Let me love you.

di zaynsnote
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Hit the lights. ***
Capitolo 3: *** I hate my mom. ***
Capitolo 4: *** Liam. ***
Capitolo 5: *** His perfume that makes me so confused. ***
Capitolo 6: *** The parts of me that weren't pretty. ***
Capitolo 7: *** Let her go away. ***
Capitolo 8: *** Maybe we can be friends. ***
Capitolo 9: *** He is everywhere. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


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Scostai il braccio di Jason, James, Jack o come si chiamava, dal mio corpo e mi abbassai tenendo le lenzuola con una mano strette al petto cercando di coprirmi e cercai i miei vestiti sparsi per terra. Il ragazzo al mio fianco mugugnò accorgendosi dei miei movimenti, ma non aprì gli occhi, semplicemente si spostò dall’altro lato del letto abbracciando il cuscino.
Mi alzai e indossai l’intimo velocemente, in punta di piedi corsi in bagno e mi sciacquai il viso. Presi uno spazzolino per denti che portavo sempre con me, dalla mia borsa e in quest’ultima misi i vestiti che avevo indosso la sera precedente. Ne indossai dei puliti che avevo portato come ricambio e, dopo aver lavato i denti, mi truccai. Il tutto nel giro di sette minuti.
Il rossetto rosso fuoco sembrava bruciare sulla mia pelle candida mentre un filo di matita nera contornava i miei occhi blu. I capelli biondi erano perfettamente arricciati dopo una veloce sistemata. Tutto era ok.
Uscii dal bagno, presi le chiavi della stanza dai jeans del ragazzo, aprii la porta e sgattaiolai fuori.
Erano le sei e mezza e ci voleva ancora un buona oretta prima dell’inizio delle lezioni così mi diressi al parco per respirare un po’ d’aria pulita.
Di andare a casa non se ne parlava, non volevo rivedere mia madre e sentire le sue solite lamentele.
Mi sedetti su una panchina ed osservai ciò che mi trovavo davanti alberi, alberi e ancora alberi. Niente di più noioso.
Sentii una presenza accanto a me e solo allora mi accorsi che una ragazza si era seduta sulla mia stessa panchina; inarcai le sopracciglia guardandola con la bocca leggermente dischiusa pronta a cacciarla, ma lei mi precedette.
“Scusa, ti do fastidio se mi siedo qui accanto? Sai, mio fratello ha programmato che la sveglia suonasse alle sei per non ritardare il primo giorno di scuola, ed ora sono sveglia alle sei e mezza del mattino, già pronta nonostante le lezioni inizino alle otto e nono ho fatto neanche colazione!”
Ascoltai tutto il suo sfogo senza pronunciare una parola, ero infastidita dal suo parlare senza respirare un attimo, ma ero divertita perché mi aveva raccontato tutti i fatti di famiglia anche se non mi conosceva, e poi parlava molto velocemente.
Era una ragazza così innocente e ingenua, pulita. Completamente diversa da me. Sembrava una di quelle che vivono in una famiglia perfetta, che si mangiucchiano le unghie prima di un compito di matematica e che arrossiscono alla vista del ragazzo che le piaceva.
Il modo in cui riuscivo a capire una persona pur non conoscendola spaventava anche me stessa, perché la maggior parte delle volte ciò che pensavo si rivelava vero.
“Comunque piacere, io sono Safaa.” Mi sorrise porgendomi la mano.
Se avesse saputo chi ero, non l’avrebbe mai fatto.
Era molto carina. I capelli scuri le cadevano lisci sulle sue spalle lasciate scoperta dalla semplice canottiera che indossava. L’indumento bianco risaltava la sua pelle ambrata e illuminava i suoi occhi neri e vispi.
Non so perché, ma le strinsi la mano.
“Taylor.” Dissi incerta.
“Che bel nome. Scusa se ti ho già riempito la testa di chiacchiere, ma avevo bisogno di sfog…” Lasciò la frase in sospeso guardando oltre me. Mi girai nella direzione in cui era puntato il suo sguardo e vidi un bellissimo ragazzo arrivare verso di noi con un sacchetto preso da Sturbucks riconoscibile dal marchio verde stampato sopra. I suoi capelli erano tirati su in un ciuffo ed erano dello stesso colore di quelli della ragazza. Avevano anche la pelle dello stesso colore, ma non si assomigliavano affatto, avevano lineamenti diversi perciò dedussi che non fossero fratelli.
Safaa mi salutò lasciandomi lì.
Anche io avrei voluto un ragazzo che mi portasse la colazione al parco.
Ma cosa pensavo? Di ragazzi ne avevo in quantità abnorme tutte le notti, ogni volta che volevo, mi bastava schioccare le dita per averne uno accanto e anche figo.
Dopo un’altra mezz’ora trascorsa in quel parco, mi diressi a scuola e, dato che quel girono c’erano gli allenamenti, misi la divisa da cheerleader.
Un top blu e rosso mi fasciava il seno e una minigonna a strisce copriva a stento metà coscia. Mi sentivo una poco di buono, ma infondo ero una di quelle.
Uscii dagli spogliatoi ancheggiando e mi diressi al mio armadietto dopo aver sorriso maliziosamente ad un ragazzo che mi aveva fischiato in segno d’apprezzamento. Presi un paio di libri a caso ed entrai nell’aula di geografia. Quel giorno l’insegnante ci annunciò l’arrivo di un nuovo studente e collegai la notizia a Safaa. Lei aveva detto che quella mattina si era svegliata presto per il suo primo giorno di scuola. Poteva essere lei la nuova alunna.
Quando la vidi entrare annotai mentalmente di fare la maga che prevede il futuro da grande, ci avevo centrato ancora una volta.
“Ragazzi, lei è la signorina Safaa Malik è questo è il suo primo giorno in questa scuola per questo datele il benvenuto e…” blablabla le solite cose.
Non ascoltai il resto che Mrs.Smith aveva da dire e appoggiai la testa sul banco, troppo stanca a causa della notte trascorsa. Non avevo dormito neanche un po’ e potete immaginare perché.
Mi risvegliai dal mio momentaneo sonno solo quando Safaa mi salutò.
Mi ricomposi e la guardai stranita chiedendomi perché era seduta proprio accanto a me. Tutti in classe ci guardavano come se avessero visto un pinguino in Africa; nessuna ragazza osava avvicinarsi a me, tranne quelle due o tre bamboline rifatte che cercavano di farti amica per andare a letto con i ragazzi più bramati della scuola.
Non ricambiai il saluto e continuai a sonnecchiare.
“Non segui la lezione?” Mi chiese dopo un po’ urtando seriamente il mio sistema nervoso.
“No, ho sonno.” Sbottai piuttosto irritata e fredda facendola allontanare di un po’.
Dall’espressione che aveva in volto sembrava quasi spaventata, offesa e forse delusa dalla mia ‘risposta’. Quasi, quasi mi sentii in colpa, scossi la testa e presi a guardare fuori dalla finestra pregando in cinese che quella stupida lezione sull’Asia terminasse al più presto.
Al suono della campanella che segnava mezzogiorno, tutti uscirono dalle rispettive classi dirigendosi in mensa ed io fui tra gli ultimi.
Arrivata al bancone dove giaceva del cibo schifosamente scaduto e ammassato come se fosse immondizia, optai per una mela come pranzo.
“Dovresti prendere qualcosa di più sostanzioso.” Disse ferma una voce maschile dietro di me. Non la riconobbi e mi voltai verso il ragazzo che aveva parlato. Era lo stesso che aveva portato la colazione a Safaa quella mattina.
“Prendo ciò che mi pare.” Dissi mostrando un sorriso sfacciatamente malizioso che lui ricambiò al più presto.
“Mmh… sei nuovo?” Chiesi addentando la mela in modo sensuale.
“Sì, è il primo giorno e già mi sono scocciato di questa prigione.” Ridacchiai e il suono della mia risata poteva essere facilmente ricordato come quello di un’oca. Era ciò che faceva impazzire i ragazzi. Una piccola risatina anche finta, per fargli capire che la sua battuta ti era ‘piaciuta’.
Presi a disegnare rette verticali immaginarie sulla sua spalla destra con il mio indice.
“Che ne dici sei ti faccio fare un giro come guida in questa prigione?” Mi morsi il labbro inferiore cercando di persuaderlo.
Lui si scostò guardandomi serio e rispose alla mia proposta: “No, grazie. Faccio da solo.” E così si allontanò.
“Cosa c’è Taylor? Il ragazzo nuovo non ha abboccato al tuo tranello? Mi beffeggiò un ragazzo dell’ultimo anno che aveva già sfruttato il mio amore qualche notte in passato.
Ciò mi fece morire di rabbia, ma non lo diedi a vedere regalandogli semplicemente un sorriso più finto del seno di Nicky Minaj.

Quel moretto sarebbe stato su di me, fidanzato o no.

LOOK AT ME!

Ed eccomi con una nuova long yay 
Non so neanche io da dove mi è 
uscita però ho subito pensato di
dividerla con voi, che mi sostenete 
nella buona e nella cattiva sorte. lol
Taylor è beh, Taylor Swift e Safaa è 
la sorellina di Zaynuccio.
(per chi non l'avesse capito haha)
Ho in mente qualcosa di diverso dalle 
altre storie, questa volta sarà la ragazza
il personaggio popolare e bad. (yo)
Questo è solo una specie di prologo
e non dice quasi niente.
Ho lasciato molte cose in sospeso:

☯ no si sa se Safaa e il ragazzo stanno insieme (tutti lo sanno lol)
☯ non ho ancora parlato di Zayn quindi non si sa come sarà il mio 
favbadboy in questa ff.

☯ Ho accennato alla situazione familiare di Taylor, ma non ho detto
niente di più perchè il resto si verrà a sapere nei prossimi capitoli. :)
Non so se continuerò questa storia, dato che sto ancora scrivendo

'You and me? Why not?'

ma se mi lascerete qualche recensione 
e se la storia vi piacerà almeno un po'
la continuerò. sdysa
*e fu così che nessuno la lesse* lol
Ok, ora vi lascio.

g'nite xx

 

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Capitolo 2
*** Hit the lights. ***


