Season 5 - secondo me

di potteriani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno ***
Capitolo 2: *** Incontri Notturni ***
Capitolo 3: *** Piccoli Regali ***
Capitolo 4: *** Risposte ***
Capitolo 5: *** Nuovo arrivo ***
Capitolo 6: *** La verità fa male ***
Capitolo 7: *** La fine di un immortale ***
Capitolo 8: *** Stefan ***
Capitolo 9: *** Lussuria ***
Capitolo 10: *** Risveglio ***
Capitolo 11: *** Acqua ***
Capitolo 12: *** Occhi ***
Capitolo 13: *** Ibridi Irascibili ***
Capitolo 14: *** Madre ***
Capitolo 15: *** Natale ***
Capitolo 16: *** Strane Scoperte ***
Capitolo 17: *** Parto ***
Capitolo 18: *** Vortice ***
Capitolo 19: *** Ricordi ***
Capitolo 20: *** Luna Piena ***
Capitolo 21: *** Notte buia ***
Capitolo 22: *** Un Sogno ***



Capitolo 1
*** Primo giorno ***







Apro gli occhi lentamente. Mi sento un po’ intorpidita, ma più che altro stanca. E nervosa, si, decisamente nervosa. Oggi è il nostro primo giorno all’università. Saremo io, Tyler, Elena, Matt e Rebekah. Matt e Rebekah … Non l’avrei mai detto eppure quei due sembrano amici. Sono spariti per tutta l’estate, e quando sono tornati sembravano Cip e Ciop. So che Matt non mi ha detto qualcosa, ma non ho voluto insistere più di tanto. Elena e Damon vivono insieme in un piccolo bilocale fuori dal campus, o meglio, Damon vive lì ed Elena ogni tanto –spesso- dorme da lui. Perché in realtà lei dovrebbe essere la mia compagna di stanza. Bonnie è praticamente sparita dal giorno del diploma. L’abbiamo cercata, ma non risponde alle nostre telefonate. Però Jeremy ci ha detto che è partita con sua madre, e che gli ha chiesto di dirci che avrebbero fatto questo viaggio insieme per riallacciare i rapporti. Forse questo viaggio durerà più di tre mesi, ma l’importante è che sia quello che vuole Bonnie. Stefan se ne è andato. Non ha detto a Damon dove, ma sono sicura che anche lui prima o poi si farà sentire. E poi c’è Tyler. Finalmente è tornato! Abbiamo passato tutta l’estate insieme, e sono così felice di averlo al mio fianco. Dorme anche lui qui al campus, nella stessa camera di Matt. Le prime settimane c’ho messo un po’ ad abituarmi al fatto di avere qualcun altro nel mio letto, ma era qualcuno che volevo davvero che tornasse!
Anche se Elena mi ha detto che non mi vede più come prima, insomma, dice che secondo lei non le sembro più così presa dalla storia con Tyler. Non l’ha detto con cattiveria, ma come amica. Anche se poteva risparmiarselo. Voglio dire, che ne sa lei di come sono quando sto con Tyler? Niente! Quindi può anche rimanere a concentrarsi su Damon!
Però da quando me l’ha detto c’è una piccola vocina in fondo alla mia testa che non fa altro che amplificare le sue parole.
Io amo Tyler, lo amo davvero.

 Ma è possibile che questo sentimento si stia trasformando in qualcosa di più amichevole che passionale?

No! Sta zitta tu! Devo concentrarmi sulla scuola, non è il momento di filosofeggiare!

Vado sotto la doccia e quando esco si pone davanti a me uno dei più grandi problemi della storia: cosa mi metto?
Dopo aver scartato qualcosa come 20 prove di vestiti, opto per un vestitino a fiori attillato fino alla vita, che poi parte con delle balze fino ad arrivare al ginocchio. Sopra metto un golf, tanto per non essere troppo sbracciata, e lascio i capelli al loro stato di boccoli naturali. Prendo la borsa piena di libri ed esco, diretta verso la piazza principale del campus, dove ci siamo dati appuntamento con gli altri.
Sono la prima ad arrivare, così mi siedo e cerco di concentrarmi su qualcosa che non sia quella stupida vocina.

Non puoi zittirmi! Tanto lo sai che ho ragione!

Non è vero! Smettila!

Allora dimmi, perché il college che hai scelto non si trova vicino a Mystic Falls come avevate deciso in precedenza, ma si trova a soli 20 minuti da New Orleans? E ti voglio ricordare che sei stata tu a convincere il gruppo a spostarsi qui, non viceversa …

E’ perché … è un ottimo college!

Anche la Duke non era male come college …

Basta!

-Caroline!-
Mi volto di scatto quando sento dire il mio nome. E’ Tyler, e dietro di lui ci sono Matt e Rebekah che stanno parlando. Appena tornato dal viaggio Matt ci ha chiesto subito di essere più gentili con Rebekah, e io mi sto sforzando di farlo, così quando si avvicinano sorrido ad entrambi e dico un allegro “ciao”. Poi vado da Tyler e gli stampo un bacio sulla bocca.
-Hai sentito Elena?- mi chiede.
-No, in realtà no, ma dovrebbe essere qui a momenti- rispondo. Non finisco neanche di parlare che Elena arriva tutta sorridente e ci saluta come suo solito. Anche lei sta cercando di essere gentile con la bionda originale, ma per lei è un po’ più difficile.
-Allora,- dico –ci siamo tutti! Pronti per questo primo giorno?-
-No, ma mi concentrerò sulle selezioni per la squadra di football di questo pomeriggio, dovrebbe distrarmi un po’- mi risponde Matt.
-Sai cosa? Proverò anch’io! Dovranno prenderci!- dice Tyler dando il cinque all’amico.
-Che cosa avete alla prima ora?- chiede Elena fissandoci.
-Io e Tyler abbiamo sociologia- dice Matt.
-Anch’io- questa è Rebekah, che lancia un sorriso a Matt il quale però non sembra farci troppo caso. Così dopo esserci salutati, loro tre vanno a destra, mentre io ed Elena continuiamo a diritto, verso il corso di letteratura inglese.
-Non riesco a credere che dopo tutto ciò che è successo siamo finalmente all’università- dico ad Elena.
-Si, mi sembra un sogno. Anche se non è lo stesso senza Bonnie-
-Lo so, ma vedrai che sta bene. Presto ci manderà una cartolina o qualcosa del genere, e così sapremo che si diverte e che continua a pensare a noi!- le dico per rassicurarla. Mi sorride e continuiamo a camminare.
-Sai- dice dopo qualche minuto –Damon mi ha detto che ieri sera è stato in città, per prendere qualcosa da bere, e indovina chi ha incontrato per la strada?-
-Chi?- chiedo sovrappensiero, in realtà molto più concentrata alla giornata che ci attende piuttosto che riguardo a chi abbia incontrato Damon per le strade di New Orleans.
-Klaus!- dice Elena.

Klaus. Merda.

Eppure lo sapevi … lo speravi … 

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Capitolo 2
*** Incontri Notturni ***






-Care? Ma si può sapere che hai? E’ tutto il giorno che sei assente! Ti ho appena detto che l’allenatore ci ha già praticamente presi in squadra e tu te ne stai lì a fissare il vuoto! Care? Caroline!-
Mi risveglio dal mio stato di trance di soprassalto. –Scusa Tyler, scusami. E’ solo che … Che questo primo giorno mi ha sfinita- dico sorridendogli e cercando di farmi perdonare per il mio poco entusiasmo -E’ fantastico che sarete in squadra-
-Si, beh, sapevamo già che ci avrebbe presi, io e Matt insieme siamo imbattibili!-
-Senti, mi fa caldo!- dico scattando in piedi. All’improvviso questa stanza è diventata troppo piccola per me!
-Apro la finestra- dice Tyler alzandosi in piedi e guardandomi in modo un po’ strano per il mio improvviso sbalzo d’umore.
-No, Tyler, scusa, ma devo prendere un po’ d’aria-
-Ok, ti accompagno- mi dice mettendomi una mano su un fianco. E’ di troppo quella mano, via!
-Tyler, scusami, davvero, ma devo fare una passeggiata per conto mio- dico alterandomi all’improvviso. Tyler sembra ferito, così mi addolcisco un po’ e mi avvicino a dargli un bacio sulla guancia –Ti chiamo più tardi- dico in un sussurro prima di uscire dalla porta a velocità sovraumana.
Cammino mentre il vento della sera mi sferza i capelli. Fa un po’ freddo, e il vestitino a balze di stamattina sembra un po’ troppo leggero adesso. Mi stringo un altro po’ nel golf, ma non basta, sento comunque freddo. Sto camminando da un bel po’, non so quanto, mi sembra di aver tenuto il cervello staccato tutto il giorno! Alzo gli occhi per cercare di capire dove sono, ma è tutto estraneo per me, questo non è il campus. Dove diavolo sono finita? Mi giro un po’ intorno, ma questo posto non mi dice niente, se non che ho una brutta sensazione, e che è meglio filarsela in fretta di qui. Così mi giro e comincio a tornare da dove sono venuta.
Tonc.
Che cos’era? Proveniva da quella stradina sulla destra … Affretta il passo Caroline! Anzi, mettiti proprio a correre che è meglio!
Tonc.
Torno con lo sguardo davanti a me per cominciare a correre, ma mi ritrovo davanti un tipo barbuto … Occhi arrossati e denti sporgenti: un vampiro!
Cerca di afferrarmi ma sono più veloce e riesco a spostarmi e mi avvicino per torcergli il collo, ma stavolta è lui a precedermi. Si gira di scatto e mi afferra per le spalle, pronto a fiondarsi sul mio collo nonostante io sia come lui. E’ più forte di me, non riesco a liberarmi, provo a tirargli un calcio ma lo evita senza problemi. Si avvicina con un ringhio famelico verso di me. Non so più cosa fare … Chiudo gli occhi aspettando di sentirmi perforare la carne, ma il morso non arriva. Sento solo un tonfo alla mia sinistra e apro gli occhi per cercare di capire cosa succede. Il vampiro che mi aveva attaccata un attimo fa ora giace a terra, con un buco nel petto, e il suo cuore è a terra qualche metro più avanti. Mi guardo intorno per trovare il mio salvatore, e non appena mi volto lo vedo: in qualche modo sapevo che era lui.
-Sai- mi dice sorridendomi –Andare in giro a quest’ora non è consigliabile per delle belle ragazze come te, dolcezza-
-Klaus … -
-Sono felice di vederti … E comunque prego- mi dice avvicinandosi e togliendosi la felpa per mettermela intorno alle spalle. Non me ne ero accorta, ma stavo tremando.
-Grazie- gli sussurro guardandolo negli occhi. Lui mi sorride.
 

Ti sono mancate quelle fossette eh?

Oh … merda …
 

-Avanti, ti porto a casa mia, almeno ti riprendi un attimo- dice cingendomi le spalle con un braccio e dirigendomi verso un auto scura.
 
Ho ragione. E lo sai.
 


-Senti- gli dico non appena arriviamo vicini alla sua auto –Davvero, sto bene. Non serve che mi porti a casa tua, torno al campus-
-Caroline … - cerca di dire lui, ma lo interrompo –Sul serio, devo tornare al dormitorio-
Resta a fissarmi un attimo, poi dice –Va bene, ma ti accompagno-
Così saliamo a bordo, lui al volante, io sul sedile del passeggiero. Mi sembra incredibile rivederlo dopo quasi tre mesi, eppure eccolo qua, seduto accanto a me. Ha provato a chiamarmi una volta, quest’estate, ma non avevo risposto perché ero con Tyler e lui aveva lasciato un messaggio in segreteria. Lo andai a riascoltare quella sera, una volta rimasta sola dopo aver salutato Tyler.
“Caroline. Come stai? Spero che le tue vacanze stiano procedendo bene. Ecco … Stanno succedendo delle cose qui a New Orleans, e vorrei parlartene di persona, sempre se non ti crea disturbo. Beh, sai dove trovarmi, quindi … appena senti il messaggio chiamami ok? Ah, sono Klaus, nel caso avessi cancellato il mio numero” Perché mai avrei dovuto cancellarlo? E’ vero però che dopo quella telefonata e il rischio che Tyler scoprisse che lui mi aveva telefonato avevo cambiato il suo nome sul telefono in ‘Zia Mildred’, insomma, non si sa mai, no?
Però non lo avevo richiamato. Ero troppo sorpresa, e in un certo senso anche un po’ spaventata di quello che avrebbe potuto fare Tyler se fosse venuto a sapere che eravamo rimasti in contatto, quindi quella stessa sera ho eliminato il messaggio. Anche se la curiosità di sapere che cosa voleva dirmi non mi abbandonava …
Lo guardo cercando di non farmi notare, non voglio che mi sorprenda a fissarlo. Faccio finta di scostarmi i capelli così riesco ad osservarlo meglio. Tiene il volante con una mano, l’altra è sul cambio. Sembra allo stesso tempo rilassato ma vigile. Ha un leggero strato di barba, e i capelli si sono leggermente allungati. La maglietta nera che indossa sembra troppo piccola per lui, che sia andato in palestra? No,  perché quelle braccia sono decisamente più muscolose dell’ultima volta che l’ho visto! Ha gli occhi fissi sulla strada, ma con le dita tamburella sul volante, come se stesse ascoltando una canzone. Si gira all’improvviso e mi sorride quando vede che lo stavo fissando. Caroline, certo che sei stupida per essere un vampiro! Stupida me!
-Allora- dico cercando di far passare questo momento di imbarazzo –Come stai?-
-Meglio, anche se sono perennemente all’erta. I vampiri di New Orleans non sono come quelli di Mystic Falls-
-Si, l’ho notato- dico ripensando a quel vampiro. –Come mai?- chiedo.
-Marcel- si limita a rispondere Klaus. Tutto qui? Un nome è la sua miglior risposta alla mia domanda? Lo guardo interrogativa, così dopo avermi dato un’occhiata continua –E’ un vampiro molto potente, ed ora controlla questa zona. E’ anche un mio caro amico e l’ho creato io. Solo che adesso è anche diventato un nemico. La storia è lunga, un giorno forse te la racconterò-
-E’ di questo che volevi parlarmi quando mi hai chiamata?- chiedo ingenuamente. Si volta di scatto e dice –Allora hai ricevuto il messaggio?- Diavolo Caroline ma perché non tieni la bocca chiusa?!
Sto cercando di elaborare una scusa, ma il cellulare di Klaus comincia a squillare e mi salva, almeno per qualche secondo. Lui tira fuori il telefono dalla tasca e risponde.
-Pronto?-
-Senti, sono io, saresti dovuto tornare un’ora fa, dove sei? Dobbiamo prepararci per domani, ricordi?- dice una voce dall’altro capo del telefono. Mi è familiare … dove l’ho già sentita?
-Hayley, aspettami, ok? Arrivo tra … - Hayley? Cosa?? Che diavolo ci fa la lupacchiotta con Klaus?
-No! Klaus, saresti già dovuto essere qui! Io … -dice lei interrompendolo, ma Klaus la interrompe a sua volta. –Ascolta, so che hai paura per domani, ma è una cosa che abbiamo già fatto, andrà bene. Aspettami, 20 minuti e arrivo- e poi riattacca sbuffando. Io sono con gli occhi sgranati e la bocca aperta, e probabilmente sarà il caso di ricomporsi.
-Hayley? Quella Hayley?- chiedo fissandolo. Lui accosta al marciapiede. Oh, non mi erro accorta che eravamo già arrivati!
-Caroline, scusami ma ora devo andare. Ci sentiamo, va bene?- è un chiaro sebbene educato invito a scendere dall’auto.
-Ok- dico a bassa voce, lo guardo un’ultima volta, poi apro la portiera e scendo. Ma prima di richiuderla mi affaccio a dirgli –Grazie di avermi salvata-
Lui sorride, forse in modo forzato? E poi dopo che ho chiuso la portiera riparte a tutta velocità, sparendo nella notte. Lo guardo andare via, mentre mi stringo un po’ di più nella felpa. La felpa …
-Klaus!- grido, ma è troppo lontano per sentirmi. Dovrò chiamarlo per fissare in modo da restituirgliela, poi perché voglio sapere come mai parlava con Hayley!
Corro verso il mio dormitorio, salgo fino alla mia stanza ed entro cercando di non fare troppo rumore. Guardo il letto di Elena, ma è vuoto. Quindi dorme da Damon. Bene, un problema in meno. Mi metto il pigiama, ma mi fa ancora troppo freddo, così mi rimetto la sua felpa.

Ammettilo, perché ti sei messa questa felpa e non una delle tue?

Perché era la più vicina!

Ma questa scusa non convince neanche me. Mi infilo sotto le coperte e cerco di addormentarmi. Sento il suo odore su quella felpa, e con questo profumo riesco finalmente ad addormentarmi. Con quello e con migliaia di domande che mi ronzano in testa.

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Capitolo 3
*** Piccoli Regali ***






Chiudo la porta cercando di non fare rumore. Poggio la borsa sul divano e mi vado a distendere sul letto accanto a lui. Ha ancora gli occhi chiusi, ed un espressione così angelica. Quando è sveglio fa quell’espressione solo se rimane da solo con me. Infilo una mano in quell’ammasso di capelli corvini. Si sveglio dopo poco, sorridendomi con quel suo sorriso particolare.
-Ciao- gli dico dandogli un leggero bacio.
-Ehi- mi risponde stiracchiandosi –Sei uscita?- mi chiede.
-Si, ho comprato un piccolo regalo per Caroline, ultimamente non ci siamo viste molto, insomma, sono praticamente sempre con te. Infatti stanotte pensavo di rimanere a dormire con lei al campus- dico alzandomi e aprendo le finestre lasciando entrare il sole.
Anche Damon si alza, si infila dei pantaloni e mi segue nel salotto-cucina, dove si siede al bancone mentre io prendo due sacche di sangue: una la passo a lui, l’altra la apro per me.
-Elena?- mi chiede dopo un po’.
-Che c’è?- rispondo.
-Stai bene?-
-Si-
-E’ che ti ho già chiamata due volte ma non mi sentivi, alla terza hai risposto- dice Damon sorridendomi, ma il sorriso non si estende agli occhi, i quali continuano a guardarmi indagatori.
-Si, scusa, stavo … pensando- dico sedendomi accanto a lui.
-A cosa?- mi chiede.
-A … Jeremy- rispondo senza dire il nome dell’altra persona a cui in effetti pensavo.
-Che succede? Non si trova bene nella nuova scuola?-
-No, insomma, si! Si trova bene! Credo che si senta un po’ solo però. Insomma, non poteva tornare a scuola a Mystic Falls, hanno fatto i suoi funerali, e ha una tomba laggiù! Quindi, pensavo, lui ora vive in città giusto? Va a scuola lì e tutto il resto, però … Lo vorrei più vicino a me. Non so che fare … Secondo te?- gli chiedo guardando in quegli occhi di ghiaccio.
Damon si alza, mi prende le mani nelle sue e le fissa mentre dice –Senti, se ti può far stare più tranquilla, di là c’è un’altra stanza, io non la uso. E per te potrei anche sopportare la presenza del piccolo Gilbert-
Lo guardo con un’aria di rimprovero che passa subito ad un’espressione di gioia. –Davvero lasceresti che Jeremy venisse a vivere qui?- gli chiedo piena si speranza. Lui annuisce, poi aggiunge –Però se verrà ad abitare qui dovremo spostare le nostre … attività ginniche altrove- gli sorrido e lo bacio intensamente. Jeremy potrà venire qui! Vicino a me! Quando mi scosto lo abbraccio, ma altri pensieri si impossessano di me, e Damon lo nota. Mi prende il volto tra le mani e fissandomi attentamente dice –Però non mi hai detto tutto-
Sospiro, e guardo ovunque tranne che nella sua direzione, poi, una volta fissato lo sguardo fuori dalla finestra dico –Stavo pensando anche a Stefan- Lo sento irrigidirsi –Insomma- dico tronando a guardarlo –E’ da molto tempo che non si fa sentire, troppo tempo. Sono quasi tre mesi Damon-
Lui si stacca da me e va a buttare la sua sacca di sangue, ormai vuota. Poi si volta, ha uno sguardo cupo negli occhi, e fissandomi mi dice –Io e Stefan avevamo fatto un patto: se tu avessi scelto uno di noi due, l’altro avrebbe dovuto andarsene, rispettando la tua scelta-
Lo guardo scioccata –Ma … quando io scelsi Stefan all’inizio, dopo la mia trasformazione, tu non te ne sei andato-
-Elena te l’ho detto, io sono quello egoista! Stefan è il fratello buono, lui ha rispettato il patto!- dice Damon cominciano ad alterarsi.
Mi avvicino a lui con passo deciso, lo sguardo fermo, e con una rabbia in tutto il corpo. Poi, senza preavviso, gli tiro uno schiaffo.
-Sei stato senza dire niente tutta l’estate, mentre io ero in pena per lui, e tu sapevi che stava bene!- gli urlo.
-Beh? Si, l’ho fatto Elena, mi sembrava la cosa migliore! Ora che vuoi fare, eh? Che vuoi fare?- dice avvicinandosi. I nostri nasi si sfiorano da quanto siamo vicini. Damon mi guarda, con un’espressione dolce ora, e si avvicina per baciarmi. Ma io mi volto e vado a prendere la borsa. Afferro la maniglia della porta e mi giro prima di uscire. Damon è rimasto fermo lì, davanti al bancone, e ora mi fissa con uno sguardo ferito. Tutta la rabbia che provavo fino ad un momento prima per il fatto che mi avesse ferita ora è scomparsa, rimpiazzata da un estremo bisogno di andare ad abbracciarlo. Richiudo la porta e a velocità vampiresca ributto la borsa a terra e mi fiondo tra le sue braccia. Quello che segue è un bacio passionale, seguito da molti altri. Mi sfila la maglietta senza problemi, e io comincio ad armeggiare con i suoi pantaloni.
Credo che oggi arriverò un po’ in ritardo …
 
-Caroline! Scusami! Davvero, non era previsto che facessi tardi!- le dico non appena arrivo davanti alla porta dell’aula. La lezione è appena finita.
-E’ solo il secondo giorno Elena! Se cominciamo così adesso posso solo immaginare come saremo il giorno della laurea!- mi rimprovera Caroline. Le sorrido, cercando di addolcirla, e le dico –Però ti ho preso una cosa, come simbolo del mio impegno ad essere più presente d’ora in avanti!- Le porgo la scatolina di raso, Caroline la guarda poi mi dice ridendo –Non mi starai per caso chiedendomi di spostarti vero Elena Gilbert?-
-No!- le dico unendomi alla risata –E’ solo per ricordarti che ti voglio bene, anche se ultimamente non lo dimostro bene. Ah, e stasera rimango a dormire qui-
Caroline mi sorride, poi apre la scatolina. Dentro c’è un piccolo ciondolo, attaccato ad una catenina d’argento. E’ una perla, unita alla catenina con un gancio che la fa sembrare una goccia. La guardo mentre lo osserva. Ha la bocca aperta per lo stupore.
-Ti piace?- le chiedo.
-Elena è … magnifico! Ma non dovevi, bastava una serata insieme!- mi risponde continuando a guardare il ciondolo.
-Vieni, che ti aiuto a mettertelo- così dicendo mi metto dietro di lei e le aggancio il suo nuovo gioiello.
-Ti sta benissimo!- le dico. Caroline si tocca la collana, poi mi guarda, sorride, e mi butta le braccia al collo.
-Ti voglio bene!- mi sussurra all’orecchio. Io la stringo più forte e le rispondo –Anch’io-
-Ehi piccioncini! Come mai così tanto affetto?- è Tyler. Ci stacchiamo dal nostro abbraccio e vediamo Matt, Tyler e Rebekah che si stanno avvicinando. Tyler mette un braccio intorno alla vita di Caroline e la bacia, appena si staccano Caroline sorride e sposta lo sguardo dalla sua nuova collana a lui, nella speranza che Tyler noti il regalo. Ma lui non sembra proprio vederlo, e sorridendomi mi chiede –Allora? Come vanno le cose con Damon?- Povera Care … ha una faccia così delusa e ferita … Io le avevo detto che non erano più come prima! Spero solo che mi dia retta prima che si faccia troppo male. Ma intanto è meglio che mi affretti a rispondere.
 
Nota autore: Scusatemi ma qui dovevo dire due cosette! Intanto ringrazio tutti quelli che commentano la storia, è anche grazie a voi se la continuo :) poi volevo farvi sapere che questo non è stato un capitolo facile da scrivere, dato che sono stelena, e scrivere del delena mi è costato caro, però andava fatto! Ah, per la descrizione del ciondolo di Caroline, beh, mi sa che non era troppo chiara, quindi qui vi metto il link dell’immagine: http://it.edenly.com/img/diamant/8205070_1-l.jpg Bene, spero di caricare presto il prossimo capitolo, un bacione!

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Capitolo 4
*** Risposte ***






Mi siedo al tavolo che mi ha indicato la cameriera e aspetto. Ieri ho chiamato Klaus, per fissare in modo da vederci. Controllo per la milionesima volta di avere la felpa nella borsa. C’è, bene!
Mi guardo attorno. Sono in un tavolino all’aperto e in questo modo posso osservare tutti i passanti, aspettando che arrivi lui. Senza neanche pensarci mi metto a giocherellare con la collana che mi ha regalato Elena, è proprio bellissima. Quella ragazza sa come sorprendermi, è sicuro! Però ormai non so davvero come far star zitta quella vocina! Insomma, ho fatto di tutto per far notare  a Tyler il regalo della mia amica, mi sono anche lisciata i capelli ieri per vedere se li avrebbe notati, ma niente! Sembro utile solo per essere baciata! Sento che la tristezza si sta facendo largo dentro di me … Forse Elena ha ragione, forse davvero le cose stanno cambiando.
-Aspettavi me tesoro?- una voce profonda alle mie spalle mi riscuote da quei pensieri. Mi volto e trovo Klaus che mi sorride.
-Ciao- gli dico. Si siede davanti a me e mi risponde con un “ciao”.
-Oh, tieni la tua felpa, l’ho lavata- dico rovistando nella borsa e prendendo quella che in queste notti è stata il mio secondo cuscino …
-Non importava- dice Klaus  prendendola.

Oh si invece! Altrimenti dal mio forte odore che aveva preso avresti capito!

Ah-ah! Visto: dormi con i suoi vestiti, glieli lavi, a questo punto bacialo! SU! All’attacco ragazza!

Uuhg! ZITTA!

-Ok, senti, visto che siamo qui, ho un’idea- dico guardandolo negli occhi.
-Dimmi- dice sostenendo il mio sguardo con un sorriso seducente.

No Caroline, non seducente, è un semplice sorriso.

Si si, ceeeerto …

-Allora, dobbiamo aggiornarci, giusto? Perché siamo amici, dobbiamo raccontarci la nostra estate- continuo.
Amici …
-Quindi facciamo così, io faccio una domanda a te e poi tu ne fai una a me, e se l’altro non risponde siamo autorizzati ad obbligarlo, non importa come- dico soddisfatta! Ora dovrà per forza dirmi perché parlava con Hayley quella sera!
-Ok- risponde sorridendo –Comincio io-
-Va bene- glielo consento, tanto ora non può più sfuggirmi!
-Come va la tua storia con Tyler?- Merda! Non era previsto!
-Bene, ora … - ma lui mi interrompe.
-Stai mentendo Caroline, capisco sempre quando lo fai- dice tutto sorridente: mi ha in pugno, maledizione!
-Vuoi la verità?- chiedo guardandomi le mani.
-Si, e se non rispondi dovrò obbligarti a dirla, l’hai detto tu- mi sono fregata da sola!
-Beh, non va molto bene. Ora tocca a me- dico senza lasciargli tempo di intervenire –Come mai parlavi con Hayley al telefono quando ci siamo visti?-
Non risponde, mi fissa soltanto. Il silenzio continua ed io comincio a sentirmi un po’in imbarazzo sotto il suo sguardo. –Klaus!- gli dico –Devi rispondere-
Sospira, poi comincia –Ok, forse è arrivato il momento di dirti quello che volevo raccontarti quest’estate- Mi alzo un po’ di più sulla sedia. Sta parlando con un tono serio, il che un po’ mi preoccupa.
-Verso inizio maggio più o meno, io ed Hayley abbiamo passato una notte insieme-
Sono pietrificata, lo sento. Klaus mi sta … Klaus mi sta davvero dicendo che … che è stato a letto con Hayley? In qualche modo mi sento ferita, e sento gli occhi lucidi. Non dovrei maledizione: non è il mio ragazzo, non lo è mai stato! E allora perché mi sento tradita?
-Caroline, ti prego, prima di saltare a conclusioni affrettate ascoltami- mi dice Klaus. Il suo tono è di supplica, e mi sento obbligata ad alzare lo sguardo, per vedere che espressione ha. E’ con gli occhi puntati nei miei, ed ha un’espressione a cui sento di non poter dire di no. Annuisco impercettibilmente, il mio tacito assenso per dirgli di continuare.
-Non significava e non significa niente, è stata solo colpa dell’alcol e del fatto che dovevo sfogare le mie frustrazioni. Le cose dovevano andare così: dopo quella sera non ci saremmo mai dovuti rivedere, ognuno per la sua strada. Ma non è andata così. E’ successa una cosa … a dir poco impossibile. C’è una strega qui a New Orleans, Sophie Deveraux, lei ha un dono speciale, percepisce quando una donna è incinta. E quando ha incontrato Hayley, ha scoperto che lo era. So che sembra davvero impossibile, ma io sono un ibrido, metà vampiro e metà licantropo. Come vampiro non posso procreare, ma come licantropo si. Hayley è incinta … di mio figlio Caroline-
Sento il cuore perdere dei colpi. Hayley incinta … di Klaus … è impossibile.
-Il mio primo istinto è stato quello di uccidere lei e il bambino nel suo grembo. Ma Elijah mi ha fatto cambiare idea. Ha detto che questa è la nostra possibilità di ricominciare come famiglia, e io voglio credergli. In più pare che questo bambino ci aiuterà a distruggere Marcel, il vampiro di cui ti avevo detto, che sta diventando sempre più spietato. Caroline, ti prego, ti prego, cerca di capire che l’unica cosa che mi interessa in tutta questa storia è la mia famiglia, solo la mia famiglia-
Lo guardo negli occhi per degli istanti che mi sembrano infiniti. Dice la verità. Ma sarà difficile accettare l’idea di lui come padre.
-Caroline ti prego dì qualcosa- dice allungando una mano per afferrare la mia posata sul tavolo, la stringe tra le sue. In questo momento posso vedere tutta l’umanità di Klaus, ha bisogno di conforto, ed io devo comportarmi … da amica.
-Sei avrai bisogno di me … conta pure sul mio aiuto. Siamo amici- dico rispondendo alla stretta della sua mano. Lui tira un sospiro di sollievo e dice un –Grazie- sorridendo.
-Allora, puoi farmi una domanda adesso- gli dico togliendo la mia mano dalle sue e prendendo la tazza di cappuccino tra le mani per bere un sorso.
-Sei libera domani sera?- chiede sorridente
-Klaus … io sto ancora con Tyler nonostante ciò che abbia detto prima-
-Lo so, ma puoi uscire con un amico, no?- Gli sorrido in risposta, e poi dico –Ti farò sapere da che ora sono libera, ti mando un messaggio, va bene?- e anche lui sorride.
-Ora, cosa dovevi fare con Hayley, insomma, quella cosa di cui aveva paura, qual era?- chiedo incuriosita.
-C’era la luna piena quella sera, ed Hayley è un licantropo. Sophie, la strega, ha trovato un incantesimo che permette di proteggere il feto nonostante lei si debba trasformare ogni mese. Io mi trasformo insieme a lei, per darle sostegno. Da sola ha troppa paura di ciò che potrebbe fare, insomma, una volta trasformata perde la sua parte razionale, io invece rimango lucido, così posso aiutarla- mi risponde senza mai staccare quegli occhi azzurri dai miei.
 
-Ci sentiamo allora- dice chiudendo lo sportello della macchina. Anche stavolta mi ha riaccompagnata al campus, ma gli ho chiesto di fermarsi qualche isolato prima per ovvie ragioni. Mi ha appena aperto lo sportello della macchina e mi ha aiutata a scendere, ed ora siamo uno difronte all’altro.
-Si- gli rispondo sorridendo –Grazie per oggi pomeriggio, è stato divertente- aggiungo. Mi sorride in risposta.
-Che dici è troppo strano se ci abbracciamo?- chiede sempre sorridendo.
-Mm … Forse- rispondo scoppiando a ridere –Ma chissene!- dico subito dopo buttandogli le braccia al collo.
Si, è decisamente strano, troppo strano! Mi stacco velocemente e gli dico un veloce –Ciao- prima di voltarmi e cominciare a camminare, con ancora il suo profumo sulla mia sciarpa grazie a quel breve ma intenso abbraccio.
 
Appena arrivo in stanza mi tolgo tutti i vestiti e vado in bagno in biancheria intima.
-Tutto ok?- sento dire alle mie spalle. Non mi ero neanche accorta che Elena fosse in camera. Mi volto e le dico –Certo! Vado a farmi una doccia- e prima che possa farmi altre domande chiudo a chiave la porta del bagno. Mi tolgo gli ultimi vestiti e mi butto sotto il getto caldo della doccia, sperando di non crollare. Speranza vana. Comincio a piangere e a singhiozzare come una bambina, non riesco davvero a contenermi, così lascio che le mie lacrime salate si uniscano all’acqua della doccia, e mentre mi rannicchio su me stessa con l’acqua che mi cola sul viso riesco a pensare solo ad una cosa: Hayley è incinta di Klaus.

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Capitolo 5
*** Nuovo arrivo ***






Da qui riesco a vederle senza problemi. Eccole là: Elena e Caroline, così sorridenti, così spensierate e felici, ignare di ciò che ho in serbo per loro. Ok, hanno quasi raggiunto la caffetteria, è ora di entrare in azione. Faccio un ultimo cambio d’aspetto e mi dirigo nella loro direzione. La prima a vedermi è Caroline, che apre la bocca e spalanca gli occhi, Elena si volta nella direzione nella quale sta guardando l’amica e così entrambe mi corrono incontro. Illuse.
-Bonnie!- urlano praticamente insieme. Mi stringono in un forte abbraccio che ricambio sorridendo. Sono talmente felici di rivedere la loro amica che si stanno quasi per mettere a piangere.
-Dove eri finita Bonnie Bennett?? Ti abbiamo cercato per settimane!- dice Caroline staccandosi e guardandomi negli occhi.
-Scusatemi ragazze, questo viaggio dovevo farlo con mia madre, dovevamo essere io e lei solamente così mi sono imposta di lasciare il telefono a casa di mio padre- dico sorridendo alle due vampire.
-Non puoi capire quanto ci sei mancata!- dice Elena sorridendo.
-Aspetta, ma sei ancora in tempo per iscriverti all’università? Perché sennò potremmo davvero stare tutte e tre insieme, nella stessa stanza, come avevamo deciso!- dice Caroline super emozionata.
-No, ormai non accettano più domande di iscrizione, ma non preoccupatevi, vivrò qua vicino, staremo insieme!- rispondo sviando il discorso. Entrare nelle loro menti è sin troppo facile!
-Sentite, ho un’idea, perché non venite nell’appartamento di Damon? Lui e Jeremy sono lì, potremmo stare tutti insieme a festeggiare il tuo ritorno, così intanto ci racconti un po’ del tuo viaggio! Che ne dite?- chiede Elena. Caroline approva subito, tutta contenta, così mi vedo costretto ad unirmi a tutti quegli urletti di gioia.
Per arrivare all’appartamento di Damon andiamo a piedi, ma non ci sono problemi. Posso aspettare prima di scatenare i miei piani. Bene, leggendo le loro menti si trovano cose interessanti: tutti credono che Stefan sia semplicemente andato via, quanto sono stupidi. E credono davvero in questa storia di Bonnie? Puah!
Arriviamo al palazzo del maggiore dei Salvatore e saliamo con l’ascensore. Queste due continuano a farmi domande inutili, e io continuo a rispondere come farebbe la piccola Bennett.
-Ecco- dice Elena aprendo la porta dell’appartamento –Ci siamo!-
 
-Capisci? Sto chiedendo a tutte le streghe che riesco a contattare, ma ancora nessuna traccia di Qetsiyah- mi risponde Bonnie. Siamo seduti sul mio nuovo letto, nell’appartamento di Damon. Lui è di là nella sua stanza che ascolta dei cd, quindi possiamo parlare liberamente. Dio quanto mi manca Bonnie! Poterci parlare ma non poterla toccare è una tortura! E’ così bella … Perché è successo? Continuo a chiedermelo tutti i giorni, e tutto si riconduce a me: Bonnie è morta per salvare me. E sto molto male per questo, insomma, non poterlo dire ad Elena mi fa sentire in colpa, ma Bonnie mi ha fatto promettere. E’ solo perché la amo davvero che non ho ancora detto niente a nessuno.
-Posso fare qualcosa? Andare da qualche strega qui a New Orleans a chiedere aiuto?-
-Jeremy, non puoi! Non ti aiuterebbero mai proprio perché siamo a New Orleans, e in più qui non esistono streghe che sanno chi sia Silas, figurati come ucciderlo!- dice Bonnie.
-Si, scusa, hai ragione. Stavo solo chiedendo- dico sorridendo tristemente.
-Lo so Jer- mi dice sorridendo con quell’espressione malinconica. Maledizione, perché non posso abbracciarla?
-Ecco, ci siamo!-
-Questa è Elena!- dice Bonnie –Con chi starà parlando? Damon è in camera sua-
Mi alzo dal letto –Vado a controllare- le dico –Vieni con me?- Bonnie annuisce e insieme ci dirigiamo verso la porta.
-Lo sapevo che saresti tornata!- la voce di Damon … risate
Apro la porta di scatto, con il fantasma di Bonnie alle mie spalle, e non appena vedo la scena che si sta svolgendo in salotto il mio cuore perde un colpo.
Ci sono Caroline, Damon ed Elena che stanno ridendo e scherzando con una ragazza, fin troppo familiare per me. C’è un unico problema: Bonnie Bennett è morta, e il suo fantasma è accanto a me, non è viva e non sta parlando con i suoi amici.
 
 

-Elena- dico per la milionesima volta. Ho seguito le istruzioni che Bonnie-quella vera-mi ha bisbigliato non appena ha capito cosa stesse succedendo.

“E’ Silas. Ha preso le mie sembianze, non so per quale motivo! Jeremy, ascolta, devi comportarti normalmente, come se quella fossi davvero io, fagli credere che non sospetti niente! E appena puoi … dì ad Elena tutta la verità” “Tutta?” “Si, dille … di me”

-Jeremy aspetta un secondo, finisco di salutare Bonnie e arrivo- dice tronando a salutare Bonnie/Silas. Diamine quanto vorrei spaccargli la faccia ora!
-Non lo fare- sento dire alle mie spalle dalla vera Bonnie. Lei si che mi conosce. Elena finisce di abbracciare quell’essere e poi si volta verso di me.
-Avanti Jer, ora puoi salutarla come preferisci!- sorride, certo, come no! Dovrei … baciarlo?
-Abbraccialo, Jeremy, abbraccialo come se fossi io. Ma ti prego, niente baci, non so se potrei reggere- dice Bonnie.
Mi avvicino a Bonnie/Silas e lo abbraccio. Mi faccio schifo. Finisce di dire qualche cazzata e poi se ne va, finalmente. In casa restiamo io ed Elena, dato che Damon si è offerto di riaccompagnare a casa le sue amiche.
-Elena maledizione dobbiamo parlare!- le dico non appena chiude la porta.
-Jeremy che c’è? Non sei stato fermo un attimo! Ma non sei contento che Bonnie sia tornata?- mi dice guardandomi con fare accusatorio.
-Elena quella non è Bonnie!-
-Certo che è Bonnie! Ma che stai dicendo? Credi che non saprei riconoscere la mia migliore amica?- sta cominciando ad arrabbiarsi …
-Vi avanti Jer- dice Bonnie –Dille tutto-
-Elena … Siediti ti prego- le dico addolcendo il tono della voce –Ti prego- ripeto quando vedo che incrocia le braccia. Finalmente si siede sul divano, così mi siedo anch’io sul tavolino lì davanti.
-Non so da dove cominciare … - dico torturandomi le mani.
-Jeremy va tutto bene?- mi chiede mia sorella.
-No, non va affatto bene. Come faccio … Elena, quella persona non era Bonnie- vedo che sta cominciando ad aprire la bocca per dire qualcosa, così la precedo –Per favore ascoltami. Quella non è Bonnie. Perché … Bonnie è morta quest’estate- dico con gli occhi lucidi.
-Si certo, come no, Jer!- dice Elena sorridendo.
-Elena, è la verità. Quella non è Bonnie, stavo parlando con lei, col suo fantasma prima che tu e Caroline arrivaste, Bonnie ora è qui, in questa stanza che ci ascolta-
-Jeremy non è uno scherzo divertente!-
-Non è uno scherzo Elena! Credi che scherzerei mai su una cosa del genere?!- dico alzando la voce. Elena mi guarda a lungo … poi i suoi occhi cominciano ad inumidirsi …
-Se … se questo non è uno scherzo … dimmi che diavolo sta succedendo-
Annuisco. E’ arrivato il momento. Guardo Bonnie per avere la conferma di dirle tutto, anche se ora non potrei più tornare indietro. Bonnie mi sorride, e cominciano a scorrerle delle lacrime sulle guance. Bene, cominciamo.
 
