Really, I'm (Not) Okay.

di Ovis_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to the hell. ***
Capitolo 2: *** 2. Thank you, Gee, for everythig you have done today. You are a Friend. ***
Capitolo 3: *** Let's start hypocrisy. ***
Capitolo 4: *** Happy B-Day, Pansy! ***



Capitolo 1
*** Welcome to the hell. ***


1. Welcome to the hell.

La sveglia suonò alle sette e come al solito, con il suo suono assordate, mi fece rincoglionire già di prima mattina. Con tutta la forza che avevo raccolto in quei dieci secondi, schiacciai il bottone per spegnerla, evitando di farmi venire un’emicrania.

Fanculo. Che bel modo di iniziare la giornata. Aprii gli occhi ancora mezzo assonnato e come ogni mattina contai  fino a dieci prima di alzarmi dal letto e di spaccare quella fottutissima sveglia.  Sospirai e iniziai a contare mentre scrutavo la mia stanza. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci. Mi alzai di scatto e andai in bagno per lavarmi la faccia. Mi guardai allo specchio, cavolo, avevo un aspetto così orribile! Aprii l’acqua gelida e me la buttai tutta di colpo sulla faccia. Adoravo quella sensazione di freddo, mi calmava e riuscivo a stendere i nervi. Dopo essermi asciugato la faccia scesi le scale e andai in cucina, come al solito non c’era nessuno. Aprii il frigo e vi trovai un piatto di pancakes, lo presi e mi voltai per prendere anche la bottiglia di sciroppo d’acero, ma notai che mia madre aveva lasciato un bigliettino attaccato sopra di essa. Lo staccai e lo lessi.

“Buon giorno tesoro. Oggi è il tuo primo giorno nella nuova scuola, perciò non fare troppo tardi. L’autobus passa alle 7.45, non perderlo mi raccomando. La divisa l’ho già stirata io sta mattina quindi devi solo infilarla (la trovi fuori dal tuo armadio). Buona fortuna e mi raccomando, non conquistare troppe ragazze, capito? Baci Mamma.

P.S. Sono sicura che ti farai moltissimi amici, ricorda, devi essere solo te stesso. In bocca al lupo.”


Sorrisi, moltissimi amici eh? Chi mai vorrebbe essere amico di un ragazzo punk e asociale come me, specialmente in una scuola piena di figli di papà? Sarebbe stato come nella vecchia scuola, dove tutti mi ignoravano e non si accorgevano nemmeno della mia esistenza. Anche se, a dirla tutta, preferivo essere ignorato che circondato da persone ipocrite. Guardai l’orologio, segnava le sette e un quarto, potevo prendermela con calma.

Mentre mangiavo mi ricordai che era già metà Ottobre, tra pochi giorni sarebbe stato il mio compleanno! Aspettate, metà Ottobre... Cacchio! Mio padre mi doveva ancora inviare l’assegno per gli alimenti! Come al solito era in ritardo e mia madre era costretta a sfacchinare e a fare due lavori ogni giorno. Che vita di merda. Per lo più ora lei lavorava ancora di più per supportare le spese della nuova scuola, per farmi avere una formazione brillante. Ma chi cazzo voleva prendere in giro? Io, che a scuola avevo tutte F? Ma per piacere! Con i soldi che ha investito per quella scuola poteva benissimo comprarsi delle cose per lei, invece di spenderli per me. Mi alzai dal tavolo e misi il piatto nel lavandino, lasciando perdere i mie pensieri. Andai in camera mia e accesi lo stereo mettendo la musica al massimo. Cavolo, quanto adoravo far spaventare i vicini a suon di Rock! Iniziai a canticchiare le note della canzone, avevo una bella voce. Magari in futuro avrei potuto cantare o fare la seconda voce in una band molto famosa. Andai in bagno, buttai i boxer e la maglietta sul pavimento e mi infilai sotto la doccia.

Restai lì per una decina di minuti, quando mi accorsi che erano già le sette e mezza. Chiusi l’acqua e con molta fretta iniziai a vestirmi. La divisa era composta da una camicia bianca, con sopra una giacca blu scuro con il simbolo della scuola, che riprendeva i colori della cravatta a strisce rosse e blu, sotto, per  completare l’orrendo quadro, dei pantaloni da vecchio, grigi, con delle scarpe (sempre da vecchio) di pelle nera. Dio che schifo. Infilai il tutto con cura e mi guardai allo specchio. Sgranai gli occhi, quello non ero io! Cioè, sì che ero io, ma se non fosse stato per i dilatatori alle orecchie e il taglio asimmetrico, nessuno mi avrebbe riconosciuto conciato in quel modo! Mi passai una mano tra i capelli e sospirai, facevo veramente schifo. Prima di uscire mi guardai di nuovo allo specchio, presi la matita nera e ne misi un’enorme quantità nella lima interna degli occhi. Presi la borsa e uscii. Appena chiusi la porta e mi voltai, vidi l’autobus bianco con lo stemma della mia nuova scuola sfrecciarmi davanti.

E no cazzo! Cominciai a correre più veloce che potevo e notai dentro l’autobus i soliti cretini che prendevano in giro il nuovo arrivato. “Cazzo! Ti vuoi fermare!” Urlavo, cercando di farmi sentire dal conducente, che dopo dieci minuti di corsa si fermò per farmi salire.
“Scusami, ho saltato la tua fermata. Colpa mia” disse lui con un sorriso da ebete stampato in faccia. Beh, grazie pezzo di stronzo. Camminai per il corridoio cercando un posto libero, mentre tutti mi fissavano ridendo sotto i baffi. Odiavo essere fissato. Ne trovai uno alla terza fila di sedili sulla destra e mi sedetti accanto al finestrino. Ad un certo punto mi sentii colpire la testa da qualcosa. Mi girai e vidi un gruppo di ragazzi che stava ridendo. Non gli diedi troppo peso e mi rigirai. Pochi secondi dopo sentii altre cose colpirmi la testa e, dal rumore che facevano, dovevano essere delle palline di carta. Mi rigirai verso i miei aggressori.

