Un nuovo messaggio

di Bertu
(/viewuser.php?uid=121071)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic

GRAZIE AD ANEROL PER IL BELLISSIMO BANNER *^*

CAPITOLO 1

Trailer --> http://www.youtube.com/watch?v=7Zzeh2dmMA4


Giorgia diceva sempre che dal suo banco, quello in fondo a destra, riusciva ad avere una buona visuale del mondo.
Ok, forse era un po’ esagerato, però poteva osservare tutti i suoi compagni di classe, senza nessuna eccezione.
C’era Amanda, la secchiona della classe, che dal suo banco in prima fila prendeva appunti, rispondeva alle domande e si offriva volontaria come tributo nei momenti di bisogno, cioè quasi sempre. Poi c’era Laura, la sfigata del gruppo, che perdeva il suo tempo a osservare il suo compagno di banco, Flavio, il suo grande amore da ben quattro lunghi anni. C’era Elisa, una versione femminile di Brontolo, (talmente bassa da non avere un collo, le tette attaccate al mento e le sopraciglia senza forma), tutta presa ad ammirarsi nello specchietto appoggiato all’astuccio.
Si credeva la ragazza più bella della scuola? Povera illusa, non lo era affatto…

Toccandosi distrattamente gli occhiali nuovi, Giorgia pensò che erano un bel gruppetto, anche se non molto affiatato. Aveva sempre pensato che la colpa fosse solo ed esclusivamente di Elisa, considerato che aveva cercato di avere una relazione con tutti i ragazzi della classe… e con i fidanzati delle sue compagne.

Anche con il suo.
Solo perché la dava via come il pane e aveva fatto suo il detto in tempo di guerra ogni buco è trincea, i ragazzi sembravano adorarla.
“Che schifo” pensò Giorgi.

La ferita si era rimarginata totalmente, in fondo erano passati ben tre anni, ma Elisa continuava a tenere quel comportamento che la mandava fuori di testa.
Tanto la nana era insignificante per lei, tanto la ragazza che le stava vicino era importante.
Giorgia sorrise guardando Alessandra, la sua migliore amica. Si erano conosciute il primo giorno delle superiori e, accomunate dalla grande passione per i Green Day, avevano stretto un forte legame.

Passando quasi tutti i pomeriggi insieme, l’una a casa dell’altra, erano diventate inseparabili.
Giorgia vedeva in Alessandra la sorella che non le era mai arrivata per Natale, nonostante le continue richieste, e l’altra diceva spesso che avrebbe preferito lei ad Alberto, il fratello quindicenne.
Alessandra diceva che si completavano a vicenda e Giorgia non credeva che mai nessuno avesse detto un’affermazione più vera.
Se Ale preferiva le materie umanistiche, prendendo appunti preziosi per entrambe, Giorgia, invece, era un drago in tutto quello che aveva a che fare con i numeri e si trovava presa d’assalto prima di ogni verifica d’economia.

Giorgia appoggiò la testa sul banco pregando che l’ora di storia, in assoluto la più noiosa, passasse il prima possibile.

Si risvegliò dal suo torpore quando sentì il banco vibrare.
Le era arrivato un messaggio.

Giorgi! Non devi tenere la testa sul banco in quel modo. Chi non ti conosce bene come me penserebbe che ti sei fatta prima dell’inizio della lezione! So bene che per te ascoltare la Pia è come ascoltare una ninnananna, ma cerca di sembrare impegnata… sai che è particolarmente permalosa quella donna. Tanto love :D:D

Giorgia rispose subito.
Adorava Ale in ogni momento della sua vita, ma particolarmente quando cercava di tirarla su di morale e aiutarla a superare questi momenti “difficili”.

Piuttosto devi ricominciare a riprendere appunti, Ale. E attenta che quella brutta nana che ti ritrovi come vicina continua a spiare tutto quello che fai. Io intanto ripasserò economia, qualcuno deve tenere su la parte matematica delle nostre vite ;) dai alla nana un calcio nei denti da parte mia. Tanto amore solo per te <3 <3

Le tirerò un calcio nei denti la prossima volta che ti ruba il ragazzo, ma adesso no. Io non sono vendicativa come te :P
 
Non sarai vendicativa, ma una stronza si. Ricomincia a prendere appunti, schiava! Se no addio alla media dell’otto e mezzo ;) 

Tu mi sfrutti brutta cacca! Ti abbandonerò alla Pia, non aspetta che un’occasione per coglierti impreparata xD muahahahahahhahah!!!

Hai ragione, ma finchè ho te non succederà mai :D:D ti adoro cicci <3 <3

Aveva appena sistemato il cellulare nella borsa, quando la prof la chiamò.
- Giorgia, era un cellulare quello che avevi in mano? -
- Sì, prof. Stavo guardando l’ora, poi mi sono incantata un attimo. Ma ora è tutto a posto – disse la ragazza con un sorriso.
La Pianon sembrava così contenta della risposta, ma non proseguì nella discussione. In fin dei conti Giorgia aveva un’ottima media in ogni materia, non poteva accompagnarla dalla preside solo per un cellulare.
Quindi preferì continuare la lezione.

Giorgia sorrideva sotto i baffi, ma sapeva che doveva fare qualcosa per di morire di noia.
Tirò fuori il quaderno di economia della tracolla e iniziò a sfruttare quell’ora controllando un esercizio particolarmente ostico. La voce della prof di storia era solo un flebile sussurro che l’accompagnava mentre digitava i numeri sulla calcolatrice.

Giorgia amava l’economia. Era stato amore a prima vista: non c’era fattura, apertura di bilancio o mastrino che la ragazza non amasse. Quando gli amici le chiedevano come faceva ad amare una materia così odiosa, Giorgia scuoteva il capo e dava sempre la stessa risposta, ridendo “è una materia per persone intelligenti. Dubiti della mia intelligenza?”, per poi dare un bacio sulla guancia alla persona in questione.

Giorgia non amava i litigi e la violenza, a meno che non si trattasse della nana.
Quella era un discorso a parte.

L’ora era quasi alla fine, quando la ragazza finì di controllare i diversi appunti. Usando il corpo massiccio di Baba come scudo, prese il cellulare e controllò il profilo FB. Ale le aveva scritto in bacheca un semplice “vecchia, che risposta” e Giorgia si affrettò a mettere “mi piace”.

Poi si ricordò della missione che stava portando avanti da una settimana e si affrettò ad aprire la casella di posta.

Dieci giorni prima, la sua adorata nonna era andata a messa. Niente di strano, ci andava tutte le settimane, solo che quel giorno era inciampata sul marciapiede dissestato che conduceva alla chiesetta del paese. Fortunatamente non si era rotta nulla, solo una distorsione alla caviglia, ma per una donna di 67 anni, anche una piccola caduta poteva rappresentare un pericolo.

Quando aveva saputo cos’era successo, Giorgia si trovava a scuola. Un messaggio della madre l’aveva avvertita di ciò che era accaduto.

Sono con la nonna al pronto soccorso, è caduta su quel cazzo di marciapiede. Ci sono delle crespelle nel frigo, mettile nel forno nel caso non dovessi essere a casa. Un bacione.

La ragazza era riuscita malapena a resistere dall’uscire da scuola in anticipo e precipitarsi da loro; sapeva che la mamma si sarebbe arrabbiata molto e raggiungerle in ospedale non era la scelta migliore.
Il giorno dopo, però, arrivò a scuola con due ore di ritardo: era andata in comune a lamentarsi con il sindaco.

- Quel marciapiede è in pessime condizioni da un anno, ormai! Non potete fare qualcosa per sistemarlo? Non sembra, ma è davvero trafficato! Inoltre conduce anche alla pensilina dello scuola-bus! Non crede sarebbe meglio se fosse sistemato? – per avvalere delle sue tesi, Giorgia aveva portato anche una documentazione che comprendeva, una raccolta firme, e le foto del marciapiede e della caviglia della nonna.
Il sindaco, però, non sembrava particolarmente colpito.
- Signorina Marton, non ci sono i fondi sufficienti per riparare quel tratto di strada. Magari tra due o tre anni. Ma certamente non adesso -
- E se qualcun altro dovesse farsi male? –
- Beh, basterà stare più attenti. Ora, mi dispiace, ma devo andare. Ho un appuntamento in concessionaria. Arrivederci –
 
La ragazza era tornata a scuola furente. Si era consultata con Alessandra, che le aveva suggerito di mandare una mail al giorno all’ufficio lavori pubblici, fino a quando non avessero iniziato i lavori.
- Incatenarti nuda alla porta del municipio non mi sembra la soluzione migliore. Se mandi una mail rischi solo di rompere le palle a qualcuno. Ma è quello che fai di solito, quindi… - disse dandole un pugnetto sul braccio.

Giorgia aveva seguito il consiglio della sua migliore amica, mandando quotidianamente una mail al carissimo ingegnere Uboldi, che non si era degnato di risponderle.
Ma Giorgi non era una ragazza che si dava per vinta facilmente.

Aveva un obiettivo, e avrebbe fatto di tutto per portarlo a termine.

Anche quel giorno non aveva ricevuto nessuna risposta, però c’era un nuovo messaggio. Il mittente era un certo gianluca.tnt e per oggetto aveva un semplice “ciao”.
Giorgia l’aprì incuriosita.

Ciao Gio,
scusa se ti rompo le palle mandandoti una mail dopo neanche una settimana che ci conosciamo, ma devo chiederti un consiglio enorme. Voglio dare una cena a casa mia per i membri dell’ufficio sabato. Non voglio che si creino problemi: vorrei iniziare il mio nuovo lavoro nel migliore dei modi. Quindi, ecco il domandone: è meglio servire da bere alcolici (birra, vino e chi più ne ha più ne metta) o rimanere sul leggero con bitter, acqua e bibite? Non vorrei apparire un alcolizzato, ma neanche un bacchettone. Tu lavori in quest’azienda da un bel po’, quindi posso fare affidamento su di te! Te ne parlerei in ufficio, ma rientri giusto il giorno dopo la festa, quindi…
Grazie, vecchio, mi salveresti le palle.
Rimettiti presto.
Gianluca              

Giorgia strabuzzò gli occhi.
Non conosceva nessuno che si chiamasse così. E poi nessuno aveva l’indirizzo mail privato che usava per mandare lettere formali, come al comune, alle università o alla biblioteca.

- Ciao Gianluca – disse a bassa voce allo schermo del telefono – piacere di fare la tua conoscenza. Credo che ci divertiremo insieme -

Mai scherzare con il can che dorme. Specialmente dopo che si è annoiato per un’ora intera.

Ciao ragazze :D:D
Ecco una delle idee che mi frullano in testa da un po’ :D
Una situazione un po’ surreale, ma che avrà un seguito divertente :D:D 
Se è degna della vostra attenzione, fatemi sapere cosa ne pensate :) 
Ѐ davvero importante per me :)
Se volete aggiungermi su FB cercate Bertu Efp https://www.facebook.com/bertu.efp :) spero di fare tante chiacchiere con voi :D:D
Un’altra cosa importantissima: in ogni capitolo di questa originale ci sarà una “citazione nascosta”. Chi tra voi la trova e me la farà sapere (attraverso una recensione, un messaggio personale su EFP o FB) avrà in cambio uno spoiler: mi potrà porre una domanda alla quale risponderò sinceramente, a vostro pericolo, naturalmente xD
Naturalmetne la citazione non è assolutamente MIA, ma appartiene ai diversi autori / traduttori (cioè...! i traduttori sono importantissimi!)
Fatevi sotto :)
Un bacione :*
Robi

P.s: per ci potesse pensare “ma io un inizio del genere l’ho già letto” spiego tutto. >Ѐuna storia mia, che avevo pubblicato già con il titolo “Check the mail” alcuni mesi fa, ma non mi convinceva, quindi l’ho cancellata e riscritta :D tutta farina del mio sacco, giuro :D:D un bacione :*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


UN NUOVO MESSAGGIO
Capitolo 2
 

“Chi sei Gianluca?” pensò Giorgia mentre andava con Ale in bagno durante la ricreazione.
L’amica interruppe il corso dei suoi pensieri.
- Ehi Giorgi! Cosa ne pensi? -
La ragazza tornò dalla nuvole al pianeta Terra.
- Scusa cicci… non ti stavo ascoltando. Cosa hai detto? -
- Non sei impaziente di vedere Fausto tra dieci minuti? –
- A dir la sincera verità… no. Sei tu quella che ha la passione per Fausto, non io – disse Giorgia continuando a fissare il cellulare.
 
Ale si lavò le mani e fissò l’amica dallo specchio sopra il lavandino.
- Se non mi dici quello che sta succedendo ti rubo Ugo dalle mani – disse minacciandola con un dito ancora insaponato.
- Beh, tanto te l’avrei detto lo stesso. Ho ricevuto una strana mail, e nella mia casella segreta. Non è che è stato tuo fratello? –
Ale scoppiò a ridere.
- Cicci! Mio fratello ti amerà da quattro anni ormai, da quando hai messo per la prima volta piede in casa mia, ma non ha mai avuto neanche il coraggio di chiederti l’amicizia su FB! E poi è firmata “Alberto”? -
- No, è di un certo Gianluca. Ma potrebbe aver usato un nome falso! –
La risata di Ale si fece ancora più fragorosa.
- Mio fratello che si inventa un nome falso per scriverti all’indirizzo segreto? Ascolta Giorgia, io gli voglio bene, ma questa cosa è troppo intelligente per i suoi standard! -
 
La campanella suonò, le due tornarono in classe, presero gli zaini e si diressero in palestra.
- Non sei felice di vedere Fausto? È talmente sexy! -
- No, Ale. Fausto lo lascio tutto a te. Io preferisco prendermi uno dei geometri –
L’amica sorrise, maliziosamente.
- Bene, non sai quello che ti perdi. Forza, andiamo a cambiarci -
 
Dallo spogliatoio delle ragazze, che si trovava a un piano diverso rispetto a quello dei maschi, proveniva il solito chiacchiericcio. Amanda stava dispensando consigli su un compito di recupero che si sarebbe tenuto l’ora dopo, Laura stava sbavando sulle gambe di Flavio, che avrebbe visto tra pochi minuti, ed Elisa era in piedi al centro della stanza, per fare ammirare a tutte il suo perizoma nuovo.
- L’ho preso apposta per la festa che si terrà questo sabato. In queste occasioni, bisogna avere la biancheria giusta! – disse ammiccando.
- Hai ricevuto l’invito? – chiese Laura, con gli occhi che brillavano – Dicono che sia la festa più esclusiva della scuola! Organizzata ormai da anni dai ragazzi della 5°A geometri, che sono dei fighi assurdi! Hai ricevuto il biglietto? Dicono che ti puoi presentare solo con quello, altrimenti non puoi entrare! – la sua voce era piena d’ammirazione.
- A dir la verità, non l’ho neancora ricevuto. Ma oggi facciamo ed. fisica con quella classe, no? Quindi non dovrei preoccuparmi più di tanto -.
 
Giorgia, intanto, aveva finito di cambiarsi cercando di non riderle in faccia. Si sistemò i pantaloncini neri e si fece la coda. Ale teneva in mano i cellulari e i portafogli di entrambe.
- Hai indossato quei pantaloncini per far colpo sul mio Fausto? – le domandò con un tono metà tra il curioso e l’arrabbiato.
- Certo scema! Così mi uccidi! – disse ridendo e uscendo dallo spogliatoio. – No, mia madre ieri è uscita e si è dimenticata di stirarmi gli altri. Così ho dovuto indossare questi oggi. Fausto non c’entra niente, giuro! –
- Bene, perché lo sai che è solo mio! –
- E di sua moglie! – disse Giorgia, facendole una linguaccia.
- Piccoli dettagli. L’ha sposata perché io non ero neancora nata. Vado a salutarlo, ciao! – e detto questo, corse verso il prof. che stava compilando il registro seduto al banco che fungeva da cattedra.
 
Fausto Folli, il sogno erotico segreto della sua migliore amica.
Quando l’aveva incontrato per la prima volta, l’anno precedente, Alessandra era rimasta a bocca aperta: lo trovava affascinantissimo. Non le importava dell’età, 57 anni non sono da sottovalutare, dei capelli bianchi e della moglie.
Era affascinate, basta.
E avrebbe passato volentieri il resto della sua vita con lui, se solo non avesse avuto un figlio… della moglie non si preoccupava più di tanto.
 
Il prof, da canto suo, aveva mostrato molta stima nei confronti della nuova studentessa. Alessandra era la più sportiva della classe: praticava atletica leggera dall’età di nove anni, con risultati soddisfacenti, e aveva un fisico fantastico.
Inoltre, avevano scoperto di condividere la stessa passione per il rugby e si scambiavano opinioni accese sulle partite disputate la settimana prima.
Ale aveva convinto il suo adorato Fausto a far giocare a rugby la classe e Giorgia, con una soddisfazione enorme, aveva eseguito un placcaggio perfetto su Elisa, cosa che le aveva dato una soddisfazione ancora più grande.
 
Anche quel giorno non facevano eccezione: scherzavano e ridevano come se si conoscessero da anni e anni. La cosa non era sfuggita ai compagni e alle compagne di classe, ma Ale era troppo benvoluta perché qualcuno mettesse in giro un pettegolezzo.
 
- Ragazze e ragazzi… oggi facciamo una partita di pallavolo con i geometri. Mi raccomando: date il vostro meglio e puntate in alto. Andate a prendere i palloni, forza – disse il  prof, quando finì di compilare il registro.
 
Ale stava terminando di aggiornare Giorgia sulla bellezza di Fausto, quando qualcuno le chiamò toccando un braccio.
- Ciao bellissime! – esordì il ragazzo.
- Ciao Jack! Come stai? – domandò Giorgia, gettandogli le braccia al collo e baciandolo sulla guancia.
Giacomo Zanni, rappresentate d’istituto e capitano della squadra di calcio della scuola, era stato il suo vicino di casa per tre anni, prima che i suoi si trasferissero in un appartamento in centro.Giorgia lo considerava il fratello che non aveva mai avuto e tutt’ora, si sentivano tutti i giorni e, frequentando lo stesso istituto, si vedevano ancora più di prima.
Capitava spesso che andassero a vedere un film insieme o che si ritrovassero in piazzetta per un gelato, ma non era mai successo nulla di più.
Ale lo conosceva meno, ma aveva intuito il legame che li univa. Aveva chiesto spesso, e continuava ancora a chiedere, se ci fosse stato qualcosa di più, ma alla domanda Giorgia scuoteva la testa vigorosamente.
- ALE! Ma sei scema? È come un fratello per me! Un fratello figo, lo ammetto, ma pur sempre un fratello! -
Era inutile indagare se Giorgia non aveva voglia di rispondere.
 
- Bene trottola! Adesso che ho visto te poi – disse tirandole i capelli che aveva raccolto in una coda. La ragazza rispose con una linguaccia.
- Ѐ meglio se le lasci stare i capelli, Jack. Oggi Giorgi è convinta che diventerà pelata come suo padre – disse Alessandra, mentre saltellava sul posto per sciogliere i muscoli allenati.
Giorgia sbuffò mentre Giacomo cominciava a ridere a crepapelle.
- Mi avevi promesso che non ne avresti parlato con nessuno delle mie paranoie. Un brutto cesso Ale, ecco cosa sei! Almeno mi rimane Jack, lui non mi prenderebbe mai in giro. Sa che i miei pugni fanno male, vero Giacomino? -
 
Per tutta risposta Jack la prese in spalle, come se fosse un sacco di patate, e cominciò a portarla in giro per la palestra, minacciando di farla atterrare a terra se non assumeva un comportamento adatto a una signorina.
In risposta lei gli tempestò la schiena di pugni. Ma si vedeva che stavano solo scherzando, avevano un modo tutto loro per dimostrarsi affetto.
 
Fortunatamente Fausto interruppe quel momento e ordinò a Jack di rimettere la signorina Marton in terra.
- Ѐ la giocatrice di pallavolo migliore della classe. Se volete metterla KO, questo non succederà sotto i miei occhi -.
 
Giacomo diede retta al prof e rimise l’amica a terra.
Tuttavia non la lasciò andare subito: la tenne stretta incrociando le braccia dietro la schiena della ragazza e la fissò intensamente negli occhi.
- Come sta Maria, trottola? – chiese poi.
- La nonna sta bene, grazie. Adesso non va più a messa a piedi, ma in bici. Devi vederle come le sta bene il giubbetto rifrangente giallo. Sembra un pulcino fosforescente! –
- Ricorda che se avete bisogno di qualcosa, io sono sempre disponibile. Ho la patente, posso portarvi ovunque. Mi prometti, Giorgia, che metti da parte l’orgoglio e mi chiamerai se ne avrai di bisogno? –
- Jack… -
- No, trottola. Promettimelo –
 
Giorgia gli appoggiò una mano sulla guancia e giurò che l’avrebbe chiamato in caso di bisogno.
- Sei come un fratello, Jack. Ti voglio un bene dell’anima. Ora andiamo a giocare, prima che il prof ti rimproveri di nuovo. E tranquillo che vi schiaccerò! -
E con questo prese posto in campo, sotto rete.
 
***
 
Giorgia aveva giocato a pallavolo per ben sette anni. Aveva interrotto solo l’anno prima: avevano introdotto un allenamento in più alla settimana e lei non riusciva a studiare come voleva. Quando poi aveva preso sette in economia, aveva capito che era arrivato il momento di smettere. Avrebbe conservato tanti bei ricordi nel suo cuore e quello le bastava.
 
Poteva sempre sfogare la sue frustrazioni nelle partite a scuola, anche se la nana faceva parte della sua squadra.
Quel giorno, precisamente, aveva commesso un errore dietro l’altro e la 4°E aveva perso clamorosamente.
A nulla era valso l’impegno degli altri atleti: non appena avevano individuato il fottuto anello debole della catena avevano trovato anche il modo per vincere la partita.
- Grazie Elisa – disse Giorgia furente, quando la campanella suonò, decretando i vincitori – come sempre hai dato il tuo peggio. Brava! Complimenti! Dovrei farti un applauso! –
 
Prima che la discussione degenerasse, però, arrivò Jack, che prese Giorgia per mano e la tirò in disparte.
- Trottola, non devi fare la cattiva! Almeno non in questa tenuta! Ti servirebbero almeno una frusta e un completo di pelle nera, come quello di Catwoman. Comunque, vorrei darti questo -
 
Davanti a una dozzina di ragazze curiose, tra cui la stessa nana e Laura, Giorgia ricevette l’invito per la festa più esclusiva della scuola. Essere invitata poi da Giacomo Zanni, rappresentante di classe, e per questo organizzatore della festa, era un privilegio enorme.
- Grazie Jack! Mi piacerebbe tantissimo…! Ma c’è un problema: i miei sono fuori sabato e non mi piace uscire in motorino quando so che rientrerò tardi e decisamente sbronza… Non è che…? -
Giacomo si mise a ridere, pizzicandole un fianco.
- Bellissima, non ti devi preoccupare. Ti vengo a prendere io, in macchina. Come sempre, direi… Comunque il tema di quest’anno è il fluo. Quindi puoi mettere quei trampoli rosa choking  che hai indossato per il mio compleanno. Non sei felice? – le chiese.
 
Per risposta, Giorgia diede un pugnetto alla spalla del ragazzo, per poi mettersi a ridere.
Poi prese Jack a braccetto e gli chiese di accompagnarla davanti allo spogliatoio.
Quando furono arrivati, Giorgia lo salutò con un bacio sulla guancia.
- Ci vediamo in giro trottola. E sabato vengo a prenderti. Puntuale, alle nove e mezza davanti a casa tua. Andiamo a farci un aperitivo e poi alla festa. Ciao bellissima, ci vediamo in giro – e se ne andò lasciando una scia di sospiri dietro di sé.
 
Giorgia si diresse verso la sua borsa, si spogliò, si mise una maglietta pulita e poi si concesse un attimo per guardare la busta che aveva accuratamente appoggiato vicino a sé. Era di un arancio sgargiante, con il suo nome in nero sul davanti.
L’aprì. Il biglietto, anch’esso arancio riportava che:
 
Giorgia Marton è invitata alla festa annuale della 5°A che si terrà quest’anno in località Dosso del Fieno sabato alle ore 22.30
È una festa a tema fluo, più si è colorati, meglio è :D
Non mancare, ci divertiremo :)
 
- Wow Giorgia! Sei stata invitata proprio da Giacomo! Io pagherei oro! -
Era stata Laura a interrompere il corso dei suoi pensieri. La poveretta era una brava ragazza, solo che non riusciva a uscire dalla sua condizione di “sfigata”. Un po’ per i genitori che controllavano ogni suo passo e la tenevano sotto una campana di vetro, un po’ per lei che si era ormai rassegnata della sua posizione.
 
Era sempre gentile con tutti, ma era quel genere di ragazza che ti considera la propria migliore amica dopo neanche due secondi di chiacchiere.
- Beh, ci conosciamo da così tanto tempo… è come un fratello maggiore. È il mio migliore amico maschio – sottolineò, guardando Ale alla sua destra – se vuoi te lo posso presentare – propose poi la ragazza.
Laura diventò tutta rossa, mentre si affrettava a sistemare le scarpe e il deodorante nello zaino. Ma era così agitata che il tappo del prodotto volò per tutta la stanza per finire proprio ai piedi di Giorgi.
 
Lei lo raccolse e lo portò alla proprietaria, sventolando l’invito davanti al naso di Elisa.
E poi, decise di dare un po’ di balsamo al suo spirito.
- Tu hai ricevuto qualche invito? - chiese alla nana, nonostante sapesse già la risposta.
- Neancora. Ma sono sicura che ci vedremo alla festa – rispose quella guardando il pavimento.
- Beh, lunedì ci saprai dire se il tuo nuovo perizoma ha funzionato. Saremo tutte in ascolto… come sempre, aggiungerei –

Elisa, con il fumo che le usciva dalle orecchie e gli occhi furenti, uscì dallo spogliatoio veloce come il fulmine, seguita da altre ragazze.
Come sempre, rimasero solo Ale e Giorgi nella stanza. La campanella stava per suonare, ma non avevano affatto voglia di andare in classe.
- Secondo te cosa dovrei rispondere a tuo fratello? – chiese Giorgia aprendo la sua casella di posta.
- Giorgi, per l’ennesima volta... Alberto non è così intelligente! – le rispose l’amica specchiandosi e sistemandosi il trucco –Però puoi reggergli il gioco. Magari è divertente, un diversivo alla noiosa quotidianità –.
 
Giorgia si sistemò gli occhiali e poi iniziò ad attorcigliarsi una ciocca di capelli.
Pensò un attimo e poi iniziò a digitare, leggendo ad alta voce.
 
Ehi amico!
Grazie per gli auguri. Sarò presente alla tua festa sabato, costi quel che costi. Non ti preoccupare.
Hai fatto molto bene a porre quella domanda; infatti in ufficio possiamo bere solo analcolici. Durante la festa di Natale di tre anni fa, felici per un contratto importantissimo appena firmato, abbiamo decisamente esagerato con gli alcolici. Una segretaria è stata licenziata perché aveva fotocopiato le sue tette per poi appendere i fogli al muro.
Ci siamo dovuti rivolgere agli alcolisti anonimi e da allora non possiamo più bere niente di pesante, neanche un caffè corretto. E se per caso qualcuno di chiede una bottiglia di vino o un semplice bicchiere, fa finta di non aver sentito. La disintossicazione è lunga e dura e bisogna aiutarsi in ufficio. Siamo o no una grande famiglia?
Fammi sapere se hai bisogno di qualche altra informazione.
Buona giornata e buon lavoro .
Gio.
 
- Che te ne sembra, vecchia? -
-  Fantastica cicci! Quando torno a casa sondo il terreno con mio fratello e ti faccio sapere. Ma continuo a ripetere che è un piano troppo intelligente per lui. Vediamo se ti risponde ancora, poi massimo lo metto all’angolo e minaccio di denunciarlo per stalking. Ora però è il mio turno di raccontarti una cosa stupenda. Stavo giusto aspettando che andassero via tutte –.
 
Ale si sedette accanto all’amica e la raccontò di come, pochi minuti prima, Fausto l’aveva invitata a vedere la partita della nazionale di rugby.
- Certo, non sarà un appuntamento in piena regola visto che ci saranno anche la moglie e il figlio… però è meglio di niente – la voce di Alessandra era piena di speranza.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma considerava davvero quell’uscita con la famiglia il loro primo appuntamento.
 
Era rimasta vittima del suo fascino senza tempo, i suoi capelli neri senza la minima ombra di grigio e le rughette che si creavano sotto gli occhi quando sorrideva.
- Cicci… lo sai che non devi crearti inutili aspettative, vero? -
- Giorgi, ma cosa credi… è una partita di rugby, non un appuntamento galante al ristorante –
- Promettimi che, se ne avrai di bisogno, mi chiamerai. Ti verrò a prendere con Jack -.
 
Alessandra le gettò le braccia al collo e la baciò sulla guancia.
- Anche se è il giorno dopo la festa? E probabilmente non riuscirai a distinguere tuo padre da tua madre? -
- Ehi! È successo solo una volta e poi ho confuso la voce al telefono. Ma si… lo farei. Sei la mia migliore amica e ti voglio bene -.
 
Si erano conosciute il primo giorno delle superiori. Con il corso degli anni, l’amicizia non aveva fatto nient’altro che crescere.
Si volevano bene.
Si definivano soulmates.
Avrebbero fatto di tutto l’una per l’altra.
- Hai fatto il compito di eco? Io mi sono persa alla prima riga! Non ho capito un cazzo! -
- Certo cicci! Però mi devi passare gli appunti di storia –.
- Tu. Completi. Me – disse Ale, scandendo bene ogni parola.
 
Complementari.
 

 
Ciao ragazze :D
Che ne pensate di questo secondo capitolo? Vi è piaciuto? Spero vivamente di si ;)
Giorgia è convinta che sia il povero Alberto il mittente e non abbandonerà tanto presto questa idea :D
Abbiamo conosciuto anche il fantastico e fighissimo Jack, il migliore amico maschio di Giorgi. Nascerà qualcosa, come continua a dire Ale? Bah, vedremo :P
Ringrazio tutte le gentilissime donzelle che leggono questa originale e vi mando un grande grande bacione :D
Fatemi sapere cosane pensate di questo nuovo delirio. Ho bisogno delle vostre impressioni che, non mi stancherò mai di ripetere, sono IMPORTANTISSIME per me :D:D:D:D
Se volete aggiungermi su FB cercate Bertu Efp :) spero di fare tante chiacchiere con voi :D:D e vi ricordo di cercare la citazione nascosta, così da potermi chiedere il più grande spoiler della vostra vita xD 

Io, giuro solennemente, risponderò sinceramente quindi non sta che a voi tempestarmi di domande xD
Naturalmente la citazione non appartiene a me, ma all'autore e al traduttore (ragazze... non dimentichiamoci di loro xD)
Love love love
Robi

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


UN NUOVO MESSAGGIO
Capitolo 3


- Mamma! Sono a casa! – Giorgia sbattè la porta di casa, lanciò le scarpe e gettò le chiavi del motorino vicino al telefono. – Cosa c’è da mangiare? Mamma! Dove sei? -.
 
Scalza e con la tracolla a penzoloni, la ragazza si precipitò in cucina.
Come aveva immaginato, considerato che non nessuno aveva risposto al suo appello, sua madre non era in casa.
Almeno le aveva apparecchiato la tavola e aveva tirato fuori un hamburger dal freezer.
La maggior parte delle volte si degnava solo di scriverle un biglietto.
 
I genitori di Giorgia, Francesco e Viola, appartenevano al genere “permissivo – imparare dai propri errori – lasciamoli liberi di fare quello che vogliono”. Il padre era un fotografo di successo, sempre in giro per il mondo a fotografare paesaggi, animali e chi più ne ha più ne metta. La madre, invece, era una pediatra rinomata: passava più tempo in ospedale e in ambulatorio che a casa.
 
Giorgia si sentiva talmente sola a volte.
Aveva chiesto ai genitori se potevano prenderle un cane per farle compagnia, ma sfortunatamente la ragazza era allergica. Grazie a Dio esisteva la nonna, che veniva a farle compagnia ogni volta che lo riteneva opportuno, cioè ogni giorno.
Poi c’erano Ale e Jack, che ormai considerava parte della famiglia.
 
Giorgia appoggiò la tracolla sul pavimento, vicino alla poltrona, e si avvicinò al biglietto appoggiato sul piatto.
Emergenza in ospedale. Non so quando torno. Per qualunque cosa chiedi alla nonna.
Un bacio.
Mamma.
 
- Per qualunque cosa chiedi alla nonna? Grazie mammina… Ma se volessi parlare con te? ‘Fanculo! -
 
Giorgia si avvicinò con fare circospetto a quel misero hamburger.
Grande quanto una pallina da tennis e con l’aspetto invitante di un topo morto.
- Ma che schifo… - disse sottovoce, come se Viola la potesse sentire.
Rimise, quindi, quella sottospecie di hamburger nel freezer e prese una confezione di insalate Bonduelle. L’arricchì con della mozzarella e poi iniziò a pranzare.
 
La prossima volta avrebbe chiesto alla sua nonnina se poteva cucinarle qualcosa.
Era già la terza volta quella settimana che mangiava insalata.
Ed era giovedì.
 
Accese la radio e iniziò a mangiare cantando.
Non sentì la porta aprirsi e quando Maria entrò salutandola con un dolce ciao Briscola! si spaventò.
- Ciao nonna! Cavolo, mi hai fatto quasi venire un infarto! – disse baciandola su una guancia.
- Stai mangiando ancora insalata? – domandò spegnendo la radio.
- Indovinato. Ma ho aggiunto anche un po’ di mozzarella, così non è del tutto uguale a quella di ieri –
La signora sbuffò, poi si sedette di fronte alla nipote.
- Non è che la prossima volta posso venire a pranzare da te? La mia pancia pagherebbe per avere un po’ della tua pasta! -
- Devo rimproverare mia figlia… di nuovo. Ma non ti preoccupare, Briscola, la prossima volta ci pensa la tua nonnina a te –
 
Giorgia si alzò e lavò le stoviglie che aveva utilizzato per il suo misero pasto: una forchetta, un coltello e un bicchiere.
- Com’è andata oggi a scuola? – la nonna era sempre molto premurosa con lei.
- Ho incontrato Giacomo. Mi ha detto che se hai bisogno di andare da qualche parte ti accompagna lui con la sua macchina –
 
La donna si mise a ridere.
- Mamma mia… quel Giacomo è proprio un ragazzo da sposare! Me lo ricordo, quando da bambino, correva tutto il giorno per il giardino e mi salutava tutte le volte che mi vedeva. Era già così bello. Ho sempre sperato che vi fidanzaste, un giorno o l’altro – la faccia di Maria era sognante. Evidentemente ci credeva davvero in quello che diceva.
- Nonna! Anche tu con questa storia! Me l’ha chiesto anche Ale, oggi. A quanto pare nessuno ci crede che un ragazzo e una ragazza possano essere amici. Jack è una figura di riferimento per me…! È il mio migliore amico, è come un fratello maggiore per me. Non potrei mai immaginare di baciarlo. Sarebbe troppo… strano –
 
- Ma è ancora così bello? – la nonna pareva insistere su quel punto.
Non c’era motivo di mentire.
- Sì, nonna. È il ragazzo più figo della scuola. Tutte le ragazze dell’istituto gli muoiono dietro e pagherebbero per poter avere una ciocca dei suoi capelli castani. Ma la cosa brutta, da un certo punto di vista, è la sua gentilezza. Ha sempre una buona parola ed è gentile con tutti. Se fosse stronzo moltissime ragazze si metterebbero il cuore in pace… invece ogni sorriso corrisponde a un cuore spezzato -
- Anche il tuo lo è? –
- NONNA! –.
 
La voce di Giorgia era metà tra il sorpreso e lo scandalizzato, ma c’era anche una buona dose di divertimento.
La ragazza si era sempre confidata con la nonna, più di quanto avesse mai fatto con la madre.  A lei interessavano soltanto i suoi pazienti, come al padre importavano soltanto le sue fotografie.
A questo punto ci si potrebbe domandare perché l’avessero messa al mondo, Giorgia se l’era chiesto spesso. Alla fine credeva che fosse stato un esperimento: fotografare un bambino, unire la passione di due persone.
Un esperimento poco riuscito, a giudicare dall’assenza di entrambi i genitori.
 
Però c’era la nonna con cui mangiare, confidarsi e passare ore parlare.
Era stata lei la prima persona a sapere di cosa era accaduto tra lei e Mauro. Maria si era offerta di chiamare Jack, e insieme a lui, rompere qualcosa a quel vile.
- Allora? Mi rispondi si o no? -
- Tranquilla nonna! Il mio cuore è al sicuro, nessuno me lo romperà come è successo con quello stronzo. Solo che non capisco perché tutti crediate che sia innamorata di Jack. Tengo a ricordarti che aveva la ragazza fino a quattro mesi fa –
- Perché si sono lasciati? –
 
Giorgia alzò le mani e chiuse gli occhi.
- Non lo so, non chiedermelo. So solo che si sono lasciati di comune accordo, Jack ha detto che si erano stufati, che le cose non erano più come prima… così hanno preferito rompere. Nessuno sembra aver sofferto, tanto meno Giacomo. Ma sai com’è fatto: non si sbottona mai troppo -
- Magari perché gli piaci –
- Potrei piacergli io, come potrebbe piacergli Ale, ma potrebbe anche essere gay –
- GIORGIA! –
- Nonna, lo sai che scherzo! Oggi viene Ale verso le quattro. Facciamo i compiti e poi dobbiamo decidere il mio abbigliamento per la festa di sabato. Verrà a prendermi Jack, quindi sono in buone mani –
- Poi mi racconterai, ora vado. Ciao Briciola –.
 
Maria le baciò la guancia e poi se ne andò.
Giorgi sistemò le ultime cose e poi, per pura curiosità, controllò di nuovo la sua casella. Non era da lei continuare ad aprire così spesso la posta, ma Gianluca (cioè Alberto, il fratello di Alessandra) l’aveva incuriosita.
E poi, le aveva spedito un altro messaggio.
 
Cazzo!
Che festa movimentata che avete avuto. Sono felice di sapere che mi considerate parte della famiglia e vi aiuterò in tutti i modi possibili. Niente vino, niente birra, niente prosecco, niente di niente e se qualcuno mi chiederà qualcosa, diventerò sordo.
Ci vediamo sabato, amico.
Gianluca.
 
Giorgia rideva mentre leggeva.
Aveva messo al suo posto anche Alberto.
Ora, l’unico pensiero che le passava per la testa, era trovare qualcosa di carino da mettersi alla festa. Non voleva far fare una brutta figura al suo amico.
 
Aspettando Ale si mise a rovistare nell’armadio.
Aveva già una mezza idea, che doveva solo essere confermata.
 
***
 
- Ma Briciola! Sei uno schianto! – la nonna era arrivata puntuale alle nove, per farle compagnia un pochino prima che arrivasse Giacomo. Fortunatamente abitava di fronte alla nipote e non avrebbe dovuto fare tanta strada per tornare a casa.
- Dici davvero, nonna? – chiese la ragazza, facendo una giravolta su se stessa.
 
Come aveva preannunciato Giacomo a scuola, Giorgia stava indossando quelle scarpe rosa che tanto amava, nonostante il tacco. Le aveva abbinate a dei pantaloncini corti bianchi e a una maglietta rosa chiaro con la scritta “il principe azzurrò è gay” in un tono più brillante.
 
Poi, su suggerimento della nonna, aveva arricciato i capelli e aveva fermato una ciocca con una mollettina gialla.
Nonostante fosse una decisione presa all’ultimo momento aveva fatto alla svelta, soprattutto perché i capelli le arrivavano a malapena alle spalle.
 
Un po’ di eyeliner e un velo di mascara, cercando di non accecarsi, e Giorgia aveva completato la sua trasformazione.
 
Alle 9.15, precise, la Bravo nera di Jack parcheggiò di fronte alla casa della ragazza.
Scese sorridendo, più bello che mai.
Converse bianchissime, jeans attillati blu e una camicia che ricordava quella di Danny Zuko in Grease.
Su qualcun altro quell’abbigliamento avrebbe fatto ridere, ma su di lui…
- Per la miseria, Giacomo! Sei davvero bellissimo stasera! Farai una strage…! – la nonna le aveva tolto le parole di bocca.
 
Il ragazzo, sentendosi un po’ in imbarazzo, si passò una mano tra i capelli e baciò la signora su entrambe le guance.
- Maria, qua la più bella è lei, non c’è dubbio. Io mi sono solo adeguato all’abbigliamento di Giorgia. Sapevo che avrebbe messo quelle scarpe. Piuttosto, non hai freddo con quei pantaloncini? -
- Tranqui Jack, ho le calze. Solo che sono così sottili che non si vedono. E ora che ne dici di andare? Aperitivo analcolico per te, birrettina per me e poi al Dosso del Fieno –
- Abbiamo un dj fantastico quest’anno. Non a caso l’ho trovato io, trottola. Ci divertiremo tantissimo! – il ragazzo prese Giorgia per una mano e insieme si avviarono verso la macchina.
 
Jack mise in moto mentre la ragazza continuava a salutare la nonna con la mano.
- Davvero ti sei messo questa camicia sexissima solo per me? -
- Beh, trottola, era l’unica fluo che ho nell’armadio. E poi volevo davvero essere in tinta con te e le tue scarpe –
- Sei fantastico Jack – disse sporgendosi per dargli un bacio.
- Ehi! Vuoi finire furori strada? –
 
Arrivarono al loro bar, un piccolo locale in centro dove servivano degli ottimi stuzzichini.
Giorgia aveva pensato spesso a quello che le aveva detto la nonna pochi giorni prima e aveva deciso di chiedere apertamente al suo migliore amico tutte le domande che le passavo per la testa.
- Jack, posso farti una domanda? -
- Certo trottola! –
- Perché ti sei lasciato con Cristina? Non l’ho mai capito veramente… -
- Te l’ho già detto… non c’era più quella scintilla che si scatenava ogni volta che la vedevo. Se avessi continuato con questo passo, non avrei preso in giro solo lei, ma anche me stesso –
 
Il discorso fu interrotto a metà dalla cameriera, che portò quello che avevano ordinato. Naturalmente parlò solo con Giacomo; Giorgia avrebbe potuto avere due antenne che le spuntavano da dietro le orecchie che non sarebbe stata degnata nemmeno di un’occhiata.
Come sempre quando era con lui.
 
- Ora ti piace qualcuno? – continuò Giorgia con il suo interrogatorio.
- Trottola, dai… -
- Jack, sei il mio migliore amico. Ti voglio vedere felice a fianco di qualcuno che ti ami. Ti voglio bene e per te voglio solo il meglio – la voce della ragazza era seria, i suoi occhi profondi e sinceri.
- Giorgia, come ben sai non puoi andare in cerca dell’amore. Lui non farà che nascondersi e salterà fuori quando meno te l’aspetti. Adesso non c’è nessuno che mi piaccia veramente. Sai, ho 19 anni, credo sia arrivato il momento per avere una storia seria non solo una serie di scopate. Ma ci vuole la ragazza giusta, una che condivida i miei stessi desideri e che non vada in giro a spifferare tutti i nostri particolari intimi. A volte essere il fighissimo Giacomo Zanni non è di nessun aiuto –
- Mi prometti che me lo dirai quando incontrerai il grande amore della tua vita? –
- Certo Giorgi – disse facendole un occhiolino.
- E adesso godiamoci la nostra serata. Come hai detto tu, ci divertiremo! –
 
Passarono ancora un’oretta a parlare al bar.
Poi Jack pagò, la prese per mano e si diressero alla macchina.
- Non ti fanno male i piedi? – le chiese fissando le sue scarpe.
- Tranquillo, se a un certo punto non me li sento più, ho le ballerine in borsa. Sono una ragazza previdente! –
- Già, mi ricordo quella volta che sei andata in giro tutta la sera scalza perché avevi insistito per indossare i sandali nuovi. Quanto hai resistito? Un’ora e mezza? –
- Erano un tacco 15, non una cazzata! –
- Ok, recepito capo! Comunque mi stavo dimenticando… ho qualcosa per te – disse porgendole un pacchettino.
 
Giorgia l’aprì ed estrasse uno di quei braccialetti fosforescenti che andavano di moda qualche tempo prima. Lo indossò subito e diede al suo migliore amico quello che si trovava nella seconda scatola.
- Sei un tesoro, Jack! Ora direi che siamo ufficialmente pronti per dare l’inizio alla nostra serata -.
 
***
 
Dosso del Fieno era una bellissima frazione che si trovava su una collina; da lì la vista era fantastica. Da un lato si potevano vedere le luci che illuminavano la città, mentre dall’altro le montagne che la circondavano.
Essendo più in alto rispetto al centro abitato, l’illuminazione era minore e le stelle splendevano.
 
Era la fine di marzo, quindi faceva già abbastanza caldo e non era necessario un ambiente riscaldato, la festa si sarebbe tenuta in un fienile ristrutturato.
- Abbiamo lavorato tutta la settimana per renderlo più presentabile. Che dici? Abbiamo fatto un bel lavoro? -
- Jack! È bellissimo! È una location fantastica! Non vedo l’ora di vedere l’interno –
 
Entrando, Jack la abbracciò per la vita, come aveva fatto altre mille volte.
Salutò tutti dando baci sulle guance e manate sulle spalle.
In qualità di rappresentante, e di organizzatore, ricevette un sacco di complimenti e la ragazza capì, da come aveva messo la mano destra nella taschina anteriore dei jeans, che tutti quei complimenti lo stavano davvero mettendo in imbarazzo.
 
Il DJ gli passò persino un microfono perché tutti volevano un discorso e lui lo liquidò con un “ringrazio tutti per essere venuti e spero vi stiate divertendo! Quindi… buon proseguimento!”.
 
- Wow Jack! Non sapevo fossi così famoso! Dovrei controllare il tuo profilo FB più spesso – il suo tono era scherzoso, ma si vedeva lontano un chilometro che il povero Jack era sull’orlo di una crisi di nervi. Decise quindi di prenderlo per mano e condurlo in pista per ballare un po’.
- Vieni… nessuno può lasciare Jack in un angolo –
Lui rise, una bella risata liberatoria, e incominciò a godersi appieno la festa.
 
Le era sempre piaciuto ballare con Jack. A lui riconduceva tutti i ricordi delle prime volte in discoteca e i primi passi mossi in pista.
Si sentiva sicura lì, tra le sue forti braccia e sapeva che nessuno gli avrebbe palpato il culo o avrebbe tentato un abbordaggio da ubriaco.
Le era già successo una volta: lei e Ale, summer party sulla spiaggia. Uno le si era avvicinato e abbracciandola le aveva dichiarato amore eterno.
- Sei l’amore della mia vita. Sposami e facciamo tanti figli… mi renderai felice con quelle tette e quel culo che hai -.
 
Fortunatamente il barista aveva chiamato la sicurezza e quel tipo era stato portato dagli alcolisti anonimi, visto che non era la prima volta.
Povero cristo…
 
Giacomo si era sempre comportato così, anche quando era fidanzato con Cristina e se lei sulle prime sembrava non accettare la cosa, poi, quando Giorgia l’aveva presa da parte e le aveva detto come stavano le cose tra loro, aveva preso la loro amicizia di buon grado.
- Me lo terrai d’occhio quando io non potrò -.
 
E se invece non avrebbe mai dovuto comportarsi così?
In fondo non era una prerogativa della fidanzata poter ricevere tutti i baci, gli abbracci e le attenzioni?
Però Jack si era comportato egregiamente con Cristina quando erano insieme.
 
“Devo parlare con Ale e con la nonna… sapranno come consigliarmi”.
 
- Ehi trottola! Cos’hai, sei già stanca? – era sempre così premuroso.
- No, tranquillo Jack! Ho solo un po’ sete – mentire al suo migliore amico non era mai facile, eppure qualche volta doveva farlo.
- Vado a prenderti un bicchiere di coca, tu stai qui e non muoverti. Torno in un attimo -.
 
Passarono il resto della serata a parlare, ballare e chiacchierare.
Non c’era la minima traccia di Elisa e questo era un balsamo per l’anima della ragazza.
Chissà che bugia si sarebbe inventata lunedì a scuola.
Il gatto morto?
La batteria della macchina morta?
Una crisi di identità?
Un’amnesia momentanea fulminante?
Non vedeva l’ora di ascoltarla.
 
Quando la festa stava per giungere al termine, Giacomo abbandonò Giorgia.
Doveva discutere di alcuni dettagli e della riuscita della festa con dei compagni di classe.
- Ma solo dieci minuti massimo, poi torno e andiamo a casina… Sempre che tu non voglia fermarti a bere qualcosa -
- A dir la verità…. Mi andrebbe una piadina –
Jack rise, le baciò una guancia e le promise che si sarebbero fermati per prendere una piadina sulla via di ritorno.
 
Giorgi ne approfittò per togliersi le scarpe e mettersi le ballerine.
Aveva indossato i tacchi tutta sera e i suoi piedi le stavano chiedendo pietà.
Poi, recuperò la borsa dal guardaroba e guardò se dentro c’era ancora tutto. Beh, Jack aveva svolto il suo lavoro di organizzatore in modo fantastico, visto che aveva ingaggiato un fedele ragazzo di prima, soprannominato “Il Prescelto” per occuparsi di borse e giacche.
Aveva pensato a tutto.
Avrebbe potuto fare l’organizzatore di eventi o il PR.
 
Invece aveva deciso di provare il test d’ammissione a ingegneria edile.
Era dura, ma non avrebbe mollato.
 
Giorgi controllò il cellulare.
Non le era arrivato nessun messaggio e non aveva chiamate perse. Naturalmente i genitori sapevano dove si trovava, ma pensava che almeno un messaggino per sapeva se andava tutto bene… Ale l’avrebbe sentita la sera seguente e sapeva che in quel momento stava facendo un pisolino di bellezza per essere al meglio all’appuntamento con Fausto… moglie e figlio.
 
Era assorta nei suoi pensieri, quando capì che c’era qualcun altro seduto sul divano con lei. Un ragazzo che frequentava il suo stesso istituto, l’aveva visto qualche volta in giro per i corridoi. In genere portava dei jeans a vita bassa e delle camicie a scacchi, ma quella sera di era messo in tiro.
 
La camicia era a tinta unita.
 
- Ciao bella! – disse appoggiando il suo braccio sullo schienale del divano.
“Che metodo d’abbordaggio di merda” pensò lei. Non aveva affatto voglia di rispondergli, ma non voleva neanche fare la figura della maleducata.
- Ciao – disse sorridendo, ma non degnandolo di uno sguardo.
- Bella festa, vero? –
- Sì, molto bella – risposte semplici, concise, lapidarie.
- Senti, di andrebbe di andare a bere qualcosa con me? –
- No, grazie. Non bevo e non vado in giro con gente che non conosco – la ragazza voleva con tutto il cuore che lui se ne andasse, ma a quanto pare il tipo non sembrava recepire il messaggio.
- Mi chiamo Dario, piacere! Tu come ti chiami, bella gnocca? –.
 
Vedendo che la ragazza non rispondeva, il povero sfigato si avvicinò di più.
Una distanza che le ragazze giudicano “da bacio”.
Ma bisognava essere in due per scambiarsi quel gesto e Giorgia avrebbe preferito diventare la migliore amica di Elisa piuttosto che assaggiare quelle labbra.
- Ti prego, spostati – gli disse cercando di spingerlo via con una mano.
 
Ma era grande e grosso, Giorgia era solo una piccola pulce a confronto.
- Dai, tesoro. Dammi un bacio - disse avvicinandosi ulteriormente.
- Te lo dico un’ultima volta. Spostati –
- Altrimenti cosa succede, piccola? –
 
Un’altra voce maschile, più profonda e più tagliente, rispose al posto della ragazza.
- Succede che ti trovi con il naso rotto e con il pisello tagliato a metà. Quindi togliti da lì se non vuoi che le mie promesse si avverino. Sono un uomo di parola, credimi -
Grazie a Dio era arrivato Giacomo, seguito da alcuni suoi compagni di classe che scrutavano il ragazzo seduto in modo torvo. Per fortuna che erano i ragazzi più corpulenti, non avrebbe fatto lo stesso effetto se al loro posto fosse venuto Andrea, che pesava a malapena 50 chili.
- Adesso lascia andare la signorina e smamma. Se ti vedo ancora qui tra un minuto metto in atto quello che ho promesso. Quindi sloggia, amico -.
 
Neanche a dirlo, Dario se ne andò subito e dopo alcuni minuti partirono anche Jack e Giorgia.
In macchina la ragazza continuò a ringraziare il suo migliore amico dicendole che gli doveva la vita.
- Sei un tesoro di ragazzo, Jack! – disse sporgendosi verso di lui per ricoprirgli il viso di baci. – La ragazza che diventerà la tua fidanzata sarà fortunatissima -.
 
Lui si mise a ridere e le scacciò il viso con la mano destra.
- Lasciami guidare, trottola! Altrimenti finiamo davvero fuori strada stasera -.
Si fermarono davanti alla piadina e, come sempre, Jack pagò anche la sua.
- Mia nonna non ci crederà quando le dirò che abbiamo mangiato una piadina alle cinque e mezza! Ma vedendo come sto pranzando da un po’ di tempo a questa parte non dovrebbe fare pieghe. Magari potrebbe dirmi che potevo mangiare anche la tua -.
 
Dopo la sosta, la macchina raggiunse la casa di Giorgia.
- Fammi uno squillo prima di metterti a letto, così saprò che sei sana e salva. Dolce notte trottola! -.
Giorgia gli diede un dolce bacio, l’ultimo per quel giorno e poi si incamminò verso casa.
 
Si lavò i denti, si struccò e poi si mise il pigiama.
Quando fu nel letto mandò un messaggio a Jack.
 
Sono nelle mie lenzuola sana e salva, grazie a te. Sei il fratello che non ho mai avuto, ti voglio un bene dell’anima. Dolce notte <3 <3
 
La risposta non tardò ad arrivare.
 
E tu sarai la mia sorellina per sempre e se qualcuno vorrà torcerti un capello se la dovrà vedere con me. Già una volta non me l’hai permesso e ci sono rimasto male. Buona notte trottolina. Ti mando tanti baci.
 
Giorgia si addormentò beata.
Non aveva controllato FB o la posta, come faceva altre volte.
Perché se l’avesse fatto non sarebbe stata così tranquilla.
 
Le era arrivata una nuova mail, da Gianluca.
Il testo era breve ma importante.
 

Ti ho scoperto. Non sei Giorgio. Chi sei?

 
 
Ciao ragazze :D
Grazie a tutte voi che leggete questa originale :) siete fantastiche e vi voglio bene :D:D:D
Che ne pensate del rapporto di Jack e Giorgi? Un po’ incasinato? Perché se è così sono riuscita a rendere bene la confusione che le passa per la testa ;)
E il rapporto con la nonna? Totalmente diverso da quello con la madre, per fortuna! Non vi preoccupate, non vedrete più la nostra Trottola morire di fame :D:D
Ringrazio nuovamente chi legge e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate ;) le vostre recensioni sono IMPORTANTISSIME e mi aiutato tantissimo :D:D
Se volete aggiungermi su FB cercate Bertu Efp :) spero di fare tante chiacchiere con voi :D:D
Ricordo la caccia alla citazione nascosta :) Citazione che non appartiene a me, ma all'autore e al traduttore (W I TRADUTTORI :D) Susu, forza…! Non avete qualche domanda da farmi?
Un bacione e tanto tanto amore :D:D <3 <3 <3
Ci si legge presto :D
Robi

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


UN NUOVO MESSAGGIO
Capitolo 4 

Il giorno dopo, Giorgia si svegliò a mezzogiorno; succedeva sempre quando andava a una festa. Si alzò mezza intontita, la testa le girava leggermente. Non aveva bevuto così tanto da aver un dopo-sbornia in piena regola.
Però era affamata, quello era un buon segno.
 
Indossò le ciabatte e si recò in cucina.
 
Da sempre la domenica era il giorno della famiglia in casa Marton. Il che significava che bisognava fingere che tutto il resto della settimana fosse stato solo un brutto sogno, che i genitori le fossero sempre stati vicini e che non avesse mangiato insalata finchè non era intervenuta la nonna.
Quando era più piccola questo gioco le piaceva, ma con il passare degli anni lo giudicava sempre più nauseante. Non le piaceva più fingere, voleva confidasi con la propria madre, voleva la sua spalla nel caso avesse avuto bisogno di piangere.
 
Ma come poteva raccontarle tutto quello che succedeva durante la settimana in poche ore la domenica? Perché, inutile dirlo, il lunedì tutto tornava come prima…
 
Quindi ora, a 17 anni, Giorgia passava il pranzo della domenica con i suoi, ma cercava di uscire di casa il prima possibile per sfuggire a quei psicopatici che erano i suoi genitori.
E quando, come quel giorno, Jack e Ale erano occupati, si chiudeva in camera e si inventava qualunque cosa, pur di arrivare a fine giornata.
 
- Ciao Giorgia! – esordì Viola, quando la vide entrare in cucina. – A che ora sei rientrata ieri? Non hai fatto rumore, sorprendente! -
Passandosi una mano tra i capelli, si sedette sulla sua sedia.
- Dov’è papà? – chiese, cercando di eludere la domanda.
- In garage, sta sistemando la sua attrezzatura. Mi vuoi dire a che ora sei rientrata? –
- Verso le cinque e mezza, sei… mi ha riportato a casa Jack –
- Avete fatto sesso? –
 
Giorgia si strozzò con la sua saliva.
- MAMMA! Cosa stai dicendo? -
- Beh, lo sai che non mi interessa. L’importante è che prendiate precauzioni, sono troppo giovane per diventare nonna –
 
- Perché dovresti diventare nonna? – Francesco aveva scelto il memento più sbagliato per entrare nel discorso.
- Giorgia ieri è uscita con Giacomo, sono rientrati stamattina –
- Ah! Hanno passato tutta notte fuori a fare sesso? –
- NO! Ma cosa state dicendo? –
 
Giorgia si alzò dalla sedia e sbattè una mano sul tavolo. Perché i suoi genitori volevano insinuare che avesse passato tutta la notte a fare sesso con Giacomo?
Come potevano sapere del rapporto tra lei e Jack quando non erano mai a casa?
Aveva spesso tentato di spiegare come mai lo considerasse suo fratello, anche se non avevano nessun legame di sangue. Invece loro avevano ridotto tutto a un’esplosione di ormoni su qualunque superficie liscia.
 
- Ve lo ripeterò solo un’unica, e ultima, volta.  Io e Giacomo siamo solo amici e lui è troppo importante per rovinare un’amicizia del genere con del sesso. È come un fratello, anzi… è mio fratello. Quindi, se fate un’altra insinuazione di questo genere vado via di casa -.
 
Era davvero arrabbiata, aveva detto delle cose troppo cattive, ma Giorgi era stufa di tutte quelle insinuazioni. Cosa ne volevano sapere loro di amicizia se erano sposati con il loro lavoro?
“La vita sociale della nonna è più ricca della vostra” avrebbe voluto urlare Giorgia, ma non voleva aggravare ulteriormente la situazione.
 
Era meglio andare da qualche parte e sbollire la rabbia in pace.
Superò Viola, pietrificata dallo sfogo della figlia, e prese il suo piatto di lasagne. Recuperò dal frigo la vaschetta di gelato alla fragola che aveva comprato e si diresse in camera. Prese il pc e le chiavi della casa della nonna e attraversò la strada.
 
Maria si trovava a un pranzo da una sua amica, quindi aveva tutto lo spazio a disposizione. Sistemò il computer sul tavolo in cucina e sistemò una tovaglietta americana davanti, in modo da non sporcare.
 
Si collegò a FB.
C’erano già commenti della festa ed era stata taggata in alcune foto.
Lei e Giacomo erano fantastici e bellissimi insieme, l’ideale per cambiare la copertina al diario.
 
Poi decise di controllare l’account del suo Jack, così… per controllare se aveva qualche probabile spasimante.
 
Per prima cosa controllò i post in bacheca, ma c’erano solo i suoi e quelli di quei cazzoni dei suoi compagni di classe.
Nessuna ragazza in vista.
 
Poi guardò le foto.
Non sembrava esserci una ragazza in particolare; quella che compariva con lui era proprio lei. Loro due in giardino, al pic-nic organizzato da Ale per il suo compleanno, in discoteca… c’e n’erano di ogni.
 
E se avesse intimidito ogni futura spasimante di Jack?
Se lui sarebbe rimasto solo per sempre per colpa sua?
Avrebbe dovuto comprargli un cane per tenergli compagnia.
 
No, dovevano chiarire questa cosa prima possibile. Giorgia si sentiva estremamente in colpa, non voleva che il futuro grande amore del suo fratellone restasse nascosto per sempre per colpa sua.
 
“Devo mandargli un messaggio appena si sveglia” pensò continuando a guardare le loro foto. Alcune erano davvero belle. Si vedeva lontano un chilometro che si volevano bene ma non era quel grande amore che ti faceva palpitare il cuore a mille…
Anche se in certe foto lui… lui la guardava in quel modo…
Ma sicuramente erano le luci… Jack si era comportato sempre come un fratello.
 
Sperando che lo capissero anche le altre ragazze, Giorgia aprì la pagina della posta.
 
Le era arrivato un nuovo messaggio, ma prima di controllarlo Giorgia spedì la mail all’ufficio dei lavori pubblici, anche se era domenica. Il mese stava quasi per scadere, ancora una decina di giorni e poi avrebbe preso un altro appuntamento con il sindaco.
Forse questa volta l’avrebbe ascoltata e non l’avrebbe abbandonata dopo dieci minuti per andare in concessionaria.
 
Quando vide il mittente sbuffò.
“Ancora Alberto… che palle!” pensò, ma poi la sua attenzione fu catturata dall’oggetto. Decise quindi di aprirla e leggerla. Testo breve e conciso.
 
Ti ho scoperto. Non sei Giorgio. Chi sei?
 
Possibile che Gianluca fosse una persona vera e non un alter ego di Alberto?
Che avesse sbagliato e indirizzato tutte le lettere alla persona sbagliata?
Che non si fosse mai accorto di aver compiuto un errore?
Oddio… e se avesse fatto la figura dello sfigato alla festa per colpa sua?
 
“Cazzo… è meglio scusarsi subito” pensò scrivendo la risposta.
 
Ciao Gianluca,
è vero, non sono Giorgio ma Giorgia… è meglio che controlli gli indirizzi prima di spedire le mail ;) Mi scuso per quello che ho fatto, era un modo per combattere lo stalking… e la noia adesso che ci penso ;):P
Comunque spero che la festa sia andata bene :D
Se avessi saputo che eri una persona reale, e non l’alter ego del fratello della mia migliore amica, non avrei scritto quelle cose. Scusa :(
Sperando che sia andato tutto bene ti saluto :D:D
Giorgia
 
Lasciò aperta la pagina, ma visto che non aveva più niente da fare, fece un giro su you-tube. Voleva controllare dei trailer per decidere se scaricare o no dei film.
 
“Chissà se Gianluca mi risponderà in fretta” pensò.
La sua ultima mail le era arrivata il giorno precedente, verso mezzanotte, probabilmente quando la sua festa era finita e, parlando con il collega, aveva capito che non aveva chiesto a lui consiglio.
“Che casino che ho combinato” pensò passandosi una mano tra i capelli e arrotolandosi una ciocca al dito, come faceva sempre quando era in imbarazzo. La prossima volta che le fosse arrivata un messaggio di quel genere l’avrebbe cestinato cercando di non pensarci due volte.
 
Stava ascoltando delle canzoni, quando vide la schedina della posta illuminare.
C’era un nuovo messaggio da leggere.
Gianluca le aveva già risposto.
 
Ciao Giorgia,
piacere di aver fatto la tua conoscenza. Mi dispiace di averti importunato con queste mail e nonostante il consiglio allarmante che mi hai dato, la festa è andata bene.
Sai, è il mio primo incarico serio e avevo bisogno di una bella dose di coraggio e sicurezza in me stesso.
Buona domenica :)
Gian
 
Senza neanche sapere perché, Giorgia lo aggiunse alla lista dei contatti.
Sperava forse di usare messanger per chattare come faceva anni prima? Non lo sapeva neanche lei con precisione. Solo che l’ultima mail di Gianluca l’aveva davvero intrigata. Forse era la faccina che aveva aggiunto alla fine, forse la sincerità che aveva usato, forse l’abbreviazione intima con la quale si era chiamato… Giorgi non sapeva perché, ma desiderava parlare con lui.
 
Non avete mai avuto il desiderio di fare qualcosa di sconsiderato senza saperne il motivo?
Credere che tutto si riduca a un unico, e impulsivo, gesto?
Sapere di far qualcosa di tremendamente stupido ma, al contempo, importante?
 
Giorgia sapeva che avrebbe dovuto salutarlo per poi abbandonarlo definitivamente.
Ma Gian l’aveva intrigata troppo e voleva parlare con lui.
Appena cinque o dieci minuti.
 
Beh, ormai la frittata era fatta.
Giorgia aveva aggiunto gianluca.tnt ai contatti e lui aveva accettato.
Tanto valeva farci quattro chiacchiere, no? Non voleva sembrare maleducata…!
Contro ogni previsione, fu proprio il ragazzo a incominciare il discorso.
 
Ciao Giorgia
 
Ciao Gian :D piacere di fare la tua conoscenza!
 
Piacere mio… mi dispiace per le mail. Giuro che d’ora in poi controllerò mille volte l’indirizzo prima di spedire qualcosa ;)
 
Ma tranqui, capita!
 
