Like some rolling stones

di _failed dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Certe cose sono solo per chi sa osservare, senza fermarsi a vedere e basta. E così era quella piccola porticina in un angolo del capannone del 7-11, che sbucava su una distesa di erba incolta per chi vedeva, e sul paradiso per chi osservava. Infatti, oltre alla coltre di erbacce e di chissà quali piante, si dilungava una strada abbandonata, percorsa in parte da binari conosciuti solo dai capitreno che erano così sfortunati da dover far passare i loro veicoli per quelle rotaie usurate. Si chiamava Christie Road, ed era stata scoperta solo da due persone, a quel tempo, che nemmeno si conoscevano né si erano mai incontrate lì. Semplicemente, condividevano quel piccolo angolo di paradiso senza saperlo.

Era una sera invernale, di quelle in cui il freddo è talmente pungente che la gente si sbarra in casa e guarda con occhi terrorizzati le strade vuote, come se fossero un nemico mortale. Ma per Abigale l’unico nemico era ciò chi si trovava dentro casa sua, e tentava di uscire il più possibile, che ci fosse il gelo o il caldo più insopportabile. E non era la sola. Ad Oakland c’erano un bel po’ di ragazzi che vedevano la casa come una prigione, e che scappavano in luoghi come il 7-11 (un capannone che sarebbe dovuto essere il magazzino dell’omonimo grande magazzino andato in bancarotta qualche anno prima, e quindi libero di essere occupato) o il 924 Gilman e il Rid’s Hickory Pit (gli unici due locali punk della zona, all’epoca).

E così quella sera si infilò un maglione di lana che le arrivava alle ginocchia, un paio di jeans (i più caldi che aveva) e una sciarpa che la copriva fino al naso, buttò un pacchetto di sigarette in tasca e le chiavi di casa nell’altra e si buttò fuori da quel luogo così tremendamente opprimente. Camminava veloce per quelle strade che ormai conosceva a memoria e in poco arrivò alla sua Christie Road. Attraversò quella foresta di erba arrivando nel punto esatto in cui i binari del treno si dividono in due direzioni diverse, e si sedette sul muretto a bordo strada. Ebbe appena il tempo di tirarsi fuori una sigaretta e maledirsi perché si era dimenticata l’accendino a casa che sentì delle voci arrivare dal 7-11. Pensò che fossero solo i ragazzi dentro, e non si preoccupò più di tanto; ma mano a mano che passavano i secondi le parole diventavano più definite e le voci più alte: qualcuno stava invadendo il suo unico angolo di libertà.

- Te lo giuro, sono l’unico a sapere di questo posto. Se ci mettiamo a farle qua nessuno le ruberà né ce le chiederà e balle varie –

Il ragazzo ebbe appena il tempo di finire la frase che si trovò davanti Abigale, con una sigaretta spenta in mano e uno sguardo quasi divertito.

- Per fortuna che sei l’unico a conoscere ‘sto posto. B, raccontamene una migliore la prossima volta – disse il secondo ragazzo, che aveva incrociato le braccia al petto e aveva l’aria più rassegnata che altro.

- E tu chi saresti? Credevo di essere l’unico a conoscere Christie Road! – biascicò il primo tra lo stupito e il contrariato.

- Be’, evidentemente abbiamo fatto male i calcoli entrambi. Anche io credevo di esserne la sola a conoscenza, ma ormai ci siamo tutti e tre, quindi evitiamo incazzature varie e conviviamo pacificamente, che ho già abbastanza problemi da altre parti – gli rispose Abigale tranquillamente, senza troppi giri di parole. Gli altri due rimasero interdetti a questa risposta, ma poi probabilmente si resero conto che era la cosa migliore e diedero il via alle presentazioni.

- Michael, ma chiamami Mike o mi incazzo sul serio – disse il secondo, che doveva essere stato trascinato dall’altro. Si sedette accanto a Abigale. Aveva dei capelli biondissimi, quasi bianchi, e gli occhi di un blu così intenso che sembrava oceano.

