corsi di autodifesa e karaté non mi sarei riuscita a difendere, ma volevo provarci comunque, magari avrei scoperto che non eravamo soli sull'isola. 
- Ehi, Cher dove vai? - mi chiese Harry, mi voltai verso di lui e con il pollice indicai la foresta, lui corrugò la front,e segno che non gli piaceva l'idea.
- Sei sicura di volerci andare da sola? - mi chiese ancora, sicura di certo non lo ero, ma volevo scoprire se ci fossero altre persone su quell'isola, magari dall'altra parte dell'isola e il modo più veloce per scoprirlo era attraversare la foresta.
- Mmh sicura non lo sono, ma vado lo stesso - dissi provando a fare un sorriso rassicurante, aspettavo che mi chiedesse 'ehi, vuoi che venga con te?' e così fu.
- Vuoi che ti accompagni? - mi chiese preoccupato, avrei voluto rispondere 'sì', ma quello che mi uscì dalle labbra fu qualcosa di sgradevole.
- No, grazie - ma cos'avevo nel cervello? Un babbuino che ballava la conga, sicuro. 
- Uhm, ok come vuoi, ma stai attenta mi raccomando - fece triste, ma perché avevo detto di no, volevo morire giovane? Annuii, e mi addentrai nella foresta chiedendomi se mai ne sarei uscita, sapendo che dipendeva solo ed esclusivamente da me.
Sospirai e iniziai a guardarmi intorno, era tutto bellissimo, gli alberi erano decorati con tante specie di uccelli e piccoli animali colorati, era un piccolo paradiso, mentre camminavo stavo attenta a non pestare nulla, non volevo avere i piedi insanguinati dato che ero scalza. Arrivai in una selva, era piena di fiori, era qualcosa di stupendo, tutti quei colori, tutte quelle forme, qualcosa di paradisiaco, che non avevo mai visto prima d'ora. Quell'isola non era mai stata visitata da degli esseri umani, se qualcuno ci fosse venuto, di sicuro avrebbe industrializzato il posto, fabbricato hotel su hotel, rovinato quel posto meraviglioso. Se fossi tornata tutta intera dai miei compagni gli avrei fatto promettere di non svelare il posto e le sue bellezze naturali ed arrivata da mia nonna avrei scritto un libro, qualcosa che avrebbe fatto sognare chi l'avrebbe letto. Un lembo della mia maglietta fu strappato da una freccia, iniziai a respirare a fondo, mi faceva male il fianco, mi bruciava, io non sopportavo il sangue, non riuscivo a vederlo senza in seguito svenire ed infatti da lì a poco svenni.


- Cher, come va? - mi chiese Harry, io mi toccai la testa mentre lui era sopra di me, mi toccava il mento con entrambe le mani, si voleva assicurare che stessi bene. Osservai quello che avevo intorno, eravamo sdraiati nella selva che avevo visto prima, Harry mi sorrise e io ricambiai, poi raccolse un fiore blu e me lo infilò tra i capelli. Gli sorrisi dolcemente, arrossendo un poco.
- Harry? - dissi e lui si voltò a guardarmi, i suoi occhi verdi erano così belli, in quel momento erano riflessi nei miei.
- Dimmi - acconsentì, sfoderando un sorriso a trentadue denti, mettendo in risalto le sue adorabili fossette.
- Tutto questo è reale? - chiesi tristemente, lui mi guardò male e poi si rilassò, mentre i miei occhi si annebbiavano...

