Students vs Zombies

di Blacky46
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il loro arrivo ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** Spedizione al palazzetto ***
Capitolo 4: *** Crisi scolastica ***
Capitolo 5: *** Il condominio ***
Capitolo 6: *** Il condominio(parte 2):in 4 ***
Capitolo 7: *** Il Condiminio(parte 3): Finalmente fuori! ***
Capitolo 8: *** Una nuova alba ***
Capitolo 9: *** L'armeria ***
Capitolo 10: *** Notte di sangue ***
Capitolo 11: *** Basso tenore di vita ***
Capitolo 12: *** Il potere di Morfeo ***
Capitolo 13: *** Salvezza? ***
Capitolo 14: *** Il freddo della morte ***
Capitolo 15: *** Lock and Load ***
Capitolo 16: *** Seguendo il piano ***
Capitolo 17: *** Un improvviso addio ***
Capitolo 18: *** Ritorno alla normalità? ***



Capitolo 1
*** Il loro arrivo ***


Mi chiamo Pierlorenzo, sono uno dei pochi superstiti rimasti. Voglio lasciare questo messaggio a coloro che verranno dopo di me. Credo che sia venerdì, ma non ne sono completamente certo, ormai ho perso la cognizione del tempo. In questo momento sono sicuro di una sola cosa:ormai il mondo non è più quello che tutti noi conoscevamo.
Accadde tutto molto velocemente, nel giro di una mattinata l’infezione si propagò per l'intera la città, alla sera ogni cosa era ormai distrutto.

 Era un lunedì, la sveglia suonò presto come al solito,”Mmmh…è già ora di alzarsi” borbottai mentre spegnevo la sveglia. Dopo essermi ripreso scesi dal letto e andai alla finestra a guardare che tempo ci fosse. Tirai la tenda, benché facesse ancora abbastanza, buio si riuscivano a vedere delle nuvolone su tutto il cielo, così aprii la finestra. Fui colpito da una folata d’aria gelida, così richiusi subito il vetro “anche oggi fa freddissimo,meglio coprirsi per uscire” pensai, dopo tutto l’inverno era ormai alle porte. Dopo essere andato in bagno andai in cucina a fare colazione, mentre bevevo del thè accesi la televisione per sentire le news. Non mi colpì nessuna notizia in particolare, solo il meteo mi interessò: erano previsti temporali tutta la settimana con possibili nebbie e nevicate. Finito di bere, presi la bici e mi incamminai per la scuola.
Lungo la strada trovai  Davide, Andrea ed Alessio, tutti miei compagni di classe, che stavano parlando.Passandogli a fianco “Ciao”, ”Buongiorno Pier”, ”Ciao”, ”Giorno”. Andai a mettere la bici nel parcheggio. Messa al riparo da eventuali piogge, andai in classe dove trovai quasi tutti i miei compagni, parlammo un po’, poi suonò la campanella, arrivò il professore e iniziammo la lezione. La prima ora era latino, una noia mortale e anche la seconda ora non fu da meno della prima. Verso metà della terza ora circa iniziammo a sentire rumori di sirene provenire da fuori. I rumori culminarono durante la quarta ora, di filosofia; praticamente il suono delle sirene era quasi continuo. Benché tutti molto interessati a ciò che stava accadendo all’esterno, fummo costretti a seguire la lezione; alla fine dell’ora la professoressa prese le sue cose e se ne andò di corsa, probabilmente a vedere cosa stesse succedendo. Restammo soli per quasi mezz’ora, nella quale noi tutti facemmo delle ipotesi su cosa stesse succedendo. Pensammo alle cose più svariate: la fine del mondo, un’apocalisse zombie, un mega incidente, un incendio ecc; nessuno di noi poteva immaginarsi che una di quelle ipotesi però fosse la realtà. Passò l’intera ora, nessuno vide un professore o un bidello, quindi preoccupati, se così si può dire, uscimmo dalla classe a guardare.  “Chissà cosa sta succedendo” dissi ad Alessio mentre uscivamo dalla classe “Non saprei, però ho un brutto presentimento” rispose.
Nel corridoio che portava alla nostra classe vidi che c’erano molti altri ragazzi, nella nostra stessa condizione, anche se c’era qualcuno che approfittava della condizione per giocare o fare stupidaggini. Andammo quindi verso la segreteria, per chiedere spiegazioni, ma, neanche li trovammo nessuno. Anche se un po’ scocciati, tornammo in classe e ovviamente riprendemmo a fare quello che ci pareva. Passò così anche la quinta ora, senza che nessuno arrivasse, non che la cosa ci dispiacesse molto. Il problema arrivò quando fu il momento di uscire dalla scuola per tornare a casa: finito l’orario scolastico, benché non fosse suonata la campanella, tutti i ragazzi della scuola si radunarono all’ingresso per uscire. I più vicini all’uscita aprirono le porte e uscirono; con le porte aperte i rumori che prima si sentivano solo leggermente ora si sentivano completamente:si sentiva il rumore delle sirene più forte che mai e anche un altro suono, simile al crepitio del fuoco. Nei pressi dei cancelli d’uscita dalla scuola però accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettato nessuno.

I cancelli erano chiusi, davanti c’erano alcuni professori e bidelli che ciondolavano. Io e i miei compagni di classe ci trovavamo in mezzo alla fila di ragazzi, dato che la nostra classe era abbastanza lontana delle uscite, quindi non riuscivamo a vedere cosa stesse accadendo. L’unica cosa che notai fu che alcune bici erano buttate a terra e sentii un forte odore lungo tutto il vialetto. “Beh dai tutto sommato è stata una bella giornata oggi”, ”Si, però non ti sembra strano che siano spariti sia i prof che i bidelli?”, ”Beh ma che ti interessa, l’importante è che non abbiamo fatto nulla ahahah”, ”Si hai ragione ahahah”. Mentre ascoltavo i discorsi dei miei compagni di classe, chiesi ad Alessio che mi stava a fianco “Senti anche tu questo strano odore?", ”Effettivamente si e devo ammettere che è proprio fastidioso, se solo quelli davanti si muovessero ad uscire”. Improvvisamente, mentre aspettavamo, dalla testa della fila si sentirono delle urla e poi dei ragazzi gridarono “Correte”, ”Via”, ”Tutti dentro, presto”. Nessuno di noi capì cosa stesse succedendo, ma tutti quelli davanti a noi si girarono e iniziarono a spingerci indietro, fino a farci rientrare nella scuola. Una volta dentro alcuni tornarono in classe terrorizzati, altri si misero a piangere lì in entrata, mentre altri andarono di corsa a prendere sedie e banche e iniziarono a buttarli davanti alle porte, quasi a fare una barricata.
Nel frattempo, noi, cioè tutti quelli che non avevano visto cosa fosse successo, rimanemmo lì fermi all’ingresso. Ad un certo punto un ragazzo mi passò accanto e mi venne addosso: “Datti una mossa e aiuta o vuoi che entrino?”.
Lo guardai con uno sguardo perplesso “Ma perché siete tutti così agitati, cos’è successo?? E poi chi dovrebbe entrare?”  “….ma non hai visto niente?”   “No cosa dovevo vedere?”. Fece per parlare ma poi si fermò, mi fissò per qualche secondo e se ne andò senza rispondermi. Abbastanza preoccupato, per quello che mi aveva detto quel ragazzo, decisi, assieme agli altri compagni di classe, di andare a vedere cosa ci fosse fuori di tanto spaventoso. Andammo nella classe più vicina al vialetto e ci affacciammo alle finestre: vidi bici a terra, cartelle dappertutto e libri sparsi ovunque per il giardino. Aprii la finestra per vedere meglio:la prima cosa che mi colpì fu l’odore, più forte di prima, che mi fece quasi venire la nausea, poi lo sguardo cadde su alcuna macchie nell’erba e nel marciapiede, erano di un rosso scuro. La prima cosa che mi venne in mente fu che si trattasse sangue, ma pensai fosse impossibile ci potesse essere tanto sangue a scuola, quindi di cos'altro poteva trattarsi.
Mi sporsi dalla finestra e appena lo feci vidi in lontananza dei ragazzi avvicinarsi lentamente. Alcuni li avevo riconosciuti altri non sapevo chi fossero, comunque mi stupii che camminassero barcollando e con la testa bassa, per non parlare del fatto che ad ogni passo sembrava stessero per cadere. “Voi sapete cosa è successo?” chiesi ad uno di quei ragazzi senza però ricevere risposta. Appena finito di parlare vidi spuntare da dietro la scuola altre persone e tutte si dirigevano verso di me, quasi come se le avessi attirate parlando. Quando furono abbastanza vicini da potergli vedere il volto mi bloccai completamente: erano tutti insanguinati e appena alzarono la testa capìì tutto: erano zombie.

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Non appena me ne accorsi, cercai immediatamente di ritirarmi dentro, ma fui preso per la maglietta: quei corpi ormai morti avevano una forza pazzesca e stavano cercando di tirarmi fuori. Quella fu la prima volta che vidi la morte in faccia. Non riuscivo a liberarmi e pensavo che fosse ormai la fine. Fortunatamente Davide si accorse di quello che stava succedendo e cercò di tirarmi dentro, ma da solo non ce la faceva, così con l’aiuto anche di Andrea riuscirono a togliermi dalla presa degli zombie e a trarmi in salvo. Per il contraccolpo caddi all’indietro, tutti attorno a me si zittirono e si allontanarono di un passo, vedendo che ero sporco di sangue. Me ne stavo lì fermo con lo sguardo fisso sul pavimento. Forse in quel momento non riuscivo ancora a capirlo, però, dentro di me, sentivo una confusione di sensazioni: due però erano più forti delle altre. Provavo una sorta di felicità, in quanto uno dei miei desideri più grandi, la venuta degli zombie, si era avverato, sentivo però anche una paura tremenda, in fondo la mia ragione capiva la gravità della situazione.
Dopo qualche secondo mi alzai e, dopo che quelli attorno a me appurarono che non ero stato morso o ferito, ma che ero solo un po’ spaventato, ce ne andammo da lì. L’unico segno evidente di quello che era successo erano delle macchie di sangue sulla maglietta e sulle braccia, quindi, mentre gli altri tornarono in classe, io andai in bagno per cercare di pulirmi. Mentre mi sciacquavo venne in bagno Alessio e mi chiese se era tutto apposto. Parlammo un po’, mentre finivo di pulirmi le braccia, per quanto riguardava la maglietta non riuscivo proprio a toglierle le macchie. La prima cosa che avrei voluto fare in quel momento, sarebbe stato prendere la prima cosa utile come arma e uscire a “combattere”, se così sipoteva dire. Riflettendoci, da quel momento in poi avremmo dovuto tutti cercare di sopravvivere e di non disperarci. Io e Alessio uscimmo dal bagno e andammo nella nostra classe, dove c’erano tutti i nostri compagni. Guardandosi attorno si poteva capire lo stato d’animo generale: alcuni erano seduti, con la testa tra le braccia, stavano lì fermi, molto probabilmente spaventati, altri non si capacitavano ancora di quello che stava succedendo, altri ancora, camminavano avanti e indietro per la classe. In fondo neanche io, che avevo sempre desiderato che un giorno venissero gli zombie, riuscivo a capire da dove e perché ora fossero lì.
Ad un certo punto Anna, una nostra compagna di classe, si mise a piangere “Che hai?” chiese Eugenio, il suo compagno di banco “Mi sono venuti in mente i miei genitori, sono là fuori in mezzo a quelle cose e…” e si rimise a piangere. A quelle parole l’atmosfera precipitò, tutti si fermarono e iniziarono a pensare, probabilmente ai loro genitori; stufo di quell’atmosfera che non faceva altro che deprimermi, e a farmi pensare al peggio, uscii dalla classe e andai a fare un giro, tanto ero certo che nessuno avesse da obiettare su quello che facevo.
La nostra scuola era formata da due piani, al primo l’entrata principale, che era stata bloccata, dava su due corridoi laterali e ad una scalinata. Il corridoio sinistro si sviluppava poi in due grandi stanze quadrate, ai lati delle quali si trovavano le classi, c’era oltretutto un’uscita di emergenza in ognuna delle due stanze, di quelle con le porte che si aprono solo dall’interno per nostra fortuna. Percorrendo il corridoio destro, invece, si arrivava alla seconda parte della scuola, nella quale vi era una biblioteca, un auditorium e altre classi. Salendo la scalinata principale, invece, si arrivava al primo piano, il quale era diviso esattamente come il piano terra. La struttura era abbastanza sicura una volta bloccato l’ingresso, restava comunque un rischi: una parte del corridoi destro eraformato da una vetrata a tutta parete per circa 10 metri, se gli zombie avessero iniziato a batterci contro, non ci avrebbe messo molta a rompersi. Per questo alcuni mettiser un telo, preso dall'auditorium, per fare in modo che gli zombie non ci vedessero, ma questo prima che scoprissimo che gli zombie erano attirati, quasi unicamnete, dal rumore e probabilmente dal nostro odore. Sarebbero comunque riusciti ad entrare da lì, più avanti. Io mi ero fermato vicino all’entrata; vedevo molti ragazzi passare: alcuni sembravano quasi rilassati, ma si vedeva chiaramente che era solo una facciata per nascondere la loro paura, altri invece erano del tutto persi, giravano quasi senza meta ed erano talmente agitati che al primo rumore sospetto si spaventavano. La cosa che però spaventava, più o meno tutti, era che fuori dalla porta si sentiva che quelle creature cercavano di entrare, sbattendo contro le porte in quanto, fortunatamente per noi, non avevano l’intelligenza per aprirle. Se c’erano molti ragazzi che passavano per l'ingresso quasi non si sentiva, ma se invece ce n’erano pochi, si potevano sentire i versi che gli zombie facevano. Cercando di entrare continuavano a spingere sulle porte, dato che non provavano dolore, così di tanto in tanto bisognava sistemare la barricata, dato che, lentamente, cedeva sempre di più. Rimasi lì seduto in entrata per un bel pezzetto, circa mezz’ora; me ne stavo lì, a guardare i ragazzi passare, cercando di pensare a ciò che sarebbe accaduto da lì in avanti e a cosa avremmo dovuto fare tutti. Ad un certo, punto mi venne in mente di provare ad usare il telefono ”Credo ci abbiano già provato anche gli altri, ma è sempre meglio provare, non si sa mai” pensai, ma ovviamente niente. Appena digitavi qualsiasi numero partiva un messaggio preregistrato, nel quale dicevano che al momento le linee erano bloccate, provai anche a spedire alcuni messaggi, a familiari o ad amici di altre scuole, e ci riuscii anche, stranamente, ma non ricevetti risposta. Mentre stavo per andarmene dall’entrata sentii Andrea che mi chiamava “Pier, fermo!” mi girai “Che c’è?” “Vieni in classe, gli altri stanno facendo una sorta di riunione e dobbiamo esserci tutti” “Ok”...."Non che agli altri importi della mia opinione" pensai tra me e me.
Quando entrai avevano già iniziato a discutere. Andai a sedermi ed ascoltai per un pezzetto “Beh, voi cosa proponete di fare?” chiese Massimo finito di esperre la situazione “Per me, dovremmo stare qui, ad aspettare i soccorsi” disse la Claudia “Si anche per me”disse Marco(L) e un po’ alla volta quasi tutti concordarono con la Claudia. ”Secondo me dovremmo cercare di scappare, magari gli zombie sono solo in città” dissi io, pensando ad alta voce, tutti si zittirono. “… ma cosa dici, è troppo pericoloso, dobbiamo stare qui ad aspettare i soccorsi, verranno sicuramente a salvarci e poi cos’è questa roba degli zombie, non esistono, le persone là fuori….devono avere qualche sorta di malattia. Non esistono gli zombie, se non nei tuoi stupidi giochi”mi disse la Giulia “No scusa, stavo solo pensando ad alta voce, comunque la pensate tutti come lei?” alcuni annuirono, altri abbassarono la testa, per non rispondere “Oh beh scusate, fate pure quello che volete, io però farò lo stesso, non sono mica legato per forza a voi” detto questo mi zittii fino alla fine della discussione. Continuarono a parlare per circa un’altra oretta e alla fine, decisero di restare a scuola ad aspettare i soccorsi. Nel frattempo, mentre parlavano, io continuavo a guardare fuori dalla finestra: "Aveva proprio ragione il meteo" bisbigliai, mentre guardavo la pioggia scendere, e, visto il colore delle nuvole, capii che, quel tempo, sarebbe durato a lungo. Finita la riunione uscii di nuovo, non riuscivo a sopportare la stupidità dei miei compagni di classe, anche se, in fondo, ne capivo il motivo. Passò l’intera giornata quasi senza che ce ne accorgessimo, ma la stanchezza iniziò a farsi sentire durante la notte.
Fortunatamente, l’impianto elettrico andava ancora, così, quando si fece buio, accendemmo tutte le luci, anche se ciò, probabilmente, attirò più zombie di quelli che già c’erano. Verso sera, i rappresentanti delle classi e dell’istituto, fecero una riunione, per decidere cosa fare, portando l’idea delle rispettive classi, e così, si decise che l'idea migliore era di restarsene a scuola ad aspettare i soccorsi, che probabilmente, non sarebbero mai arrivati

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Capitolo 3
*** Spedizione al palazzetto ***


Passarono così due giorni senza che nessuno venisse. Eravamo tutti distrutti, non c’era quasi più niente da mangiare, l’unica cosa che restava era l’acqua dei rubinetti; il giorno prima infatti anche la luce sparì. La cosa più importante è che loro erano ancora lì.
Alcuni continuavano a spingere sulle porte ma altri li sentivamo muoversi per il giardino. La prova che non se ne erano affatto andati ci venne data quando alcuni ragazzi, in preda al panico, provarono a scappare dal retro…a pochi metri dall’uscita furono circondati e uccisi. Continuava a piovere da due giorni  e con la pioggia non era possibile uscire in quanto non si riusciva a vedere bene ma. Finalmente il terzo giorno smise di piovere.

Guardando un po’ la situazione all’esterno attraverso le finestre,vidi che l’uscita più sicura era quella che dava al palazzetto sportivo. Probabilmente anche qualcun altro aveva già pensato di andarsene ma nessuno osava uscire, né tanto meno proporlo in quanto la porta era vicino alla vetrata a tutta parete, c’era quindi il rischio che dopo essere usciti gli zombie si dirigessero verso la finestra. Stanchi di questa situazione un gruppo di ragazzi decise di provare ad andare verso il palazzetto, magari c’era qualche ragazzo che era rimasto bloccato dentro oppure ,in caso contrario, solamente a cercare qualcosa con cui difendersi, più utile delle sedie e degli spazzoloni che avevamo. Appena ne sentii parlare colsi al balzo l’occasione e senza pensarci su troppo partecipai, assieme a me c’erano anche : Andrea, Patrick, e i due Alessio R. e Alessio S., tutti gli altri rimasero in classe ad aspettare, ritenendo anzi la nostra una pessima idea.
Uscimmo cercando di fare il minor rumore possibile in quanto, nei due giorni passati, avevamo visto alcuni zombie passare lì vicino e non volevamo rischiare. Decidemmo inoltre di uscire dal primo piano ,così, se ci fossero stati molti zombie nei paraggi saremmo potuti subito rientrare dato che c’erano le scale a proteggerci, benché non sapessimo ancora come facessero quelle cose a capire la nostra posizione. In quel momento non c’era nessuno, così con cautela scendemmo le scale: a poche decine di metri si poteva vedere la nostra meta:il palazzotto. Era un edificio circolare,con quattro ingressi,usato dalla scuola come sede per le lezioni di ginnastica e forse si era ora trasformato in un rifugio ,quindi dovevamo andare a controllare.
Con calma iniziammo a camminare verso il campo che precedeva il palazzotto, eravamo circa una ventina di ragazzi,quindi dovevamo muoverci velocemente. Arrivati in prossimità del campo, dall’erba alta si sentirono dei fruscii e poi improvvisamente uscì uno zombie che fece per mordere Andrea il quale però lo schivò prontamente “Presto correte tutti” disse Patrick mentre altri non morti uscivano dall’erba. Iniziammo a correre, facendo attenzione a non scivolare in quanto la strada era ancora bagnata. Schivando tutti gli zombie all’esterno del palazzotto riuscimmo ad entrare e dopo qualche minuto anche a bloccare le entrate dietro di noi.

