Unbroken.

di xsecondchoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ne ho bisogno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Sei contenta ora? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: In fondo, a chi interesserebbe? ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Ed ecco tutto crollare. Di nuovo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Come vincere un Grammy. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Bugiarda. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Per loro ormai sono guarita, fa tutto parte del passato. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Miley. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: La nuova canzone. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Grazie a Dio esiste la musica. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Come se non avessi mai avuto davvero una possibilità. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Sonny tra le stelle. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Siamo faccia a faccia ma non ci guardiamo negli occhi. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Continuo a ripetermi che passerà. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Lei non è una santa, non è ciò che credi. E’ un’attrice. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Forse non sono così brava a mentire. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: L'inizio della fine. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Buio. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: In trappola. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Come sale sulle ferite. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Phil. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Il cibo non è tuo nemico, lo sei solo tu. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: Tutti credono in te, ora è giunto il momento che tu inizi a credere in te stessa. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: Dio, come vorrei che fossi qui. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: Ricordi. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: Tieni duro. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: E se avesse ragione? ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: Di nuovo insieme. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: Ma tu dovevi andare per la tua strada e quella strada non faceva per me ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: Unbroken ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: Il conto alla rovescia. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32: Non so se te lo hanno mai detto, ma hai il sorriso più bello del mondo. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33: Unbroken - epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ne ho bisogno. ***


 

Capitolo 1: Ne ho bisogno.
 

 

Eccomi, sto per farlo di nuovo.
Guardo il mio braccio e poi la piccola lametta di ferro tra le mie dita. 
Devo farlo, ne ho bisogno. Poi starò meglio, riuscirò a guardarmi allo specchio.
Lascio che la lama incida un piccolo taglio sul polso, poi un altro sulla gamba. Non importa in che punto, l’importante è averlo fatto. 
Apro l’acqua della vasca fino a riempirla in modo che mi possa coprire fino al collo, ed entro. Dopo qualche minuto l’acqua inizia a cambiare colore. E’ rossa. Rossa come il sangue che continua a scorrere dai miei tagli, piccoli ma che mi fanno provare qualcosa: dolore. Il dolore, quello che porto dentro da tutta una vita. Sin da quando i miei genitori si sono lasciati, sin da quando a scuola iniziarono a dirmi che ero grassa. Perché questa è la realtà: io sono grassa e brutta.
Esco dalla vasca, mi metto un asciugamano intorno al mio grasso corpo e dopo aver fatto scendere l’acqua sporca nello scarico, vado in camera mia.
Mi vesto velocemente, evitando il più possibile il grosso specchio che mia madre ha voluto che metessi nella stanza.
«Così la mia bambina potrà vedere sempre quanto è bella», aveva detto. Certo, come no. Io non sono bella, o almeno non sarò mai bella come gli altri. 
Scendo le scale e trovo mia madre in cucina che sta preparando la colazione.
«Tesoro siediti, sto preparando dei Pancakes».
«No grazie mamma, non mi vanno».
Guardo in modo disgustato le piccole frittelle nella padella. 
«Demetria non hai mangiato neanche ieri sera. Adesso siediti e mangia. Lo sai che il dottore ti ha detto di mangiare», mi ordina mettendo una grossa pila di pancakes ricoperti di sciroppo sul tavolo.
Sbuffando, mi siedo e inizio ad ingurgitare un pezzo alla volta. Mastico molto lentamente e lascio scendere il cibo dritto fino allo stomaco.
Dopo averne mangiato metà piatto mi alzo. «Scusa mamma ma sono in ritardo, ho un appuntamento con Joe».
«Oh certo tesoro va pure». 
Mi avvicino e le do un bacio sulla guancia, dopodiché esco di casa.
Salgo in macchina e inizio a sentire il mio respiro affannato. Ho bisogno di farlo, non posso resistere fino a casa di Joe. 
Accendo il motore e ingrano la marcia, dopo qualche minuto sulla sinistra vedo un bar. Mi fermo ed entro. Mi dirigo dritta verso il bagno. 
C’è un odore nauseante, che mi facilita la venuta del vomito. Dopo aver messo due dita in bocca, mi assicuro di aver espulso tutto quello che avevo mangiato. 
Ora mi sento meglio, ora posso farmi vedere da Joe. Mi lavo i denti con lo spazzolino che ho in borsa, mi trucco leggermente ed esco dal bagno.
Ordino un caffè al bancone e poi torno in macchina.
Sono molto agitata, Joe ha detto che doveva parlami di una cosa importante. Chissà cosa vorrà chiedermi. Non sto più nella pelle.





Spazio dell'autore:
 
Ciao a tutti! Spero che questo primo capitolo abbia stuzzicato il vostro interesse e che seguiate questa FF ;)
Questa storia l'ho scritta all'incirca un anno fa, quindi ho tutti i capitoli già pronti e li pubblicherò velocemente... sempre che questo primo capitolo riscuota successo. 
Quindi se vi piace quello che ho scritto o anche se non vi piace (accetto le critiche) RECENSITE! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Sei contenta ora? ***


Capitolo 2: Sei contenta ora?


Parcheggio la macchina dietro quella di Nick, che è posteggiata davanti al garage. Sono agitata, non ho il coraggio di scendere dall'auto. 
Cosa avrà di così importante Joe da dirmi, per avermi chiesto di andare fino a casa sua?
Le cose tra noi vanno bene, ormai stiamo insieme da due mesi e qualche giorno, anche se in realtà la nostra storia è iniziata da quando ci siamo conosciuti tre anni fa durante le riprese di Camp Rock, il film che abbiamo girato insieme. Siamo sempre stati migliori amici, ma un giorno abbiamo capito entrambi che eravamo molto di più.
Finalmente trovo la forza e scendo dall’auto. Joe mi aspetta sulla cima delle scale. Appena lo vedo, il mio cuore inizia a battere più forte che mai e l’unica cosa che voglio è stare tra le sue braccia.
«Joe!». Corro verso di lui e lo bacio.
Lui invece di ricambiare il bacio, come mi aspettavo, mi allontana dolcemente. 
«Dobbiamo parlare». Il suo sguardo è molto serio, e questo mi fa capire che c’è davvero qualcosa che non va.
Senza dire nient’altro entriamo in casa. Mi fa sedere sul divano e dopo essersi messo di fianco a me inizia a parlarmi.
«Demi, ti ho fatta venire qui perché quello che sto per dirti non potevo dirtelo ne via messaggio o e-mail, e soprattutto non con una telefonata». Si interrompe e abbassa lo sguardo. Il mio cuore batte sempre più forte.
Ho capito cosa sta per succedere ma non ci voglio credere. Non può essere vero.
«Questi mesi insieme sono stati fantastici, noi siamo fantastici. Ma vedi Dems, ho capito che tu per me sei solo un’amica. Non so perché ci siamo buttati in questa storia, abbiamo sbagliato a farlo».
«Sbagliato?». 
Le mie mani tremano come non mai. E prima ancora che me ne renda conto le mie guancie sono rigate da un fiume irrefrenabile di lacrime.
«Sì, insomma. Questa cosa potrebbe rovinare la nostra amicizia, e io non voglio che questo accada. Sei troppo importante per me e non posso perderti».
«Bhè, l’hai appena fatto».
Mi alzo e cerco la porta, ma Joe mi afferra per il braccio e mi ferma.
«No ti prego Demi, non reagire così. Io ti voglio ancora bene. Per me non è cambiato niente». Mi tira verso di se e mi abbraccia.
«No Joe! Per me è cambiato tutto!», urlo allontanandolo «Questa era l’unica cosa che mi faceva andare avanti. Tu sei l’unica persona che mi fa sentire bene e io non posso rinunciare a te. Ma io non ti vedo più solo come un amico. Io ti amo».
Lui rimane a bocca aperta ed io non riesco a credere di averlo detto.
Gli ho detto che lo amo. Non l’avevo mai fatto, e ho deciso di farlo proprio ora che tutto è finito. 
Il mio cervello parte in quinta: sicuramente è tutta colpa mia. Se non fossi così orribile, lui mi desidererebbe. Se fossi più bella sarei alla sua altezza. Ma io sono soltanto Demi, e lui invece… lui è tutto ciò che di bello ci può essere e ha ragione, non mi merita come ragazza. 
«Senti, cancella tutto quello che ti ho detto. Scusa ma ora devo andare».
Esco di corsa di casa e salgo in macchina, ho bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti per un po’. Metto il telefono in modalità silenziosa e guido fino al lago mentre la pioggia inizia a cadere. 
Scendo dall’auto e guardo la mia figura riflessa sull’acqua. 
Le immagini iniziano a scorrere molto velocemente nella mia testa: il nostro primo incontro, la nostra prima canzone insieme e poi il nostro primo e bellissimo bacio.
Sei contenta ora? Sei riuscita a rovinare anche questo. Proprio adesso che tutto stava andando per il meglio, tu e la tua faccia, il tuo corpo, i tuoi capelli, i tuoi vestiti orribili avete rovinato tutto.
Sono solo un osceno disastro, niente di più. 
Estraggo dalla borsa la piccola lametta e lo faccio di nuovo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: In fondo, a chi interesserebbe? ***


Capitolo 3: In fondo, a chi interesserebbe? 

Rientro in macchina e dopo essermi tolta la maglietta bagnata, prendo il cellulare. Ci sono dieci chiamate senza risposta. Tutte di Joe.
Digito il suo numero e lo chiamo.
«Demi!», mi risponde con il fiato corto «ma dove sei finita? E’ da due ore che ti cerco. Nessuno sapeva dov’eri e stavo per impazzire!».
«Sta tranquillo. Sto bene, ok? Dovevo solo riflettere. Senti, quello che ti ho detto prima… non è vero. L’ho detto solo perché ero spaventata».
«Ok.» lo dice come se non ne fosse convinto «Sei sicura di stare bene?».
«Sì, certo», rispondo cercando di essere il più credibile possibile.
«Va bene. Senti mi hanno chiamato quelli dell’Hollywood Records, hanno detto che vogliono vederci»
«Perché?»
«Non lo so. Dobbiamo essere da loro tra mezz’ora»
«Mezz’ora? Ma io… Ok, devo andare! Ci vediamo alla casa discografica».
Metto in moto la macchina e mi dirigo a tutta velocità verso casa mia. 
Appena arrivata, corro su per le scale, entro in bagno e mi butto sotto la doccia. 
Lascio che il calore dell’acqua mi riscaldi e sento le ferite pulsare. 
I piccoli tagli sanguinano ancora, anche se stanno iniziando a rimarginarsi.
La ferita più dolorosa però, non è visibile. Ed è lì nel mio cuore. E’ lì da così tanto tempo che non mi ricordo nemmeno come me la sono procurata. E adesso che si è aperta del tutto, che si è lacerata come se fosse fatta di carta fa male. Fa così male da farti mancare il respiro. Fa così male che vorrei morire. 
In fondo a chi interesserebbe? 
Mio padre non c’è mai stato per me.
Mia madre ha altre due figlie bellissime, e di certo dopo un po’ di tempo si riprenderebbe.
E Joe… bhè a lui sicuramente non importerà. O almeno all’inizio starà male, poi troverà un’altra ragazza e mi dimenticherà facilmente.
I miei fans? Loro trovano qualcosa di speciale in me solo perché non mi conosco davvero. Se mi conoscessero per quella che sono in realtà e non per quella che fingo di essere con tutti quei falsi sorrisi, si allontanerebbero da me in un batter d’occhio.
Perché infondo ha sempre funzionato così. Ho questo difetto di affezionarmi alle persone subito e quando poi scappano via, il vuoto che ho dentro mi risucchia e capisco che alla fine è solo colpa mia. 
Io non sono come gli altri, non ho nulla da offrire. Per questo le persone si allontanano da me.
L’unica cosa che ho è la mia voce, e sinceramente non capisco perché Dio l’abbia data a me. Non me la merito. Non sono all’altezza di questo dono.
Chiudo l’acqua e dopo aver asciugato velocemente i capelli corro in camera e mi vesto. 
Sono dannatamente in ritardo. 

«Eccomi! Scusate il ritardo», urlo mentre entro nella sala riunioni della casa discografica.
Tutti si voltano verso di me e mi sorridono. Io ricambio, anche se non lo vorrei davvero.
«Hei Dems! Vieni qui», mi chiama Joe.
Mi avvicino e il solo contatto della sua mano sul mio braccio, mi da i brividi.
Oh Joe, come vorrei che tutto questo non fosse mai successo. Come vorrei che tu mi desiderassi. Ma è stato solo tutto un grande sogno.
E probabilmente ci hanno chiamati qui per dirci che il nostro contratto è terminato. Quindi non lavoreremo più insieme, e tu ti allontanerai definitivamente da me.
Così rimarrò da sola con il mio stupido cuore malconcio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Ed ecco tutto crollare. Di nuovo. ***


Capitolo 4: Ed ecco tutto crollare. Di nuovo.


«Faremo un Camp Rock tour».
«Un cosa?» 
«Un tour con tutte le canzoni di Camp Rock e i protagonisti sarete voi due».
Il capo della casa discografica termina la frase indicando me e Joe. 
Un tour? Io e Joe i protagonisti? 
Questo significa che c’è ancora speranza, che non è tutto finito!
«Oh mio Dio! Ma sarà bellissimo!», urlo saltando in braccio a Joe «Non sei contento?»
«Certo. In tour con la mia migliore amica e i miei fratelli. Non posso di certo lamentarmi!», mi risponde abbracciandomi.
«Oh sì, scusa. Dimenticavo la parte dell’amicizia», rispondo davvero imbarzzata. Mi stacco da lui e mi avvicino al direttore per chiedere maggiori dettagli.

Dopo aver discusso sul progetto, la stanza si svuota e rimaniamo solo io e Joe.
«Demi, credo che dovremmo parlare per quanto riguarda quello che è successo stamattina»
«Emh ok. Se proprio vuoi»
Ci sediamo al tavolo uno di fronte all’altro.
Forse ha capito che quello che mi ha detto è stato un errore. Che mi ama e che vuole stare con me. Forse quell’abbraccio di prima gli ha riportato alla memoria ciò che siamo e quanto siamo importanti l’uno per l’altra.
«Io volevo solo chiederti se… Si insomma, volevo solo sapere come stai».
Ed ecco tutto crollare. Di nuovo.
Vuole solo sapere come sto. Come sto? Vorrei saperlo anche io. Perchè io so solo che ho questo dolore lancinante nel petto che non mi da tregua. 
«Sto bene Joe», sorrido per cercare di essere più credibile.
«Sei sicura? Quando sei arrivata mi sembravi strana. Poi quando ci hanno detto del tour, invece, eri così emozionata. Insomma, non è la prima volta che andiamo in tour insieme, mi sembra una reazione abbastanza eccessiva. 
Lo so di averti ferita e mi dispiace. Davvero. Vorrei poter tornare indietro e cancellare tutto ma non posso. Però se devi dirmi qualcosa, ti prego fallo».
Vorrebbe poter tornare indietro e cancellare TUTTO? Come può dire questo? Come può rinnegare ogni minima emozione provata mentre eravamo insieme? Mentre ci baciavamo, mentre ci tenevamo per mano, mentre stavamo abbracciati... 
Lo so che sono un disastro, che non sono perfetta e che la nostra storia è finita. Ma rinnegare tutto, non è possibile. Io non lo farei mai. È stato troppo importante per me, lui è troppo importante per me.
Mi alzo in piedi velocemente, prendo la borsa e senza aggiungere una parola esco dalla porta.
Mi dirigo verso il bagno, chiudo la porta alle mie spalle e guardo la figura riflessa nello specchio.
Perché non sei come gli altri? Perché non sei perfetta? Perché?
Prendo la borsa ed estraggo la lametta. Devo farlo di nuovo. Devo punire il mio corpo. Devo punire me stessa. 
Incido un piccolo taglio sul polso sinistro. 
Nel lavandino iniziano a cadere delle gocce di sangue. Una alla volta, come se le stessi facendo cadere da un contagocce.
Anche la lametta è sporca. Apro l’acqua per sciacquarla, ma mi sfugge di mano e cade nello scarico del lavandino.
«Maledizione!»
La porta si apre di colpo. È Joe.
«Dems, ti prego dobbiamo… Oh mio Dio!». Corre verso di me, mi afferra il braccio e lo mette immediatamente sotto l’acqua.
«Demi ma che ti salta in mente? Che hai fatto?».