“Cosa cazzo volete?!” giuro che li avrei presi a calci nel sedere se avessero continuato. Si ammutolirono tutti e fissarono colui che forse doveva essere il loro capo che ghignò.
“Hai tutta la matita colata, FROCIO!” Mi girai notando che l’intero autobus rideva, eccetto tre ragazzi seduti alle prime file. I ragazzi dietro di me cominciarono a fare uno stupido coretto. “PANSY, PANSY, PANSY, PANSY!” Frugai nella mia cartella dopo circa un minuto di coretti strazianti. PERFETTO! Avevo dimenticato l’MP3 a casa. Era in programma, una lunga, lunghissima giornata di scuola
.

                                                                                              ***


Finalmente! Giuro che appena uscii dall’autobus, baciai per terra. Decisi che il giorno dopo sarei andato con lo skate a scuola, e chi ce la faceva a sopportare quegli idioti dietro di me?! Fissai l’enorme scuola, interamente bianca, con un enorme giardino intorno. La guardavo con aria scocciata, davvero, non me ne fregava una beata piantagione di cavoli di essere lì. Il mio allarme “QUALCUNO MI STA GUARDANDO” scattò e mi voltai sulla mia sinistra per vedere chi fosse. Un ragazzo alto, dai capelli neri, mi fissava come se volesse leggermi l’anima. Era uno di quei tre che non avevano riso nell’autobus. Ci fu un contatto visivo tra i suoi occhi verdi e i miei nocciola, lui mi sorrise e poi staccò gli occhi da me. Dovevo essergli simpatico. Mi voltai anche io e mi diressi verso l’ entrata principale della scuola. Arrivai nel corridoio principale e camminai verso la segreteria per ritirare l’orario e il lucchetto del mio armadietto.

Una signora anziana mi rivolse un grossissimo sorriso che io ricambiai volentieri, non sembrava, ma ero un tipo educato, se una persona mi sorrideva,  io ricambiavo. “Sei nuovo, caro?” Annuii con energia “Mi puoi dire il tuo nome, per favore?” Mi sorrise di nuovo.
“Frank Iero” risposi. Lei si illuminò e cominciò a cercare qualcosa in un ammasso di fogli svolazzanti. Sembrava che le piacesse il suo lavoro, dai suoi occhi potevo capire che era una donna molto sola e che faceva ancora quel lavoro per avere un po’ di compagnia. Come facevo a saperlo? Nei miei anni di solitudine ho imparato ad osservare le persone e a cogliere la loro anima oltre la maschera che portavano tutti i giorni.
“Ecco a te, dolcezza” mi fece l’occhiolino, ah ah la mia prima conquista. “la tua aula è l’ultima in fondo al corridoio del piano di sopra e il tuo armadietto è quello che vedi alla mia sinistra” mi indicò un armadietto senza lucchetto. Ringraziai l’anziana signora e mi avviai verso il piano successivo, più tardi avrei sistemato i libri, ma adesso dovevo correre a lezione, prima di incontrare quei coglioni dell’autobus. Entrai nell’aula e notai ,con mio rammarico, che tutti i coglioni erano lì.

“Ciao, PANSY” un coro con urletti e schiamazzi fece da colonna sonora alla mia entrata, stavo per sbottare, ma per fortuna entrò la prof. Stavo per andarmi a sedere quando lei mi prese per il braccio, facendomi voltare.
“Tu sei quello nuovo?” Annuii. Dalla sua voce non sembrava una dona molto socievole, anzi. Era una donna sulla quarantina, non molto alta, tant’è che un nano come me riusciva a superarla di qualche centimetro. I capelli marroni erano accuratamente raccolti in uno chignon disordinato e fatto frettolosamente. Era una bella donna, ma da come mi guardava sembrava che non amava chi era... come me.
“Bene ragazzi, lui è Frank Iero. Mi raccomando siate clementi con lui e non trattatelo male solo perché è nuovo” Mi sentivo abbastanza offeso dalle sue parole, non ero mica un mostro! “Bene Frank vai a sederti lì di fianco a Way.” Guardai nella direzione dove lei stesse indicando e vidi un posto libero vicino a... vicino al ragazzo che prima mi aveva sorriso. Mi avviai verso quel posto, accompagnato da un brusìo di sottofondo davvero molto fastidioso. Giurai che avrei ucciso tutti quelli che stavano commentando, uno a uno. Mi stavo quasi per sedere quando la strega mi fermò.
“Anzi no. Way, accompagna Iero  a fare un giro per la scuola, forza.”

Uscimmo fuori dall’aula, il corridoio era completamente deserto. Il ragazzo si girò verso di me e mi sorrise.
“Piacere! Io sono Gerard” Era un tipo socievole e non mi sembrava stronzo come il resto delle persone lì dentro, così decisi di stringergli la mano. Aveva una stretta molto decisa, lo scrutai attentamente. Era molto più alto di me, come vi ho già detto, io ero un nano. I capelli erano lunghi e ribelli, gli arrivavano alle spalle e andavano dove volevano. Doveva avere la mia stessa età, ma aveva il viso di un bambino. La carnagione era molto chiara, che si contrastava con le sue labbra sottili e rossicce e i suoi occhi da cerbiatto erano di un verde molto intenso mischiato al marrone-nocciola. Obbiettivamente, era un bel ragazzo.
“Frank, piacere mio” Sfoggiai uno dei sorrisi più sgargianti che avevo, mi stava simpatico! Davvero, almeno lui non aveva riso nell’autobus e chiamato Pansy.
“Allora -dissi mentre ci incamminavamo verso il laboratorio scientifico- sono tutti come quegli imbecilli in questa scuola?”
Lui sospirò “Sì, ma non tutti tutti. Io, mio fratello Mikey e Ray siamo nella tua stessa situazione”
“Ah, bene” ammisi con un po’ di vergogna, abbassando gli occhi. Gerard dopo due passi si fermò e si voltò verso di me, sorridendomi. Quel sorriso non prometteva niente di buono.
“Benvenuto all’inferno, Iero” 


Angolo autrice:
S-salve a tutti °° io sono Ovis e questa è la mia PRIMISSIMISSIMA Fan Fiction sui My Chemical Romance. Vi chiedo solamente di non uccidermi troppo con le recensioni negative, sono una presona sensibile u.u Ok, siccome non so cosa cappero scrivere farò un lista del perchè ho scelto Frank come protagonista, invece di Gerard, Mikey e Ray. 