Una volta dentro ci guardammo attorno,c’era sangue ovunque,probabilmente eravamo arrivati troppo tardi “Non è possibile,tutte quelle cose fuori sono…”, molto probabilmente erano i ragazzi che stavano facendo ginnastica quando sono arrivati gli zombie. Ci spostammo al centro del palazzotto, a parte il rumore degli zombie sulla porta non si sentiva nessun rumore provenire dall’interno “Direi che qui siamo al sicuro,cerchiamo qualcosa di utile” disse un ragazzo. E così ci dividemmo, alcuni andarono verso il magazzino, altri sugli spalti. Io già avevo un bastone di ferro, in realtà uno scopettone, quindi mi diressi sugli spalti. Mentre salivo le scale però vidi tutta la scena di quello che succedeva di sotto. Alessio S. andò ad aprire la porta del ripostiglio, incautamente, e appena lo fece usci un non morto che gli cadde addosso e lo morse. Alessio tirò un urlo di dolore e prontamente gli altri prima calciarono via lo zombie per poi eliminarlo. Quello fu il primo zombie che vidi morire,e proprio come nei film bisognava distruggergli il cervello.
Comunque ormai era troppo tardi per Alessio che ormai era stato morso. Accorremmo tutti giù,era stato morso ad un braccio ed era anche una ferita profonda,cercammo di medicarlo,benché non servisse a molto. Dopo poco tornai sugli spalti per cercare qualcosa dal punto in cui mi ero interrotto mentre gli altri erano giù con Alessio. Mi diressi verso la parte più alta, sperando di trovare qualcosa.
Da qualche settimana c’erano dei lavori in corso quindi credevo di trovare qualcosa che ci potesse tornare utile. Raggiunsi il punto dei lavori, c’erano dei corpi a terra. Feci subito un passo indietro e con la punta del bastone provai a muovere i corpi ma non ci fu nessuna reazione. Avvicinandomi notai che quei corpi erano ridotti troppo male per potersi muovere, quindi andai oltre. L’unica cosa che trovai alla fine furono solo qualche ricetrasmittente, probabilmente utilizzata per comunicare a distanza tra gli operai e alcuni attrezzi di poco conto. Scesi dagli altri. Alessio era ancora a terra dolorante, ormai tutti sapevamo che sarebbe stata una questione di tempo prima che diventasse uno di loro, ma cosa dovevamo fare, abbandonarlo lì al suo destino? “ Che facciamo adesso?” disse Andrea,mentre ci allontanavamo da Alessio perché non sentisse “Cosa vuoi che facciamo ,o lo lasciamo qui o ce lo portiamo dietro” risposi a bassa voce. ”è troppo pericolo farlo venire con noi,non sappiamo quando si trasformerà” disse Patrick”E cosa vuoi fare allora ucciderlo?” Patrick e Andrea abbassarono la testa e non sarei sicuro che quell’idea no gli fosse già venuta. Poi arrivò anche Massimo” Max,tu cosa consigli di fare?” chiese Andrea”Per me dovremmo lasciare a lui la scelta,credo che farà la scelta giusta,e al massimo dovremmo….bè avete capito”.
Così tornammo da Alessio e gli chiedemmo cosa avesse intenzione di fare. Alessio ci pensò qualche minuto e poi disse “Ho deciso” poi ci fu qualche secondo di silenzio “Non voglio che mi vediate diventare uno di quelle cose, così tra poco me ne andrò, forse ne riuscirò ad attirare qualcuno così da permettervi la fuga” Detto ciò,passarono pochi minuti prima che Alessio salutasse tutti e che uscisse per non tornare mia più, sentimmo solo che gridava per attirarli e dopo qualche secondo neanche più quello. “Dannazione,non doveva andare così” disse Alessio “Lo so ma orami è così, se vieni morso sei finito, non c’è probabilmente modo di salvarti, non credo ci sia una cura” risposi.”Ok e ora cosa facciamo?”chiese un ragazzo”Prima di tutto chi non ha un’arma vada a cercare qualcosa nel magazzino” e così alcuni ragazzi entrarono da dove ero uscito lo zombie. All’interno della stanza c’era un altro corpo ormai morto e alcune mazze che presero dei ragazzi al posto dei bastoni di legno.
A quel punto, una volta che tutti erano pronti Patrick disse “Io adesso proporrei di andare a cercare provviste,magari in un piccolo supermercato qui vicino ,ma prima di quello dovremmo trovare un posto sicuro”, “è un’ottima idea quella del luogo sicuro ma in un supermercato sai quanti zombie ci sono? è troppo pericoloso!” disse Alessio. Anche questo era vero però era meglio muoversi piuttosto che stare lì ad aspettare senza far niente,inoltre se si stava troppo tempo fermi in un luogo, non si sa perché ma quelle creature, quasi attratte dalla nostra presenza aumentavano sempre di numero fino a circondarci.

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Capitolo 4
*** Crisi scolastica ***


Ora tutto stava a decidere dove andare. Alla fine tutti optarono per andare al supermercato. Mentre stavamo per partire,però, dissi:”Aspettate,non credo non sia una buona idea andare là tutti assieme,secondo me bisogna dividersi in gruppetti di tre o quattro persone” Tutti rimasero stupiti e un ragazzo disse:”Ma sei stupido,se ci dividiamo abbiamo ancora meno possibilità di arrivare vivi al supermercato.” Si alzò un mormorio tra i ragazzi,quando, ad un certo punto un ragazzo di nome Luca,che avevo conosciuto poco prima rispose “No ,ha ragione lui,se ci dividiamo possiamo controllare un’area più ampia” “Poi è vero che in gruppo siamo più forti ma è anche vero che siamo molto più lenti e rischiamo di farci circondare prima. Se invece siamo in pochi riusciamo a muovere meglio, a proteggerci a vicenda e ne attiriamo di meno”aggiunse Andrea.
Tutti ci pensarono su qualche minuto e alla fine concordarono. “Come facciamo però a comunicare tra di noi?” chiese un ragazzo “Usando queste” risposi,mostrando le trasmittenti che mi ero messo nello zaino.”Non hanno un raggio d’azione ampissimo ma credo che a uno o massimo due kilometri funzionino.” Consegnata una trasmittente ad ogni gruppo,ci dividemmo. Ognuno dei membri del gruppo aveva una funzione: uno faceva da capo, uno faceva strada e uno pronto ad intervenire immediatamente in caso di attacco. Io mi trovai in gruppo con Andrea e Patrick mentre Alessio e Massimo erano con un ragazzo che non conoscevo. Formati tutti i gruppetti uscimmo dal palazzotto e partimmo dirigendoci verso la zona residenziale.
Nello stesso momento in cui noi stavamo partendo,tutti coloro che erano rimasti nella scuola stavano vivendo un profonda crisi a partire dalla nostra classe. Ovviamente affamati e stanchi gli altri,dopo la nostra partenza non avevano visto più nessun non morto,quindi credevano di essere al sicuro e quindi si rilassarono,senza sospettare ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. In classe nostra però erano già iniziati i litigi “Lo dicevo io che era una pessima idea uscire. Da quando se ne sono andati non si sono visti più quelle creature,chissà forse se li sono mangiati. Bè almeno li hanno allontanati da qui.”disse la Giulia. A quel punto si accese una disputa nella classe a causa di quell’affermazione:una parte era a d’accordo con la Giulia mentre l’altra era contro. Davide allora intervenne “Ma taci! Guarda che sono usciti anche per noi sai,se trovano un posto sicuro o degli altri superstiti,poi ci vengono a chiamare” “E cosa cambia se anche ci andiamo a rifugiare là,altri superstiti poi non verrebbero a fare nulla,non abbiamo provviste,peggiorerebbe solo la situazione e in fine credi davvero che se trovassero un luogo sicuro tornerebbero qui a chiamarci ma non farmi ridere.” Davide rimase in silenzio “Poi visto che li difendi tanto,perché non sei andato anche tu con loro?”
Davide rimase ancora una volta in silenzio, decisamente arrabbiato, dopo poco si alzò e se ne andò fuori dalla classe. In realtà anche lui avrebbe voluto venire con noi ma gli dicemmo di restare, assieme ad altri, per difendere la classe in caso di attacco…ma forse sarebbe stato meglio se non lo avessimo fatto.

Un po’ in tutta la scuola,comunque,la situazione era più o meno la stessa benché, la parte che ci criticava,non sapeva quanto si sbagliasse dato quello che sarebbe accaduto di lì a poco a causa di due ragazzi. Pietro e Marta erano due fidanzati che si erano stufati di stare bloccati lì a scuola e stavano progettando di scappare assieme. Sapevano che non sarebbero certo riusciti a scappare né dall’ingresso principale né dalle altre porte ben in vista,sia perché troppo visibili,sia per la presenza eccessiva di zombie all’esterno. C’era però una porta più nascosta e meno controllata delle altre,ossia quella che dall’auditorium portava al giardino. Pietro andò a controllare per vedere se ci fosse qualcuno a fare la guardia alla porta e se c’erano dei non morti fuori,attraverso una finestrella della porta stessa. Davanti la porta c’erano due suoi amici che facevano da “guardia”,cercando di dare poco nell’occhio guardò fuori e vide che il passaggio era liberò,così disse ad uno dei suoi amici “Hei da quant’è che siete qui?” e Nicola ,uno dei due”Da troppo,circa due orette credo” vista la situazione,colse subito la palla al balzo e “Se volete possiamo fare cambio,veniamo io e Giovanni al posto vostro e voi vi andate a riposare.” “Magari” risposero i due ragazzi. Era fatta!Pietro,con sguardo soddisfatto “Ok,lo vado a chiamare e arrivo” Il piano era semplice ma efficace:dire che Giovanni era in ritardo e mentre Luca e Mattia se ne andavano, Marta avrebbe raggiunto Pietro e sarebbero scappati. Dopo pochi minuti Pietro tornò dai due ragazzi e gli disse “ Ho chiamato Giovanni,adesso è in bagno,appena ha finito arriva,voi potete andare intanto se volete.” Luca e Mattia,sfortunatamente,credettero a Pietro e se ne andarono e così il piano riuscì. Marta arrivò poco dopo che i due se ne erano andati e Pietro aprì la porta,uscirono e non vedendo nessuno esultarono per avercela fatta,così,dopo essersi guardati ed aver sorriso,scesero le scale. Sotto però ad aspettarli c’era un gruppetto di zombie,ragazzi che come loro avevano precedentemente provato a fuggire di lì,quasi sapessero che sarebbero usciti.
Pietro corse in avanti dicendo “Presto torna indietro,salvati almeno tu,a loro ci penso io” “Ma….” “Vai!” Pietro non fece in tempo a finire che gli zombie erano già su di lui e in pochi secondi lo sopraffecero. Marta salì di corsa le scale e mentre cercava di aprire la porta sentiva Pietro urlare ma non poteva fare altro se non piangere e cercare disperatamente di aprire la porta. Ad un tratto la porta si apri,ma mentre stava per entrare,si sentì tirare,orami l’avevano raggiunta. Ad un certo punto sentì una fitta al braccio,uno degli zombie l’aveva morsa;dal dolore tirò un colpo verso gli zombie che caddero all’indietro,dandole il tempo di rientrare. Immediatamente dopo essere rientrata corse in bagno,la ferita le provocava un dolore lancinante così prese due bottiglie d’acqua e glie le versò sopra per alleviare il dolore. Dopo aver cercato di medicare la ferita rimase in bagno diverso tempo a piangere pensando a Pietro,e al fatto che non avrebbero mai dovuto fare quella cosa.
Nascosta la ferita tornò in classe facendo finta che non fosse successo nulla benché iniziasse già a stare male. Quando le chiesero dove fosse Pietro lei rispondeva che non lo sapeva. Passarono due orette circa prima che qualcuno si accorse che alla porta non c’era nessuno di guardia e che stranamente c’erano molti zombie fuori la porta ,su per le scale e guardando attentamente videro a terra anche il corpo, o quel che ne rimaneva di Pietro. Quando glie lo dissero Marta si mise a piangere,fingendo di non sapere nulla quando invece stava peggio di minuto in minuto. La zona attorno alla ferita era diventata orami di un bianco pallido,le vene non si vedevano quasi più,cose se non circolasse più sangue. Un’altra ora e sarebbe scoppiato l’inferno. Tornando in classe,lungo un corridoio,Marta si sentiva sempre peggio e ,quando un suo compagno le si avvicinò per chiederle come andasse era ormai troppo tardi. Infatti,arrivato ad una certa distanza,il ragazzo si accorse di una macchia di sangue a terra e quando capì fece per scappare ad avvisare gli altri ma in pochi secondi,giusto il tempo di girarsi per scappare,si sentì mordere al collo e fu la fine. Venne così sbranato,le sue grida però allarmarono alcuni ragazzi che passavano lì vicino i quali accorsero a vedere la cosa stesse succedendo. Arrivati videro quello che era successo, c’era il ragazzo a terra in una pozza di sangue e a fianco c’era Marta, chinata sul corpo. ”Ma cosa è successo qui?” “Forse una di quelle creature,uno zombie è entrato.” “Bisogna andare a chiamare gli altri” “Aspetta,guarda,è Marta quella lì? Cosa ci fa qui?” e uno dei due ragazzi si avvicino a Marta che si trovava poco più avanti,rannicchiata a terra.
Quando fu abbastanza vicino da farsi sentire,Marta si voltò e lo assalì,fu una scena orribile. Nel frattempo l’altro ragazzo che aveva assistito alla scena si senti improvvisamente tirare ad una gamba e quando capì quello che lo aspettava,venne morso da quello che  all’apparenza era sembrato  un corpo senza vita. Lentamente l’infezione si propagò e da quattro infetti si passò ad una dozzina. Con fatica e con l’impegno di tutti si riuscì a chiudere i compagni ormai morti in un’ala della scuola in modo da non fare altre vittime. Sfortunatamente una disgrazia non viene mai sola e infatti proprio quando tutti pensavano di essere salvi accadde l’inimmaginabile. Titti erano all’ingresso,stanchi per la fatica fatta quando improvvisamente si sentì un botto,poi un altro e un altro ancora,e lentamente non ce ne fu più solo uno ma una moltitudine,così tanti che non si distinguevano più l’uno dall’altro. Chi capì cosa stava succedendo rimase lì impietrito dalla sola idea,chi invece non riusciva a capire accorse a vedere cosa stesse succedendo però man mano che si avvicinavano tutti al rumore,la certezza di ciò che stava succedendo aumentò e …..

 

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Capitolo 5
*** Il condominio ***


Da quando ci eravamo divisi al palazzetto erano passate circa due ore e con nostra grande sorpresa le strade inizialmente erano semi deserte. Il nostro obiettivo era arrivare al supermercato più vicino, l’Aliper, e per raggiungerlo dal luogo in cui ci trovavamo bisognava per forza attraversare un quartiere pieno zeppo di condomini e quindi anche di non morti. Avevamo pensato di prendere una macchina per arrivare prima ma quelle creature erano attirate dal suono quindi l’auto era fuori questione. Vedendo che le strade erano libere però ci convincemmo che avremmo avuto qualche possibilità anche a piedi… “Dai ragazzi andiamo” “Stranamente la strada è quasi completamente sgombra” disse Patrick a bassa voce e Andrea “Forse c’è qualcos’altro che sta attirando gli zombie” Così partimmo, gli zombie che si avvicinavano troppo li colpivamo per allontanarli, gli altri non li badavamo neanche. Prima di partire infatti Andrea aveva consigliato di non fermarsi:”Credo sia meglio che non ci fermiamo ogni cinque minuti per ucciderli, ma che ci limitiamo solo ad allontanare quelli che si avvicinano e ad andare per la nostra strada” e così appunto facemmo.

Quando però fummo a circa a metà strada ci accorgemmo che non eravamo messi molto bene. Andra girandosi e guardando “Cazzo ragazzi ne abbiamo un casino dietro e ci stanno seguendo tutti” io voltandomi ”Oh cacchio, ce ne saranno come minimo una trentina e adesso cosa facciamo, siamo circa a metà strada, se continuiamo se ne aggiungeranno altri…probabilmente”.
A quel punto Patrick “Dobbiamo andarci a nascondere per forza in una casa e aspettare che se ne vadano, si sta anche facendo buio non possiamo più continuare”. Tutti e tre ci rendevamo conto della pericolosità di andare in una casa, poiché c’era il rischio di trovare qualche non morto e di o ancora peggio di venir circondati, senza nessuna via di fuga. Era comunque vero che continuare era altrettanto pericoloso, in quanto eravamo ormai stanche e con la notte era meglio non restare fuori in quanto essendo saltata la corrente elettrica la città era completamente al buio.
Ci fermammo un attimo, dato che avevamo distanziato abbastanza gli zombie, Patrick si guadò intorno e fece” Seguitemi, per di qua!” e ci dirigemmo verso un condominio il cui cancello era semi chiuso. Una volta entrati lo chiudemmo alle nostre spalle per bloccare, o quanto meno rallentare i non morti. Fatto ciò entrammo in fretta e furia nel condominio e appena dentro “Bene, per il momento siamo al sicuro, ora che si fa?” e Andrea  “Dobbiamo fare piazza pulita su un piano e trovare un appartamento dove poter trascorrere la notte”. Da dentro l’edificio era più grande di quanto ci fosse sembrato, al piano terra c’erano cinque porte, forse ingressi di appartamenti, mentre in un angolo vi era un ascensore ed una scala che si snodava per ben quattro piani. Sottovoce, per non attirare zombie se ce ne fossero stati dissi “E ora a che piano andiamo?” Patrick “Non lo so” e guardando il pannello dell’ascensore “Ci sono quattro piani”…. Cadde il silenzio.
Di colpo Andrea “Direi di partire dal quarto piano e di scendere, uccidendo tutti i non morti che incontriamo, se partiamo da qui, rischiamo poi di attirare quelli ai piani superiori e di restare bloccati giù”. Decidemmo quindi di partire proprio dal quarto piano, come aveva suggerito Andrea. Per nostra fortuna trovammo solo due appartamenti per piano, questo rendeva tutto più facile. “Forse le porte al piano terra non sono tutti appartamenti” pensammo. Raggiunto il quarto piano Andrea e Patrick entrarono nei due appartamenti.

Lungo le scale avevamo infatti deciso che mentre due entravano ognuno in un appartamento, uno restava sulle scale per impedire ad eventuali zombie di cogliere gli altri due alla sprovvista. Mentre me ne stavo seduto sull’ultimo scalino, per controllare che nessuno zombie salisse, sentivo molti rumori provenire da dentro gli appartamenti…..Ad un certo punto non sentii più nulla dalla parte di Andrea e dopo poco anche da Patrick. Pochi minuti dopo, quasi in simultaneo, uscirono dagli appartamenti con i vestiti e le mazze sporche di sangue: Andrea aveva solo qualche macchia sulla maglia mentre Patrick era praticamente ricoperto di sangue su tutto il lato destro. Non chiesi nulla di quello che era successo negli appartamenti e loro silenziosamente scesero le scale. Fissai qualche secondo le due porte dalle quali erano usciti e poi li seguii.
“Se volete vado io adesso” dissi guardando in specifico Patrick. “Ok vai pure resto io sulle scale” rispose Andrea; non che avessi voglia di entrare, anzi solo l’idea mi faceva venire i brividi, in fondo era pericoloso…. ma li avevo visti così abbattuti poco prima….non me la sentivo di farli andare ancora.
Ovviamente appena entrai la paura mi assalì e riuscii in pochi secondi a capire cosa avessero provato prima Andrea e Patrick. Mi trovavo solo, al buio ed ero quasi sicuro di non essere l’unico li dentro, certo gli altri erano a poca distanza da me ma non sarei riuscito a chiamarli in tempo se mi fossi trovato seriamente nei guai. Ero teso come una corda di violino, ogni rumore mi faceva sobbalzare. Stavo quasi per tranquillizzarmi quando sentii dei battiti continui provenire da una stanza, ora ne ero certo, in quell’appartamento c’era qualcun altro. Lascia la stanza dalla quale provenivano i rumori per ultima e inizia il mio controllo dalla stanza a destra a me più vicina. Entrai….la stanza era completamente in disordine, c’erano vestiti e oggetti dappertutto, ma fortunatamente nessun non morto. Passai due minuti in quella stanza, credo, a cercare oggetti utili ma nulla. Appena uscii i rumori provenienti dall’altra stanza si fermarono di colpo e rimasi completamente in silenzio, come se già non bastasse il buio a spaventarmi visto che l’unica cosa che illuminava era la luce proveniente da fuori; le luci pubbliche infatti erano ancora in funzione.
Entrai quindi in quella che probabilmente era la sala da pranzo, una stanzetta ancora accogliente malgrado il disordine. Non feci in tempo a pensarlo che sentii muoversi dietro di me. Mi girai di colpo e vidi due sagome rialzarsi a malapena da sotto un mucchio di oggetti.
Non capii più niente dalla paura e cercai subito con gli occhi la via di fuga più vicina, ma dopo pochi istanti di panico tornai in me, dovevo eliminarli no scappare. Presi un lungo respiro, mentre i due non morti si avvicinavano, e mi buttai su di loro. Il primo andò giù subito con una bella mazzata in testa ma quando feci per colpire l’altro questo mi blocco la mazzata col il braccio e così riuscii solo a farlo cadere a terra e dal contraccolpo mi cadde la mazza, che rotolò sotto il divano poco distante. Fuori Patrick era già uscito e mi stava aspettando assieme ad Andrea; quando mi cadde la mazza fece un tonfo che si sentì fino a fuori e loro sentendolo si avvicinarono alla porta dell’appartamento ed iniziarono a bussare chiamandomi. Avevamo stabilito che una volta entrato si doveva chiudere la porta alle proprie spalle e riaprirla solo quando si era finito, in questo modo se ci fossero stati problemi almeno quelli fuori sarebbero rimasti al sicuro….era sconveniente per quello all’interno dell’appartamento ma almeno quelle sulle scale erano al sicuro.
Non risposi ai ripetuti richiami di Andrea e di Patrick per paura di attirare l’attenzione di altri eventuali non morti nell’appartamento.  La situazione peggiorava , ero senza armi da usare e lo zombie si stava rialzando, l’unica cosa che potevo fare era di lanciargli contro tutto quello che avevo vicino. Inizia a colpirlo con piatti, bicchieri e tutte le altre cianfrusaglie che trovavo fintanto che finii anche gli oggetti. Come ultima speranza e con molta fatica, quasi mi stava prendendo, cercai di raggiungere la mazza. Gli passai a fianco e mi gettai a terra per raggiungere la mazza con la mano. Ormai era sopra di me, con un’ultima spinta riuscii a prendere la mazza e proprio mentre si buttava su di me per mordermi lo lancia via con un calcio, mi alzai e gli spaccai la testa con le ultime forze che mi erano rimaste.
Appena la paura e l’adrenalina se ne andarono provai felicità e soddisfazione, d’altronde mi ero appena salvato.
Ben presto però questa sensazione piacevole svanì di nuovo e mi sentii vuoto, lì al buio, tutto sporco di sangue. Feci finalmente per andarmene da quella stanza quando mi vennero in mente i rumori che avevo sentito prima, non era ancora finita. Finito di controllare l’appartamento rimaneva solo la stanza dalla quale provenivano i rumori….”Ok ce la posso fare...dai” Mentre mi ripetevo quelle cose aprii la porta ma con mia sorpresa trovai la stanza vuota, davanti a me vidi solo un letto, un comodino, e davanti al letto un armadio chiuso. Improvvisamente dall’armadio sentii provenire altri rumori, così feci un balzo all’indietro pensando che uscisse chissà cosa….aspetta, ma niente. Ad ascoltarli meglio non sembravano lamenti però erano quasi dei battiti. Fattomi coraggio mi avvicinai e provai ad aprire l’armadio con cautela, ma co mia grande sorpresa era chiuso a chiave. Avrei potuto provare a sfondare la porta di legno ma non preferii non rischiare  così anche se alla rinfusa iniziai a cercare delle chiavi con le quali aprirlo. Nelle altre stanze non trovai nulla ma mentre cercavo nella stanza dell’armadio, dal quale non proveniva più nessun rumore ormai, colpii qualcosa col piede e quando mi abbassai a guardare trovai proprio una chiave di ferro. Mi avvicinai quindi all’armadio, inserii la chiave e lo aprii.
 