Spazio dell'autore: Scusate il ritardo nel pubblicare il capitolo, ma sono stata occupata. In ogni caso, spero che vi piaccia ;D

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Come vincere un Grammy. ***


Capitolo 5: Come vincere un Grammy.


«Lasciami Joe!», urlo tirando il braccio stretto tra le sue mani.
«No Demi! Devi dirmi che ti è saltato in mente! Non pensi alla tua famiglia, ai tuoi fans, a me? Come hai potuto?».
E adesso che mi invento? Non posso confessare. Non posso dirgli tutto quello che sento. Non mi guarderebbe più allo stesso modo.
«Ma di che cosa stai parlando? Io non ho fatto niente». Ancora una volta cerco di liberarmi.
«E allora cosa sono questi tagli?». Il suo sguardo è profondo, e mi fa sentire così piccola. 
No, non posso dirgli la verità.
«Non è come credi. Prima sono stata al lago. Sono caduta e mi sono tagliata sui sassi. Ho messo il polso nell’acqua e non usciva più sangue. Poi mentre stavamo parlando ha iniziato a sanguinarmi di nuovo e sono corsa in bagno»
Joe mi lascia il polso e abbassa lo sguardo. «Oh, scusa mi dispiace. Io credevo…»
«Credevi che mi fossi fatta del male?», scoppio a ridere. «Scusami ma mi viene troppo da ridere se ripenso alla tua entrata da eroe»
«Ah quindi ti faccio ridere eh? Ok». Si riempie le mani d’acqua e me la lancia addosso.
«Cosa? Come hai osato? Adesso te la faccio pagare!». Metto la mano sotto il rubinetto e faccio in modo che l’acqua si diriga dritta in faccia a Joe. «E poi da quando entri nel bagno delle donne senza bussare? Brutto maniaco!».
Inizia una lotta d’acqua che finisce con noi due completamente fradici uno di fronte all’altro.
Lo guardo negli occhi, quei suoi occhi nocciola così profondi. Dio, quanto è bello. 
Sento lo stomaco urlare, vorrei solo… 
Non so come, le nostre labbra si trovano una attaccata all’altra. Le nostre mani si incrociano e i nostri respiri iniziano ad affannarsi.
«No Dems, ferma». Joe si allontana da me. «Non è così che deve andare. Noi non…»
Io rimango immobile, ancora scioccata.
«Sì hai ragione scusami. Devo andare», prendo le mie cose e vado verso la macchina.
Le mie mani tremano. Che cosa è successo? Non sono stata io. Cioè lo abbiamo fatto insieme. Quindi che significa? Mi ama ancora? Oppure è stato quel momento e l’atmosfera?
Sì, sarà andata sicuramente così. Perché non avrebbe alcun senso! Dieci minuti prima mi dice che vorrebbe cancellare tutto e poi mi bacia. 
E’ stato solo uno stupido bacio insignificante. Per lui, naturalmente.
Per me invece è stato meraviglioso. E’ stato come vincere alla lotteria. Anzi, di più, come vincere un Grammy.
Salgo in macchina e cerco di guidare verso casa mantenendo la calma. 
Vado in camera mia e mi sdraio sul letto. 
Ripenso a quello che è successo. Ancora e ancora.
Mi arriva un sms, è di Joe.

Dems, mi dispiace per quello che è successo prima. Io non so che mi è preso. Non avrei dovuto. Lo so che adesso sei confusa, ma non è cambiato niente. Resto della stessa idea. Solo amici.

Solo amici. Facile dirlo. Ma dopo quello che è successo, non so se ci riesco. Non ce la faccio. Continuo a pensare alle sue labbra, ai suoi occhi. E poi al suo sorriso, quando mi abbraccia. Come posso essere sua amica se appena lo guardo vorrei solo che tutto tornasse come prima? Che mi amasse nello stesso modo in cui io amo lui?

Non c’è problema Joe. Solo amici, ok. E’ stato solo uno sbaglio.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Bugiarda. ***


Capitolo 6: Bugiarda.
 

Ormai è passata una settima. Io e Joe non ci siamo più sentiti da quel giorno. Un po’ perché è preso dal lavoro e un po’ perché non sapremmo cosa dirci.
Forse è meglio così. Forse non dovremmo sentirci più.
Potrei annullare il tour! Potrei fingere di non volerlo fare.
E invece no. Non potrei mai fare una cosa del genere ai miei fans. Loro sono la cosa più bella in assoluto.
Quando sono giù di morale, mi basta salire sul palco e vedere tutte quelle persone intorno a me che urlano il mio nome, che piangono e che cantano le mie canzoni, per stare meglio. 
A volte è davvero difficile mentirgli, ma non posso farmi vedere per quella che sono davvero. Loro mi vedono come un modello da seguire, e se dovessero scoprire ciò che faccio e il tipo di persona che sono, probabilmente molti mi abbandonerebbero e molti altri inizierebberp a fare queste cose solo perché le faccio io.
Funziona così. Demi indossa un certo tipo di scarpe? Il giorno dopo il negozio che le vende finisce il modello. Demi cambia colore di capelli? Il giorno dopo tutti scrivono su Twitter di essersi fatti i capelli come Demi Lovato.
Io sono una specie di guida e non potrei mai e poi mai mandare questo messaggio ai miei fans.
So che quello che faccio è sbagliato, e so che è una cosa stupida. Ma non ne posso fare a meno. Non riesco a mangiare e lasciare che tutto quel cibo mi rimanga nello stomaco e non riesco a star male dentro senza star male anche fuori.
Mentire ai miei fans è davvero difficile. Invece mentire alla telecamera è più facile. Lei sta lì immobile, ti riprende. Non prova emozioni come le persone. Non ti giudica.
E’ facile fingere un sorriso davanti a lei o a una macchina fotografica. Basta solo spegnere il cervello, prendere un respiro e lasciare che il tuo sorriso venga ripreso, fotografato, ridicolizzato, amato, stampato su una copertina, trasmesso in tv e pubblicizzato.
Una volta superato il red carpet o la ripresa di una scena, il cervello si riaccende e quando ti guardi allo specchio non riesci più a sorridere. Se qualcuno ti chiede come stai, vorresti dirgli: «Sto uno schifo. Ho un dolore dentro che tu non puoi neanche lontanamente immaginare». E invece finisci per rispondere: «Bene, grazie».
Ieri ad esempio, ho incontrato una mia vecchia amica. Mi ha raccontato di tutti i suoi problemi. E lo ha fatto senza alcuna vergogna. Come se avere dei problemi facesse parte del processo naturale della vita.
E quando mi ha chiesto quali fossero i miei problemi, io ho risposto: «In realtà non ho alcun problema. E’ tutto fantastico».
Bugiarda. 
Sono solo una bugiarda. Sono bugiarda con me stessa e con le persone che mi stanno intorno.
Ma che altro avrei potuto risponderle? 
«Oh si, sono piena di problemi. 
I miei genitori hanno divorziato e mio padre è stato rimpiazzato da un altro uomo. 
L’unico ragazzo che abbia mai amato davvero mi ha appena detto che vorrebbe cancellare tutta la nostra storia e che mi vede solo come un’amica, anche se subito dopo mi ha baciata. Inoltre dovrò andare in tour con lui e fingere che non sia successo niente. 
Vengo considerata un’obesa dai tempi della scuola. E la verità è che sono davvero un’obesa. Per questo ogni volta che mangio vado subito in bagno e rigurgito tutto ciò che è entrato nella mia bocca, e se mettersi due dita in gola non è abbastanza prendo dei lassativi o qualsiasi altra cosa che mi faccia espellere tutto ciò che ho dentro. Successivamente quando mi guardo allo specchio mi faccio ribrezzo quindi mi procuro delle ferite sul corpo per stare bene».
Sarebbe stato meglio? Io non credo.


Spazio dell'autore: scusate per l'attesaa! Sono andata in vacanza e purtroppo non ho potuto caricare i capitoli! Mi dispiace molto avervi fatto aspettare, spero non vi siate dimenticati di me! Comunque ecco qui il sesto capitolo, spero vi piaccia! :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Per loro ormai sono guarita, fa tutto parte del passato. ***


Capitolo 7: Per loro ormai sono guarita, fa tutto parte del passato.
 

«Pronto?», rispondo assonnata al telefono che squilla da più di dieci minuti sul comodino.
«Demi, ma che fine hai fatto?»
«Ma chi è?»
«Sono Miley! Non riconosci nemmeno la voce della tua migliore amica?»
«Oh Miley, scusa! È solo che stavo dormendo e non mi sono resa conto… oh che figuraccia!».
«Non c’è problema Dems» ride «Allora quando ci vediamo?»
«Bhè direi, subito!», rido anche io.
Ci mettiamo d’accordo per vederci al ristorante giapponese per l’ora di pranzo. Naturalmente il sushi non farà in tempo ad arrivare al mio stomaco, anzi essendo pesce sarà molto più facile rigurgitarlo.
Io e Miley siamo amiche da molti anni, ma solo ultimamente ci siamo avvicinate molto. Per me lei è come una sorella, riesco a raccontarle tutto. Certo, tranne alcune cose. Quelle sono un tabù con tutti.
Lei è una di quelle persone che sanno farti ridere con una sola parola. Non so cosa farei senza di lei. 
Devo raccontarle un sacco di cose: il tour, Joe, il cd che sto registrando, Joe. 
Sì, la cosa più importante è Joe. Devo parlarne con qualcuno che mi possa capire, e Miley sa cosa significa essere lasciata da un Jonas Brother.
E anche lei deve raccontarmi un sacco di cose. Voglio sapere se è felice e se la sua vita sta andando come desidera.
Dopo essermi stiracchiata per bene, scendo dal letto e vado a salutare la mia famiglia al piano di sotto.
«Buongiorno famiglia!»
«Oh, buongiorno cara», risponde mia madre alle prese con la macchinetta del caffè. «Mi sbaglio o sei particolarmente raggiante questa mattina?»
«Mmm sì! Sono stata svegliata da una chiamata bellissima»
«Oh. Mio. Dio. Sei stata nominata ai Grammys?», esclama mia sorella Dallas.
Dallas è mia sorella maggiore, le voglio molto bene anche se a volte è davvero invadente.
«No», scoppio a ridere mentre mi siedo al tavolo fingendo di essere interessata al cibo nei piatti. «Era una chiamata di Miley. Non ci vediamo da più di un mese, e non vedo l’ora di abbracciarla».
«Oh salutamela! E dille di salutarmi Noah», interviene Madison, l’altra mia sorella.
Madison è la minore, ed è un vero angelo. Le voglio un mondo di bene. 
Dice sempre che vorrebbe essere come me, anche per questo cerco di essere il più naturale possibile in casa, anche se tutti sanno dei miei problemi con il cibo. Per loro ormai sono guarita, fa tutto parte del passato.
«Lo farò», le sorrido e lo schiocco un bacio sulla guancia.
«Su Demetria, che cos’è quel piatto vuoto?»
«Sì mamma, non preoccuparti. Lo stavo per riempire».
Va avanti così da una settimana: siediti al tavolo, mangia il più possibile e poi dritta in bagno.
Riempio il piatto con bacon, uova fritte e pancakes accompagnate da una bella tazza di caffè fumante, che è l’unica cosa che vorrei davvero far entrare nella mia bocca.
Dopo aver parlato del più e del meno, mi alzo da tavola e mi dirigo in bagno, cercando di dare il meno possibile nell’occhio.
Chiudo la porta a chiave e apro l’acqua del rubinetto. 
Infilo due dita,l’inidice e il medio, in gola fino a toccare le tonsille.
Niente.
Prendo lo spazzolino per i denti e lo spingo il più possibile nella gola.
Ecco salirmi il rigurgito, ma non è abbastanza, infatti lo ingoio di nuovo.
Torno in camera. Vado nella cabina armadio e apro l’ultimo cassetto della cassettiera nell’angolo. Sotto vecchi vestiti, dentro una scatola trovo ciò che stavo cercando: una scatola di lassativi.
Presi in una quantità giusta mi aiuteranno con il vomito.
Torno in bagno, chiudo la porta nuovamente a chiave e prendo due pillole dalla confezione. Riempio un bicchiere d’acqua e senza pensarci due volte ingerisco le pillole e poi bevo.
Ora devo solo aspettare che facciano effetto. Un quarto d’ora, mezz’ora al massimo.
Alzo lo sguardo e mi guardo allo specchio.
Come sei ridotta. Non ti vergogni? Non ti fai pena? Come fai a guardarti allo specchio?
Hai appena preso delle pillole per rigurgitare ciò che hai mangiato. Dovresti essere punita così, la prossima volta, ci penserai due volte prima di rifarlo.
Apro il cassetto dove ci sono i rasoi e prendo una lametta.
Mi guardo il polso, ha ancora i segni dei giorni passati. Devo trovare un altro posto.
Abbasso il pantalone e incido sull’inguine una linea retta. 
Il dolore è forte. Più forte che mai. Ma me lo merito. Sono solo un rifiuto umano.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Miley. ***


Capitolo 8: Miley.
 

Entro nel ristorante e mi fanno accomodare al tavolo nel privè. Dopo qualche minuto il cameriere mi porta il menù. Lo ringrazio e appoggio la lista sul tavolo sena nemmeno guardarla.
«Eccomi!», sento una voce alla mie spalle. Mi volto di scatto e vedo Miley.
Bellissima. Con i suoi lunghi capelli castani, gli occhi azzurri, e un fisico da fare invidia persino ad una modella.
«Miley!». Mi alzo e l’abbraccio. Un abbraccio lungo e intenso.
Quanto mi è mancata!
«Ok, Dems. Così mi stritoli!»
«Oh scusami!», ridacchio, «E’ solo che mi sei mancata così tanto»
«Anche tu mi sei mancata! Ma... che cos'era questo abbraccio? C’è qualcosa che non va. Che è successo?», mi guarda di sottecchi.
«Bhè, sì in effetti. Però prima sediamoci e ordiniamo. Ma soprattutto parlami di te. Voglio sapere come ti gira»
Ci sediamo e dopo aver finto di leggere il menù, ordino un misto di sushi e sashimi.
«Allora, sei bellissima. E’ l’amore vero?», mi dice con un sorrisetto malizioso.
«Bhè direi di no» abbasso lo sguardo «Tu invece sei stupenda. Sta andando tutto bene con Liam?»
«Non provare a cambiare discorso! Che succede Dem?», mi accarezza la mano.
«Niente di che… a parte che io e Joe abbiamo rotto».
Ed ecco tornarmi quel dolore. Ogni volta che ci penso, arriva una fitta profonda al cuore. 
«Cosa? Perché lo avete fatto? Demi, siete fatti l’uno per l’altra… questa cosa non ha senso!»
«Credi sia stata una mia scelta?», sorrido malinconicamente.
«Joseph!», mi risponde arricciando la fronte e prendendo in mano il coltello.
«Ha detto che mi vede solo come un’amica. Però dopo qualche ora mi ha baciata»
«Oh sì, non lo sai? E’ un vizio di famiglia! Prima ti lasciano, poi ti baciano e poi vogliono solo essere amici»
«Già»
«Non hanno il coraggio di ammettere che provano qualcosa di vero ed importante per te. E l’unica cosa che riescono a fare è scappare»
«Non so Miley. Per me è diverso. E’ sicuramente colpa mia. Insomma non sono il tipo di Joe e sono un po’ un disastro in tutto. Quindi lo capisco»
«Non provarci nemmeno, mi hai capito? Non è colpa tua. E’ colpa sua. Non ti sa apprezzare, non è capace ad esprimere i suoi sentimenti ed è bravo solo a scrivere stupide canzoni dove ti chiede scusa»
«Sei sicura che stiamo ancora parlando della stessa persona? Perché a me sembra che qui ci sia qualcuno con un po’ di rancore»
«Sì è vero. Ma adesso stiamo parlando di te, quindi… non una parola!»
«Ok. Ma sei sicura di star bene?»
Miley appoggia la forchetta sul piatto e si porta le mani sul viso.
«E’ solo che a volte mi manca così tanto!» inizia a singhiozzare «Perché continuo ad amarlo?»
«Ei, shh. Va tutto bene», mi alzo e l’abbraccio.
«No, non va tutto bene! Io mi odio per questo. Odio il fatto che non riesco ad amare Liam come amo lui. Ed odio il fatto che non riesco a smettere di amarlo»
«So come ti senti, ok? Ma vedrai che con il tempo passerà. Passa sempre»
Che situazione ridicola. Io che do consigli sull’amore. Non sono la persona più adatta e non è affatto vero che con il tempo passerà.
Il tempo è solo una scusa a cui ci si aggrappa. Non aiuta. Anzi il tempo peggiora le cose. Ti disintegra dall’interno finché non rimane più niente. E l’unica cosa che ti resta e continuare a chiederti: perché? Ho sbagliato qualcosa? E’ colpa mia? Sarebbe andata così se mi fossi comportata in un altro modo?
Il tempo non aiuta. Io lo so bene. E’ da quando avevo dodici anni che continuo a ripetermi: è solo un momento, poi passerà.
Invece sono ancora qui, con gli stessi problemi, le stesse paure e lo stesso lancinante dolore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: La nuova canzone. ***


Capitolo 9: La nuova canzone.