20 MOTIVI DEL PERCHE' FRANK E' IL PROTAGONISTA DELLA MIA FF:
1. E' puccioso :3
2. Insomma, l'avete visto? Come non si fa a non amarlo?
3. Si ispira a Billie Nano Joe Armstrong.
4. Frank Iero is my Hero :3
5. E' una fottuta prinipessa!  
http://weheartit.com/entry/16690511/via/bringmethehorizonbitch
6. Ha un sorriso fantasmagorico!
7. Ama Gerard.
8. Gli fotterò presto Pansy.
9. Il suo Make Up nella Revenge Era è stupendo! (quello con le X :3) 
10. Per questa frase:  

"Uhm, vorrei solo dire…che qualsiasi cosa stia succedendo qui, smettetela, okay? Questo é un posto che appartiene a tutti, dove tutti si divertono. Quindi, niente scontri, niente stronzate, é un fottuto posto dove non c’é elitarismo. Va bene? Apparteniamo tutti a questo posto. Quindi qualsiasi cosa stia succedendo, fatela finita e divertitevi, chiaro?" 

(dopo che una rissa era scoppiata ad un concerto dei My Chem ad Houston)
11. Ama i cani.
12. Per quest'altra frase: 

"Tutto quello che abbiamo fatto è stato scrivere queste canzoni e metterle lì fuori nel mondo. Ti fa rimanere senza parole quanto universale la musica sia. 

Quanto può cambiare la vita di una persona. Penso che quando i fan dicono ‘Ci avete salvato la vita’ non si stanno dando abbastanza merito.

Penso che le persone che amano questa band sono fortissime e sono persone sorprendenti. Noi eravamo lì a fare da colonna sonora e forse vi abbiamo dato un po’ di conforto ma siete voi quelli che vi siete salvati la vita."

13. Ogni volta che firma autografi ai suoi Fan, ha sempre quel bellissimo sorriso e deve sempre arrivare la Security per portarlo via con la forza.
14. Chiama i fan "i nostri ragazzibambini" ("Our Kids")
15. Suona nelle pose più assurde.
16. FRERARD :3
17. FREARD **
18. FREARD *Q*
19. FREARD! <3
20. Amo i suoi tatuaggi :3


Bene, recensite e non odiatemi ToT 

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Capitolo 2
*** 2. Thank you, Gee, for everythig you have done today. You are a Friend. ***


2. Thank You, Gee, for everything you have done today. You are a Friend.

 

Obbiettivamente la scuola era carina, tutta sui toni del rosso, bianco e blu. I laboratori molto ampi e ben sistemati, la palestra “accessoriata” con attrezzi e il resto. Nel giardino si poteva praticare il cricket e nei vari campi, football, basket, tennis e volleyball. Ma una cosa che mi colpì di più di tutta la scuola, furono gli armadietti bianchi. Davvero comodi! Come facevo a saperlo? Beh, diciamo che i cari “coglioni dell’ultima fila dell’autobus”,  meglio conosciuti come la squadra di Hockey, mi avevano rinchiuso nel mio armadietto . Devo dire che erano molto confortevoli, forse qualche cuscino in più non mi avrebbe fatto male. Devo anche ringraziare il fatto che ero nano, altrimenti chissà dove mi avrebbero buttato. Grazie a Dio Gerard stava passando di fianco al mio armadietto.

“Ptss... Ehi Gee?”
Gerard si girò intorno per vedere chi lo stesse chiamando
“Gerard sono qui!”
“Frank?” lui si voltò verso l’armadietto e guardò dentro la piccola fessura per vedere chi vi fosse dentro.
“Frank, come cappero ci sei finito lì dentro!”
“E’... una lunga storia. Mi aiuti ad uscire di qui?”
“Dimmi la combinazione”
“346092”

Gerard sbloccò il lucchetto e aprì l’armadietto. Appena mi vide spalancò gli occhi, non dovevo essere conciato molto bene, anche perché sentivo che un rivolo di sangue mi stava scendendo dal labbro inferiore, che faceva veramente male.
“Che cavolo è successo?!” Lui urlò mentre buttava i libri per aria. S’inginocchiò verso di me e mi prese il mento, facendomi muovere la testa a destra e a sinistra, per controllare se avevo altre ferite. Si rialzò e mi tese un braccio.
“Dai, alzati” Gli afferrai la mano saldamente e mi tirò fuori dall’ armadietto.
“Stai bene?” Annuii piano. Non avevo tanta voglia di parlare di quello che mi era successo. Presi un fazzoletto dalla tasca e mi tamponai il labbro. Appena lo rimossi vidi che era uscito molto sangue. Per fortuna mi ero dimenticato di mettere i piercing quella mattina.

“Vuoi che ti accompagni in infermeria?”
“No, tranquillo, sto bene.” Mi tolsi il fazzoletto e gli sorrisi. Io e Gerard avevamo trascorso si e no due ore insieme e già eravamo buoni amici. Non ci conoscevamo affatto, ma mi stava abbastanza simpatico e il sentimento era reciproco. Ora che ci penso quella era l’ultima ora... AVEVO TRASCORSO UN’ORA IN QUEL FOTTUTO ARMADIETTO?! Davvero stupendo, no dico sul serio. Era tutto iniziato con il piede giusto. Il bello è che non sapevo nemmeno perché mi avevano buttato nell’armadietto! Dopo la pausa pranzo ero andato a prendere i libri, poi sono arrivati loro mi hanno dato una testata sul labbro, spinto e chiuso dentro l’armadietto. TA-DA! Odiavo tutti in quella scola, fatta eccezione per Gerard. Improvvisamente Lui si fermò e si girò verso di me, con le stelline negli occhi.

“Senti, perché non vieni a casa mia?”
“A-a casa tua? Oggi?”
“Sì, perché no? Tu sei nuovo e quindi hai bisogno di qualche dritta su come sopravvivere in quest’inferno, ed è anche un pretesto per conoscerci meglio! Insomma sempre se vuoi”
“Va bene, ma a tua madre non darà fastidio un intruso a casa sua?”
“Al contrario! Io non ho amici, qui tutti tendono ad ignorarmi. Beh, fatta eccezione per  Ray... e te” mi sorrise. Cavolo, aveva un sorriso perfetto!
“Ok, allora, a che ora ci incontriamo?” chiesi euforico. Era la prima volta dopo anni che qualcuno mi invitava a casa sua!  Sembravo un bambino delle elementari, per come ero contento.
“Facciamo alle 17? Questo è il mio indirizzo” Gerard scrisse su un foglietto il suo indirizzo e me lo porse.
“Perfetto!” senza rendermene conto uscimmo dalla scuola e lui si era incamminato verso un’auto grigia. Salutò un ragazzo che gli somigliava molto, si voltò sganciando un altro dei suoi sorrisi perfetti e mimò con le labbra qualcosa che sembrava un “A dopo, Frankie”.  Mi aveva chiamato Frankie?! Odiavo quel soprannome, ma se era uscito dalla bocca di Gerard non era poi così male. Un attimo, ma che cavolo mi prendeva? Non era da me pensare certe cose di un ragazzo di cui non sapevo niente tranne che il nome. Dovevo riprendermi.