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{crediti a @ljarsneverdje}

Dopo gli allenamenti ero sfinita.
Presi le chiavi di casa dalla mia borsa sperando che mia madre fosse già uscita per andare a lavoro e quando aprii la porta l’odore di tabacco mi travolse, segno che era appena uscita dopo aver consumato una delle sue tante sigarette.
Aprii le finestre lasciando entrare la debole luce che regalavano gli ultimi raggi di sole della giornata.
Lanciai un’occhiata al calendario e mi ricordai che quella sera ci sarebbe stata una festa a casa di Tiffany, una ragazza che mi veniva dietro quando aveva bisogno d’aiuto nell’abbordare un ragazzo.
 La festa sarebbe iniziata alle otto di sera e in quel momento erano le sei. Avevo solo due ore per prepararmi.
Avevo bisogno di liberare un po’ la mente,  un po’ di alcool e qualche ragazzo mi sarebbero stati d’aiuto.
Corsi nella mia stanza e aprii l’armadio color mogano cercando qualcosa di sexy da indossare, ma non trovavo davvero niente di adatto alla serata. Non avevo idea che tipo di festa sarebbe stato o che gente sarebbe andata perché Tiffany era una di quelle che organizzava serate diverse ogni volta.
Così decisi di inviarle un messaggio chiedendole aiuto.
‘Ehy Tiff, come sarà la festa?’ Inviai senza spiegarle il motivo di quel messaggio, non volevo che sapesse che ero in difficoltà nella scelta di un vestito.
La risposta arrivò molto velocemente.
‘Corto, appariscente, luminoso.’
Beh, quando voleva usava anche lei l’intelligenza che aveva, e anche piuttosto bene.
Cercai qualcosa che potessi addirsi alla descrizione e dopo mille prove trovai un vestito fantastico. Due strati di tessuto bianco mi coprivano morbidi metà coscia, la gonna a vita alta era attaccata ad un corpetto cosparso di piccole luci oro da abbinare ad un paio di tacchi dello stesso colore.
Mi diressi in bagno per fare una lunga e rilassante doccia dato che di tempo ne avevo, quella notte sarei rimasta sveglia per un bel po’.
Mi infilai nella cabina, lasciai uscire l’acqua che cadde sul mio corpo accarezzando tutte le mie curve e strofinai con una spugna rossa il bagnoschiuma ai lamponi in quantità industriale per lasciare il profumo impresso sulla mia pelle.
Lavai anche i miei capelli biondi ed uscii da sotto la doccia solo dopo essermi goduta qualche altro minuto l’acqua calda su di me e i brividi di piacere che mi provocava.
Avvolsi un asciugamano al mio corpo tenendolo stretto al mio petto lasciando le mani libere per asciugare i miei boccoli dorati. Indossai i miei vestiti, lavai i denti e mi truccai. Dell’ombretto oro brillava sulle mie palpebre e il rossetto rosso fuoco illuminava le mie labbra carnose. Più passate di mascara resero le mie ciglia molto lunghe e irresistibili.
Sistemai i miei capelli prendendo delle ciocche laterali e tenendole indietro con delle forcine per finire il quadro.
Avevo giusto un quarto d’ora per arrivare a casa della mia amica e mi pentii di non aver sedotto qualche ragazzo a scuola munito d’auto che mi avrebbe potuto accompagnarmi.
Presi la metro e appena entrai nel veicoli attirai lo sguardo di tutti: donne, uomini, bambini e ragazzi.
Finsi indifferenza e scesi alla mia fermata percorrendo solo qualche metro prima di arrivare alla villa di Tiffany. Già dal portoncino del viale si riusciva a sentire, anche se ovattata, la musica pompare e una scossa di adrenalina s’impadronì di me.
I tacchi alti non mi facevano male tanto che c’ero abituata e arrivare alla porta non fu un’impresa difficile.
“Ehy Taylor, sei un bijoux.” Mi disse la mora guardandomi dalla testa ai piedi.
Le lanciai un occhiolino scherzoso ricambiando il complimento e mi infilai subito nella pista da ballo quando scorsi una testolina di una persona che già non sopportavo anche se ci eravamo conosciute da poco.
A quanto pare anche questa testolina vide la mia.
“Taylor! Ciao!” Urlò cercando di sovrastare il volume della musica house molto alto.
“Ciao Safaa.” Ricambiai il saluto provando ad essere il più gentile possibile.
“Sono disperata e vuoi sapere perché? A causa di mio fratello, sempre lui. E’ stato invitato anche lui alla festa e ora non mi sento libera di fare ciò che voglio.”
Ecco perché Tiffany l’aveva invitata, per suo fratello molto probabilmente.
“Divertiamoci.”
La trascinai tra la gente che si strusciava compiendo strani passi di danza o semplicemente ancheggiando e scuotendo in alto le braccia.
Iniziai a muovermi in modo sensuale come se volessi accarezzare la musica della canzone che il dj si divertiva a mixare in quel momento.
Anche Safaa non era da meno, si sapeva muovere davvero bene.
Dopo un po’ persi di vista la ragazza e mi trovai a strusciarmi contro chiunque mi si avvicinasse, eravamo tutti stretti e i movimenti erano limitati.
All’improvviso mi sentii tirare per un braccio e subito capii che era un ragazzo grazie alla presa forte che mi stringeva, avevo già trovato con cui passare anche quella notte così che non sarei dovuta tornare a casa e dormire da sola.
Sembrerà strano che una ragazza come me aveva il terrore di dormire da sola, non mi piaceva stare in una stanza al buio da sola, tantomeno se al mio risveglio mi sarei trovata mia madre urlarmi contro cattiverie.
L’altro braccio del ragazzo avvolse la mia vita facendomi voltare verso di lui e fui sorpresa nel vedere chi era: il ragazzo che mi aveva rifiutato quella mattina.
Sorrisi maliziosa e mi avvicinai per sentire il suo profumo, non puzzava di alcool per questo dedussi che non era giù ubriaco, ma sobrio.
Perché di mattina mi aveva rifiutata ed ora stava passando le sue mani sul mio corpo come se fosse l’unica cosa di cui aveva bisogno?
Mi schiaccio a sé muovendosi contro il mio corpo e mise la sue testa nell’incavo che formavano il mio viso e il collo. Su quest’ultimo appoggiò le sue labbra, trovò un punto sensibile dove ci passò la lingua prima di mordicchiare il lembo di pelle ormai umido. Prese a succhiare avidamente facendomi gemere e inarcare la schiena.
Spostai la mia testa di lato per dargli maggior spazio e lo sentii spostare alcune ciocche di capelli che erano cadute sul mio collo.
Il velo di barba che gli copriva il mento mi solleticava leggermente.
Quando si spostò dal punto che aveva preso di mira potei guardarlo meglio in viso; vicino com’era riuscivo ad individuare ogni sfumatura dei suoi occhi:dal marrone chiaro a qualche luccichio verde.
I suoi occhi bruciavano sulla parte di petto lasciata scoperta dal vestito e ogni tanto incontravano i miei blu.
Mi sorrise mordendosi il labbro inferiore, gesto che amavo da morire.
“Sei bellissima.” Soffiò sotto il mio orecchio.
“Questa mattina non la pensavi allo stesso modo.” Dissi sfidandolo.
Mi mordicchiò il lobo come a zittirmi e ci riuscì davvero bene fino a quando non dovette fermarsi sentendo una voce che lo chiamava, quella voce.
“La tua ragazza ti sta chiamando.”
Si mise a ridere e il suono della sua risata sembrava risuonare superando anche quello della musica. Quel ragazzo era eccitante.
“E’ mia sorella.” Continuò.
Rimasi sorpresa, chissà perché la mia mente continuava a convincersi da quando l’avevo visto la prima volta che quei due potessero stare insieme.
Mi lasciò un bacio all’angolo della bocca prima di andarsene lasciandomi lì da sola.
Era ancora abbastanza presto per ritornare a casa e non avevo trovato ancora un ragazzo carino da usare per quella notte così decisi di rimanere ancora un po’ e andai al bancone dei drink ordinando qualcosa di estremamente rosa. Dopo quattro, cinque o dieci bicchieri ero ubriaca fradicia e non riuscivo a ricordare neanche il viso di colui che mi portò a casa sua facendo un favore a se stesso e a me.



Salve ragazze,
innanzitutto grazie per le recensioni allo 
scorso capitolo e un grande grazie a chi ha inserito 
la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. (:




{il vestito che indossa Taylor}

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Capitolo 3
*** I hate my mom. ***


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Dovevo levarmi da mezzo molti compiti che mi ero arretrata, ma a casa non sarei potuta tornare così presto, altrimenti avrei trovato mia madre e non avevo neanche un po' di voglia di litigare con lei per l'ennesima volta, così decisi di andare a studiare in biblioteca.
Aspettai prima che gli studenti uscissero dalla scuola per poi recarmi nella grande sala piena zeppa di libri di vario genere.
Nessuno avrebbe dovuto vedermi o la mia reputazione sarebbe andata a rotoli e più nessun ragazzo avrebbe osato avvicinarsi ad una 'secchiona'.
Presi posto ad uno dei tanti tavoli, appartata, accanto ad un computer e aprii il mio libro di filosofia intenta a leggere un nuovo capitolo da portare per la settimana dopo.
Alzai la testa dal libro per sistemare una ciocca di capelli che era sfuggita alla mia coda quando i miei occhi furono attirati da una chioma scura e una maglia verde che risaltava alla perfezione la carnagione della ragazza che si stava avvicinando al mio tavolo.
"Oh no..." 
Abbassai immediatamente il capo cercando di non farmi vedere da Safaa, ma a quanto pare non ci riuscii dato che la sua voce squillante mi arrivò allegra alle orecchie.
"Taylor!"
Mi aveva vista. Fui costretta a guardarla e a ricambiare gentilmente il suo saluto chiedendomi per quale motivo al mondo dovevo sempre ritrovarmela tra i piedi e nei momenti meno opportuni.
"Ehy Safaa... come va?"Le chiesi con un finto entusiasmo sventolando la mia mano in aria.
Spostò la sedia per sedersi vicino a me e silenziosamente prese dei libri appoggiandoli sul tavolo.
"Bene, a te?"
"Bene..."

Immersi di nuovo la testa nei libri cercando la concentrazione necessaria per memorizzare i concetti di quel paragrafo e ci riuscii in parte fino a quando la voce della mora attirò la mia attenzione.
"Ve la siete spassata tu e mio fratello alla festa di martedì, vero?"
Sbiancai. Ci aveva visti.
Ormai non ero più quel tipo di persona che si imbarazzava a parlare di certi argomenti e non mi infastidiva essere vista mentre 'giocavo' con un ragazzo.
 Ma Safaa era la sorella del ragazzo e poi sembrava così innocente che mi sarebbe dispiaciuto traumatizzarla. Inoltre non sapevo neanche il nome del fratello e avrebbe subito capito quello che facevo.
Almeno conoscevo il cognome, dato che era lo stesso di Safaa, Malik.
"Mmh... credo che tu abbia visto."Ridacchiai senza darle una risposta precisa.
Mordicchiai la matita nervosa e presi a giocherellare con un riccio biondo attorcigliandolo ripetutamente al mio indice.
"Ma allora state insieme?"Chiese con molta enfasi facendo voltare molti lettori infastiditi che le ordinarono di abbassare il tono della voce.
Quasi mi strozzai con la matita che stavo schifosamente gustando.
Tossicchiai e presi fiato facendo ridere Safaa che si tappò subito la bocca per non essere richiamata ancora.
"No..."
Sorrise maliziosa e sentii le mia guance andare a fuoco. Da dove usciva questo lato di lei?
"Non stiamo insieme, Safaa." 
Lei annuii poco convinta e insieme riprendemmo a studiare fino a quando non si fece l'orario un cui mia madre usciva di casa per andare a lavorare, l'orario in cui sarei potuta tornare e sistemare l’appartamento o semplicemente rilassarmi senza che iniziasse con le sue solite lamentele.
Sistemai i miei libri nella borsa, salutai Safaa e corsi via dalla biblioteca cercando di scappare dagli sguardi altrui.
A quanto pare non calcolai bene i tempi perché quando arrivai a casa mia madre era ancora lì ed il suo umore era molto più nero delle nuvole che coprivano il cielo di Londra.
"Finalmente ti sei decisa a tornare a casa."Mi disse con la sua voce sottile e fredda incutendomi timore.
Il divano era aperto, non c'era il materasso e una staffa giaceva sul pavimento freddo.
Fu quando la prese che pregai Dio in tutte le lingue di aiutarmi e farla calmare.
"Quasi, quasi sentivo la tua mancanza.” Rise malvagia facendomi sussultare.
"Dopo anni che non mi rivolgi la parola, se non per insultarmi e urlarmi contro, hai sentito la mia mancanza?"Le sputai contro facendola irritare ancora di più dal momento che prese la staffa di legno, la impugnò come se fosse un'arma e colpì il mio fianco destro facendomi cadere e gemere di dolore. 
"Come ti permetti?" Era irata al massimo.
Ma non ebbi paura, non m'importava cosa poteva fare, dovevo dirle una volta per tutte quello che pensavo.
"E' da quando Austin e papà sono morti che mi tratti così, come se non esistessi, come se non fossi tua figlia. Mi passi sopra come se fossi un vecchio zerbino ferendomi con le tue parole."Sentii gli occhi pizzicare, mi morsi il labbro inferiore per non piangere. Non volevo cedere e mostrarmi debole davanti a lei, non ora che ci stavamo affrontando.
"Ho sofferto tanto."Il suo tono si era abbassato notevolmente.
"Ed io? Credi che io non abbia sofferto?"
"Non importa, è colpa tua se ora non ci sono più, meriti la stessa morte lenta e sofferente."