Dopo qualche minuto Miley si riprende, e va in bagno per sistemarsi. 
Io guardo il mio piatto ancora pieno. 
Per ora Miley, non ha ancora notato che non ho toccato nulla, ma quando tornerà e sarà più tranquilla, potrebbe accorgersene. Devo trovare un modo per liberarmene.
Prendo il piatto e mi dirigo verso l’entrata della cucina. Di fianco alla porta c’è un grosso cestino della spazzatura. Con la forchetta faccio scivolare il contenuto del piatto nel cestino.
Velocemente ritorno al tavolo. Dopo qualche secondo ritorna anche Miley.
«Wow, hai divorato tutto, eh?», indica il piatto.
«Bhè sì, scusa. Ma ero proprio affamata!», sorrido «Come ti senti?»
«Meglio. Scusami per prima, ma avevo tutto dentro e dovevo parlarne con un’amica. Ne avevo bisogno»
«Hai fatto bene. Adesso, però cambiamo discorso. Parliamo di lavoro»
«Sì, brava. Come sta andando la registrazione del nuovo disco?»
«Benissimo. E’ molto più R’n’B e meno Rock. Vorremo farlo uscire verso dicembre, però dobbiamo sistemare ancora alcune cose. Ad esempio, dopo devo andare alla casa discografica perché vogliono farmi ascoltare un nuovo pezzo da mettere nel disco. Hanno detto che è davvero fantastico!»
«Wow! Vorrei poter venire con te per ascoltarlo, ma dopo ho un impegno con mia madre», mi accarezza la mano.
«Non c’è problema», ricambio con un mega sorriso.
«E il tour? Quando lo farai? Sempre a dicembre?»
Ecco. Tasto dolente toccato.
«Bhè, in realtà l’unico tour che ho in progetto per ora si chiamerà: Camp Rock Tour. E dovrò farlo insieme ai Jonas»
«Cosa? Oh accidenti! Dovrai stare tutto il tempo con Joe. Mi dispiace»
«Sì, anche a me. Più o meno»
«Però pensandoci potrebbe riavvicinarvi, non credi?»
«Forse, o forse potrebbe allontanarci ancora di più».

Il pranzo continua tra risate e vecchi ricordi. Poi, purtroppo, ci salutiamo e ci diamo appuntamento al più presto.
Una volta lasciato il ristorante, cerco di salire in macchina facendomi spazio tra i paparazzi, che senza sosta continuano a fotografarmi, nonostante più volte continui a chiedergli di smetterla.
Arrivo in meno di dieci minuti alla Hollywood Records, dove mi aspettano il mio produttore e altri collaboratori.
Entriamo nello studio di registrazione. 
Un ragazzo seduto al mixer, fa partire una canzone.
Inizia con un pianoforte, poi ecco le parole.

“I cieli piangono. Sto guardando, raccogliendo le lacrime nelle mie mani.
Solo il silenzio alla fine, come se non avessimo mai avuto una possibilità.
Devi farmi sentire come se non fosse rimasto nulla di me?
Puoi prendere tutto quello che ho, puoi distruggere tutto quello che sono.
Come se fossi fatta di vetro, come se fossi di carta.
Vai avanti e prova a farmi crollare, mi rialzerò da terra come un grattacielo.”

Parole bellissime, che mi emozionano immediatamente ed inizio a piangere.
Questa canzone parla di me. Di tutto quello che sono e di tutto ciò che vorrei essere.
Sono così debole da potermi spezzare come se fossi fatta di vetro. E vorrei davvero riuscire a rialzarmi ogni volta che cado, ad avere la forza per andare avanti.
«Qual è il titolo di questa canzone?», chiedo al mio produttore mentre asciugo le lacrime.
«Questa cara Demi, è Skyscraper».




Spazio dell'autore: Scusate per il ritardo. Spero che il capitolo vi piaccia xoxo

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Grazie a Dio esiste la musica. ***


Capitolo 10: Grazie a Dio esiste la musica.
 

«Joe! Joe! Sono contenta che tu mi abbia chiamata!», urlo nella cornetta del cellulare «Sono alla casa discografica e mi hanno appena fatto sentire una nuova canzone! Devi assolutamente ascoltarla»
«Sì Dems, mi fa piacere. Però ti ho chiamata per un altro motivo».
Ha una voce molto seria, distaccata. Mi deve dire qualcosa di brutto. Di nuovo.
«Oh, giusto. Dimmi»
«Bhè ecco, hai presente l’orfanotrofio che supportiamo in Africa?»
«Sì certo. Che è successo? Hanno fatto del male ai bambini?»
«No, no tranquilla. Ho solo deciso di andare a visitarli per qualche settimana»
Cosa? Vuole andare in Africa e lasciare tutto così tra noi? Non abbiamo ancora chiarito. Non sappiamo ancora cosa fare, e lui che fa? Scappa. 
Classico.
«Demi? Ci sei ancora?», mi chiede.
«Oh si, certo. E’ una bella idea. Bravo»
«Credo sia anche una buona idea per noi. Forse stare lontani per un po’ ci aiuterà»
«Sì, certo. Bhè allora buon viaggio. Devo andare. Ciao».
Termino la chiamata senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. 
Tutti mi stanno fissando, io sto per scoppiare in lacrime.
«Scusate ma per oggi è abbastanza. Ci vediamo domani», prendo le mie cose e torno a casa.
Appena entro in camera mi butto sul letto e lascio che il fiume di lacrime inizi a scorrere. 
Non ce la faccio davvero più! Appena succede qualcosa di meraviglioso, subito dopo accade qualcosa di terribile che rovina tutto.
Perché continua a farmi del male? Perché non può tornare tutto come prima? Quando eravamo solo io e lui? Quando eravamo così felici...
Ma la verità è che io non merito la felicità, e dovrò passare tutta la mia vita in questo stato alternato tra momenti di felicità e dolore.
«Demi? Sei a casa?», sento urlare dal piano di sotto.
Non rispondo. Non ne ho voglia.
«Lo so che ci sei. Vieni a tavola, è pronto!»
Oh no, non è proprio il momento. Non ho nessuna voglia di recitare la parte di quella che sta morendo di fame.
Voglio solo stare qui nel mio letto e piangere.
«Dems», entra Dallas nella camera «vieni è pronto»
«Non ho fame», rispondo singhiozzando.
«Hei, ma che succede?», si avvicina e si siede sul letto.
«Niente. Ti prego lasciami sola. Non ho voglia di parlarne»
«Ok, come vuoi. Se hai bisogno di me, chiamami ok?»
«Si grazie, ti voglio bene», le do un bacio sulla guancia.
«Ti voglio bene anche io».
Dallas esce e io affondo di nuovo la testa nel cuscino. 
Ho bisogno di qualcosa che mi distragga. Devo… devo… ma certo!
Mi alzo di scatto dal letto e afferro la mia chitarra. 
Inizio a suonare degli accordi fino ad arrivare ad una melodia orecchiabile.

Dopo due ore ho scritto tre canzoni. 
Non sono un granché, ma mi sento molto meglio. 
Grazie a Dio esiste la musica. E’ l’unico modo con il quale posso sfogarmi senza alcuna vergogna. Senza dover pensare alle conseguenze.
La musica è stato il mio primo amore. E lo sarà sempre.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Come se non avessi mai avuto davvero una possibilità. ***


Capitolo 11: Come se non avessimo mai avuto davvero una possibilità.
 

Joe è partito da una settimana e la mia vita sta andando avanti. 
Ieri abbiamo fatto una nuova riunione per il Camp Rock tour, e domani finalmente registrerò Skyscraper.
Nonostante sia molto indaffarata, il mio chiodo fisso resta Joe. Non riesco a smettere di pensare a lui, è più forte di me. 
Anche le cose più semplici mi ricordano lui. Ad esempio: il tavolo che ho nel soggiorno... ogni volta che lo guardo, mi viene in mente quella volta in cui Joe ci andò a sbattere contro ben tre volte, e inizio a ridere. E mi sento stupida. E poi subito dopo mi sento così triste.
Come siamo arrivati a questo punto?
Mi manca. Mi manca da morire. Ma non mi manca solo essere la sua ragazza mi manca essere ciò che eravamo prima, quando eravamo solo Joe e Demi, due amici che si divertivano a farsi scherzi.
Quando ci siamo conosciuti, mi ricordo che non smettevo di parlare. Continuavo a dire cose stupide e senza senso. Poi lo guardavo e pensavo: wow! E’ fantastico.
Lui invece, rideva di me. Ma lo faceva in un modo così dolce che non riuscivo nemmeno ad arrabbiarmi.
La vera scintilla, però, è scattata quando delle comparse del film iniziarono a farmi scherzi senza sosta e a me iniziò a darmi davvero fastidio. Joe si arrabbiò molto. Li prese da parte e gli disse: «Io sono l’unico che può fare scherzi a Demi. Quindi o la smettete o non sarà difficile trovare nuove comparse».
BOOM!
Mi innamorai all’istante. Come se non contasse che ci conoscevamo solo da due settimane. Ogni volta che lo vedevo sentivo le farfalle nello stomaco.
E mi succede tutt’ora. 
E’ come se mi innamorassi di lui di nuovo, ogni volta. Nonostante mi faccia davvero arrabbiare delle volte, subito dopo fa qualcosa di così adorabile da farmi dimenticare perché fossi arrabbiata. Basta una sguardo, un sorriso e dimentico tutto.
Mi sembra di vivere in un disco che si ripete in continuazione. Va sempre così, non posso stare arrabbiata con lui per troppo tempo.
E a volte sono davvero stanca di tutta questa sensazione. Perché devo essere condannata ad amare un ragazzo che non mi ricambia?
O almeno così sembra. 
Io sono sicura che lui provi qualcosa per me, solo che non sa nemmeno lui cosa.
E non lo so nemmeno io.
E’ tutto così complicato. E’ come se non avessimo mai avuto davvero una possibilità. Insomma, l’abbiamo avuta, ma quanto è durata?
Troppo poco.
Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di capire cosa stava succedendo, che ormai era tutto finito.
E ho provato a non pensarci più. Ci ho provato con tutte le mie forze.
Sono uscita con altri ragazzi, sono andata alle feste. Ma lui è lì è sempre nei miei pensieri e non riesco a togliermelo dalla testa.
Vorrei solo stare con lui, tra le sue braccia mentre mi accarezza i capell e mi sussurra cosa dolci. Ma non credo che questo accadrà di nuovo. 
E pensandoci bene, sono sempre più convinta che sia colpa mia. Nonostante tutti continuino a dire che non è così, io non riesco a darmi altre spiegazioni.
Non sono abbastanza per lui. Non me lo merito, lo so. Ne sono consapevole.
Ma allora perché fa così male?
Perché vorrei solo morire?
Perché questo dolore non mi lascia in pace una volta per tutte?

E ancora una volta mi ritrovo con il viso bagnato dalle lacrime che scendono senza sosta.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Sonny tra le stelle. ***


Capitolo 12: Sonny tra le stelle.
 

Questa mattina mi sono dovuta svegliare presto. Funziona così quando devi recitare in un telefilm.
Ora, infatti, mi trovo negli studi della Disney per girare un episodio del mio show: Sonny tra le stelle.
Oggi non mi sento molto in vena di recitare. In realtà non lo sono quasi mai, soprattutto da quando le persone mi hanno classificata per “quella brava ma che lavora alla Disney”.
La gente non riesce a capire quanto sia difficile avere addosso questo marchio, credono che solo perché lavori qui e sorridi sempre, tu abbia una vita perfetta. Ma ovviamente non è così. 
Mentre stiamo girando la scena, continuo a ripetermi di non sbagliare e di essere perfetta, anche se non lo sarò mai.
Sento la telecamera puntata addosso come un grosso occhio che mi osserva e mi giudica. Inizio a sudare e le gambe mi tremano.
Non so cosa mia stia succedendo finché tutto diventa nero.
«Demi! Demi! Stai bene? Rispondi!», sento una voce.
Cerco la luce, ma non riesco a trovarla. 
Poi apro gli occhi e vedo le facce dei mie amici e dei collaboratori intorno a me.
«Sì, sto bene» cerco di alzarmi «deve essere stato il caldo. Fa molto caldo qui»
«Vuoi che ti porti qualcosa da bere?» mi chiede Tiffany, la mia co-protagonista e amica.
«Si grazie, una bevanda energetica dovrebbe bastare», rispondo mentre mi siedo sulla poltrona presente nella stanza.
«Secondo me dovresti mangiare qualcosa di zuccherato. Vedrai dopo starai bene» mi dice Brandon, l’altro co-protagonista.
«No grazie, sto bene così».
«Ok ragazzi facciamo pure la pausa pranzo», annuncia il direttore di scena nel megafono.
Tutti vanno verso la sala mensa mentre io senza dare troppo nell’occhio mi dirigo nel mio camerino.
«Demi, non vieni con noi a mangiare?», mi chiede Tiffany.
«No preferisco andare a ripassare la parte»
«Oh, va bene. Vuoi che ti porti qualcosa?»
«No grazie, ho del cibo in camerino», le sorrido e mi allontano.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi siedo davanti allo specchio illuminato. 
Che ne è stato di quella bambina che amava recitare e cantare? 
Non riesco più a trovarla. Non riesco più a fare niente, in realtà.
Guardo sconsolata il copione sul tavolo. Non riesco nemmeno a memorizzare le mie battute.
Accidenti! Sono un completo disastro, una buona a nulla.
Prendo la mia borsa e cerco disperatamente l’unica cosa che mi farebbe sentire meglio.
«Demi!», si apre la porta di scatto.
La borsa mi cade dalle mani. 
Maledizione! Devo ricordarmi di chiudere le porte a chiave. Stavo per essere quasi scoperta, di nuovo.
«Tiffany!», mi volto sorridente.
«Hai mangiato?»
«In realtà mi sono accorta che ho lasciato il pollo a casa»
«Allora meno male che ti ho portato la torta!»
«Grazie, ma la mangerò dopo. Ora devo finire di ripassare»
«No, no, no. Ora mi siedo qui vicino a te e mangiamo la torta insieme. Devo dirti una cosa importante»
«Oh ok. Che succede?» 
«Mi sposo!», urla battendo le mani.
«Tu cosa? Oh mio Dio! Cosa? Non ci credo»
Ci alziamo e iniziamo ad urlare come due matte. Sono così felice per Tiffany, è una ragazza davvero speciale.
«E poi», mi prende la mano «vorresti essere la mia damigella?»
«E me lo domandi?», l’abbraccio «Certo che sì!»
«Bene! Allora festeggiamo con questa fetta ipercalorica di torta!»
«Yuppi!», sussurro disgustata.
Faccio scendere lentamente ogni boccone cercando di non assaporare. 
«FINE PAUSA PRANZO», si sente urlare dal megafono in lontananza.
«Dai andiamo Dems!», mi dice Tiffany mentre sta ancora masticando l’ultimo pezzo.
«Si, arrivo subito. Vado un attimo in bagno».
Entro nel bagno e senza nemmeno aspettare che l’ultimo boccone arrivi allo stomaco, lascio che tutto ciò che abbia ingerito durante la giornata esca dalla mia bocca come un fiume.
Velocemente mi lavo i denti, mi sistemo il trucco e ritorno in scena con il mio stupido, finto e orribile sorriso.