“Che ragazzo gentile” pensò Giorgia. Forse quella domenica aveva uno scopo e non era stata creata per litigare con i suoi e aspettare la nonna sul suo divano di casa.
 
Piuttosto… com’è andata la festa? Hai seguito il mio consiglio?
 
Sembrava una festa di ragazzini… non abbiamo bevuto niente! Il massimo è che un invitato ha portato una bottiglia di vino. Io l’ho presa e l’ho nascosta e quando il tipo in questione mi ha detto di aprirla, gli ho detto che non me l’aveva mai data…
 
Oddio… ti ho fatto fare una figura di merda, scusami…
 
Ma no, tranquilla. Poi ho visto Giorgio, gli ho chiesto chiarimenti e allora ho capito che avevo contattato la persona sbagliata. Però avevamo quell’unica bottiglia, che non abbiamo neanche aperto :P Tutto sommato è andata bene!
 
Ma perché hai fatto questa festa?
È l’ultima domanda, giuro! Dopo è il tuo turno per farmi l’interrogatorio ;):D
 
Giorgia stava diventando curiosissima riguardo a Gianluca.
Sapeva che non era giusto continuare a tartassarlo di domande, ma la faccenda stava diventando troppo intrigante.
“E se lui non mi ha neancora bloccato, vuol dire che gli sono simpatica” Giorgia sorrise. Fantastica opera di auto convincimento.
 
Nella sua testa non passava neanche l’idea che potesse essere un vecchio decrepito pelato, che aggiungeva ragazzine innocenti per combattere la noia o per farsi… chissà che cosa. Giorgia era una ragazza ingenua, vedeva sempre il meglio negli altri, a eccezione della nana, e non le passava neanche per l’anticamera del cervello che quello stesso trattamento non le fosse riservato.
 
Ma adesso era tardi.
Era in ballo e voleva ballare.
A tutti i costi.
Ci avrebbe pensato poi a fare i conti con il destino, maligno o benevolo.
 
Non ti preoccupare che ho anche io delle domande per te…
Comunque sono un architetto e mi sono laureato, finendo anche la specialistica, tre anni fa. Fino a due settimane fa ho fatto solo stage qua e là, poco retribuiti a dirla tutta, e poi sono stato assunto da un ufficio per ben 18 mesi. Così, ho dato una festa per stabilire una buona atmosfera in ufficio.
… e questa è la mia storia.
Ora è il mio turno. Dimmi qualcosa di te :)
 
Vediamo… mi chiamo Giorgia Marton e ho 17 anni.
Frequento il quarto anno della ragioneria e la mia materia preferita è economia.
In compenso storia mi fa schifo e ne approfitto per dormire. È così noiosa, cazzo…
È stato dopo un’ora di quella ninna nanna, che ho deciso di risponderti, per sfuggire alla monotonia quotidiana.
Quindi, teoricamente, è colpa della Pia, non mia ;):P
 
Giorgia Marton… controllerò su FB.
 
Puoi chiedermi l’amicizia, comunque. Non mi scandalizzo a parlare con un vecchio ;)
 
Ehi, bimba! Ho solo 28 anni, non 50! Comunque economia… complimenti! Io non saprei neanche da che parte iniziare!
 
“O mio Dio! Ma quanto è gentile?” pensò la ragazza. Stava letteralmente andando in brodo di giuggiole, non riusciva più a connettere. Sapeva che doveva smettere di chattare, salutare Gianluca e dimenticarlo.
Si sentiva nelle orecchie la voce di Ale: “Cicci, molla subito il colpo! Non è il ragazzo per te! Potrebbe essere uno stalker o un maniaco!”.
La voce della coscienza, il sui grillo parlante.
E lei si sentiva molto Pinocchio, tanto per restare in tema.
 
Il consiglio sarebbe entrato da un orecchio e uscito dall’altro.
 
Beh, se dovessi costruire una cosa crollerebbe immediatamente a terra ;):D
 
Non hai mai fatto una casa su un albero?
 
Ehm… no :P
Non sono capace neanche a disegnare, quindi farei dei progetti poco degni di nota… lascio tutto a te, ok?
 
Bene! Non voglio rimanere disoccupato a vita :P
 
Ahahahah!
Cos’altro mi dici su di te?
 
Vediamo… sono appena andato a vivere da solo e devo ancora imparare come funziona la lavatrice. Con la lavastoviglie, invece, me la cavo
 
Non mangi in famiglia oggi? È domenica…
 
Di solito sì, ma devo ricontrollare dei progetti per domani…
 
Allora buon lavoro…
Mi ha fatto piacere parlare con te ;) e mi scuso ancora per come mi sono comportata
 
Tranquilla Giorgia, la colpa è anche mia… soprattutto mia :P
 
Sei simpatico, però ;)
 
Si stava sbottonando troppo? Lo sapeva anche lei. Ma si era trovata talmente a suo agio a parlare con lui… magari era merito del computer, che inibiva qualunque vergogna, forse perché aveva litigato con i suoi e si sentiva un po’ sola e giù di morale.
Quello che sapeva è che avrebbe continuato a parlare con lui ancora per molto molto tempo.
 
Vabbè… tanto non lo avrebbe sentito più, quindi, tanto valeva averci giocato un pochino prima di salutarlo definitivamente.
 
Ahahahah! Sei simpatica anche tu ;) se mi ricordo ti aggiungo su FB
Ciao e buona domenica :D
 
- Gian, se mi aggiungi, potremo fare tante chiacchiere! – disse ad alta voce, con un sorriso malizioso sulle labbra.
La ragazza si ritrovò a pensare a come poteva essere. Moro o biondo? Palestrato o semplicemente in forma? Occhi azzurri, verdi o marroni? Alto o basso?
 
Comunque era simpatico e le aveva detto che lo era anche lei.
Chissà se l’avrebbe cercata… lei sperava caldamente di si.
 
 
Ciao ragazze :D
Allora? Che ne dite di questo capitolo? Gianluca non è nessun alter ego, ma un ragazzo reale, cosa che ha stupito davvero tanto Giorgia ;) stupito e affascinato ;D
Abbiamo conosciuto anche i genitori di Giorgia… è brutto dirlo, ma non vanno affatto d’accordo :(
E Jack? Perché tutti continuano a dire alla sua trottola che sono fatti l’uno per l’altra? C’è davvero un sentimento o è tutta finzione?
Ringrazio tutte voi che leggete questa originale
Se riuscite, fatemi sapere cosa ne pensate… è importantissimo per me, non sto scherzando :D:D:D:D:D
Se volete aggiungermi su FB cercate Bertu Efp :) posterò spoiler e notizie riguardanti gli aggiornamenti :) Mi dispiace ma in questo capitolo non c’è nessuna citazione nascosta :( non mi è venuto in mente nulla, ma vi prometto che mi darò da fare per i prossimi :)
Un bacione :*
Robi
 
P.s: un ringraziamento enorme a Caramellaalcioccolato_94 e Faith per aver recensito lo scorso capitolo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


UN NUOVO MESSAGGIO
Capitolo 5

 
Giorgia aveva passato il resto della giornata spaparanzata sul divano a leggere, in attesa che arrivasse la nonna. Ale era alla partita di rugby con Fausto, mentre Jack aveva ancora il cellulare spento, segno che non si era neancora svegliato.
 
Le aveva risposto alle sei di sera, con una voce da oltretomba.
- Sono più morto che vivo… - sussurrò al telefono – dopo averti portato a casa, sono ritornato al fienile ad aiutare a sistemare tutto. Abbiamo bevuto come dei deficienti, fortuna che Andrea è rimasto sano di mente e non ha toccato neanche un goccio di birra. Dio benedica quell’uomo. Ci ha portati tutti a casa, eravamo in sette sul suo povero pandino… se è arrivato a casa sano e salvo è perché suo zio Francesco è prete… adesso torno a dormire… ci vediamo domani, forse, se sono ancora vivo -
- Devo portarti una tisana di peli di panda? È un rimedio cinese ottimo in questi casi! –
- Giorgia… -
- Dimmi –
- Va a quel paese –
- Grazie Jack. Ci vediamo domani a scuola. Ciao! –
 
La serata si concluse con Giacomo, rinchiuso nel suo bagno a vomitare l’anima e Giorgia annoiata sul divano della nonna visto che i suoi genitori erano andati a teatro senza dirle nulla.
 
Poverini.
 
***
 
Il giorno seguente, Giorgia arrivò a scuola con dieci minuti d’anticipo.
Aveva preferito arrivare così tanto prima, perché voleva aver tempo di cercare Jack o di chiedere informazioni ai suoi compagni di classe.
 
Spense lo scooter, si tolse il casco e si sistemò i capelli scompigliati.
- Non c’è bisogno che ti sistemi, rimarrai brutta a vita! -
Giorgia si girò, con il sorriso sulle labbra: era bello iniziare la mattinata con un complimento di Jack.
- Credevo fossi morto in bagno – disse mentre si metteva lo zaino in spalla e insieme si avviavano verso la zona fumatori.
Giacomo fumava una sola sigaretta al giorno: alle sette e cinquanta, non appena arrivava a scuola, per esorcizzare la giornata.
 
- Jack, sei in vena di conquiste oggi? -
- Perché trottola? –
- Sei particolarmente sexy. Quei Ray-ban poi… ricordano molto Edward Cullen in Twilight. Poi la camicia aperta e la maglietta sotto… ammettilo che c’è qualcuno che vuoi conquistare! –.
Per tutta risposta, lui preferì scrollare la testa e soffiarle il fumo in faccia.
Sapeva che le dava fastidio e per questo lo faceva spesso.
 
Poi le sorrise, uno di quei sorrisi furbi che riservava solo a lei.
- A dir la verità… oggi c’è una persona che devo assolutamente ammaliare -
- Davvero? Chi? Dimmelo subito! – curiosità, felicità… ma anche un po’ di gelosia. Ecco cosa passava per la mente di Giorgia.
Ok, vederlo con Cristina era bello, era bello vedere il suo Giacomo felice… ma contemporaneamente era gelosa. Gelosa che non sarebbe più stata lei la prima a essere chiamata quando si svegliava, gelosa delle attenzioni che avrebbe dovuto smaltire…
- Vuoi davvero saperlo? – le chiese facendo cenni qua e là per salutare tutte le diecimila persone che conosceva.
- Certo Jack –
- Sono interrogato in costruzioni stamattina e ne va del voto d’ammissione per la maturità. Lo sai, la Zaffiro ama i ragazzi acqua e sapone, con i capelli scompigliati, l’abbigliamento casual e il sorriso smagliante come il mio. Già vestito così… ho un cinque e mezzo assicurato –
- Furbizia, il tuo nome è Giacomo Zanni! –
- Tu come hai passato la giornata della famiglia, trottola?–
 
Giacomo si era seduto sulla panchina di pietra vicino a lei. Aveva riposto il pacchetto e l’accendino nello zaino e l’aveva abbracciata per le spalle.
Giorgia raccolse le ginocchia al petto e le ballerine nere brillarono al sole del mattino. Appoggiò la testa alla solida spalla del ragazzo e iniziò a raccontare della sua domenica, tralasciando Gianluca.
 
Qualcosa di troppo personale da condividere, perfino con Jack, che aveva visto anche le sue vecchie foto. Quelle dov’era un neonato ciccione.
Ok, aveva paura della sua ramanzina, di quello che poteva dirle o pensare. Pensare che si sentiva sola, nonostante lui e Ale, e che le mancava qualcuno nel cuore.
Paura che lui rinunciasse alla sua anima gemella per farla stare meglio, così da non dover più chattare con degli sconosciuti.
 
L’amico ascoltò in silenzio, senza dire nulla, lasciandola sfogare e massaggiandole il braccio.
- Mi sento una merda Giacomo! -
- Non è vero, non sei cattiva –
- Ma non sono neanche un esempio di bontà… -
- Trottola, non è vero! Sei una delle persone più buone che conosco. Sono i tuoi genitori che devono rivedere le loro priorità, non tu. Credi al tuo Giacomino, che ti vuole tanto bene –.
 
Come sempre, dopo una parola dolce di Jack, il sorriso riaffiorò sul viso della ragazza.
Il suo amico era una spruzzata di gioia nei momenti tristi, un faro che le indicava la retta via da seguire nei momenti di sconforto.
 
La campanella era suonata da un pezzo e, insieme a quelli che arrivavano perennemente in ritardo, i due entrarono nell’istituto.
- A che ora hai l’interrogazione? -
- La seconda ora… tieni le dita incrociate, trottola –
- Anche quelle dei piedi. Mandami un messaggio quando hai finito… Ciao Jack! – disse mandandogli un bacio per poi entrare in classe.
 
Come al solito, durante la prima ora del venerdì, nella classe di Giorgia regnava il caos.
La professoressa di geografia, un’allegra sessantenne era impegnata a parlare fuori dalla porta con una ragazza che avrebbe dato la maturità quell’anno.
- Geografia è interna, non ti preoccupare. Cercherò di aiutarvi il più possibile, siete stati degli ottimi studenti e voglio che andiate via da questa scuola con il voto più alto possibile. Ve lo meritate -.
Giorgia salutò la prof. e poi entrò in classe.
 
Ale era già seduta al suo posto e stava parlando con quella nana della sua vicina di banco. Se la prof non fosse entrata, Giorgia sarebbe andata dalla sua migliore amica e le avrebbe chiesto informazioni su Fausto e sulla partita, ma la dolce vecchietta aveva scelto di terminare la conversazione e di iniziare la lezione.
- Allora, oggi cosa dobbiamo fare? – chiese non appena si sedette alla cattedra.
Amanda, da segretaria diligente e ottima studentessa, ricordò alla smemorata vecchietta, che doveva interrogare chi era stato assente alla verifica svolta due settimane prima.
- Grazie mille, Amanda. Allora… Iniziamo in ordine alfabetico, vi va? Cani e Capelli, forza venite alla cattedra! Gli altri possono anche dormire, l’importante è che ci sia silenzio… -
 
I due ragazzi si alzarono e percorsero quei pochi metri alla velocità di un bradipo morto. Giorgia prese l’astuccio dallo zaino e lo sistemò come cuscino.
Stava per iniziare la sua dormita, quando il cellulare le vibrò nella borsa.
Ancora prima di vedere chi le aveva spedito il messaggio sapeva che era Ale.
Non avrebbe atteso un minuto in più per raccontargli della sua giornata passata con Fausto… e la sua famiglia.
 
Ciao cicci! :D
Com’è andata la festa?
 
Bene :) dovevi vedere Jack! Indossava una camicia rosa solo per essere in tinta con le mie scarpe :D dovrei essere stata taggata in alcune foto, se hai tempo guardale… eravamo davvero una bella coppia <3
 
Quand’è che deciderete di mettervi insieme? Stiamo aspettando tutti l’annuncio ufficiale ;)
 
Smettila!
Piuttosto… com’è andato il tuo appuntamento? Ti ho pensato tutto il giorno, ieri
 
Giorgi… è stata la giornata più bella della mia vita! Fausto è venuto a prendermi a casa e durante il tragitto abbiamo parlato di tutto… musica, libri, scuola, compagni di classe… poi mi ha chiesto anche se ho il ragazzo!
 
ODDIO!
Ale… era una proposta? Ti ha chiesto di uscire? Uscire da sola con lui? Sarebbe magnifico!
 
Lo so anche io che sarebbe magnifico… il problema è che poi si è messo a parlare di suo figlio e della sua ex. Del fatto che è depresso e non esce neanche con i suoi amici, che era riuscito a farlo uscire a vedere con noi la partita solo pregandolo in tutte le lingue del mondo.
 
Sarà uno sfigato di merda. L’importante è che tu abbia passato un bel pomeriggio con Fausto. Con il tuo adorato Fausto <3
 
Beh, poi siamo arrivati allo stadio e ci siamo incontrati con la moglie e il figlio.
 
E lei com’è? Un cesso spero ;)
 
:D:D:D infatti! Ha i capelli di un schifosissimo marrone topo, le unghie tutte mangiucchiate e poi, come se non bastasse, è anche strabica xD!! I suoi occhi correvano impazziti nelle orbite e non si posavano mai… quando mi sono presentata ha guardato la persona che era dietro di me, non la fantastica Alessandra ;)
 
E il ragazzo invece?
 
Aspetta cicci! Fammi andare con calma! Non affrettarmi.
 
Allora continua, non fermarti! Sono curiosissima :P
 
Niente, mi sono presentata alla vecchia e poi siamo entrati. Sai che Fausto (<3) mi ha offerto anche da bere e qualcosa da mangiare? Non è stato dolcissimo? <3 <3
 
Certo Ale… continua ora ;)
 
Ah, già :P vabbè, poi ci siamo seduti e io ero vicino al figlio. Durante tutto il primo tempo non mi ha cagato minimamente e anche io non è che ci badassi più di tanto. Ero totalmente presa dalla partita e poi indossavo anche la maglia del rugby che abbiamo comprato in Irlanda.
 
Certamente eri una stra figa!
 
Sì, infatti! Soprattutto perché poi, incurante di tutto e di tutti, ho comprato una bottiglia di Paulaner e ho incominciato a sorseggiare la mia birretta…
 
Stavi affogando i tuoi dispiaceri nell’alcool?
 
In un certo senso… Fausto stava dedicando tutte le sue attenzioni alla moglie e io mi sentivo un po’ sola. Con il ragazzo non c’era modo di iniziare una conversazione. Aveva ragione Fausto durante il nostro viaggio insieme: il livello di depressione raggiunto era altissimo. Non parlava con nessuno, neanche con i suoi genitori.
 
Certo che quella ragazza deve avergli spezzato il cuore in diversi pezzetti xD
Come siamo cattive noi donne :P
 
Giorgia sorrise allo schermo e guardò Ale.
Povera cicci… stava massaggiando con lei nonostante la nana la fissasse e cercasse di leggere lo schermo.
Ma non poteva farsi i cazzi suoi uno volta ogni tanto?
 
Intanto l’ora era quasi finita e la prof stava finendo di interrogare chi di dovere. La classe era avvolta nel silenzio. C’era chi leggeva, chi ascoltava la musica, chi si portava avanti con i compiti, chi dormiva, chi fissava fuori dalla porta con fare assorto… e poi c’erano loro due, distanti pochissimi metri ma che erano vicine più di chiunque altro.
 
Quando Cani e Capelli tornarono a posto, tutti capirono che la lezione era giunta a termine e che potevano scorrazzare liberi per la classe, senza paura di essere ripresi.
 
Ale si avvicinò subito alla sua migliore amica, approfittando di quei dieci minuti per finire il suo resoconto di domenica.
- Allora? Poi cos’è successo? – le chiese non appena si sedette sulla sedia libera del banco accanto.
- Quand’è che torna Deni? – chiese, riferendosi alla compagna di banco di Giorgia.
- La crociera finisce venerdì, quindi credo che tra una settimana sarà di nuovo tra noi. Forse riuscirò a convincerla a diventare la nuova compagna di banco di Elisa, così da tornare con te… ma non divaghiamo, cicci! Cos’è successo dopo? Hai continuato a fare scena muta con il ragazzo? Hai ucciso la moglie? Hai rapito Fausto e l’hai violentato nel bagno? –
 
Ale si mise a ridere di gusto, buttando indietro la testa fino a toccare quasi il muro.
- Ma no, scema! Beh, non so cosa sia successo, magari il merito è della Paulaner che aveva preso anche lui… comunque abbiamo iniziato a parlare e lui mi è sembrato meno depresso! Sorrideva, rideva, mi ha toccato anche la spalla! -
- E com’è? È carino? Come si chiama? –
- Si chiama Michele… aspetta che te lo faccio vedere da FB –
 
Alessandra trafficò un pochino con il cellulare e poi le face vedere il profilo del figlio di Fausto.
- Per la miseria! ALE! È quasi più figo di Jack! -
 
26 anni, occhi verdi, capelli neri più corti sui lati, fossetta accattivante nella guancia sinistra e per completare… labbra carnose che non chiedevano nient’altro che essere baciate.
Nella foto indossava una camicia blu cobalto e sorrideva all’obbiettivo in modo spontaneo. Non assomigliava per niente a Fausto, forse solo un po’ nel colore dei capelli, ed era davvero uno schianto.
 
- Allora… cosa dici? Approvi? Ti piace? -
- Perché dovrei approvare? Cos’è successo poi? –
Giorgia aveva la vaga sensazione che la sua amica non le stesse raccontando tutto, che le avesse taciuta una parte della verità. Ed era intenzionata a scoprire tutto, anche a costo di tartassarla di messaggi durante l’ora seguente.
Ma la conosceva, non ce n’era bisogno. La stava solo facendo stare un po’ sulle spine, perché le piaceva punzecchiare le persone.
 
- Niente… -
- Niente? –
- Beh, non ancora – Ale era abbastanza impacciata, lo si capiva da come evitava il contatto visivo e portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Giorgia era decisa a non mollare la preda: c’era qualcosa sotto e sembrava un qualcosa di grande importanza, visto il comportamento della ragazza.
 
- Non voglio dirtelo qui – sussurrò Ale, indicando con un furtivo cenno della testa la nana e una sua seguace che, facendo finta di nulla, cercavano di ascoltare il più possibile – ho bisogno di un po’ di privacy -.
 
Si alzarono e, approfittando della bontà della prof, andarono in bagno, si chiusero la porta alle spalle e Ale continuò il suo racconto.
- Giorgi… è stato stranissimo! Abbiamo iniziato a parlare come se ci conoscessimo da anni. Sembrava un’altra persona, come se soffrisse di schizofrenia! È stato un secondo tempo fantastico, non puoi neanche immaginarti! Pensa che mi ha anche abbracciato quando l’Italia ha fatto meta e c’è stato un qualcosa… una specie di scossa elettrica, ci siamo fissati negli occhi intensamente, poi lui si è chinato verso di me e… -
- Vi siete baciati? Ma non soffriva di depressione fino a due minuti prima? – la voce di Giorgia era scettica, ma non per questo felice.
- Beh, Giorgi… non ci siamo baciati, forse perché mia madre mi ha chiamato al cellulare e vibravo tutta o perché forse Michele non se la sentiva… Non lo so, credimi e non l’ho capito. Quello che so è che lui si è chinato verso di me ed è rimasto così per un po’. Poi siamo andati a mangiare una pizza e sembrava una cena di famiglia! Era così romantico… anche perché Fausto, da vero cavaliere qual è, ha pagato anche per me… poi mi hanno riportato a casa e Michele, nel salutarmi, mi ha palpato il culo! –
 
Giorgia strabuzzò gli occhi, facendo una faccia allucinata.
- Ma che porco! – urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
- Beh, l’ho pensato anche io. Tuttavia quando sono entrata in casa e ho “perquisito” la tasca posteriore dei jeans ho trovato questo… -
 
Alessandra le porse un biglietto da visita di Michele.
- Beh, fa il fisioterapista. Magari puoi scroccare qualche massaggio gratis, qua c’è il suo numero -
- Giorgia… giralo –
 
La ragazza obbedì all’amica. Dietro, scritto in biro blu, c’era un messaggio che non lasciava dubbi.
 
Sei una ragazza stupenda: il tuo sorriso e il tuo carattere mi hanno conquistato.
Se anche tu hai sentito qualcosa, chiamami. Non aspetto che quello.
Un bacio.
 
Alla faccia della depressione!
 
- La tua domenica invece com’è andata? – chiese Ale, mentre tornavano in classe. – Anche se sono sicura che dovrei chiederti della festa di sabato, non della giornata della famiglia -.
Giorgia rise, pensando ai giorni appena passati.
- Beh, la festa di sabato è stata bellissima! Giacomo è un organizzatore fantastico e il fienile era una meraviglia. Prima che me lo domandi… non c’era traccia della nana e sì, intendo rinfacciarglielo appena entriamo – gli occhi della ragazza brillavano di malvagità. Il suo sguardo sembrava quello di un cacciatore che aveva avvistato la preda e non l’avrebbe lasciata andare finchè non era stata dissanguata a dovere.
 
- Non credi che sia il caso di sotterrare l’ascia di guerra? -
Ale, da sempre, era più calma, riflessiva, meno impulsiva.
Non amava la violenza e vedeva il buono in tutti. Anche in quella sottospecie di donna.
Giorgia attribuiva tutto al suo segno zodiacale: era un focoso leone con una fantastica criniera mentre Ale era una bilancia equilibrata che cercava di riportare l’ordine e la pace anche quando non era proprio possibile.
- No e non chiedermelo più, per favore -
- Ma quella con Mauro non era una storia seria! Avevate… quanto? Quattordici anni? Ne è passata di acqua sotto i ponti… -
 
Erano ormai arrivate in classe e Giorgia fermò l’amica alla porta.
- Non ho voglia di litigare con te, cicci… lasciamo perdere questo discorso, ti va? -
- Prometti di non iniziare? –
- Tirerò fuori il discorso solo se sarò attaccata per prima – affermò guardando l’amica e facendole un sorriso. Ma visto che non sembrava funzione, l’abbracciò e aggiunse – prometto! –
 
La Pia, che quell’ora si sarebbe dedicata all’insegnamento della letteratura italiana, non era neancora arrivata e le due ragazze decisero di approfittare della sua assenza per continuare a chiacchierare.
- Sai cosa mi ha chiesto ieri Albi? Se domani, cioè oggi, venivi a trovarci… credo che il mio dolce fratellino senti la tua mancanza! -
- Certo che vengo. E digli che, se è lui ad aprirmi la porta, gli schiocco anche un bel bacio sulla guancia! –
 
Ale la prese per le spalle e la supplicò di non farlo.
- Ricordati che mio fratello ti ha già tartassato di mail al tuo indirizzo segreto! Se dovessi dargli un bacio, comincerebbe a montarsi la testa e ti spaccerebbe come la sua fidanzata. È meglio non andare oltre, credimi -
- Tranquilla, avevi ragione tu… non è stato lui a spedirle quella mail ma un ragazzo che effettivamente doveva dare un party sabato –
 
Giorgia le raccontò della conversazione tra lei e Gianluca e di come si era sentita bene mentre parlava con lui.
Perché erano stati dieci minuti fantastici, non si era sentita mai così leggera come in quel momento. Le sarebbe piaciuto poter parlare ancora con lui, in tutta libertà, in tutta leggerezza.
 
Parlare con Ale di Gian, si perché lui non era Gianluca, ma Gian, non era come parlare con Jack. Ale non si faceva così tante paranoie come lui e, anche se era il grillo personale di Giorgia, si fidava di lei e delle sue scelte. Ci sarebbe stato il momento per consigliarla, consolarla, inveire contro di lui.
Ma quel momento non era adesso.
 
Complice Michele, Fausto, il rugby e chissà cos’altro iniziarono a fare progetti su questo fantomatico tizio.
Un’uscita a quattro ci stava tutta.
 
Ma doveva aspettare la sua richiesta d’amicizia, visto che non aveva la minima idea su come rintracciarlo.
 
Il suo motto non era aspettare e attendere, ma andare e colpire.
E poi, anche se non l’avesse cercata, c’erano un miliardo di pesci in mare.
E lei si considerava un’ottima pescatrice.
 
- Secondo te è sexy? – Ale aveva dato voce alla domanda che si stava ponendo da quando aveva terminato di parlare con l’uomo misterioso.
- Quando mi chiederà l’amicizia, se me la chiederà, ti farò subito vedere una foto. Ora però andiamo… non vedo l’ora di fare una bella dormita mentre la prof legge un altro capitolo dei “Malavoglia” –
 
Si sedettero, purtroppo non vicine, e Ale cominciò subito a prendere appunti per entrambe. Giorgia, dal suo canto, cercava di non addormentarsi decorando il bordo della pagina del libro con una greca.
 
Gli sbadigli erano soffocati e diventavano sempre più frequenti. La testa continuava a cercare di cadere e la povera Giorgia stava combattendo con tutte le sue forze per restare ancora sveglia.
 
Verso metà dell’ora ricevette un messaggio.
 
8 e mezzo. Sono un drago xD Per festeggiare dopo ti offro un tarallo :D:D
 
Grande vecchio! Non vedo l’ora di scroccarti un po’ di cibo. A dopo Jack! Un bacione dalla tua trottola preferita, nonché unica ;)
 
Giorgia si guardò un po’ attorno e poi decise di approfittare ancora un po’ del corpo massiccio di Baba.
Nascondendosi ben bene dietro di lui decise di fare un giro su facebook, per vedere se c’erano delle novità.
 
In effetti… una novità c’era.
Qualcuno le aveva chiesto l’amicizia.
Qualcuno che si chiamava… Gianluca Tinti.
 
- Ciao Gian – sussurrò a voce bassissima, facendo modo che nessuno la sentisse – vedo che vuoi ancora giocare con me… Non vedo l’ora -
 
A quanto pare era una caratteristica del suo nuovo amico contattarla quando più si stava annoiando. Le aveva teso una mano in suo soccorso e sarebbe stato da stupidi non accettarla.
 
Ciao Gian!
scrisse in chat vedendo che era in linea.
 
E così, il gioco iniziò… di nuovo.
 
 
Buongiorno ragazze :D
Questo capitolo è dedicato a tutte le fan del romanticismo, quel romanticismo che impone agli uomini di aprire la porta e la portiera alla dama, a offrire anche un semplice caffè e a lasciare dei bigliettini che ti fanno sciogliere appena li leggi :)
Per tutte le ragazze che, come me, aspettano il grande amore a braccia, e non a gambe, aperte :P
Quindi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per averlo letto :)
Se avete un minutino di tempo e vi va di farmi sapere cosa ne pensate, mi farete doppiamente felice :D Fino ad adesso non ho ricevuto molte recensioni :( e ci terrei davvero a sapere cosa ne pensate :D
Comunque un ringraziamento enorme a chi legge appena :)
E, ultima cosa, aggiungetemi su FB xD (Bertu Efp) e non fatevi scrupoli a contattarmi direttamente per fare quattro chiacchiere :D
A chi ha individuato la citazione nascosta di questo capitolo… sotto con le domande :) Dai che sono in vena di spoiler xD
Un bacione e grazie ancora :D:D
Tanto love :)
Roberta
 
P.s: un ringraziamento speciale a Cimmucimmu per aver recensito lo scorso capitolo :) <3
P.ps: Se siete autrici e avete bisogno di un banner, Anerol efp è quello che fai per voi :) Compilate il modulo nella pagina FB (
https://www.facebook.com/pages/Anerol-Efps-banner/446031932176660?fref=ts) e... voilà :) Quando avrò un attimino di tempo metterò anche io il mio :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


UN NUOVO MESSAGGIO
Capitolo 6

Ciao Giorgia!
Ma non dovresti essere a scuola?
 
Fisicamente sono in classe, ma con la mente sono altrove :P
Non è colpa mia se ci sentiamo durante le ore più noiose!
 
Cosa stai facendo per annoiarti così tanto?
 
Sto ascoltando la Pia che legge i “Malavoglia”.
I wanna die xD
 
A me piaceva letteratura anche se la prof mi odiava!
Passavo tutto il tempo a disegnare sul libro e poi non riusciva a capire come mai non prendessi mai una insufficienza!
 
Che scuola hai fatto?
 
La geometri all’istituto Tartaglia. Poi ho frequentato architettura al Politecnico.
Tu che scuola stai frequentando?
 
Il Leonardo.
Ehi… ma non dovresti essere al lavoro?
 
Sto aspettando che il grande capo finisca la riunione, così può ricevermi e vedere il progetto. Ma le cose stanno andando per le lunghe visto che mi riceverà tra… mezz’ora.
Almeno…
 
Intanto che fai?
Controlli i tuoi progetti?
 
L’ho già fatto almeno cento volte stamattina! Non li voglio più vedere!
Quindi cazzeggio, guardo un film… parlo con te, se vuoi :)
 
Giorgia non ci avrebbe mai sperato. Parlare con lui era esattamente il diversivo che le serviva per superare quell’ora terrificante.
La ragazza controllò l’insegnante: come al solito era talmente assorta nella lettura da dimenticarsi totalmente del mondo che la circondava.
 
La greca poteva anche aspettare.
Gianluca Tinti no.
 
Certo :D:D
 
Allora di cosa vuoi parlare?
Sesso, politica, cose varie?
 
Leggendo il messaggio Giorgia pensò che si trattasse effettivamente di un maniaco. Ok, di cosa puoi parlare con uno che non hai mai visto e che a malapena conosci? Certamente del tempo e di cose poco impegnative, ma non di sesso…
 
Di sesso proprio no.
O almeno non subito.
 
Giorgia non era vergine.
Aveva avuto le sue esperienze, misere se paragonate a quelle di Elisa, anche se con il senno di poi si era pentita di non aver aspettato il ragazzo giusto.
 
Tutto era successo d’estate, l’anno prima, con un ragazzo che le aveva presentato Jack: Claudio. Non era esattamente il suo prototipo di ragazzo, ma la faceva ridere e la metteva sempre di buon umore, qualità da non sottovalutare.
All’epoca Jack stava ancora con Cristina, la quale era alquanto felice che Giorgi non fosse più un pericolo per la sua relazione, e fare delle uscire a quattro era sembrata la cosa più logica.
 
Poi una sera, complice l’assenza di Francesco e Viola, le coppiette erano rimaste a casa di Giorgi a guardare un film mangiando una pizza.
E poi era successo.
 
Niente cuori e fiori, niente dichiarazioni romantiche, a pensarci bene Claudio non era stato neanche particolarmente delicato. Niente coccole, niente capelli sparsi sul cuscino con abbracci indimenticabili.
 
Niente di tutto quello che Giorgia aveva sognato per tutta la sua vita.
Avevano fatto sesso, perché purtroppo non si trattava d’amore, per una decina di volte e, finita l’estate, Claudio era partito per l’università con un “grazie per le scopate, bimba”.
 
Giorgia l’aveva detto solo ad Ale ed entrambe avevano convenuto che, forse, era meglio non dirlo a Jack. Conoscendolo sarebbe stato capace di raggiungerlo l’amico per fargli un discorsetto.
Tutto era passato in secondo piano quando Jack, dopo alcune settimane, aveva lasciato Cristina per tornare sulla piazza.
 
Cioè tornare a uscire con la sua trottola e Ale.
 
Ehi, ci sei ancora?
 
Giorgi si risvegliò dal suo sogno a occhi aperti per rispondere al messaggio di Gianluca.
 
Sì tranqui :)
Mmmmmm… vediamo… di cosa possiamo parlare? Sesso no, dai xD Mi cadi troppo sul prevedibile, architetto!
 
Allora direi di eliminare anche la politica! Mi sembri una ragazza allegra, non voglio guastare il tuo buon umore :D
 
Giorgia alzò gli occhi dal cellulare e appoggiò la testa sulla spalla destra, ispirando a pieni polmoni il profumo che Jack le aveva lasciato sulla spalla.
Quel profumo gli si addiceva parecchio: rispecchiava il suo carattere, forte e determinato, e la sua personalità, avvolgente e rassicurante.
 
La nonna aveva sempre avuto un sesto senso per i profumi: si divertiva ad abbinare a ogni persona una, e soltanto una fragranza. Avendo lavorato in una boutique si vantava di anni e anni di esperienza, ma in realtà era un qualcosa di innato.
 
Con Giorgi aveva azzeccato visto che da ben due anni non si separava dal suo Midnight Poison di Dior. Forte, forse un po’ troppo, all’inizio, aggressivo fino allo stordimento, per poi diventare qualcosa di delicato, dolce… non una nota sullo sfondo, ma un qualcosa che ti accompagna con un sorriso per tutto il resto della giornata
 
E, ignorando il perché e il percome, iniziò a pensare al profumo che potesse rappresentare Gianluca.
Inutile fingere o tentare di nascondersi dietro a un dito.
Il ragazzo la intrigava.
E parecchio, anche.
 
Troppo gentile :)
Proponi tu qualcosa di felice e poco impegnativo!
 
Di che tipo?
 
Beh, non so… film, musica, teatro… cosa hai fatto di bello la settimana scorsa…
 

Ho dato una festa degna di Santa Maria Goretti :D
Tu a che ora sei rientrata sabato?
 
Giusto in tempo per colazione xD
 
Ti sei fermata dal tuo ragazzo a dormire?
 
Giorgia strabuzzò gli occhi. Il suo ragazzo? E chi era questa fantomatica figura mitologica?
 
Il mio ragazzo?
 
Sì xD il belloccio con la camicia fucsia!
 
Soffiando, la ragazza si trovò a spiegare, per la milionesima volta, che Jack era il suo migliore amico, un fratello adottivo, un confidente, una sottospecie di animale domestico. Era tutto ma non il suo ragazzo.
Capito mondo?
 
Sarà… ma non ti guarda con spirito di fratellanza.
Ti guarda come se volesse prenderti e baciarti follemente. Baciarti fino a star male.
 
Hahahahahhahaha!
Gian, scusami tanto, ma… tu che ne sai? Forse guardi la tua ragazza in quel modo?
 
No.
 
La vignetta segnalava che il ragazzo stava ancora scrivendo, facendo delle pause, ma non le arrivava nessun messaggio.
Passati cinque minuti Giorgi stava per chiudere tutto, anche perché la lezione stava per volgere al termine, quando le arrivò il tanto atteso messaggio.
 
Lo so perché anche io ti guarderei così se fossi vicino a me in questo momento.
Adesso mi hanno chiamato per la riunione. Scusami, avrei voluto continuare a parlare con te ancora per molto. Ci si sente al più presto, cara. Un bacione :)
 
***
 
La campanella della ricreazione suonò e mentre la Pia scriveva alla lavagna i compiti di letteratura per la lezione successiva Giorgia e Alessandra erano già uscite, direzione macchinette.
 
Contrariamente alle altre volte Giorgia era silenziosa.
Aveva uno sguardo corrucciato, come se il peso del mondo, o quello di una decisione importantissima, gravasse sulle sue spalle.
 
- Senti Ale… devo farti una domanda – esordì mentre l’altra inseriva le monete nella macchinetta per prendersi qualcosa da bere.
- Dimmi –
- Secondo te… io piaccio a Jack? –
 
- Vecchia, questa è la risposta più semplice del mondo! Credo che lui… -
 
- Stavate parlando di me? -
Con un sorriso a trentadue denti e una confezione di taralli in mano Jack fece la sua entrata in scena.
Mai momento fu più inopportuno.
 
Fortunatamente Ale risolse la situazione con fare disinvolto.
- Noi parliamo sempre di te, baby! È il nostro passatempo preferito, vero Giorgi? -
Con fare assente la ragazza annuì, ma cercò subito di darsi una svegliata per non destare sospetti.
- Complimenti per l’interrogazione! Vedo che il tuo fascino ha funzionato, come al solito -.
 
Un sorriso smagliante e una strizzata d’occhio furono la risposta di Jack, che le allungò la confezione di cibo come aveva promesso.
- Trottola, cosa credi? Solo una persona è immune al mio fascino, ma spero cada presto tra le mie braccia… -
 
La frase rimase in sospeso mentre i tre si dirigevano in cortile a prendere un po’ di sole prima di affrontare le ultime tre ore.
Jack raccontò loro dell’interrogazione, ma poi furono interrotti dall’arrivo di alcuni compagni di classe del ragazzo, che si misero a parlare dell’organizzazione del prossimo torneo di calcetto.
- Vecchi, sarà il nostro ultimo torneo quindi deve essere EPICO! – disse Andrea con entusiasmo. – Dobbiamo lasciare un segno in questa scuola, dobbiamo fare la storia! -
- Frena bello…! Abbiamo ancora più di due mesi per organizzare bene tutto – disse Giacomo posando una mano sulla spalla dell’amico. – Non ti preoccupare che sarà favoloso! –
 
Intanto Ale guardava Giorgia che guardava i fili d’erba vicino a loro.
La ragazza si era incantata, segno che stava succedendo qualcosa nella sua mentolina bacata.
- Oh! Che hai? – le bisbigliò avvicinandosi, cercando di non farsi notare da Jack.
- Secondo te… io gli piaccio? – perché quel tono di… preoccupazione eppure… trepidazione? Come se volesse sentire una risposta affermativa ma al contempo era preoccupata per quello che avrebbe voluto significare?
- Ѐ anni che dico che sareste una coppia bellissima! Perché questo risveglio? E perché solo ora? –
 
La campanella suonò e tutti in cortile iniziarono a entrare nell’edificio.
Jack si scusò con i suoi amici e tornò indietro, verso le ragazze. Mise un braccio sulla spalla a Giorgia e le fece uno di quei suoi sorrisi che facevano cedere le ginocchia.
- Ti aspetto a pranzo. E non voglio un no come risposta. Ci vediamo a casa mia per le 13.30. Vieni o ti verrò a cercare -
Diede un bacio a entrambe e si apprestò a entrare.
 
- Ah… Love love love. Non ti preoccupare… Albi potrà vederti un altro giorno… Se poi manterrai la promessa del bacio ti aspetterà per tutta l’eternità – sospirò Ale mentre Giorgi guardava silenziosamente Jack sparire tra la folla.
 
***
 
Giorgia doveva assolutamente parlare con Ale.
O non sarebbe riuscita a sopravvivere a quella giornata.
 
Purtroppo però avrebbe dovuto aspettare l’ultima ora, cioè quella di religione, per potersi confidare con lei.
Adesso avrebbe dovuto cercare di concentrarsi visto che la aspettavano due ore di esercitazione di economia belle toste.
Ok, avrebbero corretto gli esercizi per casa, esercizi che Giorgia aveva svolto alla perfezione, per poi integrare il tutto con l’ultimo argomento del capitolo.
 
Per la prima volta in tutta la sua vita Giorgia pensò che poteva usare quell’oretta per riflettere su tutto quello che era successo in quelle poche ore.
Non sapeva se essere più turbata da quello che le aveva detto Gian oppure dal fatto che tutti credevano che Jack provasse qualcosa di tenero nei suoi confronti.
No, di quello non ne era turbata visto che lo dicevano da così tanto tempo da esserci abituata.
Ma se lo diceva uno sconosciuto significava che era una cosa… visibile.
 
Visibile agli occhi della nonna, dei suoi genitori, di Ale e ora anche a quelli di Gianluca.
 
Possibile che la cosa non le desse fastidio?
Possibile che si sentisse lusingata da questo?
Quando si accorse di star sorridendo mentre disegnava distrattamente un cuore, mollò subito la presa sulla matita e si prese la testa tra le mani.
 
“Oddio. Cosa mi sta succedendo?” continuò a domandarsi, massaggiandosi la testa con le dita.
Le piaceva davvero Jack o semplicemente aveva ceduto a quelle che erano le opinioni altrui?
Si era lasciata condizionare da Ale o quel pensiero era sempre stato nascosto nella sua testa, in attesa del momento giusto per sbucare fuori?
 
Perché la vita doveva essere così difficile?
 
Fortunatamente, data la difficoltà dell’esercizio, passò inosservata tra gli altri studenti che si agitavano e si preoccupavano, Amanda tra tutti, per il risultato che avrebbero ottenuto nella prova della settimana successiva.
 
Anche Antongiovanni, detto Barbagianni, il tenero professore di economia si stava preoccupando, vedendo la sua migliore studentessa con il viso corrucciato gettare la matita, per poi riprenderla… e gettarla di nuovo.
- Ragazzi… mi dispiace che questo esercizio sia così incomprensibile. Giuro che quando l’ho letto in classe mi sembrava facile e soprattutto fattibile… Vedrò di calibrare meglio le difficoltà la prossima volta -
 
Giorgia sorrise al prof, scusandosi mentalmente per non potergli prestare neanche un briciolo della sua attenzione.
Ma aveva faccende ben più importanti da risolvere.
 
La parte più razionale di lei suggeriva di stilare una lista dei pro e dei contro per vedere, nero su bianco, quale fosse la soluzione da prendere.
Ma l’amore non è un calcolo, non è un qualcosa di scontato, di matematico, di razionale…
 
È istinto.
È irrazionalità.
È un qualcosa che ci prende allo stomaco, che ci fa fare cose stupide senza che ce ne possiamo accorgere.
E certamente è un qualcosa che non si può calcolare attraverso una lista.
 
Ora come ora avrebbe dato tutti i punti al suo Jack.
Non aveva avuto tempo di curiosare le foto di Gian, vedere se potessero corrispondere a qualcuno di reale e non a una personalità fittizia, vedere se le poteva piacere, se sentiva qualcosa alla bocca dello stomaco oppure era meglio dimenticare tutto e continuare a vivere la sua vita dimenticando tutti questi problemi che la stavano attanagliando.
 
Giorgi sbuffò.
Magari questi dilemmi esistenziali erano dovuti alla sindrome premestruale oppure allo stress che doveva sempre sopportare quando si trovava a casa.
Sì, certamente era questa la spiegazione a tutto.
Stress e sindrome premestruale combinati.
 
Jack era sempre stato il suo fratellone e certamente non sarebbe stato uno stupido architetto conosciuto per caso a farle cambiare idea.
 
A pranzo si sarebbe comportata come sempre, ma poi avrebbe raccontato tutto ad Ale, in modo da avere un occhio esterno come “confronto” con il suo che, a quanto pare, funzionava poco e male.
 
E se Gianluca le fosse piaciuto avrebbe continuato a parlare anche con lui.
 
Sì, Giorgi aveva preso la sua decisione e nessuno l’avrebbe dissuasa.
 
Mandò un messaggio a Jack pregandolo di cucinare qualcosa di decente e lo ringraziò per l’invito. Durante la ricreazione era stata troppo fredda, come un cubetto di ghiaccio.
 
Poi mandò un messaggio ad Ale, avvertendola che quella sera avrebbero fatto una lunga chiacchierata.
Non appena ricevuto il messaggio, l’amica si girò e alzò i pollice per poi ritornare a guardare il prof e la lavagna.
 
Anche Giorgia iniziò a concentrarsi in modo da smettere di pensare a tutto quello che girava attorno a lei.
Quella materia, a differenza della vita, aveva degli schemi logici e precisi e Giorgi voleva  trovare sicurezza, almeno per un’oretta, in quel rigore.
 
Avrebbe poi avuto l’ora di religione per rimuginare e preoccuparsi.
Adesso doveva fare qualcosa di produttivo.
E non pensare a Jack o a Gian.
 
Jack o Gian?
Gian o Jack?
Ci stava pensando di nuovo.
Merda.
 
 
Jack o Gian?
Gian o Jack?
Questo è il problema xD Fatemi sapere per chi fate il tifo, mi raccomando :) Sappiamo ancora poco dell’architetto, del bell’architetto, ma se continuerete a seguire la storia capitolo dopo capitolo vi assicuro che vi innamorerete di lui e vi ritroverete davvero a scegliere tra Gian e Jack, come la nostra povera Giorgi xD
Naturalmente anche in questo capitoletto c’è una citazione nascosta. E naturalmente va trovata xD La citazione non appartiene a me, ma al vero autore :)
Chi tra voi  la troverà e me la farà sapere (tramite recensione, messaggio privato qui o su FB) avrà in cambio uno spoiler: potrà chiedermi qualsiasi cosa e io vi risponderò sinceramente…
Più spoiler di così… si muore xD
Naturalmente la citazione non appartiene a ME, ma all’autore originario e al traduttore. Ragazze, non dimentichiamoci dei traduttori :D
Friend me on FB per ulteriori informazioni :)
Ringrazio chi legge e chiedo umilmente (xD) di farmi sapere cosa ne pensate :)
Ci sentiamo presto, donne :D
Un bacione :* <3
Robi
 
P.s: un grandissimo grazie a Cimmucimmu , Chiarakalove e Vapel per aver recensito lo scorso capitolo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


http://tinypic.com?ref=furkad" target="_blank">http://i39.tinypic.com/furkad.png" border="0" alt="Image and video hosting by TinyPic">

GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER :)

Capitolo 7


Inutile dire che Giorgia non fece che pensarci durante tutta la lezione di religione.
I tentativi del prof di rendere più accattivante la Bibbia raccontandola come un racconto cazzuto di Beautiful erano futili e la mente della ragazza continuava a vagare.
- Ragazzi, ricordatevi che Dio vi assiste in ogni vostra decisione, in ogni vostro passo. Abbiate fede e troverete le risposte alle vostre domande – disse il prof, lanciando uno sguardo ispirato fuori dalla finestra.
 
Flavio imitò il gesto, scatenando le risate generali, soprattutto quelle di Laura.
Anche Giorgia guardò fuori dalla finestra.
 
Perché Dio non le mandava un’illuminazione?
Perché non riusciva a ricevere nessun aiuto?
 
Forse sperava di vedere un messaggio nelle nuvole e nei piccioni?
Non era mai stata così credente. Credeva di più nel karma e nella provvidenza, anche se non era neancora riuscita a definire il colore della sua aurea, e cercare adesso un aiuto divino le sembrava una cosa veramente stupida.
 
Giorgia non voleva ammettere di non voler perdere il suo Jack.
Sapeva di storie tra migliori amici che erano finiti nel migliore dei modi, ma la maggior parte non aveva avuto questo privilegio.
 
Jack significava il porto sicuro della sua vita.
Era lui che chiamava se c’erano problemi a casa, era lui che avvisava per primo quando prendeva un bel voto, era per colpa sua che stava iniziando a sentire l’ansia della maturità. Era un’ancora, anzi… qualcosa di più di un’ancora.
 
Giorgia aveva paura di una sua possibile dichiarazione perché avrebbe potuto significare la possibilità di perderlo… per sempre.
Non era una che giocava d’azzardo. Cercava di stare sempre con i piedi per terra, di desiderare solamente cose concrete.
 
La chiave della felicità è avere sogni realizzabili.
Una relazione con Jack valeva la candela?
E poi c’era Gian…
Perché aveva detto quella frase? L’aveva detto solo per fare lo scemo o la pensava davvero?
 
Uff… la vita era così difficile.
 
Arrivata alla fine dell’ora, con i nervi a fior di pelle, decise di fare qualcosa che poco si addiceva al comportamento di Giorgia Marton.
Sarebbe stata al gioco.
Con entrambi (contava anche Gian, sempre che soddisfacesse i suoi gusti e che non la stesse prendendo in giro).
 
Solo dopo aver valutato la situazione sotto ogni punto di vista, sentimentale e non, e avrebbe deciso il da farsi.
Ok, neancora non sapeva cosa avrebbe fatto se Jack avrebbe provato a baciarla, ma… erano stati da soli tante volte e non era mai successo nulla.
Perché preoccuparsi solamente ora?
 
Le cose dovevano fare il loro corso e, in un modo o nell’altro, ci sarebbe stato un segnale che le avrebbe indicato la via da prendere.
Forse non sarebbe stato oggi.
E forse neanche domani o tra una settimana. O tra un mese.
Ma ci sarebbe stato.
Giorgi avrebbe capito quello che era meglio fare.
 
Piena di positività uscì subito dalla classe quando la campanella suonò, ignorando Ale che, impegnata a sistemare il diario, le diceva di divertirsi come se non esistesse un domani.
In cortile indossò subito il casco e si diede un’occhiata nello specchietto del motorino.
 
Il trucco leggero, matita e mascara, non si era sbavato, e aveva ancora un’aria presentabile. Si allacciò il casco e accese il motorino dirigendosi all’uscita, salutando chi conosceva e augurando loro un buon pomeriggio.
 
Buono come il suo?
Se non fosse stata alla guida, Giorgia avrebbe incrociato volentieri le dita.
 
***
 
Giacomo non abitava lontano dalla scuola. Giusto una quindicina di minuti e si era già arrivati a casa Zanni.
I suoi avevano una macelleria e quindi il ragazzo pranzava spesso da solo, per poi andare a dare una mano ai suoi in negozio.
Diceva sempre di aver spellato più ali di pollo lui che le donne della sua famiglia (cosa improbabile, ma Giorgi gli dava sempre ragione).
Inoltre quel fisico che faceva sbavare il mondo femminile non era assolutamente merito di ore passate in palestra, ma nella cella frigorifera a spostare mezzene e altri tagli di carne.
Non era mai stato mingherlino ma, passo dopo passo, mezzena dopo mezzena, il suo fisico si era trasformato in quello di adesso.
 
Non lo faceva assolutamente per vanità.
A Giacomo piaceva sentirsi utile e mai e poi mai avrebbe preferito rimanere a casa a guardare la TV piuttosto che andare ad aiutare i suoi in negozio.
 
Quel giorno, però, non era andata così.
Quel giorno era… speciale.
 
Giorgia arrivò a casa Zanni, una magnifica villetta con un bellissimo giardino, e trovò il cancello aperto.
- Trottola! Parcheggia dentro! – le urlò Jack dal davanzale. Si era cambiato e indossava una maglietta con dei pantaloncini da calcio. – Vieni su quando hai finito! È quasi pronto! -
 
Parcheggiato il motorino, la ragazza entrò in casa e si levò le scarpe all’ingresso, come da regola.
In cima alle scale Jack lanciò un fischio d’ammirazione.
- Ma Giorgi! Ma quanto sono tenere le tue calze? -
La ragazza, non ricordando che calze avesse tirato fuori dal cassetto, si guardò i piedi per poi sorridere.
Erano quelle che il suo Jack le aveva regalato per il compleanno: quelle con i cuccioli di pinguino imperatore.
 
Secondo Jack erano i cuccioli più teneri del mondo animale.
- Ѐ impossibile arrabbiarsi con loro, anche se ti fanno incazzare. Un po’ come per te, trottola – le aveva detto quando aveva aperto il regalo.
- Se vuoi puoi chiamarmi pinguina – gli aveva risposto abbracciandolo e ringraziandolo per il regalo.
Jack aveva risposto che lei era una trottola.
Una trottola pinguinosa, ma sempre una trottola.
- La mia trottola pinguinosa -.
 
Scuotendo la testa Giorgia salì le scale e diede un bacio sulla guancia a Jack.
- Grazie Giacomino -
- Per cosa? –
- Per le calze… e per il pranzo –
Il ragazzo fece uno dei suoi sorrisi disarmanti, quelli che di solito riservava solo a lei, la prese per mano e la accompagnò in cucina.
 
- Cosa mi hai cucinato di buono, chef? -
- Per la signorina… Hamburger con contorno di carotine e insalata, arrivata direttamente dall’orto di nonno Zanni. Per dessert si può scegliere tra Pangocciolo o gelato alla fragola –
- Allora andiamo, va! –
- Ti avverto Jack… se la tua cucina mi gusta credo che mi autoinviterò spesso a casa tua –
 
Jack le prese il piatto e cercò di sistemare in modo artistico l’hamburger e il contorno.
Poi prese della coca dal frigo e riempì il bicchiere di entrambi.
- Trottola, credimi. Non aspetto che quello. Adesso mangiamo che ho più fame dei tipi della Fiesta -
 
***
 
Più tardi quel pomeriggio, nella fascia oraria che il fantastico Dr. Sheldon Lee Cooper aveva battezzato “presera” per essere più precisi, Giorgia stava facendo un bagno rilassante.
Aveva riempito la vasca di bagnoschiuma alla lavanda e si divertiva a soffiar le bolle qua e là, come se fosse una bambina.
Quell’attività infantile l’aiutava a rilassarsi… e a pensare.
 
Purtroppo non si sarebbe sentita con Ale quella sera, era impegnata fino a tardi con gli allenamenti, e quindi avrebbe dovuto aspettare l’indomani per l’interrogatorio.
Quindi aveva tutto il tempo per pensare e riflettere su quello che era successo quel pomeriggio.
 
Dio, non c’erano state né avances né proposte e neanche baci, ma…
Ma c’era stato il film sul divano
E c’erano tutti quei gesti gentili che Giacomo le aveva riservato. Non che di solito fosse sgarbato, anzi, ma questa volta era stato più premuroso, come se si trattasse davvero di uno di quei appuntamenti dove era il ragazzo a cucinare e a servire la ragazza come se fosse una principessa.
Non l’aveva lasciata alzare un minuto: aveva pensato lui a tenerle sempre pieno il bicchiere e non le aveva nemmeno chiesto aiuto per sparecchiare o per asciugare le posate.
 
O qualcuno gli aveva fatto un incantesimo o le cose stavano decisamente cambiando.
 
- Non devi andare in macelleria? – gli aveva chiesto quando aveva finito di sistemare la cucina.
- D’ora in poi ho deciso che mi prendo il lunedì libero; naturalmente anche i miei sono d’accordo. Ho pensato che potremmo dedicarlo… a noi –
Giorgia gli aveva lanciato uno sguardo confuso, con tanto di sopraciglio alzato.
- A noi? -
- Sì, a me e a te. Se vengo ammesso a ingegneria edile l’anno prossimo, non credo che avremmo più così tanto tempo per vederci – disse passandosi una mano tra i capelli, come se spiegare questa cosa lo mettesse tremendamente in imbarazzo. – Stavo pensando che potevamo pranzare qui, poi cercare di rendere produttiva la giornata studiacchiando per un’oretta e poi potevamo vedere un film o andare a fare un giro… o prendere il sole in giardino. Sempre se ti va, naturalmente! Altrimenti puoi far finta di non aver sentito niente e… -
 
Jack non fece in tempo a finire la frase che Giorgia, d’istinto, lo abbracciò con slancio.
- Spiegami come farò io l’anno prossimo senza di te! – disse con il viso affondato nel collo di lui. – Spiegamelo perché io proprio non riesco a immaginarlo! -
 
Le braccia di Jack l’avvolsero come una coperta profumata e l’abbracciarono forte.
Posò il mento sopra la sua testa e poi le schioccò un bacio tra i capelli.
Rimasero così per un bel po’, senza dire nulla.
Nessuno dei due voleva rovinare il momento anche perché a volte, per non dire la maggior parte delle volte, un silenzio vale più di mille discorsi.
 
Fu proprio Jack a interrompere quel momento magico schiarendosi la voce e sollevando il mento di Giorgia con l’indice.
Con uno sguardo intenso il ragazzo suggerì che era meglio iniziare a “rendere produttivo il pomeriggio” e andò a prendere dei quaderni nella sua camera.
- Andiamo nello studio! – le urlò poi. – Fa più fresco e puoi tirare fuori dall’astuccio tutti i tuoi duemila evidenziatori! -
- Io non ho duemila evidenziatori! E ne uso solo due! – replicò Giorgia, anche se sapeva di essere nel torto.
- Sarà, ma quando studio con te, il tavolo diventa un campo da battaglia –
Giorgia alzò gli occhi al cielo.
 
Dio, Jack la conosceva proprio bene.
 
Studiarono per un’oretta e mezza.
Giorgia doveva solamente leggere e sottolineare gli appunti di Ale e sistemare quelli di inglese; era Jack ad avere un carico di lavoro maggiore.
Quando ebbe finito, ne approfittò per osservare di sottecchi Jack.
 
I capelli corti castani scompigliati
Gli occhi azzurri velati dalle lunghe ciglia nere.
La fronte corrugata.
L’espressione concentrata.
 
Aveva dei lineamenti normali.
Era l’insieme che lo rendeva straordinario.
 
Jack poi alzò lo sguardo e le fece una linguaccia.
- Trottola, ma hai già finito? -
era stata sorpresa a fissarlo. Giorgia scosse la testa imbarazzata, cercando di nascondere il lieve rossore nascondendosi tra le pagine del diario.
- Nono… Magari! Adesso mi rimetto subito all’opera… - disse ricominciando a leggere, per l’ennesima volta, gli appunti di Ale.
 
Erano perfetti ma…
Ma non aveva mai trovato così difficile concentrarsi come quel pomeriggio.
Le era capitato altre di volte di passare un pomeriggio di studi con lui, ma mai come quel pomeriggio il suo corpo sembrava avvertire la sua presenza.
Sentiva il suo respiro.
Sentiva il suo profumo.
 
Doveva sforzarsi per non continuare a guardarlo o seguire con gli occhi la linea della mascella.
Per non fargli piedino e stuzzicarlo.
 
Per la prima volta in tutta la sua vita aveva voglia di saltare addosso a un ragazzo.
E se quel ragazzo era Giacomo Zanni…
Uff… tutto sembrava così confuso.
 
Le cose si erano aggravate ulteriormente quando avevano deciso di guardare un film in salotto e lui, con fare totalmente noncurante, gli aveva messo un braccio sulle spalle e aveva iniziato ad accarezzarle il braccio.
 
Giorgia aveva resistito i primi dieci minuti, ma poi si era accoccolata contro di lui e finalmente, sentendo il calore della sua pelle e trovandosi straordinariamente comoda in quella posizione, finalmente dopo ore e ore riuscì a rilassarsi.
- Adesso devo proprio andare a casa – aveva detto quando sullo schermo iniziavano a scorrere i titoli di coda.
Ma non aveva accennato a muoversi.
Anzi, si era accoccolata ancora di più arrivando ad accarezzargli il petto con l’indice della mano destra.
 
In risposta Jack le aveva preso la mano e l’aveva intrecciata alla sua.
- Non andartene, Giorgia. Resta qui con me -
 
Stava succedendo qualcosa, lo sentivano entrambi.
Si guardavano negli occhi e Jack la strinse ancora di più.
Ma poi il fato, il destino, il karma, la provvidenza o Dio (magari tutti insieme, Giorgia doveva ancora stabilirlo) decise che quello era il momento adatto per interrompere l’idillio.
 
Mamma e papà Zanni fecero il loro ingresso.
- Giacomo… ! Guarda che domani devi spellare almeno cinque chili di ali di pollo. E non accetterò un no come risposta, capito sign… Ciao Giorgia! Ma che sorpresa! -
Giorgia balzò subito in piedi, salutò i genitori di Jack, raccolse la borsa e dopo averli salutati si precipitò fuori dalla porta.
 
Jack la inseguì con il minimo sforzo, dato il suo allenamento.
La abbracciò forte forte e poi la guardò negli occhi.
Di nuovo.
 
Mio Dio… Giacomo aveva degli occhi bellissimi.
 
- Grazie per questo pomeriggio, trottola – le sussurrò all’orecchio e le diede un bacio sulla punta del naso… non l’aveva mai fatto prima d’ora. – Ci vediamo domani fuori da scuola. E ci sentiamo più tardi -
 
Considerando che l’ipotesi di uccidersi annegando nella vasca non le sarebbe stata di nessun aiuto, visto che ora ci voleva vedere chiaro in quella faccenda, uscì dalla vasca e indossò il suo accappatoio di spugna rosa, regalo della nonna.
 
Considerato che non c’era nessuno a casa iniziò a parlare a voce altra, stile flusso di coscienza di Joyce.
- Mi piace? Non lo so… Su Giorgia! O è un si o è un no… allora se la metto su questo piano… Mi potrebbe piacere. E se poi dovessi perderlo? Io come cavolo faccio senza di lui? Dove lo trovo uno come lui? Ma le cose potrebbero anche andare per il verso giusto! Ma non lo so con certezza… CHEPPALLEEEEEEEEEE!!! Ok, però adesso mi mangio una mela che tutto questo pensare mi sta facendo diventare matta! -
 
Mangiando aprì FB e decise di curiosare tra le foto di Gianluca.
- O. Mio. Dio. -
Il profilo era vero perché c’erano molte foto sia al lavoro (in cantiere in camicia oppure con una semplice maglietta e l’immancabile caschetto giallo di protezione) che fuori dal lavoro, con gli amici per un drink o per un’occasione informale, come poteva esserlo una grigliata in giardino.
 
Ed era…
Sexy.
Molto sexy.
Estremamente sexy.
 
Alto.
Capelli castano scuro leggermente corti ai lati.
Occhi marroni con delle folte sopraciglia.
Carnagione olivastra
Un velo di barba che lo rendeva ancora più affascinante.
Fisico per niente male con delle spalle da capogiro.
 
Senza pensarci mise “mi piace” ad alcune delle sue foto e si allontanò dal pc per asciugarsi i capelli. Quando ritornò noto che lui le aveva mandato un messaggio.
 
Ciao bellissima! Com’è andata la giornata?
Mi dispiace per averti abbandonato…
 
Non ti preoccupare, tanto l’ora era quasi finita :)
Allora, cosa mi dici del tuo progetto?
Accettato?
 
Il mio capo è uno stronzo.
Mi ha fatto un casino di storie perché voleva delle decorazioni particolari che poi non gli sono piaciute -.-’’
Ma poi ha detto che nel complesso non è niente male! :D
 
Sono contenta :D
 
Beh, anche io xD
Cosa hai fatto questo pomeriggio?
 
Pensandoci, Giorgia sorrise.
Era stato un pomeriggio fantastico.
Ma non voleva condividerlo con nessuno, a parte Ale.
 
Niente di che…
 
Ti sei vista con il ragazzo dalla camicia fucsia?
 
Oltre ad avere una bellezza fuori da questo mondo, doveva anche avere un sesto senso.
Si :))
 
Ma siamo davvero sicuri che non sia il tuo ragazzo?
 
“Boh. Non adesso, almeno” pensò.
No.
 
:)
Perfetto :) allora non si incazzerà se parlo un po’ con te… sai, le tue mail mi hanno… come dire… conquistato xD
 
Iniziarono così a parlare del più e del meno.
Di musica, cinema, libri.
Era davvero piacevole parlare con lui…
 
Scoprirono di avere molto in comune e quando Gian ammise che gli piaceva la serie de “L’ultimo dominatore dell’aria” Giorgia quasi bacio il computer.
 
Cadde definitivamente ai suoi piedi quando le disse che il suo film preferito era “The hunger games”.
 
Naturalmente ho letto anche tutti e tre i libri e non vedo l’ora che Catching fire esca al cinema :D
 
Tu che team sei?
 
Cioè?
 
Preferisci Peeta o Gail?
 
Gail… Gail tutta la vita. Cioè, sarebbero stati benissimo insieme. Hanno passato anni e anni a cacciare e poi lei l’abbandona per il ragazzo del pane? Dai, non è credibile!
 