Salii sull’autobus e tirai un sospiro di sollievo... I cretini non c’erano e l’autobus era completamente vuoto. Mi sedetti di fianco al finestrino in prima fila. Appoggiai la testa al finestrino e vidi il mio riflesso. Avevo il labbro completamente coperto di sangue e mega gonfio. Li avrei uccisi, uno ad uno.  L’autobus partì. Ero l’unico passeggero, meglio così, non avevo voglia di rincontrare quei deficienti. Il tragitto durò di meno rispetto a quella , forse perché quella mattina il tempo sembrava essersi fermato. Arrivai a casa, aprii la porta e notai sullo specchio dell’ingresso un post-it rosa. Non lo lessi nemmeno, sapevo già che mia madre era a lavoro e che mi aveva lasciato il pranzo nel microonde. Ero, come al solito, completamente solo. Non avevo fame, così non mangiai niente. Salii in camera mi, presi la mia chitarra e iniziai ad intonare una canzone triste.

                                                                                              ***       

Mi trovavo davanti la porta di casa di Gerard, ero teso, non sapevo se bussare oppure tornare indietro e inventarmi una scusa. Forse non gli sarebbe affatto piaciuto Frank Iero e avrebbe fatto come gli altri. Ogni volta che conoscevo qualcuno finiva male, perciò avevo paura di essere me stesso. Neanche i vestiti erano dalla mia parte. Avevo una maglietta dei Nirvana con il mio amato giubbino di pelle sopra, sotto un paio di jeans strappati e delle converse di tela nere. Mi ero anche messo un’abbonante dose di matita nera sugli occhi e avevo ristabilito il mio piercing al naso. Il labbro mi faceva ancora molto male, quindi dovetti rinunciare al piercing anche lì. Sospirai e bussai alla porta, facendomi coraggio.  Passarono una manciata di secondi e sentii dei passi avvicinarsi. La serratura schioccò e la porta mostrò Gerard.

“Ciao! Pensavo che mi stessi per abbandonare.” Rise, e io lo guardai perplesso. Sicuri che non mi stesse spiando? Io me la cavai con un ghigno e abbassai la testa.
“Vieni entra.” Mi fece accomodare. Devo dire che aveva una casetta abbastanza accogliente! Non aveva niente di che, insomma, era come tutte le case americane. Giardino, ampio soggiorno, cucina con penisola ecc... Tutto accogliente, ma non c’era qual clima di solitudine che era sempre a casa mia. Salimmo le scale e ci fermammo sulla soglia di camera sua.

“Oggi sono tutti usciti e mi hanno lasciato casa. Peccato, volevo farti conoscere mio fratello.”
“Mikey?” Chiesi, mentre lui cercava di aprire la porta che sembrava incastrata.
“Proprio lui, il ragazzo con gli occhiali che oggi è salito in macchina con me”
Aprì la porta e mi fece entrare. Quella camera era fottutamente stupenda! Era piena di poster e di disegni sui muri. Era molto ordinata, camera inversamente proporzionale alla mia. Mi soffermai a guardare un punto preciso della camera. C’era un enorme scaffale pieno zeppo di CD e accanto di esso una libreria piena di fumetti, manga e quant’altro. Aveva una camera stupenda! Notai  che sulla scrivania, sotto la libreria (NdA: Ho fatto rima! ewe) c’erano fogli, china e colori sparsi, tutti intorno a un disegno, di un supereroe incompleto. Poi mi girai a guardare tutti i disegni appesi. Tutti avevano la stessa firma.
“Li hai fatti tu?” Chiesi un po’ incredulo.
“Sì, sì, ti piacciono?”
“Cavolo Gerard, sono magnifici! Se mai farai un fumetto io sarò il primo a comprarlo! Giuro”
“Ahahahah Grazie.”

Passammo tutto il pomeriggio a parlare di musica e fumetti. Avevamo gli stessi gusti musicali! Dio solo sa quanto ho aspettato questo momento. Adora i Misfits come cazzo si fa ad odiarlo?! E’ stato al concerto degli Iron Maiden, sa cantare e ha una chitarra! E come al solito, appena sentii la parola chitarra non potei non impazzire. Io amo le chitarre elettriche! Cacciò una custodia da sotto il letto e l’aprì. Appena la vidi un coro angelico invase la stanza e una luce abbagliante incorniciò la bellissima Fender color panna. Almeno, questo è ciò che accadde nella mia mente.

“Sai suonarla?” mi chiese lui e io annuii con un sorrisetto da ebete sulla faccia. Me la porse e io mi misi in posizione per suonarla.
“Che vorresti suonare?” gli domandai. Lui ci pensò un attimo e poi guardò la mia maglietta.
“La sai suonare Polly dei Nirvana?”
Io cominciai a suonare e subito dopo lui iniziò a cantare insieme a me. Era una sensazione bellissima cantare con una persona che aveva molto in comune con te. Ci scambiavamo sorrisi e occhiatine molto spesso. Non ridevo da così tanto tempo, prima di quella volta. Restammo lì a cantare canzoni su canzoni, fino all’ora di cena.

“Beh, grazie per il bel pomeriggio trascorso insieme”
“Di niente, non mi divertivo così da tanto. Ci vediamo domani, Frankie” sorrisi di nuovo e fermai Gerard prima che chiudesse la porta.
“Ah. Grazie per  non avermi ignorato oggi, dopo avermi fatto fare il giro della scuola.”
“Beh, siamo diventati amici, no? Questo era il minimo che potessi fare”
“Comunque grazie Gee, per tutto quello che hai fatto oggi. Sei un amico. A domani”
“A domani!”




