Ti prego...

di DarkNihal14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Help ***
Capitolo 2: *** Granger e Piton ***
Capitolo 3: *** What's the matter with you? ***
Capitolo 4: *** Beggin' ***
Capitolo 5: *** I care about you ***
Capitolo 6: *** Just a girl ***
Capitolo 7: *** Cheers ***
Capitolo 8: *** Bienvenue from hell ***
Capitolo 9: *** Back home ***
Capitolo 10: *** Grazie ***
Capitolo 11: *** Complicated ***
Capitolo 12: *** Stir my cauldron ***
Capitolo 13: *** Amortentia ***
Capitolo 14: *** Something to be upset about ***
Capitolo 15: *** (Compassion) Love ***
Capitolo 16: *** At last ***



Capitolo 1
*** Help ***


 

Dedico questa fanfiction alla mia consulente e beta reader Carmen alias MudbloodLily. So che adori questa coppia, quindi spero apprezzerai ù.ù


La storia è ambientata poco dopo la battaglia. Qualche giorno o qualche settimana. Voglio lasciare il tempo indefinito.
La ff si attiene al libro, a parte il fatto che Piton è sopravvissuto. Sev viene morso da Nagini e poi, in fin di vita, affida i ricordi a Harry. All'ultimo arriva Fanny che lo salva (ammetto che l'idea della fenice non è mia, ma l'avevo letta). Avevo pensato alla possibilità che Hermione avesse portato con sè un antidoto, ma poi avrebbe reso la storia troppo complicata...





- capitolo primo -

Help







Sospirò e chiuse gli occhi.
L'odore acre dello zolfo la raggiunse.
Fatti coraggio, Hermione.
Stava per bussare quando una voce profonda la fermò.
«Avanti.»
Ebbe un brivido.
Quella voce aveva sempre avuto effetto su di lei.
«Buongiorno, professore.»
«Non sono più il professore di nessuno.»replicò repentino e tagliente.
Sistemava le fiale, dandole le spalle.
Hermione non rispose, reprimendo una smorfia.
Aveva deciso di non farsi impaurire ed essere decisa.
Non aveva più undici anni e lui non poteva più farle niente.
«Bene, Severus Piton, devo chiederle una cosa.»
«Fai in fretta.»
Lei inspirò profondamente.
«Ho bisogno del suo aiuto.» disse in un soffio, sperando che così potesse essere meno doloroso.
Lui si girò e la osservò con un espressione strana.
«Vuoi il mio aiuto?»
Era visibilmente divertito e non tentava nemmeno di nasconderlo.
Hermione sussurrò un inudibile 'sì'.
«Hai forse detto che la So-Tutto-Io ha bisogno di me?»
Ecco, ora iniziava a umiliarla.
Lei restò muta con gli occhi lampeggianti. Non voleva dargliela vinta.
«Allora?»incalzò ilare.
«Sì.»scandì chiaramente in modo che lui non trovasse alcun pretesto per farglielo ripetere.
Soddisfatto, tornò al suo lavoro.
La ragazza si avvicinò.
«Devo preparare una pozione molto complessa e non posso permettermi di sbagliare.»
«E perché lo chiedi a me?»domandò, continuando a prestare attenzione alle ampolle.
Il tintinnio del vetro contro vetro era quasi insopportabile, come la sua attenzione mancata.
La Grifondoro rise amaramente.
«Vuole proprio sentirselo dire, vero?»
Nessuna reazione.
«Perché è il migliore pozionista.»
Piton non sembrava minimamente interessato alla sua richiesta, ma contento di ciò che le stava tirando fuori.
«Dopo la battaglia alcune persone presentano delle piaghe sulle braccia e delle macchie verdi sulle...»disse Hermione.
«Gambe, così hai pensato di preparare la pozione medeora*.»completò lui.
«Le piaghe non si rimarginano e le macchie sono bollenti. Non c'è molto tempo.»
«E a me cosa interessa?»
Hermione non riusciva più a sopportare il suo disinteresse.
«Mi guardi!»esclamò infervorata.
Severus si voltò impassibile. 
«Stiamo parlando di vite umane. Possibile che non le importi?»
Come poteva l'uomo che aveva dedicato tutta la sua vita ad una persona, fregarsene delle vittime di una guerra?
Gli occhi neri la fissavano penetranti.
«Ti prego...»implorò lei, ingnorando il suo orgoglio Grifondoro che stava protestando.
«No. Sei la strega più brillante e fastidiosa della tua età, cavatela da sola.»
Lei strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Girò sui tacchi senza guardarlo.
Marciò fuori a grandi passi, non preoccupandosi di non sbattere la porta.
Stronzo.
Odioso.
Odiosissimo Serpeverde.
Le sembrava di essere tornata una sua alunna.
Se lui non voleva aiutarla, avrebbe fatto da sola.
 
 

 
 
 
* L'ho inventata io, come anche le piaghe e le macchie.

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Capitolo 2
*** Granger e Piton ***


- capitolo secondo -

Granger e Piton

 

 







Hermione era coricata sul suo letto.
I capelli sparsi sul cuscino, più arruffati del solito.
I vestiti stropicciati e le scarpe sporche.
In quei due giorni si era curata men che meno.
Non c'era posto per niente.
Da quando quel pipistrello aveva poco elegantemente rifiutato la sua richiesta - in realtà l'aveva a malapena ascoltata, ma non era il caso che infierisse anche lei contro se
stessa - non aveva voglia di niente e nessuno.
Ora era ancora più decisa ad aiutare quelle persone e nessuno l'avrebbe ostacolata, nemmeno lui.
I suoi pensieri furono interrotti da una presenza fuori dalla porta.
Erano dei passi ovattati, quasi impercettibili, ma il suo udito acuito da un anno alla ricerca degli Horcrux li aveva captati.
Impugnò la bacchetta.
Se era Ron stavolta l'avrebbe schiantato.
Furiosa, aprì la porta di scatto.
Alla sua destra, appoggiato al muro, c'era lui, Severus Piton.
Sembrava un angelo nero pronto a spiccare il volo, le braccia conserte sul petto e il volto in ombra, in parte oscurato dai capelli corvini.
Si girò, vedendola.
Per un attimo i suoi occhi parvero offuscati, ma si riprese subito.
Alzò un sopracciglio interrogativo e forse leggermente disgustato, pensò Hermione.
Evidentemente non era nelle condizioni migliori.
Cercò di ricomporsi, assumendo una posa più elegante.
«Bene, Severus, cosa vuoi?»
«Non ti ho dato il permesso di darmi del tu.»si irrigidì lui.
«Pensavo che ieri ci fosse stato questo tacito accordo, visto che non ti sei opposto.»
«Ti sei sbagliata.»
Hermione sospirò.
«Ci conosciamo da sette anni» disse lei con un tono più dolce, avvicinandosi. «e, se come penso ho ragione, dovremmo collaborare, quindi credo sia opportuno cercare di andare d’accordo.»
Ormai erano a pochi passi.
Lei lo guardava con occhi fieri, ma non aggressivi; lui rimaneva la solita maschera imperscrutabile.
«Domani alle 15, puntuale, Granger.»articolò Piton con tono piatto, calcando il suo nome come per mantenere le distanze.
«Mi sta forse dicendo che il grande pozionista accetta di aiutare una saccente So-Tutto-Io come me
E’ vero che aveva detto che dovevano riuscire a costruire un rapporto per lavorare insieme, ma qualche piccola soddisfazione dopo anni di ingiustizie doveva prendersela.
L’uomo cercò di rimanere impassibile, ma alla ragazza non passarono inosservati lo sguardo omicida e la piega delle labbra malcelati.
Ovviamente non rispose – non le avrebbe mai dato una simile gioia – e così fece per tornare nei sotteranei.
Quando fu ormai ad alcuni metri di distanza, Hermione si constrinse a parlare.
Al diavolo tutto, lei era quella gentile del duo.
«Grazie, Piton.»
Lui si limitò a scuotere una mano con non chalance.
Per quanto potesse essere irritante e fastidioso, alla fine aveva accettato.
In fondo dentro era una brava persona, come lei aveva sempre sostenuto*,  anche se lui si mostrava bastardo e cinico.
Un ringraziamento se lo meritava, anche perché Hermione dubitava che ne avesse mai ricevuto uno.
 

 
 
Mi sono messa in fretta e furia a scrivere questo nuovo capitolo per accontentarvi :) (come sono brava xD).
Non l'avevo immaginato così il capitolo, ma quando inizio a battere sulla tastiera non sono del tutto padrona delle mie dita.
Ho aggiunto una nota malinconia alla fine. Non so se potrà servire per il seguito, ma si è scritta da sola.
 
* Quando Harry e Ron lo accusavano sempre, Hermione sosteneva la sua innocenza (vedi per esempio ne ‘La Pietra Filosofale’).

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Capitolo 3
*** What's the matter with you? ***


Dedico il capitolo a Marpy che recensisce sempre le mie Severmioni. Una stupidaggine per ringraziarti.






- capitolo terzo -

What's the matter with you?











«Tu mi devi delle spiegazioni!» tuonò Ginny, irrompendo nella stanza.
Se Hermione non fosse abituata da sei anni alle entrate impetuose dell'amica, sarebbe inciampata nei pantaloni che si stava mettendo.
Barcollò leggermente, ma si riprese subito.
«Quante volte te lo devo dire che non puoi entrare così?»
«Sì, hai ragione. » l'assecondò l'altra disinteressata. «Perché vai a lezione da Piton? Lo so che ti piace studiare, ma...»
«Io non prendo lezioni da Sev... Piton.» replicò piccata Hermione.
«Stavi per dire Severus? Da quando hai tutta questa confidenza?»
La riccia era esasperata. La sua compagna sembrava sua madre infuriata che aveva appena scoperto che la figlia si era fidanzata con un alcolizzato.
«Non capisco perché te la prendi tanto.»
Hermione indossò la maglietta rossa e andò in bagno per pettinarsi.
«E' di Severus Piton che stiamo parlando! L'odioso professore che per anni ha scaricato le sue frustrazioni sui Grifondoro.» sentì dire da Ginny.
L'amica sbuffò.
«Spiegami perché hai chiesto a lui di aiutarti e non a qualcun altro? Potevi chiedere a Lumacorno.»
La rossa si sedette sul letto con le braccia conserte, pronta a non cedere.
«Oh, beh, ecco... io... » balbettò la riccia. «Devo andare.»
S’infilò le scarpe e uscì a razzo dalla camera.
«Ma mancano venti minuti!» le gridò l'amica, ma lei era già scomparsa.
Poteva prendersi tutto il tempo che voleva, dato che era uscita senza tener conto dell'ora.
Adesso che Ginny le aveva espresso la domanda ad alta voce, le rimbombava nella testa continuamente.
Perché aveva cercato proprio Severus?
Avrebbe potuto chiedere a Lumacorno che, fra l'altro, la adorava.
Forse era un controsenso, ma il suo istinto l'aveva portata a lui.
Forse questo era ancora più insensato, ma le ispirava fiducia.
Ormai era davanti alla porta.
Bussò.
Come la volta precedente l'accolse la voce melliflua del professore.
«Inizia a tagliare l'erba fondente.»
Era seduto alla scrivania, appoggiato allo schienale della poltrona.
Hermione non si aspettava certo un saluto caloroso, ma almeno il minimo che richiedevano le buone maniere.
Non era cambiato niente: i sotterranei erano sempre le stesse cupe stanze.
Si avvicinò al bancone e si mise all'opera, sotto lo sguardo attento di Piton.
«Menomale che ti sei cambiata. Non ti facevo entrare, se eri vestita come ieri.»
La ragazza restò basita.
Lo guardò sconcertata.
Che lui la rimproverasse sul suo modo di vestire, era inaccettabile.
Poteva provocarla sulla sua incapacità nelle pozioni o sulla sua insopportabile saccenza, ma sullo stile no.
Non che lei seguisse le riviste più fashion, ma detto da uno che da quando era nato era sempre stato vestito uguale, era insopportabile.
«Non prendo lezioni di moda da te.» ribatté irritata, ricominciando a tagliuzzare.
Poté solo immaginarsi il ghigno che si era formato sul viso dell'uomo.
Hermione continuò a lavorare, cercando di evitare i suoi occhi che non smettevano di osservarla e la mettevano terribilmente a disagio.
Ogni tanto Severus si alzava per controllare il suo lavoro, storcendo la bocca e borbottando giudizi maligni, a cui lei cercava di rimanere impassibile.
Si sentiva ancora una scolaretta incapace e impaurita.
«No, non così. Sembra che tu stia girando la minestra!» esclamò Severus all'improvviso.
La ragazza sobbalzò.
«Devi girare più velocemente.» spiegò lui, chinandosi su di lei e sul calderone.
Fece per prendere il mestolo, ma lei non se lo aspettava, così si ritrovarono con le mani l'una sull'altra.
Hermione rivolse prima lo sguardo verso quello strano e bollente contatto, poi verso quegli occhi neri come la notte.
Interruppe quella connessione visiva che le sembrava la ustionasse e ritrasse la mano, imbarazzata.
In quell'istante le parve che anche lui fosse rimasto un po' sconcertato, ma lo mascherava con il disappunto.
Piton mescolò la pozione e non proferì più parola.
La ragazza non faceva altro che sperare che le sue guance non fossero diventate di un rosso acceso.
Non riuscì più a concentrarsi e minacciò di mandare in fumo ogni sforzo, combinando qualche disastro.
«Granger,» la richiamò il professore. «non ammetto tanta disattenzione. Per oggi te lo concedo, ma sappi che se risuccederà, dovrai farti aiutare da qualcuno dei tuoi amichetti incompetenti. Ora vattene che tanto non sei in grado di combinare nulla di buono.»
Hermione fu ben contenta di potersene andare. Non si sentiva in grado neppure di camminare.
Bisbigliò a malapena un “buongiorno” e uscì.
Era strano che Severus fosse tanto indulgente, per di più con lei.
Forse aveva percepito la sua stessa sensazione e aveva preferito così.
Era stata una giornata strana e intensa ed era meglio non pensare, ma imporsi solo di arrivare in camera, perché per due volte sbagliò strada.
Pensava che finalmente si sarebbe potuta riposare, ma non era così.

 
 
 
 
 
Tadaaan!! Lo so che vi ho fatto aspettare un bel po', ma devo finire gli ultimi compiti T.T
So che è una cavolata, ma dà una svolta alla storia. Meglio di niente ù.ù
Grazie a tutti!

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Capitolo 4
*** Beggin' ***


 

Eccomi qua! No, non sono morta, solo sommersa dagli impegni, ma finalmente sono riuscita a finire il capitolo.

Non so come sia uscito, quindi mi affido a voi per consigli e critiche.

Un ringraziamento speciale a MudbloodLily che mi ha dato l'idea per scrivere.

Scusatemi tantissimo per il ritardo.
 





 

- capitolo quarto -
Beggin'



 



Hermione era pronta a lanciare i suoi vestiti sul letto e a farsi un bagno lungo e rilassante. Non si accorse delle persone sedute sul suo baldacchino, finché non lanciò la felpa addosso a uno dei tre che si lamentò sonoramente.Hermione era pronta a lanciare i suoi vestiti sul letto e a farsi un bagno lungo e rilassante. Non si accorse delle persone sedute sul suo baldacchino, finché non lanciò la felpa addosso a uno dei tre che si lamentò sonoramente.
Un ragazzo con una zazzera di capelli scarmigliati sedeva in mezzo a due teste fiammeggianti.
Che diamine ci facevano Harry, Ginny e Ron in camera sua?
I suoi pensieri dovevano essere espressi chiaramente dalla sua espressione e dall’aria un po’ spaventata di Ron doveva anche sembrare adirata.
«Perché siete…»  incominciò lei, ma fu interrotta.
«Sei impazzita?! Perché prendi lezioni da un pipistrello?» la aggredì il rosso, alzandosi in piedi.
«Sto cercando di salvare delle vite. Non so se tu capisca.» Hermione era sempre più furiosa. Non poteva permettersi di entrare nella sua stanza e pretendere un resoconto di ogni sua attività. Harry e Ginny sembravano mortificati, eppure se erano lì, erano d’accordo con l’amico.
Erano sempre stati premurosi e protettivi con lei, ma aveva diciotto anni ed era perfettamente in grado di cavarsela. Che poi non stava commettendo un delitto.
«Hermione, non…» ricominciò Ron.
«Smettila o ti schianto!» lo bloccò la ragazza.
L’aria era tesa e i suoi capelli sembravano elettrici.
«Non lo faresti.» ribatté lui, indietreggiando.
«Sì che lo farei. Ora andatevene tutti.»
«Ma tu…»
«Stupeficium!»
Non era mai stata una dalla bacchetta facile, ma aveva i nervi a fior di pelle.
Una guerra che lei aveva combattuto in prima linea era appena terminata e non dormiva una notte intera in un comodo letto da molto tempo.
Ron cadde silenziosamente per terra. Gli altri due erano attoniti e la guardavano a bocca spalancata.
«Forse hai esagerato.» azzardò Harry.
La frase risvegliò il buon senso di Hermione. S’inginocchiò sul corpo del ragazzo.
«Ron, Ron.»
Arrivare addirittura a schiantarlo.
Ron, il suo amico e forse anche qualcosa di più.
«Innerva! Svegliati, non farmi preoccupare.»
Era completamente impazzita.
Aveva aggredito una persona senza motivo.
Si accasciò per terra e pianse.
Un pianto liberatorio.
«Non è successo niente, dai. Non piangere.» la consolò l’amica.
Non riusciva a smettere.
Tutto ciò che aveva accumulato, ora scendeva implacabile, bagnandole il viso.
Non si era accorta che Ron si era appoggiato su un gomito e si massaggiava il petto.
«Accidenti, Herm, che botta!»
Hermione odiava quel soprannome, ma non ci fece caso e si buttò addosso, costringendolo di nuovo coricato per terra.
«Mi stai schiac… ciando.» tentò di biasciare lui, ma lei non stava ascoltando.
«Scusami, scusami, scusami. Non so cosa mi sia preso.»
Harry la spostò gentilmente dall’amico che stava soffocando.
«Non ti sei mai scusata così in sette anni.» sorrise il rosso.
La ragazza si asciugò le lacrime e sorrise anche lei.
Ginny la stringeva dolcemente come una sorella maggiore.
«Ora vorrei solo farmi un bagno caldo e rilassarmi.» disse la riccia con voce fioca.
I tre lasciarono la stanza, accennando dei saluti, un po’ impauriti e preoccupati.
Aveva davvero bisogno di riposarsi, ma con tutto ciò che era accaduto, non era possibile.
Gettò velocemente i vestiti, che di solito sarebbero stati riposti accuratamente nel cesto della biancheria, sul letto ed entrò in bagno slegandosi i capelli.
Invece del bagno caldo, optò una doccia fredda, sperando di schiarirsi i pensieri.
Il getto di acqua gelida la colpì sulla schiena, facendola rabbrividire.
Bagnò anche la testa e chiuse gli occhi.
 