Peeta l’ha aiutata a venire fuori da una situazione bruttissima!
Io mi sono messa a piangere quando nel terzo libro gli hanno fatto il lavaggio del cervello… è stata una delle cose più tristi che abbia mai letto.
 
Quindi vuoi dire che preferisci il dente di leone che fiorisce in primavera?
 
Ho abbastanza fuoco di mio.
 
Non avevo mai fatto un discorso di questo genere con una ragazza…
 
Forse è perché frequenti delle ragazze troppo sofisticate… Datti alle fangirls, loro sapranno soddisfare ogni tuo bisogno xD Se saprai appagare la loro fame di spoilers poi… sarai l’uomo della loro vita xD
 
Hahahahahahahahahah xD
Hai ragione :) vorresti fare da cavia?
 
Mi stai chiedendo un appuntamento?
 
Può darsi ;)
Se fosse… cosa risponderesti?
 
Che dobbiamo conoscerci ancora un po’….
Sai, per aver la certezza che tu non sia un maniaco xD
 
Dimmi cosa devo fare perché non vedo l’ora di uscire con te :)
 
Oh Jesus…
Qualcosa le suggeriva che si era ficcata in un guaio.
Piacevole, vero.
Ma pur sempre un guaio.
 
 
Hi girls :)
Allora... da dove iniziare? Direi che in questo capitolo tutti hanno messo le carte in tavola e se i genitori di Jack non fossero entrati… cosa sarebbe successo? Beh, questa è una bella domanda alla quale rispondere  :D Quindi, se volete farmela, individuate la citazione del capitolo (che è PALESE xD ) mandatemela nella vostra recensione o in un messaggio privato qui o su FB (cercate Bertu efp che vi aspetto) e vi dirò tutto :) Naturalmente la citazione NON APPARTIENE A ME, ma all’autore e al traduttore :)
Detto questo non vedo l’ora di sapere di che team fate parte :)
Peeta o Gail?
Jack o Gian?
A voi la scelta :) fatemelo sapere e ditemi cosa ne pensate del capitolo o della storia in generale :) le critiche sono sempre ben accette :D
Spero di aver spiegato bene cosa sta pensando Giorgia e come mai si senta così confusa… il comportamento di Jack si spiegherà con il passare dei capitoli.
Abbiate pazienza e state con me :D
Un bacione :*
Robi
 
P.s: un ringraziamento speciale a Cimmucimmu, Chiarakalove e I_love_Selena_Gomez per aver recensito lo scorso capitolo :) <3 <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Image and video hosting by TinyPic">http://Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 8
 

Parlarono ancora per un bel po’ poi Giorgia gli augurò buona serata e spense il pc.
Gianluca aveva insistito ancora per un appuntamento dicendo che un aperitivo non si negava a nessuno. Alla fine aveva ceduto, ma aveva informato Giorgia che non si sarebbe arreso così facilmente.
 
Giorgia era rimasta piacevolmente sorpresa dall’architetto, chi se lo immaginava fosse un fan della Collis? Questo era certamente un punto a suo favore, ma non l’avrebbe incontrato solo per questo. Doveva ancora essere convinta, anche se l’opzione del maniaco le sembrava sempre più lontana, ed era curiosa di sapere cosa avrebbe fatto a tale proposito.
 
Cenò con i suoi, una classica cena dove il silenzio regnava sovrano, e poi si rinchiuse in camera. Era demoralizzante vedere come loro non si sforzassero per instaurare un rapporto e preferissero la carriera e la finzione a qualunque cosa potesse nascere.
 
Per fortuna che c’era la nonna.
Ma quella sera era andata a giocare a tombola al centro anziani e l’avrebbe vista solamente l’indomani. Aveva una vita veramente attiva, un venerdì al mese andava anche a ballare il liscio, e Giorgia l’aveva sempre presa a esempio.
Nonostante il marito fosse morto giovane non si era mai lasciata andare e aveva sempre un sorriso e una parola gentile per tutti.
In più la nipote l’adorava perché cucinava divinamente.
 
Ricordandosi di ciò decise di scriverle un messaggio per chiederle se l’indomani poteva venire anche Ale a pranzo, sapeva che l’amica non avrebbe mai rifiutato, in modo da poter raccontare a entrambe il pomeriggio con Jack e introdurre la proposta di Gianluca.
Ok, alla nonna avrebbe raccontato che l’aveva conosciuto in un fandom (non voleva che si preoccupasse troppo), ma aveva proprio bisogno della loro opinione e del loro occhio esterno.
 
Inviò il messaggio alla nonna e ad Ale, poi sistemò il cellulare sul comodino e mise su un po’ di musica. Poi decise di guardare una puntata di “The Big Bang Theory”, in assoluto una delle sue serie preferite. Il suo personaggio preferito era Sheldon, anche se in certe puntate preferiva di gran lunga Howard, nonostante avesse solamente un master in ingegneria e non un PhD.
Vabbè, poi le sue battute erano fantastiche e i battibecchi con la madre… insuperabili.
 
Grazie a quei fantastici nerd il tempo passò in fretta e Giorgia si mise a letto.
Proprio quando stava per addormentarsi il cellulare, e di conseguenza il comodino e tutto quello che c’era sopra, vibrò.
 
- Mmmmm… perché adesso? – brontolò, cercando di lottare contro le coperte avvolte intorno alle gambe e sforzandosi di prendere quel maledetto aggeggio senza uscire dal letto e abbandonare quella comodissima posizione.
 
Chi poteva essere se non la nonna o Ale?
Semplice.
Jack.
 
Mandava raramente la buona notte, la stessa Cristina si era lamentata più volte su quanto Jack “fosse indietro” e l’aveva accusato spesso di essere poco romantico perché non rispondeva mai ai suoi.
Naturalmente non lo faceva per farle un dispetto. Non ne capiva proprio l’utilità e non ne vedeva il romanticismo.
 
Giorgia si ricordava di una volta che avevano litigato, abbastanza vivacemente per i loro standard, perché Giacomo non aveva risposto all’ennesimo messaggio di buona notte della sua ragazza
- Cri…! Ѐ logico che non voglio che tu faccia degli incubi! Ma non vedo come un messaggio possa rimediare a questo! -
- Ma cosa ti costa? – gli aveva chiesto urlando Cristina.
Per tutta risposta Giacomo si era rinchiuso in un silenzio ostinato. Giorgia, che lo conosceva bene, sapeva che stava cercando di non esplodere come una bomba  ripetendo le lettere dell’alfabeto all’indietro.
 
Quindi Jack non mandava mai messaggi di quel tipo, neanche a lei.
Ma non quella sera.
Non c’era scritto niente di speciale, ma la ragazza aveva sorriso per il pensiero soprattutto perché sapeva che era una cosa che non faceva mai.
Questo significava che, in questo momento, lui, ovunque fosse, stava pensando a lei. E la riteneva così importante da mandargli un messaggio che le augurava una dolce notte.
 
Era sempre stato così dolce con lei?
Le aveva sempre riservato questi gesti che la stavano facendo impazzire?
Altrimenti perché questo cambiamento repentino?
Qualunque cosa fosse, Giorgia pregò affinché non smettesse.
 
Gli rispose, utilizzando tanti cuori e tanti smile, cercando di far passare in quei pochi caratteri il bene che gli voleva e come, anche lei, stesse cambiando opinione sulla loro “relazione”.
 
Non sarebbe sembrato strano se si fossero messi insieme?
No.
Sarebbe sembrato naturale. La ciliegina sulla torta a quella che era sempre stata un’amicizia fantastica.
 
Però…
Però c’erano sempre quei “contro” che continuavano a frullarle nella testa.
Ma era sicura che parlando con Ale e con la nonna si sarebbero, almeno in parte, risolti.
Doveva solo aspettare il giorno dopo.
 
Rimise il cellulare sul comodino e si addormentò con il sorriso sulle labbra.
 
***
 
Quando Giorgia entrò in classe il giorno dopo, un po’ in ritardo perché aveva sbagliato a puntare la sveglia, Alessandra l’accolse a braccia aperte e con uno sguardo pieno di gratitudine.
- Ti sono debitrice a vita! Oggi pomeriggio vengono i compagni di classe di Albi per giocare a… Ok, non mi ricordo il nome, ma era così impaziente e felice che saltellava di qua e di là. Mi faceva davvero paura...! E considerato che non sarebbe stato il solo in quelle condizioni, il che fa ancora più paura, e magari qualcuno, in preda all’euforia, non si sarebbe ricordato che non ci si deve avvicinare alla sorella di Alberto… non voglio neanche pensarci! Il tuo messaggio è stato una manna dal cielo -
 
Antogiovanni entrò poco dopo e quella volta Giorgia gli dedicò tutta la sua attenzione.
Al cambio dell’ora Giacomo, tra i sospiri di tutte, si affacciò alla porta.
I lineamenti del viso si distesero quando vide che Giorgia era al suo solito posto, immersa tra gli evidenziatori.
Cercò di avvicinarsi in punta di piedi ma prima che cercasse di spaventarla, Giorgia alzò lo sguardo informandolo che aveva captato la sua presenza.
Poi lo baciò sulla guancia.
- Stamattina non ti ho visto… credevo che avessi deciso di startene a casa per fare un pisolino di bellezza -
La ragazza rise.
- In effetti mi sono svegliata tardi perché avevo puntato male la sveglia. Poi mi sono versata addosso il succo e ho dovuto cambiarmi di nuovo e sistemare il macello che avevo fatto in cucina. E quindi sono arrivata per un pelo… Ma come sapevi che non avevo balzato? -
- Bella mia… perché avresti chiamato il tuo Giacomino e avremmo balzato insieme –
 
Poi le prese una ciocca di capelli e iniziò a giocarci.
- Che fai oggi pomeriggio? -
- Ho invitato Ale a casa quindi studieremo un po’… Ma credo che spettegoleremo e basta. Quello che so con certezza è che tu passerai il tuo tra le piume –
- Beh, se riesco a finire presto potrei venire a farvi compagnia… che dici? – Jack cercò di convincerla utilizzando il suo sorriso ammaliatore, ma Giorgia gli fece di no con il dito.
- Ѐ un pomeriggio tra donne. Ci saremo solo io, Ale e la nonna –
- Ma questa è discriminazione sessuale! –
 
Giorgia gli fece una linguaccia e lo accompagnò fuori dalla porta.
- Ci vediamo dopo a ricreazione, ok? -
- No… dobbiamo iniziare a organizzare il torneo di calcetto. Andrea sta iniziando a preoccuparsi per le scadenze e sai cosa succede quando inizia ad agitarsi… -
Giorgia annuì. Non conosceva bene Andrea come Giacomo, ma sapeva che era di una precisione e di una puntualità estrema. E quando si metteva in testa che erano in ritardo, secondo i suoi standard, diventava un rompipalle estremo.
Ma era soprattutto per merito suo se gli eventi organizzati, come la festa del sabato precedente, si rivelavano un successo.
- Allora… ci vediamo domani -
- E ci sentiamo anche prima… Ciao trottola –
 
In classe Ale la stava aspettando al banco, con il sorriso di una che la sa lunga.
- Te l’ho detto, baby. È pazzo di te -
 
***
 
Finita la scuola andarono a casa della nonna, che stava finendo di apparecchiare.
Giorgia chiese cosa avesse cucinato di buono e Maria fece spallucce.
- Niente di che, Briciola. Lasagne… so che piacciono a entrambe. E poi… macedonia -
- Maria, lei è in assoluto la migliore! Non so se la nostra Giorgia sia consapevole della sua fortuna. Io pagherei oro per averla a casa mia tutti i giorni –
Maria rise e fece accomodare le sue due ospiti a tavola mentre tirava fuori dal forno la teglia fumante.
 
Fece tre abbondanti porzioni e poi si sedette a tavola, augurando buon appetito.
Mangiarono per un po’ in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri fino a che le ragazze non si accorsero che la nonna le stava guardando divertita.
- Allora… chi delle due vuole iniziare? -
- Iniziare? –
- Briciola… questa finta ingenuità non ti si addice. Forza, raccontatemi quello che c’è da raccontare -.
 
Maria non era una che andava per il sottile.
Forte della sua sincerità, arma tagliente che aveva affilato nel corso degli anni, incalzava con lo sguardo le ragazze affinché aprissero la bocca.
 
Giorgia guardava, o meglio fissava, il suo piatto e Ale decise di intervenire in suo aiuto rompendo il ghiaccio e raccontando loro di Michele.
Raccontò sommariamente a Maria come si erano incontrati e sospirò quando parlò del suo bigliettino da visita.
La nonna rise, scotendo il capo, ma dando la sua approvazione.
- Diciamo che il gesto è stato un po’… estremo. Però se la madre lo sorvegliava a vista… magari era la soluzione migliore. Vi siete già sentiti? -
Ale annuì.
Si erano scambiati alcuni messaggi, però per il momento non poteva incontrarlo. Tra la scuola e gli allenamenti, il tempo che le restava preferiva passarlo dormendo.
- Ma è tremendamente gentile e tenero… mi ha perfino chiesto se può venire a correre con me. Io naturalmente gli ho risposto di si… ma non so se riuscirà a tenere il mio ritmo -
 
- Non è una questione di adattamento: tu non ti devi adattare a lui e Michele non deve procurarsi uno strappo pur di correre con te. In una coppia tutto sta nel trovare il giusto ritmo, nel trovare… un compromesso. Tu non dovrai né essere una scheggia né una lumaca, ma lui non dovrà adeguarsi al passo che potresti imporre… Sta tutto nel tirare fuori il meglio, sia in se stessi che nel rapporto di coppia, e non aver paura di mettersi in gioco… Ma ora fammi vedere una sua foto! -
 
Con un sorriso a trentadue denti Alessandra fece vedere a Maria una foto di Michele e anche l’anziana signora si trovò d’accordo con la nipote: era davvero un bel ragazzo.
Maria si alzò per prendere un’altra bottiglia di acqua e toccò la spalla di Ale:
- Non ti preoccupare, bellissima. Andrà tutto bene: ti meriti davvero di avere un bel ragazzo al tuo fianco e non vedo l’ora che tu venga qua a mangiare di nuovo per raccontarmi del tuo… come dite voi giovani? Boyfriend? -
 
A questo momento di confidenze ne seguì uno di silenzio.
Giorgia alzò gli occhi dal piatto, dopo quella che era sembrata un’eternità, e vide che Ale e la nonna la fissavano con le braccia incrociate.
- Allora…? -
- Allora cosa? –
- Giorgia… ti conosco praticamente da quando sei nata. E Ale da ben quattro anni, ormai. Dicci cosa bolle in pentola che non ce la facciamo più –
La nonna e la sua onestà. O imparavi a conviverci o eri finito.
 
Giorgia bevve un goccio d’acqua e iniziò a raccontare.
Parlò della festa, del braccialetto che le aveva regalato, di come l’aveva difesa quando quel marpione aveva tentato l’approccio, di come era stato premuroso quando l’aveva accompagnata a casa.
- Ma lì per lì non ero per niente preoccupata. Cioè, Jack si è sempre comportato in modo molto dolce con me e non so se non me ne sono mai accorta perché non volevo o perché non ci vedo bene. Ma poi… ho conosciuto un ragazzo che mi ha aperto gli occhi. -
- Cosa? Hai conosciuto un altro ragazzo? E dove? Cavolo… e io che speravo di essere stata quella che ti ha aperto gli occhi… -
 
Giorgia rincuorò la nonna e iniziò a raccontarle di Gianluca.
Di quello che lui aveva detto guardando delle semplici foto. Cioè… possibile che se ne fosse accorto lui e non lei, che con Jack praticamente ci viveva?
Ale era stata avvertita a scuola della versione che sarebbe stata utilizzata e quindi niente poteva far trapelare la verità.
- Ѐ grande ed è un piacere parlarci… ha i miei stessi gusti musicali e in fatto di film. E so che questo non significa nulla ma… ma adoro parlarci insieme, anche se l’ho fatto poche volte. Mi sembra di parlare con un vecchio amico -
- Cioè, ti sembra di parlare con Jack? – chiese la nonna.
- No, assolutamente no. È come se parlassi con un mio compagno di classe, o con uno che ho incontrato in giro. No, parlare con Jack è… non ho parole per descriverlo… -
- Ok, Giorgi. L’abbiamo capito. Ma adesso racconta a Maria quello che è successo ieri, io so solo quello che ho visto con i miei occhi –
- Per curiosità, cara, cos’hai visto? –
- Giacomo che guardava con occhi adoranti la nostra Giorgia. Che le ha portato la merendina perché non voleva che morisse di fame. Ho visto gli occhi illuminarsi quando lei ha accettato di andare a pranzo da lui… e di come Giorgia fosse felice di ciò, anche se non lo vuole ammettere neanche sotto tortura. E so quello che ho visto stamattina: un Giacomo Zanni preoccupato di non aver visto la sua Trottola prima delle lezioni, un Giacomo che giocava con i tuoi capelli guardandoti con quello sguardo sognante e dimenticandosi di tutte le altre forme di vita su questo pianeta. Un Giacomo Zanni tremendamente deluso quando ha scoperto di non potersi invitare a questo pranzo perchéera per sole donne. E scommetto quello che vuoi che stasera te lo ritroverai sotto casa perché vorrà stare un po’ con te. Come ho detto in classe… è pazzo di te, baby –
 
Maria decise di rincarare la dose.
- E ora ammettilo di essere felice, Briciola. Ammettilo che ti piace, su! E ad alta voce, per piacere -
 
La nonna aveva detto “ad alta voce”?
Giorgia urlò.
- Sì! MI PIACE! A GIORGIA MARTON PIACE GIACOMO ZANNI! -
Ale iniziò ad applaudire e la nonna si alzò dalla sedia.
- Per festeggiare questa rivelazione ci vuole un po’ di macedonia con gelato. Oggi mandiamo a quel paese il diabete. E un’ultima cosa Briciola… non devi dirmi qualcosa? -
 
Giorgia si guardò le unghie e poi guardò la nonna sorridendo.
- Avevi ragione… come al solito -
- Sempre quel tono sorpreso! Adesso mangiamo un po’ di dessert mentre finisci di raccontarci quello che è successo ieri –
 
Con il cuore più leggero Giorgia raccontò del loro pranzo di ieri e di come sarebbe finito se i genitori di Jack fossero ritornati a casa anche cinque minuti più tardi.
- Ma ha provato a baciarti oppure ti fissava solamente? -
- Non lo so… -
- Giorgi, fammi spiegare meglio… le sue labbra si sono avvicinate alle tue? –
- Ale… guarda che so cosa significa il verbo baciare. Le sue labbra non erano né troppo vicine né troppo lontane. Ed eravamo stretti su quel divani, stretti e abbracciati –
- Tu avresti voluto baciarlo? – chiese la nonna. – E Briciola… la sincerità prima di tutto –
 
Giorgia rispose senza pensarci.
- Sì. Avrei risposto al suo bacio –
Ale applaudì di nuovo, mentre la nonna annuiva con il fare di qualcuno che la sa lunga.
Ma poi Giorgi si rabbuiò di nuovo.
- Ma non so cosa fare con Gianluca… anche lui mi piace, anche se in modo diverso -
- E vorresti incontrarlo? –
Cavolo.
Perché la nonna le faceva sempre le domande giuste?
 
- Sì. No. Bho.. forse. Non lo so. Davvero, non lo so -
- E saresti disposta a “tradire la fiducia di Jack” – chiese Ale virgolettando le ultime parole con le dita – pur di uscire una volta con Gianluca? –
Ok, se adesso ci si metteva anche Ale a fare domande ostiche Giorgia avrebbe abbandonato quella casa per andare da Jack.
Oddio… forse era meglio non dire a quelle due ciò che aveva appena pensato.
- Non lo so… ma credimi Ale. Parlare con lui è fantastico: è arguto, spiritoso, intelligente… Il suo modo di scrivere è… sexy! -
 
Maria guardò l’amica della nipote negli occhi, scuotendo la testa.
- Cara, siamo di fronte a un problema. Ma abbiamo già la soluzione: Jack. Credo che la nostra Briciola non potrà resistere ancora a lungo -
- Nonna! Ma è questo il problema! E se non dovessi piacergli? E se non facessi nient’altro che rovinare un bel rapporto? Non me lo perdonerei mai! Jack è troppo importante per me! –
 
Maria allungò la mano sul tavolo per prendere quella della nipote.
- Giorgia, credimi. Lui non ti vuole prendere in giro e sono sicura che anche lui si sia fatto queste paranoie prima di uscire allo scoperto. Sareste bellissimi insieme, credi alla tua nonna. E non permettere a questo Gianluca di guastare quello che potrebbe nascere. Lui non è reale, al contrario di Giacomo. Dagli una possibilità… datevi una possibilità -
- Secondo voi come dovrei comportarmi con lui d’ora in poi? –
 
Fu Alessandra a rispondere, dicendo a Giorgia di comportarsi come aveva sempre fatto.
- Perché se l’hai conquistato con questo tuo caratteraccio, e trattengo la mia volgarità solo perché adoro tua nonna, vuol dire che qualcosa di buono ce l’hai. Non preoccuparti che andrà tutto bene. Meritate solo di essere felici -
 
Giorgia sorrise a entrambe, rincuorata dalle loro parole.
Sì, se quelle due avevano visto giusto non doveva che attendere e fare ciò che aveva sempre fatto.
Doveva concedersi una possibilità. E doveva concederla anche al suo Giacomo.
E relegare Gianluca nei meandri della mente.
 
La nonna aveva ragione: sentimentalmente non poteva darle nessun valore aggiunto.
Poteva sentirlo ogni tanto ma avrebbe stroncato ogni flirt sul nascere.
Jack si meritava una ragazza fedele e Giorgia voleva essere la migliore su ogni lato.
Avrebbe potuto anche cucinargli delle torte a forma di cuore. Sorrise, per poi scuotere la testa. Non era capace ma avrebbe sempre potuto chiedere aiuto alla nonna.
 
Basta Gianluca.
Solo Giacomo d’ora in poi.
 
Ma allora perché era così difficile?
Avrebbe resistito a ogni sua avances?
E se le avesse chiesto un appuntamento intanto che Jack non si era neancora “dichiarato”?
Non voleva essere lei quella a saltargli addosso per prima.
 
La nonna le aveva consigliato di lasciarlo perdere… ma se invece era Gianluca la persona giusta per lei? Se era lui il segno mandato da Dio, dalla provvidenza, dal karma o da chicchessia e lei lo stava rifiutando?
 
Giorgia ritornò al presente: doveva aiutare la nonna a sparecchiare e fare alcuni esercizi.
- Grazie nonna. Sei la migliore – disse sbattendo la tovaglia.
Maria le toccò ancora una volta la spalla e le disse di non preoccuparsi.
- Andrà tutto per il verso giusto. Voi siete destinati a stare insieme… io lo so e lo sai anche tu -
 
Giorgia invidiava la sicurezza della nonna, avrebbe tanto voluto essere come lei.
Forse doveva smettere di essere così negativa e imparare a godere il momento.
Sì, doveva dare a lei e Giacomo una possibilità.
Non vedeva l’ora di sapere quale fosse la prossima mossa.
No.
Non vedeva l’ora di rivederlo e di stare un po’ vicina a lui, come il giorno prima.
 
Sarebbe avvenuto presto.
Fingers crossed.
 
 
Grande rivelazione in questo capitolo :D
Non so a voi, ma mi è piaciuto particolarmente scrivere di Maria, Giorgia e Alessandra :) e spero che a voi piaccia leggerla :D
Dilemma risolto?
Sì. No. Boh… forse (cit. Giorgia Marton).
Quante di voi vogliono Jack?
Quante Gian?
Quante entrambi (alza la mano xD)
Ricordo il mio account di FB (Bertu efp) e la citazione nascosta :) citazione che naturalmente non appartiene a me, ma all’autore e al traduttore (non dimentichiamoci di queste figure sacre xD).
Un grandissimo grazie a chi legge questa storiella :) Se avete un minutino libero, e so che è dura visto che bisogna godersi quel che resta dell’estate, vi andrebbe di lasciarmi un commentino? Mi rendereste davvero felice :D
Un grosso abbraccio :) Spero vi possa raggiungere ovunque voi siate :)
Robi
 
P.s: un ringraziamento speciale a Cimmucimmu, Kikka_love e yourloveisalie_ per aver recensito lo scorso capitolo :) Davvero davvero GRAZIE *^* Ma anche Anerol efp si merita una statua per il sOpporto tecnologico che ha riservato al mio banner xD Quindi… un grazie enorme per non avermi mandato a quel paese xD

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic

GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 9
 
Giorgia e Ale erano rimaste dalla nonna per tutto il pomeriggio.
Tra lo studio, le chiacchiere e la merenda il tempo era passato in fretta e si era fatta l’ora di tornare a casa.
 
Alessandra aveva abbracciato Maria con fare riconoscente per poi ringraziarla.
- Non scherzo quando dico che Giorgi non si rende conto della sua fortuna. Quando si sarà stufata di sua nipote, me lo faccia sapere: l’adotto io! -
Maria aveva scosso la testa.
Le era sempre piaciuta quella ragazza e ammirava il suo modo di fare. Era felice che lei e la sua nipotina preferita fossero diventate amiche e sperava che questo potesse durare fino alla vecchiaia.
 
Poi fu il turno di Giorgia di abbracciare la nonna ringraziandola per il pomeriggio e per i preziosi consigli.
- Briciola, mi raccomando. Non aver paura e buttati. Credi alla tua nonnina: non sarà un buco nell’acqua -
 
Giorgia si avviò a casa felice e fiduciosa.
La nonna e Ale l’avevano rincuorata ma su una cosa non era d’accordo: doveva proprio smettere di parlare con Gianluca? La nonna aveva detto che non poteva darle nessun valore aggiunto, che non era una persona reale ma Giorgia lo sentiva reale più che mai.
Lo sentiva vicino, affine.
Sentiva che con lui poteva parlare di tutto, anche se fino ad adesso si erano limitati ai libri. Ma un uomo che leggeva non era una figura mitologica da proteggere e preservare?
 
Aveva cercato di far capire alle due quello che sentiva nei confronti di Gianluca, ma sia Ale che la nonna erano rimaste ferme sulle loro posizioni. Certamente erano condizionate da Jack, dal suo modo di fare, dalla sua dolcezza e dei riguardi che aveva sempre nei confronti di Giorgia. Sapevano di potersi fidare di lui, sapevano che non avrebbe mai potuto ferire la sua Trottola  ed erano convinte che sarebbe stato un principe azzurro in piena regola, gli mancava solo un cavallo bianco.
 
Ma se fosse stato Gianluca il suo vero principe azzurro?
E se lei si stesse negando la possibilità di essere veramente felice?
Avrebbe dovuto incontrarlo per capire veramente se le possibilità erano reali o se era tutta una stupida finzione.
C’era questo qualcosa nella sua mente.
Un qualcosa che la spingeva verso l’ignoto.
Un qualcosa che la spingeva verso Gianluca.
 
Varcata la porta di casa la decisione era stata presa.
Non avrebbe mai potuto smettere di sentire Gianluca.
La fedeltà era importantissima in un rapporto, e lei era la prima a dirlo dato quello che era successo tra Mauro e la nana, ma sentire un amico, parlarci e anche uscirci per un aperitivo, non significava tradire il proprio ragazzo.
Significava avere una vita.
Significava avere fiducia.
Erano queste le basi di un rapporto maturo.
 
Un rapporto che lei avrebbe voluto avere con il suo Jack.
 
- Sono tornata! – disse posando le chiavi nel portacenere. Il padre teoricamente doveva essere nel suo studio a preparare il materiale per il set fotografico che si sarebbe tenuto il giorno dopo. Viola invece era andata a un convegno medico e vi ci sarebbe rimasta per alcuni giorni.
Considerato che nessuno rispondeva al suo appello, decise di andare in esplorazione e trovò tutte le risposte che cercava sul tavolo in cucina.
 
Sono dovuto partire un giorno prima.
Ordina una pizza, ti ho lasciato i soldi vicino al frigo.
Per i prossimi giorni chiedi alla nonna se puoi stare da lei.
Mi raccomando…
Papà
 
Quando ebbe finito di leggere il biglietto, Giorgia lo appallottolò e lo gettò nel cestino.
Ancora una volta non poteva credere all’insensibilità dei propri genitori, che preferivano affidarsi alla nonna piuttosto che mettersi d’impegno.
Giorgia sapeva che per entrambi il lavoro era molto importante, però ci teneva a passare del tempo con loro. Sarebbe stato bello per una volta non fare finta che tutto andasse bene, sarebbe stato bello potersi confidare con la mamma, avere la sua opinione su quello che stava succedendo nella sua vita.
 
Il rapporto tra Viola e Francesco era invidiabile: si capivano con una sola occhiata. A volte sembravano leggersi nel pensiero .Andavano anche via per un weekend romantico lasciandola lì a casa, in balia a se stessa.
Di solito invitava Ale e facevano un pigiama party in due. Altre volte ancora andava dalla nonna.
Era una brava ragazza: aveva la testa sulle spalle.
 
Beh, questa volta ne avrebbe approfittato.
E fanculo a tutti.
 
Prese il cellulare dalla borsa e digitò uno dei pochi numeri che conosceva a memoria.
- Pronto? -
- Ehi Jack! Ascolta… stasera sono a casa da sola… come quasi sempre, del resto. Ti andrebbe di... –
- Trottola, sono lì da te alle otto. Porto pizza e patatine, ok? –
- Ti adoro –
- Io di più… Ci vediamo dopo –
 
Mise sotto carica il cellulare sorridendo.
Quella sera avrebbe avuto la sua occasione.
Carpe diem.
 
***
 
Aveva all’incirca un’oretta e mezza prima che il suo Jack arrivasse.
Giorgia era letteralmente elettrizzata. Non riusciva a stare seduta per più di un minuto e continuava a guardare l’orologio… ma il tempo non passava più velocemente.
 
Decise allora di portarsi avanti con i preparativi apparecchiando la tavola, ma impiegò solamente cinque minuti. Guardandola meglio si accorse di aver usato la tovaglia rossa con dei cuoricini bianchi.
 
Fu tentata di cambiarla: Jack poteva pensare che quella tovaglia era stata usata per l’occasione quando invece non era così.
Sistemando le posate, in modo che fossero perfettamente allineate, si rese conto di star diventando paranoica.
 
Respirò profondamente, ricordandosi che non doveva assolutamente comportarsi in quel modo. Doveva rimanere calma e tranquilla e non spaventare Jack non appena entrava dalla porta.
 
Sarebbe andato tutto per il meglio.
Tovaglia o non tovaglia.
E poi, magari, avrebbero cenato sul divano, come avevano fatto altre volte.
- Calma e tranquilla Giorgi. Calma e tranquilla, capito? Devi stare calma e tranquilla – continuò a ripetere, come se fosse un mantra.
 
Guardò di nuovo l’orologio… ma il tempo non era affatto passato.
Decise quindi di preparare la tracolla e sulla sedia in camera sistemò i vestiti per il giorno dopo. Se non avesse piovuto avrebbe indossato anche le ballerine argento.
 
Poi si pettinò i capelli e li legò in una coda alta.
Si tolse le lenti a contatto e inforcò gli occhiali.
 
Ma le lancette dell’orologio avanzavano con una lentezza inesorabile.
 
Provò a rilassarsi leggendo ma non riusciva a trovare una posizione comoda.
Provò a guardare qualcosa in TV, ma tutto le sembrava tremendamente stupido.
Accese la radio ma la spense subito perché non riusciva a trovare nessuna canzone di suo gradimento.
 
Decise allora di accendere il pc: certamente navigando il tempo sarebbe passato più velocemente. Si collegò a FB per vedere se c’erano delle novità.
 
La bustina rossa indicava che c’era un nuovo messaggio.
Giorgia lo lesse e poi sorrise, mettendosi una mano davanti alla bocca.
Le era arrivato un messaggio da Gianluca.
Quel Gianluca che la nonna non aveva giudicato reale le stava facendo battere il cuore in una maniera sconvolgente.
 
Se profano con la mano più indegna
Questa sacra reliquia, il peccato è veniale;
le mie labbra, pellegrini che timidi arrossiscono, sono pronte
a temperare quel rude tocco con un tenero bacio.
 
Giorgia, con un ampio sorriso sulle labbra, rispose subito.
Quei versi li sapeva a memoria.
Li aveva letti, riletti e straletti ma mai e poi mai avrebbe pensato che qualcuno potesse… scriverglieli.
Dedicarglieli.
 
Buon pellegrino, siete troppo ingiusto con la vostra mano
Che ha mostrato in questo cortese devozione;
hanno mani i santi e le mani dei pellegrini le toccano
e palma contro palma è il bacio dei devoti palmieri.
 
Non hanno labbra i santi e così pure i devoti palmieri?
 
Sì, pellegrino, labbra che devono usare nella preghiera.
 
Oh allora, cara santa, che le labbra facciano
Quel che fanno le mani!
Le labbra pregano, tu esaudisci,
affinché la fede non si volga in disperazione.
 
Giorgia sapeva cosa recitavano i versi successivi.
Sapeva a cosa portavano.
Sapeva la storia d’amore che si celava in quelle che all’apparenza potevano sembrare delle frasi innocue e innocenti.
 
Non voleva giocare con il fuoco, assolutamente no.
Ma… non si può non rispondere a un richiamo come questo.
 
Anche se aveva invitato Jack a cena e aveva passato tutto il pomeriggio a parlare di lui con Ale e la nonna, doveva assolutamente rispondere al messaggio di Gianluca.
Era qualcosa che veniva da dentro.
Le mani scorrevano da sole sulla tastiera, il sorriso non accennava a lasciarle il volto.
 
Anche Jack, nonostante la trattasse sempre come una principessa, non aveva mai fatto nulla di tutto ciò.
 
Giorgia sapeva che Gianluca era diverso.
Diverso da qualsiasi ragazzo avesse mai conosciuto.
Non pubblicava foto di ragazze in abiti succinti che dicevano frasi allucinanti su FB. Gli piaceva leggere e non solo riviste di motori. Era arguto, spiritoso e sexy.
 
E lei sarebbe stata una cretina in piena regola se se lo fosse lasciato sfuggire.
Anche solo come amico.
 
I santi non si muovono,
sebbene esaudiscano le preghiere.
 
Non muoverti dunque, mentre io colgo l’effetto
Della mia preghiera. Così, dalle mie labbra, le tue toglieranno il peccato.

Mia bella Giorgia… usciresti con me per un aperitivo? Niente di impegnativo, ma ho davvero voglia di conoscerti dal vivo.
 
Giorgia non poteva dirgli di no.
Non poteva più.
 
Anche Giorgia voleva conoscerlo
Voleva vedere come avrebbe reagito se avesse detto qualcosa di scemo.
Voleva sentire la sua risata.
Voleva vedere i suoi occhi mentre tentava di sorprenderla, come aveva fatto quella sera.
Voleva vedere se era capace di citare dal vivo le sue opere preferite.
 
Voleva conoscerlo.
Punto.
 
Allora…?
 
Niente di impegnativo, però :)
 
Cioè non mi devo aspettare che tu mi salti addosso non appena mi vedi?
 
Precisamente xD
 
E se dovessi saltarti addosso io?
 
La ragazza sgranò gli occhi.
Ecco cosa voleva dire uscire con un ragazzo maturo.
No, anzi… Non con un ragazzo.
Con un uomo.
Qualcuno che non si nascondeva dietro a un dito e tentava di conquistarti, anche attraverso una tastiera.
E, Jesus, Gian ci stava riuscendo alla perfezione.
 
Però non poteva permettergli di saltarle addosso. Non se quella sera Jack si sarebbe finalmente dichiarato.
Era meglio mettere le carte in tavola.
 
Certamente non succederà al primo appuntamento. E ti ricordo che non sarà un appuntamento, ma un semplice incontro tra amici, non fidanzati :P
 
Ma così mi rovini tutte le aspettative!
Vabbé, cara, vedrò di conquistarti pian piano. Certe cose possono anche aspettare… ma non troppo però.
 
La ragazza non sapeva se essere piacevolmente sorpresa o piacevolmente preoccupata. A questo punto sperava che Gianluca stesse scherzano, anche se le sue coronarie non avrebbero potuto sopportare un altro colpo di questo genere.
Considerando che la migliore difesa consisteva nell’attacco, decise di sorvolare e cambiare argomento.
 
Allora... quando sei libero per questo meeting?
 
Ti dispiace se lo facciamo la settimana prossima? Questo venerdì devo consegnare il progetto, quello di cui parlavamo l’altro giorno, e deve essere definitivo il più possibile. Ti andrebbe bene martedì prossimo?
 
Giorgia controllò l’agenda sul cellulare. Non aveva nessun impegno per quel giorno e nessuna verifica o interrogazione per il giorno dopo. Non aveva nessun motivo, quindi, per dire di no
 
Certo.
E terrò le dita incrociate per venerdì :)
 
E mi penserai anche?
 
Se questo è quello che vuoi xD
 
Cara, io voglio che tu mi pensi sempre, non solo quando devo consegnare un progetto :D
 
Giorgia rise, alzando gli occhi al cielo.
Quell’uomo lo stava facendo apposta o era veramente interessato?
Beh, l’avrebbe scoperto il prossimo martedì.
 
A che ora, architetto?
 
Ti va bene verso le sei e mezza?
 
Perfetto :) Dove?
 
Questo devi sceglierlo tu, cara :D
 
“Da Lorenzo” in centro. Lo conosci?
 
Approvo la scelta :) Non vedo l’ora di vederti :)))
E adesso raccontami com’è andata la tua giornata :)
 
Oddio…
Parlare con lui era la fine del mondo.
E dal vivo sarebbe stato anche peggio.
 
E allora perché non vedeva l’ora che arrivasse martedì?
 
***
 
Grazie a Gianluca il tempo passò velocemente e quando Jack le fece lo squillo che significava che stava partendo da casa, Giorgia spense il pc.
Ma prima, naturalmente, saluto il suo nuovo amico.
 
Allora ci vediamo martedì?
 
Certo, cara :)
E non preoccuparti che sarò puntualissimo :)
Un bacione e buona serata :)
Spero di sentirti presto.
 
Interiormente Giorgia era come divisa in due parti: una voleva Jack disperatamente, mentre l’altra smaniava per ricevere un altro messaggio dall’architetto sexy. Era una guerra dura, spietata e disperata, combattuta su più fronti che non avrebbe portato che una maggiore confusione.
Diciamo che non era stato proclamato un vincitore assoluto: c’erano solo vincitori parziali e momentanei.
 
E adesso, nonostante tutto il tempo passato a parlare con Gianluca, la parte impazzita per Jack aveva vinto.
 
Quando il campanello suonò, Giorgia si avviò verso la porta e prima di aprirla si sistemò una ciocca che le era sfuggita dalla coda.
Jack era affascinante come al solito: capelli leggermente scompigliati e un sorriso smagliante salutarono Giorgia non appena aprì la porta.
- Eccomi in tuo soccorso, fanciulla! Porto anche pizze e patatine, quindi fammi entrare che ho una fame…! -
Jack entrò con fare sicuro… era stato in quella casa mille volte. Posò le pizze sul tavolo apparecchiato e poi prese un contenitore per le patatine. Si muoveva a suo agio… ed era bellissimo.
 
Il colpo di grazia avvenne quando decise di togliersi il maglioncino grigio, rimanendo solo con una maglietta bianca su un paio di jeans scuri.
Giorgia distolse lo sguardo prendendo una bottiglia di coca dal frigo.
- Non ti dispiace farmi compagnia Giacomo, vero? -
Non voleva averlo costretto, ecco. Magari avrebbe potuto passare la serata da sola e andare a dormire presto; e invece aveva chiamato Jack.
E ora lui era lì.
Con lei.
Con una maglietta bianca che ne evidenziava il fisico.
Jesus.
 
Per tutta risposta il ragazzo si avvicinò e l’abbracciò da dietro.
- Non dirlo neanche per scherzo, trottola. Non ti avrei mai lasciata da sola, sai quanti maniaci ci sono in giro? Il tuo Giacomino ti difenderà sempre. Adesso mangiamo, però! Ho preso la tua pizza preferita: quella con tanti pomodorini e tante olive! -
 
Mangiarono tranquillamente.
La complicità era in assoluto il lato più bello del loro rapporto. Giorgia sapeva di non essere la persona più elegante del mondo mentre mangiava, ma non si sentiva assolutamente a disagio.
Parlarono del più e del meno.
Jack aggiornò Giorgia sul torneo di calcetto che si sarebbe tenuto da lì a due mesi, per la fine della scuola. I preparativi erano a buon punto e già diverse classi si erano iscritte.
- Si terrà in tre giornate: le prime due saranno le eliminatorie, mentre nell’ultima si disputeranno la semifinale e la finale. Abbiamo due campi a disposizione e quindi dovremmo riuscire a far giocare quattro squadre contemporaneamente. E non preoccuparti: per chi non vorrà partecipare, come voi femminucce, abbiamo pensato a un po’ di intrattenimento musicale e poi ci sarà sempre la piscina e la possibilità di prendere sole sul prato. Sarà indimenticabile -
- Vi state davvero mettendo d’impegno! –
- Andrea è stato un genio a riuscire a convincere il centro sportivo a lasciarci usare i loro spazi… ha delle ottime capacità di persuasione! Beh... poi ha anche degli aiuti divini, sai! –
 
Parlarono di tutto e quando anche Giorgia finì la sua pizza si spostarono sul divano per guardare un film.
- A te la scelta, Giacomino! -
- Trottola, ti ricordo che l’ultima volta ho scelto “L’esorcista” e non sei riuscita a dormire per due giorni –
Giorgia sollevò gli occhi al cielo, anche se sapeva che Jack aveva solamente detto la verità.
In effetti era meglio se sceglieva lei il film…
 
- Allora… io propongo di vedere “Noi siamo infinito”. E non mi interessa se alzi gli occhi al cielo perché è già la quinta volta che lo vedi. A me piace e quindi lo riguardiamo… insieme. Capito Jack? -
- Per te questo e altro, Trottola –
 
Giorgia selezionò il film e si accoccolò contro il petto di Jack, come il giorno precedente.
Non aveva scelto quel film a caso.
È vero, era uno dei suoi preferiti… ma quel film rappresentava qualcosa di più.
Una storia d’amore che nasceva da una bellissima amicizia.
 
Giorgia aveva già deciso quando fare la sua mossa.
Era rimasta colpita dalle parole di Sam quando aveva regalato a Charlie la macchina da scrivere. Era rimasta colpita dal loro bacio. Un bacio stupendo.
La prima volta che l’aveva visto le erano venute le lacrime agli occhi.
 
E mentre i minuti passavano e Jack giocava con i suoi capelli accarezzandole il braccio si arrivò anche a quella scena.
Raccogliendo tutto il coraggio che le era rimasto in corpo, Giorgia sussurrò il suo nome
- Jack -
 
Giacomo si girò, forse pronto ad asciugarle le lacrime o a stringerla forte…
E invece si ritrovò le labbra di Giorgia sulle sue.
Un bacio dolce, gentile.
Per niente arrogante, possessivo o irruento.
Un primo bacio.
A fior di labbra.
 
Jack strabuzzò gli occhi, ma si trattò solo di una questione di secondi.
Circondò il viso di Giorgia con le sue mani e approfondì il bacio, cercando di trasmetterci tutto quello che provava nei confronti della sua Trottola.
 
Poi si fermò.
Fronte contro fronte.
Naso contro naso.
Il sorriso di una si specchiava in quello dell’altro.
 
- Ti ho aspettata per così tanto tempo -
- Alla fine sono arrivata –
- Giorgia… io ti avrei aspettata per sempre –
 
E la baciò di nuovo.
Questa volta in maniera diversa.
Più esigente, più carnale, più fisica.
Ma trasmettendo sempre tanto amore.
 
Perché anche se nessuno l’aveva detto, forse si trattava proprio di quel sentimento.
Si trattava di amore.
 
 
Non ho niente da dire su questo capitolo…
Mi sento come… svuotata.
Quasi mi metto a piangere xD Sono scema, lo so xD
Ma la cosa si sta facendo difficile e ora soffrirò di personalità multipla visto che amo sia Jack che Gian.
Entrambi mi sembrano perfetti e voglio che entrino subito nella mia vita… e in modo fisico, non solo “mentale” xD Il prima possibile xD
Ringrazio chi recensisce e chi legge solo :)
Se volete seguire i miei deliri friend me on facebook (Bertu efp) e fatemi sapere la citazione (o dovrei dire il paragrafo xD) nascosto :D io risponderò a tutte le vostre domande ;)
Naturalmente la citazione non appartiene a me (magari xD) e l’autore e il traduttore ne detengono i diritti :)
Grazie per dividere questo viaggio con me :) Se volete spendere dieci secondi del vostro tempo per una causa pro bono… lasciatemi una recensione :) Mi fareste davvero molto piacere :)
<3
Ringrazio la mia fantastica Beta che vuole rimanere anonima a tutti i costi… ma io devo dire al mondo che ti voglio bene e ringraziarti almeno una volta ogni tanto… quindi xD
Vi mando un abbraccio… :)
Riempite le vostre giornate di amore  <3
Robi
 
P.s: un ringraziamento specialissimo a Cimmucimmu, Ali_13, Serena25, Shewhodaydreams e Greenfields per aver recensito lo scorso capitolo :) <3 tanto amore, davvero :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 10
 
Per la prima volta in tutta la sua vita a Giorgia non importava perdere la fine di un film; neanche di uno con un finale bellissimo e una colonna sonora altrettanto stupenda.
Che dire… era presa.
Era presa da Jack.
 
Tra i due quello più su di giri era certamente lui.
Dopo un ennesimo bacio era stato lui a spingere Giorgia e a farla sdraiare sul divano imprigionandola con il suo corpo.
Non che Giorgia volesse liberarsi.
Si sentiva venerata e adorata e stava già imparando ad amare i baci di Jack… anche se si stavano facendo sempre più esigenti.
Jack era tolto la maglietta gettandola chissà dove e sembrava voler fare lo stesso con quella di Giorgia.
 
Dio, aveva aspettato questo momento per così tanto tempo.
Aveva sempre desiderato che la sua Trottola decidesse di portare la loro relazione su un gradino più alto. Aveva passato gli ultimi mesi a inviarle messaggi subliminari, frecciatine e allusioni sperando che quella ragazza capisse le sue intenzioni… e invece aveva continuato a considerarlo il suo migliore amico.
Arrivati a un certo punto non sapeva più cosa fare.
 
Abbracciarla e darle dei semplicissimi baci sulla guancia non sembrava più essere sufficiente.
Si sentiva letteralmente scoppiare.
La sognava di notte e si rintanava in quelle fantasie ogni volta che poteva. Sogni a occhi aperti che naturalmente si scioglievano come neve al sole non appena la vedeva e realizzava che la realtà era molto diversa da sogni e fantasie.
 
Ormai si era convinto che non avrebbe mai potuto assaggiare le sue labbra.
Che avrebbe potuto accarezzare e giocare con i suoi capelli, ma mai affondarci le mani quando un bacio diventava puro distillato di passione.
 
E invece il destino aveva giocato le sue carte in maniera del tutto diversa.
Perché ora lei era lì.
Sotto di lui.
Che lo guardava con sguardo adorante, gli occhi che brillavano.
 
E Giacomo dovette reprimere tutti i suoi istinti.
Perché quella Giorgia era reale, non un’opera della sua fantasia.
Non era un sogno: era la sua Trottola in carne e ossa.
E non poteva spingersi in là così e subito.
 
Giorgia era rimasta sopraffatta da Giacomo.
Qualcosa in loro era mutato.
Come se Jack avesse trattenuto tutte le sue energie per mesi e mesi per poi liberarle quando la ragazza l’aveva baciato.
E ora le stava baciando il collo, mentre con una mano cercava di intrufolarsi sotto la maglietta.
 
Non c’era nessun dubbio: ci sapeva fare.
Giorgia non sapeva più cosa pensare.
Faceva scorrere le sue dita sulla schiena bollente di lui e se lo tirava più vicino inarcando il bacino e cercando di circondarlo con una gamba.
Poi le mani si spostarono sui capelli, morbidi e corti, stringendoli e tirandoli tra le dita, il viso nell’incavo del collo.
Respirò a pieni polmoni il profumo di Jack.
 
Inebriante.
 
Dio, voleva di più.
Lo voleva tutto.
Ma non adesso. Non era quello il momento.
C’era tempo.
 
Anche Jack sembrò essere della stessa idea.
Si fermò e la guardò dritto negli occhi.
Il loro azzurro sembrava essere perfino più intenso.
 
- Finalmente hai captato i miei segnali, Trottola. Ero convinto che fossero arrivati perfino su Marte ma non sul pianeta dove abiti tu -
Giorgia gli baciò il mento privo di barba.
Era un peccato che se la rasasse così spesso… Giacomo era molto più figo con un velo di barba.
- Alla fine ho capito tutto… anche se non è solo colpa mia! Cioè… tu potevi essere molto più esplicito! -
Jack rise.
- In che senso? -
Più esplicito di così le sarebbe saltato addosso.
- Ma non so! Magari chiedendomi di uscire da soli! –
 
Solo in quel momento Giorgia realizzò che lui l’aveva fatto… e anche miliardi di volte.
Quante volte erano usciti insieme, per un film, un gelato o una pizza, e aveva pagato lui.
“I veri uomini pagano sempre al primo appuntamento! E anche al secondo, al terzo, al quarto…” le ripeteva la nonna.
Sì, i segnali c’erano stati.
Ma lei era stata così cieca da non accorgersene.
 
Dall’espressione di Jack, Giorgia capì di star riuscendo a collegare tutti i tasselli della sua storia.
Quindi decise di baciarlo di nuovo, per farsi perdonare.
- Alla fine ce l’ho fatta. Grazie per tutto quello che hai fatto per me in questi anni -
- Trottola, avrei fatto questo e altro. E non perché volevo conquistarti in tutti i modi che avevo a disposizione e che mi venivano in mente, ma perché ci tenevo a farti sempre una buona impressione –
- E nei tuoi colpi è contemplato anche avere un fisico statuario? –
- Non fa mai male, non credi? –
 
Giorgia si liberò dalla presa di Jack, recuperò la sua t-shirt e gliela gettò.
- Indossala di nuovo, per favore -
Averlo lì, sul suo divano, mezzo nudo, e per niente imbarazzato, non la stava facendo solo arrossire. Era… eccitante.
Non aveva il gusto del proibito visto che i suoi genitori si trovavano altrove e avevano dato il loro benestare da tempo su questa relazione; ma era eccitante lo stesso.
Forse solo adesso Giorgia si rendeva conto di quanto sexy fosse il suo migliore amico.
 
Cercò di non farlo vedere al diretto interessato, ma, che dire, Giacomo la conosceva troppo bene per non accorgersi del suo improvviso… interessamento.
- Ti faccio un certo effetto, vero? –
Il tono era beffardo e Giorgia sapeva che l’aveva detto solo per smorzare la tensione e non per prenderla in giro.
Jesus, lo adorava anche per questo.
In risposta lei gli fece una linguaccia. Era bello che Jack non avesse perso il suo spirito scherzoso, neanche in quel momento.
- Tranquilla, Trottola. La rimetto subito. Tanto c’è tempo… -

Giorgia ritornò sul divano e lo baciò di nuovo.
Il suo Jack aveva ragione.
C’era tempo.
 
Passarono tutto il resto della serata sul divano non solo a sbaciucchiarsi, ma guardarono anche la fine del film.
Jack non sapeva resistere alla sua Trottola quando gli faceva il broncio.
E, anche se non l’avrebbe mai ammesso, anche a lui piaceva.
Inutile dire che alla fine aveva dovuto allungarle un fazzolettino perché erano spuntate le lacrime… come sempre.
- Ancora non capisco come tu faccia a restare impassibile… è bellissimo! E commovente… Semplicemente meraviglioso! -
Lui l’aveva stretta forte posandole un bacio sui capelli.
- Trottola… l’importante per me è essere qui con te. Basta -
 
A questa ennesima dichiarazione era seguito un lungo bacio.
Appassionato ma delicato e dolce.
 
Fatta una certa, Giorgia accompagnò il suo Giacomino alla porta.
- Ci vediamo domani a scuola -
- Certo. E non vedo l’ora di presentarti ufficialmente come la mia ragazza! –
- Jack! Ma conosco benissimo tutti i tuoi compagni di classe! –
Lui l’aveva guardata con un sorrisetto.
- Sbagliato Trottola. Loro conoscono Giorgia Marton, la mia migliore amica. Io voglio che conoscano Giorgia Marton, la mia ragazza -
 
Parole semplici ma… perfette.
Giorgia gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
- La mia ragazza… da baciare ogni volta che voglio! -
Un ultimo bacio e poi Giacomo partì direzione casa.
 
Giorgia rientrò, chiuse la porta e si appoggiò al muro con la schiena.
Chi l’avrebbe mai detto che Giacomo Zanni si sarebbe rivelato un ragazzo così?
Era stata lei la stupida a non averlo capito prima.
 
Controllò di aver chiuso bene tutte le imposte e poi salì in camera, pronta per dormire.
Dieci minuti dopo le arrivò un messaggio.
La buonanotte di Jack.
 
Giorgia baciò lo schermo del cellulare.
Era dai tempi di Mauro che nessuno le faceva battere il cuore in quella maniera.
Ok, Gianluca che citava “Romeo and Juliet” le aveva fatto molto piacere e l’aveva emozionata in modo assurdo… ma non poteva essere paragonato a Jack.
 
Distrattamente sperò che il finale si rivelasse diverso da quello avuto con Mauro, il verme.
Poi scosse la testa e scacciò quei tristi pensieri.
Era Jack, non quello stronzo.
Era logico che la storia non sarebbe finita allo stesso modo.
 
***
 
Il giorno dopo Giorgia si svegliò all’improvviso.
Guardò la sveglia: segnava già le sette e mezza.
- Porca troia! Sono di nuovo in ritardo! -
 
Non c’era da stupirsi.
Di solito la ragazza si addormentava non appena toccava la morbidezza del cuscino, ma la sera prima gli occhi non volevano chiudersi.
Spalancati guardavano il soffitto.
Nelle orecchie sentiva la voce di Jack.
Nel letto continuava a rivivere gli avvenimenti della giornata. Ringraziò i propri genitori per la loro assenza. Se fossero stati in casa quanto tempo ancora i due avrebbero dovuto aspettare prima di fare la mossa definitiva?
Altrimenti sarebbero sbucati in salotto omaggiando la neocoppia di una scatola di preservativi.
 
Giorgia scosse la testa al sol pensiero.
Raccapricciante.
 
Balzò giù dal letto, andò in cucina e si versò un bicchiere di succo. Mangiò una brioches in fretta e furia, rischiando di strozzarsi, per poi dirigersi veloce come la luce in bagno.
Fortunatamente la borsa e i vestiti erano già stati preparati il giorno prima, quindi non dovette affrontare la durissima domanda del “cosa cavolo mi metto oggi?”.
 
Raggiunse la scuola giusto prima del suono della campanella ed ebbe solamente tempo di salutare Ale che la prof era già entrata.
Giorgia guardò la Pia: quel giorno aveva deciso di optare per l’abbigliamento in stile contadina, visto l collana di pomodori che portava al collo e la gonna ampia verde.
Scosse la testa.
Possibile che non si guardasse allo specchio prima di uscire la mattina?
Poi, però, sorrise interiormente: magari anche la prof. aveva avuto una serata, o una mattinata, interessante e, svegliandosi tardi, aveva indossato i primi capi sotto mano.
 
Tirò fuori l’astuccio e il quaderno degli appunti; mentre la sua migliore amica si sarebbe dedicata alla Pia lei avrebbe ripassato letteratura inglese per l’ora dopo. Anche se era una materia umanistica, e quindi campo di Ale, a Giorgi piaceva molto. Pendeva letteralmente dalle labbra del prof e leggeva ogni libro che il prof. assegnava, facoltativi compresi.
La letteratura inglese era molto più interessante di quella italiana.
Non potevano neanche essere messe a confronto.
 
Mentre era totalmente presa dalla vita della Austen le vibrò il cellulare nell’astuccio.
Guardò Ale, ma era totalmente assorta dalla spiegazione e quindi Giorgi sorrise, sapendo che il destinatario non poteva che essere il suo Jack.
 
Trottola? Sei a scuola o a casa? Mi preoccupano tutti questi ritardi! Non sono da te! xD Un bacione
 
Tranqui Jack! Sono in classe :D Mi sono svegliata più tardi del solito :P
 
Oh… cosa ti ha tenuto alzata?
 
Pensieri…
 
Ti devo confidare un segreto…
 
Dimmi tutto :)))
 
Nooo xD mi vergogno!
 
Su Jack…! Se me lo dici poi ti do un bacio <3
 
Un bacio vero o finto?
 
Un bacio che più vero si muore :3
 
Sai… anche io ieri ho fatto fatica ad addormentarmi… continuavo a pensarti <3
 
Ed era questo il tuo segreto?
Se non fosse stato così mi sarei offesa xD
 
No… in verità avrei tanto voluto rimanere a casa tua. Ma solo per vederti dormire e svegliarti baciandoti :) Se vuoi posso venire ora a darti il bacio del buon giorno <3
 
Io lo apprezzerei molto ^^ forse anche la Pia capirebbe che al mondo c’è qualcosa di diverso dalle guerre di cui parla!
 
Certo Trottola! I Malavoglia xD
 
Sei uno scemo Jack xD
Ma ti adoro anche per questo <3
 
<3 <3 <3
Ci vediamo dopo Trottola :D
 
Alzò lo sguardo sorridendo, tanto che la prof. la guardò perplessa. Non era tipico della signorina Marton sorridere durante le sue ore. Soprattutto in quella di storia.
Ale captò lo sguardo della prof. e si girò verso Giorgia.
Appena guardandola capì tutto e si rallegrò per lei.
 
Si meritava Jack.
E Jack meritava Giorgia.
Come diceva suo fratello “non c’erano balle che reggevano!
 
Purtroppo le due ebbero modo di parlarsi solamente durante la ricreazione, visto che la lezione successiva fu monopolizzata da ‘Ntoni e dalla sua famiglia.
Ancora.
 
Giorgia finì la sua greca e iniziò a colorarla con i suoi evidenziatori.
Quando ebbe finito guardò l’orologio: mancava ancora mezz’ora.
Decise all’ora di iniziare con un’altra greca.
Di quel passo per la fine dell’anno avrebbe potuto allestire una mostra.
Decise allora che ogni greca avrebbe dovuto avere un nome: si è mai visto un quadro o un libro senza titolo? Più precisamente quella si sarebbe chiamata “’Ntoni lascia Aci Trezza parte 2”.
 
Grazie a Jesus la campanella suonò.
Non ebbe neanche il tempo di mettere a posto le opere d’arte che Ale la raggiunse al banco.
- Te l’avevo detto. Adesso dobbiamo stappare la bottiglia? -
Giorgia la guardò stupita e con il sopraciglio sinistro alzato. Come faceva a saperlo?
Ale rise per l’espressione dell’amica.
- Cicci! Sei un libro aperto per me! Poi quando ho visto che sorridevi alla Pia mentre lei faceva un approfondimento inutilissimo e noioisissimo sulla pax britannica ho capito che c’era qualcosa che non quadrava. Allora… tu e Giacomo? –
 
Ale dovette rimanere un po’ sulle spine visto che l’amica non rispondeva.
Alla fine, fortunatamente, il suo penetrante sguardo da detective funzionò.
- Sì! –
Alessandra iniziò a saltellare per la stanza per poi abbracciarla.
- Questo è il trionfo del vero amore! Sono felicissima! Mi raccomando però: sono troppo giovane per diventare zia – disse scherzando, ma non troppo. – Compratevi un gatto se proprio avete degli istinti genitoriali! Altrimenti vi regalo Alberto per una giornata! A tal proposito, te lo dico ora che poi mi dimentico: puoi venire domani a casa mia a mangiare? Stasera vado a correre con Michele e visto che non voglio disturbarvi, e poi preferisco raccontarti tutto a voce e non con il telefono, vieni a mangiare da me domani? -
Giorgia accettò e le due si incamminarono.
 
Destinazione giardino.
Destinazione Jack.
Destinazione paradiso.
 
Si trovava al suo solito posto.
Stava bevendo una coca parlando con Andrea, anzi discutendo con Andrea.
Probabilmente del torneo visto che l’ultimo aveva in mano quelle che sembravano dei prototipi per le locandine da appendere in giro per la scuola.
Poi sembrarono mettersi d’accordo e Andrea si rilassò visibilmente sorridendo all’amico.
 
Giorgia si concesse degli ulteriori secondi per guardare Jack.
I capelli erano scompigliati, come sempre.
Indossava un maglioncino blu con un piccolo scollo a V sopra dei jeans blu chiari… quei jeans che gli facevano un culo da paura.
Giorgia sorrise chiedendosi se li avesse indossati solo per lei.
Un piccolo gesto ma molto… apprezzato.
 
Come se avesse captato il corso dei suoi pensieri, Jack si girò verso di lei e le fece un occhiolino.
Ale trattenne una risata.
- Giorgi… non abbiamo tutto il tempo di questo mondo per osservarlo da lontano! Forza su…! -
 
Aveva paura?
E di che?
Conosceva quei ragazzi da quando aveva messo per la prima volta piede nella classe di Jack. Li aveva visti nei momenti peggiori e non doveva aver paura che… non l’accettassero come “compagna” di Jack.
 
- Ciao! – li salutò quando li ebbe raggiunti.
Giacomo se la tirò più vicino e la baciò.
Sulla bocca.
Di fronte a tutti.
 
Inutile dire che gli applausi, i fischi e le grida si sprecarono.
- Vecchi… vi presento ufficialmente Giorgia Marton, la mia ragazza – disse orgoglioso, tenendole la mano.
- Come se non la conoscessimo… sei proprio un coglione! -
Andrea posò una mano sulla spalla dell’amico.
- Giacomo, ricorda che quando vuoi mio zio Francesco è libero per fissare la data. Abbiamo aspettato tutti già fin troppo tempo… adesso datevi una mossa -
Il ragazzo ignorò l’amico preferendo baciare Giorgia.
- Ma prendevi una stanza! – urlò uno, scatenando le risate di tutti.
 
Poi i ragazzi iniziarono a prendere in giro Giacomo, ricordando come, quando era ubriaco, iniziasse a delirare chiamando Giorgia a gran voce. Poi, ritornato lucido e ricordandosi di quello che aveva detto e fatto, faceva promettere a tutti di mantenere il segreto.
Codice di fratellanza tra uomini.
Indistruttibile se paragonato a quello delle donne.
 
- Ma… allora voi sapevate tutto? – chiese Ale.
- Beh, solo una cerchia ristretta era a conoscenza di tutto ciò. Per esempio alla festa di sabato l’abbiamo visto solo noi – rispose Andrea, indicando se stesso e gli altri cinque ragazzi presenti. – Dopo che ha riaccompagnato Giorgia a casa è ritornato per darci una mano a sistemare e quando Simone, con il tatto che lo contraddistingue, gli ha chiesto se aveva concluso qualcosa, il nostro caro Giacomino ha iniziato a impazzire dicendo che il suo grande sogno d’amore era destinato a crollare. Quali sono state le sue parole, Simo? “Morirò zitello circondato dai gatti?” –
Simone buttò a terra la sigaretta che aveva finito di fumare a annuì.
- Più precisamente era: “morirò zitello circondato dai gatti come in quella trasmissione di Real Time Sepolti in casa: animali”. Il nostro tasso di sopportazione aveva raggiunto i limiti già a settembre. Avevo concesso loro altre due settimane per combinare da soli. Poi mi ero ripromesso di rinchiuderli da qualche parte e buttare via la chiave per poi recuperarla solo dopo la trombata del secolo. Non puoi immaginarti, Ale. Per mesi e mesi abbiamo sofferto tutti quanti per questo motivo. Gli allenamenti a calcetto erano diventati estenuanti perché questo qui aveva un sacco di energie da spendere. Noi tornavamo a casa così stremati da non riuscire ad alzarci dal letto e combinare nulla… Giacomo! Sai che Valentina potrebbe avermi mollato per questo motivo? Ora sarò io a morire zitello! E verrò a suonarvi il citofono ogni volta che farete l’amore!! -
 
Ale scosse la testa ridendo.
Simone non era conosciuto per le sue promesse improbabili.
Era conosciuto perché le rispettava sempre.
Ale decise di raccontare di tutti i dubbi amletici che avevano assalito Giorgia qualche giorno prima.
- Come se avesse avuto bisogno di ulteriori certezze… quello è pazzo di lei, si vede lontano un chilometro! -
 
Gli amici continuarono a parlare per un po’ della nuova coppia, come se non fosse presente.
Beh, in effetti era proprio così.
Fisicamente erano lì.
Mentalmente altrove.
 
- D’ora in poi ti sveglio io la mattina. Non voglio che tu arrivi in ritardo! -
- Che dolce Jack! –
- Ok… a dirla tutta voglio averti tutta per me e sbaciucchiarti –
Risero.
Nonostante tutto quello che Ale e gli amici di Jack stavano ancora dicendo sulla coppia, loro due ridevano.
 
Erano insieme.
Il resto non importava.
 