- Abigale, in teoria non ho un soprannome, in pratica potete chiamarmi come vi pare – disse lei. Poi aggiunse: - Mike, ho gli occhi identici a te – incrociandogli lo sguardo. Ed era vero, erano due mari che si incontravano.

- Quindi hai degli occhi assolutamente fantastici – le disse lui ridendo. Rise anche lei. Senza saperlo erano già come fratello e sorella.

L’altro ragazzo tossì. – Scusate se interrompo il vostro flirt, ma se dovete amoreggiare fatelo fuori da Christie Road. Sapete, è una strada ancora vergine – disse, serissimo. Anche Abigale e Mike, scusandosi, cambiarono espressione, assumendone una di finta solennità.

- Così va meglio – disse il ragazzo lasciandosi scappare un sorriso. – Ebbene, anche se ovviamente mi conoscerai già, io sono il celebre Two-Dollar Bill, nome d’arte di Billie Joe – disse, e concluse con un profondo inchino.

Abigale rimase sinceramente sorpresa. Credeva che quella di Two-Dollar Bill fosse solo una leggenda metropolitana, che non esistesse davvero questo ragazzo che dava canne a destra e a manca per due dollari.

- Quindi esisti per davvero! Credevo che fossi solo una leggenda – gli disse lei.

- Vuoi scherzare? Io sono una leggenda! – le rispose indignato lui, non nascondendo però un sorriso, sedendosi insieme agli altri due. Aveva i capelli neri come la pece, bloccati con del gel di sicuro scadente, perché la maggior parte erano tornati al loro mosso naturale, rendendo la capigliatura ancora più disordinata del previsto. Ma il suo segno distintivo erano gli occhi. Non tanto per il colore, che era di sicuro un verde rarissimo, ma per quello che sembravano trasmettere. Dietro c’erano nascosti dolore, rabbia, cicatrici non ancora rimarginate e, da qualche parte, tanto amore che nessuno gli aveva dato e che per ora nessuno si meritava.

- Okay, adesso che abbiamo superato la parte di cordialità, qualcuno mi dia un diavolo di accendino o lo costruisco con le mie mani. Sono due ore che ho sta sigaretta in mano senza poterla fumare, ne sto uscendo pazza – esordì Abigale, che non si faceva sicuramente scrupoli di cordialità o simili. D’altronde erano bastati pochi minuti insieme per far nascere un’aria di serenità, senza nessuna tensione. Era come se si conoscessero da tempo. Ma è così che nascono le migliori amicizie, no?

 

 







Spazio autrice:
... Ok, sono qua a pubblicare la mia prima fanfiction seria e sono leggermente terrorizzata. 
In realtà non ho molto da dire, a parte che spero davvero che vi piaccia questa storia.
Spero di aggiornare più o meno una volta a settimana, ma mi scuso già in anticipo per eventuali ritardi.
Beh, detto questo... buona lettura c:

_failed dreamer

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Anche il 7-11 era vuoto quando Abigale, Mike e Billie lasciarono Christie Road. Erano passati un’oretta e un pacchetto di sigarette diviso in tre, e la ragazza era rosa da un dubbio che la assillava da quando aveva incrociato lo sguardo dei due ragazzi: dove aveva già visto quegli occhi? Sapeva di averli già osservati almeno una volta nella vita, ma non riusciva a ricordare dove o quando. Continuò a pensarci finché la voce di Mike non la riportò alla realtà.

- Ab, noi andiamo di qua – le disse, indicando con la mano una strada buia uguale a tutte le altre strade di quella città.

- Okay – gli rispose lei, - allora magari ci becchiamo a scuola o a Christie Road -.

- Togli quel ‘magari’ e sostituiscilo con un bel ‘di sicuro’. Non ti libererai tanto facilmente di noi! – le disse ridendo Billie, prima di essere assorbito, insieme all’amico, dal buio.