Spazio dell'autrice:
Ecco a voi un altro capitolo, spero vi piaccia :)
Allora che ne pensate della storia? Avete qualche idea di come possa continuare? RECENSITEE! :D

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Siamo faccia a faccia ma non ci guardiamo negli occhi. ***


Capitolo 13: Siamo faccia a faccia ma non ci guardiamo negli occhi.
 

Oggi è il grande giorno. E’ passato un mese e Joe sta tornando dall’Africa. 
In realtà, sta tornando da Londra. Ci è andato per stare un po’ con Nick, che si trova lì per lavoro.
Mi ha inviato un messaggio dove mi diceva che ci saremmo dovuti vedere tra qualche ora.
Finalmente ci rivedremo dopo un mese e io non so che dirgli. 
Si, certo, qualcosa è cambiato in questo mese, tranne ciò che provo per lui. 
Magari stare laggiù gli ha fatto capire che io sono quella giusta per lui e lui è quello giusto per me. O forse, ha capito che sono una persona orribile e non merita una come me.
Mi faccio una doccia veloce, mi vesto e mi asciugo i capelli. Poi indosso la collana di Joe ed esco.
Mi ha dato appuntamento a casa sua. Appena entro è lì davanti alla porta, che mi aspetta.
Wow, non mi ricordavo fosse così meraviglioso. 
Corro verso di lui e lo abbraccio. Lui ricambia.
Ottimo segnale. Significa che gli sono mancata.
Il mio umore inizia ad essere più positivo.
«Quanto mi sei mancato, Joe!», sorrido a trentadue denti.
«Anche tu Dems. Mi sei mancata da morire».
Il cuore si ferma. Tutto si ferma. Riesco solo a vedere i suoi grandi occhi castani con quella stupenda sfumatura verde, e il suo meraviglioso sorriso. 
Potrebbe anche iniziare la terza guerra mondiale che non me ne accorgerei.
«Demi? Allora?», mi chiede agitandomi la mano davanti agli occhi «Vuoi stare tutto il tempo sulla porta o vuoi venire di là?»

«Si certo! Scusa...».
Ci sediamo sul divano e mi offre un caffè. Poi inizia a raccontarmi tutto quello che ha fatto in Africa e di come gli abbia cambiato completamente la vita.
«Mi sento un uomo nuovo. Un uomo migliore», mi dice, poi si avvicina e mi abbraccia.
Spontaneamente, prima che si allontani da me, lo afferro e lo bacio. E’ un bacio pieno di malinconia, di passione e di amore.
Lui quasi immediatamente si stacca da me e mi guarda fisso negli occhi.
«Dems, ecco, non sono cambiato solo come persona. E’ cambiato anche qualcos’altro».
Mi sento mancare il respiro.
«Che cosa Joe? Cosa è cambiato? Ti prego dimmelo se non abbiamo più speranze. Se non mi ami davvero più. Se per te sono solo una persona come un’altra. Se senza di me puoi vivere. Ti prego fallo, perché io non posso più vivere così, in bilico tra la realtà e il mondo dei sogni»
«Demi io non ti amo più», risponde fissandomi.
Non sta mentendo. E’ la verità. Riesco a leggerlo nei suoi occhi.
«Però ti giuro, che sei una delle persone più importanti della mia vita. Sei la mia migliore amica e ti voglio un bene dell’anima», afferra le mie mani.
«E se per me non fosse abbastanza? E se io volessi di più?», urlo mentre le lacrime iniziano ad inondarmi il viso.
«Io… non lo so. Credi che per me sia facile? Credi che non abbia passato tutte le notti insonne a pensare a come dirti tutto senza farti soffrire? Ma è ciò che provo, Demi! Non posso farci nulla»
«E quello che provo io? Non interessa a nessuno? Eh?».
Mi alzo e cammino velocemente verso la porta. Joe, però, mi afferra e mi ferma.
«Lasciami andare!», gli urlo addosso.
«No, ti prego. Non fare così. Ti prego»
«E allora dimmi che mi ami. Dimmi che tornerà tutto come prima», singhiozzo «Dimmelo e la smetterò».
«Non posso dirtelo Dem, ma ti posso giurare che mi odio per questo. Mi odio perché stai soffrendo per colpa mia e soprattutto mi odio perché non ti amo».
Mi abbraccia e appena lo guardo, vedo nei suoi occhi quell’odio di cui parla e che lo sta divorando.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Continuo a ripetermi che passerà. ***


Capitolo 14: Continuo a ripetermi che passerà.
 

Apro gli occhi e il braccio di Joe mi circonda i fianchi.
L’ultima cosa che ricordo sono i singhiozzi interminabili e Joe che cercava di calmarmi. Ad un certo punto devo essermi addormentata tra le sue braccia e adesso eccoci qui abbracciati sul divano.
Sento il suo respiro sui miei capelli, mi volto e lo osservo.
Sembra un angelo. Ogni suo lineamento è perfetto.
I suoi occhi si aprono lentamente, ci osserviamo per qualche secondo poi lui parla.
«Ciao. Come ti senti?»
«Hei. Adesso meglio, grazie», sento le mie guancie arrossire «Senti Joe, quello che è sccesso ieri, non è colpa tua. Io… sono un po’ sotto stress e sono esplosa. Qualunque sia la tua decisione l’accetto, anche se sarà difficile. Ma non posso obbligarti a provare qualcosa che non senti»
«Grazie Dem, sono felice che la pensi così. E mi dispiace se per te sarà difficile, ma io voglio soltanto tornare come una volta. Sono sicuro che con il tempo troverai qualcuno che ti sappia amare»
«Lo spero anche io» però in questo momento vorrei fossi tu.
Ci abbracciamo e per qualche secondo dimentico tutto ciò che mi ha detto. Poi ci allontaniamo e capisco che questa volta è finita, davvero.
«Vado a farmi una doccia», mi dice e si alza scattante dal divano «tu fai come se fossi a casa tua».
Dopo qualche secondo squilla un cellulare. E’ quello di Joe.
Mi avvicino al tavolino dove c’è il telefono, con una leggera indecisione lo prendo e leggo lo schermo.

1 NUOVO MESSAGGIO: Ashley

Ashley? Chi è Ashley?
Apro il messaggio:

HEY JOE, MI MANCHI. E’ STATO BELLO L’ALTRA SERA. NON VEDO L’ORA DI RIVEDERTI. TRA 2 GIORNI TORNO NEGLI STATES, CHE NE DICI DI VEDERCI PER CENA?

Scorro velocemente altri messaggi ricevuti fino ad arrivare ad altri messaggi di questa Ashley.
Sto per leggerli ma Joe mi ferma afferrando il cellulare all’improvviso.
«Sei pazzo? Mi hai spaventata!»
«Così impari! Che stai combinando con il mio telefono?»
< «Demi non…»
«Non preoccuparti Joe. Voglio essere tua amica quindi puoi raccontarmi queste cose. Dimmi chi è, dai!», mento.
«Non credo sia una buona idea, Dems»
«Eddai! E’ Ashley Tisdale? Non è già fidanzata?»
«Non è lei»
«Benzo?»
«No»
«Oh allora è una ragazza normale che non fa parte del mondo dello spettacolo?»
«NO! Ok, te lo dico. Basta che la smetti di assillarmi» sorride «Prima di tornare qui, sono stato a Londra e sono andato alla premiere di Eclipse»
«Greene!», mi esce quasi come un urlo
«Si, ma non è successo niente. Siamo solo stati a cena insieme. Prima di fare qualsiasi cosa, dovevo sistemare le cose con te»
«Non hai bisogno di giustificarti, ok? Va bene così»
«Ne sei sicura?»
«Certo», mento di nuovo.
«Ti adoro, Dem. Sei la migliore», mi da il cinque.
«Lo so, non ce ne sono come me», ricambio il cinque ma le nostre mani rimangono intrecciate per qualche secondo mentre ci guardiamo sorridenti.
Quante bugie ancora dovrò raccontarti? E quante Ashley dovrò ancora sopportare? 
Continuo a ripetermi che passerà, che prima o poi anche io starò bene. Ma lo so che è solo un sogno.
Tutto ciò che di bello c’è stato nella mia vita, sono state solo delle illusioni che sono finite sempre allo stesso modo: io che in un angolo cerco di raccogliere i pezzi, ma non ci riesco così mi arrendo e mi lascio andare nel mio mondo dove solo le cicatrici sanno ciò che provo realmente.


Spazio dell'autrice:
Heilà! Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi piaccia... La storia si complica sempre di più, avete qualche idea su come possa continuare? 
Ho visto che ci sono buone visualizzazioni però mi piacerebbe ricevere qualche recensione! Potete scrivermi anche "fai schifo!", mi va bene ahahahah
Grazie e al prossimo capitolo xoxo



 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Lei non è una santa, non è ciò che credi. E’ un’attrice. ***


Capitolo 15: Lei non è una santa, non è ciò che credi. E’ un’attrice.
 

La folla urla il mio nome. 
Le luci iniziano ad illuminare il palcoscenico e il mio cuore va a tempo della batteria.
La pedana inizia ad alzarsi e nervosamente stringo il microfono nelle mani sudate. 
Appena mi ritrovo sul palco le urla aumentano, e la batteria viene accompagnata dagli altri strumenti. Il nervosismo si trasforma in energia e dopo aver salutato tutti, inizio a cantare. 
Il Camp Rock tour è iniziato da qualche settimana e tutto sta andando a meraviglia. Io e Joe siamo in perfetta sintonia e ogni volta che cantiamo insieme la folla va in escandescenza.
La cosa che amo di più di un concerto è sentire il pubblico cantare insieme a me. Sentire urlare il mio nome, vedere persone che piangono per me altre che mi lanciano dei fiori o dei pupazzi. 
Arrivata all‘ultima canzone, la mia voce mi abbandona e non riesco quasi più a cantare. Mi succede spesso ultimamente. Non so a cosa sia dovuto, ma tanto se perderò la mia voce avrò un motivo in più per continuare a credere che la mia presenza a questo mondo sia completamente inutile.
Saluto un’altra volta la folla e mentre corro verso il backstage mi scontro con una ragazza.
«Oh mio Dio, scusa», le dico.
«Non preoccuparti»
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti Ashley. La donna che mi ha portato via tutto ciò che di più bello avevo.
«Che ci fa tu qui?», chiedo in tono sgarbato.
«Joe mi ha invitata al concerto. E’ un problema per te?», sorride.
Certo che lo è razza di…
«No. Scusa devo andare».
Senza guardarmi indietro vado dritta nel camerino, chiudo la porta a chiave e mi siedo davanti allo specchio illuminato.
Sul tavolo c’è un mazzo di fiori. Non c’è il biglietto. Li afferro e li butto nel cestino vicino. Non ho motivo di accettare dei fiori da uno sconosciuto.
Come ha potuto Joe farmi questo? Arrivare ad invitarla qui al mio concerto senza nemmeno chiedersi se questo avrebbe potuto ferirmi. Come fa ad essere così egoista?
Sono furiosa, vorrei picchiarla. Vorrei picchiare lui. Sono talmente arrabbiare che scoppio in lacrime, poi prendo un bicchiere che si trova sul tavolo e lo lancio dritto verso lo specchio di fronte a me, che con un gran fracasso si rompe in mille pezzi.
Afferro un frammento di vetro, alzo il vestito e con decisione mi incido sulla pancia un grosso taglio, che mi procura un dolore fortissimo, ma sicuramente migliore di quello che provavo prima. 
Corro verso il piccolo bagno e bagno la ferita per farla smettere di sanguinare. Afferro un asciugamano e me lo stringo intorno alla vita. Devo fermare l’emorragia soprattutto perché tra un quarto d’ora devo tornare sul palco.
«Demi!», bussano pesantemente alla porta «Demi!»
«Chi è?» chiedo mentre il panico sta per divorarmi.
«Abbiamo sentito un forte rumore, che succede?», chiede il signor Jonas.
«Non so come è esploso lo specchio. Mi sono tagliata e ora sono in bagno. Se mi date qualche minuto vi apro immediatamente».
Inizio a cercare un kit medico in giro per il camerino, e finalmente lo trovo attaccato alla parete.
Lo apro ed estraggo dell’acqua ossigenata e delle bende. Mi disinfetto e metto un grande cerotto sul taglio. Chiudo la valigetta e la riposo.
Torno allo specchio, afferro un altro pezzo di vetro e mi taglio sul dito, poi apro la porta.
Vengo afferrata da una ventina di mani che mi sballottano e mi chiedono chiedono che è successo e come mi sento. Tra tutti c’è anche Ashley che mi guarda senza dire nulla.
Dopo aver rassicurato tutti sulla mia salute ed essermi fatta medicare il dito, mi avvicino ad Ashley per parlarle.
«Perché sei qui?», le chiedo.
«Perché ho sentito un forte chiasso e mi sono preoccupata»
«Non è vero. Tu sei qui solo per dimostrarmi che hai vinto. Che sei tu colei che è riuscita a conquistare il giovane cantante dagli occhi marroni. Che nonostante tutto lui ha scelto te. Ora sei contenta?»
«Tu hai dei problemi», mi guarda con gli occhi spalancati.
«Sì, e il mio più grosso problema sei tu. Ma stai attenta, perché hai invaso il mio territorio e non la passerai liscia».

Spazio dell'autrice:
Allora, prima di tutto chiedo scusa se ci sono delle fan della Greene ma in quel momento lei era la "cattiva" della situazione; e poi volevo dire che per questo capitolo mi sono ispirata ad un jemifact che avevo letto su twitter, in cui si diceva che davvero Demi avesse rotto uno specchio dalla rabbia a causa di Ashley durante il Camp Rock Tour.
Bene, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, settimana prossima (o anche prima) pubblicherò quello successivo ;D

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Forse non sono così brava a mentire. ***


Capitolo 16: Forse non sono così brava a mentire.
 