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Capitolo 6
*** Il condominio(parte 2):in 4 ***


Inserii la chiave nella serratura e la girai, poi aprii leggermente l’anta dell’armadio e indietreggiai in attesa di vedere la minima traccia di movimento. Non si mosse nulla. Decisi quindi di aprire definitivamente l’armadio….e quello che trovai mi lasciò a bocca aperta: trovai una ragazza tutta rannicchiata in un angolo dell’armadio. Non sapendo se fosse viva o una non morta aspettai di vedere una reazione. Capì che era umana quando, quasi stremata, girò la testa e mi disse “Chi sei?”
Rimasi a bocca aperta….cosa ci faceva una ragazza e tra l’altro viva e incolume in un armadio….dopo qualche secondo di silenzio comunque mi decisi a rispondere “ Sono Pierlorenzo …tu chi sei?” “Mi chiamo Elena, ma scusa cosa ci fai a casa mia?” Dopo quell’affermazione capì che non sapeva cosa stesse succedendo quindi “Te lo spiego dopo, ora esci da lì; vieni ti aiuto”.
Prese la mia mano, con fatica l’aiutai ad uscire ma, una volta in piedi, svenne. “Hei, stai bene…hei” Non riuscii a svegliarla così la presi sulle spalle e uscii dall’appartamento. Non vidi nessuno li fuori, ma sentii dei rumori provenire dai piani sottostanti “Molto probabilmente sono Patrick e Andrea….va be appena questa si riprende andrò da loro…” pensai. Ritenni fosse più sicuro andare all’ultimo piano visto che era già stato ripulito e così con la ragazza sulle spalle andai al quarto piano non senza fatica.
Durante il tragitto si riprese un attimo  “Mmmh” “Hei, ti sei ripresa?” “Perché cos’è successo?”“Non chiederlo a me, sei svenuta dopo che ti ho tirato fuori dall’armadio” “Armadio….a si, beh grazie per avermi portato qui, puoi anche mettermi giù adesso.” “Ma no dai sta pure li tranquilla, siamo quasi arrivati.”.
Rimase in silenzio qualche secondo e poi “Ma dove stiamo andando?” “Al quarto piano, direi che è il più sicuro” “Sicuro? Perché cos’è successo?”  Preferì rimanere in silenzio al momento, pensai che se le avessi detto tutto mi avrebbe preso per pazzo. Fortunatamente il condominio era quasi del tutto al buio e così non poté vedere le macchie di sangue sui muri. Una volta giunti al quarto piano entrammo nell’appartamento più vicino alla schermata: “Chiudi gli occhi adesso” dissi, e lei, che ormai si era quasi completamente ripresa “Perché?” “Tu chiudi e basta, per favore, te lo dico” “Ok” riprese. Non conoscendo come fosse fatto l’appartamento mi feci luce con il cellulare e come immaginavo era una cosa orribile; era pieno di sangue su tutte le pareti e buttando l’occhio in una stanza vidi due corpi adulti ed uno di bambino. Riuscii ad immaginare cosa fosse successo. Guardando quei corpi mi venne quasi da vomitare ma mi bloccai, allora Elena” Che succede, siamo arrivati?” ed io “Non ancora, non aprirli.”. Ripresi così ad andare avanti fino a quando non arrivai in una camera da letto e dopo aver controllato velocemente la stanza “Ok siamo arrivati” “Ma cosa vuoi fare che mi hai portato qui?” disse Elena con un tono abbastanza preoccupato….”Niente, tranquilla. Prima mi hai chiesto cosa è successo…….ora te lo racconto, prima però devo fare una cosa. Tu aspettami qui un attimo.” Lei ,sebbene diffidente, si sedette sul letto, mentre io andai a cercare una candela con cui fare un po’ di luce, e visto he c’ero chiusi anche la porta della stanza in cui si trovavano i corpi dato che davano fastidio anche a me. Preso un accendino, un paio di candele e una sedia andai in camera.
Accesi una delle candele e la appoggiai su una specie di comodino. Mentre la accendevo” Senti non ti fa spaventa il sangue vero?” “Perché dovrei vedere del sangue?” “….Non spaventarti, ascolta quello che ho da dire e poi capirai….” Accesi la candela. Per la stanza si propagò una luce fioca e calda a contrastare il freddo e l’oscurità della stanza. Con la luce della candela si vedeva chiaramente la macchia di sangue sulla mia maglietta. Notai che la ragazza davanti a me era terrorizzata e non si fidava per nulla di me, comunque mi sedetti e iniziai a raccontarle quello che era successo.

Nel frattempo Andrea e Patrick erano scesi sino al piano terra. Al secondo piano, fortunatamente, non avevano trovato nessuno, così erano scesi direttamente al primo piano. Anche il primo piano era vuoto, probabilmente i condomini del primo e secondo piano, essendo quelli più bassi erano riusciti a sfuggire ai non morti mentre quelli del terzo e del quarto no. La sorpresa fu quando, giunti al piano terra, trovarono una stanza chiusa. Provarono ad aprirla ma non ci riuscirono, così ripresero la pulizia degli appartamenti , cercando però la chiave per aprire quella misteriosa porta.
Nel primo appartamento entrò Andrea e uscì dopo pochi minuti “Niente?” “No tutto vuoto, forse sono riusciti a fuggire” “Forse…ma da dove, non vedo molte vie d’uscita da qui” “E che ne so, ci sarà un’uscita secondaria. Va be andiamo nell’ultimo appartamento.”. Così si diressero verso l’ultimo appartamento; a fianco della porta d’ingresso c’era una targhetta quasi rotta con scritto “ Custode”. Entrò Patrick mentre Andrea si mise ad aspettarlo seduto sui gradini delle scale.
Passarono così circa dieci minuti, poi Andrea vide uscire Patrick:” Era vuoto?” “Muoviti entra e vienimi a dare una mano” Andrea si alzò perplesso e corse dentro l’appartamento per aiutare Patrick. All’interno, appoggiato sul muro, giaceva il custode, ancora vivo, ormai però sul punto di morte, con una profonda ferita ad un braccio. “Dai aiutami, prendi una luce” Così Andrea accese una candela e i due si avvicinarono al custode. “Che ci fate qui ragazzi” e Patrick rispose “Stavamo scappando da quelle creature e siamo finiti qui” “Fate attenzione che ne è pieno il palazzo.” E Andrea ”Stia tranquillo abbiamo già fatto pulizia”  “Voi due….come avete fatto?” Patrick dopo qualche momento di silenzio
“A dire il vero eravamo in tre quando siamo entrati, ma poi uno di noi….” E si interruppe. “Mi spiace ragazzi” “Mi scusi, ma noi non possiamo restare qui, c’è un’uscita secondaria?” “Mi spiace ma che io sappia no….comunque tenete questa, è la chiave  della porta a fianco dell’ascensore. Non è molto ma ci troverete un generatore d’emergenza, può funzionare solo per altre tre ore, però può sempre tornarvi utile.” Detto questo il custode chiese di essere chiuso in casa in modo che una volta diventato uno zombie non avrebbe potuto causare problemi. Prima di uscire però presero tutto quello che poteva tornare utile e il custode prima che uscissero diede loro un’altra cosa utilissima, una pistola. Preso tutto Andrea e Patrick uscirono e chiusero a porta alle loro spalle. “Poveretto” affermò Andrea “Mi spiace per lui però almeno ora abbiamo qualche possibilità in più di salvezza.” Patrick prese la chiave e aprì la porta che conduceva al generatore, il problema ora restava solo quello di avviarlo. Mentre cercavano di attivare il generatore io avevo finito di raccontare brevemente quello che stava succedendo ad Elena. Restammo qualche minuto in silenzio, durante tutto il racconto era stata in silenzio ad ascoltare senza mai aprire la bocca.
Non riuscivo a capire se credesse in quello che le avevo raccontato o se mi credesse matto. “Senti, anche se non mi credi non importa, ma cosa più importante vuoi qualcosa da bere?” Non rispose. Così mi alzai e mi diressi verso quella che mi era sembrata essere la cucina per prendere da bere ma mentre andavo sentii un rumore provenire da fuori l’appartamento, così andai fuori a vedere. Fui molto sorpreso quando aprendo la porta fui colpito da un bagliore inaspettato; tutte le luci di emergenza si erano accese e illuminavano il piano e le scale, anche l’ascensore era attivo. Pensai che fosse opera di Andrea e di Patrick così tornai nell’appartamento e vidi la ragazza che stava per aprire la stanza nella quale c’erano i cadaveri “Ferma!”, lei si girò si scatto. Mi avvicinai in fretta e l’allontanai dalla porta. “Non devi andare di la!” La guardai meglio alla luce e vidi che stava per piangere così mi allontanai e dissi:” Scusa, ti ho fatto male?” “No, pensavo che mi avessi lasciata qui da solo. Ero spaventata ed ero venuta a cercarti, avevi detto che prendevi solo dell’acqua e poi non sei più tornato.” “Ma no dai, adesso vieni, andiamo dai miei amici.” Entrammo nell’ascensore che ora funzionava e scendemmo al piano terra.
Arrivati le porte dell’ascensore si aprirono e sia Patrick che Andrea si misero sull’attenti non sapendo cosa sarebbe uscito “We, da quanto tempo non ci si vede” dissi uscendo dall’ascensore. “Ma…sei vivo e per di più mi sembri anche tutto apposto” disse Andrea. “E beh cosa vi aspettavate, che fossi crepato?” e sorrisi  “E ho anche una sorpresa” e mi spostai indietro. Vedendo Elena rimasero stupiti “Ma….” “Si, non è ferita, l’ho trovata nell’appartamento di prima.” Mentre parlavamo però sentimmo un rumore violento, provenire da fuori l’edificio, che ruppe in un istante la nostra tranquillità: il cancello era andato giù e ora i non morti avevano accesso libero al giardino del condominio.

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Capitolo 7
*** Il Condiminio(parte 3): Finalmente fuori! ***


In un attimo i non morti si riversarono nel giardino del condominio e attirati dalle luci stavano venendo verso la porta. Mi voltai di colpo “PRESTO blocchiamo la porta!” Io e Patrick tenevamo a fatica la porta chiusa, mentre Andrea correva da tutte le parti per cercare degli oggetti da usare per bloccare la porta; dovette persino andare nella casa del custode, ormai zombie. Appena lo zombie si alzò Andrea gli assestò un bel colpo alla testa che lo lasciò secco, dopo di che  iniziò a portare fuori tutto quello che poteva essere abbastanza robusto per bloccare temporaneamente la porta.
Nel frattempo Elena se ne stava davanti all’ascensore, terrorizzata credo, senza fare nulla.
“Bene così dovrebbe reggere per un po’, ma dobbiamo andarcene al più presto” disse Patrick “Ma da dove vuoi che usciamo ,hai sentito prima il custode no, non ci sono uscite se non quella che abbiamo appena bloccato”. Mentre ci guardavamo attorno pensando a una possibile via di fuga sentimmo una voce flebile dire “Io conosco una via d’uscita che porta alle fogne” era Elena….“E dove sarebbe?” rispose prontamente Andrea “Si trova a fianco del generatore, lo avevano usato per fare i collegamenti elettrici con l’esterno” “Ma prima quando siamo andati ad attivare il generatore non abbiamo visto niente” rispose Patrick “Bisogna fare il giro e staccare il generatore perché il buco è stato coperto” “Beh conviene provare che dite” dissi rivolgendomi agli altri “Si certo” rispose Andrea, Patrick non era convinto ma piuttosto che stare lì bloccati era meglio provare.
“ Aspettate un attimo” dissi “Dovremmo prima prendere provviste e ci serviranno anche delle luci, che non siano candele” “Tranquillo, abbiamo sia delle provviste che delle torce negli zaini” “Ok allora tutto a posto…bene fai strada Elena”.
E così entrammo nella stanza del generatore “E ora?” “Ora bisogna spostare il generatore ma prima bisogna scollegarlo” “Bene, Andrea tira fuori le torce che se lo stacchiamo siamo al buio” mentre Andrea prendeva le torce io e Patrick scollegammo il generatore e lo portammo fuori dalla stanza, “Senti, come mai eri nell’armadio?” chiesi a Elena mentre aspettavamo che Andrea e Patrick rompessero le assi di legno che erano state messe per chiudere il passaggio. “Ero in casa da sola, quando improvvisamente i miei zii sono entrati e terrorizzati mi hanno detto di correre in camera mia….poi ho sentito dei rumori e delle urla. Mio zio è entrato in camera e mi ha messo di peso nell’armadio, ha chiuso la porta e poi ho sentito che se ne andava….la cosa che ho visto dopo sei stato tu….”.Rimasi senza parole “Bene, qui abbiamo quasi finito. ”Beh dopo quando scendiamo vai con Patrick ok?” dissi ad Elena “Ma veramente…”.

Mentre stava per finire la frase sentimmo il rumore dei vetri della porta rompersi…”Maledizione stanno entrando….MUOVETEVI…io cerco di rallentarli” “Fermo Pier non fare cazzate!” “Voi fate lì e state tranquilli, non ho certo voglia di diventare uno di loro” detto ciò mi diressi verso la porta e iniziai a colpire quelli che tentavano di entrare “PRESTO, la porta non reggerà ancora per molto” “Dai, dai manca poco….bene possiamo andare, vieni Pier presto” “Dai Pier muoviti…beh io vado avanti non ho certo intenzione di farmi mangiare” disse Patrick prendendo una torcia e buttandosi nel cunicolo “Andrea, Elena andate che io arrivo dopo di voi, se no entrano e non riusciamo più a scappare” “Ok, muoviti Elena” e così anche Elena entrò nel cunicolo. Andrea puntandomi con la torcia “ Vieni presto dai” ,mi girai e corsi verso la porta, ma prima di entrare spostai leggermente il generatore e lo misi davanti la porta per quanto potevo, in modo da bloccare il passaggio ai non morti. Dopo di che andai anche io nel cunicolo.
Proprio come ci aveva detto Elena c’era una scalinata che scendeva…probabilmente fino alle fogne “Bene, sbrighiamoci Andrea…dobbiamo raggiungere Elena e Patrick e poi abbiamo gli zombie alle costole”. Mentre scendevamo parlammo di cosa fosse successo a me e a lui e Patrick al momento della separazione….” Cosa, quindi hai una pistola adesso, una vera?” “Si…ma ce l’ha Patrick…..” “Speriamo non sia andato troppo avanti allora” “Maledizione chissà cosa gli è preso prima”…Ad un certo punto, in lontananza, vedemmo sia Elena che Patrick fermi “Eccovi finalmente, che succede” davanti loro si presentava una biforcazione “Non mi ricordo più la strada” disse Elena “Quindi che si fa…destra o sinistra” disse Andrea “Per me non cambia nulla, quindi lascio la decisone a voi, basta facciate in fretta” “Direi di lasciar scegliere ad Elena” disse Patrick.
Così dopo un qualche momento di indecisione Elena decise di andare a destra, e così ci incamminammo nel cunicolo di destra. Alla fine, seguendo la strada presa dalla ragazza, arrivammo finalmente alle fogne. “Queste sarebbero le fogne della città…..wow non sapevo fossero così grandi…” dissi stupito guardando la dimensione delle gallerie che formavano la fitta rete delle fogne. “Sai orientarti qui?” chiese Andrea alla ragazza “Non ce ne sarà bisogno, ci son le indicazioni che indicano in che parte della città ci troviamo” rispose Patrick “Ora il nostro obiettivo è cercare in qualche modo di raggiungere il supermercato da qui sotto…visto che sembrano sicuri questi cunicoli”.
Iniziammo così a percorrere quelle gallerie cercando l’uscita più vicina al supermercato. Mentre Patrick ed Elena facevano strada poco più avanti di noi io e Andrea continuavamo il discorso di prima “Certo che hai proprio avuto culo, eh, a trovare quella ragazza” “Perché?” “Perché  se non l’avessi trovata a quest’ora saremmo di sicuro morti in quel palazzo…e poi è pure bella”. Io preferii rimanere in silenzio “Comunque sono contento che tu sia ancora vivo” mi sussurrò “Però scusa se aveva la pistola Patrick, poteva anche usarla prima no?” sussurrai in modo da non farmi sentire dai due davanti “……forse ha pensato che avendo pochi colpi non fosse il caso di sprecarli” mi rispose “Ma…sarà come dici tu”. Continuammo a camminare per un po’ e mentre Patrick ed Elena parlavano di chissà cosa io raccontavo ad Andrea discutevamo di cosa fare una volta usciti da lì. Passarono circa due ore e non riuscivamo a trovare l’uscita, era più difficile di quanto credessimo orientarsi lì dentro, era comunque arrivato il momento di una pausa. Ci fermammo qualche momento a bere e a riposarci “Io devo andare un attimo in bagno” dissi “Ok non allontanarti troppo”. Presi la mazza di Andrea che era la più vicina a me e mi incamminai lungo un canale laterale.
Mentre ero lì tutto solo sentii degli strani rumori avvicinarsi a cui prima non avevo fatto caso “Ancora zombie…anche qui….” pensai. Mi infilai velocemente in un altro canale li a fianco e appoggiato con la schiena su di una grata di ferro sporsi con la testa facendo attenzione a non farmi vedere più di tanto. Vidi l’ombra di un uomo camminare lungo il cunicolo nel quale mi trovavo prima e dai movimenti capii che si trattava di un non morto “Allora sono anche qui quei maledetti ma come….”. Proprio mentre stavo finendo di formulare il pensiero vedi che un’altra ombra questa volta molto veloce si avvicinava al non morto “Ma che diavolo…” Mi appoggiai nuovamente alla grata e cercai di fare il minor rumore possibile, qualunque cosa ci fosse lì fuori non volevo mi sentisse. Sentii un rumore, quasi un ruggito, disumano e poi un forte botto. Rimasi lì fermo terrorizzato qualche secondo, poi vidi che la seconda ombra si allontanava molto velocemente.Uscii dal condotto e vidi una cosa pazzesca e orribile allo stesso tempo: il non morto era stato ucciso, piantato nel muro con la testa fracassata, doveva essere stata per forza quell’ombra che avevo visto prima……ma come.
Mentre nella mia mente  come un mare in tempesta i miei pensieri si stavano accumulando corsi dagli altri che m stavano aspettando. “Presto, dobbiamo andarcene in fretta” gridai correndo verso di loro “Perché?” chiese Patrick alzandosi di scatto “Ve lo dico mentre corriamo, ora muovetevi!” e così ci mettemmo a correre verso la scalinata più vicina che, a quanto si ricordava Elena, era proprio l’uscita che cercavamo. Più ci avvicinavamo alla scalinata, più rallentavamo “Ma perché stiamo correndo come matti?” chiese Andrea “Avete sentito quel rumore di prima?” dissi e tutti annuirono “Ecco non so cosa sia stato a provocarlo perché non ho visto però posso assicurarvi che visti gli effetti non è niente di amichevole” “Effetti, di cosa parli?” disse Patrick, quasi scocciato dalla fretta che avevo “Si cazzo, c’era uno zombie piantato nel muro con la testa…e non solo quella spappolata…ti basta, ora muovetevi che prima usciamo meglio è”
Appena finii di dire quella frase sentimmo lo stesso suono che avevo sentito io prima di sentire il boato provocato dallo zombie… e tutti quasi all’unisono “Cos’è stato?” “Mi credete adesso, eh, muovetevi… o volete morire?” e così in pochi minuti arrivammo alla scala “Dai presto, Elena vai tu per prima dai “ gridò Andrea ansimando. Uscì per prima Elena poi Patrick, Andrea e poi io. Non appena raggiunta la sommità della scaletta fui colpito da un raggio, luminoso e tiepido, in pieno volto, uscii del tutto e chiusi il tombino dietro di me. In lontananza stava sorgendo l’alba, noi quattro eravamo in mezzo alla strada, poco distanti dal supermercato Aliper. In qualche modo quella lunga notte era passata e noi eravamo riusciti a sopravvivere tutti, anzi eravamo addirittura aumentati.