Tirò ancora la staffa di legno, questa volta colpendomi il viso. Del liquido rosso e caldo prese a scendere dal mio naso mentre sentii il labbro spaccarsi. Mi alzai prima che potesse colpirmi di nuovo, anche se il dolore fisico non era niente in confronto a quello che mi aveva provocato psicologicamente urlandomi contro quelle cattiverie e augurandomi la morte.
Corsi in bagno e mi sciacquai il viso, alzai la maglia e notai una grande macchia rossa sul mio fianco, sarebbe diventata sicuramente un enorme e doloroso livido. Passai della crema sul viso, sopratutto sul labbro. Con il correttore provai a coprire i segni lasciati dalle botte ed indossai una felpa blu per uscire dopo aver preso un ombrello.
Le nuvole erano ormai colme e non riuscivano più a contenere le gocce d'acqua che avevano preso a scendere sottoforma di pioggia, ma a me non importava, volevo solo allontanarmi da quel luogo.
Mi diressi al parco, come al solito, sicura che non ci fosse nessuno date le condizione atmosferiche.
Ma mi sbagliavo, ancora.
Il mio ombrello venne tirato all’indietro da qualcosa, ma non capii subito cosa.
Iniziò a volere incastrato ad un altro ombrello e finii tra i rami di un albero.
“Perfetto!”
Urlai pestando i piedi a terra mentre maledicevo la mia intera vita, mia madre, l’ombrello e…
“Oddio, scusa, vieni qui.”
Un ragazzo moro mi trascinò in una di quelle cabine di legno che si trovano ai parchi e si sfilò la sua felpa, poi tolse la mia.
“Ehm… a dire il vero avrei da fare e non è il caso di farlo proprio qui…”
“Oh no, hai frainteso.”
Si mise a ridere a capii di aver fatto una figuraccia, ma la sua stretta calda mi fece dimenticare quello che stavo dicendo.
Mai nessun ragazzo mi aveva tenuta tra le sue braccia in questo modo, mai nessun ragazzo era stato così delicato e accorto.
Prese la sua felpa e l’appoggiò su una panchina per poi infilarmi la sua, sempre con tanta delicatezza.
Ero come paralizzata dal suo modo di fare, non avevo la forza fisica e psicologica di fermarlo così lo lasciai fare.
Il profumo del suo indumento mi inebriava, era qualcosa di spettacolare che faceva perdere i sensi.
“Scusa, devo andare.”
“E la felpa?” Chiesi come una bambina stupida incapace di formulare una frase di senso completo.
Infilò la mano nella tasca posteriore dei miei jeans e cacciò il mio cellulare, digitò un numero che pensai fosse il suo e mi sorrise andando via.




Spero che il capitolo vi piaccia.
Mi lasciate un commentino? :)

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Capitolo 4
*** Liam. ***


 

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Liam.



Tornai a casa sperando che questa volta mia madre fosse davvero via, mi avvicinai con cautela alla finestra abbassando il cappuccio della felpa del ragazzo misterioso, ormai zuppa d’acqua.
Le luci erano spente, così decisi di entrare con la mia felpa blu appoggiata sulla spalla.
Non c’era nessuno.
Andai nella mia camera, mi avvicinai all’interruttore della luce per accenderla e mi tolsi gli indumenti bagnati per indossarne altri asciutti e puliti dopo la doccia.
L’acqua che scendeva sul mio corpo era bollente e mi faceva rabbrividire a contatto con la mia pelle congelata.
Sentii del dolore quando strofinai il bagnoschiuma ai lamponi sul mio fianco, nel punto in cui mia madre mi aveva colpita con la staffa di legno.
Passai al viso cercando di togliere tutto il trucco e i cosmetici che avevo utilizzato per cancellare i lividi e i segni che aveva lasciato quel mostro sulla mia pelle.
Perché Dio aveva lasciato morire mio padre e Austin, risparmiando lei? Perché?
Ora ero io quella che doveva soffrire, doveva sopportarla quasi ogni santo giorno, ero io a dover cambiare pur di non rimanere per la strada.
Era sempre stata una pazza, ma dal giorno dell’incidente non riuscivo più a riconoscerla, versava la colpa su di me per ogni cosa accadeva, per lei ero solo un peso.
Uscii dalla cabina della doccia e avvolsi un asciugamano attorno al mio colpo; presi l’asciugacapelli per, appunto, asciugare i capelli. Una volta finito, li intrecciai in una treccia disordinata e li legai con un nastro rosso che avevo trovato sul ripiano dello specchio. Mi vestii con l’intimo, una canottiera dato che faceva già abbastanza freddo, e indossai un maglione con dei leggins. Almeno in casa, preferivo stare comoda, tanto nessuno avrebbe visto come ero vestita. Presi la felpa del ragazzo e l’appoggiai sulla sedia vicino alla mia scrivania per farla asciugare; aveva ancora il suo profumo inebriante così decisi che non l’avrei lavata, non ora, per potermelo godere un altro po’. Non potei non pensare al moro che me l’aveva data.
Era alto, fisicamente era messo davvero bene e i suoi capelli erano abbastanza corti.
Ma non era stata la sua bellezza a colpirmi di più, ma i suoi modi di fare.
Mi aveva toccata, stretta a sé, tolto la mia felpa e fatto indossare la sua così dolcemente, come nessun ragazzo aveva fatto mai. Di solito erano tutti rudi e avidi, mi stringevano forte ed io ero costretta a soffrire in silenzio pur di non farli smettere.
Lui invece, aveva quasi paura di toccarmi, come se potessi spezzarmi.
Ricordai di aver il suo numero registrato, così gli inviai un messaggio.
Ma ebbi problemi a trovarlo nella rubrica, dato che non sapevo con che nome l’avesse salvato. Dopo aver letto una ventina di numeri che conoscevano ne intravidi uno nuovo registrato con il nome ‘Liam’.
E così il ragazzo si chiamava Liam, bel nome.


A:Liam.
‘Ehy, quando ti ridò la felpa?’


Inviai insicura, non sapendo però, in quale altro modo scriverglielo.
Presi il mio computer portatile e mi sedetti sul letto, dopo lo aprii ed entrai nel mio account di facebook per rilassarmi un po’ e dimenticare l’accaduto e aspettai una risposta del ragazzo.
Trovai tre richieste d’amicizia, tra questa quella di una certa Safaa Malik.
Cosa dovevo fare? Mi avrebbe torturata anche su internet…
Il mio cellulare vibrò distraendomi dai miei pensieri, così accettai la richiesta e controllai il messaggio che mi era appena arrivato.


Da:Liam.
‘Se ti dicessi che potresti anche tenerla, non avrei la possibilità di incontrarti di nuovo. Domani hai da fare?’


Sorrisi mentre leggevo e pensai ai miei programmi per il giorno dopo; dopo gli allenamenti non avevo niente da fare, avrei potuto svolgere i miei compiti nella biblioteca e magari invitare anche Safaa, giusto per non rimanere sola.
Intanto la ragazza in questione mi aveva contatta salutandomi e chiedendomi come stavo.
Mi sembrò così strano essere considerata da qualcuno che non fosse una cheerleader o una ragazza facile come me che voleva divertirsi o essere aiutata con un ragazzo.

‘Sto bene, tu?’ Le risposi, immedesimandomi in una ragazza normale, con una vita normale, delle amiche normali ed una famiglia normale.
Mentre aspettavo la sua risposta, scrissi a Liam.


A:Liam.
‘Dopo le sette sono libera. Ti va di incontrarci al bar giù in piazza?’


Da:Liam.
‘Perfetto, piccola.’


Improvvisai un balletto sul letto felice, ma senza capirne il motivo.
 Non era la prima volta che venivo invitata ad uscire da un ragazzo, ma era la prima volta che venivo chiamata così.
Intanto mi era arrivata la risposta di Safaa. Dovetti leggere più volte prima di poter credere a cosa aveva scritto.
‘Ti va di venire da me oggi? Ti do l’indirizzo, se vuoi ceniamo a casa e puoi anche dormire con me.’
Morsi il labbro inferiore indecisa sulla risposta. Non volevo rimanere a casa da sola, né dormire nello stesso appartamento con mia madre, però mi sembrava affrettato andare già da Safaa… Probabilmente me ne sarei pentita amaramente.
‘va bene. :)’  Le scrissi e spensi il computer dopo aver ricevuto il suo indirizzo di casa e il numero di telefono nel caso di emergenze.

Mi alzai, sistemai il letto e feci un po’ d’ordine nella mia stanza, spazzai la polvere dal pavimento e lo lavai. Una volta finito, presi dall’armadio una maglia a maniche lunghe aderente di colore rosso, un paio di jeans stretti alle caviglie e indossai la felpa grigia del ragazzo, giusto per drogarmi ancora un po’ del suo profumo.
Sistemai i miei capelli e li lasciai sciolti.
Cercai una sciarpa di tela rossa e la avvolsi attorno al collo, lasciai la felpa aperta in modo da lasciar intravedere la maglia e misi le scarpe, semplici scarpe da ginnastica.
Non valeva la pena di vestirsi con indumenti succinti, sarebbe stata solo una serata tra me e Safaa e non volevo che i suoi genitori, vedendomi, capissero subito il tipo di ragazza che ero. Mi truccai leggermente con del mascara e del gloss.
In una borsa misi il pigiama, il cellulare, le chiavi di casa e lo spazzolino per i denti, dopodichè uscii di casa stranamente felice, come se quel giorno non avessi parlato con mia madre, non avessimo litigato e fossi stata, in un certo senso, aggredita.
 
 
Ad aprirmi, per mia sorpresa, fu suo fratello che, prima di farmi entrare, mi guardò confuso.

“Cosa ci fai qua?” Chiese, senza sembrare però impertinente.

“Mi ha invitata tua sorella, spero non ti dia fastidio.”

Gli risposi sorridendo maliziosa, come al solito, lui ricambiò il sorriso e si guardò intorno prima di tirarmi a sé e avvicinarmi al suo corpo per appoggiare le sue labbra alla base del mio collo, mordicchiò la pelle della mia spalla facendomi gemere silenziosamente, poi salì su fino ad arrivare a baciare la mascella torturandomela dolcemente. Quel ragazzo ci sapeva fare.

“Co-come ti chiami?”Gli chiesi cercando di rimanere calma.

“Zayn… tu?”Chiese lui a sua volta leccando il punto sulla spalla con cui aveva giocato fino a poco tempo fa.
Morsi il labbro prima di rispondergli.

“T-Taylor.” Si staccò da me e se ne andò, dopo avermi rivolto un sorriso soddisfatto.

Prima mi faceva impazzire, poi se ne andava.

“Ehy Taylor, come mai sei ancora qui?” Dalla sua espressione capii che non aveva visto nulla, per fortuna.

“Non sono riuscita a cacciare Zayn di casa, ma almeno i miei genitori non ci sono. Ti dispiace?” Scossi la testa, esultando mentalmente, felice di essere in una casa con Zayn… e Safaa.
Mi portò in cucina e sul tavolo giacevano già delle pizze.
Mi leccai il labbro senza notare che la mora mi stava guardando cercando di non ridere.

“Scusa, adoro la pizza.”Mi scusai e mi accomodai accanto a lei.

Dopo un po’ scese Zayn dal piano superiore con solo un paio di pantaloni addosso; quasi mi strozzai con il boccone di pizza che avevo in bocca quando vidi il suo petto scolpito e le sue braccia scure.
Se c’era qualcosa che più adoravo di quel ragazzo, oltre la capacità di farmi impazzire, era il colore della sua carnagione.
Si sedette al mio fianco e mi squadrò facendomi sentire per niente a disagio, ero abituata ad essere osservata così, solo quando spostò lo sguardo sul mio viso mi allarmai.
Spostai i capelli sulla guancia per non far vedere i segni che mia madre mi aveva lasciato e assaporai il resto della pizza, ascoltando le chiacchiere di Safaa e rispondendo alle sue domande di tanto in tanto.

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Capitolo 5
*** His perfume that makes me so confused. ***





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“Non siete di qui?” Chiesi assaporando l’ultima fetta di pizza.

“No, siamo di Bradford.” Rispose Zayn meravigliandomi.

Era raro sentirlo parlare, un ragazzo molto riservato e misterioso. E a me piacevano parecchio i ragazzi riservati e misteriosi.
Mi voltai verso di lui notando che mi stava già guardando, dimenticandomi completamente di lasciare i capelli biondi sul viso; lui notò i segni, ma fece finta di niente e continuò la sua cena in silenzio. Ero leggermente in imbarazzo.
Non potevo neanche immaginare a cosa stesse pensando, ma infondo… quando mi era mai interessato di ciò che pensano
gli altri?