 
Anche io voglio avere un ragazzo come Jack!
Jesus… chi non lo vorrebbe? xD
Capitolo dedicato a tutti gli Andrea e Alessandra di questo mondo, che mantengono la parola data e che capiscono tutto solamente dallo sguardo :D
E anche a tutti i Simone che promettono e mantengono xD
Ringrazio chi recensisce e chi legge appena :) Vi ricordo il mio account FB (Bertu efp) per la citazione nascosta, spoiler e… non so xD e qualcos’altro :) So che siete occupate con il ritorno a scuola (-.-“) ma se riuscite a lasciare un vostro commentino… So che ho ancora molto da migliorare e i vostri consigli mi aiutano molto :) Ogni parola è importante, quindi… non abbiate paura e scrivete :D
Un in bocca al lupo a chi oggi ha iniziato la scuola e a chi, come me, ha preso un mal di gola da spavento ed è sul punto di morte xD
Un bacione grande grande ^^
Robi
 
Ps: un bacione e un ringraziamento speciale a JCK_, Chiarakalove, MrPerfezione, Serena25, Cimmucimmu ,Vanilla_91e Zoe May per aver recensito lo scorso capitolo :) *^*

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 11
 
Diventare una coppia “pubblica” non aveva avuto effetti collaterali.
Considerato che la maggior parte della scuola credeva che stessero già insieme ma non volessero svelare il loro piccolo segreto al mondo, vedere che si baciavano in pubblico non era un gran che.
 
C’era chi sospirava e la dichiarava la storia dell’anno e chi l’aveva presa in modo indifferente. In fondo stavano già tutto il tempo insieme, anche se non avevano voluto renderla pubblica quella relazione era sempre stata sulla bocca di tutti.
 
Fortunatamente Cristina frequentava un istituto diverso, altrimenti sarebbe stata lei la prima a dire “ve l’avevo detto”, annuendo come faceva sempre quando aveva ragione.
E forse avrebbe incolpato Giorgia per la fine del rapporto con Jack.
Cristina era sempre stata lunatica e Giorgi sperò che potesse ricevere la notizia quando il suo umore era dei migliori.
 
La persona che si stava divertendo di più era certamente Ale.
Non faceva che ripetere che lei l’aveva capito da subito, senza bisogno che un Jack in versione sbronza  glielo dicesse, e andava in giro dicendo che avevano già deciso la data delle nozze.
- In realtà stanno insieme da ben tre anni! È una relazione seria ormai! Stanno aspettando che Giorgia prenda la maturità e poi si sposeranno! Più precisamente il 28 giugno! -
 
La ragazza che ci era rimasta più male era Elisa.
Giorgia l’aveva vista più volte osservare con sguardo perso il suo Jack, sognandolo a occhi aperti. Ma Jack non l’aveva mai assecondata rimanendo fedele alleato di Giorgia in quella guerra.
Quando li incontrò in corridoio cambiò strada, preferendo allungare il percorso piuttosto che vedere i due che si tenevano per mano.
 
Sarebbe stato da ipocriti affermare che Giorgia era dispiaciuta per lei.
Proprio no.
Alla fine Dio, il Karma, la Provvidenza o chicchessia aveva provveduto a ristabilire l’equilibrio delle cose.
 
Ritornata a casa si precipitò dalla nonna per darle la lieta novella.
Maria l’abbracciò forte e quasi le scesero due lacrimucce.
- Oh, Briciola. Sono così felice per te! Sarete una coppia fantastica -
A parte Elisa, che come al solito era un caso a parte e si rallegrava solo dell’infelicità altrui, erano tutti al settimo cielo per la coppietta.
Ale aveva perfino chiesto se poteva scattar loro la prima foto ufficiale, ma l’amica si era opposta.
- Ma vi serve una foto! Da mettere sugli inviti! -
Giorgia salutò Giacomo e trascinò la sua migliore amica in classe. Ale non fece una particolare resistenza, disse solo a Giorgi di non arrabbiarsi.
La ragazza lì per lì non le aveva dato troppo peso, ma solo quando aprì fb capì la portata delle sue parole.
 
PAPARAZZATI!
E sotto una foto di loro sue che si baciavano.
Lei in punta di piedi che gli cingeva la vita.
Lui una mano sulla sua guancia e l’altra sul sedere.
Jesus!
Doveva essersi persa nel mondo delle meraviglie se non si era accorta di Ale che scattava quella foto.
 
Naturalmente c’erano già diversi commenti.
E la maggior parte riguardavano la mano di Jack.
Simone ribadiva che aveva suggerito alla coppia di prendersi una stanza, ma loro avevano preferito continuare a far salire l’ormone. Aveva concluso con un suggerimento: utilizzare lo sgabuzzino delle scope dei bidelli al terzo piano, quello vicino agli spogliatoi. Assicurava che era un luogo silenzioso e non ci passava mai un’anima. Provare per credere.
 
Poi Giorgia controllò i messaggi: ce n’era uno di Gianluca.
Giorgia si sentì un po’ in colpa: solo la sera prima lui le aveva citato Romeo and Juliet e adesso vedeva lei e Jack baciarsi.
E Giorgia, che odiava le persone ipocrite, si sentiva male al pensiero di quello che aveva fatto.
Però… però non l’aveva fatto apposta. E quella foto non sarebbe dovuta essere di dominio pubblico! E Gianluca sarebbe rimasto un amico, indipendentemente dagli ulteriori sviluppi.
Vabbè… al cuore non si comanda. E lei non voleva essere l’eccezione alla regola.
 
Il tuo architetto preferito vuole usare il suo unico momento libero per augurarti una buona settimana :)
Ci sentiamo nel weekend :)
Un bacione
P.s: ho visto che è cambiato qualcosa con il tipo dalla camicia fucsia… Vediamo se saprò farti cambiare di nuovo idea xD Ci vediamo martedì, bella :D
 
Ciao Gian :D
Eh, si… ormai le cose sono cambiate xD
Ti racconterò meglio martedì :))
Non preoccuparti: il nostro “appuntamento” tra amici non è assolutamente saltato :)
In bocca al lupo per il progetto :) fammi sapere
<3
 
Non c’erano problemi ad andare all’incontro.
L’importante era avvisare Jack che sarebbe uscita con un amico, e assicurargli che non si trattava di una cosa importante.
Stava con lui, ormai.
 
Anche la foto di Ale lo testimoniava al mondo intero.
Perché, come aveva scritto lei stessa nei commenti, “siamo una coppia bellissima <3”
Anche se Jack le aveva palpato il culo di fronte a tutti.
E quella foto l’avrebbe testimoniato per sempre.
 
Rise, sistemandosi una ciocca di capelli scappata dalla coda.
Ale avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle. E Jack avrebbe ricevuto un cazziatone per la sua mano morta.
Sì, le cose sarebbero andate così.
***
 
Il giorno dopo Giorgia ritornò a casa con Ale per un pranzo a casa sua.
- Ti avverto, cicci. Ci sarà anche Alberto! Ha voluto a tutti i costi pranzare con noi… Chissà cosa ha in mente. Proprio adesso che ti sei, finalmente, dovrei aggiungere, accasata con Jack, lui arriva a rompere le palle… come suo solito -
 
Fu proprio Albi ad aprire la porta.
Era tornato a casa un’ora prima di loro e l’aveva usata… per farsi bello.
Bello secondo i suoi standard.
 
Fresco di doccia, maglietta enorme e jeans con il cavallo che arrivava alle ginocchia e che scendevano verso terra ogni volta che faceva un passo. Proprio quei jeans che indossava quando andava in giro il sabato sera per “rimorchiare le pollastrelle”.
Una volta lei e Ale l’avevano sentito parlare al telefono con un suo amico: discutevano, proprio come due femminucce, sull’abbigliamento della serata. Ale, presa da un improvviso istinto affettuoso, l’aveva avvertito che conciato in quel modo non avrebbe attirato che galline non vedenti, ma l’avvertimento non aveva sortito alcun effetto.
Secondo Alberto quei jeans erano magici perché lasciavano scoperta una buona parte dei boxer… e questo intrigava molto le ragazze.
 
Certo… sicuramente!
Tutte le ragazze sane di mente non vogliono far altro che sbavare su un paio di boxer! Soprattutto se erano fluo e molto appariscenti.
Quel giorno i boxer erano giallo.
Fosforescente.
Evidenziatore.
Un pugno in un occhio, insomma.
 
- Giorgia, prego. Dammi pure la borsa e il giacchino – disse con voce profonda, non appena le due varcarono la soglia.
- E a me non chiedi nulla, fratellino? – chiese Ale con tono di sfida.
In risposta Albi scosse la testa e disse alla sorella di arrangiarsi.
Sistemati i capi si avviarono verso il tavolo e Alberto, come un perfetto cavaliere di altri tempi, fece accomodare Giorgia, aiutandola con la sedia.
Quando lei si dovette alzare per andare in bagno si alzò con lei.
 
Ale iniziò a ridere e pregò Alberto di smetterla.
- Mi stai solo mettendo in imbarazzo! E mi sta anche venendo il mal di mare! -
Giorgia invece mise una mano sulla spalla del ragazzo rassicurandolo.
- Albi, non ti preoccupare! Sai che a tua sorella piace scherzare…! Apprezzo tutte queste tue attenzioni. Sei proprio un ragazzo carino a tenero! -
Le orecchie di Alberto diventarono rosse e si alzò di scatto per sparecchiare e servire della macedonia.
 
In bagno il cellulare di Giorgia vibrò.
 
Mio fratello mi ha appena chiesto se ha una possibilità con te xD
Credo che vedendoti con Jack abbia deciso di giocare tutte le sue carte xD
 
E tu cosa gli hai risposto?
 
Di guardarsi allo specchio e di immaginarsi vicino a Giacomo Zanni.
E di tirarsi su i pantaloni che quei boxer mi fanno venire il voltastomaco!
Non ti preoccupare: non ti lascerò da sola con lui xD potrebbe saltarti addosso xD
 
Giorgia scosse la testa e si lavò le mani.
Povero Albi… era un ragazzo così carino! Ma niente se paragonato a Jack… o a Gianluca. Però si meritava di aver qualcosa da raccontare ai suoi amici. A volte faceva un po’ la figura dello sfigato: sua sorella era la migliore amica di Giorgia Marton e lui diventava rosso rosso se lei gli toccava una spalla.
 
Ritornò in cucina con gli altri due e si misero a parlare del più e del meno.
- Stasera allora hai allenamento fino a tardi? – chiese Giorgia all’amica.
- Sì… ci sono gli outdoor tra due settimane e devo arrivarci il più in forma possibile! –
- Uff… anche Jack ha gli allenamenti stasera! Mi sa che mi guarderò un film e poi andrò a dormire presto –
Alberto si inserì nel discorso con fare non curante.
- Se vuoi posso venire io a farti compagnia… sai che ci piacciono gli stessi film! -
Tutti e tre sapevano che il ragazzo aveva appena detto una bugia… ma sembrava davvero crederci. Era determinato a portare a casa una vittoria, stava mettendo via la sua timidezza.
Ma Giorgia non poteva permettergli di coltivare false speranze.
 
- Mi dispiace Albi… sai come diventa Jack quando è geloso! Ti ringrazio per l’offerta, sei davvero tenerissimo! – disse alzandosi dalla sedia. – Adesso Ale ci conviene andare a studiare. Ciao Albi! Buona giornata! – e lo baciò sulla guancia.
Alessandra sgranò leggermente gli occhi; le aveva detto che gli avrebbe dato un bacio, ma credeva che quella pazza dell’amica stesse scherzando. E invece no.
Giorgia aveva appena realizzato il sogno segreto del fratello. Adesso lui avrebbe potuto morire felice.
 
Alberto si era talmente agitato che per poco non aveva fatto cadere un bicchiere. Poi, quando le due erano uscite dalla stanza, non accorgendosi che erano ancora a portata di orecchi, aveva chiamato il suo amico.
- VECCHIO! Ѐ successo! Mi ha dato un bacio sulla guancia! Come CHI? GIORGIA! Sì coglione! Quella Giorgia! No, sapeva esattamente quello che faceva! No, non credo fosse sotto l’effetto di droghe! No… non credo che ci sarà un seguito… Sai che adesso è insieme a quel coglione dello Zanni… Beh, comunque mi ha baciato. Fanculo! Tu non ci credevi ma questi jeans portano davvero fortuna! Boxer gialli… Vabbè, ci sentiamo! Coglione… La guancia me la laverò, ma non oggi! Ciao! -
 
Le due corsero in camera di Ale e iniziarono a ridere.
- Hai reso felice mio fratello per almeno un anno! Sei una grande! -
- Vabbè… adesso facciamo i compiti così dopo abbiamo tutto il tempo per raccontarci di Michele! Aspetta che però mando un messaggio a Jack… non vorrei che quel bacio sulla guancia si trasformasse nella scopata del secolo! –
Ale gettò indietro la testa e iniziò a ridere più forte.
- Nessuno avrebbe creduto a mio fratello! E poi sarebbe morto per l’emozione! Te lo immagini? Avrebbe perso coscienza per poi essere estratto dal tuo corpo da un’equipe di paramedici e… -
Giorgia sventolò una mano davanti al naso dell’amica.
- Se volevi farmi vomitare ci stai riuscendo. Adesso mettiamoci a fare i compiti che mi devi raccontare di Michele! Guarda che non mi sono dimenticata nulla!! -
 
***
 
Due ore dopo, dopo aver ultimato un esercizio di economia lasciato a metà in classe, aver fotocopiato gli appunti e aver capito il sistema delle voci del coro nei Malavoglia, le due si fermarono per fare merendina.
Albi era passato poco prima a salutarle perché doveva andare all’allenamento di basket.
Ale aveva scosso la testa.
- Possibile che quando sono da sola in casa non mi ignori tutto il giorno? Potrei anche morire in questa stanza che non te ne accorgeresti! Invece quando c’è Giorgi diventi improvvisamente più amichevole e bussi a quella porta ogni cinque secondi…! Guarda che se Jack sa di tutte queste attenzioni… -
 
Alberto si guardava le punte dei piedi, imbarazzato.
Quello che Ale stava dicendo era vero.
Giorgia gli piaceva da moltissimo tempo ormai e solo adesso che si rendeva conto che non avrebbe mai potuto competere con uno come Giacomo Zanni si era deciso al passare al contrattacco. Ma, purtroppo, non aveva ottenuto gli effetti desiderati.
Alzò il viso e guardò le ragazze come un cucciolo bastonato.
La sorella sogghignava mentre Giorgia gli sorrideva apertamente.
- Non badare a quello che dice Ale… sai che le piace scherzare! Sei davvero un ragazzo d’oro, Alberto. E oggi hai dimostrato che la ragazza che conquisterà il tuo cuore sarà fortunatissima e sarà qualcun altro a scuotere la testa perché saprà che sarà inutile competere con uno come te. Me lo sento. Solo un unico consiglio: comprati una cintura e poi sei perfetto! -
 
Giorgia aveva parlato con il cuore a quel ragazzo che considerava un fratellino.
Avrebbe gioito con lui quando sarebbe tornato a casa con la sua prima ragazzina e in quel momento si dispiaceva molto per aver infranto i suoi sogni di gloria.
Ma lo faceva per il suo bene. E lo aveva capito anche Alberto che, sorridendo, augurò loro una buona serata e uscì di casa.
Alessandra guardò l’amica e sospirò.
Quella lì diceva sempre le parole giuste.
 
Parlarono ancora un po’ del più e del meno e poi Giorgia si sedette comoda sulla sedia, le gambe incrociate, pronta ad ascoltare il resoconto della serata passata con Michele.
Ale si alzò dalla sedia e poi si risedette.
Iniziò a giocare con un filo della maglietta e poi la guardò dritto negli occhi.
- Mi piace. Mi piace tantissimo. Nessuno mi è mai piaciuto come lui -
L’amica annuì e le chiese di iniziare dal principio.
- Ѐ arrivato alla pista puntualissimo… anzi, in anticipo visto che era lì prima di me. Si è cambiato e fino a qui niente di che… cioè! Non guardarmi così! -
- Cicci! La verità…! Era davvero niente di che? Capisco che sei cotta di suo padre… ma lui è giovane, figo e disponibile! Non so quale delle tre caratteristiche sia la più allettante! – la ragazza incrociò le braccia e lanciò uno sguardo all’amica. Uno sguardo che non permetteva omissioni. Alzò anche il sopraciglio sinistro per rincarare la dose.
Ale sospirò. Forse aveva sperato di tenere per se quegli attimi ancora per un po’ e invece ora si ritrovava a soddisfare la curiosità della sua migliore amica. Curiosità che sembrava non voler affatto diminuire.
Giorgia intanto le lasciò alcuni secondi per riflettere: non l’avrebbe incalzata come era successo a lei a casa della nonna, ma non se ne sarebbe andata da quella casa senza un resoconto dettagliato della serata.
Forse Ale credeva che si sarebbe accontentata di quella misera confessione?
No. Lei voleva il pacchetto intero. Anche a costo di restare lì accampata.
Poteva sempre contare sull’appoggio e l’aiuto di Alberto.
 
Anche Ale stava facendo i suoi conti e probabilmente si stava rendendo conto che era inutile rimanere in silenzio.
- Vabbè! Sarò anche facile preda del testosterone emanato dagli uomini di quella famiglia… Ma era uno schianto. Pantaloncini aderenti neri e maglietta rossa. Ci siamo salutati con un semplice bacio sulla guancia e poi abbiamo iniziato. È stato fantastico perché non mi ha rallentato o che… eravamo sulla stessa onda, avevamo lo stesso ritmo. Rallentavamo e acceleravamo insieme! Alla fine mi ha aiutato con i pesi e a mettere a posto l’attrezzatura. Tutto questo senza mai un contatto fisico: non mi ha mai toccato, neanche accidentalmente. Magari si può pensare che non era interessato, e questo ammetto di averlo pensato anche io. Ma poi, finito l’allenamento e usciti dallo spogliatoio, mi ha guardato in un modo… -
 
Alessandra sapeva che la sua spiegazione era alquanto confusa. A dir la verità non aveva neancora realizzato pienamente quello che era successo la sera prima.
Come alla partita, Michele aveva avuto due personalità: quella dell’allenamento, distaccata ma non troppo, e quella della cena, totalmente opposta.
- Ti dicevo, quando sono uscita lui era già lì che mi aspettava. Stava giocando con le chiavi della macchina e poi mi ha guardato. Mi ha incatenato al suo sguardo! Non riuscivo a guardare nient’altro che i suoi occhi verdi. Ero ipnotizzata da quegli occhi… avrei potuto annegarci! Poi non so… un qualcosa mi ha fatto uscire dalla sua paralisi e mi sono trovata vicinissima a lui -
 
Ale ancora non era riuscita a dare un nome a quella forza, a quel magnetismo, a quell’istinto. Ma dopo tutto era cambiato: lui l’aveva abbracciata e le aveva chiesto di cenare con lui. Parole sussurrate, che si sarebbero disperse nell’aria se lei non le avesse sentite. Lei non era riuscita neanche a rispondere, si era limitata ad annuire.
- Cicci! Non so cosa mi sia assolutamente preso. Non riuscivo a emettere un suono! Lo guardavo e lui mi guardava. E quegli occhi… quel verde… Non riuscivo pensare niente fuorché “Baciami! Baciami adesso!” -
Ale non riusciva ad ammetterlo neanche con la sua migliore amica, ma aveva pensato che quegli occhi erano quelli della sua anima gemella.
Un pensiero stupido, venuto da chissà dove, ma che non era riuscito a destarla dal suo coma. Era salita sulla macchina di Michele ed erano andate in un ristorantino lì vicino.
Aveva pagato lui.
Come un gentiluomo fa durante il primo appuntamento.
 
- Ti giuro, non riuscivo a parlare. E lui neanche… sembravamo una coppia di muti… Ma la comunicazione non mancava: solo che non era verbale! Ci continuavamo a guardare, i nostri piedi si toccavano e mi ha tenuto la mano finché non sono arrivati i nostri piatti. Il mio cuore batteva all’impazzata e tremavo come una foglia. Ma non volevo assolutamente interrompere il nostro contatto! Poi mi ha portato a casa e mi ha accompagnato alla porta. Anche lì, silenzio totale. Poi, proprio quando stavo per entrare in casa, mi ha preso la mano e mi ha fatto girare verso di lui. Non mi ha baciato, ma il suo viso era vicinissimo al mio. Sentivo il suo respiro affannato e il battito del suo cuore. Non mi sono mai sentita così vicina a qualcuno come a lui in quel momento -
Giorgia stava ascoltando attentamente. Non l’aveva più disturbata e stava continuando il suo racconto, rivivendo la serata prima.
- Poi mi ha chiesto se ci potevamo vedere di nuovo. Ha detto di essere un ragazzo complicato, di essere rimasto tremendamente ferito dalla sua ex ragazza, ma che in me aveva visto qualcosa che l’aveva tirato fuori dal suo torpore. Ha detto che mi aveva osservato attentamente durante tutto l’allenamento e che non aveva mai visto nessuno metterci così tanta passione e sentimento in qualcosa. Ha detto che la serata con me l’ha fatto sentire vivo dopo molto tempo. Non mi ha baciato, neanche sulla guancia, ma eravamo vicini. Sia fisicamente che spiritualmente. Giorgia… io l’ho sentito! Ho sentito il suo spirito vicino al mio! Ed è stato magnifico. E ora non so come comportarmi perché mi ha detto fin troppe cose e io mi limitavo a guardarlo e annuire. Sono senza speranza… -
 
Giorgia sgranò gli occhi. Ale che non parlava? Questa si che era una novità!
- Davvero non gli hai detto nulla? -
- Beh… gli ho detto che davo per scontato che ci vedessimo di nuovo. E poi sono entrata ed è da ieri che mi pento del mio comportamento! E ho paura che quando lo vedrò di nuovo la situazione non sarà migliore –
Giorgia cercò di rincuorare l’amica, dicendogli che anche lui era stato di poche parole.
Poche parole, ma concise ed efficaci.
La qualità era sempre stata più importante della quantità.
 
- Poi non si è più fatto sentire? -
- No. Mi ha mandato un messaggio stamattina, quando si è alzato. Leggi… -
 
Mi hai ammaliato…
Cos’è il tuo? Il canto di una sirena?
Ti penso…
 
- E tu cosa gli hai risposto? –
- “Ti penso anche io”. Poi basta… unico messaggio. È strano, lo so. Ma mi piace molto. Tantissimo! Nessuno mi è mai piaciuto come lui! E spero di vederlo presto… e questa volta proverò a parlarci. Nessuno mi ha mai intrigato come lui… con uno sguardo, un tocco, mi ha messo letteralmente KO –
 
Giorgia non aveva mai visto l’amica in quelle condizioni.
Stava male, si vedeva che moriva dalla voglia di sentirlo, anche con una scusa banale, di mettersi in contatto con lui. Ma contemporaneamente non voleva fare la figura della stupida e della bambina.
La situazione doveva ancora prendere uno sviluppo definitivo e la stessa Giorgia aveva capito ben poco rispetto a quello che era successo.
 
Il suo rapporto con Jack si basava molto sulla fisicità, sul baciarsi, sullo stare vicini continuando a sfiorarsi: era soprattutto fisico. Con Gianluca invece era ancora allo stadio iniziale, ma si stava delineando un qualcosa di molto diverso, più intellettuale e spirituale.
Ma, nonostante fossero tremendamente diversi, in entrambi era importante il dialogo, la parola.
Cosa che era passata in secondo piano la sera prima. Giorgi non sapeva che consiglio dare ad Ale, visto che più ci pensava meno ci capiva.
 
Sapeva solo che Ale era rimasta turbata e contemporaneamente affascinata da quello che era successo. Se la sua amica era felice… anche Giorgia era felice.
Period.
 
Parlarono ancora un po’ e poi Giorgia andò a casa.
Jack sarebbe andato all’allenamento e quindi non potevano vedersi. La nonna aveva la serata “Tombola” e i suoi erano usciti.
Si trovava a casa da sola, di nuovo.
Accese il pc per controllare se c’erano dei nuovi messaggi. Magari Gianluca era riuscito a fare una pausa e rispondere al suo.
 
Invece no.
Era stato visualizzato ma non c’era risposta. Nulla di nulla.
Giorgia si sentì triste e spense tutto.
Quella sera avrebbe guardato un film d’azione e non avrebbe pensato a nessuno dei suoi uomini.
Poi le venne un’idea molto più allettante: avrebbe guardato una puntata di White Collar.
Sì, quella sera sarebbe stato Matt Bomer il suo partner.
 
E non lo avrebbe diviso con nessuno.
Non avrebbe condiviso con nessuno lui, Jack e Gian.
Accorgendosi del suo pensiero sgranò gli occhi. L’aveva pensato davvero?
Aveva davvero pensato che non avrebbe condiviso con nessuno Gianluca?
Oddio. Stava impazzendo.
 
Selezionò la puntata e schiacciò il tasto play. Doveva assolutamente dimenticare quello che aveva appena pensato. Doveva dimenticarsi Gianluca, almeno per una serata. Doveva scuotersi di dosso quella tristezza che l’aveva assalita quando aveva scoperto che non c’era nessun suo messaggio che l’attendeva. Doveva ricordarsi che ora era la ragazza di Jack e lui era suo. Non Gianluca.
 
Però…
NO! Giorgia scosse la testa con forza. Però niente!
Era meglio concentrarsi su Matt.
Matt Bomer.
Sì.
 
“Ma poteva mandarmi un misero messaggino!”
Alt!
Doveva pensare a Matt!
E non a Gian!
 
Oh, merda.
Stava pensando di nuovo a lui.
Era senza speranza.
 
 
A questo punto la domanda sorge spontanea: qualcuna di voi ha mai sperimentato un rapporto come quello tra Ale e Michele? Io mai… prima che smetta di parlare io xD
Btw… capitolo… interessante direi. Concentrato su Ale e Michele e su Albi, un personaggio che mi piace molto… e voi cosa ne pensate di lui e dei suoi boxer gialli?
Jack è presente solo all’inizio, poi sparisce letteralmente dai pensieri di Giorgia. Anche se a volte questa ragazza mi sembra una contraddizione vivente vorrei farvi notare le sua confusione. Pensa a Jack e a Gian, ha fatto la sua scelta ma entrambi continuano a tormentarla. A questo punto la parola sta a voi: team Jack o Gian? :D
Devo avvertirvi che questo è un capitolo senza citazione… mi dispiace ma non sono riuscita a inserirla e non volevo forzarla… :(( O meglio…
Grazie per leggere questo pasticcio xD fatemi sapere cosa ne pensate :) Mi aiutate a crescere e, considerato che questa originale è tutto fuorché perfetta, il vostro aiuto è provvidenziale :)
Vi adoro e vi ringrazio dal più profondo del mio cuore :)
Un abbraccio ^^
Robi
 
Ps: un ringraziamento speciale a Cimmucimmu, Anerol, Serena25 e Zoe May per aver recensito lo scorso capitolo *^* Love u girls <3 :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 12
 
La serata era trascorsa in modo piacevole: dopo una puntata la stanchezza aveva iniziato a farsi sentire e Giorgia era andata a letto sbadigliando.
Due ore più tardi si era svegliata a causa della vibrazione del cellulare (a dir la verità, visto il casino, credeva ci fosse stata una scossa di terremoto). Con un solo occhio aperto si era allungata e aveva maledetto il povero Jack, che finito l’allenamento, la cena e la doccia, le aveva mandato la buona notte.
 
Buona notte mia dolce trottola :D
Ci vediamo domani mattina :)) ho una voglia tremenda di baciarti e abbracciarti <3
Un bacione <3
 
Si vedeva che Giacomo stava tentando in tutti i modi di essere un fidanzato migliore rispetto ai tempi di Cristina. Giorgia si appuntò nella memoria di dirgli che poteva mandarle quel messaggio solo una volta ogni tanto. Cioè, era bellissimo che lui si ricordasse, che la pensasse e che ci tenesse a farglielo sapere, ma non voleva che sentisse questa cosa come un’imposizione. Doveva venire da sé, non dall’esterno.
Non voleva che lui si sentisse costretto o che iniziasse a mancargli la libertà: avrebbe significato la fine di tutto. Inoltre, molto egoisticamente, non voleva che il suo sonno venisse disturbato ogni sera; quel casino le aveva fatto venire le palpitazioni.
Era troppo giovane per i capelli bianchi.
 
Però le faceva piacere: un messaggio significava che il suo Jack stava pensando a lei, che magari l’aveva pensata per tutto l’allenamento, maledicendo di non poter dedicare tutto il suo tempo a lei. Anche lei l’aveva pensato quando la puntata era iniziata. Gli occhi azzurri di Matt le ricordavano i suoi.
Gianluca era stato relegato a un angolino nella mente e ci sarebbe rimasto fino a venerdì e oltre.
La ragazza aveva capito che era inutile essere tristi perché non le era arrivato un messaggio. Se ci tenevi veramente a una persona cercavi di farti sentire, magari mandandole un messaggio nei momenti morti. Possibile che fosse sempre impegnato…!
Invece Gian non lo aveva fatto.
Ma Jack sì.
E questo doveva dimostrarle la differenza tra i due.
 
Jack. Jack. Jack. Jack.
Pensava solo a lui. Occupava la sua mente completamente.
Aveva rivissuto gli attimi passati insieme quella mattina mentre componeva la risposta. Non vedeva l’ora di vederlo. Di baciarlo. Di abbracciarlo. Di inspirare il suo profumo. Di sentirlo vicino a sé. Erano questi i suoi desideri.
 
Mi sei mancato stasera… vorrei cenare con te tutte le sere :)
Buona notte Jack.
Pensami perché io ti penserò.
<3 <3
 
Stava per mettere a posto il cellulare quando vibrò di nuovo.
Sbuffò, ma poi sorrise.
Posso ritenerti prenotata per sabato sera? I miei sono a un battesimo fuori città e sai che ho paura del buio… non voglio dormire da solo xD
 
Giorgia rise.
Amava che nel loro rapporto quella componente scherzosa non fosse sparita. Era una loro caratteristica.
Vuoi fare un pigiama party? Devo portare il mio sacco a pelo?
 
No sciocchina.
Dormirai nel mio letto… ti terrò al calduccio io :D Ci staremo in due, non ti preoccupare :)
 
Allora saremo solo noi due… soli soletti…
 
Esattamente! :D
Ma non metterti idee in testa: ho detto che ci prenderemo i nostri tempi e certamente voglio mantenere fede alla mia promessa. Solo che sai… io dormo a torso nudo xD

 
Beh, sono davvero sorpresa! Credevo dormissi tutto nudo xD
 
Trottola… dormirò nudo se lo desideri :D:D:D
Basta che tu me lo dica :) sarò più che felice di esaudire ogni tuo desiderio :))
In tutti i sensi… :P
 
In che senso?? xD
 
Che puoi far di me quello che vuoi :D
Sarò la tua bambola sessuale, sempre che lo desideri :)
 
Giorgia si mise una mano sugli occhi. Ecco davanti a lei il Jack immortalato da Ale. Beh, però le piaceva. Jack le piaceva in tutte le salse. Decise di stare al gioco… non sarebbe stata lei quella a tirarsi indietro.
Allora vuol dire che posso andare in esplorazione?
 
:D Ti serve una mappa? :P te la preparo domani nell’ora di costruzioni :D
 
Lo sai che sono un’avventuriera xD altrimenti che divertimento ci sarebbe?
Allora prenoto il tuo sabato sera e una cena cucinata dalle tue manine (e il tuo letto :P) :)
 
Oh, Trottola…! Ti adoro!
Sei la migliore <3
 
Giorgia aggrottò la fronte.
Solo perché voglio andare in esplorazione e ho accettato di dormire con te?
Se fosse così si sarebbe sentita tremendamente ferita.
 
Ma che dici?
Sei la migliore perché sei la mia ragazza xD e ti adoro perché sei la mia ragazza e sei perfetta per me <3
 
La ragazza si sentì immediatamente più sollevata. Augurò di nuovo al suo Jack una dolce notte, sistemò il cellulare e le coperte attorno alle gambe.
Avrebbe dormito con lui. Alla nonna avrebbe detto la verità e avrebbe chiesto un consiglio mentre ai suoi avrebbe detto che andava a dormire da Ale, come succedeva spesso.
Non voleva che iniziassero stupide storie, consigli e domande.
Non era il momento per destare in loro delle stupide preoccupazioni genitoriali. Aveva imparato a badare a se stessa.
 
Giorgia sarebbe andata in esplorazione.
Come una perfetta coccinella.
Solo che non si sarebbe addentrata tra valli, fiumi e colline.
 
Si sarebbe avventurata tra la pelle, i muscoli e tutto quello che era Jack. Forse aveva bisogno di una mappa: non si era mai mossa in una simile direzione con qualcuno di così importante. Però sapeva che sarebbe andato tutto per il verso giusto: Jack l’avrebbe messa a suo agio e avrebbero attraversato insieme tutti i problemi che si sarebbero potuti presentare.
 
Aveva fiducia nel suo ragazzo e sapeva che poteva contare su di lui per qualsiasi cosa.
E se questa non era la base ideale per ogni rapporto, assolutamente non sapeva quale sarebbe potuta essere.
 
***
 
La settimana era trascorsa senza intoppi.
Jack continuava a mostrarsi un amore di ragazzo. Nonostante Giorgi gli avesse detto che non era necessario mandarle la buonanotte sempre, lui continuava, imperterrito.
- Trottola, è inutile. Continuerò a farlo perché te lo meriti. Capito? – poi l’aveva baciata sul naso. Dolcissimo. Da far tramare le ginocchia.
Purtroppo non erano riusciti a trascorrere insieme un pomeriggio o una sera da quel martedì. La preparazione per gli esami di maturità teneva impegnato il ragazzo per molto tempo e a questa bisognava aggiungere le ore passate a spennare ali di pollo, in riunione con il consiglio della scuola, in giro per tipografie per cercare il prezzo migliore per le locandine, la ricerca della band che avrebbe intrattenuto chi non partecipava al torneo e gli allenamenti di calcetto. E naturalmente la ricerca del primo premio.
Giacomo passava la sua giornata sempre lontano dalla sua Trottola e con quel misero messaggio serale voleva scusarsi con lei per non essere presente come avrebbe voluto.
 
Sì, si vedevano a scuola prima dell’inizio e durante la ricreazione, ma non erano mai davvero da soli.
Un giorno, particolarmente stressato dai commenti dei compagni di classe, Jack aveva proposto a Giorgia di andare a testare lo sgabuzzino delle scope. Purtroppo aveva calcolato male i tempi: la campanella era suonata non appena aveva finito di parlare e i due si erano dovuti dividere dopo un ultimo interminabile bacio.
 
Giorgia aveva cercato conforto in Ale, ma la sua situazione non era delle migliori. Oltre alle estenuanti sessioni di allenamenti alle quali era sottoposta, Michele non l’aveva neancora contattata per un secondo appuntamento. Non era sparito nel nulla visto che continuava a mandarle messaggi dicendo che la pensava… ma non riusciva a prendere in mano la situazione.
- Ma cos’ha quel ragazzo che non va? - urlò un giorno Ale nello spogliatoio, dopo che le era arrivato l’ennesimo messaggio.
Tutte si erano girate verso di lei che, ancora furente, continuava a insultare il ragazzo.
Sistemandosi la coda, Giorgia le chiese se sapeva delle sue gare.
L’amica le rispose in modo affermativo.
- Non è che ha paura di rubarti tempo prezioso? -
Ale sbuffò e lanciò uno sguardo di fuoco all’amica, che alzò le mani in segno di difesa.
- Non me ne frega un emerito cazzo! Mi fa perdere più tempo in questo modo: facendomi passare per cretina! Ma adesso la situazione la risolvo io… e vaffanculo a tutti! – e detto questo si incamminò svelta verso Fausto, il padre di tutti i suoi problemi, e gli chiese se Michele avesse da fare con il lavoro.
Il prof. si massaggiò il mento, pensandoci un attimo per poi rispondere negativamente.
Non aveva problemi, almeno questo era quello che gli aveva detto a colazione.
 
Ale sbuffò di nuovo, più incazzata del solito.
- Bene! Allora gli dica che io sono libera quando vuole per il nostro secondo appuntamento. Se mi fa aspettare ancora un po’ verrò a prenderlo io…! E non sarà una bella scena, mi creda! E non mi interessa se lo fa per il mio bene perché crede che ho problemi con l’atletica: sono una ragazza che sa organizzarsi e non sarà lui a scombinarmi i piani! E adesso, con permesso, vado a fare una corsetta per calmarmi i nervi. Giorgi! Vieni anche tu, su! -
Fausto era senza parole. Non sapeva che il suo figlioletto fosse uscito con la sua studentessa preferita. Facendo l’appello pregò mentalmente affinché non succedessero casini: non era lui il Folli che usciva con Alessandra, ma suo figlio! Ci mancava solo essere licenziati per uno stupido errore, come credere che fosse insieme a una sua studentessa.
Sarebbe stata la fine della sua carriera.
Inoltre sua moglie l’avrebbe ucciso.
 
Gianluca non si era fatto sentire per tutta la settimana. Era sparito dalla circolazione e Giorgia non sapeva se essere infastidita o preoccupata. Sapeva dell’importanza del progetto, ma davvero assorbiva tutte le energie del ragazzo? O invece l’aveva “lasciata in asso” quando aveva accettato un appuntamento con lui? Si era lasciata incantare e abbindolare oppure Gianluca era uno stakanovista e stava dormendo/mangiando/vivendo sopra quell’incarico?
 
Giorgia credeva, e sperava, nella seconda opzione.
Venerdì, puntuale come un orologio svizzero, gli mandò un messaggio di in bocca al lupo. In ogni caso voleva fargli vedere che, anche se in poco tempo, aveva imparato ad apprezzarlo come persona e… ok, anche a tenerci a lui. Come un essere umano tiene a un altro essere umano.
O forse di più. Vabbé… dettagli.
Comunque il messaggio era stato inviato.
 
La risposta non era giunta in giornata, ma il giorno seguente mentre si stava preparando per andare a cenare da Jack.
Ai genitori aveva detto che andava da Ale e loro non avevano sbattuto ciglio. Non avevano chiamato i genitori dell’amica per ringraziarli e non avevano neanche chiesto alla figlia quale fosse il programma della serata. Le avevano solo raccomandato di tenere la testa sulle spalle. Ancora una volta Giorgia si era chiesta quale fosse il loro problema. Era invidiata da tutti per l’indipendenza che le avevano sempre lasciato, ma lei desiderava un altro tipo di rapporto. Cercava un confronto, ma anche una guida. Un qualcuno che si interessasse veramente a lei e non che facesse finta.
Comunque l’aveva detto alla nonna. Dopo aver quasi fatto cadere un bicchiere, Maria aveva reagito in modo abbastanza tranquillo.
- Allora... cioè… - nonostante la sua spigliatezza anche lei non riusciva ad avviare quel discorso. La nipote però la capì al volo.
- Non credo. Anzi, credo proprio di no. Ci siamo promessi di prenderci i nostri tempi e di non correre –
- Sa di Claudio? –
Giorgia si attorcigliò una ciocca di capelli attorno al dito.
- Sì, credo che lo abbia capito -
- Ti sei mai pentita di non aver aspettato qualcuno di più importante? –
- Intendi Jack? –
La nonna scosse la testa.
- No, non necessariamente lui. Ma qualcuno più importante di uno che hai visto per un’estate e ti ha trattato come una pezza da piedi -
 
Giorgia rimase in silenzio per qualche istante. Anche se non l’aveva mai ammesso con nessuno, neanche con Ale o Jack, la nonna aveva colpito nel segno.
Solo ultimamente si era pentita di non aver aspettato qualcuno di importante, come Jack. Invece aveva preferito divertirsi e provare “una nuova esperienza” e, infine, venire buttata via come un fazzoletto usato.
Era stata una stupida, ma lì per lì non le era sembrata una cosa così stupida.
Con l’età stava diventando più saggia.
- Un po’… - ammise.
La nonna le passò un biscotto per tirarla su di morale.
- Non ti preoccupare, Briciola. Io sono solo una vecchietta e vedo il mondo in maniera completamente differente rispetto a voi giovani… ma so che Jack ti tratterà in modo completamente diverso: sarà rispettoso, come un ragazzo deve esserlo in quel momento. Mi raccomando solo una cosa: sei troppo giovane per diventare una mamma! Quindi… ci siamo intese? -
Giorgia aveva abbracciato la nonna forte forte. Se non ci fosse stata lei in quei momenti sarebbe stata persa.
 
Pensava alla nonna mentre finiva di preparare la borsa: spazzolino da denti, deodorante, spazzola, pigiama, cambio per il giorno dopo… Sì, c’era tutto.
Controllò il cellulare e FB segnava due nuovi messaggi. Il primo era di Ale.
 
Non so se considerarlo un secondo appuntamento ma martedì Michele viene ad allenarsi di nuovo con me. Questa volta lo faccio morire! E poi se non mi rivolge la minima parola lo abbandono al ristorante! Btw divertiti stasera <3 <3
 
Così si fa baby! Ma ricordati che se lo spompi troppo poi non ti sarà più utile per il dopo serata xD Ci sentiamo domani :) love love love
 
Il secondo invece era dell’architetto figo. A quanto pare aveva davvero dormito/mangiato/vissuto su quel progetto e ora tornava alla libertà e alla vita.
 
Ciao bellissima :)
Grazie per il messaggio, sei sempre gentilissima :) Il progetto è stato approvato!
Adesso non vedo l’ora di festeggiare con te martedì. E spero davvero di farti cambiare idea! Un bacione <3
 
Farle cambiare idea? Adesso come adesso le sembrava impossibile.
Era persa, pazza per Jack. E apprezzava che nonostante le sue battute da pervertito quella sera non si aspettasse una performance da 9 settimane e mezzo o 50 sfumature di grigio. Ancora una volta la nonna avrebbe avuto ragione: l’avrebbe trattata con rispetto e si sarebbe sentita a suo agio. Aveva fatto bene a rischiare e a provare ad avere qualcosa di più di un’amicizia.
Quella che da principio le era sembrata una mossa azzardata, ora si stava rivelando vincente.
 
Suonò a casa Zanni in perfetto orario. Come quel lunedì Jack si affacciò e le disse di entrare che era aperto. Parcheggiò il motorino, prese la borsa e il tiramisù che aveva preparato nel pomeriggio ed entrò in casa.
Si tolse le scarpe e poi salì le scale.
Jack l’attendeva appoggiato allo stipite della porta: sembrava davvero uno chef con il grembiule bianco. Quel sorriso poi… avrebbe causato da solo il surriscaldamento del pianeta. Aspettò giusto che la sua ragazza sistemasse il tiramisù nel frigo e poi la baciò come conveniva.
 
Le mani, delicate e morbide ma contemporaneamente forti, le accarezzavano il viso. Poi disegnò il contorno delle sue labbra con un dito. Le prese una mano e se l’appoggiò sul cuore. Galoppava come un cavallo disperato.
- Vedi cosa mi fai? – le chiese in un sussurro.
Giorgia colmò i pochi centimetri che li separavano con un bacio. Prima gli accarezzò le labbra, un bacio dolce e tenero. La sua mano era ancora tra loro e Giorgia poteva sentire sotto le sua dita il cuore di Jack che continuava ad accelerare i battiti. La ragazza strinse la maglietta di Jack tra le dita e immerse l’altra mano tra i suoi capelli scuri e approfondì quel bacio. Più esigente, più affamata, iniziò a divorare le labbra di lui. Jack non si lasciò affatto sorprendere e dalla vita fece scivolare le sue mani sul fondoschiena di Giorgia.
Lei rise e gli mordicchiò affettuosamente il labbro inferiore.
- Jack… mi stai toccacciando? -
- Trottola siamo da soli e finalmente abbiamo ottenuto la privacy che volevamo. Credimi, adesso non voglio proprio lasciarti andare – disse lasciandole una scia di baci roventi sul collo.
 
Giorgia non riusciva a formulare un pensiero coerente. Un momento prima si trovava attanagliata dai dubbi, mentre quello dopo pregava che Jack non smettesse più, che la spingesse contro la parete, o anche l’anta del frigorifero, e le facesse dimenticare il suo nome. Anche Giacomo sembrava dello stesso avviso. Mormorava frasi sconnesse e senza senso. Agevolò Giorgia nei suoi movimenti impacciati e frettolosi per togliergli la maglietta. Con il respiro affannato la guardò negli occhi, aspettando un tacito consenso che non tardò ad arrivare.
 
La baciò di nuovo e iniziò a toccarle il seno da sopra la maglietta. Giorgia fece scorrere le dita tra i capelli per poi tirarglieli.
Dimenticandosi di tutti i discorsi, le promesse e le belle parole, Jack iniziò ad accarezzare la pelle nuda della pancia provocandole dei leggeri brividi per poi iniziare a risalire. Quando arrivò alla stoffa del reggiseno si staccò dalle sue labbra e le sorrise in modo beffardo.
- Hai visto, tesoro? Neanche io ho bisogno della mappa del tesoro – disse facendole l’occhiolino per poi ricominciare nella sua “caccia”.
Aveva appena inserito un dito sotto la coppa, facendo sospirare leggermente Giorgia, quando il telefono suonò.
Entrambi non ci badarono, tanto c’era la segreteria, ma la voce della sig.ra Zanni obbligò loro a fermarsi. L’ormone era sceso sotto zero.
- Giacomo, sono la mamma! So che in questo momento sei con Giorgia, ciao bellissima!, ma ti ricordo che fare un buon pasto è molto importante. Quindi… buon appetito! Qui chiedono tutti di te e quando ho detto che sei rimasto a casa con la tua ragazza hanno iniziato a tempestarmi di domande… Zia Silvia si aspetta un matrimonio a breve e ha detto che spera di essere viva per vedere i nipotini. Adesso vado a mangiare! Ti saluta anche il papà! Ciao e buon appetito – e detto questo chiuse la comunicazione.
 
Giorgia appoggiò la fronte al petto di Jack, cercando di non ridere.
- Così... la zia Silvia spera di vedere i nipotini? –
Jack sbuffò. La sua famiglia avrebbe potuto vincere l’oscar della stranezza: erano l’uno più pazzo dell’altro. Anche sua madre… perché aveva voluto chiamarlo?
PERCHЀ?
Era maggiorenne, cazzo! E invece tutti, soprattutto la mamma e la zia Silvia, quella vecchietta pazzoide della zia Silvia, lo trattavano come un bambino per metterlo in imbarazzo. Perché aveva dovuto chiamarlo per ricordargli di… mangiare? Ma eravamo matti?
 
Giorgia continuò a parlare.
- Su una cosa ha ragione tua madre: mangiare è importante. E io ti voglio in forza per dopo. Quindi… cosa mi hai preparato chef? -
Jack recuperò il sorriso. Giorgia era fantastica: sapeva sempre cosa dire.
- Dopo stacco il telefono così ti ho tutta per me… e non credere che non sappia a che punto ci siamo fermati -
E detto questo, gettò la pasta.
 
***
 
Giorgia aveva mangiato benissimo: il suo Jack cucinava da Dio. Avrebbe potuto andare a convivere con lui solo per questo.
Ancora una volta non l’aveva fatta alzare svolgendo il suo lavoro da cameriere alla perfezione. Dopo aver mangiato il dolce si erano sistemati sul divano guardando dei programmi a caso.
 
Si tenevano per mano, la testa di Giorgi appoggiata alla spalla di Jack, lui che le accarezzava il braccio. Non ci era voluto molto per spegnere la TV e dedicarsi ad attività più piacevoli.
Come accarezzarsi. Baciarsi. O partire in esplorazione.
 
Ancora una volta era Giorgia quella a sentirsi sopraffatta. Jack aveva trattenuto i suoi istinti e i suoi desideri per molto tempo e ora che potevano finalmente scorrere liberamente, Giorgia si sentiva travolta come un fiume in piena.
Veloce come la luce, il ragazzo si era liberato di nuovo della t-shirt (indossarla gli era sembrato superfluo, ma aveva preferito cenare in tranquillità e non con lo sguardo della Trottola costantemente puntato sui suoi pettorali ben delineati) e aveva ricominciato ad accarezzare la ragazza.
Questa volta però era partito dall’alto. Giorgia indossava una maglietta blu a mezze maniche, con uno scollo abbastanza profondo; Jack aveva inserito un dito nella scollatura e iniziato a vezzeggiare la sua Trottola. Quando, alzando il bacino, Giorgia gli aveva fatto capire che voleva liberarsi di quell’indumento, Giacomo non si era fatto pregare, aiutandola volentieri, e portando alla luce un reggiseno azzurro semplicissimo. Giorgia non era una ragazza da pizzo e merletti e quella semplicità era apprezzata da Giacomo, anche se segretamente sperava in una sorpresa.
- Credo di aver trovato un tesoro – le sussurrò poi all’orecchio, facendola ridere, ma solo per una frazione di un secondo.
 
Jack poi infila l’indice in una coppa e la scosta piano, liberandole un seno che viene spinto verso l’alto dal ferretto. Vi soffia piano per poi toccarne la punta con il pollice e succhiarlo e procedere con lo stesso trattamento anche con l’altro.
Giorgia fino a quel momento era stata una presenza abbastanza passiva: non riusciva a passare all’azione; era troppo sopraffatta dalle sensazioni che provava. Tirava i capelli di Jack, gemeva e gli mordeva la spalla. Le piaceva il trattamento che Giacomo le stava riservando, anche se avrebbe preferito sentirlo di più. Mollò la presa dai capelli di lui e si slacciò il reggiseno per poi lasciarlo scivolare e farlo cadere ai piedi del divano.
Giacomo la guardò con occhi famelici. Lasciò una scia di baci famelici dal collo al seno e iniziò a trafficare con la zip dei jeans della ragazza.
 
Giorgia si staccò un attimo, recuperando un barlume di lucidità.
- Vuoi…? – disse con voce roca.
Giacomo la baciò di nuovo, poi scosse la testa.
- No, assolutamente. Ti avevo promesso che mi sarei comportato come un gentiluomo e io sono un ragazzo che mantiene sempre le promesse. Questa serata è dedicata a te e io non voglio fare nulla di affrettato, anche se vorrei mandare tutto a puttane e trascorrere tutta la notte facendo l’amore. Ma non ci si comporta così… tu meriti qualcuno che ti veneri, che ti coccoli, che ti adori. E quel qualcuno voglio essere io. Quindi questa sera farò soltanto conoscenza con la parte più intima del tuo corpo -
 
Giorgia non aveva ascoltato per intero quello che aveva detto Jack. Non aveva capito cosa intendesse con “fare conoscenza” finché non sentiva la sua zip che scendeva e un dito di Jack che iniziava ad accarezzarla sopra le mutandine.
Carezze leggere, per nulla arroganti o invasive.
Carezze che le facevano venire i brividi lungo la schiena.
Carezze che la facevano gemere e stringersi di più a lui, schiacciare il suo seno contro i suoi muscoli.
 
Giacomo non scese al di sotto, mantenne la sua promessa. E nonostante il notevole rigonfiamento nei pantaloni non volle assolutamente che Giorgia ci mettesse mano.
- Trottola, non offenderti! Te l’ho detto: questa sera è dedicata a te, solo ed esclusivamente a te. Cioè, non credere che non smani per avere le tue mani addosso ma… ma per me era giusto così. E a questo punto non vedo l’ora di stare di nuovo da solo con te per “conoscerci più a fondo” –
Poi l’aveva baciata di nuovo, di slancio, con passione e l’aveva stretta a sé accarezzandole i capelli.
Giorgia si accoccolò contro di lui pensando, per la milionesima volta, che fosse davvero un ragazzo d’oro. La loro relazione era stata un azzardo, ma mai si sarebbe pentita.
 
Dopo un po’ si spostarono in camera da letto e, tra un bacio e un altro, parlarono un po’, rimanendo sempre abbracciati.
Il sonno si faceva sentire per entrambi, ma nessuno dei due voleva cedere.
Nessuno dei due voleva mettere la parola fine a quella serata perfetta.
- Lunedì dirò a Simo che ce l’abbiamo fatta senza ricorrere al suo sgabuzzino delle scope! -
- Jack, io quella stanza non la voglio vedere neanche in foto! Chissà cosa ci ha fatto quel pervertito del tuo amico! –
Entrambi risero.
- Beh, Trottola. La questione è semplice: visto che tu non ci vuoi entrare non vedo come mai dovrei farlo io… Ormai ci muoviamo in coppia – disse baciandole i capelli.
- Non ci andrai mai con nessun’altra, vero? –
- Trottola, io vado solo dove vai tu! E attenta perché se vai in bagno sarò costretto a seguirti –
 
Poi si baciarono di nuovo.
Giorgia aveva avuto tutte le rassicurazioni che aveva bisogno.
Ora poteva davvero dormire sogni tranquilli. Il suo Jack l’avrebbe trattata come una principessa. E avrebbero vissuto altre mille sere come quelle.
Sì, la vita poteva essere davvero fantastica.
 
 
Hi girls :)
Dovrei essere rimasta nei limiti del rating, visto che è arancione. Metterlo rosso non mi sembrava il caso… farò uno spin-off per qualche occasione particolare… che vi pare? ;)
Allora… che ne pensate del capitolo? Jack è un cavaliere ma anche Gian si è fatto sentire :) E per tutte voi, fan del team Gian (tra cui la mia adorabile BETA ^^) vi avverto: nel prossimo capitolo avverrà l’incontro tanto atteso :D quindi… stay tuned :) Vi ricordo il mio account FB (Bertu efp) per… non lo so xD Se volete fare quattro chiacchiere, domandarmi qualcosa, farmi delle proposte (ma non indecenti xD) :)
Ricordo anche la citazione che NON APPARTIENE A ME, ma all’autore e al traduttore!
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo <3 La vostra opinione è di vitale importanza :)))) Per sapere se la storiellina vi piace o se, secondo voi, dovrei cambiare/migliorare qualcosa :D
Adesso devo darvi due “brutte” comunicazioni :( La settimana prossima inizia l’università e per me significa… trasferirmi a Milano :(((((
Premetto che Milano non mi da molta ispirazione, ma non mi arrendo xD
Comunque, causa impegni vari, pubblicherò una settimana sì e una no, in modo da riuscire a scrivere e stare dietro anche alle lezioni.
Sì, la mia vita fa schifo e gli orari dell’UNI ancora di più :P
Ma, come ho detto prima, non mi arrendo! E se volete che non mi arrenda… battete un colpo xD
Vi mando un abbraccio grande grande ^^
Tanto love love
Robi

Ps: un abbraccio enorme a Caramellaalcioccolato94, Cimmucimmu, Serena25 e GreenRose93 per aver recensito lo scorso capitolo :) Love u girls *^*

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 13
 
Il giorno dopo Giorgia si era svegliata prima di Giacomo. Aveva mandato un messaggio ad Ale e alla nonna, dicendo che andava tutto bene, poi aveva preparato la colazione per il suo dolcissimo ragazzo. Caffè e una fettina di torta per lui e the e fette biscottate con la marmellata per lei. Sistemò la tavola come una perfetta padrona di casa, aggiungendo anche un pizzico di colore con un vaso di tulipani che aveva trovato in salotto.
 
Jack si alzò giusto in tempo per vedere la sua Trottola versargli la bevanda nera nel bicchiere.
- Mmmm… ma come siamo sexy stamattina! – le disse abbracciandola da dietro e schioccandole un bacio sulla guancia. Si sedette e tirò una mano di lei per farla accomodare sulle sue ginocchia. Poi iniziò ad accarezzarle la gamba, al di sotto del ginocchio. Giorgia indossava un pigiama estivo, pantaloncini e maglietta, e questo permetteva a Jack di avere un largo accesso.
Giorgia rise, posandogli una mano sul petto. Fortunatamente non era andato a dormire né nudo né in mutande, ma con un comodo paio di pantaloni grigi.
Ed era ancora a torso nudo.
Diavolo tentatore.
 
Ma Giorgia sapeva controllarsi, fortunatamente.
Anche dopo quella notte passata insieme, non si sentiva pronta per il grande passo. Ci aveva riflettuto attentamente prima, mentre cucinava, ed era giunta alla conclusione che con Jack le cose dovevano andare in maniera totalmente differente che con Claudio. Sì, avrebbe fatto un po’ la preziosa e non si sarebbe concessa subito. Voleva essere diversa e questo le sembrava un buon punto d’inizio.
L’amore un po’ ci cambia, e Giorgi voleva cambiare in meglio per Giacomo.
 
Si sedette su una sedia vicino a lui e iniziarono a chiacchierare, come una coppietta affiatata che sta insieme da molto tempo. Giorgi parlò di Ale e Michele e Jack concordò con lei: da come l’aveva descritto quel ragazzo doveva essere proprio strano.
- Si alleneranno di nuovo martedì – disse, bevendo un sorso di the. – Vediamo se la situazione si smollerà un po’… anche se non credo che Ale riesca a tenere fede alla sua promessa: è come ipnotizzata da quel tizio! Spero solo che non resti delusa anche questa volta -
Jack le disse di non preoccuparsi, che Ale sapeva badare benissimo a se stessa.
- Poi – aggiunse con fare cospiratore – martedì possiamo passare il pomeriggio insieme! Che ne dici? -
 
Giorgia stava quasi per accettare, poi si ricordò dell’impegno fissato per quel giorno.
Gianluca.
Si ritrovò, quindi, costretta a rifiutare e quando lui le chiese perché ebbe un attimo di panico. Non poteva dirgli che sarebbe andata da Ale, visto che sapeva che lei non si sarebbe trovata a casa, e non poteva dirgli che andava dalla nonna perché si sarebbe autoinvitato. Lo avrebbe fatto anche se avesse detto che sarebbe rimasta a casa da sola a fare i compiti.
Facendo un respiro profondo gli raccontò una mezza verità.
- Mi ha contattata un amico. Non lo conosci visto che fa parte del club di lettura della Biblioteca. Mi ha chiesto se potevamo vederci un giorno per un aperitivo e per parlare degli ultimi titoli in uscita… Sai, adesso che ha trovato un impiego serio ha smesso di partecipare ai diversi incontri e mi dispiace perché la pensavamo allo stesso modo su molte cose, sai. Però non preoccuparti, tesoro – disse baciandolo sulle labbra – è solo ed esclusivamente un amico. Lo sai che per me esisti solo tu! -
Jack sorrise, un buon segno, e poi domandò se poteva partecipare anche lui all’incontro.
- Lo sai che mi sento molto protettivo nei tuoi confronti -
Giorgia rise, poi lo baciò di nuovo. Sarebbe stato strano presentarsi con il proprio ragazzo, o il tipo dalla camicia fucsia, come amava chiamarlo Gian.
La ragazza scosse la testa. Era meglio se stavano il più possibile lontani.
 
Restò a casa di Jack fino al pomeriggio, poi andò a casa. I suoi erano in giardino e il padre stava mostrando a Viola il metodo migliore per fotografare i fiori. Erano bellissimi insieme, un quadretto fantastico. Peccato che non fossero ammesse intrusioni, neanche per qualche breve istante.
Viola tirò su la testa e passò il braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore. Vide la figlia e la saluto agitando il braccio.
- Ciao tesoro! Divertita da Ale? -
Le dispiaceva mentire, ma era meglio così.
- Sì! Mi sono divertita tantissimo! – beh, quella non era una bugia.
- C’era anche Alberto? – la madre non intendeva proprio mollare. Che sospettasse qualcosa?
Giorgia preferì far la finta tonta, cercare di nascondere l’elefante che si trovava al centro della stanza sotto il tappeto.
- A dir la sincera verità non lo so! – disse ridendo. – Sai che quando ci sono io non mette fuori neanche un piede dalla sua stanza -
 
Viola annuì soddisfatta e la informò che c’era ancora della torta in cucina. Poi ritornò ai fiori e al suo maritino.
Giorgia entrò in casa, taglio una fetta di torta e aprì FB. Ale non era in linea, sicuramente era andata a correre, ma la informò che doveva dirle grandi cose il giorno dopo a scuola.
Ma la casella dei messaggi non era vuota: c’era un nuovo messaggio, che non aspettava altro che essere letto.
Da parte di Gianluca.
 
Mi preferisci casual o elegante? Voglio fare colpo su di te :)
 
Come sempre Giorgia si ritrovò a sorridere. Gianluca la metteva sempre di buon umore, anche attraverso un semplice messaggio. Come facesse era un mistero che forse la ragazza avrebbe risolto vedendolo e con il passare del tempo.
Anche lei non vedeva l’ora di incontrarlo. E ci teneva a fare buona impressione. E si sentiva tremendamente lusingata che lui volesse far colpo su di lei.
:D Gian, vestiti come vuoi :)
Non troppo in tiro, però xD Anche perché io non voglio mettermi i tacchi xD
 
La risposta di Gian non tardò ad arrivare. Si vedeva lontano un chilometro che aveva voglia di parlare con qualcuno… beh, dopo aver passato quei giorni in clausura un po’ di svago ci voleva. E Giorgia… beh, Giorgia era più che felice di parlare con lui. Lo sentiva come un’anima affine e sapeva che sarebbero diventati amici. Forse a lui non sarebbe bastato, come era successo a Jack, ma per lei sarebbe stato abbastanza.
Cioè… come poteva mettere Giacomo in un angolo dopo aver passato quella notte con lui.
 
Sono sicuro che sarai carinissima anche senza :)
Sai… mi piacciono le ragazze un po’ bassine ;)
 
Giorgia appoggiò la fronte sul palmo della sua mano. Ci stava provando di nuovo!
Ehi! Cosa intendi fare? xD
 
Farti arrossire :) Dimmi che ci sono riuscito :)
 
La ragazza sollevò gli occhi e si specchiò nel vetro della finestra. Non era una di quelle ragazze che arrossivano quando si rivolgeva loro la parola… ma l’architetto sexy aveva centrato il suo obiettivo. Decise comunque di non dirglielo. Si sarebbe montato troppo la testa.
 
Hahhahahaha xD mi dispiace ma hai toppato in pieno :P
 
Io non credo, piccola.
 
Ah, davvero? E come fai a saperlo?
 
Perché ti conosco :) ma non ti preoccupare: il tuo segreto è al sicuro con me. E ora è il mio turno di confessare un segreto… le ragazze che arrossiscono mi fanno impazzire ;)
 
Giorgia scosse la testa.
Gian. Gian. Gian.
Era così… sexy. Il suo modo di scrivere, parlare, esprimersi era così sexy. Sarebbe svenuta se martedì le avesse parlato in quel modo. Jack era completamente diverso: più fisico, il suo motto avrebbe potuto benissimo essere “meno parole e più fatti”. Anche la sera prima non avevano parlato, ma avevano preferito fare altro.
Invece Gianluca rendeva ogni vocale, ogni consonante, ogni accento accattivante. Lo arricchiva di un secondo significato. E, quando Giorgia lo leggeva, sia ad alta voce che mentalmente, riusciva ad assaporarne ogni sfumatura.
Era qualcosa di nuovo, non le era mai successo prima, ma Giorgi non voleva smettere di assaggiare quelle parole.
 
Decise però di cambiare discorso: il terreno stava diventando a dir poco precario.
 
Come hai festeggiato l’approvazione del progetto? Sei andato fuori con il tuo amico Giorgio?
 
xD
Giorgio è sposato e ha due bei bambini… inoltre la moglie è molto gelosa xD No, sono uscito, come sempre direi, con i miei migliori amici xD Siamo un gruppo di squilibrati, ma ci vogliamo bene :)
 
:D
Li hai conosciuti all’università?
 
No xD sono ancora amici delle superiori xD anche se abbiamo preso strade diverse ci siamo sempre tenuti in contatto. Anzi, a dir la sincera verità stiamo meglio adesso che anni fa xD
 
Anche Giorgia sperava di rimanere sempre in contatto con Ale. Sarebbe stato bruttissimo perderla.
 
Parlarono ancora un po’, poi Gianluca dovette disconnettere.
Mi devo vedere con i ragazzi…
Ci vediamo martedì :)
Buona giornata, piccola.
 
Giorgia spense il PC e sistemò un po’ la sua camera. La pulizia l’aiutava a pensare, anche se in quel momento i pensieri prendevano direzioni opposte.
Era possibile essere attratte da due persone completamente differenti? Non voleva mancare di rispetto a Jack ma Gianluca… L’architetto faceva fare al povero Giacomo la figura del troglodita analfabeta.
 
Ma Jack acquistava punti su Gianluca se si pensava al punto di vista fisico. Piuttosto che parlare preferiva abbracciare, accarezzare, baciare.
“Beh, Gianluca non ti ha vista dal vivo! Magari scopri che è perfetto sotto entrambi i lati”. La sua coscienza aveva trovato il momento più giusto per svegliarsi.
Giorgia cercò di metterla a tacere dandoci dentro con lo swiffer, ma riuscì solo parzialmente nel suo obiettivo.
 
Odiava aspettare, ma ora era costretta a farlo. Doveva aspettare martedì.
Solo martedì avrebbe capito come risolvere i suoi dubbi.
Martedì.
Ok. Mancavano solo due giorni.
Sospirò, buttando nel cestino una rivista.
Si trattava solo di due giorni, ce l’avrebbe potuta fare tranquillamente. Se l’ansia non l’avesse colta prima.
 
***
 
- Te lo dico io come vado vestita all’allenamento! NUDA! Così sono sicura di aver tutta la sua attenzione! -
Il fatidico martedì era arrivato e sia Ale che Giorgi stavano cercando di affrontarlo serenamente. Poi si erano fatte prendere da un attacco di nervi collettivo e ora si ritrovavano al telefono in cerca di supporto. Ale urlava la sua disperazione alla cornetta e il vivavoce del cellulare di Giorgia la spargeva nella stanza.
Giorgia sbuffò per la milionesima volta.
- Ale! Hai un fisico perfetto! Mettiti quei pantaloncini neri aderenti che abbiamo comprato insieme due mesi fa. Ti fanno delle gambe chilometriche! -
Giorgia sentì prima l’amica rovistare nell’armadio e poi un urlo agghiacciante.
- NON LI TROVO! DOVE SONO?! -
La sentì aprire la porta e chiedere alla madre dove li aveva cacciati. Quando lei le rispose che erano in lavatrice perché erano stati usati giusto il giorno prima, Ale scoppiò in un’altra crisi isterica.
- Giorgiiiiiiiiiii! Hai sentito tutto? Non posso usarli! Credo che sia meglio mandargli un messaggio dicendogli che non posso venire… – prima che Ale potesse completare la frase Giorgia aveva già preso la situazione in mano.
- Allora… visto che non possiamo contare su quei pantaloncini conteremo su quel toppettino rosso che hai vinto alle regionale due mesi fa. Sì, Ale. Proprio quel top che non vuoi mai indossare perché dici che ti fa le tettone. Tettone che risalteranno notevolmente in contrasto ai tuoi addominali di ferro. Poi usa pure i soliti pantaloncini neri. Credo che questa volta avrai tutta la sua attenzione… Ci metto entrambe le mani sul fuoco! Se non succederà così è perché è gay. Capito? –
Giorgia si immaginò l’amica che, perplessa, tirava fuori dal cassetto il top, lo guardava scetticamente per poi metterlo nella sacca annuendo soddisfatta.
 
