Il sesso risolve tutto.

di minteyer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tutto ebbe inizio ***
Capitolo 3: *** I nuovi vicini ***
Capitolo 4: *** Che l'inferno abbia inizio ***
Capitolo 5: *** Un bacio rubato ***
Capitolo 6: *** Pensare troppo porta a piacevoli conseguenze ***
Capitolo 7: *** L'inferno inizia senza avvisare ***
Capitolo 8: *** Una sola volta ***
Capitolo 9: *** Le regole del sesso ***
Capitolo 10: *** La festa di compleanno ***
Capitolo 11: *** Un principe su una moto nera ***
Capitolo 12: *** Imbranata ***
Capitolo 13: *** Simili - POV Gabriele ***
Capitolo 14: *** Salato come il mare ***
Capitolo 15: *** Vorrei solo riuscire a farcela. ***
Capitolo 16: *** Due ragazzi stupidi, una ragazza idiota. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





Odio il sesso e tutto ciò che ne comporta.
Tutte le lacrime e le parole insensate, tutte le paure che non mi fanno dormire la notte.
Odio il tuo sorriso strafottente, così bello da far andare i miei ormoni in subbuglio.
Ti odio, si, e vorrei urlartelo in faccia, anche se il mio cuore non vuole.
Ed ho mille paure per questo, ma…
Tutte le paure del mondo non valgono nulla a confronto della grande paura di non essere amati.
Infondo, tutti lo sperano.
Io per prima l’ho sempre sperato.
Tutti hanno quel piccolo barlume di speranza in un angolo della stanza più nascosta della propria anima.
Anche se non sempre è facile vivere con questo sentimento casto e puro.
Parlando chiaro, in un mondo dove principalmente conta solo il sesso, a cosa serve sperare di essere amati?
Sesso. Sesso. E ancora sesso.
Ecco cosa si ritrova anche nei testi delle canzoni più belle.
Ma senza sesso il mondo non è niente, come non lo è un pittore senza il suo pennello.
Ecco, il mondo senza sesso è un cantante muto. A cosa serve? Praticamente a nulla.
Così come un cuore è inutile senza quell'incontrollabile voglia di essere amati, così il mondo appare inutile senza la sua forte e malsana voglia di sesso.
E allo stesso modo io sono inutile senza il sesso perché in esso ho ritrovato la speranza di essere amata.
E noi siamo solo sesso, lo hai detto tu guardandomi negli occhi con uno dei tuoi soliti ghigni.
C’era un patto, e io ho messo la parola fine a quest’ultimo perché fa male.
Allora che bisogno c’era di trattarmi così?
Lo hai voluto tu, tu e quelle tue labbra che sai usare così bene sia per parlarmi male, che per fare altro.
Tu e i tuoi stupidi occhi verdi, i tuoi stupidi capelli morbidi e il tuo stupido profumo penetrante.
Mi hai portato all’esasperazione.
Sei incomprensibile come un’ equazione sbagliata in algebra, non riesco a mettere quei maledetti numeri al posto giusto per cercare di capire anche una sola cosa di te.
Tu sei stato a portarmi fino a questo punto, sull’orlo del baratro per scegliere se continuare a sperare di essere amata o se continuare quest’assurda farsa.
E quando da quel baratro ho cercato di allontanarmi, di dimenticarti, tu irrimediabilmente ti sei opposto alla mia scelta.
Aiutami a distruggerti, perchè neanche io so più cosa pensare.
Perché sei irrimediabilmente strano, indifferente ed eccitante.
Perché sai usare quelle mani per accarezzarmi dolcemente, sai usare quelle labbra anche per regalare dolci baci e non solo per darmi ordini o istigarmi a risponderti male.
Perché nei tuoi occhi c’è qualcosa di diverso che mi porta a sognarli la notte, a cercarli nel buio.
E io voglio buttarmi a capofitto in questo baratro, ma per adesso sto ancora sul confine sognando un qualcosa di diverso che mai potrà accadere.
Tu mi porti a restare immobile su questo confine, ad aspettarti, e io mi confondo senza sapere arrivare ad odiarti in modo giusto.
Perché sei perfetto e non può essere altrimenti, ma ti odio, ti odio così tanto che questo irrimediabilmente mi porta ad amarti senza limiti.
Ed io non voglio solo sesso, non voglio che per te sia soltanto del buon sesso e basta.
Voglio te, voglio che tu almeno una volta non mi regali sesso ma soltanto amore perché questo confine è sottile come un filo di nylon e io non sono mai stata brava a mantenere l’equilibrio di qualcosa, indipendentemente mi appartenesse o meno.
Ti odio per tutto questo, ti odio perché tu senza saperlo mi hai rubato il cuore e non me lo hai più ridato indietro.
 
 
“Il confine tra i miei sentimenti è così sottile, che non riesco più a ragionare e non capisco se ti odio o sono innamorato di te.”








  Angolo autrice

Eccomi con la mia prima storiella xD Cosa ne pensate del prologo? 
Si lo so, è basata molto su una parola ma sono cose che capitano. Che ne dite di dirmi i vostri pareri? Così posso migliorarmi in futuro. :3 L'ultima è una frase presa da una canzone di Tiziano Ferro ''Il confine''.

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Capitolo 2
*** Tutto ebbe inizio ***



 



 

Capitolo 1: Tutto ebbe inizio




Impossibile.
L’aggettivo adatto per iniziare il nuovo anno scolastico, oltre ad altri che avevo palesemente inventato non appena vidi una professoressa bassina, magrolina e bionda entrare in classe e presentarsi come se niente fosse dicendo di essere la cordinatrice nonché la tanto amata professoressa di matematica.
In un primo momento pensai fosse simpatica per via di quegli occhietti castani che si ritrovava ma mi rimangiai tutto non appena sentii la parola matematica.
Io e quella bellissima materia piena di numeri, segni e leggi non andavamo molto d’accordo da quando ero ufficialmente entrata alle superiori.
Nonostante le mie mille preghiere e i soldi spesi per le ripetizioni, non ero mai riuscita a non prendere quel maledettissimo debito in quell’insulsa materia. 
  Sbuffai massaggiandomi il polso con una mano.
Mancava soltanto la prima ora con la professoressa di algebra a guastare quella giornata così com’era iniziata, già per il fatto che avevo perso il passaggio da parte di mio padre che andava di fretta e per il fatto che mi doleva ancora il polso dopo la rovinosa caduta su uno degli scatoloni pieni di cianfrusaglie, che nonostante mio fratello fosse arrivato da tre lunghissimi giorni, mia madre ancora doveva finire di svuotare.
L’unica cosa buona della giornata era il fatto di essermi riuscita a sedere ad uno degli ultimi banchi, anche se non poteva ritenersi davvero una fortuna visto che ero rimasta sola in un banco a due abbastanza sgangherato.
E soltanto Dio sapeva quanto odiassi stare sola.
“Abbamonte”
Guardai una mia amica alzare la mano e sussurrare un quasi inesistenze ‘presente’ abbastanza scocciata.
“Cositore”
“Presente”
Alzai la mano fulminea senza pensarci e finii quasi per sentirmi staccare via il polso, feci una leggere smorfia di dolore guardandolo abbastanza gonfio.
Ma perché quel cretino di Fioravante non era rimasto nell’appartamento che nonna gli aveva prestato e starsene lì finchè non sarebbe diventato vecchio e decrepito?
Soltanto perché era un cretino patentato e nonna lo aveva rimproverato duramente e ricacciato indietro dopo averlo scoperto a fare sesso con una, sul divano del soggiorno.
Intanto i cognomi scorrevano dalla bocca della prof, come i miei pensieri sconnessi nella mia testa, e ognuno alzava la mano o rispondeva contro voglia.
“Montaleni”
Alzai lo sguardo dal mio polso sentendo un cognome nuovo in classe ma non vidi nessuno rispondere, né alzare stancamente una mano.
Dopo forse la quinta volta che la professoressa richiamò lo stesso cognome, la porta si aprì di colpo facendo entrare un ragazzo.
Un'entrata poco scenica, direi tra l'altro.
“E’ questa la 4G?”
“Si, e tu sei?”
“Montaleni”
“Siediti lì dietro, a quell’ultimo banco”
Il ragazzo, decisamente carino, annuì all’insegnate e poi lo vidi dirigersi verso di me sotto gli occhi curiosi dei ragazzi e gli sguardi famelici delle ragazze.
Non capendo decisamente quegli sguardi colmi di malizia che lanciavano le mie compagne verso il nuovo arrivato.
Ma quando lo vidi da vicino, spalancai gli occhi iniziando a boccheggiare.
Non era solamente carino, anzi era un bel pezzo di ragazzo.
Era alto e slanciato, con un fisico asciutto e decisamente attraente essendo né troppo muscoloso e né troppo snello e piatto, quello che era sicuro e che per il 90% dei casi tutte le ragazze che lo avrebbero visto, avrebbero voluto strappargli quella camicia a quadri blu e quella t-shirt aderente e grigia di dosso.
“Ciao”
Sussurrai contenta di avere qualcuno come compagno di banco e per cercare di fare un po’ di conversazione.
Lui mi scrutò con quei suoi strani occhi verde smeraldo per poi rigirarsi e guardare davanti a sé scocciato senza neanche ricambiare il saluto.
Abbassai lo sguardo delusa.
Ma cosa diamine avevo pensato?
Di certo uno così non mi avrebbe mai risposto, ma c'era da dire che però era davvero un maleducato.
Rialzai il volto soffermandomi a guardare i suoi capelli di un colore castano chiaro non so per quanto tempo, ma mi sembrò davvero troppo poco.
“Che hai da fissarmi?”
Richiamò la mia attenzione guardandomi con un sorriso malizioso.
“Nulla”
“Scommetto che ti piace quel che vedi”
Sussurrò lui sempre con quel sorrisetto stampato in volto.
Arrossii colta in flagrante voltandomi di scatto per cercare di ascoltare la professoressa parlare delle sue vacanze.
Lo sentii ridacchiare.
Già da come si era presentato era subito entrato nel gruppo di quelli che avrei volentieri scritto sul Death-note ed ora era diventato ufficialmente il primo della lista.
Stupido idiota che si credeva figo facendo il cretino, sicuramente era uno di quelli senza cervello, che appena vedevano una che gliela sbatteva in faccia andavano in fibrillazione.
Sbuffai per l’ennesima volta in quella giornata e con la coda dell’occhio per tutte e due le ore iniziali, lo notai disegnare distrattamente su un foglietto.
Era davvero un frana e scoppiai a ridere guardando una specie di scarabocchio che sembrava un aereo o qualcosa di simile, e come risposta mi beccai un suo sguardo di fuoco mentre distintamente sentii il suono della campanella coprire la mia risata.
Non appena iniziarono quei pochi minuti di ricreazione che ci concedevano, una folla di ragazzi si parò davanti al mio banco fissando il nuovo studente.
“Ciao”
Sorrise quest’ultimo facendo tutto il simpatico e ricambiando i sorrisi di tutte le ragazze, presentandosi amabilmente con tutti tranne che con la sottoscritta..
Mi alzai infastidita da tutti i miei compagni e prendendo una mia amica per un braccio la trascinai fuori verso i bagni.
 
 


                                                                                 *********  



“La stai facendo troppo esagerata ora”
Guardai la ragazza davanti a me.
Ero infastidita e scocciata dal comportamento arrogante e presuntuoso del mio nuovo compagno di banco.
“E’ insopportabile!”
Sbuffai contro Dolores, storcendo il naso e pagando una piccolissima busta di patatine rustiche alla gentile signora dietro il bancone del piccolo forno nei pressi del liceo.
Finalmente, quel primo giorno di scuola era terminato e finalmente ero sola senza l’assiduo tormento vivente, rappresentato da quel ragazzo nuovo.
“Si, ma è carino”
Squadrai la mia amica da capo a piedi storcendo il naso e uscendo dal piccolo locale mentre aprivo la busta di patatine, Dolores era una ragazza bassa, mora e abbastanza formosa, no nel senso che avesse chissà che fianchi o altro, nel senso che era abbastanza robusta.
“Può essere carino quanto vuole ma dovrebbe imparare un po’ di buone manie..”
“Grazie”
Stavo per terminare la frase quando sentii improvvisamente le mani alleggerirsi, fissai prima le mie mani vuote e poi di fronte a me trattenendomi dal proporre un atto di violenza inaudita in pubblico, come sarebbe stato quello di prenderlo a pugni e sfigurargli quel bel visetto che si ritrovava.
Come si usava dire, parlavi del diavolo e spuntavano le corna, no?
“TU.. Lascia la busta”
Ordinai abbassando lo sguardo furiosa, se non mi avrebbe ridato indietro quelle fottute patatine sarebbe morto dopo pochi minuti.
“Su, fai un po’ di carità ad un povero affamato”
“Ma chi ti conosce”
“Che maleducata”
Lo guardai ridere e sgranocchiare le MIE patatine incurante dei miei palesi pensieri omicida.
Mi lanciai su di lui cercando di prendere quella dannata busta dalle sue mani, ma lui portò una mano in alto reggendole e costringendomi a saltellare come una cogliona mentre cercavo inutilmente di riprenderle.
“Tu non parlarmi di educazione”
“Sei bassa”
Scoppiò a ridere lui guardandomi divertito e poggiandomi una mano in testa quasi per controllare la mia altezza, finendo così per scompigliarmi tutti i capelli.
“Una ragazza di un metro e settantaquattro non è affatto bassa
Sillabai la parola bassa calcando sulle lettere quasi stessi mimando un serpente, e giuro che ero vicinissima dal diventare un boa e stritolarlo fino a sentire lo scricchiolio delle sue ossa.
Sarebbe stato un piacevole suono, ma fui come risvegliata dal mio stato di trance quando vidi la piccola bustina di patatine vuota.
“Sei odioso!”
Sputai acida come la mia ex professoressa d'italiano delle medie, una povera donna che non veniva mai appagata decentemente dal marito, secondo me.
“Te sei poco gentile”
“Io non sono gentile con i ragazzi cretini, altezzosi e rompi coglioni”
“… dotati di un gran fascino e di un gran bel fisico”
Sembrò quasi finire la mia frase lanciandomi addosso una pallina fatta con la carta bianca delle patatine.
“E comunque neanche io sono gentile con le zitelle inacidite”
Continuò sicuro di sé guardandomi con uno di quei soliti ghigni che mi aveva rivolto per tutta la mattinata.
E no, quello era troppo.
Zitella inacidita a me?!
Gli pestai un piede e senza dire altro mi incamminai verso casa a testa alta.
Senza Dolores che se ne era già andata da un pezzo, sentii una specie di sibilo dietro di me.
E capendo cosa fosse, camminai vittoriosa, lasciandomi sfuggire un sorrisetto divertito quando allontanandomi lo sentii sbraitare qualcosa per via del dolore al piede.
 


 
                                                                               *********  



Appena tornata a casa, trovai sotto il condominio, dove abitavo, un motorino nero mai visto prima ed una panda blu parcheggiata vicino alla meriva nera di mio padre.
Salì le scale di corsa notando che degli scatoloni mi bloccavano il passaggio, ed ero proprio di fronte alla porta di casa mia.
La porta dell’appartamento vicino era aperta lasciando intravedere un corridoio bianco con pochi mobili.
Dovevano essere arrivati i nuovi vicini, ipotizzai secondo le informazioni che mia madre mi aveva dato la mattina precedente.
Mi affacciai lievemente facendo leva su un piede mentre con l'altro mantenevo l'equilibrio per non finire rovinosamente a terra.
Sbriciai l’interno dell'appartamento per quanto possibile e mi ritrassi arrossendo quando una signora dai capelli biondo scuro e due occhi verdi come due smeraldi, arrivò tutta sorridente guardandomi allegra.
“Buongiorno”
Salutai educatamente per poi riprendere a fissare le enormi scatole che mi bloccavano il passaggio, non che avessi tanta fretta.
“Buongiorno, devi passare? Aspetta, chiamo mio figlio per aiutarmi così hai il via libera”
Davvero una signora gentile ed educata, ma quegli occhi mi sembrava di averli già visti prima, avevano una luce penetrante molto particolare.
Non mi prolungai a pensarci su e scavalcai goffamente gli scatoloni.
“Non si preoccupi, ecco”
Dissi aggirando l’ultimo scatolone per poi bussare al campanello di casa, per lo meno essere stata trattata gentilmente da qualcuno mi aveva migliorato, anche se di poco, la giornata.
Mi madre aprì la porta e la vidi sorpresa nel trovare tutte quelle scatole, non mi degnò neanche di uno sguardo che subito si mise a fare conoscenza con la nuova vicina e per questo, scocciata, la lasciai sulla porta andando di filato in camera mia.
Una stanzetta rosa con il soffitto blu, non eccessivamente grande ma nella norma direi, anche se odiavo dannatamente quelle mura dal colore rosa confetto.
Sbuffai.
Riposo, avevo bisogno di assoluto riposo, dopo una giornata stancante come quella.
Mi buttai sul letto lasciando lo zaino a terra e afferai le cuffiette e l'I-pod dal comodino facendo così partire le canzoni del mio cantante preferito, chiusi gli occhi e liberando la mente mi rilassai.
Solo una voce aveva quel potere, e soltanto lui mi aveva rapita totalmente, sin da quando avevo sei anni.
Avrebbero potuto criticarlo in tutte le lingue del mondo, dire che essere omosessuale era sbagliato, ma non potevano rovinare quell’angelo dal sorriso paradisiaco.
Tiziano Ferro era l’unico uomo al mondo, dopo mio padre, che era riuscito ad entrare nel mio cuore.
Forse ero troppo romantica, ma le canzoni di Tiziano erano le uniche a farmi battere quell'insulso muscolo cardiaco, che molte volte mi portava solo danni, e a donarmi quella speranza di essere amata nel modo giusto un giorno o l’altro.
Sospirai sognante quando sentii le note di Ed ero contentissimo farsi spazio nella mia testa.
Finalmente, un qualcosa di bello: dormire accompagnata dalla voce di un angelo. 
 

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Capitolo 3
*** I nuovi vicini ***



 



 

Capitolo 2: I nuovi vicini




Un tonfo mi fece svegliare di colpo accompagnata dalle dolci note finali della canzone: L’amore è una cosa semplice.
Tolsi le cuffiette bianche e morbide dalle orecchie spegnendo e lasciando l’I-pod, che scottava per il troppo utilizzo, sul cuscino.
Mi sedetti sul letto stiracchiandomi appena e poi mi alzai andando lentamente in cucina dove trovai mia madre ad armeggiare con delle pentole sul tavolo e dei coperchi a terra.
Guardai la scena divertita grattandomi la nuca leggermente con la mano, cercando di trovare un senso a tutto quel disordine.
“Mamma che fai?”
“Non si vede?”
“Metti a soqquadro la cucina?”
Ridacchiai rispondendo sempre con una domanda, mentre mi avvicinai e presi i coperchi da terra posandoli sul tavolo.
Mia madre tirò un sospiro di sollievo guardandomi dolcemente quasi a ringraziarmi.
“Stasera abbiamo ospiti”
“Lo so che stasera è il tuo compleanno, mammina cara”
Mi fulminò con lo sguardo
“Ho invitato anche la nuova vicina con suo marito e suo figlio, mi è simpatica”
“Hanno accettato?”
Domandai inarcando un sopracciglio cercando qualcosa da bere in frigo, un succo di frutta.
Beh, la signora bionda mi era sembrata davvero molto simpatica, mi morsi il labbro prendendo la piccola scatoletta fredda tra le mani e la guardai.
Pera, il mio preferito.
“Te l’ho detto, è simpatica”
Sorrisi guardandola.
Forse era un bene per mia madre, una nuova amicizia aveva sempre fatto bene a tutti d’altronde.
“Ok, quarantottenne io vado a fare un giro”
Infilai la cannuccia nel cerchietto argentato del piccolo scatolo di succo e le sorrisi per poi incamminarmi nella mia stanza e prendere le chiavi di casa, alle quali avevo attaccato la chiave della catena della mia adorata mountain bike.
Mi sentii afferrare per il colletto della T-shirt appena passai davanti alla porta del soggiorno.
Mi girai ancora con la cannuccia tra le labbra.
“Dove vai, Rori?”
“A fare un giro, Fiore
Mio fratello mi bruciò viva lanciandomi una sguardo di fuoco.
Sapevo quanto odiasse essere chiamato con quel soprannome da ‘mezza checca’ o come lo definiva lui, e questo mi divertiva, non poco.
Mi levò fulmineo il succo dalle mani e mi spinse in soggiorno.
“No, mia cara sorellina. TU, mi aiuti a preparare il salone per stasera”
Rise diabolico e io guardai il salone dalle pareti arancioni con sguardo rassegnato.
Odiavo preparare quell’assurda stanza per poi ripulirla a fine serata.
Sospirai ancora più rassegnata guardando Fioravante finire il mio succo.
“Non fare quello sguardo da cane bastonato, Aurora”
Feci la linguaccia a mio fratello e mi tirai su le maniche, per modo di  dire, della T-shirt.
Dovevo mettere a posto per la serata?
Bene, quel salone sarebbe diventato un paradiso per gli invitati.
 
 

********

 
 
Un’ora dopo ero già sfinita.
Quello che sarebbe stato un paradiso per gli invitati, per me era stato l’inferno.
Ero sudata, con i vestiti appiccicati addosso e i capelli in uno stato pietoso.
Non avrei mai e poi mai, voluto vedermi allo specchio in quelle condizione, avevo già l’autostima sotto i piedi per permettere che si abbassasse ancora.
“Vai a farti una doccia, Aurora.”
Mio padre, l’uomo che forse secoli prima aveva scoperto l’acqua calda, aveva sempre consigli molto utili.
Guardai i suoi capelli brizzolati e i suoi occhi castani nascosti dagli occhiali, anche se a volte era irritante lui era da sempre il mio principe azzurro.
Dolce, coccoloso e la persona più buona che avessi mai conosciuto.
Uscì dal salone e preparai i vestiti sul letto, come sempre un jeans ed una maglietta, odiavo tutto ciò fosse appariscente.
Feci una doccia veloce e mi asciugai i capelli in un tempo talmente breve che sicuramente sarebbe entrato nel Guinness World Record se soltanto lo avessi calcolato, mi vestii e accesi per un po’ il computer e cazzeggiare su Facebook.
Sentii la porta della mia camera aprirsi e vidi la testa di un bimbo spuntare da dietro quest’ultima.
Un bellissimo bambino, più o meno sui quattro anni, dai capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo d’estate.
“Ciao”
Sorrisi alzandomi mentre con una mano abbassavo lo schermo del portatile.
Mi avvinai al bambino e mi piegai sulle ginocchia porgendogli la mano.
Lui mi guardò con uno sguardo timido ma al contempo vispo, fissò la mia mano per qualche secondo e poi  entrò nella mia stanza senza afferrarla.
“La tua mamma ha detto che potevo venire qui, io mi chiamo Filippo”
Disse come una cantilena facendo leva sui piedini mentre si dondolava sul posto.
“Sei il mio nuovo vicino?”
Mi alzai sempre sorridendo, per lo meno non sembrava una piccola peste, aveva più l’aspetto di un angelo.
“Non lo so, io abito vicino alla tua porta”
Era imbarazzato.
Gli accarezzai i capelli cercando di metterlo a suo agio.
“Andiamo Filippo, ti porto a prendere qualcosa di buono”
Risi guardandolo e porgendogli di nuovo la mia mano che questa volta afferrò con mia grande sorpresa.
Mi sorrise.
“Tu come ti chiami?”
Mi indicò mostrandomi un sorriso sereno e dolce.
Ripensai al mio nuovo compagno di classe e storsi il naso.
Perché i ragazzi più crescevano e più diventavano insensibili e maleducati?
“Io mi chiamo Aurora”
Lo portai a piccoli passi verso il salone.
“Come la bella addormentata!”
Trillò il piccolo Filippo, saltellando e stringendomi la mano.
Mi abbassai di nuovo facendomi leva sulle gambe e ridacchiai.
“Si, e tu ti chiami come il mio principe”
“Allora sei la mia principessa”
Mi lasciò la mano di scatto e mi abbracciò circondandomi con le piccole braccia il collo.
Profumava di fragola, sorrisi prendendolo in braccio.
“Andiamo piccolo principe, prendiamo un po’ di Coca Cola”
“Voglio l’aranciata, principessa”
“Va bene, allora prendiamo l’aranciata”
Entrai in salone e guardai la stanza dove già erano seduti su sedie e divani alcuni miei parenti.
Poggiai Filippo su una sedia vicino al tavolo e presi un bicchiere riempiendolo di aranciata per poi porgerglielo con un  sorriso enorme.
Lo avevo conosciuto da neanche dieci minuti e già amavo quel principino.
“AURORA!”
Mi voltai sentendo mia madre chiamarmi dalla cucina.
Sbuffai, e guardai il piccolo scendere da sopra la sedia con un piccolo balzo e correre in cucina con il bicchiere di plastica vuoto tra le mani.
Strascicai i piedi a terra lentamente.
Sicuramente mia madre voleva che iniziassi a portare piatti con mille cose da mangiare agli ospiti troppo stanchi, anche solo per pensare di alzarsi e andarsi a prenderse da soli le varie cibarie.
“Aurora tesoro, hai conosciuto il piccolo Filippo?”
Chiese mia madre non appena mi vide sulla porta della piccola cucina, la guardai sorridente.
Scampato pericolo, non avrei dovuto portare nessun piatto, che fortuna.
Sospirai sollevata e aprì la bocca per parlare ma il piccolo biondino rispose per me.
“Certo, Aurora è la mia principessa”
Vidi mia madre girarsi verso il bambino e sentì un risata cristallina raggelarmi il sangue.
Mi voltai di scatto e guardai nella stessa direzione di mia madre trovando la signora tanto gentile di quella mattina con in braccio il piccolo Filippo e seduto sulla sedia a fianco c’era qualcuno che mai e poi mai avrei creduto possibile ritrovarmi in casa.
 “TU?”
“Ciao, Aurora
Calcò le lettere del mio nome, quasi deridendomi.
I suoi occhi che nella fioca luce della classe sembravano verdi e spenti, in realtà erano di un colore misto tra un verde splendente che sfiorava l’azzurro.
“Tesoro, questo è Gabriele, è il figlio di Giovanna ma a quanto vedo vi conoscete già”
Non ascoltai nemmeno mia madre parlare e sorrisi alla signora bionda seduta di fronte a me.
“Che piacere rivederla, signora”
“E’ un piacere mio Aurora, già conosci mio figlio Gabriele?”
“Ehm si, ma è davvero un grande mal..”
“Lei è la mia simpatica compagna di banco, mamma”
Lo stronzo dagli occhi verdi m’interruppe con quel ghigno che per tutte le volte che l’avevo visto in una mattinata, ormai conoscevo quasi a memoria.
Cercai di fulminarlo con lo sguardo ma qualcosa o meglio qualcuno mi si attaccò alle gambe facendomi quasi perdere l’equilibrio.
“No! Non è tua, è la mia principessa … vero Aurora?”
Filippo urlò guardandomi triste con quegli occhi da cucciolo che poco prima avevo visto nella mia stanza, quando si era fermato sulla porta, impaurito.
Sorrisi, accarezzandogli i morbidi capelli biondi e il piccolo ricambiò il mio sorriso.
Come faceva una creatura così dolce essere il fratello minore di un diavolo simile?
Anche se si somigliavano dannatamente molto, si poteva dire che Filippo era la fotocopia di Montaleni da piccolo.
“Te la puoi tenere, ho altro per la testa”
Fece un gesto con la mano quasi stesse scacciando una mosca e quel gesto mi infastidì ben poco.
Presi il fratello del diavolo per mano.
“Vieni principino, andiamo nella mia stanza ti do qualche peluche con cui giocare”
Sbuffai e il bambino mi seguì felice.
“Gabriele, perché non vai con loro?”
Genocidio, ecco cosa mi passò per la mente quando sentii quelle parole pronunciate dalla soave voce di mia madre.
Mi voltai di scatto fulminando con lo sguardo la donna che mi aveva messo al mondo.
Pazza!
Era pazza, perché non conosceva la vera identità di quell’essere diabolico e fastidioso.
Sbuffai ancora una volta e ritornai sui miei passi, verso la mia camera.
Aprii la porta e feci una specie di inchino giocoso a Filippo, che era davvero un piccolo angelo, quest’ultimo entrò trotterellando felice per poi arrampicarsi sul mio letto e sederci sopra.
Chiusi la porta ma un qualcosa la fermò, abbassai lo sguardo e vidi una converse nera opporsi.
Aprii ancora una volta la porta, fulminando il cretino con lo sguardo.
“Che vuoi?”
“Entrare”
Rispose lui ovvio, con un sorriso o meglio un ghigno a trentadue denti, stampato in faccia.
“Vai in soggiorno con gli ospiti”
“E poi sarei io il maleducato?”
“Se, va beh, entra e sta fermo da una parte senza fare rumore?”
Lo lasciai entrare e lui in tutta risposta scoppiò a ridere.
“Posso respirare almeno?”
Cotinuò a ridere.
“No, così spero lascerai presto questo mondo crudele e lo renderai meraviglioso”
Risposi con astio richiudendo la porta e andando verso la libreria dove presi un peluche a forma di Picachù e lo diedi al piccolo seduto sul mio letto.
Lo abbracciò subito, sorridendo e iniziando a giocarci.
Ringraziai il cielo per aver trovato un bambino a cui piacevano ancora i Pokemon.
“E a me niente pupazzo?”
Scoppiò a ridere il ragazzo, seduto sulla sedia rossa vicino alla mia scrivania.
“Oh, scusami. Mi ero dimenticata di avere un altro bambino in camera”
Lo schernì io iniziando a ridere mentre lui si ammutolì.
1 a 0 per me, Montaleni!
Mi riservò uno sguardo di fuoco e solo allora mi ricordai che nello stupore di averlo trovato a casa mia, non avevo fatto neanche caso a come fosse vestito o altro.
Non indossava nulla di particolare, solo un pantalone grigio di una tuta e un T-shirt nera che delineava le sue spalle larghe ed il fisico.
Incrociò le braccia al petto e per quel gesto risalii con lo sguardo sul suo volto, non che non lo avessi guardato, anzi, lo avevo fissato per tutto il tempo durante le ore di lezione, aveva qualcosa di insolito.
I capelli non pettinati gli donavano un aria ribelle, e quegli occhi verdi da una luce strana gli davano un non so ché di misterioso e attraente al tempo stesso.
“Ti piace ciò che guardi, piccola?”
Mi risvegliai dal mio stato di trance non appena vidi quel ghigno strafottente e malizioso dipingersi sul suo volto.
“Per niente, ho visto di meglio”
Scossi il capo in una mezza verità.
Raul Bova e Johnny Depp, ne erano l’esempio.
Lui mi sorrise e si alzò dalla sedia venendomi incontro.
“Sai non ti facevo il tipo da stanza rosa Barbie e mille pupazzi”
“Cosa c’è di male nei pupazzi?”
Capii il riferimento alla stanza, anche io odiavo quel rosa.
Mi ritrovai non so come con il fondoschiena pressato contro il bordo della scrivania e le sue mani ai lati dei miei fianchi, che stringevano decise il legno di quest'ultima.
Troppo vicino, decisamente era troppo vicino.
Boccheggiai.
“Sei una di quelle che aspetta ancora il principe azzurro non è vero, principessina?”
“Smettila di vaneggiare, Montaleni”
Sputai fuori il suo cognome quasi fosse un insulto.
Lo avevo già catalogato nei tipi fighetti e senza cervello, e odiavo ragazzi del genere.
“Il principe azzurro non esiste”
“Esistono gli stronzi patentati, infatti”
Lo spinsi via facendo leva con le mani sul suo petto.
Strano, quel ragazzo era strano.
“Non sei per niente femminile nonostante i tuoi sogni romantici”
“Non m’interessa”
Mi strofinai le mani sui jeans che dopo quel fugace contatto col suo petto non smettevano di formicolarmi.
Guardai Filippo e lo notai addormentato sul mio letto mentre stringeva a sé il famoso pupazzo giallo.
Proprio ora si doveva addormentare?
Insomma, che principe era?
E io che pensieri idioti formulavo?
“E non sei per niente carina, così sciatta, non sei proprio il mio tipo”
Ringhiò il ragazzo, quasi a farmene una colpa.
“Che fortuna”
Sorrisi vittoriosa notando il fastidio che stava provando.
“Avrei sperato in una vicina come Giusy o MariaLaura”
Mi ghiacciò tutto d’un tratto.
Giusy e MariaLaura, Massa e Abbamonte, le due inseparabili veline.
Storsi il naso guardandolo male.
“Nessuno ti ha detto di venirci ad abitare qui”
Risposi con tono acido.
“Come vicina mi doveva capitare una verginella”
“NON SONO UNA VERGINELLA!”
Sbraitai avvicinandomi a lui pronta a dargli uno schiaffo se avesse parlato ancora.
Lo odiavo!
Odiavo lui, quei suoi dannati occhi verdi e quel suo ghigno derisorio che non mancava mai.
Mi sorrise beffardo.
“Ah no? Vuoi dire che qualcuno ha avuto il coraggio di toccarti?”
“Maniaco!”
Gli urlai contro.
Dovevo contare fino a dieci e trattenermi dal farlo uscire dalla mia camera con cinque dita stampate sul suo bel visetto angelico, ma che in realtà nascondeva un perfido diavolo.
Scoppiò a ridere accasciandosi sulla sedia da studio.
La MIA sedia.
“Davvero qualcuno lo ha già fatto con te? Stimo il coraggio di costui”
E rise ancora.
Quella era l’ultima goccia, strinsi le mani in pugni e abbassai lo sguardo inferocita.
Quel ragazzo non sapeva cosa fossero i sentimenti, forse.
Sentii gli occhi bruciarmi.
“Cosa ti interessa, si può sapere?”
“Nulla”
Rispose con tono calmo e distaccato mettendosi comodo sulla sedia con le braccia incrociate dietro la testa.
“Voi ragazzi siete tutti così, pensate solo con quel coso in mezzo alle gambe e mai con la testa”
Sussurrai stringendo i denti e rialzando lo sguardo verso di lui.
Ammazzarlo, ecco cosa volevo.
“Voi ragazze mi sembrate accettare con estremo piacere quel coso che abbiamo in mezzo alle gambe
“Porco”
“Zitella”
“Maniaco”
“Verginella”
“Ti piglio a schiaffi”
“Interessante”
Si alzò alla mia minaccia e mi si avvicinò pericolosamente.
“Provaci”
Continuò in un sussurro, ed io alzai il braccio intenta a colpirlo.
Al diavolo i buoni propositi di prima, in quel momento volevo soltanto ammazzarlo.
La mano partì ma lui mi afferrò 
repentino per un polso.
“Con me non si gioca, Cositore
Strinse il mio polso tra le dita, calcando sulle lettere del mio cognome.
Lo guardai spaesata e mi prese il mento tra l’indice e li pollice costringendomi a guardarlo fisso negli occhi.
Le sue dita stringevano tanto da fare male.
Mugolai lievemente dal dolore facendo una leggera smorfia con le labbra.
I suoi occhi verdi sembravano incenerirmi come fiamme, era irritato.
Irritato? Lui?
Ero io quella irritata da quell’assurda intrusione nella mia vita.
Si avvicinò di più tanto che sentì il suo profumo e il suo alito.
Odorava di sigarette e menta.
Mi squadrò dall’alto in basso ancora incenerendomi con lo sguardo e poi mi lasciò, avvicinandosi al mio letto e prendendo in braccio il fratello più piccolo.
“Ci si vede a scuola”
Sussurrai e non so per quale motivo lo dissi.
Lui sbuffo con il biondino tra le braccia e uscì dalla mia stanza per sparire poi dalla mia visuale.
Poco dopo sentì la porta d’ingresso chiudersi e le mie gambe si fecero molli tanto da farmi cadere seduta sul pavimento.
Ma perché era così fottutamente strano quel ragazzo?
Non mi interessava saperlo, no, per niente.
L’unica cosa che sapevo in quel momento, con certezza, era che lo odiavo così tanto che avrei voluto strozzarlo e non soltanto prenderlo a sberle.





Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Aiko_LauryVa bene allora vedrò di rileggere il capitolo anche se mi sembra che andando sempre a capo finirei per rovinare il filo del discorso, ma vabbè ci provo u.u
Grazie per le tue splendide recensioni e per il tuo aiuto, spero leggerai anche il prossimo. ;)

MissGilbertCerto che continuerò a scrivere u.u comunque nell'attesa del prossimo capitolo dove verranno svelate molte cose, potresti leggere un'altra mia fanfiction che ho su un altro profilo :3 se sei interessata fammi sapere. Ciao e grazie per la splendida recensione u.u

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Capitolo 4
*** Che l'inferno abbia inizio ***



 



 

Capitolo 3: Che l'inferno abbia inizio




E alla fine la mia vita cambiò nel peggiore degli incubi, in un solo mese.
“Montaleni, un bambino dell’asilo disegnerebbe meglio, e pensare che di fianco a te hai una delle più brave della classe”
Guardai il professore sbuffare mentre brandiva l’ennesimo disegno mal riuscito del mio odioso compagno di banco.
Sorrisi vittoriosa trattenendo una sonora risata in gola.
“Mi scusi prof, ma la mia compagna ha la rabbia”
Lo fulminai con lo sguardo.
Battei una mano sul banco alzandomi in piedi e guardandolo male.
“Io non ho la rabbia!”
Quasi urlai, trattenendo a stento la collera.
Più che altro, trattenendo la voglia di mettergli le mani addosso, e non certo per delle carezze leggere.
Anzi, delle carezze che avrebbero potuto lasciargli dei lividi.
“Vedo che andate d’amore e d’accordo”
Sorrise sornione il professor Afeltra.
Professore di storia dell’arte e disegno della mia sezione fin da quando ero arrivata al secondo anno.
“Certo prof, d’amore e d’accordo come cane e gatto”
Ribatté Vincenzo, uno dei ragazzi che fin da subito erano diventati pappa e ciccia con quel sadico di Montaleni.
Tutti scoppiarono a ridere ed io mi misi di nuovo a sedere più angosciata e rassegnata che mai.
“Dopo la gentile constatazione del carissimo Oliva, proporrei a quest’ultimo di studiare per levarsi quel tre che ha fisso con me sin dai principi della nascita dell’uomo”
Lo ghiacciò subito il professore e guardai il mio compagno, seduto nella fila opposta, ingoiare quanta più saliva possibile.
Avevo sempre stimato l’Afeltra, ma mai come in quel momento.
“E proporrei inoltre a Montaleni di esercitarsi in disegno per non rovinare la sua già scarsa media di voti con il sottoscritto”
Continuò l’uomo alzandosi dalla cattedra e prendendo un gessetto da sopra il davanzale verde e lucido della finestra chiusa.
Pioveva, davvero tanto.
E me ne accorsi soltanto dopo che il mio sguardo cadde sul vetro sporco ed opaco, colpito dalle precipitose e irruente gocce di pioggia.
“Prof se sono così scarso in disegno non posso farci niente”
Montaleni scrollò le spalle annoiato, quasi non gliene importasse nulla che quella fosse l’unica materia dove andava da schifo.
E per lo più con uno dei professori più esigenti e stimati di tutta la scuola.
“Vieni e disegnami una pera”
Il professore si aggiusto gli occhiali rossi alzandoseli di più sul naso e fissandolo truce.
“E cosa dovrei dimostrare in questo modo?”
Il ragazzo si alzò e andò alla lavagna afferrando il gessetto dalle mani del professore e iniziò a disegnare sin da subito.
Guardai la scena divertita, sapendo già che da lì a poco sarebbe nata una baraonda per la figura compromettente, tracciata a linee bianche sulla lavagna.
“E questa sarebbe?”
Il prof inarcò un sopracciglio poggiando minaccioso le mani sui fianchi.
“Una pera”
“Cositore vieni tu”
Mi alzai soddisfatta, aspettavo quel momento da quando lo aveva chiamato alla lavagna.
Un’occasione d’oro per mettere quello sbruffone in ridicolo.
Mi avvicinai alla lavagna e guardai la figura che sembrava tutto tranne che una pera.
Ridacchiai afferrando il gessetto che mi porse l’Afeltra.
“Disegna una pera”
“Che bisogno c’è di fargliela disegnare? L’ho già fatta io”
“Zitto Montaleni, quello che hai disegnato tu, è lo stesso luogo che usi per pensare”
Sentì tutti ridere alla battuta del prof mentre il moro affianco a me si spostò bruscamente per farmi spazio.
Aveva un’aria decisamente irritata.
Goduria.
“Cositore smetti di fissare il tuo compagno e disegna questa pera, avanti”
Mi scostai dai miei pensieri e guardai truce il professore che intanto rideva insieme a tutti i miei compagni.
Una pera.
Dovevo disegnare una pera.
Sbuffai, cercando di immaginarla mentalmente e poi la disegnai facendo attenzione ai dettagli.
Una volta finita quella dannata pera mi scostai dalla lavagna per permette al professore di controllare.
“Bene, a quanto vedo possiamo fare questa prova”
M’irrigidì inarcando un sopracciglio in segno di domanda.
“Che prova, prof?”
Guardai tutti parlare all’unisono.
Eravamo diciannove in classe e molto affiatati davvero.
Ovviamente solamente in pochi casi.
“Cositore insegnagli a disegnare, ti do fino al trentuno ottobre, e poi constaterò se ci sono stati dei miglioramenti o meno”
“No senta professore, io non..”
Iniziai a parlare, fermamente convinta nel mostrare il mio disappunto sulla questione.
“Mi dispiace io non prendo lezioni da una così. Non mi potete dare qualcun’altra invece di Cositore?”
Spezzai il gessetto in una mano, frantumandolo in mille pezzetti, quando Montaleni m’interruppe.
“Ed io non voglio dare lezioni ad uno che non sa nemmeno tenere una matita in mano”
“Mi dispiace, ho già deciso e se non volete prendere brutti voti o giù di lì vi consiglio vivamente di collaborare”
Avevo stima per quel professore?
No, era stata soltanto ipocrisia pensare una cosa simile.
Avrei voluto frantumare le ossa del prof e del mio vicino di banco, non quel povero e innocente pezzo di gesso.
Ritornai a posto aspettando che finalmente terminasse quella fottuta quarta ora e uscire da quella prigione.
Ora se non aiutavo quell’idiota il mio voto sarebbe sceso terribilmente.
Mi accasciai con la testa sul banco e sentii qualcuno sedersi sulla sedia affianco alla mia e sbuffare rumorosamente.
“Non sei tu quella che deve insegnare ad un coglione”
“Non sei tu quello che deve sprecare il suo tempo inutilmente con una zitella acida”
“Fanculo”
Mi alzai di scatto non appena sentii la campanella suonare.
Afferrai veloce lo zaino e me lo misi in spalla, si, in quarta liceo avevo lo zaino e non la borsa piena di trucchi.
“Quando ci vediamo?”
Sorrisi tirata quando notai che il professore ci stava fissando.
Mai mettersi contro il vice-preside.
“A casa mia, non credo proprio”
“Ok, ho capito, fatti trovare alle tre davanti alla mia porta”
“Se, va beh. Ciao”
Lo fermai afferrandolo per una manica della maglia.
“Senti, io non piaccio a te e tu non piaci a me, ma cerchiamo di collaborare perché non voglio andare male in due materie, me ne basta una soltanto”
Dissi guardandolo fermamente mentre tutti gli altri erano già andati via.
Dolores non era neanche venuta quel giorno, quindi avrei dovuto fare la strada da sola.
Levò la manica dalla presa delle mie dita con  uno strattone.
“Ci vediamo alle tre, Cositore”
“E’ il mio cognome, non un insulto, smettila di dirlo in quel modo!”
M’impuntai guardandolo male.
Lo vidi voltarsi e uscire fuori dalla classe, senza spiccare neanche una parola.
Sospirai amaramente.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio.
 