 
***
 
Come il giorno precedente ripercorreva i corridoi sotterranei.
Continuava a darsi della stupida: il professore le aveva toccato una mano e improvvisamente diventava un’adolescente preda degli ormoni. Aveva sempre detestato quelle stupide ochette come Lavanda e ora si comportava esattamente come loro.
Era stata davvero graziata da Piton. Quando l’aveva richiamata, s’immaginava già volare giù dalla torre di Astronomia dopo una lunga tortura, invece se n’era andata indenne prima del previsto.
Non era da lui, ma se non si era posto il problema a lasciarla andare, perché doveva farlo lei?
Davanti alla porta massiccia di legno scuro, graffiata e segnata si fermò un attimo a osservarla, nonostante fosse stata invitata a entrare.
Sembra un po’ lui, pensò con un sorrisino.
Così forte e oscuro. Se si guardava bene, però, si trovavano delle piccole crepe, visibili solo a un osservatore attento.
«Hai intenzione di prendere un tè lì fuori, Granger?»
Avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma il giorno prima aveva combinato abbastanza pasticci per un anno.
Varcò la soglia e un odore nauseabondo la raggiunse. Sapeva che la pozione medeora emetteva un puzzo disgustoso, ma sentirlo era molto peggiore.
Si avvicinò al banco dove c’era Severus, cercando di non inspirare l’aria puzzolente.
Quando fu con il viso sopra il calderone, ebbe una voglia prepotente di rimettere, il che avrebbe compreso farlo sulle scarpe dell’uomo perché erano proprio vicine.
«Come saprai, la pozione medeora va fatta riposare una notte. Ieri l’ho terminata al posto tuo. Ora dobbiamo provarla.» detto ciò, Piton tirò fuori un rospo.
Hermione si ricordò di quell’anno in cui sempre quell’uomo aveva provato la pozione di Neville su Oscar.
«Cosa ti hanno fatto i rospi da trovare sempre un motivo per tentare di ucciderli?» chiese lei.
Al terzo anno non si era opposta a quella barbarie perché sapeva di rischiare la sua carriera scolastica. Adesso era cresciuta e non aveva nulla da perdere.
«Non ho la minima intenzione di ascoltare le tue chiacchiere da bambina. Bisogna controllare che funzioni. Qualche giorno fa non mi enunciavi l’importanza della riuscita della pozione?»
Riusciva a rinfacciarle ogni singola frase sputargliela in faccia con tono freddo e sprezzante.
Sapeva sapientemente tenerle testa. In realtà sapeva umiliarla con poche parole.
«Ho chiesto aiuto a te perché sei un ottimo pozionista.» non aveva detto "migliore" apposta per non dargli troppa soddisfazione. «Mi stai dicendo che potresti aver commesso degli errori?»
Severus la fissò negli occhi con un’ira che non gli aveva mai visto.
«Io non sbaglio mai.» scandì ogni sillaba, sibilando tra i denti.
Hermione si sentì per un attimo spaventata come non mai in sua presenza.
«Allora non c’è bisogno di provarla.» affermò non più tanto sicura.
«Ti ricordo che purtroppo anche le tue manacce l’hanno maneggiata. Fatti da parte.»
Lei avrebbe voluto replicare che nemmeno lei sbagliava, ma le sembrava tutto inutile.
«Ti prego…» ormai era esausta.
Perché doveva sempre essere così bastardo da farsi implorare?
Perché lei cedeva sempre e lui l’aveva vinta?
«No.»
Sconsolata, si sedette su una sedia in un angolo buio. Poggiò la testa sulle ginocchia, proteggendosi con le braccia.
Non voleva vedere, né sentire.
Severus guardò la figura in ombra della ragazza, poi il rospo che aveva in mano, poi di nuovo la ragazza.
Era sicuro che la pozione fosse corretta, ma si divertiva a farla arrabbiare.
La prima volta che aveva cercato di convincerlo, se n’era andata sbattendo la porta.
Ora sembrava così fragile, rannicchiata con i capelli scarmigliati davanti al volto.
Ti prego.
Bastavano due parole dette da un’insopportabile Grifondoro per farlo cedere?
«Stupido.»
Hermione vide uno spiraglio di luce entrare dalla porta semiaperta e poi subito dopo scomparire.
Si girò e vide che era rimasta sola con l’anfibio.
Il rospo era vivo. Alla fine Severus non l’aveva fatto.
Strano.
Forse non era così perfido come voleva farsi vedere.
O forse aveva un certo ascendente su di lui.

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Capitolo 5
*** I care about you ***


Lo so, vi ho fatto aspettare un mese per questo capitolo, ma non avevo tempo e soprattutto niente ispirazione.
Vi chiedo scusa per la lunga attesa e per il capitolo lungo, ma forse non molto soddisfacente. Penso che il prossimo sarà decisamente migliore.
Buona lettura e grazie a chi mi segue.





- capitolo quinto -
I care about you

 

 





 
" È mai possibile che la mia vita sia sempre incasinata? " si chiedeva Hermione.
Camminava avanti e indietro per la stanza, torturandosi i capelli già aggrovigliati prima che lei li toccasse.
Era sempre sembrata padrona di sé e odiava mostrarsi debole, ma la verità era che era una ragazza fragile e si turbava per una minima cosa.
Era agitata e come diceva poco finemente Ron ‘si faceva troppe seghe mentali’.
Poteva anche accettarlo – con difficoltà – ma comunque continuava a farlo.
Si stava preoccupando per Severus Piton.
L’uomo più stronzo e meno imparziale che abbia conosciuto e probabilmente del mondo le dava retta.
Lei sapeva del suo amore per Lily e veniva quasi da dire che in realtà lui fosse un ‘tenerone’, ma lei non era la madre di Harry.
La disprezzava da sette anni e, anche se ingiustamente, aveva trovato molte motivazioni e le aveva sfruttate abilmente.
Era semplicemente stato umano, niente di che, ma pensava che farla soffrire sarebbe stata un’immensa soddisfazione.
Ultimamente era stato piuttosto gentile, anche solo nell’offrirsi ad aiutarla, e forse la guerra l’aveva cambiato.
Nonostante queste argomentazioni Hermione non era convinta.
C’era quella sua piccola parte irrazionale che voleva saperne di più.
Così, non sapendo bene perché, per il quarto giorno rivedeva il suo ex professore.
È inutile dire che ormai sapeva la strada a memoria e le sembrò un attimo che si ritrovò di nuovo lì.
Continuava a ripetersi che era completamente pazza: non gli aveva mai chiesto chiarimenti nemmeno per un compito.
Le gambe la portavano verso il suo ufficio, ma questa volta lui non c’era.
La porta era chiusa con un incantesimo e all’interno non si sentivano rumori.
Sembrava strano, ma probabilmente anche lui qualche volte usciva alla luce del sole.
Dopo una lunga ricerca, beccandosi i rimproveri di Madama Chips in infermeria e gli insulti di Pix al terzo piano, s’incamminò fuori, sperando di trovarlo alla ricerca di qualche erba.
Il cielo era azzurro e solo poche nubi oscuravano di tanto in tanto i raggi di sole. L’aria era frizzante e fresca e gli alberi ondeggiavano piano, seguendo il vento.
Hermione si avvolse bene nel mantello e da dietro la collinetta intravide la capanna di Hagrid distrutta e il suo proprietario e Thor che si affaccendavano.
Una fitta la colpì al cuore a quella vista: la casa era tutta distrutta e molte assi erano state bruciate, così che ora era solo un mucchio di macerie.
In quella casetta aveva passato molto tempo, mangiando biscotti di pietra e indagando.
Aveva sempre voluto un gran bene a Hagrid, nonostante non approvasse il suo amore per le creature pericolose, e ora le dispiaceva davvero che dovesse ricostruire tutto.
Appena la vide il mezzogigante la salutò calorosamente e il suo cane le corse subito incontro.
« Ciao Hagrid, come va? » chiese la ragazza, tentando di evitare che l’alano le sbavasse addosso.
« Sono contento di vederti. Io sto bene, te? Sarebbe meglio che vai a riposare. Hai fatto tanto. »
« Non preoccuparti, non sono stanca. E se hai bisogno di aiuto, non esitare a chiamarmi. » sorrise lei.
Una goccia gigantesca colpì la testa di Hermione e, solo dopo che Hagrid la ebbe stritolata in un abbraccio spacca-costole e si trovò inondata, capì che era una lacrima.
Nessuno dei due riusciva a parlare, Hermione perchè le mancava il respiro e Hagrid perché era scosso dai singhiozzi.
Dopo alcune manovre la ragazza riuscì a liberarsi e, quando ebbe ripreso fiato, chiese innocentemente se il professor Piton era passato di lì.
Per fortuna il guardiacaccia non era abbastanza sveglio da insospettirsi e si limitò a dirle: « Pensi sempre a studiare, eh? L’ho visto che cercava qualche diavoleria nella Foresta. »
La giovane lo ringraziò e si diresse verso il folto degli alberi. Sperva solo che Severus non avesse deciso di andare a cercare qualche maledetto fiore proprio nel cuore della Foresta Proibita. Non voleva proprio rischiare di morire a causa di un ragno gigante per cercare lui.
Dopo aver passato una radura, lo vide accovacciato vicino ad un albero. Da lontano era un ammasso nero di cui si distingueva solo il profilo del suo naso aquilino.
Hermione si avvicinò furtivamente per non disturbarlo. Quando fu più vicina distinse vicino a lui un animale che sembrava un piccolo cavallo verde con due corni rosa.
Avanzò ancora di un passo, ma… crack… pestò un ramo il cui rumore venne amplificato dalla fitta rete di foglie e rami.
« Brava, Granger, hai fatto scappare il bicorno. Difficilmente si mostrano all’uomo spontaneamente, ma di sicuro lo sai. » le disse Severus con un ghigno malefico.
La ragazza pensava solo che il bicorno era l’unico con il coraggio di mostrarsi a lui, a parte la stupida sottoscritta. Anche lei poteva andarsene come l’animale, anche se la scusa che di solito non va dagli uomini non reggeva.
« Scusami, ma sono certa che ci riuscirai di nuovo. » rispose tagliente con un sorrise che voleva essere dolce, ma esprimeva solo la sua irritazione.
« Ora che mi hai disturbato, » continuò lui, pulendosi i pantaloni, ma senza muoversi. « ti degni almeno di dirmi cosa vuoi? »
A Hermione il sorriso si congelò sulle labbra.
« Ah, già. » non poteva chiederglielo così direttamente. « pensavo che ti avrebbe fatto piacere sapere che la pozione ha funzionato. »
« Lo sapevo. Te l’ho detto che non sbaglio mai. La tua incompetenza ha rischiato di mandare tutto a monte, ma ho rimediato. »
Modesto il professore!
« Chiedo umilmente venia, » accompagnò le parole con un inchino. « ma non potevi esserne certo, dato che non l’hai provata prima. » si rialzò con uno sguardo bastardo da fare invidia a Piton stesso.
Quest’ultimo sembrava essere stato improvvisamente pietrificato e quasi si potevano sentire i denti scricchiolare.
« Non volevo che piangessi. A quello ci pensa già Weasley. » e a seguire sfoderò un altro dei suoi adorabili ghigni.
« Ma che caro, ti preoccupi per me. »
Intanto la Grifondoro si avvicinava a lui per riuscire a sondare meglio le sue emozioni, che sembravano inesistenti.
« Sì, cara, tengo a te. » quelle parole volevano suonare canzonatorie e il suo atteggiamento lo confermavano, ma c’era un’incrinazione leggerissima, quasi impercettibile nella sua voce che lo contraddiva. « Ora sei hai finito di blaterare, me ne tornerei al castello. »
Hermione era un po’ scioccata da come quell’uomo parlava di qualsiasi cosa con una nonchalance incredibile, quindi si limitò a seguirlo.



 
NdA: Tutto ciò che riguarda il bicorno è inventato.
Hermione non è riuscita nel suo intento, ma non può mica affrontare Piton così semplicemente, no?
La malediazione Cruciatus non le piace!

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Capitolo 6
*** Just a girl ***


C'ho messo di nuovo un mese, scusatemi tanto! Ho avuto un'idea per il prossimo capitolo e secondo una mia amica è perversa. 
Intanto vi chiedo un consiglio: vorreste che questa ff salga al rating rosso?
Questo NON vuol dire che il prossimo capitolo sarà necessariamente scottante.
Vi tengo un po' in sospeso :P
Buona lettura!





- capitolo sesto -

Just a girl











Hermione camminava in silenzio, piuttosto imbarazzata, pensando a un argomento di conversazione.

Di cosa si poteva parlare con Severus Piton?

« Ehm… sapresti dirmi a che ora è la riunione dell’Ordine domani? »

Una domanda più stupida e inutile non poteva farla. Sapeva perfettamente quando era e non aveva alcun bisogno di chiederlo.

« Non vuoi parlarmi, quindi puoi smetterla. Non ti considererò meno maleducata di quanto non pensi già solo perché non ti attieni alle convenzioni sociali, tranquilla. »

Lei ignorò prontamente la provocazione e ribatté: « Mi spiace contraddirti, ma non lo faccio perché tu abbia una buona considerazione di me. – Fece una pausa e chiuse gli occhi. Un po’ odiandosi, un po’ sperando di non dire la cosa sbagliata.  « Potrei farlo per piacere. »

Qui Piton si piantò e quasi la ragazza gli stava andando addosso. Così indietreggio mentre lui si girava, con il suo sopracciglio alzato.

« Piacere? Mi stai dicendo che ti diverti? » avrebbe dovuto essere contento: gli stava dicendo che le piaceva conversare con lui e invece sembrava furioso. « Perché mai dovresti gradire? » aggiunse con sarcasmo e amarezza, incrinando verso l’alto la bocca.

« Be’… ecco… » disse Hermione intimorita « non che mi stia proprio dando alla pazza gioia, ma non è poi così male, ecco. » aggiunse, diventando rossa come i capelli dei Weasley.

« Non ti credo. »

Lei era totalmente allibita e muoveva le labbra in una muta ricerca di parole. 

Aveva tutto il diritto di odiarlo, ma non lo faceva.

Aveva tutto il diritto di vendicarsi, ma non lo faceva.

Era semplicemente gentile.

« Non è così. Mi stai ascoltando, quindi pensi che ci sia un fondo di verità nelle mie parole. Non è la prassi che io debba per forza aver paura di te. So che ti diverte un mondo, » e qui Severus abbozzò un sorriso. « ma non serbo rancore per tutta la vita. Anche se tu hai sbagliato ad odiarmi per sette anni per motivi che conosci solo tu… »

« Io non ho sbagliato! » reagì lui.

Hermione gli rivolse un’occhiata contrariata e ricominciò come se nessuno l’avesse interrotta: « Stavo dicendo che io non sono come te, quindi credo di riuscire a sostenere una conversazione civile e interessante con te. »

« Ma io non voglio parlare. »

Pff! La ragazza era visibilmente irritata e assottigliava le labbra come era solita fare la McGranitt quando lei, Harry e Ron si cacciavano nei guai. Quante volte era capitato!

« Non è per niente cortese da parte tua. Ho conosciuto uomini maleducati, ma non pensavo che tu ne facessi parte. » ribatté lei imbronciata.

« Mi stia forse paragonando a Potter e al tuo fidanzatino incapace? »

« Non… non è il mio fidanzato! » annaspò Hermione, guardando in basso e strisciando i piedi per non mostrare il suo imbarazzo. 

La situazione con Ron non era masi stata molto chiara e dopo il bacio non avevano più avuto occasione di parlarsi seriamente, talmente erano impegnati con la ricostruzione del castello.