- Tu hai già deciso cosa metterti? – le domandò poi, come se si ricordasse improvvisamente che anche la sua migliore amica aveva un non-appuntamento quel giorno.
- No… - disse sospirando per la milionesima volta.
- Vediamo se riesco ad aiutarti io… Dove andate di bello?
- Da Lorenzo… Atmosfera abbastanza informale, ma posto veramente carino. Non volevo andare in jeans e converse, ma non volevo vestirmi da cerimonia! –
- Sicuramente Enzo e Carla saprebbero risolverti il problema!
Risero entrambe.
- Vediamo se riescono a farlo anche Giorgia e Alessandra, ok? -
- Camicetta bianca con quella gonna a vita alta che arriva poco sopra il ginocchio? –
- No… così voglio vestirmi per il compleanno di Andrea tra tre settimane. E anche se volessi non ho neancora preso le scarpe adatte. Anche se vorrei chiederti le tue nere, quelle con il tacco 14… Tanto sarai agli outdoor in quei giorni e non credi che ti servano –
- Ok… sisi, ma adesso pensiamo all’aperitivo. Che ne dici di quel vestito a pois bianchi con le ballerine nere con i brillantini? Il vestito è quello che hai indossato per il compleanno di Baba, capito quale?
 
Giorgia tirò fuori il vestito dall’armadio. Nero a pois bianchi, senza maniche ma con delle spalline abbastanza larghe. Si stringeva leggermente sotto il seno e arrivava due dita sopra le ginocchia. Uno scollo tondo e non troppo profondo completava il tutto.
Sembrava semplicemente perfetto! Semplice ma molto chic.
Non necessitava neanche di troppi accessori; una collana d’argento sarebbe stata sufficiente.
 
- I capelli li acconci in una coda alta, ma lasci libere due ciocche. Così vediamo se all’architetto sexy viene voglia di giocarci e sa fare qualcos’altro oltre a parlare – continuò Ale.
Le due si preparano in contemporanea, poi si salutarono e partirono con la promessa di raccontarsi tutto il giorno dopo.
 
Giorgia trovò poco traffico per strada e arrivò da Lorenzo in pochissimo tempo. Parcheggiò il motorino in una stradina lì vicino e si diresse verso il locale.
Il cuore le batteva all’impazzata e voleva tornare indietro. Perché cavolo aveva accettato? Non le bastava un ragazzo come Jack?
No, a quanto pare voleva rischiare la sorte e incasinarsi la vita. Mio Dio, era proprio una cretina.
E se Gianluca non si fosse presentato? Avrebbe fatto anche la figura della sfigata. Complimenti Giorgia! Ancora una volta l’Oscar della demenza va a te.
Forza, fa un bel discorso.
 
Era ormai arrivata da Lorenzo con ben cinque minuti in anticipo. C’era già una bella folla e di Gianluca neanche l’ombra. Giorgia si rimproverò mentalmente un’altra volta: non gli aveva detto dove aspettarla.
Mio Dio… che stupida.
 
Si sedette su una panchina, a pochi metri dall’entrata. Controllò su FB, ma l’architetto sexy non era in linea.
- Merda! E adesso che faccio? – sussurrò. Aveva passato tutto il pomeriggio in uno stato d’ansia inutile visto che non l’avrebbe neanche visto. Anzi, non tutto il pomeriggio… ma ben tre giorni.
Che idiota.
 
Poi, un’ombra si piazzò davanti a lei.
Giorgia sorrise, ancora prima di alzare la testa.
Gianluca.
- Eccoti qui, piccola. Ti avrei trovata ovunque - disse porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Giorgia la strinse e si alzò. Non fece neanche in tempo a sistemarsi la gonna che venne stritolata in un abbraccio di ferro. Giorgia inspirò il suo profumo: un profumo da uomo, inebriante, da capogiro.
Più mascolino rispetto a quello di Jack.
Elettrizzante fino allo stordimento.
Da far venire la pelle d’oca.

Gianluca poi si staccò dalla ragazza, ma continuò a tenerle una mano. Se la portò alle labbra, e ne baciò il dorso, continuando a guardarla dritto negli occhi.
- Finalmente ci incontriamo, Giorgia –
Una voce profonda, senza accenti, inclinazioni o difetti di pronuncia.
Una voce piena, piacevole da ascoltare.
Si poteva morire semplicemente ascoltando una voce?
 
Giorgia cercò di ricomporsi, gli sorrise e chiese se voleva entrare.
- Sono qua da un po’ a dir la sincera verità… Ho già preso un tavolo. Ecco… è questo – disse indicando un tavolo appartato, vicino alla finestra. Da perfetto cavaliere l’aiutò con la sedia e poi le chiese cosa voleva. Sarebbe andato lui a ordinarla al bancone.
- Un analcolico alla frutta, grazie mille –
- In arrivo, signorina –
Le sorrise e si diresse verso il bancone.
 
Giorgia ebbe il tempo di osservarlo attentamente.
Indossava un paio di blue-jeans leggermente aderenti sopra delle All stars nere. Una polo rosso fuoco, dalle sottili linee azzurre, evidenziava la schiena e la linea delle spalle. Aveva appoggiato il gomito al bancone e si passava una mano tra i capelli castani scompigliati, come se non fosse la prima volta.
“Ѐ davvero… bello” pensò Giorgia. Alto e proporzionato, non troppo muscoloso ma neanche troppo morbido. Aveva delle belle braccia, dei bei capelli e degli occhi profondissimi. Lo aveva testato lei prima, quando le aveva baciato la mano.
E poi… aveva dei modi talmente eleganti. Il baciamano, la sedia… Si vedeva che era un uomo maturo e non uno sbarbatello che giocava ancora all’idrante con il suo arnese.
Improvvisamente si girò versò di lei e le sorrise, facendole l’occhiolino. Giorgia cercò di abbassare velocemente lo sguardo, ma sapeva di essere stata colta in flagrante.
Era arrossita.
 
Poco dopo arrivò anche lui con i drink, seguito da un cameriere che portava patatine, olive e un assaggio di tutto quello che c’era nel buffet.
- Mi dispiace, piccola, non so ancora i tuoi gusti –
Il cameriere portò il conto e lui pagò per entrambi. Quando Giorgia fece per dargli la sua parte, lui alzò una mano e scosse la testa.
- Ma dai Gian! – protestò la ragazza, ma l’architetto sexy e gentile non volle sentire storie. Era sua ospite e avrebbe pagato lui.
Brindarono e poi iniziarono a parlare del più e del meno per rompere il ghiaccio.
Libri, film, letteratura in generale… si trovavano d’accordo pressappoco su tutto.
Era bellissimo parlare con lui. Gesticolava leggermente, ma non in modo volgare. Era come se tutto il suo corpo volesse prendere parte alla conversazione.
Aveva un che di… affascinante.
 
E poi la faceva ridere. Ma non ridere come una ochetta bionda e sciocca, ma con battute argute. Sicuramente era abituato a uscire con donne diverse da lei, ma non sembrava che si stesse annoiando. Era coinvolto e sembrava apprezzare i gusti di Giorgia.
- Cosa stai leggendo ultimamente? – le chiese mangiando un’oliva.
- Sto leggendo “Dracula” di Bram Stocker. Mi sto dedicando alla letteratura inglese in questo periodo. Tu invece? –
Gian sorrise, con fare imbarazzato, passandosi una mano nei capelli.
- Ehhhh… Diciamo che ultimamente sto leggendo davvero poco. Sai: un lavoro nuovo, il trasloco, questo progetto che sembrava volermi prosciugare tutto il sangue dalle vene… Ma ti prometto che ricomincerò -
Giorgia non aveva bisogno di promesse o di giuramenti. Aveva la vaga impressione che fosse un uomo che manteneva la parola data.
 
- Guarda che prima me ne sono accorto – disse bevendo un sorso di birra.
Oddio… aveva visto tutto.
Lui si sporse più vicino, quasi volesse sussurrarle le parole sulla bocca.
- Mi piacciono le ragazze che arrossiscono… e lo stai facendo anche adesso -
Giorgia distolse lo sguardo, voltandosi a destra e appoggiando una guancia sulla spalla. Poi tornò a guardarlo.
Gli sorrise. Non riusciva a spiaccicare parola. Non avrebbe dovuto sgridare Ale così duramente visto che ora le stava accadendo la stessa identica cosa.
Poi Gian le posò una mano sulla sua.
- Sei bellissima stasera. Le foto non ti rendono giustizia -
Giorgi si sentì arrossire nuovamente. Non era mai successo: neanche Jack o Mauro erano riusciti a farla arrossire. Riuscì a malapena a sussurrare un “grazie” e gli strinse la mano posata sulla sua.
- Allora… cosa hai detto al tipo dalla camicia fucsia? Fate sul serio? -
E chi stava pensando a Jack in quel momento?
Jack, il suo Jack che in questo momento era a casa a studiare.
Jack che non le aveva fatto problemi quando gli aveva detto dell’incontro.
Jack che si fidava di lei e lei che lo ripagava facendosi tenere la mano in pubblico?
 
Ma in fondo che male c’era in quel gesto? Nessuno.
Gianluca era semplicemente un uomo, un uomo che non voleva ammaliarla e farle dimenticare persino il suo nome (sì, lei non aveva dubbi: ci sarebbe riuscito), ma un uomo che aveva trovato in lei un’anima affine con cui parlare.
Non c’era nulla di male in questo. Non era tradimento, ma amicizia.
Giorgia non poteva negarlo: la intrigava e parecchio. E sì: aveva conquistato un posto nel suo cuore. Ma si trattava solo di un pezzetto: Jack ne deteneva ancora la maggior parte. Non poteva essere un libro o un film a cambiare queste cose.
 
- Tranquillo: sa dove mi trovo. Non è un incontro clandestino, gli ho detto che uscivo con un mio amico. All’inizio voleva venire anche lui, ma poi si è reso conto che sarebbe stata una situazione un po’… strana. E poi si fida di me, come io mi fido di lui. Questa è la base di un rapporto, per me -
- Allora fate davvero sul serio? – domanda ripetuta per la seconda volta. Sembrava tenerci davvero alla risposta.
- Non lo so. Già mi è costato tanto prendere questa decisione… Cioè… Jack è il mio migliore amico. Se dovesse andare male non perderei solo un ex, ma anche il mio migliore amico. Lo ammetto: sono un po’ spaventata, ma un po’ di paura fa sempre bene. Significa che non si prendono le cose sotto gamba, che si prendono in considerazione i pro, i contro e le diverse conseguenze. Ora come ora voglio solo star con lui il più possibile… ci tengo veramente tanto –
 
Gianluca annuì, come se capisse alla perfezione quello che stava passando Giorgia.
- Ti ama? -
- Non lo so… non me l’ha ancora detto nulla. Mi vuol bene, un gran bene, quello si… Di più non so –
- Tu lo ami? – a quanto pare anche Gian, come Ale e la nonna, era abile a porre domande difficili.
- No. Cioè, gli voglio davvero tanto bene, ma non è amore. Mi tremano le ginocchia e ho le farfalle nello stomaco, ma preferisco andare con i piedi di piombo. Magari più tardi mi accorgerò di amarlo, ma non è scattato nessun colpo di fulmine. Anche perché ci conosciamo da sempre e quindi… Ma la scintilla è scoccata, quello si –
 
Gianluca sembrò pensarci sopra un attimo e poi decise di ritornare su un terreno più neutro, chiedendole della scuola. Giorgia gli raccontò di Ale, di Barbagianni e anche di Elisa, sottolineando più volte quanto fosse stronza. Gli raccontò anche quello che era successo con Mauro e di come lei se ne fosse altamente fregata dei suoi sentimenti.
- Ѐ stato Giacomo a rimettere a posto i pezzetti. Gli devo tantissimo perché non mi ha lasciata sola un attimo. Anche quando passavo tutto il giorno a piangermi addosso lui era lì, con un fazzoletto a portata di mano -
- Sembra davvero un bravo ragazzo… -
Giorgia annuì con foga.
 
Passarono due orette stupende e poi Gian la riaccompagnò al motorino. Si vedeva che voleva dirle qualcosa, ma era come… trattenuto. Poi, proprio prima che lei si mettesse il casco le chiese se poteva dargli il cellulare. Anche se era una richiesta un tantino strana, Giorgia gli porse Ugo.
- Ti aggiungo il mio numero. Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, anche di Giacomo, e Ale non è disponibile, non esitare a chiamarmi. Non so se quel tizio si rende veramente conto della sua fortuna. Chiamami se hai un problema, di qualsiasi tipo – poi si chinò e le baciò una guancia, lentamente, come se fosse l’ultima volta che la vedeva.
- La prossima volta che avrò l’onore di incontrarti, spero di baciarti in modo completamente diverso. Ma vedendo come sei presa con camicia fucsia non credo che succederà. E sono contento per te, perché è quello che desideri e che ti meriti. Ma sai… un uomo potrà avere dei desideri –
 
La salutò per un’ultima volta e poi si diresse verso la sua macchina, lasciando Giorgia con un numero in più nella rubrica e tanto a cui pensare.
 
 
<3 <3
Ok… io sono letteralmente innamorata di questo architetto sexy!  Mi è entrato nella pelle, nella testa xD Ma non vi preoccupate: sono imparziale visto che sia lui che Jack sono delle mie “creature”.
Allora… in questo capitolo Giorgia ha messo un po’ in chiaro le sue idee: non ama Jack ma è sicura che il sentimento venga un po’ con il tempo. Vede in Gianluca un nuovo amico, ma ha paura che in questo modo possa tradire Jack. A questo punto vorrei la vostra opinione: secondo voi Giorgia si sta comportando male? Sta tradendo Jack con questa amicizia? Secondo me no, ma vorrei la vostra opinione :)
Grazie a chi legge e a chi recensisce :)
Vorrei condividere con voi una bella notizia :) Il primo capitolo ha superato le 1000 visualizzazioni :D :’) grazie girls :)
Vi ricordo il mio account FB (Bertu efp) e la citazione nascosta :) a questo punto uno spoiler potrebbe essere fatale, ma se siete delle ragazze forti e potete sopportarlo… xD
Vi mando un grosso abbraccio ^^
Robi
 
P.s: un ringraziamento speciale e tanto tanto amore a Cimmucimmu , Zoe May, Caramellaalcioccolato94 e Serena25 per aver recensito lo scorso capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 14
 
Giorgia ripensava spesso a quel martedì, anche se erano passate quasi tre settimane. Ormai mancava poco più di un mesetto alla fine della scuola e questo significava che i preparativi per il torneo di calcetto si stavano facendo sempre più intensi.
 
Andrea tartassava tutti con chiamate e lunghi messaggi e, anche se non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, la squadra era in anticipo sulla sua tabella di marcia. Avevano raccolto più iscrizioni del previsto e così avevano deciso di istituire anche alcuni premi di consolazione: una cena per la squadra in una pizzeria vicino alla scuola. Giacomo, con l’aiuto di Giorgia, era riuscito a trovare una band che facesse anche karaoke, così da “mettere alla prova” i meno sportivi.
Questa era stata un’idea della ragazza… amava profondamente cantare.
 
- Me la dedicherai una canzone, Trottola? – le aveva chiesto il suo Jack baciandola, dopo aver stipulato il contratto con i Ten Fingers Frank. Lei aveva annuito sorridendo. Aveva già in mente diverse canzoni perfette per l’occasione.
Ultimamente Giacomo era stato molto occupato: oltre ai suoi impegni mondani c’era sempre la maturità e tutti i professori stavano mettendo sotto i poveri geometri.
Jack passava anche il lunedì a studiare, nonostante fosse il giorno dedicato alla coppia. Fortunatamente la vicinanza della sua Giorgia rendeva tutto più sopportabile e anche il lavoro in macelleria lo aiutava a calmare i nervi.
Non avrebbe mai detto che spennare ali di pollo potesse essere così rilassante. Ti faceva davvero dimenticare tutti i tuoi problemi.
 
Fortunatamente quel week-end ci sarebbe stata la festa di compleanno di Andrea e Jack si sarebbe fermato da Giorgia a dormire. Viola e Francesco non avevano battuto ciglio quando lei aveva fatto la richiesta. Le avevano solamente fatto le solite, e inutili, raccomandazioni ma non avevano detto niente di “genitoriale”.
- Lo sai Giorgia che… -
La figlia aveva sbuffato per poi terminare la frase della madre.
- … che non vuoi diventare nonna e che sono troppo giovane per diventare mamma. Se ho degli istinti genitoriali è meglio prendere un pesce rosso o un cane, giusto? -
Viola e Francesco annuirono soddisfatti per poi augurare una buona serata alla ragazza. Giorgia si era alzata turbata dal divano.
- Cioè… questo è tutto quello che avete da dirmi? -
- Beh… cercate di non fare troppo rumore, ok? –
Giorgi aveva lasciato la stanza con gli occhi sgranati. Aveva davvero sentito bene? Sua madre gli aveva detto di non fare troppo rumore?
O. Mio. Dio.
La sua era una famiglia di pazzi.
 
Ale era scoppiata a ridere quando glielo aveva detto.
- Cicci! Avrei pagato per assistere a quella scena! -
Giorgia rassicurò l’amica. Non si era persa niente.
- Ma purtroppo ti perderai la festa di Andrea… Cerca almeno di fare il culo alle altre e stabilire un nuovo PB, ok? -
 
Alessandra, con suo grande rammarico, non sarebbe stata presente: si sarebbe trovata ad Ancona per gli outdoor, il primo appuntamento all’aperto della stagione. Prima di partire era andata a casa di Giorgia per darle le scarpe che si abbinavano perfettamente alla gonna che intendeva indossare.
Degli stiletti open toe, alti, neri e di vernice. E fortunatamente stavano bene a entrambe.
Anche questo era uno dei pregi dell’avere come migliore amica Alessandra.
- Ѐ un look un po’ retrò, ma stai benissimo. Hai già deciso come acconciare i capelli? Sono così lunghi e belli che sarebbe uno spreco non valorizzarli -
- Non so se stirarli oppure arricciarli... Tu che dici, Ale? –
Giorgia si fidava ciecamente della sua migliore amica e infatti quando lei gli suggerì di lisciarli, ma cotonandoli un pochino, accettò subito il suggerimento.
Considerato che non avevano molto da fare, Ale decise di fare una prova, sia per passare più tempo con Giorgia che per vedere come stava il tutto, visto che non sarebbe stata presente e avrebbe potuto vedere il tutto solo in foto.
 
- Ci sono novità con Michele? – le domandò guardandola attraverso lo specchio.
Alessandra sospirò.
Michele.
La rovina della sua vita.
Fino ad allora si erano allenati insieme ben sette volte, Ale teneva il conto, e ogni benedetta volta Michele si comportava nello stesso identico modo. Si allenavano insieme, e il ragazzo era stato capace di reggere il ritmo di Ale anche durante il giro della morte, ma durante l’allenamento e la cena che seguiva non succedeva nulla. Michele si risvegliava quando Ale stava per entrare in casa, propinandole sempre la solita scusa. E poi la baciava e Alessandra dimenticava tutto. Le gambe molli, le farfalle nello stomaco…
Riusciva solo a concentrarsi sulle sensazioni che sentiva. Sensazioni che le annebbiavano la testa e le facevano venire le palpitazioni…
Alessandra moriva ogni volta che Michele la baciava.
 
Moriva perché poi lui non la cercava se non per dirle che l’aveva ammaliato, che la credeva una sirena e che non poteva resistere al suo canto.
Due o tre messaggi uguali poi basta.
Zero assoluto.
Non si faceva sentire per giorni per poi ricomparire dal nulla, come se niente fosse, chiedendole se poteva allenarsi con lei.
E poi la spirale iniziava di nuovo: allenamento, cena, bacio, scuse, messaggio e poi veniva come inghiottito da un buco nero. Fino alla volta successiva.
 
Alessandra stava soffrendo e Giorgia non sapeva assolutamente cosa fare per fermare la situazione. Mentalmente aveva dato un ultimatum a quello stronzo: aveva ancora dieci giorni di tempo e poi avrebbe detto tutto a suo padre.
A quel punto era dovere del carissimo Fausto dire qualcosa al suo figlio: ne andava della salute mentale, psicologica e fisica della sua studentessa preferita. E di quella della sua amica preferita.
Poteva dirgli di tutto, anche di mettersi da parte finché non avesse avuto delle idee un po’ più chiare. Poteva dirgli qualunque cosa, in fondo era suo figlio, ma Alessandra doveva smettere di soffrire.
Non se lo meritava.
 
- Mi ha giusto chiesto se quando rientro dalle gare può allenarsi con me -
- E tu? Che gli hai risposto? –
Ale abbassò gli occhi con fare colpevole.
Gli aveva detto di sì.
Nonostante sapesse che si trattava di una strada senza uscita gli aveva detto di si.
Giorgia gli prese una mano e la strinse forte. La sofferenza di Ale era la sua, la sentiva come sua.
- Dimmi cosa devo fare che lo faccio. Se vuoi che venga all’allenamento con voi non devi far altro che dirmelo -
Ale continuò a pettinarle i capelli, sorridendole.
- Adesso vedi di divertirti e di fare una buona gara. Non pensare a quello stronzo, capito? Non merita neanche di baciare il terreno dove cammini! E guarda che sono disposta a fare qualsiasi cosa tu mi chieda, compreso l’omicidio ma con esclusione delle flessioni -
Ale rise, ma non di gusto.
Ma apprezzava quello che stava facendo Giorgia. Era felice che fosse la sua migliore amica. Ed era felice che con Jack si trovasse bene.
 
- Ma adesso smettiamola di parlare di me e parliamo di te, piuttosto. Allora… con Jack so che va alla perfezione, ma con quel ragazzo? L’architetto sexy? -
Alessandra sapeva esattamente cosa era successo quel famoso martedì. Sapeva dell’abbraccio interminabile, del baciamano, del numero di telefono, delle domande indiscrete e di come Giorgia si era sentita bene con lui. Sapeva che la ragazza lo riteneva bello, affascinante e gentile.
Ma Ale non sapeva tutto.
Giorgia le aveva tenuto nascosta la mano sopra il tavolo, lo considerava un particolare davvero intimo da raccontare, perfino più intimo del baciamano, e come lui riuscisse a collegarsi con il profondo della sua anima. Le aveva tenuto nascosta la profondità dei suoi occhi e il magnetismo che aveva provato.
Sapeva che certe cose andavano dette, soprattutto alla propria migliore amica, ma invece lei aveva preferito rimanere nel silenzio. Alessandra era così contenta ogni volta che la vedeva con Jack e Michele le procurava già fin troppi dispiaceri. Non poteva permetterle di preoccuparsi anche per lei. Anche la stessa Giorgia non era fiera della parte che stava facendo, disprezzava le ragazze che, come Elisa, non riuscivano a scegliere un ragazzo, ma la sua situazione era diversa.
E non era una scusa, ma la semplice verità
 
Anche se pensare a Gianluca le provocava sempre un certo turbamento, indossò un sorriso e raccontò ad Ale che, anche se in questo momento era preso con alcuni progetti, riusciva sempre a mandarle un messaggio che le augurava una buona giornata, un consiglio su un libro o un film che aveva appena visto o la recensione a un evento alla quale aveva partecipato.
- Ѐ un po’ come se avessi trovato un nuovo Jack. Mi tiene compagnia quando tu ti alleni e lui sta spennando ali di pollo. Parliamo davvero di tutto e si assicura che io sia felice con Jack. È davvero un ragazzo d’oro! -
- Allora sei contenta che abbia sbagliando l’indirizzo mail –
Mentire era inutile.
- Sì -
Ale rise, prendendo la lacca dal tavolino e finì di sistemare le ultime ciocche.
- Ti è andata bene che non fosse davvero mio fratello! Anche se devo dirti una grande novità rispetto alla tua ultima visita. Alberto si è comprato una cintura! Una vera cintura! Io e i miei abbiamo deciso di farti una statua! -
 
Ale aveva finito il suo lavoro e Giorgia si alzò dalla sedia. Solitamente era critica nei propri confronti, ma la sua migliore amica l’aveva resa uno schianto. Con le scarpe non avrebbe dovuto mettersi in punta di piedi per baciare Jack.
Voleva davvero essere bella per lui. In fondo si trattava della loro prima uscita ufficiale e, come quel giorno a scuola, aveva un po’ di paura. Voleva dimostrare di essere alla sua altezza, anche in senso metaforico, e il riflesso nello specchio era d’accordo con lei.
Davanti a sé, Giorgia vedeva una ragazza sicura e fiduciosa.
Quasi una donna.
 
Abbracciò Ale e la ringraziò per il capolavoro.
- Mandami un messaggio quando state per ritornare a casa, così so che sei al sicuro e tutto è andato per il verso giusto. Ti voglio bene e divertiti -
- Posso mandartelo il giorno dopo? –
Ale rise e si avviò verso il suo motorino.
- Effettivamente sarai impegnata! Fammi solo sapere com’è andata! Ciao cicci! -
La ragazza rientrò in casa e si appoggiò alla porta. Sperò intensamente che la serata procedesse per il migliore dei modi.
Ma in fondo era con Jack… di cosa doveva preoccuparsi?
 
***
 
Il giorno seguente il suo Giacomino si presentò puntuale alla sua porta.
Eleganti pantaloni neri, camicia bianca con una cravatta. Non annodata alla perfezione, ma questo lo rendeva ancora più sexy. Quando Giorgi aprì la porta lo trovò appoggiato con una spalla allo stipite.
Si sorrisero complici e poi si baciarono.
- Ciao bellissima – le sussurrò a fior di labbra.
- Non scherzi neanche tu stasera, Jack –
Lui rise. La sua risata era fantastica.
- Mmmm… Vero. Sai, volevo farmi bello per qualcuna. Ma lei è sempre più bella di me -
Giorgia lo baciò di slancio, mordicchiandogli il labbro inferiore. Furono costretti a separarsi un po’ imbarazzati: Viola stava assistendo alla scena con un sorriso sulle labbra.
Si avvicinò poi a Jack e disse con voce tagliente, ma sempre sorridendo, che se provava a far soffrire la sua piccolina l’avrebbe rincorso per tutta la città e gli avrebbe tagliato le palle. Poi il padre le avrebbe fotografate e avrebbero fatto il giro del mondo.
 
Giorgia rimase stupita: era la prima volta che diceva qualcosa di così… materno.
Wow.
Jack si mise sull’attenti, dicendo che non si sarebbe mai immaginato di far soffrire Giorgia. Era troppo importante per lui e non avrebbe sprecato l’occasione aspettata per anni così. Sarebbe stato un vero cretino.
Viola annuì, soddisfatta.
Poi salutò i due e augurò loro una buona serata.
 
In macchina fu proprio Jack il primo a parlare.
- Wow! -
- Eh già… -
- Chi lo avrebbe mai detto? Sono stato io a far svegliare l’istinto genitoriale di tua madre –
- A quanto pare… - Giorgia era davvero stupita. Sua madre aveva davvero detto quelle cose? O era tutto un’allucinazione? Si era comportata come… come una vera mamma!
Jack era decisamente più esaltato.
- Trottola… non mi merito un premio? – chiese mettendo una mano sulla gamba della ragazza.
Lei la spinse via ridendo.
- Al premio ci pensiamo dopo. Adesso pensa a guidare! Ogni volta che sono in macchina con te ho paura di uscire fuori strada -
 
Jack prese una mano e la strinse.
- Non permetterò mai a nessuno di farti del male. E nessuno mai te lo farà. Ne vale del mio onore -
Giorgia sorrise e gli baciò delicatamente una guancia.
 
Andrea avrebbe tenuto la sua festa in un agriturismo fuori dalla confusione della città.
Era un posto magnifico: oltre a mangiare veramente bene il personale era professionale e cortese. L’edificio era circondato da un delizioso parco dove era stato allestito un buffet all’aperto. Poco lontano si trovavano le tavolate e il palco della band. I Ten Fingers Frank erano stati ingaggiati anche per questa occasione, considerandola un po’ una prova generale per quello che sarebbe accaduto tra un mesetto.
Andrea aveva pensato proprio a tutto: il parco era attraversato da un ciottolato bianco, in modo che le ragazze non inciampassero nell’erba con i loro tacchi. Aveva poi aggiunto un tocco suggestivo con delle lanterne giapponesi bianche.
Giorgia fu contenta di essersi vestita in quel modo. Anche la pochette di vernice nera della nonna non solo faceva la sua figura abbinata alle scarpe, ma si integrava perfettamente in quell’ambiente elegante.
 
Non appena li vide, Andrea si avvicinò con due bicchieri di aperitivo analcolico e un gran sorriso. Baciò sulla guancia Giorgia e diede una pacca sulla spalla a Jack.
- Andrea! Stasera ti sei superato! Cioè… è tutto… Magnifico!  -
- Vecchio… ma ti rendi conto di cosa hai fatto? Questa festa passerà alla storia! Quelli che non c’erano saranno classificati come insignificanti! –
Andrea ringraziò entrambi, poi divenne più serio.
- Ragazzi, vi devo avvertire di una cosa… Stasera c’è anche Elisa. È venuta come accompagnatrice del mio vicino di casa. Non potevo fare una scenata e buttarla fuori con un calcio, ma le ho già parlato e detto di non infastidire Giorgia, visto che soltanto lei è stata regolarmente invitata. Quindi io direi di divertirci e non pensare a lei, ok? -
Giorgia annuì, prese Jack per mano e insieme si avviarono verso il buffet.
 
La serata stava procedendo alla perfezione e la band aveva attaccato, iniziando a suonare una musica di sottofondo. Prima del dolce Andrea era salito sul palco, aveva ringraziato tutti i presenti e aveva fatto un piccolo discorso, ricevendo moltissimi applausi.
- Sembra il suo ambiente! Non è che diventerà un politico? -
Giacomo scosse la testa.
- Naaa… Solo che è come Trilli. Ha bisogno d’applausi per vivere - disse prendendola sotto braccio e dirigendosi verso un angolo lontano da occhi indiscreti.
Si fermarono sotto un albero, circondato da diverse lanterne cinesi bianche. Jack appoggiò la schiena alla corteccia e poi la tirò a sé.
 
- Sai cosa mi piace del tuo vestito di stasera? -
Il cuore di Giorgia batteva velocemente. Era certa che lui riuscisse a sentirlo nonostante la musica in lontananza.
- No, dimmelo – disse con un fil di voce.
Jack appoggiò la sua bocca all’orecchio della ragazza.
- Mi piace che possa vedere il tuo reggiseno nero sotto la maglietta bianca. E mi piace vederti con le scarpe con il tacco: ti rendono davvero molto sexy. E poi… -
Giacomo iniziò ad accarezzarle una gamba, partendo dal ginocchio per poi risalire sotto la gonna.
- Mi piace questa gonna aderente che ti mette così in risalto. Ma spero tu non sarai dispiaciuta quando, più tardi, ti tirerò fuori da questo vestito. Ti voglio… - ansimava al suo orecchio.
La voce era roca ed eccitante. Le aveva fatto venire la pelle d’oca e i brividi giù per la schiena. Alla faccia dell’andare piano e di prendere i propri tempi: avrebbe fatto l’amore adesso, in piedi, su quell’albero se fossero stati da soli.
In comunione con la natura, come due primitivi.
Quanto sarebbe stato eccitante…
 
Giorgia gli morse il lobo dell’orecchio.
- Anche io – gli sussurrò eccitata per poi affondare la mano nei capelli e baciarlo. Un bacio vorace, che pregustava qualcosa che sarebbe successo. Un bacio disperato, perché l’eccitazione stava salendo alle stelle e dovevano aspettare il taglio della torta per poi andare a casa. Giorgia tirò a sé Jack con la cravatta e liberò la camicia dai pantaloni.
Passò una mano sul suo petto
La sua pelle era bollente.
 
Jack intanto continuava ad accarezzarle le gambe, cercando di risalire, ma veniva continuamente bloccato.
- Dio, donna! Perché questa gonna è così stretta? – disse mordendole l’incavo del collo, ma senza farle del male. Risolse la situazione tirandole su la gonna sui fianchi e iniziando ad accarezzarla più intimamente.
Anche Giorgia aveva perso la sua timidezza iniziando a baciargli il collo, per poi risalire e mordere e baciare il mento. Le sue mani erano ancora nei corti capelli di lui, li tiravano, li scompigliavano. Giorgia sembrava volergli entrare sotto pelle.
 
Di questo passo l’avrebbero proprio fatto su quell’albero.
All’improvviso la cantante della band annunciò che stava per avvenire il tanto atteso taglio della torta. I due si guardarono negli occhi, sorridendo. Giorgia cercò di sistemarsi alla bell’e meglio la gonna mentre Jack si riabbottonava la camicia, cercando di fare entrare i bottoni nelle asole giuste. Giorgia l’aiutò ad annodare cravatta e poi tirò fuori lo specchietto dalla pochette e rabbrividì vedendo come erano ridotti i suoi capelli. Guardò Jack con sguardo di rimprovero.
- Che c’è? Non vuoi andare a mangiare la torta? - evidentemente a lui stava bene ritornare dagli altri in quello stato e lasciare che facessero due più due. Sempre che non lo avessero già fatto.
- Vado un momentino in bagno. Cerco di darmi una sistemata e poi torno subito da te. Salvami una fetta, ok? – gli diede un bacio e poi si avviò verso le toilette.
 
Si guardò nello specchio.
Fortunatamente la piega dei capelli non era stata danneggiata. Si spazzolò solamente le punte e poi si ritoccò il trucco. Una goccia di profumo nei punti strategici e poi era pronta di nuovo. Anche se i piedi le dolevano non aveva assolutamente intenzione di togliere le scarpe. A Giacomo piacevano… come poteva deluderlo? Rimise tutto nella pochette, meravigliandosi ancora una volta che una borsa così piccola contenesse così tante cose.
Si guardò nello specchio meravigliandosi dei cambiamenti che quei minuti con Jack avevano saputo dargli.
 
Le guance arrossate.
Gli occhi brillanti.
Uno sguardo sicuro di sé.
 
Era stato Giacomo a farle iniziare quella trasformazione oppure era sempre stata in lei e non vedeva l’ora di uscire? Poco le importava. Voleva solo che quella serata finisse al più presto in modo da ritornare a casa e iniziare la vera serata con Jack.
Non aveva mai voluto nessuno come lui.
Dandosi della cretina si rammaricò di aver sprecato la sua prima volta, dandola così, al vento, a quello sfigato di Claudio.
 
Ma adesso c’era Jack con lei. Lui non l’avrebbe fatta soffrire. Forse una delle domande difficili di Gianluca aveva una risposta.
Forse Jack l’amava…
Lo diceva sottovoce, per scaramanzia, ma avrebbe voluto gridarlo al mondo intero.
 
Fece un sorriso allo specchio e si avviò verso il giardino.
Quando vide la scena, la pochette le cadde di mano e la bocca si seccò improvvisamente. Jack stava ballando con Elisa.
Un ballo “della mattonella”, per di più. La teneva stretta, come dieci minuti prima aveva tenuto stretta Giorgi. Quando la musica finì si guardarono negli occhi e…
 
E si baciarono.
Sulla bocca.
Con la lingua.
Con tanta lingua.
 
Giacomo teneva le sue manacce sul culo della nana e lei, in punta di piedi nonostante i tacchi, era totalmente aggrappata a lui. Non si stavano baciando in pubblico, erano in disparte rispetto alla tavolata, al buffet e alla band, ma a Giorgia sembrava che avessero un riflettore puntato verso di loro.
Un occhio di bue che non faceva che sottolineare la malvagità del gesto di Elisa e il tradimento del suo ragazzo, nonché miglior amico e alleato di sempre.
Giacomo Zanni.
Il suo Jack.
 
Paralizzata Giorgia non riusciva a muoversi. Non riusciva a voltare i tacchi e a correre via, andare da Andrea o da Simone e pregarli di portarla a casa o in un luogo sicuro. Sapeva che entrambi avrebbero capito, ma non poteva rovinar loro la festa in quel modo.
Sarebbe stata egoista e la sua faida con Elisa non poteva venire sempre al primo posto.
 
Quando vide che la nana portava la mano di quello che fino a dieci minuti prima era il suo ragazzo sotto il suo vestito, Giorgia si mise una mano sulla bocca e trattenne le lacrime e i singhiozzi. Riuscì a ritornare in bagno e si chiuse dentro.
 
Si guardò di nuovo allo specchio, ma non riuscì a vedere la ragazza che prima aveva sorriso. Adesso l’oggetto rifletteva tristezza e depressione. E anche se avrebbe voluto fare un bel pianto, le lacrime non riuscivano a scendere.
Lei stessa non voleva farle scendere.
Aggrappandosi al suo orgoglio Giorgia si convinse che doveva per forza essere successo qualcosa. Jack doveva aver perso una scommessa, qualcuno doveva averlo minacciato a morte e aveva dovuto per forza baciare Elisa.
Baciare quell’aborto di persona.
 
Il suo orgoglio si ridestò. Certamente non era successo niente di tutto ciò.
Lui aveva voluto baciarla.
Lui aveva voluto tradire la fiducia della sua Trottola.
Lui aveva combinato il casino.
 
Ma era lei quella a pezzi.
Quella che non sapeva cosa fare, chi chiamare.
Ale era ad Ancona.
La nonna via con il gruppo della chiesa.
Non aveva il coraggio di chiamare i suoi.
Non voleva rovinare la festa ad Andrea.
 
Che fare?
Le lacrime stavano iniziando a pungere e Giorgia era sempre più in alto mare.
Tirò fuori Ugo dalla borsa e compose un numero che aveva imparato a memoria.
Rispose al terzo squillo.
- Pronto? -
- Ti prego… Vienimi a prendere – e poi scoppiò in una crisi isterica di pianto.
- Giorgia?
- Ti prego… ho bisogno di te -
 
 
Non so neanche da che parte iniziare… posso dirvi che mi sento svuotata, triste. Spero non mi vogliate gettare dei pomodori addosso, soprattutto voi, fan di Jack. Secondo voi come si risolverà la situazione? E perché ha baciato la nana quando prima sembrava voler far l’amore sotto le stelle? E chi ha risposto alla chiamata di Giorgia?
Scoprite e ditemi la citazione nascosta e risponderò a tutte le vostre domande :) Naturalmente la citazione non appartiene a me, ma l’autore e il traduttore ne detengono i diritti :)
Grazie a legge appena e a chi recensisce :) Se avete qualche critica, qualche suggerimento o qualche annotazione… fatevi avanti e ditemi tutto :D Ogni parola è importante per me :))
Friend me on FB per chiacchiere, spoiler e foto dei personaggi :)
Love love love
Robi
 
P.s: un grazie speciale alle coraggiose che hanno recensito lo scorso capitolo xD Cimmucimmu, Greenfields e Serena25 sto parlando proprio di voi :) Un bacione e tanto amore <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*

Capitolo 15
Gian’s POV
 
- Cazzo vecchio! Anche Dio si è riposato il settimo giorno! Non puoi allentare il ritmo e uscire con noi in birreria stasera? – Ivan urlava al telefono, tanto che dovetti allontanarlo dall’orecchio per non diventare sordo.
Ancora una volta mi rimproverai: perché avevo risposto a quella benedetta chiamata? Luca mi aveva avvisato che Ivan voleva vederci tutti per comunicarci qualcosa di importante, ma io avevo ben altro per la testa.
 
Al primo posto c’era il progetto di ristrutturazione che portavo avanti da più di un mese. Era stato accettato dal boss, ma la parte più difficile iniziava adesso. Giornate in cantiere a parlare con gli operai e interminabili riunioni con degli ingegneri teste di minchia che sembravano aver preso la laurea con i punti della Ferrero. Quando parlavo mi guardavano come se mi fossero spuntate delle antenne dalle orecchie e poi facevano sempre di testa loro. Già una volta avevano sbagliato i conti ordinando meno materiale di quanto avevo detto loro e facendomi fare una figura di merda. Fortunatamente Giorgio, che dalla festa sembrava avermi preso sotto la sua ala protettrice, aveva detto al capo cos’era successo, ma questo non era bastato a risparmiarmi un cazziatone di quelli con i controfiocchi. A quanto pare dovevo imparare a farmi valere, altrimenti avrei fatto davvero poca strada nella vita.
Poi il grande capo aveva deciso di aggiungermi altre preoccupazioni affibbiandomi dei progetti di alcuni stagisti. Progetti che non avevano né capo né coda e che si prendevano gioco delle leggi di gravità e della fisica.
 
Vabbè.
Anche io avevo finito la specialistica da poco e certamente non mi consideravo un genio, ma almeno sapevo da che parte ero girato. Avevo cercato di far notare i diversi errori ai ragazzi, ma loro non mi avevano affatto ascoltato e avevano preferito definire i loro schizzi “futuristici” e “all’avanguardia”.
Cose che un ex-studente del PoliMi non poteva certamente capire.
 
Quindi il giorno prima ero tornato a casa con un mal di testa bestiale. Avevo buttato giù un’aspirina ma non era servita a niente.
La mattina seguente, cioè stamattina, non era andata per le migliori. Mi ero occupato del mio appartamentino, un carinissimo trilocale a detta di mia madre, facendo la spesa e il bucato. Ma al supermercato avevo litigato con la cassiera che non mi voleva farmi comprare i rasoi perché temeva che tentassi il suicidio tagliandomi le vene con le lamette e poi, arrivato a casa, avevo dimenticato di mettere l’acchiappa colori nella lavatrice. I miei boxer erano diventati azzurrini, come quelli di un bambino.
 
Tutto quello che desideravo era stendermi sul divano e guardare qualcosa alla TV, preferibilmente senza essere disturbato. Ma non avevo fatto i conti con Ivan, con la sua novità e con la sua passione per la birra.
Mi buttai sul divano e cercai di convincerlo a raccontarmi per telefono la buona novella. Tutto ma non uscire stasera.
Per piacere.
Ivan invece sembrava di tutt’altro avviso. Eccitato, voleva che fossimo presenti tutti e quattro.
- Se la racconto prima a te, Luca e Matteo me lo rinfacceranno per tutta la vita. Se lo dico prima a loro me lo rinfaccerai tu. Adesso alza il culo che ci ritroviamo alla birreria tra mezz’ora! Non vedo l’ora! -
Sembrava una ragazzina, ma non potevo deluderlo in questo modo. Era uno dei miei migliori amici e non potevo abbandonarlo così.
 
Mi feci una doccia veloce, presi il portafoglio, il cellulare, le chiavi della macchina e il giubbino ed ero già per strada.
Il locale era un po’ fuori mano, ma per un amico si fa questo e altro, giusto? Parcheggiai e salutai Matteo e Luca che stavano aspettando, come sempre, seduti sulle panchine davanti all’entrata. Luca stava fumando una sigaretta, cercando di darsi un tono da duro anche se era difficile. Matteo ci aveva rinunciato da tempo e aveva fatto della sua faccia da cerbiatto un punto di forza.
Ci salutammo con un cenno del capo. Sembravamo degli estranei, ma in realtà ci conoscevamo dai tempi delle superiori.
- Ivan non è neancora arrivato? -
Matteo annuì, controllando il cellulare.
- Vi avverto… io inizio il turno in ospedale alle 23.00, quindi non posso stare qui ad aspettarlo per l’eternità - dopo la geometri Matteo aveva deciso di diventare infermiere nel reparto di pediatria. Era amatissimo dai suoi pazienti che gli regalavano palloncini, disegni e figurine.
 
Ivan era famoso per i suoi ritardi, ma si faceva perdonare sempre. Certo che quella sera avrebbe potuto cercare di essere un attimino più puntuale!
Luca gettò la sigaretta a terra e soffiò nell’aria l’ultimo sbuffo di fumo.
- Allora, architetto? Che ci dici? -
- Niente… Mi stanno venendo degli istinti omicidi nei confronti dei diversi stagisti e del mio capo. Per il resto… nessuna novità – volontariamente sorvolai sul guaio con la lavatrice e sulla commessa pazza.
 
- Più nessuna novità su quella ragazza? Giorgia… vero? -
Fulminai Matteo con lo sguardo. Avevo fatto male a parlare con loro della bellissima Giorgia, una ragazza che avevo iniziato a sentire per caso ma che si era intrufolata, giorno dopo giorno, nella mia mente.
Ci eravamo anche incontrati per un aperitivo e nessun’altra mi aveva mai intrigata come lei. Ero arrivato in anticipo al bar per vederla arrivare e l’avevo subito notata tra la folla. Quando poi si era seduta su quella panchina non avevo potuto far altro che andarle incontro, sorridendo come un’ebete. Non mi ero neanche presentato e l’avevo subito abbracciata, come avevo desiderato fare dalla seconda volta che l’avevo sentita. Solo dopo mi ero ricordato delle buone maniere e gli avevo baciato la mano, come un perfetto cavaliere.
 
Ero stato benissimo con lei e anche se era occupata, con un ragazzo che certamente non ne apprezzava appieno il valore, le avevo dato il mio numero, sperando in qualche reazione. Durante l’aperitivo le avevo tenuto la mano sopra il tavolo. Non so perché quel gesto; non era stato assolutamente premeditato. C’era stato un qualcosa che mi aveva spinto verso di lei, verso la sua mano. Qualcosa di diverso da uno spirito protettivo. Diverso, sì, ma in che modo proprio non saprei spiegare.
 
Come non so spiegare perché le abbia fatto delle domande così personali, ma mentirei se dicessi di non essere stato rincuorato quando ha detto di non amare il tipo con la camicia fucsia.
Così avevo deciso di darle il mio numero e le avevo detto di chiamarmi quando ne sentiva il bisogno, anche per parlare di… lui. Sapevo che aveva una migliore amica e certamente le diceva tutto come io facevo con Ivan e gli altri… ma ci tenevo troppo a sentirla e ogni scusa mi sembrava buona.
 
Sarà da sfigati, lo so, ma ho passato i tre giorni successivi controllando perennemente il cellulare; avevo paura di non sentire la chiamata e di non rispondere.
Invece no. Non lo aveva mai fatto. Non mi aveva mai mandato neanche un messaggio. Anche se continuavamo a sentirci su FB mi ero convinto che l’aveva cancellato. Perché tenerlo? Me n’ero fatta una ragione… ma pensavo ancora troppo a lei.
 
Mi era entrata sotto pelle, si era intrufolata in ogni mio pensiero.
Qualsiasi cosa me la ricordava e avrei quasi venduto l’anima per avere un secondo appuntamento. Non mi piaceva perché era squisitamente bellissima, piena di vita e di fascino. Mi piaceva perché rideva, era spontanea e diceva sempre quello che le passava per la testa. Era una ragazza sincera e acculturata: le piacevano i buoni libri e la letteratura. Mi aveva risposto subito quando le avevo citato Shakespeare e sono certo che non ha dovuto cercare su google.
Non avevo mai conosciuto una ragazza del genere, una che mi intrigasse in questo modo, solamente attraverso un semplice messaggio.
Scrive in modo sexy.
Perché lei è sexy.
Perché il suo cervello è sexy e lo sa usare in modo sexy.
 
Matteo e Ivan mi avevano consigliato di cercarla più spesso, di invadere la sua mente in tutti i modi possibili, di farle vedere che cosa perdeva scegliendo il ragazzo dalla camicia fucsia e non me. Luca aveva detto di cercarmi un’altra pollastrella, possibilmente maggiorenne e più disponibile. Probabilmente l’aveva detto perché lui aveva una sorella della stessa età…
 
- Ci sentiamo ancora, ma non ci siamo più visti – risposi laconico, cercando di fargli capire che non ne volevo assolutamente parlare.
- Hai seguito il mio consiglio? –
Sbuffai. Stavo per rispondere quando fummo interrotti da Ivan, che allegramente ci stava chiamando per salutarci. Ci abbracciò e poi entrammo nel locale.
 
Quando si avvicinò la solita cameriera ordinò tre birre medie e una coca alla spina per Matteo. Poi pagò anche.
- Beh… se ci offri da bere perché sei arrivato in ritardo posso pure dimenticare il portafoglio a casa le prossime volte – disse Luca.
Ivan accennò un sorriso, poi, quando arrivarono le birre e la cameriera se n’era andata sollevo la sua.
E sganciò la bomba.
 
- Io e Alice ci sposiamo -
Lo guardammo sbigottiti. Luca iniziò a tossire, gli era andata di traverso la birra.
Io ero allucinato: Ivan era l’unico fidanzato del gruppo, lui e Alice stavano insieme da ben tre anni ormai, ma non ci aveva mai parlato di fidanzamento, convivenza o… matrimonio.
Matteo sorrideva. Fu il primo a congratularsi dando una pacca sulla spalla dell’amico. Io e Luca lo seguimmo proponendo un brindisi alla coppia.
- Avete deciso anche la data? – chiese Matteo. Era sempre lui che in questi momenti ci tirava fuori dall’imbarazzo.
Ivan scosse la testa.
- Vecchio… non credere che non sia felice per te, ma… Come vi è venuto in mente? – Luca non riusciva ancora a crederci. Forse faceva tutto parte del suo piano per diventare un duro, forse non voleva far vedere al mondo quanto l’avesse sconvolto la notizia.
Non riuscivo a capirlo, però aveva detto ad alta voce una domanda che era anche mia.
 
Ivan fece spallucce.
- Non lo so… è successo e basta. Stavo mettendo a posto i ricordi di mia nonna, sapete che è mancata alcuni mesi fa. Poi, tra le fotografie, trovo una busta con il mio nome sopra. La apro e vi trovo un anello e un biglietto. “Quando trovi la ragazza giusta potrai anche cercare di dimenticarla, ma inconsciamente continuerai a cercare il suo volto tra la folla. Troverai altre ragazze, alcune migliori, ma se nessuna riuscirà a farti sentire come lei mettiti le gambe in spalla e va a riprenderla. Falle vedere quanto vali e falle vedere che sei tu il ragazzo dei suoi sogni. E poi donale questo. Il nonno lo ha regalato a me e ora voglio che ce l’abbia tu” – Ivan si passò una mano tra i capelli. – L’ho imparata a memoria… e allora ho pensato ad Alice, a come il mondo è speciale con lei. A come mi sento migliore quando sono con lei. E ho capito… Perché aspettare? Lei è la ragazza giusta! Così mi sono precipitato a casa sua e quando ha aperto la porta mi sono inginocchiato chiedendole di sposarmi. Non capiva niente, continuava a ripetermi “SI. SI. SI. SI. SI!!!”. Suo padre è arrivato come una furia seguito dalla madre che si è messa a piangere non appena ci ha visto. A lui invece è quasi venuto un attacco di cuore… ma fortunatamente tutto bene! -
 
Si vedeva lontano un chilometro che era felice. E naturalmente sia Luca che Matteo e io eravamo felici per lui. Chiacchierammo per un po’ e poi Matteo dovette andare all’ospedale. Tanto ci saremmo visti lunedì sera, come da tradizione.
- Vedi di tornare a casa con una paziente sexy! – gli urlò Luca.
Stavo ridendo quando sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans.
Il numero era sconosciuto, ma non mi turbò più di tanto. Magari era qualcuno dell’ufficio o uno stagista ubriaco che voleva informarmi della scoperta di una legge anti-gravità.
Risposi al terzo squillo.
 
- Pronto? -
- Ti prego… Vienimi a prendere – la voce di una ragazza che piangeva mi giunse all’orecchio. Era possibile che…?
- Giorgia? – era davvero lei?
- Ti prego… ho bisogno di te – disse tra i singhiozzi. Mi ricoprì di un’armatura lucente e decisi che sarei andato a cercarla anche in capo al mondo.
Intanto i miei amici mi guardavano, Ivan con gli occhi che brillavano. Preferì voltar loro la schiena, in modo da concentrarmi totalmente sulla mia fanciulla da salvare.
- Piccola, dimmi dove sei che sarò da te in cinque minuti – chissene dei segnali e delle leggi della strada.
- Sono all’agriturismo “La Betulla”. È un po’ fuori mano… - mi misi una mano sugli occhi, cercando di fare mente locale… La Betulla… La Bettulla.
Oddio… era davvero a cinque minuti da lì.
Ivan, sii benedetto!
- Piccola, in cinque minuti sono lì. Ti trovo all’ingresso principale? -
- In questo momento sono chiusa in bagno. Fammi uno squillo che ci troviamo davanti al cancello… Gian, grazie. – si sentiva che era visibilmente scossa. Saperla chiusa in bagno mi fece un po’ preoccupare e rafforzò lo spirito di quella missione. L’avrei salvata.
Sarei stato il suo cavaliere. Non l’avrei abbandonata proprio adesso. Non avrei chiuso la comunicazione.
Salutai i miei amici con un gesto della testa e Ivan mi fece vedere il pollice. In macchina mi misi l’auricolare e continuai a parlare con Giorgia.
 
- Piccola, io non ti abbandono. Non ti faccio nessuno squillo… continuo a parlarti finché non ti vedo, capito? -
Dall’altro capo Giorgia fece un altro singhiozzo.
Mi stavo davvero preoccupando. Cosa le era successo? Il mio sesto senso mi informava che centrava… lui.
- Giorgia… ti prego. Dimmi che stai bene – la mia voce trasudava ansia. Se l’aveva toccata e costretta a fare qualcosa contro la sua volontà, lo avrei ucciso.
Sentì Giorgia fare un respiro profondo, come se parlarmi le costasse fatica. Strinsi il volante tra le mani, schiacciai il piede sull’acceleratore e feci i fari all’idiota che mi trovavo davanti. Giorgia, sono quasi da te. Sto arrivando.
- Mi ha tradito Gian. Un minuto prima voleva farlo sotto le stelle appoggiato a un albero e quello dopo lo vedo baciare e spalpugnare la mia nemica mortale. Mi aveva detto tante belle parole e invece sono solo bugie. È già la seconda volta che mi succede, non sono degna dell’amore - disse aprendo quello che, dal rumore, sembrava un rubinetto.
Strinsi il volante più forte. Le nocche stavano diventando bianche.
 
Come si era permesso quello stronzo? Come si era permesso di far soffrire un’anima gentile come Giorgia? Di farla dubitare di se stessa?
Feci un respiro profondo, l’ultima cose che volevo era spaventare o aumentare l’ansia della mia fanciulla.
- Piccola, credimi. Sei degna dell’amore, meriti di essere amata, venerata, adorata. Se lui non è disposto a fare tutto ciò, vuol dire che è un cretino con gravi problemi di vista. Sei bella, dentro e fuori. Anzi… sei bellissima. Meglio perderli che trovarli tizi di questo tipo – fermai la macchina davanti al cancello. Ero arrivato.
La sentì sospirare.
- E tu come fai a saperlo? -
 
Come facevo a saperlo? Come fare a spiegarle il legame che avevo sentito tra noi? Che continuavo a sentire tra noi?
- Lo sento e voglio dimostrartelo. Sono arrivato. Ho una Giulietta nera. Ti aspetto – uscì dalla macchina e mi preparai a ogni evenienza.
- Arrivo – chiuse la comunicazione.
Neanche un minuto dopo la vidi sul vialetto.
Camminava svelta, nonostante le scarpe col tacco. Una gonna nera e una camicetta bianca. Sembrava avere freddo perché si stringeva tra le braccia. Mi tolsi la giacca e le andai in contro.
- Giorgia! Giorgia! Fermati! -
 
Logicamente quella testa di cazzo doveva rovinarle, e rovinarmi, la vita.
Arrivò con un gruppo di ragazzi, tutti vestiti elegantemente. Probabilmente c’era stata una festa.
Giorgia si fermò sotto il lampione. Aveva un’espressione ferita, sì, ma anche determinata. Prima che lui potesse parlarle gli schiaffeggiò la guancia sinistra.
Sorrisi involontariamente. Che donna.
- Vattene dalla mia vista – disse scandendo le parole e iniziando a camminare verso di me.
- Trottola… lasciami spiegare… -
Si fermò di nuovo. Il ragazzo arretrò, forse aveva paura di ricevere un altro schiaffo. Era davvero un bambino: doveva avere il coraggio di affrontare le conseguenze delle sue azioni e invece ora scappava, si tirava indietro.
Giorgia fece un passo verso di lui, puntando l’indice verso la folla.
- Trottola un bel paio di PALLE! Ti ho visto sai? Con lei…! E osi venire qui, di fronte a me? Osi dirmi che mi ami e che mi hai sempre amato? E io sai cosa ti dico, caro Giacomo Zanni? Che non mi interessa il tuo amore! Non so cosa farmene del tuo amore! Dallo a questa sgualdrina che certamente ti ripagherà con la stessa carta! -
 
Lasciò tutti a bocca aperta e completò gli ultimi passi che ci separavano.
Era ormai arrivata da me. Le posai la giacca sulle spalle e la strinsi. Volevo che capisse che il mio desiderio più grande era occuparmi di lei. Occuparmi seriamente, non come aveva fatto l’aborto di uomo che ci stava guardando.
Le aprì la portiera e la feci salire in macchina. Poi prima di salire mi girai verso di lui e lo guardai con disprezzo.
- Da adesso me ne occupo io. Puoi andare, ragazzino –
Ingranai la prima e, tenendo lo sguardo sulla strada, le presi una mano. Incrociai le dita alle sue e la posai sulla leva del cambio. Non volevo lasciarla neanche per cambiare le marce. Le avremmo cambiate insieme.
Durante l’aperitivo mi aveva detto che lui l’aveva aiutata a raccogliere i pezzi dopo aver scoperto che il suo ragazzo l’aveva tradita. Ora era stato lui a baciare un’altra.
L’avrei aiutata io.
Sarei stato con lei.
Anche per sempre se era necessario.
 
- Non ti lascio da sola -
Ricominciò a piangere, ma non mi abbandonò la mano. Era un’ancora di salvezza.
Per entrambi.
 
- Vuoi andare a casa? – le domandai gentile.
- No. Jack doveva venire a dormire da me stasera. Non voglio tornare lì, adesso –
- Dimmi dove vuoi andare che ti porto ovunque –
- In un posto tranquillo – disse guardando fuori dal finestrino.
Un posto tranquillo.
Forse c’era.
 
- Ti fidi di me? – le domandai. Sperai con tutto il cuore che non mi rispondesse negativamente.
Lei guardò le nostre mani intrecciate e annuì.
Mi rilassai e ingranai la quarta.
Sapevo esattamente dove portarla.
 
***
 
- Ѐ un po’ piccola… ma è casa – dissi aprendo la porta del mio appartamentino. Alla fine avevo deciso di portarla a casa mia. Volevo farle vedere che poteva fidarsi di me, che volevo solo il suo bene. Mi era sembrato un po’ un azzardo, ma era un posto tranquillo, dove nessuno l’avrebbe disturbata.
Si girò verso di me e mi sorrise riconoscente, ma ancora titubante.
- Gian… davvero, non dovevi. Forse ho sbagliato a chiamarti… -
D’istinto l’abbracciai. Non aveva affatto sbagliato… Era perfetta per le mie braccia… l’avrei cullata tutta notte. Le accarezzai i capelli e poi la presi per mano. Le feci vedere le altre stanze e le chiesi se potevo portarle qualcosa.
- Un bicchiere d’acqua… qualsiasi cosa -

Aprì la porta del bagno e mi chiese se avevo una maglietta, un paio di calzini e dei pantaloni della tuta. Certo! Era più che logico che volesse cambiarsi. Presi dall’armadio una maglietta blu, dei pantaloni della tuta grigi e un paio di calzini bianchi.
Abbinamenti un po’… azzardati.
- Sicuramente i pantaloni sono un po’ grandi… Vuoi che ti faccia un caffè? Un the? Una camomilla? Una cioccolata calda? – avevo il disperato bisogno di sentirmi utile.
La vidi sorridere.
- Un the andrà più che bene, grazie -
 
Grazie a Dio fui impegnato per almeno una decina di minuti. Preparai un vassoio con due tazze. Fortuna che ero andato a far la spesa! Presi anche dei biscottini secchi e poi mi diressi verso la zona soggiorno. Giorgia ritornò poco dopo.
Completamente struccata e senza tacchi, i capelli ancora un po’ cotonati.
Era bellissima.
Stupenda.
Incantevole.
Mi faceva venire voglia di stringerla forte forte.
 
Le passai la tazza.
- Meglio? -
Lei alzò la testa e mi guardò riconoscente.
- Adesso si… un pochino. Gian, non saprei cosa avrei potuto fare senza di te -
Le posai una mano sul ginocchio, prima che ricominciasse a piangere.
- Io sono qui e ci sarò sempre -
- Anche Giacomo me lo diceva sempre… e guarda ora com’è finita –
Non poteva paragonarmi a lui. Non ero come lui: io a lei tenevo davvero! Lui invece era solo un bambino in preda a una crisi ormonale che cercava di farsi più tipe possibili.
Il genere di maschio che disprezzavo di più.
 
Feci un respiro profondo e la fissai intensamente. I suoi occhi erano tristi, totalmente diversi da come li ricordavo. Ma non sono un uomo che si arrende facilmente: il mio compito adesso era proteggerla e, più nell’immediato, farla sorridere.
- Io non sono come lui, Giorgia. Io ti aiuterò davvero. Sei tu quella che in questo momento viene al primo posto. Non io, non i miei interessi, ma tu -

Mi alzai dal divano. Le serviva un qualcosa per distrarsi. Un qualcosa che le piacesse e che la faceva ridere.
Sapevo esattamente cosa fare. Presi l’hard disk, lo collegai alla TV e dopo averci armeggiato un po’ comparve il Dott. Sheldon Lee Cooper che, con il fido Leonard, andava a vendere il suo sperma.
La guardai. Sorrideva.
- La 1x01 -
- Un po’ di “The Big Bang Theory” non ci farà male –
 
Sarei stato disposto a guardare tutte le stagioni in un colpo solo pur di vederla ridere o semplicemente accennare un sorriso.
La vidi rilassarsi, bere il suo the mangiando qualche biscotto.
Vidi la tensione allontanarsi piano piano dal suo viso.
La vidi ridere alla comparsa di Howard.
 
La vidi combattere contro il sonno e poi cedere.
La sentì rilassarsi contro di me mentre dormiva.
Sentì il suo respiro leggero.
 
Stando attento a non svegliarla, la presi in braccio e la portai verso il mio letto. Io avrei potuto benissimo dormire sul divano.
O su una sedia.
O sul pavimento.
O non dormire affatto.
Non mi importava.
 
Avrei tanto voluto guardarla dormire, ma mi sembrava troppo un’invasione della sua privacy. Dovevo farle vedere che ero diverso da lui, che di me ci si poteva davvero fidare.
 
D’un tratto mi tornarono in mente le parole della nonna di Ivan.
Era lei la mia anima gemella?
Sarei andato in giro per tutta la mia vita cercando il suo volto tra la folla?
L’avrei lasciata andare per poi battermi come un leone e riconquistarla?
 
Non lo sapevo; avevo sempre fatto schifo nelle relazioni sentimentali.
Ma sapevo che tenevo davvero a lei, più di qualsiasi ragazza avessi mai avuto.
E volevo proteggerla.
E abbracciarla e baciarla, anche se sapevo che non aveva bisogno di questo, adesso.
Erano i suoi bisogni a venire prima di tutto.
 
Ma non avrei mollato.
L’avrei aiutata a medicarsi le ferite; le avrei dimostrato il mio valore.
Sarei stato un amico, un confidente.
Qualsiasi cosa, pur di starle vicino.
 
Ma avremmo avuto il nostro lieto fine.
Sorrisi, lavando le tazze.
Forse Ivan, dopo tanto tempo, ne aveva combinato una giusta: aveva imparato a memoria la lettera di sua nonna.
 
 
Ho provato a pensare come un maschio, a entrare nella testa di un uomo e spero di non aver scritto questo capitolo troppo da femmina xD
Adesso sappiamo cosa pensa Gian: la vuole proteggere, vuole essere un architetto sexy con un’armatura lucente :)
E Giorgia… troppo sconvolta per pensare, ma il fatto che abbia chiamato Gian ci fa capire che si fida davvero di lui. Jack ha fatto una figura pessima… o sarà stato costretto da Elisa? Mmmm… ci sono ancora tante cose da sapere e scoprire xD
E ora…? È adesso che inizia la parte più difficile…
Grazie mille ai nuovi lettori e a quelli vecchi che, con costanza e amore, mi seguono dall’inizio. Purtroppo, durante questa settimana, ho notato un calo nelle seguite :( Mi dispiace se la storia non è all’altezza delle vostre aspettative, sappiate che sto facendo il mio meglio.
Purtroppo i tempi di pubblicazione sono sempre gli stessi (una settimana sì e una no)… Anche questo non è colpa mia, ma dei mallopponi che ci danno all’università :(
Comunque, per ingannare l’attesa c’è il mio profilo fb dove potrete trovare spoiler, e altro :)
Se dopo questo commento siete ancora vive… vi va di lasciarmi una recensione? Questo capitolo è il mio preferito e vorrei sapere che ne pensate :) Ricordo anche la citazione, che non appartiene a me, ma all’autore e al traduttore (ricordiamoci dei traduttori! Figure importantissime xD)
Un bacione grande <3
Robi
 
Ps: un grandissimo abbraccio a Cimmucimmu, Minelli, Lunedì74, Greenfields, MrPerfezione, Serena25 e Zoe May per aver recensito lo scorso capitolo :) davvero, tanto amore ragazze :D Le vostre parole sono un balsamo per l’anima <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 16
 
Giorgia stava correndo in un prato fiorito. C’erano tante margherite e qualche tulipano qua e là. Le macchie però non erano di un rosso tenue, ma molto più acceso. Rosso come l’amore, rosso come la passione, rosso come la rabbia oppure…
- Rosso… come il sangue – sussurrò.
Si sedette sull’erba, stando attenta a non schiacciare le margherite. Non voleva che si facessero male: avevano una vita già fin troppo breve.
Tese una mano per raccogliere il fiore rosso, ma il tulipano sembrava muoversi per non farsi acchiappare. Giorgia allora si allungò di più fino a essere completamente pancia a terra. Le margherite la solleticavano e tutto sembrava essere perfetto.
 