 

L’atmosfera diventa ogni giorno più pesante.
Joe finge che non sia successo niente, ma per me non è facile dimenticare quello che è successo ieri.
Dopo “l’incidente” dello specchio, appena finito il concerto Joe si è catapultato nel mio camerino.
«Dems, stai bene? Che è successo?», continuava a chiedermi senza lasciarmi rispondere.
«Non preoccuparti Joe, sto bene. Non è successo niente», cercavo di rassicurarlo inutilmente.
«Mi hanno detto che eri molto spaventata. Oh mio Dio, se ti fosse successo qualcosa io…» senza finire la frase mi ha abbracciata e all’improvviso le sue labbra erano sulle mie.
E’ stato bacio corto ma intenso. Poi senza dire niente lui se ne è andato.
E ora questa cosa mi tormenta. Perché lo ha fatto? Certo, non è la prima volta che mi bacia nonostante abbia giurato di non amarmi, ma ora è diverso. Lui sta con Ashley ed è anche molto felice con lei.
E allora perché? Perché quel bacio sembrava pieno di amore per me?
Forse è solo un’altra delle mie stupide illusioni. Però non riesco a non pensarci.
Oltretutto ogni volta che incontro Ashley, avrei voglia di darle un pugno e dirle tutta la verità, ma non potrei mai farlo. Joe non me lo perdonerebbe mai.
La parte più difficile è mentire sul palco. Come ora. 
Io e Joe stiamo cantando insieme una canzone che parla di due persone che si amano nonostante i loro difetti, ma come faccio a fingere con lui che non lo amo davvero se al pubblico riesco a trasmettere solo il contrario?
Ogni sera dopo i concerti appena mi collego su internet le nostre esibizioni sono commentate da un sacco di persone: c’è chi dice che la mia voce sia fantastica, chi crede che la mia voce stia scomparendo ma incolpa un mal di gola, chi crede che io e Joe siamo perfetti l’uno per l’altra e che si vede da lontano un miglio che siamo innamorati.
Leggere quest’ultima cosa mi fa capire che forse non sono così brava a mentire quando si tratta di Joe.
Alla fine della canzone scendo dal palco senza nemmeno salutarlo.
Ho bisogno di distrarmi. Devo fare qualcosa di divertente.
Non so come mi ritrovo nella stanza dove si ritrovano i ballerini.
«Hey ragazzi!», urlo attirando l'attenzione di tutti su di me «stasera andiamo a ballare, ci state?»
«Ma Demi non possiamo», mi dice Alex, una delle mie migliori amiche «Ci hanno detto che non possiamo uscire la sera durante il tour»
«Certo, ma noi passeremo una serena serata nelle nostre stanze. Non lo scoprirà nessuno, fidati di me», le faccio l'occhiolino «Allora ci state?».

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: L'inizio della fine. ***


Capitolo 17: L'inizio della fine.
 

 
Le luci della discoteca mi accecano. Mi guardo intorno e capisco di essere su un divanetto nel privèt.
Devo essermi addormentata.
L’ultima cosa che ricordo, siamo io e Alex che beviamo come delle matte mentre beviamo un cocktail dopo l'altro.
La testa mi gira da impazzire, sento i conati di vomito salirmi.
Afferro la mia pochette, corro in bagno e piegata sul water lascio che tutto l’alcool che ho in circolo esca.
Il mio cellulare inizia a squillare.
Con difficoltà lo cerco nella borsetta e provo a leggere il nome sullo schermo.
Dopo qualche secondo capisco che si tratta del signor Jonas, e leggo l’avviso di dieci chiamate perse.
Digito il numero di Alex, dobbiamo tornare subito all’hotel.
«Pronto?», mi risponde una voce assonnata dall’altra parte.
«Alex, dove sei? Dobbiamo tornare immediatamente alla base»
«Tu dovresti tornare, io è già da un pezzo che sono a letto. Chiedi aiuto a Alyson»
«Cosa? Pronto?»
Non ricevo alcuna risposta.
Tra altri conati di vomito e giramenti di testa riesco ad alzarmi e tornare al tavolo.
Alyson, la mia amica e co-protagonista in Camp Rock, è li con una faccia preoccupatissima.
«Al, devo tornare all'albergo»
«Dem! Oh mio Dio! Eccoti! Non riuscivo più a trovarti in hotel e poi ho visto Alex e mi ha detto che eri qui. Così sono corsa a cercarti. Accidenti, ma… sei ubriaca?»
«Cosa? No! Che dici?»
Senza neanche accorgermene le svengo tra le braccia.

«Demi»
Una voce pronuncia il mio nome, ancora una volta.
Apro gli occhi. Sono nel letto della mia stanza d’hotel.
«Alyson!», mi alzo di soprassalto e la mia testa inizia a girare «Che ci fai qui?»
«Non ti ricordi? Ieri sera ti sono venuta a prendere in quella discoteca. Eri completamente sbronza»
«Oh mio Dio. Ci ha viste qualcuno?»
Non possono avermi scoperta. Finirei in guai grossi.
«Bhè, si. In effetti è stato il signor Jonas a dirmi di venire a prenderti con i ragazzi»
Oh no. E ora che mi invento? Maledizione.
«Ma come hanno fatto a scoprirmi? Avevo pianificato tutto alla perfezione»
«Adesso non abbiamo tempo per parlarne. Dobbiamo prendere un aereo. Sappi però, che tutto il team è pronto a farti un lungo discorso per tutto il viaggio»
«Cosa? No, ti prego», affondo la testa nel cuscino.
«Mi dispiace, Dem. Adesso fai colazione, preparati e tra un quarto d’ora vengo ad aiutarti con le tue cose»
«Grazie mille Alyson, sei un’amica fantastica»
L’abbraccio e poi l’accompagno alla porta della stanza.
Ho combinato un disastro, e non so come uscirne.
Guardo il vassoio con la colazione sul tavolo, lo afferro e svuoto il contenuto nel cestino, salvo per la bottiglietta d’acqua naturale.
Mi spoglio e mentre vado verso il bagno passo davanti ad uno specchio.
Mi osservo per qualche minuto.
Mio Dio, sono enorme. Ieri sera ho esagerato e avrò messo almeno 3 chili.
Devo rimediare immediatamente.
Entro nel bagno e velocemente rigurgito, tutto ciò che esce dalla mia gola, però, è sangue, nient’altro.
Mi alzo e mi butto sotto la doccia, mi lascio andare per qualche secondo poi esco, mi vesto e mi trucco leggermente.
Dopo qualche minuto bussano alla porta.
«Demi, sono Alyson. Sei pronta? Forza andiamo!».


 

Spazio dell'autrice:
E andiamo anche con il diciassettesimo capitolo! Non è lunghissimo, ma spero vi piaccia comunque. 
Detto ciò volevo ringraziarvi per le recensioni positive e per il fatto che vi piaccia la mia ff. Mi fa davvero piacere! Mi raccomando continuate a leggere e spargete la voce! ;D

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Buio. ***


Capitolo 18: Buio.
 

Appena metto piede sull’aereo mi sento gli occhi di tutti puntati addosso. 
Una strana sensazione inizia a pervadermi il corpo. Una voglia incredibile di urlare ma allo stesso tempo di nascondermi dalla vergogna.
Mi siedo al mio posto, cercando di sembrare meno nervosa possibile. Al mio fianco si siede Alyson che dolcemente mi stringe la mano.
«Dem, non preoccuparti. Domani avranno già dimenticato tutto», mi sorride.
«Chi è stato a dire tutto?», mi esce come un ringhio.
Questa domanda mi perseguita all’infinito. Chi può essere stato ad avermi tradita? Ad avermi voltato le spalle?
«Bhè ieri sera, nelle tue stesse condizioni, è tornata anche Alex», lo sguardo di Alyson è molto preoccupato «E.. ecco lei ha fatto un po’ di casino, ed ha svegliato tutti, compreso il signor Jonas. Appena le hanno chiesto dove era stata lei ha raccontato che era uscita con te e con gli altri».
Un qualcosa scatta nella mia testa. Mi alzo e mi dirigo verso il sedile dove è seduta Alex.
Lei sorridendo si volta verso di me «Hey Dem, scusa per…», non riesce a finire la frase.
Il mio pugno finisce dritto sul suo occhio. 
Per un secondo tutto si ferma.
Poi almeno quattro persone sono addosso a me e altre quattro tengono Alex.
«Sei una traditrice! Credevo fossimo amiche! Come hai potuto farmi questo, eh?», inizio ad urlare e cerco di liberarmi.
«Tu sei una pazza!», mi urla Alex.
«Io non sono pazza! Tu sei una stronza e una traditrice!», continuo a dimenarmi «Lasciatemi! Voglio andare via di qui! Ho detto: lasciatemi!».
I ragazzi mollano la presa. Io do un ultima occhiata alla mia ex amica e poi vado a sedermi al mio posto.
«Demi, ma che hai fatto?», mi chiede Alyson.
«Ho fatto quello che dovevo fare»
«Ma ti rendi conto? Hai appena picchiato una tua amica»
«Vuoi essere la prossima?», le urlo addosso.
Alyson senza dire nulla si allontana e va a sedersi in un posto lontano da me.
Sono tutti contro di me, credono che io sia pazza. Ma io non sono pazza.
No, non lo sono.
Sento una mano sulla mia spalla.
«Demi, che cosa succede?»
E’ il signor Jonas.
«Succede che le persone di cui credevo di potermi fidare, mi tradiscono», rispondo con un tono di voce molto alto.
«Cara, qui nessuno ha tradito nessuno. Ok?»
«Lei crede? Invece io credo che tutti su questo maledettissimo aereo siano dei traditori. E sa chi è il primo? Suo figlio. Sì! Joe, esatto», mi alzo in piedi e senza nemmeno accorgermene tutti sono intorno a me, Joe compreso «Il ragazzo che mi ha promesso che mi avrebbe amata per sempre e che invece dopo qualche mese ha cambiato idea. Però noi siamo amici eh! Si, certo! Come posso essere amica di qualcuno di cui sono innamorata?», continuo ad urlare e mi volto verso Joe «E poi c’è Alex, che organizza con me di scappare per una sera e che poi mi abbandona da sola! E poi tutti voi che mi guardate come se fossi una povera pazza. Ma io non sono pazza, ok? Io non sono pazza. Non lo sono mai stata e mai lo sarò!».
Joe mi afferra la mano. «Dem, ti prego calmati. Mi fai paura»
«Perché dovrei calmarmi? Perché me lo chiedi tu? Io non credo. Tu che sapendo quello che provavo per te, hai continuato a portare la tua ragazza ai concerti facendomi sentire una nullità. Facendomi sentire come se fossi una stupida innamorata di un persona troppo migliore di me! Bhè, sai che ti dico? Va al diavolo».
Prendo la mia borsa e sgomitando tra gli spettatori mi dirigo nel bagno.
Mi siedo su un piccolo seggiolino vicino al lavandino e inizio a respirare profondamente. Poi dopo essermi calmata inizio a ripensare a tutto quello che è successo.
«Che cosa ho fatto?», mi chiedo sotto voce.
Alex, oh mio Dio. Non posso averlo fatto davvero. Non mi parlerà mai più. Era una delle poche vere amiche che avevo.
Le lacrime iniziano a scendermi senza sosta.
Alyson. E' sempre stata così dolce con me e io l'ho trattata malissimo.
Joe. No, no, no! Non posso avergli detto davvero quelle cose. 
Che c’è di sbagliato in me? Che mi succede?
Afferro la lametta d’acciaio nascosta nella mia borsa e mi infliggo un grosso taglio primo su un polso e poi anche sull’altro.
Osservo le due lacerature: sono davvero profonde, forse troppo. 
Cerco di allungarmi verso il lavandino per poter far scorrere l’acqua sulle ferite, ma mi mancano le forze e cado a terra. Il soffitto pian piano diventa sempre più scuro finchè tutto intorno a me diventa buio.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: In trappola. ***


Capitolo 19: In trappola.
 

Bip-bip.

Il buio inizia a diventare grigio.

Bip-bip.

Sento delle voci in lontananza.

Bip-bip.

Vedo una luce. Cerco di correre verso di lei, ma mi rendo conto che qualcosa mi trattiene, come una grossa catena. E io provo a liberarmi in tutti i modi: tirando, spingendo e scalciando.

Bip-bip.

Questo suono continua a ronzarmi nella testa. E più voglio avvicinarmi alla luce, più aumenta.

Bip-bip.

Prendo un grosso respiro, e con tutte le forze che ho, inizio a correre verso la luce. Finalmente la catena si spezza e io riesco a raggiungere il bagliore bianco.

Dopo aver attraversato il varco, mi ritrovo in un letto d’ospedale, piena di tubi e con i polsi fasciati.
Mi volto e capisco che il rumore che sentivo è il battito del mio cuore monitorato da una macchina.
Dall’altra parte del letto c’è mia madre che dorme su una poltrona. Il viso è pallido e sembra stanchissima.
All’improvviso entra mio padre con un grosso mazzo di fiori che, appena mi vede, cade per terra.
«Oh mio Dio! Dianne si è svegliata!», urla mentre mi abbraccia.
Mia madre salta dalla sedia e appena si rende conto di quello che è successo, inizia a piangere e mi stringe forte.
Dopo qualche minuto di forte emozione, il viso di mia madre si incupisce. Si allontana da me e guardandomi dritta negli occhi inizia a parlare.
«Come hai potuto farci questo, Demetria? Cosa ti è saltato in mente?».
Io suoi occhi sono così pieni di dolore, rabbia e… paura. Paura di perdermi, di avermi persa. 
«Ti prego Dianna, calmati», interviene mio padre.
Io non ho ancora detto una parola. Non perché non riesca a parlare, ma perché non so cosa dire. Mi sento orribile. Un conto è fare del male a me stessa, ma vedere le persone che amo stare male per colpa mia, è qualcosa che odio.
«Mamma, papà.. mi dispiace. Io…»
«Tesoro, l’importante è che ora tu stia bene», mi interrompe mio padre accarezzandomi dolcemente.
Già. Peccato che non sia così. Io non sto bene.
«Sì, tuo padre ha ragione. Mi dispiace di aver urlato, ma sono stata così male, tesoro. Credevo di non poterti più riabbracciare». Ecco di nuovo mia mamma in lacrime, che mi stringe tra le sue braccia.
«Mamma, io non volevo farti questo. Non volevo fare del male a voi», riesco a dire senza mai guardarla dritta negli occhi.
«E allora perché lo hai fatto?», mi chiede cercando il mio sguardo.
Ecco. E’ giunto il momento di dire la verità. Ormai non posso più mentire. Sono in trappola.
«Forza Demi, non devi vergognarti. Noi siamo la tua famiglia, e ti vorremo bene qualunque sia la tua risposta», aggiunge papà.
«Io… io mi odio! Odio il mio corpo, il mio viso, il mio carattere, tutto! Odio il fatto che non sono perfetta. Perché io devo essere perfetta, capite? E invece il mio corpo continua a ribellarsi, a diventare sempre più grande, nonostante io faccia di tutto per farlo diventare più piccolo», vengo presa da una sorta di rabbia improvvisa «E in più sono una povera stupida, che crede che un ragazzo possa innamorarsi di me. Insomma, mi avete vista? Come potrebbe succedere? Sono orribile. E anche papà lo sa. Infatti, mi ha lasciata, perché aveva capito prima di tutti che tipo di persona fossi».
Appena alzo lo sguardo, i miei genitori mi fissano con la bocca spalancata, come se non riuscissero a credere a ciò che stavano ascoltando.
Mia madre sussurra qualcosa all’orecchio di mio padre, che esce dalla stanza senza dire nulla.
Poi, mamma si avvicina e si siede sul letto al mio fianco.
«Tesoro, mi dispiace così tanto. Io non potevo immaginare che in te ci fosse tutta questa rabbia. Ma quello che hai detto, non è assolutamente vero. Sei la ragazza più bella e splendente del mondo».
«Tu lo dici solo perché sei mia madre, ma il resto del mondo ed io non la pensiamo così. Sai quanto volte mi hanno detto che sono grassa e brutta? Bhè, io ho perso il conto».
Lei mi abbraccia, ma io mi scanso.
Sono arrabbiata. Voglio stare da sola.
La porta si apre ed entra mio padre seguito da una donna con i capelli raccolti e un lungo camice bianco.
La donna si avvicina e si siede sulla sedia affianco al mio letto.
«Ciao Demi, io sono una psicologa. Ti va di parlare un po’ con me?».