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Capitolo 8
*** Una nuova alba ***


Ci trovavamo a poca distanza dal supermercato e a qualche metro da noi c’era il luogo in cui ci eravamo dati appuntamento con gli altri ragazzi due giorni prima. La strada era stranamente sgombra, solo qualche auto distrutta ai margini ma nessun non morto.
Così ci dirigemmo verso il punto di ritrovo, ma, mentre ci stavamo avvicinando, da un edificio affianco alla strada uscii qualcuno e iniziò a correre verso di noi facendoci dei cenni con le mani.
Più si avvicinava e meglio lo distinguevamo, era Alessio. Quando fu abbastanza vicino ci disse “Pier ce l’avete fatta….bene adesso seguitemi presto, non è una buona idea stare qui in mezzo alla strada.”. Lo seguimmo senza pensarci due volte e ci condusse dentro all’edificio. Con nostra sorpresa lì dentro trovammo una buona parte dei nostri compagni della scuola. Appena dentro tutti ci squadrarono, guardandoci in modo sospetto, e poi si misero a sparlare tra di loro fino a quando, entrati tutti, videro la ragazza e allora alcuni di loro si alzarono e ci puntarono contro mazze e bastoni. “Cosa fate!?” disse Patrick “Non abbiamo nulla contro di voi…ma è sempre meglio prendere precauzioni” rispose uno dei ragazzi “Mica sappiamo se siete stati morsi”.
Dopo qualche secondo di perplessità Andrea rispose “Non saremmo qui se ci avessero morsi”
“Va bene e allora che problemi avete se vi controlliamo?” disse un altro ragazzo avvicinandosi. Ad un certo punto però mentre controllava  assieme ad altri allungarono le mani su di Elena, la quale lanciò un urlo e corse verso me e Patrick. Il ragazzo disse subito “Non ho fatto niente, stavo solo controllando” ma si capiva chiaramente che stava mentendo. Andrea che aveva visto la scena disse “Ti conviene stare fermo se non vuoi restarci secco”….”Come, come” rispose subito il ragazzo puntandogli contro una specie di lancia. A quel punto Andrea tirò fuori la pistola, che si era fatto dare prima nelle fogne da Patrick, e gliela puntò contro “Ti ho detto che ti conviene stare fermo, non ho nessun problema a spararti”…Ci furono alcuni secondi di silenzio, tutti i ragazzi che ci erano attorno indietreggiarono spaventati e dopo aver buttato un’occhiataccia in giro, ognuno se ne andò via per conto proprio. Nel frattempo mentre tutti se ne andavano, mi accorsi che c’era ancora Elena li attaccata a me e a Patrick e un po’ imbarazzato me ne andai a fare un giro.
Ci trovavamo in un edificio molto spazioso, a due piani, diviso in poche stanze ma molto ampie, girai quasi tutto il luogo, facendomi largo tra i ragazzi stesi a terra e gli oggetti li appoggiati, anche se quando passavo mi sentivo osservato. Gironzolando riconobbi gran parte dei ragazzi che si trovavano con noi al palazzetto, fino a quando, finalmente, arrivai nella stanza i cui si trovava Alessio. Là gli chiesi di parlare un po’ e lui mi consigliò di andare al terrazzo del piano di sopra per parlare. “Beh ma cosa è successo, quelli non sono gli stessi ragazzi di due giorni fa?”
“Si certo, ma devi anche capirli, alcuni loro amici sono morti sotto i loro occhi, in compenso altri sono stati trovati vivi….” Poi guardando verso il supermercato continuò “Il fatto è…che è successo tutto troppo in fretta e alcuni non riescono ancora ad accettarlo, in più conta anche lo stress accumulato…”. Rimasi qualche secondo a riflettere su quello che stava dicendo Alessio “E tu, sei riuscito ad accettarlo?” gli chiesi, ma Alessio non rispose e continuò a fissare il supermercato.
“Comunque hai ragione, non ci avevo fatto caso ma anche Andrea e Patrick, Elena un po’ meno, si vede che sono stanchi….e che dire anche io lo sono, è da quasi due giorni che non riposiamo decentemente” tirai un sospiro “Beh dimmi, voi che avete fatto dopo che ci siamo divisi?”. E così Alessio iniziò a raccontarmi ciò che avevano fatto mentre io lentamente stavo cedendo alla stanchezza. Da quello che riuscii a capire lui e gli altri del suo gruppetto avevano fatto un giro più lungo del nostro, però non avevano trovato praticamente nessuno zombie, quindi erano stati abbastanza fortunati e oltretutto erano stati loro ad arrivare per primi e a trovare libero il posto in cui ci trovavamo. Così tra chiacchere varie e un po’ di relax passarono circa due ore. “Senti non è che ci sarebbe un posto in cui potersi stendere un po’, perché sono veramente stanco”
“Si, cerca un posticino in questo piano che c’è poca gente, sono quasi tutti al piano terra.” “Ok grazie” e mentre me ne stavo andando “Comunque è inutile che ci pensi troppo, ormai la città è completamente invasa dai non morti…non serve che ti sforzi di capire da dove arrivino o se sia giusto o no eliminarli. Ormai è una sfida quotidiana o tu o loro accettalo e basta…so che non è gran che come giustificazione ma al momento ti dovrai accontentare.” e me ne andai. Trovato un posticino dove potermi stendere a riposare mi stesi subito e dopo neanche due minuti già dormivo.
Sfortunatamente però mi svegliai di colpo, sentendo un rumore abbastanza acuto ripetersi nella stanza assieme a del brusio di sottofondo. “Mhhhhh che succede?” mi chiesi mentre rinvenivo
“Presto, questa sembra la suoneria di un telefono, dobbiamo trovarlo” sentii dei ragazzi in lontananza”…un telefono….”ma come era possibile. Quasi del tutto ripreso misi la mano in tasca e tirai fuori il mio telefono, stava lampeggiando “Appunto non poteva essere il mio…” pensai ancora mezzo addormentato “ Aspetta…lampeggia…cazzo è il mio” lo aprii subito e risposi, al che tutti quelli nella stanza si fermarono e si voltarono verso di me.
“Pronto” “Bzzzz…” solo rumori di interferenza “Pronto, PRONTO?” “Pier…mi senti?” appena sentii la voce capii che era Marco.  Nel frattempo tutti i ragazzi che erano nella stanza mi avevano circondato “Si ti sento, ma con qualche difficoltà, sei ancora vivo per fortuna” dissi senza però sentire alcuna risposta, continuavo a sentire solamente l’interferenza, quindi mi alzai e fatto largo tra i ragazzi andai nel terrazzo. Pochi secondi dopo sentii rumori di spari e poi di zombie e allora urla “Pronto, ci sei ancora hei!” ……”Si, sia….bene, sono qui con…..” “Hei Marco no ti sento, dove sei?” “Siamo in ….” Poi cadde la linea e non ero riuscito a capire dove fosse. Tutti quelli attorno a me mi stavano fissando aspettando che dicessi qualcosa “Sembra che vadano i telefoni….provate anche voi” effettivamente le linee telefoniche si erano liberate ma ormai chi poteva più rispondere ai telefoni, erano tutti zombie…Rientrati tutti si misero a pensare sul da farsi mentre io continuavo a pensare a dove potesse essere Marco. “Rumori di spari….mi viene in mente solo un posto” pensai mentre correvo giù dagli altri. Io Marco e Edoardo, un altro nostro amico, infatti ci eravamo ripromessi, scherzando ovviamente, che se mai fossero venuti gli zombie ci saremmo ritrovati in un’armeria che si trovava poco lontana dal centro città e forse ora Marco si trovava proprio lì. “Che succede?” mi chiese Andrea vedendomi correre verso lui e gli altri “Penso di sapere dove si trova Marco”.

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Capitolo 9
*** L'armeria ***


“Non sono sicuro però penso sia all’armeria” dissi convinto mentre guardavo Andrea e gli altri abbastanza perplessi dalla mia affermazione “E come fai a saperlo?” “Beh….a dire il vero una volta ci eravamo messi d’accordo che se fossero venuti…intendo gli zombie, avremmo cercato di restare vivi in tutti i modi e ci saremmo dovuti rincontrare in armeria” “Mi sembra un po’ arrischiato cercarlo, rischiando le nostre vite, basandoci solo su di una promessa “Si però….” Effettivamente non sapevo neanche io se fosse stato il caso o meno di rischiare, però qualcosa mi diceva che Marco era là. “Mal che vada almeno arriviamo all’armeria e direi che non sarebbe male come cosa” disse Alessio facendomi un cenno con la testa. Si discusse se fosse il caso di andare o no. Alla fine praticamente tutti erano d’accordo, d'altronde non potevamo continuare a girare con mazze e altre armi prese in un primo momento, non saremmo durati molto là fuori.
Si decise di andare quindi all’armeria a cercare Marco, però qualcuno si doveva occupare dell’edificio mentre non c’eravamo, non potevamo rischiare di trovarlo infestato da zombie al nostro ritorno. Così si stabilì che praticamente metà, o poco meno, del gruppo andasse all’armeria mentre gli altri difendevano il posto. Ora riuscivamo anche a comunicare tra di noi grazie ai cellulari anche se non sapevamo per quanto ancora sarebbe stato possibile. Così, verso metà pomeriggio, dato che il tragitto da noi all’armeria non era molto, dopo aver studiato il percorso più breve per raggiungere il nostro obiettivo, partimmo. Eravamo circa in venti, c’era bisogno di gente dato che se avessimo trovato delle armi più ne avremmo prese meglio sarebbe stato.
Percorremmo la strada principale, ma al contrario della mattina c’era qualche non morto in più, ma niente di preoccupante. C’era però qualcosa di strano, gli zombie che incontravamo non sembravano camminare a casaccio come al solito ma sembravano essere diretti proprio verso l’edificio dal quale venivamo, come se sapessero che eravamo proprio là. Più procedevamo più gli zombie aumentavano e iniziava a farsi scuro. “Ma che cazzo…perché stanno aumentando più ci allontaniamo “ bisbigliò un ragazzo del gruppo “Non so, però al momento riusciamo ancora a seminarli, presto muoviamoci” rispose Andrea con un altro bisbiglio. E così arrivammo al primo incrocio: prendendo la strada di destra avremmo fatto un giro abbastanza lungo ma avremmo trovato strade più larghe e forse con meno zombie, quella di sinistra invece tagliava per il centro cittadino. Era stato deciso, prima di partire, di prendere la strada più breve, benché i rischi fossero elevati. Mentre ci incamminavamo per la strada di sinistra lentamente mi guardavo attorno, fino a qualche giorno prima era una delle strade più trafficate della città, e ora…se non fosse stato per noi sarebbe stata deserta. “Dai, andiamo!” disse Andrea. Sia Andrea che Patrick, che pure Alessio erano venuti via, Massimo e l’Elena avevano preferito rimanere nell’edificio per tenerlo al sicuro.
Mentre stavamo procedendo, lungo la strada, in lontananza, assieme ai rumori dei non morti, mi sembrò di sentire uno strano rumore, simile a quello che avevo sentito nelle fogne il giorno prima, mi bloccai “Fermi, c’è qualcosa che non va!” dissi ai ragazzi vicino a me “Cosa c’è?” chiese un ragazzo. Rimanemmo in silenzio ad ascoltare qualche secondo e poi ”Se non ci muoviamo verremo presto accerchiati, dai muoviti” “Ma non avete sentito quel rumore?” chiesi “Quale, io non ho sentito nessun rumore” “Nemmeno io” dissero due ragazzi mentre si avviavano lungo la via “Che me lo sia immaginato?” pensai. Quella strada però non mi convinceva molto ma cosa potevo fare ormai era stato deciso di percorrerla.
Proseguendo, con nostra grande sorpresa, il centro della città era quasi completamente sgombro dai non morti, però si trovava in una situazione disastrosa: auto distrutte, ormai consumate dalle fiamme dei giorni precedenti, negozi sfondati e depredati, sangue ovunque, probabilmente, qualche giorno prima, c’era stato un massacro. Da dove erano venute quelle creature? Questa era l’unica domanda che continuavo a ripetermi nella mente mentre guardavo la città ormai distrutta. “Madonna che fortuna” disse uno dei ragazzi “Si per fortuna…però non ti sembra strano…..cioè siamo in centro e non c’è neanche uno zombie?” disse Andrea “Cosa c’è di strano, siamo stati solo fortunati” disse Patrick “Pensaci però, va bene fortuna ma il centro si presuppone essere il luogo più pericoloso eppure è vuoto. Se ci pensi su qualcosa non quadra” “Aspetta…. gli zombie abbiamo visto che sono attratti dai rumori, quindi vuoi dire…?” disse Alessio “Esatto, che in questo momento qualcun altro se la sta vedendo brutta”
“Ma si dai ragazzi, non pensateci troppo su, sono cadaveri che camminano non ha senso cercare un senso alle loro azioni…siamo stati fortunati e basta.” Disse Patrick. “Cambiando discorso dov’è Pier?” io ero rimasto un attimo indietro assieme ad altri ragazzi.
Quando sentii Alessio chiamarmi mi avvicinai a lui “Oi che vuoi, sono qui?” “Ah cazzo, non ti vedevamo più…” “Ero rimasto indietro…..” in realtà ero ancora li a pensare al rumore che avevo sentito prima, ero sicuro di non essermelo immaginato. Infine, in poco meno di mezz’ora arrivammo nel complesso di edifici nel quale si trovava l’armeria “Mi raccomando occhi aperti” dissi. Il tragitto fin lì era stato abbastanza tranquillo, i non morti sembravano scomparsi fino a che non arrivammo nei pressi dell’armeria. Davanti a noi trovammo una distesa di zombie ormai morti e tutti davanti all’armeria “Chi cazzo può essere stato?” chiese Andrea sbalordito. Mentre ci facevamo lentamente strada tra i corpi a terra vidi una luce abbagliarmi per un secondo, mi girai di scatto e vidi un piccolo fascio di luce partire dai piedi di un ragazzo fino ad arrivargli alla faccia  “Presto tutti giù!” gridai. Mentre lo dicevo si sentirono due rumori, più precisamente due spari. “Fermi! Fermi! Cosa fate?” gridai da dietro una macchina. Girandomi vidi che il ragazzo dietro di me era a terra, immobile “Hei stai bene?” “Si, si” era stato colpito solo di striscio ad un occhio.
Dopo qualche secondo di silenzio, mentre ce ne stavamo stesi li a terra, sentii il rumore di una porta aprirsi e sporsi leggermente con la testa per vedere cosa stesse succedendo. Vidi Marco uscire dall’armeria. “Pier!?” “Stai bene?” “Si, ma c’è mancato poco, cazzo, ti sembriamo degli zombie?” “Non sono stato io a sparare, comunque scusa ma dobbiamo essere molto prudenti”
E così ci fece entrare nell’armeria.
L’interno sembrava essere un posto sicuro. Ci saranno stati una quindicina di ragazzi tutti armati, tra i quali vidi anche Edoardo “Hei ciao” “Ciao” “Anche tu qui?” gli chiesi “Beh la mia scuola e quella di Marco sono vicine, ci siamo incontrati lungo il percorso per venire qui” Mi girai a guardare Marco “Ma tutti quei morti là fuori, siete stati voi?” “Si, certo, guarda” e mi indicò una stanza “Abbiamo preso le armi da qui” Aperta la porta vidi un gruppetto di ragazze in fondo alla stanza, che dormivano e un mucchio di scatoloni aperti a terra “Da dove scusa?” gli chiesi perplesso “Guarda dento quelli scatoloni” Mi avvicinai e ne aprii uno, all’interno c’erano un sacco di parti di armi “Cosa sarebbero?” “Penso fossero le ultime armi che il proprietario del negozio aveva ordinato, gli erano appena arrivate, ma credo che ora non gli serviranno più…” “Capisco” “Che dici ce ne sono abbastanza anche per noi?” “Quelli che sono rimasti sono tutti li, prendetele pure, noi ne abbiamo già abbastanza, il problema sono i colpi”
Iniziammo tutti a cercare di comporre delle armi con i pezzi che avevamo, ovviamente seguendo le istruzioni riportate sulle scatole. Alla fine riuscimmo ad assemblare, non con poche difficoltà, un paio di cecchini, qualche fucile a pompa, qualche mitra e un paio di pistole.
Io e altri due ragazzi prendemmo un L96, cecchino abbastanza buono, Andrea e Patrick invece preferirono prendere degli M4 mentre Alessio ripiegò sulle uniche due pistole rimaste. Passammo così quasi tutta la notte ad assemblare le armi, riuscimmo a dormire solo tre ore circa, a turni.
Verso l’alba, mentre parlavo con Marco “Cos’avete intenzione di fare adesso?” “Credo resteremo qui, perché voi non restate?” “No, penso torneremo indietro, abbiamo molti altri ragazzi da cui tornate, e poi ci sono tutti i nostro compagni che erano al liceo da salvare” “perché non venite anche voi con noi, più siamo meglio è!” “Non so, se dopo fossimo in troppi rischieremmo solo di intralciarci a vicenda e poi dovremmo sentire se anche gli altri son d’accordo” “Beh provate, al massimo torneremo a prendervi”
“Se sopravvivrete” pensai.
L’indomani mattina i ragazzi dell’armeria si riunirono per decidere se venire con noi o meno. Mentre discutevano, noi ce ne stavamo fuori dall’armeria per prendere un po’ d’aria quando Alessio sentii un rumore provenire da lontano. “Hei Pier passami il binocolo. È dentro al mio zaino. Presi il binocolo e glielo passai. Alessio si guardò un attimo attorno, poi, si fermò a fissare un punto “Ma che diavolo…..” e vidi che cercava di parlare ma non trovava parole per descrivere quello che vedeva “Hei che succede, Alessio!” continuando a fissare lo stesso punto Alessio mi passò il binocolo e mi indicò dove guardare.
Inizialmente il sole mi accecò, ma poi lentamente iniziai a mettere a fuoco, qualcosa stava venendo verso di noi. I miei brutti presentimenti mi stavano dando ragione, quell’ombra nelle fogne, i rumori mentre ci dirigevamo all’armeria, avevo ragione, oltre ai non morti c’era anche un mostro in città e ora stava venendo proprio verso di noi!

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Capitolo 10
*** Notte di sangue ***