Non era sicura di quello che erano ed essere messa di fronte al problema in modo così brusco non la aiutava per niente e lui doveva averlo intuito come si poteva evincere dalla sua espressione contenta.

Il professore ghignò soddisfatto della reazione della giovane che era esattamente ciò che si aspettava.

« Dai, Granger, torniamo al castello, non ho tempo per i tuoi problemi da ragazzina frustrata. »

Chi diavolo credeva di essere Severus Piton?

Sarà anche stato un Mangiamorte e un mago dotato, ma Hermione Granger aveva un orgoglio Grifondoro da difendere e che con lui era sempre stato messo a tacere con sofferenza. 

Poi ragazzina frustrata? 

« Ma come diavolo ti… » stava completando la frase, correndo incontro all’uomo, pensando se prenderlo a schiaffi o assestargli un bel pugno – in fondo aveva già schiaffeggiato un quasi Mangiamorte a tredici anni - quando lui evocò prontamente un incantesimo di difesa.

La ragazza cadde malamente un metro più indietro con un sonoro fruscio di erba e foglie, sorpresa.

Quello che aveva detto Severus l’aveva fatta riflettere ed era stato uno schiaffo in piena faccia che pulsava violento.

I suoi sentimenti per Ron erano sempre stati soffocati da cause di forza maggiore come sopravvivere.

Aveva forse mai pensato a se stessa? 

O alla sua reale felicità?

No.

Doveva salvare i suoi amici, combattere i Mangiamorte e salvare i suoi amici.

Una lacrima non controllata cadde sul labbro di Hermione, salata e amara come si sentiva lei.

Un'altra goccia scivolò sui jeans chiari, lasciando una traccia scura.

E poi altre scorrevano inesorabili sulle guance.

Hermione supponeva che affogare letteralmente in un mare di lacrime sarebbe stato meno doloroso. 

Aveva una ferita nel cuore che ora si era squarciata. 

« Cos'hai ora? Perché piangi? » domandò rude Severus.

« E' così: sono davvero una ragazzina frustrata. » dirlo ad alta voce faceva molto più male.

Piton alzò gli occhi al cielo spazientito da quel comportamento infantile.

« Ho sempre pensato di essere più matura delle mie compagne » riprese lei « ma non è poi così vero. Voglio dire sono completamente confusa e non ho il tempo per riflettere con tutte le cose che ci sono da fare ora. »

Sospirò disperata.

Lui era rimasto a guardarla impassibile, ma si avvicinò lentamente per poi piegarsi sulla ginocchia alla sua altezza.

« Sai, Granger, se Weasley è il problema, sappi che in ogni caso è un idiota e, se ti preoccupi per lui, diventi un'idiota pure tu e non più rovinare la tua reputazione di strega brillante. Quindi asciugati le lacrime e ricomponiti. »

Hermione si strofinò le mani sui pantaloni e si asciugò gli occhi.

In fondo Severus l'aveva consolata a modo suo, anche se insultando Ron e indirettamente lei, ma non è che potesse aspettarsi un mazzo di fiori.

Così sorrise e tornò al castello un po' rincuorata.

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Capitolo 7
*** Cheers ***


Scrivo i commenti alla fine perchè non vorrei svelare niente :P.
Vi faccio solo notare che ho aggiornato in tempi realtivamente brevi.
Buona lettura :)




- capitolo settimo -

Cheers

 



La riunione dell'Ordine della Fenice si protraeva da un'ora e la McGranitt parlava ininterrottamente, anche se solo Hermione l'ascoltava ormai. Alcuni come Ron e Lumacorno si erano addormentati, ma la professoressa li aveva svegliati con un incantesimo e gridato contro, poi aveva ripreso a parare non dopo aver privato Seamus del suo passatempo.

Mentre Harry, senza farsi vedere e ormai abilmente per tutte le volte che lo aveva fatto durante le lezioni, giocava con la bacchetta, la neo Preside annunciò: « Come sapete abbiamo bisogno di una pozione rigeneratrice per alcuni alberi come il Platano Picchiatore, quindi due di voi si recheranno in Ungheria per recuperare gli ingredienti e preparare la pozione. Severus e Hermione, partirete stanotte. »

La ragazza quasi soffocò con la sua stessa saliva. 

Non poteva aver sentito bene, ma aveva troppa fiducia nelle sue capacità uditive e cognitive per pensarlo davvero.

L'uomo stava per aprire bocca, quando una testa rossa lo precedette.

«  Professoressa, il professor Piton può andare benissimo da solo, non ha bisogno di Hermione. » disse Ron, alzandosi in piedi.

« Weasley, ha ragione questa volta, Minerva. » acconsentì Severus.

« Oh, per favore, » ribatté la donna spazientita. « sai benissimo che bisogna essere un uomo e una donna. Ho spiegato tutto al professor Piton, signorina Granger... » « Omettendo questo piccolo particolare. » ringhiò lui. « Con questo chiudo la riunione. Buona giornata. »

Nessuno trovò più nulla da dire, così la McGranitt, seguita da molti membri, uscì dalla sala.

Prima di uscire, Severus si avvicinò a Hermione, guardando torvo i suoi amici.

« Fatti trovare pronta nella Sala d'Ingresso alle 20 e lascia in camera le guardie del corpo. Non voglio impicci. » sussurò temibile e laconico come sempre.

Senza dare tempo alla ragazza di rispondere se ne andò e quasi contemporaneamente i suoi amici le si strinsero addosso.

« Non sei obbligata ad andare. La McGranitt capirà. » le disse Ginny apprensiva e i suoi migliori amici annuirono.

« No, ragazzi, grazie, ma devo farlo. Se la Preside ha scelto proprio me, ci sarà un ottimo motivo e non ho intenzione di contrastarla. » 

I ragazzi sapevano che era stata scelta perché era la migliore e anche loro confidavano nella professoressa.

« Che ne dite se andiamo a pranzo? » chiese il rosso consapevole di non poter sostenere un'altra conversazione senza riempirsi la pancia.

Stranamente tutti lo assecondarono in silenzio, forse altrettanto affamati. 

 

Hermione li aveva seguiti perché non era riuscita a pensare a cos'altro fare.

Giocava con la forchetta, distruggendo il suo pollo con la testa appoggiata a una mano, svogliata.

La preoccupava un po' affrontare un viaggio sola con Piton. Non avrebbe potuto contare su nessun altro e lui non corrispondeva esattamente allo stereotipo di compagno perfetto.

Poi sicuramente i fratelli Weasley e Harry non aiutavano molto. Continuavano a lanciarsi sguardi d'intesa che la ragazza trovava molto fastidiosi.

« Non sto andando al patibolo. »

« Lo sa… iamo. Ma, Herm, shtiamo parlando del pipistello. » disse Ron con la bocca piena, sputacchiando cibo ovunque.

Un pezzo si incastrò nei capelli di una disgustata Hermione.

« Pensò che andrò a preparare lo zaino. » annunciò, togliendosi la patatina e alzandosi.

 

Impiegò quasi tutto il pomeriggio a preparare lo zaino non sapendo cosa portare.

Potrebbero almeno dirmi quanto staremo, pensò Hermione spazientita, togliendo l'ennesima maglietta e posandola sul mucchio degli oggetti inutili.

Per prima cosa aveva applicato un incantesimo estensivo irriconoscibile, ma non sapeva come riempire tutto quello spazio. 

Decise di mettere soprattutto libri e solo un numero esiguo venne lasciato sul letto.

Lo spazio restante fu occupato dai vestiti e da alcuni bagnoschiuma e saponi.

Quando finalmente tutto fu pronto, decise di recarsi a cena per mangiare qualcosa prima di partire.

Fortunatamente non incontrò nessuno e la Sala Grande era quasi deserta, a parte alcuni Tassorosso più piccoli che la salutarono gioviali.

Si sedette a gustare un'ottimo pasticcio di carne, accorgendosi solo ora di quanto realmente avesse fame.

Finì la sua porzione di budino e uscì pronta per incontrare il suo ex professore. 

Ad aspettarla c'erano Ginny e Ron che le corsero incontro.

La rossa l'abbracciò di slancio, facendola girare.

« Harry era impegnato, ma ti saluta. »

Il ragazzo rimase un po' indietro imbarazzato e indeciso sul da farsi.

Quando la sorella si staccò dall'amica, si avvicinò timidamente, stringendola piano.

« Pensavo di essere stato chiaro. » li interruppe una voce maschile e profonda.

Hermione fece segno ai suoi amici di andare.

« Ti avevo detto… » esordì lui.

« … che non dovevano esserci le mie guardie del corpo, lo so, ma non ho detto loro di venire. »

Severus la ignorò e le fece strada fuori dalla scuola. Arrivati ai cancelli, le disse di aggrapparsi al suo braccio.

Lei obbedì, appoggiando delicatamente la mano sulla veste nera. 

Si guardarono negli occhi per un istante infinito, appena il tempo di sentire una fitta al cuore.

La ragazza distolse lo sguardo e si sentì comprimere le viscere.

Un secondo dopo si trovò ai margini di una fitta boscaglia scura che ricordava la Foresta Proibita.

Poco più in là, su una collinetta, si ergeva un piccolo paese dall'aspetto medioevale.

« In questo luogo i Babbani credono nell'esistenza dei maghi, anche se in un modo surreale e malsano, anche se non hanno idea del nostro mondo. Un tempo questo era un luogo molto vivo e ospitava un ampio mercato di oggetti rari. Per questo motivo molti maghi passavano e sostavano qua, ma gli abitanti si intimorirono presto, così è andato morendo. Le leggende e le tradizioni sono sopravvissute così che gli uomini del posto sono legati a questa antica paura. Quindi, Granger, dobbiamo essere prudenti. » chiarì lui.

Lei annuì e affiancati si incamminarono su per il pendio.

Entrata nella cittadella, Hermione rimase stupita da quanto sembrava immutata nel corso dei secoli.

Non era mai stata lì, ma aveva studiato architettura e tutti gli edifici sembravano esattamente come nel 1000.

Era un posto piuttosto cupo, deserto e, a quanto pareva dalle occhiate che lanciavano i pochi passanti, i turisti non erano ben voluti.

Giravano da un po' apparentemente senza meta, quando Severus condusse Hermione in un vicolo appartato e da qui in una via più grande. 

L'uomo la fece entrare in un piccolo negozio che ospitava spezie e frutti dai colori sgargianti e dall'odore acre e pungente.

Era tutto addobbato con teli verdi, azzurri e rossi. Sembrava di essere in un palazzo arabo.

La ragazza curiosava in giro, cercando di capire che cosa fossero, ma resto delusa dalla sua scarsa conoscenza di quegli ingredienti esotici; nel frattempo l'uomo acquistò alcuni prodotti.

« Non ero mai stata in un posto così. Era tutto così particolare. Che cosa hai preso? » domandò entusiasta la Grifondoro, quando furono usciti.

« Aghi di pino della Malesia, polvere di Gherulio e involucro di Eyr. » fu la laconica risposta di lui.

Lei si fermò a guardarlo interrogativa, sperando in una spiegazione più esauriente. Speranza del tutto vana, poiché l'uomo non si voltò nemmeno.

« Cammina, abbiamo ancora molto da fare. »

 

La giornata passò nello stesso modo e Hermione si divertì molto, anche se alla sera si trovò sfinita.

Quando finalmente Severus la portò all'albergo, fu felice di potersi finalmente riposare.

Consumarono una cena in silenzio e in un angolo appartato, quasi soli a parte i pochi altri avventori.

Poi si alzarono per andare al bancone e chiedere le chiavi delle loro camere.

Il concierge disse qualcosa in ungherese che la ragazza non capì, a cui però il professore rispose.

Il ragazzo non sembrava intenzionato a rendere le chiavi, ma anzi tirò fuori due bicchieri colmi di un liquido trasparente.

« E' usanza del luogo offrire da bere agli stranieri e a quanto pare non c'è altro modo per ottenere le chiavi. » spiegò Severus.

« Ma io non bevo. » ribatté lei.

« Non posso picchiarlo e nemmeno imporgli una maledizione Imperius, quindi le alternative non sono molte. »

Buttò giù l'alcool e aggiunse: « Devi berlo in un sorso solo. »

Hermione guardò titubante il superalcolico. Lo prese e fece come le era stato detto. Il liquido scendeva bollente e le offuscò la vista. Il Whisky Incendiario era acqua al confronto. 

La Grifondoro ricacciò dentro le lacrime, ma non poté evitare di sentirsi stordita ed eccitata. Non le era mai capitata di sentirsi così incondizionatamente allegra. E in quello stato di buonumore non ci pensò due volte ad accettare il secondo bicchiere.

Il suo compagno di viaggio la guardò curioso.

« Non bevi, eh? »

« No, infatti. Questa è la seconda volta che assaggio dell'alcool. Tutti dicono che fa male, ma io mi sento così bene. Non mi ricordo un solo problema di quelli che ho in Inghilterra. »

« E' meglio se vai a dormire. »

L'uomo cerco per l'ennesimo volta di farsi dare le chiavi, ma il concierge non voleva, contento che la ragazza bevesse volentieri.

« Dai, Severus, lascia stare tutto per una sera. » lo convinse lei, offrendogli da bere.

La Granger era brilla, ma non aveva poi torto: staccare non gli avrebbe fatto male e avrebbe retto di sicuro un altro bicchiere.

Al quinto bicchiere per entrambi la ragazza era completamente ubriaca e Severus sulla stessa strada. Parlavano molto, ma soprattutto ridevano fino allo sfinimento.

« Non sei così male, sai. » le disse lui, scostandole una ciocca di capelli.

Hermione era abbastanza sobria da capire che il caldo improvviso non era dovuto a tutti i litri di quella specie di vodka. In condizioni normali sarebbe avvampata, ma l'imbarazzo e il rossore erano attenuati. L'uomo sembrò non accorgersene e giocava con guardo assente con i suoi riccioli.

« Certo che hai impiegato poco tempo per capirlo. » ribadì lei.

« Le chiedo umilmente venia, signorina. » rispose lui, avvicinando i visi.

« Mmm… non so se perdonarla. »

La Grifondoro poteva sentire l'alito caldo infiltrarsi sotto la pelle, il cuore battere forte nel cuore.

Appoggiò una mano delicatamente sulla guancia di Severus e lo attrasse a sé in un bacio passionale. Dopo un attimo di smarrimento l'uomo la strinse in vita e Hermione gli strinse le braccia al collo. Poi si staccò sorridendo e lo prese per mano portandolo su per le scale dove ipotizzava ci fossero le camere. 

L'uomo la bloccò e le fece segno di attendere. Rubò in fretta le chiavi. Salirono le scale e si precipitarono alla porta della stanza. Severus tentò varie volte di fare entrare la chiave, ma solo al quarto tentativo ci riuscì. Dopo aver acceso la luce, Hermione venne scacciata con poca delicatezza contro la porta cosicchè i loro corpi aderirono: i bacini si scontravano con un movimento provocatorio e il seno di lei si alzava e abbassava freneticamente contro il petto dell'uomo. 

« Hermione… »

« Shh… non dire niente, Severus. »

La ragazza prese a morsicare piano la pelle candida del collo, mentre lui si mordeva le labbra e stringeva la presa sul fianco. Severus le accarezzò la schiena sotto la maglietta e in breve gliela tolse lasciandola in reggiseno nero. 

La fece coricare e lasciò scie di baci sullo sterno fino al limite dei pantaloni facendo sospirare la Grifondoro. Quando raggiunse il basso ventre, lei si inarcò, vogliosa. Così lui iniziò a sbottonarle i pantaloni e il contatto delle sue mani con quella parte sensibile la fece gemere più forte.




Spero che questo capitolo non vi abbia deluso. So che non è proprio rosso, però ho trovato difficile scriverlo. Penso che descriverò la parte hot in un altro capitolo in cui si troveranno a letto per amore o a dei flashback di Hermione. Vedremo :).
Nel prossimo capitolo saranno descritte le reazioni dei due e staremo a vedere cosa succederà.
Grazie a tutti quelli che mi seguono: mi rempite di gioia e orgoglio!