Le tre.
Le tre e un quarto, e ancora non si era fatto vivo.
Guardai l’orologio in cucina avanzare di ogni minuto.
Dove diamine si era cacciato quel cretino?
Eppure non mi sembrava che ci fossero miglia e miglia da fare per arrivare alla mia fottuta porta.
Guardai ancora l’orologio.
Dire che ero irritata era poco.
Sentii bussare e andai ad aprire infuriata.
Gliene avrei cantate quattro, anzi forse anche otto o sedici.
Aprii la porta e lo guardai strabuzzando gli occhi.
“Che hai fatto alla faccia?”
Aveva un labbro leggermente spaccato e un livido sul mento.
“Sono caduto dal motorino”
Mi gelò con uno sguardo di ghiaccio, entrando in casa mia senza neanche un piccolo saluto.
Non che io lo avessi propriamente salutato, però.
Si diresse verso la cucina ma lo fermai indicandogli la mia stanza.
C’era già entrato d’altronde e mi annoiava il fatto di scarrozzare matite, colori e fogli da una stanza all’altra.
Lo guardai cambiare direzione e dalla porta lo intravidi sedersi sul mio letto e messaggiare col telefono annoiato.
Aveva il motorino, quindi non avrei dovuto fare mosse sbagliate o avrebbe potuto investirmi.
Scoppiai a ridere con quello strano pensiero per la testa e andai in bagno prendendo un po’ d’ovatta e dell’acqua ossigenata.
Non che me ne fregasse molto, ma avevo sempre avuto un animo abbastanza altruista.
Entrai in camera e lui non mi notò minimamente.
“Alza il mento, idiota”
Sorrisi divertita imbevendo un po’ d’ovatta.
Lui rialzò il volto dallo schermo del suo telefono e mi guardò perplessa.
“Che vuoi fare?”
“Disinfettarti i graffi essendo che sei così cretino da cadere dal tuo mezzo di trasporto”
“Non sono cazzi tuoi”
Mi fulminò con quei suoi occhi verdi, dello stesso colore di due foglie di menta.
Sbuffai e mi avvicinai a lui alzandogli il mento con una mano, in un gesto davvero poco gentile.
“Ahia! Ma che cazzo fai?”
“Vedi di non fare in bambino e fatti pulire questi graffi”
Gli tamponai leggermente l’angolo delle labbra e il mento sentendo alcuni ghigni sommessi provenienti dalla sua gola.
“Non sei per niente delicata”
“Se collaborassi invece di fare la ragazzina impaurita, non sentiresti tanto bruciore”
“Lasciami”
Si scostò bruscamente lasciandomi con il batuffolo, un po’ sporco di sangue, a mezz’aria.
“Preferiresti un’altra infermiera, lo so..”
Sussurrai acida prendendo l’acqua ossigenata e spostandola sul davanzale della finestra.
“Hai capito bene”
Incrociò le braccia guardandomi male.
Le sue spalle larghe erano ben disegnate nel blu di quella maglia che indossava.
“Iniziamo a disegnare, che prima iniziamo e prima te ne vai”
Dissi buttando l’ovatta nel cestino sotto la scrivania e presi alcuni dei miei fogli dall’album di disegno.
Gli insegnai come tenere la matita in mano, perché neanche quello sapeva fare.
E gli insegnai anche come tratteggiare le linee con gentilezza e non premendo come un ossesso.
Il risultato non fu poi tanto male tutto sommato, in tre ore eravamo riusciti a disegnare una pera decente, dopo tre mila uscite in forme a dir poco sconvenienti.
“Ma la smetti di disegnare cazzi?”
Scoppiai a ridere e lui si volto facendomi la linguaccia.
Non era uno studente di quarta liceo, no, lui era un bambino delle elementari.
“Di questo passo diventerò meglio di te, Cositore”
“Non illuderti, tu sei quello che non sa neanche tenere una matita tra le dita”
Incrociai le braccia al petto appoggiandomi allo schienale della sedia.
Quando teneva la bocca chiusa ed era intento a fare altro, era quasi bello da guardare.
Aveva la matita tra le mani e la muoveva lentamente mentre i suoi occhi verdi erano intenti a fissare il disegno con massima accortezza, aveva i capelli in un piccolo ciuffo rialzato verso destra.
Scossi la testa come a cacciare quei pensieri e guardai l’orario segnato sullo screensaver del mio computer fisso.
Le otto e mezza di sera.
Era passato parecchio tempo, ed ero riuscita a fargli disegnare soltanto una pera degna di questo nome.
“Credo che per oggi abbiamo finito”
Sussurrai alzandomi e sgranchendomi la gambe ormai addormentate, per lo stare troppo tempo seduta.
Lui posò la matita e si girò poggiando un braccio sullo schienale della sua sedia.
“Sono diventato un’artista, alla faccia di quel bastardo dell’Afeltra”
“Abbiamo un’altra settimana prima del trentuno”
Dissi guardandolo seria.
“Sei riuscito a disegnare a stento una pera, devi impegnarti di più”
“Ma è mai possibile che avete tutti in testa queste cazzo di pere? Al diavolo!”
“E tu è mai possibile che devi avere sempre questo cazzo in bocca?”
Venni colpita in piena fronte da un gomma.
Mi massaggiai la parte lesa guardandolo male e storcendo il naso.
“Vado, grazie mille prof, per le lezioni di disegno”
Mi schernì con tono ironico alzandosi e aprendo la porta della mia stanza per poi uscire.
“Oh prego, bambino, se la prossima volta sarai altrettanto bravo la maestra ti regalerà un lecca-lecca”
Non rispose alla mia battuta e si diresse verso la porta d’entrata.
L’aprì e uscì senza salutare.
Maleducato, stressante e antipatico.
Mi ci voleva un bel bagno.
Menomale che era venerdì e il giorno dopo, cioè sabato, c’era la visita di certi sportivi che dovevano parlare delle olimpiadi.
Inutile spreco di tempo scolastico.
Ritornai in camera e presi il mio solito pigiama formato da una maglia ormai vecchia di papà e da dei pantaloncini di qualche tuta ormai introvabile.
Presi gli slip e mi diressi in bagno aprendo l’acqua della vasca aspettando che si facesse calda.
“Sei una coccinella bellissima, sorridi guardando tutto. Forse mai nessuno ti osserverà, ma questo a volte conta meno … Molto meno …” (*)
Canticchiai tra me e me chiudendo gli occhi e rilassandomi nell’acqua calda e piena di schiuma.
Era incredibile come un semplice bagno potesse rilassare in quel modo.
Appoggiai la testa al bordo della vasca fissando il soffitto bianco del bagno.
Avrei dovuto portarmi il cellulare, e magari rilassarmi con una canzone di Tiziano o di Bruno Mars.
Mi beai del dolce odore del bagno schiuma al cioccolato e vedendo le mie povere mani raggrinzite per il troppo ammollo, uscii prendendo un asciugamano e cercando di asciugarmi velocemente, per non morire congelata avendo dimenticato di accendere il caldobagno.
Sentii bussare e mi avvolsi nell’asciugamano bianco mettendo le pantofole di fretta e ticchettai verso la porta d’ingresso.
Doveva essere Fioravante che si era dimenticato per l’ennesima volta le chiavi.
D’altronde a quell’ora che poteva essere?
Mai nessuno veniva a farci visita, se non le tante ragazze illuse da mio fratello.
Aprii la porta sentendo le punte bagnate dei capelli, inumidirmi la schiena.
“Fiò, le chiavi quante volte ti ho detto di portartele”
Mi voltai continuando a parlare e dirigendomi di nuovo verso il bagno.
Ma mi fermai non appena non percepii nessuna risposta e sudai freddo voltandomi lentamente, e tenendo l’asciugamano fermo con le mani.
Sbiancai guardando chi c’era davanti a me con le braccia incrociate al petto e un ghigno malizioso in volto.
“Ciao Cositore
“T-Tu che diamine ci fai qui?”
Balbettai tentando di coprirmi alla bel e meglio.
Si avvicinò sorpassandomi ed entrando nella mia camera per poi uscirne poco dopo con il suo cellulare tra le mani.
“Sono contento di aver dimenticato questo”
Disse sventolandomi il suo telefono davanti al volto.
Inghiottii quanta più saliva potevo e mi strinsi ancora di più in quell’asciugamano bianco.
Prima sentivo freddo e ora andavo completamente a fuoco dalla vergogna.
Sentii dei passi dirigersi verso l’uscita e abbassai lo sguardo.
Perché capitavano tutte a me?
“Bel culetto, Cositore
Ridacchiò per poi chiudersi la porta alle spalle e sparire dalla mia visuale.
Maledissi i miei genitori e mio fratello, per essere fuori casa, chi ancora a lavoro e chi alla ricerca di ragazze da scopare.
Me la sarei presa con Fioravante, si, d’altronde se lo meritava per quella pietosa figura di merda che avevo appena fatto, pensando fosse lui.
Ritornai in bagno e mi vestii di fretta.
Starnutii maledicendomi di non aver acceso quel maledetto caldobagno.
L’indomani a scuola sarebbe stata una tragedia, lo sentivo.
 
 

********

 
 
“Ragazzi allora tutti d’accordo per la festa di sabato sera?”
Alessandra, la rappresentante di classe, alta un metro e ottantasei, fisico da modella e viso d’angelo, parlò catturando l’attenzione di tutti.
Dolores mi colpì allo stomaco con una lieve gomitata.
“Oh, ma si fa a casa di Galotto?”
Mi chiese guardando la capoclasse attentamente.
“Eh, si fa da Salvatore”
Dissi massaggiandomi lo stomaco per il fastidio.
Vidi una mano alzarsi dalla parte della cattedra e mi voltai trovando Montaleni con i piedi su quest’ultima e con la mano alzata, mentre con l’altra messaggiare al cellulare.
“E’ che tipo di festa è?”
Chiese annoiato.
Ma mai possibile che non prestava interesse per nulla.
“Gabri, è una festa in maschera”
Disse smielata MariaLaura, sedendosi con le gambe accavallate sulla superficie liscia della cattedra e lo stesso fece la sua inseparabile amichetta, Massa.
Storsi il naso, manco un mese e già si era ingraziato tutti, insegnanti e ochette comprese.
“Gabri, tesoruccio mio adorato è una festa in maschera e io indosserò soltanto la maschera perchè i vestiti non vanno di moda”
Sentii la mia amica Dolores bisbigliarmi all’orecchio e scoppiai a ridere attirando l’attenzione della bionda Abbamonte.
“Che c’è che ti diverte tanto, Aurò?”
“Nulla, nulla”
Agitai le braccia continuando a ridere con Dolores.
“A che ora è la festa?”
“Alle nove e mezza dovrebbe iniziare”
Salvatore parlò passandosi una mano tra i capelli castano scuro.
La porta si spalancò ed entrò la professoressa di latino e storia e geografia.
“Ragazzi a posto, la campanella è suonata! Ricreazione finita!”
Urlò.
Bene, non era neanche entrata e già sbraitava.
Mi staccai dal davanzale della finestra e mi sedetti al mio posto seguita da tutti gli altri.
La giornata non era andata poi così male, niente riferimenti da parte dell’idiota a quello che era successo la sera prima e neanche una parola spiccata con lui.
Anche se tutto sommato era snervante quel silenzio, non ero mai stata abituata a stare zitta per lungo tempo.
“Potresti vestirti come ieri sera, Cositore”
Mi sussurrò il moretto, strappandomi letteralmente via dai miei pensieri e dalle mie speranze di non sentirlo.
“Non sono una delle tue amichette”
“Loro sono meglio”
Disse ridacchiando per poi ricominciare di nuovo a trafficare con il cellulare tra le mani.
Mi aveva scocciato con questi continui paragoni e ghigni idioti.
“Prof..”
“Di soltanto una parola e passi guai seri”
Mi diede un pizzico nascondendo il cellulare sotto al banco.
Gli tirai un calcio sotto al banco facendolo raddrizzare sulla sedia dalla sorpresa.
Sentii un dolore alla gamba quando lui mi restituì il calcio.
Coglione.
Gliene tirai un altro e lui rispose.
“Cositore e Montaleni fuori!”
“Ma prof ha iniziato lui!”
“Non m’interessa dei vostri battibecchi amorosi, fuori ora o volete scendere dalla preside?”
Gabriele sorrise alla prof, con aria divertita e si alzò andando verso la porta.
Lo seguii a malincuore, avevo perso anche la lezione di latino, oltre a quella d’inglese essendo che avevo perso essendo che lui non faceva altro che stuzzicarmi a risponderlo lanciandomi palline di carta o facendo disegnini osceni sulla mia parte di banco.
Mi richiusi la porta alle spalle e mi avviai verso le scale antincendio, dovevo stargli il più lontano possibile.
“Vaffanculo! Vaffanculo!”
Sbattei il piede a terra facendo vibrare le scale in ferro.
Guardai il cielo coperto di nuvole.
Era odioso.
Infantile e odioso.
 



Nota (*): Tarantola d'Africa, prima canzone nell'albun 'Nessuno é solo' di Tiziano Ferro.












Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

ArmonyNon preoccuparti, le critiche d'altronde servono per arrivare a migliorarsi o forse sbaglio?
Grazie mille per la tua sincerità e il tuo aiuto, nonché per la tua meravigliosa recensione.
Comunque tornando a noi, ho cercato di correggere gli errori rileggendolo di nuovo, ieri alle tre di notte non ne avevo proprio la testa e non so perchè l'ho postato se poi non mi sono fermata a rileggerlo xD
Spero continuerai ad aiutarmi, voglio che la storia piaccia e per questo voglio migliorarmi di volta in volta sperando di catturare l'attenzione altrui e far sognare con me le persone che leggono questa Fanfiction.
Va beh, finisco qui sperando di rileggere al più presto una tua nuova recensione e il tuo parere sulla storia e i personaggi.
Kiss.


Denji LeeE' bono quanto stronzo, quindi direi infinitamente figo AHAHAH
Grazie per la tua recensione, alla prossima.
:3


ShaanaCerto, aggiornerò prestissimo di questo passo, spero di rivederti ancora e di leggere un'altra meravigliosa recensione. ;)


Jonas_sisterPosso amarti perchè ami Tiziano Ferro? *^*
Grazie per la tua meravigliosa recensione, e ringrazia infinitamente la tua amica da parte mia.
Spero di leggere ancora le tue bellissime recensioni.
Alla prossima, baci. :3


MissGilbertScusa per aver risposto in ritardo alla tua recensione, rispetto alle altre. ^^''
Mi sono concentrata sul mio profilo facebook, che avevo dimenticato minteyer. xD
Sono un'idiota. u.u
Comunque, tornando a noi, grazie per la tua meravigliosa recensione.
Sono felicissima che la storia ti sia piaciuta, è da tanto che volevo scriverla, più o meno quasi sette mesi.
Gabriele è un personaggio realistico, mi sono impegnata davvero molto per scriverlo, mentre Aurora, beh, Aurora è la solita ragazza innamorata dell'idea dell'amore, questo è vero, ma man mano che la storia prenderà il suo corso vedrai cosa c'è di differente in lei.
Non so dirti se Aurora darà del filo da torcere a Gabriele o viceversa, dipende tutto da loro d'altronde.
Tutti i personaggi che ho inventato sin ora sono frutto di una accurato disegno, tutti i loro caratteri, nomi e molto altro custoditi su un piccolo quadernino.
Lo so che l'idea può sembrare stupida, ma io amo ogni mio personaggio, indipendentemente questo sia il gran figo di Gabriele o la demordente Aurora.
Penso che se ogni personaggio riceve amore dal proprio creatore, può acquistare una vita propria scrivendo la propria storia come noi scriviamo il nostro destino. 
Ok, mi sono prolungata troppo. xD
Scusa, spero di leggere altre tue recensioni in futuro.
Un bacio. :3


Roberta Somerdobrev: Il titolo è abbastanza osceno AHAHAHAH 
Ma sono felicissima che la storia ti abbia incuriosito, vedo che hai anche molto interesse nei personaggio e ciò mi rende appagata del mio lavoro.
Spero che continuerai a seguire la storia e spero vivamente che anche questo capitolo ti sia piaciuto, ciao. ;3

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Capitolo 5
*** Un bacio rubato ***



 



 

Capitolo 4: Un bacio rubato




“Mi hai stancato”
Sbuffò poggiandosi con la schiena contro la sedia, con aria decisamente annoiata.
Lo guardai irata indicandogli il foglio e la matita.
“E’ un semplicissimo paesaggio. Una fottuta spiaggia, cosa diamine vedi di troppo difficile da non saper disegnare?”
“Non tutti sono bravi come te”
Restai a fissarlo bruciandolo vivo.
“Senti, è perché tu ti annoi. Tutti possono disegnare, basta soltanto volerlo”
“Secondo te uno che stona, può fare il cantante?”
Mi guardò serio lasciandomi di stucco.
Cosa voleva dire quella domanda?
“Non credo…”
Sussurrai interdetta.
Davvero una bella risposta.
“Ecco, io in disegno stono e non posso imparare”
Mi irrigidì di colpo e gli diedi uno schiaffetto dietro al collo.
“Ma che cazzo ti viene?!”
“Non voglio prendere un brutto voto in arte, quindi ora prendi quella fottuta matita ed esercitati!”
Dissi acida, alzandomi dalla sedia.
Era un perfetto cretino.
Un odioso cretino.
Mi guardò sconvolto per alcuni secondi, poi si rimise a disegnare l’ennesimo obbrobrio.
Erano due ore che cercavo di fargli fare qualcosa di decente, anche solo che si avvicinasse al significato della parola.
Ma non ero di certo una santa per potere fare certi miracoli.
Presi l’I-pod e mi sedetti sul letto, infilando le cuffiette nelle orecchie e facendo partire una canzone qualsiasi.
Dovevo staccare un po’, anche se ero costretta ad ascoltare canzoni a bassissimo volume.
 
-Per chi credeva che l'amore fosse prendere e scappare 
per chi ancora d'ora in poi ci crederà 
Per chi credeva che concedersi significa essere forti 
dico no, niente affatto 
Perché chi fugge non sarà per niente un vero vincitore 
vince solo chi non si nasconderà. 
Mimetizzare il proprio amore può soltanto fare male
quindi non va mai fatto. 
Cosa va di moda adesso io non lo so 
fino all'altro ieri si seguiva l'istinto 
cosa resterà di noi ora io non lo so 
so soltanto che per te non sarò più lo stesso.- (*)
 
Chiusi gli occhi e mossi le labbra mimando le parola della canzone.
Mi appoggiai con una spalla contro lo schienale del letto e abbandonai la testa vicino al muro.
Come fare a far capire alle persone che disegnare poteva uscir bene a chiunque?
Bastava impegno, bastava solamente amare quel momento in cui le tue mani toccavano una matita.
Cosa c’era di così difficile nel saper disegnare?
Amare l’arte era appagante.
Qualunque tipo d’arte si trattasse.
Come si amava guardare un disegno altrui o un quadro, si doveva anche imparare ad amare la tecnica del disegno e riproporla a sé stessi.
Sospirai.
“Che ascolti?”
“Tiziano Ferro”
“Non puoi metterlo ad alto volume?”
Aprii gli occhi guardandolo sbalordita.
Qualcuno che voleva ascoltare Tiziano Ferro dopo il Coming Out di quest’ultimo.
Mi alzai dal letto e tolsi le cuffiette dall’I-pod facendo vibrare per tutta la stanza, la voce del mio cantante preferito, guardai sbalordita il ragazzo davanti a me che non faceva nemmeno una piega per quella canzone.
 
-Per chi si divertiva in gruppo e mi gridava "mi fai schifo" 
e ora credo che non rida più. 
Per chi si crede di esser forte perché in grado di ferire 
dico no, niente affatto. 
Per chi continua a farsi male non amandosi abbastanza 
come te, ma forse anche come me. 
Guardo negli occhi il nemico mio peggiore 
e non lascio che mi guidi il rancore. 
Uno: guardo avanti sempre e non mi arrendo. 
Due: se ti dico tu sei il top sto mentendo 
 
E forse sì forse no, molto attento, distratto 
ti sei chiesto mai perché capita che 
farsi male è più facile che darsi un bacio 
per quale motivo non so 
per un po' sparirò. 
Ed io 
per un po' sparirò.- 
 
Sorrisi felice mentre lui riprese a disegnare.
Non mostrava nessuna espressione, neanche uno dei suoi soliti ghigni.
Anche se questo mi bastava, speravo che in cuor mio a lui piacesse quella canzone, d’altronde a nessuno poteva non piacere Tiziano.
“Sei strano”
Dissi guardandolo.
“Perché?”
Mi chiese lui, sbuffò e prese a cancellare freneticamente con la gomma bianca, facendo muovere la scrivania come presa da scosse di terremoto.
“Perché non fai nessun commento su Tiziano”
Scrollò le spalle alzando il foglio da disegno e guardandolo.
“Non mi fa né caldo né freddo il fatto che sia gay”
La mascella mi cadde sul pavimento.
Il primo che diceva una cosa simile.
Repressi il mio istinto di lanciare coriandoli in aria e di urlare, e mi concentrai sul suo disegno.
Finalmente era riuscito a disegnare il paesaggio che il professore gli aveva richiesto per sabato.
Sabato trentuno.
Spensi l’I-pod grigio e lo rimisi sulla scrivania.
“Come ti travestirai alla festa?”
Chiesi pensierosa mentre restavo a fissare il suo disegno.
Non era un capolavoro, ma era guardabile.
Aveva fatto progressi.
“Non sono cose che ti interessano”
Ghignò lui.
Lo guardai male, prendendogli il foglio tra le mani e controllandolo meglio.
“Fai sempre schifo in disegno”
“Grazie”
Mi rispose acido alzandosi dalla sedia e sfilandomi il foglio di mano.
“Posso andare ora o vuoi commentare ancora le mie insulse doti di artista?”
Continuò inarcando un sopracciglio e fissandomi male.
“Sparisci dalla mia vista, idiota”
Sputai acida, andando ad aprire la porta.
Lo vidi rigirarsi verso la scrivania e prendere qualcosa per poi infilarselo in tasca.
Il suo telefono, pensai, già sicuramente quello.
“Sei sempre la solita zitella maleducata, se andrai avanti così non troverai mai un ragazzo … Oh, scusa, volevo dire un principe”
Mi schernì uscendo dalla mia stanza e dirigendosi verso la cucina.
“Signora grazie per l’ospitalità, arrivederci”
Salutò mia madre cordialmente, mentre mio fratello spuntò dalla sua stanza.
“Oh, Gabriele perché non resti a cena?”
Gli chiese Fioravante battendogli una pacca sula spalla.
E ti pareva se i coglioni non andavano d’amore e d’accordo.
Sorrisi amaramente.
Non volevo vederlo un minuto di più.
Andai ad aprire la porta d’entrata.
Per far capire a tutti le mie intenzioni.
I due ragazzi si voltarono, mio fratello mi guardava con sguardo colmo di divertimento mentre Montaleni si avvicinò alla porta ridacchiando.
“Sarà per la prossima volta, Fiò. Magari quando la tua odiosa sorellina è fuori”
Uscì e si richiuse la porta alle spalle senza aspettare una risposta.
“Invitarlo a cena? Ma sei cretino o cosa?”
“Beh, è mio amico, se tu lo odi non sono cazzi miei!”
Rispose divertito entrando nella sua stanza.
Lo seguii con le braccia stese lungo i fianchi e le mani strette in pugni.
Voleva morire?
Un'altra parola e sarebbe finito all’ospedale.
“E’ maleducato, indisponente, odioso e senza maniere gentili, nonché uno stronzo e un gran puttaniere. Neanche un mese che è arrivato e già ci sono miriadi di voci su quanto è bravo a letto!”
Urlai sbattendo la porta della stanza di mio fratello.
Lo guardai stendersi sul suo letto a pancia sotto mentre armeggiava con il portatile, il MIO.
“Non è colpa mia se non te lo da, Rori”
“Ma cazzo dici? E molla il PC, tu hai il tuo”
“Si ma va lento”
“Hai ventuno anni o uno solamente, dammelo immediatamente”
Lui sorrise abbassando lo schermo e si sedette spostandoselo dietro la schiena.
“No sorellina, devo ricordarti che dovresti avere un po’ più di riguardo verso il tuo unico fratello maggiore?”
Lo guardai boccheggiando.
No, di nuovo quella storia no.
Tirò un sospiro iniziando a ridere sotto i baffi.
“Ti ricordi quando eri piccola e t’intrufolavi nel mio letto perché il tuo orsacchiotto non riusciva a combattere i mostri sotto al letto? Ecco, prendilo come un favore che mi devi”
“Sei un cretino, ora se hai finito di sprecare fiato e non donare un po’ di ossigeno ai tuoi poveri neuroni, restituiscimi il portatile”
“Mai”
Sillabò ogni lettera di quella negazione, lentamente, come in un film a rallentatore.
“Restituiscimelo”
Strinsi i denti fino a sentirmi la mascella dolere.
“La risposta di poco fa è la stessa di ora”
Scrollò le spalle alzandosi e mi spinse fuori dalla sua camera per poi chiudere la porta a chiave.
“VAFFANCULO!”
Urlai sbattendo una mano sulla porta in legno bianco.
“Ti voglio bene anche io, Rori”
Lo sentì ridere e irritata ritornai in camera mia.
Prima o poi mi sarei vendicata.
Oh, eccome se mi sarei vendicata.
Ma la vendetta si potrebbe paragonare ad un gelato, dolce e che va servita fredda.
Mi avvicinai alla scrivania per risistemare ma non vidi l’I-pod.
Allarmata mi inginocchiai pensando che fosse caduto, ma niente.
Controllai da per tutto senta trovarlo.
E poi come magia mi ricordai di Montaleni.
Quell’odioso ragazzo, le sue spalle in quella felpa bianca e il suo braccio che afferrava qualcosa per poi infilarsela in tasca.
Spezzai una matita tra le mani, senza volerlo.
Guardai le due metà per poi lanciarle su quella maledetta scrivania e corsi fuori dalla mia camera.
Aprii con foga la porta d’ingresso e la richiusi sbattendola, causando così un fracasso infernale.
Bussai alla porta di fianco.
E quasi pensai di spezzarmi il dito per tutta la forza che ci avevo messo a premere il tasto di un insulso campanello.
Sentii la porta aprirsi e davanti a me si presentò un uomo, sulla cinquantina forse, che mi sorrise.
Aveva i capelli brizzolati e degli occhi azzurro ghiaccio.
Lo stesso azzurro che c’era negli occhi di Filippo.
“Desideri?”
“Sono Aurora, abito qui affianco, vorrei vedere un secondo vostro figlio.. Gabriele
Faticai a pronunciare quel nome, il signore mi invitò ad entrare e senza pensarci accettai l’invito.
“GABRIELE HAI VISITE!”
Ridacchiò l’uomo andando verso una stanza, forse la cucina da dove sentii provenire alcune voci che riconobbi subito.
Giovanna la madre, e quella del piccolo Filippo.
“Arrivo”
Sentii la voce del diavolo provenire alla mia destra e m’incamminai furiosa verso quella che forse doveva essere la sua stanza.
La scoperta che feci mi raggelò il sangue.
La sua camera era adiacente alla mia, la sua finestra era quella vicino alla mia, dunque.
Mi bloccai davanti alla sua porta e poi bussai.
Mi trattenni dal buttare giù a calci quel fottuto pezzo di legno, per poi una volta entrata prendere quel cretino a calci.
Sarebbe stata un’enorme liberazione sentire la sua voce piegata in mugolii di dolore.
“Avanti”
Disse scocciato.
Aprii la porta e la richiusi guardandolo furiosa.
“Il MIO I-pod!”
Cercai di trattenermi per non urlare, riuscendo a cacciare solamente un sibilo strozzato.
Lo guardai scoppiare a ridere.
“Che audacia, Cositore. Entrare nella stanza di un ragazzo mentre si sta cambiando”
Feci scorrere lo sguardo sul suo corpo.
Aveva la felpa tra le mani e il jeans sbottonato.
S’intravedeva dalla cerniera un tessuto grigio.
Un brivido mi percorse la schiena facendomi arrossire e rialzai subito lo sguardo boccheggiando alla ricerca d’aria.
Che diavolo, ma perché solo a me succedevano cose del genere?
“Il m-mio.. Il m.. m-mio I-pod”
Balbettai facendo la figura della scema, portando una mano in avanti e chiudendo gli occhi.
Con quel gesto gli chiedevo soltanto di restituirmi ciò che era mio dal principio.
Posò qualcosa di tiepido in una mano e riaprì gli occhi trovandomi il suo cappuccio della felpa appoggiato alle dita.
“Mi hai preso per un attaccapanni?”
Risposi acida a quel gesto.
Cretino.
“Saresti troppo importante dopo”
Si stiracchiò mettendo i muscoli in mostra.
Faceva palestra?
Cioè aveva un busto scolpito alla perfezione.
Né troppo muscoloso ma degno di una statua.
Lo guardai voltarsi e afferrare qualcosa da una mensola.
Me lo porse sbuffando.
“Eccolo”
“Grazie”
Mi avvicinai per riprenderlo ma lui alzò di colpo la mano portandola in alto.
Lo guardai sperando che il suo bel fisico prendesse fuoco, non so per quale miracolo, da un momento all’altro.
“Restituiscimelo”
Iniziai a saltellare cercando di afferrargli il braccio per riprendere l’I-pod.
Tutte le mie canzoni preferite erano salvate lì.
E con tutte intendevo, tutti e cinque gli album di Tiziano Ferro, più gli inediti e i duetti.
Sentii una mano afferrarmi un fianco e mi avvicinai pericolosamente al suo petto.
Mi si bloccò il fiato in gola e lo sguardo mi cadde sul suo collo.
Ma che diamine stava succedendo?
Alzai lo sguardo sul suo viso fino ad incontrare gli occhi verdi di lui.
Tremai a quel contatto così diretto, così intimo.
Calò anche l’altro braccio sfiorandomi l’altro fianco mentre con la mano stringeva con il pollice l’I-pod per non farlo cadere.
“Potresti restituirmi ciò che è mio di diritto, grazie?”
Dissi in tono acido cercando di nascondere l’imbarazzo.
“Sai, tu parli troppo”
“Nessuno me lo vieta”
“Fai esasperare la gente in questo modo”
“Nessuno ti dice di ascoltare”
“Dovresti tenere a bada la tua bella lingua”
Ghignò divertito mentre strinse la presa sui miei fianchi facendomi fare un passo verso di lui.
Arrossii di colpo senza rispondere.
Avevo caldo.
Era normale la cosa?
“Il gatto ti ha mangiato la lingua, Cositore?”
“No.. I-Io non..”
Non terminai la frase che sentii qualcosa di morbido sulle labbra.
Le sue.
Portai le mani sul suo petto cercando di allontanarlo.
Ma nulla, era impossibile.
Schiuse le labbra scostando una mano dal mio fianco e mi prese il volto tra le dita, stringendo le guancie talmente forte da costringermi a schiudere anche le mie.
Introdusse di colpo la lingua nella mia bocca approfondendo quello che era stato solamente un bacio a stampo.
Cercò freneticamente con la sua lingua la mia e la trovò poco dopo quando smisi di opporre resistenza.
Era inutile anche solo pensare di oppormi.
Il suo sapore mi piaceva.
Chiusi gli occhi scacciando tutti i pensieri.
L’I-pod, il fatto di stare baciando un tipo odioso.
Nulla, non esisteva nulla.
Chiusi le mani in piccoli pugni sul suo petto e sentii il calore della sua pelle.
Risposi al bacio.
Non saprei dire con precisione quanto tempo restammo incollati in quel modo.
Sentii le sue labbra allargarsi in un sorriso, solleticando così le mie.
Si staccò lasciandomi il volto e infilandomi in tasca l’I-pod.
“Bene, ho trovato il modo per farti smettere di parlare”
Lo guardai mentre un ghigno derisorio si apriva sul suo volto.
Alzai una mano e gli tirai uno schiaffo.
Sentì il rumore rimbombare tra quelle quattro mura e uscii dalla stanza lentamente.
Cacciai un sospiro enorme e uscii definitivamente da quella casa.
Bussai alla mia porta e poco dopo mia madre mi aprì.
Non spiccai parola, non mi diressi in cucina per la cena.
Mi rinchiusi semplicemente nella mia camera dopo aver fatto un bagno caldo.
Non riuscivo a pensare a nulla.
Nulla di nulla, nella mia mente c’era un vuoto totale.
Guardai l’I-pod sul comodino e mi appoggiai con le spalle allo schienale del letto.
Cosa diamine aveva in mente?
Sentii girarmi la testa e mi distesi a letto.
Mi aveva baciata solamente per deridermi.
Chiusi gli occhi e l’immagine di lui a torso nudo, che si massaggiava una guancia dopo che l’avevo schiaffeggiato, si materializzò davanti a me.
Quello schiaffo se lo era meritato, e intanto io mi sarei ritrovata in una notte insonne accompagnata dalle melodiose canzoni di Tiziano, il mio angelo.
 
-E forse sì forse no, molto attento, distratto 
ti sei chiesto mai perché capita che 
farsi male è più facile che darsi un bacio 
per quale motivo non so 
per un po' sparirò. 
Ed io 
per un po' sparirò.-





Nota (*): Per un po' sparirò, undicesima canzone nell'albun 'Alla mia età' di Tiziano Ferro.



Filippo, alias piccolo principe: 




Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

a n t o: Grazie per la tua recensione, ho corretto gli errori nel capitolo precedente.
Non so cosa farei senza di voi che mi aiutate a migliorarmi.
Grazie dal profondo del cuore, spero che leggerai ancora i capitoli che verranno.
Ciao. :)

Armony: In seguito scoprirai quello che c'è da scoprire, non preoccuparti, comunque anche se ci vorrà tempo lo scoprirai. u.u
Grazie ancora per avermi corretto, sarei persa senza di te.
Ti ho già trovato il soprannome adatto ''La mia prof del cuore''.
Ti piace? Spero di si, perchè mi stai simpaticissima. :3
Alla prossima, la tua alunna testona.

Jonas_sister: Ma ciao, amore mio! AHAHAH
Si, ti amo perchè ami la mia ragione di vita.
Anche in questo capitolo inizierai a cantare a squarciagola, sta volta hai quasi tutte le parole a disposizione. u.u

Grazie per avermi inserito negli autori preferiti, anche se non penso di meritarmelo. ç_ç
Non sono così brava a scrivere, anzi sono una merda.
Ma comunque, grazie di cuore per il tuo supporto, spero che anche questo nuovo capitolo sia stato di tuo gradimento.
Bacioni.

giulia_b: Non ho ancora capito l'espressioni a cui ti riferisci, ma grazie mille anche a te per l'aiuto. 
Spero che continuerai a leggere comunque, grazie di cuore.
XOX.

Eleanor_Rigby: Io sono innamorata del piccolo Filippo, vorrei anche io un fratellino o un principino così. Sarebbe un sogno. *---*
Comunque ritornando serie, grazie per aver consigliato la mia storia, te ne sarò riconoscente a vita.
La foto del piccolo Filippo è un mio regalino per te, spero ti sia piaciuta. u.u
E non preoccuparti se non puoi recensire in questi giorni, goditi le vacanze e magari recensisci tutti i capitoli o mi fai una recensione enorme. 
AHAHAHA adoro le recensioni, non mi sono affatto sgradite, ansi le amo. *^*

Denji Lee: Spero ti sia piaciuto, e che mi farai sapere anche su quest'ultimo capitolo il tuo gradito parere.
Alla prossima ;)

MissNada: Grazie per la tua recensione, è naturale che continuerò a scriverlo.
Gabriele ed Aurora sono come i miei piccoli e non vedo l'ora di aiutarli a crescere.
Ciao.

gwen_3: Felice che la storia ti piaccia, non vedo l'ora di ricevere un'altra tua meravigliosa recensione.
Sai io amo le recensioni, e adoro la tua.
Te ne sono grata, alla prossima.

Shaana: Prego AHAHAHA
Allora tesoro, ti ho accontentata? ;)

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Capitolo 6
*** Pensare troppo porta a piacevoli conseguenze ***



 



 

Capitolo 5: Pensare troppo porta a piacevoli conseguenze




Quella mattina non volevo alzarmi.
Era sabato.
Sabato trentuno.
Avevo smesso di dare lezioni a quel odioso ragazzo, che non solo era il mio vicino di casa, ma anche di banco.
Dopo il bacio chissà per quale motivo, Montaleni non si era più presentato a scuola.
Due giorni d’assenza.
Un sollievo per me che cercavo di evitarlo soprattutto quando uscivo di casa per andare a scuola.
Buttai la sveglia giù dal comodino.
Odiavo quell’insulso pezzo di plastica che mi squillava nelle orecchie per strapparmi dal dolce abbraccio di Morfeo.
“Aurora, sei sveglia?”
“Si, mamma”
Cantilenai guardando la porta della mia camera aprirsi.
Mi alzai e strascicai i piedi fino al bagno poco distante dalla mia stanza.
Ebbi un mini-infarto non appena mi guardai allo specchio.
Avevo i capelli talmente scompigliati che sembravano un cespuglio.
Presi il telefono e feci partire una canzone qualunque.