Dopo aver parlato con la dottoressa Woodley per almeno un’ora, cado in un sonno profondo, ignara che al mio risveglio tutto sarà cambiato.


Spazio dell'autrice:
Ecco un altro capitolo! Scusate il ritardo ma a volte mi dimentico di dover postare i capitoli ahahah
Anche se non è un granchè, spero vi piaccia!
A presto xoxo

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Come sale sulle ferite. ***


Capitolo 20: Come sale sulle ferite.
 

«Non vedo l’ora di tornare a casa», dico accarezzando la mano di mia madre, seduta nel sedile affianco al mio sull’aereo che ci sta riportando in California.
Lei risponde con un sorriso, ma i suoi occhi mi trasmetto tanta preoccupazione.
«Mamma, mi dispiace per quello che è successo. Prometto che cambierò. Non farò mai più una cosa del genere».
Naturalmente non è vero, sicuramente mi terranno tutti sotto controllo e dovrò essere molto attenta.
«Sì Demi, me lo hai già detto cento volte da quando siamo su questo aereo. Senza contare quante volte l’hai detto mentre eravamo in ospedale». Nonostante sia una battuta il suo sguardo rimane fisso davanti a se, e riesce ad accennare solo un piccolo sorriso.
«Te lo continuo a ripetere perché voglio essere sicura che tu mi creda. Ok?», le stringo la mano. 
Odio mentirle così spudoratamente, ma non ho altra scelta.
«Certo», ancora una volta non mi guarda negli occhi.
Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima che riesca a fidarsi di nuovo di me. Ma non è solo questo. C’è qualcos’altro. Qualcosa che non vuole dirmi.
Forse mi sto sbagliando, ma ho una brutta sensazione e non riesco a liberarmene.
Lentamente appoggio la testa e chiudo gli occhi.

Vengo svegliata dall’hostess che ci chiede di allacciarci le cinture di sicurezza durante l’atterraggio.
Guardo fuori dal finestrino in cerca della scritta “LAX” ma mi accorgo di non essere all’aeroporto di Los Angeles. 
«Mamma dove siamo?», chiedo preoccupata.
«In Illinois», mi risponde tranquillamente.
«In Illinois? Cosa? Perchè?»
«Demi, devo dirti una cosa», mi risponde mentre ci accomodiamo in auto.
Che sta succedendo? Mi gira la testa. 
«Dimmi pure», cerco di sembrare rilassata.
«Ti ricordi la dottoressa Woodley? Prima di parlare con te, ha parlato con noi, e le abbiamo raccontato i tuoi problemi con il cibo quando eri più piccola»
«Ok. Ma cosa centra? Pensavo che avessimo chiuso questa storia. Ho sbagliato, ma adesso voglio andare a casa!», i battiti del mio cuore aumentano sempre più.
«Aspetta, lasciami finire. 
Le abbiamo detto che abbiamo assunto un dottore che ti ha aiutata a superare questi problemi e che non avevamo idea che tu ti facessi del male.
Abbiamo visto le tue cicatrici, Demi. Il medico che ti ha salvato la vita ce le ha mostrate. 
Poi, la dottoressa Woodley, dopo aver parlato con te ci ha detto che i tuoi disordini alimentari non sono mai stati superati e ci ha consigliato...», prende un grosso respiro come se stesse per dirmi la cosa più brutta del mondo «Di portarti in un centro specializzato per questi tipi di problemi».
Il mio cuore è completamente fermo. Le mani tremano come non mai.
«Cosa? Ma non è vero! Mamma, come puoi credere ad una donna che non conosci? Io sto bene!»
«No Demetria! Tu non stai bene!» urla contro di me «Se staresti bene non avresti quelle cicatrici!».
I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. 
Non so cosa fare. 
«Mamma come puoi farmi questo? Ho avuto un momento di debolezza, ma ti giuro che non ho bisogno di farmi rinchiudere in un centro!».

«Demi, ascoltami», prende le mie mani tra le sue «Probabilmente mi odierai per questo, ma hai bisogno di aiuto. Io, tuo padre e le tue sorelle vogliamo che tu faccia questo per noi, ma soprattutto per te stessa».
«Hai ragione... ti odio!», strappo le mie mani dalle sue «Come puoi pensare di portarmi via la mia vita? Hai pensato alle conseguenze di questa cosa? La mia carriera sarà rovinata! E lo sarà anche la mia reputazione! Non mi interessa di quello che volete voi! Io non sono malata, nè pazza, nè quel diavolo che pensiate io sia!», volto la testa verso il finestrino mentre le lacrime mi rigano il volto.
Sono così arrabbiata. Come può pensare che questo mi possa essere d'aiuto?
L’auto si ferma davanti a un grande cancello, e qualcuno apre la mia portiera.

«Marissa!», il mio cuore si riempe di gioia.
Marissa è una delle mie migliori amiche, è come una sorella. 

«Demi! Mio Dio, ero così preoccupata per te», mi dice stringendomi in un abbraccio.
«Ma che ci fai qui? E dove siamo?», sorrido presa dall'enfasi del momento.
Marissa fa un passo indietro e vedo che non è da sola. Di fianco a lei ci sono mio padre, Dallas e Madison.

«Siamo al centro di riabilitazione Timberline Knolls», risponde mio padre «E siamo tutti qui perchè vogliamo che tu ti faccia aiutare, tesoro».
«Ditemi che è uno scherzo! Voi vi siete riuniti tutti insieme per farmi andare all'inferno?», inizio ad urlare.
«Demi, ti prego! Ascoltaci!», interviene Dallas.
«No! Non voglio ascoltarvi! Nessuno di voi! Non so perchè mi stiate facendo questo, ma sappiate che non lo dimenticherò facilemente», continuo ad urlare.
«D, lo sai che è la cosa giusta da fare», si avvicina Marissa.
«No Marissa. Tu no. Ti ho sempre trattato come una sorella. Non osare dire un'altra parola!», scoppio in lacrime.
Mia sorella Madison corre verso di me e mi abbraccia con tutta la forza che può avere una bimba di otto anni.

«Sorellona, ti prego», mi dice guardandomi negli occhi.
Quelle semplici parole bastano per farmi crollare. Non voglio farlo ma forse se faccio quello che vogliono, si fideranno di nuovo di me.
Ho deciso: andrò in questa maledetta clinica... per un paio di giorni... al massimo una settimana. Basterà fingere di stare bene e mi rilasceranno dicendo probabilmente quell'idiota di una psicologa si è sbagliata sul mio conto. 

«Okay, lo faccio. Solo per te Mad», abbraccio la mia sorellina di nuovo..
«Brava piccola mia. Sono fiera di te!», mi dice mia madre abbracciandomi.

«Mi dispiace di avervi trattato male», dico abbracciando anche mio padre, Dallas e Marissa.
Mia mamma e Madison mi prendono per mano e mi accompagnano verso l'entrata del cancello. Mi ritrovo davanti una grande casa circondata da un enorme giardino e un piccolo laghetto. Se non sapessi che è una clinica, l’avrei scambiata per una reggia di qualche nobile.
Un’infermiera, o almeno credo, si avvicina e si presenta.
«Ciao, io sono Mary. Tu sei Demi, giusto?»
Con un cenno della testa le rispondo. 
«Bene, Demi. Benvenuta al Timberline Knolls. Non appena avrai salutato i tuoi familiari ti accompagnerò a fare un giro per farti conoscere la struttura. Ok?».
Alzo lo sguardo verso quello di mia madre che è in lacrime, poi mi volto verso mio padre, Dallas, Madison e Marissa.
Corro verso di loro e li abbraccio.
«Vi prego, non lasciatemi qui».​

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Phil. ***


Capitolo 21: Phil.
 
 
Sei paia di occhi mi stanno fissando. Sì, mi fissano senza alcuna vergogna. Come se fossi vestita da pagliaccio o se avessi scritto in faccia “perdente”. Come fossi diversa da loro.
«Ma quella non è..?», sento sussurrare qualcuno.
«Sì, è proprio lei!», risponde qualcun altro.
Il dolore che porto dentro da quando ho messo piede in questo posto si trasforma velocemente in rabbia. Stringo forte i pugni e serro i denti.
«Sì, sono io!», mi volto urlando «Sono Demi Lovato, e sono in una clinica. Perché? Non lo so nemmeno io!».
L’infermiera al mio fianco mi stringe forte il braccio e in un batter d’occhio mi ritrovo sommersa da altre persone che cercano di calmarmi.
«Demi stai calma, ok? Non è successo niente. Ora ti accompagniamo nella tua stanza dove potrai stare da sola per un po’».
Mary mi porta in una camera dalle pareti azzurre con un piccolo letto con le lenzuola bianche, un armadio in legno, una scrivania bianca con sopra un paio di fogli e un portapenne, e un grosso specchio proprio di fronte al letto.
«Allora ti piace?», mi chiede con il suo sorriso fastidioso.
Non rispondo. Non ne ho voglia.
In fondo però la stanza non è male. E’ accogliente e la piccola finestra che si affaccia sul grande giardino mi ricorda un po’ casa mia.
Ecco che il magone che avevo fino a qualche minuto prima, risale. Questa volta però non riesco a trattenermi e scoppio in lacrime accasciandomi a terra.
«Cara, non fare così. Se non ti piace ne troviamo un’altra», cerca di consolarmi Mary «su, ti aiuto ad alzarti».
«Lasciami in pace! Voglio stare da sola, ok? Lasciatemi tutti stare!», urlo di nuovo.
Sembro davvero una pazza, ma non voglio stare lì. Non voglio essere trattata come una malata. Voglio solo tornare a casa.
Mary senza aggiungere nulla lascia la stanza, ma dopo qualche minuto ritorna seguita da altre persone che mi sollevano da terra e contro la mia forza mi fanno sdraiare sul letto. Mentre cerco di liberare le braccia urlando e dimenandomi, un grosso uomo estrae una siringa dalla sua tasca del camice e me la infila nel braccio.
Dopo qualche secondo inizio a sentirmi davvero stanca come se avessi perso tutte le mie forze, e senza nemmeno accorgermene cado in un sonno profondo.

Un raggio di luce proveniente dalla finestra mi sveglia e appena apro gli occhi mi ritrovo il grosso sorriso di Mary a praticamente un centimetro dalla mia faccia.
«Hai dormito bene?», mi chiede continuando a sorridere.
«Emh, sì», le rispondo scocciata e poi aggiungo sottovoce mentre non mi sta guardando «Ma ti hanno fatto una plastica facciale?».
«Come scusa?» si volta immediatamente.
«No, mi chiedevo dov’è il bagno…»
«E’ proprio lì alla tua sinistra», mi indica una porta vicino alla scrivania.
Senza pensarci due volte mi precipito nel bagno con l’intento di fare ciò di cui ho bisogno. Devo lasciarmi andare, mandare via tutte queste brutte emozioni.
Nello stesso istante in cui chiudo la porta alle mie spalle, Mary si infila nel bagno e mi osserva.
«Mi dispiace, ma non posso lasciarti sola neanche qui», questa volta non c’è alcun sorriso ma solo un’ombra di pura severità.
«Cosa? Non andrò in bagno davanti a te! Non ti conosco nemmeno», rispondo seccata.
«Mi dispiace ma le regole sono così».
Sbuffando esco dal bagno e mi ributto nel letto. 
Forse non sarà così facile come avevo immaginato. Forse qui capiscono ogni mia mossa. Devo diventare più brava.
Mentre osservo fuori dalla finestra e lascio cadere alcune lacrime, qualcuno alle mie spalle si schiarisce la voce. Mi volto immediatamente e vedo un uomo baffuto dall’aspetto amichevole, prendere una sedia e sedersi vicino al mio letto.
«Tu sei Demetria, giusto?», mi dice porgendomi la mano.
«Sì, sono io». Mi asciugo le lacrime e allungo la mano «Lei chi è?»
«Io sono il dottor Russo, ma puoi chiamarmi Phil», mi sorride.
Il suo sorriso è diverso. Non è come quello di Mary, che mi sembra finto e forzato. Al contrario, mi trasmette conforto e affetto. Mi fa sentire a mio agio.
«Ok, allora Phil chiamami pure Demi», sorrido anche io.
«Allora Demi, ti va di raccontarmi la tua storia? Perché ti trovi qui?»
«La mia storia? Non credo possa interessarla. E sinceramene dottor Phil, non ho molta voglia di raccontarla. Il perché mi trovo qui è ignaro anche a me», abbasso lo sguardo.
«Ne sei sicura? Davvero non hai nessun motivo per essere qui? Quindi i tuoi genitori hanno deciso di punirti senza motivo e ti hanno mandata in questo posto?»
«No!», grido «Loro stanno solo cercando di aiutarmi!»
Lentamente Phil afferra la penna e scrive qualcosa su un notebook che tiene appoggiato alle ginocchia.
«Aiutarti da che cosa? Che ti è successo? Forza, non avere paura», mi appoggia la mano sulla spalla e mi fa capire che di lui mi posso fidare.
Nonostante tutta la mia diffidenza, inizio a raccontare la mia storia a Phil che senza dire nulla mi ascolta e prende qualche appunto ma senza mai trasmettermi nervosismo.
Appena finiamo Phil mi saluta e mi dice che ci rivedremo domani.
Aver parlato con lui, mi ha fatta sentire bene. Come se mi fossi liberata, come se mi fossi tagliata. Anzi, forse parlare con Phil è molto meglio.

Angolo della scrittrice:
Ecco un altro capitolo! Spero vi piaccia e spero continuiate a seguire questa storia nonostante le recenti notizie su Jemi. 
Bene, se volete dire la vostra su quello che è successo o semplicemente commentare il capitolo... RECENSITE!! :D

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Il cibo non è tuo nemico, lo sei solo tu. ***


Capitolo 22: Il cibo non è tuo nemico, lo sei solo tu.
 

