Another note, the wolf and the little lamb

di Some_Duped
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 The unknown power ***
Capitolo 2: *** B like Blood ***
Capitolo 3: *** Under the bed...Rue Ryuzaki ***
Capitolo 4: *** Realization ***
Capitolo 5: *** Why ***
Capitolo 6: *** CAP 6 ghost and fire ***



Capitolo 1
*** Cap 1 The unknown power ***


RACCONTO I Questo racconto è diverso da tutti gli altri. Questo racconto non parla di cose strane, ma che per la maggior parte potrebbero succedere. Se veramente, al di là del cielo, ci sono delle divinità a controllare la nostra vita... Esse si chiamano shinigami, ovvero, dei della morte. Questa è un'altra storia. Si, questa è Another Note. ATTENZIONE: se per caso conosciate il vero Another Note (Deathnote, Another note: The Los Angeles BB Murder case) , sappiate che questo non è lo stesso. Non è stato scritto da Mihael Keehl  (alias Mello) ne è il suo testamento. Codesto libro è una storia parallela, in cui il destino ha deciso diversamente.                                                                       Introduction  Lo shinigami guardó le carte con noia, e alla fine si alzò e annunció gli altri giocatori che sarebbe andato a vedere cosa stavano facendo gli umani. "Fai come vuoi" gli risposero. "Che noia..."  "Già. Non c'è niente da fare" "Senti, Ryuk,ma se io facessi cadere qualcosa di mio sulla terra?" Ryuk ci pensó un attimo e alla fine disse: "ti caccieresti solo nei guai" "Io amo i guai" "Fai come vuoi" "Gli shinigami amano queste frasi" pensò guardando Ryuk CAP 1        The unknown power Il potere più grande non è saper volare, poter decidere sugli altri, poter aver quel che si vuole. Il potere più grande è quello di cui tutti hanno il terrore: l'ignoto. Ma l'ignoto è solo un insieme generico, astratto di aspetti del corso della vita che nessuno consce e, di conseguenza, tutti hanno paura. Chi conosce uno di questi aspetti, a cui nessuno sa dare un come un perché un dove o un quando, è il padrone assoluto. La Morte. La fine.  L'inizio. Quello che l'uomo non può comprendere, perché troppo insignificante. Quello che porta l'uomo a riflettere, a pensare. Quello che porta l'uomo a domandarsi se, effettivamente, esiste qualcosa al di sopra dello stesso. Chi è padrone della Morte è il padrone del tutto. Chi può modellare, modificare essa, è al di sopra di un dio. Chi ha questo potere, è destinato a uccidere, a impazzire, a morire pietosamente, perché la Morte non si può controllare. Perché essa è un essere libero, infinito, che agisce quando e dove vuole. Che ci avvolge tutti, che è più grande di qualsiasi essere. Buooongiornoooo eccomi qui, nuova su EFP con la mia prima storia... Oddio quanto sono emozionata (non mi pensate, sono scema) spero che vi abbia incuriosito...il primo capitolo è come un introduzione... Dal secondo i capitoli saranno piu lunghi e vi presenterò i personaggi elle non mangiare la marmellata di Beyond! (ho due panda) ok, io mi dissolvo e vi lascio ciaoooo

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Capitolo 2
*** B like Blood ***


CAP 2      B like Blood
 
Si raccontano molte storie a Los Angeles, leggende metropolitane, spesso però con fondi di verità.
 
La storia più recente, è una storia quasi horror, che in meno di un anno sono riusciti a far diventare una storia di fantasia.
 
Ma io so bene che non è così, in quanto Lui, l'ho visto più di una volta, e posso dire di essere un personaggio ( anche se sconosciuto) della vicenda.
 
Non so come un giovane uomo britannico, lucido di mente, anzi, geniale, possa nascondere sotto quel bel viso angelico la natura cacciatrice di un Serial Killer.
Si, perché quella che vi sto per raccontare è la storia di Beyond Birthday, The serial killer of Los Angeles.
 
 
Era il 24 giugno di due anni fa, a quel tempo io e il mio ragazzo, Rayan, non vivevamo ancora insieme, e dividevo l'appartamento con due mie amiche.
Era nostra abitudine uscire ogni domenica mattina e festeggiare la fine della settimana rimanendo per tutta la giornata fuori. Ritornavamo verso le otto meno un quarto e ci stendevamo sul divano a guardare la tv.
 
Quel giorno facemmo al stessa identica cosa, e verso le cinque ci avviammo sulla spiaggia di Los Angeles per vedere il tramonto.
 
Ci trovavamo ad una gelateria quando mi accorsi che Sally continuava a guardare un ragazzo che passeggiava tranquillamente sul marciapiede di fronte, quello vicino alla spiaggia.
Io, miope come una talpa, non riuscivo a distinguere molto della figura, ma da quello che potevo osservare di lui non mi sembrava questo bel modello abbronzato, ( di quelli che qui a Los Angeles, modestamente, non sono difficili da trovare) così chiesi  a Sally perché tanto interesse in quel ragazzo.
 
Ma lei non mi rispose.
 
La sua faccia era seria, preoccupata, ma da quanto mi disse il giorno dopo, sembrava non l'avesse mai visto prima.
 
Presto ci dimenticammo tutte e due di quel ragazzo, e le settimane passarono normalmente.
 
 
"L'ennesimo omicidio per concorrenza fra giornali...Tsk! Si dovrebbero vergognare..."
I due uomini discutevano animatamente, ci passai vicino e drizzai le orecchie per sentire cosa dicevano.
"Questa volta sembra che abbiano ingaggiato un professionista: non ha lasciato ne impronte ne tracce di sangue. Hanno anche trovato delle bambole di paglia appese alle pareti...senti qua, quattro di queste...Wara Niggyo, sul cadavere c'erano poi dei segni pre-morte incisi sul petto della vittima con un probabile coltello"
"Bha!"
 
Li superai.
 