-Ci vediamo sabato 
se non avrai da fare 
tutte le cose piccole 
mi fanno stare bene. 
Tutte le cose fragili 
si fanno sempre amare 
l'ho capito subito 
sentendoti parlare 
sarà, lo so, sempre difficile 
la vita mia è la tua al contrario 
ma simile.- 


Si, uno di quei cespugli che non venivano potati da anni.
Sospirai tristemente e presi la spazzola cercando di rimediare a quell’impiccio.
E dopo quella dolorosa operazione, che mi strappò più di quanti capelli avessi in testa, mi lavai la faccia e i denti.
Dopodiché ritornai in camera per vestirmi.
La tanto rinomata festa di Halloween.
Sorrisi al ricordo di quando ero piccola, vestita da Jack o’lantern, giravo per il condominio a fare dolcetto o scherzetto con mio fratello Fioravante.
Indossai una felpa grigia con un dolcissimo gatto nero, tanto per rimanere in tema, e dei jeans semplici.
Presi lo zaino con all’interno qualche libro, a me ignoto, e uscii fuori casa salutando mio padre con un bacio sulla guancia.
Non feci colazione come al mio solito e m’incamminai per la strada che portava al liceo.
Casa mia non era molto distante, solamente dieci minuti, e sarei arrivata come sempre in orario.
Passai davanti all’asilo e notai le finestre decorate con alcune zucche di cartone colorato.
Sorrisi, piccolissime cose che trasmettevano allegria.
Entrai nell’istituto scolastico del liceo scientifico e salii al secondo piano.
Lì si trovava la sezione G e fortunatamente si trovavano anche le macchinette per gli snack.
Aprii la porta della mia classe e mi bloccai di colpo.
Un serpente di gomma mi arrivò in pieno viso.
“Buongiorno anche a te, Marco”
Ridacchiai raccogliendo quel coso di gomma da terra e poggiandoglielo sul banco.
“Pensavo fossi MariaLaura o Giusy, scusa”
Scoppiò a ridere il ragazzo di fronte a me.
Marco Vitale, il mio migliore amico dal secondo anno di superiori.
Alto un po’ più di me, con capelli neri e occhi marrone scuro.
“Non puoi fargli paura con un serpente, sono delle bravissime incantatrici”
Continuai a ridacchiare divertita poggiando lo zaino accanto al mio banco, vuoto, e sedendomi.
“Va bene, vorrà dire che gli presenterò un ragno gigante di gomma o magari un topo”
“Sei sempre il solito bambino”
“Dì che non ti diverti quando ogni anno le vediamo urlare dalla paura”
E come dargli torto?
Tutti, compreso il professore o la professoressa di turno, scoppiavano a ridere come dei menomati.
Sentii la porta aprirsi e inevitabilmente il mio sguardo si spostò da Marco, all’ingresso della classe.
Mi sentii abbracciare da una morsa di ghiaccio e mi bloccai guardando il ragazzo che era appena entrato.
Montaleni.
Non poteva stare qualche altro giorno a casa?
Che ne so, una malattia incurabile, non poteva colpirlo?
Si sedette al mio fianco come nulla fosse.
Sembrava uguale a tutti gli altri giorni, mentre io tremavo al solo pensiero di due giorni prima.
Mi voltai di nuovo nel punto dove prima c’era il mio migliore amico, e lo trovai vuoto.
Iniziai a sudare freddo.
Troppo vicino, era decisamente troppo vicino.
Dovevo trovare un modo per non pensare a quel dannato bacio che mi aveva rubato.
Mi sbattei il palmo di una mano sulla fronte e maledissi il fatto di essere andata a scuola quel giorno.
Lo sentii ridere sotto i baffi e mi voltai trafiggendolo con lo sguardo.
“Che succede, Cositore? Ti vedo agitata”
Mi guardò divertito, prendendomi in giro.
Boccheggiai cercando una risposta arguta e tagliente, in modo da farlo tacere per le restanti quattro ore.
Spostò il suo sguardo da me alla porta quando un urlò acuto spaccò i timpani di mezza classe.
Mi voltai di scatto vedendo MariaLaura seduta a terra che puntava il dito, terrorizzata, contro il serpente di gomma, che quella stessa mattinata aveva colpito anche me.
Giusy arrivò poco dopo aiutandola ad alzarsi e a darsi un contegno.
Scoppiammo tutti a ridere.
Mi sbagliavo, il serpente aveva avuto il suo effetto.
Vidi la porta aprirsi di nuovo e nella classe calò silenzio.
La professoressa Bottiglieri mi squadrò dall’alto verso il basso, dal suo metro e cinquanta d’altezza.
La mia nemesi per eccellenza, la professoressa di matematica.
Tremai non appena me ne accorsi.
L’unica via di fuga era la porta, di certo non avrei provato ad uscire dalla finestra, anche se fuori c’era il terrazzino che univa altre due classi oltre alla nostra.
Guardai la professoressa sedersi e poggiare un’insieme di fogli sulla cattedra.
No.
Sospirai rassegnata.
Perché proprio quel giorno doveva portare i compiti corretti?
Frenai l’impulso di sbattere più volte la testa contro il muro.
“Cositore, mi chiedo come tu faccia a frequentare lo scientifico”
Sbottò improvvisamente la prof, levando l’elastico che manteneva i fogli.
“I-Io.. Cioè..”
“Ferro, distribuisci i compiti”
Continuò la donna, senza permettermi di finire la frase.
Tirai un sospiro di sollievo.
In realtà non sapevo neanche  che risponderle.
Dopo qualche minutò Dolores poggiò un foglio davanti a me.
Sopra vi era impresso un enorme due.
Di nuovo, pensai.
Mi girai verso Montaleni e abbassai lo sguardo, cercando di sbirciare sul suo foglio.
Mi pietrificai alla vista di quell’otto, segnato con un’effervescente penna rossa, che risaltava sul bianco della carta.
Lui otto, io due.
Completamente su due livelli differenti.
Fissai truce il mio compito ancora per molto, quando una mano spuntò dal nulla e me lo strappò dalle mie.
“WOW! Bello schifo”
Scoppiò a ridere il cretino vicino a me.
“Senti, non è il caso di rigirare il coltello nella piaga, ok?”
Poggiai la testa sul banco, sperando che quell’orribile giornata finisse al più presto.
Quella nana crudele di matematica era davvero una donna orribile.
“Se vuoi posso tirarti su di morale con un bacio”
Ridacchiò silenziosamente posando i fogli sul banco e guardandomi divertito.
Che ragazzo simpatico!
Arrossii girandomi dall’altra parte.
“Ucciditi, sarei più felice”
Risposi contro voglia.
“Tanto neanche baci bene”
“Sei tu che mi hai baciato, Montaleni”
“Ho avuto baci migliori”
Mi si blocco il respiro in gola.
Basta, mi aveva stancato.
Mi girai verso di lui, trafiggendolo con lo sguardo.
Prendi fuoco, cazzo!
“Vuoi un altro schiaffo, per caso?”
Sorrisi maligna.
“Un altro? Perché, quella dell’altra volta non era una carezza?”
Ghignò divertito guardandomi con i suoi occhi verdi.
“Una carezza?”
“Un’impercettibile carezza, si”
Inarcai un sopracciglio a quella risposta.
“Bene, eccoti un'altra carezza allora”
Lo guardai male per poi stampargli cinque dita su una guancia.
 
 
Tutta colpa sua.
Era sempre e solo colpa sua.
Altrimenti come ero arrivata nell’ufficio della preside?
“Ci si rivede, ragazzi”
Sorrise la donna dietro la scrivania.
“Volete un cioccolatino, un caffè? Ditemi voi..”
Guardai la preside continuare a sorridere dolcemente.
“Senta preside, ha iniziato lei”
“Non è vero, ha iniziato lui”
“Sei tu che mi hai tirato un ceffone!”
“Sei tu che con sai mai stare zitto”
“Stupida”
“Stron-”
Mi bloccai vedendo la preside alzarsi dalla sua poltrona.
“E’ la terza volta che vi ritrovo qui questo mese”
Disse avvicinandosi alla finestra e guardando fuori.
Inghiottii quanta più saliva potevo, sentendo la gola improvvisamente secca.
“Le posso spiegare...”
Sussurrai quasi strozzandomi con la mia stessa saliva.
“Non m’interessano le spiegazioni, vorrei solamente smettere di vedervi nel mio ufficio”
Si girò verso di noi.
Era una donna sulla cinquantina, robusta e con capelli neri raccolti in una crocchia.
Nel suo viso non c’era un’espressione dura, non appariva mai una ruga di disapprovo.
“Preside, questo è un discorso che dovete fare con Miss-Ragazza-Manesca-Cositore”
Cantilenò il moro di fianco a me, causando in tal modo un sorrido della preside.
“Ragazzi, una volta è perché disturbate la lezione, una volta perché tu Montaleni versi il caffè sulla maglia di Cositore e ora perché vi siete stuzzicati in questo modo. Io non ho mai dato punizioni severe a nessuno ma non so come fare con voi”
Scosse la testa ritornando a sedersi.
“Dalla settimana prossima, rimetterete a posto la palestra non appena finiscono le lezioni, d’accordo? E senza arrecare altri danni”
Continuò poi prendendo un cioccolatino e scartandolo.
Guardai i suoi gesti lenti e calcolati per poi abbassare il capo.
Halloween, la mia vita diveniva un film horror.
“Non possiamo fare qualcosa separatamente?”
Alzai lo sguardo quando Montaleni mi rubò le parole di bocca.
Ritornai a guardare la preside speranzosa, mentre lei masticava il cioccolatino che si era appena messa in bocca.
“La palestra è una ed è grande, se non volete finire per pasqua vi consiglio di farlo insieme, ed ora andate via, prima che vi aggiunga di pulire anche tutte le classi oltre ai banchi”
Raggelai ascoltando la mia condanna.
Mi sentii mancare.
Uscii dall’ufficio della preside e mi incamminai in classe.
Volevo solamente che quella giornata finisse il prima possibile.
Avevo già perso le prime tre ore.
Una delle quali a sentire la professoressa Bottiglieri, lamentarsi dei miei voti nonché del mio comportamento ribelle.
Mentre era sorpresa che un alunno diligente come Montaleni potesse comportarsi in quel modo.
La seconda era saltata perché la prof aveva deciso di mandarci fuori alla porta, per scontare la nostra pena.
E la terza per aspettare di parlare con la preside, dalla quale la Bottiglieri ci aveva scortato personalmente.
La campanella che annunciava la quarta ora, suonò non appena entrai in classe.
Il professore Afeltra era già seduto alla cattedra e controllava diversi disegni.
Passai davanti a quest’ultimo per poi sedermi al mio posto.
“Spero che hai portato quel fottuto paesaggio”
“Certo, mi pare logico”
“Portaglielo”
Montaleni si alzò sbuffando con il foglio da disegno tra le mani e si diresse alla cattedra, porgendolo al professore.
Guardai l’espressione dell’Afeltra, mutarsi in sorpresa e poi in un sorriso raggiante.
Gli era piaciuto.
Sospirai di sollievo.
“Bel lavoro Cositore, mi congratulo vivamente”
Ascoltai le parole del professore e sorrisi compiaciuta.
Un qualcosa di positivo in quella giornata da incubo, finalmente.
“Prof, il disegno l’ho fatto io e non lei”
Ghignò il mio vicino di casa, guardando astiosamente il professore.
“Lo so, ma il miracolo l’ha fatto lei”
Tutti scoppiarono a ridere, compresa me nel vedere la faccia incredula di quell’odioso ragazzo.
Montaleni lasciò il disegno all’Afeltra e ritornò a suo posto.
Stette incredibilmente in silenzio per tutta l’ora e anche quella seguente.
Ed io mi crogiolai nella bellissima sensazione di avergli dato fastidio, anche soltanto per poco.
 
 

*******

 
 
Erano le nove e mezza precise.
Un orologio svizzero non sarebbe mai stato più puntuale di mia madre.
Ed ora mi trovavo davanti la villetta dove si sarebbe svolta la festa.
Era una piccola villetta bianca, apparteneva alla famiglia Galotto, non so da quanto tempo.
Ma se lo ricordava mia nonna, voleva dire che quella villa era davvero vecchia.
Entrai con Dolores nel piccolo garage aperto, dove mille cartelli macabri e palloncini neri indicavano la strada.
Era tutto buio se non per qualche candela appesa alle pareti.
L’intero garage era abbellito da tappeti rossi e lenzuoli logori.
Davvero ben arredato.
Rabbrividì quando Dolores mi afferrò la mano per trascinarmi al giardino sul retro.
Odiavo il buio.
Più che altro ne avevo fottutamente paura.
“Ehi bella statuina ti muovi?”
Mi chiese la moretta vestita da strega.
La seguii senza fiatare facendo attenzione a dove mettevo i piedi.
Saltai sul posto quando delle dita mi toccarono la bassa schiena.
“ODDIO!”
“Ciao Aurora, sono felice di vederti anche io”
Scoppiò a ridere lo zombie color puffo che mi aveva appena toccato.
“Mio Dio, Marco e che stronzo che sei!”
Gli ringhiai contro a denti stretti.
“Allora bella vampira, non vedo nessuno con te”
Sorrise porgendomi la mano in modo galante.
Già, l’anno precedente avevo portato un bastardo con me.
Sospirai e afferrai la mano di Marco, dove la mia rivestita dal guanto a rete risaltava.
“Dove lo hai trovato il vestito?”
Chiese Dolores unendosi improvvisamente alla discussione.
“Ah, il trucco me lo ha fatto mia mamma, il vestito invece è un vecchio smoking di mio nonno che ho tagliuzzato”
Scrollò le spalle il moretto.
Lo guardai stranita.
“E quindi da cosa saresti vestito?”
“Sono un sopravvissuto del Titanic, semplice no?”
“Se.. certo”
Mi guardai intorno vedendo già una marea di maschere e volti truccati in stile horror.
Come sempre Salvatore voleva strafare, perciò tutti quegli invitati.
Lasciai Marco e Dolores da soli, che intanto avevano iniziato una conversazione molto interessante su Lady Gaga, della quale il mio migliore amico era totalmente innamorato, e sui cantanti neomelodici per i quali patteggiava la seconda.
Arrivai ad un tavolo addobbato con tutte le schifezze possibili e afferrai un rustico.
Lo guardai, non riuscivo a capire cosa c’era dentro.
“E dove potevi essere tu, se non al tavolo?”
“Sparisci Montaleni, lasciami in pace almeno ora”
“Dopo non prendertela con me se nessuno ti vuole o rischi di far scoppiare il vestito”
“Intanto tu mi hai baciato, o sbaglio?”
Mi girai guardandolo divertita.
Era vestito con una camicia bianca, con alcuni bottoni aperti, sporcata da macchioline rosse, ed un pantalone nero che pareva allungargli ancora di più le gambe.
Dalle sue labbra scendeva giusto una sottile linea rosso cremisi, fatta sicuramente con qualche matita per labbra.
“Già, perché non stai n’attimo zitta”
Rispose calmo fregandomi il rustico da mano.
“Smettila di fregarti tutto ciò che mio, pezzo d’idiota”
“Altrimenti che fai vampira, mi mordi?”
Scoppiò a ridere mangiando il piccolo rustico per poi leccarsi il pollice e l’indice con il quale aveva mantenuto il cibo.
Avvampai di colpo.
Insomma, era ottobre, di sera, e io avevo caldo.
Evviva la coerenza!
Mi guardò ghignando divertito.
“Altrimenti ti mando a quel pae..”
“Gabri, tesoro”
Due braccia fasciate di rosso si attorcigliarono intorno al collo del moro.
Percorsi con lo sguardo dalle braccia fino ad arrivare alla chioma scura di Giusy Massa.
E l’altra gallina dove l’aveva lasciata?
Il male in persona che quella sera era vestita da diavolessa.
Vestita, che grande parola.
In poche parole era avvolta in un tubino rosso fuoco, che le delineava la figura e la quarta prosperosa che si ritrovava.
“Giusy”
Sussurrò roco il cretino, vedendola vestita in quel modo.
Dopo poco vidi arrivare anche la bionda MariaLaura avvolta in un vestito azzurro contornato da delle ali bianche.
Un angelo.
Ma chi? Lei?
Trattenni una fragorosa risata.
Che scena vomitevole.
Girai i tacchi e ritornai nel garage sedendomi su uno dei pouf neri, mentre mi lisciavo la gonna nera a sbuffo, lunga fino al ginocchio.
Sospirai e mi guardai le gambe.
Delle calze nere e degli stivali bassi.
Adoravo stare comoda, e calda più che altro.
Mi rialzai avvicinandomi ad un vecchio specchio.
Chissà il mio compagno di classe dove aveva trovato tutti quei mobili.
Osservai il mio riflesso allo specchio, non so per quanto tempo.
Avevo lasciato i capelli sciolti sulle spalle, erano una delle tante parti di me che adoravo.
Castani e mossi.
Gli occhi erano contornati di nero, e nelle pupille azzurro chiaro risplendeva la fioca luce della candela vicino allo specchio.
Si erano spente quasi tutte le candele, ma finché ne rimaneva una ero tranquilla.
Schioccai la lingua sul palato, ero annoiata.
E avevo anche perso un pezzo del costume.
Dove diamine avevo lasciato il mantello, non lo ricordavo affatto.
Continuai a guardarmi allo specchio.
Insomma perché non sarei potuta piacere ad un ragazzo?
Non ero mica brutta.
Alta, con un fisico nella norma e una terza di seno.
Non trovavo nulla di compromettente nella mia figura.
Forse avrei dovuto addolcirmi un po’ nel carattere.
Ma odiavo essere dolce con le persone, ero così soltanto a causa di tutte le volte che avevo sofferto.
La gente era stronza, senza sentimenti e irritante, quindi perché io dovevo dimostrare di essere il contrario?
Col essere diversa ci avevo ricavato solamente derisioni e solitudine.
Ad un tratto mi colpii una leggera folata d’aria alle spalle.
Credevo di essere sola e di aver chiuso bene la porta sul giardino, ma non sentivo passi né altro.
L’ultima candela si spense lasciandomi completamente in balia dell’oscurità più totale.
Boccheggiai alla ricerca d’aria.
Chi diavolo me lo aveva fatto dare di entrare lì da sola.
Ma poi chi diamine era entrato?
Uno spettro? Un mostro o cos’altro c’era?
Non sentivo nulla, c’era un silenzio cimiteriale spezzato solamente dal mio respiro affannato.
Se non sarei subito uscita da quel garage avrei avuto una crisi.
Sentivo il cuore battermi all’impazzata, poi all’improvviso due mani sui fianchi.
Sobbalzai a quel tocco, assottigliando gli occhi per cercare di capire chi c’era davanti a me.
Non vedevo nulla, era tutto completamente nero.
Boccheggiai alla ricerca d’aria quando sentii qualcosa di morbido sulle labbra.
Le schiusi senza motivo e una lingua mi si infilò in bocca cercando la mia.
Risposi al bacio senza pensarci.
Le mani dello sconosciuto si strinsero di più sui miei fianchi, mettendo fine a quella poca distanza che restava.
Sentii il mio petto a contatto col suo.
Il calore di quel corpo arrivava anche tramite i vestiti.
Sospirai sulle labbra del ragazzo carezzandogli lievemente il collo con le dita, facendolo rabbrividire.
Le sue labbra sorrisero impercettibilmente sulle mie.
Poi il freddo, si era allontanato.
Dopo alcuni secondi una nuova folata di vento mi colpii, facendo intravedere sulla porta una figura di un ragazzo di spalle.
Percepii solamente che era alto e aveva le spalle larghe, poi nient’altro perché la porta si richiuse subito, lasciandomi nuovamente al buio.
Mi sfiorai le labbra con due dita, accarezzandole lievemente, sperando che quel calore strano non abbandonasse il mio corpo.
Avevo baciato uno che forse non conoscevo nemmeno, dato tutti gli invitati a quella festa.
Ma baciava bene, dannatamente bene.
E aveva un buon sapore.
Duro ma al contempo dolce e morbido.
Sigarette e menta.


-...È assurdo pensare ma è lecito farlo 
e son meno triste se almeno ti parlo 
e invento momenti, abbracci e consigli, 
immagino storie, le noie gli abbagli 
che avrei calcolato se fossi capace, 
che solo provando a fare meglio 
mi renderai felice.
Mi renderai: felice, felice, felice!
Perché la pazienza fa dannare 
chi si innamora 
senza volerlo fare....- (*)



  Nota (*): Assurdo pensare, decima canzone nell'albun 'Alla mia età' di Tiziano Ferro.

 



 

Su richiesta, ecco Gabriele Montaleni: 




Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Aiko_Laury: Ciao bella, sisi mi fa piacere vedere che non ci sono errori, per lo meno questo farà sicuramente più piacere a voi che a me xD
spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, sai come, non ho molto tempo libero il giorno e quindi scrivo a notte fonda rischiando di deprimere la gente con i miei disastri. ç_ç
Fiippo è stupendo lo so u.u Mentre Fioravante potrebbe benissimo andarsene a quel paese AHAHAHAH
Alla prossima, spero che continuerai a seguirmi, e grazie mille per le tue recensioni lasciate ad ogni capitolo. ;)

LuNaDrEaMy: Anche io adoro Tiziano Ferro, non per altro è il mio cantante preferito da quando ero piccola.
Contentissima che la storia ti piaccia, spero continuerai a seguirmi. :D

Denji Lee: Mi dispiace Denji ma non ti lascio spazio all'immaginazione u.u Spero ti sarai goduta a pieno le foto del nostro Gabriele, dove appare anche il solito ghigno che tanto fa disperare la nostra povera Rori, alla prossima. ;3

NinaTheGirlWithTheHat: Ciao splendore, felice di avere anche te che segui la mia storia. Sono contenta che ti piaccia il mio lavoro, spero che andando avanti non deluderò te e le altre lettrici. 
Alla prossima, bacini. :3

Armony: Ciao Prof, sono felicissima che il capitolo precedente ti sia piaciuto. *^*
Si, credo che quel tipo di bacio sia il migliore, anche perchè c'è una scusa per baciare la persona che si vuole u.u (sono curiosa della tua esperienza personale... XD sono tipo: piccoli stalker crescono)
Ho fatto il prima possibile ad aggiornare, così spero di averti fatto felice. (Si, ti sto comprando in questo modo AHAHHAAH (?) )
Sono contenta di essere riuscita a raffigurare bene il ruolo da fratello maggiore insopportabile, Fioravante è una figura dura da articolare, e poi sono anche figlia unica xD
Mi baso molto sulla fantasia u.u
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altro, o addirittura di più.
Spero di rileggere un'altra tua entusiasmante recensione, a preso.
La tua alunna testone. 

Mewmisi: Ciao e grazie a te per esserti aggiunta a chi recensiona la mia storia. :3
Sono super contenta che ti piaccia e non vedo l'ora di leggere una tua prossima recensione, a presto.

melita: Non credo di avere tutto questo talento T_T purtroppo sono ancora una piccola rompicoglioni in erba AHAHAHAH
Si, Filippo è dolcissimo. Non vedo l'ora di leggere ancora una tua recensione, alla prossima. Baci. 

marthiagojaznacho: Filippo sta riscuotendo successo *--* AHAHAH SI, lo so che è bellissimo, ma hai visto il fratellone? u.u
Alla prossima.

Clo_97: Ciao bella, sono felice che la storia di piaccia. ;)
KinderFetta a latte. XX

Shaana: Qui c'è stato un altro bacio u.u Certo che continuo a scrivere.
Alla prossima *^*

M_CarpeDiem: Salve bellezza! Oh, mi piacciono le persone pazze, quindi non preoccuparti. ;)
Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento.
Alla prossima.
Ah, e grazie di cuore.

Jonas_sister: Amore mio, come va? Sta volta hai cantato? AHAHHAHAH :3
Penso che comunque Tiziano centri sempre. u.u
Per esempio se guardo una mela e tu mi chiedi cosa penso, io rispondo: TIZIANO FERRO *----*
Ho appena acceso la miccia per i fuochi d'artificio, però la cordicella è ancora troppo lunga, spero resisterai. :3
Come da te richiesto, ho messo la foto del nostro stronzo alias figo alias Gabriele.
Io mentre la modificavo sbavavo, non so te quando l'hai vista xD AHAHAHHA
Comunque la mia canzone preferita? Mh... difficile scegliere..
Potrei dirti Ed ero contentissimo, quella è meravigliosa, si ecco. E' lei la mia preferita.
Ma le amo tutte allo stesso modo, anche se indubbiamente sono innamorata del suo album 'Nessuno è solo'

SuperBiondaFletcher: Ciao, bel nome u.u
No, Aurora fino a questo capitolo non l'avevo mai descritta. Avevo soltanto accennato al fatto che fosse alta un metro e settantaquattro.
Si, anche io credo che non bisogna sottovalutarsi, infatti quelle storie che parlano sempre di ragazze che odiano se stesse mi vanno, come dire.... mh, mi vanno strette, ecco.
Ti sono grata per aver letto la mia storia, e ancora di più per averla recensita.
Essendo che sei l'unica persona che si è preoccupata di Aurora e non di Gabriele, nel prossimo capitolo ti dedicherò la foto di Aurora.
Salutami tua sorella xD
A parte gli scherzi, spero di rivederti presto.
Alla prossima.

MissGilbert: A te che adori tutti i personaggi della storia, dico che ti adoro *^*
AHAHAHAH Sono molto entusiasta al pensiero che la storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirla.
Grazie infinite, alla prossima mia cara Miss. ;3




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Capitolo 7
*** L'inferno inizia senza avvisare ***



 



 

Capitolo 6: L'inferno inizia senza senza avvisare




Posai tutti i palloni nel cesto e abbassai lo sportello svogliatamente, così da produrre un gran baccano.
Mi girai e trovai Montaleni intento nel fare tiri al canestro.
Non solo mi aveva cacciato in quel guaio e si permetteva anche il lusso di non aiutare.
Ma la punizione era di entrambi e lui non poteva passarla liscia.
“Cazzo, Montaleni vedi di muovere il culo e aiutarmi!”
Sbottai estremamente irritata.
Lui intanto mi ignorava quasi non esistessi e continuava lancio dopo lancio a centrare il canestro.
“Ma mi senti?”
Gli urlai neanche ad un metro di distanza.
Erano le due.
Ed era da mezz’ora che eravamo rinchiusi in quell’enorme stanza per sistemare tutto il disordine.
Tirò un altro tiro al cestino del canestro e con maestria mandò di nuovo la palla in segno.
“Chiudi il becco, Cositore”
“Ma come ti permetti, razza di.. razza di troglodita”
“Non vedi che sono impegnato?”
Mi guardò per poi andare a riprendere la palla.
Potevo sempre prenderlo a schiaffi, d’altronde eravamo da soli in palestra, ma rischiavo che la punizione peggiorasse.
Non volevo di certo pulire tutte le classi.
Sbuffai colma di rabbia e mi avvinai strappandogli la palla dalle mani.
“Ora non sei più impegnato, non sono la sola a dover pulire”
“Madonna! Sei fastidiosa”
Rispose lui riprendendomi la palla dalla mani e regalandomi uno dei suoi soliti ghigni.
Lo fulminai con lo sguardo.
Ripensandoci, ripulire tutte le classi non era poi chissà che.
“Nello stare con te non c’è divertimento”
Sbuffò ridendo.
Gli diedi le palle annoiata nel sentire sempre la stessa solfa.
Se detestava tanto la mia compagnia, come io detestavo la sua, perché non andava a scocciare MariaLaura o Giusy, o magari qualche altra gallina.
Per lo meno avrebbe avuto la bocca occupata e non mi avrebbe mandato, come sempre, sull’orlo della pazzia.
Guardai la rete da pallavolo ancora montata e mi avvicinai ad essa sganciando il gancio più basso.
Era una seccatura atroce.
Odiavo stare nella stessa stanza di quel ragazzo.
Eppure non riuscivo a capacitarmi perché qualcuno di tanto bello, fosse così sgradevole da avere vicino.
Sospirai ancora.
In quei tre mesi ormai era diventata un’abitudine.
“Se sei bassa e non ci arrivi, puoi sempre chiamarmi sai?”
Una strana sensazione di calore mi scaldò dentro mentre vedevo altre mani sganciare il gancio più in alto.
“Montaleni, un metro e settantaquattro non vuol dire essere bassi”
“In confronto a me sei bassa”
Sentivo le sue parole mandare vibrazioni leggere alla mia schiena.
Un brivido leggero mi travolse per tutta la colonna vertebrale e mi scostai da lui come scottata.
Mi porse la rete con una mano e andò a sganciare la parte restante.
Abbassai lo sguardo sentendo di nuovo quella sensazione di disagio addosso.
“Perché tu quanto sei alto?”
“Nove centimetri in più di te”
“Cioè?”
Chiesi inarcando un sopracciglio verso di lui.
“Si vede che non sei un asso in matematica”
Scoppiò a ridere lui appallottolando la rete e buttandomela addosso.
Mi ritrovai imbambolata, intrappolata in un ammasso di fili.
“Cretino”
Sputai acida cercando di togliermi quella trappola di dosso.
“Sembri un bruco in attesa di diventare una farfalla, peccato che tu resterai sempre un bruco”
Continuava a ridere.
Gli lanciai uno sguardo assassino cercando in qualche modo di districarmi da quell’insulsa situazione e finii per cadere a terra, causando così altre risate da parte sua.
Non ero mai stata una ragazza calma e capace di mantenere le mani al proprio posto.
Finalmente riuscii a liberarmi dalla rete e la presi velocemente tra le braccia.
“Tu invece resterai per sempre un diavolo”
Lo accusai voltandogli le spalle e andando verso l’armadietto di ferro grigio e malandato, vicino agli spogliatoi.
Aprii la porta che dava sul corridoio posteriore della palestra per poi sbattermela alle spalle.
Odioso era persino un complimento per lui.
“Che te la sei presa?”
Sentii la porta bianca aprirsi, ormai sporca di scritte, e chiusi velocemente l’armadietto.
“No, per niente”
Rifilai velenosa quanto una vipera.
“A me sembra il contrario. Dai scherzavo”
“Non m’interessa, per me sei importante quanto un due in matematica”
Poco importante essendo che ero abituata a prenderlo ormai da quattro anni.
Bel voto, no?
“Non perdi mai la tua solita lingua tagliente, eh?”
Aveva le braccia incrociate al petto ed era poggiato ad un termosifone ormai spento.
Il corridoio era largo forse qualche metro, con pareti bianche e grigio scuro.
Mattonelle vecchie e scalfite dal tempo.
“Non credo che questo ti dia fastidio, visto che la mia lingua ti piace parecchio”
Sorrisi lievemente con malizia.
Era sempre lui a prendermi in giro, in quel momento invece avevo deciso che sarebbe successo l’opposto.
Puntò i suoi occhi verdi sulle mie labbra e si spostò lentamente da termosifone.
“Ho avuto a che fare con lingue migliori”
Sciolse le mani dal suo petto e se le mise nelle tasche dei jeans.
“Oh, se è per questo, il mio ex era molto meglio di te a baciare”
Lo schernii ridacchiando sotto i baffi.
L’espressione che gli lessi negli occhi era di pura sorpresa.
Mai prima di quel momento avevo usato la sua stessa tattica e paragonarlo a qualcuno.
“Perché non ti ho mai baciato seriamente...”
Lo vidi avvicinarsi e annullare le distanze.
Cacciò una mano di tasca e con le dita mi prese il mento costringendomi a guardare i suoi dannatissimi occhi verdi.
La convinzione e il coraggio di qualche secondo prima svanirono.
Mi sentii in trappola come mai prima di allora, mentre cercavo di tradurre l’espressione nei suoi occhi.
“...Ma se vuoi posso farti cambiare idea”
Continuò lui dopo una leggera pausa.
Una morsa al basso ventre mi pietrificò in quella posizione.
Le braccia e le gambe molli, abbandonate ad un volere proprio, il cervello disconnesso e un cuore che martellava tra le costole come un pazzo.
Non risposi, perché non sapevo che dire.
Avevo la gola in fiamme.
Forse mi era venuta la febbre dato l’innaturale caldo che si era presentato in quella stretta e lunga stanza.
Boccheggiai cercando di dare ai polmoni quanta più aria possibile.
“Cosa c’è Cositore, il gatto ti ha mangiato la lingua?”
Il suo alito era caldo sulle mie labbra e profumava intensamente di menta che copriva un odore un po’ più leggero e acre, fumo.
“Per niente”
Sussurrai, sorpresa di avere ancora un po’ di fiato in gola.
Poi un’idea mi baleno davanti agli occhi.
Non era poi così giusto che avesse sempre lui il coltello dalla parte del manico.
Sorrisi maliziosa prendendogli il colletto della felpa tra le mani e avvicinando di più il suo viso al mio.
Le nostre labbra a pochi millimetri e i suoi occhi spalancati dalla sorpresa.
Per un attimo mi specchiai in quelle immense pozze verdi e guardai il mio riflesso vittoriosa.
“Cosa c’è Montaleni, ti sei azzittito?”
Non rispose alla mia provocazione e ridacchiai.
Per una volta avevo vinto.
Ma lo sfiorarsi delle sue labbra con le mie mi aveva regalato una sensazione di puro calore.
Sospirò e quel gesto mi creò ancora quella strana morsa al basso ventre.
Mi stava ridando una sensazione che avevo provato solamente con Marco, il mio ex.
Ero accaldata, senza neanche accorgermene.
Mi staccai da lui quando sentii l’altra sua mano risalirmi lungo un fianco.
“Facciamo una scommessa”
Disse d’un tratto con la voce spezzata da qualcosa d’inspiegabile, o per lo meno potevo spiegarmelo, ma poco ci credevo.
“Che scommessa?”
Gli voltai le spalle aggiustandomi la felpa nera, rubata dall’armadio di Fioravante quella mattina stessa.
“Tiri a canestro”
Rispose lui frettoloso mentre sentivo la cerniera della sua felpa scendere.
Aveva forse caldo anche lui?
“E cosa scommettiamo?”
Mi voltai verso di lui guardandolo con aria interrogativa.
Sotto la felpa verde scuro nascondeva una t-shirt bianca.
Dio, ora si che avevo caldo.
Ingoiai tutta la saliva che avevo in bocca e puntai i miei occhi nei suoi.
“Vieni a letto con me se vinco io..”
Il respiro mi si bloccò a quelle parole.
Ma cosa diamine gli frullava in testa.
Io a letto con lui?
La stessa morsa di prima mi agghiacciò.
Parole come quelle che in un secondo erano riuscite ad eccitarmi.
Oh basta, ero da troppo tempo senza un ragazzo.
“E se vinco io?”
Chiesi torturandomi le mani tanto da sentire dolore alle dita.
“Se vinci tu, sarò ai tuoi ordini per un giorno”
Sussurrò fissando i suoi occhi nei miei.
Ingoiai quel po’ di saliva che mi rimaneva, sudavo freddo.
Rischiare o non rischiare?
Questo era il problema.
Mi sentii tanto la protagonista di un film di terz’ordine.
La ragazza che odia il ragazzo, poi finiscono a letto e lei si innamora perdutamente.
Abbassai lo sguardo sulle mie converse.
Era un rischio troppo grande, eppure qualcosa mi attirava.
Forse dovevo ammettere che quel ragazzo aveva un fisico da sballo.
Forse ero attratta da lui sessualmente, perciò potevo spiegarmi quella sensazione allo stomaco e tutto quel calore.
Ma era anche vero che nonostante la situazione fosse rischiosa, per me c’era la possibilità di metterlo in ridicolo davanti a tutta la scuola.
Dovevo vincere la scommessa.
Bastava solo questo.
Mi morsi il labbro inferiore indecisa.
Ero davanti ad un bivio.
Scelta giusta o sbagliata.
Stava solamente a me scegliere dove incamminarmi.
E poi decisi.
Alzai lo sguardo su di lui vagando dal suo petto alle sue labbra, ed infine ai suoi occhi.
Tutto questo era ridicolo, ma era stranamente attraente il fatto di averlo ai miei ordini per un giorno interno.
Avrebbe patito le pene dell’inferno.
“Allora?”
Il suo ghigno immancabile era riapparso sul suo volto.
Gli voltai le spalle e tornai in palestra a passo deciso.
“Va bene, accetto”
Sorrisi.
Ero abbastanza brava nei tiri a canestro, riuscivo la maggior parte delle volte a centrare il bersaglio.
Ero sicura di me, si, per lo meno in gran parte.
Presi il pallone abbandonato vicino agli spalti e iniziai a palleggiare spensierata.
Non avrei perso per nulla al mondo.
Sentii i suoi passi e dopo poco mi raggiunse.
“Solo cinque tiri”
“Cinque tiri? Va bene”
“Chi ne fa di meno perde la scommessa”
Mi rubò la palla dalle mani e lo vidi tirare, mandando tutte e cinque le volte la palla nel canestro.
Sorrise malizioso facendomi segno di poter tirare.
Era sicuro anche lui.
Per un istante soltanto, la mia sicurezza vacillò.
Scossi la testa stringendo la ruvida palla tra le mani e mi misi in posizione davanti al canestro.
Cercai di non pensare ai suoi dannati occhi che in quel momento mi fissavano e tirai.
La prima andò in segno, come anche i tre tiri che susseguirono.
Mancava solo l’ultimo e ce l’avrei fatta.
Mi preparai al tiro.
“Scommetto che sei brava a letto”
Tirai la palla con troppa forza senza accorgermene e lo guardai truce.
“Sta zitto coglione”
La palla colpì il tabellone per poi sfiorare ribalzare sul bordo del cesto.
Guardai quell’oggetto ruvido ribalzare a terra e poi rotolare in un angolo.
Tutta la mia sicurezza svanì.
Avevo perso la scommessa.
“Hai barato!”
Urlai fuori di me, facendo rimbombare la mia voce in quell’enorme stanza.
“Non ho detto mica che non si poteva distrarre l’avversario”
Alzò le spalle indifferente.
Tremai dalla rabbia stringendo i pugni lungo i fianchi.
Non potevo avere perso.
Non contro quell’essere meschino per lo meno.
Sentivo gli occhi bruciarmi e le mani prudermi.
Ucciderlo, fu il primo pensiero che attraversò la mia mente.
“Non vedo l’ora di farti urlare”
Rise prendendosi gioco di me.
Mi avvicinai a lui lentamente.
La mia anima chiamava a gran voce la vendetta.
“Io credo che mi accontenterò adesso”
Presi il suo cellulare dalle mani e corsi fuori dalla palestra.
Quella mattina aveva piovuto.
Un I-Phone nero vibrava nella mia mano destra.
Aprii la porta ma questa si richiuse subito non appena fui strappata con forza dalla maniglia.
La mia schiena cozzò col muro e mugolai lievemente dal dolore.
Gli occhi verdi di Montaleni erano ardenti di rabbia.
Fiamme mai viste prima.
“Ti ho già detto di non giocare con me, e per quello che stavi per fare ti avverto già da ora che non ci andrò piano con te”
Sussurrò minaccioso a pochi millimetri dal mio viso.
Spinse le sue labbra contro le mie, con tanta forza che le sentivo dolere.
Cercai di spingerlo via.
Ma nulla, impossibile.
Mi tirò il labbro inferiore coi denti e si staccò guardandomi furioso ma appagato.
Sentii un gusto ferroso in bocca.
Qualcosa di liquido scendermi in un piccolo rivolo lungo il mento.
Prese il cellulare dalla mia mano, con forza, poi mi diede le spalle incamminandosi verso l’entrata della palestra.
“Te l’avevo detto che non ci sarei andato leggero”
Sussurrò aprendo la grande porta che portava sulle scale del primo piano.
“Non vedo l’ora che arrivi la settimana prossima, Cositore. Vedrai che durante le vacanze ci divertiremo parecchio io e te”
E a quelle parole sparì lasciando solo il bianco sporco della porta, a fare da padrone.
Mi asciugai il mento con una mano, guardando il dorso di quest’ultima sporco lievemente di rosso.
Leccai il labbro inferiore sentendo ancora quel sapore scivolarmi in gola.
Ma sulle labbra c’era anche un altro sapore.
Il suo.
Mi aveva di proposito morso il labbro.
Soltanto per dimostrarmi chi ipoteticamente tra i due comandasse.
Ma si sbagliava di grosso.
Non avrebbe più sfoggiato quel sorrisetto.
Ripercorsi i suoi stessi passi per poi risalire in classe e prendere la mia roba.
Infilai il giubbotto per ripararmi dal vento gelido di metà dicembre.
Guardai il cielo non appena uscii da scuola.
Era  nuvoloso.
Un cielo grigio e solitario.
Una ventata mi scompigliò i capelli.
Una giornata infernale.