“Che succede!?” chiese un ragazzo dopo aver visto le nostre facce “Siamo nella merda! Presto tutti dentro…” Cosa cazzo è quella roba!” mi chiese Andrea mentre correvamo all’interno dell’armeria “Cosa vuoi che ne sappia. Ve l’avevo detto io che c’era qualcosa nelle fogne e che prima avevo sentito un rumore!” Corsi nella stanza dove gli altri stavano ancora discutendo se restare o andarsene e aprii la porta di colpo: “Presto uscite” “Ma che cazzo, non vedi che siamo occupati, aspetta!” “Non è il momento, muovetevi e uscite”.
Una volta che uscirono tutti capirono perché li avevo chiamati, quella creatura, lentamente, si stava avvicinando proprio a noi. Era una cosa spaventosa: sarà stata lunga tre metri, aveva quasi l’aspetto di un coccodrillo; era di un colore verde scuro, con squame lungo tutto il corpo, gambe non molto lunghe ma forti, con zampe artigliate, un busto lungo e snello dal quale partivano due braccia, anche queste artigliate, ed una lunga coda verde la cui estremità era affilata come una spada. La testa sembrava attaccata alle spalle tanto era corto il collo, il volto sembrava quasi quello di un umano se non fosse stato per il colore verde, anche se più chiaro rispetto al corpo, e per il fatto che avesse due orecchie lunghe e affusolate che partivano dai lati della testa e ricadevano quasi fino alle spalle. Ma la cosa più terrificante erano gli occhi, piccoli ma di un rosso tale che sembrava il colore del sangue.
“Ma che cazzo è quella roba là!?” chiese Marco “….se è la stessa creatura che ho visto nelle fogne io state attenti perché ha una forza tremenda.”
Non potevamo permettere a quella cosa di raggiungere l’armeria, se no ci avrebbe massacrati tutti.
Una volta prese le armi ci preparammo fuori dall’armeria, pronti a sparargli appena fosse stata abbastanza vicina. Nel frattempo quella cosa si avvicinava lentamente ma costantemente, come se stesse aspettando prima una nostra mossa. Appena fu abbastanza vicina aprimmo il fuoco. I primi a sparare furono quelli con i cecchini. Eravamo in cinque, io, due ragazzi del nostro gruppo e due che erano con il gruppo di Marco. Mirai perfettamente in testa ed anche gli altri credo “Pronti….fuoco!” Tutti e cinque lo colpimmo, d’altronde era abbastanza grande, sarebbe stato difficile non centrarlo. Il mostro, dopo essere stato colpito, si abbassò “Evviva, ce l’abbiamo fatta” disse il ragazzo a fianco a me “Un attimo…” La creatura si rialzò, barcollò per qualche secondo, poi come niente riprese ad avvicinarsi.
“Ma come….l’abbiamo preso in testa ne sono sicuro, come fa ad essere ancora vivo?” “Più che altro cosa sta facendo adesso?” chiese Andrea vedendo che il mostro si era fermato e si guardava intorno. Quando quella specie di lucertolone arrivò vicino ad un cartello segnaletico si fermò e lo strappò “Ma che…” disse Marco, non ci sarebbe voluto molto comunque a capire a cosa gli sarebbe servito quel cartello
“Cazzo, spostatevi tutti, via, via” gridò Alessio dopo pochi secondi arrivò il cartello perfettamente in mezzo a dove eravamo e cadde su di una macchina distruggendole praticamente il cofano “Per un pelo” “Presto, sparpagliatevi, non dobbiamo stare troppo vicini!” gridò Edoardo
Riprendemmo a sparargli ma senza alcun effetto “aspettate, vedo qualcosa sul suo petto, guardate attentamente” dissi “…..ha ragione, c’è una specie di sporgenza…che sia il cuore?” disse un altro ragazzo vicino a me “Io provo a sparargli li vediamo che succede” Sparai nel centro di quello che sembrava essere proprio il cuore del mostro. Appena sparai però vidi che una sorta di membrana squamosa ricoprì il cuore del mostro riflettendo quindi il proiettile. Il mostro si fermò nuovamente ma questa volta emise un terribile verso che ci terrorizzo tutti “Dannato, ora ti distruggo io!” gridò un ragazzo entrando nell’armeria. Usci qualche secondo con un lanciagranate “Fermo, non lo sai neanche usare, e poi abbiamo solo due colpi” “Non mi interessa” il ragazzo caricò una granata e la sparò al mostro. Ci fu un esplosione proprio a fianco del mostro e sentimmo un altro di quei terribili versi. Il ragazzo caricò l’altra granata che gli era rimasta e questa volta lo colpì perfettamente sul busto. Ci fu un’altra esplosione ma questa volta nessun verso “Forse ce l’hai fatta” restammo tutti immobili aspettando che il fumo si diradasse per vedere gli effetti delle granate. “Forse ora è morto, non può essere ancora vivo!” mentre parlavamo, in lontananza, qualcosa uscì dalla coltre di fumo.
Io ero lì che continuavo a guardare con l’ottica del cecchino.
“Direi che possiamo rientrare…..” disse Patrick. Rimasi completamente paralizzato, non potevo credere a quello che vedevo “……” “Pier?” “E’….è ancora vivo…” “Non è possibile!” gridò Marco. A qualche decina di metri da noi, vedemmo il mostro uscire dal fumo. Aveva perso un braccio ma sembrava non provare affatto dolere, non perdeva neanche molto sangue dalla ferita.
“L’unico effetto delle granate è stato quello…” disse il ragazzo che gli aveva sparato, con una voce tremolante. Indietreggiammo tutti di qualche passo. Il mostro fece un altro ruggito, poi si mise sulle tre zampe che gli restavano e iniziò a correrci incontro ad una velocità pazzesca. “Fuoco presto!” Iniziammo tutti a sparargli. Fece improvvisamente un balzo assurdo su di una macchina, poi sulla parete di un edificio li vicino e infine saltò proprio dove eravamo noi. Dal contraccolpo alcune macchine si spostarono leggermente, mentre le più piccole si ribaltarono.
“Merda…cosa facciamo ora?” disse un ragazzo. Mentre Andrea stava per dire qualcosa il mostro colpì il ragazzo e gli staccò la testa con un colpo. “Lucaaaaaaa” gridò un ragazzo correndo alla cieca contro il mostro “Noooo, fermoooo!” gridai, ma fu tutto inutile e anche quel ragazzo venne trafitto e lanciato contro un muro. “Dannazione, presto sparate tutti, dobbiamo colpire quella specie di cuore, è la nostra unica speranza. Tutti i colpi venivano praticamente riflessi dalle scaglie presenti sulla pelle e noi lentamente venivamo uccisi uno dopo l’altro.
Improvvisamente quella creatura avanzò verso di me e dell’altro ragazzo a fianco “Cazzo sta venendo qui……” vidi il ragazzo lì vicino tremare di paura…. Fece per correre anche lui verso il mostro ma lo afferrai per un braccio e lo fermai “Ehi, sei impazzito, vuoi morire!?” “Lasciami”
Vidi la disperazione nei suoi occhi. Non feci in tempo però ad accorgermi che in quei pochi secondi il mostro si era avvicinato abbastanza da colpirci entrambi. “Pier, attentooooo!”. Girai un attimo lo sguardo, ma riuscii a vedere solo l’ombra di quella creatura, poi sentii un colpo pazzesco e sia io che l’altro ragazzo fummo lanciati via.
Colpii con la schiena la vetrina di un negozio affianco all’armeria e la sfondai, poi svenni.
Mi risveglia probabilmente qualche secondo dopo comunque. Sentivo un peso sullo stomaco così mi alzai la testa per guardare. Accasciato su di me c’era l’altro ragazzo “Ehi, stai bene?” nessuna risposta “Ovvio che non sta bene” pensai subito “Però forse…è solo svenuto” Mi tirai su e provai a girarlo, ma orami era troppo tardi, la ferita era troppo profonda. Era morto con gli occhi sbarrati, sembrava quasi mi stesse fissando per incolparmi ”… se non lo avessi fermato forse..”
Camminavo a fatica,  per colpa di quella botta mi girava tutta la testa, e avevo un dolore allucinante alla schiena. Sentivo rumori di spari provenire da fuori, quindi, con le ultime forze che mi restavano uscii. Barcollavo e avevo la vista leggermente annebbiata, però vidi chiaramente il mostro avvicinarsi ad un ragazzo e ucciderlo “Presto, il cuore, devo colpirlo…dobbiamo… ucciderlo” pensai. Appoggiai il fucile ad una macchina  e cercai di prendere la mira verso il punto debole del mostro. Sparai un colpo, ma sbagliai. Intanto, mentre caricavo il colpo successivo, il mostro si era avvicinato ad Andrea e lo aveva avvolto con la coda. Lo vidi alzare il braccio per trafiggere Andrea, ma proprio mentre stava per colpirlo sparai un nuovo colpo e questa volta andò a segno.
Non so il motivo, forse il mostro riusciva a difendersi solo da quello che vedeva arrivare, fatto sta che lo riuscii a colpire. Appena venne colpito, allentò la presa e Andrea cadde a terra, poi lentamente, quella creatura iniziò ad indietreggiare sanguinando e iniziò a lanciare orrendi gemiti di dolore. Andrea che stava a terra vicino al mostro, prese prontamente il mitra e iniziò a sparargli al cuore. Quella cosa prima cadde sulle ginocchia e poi cadde definitivamente a terra in un lago di sangue. Riuscii a vedere a malapena la scena e poi sentii le forze mancarmi, caddi e, mentre il sole finalmente sorgeva, persi nuovamente i sensi.

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Capitolo 11
*** Basso tenore di vita ***


Quando mi svegliai mi trovavo steso a terra  a pancia in giù. Inizialmente non sentii dolore, così cercai di voltarmi , anche perché non riuscivo a capire dove mi trovavo. Appena feci per girarmi però sentii improvvisamente una fitta propagarsi lungo tutta la schiena, mi ributtai quindi a terra. Ripensai un attimo a quello che era successo prima che perdessi i sensi….”Ma certo, ho preso una botta sulla schiena, ecco perché…” e nel frattempo ripresi ad alzarmi lentamente. A fatica riuscii a tirarmi su in piedi, iniziai quindi a guardarmi intorno “Mmmh, scatoloni a terra….devo essere nel magazzino dell’armeria…che stiano bene gli altri?” mi domandai. Mi accorsi che avevo una sorta di fasciatura sul petto, fatta con dei brandelli di vestito, a coprire la ferita che avevo sulla schiena.
Vidi una porta poco lontano da me, così mi avvicinai e la aprii. Oltre la porta trovai dei ragazzi seduti a terra con delle fasciature su braccia e gambe….l’armeria sembrava non aver subito danni dal combattimento che c’era stato. “Pier…..hei Pier stai bene?” sentii una voci alle mie spalle. Mi girai, era Edoardo “Si, però sono tutto indolenzito” dissi, mentre portavo una mano sulla fasciatura “Ma che è successo?” Edoardo mi guardò perplesso “Non ti ricordi?” “Ricordo del mostro e che stava per uccidere Andrea e poi…. Cos’è successo dopo?” “Beh…gli hai sparato e sei svenuto….poi Andrea ha finito il mostro.
Sei rimasto incosciente per circa mezza giornata, ora sono le sei di pomeriggio.”   “Ma non manca qualcuno?” gli chiesi guardandomi attorno “Come immaginerai molti sono morti” e si zitti un attimo “Comunque un gruppo di ragazzi se n’è andata questa mattina, sono tornati indietro, hanno detto che avevano ancora una cosa da fare; qui sono rimasti solo quelli con ferite più profonde a riposarsi, abbiamo deciso di unirci al vostro gruppo, l’armeria, ormai, non è più un posto sicuro. Appena stai meglio andremo anche noi.” Annuii con la testa mentre mi guardavo attorno. “Pier, tutto bene?” chiese Marco, vedendomi in piedi “Si, abbastanza” “Bene, quando sei pronto andiamo”
“Senti, sai che fine ha fatto il mio telefono?”   “No, perché?”   “non lo trovo più, probabilmente mi è caduto quando ho sbattuto con la schiena….senti dov’è che mi avete trovato che vado un attimo a ricontrollare?”  “Ma sei matto, è troppo pericoloso” “Dai su, dov’è il posto?”  Marco mi guardò, abbastanza preoccupato, per qualche secondo “E va beh, è proprio qui davanti, dall’altra parte della strada….. se vai però prendi questa” e mi porse una pistola “Ma dai” “Se non la prendi non vai!” lo fissai “Ok, torno a breve” e uscii dall’armeria. Attraversai la strada più velocemente che potevo ed entrai dalla vetrina rotta. “Vediamo un po’….. eccolo….come immaginavo, ormai è andato.”
Sfortunatamente con la caduta avevo rotto il telefono “Va beh, non me ne sarei fatto comunque molto” sussurrai. Improvvisamente sentii un rumore provenire da dietro uno scaffale poco dentro il negozio, così, andai a controllare. Passato il primo scaffale vidi, attraverso le fessure di un altro scaffale, uno zombie alzarsi lentamente, probabilmente attirato dal rumore che avevo fatto “Brutto bastardo….adesso vedi”. Feci il giro dello scaffale  mentre lo zombie ancora tentava di alzarsi. Una volta che gli fui davanti fece per mordermi ma, con un calcio, lo feci ricadere e poi gli sparai in testa. “Cazzo…non bastavano questi, ora ci sono pure i mostri là fuori….da dove vengono…e chi ha fatto tutto ciò…dobbiamo assolutamente scoprirlo.” Poi, mentre guardavo lo zombie ormai morto, a terra, notai che c’era una strana cosa che gli sporgeva da un fianco “Cos’avevi con te…vediamo” dissi mentre con cautela mi avvicinavo allo zombie “Ma questa è……mmmh molto bene, potrebbe tornare molto utile…la prendo io se non ti dispiace.” Riuscii dal negozio e vidi Marco li fuori ad aspettarmi “Hei, che fai qui?” “Ho sentito lo sparo e sono venuto, perché hai sparato, vuoi forse attirare tutti gli zombie della zona?”, rimasi in silenzio “E quella che roba è?”   “Non vedi…è una spada, l’ho trovata addosso ad uno zombie, ma credo che ora non gli serva più” 
“Hai fatto bene, però potevi anche fare a meno di rischiare di attirare altri zombie solo per una spada… vieni torniamo dagli altri che siamo pronti a partire.” Tornai all’armeria e, dopo aver deciso che strada fare per il ritorno, ci incamminammo.
Eravamo circa una dozzina di ragazzi, in cinque eravamo feriti, gli altri avevano solo contusioni. Marco e i ragazzi erano davanti, mentre io stavo a qualche passo di distanza assieme agli altri quattro feriti.

Fortunatamente la strada sembrava completamente sgombra dai non morti, non si poteva certo dire lo stesso delle macchine. Stavamo percorrendo la strada principale per giungere in centro città; sembrava di essere lungo una strada abbandonata, una di quelle che si vedono nei film horror che conducono alle città abbandonate….ma forse “sembrava” non è il termine adeguato per descrivere il paesaggio che ci circondava.
Ormai nulla era come me lo ricordavo, non si sentivano più né rumori di auto né di persone parlare, solo lamenti, provenire probabilmente dal centro città. Mentre pensavo a tutto ciò sentii un rumore provenire dall’alto, un rumore che mi riportò alla realtà, si trattava di un tuono. Alzai la testa lentamente per guardare il cielo. C’era pieno di nuvoloni neri, ero arrivato fin lì senza neanche accorgermene. “Ragazzi, credo sia meglio aumentare il passo, qui tra poco inizia a piovere” sussurrai.
In pochi minuti arrivammo nei pressi del centro, ci fermammo un attimo “Bene, prendete tutti fiato, qui dobbiamo stare attenti e passare velocemente” disse Edoardo “Più avanti ci sono alcuni gruppetti di zombie, se passiamo sulla destra però non dovrebbero sentirci” disse un ragazzo che era andato a controllare poco più avanti “Ok, andiamo” stando sulla destra riuscimmo a passare gli zombie, notai però che, rispetto al giorno precedente, erano decisamente aumentati “Cazzo, guardate che disastro… c’è sangue ovunque e poi sentite che puzza, perché diavolo è dovuto succedere tutto questo” sussurrò il ragazzo di fianco a me. Nessuno di noi riuscii a trovare parole per rispondergli e così proseguimmo.
Passato il centro, mentre ci dirigevamo ormai all’edificio nel quale si trovavano tutti gli altri, trovammo una jeep militare abbandonata lungo la strada “Fermi un attimo, questa non c’era ieri” dissi ai ragazzi davanti “E allora?” mi rispose Marco “Non pensi sia meglio andare a darci un’occhiata?”. Ci avvicinammo lentamente da dietro, Marco si avvicinò alla portiera e, con molta attenzione, l’aprì. Ci fece cenno di avvicinarci. All’interno del veicolo vedemmo una cosa che ci lascò tutti attoniti. Trovammo il corpo di un militare, seduto al posto di guida, ormai morto, con dei segni di morso su di un braccio….il fatto è che si era suicidato, sparandosi in testa. Davanti all’auto infatti c’erano dei corpi di zombie, ormai morti, e anche il corpo di un altro soldato, non ci voleva certo un genio per capire cosa fosse successo.
“Guardate, ha qualcosa in mano” disse Marco. Nella mano libera stringeva una foto “Vediamo” C’era rappresentata una famiglia, probabilmente quella del soldato “Ciao papà, Sara sta facendo la brava a casa aiutando la mamma, quindi torna presto che ti aspettiamo , ti voglio bene papà.” Lessi ciò che c’era scritto dietro la foto, non potemmo fare a meno di commuoverci.

Mentre stavamo sistemando il corpo del soldato sentimmo dei rumori provenire dalla radio interna della jeep “Bravo tre ci ricevete…Bravo tre ci ricevete”  Marco prese la trasmittente della jeep. “Vi riceviamo” “…Chi sei? Dov’è bravo tre?” rispose la voce “Bravo tre, cioè i due soldati sono morti, abbiamo trovato la jeep abbandonata in mezzo alla strada” “Abbiamo…non sei solo? E dove vi trovate?” “Sono assieme ad un gruppo di sopravvissuti, ci troviamo lungo la strada per il supermercato Aliper, zona est di Rovigo”. Sentimmo la voce alla radio dire: “Capitano la squadra Bravo tre è stata annientata, però abbiamo trovato un gruppo di superstiti.” Poi riprese a parlare con noi “Al momento non possiamo mandarvi unità a recuperare, se riuscite a venire voi, abbiamo  stabilito un campo per sopravvissuti nella zona ovest della città, vicino la chiesa di San Bortolo.
Ripeto abbiamo stabilito un campo per superstiti nella zona ovest della città, vicino la chiesa, se siete in grado di raggiungerci in sicurezza, se no cercate un posto sicuro e attendete l’arrivo di una squadra di soccorso.” Marco alzò gli occhi verso di noi e tutti accennammo con la testa. “Verremo noi, non c’è bisogno di nessuna squadra” “Ricevuto, una volta arrivati cercate il soldato semplice Rossi passo e chiudo”
“Molto bene, sbrighiamoci, dobbiamo andare ad avvertire gli altri e poi ormai è notte e sta per piovere” disse Edoardo facendoci cenno con le mani di avanzare. E così, lasciata la jeep alle spalle riprendemmo a camminare e, in poco più di un quarto d’ora, arrivammo finalmente all’edificio in cui si trovavano tutti.
Pochi minuti dopo essere entrati iniziò a piovere “Ragazzi, siete arrivati finalmente, ci stavamo iniziando a preoccupare” disse Alessio venendoci incontro. Cercammo dei posti dove sistemarci. Mentre camminavo per una stanza vidi che c’era decisamente più gente del giorno prima “Ma che cavolo, che sia solo una mia impressione?” pensai. Mentre però me lo chiedevo tra me e me vidi, però, Davide uscire da una specie di tenda accostata al muro. Mi guardò e venne verso di me.
“Hei, tutto bene?”   “…..io si, ma tu, come fai ad essere qui?” E così, mentre andavo nel mio alloggio Davide mi raccontò quello che era successo. La mattina del giorno dopo che noi eravamo andati al palazzetto  loro furono attaccati. La vetrata a tutta parete infatti non resistette agli attacchi degli zombie, e così, in circa venti minuti, la scuola venne completamente invasa. I pochi sopravvissuti, poco più di un centinaio di ragazzi, si rifugiarono al palazzetto e bloccarono le entrate. Resistettero per circa due giorni, più o meno fino a quando noi fummo attaccati dal mostro.
La mancanza di cibo e la stanchezza però lì indebolì tutti e quando le porte vennero sfondate molti do loro non riuscirono a scappare. A quel punto fermai Davide “Come hanno fatto a sfondare le barricate scusa?”   “Non lo so, però adesso che ci penso mi pare strano anche a me che una di quelle cose sia riuscita a sfondare la barricata” “Come una?!”  “Si, però ora che ci penso, più che aver sfondato la porta, sembrava proprio si fosse lanciato contro….o fosse stato lanciato. Ti dico così perché lo zombie dopo aver completamente divelto la porta non si è più mosso, è morto per il colpo”. Mi venne così un terribile dubbio “Senti, non è che avete sentito degli strani rumori finche eravate al palazzetto, tipo il rumore di un animale o qualcosa di simile?” “Eh, se ne sentivano tanti di rumori, però di animali proprio non mi sembrava, però dovresti chiedere anche agli altri. Ma perché me lo chiedi?”   “No niente, solo per sapere”
“Non può essere che ce ne siano ancora” pensai tra me e me.
“E poi come avete fatto a scappare?” gli chiesi. “Proprio quando stavamo venendo sopraffatti, sentimmo degli spari, erano alcuni ragazzi che ci venivano a salvare. Solo dopo che gli zombie erano morti abbiamo visto che erano proprio gli stessi che se n’erano andati dalla scuola qualche giorno prima, ormai pensavamo foste tutti morti.” “Capisco…e senti, della nostra classe?”  Davide abbassò un attimo gli occhi “Gli unici rimasti a parte te, Alessio, Andrea, Patrick e Massimo siamo: io, Sara, Claudia e Marco.”  “E tutti gli altri….morti?”  “Davide fece solo un cenno con la testa. “Dannazione…”   “Va beh, io ora devo proprio andare, ci vediamo dopo.” “Ok, ciao”
Finalmente arrivato al mio letto, se così si possono definire una specie di materassino e dei teli come coperta, mi distesi e, visto che ormai era notte, mentre pensavo a quello che mi aveva raccontato Davide, con fuori solo il rumore della pioggia, mi addormentai.