Iniziai a tossire, alzandomi a sedere, ero su un'amaca intorno a me c'erano donne, bambini e uomini, i bambini e gli uomini erano vestiti con delle foglie sul bacino, quasi come fossero dei pantaloncini. Poi c'erano le donne che avevano una corona di fiori sulla testa e vestivano con delle pelli di animali che le coprivano in corpo come se quelli pelli fossero un vestito. Era un sogno, sicuro era un fottuto sogno, o ero diventata pazza o ancora avevo le allucinazioni, ma cavolo sembravano così veri. 
- Dove sono? - chiesi a una donna che mi porse un bicchiere fatto di legno con dentro dell'acqua, mi sorrise solamente, di sicuro erano una popolazione indigena e non avevano mai avuto contatti con il mondo esterno.
- Sei sull'isola di Badaha, sono una popolazione pacifista - mi si avvicinò un'uomo sulla quarantina, alto, con un fisico asciutto, biondo e con gli occhi castani, era vestito da esploratore.
- Lei chi è? - chiesi ancora dolorante, mi avevano messo qualcosa sul fianco destro e quindi non potevo un granché muovermi.
- Sono Jeremy Black e lei signorina? - mi chiese cordiale sedendosi su un tronco d'albero accanto a me.
- Sono Cheryl Winter, scusi ma lei che ci fa in questo posto? - gli chiesi curiosa, ma allo stesso tempo intimidita.
- Io ci vivo, tanto tempo fa ci sono naufragato avevo circa la tua stessa età, il mio elicottero è finito qua - fece con un po' di malinconia.
- E non vorrebbe tornare a casa? - chiesi triste.
- No, ormai la mia vita è questa, comunque tu invece come ci sei finita qui? - mi chiese cambiando discorso.
- Il mio aereo è caduto in acqua e io e gli altri passeggeri siamo finiti qui - dissi tristemente.
- Capisco e volete tornare a casa? - chiese alzando le mani, facendomi ammirare tutto quello che c'era intorno.
- Al più presto, ammetto che questo posto è paradisiaco, ma se qualcuno venisse a cercarci qui, scoprirebbero il posto e io non vorrei... - dissi, ma lui si intromise.
- Vi aiuterò - mi dissi pieno di sincera compassione, di certo non avevo bisogno di compassione, ma di aiuto? eccome, volevo tornare alla vita normale o almeno provarci.
- E vi aiuterò anche io - esclamò una voce, uscendo da un un cespuglio.


Save me Save me Save me
I can't face this life alone
Save me Save me Oh...
I'm naked and I'm far from home
The slate will soon be clean
I'll erase the memories
To start again with somebody new

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Capitolo 4
*** Greta ***


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Se questo è un sogno e io sono in paradiso, non mi voglio più svegliare

 