 

Per regalo, ecco Aurora: 




Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

NinaTheGirlWithTheHat: Grazie mille, mi sono impegnata un casino per il banner, adoro usare photoshop *^*
Si, ha ragione, Aurora sarebbe una sciocca a non cadere tra le braccia di un ragazzo del genere, ma la ragazza ha la scorza abbastanza dura. e.e
Piano piano spero di riuscire a farvi vedere tutti i protagonisti.
Ah, Marco è il mio idolo. 
Baci, alla prossima.

Mewmisi: Eccovi accontentate, il capitolo è solamente cinque pagine di word rispetto agli altri che ne contano sei o sette, però è carico carico u.u
Spero ti sia piaciuto.
Alla tua prossima recensione.

MissGilbert: Ciao Miss, mia cara Miss. (?)
Mi dispiace, il telefilm non l'ho mai visto e neanche i libri ho letto, ma sono sulla mia futura lista.
Amo le storie sovrannaturali, sopratutto l'hurban-fantasy e come ogni ragazza che si rispetti, amo i vampiri.... Anche se quelli di Twilight con tutto il rispetto, ma mi fanno un po' ribrezzo xD

LuNaDrEaMy: Grazie per la fiducia riposta, spero che questo capitolo e i successivi ti piacciano come i precedenti, o chissà anche di più.
Baci baci. :3

marthiagojaznacho: Beh, lo credo anche io e a quanto pare Aurora lo ha capito XD
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto..........
Alla prossima, tesoro.

Armony: Ciao prof!
Che te ne è sembrato di quest'ultimo capitolo postato? Spero ti sia piaciuto come il precedente.
COMUNQUE mia carissima signorina e.e hai fatto fare la parte del cattivo ad un uomo che si chiama Tiziano e.e Grrrr t.t
A parte gli scherzi ahahahaha scrivi benissimo, rileggendo la tua storia per due volte di seguito sono riuscita finalmente a comprenderla :D
Scusa per il ritardo di questo capitolo ma ho avuto un po' di problemi sentimentali. T_T
Spero di leggere ancora una tua recensione.
Ciao ciao. :3

Aiko_Laury: Ciao carissima, sono felice di rivederti nelle mie recensioni *--*
Grabiele è figo, Aurora anche u.u
Spero di rivederti ancora, mi sei simpatica xD
Alla prossima <3

MagicDream: Chi non ama Tiziano? AHAHAH :3
Alla prossima ;)
Ps: Bella icon *Q*

Jonas_sister: Tu sei la mia protagonista *----* AHAHAHAH
Amore mio, sono contenta che i capitoli ti stiano piacendo.
Sfortunatamente in questo non ci sono frasi di Tiziano.
Ma so che avrai gradito lo stesso u.u
Smetto di parlare o attacco con Tiziano e la sua biografia. AHAHAHHA
Alla prossima, tesoro.
Spero di ricevere un'altra delle tue recensioni lunghe chilometri <3

SuperBiondaFletcher: Halloween la trattano come una festa per bambini e non capiscono cosa si perdono! e.e
Io amo Halloween, non per niente ogni anno faccio i biscotti e organizzo una festa con la mia classe.
Scusa per la breve risposta ma vado di fretta xD
Mentre ti rispondo dovrei già essere all'appuntamente con la mia amica.
AHAHAH
povera me.
Alla prossima.

Shaana: Giusto u.u
Che te ne pare di questo capitolo?
Alla prossima :)

luciarossana: Grazie per la tua recensione, eccoti accontentata con il nuovo capitolo.
Spero di leggere ancora una tua recensione.
Ciao. <3

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Capitolo 8
*** Una sola volta ***


 



 

Capitolo 7: Una sola volta




“CHE COSA?!”
“Marco, non urlare”
Sussurrai spingendo il mio migliore amico nell’aula di scienze.
“Ma quello deve essersi ammattito per farti una richiesta simile, e te sei impazzita che hai accettato?”
“E che dovevo fare?”
Chiusi la porta e mi avvicinai al muro fissando distrattamente la tavola periodica.
Ma quanti elementi c’erano?
Mi sembrava di averli studiati ma non ricordavo precisamente.
Sempre meglio contarli uno a uno che mostrare il mio imbarazzo a Marco.
“Avrei potuto capire se ti piace, ma tu dici che lo odi”
Sbottò arrivandomi di spalle e facendomi girare.
Lo guardai atona mentre mi scrollava leggermente per le spalle.
Avevo paura, non ero mai andata a letto con qualcuno soltanto così per fare.
“Pensaci bene, tu non sei così, vuoi fare la fine di quelle oche che gli vanno dietro?”
Fissai gli occhi marroni del mio interlocutore.
Io non sarei mai stata un’oca.
Ed ero stata una stupida ad aver accettato.
“Si tratta solamente di una volta.. Poi metteremo fine a questa storia”
“Si, ma tu l’unica volta che sei stata con uno, quello era il tuo ragazzo, anche se era un cretino patentato”
“Con Marco era diverso, ci sono andata perché l’amavo!”
Sbottai furiosa levandomi le sue mani dalle spalle e scacciandolo via.
“Si, e poi ti ha messo le corna come la peggiore delle puttane”
“Ma tu pensa alla tua Margherita e non venire a scocciare me”
“Io a Margherita ci penso eccome!”
“Bene, scopatela e non venirmi a fare la paternale”
“Se mi preoccupo per te è perché ti voglio bene, Aurò!”
Già, mi voleva bene, e io gli avevo urlato contro solamente perché aveva tirato in ballo la storia col mio ex.
Marco mi aveva sempre detto di non finire con uno così.
Mi passai una mano tra i capelli, abbastanza confusa.
Il mio migliore amico si chiamava Marco, il mio ex si chiamava Marco.
Anche se all’inizio mi aveva detto di chiamarsi Alessandro, ma era soltanto per coprire quella fama da puttaniere che si ritrovava.
Abbracciai il ragazzo di fronte a me.
Volevo soltanto sparire per come si erano messe le cose.
Io non ero mai stata con un ragazzo se non per amore.
Le altre volte avevo sempre rifiutato, ma quel Montaleni mandava il mio cervello in pappa.
Era odioso.
Si, l’odiavo a morte.
Sentii la mano di Marco accarezzarmi i capelli.
“Dai smettila di preoccuparti, sarà soltanto una volta d’altronde, no?”
“Ti rendi conto che ha barato per arrivare allo scopo di umiliarmi?”
“Secondo me è solamente attratto da te, ce ne sono tanti di ragazzi che ti vorrebbero avvinghiata a loro”
“Ma non dire fesserie”
“Non le dico, tu lo sai che in classe hanno fatto un gruppo segreto su Facebook che parla di te?”
“Oddio, che schifo, ma sono dei maniaci”
“Le santarelline attirano sempre”
“Come scusa?”
Tossicchiò ripetendo di nuovo le stesse parole, ed io in tutta risposta gli rifilai un pugno sul braccio.
Scoppiò a ridere.
“La ricreazione sta per finire, oggi è l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, essendo che non c’è nulla da fare io vado alla ricerca di Margherita, vuoi venire?”
“Vengo a fare il palo?”
Lo guardai scettica inarcando un sopracciglio.
Certo che a volte era davvero stupido.
Mi staccai dal suo abbraccio e mi rimisi apposto i capelli.
“Dai sei un bellissimo palo”
Mi indicò con una mano dall’alto verso il basso e viceversa.
Incrociai le braccia al petto divertita.
“Va a fare compagnia alla ragazzina dai begli occhi e salutamela”
“Sissignora”
Scattò sull’attenti facendo il saluto militare.
Scoppiai a ridere e me ne uscii da quella stanza.
L’unico obiettivo era trascorrere quelle ore, che mancavano alla fine, in santa pace, senza nessun rompicoglioni, alias Montaleni, tra i piedi.
Entrai in biblioteca.
L’unico luogo in cui sicuramente non sarebbe mai entrato nessuno.
Libertà.
Ma mi pietrificai sulla soglia.
Il primo passo verso la libertà, mi costò una visione ripugnante.
Giusy che si faceva vomitare in bocca da uno, cioè, non che il malcapitato stesse vomitando davvero, ma a me dava quell’impressione.
Mi appiattii alla parete polverosa della biblioteca e uscii fuori dalla stanza in punta di piedi.
Sospirai afflitta e ritornai in classe.
Salii le scale, che portavano al secondo piano, lentamente.
In quell’occasione, non mi rimaneva che raccattare trenta centesimi da qualcuno e prendere un bel caffè macchiato alla macchinetta.
Aprii la porta, mezza rotta, della classe e entrai notando i ragazzi che giocavano lanciandosi borselli, diari, quaderni.
Ma ero finita nel cartone di Rossana?
Che poi il manga non aveva neanche quel nome.
Ma noi Italiani eravamo sempre stati famosi per la censura e lo storpiamento di storie e nomi.
Sbuffai a quel pensiero.
Mi sedetti al mio banco.
Montaleni non c’era.
Tirai un sospiro di sollievo.
Mi sentivo angosciata ad averlo vicino, era meglio evitare qualsiasi contatto prima della riscossione del suo premio a causa di quella maledettissima scommessa.
Frugai nello zaino alla ricerca disperata di qualche spicciolo.
Avevo bisogno urgente di caffè.
Erano tre dannatissime notti che non chiudevo occhio a causa di Montaleni e della sua insulsa scommessa.
Gettai lo zaino a terra, e con aria afflitta mi alzai dal mio posto e mi avvicinai al banco dove i ragazzi giocavano a carte.
“Ehi, qualcuno di voi mi presta trenta centesimi?”
Sussurrai in imbarazzo, guardandoli con estrema attenzione.
Erano in cinque.
Un altro Marco, Ruben e Gennaro mi fissavano con occhi strani.
Mi soffermai solamente sul biondino.
Marco Rescigno, un ragazzo biondo con gli occhi verdi, chiamato il Cigno sia per il suo cognome che per la sua bellezza delicata, anche se di delicato aveva solo quella.
“Mi dispiace Cositore, se vuoi dei soldi devi giocare a carte con noi”
Si intromise Luca.
Un ragazzo basso, dai capelli rossi e che guardava tutti con aria di superiorità.
“Giusto”
Rispose Vincenzo Oliva.
Uno dei ragazzi più cretini ma al contempo simpatici, che il mondo avesse mai creato.
Presi una sedia da un banco vicino e mi avvicinai al loro.
Beh, se si trattava soltanto di una partita a carte, perché no?

 

*******

 
 
Mi rigirai nel letto ancora una volta, ero angosciata.
Sola, e angosciata, nonché estremamente annoiata.
I miei genitori non c’erano, papà fuori per lavoro, e mia madre ad una delle sue solite riunioni parrocchiali.
Di mio fratello neanche l’ombra, avrei messo la mano sul fuoco, sul fatto che era andato a spassarsela con qualche sua amica.
Ed io ero miserabilmente sola, sicuramente fino alla mezzanotte.
E pensare che erano soltanto le nove!
Chiusi gli occhi lasciandomi cullare dal tepore che emanava la piccola stufetta elettrica che era vicino alla porta.
Per lo meno ero al caldo e al riparo da quel vento gelido che faceva vibrare le persiane serrate delle finestre.
Ad un tratto sentii il campanello suonare e saltando giù da letto, o per meglio dire: cadendo, mi catapultai repentina ad aprire.
Trovai davanti a me, la mia vicina di casa, il signor Natale nonché suo marito che teneva in braccio il piccolo Filippo, erano tutti e tre imbacuccati fino alla punta delle dita.
Li guardai incuriosita.
“Posso aiutarvi?”
“Buonasera cara, tua madre ha detto che avrei potuto chiederti un favore stasera”
“Oh, certo. Dica pure, me lo aveva accennato”
Sorrisi quanto più amabilmente possibile mentre guardavo Filippo con le braccia allacciate introno al collo del padre.
Una bellissima famiglia.
“Gabriele sta dormendo, ha una leggera linea di febbre, noi sfortunatamente torniamo per le vacanze di Natale a Firenze”
Disse la signora Giovanna, preoccupatissima.
“Capisco... E in cosa posso essere utile?”
Chiesi di nuovo con tutta la gentilezza possibile.
“Beh, mio figlio non può venire a causa della febbre, mi chiedevo se qualche volta puoi andare a controllarlo così che prenda anche tutte le medicine e se puoi avvertirmi, quel testone fa sempre di testa sua e mi preoccupa lasciarlo qui per questa settimana”
Mi pietrificai a quella richiesta.
Ma diamine!
Per un po’ di febbre non poteva partire anche lui?
Strinsi in pugno la mano destra tanto da sentire le unghie entrare nella carne e sorrisi tirata annuendo.
Mia madre me l’avrebbe pagata.
Io non avrei mai e poi mai fatto da infermiera ad un tipo del genere.
La famiglia Montaleni mi ringraziò per poi prendere dei borsoni che notai solamente dopo.
Guardai la chiave che mi aveva lasciato la signora Giovanna, e la rigirai tra le mani.
Capperi, che situazione del cazzo.
Andai in cucina e lasciai un foglietto sul tavolo.
Per lo meno avevo avvertito i miei nel caso fossero tornati prima.
Presi il cellulare e uscii di casa per poi varcare la soglia di quella dei Montaleni.
Chiusi la porta senza fare rumore.
Le luci del corridoio erano spente.
Una musica ad alto volume, proveniva dalla camera del febbricitante Montaleni.
Mi avvinai e aprii senza bussare.
Lo trovai seduto sul letto in canottiera e jeans.
Un abbigliamento davvero adatto, data la stagione in cui eravamo.
Mi guardò impassibile.
“Mi aspettavo un’infermiera sexy, non un cane da guardia”
Sbuffai a quelle parole.
“Accontentati del cane, imbecille. E poi sono qui solo per fare un piacere a tua madre e non di certo a te”
Restai immobile con le mani sui fianchi.
“A quanto hai la febbre?”
Domandai disinteressata.
“Non ce l’ho”
“Ma tua madre ha detto..”
“Mi scassavo il cazzo di ritornare a Firenze con loro, mai sentito parlare di fingersi malati?”
“Secondo te perché giovedì non sono venuta a scuola?”
“Ecco brava, ora sparisci”
“Non darmi ordini!”
Gli urlai contro stizzita.
Quel giorno ero tesa come una molla.
E di certo intravedere il suo fisico attraverso quella canottiera bianca, non serviva a calmarmi.
“Non vedo l’ora che arrivi la settimana prossima, Cositore. Vedrai che durante le vacanze ci divertiremo parecchio io e te”
Rabbrividii ricordando quelle parole.
Non avevo neanche fatto caso agli spostamenti del ragazzo che ora era a pochi centimetri dal mio viso e mi fissava curioso.
Uscii dal mio stato di trance solo quando due mani mi si posarono sui fianchi e cozzai contro un qualcosa di caldo.
Il suo petto.
“Ripensandoci potresti essermi utile qui”
“C-Che cazzo dici?”
Balbettai sentendo una sua mano risalirmi lungo un braccio e spostarmi i capelli dal collo.
Un brivido leggero mi attraversò la schiena quando le sue dita sfiorarono la pelle.
“Credo che potremmo divertirci insieme, no?”
Sussurrò al mio orecchio chinandosi di poco.
“Io credo che tu sia impazzito”
“Ricorda la scommessa”
Un bacio inaspettato sotto l’orecchio.
Mi bloccai all’istante.
La scommessa.
Quella scommessa, io e lui.
Letto.
Dio mio, no!
“Non credo proprio”
“Io credo di si”
Rispose lui continuando a posarmi leggeri baci sul collo donandomi brividi lungo la schiena.
Se avrebbe continuato così, io..
Chiusi gli occhi e sospirai.
Sentii le sue labbra sulla mia pelle, allungarsi in un sorriso leggero continuando con i baci.
“Una sola volta..”
Sussurrai interdetta e accaldata al tempo stesso.
“E sia”
Sussurrò sul mio collo, scostando di poco il maglione e la canotta, accarezzandomi un fianco direttamente.
Le sue mani erano fredde rispetto alla mia pelle.
Soltanto una volta e poi sarebbe finito tutto.
Lui avrebbe avuto la sua scommessa e io avrei avuto..
Io cosa avrei avuto?
Nulla, non avrei ottenuto nulla.
Anzi, forse solamente lo spegnimento dei miei ormoni a mille, e il fatto di accertarmi se le voci sui di lui, che lo decretavano un dio del sesso, erano vere oppure no.
Le sue labbra risalirono dal mio collo alle mie labbra, lasciando una scia di fuoco.
Catturò quest'ultime in un bacio, al quale risposi fin da subito.
Era un bacio senza nulla di casto, già dal principio.
Abbandonai completamente la mia parte ribelle, forse su un isola deserta, chissà.
Allacciai le braccia al collo del ragazzo, accarezzandogli la nuca e i capelli setosi stringendone alcune ciocche tra le dita.
Ma non abbandonai del tutto la mia innata voglia di essere la sola a condurre il gioco.
Succhiai, morsi e leccai il suo labbro inferiore durante il bacio.
Questione di secondi e la mia schiena entrò in contatto con qualcosa di morbido.
Il suo letto ad una piazza e mezza.
Mai avrei pensato di finirci, ma era comodo.
Lo guardai sopra di me.
Sentii la sue mani scorrere lungo i miei fianchi e salire lungo il mio busto, alzai le braccia e in un attimo il mio maglione finì a terra, come anche la sua canottiera qualche secondo dopo.
Lui a petto nudo ed io in una canotta bianca, che ora copriva soltanto il reggiseno che portavo, per quanto Montaleni l’avesse alzata.
Le sue dita iniziarono ad accarezzarmi la pancia dolcemente facendomi accaldare ancora di più.
Alla fine anche la mia canotta finì chissà dove e tutto questo senza minimamente staccare le labbra l’una dall’altro.
Presi fiato staccandomi da lui e poggiando la testa sul cuscino mentre i suoi occhi verdi scivolarono lungo la mia figura per poi iniziare di nuovo a baciarmi il collo.
Passai una mano tra i suoi capelli.
Un castano chiaro, vicinissimo al biondo scuro.
Sospirai quando sentii le sue mani sganciarmi in un solo colpo il reggiseno di pizzo bianco che portavo.
Merito di mia madre che andava pazza per i merletti.
Anche quell’indumento finì a terra insieme agli altri mentre la bocca del ragazzo depositava baci sempre più verso il seno.
Dopo una lenta tortura ci arrivò.
Ed io bruciavo come se mi avessero dato fuoco.
Mi stavo lasciando andare troppo facilmente.
Volevo essere io a tenere il gioco, ma lui era dannatamente bravo.
Un mugolio di piacere scappò dalle sue labbra quando distrattamente la mia gamba sfiorò il cavallo dei suoi jeans.
Sorrisi maliziosa e con la coda dell’occhio guardai il rigonfiamento che essi nascondevano.
Una sua mano d’un tratto si intrufolò sotto l’elastico della mia tuta, facendomi inarcare appena il bacino per la sorpresa.
Le sue dita mi accarezzarono gentilmente, da sopra la stoffa degli slip, facendomi sospirare dal piacere, mentre la sua bocca e l’altra sua mano si occupavano famelicamente del mio seno.
Era bravo in quello che stava facendo, non potevo negarglielo.
Strinsi lievemente il piumone tra le dita quando la sua mano si intrufolò sotto le mutandine e mi iniziò a dare piacere con altre carezze più approfondite.
Un gemito leggero, poi un altro ed infine un altro ancora.
Mi ritrovai nuda sulle coperte fredde di quel letto.
Dopo una miriade di carezze avevo raggiunto un piacere provato neanche con Marco, il mio ex.
Ansimai lievemente guardandolo sfilarsi i jeans e poi i boxer.
Quella che si parò davanti a me fu una vista di parecchi centimetri.
Arrossii mordendomi il labbro inferiore.
Se con le mani e la bocca ci sapeva fare, non immaginavo com’era il pacchetto completo.
Prese un qualcosa dal comodino e mi diede le spalle per due minuti.
Godetti intanto del suo lato b, nella poca luce della stanza, data solo da una lampada da scrivania.
Poco dopo tornò su di me.
Lo guardai interamente beandomi della sua figura.
Aveva infilato il preservativo.
Mi aveva tolto persino lo sfizio di ricambiare il piacere con le carezze.
Guardai i suoi occhi verdi, con una luce azzurrina, brillare nel buio della stanza.
“Baciami”
Mi supplicò quando, una mia gamba sfiorò il suo membro, quella volta volutamente.
Lo attirai a me senza farmelo ripetere due volte.
Fu un bacio colmo di desiderio, passione e calore.
Nonostante fosse quasi natale io bruciavo viva.
E lo stesso era per Montaleni, a seconda del calore che la sua pelle trasportava alle mie mani.
Feci scorrere quest’ultime sulle sue spalle, stringendole quando si posizionò meglio tra le mie gambe.
Non pensavo a nulla, perché non potevo pensare e decisamente non volevo.
Il bacio si schiuse in un gemito d’entrambi quando mi penetrò.
Iniziò fin da subito una danza veloce.
Un cozzare di corpi sudati che si riempivano dandosi piacere a vicenda.
“Sei calda”
“Se ti fermi ora, t’ammazzo”
Gemetti forte quando si staccò dalle mie labbra, ormai gonfie e un po’ doloranti per i continui baci.
Sorrise malizioso e divertito ritornando a baciarmi mentre dava colpi più forti e decisi.
Affondai le unghie, abbastanza lunghe, nella pelle delle sue spalle.
Lui gemette di piacere.
Mi tirò il labbro con i denti stuzzicando il mio seno con le mani.
Un mio gemito ruppe il suo.
E continuammo così, finché non raggiunsi il culmine seguito poco dopo da lui.
Si accasciò al mio fianco, raccogliendo e coprendoci entrambi con il piumone che ormai era finito a terra per il troppo movimento.
Menomale che il letto aveva retto.
Mi girai su un fianco e lo guardai con occhi stanchi e appagati.
Avevo ancora il fiatone per quante volte avevo urlato il suo nome.
Si, la prima volta che l’avevo chiamato per nome soltanto perché me lo aveva sussurrato lui.
“Sai sei bravo come dicono”
Sussurrai trascinando le parole fino quasi a non capirle.
"Lo so"
Troppo stanca finii con l’addormentarmi, cullata dal profumo del corpo che in quel preciso istante mi strinse a sé. 

Poi la mia mente si fermò lì, così come i miei ricordi.

-...I can’t get the image of you
out of my mind
The edges of your body
Pushing up against me
Breathing, breathing....- (*)



Nota (*): Karma, quattordicesima canzone nell'album 'L'amore è una cosa semplice' di Tiziano Ferro (feat. John Legend). 

Traduzione:

...Non posso immaginarti
Al di fuori della mia mente
Le estremità del tuo corpo
Si spingono contro di me
Respirando, respirando...









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Il sesso risolve tutto. {EFP Fanfic - Minteyer}





Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Mimmy_: Certo che continuo con la storia, non preoccuparti. :3
Alla prossima, spero di ricevere un'altra tua recensione.

Rossa99: Lo so, ma i clichè a quanto pare vanno sempre di moda xD AHAHA sono felicissima che ti piaccia, alla prossima. ;)

NinaTheGirlWithTheHat; Ciao, Nina col cappello :3
Grazie per la recensione, si a quanto pare le tue parole hanno fatto effetto su Aurora ahahah u.u
Vorrei essere al suo posto ora T_T e tu? 
XD
Alla prossima  tesoro, ciao. <3

marthiagojaznacho: Penso di si, modestamente non lo so xD
Mi pare di aver letto che Michelle (l'attrice che presta il volto ad Aurora) abbia partecipato a Gossip Girl, ha fatto anche Buffy l'ammazza vampiri.
Ma io l'ho scelta per il film Disney, Ice Princess
Adoro quel film e adoro la forza della protagonista e la sua volontà *^*
Secondo te, leggendo questo capitolo, a Rori le conseguenze sono dispiaciute? u.u
Alla prossima, ciao ciao.

Armony: Ciao PROFFA! AHAHAH :3
Come butta? A me tutto bene u.u
Comunque, nella storia precedente errori ce ne erano ma li ho corretti prima che leggessi tu. ;3
Aurora e Gabriele sono la coppia più difficile per la quale abbia mai scritto e.e
Sono colpessi, e cocciuti e testardi e prepotenti.
Comunque, non perdo mai il vizio di caricare i capitoli a notte fonda xD
E pensare che devo ancora finire gli esercizi di matematica ahahah 
E si, perchè sono stata rimandata t.t
Che palle...
Ma va bhe, ho voi che mi fate compagnia quindi va tutto per il verso giusto.
Spero di non averti stancato con tutto questo blaterare.
Alla prossima.
La tua alunna testona.

Jonas_sister: Io purtroppo non mi sono potuta godere il concerto neanche in radio perchè quella sera ho litigato con il mio ragazzo t.t 
Abbiamo fatto quella stessa sera sette mesi insieme *^* e gli ho dedicato un video con la canzone ''Il regalo più grande'' come sottofondo.
AHAHAH sono pazza di Tiziano e quella canzone era d'obbligo.
Comunque amore mio, tornando alla storia e lasciando da parte Francesco, spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento, perchè altrimenti mi sparo AHAHAH
No, dico sul serio. ç_ç
Non preoccuparti che con i testamenti non mi annoio mai, anzi li adoro, sopratutto i tuoi perchè parlano sempre di Tiziano AHAHAH :3
Va beh, staa volta hai cantato? AHAHAHAHAH xD
Ho messo quel pezzo di Karma perchè è quella che mi ha ispirato con questo capitolo :3
Spero vivamente ti sia piaciuto il capitolo o altrimenti non saprei cosa fare t.t
W quel gran figo di Gabriele! *---*

LuNaDrEaMy: Grazie mille, quando scrivo cerco di immedesimarmi nel personaggio e in questo modo provo a trascrivere le emozioni che io stessa proverei in quei casi.
Spero che questo mio modo di scrivere piaccia alla gente e che trasmetta quello che provano i miei protagonisti, senza problemi.
Grazie per la recensione bellissima, alla prossima.

Denji Lee: No, la perdita non è per niente male.
Puoi giudicare te stessa AHAHHA
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti, o chissà forse un po' di più.

Aiko_Laury: Ciao!!! ohaiho!!! XD
SI, hai ragione la scena dei tiri è demenziale HAHAHA
Comunque sono contenta di ricevere un'altra tua recensione.
Spero di leggere quella con i pareri su quest'ultimo capitolo... Non vedo l'ora *w*
AHAHAH
Comunque, alla prossima honey. :3


Aury12501: Ti posso chiamare Rori? Si, ok ti chiamo così u,u
Allora, sono felicissima che la mia storia ti piaccia, spero che continuerai a leggerla.
Un bacione, ciao ciao. <3

Make a wish: Che dici di questo capitolo? u.u
Un giorno di questi farò una one-shot sul pauroso e cattivissimo Montaleni, l'incubo della dolce Aurora AHAHAH.
Povero Gabriele xD
Grazie per i complimenti e la recensione :)
Alla prossima, spero.

morgenrot: Ecco qui, my lady.
La storia è stata aggiornata con successo, spero ti piaccia :)

GreenRose93: Yeah! Anche tu team Montaleni? AHAHAHA 
Come tutte d'altronde.
Spero ti sia piaciuto il capitolo, alla prossima ;)

M_CarpeDiem: Ciao tesoro, grazie per aver aggiunto la storia tra le preferite, sono felicissima che ti piaccia.
Non vedo l'ora di leggere la tua prossima recensione.
Baci :**

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Capitolo 9
*** Le regole del sesso ***


 



 

Capitolo 8: Le regole del sesso




Mi stiracchiai ad occhi chiusi, trovando un po’ di difficoltà nel farlo.
Non sapevo perché ma mi era difficile muovermi.
Qualcosa mi teneva ferma per un fianco.
Aprii di scatto gli occhi e per poco non cacciai un urlo.
Avevo gli occhi ridicolamente sgranati e la bocca aperta.
Ero ancora nel letto di quel sadico.
Ma che ore erano?
Tolsi il braccio dal mio fianco, con estrema lentezza per non svegliarlo e mi alzai dal letto.
Quella stanza era un disastro, lenzuola a terra e vestiti sparsi da per tutto.
La finestra era leggermente aperta e dalle seghettature della persiana entrava un po’ di vento.
Un leggero brivido mi accarezzò la pelle, ricordandomi così di essere ancora nuda.
Raccolsi i miei indumenti sparsi qua e là sul pavimento, e cercai il mio telefono.
Frugando nelle tasche del mio pantalone, di una tuta vecchissima, trovai il cellulare.
E pensare che era finito a terra insieme ai vestiti.
Premetti il pulsante bianco e lo schermo si accese rivelandomi l’ora esatta.
Sbiancai.
Le sei di mattina.
Io alle sei di mattina ero ancora a casa Montaleni.
Tutta colpa sua e di quel letto comodo.
Lo guardai dormire.
Era girato su un fianco con ancora il braccio steso in avanti, la stessa posizione che aveva quando dormivo anche io.
Qualcuno bussò alla porta in quel preciso istante, senza usare il campanello.
Mi guardai intorno spaventata.
Ero ancora svestita e non sapevo cosa fare.
Infilai la prima cosa che mi capitò a tiro, la sua canottiera della sera prima, e le mutandine.
Intanto la persona che stava bussando non demordeva e Montaleni non si svegliava.
Mi sudavano le mani per l’agitazione.
Camminai lentamente per il corridoio, il pavimento era freddo sotto i miei piedi scalzi, infine arrivai alla porta d’ingresso.
Guardai dallo spioncino e sbuffai, dimenticando tutta la paura iniziale.
“Ciao Fiò”
Sbucai con la testa da dietro la porta aprendola appena.
Lui mi guardò divertito porgendomi il foglietto che avevo messo sulla tavola la sera prima.
“Ti ho coperto con mamma e papà mentre te la spassavi con il tuo amichetto”
Ghigna mentre io lo guardo divertita.
“Beh, grazie..”
Arrossii leggermente guardando il pigiama azzurro di mio fratello.
Si, ma lui non faceva mai nulla per nulla.
Lo guardai di nuovo in volto e sorrideva ancora divertito.
“Cosa vuoi ora?”
Continuai inacidita da quel sorriso e da mio fratello stesso.
Lui scrollò le spalle.
“Devo pensarci su.. Comunque per mamma e papà sei a dormire da Dolores”
“Non era neanche necessario che mi coprissi, oltre al fatto che non abbiamo fatto nulla, mi sono solamente addormentata e lui ha la febbre e poi non c’è niente tra me e quel troglodita”
“Come vuoi Rori, io ora vado da Michela”
Michela era la ragazza che abitualmente, ogni sabato sera, veniva a bussare alla nostra porta in cerca di Fioravante.
“Alle sei di mattina?”
“Per il sesso non c’è mai un orario preciso”
“E ci vai in pigiama?”
Dissi scettica iniziando a sentire freddo in quel corridoio desolato.
Diamine, era pur sempre mattina presto e mancavano soli due giorni a Natale.
Lui si guardò i vestiti per poi guardare me.
“Beh, credo che prima andrò a cambiarmi, a più tardi, mocciosa”
Sparì dalla mia vista chiudendosi la porta di casa alle spalle.
Seguii il suo esempio per poi tornare in camera per mettere i miei vestiti.
Avrei dovuto pensare ad un modo per passare la giornata, essendo che Dolores era andata in vacanza con i suoi genitori.
Sbadigliai guardando ancora Montaleni.
La stanza puzzava di fumo, e lui era steso a pancia in su con un braccio a coprirgli gli occhi.
Beh, lui dormiva e io mi facevo problemi per una colpa più sua che mia.
Mi tolsi la felpa e rimisi il reggiseno.
Mi sentivo quasi un’oca.
Forse era meglio dire: mi sentivo quasi una MariaLaura o una Giusy.
Una ragazza da una botta e via.
Mi facevo schifo da sola, anche soltanto per aver acconsentito a quell’atto.
Però se ci sapeva fare..
Mi morsi il labbro pensando alla sera prima e afferrai i pantaloni da terra.
Un secondo dopo mi ritrovai ancora una volta su quel letto, con i polsi ai lati della mia testa fermati dalle sue mani, e con un Montaleni completamente nudo sopra di me che sorrideva malizioso.
“Se il buongiorno si vede dal mattino, trovare una ragazza mezza nuda nella mia stanza, è un risveglio assai piacevole”
“Se il buongiorno si vede dal mattino, trovarmi nel letto di un coglione, è un incubo assai orribile”
“Non mi sembrava che ieri notte ti dispiacesse molto”
Sussurrò avvicinandosi con le labbra ad una mia spalla, accarezzandola col naso.
Il suo respiro caldo mi trasmise mille brividi dietro la schiena.
“Chi ti dice che non ho finto?”
“Non sei mai stata brava a trattenere le emozioni da quando ti conosco”
Cercai di muovermi da sotto quel corpo statuario, ma senza alcun risultato.
“Lasciami subito, cretino”
Protestai ringhiandogli contro.
“Odori di sesso”
Risalì sfiorandomi con le labbra la pelle, dalla mia spalla fino al mio collo.
“Hai riscosso la tua scommessa, ora lasciami in pace”
“Non credo che il bis ti dispiacerebbe”
Sussurrò passando appena la punta della lingua sul mio collo.
Neanche io credo che mi sarebbe dispiaciuto.
Mi morsi il labbro quando altri brividi risalirono lungo la mia schiena.
Del freddo che sentivo prima, nessuna traccia.
Ora morivo dal caldo, come la sera prima.
Sospirai chiudendo gli occhi.
Dovevo calmarmi, non poteva usarmi a suo piacimento.
Anche se anche a me sarebbe piaciuto.
Ma no, io non ero un fottuto oggetto.
Non ero una bambola da scopare a suo piacere.
“Abbiamo stabilito soltanto una volta”
“Oh, sta zitta, diamine”
E mi baciò.
Un bacio irruente, colmo di desiderio e eccitazione.
E credetemi se dico che quello che premeva sulla mia gamba, non era di certo un qualcosa di sgradito.
Mi ritrovai a ricambiare il bacio.
Le sue labbra sapevano di sigaretta.
La sua pelle sapeva di miele e odorava di buono.
E così ricaddi di nuovo in quel baratro oscuro.
Sesso, desiderio e perdizione.
Tutto il giorno, passato in quel letto a rotolarci famelicamente tra le lenzuola.
Diversi preservativi e diverse posizioni.
Diversi gemiti, ansiti e diverso piacere.
La stanza era un miscuglio di vestiti, preservativi e bustine rotte a metà, tutto in disordine sul pavimento.
Attorno a letto c’erano le lenzuola sparse e sopra quest’ultimo c’era un Montaleni che era intento ad osservarmi mentre mi vestivo.
“Sicura di voler lasciare da solo un povero ammalato?”
“Sicurissima, guarda”
Infilai la canotta velocemente, mancava solamente il maglione bianco e nero che era stravaccato sullo schienale della sedia vicino alla scrivania.
“Però devo ammettere che ci sai fare, non mordi nemmeno, mi hai sorpreso”
Si leccò il labbro inferiore e io mi rivestii completamente per poi guardarlo.
Incrociai le braccia al petto.
Era appoggiato con la schiena contro lo schienale del letto e indossava solo i boxer.
Guardai il suo petto nudo sentendo un’ondata di calore divamparmi dentro.
Lo guardai male.
“Anche tu mi hai sorpreso, per lo meno hai qualcosa di dotato, che compensa la mancanza di cervello”
Storsi il naso cercando di pensare ad altro e non ad un Montaleni mezzo nudo, su un letto.
Gli voltai le spalle, era inutile distogliere il pensiero.
Per lo meno avrei potuto distogliere lo sguardo in quel modo.
“Essendo che non hai la febbre, non è necessario che io venga più a controllarti”
“Beh, se cambi idea sai cosa ti aspetta”
Nonostante stessi di spalle, potevo mettere la mano sul fuoco, sul fatto che sul volto di quel deficiente ora aleggiasse sicuramente un ghigno.
Uno dei suoi ghigni fastidiosi.
“Buone vacanze, Montaleni”
“Buone vacanze, Cositore”
 
 

******

 
 
Ora di educazione fisica.
Le vacanze di natale erano passate senza complicazione alcuna e senza quel cretino di Montaleni.
Anche se dormivo poco.
Non riuscivo a fare sogni tranquilli perché nei miei sogni c’era sempre lui.
Nudo.
L’odiavo.
L’odiavo a dismisura.
Era un fottuto incubo quel ragazzo.
Un incubo, anche se piacevole.
Mi legai i capelli in due codini.
Ero rimasta sola nei corridoi dietro la palestra.
E la voglia di giocare a pallavolo con Rosanna, quel giorno era davvero poca.
Rosanna era la più brava della classe, media del otto, bassina con capelli biondi e occhi azzurri.
Una ragazza che tutti vorrebbero avere al proprio fianco, soprattutto perché per niente oca e molto dolce.
Sembrava tanto una di quelle principesse delle fiabe.
Che invidia.
Io ero alta, troppo per i miei gusti, e la maggior parte dei ragazzi nel liceo erano un mucchio di nanetti.
Sbuffai.
Non era divertente giocare da sole, io e lei, mentre le nostre compagne ripetevano per le ore successive o andavano a zonzo per il liceo nei loro jeans firmati.
Si, perché quelle come minimo avevano paura della palla stessa o di spezzarsi un unghia.
Mi accasciai su una vecchia sedia, abbandonata da chissà quale classe, e quasi non incontrai il muro con la testa.
Mugolai per il contatto con la parete fredda.
La stanza era grande e lunga, senza riscaldamenti e poco illuminata dalle finestre, dalle quali si intravedeva un cielo nuvoloso.
Mancavano dieci giorni al mio compleanno.
Il ventisette di gennaio.
Nata sotto il segno dell’acquario, in un giorno di neve.
Ho sempre amato l’inverno, anche se nel mio piccolo paese da quel giorno di quasi diciotto anni fa, non aveva più nevicato.
Mi alzai di scatto quando sentii alcuni passi venire da una delle porte degli spogliatoi.
Se era il prof avrei potuto inventare una scusa.
Che avevo il ciclo forse sarebbe stata ottima come scusante, anche se non era per nulla vero.
Mi avvicinai al muro della stanza dov’ero, per arrivare alla porta nascosta da quest’ultimo.
“Professore, senta io non..”
Due labbra mi impedirono di continuare la frase.
Mi sentii schiacciare contro un petto caldo mentre delle mani mi tenevano saldamente per i fianchi.
Mi divincolai da quella presa spingendolo via.
Per la troppa forza usata, quasi non caddi a terra, ma riuscii a mantenermi in piedi cavandomela con qualche goffo passo all’indietro.
“Montaleni, che vuoi?”
“Mi sembra chiaro..”
Sorrise divertito poggiandosi con una spalla contro il muro e le braccia incrociate al petto.
“Scordatelo”
“Si tratta solo di sesso, quel giorno mi sembravi contenta”
“Quel giorno è stato il primo e l’ultimo”
Soffiai irata, come un gatto.
Mancava solamente che mi si rizzassero il pelo e la coda.
Si stiracchiò mettendo in bella mostra il suo fisico, in quella maglietta blu.
Deglutii chiudendo gli occhi.
Non dovevo guardare.
Due dita mi alzarono il mento e una sensazione di calore mi pervase.
A cuccia ormoni!
Sospirai involontariamente a quel tocco.
Diamine, ma perché mi faceva quell’effetto?
Era sicuramente qualcosa in lui.
Forse la sua pelle o chissà, il suo profumo.
“Lo so che mi desideri.. Allo stesso modo in cui ti desidero io, quindi perché fai la testarda?”
Sussurrò sulle mie labbra.
Era sensuale e accattivante.
Le sue labbra morbide richiamavano le mie.
Boccheggiai alla disperata ricerca di ossigeno.
Era vero, lo desideravo.
E sognarlo nudo la notte di certo non giovava ai miei ormoni.
Aprii gli occhi puntandoli nei suoi.
Azzurro nel verde.
Un fiume in un placido prato.
Ma non potevo lasciarmi trattare come una puttana.
“Va bene ma facciamo un patto, Montaleni”
Sussurrai sulle sue labbra con un ghigno.
Sgranò gli occhi dalla sorpresa per poi staccarsi da me irritato.
Infilò le mani nelle tasche del pantalone della sua tuta e mi guardo indifferente.
“Che patto?”
Chiese incenerendomi con lo sguardo.
“Vuoi scopare giusto? Ma io non sono troia, se è davvero tanto che mi vuoi allora starai alle mie regole”
Sorrisi vittoriosa incrociando le braccia sotto al seno.
Voleva giocare?
Bene, lo avrei fatto giocare con le mie regole.
“Bene, avanti sputa queste cazzo di regole”
“Quindi ci stai?”
Mi avvicinai a lui ghignando.
Quanto mi piaceva vederlo così irritato.
Lo guardai divertita, in attesa di una risposta.
Mi avvicinai di più a lui sussurrandogli in un orecchio.
“Allora, Montaleni, ci stai?..”
Sobbalzò appena restando sul posto.
“Si..”
Sussurrò poi indietreggiando.
Improvvisamente la preda era diventata il predatore, divertente.
Non sapevo neanche io che patto stringere con lui.
Ma ormai ero in gioco e dovevo giocare.
E poi era così appagante vederlo così impacciato.
Ci pensai su per poi guardarlo divertita mentre sul mio volto si apriva un sorriso malefico.
“Primo: Niente cose a scuola”
“Oh, ma avanti, chi potrebbe vederci qui?”
Ignorai il suo lamento continuando a pensare.
“Secondo: Appena mi scoccerò di tutto questo, il patto finirà”
Si accarezzò il mento con le dita, mentre il suo viso aveva un espressione pensierosa, davvero raro per uno come Montaleni.
“Mi sembra ragionevole”
“Terzo: Non devi aprire bocca con nessuno su tutto questo”
Mi afferrò per i fianchi facendomi cozzare col suo petto.
“Uhm.. Un segreto, mi eccita”
“Quarto: E' solo sesso, intesi? Per il resto non voglio averti tra i piedi.”
E catturò di nuovo le mie labbra in un bacio.
Ormai ero capace di riconoscere quel sapore ovunque.
Menta e sigaretta.
Come faceva ad avere delle labbra così morbide ed un sapore così buono?
Lo spinsi via cercando di non pensare al sapore eccitante delle sue labbra.
“Stai appena trasgredendo alla prima regola”
Mi avvicinai alla porta ce dava sul cortile notandola chiusa a chiave.
Girai quest’ultima e con un piccolo scatto la porta si aprì.
“Sei seccante”
“Sei un idiota”
Mi tirò per un braccio spingendomi verso dentro.
La mia schiena entrò in contatto col suo petto caldo.
Un brivido mi oltrepassò tutta.
Le sue labbra mi sfiorarono un orecchio.
“Prima o poi mi supplicherai di sbatterti su un banco in un aula deserta, o magari in biblioteca”
Sussurrò malizioso.
Un altro brivido leggero percorse la mia schiena.
Sentii improvvisamente caldo.
Cavolo, però non era giusto.
Se mi faceva quell’effetto ogni volta che mi sfiorava, avrei finito per impazzire.
Chiusi gli occhi e sospirai.
Ma fu un immagine sbagliata essendo che davanti a me si materializzò l’immagine della biblioteca.
Io e Montaleni nascosti da uno scaffale.
Arrossii di colpo tossicchiando e riaprendo gli occhi.
Dannato.
Per poco non rischiavo di strozzarmi con la mia stessa saliva.
Lo guardai male staccandomi da lui e uscendo ancora una volta dal corridoio, prendendo però stavolta la porta che dava sulla palestra.
La palestra era vuota.
Era già finita la terza ora?
Mi girai verso di lui, furiosa e strinsi in una mano la maniglia della porta di ferro.
“Prima o poi, se continui così, mi supplicherai di non prenderti a calci i gioielli di famiglia”
Dissi acida cercando di nascondere l’eccitazione con quelle parole.
Dopodiché gli sbattei la porta in faccia mentre aveva fatto un passo per uscire.
Sentii un gemito di dolore da dietro la porta e ritornai in classe.
Bruciavo ancora per quel bacio, e quello che era certo, era che camminare con le gambe chiuse, mi faceva sembrare un goffo pinguino.
Maledetto Montaleni.
Maledetto il suo profumo e la sua pelle.
Maledette quelle labbra invitanti e quegli occhi di smeraldo.
Maledetta quell’eccitazione che mi aveva attanagliata all’immagine di me e lui che ci davamo da fare in biblioteca.
Maledetto, l’odiavo.
Si, l’odiavo.


