Alice

di Edward Therril
(/viewuser.php?uid=295159)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sala da the ***
Capitolo 2: *** Il Castello di cuori ***



Capitolo 1
*** La sala da the ***


Alice mosse un passo, senza dire nulla, verso la figura in ombra davanti a sé. La stanza era piccola, buia, solo un misero cono di luce dal soffitto che illuminava un tavolino tetro posto al centro di essa. Era spoglia di tutto, o almeno così sembrava, non si poteva distinguere se alle pareti ci fosse qualcosa di appeso o meno. La figura si volse, senza mostrare nulla del volto tranne un tetro sorriso, una smorfia raccapricciante illuminata da quella poca luce. Indossava un cappello, un alto cappello a cilindro, ma null'altro di come fosse poteva essere capito, non guardandolo almeno, non da lì.

La "cosa", visto che Alice non sapeva come descriverla, la invitò ad avvicinarsi con un ampio gesto delle braccia. Sempre fissandola, sempre con quel ghigno dipinto in volto. La ragazza prese posto a sedere su una poltroncina di fronte alla figura col cappello. Ancora niente, nemmeno da lì si poteva capire chi, o cosa fosse.
Osservò il tavolo, non a lungo, quel tanto che le bastò per accorgersi che a sostenerlo erano quattro gambe che parevano umane. Il piano era nero, coperto da una decorazione che sembrava una ragnatela. Alice deglutì, non disse niente e attese. Passò qualche minuto che le sembrò interminabile. Poi la figura, con un movimento forse esageratamente ampio e scoordinato, battè piano le mani. Qualcosa si avvicinò al tavolo. Alice osservò, sempre più inquietata, la piccola figura che si avvicinava. All'inizio, nell'ombra, sembrava un bambino. Forse troppo piccolo per camminare così. Poi capì, non appena questa fu abbastanza vicina alla luce.

Una vecchia bambola in ceramica, rovinata, sporca, crepata in alcuni punti, si avvicinava con un vassoio in mano con fare da perfetto cameriere. Posò sul tavolino due tazze, una teiera, e se ne andò. Ogni cosa era tetra e sinistra, Alice era inquietata da tutto quello che stava accadendo, ma qualcosa le impediva di fuggire urlando. Distolse lo sguardo dal tavolino per osservare la figura che si trovava davanti a lei. Ancora nulla. Ancora non capiva cosa potesse essere, avendo ormai escluso la possibilità che fosse umano. Tornò ad osservare le tazze, ma qualcosa la terrorizzò ancora di più. Ora le tazze non c'erano più. Al loro posto, invece, si trovavano due teschi, decorati e lavorati per essere usati come tazze. Anche la teiera aveva un aspetto più sinistro di prima. Ora, infatti, al centro c'era un occhio, che la fissava. Non dipinto, non finto, un vero occhio con tanto di palpebre e ciglia che continuava a fissarla, in qualsiasi direzione muovesse la testa. Era come paralizzata sulla poltroncina.

La creatura di fronte a lei, con il ghigno lugubre ancora stampato in volto, allungò la mano verso la teiera. Aveva dita lunghe, unghie rotte e sporche, la carne sembrava quasi in putrefazione. Strinse con fare deciso il manico della teiera e versò il contenuto nelle tazze. Prima in quella di Alice e poi nella sua. La ragazza bevve prima ancora di realizzare cosa fosse. Dalla teiera, infatti, colava sangue. Denso, scuro, alla sola vista lo stomaco le si contorse e sentì in bocca un forte sapore metallico. La creatura davanti a lei osservava la scena con il solito ghigno sempre più divertito. Improvvisamente tutto si illuminò di una luce ancora più lugubre, e dalle pareti iniziò a colare sangue.

La figura davanti ad Alice continuava a fissarla, ghignando, con al posto degli occhi due orbite vuote. Vestiva elegante, un alto cappello a cilindro, tutto impeccabile. Ma nulla in esso sembrava umano. Un naso sproporzionato stava al centro del volto. Non aveva capelli sotto al cappello. La carne era in putrefazione, assente in alcuni punti. La figura la osservò sempre più divertita. Alice era in preda al terrore, mentre il sangue riempiva la stanza sgorgando da ogni cosa.

Di colpo la cosa le afferrò le spalle e scattò in avanti ridendo, una risata folle, senza una ragione, senza un perchè, una di quelle che arrivano quando ormai la disperazione non è abbastanza. Si avvicinò al suo viso e le passò attraverso.

Alice si svegliò di soprassalto, sudava freddo e respirava velocemente. Il cuore batteva all'impazzata. Si guardò attorno nella notte. La sua stanza era tutta lì, il suo coniglio di pezza era seduto sul comodino a guardarla. Tutto regolare. Si convinse che fosse stato tutto un sogno e si stese ancora per provare a dormire. Chiuse gli occhi, ripetendosi che non era successo nulla. Eppure in bocca aveva ancora il gusto del sangue.