Angolo autrice sclerata:
Ehhh eccomi qua! Shono tornata con il secondo capitolozzo. *Modalità superquark* Come potete vedere la povera principessina Frank è stata rinchiusa in un armadietto, ma per fortuna la ftina dei fiori Gerard l'ha liberata dal maleficio dell'armadietto bianco. (?) Ok, sono completamente fumata. ewe Ringrazio 
Sarah_Chairs , I am in love with a train e LondonRiver16, per aver recensito. Arigatooo :* Beh vi lascio
Bye :3

Ovis

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Capitolo 3
*** Let's start hypocrisy. ***


3. Let's start hypocrisy.

 

“Mikey Way, piacere!”
“Frank Iero, piacere mio”
Magicamente mi ritrovai nelle prime file dell’autobus seduto vicino a Gerard ,che aveva sfrattato suo fratello per farmi sedere accanto a lui. Suo fratello si chiamava Mikey e anche lui era più alto di me. Insomma, tutti erano più alti di me, ricordate? Indossava degli occhiali rotondi, che, a dire la verità, gli donavano parecchio. Aveva i capelli biondi, tirati leggermente su con del gel e accuratamente posti sotto un cappellino di lana nero. La divisi, ovviamente, era uguale alla mia. Sembrava un tipo simpatico e timido, non molto espressivo, ma divertente.

“Io sono Ray Toro.” Spostai lo sguardo da Mikey a un ragazzo seduto accanto a lui. Anche lui era estroverso e timido allo stesso tempo. Come facevo a capirlo? Beh, aveva un grossissimo sorriso sulle labbra, ma uno sguardo impaurito. Notai che Mikey e Gerard avevano lo steso sguardo e, molto probabilmente, dovevo averlo anche io. Da una semplice occhiata intuii che avevamo molto in comune, tutti e quattro, e che quel gruppetto sarebbe stata la mia fonte di acqua fresca tra le fiamme di quell’inferno (NdA: Cit. LondonRiver16 :3)

Gli strinsi la mano e sganciai uno dei miei sorrisi rassicuranti
“Frank Iero, piacere” doveva avere origini latino-americane, lo si poteva capire della capigliatura e dalle labbra. Mi piacevano i suoi “Afro” dovevano essere morbidissimi e comodissimi. (Pensieri straani)
“Bene! Le presentazioni sono fatte e ora TU -Disse Gerard indicandomi con aria minacciosa- mi fai vedere il tuo orario delle lezioni” Lo tirai fuori dalla cartella e lui me lo strappò dalle mani. Lo esaminò attentamente per una quindicina di secondi e alzò la testa guardandomi con le stelline negli occhi.
“Che c’è?” chiesi
“Abbiamo lo stessissimo orario! Staremo nella stessa classe per il resto dell’anno scolastico!”
“Perfetto Gee!”
“Batti il cinque Frankie!” ci scambiammo un batti cinque e ci voltammo verso Mikey e Ray che si lanciarono un’occhiata maliziosa.
“Che avete vuoi due?” chiesi, notando che Gerard aveva detto esattamente la stessa cosa, con la stessa tonalità di voce e con lo stesso sguardo minaccioso. Ci lanciammo un’occhiata e accennammo un sorriso senza far capire niente a quei due.
“Oh no niente. Solo che sembrate due ragazzine isteriche, che hanno appena ricevuto un appuntamento al ballo da i due ragazzi più fighi di tutta la scuola” rispose Ray. Davvero molto dettagliato.

“Ohw, guardate. Il piccolo Pansy ha trovato elle amichette con cui prendere il the.” Ci girammo tutti e quattro verso la squadra di hokey che rideva. Mi rivoltai ignorandoli e Gerard fece lo stesso. Estrasse dalla sua cartella un foglio, una matta e un quaderno con la copertina dura. Iniziò a disegnare, tutti e tre eravamo perplessi e ogni tanto ci lanciavamo occhiatine per capire cosa stesse facendo. Finito il disegno scrisse su uno spazio vuoto: “Hokey  Monkey Team” poi ce lo mostrò. Raffigurava delle scimmie nella stessa posizione di quei cretini con le divise e caschi da hokey. Quando lo vidi non potei trattenermi dal ridere. Era riuscito a catturare la posizione di quei cretini e a riprodurla sottoforma di caricatura. Quel ragazzo era un fottuto genio del male! Ecco perché mi piaceva così tanto. Insomma... C-come amico, n-non fraintendiamo, eh? Però la mia felicità durò poco, perché uno dei tipi della squadra di hokey gli strappò il foglio dalle mani e vide il disegno.
“Ora ti faccio vedere io!” Stava per dare un pugno a Gerard, quando io intervenni.

“Senti perché non vai a rompere da un’altra parte? Si sta tanto bene qui, senza il tuo enorme ego, quindi aria”. In men che non si dica, il pugno destinato a Gerard finì sulla mia faccia. Nell’autobus calò il silenzio più totale. Mi girai verso il cretino e lo guardai con una faccia indifferente, come se non mi avesse fato niente. In realtà faceva male, cazzo se faceva male.
“Soddisfatto? Adesso vai a piangere da mamma chioccia (il capitano della squadra) lì in fondo e non rompere più” Il giocatore mi prese per il colletto della camicia
“Non finisce qui, Iero. E neanche per te, Way” Girò i tacchi e andò a risedersi. Tutti guardavano il ragazzo che dopo poco urlò:
“Beh, che avete da guardare?!” il caos di prima tornò, come se non fosse successo niente. Intanto io mi rivoltai verso gli altri che mi stavano guardando con la bocca che arrivava fino al pavimento.

“Beh?” schioccai le dita davanti la faccia di Gerard che mi afferrò la mano talmente forte che me l’avrebbe rotta se avesse continuato così.
“Ma sei coglione o cosa?!” mi urlò.
“Se dico “cosa”, mi picchi?” chiesi timoroso.
“Sì! E anche tanto!”
“Ok, allora non rispondo.”
“E’ STATO EPICO!” Miey, che fino a quel momento era rimasto in disparte, mi prese per le spalle e mi scosse violentemente avanti e indietro.
“TI RENDI CONTO CHE TU SEI LA PRIMA PERSONA DOPO CINQUE ANNI CHE HA TENUTO TESTA A UNO DI LORO E CHE LO HA ADDIRITTURA MESSO IN RIDICOLO DAVANTI A TUTTO L'AUTOBUS DI QUELLI PIU' IMPORTANTI ECCETTO NOI QUATTRO DI TUTTA LA SCUOLA?!”
“Mikey, calmati. Stai uccidendo Frank!” Ray intanto tentava di staccarlo da me.