“E come mai avete cambiato scuola?”  Chiesi ancora, forse sembrando troppo impertinente.

Avrebbero potuto continuare la scuola che frequentavano a Bradford, non era molto lontana e non avrebbero dovuto superare l’ostacolo di adattarsi e ricominciare tutto in un nuovo istituto. Anche se, chi per l’immensa allegria e vivacità, chi per il suo fascino, si erano ben inseriti.
Ma a quanto pare la mia domanda non fu ben accetta perché Safaa si irrigidì immediatamente e Zayn salì in camera sua improvvisamente, quasi irritato.

“Non dovevo fare questa domanda, vero?”Mi morsi il labbro sinceramente dispiaciuta di aver creato tensione.

“Non preoccuparti. Zayn ha avuto qualche problema nella vecchia scuola e non gli piace parlare di ciò.”

Ammiravo il suo essere sempre così dolce e comprensiva.

“Dovrei scusarmi?” Chiesi ancora, sembrando, probabilmente, una bambina.

“Non ce n’è bisogno, ma se questo implica a farvi stare da soli… beh, potresti.” Mi fece l’occhiolino cercando di persuadermi e a quel suo comportamento provai a nascondere un sorriso sospirando.

Spostai la sedia e mi diressi al piano superiore un po’ nervoso, attorcigliando una riccio al mio indice mentre pensavo a cosa avrei potuto dirgli.
Salii le scale e mi ritrovai in un corridoio abbastanza lungo con due porte a destra e due a sinistra, un’altra alla fine.
Era molto buio e non si distinguevano le cose, neanche il tappeto su cui ero caduta provocando un gran fracasso che fece accorrere Zayn.
Almeno avevo capito quel era la sua stanza.

“Cosa hai combinato?” Chiese ridacchiando e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzare.

Massaggiai il fianco sul quale ero caduta, lo stesso dove una chiazza ormai violacea, colorava la mia pelle candida.

“Stavo venendo a cercarti e non ho visto il tappeto.”

Sorrisi dentro me stessa a vederlo più sereno e, apparentemente, non freddo nei miei confronti. Mi portò nella sua stanza, dove la luce della lampada sul mobile da notte, illuminava i numerosi poster di cantanti, gruppi musicali e calciatori.
La scrivania in mogano era coperta da libri e custodie di cd, la sedia sottostante, fungeva da armadio. Nonostante tutto, la stanza era abbastanza ordinata per essere di un ragazzo.
Nell’aria aleggiava l’odore di tabacco che mi fece storcere il naso. Mi ricordava casa mia e l’altra donna che l’abitava.

“Apro la finestra se ti dà fastidio l’odore di tabacco.”

Gli sorrisi riconoscente e mi accomodai sul suo letto aspettando che compisse la sua azione per ripulire l’aria e mi chiusi nella mia felpa o meglio, la felpa di Liam.

“Perché mi cercavi?”

“Volevo scusarmi per la domanda. Tua sorella mi ha spiegato che non ami parlare di certi argomenti, non lo sapevo.”

Mi torturai le mani nervosamente aspettando una sua risposta, che non arrivò subito.

“Sono stato espulso dall’istituto per cattiva condotta. Voglio cambiare per non creare altri problemi.”

Mi diede le informazioni che avevo chiesto senza guardarmi e, anche se poco esaurienti, mi accontentai evitando di creare altra tensione ed imbarazzo.

“Cos’è quel segno che hai sul viso?”Sbiancai e mi ritrovai senza parole.

Potevo sempre dire che ero caduta, aveva anche lui assistito ad uno dei miei voli e avrebbe potuto credermi, per questo motivo tentai, anche se sembrava troppo intelligente per bersi una scusa del genere.

“S-sono caduta. Ehm… sono molto maldestra.” Ridacchiai pentendomi subito dopo del tono poco convincente che avevo utilizzato.

“Speri che io ci creda?”

Annuii facendolo ridere, e che risata ragazze!
Sentii il mio cellulare vibrare nei jeans e lo presi sbloccandolo e leggendo il messaggio che mi era appena arrivato da parte di Safaa.

‘Vado a letto e vi lascio soli. ;)’

 Imbarazzata riposi il cellulare al suo posto e notai che Zayn si era sdraiato sul letto ed aveva socchiuso gli occhi. Lo imitai stendendomi accanto a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla. A quel tocco s’irrigidì, calmandosi subito dopo.

“Perché lo fai?”

Chiese di colpo e non riuscii a capire a cosa si riferisse finché non aprì di nuovo bocca.

“Perché ci provi con tutti i ragazzi? Non sembri una di quelle bamboline rifatte che si divertono a portare a letto tutti i ragazzi. Cosa c’è sotto?”

Mille emozioni s’impadronirono di me.
Gioia, perché sapeva che ero diversa da ciò che pensavano gli altri di me.
Paura, perché aveva capito che c’era qualcosa sotto.
Sorpresa, perché era riuscito subito a conoscermi.

“Ogni volta che ti tocco…” Passò le sue dita tra i miei capelli.

“…Che mi avvicino…” Abbassò il suo visoarrivando a sfiorare la pelle del mio collo con il suo naso mentre dei brividi si impossessavano di me.

“…Che ti bacio…” Le sue labbra si appoggiarono sulla mia mascella lasciando una scia di baci  umidi che mi mandò in ecstasy.

“…Rimani come paralizzata.”Si staccò da me e per un attimo sentii vuoto sotto di me.

“Tu non appartieni a questo mondo.”

La testa iniziò a girarmi; stava abbattendo le mura che mi ero creata intorno a me con gli anni, dalla morte delle due persone più care al mio mondo, da quando mia madre era diventata così severa e violenta, da quando la mia migliore amica mi aveva abbandonata trasferendosi in Germania, da quando ogni mia ragione di vita aveva cessato di esistere.

“Vado da Safaa… Buonanotte.”

Anche se avrei voluto restare ancora un po’ a inebriarmi del suo profumo e ad impazzire al suono della sua voce, dovevo assolutamente chiudere lì quella strana conversazione che aveva preso una brutta piega.
Uscii dalla sua stanza e mi ritrovai nel corridoio oscura, questa volta, alla ricerca della stanza della mia… amica?
Il nome ‘Safaa’ inciso nello strato di legno su una porta, mi face capire che ero arrivata a destinazione.
La ragazza dormiva già beatamente e mi sentii mortificata per averla abbandonata così. Aprii un’altra porta che si apriva nel bagno personale di Safaa e mi sciacquai il viso e i denti, indossando poi il pigiama che avevo in borsa.
L’aria fresa che entrava dalla finestra del bagno, socchiusa, mi fece rabbrividire così corsi subito nel letto accanto alla finestra, di fronte a quello di Safaa, già con le coperte scostate.
Quella notte avrei dormito tranquilla, senza usare ed essere usata da un ragazzo.



Finalmente sono riuscita a pibblicare. (':
Spero che non ci siano errori e che vi piaccia.
Cosa pensate che farà Taylor? Si aprirà mai a Zayn?
E lui lo farà? 
Cosa ne pensate di Liam?

Spero che la storia vi stia intrigando almeno un po',
mi sto impegnando davvero tanto e cerco di dare sempre
il massimo ad ogni capitolo. shsj

Voglio ringraziare le undici stupende ragazze che hanno recensito
allo scorso capitolo, e le trentacinque per il prologo.
Non ho mai visto tutti questi numeri per le mie storie,
ve ne rendete conto? *-*
E grazie infinite anche a chi legge silenziosamente,
chi aggiunge la storia tra le 
preferite/seguite/ricordate. 
Vi amo!



 

Ps. Che ne dite di passare a leggere la fanfiction di  Jeade__ 'Obsession.'?
Le ho promesso di farle pubblicità e di aiutarla perché la storia è molto bella.

Ora vi saluto davvero lol Baciii. <3

 

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Capitolo 6
*** The parts of me that weren't pretty. ***


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Quel venerdì avevo tre missioni.
Missione numero uno: invitare Safaa a studiare con me in biblioteca.
Missione numero due: evitare per tutta la giornata scolastica sua fratello.
Missione numero tre: uscire con Liam e sembrare una ragazza normale.
Vi starete chiedendo perché sarei dovuta sembrare normale con Liam? Vi spiego subito.
La maggior parte dei ragazzi mi conosceva per quello che facevo e non tutti avevano una buon' idea di me, per questo motivo mi trattavano tutti come se fossi una di quelle biondine ossigenate senza cervello, capaci solamente di divertirsi di notte. Questo faceva male, parecchio male.
Per questo motivo non volevo che Liam mi conoscesse per quello che facevo, ma per quello che ero.
Sembrava una persona così dolce e premurosa, se avesse saputo tutto non avrebbe più voluto neanche guardarmi in faccia.
Volevo anche assolutamente evitare Zayn.
L’evento della sera prima mi aveva scombussolata e più lontana sarei stata da quel ragazzo, meglio era.
All’inizio aspettavo solo che cedesse e stesse al mio gioco, ma quando avevo visto che era un tipo duro, capii che era inutile perdere tempo dietro di lui.
E poi, mi dava un fastidio esagerato.
Quando eravamo in un luogo pubblico o in compagnia faceva la parte dell’indifferente, quando eravamo soli si divertiva a farmi impazzire. Non mi stava bene.
Non potevo negare però, che quel moro dalla pelle ambrata mi attraeva parecchio.
Insomma a chi non sarebbe piaciuto un tipo come lui?
Era alto, muscoloso, con le spalle larghe e la pelle dorata; gli occhi scuri erano risaltati dal filo di barba appena accennata e il suo sorriso era qualcosa di fantastico. Stringeva la lingua tra i denti e assottigliava gli occhi sembrando, certe volte, quasi dolce.
L’alone di mistero che lo circondava e il suo essere così riservato erano dei cartelli che dicevano:
‘vieni a conoscermi.’
Scesi dal letto e notai che Safaa dormiva ancora beatamente, nonostante la sveglia fosse suonata da un bel pezzo. Mi diressi da lei e la scossi dolcemente per la spalla fino a quando non aprì gli occhi.
 
“Taylor? Tu cosa ci fai qui?”
 
“Eh? Mi hai invitata ieri pomeriggio, ricordi?”
 
“Ah già, scusami… Che ore sono?” Chiese strofinando gli occhi con un braccio e scostando le coperte.
Guardai la sveglia e lessi l’orario.
 
“Mancano circa cinque minuti alle otto e all’inizio delle lezioni.”
 
Sobbalzò dal letto e corse in bagno veloce come un fulmine mentre io cercavo i miei vestiti dalla borsa. Li indossai ed entrai nella stanza in cui si trovava Safaa senza curarmi neanche di bussare. Presi una spazzola per pettinarmi e lei si lavò i denti strofinando così forte da far uscire il sangue dalle gengive. Dopo di lei fu il mio turno, ancora con lo spazzolino in bocca, indossai le scarpe e presi il rossetto rosso, ormai parte di me, e il mascara nero. Mi truccai velocemente cercando sempre di nascondere i segni e, con Safaa, scesi in cucina con la borsa sulla spalla, pronta a scappare di casa.
La mora mi fermò per un braccio facendomi voltare perplessa.
 
“Safaa, è troppo tardi per la colazione!”
 
“Zayn dov’è?” Chiese lei.
 
“Buongiorno ragazze.” Il ragazzo in questione ci salutò ancora assonnato, con la voce impastata dal sonno e il pigiama che consisteva in una vecchia tuta.
 
“Sei ancora così a quest’ora?”Lo rimproverò la sorella.
 
“A quest’ora? Ma se sono le sette meno dieci?!”
 
Ci voltammo verso l’orologio della cucina per controllare l’orario e ci accorgemmo che aveva ragione; per essere sicure, controllammo l’ora in tv e non potemmo fare altro che guardarci per poi lasciarci cadere esauste sul divano con Zayn che se la rideva.
 