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Capitolo 12
*** Il potere di Morfeo ***


Ricordo ancora che quella notte feci un sogno molto strano: “Pier…..ehi Pier, svegliati!” Aprii gli occhi “Hei svegliati, dai cazzo!” Marco mi stava chiamando “Sono sveglio, che vuoi, è già mattina?” “Non lo so, sta succedendo qualcosa di strano qui!”. Mi alzai, ovviamente mi trovavo sul mio letto, lo stesso sul quale mi ero steso a dormire. Non si sentiva alcun rumore ma questo era facilmente riconducibile al fatto che stessero tutti dormendo, quindi cosa c’era di tanto strano che lo turbava mi domandavo mentre, lentamente, a causa dell’oscurità, cercavo di distinguere la sua figura. “Hei, cacchio abbassa quella luce così mi abbagli” gli dissi  mentre mi puntava in faccia con una torcia. “Scusa….guardati attorno”  mentre con la torcia illuminava tutta la stanza “…..ma dove sono finiti tutti?” chiesi non vedendo più nessuno. Effettivamente c’era qualcosa di strano, l’intero edificio, o almeno la stanza in cui ci trovavamo noi, era completamente vuoto, ma non c’erano neanche segni del passaggio di qualcuno, sembrava fossimo proprio gli unici due lì dentro.
Marco si allontanò un attimo mentre io mi spremevo le meningi per trovare una valida motivazione all’assenza di tutti. “Hei, vieni qui a vedere”. Mi diressi verso di lui, stava puntando un muro indicandomi di guardare. “Ma che diavolo….” C’erano macchie di sangue lungo tutto il muro. “Credi che siano….”  “Non lo so, ma per il momento usciamo da qui”
Percorremmo tutta la stanza cercando degli indizi che ci spiegassero cosa stesse succedendo ma niente. “Guarda, lì” dissi indicando una strana cosa a terra vicino la porta. A terra, appoggiate alla parete c’erano le nostre armi. Ci guardammo un attimo e poi, facendo molta attenzione, ci avvicinammo e le raccogliemmo. “…..” mentre stavamo per uscire dalla stanza intravedemmo un fascio di luce, in lontananza, avvicinarsi. “E ora….fa attenzione.” Impugnammo le armi e aspettammo di vedere cosa fosse. “Pier…Marco, siete voi?”   “…..Alessio?” Alessio abbassò la torcia e riuscimmo a distinguere dietro di lui anche Andrea, Patrick e Davide. “Anche voi qui…ma che sta succedendo?”.
Proprio in quel momento sentimmo uno strano rumore provenire dall’esterno dell’edificio…o almeno così sembrava. Così ci dirigemmo tutti verso l’uscita. Fuori era effettivamente notte, “Che cosa era quel rumore?” chiese Davide “Non lo so, me sembrava provenire da qui fuori”. Cercammo un po’ nei dintorni dell’edificio, anche per cercare di capire cosa stesse succedendo, ma nulla. Ci dirigemmo verso la strada, e con nostra grande sorpresa, non trovammo neanche uno zombie; iniziammo così a percorrerla. Si sentì ancora una volta quello strano rumore e improvvisamente l’oscurità attorno a noi si diradò lievemente e ci ritrovammo in centro città.
Ci guardammo tutti sorpresi, senza riuscire a dire nulla….”Hei, dov’è Davide?” disse Alessio guardandosi intorno. “Era affianco a me fino a due secondi fa” risposi “Davide, Davide” “Hei, dove sei, Davide”  “….”. Nessuna risposta, si sentivano solo le nostre voci risuonare per tutta la piazza “Che succede qui!!!…..hei, stiamo vicini, presto, tutti qui”. Le luci della piazza iniziarono a spegnersi tutte, una dopo l’altra, mentre noi indietreggiammo fino a stare schiena a schiena, formando una specie di cerchio. Restammo completamente al buio, sempre più spaventati.
Improvvisamente qualcosa mi sfiorò… estrassi subito la spada e tirai un colpo in avanti. Si sentì un urlo “Cos’è stato?” “Chi era?”  “Non so, qualcosa mi ha sfiorato e ho tirato un colpo in avanti” Intanto si accese una luce in distanza “Guardate, là infondo, presto corriamo.” Iniziammo a correre verso la luce, che sembrava non avvicinarsi mai; poi improvvisamente ci ritrovammo tutti a scuola. Mi guardai attorno, perplesso, “State tutti bene?”  “No cazzo, manca anche Alessio ora” rispose Andrea “No…. Anche Alessio ora…. Dove diavolo sono finiti.” “Prima hai colpito qualcosa con la spada.. per me hai colpito il povero Alessio” disse Patrick “Non è…” lentamente estrassi la spada, non potevo essere stato io mi ripetevo. Una volta estratta guardai subito la lama, era perfettamente pulita, ma non era possibile, anche perché, escludendo che avessi colpito Alessio, sicuramente avevo colpito qualcuno o qualcosa, che aveva urlato.
“Stare fuori non è mai una buona idea. Presto entriamo!”. All’interno la scuola era buia però si riusciva a vedere lo stesso grazie ad una luce fioca che proveniva da fuori…..eppure fuori era completamente buoi. Sia le scale che portavano al primo piano che l’ala dell’auditorium erano bloccate. “E ora che facciamo?” chiese Marco. Mentre pensavamo a cosa fare Andrea ci chiamò “Venite qui a vedere!” indicandoci di guardare fuori da una finestra “Ma non c’è niente qui”  disse Patrick perplesso “Guardate meglio…. Non vedete che c’è qualcosa laggiù!”. Effettivamente fuori c’era qualcosa che si muoveva ma era avvolta nell’oscurità per cui non si distingueva. “Vado a vedere” disse Patrick correndo verso l’esterno della scuola. Ovviamente noi lo rincorremmo ma fu inutile, ad un certo punto sparì nell’oscurità “No, non anche lui…presto scappiamo , andiamocene via da qui subito” dissi terrorizzato. Corremmo così fino al palazzetto, nel quale ci rifugiammo provvisoriamente. Intanto che ci dirigevamo al centro, dopo non aver trovato niente di interessante, vidi qualcosa avvicinarsi da dietro ad Andrea. “ANDREA ATTENTO!” gridai, ma fu inutile, anche Andrea sparì nell’oscurità. “No, questo deve essere un incubo, non può essere vero….” Gridai mentre mi coprivo la faccia con le mani. “Hei Marco ci sei?” “…..” nessuna risposta, ma la cosa non mi stupì, me l’aspettavo.
Ora mi ritrovavo di nuovo nel luogo in cui mi ero svegliato.
“Bene, è il mio turno adesso a quanto pare” bisbigliai. Inizia a camminare, in attesa della fine, cos’altro potevo fare. Improvvisamente sentii dei rumori provenire dalla mia destra…. “Eccolo” mi avvicinai con cautela, anche se c’era sempre quella fioca luce ad illuminare la stanza attorno a me. Quello che vidi però mi lasciò del tutto impietrito: davanti a me si stavano rialzando i corpi dei miei amici, ormai brutalmente uccisi; restavano solo i loro corpi ormai diventati zombie. Presi quel briciolo di coraggio che mi rimase e iniziai a sparare a quelli che un tempo erano stati  miei compagni. “Maledizione!”. Improvvisamente sentii qualcosa afferrarmi da dietro e venni trascinato via.
Quando mi ripresi ero completamente bloccato da qualcosa, poi mi accorsi che si trattava di una coda. “Quindi sei stato tu eh…che aspetti, uccidimi” gridai in faccia ad uno di quei mostri verdi, simile a quello visto in armeria. Lo vidi alzare un braccio e tentare di trafiggermi….ma proprio quando il suo artiglio mi colpì mi svegliai di colpo. “Pier!?” Vidi la faccia di Alessio sopra di me.
“Hei, stai bene, sei bianco come un morto….tutto ok?”  “Era un sogno….” Pensai “Si tranquillo ho solo avuto un brutto sogno…molto brutto; diciamo che mi hai appena salvato la vita” gli dissi ridendo. “Mah, sei strano…comunque vieni dai, dobbiamo parlare di un paio di cose”
Dopo essermi ripreso dallo shock, raggiunsi Alessio. “Ok ci siamo tutti, allora questo è il problema” e Alessio iniziò a raccontare quello che avevamo sentito alla radio “Ora da quello che ho sentito una parte di voi vorrebbe, giustamente, andare alla ricerca dei propri genitori, qui in città, mentre credo, ditemi se sbagli, altri vorrebbero andare in questo presunto campo militare….giusto?” Tutti annuirono “Però non possiamo neanche abbandonare questo posto completamente…Supponiamo che qualcuno di noi se ne vada, ci sarebbe qualcuno disposto a stare qui?”
Più o meno una decina di ragazzi si fecero avanti, non che non volessero cercare le loro famiglie, ma avevano troppa paura di quelle creature lì fuori. “Mmmhh allora perché non facciamo così: ci dividiamo in due gruppi e una parte di noi va al campo mentre l’altra cerca per la città. Ci raduneremo qui questa sera prima che faccia buio, chi non torna, beh….avete capito. Non ci dobbiamo dimenticare che al momento la cosa più importante è andare al supermercato perché le scorte stanno per finire, quindi, se vedete che la situazione non è delle migliori scappate, non possiamo e non vogliamo perdere dei compagni.” disse Marco. E così neanche un’ora dopo eravamo tutti pronti ad andare. Io avrei voluto andare a cercare i miei genitori, però mia mamma lavorava in un ospedale, il peggiore dei posti…. Speravo fosse viva ma non avevo alcuna possibilità di andare di persona a controllare, mia papà invece abitava fuori dalla città e in caso sapeva cosa fare. Decisi quindi di andare assieme agli altri al campo militare sicuramente sarei stato di maggior aiuto a loro 

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Capitolo 13
*** Salvezza? ***


Partimmo verso le dieci di mattina, l’obiettivo era di riuscire a fare tutto prima del calare del sole.
Il nostro gruppo, circa una ventina di persone, si diresse verso il campo militare. Avremmo dovuto attraversare nuovamente la città, ma questa volta avevamo deciso di fare un giro più lungo, non volevamo rischiare di incontrare gruppi di zombie passando il centro.
Sfortunatamente il tempo non era dei migliori, il cielo si stava lentamente offuscando, coperto da nuvoloni neri, probabilmente entro fine giornata avrebbe piovuto. Il vento, che sembrava essersi placato nel giorno precedenti, soffiava ora più freddo che mai, facendo risuonare l’eco degli zombie per tutta la città. Mentre camminavamo tutti vicini, ci rendemmo, ancora una volta, conto di quello che era successo alla città. Le fiamme si erano ormai completamente spente e, lungo la strada, ma anche nelle case e nei negozi, restavano solo i segni di civiltà. Buona parte della città era infatti bruciata, principalmente la parte più interna, fortunatamente la nostra scuola era abbastanza lontana dal centro, quindi, quando iniziò quell’inferno, non ci furono problemi con il fuoco. Guardandomi attorno però non potevo fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo da lì in poi, una volta entrati al supermercato ci saremmo barricati lì dentro, fino a quando le scorte non sarebbero finite, e poi…. Avremmo dovuto forse spostarci nuovamente in un altro supermercato. Inoltre un altro problema era l’elettricità, l’acqua e ogni altro bene necessario  per vivere. Nessuno di noi era in grado di far andare un sistema elettrico senza un generatore indipendente, ne sicuramente di depurare dell’acqua, cosa avremmo dunque dovuto fare. Mentre cercavo di distrarmi da questi pensieri, passammo davanti ad una scuola elementare. Non riuscimmo a fare a meno di immaginarci quello che fosse accaduto lì dentro, quei poveri bambini probabilmente non avevano neanche avuto la possibilità di scappare. Mentre stavamo osservando dall’esterno la struttura, intravedemmo delle sagome muoversi all’interno; nessuno di noi era nelle condizioni di combattere, tanto mene degli…… così proseguimmo aumentando leggermente il passo. Pochi minuti dopo iniziammo, anche se sottovoce, a parlare; il silenzio ci stava facendo impazzire tutti.
Ad un certo punto, mentre ci stavamo avvicinando a San Bortolo, iniziammo a sentire dei rumori. “Hei, ascoltate, li sentite questi rumori in lontananza?” disse Alessio “Sembrano, sembrano spari.”
Iniziammo a correre fino a raggiungere la fine della via nella quale ci trovavamo. Ci stavamo dirigendo verso la chiesa quando all’improvviso ci trovammo davanti un muro di zombie. Saranno stati un centinaio o forse anche di più. Ci bloccammo tutti di scatto e fortunatamente non attirammo la loro attenzione “Che diavolo!” esclamò un ragazzo, sottovoce. “Guardate” e indicai una sorta di barricata che era stata fatta con delle macchine. “Una barricata, vuol dire che oltre quegli zombie c’è il campo che cerchiamo….ma come diavolo li superiamo tutti quegli zombie. Anche a sparargli riusciremmo a farne fuori più o meno la metà”  “Aspettate, c’è un’altra strada, però dobbiamo tornare indietro per prenderla” disse Alessio “Ma è sicura?”  “Questo non lo posso sapere, però se tutto va bene dovremmo riuscire ad aggirare gli zombie.” “Se siete tutti d’accordo, prendiamo quella” disse Davide.
Tornammo indietro e, tramite una strada secondaria, passando attraverso diverse case, riuscimmo ad aggirare gli zombie e ad arrivare in prossimità della chiesa, da dietro. “E ora, che facciamo, ci sono zombie anche qui” disse un ragazzo vedendo che il giardino era pieno di zombie. Per arrivare alla chiesa, infatti, dovevamo attraversare il giardino della casa di riposo, che, sfortunatamente, sembrava non essere più abitata solo da anziane persone. “Dannazione….in qualche modo dobbiamo passare di qui, vedete quel muro là in fondo?” disse Alessio indicandoci una muretta alta più o meno due metri “Ecco, se riusciamo ad arrivare lì e a saltarla ci troveremo praticamente davanti alla chiesa” “Sentite, se due di noi attirano gli zombie mentre gli altri si avvicinano al muro e poi, una volta passati tutti, i due scavalcano?” “No, assolutamente, è troppo pericoloso….” “Ma è l’unico modo, se non facciamo così non passeremo mai attraverso quegli zombie”
“Sentite, per me va bene, se volete io li posso attirare, basta che poi qualcuno dall’altra parte mi aiuti a salire” disse una ragazza “Hei, sei sicura?” gli chiesi “Non vedo altro modo, se facciamo troppo rumore rischiamo di attirare anche gli zombie qui attorno, e non possiamo perdere tempo ad ammazzare gli zombie uno ad uno." “Qualcun altro che si offre?” tutti distolsero lo sguardo “Faccio da sola, nessun problema” dopo di che diede il suo mitra ad un’altra ragazza, per essere più agile, e iniziò a correre verso gli zombie.
Immediatamente questi si voltarono e si diressero verso di lui. E così, mentre la ragazza scappava, noi uno ad uno scavalcammo il muretto. “Hei, vieni, presto” gridai. La vidi sbucare da dietro ad un albero, inseguita dagli zombie, ormai non riusciva più a correre. Aveva distanziato ormai di qualche metro gli zombie, quando, a pochi metri dalla muretta inciampò “Oh cazzo!”. Vidi che non riusciva più ad alzarsi, forse aveva avuto un crampo alla gamba. Se l’avessimo lasciata lì sarebbe sicuramente morta, ma andarla a salvare era un vero e proprio suicidio. “Aiuto, aiuto, non riesco a muovermi”. “Hei resisti, presto, cerca di avvicinarti” le gridai “ Non ci riesco, aiuto, aiutatemi!” “Cazzo, presto, qualcuno mi dia una mano, dobbiamo aiutarla!”. L’amica della ragazza a terra mi prese e iniziò a tirarmi, in modo da farmi scendere dalla muretta. “Hei, che fai! Lasciami! Dobbiamo aiutarla, mollami! Hei tu, resisti, sto venendo a prenderti! E mollami!”
Quando mi girai, gli zombie erano ormai a pochi centimetri dalla ragazza, non c’era più che potessi fare; ricordo che mi guardo negli occhi, disperata, e poi, mentre veniva mangiata viva, urlò. Io intanto mollai la presa e finii a terra. Le grida durarono pochi secondi, tra le urla però, la ragazza disse:” Mi dispiace, ti prego perdonami.”
“Perché… perché?!” gridai all’altra ragazza. “Se non mi avessi fermato ora sarebbe ancora viva; non era forse tua amica…..dannazione.” “Hei, calmati Pier, saresti morto anche tu se non ti avesse fermato.” “Anche tu ti ci metti Alessio, tu non l’hai  vista, tu…” “L’ho vista anche io sai, e non è stata l’unica volta, purtroppo…. Non saresti riuscito a fare niente.”. “Ma…..” e distolsi lo sguardo. Fissai un momento l’altra ragazza, che nel frattempo non aveva aperto bocca. “Bene, proseguiamo lungo questa stradina e sbucheremo davanti alla chiesa”. Proseguimmo lungo la stradina, altro non era che l’uscita che collegava la chiesa al giardino della casa di riposo. “Ecco, vedo delle tende.” Sbucammo infine davanti alla chiesa, il parcheggio intero era occupato da tende verdi, mancava però il solito via vai di persone. “Dannazione! Ma dove sono tutti, non era sicuro questo posto!?”
Ovviamente, il morale di tutti crollò. Pensavamo di trovare finalmente un luogo sicuro e protetto, per non parlare di altri sopravvissuti. “Non è ancora detta l’ultima, cerchiamo tra le tende, magari riusciamo a trovare qualcosa di utile per capire la situazione.” Disse Alessio. Anche se di poco la speranza si rianimò di nuovo. Iniziammo così a cercare per le tende, trovammo viveri, coperte e ogni altro bene necessario per la sopravvivenza. Arrivato per primo alla fine delle tende, mi diressi verso la porta della chiesa. “…..Ma che….”. Proprio davanti alla chiesa c’era una lago di sangue, bossoli sparsi ovunque e corpi lungo tutta la parete. “Hei,, venite subito a vedere!” dissi.
Accorsero tutti. “Non può essere vero, anche qui…..” “Se neanche i militari sono riusciti a fermare quelle cose cosa possiamo fare noi.” “Dannazione! Se solo fossimo venuti prima” disse Davide colpendo una tenda “Probabilmente è stato un bene che non siamo partiti subito dopo aver sentito il messaggio… a quest’ora saremmo anche noi…” “Sentite, c’è poco da fare, l’unico posto che ci resta da guardare è l’interno della chiesa. Muoviamoci ad entrare ed andiamocene da qui, l’atmosfera non mi piace affatto.” disse Davide. Alcuni ragazzi si avvicinarono alle porte della chiesa e provarono ad aprirle. “Non si aprono, probabilmente sono bloccate dall’interno.” “forse quindi qualcuno si è salvato, presto provate a sentire se sentite qualche umore dall’interno.”
Provammo a bussare, ma nessuna risposta. “Aspettate, dovrebbe esserci un altro ingresso sul lato destro…. “disse Alessio, facendo il giro della chiesa “Eccolo qui, venite”. Ci trovammo tutti davanti ad una porticciola che dava su di un corridoio laterale della chiesa. “Bene, questa è aperta… la usavano per portare oggetti direttamente vicino all’altare” ci spiegò Alessio. Iniziammo, uno per volta, ad entrare. Quando toccò a me esitai un attimo “Che c’è Pier?” chiese Davide “Non lo so, ma ho come l’impressione che qui qualcosa non quadri. Le porte chiuse dall’interno…e poi non so se hai notato ma c’erano dei segni di sgommata nel parcheggio, come se qualcuno se ne fosse andato di corsa.- sospirai- Mah, forse mi sbaglio.” Ed entrai richiudendo la porta alle mie spalle.

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Capitolo 14
*** Il freddo della morte ***


“Cosa cerchiamo di preciso?”
“Altri sopravvissuti, però, se trovate cibo o altre cose utili raccoglietele. Dato che la chiesa è abbastanza grande, alcuni di noi entrano dentro, altri controllano il piano superiore e i restanti vanno a controllare le stanze dei preti.”
Ci separammo proprio davanti alla porta dalla quale eravamo entrati. Andai assieme ad Alessio e ad altri tre ragazzi a controllare l’interno effettivo della chiesa.
“Senti, pensi che troveremo qualcosa?” mi chiese Alessio
“Dubito, ma con tutta la strada che abbiamo fatto, conviene sperarci almeno.”
Proprio mentre stavamo per aprire la porta, sentimmo uno strano rumore provenire dall’interno, successivamente un tonfo.
Io e Alessio ci guardammo, dopo di che, facendo molta attenzione aprimmo la porta che dava sul lato destro della navata principale. La chiesa di San Bortolo era infatti una della più vecchie chiese di Rovigo; con grandi colonne di marmo ed delle decorazioni lungo tutte le pareti. Pensare che proprio lì, neanche una settimana prima si erano riunite centinai di persone per celebrare la messa, era quasi ironico vista la situazione in cui ci trovavamo. Probabilmente, proprio coloro che pregavano i morti erano stati letteralmente mangiati dai loro cari defunti, e probabilmente, proprio in punto di morte li avevano maledetti, prima di trasformarsi a loro volta in zombie.
“Hei, vedi nulla?” chiesi ad Alessio
“…. Qui sembra tutto tranquillo…. Stiamo all’erta, il rumore proveniva sicuramente da qui.”
Pian piano, costeggiando la parete, iniziammo ad avvicinarci all’altare. L’intera stanza era fredda ghiacciata, si sentiva l’aria fredda entrarti nelle ossa , in più, a causa del tempo nuvoloso, la luce he veniva riflessa dal rosone centrale illuminava quasi solo l’altare, rendendo il resto della stanza buia e tetra.
“Non mi piace affatto questo posto, potrebbe benissimo essere la tana di un boss finale se ci trovassimo in un gioco horror”
“Paragone alquanto azzeccato direi…forza cerchiamo se c’è qualcosa, prima ce ne andiamo meglio è”
Mentre camminavamo lungo la parete, ad un certo punto, Alessio calpestò qualcosa, si trattava di un cadavere.
“Anche qui…”
Fortunatamente, sembrava essere già morto, proseguendo, ne trovammo molti altri, fino a giungere ad un ammasso di corpi, tutti accatastati uno sopra l’altro al di là di una barriera fatta di fretta.
Sentimmo improvvisamente un altro rumore, questa volta, senza alcun dubbio, proveniva da dietro l’altare.
“Svelti, andiamo a controllare” bisbigliò Alessio.
Lentamente avanzammo verso l’altare. Rimanemmo di stucco quando, una volta aggirato, ci trovammo puntati contro una pistola.
“Ma voi siete….cough-cough”
Steso a terra c’erano un soldato ed una ragazza, la ragazza aveva all’incirca la nostra età, mentre il soldato era poco più vecchio di noi, entrambi erano armati, però il sodato era ferito.
Immediatamente ci avvicinammo all’uomo per provare ad aiutarlo.
“Ragazzi, voi, chi siete, da dove venite?”
“Eravamo gli studenti del Liceo Scientifico, ora ci siamo rifugiati in uno stabile vicino all’Aliper, abbastanza lontano dal centro.” Disse Alessio mentre gli porgeva una bottiglietta d’acqua.
“Grazie” “Senti come hai detto che ti chiami?” chiese il soldato
“Alessio, e questi dietro di me sono Pierlorenzo, Massimo, Luca e Nicola.”
“Hai detto che vi siete rifugiati vicino all’Aliper, quindi ci sono altri superstiti oltre a voi?”
“Si, certamente, siamo in circa una quarantina di ragazzi. Alcuni si trovano qui con noi, ma sono andati a vedere altre zone della chiesa; gli altri invece sono andati a cercare i loro genitori.”
“Cough-cough credo che sarà una ricerca vana “ rispose a fatica il soldato
“Perché?”
“Fino a ieri, tutti i sopravvissuti della città erano radunati qui, avevamo creato questo accampamento provvisorio per raggruppare tutti i superstiti, ma sfortunatamente non eravamo riusciti a radunare più di un centinaio di persone.”
“Però c’è la possibilità che ci siano altri come noi in giro per la città…e poi che fine hanno fatto tutti?”
“Alcune squadre speciali hanno già perlustrato la città, e posso assicurarvi che non ci sono altri superstiti” poi il soldato prese fiato “Ieri, siamo stati attaccati. Una strana creatura verde ci ha assaliti e non abbiamo potuto fare niente. Siamo riusciti a malapena a rallentarla, giusto il tempo necessario a far fuggire buona parte di noi, poi però alcuni veicoli sono andati distrutti dal mostro e con i pochi rimasti ci siamo rinchiusi qui dentro fino a che il mostro non se n’è andato.”
Il soldato prese ancora fiato, questa volta con più fatica.
“Anche quella però è stata una pessima idea, utilizzavamo la chiesa come centro medico di fortuna, quindi qui dentro si trovavano tutti i feriti o gli ammalati. Scappati dal mostro quindi, ce la siamo dovuti vedere contro gli zombie rimasti qui dentro. Ho ucciso  prima l’ultimo, ormai ho finito i colpi e sono anche stato ferito mentre cercavo di proteggere questa ragazza.”
“Se vieni con noi, forse riusciremo a medicarti, qui morirai di sicuro.”
“No, ho visto cosa succede quando si viene morsi, per me è ormai troppo tardi; prendete questa ragazza, almeno lei sono riuscito a proteggerla”
Vista la situazione Alessio non poté far altro che accettare
“Senti un’ultima cosa, cosa sta succedendo qui, lo sai tu?” Chiese un ragazzo.
“Non so molto, mi dispiace, però posso  dirvi questo, il giorno in cui quelle cose arrivarono, arrivò alla nostra caserma un messaggio dal commando centrale che ci avvisava di armarci e stare pronti a qualsiasi cosa succedesse. Ora vorrei che ve ne andaste, sento che le forze mi stanno ormai abbandonando.”
Uscimmo alla porta dalla quale eravamo entrati precedentemente, ancora una volta facendo attenzione ai corpi a terra.
Ad aspettarci c’erano già alcuni ragazzi, venivano dal piano sopra, avevano trovato solo scritte di sangue sui muri, ed una pila di cadaveri, nient’altro. Dopo pochi minuti, anche gli altri ragazzi tornarono, anche loro avevano trovato poco niente, solo un po’ di viveri.
Mentre stavamo uscendo definitivamente dalla chiesa, sentimmo un colpo di pistola provenire dall’interno. I ragazzi che non erano venuti all’interno della chiesa si allarmarono, ma noi riuscimmo ad immaginarci di cosa potesse trattarsi.
“Usciamo presto!” disse Alessio
“Ma..”
“FUORI”
Così uscimmo tutti. Una volta fuori, raccontammo tutto agli altri.
Prima di andare via decisi di prendere un computer portatile, magari saremmo riusciti a trovato qualche informazione utile in rete.
Questa volta, uscire era molto più facile, infatti, bastava seguire le tracce di pneumatici per trovare l’unica uscita sicura. Durante tutto il tragitto Alessio non aprì bocca.
“Senti, come ti chiami?” chiesi alla ragazza che avevamo trovato in chiesa.
“Gaia, e tu sei…mmh?”
“Pierlorenzo, chiamami pure Pier. Senti, non è che sai qualcosa in più di noi su quello che sta succedendo qui, magari hai sentito qualcosa da qualche militare o non so…”
“ Mi spiace, ma io ne so quanto voi, a dire il vero, sono arrivata all’accampamento solo tre giorni fa, prima ero…. Ero con… “
“Scusa, non volevo farti tornare in mente brutti ricordi”
“Tranquillo, ero con “ fece un grosso respiro “i miei genitori e mio fratello, mentre stavamo raggiungendo l’accampamento assieme ad altri sopravvissuti. Siamo stati però troppo lenti e così gli zombie ci hanno raggiunto, gli altri ci hanno abbandonato e così i miei familiari sono morti tutti; se non fosse stato per dei soldati lì vicino sarei morta anche io.”
“….mi dispiace molto. Comunque se dovessi avere problemi in futuro non farti scrupoli a chiedere a me o agli altri, siamo tutti molto uniti, se stiamo assieme ce la faremo.”
“Ti fidi molto degli altri vedo”
Non potei fare a meno di sorriderle e lei in risposta fece lo stesso, anche se in modo un po’ forzato; non potevo certo dirle che in verità non mi fidavo affatto della maggior parte dei ragazzi con cui ero in gruppo.
E così, anche se lentamente, riuscimmo ad arrivare allo stabile prima del tramonto. Prima di entrare mi avvicinai ad Alessio “Tutto bene?” chiesi.
“Si tranquillo, mi chiedevo solo quante volte ancora dovremmo vedere qualcuno morire senza riuscire a fare nulla, è così frustrante.”
“Lo so, ti capisco bene, però orami abbiamo fatto tutta questa strada, non possiamo fermarci, dobbiamo assolutamente riuscire ad entrare all’Aliper il prima possibile.”