La scena era buffa: MIkey che mi scuoteva avanti e indietro, io che non riuscivo a vedere niente, Ray che tentava di fermare il mio omicidio e Gerard, invece di darmi una mano, rideva come un deficiente. Per fortuna l’autobus si fermò. Mentre camminavo barcollavo, stavo per vomitare. Gerard mi reggeva per non farmi sbattere da qualche parte, mentre rideva ancora a crepapelle. Insomma eravamo due coglioni che barcollavano, quindi il “lavoro” di Gee non serviva a niente. Mikey delirava ancora e Ray lo assecondava esasperato con dei “Lo so, lo so”. Agli occhi di chi non sapeva cosa fosse successo, sembravamo quattro idioti che si erano appena fatti una canna. Avevamo formato un bel gruppetto di idioti patentati, però quel gruppetto mi era davvero simpatico.


                                                                              ***
 

Per fortuna eravamo già alla terza ora, avevo una fame! L’unica materia interessante di tutta la giornata era musica. La professoressa entrò chiedendo l’aiuto a due giocatori di Football che portarono dentro varie chitarre, due violini e altra roba.

Appena la vidi mi innamorai. Era fottutamente bellissima, con le sue curve sensuali. Mi faceva andare fuori di testa. Quel rosso fuoco le donava tantissimo e il suo collo liscio aspettava solo le mie dita. Di chi sto parlando? Ma ovviamente della bellissima e stupendissima (?) Epiphone Les Paul rosso fuoco davanti ai miei occhi. Dio quanto l’amavo. Non era differente dalla mia, anzi, cambiava solo il colore, ma ogni volta che vedo una chitarra, ADDIO FRANK!

Ah e la professoressa? 50enne single, con occhiali rotondi e spessi e vistiti da vecchia.
“Bene, oggi abbiamo un nuovo studente con noi. Frank Iero, sei tu giusto?” La vecch... ehm la prof, si avvicinò a me scrutandomi dalla testa ai piedi. Io annuii notando stranamente che la solita risatina da parte di qualche componente De “i coglioni dell’autobus” non si alzò.
“Dimmi Frank, sai suonare qualche strumento?” annuii di nuovo
“Quali?”
“Beh, so suonare la batteria, un po’ il piano e la chitarra elettrica. Ah e creo anche di saper cantare, ma in quest’ulitmo non sono un granchè” Lei si illuminò di colpo, si voltò e camminò verso la Epiphone Les Paul. La prese in mano e mi incitò ad avvicinarmi a lei. Mi alzai e camminai verso la cattedra dove lei mi pose la chitarra.
“Allora cantaci qualcosa” annunciò fiera.
“A-adesso?! M-ma io non s-sono bravo a cantare e poi n-non so cosa suonare e...”
“Forza Frank non avere timore, suona quello che ti pare, non fa niente se non sai cantare. E’ una prova che tutti hanno fatto all’inizio dell’anno e qui l’unico che ha superato la prova di canto è Gerard Way” Dopo aver detto quel nome lo guardai.

Stava disegnando?! Cazzo, Gerard! Proprio quando avevo bisogno di lui, la sua vena artistica si doveva far sentire?! Gerard alzò la testa dal foglio e alzò anche quest’ultimo sorridendomi. Apparve un sorrisetto sul mio volto. Il disegno raffigurava me, versione super eroe, con la chitarra in mano, con su scritto: “Forza Frank, fai sentire a questi idioti un po’ di vera musica!”
“Allora?” la professoressa mi fece tornare alla realtà. Decisi di obbedirle. Chiusi gli occhi, immaginai di trovarmi nella mia stanza, tutti scomparvero, eccetto Gerard.

Sospirai e e iniziai ad intonare le note di Basket Case dei Green Day. Restai per tutta l’esibizione con la faccia appiccicata alla chitarra. Solo qualche volta l’alzai per guardare Gerard, che canticchiava insieme a me. Mi calmava guardarlo, i suoi occhi verdi erano come un sonnifero per me. Mi tranquillizzavano e mi facevano sentire bene. Aspettate, cosa?! Ahh, di nuovo quei pensieri strani su Gerard. Giurai che mi sarei preso a schiaffi se fosse successo un'altra volta. Finii la canzone e vidi tutti a bocca aperta. Silenzio. Odiavo il silenzio, spesso non prometteva nulla di buono. 

Mi voltai verso la prof che mi sorrise, poi si rivoltò verso la classe:
“Beh, cosa sono quelle facce da pesci lessi?! Non si merita un bell’applauso?” detto questo la classe applaudì con calore. Avevo avuto finalmente i miei 15 secondi di gloria! Riposi la chitarra e tornai a sedermi vicino Gerard.

“Sei stato grande” sussurrò. Io non lo guardai e sorrisi lievemente.
“Grazie per avermi incitato” risposi
“Che hai?”
“Quelli della squadra di Hokey mi faranno martire, lo so.”
 “Frank, se non sbaglio tu sei il figlio del batterista Cheech Iero, giusto?” la professoressa interruppe il discorso che stavo facendo con Gerard. Annuii lievemente. Come cazzo faceva a saperlo?! Tutti adesso STRANAMENTE erano interessati a me, tutti mi guardavano e mi sorridevano. Bene, diamo il via all’ ipocrisia!



Hi Guys! I'm Back! ^^
Scusatemi per il ritardo, ma il mio Baka di notebook ha deciso di non farmi pubblicare il capitolo così ho dovuto aspettare che il computer di mio padre si liberasse. .-.
Beh, io ringrazio LondonRiver16, I am in love with a train e Sarah_Charis per aver recensito l'altro capitolo :3 
Io vo lascio, leggete e recensite se vi va.
Sayonara!
Ovis :3

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Capitolo 4
*** Happy B-Day, Pansy! ***


4. Happy B-Day, Pansy!

 

“Buooooooooon Giorno!”
Stranamente quella mattina ero felice, beh, non stranamente, insomma era il 31 Ottobre quella mattina. Vi rendete conto?! 31 Ottobre = la mia festa preferita = Halloween = il mio diciottesimo compleanno!
“Come mai siamo di buon umore oggi?” mi chiese Mikey. Piccolo particolare, io non avevo detto a nessuno che era il mio compleanno. Era passata una settimana dall’ arrivo in quella scuola, da quando avevo conosciuto Gerard, Mikey e Ray e da quando era cominciata la cosiddetta “era del piccolo Pansy”. Ma quella mattina non me ne poteva fregare altamente dei bulli. E che cavolo! Era il mio compleanno, non me lo sarei di certo fatto rovinare, no?