Improvvisamente, un tuono si abbatté proprio sul tulipano, bruciando l’erba che lo circondava e trasformando il fiore in polvere che si disperse nel vento. Ma invece di vagare distintamente, ognuno per i fatti propri, i diversi granellini volavano uniti, come se fossero una cosa sola.
La ragazza si rialzò velocemente e iniziò a correre, veloce come un fulmine.
Non sapeva perché, ma doveva assolutamente raggiungere quella polvere, prenderla e conservarla. Sapeva che il tulipano poteva rinascere, perfino più forte e più bello di prima, se fosse stata lei, lei e nessun altro, a prendere quei granellini che ruotavano nel cielo.
 
Corse a perdifiato per molto molto tempo. Le facevano male la gambe e aveva il fiatone, ma non le importava: doveva raggiungere la polvere.
 
Alla fine arrivò in un campo di girasoli.
Oh… com’erano belli! Insieme alle orchidee erano il fiore preferito di Giorgia. Ma la ragazza non aveva mai visto girasoli di quel genere. Erano proprio la fine del mondo: grandi, gialli… perfetti. Ne era circondata e poteva sentire il loro profumo che la faceva sentire a casa.
Ne colse uno e lo portò al naso.
Strano… Di solito i girasoli non profumavano, neanche lievemente.
Quel fiore doveva essere un’eccezione alla regola.
Se ne innamorò subito e se lo mise tra i capelli.
Sorrise.
Il girasole la faceva sentire la ragazza più bella e felice del mondo.
 
- Ti è andata male, ingenua! Alla fine ho vinto io…! – urlò una voce per poi scoppiare in una risata malefica, interrompendo la felicità di Giorgia.
La ragazza si girò per vedere chi avesse detto quelle parole.
Dietro di lei, in mezzo al prato, c’era una fanciulla davvero molto bella.
Era certa d’avere già sentito quella voce prima e sapeva che non portava niente di buono.
Arrivata a metà percorso riconobbe la ragazza misteriosa.
Era Elisa, ma un’Elisa diversa dalla sua compagna di classe.
Altissima, gambe chilometriche, braccia toniche, capelli lunghi leggermente mossi con dei riflessi naturali. Snella, con un seno perfetto e un culo da favola.
Era… bellissima.
Meravigliosa.
Non avrebbe mai potuto competere con lei.
 
- Guardati… tu chi ti credi di essere? - disse con la voce piena di disgusto, squadrandola dalle punte dei capelli a quelle dei piedi.
Giorgia resistette alla tentazione di guardarsi le scarpe. Sì, Elisa era diventata più che bellissima, ma risplendeva di una luce algida e fredda.
Giorgia sapeva di non doversi ritenere inferiore alla ex nana.
Aveva il suo girasole a farla sentire bellissima.
 
Poi sentì un sussurro, pronunciato al suo orecchio. Una voce maschile le stava dicendo che era bellissima, che non aveva nulla da invidiare a nessun’altro. Che era bella sia dentro che fuori e per questo doveva abbassare la testa, ma tenerla alta ed essere fiera di se stessa.
 
Giorgia, stando attenta a non essere vista, girò la testa per vedere di chi era quella voce. L’aveva sentita ancora, ma non riusciva a collegarla a nessun volto.
Il mistero che in quel campo sembravano esserci solo loro due e nessun’altro.
- Chi sei? – sussurrò, facendo molta attenzione a non farsi notare da Elisa.
- Non ha importanza ora, piccola. Sono qua perché hai bisogno di me e non voglio abbandonarti in questo momento. Hai bisogno di qualcuno e io sono qua, solo per te –
 
Si asciugò una lacrima che scendeva lungo la guancia sinistra e tornò a guardare Elisa con più convinzione.
- Vattene via da questo prato, brutta strega! -
Una frase infantile, ma la ragazza non trovava altre parole per proteggersi dal vuoto che stava iniziando a formarsi nel petto.
L’altra rise e allungò un braccio nell’aria. Prese qualcosa con la mano e poi rise di nuovo.
Un’altra risata malefica.
Più malvagia della precedente.
Più forte… molto più forte.
Unì le mani a coppa e fece vedere il contenuto a Giorgia.
La polvere di tulipano.
 
La polvere di quel tulipano
 
Giorgia urlò, un urlo disperato, e cercò di correre verso di lei. Doveva assolutamente prendere quella polvere. Elisa non poteva averla! Non doveva averla! Era… sbagliato! Ma i piedi erano incollati al suolo e non volevano muoversi.
Elisa la guardò e strinse la polvere in un pugno, per poi farla cadere lentamente a terra.
- Adesso vedrai chi ha ragione, Marton… Chi ha sempre avuto ragione. E vuoi un indizio? Sì, dai…. Oggi sono particolarmente buona. Beh… tu non hai mai avuto ragione -
 
Man mano che i granellini toccavano il suolo assumevano la forma di qualcosa.
Anzi… non di qualcosa.
Di qualcuno.
Giacomo.
Era vestito anche lui molto elegantemente e all’occhiello portava un tulipano.
Rosso sangue.
 
- Jack!! Vieni Jack!! Andiamo via da qui! – urlò Giorgia, tendendogli la mano.
Lui si girò verso Giorgia. Gli occhi inespressivi non sembravano riconoscerla. Non prese la mano che gli tendeva e non la salutò. Non la degnò di una parola, come se fosse morta oppure invisibile.
Giacomo si girò verso Elisa e le rivolse un sorriso malizioso. Le prese una mano, continuando a tenere i suoi occhi fissi in quelli di lei, la tirò a sé e poso le labbra sulle sue.
 
Qualcosa nel suo petto si incrinò quando Giorgia li vide baciarsi, quando vide Giacomo portare la sua mano sotto il vestito, sul seno di lei. Avrebbe voluto scappare, o almeno voltarsi, in modo da non vedere quello che stava succedendo.
Invece era paralizzata. Non riusciva a muovere neanche un muscolo e non poteva neanche tapparsi le orecchie con le mani per non sentire i gemiti di Elisa che, con la testa buttata indietro, sembrava contorcersi sotto le mani di Giacomo.
 
Non riusciva a provare nessun’emozione: sentiva solo un grande freddo e un grande vuoto nel petto dove una volta doveva esserci il cuore.
Una volta perché adesso era stato ridotto in cenere come quel tulipano.
 
Poi, quando aveva perso tutte le speranze, sentì un lieve calore che la invase e due forti braccia che la stringevano da dietro. Senza voltarsi, capì che era il girasole che le stava infondendo coraggio per andare avanti, per superare il momento difficile e tutti quelli che sarebbero seguiti.
Sentì di riavere il pieno possesso delle suo corpo e delle sue gambe. Poteva, finalmente, abbandonare la scena e andare in un posto più sicuro di quella campo di morte.
 
Prese il suo girasole dai capelli e se lo rigirò tra le mani. Splendeva di luce.
- Sto male – gli sussurrò, accarezzando i petali. – E adesso come faccio? -
La ragazza sentì di nuovo le braccia invisibili attorno a sé.
- Non ti preoccupare. Andrà tutto bene… Finché ci sono qui io, andrà tutto bene -
Giorgia sorrise tra le lacrime e continuò a camminare. Poi decise di sedersi e bearsi della luce del sole sulla faccia. Chiuse gli occhi.
Ma c’era luce.
Tanta luce.
La stava accecando.
 
- C’è troppa luce!!! – urlò alzandosi e aprendo gli occhi. Non si trovava più nel campo, ma in una camera che non conosceva. Piccola, semplice, con un letto matrimoniale al centro: quello dove aveva appena dormito.
Si portò una mano alla testa e arricciò una ciocca di capelli. Aveva fatto un sogno. Il tulipano rosso, il girasole, Jack, Elisa… erano stati solo un sogno.
 
Poi sospirò, sedendosi di nuovo sul letto.
Solo i fiori erano stati un sogno. Elisa e Giacomo, purtroppo, erano una brutta realtà. Fece mente locale sulla sera prima e realizzò a chi apparteneva quella stanza.
Gianluca.
 
Si coprì gli occhi con le mani e sospirò.
Aveva chiamato Gianluca per portarla via da quel casino. Poi non aveva voluto tornare a casa: il primo posto dove Jack l’avrebbe cercata sarebbe stato quello. Ale e la nonna non c’erano e si era sentita persa. Aveva tanti amici ma erano anche tutti amici di Jack.
Poi si era ricordata di Gian, di come l’aveva fatta sentire bene durante l’aperitivo, della parole e dei gesti dolci che le aveva riservato… e aveva deciso di chiamare lui.
In realtà era convinta che non sarebbe mai arrivato, che avrebbe dovuto vivere in quel bagno fino a che la donna della pulizie non avrebbe forzato la porta per entrarci.
Ma la disperazione fa compiere gesti disperati. Aveva preso il cellulare dalla borsa e l’aveva chiamato. E lui non l’aveva abbandonata, non aveva chiuso la comunicazione finché non l’aveva vista con i suoi occhi.
 
Ricordava di essersi sentita sollevata quando aveva visto la sua macchina e lui, già sceso, pronto a venirle incontro. L’aveva lasciata combattere la sua battaglia quando Giacomo si era messo di mezzo. Gli aveva tirato uno schiaffo con tutta la forza che aveva in corpo. Ma non aveva fatto una scenata: il compleanno di Andrea era andato già a puttane e non voleva che fosse ricordato anche per la scenata isterica di Giorgia Marton.
 
Era salita in auto con la giacca di Gian sulle spalle. Lui le aveva poi preso una mano dicendole che l’avrebbe protetta lui.
Poi non si ricordava più nulla.
In un giornale medico che Viola aveva portato a casa, e che lei aveva letto in mancanza di meglio da fare, era stata pubblicata una ricerca. Questa affermava che il cervello tende a proteggere la persona dimenticandosi, o meglio preferendo non ricordare, gli avvenimenti considerati troppo dolorosi.
In passato aveva già sperimentato questa teoria trovandola valida: si ricordava benissimo di tutte le magliette a righe indossate da Mauro, eccetto quella usata per il suo compleanno. Il giorno più bello che aveva passato insieme a lui era come censurato dalla sua memoria.
E ora c’era un buco nero su alcuni avvenimenti della sera prima.
 
Guardò l’orologio sul comodino. Segnava le 9.15.
Sulla sedia vicino alla porta c’erano gli indumenti della sera prima e la sua borsa. La prese in mano e guardò il cellulare.
20 chiamate perse da Giacomo.
2 chiamate perse dalla mamma.
10 messaggi.
 
Uno era di Ale.
Allora?? Com’è andata stanotte???
 
Uno della mamma.
Ti prego… dimmi che va tutto bene. Siamo preoccupatissimi
 
Gli altri di Jack che ripetevano che era un errore e che aveva visto male.
 
Visto male?
VISTO MALE?
In preda alla rabbia iniziò a digitare la risposta. È vero, avrebbe dovuto essere superiore, non rispondere, cambiarsi, cercare Gian e ringraziarlo per quello che aveva fatto la sera prima. Mettere da parte l’orgoglio, chiamare i suoi genitori e chiedere alla mamma di venirla a prendere, ovunque si trovasse.
 
Ma in certi momenti non si può pensare con il cervello. È il cuore che decide di agire, decide cosa fare. In certi momenti non si può far altro che abbandonarsi alle emozioni e spegnere il cervello.
So quello che ho visto. So che vi siete tenuti in disparte per non farvi vedere dagli altri, ma io sono passata da quel vialetto, per venire da te. E tu te la facevi con LEI! Per favore, non cercarmi più. Non sono pronta a vedere la tua brutta faccia.
Avrebbe potuto aggiungere una sfilza di insulti, ma non ne aveva la forza.
 
Rispose anche ad Ale.
Ho bisogno di te. È successo un casino, ho beccato Jack che se la faceva con la nana. Ti prego non parlargli, se ti chiama mandalo a quel paese. Ci vediamo domani… ho bisogno di te...
 
Con un sospiro, ripose il cellulare nella pochette e prese i suoi vestiti. Fortunatamente il bagno era giusto accanto alla camera e quindi le probabilità di vedere Gian erano ridotte al minimo.
Il bagno era piccolino, essenziale ma molto in ordine. Si vedeva la mancanza di un tocco femminile: i prodotti erano ridotti al minimo essenziale. Tra tutti spiccava il profumo. Senza pensare lo prese e lo annusò.
 
Oddio.
Non avrebbe dovuto farlo.
Aveva sempre preferito i profumi maschili a quelli femminili. Quel profumo poi… Anche se sul corpo di Gianluca faceva tutt’altro effetto, le faceva girare la testa.
Lo annusò di nuovo. Sapeva di non doverlo fare, sapeva che quando iniziava non riusciva più a smettere, ma proprio non ci riusciva. Era come una droga.
L’annusò per una terza volta e quasi lo fece cadere a terra.
Quel profumo…
Era lo stesso del girasole del suo sogno!
 
Lo rimise a posto, si lavò e cambiò.
Fortunatamente la camicetta e la gonna non avevano pieghe, anche se avevano passato la notte su una sedia. Le scarpe non erano adatte alle 9.30 della mattina, ma non poteva camminare scalza e lasciare le sue impronte sul pavimento. Si legò i capelli in una coda, si stampò un sorriso sulla faccia e ritornò in camera, lasciando i vestiti di Gianluca diligentemente piegati sul letto. Una parte era ancora fatta, quindi l’architetto sexy non aveva dormito con lei. Forse aveva dovuto lavorare o semplicemente non aveva voluto far la figura del maniaco. Ci mancava che venisse fuori con un “mi piace vederti dormire”… avrebbe preso le sue quattro cose e sarebbe corsa via a gambe levate.
 
Trovò Gianluca in cucina, stava armeggiando con qualcosa ai fornelli. Indossava un paio di jeans e una maglietta comoda, piedi scalzi. I capelli scompigliati, come se non fossero stati pettinati o avesse continuato a tormentarli. Le sarebbe piaciuto passarci le mani, forse fingere che si trattasse di un giorno normale, che la sera prima era stata un lungo e bruttissimo incubo.
 
Però c’era anche un risvolto piacevole: Gianluca.
Gianluca che le parlava.
Gianluca che la rassicurava.
Gianluca che l’abbracciava.
Gianluca che si girava verso Jack dicendogli di lasciarla in pace.
Gianluca e lei che guardavano “The Big Bang Theory”.
E se si era svegliata sul letto e non sul divano significa che Gianluca l’aveva portata in camera. Ma che le aveva lasciato la sua privacy.
Aveva cercato di farla sentire a casa.
 
Giacomo aveva mai fatto questo per lei?
Giacomo l’aveva aiutata a rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo Mauro.
Giacomo non l’aveva mai fatta sentire sola.
Giacomo l’abbracciava e la baciava… la faceva sentire amata.
 
Ma allora perché l’aveva tradita in quel modo. E proprio con Elisa?
C’era qualcosa sotto? Cosa non aveva preso in considerazione…?
Era stato minacciato? Magari di morte! O forse ricattato! Sì, ma con che materiale?
 
Scosse la testa… ultimamente aveva guardato un po’ troppe puntate di Pretty Little Liars. Non c’era nessuna “A” nella sua vita. Solo una stronza che aveva deciso di sedurre il suo ragazzo nonché migliore amico. E visto che, purtroppo, la carne è debole, lui aveva ceduto come un quindicenne in preda agli ormoni. Anche se Giorgia era fermamente convinta che Alberto, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, non sarebbe mai caduto nella trappola di quella strega.
 
Se ami davvero una persona, non aspetti che vada in bagno per poi incontrarti con la tua amante. Proprio no.
Sbuffò sonoramente e Gianluca si girò.
- Buongiorno, piccola. Vedo che sei già sveglia… volevo portarti la colazione a letto – disse facendole un occhiolino. – Lo ammetto: è la prima volta che provo a fare le crêpes, ma ho seguito la ricetta alla lettera e quindi non dovrei avere sbagliato. Preferisci la marmellata o la nutella? -
Giorgia si appoggiò alla sedia e abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente.
- In realtà volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me ieri sera. Cioè… grazie per essermi venuto a prendere. Dopo quello che è successo… – si fermò. Non era a corto di parole, ma un groppo in gola le impediva di parlare.
Gianluca spense il fornello e si avvicinò a lei. Le prese una mano e l’avvicinò alle labbra, come aveva fatto la prima volta che si erano visti.
- Ѐ stato un piacere per me venirti a salvare. Vuol dire che ti fidi di me e ne sono onorato -
 
Giorgia sospirò.
- Ma io non posso darti quello che vuoi… -
Lui sorrise, un sorriso enigmatico.
- Cosa credi che voglia, piccola? -
- Non quello che posso darti io…! Non sono una tipa da una botta e via e adesso… - gli occhi diventarono lucidi. Stava per mettersi a piangere, di nuovo.
Gianluca l’attirò a sé. Un abbraccio caldo, come quello del girasole nel suo sogno. Un abbraccio che la confortava, che la faceva sentire bene, al sicuro, protetta.
- Adesso hai solo bisogno di questo. E io sono ben felice di farmi abbracciare tutte le volte che vuoi -
- Ma quando ci siamo visti la scorsa volta hai detto che… -
 
Gian rise.
- Ne dico di cose, piccola. Soprattutto per farmi ricordare dalle belle ragazze! Volevo farmi ricordare da te ed ero convinto che quella fosse una frase particolarmente “a effetto”. Anche perché ero sicurissimo che avessi cancellato il mio numero e non mi volessi più sentire - le baciò i capelli e con due dita le sollevò il mento. – Adesso mangiamo e poi ti porto a casa. Ma devi promettermi che mi chiamerai se avrai bisogno di me… o semplicemente se vorrai parlare con qualcuno. Io ci sono, anzi! Ci voglio essere! -
E detto questo andarono a fare colazione.
 
Come sempre parlarono di tutto e Giorgia si trovò perfettamente a suo agio.
Le piaceva stare con Gian: prendeva in considerazione tutto quello che diceva. La faceva sentire intelligente, presa in considerazione. Non rideva di lei come le era successo con altri ragazzi. Era diverso. E questo era un bene.
Forse un cambiamento d’aria era quello che ci voleva.
 
Quando il telefono squillo e sul display comparve il nome “Jack” fu lui a rifiutare la chiamata.
- Cerca di non pensare a lui oggi, ok? Lo so che sarà difficile, ma lo dovrai vedere domani a scuola e il giorno dopo ancora e idem fino alla fine della scuola. Prenditi del tempo per te stessa, per pensare, leggere, meditare, metterti lo smalto… Pensa solo a prenderti cura di te, ok? -
Lei annuì e mandò un messaggio alla mamma. In fondo non si meritava di preoccuparsi.
Sarò a casa tra un’oretta, forse due. Ѐ successo un casino. Comunque NON APRIRE IN NESSUN CASO A JACK. A dopo <3
 
Sorrise a Gianluca.
- Grazie – gli disse per la centesima volta. Lui le sorrise per la milionesima.
- Di nulla, piccola. Vuoi qualcos’altro da mangiare? –
Giorgia scosse la testa.
Voleva solo stare con lui, basta.
 
***
 
Quando tornarono a casa i genitori di Giorgia la stavano aspettando sul cancello. Entrambi avevano l’aria preoccupata, Giorgia non li aveva mai visti in quello stato.
Prima di scendere dalla macchina prese un respiro profondo.
Adesso avrebbe dovuto raccontare tutto… di nuovo. Non sapeva se ne avrebbe avuto la forza.
- Ehi! – la chiamò Gian stringendole leggermente il braccio. – Andrà tutto bene, vedrai. Finché ci sono qui io, nessuno potrà farti del male! Dovrà prima passare sul mio cadavere e non sono uno che si arrende facilmente –
Giorgia sentì il feeling percepito per la prima volta durante l’aperitivo, farsi più forte, più insistente. Sentiva di potersi fidare davvero di lui, che non lo faceva per un doppio fine, come portarsela a letto. Credeva davvero nelle parole che le aveva rivolto e sapeva nel profondo che non l’avrebbe abbandonata nel momento del bisogno.
Allungò la mano e gli strinse il ginocchio.
- Grazie – sussurrò, con gli occhi lucidi. Poi scese dalla macchina.
 
- Eccoti finalmente! Ci hai fatto prendere uno spavento! – disse la mamma, buttandole le braccia al collo. Il padre rimase sul cancello: stava guardando Gianluca che, in modo disinvolto, era sceso dalla macchina e si avvicinava a loro.
- Sei tu il maniaco che ha rapito Giorgia? – tuonò camminando verso di lui.
Giorgia guardò la madre, chiedendo spiegazioni.
- Giacomo è venuto qua a casa stamattina: ti cercava. Diceva che era urgente e importante e che un tipo ti aveva rapito alla festa di ieri sera. Eravamo preoccupatissimi e tuo padre stava per chiamare i carabinieri. Allora, dimmi. È lui? -
Viola si girò verso Gianluca, scura in volto e cercò di spingere Giorgi dietro si sé per allontanarla il più possibile dall’architetto.
- Ti taglio le palle e le appendo nel mio ufficio, brutto pervertito!-
 
Giorgia rise, una risata amara, scuotendo la testa.
- Mamma… Hai preso un abbaglio. Giacomo ti ha detto una bugia perché non ha il coraggio di assumersi le sue colpe e le sue responsabilità. Io e lui ci siamo lasciati. L’ho beccato che se la faceva appassionatamente con un’altra ieri alla festa di Andrea… ha aspettato che io andassi in bagno e poi… ZAC! Non volevo più rimanere alla festa e ho chiamato Gianluca chiedendogli se mi venisse a prendere. Lui non mi ha rapito mamma. Lui mi ha salvato -
Viola distese i lineamenti e guardò riconoscente Gianluca. Francesco cambiò subito atteggiamento, dandogli una pacca sulla spalla.
- Allora ti ringraziamo per aver riportato sana e salva nostra figlia a casa -
 
Gianluca sorrise e strinse la mano di Francesco.
- Ѐ stato un piacere, signore. È una ragazza così cara, nessuno dovrebbe farla soffrire – disse guardandola negli occhi.
Chiacchierarono ancora un po’ e poi Gianluca si congedò, dicendo che doveva andare a mangiare dai suoi.
- Ci sentiamo presto, vero? – gli chiese Giorgia speranzosa.
- Non potrai nemmeno sentire la mia mancanza – l’assicurò lui.
 
In casa Francesco le fece una tisana, mentre la madre le portava dei vestiti puliti. Quando suonò il campanello fu lei ad aprire, essendo la più vicina alla porta.
- Esci dalla mia vista! – la sentì dire con voce dura dopo neanche un secondo che aveva aperto la porta.
- Per favore… voglio solo parlare con Giorgia! Un secondo, per favore…! –
 
Era Giacomo.
Dal tono di voce non sembrava neanche particolarmente preoccupato, depresso o triste. Aveva la voce di qualcuno che voleva risolvere una questione importante, quello si, ma niente di più.
Il respiro le si mozzò. Vederlo era l’ultimo dei suoi desideri. Strinse i pugni e pregò che la madre non lo lasciasse entrare per nessuna ragione. Non voleva vederlo, non era… semplicemente non era pronta.
Il padre si accorse di tutto e le strinse una spalla.
- Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Lo sai che la mamma è proprio irremovibile su certe questioni -
 
Viola sembrava non voler cedere.
- Ti ho detto di andar via! Sei diventato sordo? Via! RAUS! – urlò, come se stesse parlando a un cane.
- Ma Viola… - adesso sembrava sorpreso. Sicuramente non si era immaginato una resistenza di quel tipo. Beh, la vita ha sempre in serbo delle sorprese per noi. E quel giorno Sorpresa era il secondo nome di Viola.
- Sono la signora Marton per te! Guarda che la mia Giorgia mi ha detto tutto! So cos’hai combinato ieri sera… Credo di aver lasciato da sola mia figlia per troppo tempo! Ora ha bisogno della sua mamma, non di uno come te. Sai una cosa? Non mi sei mai piaciuto… Hai sempre avuto l’aria di uno stronzetto arrogante! Non come quel ragazzo simpaticissimo e carinissimo che l’ha accompagnata a casa stamattina. E adesso ti saluto – disse sbattendogli la porta in faccia.
 
Ritornò in cucina con fare battagliero.
- Non mi è mai piaciuto quello Zanni… - poi abbracciò la figlia. – Siamo state lontane per troppo tempo… Spero di rimediare a questo. Scusami. Ti voglio bene -
 
In quell’abbraccio Giorgia liberò tutte le lacrime che tratteneva dal suo risveglio.
- Io mi fidavo di lui, mamma! – singhiozzò.
- Lo so, Giorgia – le disse, accarezzandole i capelli.
- Troverò mai il mio principe azzurro? –
- Molto prima di quanto pensi –
 
 
Questo capitolo fa schifo, lo so…
Sapevo che dopo il Gian’s POV vi aspettavate molto e in questo momento sono delusa da me stessa… mi sento come quando, piena di emozione e trepidazione, guardo una serie TV che riprende dopo lo hiatus e la puntata si rivela una merda.
Quindi… vi chiedo perdono.
È un capitolo di passaggio, ma dovevo scriverlo. Se avete consigli, critiche o suggerimenti vi prego in tutte le lingue che conosco… ditemeli, comunicatemeli in qualsiasi modo. Grazie :D
Ritornando al capitolo… potrei definirlo di passaggio.
Sogni, emozioni e pace… Viola e Giorgi che si riavvicinano perché il rapporto con nostra madre sarà sempre burrascoso, ma la nostra Mutti sarà quella in prima linea per difenderci da qualsiasi cosa :)
Gian è… oddio, non ho parole *^* Dove vendono i Gian? Qualcuno me ne regali uno per Natale o S. Lucia xD
E… vi prometto che il prossimo sarà migliore :)
Gian mi è testimone ;)
Un bacione e grazie di cuore  <3
Robi
 
Ps: un grazie enorme a chi ha risposto all’appello di Gian lasciandomi una recensione per lo scorso capitolo :D Davvero, le ho rilette tutte almeno mille volte e mi avete emozionato dal profondo del mio cuoricino. Quindi grazie a Minelli, Cimmucimmu, Greenfields, Zoe May, Merder, Maka_Soul145, Lysa 2998, Serena25, Penelope forever, Abab, Pinkprincess, Mara88.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 17
 
Giorgia aveva passato il resto della giornata a farsi coccolare dai suoi genitori. Aveva spento il cellulare e non aveva acceso il computer. Il fisso era suonato due volte: Ale. Era ancora ad Ancona, ma ci aveva tenuto a farle avere tutto il suo appoggio. Ok, a distanza, ma era sempre meglio di niente.
 
- Ma sei sicura che l’abbia davvero baciato? Stiamo parlando di Jack, non di Simone! –
Giorgia sbuffò nella cornetta molto rumorosamente.
- Ale… So quello che ho visto! Avevo lasciato a casa gli occhiali, ma indossavo le lenti! –
- Magari lei gli si è gettata addosso e lui non ha potuto fare nulla per evitarlo! –
- Ale, lui stava ricambiando il suo bacio. Le sue mani erano sul suo culo nanoso! Cos’è…? Ha avuto un’improvvisa paralisi momentanea? –
- In effetti hai ragione… è troppo bassa per cadere sulle sue labbra, avrebbe dovuto atterrare da qualche altra parte come sul suo cazzo… -
- Ale, ti prego! Sto malissimo… -
Era facile intuirlo: lo si capiva dalla voce. Non era allegra e squillante come sempre…
 
Ale sospirò… aveva tentato in tutti i modi di alleggerire la situazione ma Giorgia era irremovibile. Forse perché aveva ragione.
Giacomo aveva davvero baciato Elisa. E questo era più di un semplice affronto.
Era un tradimento.
Una dichiarazione di guerra.
E se voleva guerra… aveva trovato pane per i suoi denti.
 
Ma chi se lo sarebbe mai aspettato? Da parte di Elisa ci poteva anche stare, la sua fama la precedeva… ma da parte di Giacomo?
Che. Testa. Di. Minchia.
Coglione.
Giorgia aveva messo da parte le sue riserve, gli aveva dato una chance e lui, coglione fino al midollo, l’aveva sprecata, gettandola alle ortiche.
 
- Cicci… giuro che adesso ruberei una macchina e mi metterei al volante senza patente pur di venir da te per abbracciarti. Mi sento una merda… -
Ale si sentiva tremendamente in colpa: doveva essere lì con lei e invece la sua migliore amica doveva affrontare tutto da sola.
- Ci vediamo domani a scuola? – chiese Giorgi.
Ale sospirò e Giorgia se la immaginò mordersi l’unghia del pollice, cosa che faceva sempre quando era in difficoltà
- A dir la sincera verità… no. Finisco stasera sul tardi perché mi sono qualificata sia per la finale dei 100 che dei 200hs e partiamo domani mattina, dopo colazione. Mi sento malissimo… - aveva un tono di voce triste e dispiaciuto, tutt’altra cosa rispetto a quell’avanzo di uomo che le si era presentato alla porta.
Alessandra teneva a lei.
Giacomo no.
Semplice.
 
- Ale, ma cosa stai dicendo?! È fantastico! -
Giorgia era felicissima per la sua migliore amica. Aveva conquistato la finale! Aveva lavorato duramente per tutto l’inverno, facendo orari assurdi e negandosi molto, e ora, finalmente, i suoi sforzi venivano ripagati. Sicuramente aveva anche migliorato il suo PB, ma non voleva dirglielo perché considerava il dolore della sua migliore amica la cosa più importante del mondo in quel momento.
- E chi ti sosterrà domani? Giuro che la rubo sul serio quella macchina… forse anche un autista che è meglio! –
Giorgia si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito e decise di sganciare la bomba.
- Lo sai, cicci… Sono una ragazza forte! E poi c’è Gianluca -
- Gianluca chi? Il figlio della vicina di casa della cugina di terzo grado di tuo padre? –
- Eh… no. Gianluca Tinti! –
- Tinti… l’imbianchino? –
 
Giorgia sapeva che stava facendo la scema solo per farla ridere e Giorgia apprezzava tantissimo il gesto. Al mondo nessuno era meglio di lei.
- Scema! Gian… l’architetto sexy. Mi è venuto a prendere lui ieri sera e stamattina mi ha preparato la colazione con le sue manine sexy -
- E durante la notte ha usato qualcos’altro di sexy? – chiese, con tono allegro. Si vedeva che stava usando tutti i modi che le venivano in mente pur di metterla di buon umore.
Era la sua missione più importante in quel momento. Perfino più delle due finali.

Giorgia sapeva dove voleva arrivare Ale. Sapeva che non l’aveva detto con cattiveria, che voleva solamente farla ridere e farle dimenticare per alcuni minuti il peso che portava nel cuore. Ma non era neancora arrivato quel momento.
Giorgia doveva ancora piangere molte lacrime, fare dei singhiozzi disperati, vedere Giacomo dal vivo e resistere al tentativo di gettargli addosso qualcosa, come una scarpa. O entrambe.
Gianluca era l’architetto sexy, ma anche colui che l’aveva salvata senza approfittarsi di lei. Non voleva rovinare gli unici bei ricordi che aveva della sera precedente lasciandosi andare a fantasie del tutto inappropriate.
 
Il tempo ancora una volta avrebbe rimarginato le ferite, ma ora sanguinavano ancora. Come poteva pensare nelle mani di Gianluca se fino a ventiquattro ore prima era pronta a fare l’amore con Jack?
 
Questo significava forse che Giacomo non le era mai piaciuto veramente? Che era stata condizionata da quello che tutti avevano sempre detto e continuavano a dire vedendoli insieme? Perfino la nonna si era sbagliata… sicuramente avrebbe tentato di convincerla a fare pace con lui, come se ne andasse della sua stessa vita. Forse Giorgia si era affidata troppo ai commenti estranei quando avrebbe dovuto solo dare retta al suo cuore, che mai aveva battuto per Giacomo. E che adesso sanguinava per colpa sua.
Perché non aveva perso solo un ragazzo.
Aveva perso il suo migliore amico di sempre.
Perché l’amore e la vita dovevano essere così complicati…?
 
Salutò Ale, le fece l’in bocca al lupo e si mise a letto.
Fu tentata di accendere il cellulare, ma riuscì a resistere alla tentazione. Non voleva vedere se c’erano messaggi da parte di Giacomo, ma di Gian.
Si erano salutati così, come degli estranei. Giorgia non era neanche riuscita ad abbracciarlo e a ringraziarlo per l’ultima volta. Lei voleva mandargli un messaggio… ma non ne aveva il coraggio. Non voleva essere paragonata a una farfallina.
“Se avessi dato retta solo a me stessa adesso non sarei in questa situazione! Forse sarei felicemente in giro con Gianluca” pensò, per poi scuotere la testa.
No.
Non doveva pensare a nessuno. Solo a se stessa. L’aveva promesso a lui.
E prima di addentrarsi in certi pensieri era meglio fare un po’ d’ordine in quel casino che aveva in testa.
 
Dopo alcuni minuti la porta si aprì leggermente e Viola si affacciò.
- Sei sveglia? – chiese in un sussurro.
Giorgia fu tentata di non rispondere, ma non voleva litigare con la mamma proprio adesso che sembravano essersi riunite dopo tanto tempo.
- Sì -
Viola entrò e si sedette sul letto della figlia.
- Come stai? -
- Insomma… -
- Sei sicura di voler andare a scuola domani? Non c’è neanche Ale… Vai con il papi in studio e gli fai da assistente, lo sai che gli piacerebbe… E poi entrambi torniamo tardi e non ti vogliamo sapere qui da sola -
 
Giorgia scosse la testa. Il mondo non si fermava perché la nana malefica ne aveva combinata una delle sue. Il mondo andava avanti e questo significava andare a scuola, vedere Giacomo e scusarsi con Andrea per essere scappata come una ladra. Ma lui avrebbe capito: era stato il primo ad avvertire Elisa… con scarsi risultati, però.
- Non ti preoccupare mamma. A pranzo vado dalla nonna e poi torno qui a fare i compiti… Nel pomeriggio farò un riposino o guarderò la TV, se mi annoierò chiamerò papà e andrò a fargli compagnia -
- Ti voglio bene – le disse accarezzandole una guancia.
- Anche io –
 
Viola si alzò e fece per uscire, ma Giorgia la richiamò subito indietro.
- Mamma… mi fai l’incantesimo contro i brutti sogni? – non voleva passare una notte come la precedente. Non voleva rivivere quei minuti traumatizzanti e vedere Elisa e Jack baciarsi come se non esistesse un domani. Quando Giorgia era piccola la mamma le faceva sempre la magia contro i brutti sogni. Ormai di anni ne aveva 17, ma forse avrebbe funzionato.
 
Viola si sedette di nuovo e appoggiò una mano sui suoi occhi.
- Sogni brutti andate via, sogni brutti andate via… Sogni belli venite qua, sogni belli venite qua… Sogni belli venite qua dalla mia Giorgia. Notte Giorgi -
Le baciò una guancia e poi uscì.
 
In salotto Francesco stava riordinando degli appunti per il set fotografico del giorno dopo.
- Come sta? – le chiese appoggiando gli occhiali sul tavolo.
- Non bene… mi ha chiesto di farle la magia contro gli incubi, come quando era piccolina. È messa proprio male – si sedette vicino a lui e lo abbracciò.
- Ho combinato un pasticcio… Ho sempre creduto che fosse forte, autonoma, sempre in grado di badare a se stessa, ma solo ora mi rendo conto che non è che una bambina che ha bisogno della sua mamma. L’ho trascurata per doppi turni all’ospedale occupandomi di bambini non miei quando era la mia Giorgia a essere in difficoltà. Mi sento male Franz! Se le fossi stata vicina e l’avessi consigliata magari ora non starebbe piangendo come una disperata – disse strizzando gli occhi per trattenere le lacrime.
Non si era mai sentita in colpa come in quel momento.
 
Francesco le baciò una tempia.
- Le cose si fanno in due, amore. Ho sbagliato anche io… ma abbiamo tempo per rimediare. Oggi hai fato un buon lavoro come mamma tigre e domani andrà ancora meglio. Anche io farò la mia parte e affronteremo tutto come una famiglia. Una vera famiglia. Adesso andiamo a letto… Io non faccio incubi se tu dormi con me -
 
L’incantesimo funzionò: Giorgi sognò solo di abbracciare un girasole gigante.
 
***
 
Il giorno dopo Giorgia arrivò in ritardo di proposito.
Si era svegliata al solito orario, ma aveva passato moltissimo tempo fissando il soffitto indecisa se andare a scuola o restare a casa. Viola avrebbe capito: era stata lei la prima a suggerle di prendersi un altro giorno di vacanza.
Poi scosse la testa.
No, lei non era una codarda.
Sarebbe andata a scuola.
Se l’avesse incrociato nei corridoi non l’avrebbe salutato.
Magari durante la ricreazione si sarebbe nascosta in bagno, ma non si sarebbe dimostrata debole. Era una questione di principio: non era lei a doversi sentire in colpa, ma la nana e Jack.
 
Si alzò dal letto, fece un respiro profondo, accese il cellulare e lo posò sul tavolo. Inutile dirlo… tutto tremò, come in preda al terremoto.
 
Ale le aveva mandato un messaggio conciso.
COSA?? O_O
La uccideremo in modo lento e doloroso.
 
Giacomo le aveva mandato diversi messaggi. Giorgia resistette alla tentazione di cancellarli senza leggerli. Forse sarebbe stato meglio, anche per la sua salute mentale.
Ma ormai era risaputo. Raramente Giorgi pensava alla sua saluta mentale.
 
Tesoro, chiariamo la situazione. Non è successo nulla con Elisa… Ci sei solo tu nel mio cuore, credimi!
 
Trottola rispondi, ti prego. Ho bisogno di parlarti…
 
Non chiudermi fuori Giorgia… ti ho aspettata per troppo tempo e non voglio che uno stupido malinteso ci separi.
 
Tesoro, capisco che tu sia arrabbiata, ma lasciami spiegare… Ci vediamo domani mattina alla solita panchina, dobbiamo assolutamente parlare. Forse non dovrei dirtelo per messaggio, ma non mi hai dato l’occasione ieri… Giorgia, io ti amo. Ti ho sempre amato. Per favore, dammi l’opportunità di spiegare quello che è successo. Il mio amore è forte e in questo momento può bastare per entrambi. Voglio riconquistare la tua fiducia, il tuo affetto… voglio riconquistare te. Giorgia dammi una possibilità, ti prego.
Dolce notte, amore.
<3
 
Buongiorno Trottola, spero di vederti dopo. Ho una brioches al cioccolato solo per te :)
A dopo, ti amo.

<3
 
Le lacrime ricominciarono a pizzicare gli occhi.
Come poteva continuare a mentirle in quel modo? Come poteva continuare a dirle che era solo un malinteso, che aveva visto male?
Che l’amava?
Ricordarle la notte che avrebbero dovuto passare insieme?
La notte che avrebbero dovuto fare l’amore per la prima volta…
Perché ci trovava gusto a mentirle?
Perché continuava a metterle sale sulle ferite. Faceva solo più male…
 
Guardando il cellulare notò che non aveva letto due messaggi.
Gianluca.
 
Buona notte piccola :)
spero tu abbia passato una buona giornata… io avrei preferito mille volte stare con te.
Se hai bisogno chiamami e verrò a salvarti. Sono il tuo cavaliere :D
Baci
 
Buon risveglio piccola :)
So che andrai a scuola… ti conosco, cuore impavido xD Chiamami se hai bisogno, verrò subito da te :) Spero di vederti presto
 
Anche se aveva appena letto i messaggi di Giacomo, Giorgia si lasciò andare in un sorriso. Gianluca sapeva sempre cosa dirle, non ne sbagliava una. Giacomo, invece, sembrava aver perso quel tocco magico che l’aveva sempre contraddistinto. Il cuore di qualsiasi altra ragazza avrebbe battuto per le parole che Jack le aveva scritto. Le guancie di qualsiasi ragazza si sarebbero imporporate vedendo quella dichiarazione d’amore.
Anche il cuore e le guancie di Giorgia avrebbero reagito in quel modo, fino a poco tempo prima.
 
Ma adesso no.
Non dopo aver averlo visto baciare la nana.
Non dopo aver sentito tutte quelle bugie.
Come poteva fidarsi di lui adesso?
 
<3
Un cuore.
Un cuore fu la breve risposta al messaggio di Gianluca.
“Spero davvero di non doverti chiamare anche oggi, Gian” pensò parcheggiando il motorino ed entrando nell’edificio scolastico con ben cinque minuti di ritardo. Fortunatamente la prof non era arrivata e Giorgia si potè sedere al suo posto.
La classe, però, era sprofondata nel silenzio: la stavano guardando tutti.
 
Sembrava una partita di tennis. Alternavano lo sguardo tra lei e la nana.
Le notizie giravano veloci da quelle parti.
Fece finta di non badarci e tirò fuori il quaderno dalla borsa. Calma e sangue freddo… ce l’avrebbe fatta ad affrontare quella giornata.
 
Quando suonò la campanella della ricreazione, Giorgia si precipitò in bagno. Entrò in una delle toilette e si chiuse a chiave. Si sedette sul wc e guardò il cellulare.
Nessun messaggio di Giacomo… e nemmeno di Gianluca.
- Uff… Gian… ti prego… mandami un messaggio, chiamami… Ho bisogno di sentire la tua voce - sussurrò allo schermo. Stava per rimetterlo via, quando sentì una vibrazione.
Con il cuore a mille rispose alla chiamata.
 
- Ciao piccola -
- Ciao architetto – l’aveva chiamato telepaticamente e lui aveva risposto. – Come va la giornata? –
Lo sentì sbuffare e lo immaginò passarsi una mano nei capelli.
- ‘Na merda! Ho fatto notare a degli stagisti degli errori e loro non mi hanno neanche ascoltato. Poi ho a che fare con degli ingegneri totalmente incompetenti… Lasciamo perdere, va! Fortunatamente oggi pomeriggio vado in cantiere, così mi rilasso un po’. Non è che… - fece una pausa interminabile.
- Non è che cosa…? – sorrideva. Gianluca la faceva sorridere.
- Lo so che non è un ambiente adatto a una ragazza, ma… non è che vuoi venire a fare un giro con me? Così stiamo un po’ insieme e ti faccio vedere il mio progetto che diventa realtà! – tono di voce speranzoso, fiero e orgoglioso. Le sarebbe piaciuto andare… Ma doveva raccontare tutto alla nonna. E poi fare i compiti e studiare letteratura… l’interrogazione su ‘Ntoni e compagnia bella si stava avvicinando paurosamente.
 
- Gian… ho da studiare! Facciamo la prossima volta, ok? Mi piacerebbe tantissimo, ma se non inizio a studiare la media mi si abbassa in maniera paurosa… - si sentiva che era dispiaciuta. Giorgia sperò che capisse che non si trattava di una scusa.
- Va bene, piccola. Per questa volta ti perdono! Chiamami se hai bisogno di me, ok? Un bacione e buona scuola! Ci vediamo presto
- Ciao Gian! Spero di vederti prestissimo! – Giorgi immaginò di baciarlo sulla guancia e affondare le mani nei suoi capelli.
 
Restò ancora un po’ nel bagno, aspettando che passassero cinque minuti dal suono della campanella che decretava la fine della ricreazione. Non voleva che Giacomo la aspettasse fuori dalla classe, pronto per fare quella chiacchierata importante.
In fondo anche lui doveva andare a lezione, non poteva aspettarla per tutta la vita.
Avrebbe aspettato ancora un minutino e non avrebbe visto nessuno.
In fondo era un po’ codarda, ma da domani le cose sarebbero cambiate: con Ale avrebbe potuto affrontare chiunque.
 
Purtroppo aveva fatto male i suoi calcoli.
Giacomo era esattamente lì, dove lo aspettava.
Quando la vide, sorrise.
- Trottola… ciao – disse venendole incontro.
Giorgia si fermò e fece dei passi indietro.
- Giacomo, non ho voglia di vederti. Devo entrare in classe… Per favore, lasciami stare. Come ti ho già detto non sono pronta a vedere la tua brutta faccia -
 
Ma lui continuava imperterrito a camminare verso di lei, finché la raggiunse e non le strinse il braccio destro, all’altezza del gomito.
- Lasciami andare - gli disse in modo pacato e duro, ma non riuscendo a trattenere le lacrime agli occhi. Le stava facendo male. E non solo al cuore.
- Prima dobbiamo parlare, Trottola – occhi freddi, non voleva allentare la presa. Non sembrava più il Giacomo Zanni di una volta… sembrava l’incarnazione del tulipano trasformato del suo sogno.
Brutale.
 
- Mi fai male – sussurrò. Le lacrime iniziarono a scendere, imperterrite.
- Non ti lascio finché non abbiamo risolto! Io ti amo e dobbiamo vivere tutta la nostra vita insieme – le sibilò a denti stretti.
 
Giorgia chiuse gli occhi, ma sentì la mano di una terza persona strattonare via Jack dal suo braccio. Si costrinse ad aprirli: Alberto era davanti a lei, come a ripararla con il suo corpo da Jack e dalle sua manacce. I jeans erano trattenuti da una cintura di pelle nera.
- Non azzardarti a toccarla, Zanni! – disse con voce dura. Una voce profonda, da uomo.
Giacomo rise, beffardo.
- Oh, il piccolo fratellino di Ale! Cosa credi di farmi? Sei solo un moccioso! Adesso togliti di mezzo che devo parlare con la mia ragazza! -
- Non è più la tua ragazza! Ti sei comportato come un coglione e non te la meriti! È meglio che sparisci prima che venga qualche prof… Sai, non credo che al PoliMi immatricolino anche chi fa male alle donne! O i coglioni come te! –
 
Jack rise, di nuovo.
- Credi che facendo l’eroe la nostra Giorgia ti ricompenserà? No, caro… lei è mia! E adesso levati di mezzo…! – disse avanzando pericolosamente.
Ma Alberto non esitò, neanche per un attimo. Rimase al suo posto, davanti a Giorgia: doveva difenderla. E non solo perché era innamorato di lei e perché era la migliore amica di sua sorella. No, perché glielo doveva. Aveva avuto fiducia in lui e l’aveva fatto sentire apprezzato. Gli aveva restituito un po’ della stima che l’adolescenza aveva fatto migrare verso altri orizzonti.
Avrebbe preso cazzotti su cazzotti pur di difenderla.
 
Fortunatamente non ce ne fu bisogno.
Fausto passò in quel momento e vedendo la situazione disse ai tre ragazzi di andare nelle proprie classi.
- Zanni… tu verrai con me personalmente, capito? -
Giacomo abbassò la testa e poi si girò verso Giorgia.
- Il discorso è solamente rimandato, trottola. Ricorda che tu sei mia -
Giorgia si avvicinò a lui.
- Credo che tu abbia fatto male i conti, Jack – disse con voce strozzata, ma decisa. – Io non sono un oggetto: ho un cervello e so prendere le mie decisioni. Sono un essere pensante, lo sai? È meglio che tu lo tenga a mente… Se in passato ho preferito seguire tutti i consigli che mi venivano dati, da adesso farò di testa mia – e detto questo entrò in classe con il cuore che batteva a mille.
 
***
 
Giorgia aveva passato il resto della giornata scolastica a guardarsi le spalle. Giacomo doveva essere caduto dalla scale o esser stato drogato in modo pesante dalla nana. Non l’aveva mai visto comportarsi in quel modo. Sembrava un altro, non il Jack dolce e coccoloso che era sempre stato al suo fianco.
 
Alberto, invece, l’aveva piacevolmente stupita. E non perché indossava una cintura, avvenimento degno di nota, ma perché si era comportato da… uomo. Quando Jack l’aveva minacciato pesantemente, Giorgia era convinta che sarebbe scappato a gambe levate. Invece no. Era rimasto immobile e aveva affrontato le sue paure, trasformandole in adrenalina e coraggio.
Sì, la ragazza che si sarebbe messa insieme con lui sarebbe stata molto fortunata. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma non aveva né il suo numero né l’amicizia su FB. Ma quando sarebbe andata da Ale l’avrebbe abbracciato e riempito di baci.
 
Sì, era inutile nasconderlo: aveva avuto paura. Jack l’aveva spaventa e le aveva anche fatto male. Mai l’aveva presa in quel modo, mai l’aveva sentito sogghignare malvagio.
Ma tutto era passato quando aveva visto Albi. Le aveva dato forza e coraggio.
 
Quando arrivò a casa della nonna venne investita da un buonissimo profumò di ragù.
Maria aveva già preparato i piatti in tavola: stava sistemando l’acqua nei bicchieri.
Quando la vide l’abbracciò e le baciò una guancia.
 
Dopo una forchettata, Giorgia accennò al discorso, ma la nonna non voleva sentirlo.
- Ne parleremo dopo. Lo sai che con la pancia piena si ragiona meglio -
Mangiarono in silenzio. Maria continuava a tenere sott’occhio l’orologio, come se stesse aspettando qualcuno, ma poi si girava verso la nipotina e le sorrideva dolcemente.
 
Finito di mangiare Giorgia iniziò a parlare della festa e di come aveva scoperto i due baciarsi. Ma la nonna non voleva sentire ragioni.
- Hai visto male, cara. Eri emozionata per quello che sarebbe successo e hai avuto un’allucinazione. Lei certamente gli è saltato addosso e lui non ha avuto il tempo di scrollarsela di dosso. Gli hai parlato? Sai con certezza quello che è successo? -
- Non ne ho bisogno, nonna. So quello che ho visto –
- Briciola, io sono al mondo da più tempo di te e posso dirti che hai avuto un abbaglio, credimi -
 
In quel momento il campanello suonò e Maria si precipitò ad aprire.
Dopo un minuto ricomparve in cucina. Jack alle sue spalle.
- Giorgia…! Guarda chi è arrivato? Giacomo mi ha detto che tua madre non l’ha lasciato entrare in casa, ieri. E mi ha detto che non vi siete parlati neanche oggi a scuola. Per fortuna che c’è la nonna. Adesso siediti, caro, e chiarite la situazione -
 
Giorgia si alzò e guardò la nonna, triste.
- Lo so cosa ti avrà detto, nonna. Lo so che ci sa fare con le parole e le moine! Ma ti ha anche detto che ha fatto quasi a pugni con Alberto oggi? Che mi ha stretto il braccio tanto da farmi male? Che mi ha scritto parole tenere solo perché volessi tornare da lui? Che il Giacomo che conoscevamo e amavamo è sparito per fare spazio a questo essere capace solo di ferire? Te l’ha detto questo, nonna? -
Ormai piangeva. Le lacrime scendevano e non c’era verso di ricacciarle indietro.
 
Raccolse la borsa e continuò a parlare.
- Sei sempre stata la sua fan numero uno, nonna. L’ammirazione nei suoi confronti ti ha accecato. Ti sei convinta che è il ragazzo perfetto per me, mi hai costretto a provare con lui e ora guarda come mi ritrovo! Disperata, senza il ragazzo e senza il mio migliore amico di sempre! Ho seguito il tuo consiglio e ora mi ritrovo più sola che prima. Io voglio bene a entrambi. Ma non posso continuare così. Non più! Non mi merito questo! -
 
Ma la nonna aveva bloccato l’unica uscita con il suo corpo e Giorgia non aveva voglia di buttarla a terra e passare sul suo cadavere per uscire.
Si girò quindi verso Jack, che le sorrideva dolce. Ma se credeva che la ragazza avesse già dimenticato l’atteggiamento tenuto a scuola… si sbagliava di dosso.
- Allora… cosa devi dirmi, Zanni? – incrociò le braccia sotto il seno. Via il dente, via il dolore.
- Che non sono stato io a baciare Elisa, ma lei a baciare me –
- Ma io ho ti ho visto rispondere al suo bacio, con tanta lingua! E le tue mani viscide sul suo fondoschiena… Bleah! Che schifo! –
- Però… -
 
Giorgia interruppe Giacomo, voleva dirgli tutto quello che le stava passando per la testa.
- Sai quello che mi ha dato più fastidio? Non l’atto in sé, una piccola scappatella si può perdonare, ok? Ma ho odiato che tu abbia deciso lei! Tra tutte le ragazze che popolano questo pianeta proprio lei! Quando sai il male che mi ha fatto, le pene che ho passato! Tu hai tradito la mia fiducia, Zanni -
Giacomo abbandonò la posizione da bravo ragazzo per passare all’attacco. Si vedeva che aveva tentato di resistere, di farla sfogare e di non replicare, ma a quanto pare avevano toccato nel segno.
- Beh, non è che tu abbia fatto la santerellina! Anche tu hai tradito la mia fiducia…! Sei stata tu ad andartene via con un altro, non io. E hai dormito da lui… Chissà quante altre volte lo hai fatto! Mi hai lasciato lì, di fronte ai miei amici, come uno scemo! Ho fatto la figura dell’idiota… ma ti è mai importato qualcosa di me? Sono stato intrattabile per tutto il resto della serata e ho rovinato la festa di Andrea. Tutto per colpa tua, Giorgia! Per colpa tua…! -
 
Maria lo guardò scandalizzata. Come si permetteva?
Giorgia approfittò della distrazione della nonna per passare.
- Un rapporto senza fiducia è una prigione, una gabbia. Forse è meglio che non sia successo nulla… Avrò meno ricordi da cancellare. E soffrirò di meno. E adesso sparisci da questa casa. Ciao nonna -
 
Uscì di casa resistendo alla tentazione di correre, prese il motorino e raggiunse casa sua.
Pianse infinite lacrime e poi impulsivamente prese il cellulare.
- Ehi piccola! Ti manco già?! – Gianluca era allegro. Le faceva venire voglia di essere allegra.
- Ciao architetto… ascolta... Non è che il tuo invito è ancora valido? –
Lo sentì sorridere.
- Certo, dammi una mezz’ora e sono da te. E tranquilla che puoi studiare anche qua nel mio ufficio. C’è tutto lo spazio che vuoi! A dopo, piccola! -
 
Aveva appena lasciato Jack e chiamato Gian.
Significava che non sapeva stare da sola?
No. Significava che Gianluca le faceva dimenticare Jack semplicemente con la sua presenza.
E lei, in questo momento, aveva bisogno solo di quello.
 
Arrivò puntuale e suonò il claxon.
Giorgia chiuse a chiave la porta e si precipitò nella Giulietta nera. Sul viso di lui brillava un sorriso.
Un sorriso contagioso.
 
Prese una mano di lei e se la portò alle labbra, ne baciò il palmo.
- Mi sei mancata per tutta la giornata ieri, e stamattina non ho resistito alla tentazione di chiamarti. Mi sono ripromesso di non correre, di lasciarti i tuoi spazi in modo che tu sappia decidere quando è arrivato il momento. Se approfittassi di te adesso, adesso che sei vulnerabile e non propriamente in te, non sarei diverso da quel moccioso. Ma io vorrei essere diverso, con te. Vorrei avere un rapporto diverso: vorrei presentarti ai miei amici come la mia donna e non solo una tipa che sto frequentando. Vorrei presentarti a mia madre e vederti ogni giorno, dopo il lavoro. Vorrei addormentarmi vicino a te e svegliarmi vicino a te. Vorrei ridere con te quando sbaglio a fare il bucato, abbracciarti e baciarti senza un motivo, solo perché ne ho voglia. Ma non adesso. In questo momento mi accontenterò di tutto pur di starti vicino. Starà a te decidere se e quando cambiare le carte in tavola -
Disse tutto d’un fiato, come se avesse pensato per molto tempo a quel discorso e volesse dirlo il prima possibile. Ora la fissava, aspettando una sua risposta.
Stringeva ancora la sua mano, una presa sicura, forte e calda. Le trasmetteva fiducia.
 
Le cose sarebbero potute andare diversamente se avesse pensato con la sua testa.
Eppure…
Eppure lei era lì, in macchina, con lui. Solo questo contava.
 
Lei abbandonò la sua stretta, si sporse e lo abbracciò forte, stringendo i suoi capelli tra le dita e inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
Poi gli baciò delicatamente e lentamente l’angolo della bocca.
Non le labbra. Non la guancia. Ma l’angolo.
Ancora indecisa, ma meno rispetto a quella mattina.
 
Sì.
Se avesse dato retta al suo cuore e non a quello degli altri adesso non sarebbe in questo casino e avrebbe le idee a posto. Ma era quasi arrivata a una soluzione. Non doveva che dare tempo al tempo.
 
 
Hi girls :)
Capitolo che inizia in sordina, ma con un finale con il botto :D Gian è Gian, e io lo adoro sempre di più :)) Anche se la vera star di questo capitolo è Albi :) Mi piace sempre più e sto pensando di dedicargli una storia tutta sua, che dite? :) Anche se… non voglio spoilerare i miei piani… ma datemi la vostra opinione :D
Maria ha invitato a casa Jack perché stravede per lui e vuole che diventi parte della famiglia, invece Viola ha la vista più lunga e crede di avere inquadrato il nostro Jack da subito. Io invece vi dico che entrambe hanno capito poco xD State con me e scoprirete perché :P
Grazie per aver letto questo capitolo :)  Sapete, sono davvero contenta che la storia vi piaccia e vi ringrazio dal più profondo del mio cuore per avermi dato fiducia *^* Lo so che siete veramente occupate in questo periodo, ma se avete un attimino di tempo… riuscite a lasciarmi una recensione? Il vostro parere, le vostre critiche e tutto quello che vi passa per la testa sono veramente importanti per me :D
Per interagire con me, chiedermi chiarimenti, farmi domande o semplicemente avere dei piccoli spoiler e altro ancora vi ricordo il mio account fb (Bertu efp).
Ci si legge tra due settimane :)
Un abbraccio :D <3
Robi

Ps: un ringraziamento speciale e tanto tanto love a Cimmucimmu, Serena25, Minelli, Greenfields, Merder, Penelope forever e Roxane 123 per aver recensito lo scorso capitolo :D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*

Capitolo 18
 
Erano passate due settimane da quel pomeriggio trascorso insieme. Arrivati sul luogo Gianluca aveva fornito a Giorgia l’immancabile caschetto giallo e avevano fatto un piccolo giro. Lui le aveva preso la borsa, così che la ragazza si potesse muovere più liberamente.
- Gian, dai… Non è così pesante, la posso benissimo tenere io! - aveva protestato. Ma Gianluca le aveva fatto un sorriso scuotendo la testa e continuando a parlare del suo lavoro.
 
Giorgia avrebbe potuto ascoltarlo per ore. Parlava accuratamente e non la prendeva in giro se non capiva alcuni termini tecnici; anzi le spiegava le diverse differenze tra i materiali e come uno era più adatto rispetto a un altro per un particolare stile.
L’aveva presentata anche a diversi operai e tutti avevano fatto allusioni a lei e Gianluca come coppia. Nessuno voleva credere all’amicizia: quando un uomo porta la sua donna al lavoro vuol dire che non può separarsi da lei neanche per pochissimo tempo.
 
- L’ufficio è quello – disse Gianluca indicando una casupola grigia in un angolo. - Ѐ stato ricavato da un vecchio container. Lo so, non è il massimo dell’eleganza ma è estremamente comodo. Posso stare qua e vedere dal vivo come procedono i lavori, consigliare gli operai e sistemare dei casini se ce n’è bisogno. Inoltre ho tutto quello che mi serve per dedicarmi agli altri progetti – le aprì la porta e la fece entrare per prima. Giorgia si trovò subito a suo agio: l’ambiente era molto luminoso, anche se relativamente piccolo. Al centro c’era un grande tavolo cosparso da fogli giganti, matite e gomme. Sulla scrivania c’era un girasole e un computer e dall’altro lato della stanza un qualche aggeggio strano, molto “architettoso”, che serviva per disegnare.
 
Gianluca si inginocchiò sotto alla scrivania e mostrò alla ragazza il piccolo frigo.
- Se hai sete prendi pure qualcosa, ok? E adesso scusami, piccola… devo mettermi all’opera. Ti libero un posticino sul tavolo, va bene? -
Giorgia annuì e si sistemò sulla sedia. Prese il quaderno di economia, la calcolatrice e l’astuccio dalla tracolla e iniziò a fare l’esercizio.
 
Studiò tranquillamente per mezz’ora, ma finito l’esercizio non riuscì più a resistere.
Doveva guardarlo.
Non per lanciargli un’occhiata killer che gli intimava di non cantare, non muoversi, non respirare; non era assolutamente una presenza fastidiosa. Anzi, era piacevole studiare con lui: non tentava di distrarla e non gli chiedeva ogni tre per due cosa stesse facendo.
 
No, doveva alzare gli occhi semplicemente per… vederlo.
 
Facendo attenzione a non farsi notare, l’osservò. Si era arrotolato le maniche della camicia sopra i gomiti e sbottonato i primi due bottoni. Capelli scompigliati e sopraciglia leggermente aggrottate. Non si era seduto, aveva preferito rimanere in piedi. Nella mano destra rigirava una matita, la mano sinistra era sotto il mento e con l’indice si sfiorava il labbro, pensoso.
Anche se Giorgia avrebbe scommesso che c’era qualcosa che non andava, Gian  era perfettamente a suo agio, per nulla teso o stressato.
 
- Dove sei, piccolo fottuto bastardo? – sussurrò piegandosi leggermente sul piano da lavoro, seguendo le linee già tracciate con la matita che teneva in mano. Si spostò poi alla scrivania e dalla sua angolazione, Giorgia poteva godere di una perfetta panoramica del suo fondoschiena.
 
Deglutì.
Artisticamente parlando… aveva delle linee fantastiche.
Oh, sì… meravigliose.
 
E vederlo senza maglietta sarebbe stato un sogno. Avrebbe certamente preferito vederlo così, piuttosto che con la camicia, ma anche sotto la stoffa riusciva a individuare la linea delle spalle.
Amava il lato B dei ragazzi.
Le spalle, la schiena, le braccia, il fondoschiena… fisicamente erano le parti del corpo che l’attiravano di più. Ma tutto in Gian sembrava perfetto.
 
Il lato B.
Il sorriso.
I capelli.
Il cervello.
Tutto.
Era bello sia dentro che fuori.
 
Pochi ragazzi la sarebbero andata a prendere senza volere niente in cambio, senza forzature, obblighi o farle venire dei sensi di colpa. Nessun ragazzo l’avrebbe mai chiamata solamente per sapere come stava e certamente avrebbero usato quell’ufficio appartato per un altro scopo.
Ma Gianluca no.
L’aveva portata lì perché lo considerava un luogo tranquillo per studiare e per staccare la spina del suo problema maggiore.
Quanti ragazzi l’avrebbero fatto?
 
Sì, perché era proprio questo il punto.
Mauro, Claudio, Giacomo…
Giorgia aveva sempre e solo frequentato ragazzi.
Gianluca, invece, era un uomo e si comportava come tale.
 
Non era solo una questione di portare pesi e borse, aprire le porte e offrire il proprio appoggio nei momenti in difficoltà.
No, era qualcosa in più che non era ancora riuscita a identificare. Qualcosa di speciale e diverso, un qualcosa che aveva sentito per la prima volta quando le aveva inviato la prima mail, anche se per sbaglio.
 
Un qualcosa che era cresciuto man mano che si scambiavano mail e battute su FB e che aveva cominciato a bussare lievemente al suo cuore quando le aveva parlato della Collins per poi diventare più insistente dopo Romeo and Juliet.
 
Era questo il motivo che l’aveva spinta ad accettare l’aperitivo.
Era per questo che si era agitata tanto per il vestito, per il look ed era arrivata in anticipo, sperando di scorgerlo lei per prima, in modo che l’agitazione diminuisse.
Lui le piaceva davvero, come mai era successo, e aveva avuto paura ad ammetterlo.
Paura di se stessa, paura delle opinioni di Ale e della nonna.
Paura anche di perdere Giacomo, perché si sarebbe sentito scartato e forse avrebbe messo la parola fine alla loro amicizia.
Paura di sentirsi rifiutata da Gianluca per l’età o per l’aspetto fisico.
Paura. Paura. Paura.
 
Così aveva preferito attribuire al freddo la scossa che le aveva percorso la schiena quando i loro occhi si erano incatenati, attribuire all’atmosfera del locale e al drink, anche se analcolico, il suo essere su di giri e al suo sguardo penetrante il rossore che le aveva pervaso le guancie.
 
Ma ora era stufa di mentire: doveva fare chiarezza ed essere sincera, almeno una volta nella vita. Almeno con se stessa.
 
La verità era che…
Si era lasciata condizionare troppo. La nonna, Ale, i suoi genitori, tutti pensavano che lei e Giacomo sarebbero stati la coppia perfetta. Forse a Jack poteva andare bene, forse lui l’aveva davvero amata, ma nessuno aveva interpellato lei, la diretta interessata.
L’avevano data per scontata.
Quando Giorgia affermava che Jack era suo fratello tutti ridevano: nessuno le credeva.
Non era presa in considerazione.
 