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Capitolo 8
*** Bienvenue from hell ***


Questa volta ho impiegato parecchio tempo, lo so. A mia difesa aggiungo che non è stato davvero un capitolo facile da scrivere. Abbiamo molti pensieri e, cavolo, stiamo parlando dell'integerrima Hermione Granger che ha fatto sesso con Severus Piton; non è una situazione facile per nessuno (men che meno per la sottoscritta che tenta di far capire qualcosa)!
Dopo questa piccola premessa per salvarmi da qualche pomodoro che sicuramente lancerete, ringrazio i ben dieci recensori del capitolo scorso. Siete essenziali e un numero così grande mi ha commosso. Grazie davvero!
Ora vi lascio al capitolo. Buona lettura :D



- capitolo ottavo -

Bienvenue from hell

 






 


Hermione si svegliò presto, sentendo dei passi fuori dalla stanza.
Era un tipo molto mattiniero e amava alzarsi prima degli altri per far tutto con calma e riordinare le idee.
Quella mattina però, non aveva alcuna voglia di scendere dal letto.
Aprì leggermente gli occhi, ma dovette subito richiuderli perché la luce del sole li colpì. Si girò sulla schiena e riprovò ad aprire le palpebre cautamente senza rischiare la cecità. Così prese a fissare il soffitto scuro.  
Doveva davvero ammettere che non aveva molta voglia di iniziare la giornata.
Sentiva il lenzuolo fresco scivolare sulla pelle ed era un toccasana di freschezza. La testa era pesante ed era rilassante ascoltare quel respiro profondo accanto a lei. Le dava tranquillità.
Chiuse di nuovo gli occhi e si lasciò cullare.
Ma un momento…
Perché i suoi piedi strusciavano contro altri?
E di chi era quel respiro accanto a lei?
Improvvisamente alcune immagini le affollarono la mente.
Si mise a sedere di scatto, terrorizzata e incredula, procurandosi un giramento di testa.
Non aveva coraggio di girarsi ed accertarsi della verità.
Si accorse solo in quel momento, in cui cercava di concentrarsi su altro, che le lenzuola aderivano ad ogni lembo di pelle. Le scostò giusto quanto bastava per intravedere sotto. Osservò il suo corpo minuto e nudo.
Con occhi sbarrati si coprì il più possibile e finalmente si voltò spaventata verso l'altro lato del letto, sperando che fosse tutto frutto di una sua fantasia perversa.
Ma non lo era.
Lanciò un gridolino che svegliò l'uomo.
« Perché diamine gridi? »
« Severus… » mormorò lei debolmente.
Lui si voltò di malavoglia a guardarla. La vide disperata e confusa. Aveva i capelli scompigliati e le circondavano il viso come una criniera di leone. I suoi occhi nocciola spiccavano enormi e preoccupati. 
« Non ci posso credere! E' completamente assurdo. Abbiamo fatto sesso. Tu ed io. »
Severus la fissò pallido, mentre lei continuava a parlare convulsamente. 
« Granger, » la bloccò lui. Un pensiero ancora peggiore lo struggeva. « Non eri vergine, vero? In questo momento sarei sollevato, anche se sapessi che l'hai fatto con Weasley. »
Hermione sospirò. In un'altra occasione non gli avrebbe permesso di insultare Ron, ma non era quella giusta. 
« Sì, lo ero. »
L'uomo blaterò delle imprecazioni incomprensibili.
« Diamine, Granger, dovevi proprio baciarmi ieri sera? »
« Staresti insinuando che è colpa mia? » ribatté lei irritata.
« Esattamente. »
« Ero ubriaca! Sei un uomo adulto, nessuno ti ha costretto a ricambiare. Non mi ricordo nemmeno cos'è successo. »
« Non ero sobrio nemmeno io. E' stato uno sbaglio. Con una ex studentessa vergine per di più! »
La ragazza non seppe cosa rispondere. Aveva pensato da quando aveva undici anni che la sua prima volta sarebbe stata con un impacciato Ronald Weasley. Magari durante una bellissima estate passata alla Tana con tutta la famiglia. Si sarebbero ritrovati soli una sera a guardare le stelle, coricati su un prato. Lei che gli spiegava le costellazioni nonostante anni di studio dell'Astronomia, ma lui avrebbe avuto occhi solo per lei, la stella più bella. Si sarebbe girata sorridente per vedere se Ron la stesse ascoltando. Quando i loro sguardi si sarebbero incontrati, sarebbe scattata la scintilla. Probabilmente sarebbero arrossiti entrambi perché ormai avevano capito cos'era quell'emozione che provavano. Ma non avevano più paura, o almeno Hermione pensava di averla superata e sperava che anche per lui fosse lo stesso. Avrebbe aspettato che fosse lui a fare la prima mossa. Sperava che lui l'accarezzasse dolcemente e poi, prendendole il viso, le avrebbe sfiorato dolcemente le labbra, per poi approfondire il contatto.
Si costrinse a cacciare via quelle fantasie poiché sarebbero sempre rimaste tali.

Che squallore…
Hermione Granger, che aveva praticato tutta la vita uno stile morale e retto, da perfetta studentessa modello, aveva donato la sua verginità a un uomo che non poteva dire di conoscere davvero, anche se in parte riusciva a capirlo, con un suo ex-professore Mangiamorte. Non rispecchiava l'idea dell'uomo perfetto.
Nemmeno Ronald. Ma con lui aveva familiarità e un amore che conservava da anni.
Un po' come l'amore di Severus per Lily, pensava. Con la differenza che era quasi invidiosa del sentimento di Severus perché era un affetto così forte che non aveva mai incontrato, paragonabile a quello di una madre per un figlio. Quando si pensava a quest'ultimo non ci si stupiva quasi mai, ma se la ragazza pensava a quello dell'uomo, ne rimaneva quasi spaventata. 
Chissà che delusione doveva aver provato a causa di Lily. Capiva la scelta della donna perché nemmeno lei si sarebbe mai concessa a un uomo che non amava, ma si dispiaceva per Severus. 
Hermione pensava che anche lui avesse fantasticato molto su Lily su come sarebbe stato fare l'amore con Lily. Perché quello sarebbe stato amore, non come era successo.
Ancora non se ne capacitava. Pensava di avere un minimo di autocontrollo e di non essere una di quelle ragazzine che per essere fighe si ubriacavano e si facevano chi capitava.
Era stato alquanto traumatico svegliarsi, scoprendo di non essere più illibata e casta. 
Harry e Ron avevano discusso molte volte sulla possibile - e inesistente per loro - attività sessuale del professore. Hermione se n'era sempre tirata elegantemente fuori, trovando sconveniente interessarsi così a fondo della vita privata di un insegnante. Non poteva, però, negare di averci riflettuto dopo che Harry le aveva detto dei ricordi.  
« E tu? » chiese Hermione. Ormai il peggio era passato e tanto valeva chiedere. « Eri vergine? »
« So che Potter ha sbandierato al vento i miei ricordi, ma no, non lo sono più da molto. Volevo dimenticarla e allora sono andato con altre donne. »
Disse tutto guardando dritto la porta. Non voleva vedere uno dei tanti sguardi di compassione che gli aveva riservato Albus. Era molto più facile sostenere gli sguardi di odio degli studenti durante le lezioni.
« Comunque Harry l'ha detto solo a me e Ron. Nessun altro lo sa. » Hermione non sapeva cosa dire né cosa pensare.
Si asteneva dal commentare poiché la situazione era troppo delicata e complicata.
« Preparati che bisogna compiere il rito. » Severus interruppe così le sue elucubrazioni mentali.
La ragazza rimase un attimo spiazzata perché in tutto quel trambusto si era completamente dimenticata che erano in Ungheria per una ragione precisa.

E non per scoparti un tuo ex professore, le ricordò una vocina interiore maligna e perversa.
« Allora girati: dovrei vestirmi. »
Lui continuò a fissarla e lei arrossì in soggezione.
« Per favore! »
Lentamente lui si girò e aspettò che lei indossasse i vestiti.
« Ora, se non ti dispiace, mi cambio io. »
La Grifondoro non ebbe nulla da obiettare e corse in bagno a pettinarsi.
Ora come ora non ci teneva proprio a vederlo nudo: i suoi ormoni si erano dati alla pazza gioia e ora potevano anche tornare ad acquietarsi per lungo tempo.
Non che i suoi capelli avessero bisogno di molte spazzolate - più che altro erano inutili - ma aspettò per un tempo che le pareva ragionevole.
Aprì velocemente la porta fingendosi sicura e per niente preoccupata. 
Un secondo dopo se ne pentì e la richiuse nuovamente e vi si appoggiò contro, respirando forte.
Avrebbe dovuto fare un corso supplementare di Aritmanzia.
Era uscita e l'aveva trovato mentre si abbottonava la camicia bianca. Era solo all'inizio, quindi Hermione aveva visto gran parte del torace.
Indossando sempre i soliti abiti neri, non aveva ma potuto farsi un'idea veritiera del fisico che possedeva.
Adesso sapeva che era piuttosto allenato. Non da ventenne palestrato, ma si teneva piuttosto bene per i suoi anni.
Non l’avrebbe mai pensato. Non si immaginava Piton fare addominali o piegamenti.
Ciò che più l’aveva colpita non era il petto muscoloso – anche se l’occhio voleva la sua parte – ma le cicatrici che lo solcavano. Rilucevano appena più chiare di un rosa pallido, quasi surreale. Formavano un disegno intricato di arabeschi immaginari da percorrere con lentezza esasperante fino a non capire più quando e dove si era iniziato.

Hermione si protendeva su Severus. Con le mani intrecciate appoggiate vicino alle spalle di lui, le gambe che si cercavano in un gioco provocatorio, leccava e baciava avidamente quei segni sulla pelle, sentendo sulle labbra il sapore. Se faceva attenzione, poteva sentire con la lingua ogni singolo solco e i muscoli che si tendevano al suo passaggio, provocando eccitazione ad entrambi.
Si staccò dalla porta come scottata. Si sfregò i capelli come per scacciare quel ricordo.
« Sto impazzendo, sto impazzendo. »
Quel flashback sembrava così terribilmente reale e confuso, come se fosse capitato in un universo parallelo.
Chissà che non esistesse poi, pensò, un universo in cui Hermione Granger viveva su una spiaggia paradisiaca in pace con se stessa e con il mondo.
« Diventerò pazza. Ma che dico, lo sono già. Oh per le mutande di Merlino, che gran casino! » continuò a borbottare, uscendo dal bagno e dalla camera con le mani sul viso che sentiva in fiamme, evitando accuratamente di rivolgere lo sguardo ad altri esseri viventi.
Senza che lei se ne accorgesse, Severus le lanciò più di un’occhiata perplessa, contemplandola camminare e torturarsi istericamente il volto.

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Capitolo 9
*** Back home ***


 

Se vi raccontassi tutti i problemi e contrattempi che ho avuto, non mi credereste, quindi evito.

Sono estremamente dispiaciuta, davvero. 

Non sono come farmi perdonare, ancor di più che questo capitolo di transizione non mi fa impazzire.

Ringrazio calorosamente i dodici recensori, non avrei mai pensato di avere così tanto successo!

Aggiungo anche tutti quelli che preferiscono, recensiscono e ricordano.

Buona lettura :D

 

 

 

 

- capitolo nono -

Back home

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione non vedeva l’ora di tornare a Hogwarts e di tornare alle mansioni di sempre, sperando di non incrociare mai Piton nei corridoi. Si sarebbe benissimo rintanata nella torre di Grifondoro per un mese, convincendosi che non era successo assolutamente niente.

Dalle occhiate sbieche che aveva lanciato all’uomo poteva intendere che nemmeno lui era entusiasta della situazione e si teneva più a distanza possibile, stando ben attento a non sfiorarla o parlarle.

A lei andava benissimo, se non fosse che era talmente confusa che non capiva dove metteva i piedi ed aveva rischiato più volte di finirgli addosso.

Durante il rito che, da quanto Hermione aveva intuito, doveva essere compiuto proprio nella Nagy Erdő, aveva quasi rovinato tutto perché stava per aggiungere ben quattro aghi di pino della Malesia, invece che tre. Aveva visto la mano di Severus avvicinarsi e prontamente aveva tolto la sua, salvando la pozione.

Dopo aver sistemato tutto, accolse con piacere la sensazione di essere compressa dovuta alla Smaterializzazione e la vista successiva del castello di Hogwarts.

Si staccò dal braccio di Severus frettolosamente e percorse il tragitto a grandi falcate. 

Solo quando fu davanti alla Sala Grande si sentì chiamare. Fu tentata di ignorare le voci, ma alla fine si voltò leggermente esasperata.

La sala era gremita di persone che mangiavano. Non si era accorta che doveva essere ora di pranzo.

Tre persone le correvano incontro. La prima le saltò praticamente addosso e la investì con una lunga chioma rossa e un profumo intenso di gelsomino.

« Oh Herm, stai bene! Ti ha fatto qualcosa quell’individuo? » chiese Ginny preoccupata, prendendole le mani e analizzandola attentamente con lo sguardo.

Hermione arrossì. « Sto bene, »

Nel frattempo arrivarono anche gli altri due.

Anche Ron l’abbracciò, anche se più impacciatamente. Colta di sorpresa, la ragazza rimase ferma e, quando sentì il ragazzo batterle dei colpettini sulla schiena, rispose meccanicamente.

Da quando Ron l’abbracciava o anche solo era affettuoso?

Con uno sguardo fugace vide Ginny girarsi verso Harry con un sorriso malizioso.

Ecco, ora era chiaro.

La piccola Weasley doveva avere convinto il fratello ad accoglierla in modo "adeguato".

« Ciao »

« Ciao. » disse il ragazzo, schioccandole un bacio sulla guancia.

Alla rossa quasi scappò una risata, vedendo la faccia scioccata dell'amica che la fulminava con gli occhi.

Quando Ron finalmente si staccò, Hermione fu grata a Harry che si tenne in disparte e le biascicò un saluto imbarazzato. Non era mai stato bravo con le parole.

Ginny prese affettuosamente l'amica sottobraccio. « Allora, pranziamo? » aggiunse innocentemente.

Il cervello di Hermione propendeva a fare un bel discorsetto a Ginny, ma la sua pancia brontolante ebbe la meglio e la seguì docile.

Più tardi si sarebbe chiesta perché mai si arrabbiava se il suo quasi fidanzato la abbracciava.

 

~

 

 « … secondo me sì. Cosa ne pensi tu, Herm? Herm? Hermione, mi stai ascoltando? » domandò Ginny.

« Hmm? Scusami, ma sono concentrata su questo libro e vorrei leggere in pace. » 

« Raccontalo a qualcun altro. E' da dieci minuti che sei sulla stessa pagina. Cosa è accaduto? E' colpa di Piton, vero? Sapevo che non ci si poteva fidare. Ti ha Confusa? No, forse ti… »

« Non saltare a conclusioni affrettate, Ginevra. I tuoi sono solo pregiudizi. Severus Piton non mi ha fatto assolutamente niente » o almeno nessun maltrattamento, « e non è un mostro. Questo libro è assolutamente tedioso, vado a prenderne un altro in biblioteca. » aggiunse la compagna, alzandosi e posando il volume sul tavolo.

La giovane Weasley la guardava completamente allibita: mancava poco che la mascella le arrivasse alle ginocchia.

Quando l'amica la chiamava Ginevra non era mai un segno buono. Tra di loro c'era stata da subito un'ottima confidenza e Hermione utilizzava il suo nome intero solo in occasioni poco piacevoli: quando la rimproverava o quando era infastidita.

Quella formalità poteva anche passare inosservata a un uditore poco attento, ma da quando Hermione Granger trovava noioso Storia di Hogwarts?

 

 

 

Hermione non aveva alcuna voglia di leggere. O meglio, non riusciva a concentrarsi a sufficienza e Ginny l'aveva capito subito.  

Non che ci volesse molto. Se n'era reso conto pure Ron e il che era tutto dire. 

Forse andare in biblioteca non era una cattiva idea. Nessuno l'avrebbe disturbata e magari avrebbe trovato un libro che sarebbe riuscito a distrarla. In più, se potevano tenersi lontani da quel luogo, Ron e Harry l'avrebbero fatto. 

La vista dei mille scaffali che incombevano su di lei, traboccanti di volumi, la tranquillizzò un po'. 

L'odore dei libri, poi, non era paragonabile a nessun altro.

Avrebbe preso il primo che le capitava e c'avrebbe affondato il naso. 

Aveva quasi ceduto alla tentazione, quando scorse un'occhiataccia penetrante di Madama Pince. 

La donna zoppicava vistosamente, ma aveva voluto tornare subito a occuparsi della sua amata e preziosa biblioteca.

La ragazza posò il libro cautamente e si diresse verso una zona meno in vista per poter stare più tranquilla. Quello era anche il reparto con i volumi più pericolosi e oscuri. Alcuni emanavano un'aura di pure malvagità. Hermione ne era sempre stata intimorita, ma quelli erano anche tra i più interessanti. 

Ne aveva individuato uno che aveva catturato la sua attenzione. Era rilegato in pelle rosso sangue con scritte di un inchiostro nero come la notte. 

Allungo la mano, ma qualcun altro la precedette.

Non era disposta a cederlo a quell'imbecille.

Alzò lo sguardo pronta a farselo dare con un sorriso smagliante, ma le si congelò sulle labbra.

Era troppo. Non poteva rivivere quella scena.

Severus Piton la guardava con un sopracciglio alzato, tenendo saldamente il volume.

Lei di rimando lo fissava con le labbra leggermente dischiuse, senza che la voce le uscisse.

« Lo stavo per prendere io. » disse infine, incrociando le braccia sotto il seno.

« Vorresti leggere 'Duemilacinquecentotrentasette modi per torturare una persona'? » 

Hermione deglutì. Effettivamente non voleva. Ne era rimasta incuriosita dalla copertina, ma non aveva idea di cosa si trattasse. Ma ormai per orgoglio Grifondoro non aveva intenzione di tirarsi indietro.

« Sì. »

« E perché? » domando lui, osservandola divertito.

« Puro interesse accademico. »  ribatté decisa, quasi a volerlo sfidare ad avere una motivazione migliore. « Tu? » Domanda chiaramente stupida, poiché anche i muri di Hogwarts conoscevano la sua passione per le arti oscure.

« Non sono affari tuoi. » 

« Bene, quindi, se non ti dispiace, lo prendo. » 

Hermione posò una mano sul libro, ma lui non lo lasciò. Posò l'altra mano sulla sua per toglierla.