“Giuro che getto quella sveglia dalla finestra.”
 
“Uh Tay, come sei aggressiva.”
 
Non doveva comportarsi in questo modo o  altrimenti la prima missione sarebbe saltata.
Avevo ancora il fiatone per la corsa che avevamo fatto per prepararci, altri cinque minuti e sarei collassata sul divano.
Si prospettava una giornata pesante.
 
 
Le sette ore scolastiche erano passate ed aveva solo poco tempo di spacco per studiare, poi avrei dovuta correre agli allenamenti.
Mi ritrovavo tra i corridoi a stringermi nella divisa da cheerleader cercando la mia nuova… amica?
I riscaldamenti non erano accessi, nonostante fosse quasi arrivato il mese di Novembre, ed una semplice gonna inguinale con un top strettissimo e molto corto, non tenevano molto caldo.
Vidi Safaa parlare con una ragazza ed iniziai a correre verso di lei, ma poi notai suo fratello Zayn poco più lontano e mi fermai. Non potevo farmi vedere proprio ora, dopo averlo evitato per tutta la giornata scolastica.
Mi sentivo un po’ stupida, non ero il tipo di persona che scappava da un ragazzo, ma meno l’avrei visto meglio sarebbe stato.
Ricordai di avere il suo numero telefonico della ragazza, me l’aveva dato la sera prima per andare a casa sua, così decisi di inviarle un messaggio e le chiesi di incontrarci in biblioteca, se non avesse avuto da fare. Dovevo sbrigarmi o non sarei riuscita a finire tutti i compiti che avevo da fare per il giorno dopo in tempo.
Aspettai lì e quando vidi Safaa finsi di non averla vista prima.
 
“Oh, credevo mi avresti raggiunta lì, allora ti va di… studiare… con me, ecco…?”
 
“Certo, ma… toglimi una curiosità. Perché ci stanno guardando tutti?” Sembrava parecchio infastidita dagli sguardi degli altri e lo ero anch’io.
Non avete mai visto una ragazza chiedere ad una sua amica di studiare insieme?
 
“Ehm… non lo so, ora andiamo prima che si faccia troppo tardi…”
“Tu devi dirmi qualcosa…”
Sì, dovevo dirle qualcosa, ma quello non era il momento esatto per parlare dell’odio che aveva la gente nei miei confronti a causa di quello che facevo.
La trascinai con me nel luogo in cui dovevo studiare, ma fummo fermate da una ragazza.
 
 Hellen Cole,anche detta da me, Hell.
 
“Oh, hai già intrappolato la nuova ragazza? Vuoi mettere anche lei sulla cattiva strada e fartela amica o solamente prenderla in giro?”
 
Le sue parole erano pungenti come spine e giungevano a me ferendomi, ma come darle torto?
Chiunque avrebbe pensato che stessi solo prendendo in giro Safaa, nessuna ragazza si sarebbe avvicinata di sua spontanea volontà a me.
La mora ancora non sapeva nulla di me, non aveva capito ciò che facevo e come mi comportavo.
In parte non volevo dirglielo, si sarebbe allontanata anche lei, sarei rimasta ancora sola ed ero stufa di dover vivere in uno schifo di mondo, in una famiglia distrutta, una casa che puzzava di tabacco e senza amici.
 
“Non l’ho mica costretta io ad avvicinarsi? Probabilmente ha notato qualcosa in me che non è poi tanto male.
 
“Non perderei mai tempo con un come te.” Rispose a tono.
Quella era la dura verità, nessuno avrebbe perso tempo con me, anche Safaa se ne sarebbe andata un giorno.
Questa ci guardava, alternando lo sguardo da me a Hell, confusa ed irritata dal fatto che la tenessimo fuori dalla conversazione pur citandola.
L'afferrai per la mano e la portai all’interno della biblioteca, cercai un tavolo più lontano possibile dall’entrata e mi sedetti, mentre Safaa continuava ad osservarmi in cerca di una risposta.
 
“Si può sapere cosa voleva quella da noi?”
“Farci perdere del tempo. Ora studiamo.” Dissi lasciandola sul vago cercando il libro di chimica dalla mia borsa.
Odiavo quella materia, era scientificamente provato che non ci avrei mai capito niente.
 
“No, ora mi spieghi.”
“Insomma Sa’, non l’hai ancora capito? Non ti sei mai chiesta perché la gente ci guarda male quando siamo insieme? Ti sei mai chiesta perché le ragazze mi evitano e mi trattano come se fossi un mostro? Ti sei mai chiesta dove dormo di notte e perché?”
 
Fortuna che quel luogo era quasi vuoto.
 
“Non ti capisco.”
“Mia madre mi odia perché è convinta che io sia la causa della morta di mio fratello e di mio padre, mi ha sempre trattata male, ma da quel incidente mi fa sentire come se fossi l’essere più schifoso della terra. Cerco sempre di evitarla e l’unico modo per farlo è quello di non dormire a casa. La mattina sono a scuola, di pomeriggio lei lavora, ma di notte? Di notte sono costretta a comportarmi da sgualdrina con il primo che capita pur di dormire fuori. Ma la gente sa solo questo, nessuno ha mai capito perché io mi comporti così.”
 
Sentivo gli occhi pungere, ma dovevo resistere.
Safaa era immobile davanti a me con gli occhi spalancati, la bocca schiusa ed un’espressione indecifrabile sul viso.
 
“Ecco, non dovevo dirtelo.”
Se non fosse stato per Hell, non mi sarei trovata in quella situazione.
 
Ancora sola. Due parole che rimbombavano nella mia testa e giacevano pesanti come macigni sul mio cuore.
 
“Perché non me l’hai detto prima? Potrei aiutarti…”  Certo, mi avrebbe mandata al manicomio.
“Non voglio essere aiutata ed ora scusami, ma devo andare in palestra, ormai è tardi per studiare.”
 
La lasciai lì, incapace di dire o fare altro, e scappai dalla realtà come al solito.

L’avrei richiamata per scusarmi, sempre se avesse voluto parlarmi ancora.
 
Gli esercizi sembravano più difficili quel venerdì pomeriggio, forse a causa dei miei pensieri che mi avevano reso esausta o per l’appuntamento che avrei dovuto affrontare tra un’ora con Liam, un ragazzo conosciuto il giorno prima con cui avevo solo scambiato qualche parola, ma non era niente a confronto con quello che facevo solitamente.
Mi cambiai negli spogliatoi della scuola e ravvivai il mio rossetto rosso sulle labbra aggiungendo dell’altro prodotto. Diedi una sistemata ai miei capelli ricci pettinandoli con le dita ed aggiustai la camicia blu che indossavo sopra la mia canottiera bianca.
Corsi fuori dall’istituto cercando di non ritardare ed arrivai al bar della piazza giusto in tempo.
Il ragazzo era già arrivato e si era accomodato ad un dei tavoli all’esterno, avvolto in una felpa blu. Controllai di aver preso quella grigia che mi aveva prestato il giorno prima e mi avvicinai a lui salutandolo.
 
“Ehi!Taylor…giusto?”
 
“Sì. Ecco la tua felpa.” Gli porsi l’indumento e mi sedetti accanto a lui.
L’avvicinò al suo naso e ne aspirò il profumo.
 
“Profuma di lamponi. Ha il tuo odore.”
 
‘Perché da ieri l’ho indossata tutti il tempo io’ Avrei voluto dirgli, ma rimasi in silenzio.
 
“In ogni caso,  ho detto che puoi tenerla.”  Sorrise dolce facendomi sentire le gambe di gelatina e lo stomaco attorcigliarsi.
Ci si poteva innamorarsi di una persona con un solo sorriso?






Buongiorno e buona domenica bellezze!

Come state? :)
Finalmente sono riuscita a finire il capitolo e, come al solito,
spero vi sia piaciuto.
Non pensate che sia finita qui tra Taylor e Safaa
e non dimenticatevi neanche di Hell.
Mi dispiace molto che in questo capitolo non 
ci sia il mio adorato Jawaad. sigh.
Grazie mille per le recensioni al capitolo precedente e a 
tutte le fantastiche ragazze che hanno aggiunto la storia tra
le ff preferite/seguite/ricordate e grazie anche alle lettrici
silenziose. <3
Cosa pensate accadrà durante l'appuntamentoc on Liam? 
Aspetto un commentino. lol

Baci, baci, -Sxx

 

ps. word mi modifica tutte le parole. cwc

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Capitolo 7
*** Let her go away. ***





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Let her go away. 