Il leggero vento muove i miei capelli e la luce del sole penetra in ogni poro della mia pelle. Non mi dispiace potermene stare un po’ da sola all’aperto, anche se non so se si può definire “stare sola” con Mary a qualche passo da me.
Ormai è passata una settimana da quando sono entrata qui e Mary continua a starmi accanto tutto il giorno e a sorridere, naturalmente.
Fortunatamente ogni pomeriggio parlo con Phil. Mi fa bene parlare con lui.
Per ora abbiamo discusso solo di me e del mio rapporto con il mio corpo e il cibo, poi mi ha prescritto dei farmaci che mi «aiuteranno a stare meglio». Così ha detto ha detto lui.
Non sono sicura di volerli prendere, ma non so come evitare la cosa visto che Mary mi sta sempre addosso.
Certo, negli ultimi giorni sta iniziando essermi meno antipatica, ma continuo ad odiare quel suo stupido sorriso.
«Demetria, vieni. E’ ora di pranzare», mi dice Mary appoggiandomi una mano sulla spalla.
Ecco. Ci siamo di nuovo, è arrivato il momento più difficile della giornata. Il momento in cui devo fare quella cosa che non riesco a fare.
In tutta la settimana non ho toccato cibo, a parte quello che mi hanno somministrato con la forza via flebo.
Mi siedo al tavolo, al mio fianco c’è una ragazza con dei lunghi capelli neri. Ha delle grandi cicatrici sulle braccia, e appena nota che le sto osservando abbassa le maniche del maglioncino blu che indossa.
I nostri occhi si incrociano per un secondo e nel suo sguardo vedo una luce. Una luce particolare, che non vedo nei miei occhi da un sacco di tempo.
«Bella la tua maglia», le dico accennando un sorriso.
«Emh… grazie», risponde timida continuando a tenere gli occhi sul tavolo.
«Piacere, io sono Demi!» le porgo la mano.
«Piacere io sono Sarah», mi sorride.
Nel frattempo mi mettono davanti al naso un piatto con una bistecca di tacchino e come contorno broccoli.
Sarah, senza esitare affonda la forchetta nella carne, ne taglia un pezzo e lo mette in bocca. Io, invece, osservo immobile il piatto.
Non ce la faccio. E’ più forte di me. Non riesco a non pensare che quella roba mi finirà tutta nei fianchi, nelle braccia, nelle gambe… ovunque!
Ok, Demi pensa a quello che ti ha detto Phil: il cibo non è tuo nemico, lo sei solo tu.
«Come fai a farlo?», chiedo a Sarah con uno sbuffo. Vederla ingozzarsi al mio fianco, mi fa star male. 
«Penso solo al fatto che mangiare non è sbagliato, è sbagliato non farlo. E’ sbagliato prendermela con me stessa se la vita fa schifo, ed è sbagliato ancora di più se questo fa star male le persone a cui voglio bene».
«E come fai a pensarlo? Io non ci riesco. Ci ho provato. Ci ho provato così tante volte, ma è difficile. C’è sempre quella vocina nella mia testa che continua a ripetermi che ogni volta è colpa mia, che sono orribile e che più mangio più divento grassa e più le persone mi allontanano»
«Falla smettere, Demi! Devi farlo. Tu più di tutti. Potresti cambiare il mondo, lo sai?»
«Io? E come?»
«Non ti rendi neanche minimamente conto di quanto sei fortunata, vero? Lo so che per te ora è tutto orribile, anzi, è sempre stato così, ma dovresti capire che non sei sola. Ci sono milioni di persone là fuori che ti amano. Che credono in te, che credono nella tua musica e che vivono sapendo che tu sei un modello per loro. Se solo potessi esserlo davvero, potresti aiutare un sacco di persone come te, come noi».
Resto a bocca aperta ad ascoltare le parole di Sarah e cerco di capire come lei mi vede, come tutto il resto del mondo mi vede.
Senza dire nulla, afferro la forchetta la infilo senza alcun timore nella carne, ne taglio un pezzo e poi la infilo in bocca.
Lentamente mastico il piccolo pezzetto cercando quel sapore che ormai avevo dimenticato.

«Complimenti Demetria. Vedo che oggi hai fatto progressi. Hai mangiato metà piatto. Sono fiera di te!», mi sorride Mary. Questa volta però non lo fa in modo forzato, anzi sembra davvero essere felice. «Visto che sei stata brava hai diritto alla tua sorpresa».
«Sorpresa? Quale sorpresa?»
«C’è qualcuno per te al telefono. E quando hai finito puoi fare una chiamata a chi vuoi»
«Davvero?», sento spuntarmi sulla faccia un sorriso megagalattico.
«Sì, ma naturalmente io dovrò stare ad ascoltare con chi parli».
«Non importa. Chi c’è al telefono?».
Forse è…
Dopo una lunga settimana passata a pensare solo a me stessa e a quanto mi mancassero i miei genitori e mia sorella, ecco che per la prima volta penso a lui.
Forse è Joe. O forse vorrei soltanto che fosse lui.
Mary mi passa la cornetta, io senza alcuna esitazione l’avvicino all’orecchio…
«Demi?»
Una voce femminile strozzata dal pianto. Una voce che non sentivo da molto tempo e che non mi sarei mai e poi mai aspettata di sentire.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: Tutti credono in te, ora è giunto il momento che tu inizi a credere in te stessa. ***


Capitolo 23: Tutti credono in te, ora è giunto il momento che tu inizi a credere in te stessa.
 

«Stai bene?», singhiozza «Mi dispiace così tanto. Io non immaginavo che tu...»
«Sel, stai calma. Sto bene, non preoccuparti», cerco di tranquillizzarla.
Selena è la mia migliore amica praticamente da sempre. 
Ci siamo conosciute ad un provino e mi ricordo ancora che lei mi chiese di formare una band di sole ragazze, ma io le risposi che volevo cantare da sola perché il mio sogno era quello di diventare come Whitney Houston.
Ultimamente però non ci parlavamo più. Avevamo litigato perché mi sentivo trascurata. Ricordo di averle detto che è una persona orribile, che la odio e che non volevo più sentirla e vederla.
«Come ho potuto non accorgermene in così tanti anni?», continua a piangere.
«Non fare così ti prego», inizio a piangere anche io.
«Mi dispiace Dems. Sono stata una pessima amica. Avevi ragione tu»
«Non è vero. Ci sei sempre stata per me. Sono stata io la stupida! Tu sei una persona meravigliosa e ti voglio bene. Cancelliamo tutto quello che è successo, ok? Sei sempre la mia migliore amica»
«Vorrei abbracciarti», ride appena. Quanto mi è mancata! Avevo dimenticato quella risatina angelica che mi metteva di buon umore ogni giorno.
«Anche io. Vorrei abbracciare qualcuno. Mi sento così sola, qui». Ecco che di nuovo le lacrime iniziano a scorrere.
«Demi, devi essere forte. Lo so che non è facile, ma devi farcela, ok? Tutti qui fuori stanno facendo il tifo per te. Non sai quante persone stanno scrivendo sulla tua pagina di Facebook, sul tuo Twitter. Tutti sono fieri di te e della tua scelta».
Fieri della mia scelta? Ma la mia non è stata una scelta. Mi hanno quasi obbligata a venire qui. Se non fosse stato per la mia famiglia non avrei scelto di passare le mie settimane in un posto in cui nessuno mi capisce e in cui mi sento davvero sola.
«Molte ragazze hanno scritto che come te hanno questi problemi», continua «ma grazie a te sono riuscite a dire la verità ai loro genitori e si stanno facendo aiutare»
«Grazie a me? Non riesco a capire», rispondo in un sussurro.
Forse me lo sta dicendo solo per farmi convincere del fatto che tutto questo sia giusto. 
«Dems, la maggior parte delle persone qui fuori ti ama e ti vuole bene, e io sono una di quelle. Tu stai facendo cambiare il mondo, stai facendo crescere le persone. Sei l’idolo di un sacco di ragazzi, e sei anche il mio idolo.
Io credo in te. Tutti credono in te, ora è giunto il momento che tu inizi a credere in te stessa».
Spiazzata la ringrazio, le dico che le voglio bene e chiudo la chiamata.
“Tu stai facendo cambiare il mondo”, continua a rimbombarmi nella testa. Anche Sarah, ieri, mi ha detto una cosa simile: “Potresti cambiare il mondo, sai?”.
Perché tutti continuano a ripetermelo? Come potrei? 
Forse davvero mi sto sbagliando, forse davvero questo posto non è una prigione ma un luogo in cui posso finalmente liberarmi da quel dolore lancinante che ho nel cuore.
«Cara, ti senti bene?», mi chiede Mary interrompendo i miei pensieri.
«Sì, ma mi piacerebbe chiamare un’altra persona»
«Certo, chiama pure chi vuoi. Ma lo sai, io devo stare qui a controllare chi contatti»
«Ok, non c’è problema. Quanto tempo ho?»
«Dieci minuti, poi c’è il dottor Russo che ti aspetta nella tua stanza»
«D’accordo».
Ok Demi, concentrati. 
Hai una sola chiamata a tua disposizione. La domanda è: chi vuoi chiamare? Qual è la voce che più in assoluto ti farebbe stare bene ora?
Lentamente digito i numeri della piccola tastiera del telefono. Uno alla volta, senza sbagliare. 
Dopo qualche squillo la voce che volevo sentire da tempo, la persona che mi è mancata come l’aria, risponde.

Angolo dell'autrice:
Nuovo capitolo! Non è lunghissimo ma spero vi piaccia.... 
Buone feste a tutti!! xoxo


 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: Dio, come vorrei che fossi qui. ***


Capitolo 24: Dio, come vorrei che fossi qui.
 

 
Non ce la faccio a parlare. Mi gira la testa, mi tremano le mani e in più sento il battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie come la cassa di una batteria.
Dall’altra parte della cornetta c’è la persona che ho considerato per molti anni la mia via d’uscita, la mia cura. L’unica persona che è in grado di farmi stare bene.
L’ultima volta che abbiamo “parlato” è stato orribile. E sono sicura che lui mi odi.
«Mi dispiace», riesco a parlare finalmente.
Dall’altra parte non c’è risposta.
Mi odia, lo sapevo. E adesso che faccio? 
«S-Sono Demi, Joe. Mi hai riconosciuta?»
«Demi. Come stai?», la sua voce è dura. Così fredda che mi si gela il sangue nelle vene.
«IDiciamo che potrei stare meglio, tu?», ridacchio cercando di rompere la sua freddezza.
«Male», risponde ancora freddo.
E’ davvero arrabbiato. Non avrei dovuto chiamarlo. Stupida, stupida, stupida!
«Joe, mi dispiace così tanto!» esplodo in lacrime «Io non ho capito più niente e ho parlato senza riflettere, ma quello che ho detto non è vero! Io ti voglio bene, sei una delle persone più importanti della mia vita. Ti prego, non odiarmi..»
«Odiarti? Demi ma che stai dicendo? Io non ti odio. Credevo che tu odiassi me per tutto quello che ti ho fatto. E’ tutta colpa mia»
Le sue parole mi colpiscono come un pugno. 
Si sente in colpa, crede che tutto questo sia successo per colpa sua, ma non è così! 
«No, no, no! Joe. Ti prego, non provarci neanche lontanamente a sentirti in colpa ok? Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno»
«No, Dems. Sei io ti avessi protetta, tu non saresti lì dentro. Sono stato solo un egoista senza cuore», la sua voce è tremula e scossa dal pianto.
E’ la prima volta da quando lo conosco che lo sento piangere. Deve sentirsi davvero orribile, ma non posso permetterlo. 
«Ascoltami Joseph, tu sei una persona straordinaria. L’unica persona che mi abbia fatto sentire bene nei momenti peggiori. L’unica che mi ha fatto capire cosa sia amare.
Ti amo Joe. E ti amerò sempre. Quindi, ti prego non sentirti in colpa, non pensare di aver fatto qualcosa di male nei miei confronti perché in questi anni in cui siamo stati amici, tu sei una delle cose che mi ha fatto continuare a vivere».
«Anche io»
«Cosa?»
«Ti amo. Scusa se l’ho capito troppo tardi»
Boom! Il cuore mi esplode.
«Io… io non so cosa dire», balbetto.
«Dimmi solo che starai bene. Dimmi che ti impegnerai davvero per stare bene e che non farai mai più quello che hai fatto a te stessa. Dimmi di nuovo che mi ami e promettimi che non smetterai mai di farlo».
«E’ difficile, Joe. E’ tanto difficile. Io voglio davvero andarmene da qui, ma non riesco a trovare l’uscita»
«L’uscita è dentro la tua testa, Demi. Sei solo tu la padrona di te stessa, nessun altro».
«Ti amo e ti prometto che non smetterò mai di farlo», dico in un sussurro.
«Non sai quanto mi fa star bene sentirtelo dire».
«Vorrei dirti tante cose ma non posso perché c’è qui la mia infermiera che sta ascoltando tutto», rido e anche lui lo fa.
«Ok, allora te le dico io.
Se fossi lì con te in questo momento, ti terrei la mano. Poi ti bacerei i capelli, la guancia e le labbra. E non ti lascerei neanche un secondo. Ti terrei stretta mentre piangi e ascolterei il tuo respiro mentre dormi».
«Dio, come vorrei che fossi qui».
Mary mi dice che il tempo è scaduto.
Maledizione.
«Joe, devo andare», dico con amarezza.
«Oh d’accordo. Allora mi prometti che la prossima volta che ci vedremo starai bene? Giuralo. Io ti aspetto qui fuori, ti amo tanto»
«Te lo prometto. Ti amo anche io».
Appena attacco la cornetta, tutto è molto più chiaro.
Tutto quello che è successo tra me e Joe, durante la mia infanzia e la mia adolescenza non è stata colpa mia. 
Io sono una vittima della vita, che con me è stata cattiva e senza pietà.
Ma adesso sono pronta a rialzarmi e combattere. Non voglio più essere debole, non voglio più soffrire.
Mi asciugo le guancie con la manica del maglione e mi faccio accompagnare da Mary nello studio di Phil.
 



Angolo della scrittrice:
Prima di tutto felice anno nuovo a tutti voi! Spero abbiate passato un bel capodanno e vi auguro un anno migliore del precedente, visto che per quanto mi riguarda è stato una MERDA. Ahahahahah
Comunque ecco un nuovo capitolo che sinceramente io amo. Sarà perchè è completamente dedicato ai Jemi? In ogni caso spero che riusciate a comprendere a fondo le emozioni di entrambi e che vi piaccia tanto quanto piace a me!

Grazie a tutti voi che continuate a seguire questa FF,
xoxo al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25: Ricordi. ***


Capitolo 25: Ricordi.

 
«Se ti dico la parola “Natale”, a te cosa viene in mente?», mi chiede Phil seduto di fronte a me mentre mastica il tappo della penna.
«Bhè... mi viene in mente che tra qualche giorno è Natale e io sarò lontana dalla mia famiglia e da casa mia», abbasso lo sguardo.
«Ok, ma a parte questo… cos’altro?»
«Mi viene in mente la mia casa a Dallas, i miei nonni, il camino fumante, la mia sorellina che scarta i regali, mia madre che impazzisce a preparare da mangiare..», accenno un sorriso rivedendo ogni ricordo.
«Quindi per te il Natale è sempre stato qualcosa di bello, giusto?»
«No. Non sempre. Lo è stato negli ultimi anni, ma quando ero più piccola..»
«Cioè prima che tuo padre se ne andasse di casa?»
«Sì. Il Natale con mio padre, per quel che ricordo, non è mai stato bello. Ricordo le urla, le porte che sbattevano, gli oggetti che volavano..», il mio sguardo si perde nel vuoto.
«Perché i tuoi litigavano?»
«Io ero piccola, quindi non mi ricordo bene, ma c’era sempre stato di mezzo il fatto che mio padre beveva troppo, e allora iniziava a insultare mia madre, e alcune volte è perfino arrivato ad alzarle le mani...».
Questi ricordi sono troppo violenti, tanto che inizio a piangere. Sono stati per così tanto tempo chiusi dentro di me, senza mai uscire. 
«E mentre i tuoi genitori litigavano, tu cosa facevi?», continua Phil.
«Dallas mi prendeva e ci andavamo a nascondere nell’armadio della sua stanza. Stavamo lì finché la mamma non ci trovava e ci diceva che era tutto finito», cerco di controllare il singhiozzo causato dal pianto.
«E dopo che tuo padre se ne è andato? Come è diventato il Natale?»
«Dopo che se ne è andato, i primi anni sono stati difficili. Poi mia madre ha trovato Eddie, ed è diventato tutto molto più sereno. Il Natale è diventato qualcosa che non vedevo l’ora che arrivasse, qualcosa che mi faceva sentire bene»
«Anche se però c’era sempre quel problema, giusto?»
«Quale problema?», chiedo confusa.
«Il problema di dover nascondere il fatto che tu non mangiavi davvero quello che, come hai detto tu, tua madre impazziva a cucinare…».
Una forte fitta allo stomaco mi colpisce.
Ogni volta che devo ammettere questa cosa, una voce nella mia testa mi dice: «non farlo, menti!».
«Già. Il più delle volte mangiavo solo l’antipasto e fingevo di avere mal di stomaco o dicevo di essere piena…», zittisco quella voce.
«E poi correvi in bagno», conclude Phil.
Senza aggiungere altro annuisco con la testa, e mi sento così imbarazzata dal fatto che Phil sappia tutto. E’ come se mi sentissi completamente nuda. Spogliata senza quella maschera che ho sempre portato.
«Senti Demi, ormai è un mese che ci conosciamo e voglio dirti la verità. Voglio farti capire davvero perché sei qui». Phil ha uno sguardo davvero serio ma che allo stesso tempo mi rasserena.
«Credo di saperlo, ma ancora nessuno mi ha chiarito completamente le idee», rispondo.
«Sei qui perché soffri di bulimia, anoressia, depressione e bipolarismo».
Non rispondo, non so davvero cosa dire.
Sapevo di avere dei problemi, ormai l’avevo capito. Anzi, l’ho sempre saputo. Ma sentirselo dire è davvero brutto.
Mi verrebbe voglia di iniziare ad urlare e dire che non è vero, che sono soltanto una ragazza che vuole tornare a casa sua, ma so che non è così.
«Grazie Phil per avermelo detto. Sai, prima ho chiamato Joe e gli ho promesso che sarei guarita. E ho intenzione di mantenere la mia promessa. Secondo te posso farcela?»
«Certo che puoi farcela. Tu sei forte, Demi. Lo so che non lo credi, ma dentro di te c’è una straordinaria forza. Solo il fatto che tu sia riuscita ad ammettere a te stessa che hai dei problemi, ti rende immensamente forte.
Vedrai, riuscirai ad uscire da quel buio che vedi intorno a te».