Quando finisco di dirle tutto Elena rimane zitta, con le lacrime che le rigano il viso e lo sguardo perso. Mi sposto a sedere accanto a lei e le circondo le spalle con un braccio, per darle conforto.
-Quindi- dice tra i singhiozzi dopo un po’ –Quindi tu sei rimasto in silenzio tutta l’estate … Ecco perché eri triste … Perché non me l’hai detto?- mi chiede guardandomi negli occhi.
-Bonnie mi ha fatto promettere. Ha detto che vi vedeva felici dopo tanto tempo, e non voleva distruggere la vostra felicità- le rispondo.
-Dille che mi dispiace. E dille che mi manca, ogni giorno- dice Bonnie, che ora si è seduta dove ero io fino a poco fa. Annuisco.
-Dice che le manchi, e dice che le dispiace- riferisco. Mia sorella alza la testa, dicendo –E’ qui?-
-Si-
-Dove?- mi chiede. Le indico il tavolino, così Elena comincia a fissare quel punto, ma non riesce a dire niente, continua a piangere. Poi ad un certo punto comincia ad urlare.
-Bonnie! BONNIE! NO! NO!-
-Elena, Elena ti prego, calmati! Ci sono qua io, shhh, ci sono qua io- dico stringendola tra le braccia. Mia sorella si aggrappa alla mia maglietta, bagnandola tutta di lacrime. Anche le mie cominciano ad uscire, e posso finalmente piangere la donna che amo senza più dovermi nascondere. Sposto lo sguardo verso Bonnie, ma è sparita. Neanche lei può sopportare tutto questo dolore.

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Capitolo 6
*** La verità fa male ***






-Stefan … sono sempre io. Sai, continuo a chiamare da mesi ma … non mi richiami mai. Insomma, so che hai deciso di andare avanti con la tua vita ma questo non significa lasciare indietro i vecchi amici. Spero che quando sentirai questo messaggio mi richiamerai. Ho molte cose da raccontarti. E, Stefan … mi manchi. Ciao-
Riattacco il telefono, lasciandogli l’ennesimo messaggio in segreteria. Spero solo che stia bene, mi manca il mio amico. Appoggio il telefono sul letto e mi volto verso lo specchio per osservare il risultato finale.
Jeans scuri a sigaretta, stivaletti marroni con quel giusto di tacco e una maglietta rossa molto carina e particolare che avevo comprato qualche anno fa insieme ad Elena. Infine aggiungo il ciondolo che mi ha regalato, e dopo aver piastrato i capelli esco, tutta soddisfatta del mio look!

-Caroline- sento dire appena svolto l’angolo. Merda, è Tyler! –Dove vai vestita così? Io stavo venendo in camera tua per proporti una serata insieme … -

Inventa una scusa, e in fretta Caroline!

-Io … - rispondo cercando di non perdere credibilità –Io mi vedo con mia madre. Sai, è venuta in città per farmi un saluto e passiamo un po’ di tempo insieme stasera, quindi … -

Bella questa!

Grazie, lo so!

-Perfetto, non ti dispiace se vengo anch’io vero? Insomma, mi fa piacere rivedere Liz- dice tutto sorridente.
-Il fatto è che resta solo stasera, poi deve tornare a Mystic Falls, è passata giusto per vedere se va tutto bene, e volevamo stare un po’ da sole, sai, madre e figlia- rispondo. Possibile che non capisca che no vuol dire no?
-Ah, ok- e avvicinandosi mi da un bacio –Ci sentiamo dopo- Mi sembra un po’ diffidente, ma di sicuro è solo una mia impressione!
Lo saluto e mi allontano in fretta. Cammino per quasi due isolati e poi lo vedo. E’ appoggiato alla sua macchina scura, a braccia incrociate e con un sorriso sulla faccia. Indossa dei jeans e una maglietta blu scura con scollo a V. No, ormai ne sono sicura, è andato per forza in palestra! Lo saluto con un cenno della mano e lui mi viene incontro.
-Bel ciondolo- mi dice sorridendo.
-Grazie- dico. Qualcuno allora ha notato questo coso! Mi apre la portiera della macchina, invitandomi ad entrare. Mi allaccio la cintura mentre lui mette in moto, portandomi chissà dove a New Orleans. Sorridiamo entrambi.
 

-Tyler, ti giuro che se non la smetti di lanciare quella palla ti butto fuori dalla finestra- dice Matt a denti stretti. La smetto, perché so che dice sul serio. Poso il pallone da football a terra accanto a me. Siamo in camera nostra, Matt cerca di studiare ed io di stare calmo. Si, perché questa storia di Caroline non mi convince molto. Ultimamente sembra così distante …
-Senti- dice Matt alzando la testa dal libro di biologia –Se sei così nervoso, chiama casa Forbes a Mystic Falls e controlla, se Liz risponde vuol dire che Caroline ha mentito, ma ferma quel piede immediatamente!-
Oh, non mi ero accorto di aver cominciato a battere il piede a terra! Però … l’idea di Matt è buona … anche se probabilmente l’ha detto solo per farmi stare buono …
Prendo il cellulare ed esco dalla stanza, lasciando il mio amico a studiare. Digito il numero e attendo che parta la chiamata. Uno squillo … due squilli … tre …
-Pronto?- dice Liz dall’altro capo del telefono. Cazzo.
Riattacco subito e fisso il telefono con rabbia e disgusto. Dove diavolo sei Caroline?
 

-Di preciso dove siamo?- chiedo guardandomi intorno. Mi ha portata in un pub, ora siamo seduti ad un tavolino in disparte. C’è molta gente, e Klaus ha appena ordinato da bere.
-Ti ho portato in uno dei miei locali preferiti qui a New Orleans. Però è un po’ fuori città, lontano anche dal college. Ho pensato che non avresti voluto farti vedere con me da qualche tuo compagno di classe- risponde lui guardandomi negli occhi.
Tyler … mi dispiace un po’ avergli mentito, ma non avrebbe capito: io e Klaus siamo solo amici, niente di più. Anche se non si direbbe da come mi sta guardando. Arriva il cameriere con i nostri drink.
-Hai detto a Tyler dove andavi stasera o ancora non ha la minima idea di quello che sta succedendo?- chiede prendendo in mano il bicchiere. Guardo il mio senza rispondere. Stasera no! Bevo tutto d’un fiato, riposo il bicchiere e incontro lo sguardo sbalordito del mio … amico. Poi strappo di mano anche il suo bicchiere e lo finisco, mentre lui ride.
-Stasera non voglio pensare a niente! Perciò non farmi più domande su questo argomento, ok?- gli dico. Lui annuisce sorridendo.
Ad un tratto parte la canzone “Kill Of The Night” di Gin Wigmore.
-Oh mamma, adoro questa canzone!- dico alzandomi in piedi. Klaus mi guarda sorridendo.
-Vuoi ballare?- mi dice alzandosi in piedi. Siamo davvero molto vicini … Annuisco e lo trascino sulla pista.
 

Entro in camera sua dalla finestra, dato che nessuno mi ha aperto la porta. Probabilmente Elena è fuori. Infatti, entro guardandomi intorno. Non c’è nessuno in camera. Mi siedo sul letto di Caroline, provando a richiamarla per la ventesima volta. Mi sto davvero arrabbiando perché non mi ha detto dove andava! Però sono anche un po’ spaventato … perché non me l’ha detto? Non risponde nessuno. Lancio il telefono dall’altra parte della stanza urlando. Sto perdendo il controllo …
 

Sarà quasi mezzora che balliamo ininterrottamente. E’ partita una canzone molto ... sexy, ma non la conosco. Oh … credo che l’alcol stia cominciando a fare effetto, ma non mi importa! Tutte le coppie che ballano sulla pista come noi cominciano ad avvicinarsi e a guardarsi in modo provocante, ed io mi sento inadeguata, dato che io e Klaus non siamo una coppia. Mi giro a guardarlo. Mi sta fissando con uno sguardo desideroso … Gli metto una mano sulla spalla e l’altra sul petto, fingendo di essere sicura di me. Non lo sono affatto. Lui mi guarda un po’ sorpreso, poi mi mette le mani sui fianchi e cominciamo a ballare, no, a strusciarci, a ritmo di musica. La situazione è passata dall’imbarazzo all’eccitazione … sono all’altezza del suo collo, e posso sentire il suo profumo … quant’è buono … Mi avvicino poggiando la bocca su una delle sue vene … eccola lì, che pulsa … Lui mi stringe un po’ più forte … D’un tratto mi sento molto stanca, sono giorni che non bevo un po’ di sangue, e incredibilmente affamata!
-Serviti pure amore- dice sussurrandomi all’orecchio … Dio quant’è invitante!
Non posso più resistere. Mi aggrappo a lui e lascio che i miei canini escano. Nascondo il viso nell’incavo del suo collo e perforo la carne, arrivando al suo sangue. Mi sento riavere, bere il sangue di Klaus è come rinascere, è come una boccata d’aria dopo l’apnea, è come il sesso! No, meglio … Mi avvinghio a lui sempre di più, mentre lui con una mano mi accarezza la schiena, e con l’altra mi stringe forte il fianco, ma non mi fa male. Anzi … ho un disperato bisogno … di lui.

Si ferma con la macchina esattamente dove era quando è venuto a prendermi. Dio quanto sono in imbarazzo! Ho bevuto da Klaus! Mi sono nutrita di lui! E, diciamolo, non sono stata proprio casta nel farlo!
Oh merda, ora cominciano i sensi di colpa!
-Vuoi … vuoi che ti accompagni?- mi chiede voltandosi a guardarmi.
-No grazie. Vado … vado da sola- rispondo senza guardarlo. Non ci riesco, davvero, se solo ripenso a cosa ho fatto meno di un’ora fa … Ma che mi è preso?! Io sto con Tyler! Diavolo!
-Caroline, ti prego. Non essere imbarazzata con me. Io ti conosco, e tu conosci me- dice cercando il mio sguardo.
-Tranquilla, davvero. Senti- dice guardandomi intensamente, tanto che mi sento costretta ad alzare lo sguardo –Se per te è più facile … Potremmo dimenticare la cosa. Faremo finta che non sia mai successo-

Ma è successo!

-Diciamo solo che abbiamo passato un serata divertente insieme, ok?- mi sorride.
-Grazie Klaus. Io … non so davvero cosa … scusa. Grazie mille per la serata, ci sentiamo in settimana, ok?- dico guardandolo riconoscente. Apro la portiera per uscire, ma sento la sua mano che mi tocca il braccio, e la sua voce che dice –Aspetta, prendi questa, fa freddo fuori- e mi porge un’altra sua felpa.
-Klaus!- dico cominciando a ridere.
-Davvero, fa freddo! Restituiscimela quando vuoi, ma non importa lavarla Caroline, sul serio!- dice sorridendo. Prendo la felpa e dopo averlo risalutato scendo e indossandola torno verso il campus.

Apro la porta della camera senza avere paura di svegliare Elena, mi ha già detto che rimaneva da Damon. Accendo la luce e butto la borsa sul letto, ma appena vedo che è occupato mi prende un colpo, e per poco non mi metto a gridare!
-Tyler- dico riprendendo fiato.
Lui è seduto sul mio letto, con lo sguardo fisso su di me. E’ uno sguardo pieno d’odio.
-Dove sei stata?- chiede alzandosi con una lentezza infinita, senza mai distogliere lo sguardo.
-Con mia madre, te l’ho detto- dico sorridendogli.
-STRONZATE! Ho chiamato tua madre a Mystic Falls! HA RISPOSTO! Dov’eri Caroline?- urla. Mi … fa … paura …
-Tyler io- cerco di dire, ma mi interrompe.
-Di chi è quella felpa?- chiede con gli occhi che si sfumano leggermente di giallo. Merda.
-Oh mio Dio Caroline … riconosco questo odore …- dice con una faccia disgustata. –Eri con lui?- fa una pausa avvicinandosi –Eri con Klaus?- Non rispondo. Lui stringe forte i pugni e continua a fissarmi.
-ERI CON KLAUS?-
-Tyler ti prego cerca di capire … -dico tra le lacrime allungando una mano verso il suo viso. Lui la scaccia buttandola da una parte.
-NON DIRMI DI CAPIRE! Caroline io ho perso tutto! Ho dato tutto ciò che avevo a quel demone pur di stare con te! HA UCCISO MIA MADRE! MI HA TOLTO LA LIBERTA’ E CI HA GIOCATO A SUO PIACIMENTO, E’ COSI’ DIFFICILE PER TE CAPIRLO?!- urla con tutto il fiato che ha in gola. Cerca di calmarsi, poi dice a denti stretti –Mi stai tradendo con lui?-
-No! No Tyler! No! Siamo solo amici … -
-AMICI?!- dice scaraventando la scrivania dall’altra parte della stanza. Ormai piango a dirotto, mentre lui sfoga tutta la sua rabbia. Si volta verso di me, e la sua espressione è cambiata, è … ferita.
Mi guarda con le lacrime agli occhi e in un sussurro mi dice –E’ finita- e poi aprendo la porta se ne va, senza guardarsi indietro.
-Tyler … - cerco di dire tra le lacrime. Esco dalla stanza per seguirlo, ma è già sparito. Rientro dentro chiudendo la porta. Mi rannicchio su me stessa mentre le lacrime e i singhiozzi mi fanno tremare.
E’ finita … finita per sempre … Non potrò mai dimenticare il suo sguardo deluso … ferito … rabbioso …
E’ finita, finita per sempre …
 



Note autore:Scusatemi se ho postato questo capitolo in ritardo, ma ci sono stati un po’ di problemi di connessione ultimamente! Allora, dato che negli ultimi capitoli non c’era stato molto Klaroline eccone qui un po’! Un bel po’! Nel prossimo ci sposteremo da New Orleans, ma è per una buona causa, ve lo garantisco! Ringrazio di cuore tutti quelli che recensiscono, grazie davvero per tutto quello che scrivete! :) Beh, al prossimo capitolo allora! Spero di caricarlo il prima possibile!

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Capitolo 7
*** La fine di un immortale ***






Mi alzo lasciando il conto sul tavolo ed esco dal locale. Odio questo posto. Essere costretta a vivere nell’ombra perché tutti in città conosco la dolce Elena Gilbert e nessuno capirebbe vedendomi qui. La odio. Di una rabbia feroce, vorrei davvero ucciderla, sarebbe la mia vendetta! E invece sono costretta a rimanere qui fino a che non riuscirò a sedurre qualche vampiro e a convincerlo a ritrasformarmi. Perché non esiste che Katherine Pierce sia un umana. Assolutamente no.
Appena esco dal locale l’aria della sera mi fa rabbrividire. C’è qualcosa di strano. C’è molto vento e tutti si stanno dirigendo alle proprie macchine per andarsene, così faccio anch’io, non voglio rimanere bloccata in questo schifo di posto a causa di una tempesta, ma mentre vado verso l’auto mi sento … osservata … Mi volto per controllare. Non c’è nessuno … Mi rigiro per aprire la portiera, ma mi trovo davanti …
-Stefan!- dico guardandolo attentamente. Ha uno sguardo strano, quasi sadico, uno sguardo che ho visto solo nei suoi momenti da squartatore. Possibile che sia tornato alle origini per dimenticare il fatto che suo fratello e la sua ragazza se la fanno a chilometri da qui?
-Ritenta- dice lui sorridendo maligno … Lo osservo ancora con più attenzione … Non ha l’anello … possibile che … -Silas?- chiedo timorosa della risposta. Sorride maligno, e in una frazione di secondo mi ritrovo attaccata alla macchina, con lui che mi tiene per il collo. Boccheggio, alla ricerca d’aria.
-Indovinato piccola Petrova!- dice sussurrandomi all’orecchio. Mi fa paura … non sono più un vampiro ormai … -Tranquilla, non ho intenzione di farti del male- dice accarezzandomi i capelli dolcemente. Così è ancora più inquietante.
-Cosa vuoi?- riesco a rantolare, ha ancora una mano sulla mia gola.
-Innanzitutto, devi portare qui a Mystic Falls l’altra doppelgänger, viva, e poi possiamo parlare dell’altra parte del piano una volta che entrambe sarete qui. Ah, dì anche al suo ragazzo vampiro e alla sua amica di venire. Mi serviranno- dice con voce bassa.
-Perché?- chiedo cercando di guardarlo negli occhi.
-Non sei nella posizione di fare domande!- dice pieno di rabbia. Poi si calma, toglie la mano dal mio collo e mi carezza il viso. Io tremo dalla paura. Il suo sguardo ora è pieno di ... dolcezza?
-Sei bella quasi quanto la prima Petrova- dice teneramente.
-Come fai a sapere che aspetto aveva Tatia? Eri imbalsamato quando lei è vissuta- dico quasi sussurrando … forse avrei dovuto tenere a freno la lingua.
Lui ride. Poi dice –Tatia? Lei non è stata certo la prima doppelgänger! No … la donna per cui sono stato immobilizzato per 2000 anni era la prima Petrova. Era bellissima-
Cosa? Silas … Silas era innamorato di una doppelgänger?!
-Vedi … quando io ho creato la copia di me stesso, volevo che ce ne fosse una anche per lei … Nel caso le cose fossero andate male ci sarebbe sempre stata una donna come lei sulla terra-
-Co … copia di te stesso? Che vuoi dire?- sono confusa.
-Questo è il mio vero volto- dice guardandomi. –E posso dirtelo perché ormai non ha più importanza-
Comincio a capire qualcosa ma … non ha assolutamente senso!
-Stefan, Stefan quindi è … -
-Si, è il mio doppelgänger- dice completando la frase per me. Non riesco a crederci … In qualche modo le copie viventi dei primi doppelgänger in assoluto si sono ritrovate e … si sono rinnamorate!
-Fai quello che ti ho detto … e ti trasformerò in vampira- mi dice staccandosi da me. Lo guardo sbalordita … Lo farà davvero? Ma prima che possa chiedergli qualcos’altro lui è già sparito nella notte.

 
-Non è possibile … - dice la biondina aspettandosi che dica da un momento all’altro che questo è tutto uno scherzo. Stupida! Siamo nella tenuta dei Salvatore, e questi tre sono arrivati da qualche ora da New Orleans. Ho appena finito di raccontare il mio incontro con Silas, e tutto ciò che mi ha rivelato. Damon, che si stava versando da bere, si è immobilizzato, e guarda un punto per terra con gli occhi persi. Elena-miss-ho-bisogno-sempre-di-aiuto è seduta sul divano e sembra terrorizzata. Caroline invece è nella fase della negazione.
-Non può essere, di sicuro è un altro dei suoi trucchetti mentali!- dice camminando da una parte all’altra della stanza.
-Lo vuoi capire che non viviamo nel regno degli unicorni? Questa è la realtà, vedi di accettarla in fretta!- dico sbottando verso di lei.
Elena si alza di scatto inchiodandomi al muro. –Sii più gentile Katherine, posso sempre ucciderti adesso che sei umana- Dio quanto la odio! Damon arriva subito a separarci e guardando le altre due dice –Sentite, se quello che ci ha detto Katherine è vero … -
-Ed è vero!- dico io interrompendolo.
-Beh se è vero voglio sapere perché Silas ci ha voluti qui, quindi …- dice lui, ma viene nuovamente interrotto dalla porta d’ingresso che si apre, e da Stefan che entra … No, non Stefan, Silas, Silas che entra.
-Sono arrivato al momento giusto direi- dice avvicinandosi con la sua strana espressione. –Volete sapere perché vi ho voluti qui giusto?-
Ma d’un tratto Elena, Caroline e Damon scattano verso di lui cercando di immobilizzarlo, ma lui con i suoi poteri di stregone fa venire a tutti loro un aneurisma, facendoli cadere a terra doloranti. Un bello spettacolo, comincia a starmi simpatico questo Silas!
-Mi aspettavo un’accoglienza più calda- dice fissandoli male.
-Sappiamo che Bonnie eri tu! Sappiamo tutto!- dice Elena tra un urlo e l’altro. Non capisco bene cosa stia succedendo, ma non importa: vedere Elena soffrire mi ripaga un po’!
-Ora, se non vi dispiace, verrete tutti con me, su, alle cascate, accanto al lago. Passeremo lì il nostro momento di spiegazioni-
 

Siamo accanto al lago, tutti in cerchio, sembriamo quasi patetici. Silas sta gettando a terra del sale, servirà sicuramente per un incantesimo. Guardo gli altri. Sono in tensione come me.
-Finalmente oggi morirò- Dice aprendo gli occhi e guardandoci, poi continua –C’è la luna piena stasera. Ed ho riunito ben quattro doppelgänger, compreso me-
-Scusami- dice Damon –Ma io ne vedo solo tre-
-Giusto, beh, ecco perché ho voluto che veniste anche tu e la bionda. Dovete nuotare fino al fondo del lago. Lì troverete una cassaforte. Tiratela fuori e portatela qui, mi servirà- dice Silas rivolto a Damon e Caroline. Loro due si guardano, e sanno di non poter rifiutare. Così cominciano piano piano ad immergersi, andando a recuperare questa cassaforte. Sulla riva rimaniamo solo io, l’insopportabile Gilbert e l’immortale di 2000 anni. Silas d’un tratto si volta verso di me, e venendomi difronte mi porge una piccola fialetta piena di quello che è sicuramente sangue. Poi mi dice –Hai rispettato la prima parte del piano. Questa è la tua ricompensa. Te l’avevo promessa- Elena intanto cerca di sbirciare cosa mi stia dando, ma Silas copre tutta la visuale. Ed io … non riesco a crederci … mi sta dando del sangue di vampiro … Finalmente potrò vendicarmi di quella stronzetta una volta tornata come prima! Nascondo la fialetta in un posto sicuro nella tasca della giacca. Aspettiamo qualche altro minuto, poi vediamo spuntare dall’acqua Damon, Caroline e quella che mi sembra la cassaforte dove tenevano rinchiusa Elena quando era senza emozioni. Sembra pesante.
I due arrivano a riva completamente bagnati e posano la cassaforte davanti a Silas, che sorride tutto contento.
-Bene, ora mettetevi da una parte e non interferite più- dice lui. Mentre Damon e Caroline vanno qualche metro più indietro, Silas apre la cassaforte, e rigirandola ne esce …
-STEFAN!- urla Elena, completamente sconvolta. Stefan è  tutto bluastro, è svenuto, ed è privo di sangue. Damon e Caroline provano ad avvicinarsi, a correre da lui, così come Elena, ma Silas li minaccia di restare ai loro posti, così sono costretti ad ubbidire. Elena piange, così come Caroline, e Damon è pietrificato davanti alla vista di suo fratello praticamente morto. Sono senza fiato … Stefan …
-Da quanto tempo è lì?- chiedo fissando il più piccolo dei Salvatore.
-Dal giorno del diploma- risponde Silas. Caroline comincia a singhiozzare.
-Bene, ora io prenderò questo coltello e mi farò un piccolo taglio sul dito, e farò cadere una goccia di sangue al centro di questo cerchio di sale, e così farete voi, chiaro?- dice estraendo un pugnale dalla giacca. Poi si taglia il pollice e fa cadere il sangue esattamente al centro del cerchio, che nel frattempo si è infuocato, lasciando Damon e Caroline dall’altra parte. Poi va verso Stefan e lo taglia, portandolo più avanti in modo che il suo sangue vada a posarsi nello stesso punto.
-Ma se tu ti uccidi non finirai nell’altro lato?- chiedo mentre Silas passa il coltello ad Elena, costringendola a ripetere l’operazione.
-Quello che stiamo facendo è un incantesimo che mi permette di abbassare il velo che ci divide abbastanza a lungo da poter morire, una volta che sarò morto il velo si richiuderà, ma io non vi rimarrò intrappolato- dice mentre Elena fa cadere il suo sangue.
-E non potevi farlo subito, invece di costringere Bonnie?- chiede Elena passandomi il pugnale.
-Per fare questo incantesimo una delle due doppelgänger Petrova doveva essere umana, e voi non lo eravate- risponde lui chiudendo gli occhi e cominciando a mormorare parole strane dopo che anche io ho fatto cadere il mio sangue.
D’un tratto si alza un vento potentissimo, e il fuoco del cerchio si alza. Noi non possiamo fare niente, bloccate all’interno del fuoco. Poi io, Stefan, Elena e Silas veniamo sollevati in aria, come se una forza potente ci sollevasse dal petto e ci attirasse verso il centro del cerchio.
E poi tutto finisce velocemente com’è iniziato. Ricado a terra brutalmente. Alzo piano la testa dolorante per cercare di capire cosa succede. Il fuoco e il vento non ci sono più. Anche Elena è a terra, ed anche lei ha alzato la testa come me. Ci guardiamo, stordite dal violento impatto col suolo, poi entrambe spostiamo lo sguardo verso Stefan. E’ a terra come noi, apparentemente morto come sembrava prima. Caroline sta correndo verso di lui in lacrime, Damon invece è già da Elena. Io sposto lo sguardo verso Silas. Il suo corpo è a terra. Avanzo verso di lui trascinandomi, sono troppo debole. Una volta che sono abbastanza vicina mi alzo a sedere e controllo …
Silas è morto.

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Capitolo 8
*** Stefan ***






Sto piangendo da circa due ore credo. Il tempo sembra infinito. Sono distrutta, e non riesco a pensare che a Stefan. Stefan…
Katherine se l’è svignata correndo mentre noi cercavamo di riprenderci e di andare da Stefan. Sinceramente non mi interessa dove è andata o cosa farà adesso.
Siamo alla pensione dei Salvatore. Io ed Elena siamo sedute in salotto, ad aspettare. Ed è la parte peggiore: non sapere. Damon ci ha chiesto, ed è stato strano per me vederlo così vulnerabile anche se posso capire, di aspettare qui, mentre lui ha preso suo fratello ed è andato nella camera di Stefan con delle sacche di sangue, chiudendo poi a chiave la porta.
Stefan…
Se ripenso a … a come l’abbiamo abbandonato! Lui è rimasto … è stato chiuso in fondo al lago a morire di fame, e ad annegare per tutti questi mesi, mentre noi ce la spassavamo ignari di tutto. E’ tutta colpa di Silas! Lo odio con tutta me stessa, e l’unica consolazione è sapere che è morto. E poi Bonnie … Oh cielo!
Mi volto lentamente verso Elena, per vedere come sta. Lei sta sicuramente peggio. Certo, Stefan è il mio migliore amico, ma per lei è stata la sua prima storia importante, anche se ora è felice con Damon.
Elena è rannicchiata su se stessa, sul divano, ed è scossa da singhiozzi silenziosi, mentre le lacrime le rigano il viso. E’ distrutta … Mi avvicino a lei e la abbraccio. Lei si lascia cullare, ed insieme piangiamo il nostro dolore per tutto quello che sta succedendo.
 

-Avanti, AVANTI STEFAN! Non fare il cretino!- dico urlando. No. Non può essere vero. Avvicino ancora una volta la sacca di sangue alla sua bocca, ma lui non reagisce in alcun modo.
-Stefan … - sussurro poi, mentre sento che delle lacrime cominciano a scorrere lungo la mia guancia. NO! In uno scatto d’ira mi alzo dal letto dove ho posato mio fratello e comincio a scaraventare cose per la stanza. Poi ad un tratto sento un debole gemito alle mie spalle, mi volto, e vedo che la sacca di sangue che avevo provato a fargli bere si è rotta, e Stefan ha il viso ricoperto di sangue. Qualche goccia è entrata nella sua bocca …
-Stef!- dico fiondandomi accanto a lui. Stefan fa un altro piccolo lamento e poi torna immobile come prima.
-No! No tu ora non ti arrendi, mi hai capito?!- dico prendendo dell’altro sangue e avvicinandolo alle sue labbra. Anche ora non reagisce, così faccio un piccolo foro nella sacca e aprendogli la bocca lascio che si nutra. Finisco di dargli l’intera sacca, ma ancora non reagisce. Continuo questa cosa fino ad arrivare a ben 12 sacche, alla tredicesima  ho quasi perso le speranze. Prendo la tredicesima sacca, e le lacrime tornano a scorrere mentre il peggior scenario di questa situazione comincia a farsi strada nella mia mente. Faccio il piccolo foro, lo avvicino alle labbra di mio fratello e lascio colare il sangue nella sua bocca. Sto guardando i suoi occhi. Solitamente sempre così turbati quando si parla di sangue. Ora invece sono chiusi, non riesco a vedere il verde dei suoi occhi, vedo solo il biancore delle sue palpebre. Mi viene in mente il nostro patto, il motivo per cui non mi sono messo a cercarlo. Volevo stare con la mia ragazza finalmente. Ma questo è un prezzo troppo alto. E poi mi vengono in mente gli anni ’40, e ciò che avevo detto a Lexi …

Ti è mai passato per la testa che ho bisogno di mio fratello?

Ho bisogno di te Stefan, penso guardandolo.
Poi d’un tratto le sue mani prendono vita e stringono forte la sacca di sangue.
Nello stesso momento i suoi occhi si aprono.
-Stefan!- urlo quasi per la gioia! Finisce la sacca in meno di 5 secondi. Appena ha finito gliela tolgo dalle mani e lo stringo. Non riesco neanche a ricordare l’ultima volta che l’ho abbracciato.
-Da … on- sussurra. Non ha più forze. Gli porgo un’altra sacca e lui debolmente allunga le mani e la beve. Finisce e rantola in direzione dell’ultima rimasta. Gli do anche quella, e mentre lo vedo bere penso che tutta questa fame repressa potrebbe portare a qualcosa di veramente terribile per la psiche di mio fratello: il ritorno dello squartatore.
 

-Elena, Caroline, venite su per favore- dice Damon in cima alle scale. Io ed Elena ci guardiamo, speranzose e alzandoci lentamente andiamo in camera di Stefan. La porta è socchiusa, così la apro. Elena sembra non avere neanche le forze per camminare. Entriamo lentamente. La prima cosa che noto sono le dozzine di sacche di sangue sparse per terra, e questo un po’ mi preoccupa. Alzo lo sguardo e vedo Damon tutto sorridente accanto al letto, occupato da un ragazzo coi capelli scompigliati, cereo, gli occhi verdi leggermente aperti che guardano nella nostra direzione. Sorride debolmente, ed mentre ricomincio a piangere sussurro –Stefan!- e gli sono subito addosso, ad abbracciarlo.
-Piano Barbie- dice Damon scostandomi un po’ –E’ ancora debole- dal modo in cui lo protegge sembra che sia il suo tesoro più prezioso, e questo pensiero mi fa sorridere. Torno a guardare Stefan, accarezzandogli il viso e sorridendo tra le lacrime gli sussurro un ultimo –Ben tornato-, poi mentre lui ricambia sorridendo  mi alzo, lasciando il posto ad Elena, che so essere più bisognosa di lui rispetto a me. Elena si avvicina lentamente, guardandolo negli occhi, poi si siede accanto a lui, prendendogli una mano. Non dice niente, gli sorride e basta, anche lei tra le lacrime. Stefan chiude gli occhi non appena la mano di Elena tocca la sua.
-Caroline- mi bisbiglia Damon nell’orecchio, guardando per terra. Io mi risveglio dal mio stato di trance, ero rimasta a guardare Stefan ed Elena, e so che anche Damon li ha visti, e deve avergli fatto piuttosto male.
-Si?- rispondo sempre bisbigliando.
-Potresti venire un attimo fuori con me?- Annuisco dubbiosa, così lasciamo Elena ad occuparsi di Stefan mentre noi usciamo dalla stanza e andiamo fuori, nel giardino di casa Salvatore.
-Che succede Damon?- gli chiedo quando siamo fuori. Lui che camminava davanti a me e mi dava le spalle ora si volta. Ha gli occhi lucidi, ma credo che non voglia piangere davanti a me.
-Caroline … -dice con la voce rotta. Mi avvicino un po’ … Povero Damon … mi dispiace vederlo così, nonostante tutto.
-Mi servirà il tuo aiuto- dice respirando lentamente.
-Riguardo a cosa?- chiedo.
-Ho fatto bere a Stefan quasi venti sacche di sangue. Mi servirai tu per non farlo tornare lo squartatore di una volta, quando si sarà ripreso. Sei la sua migliore amica-
-Certo- dico a bassa voce –Damon, stai bene?- e così dicendo gli tocco la spalla, un segno di conforto.
Lui tira su col naso, e fa di tutto per non guardarmi negli occhi.
-Tornerà da lui?- chiede sempre senza guardarmi. Senza ulteriori spiegazioni so che parla di Elena. Nonostante la mia vecchia opinione sulla loro relazione ora vedo quanto lui soffra per questo amore. E mi rendo conto che la vera maledizione di Damon è quella di non poter mai essere realmente felice.
-Non lo so- rispondo sinceramente, anche un po’ stupita in realtà che abbia fatto a me questa domanda.
-Sono stato un’idiota a non cercare mai Stefan per tutta l’estate! Io … io potevo salvarlo prima … -
-Damon non è colpa tua, chiaro? Ma di Silas!- dico interrompendolo. Non deve avere anche i sensi di colpa adesso. –Sistemeremo tutto- dico stringendo la presa sul suo braccio.
-Rivoglio mio fratello- dice mentre delle lacrime cominciano a scorrergli lungo le guance. Non l’ho mai visto così vulnerabile, così fragile, così … umano. Mi avvicino a lui e lo abbraccio, circondandogli le spalle con le braccia. Anche lui risponde alla stretta. Restiamo così. Io che cerco di consolarlo, e Damon che piange sulla mia spalla.
Solo adesso mi rendo conto di quanto si vogliano bene i fratelli Salvatore, nonostante tutto.



 
Note autore: Scusatemi moltissimo per il ritardo! Ma i problemi di connessione sono aumentati, ora non dovrebbero più incasinarmi però! :) allora, nuovo capitolo: dovevo assolutamente parlare di Stefan! Io adoro i fratelli Salvatore quando sono “amici”, e mi mancava vederli così, quindi questo capitolo era incentrato su di loro. Mi sono ispirata a questa canzone: https://www.youtube.com/watch?v=LgMCTHTJov4 , Blood Brothers di Bruce Springsteen che io personalmente adoro, perciò, beh, se volete un capitolo più d’effetto leggetelo con questa canzone di sottofondo :)
Spero di aggiornare il prima possibile, un bacione, e grazie delle recensioni, come sempre!

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Capitolo 9
*** Lussuria ***






Busso piano alla porta. Forse sua madre starà dormendo, ma lei sicuramente no, e con l’udito che ha, verrà ad aprire. Infatti eccola spuntare dalla porta di camera sua. Guarda verso la porta d’ingresso e con uno sguardo confuso viene titubante ad aprire la porta. Credo che non mi abbia visto bene in faccia, perché accende la luce sopra la porta prima di aprirla, e appena mi vede posso benissimo percepire lo stupore nel suo viso.
-Klaus?- chiede a bassa voce. Ha gli occhi rossi di pianto, e questo non mi piace. Non mi piace vederla soffrire. –Che ci fai qui?- chiede sempre bisbigliando, per non svegliare sua madre.
-Ho saputo- dico bisbigliando in risposta. Lei stringe di più la mascella, e gli occhi diventano lucidi.
-Sono venuto qui come supporto morale Caroline. Ho pensato che ne avessi bisogno. Ma se non mi vuoi a Mystic Falls ripartirò subito- dico dandole modo di decidere. Lei mi fissa con uno sguardo vacuo per qualche secondo, poi annuisce e si fa da parte, aprendo di più la porta per lasciarmi entrare.
Mi indica di andare in salotto, così entro nella stanza e poi mi volto verso di lei. I suoi splendidi occhi chiari sono ancora lucidi.
-Come hai fatto a saperlo?- chiede sedendosi sul divano ed invitandomi a fare lo stesso.
-Rebekah- rispondo accomodandomi a mia volta –L’ha saputo da Matt- Lei annuisce fissando il pavimento e stringendosi le braccia al petto. E’ così indifesa in questo momento, vorrei davvero farla stare meglio. Continuo a guardarla, cercando di trovare un modo per consolarla. In meno di una settimana ha scoperto di aver perso Bonnie e Stefan.
-Lui ora sta bene?- chiedo riferendomi al più piccolo dei Salvatore. Annuisce nuovamente, poi aggiunge –Elena e Damon sono con lui. Il mio cellulare è in camera, nel caso dovessero chiamare-
Continua a fissare il pavimento, e comincio a preoccuparmi, sembra davvero distrutta. Cercando di distrarla dico –Dov’è finito il tuo braccialetto?- e indico il suo polso destro, dove da che mi ricordo si è sempre trovato il pacchiano braccialetto che Tyler le aveva regalato per il suo compleanno. Lei sposta lentamente lo sguardo verso il polso, ma capisco di aver detto la cosa sbagliata non appena vedo che il mento comincia a tremarle.
-Io e Tyler non stiamo più insieme. Mi sembrava stupido continuare a tenere le sue cose- risponde senza guardarmi. Non posso dirle che mi dispiace che non stiano più insieme, perché mentirei, ma una cosa posso dirgliela –Mi dispiace che tu soffra Caroline. E so che detto da me in questa situazione non è appropriato, ma io ci sono se hai bisogno di parlare, o anche solo di compagnia-
Lei alza lo sguardo verso di me e sorride timidamente, mentre delle lacrime cominciano ad uscire dai suoi meravigliosi occhi azzurri. Non so bene come comportarmi ora che mi ha detto di Tyler, ma mi avvicino comunque, posando delicatamente una mano sulla sua. A questo contatto Caroline sussulta, poi comincia a singhiozzare.
-Ho … perso … troppe … persone- sussurra tra un singhiozzo e l’altro. Mi sento impotente di fronte al suo dolore, e l’unica cosa che mi viene in mente di fare e abbracciarla, anche se lei potrebbe non essere d’accordo. In quel caso mi scanserò.
Mi avvicino ancora, colmando lo spazio di divano che ancora ci divideva, e stringo il suo esile e fragile corpo nelle mie braccia, come se questo potesse proteggerla dal dolore. Caroline non mi rifiuta, come avevo temuto, anzi. Stringe fortemente una mano sulla mia maglietta, quasi aggrappandosi, e l’altra la posa sulla mia schiena. In questo modo il suo viso è nascosto nel mio petto, così che io non possa vederla. Ma sento comunque le sue lacrime bagnarmi la maglietta. A questo punto la stringo più forte, e con una mano le accarezzo i capelli.
Dolce piccola Caroline …

Mi sveglio sentendo il sole che batte sulle palpebre. Apro gli occhi e la vedo. E’ con la testa poggiata sul mio petto. Sembra un angelo. Ieri sera mentre stava piangendo tra le mie braccia si  è addormentata, ed evidentemente anche io poco dopo, dato che siamo sdraiati sul divano di casa Forbes, ancora abbracciati. Cerco di percepire ogni rumore nella casa, ma non sento altro che i nostri respiri, perciò deduco che sua madre sia uscita. Ci avrà visti? La cosa non mi preoccupa molto.
Sento che Caroline gira la testa dall’altra parte, poi apre anche lei gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre per adattarsi alla luce. Poi d’un tratto, come se si rendesse conto della posizione in cui si trova, si alza di scatto, coprendosi la bocca con una mano. Vederla così, coi capelli spettinati e tutta rossa in viso mi fa sorridere. Mi metto a sedere e la guardo, mentre lei apre e chiude la bocca, come se cercasse una scusa più per se stessa che per me, riguardo a tutto ciò.
-Io … io … -dice diventando sempre più rossa. A questo punto mi alzo e le poso le mani sulle spalle, dicendo –Caroline, calmati, non è successo niente, respira- Lei prende uno o due respiri profondi, poi dice –Io … -
Ma la interrompo –Caroline, tranquilla, davvero- Mi guarda e dopo aver aperto e chiuso la bocca un’ultima volta mi sorride timidamente.
All’improvviso sentiamo squillare un cellulare. Caroline diventa pallidissima, e corre in camera sua, poi la sento rispondere. Mi avvicino fino ad arrivare allo stipite della porta, dove resto a guardarla mentre parla.
-Pronto?- dice Caroline.
-Care? Sono io. Senti, potresti venire qui? C’è una cosa che io e Damon vorremo dirti riguardo a … Stefan- questa è Elena.
-Si, certo, arrivo subito. Ah, Elena … - dice Caroline rigirandosi una ciocca bionda tra le dita.
-Si?-
-Può venire anche Klaus?- io sgrano gli occhi. Davvero queste parole sono uscite dalla bocca di Caroline Forbes?
-Certo … - risponde Elena titubante –Ma che ci fa Klaus qui?-
-Supporto morale, poi ti spiego- risponde Caroline in modo evasivo. Le due si salutano, Caroline riattacca e poi si volta verso di me.
-Mi dispiace ma devi tornare in salotto, devo vestirmi- dice spingendomi fuori dalla stanza e richiudendo la porta con un sorriso.
Questa donna e i suoi improvvisi sbalzi di umore mi faranno impazzire!
 