Decisi di prendere il giornale e saperne di più.
 
E infatti, in prima pagina: "Morto Believe Bridsmaid, famoso giornalista di Hollywood.
È stato trovato morto nella sua residenza a Insist Street, la porta era chiusa da dentro, e appese alle pareti della stanza dell'omicidio c'erano quattro macabre Wara Niggyo, bambole magiche della credenza giapponese, fatte con paglia e solitamente fissate al muro con dei chiodi, si crede in un omicidio di concorrenza giornalistica..."
 
Proprio come aveva sentito.
 
Eppure c'erano degli aspetti strani nella vicenda, non tanto la porta chiuse da dentro o la assenza di impronte digitali( che l'assassino poteva facilmente togliere) ma quei segni sul  petto, fatti con il coltello. Se era un semplice assassinio di un killer professionista assoldato da qualche giornalista, perché incidere con un coltello dei tagli sul petto della vittima?
 
Ed ecco che la mia mente cominciò a lavorare, come avevo sempre fatto cercando di risolvere i casi che si trovavano sui giornali, nell'ombra.
 
Come fan di Sherlock Holmes e di Poirot, non potevo non investigare.
 
E così facendo mi misi subito all'opera.
 
E così facendo misi il primo piede nel pozzo misterioso, da cui non sarei mai più uscita, in cui non sapevo mi aspettasse un mostro, già con le fauci spalancate, pronto a mangiarsi la mia anima.
 
Il giorno dopo avevo comprato già tutti i giornali che riportavano la notizia dell'assassino, e non mi servì molto tempo per sapere per certo che l'omicidio non aveva niente a che fare con il lavoro.
 
Due giorni dopo il caso, feci uno strano sogno.
 
Stavo scrivendo una Q, però in stampatello. Stavo scrivendo al rovescio. Tutte le lettere erano dal basso verso l'alto.
 
Il messaggio diceva:q killed b, letto da normale all'incontrario.
 
Mi guardai le mani.  
 
Mi accorsi che stavo scrivendo con il sangue.
 
E a differenza della realtà, portavo gli occhiali anziché le lentine.
 
Mi trovavo su una scacchiera, che aveva solo i pezzi bianchi, e al posto dei neri c'era quel muro grigio, di cui non si vedeva la fine.
 
Guardai i pezzi, avvolti da una nube.
 
Erano di meno del normale: riuscivo a ben distinguere tre pedoni. Quello mosso di due, si trovava in orizzontale.
 
Gli altri due erano ancora da muovere.
 
Uno,però, sembrava stesse tremando, avesse paura….ma i pezzi degli scacchi possono provare la paura? No, sono inanimati.
 
A quel punto si alzò un vento, dei giornali neri con scritta bianca e immagino in rosso ricoprirono la scacchiera. Essa e i pezzi erano praticamente scomparsi.
 
Dalla nube uscì una figura.
Si fermò giusto in tempo per impedirmi di riconoscerlo.
Vidi che sorrideva.
 
 
Per tutto il giorno pensai a quel sogno, ci pensai anche il giorno dopo e l'altro ancora.
 
Nove giorni dopo mi ritrovai a passare per la stessa panchina su cui i due uomini avevano discusso sull'omicidio di Believe Bridsmaid.
 
Questa volta c'era un donna, e anch'essa leggeva il giornale, inorridita.
Così andai anch'io dal più vicino giornalaio e ne presi uno.
 
"Giovane teenager uccisa nel monolocale dove abitava. La polizia non sa che dire"
Lessi sotto.
"Quarter Queen. È questo il nome della tredicenne trovata morta sul suo letto per trauma cranico causato da un oggetto probabilmente rotondo con cui l'assassino si è accanito sulla testa della ragazza. Quarter viveva con la madre in un monolocale a Third Avenue, Downtown,  anche se in quel momento quest'ultima era in viaggio, e quindi mancava da casa.
È stata trovata con degli occhiali da sole.
'era uno spettacolo rivoltante. Dietro gli occhiali...non c'era niente! Le orbite erano vuote, gli occhi sono stati tolti dall'assassino. Come si può fare una cosa del genere? Per di più ad una ragazza di appena tredici anni!'
È questo quello che ci racconta il commissario, che in trent'anni di carriera non aveva mai visto una cosa del genere.
In tutto l'appartamento non c'era nessuna impronta, nessun indizio che possa portare la polizia ad una possibile strada.
' un professionista, non c'è dubbio' dice il medico legale.
Ma chi può avercela con una tredicenne?
E questo che tutti si chiedono.
Non bastava l'omicidio di Bridsmaid, ora c'è un altro rompicapo che la polizia cercherà di risolvere..."
 
Ma è così difficile? Si vede lontano un miglio che si parla dello stesso assassino.
 
È la stessa identica tecnica, nessun impronta, tutto ripulito meticolosamente. Stessa porta chiusa dall'interno. Chissà se c'erano le Wara Niggyo...
Ed infatti nel giornale del giorno dopo la polizia aveva annunciato che molti aspetti dell'ultimo delitto erano simili se non uguali al delitto del giornalista, e che questo portava a pensare a un Killer seriale, che i giornali oramai avevano soprannominato il Killer delle Wara Niggyo o il serial killer di Los Angeles.
 
"Mi scusi...sa che ore sono?"
Alzai la testa dal giornale e guarda un po' chi c'è?
Il ragazzo che Sally aveva guardato per tutta la serata del mese scorso.
Ebbi modo di guardarlo meglio ed era un tipo decisamente curioso.
I capelli corvini gli sfioravano gli occhi neri, cerchiati da due occhiaie.
La pelle pallidissima, i tratti del volto affilato classici delle popolazioni nordiche, il mento molto pronunciato e un accento inglese mi suggerivano avesse origini anglosassoni.
Indossava una t-shirt nera e dei jeans.
In effetti c'era un qualcosa in quel tizio, un che di misterioso.
Forse in quella sua Troppa normalità?
 