-Arriverà stringendomi 
Ed io sarò già li 
E sentirò i sintomi 
E non mi tradirà 
Ma in fondo chi non ha talento insegna 
E quindi adesso imparerò da te 
Mai un briciolo di affetto 
Decidere di cedere fu matto 
Per me con te e... -(*)


Nota (*): Chi non ha talento insegna, dodicesima canzone nell'album 'Centoundici (111)' di Tiziano Ferro.

 





Sono orgogliosa di presentarvi la pagina ufficiale, di IL SESSO RISOLVE TUTTO, su Facebook! Ci saranno notizie e molto altro sulla storia, potrete mandarmi messaggi di posta e risponderò ad ogni vostra domanda, ecco il link:

Il sesso risolve tutto. {EFP Fanfic - Minteyer}










Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Armony: Prof mi ero preoccupata perchè non ti eri ancora fatta viva, e ti giuro stavo andando in crisi xD
Ma sono così, mi affeziono subito, forse sbaglio, ma quando la gente mi è simpatica capita sempre così.
Eccoti accontenta con il continuo, spero leggerai anche questo.
Non vedo l'ora di leggere una tua recensione. 
Baci, la tua alunna testona. :3

sosy: La storia è appena iniziata a dire il vero xD
AHAHAHA vabbè, dettagli u.u
Grazie per le bellissime parole e la meravigliosa recensione. :3

DontForgetMe; Ok, qui mi ci metto d'impegno °-°
Uscirà una cosa lunghissima, ne sono sicura al 100%
Allora, iniziamo senza perderci in chiacchiere inutili u.u
Grazie per tutti i complimenti nella prima recensione che hai lasciato nel prologo, sono davvero onorata.
Anzi, dire che sono onorata è dire poco, quindi sono straipersupermegacalifragilistichespiralitosoconunpo'dizuccherolapillolavagiù-onorata.
AHAHAHAH ti sfido a leggere tutta la parola che ho scritto sopra, velocemente e.e
Il sesso è presente da per tutto purtroppo t.t
Mi dispiace, perchè rovina anche cose meravigliose come i cartoni, le canzoni, poesie e sopratutto la televisione in generale. e.e
Si, hai ragione, Tiziano Ferro rende tutto magnifico u.u
Ma d'altronde se lui è magnifico anche quello dove c'è lui, lo è allo stesso modo, no? 
Gli occhi di Montaleni sono stupendi, come gli occhi di tutti i componenti di quella famiglia.
Anche io vorrei gli occhi chiari, ma li ho scuri ç_ç
SVENTUVA A TE, PEVVY L'OVNITOVINCO!
Purtroppo i bambini piccoli sono sempre dolcissimi e coccolosi ma mano mano che crescono vanno sulla cattiva strada, chissà perchè °-°
Me lo sono sempre chiesto, insomma cos'è che li porta a cambiare così drasticamente? Forse, un trauma infantile? D:
Il prof Afeltra è simpatico si u.u Il migliore, anche perchè senza di lui non sarebbe successo quel che è successo u.u
Spero che non ti annoi a leggere questa mia risposta ma purtroppo tu hai scritto un casino di roba e io mi sento in obbligo si rispondere AHAHAHAHA
Tagliando corto, passiamo direttamente all'ultima recensione che hai lasciato xD
Si, Gabriele quando vuole sa usare il cervello.
E sa usare le cose a suo favore, infatti la nostra povera (fortunata se mai e,e) Aurora, ha dovuto rotolarsi tra le lenzuola con quel ragazzo attraente.
Io ora più che a Montaleni sto pensando a Tiziano che ho Rosso Relativo nel lettore CD e ascolto gli scleri del mio amore nella ghost-track.
Mio Dio, mi fa morire quel ragazzo xD
Comunque alla prossima :3

marthiagojaznacho: Ciao tesoro u.u 
Sei molto romantica a quanto vedo u.u
Che dolce che sei *-*
Grazie mille per la recensione, spero che il capitolo ti sia piaciuto u.u
Alla prossima, baci

Jonas_sister; Amore mio hai fatto una minirecensione questa volta u.u
Ci hai azzeccato in pieno, infatti anche in questo capitolo si sono dati da fare ASHAHAHA
Questi scopano come conigli in calore °-°
AHAHAHAHAHAHAHA mio Dio XD
Ho Tiziano sul CD di Rosso Relativo e sta sclerando nella ghost-track il poverino e io schiatto dalle risate mentre rispondo alle vostre recensioni.
Questa volta ho messo Chi non ha talento insegna, mi sembrava accettabile come frase per il capitolo u.u
Voglio un tuo parere giustamente u.u
Bacini u.u

a n t o: Finalmente, ci siamo arrivati, si :3
Non si sa cosa prova quella testa bacata di Montaleni u.u
Alla prossima, spero che questo capitolo ti sia piaciuto :3

pit12: Grazie mille pit e grazie per avermi aggiunto tra gli autori preferiti ç_ç sono commossa
Spero di ricevere altre tue recensioni
Ciao ciao <3

Aiko_Laury: Spero anche io vada tutto bene °-°
AHAHAHAHA scherzo u.u
Grazie per la meravigliosa recensione e grazie per le tue parole, spero di vederti ancora
Alla prossima, tesoro

Shaana; Sei tu che non hai recensito e.e infatti mi ero preoccupata che ti fossi dimenticata di me u.u
Pft, cattiva e.e
Comunque la tua richiesta è stata esaudita xD 1000 giorni di questi AHAHAHAH

LuNaDrEaMy: AHAHAHAH il pacchetto completo non so neanche io come mi sia uscito ma è stata la scelta azzeccata, anche per donare un po' di vena comica alla storia.
Sai, io odio quando le scene sono troppo deprimenti, pensierose o ecc ecc u.u
Grazie per la recensione, spero di vederti ancora, bacini, ciao ciao. :3

M_CarpeDiem: Grazie *-*
E grazie per avermi aggiunto tra gli autori preferiti, spero di non deluderti.
E come promesso eccoti il continuo.

juliet327: Hai un bellissimo nick name, sono fissata con Giulietta e Romeo, so molto battute a memoria.
Mo pensi, ma questa è scema che s'impara Romeo e Giulietta? Si, hai ragione, lo sono AHAHAHAHA :3
Grazie per i complimenti, spero di rivederti ancora ;)

Aury12501: Ciao Rori u.u
Sono orgogliosa di me perchè sono l'unica che ti chiama così *w*
E sono contentissima che il capitolo ti piaccia, non vedo l'ora di leggere la tua prossima recensione.
Baci. <3

LicealeSognatrice: Grazie mille per le stupende recensioni che hai lasciato *^*
Mi sei simpaticissima, sopratutto dopo aver chattato con te ieri su Facebook, spero di rifare di nuovo una chat con te.
Non vedo l'ora *---*
E sopratutto non vedo l'ora di una tua prossima recensione.
Ti prego, dimmi che ne pensi, anche perchè senza voi che recensite, io sarei fottutamente persa t.t

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Capitolo 10
*** La festa di compleanno ***


 



 

Capitolo 9: La festa di compleanno




27 gennaio.
L’unico giorno che aspettavo impazientemente ogni anno.
Ma questo era il più importante di tutti.
Insomma, 18 anni si compiono una volta sola.
Infilai il vestito blu elettrico, che mia madre mi aveva costretto a comprare, per poi mettere le ballerine per cui avevo insistito tanto.
Niente tacchi, no.
Odiavo quegli aggeggi infernali, e non perché non mi piacessero, semplicemente perché mi rendevano più alta di quanto ne avessi avuto ancora bisogno.
Per tale motivo adoravo stare con i piedi ben piantati a terra.
Per non parlare anche del mio precario equilibrio su quella specie di trampoli in miniatura.
Misi un filo di trucco, per non sentire ancora mia madre e Dolores, parlare nella mia poca noncuranza nell’apparire.
Sospirai rassegnata.
Mi guardai ancora una volta allo specchio.
Tutto sommato quel vestito mi stava bene, anche se non lo trovavo appropriato per quel periodo, insomma, faceva ancora freddo.
Mi voltai lentamente verso la porta quando mio fratello l’aprì.
“Ciao scocciatore”
Lo salutai non appena entrò in camera e si sedette sul mio letto.
“Ciao mocciosa, dobbiamo andare”
“Ti sembro pronta?”
“Si, dai muoviti che Michela ci aspetta”
“Fiò, con questa Michela hai scocciato!”
Sbuffai.
Si poteva dire che natale aveva fatto il suo miracolo, la prima volta in assoluto, che mio fratello si metteva con una ragazza.
Bionda, occhi verde smeraldo e né troppo alta, né troppo bassa, in poche parole la perfetta rappresentazione di Barbie.
L’unica cosa che la distingueva con la bambola, era il fatto che lei fosse munita di cervello e simpatia.
Non potevo sperare ragazza migliore per quello scassa coglioni di mio fratello.
Si alzò dal letto e praticamente mi trascinò fuori di casa, insieme ai miei genitori, che non vedevano l’ora di vantarsi e ricordare i bei periodi della loro piccola.
 
 
Da mezz’ora non facevo altro che ripetere grazie e dare baci infiniti sulle guancie.
Mi sentivo tanto un’oca, ma una di quelle davvero molto oche.
Mancava soltanto che iniziassi a starnazzare.
“AURORA!”
Un urlo mi risollevò dai miei insulsi pensieri e qualcosa mi si arpionò alle gambe.
Sorrisi accarezzando la chioma bionda del bambino.
“Ciao mio principe”
Ricambiò il mio sorriso tirandomi per un braccio e mi abbassai facendo leva sulle gambe.
“Ti ho portato un regalo, guarda!”
Trillò Filippo porgendomi un foglio.
Lo presi e lo rigirai tra le mani guardandolo.
Stavo per scoppiare a piangere.
Quando capii cosa c’era disegnato.
C’erano due figure.
Una bambina castana col mio nome sotto e un bambino biondo.
Per essere una figura stilizzata a bastoncini era un disegno bellissimo.
Sicuramente meglio, di quelli che faceva il fratello.
Ci mancava se non c’entrava sempre lui in qualche modo.
Incubo e pensiero fisso.
Avrei dovuto farmi asportare il cervello.
Una tosse falsa mi richiamò dai miei pensieri e distolsi lo sguardo dal disegno verso la persona che aveva richiamato la mia attenzione.
Margherita e Marco si tenevano per mano mentre mi fissavano sorridenti.
“Ciao fidanzatini”
Salutai prendendo Filippo in braccio per poi rialzarmi in una posizione normale.
Ridacchiai guardando Margherita arrossire lievemente.
“Ciao idiota, come ci si senti ad essere finalmente diciottenni?”
Chiese il mio migliore amico stringendo di più la mano della sua piccola ragazza racchiusa in un vestitino nero.
Piccoletta, formosa e carina.
Che invidia.
“Come vuoi che ci si senta nano? Mia sorella è sempre e comunque una mocciosa”
Un braccio mi cinse la spalle e mio fratello fece la sua entrata trionfale.
Mi voltai verso di lui e lo fulminai con lo sguardo, e dopo un po’ mi accorsi della ragazza che c’era al suo fianco.
Una chioma bionda ed un vestito verde acqua.
Una sirena.
No, Michela.
E dietro la bionda, un qualcosa che mi fece sentire un crack interiore.
Sentivo gli occhi bruciarmi.
Passai Filippo a mio fratello e mi defilai in bagno.
Tutti quegli auguri e quelle coppiette mi avevano fatto venire la nausea, già solo per quello ora stavo correndo in bagno.
Irritazione, poca pazienza e forse invidia e gelosia aleggiavano in me.
Mi guardai nello specchio delle toilette per signore.
Eye-liner, mascara, lucida labbra erano al loro posto.
Non che me ne fregassi più di tanto ma era pur sempre la mia festa di compleanno.
Mi passai le mani tra i capelli.
Un’ora ed ero già stanca di tutto e tutti.
Poggiai le mani sul ripiano ambrato del lavandino e contemplai la mia figura allo specchio.
Avrei preferito di gran lunga passare il compleanno a casa con i miei parenti che festeggiare in quel modo.
Avevamo due sale, una per i parenti, la solita sala classica da ristorante ed un’altra per tutti gli invitati più giovani, la sala rustica, completamente rivestita in legno e carta da parati rosa antico.
Quest’ultima sala dove avrei dovuto passare una serata in compagnia dei miei amici aveva un enorme parete sostituita da vetrate che davano sul giardino.
Sarebbe stato davvero un bel panorama in estate o primavera.
Ma sfortunatamente a gennaio non era granché, alberi spogli sparsi ovunque e una fontana contornata da lampioni con luci gialle e fioche.
“Come mai la festeggiata in bagno?”
Mi raddrizzai all’istante, neanche fossi un soldato pronto al saluto, e guardai la figura dietro di me che era riflessa nello specchio.
“Credo che hai sbagliato, il bagno degli uomini è quello di fronte”
Lo ghiacciai sistemandomi nervosamente i capelli senza dargli troppa importanza.
D’altronde c’era soltanto Montaleni in bagno, poggiato alla porta e che mi fissava con l’aria di uno che mi spogliava con gli occhi.
Vidi la sua mano girare la chiave della porta e mi gelai.
Respira ragazza, sei in bagno con uno del genere, ti migliori la serata.
Sta zitta coscienza del cazzo!
Mi voltai verso di lui appiattendo il mio povero fondoschiena contro il ripiano del lavandino.
“Che vuoi?”
“Che domande, secondo te perché sono qui?”
“Per farmi gli auguri di buon compleanno oppure per farti risucchiare la faccia da un polipoca?”
Ipotizzai ridicolamente guardandolo.
Polipoca, soprannome dato a quelle oche che avevano più tentacoli di un polipo.
Sorrise divertito piazzando le mani sul ripiano ai lati dei miei fianchi.
“Giusto, e sono qui per darti il tuo regalo”
Soffiò sulle mia labbra.
Il suo respiro era caldo e.. e..
E io stavo impazzendo per pensare che era piacevole.
Lo spinsi via e lui mi afferrò per i fianchi facendomi cozzare contro il suo petto.
Alzai gli occhi puntandoli nei suoi.
“Lasciami in pace, Montaleni”
“Perché non ti rilassi come quando sei nel mio letto?”
“Ma sta zitto cre..”
“Mangia”
E mi infilò in bocca un cioccolatino.
Al cioccolato bianco se vogliamo proprio essere precisi e pignoli.
Rimasi scioccata al suo gesto e lo guardai ancora con la bocca semi aperta.
Ero ancora troppo impegnata a capire cosa significasse quel gesto quando un qualcosa di morbido premette sulle mie labbra.
Le sue, e poi la sua lingua ad esplorare la mia bocca, le mie braccia intorno al suo collo.
Un bacio che sapeva di cioccolato e non di menta e sigarette, come tutti gli altri.
E pensare che amavo il cioccolato bianco ma mai avrei pensato di saggiarlo a quel modo.
Il cioccolatino intanto era sparito mentre le sue labbra si dedicavano al mio collo e dei brividi mi risalivano lungo la schiena per via delle sue mani sui fianchi e del mio sedere pressato sulla superficie fredda del ripiano.
Quanto tempo era passato mentre noi eravamo rinchiusi in quel bagno?
Beh, onestamente me ne importava poco e niente.
In quel momento volevo di più.
Immaginarlo senza quella camicia bianca e quei jeans scuri.
Mi stava lentamente trascinando in manicomio.
Ero sull’orlo della pazzia, si.
Si staccò da me respirando a fatica leggermente.
Sapeva anche lui che non saremmo potuti andare oltre quella sera.
Anche se speravo in un totale stravolgimento della sera a quel punto.
Ero eccitata e andavo letteralmente a fuoco, quindi o avrebbero dovuto far arrivare i pompieri oppure il ragazzo avrebbe fatto bene a farsi trovare quella notte.
Scivolai giù dal ripiano andando verso la porta per aprirla.
Osservando intanto lui, con la coda dell’occhio, che si stava aggiustando la camicia semi aperta.
Oh, si adoravo le camice.
Soprattutto sopra un fisico del genere.
E adoravo sbottonarle per toccare cosa c’era sotto.
Ma mi ero fermata dopo l’immane schiaffo che gli avevo dato.
Vederlo poco prima avvinghiato a Giusy.
Tra le braccia fameliche di quell’oca e con il colletto della camicia sporco leggermente di fucsia.
Raggelai mentre le mani iniziavano a prudermi.
Non era che volessi prendere a schiaffi la puttana, per carità.
Solo lasciarle alcune carezze indelebili da sfigurarle il volto da cavallo che si trovava.
“Credo che dovremmo uscire e mettiamo fine al patto”
Decretai acida più che mai, abbassando la maniglia della porta.
Iniziato nei primi giorni di gennaio, finito negli ultimi giorni dello stesso mese.
Ma d’altronde non potevo lamentarmi, io avevo avuto quel che volevo e anche lui.
Scopare ogni giorno, ecco che avevamo fatto dall’inizio del patto fino al 26 di gennaio.
Anche se lui evidentemente non era soddisfatto per andarsi a fottere anche un’oca oltre che la sottoscritta.
Avevo le gambe molli e mi sentivo una pezza per pulire le scarpe.
Usata finché logora e poi buttata via.
Una fottuta bambola gonfiabile, ecco un paragone perfetto.
“No, aspetta un secondo”
Mi strinse per le spalle per poi far risalire le mani lungo il mio collo.
Mi bloccai boccheggiando.
Cosa diamine voleva fare?
Uccidermi e nascondere il cadavere in bagno?
Forse con lo schiaffo avevo davvero esagerato.
“Vuoi strozzarmi?”
Chiesi con un filo di voce lasciando di scatto la maniglia della porta e poco dopo lui tolse le sue mani dal mio collo facendole scivolare prima sulle mie spalle e poi lungo le braccia.
”Come vuoi tu, il patto è finito”
Rabbrividii a quella specie di carezza e poi lo vidi farsi avanti con uno sguardo di ghiaccio.
Mi superò ed uscì senza poi proferire più parola.
Sospirai uscendo anche io dopo di lui, dopo un accuratissimo esame che l’uscita fosse libera da qualsiasi individuo.
La musica era assordante per una sala così piccola, e le persone che c’erano in quella sala erano davvero sfrenate.
Possibile che alla mia festa c’erano addirittura persone che non conoscevo?
Scrollai le spalle sospirando.
Non che me ne importasse qualcosa, ma gli imbucati erano l’unica cosa a cui non avrei mai pensato.
Perché momentaneamente pensavo ad altro.
O più precisamente, a come mi sentissi tradita anche se non c’era nessun motivo per sentirmi a quel modo.
Infondo non c’era mai stato nulla tra me e quel ragazzo.
Solo sesso, semplice e puro sesso.
Anche se nessuno lo sapeva oltre al mio migliore amico, naturalmente.
Io e Marco eravamo inseparabili, da quel secondo anno di superiori avevamo fatto sempre tutto insieme.
Le uscite il sabato sera, iniziato a fumare quando poi io avevo smesso e lui fumava ancora tutt’ora, e altre miriadi di cose.
Mentre stavo camminando annoiata e sovrappensiero per la pista, cercando di arrivare a quel benedetto tavolo con le vivande, qualcuno mi pestò un piede e mi venne addosso.
Zoppicai mandando mentalmente a fare in culo quella maledetta oca ubriaca di MariaLaura.
Ero irritata, l’avevo già detto?
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai, abbandonando pesantemente la schiena all’indietro, quando un qualcosa di leggero mi batté leggermente sullo sterno.
Mi sfiorai la pelle calda con la mano e sentii qualcosa di leggermente freddo che mi fece rialzare di scatto dalla sedia.
Rimasi a fissare l’oggetto per non so quanto tempo.
Un ciondolo nero, a forma di gatto seduto.
Dell’altra parte bianco.
Era bellissimo, adoravo da morire i gatti.
Ma quel ciondolo non era mio, insomma, non ricordavo di averlo messo.
Così mi trovai a rimuginare insistentemente a quel ciondolo che stringevo tra le dita e che era ancora attaccato al mio collo per mezzo della catenina argentea.
“Ehi bel ciondolo, Rori, a quanto pare era destinato a te”
“Di che parli Vincè?”
Se Oliva sapeva qualcosa avrebbe fatto meglio a dirmelo, altrimenti..
Altrimenti cosa?
Non potevo mica ucciderlo per una cosa simile.
“Non posso dirtelo, mi spiace”
Si sedette sulla sedia di fianco alla mia sporgendosi in avanti.
“Però.. Se mi dai un bacio potrei darti qualche indizio”
Continuò dopo una piccola pausa facendosi sempre più vicino mentre io mi incollavo di più allo schienale della sedia fino a sentire il ferro di quest’ultima amalgamarsi con la pelle.
“Scherzi vero?”
Chiesi scettica inarcando un sopracciglio con voce tremolante.
Sembravo un budino tanto tremavo.
“Ti sembro uno che scherza?”
Scoppiò a ridere per poi alzarsi dalla sedia.
“Si, hai ragione, stavo scherzando”
Continuò sempre ridendo porgendomi la mano.
Tirai un sospiro di sollievo e guardai il suo gesto interdetta.
Quando sentii le note lente di una canzone  partire in sottofondo.
“Mi concede l’onore di ballare con la festeggiata?”
Guardai ancora la sua mano e poi i suoi occhi verde scuro incorniciate da alcune ciocche di capelli biondi.
Poi il mio sguardo inevitabilmente cadde su un ragazzo moro, dalle spalle larghe che si stava facendo sgualcire i vestiti da Massa Giusy.
Non doveva fregarmene niente di quello che faceva Montaleni.
Solo indifferenza, ecco cosa dovevo usare.
Dovevo essere indifferente.
Afferrai la mano del mio compagno di classe e mi alzai dimenticando completamente il dolore al piede di poco prima.
“Va bene, andiamo”
Trascinai letteralmente Vincenzo in uno dei primi spazi disponibili che trovai in mezzo a tutta quella gente.
Le sue mani si posarono sui miei fianchi, leggere, quasi con paura di sfiorarmi.
 
-Non guarderò
mai più negli occhi
la mia gelosia
e tornerà
l'indifferenza
a farmi compagnia.. -
 
Poggiai le mani sulle spalle del ragazzo di fronte a me, seguendo i suoi movimenti mentre continuavo a guardare dietro di lui.
 
- Fai spazio, fai spazio, fai spazio
più che puoi
più che se ne può fare
Ognuno ha il diritto di dire
ognuno quello di non ascoltare.
Sono passati dei mesi
e l'esperienza non provoca cambi
che ad avvicinarci nel tempo
ormai sono i danni,
non sono più gli anni
la vita che passa e va via
vivendola meglio
mi vendicherò
scusa se non ti accompagno
ma ognuno prende la strada che può.. –
 
Le mani della mora facevano avanti e indietro dalle spalle del ragazzo fino al suo petto per poi risalire, per ripercorrere lo stesso via vai.
Mentre le mani di Montaleni erano sui fianchi della moretta che sculettava neanche avesse uno scoiattolo nelle mutande.
E la canzone era lenta, intendiamoci.
Chiusi gli occhi per non guardare.
E una specie di flashback mi si materializzò davanti agli occhi.
 
- Che anno era quando il temporale
non voleva farci uscire più
che giorno era, quale calendario,
se ci provo non me lo ricordo
e conto i giorni al contrario
e come sempre la stessa innocenza
mi sorprendo sempre quando
troverò ogni parvenza
di tracce tue e del tuo nome
anche se vivo ormai senza
fotografate da Dio in persona
fotografie della tua assenza.
Fotografie.. –
 
“No, aspetta un secondo”
Mi strinse per le spalle per poi far risalire le mani lungo il mio collo.
Mi bloccai boccheggiando.
Cosa diamine voleva fare?
Uccidermi e nascondere il cadavere in bagno?
Forse con lo schiaffo avevo davvero esagerato.
“Vuoi strozzarmi?”
Chiesi con un filo di voce lasciando di scatto la maniglia della porta e poco dopo lui tolse le sue mani dal mio collo facendole scivolare prima sulle mie spalle e poi lungo le braccia.
”Come vuoi tu, il patto è finito”
Rabbrividii a quella specie di carezza e poi lo vidi farsi avanti con uno sguardo di ghiaccio.
Mi superò ed uscì senza poi proferire più parola.
La collana.
La collana era il suo regalo, me l’aveva messa lui in quel preciso momento.
Ma in quell’istante ero troppo occupata nell’avere paura che volesse strozzarmi davvero.
Sentii il cuore accelerare i battiti e gli occhi pizzicare.
Era impossibile che fosse successo di nuovo.
Avevo pregato a lungo perché non accadesse.
Perché proprio di lui?
 
- Mentre in molti
si avvicinano a te
senza riuscirci mai
non riesco a dare forma ad un destino
che si avvicini a noi
ed ho così perso coraggio
che è facile cadere in uno sbaglio
e cerco tra tutta la gente
almeno un tuo dettaglio
ho in testa recrudescenze
della tua ultima carezza
e aspetto stordito con un sorriso
mi dia la mia salvezza. –
 
Cercai di sostenermi alle spalle di Vincenzo, che ahimè, non erano le spalle a cui avrei tanto voluto aggrapparmi.
E questo non fece altro che aumentare la sua stretta sui miei fianchi, e la vicinanza dei nostri corpi.
Guardai Giusy alzarsi appena sulle punte e sussurrare qualcosa nell’orecchio del bel moro.
Gli occhi verdi del ragazzo si spalancarono per poi puntarsi su di me.
Rabbrividii nell’istante esatto in cui un pugnale mi oltrepassò in pieno petto.
 
- Che anno era quando il temporale
non voleva farci uscire più
che giorno era, quale calendario,
se ci provo non me lo ricordo
e conto i giorni al contrario
e come sempre la stessa innocenza
mi sorprendo sempre quando
troverò ogni parvenza
di tracce tue e del tuo nome
anche se vivo ormai senza
fotografate da Dio in persona
fotografie della tua assenza. -
 
Continuavo a ballare e a fissare quegli occhi che come lamine di fuoco cercavano di incenerirmi.
Poi Gabriele si rimise correttamente in piedi prendendo per un polso Giusy, attirandola a sé per poi baciarla con irruenza.
Cosa che la mora non sdegnò, dato che ricambiò il bacio con tanta foga da risucchiargli davvero la faccia.
Un altro pugnale in pieno petto.
Poggiai la fronte, sconfitta, sulla spalla di Vincenzo.
Stavo per piangere, me lo sentivo.
“Primo: Niente cose a scuola”
“Oh, ma avanti, chi potrebbe vederci qui?”
Ignorai il suo lamento continuando a pensare.
“Secondo: Appena uno dei due ne avrà abbastanza, il patto finirà d’esistere”
Si accarezzò il mento con le dita, mentre il suo viso aveva un espressione pensierosa, davvero raro per uno come Montaleni.
“Mi sembra ragionevole”
“Terzo: Tutto questo resterà solamente tra me e te”
Mi afferrò per i fianchi facendomi cozzare col suo petto.
“Uhm.. Un segreto, mi eccita”
 
 
- Cosa ci sia dietro ad un segreto
cosa davanti lo vedo
e il viso triste sopra ogni dubbio
non lo nascondo
e se lo faccio
sbaglio.
Io sbaglio!.. –
 
Quel gesto che sicuramente Vincenzo scambiò per altro che non fosse dolore o un'amara consapevolezza.
Mi alzò il viso prendendo il mio mento leggermente tra le dita e poggio le sue labbra sulle mie.
Spalancai gli occhi che avevo chiuso per non permettermi di piangere.
Shock.
Completamente uno shock.
Rimasi immobile in quella posizione forse per alcuni secondi.
Quando un gridolino mi fece staccare di colpo dalle sue labbra.
Guardai dietro di Vincenzo e vidi Giusy da sola che si massaggiava il polso destro.
E lui non c’era.
Mi guardai intorno fino a scorgere alcuni fiocchi di neve nel buio della vetrata che dava sul giardino.
Ma di lui non c’era traccia.
La sala sembrava completamente vuota e mi sentivo così persa.
Sola.
Lui senza che io lo sapessi era già andato via, lasciando soltanto uno spazio vuoto e una fetta di torta in più.
Ma dentro di me c’era qualcosa che sapeva con fermezza, che lui se ne era andato.
Dentro di me qualcosa sentiva la sua mancanza.
La sua appena accennata assenza.
 
- Solo fotografie della tua assenza…. -


Nota (*): Fotografie della sua assenza, dodicesima canzone nell'album 'Alla mia età' di Tiziano Ferro.

 








Sono orgogliosa di presentarvi la pagina ufficiale, di IL SESSO RISOLVE TUTTO, su Facebook! Ci saranno notizie e molto altro sulla storia, potrete mandarmi messaggi di posta e risponderò ad ogni vostra domanda, ecco il link:

Il sesso risolve tutto. {EFP Fanfic - Minteyer}









 

  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo di otto lunghissimi giorni, ma ho avuto impegni su impegni che mi hanno prosciugato ogni grammo di forza, e passavo pomeriggi e notti a dormire.
Ma ora eccomi qui, col nuovo capitolo e col nuovissimo banner! 
Cosa ne pensate? :3
Se vi state chiedendo con che programma modifico le foto, la risposta è: Photoshop Elements 6.0 
Mi sento figa a dirlo AHAHAHAHAHA
Buona lettura.

Alla prossima, bacioni.

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Perchè sulla pagina facebook siete tutti morti mentre qui mi riempite di recensioni e messaggi di posta? D:

 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Eleanor_Rigby: AHAHAHAH ma come potevo dimenticarmi di te? u.u
Mi sento onorata perchè hai pensato a me e alla mia storia invece che ai ragazzi carini. u.u
BRAVA, così si fa!
No scherzo e.e 
I ragazzi carini si devono guardare assolutamente e.e
u.u
Non ripetere mai più quest'enorme sbaglio. u.u
Tu da oggi in poi sarai la ragazza dei cè *-*
Si, ho deciso u.u
Grazie per la meravigliosissimissimissimissimissimissimissima recensione :3
Alla prossima. <3

Amelia_love1D: Grazie per la recensione e per i 4 punti.
Ancora non c'era chi per descrivere la mia storia mi faceva lo spelling di fantastica, ok. 
Ora c'è, ci sei te.
Che importa se ripeti all'infintio il nome Gabriele, è un bel nome u.u sopratutto su un figo del genere.

Rossa99: Grazie Rossa *-*
La tua mente perversa non credo abbia avuto il sopravvento su questo capitolo, sorry t.t

LuNaDrEaMy: Beh, se non fosse così, la storia non andrebbe avanti anche se qui c'è stata una leggera svolta per Aurora..

Armony: Questa volta la ritardataria sono io prof t.t
Ben 8 giorni di ritardo T_T
Non me lo perdonerò mai ç_______________________________ç
Ho avuto una marea di cose da fare tra matematica e favori, non dormivo la notte e il pomeriggio lo passavo in coma.
Settimana di merda e.e
Eccoti accontentata.
I sentimenti più a venir fuori di così si muore AHAHAHAHAHA
Comunque per le regole, ormai lo abbiamo capito tutti che Aurora è idiota. AHHAAHHAH
Alla prossima <3

Denji Lee: Minchia, a chi lo dici?! AHHAHA 
Io andavo in iperventilazione soltanto nello scriverli AHAHAH
Grazie per la recensione.
Spero di rivederti presto :3

shy angel: Ciao Shy :3 
Bella storia la tua u.u
Dopo che hai letto tutti i capitoli recensisci u.u
Grazie mille perchè hai provveduto insieme agli altri lettori di intasarmi di recensioni nell'ultimo capitolo e.e
E sono le quattro di notte, anzi ora che vedo sono le 5.03 e io sto qua a rispondervi xD
Vi amo, non c'è nient'altro da dire.
Grazie per la tua bellissima recensione, a presto. <3

LicealeSognatrice: Da tanto che non ci si sente, quando vuoi mandami anche un messaggio in chat, sono sempre felice di parlare :3
Romanticona mia *---*
Spero anche io che tra questi due succeda qualcosa t.t

NinaTheGirlWithTheHat: Nina col cappello, ciao u.u
Fa niente se non hai avuto tempo t.t mi ero preoccupata non vedendo il tuo nome, ma tutti hanno impegni t.t
I capitoli bollenti ci sono e ci saranno ancora u.u
A quanto vedo vi piacciono sopratutto quelli :3
AHHAAHHAAH

Aiko_Laury: Ciao tesoro mio :3
E l'alba e io rispondo alla tua recensione u.u
Fa niente per il tuo ritardo, mi scuso infinitamente io per il mio ç_ç
8 lunghi giorni c.c
ora per questo capitolo io ho imposto la frase: A cuccia conigli! e.e
Alla prossima u.u

Jonas_sister: Tu mi parli di Tiziano a quest'ora della notte? AHHAHAHAH
Vorrei asoltare la canzone del capitolo ma non ho le cuffie ç_ç
CHe recensione enorme *Q*
AHAHAHAHAHAHAH
Ho appena finito di messaggiare col mio ragazzo che sta andando ora in vacanza, che tristezza ç____ç
Scusa per l'enoooooooooooooooooooooorme ritardo nel postare quest'ultimo capitolo. t.t
Ma ho avuto un mucchio d'impagni che come sanguisughe mi succhiavano via ogni forza.
Infatti ho passato questi pomeriggi a dormire come un ghiro invece di scrivere.
Ho trovato un po' di tempo giusto sta notte che non riuscivo a dormire essendomi svegliata alle due questo pomeriggio u.u
Che ne pensi del nuovo capitolo?
Spero ti piaccia t.t
Bacioni, la tua amata.

shotmedown: Spero che l'Aurora di carne di questo capitolo ti piaccia t.t
Grazie per tutti i complimenti e per quanto riguarda la recensione, beh, meglio tardi che mai. u.u

marthiagojaznacho: Non dirmi che ti ricorda 'Tra l'odio e l'amore c'è la distanza di un bacio' perchè ho iniziato a leggere quella fanfic l'altro ieri e arrivata a quel capitolo volevo suicidarmi letteralmente ç___ç
Insomma ho pensato ''OH MIO DIO!'' e l'ho anche urlato...

Aury12501: Non sei una deficiente, anche a me piace il protagonista maschile di questa storia u.u
Eccoti accontentata (con enorme ritardo xD) ho postato ''FINALMENTE'' il capitolo nuovo.
Spero ti piaccia, alla prossima.

Pipia: Mi piace pensare al fatto che questa non ti sembra una delle solite sorie scontate. :)
Grazie mille per averla aggiunta tra le preferite.
E ho letto la tua storia ''Half-Blood''
Davvero interessante, l'unica pecca i capitoli troppo corti che non mi fanno pensare ad altro oltre al fatto che voglio il continuo al più presto e.e 
Muoviti con cinque signorinella u.u
A presto Sofii. <3

ary_cocca88: AHAHAHAH evvai, accendiamo i bollenti spiriti. 
SIIIII *-*
Ok, ho continuato, ti ho fatto felice? :3

M_CarpeDiem: Il patto è piaciuto a tutti si u.u
Grazie mille per i tanti complimenti anche se non sono sicura di meritarli
T_T
Alla prossima recensione, bacioni. <3

sosy: Ciao sosy *-*
Grazie per la stupenderrima recensione e i complimenti ç_ç
Mi commuovo ç_________________ç *piange*
Ok, no u.u
Grazie ancora, alla prossima :3

GreenRose93: Chi non adora le cose segrete? u.u
AHAHAHAHAHAHA
Piaciuto l'ultimo capitolo?
A presto ;)

 

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Capitolo 11
*** Un principe su una moto nera ***


 



 

Capitolo 10: Un principe su una moto nera




Strinsi il cuscino del divano tra le mani.
Ogni volta che ero giù di morale mi sedevo in salone a guardare il matrimonio dei miei genitori.
Mi faceva sentire bene.
Guardai mio padre da giovane mentre si sistemava il farfallino allo specchio.
Aveva ancora i capelli neri anche se una piccola voglia di capelli bianchi sul davanti macchiava la chioma scura.
Sorrideva mentre scendeva le scale a braccetto con la nonna, mentre nonno Fioravante sorrideva guardandoli da dietro.
Era stano vedere mio nonno così, io lo ricordavo solamente su un letto affiancato da bombole di ossigeno.
Anzi, a dire il vero lo ricordavo poco e niente dato che morì quando avevo due anni, però ogni volta che guardavo quel video piangevo, ero sentimentale forse.
Un po’ troppo sentimentale ed emotiva solo a cazzi miei però.
Partì lo spezzone con mia madre vestita con un abito da sposa, quell’abito bianco che stava stipato nel vecchio cassettone su nella mansarda di nonna.
Era strano vederli così.
Mia madre con i suoi capelli rossi agitata più che mai che quasi non respirava mentre mio padre sorrideva come non mai.
Una lacrima rigò il mio volto al bacio in chiesa.
Le fatidiche parole vi dichiaro marito e moglie.
Non che amassi particolarmente i matrimoni, anzi li odiavo.
Erano noiosi e senza senso perché non facevano altro che parlare e parlare, e ancora parlare.
Non riuscivo mai a seguirli completamente.
Però il video del matrimonio che stavo guardando era diverso, era stata tagliata tutta quella seccante tiritera, quindi era piacevole guardarlo.
Non sapevo neanche io però se quel video servisse per farmi stare meglio o peggio.
 