La mattina dopo, al posto della radiosveglia, furono delle urla a svegliare Abigale. Non si preoccupò neanche di badare alla loro causa, anche perché era sicura di conoscerla già: sua madre ossessionava sua padre con la paura che lui la tradisse, e lui le rispondeva che se avesse potuto non avrebbe aspettato un secondo, ma non aveva tempo per un’amante. E andavano avanti così ore e ore, mettendo in mezzo anche Abigale e Fred, suo fratello maggiore. Lui era riuscito a scappare al college, a farsi una nuova vita, e ovviamente aveva mollato la sorella, che doveva ancora finire le superiori, a casa, in quell’inferno. E in questo modo lei si trovava senza una vera e propria casa: doveva studiare il più possibile per passare l’anno e scappare, ma non poteva farlo né a casa, né tantomeno al 7-11. Così aveva trovato Christie Road, l’unico post che riusciva a definire un rifugio. Lì era sola, però, e non avere l’appoggio di nessuno rendeva il tutto ancora più difficile. Aveva dovuto scegliere tra lo studio, e quindi la fuga, e la solitudine. E aveva deciso che quest’ultima non era fondamentale.

Infatti, nonostante avesse avuto qualche amico anche lei, non era mai riuscita a trovare, in tutta la sua vita, qualcuno con cui potersi confidare apertamente, in cui poter riporre tutta la sua fiducia. Ed era quasi sicura che non l’avrebbe mai trovato, perché sapeva che era colpa sua. Non riusciva a confidarsi con nessuno perché aveva sempre paura di fargli provare compassione o pena nei suoi confronti se gli avesse raccontato il perché delle sue lacrime; oppure invidia o gelosia se gli avesse spiegato i suoi sorrisi. E sapeva che quelli erano solo sentimenti che rovinavano un’amicizia. Quindi, per farne nascere una sapendo già che si sarebbe rovinata, tanto valeva non farla nascere per niente.

Quando si svegliò del tutto, infilò la sua maglia preferita dei Nirvana, un paio di jeans e le sue solite Converse rosso fuoco. Poi si mise in spalle la cartella piena zeppa di libri e scese in cucina, da dove provenivano le urla.

- Te ne stai sempre fuori, siamo noi la tua famiglia! –

- I ragazzi sono sempre fuori, e per stare con te preferisco star via! Che gran famiglia! –

Abigale sapeva come sarebbe finita: sua madre le avrebbe addossato la colpa di tutto, e a quelle dei genitori si sarebbe aggiunta anche la sua rabbia. Così, prima che chiunque avesse avuto il tempo di interpellarla, schizzò via da quella casa senza nemmeno mangiare, avviandosi in un posto che era tremendo quanto quello da cui stava scappando.

- Guarda, capocchia blu! –

- Tutto quel colore che hai in testa ti infonde poteri speciali oppure sei secchiona per scelta? –

E quello era niente, di solito. Alla fine i suoi capelli le piacevano così com’erano, e nessuno sapeva che studiava non per piacere, quanto per obbligo. Ci poteva passare sopra.

- Ehi, fare il cestino è la tua mansione, vedi di farlo bene! –, e poi le buttavano addosso una sfilza di bottigliette d’acqua, vuote e non.

E così si ritrovava a dover camminare veloce per il cortile a testa bassa e scappare, come sempre. Ma questa volta qualcuno la fermò.

- Ma la volete piantare? Andate a fare i bastardi da un’altra parte o vi giuro che quelle bottiglie ve le ficco su per il… -

- Mike! -. Abigale aveva alzato di scatto la testa e aveva visto il ragazzo che la guardava sorridendo.

- Ab, ma che mi combini? Ti fai mettere i piedi in testa da quelli? – le disse lui, iniziando a camminare verso l’edificio.

- Mike, sono quelli della squadra di football. Se gli dico qualcosa sono capaci di spiattellare tutto al preside –

- E allora? Quello è un buono a nulla. Gli avrò fatto una visitina già tre o quattro volte quest’anno, e non siamo nemmeno a fine quadrimestre. E sai lui che ha fatto? Solo ammonizioni! E io che speravo mi sospendesse, almeno avrei avuto qualche giorno libero – rise lui.