 
"it's ten o'clock"
"Thanks"
 
La giornata fu terribilmente normale.
 
Troppo, per i miei gusti.
 
La mia stanza era piena di giornali.
 
Giornali diversi, su cui in prima pagina c'era il caso Del Serial Killer Di Los Angeles.
 
La tazza del Tè era calda.
 
Quel caso era strano, da come si stava evolvendo sembrava...no, non ci troviamo in un libro di Allan Poe, ma nella realtà.
 
Scottava, nella mano.
 
Ma infondo, che ne potevo sapere? Nessuno ha mai detto che certe cose siano  
impossibili, ed esse sono inimmaginabili nel senso che nessuno c'ha mai pensato.
 
La mano si faceva rossa, eppure la stretta era sempre più forte.
 
Si, le coincidenze possono essere un grande pozzo di idee, deduzioni.
 
Il citofono suona, la mia testa piene di fiorenti idee si distrae, la mia mano lascia cadere la tazza.
Si rompe in mille pezzi.
 
Chi può essere alle tre di notte?
 
Le coincidenze diventano sempre di più.
 
La mia porta( guarda caso) è l'unica in tutto il palazzi che non ha l'occhiello.
 
Giro la maniglia. Sangue freddo. Se succede qualcosa lancia un urlo, ed ecco che venti persone accorreranno in tuo aiuto.
 
Già prendo fiato, pronta a svegliare il palazzo.
 
Tiro la maniglia verso di me.
 
Mi sporgo.
 
Apro del tutto.
 
Guardo a destra, guardo a sinistra.
 
Un allucinazione? No, mai avute. E non avevo assunto sostanze o medicinali.
 
Sto per chiudere la porta con il cuore che mi batte a mille per lo spavento, quando noto un fogliettino.
 
È ripiegato.
 
Lo apro.
 
Sussulto.
 
Lo lascio cadere.
 
Sul foglio c'e una grossa, rossa B.
 
Rossa come il sangue.
 
Alcune gocce della pittura scivolano giù per il foglio, distorcendo le curve della lettera.
 
Rientrai dentro e chiusi con uno scatto la porta.
 
B.
Chi sei?            

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Capitolo 3
*** Under the bed...Rue Ryuzaki ***


CAP 3.       Under  the bed....Rue Ryuzaki
 
Erano le quattro di notte. Non c'è cosa più snervante dei call center che ti chiamano nel cuore della notte...
Ma da brava agente feci un profondo respiro e mi appoggiai la cornetta all'orecchio.
 
"Pronto?" dissi con voce seccata.
 
Quello che avvenne dopo mi lasciò così sorpresa che non riuscii più a prendere sonno.
 
"Agente Naomi Misora, sono Elle"
 
Sgranai gli occhi. Strinsi forte con la mano la stoffa dei pantaloni del pigiama.
 
"Elle...?"
"Credo che lei abbia sentito parlare del caso del serial killer di los Angeles. Vorrei che lavorasse per me in questo caso. So che ha lasciato l'F.B.I. Ed è molto meglio così.
Non voglio un agente federale...."
"Aspetta Elle( se sei davvero Elle... ) io non ho detto di voler accettare, ho anche i miei impegni"
"No, il suo fidanzato è preso da impegni lavorativi e non mi risulta che lei abbia trovato un altro lavoro"
Chiusi gli occhi. Avevo già lavorato per Elle, ma non ci avevo mai parlato.
I suoi ordini ci venivano impartiti dai nostri superiori.
"Ti chiamerò nei prossimi giorni su questo numero, per tutti i particolari, buonanotte"
 
E questo fu tutto.
 
 
 
Ripensai a tutto quello che era successo nell'ultimo mese...
 
1 un serial killer era comparso dal nulla e stava gettando nel terrore la città di Los Angeles .
2 avevo praticamente sognato i particolari del secondo omicidio.
3 un tipo stranissimo, tanto da attirare la mia attenzione, si aggirava sul lungomare e appariva ogni volta che lo pensavo
4 ieri notte qualcuno aveva bussato alla mia porta e aveva lasciato li davanti un foglio con scritto B.
 
...e quello che sarebbe successo quel giorno, ovvero il terzo omicidio.
La cosa che mi lasciò terrificata  fu che la donna uccisa era la mia ex vicina di casa, quando vivevo ancora a Glasses, con i miei genitori.
Backyard Bottomslash era una donna piena di carattere, simpatica e solitaria.
Non usciva spesso di casa,  ed era anche per questo che dopo dieci anni per me rimaneva una sconosciuta.
Invece per mia madre no, infatti l'ultimo anno prima del nostro trasferimento si incontrarono al compleanno di un nostro amico e  parlarono per tutta la serata.
 
Ritornando al caso mi accorsi che l'assassino compieva i suoi omicidi in modi sempre più agghiaccianti.
 
Backyard era stata trovata morta nella sua casa, stesa a terra.
 
Un braccio e una gamba mancavano.
 
La gamba era stata trovata nella vasca, il braccio invece era scomparso.
 
La posizione in cui era stata trovata la donna era supina, la gamba e il braccio aperti in modo da formare un terrificante spettacolo.
 
Il resto lo avevo già immaginato.
 
Un altra cosa a cui pensai fu il numero delle Wara Ningyo: quattro nel primo, tre nel secondo due nel terzo...
 
 
...Ci sarebbe stato un quarto omicidio.
 
 
 
 
Entrai nelle casa della donna il giorno dopo.
Avevo letto tutti i particolari, e alla fine avevo ceduto alla tentazione di riprovare quella sensazione di euforia, quella concentrazione che puoi avere solo quando ti trovi nel nel mezzo di una scena del crimine, quando stati risolvendo un caso.
Elle mi aveva spiegato tutti i suoi dubbi, le sue deduzioni, e mi aveva chiesto di tenerlo informato su tutto.
Ispezionai per prima la stanza dove era stato compiuto l'omicidio, dopodiché passai alle altre.
L'ultima fu la camera da letto.
Guardai il guardaroba, il comodino, i cassetti.
Ci trovai solo quello che ci doveva essere.
Me ne stavo per andare quando sentii un rumore, il cigolio delle molle del letto.
 