- Vorrei poterti ricordare così
con quel sorriso acceso d'amore
come se fosse uscita di colpo lì
un'occhiata di sole
Vorrei poterti ricordare lo sai
come una storia importante davvero
anche se ha mosso il sentimento che hai
solo un canto leggero.. - (*)
 
Ascoltai i primi versi di quella canzone di Eros Ramazzotti e ritornai in me completamente.
Presi il telecomando e spensi la televisione.
Forse serviva solo a farmi stare peggio.
Già, una storia d’amore che va avanti da 27 anni, cosa c’è di più deprimente dopo aver scoperto di essere innamorata di un ragazzo che neanche mi parlava più?
Sospirai alzandomi dal divano.
Neanche a farlo apposta il giorno dopo sarebbe stato il tanto fatidico e odiato 14 febbraio.
Avrei dovuto subirmi passaggi di baci perugina e letterine amorose.
Per lo meno non stavo più al centro dell’attenzione da un bel po’ dato che ora ero sola nel mio banchetto a due.
Purtroppo tanto che gli facevo schifo aveva cambiato anche posto, e ora stava vicino a Marco Rescigno.
Come l’idiota avevo anche cercato di spiegargli che il bacio tra me e Vincenzo era stato casuale e per niente voluto.
Neanche che poi avrei dovuto giustificarmi con lui.
Avevo messo fine al patto da sola e lui si era già dato da fare con tutte quelle oche che gli starnazzavano intorno.
Anche se con Giusy stranamente non ci avevo più visto nulla, neanche un lieve sfiorarsi.
Se mi avvicinavo anche solo accidentalmente a Gabriele lui mi ignorava come fossi trasparente o mi trattava male.
E solo Dio sa quanto ci stessi male che ogni volta faceva così.
Scivolai con i piedi, avvolti nei calzini, sul pavimento di marmo quasi stessi pattinando.
Adoravo farlo, era divertente.
Anche se non ero spericolata al massimo, mi bastava ricordare quella spaccata che feci da piccola per farmi rimanere calma e poco movimentata.
Si, avevo forse quattro anni ed entrai in un negozio dove, ahimè, non c’era il cartello che avvertiva che il pavimento era stato appena lucidato con la cera e io da piccola ero un vero peperino.
Finii così col stare ferma nel mio lettino per un mese e mezzo senza riuscire a muovere la gamba destra.
E ancora oggi se facevo un movimento sbagliato o stavo troppo tempo in piedi, rischiavo di cadere a terra per il dolore che partiva dall’inguine per tutta l’attaccatura della suddetta gamba.
Entrai in cucina allegramente.
Ero da sola in casa, avevo già finito i compiti e l’unica rottura era il fatto di guardarmi allo specchio.
Si, perché potevo nascondere quelle occhiaie sotto strati di correttore mentre ero a scuola, ma non potevo nasconderle a me stessa.
La notte non dormivo.
Appena chiudevo gli occhi, un paio di smeraldi prendevano a fissarmi senza mai lasciarmi andare.
Oppure sognavo cose a dir poco consone per una ragazza.
Insomma, potevo capire che era un bel sogno da fare, d’altronde un Montaleni nudo tra le gambe era il sogno di mezza scuola, se non di tutta la popolazione femminile dell’intero istituto.
Presi una bottiglia di tè al limone fatto da mia madre e me ne versai un bicchiere.
Bevvi con poca attenzione tanto che qualche goccia scivolò dal mio mento fino al collo.
Cercai di asciugarmi in fretta con una mano ma qualcosa mi fece abbassare il capo.
Quel ciondolo.
Un gatto da un lato nero e dall’altro bianco.
Ingoiai tutta la saliva che avevo in gola.
Sentii gli occhi pizzicare.
Perché diamine un ragazzo come quello, così idiota e prepotente, strafottente, eccitante, bello..
No, basta!
Scossi la testa tornando in camera mia.
Dovevo uscire da quella casa.
Dovevo uscire e basta.
Presi il cellulare dalla scrivania per chiamare Dolores ma trovai una chiamata persa.
Premetti il tasto verde.
“Pronto, MariaLaura?”
“Ciao Rori, ti ho chiamato prima, vuoi scendere un po’ con me e qualche mio amico più tardi?”
Ok, MariaLaura che chiamava me?
Il mondo sarebbe finito domani o la sera stessa.
Senza indugio accettai comunque, e non con poche perplessità.
Passai la giornata a scrivere assurdità su alcune pagine di word e tra le canzoni del Cd di Tiziano.
Nessuno è solo.
Quanto adoravo quell’album, non per niente la mia canzone preferita era lì.
“Ed ero contentissimo in ritardo sotto casa ed io che ti aspettavo.. Prendimi la mano e poi partiamo, infondo eri contentissima quando guardando Amsterdam non t’importava della pioggia che cadeva e solo una candela..” (**)
Erano le dieci di sera ed io vestita e truccata cantavo a squarciagola insieme al mio amato angelo.
Cosa c’era di meglio che improvvisare un miniconcerto per tutta casa?
Fare l’amore con lui.
A cuccia ormoni.
E poi lui? Lui chi?
Impossibile.
Spensi lo stereo di papà non appena sentii suonare il citofono.
“Chi è?”
“MariaLaura, scendi”
“Okay!”
Risposi cercando di nascondere il fiatone per via del concerto appena intrapreso.
Presi la borsa a tracolla, comprata un anno prima durante la gita in Sicilia, e appena chiusa la porta mi rifilai giù dalle scale.
Quello che trovai mi fece irrigidire neanche fossi una stanga di acciaio.
MariaLaura, una macchina e tre ragazzi.
Cazzo voleva fare questa?
Poi notai che tra i ragazzi c’era anche Giuseppe, il tipo che le piaceva.
Dopo infinite presentazioni e mezz’ora di macchina, mi ritrovai immersa nella natura, sotto un mare nero e senza stelle, completamente al buio.
Un vicolo in mezzo ad alberi.
Mi sembrava di stare in un film horror.
“Aurora te fumi?”
Mi chiese Giuseppe guardandomi.
“A volte si, perché?”
“Quindi stasera qualche tiro te lo fai?”
S’intromise Raffaele, colui che guidava.
Spalancai gli occhi guardando MariaLaura.
“No.. cioè.. io, no, grazie”
“Dai solo qualche tiro, ve la dividete te e lei”
Disse ancora Raffaele indicandomi la biondina di fianco a me, con un lieve cenno della testa.
In che guaio mi ero cacciata.
Perché avevo accettato?
“Posso fumare una mia Marlboro?..”
Chiesi leggermente preoccupata.
Giuseppe scosse il capo accendendo quella che sembrava una sigaretta, sembrava perché in verità era altro, a MariaLaura che dopo alcuni tiri me la porse.
Guardai prima la stecca bianca accesa all’estremità e poi gli occhi verdi e spenti della ragazza di fronte a me.
Potevo fare finta di aspirare.
Allungai la mano tramante, quando qualcuno mi afferrò malamente un polso facendomi fare qualche passo indietro.
La figura sul motorino mi fece cenno di salire sul mezzo.
Il suo volto era nascosto da un casco altrettanto nero come il cielo e che rifletteva le poche luci nei dintorni.
Un principe oscuro a cavallo di una moto color della notte.
Salii dietro lo sconosciuto senza farmelo ripetere due volte.
Meglio quello che farsi una canna.
D’altronde lui era solo uno, mentre l’altra comitiva eravamo in due contro tre.
Povera MariaLaura, lasciarla sola con quei cannati del cazzo.
Ma se lo meritava e poi non sembrava dispiacerle.
Mi strinsi alla giacca del ragazzo non appena fece partire il mezzo.
Faceva leggermente freddo.
L’aria gelida di febbraio attraversava l’enorme maglione, di mio padre, che mi arrivava fino a sopra il ginocchio.
Il vento non faceva altro che scompigliarmi i capelli.
Rabbrividii quando il motorino si fermò sempre su quella stessa strada buia e senza luci ma molto più avanti di dove ci trovavamo prima.
Guardai lo schermo del mio telefono, era mezzanotte.
Bello, i primi rintocchi di San Valentino passati con uno sconosciuto vestito di nero.
Lui scese dal mezzo, invitandomi a fare lo stesso.
“Sai è buona educazione togliersi il casco quando si rapisce una povera ragazza indifesa”
“IDIOTA, come ti salta in mente di farti una canna? Sei partita col cervello o cosa?! Diamine! Se non ci fossi stato io..”
Mi bloccai a quella voce.
Feci un passo indietro andando a scontrarmi contro la corteccia fredda di un albero.
"Tu...TU COSA CI FAI QUI?!"
Urali terrorizzata.
Si tolse il casco lasciandolo sul sellino.
“Cositore, pare tu abbia visto un fantasma, che c’è, sono arrivato tardi e ora già stai patendo l’effetto del fumo?”
Continuò puntandomi i suoi occhi verdi addosso, squadrandomi con disprezzo.
Mi attaccai ancora di più contro l’albero.
Perché mi sembra di essere ancora in un film horror dove il maniaco assassino faceva a pezzi la vittima contro un muro in un bosco di notte?
Boccheggiai alla ricerca d’aria.
“Non ho fatto nulla di ciò che insinui, io non mi drogo”
Risposi cercando di apparire calma.
Tremavo come una foglia, più che per la sua presenza che per il freddo.
Sbatté una forte manata accanto alla mia guancia facendomi sobbalzare.
“Hai voluto terminare il patto perché ti piace quello?”
“Non sono affari tuoi perché ho voluto finire il patto..”
Sussurrai girando il viso di lato e abbassando lo sguardo sull’erba scura e umida.
Ora gli dicevo ‘No, Gabriè l’ho fatto perché ero gelosa di vederti con quella zoccola di Giusy'
“Guardami quando ti parlo!”
Quasi urlò prendendomi il volto con l’altra mano e stringendomi il mento tra le dita.
“Preferisci quello a me?”
“Quello ha un nome..”
“Rispondi!”
 
- Mentirai ai miei occhi
Sbaglierai se mi tocchi
Non puoi dimenticarla
Una bugia quando parla
E sbaglierà le parole
ma ti dirà ciò che vuole - (***)
 
Strinse di più le dita sul mio mento, faceva male.
“Vincenzo non mi piace, te piuttosto, cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scopare con qualche troia?”
Sputai acida, puntando i miei occhi nei suoi.
In quegli occhi verdi era possibile guardare il cielo notturno?
Si, lo era.
E fu un attimo.
 
-Ognuno ha i suoi limiti
I tuoi li ho capiti bene
E visto che ho capito
Mi verserò da bere
Di notte quando il cielo brilla
Ma non c' è luce né una stella -
 
Il suo viso incollato al mio, le sue labbra sulle mie.
E più piacevole era il suo petto caldo che mi donava riparo.
Una lacrima solcò il viso mentre il mio cuore fece un salto.
Poggiai le mani sul suo petto, volevo respingerlo, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu stringere il tessuto del giubbino di pelle tra le mani, quasi a non volerlo allontanare.
Perché la mia mente non lo voleva, ma il mio corpo e il mio cuore nonostante tutto, lo chiamavano a gran voce.
Schiusi appena le labbra e la sua lingua si impossesso della mia bocca trovando subito la mia.
Sospirai intrecciando la lingua alla sua e abbassando la cerniera di quel giubbino che era solo d’intralcio.
Volevo toccarlo.
 
-Ricorderò
La paura che ..
Che bagnava i miei occhi
Ma dimenticarti
Non era possibile e
Ricorderai
La paura che
Ho sperato provassi
Provandola io
Che tutto veloce nasca
E veloce finisca -
 
La sua mano mi lasciò il mento e scese lungo la mia gamba, per poi risalire repentina sul mio fianco, da sotto il grande maglione.
Volevo toccarlo.
Volevo la sua pelle calda sulla mia.
Ci sarei rimasta male se dopo di me avrebbe baciato altre, ma in quel momento c’ero io, solo e soltanto io.
Lui voleva me.
Ero dipendente da lui e da quelle sue dannatissime labbra, nonché dal suo tocco e dai suoi dannati occhi.
 
-La lacerante distanza
Tra fiducia e illudersi
È una porta aperta
E una che non sa chiudersi
E sbaglierà le parole
Ma ti dirà ciò che vuole
C' è differenza tra amare
Ed ogni sua dipendenza
"ti chiamo se posso" o..
o "non riesco a fare senza"
soffrendo di un amore raro
che più lo vivo e meno imparo -
 
Infilai entrambe la mani fredde sotto la sua maglia bianca e lo sentii rabbrividire.
Sorrisi sulle sue labbra e lui scese lentamente a piccoli baci sulla mia mascella e poi sul mio collo.
Mi ricordai di aver sentito freddo in un’epoca remota poco distante da quel momento.
Ora invece ribollivo dal caldo.
L’altra sua mano mi accarezzava il collo mentre le sue labbra riempivano quest’ultimo di morsetti e baci.
Mentre la mano sul mio fianco saliva e scendeva in piccole e dolci carezze.
Sospirai e lui risalì di nuovo sulle mie labbra baciandomi con più foga.
Lo volevo.
Sentii un qualcosa di duro premere sulla mia gamba.
Feci scendere le mani dal suo petto ai suoi jeans scuri mentre gli mordevo e succhiavo le labbra senza sosta.
Menta e sigarette.
Gli slacciai i jeans accarezzandolo da sopra i suoi boxer.
Il mugolio di piacere che cacciò dalle labbra mi fece stringere le gambe di riflesso.
Un suo mugolio era riuscito a bagnarmi.
In un altro momento mi sarei vergognata, ma con lui era diverso.
Lui era così dannatamente eccitante che mi bastava guardarlo soltanto per sentire i brividi di piacere lungo la schiena.
“Aurora..”
Sussurrò al mio orecchio.
 
-Ricorderò
La paura che..
Che bagnava i miei occhi
Ma dimenticarti
Non era possibile e
Ricorderai
La paura che
Ho sperato provassi
Provandola io
Che tutto veloce nasca
E veloce finisca -
 
Spalancai gli occhi fermando le mie carezze.
Mi aveva chiamato per nome.
“Si?..”
Sussurrai di rimando, ansimando come una ragazzina con gli ormoni a mille dopo che aveva visto Zac Efron a petto nudo.
In un attimo i miei jeans stretti non c’erano più.
Un soffio di vento mi fece rabbrividire colpendo le mie gambe nude.
 Lo guardai mentre con le braccia mi cingeva entrambi i fianchi schiacciandomi di più contro la dura corteccia.
Di riflesso intrecciai le gambe al suo bacino sentendo la sua erezione rigida, premere contro le mie mutandine bagnate.
C’era solo la biancheria ora.
Inutile ed insopportabile stoffa.
Mi morsi il labbro quando si strusciò appena contro di me.
“Non possiamo.. non ho i preservativi con me..”
Sussurrò improvvisamente, la sua voce era un lamento che quasi gli faceva male.
Gli presi il volto tra le mani per poi baciarlo con desiderio.
Non poteva lasciarmi così a quel punto.
Non poteva e non doveva.
 
- E resterà com' è
Dirselo adesso e farlo lo stesso
Però dopo niente cambierà…
E resterà com' è
Dirselo ora poi dopo ancora
Dimenticando ti amerò
E ogni tuo abbraccio sarà un dono
Anche se in fondo sarò solo
Senza volerlo
Senza saperlo
Però dopo niente cambierà
E resterà com' è -
 
 “Prendo la pillola..”
Ansimai tra un bacio e l’altro stringendo di più le gambe intorno al suo bacino.
Lo sentivo duro e caldo.
Lo volevo.
Con un gesto secco spostò le mutandine di lato e si abbasso i boxer guardandomi con due pozze verdi.
Occhi belli e infiniti.
Occhi eccitanti e pieni di stelle.
Mi penetrò strappando un gemito di piacere ad entrambi.
Non importava il luogo, non importava il freddo di quella notte.
Importava solamente ciò che stavamo facendo, ciò che ero quando mi stava vicino.
La corteccia dell’albero era entrata nel mio maglione e sentivo la schiena pungere.
Ma le sue mani mi avrebbero fatto dimenticare anche una spada conficcata in gola.
Non facemmo altro che baciarci e gemere.
Unendo le nostre voci nel buio di quella notte.
Mi era mancato.
Lo ammettevo con tutta me stessa.
Lo sognavo la notte, ma nulla era comparabile con la sensazione che sentivo in quel momento.
Era diverso sognare la sua pelle invece che toccarla, era differente ascoltare la sua voce rotta dal piacere invece che sognarla.
E i suoi occhi, erano la parte migliore.
Verdi, azzurri..
Un miscuglio di colori che li rendevano unici e speciali.
Il mio piccolo angolo di paradiso.
Raggiunsi il culmine prima di lui stringendomi alle sue spalle tremando, poggiai la fronte sulla sua spalle.
Dopo poco uscì da me e ruppe i miei gemiti stanchi con un suo.
Mi appoggio delicatamente contro il tronco per poi rivestirsi in fretta.
Rimisi i miei jeans cercando in tutti i modi di non guardarlo.
Chissà che pensava, se ero mancata anche a lui, se gli importava anche di me e non solo del sesso.
“Riprendiamo il patto”
Disse guardandomi serio.
Spalancai gli occhi mordendomi il labbro inferiore.
Si o no?
Prendere o lasciare?
 
- Mentirai ai miei occhi
Sbaglierai se mi tocchi.. -…
 
Si, prendere e non lasciare scappare.
“Mh..”
Mugolai un consenso abbassando lo sguardo.
“Perché baciasti Giusy alla festa?”
“Non fui io a baciare lei, fu il contrario”
Sussurrò per poi porgermi il casco e salire sul motorino.
Le tre di notte e noi eravamo ancora lì, in mezzo a quel verde sconfinato rotto solamente da un po’ di asfalto e da qualche luce fioca in lontananza.
Presi il casco e me lo misi nascondendo un sorriso.
Non l’aveva baciata lui.
Non l’aveva baciata.
Poggiai la testa sulla sua schiena abbracciandolo da dietro quando partì.
Sorrisi più che mai.
Ero felice senza sapermelo spiegare con precisione.
“Cosa ci facevi con MariaLaura e quei tipi?”
Mi chiese continuando a non staccare lo sguardo dalla strada.
“Niente.. volevo divertirmi un po’..”
Scrollai le spalle guardando il suo riflesso sullo specchietto laterale.
Mi piaceva Montaleni.
Abbassai lo sguardo sconfitta a quel pensiero.
Io che non volevo più innamorarmi dopo aver trovato il mio ex a letto con un’altra.
Una storia di due anni buttata nel cesso.
Non volevo più soffrire.
E forse.. molto probabilmente la strada che avevo intrapreso con il ragazzo che ora guidava il motorino, non era delle migliori.
Una strada piena di sesso e litigi a cosa poteva portare?
Chiusi gli occhi sospirando.
La collana.
“Grazie”
Sussurrai ritornando a sorridere.
“Per cosa?”
Mi chiese lui fermando il veicolo sotto il portone del  condominio.
“Per il ciondolo, grazie..”


Nota (*): Un'emozione per sempre di Eros Ramazzotti.
Nota (**): Ed ero contentissimo, terza canzone nell'album 'Nessuno è solo' di Tiziano Ferro.
Note (***): La paura che..., ottava canzone nell'album 'Nessuno è solo' di Tiziano Ferro.

 








Sono orgogliosa di presentarvi la pagina ufficiale, di IL SESSO RISOLVE TUTTO, su Facebook! Ci saranno notizie e molto altro sulla storia, potrete mandarmi messaggi di posta e risponderò ad ogni vostra domanda, ecco il link:

Il sesso risolve tutto. {EFP Fanfic - Minteyer}









 

  Angolo autrice

*voce narrante*
Salve, la vostra autrice dovrebbe iniziare a studiare per gli esami di recupero che ci saranno a fine agosto, ma è troppo pigra e ancora non ha aperto nessun libro per ripetere. 
Così, la ritroviamo che scrive assurdi capitoli mentre aspetta il suo adorato ragazzo che ogge compie gli anni.
Purtroppo il ragazzo con cui è fidanzanta è di Firenze ma ora è in vacanza in Sicilia dai suoi parenti.
Facciamo tutti un'applauso al nuovo ventenne. (Sclero AHAHHAHAHA se lui lo sa mi ammazza)
*fine della voce*
Tornando al capitolo cari miei lettori *-*
Vi piace oppure lo devo buttare nel cassonetto dei rifiuti?
Meglio la seconda opzione secondo me.. T.T
Buona lettura.

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Vi piace si o no il nuovo banner? e.e


 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Roberta Somerdobrev: Mi sei mancata ciao t.t
Credevo che mi avessi abbandonata ç_ç
Fa male quando qualche lettore sparisce.
Però sei ritornata *-*
Quindi grazie mille per averlo fatto e per avermi aggiunto tra le storie preferite.
Quel figo della madonna AHHAHAHA mio Dio, sto rotolando xD
Già concordo, anche io lo stuprerei :3
La trota Giusy in questo capitolo non è apparsa u.u E' apparsa la trota MariaLaura HAHHHAH
Il patto l'ho rimesso perchè molte di voi si sono lamentate e mi dispiaceva rendervi tristi u.u
Ora vado a rispondere alle altre recensioni o qui fa notte, ciao.
XOX *-*

MissGilbert: Ciao Miss, mia cara Miss :3
Eccoti il continuo e grazie per la meravigliosa recensione che hai lasciato al capitolo precedente. 

LuNaDrEaMy: Ehi tesoro!
Quale canzone di Tiziano non è bellissima? u.u
Grazie per i complimenti ma non credo di meritarli, spero di leggere ancora una tua recensione, alla prossima. :3

Amelia_love1D: Ciao a te con l'icono di un Malik dormiente (fa tanto nome pokemon AAHAHAH)
Ti è piaciuto questo capitolo? 
Spero vivamente di si, alla prossima. ;)

sosy: AHAHAHAH dovrò farmi delle magliette per il team Gabriele AHAHAH 
Ecco come continua, piaciuto? :3

_elli_: Sono compiaciuta del fatto che ti sia sorpresa, che te ne pare del nuovo capitolo?
:))

Aiko_Laury: Ciao tesoro mio! *^*
Grazie per la meravigliosa recensione -w-
Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero leggerai anche questo.
Si, puoi fare la consulente matrimoniale u.u
AHAHA
Alla prossima, baci. 

marthiagojaznacho: Grazie per le parole t.t mi hai calmato un po'
Non voglio copiare nessuno t.t e quella Fanfic mi ha fatto cadere in paranoia.
Grazie :3

Jonas_sister: Davvero ti ho fatta piangere? ç__ç
Non volevo, scusa amore mio, scusa t.t
AHAHAH Tu sei la mia protagonista *--*
Piacere sono una tua grande fan AHAHAHAHHA
Mi fai conoscere il protagonista? (?)
Filippo, l'attenzione la doveva avere Filippo e.e 
Hai scritto una mega recensione HAHAHAHA °-°
E io come faccio a risponderla tutta, no aspetta, lo sto già facendo xD
Sono scema u.u
I coniglietti sono tornati e in un habitat adatto AHAHAHAHAHAHH mio Dio, sto ridendo solo.
Alla prossima mon amour u.u

Denji Lee: Che carine le tue faccine :3
Grazie per la bella recensione *-*
Spero che anche questo capitolo ti piaccia :3
Uff che fatica rispondere a 26 recensioni ç_ç
Alla prossima <3

Selly_y: Le persone acide e permalose sono carine u.u 
Grazie per la tua recensione e per aver letto la mia storia.
I complimenti non credo di meritarli pero xD
AAHAHH alla prossima :3

morgenrot: Eccoti accontentata con capitolo nuovo :3

Marylittlestar93: Non me li merito i complimenti t.t 
Come ve lo devo dire?
Il merito e di quei due testoni: Aurora e Gabriele che non fanno altro che combinare guai e.e
Pff u.u
Grazie comunque per la recensione, alla prossima.

orihime02: Hello Honey :3
Gabriele pretende sempre troppo u.u però è figo quindi può andare :3
Spero di leggere ancora una tua recensioni con le impressioni del capitolo.
A presto :3

Ami_: Tu sei team Gabriele dici la verità e.e
AHAHAH grazie per la recensione.
Potresti fare la psicologa u.u

Palli19: ODDIO! 
Fa davvero così schifo lo scorso capitolo che fa piangere? ç___ç
T.T
Grazie per la bellissima recensione e per aver allargato i fan della mia storia HAHA
Salutami la tua amica :3

shotmedown: Mi stai minacciando? e.e
AHAHAHA no ancora non lo avevi detto, ora sto correndo a scrivere perchè per le nove e mezza devo uscire col mio migliore amico quindi sto andando come un fulmine sulla tastiera u.u
Ora secondo te il sesso ha risolto qualcosa? e,e
AHAHAH
Alla prossima  :3

LicealeSognatrice: Sono così felice che la mia storia ti piaccia tanto, grazie per la meravigliosissima recensione.
Spero ti sia piaciuto questo capitolo, sisi Montaleni è proprio un dolcissimo bravo ragazzo u.u
AHAHAHHAHA

Pipia: Il 'patto ancora non è concluso u.u
E tu continua con Half-blood e.e vorrei lasciarti una recensione ma efp non me lo fa fare e non so perchè ç_ç

GreenRose93: No, voglio farvi impazzire MUAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH
Alla prossima u.u

NinaTheGirlWithTheHat: Ciao girl col cappello u.u
Giusy sta antipatica a tutti e.e
Grrr abbasso la trota Giusy e.e
AHAHAHAHAH
Grazie per la recensione, a presto <3

Eleanor_Rigby: Che te ne pare del nuovo capitolo? u.u
Sisi hai capito che voglio farti sciogliere MUAHAHAH e so che Filippo è il vostro punto debole :3

Rossa99: Ciao Rossa, hai avuto la tua risposta? u.u
AHAHAH Io sono troppo brava nel rispondere alle recensioni u.u 
sese come no xD

Rosita13: Grazie per la recensione e i complimenti, ma non li merito davvero.
Insomma non mi vedo così brava ^_^
A presto.

gwen_3: Anche io amo questa storia *-*
AHAHAHA saknacsdkj
A presto, bacioni.

Aury12501: Ciao Rori, qui si vede che è Aurora ad essere innamorata di Gabriele u.u
I due coniglietti sono ritornati all'attacco. *-*
Alla prossima. :3



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Capitolo 12
*** Imbranata ***


 



 

Capitolo 11: Imbranata




“Prima o poi mi supplicherai di sbatterti su un banco in un aula deserta, o magari in biblioteca”
Sussurrò malizioso.
Un altro brivido leggero percorse la mia schiena.
Sentii improvvisamente caldo.
Cavolo, però non era giusto.
Se mi faceva quell’effetto ogni volta che mi sfiorava, avrei finito per impazzire.
Chiusi gli occhi e sospirai.
Ma fu un immagine sbagliata essendo che davanti a me si materializzò l’immagine della biblioteca.
Io e Montaleni nascosti da uno scaffale.
“Un secondo round?”
“Vorrai dire un  terzo, il secondo te l’ho già concesso ”
Scoppiai a ridere scendendo da una delle scrivanie della biblioteca, riparata dai scaffali ricolmi di libri impolverati.
Rimisi la maglietta viola a mezzemaniche che si trovava su una sedia lì vicino.
Il moro mi guardò sbuffando ancora con  la camicia a quadri blu aperta.
“Ti vuoi rivestire?”
Chiesi scettica guardandolo mentre mi sistemavo alla bel e meglio i vestiti spiegazzati.
Lo aveva detto che prima o poi mi avrebbe ‘sbattuta’ in biblioteca, però per ironia della sorte ce lo avevo portato io lì e non lui.
Ormai da quando lo aveva accennato, quel luogo era diventato uno dei miei sogni perversi.
Oltre che a farlo lì era davvero impresa abbastanza ardua.
Insomma, il sesso in piedi non era di certo una cosa facile.
E neanche a farlo di proposito mi balenò in mente quella notte, in quel luogo sperduto tra il buio e la natura.
Ridacchiai accarezzando appena il ciondolo a forma di gatto che portavo al collo.
Non l’avevo più tolto dal mio compleanno.
Mi guardai attorno quando sentii un cellulare squillare, per poi accorgermi di Montaleni che parlava a telefono.
Mi guardò con astio non appena vide che lo stavo ascoltando e fece qualche passo più in la parlando a bassa voce.
Tesi le orecchie cercando di capire qualcosa di quello che stava dicendo.
Non che fossi un’impicciona, ero solamente curiosa.
“Nadia senti io.. Ci vediamo stasera.. Alle otto.. No.. Firenze.. Non iniziare.. A stasera..”
Percepii il suo timbro di voce indurirsi.
Mi irrigidii.
Nadia?
Chi era Nadia?!
Strinsi la mano destra intorno al ciondolo quasi a sentire gli spigoli di quest’ultimo trafiggermi la carne.
Un crack interno mi fece sobbalzare non appena lui si voltò verso di me.
Una fitta al petto.
“Chi era?”
Chiesi facendo finta di niente.
“Un amico”
Scrollò le spalle per poi tornare in classe.
Abbassai lo sguardo, gli occhi bruciavano.
Che bisogno c’era di mentirmi?
Vidi alcune goccioline cadere a terra e frettolosamente mi asciugai gli occhi con il dorso delle mani.
Vaffanculo stupido cuore!
 
Rientrai in classe e lo vidi seduto vicino al muro, con la testa poggiata su una mano e lo sguardo annoiato.
Maledissi il fatto che fosse così bello anche dopo averlo fatto e con i capelli scombinati e la camicia spiegazzata.
Mi morsi le labbra doloranti.
“Rori, vuoi entrare o vuoi bloccare la porta?”
Sobbalzai quando un petto caldo si scontrò con la mia schiena, mi girai ritrovandoci Vincenzo.
Dalla sera del mio compleanno non faceva altro che invitarmi ad uscire, ma non serva che io riveli la risposta che puntualmente gli davo.
“Scusa”
Arrossii abbassando lo sguardo e tornai al mio posto.
Ultimo banco, che nuovamente condividevo con quel dannato ragazzo.
Ebbi un tuffò al cuore quando i suoi occhi si puntarono su di me.
A cuccia stupido cuore!
Cazzo, per essere poco fini lo volevo sbattere come un uovo anche in classe.
Sbuffai accasciandomi sulla sedia guardandolo attentamente con la coda dell’occhio.
Frenai la voglia inevitabile di sbattere la testa sul banco e guardai davanti a me.
Ancora nessun professore.
L’Afeltra come suo solito era in ritardo.
Soprattutto il sabato.
Sentii il telefono vibrare in una delle tasche dei pantaloni e tirai fuori il mio Galaxy Gio bianco.
Avvolto nella cover azzurra in silicone, a forma di orsetto, con tanto di orecchie morbide e gialle.
Aprii il messaggio.
‘Aurora, almeno stasera mi dirai di si?’
Mi voltai verso Vincenzo che già mi stava squadrando da un pezzo.
Guardai ancora una volta il cellulare.
“Nadia senti io.. Ci vediamo stasera.. Alle otto.. No.. Firenze.. Non iniziare.. A stasera..”
Perché diamine era così assillante?
Fissai ancora per qualche istante lo schermo del telefono con la testiera digitale sullo sfondo.
Due lettere.
Erano solo due lettere.
Il cellulare vibrò di nuovo .
‘Dai Rori.. Allora? L’
Nadia. Nadia. Nadia. Nadia.
Quelle cinque lettere mi vorticavano per la mente facendosi sempre più opprimenti.
Guardai il ragazzo al mio fianco con la coda dell’occhio, era ancora nella stessa posizione di prima.
Vaffanculo a te e a Nadietta tua!
‘Si, stasera passami a prendere per le otto :3’
‘GRAZIE! Non te ne pentirai :D’
Lo speravo.
 
 

******

 

“Aurora, vai da nonna oggi?”
“SI MAMMA!”
Urlai per l’ennesima volta la stessa risposta alla stessa domanda di mia madre, che non faceva altro che ripeterla.
Forse era sorda o soffriva di una crisi di memoria che la portava a dimenticarsi le cose così facilmente.
Scossi la testa ridacchiando, no, era solo una comunissima mamma.
Presi il cellulare e andai in cucina.
“Mamma spostati, grazie”
Spinsi leggermente via mia madre e cercai insistentemente qualcosa che doveva trovarsi sopra al frigorifero.
Afferrai la scatoletta di cibo per gatti e cercai una busta da qualche parte.
Riso e pezzi di pollo.
Oliver amava quella roba.
Infilai il giubbino in jeans e uscii di casa.
Era da una settimana che non vedevo mia nonna, ed era da una settimana che non vedevo quell’adorabile musino e gli occhi azzurri di Oliver.
Come sempre ci misi tre quarti d’ora buoni per arrivare a casa della mia adorabile nonna.
Nonna ‘Rora o per lo meno così la chiamavo io, aveva il mio stesso nome e abitava a Pecorari.
Mentre mia madre e mio padre non appena sposati si stabilirono a Roccapiemonte.
L’unica cosa che separava i due paesi era Materdomini, un piccolo pezzo di terra dove vi si trovava soltanto la basilica e i frati francescani.
Sospirai di sollievo appena arrivata.
Era l’unica nonna che mi era rimasta, tutti e due i genitori di mia madre erano morti prima ancora che io nascessi, e di nonno Fioravante, ovvero il nonna da parte di mio padre, avevo un vago ricordo di quando avevo due anni.
Amavo mia nonna, non solo per il ruolo che aveva, ma anche perché da piccola era a casa sua che ero cresciuta.
Entrai nel vicoletto pieno di case antiche e mal ridotte.
Tutte proprietà di mia nonna per intenderci, mentre io abitavo in un appartamento di 60 mq in uno squallido condominio.
Tra tutti quei ruderi bruciati si erigeva una, quasi villetta, quasi perché mancava solo un giardino.
Bianca e a due piani, compresa di mansarda, una mansarda due volte più grande di casa mia.
Bussai alla porta blindata e guardai quelle lettere in gelatina che le due mie cugine avevano attaccato ai vetri delle finestre.
Nonna naturalmente non abitava da sola, bensì con zia Virginia e la famiglia.
Restai con l’indice premuto sul campanello.
Nonna era un po’ sorda, si, ma non voleva fare visite né parlare di apparecchi acustici e comunque quello che voleva sentire lo sentiva perfettamente.
Guardai una gallina scorrazzare tra i vasi di rose di zia.
Il pollaio dietro uno di quei ruderi, si poteva definire uno zoo perfetto.
Sorrisi non appena la porta si aprì e guardai l’anziana che mi si parava davanti.
Bassina, capelli corti e riccioluti di un colore nero, ovviamente tinti, e una faccia piena di rughe dall’aspetto severo e preciso.
“Nonna!”
Quasi urlai gettandogli le braccia al collo e riempiendola di baci.
Le sorrise lasciandomi fare.
Aveva solo l’aspetto di una persona severa e precisa, ma era dolce e morbida come un bignè al cioccolato.
Richiusi la porta dando facendo qualche passo senza guardarmi intorno per poi poggiare la busta con la scatoletta su un mobile antico vicino all’entrata.
Aprii la porta in legno e corsi di sopra stando attenta a non inciampare.
Un corridoio interamente bianco mi si presentò davanti e lo attraversai fino ad arrivare davanti alla porta dell’ultima stanza, semi-aperta.
La spinsi piano provocando solo un lievissimo cigolio ed un piccolo miagolio mi arrivò alle orecchie.
Entrai raggiungendo il letto e sorridendo felice.
Un gatto acciambellato sul letto di mia nonna, mi guardava con i suoi occhi azzurro cielo.
Lo presi in braccio guardando il bellissimo gatto che avevo tra le mani.
Pelo bianco con orecchie, coda e zampette grigie.
Posai un bacio sulla testolina di Oliver ricevendo in cambio delle fusa.
“Allora piccolo dongiovanni, come va con le gattine?”
Ridacchiai avendo solamente alcuni miagolii in risposta.
Riattraversai il corridoio per poi scendere le scale.
Era come se io e quel felino ci fossimo messi d’accordo, perché come ogni volta che andavo da nonna, lui si faceva trovare di sopra e a volte addirittura mi aspettava sulle scale.
Era il nostro punto d’incontro speciale, un qualcosa che solamente tra due amanti poteva esistere.
Si, perché io amavo quel gatto, non come padrona, ma l’amavo davvero sin da quando era solamente un cucciolo di poche ore.
Mi ritrovai nuovamente nell’enorme cucina di mia nonna.
Pareti arancioni, un tavolo per otto persone, un camino, un divano e una cucina in legno e acciaio.
Nonna era seduta su una sedia a guardare un vecchio film di Totò.
Tutti in famiglia trovavano poco interessanti quei film, solamente perché li avevano già visti, mentre io e nonna amavamo quei film perché ci facevano sempre ridere.
“Zia e Stefania?”
Chiesi escludendo automaticamente mio zio che era a lavoro e mia cugina, più grande di nove mesi rispetto a me, che usciva ogni giorno dopo le quattro per poi ritirarsi ad orari imprevedibili.
“A sbrigare delle cose”
Rispose lei in dialetto.
Un’altra cosa che adoravo di lei era la sua voce.
Dolce e rassicurante.
Mi sedetti sul divano mentre Oliver stava bello come il sole, appallottolato sulle mie gambe e cacciava e ritraeva le unghie sui miei jeans.
Mi aveva scambiato per un cuscino, sì, decisamente.
Si era appena addormentato, ed io gli lisciavo svogliatamente un orecchia con una mano mentre guardavo il film con mia nonna.
Lo spostai delicatamente sul divano quando bussarono la porta ed andai ad aprire.
Rabbrividii a contatto con gli occhi verdi che mi ritrovai di fronte.
“Tu?”
Chiedemmo scioccati all’unisono, quando un qualcosa mi urtò la gamba e Oliver si stava strusciando sulle gambe del moro facendo le fusa.
Guardai il gatto e poi il ragazzo, poi di nuovo il gatto.
Oliver non era un tipo amichevole e allora come mai simpatizzava col nemico?
Quel bel pezzo di manzo del nemico, che mi trascinava sull’orlo della sanità mentale ogni volta che facevamo l’amore.
Già, lui poteva chiamarlo sesso, ma per me era sempre stato amore.
Si chinò prendendo il gatto con un solo braccio e se lo porto al petto.
Il micio penzolava amabilmente attaccato con le zampe anteriori al braccio di Montaleni e con il dorso schiacciato contro il petto di lui.
Muoveva anche la coda a suo agio e mi guardava con quei due pezzi di cielo.
Diedi le spalle ad entrambi, gelosa.
Si, ero fottutamente gelosa di Oliver, lui era dove sarei voluta essere io, attaccata al fisico statuario del moro.
Tra le sue braccia.
“Buon pomeriggio, signora”
“Sei di nuovo venuto a vedere il gatto di mia nipote?”
“In che senso è di nuovo venuto a vedere Oliver, nonna?”
Guardai prima mia nonna, e poi il mio sogno erotico.
Cioè, no..
Si ok, l’ho capito, il mio cervello si sconnetteva ogni quel volta ero a due passi dal moro.
“Sei tu sua nipote?”
Mi chiese in un sussurro Montaleni accarezzando la testolina del piccolo animale che aveva tra le braccia.
“Che voleva dire che sei venuto qui per rivedere il MIO gatto?”
Chiesi acida essendo completamente estranea alla conversazione.
“Cazzi miei”
Rispose in modo strano andando a sedersi sul divano sempre con il gatto tra le braccia.
“Nonna, posso sapere che ci fa lui qua?”
Domandai avvicinandomi all’anziana che ora stava di nuovo guardando la tv.
“Gabriele l’ha portato qui dopo che era scomparso per alcuni giorni, in poche parole era finito in mano a degli idioti quella palla di pelo e il bravo ragazzo l’ha levato dai guai”
“Quando?”
“Forse uno o due mesetti fa”
 
“Che hai fatto alla faccia?”
Aveva un labbro leggermente spaccato e un livido sul mento.
“Sono caduto dal motorino”
 
Lasciai mia nonna a godersi il film e ritornai sul divano fissando Montaleni.
Oliver allungava le zampe cercando di afferrargli le dita e lui ridacchiava.
Quei graffi avevano un nonsochè di strano, soprattutto una persona normale cadendo dal motorino non poteva procurarsi un livido del genere.
Era bello.
Sorrisi guardandoli.
Quei due erano uguali.
Dio, stavo comparando quel ragazzo al mio gatto.
Ma stiamo scherzando, io quel gatto lo amo!
Incrociai le braccia al petto.
“Quindi quella volta non eri caduto dal motorino”
Scoppiai a ridere alzandomi e andando a prendere la scatoletta al riso e al pollo che avevo comprato per Oliver.
Mi avvicinai alla cucina e lo vidi irrigidirsi.
“Non sapevo che il gatto fosse tuo, la signora Aurora non mi ha mai detto com’eri fatta”
Mi squadrò dalla testa ai piedi mentre aprivo la scatoletta e con una forchetta mettevo tutto nella ciotola azzurra.
“Beh, che io abbia il suo stesso nome non ti sembrava strano?”
Dissi poggiando la ciotola a terra e restando poggiata così sulle gambe mentre richiamavo l’attenzione del gatto.
Appena mi vide saltò giù dalle gambe di Montaleni e zampetto felice catapultandosi sul suo bel pranzetto.
Beh, per lui forse era prelibato ma a me l’odore rivoltava lo stomaco.
“No, per niente”
Rispose prendendo a guardare l’orologio sulla parete.
Guardai l’orologio seguendo il suo sguardo.
Le sette.
Lo vidi alzarsi e tirare fuori di tasca le chiavi del motorino.
Nadia. Otto. Stasera.
Sbuffai irritata.
“Nonna, Gabriele mi accompagna a casa, ci vediamo domani a pranzo”
Dissi con astio.
Andai vicino alla sedia dove era seduta quest’ultima e le diedi un bacio sulla guancia sorridendo.
Lui mi guardò strabuzzando gli occhi.
Mi avvicinai e lo trascinai fuori da quella casa, prima che potesse ribattere anche solo con una sillaba.
“Scrocchi passaggi alla gente sempre in questo modo?”
Chiese irritato avvicinandosi al suo veicolo e salendoci sopra.
Sorrisi divertita scrollando le spalle e salendo dietro di lui.
“Non vorrai mica farmi andare a piedi vero, Gabri?”
Dissi sbattendo più volte le ciglia e facendo il muso a papera.
Scoppiò a ridere.
L’imitazione da oca funzionava.
“Smettila di fare l’idiota”
“Da che pulpito”
Risi con lui guardandolo.
“Che fai stasera?”
Continuai d’un tratto nel preciso istante in cui mise in moto.
Mi strinsi alla sua felpa aspettando una risposta.
“Esco”
Disse vago.
“E tu?..”
Continuò.
“Oh.. anche io”
Dissi mentre un pugnale mi colpiva in pieno petto.
“Con chi?”
“Con.. Con delle amiche..”
Sussurrai incerta.
Sentivo un peso sullo stomaco.
Una specie di morsa che cercava di strappare carne e organi.
Mi sentivo quasi male al pensiero di quella bugia.
Traditrice.
No, non lo ero, era lui che aveva iniziato con quelle bugie.
“E tu?..”
Chiesi in un sussurro arpionando di più la sua felpa blu tra le mani.
“Con un amico”
Scrollò le spalle.
Chiusi gli occhi che mi bruciavano.
Tutta colpa del vento, si.
 