-Cosa? NO! Non se ne parla!- dico alzando la voce. Siamo già alla pensione dei Salvatore, nel loro salotto. Elena e Damon mi hanno esposto il loro piano: loro rimarranno qui ad occuparsi di Stefan, mentre io tornerò all’università. Seriamente?! ‘Non puoi perderti il primo anno’ ha detto Damon. Grazie al cazzo! E Stefan? Non posso abbandonarlo!
-Caroline ti prego cerca di capire. Vogliamo affrontare la cosa in questo modo- dice Elena cercando di farmi ragionare.
-E’ anche il mio migliore amico Elena! Non posso lasciarlo solo dopo tutto quello che ha passato!-
-Non sarà solo, ci saremo io e Damon- puntualizza lei.
-Uuurgh!- ringhio in preda alla frustrazione. Mi volto verso Damon che se ne sta a braccia incrociate qualche passo dietro la sua ragazza. Vado verso di lui, fino a che non ci troviamo davanti.
-Damon- dico senza mai distogliere lo sguardo da quegli occhi di ghiaccio –Damon ti prego- e con lo sguardo cerco di ricordargli il nostro discorso di meno di 24 ore fa. Dio sembra passato così tanto tempo, invece …
-Mi dispiace Barbie. Ce la caveremo- dice sostenendo il mio sguardo.
Intanto Elena ci guarda perplessa, senza capire perché mi sia rivolta a Damon così. Io non mi rivolgomai a Damon così. Mi volto esasperata verso la mia amica.
-Non puoi farm tornare a New Orleans da sola- dico supplicandola.
-Ti riporterà Klaus- risponde lei.
-Elena ma ti senti quando parli?-
-Mi hai detto tu poco fa che ora siete amici, non fare la dura Care!- dice mentre io abbasso lo sguardo. Ha colto nel segno.
-Non voglio restare da sola laggiù- sussurro fissando per terra. Elena si avvicina e dice –Non sarai sola, ci saranno Matt e … -
-Lo sai che non è la stessa cosa- rispondo tornando a guardarla negli occhi.
-Caroline io ti voglio bene come se fossi mia sorella. Lo sei per me. Ora ti chiedo di darmi un po’ di tempo con Stefan. Di dare del tempo a me e a Damon per cercare di aggiustare le cose. Per favore Caroline-
Ci guardiamo a lungo, poi dico –Potrò almeno venirlo a trovare ogni tanto?-
-Certo!- dice Elena stringendomi in un abbraccio –Anch’io avrò bisogno che tu mi venga a trovare!-
Restiamo ad abbracciarci fino a che Klaus non esce dalla stanza di Stefan e scende le scale. A quel punto ci separiamo e ci voltiamo verso di lui.
-Hai finito di salutarlo?- chiede Damon.
-Si. Spero che riusciate a farlo tornare lo Stefan di una volta- risponde Klaus guardando Damon ed Elena, poi sposta lo sguardo su di me, e mi sorride.
-Vado a salutarlo anch’io- dico avviandomi verso le scale e lasciando gli altri di sotto. Ogni gradino che salgo è un passo in più verso un addio a cui non sono preparata.
Quando arrivo davanti alla porta busso piano, poi senza aspettare una risposta entro nella stanza. Stefan è sdraiato sul letto, un po’ più composto di ieri sera pare. Mi avvicino sorridendo e mi siedo accanto a lui, prendendogli una mano, esattamente come aveva fatto Elena la sera prima.
-Damon ed Elena mi obbligano a tornare agli studi- gli dico. Lui abbozza un sorriso –Non vogliono che stia qui. Però sappi una cosa Stefan, io non sono d’accordo. Vorrei rimanere ed aiutarti, così come tu mi hai sempre aiutata- Sorride sempre di più, nonostante quanto sia debole ed emotivamente scosso.
-Ti ricordi che ti promisi che non ti avrei più lasciato diventare lo squartatore?- A queste parole trasalisce –Beh, ho fatto una promessa ed intendo rispettarla, perciò ascoltami bene Stefan: non puoi gettare la spugna, non puoi abbandonarti al sangue dopo tutta la strada che hai fatto! Tu sei più forte di tutto questo, chiaro? Sei più forte!- dico con le lacrime agli occhi. –Sei il mio migliore amico Stefan. Non posso perdere anche te-
-Ti … voglio … bene- sussurra debolmente. Sorrido, e rispondo –Ti voglio bene anch’io- poi mi avvicino a dargli un bacio sulla fronte. –Ci vediamo presto- e così dicendo esco dalla stanza, sperando di mantenere la promessa.
 


-Vuoi che alzi l’aria condizionata?- chiedo guardandola. Non ha parlato molto da quando abbiamo lasciato Mystic Falls. Dopo aver salutato Damon ed Elena siamo passati da casa sua per prendere la piccola valigia che aveva e poi siamo partiti verso sud. Sto cercando di distrarla dalla sua costretta partenza da più di mezzora, ma non è facile.
-Vuoi parlare?- chiedo infine dopo dieci minuti di silenzio: mi basta una risposta, se è si continuo a cercare di trovare un argomento di conversazione, se è no continuo semplicemente a guidare in pace.
Caroline si volta di scatto verso di me, e resta a guardarmi per un po’. Io comincio a sentirmi a disagio.
-Grazie di essere passato a Mystic Falls- dice.
-Ho pensato che avessi bisogno di compagnia, te l’ho detto- rispondo alzando le spalle. Senza preavviso lei mi stringe la mano che era posata sulla leva del cambio. Questo contatto è una sorpresa per entrambi, è come se ci fossimo scottati a vicenda. Mi volto a vedere la sua espressione, ed è identica alla mia: stupita e … eccitata?
-Scusa- bisbiglia ritraendola.
-No ... Non fa niente- dico schiarendomi la gola. Sarà un viaggio lungo.

Siamo finalmente arrivati davanti al college. Saranno passate le due di notte, ma Caroline non si è mai addormentata. Per tutto il viaggio c’è stata una strana elettricità in macchina, vari sguardi da parte di entrambi … Questa donna sa come farmi impazzire, davvero.
Scendiamo dalla macchina. Io mi stiracchio un attimo, poi vado al bagagliaio e prendo la sua valigetta, e mi offro di accompagnarla fino alla sua stanza, così da non farle portare il bagaglio. Lei acconsente, e insieme ci dirigiamo verso il suo dormitorio, sempre continuando il nostro gioco di sguardi.
-Beh- dice Caroline una volta arrivati davanti alla sua stanza –Grazie di avermi riportata qui-
-Figurati-
-E grazie di aver portato la valigia-
-E’ stato un piacere- rispondo sorridendole. Caroline apre la porta, mette dentro la valigia e poi si volta per salutarmi. Si volta, ma non dice niente, e neanche io. Rimaniamo fermi, a fissarci, e l’elettricità che c’era in macchina si riaccende in meno di un secondo. Non me ne rendo neanche conto, ma ci stiamo avvicinando. Lo realizzo quando i nostri nasi si stanno per sfiorare, ma non mi tiro indietro, e neanche Caroline.
-Allora buonanotte- sussurro praticamente sulla sua bocca. Mancano pochi centimetri …
-Notte- sussurra lei fissandomi le labbra … anch’io fisso le sue …
E poi succede. Ci baciamo. Le nostre labbra si incontrano e sembrano essersi finalmente trovate a casa. Caroline ha le labbra morbide, calde. Stringo le mani intorno alla sua vita mentre lei affonda le sue dita fra i miei capelli. Poi le nostre lingue si trovano, e cominciano a giocare tra loro, dolci ma allo stesso tempo fameliche. Lei mi trascina dentro la stanza, e mentre entro chiudo la porta, poi la sollevo da terra, e il nostro bacio si trasforma in pura passione. La sbatto contro il muro, e la sento gemere di piacere, il che mi eccita ulteriormente. Mi sposto più giù, fino ad arrivare a baciarle il collo. Lei ansima, e mi fa staccare da lei solo per togliermi la maglietta. Ci guardiamo negli occhi, persi in un vortice di lussuria. Caroline comincia a baciare il mio tatuaggio della piuma, partendo dal basso fino a risalire al collo dove indugia per un po’, fino a risalire alla mia bocca, dove ricominciamo a danzare. Le sfilo la magliettina rosa senza problemi e la stringo a me, togliendole il reggiseno. Dio quant’è bella. Caroline mi spinge sul letto e in meno di due secondi mi ha già tolto cintura e pantaloni. Io sono sdraiato sul letto, e lei è sopra di me, intenta a baciarmi il collo. Le tolgo in fretta i pantaloni e poi capovolgo le posizioni, schiacciandola sotto di me. Mi dedico anche io a baciarle il collo, mentre ci priviamo degli ultimi indumenti. La voglio. La desidero con tutto me stesso. Alzo la testa per incontrare il suo sguardo. Abbiamo i respiri corti. Restiamo a guardarci per qualche istante, poi le mi bacia, e così cominciamo. Ad un tratto mi ritrovo con la bocca sul suo collo … di nuovo … così mi metto in modo tale che anche Caroline abbia il mio collo a sua disposizione, e senza dire altro la mordo. Dopo poco anche lei fa lo stesso. Oh Dio! Bere da Caroline è un sogno … Il sangue di Caroline è adrenalina, il sangue di Caroline è passione, il sangue di Caroline è vita.

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Capitolo 10
*** Risveglio ***













Sto così comoda … Non vorrei mai alzarmi …
-Buongiorno- sento dire da una voce calda e con un inconfondibile accento. Sollevo la testa e apro gli occhi. La prima cosa che vedo sono due grandi occhioni che mi fissano.
-Ehi … - riesco a dire io sollevandomi un po’ di più sul gomito.
-Sei bellissima di prima mattina- mi dice con un sorriso.
-Stai scherzando vero?- dico io cercando di sistemarmi i capelli che devono essere un groviglio allucinante. Lui mi mette una mano sulla guancia, guardando ogni singolo centimetro di pelle del mio viso. E’ così bello in questo momento, il suo sguardo è pieno di dolcezza mista a desiderio. Voglio baciarlo. Così mi sporgo in avanti e assaporo le sue labbra. In un attimo mi ritrovo a cavalcioni sopra di lui, con le sue mani su i miei fianchi. Posso sentire il suo inebriante profumo ovunque per la stanza, e questo mi piace … adoro il suo profumo. L’aria nella stanza si sta facendo decisamente calda mentre i nostri baci continuano. Stiamo giusto per andare oltre quando mi squilla il cellulare. Mi stacco di malavoglia e mi sporgo per allungare una mano fino ad arrivare al telefono.
-Devi proprio rispondere?- chiede Klaus cominciando a baciarmi il collo, cosa che mi fa letteralmente impazzire. Mi scappa un gemito e lui sorride soddisfatto. Mi ricompongo un attimo e poi rispondo al telefono.
-Pronto?- dico non del tutto in me.
-Caroline sono Elena. Volevo sapere com’è andato il viaggio-
-Oh … Ehi! Ciao … io … ah!-
-Care? Tutto bene?- chiede la mia amica forse un po’ preoccupata dai miei sospiri. Il punto è che lei non sa chi sia a provocarli.
-Senti- dico sbrigativa –Posso richiamarti più tardi?-
-Ok … - dice Elena –A dopo- e così dicendo riattacchiamo, proprio mentre Klaus comincia a passare le sue mani su e giù per tutta la mia schiena, mentre intrappola la mia bocca in un bacio passionale. Mi ritrovo sotto di lui senza sapere come sia successo, tanto sono presa dai suoi baci.
-Non potevi aspettare neanche un secondo?- dico tra un bacio e l’altro. Lui scuote la testa sorridendo, facendo così spuntare quelle due magnifiche fossette.

Posso dire una cosa? HALLELUJAH!

Smettila tu.

Lasciami almeno festeggiare, era ora che aprissi gli occhi mia cara, almeno smetti di mentire a te stessa!

Che vorresti dire scusa?

Che non riesci a smettere di guardare quelle fossette incantata, e non riesci a fare a meno delle sue labbra o delle sue mani sul tuo corpo … Fai due più due Caroline!

-Sai- dico scostandomi e spingendolo di lato –Dovremmo vestirci-
-E perché mai?- chiede lui disegnando cerchi immaginari sulla mia coscia.
-Perché- dico alzandomi, recuperando la biancheria e indossandola –Io ho lezione tra un’ora, ed è meglio che sia presente-
Anche Klaus si alza e comincia a rivestirsi. –Hai visto la mia maglietta?- chiede dopo un po’. Mi guardo attorno e la vedo a terra vicino all’armadio. Vado a prenderla, poi vado verso di lui e gliela porgo. Klaus mi sorride. Oh cielo, sono stata a letto con Klaus. Con. Klaus. Devo ancora elaborare la cosa.
-Tutto bene?- chiede infilandosi la maglietta e notando la mia espressione.
-Si, si tutto bene- Lui sorride e si volta a prendere le scarpe.
-Che cosa è successo stanotte?- chiedo tutto d’un fiato. Devo capire: cosa siamo ora?
-Come scusa?- chiede lui alzando incredulo la testa.
-Voglio dire- dico sedendomi accanto a lui –Io e te … Noi, cosa siamo?-
-Beh- dice prendendo un bel respiro –Tu mi sei sempre piaciuta Caroline, mi piaci, e lo sai. Direi … si, direi che potremmo provare questa cosa e … -
-‘Questa cosa’ cosa? Cioè, mi serve una spiegazione, uno schema … -dico interrompendolo. Ma lui mi ferma, dicendo –Uno schema? Caroline non siamo a lezione. Siamo io e te, qui, a parlare. Tu mi piaci. Adesso rispondimi sinceramente- dice prendendomi una mano –Io ti piaccio?-
Lo guardo negli occhi e cerco di capire. Mi piace? Ripenso a la notte appena passata, a tutte le volte che mi ha corteggiato a Mystic Falls, ai nostri incontri qui a New Orleans, alle fossette che spuntano sul suo viso quando sorride, al modo che ha di parlare e come mi ha sempre protetta …
-Si, mi piaci- dico sorridendogli timidamente. Il suo viso si illumina, e si apre in un sorriso talmente genuino che mi sembra un bambino.
-E allora proviamoci. Proviamo a vedere dove va a finire questa relazione. In fondo il nostro bollente sesso ibrido-vampira è andato bene direi!- dice scoppiando a ridere e facendo così ridere anche me. Guardo di sfuggita l’orologio e scatto in piedi, finendo di allacciarmi i pantaloni e mettendomi una canottiera blu scuro.
-Tranquilla, arriverai in orario- dice Klaus mentre io mi metto le ballerine nere e prendo la borsa. Senza tacchi sono più bassa di lui, anche con in effetti, comunque gli arrivo poco sopra il mento. Lui mi prende il volto tra le mani e sorridendo mi dice –Sono felice Caroline. Grazie- Anche io sorrido, mi alzo in punta di piedi e lo bacio.
-Grazie a te- dico una volta staccatami da lui. –Ora dovremmo veramente andare-
Usciamo dalla stanza insieme, io chiudo la porta e chiudo a chiave poi mi volto e lo trovo che mi porge una mano, sorridendomi teneramente. Io guardo prima la mano, poi lui e poi di nuovo la mano. Infine la stringo. Insomma, se vogliamo davvero provare a far funzionare questa cosa sarà meglio che i miei amici lo scoprano ora. Poi però penso a Tyler, e mi sento dannatamente in colpa: non è passata neanche una settimana.
Klaus mi guarda, e deve aver capito il mio stato d’animo, perché dice –Tranquilla Caroline-
Arriviamo nella piazza principale del campus, diretti verso la sua auto. Ora lui tornerà a casa ed io andrò a lezione. Molto semplice, no? No! Assolutamente non è semplice, per una ragione: Matt, Rebekah e Tyler sono davanti alla caffetteria al lato della piazza, e Rebekah si è appena accorta di noi. Credo che ci stia indicando agli altri. Merda! Arriviamo davanti all’auto e Klaus si volta per salutarmi.
-Riuscirai ad affrontare mia sorella da sola?- chiede.
-Non lo so. Spero di si … - rispondo guardando le nostre mani. –E’ tutto così surreale-
-Beh, anche per me è incredibile poterti stringere la mano in pubblico!- dice guardandomi negli occhi. Alzo lo sguardo per incontrare il suo. Le sue labbra si stanno avvicinando sempre di più, ed io gli vado incontro. E’ un bacio dolce, pieno d’affetto. Ho una mano posata sul suo viso e l’altra è sul suo petto. Lui invece ha una mano sul mio fianco e l’altra sulla mia schiena. Ci stacchiamo. Lui mi bacia sulla fronte e poi dice –CI sentiamo più tardi, ok?- io annuisco. Klaus sale sull’auto e mentre mette in moto mi sorride e mi saluta con un gesto della mano, poi parte, ed io resto ferma a fissare il punto in cui è appena sparito, cercando di trovare un modo di spiegare la cosa a Matt e a Rebekah.

E a Tyler …

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Capitolo 11
*** Acqua ***







 
Finisco di lavare il bicchiere, lo asciugo e poi lo appoggio sul ripiano del lavandino. In realtà sono le mie mani a fare tutto questo. Le mie mani che di loro spontanea iniziativa rimettono in ordine, mentre la mia mente continua ad essere assente. Non riesco davvero a concentrarmi su niente. Prendo l’ultima tazza e lavo anche quella, dopo averla asciugata allungo la mano per posarla accanto al bicchiere, ma mi sfugge e si sarebbe frantumata a terra se non fosse stato per Damon, che è entrato in cucina e l’ha presa al volo scattando in avanti. Non l’ho sentito arrivare, tanto ero distratta.
-Ehi- dice posando la tazza e togliendomi la spugna dalle mani –Stai bene?-
-Si- bisbiglio spostando lo sguardo fuori dalla finestra. Damon apre la bocca per dire qualcosa, ma lo fermo dicendo –E ora che facciamo?-
-Beh,- dice senza smettere di guardarmi, mentre io tengo lo sguardo fisso sulla finestra –Credo che dovremmo trattarlo normalmente, non come se fosse … malato! Non lo è-
-E’ stato chiuso in una specie di inquietante bara per quasi quattro mesi. Di sicuro non è lo stesso Stefan-
-Non ho detto questo- dice con un tono duro. Poi addolcendo la voce dice –Credo solo che la sua sfera emotiva … -
-Sfera emotiva?- dico voltandomi a guardarlo per la prima volta da quando è entrato in cucina –Parli come lo psicologo che seguiva me e Jeremy dopo la morte di mamma e papà- dico con uno sguardo fermo.
-Scusa, non era mia intenzione- dice sostenendo lo sguardo. Io torno a guardare fuori.
-Elena, penso che dovremmo continuare a trattarlo come il vecchio Stefan, magari tornerà ad esserlo. Quello che sicuramente possiamo fare è aiutarlo a controllare la sua sete e cercare di non farlo tornare lo squartatore. Dobbiamo stargli vicino, e controllarlo, senza ombra di dubbio-  Damon fa una pausa, prende un bel respiro e poi posandomi delicatamente una mano sulla schiena dice –Elena … stai bene?-
Stavolta non rispondo. Mi volto e lo guardo negli occhi. I miei cominciano ad inumidirsi, e mentre la prima, piccola, lacrima scende lungo la mia guancia, Damon apre le braccia, e io mi fiondo subito tra di esse. Lui mi stringe, cullandomi dolcemente, mentre io piango. Piango per Stefan, che non so se tornerà mai lo stesso, piango per Bonnie, che non ci sarà mai più e ancora non riesco a farmene una ragione, piango per Damon, che non vedo sorridere da settimane, ed infine piango per me. Non so se riuscirò a resistere a tutto questo. Ma devo resistere, lo devo a Stefan. Damon mi prende il volto tra le mani e lo solleva per far incontrare i nostri sguardi.
-Ti amo- sussurro contro le sue labbra.
-Anch’io- dice baciandomi. Mi è mancato da morire. –E affronteremo questa cosa insieme, promesso?-
Faccio di si con la testa e torno ad abbracciarlo. Le sue braccia protettive tornano a stringermi. Non potrei farcela senza di lui, questo è sicuro.
 
-Stefan?- dico bussando piano ed entrando. Damon mi ha detto di farlo mangiare mentre lui andava a cercare altre sacche di sangue, così sono salita di sopra. Trovo Stefan seduto a terra vicino alla finestra. E’ nell’ombra, e sta guardando il fascio di luce proiettato dal sole sul pavimento.
-Stefan … -dico avvicinandomi a lui. Stefan alza lo sguardo, come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno. Spalanca gli occhi e vedo le sue pupille quasi sparire da quanto si sono fatte piccole. Sbatte le palpebre un paio di volte, ha un’espressione di paura sul viso mentre mi guarda e arretra sempre di più verso il muro, spaventato.
-Stefan sono io … Sono Elena- dico inginocchiandomi di fronte a lui. Stefan sbatte gli occhi un altro paio di volte, poi le sue pupille tornano di dimensioni normali, il suo volto si rilassa e lui torna a sedersi con la schiena attaccata al muro. Mi sposto, sedendomi accanto a lui.
-Tieni, bevi- dico porgendogli l’ultima sacca di sangue rimasta in casa. Ha bisogno di forze. Lui la prende e sorridendomi comincia a bere.
-Stefan io … - dico senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi –Io non so che dire … Come abbiamo potuto abbandonarti? Io … - Ma lui mi interrompe, senza dire niente posa la sua mano sulla mia. Io la stringo e tiro su col naso, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo. Stefan finisce di bere e posa la sacca vuota accanto a lui. Si volta verso di me, e per la prima volta mi parla coscientemente.
-Sono felice che tu e Damon siate qui con me- poi vedo che deglutisce un paio di volte, e si guarda intorno.
-Hai sete? Vuoi dell’acqua?- chiedo. Lui annuisce, così io lascio la sua mano e mi alzo, prendendo un bicchiere dal suo comodino e andando in bagno a riempirlo. Apro il rubinetto dell’acqua e lascio che il bicchiere si riempia. In meno di un secondo sento un urlo agghiacciante, che mi gela il sangue nelle vene. L’urlo proviene dalla mia sinistra. Mi volto terrorizzata e vedo Stefan che corre verso di me, mentre continua ad urlare. Mi spinge contro il muro. Tutto accade ad una velocità troppo accelerata perché me ne renda conto subito. Il bicchiere che avevo mano cade e si rompe. Le schegge di vetro volano ovunque, e qualcuna si conficca dentro la mia gamba, scoperta a causa dei pantaloncini corti. Ma non penso alla gamba, oh no. Stefan intanto, senza smettere di urlare, ha preso il lavandino e l’ha letteralmente staccato dalla parete. Ora l’acqua esce dal tubo. Lui si mette le mani sulle orecchie continuando quell’urlo straziante, e scuote la testa, come per allontanare ogni rumore. Io non so che fare, mi sento completamente paralizzata dallo shock. Lui si volta verso di me, gli occhi iniettati di sangue, le vene scure che li circondano che pulsano. In una frazione di secondo mi ha già alzata e attaccata al muro, mi tiene per la gola e mi fa male … E’ più forte di me. Mi manca il respiro! Lo guardo con gli occhi socchiusi, sta stringendo la presa e io sento di star per svenire. D’un tratto sbatte le palpebre e le vene scompaiono, gli occhi tornano del suo verde naturale. Mi lascia andare all’istante, come se scottassi. Cado a terra. Mi sollevo un po’ e alzo lo sguardo su di lui. Intanto l’acqua ha cominciato ad allagare il bagno e mi sta inzuppando i vestiti. Stefan si guarda attorno, impaurito, terrorizzato da cosa ha fatto. Ha gli occhi lucidi, ed un’espressione dolorosa. Mi fa male vederlo così. Infine sposta lo sguardo su di me, e come se si rendesse conto di cosa ha fatto comincia a mettersi le mani nei capelli. Mi guarda un’ultima volta, e non faccio in tempo a sussurrare –Stefan … - che è già sparito. Poi tutto diventa buio.

-Elena! ELENA!- dice una voce allarmata. Mi sento scuotere forte per le spalle, poi sento un forte dolore alla gamba e apro gli occhi. Damon è accanto a me, e mi ha appena tolto le schegge di vetro dalla gamba. Io sono ancora sdraiata nel bagno di Stefan, con l’acqua che ormai deve aver raggiunto i tre centimetri. Damon mi alza un po’ e mi prende tra le braccia, ma non mi alza. Mi scosta i capelli dal viso e mi chiede –Stai bene?- tutto preoccupato. Io annuisco leggermente, guardandomi intorno.
-Cos’è successo?- chiede seguendo il mio sguardo.
-Mi dispiace … - dico con voce roca –Ho … ho aperto l’acqua per prendere da bere a Stefan e lui … è impazzito …- dico tirandomi un po’ su.
Damon sgrana gli occhi, poi capisce e dice –Deve avergli ricordato il lago … Il rumore dell’acqua deve avergli ricordato il lago-
Io lo guardo, rendendomi conto che ha ragione. Damon però torna a guardarmi sempre preoccupato.
-Ma dov’è ora Stefan?-
-Damon … mi … dispiace … non sono riuscita a fermarlo … è scappato … - dico guardandolo negli occhi per poi abbandonarmi contro il suo petto. Sento le sue braccia stringersi intorno a me.


Damon guarda un punto vuoto nell’aria cercando di immaginare dove poter trovare Stefan.
Damon ha paura, e si vede.

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Capitolo 12
*** Occhi ***









Sono ore che vago per la foresta. Oppure sono minuti? Non saprei dirlo. Tutto quello che so è che non ero in me … Ma cosa diavolo mi è successo? Ho attaccato Elena! Per cosa poi?


Acqua … acqua ovunque … Acqua che mi circonda e che entra dentro dalle fessure … Acqua che mi invade prepotentemente i polmoni, un’ospite indesiderata. Acqua che mi uccide, immortalità che mi fa risorgere. E poi ancora … Manca l’aria, la vista si appanna, le mie urla sono sorde, il buio e il freddo si impadroniscono brutalmente di tutto ciò che mi circonda. E così muoio. Ma poi torno in vita, annaspando in cerca d’aria che non arriva … sono sott’acqua. L’aria non c’è. Ed ecco che tutto si ripete … ancora … e ancora … fino a che un giorno sarò troppo stanco per continuare a morire …


Mi aggrappo ad un albero, cercando di non finire a terra, le gambe che minacciano di cadere ed io con loro. Cosa ho fatto? Oh mio Dio … Cosa mi ha fatto … Silas … Cedo alla fine, e mi ritrovo in ginocchio per terra, fuori nella foresta, di notte. Da solo.
Sento un fruscio provenire dalla mia destra, mi volto di scatto, ma non vedo niente. Altro fruscio, stavolta dritto di fronte a me. Scruto nell’oscurità cercando di identificare qualcosa. E poi li vedo: due occhi scuri che mi fissano da dietro un albero. Sono belli … dolci … un cerbiatto? Poi gli occhi si avvicinano uscendo dal buio, e vengono illuminati dai raggi di luna che filtrano attraverso gli alberi. Non è un cerbiatto. E’ una donna.
-Elena?- dico con voce roca.
-No … Sono Katherine- dice questa avvicinandosi a me.
-Elena- ribadisco alzando un po’ la testa. E’ lei. Deve esserlo.
-No Stefan- dice lei inginocchiandosi di fronte a me e posandomi una mano sul viso –Katherine- mi dice sussurrando.
Sbatto le palpebre un paio di volte. Credo di ricordare …


La carrozza di legno scuro avanza nel primo sole del mattino. Ci sono un po’ di nuvole in cielo, ma non sembrano portare pioggia. Resto fermo sugli scalini, le mani dietro la schiena e lo sguardo curioso puntato sul piccolo sportello della carrozza, in attesa di vedere l’aspetto della nostra nuova coinquilina. Il cocchiere ferma il cavallo, un servo scende e posiziona il panchetto che aiuterà questa misteriosa donna a scendere dal mezzo. Esce prima la sua governante, una donna di colore non particolarmente bella. Segue una donna da un bel fisico. E’ vestita in verde, e il cappello di paglia decorato con dei piccoli fiori mi impedisce di poterle vedere bene il volto. Porge una mano alla sua domestica e scende gli scalini con grazia. Infine alza il viso, e posso finalmente vederla. E’ bellissima. Piccoli ma ordinati boccoli scendono dalla fronte della donna, mentre il resto dei capelli scuri è legato dietro la nuca. Indossa un’elaborata collana blu, e degli orecchini di perle. Ha un piccolo naso, delicato, che sporge leggermente all’insù, donandole un’aria da bambina. Le labbra invece sono ben definite, scure e carnose, che le donano un aspetto totalmente da donna. Ma la cosa che più mi colpisce di questo regale volto, sono gli occhi. Scuri, ma di un marrone caldo, tenero, accogliente. Hanno un taglio particolarmente sublime: sono gli occhi più belli che abbia mai visto.
La guardo, e lei guarda me, scrutandomi da capo a piedi con un’espressione angelica sul viso. Scendo i gradini andandole incontro, mentre la sua domestica le sistema il vestito.
-Dovete essere la signorina Pierce- dico facendo un leggero inchino con la testa.
-Vi prego, chiamatemi Katherine- il suono della voce di questa splendida creatura è ancora più celestiale del suo aspetto. Accompagna queste parole porgendomi la mano destra, coperta da un guanto di seta bianca. Anche lei fa un piccolo inchino mentre io le stringo la mano delicatamente. Le nostre mani si lasciano, ma i nostri sguardi no, si incatenano, mentre le sue labbra perfette si incurvano in un leggero sorriso. La signorina Katherine Pierce.



-Katherine- dico sbattendo le palpebre un’ultima volta. Lei scosta la mano dal mio viso e mi guarda confusa e preoccupata.
-Cosa ci fai qui Stefan? Nella foresta di notte?- chiede scrutandomi attentamente.
Io scuoto la testa, evitando il suo sguardo, poi dico guardando verso il basso –Sono scappato. Ho fatto del male ad Elena- dico rendendomi conto dell’accaduto. Alzo in fretta lo sguardo verso Katherine dicendo come quasi per giustificarmi –Ma non volevo, lo giuro! Io … io … io ho perso la testa- dico tornando a guardare in basso.
Sento lo sguardo di Katherine su di me, ma non riesco a guardarla negli occhi. La sento sospirare, poi alzarsi in piedi.
-Andiamo- dice guardandomi –Ti riporto a casa-
-No- dico allarmato. Non voglio tornare a casa. Potrei fare di nuovo del male ad Elena!
-Stefan affronta le tue emozioni. Non nasconderle dentro di te. Se lo fai, esploderanno prendendo il sopravvento- Sono le stesse parole che disse ad Elena quando era senza umanità. Me lo ricordo …


-E’ vero, ho fatto delle cose orribili per sopravvivere, ma a differenza tua, povera … fragile Elena, io non spengo le emozioni! Ci faccio i conti!-


Abbasso la testa, rassegnato. Non voglio far tornare lo … lo squartatore. Katherine mi aiuta ad alzarmi, mi prende un braccio e se lo mette intorno alle spalle, mentre mi circonda la vita con il suo. Sono troppo debole per camminare da solo, mi deve aiutare.
Stiamo camminando da circa cinque minuti, quando Katherine dice –Mi dispiace di essere scappata la sera dell’incantesimo Stefan. Sarei dovuta rimanere per vedere come stavi-
-C’eri anche tu?- chiedo.
-Non te lo ricordi?- domanda lei sorpresa.
-No. Ma se eri presente non mi stupisco che te ne sia andata- dico col respiro affannato. Mi fa male un fianco.
-Perché?- domanda Katherine un po’ offesa.
-Perché Katherine Pierce pensa solo alla sua sopravvivenza- rispondo semplicemente.
Continuiamo a camminare in silenzio. Katherine mi regge senza problemi, e in poco meno di dieci minuti di cammino riesco a vedere le luci accese di casa Salvatore.
-Avanti Stefan- dice Katherine quando ad un certo punto la mia gamba destra cede. Non so perché sono così stanco in realtà. Probabilmente ho solo bisogno di nutrirmi.
 




Entriamo in casa proprio quando Stefan sta per cedere completamente. Lo faccio sedere sul divano, e non faccio in tempo a urlare –Damon!- che lui e la Gilbert sono già arrivati in salotto.
Per prima cosa noto con piacere che sono sorpresi di vedermi qui. Non ve l’aspettavate eh? Beh, sorpresa …
-Che ci fai qui?- chiede Damon scontroso.
-Prego Damon, non c’è di che. Del resto portare Stefan fino a qui arrancando nel fango è stato un piacere- dico con sarcasmo.
Damon mi fulmina con lo sguardo, poi senza degnarmi di una parola va verso Stefan, a controllare come stia. Anche la Gilbert fa un passo nella direzione di Stefan, ma la blocco subito schiantandola al muro, e fermandola con una mano sulla gola. La stupida cerca anche di liberarsi, ottenendo solo di farsi stringere di più.
Sento Damon che sta correndo verso di me per spingermi via, salvando così la povera Elena. Ma io sono più veloce. Fermo anche lui lanciandogli contro un pezzo di ramo che avevo raccolto nel bosco poco prima di trovare Stefan. Il bastone si conficca nel suo stomaco. Non ho mirato al cuore. Non con lui. Torno a spostare la mia attenzione verso Elena, la quale sta farfugliando un “Damon” mentre affondo ancora le mie dita nella carne del suo collo. Tiro fuori un secondo bastone.
-Come … fai … ad essere … un vampiro?- annaspa Elena cercando di guadagnare tempo.
-Beh, diciamo che io e Silas avevamo un accordo- dico sorridendo al pensiero della mia nuova trasformazione. Sarò anche un po’ sentimentale, ma ho voluto morire impiccandomi di nuovo dopo aver bevuto il sangue datomi da Silas.
-A ma più rivederci mia insulsa doppelgänger- dico sputandogli contro tutta la rabbia che posso. Voglio vederla negli occhi la stronza, mentre le lacero il cuore!
-Elena … No!- dice Damon cercando di togliersi il legno dal corpo.
Non mi volto neanche per guardarlo. Prendo bene la mira e sono pronta a colpire, quando sento una flebile voce dolorante provenire dal divano.
-Katherine … Ti prego … Non farlo- dice Stefan con occhi imploranti.
Stefan … L’unica persona al mondo che conosco che ha creduto nella mia redenzione. Dopo Elijah, certo. Stefan, che non voleva accettare la mia natura, che voleva credere che fossi semplicemente una dolce umana. Stefan che ora, dopo tutti questi anni, mi guarda come se non mi avesse mai odiato davvero, e come se credesse nella possibilità della mia salvezza.
Forse fa così solo per salvare Elena. Ma non so come, quello sguardo riesce a smuovermi qualcosa dentro. Stefan ha, nonostante tutto, ancora il potere di ammaliarmi con i suoi sinceri occhi verdi.
Elena sta ancora annaspando, con il mio paletto improvvisato a qualche millimetro dal tessuto della sua maglietta. Guardo Stefan un’ultima volta. Capisco che lui ama ancora Elena, e che morirebbe ancora per lei. Quello è lo Stefan che crede ancora nell’amore, ed è lo stesso che Damon ed Elena vogliono far tornare. E forse lo voglio anch’io. Se uccidessi Elena sono sicura che Stefan non reggerebbe tutto il dolore, e finirebbe o con l’impazzire e il suicidarsi, o con il ritorno dello squartatore. E non voglio niente del genere per lui. Voglio che torni Stefan.
So che mi pentirò di questo per il resto della mia vita, ma Elena è l’unica che può far tornare Stefan quello che era.
Allontano il paletto, e sempre con più rabbia dico alla mia doppelgänger -Se non ti uccido, è solo per Stefan, chiaro?- e in meno di un secondo l’ho lasciata andare e mentre cade a terra dolorante, io sparisco dalla porta d’ingresso, lasciandomi inghiottire dalle tenebre della notte.

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Capitolo 13
*** Ibridi Irascibili ***








-Oh … mio … Dio!- non riesco a smettere di ridere! Mi fa male la pancia da quanto rido, ma proprio non posso smettere!
-Lo … so!- dice il mio … ragazzo … ridendo. E’ talmente strano chiamarlo così!
-Ehi … hai fame? Perché mi sono appena reso conto che ucciderei per un hamburger- dice Klaus alzandosi un po’ sul braccio. Mi mordo il labbro, cercando di smettere di ridere. Non ricordo neanche il motivo, ma la risata va avanti da talmente tanto che doveva essere qualcosa di molto divertente! Cerco di schiarire le idee … Si, ho fame!
-Perché no! Usciamo a mangiare fuori o portiamo tutto qui?- chiedo alzandomi un po’ a mia volta e guardandolo.
-Esco io se vuoi, e poi porto i panini qui. O qualsiasi altra cosa tu voglia da mangiare- mi sorride.
-Oh si! E poi magari ci guardiamo un film come alle medie e ci rimpinziamo di schifezze e … -dico cominciando a programmare il resto della serata.
-Caroline- dice interrompendomi –Care- mi prende il volto tra le mani –Facciamo tutto quello che vuoi, ok? Solo … evita di scandire ogni nostra attività in un determinato orario, va bene? Lascia fare alle cose il loro corso-
-Va bene- dico sorridendo. Mi conosce, eccome se mi conosce!
-Allora- dice Klaus dopo avermi stampato un piccolo bacio sulle labbra, mentre si infila mutande e pantaloni –Cosa vuoi da mangiare?-
-I panini vanno bene. Prendi anche tanta roba fritta?- lui sorride sentendo il mio tono di voce. –Che c’è?- chiedo –Il bello di essere un vampiro è che posso mangiare come una belva senza sentirmi in colpa! Più o meno- ride alle mie parole, ed io sorrido. Si infila la felpa e poi si mette le scarpe.
-Scusa- dico guardandolo confusa –La maglietta non te la metti?- chiedo sventolandogli sotto il naso la maglietta grigia a mezze maniche. Lui mi sorride, formando le mie due fossette preferite … E mi si avvicina sensuale.
-Tiella tu. E’ tua ora- e così dicendo mi bacia. Gli concedo subito l’accesso alla mia bocca, e le nostre lingue cominciano a giocare. Lo tiro a me tenendolo per la felpa. Sto cominciando a slacciarla quando …
-Caroline- dice lui staccandosi e facendomi rimanere col fiato corto e un po’ delusa da quel brusco stacco –Vorrei uscire vestito- e così dicendo si richiude la zip. Uffa. Apre la porta della camera del mio dormitorio e si volta prima di richiuderla, sorridendomi e dicendo –Torno subito- poi esce. Io mi alzo e metto un po’ in ordine. Klaus è venuto qui dopo la fine delle lezioni per “aiutarmi a studiare” … Certo … Però ‘Attività sessuale’ non è una materia. Ormai sono le sette e mezzo, ed in effetti comincio ad avere fame. Dopo aver dato alla camera un aspetto un po’ più vivibile vado verso il bagno, buttandomi sotto la doccia. Possibile che quell’ibrido originale possa rendermi tanto felice?
Si, è decisamente possibile.
 