“Beeh, diciamo che è un giorno speciale, per me”
“Aspetta, non dirmelo, voglio indovinare...” intervenne Ray con il suo spirito perennemente allegro. Era contagioso, quando Ray parlava tutti non potevamo fare a meno di essere felici.
“Ho capito! E’ il tuo compleanno!” io avevo la faccia da “WTF?!” vivente, non so se ho reso l’idea. Come cazzo aveva fatto?! C’erano un botto di possibilità e lui era riuscito ad afferrare quella giusta.

“Ho indovinato vero? Ahhh sono un fottuto genio!”
“Ma come cappero hai fatto?!”
“Ho solo tirato ad indovinare. Le opzioni erano tre:
1. E’ Halloween, e come ci hai detto tempo fa, è la tua festa preferita.

2. Ti hanno regalato il nuovo CD dei Green Day

3. E’ il tuo compleanno. Siccome la seconda può essere una causa della terza ho deciso di puntare su quella.” Mentre lui spiegava io lo guardavo a bocca aperta, sì era un fottuto genio del male. Infine, Ray concluse il suo discorso con un “Happy Birthday, Sir Frank” in accento inglese che fece scoppiare a ridere me e Mikey. Gerard, da quando Ray aveva detto che era il mio compleanno, ammutolì e continuava a fissarmi con un’aria triste.

“Gee, tutto bene?” Gli sussurrai avvicinandomi a lui, mentre Ray continuava a far rotolare Mikey sul sedile con i suoi atteggiamenti inglesi.
“Perché non me l’hai detto?” mi chiese triste.
“Non volevo farlo sapere a nessuno per via di quelli lì” accennai con il capo la squadra di hockey in fondo al bus.
“Capisco, ma a me potevi dirlo. Insomma, almeno non avrei fatto la figura del coglione senza regalo.”
Lo guardai ridendo, poi gli diedi una lieve spinta sulla spalla.
“Ma sai quanto me ne importa del regalo? L’importante è che sto lontano dai guai e mi diverto con voi!”

“Ok, Mr. Way Senior, le andrebbe del the?” Gerard guardò Ray e ci fu un secondo di silenzio da parte di tutti e quattro prima di cominciare a ridere. Tutto l’autobus ci fissava, ma sinceramente a noi non ce ne importava. Uscimmo dall’autobus con le lacrime agli occhi. Maledettissimo Ray e il suo accento inglese.

Ma, ecco, la mia felicità come al solito non durò molto. Sapete in quella settimana stranamente i miei “carissimi” compagni bulli non mi avevano fatto niente, dopo avergli tenuto testa. Ma ecco che erano tornati a perseguitarmi. Dopo aver lasciato gli altri, loro mi presero e mi portarono sul retro della scuola, completamente deserto.
“Ciao Pansy” il ragazzo che avevo messo in ridicolo mi prese per il colletto e mi scaraventò contro il muro facendomi urlare dal dolore.
“Vacci piano con lui, voglio che sia integro per il mio turno” intervenne il capitano della squadra.
“Stai tranquillo, capo” Il ragazzo che mi teneva appeso sul muro mi fece cadere sul pavimento e cominciò a darmi a calci. Stavo sputando sangue, vedevo il denso liquido rosso mischiato alla saliva, cadere sul pavimento di cemento. Ad un certo punto i colpi cessarono e io provai a rialzarmi.

Il capitano della squadra si inginocchiò e mi prese per i capelli, facendomi appoggiare la testa al muro. Stavo ansimando e quell'idiota stava tirando i miei poveri capelli neri.
“Senti Pansy, ti abbiamo lasciato stare per una settimana, dopo che la preside ci ha richiamati. Ma dopo quello che hai fatto nell'autobus non potevamo non vendicarci VERO?!” Mi sbattè di nuovo la testa contro il muro tirandomi ulteriormente i capelli.
“Ma oltre a questo, abbiamo capito la tua vera natura. Insomma il fatto che ti chiamiamo “Pansy” è molto azzeccato con quello che sei: un piccolo frocetto innamorato di Way. Giusto?”
“I-io non... non s-sono innamorato di G-Gerar-”
“Ah, no? Sempre attaccato a lui, vicini, che parlate a due centimetri dalle vostre bocche? Ma non farmi ridere! A te, piace Gerard!”
“N-non è vero! Smettila! Io non sono innamorato di Gerard!”
“Ohi Ohi, abbassa la cresta, frocio!” Iniziò a darmi a pugni in faccia e sulla pancia. Sentivo il sangue scorrere ovunque, stavo malissimo. Le costole mi facevano male, non riuscivo a respirare. Il loro capo continuava a prendermi a pugni, fino a quando non si alzò e mi diede un altro calcio.
“Buon compleanno, Pansy”



 


 

“Frank! Frank, ma dove eri finito?! Sono due ore che ti cerco, hai e ho saltato l'intera lezione di letteratura e di storia!”
Per fortuna avevo una felpa nella borsa, non avevo il coraggio di farmi vedere conciato così da lui. E' incredibile con quale velocità il gonfiore passi e ti spunti un occhio nero. Davvero, in due ore non avevo più la faccia come un pallone, ma avevo un grosso livido sull'occhio. Sulla faccia non avevo nient'altro che un cerotto sul naso, ma sotto la divisa avevo vari strati di fasce. Mi faceva male tutto, non potevo respirare, sospirare o fare qualsiasi azione con il diaframma. Forse avevo qualche costola rotta. Ero tutto incappucciato, se mi avesse visto così, sarebbe andato su tutte le furie. Grazie a Dio, l'infermiera mi aveva fatto una specie di permesso per farmi tornare a casa. Quando Gerard mi chiamò, stavo prendendo i libri dal mio armadietto e con il consenso della preside sarei andato  via.