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Capitolo 15
*** Lock and Load ***


Al nostro ritorno, ci accorgemmo che mancavano ancora diversi ragazzi, mentre a differenza di prima, ora c’era anche qualche uomo o donna, probabilmente genitori di qualcuno di noi.
Il giorno seguente lo passammo a progettare il piano per impadronirci dell’Aliper. Il nostro scopo era infatti quello di riuscire ad entrare e chiuderci dentro, poi avremmo pensato a liberare l’interno, in tutta sicurezza.
L’Aliper era un grandissimo centro commerciale, sviluppato su tre piani: al piano terra si trovavano il supermercato ed i negozi di abbigliamento, al primo piano invece c’erano bar, ristoranti ed i negozi di elettronica mentre al secondo piano vi erano la sala giochi, l’armeria e tutta la zona riservata al controllo e alla sicurezza dello stabile, c’era inoltre un parcheggio sotterraneo ed il tetto. Il tutto era collegato all’interno tramite delle scale mobile e degli ascensori, mentre all’esterno vi erano diverse scale antincendio.
Indubbiamente sarebbe stata un’ottima roccaforte se fossimo riusciti nel nostro obbiettivo.
Il piano era di dividersi in due gruppi poco davanti all’ingresso, il gruppo A avrebbe dovuto attirare l’attenzione dei non morti presenti nel parcheggio in modo da consentire al gruppo B di poter entrare indisturbato all’interno del centro commerciale.
Una volta dentro, il gruppo B si sarebbe diretto immediatamente al secondo piano e sarebbe entrato nella sala comandi, in questo modo Andrea e il papà di un ragazzo, i più esperti di tutti in informatica, sarebbero riusciti a prendere il controllo dei sistemi e ad abbassare le saracinesche.
A quel punto il gruppo A sarebbe dovuto entrare in tempo, prima dello scendere delle saracinesche e si sarebbe dunque passati alla fase finale del piano: liberare l’interno dell’Aliper da ogni traccia di non morto.
Il vero problema era però la prima parte, non potevamo infatti prevedere quanto tempo il gruppo B avrebbe impiegato a raggiungere la sala del secondo piano e ad azionare il sistema di sicurezza. Oltretutto c’era anche la possibilità che mancasse corrente all’impianto del centro commerciale, in quel caso qualcuno sarebbe dovuto scendere nel parcheggio sotterraneo ed entrare nella sala del generatore per azionare quello di scorta. Tutto sommato, alla fine le possibilità di sopravvivenza erano decisamente sotto il 50% però eravamo orami a corto di cibo, cercare di assalire l’Aliper era la nostra unica scelta.
Nei due giorni precedenti i ragazzi che erano rimasti allo stabile avevano controllato a diverse ore del giorno se ci fossero stati movimenti nel parcheggio o i prossimità degli ingessi dell’Aliper per verificare non ci fossero altri sopravvissuti già all’interno.
 
“Bene, siamo tutti pronti?” chiese Alessio.
Tutti annuirono.
“Ok, allora andiamo, mi raccomando, cercate tutti di attenervi al piano e sono certo ce la faremo.”
dissi io prima di partire.
Alle prime luci dell’alba ci incamminammo; ci eravamo già accordati sui due gruppi, così, già in prossimità dell’Aliper, ci dividemmo.  Massimo, Marco, Alessio e Davide erano nel gruppo A, io ero assieme ad Andrea e Patrick nel gruppo B. La maggior parte delle ragazze erano nel gruppo B visto che in questo modo avrebbero corso meno rischi.
Giunti davanti al parcheggio iniziammo a fare rumore contro le auto per attirare tutti i non morti nei paraggi. Non vorrei esagerare però direi che c’erano un centinaio o più di non morti, probabilmente alcuni di loro erano sopravvissuti che, come noi, avevano provato ad entrare nella Aliper ma che non c’erano riusciti.
“Ok, presto allontaniamoli da qui, dobbiamo fare spazio per far entrare gli altri.” Gridò Alessio.
“State attenti a non farvi raggiungere, e attaccate solo se potete, non rischiate inutilmente” disse Marco mentre correva tra le auto.
“Bene, è la nostra possibilità, ANDIAMO” disse Andrea al gruppo “Cercate di resistere, faremo il più in fretta possibile”
E così mentre noi entravamo al supermercato, gli altri cercavano di farci guadagnare tempo.
Una volta dentro cercammo subito di raggiungere le scale mobili più vicine.
“Mio Dio, è un macello qui dentro.” Disse Gaia.
Non avevo mai visto uno spettacolo tanto macabro, anzi credo nessuno di noi avesse mai visto nulla di peggiore. C’era sangue ovunque, per non parlare di pezzi di carne sparsi sul pavimento, sangue lungo tutti i muri e decine di corpi a terra.
 “Avanti, no abbiamo tempo da perdere qui, muoviamoci a salire.”
“Andrea, quanto pensi ci vorrà per abbassare le saracinesche? Chiesi
“Poco, se tutto va bene un paio di minuti….Guardate ecco le scale, presto saliamo al primo piano.”
Una volta arrivati al primo piano ci guardammo intorno per vedere che non ci fossero zombie.
“Bene, andiamo per di qua”
Percorremmo il corridoio di destra, mentre lo stavamo attraversando, notai un negozio di animali. Rallentai un attimo per dare un’occhiata, la maggior parte degli animali erano morti, solo un paio di gabbie erano distrutte, completamente sfondate e ricoperte da pelo e sangue
“Ma che cazzo…”sussurrai
“Pier, che c’è che non va?”
“No niente, andiamo”
E così, attraversammo tutto il primo piano di corsa, una volta arrivati alla fine però, avvistate le scale per il secondo piano, ci trovammo davanti un gruppetto di zombie.
Impiegammo alcuni minuti per eliminarli tutti, ma, una volta liberato il passaggio riuscimmo finalmente a salire al secondo piano.
“Ragazzi, quanto vi manca….noi qui non riusciamo più a resistere…ormai siamo quasi stati dimezzati” ci disse Alessio dalla trasmittente.
“Dannazione, abbiamo dovuto perdere tempo ad uccidere degli zombie, ora ci siamo quasi resistete ancora un po’!”
“Sentite, se non dovessimo farcela….beh insomma….” e la chiamata si interruppe
“Presto, cazzo, dov’è la sala di controllo?”
Corremmo come dai matti fino a raggiungere la stanza, senza curarci dei pochi zombie presenti su quel piano.
“Bene, è questa, presto entriamo.”
Mentre Andrea e gli altri entravano, gli zombie, che avevamo lasciato indietro, iniziavano ad arrivare.
“Tranquilli, voi fate lì, io vi copro” dissi, mentre cercavo di respingere da solo tutti gli zombie
Passarono alcuni secondi senza che nessuno dicesse niente.
“Hei, com’è la situazione lì, riuscite ad abbassare le saracinesche?” domandai
“Dannazione, non c’è corrente, o meglio c’è ma è state reindirizzata al sistema di emergenza.”
“E quindi, che vuol dire?” mentre parlavo, arrivò anche Gaia ad aiutarmi ad eliminare gli ultimi zombie rimasti.
“Vuol dire che da qui noi non possiamo fare niente, bisogna andare a riattivare il generatore di emergenza ed abbassare le saracinesche a mano, impiegheremmo troppo a farlo da qui, tempo che il sistema si avvia e tutto.”
“….” Ripresi fiato.
Presi la trasmittente “Alessio mi senti?”
“….. dimmi!”
“Qui il generatore non va e le saracinesche devono essere abbassate a mano”
“…..”
“Senti, io ora mi dirigo verso il parcheggio sotterraneo, cercherò di attivare la corrente. Voi cercate di scappare verso l’interno del supermercato, abbassate le saracinesche che trovate, gli altri si occuperanno del resto. Pensi riuscirete a farlo?”
“…. ci proveremo, però”
“OK, presto”
“Va bene, allora io vado giù a sistemare questo generatore, una volta arrivato vi chiamo così mi direte quello che c’è da fare”
“Aspetta, vengo con te” disse Andrea
“No, se non dovessi farcela tu servi di più qui, e poi voi dovete abbassare le saracinesche che gli altri non abbassano. In un modo o nell’altro ce la faremo come ce l’abbiamo sempre fatta.
Ora vado non c’è tempo da perdere.”
Ripercorrendo la strada fatta per salire, tornai al piano terra.
Se non fossimo riusciti nel nostro piano, tutto quello che avevamo fatto fino a quel giorno sarebbe stato completamente inutile, saremmo sopravvissuti solo per morire così?
Io ero profondamente convinto che ce l’avremmo fatta, me lo sentivo.
Finalmente arrivai alle scale che davano al garage.
“Heh, e ti pareva.”
Le luci, erano spente, l’unica cosa che illuminava di tanto in tanto erano delle luci di emergenza, ma non erano certamente sufficienti per identificare chiaramente se ci fossero stati degli zombie o meno.
Facendo molta attenzione arrivai alla porta del garage; mi fermai un attimo e sentii dei rumori provenire dall’altro lato della porta.
“Avanti, manca poco, ce la farai, ne ho viste di peggiori no….forse… Non c’è tempo per esitare, devo farlo.”
Cerca di autoconvincermi così, sembra patetico lo so, però in qualche modo mi tornò un briciolo di coraggio, giusto il necessario per aprire la porta ed entrare.

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Capitolo 16
*** Seguendo il piano ***


“Andrea, mi senti?”
“Si Alessio, ti sento, come procede?”
“Abbiamo chiuso metà delle saracinesche del lato est, ce ne sono troppe e qui è pieno di zombie, non riusciamo ad abbassarle e a tenere a bada gli zombie sia dentro che fuori, ci serve aiuto.”
“Mi spiace, ma per un po’ dovrete fare da soli. Gli altri mi hanno detto, poco fa, che anche l’ala sud è completamente infestata, se non eliminano gli zombie non riusciranno a passare, inoltre sembra esserci un buco da qualche parte nel muro in quell’ala, dato che per quanti zombie uccidano la quantità è sempre quella.”
“Dannazione, e Pier, ha sistemato il generatore?”
“No, da quando è entrato non l’ho più sentito, e non riesco a contattarlo.”
“…beh, qualcuno si sta già dirigendo da lui, cerca solo di far venire dei ragazzi qui ad aiutarci!”
 
 
Aprii la porta di colpo, non sapevo cosa mi aspettasse ma il tempo stringeva, se non azionavo il generatore, Andrea e gli altri non sarebbero riusciti ad attivare il sistema di sicurezza e ad abbassare le saracinesche.
“…….”
Nulla, la zona sembrava completamente vuota, a parte per le auto li parcheggiate non c’era nulla.
Da dove mi trovavo riuscivo a vedere solo una piccola porzione del parcheggio, il resto era completamente avvolto dalle tenebre.
Rimasi fermo qualche secondo, attento a qualsiasi piccolo rumore proveniente dall’oscurità.
“Bene, sembra vuoto, vediamo un po’ dov’è il generatore, non ho tempo da perdere.”
Inizia lentamente a camminare, con una mano tenevo una torcia e con l’altra la pistola.
Seguii le indicazioni, fiancheggiando la parete, fino a giungere in prossimità di una porta.
“Bene, deve essere questa.”
Iniziai però a sentire dei rumori provenire da poco lontano, prima molto flebili e, un po’ per volta, si facevano sempre più intensi, sembravano rumori metallici.
Lentamente puntai la torcia nella direzione dalla quale provenivano quei rumori, non vedendo niente mi allontanai leggermente dalla porta, sempre accostando il muro. Improvvisamente, vidi una specie di grata partire dal muro e proseguire verso il centro del parcheggio.
“Ma che roba è?”
Seguii la grata con la torcia fino a che non sentii quei rumori farsi più intensi, puntai nuovamente la torcia nella direzione dei rumori e improvvisamente mi vidi apparirmi davanti degli zombie.
 Caddi all’indietro e feci immediatamente per scappare, in un modo abbastanza patetico. Dopo alcuni secondi però non vedendo arrivare nessuno zombie e sentendo ancora qui rumori, dopo essermi un attimo ripreso dalla paura, mi venne un dubbio. Mi rialza e controllai meglio, gli zombie erano ancora lì che cercavano di venire verso di me, ma erano bloccati.
“Come pensavo, quella è una sorta di gabbia, ma chi l’avrà fatta?”
Erano spiegati così i rumori che sentivo, semplicemente erano gli zombie che spingevano sulla grata; non avevo però tempo da perdere, dato che gli zombie erano li bloccati, mi girai ed entrai nella sala del generatore.
Ispezionai la stanza, sembrava essere tutto in ordine, così mi diressi verso la parte comandi.
 “Ok, qui sembra tutto apposto….ora resta solo da avviare questo coso”
Era più difficile di quanto pensassi, così decisi di chiamare Andrea, sicuramente lui sarebbe riuscito a dirmi come azionarlo.
“Andrea, mi ricevi……Andrea…….OI…..”
Sfortunatamente però li sotto non c’era campo e le ricetrasmittenti non prendevano.
“Dannazione e ora come faccio” pensai mentre tornavo ancora una volta davanti ai comandi del generatore.
Ovviamente non c’erano delle istruzioni quindi era abbastanza difficile capire come azionarlo visti tutti i bottoni e le leve. In qualche modo però, premendo bottoni quasi a caso, riuscii a farlo partire.
“Ok, ora resta solo da girare quella valvola e qui ho finito, sembra un miracolo che sia riuscito ad attivarlo, sono proprio un genio!!”
Parlai troppo presto, la valvola sembrava bloccata e non c’era modo di girarla; ci provai con tutte le mie forze, ma niente.
“Girati, cazzo, ma quanto dura è ……”
Mentre provavo disperatamente a girarla sentii il rumore di una porta chiudersi. Mi bloccai immediatamente, presi la pistola e la torcia e mi diressi verso la porta. La aprii lentamente, si sentivano rumori di passi avvicinarsi ed improvvisamente vidi la luce di una torcia puntare nella mia direzione. Chiusi velocemente la porta, spensi la mia torcia, e mi accostai al muro.
“Chi può essere, non credo sia nessuno degli altri visto che avevo detto che sarei andato da solo; che sia qualche altro superstite? No è da escludersi, avremmo visto se ci fosse stato qualcun altro qui, però quella grata….” Mentre la testa mi si affollava di pensieri sentii il rumore di passi fermarsi e vidi la maniglia della porta abbassarsi.
“Cazzo, sta entrando, e ora che faccio, se è un sopravvissuto non posso certo ucciderlo.. però può essere che ci provi lui….. vada come vada al tre mi butto.
Uno
Due
Tre…..”
La porta iniziò ad aprirsi, io mi buttai verso l’uscita tenendo la pistola puntata, pronto a sparare.
 
“FERMO Pier, non sparare, sono io” disse Massimo.
Abbassai subito l’arma e tirai un sospiro di sollievo.
“MA CHE MINCHIA CI FAI QUI” gli dissi a bassa voce, “Mi hai quasi fatto prendere un colpo.”
“Avevo detto agli altri che sarei venuto ad aiutarti, non te l’hanno detto?”
“Io non ho sentito niente, prima ho provato a contattare Andrea ma niente, non rispondeva. Probabilmente qui sotto le trasmittenti non hanno segnale. Comunque sei venuto al momento giusto, dammi una mano qui, non riesco a girare una valvola, si è bloccata”
Io e Massimo provammo per diversi minuti a girare la valvola, io tiravo da sinistra, lui spingeva da destra, non riuscivo a capire perché, dato che lui era mancino aveva preferito andare a destra, ma comunque non ci feci molto caso. Finalmente la valvola scatto; una volta fatta ruotare del tutto, il generatore era pronto per essere avviato, bastava solo sistemare le ultime cose sul pannello dei comandi e voilà, la corrente era tornata in tutto il centro commerciale.
“Siamo apposto ora qui?”
“Si, ora possiamo andarcene, senti Max, stai bene?”
“Si perché?”
“Sei tutto sudato, non hai un bell’aspetto sai!”
“Ci credo, ho dovuto correre per arrivare fino a qui, farmi strada tra gli zombie e aiutarti pure con la valvola, ti pare poco?”
“Si, scusa, se non era per te non avrei mai attivato il generatore, andiamo.”
Mentre stavamo uscendo dalla stanza però sentimmo dei rumori provenire da lontano, non erano i rumori degli zombie sulla grata, no, sembravano, anzi erano delle voci; qualcuno stava parlando all’interno del parcheggio.
Spegnemmo subito le torce e ci andammo a nascondere dietro un auto. Da dove ci trovavamo non vedevamo nulla, però riuscivamo a sentire distintamente le voci di almeno tre persone.
“Che siano gli altri?” bisbigliai
“No, impossibile, sono venuto da solo, gli altri stavano liberando l’interno del centro commerciale, devono essere altri sopravvissuti quelli.”
“Quindi che facciamo?”
“Proviamo ad avvicinarci senza farci scoprire, vediamo cosa stanno facendo.”
Ci avvicinando sempre facendo attenzione a non essere scoperti., fino a giungere a pochi metri da loro.
“Più di così non possiamo avvicinarci”
“Li riesci a vedere tu?”
“E’ troppo buio, non li riesco a distinguere bene”
In tutto comunque c’erano quattro uomini, li riuscivamo chiaramente a distinguere dalla voce. Stavano parlando di un una missione, dicevano di essere riusciti a mettere al sicuro un certo esemplare, e che ora sarebbero andati via.
“Hei, hei, questi tipi mi sembrano pericolosi. Missione???…Esemplare???. Pier, meglio che ce ne andiamo via, non credo dovremmo avere nulla a che fare con loro.”
“Si, hai ragione, andiamocene via da qui prima che si accorgano di noi. Tanto hanno detto che se ne andranno, quindi meglio lasciarli stare.”
Mentre ce ne stavamo per andare, riuscimmo a vedere uno degli uomini portare in spalla un piccolo corpo e poi caricarlo su un furgone.
Mi fermai un attimo per cercare di capire di cosa si trattasse, da così lontano proprio non si vedeva con quel buio. Proprio quando i quattro uomini se ne stavano per andare, a Massimo cadde a terra la torcia di mano, provocando un rimbombo nel parcheggio.
Le quattro figure si fermarono.
“Chi va là?” gridò uno di loro.
“Ma sì, sarà stato qualche animale.”
“Non può essersi trattato di animali l sai, e non possiamo lasciare testimoni. Presto, vai a vedere.”
 