Un ragazzo sulla ventina si fece avanti, era biondo con gli occhi azzurri, i suoi occhi erano vivaci ed entusiasti, aveva anche lui un corpo asciutto. Si sedette su un tronco d’albero che trovò a qualche metro da me, poi inclinò il suo viso quadrandomi da capo a piedi e poi mi sorrise, un sorriso fantastico.
- Piacere sono Niall Horan e tu sei? - mi si avvicinò porgendomi una mano.
- Cheryl, ma per gli amici Cher, Cher Winter - ricambiai la stretta sorridendo.
- Niall, ma che ci fai qui? Non dovevi andare a caccia? - chiese Jeremy, Niall era vestito come lui, da esploratore.
- Jeje lo sai che dopo un po’ mi stufo, a me piace mangiare, non cacciare il cibo che mangio - disse mettendo il broncio e incrociando le braccia.
- Niall, tuo padre non sarebbe per niente fiero di te - fece malinconico Jeremy.
- Me lo dici sempre, ma si può sapere chi sei tu per dirmi di cosa sarebbe fiero mio padre e di cosa no? - fece il ragazzo rosso in volto gridando.
Gli indigeni gli guardavano interdetti non capendo che dicessero e perché stessero urlando, il capo tribù credo, dato che aveva un bastone più alto di lui e il suo capo era ricoperto di piume sgargianti, si avvicinò e in una lingua a me sconosciuta premette una mano sul cuore dei due, i due fecero un sospiro profondo, per poi inchinarsi con un sorriso in volto.
Era possibile che un uomo era riuscito a tranquillizzare in questo modo due persone che un attimo prima erano pieni di rabbia, uno contro l’altro? Sembrava proprio di si, ero meravigliata da quell’uomo ossuto con il naso lungo e la carnagione scura che mi guardava sorridente con due occhi neri come la pece.
Tutta la sua popolazione aveva la pelle scura, magari era per il sole cocente che proprio in quel momento stava calando, un momento stava calando? Chissà a cosa pensavano i miei compagni della mia prolungata assenza, magari avevano iniziato a cercarmi, perdendosi nella foresta…
- Jeremy? - feci per attirare la sua attenzione.
- Si? - si voltò verso di me spostando lo sguardo dal dolce viso di una ragazza che gli versava dell’acqua nel bicchiere.
- Devo tornare subito alla spiaggia - feci decisa, lui annuì e iniziò a parlare in quella lingua strana con il capo della tribù. L’anziano lo ascoltava attentamente e quando Jeremy ebbe finito lui annuì e Jeremy si inchinò una seconda volta.
- Possiamo andare - disse Niall al mio orecchio - Baba ci ha dato il permesso e la sua benedizione in modo che non ci accada nulla - proseguì sorridendomi.
Provai ad alzarmi, ma nulla da fare ero immobilizzata da una benda al fianco che sorreggeva un pezzo di legno appoggiato alla mia pelle, ma non era ruvida, la sua superficie anzi era rinfrescante, sicuramente avevano messo una qualche sostanza per far cicatrizzare la ferita.
- Niall mi daresti una mano? - chiesi indicando la ferita, lui annuì e mi prese in braccio.
- Sei sicuro di farcela? Non peso 3 kg sai? - feci scherzosa.
- No, ma figurati sei leggera come una piuma - disse ridendo mentre seguiva Jeremy attraverso la foresta.
- Allora Niall, tu come ci sei finito qua? - appena lo chiesi, i suoi occhi si incupirono, segno che avevo toccato un tasto dolente.
- Jeremy e mio padre erano degli esploratori, quella era la prima volta che mio padre mi portò con sé, io avevo circa un'anno, mio padre mi teneva stretto al suo petto quando l’elicottero precipitò, lui donò la vita per me, io ne uscii illeso a parte qualche graffio, ma mio padre non ce la fece… - fece malinconico, io gli misi una mano sulla guancia, mi dispiaceva da morire.
- Niall mi dispiace tantissimo, non volevo - dissi triste.
- Non ti preoccupare, ormai l’ho superato - disse con un sorriso triste e io lo ricambiai.
- Ragazzi siamo quasi fuori - esclamò Jeremy.
- Com’è che non ho visto la selva di prima? - chiesi curiosa.
- Intendi quella con mille colori e specie di fiori? - mi chiese Niall.
- Quella esatto! – esclamai.
- Si chiama la Selva dell’Arcobaleno tradotta, ma nella lingua Badah sarebbe Cozana de Tuloren - fece Niall.
- Oh, ha un suono bellissimo - dissi affascinata.
- Lo so, comunque non siamo passati da lì perché sennò avremmo fatto la strada più lunga - mi sorrise cordiale, io annuii.
Ormai era sera, c’erano tre fuochi sulla spiaggia segno che i miei compagni si erano accampati e magari qualcuno stava già dormendo.
- Cher! - esclamò Harry vedendomi quando fummo più vicini, io sorrisi, Niall mi fece sedere sulla sabbia accanto a lui e Harry.
- Dov’eri finita? - mi chiese ancora, quadrando Niall e Jeremy.
- Si deve riposare - fece Jeremy sorridendo, Harry annuì e mi porse la sua giacca ormai asciutta come cuscino, la presi pronunciando un leggero ‘grazie’ e mi sdraiai sulla sabbia.
I miei compagni e i miei nuovi amici continuarono a conversare, mentre io iniziavo ad addentrarmi nel mondo dei sogni.