Sentii anche un respiro.
 
Mi voltai lentamente con gli occhi sbarrati.
 
"Ah!"
Prima una mano, poi un braccio e infine una testa spuntarono da sotto il letto.
"E TU CHI DIAVOLO SEI?!"
 
Lui alzò lo sguardo verso di me e sorrise.
"Piacere, sono il detective privato Rue Ryuzaki"
 
...
 
"....e quindi tu sei qui da parte dei parenti di Backyard Bottomslash...?"
"Esatto" 
Alzai un sopracciglio.
Era oramai passata mezz'ora da quando quel tizio era comparso da sotto al letto, e più il tempo passava più mi convincevo che era un emerito idiota.
Lui annuì sorridente.
"e....non per essere scortese, ma...che ci facevi sotto al letto?"
"cercavo indizi" mi rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo "quando sei entrata credevo fossi l'assassino ritornato sulla scena del crimine e mi sono nascosto"
 
A quanto pare la famiglia non voleva molto bene a Backyard, dato che avevano assunto il primo matto che era capitato loro davanti.
 
Guardai il bigliettino da visita che mia aveva dato.
 
"E tu? Sei un agente federale?"mi aveva chiesto.
Io gli avevo risposto che un cliente, di cui per privacy non voleva che si sapesse il nome, mi aveva chiamato e io, che da un po' non lavoravo a un caso, avevo accettato.
 
 
Sinceramente non è mio desiderio che quel tizio sappia perché io mi trovo lì.
 
 
Dopo quella pausa imbarazzante che mi dovetti subire, con sollievo sentii lui pronunciare le parole "ritornare" e "lavoro".
Non prestai attenzione al resto della frase, mi bastarono quelle due parole e con sollievo balzai su dalla sedia e annuendo fui felice di potermelo levare di torno.
O almeno fare finta che non esistesse.
 
Uscii da quella casa sfinita, con un sacco di domande a cui, purtroppo, sarei stata IO a dover cercare una risposta, per la mente.
Avevo chiamato due o tre volte Elle per riferirgli tutto, perfino di quello svampito che si faceva chiamare Rue Ryuzaki, che si era dimostrato un grande pensatore.
Purtroppo, le sue deduzioni erano al limite della realtà, e l'unica cosa di lui di cui ero certa era che aveva una grande fantasia...e che aveva una smisurata passione per i dolci, sopratutto per la marmellata di fragole, tanto che mi aveva detto: "Lo zucchero fa bene al cervello Misora, aiuta la mente a pensare"
 
Elle mi era parso leggermente sorpreso quando gli dissi di Ryuzaki ma non posso dargli torto, visto che non è da tutti i giorni vedere in una casa dove è stato commesso un omicidio un tizio che spunta da sotto al letto con un sorriso di quelli che trovi stampati in faccia alle persone che provano a venderti un aspirapolvere sotto casa, e che ti dice di essere il detective assunto dalla famiglia della vittima per indagare.  Forse perché era Elle, o forse perché mi ero abituata a sentire cose strane, ma mi lasciava un dubbio quel tono di voce diverso dal solito usato dal detective. Come un boccone che ti rimane in gola e non riesci a mandare giù.
 
 
« Quando si usa la testa viene voglia di dolci. Quando voglio fare un buon lavoro, non c'è nulla di meglio della marmellata. Lo zucchero fa bene al cervello. »
(Beyond Birthday, capitolo 2 pagina 49 riga 30.)
 
 
 
Erano due mesi, due mesi e mezzo, due mesi e mezzo che non facevo altro che stare sui giornali, cercando indizi che non avrei trovato, cercando un perché che non esisteva.
Due mesi e mezzo che sentivo tutte le notizie che trasmettevano sulla frequenza radiofonica della polizia, due mesi e mezzo che sentivo perché? Come? E la mia testa rimaneva lo stesso vuota.
 
B.
Era questo che mi tormentava da giorni.
 
Anche se molto improbabile, non conoscevo nessuno, tranne mia madre che avesse a che fare con la lettera B.
 
Sally e Elen erano partite per Chicago, la loro città d'origine, e non sarebbero ritornate prima di due settimane.
 
Ero sola, completamente. Anch'io non conoscevo bene Los Angeles, perché a sedici anni i miei si erano trasferiti, appunto, a Chicago.
 
Erano le tre di notte. Fuori c'era la calma assoluta, il cielo era annuvolato, e il mare non si sentiva quasi.
 
Decisi di andare a letto.
 
 
« Capelli neri.
Una maglia a tinta unita, jeans scoloriti.
Era un ragazzo giovane. La fissava con occhi cerchiati di nero, come un panda.
Snello, doveva essere piuttosto alto, ma la schiena era curva e sbirciava Misora dal basso verso l'alto, il livello degli occhi due spanne sotto quello di lei. »
(cap 5 another note)

*********
gioorno. Non credevo che questa storia alla fine riuscisse ad attirare l'attenzione di qualcuno, ma alla fine ce l'ha fatta! sono molto felice, grazie per le due recensioni dello scorso capitolo!! non so che scrivere, qui nel mio angolino... sono presa ad ascoltare la musica dei fun. ...quindi posso solo salutarvi! ci vediamo al prossimo capitolo genteee(?) -Giuly 

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Capitolo 4
*** Realization ***


"...che bello il cielo oggi" dissi tra me e me.
Il sole splendeva e le onde si abbattevano sulla spiaggia.
Il cielo era di un azzurro pastello, e anche il clima era piacevole, con quel bel sole e un venticello che soffiava da nord.
 
"Già" 
"B!"
Il ragazzo mi guardò e sorrise.
"Ciao"
Rimanemmo un po' a guardare il panorama, silenziosi, appoggiati alla ringhiera di una panchina.
 