Svolto ancora a destra e la piazza principale del campus si apre di fronte a me. Non c’è voluto molto tempo per pendere da mangiare, poco meno di venti minuti e sono già qui, coi panini e il resto in una busta. Attraverso la piazza ormai quasi deserta. E’ venerdì sera, e gli studenti universitari o si stanno preparando per uscire, o sono già in qualche locale di New Orleans. Marcel avrà la sua bella cena stasera.
Una volta in fondo alla piazza giro a sinistra e attraverso qualche corridoio. Un’altra svolta a destra e poi lo vedo. E’ davanti ai distributori automatici, indeciso su quale merendina comprare. Si gira, e mi vede. La sua mascella si contrae, posso benissimo vederlo da qui, ed anche la mia fa lo stesso. Mi avvicino a passo lento, come se non ci fosse niente che non andasse. Faccio per superarlo, ma mi si mette davanti, sbarrandomi la strada. Idiota.
-Che ci fai qui?- chiede con rabbia.
-Non sono affari tuoi- rispondo con lo stesso tono.
-Oh lo sono eccome! Cos’è? L’hai soggiogata con i tuoi patetici trucchetti mentali? Dev’essere questo l’unico motivo per cui ti sta concedendo un po’ del suo tempo. Ma credimi, si stancherà di te e si renderà conto di che razza di mostro sei-
-Sai- dico avvicinandomi e ringhiandogli contro tutta la mia rabbia –Non ho dovuto convincere affatto Caroline a venire a letto con me, o a stare insieme a me. Lei lo vuole, e che a te piaccia o meno questa è la verità. Accettala. Perché le cose non cambieranno-
-Lei non ti amerà mai- dice avvicinandosi. Posso notare perfettamente i suoi occhi che cominciando a tingersi di giallo. Faccio spuntare fuori i miei canini e li metto in bella mostra, sorridendogli.
-Ti sbagli. E tanto per chiarire la cosa: io sono l’ibrido originale. Posso ucciderti in modi che neanche immagini. E lo sai quale preferisco? Iniettarti il mio sangue nelle vene. Moriresti nel giro di due giorni, in preda ad allucinazioni e dolore, e verresti strisciando ad implorarmi di dartene ancora, per farti sopravvivere. Poi vedresti il mio sorriso soddisfatto mentre ti nego la vita, e contorcendoti saresti morto davanti ai miei occhi, e potresti finalmente raggiungere i tuoi adorati ed insulsi genitori-
Tyler mi tira un pungo, rompendomi la mandibola. Io lascio andare il sacchetto, e mentre Tyler torna all’attacco io lo afferro per la gola e lo alzo da terra. Aspetto qualche secondo, lasciando il tempo alle ossa della mia mandibola di ricomporsi. Apro e chiudo la bocca, tutto a posto, come sempre. Poi mi volto verso di lui, con gli occhi gialli e i canini sporgenti. Sto per affondare i denti nella sua carne, ma poi penso a Caroline. Maledizione, non mi perdonerebbe mai se lo uccidessi, lo so. Con un ringhio di rabbia guardo i suoi occhi pieni di paura, e in meno di un secondo gli ho rotto il collo. Questo dovrebbe tenerlo a bada per un po’. Riprendo il sacchetto e me ne vado, lasciandolo lì per terra, mentre mi dirigo verso la camera di Caroline, non molto distante da qui.
Busso alla porta ma non mi apre. Busso una seconda volta, poi entro da solo, prendendo la chiave sotto lo zerbino.
-Caroline?- dico entrando e posando la cena su un tavolino. Mi guardo intorno, ma non la vedo. Vado verso la porta del bagno, che è chiusa, e busso. –Caroline?- la sento respirare.
-Caroline sto per entrare- dico mentre abbasso la maniglia della porta. Entro piano. E’ rannicchiata a terra, seduta tra la doccia e il lavandino. Singhiozza.
-Caroline!- dico fiondandomi davanti a lei in ginocchio. Prendo il suo dolce e delicato viso tra le mani … è così fragile …. –Ehi … piccola, che succede? Chiedo asciugandole le lacrime. Lei alza piano lo sguardo fino ad incrociare il mio.
-Mi … mi … mia madre- bisbiglia con gli occhi rossi. Penso al peggio. E’ morta? Se si come devo comportarmi? Mia madre non significava nulla per me, e così io per lei. Cosa devo dire?
Le circondo le spalle con un braccio, chiedendole piano –Sta bene?- forse sono un po’ indelicato, ma non mi è venuto in mente niente di meglio!
Lei scuote la testa, poggia la testa sulla mia spalla, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
-Le hanno sparato … in servizio … E’ in coma- dice scossa dai singhiozzi. Oh merda. So che la madre di Caroline significa molto per lei. La stringo più forte a me, lasciando che si sfoghi.
 


-Vado a mettere l’ultima valigia in macchina, mi raggiungi lì?-. Annuisco. Klaus si avvicina a darmi un bacio leggero sulle labbra, poi esce portando con sé la mia ultima, piccola, valigia.
Non riuscirò mai a laurearmi, questo è sicuro. Certamente non riuscirò a dare questo esame, dato che sarò a Mystic Falls. Mamma … in ospedale … in coma …. Oh mio Dio! Annaspo in cerca di aria, mi manca l’aria, oh cielo! Prendo in fretta la borsa ed esco dalla stanza, chiudendomi dietro la porta.
Affondo una mano nei capelli, chiudendo gli occhi e cercando di respirare. Mi sento male … No, no, devo almeno riuscire ad arrivare alla macchina.
Però il dolore e la paura mi afferrano il cuore, è come se avessi una morsa. Sto per ricominciare a piangere … Mamma! Non è giusto, no, no, no!
-Caroline- sento dire da una voce alle mie spalle. Ma non è Klaus. E Tyler, constato voltandomi. Lui mi guarda, poi nota gli occhi rossi, l’espressione sconvolta e le lacrime che rigano il mio volto. Si avvicina in fretta, posando le mani sulle mie spalle, dicendo –Care che succede?-
Mi scosto da lui. Non voglio che mi tocchi. Non dopo che Klaus mi ha raccontato quel che è successo.
-E’ stato Klaus? Ha fatto qualcosa?- chiede diventando improvvisamente serio. Lo guardo incredula, non posso credere che l’abbia detto di fronte a me.
-Si può sapere che problema hai Tyler?!- dico alzando la voce
-No, che problema hai tu. Sta davvero con quel … quel … mostro?- dice a denti stretti. I miei occhi si riducono a due fessure, mentre una parte della mia mente si chiede come abbia fatto a ritornare il Tyler del terzo anno, quello che più detestavo in assoluto.
-Sai cosa, tu non fai più parte della mia vita Tyler, per lo meno non in quel senso! Non sei più il mio ragazzo, quindi vedi di capirlo e di lasciare in pace me e Klaus, chiaro?!- dico sbottando in un eccesso d’ira, sfogando contro di lui tutta la mia frustrazione. Lui mi guarda con la mascella serrata. Scuote lentamente la testa e poi sussurra pieno di rabbia –Sei la persona più ipocrita che abbia mai conosciuto Caroline-
D’un tratto non penso più, la rabbia verso Tyler, la frustrazione per l’impotenza di fronte a tutti gli avvenimenti di quest’anno, e il dolore per mia madre mi fanno dimenticare tutto. Senza pensare a niente alzo la mano, e in meno di un secondo tiro uno schiaffo a Tyler. Non è uno schiaffo qualsiasi, è uno di quelli che lasciano il segno, si può già cominciare a vedere la sagoma delle mie dita sulla sua guancia sinistra. Tyler non è più lo stesso, e anche io sono cambiata. Per quanto mi riguarda non ho niente da dirgli. Pensavo fosse una persona migliore ma evidentemente mi sbagliavo. Mi volto senza dire una parola, e mentre le lacrime cominciano a scendere verso il mento, mi sale un groppo alla gola, e tutto quello che posso fare e cercare di coprirmi il viso.
 


Saranno quasi dieci minuti che Caroline singhiozza, e comincio a preoccuparmi. Siamo nella mia macchina, le valige nel bagagliaio e l’aria condizionata accesa, diretti verso Mystic Falls.
-Caroline- dico continuando a guidare ma spostando lo sguardo verso di lei –Ne vuoi parlare?-
Lei scuote la testa, poi si volta a guardarmi asciugandosi una lacrima –Tyler Lockwood è un cretino- dice con voce roca a causa di tutto quel pianto. Le mie mani si stringono sul volante quasi fino a stritolarlo. Tyler. Evidentemente quell’idiota di sottospecie di ibrido non aveva capito bene. Oh, ma nessuno sfugge alla furia di Niklaus Mikealson. Nessuno. Quando saremo tornati a New Orleans gliel’avrei fatta vedere. Stringo delicatamente una mano di Caroline, e le vedo spuntare un piccolo sorriso.
-Vuoi ascoltare qualcosa?- le chiedo cercando di distrarla. Lei annuisce, così le indico il cofanetto di cd vicino a lei. Caroline lo prende, ne sfoglia alcuni, poi il suo volto si illumina in un sorriso, estrae un cd e lo inserisce nel lettore. La canzone ci mette un attimo a partire, e mentre aspettiamo che parta Caroline torna a cercare la mia mano, stringendola e guardando dritto davanti a lei.
Così continuiamo ad andare sull’autostrada, mentre le note di “Born To Be My Baby” dei Bon Jovi risuonano per tutto l’abitacolo della macchina.
 




Note autore: Scusate il ritardo nel postare il capitolo!!! Davvero, ma ho avuto delle difficoltà a trovare il tempo di scrivere ultimamente, perciò ho potuto aggiornare solo ora. Allora, devo darvi una brutta notizia, parto per una settimana, e non potrò portare con me il portatile, quindi non potrò continuare a scrivere e di conseguenza non potrò postare niente! :( Per il momento spero che vi piaccia questo capitolo. Non è tra i miei preferiti in realtà, ma è un capitolo che definisco “di passaggio” per il prossimo, più ricco di contenuti e di sorprese. E so che non è molto lungo, ma v prometto che mi farò perdonare con il prossimo!! Per il momento ringrazio tutte le persone che recensiscono sempre e chi ha messo la storia tra le preferite o le seguite, davvero, mi rendete felice :) Beh, allora al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 14
*** Madre ***












-E’ arrivata qui con quattro colpi di arma da fuoco, uno alla gamba sinistra, due colpi alle costole ed uno al braccio destro. E’ caduta ed ha sbattuto la testa contro l’anta della cassaforte che i rapinatori stavano cercando di derubare. I suoi colleghi potranno dirvi di più, quello che posso dirvi io è che è entrata in coma. E’ molto profondo, non sappiamo se si riprenderà, dipende anche da come il suo corpo reagisce alle cure- il dottore si ferma un attimo e guarda Caroline.
-Ma ci sono persone che sono uscite dal coma, giusto?- dice infervorendosi.
-Si, ma in questo caso non credo che sia saggio fare supposizioni che … -
-Si sono riprese, giusto?- dice alzando la voce. Vedo che i suoi occhi si stanno scurendo, e che le vene cominciano a farsi evidenti. Le circondo le spalle con un braccio e mi avvicino a sussurrarle all’orecchio –Caroline, respira. Non cominciare ad urlare. Perché non vai dentro mentre io finisco di parlare col dottore?-
Lei si volta, mi guarda, e senza neanche dire una parola entra dentro la stanza. Io mi volto verso il dottore, che è un po’ confuso dopo quello che ha visto, sta per farmi una domanda al riguardo, lo so, ma lo interrompo.
-Non ha notato niente di strano- dico mentre lo soggiogo. Il dottore riprende a parlare, mentre mi rifila una serie infinita di risultati medici.
 


Entro e chiudo la porta alle mie spalle. Sento i ‘bip’ ripetitivi delle macchine. E’ attaccata a degli strani macchinari che lampeggiano, ed ha un respiratore. Troppi aghi nelle vene e la testa fasciata. Mi avvicino lentamente, sedendomi sulla sedia accanto al letto. Le prendo una mano e la stringo forte, proprio come quando ero bambina. Bip. Bip. Bip. Bip.
-Mamma- dico con la voce spezzata –Ehi … Mamma … Mi senti? So che puoi sentirmi- Mi fermo, tiro su col naso e riprendo –Ti riprenderai. Si- sorrido leggermente –Starai bene. Ti sveglierai e … e mi guarderai e sorriderai. Staremo insieme, non ti lascerò mamma, te lo prometto! Io … io ti presenterò Klaus e saremo felici tutti insieme, passeremo il Natale a cantare e a scartare regali, come ogni anno, e … e per il mio compleanno andremo a fare un viaggio, solo io e te! Che ne dici? Hai detto che avresti sempre voluto visitare Londra con me! Dobbiamo andarci! Me l’hai promesso, ricordi?- singhiozzo. Le lacrime ormai scendono irrefrenabili sulle mie guance. Mi sembra di piangere da secoli, non ho fatto altro ultimamente.
La guardo. Mia madre … la donna più forte del mondo ai miei occhi. E’ sempre stata forte per me, quando papà se ne andò lei mi stette vicino, e così io per lei. Ci sostenevamo a vicenda. Non so perché io abbia sprecato parte della mia adolescenza a litigare con lei, erano motivazioni così stupide e futili le mie! Vorrei averle parlato di più. In queste ultime settimane ci siamo sentite pochissimo, praticamente mai.
Le scosto i capelli dal viso, sistemandoli un po’, poi le accarezzo il volto. Quanto vorrei che mi sorridesse adesso. Sarebbe il regalo più bello del mondo, se solo potesse ricambiare la mia stretta di mano.
-Non posso perdere anche te!- dico scoppiando a piangere terribilmente. –Non te lo permetto! Devi restare! Resta con me, ti prego mamma! Ti prego … -
Fa male. Fa troppo male. Ho bisogno di lei. Ho bisogno della mia mamma. Chi mi ricorderà di prendere le chiavi prima di uscire? Chi mi dirà “sei la mia bambina” adesso? Lei deve tornare. Mamma …

-No! Caroline! Attenta!- mi corre incontro, togliendomi la pistola dalle mani.
-Hai detto che c’era la sicura- dico io mettendo il broncio. Non mi lascia mai fare niente!
-Si, ma ti potresti fare molto, molto male, e non lo permetterò!- Posa la pistola sulla mensola in alto, poi torna ad inginocchiarsi di fronte a me, mettendomi le mani sulle guance.
-Non devi più toccarla, me lo prometti?- dice con tono autoritario. Annuisco abbassando la testa. Mamma mi sorride e mi alza il volto, facendo in modo che la guardi negli occhi.
-Che ne dici se io e te ora ci andiamo a prendere un bel gelato?- dice strizzandomi un po’ una guancia. Rido, mamma sa essere così divertente quando vuole! Mi fa il solletico, ed io rido, urlo dal ridere, si: mamma è proprio spassosa!
Mi stampa un baco sulla fronte e dice –La mia dolce bambina!-
-Non sono una bambina io!- ribatto alzando il mento.
-Hai sette anni Caroline, e anche quando crescerai per me resterai sempre la mia bambina!- si avvicina e mi fa una pernacchia sulla pancia. Ricomincio a ridere, incontrollabile! Mamma smette, si alza e mi prende per mano, mentre con l’altra prende la borsa.
-Allora come lo vuoi il gelato?- chiede aprendo la porta di casa.
-Cioccolato e lampone!- dico sorridendo.
Io e mamma ci avviamo insieme verso la gelateria. Mamma è così buffa! Le voglio bene, mi compra sempre il gelato!


-Mamma, ti darò il mio sangue, si!- dico asciugandomi le lacrime –Si, ti darò il mio sangue e poi starai bene!- Mi porto il polso vicino alle labbra, pronta a mordere, ma poi mi fermo. Penso alle conseguenze di questo gesto. Mia madre non vorrebbe essere un vampiro. Lo so. Non l’ha mai detto, ma lo capisco. E’ come disse Elena quando io volevo salvare mio padre a tutti i costi: è una sua scelta. Non posso privarla di questo.
Però non posso non cercare di salvarla! E’ mia madre maledizione!
Perché deve accadere tutto questo? Non è giusto! No! NO! NO!
-Caroline, Caroline!- mi sento stringere da due braccia forti, che non mi permettono di fare alcun movimento. Mi rendo conto solo ora che stavo urlando, e che in questo momento sto scalciando cercando di colpire chiunque mi stia ostacolando. Mi volto, e scopro che è Klaus quello a bloccarmi. Mi stringe più forte e mi sussurra all’orecchio –Care calmati, ti prego! Shh … Shh … Brava, così. Respira, va tutto bene. Vieni, usciamo un attimo, così ti calmi-
Mi lascio trasportare fuori dalla stanza, inerme davanti a tutto il dolore che si sta facendo strada dentro di me. Mi fa sedere su una delle sedie che si trovano nel corridoio, mentre il dottore si avvicina. Abbiamo lasciato la porta aperta, così lui fa per avvicinarsi a chiuderla, però ad un tratto si blocca. Anche Klaus si ferma, immobile, il volto terrorizzato.
Le mie orecchie cominciano a fischiare, anche io immobile come loro, il cuore che batte all’impazzata.
Un groppo enorme in gola.
Un solo, lento, metallico e lungo Bip che riecheggia per il corridoio.
 



-Matt! Matt!- dico entrando nell’enorme palestra. Questo posto è davvero gigante, penso che potrei perdermi. Possibile che dovessi innamorarmi proprio del ragazzo amante del football?
I miei tacchi riecheggiano per tutta la palestra, mentre chiamo un’altra volta Matt. Faccio altri due passi e lo vedo sbucare dal ripostiglio in fondo alla parete nord. Mi avvicino, sorridendo. Stava riemettendo a posto gli attrezzi.
-Ehi!- dice venendomi incontro sorridente. Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sono sempre molto nervosa quando sono con lui … nonostante l’estate passata ad essere tutt’altro che timidi!
Abbiamo fatto un patto quando siamo tornati: ci avremmo provato. Io voglio davvero stare con Matt, solo che lui non sembra pronto ad accettarmi. E questo mi fa male. Però dopo una serie infinita di preghiere da parte mia lui ha accettato di provare a stare insieme a me. Vuole che resti segreto, credo che pensi che i suoi amici lo escluderebbero se sapessero che sta con me. Mi distrugge sapere di non potergli neanche stringere la mano in pubblico. Ma a lui va bene così, ed io provo ad accettare la cosa. Col tempo si scioglierà, e potremo stare insieme come una coppia normale. Invidio mio fratello sotto questo punto di vista in effetti.
Matt si avvicina e mi da un bacio sulle labbra. E’ ancora accaldato dopo l’allenamento, percepisco il suo calore a contatto con la mia pelle.
-Hai visto se qualcuno ha notato che venivi qui?- chiede timoroso. Sospiro e dopo essermi allontanato dico –No Matt, non mi ha visto nessuno-
Vado a sedermi sulle gradinate ai lati del campo da basket. Perché tutte le palestre scolastiche hanno un campo da basket? Mah!
Mi siedo e nascondo il viso dietro le mani. Sono mesi che andiamo avanti così. Non siamo mai neanche potuti andare al cinema insieme, non ce la  faccio più!
Sento i suoi passi, poi sento le sue mani che prendono le mie, scostandole dal mio volto.
-Che succede Bekah?-  chiede apprensivo. Io alzo lentamente lo sguardo, timorosa di incontrare il suo. E se si arrabbiasse? E se non volesse più stare con me? Se decidesse che è finita, che non vado bene per lui? Oh mio Dio …
Matt si siede accanto a me, prendendomi una mano e stringendola.
-Dimmi cosa c’è che non va- mi sussurra.
Prendo un bel respiro, poi dico –Noi- Matt si scosta un po’. E’ ferito. Oh no, mi ha frainteso, devo rimediare!
-No, Matt, aspetta, non intendo noi, ma il fatto che dobbiamo sempre nasconderci. Perché non puoi semplicemente essere il mio ragazzo?- chiedo tristemente. La sua espressione si addolcisce e torna a stringermi una mano. Con l’altra mi tocca la guancia e la solleva fino a che i nostri nasi quasi si sfiorano.
-Sei felice con me?- chiede.
-Si- rispondo sinceramente. Matt mi rende davvero felice. Quando sono con lui mi sembra di tornare ad essere un adolescente!
-Quando siamo insieme c’è qualcosa che ti turba?-
-No- dico. Anche se però vorrei stare insieme a lui un po’ ovunque, e non solo di nascosto. Ma questo non lo dico.
-E allora?- dice Matt –Stiamo bene giusto? Beh, viviamo la cosa così com’è, senza preoccupazioni!-
-Ti vergogni di me?- chiedo. Sento già gli occhi lucidi. E se rispondesse di si? Non credo che potrei reggerlo.
-No- risponde dopo un po’. –Ma non sono ancora pronto per dirlo agli altri. Puoi darmi un po’ di tempo in più?-
Annuisco. In fondo non ha detto che terrà la cosa segreta per sempre, ha detto che gli serve tempo, ed io sono disposta a darglielo. Sorrido, e così fa Matt. Poi si avvicina e mi bacia.
Sono perdutamente innamorata di questo ragazzo e credo proprio che farei di tutto per lui.
 
 





Note autore:
Salve a tutti! Allora, eccomi qua con il quattordicesimo capitolo! So che anche questo è corto, e probabilmente non è pieno di colpi di scena come avevo promesso, ma mi sono venute una marea di idee per il prossimo e non potevo più aspettare, perciò ho tolto un po’ di cose da questo capitolo per rendere il prossimo più ciccione! :D Mi capite vero?
Beh, come ho appena detto il prossimo sarà davvero lungo, spero di riuscire a scriverlo il prima possibile, vedremo! Intanto vi ringrazio per la pazienza e per le recensioni, come sempre ben accette! Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 15
*** Natale ***








 Note autore: Salve a tutti! Allora, in questo capitolo metto le note all’inizio perché così alla fine fa più effetto se è senza note, vi lascio con la suspance … vabbè, più o meno! Beh, vi ringrazio per la pazienza e spero che questo capitolo vi soddisfi! C’è voluto molto a scriverlo!
Se vi va mentre leggete potreste ascoltare questa canzone: O Holy Night dei Cary Brothers, aiuta a creare un po’ di più l’effetto! Non ho altro da dirvi per ora, perciò vi lascio al capitolo augurandovi Buon Natale in pieno agosto! :D

 


Sento le tempie pulsare, ma non posso farci niente. Ho mal di testa da settimane ormai, non ci penso neanche più! Poso la matita sulla scrivania e mi metto coi gomiti sul tavolo, le mani sulle orecchie, come per scacciare ancora via quell’orribile suono dalla mia mente. Non ne posso più. Mi fa male!
Credo di aver passato l’ultimo mese in uno stato di trance perenne, e Klaus mi è stato sempre vicino in tutto questo, lo apprezzo molto, davvero. Anche Elena mi è stata vicina, ma io non vivo con Elena. Non più. Siamo tornati a Mystic Falls.
Si, ho abbandonato l’università. Ma non potevo continuare, mi conosco, non sarei mai riuscita a concentrarmi sugli studi. Meglio così, un anno sabbatico mi farà bene. Tanto sono immortale, posso sempre andare al college tra qualche anno, quando sarò pronta. Ora come ora mi serve una pausa, forse una lunga pausa.

Biiiiiiiiiiiiiiip … Unico … Incredibilmente lungo … metallico … distaccato … freddo … doloroso … reale … morta.

Mia madre è morta. Non c’è più. Liz Forbes è morta. Dopo tutti i miei tentativi i tenerla al sicuro, di proteggerla da tutto … è stato inutile. Ormai è morta. Ed io non ho più una famiglia. Il dolore alle tempie aumenta. Sento aprire la porta dello studio, e Klaus entra, avvicinandosi lentamente.
-Caroline … Tutto bene?- mi chiede posandomi delicatamente una mano sulla spalla. Io alzo piano la testa.
-Forse dovresti fare una pausa. Ci penso io qua- continua lui.
Mi alzo rimettendo un po’ in ordine i fogli sulla scrivania, cercando di fare un po’ di ordine anche nella mia testa.
-Posso fare qualcosa per aiutarti? Ti porto dell’acqua, un’aspirina?- chiede mentre mi volto verso di lui. Faccio un respiro profondo e metto su il sorriso più smagliante che riesco a fare, cercando di non apparire troppo falsa.
-Si, potresti fare qualcosa: potresti cominciare ad addobbare di sotto, cosa che avresti già dovuto fare!- dico mettendogli tra le mani uno scatolone di decorazioni. Lui guarda prima me, poi la scatola, e poi i suoi occhi tornano a fissarsi nei miei, con un sorriso comprensivo sul volto. Klaus si avvicina e mi da un dolce bacio sulla guancia, vicinissimo alle labbra, poi si volta ed esce. Prima che chiuda la porta riesco ad urlargli –Ricordati che arriveranno tutti verso le sette! Dobbiamo sbrigarci!-
 


Liscio il vestito, guardando il mio riflesso allo specchio. I capelli piastrati sono raccolti dietro la testa, il vestito rosso lungo fino ai piedi è aderente fino alla vita, e va poi piano piano ad ingrandirsi. Scollo a cuore e spalline che si agganciano dietro il collo. Mi piaccio, si. Il mio telefono vibra, così mi avvicino per leggere il messaggio appena arrivato.

Jeremy, 18.37 : “Dovremmo arrivare a casa Mikealson verso le sette e un quarto, ci vediamo direttamente lì? Il viaggio in macchina con Matt sta andando bene, dice che ci sarà anche Rebekah stasera. Secondo te dovrei preoccuparmi del fatto che ne parla così spesso, anche se casualmente? Vabbè, un’ultima cosa: ci sarà gente che mi crede morto? Perché altrimenti resto a casa …”

Rido tra me, immaginandomi il viaggio in macchina tra quei due. Sempre sorridendo digito una risposta.

“Tranquillo Jer, non ci sarà nessuno che ti conosce. Resisti, meno di un’ora e ci vediamo! :) Dì a Matt di andare piano, e se volete fermarvi prima a casa Salvatore vi lasciamo la porta del giardino aperta, altrimenti ci vediamo direttamente da Klaus. Un bacio!”

Mi volto, prendo la pochette e ci metto dentro il telefono e le chiavi di casa, poi esco dalla stanza e vado verso il salotto, dove trovo Stefan.
-Ehi- gli dico avvicinandomi. Lui si alza dal divano. E’ vestito tutto elegante, cravatta nera come la giacca, i pantaloni e le scarpe, e la camicia bianca. Mi sorride.
-Sei bellissima- dice guardandomi. Quel sorriso non fa che riportarmi a quando stavamo insieme. E’ un sorriso speciale, che riserva solamente a me. Questo un po’ mi lusinga, ma mi mette anche in imbarazzo, dato che sto con suo fratello ormai. Guardo fuori dalla finestra, un po’ a disagio. Fuori è già buio, e la neve sta cadendo in piccoli ma ordinati fiocchi di neve.
-Damon ha detto che tornava subito, non appena trovava la bottiglia adatta da portare al party- dice Stefan, facendomi spostare nuovamente lo sguardo su di lui.
-Vieni in macchina con noi?- gli chiedo. Stefan sorride, forse un po’ malinconico, e avvicinandosi mi risponde.
-Non credo. Damon mi ha detto di averti parlato del patto che abbiamo fatto. Sappi che ho intenzione di rispettarlo Elena. Non voglio essere di troppo in questa casa … -
Lo interrompo dicendo –Stefan questa è casa tua, non sei tu di troppo ma dovrei esserlo io!- Stefan mi interrompe a sua volta.
-Elena, ti prego, fammi finire- dice in tono duro. Poi addolcendo la voce continua –Ho dei pensieri in testa che volevo dirti da un anno più o meno. E’ tempo di esternarli direi. Tu sei stata la donna più importante della mia vita, e non ti nascondo di aver sperato di poter tornare con te. Ma tu sei felice con Damon, e devo accettarlo. Anzi, credo di averlo accettato ormai. Perciò … So che rimanete qui in casa con me perché credete che abbia ancora bisogno d’aiuto, e vi ringrazio per questo. Ma il buono proposito che ho per l’anno nuovo è quello di cominciare una nuova vita. Pensavo di spostarmi a ovest, magari a Oceanside. Però ti ho comunque preso un regalo, e vorrei dartelo ora- dice mettendo una mano nella tasca interna della giacca, e tirandone fuori una scatolina quadrata di velluto blu. Me la porge, sempre sorridendo. La prendo curiosa. Apro la scatola con le mani tremolanti. Tra gli strati di seta scura è delicatamente posizionato un braccialetto d’argento. Ci sono delle lettere sopra, formate da piccoli diamanti. Formano una parola. Speranza. Alzo lo sguardo, con gli occhi lucidi ed il cuore leggero.
-Stefan- sussurro sorridendo, mentre una lacrima –non so se di gioia o di malinconia- mi riga la guancia. Lui mi stringe le mani, sorridendo. Anche i suoi occhi sono lucidi. Gli porgo il braccialetto: una silenziosa richiesta di mettermelo. Lui capisce e chiude il bracciale attorno al mio polso. E’ meraviglioso.
-Voglio che tu capisca una cosa Elena. Tu per me significhi speranza. Quando ero rinchiuso in quella cassa, ed ogni tanto tra un annegamento e l’altro la mia mente si risvegliava, vedevo il tuo viso. Sapevo che mi saresti stata vicina. Eri il mio personale barlume di speranza. Anche nei miei tempi bui da squartatore. Spero che tu abbia la vita che desideri Elena, davvero. Buon Natale-
Sorrido, e mi avvicino lentamente, posando le mie labbra sulle sue. Non so perché lo faccio, ma mi sembra la cosa più naturale del mondo baciare Stefan. Le nostre labbra si trovano senza esitazioni, sembra che non siano passati due anni, come se io e lui fossimo ancora quella coppia felice, prima di Klaus, prima di Damon. E’ lui quello che si stacca per primo. Io sono ancora protesa verso di lui, Stefan mi posa delicatamente le mani sulle spalle e mi allontana.
-Buon Natale Stefan- dico sorridendo.
Lui guarda per terra, delle lacrime che corrono sul suo viso. Alza il volto, come se si sentisse sconfitto, e dice –Torna da Damon, Elena-
 


-E’ stato il viaggio più lungo della storia amico! Al ritorno prendo l’aereo!- dice Jeremy scendendo dal furgone e sistemandosi lo smoking.
-Avanti!- dico io scendendo e sistemandomi a mia volta. -Non è stato poi tanto male!-
-Certo, se non fosse stato che non facevi altro che parlare di Rebekah!- dice Jeremy. Mi blocco di colpo. Ho davvero parlato di lei per tutto il tempo? Com’è possibile?!
Jeremy ride, probabilmente devo avere una faccia allucinante.
-Tranquillo, per me va bene … Più o meno. Ma dimmi una cosa … - dice scrutandomi affondo. Deglutisco, timoroso della domanda che mi farà … -C’è qualcosa tra di voi?-
Ecco. Poche parole. Poche semplici parole che mi fanno andare nel pallone! E ora che gli dico? “Si, sto con Rebekah da sette mesi di nascosto, ma non volevo dirvelo perché mi uccidereste!”? Non mi sembra il caso. No, decisamente no …
-Matt, io sono tuo amico. Mi puoi dire tutto- dice Jeremy avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla. Forse sono stato zitto troppo a lungo, e dalla mia pausa ha capito qualcosa.
-Si- dico infine, con grande fatica, guardandomi i piedi. –Sto con lei, ma non volevo dirvelo perché temevo le vostre reazioni- dico lentamente. Alzo lo sguardo, incontrando quello di Jeremy. Mi sta sorridendo.
-Me l’aspettavo sai?- dice continuando a sorridere. Io mi sento come se mi avessero tolto tre quintali di piombo dallo stomaco. –C’era qualcosa di strano in te-
-Quindi … quindi non sei arrabbiato?- chiedo incredulo.
-Arrabbiato?- dice Jeremy scoppiando a ridere. -Perché dovrei essere arrabbiato? Perché stai con la ragazza che ha ucciso mia sorella?- Annuisco, piuttosto convinto.
-Senti- dice lui facendosi serio. –Si, in effetti la odiavo con tutto me stesso. Ci aveva rovinato la vita. Ma è passato più di un anno, e la mia esperienza come fantasma mi ha fatto capire che devo apprezzare la vita, non sprecarla ad odiare, non ne vale la pena. Davvero. Perciò se tu sei felice per me va bene. Anche se lo sei con Rebekah-
Gli sorrido, e capisco che sono stato uno stupido in tutti questi mesi. Rebekah mi ha sempre pregato di portare tutto alla luce, poiché stanca di nascondersi. Ho rischiato che decidesse di lasciarmi perché sono stato troppo codardo. Ho rischiato di perderla. Che idiota che sono. Mi volto a guardare il grande ingresso di casa Mikealson, poi torno a guardare il mio amico.
-Grazie Jeremy- dico sorridendo ancora –Grazie davvero-
 


Va bene, devo ammetterlo, è venuta bene. Una perfetta festa di Natale organizzata per i cittadini di Mystic Falls a casa Mikealson. Ecco laggiù il giornalista televisivo Brad Jordans, e il dottor Craighton. Era il dottore di mamma, quando era … in coma. Sono stati tutti molto gentili con me dopo la sua morte. In fondo mia madre era una delle figure di riferimento della città. Mi distolgo da questi deprimenti pensieri quando vedo un cameriere che sta per rovesciare il contenuto di un bicchiere di champagne sulla moglie del giudice Freeton.
-Attento!- dico precipitandomi a salvare la situazione. Il ragazzo riacquista stabilità, si volta verso la signora Freeton dicendo un veloce “mi scusi” e poi dice lo stesso a me. Gli sorrido comprensiva, deve essere un po’ sotto stress. Il cameriere si allontana, ed io saluto i coniugi Freeton, tornando poi alla festa. Mi volto e trovo davanti a me uno specchio. Senza farmi vedere troppo mi sistemo un po’ … Vestito nero con striature verde smeraldo senza spalline, lungo fino a terra e piuttosto aderente, ma non troppo. I capelli sono ancora perfettamente al loro posto: tanti boccoli perfetti. Mentre mi guardo allo specchio cercando di non essere notata, sento una mano calda posarsi sulla mia schiena. E in un secondo vedo spuntare la faccia di Klaus accanto alla mia, nello specchio. Mi sorride e poi posando la bocca sul mio collo sussurra –Sei stupenda … Non devi controllarti in uno specchio ogni dieci minuti … - e così dicendo mi volta, facendo scontrare i nostri bacini. C’è molta gente qui presa dai propri affari, ma questo non mi vieta di arrossire, anzi.
-Klaus … - dico mentre lui mi bacia avidamente il collo. –Non siamo soli … C’è un’intera casa piena di persone … - ma la mia credibilità cede quando mi lascio sfuggire un gemito. Quel maledetto bastardo! Lui sorride a contatto con la mia pelle surriscaldata, ma mi lascia comunque andare la vita, che stringeva possentemente fino ad un attimo fa. Si sposta accanto a me, ancora con una mano sulla mia schiena.
-Sei un’ottima organizzatrice- mi dice nell’orecchio.
-Perché? Avevi dubbi?- chiedo facendo un po’ la maestrina. Klaus ride, scuotendo la testa. Io mi metto di fronte a lui, sistemandogli la cravatta e dicendo –Sarà una serata lunga, dovrai aspettare un bel po’ per essere baciato-
-Perché?- chiede lui confuso.
-Non voglio baciarti davanti a tutta questa gente. Siamo i padroni di casa, non possiamo assentarci neanche per un secondo … E se toccassi le tue labbra perfette sono sicura che spariremmo per più di un secondo … - dico mentre mi perdo a fissare la sua bocca. Lui continua a ridere, mentre mi scosta una ciocca di capelli dal viso. Veniamo interrotti da una voce femminile che tossisce con finta teatralità. Ci voltiamo entrambi e ci troviamo davanti Rebekah. I lunghi capelli lisci sciolti, indossa un lungo vestito rosa pallido ricoperto di pizzo. Due piccole maniche le fasciano le spalle, ma niente di più. E’ davvero bella stasera. Ci sorride timidamente. E’ un po’ strano vedere quest’espressione innocente sul suo viso.
-Rebekah!- dice Klaus abbracciando forte la sorella. Lei ricambia la stretta, sorridendo da sopra la sua spalla.
-Nick!- dice mentre lui la solleva da terra per poi ripoggiarla sul pavimento.
-Sono secoli che non ci vediamo!- dice Klaus.
-Non credo di esserti mancata poi tanto, avevi un’ottima compagnia- e così dicendo Rebekah guada verso di me, sorridendomi. Ho notato che Rebekah ultimamente sta davvero cercando di essere il più gentile e amichevole possibile, e per me va benissimo. In fondo adesso è mia cognata, dovremo cominciare a sopportarci. E credo proprio che se continuerà a comportarsi così le probabilità che il nostro rapporto prenda una buona piega aumentino del 60%.
-Ciao Caroline- mi dice.
-Ciao Rebekah- rispondo io. Klaus ci guarda soddisfatto. Dalla porta aperta vedo entrare Matt e Jeremy, e gli faccio un cenno. Loro mi vedono e cominciano a venire verso di noi, facendosi strada tra la gente. Rebekah e Klaus seguono il mio sguardo, e non appena Rebekah vede i nuovi arrivati si volta con una faccia terrorizzata, e in meno di un secondo sparisce, mentre borbotta qualcosa come ‘Vado a prendere da bere’.
-Care!- dice Matt abbracciandomi una volta riuscito a superare la folla. Abbraccio e saluto anche Jeremy, che poi va verso il salotto, diretto al bar.
-Dove stava correndo Rebekah?- chiede Matt guardando nella direzione in qui la bionda è sparita.
-Non lo so. Devi dirle qualcosa?- chiedo guardando il mio amico. Matt esita un attimo poi risponde –Ehm … Si-
-Credo che sia andata di sopra- dice Klaus indicando le scale. Matt ringrazia e poi sparisce di nuovo, inghiottito dalla gente.
Klaus sogghigna e mi guarda.
-Che c’è?- chiedo.
-Tra quei due c’è qualcosa- dice continuando a sogghignare.
-Cosa? Tra Matt e Rebekah?- chiedo sbalordita –Impossibile!-
-Oh, ti dico di si invece!- ribadisce Klaus –Credimi, conosco mia sorella!-
 


Dopo aver spinto da una parte una serie di vecchi grassoni, riesco ad arrivare al bar. Incredibile quanta popolazione sovrappeso ci sia in una cittadina così piccola!
Prendo il posto di un’anziana signora che puzza di gin e trovo posto al bancone. Richiamo l’ordine del cameriere e ordino uno spritz, poi mi appoggio con entrambe le braccia al banco, in attesa. Questo smoking mi sta un po’ piccolo, infatti è un po’ troppo aderente sulle spalle. Mi sento un pinguino!
-Tutto bene?- mi sento chiedere da una voce femminile. Mi volto –con una certa difficoltà a causa della giacca troppo piccola- e mi ritrovo accanto una ragazza minuta, un po’ bassa, coi capelli castani e gli occhi color nocciola. Ha un piccolo naso all’insù, la pelle diafana e i capelli le cascano lunghi sulla schiena scoperta. Indossa un vestito lungo bianco, con le maniche lunghe e aderenti. E’ molto attraente.
-Stai bene?- chiede nuovamente, dato che non ho risposto ma mi sono limitato a rimanere a fissarla.
-Ehm … Si! Si, tutto bene- dico riprendendomi.
-Non sembri molto a tuo agio. Cos’è? Non ti piacciono le feste?- chiede la ragazza sorseggiando il suo drink.
-Beh … in realtà si, non mi piacciono molto. Però stavo anche cercando di non rompere questo vestito, è un po’ piccolo per me- dico sorridendo leggermente. Lei ride, poi dice –Ah, è un bene!-
-Cosa è un bene?- chiedo prendendo lo spritz appena portato dal barista e continuando sempre a guardare questa ragazza.
-Che non ti piacciano le feste, sai, anche io non ne vado matta- dice sempre sorridendo. –Amanda, Amy per gli amici- dice porgendomi la mano.
-Jeremy- rispondo io stringendola. –Allora Amy … che ne dici se andiamo un po’ in giardino. Così mi racconti da dove nasce questo tuo odio per le feste- dico sempre stringendole la mano.
-Solo se tu farai lo stesso- dice lei. Così ci avviamo insieme verso il giardino. Mi incuriosisce questa … Amy.
 


Seguo la coppia a qualche passo di distanza. Nonostante le mie intenzioni Damon mi ha praticamente obbligato ad andare in macchina con loro. Pazienza, tanto mi devo abituare a vederli insieme no? Anche se fa male. Negli ultimi mesi una nota positiva c’è stata però: da dopo la notte in cui sono fuggito nel bosco e Katherine mi ha riportato a casa non ho più avuto attacchi. Certo, qualche incubo c’è sempre, ma non sto più male come prima. Credo davvero che le cose possano aggiustarsi, forse la mia esistenza non deve essere per forza una tortura infinita. Forse. Damon ed Elena salgono gli scalini di ingresso, e così faccio io seguendoli. Sono sottobraccio. Io non riesco neanche a ricordare l’ultima volta che ho portato Elena sottobraccio.
Non è vero, me lo ricordo. Era al ballo di fine anno. Però sembrano passati dei secoli. Forse è così. Non appena entriamo Elena scorge Caroline, e ci saluta dicendo che ci raggiungerà dopo, ora deve stare un po’ con la sua amica. Così rimaniamo io e Damon.
C’è un po’ d’imbarazzo, del resto Damon non sa mai come comportarsi quando siamo soli. Si allontana anche lui, dicendo di andare a prendere qualcosa da bere. Torna pochi minuti dopo con due bicchieri di whiskey. Beviamo.
-Andiamo un po’ fuori, che ne dici Stef?- io annuisco, così usciamo nel giardino di casa Mikealson. Ci sono piccoli gruppetti sparsi qua e là, due anziane signore che discutono su una panchina, due ragazzi che bevono un paio di birre e poi ci siamo noi, con i nostri drink in mano. Seguiamo le lanterne che deve aver decisamente posizionato Caroline, data a loro perfetta posizione geometrica, ed arriviamo in un piccolo spiazzo. E’ una specie di gazebo, con una vecchia lampada ad olio attaccata ai pali di metallo. Tutt’intorno al gazebo ci sono alberi. E’ un posto molto suggestivo, quasi romantico.
Bello essere qui con Damon, no?
Damon si siede su una delle panchine di marmo sotto la lampada, ed io mi siedo accanto a lui. Rimaniamo lì, a bere.
-Ti ricordi del Natale 1853?- chiedo dopo un po’. –Io avevo sei anni, e tu dieci-
-Si- dice Damon guardandomi con una strana luce negli occhi. Poi scoppia a ridere.
-Che c’è?- gli chiedo sorridendo, mentre lui si aggrappa alla panchina da quanto sta ridendo.
-E’ … è che … - ma torna a ridere.
-Damon!- dico io un po’ spazientito ma anche divertito.
-E’ che mi ricordo la faccia di mamma quando vide il disastro che avevamo combinato in cucina!- dice Damon continuando a ridere. Io comincio ad unirmi alla risata, in preda ai ricordi di quel lontano Natale.