- E' iniziato tutto per un tuo capriccio
Io non mi fidavo... era solo sesso
Ma il sesso è un'attitudine
Come l'arte in genere,
E forse l'ho capito e sono qui
Scusa sai se provo a insistere
Divento insopportabile.. lo so..
Ma ti amo... ti amo... ti amo
Ci risiamo... Va beh, è antico.
Ma ti amo –
 
“Perché piangi?”
Fermò il motorino guardandomi mentre si voltava appena.
Piangevo?
Mi toccai le guance e guardai le dita bagnate.
 
- E scusa se ti amo e se ci conosciamo
Da due mesi o poco più
E scusa se non parlo piano
Ma se non urlo muoio
Non so se sai che ti amo!... -
 
“Non sto piangendo”
Urlai scendendo da motorino e correndo verso il portone del condominio.
Verde, scolorito e freddo.
Tremavo mentre cercavo invano le chiavi nelle tasche dei jeans.
Che idiota.
Era un’idiota.
Essere gelosa di lui, soffrire per una sua bugia.
Mi voltai verso di lui con un sorriso divertito, isterico più che altro.
Il portone si aprì con una girata veloce delle chiavi di Gabriele.
 
- E scusami se rido, dall'imbarazzo cedo
Ti guardo, fisso e tremo
All'idea di averti accanto
E sentirmi tuo soltanto
E sono qui che parlo emozionato
...E sono un imbranato! –
 
Mi spinse nell’ingresso chiudendo il portone e mi fissava.
“Cosa cazzo ti prende Aurò? Prima piangi e ora ti metti a ridere?”
“Io..”
Cozzai con le spalle vicino al muro grigio e polveroso coperto dalla prima rampa di scale.
Le sue mani ai lati della mia testa e i suoi occhi nei miei.
Verde e azzurro.
Tremai.
“I-Io..”
Balbettai abbassando lo sguardo.
Non farmelo fare.. ti prego.
 
- Ciao... come stai? Domanda inutile!
Ma a me l'amore mi rende prevedibile
Parlo poco, lo so... è strano, guido piano
Sarà il vento, sarà il tempo, sarà... fuoco!
E scusa se ti amo e se ci conosciamo
Da due mesi o poco più
E scusa se non parlo piano
Ma se non urlo muoio
Non so se sai che ti amo... -
 
Mi prese il mento tra l’indice e il pollice costringendomi a guardarlo.
Sentivo le guance andare a fuoco e gli occhi pungere.
Perché cazzo continuavo a piangere?
“Perché fai così?”
Si avvicinò sfiorando il suo naso col mio, gentilmente.
Guardai i suoi occhi verdi.
Mi tremavano le gambe.
Lo spinsi via mordendomi il labbro.
 
- E scusami se rido, dall'imbarazzo cedo
Ti guardo, fisso e tremo
All'idea di averti accanto
E sentirmi tuo soltanto
E sono qui che parlo emozionato
...E sono un imbranato!
E sono un imbranato..
Si...– (*)
 
“Io..”
“Cosa Aurora? Cosa diamine vuoi? Perché sei sempre così fottutamente strana?”
Scusa..
Scusa per farti imbestialire con questo mio comportamento..
Mi avvicinai al suo viso prendendoglielo tra le mani e guardandolo.
Un ultimo bacio.
Poggiai le mie labbra sulle sue, con dolcezza, senza fretta e senza quella passione che di solito contraddistingueva le nostre bocche.
Mi staccai da lui non appena sentii le sue mani calde sui fianchi.
Nonostante quella maglietta riuscivo a sentire il calore della sua pelle.
Mi guardò confuso.
“Il patto finisce qui,  non possiamo continuare così”
Sussurrai avviandomi verso le scale.
“Ma..”
“Ma ti amo..” (**)


Nota (*): Imbranato, quarta canzone nell'album 'Rosso Relativo' di Tiziano Ferro.
Nota (**): La canzone termina con le stesse parole della protagonista.

 








Sono orgogliosa di presentarvi la pagina ufficiale, di IL SESSO RISOLVE TUTTO, su Facebook! Ci saranno notizie e molto altro sulla storia, potrete mandarmi messaggi di posta e risponderò ad ogni vostra domanda, ecco il link:

Il sesso risolve tutto. {EFP Fanfic - Minteyer}









 

  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo, ma ho avuto impegni su impegni che mi hanno prosciugato ogni grammo di forza, e passavo pomeriggi e notti a dormire.
Ma ora eccomi qui, col nuovo capitolo e con arretrati di un anno di matematica e scienze e solo 20 giorni per studiare! 
Cosa ne pensate? :3
Se vi state chiedendo con che programma modifico le foto, la risposta è: Photoshop Elements 6.0 
Mi sento figa a dirlo AHAHAHAHAHA
Alla prossima, bacioni.

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Non mi minacciate se dico che il capitolo è brutto ç_ç è solo che molte volte vengo presa dall'ansia.

 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Unknow: Bella ICON *-* ADORO HOST CLUB *-* comunque..
Torniamo a noi u.u
Grazie per le bellissime recensioni ed i complimenti. :3
Però non sono sicura di meritarmeli èwé
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, ci ho messo tanto per trovare ispirazione ç_ç
Alla prossima. :*

Armony: Tranquilla, sono io che sto ritardando nella pubblicazione dei nuovi capitoli :3
Piaciuto il nuovo capitolo? Spero di si e,e
La dichiarazione non mi convince tanto però ç_ç
Ho confuso di più il cervello già impappinato di Gabriele e ho fatto passare per pazza isterica la povera Aurora!
AHAHAHAH sono diabolica B|

Brillantina 10: Gabriele piace a tutti u.u
AHAHahAH
Che ne dici del nuovo capitolo?
E' di tuo gradimento? *-*
No, perchè se no mi suicido.
Già non sto mangiando più perchè il mio stomaco ha deciso di starmi contro e.e
Ma se voi mi dite che il capitolo fa schifo, io mi suicido t.t

Marylittlestar93: Questo capitolo è otto pagine di word, molto più lungo del previsto u.u
Accontentati di questa mia grazie e di questo capitolo u.u
Non ho le doti per scriverne tremila in una volta u.u
AHAHAH :3
Alla prossima, bacini. 

sasy91: Eccoti accontentato :3
Spero ti sia piaciuto t.t

aerith94: Grazie per avermi aggiunto tra le seguite, spero di non deluderti. ;)

Pipia: Dì a Joseph di trattare meglio la mezza-demone e.e 
u.u
Allora tornando alla mia di storia, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e ti ringrazio per le bellissime parole.
A presto. <3

Jonas_sister: AMOOOOOOOOOOOOOOOORE *-*
Anche qui ho messo Tiziano, perchè Tiziano va bene da per tutto u.u
Ecco, lui c'è sempre e infatti ora sto ascoltando a ripetizione ''IMBRANATO'' sognando che lui un giorno mi dirà ti amo in quel modo.
ç_ç
Speranza vana, mi illudo solamente. t.t
Spero vivamente che il capitolo ti sia piaciuto, il finale è abbastanza uno shock, ma non l'ho fatto di proposito, giuro! °-°
Volevo solo scrivere in memoria del mio gatto (non è quello della foto) e mi è partita l'idea finale.
Principalmente volevo solo passassero una giornata insieme, però poi è andata così u.u
Spero non piangerai di nuovo t.t
A presto 'ma blonde' (ascolto 'un pour toi un pour moi' e leggi ma blonde con la sua voce *-*)

Aury12501: Ciao mia Rori adorata <3
Davvero ti è piaciuto lo scorso capitolo? *-*
ME FELICE
Spero ti sia piaciuto anche questo. t.t
A presto :3

MissGilbert: Miss mia cara Miss u.u
Eheh Gabriele è un bel ragazzo quindi anche il tuo lui a cui ti riferisci di logica è uno strafigo u.u
Ma saltiamo alle conclusioni.
Questo nuovo capitolo ha bisogno di essere spezzettato in mille pezzi e mangiato, per farlo sparire dalla faccia della terra °-°

shotmedown: Non è che lo carico solo per voi, ma anche per la mia sanità mentale, perchè se non scrivo impazzisco e.e
AHAHAHA
Alla prossima, baci <3

Greta_tvd_HP: Infatti ho spiegato i pensieri di Aurora dicendo che era meglio vedersela con uno solo che con ben tre di loro. °-°
Comunque, no, 'E fuori è buio' ancora non l'ho inserita tra le canzoni, se vai sulla pagina Facebook c'è l'album che illustra tutte le canzoni inserite fino ad ora.. :3

Ami_: Allora sarai la mia psicologa *-*
Allora Doc, cosa mi dici di questo capitolo? :3
Oltre a sottolineare la mia insanità mentale, ovvio u.u

Aiko_Laury: Eccomi qui col nuovo capitolo.
Grazie per i complimenti dell'altro e spero che con questo nuovo capitolo tu ti sia appassionata di più alla storia.. :3
A presto.

M_CarpeDiem: AHAHAHA simpatica u.u
Chiamami Miss Idiota e non scrittrice, non mi si addice. :3

marthiagojaznacho: Ecco l nuovo capitolo, i due sono abbastanza confusi, ma ho inserito un bel gatto dagli occhi azzurro cielo quindi il capitolo ha quella dolcezza che tutti vorrebbero. u.u

Antonella_: Sei la prima che definisce Gabriele per quello che è: SEXY
Dio, quello è un adone, un dio greco *-*
Mi riferisco sopratutto al modello che lo rappresenta u.u
AHAHAHA Grazie per la recensione, a presto.

LicealeSognatrice: CIAOOOO! :3
AAHAHAH grazie per la stupenda recensione, fa niente che hai risposto all'altra recensione per conto mio xD 
Io non avrei saputo rispondere comunque, essendo che scrivo e non rileggo i capitoli, non provo quello che provate voi, ma qualcosa di diverso :3

GreenRose93: Se ci fossero solo Aurora e Gabriele la storia non avrebbe senso xD 
AHAHAHAH
Grazie per la tua vivacità, mi hai fatto sorridere :3

Palli19: Spero molto vivamente che quando ritornerai a settempre leggerai questo e i prossimi capitolo con gusto.
E spero di non deluderti :3
Non vedo l'ora di ricevere una tua nuova recensione, a presto :3

Rossa99: Ciao Gin, ecco il nuovo capitolo. u.u
Hai n bellissimo nome *_*
Ginevra, come la moglie di re Artù giusto? xD
AHHAAHH sono stupida lo so :3

Amelia_love1D: AHAHAHAH grazie per la recensione u.u
Vedrai che un giorno anche tu sarai salvata da una situazione sgradevole, magari da un Gabriele su una moto nera. *-*

Roberta Somerdobrev: LicealeSognatrice ha risposto al tuo post scrittum u.u 
HAHAHAHAH Io comunque non ti avrei dato una risposta molto accettabile, essendo che io canto mentre scrivo le canzoni dei capitolo :3
HASHAHAHA spero di vederti ancora, a presto <3

Eleanor_Rigby: Sfortunatamente per Francesco nessun regalo materiale, ma solamente questo ----> http://www.facebook.com/photo.php?fbid=270610283047544&set=a.246994875409085.49481.100002957236191&type=1&theater
AHAHAH è una bellizzima idea che mi è venuta direttamente a mezzanotte AHHAH quindi un regalo fatto all'ultimo momento, ecco u.u
:3

LuNaDrEaMy: Grazie mille per il complimento, spero di leggere ancora una tua recensione, a presto. :3


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Capitolo 13
*** Simili - POV Gabriele ***


 



 

Capitolo 12: Simili - POV Gabriele




“Lele. LELE. Mi porti da Aurora?”
Guardai mio fratello arpionarsi alla mia gamba.
“No, Filì devo uscire”
Mi avviai verso la porta con ancora quella peste attaccata ai jeans.
Cercai di staccarlo.
Ma come previsto non si smuoveva.
Feci un profondo respiro, rassegnato.
Perché nella mia vita c’era solo gente così dannatamente complicata?
“MAMMA, richiamati sto coso!”
“Non è un coso Gabrié, è tuo fratello”
Sbuffai aggiustandomi i jeans scuri una volta liberato dal peso superfluo di Filippo.
“Io esco”
“Dove vai?”
“In giro”
“Con chi?”
“Amici..”
Dissi vago aprendo la porta d’ingresso.
“Perché una volta non esci con Aurora? E’ una ragazza carina, ed è simpatica e dolce. Non dovresti più pensare a..”
“Ciao ma’”
Risposi secco chiudendo la porta alle mie spalle.
No, io non pensavo a nessuna.
Nessuna era degna di avere fiducia.
Nessuna era degna di essere pensata.
Le ragazze erano solo sesso e sesso dovevano restare.
Guardai lo schermo del mio Nokia e scesi di fretta le scale.
Le otto meno dieci.
Aprì il portone e mi bloccai improvvisamente stringendo il pomello d’orato di quest’ultimo.
“Ma ti amo..”
Aurora era lì.
Aspettava qualcosa, o meglio qualcuno, mentre guardava indecisa la strada.
Aveva una maglia strana, rosa a maniche lunghe, corta fino a mostrare appena l’ombelico sul davanti e più lunga dietro, jeans neri e stretti e converse abbinate alla maglia.
Ed era nervosa, lo capivo da come si mordeva il labbro.
Perché si era vestita in quel modo?
Giusto, aveva accennato ad un’uscita con delle amiche.
Ma era strano, lei che di solito parlava solo con quella rompipalle di Dolores.
E poi..
Così a tiro, persino truccata.
Un appuntamento, forse.
Anzi, molto probabile.
Ma con chi?
Con chi cazzo doveva uscire Aurora?
Feci un passo in avanti per chiamarla.
“Aurora.. Scusa, è da tanto che aspetti?”
Mi bloccai guardando il ragazzo alto, biondo e dagli occhi verdi che le si era avvicinato.
Oliva Vincenzo.
Mi nascosi appena dietro al portone verde e malandato, osservando la scena.
Lei sorrise girandosi di profilo.
Mio Dio, quella maglietta in quel modo le risaltava le tette!
Oh cazzo..
Chiusi gli occhi per un secondo.
Cosa diamine succedeva?
Le tette di Aurora erano pazzesche, si, una bella terza abbondante.
Perfette circonferenze della grandezza giusta per stringerle in una mano.
No, decisamente, no.
Categoricamente no!
Riaprii gli occhi puntandoli di nuovo su di lei.
Gli sorrideva.
Cavolo, prima diceva di amarmi e poi sorrideva a quel coglione?
Uscii allo scoperto sbattendo forte il portone, quasi a dovermelo portare dietro.
Mi avvicinai al mio motorino e presi le chiavi infilando il casco.
Perché con me non sorrideva come aveva fatto con Vincenzo?
Dio, quel tizio mi dava ai nervi.
Sentivo i caldi occhi di Aurora sulla schiena.
La guardai con la coda dell’occhio.
Tristezza, era quello che leggevo nei suoi occhi.
Misi in moto e partii, quando sentii il telefono squillare.
Nadia stava chiamando.
Bene, Nada mi avrebbe avuto per quella sera.
Ma solo per mandarla ancora a quel paese.
Arrivai al luogo dell’appuntamento poco dopo.
Una piazzetta, piccola e al buio.
Giusto pochi lampioni, un altalena e uno scivolo con una decina di panchine in mattoni rossi.
Alcuni alberi piantati qua e là.
Guardai la mora seduta su una panchina, che aspettava impazientemente.
Scesi dal motorino andandole incontro.
Si alzo sorridendo felice mentre mi guardava.
Capelli lisci, trucco, maglia scollata, gonna corta e tacchi.
Sorrisi sprezzante.
“Ciao Nadia”
“Gabriele!”
Cinguettò avvicinandosi pericolosamente.
Allungai una mano fermandola davanti al suo viso e fortunatamente si fermò.
“Cosa diamine ci fai qui? Non ti bastava rovinarmi la vita a Firenze eh?”
Chiesi acido guardandola.
Fece il broncio incrociando le braccia al petto, cercando di farmi tenerezza, come faceva quando stavamo insieme.
“Sono scesa da Firenze solamente per te, Gabri, non puoi parlarmi così”
Sbatté le lunghe ciglia ripetutamente.
“Per quel che mi riguarda potevi rimanerci”
Risposi girando i tacchi per andarmene.
“Avanti Gabriele, non iniziare, sono qui per te e non so neanche dove andare.. Ti prego..”
Mi abbracciò da dietro poggiando la fronte sulla mia schiena.
E oltre alla sua fronte sentivo anche i rigonfiamenti in bella mostra che aveva sul petto.
Storsi le labbra in una smorfia e staccai le sue mani unite sul mio petto allontanandola.
“Che c’è? Per caso i miei amici lì non ti hanno più invitato ad intrattenerli a letto? Vuoi anche trombarti quelli che mi sono fatto qui, eh? Chi diamine ti credi di essere per tornare dopo quello che mi hai fatto? Tu sai cosa vuol dire trovarti a letto con un altro, un mio amico, mentre te lo scopavi allegramente? Cosa c’è? Non ti soddisfano abbastanza, forse, avevi bisogno di qualcosa di più? Oh si, forse è così, date le dimensioni del tunnel risucchia cazzi che hai in mezzo alle gambe..”
Urlai puntandole un dito contro.
Me ne fotteva di chi poteva sentire, la strada era vuota, e gli unici che avrebbero potuto ascoltare erano le persone che abitavano nei palazzi vicini alla piazzetta.
Nadia mi guardava mordendosi le labbra e con gli occhi lucidi.
“Mi stai dando della troia per caso? Non lo accetto, Gabrié”
Rispose alla mia accusa mollandomi un pugno sul petto.
Indietreggiai di poco finendo inaspettatamente seduto su una delle panchine.
La guardai male.
“Non ti sto dando della troia, per te sarebbe un complimento”
Si avvicinò al mio volto reggendosi allo schienale della panchina con le mani.
“Ricordati che questa troia te la sei portata a letto, tu mi amavi, e mi ami ancora.. Perché non dimenticare un piccolo errore e proseguire insieme..”
Soffiò sensualmente sulle mie labbra.
Sentii il suo respiro gelido e mi pietrificai guardandola negli occhi.
“Ti voglio Gabriele.. Ti amo.. Sono la tua cucciola ricordi?”
Continuò lasciva avvicinandosi ancora.
La guardai negli occhi, incazzato.
“Non ho mai alzato le mani su una ragazza, e non voglio iniziare ora”
Le ringhiai contro provando ad alzarmi, ma lei repentina si sedette a cavalcioni sulle mie ginocchia.
“Si, ma le tue mani puoi usarle per altro”
“E tu non saresti una troia?”
“Io ho sempre amato solo te”
“Mentre ti facevi scopare da altri?”
Inarcai il sopracciglio, scettico prendendola per i fianchi con l’intento di allontanarla.
Non la volevo, non la desideravo.
Afferrò saldamente i miei polsi, decisa nel restare in quella posizione.
La guardai colmo di rabbia.
Ok, forse alzare le mani su una troia non era un reato..
Scossi lievemente la testa a quel pensiero.
La spinsi via ma Nadia mi tirò con lei.
Mi ritrovai ancora il corpo della moretta addosso e le mie mani sui suoi fianchi.
“Senti, smettila Nadia ok?”
“Baciami..”
Si protese sulle punte circondandomi il collo con le braccia.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa e mi pietrificai guardando le due figure dietro di lei.
“Sei un idiota, Vincé, Tiziano non è vecchio, 15 anni di differenza non sono niente, posso sempre sposarmelo”
Una coppietta di ragazzi in penombra che ridevano.
E finalmente dopo alcuni passi vennero allo scoperto.
Alta, dai capelli lunghi e mossi, occhi azzurri lucidi e con la le labbra lievemente socchiuse.
Guardai Aurora boccheggiare per poi chiudere frettolosa gli occhi e mordersi il labbro.
Staccai da me Nadia, spingendola malamente tanto da farla traballare su quella specie di trampoli che aveva al posto delle scarpe.
Aurora si girò tornando alcuni passi indietro e afferrando il polso di Vincenzo, che probabilmente ancora non mi aveva visto, e tirandolo via.
“Andiamo via di qui, non voglio più andare sull’altalena.. Possiamo mangiare le pizze nell’altra piazzetta poco distante”
Il ragazzo le prese la mano intrecciando le dita alle sue.
Un moto di rabbia mi risalì lungo le vene.
Era corsa via dopo che si era dichiarata.
E ora era lì, mano nella mano con un coglione e che cercava di scappare via ancora una volta.
Li guardai andare via mentre Nadia continuava a dire cose senza senso e io normalmente non le davo attenzione.
“Vaffanculo puttana, tornatene da dove sei venuta e non farti più vedere, scopati chi vuoi e se tanto ci tieni comprati una di quelle sex machine, ma non ti azzardare più ad avvicinarti a me! Servi solo a rovinarmi la vita!”
La lasciai lì salendo di nuovo in sella e mettendo in moto.
Non doveva scappare.
Non doveva andare via con un altro.
 
-Sai che c'è?
Ci sei te
Da un po' in qua
No non capisco ora te lo confesso -
 
Partii senza neanche ascoltare più Nadia.
Presi un vicolo andando controsenso e in pochi minuti mi ritrovai davanti una piazzetta buia.
Illuminata solamente da un lampione e tanti alberi, dietro la chiesa del paese.
Parcheggiai dietro al muretto guardando la romantica coppietta seduta al chiaro di luna.
“Ti vedo strana, stai poco bene?”
Le chiese il coglione avvicinandosi fin troppo e circondandogli le spalle con un braccio.
 
-E' assurdo sai?
Ti cerco mentre
duemila "te"
mi girano intorno mi parlano e io
Non li sento
O forse sono sordo -
 
Aurora annui senza aprire bocca e arrossendo per poi distogliere lo sguardo.
Cazzo, alzati di lì e mollagli uno schiaffo o forse sono l’unico con cui fai così?
Presi il cellulare e andai in rubrica spulciando i vari numeri.
Premetti il tasto di invio chiamata e restai ancora fermo a guardare la scena.
Guardai la mora cacciare il cellulare di tasca e i suoi occhi spalancarsi di sorpresa.
“Chi è?”
Chiese il ragazzo vicino a lei, avvicinando di più il viso a quello di Aurora per sbirciare sul suo cellulare.
Lei repentina lo rinfilò nella tasca dei jeans scuri.
“Nessuno d’importante..”
Rispose.
Chiusi la chiamata stringendo il piccolo aggeggio in una mano.
 
- Li guardo
E forse non li vedo
Sarei fortunato ad averti qui
Ma non posso piangerti
all'infinito
Morire qui per te -
 
Nessuno d’importante?
Chiusi gli occhi cercando di calmarmi.
Perché quel dannato impulso di prendere a pugni quel cretino?
Uscii allo scoperto nel preciso istante in cui Vincenzo avvicinò il suo volto a quello di Aurora.
 
-Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che non riesco più a ragionare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te
Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che tu riesci ad uscire e a entrare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te-
 
Presi Aurora per un polso, con tanta forza da farla mugolare di dolore.
Poco importava, doveva pagarla.
Doveva pagarla perché ancora una volta aveva terminato il patto per quell’essere rammollito.
Guardai il cretino in cagnesco.
“Non ti azzardare più ad avvicinarti a lei”
Ringhiai strattonando la moretta.
“Non sei il suo ragazzo che puoi ordinarmi una cosa simile, non pensi?”
Disse lui afferrandola per l’altro polso.
Guardai la sua mano che stringeva il tessuto della maglia di lei.
 
- Io lo so
come sei
Mi fai male
prima ferisci e scappi
poi torni di nuovo
Tu forse ti diverti
io invece poco
Ma in fondo a te ci credo
E se riuscissi a trattare me
come poi tratti l'idea di me
Io voglio rispetto
E' un mio diritto-
 
“Lasciala.. Non devi più toccarla!”
Gli urlai contro.
Aurora guardò Vincenzo dolcemente scuotendo il capo e quest’ultimo le lasciò il polso.
Trafissi la ragazza con lo sguardo.
“Andiamo a casa, è tardi..”
Chiese in un sussurro, non guardandomi neanche negli occhi.
Quel gesto m’irritò, e non poco.
 
-Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che non riesco più a ragionare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te
Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che tu riesci ad uscire e a entrare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te-
 
Le lasciai il polso stizzito e mi avviai verso il motorino, mentre lei mi seguiva lentamente.
Salii e le diedi il casco.
Si limitò a metterselo coprendo i suoi morbidi e mossi capelli castani.
Salì e si aggrappo alla mia maglia.
Sentii le sue mani calde sul mio petto e il suo seno schiacciato sulla schiena.
Dio, un secondo prima ero incazzato e un secondo dopo la volevo sbattere ad un muro e farla mia.
MIA?
Ma che ero impazzito?
Scossi il capo, perplesso e partii.
Volevo fuggire da lei ma allo stesso tempo volevo che lei fosse con me.
Maledetto patto.
Dannata Aurora, lei e la sua costanza nel mantenere quelle maledette quattro regole del cazzo.
 
-Fare e disfare
E' il tuo mestiere
Ed io che osservo senza reagire
Prima...rapito, legato e torturato
Poi...fuggito, confuso tu mi hai illuso-
 
Non che avesse poi un corpo magnifico.
Ne avevo visti di migliori passare nel mio letto.
Ma la desideravo, la volevo sin dal primo momento che l’avevo vista uscire di casa di tutta fretta.
Quel giorno indossava il pantalone di una tuta che le risaltava il fondoschiena in modo eccezionale.
Si, mi aveva stregato, il suo sedere, mi aveva stregato.
Maledetta lei e il suo culo.
Spensi il motore non appena arrivammo sotto casa.
Era completamente buio.
Una via di periferia con lampioni fiochi e con macchine che andavano lentamente, a passo d’uomo oserei dire, e chissà per quali spregevoli intenzioni.
E restando a pensarci, Vincenzo era arrivato a piedi, quindi Aurora sarebbe dovuta tornare in una strada come quella magari accompagnata da quello?
Inaccettabile.
La guardai scendere e porgermi il casco, senza ancora rivolgermi un misero sguardo.
Perché diamine ora si guardava le scarpe.
 
-Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che non riesco più a ragionare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te
Il confine tra i miei sentimenti è così sottile
che tu riesci ad uscire e a entrare
E non capisco se
Ti odio o sono innamorato di te..-
 
Scesi anche io e afferrai il casco.
“Il patto l’hai terminato di nuovo per quello vero? Dì la verità, ti piace davvero quel cretino?”
“Non è un cretino..”
Sussurrò tenendo ancora lo sguardo basso.
Le presi il mento tra le dita guardandolo in cagnesco.
“Ti sei portata a letto anche lui?”
“Posso sapere a cosa ti serve saperlo?”
Chiese acida scostandosi da me.
Ed ecco che riusciva allo scoperto con le sue unghie affilate.
Per questo le avevo regalato quel ciondolo a forma di gatto.
Bianco da un lato perché a volte era docile come un cucciolo.
Nero dall’altro perché se cacciava le unghie e rizzava il pelo era pericolosa quanto sensuale.
Cacciò le chiavi di casa dai jeans e aprì il portone entrando dentro con le spalle alte e rigide.
Il mio sguardo cadde però più in basso della sua schiena, senza volerlo, giuro.
La seguii chiudendo il portone velocemente e l’afferrai per un polso.
“Quindi te lo sei beatamente scopato mentre venivi a letto con me”
“Ma sei coglione o cosa?!”
Mi trafisse guardandomi con due occhi di ghiaccio.
Distolsi lo sguardo da quei due pezzi freddi e azzurri.
“Tu pensi davvero che io sia andata a letto con lui mentre stavo a letto con te? Ma senti cosa stai dicendo? Mi stai dando dell’oca puttana come Giusy? Credevo ti fidassi di me, credevo mi conoscessi e invece nulla.. ma cosa potevo aspettarmi da uno che con uno schiocco di dita fa svenire le puttanelle ai suoi piedi..”
“Stai insinuando che sono un puttaniere?”
Chiesi acido saltando completamente l’altra parte del discorso.
“Sto insinuando che anche se abbiamo passato tutto questo tempo insieme, in quel letto, in quell’atto che più di qualunque altra cosa dovrebbe parlare, tu non ti fidi di me”
Si sbatté con foga la mano sul petto, col palmo aperto.
La guardai sorridendo appena tristemente e con un pizzico di ilarità.
“Io non mi fido di nessuno, perché voi ragazze siete brave a tradire e a essere usate come sfogo”
“Quindi per te ero e sono solamente una bambola gonfiabile da usare come vuoi”
“Te sei una bugiarda che prima dice di amarmi e poi di uscire con le amiche quando invece esce con un coglione”
“Tu sei uno stronzo che prima mi porta all’esasperazione, poi nel suo letto, poi ancora ad amarlo e infine mi porta nelle scale per darmi della falsa e della puttana!”
Alzò la voce punzecchiandomi ripetutamente l’indice sul petto.
Le afferrai anche l’altro polso bloccandola al muro, coperto dalla prima rampa di scale, completamente nel buio di quest’ultime.
C’era solo la luce del lampione vicino che illuminava fiocamente l’interno.
La guardai male.
“Insisti nel dire che sei innamorata di me anche se in realtà sei uscita con quello?”
Dissi con voce atona stringendo la presa sui suoi polsi.
“Sono uscita con Vincenzo perché tu non fai altro che pensare alle altre tue puttane, ed io non posso restare qui a morire per te”
“Non mentire, tu non mi ami, volevi dal principio essere soddisfatta come tutte le altre, per questo hai accettato di venire a letto con me e per tua enorme regola io non mi sono portata nessun’altra a letto in questi ultimi mesi”
Le ringhiai contro.
Lei boccheggiò alla mia ultima affermazione per poi distogliere gli occhi dai miei, ancora una volta.
“Io non sono andata a letto con nessuno, l’unico che dopo un anno è stato tra le mie gambe sei tu.. tu e i tuoi stupidi occhi verdi, tu e le tue stupide carezze, tu e il tuo stupido modo di fare l’amore.. Si, perché io non ho mai fatto sesso con nessuno.. il mio ex è stato il primo.. E tu sei uguale a lui”
Puntò nuovamente i suoi zaffiri su di me con rabbia e disprezzo.
“Siete tutti uguali voi ragazzi.. Mi avete entrambi trattata come una puttana qualunque, usata come una bambola mentre pensavate solamente al sesso.. E per questo quando Marco mi ha tradito con quella biondina tinta della minchia io avevo giurato a me stessa di non aver più a che fare con i ragazzi e con l’amore fin quando non avrei trovato quello giusto, ma poi sei arrivato tu.. Con quel tuo dannatissimo fascino, con le tue spalle larghe ed il tuo corpo.. Con quella tua voce e quel tuo tocco che mi accendono ogni qual volta mi stai vicino..”
Continuò.
Le lasciai i polsi mentre si dimenava strozzando le parole in gola e cacciandole fuori con fatica, quasi pesassero quintali.
Il suo ragazzo l’aveva tradita.
Trattata come un oggetto di piacere, un gioco.
Così come era successo a me.
Restai zitto guardando mentre frettolosa si asciugava due lacrime che le erano sfuggite.
Si avviò verso le scale mantenendosi alla ringhiera.
Era troppo simile a me.
In tutto.
Nella sua testardaggine, nel suo modo di fare, nel suo modo di guardare il mondo con gli occhi di chi aveva sofferto ma non lo dava a vedere.
Mi morsi le labbra e strinsi i pugni.
Un idiota, ero un idiota.
E anche lei lo era.
Ma io ero circondato da amici, e lei chi aveva invece?
Solo Dolores e Marco.
Marco.. Era lui l’ex di cui aveva parlato o forse era solamente un caso che anche lui si chiamasse così?
La guardai salire le scale e la seguii velocemente.
Arrivai davanti alla porta di casa e presi le chiavi dai jeans mentre lei si limitò a suonare alla sua porta.
La guardai per un secondo, secondo che basto a farmi impazzire.
Era troppo uguale a me, e io mi odiavo.
La odiavo per questo, perché una persona sola come lei era riuscita a superare tutto sempre col sorriso,  mentre io dopo Nadia ancora ruzzolavo giù da una montagna piena di massi appuntiti.
E a valle c’era lei, con quel suo sedere da fata e i suoi occhi da dea, che mi tendeva una mano sorridendo, dicendo che tutto andava bene, che tutto poteva migliorarsi.
Aprii la porta ed entrai in casa mentre lei aspettava ancora che venissero ad aprirla.
“Ti odio..”
Dissi guardandola disarmato di ogni mio più piccolo barlume di coscienza.
Poi mi morsi la lingua ed entrai senza guardare la sua reazione.


Nota (*): Il confine, ottava canzone nell'album 'Rosso Relativo' di Tiziano Ferro.
Nota (**): La canzone è stata usata anche nel prologo.

 










 

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  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo, ma ho avuto impegni su impegni che mi hanno prosciugato ogni grammo di forza, e passavo pomeriggi e notti a dormire, e non odiatemi per questo capitolo ç_ç
Era fondamentale che lo scrivessi t.t

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Non mi uccidete, vi prego.

 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Cecilia99
: Il ti amo ti ha fatto restare male? D:
Scusa t.t
Lo so che Montaleni è :Q_______________
AHAHAH xD
Spero recensirai ancora, e grazie per leggere la mia storia, alla prossima.

Audrey5
: Ho aggiornato appena possibile, scusa per l'assenza.
Come ti sembra questo capitolo visto da Gabriele? :3

Eleanor_Rigby: Ecco Filippo, si è fatto risentire in un piccolissimo spiraglio dedicato a lui xD
Purtroppo questo capitolo deve essere da risposta a tutte le tue domande.
Gabriele il sottone e la sua testa bacata sono stati un'impresa da settimana da Dio AHAHAH

aerith94: Neanche qui è andata bene purtroppo :/ so che è strano che nel capitolo dopo non sia tornato tutto rosa e fiori, ma la mia storia è realistica quindi la vita dei due si rispecchia tra gli alti e bassi di una vita normale e non da film o da solito libro colmo di clichè :3

LicealeSognatrice: Veramente faccio in modo che le canzoni e i capitoli si sposino bene insieme xD
AAHAHHAAH e accidentalmente nel prossimo capitolo la storia entrarà a far parte apertamente di una canzone nel nuovo CD di Tiziano AHHA non do insizi su quale canzone u.u
Anche una parola e si capirebbe tutto, però per chi come  me è appassionato da quel cantante (completamente stregato sarebbe un termine migliore) capirà di che canzone si tratta.
Ora vado velocemente nel rispondere alle recensioni perchè mi tocca finire anche l'altro capitolo della nuova storia e domani non avrò tempo per studiare matematica che ancora devo aprire libro.
Quindi cerco di fare tutto nel minor tempo possibile, così da riuscire a portare a termine tutto.
Gli esami si avvicinano e credo che non sarò più tanto sbrigativa nel postare capitoli almeno fino a fine agosto. :/

Brillantina 10: Un giorno di questi metterò l'incontro tra Oliver e Gabriele AHHAHAHAH :3
Grazie per i complimenti e la recensione, spero di rivederti presto.
ciau :3

123456kiks
: Sono felicissima che la storia ti sia piaciuta.
Grazie di cuore, spero continuerai a leggere tutti i capitoli restanti.

Marylittlestar93: Ti ho pietrificata vero? xD

Aiko_Laury: Ho riletto il capitolo ma non ho visto gli errori, sarà perchè non dormo più e sto con la testa altrove.
Vorrei essere in vacanza anche io ma purtroppo i debiti in matematica e scienze, chiamano ç_ç

Jonas_sister: Sfortunatamente Nadia era la sua ex AHAHAH ora mi ammazzi, vero amore? ç_ç
Oggi non ti faccio la risposta chilometrica che non ho tempo e sto da sola a casa quindi ho una fifa addosso.
Ho acceso tutte le luci e sono le sei meno venti di notte o mattina AHHAAHAH
Alla prossima...
Non mi ammazzi vero? t.t

viktoria: La povera ragazza purtroppo ha raggiunto quel periodo del mese dove vede tutto ''rosso'' come sarà specificato nel prossimo capitolo xD
AHAHAHAHAH
Grazie per la recensione, alla prossima :3

marthiagojaznacho: Per la vostra gioia ad inizio capitolo ho introdotto ancora una volta il nostro piccolo principino *-*
Però non ammazzatemi per come è andata ç_ç

GreenRose93: Nadia credo che starà antipatica a molte xD
Spero continuerai a leggere nonostante questo capitolo non parli di principi e di salvataggi in moto. AHHAAH

Rossa99: La suspance mi serve per mandare avanti la storia e.e o sarebbe finita già al terzo capitolo u.u
AHAHAH Comunque tradendo la solita trama dei clichè in questo capitolo, finisce ancora peggio del precedente, e non meglio come ci si sarebbe aspettato normalmente.