Con il passare del tempo era normale pensare che la maggioranza aveva ragione. Era una ragazza forte e decisa, lo era sempre stata, ma è umano seguire i consigli, chiederne e anche dar retta a pettegolezzi e opinioni.
Solo che non aveva tenuto conto delle conseguenze: lei non amava Jack. Non lo avrebbe mai amato e non avrebbe mai potuto farlo. Lei gli voleva bene.
Solo quello.
 
Cioè, gli voglio davvero tanto bene, ma non è amore. Mi tremano le ginocchia e ho le farfalle nello stomaco, ma preferisco andare con i piedi di piombo. Magari più tardi mi accorgerò di amarlo, ma non è scattato nessun colpo di fulmine. Anche perché ci conosciamo da sempre e quindi… Ma la scintilla è scoccata, quello si.
 
Aveva risposto in questo modo a Gian quando, all’aperitivo, le aveva chiesto se amava il ragazzo dalla camicia fucsia. Aveva risposto sinceramente, ma solo adesso capiva che la scintilla non era stata spontanea.
Era parte di un fuoco doloso, appiccato da altri, persone che volevano farle credere che quella era la strada migliore per lei.
Non era stata la freccia di cupido.
 
Troppo tardi si era accorta di aver sbagliato.
Troppo tardi si era accorta che Giacomo non amava lei, ma l’idea dell’amore, l’idea di amare la sua amica di sempre, di vivere con lei una favola.
Troppo tardi aveva capito che, anche nel suo caso, la sua scelta non sarebbe ricaduta su Gale, ma Peeta.
 
Non sull’amico d’infanzia, ma sull’uomo che l’aveva salvata. Giacomo l’aveva aiutata, sì, ma era partito tutto da lei: era stata lei a fare il primo passo per una nuova vita, all’insegna dell’odio verso la nana e il disprezzo per tutti coloro che cadevano nella sua trappola.
Le era sembrato un male insormontabile in quel momento, ma solo adesso si rendeva conto di quanto fosse insopportabile un tradimento.
Un vero tradimento.
Il tradimento del proprio migliore amico.
 
Non paragonabile alla morte di un padre e alla fame, ma senza Gianluca lei non sarebbe mai potuta andare via da quel luogo. Sarebbe ancora in bagno, in lacrime.
Gianluca che era lì, con lei, totalmente ignaro della piega dei suoi pensieri.
 
- Eccoti qui, virgola di merda! -
Fu proprio lui a risvegliarla dal suo sogno a occhi aperti. A quanto pare aveva trovato la soluzione e, dopo aver sollevato un pugno in aria, tornò al tavolo sorridendo.
- Adesso ti do un piccolo consiglio di vita, Giorgi… Fa attenzione alle virgole – disse con fare da persone vissuta, per poi farle un occhiolino. – Scusa per averti disturbato -
 
Giorgi si sciolse come burro su pane tostato e sentì le guance colorarsi.
- Nnno… Tranquillo, avevo finito – disse inciampando nelle prime sillabe.
Lui sorrise, lanciandole un’occhiata maliziosa.
- Ti ho già detto che mi piacciono le ragazze che arrossiscono? – disse ad alta voce, facendole un altro occhiolino.
 
Poi abbassò la testa, come per non farsi vedere, ma Giorgi scorse chiaramente le sue labbra muoversi, come in un bisbiglio.
Magari stava solo mormorando delle cifre.
Probabile.
 
Ma Giorgi sperò in qualcos’altro.
Sperò che lui avesse sussurrato qualcosa che non era pronto a dire o che lei non era, forse, pronta ad ascoltare.
 
***
 
Da quel lunedì pomeriggio erano passate due lunghe settimane. Settimane che Giorgia aveva prevalentemente dedicato a sé, anche se non aveva faticato molto a rimettere a posto i cocci. Tutti l’avevano aiutata: Ale, la nonna, la mamma, il papà… e soprattutto Gianluca.
 
Sembrava che avessero stabilito dei turni da fare, in modo che non si trovasse mai da sola. Solitamente erano la nonna e Ale a occuparsi di lei, mascherando tutto in un “fantastico pomeriggio tra donne”, come diceva Ale.
 
Quando loro erano occupate era il turno di Francesco. Improvvisamente necessitava di un’assistente e Giorgia sembrava la persona più adatta.
- Conosci bene il mio modo di lavorare, sai come mi piace il caffè e sai stare in mezzo alle persone. Non potrei desiderare di meglio! -
Giorgia aveva sorriso. Passare il pomeriggio con il padre era divertente, avevano riscoperto il feeling di una volta, ma non sopportava mai le modelle. Troppo alte, troppo magre, troppo belle, troppo viziate…
Troppo tutto!
La squadravano da capo a piedi e, quando la videro mangiare uno yogurt, scossero la testa in segno di disapprovazione.
 
La mamma si occupava di lei la sera, preparandole delle tisane e guardando dei film stupidi alla TV. Sembrava voler recuperare tutto il tempo che avevano perso e Giorgia era destramente felice di questo.
Aveva scoperto nella sua mamma un’amica, una confidente… un qualcuno con cui parlare. Certo, non poteva essere neanche lontanamente paragonata ad Alessandra o alla nonna, ma stava dando il suo meglio e lo apprezzava sinceramente.
 
Anche Gianluca faceva la sua parte: passavano insieme due pomeriggi alla settimana. Dopo pranzo, la veniva a prendere a casa e poi andavano in cantiere o nell’ufficio in centro. Non facevano niente di che, rispettivamente studiavano e lavoravano, ma Giorgia si trovava troppo bene con lui.
 
Puntualissimo, l’aspettava vicino alla portiera, le baciava la mano (non si sarebbe mai abituata a quel gesto) e poi l’abbracciava. Quando era il momento di salutarlo Giorgia gli baciava l’angolo della bocca.
Quelli erano gli unici gesti fisici tra di loro.
 
Giorgia non era neancora pronta a dare di più e Gianluca non l’aveva mai forzata.
La riempiva di complimenti e continuava a ricordarle, velatamente, che lui aspettava solamente un passo da parte sua.
Ma non l’aveva forzata. Mai.
Rispettava i suoi tempi e l’aspettava con calma, la sua presenza mai invadente, ma gli bastavano un occhiolino o un sorriso a mandarle in fiamme il viso.
 
Anche a scuola le cose erano cambiate.
Alberto, dopo lo scontro con Zanni, aveva acquisito un’improvvisa popolarità. In giro per la scuola lo guardavano con rispetto, veniva salutato dai ragazzi più grandi con calorose e cameratesche pacche sulla spalla e le ragazze che fino al giorno prima lo avevano ignorato, morivano ai suoi piedi, implorandolo per un saluto o un bacio. La sua agenda si era riempita di appuntamenti, come se fosse diventato un divo del cinema.
Tuttavia Alberto era rimasto quello di sempre … solo con qualche cintura in più nell’armadio e un’autostima resuscitata.
 
Ma le cose erano cambiate anche per Giacomo
Il martedì Andrea era venuto a scusarsi personalmente per quello che era successo alla festa.
Anche se non doveva si dava la colpa per quello che era successo e si era scusato mille volte per il comportamento di Giacomo. A differenza di altri, lui non aveva preso le parti dell’amico e non aveva tentato di combinare un incontro per “far scattare il fuoco della passione”.
Contemporaneamente, però, non poteva abbandonarlo, nonostante si fosse comportato come un cretino.
 
- Ѐ un mio amico, Giorgia. Ѐ il mio più caro amico. Ha già perso molto e ha bisogno che qualcuno gli stia vicino, che lo rimetta sulla retta via. E credo che tocchi a me. Ma se lui non è neancora pronto a porgerti le sue scuse… per adesso lo faccio io -
Niente da fare, Andrea sapeva sempre cosa dire.
 
Giacomo aveva perso molti punti con il suo comportamento. Solo in pochi sapevano com’era andata veramente la storia. A scuola spopolavano diverse versioni. Nella più popolare, e fantasiosa, Giorgia era andata a prendere una fetta di torta per entrambi e poi era tornata da Jack, sotto il lampione dove si erano dati appuntamento. Ma lui stava già mangiando la torta… direttamente dalla parte più intima di Elisa, solitamente queste parole venivano sussurrate. Giacomo, accorgendosi di Giorgia, le aveva suggerito di unirsi, ma lei era scappata e aveva chiamato qualcuno.
Un ragazzo misterioso era arrivato più tardi, a bordo di un’Audi ultimo modello. Nessuno l’aveva visto in faccia, ma molto probabilmente si trattava di Matt Bomer. Aveva afferrato Jack per la camicia, l’aveva sbattuto contro un albero per poi appenderlo al ramo più alto per le mutande.
 
Poi gli aveva detto qualcosa, ma anche a questo riguardo le opinioni si divedevano.
Un misero 5% diceva che gli avesse infilato un bigliettino nelle mutande con il suo numero e gli avesse sussurrato “chiamami, culetto d’oro”.
Un 10% giurava che avesse urlato “Hai sbagliato quartiere… stronzetto!”
Un buon 30% affermava che avesse urlato, in inglese per lo più, “Stay away from my future wife!
La maggioranza aveva un’altra opinione. Un’opinione più… culinaria. Il ragazzo misterioso si era girato e aveva sogghignato, per poi chiedere pacatamente a Giacomo se gli era piaciuta la torta. Perché anche lui l’avrebbe mangiata, ma con un gusto migliore.
Gusto Marton, non so se rendeva bene l’idea…
 
Quando Giorgia aveva raccontato tutto questo al suo architetto sexy lui era scoppiato a ridere e non aveva smesso per un buon quarto d’ora.
- O mio Dio, piccola! – aveva detto quando era finalmente riuscito a prendere fiato. – Cioè… dicono che l’abbia chiamato “culetto d’oro”? Ma come farò ad andare in giro adesso? Ho una reputazione da difendere! -
Anche Giorgia aveva riso. Era sempre allegra quando si trovava con Gianluca.
- Perché? Avresti preferito mangiare la mia torta? -
 
Lui la guardò e poi le fece un sorriso malizioso.
- Se me la vuoi offrire io non mi tiro indietro – e poi le fece un altro occhiolino.
Frecciatine velate, ma che facevano salire l’autostima.
 
Giorgia aveva pensato molto a loro due in quelle settimane. Per la prima volta in tutta la sua vita non aveva chiesto né consigli né pareri e nemmeno opinioni.
C’erano solo lei, il suo cuore e la foto di Gianluca aperta sul PC.
 
Già il fatto che non riuscisse a smettere di guardarlo senza arrossire doveva essere un segno.
 
Era pronta a mettersi seriamente in gioco?
Era davvero pronta per la sua prima storia seria?
Era pronta ad abbandonare la ragazza che era sempre stata per diventare una donna?
Era pronta a farsi stravolgere dal vero amore?
 
Sì.
La risposta era affermativa a tutte le domande.
Doveva fare il grande passo, racimolare tutte le sue forze e ogni briciola del suo coraggio prima che l’architetto gli sfuggisse dalle dita e migrasse verso altri orizzonti.
Verso altre donne più coraggiose.
 
Avrebbe fatto la sua mossa quella sera.
Era un sabato e Ale era partita, direzione Ravenna, per gli italiani assoluti. Non era una novità, anche gli altri anni era presa dalle gare, ma Giorgia non ne sentiva la mancanza perché si trovava sempre con Giacomo.
Ma quell’anno il destino aveva scelto diversamente e, per non farla stare sola, Gianluca l’aveva invitata in un locale dove si faceva karaoke, per una serata con i suoi amici e le loro rispettive ragazze.
- Ok, attualmente Ivan è l’unico a essere fidanzato. Luca porterà la fiamma di turno e Matteo ci guarderà con aria di superiorità visto che è sposato con il suo lavoro. Ma sarebbe divertente se ci fossi anche tu -
 
Lei lo aveva guardato attentamente e aveva accettato la proposta.
 
E ora, in jeans e maglietta, era pronta per affrontare la serata.
La serata della sua vita?
Forse era troppo presto per chiamarla così, forse aveva troppe aspettative.
Ma se tutto fosse andato secondo i piani… sarebbe davvero stata la serata della vita.
 
***
 
- Adesso, piccola, mi fai il piacere di non scendere finché non ti ho aperto la portiera. Ed è inutile che fai quella faccia buffa… farai quello che ti ho chiesto – disse Gianluca, posandole una mano sul ginocchio. Poi scese dall’auto, le aprì la portiera e le baciò le nocche.
Giorgia abbassò lo sguardo, le guancie leggermente rosse per l’emozione.
 
Gian fece finta di non accorgersene, le circondò le spalle e si incamminarono verso il locale. Gian era caldo e profumato…. Era bellissimo stargli vicino.
 
Il bar era piccolo, ma carino, illuminato da tantissime lucine colorate.
- Piccola, non farti intimidire da Ivan. Sa essere un po’… invadente –
- Mi difenderai…? – lo provocò guardandolo di sottecchi sorridendo maliziosamente.
Lui la prese per mano e gliela strinse, protettivo.
- Come sempre, piccola -
 
Strano a dirsi, ma Ivan era già lì, con Alice, Luca, Matteo e una ragazza mora discretamente carina.
 
- Ecco che arriva il nostro Tinti! Ciao vecchio! – disse a voce altissima quello che Giorgia identificò come Ivan. Capelli biondi rasati ai lati e una cresta altissima, teneva il braccio con fare possessivo sulla vita della bionda vicino a lui.
Giorgia si strinse a Gianluca.
Ivan non le faceva… paura. Ma la metteva in  agitazione: sembrava il più curioso dei tre.
Quello capace di fare delle domane insidiose.
 
- Allora, Tinti. Chi è questa bellissima ragazza? – Ivan le chiese facendole l’occhiolino e ricevette uno scappellotto da Alice.
Strano a dirsi, ma Giorgia non arrossì: solo Gianluca sembrava avere questo potere.
L’architetto sexy la strinse ancora più vicina e le diede un bacio sui capelli.
- Lei è la mia Giorgia – disse con tono orgoglioso.
 
Fu Matteo il primo a presentarsi, seguito da Luca, che le concesse anche uno dei suoi rari sorrisi.
- E lui, come avrai già ben capito, è Ivan -
- L’unico e inimitabile, amico! –
 
Si accomodarono e iniziarono a chiacchierare, Giorgia un po’ in disparte. Sostanzialmente non era diverso dal sentire Giacomo e i suoi amici. A quanto pare i ragazzi faticavano davvero a crescere e diventare maturi.
 
Sapeva poco di loro. Gianluca non le aveva detto molto: voleva che Giorgia si costruisse da sola le proprie opinioni, senza essere influenzata. Fin’ora il più simpatico era certamente Matteo, forse perché continuava a sorridere. Ivan stava assordando tutti con le sue chiacchiere mentre Luca… Luca era difficile da inquadrare. Ogni tanto le lanciava delle occhiate perplesse e scostava la sua fiamma quando tentava di baciarlo.
Un cerbiatto tenebroso.
 
Gianluca, invece, era perfettamente a proprio agio.
Continuava a tenerle la mano e ogni tanto la stringeva più forte e le lanciava un sorriso, con fare complice.
Non era una serata particolarmente movimentata, ma Giorgi ne avrebbe trascorse altre mille così.  L’importante era essere con il suo Gian.
- Allora, Giorgia… Che ci racconti? – Ivan interruppe il corso dei suoi pensieri.
Lei scosse la testa.
- Niente di che… Tutto bene -
 
Ma il biondo non volle demordere.
- Sai che ci trovavamo proprio qui quando alcuni sabati fa hai chiamato il nostro Tinti? Lui è partito come una furia, non abbiamo neanche avuto il tempo per salutarlo -
- Ma io l’ho salutato… - disse Matteo perplesso, alzando il sopraciglio sinistro.
- Tu te n’eri già andato! Ma allora, Giorgia, come va? –
 
La ragazza sapeva che Gian non aveva raccontato ai suoi amici di Giacomo, ma Ivan stava cercando di fare due più due, fregandosene del risultato.
Ma aveva trovato pane per i suoi denti.
- Benissimo! Gianluca è semplicemente perfetto - disse stringendogli la mano.
- Allora adesso state insieme? – chiese l’altro con fare innocente.
 
Intorno a loro l’atmosfera gelò.
A Luca andò di traverso un sorso di birra, di nuovo, Matteo sbatteva le palpebre e con fare sempre più perplesso, Gianluca era diventato di marmo, Alice sembrava voler sprofondare da qualche parte per evitare l’imbarazzo.
Gli unici a sembrare a loro agio erano Ivan e Giorgia.
 
Era venuto il momento.
Adesso o mai più.
L’occasione le si era presentata su un piatto d’argento e non poteva certo rifiutarla.
Ormai non aveva più paura.
 
Annuì, strinse di più la mano di Gianluca mettendosela in grembo e appoggiò la testa sulla spalla di lui. L’uomo stava per scuotere la testa quando sentì la risposta di Giorgi.
- Beh, io direi di si -
L’architetto sexy la guardava, un’espressione a metà tra il perplesso e il stupito. Aveva sentito bene oppure stava diventando vecchio?
Ivan sorrise, come se avesse portato a termine una missione degna di Iron Man. Sbatté un pugno sul tavolo e poi si girò verso la barista.
- Paola! Un altro giro! Dobbiamo festeggiare! -
 
***
 
Giorgia e Gianluca stavano andando verso la macchina mano nella mano. Dopo la confessione, la serata era stata stupenda. Un’atmosfera rilassata aveva sostituito quella imbarazzata pre-interrogatorio e la ragazza si era sinceramente divertita.
- Davvero? – chiese Gianluca sempre camminando.
- Davvero cosa? –
- Davvero stiamo insieme? So che Ivan sembra insistente, ma se gli avessi detto di no non avrebbe più indagato. Cioè… non dovevi mentirgli –
 
Giorgia si fermò, obbligandolo a fare altrettanto.
- Io non gli ho mentito, Gian. Mi avevi detto di fare la mia mossa quando sarei stata pronta. Ho pensato e meditato per molto tempo… ma alla fine la soluzione era sempre la stessa. Io voglio stare con te, mio architetto sexy. Voglio essere la tua ragazza -
Gianluca sorrise. Un sorriso aperto, a trentadue denti, e si passò una mano tra i capelli. Le prese il volto tra le mani e lo accarezzò delicatamente, fissandola intensamente. Giorgia gli appoggiò le mani sui fianchi, poco sopra la cintura. Nervosa, iniziò a giocherellare con il bordo della maglietta, solleticandogli la pelle con i polpastrelli.
- Giorgia. Tu non sarai la mia ragazza… Sarai la mia donna. Sei la mia donna. Da amare, proteggere e venerare -
 
Con estrema lentezza si abbassò su di lei.
Giorgia chiuse gli occhi, per assaporare al massimo quello che sarebbe successo. Ma lui non la baciò subito; prima disegnò il contorno delle sue labbra con un polpastrello e solamente dopo un momento interminabile si decise ad avvicinare di più il viso a quello di Giorgi.
- Sei bellissima – le sussurrò, labbra contro labbra.
 
Poi la baciò.
 
Un bacio delicato, a fior di labbra. Un bacio dolce, a stampo. Solo labbra, morbide, capaci di incastrarsi alla perfezione.
Due metà che dopo tanto tempo si erano ritrovate e potevano, finalmente, completare il loro intero. Giorgia si strinse di più a lui, affondò le mani nei suoi fianchi, per poi farle vagare lungo tutta la schiena aggrappandosi alla maglietta e giungere, infine, sul suo viso. Annegò nel suo profumo, i corti capelli di Gian le scorrevano tra le dita, le farfalle nello stomaco, i brividi che le scorrevano imperterriti giù per la schiena.
 
Quello era un Bacio, con la lettera maiuscola.
Un bacio di un uomo, non di un ragazzo che voleva giungere subito al sodo per raccontare tutto ai suoi amici. Un bacio di un uomo che sapeva che il percorso è importante come l’arrivo… e a volte di più.
Quello era il bacio di un uomo che voleva farti morire per autocombustione, un uomo che voleva farti capire quanto ti desiderasse ma senza forzare la tua decisione.
Un uomo che sapeva quanto era importante lasciare le redini alla propria donna.
Un uomo che aveva scelto lei.
Nonostante i suoi casini, i suoi difetti, le sue insicurezze aveva scelto lei.
 
Giorgia, in punta di piedi, gli strinse più forte i capelli, quasi li tirò.
Voleva di più di quel misero bacio. Voleva qualcosa di più profondo. Voleva entrargli dentro, voleva che quando ritornasse a casa si ricordasse di lei mentre passava una mano tra i capelli o si toccava il viso.
 
Non aveva mai desiderato qualcuno come lui.
Non credeva fosse possibile volere qualcuno in quel modo.
 
Gli stuzzicò le labbra con la lingua e lui le socchiuse, quasi sorridendo. Un chiaro invito a entrare. Sentì le sue mani inciamparle nei capelli e poi stringerla più forte. Le lingue si rincorrevano, i pensieri sparivano, i problemi non erano mai esistiti.
 
C’erano solo loro due.
Giorgia e Gianluca.
Due “G”, come la volta precedente.
 
Ma era questa la volta giusta.
 
 
Ciao girls :)
il capitolo è un po’ più lunghetto rispetto al solito, ma spero che sia valsa la pena di leggerlo tutto :D
Diciamo che le cose si sono mosse, hanno assunto una direzione precisa e definitiva :)
Spero vi sia piaciuto :D e che vogliate lasciare una recensione :) Non smetterò mai di dire che sono importantissime per me e i vostri consigli mi aiutano davvero a crescere. Se il capitolo non vi è piaciuto lasciatemi una critica, sia costruttiva che non :) Cosa dovrei migliorare? Perché non vi piace la storia?
Grazi a chi legge e a chi giudica la mia storiella degna di nota :)
Ricordo la citazione nascosta (che non appartiene a me, ma all’autore e al traduttore) e il mio profilo FB (Bertu efp) per fare quattro chiacchiere :)
Un bacione ^^
Robi
 
Ps: un bacione grande grande e tanto tanto love a Cimmucimmu, Penelope forever, Minelli, Serena25, Merder, Greenfields, OrnellaSN e Roxane 123 per aver recensito lo scorso capitolo.
 
Pps: se volete leggere qualcos’altro di mio, ho pubblicato una OS :) è arrivata seconda nel concorso “Frammenti di novembre” :) Se volete farmi avere una vostra opinione sarà graditissima <3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic

GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
Capitolo 19
Giorgi's POV
- Allora… oggi pomeriggio è il vostro turno? –
Mangiando il mio gelato guardai Ale e la nonna, che, tutte impegnate a fissare le loro
coppette, ignoravano bellamente la mia domanda.
Nell’ultimo periodo non ero stata mai da sola: a scuola ero guardata a vista da Ale e
durante il pomeriggio la mia famiglia, la mia migliore amica e il mio fantastico ragazzo si
davano i turni affinché non rimanessi mai da sola.
Non so di cosa avessero paura, se di me stessa o di Giacomo.
Giacomo Zanni.
Il ragazzo che era stato il mio migliore amico per una vita, il mio ragazzo per un mesetto
scarso e colui che aveva spezzato il mio cuore in mille piccoli pezzi. L’aveva mandato in
frantumi, fregandosene bellamente di quello che sarebbe accaduto preferendo Elisa a me.
E così quella nana malefica mi aveva fregata per la seconda volta e ora non mi restava che
raccogliere i pezzi, di nuovo.

Mi era passata per la testa l’ipotesi di perdonarlo: avevo troppa voglia di riavere il mio
migliore amico vicino, di dividere con lui quello che mi stava succedendo, di parlargli di
come ero riuscita finalmente a riconciliarmi con i miei genitori… Ma poi mi ricordavo di
come era stato aggressivo a scuola, dell’insolenza che aveva mostrato a casa di mia
nonna, di come aveva trattato male Alberto, il fratellino di Ale, che voleva solo difendermi.
Mi ricordavo di tutte queste cose e ritornavo sui miei passi.
Fortunatamente il destino non sembrava volermi riservare solamente tristezza e delusione.
Avevo conosciuto Gianluca per sbaglio, e ora, dopo una corte “spietata e serrata” eravamo
insieme da due settimane.
Sabato scorso avevamo festeggiato la nostra prima settimana insieme. Nonostante ci
fossimo ripromessi di non regalarci nulla, appena arrivata a scuola il bidello mi aveva
consegnato una scatola. Con il cuore in gola, l’avevo aperta per trovare la metà di un
muffin ai mirtilli e cioccolato.
Io sto mangiando l’altra metà :)
Altri infiniti giorni di me e di te, piccola.
Gian
Elisa, molto gentilmente, mi aveva fatto notare che non era granché come regalo, ma
un’occhiata gelida di Ale l’aveva fatta tacere, abbassandole la cresta per tutta la giornata.
Io non l’avevo neanche sentita: ero impegnata a incollare il bigliettino del mio architetto
sexy sul diario circondandolo di cuori e faccine sorridenti.
La serata era stata semplicemente favolosa e romantica: pizza e film, interrotto e seguito
da coccole interminabili, sia sul divano che nel letto. Gianluca aveva ricevuto il benestare
da tutta la famiglia, nonna compresa, e così avevo potuto restare a dormire a casa sua
senza dover ricorrere a sotterfugi e tradire la ritrovata fiducia che ponevo in mia mamma.
Ma nonostante indossassi solo la maglietta blu del PoliMi (casualmente mi ero dimenticata
il pigiama proprio quella sera e la maglietta era corta al punto giusto), non era successo
nulla.

Niente di niente.

Cosa che se Ivan lo avesse saputo avrebbe preso in giro a vita il mio Gian. Oppure si
sarebbe messo a piangere dicendo che era un comportamento di un uomo maturo ed era
molto fiero di lui. Non capivo quell’uomo…
Fatto sta che eravamo nel suo letto e non succedeva niente.
Sentivo la sua erezione premere sulla mia coscia, sapevo di non essergli indifferente. Ma
quando avevo tentato di toccare con mano, lui si era portato le mie nocche alle labbra e le
aveva baciate, tentando, con quel bacio, di alleviare il modo brusco che aveva usato.
Vedendo il mio broncio aveva riso, facendo sorridere leggermente anche me.
- Piccola, sei proprio una tigre! Non c’è bisogno di bruciare le tappe -
- Ma io… -
Avevo cercato di protestare, ma Gianluca mi conosceva ormai benissimo. Aveva cancellato
qualsiasi cosa mi stesse passando per la mente con un bacetto sulla tempia.
- Anche io, piccola. Credimi! Mi sto sforzando tantissimo per non toglierti questa maglietta
e venerarti come avrei voluto fare dalla prima volta che ti ho visto. Ma meriti molto più di
questo… e voglio essere io quello a darti di più -
Poi aveva preso il mio viso tra le mani e mi aveva sovrastata, sia letteralmente che
metaforicamente. Anche se ero a cavalcioni su di lui, sentivo la sua presenza in ogni fibra
del mio essere. Mi sentivo… circondata. Sentivo le sue mani che, abbandonato il mio viso,
mi accarezzavano ritmicamente le cosce, ma mai senza spingersi troppo in là. Sentivo la
barba che mi pizzicava il collo e le sue labbra sulle mie.
Nessuno baciava come Gian. Perché, a dirla tutta, lui non baciava. No, lui ti faceva vivere
un’esperienza divina, paradisiaca, fuori dal normale, ultrasensoriale.
Orgasmica.
Non avrei mai potuto abituarmi ai suoi baci. Partivano lentamente, un piccolo sfioramento
di labbra… facevano pregustare cosa sarebbe successo ma poi si tirava indietro,
interrompevano il contatto e sorridendo maliziosamente. Ti sfidava a cedere ai tuoi istinti,
ti faceva tirare fuori il coraggio seppellito dentro di te.
Io gli avevo dimostrato più e più volte che non avevo bisogno che mi sfidasse. Non amavo
interrompere i suoi baci e quindi, quando capivo che si stava tirando indietro, mi sporgevo
ancora di più, stringendo i suoi capelli, accarezzandogli gli addominali, la schiena, le
spalle… Egoisticamente volevo che lui mi desiderasse e volesse quanto io desideravo e
volevo lui, anche se sapevo che era difficile.
Ma nonostante la differenza d’età e il rinnovato istinto di protezione che aveva pervaso
tutti coloro che mi circondavano, Gianluca era ormai uno di famiglia.
Aveva già conquistato i miei genitori quella domenica mattina quando mi aveva portato a
casa, ma la prova del nove l’aveva superata questo lunedì.
La nonna ci aveva invitati a pranzo.

Impeccabilissimo nella sua camicia bianca, l’architetto sexy si era presentato cinque minuti
in anticipo con un mazzo di girasoli per la nonna. L’aveva poi aiutata ad apparecchiare la
tavola per poi completare la sua opera conquistandola con i suoi modi galanti.
Mai volgare, mai una parola fuori posto ma contemporaneamente colto, simpatico e
arguto. Era riuscito a rendere interessante perfino la spiegazione dell’utilizzo del
programma AUTOCAD, indispensabile per qualunque architetto. Nonna quasi voleva
iscriversi all’università solo per vedere se tutti gli architetti, o futuri architetti, erano
interessanti come il mio Gianluca.
- Ѐ fantastico, vero? – avevo chiesto sospirando e guardando la sua Giulietta nera sparire
lungo il viale.
La nonna si era seduta con un espressione triste. Si era scusata per averlo giudicato male
quando ancora ci sentivamo solamente tramite mail. Aveva sempre preferito Jack a
qualsiasi dei miei pretendenti e adesso che sembravo finalmente accorgermi della sua
presenza non voleva che uno sbucasse dal nulla e mi distraesse dalla missione.
Avevo abbracciato la nonna per poi rincuorarla.
Non era colpa sua; eravamo tutte cadute nella sua trappola da “finto bravo ragazzo”.
- Fortuna che c’è Gian – aveva sussurrato, lasciandomi di stucco.
- Fortuna che c’è Gian, vero Giorgi? -
La domanda di Ale mi riportò alla realtà e fui costretta a interrompere il mio sogno a occhi
aperti. La mia migliore amica, capendo che mi ero estraniata dal discorso, ripeté la
domanda a mio beneficio.
- Fortuna che c’è l’architetto sexy! Sabato devo andare al compleanno di Enrico Bei Capelli
e so che non vuoi venire con me perché sei invidiosa dei suoi capelli – Ale mi guardò
facendo una smorfia e puntando il cucchiaio verso di me.
In effetti non me la sentivo proprio di andare al compleanno di Bei Capelli: tutti si
ricordavano la mia crisi isterica dell’anno scorso. Complice il troppo spumante, mi ero
chiusa a chiave in bagno piangendo. Non riuscivo a sopportare che i suoi capelli fossero
più belli dei miei. Sfortunatamente non era stato un evento isolato visto che l’anno primo
avevo fatto uno sproloquio sull’uccello di Avatar (avvenimento che Ale ancora ricordava
quando voleva farsi due risate) dopo aver bevuto un bicchierino di troppo di punch.
Tuttavia Bei Capelli continuava a invitarmi, dicendo che senza di me non ci si poteva
divertire. Ma quell’anno avevo gentilmente declinato l’invito: non volevo collezionare altre
figure di merda a quelle che avevo giù nell’album.
Lo avevo fatto anche per Ale, che in entrambe le occasioni mi era stata accanto
impedendo che la situazione degenerasse ulteriormente. In fondo se lo meritava, ma che
dire… tutti abbiamo un amico scemo che ci fa fare delle figuracce.
E tra noi due si capiva facilmente chi fosse.
Ad Ale dispiaceva che stessi a casa da sola, ma il mio fantastico architetto sexy aveva
risolto la situazione.
O meglio… Ivan lo aveva fatto.

Gianluca mi aveva detto che i suoi amici già mi adoravano, soprattutto Ivan, e non
vedevano l’ora di uscire di nuovo insieme. Anche perché la scorsa volta, complice la
rivelazione che avevo sganciato come una bomba senza curarmene dei feriti, tutti si erano
dimenticati il vero motivo che ci aveva spinto in quel locale.
Il karaoke.
Secondo la distorta visione della realtà di Ivan, una coppia non era tale e ufficiale finché i
partner non cantavano insieme. Credo che lo considerasse una specie di test d’affinità di
coppia o qualcosa del genere e Gianluca mi aveva detto che lui si era dichiarato ad Alice
cantandole “Can’t fight this feeling” con tanto di chitarra.
Una serenata in piena regola.
Un gesto degno di Ivan.
Gian mi aveva dato la notizia il pomeriggio prima, a casa sua. Seduta sul divano con la
testa dell’architetto sexy in grembo, gli accarezzavo tranquillamente i capelli, beandomi
della pace e della tranquillità che quel gesto mi procurava.
Lui si era passato una mano tra i capelli e aveva trovato la mia. Me l’aveva stretta forte,
per poi portarsela alla bocca e baciarla, centimetro per centimetro.
- Vai da qualche parte sabato sera? – mi aveva chiesto tra un bacio e l’altro.
Avevo faticato a rispondere: ancora una volta ero persa tra le sensazioni dei semplici baci
potevano darmi. Avevo dovuto schiarirmi la voce prima di rispondere.
- Credevo che saremmo usciti insieme, Gian. Non è questo che si fa quando si è fidanzati?
O vuoi già scaricarmi…?
Avevo cercato di usare un tono pressoché tranquillo e divertito, ma la voce mi aveva
leggermente tradito. Gian, il mio Gian, aveva cambiato posizione, sedendosi e portando le
sue labbra vicino al mio orecchio accarezzandomi la nuca.
- Non ti scaricherò mai, piccola. Sei mia e ora che ti ho trovata non ti lascerò andare -
Poi aveva iniziato a baciarmi delicatamente il collo mandandomi completamente in brodo
di giuggiole.
Un bacio un sospiro.
Un bacio un brivido.
Un bacio un passo verso il Paese delle Meraviglie.
- Non ti interessa sapere dove andremo? – mi aveva chiesto, un banale tentativo di
riportarmi alla realtà.
Io avevo scosso la testa, percorrendo la schiena con le mie unghie. Forse gli avrei lasciato
dei segni, ma in quel momento poco mi importava. Gli avevo baciato il mento per poi
arrivare alle sue labbra.
- Non mi importa, l’importante è stare con te. Il resto non conta -
Ripensavo a questo mentre asciugavo i piatti, facendo finta di ascoltare le chiacchiere di
Ale e della nonna.
Pensavo a Gian.
Perché ormai pensavo sempre a lui.
Notte, giorno, sera, mattina, pomeriggio…
E non vedevo l’ora di cantare con lui, di superare il nostro test, la nostra prima verifica
come coppia.
Non stavo più nella pelle.

***

Quel sabato sera entrammo nel locale con una consapevolezza diversa rispetto a sole due
settimane prima. Con la mano nella tasca posteriore dei mie jeans, l’architetto sexy
affermava il suo possesso. Era un gesto primitivo e se l’avesse fatto qualcun altro
certamente non lo avrei apprezzato.
Invece ora, e con lui, mi sembrava giusto.
Come teneva a ripetermi spesso non ero la sua ragazza, ma la sua donna e con quel gesto
da sexy uomo delle caverne intendeva dimostrarlo al mondo intero.
- Tinti! Giorgi! Siamo qui! -
Ivan sventolò il braccio e facendoci segno di prendere altre due sedie. C’erano già tutti: lui
e Alice, Matteo, Luca e una ragazza diversa da quella che avevo visto la prima volta.
Provai un senso di vuoto quando la mano di Gian abbandonò il posto che le spettava di
diritto per prendere la mia. Ci sedemmo e l’architetto sexy avvicinò le nostre sedie il più
possibile.
A questo punto tanto valeva sedergli in braccio.
Io personalmente l’avrei apprezzato di più.
- Abbiamo ordinato anche per voi – ci informò Alice con un sorriso.
- Grazie mille! – le dissi sorridendo. Poi mi girai verso Gianluca. - Ѐ colpa tua se siamo in
ritardo! Hai detto che Ivan arriva sempre con un ritardo minimo di… -
Non riuscì a finire la frase che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Che modo piacevole di farsi chiudere la bocca.
- Così si fa vecchio! VAI E COLPISCI! -
Ivan scoppiò in un applauso. Alice, chiaramente imbarazzata, gli assestò una gomitata tra
le costole. Matteo sorrideva indulgente: doveva aver assistito a quella scena moltissime
volte. Luca invece era occupato con la tipa al suo fianco che cercava in tutti i modi di
avere un briciolo della sua attenzione.
- Dani! Ti ho detto che non voglio andare a casa tua! Quindi smettila di rompere, capito? -
La povera Dani si sedette ancora più lontano da lui, osservando con sguardo pieno di odio
me e Gianluca, che in quel momento sembravamo il prototipo della coppia perfetta.
Chiacchierammo per un po’, finché Ivan non iniziò a fissarci intensamente.
Era giunto il momento.
- Voi due non dovete fare qualcosa? -
Infatti…
Gianluca si passò una mano tra i capelli e sospirò, sorridendo.
- Allora, piccola? Lo facciamo? -
Annuì, incapace di dare una risposta.
Perché io con te Gian avrei fatto di tutto: cantare una canzone, cavalcare un cavallo,
scalare una montagna, attraversare La Manica a nuoto.
E soprattutto fare l’amore.
- La canzone l’ho scelta io piccioncini. Adesso andate e divertitevi – sorridendo, fece un
segno al dj, che ci consegnò due microfoni.
Non appena partirono le note la riconobbi subito.
Avevo pianto la prima volta che l’avevo sentita al cinema.
A Thousend Years, colonna sonora di Breaking Dawn Part 2.
Ivan aveva scelto solo una canzone d’amore. Ma LA canzone d’amore, almeno per quanto
mi riguardava. Amavo la musica, ogni genere di musica, ma quella era una delle poche
canzoni che sapevano toccarmi nel profondo.
Strinsi la mano di Gianluca e iniziai a cantare, cercando di non piangere.
Lui si avvicinò e mi strinse la vita, come se avesse capito cosa mi stava passando per la
testa.
The day we met
Frozen I held my breath
Right from the start
I knew that I found
A home for my heart
Beats fast
Colours and promises
How to be brave
How can I love when I'm afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt suddenly goes away somehow
One step closer
I have died everyday waiting for you
Darling don't be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more


Alzai lo sguardo, puntato su un punto immaginario tra i primi tavoli, e incontrai quello di
Ivan. E allora capì…
Lui era la versione di Alessandra per Gianluca. Tra tutti era lui il suo migliore amico.
Avevano parlato spesso di me, Gian gli aveva chiesto consiglio e Ivan doveva aver puntato
su di me, sulla ragazza che neanche conosceva, doveva averlo convinto a darmi il suo
numero, a non mollarmi un attimo, ad aspettare il momento giusto per ogni cosa, anche
per fare l’amore.
E quella canzone…
Quella canzone ci stava mettendo a nudo.
Perché Ivan, con un solo sguardo, mi aveva capita.
Aveva capito che, anche se cercavo in tutti i modi di nasconderlo, ero una ragazza ingenua
e indifesa, che tendeva a vedere sempre il meglio negli altri. Aveva capito che avevo
sofferto tanto e che ora avevo un po’ paura ad aprire il mio cuore e ad amare di nuovo.
Ma dopo aver incontrato Gian…
Anzi…! Non dopo averlo incontrato, era successo tutto molto tempo prima dell’aperitivo.
Dopo avergli parlato per la prima volta avevo capito che era diverso, che c’era di più in lui.
E, inconsciamente, avevo aperto il mio cuore a uno sconosciuto, fregandomi di quello che
sarebbe potuto succedere.
Perché lo amavo.
Non lo avevo mai detto ad alta voce, non l’avevo mai neanche pensato.
Ma l’amavo.
L’avevo amato per cent’anni e l’avrei fatto per altri cento.
Mi avvicinai di più a lui.
Gli posai il capo sulla spalla e inserì l’indice della mano libera nel passante della cintura.
Mi guardò.
Forse prima di allora non ero mai riuscita a decifrare il suo sguardo, non ero riuscita a
capirlo appieno. Ancora troppo scottata da quello che era successo con Giacomo non
avevo capito che Gianluca, il mio Gianluca, il mio adorato architetto sexy mi amava.
Mi aveva sempre amato, da quando mi aveva vista sperduta sulla panchina.
Oppure ancora da prima.
Che lo avessi veramente conquistato con la mia mail?
Lo guardai meglio, mentre portava il microfono alle labbra e iniziava a cantare con voce
sicura.

Time stands still
Beauty in all she is
I will be brave
I will not let anything take away
What's standing in front of me
Every breath
Every hour has come to this
One step closer


Dopo il primo verso mi guardò, sembrava volesse davvero dirmi quello che stava
cantando. Che ero bella, che sarebbe stato coraggioso e non avrebbe mai lasciato che
nulla mi portasse via da lui. Che ogni ora, ogni messaggio, ogni pomeriggio passato
insieme, ogni chiamata… Che tutto ci ha portato a questo.
A me e a lui.
A noi.
Come coppia.

I have died everyday waiting for you
Darling don't be afraid I have loved you
For a thousand years
I love you for a thousand more
And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I love you for a thousand more


Lui aveva sempre saputo che mi avrebbe trovata, che non doveva far altro che far
scorrere il tempo e io, la donna giusta per lui, sarei arrivata, sconvolgendogli la vita.
Perché anche lui mi amava, anche se non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Forse era
spaventato anche lui come me, forse, ora che mi aveva trovato, aveva paura di perdermi.
Ma non sarebbe successo.
Io amavo lui.
Lui amava me.
Noi due.
La cosa più giusta al mondo.
Finimmo la canzone e gli gettai le braccia al collo. In punta di piedi raggiunsi il suo
orecchio.
- Ti amo – gli sussurrai, con una voce appena udibile. Avevo le lacrime agli occhi. Tutte le
difese che avevo costruito per non far entrare nessuno erano state abbattute.
Contrariamente a quanto avevo creduto, non erano cedute quando avevo visto il fattaccio:
erano rimaste salde, senza crepe. Ma le parole di quella canzone, il ritmo lento, le nostre
voci combinate…
Mi avevano dato il colpo di grazia.
Gianluca mi strinse più forte, facendo attenzione a non tirarmi i capelli. Poi mi guardò negli
occhi e riuscì chiaramente cosa significassi per lui.
Occhi traboccanti d’amore.
Occhi traboccanti di amore per me.
Labbra contro labbra mi confessò la verità.
- Ho capito che non potevo far senza di te dopo aver chattato per la prima volta su FB, e ti
amo da quando ti ho visto sperduta sulla panchina di fronte “Da Lorenzo”. Ti amo
tantissimo, piccola -
Lo baciai, ma solo un piccolo bacio a stampo e poi ritornammo al nostro tavolo.
Gli occhi di Ivan scintillavano; certamente si stava dando il merito di quello che era
successo sul palcoscenico. Incrociando il suo sguardo gli mimai un “grazie” con le labbra,
in modo che solamente lui mi sentisse e capisse. Il biondo non disse niente, rispose
facendomi l’occhiolino.
Il resto della serata fu… stupendo.
Beata nella mia bolla di felicità e abbracciata al mio ragazzo, rivivevo tutti i momenti che
avevamo passato insieme riuscendo a capirne appieno il vero significato. Ero stata cieca,
ma ancora una volta vigeva il detto “meglio tardi che mai”.
E quella sera sarei rimasta da Gianluca a dormire.
E sarebbe successo.
Adesso riuscivo a capire perché il mio architetto sexy non avesse mai voluto spingersi
troppo in là fino ad arrivare fino in fondo.
Lui voleva fare l’AMORE con me, non del semplice sesso.
Voleva che ogni gesto traboccasse d’amore.
Voleva che le parole e i gesti non fossero vuoti.
Voleva essere sicuro di quello che stava facendo.
Si era bloccato, e mi aveva bloccato, per rispettare questi principi. Era andato contro i suoi
desideri per rispettarli e portarli avanti fino in fondo. Forse si era ammazzato di seghe,
forse aveva fatto cinque docce fredde all’ora, forse aveva pensato a cuccioli morti o a altre
cose deprimenti pur di non cedere.
E ce l’aveva fatta.
E quella sera avremmo fatto l’amore.
Lo guardai rapita e lui mi scoccò un bacio tra i capelli.
La fiamma di Luca ci guardava come se volesse incenerirci con lo sguardo.
Ma poco mi importava.
Ero vicino a Gianluca e lui mi amava.



*^*
Questo capitolo è stato un po’ difficilino da scrivere xD Spero che non
sia completamente un cesso e che meriti quelle lacrimucce che mi sono
scese mentre scrivevo :D o tutte quelle che mi scendono ogni volta che
lo rileggo xD
La canzone che Ivan ha scelto per i piccioncini è “A thousend year”
di Christina Perry, ma i nostri carissimi cantano la cover di Melissa Bennoist e Jacob Artist
(come si è ben capito
io sono troppo gLeek xD). Vi lascio il link perché merita, davvero :) 

http://www.youtube.com/watch?v=nUKkews19n0
Riuscite a lasciarmi una recensione? Ve ne sarei immensamente
grata :D Buttate via un minutino del vostro tempo, ma rendete molto
felici le vostre scrittrici :D
So che questa situazione è… abbastanza improbabile. Cioè, con Gian
si farebbe altro che cantare una canzone! Però per me questo “feeling”
è importantissimo e quindi volevo inserire questa parte della mia vita
in UNM, che ne rappresenta un altro pezzettino.
Come dice Rachel Berry nella 5x03 di glee “ Before I meet Finn I used to sing alone".
E con questo capitolo vi auguro di trovare il vostro
partener, di cantare insieme a lui in macchina e non *^*
Di trovare il vostro Gian, forse più reale e meno perfetto, ma con la
capacità di scaldarvi e farvi battere il cuore.
Scusate il layout di questo capitolo ma sono dal pc di casa che non vuole funzionare come dico io...
-.-''
Per informazioni varie, due chiacchiere o semplicemente avere un amico in più aggiungetemi su fb! (Bertu efp)
Un bacione <3 <3
E BUON NATALE!!!
Robi

Ps: Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo *^* amo leggere le vostre recensioni e credetemi quando dico che sorrido come una schiocchina :P Grazie alle chiacchiere con Maria (è diventata zia *^*) e al fangirling con Anerol :D
E grazie a tutte.
Tanto love, tanto amore e tanti baci <3


 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


TRA IL CAPITOLO 19 E IL 20 SI COLLOCA LO SPIN-OFF “NON RAGAZZA, MA DONNA”
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2373568à
 
QUESTO CAPITOLO Ѐ DEDICATO ALLE AMICIZIE.
A QUELLE CHE DURANO DA ANNI.
A QUELLE APPENA FORMATE.
ALLA MIA JULI.
ALLA MIA BETA.
E A VOI, CHE HO CONOSCIUTO QUI SU EFP.
A MARIA.
AD ANEROL.
GRAZIE.
">http://Image and video hosting by TinyPic

GRAZIE AD ANEROL PER IL BELLISSIMO BANNER *^*

Capitolo 20
 
 
E alla fine era arrivato anche quel giorno tanto atteso.
Dopo mesi e mesi di verifiche, esami, esercitazioni, giornate di sole sacrificate allo studio, capitali spesi in quaderni, biro e bianchetti era arrivato l’ultima settimana di scuola. Come era tradizione da sempre, al Leonardo l’ultima settimana non si faceva praticamente nulla. Tuttavia, strano ma vero, nessuno si azzardava a balzare.
 
Era durante l’ultima settimana che succedevano le cose più interessanti.
E naturalmente si teneva anche il torneo di calcetto, progetto che aveva occupato tutti per i mesi precedenti.
 
Anche quest’anno tutto stava andando secondo le previsioni.
La settimana si era aperta con lo scandalo del professore di educazione fisica: Fausto Folli. Correvano voci che vedesse oltre l’orario scolastico la sua studentessa preferita e già diverse volte avevano fatto allenamento insieme.
Allenamento… Sì, come no. Certamente si trattava di una parola in codice.
 
Il pettegolezzo si era diffuso a macchia d’olio; tutti ora indicavano Ale e affermavano di aver visto qualcosa: sguardi furtivi e maliziosi, bigliettini passati di nascosto, rumori sospetti, sicuramente gemiti soffocati, provenienti dal ripostiglio delle scope.
 
Naturalmente nessuno si era dato la pena di chiedere ai diretti interessati, ma i pantaloncini aderenti neri che Alessandra continuava a indossare per fare educazione fisica erano sicuramente una prova.
 
La ragazza era già andata a protestare dalla preside, assicurandole che tutto quello che si sentiva in istituto non era nient’altro che uno stupido pettegolezzo basato sull’invidia.
- Ci sono persone che non hanno niente di meglio da fare! Si inventano sciocchezze che hanno il potere di rovinare la vita alle persone! -
 
- Mi dispiace, signorina, ma il professor Folli ha già chiesto il trasferimento per l’anno prossimo. Naturalmente se riuscisse a fare qualcosa, se riuscisse a trovare una prova che dimostri il contrario, credo che prenderebbe in considerazione l’idea di restare – e con questo l’aveva liquidata con un gesto della mano. Ale era uscita dall’ufficio con le lacrime agli occhi per poi rifugiarsi tra le braccia di Giorgia.
Si erano rinchiuse in bagno e Ale aveva dato libero sfogo alle sue emozioni piangendo fiumi, laghi, mari e oceani di lacrime. Si sentiva terribilmente in colpa e non sapeva cosa fare per rimediare al pasticcio.
 
- Scommetto tutto quello che vuoi che è stata quella nana di merda a mettere in giro quel pettegolezzo. Prima rovina la mia vita e adesso prova a rovinare la tua? Non glielo posso permettere, adesso vado a cercarla e la strozzo…! -
Ale la guardò sorridendo leggermente, gli occhi ancora rossi e lacrimanti.
 
Giorgia sentì il proprio cuore spezzarsi nel vedere l’amica così.
Si sentiva inutile e impotente, non sapeva proprio cosa fare.
L’abbracciò accarezzandole i capelli.
- Non ti preoccupare, cicci. Vedrai che si risolverà tutto. Vedrai che ce la faremo, ancora una volta. Ce l’abbiamo sempre fatta, ne abbiamo superate di ogni insieme e non ho intenzione di arrendermi senza combattere. L’unico consiglio che posso darti ora è insultare la nana, sciacquarti il viso, cantare una bella canzoncina e poi stamparti un sorriso luminoso in faccia -
 
Ale le sorrise e le chiese se poteva tenerle un attimo il cellulare, visto che sarebbe entrata in bagno e, come al solito, aveva paura che le cadesse nello scarico. Era successo proprio a suo fratello e, dopo quell’episodio, era estremamente convinta che sarebbe successo anche a lei.
 
Con il telefono in mano, Giorgia ebbe una grande idea: sapeva esattamente cosa fare, chi chiamare per sistemare la situazione.
Facendo finta di rispondere a una chiamata di Gian, uscì in corridoio e chiamò un numero a lei sconosciuto, ma che stava tanto a cuore alla sua amica.
- Pronto? – voce calma e calda, ma mai come quella del suo architetto sexy.
Prese un bel respiro profondo e si preparò a partire per una missione suicida. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, Ale l’avrebbe ringraziata… altrimenti l’avrebbe uccisa, torturandola lentamente. Le sue urla strazianti si sarebbero sentite fino in Australia.
- Ascolta, brutto cretino. Tuo padre e la tipa che ti piace sono nei guai a causa tua e della tua deficienza… Sei un vero uomo o un’ameba? No, guarda, non rispondere. Vieni al Leonardo e apri bene le orecchie… ascolta quello che dicono di tuo padre e Ale. Poi decidi e fa la tua mossa. Ma non aspettare troppo. Oggi è mercoledì e hai tempo fino a venerdì -
Giorgia disse tutto d’un fiato, il cuore in gola, il respiro corto.
 
- Ma chi parla? Esigo sapere con chi sto parlando
La ragazza sbuffò. Michele sapeva essere veramente esasperante. Doveva avere davvero un mucchio di qualità nascoste se Ale era decisa a non mollarlo, nonostante lui non le avesse neancora chiesto un appuntamento in piena regola e si fossero visti solo a ventitre allenamenti (Ale continuava a tenere il conto).
- Sono la voce della tua coscienza. Adesso muovi il culo e fai correre quel cricetino che ti ritrovi nel cervellino. Capito? Al Leonardo. Hai tempo fino a venerdì. Ciao - e detto questo chiuse la comunicazione, giusto un secondo prima che Ale uscisse dal bagno.
 
La prese sotto braccio e si diressero verso il prato. Avrebbero preso un po’ di sole prima di mettere fine a quella giornata.
 
***
 
Il secondo “scandalo” era accaduto giovedì.
I Ten Fingers Frank avevano calcato il palco per la prima volta davanti a un pubblico numeroso e poi avevano dato il via al karaoke. Superato l’imbarazzo generale, diverse ragazze avevano iniziato a cantare divertendosi.
 
Giorgi e Ale se ne stavano in disparte, sedute sul prato a prendere il sole.
Anche se Giorgia credeva che il modo migliore per spazzar via il cattivo umore fosse fare una cantatina, non se la sentiva di abbandonare la sua migliore amica che, gli occhi ancora gonfi, si mostrava forte e coraggiosa per le malelingue che la osservavano scuotendo la testa.
 
- Se vuoi andare, cicci… Io ti faccio il coro da qui -
Giorgia fece una faccia buffa e Ale rise.
- Ѐ bravo Gian con il microfono? -
 
Non avevano neancora parlato approfonditamente di quello che era successo il sabato precedente. Naturalmente Giorgi non avrebbe rivelato tutto ad Ale (certamente Gian non avrebbe ceduto al terzo grado di Ivan, anche se il biondo sapeva essere davvero un osso duro) ma quel momento di tranquillità sembrava l’ideale per lasciarsi andare ai ricordi.
Sospirò addentando una patatina per poi offrire il pacchetto ad Ale.
- Ѐ bravo con entrambi i microfoni, te lo assicuro. Davvero… non puoi immaginare. Devi testare per poter capire. Ma naturalmente devi credermi sulla fiducia, cicci! Non sono pronta a divederlo con nessuno, neanche con sua mamma -
 
Ale rise, una risata sincera dopo tre giorni.
Rassicurò Giorgi, le avrebbe creduto sulla parola, senza avvicinarsi.
- E al bar, tutto bene? Cioè, Ivan ha scelto almeno una canzone decente? -
- A thousend years… non so se mi spiego –
Ale strabuzzò gli occhi.
Quella non era una canzone per un duetto qualsiasi.
- … ODDIO! E Gianluca come ha reagito? -
- Mi ha detto che snomifama…. –
- Cosa? Giorgi, lo sai che  non ti capisco quando parli a bocca piena –
Giorgia allora lo sussurrò.
- Giorgia! Ho quasi diciotto primavere sulle spalle! Lo sai che non ci sento bene… -
 
- Ha detto che mi ama -
- Ti ha detto che ti ama? –
Giorgia, incapace di rispondere, annuì.
Ale si alzò e iniziò a saltellarle intorno.
- Ti ama? -
- Mi ama –
- TI AMA! È per questo che non voleva fare l’amore con te! Perché prima voleva dichiararti tutti i suoi sentimenti di vero e puro amore! Oddio, che uomo di altri tempi! –
Giorgi rise chinando la testa e nascondendo il capo tra i capelli. Rossa in volto, non riusciva a spiccicare parola. Alessandra continuava a saltellarle intorno, richiamando l’attenzione di tutti coloro che erano nei paraggi.
- Ti ama! L’architetto sexy ha detto che ti ama! -
Giorgia continuava a non avere il coraggio di guardarla in faccia. Annuiva, ma nel modo meno vistoso possibile e pregava in silenzio che l’amica si sedesse in modo da parlarne più tranquillamente.
 
Ale le si inginocchiò davanti, rubandole una patatina dal pacchetto.
- E tu cosa hai risposto… -
- Che lo amo anche io. Semplice ma vero. E prima che tu me lo chieda… non l’ho detto solo per fare sesso, ma perché lo amo veramente –
Con un urletto, Ale le saltò addosso, abbracciandola.
- Sono così contenta per te! Ti meriti il meglio e invece, a volte, riponi la tua fiducia in persone che non lo meritano, vedi Claudio e Giacomo. Ma adesso hai trovato Gianluca e Dio solo sa quanto sono felice! Almeno la festa di Enrico Bei Capelli è stata un mortorio per un motivo valido -
 
Ale si sdraiò sull’erba e, guardando le nuvole, iniziò a raccontare della festa di Bei Capelli. A quanto pare tutti avevano sentito la mancanza di Giorgia e la maggior parte degli invitati se n’era andata dopo appena mezz’ora. Enrico, depresso, aveva chiesto ad Ale di chiamare Giorgia e di farla venire al più presto, ma l’amica aveva scosso la testa.
- Gli ho detto che avevi di meglio da fare che venire a una festa per contemplare i suoi capelli. Allora lui si è offeso e non mi ha più parlato! Che bambino… -
 
Intanto al karaoke si susseguivano canzoni di ogni tipo. Ragazze di prima si stavano strappando i capelli urlando a squarciagola “What makes you beautiful” saltando come delle pazze. Una di loro indossava anche una maglietta presa al concerto della band e sembrava sul punto di spogliarsi per far vedere a tutti quanto fossero fighi. Dietro di loro, in quella che era tutto fuorché una fila, c’erano ragazzi abbigliati da rapper… e Laura.
Giorgia la indicò ad Ale e entrambe corrugarono il viso.
Voleva davvero… cantare?
Laura?
 
Si alzarono e si avvicinarono, cercando di reprimere un’espressione… sconvolta.
Laura, il microfono in mano, voleva davvero far sentire la sua voce al mondo.
 
Impacciata, si mise al centro del palco.
Si schiarì la voce, ma non iniziò a cantare subito.
- Ehm… ciao. Vorrei cantare una canzone… Cioè, canto una canzone. E la voglio dedicare all’amore della mia vita – fece un bel respiro profondo e guardò un punto preciso tra la folla. – Mi piaci da ben quattro anni ormai e… cioè! Se non ora, quando? -
Rossa in viso, visibilmente emozionata.
- Flavio, questa canzone è per te! -
 
Tra lo stupore generale la base partì.
I don’t know how to love him
What to do, how to move him
I’ve been chanced, yes, really changed
In the past few days
When I’ve seen myself
I see like someone else…
 
Giorgi si guardò intorno. Tutti cercavano di trattenere le risate. Ma in prima fila, davanti a Laura, c’era una persona speciale.
Flavio.
E stava sorridendo! Con una mossa felina balzò sul palco e abbracciò la povera Laura, che, tra le lacrime, l’ansia e la sorpresa, cercava di mettere terminare la sua canzone.
- Ma che cavolo di somiglianza ci vede tra Flavio e Jesus? – sussurrò Ale a Giorgia. Laura non aveva scelto una canzone qualunque, ma “I don’t know how to love him”, dal musical Jesus Chirst Superstar. Un po’ vecchio stile per i gusti delle due, ma evidentemente aveva fatto breccia nel cuore di Laura… e in quello di Flavio.
 
Al termine della canzone, il bel biondo l’abbracciò stretta e la baciò.
Dalla folla scoppiò un grande abbraccio, alcune delle ragazzine che avevano cantato prima di Laura erano in lacrime e sicuramente speravano di trovare anche loro un ragazzo come Flavio. Finito il bacio prese il microfono e annunciò al mondo intero che anche lui amava Laura da un po’, ormai. Solo che non aveva mai avuto il coraggio di chiederle di uscire.
Poi si rivolse alla folla, come un oratore esperto.
- Ragazzi! Non fate come me! Se qualcuno vi piace… fatevi avanti e basta! Niente film mentali, niente storie, niente scuse…! È vero che l’amore arriva quando meno se lo aspetta, ma cerchiamo di non stare con le mani in mano! E ora, scusatemi… dobbiamo andare a recuperare il tempo perduto! – e, tra l’applauso generale, Flavio prese in braccio Laura e si fece largo tra la folla, con il sorriso sulle labbra.
 
La ragazza si accoccolò contro il suo petto e si lasciò andare in un sospiro di sollievo.
Ce l’aveva fatta. Aveva rischiato tutto su quel palco e invece… era andata meglio di quanto si sarebbe mai aspettata.
Alzò il viso e lo baciò. In quel momento nessuno avrebbe potuto distruggere la sua felicità.
 
Giorgia e Ale li guardarono allontanarsi.
Poi si incamminarono verso il palazzetto: la partita della squadra di calcetto di Alberto, I Pulcini, stava per aver luogo.
- Se se ne va… spero che, almeno, ne sia valsa la pena – commentò Ale a bassissima voce, come se stesse esprimendo un pensiero che avrebbe voluto tenere per sé.
L’amica la guardò con fare interrogativo.
- Se Fausto se ne va… spero che le cose tra me e Michele cambino. Perché altrimenti è un sacrificio… inutile! Tanto valeva averci provato davvero con lui piuttosto che spendere giorni e giorni pensando a quel cretino che mi ha rubato il cuore… -
 
Giorgia non disse nulla. Ci sono momenti in cui  il silenzio è semplicemente… sacro.
Ma con tutta sé stessa sperò che Michele si presentasse a scuola.
Ormai gli restava solo un giorno.
Solo ventiquattro ore separavano le amiche dalla verità.
 
Michele DOVEVA presentarsi a scuola.
Non era solo per salvare la carriera del padre, ma anche la reputazione di Alessandra. Ma Giorgia aveva anche preparato un piano B: se non fosse successo nulla, e quel cretino fosse rimasto a casa sua, avrebbe presentato Ale a Matteo.
Era l’amico di Gian che le ispirava maggiore fiducia.
 
Giorgia sorrise all’amica e la prese sotto braccio.
- Non preoccuparti, cicci. Ricorda che la sottoscritta ha sempre un piano di riserva – disse aprendo la porta.
 
Non avrebbe mai potuto dire bugia più grossa.
Ma in certi casi è solo l’apparenza e la sicurezza in sé che conta.
 
 
***
 
- Ragazzi e ragazze! Benvenuti alla finale del nostro annuale torneo di calcetto! -
Simone si trovava in mezzo al campo. Il microfono in mano, stava illustrano il programma di quell’ultima giornata.
Venerdì.
- Come potete ben vedere, io non potrò giocare perché qualcuno che non nominerò mi ha massacrato nella semifinale di ieri. Sappi però che avrò la mia vendetta quando meno te lo aspetti. Comunque… nella sfida di oggi si affronteranno I Pulcini, capitanati da Alberto, e Gli Irresistibili, cioè la mia squadra, capitanata dalla nostra unica e inimitabile punta… Jack Zanni! -
 
La folla esplose in un applauso fragoroso.
Jack si portò al centro del campo. Pantaloncini blu e maglietta bianca che ne evidenziava il fisico. Capelli scompigliati e sorriso… sorriso smagliante.
Giorgia ebbe un crampo allo stomaco ricordando quando quei sorrisi erano solo per lei. Mentre ora erano per una folla in giubilio.
Eppure…
Eppure Giacomo la stava guardando. Oddio, magari era solo una sua impressione eppure le sembrava davvero che tra tutte quelle ragazze in delirio lui stesse fissando proprio lei.
 
Nonostante tutta la popolazione femminile del Leonardo sapesse del suo tradimento con Elisa, Jack aveva perso solamente tre delle sue fan (Giorgia, Ale e la nonna). Tutte le altre continuavano a sospirare a ogni suo passaggio. Anzi, avevano preso la rottura come una possibilità per loro.
- Madò… ma quanto è figo Jack! Me lo scoperei subito nello sgabuzzino delle scope -
- Devi saperci veramente fare… Cioè! Quei pantaloncini stringono il giusto… A volte veramente non capisco perché quella Marton l’abbia lasciato! È Jack…! Dove lo trovi uno così? –
 
Giorgia sogghignò. Ecco il problema di chi origlia: di solito si sente sempre qualcosa che ci riguarda da vicino. Ale si girò leggermente per poi bisbigliare “primine” scrollando le spalle. Giorgia avrebbe dovuto lasciar perdere, avrebbe dovuto mandare un messaggio a Gian dicendogli che aspettava solo mezzogiorno per poterlo abbracciare e baciare.
Ma non si possono sopprimere gli impulsi.
Si girò verso le ragazze sorridendo, ma in modo falso.
- Avete ragione – esordì – Jack ci sa veramente fare. Ma dovreste vedere il mio nuovo fidanzato. Credetemi… Giacomo non ha che imparare da lui. A buon intenditore… - disse strizzando l’occhio.
Le ragazze di prima rimasero allibite, ma poi scrollarono le spalle e ricominciarono a parlare delle doti di Jack.
Beata gioventù…
 
Intanto Simone continuava a parlare, presentando i diversi giocatori.
- Certo che tuo fratello doveva chiamare la sua squadra “I Pulcini”? -
Alessandra rise.
- L’ha fatto in onore della tipa che sta vedendo in questa settimana… Sai, lei lo chiama pulcino… -
 
Risero, mentre Fausto, vestito di nero, faceva il suo ingresso in campo.
- Bene! – continuò Simone – il nostro arbitro per la finale di oggi è il prof. Folli. Un bell’applauso! -
- MA NON VA BENE! Ѐ INGIUSTO! LUI SE LA FA CON LA SORELLA DI ALBERTO! NON PUÓ ESSERE PARZIALE! –
Dagli spalti una ragazza, probabilmente la nuova presidentessa del club “We love Jack” aveva espresso il suo dissenso. Moltissime altre avevano annuito.
Simone aveva sbuffato e Giacomo aveva preso il microfono.
- Ragazze, non so chi abbia messo in giro questo pettegolezzo. Io conosco Alessandra e vi posso giurare che mai e poi mai avrebbe fatto quello che continuate a insinuare. Quindi… pensate ad altro! Ad esempio… a farmi il tifo! -
 
Giacomo posò di nuovo il suo sguardo su Giorgia, che gli sorrise e alzò il pollice.
Nonostante tutto quello che le aveva fatto… era sempre il suo migliore amico.
E le mancava.
Avrebbe voluto condividere con lui tutto quello che le stava accadendo. Voleva parlargli di Gian, di Ivan e di come aveva imparato a riscoprire se stessa.
Forse avrebbe dovuto perdonarlo.
Forse avrebbero dovuto far pace.
Intanto aveva riacquistato un po’ dei punti persi dopo… dopo.
Comunque… era sempre Jack. E non avrebbe potuto tenergli il broncio per sempre.
 