Mi alzo piano dal letto. Fa freddo, e le coperte mi proteggevano un po’, ma non importa: prendo il mio animaletto di pezza, Mr Peepolt, ed insieme usciamo dalla stanza. E’ tutto buio, staranno dormendo tutti. Sgattaiolo alla luce della luna fino alla camera di mio fratello, aprendo piano la porta ed entrando in punta di piedi, per non fare rumore.
-Damon- dico avvicinandomi nell’oscurità. –Damon-
Sento qualche mugolio, poi la voce di Damon risponde –Stefan? Sei tu?-
-Si- rispondo piano.
-Che c’è?- chiede assonnato.
-E’ che … non riuscivo a dormire-
-Come mai?- chiede Damon. Sento che sta scendendo dal letto, ed infatti un secondo dopo la lampada ad olio si accende, illuminando lievemente la stanza. Damon ha tutti i capelli corvini aggrovigliati, e mi guarda assonato da sopra la lampada, ma è comunque disposto ad ascoltarmi.
-Io … - dico guardandomi i piedi nudi –Io avevo paura che Babbo Natale non arrivasse, e che domani non avremmo trovato nessun regalo- e così dicendo stringo più forte Mr Peepolt.
-Stefan- dice Damon chinando un po’ la testa di lato e scuotendo la testa, con un piccolo sorriso sulle labbra.
-Vieni, andiamo- dice prendendomi per mano, mentre con la mano libera apre la porta, reggendo sempre la lampada. Mi fa segno col dito di fare silenzio, ed insieme scendiamo le scale. Attraversiamo tutto l’ingresso, poi Damon gira a destra e spinge la porta, così entriamo in cucina. Lascia la mia mano e posa la lampada sul tavolo, poi prende una delle grandi sedie di legno appoggiate alla parete e la porta fino al bancone. Fa così con altre due sedie, poi mi dice -Siediti- mentre lui prende la terza sedia e ci sale sopra, aprendo la credenza. Scende giù con una scatola di latta piena di biscotti, e la posa sul bancone davanti a me. Poi si siede e ne prende uno, invitandomi a fare lo stesso.
-Papà si arrabbierà moltissimo se scoprirà che abbiamo mangiato fuori dai pasti- dico allungando timidamente una piccola manina per prendere un biscotto.
-Non badare a quello che dice papà, la maggior parte delle volte si sbaglia Stefan- dice Damon addentando il suo. Damon è molto maturo per la sua età, mamma lo ripete sempre. Con me però è buono, non è come i grandi, che non mi ascoltano mai. Spesso papà quando dico qualcosa mi dice di stare zitto, di tenere i miei pensieri per me. Ed io lo faccio. Damon invece mi dice sempre di osservare tutto e di dire quello che penso, perché questo è l’unico modo per non impazzire. Damon mi protegge sempre. Gli voglio molto bene.
-Come mai siamo scesi di sotto?- chiedo tra un biscotto e l’altro.
-Hai detto che avevi paura che Babbo Natale non arrivasse, giusto?- dice Damon. Io annuisco. –Beh, ora lo aspettiamo qui. E nel frattempo mangiamo un po’, sai, per non addormentarci- dice sorridendo. Io sorrido a mia volta. Così finiamo l’intera scatola di biscotti allo zenzero. Ridiamo fino a notte fonda, dicendo cosa vorremo che Babbo Natale ci portasse. Damon vuole uno di quei fucili di legno. Sono dei giocattoli, ma a papà non piacciono. Io invece dico di volere un cavallino di legno. Sono così belli!
Poi Damon sorridendo furbamente prende un’altra scatola, e finiamo anche quella. Siamo molto stanchi … Uno … Due … Tre sbadigli e poi cadiamo addormentati sul pavimento della cucina.
Veniamo svegliati dalle urla della cameriera, che ci addita e corre di sopra, a chiamare nostra madre. Damon si stiracchia, poi allunga una mano verso di me, circondandomi le spalle.
-Sta tranquillo Stefan, viene mamma , non papà. Mamma non si arrabbierà-
Infatti pochi secondi dopo mamma entra in cucina, coprendosi la bocca con le mani. Io e Damon abbiamo lasciato la cucina molto sporca. Poi mamma ci sorride, e si inginocchia davanti a noi, rannicchiati l’uno contro l’altro. Mamma allunga una mano e mi pulisce la bocca, poi fa lo stesso con Damon.
-Sarà il nostro piccolo segreto- dice sorridendoci.
-Non lo dirai a papà?- chiede Damon. Mamma sorride e fa di no con la testa. Poi da ad entrambi un bacio sulla fronte, dicendo –Buon Natale bambini-


Finiamo di ridere con le lacrime agli occhi. E’ tanto che non ridevo così di gusto! Ed anche Damon credo. Ci guardiamo a lungo, poi Damon dice –Sono stato un’idiota a non venire a cercarti-
-Avanti Damon- dico io –Credevo l’avessimo superata!-
-Col cazzo! Stefan, sei rimasto ad affogare per mesi mentre io … -
-Vivevi la tua vita- dico io interrompendolo. Lui mi guarda. –Va tutto bene Damon, non ce l’ho con te. Sei mio fratello- e gli sorrido. Anche lui mi sorride.
-Allora- dico dopo un po’. –Credo che sia arrivato il momento di darti il mio regalo di Natale- dico sorridendo. –Sai, ci ho riflettuto molto, a cosa poterti regalare, e sono arrivato ad una conclusione. Le persone non vogliono che gli si dia qualcosa che piace al mittente e non al destinatario, le persone vogliono qualcosa che vogliono! Così … Beh, sai già che ho intenzione di trasferirmi tra poco- Damon apre la bocca per dire qualcosa, ma lo fermo –Ti prego, fammi finire. Io voglio partire Damon, è così. Però, prima di andare, e dato che è Natale, devo dirti qual è il mio regalo- faccio una pausa, scrutando attentamente mio fratello negli occhi. Lui mi fissa, curioso.
-Ti do la mia benedizione per stare con Elena. So che io non sono suo padre quindi non dovrei darti nessuna benedizione, insomma, voi due non dovete mica ascoltare me nel vostro rapporto! Ma tra noi ci sono sempre stati dei problemi in fatto di donne: mai una che ci andasse bene, voglio dire, mai una relazione portata a termine senza problemi. Perciò ho deciso che è il momento di tornare a guardarsi intorno, di superare Elena. Forse diventeremo grandi amici, chissà!  Ma nel frattempo voglio che voi abbiate la storia che desiderate. Senza complicazioni se possibile. Quindi … Per me puoi stare con Elena, Damon. Non ci sono problemi. Ti voglio bene, e questo è quello che voglio per te. E so che è quello che vuoi-
Damon mi guarda a lungo, ha gli occhi lucidi. Po mi si avvicina di scatto e mi abbraccia. Rimaniamo ad abbracciarci per un tempo che mi sembra infinito, poi Damon si stacca e dice –E’ il più bel regalo che potessi mai farmi Stefan- Io gli sorrido.
-Anche io ho un regalo per te sai?- dice guardandomi.
-Ah si?- chiedo io. Lui annuisce.
-E’ tanto che io e te non passiamo del tempo insieme, così dopo averne discusso un po’ con Elena ho pensato … di regalarti un viaggio, solo noi due, come se fossimo due adolescenti appena scappati di casa!- dice tutto sorridente. Io lo guardo, felice.
-Sai, pensavo qualcosa tipo ‘viaggio on-the-road’, tipo, solo io, te, e lo stereo! Ah, e ovviamente anche del cibo- dice Damon. Entrambi scoppiamo a ridere, e sembra che non dovessimo finire più. Fa un po’ effetto pensarlo, ma allo stesso tempo scalda il cuore. Io e Damon siamo finalmente tornati ad essere una famiglia.
 


Mi asciugo le lacrime che scendono lungo le guance. L’ultima cosa che voglio è macchiare di trucco questo costosissimo vestito. Penso che non sarebbe un vero Natale se non mi mettessi a piangere. Poi penso ad Elijah … rimasto a New Orleans con Hayley. “Non si sa mai” ha detto. Credo che tra quei due ci sia qualcosa. Ma non mi sono mai soffermata a pensare troppo sull’argomento: ho già i miei di problemi.
Matt è venuto con Jeremy. Ed io da sola. Mi fa male, maledizione, mi fa male non poter stare con il mio ragazzo, non poterlo abbracciare. Mi fa male vedere Caroline e Klaus così felici, pensando che io non posso esserlo! Mi fa male essere sempre la ragazza che tutti usano a loro piacimento! Perché nessuno ragazzo mi ha mai detto ‘Ti amo’? L’unico che me l’abbia mai detto è stato Alexander. Anche lui mi stava usando.
Ma Matt non mi ha mai usata!
E allora perché non mi dice ‘Ti amo’?
Sento dei rumori provenire dall’interno, così sposto il mio sguardo verso la grande porta finestra della terrazza, mentre mi asciugo le lacrime. Un secondo dopo vedo Matt uscire fuori, mentre gira la testa alla ricerca di qualcuno.
Mi vede e fa un grande sorriso, avanzando nella mia direzione, poi nota le lacrime e si blocca di colpo. Mi osserva per qualche secondo poi mi si precipita accanto.
-Rebekah che succede? Stai bene?- che domanda stupida!
-No- rispondo io guardandolo negli occhi. Lui mi guarda, poi si mette una mano in tasca, mentre, sempre guardandomi, mi dice –Sono un idiota!-
-Perché?- chiedo io. Sembra che Matt non riesca a trovare qualunque cosa stia cercando.
-Perché stavo per perderti- dice lui semplicemente. I miei occhi tornano lucidi. Che cosa ha detto?
Matt finalmente trova l’oggetto che cercava, e lo estrae dalla tasca. Sono dei rami di vischio, un po’ sciupati per essere stati dentro la giacca, ma ancora riconoscibili. Matt prende il vischio e lo posiziona sopra le nostre teste.
-Che fai?- gli chiedo.
-Mi sembra ovvio- dice lui avvicinandosi alla mia bocca.
-Potrebbero vederci, non ti preoccupi di questo?- gli chiedo scettica.
-No. Io e te stiamo insieme, perché dovrei preoccuparmi se ci vedono. Siamo una coppia- dice lui serio guardandomi negli occhi. Io lo fisso sbalordita. L’ha detto davvero?! Poi Matt mi bacia.
Matt mi bacia.
Davanti a delle persone.
Matt mi bacia con amore davanti a qualcuno.
Si stacca dopo un po’, guardandomi negli occhi e prendendomi il volto tra le mani. Mi fissa con i suoi grandi occhi blu, mentre io mi perdo a guardarlo.
-Ti amo- mi dice con decisione. Sento una lacrima scendermi lungo la guancia, mentre un grande sorriso spunta sulle mie labbra –Scusa se ci ho messo tanto a capirlo-
Io mi ributto sulle sue labbra, divorandole, incredula ed incredibilmente felice. Mi stacco solo per dirgli –Ti amo anch’io Matt- tra una lacrima e l’altra.
 


Mi avvicino all’enorme casa un po’ timorosa. Sto davvero entrando in casa di Klaus?
Beh, tecnicamente sto entrando nel suo giardino. Passo tra delle siepi e mi ritrovo nella proprietà dell’immenso giardino di casa Mikealson. Sistemo il vestito, controllando anche di non averlo rovinato. Ho legato i capelli mossi dietro la testa, e non ci sono foglie in mezzo, bene, capelli a posto! Il vestito è lungo, azzurro chiaro e senza spalline. Nessuno strappo, perfetto. Mi avvio per i vialetti di quest’immenso posto, fino ad arrivare a trovarlo. E’ sotto un gazebo, in uno spiazzo nascosto tra gli alberi. Mi avvicino, è da solo.
-Stefan- dico arrivando sotto la luce. Lui si volta di scatto, poi capisce chi sono e la sua espressione da sorpresa passa a indifferente.
-Katherine- dice gelido. –Damon tornerà tra poco, ha detto che andava solo a controllare un attimo Elena- certo, la povera Gilbert ha sempre bisogno di protezione! –Io non resterei qui. Se ti vede Damon vorrà la sua vendetta. L’ultima volta che vi siete visti gli hai conficcato un paletto nel petto- dice Stefan mettendosi le mani in tasca.
-Questione di sopravvivenza- dico io.
-E hai anche cercato di uccidere Elena-
-Ma non l’ho fatto poi, ho sbaglio?- chiedo avvicinandomi.
-Non aspettarti che ti compatisca solo perché è Natale Katherine, non lo farò- dice Stefan sempre freddo.
-Lo so. So che è Natale. E’ per questo che sono qui- dico guardandolo negli occhi. –devo farti delle scuse Stefan-
-Katherine Pierce che si scusa? Devo essere in un sogno!-
-Si, molto divertente- dico incrociando le braccia.
-Sentiamo- dice Stefan avvicinandosi.
-Io … Io non mi sono mai scusata con te per averti trasformato- dico. Stefan mi guarda sbalordito. –Ti ho negato la possibilità di scegliere, e mi dispiace, sono stata tremendamente egoista. Damon lo voleva, tu no- dico sperando che capisca che le mie scuse sono sincere –Scusami-
-Perché? Perché ti scusi ora, con me?- chiede scrutandomi affondo.
-Perché ho capito una cosa. Tu e Damon morireste per Elena, così come tutti i suoi amici. Io di amici non ne ho. Elijah era l’unico che mi capiva, ma mi ha voltato le spalle anche lui. E fa male. Perciò mi sono promessa che sarei diventata una persona migliore. Non voglio più essere conosciuta come ‘Katherine Pierce, la vampira che pensa solo a se stessa per sopravvivere’. Vorrei diventare solo Katherine. Con degli amici magari- dico sorridendo leggermente. Stefan si mette a ridere, poi vede la mia espressione ferita e dice –Non ti ci vedo! Ecco tutto!-
-Beh … - dico io –Da qualche parte bisogna cominciare. Voglio ritrovare la mia umanità Stefan. Perciò scusami ancora, spero che un giorno mi perdonerai-
Stefan mi guarda a lungo, e si sofferma particolarmente a guardare i miei occhi. Non capisco. Si starà chiedendo se vale la pena o no perdonarmi? Spero che lo faccia. Davvero. Poi senza preavviso Stefan si avvicina e mi bacia.
Dio, avevo dimenticato quanto fossero morbide le sue labbra. E accoglienti. Mi sono mancate! Apro leggermente la bocca, ma Stefan non fa entrare la lingua. E’ solo un bacio questo. Solo un bacio, niente di più. Lo so, ma è bello poter credere che sia qualcos’altro. L’inizio di un futuro diverso forse? Stefan si allontana, guardandomi negli occhi.
-Buon Natale Katherine- e così dicendo si allontana, lasciandomi da sola sotto quella luce. Addio Stefan, penso. E in un secondo sono sparita.
 


-Ehi- dico avvicinandomi. Elena è girata di spalle a guardare fuori dalla finestra, e non appena mi sente si volta sorridendo. E’ stupenda.
-Ciao- dice lei avvicinandosi. –Dov’eri?- mi chiede.
-Fuori con Stefan. Ho detto che venivo un attimo a vedere come stavi- dico scostandole una ciocca di capelli dal viso.
-Damon- dice Elena guardandomi negli occhi –Non devo essere controllata-
-Oh, lo so questo. Volevo solo vederti- dico io sorridendo, e facendo sorridere anche lei.
-Com’è andata?-
-Bene- rispondo sinceramente. –Gli ho detto del viaggio, e mi è sembrato contento!-
-Damon- dice con un tono serio. Mi comincio a preoccupare. –Che c’è?- chiedo.
-Ti devo dire una cosa. Non ha importanza, ma devi saperlo- Mi preparo a qualunque cosa mi debba dire.
-Ho baciato Stefan-
Ahia. Niente più problemi di donne eh? Sento la gelosia montare dentro di me.
-Damon ascoltami, non ha importanza. L’ho baciato per un motivo, ossia scoprire se provavo ancora qualcosa per lui-
-Oh questo si che mi rassicura!- dico cominciando ad alterarmi.
-Damon!- dice fermamente Elena –Stefan per me sarà solo un amico d’ora in poi!- si ferma per prendermi il volto tra le mani. –Io amo te. Sto con te. Ti amo Damon- dice avvicinandosi e baciandomi con passione. E’ rassicurante avere Elena tra le braccia. Lei ama me. Me. Lei sta con me.
Continuiamo a baciarci, mentre tanti fiocchi di neve cominciano a scendere fuori dalla finestra.
E’ proprio Natale.
 


E’ meravigliosa la sensazione dell’acqua sui piedi. Soprattutto dopo una serata come questa, passata a camminare avanti e indietro su dei tacchi vertiginosi. Rimette al mondo l’acqua! Muovo i piedi mentre bevo qualche sorso di champagne dal mio bicchiere.
La festa è finita, e tutti sono andati via. Io ora sono con piedi in piscina. Dopo che ci siamo trasferiti definitivamente qui, Klaus ha fatto costruire una piscina all’interno, con tante vetrate sui muri che danno all’esterno. L’effetto finale è spettacolare: io sono qui a calduccio coi piedi a mollo, e fuori posso benissimo vedere la neve alta orma cinque centimetri, mentre delle valanghe di fiocchi continuano a scendere verso il suolo.
Sento dei rumori dietro di me, poi vedo Klaus aprire la porta e venire dentro. Si toglie subito la giacca.
-Fa caldissimo qui!- dice sedendosi accanto a me. Si toglie scarpe e calzini, poi si tira un po’ su i pantaloni e mette i piedi in acqua accanto ai miei.
-La serata è andata bene, no?- chiede guardandomi. Io poso l’ormai vuoto bicchiere e rispondo dicendo –Si, direi di si. Tutti si sono divertiti-
-Beh, ora tutti se ne sono anche andati, quindi che ne dici se ti do il tuo regalo di Natale?- mi chiede sorridendomi.
-Certo! Anche io ho qui il tuo- dico indicando con la testa una piccola scatolina alla mia destra. Klaus la guarda incuriosito. –Prima il tuo però!! Dai!- dico battendo le mani come una bambina. Klaus ride, poi si volta  a prendere la giacca, e ci rovista dentro, fino ad estrarne una busta. E’ parecchio spessa.
-Cos’è? Mi hai finalmente dato i soldi del diploma?- chiedo curiosa. Klaus continua a ridere, e mi porge la busta. La apro, ma non ci sono soldi dentro. Ci sono due biglietti aerei. Guardo prima i biglietti, poi Klaus, poi di nuovo i biglietti. Sono per Londra.
Penso a mia madre. Volevamo andare a Londra insieme noi due. Ma Klaus mi offre questa stupenda possibilità di andarci con lui.
-Vuoi venire con me Caroline?- mi sussurra all’orecchio. Io annuisco, con le lacrime agli occhi. Klaus mi guarda preoccupato, forse crede che il regalo non mi sia piaciuto. Ma io gli sorrido e gli stringo forte la mano, per fargli capire il mio vero stato d’animo. Klaus mi prende il volto tra le mani e mi da un bacio sulla fronte.
Mi volto e prendo la scatolina, porgendogliela. Lui mi guarda curioso, poi la apre. Dio, spero che gli piaccia!
-Sono delle … chiavi?- chiede lui un po’ confuso.
-Di una macchina- rispondo io in fretta –Sai, qualche giorno fa mi hai detto che avresti lasciato la tua auto a Hayley, perché la sua si è rotta per via delle streghe … E … beh, Klaus Mikealson non può andare a giro senza un’auto degna di un ibrido originale!-
-Che auto è?- chiede.
-Una Ferrari nera … E’ parcheggiata nel garage- dico sorridendo. Klaus strabuzza gli occhi poi mi prende il volto tra le mani e mi bacia velocemente, per poi staccarsi e dire –Sei la donna della mia vita sai?- Io mi metto a ridere, poi torno seria.
-A proposito di Hayley- dico guardandolo. Anche Klaus si fa serio, pronto ad ascoltarmi. –Ho riflettuto a lungo. Non riesco a immaginarti padre. Però sei il mio fidanzato giusto? Ed io ti starò accanto, qualunque cosa succeda. Non posso non stare con te. Hayley è al settimo mese, quindi dovrebbe partorire a fine febbraio. Beh, sappi che ci sarò. Ti resterò accanto Klaus- dico guardandolo teneramente. Lui mi sorride, con gli occhi lucidi, poi si avvicina e mi bacia. Ma non come prima, frettoloso. No, questo è il bacio che voleva darmi da tutta la sera. E’ pieno di passione, di desiderio, e di amore. Mi distende e si mette sopra di me, accarezzando ogni parte del mio corpo, poi comincia a sbottonarmi il vestito, mentre le mie mani vagano sulla sua schiena.
-Forse … Forse dovremmo andare di sopra- dico tra tutti quei baci. Farlo in piscina davanti a tutte quelle finestre senza tende non è proprio l’ideale. Senza staccare le sue labbra dalle mie, Klaus mi prende in braccio e mi porta di sopra, in camera sua … In camera nostra.
Mi posa delicatamente sul letto, come se fossi preziosa. E per lui lo sono. Mi sfila il vestito, facendomi rimanere in biancheria. Io gli tolgo la cravatta, poi la camicia e la canottiera. Lui si toglie pantaloni e mutande, togliendo poi anche i miei ultimi vestiti. Si alza un po’ sul gomito, guardandomi negli occhi.
-Ti amo Caroline- E’ la prima volta che me lo dice. Sento il cuore accelerare, le mie guance tingersi di rosso e una felicità genuina prendere il sopravvento nel mio petto.
-Ti amo anch’io Klaus- dico sfiorandogli una guancia con la mano. Si, io lo amo. E lui ama me. Tutto è perfetto.
E poi, finalmente, liberamente, facciamo l’amore.

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Capitolo 16
*** Strane Scoperte ***








-Non arriveremo mai in orario!- grido senza rivolgermi veramente a qualcuno. Corro da una parte all’altra della casa, prendendo prima una giacca, poi un libro e delle scarpe. Non arriveremo mai in orario!
-Caroline ti vuoi calmare per favore? Siamo in perfetto orario, anzi siamo quasi in anticipo- sento dire dal bagno, dove Klaus sta prendendo il necessario per farsi la barba, pronto a metterlo in valigia.
-Tu non puoi parlare!- dico in mezzo ad una specie di crisi di nervi entrando in bagno come un tornado, prendendo le mie cose.
-Scusa, pensi davvero di portarti il costume da bagno a Londra?- chiede Klaus con gli occhi sgranati, guardando il costume nero e rosa che stringo fra le mani, insieme ad un milione di accessori.
-Magari nel nostro albergo c’è una piscina, che ne sai?- ribatto io cercando il mio beauty case.
-Ti assicuro che non c’è- risponde Klaus.
-Oh, sta zitto- borbotto prendendo gli smalti. Lo sento ridere e continuare a prendere le sue cose dal bagno.
E’ tutta colpa sua se siamo in ritardo! Io volevo fare le valige ieri sera, ma il signor Spensieratezza ha pensato bene di distrarmi!
Non arriveremo mai in orario! Cerco di fare la valigia senza pensare alla sera prima, ma mi risulta impossibile …

Sistemo accuratamente la valigia sul letto, aprendola e pronta a cominciare la preparazione dei bagagli. Sto per aprire il primo cassetto del mio comodino per prendere il carica batterie e la macchina fotografica quando sento un rumore alle mie spalle, e poi due mani si posano sui miei fianchi attirandomi ad un corpo possente.
-Ehi- sussurra Klaus con voce roca al mio orecchio. Sento un brivido correre lungo la schiena, ma non devo cedere.
-Dobbiamo fare i bagagli Klaus, niente distrazioni- dico seria, continuando a prendere oggetti dal cassetto. Ma lui stringe la presa sui miei fianchi, imperterrito.
Sbuffo sonoramente, sperando che capisca che stasera non è la serata giusta. Klaus infila una mano sotto la mia maglietta, e comincia piano piano ad alzarla. Mi fa voltare di scatto e preme le labbra calde sulle mie.
-Klaus- dico staccandomi –Dobbiamo fare le valige o domani non arriveremo in tempo all’aeroporto- dico cercando di rimanere lucida, ma non è così semplice!
In una frazione di secondo mi ha staccata da terra, sbattuta contro il muro e tolto la maglietta, ed ora mi sta sorreggendo mentre mi bacia il collo, per poi risalire alla bocca ed infine tornare al collo.
-Kla … us- dico gemendo. Maledizione! Un po’ di autocontrollo Caroline! Lui preme il suo bacino contro il mio, facendomi sentire la sua eccitazione, e sempre a velocità sovraumana scaraventa via la valigia dal letto e mi stende sulle soffici coperte marroni, mettendosi subito sopra di me, intento a sbottonarmi i pantaloni. Con una mano si sorregge, per non schiacciarmi col suo peso. Questa posizione evidenzia tutti i suoi perfetti muscoli, che mi distraggono terribilmente dal fare le valige. Quelli e i suoi baci su tutto il mio corpo, e la sua mano che cerca di slacciarmi il reggiseno. Ribalto le posizioni in un attimo, e lo sento ansimare.
-Dobbiamo … preparare … le nostre … cose- dico cercando di staccarmi. Klaus però mi stringe forte, una mano che mi circonda la vita e l’altra che va su e giù sulla mia coscia sinistra. Le mie parole però non sono affatto credibili. Sia perché sto ansimando più forte di lui, sia perché le mie mani, differentemente da quello che ordina il mio cervello, gli stanno sfilando la maglietta, scoprendo così il suo fisico perfetto.
-Oh andiamo … non fare la maniaca del controllo tesoro- dice lui col suo maledetto accento sexy. Maniaca del controllo?! IO?!
-Vaffanculo- gli dico ridendo mentre si sposta sopra di me, facendomi scivolare tra le sue braccia. E senza alcun preavviso gli mordo il collo. Non in modo dolce o sensuale, in modo doloroso, molto doloroso. Se fosse stato umano gli avrei staccato un pezzo di carne, ma a lui lascio solo un profondo segno, che si rimargina quasi subito.
-Ma che …?!- dice lui confuso facendo una smorfia di dolore e tastandosi il collo. Io sorrido soddisfatta. Mi guarda con un misto di malizia e perversione negli occhi, e poi si fionda sulla mia bocca, mordendo il labbro inferiore quasi fino a farlo sanguinare, ma si ferma giusto in tempo. Mi sfila i pantaloni e lo stesso fa con i suoi, avvicinandosi al mio orecchio e sussurrandomi in modo provocante –Ti amo anch’io-
E poi torna a baciarmi con foga …


Mi riscuoto da quei pensieri fiondandomi in camera e spingendo le ultime cose dentro la valigia, cercando di riuscire a chiuderla. Klaus entra tranquillamente, mi toglie la valigia dalle mani e sorridendomi mette in risalto le sue fossette, prende la valigia e scende al piano di sotto, diretto a caricare tutti i bagagli nel taxi che ci porterà all’aeroporto. Guardo l’orologio un po’ scossa da tutta questa fretta. Le nove e quaranta. Maledizione, odio quando ha ragione lui.
Siamo in orario.
                             
      
                             
Mi infilo la maglietta blu, poi la felpa grigia, mi sistemo un attimo i capelli allo specchio e mettendomi la giacca e prendendo le chiavi salgo in macchina. Non mi sono mai preparato così tanto per un appuntamento, mai. Neanche quando uscivo con Vicky, che in fondo era la mia prima ragazza. Mi volto verso il sedile del passeggero per sistemare lo specchietto di destra, ma sussulto vedendo che il sedile è occupato. Da Bonnie.
-Bonnie- dico guardandola sorpreso. Da dopo Natale è scomparsa, ho provato più volte a cercare un modo per contattarla, ma alla fine sono giunto alla conclusione che forse non voleva più vedermi. Magari per via di Amy.
Bonnie mi sorride con un velo di malinconia, e resta a fissarmi, senza dire niente.
-Io … io credevo che non volessi più vedermi- dico incapace di formulare pensieri troppo complicati.
-Sono stata una stupida Jer, ero gelosa e … un po’ ferita, perché credevo che ti fossi stancato di me- dice Bonnie con la voce tremante.
-Stancarmi di te, io non potrei mai!- dico, ma lei mi interrompe.
-Ma poi ho capito. Tu devi vivere la tua vita Jeremy, devi andare avanti-
-Bonnie- dico –Non farlo … - so già quello che vuole dirmi, e non voglio sentirla!
-Jeremy … noi non possiamo stare insieme. Io sono morta, sono un fantasma. Non puoi sprecare la tua vita ad amare uno spettro- parla col sorriso, ma il suo volto è rigato di lacrime. Senza pensarci allungo una mano verso la sua guancia per asciugarla, ma non sento niente. Solo il vuoto. E sento che lo stesso vuoto comincia a farsi spazio dentro il mio cuore.
-Sembra una brava ragazza. Non lasciartela scappare-
-Ti prego Bonnie, non puoi andartene- dico sentendo gli occhi lucidi.
-Ma l’ho già fatto. Me ne sono andata la notte del diploma Jer. Vai avanti, continua a vivere- scuoto la testa, mentre delle lacrime mi rigano il volto. –Fallo per me- dice Bonnie sorridendomi. Chiudo gli occhi, per scacciare via questo dolore, e sempre con gli occhi chiusi dico –Ti amo Bonnie- ma quando li riapro lei è sparita, e il mio cuore sprofonda in un abisso senza fine.
 
-Ehi!- dice Amy vedendomi entrare e facendomi un cenno con la mano. La vado a raggiungere, sedendomi di fronte a lei.
-Ti stavo per chiamare, non arrivavi più- dice sorridendomi.
-Si, ho avuto un problema con la macchina- dico togliendomi la giacca.
-Tutto bene?- chiede.
-Come? Ah, si, poi è ripartita- dico sorridendole.
-Non intendevo la macchina, parlavo di te. Sembri un po’ … stravolto-
-No, no, sto bene- dico stringendole una mano per rassicurarla. –Hai già ordinato?- chiedo.
-No- e così dicendo alza una mano, per richiamare l’attenzione del cameriere. Ordiniamo due cappuccini, e non appena il cameriere se n’è andato Amy si volta e cominciamo a parlare un po’. E’ questo che si fa agli appuntamenti, no? A parte pomiciare.
-Come sta tua sorella?- mi chiede.
-Sta bene, anche se ultimamente non ci vediamo spesso. Sai, tra poco il suo ragazzo parte con suo fratello, e vogliono stare insieme prima della partenza- rispondo. Le nostre mani sono intrecciate sopra il tavolo. E’ una bella sensazione … Le sue mani sono così piccole che sembrano sparire dentro le mie.
-Domani sera ti va di andare al cinema?- le chiedo –Danno un bel film-
-No- dice lei duramente.
-Ok … Beh, magari potremmo restare a casa, o, non so, mangiare fuori- dico un po’ spiazzato dalla durezza del suo tono di voce e del suo sguardo.
-No Jeremy, domani sera no- dice sempre con lo stesso tono. La guardo negli occhi, e mi sembra di cogliere una leggera sfumatura giallastra nelle iridi color nocciola. Non è possibile … Devo sbagliarmi … Però sono stato un cacciatore, e certe cose le riconosco perfettamente. Rifletto un attimo, mentre lei addolcisce l’espressione e mi sorride. Domani sera c’è la luna piena se non ricordo male …
Arriva il cameriere con i due cappuccini, e in quel momento il cellulare di Amy squilla.
-Scusa, devo rispondere, magari è mia madre- dice e si mette a cercare il telefono nella borsa.
Devo farlo, ora o mai più. Senza che Amy mi noti tiro fuori una piccola fialetta contenente un liquido che sembra acqua sporca, ma che in realtà è estratto di aconito: strozza lupo. Ne avevo comprato un po’ in uno strano negozio a New Orleans prima di venire qui a Mystic Falls, pensando che non si è mai troppo prudenti in questa cittadina. Amy è ancora impegnata nella ricerca del cellulare, che non la smette di suonare, così non mi vede quando allungo furtivamente una mano e faccio scivolare solo due gocce di strozza lupo nel suo cappuccino. Due gocce: non la strozzeranno ne la faranno vomitare, al massimo tossirà. Se tossisce, allora non mi sono sbagliato.
Amy riesce a tirare fuori il telefono proprio nel momento in cui quello smette di suonare, ed io ho appena rimesso in tasca la fialetta, senza che lei si sia accorta di niente.
-Ah, era solo una mia compagna di classe- dice rimettendo il cellulare nella borsa –La chiamo dopo-
Le sorrido e mi porto la tazza alle labbra, bevendo un sorso. Lei fa lo stesso, ma non appena beve posa subito la tazza, facendo una smorfia di disgusto e tossendo un po’.
-Bleah, questo cappuccino è terribile! Anche il tuo è cattivo?- chiede storcendo il naso.
Rimango pietrificato. –Jer?- chiede lei. Mi riprendo –Si … Si, anche il mio è cattivo- e così dicendo poso la tazza.
-Senti, che ne dici se ce ne andiamo? C’è un bel ristorantino un po’ fuori città, ci sono stata la settimana scorsa con mia madre, ti va di andare là a mangiare qualcosa?-
Annuisco, mettendo i soldi sul tavolo e prendendo la giacca, mentre Amy si infila il giubbotto e prende la borsa. Usciamo nell’aria fredda di gennaio. Amy si volta verso di me, poi si allunga in punta di piedi e mi da un piccolo bacio sulle labbra, mi sorride e prendendomi per mano andiamo verso la mia macchina. Io sono ancora troppo sconvolto per dire qualcosa.
 


Mi verso di nuovo da bere, tanto ormai avevo ordinato l’intera bottiglia. Questo locale sulla spiaggia è abbastanza pieno, nonostante sia metà gennaio. Ma del resto qui a Oceanside sembra primavera! La ragazza seduta davanti a me non la smette di parlare dei suoi ex fidanzati, ma la lascio fare, spostando lo sguardo sul resto della sala. Ci sono altre donne molto attraenti, alcune stanno già parlando con altri uomini, altre invece sembrano davvero a caccia. Sposto lo sguardo sul bancone e vedo che la barista mi lancia delle occhiate –spesso- sorridendo maliziosa. Le sorrido di rimando, tanto la ragazza seduta con me è troppo occupata a parlare di Bob o di John o di chiunque fosse il suo tipo per farci caso.
Sto seguendo il consiglio che mi ha dato Care prima di partire.

“Devi riprenderti, hai passato gli ultimi due anni della tua vita a pensare solo ad Elena Gilbert, devi andare avanti. C’è solo un metodo veloce ed efficace per voltare pagina. Fare sesso con quante più donne sexy riesci a trovare! E credimi, per te non sarà un problema. Una volta voltata pagina potrai tornare ad essere il solito Stefan tormentato da qualche problema esistenziale, pronto per un nuovo amore! Ma ricorda: prima il  sesso!”

Sorrido pensando alla mia migliore amica. Dio, Caroline aveva un atteggiamento così da Lexi quando ha detto quelle cose! Le voglio davvero bene. Mi allungo leggermente verso la ragazza, che si zittisce e fissa il suo sguardo nel mio cercando di risultare sexy.
-Perché non vai a parlare con qualcun altro di queste cose, eh? Vai- e così, soggiogata, la ragazza si alza e se ne va. Sto per alzarmi a mia volta per dirigermi verso la barista, quando un cameriere mi si avvicina, portandomi un bicchiere di whiskey.
-Ma io non l’ho ordinato- dico rivolgendomi al ragazzo.
-Gliel’ha offerto quella ragazza laggiù- dice lui monotono facendo un cenno verso una donna seduta al bancone, che mi da le spalle. Il cameriere se ne va, ed io mi volto a guardare la ragazza al bancone. Da quel che vedo ha un bel fisico, è alta. I capelli lisci neri le cadono sulle spalle. In un secondo si alza, e riesco a vedere una mano. Ha la pelle scura. Ma non riesco a vederle il volto, mi alzo per seguirla, ma prima che riesca a raggiungere la porta la donna è sparita. Mi volto, controllando il resto del locale, ma non la vedo. Torno a sedermi pensando a quanto sia stato strano, e non appena mi siedo vedo un foglietto piegato accanto al bicchiere di whiskey. Sopra con una calligrafia femminile c’è scritto ‘Per S’. Suppongo sia indirizzato a me, così lo apro e leggo.
Sei stato il pezzo mancante del puzzle per molto tempo.
Non preoccuparti, posso ritrovarti quando voglio …

 
Resto un attimo a fissare il foglio, senza capire veramente cosa voglia dire, poi penso a quella misteriosa donna … forse voleva che uscissi fuori dal locale e la seguissi … Mah! Sul biglietto c’è scritto che se vuole può ritrovarmi, no? Se vuole che lo faccia!
Nel frattempo però non devo rimanere con le mani in mano, così mi avvio lentamente verso il bar.
La barista mi sorride sempre maliziosa, e non faccio in tempo ad appoggiarmi al bancone che già mi offre da bere.
Caroline ha ragione, non è difficile per me trovare le donne.
 




Note autore: Ta-dan!!! Colpi di scena in questo capitolo eh? :D
Mi scuso molto per il ritardo, ma ho avuto dei problemi. Prometto che cercherò di essere più puntuale nelle scadenze! :) Beh, che ne pensate di Amy? E della “nuova vita” di Stef? Fatemi sapere con una recensione, come sempre ben accetta! :D

P.S. Eeeee si, Amy l’ho immaginata come Ellen Page! ;)

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Capitolo 17
*** Parto ***


 




Biiip. Biiip. Biiip.
Prendo il telefono dalla borsa e senza neanche guardare il display rispondo.
-Pronto?-
-Elena? Sono Stefan-
-Stefan! Ciao!- dico contenta. Dopo Natale i nostri rapporti sono migliorati. Non credo che diventeremo mai quel tipo di amici che si considerano fratelli, ma non importa. Mi stringo un po’ di più nel cappotto e continuo a camminare, diretta al Grill.
-Spero di non averti disturbata- dice Stefan, sento che sta ridendo.
-No, ma sei con Damon?- chiedo, perché mi sembra di aver sentito la sua voce.
-Si, è appena atterrato, siamo in macchina. Ti ho chiamato io perché lui ha voluto subito mettersi al volante della mia auto-
Rido. Me li posso immaginare perfettamente: Damon alla guida che fila tra le macchine di Oceanside e Stefan che lo accontenta. Sorrido perché realizzo una cosa. Finalmente possono essere i fratelli Salvatore, niente complicazioni.
-Beh, volevamo dirti che noi cominciamo il viaggio domani mattina- dice Stefan.
-Si, e per quanto sia difficile Elena, non potrai chiamarci spesso durante il viaggio- dice Damon.
-Come? Non posso chiamarvi?- chiedo sconcertata. Di questo non avevamo parlato! Insomma, il loro viaggio potrebbe durare più di un mese!
-Si che puoi! Però solo una volta a settimana- dice sempre Damon. Sbuffo sonoramente, così che mi sentato, ma poi torno a sorridere.
-Va bene. Ora vi saluto, sto entrando al Grill, ci sentiamo la settimana prossima allora, e buon viaggio!- dico riattaccando, senza lasciargli il tempo di rispondere. Mi avvicino al bancone, e chiedo se l’ordinazione a nome Gilbert è pronta. La cameriera dice di si, e va a prenderla. Mentre aspetto noto una donna seduta ad un tavolo in lontananza, da sola. Mi sta fissando. Per un momento il mio cuore perde un battito. Quella è Bonnie!
Senza pensarci comincio a correre verso di lei, ma un cameriere mi passa davanti ed io la perdo di vista per meno di un secondo. Non appena torno a guardare il tavolo, lei è sparita.
Un senso di delusione e tristezza si fa largo dentro di me. E quando sento battermi sulla spalla un barlume di speranza comincia a ricrescere, ma quando mi volto scopro che è solo la cameriera di prima con il mio takeaway. Pago e un po’ avvilita esco dal locale, senza guardarmi indietro.
Che stupida che sono stata!
Bonnie!
Credevo davvero di aver visto Bonnie? Lei è morta, ed io non posso farci niente.
Probabilmente la mia mente mi ha giocato un brutto tiro, e l’ho vista. Era la mia immaginazione, niente di più. Che il mio subconscio mi stia dando dei chiari segnali di avvertimento? Bonnie mi manca così tanto da immaginarmela?
Si. Mi manca.
Da morire.
 