Abigale non ebbe tempo di rispondere che due ragazzi piombarono lì dal nulla. Uno era Billie, l’altro non lo conosceva.

- Ab! Te l’avevo detto che ci saremo visti a scuola – la salutò Billie, che salutò poi anche Mike.

- Ragazzi, e questa chi sarebbe? – chiese l’amico di Billie. Aveva i capelli di un verde accecante e la faccia di uno che non smette mai di ridere o scherzare.

- Abigale, lui è Tré. Tré, lei è Abigale – disse Mike.

- Abigale, i tuoi capelli hanno tutta la mia stima – le disse Tré, fissando la massa blu informe che aveva in testa la ragazza.

- E i tuoi hanno la mia! – gli rispose lei.

- Guardate, la tribù delle teste colorate ha una riunione in città! – gli urlò qualcuno. Era uno dei ragazzi che erano soliti attaccare Abigale.

- John, fino a tre mesi fa eri uno di noi, piantala di aprire quella tua fogna di bocca per farci uscire solo merdate – gli urlò di rimando Billie, chiudendolo.

- Lo conoscete? – chiese incredula Abigale.

- Purtroppo sì – le rispose Billie. – Era il batterista della nostra band, gli Sweet Children. Poi, da buon figlio di papà, per strizza di non passare l’anno e di essere additato come un perdente ci ha mollati. Tipi così è meglio perderli che trovarli –

- Ma un vantaggio ce l’ha anche lui, no? – chiese sorridendo Tré.

- Aspetta un attimo… No, non ce l’ha –

- Come no? Vi ha fatto trovare me! Io gli sarei eternamente grato! –

- Sì, Tré, gli darei la vita per averci fatto questo favore! – gli rispose Mike ridendo.

E così, tra un finto broncio di Tré e le prese in giro degli altri, i quattro ragazzi si persero tra i corridoi di quella scuola, che, alla fine, per Abigale non era più così infernale.

- Allora, come ti è sembrato Tré? – le chiese Billie quella sera. Erano sdraiati sull’erba ai bordi di Christie Road. Mike era stato recluso in casa dalla madre, e Tré non sapeva dell’esistenza di quel paradiso.

- E’ uno a posto. L’unica cosa che non mi convince è che scherza troppo, non capisco mai quando devo prenderlo sul serio e quando no –

- Ti abituerai a capirlo, stai tranquilla. Ci ha abbastanza salvato le palle. Eravamo senza batterista per i Green Day, e dato che questa band sarà il nostro futuro è stato fondamentale per me e Mike –

- Io vi invidio tantissimo -. Abigale si lasciò sfuggire quelle parole senza neanche accorgersene. Tanto valeva continuare. – Voglio dire, sembrate amici per la pelle, e sono sicura che lo siete. Sembrate fratelli. Vorrei tantissimo un’amicizia come la vostra –

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale la ragazza di maledisse per essersi aperta così tanto con Billie. Poi lui si girò su un fianco, e molto tranquillamente le disse: - Ab, la nostra amicizia diventerà come quella che c’è tra me e Mike. Te lo prometto. E io mantengo sempre le promesse –

A quelle parole si girò anche la ragazza, e, incrociando lo sguardo di Billie, scattò a sedere.

- Ma certo! Tu sei Billie! – disse.

- Grande scoperta Ab, davvero, notevole – la prese in giro lui.

- Voglio dire, tu sei proprio Billie, Billie Joe! Il figlio di Andy! –

A quel nome il ragazzo si mise a sedere e fissò Abigale negli occhi. E tutto quanto ritornò alla mente di entrambi.

Spazio autrice:

Eccomi qua con il secondo capitolo, già in ritardo... sono una frana! Però dai, sono stata in vacanza, sono scusata.

Comunque, la smetto di parlare a vanvera e vi anticipo che il prossimo capitolo sarà leggermente (ma proprio poco) diverso da questi. E, che dire, spero di avervi lasciati sulle spine! (Sogna Bea, sogna).

Un bacio!

P.S. un abbraccio e un grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono e hanno la le preferite la mia storia.

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