La ragazza sentiva il cuore scoppiarle nel petto e, non osando guardarlo in viso, seguiva il movimento della sua mano con occhi incantati. Quando la toccò, era sicura che il cuore le sarebbe uscito dalla cassa toracica. 

Incontrò i suoi occhi e avvampò, riabbassandoli.

A sua volta fece per togliere la mano dell'uomo, cosicché le sue mani tenevano quella di Severus. 

Era una situazione strana e romantica, pensò lei, vergognandosi del suo lato sentimentale che emergeva in in un'occasione così poco adatta. 

La mano calda e forte fra le sue. Lei teneva lui, lui teneva lei.

Lentamente, quasi con riluttanza, si staccò.

Non le importava più del libro.

Restò imbambolata a fissare un punto imprecisato della biblioteca per un tempo indefinito.

Severus le porse il volume rosso. 

Hermione ci mise un attimo a capire cosa stava facendo. Lo prese automaticamente, vedendolo deglutire e poi sparire con uno svolazzo del mantello nero.

Se non fosse stata confusa per ciò che era successo un attimo prima, lo sarebbe stata per quell'atto di gentilezza che non era il primo. E forse era proprio questa la cosa preoccupante.

Lasciò cadere il libro, oggetto di molti conflitti interni e non.

Madama Chips le si precipitò incontro a velocità impressionante, nonostante la gamba malconcia con la bacchetta sguainata. Quando si trattava delle sue preziosissime reliquie sapeva essere davvero una furia.

La Grifondoro lo prese in fretta e scappò senza pensarci due volte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Nagy Erdő, secondo Google Traduttore, significa grande foresta. Ho appena finito di leggere Inheritance e mi piace molto l’inserimento di parole in lingua locale per indicare i luoghi. Chiedo scusa per la maldestra traduzione, ma proprio non conosco l’Ungherese. Per le lamentele rivolgetevi al traduttore sopraccitato u.u.

- Mi sono accorta adesso che è un po’ improbabile che si siano spostati grazie alla Materializzazione per una distanza così grande. Prendetela come una dimostrazione della potenza magica dei protagonisti. Inoltre preciso che ho volutamente che fosse congiunta poiché come ho già detto la distanza è ampia e penso che in questo modo congiungano le loro forze per farcela.

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Capitolo 10
*** Grazie ***


- capitolo decimo -

Grazie

 

 



 

 

 

Hermione uscì dalla doccia, grondante d'acqua e facendo ben attenzione a non bagnare oltre il tappetino. 

Toc toc.

Qualcuno bussò alla porta della camera.

La ragazza indossò in fretta l'accappatoio e le ciabatte e andò ad aprire.

« Arrivo. »

Aprì la porta e si sporse lievemente per vedere.

Severus Piton era lì davanti con un'espressione tra il divertito e lo stupito. Aveva la bocca aperta nell'atto di salutarla con una battuta acida, ma senza realmente farlo.

Guardava la Grifondoro con occhi allibiti.

Lei si presentava come una ninfa delle acquee. Si teneva l'accappatoio e la pelle del viso e del collo quasi splendeva per le goccioline. Il suo sguardo scivolò fin dove la mano che lei aveva all'altezza del seno per coprirsi non glielo impediva, fortunatamente.

I capelli erano meno voluminosi del solito e le scendevano intorno al viso, incorniciando gli occhi marroni e sagaci che non perdevano mai la loro fierezza.

« Sono venuto a prendere il libro. Non avrai creduto che te lo avrei lasciato per mesi? » disse lui.

« Certo che no. » rispose lei, indispettita. « Dammi il tempo di vestirsi e te lo do. »

Appoggiò la mano sulla maniglia, ma Severus la bloccò.

« Non ci pensare nemmeno. Non ho intenzione di aspettare, mentre fai i tuoi comodi. »

Hermione lo lasciò entrare, irritata.

« Piaciuto il libro? » domandò, ghignando, l'uomo.

Lei si chinò davanti all'armadio aperto, frugando. Togliendo la mano dall'accappatoio, questo le era scivolato dalla spalla, lasciandola scoperta. Era leggermente china e dalla sua posizione privilegiata Severus vedeva l'incavo dei seni della ragazza, riflessa nello specchio. 

Se si aggiunge che quel pezzo di spugna che indossava le lasciava buona parte delle gambe scoperte, si stava letteralmente beando di quella visione.

« Non lo aggiungerei ai preferiti, » esordì lei. « ma è sicuramente una lettura interessante. »

« Tortura trecentoquarantanove? »

« Il Triangolo. Strumento molto fine. » Hermione fece una smorfia. « Forse dovresti ricordarti che non sono più una tua studentessa e che io vivo nei libri. »

Posò lo sguardo sullo specchio per incontrare quello di lui e si accorse della sua evidente scollatura.

Si alzò con il libro, rossa in volto, coprendosi frettolosamente.

Era stato un attimo, ma Severus aveva visto.

Non le diede neanche il tempo di girarsi che coprì la distanza in pochi passi e le scostò piuttosto rudemente l'accappatoio dalla spalla.

Hermione sussultò spaventata. Era assolutamente irrazionale, ma per un momento fu convinta che volesse spogliarla.

Lui le passava l'indice quasi dolcemente sulla pelle, mentre lei l'osservava di traverso, tremante.

Era tortura e piacere, allo stesso tempo.

Fremeva e si tendeva ad ogni tocco.

« Come te la sei procurata? » La voce di Severus era più gelida del solito e spezzò parzialmente la magia.

La ragazza fece un sorriso amaro e storto, irrigidendosi. « Tortura numero quattro: utilizzo del pugnale. La cara Bellatrix si è divertita molto a Villa Malfoy. »

La Grifondoro si ricoprì, interrompendo il contatto, lasciandolo con la mano a sfiorare l'aria. 

Non sopportava che il segno quel ricordo così doloroso fosse visibile un secondo di più.

« Tu non dovresti averla. »  sibilò lui con durezza.

Fu il tono di quasi colpevolezza e rimprovero verso se stesso che la fece voltare.

« Perché le tue sono tutte meritate invece? » ribadì lei con gli occhi fiammeggianti.

L'autocommiserazione non la accettava. 

Severus aveva promesso di salvare Harry, non lei. L'aveva rimproverata ogni singolo istante che aveva potuto.

Non le doveva proprio niente.

Lui non le rispose, limitandosi a distogliere lo sguardo.

« Non sai niente di me. Sappi solo che tu non la meriti. » disse infine.

« E' vero, conosco solo una minima parte di te. » Hermione lo fronteggiò. « Però so che hai sofferto molto e nessuno dovrebbe patire un millesimo del tuo dolore. »

Lo guardò negli occhi intensamente come per accertarsi che capisse.

« Quanto alla mia cicatrice » riprese. « è molto di più di quanto potessi aspettarmi, avendo passato sette anni a fuggire da Voldemort e mostri. »

Sorrise lievemente, un po' imbarazzata, abbassando gli occhi.

Ricordandosi del libro, glielo porse gentilmente.

« Grazie. » disse lui semplicemente, guardandola appena.

Lei rispose con un lieve cenno del capo, consapevole di tutti i vari significati intrinsechi in quella singola semplice parola.

 

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Capitolo 11
*** Complicated ***


Sicuramente questa volta avrete pensato che fossi deceduta e invece no. Provata dallo studio ma viva e vegeta. Non ho attenuanti e non voglio cercarne. Spero solo che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questa ff.

Colgo l'occasione per ringraziare chiunque sia rimasto anche solo per un nanosecondo incuriosito dalla mia storia.

Oggi, sette marzo, nel giorno del suo compleanno, dedico questo capitolo alla mia mamma, anche se lei non lo saprà mai. E' il pensiero che conta, no?

Buona lettura :)

P.S. Sto rivedendo la formattazione dei capitoli, quindi non spaventatevi se vedete i titoli o altro diversi.

 

 

 

 

 - capitolo undicesimo -

Complicated

 

 

 

 

 

 

Hermione dormì malissimo quella notte, non che le altre notti riuscisse a riposare tranquilla.

Era sempre un sonno agitato, ma fortunatamente non aveva più avuto ricordi erotici di quella fatidica serata. E aveva paura di quando sarebbe potuto riaccadere. 

Odiava non aver il controllo di qualcosa che la riguardava, ancor più se era lei stessa.

Prima il suo corpo l'aveva tradita, ma poteva ancora tollerarlo, anche se le conseguenze erano state disastrose. Non aveva mai puntato su di esso.

Ma ora dov'erano finiti il raziocinio e la lucidità?

Si sentiva immensamente stupida, quanto Lavanda, che al sesto anno sentiva blaterare a proposito di Ron, mentre dormiva.

Severus non era Ron, eppure se avesse dovuto fare delle fantasie lussuriose, avrebbe dovuto pensare a quest'ultimo.

Invece no.

 

Severus tolse lentamente le dita dal suo sesso, lasciandole il tempo di respirare. Hermione si sentiva fremente e pulsante e non si era nemmeno accorta di essersi aggrappata alle lenzuola, disfando completamente il letto. Vedeva tutto un po' sfocato e riuscì a mettere a fuoco solo quando la sua visuale fu occupata dal viso dell'uomo. La sua mano saliva velocemente lungo la coscia, mentre la guardava fisso negli occhi. La ragazza fece scorrere un dito sul torace, percorrendolo verticalmente. Arrivò alle labbra sottili, sfiorandole piano, seguendo con gli occhi le linee che tracciava. Quella bocca, che era perennemente arricciata in una smorfia di disgusto o schernimento, era colorita e invitante.

Severus le catturò il viso con una mano per chiederle il permesso ultimo. Hermione si limitò ad accarezzargli dolcemente una guancia. Allora lui la penetrò lentamente.

 

Hermione si svegliò improvvisamente con la testa dolorante. Era sudata e sentiva il cuore esploderle in ogni centimetro di pelle.

Era addirittura arrivata a sognarlo, ad avere incubi.

Perché non riuscire a toglierselo dalla testa pure di notte era malsano. E i ricordi che affioravano all'improvviso la spaventavano ed eccitavano nello stesso tempo.

Era sicura di esserne terrificata, poiché non capiva cosa le succedeva, ma sentiva un'agitazione piacevole al suo pensiero.

Passò il resto della notte a fissare il soffitto di legno, seguendone gli intarsi.

Si riaddormentò solo quando si vedevano già i primi raggi di un pallido sole all'orizzonte.

Il mattino seguente fu una tragedia. Solitamente le piaceva svegliarsi un po' prima delle compagne per poter avere il bagno tutto per sé e non doversi sorbire tutti i pettegolezzi e le chiacchiere.

Quella volta avrebbe voluto restare nel letto, ma sapeva che, se non teneva la mente impegnata, sarebbe potuta scoppiare.

Così dopo una veloce sosta in bagno si diresse nella Sala Grande. Si concesse una colazione abbondante per i suoi standard, anche se non si sentiva molto affamata. Arrivò per prima all'ala del castello che doveva ricostruire - non che gli altri giorni arrivasse in ritardo - ma quella mattina si sentiva particolarmente inquieta e non vedeva l'ora di lavorare. Aspettò mezz'ora, camminando avanti e indietro, ma vide passare solo una signora che la oltrepassò in fretta, senza nemmeno notarla.

Ron e Harry potevano anche essere in ritardo, ma i membri dell'Ordine della Fenice arrivavano sempre puntuali per coordinare i lavori.

Non aveva alcuna intenzione di aspettare da sola, consumando il pavimento, così si diresse nel dormitorio maschile.

La stanza era quasi completamente in ombra, tranne per la poca luce che filtrava dalle tende rosso scuro. Tutti i letti erano circondati dal tessuto color sangue, eccetto uno da dove spuntava un piede. Hermione si avvicinò piano, cercando di non inciampare nei vestiti sporchi accatastati per terra. Scostò i drappi e vide Ron immerso in un sonno profondo con la bocca spalancata e le braccia e le gambe aperte. La ragazza cercò di svegliarlo, scuotendolo leggermente, ma ne ricevette solo un grugnito infastidito. Sbuffando, si diresse da Harry. Dormiva raggomitolato con le mani vicino al viso e i capelli perennemente scarmigliati che coprivano la fronte. Sembrava un bambino e Hermione si ritrovò a guardarlo con tenerezza. Finalmente poteva riposare senza il pensiero di poter essere ucciso ogni istante, anche se non sarebbe mai stato del tutto sereno. Lo vedeva nei suoi occhi: sempre un po' sfuggenti e con un velo di tristezza.

« Harry, svegliati. »

L'interessato si girò semidormiente, inforcò gli occhiali e, quando la ebbe messa a fuoco, si sedette sorpreso.

« Hermione, cosa ci fai qui? »

« In questo momento sto tentando di svegliare Ron. » rispose lei, scrollando brutalmente l'amico.

« Ma sono solo le… » Harry guardò l'orologio che aveva sul comodino. « … 07.02. »

« Ah… » bisbigliò lei, immobilizzandosi.

Nel frattempo un un involto di coperte ruzzolò per terra con un gran fracasso.

« O Ron! » esclamò Hermione, accorrendo in suo aiuto.

Il rosso si dimenava, gridando qualcosa a proposito di un attacco di ragni giganti, cosicché Hermione rischiava di ricevere un calcio.

« Se non stai fermo, non posso aiutarti. Ahi! » Hermione cadde sul letto, colpita da una manata.

Harry, allora, si alzò e liberò l'amico. 

« Miseriaccia, i ragni diventano sempre più aggressivi. Grazie Harry. » disse Ron, accettando la mano del compagno per alzarsi.

Prese le coperte dal pavimento per metterle sul letto, ma si accorse di Hermione e si coprì con il fagotto.

« Mi hai fatto prendere un colpo. Non dovrebbe essere permesso di entrare alle ragazze. Come mai sei qui? »

La ragazza sistemò il cuscino senza guardarlo. « Bisogna iniziare i lavori. »

« Ma si inizia fra un'ora. »

« Non avevo visto l'orologio. » borbottò lei.

« Be', la prossima volta fallo. » sbottò Ron.

Lei si avvicinò minacciosa. « Scusa, Ronald Weasley, se ti ho dato un'opportunità per arrivare puntuale. A quanto pare ti piace essere prevedibilmente inaffidabile. » Gli lanciò il guanciale con poca delicatezza. « Bene. »

Marciò decisa verso la porta, fingendo la non-esistenza dei suoi amici.

Harry e Ron si scambiarono la solita occhiata interrogativa e stupita, poi il rosso scosse la testa.

« Non mi abituerò mai alle sue uscite pazze. » mormorò, buttandosi sul letto e riaddormentandosi subito.

L'amico lo seguì a ruota, coprendosi fino alla testa.

 

 

Hermione passò le successive due ore a sollevare macigni. Odiava quel compito, ma almeno la teneva sufficientemente occupata da assopire la tentazione di guardare di tanto in tanto Ron. 

« Hermione. » la chiamò Harry.

La ragazza sobbalzò e la pietra che stava sollevando deviò, quasi colpendo un ragazzino.

« Scusa! » gridò al ragazzo. « Ero concentrata, mi hai fatto prendere un colpo. » aggiunse, rivolgendosi a Harry.

« Be', è da un po' che ti chiamo, ma non mi sentivi. Comunque volevo parlarti di una cosa. »

« Non potresti parlarmene dopo? Ora sono impegnata. »

« No, Herm, è importante. » Dalla voce di Harry traspariva un'imperiosità che Hermione gli aveva raramente sentito.

« Tu e Ron finite sempre per litigare e io non capisco neanche perché. E non lo sopporto. Pensavo che dopo sette anni, la guerra e il bacio » Arrossì. « qualcosa sarebbe cambiato e invece no. » continuò tristemente.

« Harry, io… »

« Lasciami finire. So che siete innamorati, lo sanno tutti. Non attaccarlo sempre, dagli una possibilità. »

Hermione stava per replicare, ma Harry la guardò con un'intensità che solo i suoi occhi verdi riuscivano ad avere e ammutolì.

Se anche uno ingenuo e disattento come lui se n'era accorto, la situazione era critica.

« Ci proverò, ma non ti prometto niente. Abbiamo impiegato ben sette anni per darci un bacio, non si risolverà tutto in due giorni, no? » Hermione sorrise debolmente.

« Certo, Hermione, non pretendo una magia. » rise l'amico e lei scosse la testa.

Solo Harry sapeva fare certe battute squallide.

 

 

Hermione appoggiò la testa alla pietra fredda, appoggiando il libro sull'erba e volgendo lo sguardo al cielo.

La chiacchierata con Harry le aveva fatto molto bene. Loro non erano una coppia di amici che parlavano molto. In realtà Hermione parlava fin troppo, anche a vanvera, sfogandosi, mentre lui, incapace di capire realmente i ragionamenti femminili, annuiva e mugugnava più che altro, magari cercando una nuova tecnica da usare contro i Serpeverde. 

Se per una volta aveva espresso chiaramente ciò che pensava, non vedeva perché non doveva ascoltarlo. Aveva visto la loro 'storia' evolversi e in alcuni casi anche regredire, senza esserne direttamente interessato, avendo quindi una visione esterna e più obiettiva. Secondo Hermione era troppo semplicistica, però fondamentalmente l'idea era giusta. Bisognava dare una forma netta al rapporto con Ron senza girarci troppo attorno come avevano fatto per sette anni.

La situazione la impauriva non poco: non era sicura di riuscire a dire ad alta voce 'io amo Ron'. Non l'aveva mai ammesso esplicitamente e più volte si era convinta che non era vero e lui era solo un cretino.