Continuo a camminare per le strade di New Orleans, senza una vera meta precisa. Sono uscita con l’obbiettivo di fare shopping, ma ancora non ho trovato niente che mi soddisfi. Passando davanti alla vetrina di un negozio riesco a scorgere il mio riflesso. Oddio, tutto questo vento mi ha fatto diventare i capelli una massa informe! Prendo un elastico dalla borsa –ne ho sempre dietro qualcuno- e sempre specchiandomi mi faccio una treccia, poi mi osservo soddisfatta. Da dentro il negozio la commessa mi guarda male, della serie “Se non entri per comprare qualcosa, vattene!”. Io le sorrido, poi mi volto e continuo a camminare.
Mi fermo quando sento squillare il cellulare, lo prendo e guardo da chi parte è la chiamata, aspettandomi Matt. Invece è Elijah.
-Pronto? Elijah?-  chiedo sorpresa. E’ un po’ che non sento mio fratello maggiore.
-Rebekah. Mi dispiace disturbarti, ma avremo bisogno del tuo aiuto- dice lui con la sua solita compostezza.
-Riguardo a che cosa?- chiedo, non capendo dove vuole andare a parare.
-Hayley- fa una pausa. Hayley? Che cosa c’entra adesso quella? –Sta per partorire Rebekah- dice Elijah.
Cosa? Io … Hayley … Il parto …
-A-adesso?- chiedo sconvolta.
-Si Rebekah, adesso. Dovresti venire qui subito. Ho già provato a chiamare Niklaus, ma non mi risponde. Forse se provi a chiamarlo tu mentre vieni qui … -
-Si, si, arrivo- dico ancora intontita.
Comincio a correre, spostando i passanti senza troppa gentilezza, ricevendo anche qualche paio di accidenti, ma non mi importa.
Mentre corro per raggiungere la casa di Nik qui a New Orleans digito il suo numero al telefono, aspettando che risponda.
-Pronto?- chiede ridendo. Sento la voce di Caroline, anche lei sta ridendo.
-Nik!- dico tra il disperato e lo spaventato. Non so come affrontare questa situazione.
-Rebekah? Che succede?- chiede lui diventando subito serio.
-Nik, ti prego dimmi che siete tornati da Londra!- dico col fiatone, ma senza smettere di correre.
-Si, si, siamo tornati. Rebekah che succede? Dove sei?- chiede preoccupato.
-Sto andando a casa tua, a New Orleans. Nik, Hayley sta per partorire!-
Silenzio dall’altra parte del ricevitore.
-Nik! Mi hai sentito? Devi venire qui! Subito!- dico coi polmoni che mi vanno a fuoco.
-Arriviamo- dice serio, e poi riattacca.
 


Ordino altro vino, e poi torno a dedicarmi alla mia solitaria cena. E’ così deprimente cenare da soli. Ma dovevo assolutamente uscire di casa, o sarei impazzita. Sono a Chicago, ci sono venuta qualche settimana fa, dovevo allontanarmi da Mystic Falls. E poi dovevo prendermi del tempo per me, per onorare la promessa che ho fatto a me stessa: essere una persona nuova, migliore.
L’ho promesso a me, e l’ho promesso a Stefan. E in un certo senso l’idea che lui mi accetti una volta visti tutti i cambiamenti che ho fatto, beh, non mi fa sentire così inutile. Odio ammetterlo, ma ho ancora ben impresso nella mente il bacio che mi ha dato a Natale. Quel bacio mi ha dato la spinta che mi serviva per cominciare a migliorarmi. Stefan mi ha convinto a cambiare radicalmente, anche senza fare niente. Finisco di mangiare il mio filetto, e mi verso il vino arrivato da poco, assaporando l’idea di questa nuova vita. Il mio sguardo si perde fuori dalla vetrina del ristorante. Posso vedere tutti i passanti. Una bambina e suo padre attraversano la strada mano nella mano. Un ragazzo coi rasta parla animatamente al telefono, senza mai perdere il sorriso. Una donna col pancione cammina lentamente, sorretta da una ragazza che avrà quindici anni. Un ragazzo e una ragazza passano, a braccetto. Lei ride di gusto, e lui la guarda con uno sguardo rapito, perso. Questo dev’essere l’amore.
Presa come sono a guardare fuori dalla vetrina, non mi accorgo che una donna si è seduta di fronte a me fino a che non mi volto per riprendere il bicchiere. Questo quasi mi cade di mano per la sorpresa.
-Mi scusi, le serve qualcosa?- chiedo posando il bicchiere e cercando di essere il più educata possibile. Lei non risponde, ma mi osserva, così la osservo anch’io.
Anche se è seduta si vede che è una donna alta, ha la pelle scura, e anche solo guardandola sembra così soffice … Ha due grandi occhi marroni, fissi nei miei, e i capelli scuri le ricadono in boccoli ordinati sulle spalle. Ha una bella bocca carnosa, ma anche se sembra molto bella, c’è qualcosa di sinistro nei lineamenti del suo viso …  E dopo aver passato cinquecento anni della mia vita a scappare so riconoscere bene una persona con cattive intenzioni da una semplice donna.
-Posso aiutarla?- chiedo nuovamente, sperando in una risposta. Prima questa se ne va, meglio è. Non mi piace.
-Dovrei parlarti. Ah, si, diamoci del tu Katherine, preferisco- dice lei con voce vellutata. Punto primo: perfino nella sua voce c’è qualcosa che non mi convince. Punto secondo: sa il mio nome, ed evidentemente sapeva dove trovarmi se è qui. Questa donna non mi piace affatto.
-Chi sei?- dico rudemente dimenticandomi la gentilezza.
-Questo, Katherine, lo chiariremo subito. Lascia che prima ti dica perché sono qui. Magari arriverai alla mia identità da sola- dice spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Intanto puoi smettere di cercare di essere gentile. Con me non funziona. So chi sei, e so cosa hai fatto, da quando sei nata ad ora, perciò non ci provare neanche ad ingannarmi- Io la fisso dritta negli occhi, ma in realtà sto pensando ad un modo per andarmene in fretta.
-E non proverei ad scappare se fossi in te, tanto ti ritroverei- dice lei fissandomi a sua volta. Maledizione, ma legge nei pensieri questa qui? Provo ad alzare il braccio per prendere la borsa e poi uscire a velocità sovraumana, ma il mio braccio non si alza, non riesco a muovermi. Guardo questa donna terrorizzata dicendo –Che diavolo sta succedendo?-
-E’ un incantesimo- risponde lei semplicemente.
-Chi sei tu?- chiedo quasi ringhiando.
Lei sorride, ma il suo volto non si illumina diventando ancora più bello, cosa che farebbe un sorriso su qualsiasi volto. La sua faccia quasi si deforma, prende delle sembianze paurose … quasi demoniache -Mi chiamo Qetsiyah. Penso che tu abbia sentito parlare di me-
 


-Ti dispiacerebbe smetterla?!- dico quasi urlando. Rebekah non la smette di tamburellare e dita sul tavolo, e credo di stare per impazzire. Lei sbuffa, mi guarda un attimo, e poi si gira dall’altra parte, cominciando a tamburellare sulla sedia. Ci rinuncio.
Siamo arrivati a New Orleans un’ora fa. Hayley era ancora in fase di travaglio, ma adesso sta partorendo di sopra. Siamo in casa Mikealson, io e Rebekah siamo giù in salotto, ad aspettare, mentre Klaus, Elijah e Sophie sono di sopra con Hayley. Sophie ha mandato via me e Rebekah dalla stanza dicendo che non dovevamo essere in troppi di sopra.

Tumb. Tumb. Tumb. Tumb.

-Ok, LA SMETTI?!- dico fiondandomi su Rebekah e bloccandole il polso. Lei mi guarda male, si libera dalla presa e si alza in piedi, pronta a fronteggiarmi.
-Il fatto è che vorrei non ascoltare, ma non posso. Fare un po’ di rumore mi distrae- risponde lei gelida. In effetti è vero. Anche io vorrei non sentire le urla di Hayley. Sospiro.
-Ti va di andare un po’ fuori?- le chiedo. Mi stupisco perfino io della mia intraprendenza, ma con mio stupore Rebekah accetta, così usciamo nel portico di quell’enorme casa.
-Mi dispiace di aver urlato- dico appoggiandomi contro il muro e chiudendo gli occhi. -E’ stato un viaggio sfiancante da Mystic Falls a qui, ed ora tutto questo stress per il parto … -
-Si, beh, pensiamo ad altro- dice Rebekah incrociando le braccia.
-Pensare ad altro? Ma se sentirò le urla di Hayley per mesi dopo stanotte? Non riuscirò più a levarmele dalla testa!- dico sedendomi a terra, sfinita. Rebekah mi guarda un po’, poi lentamente si siede accanto a me.
-Senti, Matt mi ha detto che sei la sua migliore amica- dice guardandosi le mani.
-Davvero?-
-Si- risponde lei –E volevo chiederti una cosa-
-Dimmi pure- chiedo curiosa.
-Mi vedresti come tua amica?-
-Come?-
-Mi hai sentito Caroline- dice lei guardandomi negli occhi.
Rebekah mia amica? Beh, non saprei. Potrei provarci, insomma se Matt sta con lei non deve essere tanto male. E poi è mia cognata, ed è diventata 10 volte più gentile da un anno a questa parte.
-Si, direi di si- rispondo sorridendo.
-Davvero?- dice lei sorpresa, ma sorridente.
-Si. Insomma, potremmo provare, che dici?-
Ci sorridiamo. Proprio in quel momento sentiamo piangere. Il pianto di un bambino. Ci voltiamo entrambe verso l’ingresso, e in meno di un secondo siamo davanti alle scale, in attesa di veder scendere qualcuno.
Ad un tratto spunta Elijah, si sistema la camicia e scende lentamente, sfinito ma sorridente.
-Allora?- chiede Rebekah incapace di trattenere oltre la curiosità.
-Il bambino è di sopra, Hayley sta bene-
-Hai detto bambino?- chiedo non sicura di aver capito bene. Elijah annuisce, e con un gesto della mano ci invita ad andare di sopra.
Non appena entriamo nella stanza vediamo Sophie in un angolo, che si lava le mani coperte di sangue. L’odore mi fa un po’ storcere il naso, ma non ci bado molto. Hayley è sul letto, stanca e debole, ma che sorride mentre guarda dentro una piccola culla di legno. Klaus è in piedi davanti alla culla, lo sguardo fermo, ma non freddo. Credo … credo che stia piangendo. O quantomeno ha gli occhi lucidi. Ma ha anche il sorriso sulle labbra. Non appena ci vedono Sophie ci dice di fare piano, Hayley ci sorride, e Klaus allunga le braccia dentro la culla, per tirarne fuori un piccolo bambino, sveglio ma calmo, avvolto in una coperta. Klaus fa qualche passo nella nostra direzione, avvicinando il bambino per farcelo vedere.
-Rebekah, questo è tuo nipote. Henrik, loro sono le tue zie- dice guardandolo teneramente.
Zie.
Al plurale. 

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Capitolo 18
*** Vortice ***








-Vi prego, possiamo fare di nuovo il punto della situazione?-
Sbuffo. Ma questa non capisce mai niente?! No, Katherine, devi rimanere calma. Anche se la odi.
-Silas era innamorato di una donna quand’era umano, e Qetsiyah era a sua volta innamorata di Silas. Silas diventa immortale, non ama Qetsiyah così lei uccide la sua amata, crea l’altro lato e il velo, e poi pietrifica Silas con due scelte: o rimanere pietrificato per chissà quanti anni, oppure prendere la cura e morire, in modo da rimanere per sempre intrappolato nell’altro lato con lei. Silas riesce a tronare … -
-Chissà grazie a chi … - mi interrompe quella piccola insulsa Gilbert. Katherine, calma.
- … Riesce non so come anche a morire senza finire nell’altro lato, e ora Qetsiyah si vuole vendicare su di noi per il suo piano non andato a buon fine- concludo guardandomi le unghie.
-In che senso su di noi?- chiede Damon.
-Oh non preoccuparti, non su di te. Si vuole vendicare con Stefan, Elena e me, perché siamo quelli che hanno reso possibile la morte di Silas-
-Te le ha dette Qetsiyah queste cose?- chiede Stefan con le sopracciglia aggrottate.
-Si, ve l’ho già detto. Qetsiyah si è mostrata a ognuno di noi. Prima a te Stefan, poi a Elena ed infine a me, con cui ha parlato. E’ infuriata, e ha sete di vendetta. Dovremmo trovare un modo per togliercela dai piedi, e in fretta- dico alzandomi dal divano e andando a versarmi un bicchiere di bourbon. Siamo alla pensione Salvatore, Stefan e Damon sono tornati non appena la piccola Elena in difficoltà li ha chiamati in soccorso. Li ha chiamati grazie a me che sono venuta ad avvertirla. Cercare di non odiarla è la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia. Ma devo riuscirci.
-Perciò … come facciamo? Voglio dire, come ci si sbarazza di una persona già morta?- chiede Elena massaggiandosi le tempie.
-Non lo so. So che Qetsiyah può venire a suo piacere nel lato dei vivi, e scomparire poi nell’altro lato quando vuole- dico sorseggiando il mio drink e guardando Stefan di sfuggita. Sta fissando un punto sul pavimento, con lo sguardo concentrato, ed una mano sulla bocca, intento a pensare.
-Qualcuno ha delle idee?- chiede Damon guardandosi intorno.
Il piccolo Gilbert –che fino ad ora è rimasto seduto su una poltrona ad ascoltare- si tortura piano le mani, rigirandosele.
-Io ho un’idea!- dice Elena -Possiamo chiedere a Bonnie di mettersi in contatto con le streghe dell’altro lato, magari loro sanno qualcosa!- e così dicendo si volta speranzosa verso il fratello.
-Io … Io non so se vuole parlarmi Elena- dice piano lui.
-Perché? Che hai fatto?- chiede Elena.
-Con Amy la cosa sta diventando seria e … tra me e Bonnie … -
-Puoi almeno provare a contattare la strega Bennett?- chiede Damon interrompendolo. Jeremy ci guarda tutti, poi sospira e dice –Va bene, ci proverò-
 


Mi sposto stancamente un boccolo biondo dietro l’orecchio. La settimana è stata sfiancante. Klaus adesso è nella camera di Henrick che cerca di farlo addormentare, mentre Hayley è con Elijah a comprare un po’ di cose per il bambino. Rebekah è con Matt invece. Mi butto sul divano chiudendo gli occhi, sperando di poter dormire almeno un po’.

Driiin. Driiin. Driiin.

Addio riposino!
Prendo il cellulare e guardo il display. ‘Jeremy Gilbert’
Jeremy? Come mai mi chiama? Rispondo titubante.
-Pronto?-
-Ehi, Caroline, ciao. Sono Jeremy-
-Jeremy! E’ successo qualcosa? Avete scoperto qualcos’altro?- chiedo un po’ preoccupata. Elena mi ha chiamata ieri sera aggiornandomi sulla ‘situazione Qetsiyah’.
-No, no, niente di nuovo ancora. Senti, io … io volevo parlarti. Potresti collegarti stasera col computer? Così possiamo video-chattare. E’ che ho bisogno di chiederti un po’ di … consigli … e preferirei non farlo per telefono-
-Certo Jeremy, va bene. Stasera verso le nove?- dico chiedendomi cosa mai vorrà dirmi.
-Perfetto, grazie. A dopo-
-Ciao- dico, e poi riattacco. Sento dei rumori al piano di sopra, poi il pianto di un bambino. Henrick non si è addormentato.
 


Mi chiudo la porta alle spalle, girando la chiave nella toppa. Spero che non mi sentano, concentrati come sono a cercare un modo di sbarazzarsi di Qetsiyah. Vado alla scrivania e accendo il computer, per poi connettermi.

“Caroline Forbes è online”

Perfetto. Clicco sul suo contatto ed avvio la videochiamata. Piano piano un’immagine si viene a formare, e riesco a vedere Caroline sullo schermo del mio computer. I lunghi capelli biondi le ricadono sulle spalle, sembra un po’ stanca, le occhiaie sotto gli occhi sono piuttosto evidenti. Però sorride.
-Ciao Jeremy! Come stai?- chiede allegra.
-Diciamo bene, grazie. Voi? Come va col bambino?- chiedo cortesemente.
-Beh, è un bambino vivace, poco ma sicuro. Ma con due genitori del genere mi sembra ovvio- dice sorridendo. –Allora, di che volevi parlarmi?- chiede curiosa.
E’ arrivato il momento. Devi dirle tutto Jeremy, puoi farcela.
-Elena ti ha raccontato che sto uscendo con una ragazza?- chiedo un po’ nervoso.
-Si, Amy vero?-
-Si. Beh … c’è un … problema, e solo tu puoi aiutarmi perché sei l’unica che c’è passata. E credimi, avrei preferito non dovertelo chiedere, ma non  so a chi altro rivolgermi- dico infilandomi una mano nei capelli.
-Jeremy, tranquillo, dimmi che succede- dice Caroline preoccupata, mentre cerca di calmarmi.
-Io … io … io credo che Amy sia un licantropo- dico a bassa voce, sicuro che però lei mi abbia sentito.
-Che cosa?- chiede Caroline allibita. Io chiudo gli occhi, incredulo di averlo detto davvero.
-Cosa te lo fa credere?- chiede Caroline assumendo un’aria professionale. Potrebbe fare la consulente.
-Siamo stati a mangiare fuori un po’ di tempo fa, e ho notato qualcosa di strano. Così senza farmi vedere le ho messo due gocce di strozzalupo nella tazza. Ha tossito Caroline, e ha detto che era un cappuccino orribile, ma non lo era. Ha reagito allo strozzalupo- dico dicendo per la prima volta ad alta voce i miei sospetti.
-Beh … tu quindi non le hai detto che pensi che lei sia … - comincia a dire Caroline.
-No, assolutamente no! Cosa avrei dovuto fare? Sarei andato da lei a dire “Ehi, ma lo sai che ho scoperto che sei un licantropo? Tutti i miei amici e mia sorella sono esseri sovrannaturali, ti sentirai come in famiglia con noi”! Andiamo!-
Caroline ride alla mia battuta, ma poi torna seria.
-Senti, io so che per te è difficile parlare di queste cose … di Tyler … Ma mi serve davvero una mano- dico guardandola supplichevole. Lei sospira, poi sorride.
-Certo che ti aiuto Jeremy. Allora, per prima cosa devi dirle che lo sai. Si sentirà più al sicuro sapendo di potersi fidare di te. Ma dovrai anche dirle di Elena e di tutti noi. Mi raccomando, sii cauto, non sganciare un bomba! Diglielo con calma. Forse all’inizio potrebbe allarmarsi, ma poi si calmerà. E riguardo alle lune piene … Beh, devi avere il coraggio di essere forte per lei. Avrà bisogno del tuo aiuto, e di tutto il tuo sostegno. Non dovrai mai lasciarla sola in quelle notti. E’ più facile se si è in due, credimi- dice Caroline spiegandomi tutto gentilmente.
-Ok … Ma se non volesse più stare con me una volta scoperto di voi vampiri?- chiedo preoccupato. Caroline scoppia a ridere.
-E’ un licantropo Jeremy! Capirà. Ah, e se fossi in te le direi anche del tuo passato. Insomma, la storia del cacciatore e … e di Bonnie, e del fatto che puoi vedere i fantasmi. Meglio mettere tutte le carte in tavola subito-
-Care! Potresti portare su i pannolini?- sento chiedere da una voce femminile.
-Devi andare?- chiedo.
-Penso di si, sai ormai siamo tutti dei baby-sitter a tempo pieno-
-Si, beh, immagino. Caroline ti ringrazio davvero per i consigli- dico sinceramente, guardando l’immagine della migliore amica di mia sorella che mi sorride dallo schermo.
-E’ stato un piacere Jeremy, e fammi sapere come va con Amy poi, ok?-
-Certo. Ciao, e grazie ancora!- dico sorridendo.
-Ciao- e così la videochiamata si chiude.
Chiudo il computer e mi metto il pigiama, mentre nella mia mente esplode il caos. Domani vedrò Amy. Come glielo dirò? E lei cosa farà? Staremo insieme? Dio, quante cose complicate! Scosto le coperte e mi butto sul materasso, spengendo poi la luce. Fisso il soffitto, incapace di dormire. Ad un tratto sento un respiro accanto a me. Mi volto di scatto e vedo Bonnie, distesa su un fianco, che mi guarda.
-Bonnie … Avevi detto … -
-Avete bisogno di me- dice sorridendo leggermente. –Ecco perché sono qui-
-Hai sentito tutto il discorso di Katherine?- chiedo sorpreso –Non ti ho vista-
-Lo so. Non volevo che mi vedessi- risponde lei. –Volevo dirti che comincerò ad indagare tra le streghe, qui dall’altro lato. Non appena avrò delle notizie ti farò sapere. Sai, Qetsiyah non è molto apprezzata qui. Molte sono le streghe che la disprezzano per il modo in cui ha giocato con la natura. Perciò credo che ci aiuteranno-
-Grazie Bonnie, davvero!- dico sorridendo, guardando il suo volto illuminato dalla luna.
-Tornerò quando saprò qualcosa. Buonanotte Jeremy-
-‘Notte- il torpore prende il sopravvento, e piano piano i miei occhi si chiudono … sprofondo nel cuscino.
 


-Che casino! Possibile che in questa schifo di città non ci sia un attimo di pace?- dice Damon sdraiato sul letto coprendosi gli occhi. Anche lui deve essere parecchio stressato. Se fosse stato lui quello nel mirino di Qetsiyah non ci sarebbero stati problemi, avrebbe fatto l’eroe come al solito, facendo probabilmente anche cose stupide. Ma se sono io quella in pericolo … o Stefan, beh, allora è tutta un’altra storia. Soffre come se ci avesse già persi. Ma non ci perderà. Non stavolta. Mi sdraio accanto a lui, raggomitolandomi contro il suo braccio, e lui mi copre con la coperta.
-Vedrai che Bonnie ci aiuterà. Non so come, ma ci aiuterà- dico più a me stessa che a lui.
Bonnie. Oh cielo, credevo di aver visto lei quella sera al Grill, ma in realtà era Qetsiyah. Io non posso vedere Bonnie, sono stata una stupida anche solo ad averlo pensato. Era Qetsiyah quella che ho visto, era lei, l’antenata della mia migliore amica. Della mia migliore amica morta. Cerco di scacciare via questi pensieri mentre Damon mi accarezza i capelli.
-Sai, il viaggio stava andando bene- mi dice.
-Mi dispiace così tanto che non l’abbiate potuto finire! Dio, sono sempre io la causa delle cose brutte che succedono qui!- dico rendendomi conto che è così.
-No! Elena, io non intendevo … -
-Ma è vero!- dico interrompendolo e scattando a sedere –Guarda i miei, sono morti perché erano venuti a prendere me! E Jenna? Klaus l’ha uccisa per me! E Alaric, se n’è andato grazie a quegli stupidi anelli di famiglia! John è morto per salvarmi e Jeremy è morto perché stavamo cercando una cura per me! E così è morta anche Bonnie! E’ tutto collegato! E’ tutta colpa mia! TUTTA COLPA MIA!- ormai urlo dalla disperazione e dal dolore e … non so più neanche io da cosa. Piango a dirotto, mentre Damon mi circonda con le sue braccia e mi culla dolcemente, accarezzandomi la schiena e cercando di calmarmi. Mi fa sdraiare di nuovo.
-Elena, ti prego, calmati. Tu non sei in alcun modo collegata alla morte di tutte quelle persone. Ne sei collegata a questa situazione di più di duemila anni fa. Non ritenerti responsabile di cose assurde. Tu non sei la causa di tutte le cose brutte che stanno succedendo. Tu sei la parte migliore di tutto questo- dice Damon tranquillamente. Io mi asciugo le lacrime, poi mi alzo un po’ sul gomito e lo guardo negli occhi.
-Grazie- gli dico sinceramente. Lui mi sorride. Mi avvicino e gli do un bacio sulle labbra, poi mi scosto e poggio la testa sul suo petto, cercando poi di dormire.
 


-Ti ringrazio di non avermi buttata fuori di casa- dico mettendomi la giacca.
-Perché avrei dovuto?- risponde Stefan sorridendomi. Siamo rimasti gli unici due in tutta la casa svegli, rimasti a parlare di Qetsiyah. Ma ora è arrivato il momento di andare.
-A proposito, dove dormi?- chiede mentre ci dirigiamo lentamente verso la porta.
-In un motel un po’ fuori città. Non preoccuparti, non mi aspettavo che mi avresti invitata a dormire a casa Salvatore- dico con un sorriso. E’ tutta la sera che sorrido. Forse spero che così Stefan capisca che sto cambiando in meglio: prima non sorridevo quasi mai.
-Si, beh, sarebbe strano se te lo chiedessi, no?- dice Stefan. Siamo davanti alla porta, lui con le mani in tasca, che mi guarda stanco ma sorridente, ed io che non ho la forza per uscire di casa. Forse mi aspetto un bacio della buonanotte? O anche solo una carezza sulla guancia … Non chiedo molto in fondo!
Stefan non dice niente, e neanche io. Rimaniamo lì a guardarci. In un certo senso mi è mancato in questi due mesi. D’un tratto sento l’aria nella stanza diventare elettrica, ed il mio cuore battere sempre più forte. Non so perché mi sento così! L’ultima volta che ho provato questi sentimenti per qualcuno è stato per Elijah, e lui non si è fatto troppi problemi a scaricarmi. Poi, senza pensarci, senza aspettarmi niente e soprattutto senza sapere quello che potrebbe succedere mi avvicino a Stefan, e lo bacio. Infilo le mani tra i suoi capelli e lo attiro a me. Lui sembra sorpreso, e mentre io mi gusto questo bacio così diverso da quello di Natale, lui mi prende delicatamente i polsi, e mi stacca dal suo corpo.
-Katherine … -dice con voce roca. Io alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi verdi.
E poi succede qualcosa di inaspettato. Le finestre di tutta la casa si spalancano, ed anche la porta d’ingresso. Entra dentro una folata di vento gelido, e sembra che si sia sprigionato un uragano in casa Salvatore. I capelli mi sferzano la faccia con forza e gli occhi mi lacrimano per tutto questo vento. Tutte le luci si spengono, e piomba l’oscurità più assoluta. Sento Stefan che adesso invece mi stringe i polsi, come per paura che con tutto questo vento potessimo volare via.
-Che diavolo sta succedendo?!- urla.
-Non lo so!- grido in risposta.
D’un tratto mi sento sollevare e stringere da una morsa dolorosa allo stomaco.
-STEFAN!- urlo, ma non riesco più a sentire nulla con tutto questo vento, e non ci vedo neanche più. E come se fossi circondata da una fitta nebbia nera. Sento la morsa che si stringe sempre di più, ed un dolore lancinante all’altezza delle costole, quasi si fossero rotte. Mi manca l’aria, non riesco a respirare.
Poi lo sento. Un urlo. Un lungo, terribile urlo. E’ spettrale, diabolico e doloroso anche solo a sentirlo. Mi si gela il sangue nelle vene. Provo a muovere le mani, come per trovare qualcosa a cui aggrapparmi, ma tutto quello che sento è un forza all’altezza dei piedi, e poi mi sento trascinare via, in questo vortice di nebbia nera.
 




Note autore: *Nooooo!! Katherine!!!!!!* Ok, lo so, mi faccio del male da sola! XD ma che ci posso fare? Qui serve azione, ed ho intenzione di rendere questi capitoli finali belli intensi! Perciò preparatevi a tanti colpi di scena, spero che possano avvicinarsi come “realtà” a TVD. Beh, con tutti questi punti di domanda vi lascio, ci sentiamo al prossimo capitolo! Un bacio a tutti!

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Capitolo 19
*** Ricordi ***









La testa mi fa male, come se avessi l’avessi sbattuta contro un masso. Forse è così. Sono sdraiata, lo sento. Apro piano gli occhi per vedere dove mi trovo. E’ strano, avrei giurato di essere distesa su un pavimento, ma questo non lo è. Sembra una strana … nuvola nera. A guardarlo e a toccarlo è morbido, ma regge perfettamente il mio peso. Ma che diavolo … ?!
-Oh bene, ti sei svegliata- sento dire da una voce. Non vedo però la fonte, a causa di tutta questa strana foschia scura. Dopo qualche secondo una figura esce dalla nebbia: Qetsiyah.
Porto una mano alla testa da quanto fa male, e sento del sangue. Sono ferita!
-Che diavolo mi hai fatto?- le ringhio contro.
-Hai avuto delle difficoltà ad entrare nella dimensione- dice lei tranquillamente.
-Come scusa? Dove siamo?-
-Te l’ho detto. Nella dimensione-
-Oh grazie, sei stata d’aiuto! Senti o mi riporti indietro e mi fai andare via da questo posto o giuro che ti … - dico alzandomi in piedi pronta a fronteggiarla. Però ad un tratto mi immobilizzo, senza più riuscire a muovere un muscolo.
-Ferma. Non riprovarci- dice con tono duro la strega. –Siamo nella dimensione. E’ un limbo. Volevo portarti via dal mondo terreno, ma non posso portarti nell’altro lato perché non sei morta. Cosa a cui potremmo rimediare. Perciò siamo in una dimensione tra il mondo umano e il mondo dei morti. Resterai qui fino a che lo vorrò-
-Si può sapere cosa vuoi da me? Da noi?!- dico quasi urlando dalla frustrazione. Katherine Pierce, ostaggio di psicopatici dal 1473. Che fortuna.
 


-Ve l’ho detto! E’ stato come se ci fosse stato un tornado in casa, e Katherine è scomparsa nel vortice, poi è sparito tutto!- dico prendendomi la testa fra le mani. Katherine. Perché deve creare sempre casini? E’ vero, stavolta non l’ha fatto lei, ma sapere che potrebbe essere in pericolo e avere la responsabilità di cercarla e metterla in salvo mi agita. Un secondo prima mi stava baciando, il secondo dopo Qetsiyah l’ha presa.
-Va bene Stefan, cerca di calmarti- dice Damon. –In fondo era solo Katherine, se la uccide poco importa. Noi dobbiamo pensare a proteggere voi due- dice indicando me ed Elena, seduta sul divano accanto a Jeremy.
-Poco importa? Ma ti sei sentito?- dico alzandomi in piedi.
-Non mi dirai che tieni a Katherine, vero fratello?- dice Damon avvicinandosi, così che i nostri nasi quasi si sfiorano.
-E se ci tenessi?- dico senza neanche rendermene conto.
-Allora la salveremo- sento dire flebilmente da una voce alle mie spalle. Sia io che Damon ci voltiamo di scatto verso Elena, che ha parlato.
-Cosa?- chiede lui incredulo. Elena si alza, e mi posa una mano sulla spalla.
-Per quanto io la detesti ho visto come vi guardavate ieri sera. Ho visto che ci tieni. Se, non so, Caroline ci avessi chiesto di salvare Klaus noi l’avremmo fatto-
-Caroline sta con Klaus da più di cinque mesi ormai- dice Damon guardandola sempre interrogativo. Elena sposta lo sguardo su di me, sorridendomi leggermente.
-Salveremo Katherine, costi quel che costi- dice con tono fermo. Poi si volta verso Jeremy –Jer, puoi contattare Bonnie?- Ma io non la sento più. Elena è stata la donna della mia vita, e mi sta aiutando a voltare pagina … Elena mi sta aiutando ad amare un’altra donna.
 


-Posso provarci- dico lentamente guardando Damon, Stefan ed Elena che mi fissano. Chiudo gli occhi, pensando intensamente a Bonnie. Quando li riapro lei è seduta sul divano accanto a me.
-Ciao- le dico. Elena guarda verso il punto dove si trova Bonnie, ma non può vederla. Incrocia le braccia al petto e serra la mascella. Conosco questo gesto: lo fa quando cerca di trattenersi dal piangere.
-Ciao- mi dice Bonnie.
-Hai sentito tutto?- le chiedo. Lei annuisce –Ho parlato con le streghe- dice.
-Davvero?- chiedo sbalordito.
-Si. Sono state molto d’aiuto. Mi hanno detto il nome di una strega che può aiutarvi-
-Dice che c’è una strega che può aiutarci- riferisco agli altri.
-Si chiama Destiny Herson, e vive a Richmond, non molto distante da qui- continua Bonnie.
-Destiny Herson, di Richmond- ripeto ad alta voce.
-Richmond?- chiede Damon curioso.
-Falla parlare- gli dico tornando a concentrarmi su Bonnie.
-Ho … un’altra notizia che può esservi utile. Ho scoperto che Qetsiyah può essere diciamo … uccisa … -
-Davvero?!- dico non riuscendo a trattenere l’entusiasmo.
-Lasciami finire Jeremy. Può essere “uccisa” solo con un incantesimo molto antico e potente, che si trova in uno dei grimori della madre di Destiny. E la strega che deve lanciare quest’incantesimo … deve essere una sua discendente-
-Quindi … tu?- chiedo titubante.
-Avrei potuto farlo, si. Ma io sono morta, e ora non posso fare niente. Destiny può-
-Ma come, lei non è … - dico, ma poi la voce si affievolisce, credo di aver capito –Destiny è una tua parente? Anche lei è un’antenata di Qetsiyah?-  Bonnie mi guarda e annuisce.
-Cosa? Questa strega è un’antenata di Qetsiyah?- chiede Elena. Sobbalzo, quasi mi ero dimenticato che anche loro sono qui.
-Si, e in un grimorio di sua madre c’è l’incantesimo che farà sparire Qetsiyah per sempre, che deve essere fatto da una sua antenata. Destiny appunto- dico riassumendo.
-Ditele di me per convincerla, sua madre e la mia sono cugine. Anche se io non le ho mai conosciute sono sicura che si ricorderanno di lei-
-Va bene- dico –Ti ringrazio Bonnie, davvero, sei un mito!- Lei sorride, poi sposta lo sguardo su Elena.
-Jeremy posso chiederti un favore?- chiede con la voce tremante.
-Tutto quello che vuoi- rispondo io.
-Potresti riferire quello che sto per dire ad Elena?-
-Certo- dico, poi mi volto per parlare a mia sorella –Elena, Bonnie vuole che ti dica delle cose, va bene?-
Lei annuisce, poi si porta una ciocca dietro l’orecchio e fissa intensamente il punto in cui si trova Bonnie.
-Elena- comincia a dire lei –Mi manchi-
-Dice che le manchi- a queste parole Elena singhiozza.
-Ho visto che hai pianto spesso ultimamente, da quando hai saputo della mia morte. Ti prego, non farlo più-
-Non devi piangere più per la sua morte- Elena si mette le mani sulla bocca.
-Sei sempre stata la mia migliore amica, e sempre lo sarai. Ma tu devi andare avanti. Vivi la tua vita Elena, continua a divertirti. Sono voluta morire per una buona causa- mi guarda per un secondo, poi torna a guardare Elena, mentre le guance sono rigate dalle lacrime.
-Sei sempre stata la sua migliore amica e lo sarai sempre. Però devi andare avanti e continuare a vivere. Dice che è voluta morire per una buona causa-
-Ti voglio bene  Elena- dice con un ultimo singhiozzo.
-Ti vuole bene Elena- ripeto le sue parole, mentre vedo la figura di Bonnie dissolversi piano piano. –Grazie- le dico, mi sembra di vederla sorridere tra le lacrime prima che scompaia del tutto.
 


-Perciò che hai intenzione di fare con me?- chiedo annoiata. Questa strega mi sembra vendicativa, certo, ma anche disperatamente pazza per un uomo morto che non l’ha mai amata.
-Per ora rimarrai qui, devo prima fare dei ragionamenti- risponde lei sempre con gli occhi chiusi. Sta a formulare incantesimi da non so più quanto tempo!
-Tipo?-
-Sei impertinente come la prima Petrova- risponde schiettamente.
-Avanti, raccontami un po’ come mai la odiavi tanto. A parte il fatto di Silas- dico cercando di trovare qualcosa da fare, e di non dare a vedere la mia preoccupazione per questa situazione. Lei apre gli occhi, sbuffa e poi mi guarda.
-Vuoi sapere di Amara?-
-Come scusa?- che ha detto?
-E va bene- dice, poi si alza e si siede di fronte a me, a terra. Posa le mani sulla mia testa ed io faccio per spostarmi ed allontanarla, ma me lo impedisce. –Chiudi gli occhi- mi ordina. Io la guardo un po’, poi senza capire cosa voglia fare ubbidisco. Nella mia mente penetra subito una strana sensazione … come se un fresco venticello soffiasse dentro di me … poi comincia a formarsi un’immagine.
Sono in un villaggio. Terra battuta, un posto abbastanza sporco. Il cielo è coperto dalle nuvole, ma non sembrano portare pioggia. C’è un po’ di vento. Guardandomi intorno vedo delle casette di pietra, piuttosto rudimentali. Da una di queste esce un uomo. E’ Stefan! No … Non è Stefan, è Silas. E’ molto bello, ma i suoi capelli sono lunghi, arrivano poco sotto le spalle. Il Silas del passato si guarda intorno, dopo aver visto che non c’è nessuno si avvicina ad una pozzanghera, e tende la mano destra sopra l’acqua. Dopo pochi secondi l’acqua comincia ad alzarsi da terra e a salire verso la mano di Silas. Forma delle piccole sfere d’acqua e le tiene sospese in aria, poi d’un tratto un rumore di passi comincia a farsi sentire, e Silas con un gesto della mano fa tornare l’acqua al suo posto. Guarda compiaciuto la pozzanghera e poi si volta nella direzione del rumore dei passi. Si divertivano così gli stregoni del tempo? A giocare con l’acqua?
Dopo qualche secondo da dietro una delle case di pietra spunta una ragazza correndo. Sorride.
E’ come … me. Allora questa è la prima Petrova …
E’ molto bella, più di me ed Elena. Non so, c’è qualcosa nel suo volto di rassicurante. Sembra quello di una bambina, così dolce, ma allo stesso tempo molto sicura di sé, decisa. Ha i capelli lunghi, ondulati, le arrivano ai fianchi.  Sembra come circondata da un’aura di luce talmente è piena di vitalità. Sempre sorridendo si avvicina a Silas, che sta ricambiando il sorriso. La Petrova gli butta le braccia al collo, e lui la fa girare.
-Dov’eri?- chiede Silas.
-Il fiume all’alba risplende. Volevo vederlo- risponde lei gioiosa.
-Mi hai fatto preoccupare- dice Silas posandola a terra e accarezzandole una guancia, proprio come aveva fatto con me. Dio, sembra passato tanto di quel tempo. Poi Silas avvicina lentamente il suo viso a quello della ragazza, e le loro labbra combaciano perfettamente. Sembra quasi di vedere un vecchio dipinto da quanto sono perfetti. Poi all’improvviso Silas si stacca, e voltandosi si mette di fronte alla ragazza, come per proteggerla. In effetti anche io ho sentito un rumore. Dal sentiero che entra dentro il bosco esce una ragazza. E’ Qetsiyah. Appena arriva e li vede si blocca di colpo, con uno sguardo ferito, incredulo e fintamente indifferente allo stesso tempo.
-Oh, Qetsiyah, sei tu- dice Silas rilassandosi. La Petrova le sorride, ma Qetsiyah non ricambia.
-Silas. Amara- dice duramente –Che ci fate qui? E’ molto presto-
-Amara si è recata al fiume, ed io stavo andando a cercarla. Tu dov’eri?- chiede Silas.
-A raccogliere delle erbe. Sono migliori se raccolte alle prime luci del mattino, anche se il cielo preannuncia tempesta verso il pomeriggio-
-Il cielo? Oppure sei andata a consultare la natura con le tue doti speciali?- dice Silas alludendo alla stregoneria di Qetsiyah. Lei lo fulmina con lo sguardo, poi sposta la sua attenzione su Amara e le lancia lo stesso sguardo. Amara guarda prima lei e poi Silas un po’ confusa, poi Qetsiyah si volta ed entra dentro una delle case di pietra più lontane dal punto dove si trovano Silas e Amara. La ragazza si volta verso di lui.
-Non le piaccio- dice con una faccia un po’ triste.
-Non è vero- dice Silas, ma si vede che non ne è convinto.
-Invece si. Tu e lei siete sempre stati amici, ma credo che lei provi qualcos’altro per te-
-Cosa? No! Non potrei mai vedere Qetsiyah in questo modo!- dice Silas con una faccia sconcertata. –Andiamo- dice poi prendendola per mano –Torniamo al fiume, ti va?- e così i due si allontanano.
La visuale cambia, e d’un tratto mi trovo davanti alla casa dov’è entrata Qetsiyah. Sento singhiozzare. Lentamente mi avvicino ed entro. Nell’angolo, accanto a quello che pare un camino, c’è Qetsiyah in lacrime. Poi sento una voce lontana dire –Può bastare-
In un secondo la casa di pietra e l villaggio scompaiono, apro gli occhi e mi ritrovo nella “dimensione” di nebbia, Qetsiyah davanti a me che mi fissa con un’aria di superiorità.
 