" Come va? Hai trovato qualcosa su quei omicidi a cui stavi indagando?"
"In verità no" dissi guardando la spuma delle onde che finiva sul bagnasciuga.
"È molto complesso, anche se sto su una buona strada"
"Mmh"disse lui.
"Ehi, B, sai, è da un po'  oramai che penso a un quarto omicidio. Per me non è finita qua"
Lui guardava nel vuoto, ma sapevo bene che stava ascoltando.
"E perché?"
"Le Wara Ningyo: sono sempre di meno, e nell'ultimo ne erano due. Non può finire con due Wara Ningyo"
" E se l'ultima impersonasse il killer?"
"No, impossibile. Di solito i killer seriali non si figurano mai uguali alle vittime"
 
Rise.
"Sei sveglia, sai?"
"Tu ci eri già arrivato, vero?" dissi ricordandomi della genialità del mio amico.
 
Non rispose, ma dallo sguardo divertito potei capire che il mio pensiero era esatto.
 
"Credo che appena ne sarò certa, dirò tutto alla polizia"
Lui mi guardò come fossi impazzita.
 
"È un rischio enorme, se lo scopre quel pazzo, rischi di finire male"
 
Io annuii, con la fronte corrugata.
"Devo aiutare, non posso sapere e non dire niente"
 
Lui mi prese per le spalle, con una stretta d'acciaio, tanto forte che mi uscì un lamento.
 
 
Lui mi guarda negli occhi, serio.
"No, non te lo permetterò"
"E perché?" sussurrai.
"Perché te l'ho già detto: finisce male" scandì bene le parole" non voglio che il sangue su quel foglio diventi il tuo.
Mi vennero le lacrime agli occhi.
Già.... La pittura su quel foglio...
Poi mi bloccai.
 
In un secondo realizzai tutto.
Il foglio....
 
Lo guardai negli occhi neri, che non tradivano alcuna emozione.
 
"B" pensai.
Ero paralizzata.
Anche se non volevo, nella mia mente una voce sussurrava cose, che messe insieme davano un qualcosa che era sempre più ovvia.
La voce si faceva sempre più forte, e si lamentava.
Alla fine divenne un urlo, che mi scoppio in testa.
 
 
                ....Io non gli avevo mai parlato del foglio.
 
 
Emisi un gemito.
 
No, non volevo ascoltare.
 
Non riuscivo a parlare, a muovermi.
 
"D- devo andare..."
Mi divincolai e alla fine riuscii a liberarmi dalla sua stretta.
 
"Tu non te ne vai, invece"
 
La sua voce era diversa.
 
Era gracchiante, alta, e ironica.
 
Come quella di un pazzo.
 
Mi voltai i suoi occhi erano diventati di color cremisi, mentre la sua mano stringeva il mio polso sempre di più.
 
"S- sei tu..."
Mi divincolai.
 
Un sorrisetto apparve sulla faccia di B.
 
Il cielo si oscurò.
 
Il mare assunse una tinta rossa, il cielo arancione.
 
Incominciò a piovere.
Una pioggia rossa, rosso acceso.
 
Lui mi lascio andare, ma a questo punto non potevo scappare.
 
Le gocce rosse gli rigavano il viso.
 
Gli occhi cremisi erano diventati due fessure, piene di odio, di pazzia.
 
I capelli neri, fradici, gli si attaccavano alla fronte,mentre un ringhio gli usciva dalla bocca, cui l'angolo destro era rivolto verso giù, lasciando intravedere i denti.
 
"Perché?"
 
Era il momento delle risposte.
 
"Perché? Tu mi chiedi perché?!" urlò " anche io me lo sono chiesto varie volte, ma nessuno mi ha mai dato delle risposte!" c'eravamo solo noi due, era tutto deserto" perche ho questa intelligenza? Perché ho questo destino? Perché ho questi occhi? Si, li vedi? I miei occhi possono vedere la morte. Si, loro possono sapere grazie solo ad uno sguardo, nome, cognome e tempo che rimane da vivere ad ogni persona!"
 
"Sono destinato a questo, e non mi sottrarrò al destino, io lo supererò, io sono sempre stato sotto di lui, ma sono il migliore!"
 
Di chi stava parlando? A cosa si stava riferendo? 
 
O era semplicemente impazzito?
 
Si avvicinò, non opposi resistenza quando mi tirò verso di se.
 
Si avvicinò al mio orecchio.
"Sono disposto anche ad uccidermi"
 
Era pazzo. E io ero una stupida, perché avevo rivelato i miei segreti ad un pazzo. Perché non potevo chiedere aiuto. Perché mi ero scavata la fossa da sola. 
Perché questo, era il mio sogno.
 
"Avevo deciso che sarebbero stati tre più uno, ma credo che ne succederà un altro. Anche se questo non verra mai scoperto"
 
 
 
                                            .     .     .
 
 
 
Mi alzai di scatto, madida di sudore e col fiato corto. Ancora scossa da quello che era successo, scossa perché il sogno era fin troppo realistico, scossa perché tutti gli avvenimenti erano stati collegati, scossa perché avevo vissuto nel corpo di un'altra persona.
 
Presi di corsa il telefono e digitai con le mani tremanti il numero di Sally.
 
"Pronto...?"
 
"Sally! Sally, ho capito, il tizio del lungomare, il foglio con la B rossa, gli omicidi, tutto coincide!! Ho sognato di essere un altra persona, Sally, e lui mi stava per uccidere. Si toglierà la vita, lui, lui è l'assassino, lui è BEYOND BIRTHDAY!!"