Una mano le picchiettò sulla spalla. Due occhi cerulei come il cielo accompagnavano un sorriso timido.

« Stavi leggendo. Non voglio disturbarti, scusa. »

La ragazza gli afferrò un polso. « Non preoccuparti. L'ho già letto quattro volte. »

« Ok. E' una bella giornata. Pensavo che potessimo fare una passeggiata. »

Una passeggiata. Lei e Ron.

Non erano mai stati da soli, cosa avrebbero fatto? Di cosa avrebbero parlato?

Forse era ora di buttarsi, come le aveva consigliato l'amico.

« Sì certo. »

Si alzò, posando il libro nella borsa e seguendolo.

Camminarono per un buon tratto, passando davanti al lago e osservando il parco distrutto dalla battaglia.

Hermione si fermò con le lacrime agli occhi, nascondendo il viso con i capelli. 

I libri di storia non descrivono una minima parte della disperazione che segue un combattimento. I corpi erano già stati portati via, ma aleggiava nell'aria l'odore di morte e di vite ingiustamente interrotte. 

« Da piccolo giocavo alla guerra con Fred e George, fingevamo di ucciderci. Ci divertivamo. Non c'è niente di glorioso in tutto questo. » disse Ron.

La Grifondoro fu scossa dai singhiozzi e lui le cinse le spalle con un braccio. Lei si strinse istintivamente contro il suo petto, lasciando che le prime lacrime le solcassero le guance e bagnassero la maglia di lui. Alzò leggermente la testa per guardarlo in viso.

Non poteva credere che Ron la stesse consolando così, accarezzandole i capelli. Di solito era lui l'unico motivo per cui piangeva.

Lo guardò negli occhi incredula, ma contenta che finalmente avesse trovato un momento di pace loro due.

Ron ricambiò con una strana scintilla negli occhi e si avvicinò piano.

Cosa voleva fare? La stava per baciare?

Hermione rimase con la bocca aperta non pronta per accogliere il bacio, ma perché proprio non se lo aspettava.

Voleva baciarla, quando erano circondati dai ricordi di una guerra e lei riusciva solo a pensare al dramma che si era da poco consumato?

Le labbra erano a un soffio dal suo viso e lei in panico. All'ultimo si scansò, allontanandosi bruscamente.

Ron doveva essere totalmente basito: alcuni giorni prima l'aveva baciato e ora lo rifiutava.

Stava con le mani premute sul viso umido.

Si sentiva l'emblema dell'incoerenza.

Si aspettava una sfuriata da un momento all'altro e questa volta non avrebbe potuto dargli torto.

« Ron… » pronunciò piano col cuore in gola.

Non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.

« Hermione, Hermione! » la chiamò una voce affaticata.

Neville giunse di corsa trafelato, appoggiando una mano sulla schiena.

« La McGranitt mi ha mandato a chiamarti. Ha detto di andare nel suo ufficio il prima possibile. » 

La ragazza semplicemente annuì, continuando a guardare per terra e incamminandosi velocemente, volenterosa di andarsene.

Neville prese un respiro profondo. « Ehi, tutto ok? » chiese al rosso.

« Preferirei essere mangiato da un ragno gigante. » rispose l'altro laconicamente, dirigendosi verso il castello.

 

 

Hermione si asciugò velocemente le lacrime con le mani, cercando di mostrarsi in sé.

Bussò due volte piano all'ufficio della professoressa che non aveva ancora preso quello del preside.

« Avanti, prego. »

Entrò timidamente e aspettò in piedi.

La McGranitt stava scrivendo una lettera dall'aria formale.

« Accomodati. »

La ragazza obbedì.

« Devo informarti… » incominciò la donna, guardando la studentessa. « Signorina Granger, ti senti bene? »

« Sì, certo. »

La professoressa la fissò intensamente per alcuni secondi.

« Prendi un biscotto. » disse come se dopo quell'attenta analisi fosse arrivata alla conclusione che quella fosse la cura.

« No, grazie. »

« Prendi un biscotto » ribadì decisa, allungandole la scatola.

Non potendo opporsi, Hermione aprì riluttante la scatola, sperando che la McGranitt cambiasse idea all'ultimo minuto, e scelse il più piccolo.

« Come stavo dicendo, lunedì si terrà una cerimonia al Ministero e hanno richiesto la presenza di due rappresentanti della scuola. Spetterebbe al preside e al vicepreside presenziare, ma io non ho intenzione di lasciare Hogwarts quando c'è così tanto da fare. Come avrai capito, la mia scelta ricade su di te. Ti andrebbe di accompagnare il professor Piton? »

« Come?! » esclamò la ragazza.

« Signorina Granger, sei abbastanza intelligente da capire quello che ho appena detto. Qual è il problema? » sbottò l'altra.

« Non capisco. Perché ha scelto me? Non sono nemmeno un'insegnante. » 

« Vero, ma nessun professore ha voluto accettare. »

« E il professor Piton invece si è detto d'accordo? » domandò Hermione scettica.

Non conosceva Severus come un amante degli eventi mondani.

« Oh, be', non gliel'ho ancora comunicato,» la McGranitt cercò di nascondere un sorriso. « ma se non va il preside, almeno il vice è tenuto, non credi? »

« Sì. Professoressa, non credo di essere adatta. Potrebbe mandare Harry o… »

« Hermione, ti conosco da sette anni e ti assicuro che sei una perfetta rappresentanza di Hogwarts. Capisco che possa turbarti la presenza di Severus, ma mi sembrava che nel viaggio di qualche giorno fa non ci fosse stato alcun problema. Mi sbaglio? »

La giovane Grifondoro sospirò. 

Dire che in Ungheria era andato tutto bene era un eufemismo, ma se la direttrice della sua Casa prendeva una decisione, era irremovibile.

L'idea di passare una serata con lui non la entusiasmava, ma nemmeno quella di opporsi alla preside.

« Va bene, ci sarò. C'è qualcos'altro che devo sapere? » concesse Hermione, alzandosi.

« Vestiti elegante. Il ritrovo è alle 19 nel mio ufficio. Buona giornata. »

« Certo. A lei. » 

La ragazza chiuse la porta con un sorriso tirato a nascondere una smorfia.

A quanto pare il fato aveva pensato che Severus non era abbastanza partecipe nella sua vita.

Aveva sempre sostenuto che il caso non esisteva. Tutto ciò che accadeva aveva una sua ragione d'essere. Ed era difficile credere il contrario dopo basato metà della propria vita su 'straordinarie coincidenze'.

Quello doveva essere un segnale del destino o semplicemente due strade che si incrociano per un periodo limitato per poi allontanarsi?

Ed erano necessari un vestito e dei tacchi alti per venirne a capo?

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Capitolo 12
*** Stir my cauldron ***


Ehi, sì, sono ancora viva.
Non voglio sapere da quanto tempo non aggiorno, ma mi rendo conto che è tantissimo.
Vi ho già porto le mie scuse un centinaio di volte, quindi buona lettura :).



- capitolo dodicesimo -

Stir my cauldron

 








« Ti ho detto che devo partecipare a una serata con Piton e tu ridi. Non c'è niente di divertente. » disse Hermione spazientita, mentre Ginny rideva coricata sul letto, scalciando.

Non accennava a smettere, quindi Hermione le rivolse un'occhiata torva.

L'amica si ricompose. « Devi ammettere che almeno un po' è spassoso: prova a immaginartelo in giacca e cravatta o in smoking. Io credo che vada anche a dormire con i suoi abiti neri. Spero sia obbligatorio vestirsi a tema.  Magari tema marino. Te lo immagini vestito da pesce palla? O Merlino! » Ricominciò a ridere.

L'altra dovette ammettere che la scena era buffa, ma dubitava che Severus avrebbe mai accettato di partecipare a una festa a tema, per di più vestito da pesce. 

« E poi » continuò Ginny, facendosi seria « rimarrà ammaliato dalla tua bellezza. » Prese la ragazza per mano e le fece compiere un piroetta.

« Non mi sembrava di doverti ricordare di chi stiamo parlando. »

« No, infatti. Stiamo parlando di te che al quarto anno con quel vestito da favola hai incantato metà Hogwarts. Per non citare Durmstrang. » aggiunse con un sorriso malizioso.

Hermione sorrise leggermente, avvicinandosi allo specchio. Non l'aveva mai ammesso, ma era piuttosto orgogliosa della reazione che aveva suscitato. Vedere sui volti dei suoi compagni realizzarsi la consapevolezza che sotto l'immagine della So-Tutto-Io c'era una ragazza come le altre che sapeva curarsi ed essere ammaliante. Nemmeno i suoi amici l'avevano riconosciuta.

« Siamo realisti, Ginny: Severus non è un quattordicenne che si lascia sopraffare dagli ormoni e sicuramente non si lascerà incantare da me. » disse con voce triste, tornando alla realtà. « Non che m'importi ovviamente. » puntualizzò guardando con la coda dell'occhio l'amica.

« Certo, certo, ma non vorrai andare in divisa, no? » domandò l'altra appoggiandole le mani sulle spalle. « E poi chissà che Severus non ne rimanga affascinato. » le sussurrò all'orecchio, facendole salire il rossore alle guance. « Dai, muoviti. Non penserai che il vestito si materializzi da solo? »

 

 

 

« Ho già provato cinquecento vestiti e il terzo mi piaceva molto. » si lamentò Hermione.

Ginny scosse energicamente la testa, portandole un altro vestito.

« A me non convinceva. Inoltre hai indossato due soli vestiti nella tua vita: uno blu e uno lilla. E ti impedisco di rindossare gli stessi colori. Questo è l'ultimo, lo giuro. Secondo me è perfetto. »

Mostrò degli occhioni dolci a cui non poté resistere.

« Lo provo solo per amor tuo. Non metterò mai un abito così esagerato. »

Hermione indossò il vestito. 

« Non sono sicura che questo colore mi doni. E poi è così… oh… » esclamò, stupendosi della sua immagine nello specchio. « non male. »

« Non male? E' semplicemente stupendo. » 

Le labbra di Hermione si schiusero in un gran sorriso. 

« Lo prendo. »

 

 

« Sei sicura che tutte queste cose siano indispensabili? » domandò Hermione con le braccia piene di borse e pacchetti, uscendo dall'ennesimo negozio di trucchi.

« Non lo sarebbero, se ti curassi di più. »

« Diciamo che Voldemort non aspettava che mi mettessi il mascara. » 

« Lo so, ma ora possiamo anche pensare a questo. » ribatté Ginny con un sorriso.

« Già. »

« E' davvero cambiato tutto dalla prima volta che abbiamo visto dal treno Hogwarts. »

La riccia sospirò. Le parole dell'amica erano niente alle sue orecchie. Da Babbana era diventata la strega più brillante della sua età che insieme a Harry Potter aveva passato tutto il periodo scolastico a combattere contro il Signore Oscuro. 

« Credo che lo rifarei. Sono fiera del ruolo che ho avuto. »

« Non ci vedo tutta questa gloria nella guerra. Io avrei semplicemente voluto studiare in pace. » interruppe Hermione con quell'aria seria da studiosa che sapeva metter su solo lei.

« Ti sarebbe piaciuto chiuderti in biblioteca e non uscirne fino ai M.A.G.O. »

La rossa sorrise e guardò l'orologio. 

« Per oggi ti lascio stare: fra dieci minuti inizia il mio turno di lavoro. Ma domani passeremo la giornata a sistemare quei capelli disastrosi. »

Le lasciò anche i suoi pacchi e se ne andò.

Domani sarebbe stata una giornata molto lunga.

 

 

Hermione stava discutendo con Ginny. Quest'ultima, infatti, voleva convincerla a provare una maschera per la pelle a base di escrementi di qualche animale che abitava in un'isola sperduta che 'Il settimanale delle streghe' consigliava per una serata perfetta.

« Non ho mai sentito parlare di questo animale e non ho intenzione di mettermi la sue feci sul viso. »

Ginny sospirò. « Hai ragione. Almeno vorrai fare qualcosa per quei capelli, no? »

L'altra annuì convinta.

« Allora » continuò la rossa. « ho un'idea magnifica. Lavanda mi ha insegnato una pettinatura molto carina. Vai a prendere la Tricopozione Lisciariccio che impiegheremo tutto il pomeriggio. »

Hermione chiamò il tubetto con un incantesimo e si sedette rassegnata.

 

 

La ragazza varcò la soglia dell'ufficio della professoressa McGranitt con un minuto d'anticipo. Entrò a piccoli passi scanditi dai tacchi alti color cipria che si intravidero quando spostò con grazia il vestito che la intralciava. Sorrise alle due persone che l'aspettavano dalla parte opposta nel suo abito rosso corallo che le cingeva il seno piccolo, segnava la vita sottile e la line curva dei fianchi per poi aprirsi come un fiore verso il fondo. I boccoli scomposti erano stati sostituiti da dei perfetti lisci accompagnati da una treccia a cascata che rendeva l'acconciatura armoniosa e principesca. 

« Ti stavamo aspettando. » la accolse la voce tagliente del professor Piton.

« Scusate… » iniziò Hermione, sapendo di non aver assolutamente nulla di cui scusarsi, ma non volendo iniziare un battibecco, tuttavia venne interrotta dall'altra donna: « No, Hermione, non hai nessun motivo di scusarti. Sei in perfetto orario. » Lanciò, poi, un'occhiata intimidatoria a Severus come una mamma che vuole tenere buono il figlio. « Viaggerete con la Metropolvere. Avvicinatevi al camino. » Gli altri due la seguirono, la ragazza osservando di nascosto l'uomo. « Purtroppo è rimasta solo una manciata di Polvere, quindi dovrete viaggiare insieme. » Porse un vasetto a Piton che svuotò il suo contenuto sul palmo. 

Hermione entrò nel camino con molta cautela cercando di non ritrovarsi addosso a lui, ma il focolare sembrava molto più grande visto da fuori e il contatto era inevitabile.

« Ti dispiacerebbe toccarmi il braccio con qualcosa che non siano i veli del tuo vestito? » le chiese lui spazientito.

Lei obbedì appoggiando delicatamente la mano che non teneva la borsetta.

Il professore inarcò un sopracciglio sottolineando in maniera irritante che sbagliava qualcosa. La ragazza rispose con uno sguardo di sfida.

« Una presa salda, Granger. Non vorrei dovere venire a cercarti perché sei finita nel camino di qualche pastore della Scozia. »

Lei innervosita strinse le dita intorno all'avambraccio teso del suo insolito accompagnatore fino a sentire le vene pulsare. Lo vide muovere le labbra e aprire la mano, poi la visuale fu offuscata dalla cenere. Dovette chiudere gli occhi perché iniziarono a lacrimarle. Spostarsi con la Metropolvere le ricordava terribilmente le giostre Babbane. Sentiva un vuoto allo stomaco che le faceva rimpiangere la sensazione di intubazione della Materializzazione e le sembrava di essere stata infilata in un frullatore in cui tutto girava tranne la stoffa. Quando finalmente i suoi piedi toccarono terra, il mixer si spense, ma la sua testa continuò a girare. Per paura di cadere - non aveva idea di quanta gente potesse esserci, ma sicuramente in numero sufficiente perché la sua caduta fosse imbarazzante - appoggiò l'altra mano sul petto dell'uomo cercando un appiglio e la testa nell'incavo della spalla sperando che il capogiro terminasse. Respirò profondamente e fu inebriata da un odore come quello di fiammifero appena acceso. Quando finalmente riuscì a sentire intorno a sé il rumore persistente del vociare, si staccò con delicatezza, ma, appena si rese conto di com'era due secondi prima, si allontanò con uno scatto pulendosi il vestito dalla polvere, paonazza. Si accorse che, nel trambusto emotivo in cui si trovava, non aveva notato che Piton non aveva il suo solito corredo nero. Il colore rimaneva, ma accompagnava un abito molto sobrio, soprattutto per un mago. Nessun altro uomo nelle sala indossava vestiti così scuri. Celebravano la vittoria con mantelli multicolore e tuniche sgargianti. Anche lei era piuttosto anomala, dovette ammettere. Le altre donne indossavano abiti improbabili e cappelli stravaganti. Una aveva addirittura un animale vivo sulla testa. 

Anche la sala, che corrispondeva a un intero piano del Ministero, era molto colorata. Per celebrare la vittoria ovviamente, ma Hermione non trovava nulla da festeggiare. Oramai tutto il Mondo Magico si era rilassato, ma lei sapeva che c'era ancora moltissimo da fare, da ricostruire.

« Che eleganza, che eleganza! » esclamò una voce squillante alle spalle di Hermione.

Quest'ultima si voltò e trovò di fronte un ometto vestito di verde. Era basso, più di Hermione, con la fronte incredibilmente spaziosa. Il fisico era decisamente poco atletico, ma gli occhi erano agili e vivaci. 

« Ci siamo già incontrati, signorina? »

« Non credo proprio. » rispose Hermione.

« Certo, certo. Nell'ultimo anno è stata via d'altronde. Ma chi non la conosce, signorina Hermione Granger. »

La ragazza sorrise in mancanza di qualcosa da dire. Si stava chiedendo cosa diamine poteva volere da lei. Sapeva che probabilmente l'avrebbe assalita, pronti per vedere una delle salvatrici, un po' per curiosità, un po' per gratitudine. Lei si sentiva messa in una teca di vetro come un fossile di un animale leggendario ormai estinto. E pensare che Harry aveva vissuto quello da quando era solo un neonato e l'avrebbe subito per sempre.