Mi muovo da una parte all’altra della stanza, mettendo cose alla rinfusa dentro la valigia. Un maglione dall’armadio, un bel po’ di sacche di sangue dal mini frigo -piccolo regalo di Klaus- ed altre cose primarie. Da quanto sono indaffarata non sento neanche la porta aprirsi. Vedo che c’è qualcuno solo quando mi volto per prendere dei pantaloni.
-Klaus!- dico sorpresa.
-Che stai facendo?- mi chiede lui vedendomi fare le valige.
-Oh, vado a Mystic Falls- dico sbrigativa –Elena mi ha chiamata poco fa, hanno bisogno di una mano-
-E quando avevi intenzione di dirmelo?- chiede Klaus mentre il suo sguardo si fa più severo.
-Tra poco, ora devo pensare a queste cose. E poi so che tu devi pensare ad Henrick quindi non potresti venire in ogni caso- chiudo il bagaglio. –Oh no, ho dimenticato la spazzola- dico voltandomi per andare in bagno, ma Klaus mi afferra per un gomito e mi rispinge indietro.
-Che fai?- dico indignata –Devi andare a prendere la … -
-Non mi interessa Caroline! Perché non mi hai detto prima di questa tua partenza?- dice interrompendomi –Certo che sarei potuto venire con te, cosa pensi? Che non mi interessi? Henrick può stare qualche giorno senza suo padre, non ci saranno problemi-
Mi fermo a guardarlo. E’ arrivato il momento di dirgli quello che penso da settimane, anche se farà male.
-Klaus … Io devo partire-
-Si, i tuoi amici ma …-
-Lasciami finire. E’ da quando è nato Henrick che mi sento di troppo-
-Tu non sei di troppo Caroline- dice confuso dalle mie parole –Fai parte della famiglia, stiamo insieme-
-Klaus io non faccio parte della famiglia!- dico con le lacrime agli occhi. Sono giorni che sto così male, non pensavo che l’arrivo di Henrick mi avrebbe distrutto a tal punto. Certo, mentre Hayley era incinta ammetto di aver pensato una volta o due a come sarebbero andate le cose, ma non credevo in questo modo. Non che tra Hayley e Klaus ci sia qualcosa di amoroso, questo no. Ma la loro vicinanza mi fa stare male, e so che avendo un figlio insieme io non sarò mai vista come la fidanzata di Klaus, di certo non da Henrick, che vedrà loro due come i suoi genitori e me come un’intrusa. E fa male sapere di non riuscire a sopportare tutto questo, soprattutto dopo tutto quello che io e Klaus abbiamo passato. Mi fa male vedere il suo sguardo ferito e preoccupato adesso, e mi farà male pensare a lui quando sarò a Mystic Falls, sapendo che lui è qui con la sua famiglia, senza di me.
-Sono di troppo. Forse… forse è il caso che torni a Mystic Falls per un po’, per darti tempo di stare con la tua famiglia-
-Tu sei la mia ragazza, ho bisogno di te adesso. Me l’avevi promesso- dice con un tono ferito. Io comincio a piangere, non so perché. Probabilmente tutta la tensione degli ultimi giorni sta venendo a galla.
-Mi dispiace ma non ce la faccio- Klaus apre lentamente la bocca, senza parole, e i suoi occhi mi fissano in un modo che non posso sopportare.
-Io ti amo- gli dico prendendogli il volto tra le mani –Ti amo, ma non posso rimanere qui. Devo andare, per i miei amici e per me. Non sto scappando, ti sto solo chiedendo del tempo- lui abbassa lo sguardo, e lo vedo piangere, per la prima volta in vita mia Klaus sta piangendo di fronte a me. Mi sento in colpa per quello che ho appena detto, ed incapace di pensare a quello che succederà una volta tornata. Mi allungo ed arrivo con le labbra a sfiorare le sue, poi lo bacio delicatamente. Le sue labbra sanno di sale, colpa delle lacrime, e sono sicura che anche le mie hanno lo stesso sapore. Lui mi stringe i fianchi, come se non volesse più lasciarmi andare, ed infatti quando mi stacco da lui Klaus ci mette qualche secondo per liberarmi dalla sua presa. Ha ancora lo sguardo inchiodato a terra. Allungo una mano e gli accarezzo la guancia, asciugandogli le lacrime, poi mi volto e prendo la valigia, pronta a scendere di sotto. Appena arrivo allo stipite della porta sento la voce di Klaus.
-Non ci andrai da sola- è voltato verso di me, gli occhi arrossati fissi nei miei –Rebekah verrà con te-
 


-Jeremy, se ci sono dei problemi chiamaci, chiaro? Tu non dovresti essere nei piani di Qetsiyah, ma … -
-Elena, starò bene- dico per rassicurarla. Lei chiude la bocca e annuisce, poco convinta, poi mi abbraccia forte, quasi mi sembra di non poter respirare!
-Elena, attenta che gli fai male- dice Stefan alle nostre spalle. Mia sorella si stacca di colpo, sorridendo per scusarsi, e dopo avermi salutato esce di casa, andando verso la macchina di Damon.
-Mi raccomando, non rompere niente- dice Damon prendendo uno zaino e seguendo Elena fuori casa. Stanno partendo: Stefan, Elena e Damon, diretti a Richmond. Hanno deciso che si sposteranno insieme, così se dovessero subire un attacco da parte di Qetsiyah saranno uniti. Però non hanno voluto che venissi anch’io. Ci terremo in contatto, e tra qualche giorno dovrebbero arrivare Caroline e Rebekah, dalle ultime notizie che Elena ha ricevuto poco fa. Ci saranno d’aiuto.
-Beh, allora ci vediamo Jeremy- dice Stefan –Sii prudente, va bene?- io annuisco, e così anche Stefan esce di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Dopo qualche minuto sento un rombo e il rumore della macchina sul vialetto: sono partiti. Salgo in fretta le scale ed entro nella mi stanza, prendendo cellulare e felpa, poi una volta sceso prendo anche le chiavi di casa e della macchina ed uscendo digito il numero di Amy, chiamandola.
-Ehi- risponde dopo due squilli.
-Ciao- le dico montando in macchina ed accendendola –Ti va bene se vengo da te? Dovrei arrivare tra dieci minuti al massimo-
-Oh, va bene, certo!- risponde lei con voce allegra –A tra poco allora-
-Ok, ciao- e così dicendo riattacco, partendo.

Suono il campanello aspettando che mi apra, nel frattempo cerco di non perdere di vista l’obbiettivo di questa visita, e di trovare il coraggio per andare fino in fondo.
La porta di legno scuro si apre, ed Amy mi fa cenno di entrare mentre dice un veloce –Ciao!-
-Ciao- rispondo io togliendomi la felpa. Ci spostiamo nel suo salotto.
-Mi fa piacere che tu sia venuto, una bella sorpresa- dice mentre ci sediamo sul divano.
-Devo parlarti- dico tutto d’un fiato. Il sorriso scompare dalla sua faccia, e mi guarda seriamente.
-Che succede Jeremy?- chiede preoccupata.
-So che sei un licantropo- e addio ai consigli di Caroline sul “non sganciare una bomba”!
-C-cosa?- chiede sconvolta.
-Lo so Amy- lei continua a guardarmi allibita, poi di scatto si alza in piedi ed il suo tono di voce diventa frettoloso e si alza notevolmente –Cosa diavolo dici?! I licantropi non esistono Jeremy! Tu sei pazzo! PAZZO!- il suo respiro è affannoso, il petto le si alza troppo velocemente. Mi alzo in piedi anch’io, posandole delicatamente le mani sulle spalle.
-Amy, Amy calmati, va tutto bene, va tutto bene, mi piaci ancora, non voglio lasciarti, non sei un mostro- dico per calmarla. Lei respira un altro paio di volte, poi chiude gli occhi e quando li riapre non vi leggo più la paura, ma solo rassegnazione.
-Come l’hai scoperto?- chiede debolmente.
-Ho messo qualche goccia di strozzalupo nel tuo cappuccino qualche settimana fa al Grill. Non mi sono sbagliato- dico guardandola, poi le scosto una ciocca di capelli dal viso. –Perché non me l’hai detto?- le chiedo.
-Avevo paura Jeremy- dice con gli occhi lucidi –Paura di perderti-
La stringo tra le braccia, accarezzandole la schiena. E’ così piccola e fragile.
-Non mi perderai, sono qui Amy. Sono qui per te- le dico dolcemente. Dopo un po’ alza lo sguardo fino ad incrociare il mio.
-Come sai dei licantropi?- mi chiede.
Sospiro, è arrivato il momento di dirle tutto.
-Meglio se ci sediamo, è una storia lunga-
 


Siamo in macchina da più di due ore, non vedo l’ora di arrivare. Anche perché il viaggio in macchina con Rebekah è imbarazzante, non posso piangere davanti a lei. Dopo la discussione con Klaus, lui è andato dalla sorella, che stranamente non ha battuto ciglio alla notizia della partenza: è semplicemente andata in camera sua ed è uscita mezzora dopo con la valigia pronta. Da quando siamo salite in macchina –lei alla guida, io al posto del passeggero- non abbiamo scambiato una parola. Sento di non poter riuscire a parlare, è come se avessi un enorme groppo in gola.
-Ti ama molto, sai?- dice dopo un po’ Rebekah senza togliere gli occhi dalla strada. Io la guardo con gli occhi lucidi, poi torno a guardare fuori dal finestrino, senza poter impedire ad una lacrima di scendermi lungo la guancia.
Si, lo so.


 

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Capitolo 20
*** Luna Piena ***









-Ok, la borsa ce l’hai?-
-Si- risponde lei.
-Hai preso anche lo strozzalupo?-
-E’ tutto nella borsa: strozzalupo, catene e qualche coperta-
-Va bene- dico prendendole la mano –Andiamo-
Siamo quasi arrivati alla mia macchina quando Amy dice –Jeremy- così io mi fermo, una mano già tesa ad aprire la portiera.
-Si?- chiedo, cercando di fare mente locale nel caso avessimo dimenticato qualcosa.
-Grazie- dice Amy guardandomi negli occhi.

Siamo partiti da casa sua, dopo aver preso tutto l’occorrente, ed ora siamo in macchina, da quello che dice Amy non manca molto, un altro paio di curve. Questa notte ci sarà la luna piena, ed è la prima volta che assisterò alla sua trasformazione. Sono un po’ nervoso, ma mai quanto lei, non fa che torturarsi le mani da quando siamo partiti. Ora stiamo andando in quella che mi sembra di aver capito essere una grotta, la grotta dove lei va ogni mese a trasformarsi. Non è molto lontano, una ventina di minuti in macchina da Mystic Falls, più verso l’interno, verso Zoar State Forest.
-Fermati lì, in quello spiazzo- dice Amy indicando una parte di terreno tra due grandi querce. Parcheggio, e poi scendiamo. Io prendo la borsa ed Amy mi fa strada tra gli alberi.
-E’ a una decina di minuti di cammino verso est. Non ti dispiace camminare no?-
-No no, per me va bene- dico affrettandomi a raggiungerla. Camminiamo da qualche minuto, quando la curiosità comincia ad essere troppa e non riesco a trattenermi.
-Come mai vieni qui? Intendo, com’è che hai scoperto questo posto?-
-Ci veniva mio padre quando si trasformava- risponde lei senza guardarmi.
-Oh, quindi tuo padre è un licantropo?- chiedo cautamente. Non mi ha mai raccontato niente di suo padre, so che vive con la madre.
-Si, lo era-
-Che cosa gli è successo? Se posso chiedere-
-E’ morto- risponde Amy con la mascella serrata, lo sguardo fisso in avanti.
-Oh, io … Mi dispiace Amy, davvero- torna il silenzio. Gli unici rumori sono quelli della foresta e dei nostri passi sulle foglie.
-Sei liberissima di non rispondere, ma … -comincio a dire dopo un po’ –Come ti sei trasformata? Insomma, Tyler mi ha detto … mi ha detto che si deve uccidere qualcuno-
-Non esattamente, basta semplicemente che tu sia responsabile della morte di qualcuno per attivare il gene- poi fa una pausa –Io sono stata responsabile della morte di mio padre- dice ad occhi bassi. La sorpresa è tanta che mi sento come investito da un getto d’acqua fredda.
-Lui … Lui mi stava insegnando a guidare l’estate scorsa. Ero alle prime armi, e … quell’auto è sbucata fuori da una strada controsenso. Non l’avevo vista. L’auto ha colpito la nostra dalla parte destra, dov’era mio padre. Lui è morto sul colpo. Io sono stata all’ospedale per tre settimane. Non mi piace parlarne Jeremy, quindi ti prego di non tornare sull’argomento- dice guardandosi le mani. Io gliene prendo una.
-Certo Amy. Ma sappi che capisco perfettamente quello che provi. Ti ho già raccontato dei miei, perciò sai che puoi sfogarti con me. Puoi parlare- lei mi stringe forte la mano, annuendo.
-Ecco, ci siamo- dice dopo qualche altro minuto di cammino. Mi lascia andare una mano e si avvicina al lato della montagna di fronte a noi. Si abbassa un po’, e la vedo armeggiare con le piante, scostandole. Dopo essersi fatta spazio scopre l’ingresso di una piccola grotta dietro un cespuglio. Con la mano mi fa cenno di raggiungerla mentre lei entra dentro. Mi abbasso notevolmente, dato che il soffitto è piuttosto basso. Amy ha acceso la torcia che aveva nel giubbotto e sta facendo luce. Ad un tratto il soffitto si alza, permettendomi di stare in piedi. Poso la borsa a terra, facendo tintinnare le catene. Mi guardo un po’ attorno. La grotta non è molto grande, è fredda, buia se non fosse per le torce che abbiamo portato. Ad un certo punto vedo qualcosa nella parete … qualcosa che mi sembra … ferro!
-Che cos’è?- chiedo indicando quel punto. La mia voce rimbomba. Amy, che era piegata sul borsone intenta a tirare fuori e catene, alza un po’ la testa.
-Oh, è dove mi chiudo quando mi trasformo. E’ una porta, dall’altro lato c’è un’altra parte della grotta. Non è grande, ma mi consente di trasformarmi senza problemi. La porta è di metallo, piuttosto spessa. Sai, non si è mai troppo prudenti- dice finendo di estrarre tutte le catene.
-Mi dai una mano a metterle dentro?- dice avvicinandosi alla porta. Io la segue. Da vicino noto che sulla porta c’è una combinazione, niente maniglia.
-L’ha installata tuo padre questa roba meccanica?- chiedo.
-Si, la combinazione è la mia data di nascita- poi allunga la mano e comincia a digitare i numeri. 15, 5, 1994. La porta si apre con uno scatto. Entrando in quest’altra zona della grotta la luce si fa più debole e l’aria più fredda. Alle pareti vedo degli anelli di metallo, grandi abbastanza da far entrare le catene. Ci mettiamo a lavoro, e dopo cinque minuti abbiamo finito di sistemare tutto.
-Bene, torniamo di là così mangiamo qualcosa- dice Amy prendendomi per mano. Poi guardando il suo orologio annuncia –Manca esattamente un’ora e trenta minuti al sorgere della luna piena!-
 


-L’indirizzo è il 2406 di Kenmore Road, vicino al Joseph Bryan Park- dico leggendo il foglietto dove Jeremy ha scritto l’indirizzo della cugina di Bonnie. Siamo già a Richmond, e stiamo cercando di trovare la casa di Destiny. Io sono seduta dietro, Stefan al posto del passeggero e Damon sta guidando. Non ho la minima idea di quello che diremo. Insomma, che cosa penserà Destiny vedendo arrivare tre estranei-vampiri-davanti a casa sua? Speriamo bene …
-Ecco, questa è la strada- dice Stefan indicando una traversa della strada che stiamo percorrendo. Damon gira a destra e ci troviamo in una tipica strada di Richmond: case perfette, giardini curati, bambini che giocano con le biciclette e anziani seduti dietro le tende dei loro impeccabili salotti.
-2406!- dico indicando una casa alla mia sinistra. E’ una graziosa casa di mattoni rossi con il tetto blu e le finestre bianche. Parcheggiamo l’auto dall’altra parte della strada, poi scendiamo e ci avviamo verso la casa. Cammino davanti a loro, e poco prima di arrivare alla porta dico –Fate parlare me- Meglio evitare troppi problemi. Busso piano e aspetto che qualcuno venga ad aprire. La porta si apre dopo qualche secondo. Dietro di essa c’è una ragazza bionda, più bassa di me. Ha due grandi occhi azzurri, e un viso tanto dolce quanto spietato.
-Si?- chiede guardandoci e soffermandosi qualche secondo in più su Stefan.
-Ciao- dico gentilmente –Sei Destiny?- lei annuisce, e proprio in quel momento una donna di circa quarant’anni –la madre suppongo- arriva da quello che credo sia il salotto.
-Destiny chi è?- chiede avvicinandosi.
-Vampiri- risponde lei. Sia io che Damon e Stefan rimaniamo spiazzati. Ci ha riconosciuti così facilmente?
-Come hai … - comincia a chiedere Stefan, ma viene interrotto da Destiny che dice –Sono piuttosto brava col soprannaturale- sorridendo ammiccante.

Siamo nel salotto di casa Herson. Damon in piedi davanti alla libreria, che curiosa pigramente, Stefan è a braccia incrociate davanti alla finestra, molto attento a non perdere di vista le padrone di casa. Io sono seduta all’unico piccolo tavolo rotondo della stanza, davanti a me Destiny e accanto a lei Lora, sua madre.
-Così sei amica di Bonnie- dice Lora sorseggiando il suo tè. L’ha offerto anche a noi, ma sono stata l’unica ad aver accettato.
-Si, beh, ma ho visto Abbey solo poche volte- dico riferendomi alla madre di Bonnie.
-Capisco. E come sta Abbey?-
-E’ un vampiro- dice Damon alle mie spalle.
-Che cosa?- chiede Lora sbalordita.
-E’ la vita- replica lui scrollando le spalle.
Lora ci mette un po’ a riprendersi dalla notizia, poi torna a rivolgersi a me. –E come mai Bonnie non è venuta? Non l’ho mai vista, ma farebbe piacere conoscerla-
-E’ morta- continua Damon.
-Damon- dice Stefan cercando di trattenere il fratello.
-Che c’è? Lo devono sapere!- si difende lui.
-Signora Herson mi dispiace se siamo piombati qui così, e mi scuso se vi stiamo disturbando. Il punto è che avremmo bisogno del vostro aiuto. Dell’aiuto di Destiny- dico cercando di calmare la acque.
Lora mi guarda a lungo, poi dice –Siete tre vampiri, venite a casa mia ed io vi lascio perfino entrare, mi portate delle notizie tutt’altro che buone e mi chiedete anche di aiutarvi? Perché dovrei farlo?-
-Perché- dico io –Sono sicura che abbiate sentito parlare di Qetsiyah-
Entrambe trattengono il fiato.
-Certo- dice Lora lentamente.
-Bene, perché è tornata, e vuole vendicarsi su di noi, me, Stefan- dico indicandolo –Ed una nostra … amica … che pensiamo abbia preso in ostaggio. Bonnie ci ha contattati dall’altro lato, mio fratello può vedere i fantasmi, e ci ha detto che Destiny è l’unica strega che può distruggere Qetsiyah. Sia perché è la sua discendente, sia perché ha i mezzi per farlo- dico rivelando tutto.
-Tuo fratello vede i fantasmi?- chiede Destiny interessata.
-Si, beh, non siamo una famiglia convenzionale- rispondo co un piccolo sorriso.
-Ovviamente tutti sappiamo dei terribili e potenti poteri di Qetsiyah,  nessuno vorrebbe che tornasse a disturbare la delicata quiete della natura. Ma voi mi state chiedendo di mettere a rischio la vita di mia figlia, e questo è troppo-
-Mamma, voglio farlo!- dice Destiny stupendo tutti. –So di essere potente. Me l’hai sempre detto, e da un anno a questa parte i miei poteri non fanno che aumentare. So di poterlo fare- guarda un attimo Stefan e poi continua –E’ la mia occasione per fare qualcosa di buono per il mondo. Non verremo mai dimenticate: una strega Herson che sconfigge la più terribile ancella della natura di tutti i tempi!-
-Bonnie ci ha detto che esiste una formula per sbarazzarsi di Qetsiyah, e si trova nei suoi grimori- dico a Lora.
-Mamma- dice Destiny prendendole una mano –Posso farlo!-
 


La vampira Petrova sta giocherellando con una ciocca di capelli, mentre canticchia tra sé. So che non vuole farmi capire di essere spaventata, ma lo percepisco lo stesso. Dio quanto la odio! E’ così uguale ad Amara. Vorrei davvero ucciderla! Ma non posso … Non ancora. Chiudo gli occhi, sentendo la nebbia della dimensione sfiorarmi leggermente una guancia. Senza volerlo torno a ricordare quel giorno … L’inizio della fine …

Vedo Amara uscire dalla casa si Silas. E’ quasi l’alba. La sgualdrina ha passato la notte con lui! Un odio incontrollabile si fa strada dentro il mio petto. Esco da dietro l’albero e le vado incontro. Lei sentendo un rumore di passi si volta con un’espressione terrorizzata, ma appena capisce chi sono si rilassa. Stupida!
-Qetsiyah- sussurra sollevata –Sei tu! Pensavo fosse uno degli uomini del villaggio-
-Dobbiamo parlare- le dico schiettamente. Lei mi guarda confusa, ma mi segue comunque quando mi dirigo verso la mia casa di pietra. Fa piuttosto freddo a quest’ora, ma mio padre non c’è, è a caccia. Dice che i cerbiatti si trovano meglio all’alba. Perfetto.
-Cosa devi dirmi?- chiede Amara sulla soglia della casa.
-Avanti, entra- le dico con un cenno della mano. Mi avvicino piano al focolare che avevo acceso appena svegliata. Le do le spalle mentre guardo il fuoco.
-Amara- le dico lentamente –Hai trascorso la notte con Silas?- la sento respirare più velocemente.
-Perché dici così?- chiede, e sono felice di percepire una nota di disagio e quasi paura nella sua voce.
-Sei una sgualdrina- le dico.
-Come osi?!- dice lei con tono autoritario. –Io e Silas ci amiamo! Non hai nessuno diritto di criticarci!-
-Invece si!- dico voltandomi di scatto. I lunghi capelli le incorniciano il viso, che alla luce del fuoco prende dei tratti se possibile ancora più belli. La odio!
-Tu, non oserai mai più metterti tra me e Silas!- le dico sputando fuori queste parole come se fossero veleno –Sei finita! Silas non ti ama, non ti ha mai amata e mai ti amerà! IL NOSTRO E’ UN VERO AMORE!- urlo in preda all’ira.
-Qetsiyah mi stai spaventando, allontanati- dice Amara indietreggiando. Le sto andando incontro. Le maniche lunghe del mio vestito nascondono ciò che stringo tra le mani.
-LUI NON TI AMA!- dico fronteggiandola.
-Si! Lui mi ama! Silas mi ama! Noi … noi ci sposeremo- dice Amara mentre delle lacrime cominciano a sgorgarle dagli occhi, la paura nella voce.
-NO!- urlo tremante per la rabbia. Senza preavviso mi butto su di lei, che sbatte al muro e cade a terra. In un secondo le sono addosso.
-FERMA! FERMATI!- urla lei disperata. Con una mossa veloce tiro fuori il pugnale che nascondevo nella manica e le trafiggo il cuore.
Una gioia feroce si impossessa di me. Posso sentire l’energia vitale di Amara scorrere via dal suo corpo, entrarmi nelle vene e rendermi più forte, più invincibile. Il sangue scorre sul terreno, rendendolo scuro. Vederlo è pura gioia. Finalmente è stata fatta giustizia. La natura però si ribella a quest’atto disumano, e fuori infuria una tempesta.
Amara sbatte gli occhi incredula e triste, ma non più terrorizzata. La testa sul pavimento, ha gli occhi rivolti verso di me. Mi guarda un’ultima volta mentre una sola, piccola lacrima le scende lungo lo zigomo. Nella sua espressione leggo una sola domanda: ‘Perché?’. Poi, con un ultimo battito di ciglia i suoi occhi diventano vitrei e senz’anima.
Amara è morta.
Ed io avrò il peso della sua morte sulla mia coscienza per sempre.

 


Poso la bottiglia d’acqua e mi stringo un po’ di più nella felpa. Abbiamo finito di mangiare i panini e il sole è tramontato. La notte sta arrivando, e con lei la luna.
-Ti fa meno male trasformarti? Insomma, rispetto alla prima volta che l’hai fatto- le chiedo spostando lo sguardo nei suoi occhi color nocciola.
-Beh, è decisamente meglio. Ma fa comunque molto male. La cosa peggiore è che sono consapevole del fatto che dovrò farlo per il resto della mia vita- le stringo forte una mano. –Mi passeresti la bottiglia con lo strozzalupo?- mi chiede indicando la borsa. Mi allungo per prenderla e gliela porgo.
-Sei sicura?- le dico –Vacci piano con quella roba-
Lei apre la bottiglia e beve due piccoli sorsi, poi comincia a tossire incontrollabilmente. Mi avvicino subito, aiutandola a respirare.
-Amy, basta, non berne più- le mi passa la bottiglia in silenzio.
-E’ come avere del fuoco nella gola- mi dice con voce rauca. La stringo forte tra le mie braccia. Dopo qualche minuto lei guarda l’orologio.
-Oh mio Dio Jeremy!- dice scattando in piedi –Mancano solo dieci minuti! Cavolo!-
Mi alzo in fretta anch’io, mentre lei apre la porta elettronica. L’aiuto a legarsi. Prima le gambe, poi le braccia. Mentre sto finendo di legare l’ultima catena Amy comincia a urlare.
-Amy!- dico spaventato. Lei si dimena, cercando di liberarsi.
-Jeremy esci!- mi urla.
-No, no io non ti lascio!- dico deciso
-VAI!- grida guardandomi, mentre vedo i suoi occhi diventare gialli. Dalla gole comincia a crescerle un basso ringhio, così mi volto e chiudo dietro di me la porta di metallo, non prima però di aver sentito il rumore di un osso spezzato. Mi appoggio alla porta, senza potermi impedire di sentire le urla di Amy e il rumore delle sue ossa. Sarà una notte molto lunga.
 


-Sei una strega molto coraggiosa Destiny- dice Elena alla ragazza bionda stringendole una mano. –Ti siamo debitori-
-Vi aiuterò volentieri- dice lei sorridendo.
-Grazie. Vado di là, tua madre sta già parlando con Damon della parte pratica del piano, meglio sentire cosa dicono- e così dicendo Elena va verso la cucina, lasciando me e Destiny da soli in salotto. Faccio per seguirla, ma Destiny mi si mette davanti, sorridente.
-Tu sei il fratello del moro vero?- chiede.
-Come fai a saperlo?-
-Tra voi due c’è un’energia molto potente, è facile percepirla. Un’energia del genere di solito c’è in casi di parentela- risponde lei rigirandosi una ciocca tra le mani. Riconosco fin troppo bene questo atteggiamento.
-Senti Destiny … - comincio a dire.
-Si?- chiede lei con una voce più dolce del miele.
-Lo sai vero che sono più grande di te?- le dico.
-Beh, sei un vampiro-
-E secondo te da quanto tempo lo sono?-
-Mmm … non saprei, qualche anno?-
-Diciamo pure da 150 anni. E tu sei un po’ piccola per me- le dico sorridendo a causa della sua espressione sbalordita.
-Io ho sedici anni. E tu ne dimostri … -  
-Diciassette, lo so. Però forse è meglio lasciar perdere, che dici?- è proprio un’adolescente.
-Direi di no. Mi intrighi molto- risponde lei decisa. Io le sorrido un po’ stupito, e senza dire altro vado in cucina.
 


Finalmente il sole sta sorgendo. Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Per la prima ora Amy non ha fatto altro che urlare, poi le urla si sono trasformate in ululati e ringhi. Da qui posso vedere fuori dalla grotta il sole sorgere e la luna scomparire dietro le montagne. Non sento più alcun suono dall’interno della porta, così prendo delle coperte e digito la combinazione: 15, 5, 1994.
Poi, molto lentamente, apro la porta. Mi ci vuole un po’ per abituarmi all’oscurità della grotta, ma dopo qualche secondo la vedo.
E’ rannicchiata contro una parete, trema e la sento singhiozzare.
Mi avvicino al suo corpo nudo, così fragile, e le getto una coperta sulle spalle, poi una seconda. Lei si stringe forte ad esse, e sempre scossa dai singhiozzi poggia la testa sul mio petto. La stringo forte tra le braccia, protettivo, cercando di scaldarla il più possibile.
-Va tutto bene Amy- le sussurro all’orecchio –Tutto bene. Ci sono io con te … ci sono qua io-
 


Elena, Damon e Stefan se ne sono andati. Mia madre è in soffitta a cercare altri incantesimi nei suoi grimori che potrebbero aiutarmi. Ma io ho tra le mani il grimorio. Quello che contiene l’incantesimo con cui distruggere Qetsiyah. Lo farò. So che lo farò, sono molto potente. Sfoglio delicatamente le vecchie pagine ingiallite dal tempo, fino ad arrivare all’incantesimo che mi interessa.
Con un gesto della mano accendo tutte le candele della stanza, creando una luce offuscata ed un’atmosfera perfetta.
Dalla mia bocca cominciano ad uscire le parole, prima lentamente, quasi come una cantilena, poi sempre più velocemente. Le fiamme delle candele cominciano a tremare, sento il pavimento vibrare e l’energia che sto emanando farsi sempre più forte.
La natura approva ciò che sto facendo. Continuo a ripetere la formula, rafforzandomi.
Un unico pensiero in testa: Qetsiyah morirà una volta per tutte.
L’incantesimo si fa più potente.
Morieris tu, semper
 



Note autore: Mi dispiace davvero di non aver pubblicato un capitolo per così tanto tempo, ma la scuola mi sta già prosciugando! Ma non preoccupatevi, la storia sta per finire. Eh già, mancano solo due capitoli e poi tutto sarà giunto al termine … Vabbè, non pensiamoci già adesso che sennò mi deprimo! Ringrazio tutti coloro che recensiscono la storia! Grazie a tutti per i consigli :)
Spero che questo capitolo vi piaccia, al prossimo! :D

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Capitolo 21
*** Notte buia ***











Sento il sole battere contro le mie palpebre, ma non voglio svegliarmi. Il caldo delle coperte mi fa stare così comodo che non vedo il motivo di cambiare questa situazione. Qualcosa mi solletica il viso, così scuotendo leggermente la testa apro gli occhi. E vedo cosa mi strofinava il naso: i capelli di Amy. E’ sdraiata accanto a me, ancora addormentata. Sdraiata su un fianco mi da le spalle, mentre io trovo la mia mano a stringere la sua, in modo che il mio braccio la circondi. E’ così bella. Sono rimasto a dormire qui nelle ultime notti, da dopo la luna piena è scattato qualcosa. Non abbiamo mai fatto altro, solo dormito. Ma non mi interessa, lei è qui, ed io sono qui. Nient’altro conta. La sento muoversi leggermente, poi aprire gli occhi.
-Buongiorno- le dico piano dandole un bacio sulla tempia.
-Ehi- risponde lei strofinandosi gli occhi e sdraiandosi sulla schiena. Con una mano mi accarezza i capelli, e sorride, gli occhi chiusi.
-Che ore sono?- mi chiede mettendosi sui gomiti e aprendo definitivamente gli occhi.
-Le 8 passate. Forse è il caso che torni a casa- le dico facendo per alzarmi. Ma Amy mi prende il volto tra le mani e avvicina il suo viso al mio, dandomi un bacio dolce e al tempo stesso passionale.
-Devi proprio?- chiede guardandomi negli occhi.
-Si, Elena e gli altri mi aspettano, dobbiamo ripassare il piano stamani- le dico scostandomi dolcemente e cominciano a vestirmi. –Sai, la strega di Richmond è arrivata ieri sera, e Caroline è impazzita nel tentativo di mettere d’accordo lei e Rebekah, non si piacciono molto-
-Ah, ecco perché sei venuto qui ieri sera, altro che “voglio solo passare la notte con la mia ragazza”- dice Amy prendendomi in giro. Io mi volto verso di lei sorridendo, già pronto.
-Beccato- le dico mentre lei scende dal letto, accompagnandomi alla porta.
-Sei proprio sicuro che non possa venire stasera? Potrei aiutarvi- dice quando arriviamo all’ingresso.
-Certo che puoi venire. Ma io non ti voglio lì. E’ pericoloso Amy, più di qualunque cosa tu abbia mai affrontato finora. Probabilmente Elena non farà venire neanche me. Non voglio metterti in pericolo, chiaro?- dico seriamente. Lei mi guarda a lungo, poi annuisce e si alza in punta di piedi per darmi un ultimo bacio.
-Chiamami- mi dice aprendo la porta.
-Ciao- le rispondo piano io uscendo, diretto verso la pensione dei Salvatore.
 


-Jeremy, finalmente, stavo per chiamarti!- dice Elena aprendo la porta e lasciando entrare suo fratello.
-Tranquilla Elena, molto probabilmente la vita sessuale di tuo fratello va meglio del previsto- dice Damon entrando in salotto.
-Damon!- risponde lei indignata, ma tutti nella stanza ridacchiano.
C’è Jeremy, appena arrivato, che si sta sedendo sul divano accanto ad uno sfinito ma determinato Stefan. C’è Elena, che si mette a sedere sul bracciolo della poltrona dove Caroline è seduta da più o meno un’ora. C’è Damon che rimane in piedi a braccia incrociate, c’è la strega, Destiny, arrogante e infatuata di Stefan che purtroppo –come mi ha ricordato Caroline per tutta la serata di ieri- non possiamo uccidere perché ci serve. E poi ci sono io.
So che partire così, senza dire niente, senza ribattere, non è da me. Ma dovevo farlo, allontanarmi un po’ da New Orleans. Inutile dire che tutti a casa abbiamo sentito la litigata tra Nik e Caroline, perciò non mi sembrava neanche il caso di fare altre scenate. E poi Caroline non è l’unica che si sente male da quando è nato Henrick.
Ero io quella a volere un figlio, non Niklaus. E ogni volta che guardo quel bambino sento la maternità che come donna mi appartiene scivolare via per la maledizione dei vampiri. Credo che in qualche modo io e Caroline ci assomigliamo molto. In fondo non mi dispiacerebbe diventare sua amica.
Dormiamo in camere vicine qui a casa Salvatore. Ieri notte l’ho sentita piangere, ed anche la notte precedente.
Mi dispiace che soffra così, ma lei e Nik si amano, e sono sicura che tutto si risolverà.
-Allora Morgana, dicci un po’ tutto- dice Damon col suo solito senso dell’umorismo.
La strega lo guarda male, ma comincia comunque a parlare.
-L’incantesimo che devo fare non è semplice, mi ci vorrà del tempo. Il punto è che devo farlo con Qetsiyah davanti. Andremo nel bosco, dove gli umani non potranno disturbarci, E’ passata da poco la luna piena, ed io ho assorbito quanta più energia potevo. Voi verrete con me, servirete innanzitutto a chiamare Qetsiyah-
-Come?- chiede Elena.
-Basterete tu e Stefan per farle venire voglia di rapirvi così come ha fatto con la vostra amica Katherine-
Sbuffo: amica?
La strega continua –La invocherete dicendole di volerle parlare, si mostrerà, e comincerete a patteggiare affinché porti indietro Katherine. Quando l’avrà fatto, perché lo farà, intrattenetela. Dovrete distrarla. Voi- dice indicando me, Caroline e Damon –Voi mi farete da guardie del corpo e la distrarrete ugualmente. Dovrò concentrarmi molto, e mi servirà protezione-
-Ci pensiamo noi- dice Caroline con voce roca.
-Speriamo di fermarla abbastanza a lungo da permettermi di fare l’incantesimo-
-In cosa consiste esattamente quest’incantesimo?- chiedo –Insomma, che fine farà Qetsiyah?-
-Se tutto va secondo i piani dovrei riuscire ad intrappolarla nella dimensione-
-Come dici?- chiede Elena.
-La dimensione è un limbo, creato tra il mondo dei vivi e l’altro lato. Si entra nel limbo solo grazie ad un incantesimo. Ho ragione di supporre che Qetsiyah si lì ora con la vostra amica. Ho provato a localizzarla ma non ci riesco, il che significa che non è più nel nostro mondo. Però non può andare nell’altro lato insieme a Qetsiyah perché non è morta. Sono nella dimensione. Quello che cercherò di fare sarà intrappolare Qetsiyah lì e toglierle i poteri. Così morirà di cause naturali, come la fame, nel limbo e non finirà nell’altro lato. Morirà per sempre- ci spiega pazientemente Destiny.
-Funzionerà- dice Jeremy.
-Come mai parli?- chiede Damon voltandosi verso di lui –Tu non parteciperai-
-Potrei aiutarvi anch’io- ribatte lui.
-Non se ne parla Jeremy. Tu rimarrai qui al sicuro, Destiny lancerà un incantesimo sulla casa in grado di proteggerti. Fa venire qui Amy se vuoi, sarà al sicuro anche lei. Ma tu non esci di qui stasera- dice Elena con tono autoritario.
-Non sarà semplice- dice Stefan mettendosi una mano sugli occhi. –Non sarà affatto semplice-
-No- dice Damon serio –Ma ne vale la pena fratello- e così dicendo posa una mano sulla spalla di Stefan.
 


Busso piano alla porta. La sento singhiozzare.
-Caroline? Posso entrare?- chiedo con voce bassa. Sento un qualcosa che somiglia ad un si, così spingo piano la porta ed entro. Caroline è seduta sul letto, a gambe incrociate, il volto segnato dalle lacrime.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi siedo davanti a lei, mentre cerca di asciugarsi le guance.
-Tranquilla, non mi scandalizzo per un pianto- le dico. Caroline tira su col naso.
-Senti, so che non mi crederai, ma capisco quello che stai provando. Riguardo a Henrick, voglio dire, tutti ci sentiamo di troppo. E’ una situazione decisamente bizzarra- continuo sistemandomi meglio sul letto –E anche riguardo a Nik … Anche io e Matt ci siamo presi una pausa- dico a bassa voce.
-Come?- chiede Caroline con voce roca –Non ne sapevo niente-
-Beh, né io né Matt ne abbiamo parlato- dico guardandomi le mani –Non è una cosa che si va a gridare ai quattro venti-
-Si, certamente- dice lei –Stai bene?-
-Sopravvivo- rispondo sinceramente –Mi manca da morire, ed il fatto che sia stato lui a chiedermi una pausa mi scombussola un po’, ma lo amo, e so che in fondo anche lui mi ama-
-Ti ama molto- mi dice Caroline sorridendo. Ricambio il sorriso.
-Siamo donne forti- dico ricacciando indietro le lacrime e guardando la vampira davanti a me negli occhi –Sopravviviamo a tutto- Caroline ride, ed io mi unisco a lei.
-Stavo pensando ad una cosa- le dico dopo un po’.
-Cosa?-
-Stanotte dovremo combattere, giusto? Beh, che ne dici di farci da spalle? Voglio dire, Elena, Stefan e Damon si proteggeranno a vicenda, e saranno molto impegnati, perciò se io e te ci proteggiamo a vicenda saremo sicure che non ci succederà niente. Capisci che intendo?-
-Si- dice Caroline con un sorriso –Si, può andare-
-Ho portato delle sacche di sangue- dico voltandomi a prendere le sacche che avevo posato dietro di me entrando. –Ho pensato che stanotte ci stancheremo molto, ed è meglio essere al massimo delle forze. Ne ho presa qualcuna in più per sicurezza-
-Ottima idea!- dice Caroline, ed in quel momento sentiamo bussare alla porta.
-Avanti- dice Caroline, e dopo pochi secondi entra Elena.
Vedendoci insieme all’inizio sembra sorpresa, ma poi ci sorride ed indicando il letto dice –Posso?-
-Certo!- dice la bionda, che ora sembra un po’ più allegra di prima.
-Vuoi favorire?- dico ad Elena porgendole una sacca di sangue. Incredibile! Io, Rebekah Mikealson, gentile con Elena Gilbert. Stare con Matt mi fa male!
-Grazie- dice Elena sorridendo –A positivo, il mio preferito-
-Come va la situazione tra i fratelli Salvatore d là?- chiede Caroline.
-Battibeccano un po’, ma come sempre. Destiny è con loro- risponde Elena.
-A proposito di Destiny- dico io.
-Oh ti prego Rebekah, non ricominciare!- dicono in coro Elena e Caroline in un tono esasperato e divertito allo stesso tempo.
-Dico solo che si da un po’ troppe arie! Insomma, ma l’avete vista?!-
-Si, e ce la faremo piacere fino a domani- dice Caroline.
-Non è così male- dice Elena bevendo un sorso dalla sacca di sangue.
-Ti prego! Se non fa altro che flirtare con Stefan! Prima stavo per vomitare!- ribatto io.
-Beh, ci aiuterà, è questo che conta- risponde lei.
-Propongo un brindisi- dice Caroline spostandosi un boccolo biondo dietro l’orecchio. Io ed Elena ci interrompiamo e ci voltiamo a guardarla, con la sua sacca alzata a mo’ di calice, che con lo sguardo ci invita a fare lo stesso.
-Alla notte in cui tutto cambierà- dice in tono solenne.
-Alla notte in cui tutto cambierà- ripetiamo in coro.
 