===============================================

Per i lettori: se lasciate anche una recensione (mi piacciono molto quelle costruttive) mi fate molto felice :) mi piace sapere cosa ne pensa gente che è probabilmente più brava ed esperta di me

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il Castello di cuori ***


Alice aprì all'improvviso gli occhi e si guardò intorno. Il paesaggio che le si presentò non era dei più rassicuranti. Di fronte a lei, imponente a fare da protagonista un grande castello scuro circondato da un profondo fossato e stretti ponti di pietra collegavano questo ad un roseto con piante troppo grandi per essere reali. Alice si avvicinò ad uno dei fiori, lo sfiorò appena, e in risposta da esso iniziò a colare sangue. La ragazzina stupita ed impaurita da questo si allontanò di scatto e si volse a guardare il castello.

Un enorme maniero scuro, privo di grandi finestre. Dall'esterno infatti si notavano solo delle strette feritoie poste sulla parete frontale. Alice si avvicinò un poco. Le guglie avevano la forma di tanti cuori di pietra.

Salì su uno dei ponti, camminando lentamente. Da quel punto sulle pareti del castello si potevano notare rivoli di sangue secco e incrostato, e più si avvicinava più il cielo assumeva una sfumatura rossa e le nuvole diventavano nere. Spostò rapidamente lo sguardo curioso e avido verso il fossato. Qualcosa passava a pochi metri da lei, anche se non capiva cosa fosse. Osservò meglio, le cose erano più di una e presto notò gambe, braccia, zampe, corpi di ogni fattezza. Tutti privi di testa.

Camminò ancora avanti verso il castello. Ad ogni passo un suono, che inizialmente le parve quasi un coro, diventava sempre più intenso. Giunta davanti ad un grande portone in legno Alice guardò di nuovo il cielo. Ora era completamente rosso, e in contrasto le nuvole nere come la pece. Guardò la luna, troppo grande, troppo surreale in quel cielo sbagliato. Di colpo tutto il cielo iniziò a vorticare attorno a quella luna. Piano le spuntarono due orecchie, divvenne scarna, le si affilò il muso, un sorriso sadico e malvagio comparve sul suo volto ora di gatto.

Alice lo osservava spaventata quando di colpo la porta alle sue spalle si aprì, facendola cadere al centro di una grande stanza scura. Sempre più tremante mosse qualche passo verso l'unica cosa che poté notare, un portone che sembrava condurre ad una grande sala. Più si avvicinava, più il coro diventava un ammasso eterogeneo di lamenti. Osservò ancora il grande portone e, una volta recuperato tutto il suo coraggio, lo spinse con forza. La sala che le si presentò davanti le ricordava molto la navata di una chiesa. Non era scura come la precedente, dal tetto infatti, attraverso delle grandi vetrate, filtrava tanta luce da illuminare l'intera stanza. Alice sposto lo sguardo sulle pareti.

Teste, teste di ogni tipo gridavano, tra lamenti atroci di dolore. Le pareti erano tappezzare di teste. Alice inquietata si girò per fuggire, ma la porta si chiuse di colpo e una risata folle arrivò dal fondo della lunga navata. Alice si incamminò in quella direzione terrorizzata.

Notò per prima cosa una targa vuota sulla parete di fondo, come quelle per i trofei di caccia. Una targhetta dorata sotto essa recitava solo "Alice Liddell". La ragazza rimase pietrificata dalla paura, e spostò lo sguardo verso il basso. Una donna alta, slanciata, con capelli corvini e vesti nobili, regali, completamente coperte di sangue, stava dove sarebbe dovuto esserci un altare. Quello che spaventò di più Alice, dopo l'enorme ascia che teneva appoggiata alla spalla, era il volto, contorto in un'espressione di follia e sadismo, con un sorriso che incuteva timore nella ragazzina.

La donna la osservò, ridendo ancora di una risata folle, e scomparve solo per ricomparire un istante dopo di fronte ad Alice. Un braccio fulmineo si mosse, la mano di quella si strinse attorno al collo di Alice che venne sollevata rapidamente da terra e scaraventata con violenza verso dove si trovava prima la donna. Non fece nemmeno in tempo a rialzarsi che un piede le si puntò sulla schiena, tenendola completamente ferma. La donna la guardò ancora, poi la risata folle si fece sempre più acuta e l'ascia piombò sul collo della ragazzina, che urlò colpita da un dolore lancinante ed improvviso.

Alice si svegliò anche questa volta nel suo letto, grondante di sudore, tremante, e con quella folle risata in testa. Non chiuse occhio quella notte.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1983537