A salvarla arrivò Severus che la fiancheggiò, lanciando uno sguardo fulminante all'indesiderato.

« Ah, accompagnata da Severus Piton. Non me lo sarei aspettato. Strana coppia, molto strana. » borbottò l'uomo allontanandosi.

Strana coppia davvero, pensò Hermione, ma ne era più che consapevolmente e non era necessario che glielo facessero notare.

« Ti dispiacerebbe metterti in un angolo e non farti notare per tutta la serata? » le ordinò lui, perché una risposta negativa non era ammessa.

« Un po' difficile quando Hermione Granger e Severus Piton stanno insieme. » replicò lei facendo scorrere lo guardo sulla sala.

Molti visi li guardavano da dietro i piattini riempiti di panini o spudoratamente li fissavano, incuriositi e intimoriti. Per una volta ringraziò per la presenza di Severus. Sembrava un privilegio camminare vicino a lui che fungeva da barriera protettiva.

Alla fine optò davvero per un area appartata della sala. Insomma era la scelta migliore per chi non cerca attenzione. E invece no. Dopo un'ora Hermione necessitava delle sue amate scarpe da ginnastica e di un po' di sana conversazione - ovviamente Piton non aveva aperto bocca. E dire che pensava potesse essere interessante intrattenere un discorso con il suo ex professore. Era un uomo colto, intelligente con cui confrontare la sua opinione.     Fortunatamente iniziarono i balli e, per quanto fossero penosi, almeno c'era qualcosa da guardare. 

A quanto pareva Cornelius Caramell non aveva perso tempo e stava andando verso di… lei.

« Signorina Granger, » esordì con un sorriso a trentadue denti. « che piacere vederla! Una ragazza bella come lei mi concederebbe un ballo? »

Lurido viscido. 

Per colpa sua Harry aveva passato un anno infernale. 

Quell'inetto che non aveva nemmeno provato a difendere il Mondo Magico.

« No, ma grazie per l'invito. » rispose lei a denti stretti.

Ma Caramell sembrò non notarlo. « Oh, andiamo! »

Severus afferrò il braccio di Hermione prima che lei potessi dire qualsiasi cosa. « La risposta mi sembra piuttosto chiara. »

L'effetto della voce dell'uomo si poté vedere sulla faccia divenuta pallida dell'ex Ministro.

« Be', spero che almeno il professor Piton ti faccia ballare. » disse debolmente, allontanandosi.

Pessima serata.

Se già procedeva male, Caramell era riuscita a renderla ancora peggiore.

Dalla padella alla brace.

« Piuttosto che stare qua in piedi, potremmo anche ballare. » propose la ragazza imbarazzata, guardando fisso il muro opposto.

Se avesse dovuto usare solo un aggettivo per descriversi in quel momento, avrebbe usato 'disperata'.

Il mondo si domandava se mai Severus Piton comprendesse nel suo vocabolario il verbo danzare e lei lo invitava a volteggiare di fronte a delle autorità.

Era veramente disperata.

Per la noia?

L'interpellato si voltò con un ghigno beffardo.

« Non sono il Principe Azzurro, Granger. »

Lo odiava, quando si comportava così; quando utilizzava queste frasi ad effetto per far desistere le persona, per far capire che non era una persona con cui essere amico. Perché era stata un Mangiamorte, aveva ucciso persone e non si meritava nemmeno una parola gentile.

« Non hai capito nulla, » sbottò Hermione. « nulla! Non voglio il Principe Azzurro. Non ti ho domandato di sposarmi, ti ho solo chiesto un dannatissimo bal… »

Stava gridando e un capannello di streghe li stava guardando. Severus la prese per un braccio e la nascose dietro a una colonna. 

«Davvero, Granger? Davvero non vuoi il tuo principe? » sibilò tenendo una mano sulla bocca della Grifondoro. 

Hermione poté appena godersi l'odore della sua pelle, tanta era la rabbia che la spaventava. Impregnava ogni singola parola che l'uomo scandiva.

« Tutte vogliono l'uomo perfetto anche solo per un ballo. Non vedo perché tu debba essere diversa. » continuò premendo con la mano sul suo braccio.

Dopo interminabili istanti in cui lo sguardo furioso di lui quasi bruciava le pupille di Hermione, si staccò e si diresse verso i camini. 

Hermione aveva avuto paura. Severus le aveva sempre incusso terrore, ma come l'Uomo Nero può a un bambino.

Questa volta aveva sentito rabbia e amarezza, accumulate da anni.

Avrebbe voluto fargli comprendere quanto non fosse un assassino ma un salvatore.

Dopo un attimo di smarrimento lo seguì.

Arrivarono nell'ufficio della McGanitt quasi contemporaneamente. Per fortuna era vuoto, così avrebbero almeno rimandato al mattino le varie domande sulla festa.

La ragazza uscì in tutta fretta decisa mettere più spazio possibile tra lei e l'uomo, ma appena varcata la porta si bloccò. Sentiva una musica che le sembrava famigliare, ma il suono arrivava troppo attutito per riconoscerla.

Severus si avvicinò. Teneva la mano destra aperta con il palmo rivolto verso l'alto, osservandola con la sua aria altezzosa. Hermione spostò lo sguardo diverse volte dalla mano al viso e viceversa, confusa.

Era forse un invito?

Appoggiò la sua mano sopra timorosa e stava per chiedere spiegazioni, quando Severus le posò l'altra mano alla base della schiena, tirandola a sé.

« Granger, non parlare o potrei pentirmene. »

Se la ragazza prima stava anche solo per respirare, da quando si era scontrata con il suo petto, non riusciva più a formulare pensieri sensati. 

Non era neanche un cattivo ballerino. In realtà era piuttosto mediocre, ma sicuramente migliore di lei che limitava il movimento al non pestare i piedi e non essere pestata.

Bastava la sua presenza a riempirle la testa, tant'è che quasi non percepiva più la canzone.

Sulle ultime note Piton si allontanò con un movimento fluido, sfuggendole dalle braccia come un'ombra. Lei rimase in mezzo al corridoio con gli occhi chiusi .

"Il mio forte amor bollente

questa notte ti scalderà."

Le parole le rimbombarono in mente improvvisamente chiare e si concesse un sorriso ebete.

Era Celestina Warbeck. 

Aveva ballato sulla canzone "Un calderone pieno di forte amor bollente".

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Capitolo 13
*** Amortentia ***


- capitolo tredicesimo -

Amortentia

 

 

 

 

 

Era ricominciato anche l'anno scolastico 1998-1999 a Hogwarts. La vita continuava e così anche il percorso accademico dei giovani maghi. Dopo un'estate passata a ricostruirlo, il castello risultava identico a prima, se non per una parte del cortile che era rimasta in rovina per ricordare come il Mondo Magico era stato colpito. Un colpo che ancora permeava l'aria. Non c'era più Silente a fare il discorso di inizio anno e gli studenti ansiosi di gustare il prelibato banchetto, ma la McGranitt con un discorso che era ben diverso da quelli del suo predecessore e nemmeno le squisitezze cucinate dagli Elfi sembravano così buone. 

Per Hermione l'estate era passata tra incarichi nella scuola e nel Ministero e sguardi lanciati furtivamente. 

Erano stati mesi frenetici che non le avevano lasciato tempo per soffermarsi a pensare. Nemmeno i tempi incalzanti degli studi sembravano, peró, essere molto diversi. Harry e Ron avevano accettato subito la proposta di diventare Auror, vedendo così realizzarsi il loro sogno senza troppa fatica. Per la ragazza questa era una vecchia amica e, rifiutando ogni offerta, aveva deciso di ripetere il settimo anno. Era decisa a diplomarsi con il massimo dei voti e questa volta nessuno le avrebbe dato 'Oltre ogni previsione'. 

Si stava dirigendo verso i sotterranei  da sola. Era ormai quasi un'abitudine. Gli altri anni c'erano sempre i suoi migliori amici a fiancheggiarla o, se anche arrivavano in ritardo, sapeva comunque chi sarebbero stati i suoi compagni di banco. La classe dell'ultimo anno era stata decimata. Tra lo stupore generale Severus Piton aveva ripreso il suo vecchio impiego nonostante nessuno avesse osato sottrargli la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Composta prevalentemente da Serpeverde astiosi, sedeva sempre sola in prima fila. C'erano anche altri due Grifondoro, tre Corvonero e un Tassorosso, ma lei non conosceva nessuno.

Entro nell'aula stranamente vuota. Solitamente il ragazzino di Tassorosso si fiondava dentro appena finiva la lezione precedente e arrivava persino prima di Hermione. Si accomodò al suo solito posto, posando la borsa piena di libri. La stanza era perfettamente ordinata e sgombra, fatta eccezione per un calderone nero opaco, piuttosto rovinato. Si avvicinò, anche se non c'era alcun bisogno. Poteva riconoscere le spirali di vapore anche dalla sua distanza.

Luminosità madreperlacea, colore cangiante.

Facile. 

Davvero Piton proponeva l'Amortentia? Si aspettava qualcosa di decisamente più complicato.

Erano due anni che non vedeva quella pozione, ma il suo fascino rimaneva immutato. 

Chiuse gli occhi.

Odore di pergamena nuova, erba tagliata e fiammiferi appena accesi.

Effimero, appena percettibile, ma il terzo profumo le procurò un colpo al cuore.

C'aveva sperato davvero. Sarebbe stato tutto più semplice.

Voleva che quell'odore fosse lo stesso di quando aveva diciassette anni, di quando sentiva quello dei capelli di Ron. Voleva davvero amarlo, ma quale altra prova serviva per capire che il suo cuore apparteneva a qualcun altro? 

La porta si aprì di scatto.

« Non smentisce mai la sua nomina di ficcanaso, signorina Granger. Si sieda. » disse l'inconfondibile voce dell'insegnante.

Hermione rimase pietrificata dov'era, stringendo forte il banco.

« Granger, mi ha sentito perfettamente. Vai al tuo posto. » sibilò perentorio.

Lei si staccò dal banco, riluttante e andò a sedersi.

Sapeva cosa significava, ma era così difficile accettarlo.

Lo sentiva muoversi, i suoi passi, il suo mantello. Sembrava tutto così distante, un unica cosa le giungeva prepotente: il suo odore, quell'odore.

Avrebbe voluto gridare forte fino allo sfinimento.

Lanciò un'occhiata al calderone e corse via, trascinandosi la borsa dietro.

Severus la guardò andarsene via leggermente stupito. Hermione Granger che salta una lezione? 

Si avvicinò scettico alla pozione che la ragazza aveva guardato così impaurita. Si chinò sul calderone e sbarrò gli occhi. 

 

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Capitolo 14
*** Something to be upset about ***


Chiedo scusa per il ritardo che non in realtà non ha scusanti. Io vi lascio alla lettura e accoglierò immobile tutti i meritati pomodori marci che tirerete. La verità è che, oltre a non avere tempo, non so dove questa storia andrà e come finirà. Ho iniziato a scriverla, perché volevo lanciarmi in una long Severus/Hermione, ma ora mi trovo in crisi. In ogni caso, non l'abbandonerò, almeno per soddisfazione personale. Grazie a chi ancora mi segue <3 <3 <3.



- capitolo quattordicesimo -

Something to be upset about

 

 
 
 
Hermione si era sempre aspettata che il settimo anno sarebbe stato un magnifico inferno. Il sesto anno aveva sfinito Ron e Harry e anche lei spesso andava a dormire molto tardi senza, però, essere convinta di avere studiato a sufficienza. Quest'ultimo si stava rilevando solo leggermente più difficile per lei che aveva passato i dodici mesi precedenti in una tenda senza poter soddisfare il suo bisogno di apprendimento. Si era immaginata di passare ogni singolo istante della sua giornata con la testa china sui libri, cosa che faceva, ma che pensava molto più faticosa. Tutta la scuola era immersa in un torpore doloroso e silenzioso. Gli studenti erano meno rumorosi e scherzosi, in particolare i Serpeverde, la cui fama si era consolidata con la guerra. Ogni ostilità tra le diverse case era completamente cessata. Anche i professori erano più magnanimi e indulgenti, come se avessero capito che avevano vissuto una tragedia che chiedeva solo di essere addolcita. Hogwarts era diversa. Era una fenice che stava rinascendo più splendente di prima, ma che avrebbe preferito risparmiarsi quelle cicatrici profonde e vivere ancora un po'. Forse la guerra veniva mandata dagli dei per ricordare agli uomini che non stavano governando opportunamente il mondo che era stato loro donato. Dei crudeli, pensava Hermione. Per quanto il genere umano fosse scellerato, esistevano modi meno drastici per riportarlo sulla retta via. O forse no, ma lei sperava di sì: almeno si sarebbero evitati una simile disgrazia.
In ogni caso non poteva cambiare il passato ed era totalmente concentrata a prendere tutti i suoi Eccezionale ai M.A.G.O. Forse non completamente. C'era sempre un chiodo fisso che le martellava in testa che la distraeva per un secondo, finché non riportava forzatamente la sua mente al suo controllo. Quel tormento aveva una corazza nera e un naso aquilino. Sembrava terribile e lo era, ma in un modo che lei definiva misterioso e ipnotico. La sua ragione necessitava di una prova. Non si ammette di essere innamorata del proprio professore come si beve il succo di zucca. Bisognava esserne assolutamente sicuri e convinti che ne valesse la pena. Sul secondo punto non aveva dubbi. Era una conservatrice dell'idea che l'amore meritasse sempre di essere vissuto. Sapeva di non essere la principessa delle fiabe, affascinante e bellissima, ma un principe azzurro l'aveva sempre sognato. Cresciuta, aveva compreso che voleva soltanto un'anima affine alla sua. Aveva trovato Ron che aveva più che altro verificato il detto "gli opposti si attraggono", sempre che fosse stato davvero qualcosa di più di una semplice cotta adolescenziale. Se ne era stata innamorata per sette anni, perché allora aveva rifiutato il suo secondo bacio? Non era un segno, forse? Se non era sufficiente questo, lo era l'Amortentia? Lei aveva sentito il suo profumo. Era una prova scientifica, dimostrata razionalmente, per quanto si possa argomentare qualcosa di irrazionale in questo modo.
In quel momento aveva davvero bisogno di un'amica, ma l'unica era Ginny, che era anche sorella di Ron. Per quanto questa lo prendesse in giro, avrebbe sofferto quanto il cuore spezzato di suo fratello. La rossa sapeva essere, però, anche molto lucida e oggettiva. Inoltre, non era colpa di Hermione: non aveva mai chiesto di dare la sua virtù a un suo insegnante. Non aveva neanche chiesto di diventare amica di Harry Potter e farsi torturare per salvare il mondo, ma nel momento in cui aveva dovuto scegliere le erano apparse chiare come le cose giuste da fare, come andare da Severus e farsi spezzare il cuore in migliaia di pezzi. Perché era sicura che lui non potesse amarla, perché Lily Evans era ancora l’oggetto dei suoi pensieri. Era pervasa da quella sicurezza di un animo innamorato che cerca inconsciamente ogni appiglio di speranza, che vuole vedere dei segnali. E lei era così: si domandava perché lui le avesse concesso un ballo, ma soprattutto perché si fossero trovati nudi nello stesso letto. Era scattato qualcosa e Hermione lo sentiva ogni volta che lo vedeva ed era convinta che fosse qualcosa per cui valesse la pena lottare. Convinta che il suo cuore sarebbe stato meglio spezzato che in quello stato di dubbio in cui si trovava ora, si diresse verso i sotterranei. Iniziò a riportare alla mente quante volte in sette anni aveva percorso quei corridoi, quante volte l’aveva fatto nell’ultimo periodo e quante volte gli aveva chiesto qualcosa. Ma quante volte era andata lei da lui? Era sempre lei a fare il primo passo. Anche con Ron: aveva dovuto baciarlo lei, mentre avrebbe desiderato uno spirito di iniziativa un po’ più marcato. Non avrebbe commesso lo stesso errore anche questa volta: si sarebbe fatta desiderare.
Si fermò, pronta a voltarsi indietro, quando vedeva già in fondo la porta dell’ufficio di Severus. Questa si aprì e lei rimase pietrificata, non avendo una scusa pronta per difendersi. Anche Piton, che stava uscendo, sembrò sorpreso di vederla nella zona Serpeverde e non perse occasione per farle notare la sua inadeguatezza in quel posto.
« Cosa fai qua, Granger? Ti ricordo che i dormitori dei Grifondoro sono in una torre, non in un sotterraneo. »
« Grazie, mi ricordo perfettamente. Stavo solo facendo un giro di controllo. » replicò stizzita la ragazza.
Il professore si limitò ad alzare un sopracciglio per mostrare la sua disapprovazione e lasciò cadere il discorso.
« Concedendo che ti creda, per questa volta, vorrei proprio parlare con te. Sarà meglio accomodarci nel mio ufficio. »
Il cuore di Hermione perse un battito e subito dopo accelerò. Voleva stroncare ogni suo sentimento sul nascere. Era una riflessione un po’ improbabile, dato che non poteva leggerle nel pensiero. In realtà, sì ed era anche un esperto di Legilimanzia. Ogni tanto si stupiva di come la sua mente da strega elaborasse pensieri puramente babbani. In ogni caso, l’ipotesi rimaneva inverosimile, considerandosi lei abbastanza potente per almeno rendersi conto di un attacco del genere.
« Signorina Granger, non ho puntualizzato la situazione prima, perché ho scioccamente creduto che fosse chiara, » incominciò Piton, dopo che lei si era seduta, mentre lui la sovrastava in piedi appoggiato con le mani sulla scrivania. « ma riflettendoci ho pensato di essere stato stupido a credere che tu non avresti spifferato tutto alla signorina Weasley, della cui riservatezza dubito altamente. Quindi, vorrei esplicitare come ritenga inopportuno che tu comunichi ciò che è successo in viaggio ad anima vivente e non. Diversamente, al tuo esame di pozioni potresti essere casualmente bocciata. »
« Mi sta minacciando, professore? »
« Sì. »
Hermione lo fissò allibita. Non si aspettava certo di essere invitata a prendere un tè, ma rischiare di non passare un M.A.G.O. era un colpo basso.
« Credo che dovrebbe essere più gentile con me. D’altronde, nessuno sa quel che è successo e non mi crederebbero forse se dicessi che ha approfittato di me? » domando la ragazza, provocandolo.
Se quello di Severus voleva essere un ricatto in grado di spaventarla, la risposta di lei era un affondo doloroso, di fronte al quale lui rimase spiazzato. Dopo un secondo di smarrimento, Hermione vide la furia apparire nei suoi occhi. Quando parlò, non alzò la voce e scandì lentamente le parole, ma i brividi che percorsero la schiena della ragazza, la fecero pentire della sua precedente audacia.
« Ti rendi conto che sono un tuo professore, vero, Granger? Ti rendi conto che minacciarmi è molto grave? »
« Sì, ma anche lei mi ha minacciato ed è altrettanto grave. Sta trattando questa faccenda come un segreto da ragazzini, ma non lo è. Mi tratta da ragazzina, ma non lo sono. Non ho detto un bel niente a Ginny, perché non mi sembra neanche la mia vita. Ho perso la mia verginità con un mio professore! » Hermione scoppiò in lacrime. « Non è uno stupido gossip, è la mia persona ferita. Non mi sento più me stessa, perché Hermione Granger non si ubriacherebbe mai e non scoperebbe col primo che ha di fianco. Ho passato tutta la mia esistenza ad essere il contrario. » Si asciugò gli occhi, cercando di mostrarsi più forte. « Comunque non si preoccupi, farlo sapere al mondo è il mio ultimo pensiero.»
« Bene. »
La Grifondoro se ne andò scuotendo la testa, cercando di scrollarsi di dosso la tristezza, e il Serpeverde restò con la mente ingombra di punti interrogativi, convinto di aver passato tutta la vita ad amare una donna, ma non riuscire tuttavia a capirle. Non aveva pensato che lei potesse spezzarsi per quell’accaduto. Aveva passato sette anni di inferno e ne era uscita più matura, mentre in quell’ufficio sembrava solo una ragazzina a cui era stato rubato il ricordo della prima volta con il ragazzo perfetto.
Invece ricorderà me, pensò Severus storcendo la bocca. Questo è qualcosa per cui essere turbata.