Aury12501
: Breathe Gentle.
Ho mentito MUUUAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAAH
Comunque sei bellissima bionda, sopratutto i ragazzi con cui ti fai le foto AHAHAH :3
Il cappy ti è piaciuto? u.u

M_CarpeDiem: Io non sparisco, uso il mantello dell'invisibilità e mi nascondo in mezzo a voi. AHAHHAHA
u.u
Come ti è sembrato il capitolo?
Ti voglio bene, la tua miss idiota.

Amelia_love1D: AHAHAHAH grazie per la recensione, come sempre mi hai strappato un sorriso.
Spero di vederti ancora, alla prossima. <3

sasy91: Se mi divori i capitoli dopo cosa rimane della storia? D:
Sono squallida, mio Dio AHAHAHAH 
Scusa ma non dormo da tre giorni e sto male.

Vale95_: Capitolo pubblicato, grazie mille per la recensione, spero di rivederti presto.
Alla prossima :)

Armony
: Prof purtroppo la matematica non posso lasciarla AHAHAH 
Altrimenti addio anno nuovo ç_ç
COntenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, e questo che ti sembra? 
Ciau
XOXO

Pipia: Efp purtroppo non mi fa scrivere una recensione ad Half Blood, che nervosismo, marò -.-
Comunque bellissimo il sesto capitolo, tra Giulia e Priscilla e poi Joseph *-*
Comunque, piaciuto questo capitolo? Spero di si.
Alla prossima <3

StelleSullaTerra: Gabriele si è rincoglionito si u.u
AHAHAHH
Alla prossima 

Unknow: Il gatto si chiama Oliver e.e
COmunque sei scusata per la tastiera u.u
Host Club lo amo sopratutto la puntata di Alice nel paese delle meraviglie dove i due gemelli si vestono da gatto *^*
Dio quei due neko-boy li stuprerei *^*
E poi quando si cambiano colore di capelli per essere diversi AHAHAHAH xD
Stupendi.

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Capitolo 14
*** Salato come il mare ***


 



 

Capitolo 13: Salato come il mare




“E’ appena iniziato giugno Rori.. Dai che ti costa se domenica andiamo in spiaggia con la classe?”
“Non mi va, voglio restare a casa…”
Risposi stancamente stendendomi sul letto e fissando il soffitto.
Marco mi guardò poggiando i gomiti sulle sue ginocchia, scrutandomi attentamente dalla sedia rossa della scrivania.
Si avvicinò facendo stridere lievemente le ruote di plastica della sedia.
“E’ perché hai ancora paura che si vedano i segni del busto?”
Sospirai girandomi e dandogli le spalle.
“I segni della scoliosi e del busto sono quasi letteralmente spariti, tranne per la curva troppo esposta”
“E allora perché non vuoi venire?”
Perché se hai detto che viene tutta la classe, si presenterà anche Gabriele in costume?
Sospirai tenendo le mie considerazioni per me.
“Sono in quel periodo del mese ok?”
“Ma non prendermi per culo che ti arrivano a fine mese”
Lo guardai scioccata.
Era quello il brutto di avere un migliore amico, sapeva tutto di te, anche certe cose sconvenienti.
Sbuffai prendendo il telefono e guardandolo.
“E’ un mese che stai rinchiusa in questa fottuta casa. Non esci più con me! Ti rendi conto che non esci più con me? Anche Margherita è preoccupata, e no. Non dire che hai delle amiche con cui uscire perché sappiamo tutti che non sopporti MariaLaura e Giusy, mentre Alessandra, Dolores e le altre non escono mai nei posti che frequenti tu! Quindi dopo attento esame di tutte le tue abitudini che hai rotto, dimmi che ti prende!”
Urlò alzandosi spazientito dalla sedia e guardandomi in cagnesco.
“Io.. nulla, davvero.. Solo che non mi va di uscire..”
“I polsi”
“Che?”
“Fammi vedere i polsi”
Si avvicinò serio e io saltai giù dal letto spaventata.
“Non lo starai facendo di nuovo, vero?”
Un cipiglio preoccupato gli scurì il volto.
Ingoiai quanta più saliva possibile e scossi la testa lentamente.
Protesi le braccia in avanti scostando le maniche della camicia e mostrando i polsi bianchi.
Sospirò sollevato per poi prendermi velocemente le mani e guardarle.
“Perché devi farti sempre male e non ti sfoghi mai con nessuno. E’ così brutto piangere davanti ai tuoi?”
“I miei sono invadenti, mia madre non mi mollerebbe mai e poi ho fatto quella sciocchezza di tagliarmi solo una volta”
“Per il tuo ex.. Si, ma dare pugni contro il muro, non credo sia una scelta intelligente. Guarda questi lividi sulle nocche.. E menomale che stai facendo solo questo e non altro, altrimenti avrei ucciso il tuo amichetto della porta accanto..”
Ritrassi le mani repentina nascondendole dietro la schiena.
Mi sentivo dannatamente stupida, e rivangare quei ricordi non mi faceva affatto bene.
Abbassai lo sguardo e sbuffai ancora.
Ero infastidita, perché doveva comportarsi sempre come un eroe protettore degli indifesi?
Guardai a terra.
“Non è mio amico..”
Sussurrai vedendolo sedere sul letto e afferrando il mio portatile, rubato dalle grinfie di mio fratello tre giorni prima.
Lo aprì con aria indifferente e lo accese.
“Quindi che ti ha detto da sconvolgerti tanto?”
Chiese atono per poi riportare lo sguardo su di me.
Che mi aveva detto?
Oh, facile da ripetere no?
Io mi ero dichiarata lo stesso giorno in cui lui aveva dato luogo alla mia più grande paura, mi odiava.
Bello no?
E così finii a raccontargli tutto.
Morale della storia?
Domenica ero stata già costretta a partecipare all’uscita con la classa, se non volevo che i miei precedenti scolastici in matematica, arrivassero alle orecchie sempre attente della mia adorata genitrice.
 
 
 

*******

 
 
Domenica 14 giugno, ero in spiaggia.
Con un costume a fascia, azzurro che sfumava nel bianco.
“Guarda com’è figo Gabriele in costume”
Ridacchiò Dolores sbavando letteralmente sul moro che giocava a palla con gli altri, in riva.
Scostai lo sguardo indispettita.
“Si, un vero splendore”
Ironizzai prendendo a giocare con la sabbia calda, ma non troppo, ai bordi dell’asciugamano.
Mi alzai di scatto prendendo il bicchiere della granita di Dolores, ovviamente vuoto, e mi diressi vicino alla fontana vicino all’ombrellone.
Riempii il bicchiere d’acqua e poi tornai alla mia postazione iniziale.
Le oche prendevano il sole, i ragazzi giocavano a palla, Dolores aveva preso le carte e iniziato a giocare con le altre, Marco sonnecchiava e io iniziai a costruire castelli di sabbia.
La più seria del gruppo, no?
Dopo un po’ sentii qualcosa di freddo scivolarmi lungo la schiena mentre ero ricoperta di sabbia bagnata fino alla coscia.
Sobbalzai sentendo l’acqua fredda a contatto con la schiena.
“Bimba andiamo a fare il bagno”
Rise un Vincenzo, banato dalla testa ai piedi che senza farsi notare si era appoggiato a me in tutto il suo peso.
Alzai gli occhi divertita.
Profumava di sale.
“Devo finire il mio capolavoro”
Risposi ridendo ricevendo un’occhiata da parte sua.
“Muoviti, non vuoi che ti porti in braccio vero”
Mi alzai ridendo, cercando di togliere la sabbia dalle gambe, che mi si appiccicò alle mani.
Nessun contatto diretto con un ragazzo.
Non ora.
“Vince che si tuffa per primo, e l’ultimo che arriva dopo paga il gelato?”
Continuò poi incrociando le braccia al petto.
Un fisico alto, snello e non molto accentuato, ma non per questo poco invitante.
“Ok”
Scrollai le spalle e iniziai a correre tra gli ombrelloni, rubando le ombre di ombrelloni altrui per non scottarmi troppo i poveri piedi.
E una volta tuffata in un’acqua decisamente fredda, e poco adatta per chi come me era freddolosa, aspettai Vincenzo che arrivò poco dopo.
“Ti ho lasciato vincere”
Decretò avvicinandosi e ridendo.
Mi strinsi tra le mie braccia per calmare i brividi di freddo.
E scoppiai a ridere.
“Si certo, e io sono la regina Elisabetta”
Risposi e lui si inchinò alzando un sopracciglio con sguardo divertito.
Lo schizzai scoppiando a ridere dimenticandomi completamente del freddo.
E così partì una battaglia di schizzi, poi una gara di nuoto che vinse lui ed infine arrivai a tentoni alla riva, con le gambe pesanti e il fiatone.
Non ero abituata, no, per niente.
E non sapevo neanche nuotare bene, ero davvero goffa.
Alzai lo sguardo verso l’ombrellone più in là e incontrai dei maledetti occhi verdi che mi fissavano.
Senza accorgermene quasi caddi di nuovo in acqua tanto mi tremavano le gambe.
Sarei voluta scoppiare a piangere, invece mi morsi il labbro talmente forte da farlo sanguinare.
 
- Finestre aperte per il caldo che non fa dormire
Umore in scatola e miele, faccio colazione
Mi perdo tra le note di una melodia d’amore
E il tuo sapore..-
 
Guardai Vincenzo intento a fissarmi.
“Rori, stai sanguinando”
Mi tastai le labbra con il dorso della mano bagnata trovandola spora di un liquido rossastro.
Mi leccai le labbra salate tornando in spiaggia cercando disperatamente dei tovaglioli in borsa.
“Ti stai dando già da fare a quanto vedo, si vede che mi ami proprio”
Mi schernì una voce, che purtroppo conoscevo troppo bene.
Gli occhi di tutti si puntarono su di me.
Strinsi le mani in pugni donandogli solo pura indifferenza.
Era un grandissimo stronzo.
Voleva farmela pagare per qualcosa che onestamente non aveva nessun torto in sé.
 
- L’orgoglio poco disponibile
A darla vinta a te
Renderti facile
Rivendicarti ancora in un’ora…-
 
“Che c’è? Non rispondi perché ho colto nel segno.. Non vuoi ammettere di essere una bugiarda?”
“Lasciami in pace, io e te non abbiamo nessun motivo per discutere, soprattutto in un posto come questo”
Presi un fazzoletto di carta dalla borsa, tastandolo sulle labbra.
Il sale dell’acqua bruciava, ma niente faceva male quanto le parole di Gabriele.
“Hai paura di far sapere a tutti quel che hai fatto in questi mesi.. O sarebbe meglio dire, chi ti sei fatta in questi mesi?”
Incrociò le braccia al petto con aria di sfida mentre i nostri compagni non facevano altro che fissarci.
 
- Mare, mare, mare
Qualcuno da lassù saprà ascoltare
Mare, mare, mare
Ti spiego una parola, due non lo so fare..-
 
Quelle parole furono l’ultima goccia.
Mi avvicinai a lui incazzata nera.
Avrei voluto ammazzarlo, sbranarlo nonostante fosse più forte e più alto di me.
“Perché non lo dici tu, che gran puttaniere sei?”
Sputai acida.
E già che c’era perché non spiegava cosa voleva da me?
Odio.
Aveva detto di odiarmi.
Una parola che non sapevo per niente spiegarmi.
Ma che forse avrei saputo ignorare davanti a tutti se non fosse stato per lui che cacciava sempre le unghie in mia presenza.
“Tu non credi che sia più grave essere una puttana che un puttaniere?”
 
- La nostra fine non fu niente di speciale
Rispetto al fatto che poi tutto sa passare
Ma mi perseguitano queste tre parole:
Ti Voglio Male –
 
Sentii qualcosa spezzarsi dentro in quel preciso istante.
Mi stava dando della puttana.
“Bene, se intendi che essere una puttana vuol dire andare al letto con qualcuno come te, per tre mesi di seguito senza vedere nessun altro, bene sono una put-..”
“Aurora”
Marco si intromise facendomi interrompere.
Lo guardai sull’orlo di una forte crisi.
Mi sarei voluta sotterrare.
Mi stavo dando da sola della puttana, mi stavo pentendo di tutto.
Sentii gli occhi pungere mentre presi la borsa e il telo, iniziando a camminare sulla piccola via di ghiaia, a piedi scalzi, che portava alla fermata dei pullman.
Marco mi raggiunse poco dopo, vestito, e fece lo stesso anche Vincenzo.
Nell’attesa dell’autobus infilai canotta e pantaloncini, per rimettermi le infradito che Vincenzo mi aveva portato, essendo che le avevo dimenticate in spiaggia.
Sorrisi amaramente, appoggiando la testa alla spalla di Marco.
“Stai bene?”
“Si..”
 
- La rabbia attenta il passo debole
La mia allegria non può convincere
Il viso bianco e
L’umore fragile
Mentre impetuoso lasciami star male –
 
Chiusi gli occhi una volta salita su quel rumoroso mezzo che mi avrebbe riportato a casa, e appoggiai la testa al finestrino.
Marco e Vincenzo erano seduti di fronte.
Entrambi già lievemente abbronzati.
“Vuoi che facciamo qualcosa per te?”
Chiese d’un tratto il biondo, guardandomi preoccupato.
Scossi la testa lievemente senza riaprire gli occhi.
“Voglio solo Tiziano, ora..”
L’unico uomo che nonostante amassi con tutta me stessa, non mi avrebbe mai abbandonato.
L’unico ad essere rimasto.
Essendo che Oliver era sparito una settimana prima senza più fare ritorno a casa di mia nonna.
 
- Mare, mare, mare
Qualcuno da lassù saprà ascoltare
Mare, mare, mare
Ti spiego una parola, due non lo so fare
La nostra fine non fu niente di speciale
Rispetto al fatto che poi tutto sa passare
Ma mi perseguitano queste tre parole:
Ti Voglio Male –
 
Mi alzai chiudendo il finestrino del pullman che faceva entrare dentro l’abitacolo, gli odori del mare.
Non volevo più vedere nulla, né sentire nulla che avesse odore di salsedine o lo stesso amaro sapore.
“Credo che appena arrivata a casa, mi sparerò a tutto volume, l’intero album di Nessuno è solo”
Risi guardando Marco che mi regalò un sorriso divertito ma al contempo preoccupato.
E poi guardai Vincenzo che un attimo dopo si sedette al mio fianco.
Appoggiai la testa sulla sua spalla.
Stanca.
Stanca di tutto, stanca di Gabriele e del suo essere lunatico.
Stanca di soffrire per qualcuno che non lo meritasse.
Stanca di sperare che almeno un ragazzo per bene prima o poi l’avrei trovato.
Stanca di tutto, anche di vivere.
Guardai i dorsi delle mie mani ricoperti da leggere chiazze violacee e così mi addormentai.
Quel che era certo, era che quel dannatissimo Montaleni assomigliava al mare.
Attraente, dolce e pacato a volte, ma salato, burrascoso e imprevedibile.
Odiavo lui.
Odiavo il mare.
 
- Finestre aperte non è il caldo che non fa dormire
L’umore è quello, sempre quello, ora non può cambiare
Ora mi perdo però poi se mi vorrai trovare
Sai dove andare
La nostra fine non fu niente di speciale
Rispetto al fatto che poi tutto sa passare
Ma mi perseguitano queste tre parole:
Ti Voglio Male
Mare, mare, mare
Mare, mare, mare
Mare, mare, mare
Mare, mare, mare
Mare, mare, mare
Mare, mare, mare…- (*)


Nota (*): TVM, nona canzone nell'album 'L'amore è una cosa semplice' di Tiziano Ferro.







 

 

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  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo. ç_ç
Era fondamentale che lo scrivessi, anche se è breve. t.t

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Non mi uccidete, vi prego.

 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:
 

RISPONDERO' ALLE RECENSIONI DIRETTAMENTE DALLA FUNZIONE DI RISPOSTA, NON AVENDO TEMPO ORA DI SCRIVERE.

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Capitolo 15
*** Vorrei solo riuscire a farcela. ***


 



 

Capitolo 14: Vorrei solo riuscire a farcela




La smetti di seguirmi? E’ da mezz’ora che non fai altro che starmi dietro” Perché Montaleni mi seguiva?
Mistero della vita, uno di quelli talmente complicati che mai e poi mai si sarebbe potuta conoscere la risposta.
“Non ti sto seguendo”
“Ah no? E cosa ci fai qui?”
“Sono venuto al parco così per fare una passeggiata”
Infilò le mani in tasca guardandomi atono.
“E così per caso ti sei seduto anche sulla mia stessa panchina e mi camminavi di fianco sul marciapiede?”
Inarcai un sopracciglio guardandolo palesemente inacidita.
Scrollò le spalle donandomi uno splendido sorriso strafottente.
Splendido?
Pft, ma anche no.
Sbuffai guardando altrove.
Sul prato c’era un bambino che correva ridendo sfoggiando un peluche a forma di orsetto mentre più in la c’era una bambina che correva impacciata in un vestitino rosa confetto.
“Dovresti starmi lontano, se l’ultima volta mi sono trattenuta dal farti diventare asessuato, ora non mi tratterrò”
Sputai acida continuando a guardare la scena dei due bambini.
“La gattina sta cacciando le unghie? Dai, ti ho chiesto scusa già un’infinità di volte”
Sbuffò facendo cigolare leggermente le assi della panchina mentre si avvicinava.
Mi girai di scatto incenerendolo con lo sguardo.
“Non credere che una settimana di scuse possa rimettere tutto a posto”
“Dai Aurora, non tirarla per le lunghe, ti ho chiesto scusa, cosa vuoi che faccia?”
“Voglio che mi stai lontano, perché non fai altro che portarmi guai e non fai altro che ridurmi in una merda. E quel che è peggio, non fai altro che tentare di risolvere tutto con del fottuto sesso!”
Mi alzai di scatto alzando la voce non appena tentò di sfiorarmi un braccio.
Mio fratello forse aveva ragione, a volte bisogna scappare da ciò che fa male ma che allo stesso tempo ti attrae a sé maledettamente.
Mi voltai velocemente quando sentii qualcuno piangere, e la scena che mi ritrovai davanti fu un colpo al cuore.
La bambina era in ginocchio sul prato che piangeva disperata, con tutto il vestitino sporco di verde per l’erba, e una piccola chiazza rossa sul ginocchio forse per via della caduta.
Era sola e piangeva.
Tutto solamente perché stava inseguendo un bambino che le aveva rubato per gioco l’orsetto.
“Quella bambina, sta imparando a sue spese che è meglio lasciarli stare gli esseri viventi di sesso maschile..”
Sussurrai fra me e me facendo un passo avanti per andare a soccorrere il piccolo angioletto dai capelli rossi.
Non feci altri passi per via di una mano che repentina si avvolse intorno al mio polso.
Mi voltai ancora una volta verso Gabriele, adirata e con le labbra socchiuse per dire ancora una volta di starmi lontano.
“Aspetta, guarda..”
Disse palesemente dispiaciuto indicando con un cenno del capo un punto più in là sul prato.
Percorsi lentamente con lo sguardo la distesa di verde fino ad arrivare ad una scena che non mi sarei aspettata.
Il bambino era in ginocchio di fronte alla piccola rossa che ora rideva spensierata mentre il piccolo faceva finta di lottare con il peluche, per poi ridarglielo.
Sembrava una scena da film, dove la protagonista si accorge di aver sbagliato.
Ok, ma dov’erano le telecamere e i copioni, e soprattutto dov’era il mio fottutissimo caffè post ripresa?
Semplice, non c’erano, perché quello non era un fottuto film e io non ero la bella protagonista capace di perdonare il coglione di turno solamente dopo una scena simile.
“Vuoi il mio perdono giusto?”
Dissi improvvisamente seria, guardando un punto fisso nel vuoto più totale.
“Si..”
Rispose il moro in un sussurro.
Bene, chiusi gli occhi mordendomi il labbro inferiore agitata.
“Allora innamorati di me e non farmi più stare così male”
 
 
*******
 
 
E dopo quella fatidica frase, il caro Gabriele era sparito da una settimana.
Faceva caldo e giugno non faceva che passare lentamente, facendomi crogiolare maledettamente nella malinconia.
Non facevo altro che bere tè freddo e mangiare biscotti.
E per aggiungere un altro fattore, molto positivo oserei dire, ero ingrassata di due chili.
Due chili in una settimana.
Stavo percorrendo una strada a senso unico verso la depressione amorosa.
E nonostante tutto avevo sempre quei due occhi marcati a fuoco nella memoria.
 
- Stop ! Dimentica
Uno sguardo che rompe il silenzio
Uno sguardo ha detto ciò che penso
Uno…uno guardo
Uno sguardo può durare un giorno
La partenza senza mai ritorno
Uno…uno sguardo
E tutto ciò che so te lo dirò
E tutto ciò che non sai dire spiega il mare
Sento qualcosa di grande più di questa città
E la bugia che rompe ogni silenzio
È la bugia che dico solo se non penso
Ti prego non fermarti proprio adesso
Perché dopo non so può -
 
Forse dovevo intendere la sua improvvisa sparizione come una specie di rinuncia ad avere il mio perdono.
D’altronde che aspettavo di ottenere chiedendogli di innamorarsi di me?
Gabriele era sempre così talmente strano.
A volte permaloso, a volte dolce, a volte pervertito, a volte simpatico e a volte assolutamente spaccone antipatico.
Non avrei mai dovuto innamorarmi forse..
Non avrei mai dovuto iniziare quello stupido patto più che altro.
Posai il bicchiere di tè freddo, vuoto, sul comodino e staccai il jack delle cuffie dal telefono, in tal mondo, la musica si espanse per tutta la stanza.
Mi alzai dal letto per poi andare in cucina.
Mi serviva altro tè.
Ormai vivevo solo di quello, una specie di droga.
Tè freddo a limone.
 
- STOP! DIMENTICA
QUESTO SILENZIO
NON VALE NEANCHE UNA PAROLA
Né UNA SOLA
E QUINDI…
STOP! DIMENTICA perché
TUTTO IL RESTO ANDRà DA Sé
DIMENTICA PERCHè
DIMENTICA PER ME-
 
Aprii il frigorifero e presi la bottiglia.
Il liquido ambrato  ondeggiava nella bottiglia ed emanava quasi un richiamo.
Bevimi. Bevimi.
Ok.. forse stavo diventando stupida.
Ed era sempre e solo colpa sua.
Rimisi la bottiglia in frigo e chiusi la porta di quest’ultimo pesantemente.
Dovevo reagire.
 
- Una storia grande come il mondo
Una storia lunga tutto il giorno
Una, una storia…
Una bugia di una parola sola
È la tua più affascinante storia
Una la tua storia -
 
Non potevo farmi buttare giù così facilmente.
Me l’ero ripromesso dopo che Marco mi aveva tradita.
Nessun ragazzo, nessuno, doveva avere la forza di farmi sentire uno schifo.
 
-STOP! DIMENTICA
QUESTO SILENZIO
NON VALE NEANCHE UNA PAROLA
Né UNA SOLA
E QUINDI…
STOP! DIMENTICA perché
TUTTO IL RESTO ANDRà DA Sé
DIMENTICA PERCHè
DIMENTICA PER ME-
 
Andai nella mia stanza infilando la prima cosa che trovai nell’armadio.
Che si rivelò essere dei vecchi jeans e una canotta.
Presi l’album da disegno e le cuffie.
Musica e disegno, con l’aggiunta del parco per stare un po’ al di fuori del mondo.
Per stare un po’ da sola per i fatti miei.
Doveva tornare tutto come una volta.
 
-STOP! DIMENTICA
QUESTO SILENZIO
NON VALE NEANCHE UNA PAROLA
Né UNA SOLA
E QUINDI…
STOP! DIMENTICA perché
TUTTO IL RESTO ANDRà DA Sé
DIMENTICA PERCHè
DIMENTICA PER ME -
 
Montaleni mi odiava.
Per lui non ero altro che una puttana da scopare quando e dove voleva.
Ma le cose dovevano cambiare.
Io  dovevo cambiare.
Dovevo cercare di non far più caso a lui.
Di non veder più niente in lui.
Dovevo dimenticarlo.
 
-E tutto ciò che so te lo dirò
E tutto ciò che non sai dire spiega il mare
Ti prego non fermarti proprio adesso
Perché dopo non si può.. –
 
E sapevo che sarebbe stato difficile, sapevo che ci sarebbe voluto tempo e un grande sforzo.
Lo sapevo ma dovevo comunque farlo.
Perché non potevo rassegnare la mia vita a un fallimento.
Uscii di casa già con le cuffie nelle orecchie e arrivata al parco non feci altro che sedermi sull’erba iniziando a guardarmi intorno.
Decidere cosa disegnare era sempre qualcosa di difficile.
E se chiudevo gli occhi riuscivo a rappresentare solo un paio di occhi verdi.
Era stato un po’ sciocco da parte mia pretendere di ricominciare da capo semplicemente prendendo un album da disegno e andando al parco.
 
-STOP! DIMENTICA
QUESTO SILENZIO
NON VALE NEANCHE UNA PAROLA
Né UNA SOLA
E QUINDI…
STOP! DIMENTICA perché
TUTTO IL RESTO ANDRà DA Sé
DIMENTICA PERCHè
DIMENTICA PER ME –
 
Sospirai appoggiando le spalle e la testa contro il tronco spigoloso di un albero.
Non era per niente comodo, ma era rilassante.
Restai per più di mezz’ora così.
Seduta a gambe stese, con le cuffie nelle orecchie a fissare i giochi di luce che i raggi del sole proiettavano attraverso i rami colmi di foglie.
E senza accorgermene mi addormentai, con una sola cosa in mente.
O meglio con due cose, che vedevo fottutamente nitide nella mia mente.
Quel colore verde quasi azzurro.
Quelle due pietre che Gabriele aveva al posto degli occhi.
 
-STOP! DIMENTICA…
NON VALE NEANCHE UNA PAROLA
Né UNA SOLA
E QUINDI…
STOP! DIMENTICA PERCHé
TUTTO IL RESTO ANDRà DA Sé
DIMENTICA PERCHè
DIMENTICA PER ME…
E QUINDI STOP! DIMENTICA.. - (*)


Nota (*): Stop! Dimentica, quarta canzone nell'album 'Nessuno è solo' di Tiziano Ferro.






 

 

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Il piacere appartiene al sole



  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo. ç_ç
Era fondamentale che lo scrivessi, anche se è breve. t.t
Scusata ancora per i due mesi di attesa.

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Non mi uccidete, vi prego.

 

Risposta alle recensioni del capitolo precedente:
 

RISPONDERO' ALLE RECENSIONI DIRETTAMENTE DALLA FUNZIONE DI RISPOSTA, NON AVENDO TEMPO ORA DI SCRIVERE.

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Capitolo 16
*** Due ragazzi stupidi, una ragazza idiota. ***


 



 

Capitolo 15: Due ragazzi stupidi, una ragazza idiota.




Un qualcosa di caldo sulle labbra..
Gabriele.
Le socchiusi appena sentendo un sapore familiare.
Gabriele.
Delle labbra sulle mie, labbra che conoscevo bene.
Gabrie..
Ma erano labbra che non saggiavo da tanto.
Risposi lievemente al bacio non capendo nulla, ancora assonnata.
Ricordavo il parco, l’albero sotto il quale mi ero seduta per disegnare.
Eppure.. eppure non ricordavo nessun bacio.
Forse solo un’illusione post-sonnellino?
Aprii lentamente gli occhi, notando due pietre azzurre che mi fissano e un sorriso divertito.
Occhi azzurro cielo, capelli neri e un sorriso da far invidia alle pubblicità della Mentadent.
Oh cazzo.
“Marco…”
“Ciao bella addormentata”
Guardai stupida il mio ex, prima di toccarmi le labbra in uno scatto fulmineo.
Non poteva essere vero..
“Da quanto tempo, Rori”
Sorrise lui, alzandosi e porgendomi una mano per fare lo stesso.
Sentivo il cuore battere a mille e la rabbia salire pian piano fino a sentire la gola in fiamme.
Gli schiaffeggiai via la mano fulminandolo con lo sguardo.
“Fottiti”
Sputai aspramente, trattenendomi dall’urlare mille insulti e prendendo l’album da disegno e alzandomi di scatto.
“Ancora arrabbiata con me?”
Chiese lui iniziando a seguirmi non appena presi a camminare velocemente per andarmene via da quel parco.
“Ma mi prendi per culo o cosa?”
Mi fermai di botto stringendo convulsamente l’album tra le mani.
Davvero, cos’era? Una candid camera? Prima Montaleni e ora il mio ex?
Mi girai continuando ad incenerirlo con lo sguardo.
Speravo davvero che un fottuto fulmine arrivasse per disintegrarlo.
“Ho sbagliato lo ammetto, ma non puoi tenermi il broncio così, d’altronde mi ami”
Rispose lui alla mia domande, con un sorriso beffardo sul volto e mettendosi le mani in tasca.
“Ti amavo. È imperfetto, un tempo passato”
“Non mentire Aurora, davvero vuoi farmi credere che in tutto questo tempo non hai pensato a me?”
Rispose mentre si avvicinava lentamente.
Si, certo.
Oltre a Montaleni che mi rovinava la vita, giustamente ci voleva anche quel bastardo di Marco ora.
Scossi la testa sorridendo perfida e voltando lo sguardo altrove.
“Ho sbagliato troppe volte a crederti e a pensarti in continuazione, ora se permetti ho una mia vita nella quale tu non sei affatto la mia priorità”
Una mia vita, si, anche se con un altro cretino a rovinarmela.
Quel cretino con gli occhi verdi che ora era, sfortunatamente, diventato la mia priorità.
Anche se mi odiava.
“Le mie labbra e la mia lingua però prima non ti sono dispiaciute”
Continuò beffardo avvicinandosi ancora.
Cercai di fare un passo indietro ma non mi accorsi del cancello che divideva il parco dalla strada.
Perfetto.
Chiusa tra un cancello e un ragazzo che odio.
Un normale clichè da film di terz’ordine.
Vidi Marco avvicinarsi sempre di più mentre cercavo invano di trapassare attraverso le sbarre del cancello.
Avrei tanto desiderato essere un fantasma il quel momento.
“Ho avuto a che fare con lingue migliori”
Bloccai i miei occhi nelle sue iridi cristalline, vedendolo fermarsi sorpreso e incredulo.
Quella frase.
Chiusi gli occhi cercando di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Ho avuto a che fare con lingue migliori”
Sciolse le mani dal suo petto e se le mise nelle tasche dei jeans.
“Oh, se è per questo, il mio ex era molto meglio di te a baciare”
Lo schernii ridacchiando sotto i baffi.
L’espressione che gli lessi negli occhi era di pura sorpresa.
Mai prima di quel momento avevo usato la sua stessa tattica e paragonarlo a qualcuno.
“Perché non ti ho mai baciato seriamente...”
Lo vidi avvicinarsi e annullare le distanze.
Cacciò una mano di tasca e con le dita mi prese il mento costringendomi a guardare i suoi dannatissimi occhi verdi.
La convinzione e il coraggio di qualche secondo prima svanirono.
Mi sentii in trappola come mai prima di allora, mentre cercavo di tradurre l’espressione nei suoi occhi.
“...Ma se vuoi posso farti cambiare idea”
 
“Vuoi dire… Non ci credo.. Non può essere vero”
Scoppiò a ridere il moro, guardandomi con un sorriso di scherno.
Riaprii gli occhi senza capire.
“Tu che a stento mi guardavi tanto eri imbarazzata quando cercavo di guardarti. Tu che ti ritraevi sempre appena cercavo di farti una carezza.. sparane un’altra, Aurora”
Continuò ridendo poggiando le mani ai lati della mia testa bloccandomi tra lui e il cancello.
Beh, perfetto, da scema ero rimasta con le spalle contro il cancello invece di spostarmi.
Un applauso alla mia intelligenza.
Lo guardai adirata aspettando che per una combustione spontanea iniziasse a prendere fuoco.
Prendi fuoco, cazzo!
“Fa come vuoi, ma lasciami in pace”
“Mai..”
Disse non spostandosi di un millimetro nonostante lo spintone che gli avevo dato per liberarmi.
“Perché?”
Chiesi tentando ancora una volta.
“Sei mia”
“Ma manco mor…”
Neanche il tempo di finire di parlare che le labbra di Marco erano di nuovo sulle mie.
In un bacio che non volevo.
In un bacio che decisamente non desideravo affatto.
Cercai ancora un volta di spingerlo mugolando un ‘Muori, bastardo’.
E fu questione di un attimo.
Dio aveva accolto le mie preghiere.
Marco era a terra dolorante e con il labbro spaccato.
Solo che il problema era un altro ora, non ero stata io a gettare Marco a terra.
Era stato un pugno.
“Mi dici di innamorarmi di te e poi? Poi ti trovo a baciare altri..”
 
 

*******

 
 
Siamo fermi da mezz’ora davanti al portone del palazzo dove entrambi abitiamo.
Non mi ha rivolto neanche una parola.
Mi ha semplicemente trascinato sulla sua moto e portata a casa.
Neanche uno sguardo.
Nulla di nulla, mentre Marco sputava insulti su insulti al suo indirizzo per il pugno.
Mi guardai per l’ennesima volta i piedi.
Le stringhe delle mia sneakers non erano mai state così interessanti.
Non ho voglia di fare un passo.
Neanche uno.
Non ho voglia neanche di guardarlo in faccia, perché diciamocela tutta, ma ho paura di ciò che potrei vedere.
Ho paura di instaurare una conversazione sul bacio forzato del mio ex o su quella frase inutile dell’ultima volta.
Come potevo sperare che si innamorasse di me?
Insomma lui ed io, d’altronde siamo come un topo e un gatto.
A volte ci alterniamo i ruoli, ma sta volta sono sicura che il topo sono io.
E come topino fifone che si rispetti, ho una voglia immensa di scappare in camera mia e non vederlo più.
Anche se non sono io ad aver sbagliato.
Ok, va bene.
Anche io ho la mia parte di colpa.
Non avrei mai dovuto accettare la sua scommessa quel giorno.
 
“Facciamo una scommessa”
Disse d’un tratto con la voce spezzata da qualcosa d’inspiegabile, o per lo meno potevo spiegarmelo, ma poco ci credevo.
“Che scommessa?”
Gli voltai le spalle aggiustandomi la felpa nera, rubata dall’armadio di Fioravante quella mattina stessa.
“Tiri a canestro”
Rispose lui frettoloso mentre sentivo la cerniera della sua felpa scendere.
Aveva forse caldo anche lui?
“E cosa scommettiamo?”
Mi voltai verso di lui guardandolo con aria interrogativa.
Sotto la felpa verde scuro nascondeva una t-shirt bianca.
Dio, ora si che avevo caldo.
Ingoiai tutta la saliva che avevo in bocca e puntai i miei occhi nei suoi.
“Vieni a letto con me se vinco io..”
Il respiro mi si bloccò a quelle parole.
Ma cosa diamine gli frullava in testa.
Io a letto con lui?
La stessa morsa di prima mi agghiacciò.
Parole come quelle che in un secondo erano riuscite ad eccitarmi.
Oh basta, ero da troppo tempo senza un ragazzo.
“E se vinco io?”
Chiesi torturandomi le mani tanto da sentire dolore alle dita.
“Se vinci tu, sarò ai tuoi ordini per un giorno”
 
Varcò la soglia del portone velocemente tirandomi in malo modo per il polso.
Una frazione di secondo e già ero per la seconda volta intrappolata tra un ragazzo e qualcosa.
Il muro dell’atrio era abbastanza freddo, e per una sera estiva si stava decisamente bene appoggiata alla parete.
“Perché?”
Un solo sussurro.
Una sola parola dopo un ora da quel bacio sbagliato.
“Perché cosa?..”
Chiesi in ricambio, guardandolo, mentre manteneva le mani fisse ai lati della mia testa.
I suoi capelli si paravano di fronte a me, in alternativa ai suoi occhi essendo che aveva la testa abbassata.
“Perché prima mi chiedi di innamorarmi di te e poi baci un altro?!”
Alzò improvvisamente lo sguardo puntando i suoi ipnotici occhi verdi nei miei.
Tremai lievemente a quello sguardo ferito che mi si presentò davanti.
“Io.. Io..”
“Che c’è, eh? Forse non mi ami più? Oppure quel bell’imbusto può darti qualcosa che io non ho?”
“Sei geloso?..”
Sbattei le ciglia più volte lasciandomi scappare quel pensiero idiota che mi girava per la testa.
In un attimo le sue labbra furono sulle mie.
Un bacio di fuoco.
Le sue labbra sembravano bruciare.
Mi prese il volto tra le mani senza lasciarmi una risposta.
Tutto il suo corpo sembrava bruciare.
Ed io, onestamente mi ero lasciata andare in balia delle sue fiamme.
Da quanto non toccavo quelle labbra?
Da quanto non sentivo il suo sapore?
Da quanto tempo non mi sentivo più così leggera?
Ehi, aspetta un attimo..
Non ero io a sentirmi più leggera per quel bacio, ciò dipendeva dal fatto che chissà come le mani di Gabriele erano arrivate al mio sedere e io mi reggevo a lui peggio di un Koala.
“Si..”
Sospirò d’un tratto sulle mie labbra.
Piegai lievemente la testa di lato guardandolo confusa.
“Ma cosa..?”
Sussurrai appena prima che il suo indice si posasse sulle mie labbra.
Eravamo arrivati al secondo piano.
E lui non so come aveva già aperto la porta.
Si chinò di nuovo su di.
E ancora una volta le nostre bocche si completarono.
Le nostre lingue si intrecciarono.
Ed io finii per la terza volta in trappola.
Ma stavolta mi trovavo tra il ragazzo che amavo e la superficie del suo letto.
Non mi ero neanche chiesta se in casa sua c’era qualcuno.
A dire il vero in quel momento non mi stavo chiedendo nulla.
La mia mente e le mie labbra erano occupate solo da lui e dal suo tocco.
Gabriele ed io.
Insieme sul suo letto.
In procinto di fare l’amore.
Passai lievemente le mani tra i suoi capelli baciandolo con tutta la passione che avevo in corpo.
Tutta quella passione che, per tutto il tempo in cui mi ha trattato di merda, ho tenuto chiusa dentro.
In fondo questi eravamo noi.
Ci facevamo male a vicenda.
Anche se forse lui subiva di meno.
Sentii la cerniera dei miei jeans abbassarsi mentre l’altra sua mano mi accarezzava possessivo un fianco.
E pensare che un’ora fa quello stesso ragazzo che ora mi accarezzava, aveva tirato un pugno al mio ex.
Quando la sua mano si infilò sicura ma gentile nelle mie mutandine, trattenni il respiro.
Lo guardai bloccandogli il polso di scatto.
Ed i nostri occhi si incontrarono di nuovo.
I suoi un po’ preoccupati, con la palese paura di star sbagliando ancora.
“La domanda di prima…”
Ansimai lievemente stringendogli alcune ciocche, leggermente, tra le dita.
Il verde dei suoi occhi all’improvviso cambiò.
Era un verde così chiaro e limpido da far invidia ad una gemma preziosa.
Ed un sorriso si dipinse sulle sue labbra prima di riposarsi sulle mie in un bacio tra il passionale e il dolce.
“Si, sono geloso.. Di te..”
 
-…Ho collezionato esperienze da giganti
Ho collezionato figuracce e figuranti
Ho passato tanti anni in una gabbia d' oro
Si forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero
ora dipenderò sempre dalla tua allegria
Che dipenderà sempre solo dalla mia… - (*)

Nota (*): E fuori è buio, quinta canzone nell'album 'Nessuno è solo' di Tiziano Ferro.






 

 

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Il piacere appartiene al sole



  Angolo autrice

Scusate per l'assenza e per il ritardo. ç_ç
Scusate davvero.
Sono passati troppi mesi dall'ultimo caricamento.
Mi dispiace.

PS. Spero di non avervi deluso con questo capitolo. twt
PPS. Non mi uccidete, vi prego.

 

 

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