Stiamo per uscire di casa, ci stiamo preparando tutti prima di ritrovarci. Sono davanti alla finestra, lo sguardo fisso sulla luna calante, rigirandomi distrattamente l’anello solare tra le dita.
-Posso entrare?- mi volto di scatto e vedo Caroline sullo stipite della porta.
-Ma certo- le dico andandole incontro.
-Mi sembra passato un secolo dall’ultima volta che ci siamo visti- dice lei sorridendomi.
-A chi lo dici- le dico mentre ci sediamo sul fondo del letto –Come stai Care?- le chiedo.
-Così, potrebbe andare meglio. Tu come stai Stefan?-
-Così- sorridiamo –Ti sono molto grato di essere qui- le dico stringendole la mano.
-Non potevo abbandonarvi nel momento del bisogno- risponde lei dandomi una scherzosa spallata.
-Io invece ti devo ringraziare per aver risposto alle mie telefonate nel mezzo della notte- mi dice lei.
-Beh, avevi bisogno di sfogarti no? Avere un bambino piccolo per casa può essere snervante-
Restiamo un po’ in silenzio, mano nella mano.
-Hai paura per stasera?- mi chiede lei.
-Un po’. Tu?-
-Si- dice lei con voce tremante. Le stringo più forte la mano e la guardo negli occhi.
-Caroline, ti ricordi quella ragazza spaventata di tre anni fa? Quella terrorizzata a morte per aver ucciso uno sconosciuto?- la vedo sorridere leggermente. –E ti ricordi quel ragazzo testardo che le ha detto che non avrebbe mai permesso che qualcosa di brutto capitasse a quella meravigliosa ragazza? Beh, quel ragazzo ha intenzione di mantenere la sua promessa Caroline-
Lei alza lo sguardo lucido, incontrando il mio, poi mi getta le braccia al collo e mi stringe forte.
-Grazie Stefan, grazie davvero- mi sussurra.
-Sei la mia migliore amica Caroline- le dico stringendola più forte. Lexi sarebbe fiera di me adesso. Me lo sento.
 


Entro in camera e lo vedo mettersi il giubbotto di pelle, il suo preferito. Appena mi vede sorride.
-Ehi- mi dice –Già pronta?-
-Damon devo parlarti- gli dico andando verso di lui.
-Va bene- risponde lui un po’ spiazzato.
-Devi promettermi una cosa-
-Quando dici così non promette mai niente di buono-
-Damon ti prego, sii serio- dico guardandolo.
-Che c’è?- dice cambiando totalmente tono e guardandomi.
-Devi promettermi dii non fare niente di stupido-
-Andiamo Elena, lo sai con chi stai parlando?- dice lui sorridendo.
-E’ esattamente perché so con chi sto parlando che te lo dico- ribadisco io –Devi promettermi di non metterti in situazioni pericolose, devi promettermi di non pensare a me, ma di rimanere al sicuro-
-Elena, io non sono Stefan. Non faccio ogni singola cosa che mi dici, non l’ho mai fatto e non comincerò proprio adesso. Io mi farei uccidere piuttosto che vederti in pericolo. E’ chiaro?- dice Damon seriamente.
-Ma … - comincio a dire io, ma veniamo interrotti da Jeremy, che appare sulla porta.
-Gli altri sono tutti in salotto, vi stanno aspettando- dice.
-Arriviamo Jer- gli dico, mi rivolto verso Damon ma non lo vedo più. A velocità vampiresca ha raggiunto Jeremy sulla porta.
-Avanti Elena, andiamo- dice col suo solito sorrisetto. Con un sospiro li seguo, rassegnata. Non riuscirò mai a cambiare Damon, ma in fondo non mi dispiace. Lo amo per quello che è.
 


Io ed Elena camminiamo fianco a fianco nella notte, nel bosco. Questo è il piano: noi davanti e gli altri che ci seguono a distanza.
-Andrà tutto bene, vero?- dice Elena nel buio.
-Ho fiducia in te. Ce la faremo, se rimaniamo tutti uniti- le rispondo. Il nostro fiato forma delle nuvolette d’aria, fa parecchio freddo.
-Questo è il luogo- dice Elena dopo un po’. Siamo arrivati in un grande spiazzo. Un cerchio nel cuore della foresta privo d’alberi.
-Quindi che facciamo, diciamo solo il suo nome o … ?- chiedo io
-Dammi la mano- ubbidisco porgendole la mia mano destra, che stringe.
-Qetsiyah- dice poi alzando il tono di voce –Siamo Elena Gilbert e Stefan Salvatore. Siamo qui per parlare con te. Sappiamo che puoi sentirci, perciò vieni fuori-
Restiamo in silenzio per qualche minuto, poi al centro dello spiazzo appare una piccola palla di fuoco, che fluttua a mezz’aria. Il fuoco si allarga, e ne esce Qetsiyah, che con un gesto della mano lo fa sparire, lasciandoci di nuovo nell’oscurità.
-Bene … i miei doppelgänger preferiti … - dice Qetsiyah incrociando le braccia. –Che volete da me?- chiede bruscamente.
-Vogliamo negoziare- dico serio.
-Negoziare?- la strega scoppia a ridere, per poi tornare seria, quasi arrabbiata –Non si negozia con Qetsiyah!-
-Allora ascoltaci- dice Elena decisa. Qetsiyah rimane zitta a fissarci, così Elena prosegue. –Vogliamo indietro Katherine, sappiamo che ce l’hai tu-
-E perché mai dovrei darvela?- chiede sprezzante.
-Perché ci offriamo al suo posto. Prendi noi al posto suo. Mi sembra che due sia meglio di uno, no?- dice sempre Elena.
-E come mai vorreste farlo? Non mi risulta che siate amici di Katherine- dice Qetsiyah fissando lo sguardo gelido nei caldi occhi di Elena.
-Io lo faccio per Stefan- ribatte lei. Mi volto a guardarla: è così forte e potente. Sono molto fiero di lei.
Qetsiyah rimane a lungo in silenzio. Sembra che non debba terminare mai, poi d’un tratto dice –Va bene. Prenderò voi al posto suo. In fondo stava diventando noiosa. Potrò sempre riprenderla quando vorrò-
-Bene, ora liberala- dico io, parlando per la seconda volta. Con una veloce mossa della mano destra accanto a Qetsiyah appare una specie di nuvola nera, esattamente la stessa che c’era a casa nostra il giorno in cui Katherine è scomparsa. La nuvola si muove un po’, poi piano piano ne esce una figura alta e spossata. E’ visibilmente provata, molto debole, infatti si accascia a terra tossendo.
-Katherine- dico facendo per andare verso di lei, ma Elena mi trattiene per la manica. La guardo negli occhi, vedo che sta cercando di comunicarmi qualcosa.
“Non perdere di vista il piano”
Ma certo!
-Ed ora voi due … - dice con voce bassa Qetsiyah. Comincia ad alzare le mani, pronta per un incantesimo, ma in quel momento si alza un vento terribile, quasi una bufera. Sento una cantilena nella lingua delle streghe dietro di me, e lentamente sposto Elena lontano da Qetsiyah, cercando di andare anche verso Katherine in mezzo a questa tempesta. Qetsiyah è evidentemente confusa e sorpresa, perché non sembra badare a noi. Guarda dritto davanti a se, dove poco dopo vediamo spuntare Destiny, con dietro Caroline, Rebekah e Damon, che non sembrano essere nel raggio della bufera. Mi abbasso a causa di tutto questo vento e riesco ad arrivare a Katherine. La prendo circondandole le spalle con un braccio, e più trascinandola che sorreggendola riesco a portarla accanto all’albero dove ho lasciato Elena.
-Come sta?- mi urla lei sopra il vento. Volto Katherine per guardarla in faccia. Ha un taglio profondo sulla fronte, ma gli occhi sono semi aperti. Mi mordo il polso sinistro e glielo avvicino alle labbra: deve rimettersi in forze, ha bisogno di sangue. Katherine beve, e dopo un po’, sufficientemente sazia, si stacca, rimettendosi a sedere.
Nel frattempo Qetsiyah è passata all’attacco, mentre Caroline rimane vicina a Destiny proteggendola, Damon e Rebekah girano intorno a Qetsiyah lanciandole qualsiasi cosa gli capiti a tiro e cercando in ogni modo di attaccarla.
Destiny ormai urla a squarciagola incantesimi, e così fa Qetsiyah. Vedo Caroline urlare qualcosa a Rebekah, poi le due si danno il cambio: Rebekah si mette a difendere Destiny e Caroline scende in campo.
Qetsiyah però è forte, con un gesto della mano riesce ad allontanare lei e Damon, mentre con l’altra fa nascere un cerchio di fuoco intorno a Destiny. Rebekah, impotente rimane a fissare le fiamme, che però spariscono in un secondo, facendo fuoriuscire una Destiny un po’ indebolita ma più incazzata che mai.
La lotta tra le due streghe continua, e così continuano i tentativi da parte nostra di fermare Qetsiyah. Caroline ad un tratto si lancia contro di lei, saltando. Ma Qetsiyah, che l’aveva vista, la scaraventa contro un albero. Caroline sbatte contro di esso e poi casca a terra, dalla testa esce molto sangue. Vedo Rebekah urlare e correre verso di lei, in quel momento Elena si lancia verso Destiny per non farla rimanere senza protezione. Damon la vede e nello stesso istante cerca come Caroline di attaccare Qetsiyah. Stavolta lei non l’ha visto, così Damon riesce a morderle il collo, e quando si stacca vedo la strega a terra dolorante, le manca un pezzo di carne dal collo.
Un po’ inorridito ma anche euforico per il vantaggio che abbiamo mi getto contro di lei, per darle un altro colpo. Ma è troppo forte ed è già riuscita a mettersi in piedi quando arrivo da lei. Con un altro gesto della mano mi fa volare contro la radura, e finisco contro un albero, non molto distante da Katherine. La vedo trascinarsi verso di me. La testa mi pulsa e non riesco a muovere le gambe. Sento un dolore lancinante allo stomaco, ed alzando un po’ la testa vedo un ramo conficcato al centro del mio stomaco. Mi volto un po’ di lato sentendo il dolore aumentare.
Caroline è ancora a terra nella stessa posizione innaturale di prima, Rebekah china su di lei fino ad un attimo fa si sta alzando e lanciando contro Qetsiyah. Damon si unisce a lei, ed insieme riescono a bloccarla.
Mi rendo conto di non riuscire a sentire niente. Vedo le loro bocche muoversi e Qetsiyah urlare, ma non li sento.
Katherine, che ha strisciato fino ad arrivare da me, ora è china sul mio volto, preoccupata. Mi prende la testa tra le mani e vedo la sua bocca formare il mio nome. Il dolore allo stomaco è talmente forte che non riesco a pensare ad altro. D’un tratto vedo Qetsiyah che riesce a liberarsi, e Destiny urlare ancora più forte. Con un grande boato che riesco a sentire perfino io, la terra trema, ed un enorme onda d’urto spazza via ogni cosa. Katherine viene sbattuta contro il mio stesso albero e cade a terra vicino a me, ha perso conoscenza. Damon e Rebekah sono a terra, ma si stanno rimettendo in piedi. Caroline è sempre laggiù, immobile, ed Elena è riuscita a proteggersi dall’onda stando dietro a Destiny, che l’ha scatenata.
L’ultima cosa che vedo è Qetsiyah che si libra in aria, le braccia spalancate ed il volto sfigurato dal terrore, Destiny sotto di lei con gli occhi bianchi, le pupille all’indietro, intenta ad urlare l’incantesimo.
Poi un fischio acuto mi perfora le orecchie e tutto diventa buio.

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Capitolo 22
*** Un Sogno ***











Ok, piccolo suggerimento pre-lettura! Se volete, come per il capitolo di Natale, vi metto il link di una canzone che c’è già stata in TVD, che magari potete mettere come sottofondo alla lettura, per creare l’atmosfera!
https://www.youtube.com/watch?v=t-zs1n-4S0A Ok, detto questo, ci vediamo poi sotto, buona lettura!!!



Velocità. E’ una cosa che mi ha sempre affascinato. Il potere della velocità muove il mondo in un certo senso. Fin dai tempi antichi, quando ero umano, salire su un cavallo e lasciarlo correre era liberatorio. Sentire il vento sulla faccia, l’odore degli alberi. Era un modo per ricongiungermi alla natura.
Ma ora … ora non mi importa niente delle sensazioni che la velocità mi dava. Ora mi interessa solo arrivare a Mystic Falls il prima possibile.

Scendo dalla macchina sbattendo in fretta lo sportello, per poi correre a velocità sovrumana verso la porta. Non busso neanche, sento delle voci. Il salotto di casa Salvatore è affollato.
Elena è seduta vicino a Damon, che sta bevendo qualcosa che sembra liquore, la faccia stravolta. Stefan è sdraiato su un divano, Katherine con la testa fasciata è sopra di lui e gli sta estraendo un pezzo di legno dal petto. C’è una ragazza molto giovane, bionda, sdraiata sull’altro divano. Ha gli occhi chiusi, ma il suo petto si alza e si abbassa regolarmente. Rebekah è accanto a lei, e le sta tamponando la fronte con un panno bagnato. Jeremy e quella che suppongo essere la sua ragazza sono in un angolo chini su un kit di pronto soccorso.
Tutti, a parte Jeremy e la sua ragazza, sono ammaccati, con qualche taglio e ricoperti di foglie e rametti vari.
Ma non noto tutto questo in un primo momento. La mia attenzione è catturata da una ragazza bionda, con i capelli sporchi di sangue, il viso pallido e gli occhi chiari. Un groppo alla gola mi soffoca, lei mi corre incontro con un sorriso genuino che però sembra farle male, perché si tocca la guancia destra. Apre le braccia, gettandomele al collo.
-Caroline!- esclamo stringendola più forte di quanto vorrei, infatti fa un piccolo lamento. Allento un po’ la presa. Anche lei come gli altri è piena di tagli e di sangue sui vestiti. Rimaniamo così per un’eternità di tempo, potrebbe non finire mai. La stringo protettivo tra le braccia, facendole sentire tutto il calore del mio corpo, cercando di rassicurarla. Lei si aggrappa alle mie spalle e nasconde il viso nell’incavo del mio collo.
Caroline è qui. E’ salva, sta bene. Caroline è viva. Per tutto il viaggio da New Orleans a qui non ho fatto altro che torturami con i peggiori scenari della situazione. Quando Jeremy mi ha chiamato per dirmi che ci mettevano più del previsto a tornare dalla foresta non ho potuto non precipitarmi qui.
Ed ora sono arrivato, ed ho tra le braccia il più grande tesoro della mia vita. Finalmente, dopo ore di ansia, posso tirare un sospiro di sollievo.
 


-Ehi Jer- dico sullo stipite della porta. Jeremy, intento a guardare fuori dalla finestra, si volta verso di me, e non appena mi vede sorride.
-Ehi, pensavo fossi di sotto a preparare tutto- mi dice avvicinandosi.
-No, dimentichi che è Caroline la maniaca del controllo- dico entrando e sedendomi sul letto. Jeremy si siede accanto a me.
-Sai, mi sembra così surreale festeggiare. Insomma, quest’anno ne abbiamo passate davvero tante. Ora, senza niente di cui preoccuparci è quasi come … come un sogno- dico guardandomi intorno.
-Beh, se ora è un sogno, finora abbiamo avuto solo degli incubi- mi risponde prendendomi la mano. –Andrà tutto bene Elena-
Sorrido. Ha ragione, andrà tutto bene. Destiny è riuscita a distruggere Qetsiyah per sempre, se ne è andata. Ha perso molte energie, ma dopo qualche settimana si è ripresa. Tutto adesso è così diverso. Sto ancora con Damon, e per la prima volta sono felice non solo per me, ma anche perché nessuna delle persone che amo è in pericolo. Jeremy ed Amy stanno così bene insieme, infatti oggi festeggiamo tutti il suo compleanno. Caroline e Klaus hanno chiuso la pausa molto in fretta, tornando ad essere una coppia felice. Anche Rebekah e Matt sono tornati insieme, e cosa strana ma infondo non così impossibile, Elijah ed Hayley si stanno dando una possibilità, e per ora vanno alla grande, Henrick poi adora tutti! E … beh, ci ho messo un po’ ad accettarlo, ma ora non mi sembra più tanto terribile: Stefan e Katherine stanno insieme. E’ incredibile, ma Katherine è davvero cambiata. Penso che Stefan possa riuscire a fare qualsiasi cosa con il suo amore, perfino cambiare Katherine.
-Elena, io … ecco, vorrei darti una cosa- dice Jeremy lasciando la mia mano ed alzandosi, andando ad aprire un cassetto della scrivania.
-Cosa?- gli chiedo rimanendo seduta. Lui si volta, con una piccola scatolina rossa tra le mani, e torna a sedersi accanto a me.
-Questa … questa me l’aveva data mamma poche settimane prima di morire. Disse che era appartenuta a tutte le donne della sua famiglia, e mi disse che l’avrei dovuta dare alla donna più importante della mia vita, senza esitazioni. Penso che intendesse una ragazza che poi avrei sposato, ma non voglio usarla per quello-
-E’ il tuo regalo di compleanno per Amy, Jer?- chiedo sorridendo.
-No- dice scuotendo la testa. –All’inizio avevo pensato di dargliela ma … poi ho cambiato idea. Voglio darla a te. Elena, tu sei mia sorella. Mi sei sempre stata vicina, e nonostante tutte le volte in cui io ti ho voltato le spalle, tu non hai mai perso la speranza con me. Mi hai sempre protetto. Sei la mia famiglia Elena, ti voglio bene e non voglio perderti. Perciò … questa è per te- dice, e poi mi porge la scatola. La apro lentamente, con gli occhi lucidi, commossa dalle parole di mio fratello.
Dentro c’è una piccola catenina d’oro, con una “S” dorata come ciondolo. E’ la “S” di Sommers, il cognome di mamma, e di zia Jenna. Ricordo di averlo visto qualche volta addosso a mia madre, ed il pensiero mi commuove ancora di più, facendo scorrere una lacrima lungo la mia guancia.
-Grazie Jeremy, davvero- dico sorridendogli, poi lo stringo forte in un abbraccio, posando la testa sulla sua spalla. Anche lui mi stringe, poi si stacca, dicendomi: -Avanti, te la metto-
Mi alzo in piedi, con Jeremy alle mie spalle che mi chiude la collana intorno al collo, per poi sistemarmi i capelli. Mi volto verso di lui, che la guarda e poi mi sorride.
-Sei bellissima Elena-
 


-Perciò se ho fatto i conti giusti, dovrebbero esserci abbastanza sedie per tutti- dice Caroline guardandosi intorno e scrutando il giardino con sguardo calcolatore.
-Caroline, non preoccuparti, nel caso prendiamo qualche altra sedia da dentro- le dico sistemando il tavolo dove verrà messa la torta. Siamo nel giardino di casa Salvatore, sul retro, dove Caroline ha organizzato la festa di compleanno per Amy. Spero che tutti questi preparativi non la mettano in soggezione!
-A che ora arrivano tutti?- chiede sistemandosi un boccolo biondo dietro l’orecchio.
-Tra meno di un’ora- rispondo guardando l’orologio.
-COSA!? E LA TORTA NON E’ ANCORA QUI? DOVE DIAVOLO … - comincia Caroline urlando, ma la blocco prendendola per le spalle.
-Caroline! Calma! Damon sta arrivando con la torta, e il resto è tutto apposto, siamo in anticipo, ok? Adesso respira!- Caroline mi guarda con quello sguardo folle ancora per qualche secondo poi chiude gli occhi e respira profondamente, quando li riapre è tornata in se. Più o meno.
-Ok, ok … Aspetta! Sento il rumore di una macchina! Dev’essere Damon con la torta! Gli vai tu incontro Stef? Io intanto prendo qualche altra sedia … - dice Caroline guardandosi intorno. Annuisco sorridendo e torno dentro, verso l’ingresso. Appena metto piede in salotto vedo Damon entrare dalla porta e sorridendomi mi viene incontro.
-Allora come vanno i preparativi fratello?- mi chiede con una scatola tra le mani.
-Beh, sai com’è Caroline. A che gusto è la torta?- chiedo indicando la scatola.
Damon guarda prima me, poi la scatola, e poi alza gli occhi al cielo –Caroline ha detto di prenderla fragola e cioccolato. Neanche stessimo festeggiando un bambino di cinque anni!-
-Dai, non essere così cattivo con lei- dico sorridendo.
-La difendi anche? E’ una maniaca del controllo!- dice mentre continuiamo il nostro cammino verso l’esterno.
-E’ la mia migliore amica- rispondo semplicemente. Una volta fuori Damon fa vedere la torta a Caroline, che tutta preoccupata che si possa sciogliere corre a metterla in frigo.
-Ok, senti, io vado di sopra a farmi una doccia, pensi di poterla controllare per una mezzoretta?- dice Damon voltandosi verso di me.
-Penso di si. Comunque in cucina troverà il suo fattore distraente-
-Perfetto! Ci vediamo dopo!- e così dicendo torna dentro. Mi volto ad osservare il giardino, Caroline deve aver aggiunto minimo sei o sette sedie. O forse venti.
-Ehi- sento dire da una voce alle mie spalle. Mi volto e trovo Katherine sorridente. Indossa un vestitino blu scuro aderente che le arriva fino a metà coscia, e un giubbottino di pelle con le maniche rigirate. I capelli scuri le ricadono sulle spalle in boccoli perfetti.
-Ehi … Sei bellissima- dico andandole incontro. Lei continua a sorridermi.
-Beh, anche tu non scherzi- mi dice. Io indosso semplicemente dei jeans e una felpa grigia, non vedo cosa ci sia di bello. Come se mi avesse letto nel pensiero Katherine si avvicina e posa una mano sulla mia guancia, guardandomi negli occhi.
-Sei sempre bellissimo-
Non sono abituato a tutte queste smancerie, sono single da più di un anno. Ma con Katherine tutto è diverso. Mi allungo fino a colmare la distanza tra di noi, arrivando ad assaggiare quelle meravigliose labbra. Sono così morbide … Baciare Katherine non è assolutamente come baciare Elena. Con Katherine c’è un qualcosa che … beh, che si può provare solamente con la prima persona a cui si è dato un bacio. E Katherine è stata la prima per me. Le sue mani si spostano dalle spalle ai miei capelli, mentre le mie si posano delicatamente sui suoi fianchi, facendo scontrare i nostri bacini.
-Signor Salvatore … gli ospiti potrebbero arrivare da un momento all’altro … - dice lei portandomi indietro nel tempo, al 1864.
-Beh, allora che ne dice, signorina Pierce, di fare una passeggiata?- dico usando il suo stesso tono.
-Molto volentieri- mi risponde staccandosi da me e mettendo un braccio intorno al mio. Così ci avviamo lungo il giardino.
 


Corro in cucina, mettendo di corsa la torta in frigo. Ci manca solo che si sciolga, facendo diventare la scritta “Buon Compleanno Amy” un qualcosa di osceno! Chiudo il portellone del frigo voltandomi per tornare fuori, ma mi trovo la strada sbarrata da Klaus, che prima, troppo occupata a salvare la torta, non avevo visto.
Mi porto una mano al cuore per la sorpresa –Mi hai spaventato- dico.
-Ah si? Non volevo, scusa- risponde lui con una strana luce negli occhi.
-A che ora arrivano Elijah, Hayley ed Henrick?- chiedo cercando di arrivare verso la porta, ma Klaus non accenna a muoversi per farmi passare.
-Tra una mezzora- risponde avanzando verso di me.
-Klaus che stai … - comincio a dire, ma non riesco ad arrivare a fine della frase che mi ha già attaccata al muro, stringendomi per i fianchi e togliendomi il respiro con un bacio decisamente passionale.
-Klaus!- dico staccandomi –Arriveranno tutti tra poco, ed io devo anche prepararmi!-
-Shh … Ti prego … Abbiamo trenta … lunghissimi … minuti- dice baciandomi il collo tra una pausa e l’altra.
-E dove pensi di andare? In casa ci sono Jeremy ed Elena e … - dico cercando di restare lucida, senza pensare alle sue gambe in mezzo alle mie.
-O visto uno sgabuzzino molto carino da quella parte- sussurra contro la pelle del mio collo, facendomi venire i brividi.
-Vorresti farlo in uno sgabuzzino? Seriamente?!- dico allontanandolo un po’ per guardarlo negli occhi. Lui mi sorride malizioso.
-Non mi sembra che tu ti sia fatta troppi problemi a Londra in quell’ascensore- dice con voce roca portando a galla dei ricordi di tre mesi fa … ricordi molto … torridi!
Non riesco a trovare una risposta soddisfacente, così lui torna a baciarmi con foga. Ecco! Ho perso il controllo! Stringo le braccia intorno al suo collo, attirandolo a me sempre di più, mentre le sue mani vagano lungo la mia schiena, facendo scontrare il mio torace con il suo. I nostri respiri si fondono in un vortice senza precedenti. Stringo forte un lembo della sua camicia camminando all’indietro verso lo sgabuzzino, senza mai staccare le labbra dalle sue.
-Va bene … Solo per questa volta … - dico prima che chiuda la porta dietro le sue spalle.
 


-Che dice Hayley?- mi chiede Matt mentre rimetto il cellulare nella borsa, chiudendo la chiamata.
-Dice che sono quasi arrivati e che Henrick non ha fatto storie. Credo che quel bambino sia un santo! Insomma, riesce a sopportare uno come Nik come padre!- dico scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Matt ride mentre ci avviamo mano nella mano verso la porta della pensione dei Salvatore. Neanche il tempo di bussare che la porta viene aperta da Elena.
-Matt!- dice buttando le braccia al collo del miglior amico, che ricambia l’abbraccio con un sorriso.
-Elena! Come stai?- chiede staccandosi dopo un po’.
-Tutto bene. Cavolo, sono passati secoli dall’ultima volta che ti ho visto!- dice Elena sempre sorridente, poi sposta lo sguardo su di me. –Ciao Rebekah- mi dice avvicinandosi a darmi un abbraccio veloce.
-Ciao- dico io un po’ a disagio.
-Prego, entrate- dice Elena spostandosi di lato per farci entrare, chiudendo poi la porta dopo il nostro passaggio.
-Sono tutti in giardino- e così dicendo ci fa strada verso l’esterno.
-Chi è già arrivato?- chiede Matt.
-Praticamente tutti: Klaus e Caroline sono qui da stamattina, cioè, perlomeno Care. Katherine è arrivata dopo pranzo, ed Amy è qui da una decina di minuti-
Appena arriviamo fuori la prima cosa che mi colpisce è l’enorme quantità di sedie che ci sono.
-Stavate aspettando un centinaio di persone per caso?- chiedo guardandomi intorno.
-Molto divertente, davvero- Caroline si allontana da Stefan, con cui stava parlando, per dirigersi verso di noi. –Ciao!- dice abbracciandomi e avvolgendomi nel suo profumo alla pesca.
-Ciao Caroline- dico ricambiando l’abbraccio.
-Matt!- dice poi lei spostandosi ad abbracciare lui –Dio! Quanto tempo! Credo che tu sia rimasto l’unico di noi che segue frequentemente i corsi del college!-
-Si, beh, qualcuno doveva pur rimanere!- le risponde sorridendo.
Lascio i due vecchi amici a finire di salutarsi e mi avvicino ad Amy e Jeremy, seduti vicini, che hanno assistito alla nostra entrata insieme agli altri.
-Buon compleanno Amy- dico alla diretta interessata, che mi sorride –Jeremy- dico poi a lui a mo’ di saluto.
-Sorella, che fai, non mi saluti?- sento dire da una voce alle mie spalle. Mi volto e vedo Niklaus con le mani dietro la schiena che sorride.
-Nik!- dico abbracciandolo.
-Henrick e … - comincia a chiedere una volta staccatosi dall’abbraccio.
-Stanno arrivando, non preoccuparti-
 


Stringo la mano di Amy tra le mie senza neanche pensarci. Ormai è diventato il gesto più naturale del mondo per me. Col pollice disegno cerchi immaginari sul dorso della sua mano, mentre continuiamo ad osservare tutti gli amici intorno a noi che ridono e scherzando, sembrando quasi persone normali. Elena e Caroline stanno ridendo da qualche minuto, e sembrano tornate le ragazzine dei tempi delle medie da quanto sono felici. Stefan e Damon stanno ridendo per una battuta detta da Katherine, mentre Rebekah ed Elijah parlano tranquillamente, senza quell’aria di rigidità che solitamente si trova intorno al maggiore dei Mikealson. Klaus sta giocando con Henrick tra le sue braccia, che ride di quella risata unica dei bambini: cristallina e pura, come la risata degli angeli. Hayley è lì accanto, che li guarda e sorride, mentre ogni tanto allunga le mani per sistemare la maglietta di suo figlio e per assicurarsi che non si agiti troppo.
Noto che Amy la sta guardando da un bel po’. Penso che per lei sia come una specie di riferimento. Insomma, in fondo è l’unica licantropa donna che penso conosca. In effetti c’è qualcosa che le accomuna: entrambe hanno i capelli castani e gli occhi color cioccolato, anche se quelli di Amy sono un po’ più chiari. Ma non le scambierei mai per sorelle: Amy è decisamente più fragile, e la sua pelle è più chiara. Ma non si tratta solo dell’aspetto fisico. C’è qualcosa in Hayley, come una specie di forza e di rispetto. Immagino che dopo tutto ciò che ha passato sia il minimo: licantropo, donna e madre. Inutile dire che c’è una fierezza in lei unica. E credo che sia per questo che Amy la stia guardando così insistentemente: l’ammira.
-Perché non vai a parlarle?- le dico, facendola sobbalzare. Di sicuro non pensava che l’avessi notata.
-Come?- mi chiede sbattendo le palpebre.
-Avanti, so che vuoi. Magari lei potrebbe, non so, darti dei consigli. O anche solo per parlare con qualcuno che capisca tutta la storia della trasformazione-
-Non vorrei … disturbarla!- dice Amy mordendosi il labbro inferiore.
- Non la disturbi mica! Sai, credo che anche lei voglia parlarti. E’ davvero tanto che non vede un suo … simile. New Orleans non è la città adatta ai licantropi- le dico sorridendo.
-Ma non voglio lasciarti qui da solo … -
-Tranquilla! Credo chi mi unirò all’interessante conversazione Stefan-Damon-Katherine – rispondo indicando con un cenno della testa quel gruppetto.
-Ok … Va bene- dice Amy dopo un po’. Si alza in piedi, e così faccio io. Mi sorride, poi comincia ad avviarsi verso Hayley, ma la fermo per un braccio. Si volta con uno sguardo interrogativo.
-Te l’ho detto che ti amo?- le dico guardandola negli occhi. Lei sorride, scaldandomi il cuore.
-Ti amo anch’io Jer- e così dicendo si alza in punta di piedi stampandomi un dolce bacio sulle labbra. Ricambio il sorriso lasciandole andare il polso, mentre lei continua a camminare ed io mi avvio verso quell’insolito trio.
 


Chiudo la porta de giardino, dopo aver messo tutto a posto, mentre il sole tramonta definitivamente. Felice ma un po’ stanca per tutti gli eventi della giornata mi avvio verso la camera, pronta a buttarmi sul letto dopo un bagno caldo.
Appena arrivata in bagno apro l’acqua della vasca, andando poi a prendere un asciugamano dall’armadietto accanto al lavandino.
-Sei stanca?-
Mi volto verso la voce alle mi spalle, trovando Damon appoggiato con le braccia incociate allo stipite della porta.
Sorrido –Si, un po’- e così dicendo poggio l’asciugamano sul tavolino accanto alla vasca.
-Di’ un po’ … Non è che vorresti compagnia in questo tuo caldo e rilassante bagno serale?- dice sorridendomi nel modo in cui solo lui sa fare.
-Mi farebbe molto piacere … - dico avvicinandomi a lui e prendendogli il viso tra le mani, portando poi le mie labbra sulle sue, morbide e accoglienti. Le sue braccia mi scivolano dietro la schiena, circondandomi interamente.
-Hai un po’ troppi vestiti per i miei gusti- sussurra sulle mie labbra portando le mani sotto la maglietta, sfilandomela piano piano.
-Beh, anche tu- rispondo sorridendo, sbottonandogli la camicia scura. Non c’è fretta … siamo io e lui … ed una vasca calda che ci attende. Gli sfilo definitivamente la camicia lasciandola cadere a terra, seguita dalla mia maglietta.
-Sai … - sussurra tra un bacio e l’altro - … mi sembra incredibile poter stare con te … essere felice … senza nessun prezzo da pagare, potendo pensare solamente alla nostra felicità-
Mi stacco lentamente da lui, per fissarlo negli occhi, scrutando in quelle pozze color ghiaccio.
-Ti amo Damon- dico con una serietà che in questo momento sorprende perfino me. Damon mi guarda sbalordito per un attimo, sorridendomi poi in un modo che mi fa sentire l’unica donna al mondo. Di sciuro l’unica per lui.
-Ti amo anch’io- e poi mi da un lento, dolce, meraviglioso bacio, tornando così al nostro bagno.
 


-Care … Caroline … Amore svegliati- una voce roca e bassa mi sveglia leggermente. Sento le palpebre troppo pesanti, ma apro comunque gli occhi molto lentamente. Mi ci vuole un momento per metterlo a fuoco, ma poi lo vedo. Klaus è con lo sportello aperto, una mano sul mio ginocchio. E’ fuori dalla macchina, dal mio lato. Il cielo è scuro, dev’essere molto tardi. Guardandomi intorno vedo la nostra casa a New Orleans. Dopo la festa di Amy a Mystic Falls, e dopo aver salutato tutti, siamo montati in macchina con Klaus alla guida ed io al posto del passeggiero, diretti verso casa. Evidentemente devo essermi addormentata.
Klaus mi aiuta a scendere, ed una volta chiusa la macchina andiamo verso casa. Fa girare le chiavi tre volte nella toppa, e con un leggero scatto la apre, facendomi entrare. Dopo aver richiuso la porta nella casa regna il più assoluto silenzio. Hayley, Elijah e Henrick sono rimasti a Mystic Falls per questa notte, erano troppo stanchi per mettersi in viaggio, ripartiranno domani mattina. Così ora la casa è tutta buia e silenziosa, con solo me e Klaus al suo interno.
-Sei molto stanca? Ti porto a letto- dice Klaus mettendomi una mano sulla schiena. Io scuoto la testa, facendolo fermare per guadarmi negli occhi.
-Tutto ok?- mi chiede.
-Posso … Posso chiederti una cosa?- dico titubante.
-Certo, tutto quello che vuoi- dice lui di getto.
-Oggi … mentre ti vedevo così felice coi tuoi fratelli in giardino … Mi è venuta in mente una cosa- dico guardandomi le mani, d’un tratto lucida dopo il riposino in macchina.
-Dimmi- mi incita Klaus.
-Perché proprio me?- chiedo tutto d’un fiato.
-Come?- chiede lui senza capire a cosa mi riferisca.
-Voglio dire, perché ai scelto proprio me? Tu avresti potuto avere chiunque e … hai scelto me. La prima volta che ti ho visto ti ho odiato. Tu … tu avevi ucciso Tyler e lo volevi trasformare in uno dei tuoi ibridi. Ti odiavo davvero. Poi mi hai fatto mordere da lui e sei riuscito a farmi odiare perfino il mio ragazzo. Ma poi … poi mi hai salvato la vita, e hai cominciato a corteggiarmi e a cercare di stupirmi, e nonostante cercassi di essere indifferente devo ammettere che sentirmi apprezzata e non essere una seconda scelta mi ha fatto sentire bene. Sono passata dall’odiarti, all’essere insicura sui miei sentimenti, all’avere bisogno di te … E non posso fare a meno di domandarmi come sarebbero andate le cose se avessi scelto diversamente, se tu ora non fossi la parte principale della mia vita. Quindi … perché me?-
Finisco di parlare e mi ritrovo con la gola secca. Ripensare a tutta la nostra storia … a quando è arrivato nella mia vita tre anni fa … Mi fa sentire come se fossi un’altra persona, devo ammettere che sono cambiata molto. Klaus resta in silenzio a fissarmi, con gli occhi lucidi e lo sguardo serio. Lo vedo deglutire a vuoto. Questo silenzio sembra protrarsi all’infinito, quando alla fine si decide a parlare.
-Penso … Penso che non avessi scelta. Sono tornato a Mystic Falls tre anni fa solo per la maledizione. Volevo … Volevo diventare indistruttibile. Penso che dipenda molto da mio padre: tutta la mia rabbia, tutto il risentimento e l’insicurezza … la paura di essere abbandonato. Era un periodo molto buio della mia vita e mi sentivo impotente, volevo avere il controllo su qualcosa. Creare ibridi era un modo per non sentirmi solo. Trovare Tyler come primo lupo mannaro dopo una lunga serie di insuccessi è stata una fortuna. Ma la fortuna più grande è stata trovare te. Eri così bella … così luminosa, anche mentre mi odiavi. E la prima volta che ho visto il tuo sorriso, a quel ballo … mi hai rubato il cuore. Eri la prima donna che si rivolgeva a me in quel modo. Solitamente o avevano paura di me o volevano fare colpo. Ma tu no. Tu eri così … misteriosa e affascinante. Eri una sfida. E sebbene a volte volessi solo farti stare zitta a causa di tutti i tuoi sproloqui … beh, non ne avrei mai perso uno. Ti avrei ascoltata per ore. Hai mosso qualcosa dentro di me, Caroline, che pensavo se ne fosse andato da tempo. La mia umanità. Il sentimento di curiosità che inizialmente provavo nei tuoi confronti col tempo è diventato amore, ed Elijah una volta mi disse che se ci fosse mai stato qualcuno in grado di farmi tornare ad essere quello di un tempo, con dei sentimenti, allora dovevo tenermi questo qualcuno molto stretto. Ecco perché sei stata tu. Io non ti ho scelto. Il mio cuore ha scelto per me. Ti amo Caroline, come non ho mai amato nessuno-
I suoi occhi brillano nel buio, e credo di non star più respirando. Klaus … Klaus ha appena aperto il suo cuore … a me. La gioia e l’amore che sono dentro di me cominciano a fare le capriole, e le farfalle nel mio stomaco sembrano impazzite.
Stringo le braccia intorno al suo collo, abbracciandolo, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provo verso di lui in questo semplice contatto. Lui allunga le braccia dietro la mia schiena, ricambiando. Affonda il viso tra i miei capelli mentre il mio è tra la sua spalla e il suo collo. Lo tengo stretto come se fosse la mia vita. E lo è.
Allontana piano il volto e poggia la fronte sulla mia. Restiamo così, ad occhi chiusi ad ascoltare i nostri respiri. Poi Klaus si sposta lentamente, facendo combaciare le sue labbra con le mie. Sono morbide, calde e affettuose, passerei tutta la vita a baciare queste labbra. E’ come tornare a casa. Questo è il mio posto. Con Klaus.
 



Note autore: Mi dovete scusare tantissimo per il ritardo, ma la scuola non mi dava più tempo per scrivere. Alla fine però ce l’ho fatta a finire questo capitolo. Beh … che dire … ho finito questa storia! E’ la prima fan fiction lunga che porto a termine, e devo davvero ringraziarvi tutti! Dal primo all’ultimo! Non so se ce l’avrei mai fatta senza tutti voi, che avete letto questa storia fino ad arrivare qui!
Ci sono due persone che devo ringraziare in modo particolare.

chanel22 ti ringrazio moltissimo!! Le tue recensioni mi hanno sempre fatto sorridere e mi hanno fatto sentire come se questa storia non la stessi scrivendo solo per me!
MissElenaGilbert sei sempre stata quella di cui aspettavo le recensioni con più attesa e ansia di tutte! Mi hai sempre dato dei consigli indispensabili e moooooolto utili, e grazie a te ho avuto la determinazione e l’immaginazione necessarie a continuare questa storia.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate! Grazie!!! E grazie anche a tutti coloro che l’hanno semplicemente letta!
Spero che vi sia piaciuta questa mia “visione” della quinta stagione. Io personalmente mi sono divertita molto a scriverla! :)
E chissà … magari una volta finita la quinta stagione di TVD mi verrà voglia di scrivere una ‘Season 6 – Secondo me’ :D
Grazie ancora a tutti! Di cuore!

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