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Capitolo 15
*** (Compassion) Love ***


Ho aggiornato alla velocità della luce con un capitolo importante che prenderà i vostri cuori. Li strazierà o li riempirà di gioia?
(Sto esagerando xD).

 
 
 

- capitolo quindicesimo -

Compassion
Love


 
 
 
 
 
 

 
 
 
Agire.
Era il momento di agire.
Quante opportunità, vite hai perso?, si chiese Severus.
Gli erano scivolate tra le dita, perché non aveva avuto il coraggio di inseguirle, di afferrarle.
Inutile dire che rimpiangeva di aver detto quel “sporca Mezzosangue” a Lily ogni giorno. Se avesse insistito, forse lei l’avrebbe perdonato, amato.
D’altronde nessuno l’aveva mai amato come avrebbe voluto.
Quell’amore che regala una vita serena e felice e nient’altro importa.
Hermione in realtà non aveva fatto altro che rendere le sue giornate più complicate… e piene.
Nonostante la sua quotidianità fosse basata su attività essenziali come correzioni di compiti, insulti agli alunni e letture, era estremamente noiosa.
Aveva passato lunghi anni come spia doppiogiochista e aveva pensato che la tranquillità monotona gli avrebbe giovato.
Poi era arrivata la Grifondoro con le sue richieste e con lei era sempre una sfida.
Sicuramente una ragazza talentuosa, determinata, fastidiosa e irriverente.
E ora le sue gambe la stavano portando via da lui, che, ancora una volta, aveva sbagliato tutto.
E anche le gambe di Severus si mossero, spinte da una forza sconosciuta, lasciando il cervello indietro, che ancora stava programmando la prossima mossa.
« Granger, aspetta! » esclamò, quando la raggiunse, afferrandole un braccio per farla voltare.
Lei lo guardò sorpresa. Si era asciugata le lacrime, ma gli occhi erano arrossati e sul punto di traboccare di nuovo.
« Professore, mi lasci andare. »
Lui la ignorò.
« Voglio chiarire cos’è successo. Non avevo idea che… »
Si fermò c’era un gruppo di Serpeverde che si era fermato a osservare la scena.
Piton li incenerì con lo sguardo e loro si dileguarono impauriti.
« Forse è meglio se andiamo nel suo ufficio. » sussurrò Hermione e spostò gli occhi dalla mano che ancora le stava tenendo il braccio a quelli.

Lui mollò la presa immediatamente, come scottato.
Mentre tornava indietro, si pentì dalla decisione presa dalle sue gambe.
Aveva davvero iniziato a farle un discorso consolatorio?
Come si stava rammollendo!
Quando finalmente furono soli, non era più sicuro di voler continuare.
Si sentiva idiota, ma si sentì ancora più stupido a stare in un silenzio imbarazzato, mentre la ragazza aspettava che lui parlasse.
« Volevo solo dirti che non credevo che l’accaduto ti avesse segnata così profondamente. Una prima volta così importante per te, rovinata con me. »
« E ancora non hai capito niente. » disse lei pianissimo.
Cosa non andava ora?
« Sono rimasta piuttosto sconvolta. Tra me e te non c’era alcun rapporto affettivo. Anzi, avrebbe dovuto rimanere un certo distacco professionale e tu hai sempre cercato un modo per punire i Grifondoro, me, Harry, Ron, quindi non mi aspettavo nulla di più che uno dei tuoi soliti insulti. E invece… Comunque io non ho mai creduto che fossi quella terribile persona che volevi far credere, tranne quando hai ucciso Silente. Ma quando Harry ci ha raccontato la verità, il mondo ha scoperto un uomo meraviglioso. Quindi ora non sono dispiaciuta di come sono andate le cose: ho scoperto alcune cose e poteva capitarmi qualcuno di peggiore. »
Si fermò un secondo per respirare. Erano i pensieri che le si erano accumulati in testa da settimane, ma non era sicuri che li avrebbe espressi e ora dilagavano come un fiume in quella specie di dichiarazione d’amore.
« Volevo solo un po’ di comprensione. »
« Mi spiace. » disse Severus, senza incrociare il suo sguardo, rompendo il silenzio che si era formato.
« Ma non voglio la tua compassione. »
Hermione si avvicinò, cercando un contatto più diretto.
« Non è compassione! E’ un altro sentimento. Non lo riconosci, forse perché non l’hai mai davvero provato. »
L’uomo l’aveva riconosciuto, perché era lo stesso che riempiva il suo petto.
Ma era difficile credere che una ragazza amasse lui.
Chi lo aveva mai fatto?
Hermione Granger non era certo da chi se lo aspettava.
Deglutì.
Non sapeva come affrontare la situazione.
Era una sua studentessa!
« Dimmi che non è stato uno sbaglio, che non mi sto rendendo patetica. » lei interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Era bellissima.
Si teneva le braccia intorno al corpo con gli occhi e grandi e lucidi che quasi lo imploravano.
Severus le scosto una ciocca di capelli, accarezzandole il viso.
C’era cascato di nuovo e questa volta non esistevano attenuanti.
La ragazza appoggiò le mani sulle sue spalle e lo baciò.
Lui strinse leggermente i suoi capelli, quando schiusero le bocche.
Le loro lingue ebbero appena il tempo di sfiorarsi, quando il mago la allontanò bruscamente.
Hermione rimase smarrita, ancora con la bocca socchiusa.
« Perché? » domandò semplicemente, con stupore e rabbia.
« Sei una mia studentessa. Potrei essere licenziato per questo. E’ stato un errore enorme che non si ripeterà. Credo che il stuo sentimento sia confuso.» affermò lui, sistemando delle carte, in modo da tenersi occupato.
Hermione sembrò rifletterci su.
« Ha ragione. » concluse e abbandonò in fretta la stanza.
Quando Severus non sentì più i suoi passi, smise di fingere e lancò i fogli per terra.

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Capitolo 16
*** At last ***


- capitolo sedicesimo -

At last

 








Hermione aveva capito suo malgrado che il professore aveva ragione.
Idiota.
Come aveva pensato di poter far funzionare quella relazione?
Avrebbe dovuto viverla nell’ombra, perché erano sette anni che cercava di non farsi espellere e non era certa che la loro non fosse illecita, né voleva che lui fosse licenziato, per quanto fosse odioso come insegnante.
Inoltre non avrebbe potuto spiegarla ai suoi amici. Harry aveva cambiato la sua opinione dopo aver visto i ricordi, ma né lui né Ron erano ancora pronti a immaginarsi la sua amica con quel Serpeverde rotolarsi nelle lenzuola, a differenza che il primo avrebbe avuto la decenza di non vomitare e insultarla in faccia.
Eppure credeva stupidamente di poter diventare come la protagonista di un romanzo d’amore, dove alla fine tutti vivono felici e contenti.
Aveva già capito che la vita non era una fiaba, ma un po’ di felicità ogni tanto appariva miracolosamente.
E perché non con lui che di felicità sapeva così poco?
Perché sono una sua alunna e questa storia può finire solo male.
È già finita male.
Le lezioni di pozioni erano un inferno.
Iniziava a tremare e sudare, quando lui le passava accanto.
Aveva paura che lui le parlasse e che con la sua voce scatenasse tutte le emozioni che si teneva dentro.
Ma non l’aveva mai fatto, forse perché sospettava che lei potesse cedere, forse non voleva alimentare sospetti.
Comunque Hermione era rimasta stupita dal comportamento dell’insegnante, quando lei l’aveva baciato.
Era stata una mossa azzardata e si aspettava che le rispondesse tanto quanto che la respingesse.
Ma aveva fatto entrambe, lasciandola confusa e amareggiata.
Una parte di lei, inguaribilmente romantica, continuava a sperare che si sarebbe realizzato quell’amore epico che lei sognava, ma, dopo una settimana di silenzio, era stata schiacciata dalla parte realista.
 
 
«Hermione, per favore, dammi un aiutino con l’introduzione del tema di Trasfigurazione! Se potessi dare un’occhiata al tuo…» implorò Calì.
Le due Grifondoro non erano mai state amiche.
Infatti, Hermione aveva sempre ritenuto l'altra un'oca superficiale, come la compare Lavanda.
Nell'anno precedente, mentre era alla ricerca degli Horcrux, Calì era rimasta fedele all'ES e aveva combattuto duramente.
La riccia aveva constatato che la compagna era cambiata con la guerra, come tutti, e ora erano più unite.
«Calì, sono sicura che tu possa farcela da sola. Non hai bisogno di copiare il mio.» rispose decisa Hermione.
«Non ho detto copiare. Solo un aiutino piccolino, per trovare l’ispirazione.»
Hermione sospiró.
Calì non sarà più stata come una volta, ma rimaneva pigra nel fare i compiti.
Lei, comunque, dopo aver permesso ai suoi due amici di copiare da lei per sei anni, si era abituata a quella pratica, anche se la vecchia lei protestava.
Alla fine lei cedette, come sempre, e le consegnò il suo rotolo di pergamena.
Mentre Calì iniziava a copiare, un ragazzino del primo anno, che pareva incredibilmente piccolo e spaventato, si diresse verso di lei.
Come Caposcuola si aspettava di dover ascoltare quale angheria aveva subito dai ragazzi più grandi e consolarlo, ma lui si limitò a consegnarle un bigliettino senza concederle il tempo di chiedere chi glielo inviasse, ma lo scoprì presto.
 
Credo di aver riconosciuto quel sentimento.
E ora?
Vieni da me, ti prego.
S.P.
 
Calì, incuriosito, aveva alzato la testa per sbirciare cosa ci fosse scritto, ma Hermione lo richiuse immediatamente, sorridendo a trentadue denti.
«Hermione, chi ti ha scritto quel biglietto?»
«Devo assolutamente scappare.» rispose la giovane sfrecciando attraverso la Sala Comune.
«Ma… ma il compito per domani! Credo di aver bisogno di un altro aiuto!»
«Copialo, fa’ cosa ti pare!» replicò lei senza voltarsi.
Calì Patil la osservò sospettosa, desiderosa di scoprire cosa fosse di così urgente.
La sua passione per il gossip non si era esaurita e Hermione Granger, poteva avere l'aria angelica, ma era sicura che avesse dei segreti interessanti.
Hermione scese le migliaia di scalini che la separavano da quelle due iniziali, rischiando di rompersi l’osso del collo e ricevendo epiteti sgradevoli.
Perché la Torre di Grifondoro era così in alto?
Quando finalmente vide quella porta di legno che ormai conosceva bene, respirava pesantemente, ma non si fermò, anzi accelerò e si lanciò contro essa.
Troppo tardi notò che due voci provenivano dall’interno.
La McGranitt la guardò seriamente sconcertata per la sua entrata turbolenta; Severus si limitò a un terribile sguardo glaciale.
Prima che la ragazza potesse scusarsi, la preside la precedette: « Sono sicura che la signorina Granger abbia qualcosa di molto urgente da comunicarti, Severus. Dunque, ti lascio. Finiremo il discoro in un altro momento. »
La Grifondoro stava sistemandosi i capelli e premendo una mano sulla pancia, quando il professore iniziò a inveire contro di lei: «Granger, spendere il tuo tempo con Potter e Weasley ti ha fatto scordare le buone maniere?»
«Tu mi hai detto di venire! Presumevo volessi parlare solo con me.» rispose Hermione, avvicinandosi.
«La visita di Minerva non era prevista. La tua sì, anche se non così irruente, perché devo recuperare.»
Non diede il tempo alla ragazza di domandarsi a cosa si riferisse che la afferrò per la vita e la baciò.
Inizialmente tentennante per la sorpresa, percepì che anche lui era più insicuro rispetto alla determinazione con cui l’aveva attirata a sé.
Hermione, quindi, strinse le braccia attorno al suo collo per approfondire il bacio.
Quando staccarono le labbra, lei domandò: «Sei sicuro? Sei stato tu a ricordarmi i rischi.»
«Nel frattempo sono anche andato a rivedere le regole e sono sicuro che mi porterai un sacco di guai, piccola Grifondoro.»
Lei cercò di divincolarsi indignata, ma lui rafforzò la stretta e con una mano le bloccò il mento, obbligandola a guardarlo.
«Ma mi sono trovato in situazioni molto più pericolose, quindi vedremo cosa mi porterai. Tu, invece, sei sicura? Io non sono un ragazzino che si fa ancora preparare la pappa dalla mamma, a cui inviare bigliettini con i cuori. Ho ucciso delle persone e….»
«Ne hai anche salvate molte altre. Hai salvato il mondo magico, aiutando Harry. Hai sbagliato e lo sai, ma, per quanto male tu abbia fatto, hai cercato di rimediare. Sei una persona da ammirare.»
Poiché vide che Severus stava per controbattere, aggiunse: «E’ così e te lo farò capire. Io voglio stare con te, Severus Piton.»
Si sarebbe quasi potuto dire che il professore fosse commosso, ma era da molto tempo che il suo cuore non si apriva ai sentimenti, di conseguenza la sua solita maschera si incrinò solo leggermente, ma nel suo intimo sentiva che Hermione gli stava cambiando la vita.
L’avrebbe voluta baciare ancora, in continuazione, ma era impacciato nelle questioni di cuore, perché non aveva mai avuto una donna vera e non sapeva come comportarsi.
Si limitò a osservarla nella sua camicetta bianca che muovendosi lasciava intravedere attraverso la trasparenza il reggiseno colorato, mentre frugava nelle tasche.
Ne tirò fuori un foglietto che gli sventolò sotto il naso.
«Non sarai un quindicenne, professore, ma mi sembra che l’unico che mandi bigliettini qui sei tu.» lo provocò lei, non lasciandogli, però, tempo di reazione, essendosi alzata sulle punte per bloccare qualsiasi replica con le sue labbra.
Per quanto in fondo lo divertissero quegli screzi e quelle frecciatine, Severus trovò molto più piacevole la bocca di quella ragazza che voleva amarlo, tanto più che non si ricordava quanto la carne si riscaldasse al contatto fisico.
Incredibile anche solo da pensare, ma reale quanto la pelle che fremeva sotto la stoffa.
La prese in braccio per appoggiarla sulla scrivania, allontanandosi solo l’istante necessario per incontrare quegli occhi nocciola che aspettavano lui.

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