“Cazzo…Max, presto andiamocene di qui”

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Capitolo 17
*** Un improvviso addio ***


“Max, dai andiamo, presto”
Massimo era a terra, appoggiato ad una macchina, e non si muoveva. Nel frattempo uno dei quattro
uomini si stava avvicinando a noi.
“Oi, tutto bene, cos’hai?”
Gli chiesi mentre gli porgevo una mano.
“Niente, tranquillo andiamo”
Mi rispose affaticato, mentre si rialzava. Lentamente iniziammo ad aggirare le auto, in modo da non essere scoperti.
 
“Qui non c’è nessuno, te l’ho detto, te lo sarai solo immaginato quel rumore”
“….”
“Ora andiamocene da qui, abbiamo perso anche troppo tempo.”
Si iniziarono a sentire dei cigolii, accompagnati da una luce fioca che si faceva però sempre più intensa. Una delle saracinesche si stava lentamente aprendo.
Improvvisamente, si senti un boato all’interno del garage, capii subito che il rumore veniva da dietro di me, quindi mi girai immediatamente.
Massimo era inginocchiato a terra, il suo fucile poco lontano da lui, pure quello a terra; probabilmente era stato proprio il fucile a provocare quel rumore.
“Massimo,  che hai?”
Gli chiesi mentre mi avvicinavo a lui.
“Scusa…prima non te l’ho detto…”
Alzò la testa e mi guardò, era tutto sudato, si vedeva che non stava per niente bene.
“Prima, mentre venivo qui mi sono imbattuto in un gruppo di zombie…..mentre li ammazzavo sono stato poco cauto…eheh ho finito per essere morso”
Rimasi senza parole.
“Ma….cazzo….e adesso cosa facciamo???!”
Nel frattempo, i quattro uomini, accortisi di noi iniziarono a spararci, quindi fummo costretti a nasconderci dietro ad una macchina.
 La situazione era delle peggiori, non potevamo muoverci da dietro alla macchina e le condizioni di Massimo peggioravano di minuto in minuto.
“Te l’avevo detto che c’era qualcuno lì, presto, dobbiamo eliminarli prima di andarcene”
Anche io iniziai a sparargli da dietro alla macchina, però erano equipaggiati molto meglio di noi, mentre noi avevamo dei banalissimi fucili loro avevano dei mitra militari e non solo.
“Ma chi diavolo sono quelli….Max, tu cerca di resistere”
Improvvisamente uno di loro smise di sparare, qualche secondo dopo sentii il rumore di qualcosa rimbalzare sul pavimento vicino a noi. Guardai da sotto l’auto, era una bomba.
Mi buttai contro Massimo facendolo cadere e mi stesi a terra. Pochi istanti dopo, ci fu l’esplosione.
Dal colpo sia io che lui fummo sbalzati via.
Quando mi ripresi avevo la testa che mi girava, la vista annebbiata e quasi non ci sentivo più. Mi guarda attorno cercando Massimo. Cercai di avvicinarmi a lui andando a gattoni.
“Oi, sei ancora intero?”
“Più o meno, presto andiamocene da qui.”
 
“Li hai presi?”
“Credo di si, non possono essere sopravvissuti all’esplosione.”
“Bene, tutti a bordo che ce ne andiamo”
“Aspetta, in caso fossero ancora vivi.”
Uno degli uomini sparò al lucchetto che chiudeva la grata e subito gli zombie si riversarono all’interno del parcheggio.
“Bene andiamocene”
 
Mentre il furgono se ne andava, ora illuminato dalla luce proveniente dall’esterno, riuscii a distinguerne le fattezze. Era un furgone completamente nero, probabilmente blindato, sembrava quasi un portavalori, e su di un lato c’erano due rombi incastrati tra di loro che contenevano le lettere: R-H. Guardai il furgone andarsene, mentre gli zombie si avvicinavano a noi.
“Presto Max, rimettiti in piedi che gli zombie si stanno avvicinando.”
Lentamente ci alzammo entrambi barcollando, presi Massimo sotto braccio e ci incamminammo verso l’uscita.
“Dai, più veloce, se no ci raggiungono.”
Anche se barcollavamo ancora dall’esplosione, in un modo o nell’altro riuscimmo a raggiungere l’uscita, ma gli anche gli zombie raggiunsero noi.
“Vattene, lasciamo qui, ti rallento solo, tanto orami mi hanno morso, diventerò uno di loro”
“Ma cosa stai dicendo, ti pare che ti lasci qui, tu verrai con me, non importa che ti abbiano morso o meno, io non lascio indietro gli amici.”
Gli zombie ormai stavano per afferrarci quando aprii la porta.
“Visto, ce l’abbiamo fatta, e insieme”
Massimo sorrise, mi guardò e mi diede uno spintone, tanto forte da buttarmi oltre alla porta.
“Che cazzo fai Max?!”
“Te l’ho detto, ormai per me è finita, vattene”
“No aspe-“
Feci per rialzarmi ma lui fu più veloce di me, chiuse la porta e la bloccò dall’altro lato.
“Hei, non fare scherzi, apri subito, hei”
Ripetei battendo i pugni sulla porta….ma niente. Sentii degli spari, poi rumore di passi e infine, più in lontananza rispetto agli altri, uno sparo solo, l’ultimo. Dopo di che non sentii più nulla.
 
“Dannazione, non doveva andare così.” Continuai a ripetere mentre non riuscivo a trattenere le lacrime.
“Chi diavolo erano quei bastardi….proprio ora che avevamo quasi finito….mi spiace Max, non sono riuscito ad aiutarti.”
Presi a pugni il pavimento fintanto che non iniziò a farmi un male terribile la mano.
“Ora però non c’è tempo, devo andare dagli altri.”
Feci un bel respiro , asciugai le lacrime e, ripercorrendo le scale che avevo fatto all’andata, tornai al supermercato.
“Bzzzz.zzzz..zz…zzz..Pier mi senti?”
Finalmente la ricetrasmittente aveva ripreso a funzionare.
“Si Andrea, dimmi.”
“Qui è tutto apposto, la corrente è tornata e abbiamo riavviato il sistema, le saracinesche si stanno già chiudendo tutte, ottimo lavoro ad entrambi.”
“Max non ce l’ha fatta”
“……”
“E’ stato morso mentre veniva da me, e pochi minuti fa è morto”
Andrea rimase ancora in silenzio.
“Non è possibile, anche lui” capii dalla sua voce che stava trattenendo le lacrima anche lui
“Per quanto mi dispiaci ora però dobbiamo pensare a ripulire la zona, se riesci raggiungi il gruppo di Alessio, si trovano al primo piano, si sono barricati in un negozio, ma è da un po’ che non rispondono alle chiamate.”
“Ok, sto andando, comunque senti, tu conosci qualche ditta o ente che come simbolo abbia due rombi incastrati tra di loro con incise all’interno una R e una H?”
“Oddio, ce ne sono diverse…vediamo c’è..”
Trovai davanti a me un gruppo di zombie, non riuscii a contenere la rabbia, sentivo qualcosa venirmi da dentro, quelle cose avevano uccisa il mio amico, avevano ucciso Massimo e ora dovevano pagare.
“Ora non posso, se ti viene in mente chiamami.”
Chiusi di colpo la conversazione e mi buttai su quelle creature. Davanti a me ne vidi cinque, ma senza paura mi scagliai contro di loro. Benché avessi con me il fucile, raccolsi un palo di ferro che si trovava a terra e saltai addosso al primo che incontrai. Subito un colpo veloce e la sua testa si ruppe, poi subito sull’altro, mi alzai e girandomi gli diedi un colpo facendolo cadere. Gli conficcai il palo in un occhio, nel frattempo altri due zombie cercarono di aggredirmi ma mi spostai, dopo di che colpii ripetutamente la testa di uno dei due con il pezzo di ferro, tanto da romperlo assieme alla testa dello zombie. Per uccidere quello che si stava rialzando, presi il fucile e lo colpii in faccia con il calcio, fino a spaccargli la testa.
Infine all’ultimo, dopo essermi rialzato, tenendo il fucile come una mazza, gli tirai un colpo in pieno volto, lo zombie cadde e non si mosse più.
Improvvisamente sentii l’adrenalina andarsene, mi calamai un attimo e capii quello che era successo. Quella furia che mi aveva dominato in quei secondi se ne andò completamente e rimasi li solo, assieme ai corpi dei non morti.
Ripulito un attimo il fucile dal sangue, iniziai a correre alla ricerca di Alessio e degli altri.
Passando per il primo piano, notai che ora, a differenza di prima, la maggior parte delle luci era accese, eravamo riusciti a ridare corrente a tutto lo stabile, però a quale prezzo.
Fu proprio uno zombie che mi condusse ad Alessio. Infatti ad un certo punto vidi un cadavere a terra, immediatamente andai vicino a vedere, aveva chiaramente la testa spappolata. Ora alla mia destra c’era una saracinesca abbassata, mentre alla mai sinistra c’erano una serie di corpi a terra.
Seguendo i corpi arrivai nei pressi di un negozio, circondato da una quarantina di zombie, tutti intenti a provare ad entrare.
“Eccoli finalmente”
Vidi delle scale mobili alla mia destra, le salii fino a meta e poi da lì, impugnato il fucile iniziai a sparare agli zombie a uno a uno. Sparato il primo caricatore, intravidi oltre dei ragazzi. Attirai quindi l’attenzione degli zombie per permettere agli altri di ucciderli.
“ALESSIO, SONO QUI. IO LI ATTIRO, VOI ELIMINATELI!!!!!”Gridai.
A quel punto la maggior parte degli zombie si diressero verso di me. In quel modo i ragazzi furono liberi di uccidere quelli che erano rimasti davanti il negozio e poi di uscire ad uccidere i restanti.
Una volta uccisi tutti gli zombie, scesi le scale e raggiunsi Alessio.
“Grazie Pier, è bello rivederti. Max dov’è?”
“Lui no ce l’ha fatta, è stato morso.”
“Non ci credo. Cazzo lo sapevo che non dovevamo farlo andare da solo…se solo..”
“Non è stata colpo vostra, non è stata colpa di nessuno. Ora andiamo però abbiamo da rendere si curo questo posto. Non possiamo lasciare che la morte di Massimo e di tutti gli altri sia stata vana.”
 
Nello stesso istante in cui iniziammo a muoverci, Andrea mi ricontattò.
“Hei Pier, ci sei.”
“Dimmi tutto, io sono qui con Alessio e gli altri, stanno tutti bene per fortuna. Ora stiamo andando a liberare completamente il primo piano.”
“Ottimo, finalmente una buona notizia, comunque riguardo quello che mi avevi chiesto prima, so a chi appartiene quello stemma.”
“Dimmi”
“La Rebirth”
“…….”

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Capitolo 18
*** Ritorno alla normalità? ***


“Pier, lo stemma che mi dicevi prima appartiene alla Rebirth.”
“Ma certo, come ha fatto a non venirmi in mente prima…. Però cosa ci..”
“Come mai ti interessa, è successo qualcosa?”
“Eh…non è questo il momento; quando finiamo qui ti racconto, a dopo.”
Chiusi la chiamata con Andrea. Come avevo fatto a non capirlo prima quello era proprio il loro stemma.
La Rebirth  era una ditta moderna, divenuta famosa, in soli due anni,  per lo studio e la ricerca di nuove tecnologie. I loro ricercatori erano infatti riusciti a sviluppare delle nanomacchine in grado di rigenerare determinate parti del corpo e, secondo le ultime notizie, anche dei medicinali in grado di bloccare momentaneamente la percezione del dolore; tutto ciò era però ancora in fase sperimentale.
A dire il vero su internet girava voce che la Rebirth lavorasse e fosse finanziata dall’esercito, con il fine di creare soldati privi di ogni dolore ed in grado di rigenerare le loro ferite, inoltre si diceva anche che facessero esperimenti su soggetti vivi, ma queste erano pure congetture, non c’era la minima prova di ciò.
Effettivamente, mentre giravamo per la città ci era capitato di imbatterci in un paio dei loro furgoni, abbandonati sul ciglio della strada, ma non ci avevo mai prestato attenzione.
Comunque al momento il nostro obiettivo era quello di riuscire a pulire il supermercato in modo da stabilirci lì.
Passammo mezza giornata cercando di pulire dagli zombie il primo piano, ma senza successo. Doveva esserci proprio un’apertura da qualche parte, perché gli zombie continuavano ad arrivare come un fiume in piena.
“Alessio, qui non risolviamo niente, se qualcuno non riesce a bloccare l’acceso agli zombie qui non è più finita.  “Ok, hai ragione. RAGAZZI, al primo momento buono cerchiamo di andarcene da qui, rischiamo solo di venire sopraffatti.”
Io intanto chiamai Andrea.
“Andrea, senti, ci deve essere un apertura da qualche parte lungo il muro del supermercato, o una porta aperta, qui gli zombie continuano ad arrivare.”
Dopo qualche secondo Andrea mi rispose: ” Lo sappiamo già, ma al momento noi non possiamo fare niente, stiamo cercando di difenderci anche qui, stiamo venendo attaccati da gruppi di zombie da ormai dieci minuti…..se continua così, dovremmo abbandonare la zona.”
Nel frattempo, l’altro gruppo di ragazzi, mentre noi combattevamo gli zombie, riuscii in qualche modo a trovare l’apertura dalla quale entravano i non morti, che scoprimmo poi essere una porta d’emergenza aperta, e in qualche modo riuscirono a chiuderla, bloccando l’afflusso di zombie.
Il costo per portare a termine l’operazione però fu parecchio caro, quasi tutto il gruppo di ragazzi venne ucciso nel tentativo di chiudere la porta.
 Passammo il giorno seguente a ripulire interamente l’Aliper. Una volta chiusa la porta, Marco, uno dei pochi sopravvissuti contattò Andrea, dicendogli ciò che era successo; subito dopo Andrea contattò anche noi. Il piano terra fu molto lungo da pulire a cause delle sue dimensioni.
Quando raggiungemmo Marco e gli altri quattro ragazzi che si erano salvati, li trovammo tutti esausti, stesi a terra….per quanto riguarda gli altri, beh, coprimmo i corpi e continuammo con la pulizia. Al primo e al secondo piano, in meno di mezza giornata, riuscimmo a sistemare gli zombie e a sgombrare completamente dai cadaveri. Infine giungemmo sul tetto, l’unico posto che era stato risparmiato dei non morti. Io e Alessio ci fermammo  a prendere una boccata d’aria, quando mi chiamò Andrea .
“Ok, finalmente abbiamo finito, ora resta solo il garage e poi è tutto sicuro.”
“Non ci posso ancora credere…finalmente è tutto finito”
“Mhhh finito dici….non credo proprio”
Improvvisamente suonò la trasmittente
“Pier, mi senti….vieni qui che ti devo mostrare delle cose”
“Ricevuto capo” dissi ironicamente “Ok, vado… resta pure a prenderti un po’ d’arai fresca”
Scesi la lunga scalinata di ferro che collegava il secondo piano con il tetto e mi diressi verso la sala dei comandi. In quel momento il piano era completamente vuoto, praticamente tutti erano impegnati a fortificare i vari ingressi e a raggruppare i cadaveri, non potevamo certo rischiare che gli zombie sfondassero le saracinesche, e con i cadaveri nell’edificio c’era rischio che si creasse un’epidemia, così decidemmo di sbarazzarci dei cadaveri gettandoli dal tetto.
Aprii la porta e vidi Andrea che stava lavorando su di un computer.
“Hei, cos’è successo di tanto importante”
“Oh eccoti, guarda qui, l’hanno registrato le telecamere prima del nostro arrivo”
Andrea fece partire un filmato nel quale si vedevano i quattro uomini della Rebirth, quelli che avevo incontrato nei garage, intenti ad aprire la porta dalla quale poi sarebbero entrati tutti gli zombie. A quanto pare, prima di noi c’erano già dei sopravvissuti all’interno del supermercato, insomma, per farla breve i quattro uomini uccisero una parta dei superstiti e lasciarono agli zombie gli altri, mentre loro andarono a catturare una ragazza. Sfortunatamente dalle registrazioni non si riusciva a vedere molto, solo figure sfocate, comunque vidi chiaramente che chiunque fosse la figura che catturarono, si trattava della stessa che gli avevo visto trasportare nel furgone.
“Non si riesce a migliorare la qualità dell’immagine?”
“No, purtroppo questo è il massimo…comunque chissà chi era quella persona….doveva essere importante se l’hanno portata via”
“E’ stata colpa loro… la morte di Max, degli altri ragazzi e anche di tutte le persone che c’erano prima. Qualunque cosa cercassero sono dei criminali… se solo avessi saputo che sarebbe andata così…”
“Cosa avresti fatto eh?....”
Non potei far altro che rimanere in silenzio.
“Comunque, non era l’unica cosa che volevo farti vedere.”
Si alzò e si avvicinò alla porta, la aprì e guardò fuori con aria sospetta,  la chiuse dietro di se e tornò a sedersi.
“Ma che fai?”
“Guardavo non ci fosse nessuno….vieni qui, dimmi che ne pensi.”
Fece partire un altro video, in questo nuovo si vedevano due figure parlare, arrivando quasi alle mani, poi, ad un certo punto una fece per andarsene, proprio in quel momento l’altra estrasse la pistola e sparò alle spalle della prima, poi le si avvicinò e sparò altri due colpi; dopo di che se ne andò via correndo.
“Allora che ne pensi?”
“Cosa vuoi che ti dica, vuoi sapere chi sono per me?”
Andrea annui
“Mhhh come prima non si riescono a distinguere bene le figure….. saranno due dei sopravvissuti che c’erano prima di noi”
Andrea scosse la testa “No”
“Ne sei sicuro?”
“Guarda l’ora!”
Guardando l’ora della registrazione mi accorsi che era la data del giorno prima, di sera tardi
“….. vorresti dire che…”
“Esatto, quelli erano due di noi… ma chi? Non riesco proprio a capire, l’avrò rivisto  sei o sette volte.”
“Ma ne sei sicuro?”
“Al cento per cento, ieri sera eravamo gli unici all’interno dell’Aliper”
“Hai già qualche sospetto?”
“A dire il vero si ma……”
In quello stesso istante entrò Patrick, che aveva bisogno di informazioni da Andrea.
Mostrammo anche a lui il video, all’inizio sembrò un po’ turbato, poi come se niente fosse chiese ciò che gli interessava ad Andrea. Io nel frattempo, mentre i due parlavano me ne andai.
Prima di iniziare l’operazione all’aliper eravamo una sessantina di persone, tra ragazzi e adulti, dopo quelle due giornate contammo ventisette perdite, di cui venti morti e sette dispersi.
 
 
E’ passata ormai una settimana da quando abbiamo ripulito l’Aliper. Ora ci siamo sistemati per bene: al piano terra abbiamo rinforzato le barricate e creato un passaggio che ci collega in sicurezza con i garage. Proprio nei garage infatti abbiamo trovato parcheggiate due corriere e abbiamo già in progetto di modificarle per resistere a possibili attacchi zombie, chissà magari dovremmo usarle prima di quanto pensiamo….
Al primo piano abbiamo svuotato un paio di negozi e li usiamo come depositi per il cibo, il quale è stato appunto spostato li dal supermercato al piano terra; sempre in questo piano abbiamo anche creato un’area relax, collegando un televisore e varie console al generatore ed anche un computer.
Infine al secondo piano c’è la sala di controllo e l’armeria, nella quale sono depositate tutte le nostre armi; sfortunatamente, al nostro arrivo  l’armeria era già stata depredata quasi del tutto.
Inoltre abbiamo stabilito dei turni di guardia sul tetto, grazie ai quali riusciamo a tenere sotto controllo quasi tutta l’area circostante al supermercato.
Le scorte di cibo e acqua ci consentirebbero di vivere li per circa tre mesi, però il generatore d’emergenza, con l’utilizzo che ne stiamo facendo noi durerà solo un mese e qualche giorno.
“E poi?” ci siamo chiesti…Cosa faremo una volta esaurita la corrente, dove andremo?”
“Beh personalmente credo che quando arriverà il momento sapremo cosa fare.”
 
 
 
 
 
Ps: Bene, questo è il capitolo finale della storia….no ok a dire il vero nel mio progetto la storia continua però credo che questo sia un buon modo per finirla( o almeno per finire la prima parte…chissà, magari ne posto una secondo parte). Comunque grazie per averla letta, magari lasciate un commentino così da sapere se continuarla o meno e scusate ancora per la lentezza con cui posto ma tra studio e altre cose non ho mai tempo. E dopo questo LUNGHISSIMO commento vi auguro buone vacanze.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

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