****
buongiorno! come ve la passate? io vorrei tanto andare al mare ma sembra difficile...
per la prima volta in quattro capitoli non ho dimenticato di mettere o togliere qualcosa, per fortuna!  
a proposito, so che alcune cose non corrispondono alla vera storia, ma dovete capire che questa storia lo scritta tempo fa, (molto tempo fa) e va un po di fantasia quindi vogliate scusarmi se avete trovato cose per cui sembra che la storia se ne vada per i fatti suoi (sorry sorry sorry sorry.....) 
bhe, credo abbiate capito che qui nel mio angolino non scrivo mai molto, quindi vi lascio ;) byeeeee
 
 

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Capitolo 5
*** Why ***


Beyond Birthday era un ragazzo semplice, senza rompicapi per la mente.
Lui era, pero, un genio. Questo non lo aiutava, perché ogni giorno veniva messo sotto stress da continui test, per veder chi fosse veramente il primo.
Orfano di entrambi i genitori, viveva in un orfanotrofio chiamato "The Wammy's House".
 
Ma l'aggettivo orfanotrofio era solo una copertura, visto che la "Casa Di Wammy" non era altro che un istituto, un istituto per geni.
 
Ragazzi prodigio,in poche parole. 
 
Un'altra particolarità di questo istituto era che i ragazzi venivano chiamati per lettere.
A ogni lettere corrispondeva un nome, che pero non era un nome normale.
 
Backup, Another, Silence, Near.
 
Erano aggettivi.
 
Questo veniva fatto perché quando ad un ex-ragazzo dell'istituto gli chiesero il nome, lui rispose semplicemente 'Elle, il mio nome è Elle' non si trovarono dati su di lui così per circa tre anni lo chiamarono, appunto, Elle.
Ora, non è che solo per questo singolare aneddoto tutti i ragazzi abbiano cambiato il loro nome in lettere, certo.
 
Successero altre cose.
 
Nell'istituto, un anno dopo, arrivò un'altro ragazzo, per l'appunto Beyond.
I due erano amici, all'inizio, ed era una coppia veramente originale.
Due geni, tutti e due completamente fuori dal normale.
 
Elle pero era un passo più avanti.
 
E fu proprio lui a stupire Quillish Wammy.
 
Le sue deduzioni, i suoi interventi geniali, che si alternavano a momenti di silenzio e di infantilità colpirono subito Quillish, che lo mise alla prova facendogli risolvere dei casi sui giornali.
 
Per il ragazzino era tutto come un gioco o, come disse tempo dopo, come una partita a scacchi.
 
All'età di sei anni Elle sparì, come Quillish, e bastò qualche giorno perché le televisioni di tutto il mondo parlassero di Elle, il detective spuntato dal nulla a cui tutti i casi che venivano affidati venivano risolti in meno di qualche giorno.
 
Ma, diceva la tv, il nuovo detective più bravo del mondo, era schizzinoso e accettava solo i casi che lo interessavano.
 
E così i bambini della Wammy's House seppero che il bambino di sette anni di nome Elle si era nascosto dietro la sua lettera, e in un alone di mistero risolveva in modo brillante tutti i casi che gli venivano posti.
 
B peró non si dimenticò del vecchio Elle, e la cosa che gli dette più fastidio era il fatto che lui adesso era il primo della classifica, e quindi era continuamente sotto stress, perché da quanto gli avevano detto, lui era una specie di suo successore e questo stranamente non gli faceva piacere.
 
Beyond stava provando un sentimento che lo rendeva nervoso, insicuro e irascibile. Questo sentimento è uno di quelli che rispecchiano la stupidità dell'uomo, la sua ingenuità.
Beyond stava provando l'invidia.
 
Intanto era arrivato anche un altro ragazzo, A.
Era brillante quanto Beyond, ed era anche lui un candidato come successore di Elle.
A la prendeva più alla leggera, e per lui non aveva importanza chi sarebbe diventato il successore del detective.
 
Ma lui non conosceva la storia.
 
B ed A erano molto legati, E lo furono fino a che non successe il Fatto.
 
Era sera, tutti i ragazzi erano ritornati nelle stanze.
Il silenzio avvolgeva l'edificio.
 
Beyond fu uno degli ultimi a rientrare.
 
Si avviò nel corridoio silenzioso mentre la luce della luna entrava da una finestra, i suoi passi rimbombavano nel silenzio.
Aprì la porta, che emise un sinistro cigolio.
 
"Ehi, Another, già sei a lett..."
Sentiva in rumore. Un rumore come di una corda che si torce e si allunga.
Alzo lo sguardo mentre un brivido di terrore gli correva lungo la schiena.
 
Una figura, dall'alto, oscurava la finestra, e la stanza sembrava completamente buia.
Sembrava stesse volando.
Ma non era così.
Dalla trave che attraversava la stanza partiva una corda, che scendeva dritta e tesa fino alla figura. E Gli Cingeva Il Collo.
La figura non era adulta, era di un ragazzo, di massimo tredici anni.
 
Era A.
 
Non riusciva a dire niente, terrorizzato dalla vista del suo migliore amico impiccato.
 
" Beyond! Backup! Che sta succedendo!?"
 
...non se ne era nemmeno accorto, aveva urlato.
 
I passi di Roger, direttore dell'istituto, si facevano sempre più vicini.
 
Alla fine si fermarono, e Beyond potette sentire il fiato pesante di Roger proprio dietro di lui.
 
"Beyond, che è successo?"
 
Anche Roger alzò lo sguardo.
 
 
"Oddio"
 
 
Erano passati tre giorni dal suicidio, e nei corridoi, nelle sale e nelle stanze dei ragazzi c'era il silenzio per lutto.
 
Gli occhi dalle iridi cremisi del brillante dodicenne cercavano nervosamente qualcosa, i suoi passi erano nervosi e rimbombavano nel corridoio buio, illuminato dalla luce della luna che filtrava per le finestre.
 
Tutte le porte erano chiuse, e da dentro non si sentiva alcun rumore se non un ovattato suono di qualche ragazzo che russava.
 
Il giovane continuó a camminare fino alla sua stanza, quella vecchia, quella dove era accaduto il Fatto.
 
Nessuno, in tutto l'istituto aveva cercato di capire il perché, perché un tredicenne aveva deciso di impiccarsi nella sua stanza.
 