“In ogni caso,  ho detto che puoi tenerla.”  Sorrise dolce facendomi sentire le gambe di gelatina e lo stomaco attorcigliarsi.
Gli sorrisi riconoscente ed iniziammo a parlare del più e del meno.
Da ciò che disse, non era di qui, ma veniva da Wolverhampton, aveva due sorelle e frequentava una scuola statale. Si era ritrovato a Londra l’anno scorso e si era iscritto in un istituto poco più lontano dal mio per poter, oltre studiare le solite materie, seguire delle lezioni di canto e di chitarra. Non l’avevo mai visto prima, forse perché la città era grande o perché ho sempre avuto altri pensieri nella testa, poco avvicinabili a ragazzi semplici e genuini come lui. Una cosa che avevamo in comune era la passione per la musica. Prima che morisse mio fratello, quando ancora non abitavo qui, mi piaceva comporre brani da suonare a scuola, durante gli spettacoli.
Il pomeriggio, Austin ed io, prendevamo la mia chitarra regalatami da mio padre, ed andavamo al parco a suonarla sotto un ciliegio. 
Mi confidai con Liam, anche se non scesi nei minimi particolare, perché ero certa che non l’avrei più visto e approfittai della sua disponibilità ad ascoltarmi per parlare, cosa che non facevo spesso dato che non avevo amici, né una vera e propria famiglia.
Tra una parola e l’altra si fece buio e l’aria si rinfrescò maggiormente avvisandoci che fosse ora di ritornare a casa.
“Posso accompagnarti io a casa.” Si offrì Liam, gentile come al solito, ma io declinai la richiesta dicendo di voler rimanere un altro po’; non avevo voglia di tornare a casa.
Anche se preoccupato, rispettò la mia richiesta e mi salutò con un semplice e caldo abbraccio prima di sparire insieme all’ultimo raggio di sole. 
Mi spostai dal tavolo e sistemai la sedia prima di entrare nel bar dove un’ondata d' aria calda m’investì scongelando le mie mani ormai di ghiaccio. Liam, infine, mi aveva convinta a tenere la felpa, così l’indossai sentendomi ancora meglio. Man mano il suo profumo svaniva, coperto dal mio ai lamponi, forte e deciso.  
Mi sedetti al bancone ed ordinai una cioccolata calda poi controllai l’orario dal cellulare, accertandomi che non fosse troppo tardi e che mia madre fosse già uscita di casa.
La cameriera mi stava servendo la bevanda bollente, quando sentimmo la porta dell’entrata sbattere.  La ragazza guardò torva colui che era entrato, ma che, strafottente, era venuto a sedersi accanto a me senza neanche salutare. Era coperto da una felpona blu ed un berretto nero, la cui visiera gli nascondeva il volto.
“E’ uno dei tanti?” Chiese questo e dalla sua voce riconobbi subito chi era, ma non capii a cosa si riferisse.
“Zayn?” Dissi perplesse, più che una domanda, quella era una conferma ai miei pensieri.
“Ho chiesto: è uno dei tanti?” Parlò a denti stretti, sembrava quasi irritato e continuava a guardare avanti, senza degnarmi di un’occhiata.
“Non capisco.” Risposi sincera.
Lui ridacchiò come a volermi prendere in giro e per un attimo pensai che così fosse, ma quando si voltò verso di me, con gli occhi freddi e privi d'ogni emozione quasi mi spaventai e, incapace di reggere il suo sguardo, presi a bere la mia cioccolata  cercando di mostrarmi il più calma possibile.
“Quel ragazzo, vuoi solo portartelo a letto?” Lo guardai sconcertata con la bocca schiusa e gli occhi spalancati. Ma come si permetteva? Cercai di dire qualcosa, boccheggiai per qualche secondo poi scossi la testa, lasciando finire dei capelli davanti ai miei occhi. Poggiai la tazza sul bancone e presi la ciocca bionda sistemandola dietro i capelli. 
Presi un grosso respiro.
“Ma chi diavolo credi d'essere tu per parlarmi così? E cosa ti fa pensare che io il voglia solo usare?”  Fu difficile per me tenere il tono della voce basso, e molti clienti si voltarono verso di noi cercando di rimproverarci con lo sguardo. 
“Il fatto che fai così con tutti.” Mi sputò questa dolorosa verità, con tutta la cattiveria che potesse tenere dentro di sé facendomi sentire uno schifo più di quando Hell mi si era presentata davanti ai miei piedi lanciando frecciatine, tutt’altro che amichevoli.
Sembrava che il mondo intero si fosse unito in una coalizione contro di me, con il solo obbiettivo di farmi stare male.
Il suo sguardo penetrante studiava i miei occhi cercando ogni emozione, sensazione, un briciolo di dispiacere provocato dalle sue pungenti parole, ma non potevo permetterglielo così lasciai lì la mia bevanda, chiusi la felpa e presi la mio borsa appoggiandola alla spalla. Cacciai qualche spicciolo e lo rimasi sull’asse di legno su cui prima tenevo i miei gomiti, cercando di non sfogare la mia rabbia sul ragazzo. Lanciai un’occhiata torva a Zayn e lasciai il locale maledicendomi per essere rimasta in quel luogo più del dovuto.
Per strada faceva molto freddo e dovetti stringermi nella felpa più volte, mentre le gambe si muovevano velocemente cercando di riscaldarsi e arrivare a casa prima.
Quando arrivai all’appartamento notai che la porta d’ingresso era spalancata e mia madre era ancora dentro, ma con delle valigie strapiene, tutte intorno a sé. 
“Cosa stai facendo?” Chiesi guardando il disordine che regnava nella stanza, mentre mia madre azzuffava le ultime cosacce per farle entrare nella borsa.
“Cosa sto facendo secondo te? Me ne sto andando di casa! Contenta?” Prese la sua giacca e l’indossò, afferrò le chiavi dalla serratura, fortuna che io n’avessi delle altre di riserva, ed uscì di casa lasciandomi senza parole. Quella giornata mi stava sconvolgendo del tutto, prima Hell e Safaa, poi Liam e Zayn ed infine lei, mia madre, che da un giorno all’altro decideva di lasciarmi sola senza neanche avvisarmi prima.
Una parte di me saltellava dalla gioia, un’altra invece stava morendo lentamente, l’ultimo membro della mia famiglia mi aveva abbandonata, anche se non ero certa che non sarebbe più ritornata.
Chiusi la porta e mi ci accasciai contro, scivolando fino a sedermi a terra. Presi la testa tra le mie mani e sospirai, convincendomi che un giorno sarebbe davvero andato tutto bene. 
Corsi in bagno e sciacquai il mio viso, togliendo ogni traccia di trucco, i segni che mi aveva lasciato mia madre svanivano poco a poco facendomi capire che non erano stati poi così forti i colpi. Legai i capelli ed indossai una tuta comoda, prima di sdraiarmi sul mio letto e cercare il cellulare, ancora chiuso nella borsa.
A:Safaa.
‘Ehy, Safaa, volevo scusarmi per averti lasciata in malo modo questo pomeriggio. Ti va di venire da me questa sera e parlarne?’ 
Sotto lasciai il mio indirizzo e, prima di inviare, aspettai una decina di minuti meditando su quello che sarebbe potuto accadere dopo che le avrei svelato tutto, ma poi mi feci coraggio; stando zitta e tenendo tutto per me non avrei concluso nulla, sarei solo scappata dai problemi da brava codarda. 
La risposta arrivò molto presto.
‘Aspettavo un tuo segno di vita da un po’, stavo incominciando a preoccuparmi, tra un quarto d’ora sono da te.’ 
Lasciai il cellulare sul mio comodino e mi ricordai del disordine c e regnava in casa così corsi in cucina, pulii le stoviglie che mia madre aveva usato per il pranzo e le sistemai nello scolapiatti, spazzai per la stanza e feci lo stesso nell’ingresso e in salotto canticchiando una melodia improvvisata al momento. Tornai nella mia camera da letto, aprii la finestra per lasciar passare dell’aria e sistemai tutti i vestiti, piegandoli e riponendoli nell’armadio, posai i libri sparsi per la stanza, su una libreria e tutti i CD sulla mensola cercando di rendere tutto il più ordinato possibile. 
Mi sedetti sul letto esausta quando il campanello suonò. Tempismo perfetto.
Corsi ad aprire con le gambe che m’imploravano di stare ferma un momento, stanche anche a causa dell’allenamento, e lasciai entrare Safaa, che intanto si stringeva nel suo cappotto tutta infreddolita. Chiusi l’uscio e presi il suo indumento appendendolo all’attaccapanni e, insieme, ci dirigemmo sul divano con il camino che riscaldava lievemente la stanza i cui ci trovavamo.
“Eccoci. Ora dovresti spiegarmi un paio di cose.”  Non sembrava offesa, né dura come il fratello, piuttosto, mi guardava compassionevole e mi strinse la mano tra le sue fredde.
“Hellen, come tanti altri studenti della scuola, mi odia per il mio comportamento. Circa sei o sette anni fa, abitavo in un paese sperduto tra le campagne, a suonare musica country con mio fratello Austin. Spesso mi esibivo a scuola cantando canzoni scritte da me stessa, parlavano delle prime cotte adolescenziali ed ai miei amici piacevano. Un pomeriggio ero rimasta in classe con la mia insegnante di musica, dovevano venirmi a prendere mio fratello e i miei genitori da scuola per portarmi a casa con l’auto, dato che era una giornata molto piovosa e rigida, ma un brutto scontro con un altro veicolo, ha…” Perché era così difficile parlare di cose accadute nel passato? Credevo di averci messo una pietra su, di aver dimenticato tutto e superato il trauma, ma tornare sull’argomento dopo anni, aveva riaperto vecchie ferite e, ad ogni parola, mi sentivo sempre più debole.
“… ha rubato la vita ad Austin e mio padre, mentre mia madre è rimasta illesa, senza neanche un graffio. Questa mi ha sempre dato la colpa dell’accaduto, è per me che erano usciti di casa quel pomeriggio, è per me che sono morti. Ci siamo trasferite qui perché restare nel vecchio paese ci faceva troppo male, ma mia madre continuava a ripetermi tutto ogni santo giorno ferendomi più di quanto già lo fossi, mi odiava, mi odia ancora e pur di non vederla mai, iniziai ad uscire da sola per locali diffamati, frequentando brutte compagnie e iniziando a dimenticare tutto con l’alcool. La notte, pur di non vedere mia madre, mi lasciavo trascinare a casa di sconosciuti che volevano solo divertirsi, hai capito in che senso, ed io accettavo sentendomi sempre più sbagliata. Per me quella era una punizione e ho continuato fino adesso.”
Una lacrima solcò il mio viso, voltai la testa cercando di non mostrarla a Safaa, ma lei capì cosa stava succedendo, non potevo trattenere le lacrime ancora, l’avevo fatto per troppi anni, mi ero fatta forte apparentemente, a dentro ero già morta da un bel po’.
Mi asciugò la lacrima e mi abbracciò forte lasciandomi sfogare.
“Ho conosciuto un ragazzo dolcissimo qualche giorno fa, per la prima volta dopo anni sono stata trattata come un vero essere umano, volevo solo vedere come ci si sentiva ad essere amati, ma tuo fratello ci h visti e ha frainteso.” Continuai con la voce smorzata dalle lacrime, sempre tra le braccia della mora.
“Crede che io voglia usare anche lui, ma semplicemente sento il bisogno di essere amata.”
Safaa si staccò da me ed iniziò a ridere, lasciandomi perplessa.
Tirai su con il naso e con la manica della felpa asciugai le lacrime mentre la ragazza continuava a ridere.
“Proprio lui ti viene a fare la predica? Non devi ascoltarlo, non ora che hai trovato qualcuno che possa renderti felice. Zayn è solo geloso perché tu hai trovato un’ancora di salvezza, mente lui è solo come un cane. Nella vecchia scuola era uno dei più temuti a causa delle sue risse e di ciò che faceva nelle sue serate. Per questo motivo l’hanno sospeso e abbiamo deciso di trasferirci qui. Per ricominciare da capo senza distrazioni. Credevo stesse migliorando, ma a quanto pare fa schifo come prima.” La sua era una risata sarcastica, le dava fastidio che il fratello si comportasse così.
“Mia madre ha lasciato la casa, ti va di farmi compagni questa notte?”
Cercai di regalarle il sorriso più bello che avessi, nonostante qualche lacrima continuasse a scendere sulle mie guance, ma lei non ci fece caso annuendo contenta e abbracciandomi ancora, come per darmi tutto l’appoggio di cui avevo bisogno.
Avevo finalmente trovato un’amica, qualcuna che lasciasse da parte tutti i miei difetti e mi aiutasse a superare gli ostacoli della vita. Forse avrei dovuto richiamare Liam, o aspettare che lui si facesse vivo, magari avrei ritrovato, in parte, la felicità, ora che mia madre non era più d’intralcio.
Con il telefono fisso, chiamai una pizzeria vicino casa mia, che aveva aperto da poco, ed ordinai delle pizze per cena, dato che ero negata ai fornelli, e mi avvicini allo scaffale dei dvd cercando qualche film da guardare sotto le coperte con Safaa. Ne trovai uno abbastanza vecchio, ma che mi piaceva molto: ‘Ghost’.
Non era un film di paura, parlava di una coppia di cui il ragazzo era morto e si era trasformato in un fantasma e, grazie ad una maga un po’ bizzarra, riusciva a tenersi in contatto con la sua ragazza. Il finale era triste, perché lui fu costretto ad abbandonare la Terra e a volare in cielo, da dove non sarebbe più riuscito a restare in contatto con la fidanzata.
Era malinconico, ma molto romantico e, in certe scene, anche comico, riusciva a farti subito cambiare umore. Dopo una mezz’ora di film il campanello suonò nuovamente e mi diressi alla porta per aprirla, quando mi ritrovai il fattorino delle pizze con la sua consegna tra le mani.
“Liam?”
 
 
Ed eccomi qui che aggiorno di nuovo di domenica.lol
Come va, ragazze? Spero che stiate trascorrendo 
delle ottime vacanze estive, al contasrio di me. :')
Cosa ne pensate del capitolo?
Credete che Taylor sia stata un po' troppo patetica
o Zayn troppo geloso?
Liam, non so, lo trovo molto dolce e, caso mai
non dovesse prenderselo Tay, beh... ci sono sempre io.lol
Vi ringrazio per le recensioni al capitolo precedente,
spero di riceverne altrettante per questo. :)
 
 

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Capitolo 8
*** Maybe we can be friends. ***