- Buongiorno bella addormentata - mi fece Niall quando aprii gli occhi, aveva un sorriso sgargiante come i raggi del sole che gli illuminavano il volto.
- Buongiorno - feci stiracchiandomi e provando ad alzarmi e miracolo, ci riuscii, alzai la maglietta e vidi che non c’era più nulla, né benda né pezzo di legno e né ferita, tutto scomparso.
- Baba è molto bravo con le medicine - disse Niall notando il mio sguardo sconcertato davanti alla piccola cicatrice sul fianco.
- Lo vedo - esclamai felice e mi alzai.
- Cher! - mi chiamò Harry, mi voltai nella sua direzione e vidi che era vestito diversamente, dove aveva preso quella roba?
- Harry! - dissi andandogli vicino insieme a Niall.
- Dove hai preso questa roba? - mi riferii alla canotta bianca, ai bermuda e alle infradito.
- Me l’ha data Niall - disse dando una pacca al biondo.
- Uhm e per me non hai niente? - chiesi speranzosa.
- A meno che tu non porta il 41 di piede nemmeno delle infradito ti posso dare - fece lui.
- Mannaggia a me che son nata femmina e con il 38 di piede - feci incrociando le braccia, i due si misero a ridere.
- Ma forse Greta ha qualcosa per te - mi disse Harry, facendomi illuminare gli occhi.
- Chi è Greta? - chiesi ancora.
- Una ragazza che prima di tuffarsi si è presa lo zaino in cui aveva dentro qualche vestito e due o tre paia di scarpe, mi ha spiegato che era fuggita di casa e quindi viaggiava leggera - mi fece Harry.
- E ora dov’è? - chiesi elettrizzata.
- La vedi quella ragazza con i capelli rossi laggiù? - mi indicò una ragazza insieme ad altri sulla riva del mare, io annuii e corsi verso di loro.
- Scusa Greta? - domandai quando le fui abbastanza vicina.
- Oh! Tu devi essere Cheryl vero? - mi chiese abbracciandomi, spigliata la ragazza pensai.
- Chiamami Cher - sorrisi facendo uno dei miei sorrisi migliori.
- Ok Cher, hai bisogno di qualcosa? - mi chiese a trentadue denti, gli occhi color nocciola le brillavano.
- Mi potresti prestare delle scarpe e qualcosa da mettermi? - indicai la mia canotta ormai a pezzi e i pantaloncini che indossavo.
- Ovvio, tra ragazze ci si aiuta sempre - mi disse spingendomi verso uno zaino poco più in là. Iniziò a frugare tra le sue cose e alla fine tirò fuori un vestito blu notte corto, con uno scollo a ‘v’ e con qualche pizzo qua e là, un vestito perfetto per muoversi e poi mi porse dei sandali dello stesso colore.
- Dove mi cambio? - chiesi.
- Dietro quel cespuglio che ne dici? - mi indicò un cespuglio al confine della foresta.
- Perfetto, grazie mille Greta - dissi abbracciandola e poi corsi verso l’arbusto. Mi cambiai velocemente e poi tornai da lei, con in mano le mie cose, lei mi sorrise formando una ‘o’ con la bocca.
- Ti sta d’incanto Cher - disse sorridendo, io ricambiai arrossendo un po’.
- Grazie - dissi.
- Bene ora che facciamo? - mi domandò.
- Non lo so, un bagno? - chiesi con il sopracciglio alzato.
Qualcuno mi sollevò da terra e correndo poi mi buttò in acqua.
- Chi è il coglione? - chiesi rozza.
- Harry - disse Greta esasperata per la stupidità del riccio con i piedi a bagno che rideva a crepapelle.
- Sei tu che volevi fare il bagno - disse massaggiandosi la pancia per le risate.
- Magari intendevo fare il bagno senza il vestito, non credi? - dissi nuotando a riva.
- Bomba! - disse Niall buttandosi a bomba verso di me.
- Niall! - dissi esasperata.
- Siete esasperanti ragazzi - disse Greta alzando gli occhi al cielo.
Niall si avvicinò a lei e la prese da dietro buttando pure lei in acqua.
- Forse non dovevi dirlo - risi nuotando sul dorso, ormai più fradicia di così non potevo essere quindi potevo approfittarne.
- Forse - ripeté Greta asciugandosi la faccia. A questo punto si lanciò anche Harry schizzando acqua dappertutto.
- Ma ehi! - dissi asciugandomi per la quarta volta la faccia.
Niall si avvicinò a Greta e iniziarono a parlare, chissà poi di cosa…
- Hai visto? - mi chiese sottovoce Harry, non capendo scossi la testa.
- Stanno facendo ‘amicizia’ - enfatizzò Harry. Scossi la testa sorridendo, era senza speranze.
- Harry ormai non hai più chance di apparire normale ai miei occhi - risi, lui si mise a fare il broncio, che carino, gli schizzai un po' d'acqua e iniziò una guerra di schizzi.


My treasure map was on your skin
Beauty in the water, angel on the beach
Ocean’s daughter, I thought love was out of reach
Till I got her, had I known it could come thought

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