Avevano messo a tacere la cosa, limitandosi, tutti ad avere facce tristi e sguardi persi nel vuoto.
 
Ma Beyond sapeva fin troppo bene il perché di quella scena muta da parte di Roger e degli altri.
 
Tutti gli adulti sapevano nel profondo che A era impazzito, che la sua maschera, che Beyond reputava da cretino, si era spaccata in mille pezzi.
 
Quella messinscena che A aveva studiato e messo su per non far capire quanto fosse debole, quanto fosse stanco, stressato per cercare di non perdere il primo posto, ed essere lui il successore di Elle.
 
Aveva rivelato che se avesse potuto avrebbe cercato di diventare un suo antagonista e superarlo.
 
Era sicuro di essere migliore di Elle.
 
E questo lo ossessionava.
 
Beyond aveva capito subito che A era un tipo ambizioso, e che non si sarebbe lasciato rubare così facilmente il primo posto. 
 
 
Apri la porta, che fece un leggero cigolio.
 
Non si erano mai preoccupati di metterci un po' d'olio.
 
Rivide per un momento, come in un film, la figura impiccata, ma non gli faceva più tanto effetto.
 
Aveva capito che la morte era vicina, e la paura per essa era cosa da stupidi, perché la vita non si può fermare.
 
Aprì il suo cassetto e prese alcune cose, tra cui il coltellino di A, che per sbaglio quest'ultimo aveva, l'ultima volta, riposto nel cassetto sbagliato.
 
Preso tutto l'essenziale, uscì dalla camera e rifece il percorso.
 
Arrivò alla porta per il cortile, e con una pinza riuscì ad aprirla.
 
 
Camminò, e poi corse per tutta la notte, cercando di allontanarsi il più possibile dall'istituto.
 
Andò via, lontano, pensando a che fare quando si sarebbe stancato.
 
****
konnichiwa! :3 grazie delle recensioni, ho scoperto di saper creare suspanse u.u mi sono gia scusata con voi per la storia, che prendeva un piega strana. RAGAZZI QUESTO IL PENULTIMO CAPITULO(?)!!!! mi mancherà questa storia, forse ancora di piu di quando l'ho finita (si, se ve lo chiedete, sono un po strana... parlo con computer e matite...) spero sia stata di vostro gradimento, il prossimo capitolo lo pubblico tra cinque giorni piu o meno *calendarioumanomodeon*. 
mi dissolvo, bye guys! Giuly_crazyXD

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Capitolo 6
*** CAP 6 ghost and fire ***


CAP 6 Ghost And Fire

Erano quattro giorni oramai che pensavo a cosa sarebbe successo.

Ogni volta che incontravo Ryuzaki era come entrare in un manicomio.
Ero certa che quello avesse qualche rotella fuori posto, però serviva.

Onestamente senza di lui alcune cose non le avrei proprio capite.

E questo mi aveva insospettita non poco: riusciva a entrare nella mente del serial killer così bene che più volte mi era sorto il dubbio che stesse cominciando a lavorare un po' troppo con la fantasia.

Però poi chiamava Elle, e anche lui ragionava così.

Ieri, mentre mi dirigevo a casa dell'ultima vittima, da dietro qualcuno mi ha aggredito.

Alla fine, però, è stato lui che se ne dovuto andare, data la mia modesta conoscenza  del capoesimo.

Mancavano quattro giorni all'ultimo omicidio, e dovevamo scortare le possibili vittime fuori dall'albergo dove alloggiavano.

Ryuzaki aveva avuto un illuminazione.

Anche se questo mi aveva portato ad essere in imbarazzo con lui per tutta la giornata.

Si era  steso in posizione supina, nello stesso e preciso punto dove era stato rinvenuto il corpo, e anche nella stessa posizione.

Camminando con la tazza di Tè in mano non lo avevo visto, e gli avevo camminato sullo stomaco per poi cadere affianco a lui.

Non so di cosa sia capace, ma in in un certo senso mi spaventa, e quello che era successo mi aveva paralizzata.

Guardando l'orologio poco dopo si era accorto che gli arti rimasti del cadavere sembravano quasi  le due lancette dell'orologio.

Da lì il ragionamento lo avevo continuato io, come sempre dopo che mi suggeriva qualcosa.

Il 13 agosto  ci saremmo dovuti trovare nelle rispettive stanze d'albergo ( San gabriel valley) delle due potenziali vittime: Blackberry Brown e Blues-Harp Babysplit, e quando sarebbe arrivato lui, il killer, lo avremmo arrestato.

Era tutto pronto, anche se avevo una strana sensazione, che partiva dal petto e arrivava alla testa, qualcosa che non riuscivo a comprendere, ma che mi spaventava.



Avevo dieci anni, era il 3 aprile, quando, mentre giocavo nel cortile della casa con il mio cane, vidi passare un ragazzo poco più grande di me.

Sembrava stremato, camminava a passo veloce e alcune volte inciampava nei suoi stessi piedi.

Mi fermai a guardarlo, e lui guardò me, ci fissammo curiosi mentre io cercavo di capire il colore dei suoi occhi.

La luce del sole non mi permetteva di distinguere bene le iridi, ma sembravano nere.

Continuò a camminare fino all'angolo, dove si fermò per riprendere fiato.

Presa dalla curiosità decisi di capire meglio chi fosse, dato che non lo avevo mai visto prima. Così spinsi il cancelletto e con timidezza feci qualche passo verso il ragazzo.

Ero a qualche metro da lui, quando si girò.

Io sobbalzai, vedendo il colore dei suoi occhi.

Rosso cremisi.

Rosso sangue.

Come il sangue caldo che scorre nelle vene, quegli occhi, che sembravano appartenere a un demone più che ha un uomo.

Anche lui mi guardo con curiosità, ma io non riuscivo più a muovermi.