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“Liam?” Chiesi sorpresa dal vederlo davanti a me, con un berretto rosso, la divisa e i cartoni delle pizze appoggiati sul braccio sinistro, mentre il destro era ancora in aria da quando l’aveva alzato per suonare al campanello.
Anche lui sembrava sorpreso dal vedermi.
Dopo un po’ arrivò anche Safaa.
“Ehi, come mai ci metti così tan…- si bloccò e spalancò la bocca alla vista del moro che ci sorrideva imbarazzato- ciao!” Continuò allegra.
“Ehm, ciao… Scusate ragazze, ma le pizze pesano”. Ridacchiò scuotendomi dallo stato di trance in cui ero caduta. Presi i cartoni e li portai in cucina, cercai gli spiccioli da dargli e ritornai nell’ingresso della casa, notando che la mia amica ed il ragazzo si erano già presentati. Sentii una morsa stringermi lo stomaco, ma non ci feci tanto caso.
“Ecco a te, grazie mille.” Gli porsi le monete, ma lui rifiutò di prenderle. “Offre la casa.” Disse dolce come sempre.
“Ti va d’unirti a noi?” Tentai sperando che accettasse, ma non fu così.
“Scusate, ma ho appena iniziato il mio turno, magari ci organizziamo tramite telefono per un’altra volta.” Abbassai o sguardo, un po’ dispiaciuta, e lo alzai solamente quando vidi Safaa registrare il suo numero sul telefono di Liam.
“Quando vuoi.” Gli disse cordiale e lo strinse in un abbraccio prima che il ragazzo ci lasciasse per continuare il suo lavoro.
Mi dava un fastidio tremendo vedere Safaa sorridere a Liam, mi diede fastidio quando lo abbracciò e gli scrisse il suo numero. Insomma, aveva il mio, avrebbe potuto chiamare me, ma nonostante ciò non riuscivo a provare odio nei confronti della brunetta, che era già ritornata sul divano con le pizze. Sembrava che fosse rimasta affascinata da Liam e dal suo essere gentile con tutti e, perfetti com’erano entrambi, frequentandosi, sarebbe potuto nascere qualcosa tra di loro.
Scossi la testa. Da quando i facevo tutte queste paranoie per un ragazzo?
Bevvi un bicchiere d’acqua fresca e ritornai nel salone, dove mi aspettavano Safaa, il film e la pizza. Ora che potevo, dovevo godermi la vita nel modo più giusto che potesse esserci.
intMi scostai le coperte da dosso, aspettando di trovare al mio fianco chissà chi, ma quando mi voltai alla mia destra vidi solo una parete bianca. Dovevo cambiare il colore dei muri, pitturarli con qualcosa di più allegro. Momento… ero a casa mia? Mi mossi dall’altro lato del letto colpendo la testa di qualcuno: Safaa.
In un attimo ricordai cosa successe il giorno precedente, la nostra chiacchierata, il film, le pizze e Liam.
Ero così felice di essermi svegliata a casa mia, dopo una serata tra ragazze, senza le urla di mia madre, dopo aver dormito.
Sorrisi a me stessa sentendo dei passeri cinguettare e la luce fioca che traspariva dalle tende completamente bianche, il piumone rosso tenue m teneva al caldo nonostante facesse abbastanza freddo ed il pensiero di non dover andare a scuola, dato che era domenica, mi regalò una vitalità mai vista.
Mi alzai dal letto cercando di non svegliare Safaa e scesi in cucina.
Ero incapace di cucinare una cena per bene, ma con la colazione me la cavavo, soprattutto se si trattava di pancakes ai mirtilli.
Preparai tutti gli ingredienti sul bancone della cucina, accanto al piano cottura ed mescolai in un terrina la farina, il lievito, lo zucchero e la cannella; feci la fontana al centro e versai l’uovo sbattuto con il latte. La farina fini un po’ ovunque, se ne poteva trovare qualche traccia anche trai miei capelli o sulla punta del naso, ma non m’importava, volevo fare una cosa carina per Safaa.
Dopo aver unito nella terrina tutti gli ingredienti, feci scogliere del burro nella padella ed un po’ alla volta, cossi tutti i pancakes e cacciai dal frigo del succo d’arancia.
Il cellule squillò, l’avevo lasciato la sera prima sul tavolo, lo sbloccai e lessi il messaggio che mi era appena arrivato da Danielle, una delle cheerleader della nostra squadra, e riappoggiai l’aggeggio sul marmo freddo, vicino a dove stavo cucinando. Spensi la fiamma e tolsi dalla padella l’ultima frittella adagiandola su un piatto che avevo precedentemente preparato. Appoggiai il tutto su due tovaglie di plastica e mi diressi sulle scale per chiamare Safaa, ma questa era già sveglia e stava venendo verso di me.
“Mmh… sento un buon profumino.” Mugugnò con la voce ancora impastata dal sonno, mentre con una mano si strofinava gli occhi ancora addormentati.
“Spero ti piacciano i pancakes, altrimenti darò costretta a mangiarli da sola.” Dissi fintamente dispiaciuta, ma non riuscii nemmeno a finire la frase che questa era seduta a tavola ad assaggiare la colazione.
“Fono buoniffimi.” Sentenziò masticando un boccone. Era così buffa che mi venne da ridere.
“Mi hanno invitata ad una festa questa sera, ti va di venirci?” Gli occhi della mora s’illuminarono e si spensero nello stesso momento.
“Non ho idea di cosa indossare.”
“Di sabato mattina i negozi sono aperti, andiamo a fare shopping!” Esultai sulla mia sedia, improvvisando il balletto della felicità.
“Era quello il ragazzo di cui parlavi?” Disse sorridendo furba alludendo a Liam, mentre appoggiava il bicchiere ormai vuoto sul tavolo.
Annuii. Avrei messo la mano sul fuoco che a Safaa era piaciuto molto Liam e, che se si fossero conosciuti, si sarebbero subito messi insieme. Erano entrambi dolci, erano tipi seri io, invece, avevo perso tutta la mia credibilità a causa della mia cattiva reputazione, non avevo neanche una chance.
Ero dispiaciuta, perché avevo finalmente incontrato il ragazzo che sognavo, colui che avrebbe potuto trattarmi  da essere umano, mi sarebbe già bastato diventare sua amica.
“Ti piace?” Chiesi, sicura della risposta che avrebbe dato.
“Sembra un tipo apposto.”
Chiudemmo lì la conversazione e salimmo in camera per vestirci, saremmo andata a casa sua prima di fare un giro per la città, così da poter avvisare suo fratello Zayn e prendere qualcosa.
Bussammo al campanello e ci venne ad aprire uno Zayn abbastanza assonnato, segno che se non fosse stato per noi che avevamo bussato, sarebbe ancora nel letto a dormire beatamente.
Safaa salutò freddamente il fratello, forse ce l’aveva ancora un po’ con lui, e salì al piano superiore lasciandoci da soli come al solito.
Dopo quello che era successo la sera precedente, non avevo idea di come comportarmi, forse ciò che aveva detto non lo pensava davvero, la sorella poteva aver ragione, magari si era comportato così solo perché anche lui desiderava essere una volta tanto felice e gli aveva dato fastidio vedere che io ci stavo riuscendo al suo contrario.
“Beh, ecco… io credo di... dovermi scusare.” Abbassò lo sguardo, proprio come avevo fatto io in precedenza, e prese a torturare le mani mentre io sfogavo il nervosismo mordendomi il labbro inferiore.
“Credo anch’io.” Dissi provando ad essere fredda, anche se quella scena mi stava sciogliendo completamente, un ragazzo che mi chiedeva scusa, un ragazzo dispiaciuto, in difficoltà, incapace di esprimere i propri sentimenti.
“Non volevo…è che, non ne ho idea neanche io di cosa mi sia preso. Possiamo dimenticare tutto e provare ad essere… insomma, tipo ‘amici’?”
Alzò gli occhi e mi guardò implorante, come se ci tenesse davvero.
Nascosi un sorriso divertito, anche io ero così ed era strano, per una volta, trovarsi dall’altra parte.
“Beh, sì, potremmo essere qualcosa come degli amici…” Risposi vaga giocherellando con la zip della felpa stretta.
Sarebbe potuta andare, no? Conoscendoci, avremmo trovato qualcosa di buono in tutti e due, avremmo scoperto qualche passione in comune.
“Domani pomeriggio fatti trovare fuori scuola.” Salì anche lui e subito dopo scese Safaa, qualcosa mi diceva che aveva ascoltato tutta la conversazione ed aveva organizzato tutto secondo i suoi piani. Non era ritornata a casa per cambiarsi davvero, né per avvisare il fratello, voleva solo che io e Zayn chiarissimo.
“Possiamo andare?” Chiesi ed uscimmo di casa dirigendoci in piazza, dove tante vetrine ospitavano indumenti di ogni genere. Uno in particolare ci colpì, c’erano dei vestiti davvero belli, alcuni eleganti, altri semplici ed altri ancora più particolari, perfetti per la festa che ci sarebbe stata da Danielle.
Entrammo subito e dopo cinque minuti avevamo già sulle nostre braccia, appesi alle loro grucce, tanti abiti, tutti bellissimi. Andammo in una zona dove si trovavano tanti camerini a schiera, ed entrammo nei primi liberi.
Appoggiai tutti i vestiti su una sbarra di ferro e ne provai alcuni, erano tutti bellissimi, ma nessuno mi convinceva completamente.
L’ultimo era stupendo, rosso come il mio colore preferito, stretto in vita e lungo fino a sopra il ginocchio, aveva uno scollo a cuore ricoperto da mille luccichii sempre rossi, e lasciava le spalle scoperte. Mi piaceva da morire, ma addosso a me non era un granché.
Sentii una voce lamentarsi dal camerino alla mia destra.
“Non mi entra, si straccerà tutto e per stasera sarò un disastro.” Disse quella voce, piuttosto familiare.
“Sarai sicura di non aver un vestito uguale alle altre.”
Ci scherzai su, cercando di farla calmare.
“Piuttosto, sono fregata io se non trovo un vestito per questa sera.” Sbuffai ed infilai le dita delle mani nei capelli, disperata.
“Scommetto che ne hai già trovato uno perfetto.”  Disse sicura di sé la ragazza sconosciuta.
“Ne ho trovato uno perfetto, ma su di me perde valore. Posso vedere a te come sta il tuo?”
“Solo se mi fai vedere come stai tu.” Scese a compromessi.
“Al mio tre usciamo entrambe dal camerino. Uno, due e… tre!”
Uscii dal camerino e lo stesso fece l’altra ragazza, quando alzai il viso su di lei rimasi spiazzata.
“Hellen?”
Era bellissima, un vestito blu la fasciava risaltando le gambe slanciate e il colore dei suoi occhi chiari. Aveva solo una spallina, non era molto scollato, abbastanza semplice, ma la rendeva perfetta.
“Sei stupenda!” Esclamai senza pensarci su.
Non era magrissima, ma aveva le forme al punto giusto ed un punto vita da far paura.
“Anche tu non stai male. Sicuramente molto più coperta del solito.”
Ci mancava la sua battuta sarcastica, anche se aveva ragione. Il mio abito era più lungo del solito.
“Sei stata invitata anche tu alla festa di Danielle?” Annuì.
“Che ne dici di andarci insieme? Io, tu e Safaa, la mora laggiù.” Indicai Safaa che stava ancora cercando qualcosa di carino.
Dopo un po’ di perplessità accettò diffidente. Mi lasciò il suo numero ed il suo indirizzo, si cambiò ed andò dritta alla cassa per pagare ciò che aveva scelto.
Avevo davvero parlato con Hell, la ragazza che mi dava tormento dall’inizio del liceo? Colei che non si sarebbe mai avvicinata a me? Certo che la mia vita stava cambiando radicalmente da un giorno all’altro.
 


 

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Capitolo 9
*** He is everywhere. ***


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Mi osservavo allo specchio pensierosa, sistemando qualche ciocca riccia di capelli, sciolti sulle mie spalle, e notando che il mio vestito era piuttosto normale; né troppo corto, né troppo scollato.
Ero così diversa, sembravo una ragazza per bene.
Da quando mia madre aveva lasciato l’appartamento - solo il giorno prima - tutti quei muri che mi ero costruita intorno erano crollati; non aveva più senso andare alle feste vestita provocante non dovendo accalappiare nessun ragazzo, potevo benissimo dormire a casa da sola, anche se la cosa mi preoccupava un po’.
Però temevo il giudizio altrui, cosa avrebbero pensato se avessero notato la mia trasformazione?, e ciò non era affatto difficile, si poteva benissimo vedere non solo da cosa indossavo, ma anche dal trucco più leggero. Stranamente, mi sentivo come fossi nuda, al contrario, e la cosa che più mi preoccupava era che non avrei mai potuto spiegare il motivo del mio cambiamento improvviso.
 