“Mi stai ascoltando sì o no?! GUARDAMI MENTRE TI PARLO!”
“Scusa Gee, devo andare a casa.” mi voltai a testa bassa, ma lui mi afferrò per la manica facendomi girare. Senza accorgermene mi tolse il cappuccio e vide i due piccoli punti che avevo sul sopracciglio. Mi alzò la testa con due dita e quando mi vide sgranò gli occhi.
“M-ma che...?”
“Lascia stare, sto bene” falsai un sorriso e mi voltai.
“A domani Gee” Lo salutai alzando la mano, incamminandomi verso l'uscita. Vi ricordate quando ho detto che quel giorno non me ne fregava dei bulli e che non mi sarei fatto rovinare il compleanno? Beh, erano tutte stronzate. Cazzo, che bel diciottesimo compleanno.


 

Erano le 18.30. Da quando ero tornato a casa avevo ricevuto 29 chiamate da Gerard. Oh, aspettate, 30, 16 da Ray e 18 da Mikey. Non risposi a nessuno. L'unica cosa che feci, appena tornai a casa, fu cambiarmi i vestiti. Jeans strappati e t-shirt bianca. Per il resto stetti per tutto il tempo a fissare il soffitto. Ad un certo punto sentii suonare il campanello con insistenza. Scesi le scale e molto goffamente mi incamminai verso la porta urlando “Sto arrivando!”

Aprii la porta e venni stordito da un urlo.
“DOLCETTO O SCHERZETTO?” Gerard, Mikey e Ray erano davanti alla porta di casa mia, con birre, cibo cinese e cappellini da festa in mano.
"Ma che ci fate voi qui?!” Urlai incredulo con un sorriso da ebete stampato in faccia
“Beh, siamo venuti a festeggiare il compleanno con te, mi pare ovvio!” Non ci potevo credere, era la prima volta in tutta la mia vita che qualcuno faceva una cosa del genere per me!

“Ma come avete fatto a sapere dove abito?”
“Ehm, Mikey ha sedotto la segretaria”
“EHI, GEE, NON DIRLO IN QUESTO MODO, POTREBBE FRAITENDERE! NON HO SEDOTTO PRORIO NESSUNO! HO SEMPLICEMENTE CHIESTO!”
“Sì, certo!”
“Mikey tranquillo, so che non hai sedotto nessuno, anche perchè la segretaria ci ha provato anche con me. Ma entrate, non restate a fare gli scemi sulla porta!”Li feci accomodare.

“Sei sicuro che a tua madre non dispiacciano gli intrusi?” Mi chiese Gerard guardandosi intorno.
“Oh, no tranquillo. Mia madre non c'è. Anche oggi sono solo a casa, quindi...”
I ragazzi si lanciarono un'occhiata un po' triste, avevo detto qualcosa di strano?
“Prego” li feci accomodare nel salone. Eravamo io e Gerard seduti a terra e Mikey e Ray sul divano. Per tutta la serata non facemmo altro che farci foto, scolarci birre su birre e mangiare spaghetti cinesi.

“Ook è il momento di aprire i regali! Prima il mio, prima il mio!” Ray mi porse il regalo urlando come una ragazzina isterica. Scartai la carta e vi trovai “In Utero” dei Nirvana! Il mio CD preferito! Io l'avevo scroccato ad un mio “amico” e da quel momento era sulla lista dei CD che dovevo assolutamente comprare.
“Oh Cazzo! Ray è fantastico grazie!” Abbracciai Ray, poi mi voltai verso gli altri.
“Ok, tocca a me. Tieni Frank!” poi venne il turno di Mikey. Tolsi la carta velocemente per estrarre poi la famigerata felpa dei Green Day, che io e lui avevamo visto qualche giorno prima, tornando da scuola.
“Oh Mikey è... è... ASDFGHJK”
“Che?!”
“Non ci sono parole per descrivere quant'è figa! Grazie mille!”Abbracciai anche Mikey che ricambiò felicissimo.
“Finalmente posso darti il mio! Auguri Frankie!” Gerard mi diede il suo regalo. Prima di scartarlo guardai i suoi occhi verdi e mi persi per qualche secondo in quel magnifico sguardo. Poi aprii il suo regalo. Rimasi a bocca aperta, quando vidi i magnifici guanti neri a mezze dita con le dita da teschio stampate sopra.

“Beh, ho pensato che fosse una bella idea, siccome sta arrivando l'inverno.”
“Sono stupendi, davvero. Grazie infinite Gee.” Questa volta fu lui ad abbracciarmi. Non so perchè ma mi sentivo la persona più felice del mondo.
“Ti voglio bene, Frankie e non farmi più preoccupare più come hai fatto oggi. Promesso?” Gerard mi sussurò queste parole nell'orecchio. A quel “Ti voglio bene” il mio cuore accellerò vertiginosamente.
“Promesso” Gli ussurrai. Purtroppo però la festa finì subito (Beh, tecnicamente alle 02.40) così i ragazzi dovettero tornare ognuno a casa sua.
"Domani ti porto nell'autobus ti porto le foto ok?" Ray prima di svoltare l'angolo insieme agli altri, mi urlò quelle parole. Avevo un po' paura di vedere quelle foto, io avevo una faccia da mostro, quindi sarebbero state delle vere e prorie foto di Halloween.

Per il resto della notte non feci che pensare a Gerard, a quel suo abbraccio e a quel “Ti voglio bene”. Forse mi ero davvero innamorato di lui. Forse quel coglione aveva ragione, forse io ero... insomma... ero gay. Davvero mi ero innamorato di Gerard in una settimana, anzi, dal primo istante che lo vidi?





Hello Everybody! ^^
Sono tornata, beh, mia madre rompe che devo andare a dormire quindi mi limiterò a ringraziare LondonRiver16, Longview (che poi sarebbe una delle ragazze di I am in love with a train), Brainsburningout (Fan dei Green Day. Fan dei Green Day everywhere. *-*) e Im_Not_Okay per aver recensito il capitolo e mi scuso con voi per non aver risposto. Gomen ma non ho avuto tempo.
Beh, che altro devo dire? Ah, sì Buon MCR Day, Killjoys ^^
Recensite se vi va,

Sayonara,
Ovis :3

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