Era sera, quasi le sette,  c'era un terribile silenzio e un venticello gelato soffiava verso nord, gelando le ossa.

"Chi sei?" mi chiese.
Non seppi rispondere, ero confusa, lui era strano e mi metteva ansia.

"M-mi chiamo Helen... 

"Io Beyond, Beyond Birthday "

Mi squadrò da capo a piedi.

"D-da dove vieni?"

"Da Winchester" mi rispose.

"Winchester!? Ma è lontanissimo da qui!" 

"Lo so"

Il suo tono era freddo e intimidatorio, ma anche.... Sorpreso.

Mi stava fissando dritto negli occhi, con uno sguardo incredulo.

...Come se avesse visto un fantasma.

"Che c'è?" chiesi.

"Tu...sei identica....sei...."

Incominciai a spaventarmi.

"Sono cosa?"

Lui deglutì. "Sei uguale a un mio amico...."

"Ah si? E come si chiama?"

"Vorrai dire.... Come si chiamava"



"Pronta?" mi chiese lui.
"Certo" risposi."Tu?"

"Abbastanza" mi guardò. Sorrise. "E poi niente mi spaventa. Infondo, se succede qualcosa, tu sei brava col capoeismo no?"

Lo guardai. 

"Bhè...si"

"Allora buona fortuna" 

"B-buona fortuna anche a te.... Ryuzaki" 


Salii le scale e fino a quando non mi ritrovai davanti all'appartamento numero 404.

Aprii la porta, piano.

Tirai fuori la pistola.

Feci un altro passo e..... Niente.

Niente e nessuno.

Anzi, c'era uno snervante silenzio.

Delusa, mi sedetti sul divano guardando l'orlogio.

Quindi Ryuzaki aveva ragione, era l'altro appartamento.

Ryuzaki.... C'era qualcosa di strano.... Chissà se lui se ne intendeva di capoeismo? Aveva detto che io ero brava...

.  .  .

"MERDA!"

Mi catapultai fuori dalla stanza, corsi per tutto il corridoio e arrivai alle scale.

Il capoeismo....  Ryuzaki..... Avrei dovuto pensarci prima.

....nessuno può spuntare da sotto al letto di una vittima di un omicidio, e ti suggerisce tutte le prove?

Certo, era riuscito a mascherarsi bene, chi avrebbe pensato che uno come lui possa essere così geniale?

Era lui che mi aveva aggredito, bastardo.

Era sempre stato lui, che appena mi voltavo, anche per un attimo, riprendeva il suo aspetto.

Purtroppo non è servito, Ryuzaki, perché anche i perfetti commettono errori.


Aprii la porta e quello che vidi fu peggio.

Non c'era una vittima.

C'era lui, tra le fiamme.

Non sapevo che fare.

Ma non potevo perdere.

Vidi l'estintore.



Aveva programmato fin dall'inizio tre vittime più una. 

E quell'uno in più, era lui.



"Rue Ryuzaki" dissi, col fiatone. "Sei in arresto per pluriomicidio colposo"


No, mio caro Ryuzaki la partita l'hai persa. I bianchi, hanno perso. 

Definitivamente.

Dopo aver mangiato  tutti i pezzi  neri, credevi di poter dare scacco matto.

E invece? 

Lo scacco matto lo hanno dato i neri.

Lo ha dato l'alfiere.


« Incapace di trovare qualcosa che non c'era, Elle avrebbe continuato a cercare qualcosa che non c'era, ovvero B. »
(Mello, pagina 163 riga 24.)

. . .


Il  21 Gennaio del 2004 Rue Ryuzaki, o meglio Beyond Birthday,  morì d'infarto. Non si seppe mai la causa, anche se, in quanto criminale, si pensò a Kira, il nuovo giustiziere, che aveva lanciato una battaglia contro tutta la polizia e tutte le persone che non erano d'accordo con lui nel uccidere le persone più indegne, coloro che perfino la madre terra disgusta. Kira È da una parte amato ( Tutte le persone civili e per bene) e dall'altra temuto (la polizia, i servizi segreti e i criminali).

L' 1 Gennaio 2004 Naomi Misora muore, ritrovata nel suo appartamento.
Si era suicidata.
In verità lei aveva scoperto, investigando in segreto sul caso Kira, delle informazioni su quest'ultimo.
Sfortunatamente, nel momento in cui entra nel quartier generale di Tokio,  incontra Light Yagami, figlio del sovrintendente Yagami dello scompartimento della polizia che si occupava del caso Kira.
Light Yagami riesce a convincere Misora che alla polizia non c'era nessuno, e riesce a sapere che lei aveva queste "importanti informazioni". Dopo che Yagami capisce che il nome  che Misora gli aveva dato era falso, cerca in ogni modo di farla cadere in qualche tranello per farle dire il suo vero nome.
Alla fine ci riesce, e lo scrive su  un pezzo di carta, insieme alla parola suicidio e una data.
Dopo quaranta secondi Misora, senza spiegare il perché dice di dover andare a casa, ma prima che lo dicesse, Yagami gli svela che lui è Kira


***
buoongiornoooo.scusate per il super ritardo ma presa da una altra fan fiction che ho scritto avevo lasciato questa incustodita (?). spero vi sia piaciuta o almeno non sia un completo disastro. insomma, e stata la mia prima fan fiction, il mio debutto xD per ora non ho in mente altre fan ficiton su dn ma credo ne scirvero altre quando mmi verranno in mente. grazie a coloro che hanno recesnito, sono veramente grata a voi che avete degnato di uno sguardo questa storia e addirittura lasciare un commento positivo o negativo. grazie anche a chi l ha semplicemente letta, che è arrivato fino a qui.
non so piu che altro dire, spero sia stata di vostro gradimento! 
spero qualcuno recensisca questo capitolo accetto recensioni di tutti i tipi xD 
bene, vi ho scocciato abbastanza cari lettori alla prossima!! 
Giuly _crazyXD *che sparisce in una nuvola di fumo(?)*

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