~
Ero per strada stringendo la mia piccola borsa tra le mani e il cappottino alle mia spalle.
Quella sera faceva davvero freddo e mi pentii di non aver ancora provveduto a comprare un’auto, dato che dovevo passare a prendere prima Safaa, poi Hell ed avevo ai piedi un paio di tacchi eccessivamente alti… Dovevo pur tenere qualcosa di mio, no?
Al più presto mi sarei dovuta dare da fare per trovare un lavoro che mi permettesse di pagare le spese della casa, della scuola e che mi desse la possibilità di essere più autonoma sul piano economico.
Bussai al campanello di casa Malik e aspettai con ansia che uscisse la mia amica, in modo da arrivare prima alla festa di Danielle, ma quando la porta si aprì rimasi perplessa.
Zayn mi guardò senza dire una parola.
Indossava dei jeans scuri e una camicia bianca, con i primi due bottoni lasciati aperti che lasciavano intravedere la sua pelle mulatta, ai piedi un paio di scarpe sportive.
«Ciao, verrai anche tu alla festa di Danielle?»
Possibile che quel ragazzo in circa una settimana avesse già conosciuto tutta la scuola?
Non avevo pensato all’idea che anche lui potesse essere stato invitato, per questo motivo mi sorprese vederlo lì, tutto bell’impacchettato davanti a me, così annuii solamente ricambiando il sorriso che mi aveva precedentemente regalato.
Era molto più bello dei mille ragazzi che avevo conosciuto e che avevo portato a letto, lui era davvero perfetto, peccato per il suo carattere ed il suo passato complicato come il mio.
Avrei voluto sapere qualcosa in più sul suo conto, ma mi chiedevo come dato che a malapena riuscivo a salutarlo a causa della poca confidenza.
Mi fece entrare e corse al piano superiore a chiamare sua sorella, lasciandomi seduta sul divano che aspettavo impaziente e, solo allora, mi accorsi di non aver mai visto i genitori di Safaa e Zayn, anche se ero stata in quella casa solamente due volte fino ad allora, ma sembrava strano non averne mai sentito parlare, fossero morti?
Mi riscossi dai pensieri quando i due scesero in salotto, mi alzai dal divano e con loro uscii di casa, pensando che Zayn potesse avere un’auto e potesse accompagnarci.
Solo allora presi a guardare il vestito che indossava Safaa, un tubino senza spalline colore verde bottiglia e un coprispalle nero che si abbinava alle scarpe alte dello stesso colore: era uno schianto.
Percorremmo il breve vialetto che portava al cancello, lo sorpassammo e Zayn lo chiuse, poi ci dirigemmo verso la strada che portava da Hell, Safaa aveva sicuramente messo a conoscenza suo fratello dei nostri piani.
Una cosa solo non quadrava, l’auto? A quanto pareva ce la saremo fatta a piedi.
«Ecco, siamo arrivati!» Esordì Safaa, allegra come al solito, anche se quella mattina mi aveva confessato che la ragazza non le andava parecchio a genio a causa del modo in cui mi aveva trattato qualche tempo prima fuori la biblioteca.
«Non mi avevate detto che la vostra amica era così bella!» Esclamò Zayn guardando Hellen venirci incontro con il suo bellissimo fisico messo in risalto dal vestito blu che indossava e che le faceva fare proprio un bel figurone.
«Non mi avevate detto che ci sarebbe stato un ragazzo con noi.» Disse la mora ripetendo l’inizio della frase di Zayn, quasi infastidita dalla sua presenza.
«È mio fratello» Sbottò Safaa e, prima che iniziassero a litigare, le presi entrambe sottobraccio, quasi dimenticandomi della presenza di Zayn.
Fu proprio quest’ultimo a rompere il silenzio che si era creato in quei pochi minuti, dicendo che prima di andare alla festa, doveva passare per un distributore di sigarette e comprarne un pacchetto.
«Taylor può accompagnarti» Sorrise felice Safaa per la sua affermazione e spingendomi verso suo fratello.
«È grande e vaccinato, non ha bisogno che io lo accompagni» Le lanciai un’occhiataccia degna da Gordon Ramsey che spaventò la ragazza, ma non il fratello, il quale mi afferrò la mano facendomi avvampare e mi trascinò con sé in un vicolo alla nostra destra, piuttosto buio ed isolato. Con la mano libera strinsi il cappotto a me, mentre l’altra si incastrò ancora meglio a quella di Zayn, senza che io lo volessi e non volevo neanche che se ne accorgesse lui, il quale si voltò verso di me e mi guardò con un ghigno che mi fece allentare la presa.
Non capivo quel ragazzo, certe volte era dolce, certe cercava di comportarsi da psicologo e altre –come quella- si prendeva gioco di te. Mi chiedevo ancora perché al suo primo giorno di scuola mi aveva rifiutato, insomma, non mi aspettavo che mi cadessero tutti ai miei piedi, ma il suo cambiamento da ragazzo che vuole fare conoscenza a ragazzo che vuole allontanarti, mi aveva parecchio confusa.
Arrivammo alla fine di quella stradina inquietante e trovammo un ragazzo moro dagli occhi chiari che ci guardava curioso.
«Ehy Malik, è la tua nuova amichetta?» Quella domanda irritante m’indispettì molto, ma preferii rimanere zitta perché lo sguardo cristallino, ma allo stesso tempo tenebroso del ragazzo, mi faceva paura.
«Lascia stare la mia ragazza e muoviti a sganciare la roba?»
Roba? Zayn stava ritirando della droga ed io ero presente, testimone di un atto illegale, colpevole per non essere intervenuta per chiamare la pol… Momento, come mi aveva chiamata?
«Scusa, non credevo fosse la tua ragazza.» Quella specie di spacciatore sembrò intimidito dalla figura di Zayn e dall’occhiataccia che gli aveva lanciato.
Mi voltai di scatto verso Zayn e lo guardai come se volessi che, anche telepaticamente, mi dicesse cosa diavolo c’entrava e perché aveva detto a quel pazzo che ero la sua ragazza.
Ovviamente non mi dispiaceva il pensiero di essere la sua ragazza, era pur sempre un bel moro con i muscoli apposto e la pelle ambrata, ma quella sua affermazione mi parve strana, anche il modo in cui aveva ammutolito l’altro ragazzo che intanto si era calato sotto al tavolino di legno che teneva accanto a lui per prendere quella famosa ‘roba’ e Zayn se n’era approfittato del suo momento di distrazione per farmi segno di stare zitta.
Seguii il suo consiglio e abbassai il volto, fino a quando non mi sentii trascinare di nuovo verso la fine del vicoletto, sempre in silenzio, come se non meritassi spiegazioni.
«Chi era quel tipo?» Chiesi preoccupata con un tono di voce molto basso, quasi insicura di fargli davvero quella domanda.
«Un amico». Ah, così si trattavano gli amici? Quel ragazzo temeva Zayn, anche se all’inizio l’aveva salutato in modo amichevole.
Decisi di stare zitta, il suo silenzio mi fece capire che non voleva parlarne ancora, così non gli chiesi neanche il motivo per cui gli aveva detto che ero la sua ragazza.
Le nostre mani non erano più intrecciate, ma la mia aspettava ancora il contatto della sua che arrivò dopo poco, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
«Stai bene, oggi» Osservò lanciandomi una veloce occhiata.
«G-grazie, anche tu». Sì, mi ero sentita abbastanza stupida, ma infondo, non avevo mai ricevuto un complimento del genere.
Da allora, il tragitto per arrivare alla festa fu molto silenzioso, ma piacevole nonostante le mille domande che mi frullavano per la mente, il suo tocco era un calmante naturale.
 
~
«Ciao Taylor, Zayn» Ci salutò gentile Danielle quando ci venne ad aprire alla porta, fasciata dal suo vestito grigio con i ricci scuri che le ricadevano sulle spalle scoperte certamente di un colorito più scuro del mio, pallido come se fossi una vampira.
Il suo guardo mi fece intendere che aveva frainteso la situazione, ma come darle torto, Zayn aveva ancora la sua mano intrecciata alla mia, come se fossimo amici di vecchia data, ma in realtà non avevo idea di chi fosse veramente.
Ci mischiammo nella folla alla ricerca di Safaa ed Hellen e le trovammo entrambe sedute su un divanetto, tentando di trovare qualcosa di non alcolico da bere, andavano d’accordo almeno sulle bevande.
Le avvisammo del nostro arrivo e non feci neanche in tempo a salutarle che Zayn mi trascinò in una parte della stanza più appartata, ma dove si sentiva lo stesso la musica ad alto volume che riempiva l’aria con forza.
«Cosa vuoi fare?» Chiesi, sorpresa dai suoi comportamenti strani.
«Ballare». Rispose tranquillo sorridendomi, ma gli feci notare che eravamo immobili uno di fronte all’altro, così iniziò a muoversi scordinatamente, giusto per zittirmi.
Ridacchiai per l’assurda situazione in cui ci trovavamo, i ragazzi che passavano per di lì ci guardavano come se fossimo alieni, altri ammiccavano, mentre alcune compagne di Danielle sorrise maliziose a Zayn. Fu a quel punto che sentii il bisogno di stringerlo a me, le altre mi davano fastidio, non perché ero gelosa, ma perché in quel momento ero io con Zayn e loro lo distraevano. Sarebbe potuta sembrare una spiegazione senza senso, ma era ciò che pensavo.
Egli assecondò i miei piani e si strinse ancora di più fino a che le nostri fronti non si unirono permettendomi di osservare i suoi occhi scuri, illuminati solo dalla fioca luce che proveniva dalla lampada al centro del salone. Alzai lo sguardo sui suoi capelli ed ebbi la sensazione che fossero tremendamente morbidi e così, senza volerlo, passai una mano sulla sua nuca fino a sfiorarli leggermente facendogli chiudere gli occhi. Avevo trovato il suo punto debole.
«Da domani, saremo amici». Affermò dopo un po’ aprendo gli occhi per rivolgermi la parola.
Annui ancora persa nel suo profumo ed abbassai la mano sulla sua schiena, come se non volessi farlo andare via.
«Quindi per questa sera, non lo siamo ancora».
Annuii ancora, senza capire cosa intendesse fino a quando non appoggiò le sue labbra sulle mie dando inizio ad un semplice bacio, che divento qualcosa di meno semplice quando la mia mano passò di nuovo tra i suoi capelli e le sue braccia mi strinsero a sé come se io fossi l’unica cosa di cui avesse bisogno in quel momento.
Non mi aveva mai baciata veramente, solo la sera della festa a casa di Tiffany, ma in quel caso aveva solamente sfiorato l’angolo delle mie labbra, niente in confronto al vero e proprio bacio, forse troppo approfondito, di quel momento. Quando ci staccammo per prendere fiato, Zayn mi lasciò lì con la scusa di dover salutare un amico e la consapevolezza di avermi fatto impazzire, e questo non andava affatto bene.
Di solito ero io quella che mandava in tilt i ragazzi, non potevo mostrarmi debole come una ragazzina in una piena crisi ormonale.
Mi diressi al tavolo dei drink per dimenticare l’accaduto –anche se non mi era dispiaciuto sentire le labbra del moro sulle mie e le sue mani accarezzarmi- presi un bicchiere che conteneva un liquido scuro che non prometteva niente di buono e lo bevvi tutto in un sorso. Quando mi voltai per gettare il bicchiere nel cestino dell’immondizia, mi trovai davanti Liam. Possibile che fosse ovunque?

 
 
 
 
 
 
 
 
 Aaaah, da quanto tempo? lol
Scusate se vi ho fatto aspettare molto per un capitolo di passaggio
e anche piuttosto noioso, ma nell'ultimo periodo ho avuto molto da fare tra banner 
per efp, compiti estivi, pulizie in casa, mia sorella e le sere fuori. cc
Infatti questo capitolo è stato scritto un pezzo alla volta e non l'ho neanche
rieltto. #vivalasincerità 
Aaaallora, (sono fissata con la 'aaa') Zayn e Taylor si sono baciati, 
ma non cantate vittoria, perchè questa è stata l'ultima serata da non amici,
nei prossimi capitoli ci saranno parecchi casini. ee
Secondo voi cosa ci fa Liam a casa di Danielle?
Sono fidanzati, amici o parenti? lol 
Forse non si conoscono, ma hanno qualche amico in comune...
Beh, ora è meglio che sto zitta. AHAH
Grazie a tutte voi che leggete e mi dite il vostro parere
anche a chi legge in silenzio. 
I LOVE YOU SO MUCH. <3
ps. per chi volesse contattarmi, sono @zaynsnote su twitter. (:
 
 

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