- O. MIO. DIO. Chi è quel dio del sesso che è appena entrato? Me lo scoperei subito - le ragazze dietro Giorgia avevano proprio le menti, e le gambe, aperte.
Assorta com’era nei suoi pensieri, Giorgia non si era accorta che c’era qualcuno.
Alessandra era diventata di pietra.
Le mani strette a pugno sulle ginocchia, non respirava più.
 
Michele si avvicinò tranquillamente al centro del palco e, letteralmente, strappò il microfono dalle mani di Jack.
- Quello che è stato appena detto è vero. Non è lui il Folli che ha fatto allenamento con Alessandra. Sono io ad averla vista fuori da scuola… Sono io il Folli che esce con quella magnifica ragazza, non mio padre -
 
Tutti sussultarono.
Che colpo di scena. Meglio di Beautiful!
 
Michele iniziò a scrutare il pubblico e quando individuò Alessandra si avvicinò.
- Ale… mi sono comportato come uno stronzo. E non ho scusanti… Continuavo a dirmi che non dovevo più chiamarti, che non dovevo più darti fastidio, perché meritavi qualcuno meglio di me. E invece sono una creatura egoista… voglio averti al mio fianco. Sempre. Quindi… ti va di ricominciare da capo? Per favore Ale… non faccio che pensarti, continuo a chiedere a mio padre come stai, parlo con le tue foto su FB per saperti più vicina… Ma quando ti vedo… Il mio cervello va in pappa e continuo a pensare che sei bellissima e che sei la ragazza fatta per me. Mi concedi una possibilità? Ci concediamo una possibilità? -
 
Tutte le ragazze presenti si lasciarono andare in un sospiro.
Giorgia guardò Ale: l’amica stava sorridendo, gli occhi umidi. Le strinse un ginocchio e gli sussurrò di correre da lui.
Alessandra si precipitò da Michele e lo abbracciò. L’applauso scoppiò spontaneo e li accompagnò fino alla porta d’uscita.
Giorgia sperò vivamente che i due si chiarissero e ponessero le basi per un rapporto duraturo. Forse Fausto avrebbe mantenuto la sua decisione e avrebbe cambiato scuola, forse no… Ma fortunatamente la reputazione di Ale era ritornata intatta anche se, come aveva detto Jack, si trattava solo di uno stupido pettegolezzo.
 
- OK popolo! Adesso iniziamo la partita… Mi raccomando: fate casino! -
 
***
 
Era inutile dirlo… I poveri Pulcini, nonostante tutti i loro sforzi, non riuscivano a mandare la palla in porta. Jack, da canto suo, segnò ben due goal.
Entrambe le volte si era girato verso Giorgia e l’aveva indicata con un dito, come per dirle che il goal appena segnato era per lei.
 
Dopo il aver segnato il secondo, si era tolto la maglietta e tutto il pubblico era andato in visibilio. Giacomo era… Giacomo.
Ma Gianluca… vabbè, non c’erano neanche paragoni.
 
Cinque minuti prima della fine, Giorgia uscì e si diresse alle macchinette per prendersi una lattina. Sarebbe uscita un’ora prima: Gian le aveva appena mandato un messaggio dicendole che l’avrebbe portata in un posticino particolare.
 
- Piaciuta la partita, Trottola? -
Jack l’aveva raggiunta e finalmente Giorgia si sentiva pronta a parlare con lui senza aver voglia di piangere, di scappare oppure di ucciderlo.
- Beh… Jack. Ci sarà un motivo se sei l’unica punta della tua squadra e Andrea sta in porta. Giusto? – appoggiò la schiena alla macchinetta, sorridendo.
- Sei pronta a parlare civilmente con me, allora? –
Giorgia rise, scuotendo la testa.
- Mi sei mancato, sai…? Ho tante cose da dirti –
 
Jack si avvicinò e si appoggiò anche lui alla macchinetta.
- Mi sei mancata anche tu… Vorrei davvero che le cose ritornassero come prima. Io ti amo davvero, Giorgi. Non riesco a immaginare la mia vita senza di te. Vorrei davvero essere il tuo unico e grande amore, così come tu lo sei per me. Ma se non mi vuoi come ragazzo, e capisco profondamente il perché… Andrea fa schifo come calciatore ma è perfetto come Grillo Parlante, mi accontenterò di essere di nuovo il tuo migliore amico e di proteggerti e consolarti quando quel tipo, che forse con il tempo inizierò ad apprezzare, ti farà arrabbiare -
Senza pensarci due volte, Giorgia l’abbracciò.
Era bello stare tra le sue braccia: si sentiva al sicuro, era un posto che ben conosceva.
 
Sì, non era come stare tra le braccia di Gianluca. L’architetto sexy era il suo uomo, la sua anima gemella, la mandava su di giri solo con uno sguardo. Tra le sue braccia si sentiva completa, in pace con il mondo… Avrebbe vissuto tra le sue braccia.
 
Ma Jack… anche le sue braccia erano familiari.
Diverse da quelle di Gian, ma ugualmente un porto sicuro.
Forse, con il tempo, quei due sarebbero riusciti ad andare d’accordo. Ma la ragazza non avrebbe mai più cercato qualcosa in più nella sua relazione con Giacomo. Giorgia aveva capito da tempo di aver fatto un errore mettendosi con Jack, anche solo per un breve periodo.
 
Alzò lo sguardo e lo guardò in viso, sorridendo.
- Spero davvero che potrai andare d’accordo con il mio Gian… Sai, è una persona stupenda -
- Magari possiamo uscire a mangiare qualcosa insieme, che dici? Anche Ale e il figlio di Folli! –
 
Avevano appena iniziato a fare dei progetti, a riavvicinarsi quando qualcuno di schiarì la voce.
Elisa.
Si avvicinò a loro e fece un lungo respiro, come se dovesse darsi la forza.
- Non è tutto oro quello che luccica – disse, criptica.
- Cazzo vuoi, nana? – chiese Jack con disprezzo cercando di pungerla nell’orgoglio e di farla andare via. Eppure Elisa non si mosse.
- Se permetti, Giorgia, adesso parlo io. E ti consiglio di ascoltare tutta la versione dei fatti e non di basarti sull’apparenza, come hai fatto a volte -
 
Si guardò le All Star bianche e poi guardò la ragazza, ma non aveva più lo sguardo spavaldo che l’aveva sempre contraddistinta.
- Tutto è iniziato da Mauro… Anzi, molto prima…

Ciao ragazze :)
Quindi, dal prossimo capitolo conosceremo tuuuuuuuuuuutta la storia :) Quale sarà il vero segreto di Elisa? E perché lo ha custoito per così tanto tempo?
Leggete e lo saprete :)
Grazie mille a tutte voi che, anche sotto le feste, avete recensito il capitolo di UNM. Grazie ad Anerol, a Cimmucimmu, a Roxane123, a Vapel, a Ornella SN, a Penelope forever, a Serena25, a ele_guds e a  Maka_soul_145 :D Non mi stuferò mai di leggere le stupende parole che avete sempre ogni capitolo per me.
Anche se non vi conosco, o vi conosco da poco, vi stringo in un forte abbraccio *^*
Grazie

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


">http://Image and video hosting by TinyPic
 
GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
 
Capitolo 21
Jack’s POV
 
Non so come descrivere la sensazione che provo ogni volta che abbraccio la mia Trottola. Mi sento completo e posso finalmente rilassarmi. È come se tutti i pezzi dell’universo si mettessero finalmente a posto, come un puzzle complicato che finalmente viene risolto.
Giorgia era perfetta.
Il suo corpo era stato creato per stare tra le mie braccia.
La sua bocca si incastrava a perfezione con la mia.
Tutto di lei era attraente: la sua voce, il suo viso… perfino il suo profumo.
L’avevo sempre amata.
E l’amavo ancora.
 
Inutile mentire, avrei venduto la mia anima al diavolo per completare altri mille puzzle così, ma sapevo di essermi giocato la mia ultima, e unica, opportunità. Ora non mi restava che starle vicino e attendere che litigasse con il tipo che era venuto a prenderla alla festa di Andrea. A quel punto sarebbe stato di nuovo il mio turno: si sarebbe accorta che la persona che le era sempre stata vicina ero io.
Che eravamo una squadra, una coppia destinata a stare insieme da sempre e per sempre.
 
Proprio ora, proprio dopo essermi riappacificato con la persona più importante della mia vita, proprio ora la vita doveva presentarmi il conto e mettermi di fronte al comportamento di merda che avevo avuto nell’ultimo mese.
L’avevo tradita.
Le avevo fatto male.
Non ero riuscito a scusarmi a causa del mio stupido orgoglio.
 
Merda.
 
Elisa si era appena avvicinata a noi, con un’aria diversa dal solito. Cercai di non farmi prendere dal panico e mi ricordai che Giorgia era sempre stata in guerra con lei e che, forse e probabilmente, non le avrebbe dato retta.
- Non è tutto oro quello che luccica -
Mi guardò fisso negli occhi e capì che era stufa di tenere il segreto.
Era stufa di essere sempre dalla parte del torto, quando, in realtà, non lo era mai stata.
 
Rabbrividì di paura.
 
Dovevo essere IO a dire a Giorgia quello che era successo e perché era successo.
E lei lo sapeva. Aveva promesso di rispettare i miei tempi.
Ma, a quanto pare, era stufa di aspettare qualcosa che non accadeva mai.
- Cazzo vuoi, nana? – dissi con disprezzo, comunicandole con gli occhi di lasciar perdere, promettendole che avrei risolto la situazione. Ma Elisa non si mosse.
Evidentemente doveva conoscermi abbastanza bene da sapere che mai e poi mai avrei rovinato, per la seconda volta, l’amicizia con la mia Trottola.
- Se permetti, Giorgia, adesso parlo io. E ti consiglio di ascoltare tutta la versione dei fatti e non di basarti sull’apparenza, come hai fatto a volte -
 
Giorgia si voltò verso di lei, apparentemente incuriosita da quello che Elisa aveva da dirle. Il mio cuore iniziò a battere più forte, ma continuai ad accarezzarle i capelli mentre l’incubo della mia vita blaterava di Mauro e di come era iniziata.
Io lo sapevo benissimo.
Tutto non era iniziato da lui, da quella testa di cazzo che la mia Giorgia considerava ancora la sua prima cotta importante.
 
Era iniziato molto tempo prima, a dir la verità.
E, forse, mentre le due ragazze si fronteggiavano in silenzio, avevo l’opportunità di rivivere tutto in silenzio, come ero solito fare nei pochi momenti di tranquillità che mi erano rimasti.
Io e Giorgia.
 
La nostra storia insieme.
 
Dodici anni prima.
Ero sempre stato un avventuriero. Da grande sarei diventato un esploratore o qualcuno tipo Indiana Jones… anche se, a dir la verità, proprio non capivo come un insegnante più vecchio di mio nonno potesse combattere in quel modo… o avere tante ragazze.
Vabbè… Comunque io sarei diventato come lui.
E avrei vissuto una vita fantastica, avventura dopo avventura.
 
Presi il mio marsupio dei Pokèmon e il cappellino che mi aveva regalato il nonno; era proprio uguale a quello di Indie. Andai in cucina e, senza farmi vedere dalla mamma, presi un brick di succo e due pacchetti di Ringo. Sarei andato in esplorazione nel parchetto dietro casa; forse avrei scoperto dei reperti di qualche civiltà ancora sconosciuta.
Magari perfino lo scheletro di qualche dinosauro.
- Mammaaaaaaaaaa! Io vado! Ciao! – dissi, con un piede già fuori dalla porta.
- Giacomo! Sei sicuro di aver finito tutti i compiti? –
Sbuffai. Che senso aveva fare i compiti quando si poteva andare all’avventura e scoprire un dinosauro? E poi… dai! La scuola è così…. pallosa!
- Sì mamma! Io adesso vado, ciao! – corsi giù dalle scale ma la voce della mamma continuava a inseguirmi.
- Stai attento! E quando vengo a prenderti non fare storie, capito? Torni subito a casa con me! Altrimenti non vedrai più un film di Indie per il resto dei tuoi giorni, capito? –
 
Decisamente la mamma sapeva come ricattarmi.
 
Arrivato in giardino presi il bastoncino magico dal rifugio segreto e cominciai a perlustrare il vialetto. Effettivamente l’avevo già analizzato alla perfezione, avevo anche scavato in alcuni punti, ma non avevo scoperto nulla. Eppure ero certo che sotto la mia casa avesse abitato, tantissimissimi anni fa, un grande dinosauro. O che i pirati vi avessero sepolto un tesoro. O che gli alieni avessero una base proprio lì.
 
Stavo analizzando le foglie della siepe, in cerca di qualche traccia aliena, quando mi accorsi di una presenza alle mie spalle.
Una femmina.
- Cosa stai facendo? – mi domandò. Aveva gli occhi azzurri e i capelli lunghi lunghi raccolti in due codini.
Non le risposi. Era una femmina.
Io non parlavo con le femmine.
 
Mi girai e ricominciai ad analizzare la siepe. Alcune foglie, durante la notte, erano diventate gialle. Forse perché le aveva toccate un alieno dal teschio di cristallo?
Bella domanda.
 
Mi spostai per analizzare meglio ma lei continuava a seguirmi. Con un dito iniziò a  toccarmi ripetutamente la spalla, attirando la mia attenzione.
Mi girai di scatto.
- Smettila! Non vedi che sto cercando prove dell’esistenza degli alieni nel mio giardino? -
- Posso aiutarti? –
- NO! –
- Perché? Dai, insieme saremo una squadra fantastica! –
 
Si sedette sull’erba, come un maschio. A quanto pare non le importava sporcarsi i jeans o la maglietta rosa. In effetti mi serviva un’aiutante. Cioè, Indie non faceva tutto da solo!
-Ok, ma però devi fare quello che ti dico io e non dire a nessuno quello che stiamo facendo. È un’operazione segretissima! –
La bambina annuì e iniziammo a classificare le foglie. Alcune erano rotte, altre gialle mentre alcune erano cadute.
 
- Come ti chiami? – le domandai mentre raccoglievo le foglie.
- Giorgia. La mia casa è quella lì, quella rossa. E tu come ti chiami? –
- Giacomo –
 
Per un po’ lavorammo in silenzio.
Certamente non lo avrei detto al mio amico Andrea, ma lei era davvero simpatica. E poi era anche… carina. Aveva gli occhi azzurri, e i capelli lunghi, e un sorriso che metteva allegria. Forse avrei potuto giocarci ancora… e dividere con le il mio pacchetto di Ringo.
No, effettivamente i Ringo erano solo miei. Non li davo neanche ad Andrea…!
Però le avrei chiesto ancora di giocare con me.
Sì.
Mi piaceva.
 
Nove anni prima
Guardai Giorgia fissarsi i piedi con un’espressione triste.
- Davvero? -
Lei annuì, sospirando. Mi alzai e cominciai a camminare avanti e indietro. In quel modo riuscivo a pensare meglio, mi venivano delle idee davvero geniali. Tuttavia il mio cervello era vuoto, non riuscivo a pensare a nulla se non alla notizia che mi aveva appena dato Giorgia.
 
I suoi avevano deciso di trasferirsi in un appartamentino in centro, vicino allo studio fotografico di suo papà.
Ero così arrabbiato che avrei dato un pugno all’albero.
Giorgia non poteva trasferirsi! Era la mia migliore amica! Facevamo tutto insieme! In quei tre anni eravamo diventati inseparabili e ora proprio non riuscivo a immaginarmi una vita senza di lei.
 
Con chi avrei fatto merendina il pomeriggio?
Con chi avrei guardato i cartoni?
Con chi avrei fatto i compiti?
Con chi avrei riso di Andrea?
 
Giorgia non si poteva sostituire! Giorgia era… Giorgia.
La mia migliore amica.
La mia compagna di avventure.
La mia…
La mia Giorgia.
 
- Puoi venire ad abitare da me! Ti cedo volentieri la mia cameretta! Io dormirò sul divano! Ma non puoi andare via! -
Non poteva assolutamente abbandonarmi. E io non potevo lasciarla andare così facilmente. Proprio non potevo.
 
Giorgia si alzò dall’altalena e mi abbracciò, di getto. Spontaneamente.
Di solito non mi facevo abbracciare dalle femmine, non amavo neanche quando lo faceva mia mamma, ma Giorgia… Giorgia era Giorgia e io amavo farmi abbracciare.
E abbracciarla.
Non c’era nulla di più giusto al mondo.
 
- Non ti preoccupare, Jack – disse utilizzando il nomignolo che aveva creato appositamente per me. Anche io avevo trovato un soprannome fantastico per la mia Giorgia: lei era la mia Trottola. Era un po’ bruttino e senza senso, dovevo ammetterlo, ma lei sembrava l’importante. Era questa l’unica cosa importante.
– Ci vedremo tutti i giorni a scuola, verrò ancora a tutte le tue partite di calcio e la nonna mi ha promesso che un giorno alla settimana verremo a trovarti. Non ti preoccupare, ce la faremo. Siamo una squadra, giusto? -
 
Ci incamminammo verso casa e io le presi la mano, come faceva il mio papà con la mamma. Non sapevo esattamente cosa provavo nei suoi confronti.
Cioè, a 10 anni non si fanno discorsi e dichiarazioni d’amore.
Però le volevo davvero davvero bene. E avrei sofferto quella separazione non perché si trasferiva un’amica, ma perché si sarebbe trasferita proprio lei.
La mia Trottola.
- Sono stato fortunato molto fortunato a trovare un’amica come te -
 
Non era mia abitudine parlare così, ma Giorgia non era una qualunque.
Lei mi strinse la mano.
- Anche io sono stata davvero fortunata, Jack. Sei il migliore amico che si possa desiderare. Non so cosa farei senza di te -
Giorgia, questa volta avevi torto. Tu ce l’avresti tranquillamente fatta senza di me.
Ero io ad essere perso senza di te.
 
Quattro anni prima
Appoggiato al bancone del bar continuavo a domandarmi perché mai, porca di quella troia, Giorgia avesse scelto proprio lui.
Mauro.
O come amavo definirlo io… il vecchio marpione orbo.
 
Per lui ogni occasione era buona per metterle le mani addosso.
Abbracciarla.
Accarezzarla.
Baciarle le guance.
Baciarle il naso.
Baciarle la bocca.
 
E io non potevo sopportarlo.
Conoscevo la mia Trottola da tantissimo tempo e sapevo che meritava di meglio.
Qualcuno migliore di quella testa di cazzo.
 
Bevvi la mia coca tutta d’un sorso guardando la mia Trottola e il coglione ballare. Quando lei si girò per salutare Alessandra, una compagna di classe alla quale era molto legata, lui ne approfittò per guardare meglio chi c’era allo student party.
Strinsi maggiormente il bicchiere tra le mani.
BASTARDO!
 
Quel bastardo stava fissando apertamente il culo di una compagna di classe di Giorgia, approfittando della distrazione della mia Trottola.
 
Io non lo avrei mai fatto.
Mai e poi mai.
Mese dopo mese la nostra amicizia non aveva fatto altro che rafforzarsi. E io avevo capito qualcosa di importante.
Qualcosa che non avevo potuto realizzare prima, a causa della giovane età.
 
Amavo Giorgia.
L’amavo con tutto il mio cuore.
L’avevo sempre amata, già dal primo giorno, da quando si era offerta di aiutarmi a scoprire se le foglie della mia siepe erano diventate gialle perché erano state toccate dagli alieni. E il sentimento non aveva fatto che crescere giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, rafforzandosi dopo il periodo di lontananza. Beh… lontananza per modo di dire visto che ci vedevamo e sentivamo più di prima.
 
Ma nonostante tutto, non ero riuscito a confessarle i miei sentimenti. Ogni volta che racimolavo un po’ di coraggio… esso di dissolveva come neve al sole quando vedevo il suo sorriso.
O. Mio. Dio.
Il suo sorriso. Illuminava le mie giornate.
E non era solo il suo sorriso. Era lei a illuminarmi.
Il mio cuore perdeva sempre il battito quando la vedevo.
 
E ora lei era lì sulla pista.
Con lui.
Con quel coglione che non le dedicava le giuste attenzioni e preferiva guardare e ammiccare alle altre.
Strinsi più forte il bicchiere per non scendere in pista e dare un pugno a quella testa di cazzo. Non potevo certamente prenderla in disparte e dirle quello che avevo visto.
Non mi avrebbe mai creduto.
 
Non mi restava che una sola opzione.
Metterla di fronte a un fatto compiuto.
Testare la fedeltà di Mauro e vedere se riusciva a superare il test.
 
Salutai Elisa con una mano e lei si avvicinò a me sorridendo.
Sapevo di piacerle e sapevo che quello che stavo per prometterle mi avrebbe compromesso. Ma dovevo farlo.
Amavo Giorgia.
E Giorgia… non sapevo se ricambiava il mio sentimento ma sicuramente provava qualcosa nei miei confronti. Per il momento mi sarei accontentato di esserle amico, il suo migliore amico. Le sarei sempre stato vicino e Giorgia avrebbe imparato ad amarmi.
- Ciao Elisa – le dissi sorridendo.
- Ciao Jack – il soprannome di Giorgia era ormai usato dalla maggior parte delle persone che mi conoscevano.
 
Mi avvicinai a lei e le spostai i capelli di lato, in modo da avere la sua completa attenzione.
- Sei molto carina, lo sai? – sapevo di piacerle, me lo aveva fatto sapere in diverse occasioni e in diversi modi. Ma il mio cuore era già occupato e Giorgia… beh, lei era molto meglio.
- Hai un ragazzo? –
- No – i suoi occhi si illuminarono di speranza. Odiavo deludere le persone in questo modo, ma il fine giustificava i mezzi. Almeno in questa occasione.
 
- Posso chiederti un favore? -
- Certo. Però tu dovrai fare qualcosa in cambio per me – sapevo cosa aveva in mente. Sapevo di non esserle indifferente e sapevo quale sarebbe stata le sua ricompensa.
Ma poco mi importava.
Annuì e le spiegai il mio piano. Avrei accompagnato Giorgia in giardino a prendere una boccata d’aria e lei doveva approfittare della nostra assenza per tenere impegnato Mauro. Avrebbe avuto una parte relativamente facile.
 
Doveva provarci con Mauro.
Doveva strusciarsi addosso a lui, tentarlo e vedere come avrebbe reagito. Doveva baciarlo con foga, in modo che lui cadesse nella nostra trappola.
- Se dovesse rifiutarti, ma non credo perché ho visto come ti guardava prima, non ti preoccupare. Avrai lo stesso la tua “ricompensa”. Solo… non riscuoterla oggi. Se tutto va come deve andare sarò occupato a consolare la mia Trottola -
 
La mia Trottola.
La mia Giorgia.
La mia ragione di vita.
Il mio amore.
 
Sei mesi prima
- Che piacere vederti, Giacomo! Ma come sei diventato alto… e bello! Dimmi, hai la ragazza? -
Risi e baciai le guancie della sig.ra Maria, la nonna di Giorgia. Ero venuto per un semplice motivo: perorare la mia causa. Durante i nostri anni insieme avevo imparato una cosa importantissima: Giorgia amava circondarsi di amici, ma le persone di cui si fidava erano veramente pochissime. Così poche che potevano essere contate sulle dita di una mano.
Alessandra.
Io.
Maria.
 
- Accomodati, Giacomo. Siediti pure, caro. Vuoi qualcosa da bere? O magari una fetta di torta? Serviti pure, caro. Non fare complimenti – Maria aveva la stessa forza della nipote. Era impossibile e impensabile dirle di no.
Quindi mi accomodai e mangiai una fetta della sua fantastica torta al cioccolato.
 
- A dir la sincera verità sono venuto per un altro motivo -
- Dimmi tutto, caro –
Mi passai una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. Aprì bocca, ma non riuscì a dire nulla. Ancora una volta mi ero bloccato, non ero riuscito a dire nulla.
Guardai il piatto e fissai intensamente una briciola, come a volerla muovere per telecinesi.
- La amo. Ma lei non si accorge della mia esistenza – sussurrai.
Maria allungò una mano e mi toccò il braccio.
 
Alzai lo sguardo. La nonna di Giorgia mi stava sorridendo, comprensiva.
Gentilmente, senza dire nulla, mi stava esortando a continuare a dire ad alta voce i miei sentimenti, a dar libero sfogo ai miei pensieri, alle miei emozioni, alle mie paure.
Mi stava aiutando a liberare il mio cuore.
La guardai intensamente. Nei suoi lineamenti potevo intravedere la mia Giorgia.
La forma degli occhi.
Il sorriso.
La stessa gentilezza.
 
Mi lascia completamente andare.
- Amo Giorgia. La amo da tantissimo tempo, dalla prima volta che l’ho vista -
- E allora perché non le dici tutto…? –
Sospirai.
Dirle tutto… facile a dirsi. Quante volte mi ero dato una scadenza? Quante volte avevo detto “ancora un altro giorno e poi le dico tutto”? Quante volte avevo iniziato a parlare per poi fermarmi e ritrovarmi senza coraggio?
 
Tutti i miei compagni di classe, e quindi di squadra, avevano iniziato a odiarmi.
Avevo raddoppiato gli allenamenti solo perché avevo troppe energie che dovevano essere incanalate. A questo dovevo aggiungere la frustrazione, la rabbia verso me stesso, le sessioni inutili di solitario e la disperazione che mi prendeva ogni volta che vedevo la mia Trottola sapendo di non poter correre da lei e baciarla come se non esistesse un domani.
 
Contemporaneamente dovevo fare i conti anche con la paura.
E se lei mi avesse rifiutato?
Se avessi rovinato tutto, perdendola una volta per tutte?
 
- Non preoccuparti Giacomo. Ci penserò io a mia nipote, caro. Ma anche tu non devi stare sugli allori. Conquista Giorgia, continua a comportati come hai sempre fatto. La nostra Briciola è pazza di te, solo che non se n’è ancora accorta. Devi solo dare tempo al tempo e… non ti preoccupare. Qualcosa mi dice che tra poco scoppierà la scintilla -
Le sorrisi.
 
Ce l’avrei fatta.
Io e Giorgia avremmo avuto il nostro lieto fine.
Eravamo stati una squadra.
Siamo migliori amici.
Saremmo stati una coppia.
 
Dovevo solo fare la mia mossa. Mi diedi un’ultima scadenza: la festa annuale organizzata dalla 5°A geometri. Dopo quel giorno mi sarei sparato tutte le mie cartucce.
A costo di rimanerci secco, l’avrei fatta mia.
 
La festa di Andrea
- Dio, donna! Perché questa gonna è così stretta? – dissi mordendole l’incavo del collo.
Tutti i buoni propositi della serata erano andati a puttane. Mi era bastato stare solo un attimo con lei che il desiderio e l’eccitazione si erano impadroniti di me.
 
Ed ora, appartati contro un albero, non riuscivo più a contenermi. Di quel passo l’avremmo fatto proprio su quell’albero. Sempre se quella gonna scivolasse lungo le sue gambe.
Oddio… le sue gambe.
Respirai più a fondo, ma non servì a nulla. Il suo profumo era ovunque e non faceva che aumentare la mia eccitazione.
 
La sentì gemere mentre l’accarezzavo più intimamente. Anche lei si era lasciata completamente andare iniziando a sbottonarmi la camicia e baciarmi.
Volevo che la nostra prima volta fosse indimenticabile. Le avrei promesso mari e monti, la luna e le stelle e le avrei detto le due paroline più importanti della mia vita.
Due parole.
Cinque lettere.
Le avrei dette e sarei stato suo per sempre.
 
Dovevo darmi un contegno. Quel giardino era certamente romantico e le stelle creavano una fantastica atmosfera… ma non era quello che avevo in mente.
 
Fortunatamente la cantante della band ruppe il momento magico annunciando che la torta stava per essere tagliata. Giorgia si allontanò da me, leggermente imbarazzata, e iniziò subito a sistemarsi la gonna. Io continuavo a guardarla sorridendo, riabbottonandomi la camicia. La mia Trottola mi riannodò la cravatta e io mi beai del suo tocco.
Era perfetta.
Perfetta in tutto.
Perfetta per me.
 
- Vado un momentino in bagno. Cerco di darmi una sistemata e poi torno subito da te. Salvami una fetta, ok? – mi diede un bacio, fin troppo breve per i miei gusti, e poi si avviò verso la toilette.
 
Mi avviai verso il buffet e presi due fette di torta al cioccolato. È un afrodisiaco, giusto?
Poi mi sedetti sulla panchina sotto il lampione, in attesa che l’amore della mia vita uscisse e venisse a farmi compagnia. Avremmo salutato Andrea e poi… dritti a casa.
Oddio… stava per succedere.
 
Ero talmente teso e sulle nuvole che non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me.
- Allora… ti piace la festa? - mi chiese Elisa.
- Cosa ci fai qui? – le domandai pieno di astio.
Cosa aveva in mente quella nana?
- Mi diverto… e mangio una fetta di torta. Posso? – prima che potessi dire o fare qualcosa prese un piatto e lo poggiò sulle ginocchia.
 
Presi un respiro profondo.
- Cosa ci fai qui, Elisa? -
- Sono venuta a riscuotere la mia ricompensa, tesoro –
Rabbrividì.
Voleva…. Davvero… ORA?
Mi alzai e la guardai male. Cercai di mettere un po’ di distanza tra noi, ma lei mi agguantò subito, portando una mia mano sulla sua coscia.
 
- Ti prego… un altro giorno, ma non ora -
Lei mi zittì posando l’indice sulle mie labbra. Non riuscivo a liberarmi di lei.
Avevo il fiatone e il cuore galoppava.
Pregai che Giorgia rimanesse un’altra ora in bagno.
Pregai che non uscisse.
Pregai che non mi vedesse.
Pregai che tutto finisse il più presto possibile.
 
- Ѐ ora il momento, tesoro. Ho aspettato per fin troppo tempo -
Detto questo mi baciò.
E io fui perduto.
 
***
 
Intorno a me il silenzio.
Dentro a me la disperazione.
 
Giorgia mi guardava con quegli occhi di bambina, espressivi e disarmanti.
Non sapevo cosa dire.
Non sapevo che fare.
 
Volevo che tutto ritornasse come prima.
Se non potevo essere il suo ragazzo volevo almeno ritornare ad essere il suo migliore amico. Ma ora anche quell’opzione, sempre data per scontata, mi sembrava al di fuori delle mie opportunità.
 
Avevo sparato tutte le mie cartucce.
Ma la mira era stata pessima e l’arma era rimbalzata contro di me.
- Ѐ tutto vero Jack? Dimmi che si sta inventando tutto… ti prego -
 
I suoi occhi azzurri erano pieni di lacrime, ma sapevo che non potevo permettermi di farla soffrire di nuovo. Dovevo iniziare a comportarmi da uomo, smetterla di fare il bambino.
Accettare le mie responsabilità.
 
La verità certamente me l’avrebbe portata via, ma non c’era nient’altro che potessi fare.
Con il tempo forse mi avrebbe perdonato.
Mi sarei fatto perdonare.
A ogni costo.
 
La guardai.
Occhi negli occhi.
- Sì. È tutto vero – sussurrai.
 
Si staccò da me.
Mi guardò, gli occhi pieni di tristezza e di rabbia.
Scappò.
Mi voltò le spalle e corse verso l’uscita.
 
Ma se credeva che l’avrei fatta scappare così… non mi conosceva bene.
Era la mia Giorgia.
La mia Trottola.
Eravamo una squadra.
 
Avevamo superato tante difficoltà.
E avremmo superato anche questa.
Le corsi dietro.
Non l’avrei lasciata andare via.
 

È sicuro là fuori? Non è che mi tirate addosso tonnellate di uova marce e cassette di pomodori? xD
Ok, lo so che adesso mi odierete. Credetemi, scrivere queste cose ha messo una tristezza assurda anche a me che sapevo già dal capitolo 3 di doverle scriverle… prima o poi.
Solo che… doveva andare così.
Come lo stesso Giacomo ha ammesso più volte, deve imparare a prendersi le sue responsabilità. Pensateci… quanto gli sarebbe costato mentire? Aveva appena fatto pace con Giorgia e sappiamo quanto la nostra Trottola dubiti della nana. Invece ha scelto la strada più lunga e tortuosa, anche se era la più difficile. Citando Piton, è un comportamento“ammirevole”.
Sta diventando un uomo.
Sta crescendo.
E lo apprezzo di più.
Quindi, ricapitolando… ci sono due piccioncini appartati chissà dove, un architetto sexy all’uscita dell’Istituto, una Trottola in fuga e qualcuno che la insegue.
Come si combineranno questi ingredienti? Lo scoprirete presto :)
Ringrazio di CUORE chi legge :) Non la smetterò mai di ringraziarvi per avermi dato fiducia :) Lo so che siete sempre occupatissime, ma se avete due secondini liberi, riuscite a lasciarmi una recensione? Ogni volta che leggo le vostre parole sono felicissima e sono troppo ingorda… xD Le voglio leggere ancora e ancora *^*
Un bacione  e tanto tanto tanto amore <3 <3
Vostra Robi

Ps: un super ringraziamento e un abbraccio alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo *^* E a chi, tramite facebook, mi ha fatto compagnia :D Davvero, siete fantastiche *^*

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


UN NUOVO MESSAGGIO

Capitolo 22

Ferita.
Arrabbiata.
Incazzata.
Triste.
Depressa.
Sull’orlo di una crisi di nervi.

Giorgia avrebbe potuto usare una quantità infinita di aggettivi per descrivere il suo stato d’animo. Tuttavia non ne trovava uno che calzasse alla perfezione. E poi… preferiva non pensarci. Preferiva fingere che non fosse successo nulla, che Mauro l’avesse tradita perché la carne è debole ed Elisa è una troia, non perché Jack aveva chiesto alla nana di fargli un favore.

Anche se…
Se Mauro il verme avesse tenuto veramente a lei si sarebbe tirato indietro e non ne avrebbe approfittato. Se avesse tenuto veramente a lei non si sarebbe comportato in quel modo.
Da un certo punto di vista Jack, protettivo come sempre, le aveva fatto un favore. Sapendo che non gli avrebbe mai creduto senza prove, l’aveva messa di fronte a un fatto compiuto.
Il resto era storia

Tuttavia questa non era una di quelle occasioni dove “il fine giustifica i mezzi”.
Aveva giocato con i suoi sentimenti e quello sarebbe stato difficile da perdonare.

Tutta la situazione era… surreale.
Jack che chiedeva a Elisa di farsi Mauro e in cambio lui si sarebbe concesso a lei, come un agnello sacrificale? Oddio… e perché la nana aveva aspettato ben quattro anni prima di ricevere la sua ricompensa? Certamente questo doveva aver a che fare con lei, con Giorgia.
Forse Elisa era sempre stata gelosa di lei, del suo rapporto con Jack.
Forse Elisa aveva sempre amato Jack ma sapeva che lui non si sarebbe mai e poi mai schierato contro la sua Trottola. Aveva quindi preferito rimanere nell’ombra, rimanere in trincea, per poi fare la sua mossa quando Giorgia sarebbe più vulnerabile.
Alla festa di Andrea.

E adesso Giorgia stava correndo.
Correndo verso l’uscita.
Correndo verso Gian.

Si fermò per riprendere fiato giusto vicino alla porta.
Non voleva che l’architetto sexy la vedesse di nuovo in quelle condizioni.
Piangente, in lacrime e con gli occhi da cucciolo rossi e gonfi come due palline da tennis.
No, Gian decisamente non si meritava tutto ciò.

Appoggiò la schiena al muro e fece due respiri profondi.
Sarebbe andato tutto bene.
Respiro.
Gian l’amava e avrebbe cancellato ogni traccia di sofferenza dentro di lei.
Respiro.
Si sarebbe calmata e poi gli avrebbe detto tutto. Avrebbero affrontato tutto insieme.
Erano una coppia, una coppia solida, anche se insieme da pochissimo tempo.
Ce l’avrebbero fatta.

Si concesse altri due secondi per osservarlo dal vetro della porta.
Era uscito dalla Giulietta e stava parlando al cellulare con qualcuno. Sorrideva e scuoteva la testa quindi doveva trattarsi di Ivan. Il biondo aveva pensato bene di organizzare un fantastico addio al celibato con tanto di spogliarelliste che uscivano dalla torta, ma nessuno dei suoi amici sembrava incline ad assecondarlo nella sua pazza idea.
Giorgia lo guardò passarsi una mano tra i capelli e poi appoggiarne il palmo sulla fronte.

Senza pensarci due volte uscì e si buttò tra le sue braccia, accoccolandosi contro il suo petto e inspirando il suo profumo. Lui la baciò e l’abbracciò con il braccio libero. Le accarezzò ritmicamente la schiena, passando le mani tra i capelli mentre cercava di porre fine alla telefonata di Ivan.
- Ivan, pensi che Alice gradirebbe trovare delle spogliarelliste in quello che è, e sarà negli anni futuri, il vostro nido d’amore?... Lo so che è una ragazza golosa, ma non credo che scoppierà di gioia quando saprà da dove viene quella fetta di torta!! Se vuoi possiamo fare un viaggetto da qualche parte, NO IVAN! NON ANDREMO A LAS VEGAS! Dai, ci penseremo su e poi ci consulteremo. Adesso scusami, devo chiudere. Sì, te la saluto. Sisisi… ciao -

Gianluca si tolse gli occhiali e guardò la ragazza dritto negli occhi.
- Ivan ti saluta -
- Ivan è pazzo! – disse ridendo.
Gianluca annuì.
- Anche io sarei pazzo se non facessi questo -

Portò una sua mano sulla nuca, mentre con l’altra continuava ad accarezzarle i capelli. Le baciò la punta del naso e poi, lentamente, scese verso le sue labbra.
La baciò delicatamente, stringendola a sé, premendo sulla nuca e facendola inarcare leggermente. La esplorò a fondo, stringendola di più, mordendole labbro inferiore prima di lasciarla andare.
- Cosa c’è che non va, piccola? - le sussurrò sulle labbra.
Giorgia si strinse tra le spalle. – Niente… va tutto bene –
L’architetto sexy portò due dita sotto il suo mento e continuò ad accarezzarle i capelli.
- So che hai appena pianto… Ho sentito il sapore salato delle tue lacrime quando ti ho baciato. Non mi vuoi dire cosa c’è che non va? Risolveremo sempre tutto insieme, lo sai -
Giorgia gli baciò il mento e poi scese lungo il collo, accarezzandogli i fianchi sopra la maglietta.

Perdeva sempre il controllo di sé quando era vicino a lui.
In quel momento non voleva fare niente. Solo abbracciarlo. Baciarlo. Stargli appiccata.
Possibilmente fare l’amore.
Sentirsi completa.

Scosse la testa mentre continuava a baciarlo.
- Andiamo a casa, Gian – mormorò contro il suo petto.
Mano nella mano girarono attorno alla macchina e l’architetto sexy, gentile e affascinante come sempre, le aprì la portiera.

- GIORGIA! NON ANDARE! –
Jack era uscito dall’Istituto. Piegato in due, le mani sulle ginocchia e il respiro affannoso, guardava fisso verso di loro. Non potè subito attraversare, improvvisamente la strada divenne molto trafficata, ma l’intenzione era chiaramente quella.

- Se ti dico di salire in macchina e restarci non lo farai, vero? -
Guardandolo, Giorgia scosse la testa.
Si stava passando una mano tra i capelli, fissando Jack come se volesse incenerirlo con lo sguardo. I lineamenti duri, le labbra tirate in una linea sottile, strinse i capelli tra le dita, come se stesse cercando di calmarsi senza sbottare e insultare Giacomo tirandogli addosso le chiavi della macchina o una scarpa.
O magari entrambe.
Strinse la mano di Giorgia e le baciò la guancia.
- Stai dietro di me, piccola. Ok? -
- Ma è Giacomo… non mi farebbe mai del male –
- Hai già sofferto fin troppo per i miei gusti, piccola – disse guardandola duramente, ma sempre tenendole la mano.

Giorgia non disse nulla.
Sapeva che Gianluca aveva ragione, ma non voleva mettere fine al rapporto con Jack.
Tuttavia era pronta a fare la sua scelta. Odiava ammetterlo ma Gianluca in soli pochissimi mesi aveva saputo darle molto. Adesso non era più una ragazza, ma una donna e questo era merito esclusivamente dell’architetto sexy.
E se le avessero domandato da chi andare, lei non avrebbe avuto esitazioni.

Non era nei suoi piani troncare un rapporto, ma…
Ma Jack doveva imparare a rispettare le sue scelte, come faceva Gianluca. Non era più la bambina indifesa che andava con lui al parchetto; la sorellina che vedeva in lei ormai era cresciuta e sapeva badare a se stessa.

Giacomo attraversò la strada, tenendo le mano alzate, come segno di pace e resa. Ma questo non era sufficiente. Non bastavano cinque minuti di pentimento per cancellare tutto il dolore che Gianluca aveva visto sul volto della sua piccola. Sia adesso, che nei mesi passati ma soprattutto quel sabato quando si era catapultato da lei.
Giorgia non meritava nulla di tutto ciò.
- Che intenzioni hai, moccioso? Sei venuto qui per portarmela via? – domandò con astio.
- Sono venuto per chiedervi scusa, per chiederle scusa –
- Bene, ok. Ce l’hai fatta. Ci hai chiesto scusa e, credimi, l’apprezzo molto. Ma adesso credo tu debba rientrare. Io e Giorgia stavamo per andare via, quindi… -
Giacomo si avvicinò di più a loro. Decisamente non aveva intenzione di rientrare in Istituto, di issare la Coppa del Vincitore del torneo di calcetto e venire acclamato da tutte le sue fan e premiato da Don Francesco, lo zio di Andrea, venuto appositamente per benedire le vacanze e pregare per la promozione dell’intero corpo studentesco.

Decisamente non erano queste le sue intenzioni.
Gianluca si mise in mezzo, spingendo Giorgia dietro di sé, fronteggiando Giacomo a muso aperto. Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma… era da tantissimo tempo che voleva farlo.
- Fammi chiarire con Giorgia e poi me ne andrò, ok? Contento? – evidentemente anche il moccioso non era così contento di vederlo.
Gianluca abbandonò la mano di Giorgia e si avvicinò maggiormente a Jack.
- Ci parlerai un altro giorno. Oggi la mia piccola ha sofferto troppo a causa tua, moccioso. Sei solo uno sbarbatello che non sa fare altro che usare gli altri per il proprio tornaconto. Ferire e usare… ma se credi che te lo lascerò fare, se credi che lascerò soffrire la mia ragione di vita perché sei uno stronzo egoista… Beh… hai sbagliato i tuoi calcoli, bello! -

Un ghigno beffardo comparve sul volto di Jack. Si sporse a destra, per vedere meglio Giorgia, per avere un contatto visivo diretto, senza intermediari.
- Da quando in qua ti fai comandare, Trottola? Da quando fai decidere agli altri per te? -
- Giorgia sa che io voglio solo il suo bene. Giorgia sa che io la amo davvero – sibilò Gian. Il resto della frase, il sottointeso “non come te!”, aleggiava nell’aria come un fantasma fin troppo visibile.
Jack rise amaramente.
- Beh, grande saggio uomo anziano, a me sembra che tu la voglia solo comandare a bacchetta. Cos’è, non riesci più a trovare una donna della tua veneranda età e allora riversi tutta la tua repressa attenzione sessuale alla prima ragazzina sprovveduta che ti capita sotto mano? E ti giudichi un uomo? Ma dai…! Per me sei solo un pagliaccio che deve ricorrere al viagra e non sa soddisfare una donna! -

“Oh, no… Tutto ma non questo, Jack!” Giorgia sgranò gli occhi, portandosi una mano sulla bocca. Vide le mani di Gianluca stringersi a pugno e lo guardò, come al rallentatore, mentre stringeva il colletto della maglietta di Jack e lo scaraventava contro il muro, facendolo rimanere intrappolato con il suo corpo.

Contro il muro, Jack non riusciva a muoversi. Entrambe le mani su quelle di Gianluca, ma lui continuava a tenere il colletto stretto.
Sangue freddo e occhi furenti.
Giorgia non aveva mai visto Gianluca così incazzato.
Sembrava volergli fare davvero del male.

L’architetto sexy era più alto e più muscoloso e sembrava davvero intenzionato a utilizzare tutta la sua forza pur di rivendicare l’onore della sua ragazza. Spostò una mano dal collo al muro, aperta, vicina alla guancia e all’orecchio del moccioso che aveva odiato da quando l’aveva visto per la prima volta in foto.
- Rimangiati quello che hai detto e soprattutto chiedile scusa, coglione – sibilò.
- No –
- Non mi interessa se mi odi o se ti sto sul cazzo. Credimi… credo che la nostra vita, mia e di Giorgia, sarebbe nettamente migliore senza di te. Ma non sarei migliore di te se adesso ti cambiassi i connotati… quindi. Lasciaci in pace. Lasciala in pace. Quando Giorgia avrà voglia di parlare con te, sarà lei a contattarti. Capito? –
Gianluca lo strattonò leggermente, poi abbassò le mani e si girò per tornare verso Giorgia e andare a casa per perdersi in lei.

Ma Giacomo non sembrava pensarla come lui.
Lasciò trascorrere cinque secondi e poi si avventò su di lui, gli prese un braccio e lo obbligò a girarsi.
- LEI NON Ѐ TUA! È MIA! -

Giacomo gli mollò un pugno, ma Gianluca riuscì a scansarsi così da essere solo sfiorato. Venne comunque buttato a terra mentre nell’aria si sentiva l’urlo straziante di Giorgia.
La ragazza si avvicinò, ma uno sguardo di Gianluca le intimò di restare al suo posto. Anche se a terra, anche se era appena stato colpito, il suo sguardo emanava tranquillità e sicurezza. Con gli occhi le comunicò che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Ma ormai era risaputo: Giorgia raramente faceva quello che le veniva detto.
- Jack, ti prego. Lasciaci andare a casa, poi ti chiamerò e ci vedremo. Pranzeremo e parleremo come sempre… ma ora lasciaci andare via, ti prego. Ti voglio bene, ma non puoi trattarmi così… -
- NO! – Jack prese Gianluca per il colletto e lo rimise in piedi. – Tu verrai via con me. Non voglio perderti, Trottola –

Poi tutto successe molto in fretta.
Alessandra e Michele, che felicemente uscivano abbracciati dall’Istituto, videro la piccola rissa che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. Michele, forse per farsi bello agli occhi di Ale oppure perché soffriva della sindrome della crocerossina, si lanciò verso di loro e imprigionò le braccia di Giacomo tra le proprie permettendo all’architetto di rialzarsi.
Ma, decisamente, sottovalutò la forza e la determinazione di Jack visto che questo si girò facilmente nella sua presa e lo stese con un gancio allo zigomo destro.

Alessandra corse verso di loro, inginocchiandosi vicino a Michele.
- Oh, no! Mik, tesoro!! Tutto bene? – dalla borsa estrasse una bottiglietta d’acqua e un fazzolettino e iniziò a occuparsi del suo uomo.

Giorgia non sapeva proprio cosa fare. Di una cosa era certa: non poteva andare in Istituto e chiedere a qualcuno dei professori di uscire e aiutarla a rimettere a posto la situazione. Erano già stati fortunati che nessuno, affacciandosi per caso a una finestra, avesse dato l’allarme.
Però doveva fare qualcosa.
Gian era il suo ragazzo.
Jack il suo migliore amico.
Di certo non pretendeva che andassero d’amore e d’accordo, ma non dovevano neanche cercare di farsi fuori a vicenda.

Corse verso di loro e prese la mano di Gianluca: in quel momento era lui ad avere la meglio. Giacomo era steso a terra, una mano sulle costole e l’altra piantata sull’asfalto. Pieno di graffi, sembrava però deciso a continuare la battaglia.
Giorgia prese un respiro profondo e lo guardò duramente.
Mentre Giacomo si rialzava, iniziò a parlare.
- Adesso piantatela. Entrambi. So che mi volete bene, so che mi amate, ma non dovete sfidarvi a duello per il mio cuore, come se fossimo nel Medioevo. Giacomo, devi accettare che io per te non proverò mai niente di più che un semplice sentimento d’amicizia. Ti voglio bene e ti ho già perdonato per quello che è successo quattro anni fa e per tutto il trascorso con la nana. Ma avresti dovuto fidarti di me, fidarti delle mie scelte -

Si girò verso Gian e sorrise.
- Ma anche io sono dalla parte del torto. Anche io mi devo scusare con te – prese un respiro profondo, come se dovesse togliersi un macigno dal cuore. – Lui è Gianluca. Sicuramente neanche ti interessa il suo nome e speri che si tolga il più velocemente possibile dalla mia vita in modo da occupare il posto che ti spetta… ma è proprio qua che ti sbagli. Io amo Gianluca e credo che nulla possa cambiare i miei sentimenti per lui, così come nessuno potrà mai separarmi dal mio fratellone acquisito. Cioè da te.
Ci siamo conosciuti per caso ancora prima della festa fluo… Mi ha mandato una mail confondendo il mio indirizzo con quello del suo collega di lavoro. E sì: abbiamo continuato a sentirci, anche nel breve periodo della nostra storia. Prima che venisse a prendermi alla festa di Andrea c’eravamo visti solo una volta. E non avevamo fatto NIENTE. Perché io ero convinta di provare qualcosa per te… ma non è così. E mi dispiace davvero tanto per averti illuso –

Giorgia mollò la mano di Gianluca e fece un passo in avanti, verso Jack.
- Sei il mio migliore amico, lo sei sempre stato e desidero che tu lo sia per sempre. Nell’ultimo periodo ho sofferto molto perché volevo averti vicino per dirti tutto quello che mi stava accadendo. Perché ho trovato qualcuno che riesce a completarmi. Ho trovato una voce che si armonizza alla mia, una voce con cui cantare. Lo amo davvero, Giacomo e spero che con il tempo tu possa imparare ad apprezzarlo. Magari spupazzarlo un po’ quando litigheremo e verrò a piangere da te… ma niente di più .Niente risse, niente botte, niente litigi e niente parole pesanti. Saremo ancora una squadra… lo siamo sempre stati -

Giacomo abbassò lo sguardo e si portò una mano alla fronte.
- Mi vuoi ancora bene? – sussurrò.
Giorgia lo abbracciò.
- Ti vorrò sempre bene. E sarai per sempre nel mio cuore. Ma adesso c’è anche lui… cioè, come fai a rifiutare un tipo del genere? -
Jack rise e scosse la testa.
- Lo so cara… è molto affascinante – disse in falsetto.

Le scoccò un bacio sulla guancia e poi la lasciò andare.
Verso Gianluca. Lui la prese per mano e poi le diede un bacio sulle labbra.
Rivendicazione del territorio?
Istinto primordiale?
Prima che salissero in macchina, Jack richiamò la loro attenzione.
- Ehi! Prenditi cura di lei…! Altrimenti dovrai vedertela con me! -
- Ѐ quello che intendo fare –
- Comunque non mi piaci, vecchio –
- Nemmeno tu, amico –

La giulietta sgommò via, lasciandolo solo.
Improvvisamente si ricordò della presenza del povero Michele e di Alessandra, che in disparte, si guardavano negli occhi senza dirsi nulla.

Jack scosse la testa e rientrò in Istituto, dirigendosi verso il bagno. Doveva sistemare le sue ferite prima di farsi vedere dal grande pubblico.
Il grande Giacomo Jack Zanni le aveva prese.
E di santa ragione.
Ma era da tanto tempo che non si sentiva così… bene.
In pace con se stesso.

Le superiori erano finite.
Aveva vinto la Coppa del Torneo.
Si sarebbe iscritto all’università.
Era diventato un uomo.
Aveva fatto pace con la sua Trottola.
Aveva trovato un uomo che avrebbe combattuto per lei. E, anche se quell’uomo non era lui, era tremendamente felice.

Era entrato al Leonardo ragazzino e ne sarebbe uscito da uomo.

Forse è questo il vero significato della parola “maturità”.
Non uno stupido pezzo di carta, ma la capacità di prendere delle scelte che, anche se non ci sembrano le migliori perché si possono ripercuotere su di noi, rendono felici gli altri.
Non metterci al primo posto nella lista delle priorità.
Sognare in grande, perché nessun sognatore è troppo piccolo, ma sapendo distinguere tra la realtà e l’immaginazione.

E Jack…
Beh… in quel momento non c’era nessuno più maturo di lui.


Sembrerà strano ma l’ultimo pezzo è venuto così, a getto, come se fossi posseduta dal suo spirito. Perché Jack non ha fatto tutti questi sbagli perché è una persona cattiva, ma perché cercava di proteggere Giorgia in tutti i modi possibili. E, alla fine, questo gli viene riconosciuto, così come la sua “maturazione”.
Come si è potuto ben capire… il prossimo capitolo è l’epilogo :’)
Quindi… asciugatevi le lacrime e consolate Jack… in questo momento ha solo bisogno di voi ;)
A questo punto una domanda è d’obbligo: cosa farà la Bertu dopo aver terminato UNM? Allora… mandatemi pure a quel paese perché non mi sopportate più, ma ho preparato un piano :P
Cosa pubblicherò? Al primo posto c’è la mia nuova originale long: “Il Grande Gigante Innamorato” nella quale vedremo ancora Giorgi e Gian, ma non nelle vesti di protagonisti.
Chissà di chi parlerà? Mmmm… provate a indovinare :P
Contemporaneamente vorrei provare a sbarcare nel fandom dei One Direction con la ff “Una pinta di inchiostro irlandese”. Le pubblicazioni partiranno la prima settimana di marzo, o giù di lì. Il protagonista si capisce già dal titolo. Spero di avervi incuriosito :)
Precisazione: nonostante ascolti le loro canzoni, non mi reputo una directioner e la ff sarà un AU. Vorrei soltanto mettermi alla prova con un fandom che non è puramente il mio per vedere cosa ne esce.
Per rimanere aggiornate sotto ogni punto di vista friend me on fb (Bertu efp) oppure mandatemi un messaggio:)
Ci sentiamo tra due settimane per l’epilogo :)
Ah, un'ultima cosa.... scusate per l'editor e la mancanza di colori :( Scusami soprattutto tu Anerol per il banner, ma non mi va di litigare al pc così presto la mattina xD Quando avrò un attimo di tempo sistemerò tutto :D
Vi mando un bacione <3
Robi

Ps: Jack vi ringrazia per le recensioni lasciate al suo pov dello scorso capitolo :) Credetemi: io e lui le abbiamo assaporate una a una e ci hanno reso molto felici :D Grazie per averci dedicato parte del vostro tempo che, come ben so, non è mai abbastanza per fare quello che si ha in mente. Grazie, dal profondo del mio <3

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Epilogo ***



UN NUOVO MESSAGGIO

Epilogo

 

- Cioè… spiegami perché non ci arrivo. In questo momento tu sei qui con noi e la tua ragazza sta aiutando quella testa di cazzo nell’ultimo ripasso pre orale? Architetto…! Ma ti sei rincoglionito? È a te che deve dare una ripassata, non a lui! -
Ivan sbatte con forza la mano sul tavolo, come per rafforzare il concetto. Lo faceva spesso, quindi nessuno si spaventò più di tanto. Lo faceva ogni volta che diceva qualcosa di intelligente… e quindi sempre (secondo i suoi standard).

Gianluca lo guardò scuotendo la testa mentre ascoltava l’amico continuare a blaterare riguardo “la regola dell’amico”.
- Dai, Ivan… lascialo in pace. Non vedi che è abbastanza turbato senza i tuoi continui a mettere il dito nella piaga? -
- Ascolta Matteo… tu sarai anche il Gigante Buono, ma purtroppo non sei neancora il Grande Gigante Innamorato, quindi tra tutti quelli che ci sono al tavolo in questo momento… credo di essere io il più adatto a consigliare il nostro Tinti sulle faccende d’amore. E io ti dico… prendi le tue cose e corri da lei! Minimo le ha già tolto le mutande e stanno facendo chissà che cosa… -

Gian respirò profondamente, reprimendo l’impulso di dare un pugno all’amico. Negli anni la tecnica era stata notevolmente migliorata e ormai gli bastava contare fino a dieci.
Gli sorrise accondiscendente e guardò lo schermo del cellulare sorridendo nel vedere il sorriso di Giorgia. Ancora non riusciva a credere che una ragazza così potesse aver scelto lui.
Aveva saputo aspettare, aspettare così tanto tempo da sembrare un’eternità, eppure alla fine era stato ricompensato. E avrebbe aspettato ancora per un centinaio di anni se questo avrebbe significato avere Giorgia in ricompensa.

Perché Giorgia non era una ragazza qualunque.
Era la panacea a tutti i mali.
La risposta a tutti i suoi desideri.
Il primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera.

Non avrebbe mai potuto immaginare che l’amore fosse così… così indescrivibile.
Altro che farfalle nello stomaco, gambe molli e pensieri senza senso.

Ma si trattava soprattutto di fiducia.
Si fidava di Giorgia.
Ciecamente.
E quando la sua piccola gli aveva chiesto se poteva aiutare Giacomo per l’orale della maturità… semplicemente non aveva saputo risponderle negativamente.
Si fidava di lei e, alle tante, aveva capito quanto era importante Giacomo.
Dopo la piccola rissa davanti alla scuola erano andati a casa dell’architetto e avevano parlato, prima abbracciati sul divano e poi sul letto.

Lui l’aveva stretta a sé e aveva fermato i suoi intrepidi tentativi di sbottonagli la camicia… e slacciargli la cintura. Non era il tipo di ragazzo che risolveva ogni situazione scopando e Giorgia lo sapeva bene. Si era infilata la maglietta del PoliMi e avevano parlato… di tutto.
Del matrimonio di Ivan e del suo desiderio di andare a Las Vegas e di essere circondato da spogliarelliste.
Di come Matteo sembrasse tenere alla larga l’amore.
Di quello che aveva detto Elisa.
Del coraggio che aveva mostrato Jack.
- Ѐ stato il mio appoggio, il mio punto di riferimento per tantissimo tempo. E non posso abbandonarlo perché è… perché è parte della mia vita -

Poi gli aveva baciato il collo, risalendo piano piano fino alle sue labbra.
- Ma ora… ora ci sei tu. My sun and stars -
- And you are the moon of my life -

Si sentiva una ragazzino innamorato quando era con lei.
Cercava sempre di far colpo, citandole le sue storie d’amore preferite.
Romeo e Giulietta.
Drogo e Daenerys.
E avrebbe continuato così per il resto della sua vita.

Ritornò al presente sentendo un altro pugno di Ivan.
- Matteo! Tu non capisci… dobbiamo andare a Las Vegas! -
- Assolutamente no. Ma chi ti ha messo in testa l’idea delle spogliarelliste e della torta? –
- Luca! –
Sentendosi preso in causa, il povero cerbiatto tenebroso sgranò gli occhi e tossì.
Gli era andata di traverso la birra.
Ancora.

- Io non ti ho detto nulla di tutto ciò! Stavamo parlando del viaggio di nozze e io ho detto che potevate andare negli Stati Uniti! Mi spieghi come tutto questo possa essere collegato a delle spogliarelliste? -
- Semplice. Stati Uniti. Las Vegas. Casinò. Spogliarelliste –
- Io proprio non capisco come faccia Alice ad amarti –
- Ho le mie qualità nascoste, bello! –

La situazione stava degenerando, ma il cellulare di Gian vibrò.
Adesso sono solo tua, amore
<3

L’architetto sexy si scusò con gli amici.
Ma aveva un appuntamento più importante.
Giorgia.

Ivan gli sorrise, un sorriso aperto, che non vedeva dai tempi del karaoke.
In fondo non era da buttare, come amico.
- Fa vedere cosa significa essere uomini, vecchio! Vai e colpisci per tutti quelli che passeranno la serata, e la notte, la settima, il mese e tutta la loro vita in bianco -
Non era da buttare… le ultime parole famose.

***

- Ti posto a casa io, Trottola. Non ti preoccupare -
Giorgia stava riordinando le sue cose in attesa che Gian le facesse uno squillo, segnale che era arrivato sotto casa di Giacomo.
- No, Jack. Non preoccuparti. Ho già chiamato Gian, dovrebbe essere qui a momenti -
- Ti tratta bene, l’architetto –
Giorgia arrossì.
Non c’era bisogno di rispondere. Quando era con l’architetto sexy si sentiva una principessa.

Il cellulare squillò.
A Thousend Years.
La loro canzone.

- Mi raccomando per domani. Testa alta… -
- …e cazzo dritto. Lo so, Trottola. Ti posso chiamare quando è finito tutto? –
Giorgia annuì e lo abbracciò.

Scese in fretta le scale e letteralmente si buttò tra le braccia di Gianluca.
- Mi sei mancata tantissimo, piccola – le sussurrò prima di baciarla.
Si baciarono come se non si vedessero da anni invece che da poche ore, si baciarono come se ne andasse della loro vita.
Perché, a ben vedere, non si stavano scambiando solo un semplice bacio.

Amore.
Fiducia.
Felicità.
Speranza.
Parole inespresse.
Desideri pronti per essere realizzati.
Canzoni scritte per essere cantante insieme.
Anime che aspettavano di diventare una cosa sola.
Sogni che contenevano la parola “insieme”. Così come il loro futuro.

A casa si gettarono sul letto, togliendosi, anzi strappandosi, i vestiti con frenesia, ma per poi trovare un altro ritmo e assaporare il momento con più calma.
Giorgia sospirò e lo baciò stringendogli i capelli e respirando il suo profumo.

- Ti amo come Romeo ama Giulietta –
- Ti amo come Bellatrix ama Tu Sai Chi –
- Ti amo come Peeta ama Katniss –
- Ti amo come Lea ama Cory –
- Ti amo come Lord Darcy ama Elisabeth Bennet –
- Ti amo come Hermione ama Ron -
- Ti amo come Damon ama Elena -
- Ti amo come Jane ama Thor -
- Ti amo come Drogo ama Daenerys –
- Ti amo come Amy ama Sheldon –

Unirono i respiri.
Unirono i gemiti.
Unirono i cuori.
Unirono le anime.

Giorgia gli scosto una ciocca dal viso.
- Ti amo -
Lui le baciò un dito.
- Ti amo anche io... e ti amerò per sempre -
- Per sempre? –
- Per sempre –

Per sempre.

 

L'angolo della Bertu :D

Grazie :)
Davvero, grazie di cuore <3
Perché, anche se cerco di convincermi dell’incontrario, questa storia non è un lavoro in solitaria.
Grazie alla mia beta <3 ti adoro e adoro le nostre telefonate *^* Seriamente, non so davvero come avrei fatto senza di te. Lo dico qui, al mondo intero, sono davvero felice di avere incontrato la mia seconda mamma :’)
Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite
Grazie a chi l’ha inserita tra le ricordate
Grazie chi l’ha inserita tra le preferite <3
Grazie a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti <3 *^*
Grazie a chi ha recensito, anche solo una volta :)
Grazie al glee cast che canta ogni volta che scrivo :)
Grazie ad Anerol per il bellissimo banner :)
Grazie a UNM per avermi fatto conoscere tante care ragazze *^* come Lorena, Silvia, Elisa e la mia sis, Ilaria :D
E grazie a tutte voi per avermi seguito fino a qui :D
Vi ricordo il mio account fb (Bertu efp) dove pubblicherò gli aggiornamenti delle mie prossime storie :) : “Il Grande Gigante Innamorato” che avrà per protagonista il nostro Matteo e “Una pinta di inchiostro irlandese”, che mi farà sbarcare, un po’ per sfida un po’ per gioco, nel fandom dei One Direction. Quindi, qualsiasi cosa vogliate dirmi, o se volete farmi critiche, darmi consigli o qualcos’altro…
Vi ringrazio ancora per tutta la pazienza e l’incoraggiamento.
E già che ci siamo vi posto anche la trama del GGI, che verrà pubblicato a partire tra due settimane, sempre di mercoledì :D

I Giganti come Matteo possono affrontare di tutto.
Abituato a continue sfide, sia sul lavoro che con i suoi amici (Luca, un cerbiatto tenebroso vittima di molestie, Gian, un architetto sexy innamorato, e Ivan, un Peter Pan che sta per sposarsi), non si arrende quando viene nominato tutore della piccola Francesca.
Cosa succederà se tutti gli amici di Matteo si coalizzassero per trovargli l’anima gemella, in realtà più vicina di quanto possano immaginare?
Matteo è pronto a diventare il Grande Gigante Innamorato?
E a innamorarsi di qualcuno molto più basso di lui?
Abituato ad avere ogni situazione sotto controllo, il Gigante capisce che non tutto può essere previsto e l’amore segue regole tutte sue.
Perché, come dice Ivano: “L’amore non è questione di testa, ma di pancia. Anche se io ho solo addominali scolpiti…”.

Spero di avervi incuriosito e di trovarvi numerose :D
<3
Con un amore immenso.
Robi

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1983646