Spazio dell'autrice:
Salve a tutti! Allora come vi avevo già detto questa ff l'ho scritta l'anno scorso e il padre di demi non era ancora scomparso. Voglio precisare che quello che ho scritto non è assolutamente contro nessuno. Sappiamo tutti che Demi ha avuto molti problemi con suo padre, ma non voglio assolutamente farlo passare per un cattivo padre. Quello che ho scritto è tutto frutto della mia immaginazione. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più visto che ultimamente non me ne lasciate molte :(
Grazie a tutti, al prossimo capitolo xoxo



 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26: Tieni duro. ***


Capitolo 26: Tieni duro.
 

«Grazie mille, vi amo. Non vedo l’ora di tornare a casa», dico mentre la mia famiglia abbandona la mia stanza. E non rimane che il vuoto più profondo.
Oggi è Natale, quindi i nostri familiari possono passare tutto il giorno con noi. Infatti, mia madre, mio padre e le mie sorelle sono state qui con me.
Abbiamo mangiato, scartato i regali e mangiato ancora.
Non credo che il mio stomaco sia mai stato così pieno, e la cosa mi fa riflettere. Vuol dire che sto migliorando che sto per raggiungere il mio obbiettivo. Anche se, ad ogni boccone, c’era una parte di me che desiderava correre nel bagno a rigurgitare tutto.
Madison era vestita tutta di rosso, con un vestitino e delle scarpe nere lucide. Mi ha portato un sacco di regali: un ipod, la mia chitarra, una sua foto e un quaderno con tutti i tweets di supporto da parte dei miei fans.
«Ho chiesto ai Lovatics di scrivermi tutto ciò che volevo dirti, e dopo una notte insonne sono riuscita a trascrivere quelli più belli», mi ha raccontato.
Sulla copertina del quaderno c’è una mia foto con lei e sotto c’è scritto: tieni duro.
Leggere tutte quelle frasi piene d’amore da parte dei miei fans, mi ha dato una spinta in più. Devo guarire per loro, per Joe, per Madison, ma soprattutto per me stessa.
Devo farcela, posso farcela.
Per la prima volta nella mia vita non mi sento una debole. Mi sento come se fossi la ragazza più forte del mondo, anzi so di esserlo.
«Devo andare in bagno», dico a Mary. 
«Vai pure. Questa volta ti lascio andare da sola», risponde sorridendo «Voglio fidarmi di te»
«S-sei sicura?», balbetto incredula
«Certo, Demi. Vai».
Lentamente e ancora sorpresa mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso il bagno. Appena entro il mio istinto mi spinge a piegarmi sul water, ma diversamente dalle altre volte non riesco a rimettere.
«Tieni duro», continuo a sentirmi rimbombare nella testa. Il sorriso di Madison mi attraversa i pensieri, seguito da quello di mia madre, mio padre, Dallas e Joe.
Mi rialzo e mi guardo al piccolo specchio posto sopra il lavandino.
Non mi specchio da molto tempo e cioè che vedo, non è quello che mi aspettavo. A mal’appena riesco a riconoscermi. Le mie guancie hanno un nuovo colorito, il mio viso è molto più rilassato e soprattutto ho messo qualche chilo.
«Mary!», urlo. 
Dopo neanche mezzo secondo Mary è nel bagno.
«Che succede, Demi?!»
Non riesco a parlare, riesco solo ad indicare l’immagine riflessa nello specchio.
«Sei bellissima, vero?», mi dice sorridendo.
Io riesco solo a fare un cenno con la testa. 
Non mi ero mai vista in questo modo, così bella e in salute. 
«Sono… sono bellissima!», scoppio a piangere e abbraccio Mary.
«Sì tesoro, lo sei! E’ questa la vera bellezza, non quella che vedi sui giornali. Ricordatelo», mi dice stringendomi.
«Grazie Mary. Nonostante all’inizio sia arrivata ad odiarti, ora ti voglio un mondo di bene»
«Oh Demi, anche io te ne voglio».
Ritorniamo in camera e sul comodino vedo la foto di Maddie. 
In un solo giorno, grazie a lei ho fatto passi da gigante. La mia piccola sorellina che in questo momento è la più grande di tutti.
Sono davvero fiera di lei, e voglio che lei sia fiera di me.
Con la sua foto tra le braccia mi addormento.



Angolo della scrittrice:
Heilà! Bhè, su questo capitolo non ho molto da dire... spero vi piaccia!
Alla prossima xoxo

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Capitolo 27
*** Capitolo 27: E se avesse ragione? ***


Capitolo 27: E se avesse ragione? 
 

«Mi dispiace Demi, credevo di potercela fare a stare con te.. Ma é troppo difficile», mi dice Joe con la voce piena di dolore.
Siamo al lago di Toluka Lake, e il sole illumina i suoi capelli neri.
«Non capisco.. Perché? Credevo che adesso.. Adesso che sto bene potessimo finalmente essere felici!», rispondo con gli occhi pieni di lacrime.
«Lo credevo anche io ma.. Tu non stai bene, non starai mai bene. Dovrai convivere con questo problema per sempre e io non credo di poter sopportare ogni tuo crollo o tuo problema.. E' troppo per me. Sono troppo giovane per prendermi una responsabilita' del genere»
Lentamente Joe lascia le mie mani e si allontana.
«Noo! Ti prego!».

Sono nella mia stanza. 
Il piccolo laghetto e il sole splendente sono scomparsi.
«Era un sogno», sospiro.
Era solo un bruttissimo sogno, ma sembrava cosí reale. I suoi occhi, il tocco delle sue mani e il dolore che mi squarciava il cuore dopo le sue parole.
Parole assurde e senza senso. 
Appena saró guarita saremo felici e lo saremo per sempre.
«Mandy, il dottore ti attende», dice Mary entrando in camera e interrompendo i miei pensieri.

Phil, inizia a parlare. Mi chiede come mi sento e come ho passato il Natale.
Le mie risposte sono molto vaghe e contorte. Continuo a ripensare al sogno.
«Che succede Demi? Vuoi parlarmi di qualcosa?», mi chiede Phil.
«Speravo che me lo chiedessi» sorrido «prima ho fatto un sogno. Un incubo. E.. Non riesco a togliermelo dalla testa»
«Raccontamelo pure» 
«C'era Joe, ed eravamo al lago.. Poi lui ha iniziato a dire cose orribili come "non possiamo stare insieme" e "sono troppo giovane per prendermi una responsabilità del genere"»
«Quale responsabilità?»
«Di stare con me! Prendersi cura di me! E sopportare i miei crolli emotivi e i tutti i miei dannati problemi».
Senza neanche accorgermene inizio a piangere e tremare.
«Demi calmati. Respira. Era solo un sogno, ok?»
«Ma era cosí reale! E poi...»
«Cosa?»
«É la veritá. Non posso, anzi, non voglio che lui debba sopportare tutta questa situazione. Non posso fargli questo. Io non guariró mai. Insomma guardami! Mi sono fatta venire una crisi per un sogno»
«Questo perché sei ancora in cura, Demi. Ma tu guarirai. Certo, avrai sempre questi problemi ma se riuscirò a insegnarti come conviverci, potrai vivere la tua vita con molta serenità.»
«Grazie Phil», cerco di rassicurarmi con le sue parole.
«Peró credo che almeno per ora dovresti cercare di pensare solo a te. Stare con Joe non ti rende stabile, le tue emozioni sono messe alla prova di continuo. E in questo momento hai bisogno di stabilità»
«Mi stai dicendo che dovrei rompere con Joe!?», chiedo sconvolta.
«Io ti sto solo dicendo ció che credo sia piú giusto per te, in questo momento. Ma la scelta é tua. La vita è tua. Se questo ragazzo ti ama davvero, capirà e magari riuscirá ad aspettarti»
«Non posso, Phil. Lui é tutto. Non posso lasciarlo. Non potrei neanche se minacciassero di uccidermi»
«É proprio di questo che stiamo parlando. Non puoi far dipendere la tua vita da Joe. Non in questo momento. E se dovesse lasciarti tra qualche mese? Quando tutto andrà bene? Come reagirai? Sono sicuro che la prima cosa che farai sarà andare nel tuo bagno prendere il rasoio e infliggerti ferite per sentire di meno il dolore che ti arriva dal cuore».
Sono sconvolta. È la prima volta che Phil mi parla in modo così diretto.
«Demi, devi prima imparare a gestire la tua malattia anche fuori di qui, credimi. Ho visto cosí tante ragazze riprendersi, uscire e ritornare dopo una settimana perché ci erano ricadute. Il mondo fuori di qui é crudele, e prima di tutto devi imparare ad affrontarlo poi potrai goderti davvero tutto quello che vuoi».
E se avesse ragione? E se non fossi in grado di gestire la situazione?
Ma soprattutto Joe riuscirebbe ad aiutarmi o finirebbe col lasciarmi di nuovo?
Troppe domande senza risposta. Troppi pensieri. 
Devo vedere Joe. Ho bisogno di vederlo, anche se non so cosa gli diró.



Angolo autrice:
Ciao a tutti! :3
Ecco un  nuovo capitolo. Demi è molto confusa su come comportarsi con Joe. Cosa credete farà?
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo,
xoxo

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28: Di nuovo insieme. ***


Capitolo 28: Di nuovo insieme.
 

Oggi sarà una brutta giornata.
Lo so perché appena mi sono guardata al piccolo specchio del bagno mi sono detta: «mio Dio, sei orribile!»; in piú questa notte non ho chiuso occhio pensando a Joe.
Non sono sicura di essere giunta ad una conclusione, ma molto probabilmente appena vedró Joe dimenticheró tutto.
Ieri dopo la mia chiaccherata con Phil, ho chiesto a Mary se si potevano riceve visite.
«Se mi avessi fatto questa domanda qualche settimana fa, la mia risposta sarebbe stata: assolutamente no! Ma siccome ti stai impegnando e sei giunta ad un buon punto... Sì, si possono riceve visite».
Quindi, oggi chiameró Joe e gli chiederó di venirmi a trovare il prima possibile.
Al solo pensiero di rivederlo, di toccarlo, di sentire il suono della sua voce e il suo profumo, mi sento le farfalle nello stomaco.
So già che mi pentirò di quello che farò, anche se é giusto così. Me ne pentirò nelle notti in cui mi sentiró sola, quando la mia testa inizierà a viaggiare e ripensare a tutti i momenti assieme.
Ma è qualcosa che devo fare. È la scelta migliore.
Entro nella stanza dove si trovano i telefoni e con il dito tremolante compongo il numero di Joe.
Dopo quattro squilli risponde.
«Joe.. Sono io, Demi», dico mentre sento i battiti del cuore aumentare.
«Demi? Demi! Amore mio, come stai? Oddio che bello sentire la tua voce. Mi manchi da morire!»
È cosí felice, non riuscirò mai a farlo.
«Anche tu mi manchi da morire! É per questo motivo ti ho chiamato. Ho la possibilitá di ricevere una visita e vorrei davvero tanto vederti».
Non va bene. Dovrei essere più fredda e distaccata!
«Arrivo. Adesso, subito!»
«Adesso?»
«Sí, adesso»
«Emh, ok!», scoppio a ridere.
Ridi adesso Demi, perché dopo sarà un percorso difficile.
Appoggio la cornetta e corro in camera mia.
«Che succede Demi?», mi chiede preoccupata Mary, notando la mia espressione sconvolta.
«Joe! Sta arrivando! Adesso!»
«Cosa? Adesso?»
«Sì, adesso! Devo... Devo..», inizio a fare avanti e indietro per la stanza in preda al panico.
«Demi!», mi afferra per le spalle «Calmati, ok? Focalizza lo scopo»
«Focalizzare lo scopo. Ok»
«Adesso ti fai una doccia e ti aiuto a sistemarti. Stai tranquilla».
Senza ribattere vado nel bagno, mi infilo sotto la doccia e chiudendo gli occhi cerco di rilassarmi.

«É arrivato, cara», mi annuncia Mary mentre mi sto pettinando i capelli.
«Oddio. Mi sento male», appoggio la testa fra le mani e cerco di prendere profondi respiri.
«Ti prego Demi, calmati. Pensa che appena lo vedrai ti sentirai meglio»
«Certo, all'inizio ma poi...»
«Demi!», sento alle mie spalle prima di essere sollevata dalla sedia.
«Joe!», urlo guardandolo negli occhi e sentendo le sue braccia attorno al mio corpo.
I miei ricordi non gli facevano affatto giustizia. È molto più bello di quanto ricordassi.
Non appena rimetto i piedi a terra le sue labbra sono sulle mie.
Le sensazioni da cui vengo attraversata sono indescrivibili. Tutto intorno a noi scompare. 
Improvvisamente non ci trovavamo piú nella clinica, non c'era piú nessuno. Solo io e lui immersi nel nostro mondo.
«Mi sei mancata così tanto», mi sussurra all'orecchio «Sei bellissima».
Affondo il viso nel suo petto e ascolto per qualche secondo il battito del suo cuore.
«Ti amo», gli dico accarezzandogli il viso «Ti amo davvero tanto. Probabilmente ti amo molto più di quanto ami me stessa», inizio a piangere.
«Anche io ti amo», mi sorride «Ma perché stai piangendo? Non sei felice di vedermi?»
«Certo che lo sono. Sono felicissima di vederti, di poterti baciare, toccare.. Ma ti ho fatto venire qui perché devo dirti qualcosa. Qualcosa che non è facile da dire e che fará male ad entrambi».



Angolo della scrittrice:
EccomI! :D
Okay, non uccidetemi! Lo so, sono in ritardissimo, ma non ho avuto tempo in questi giorni per collegarmi. Spero che il capitolo sia abbastanza bello da poter essere perdonata ahahahah
Spero anche di ricevere qualche recensione in più, perchè vorrei sapere quali sono i vostri pensieri! 
Grazie mille a tutti voi che seguite questa ff,

Al prossimo capitolo xoxo.
 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29: Ma tu dovevi andare per la tua strada e quella strada non faceva per me ***


Capitolo 29: "Ma tu dovevi andare per la tua strada e quella strada non faceva per me"
 

 
«Ma di cosa stai parlando? Cosa devi dirmi Dems?»
Lo sguardo di Joe è impietrito. Non riesce a capire cosa stia succedendo e nemmeno io.
«Joe... m-mi dispiace», baletto mentre continuo a piangere.
«Per cosa? Se per quello che è successo, ne abbiamo già parlato e sai che non è colpa tua!», mi afferra le braccia e continua a guardarmi negli occhi cercando una risposta.
«No, Joe. Non mi riferisco al passato. Mi riferisco al presente. Noi due dobbiamo prendere due strade diverse»
Le sue espressioni passano dallo sconvolto al furioso.
«Cosa stai dicendo Demi? Non dirlo neanche per scherzo! Ci abbiamo già provato una volta a stare lontani e non ci ha portati da nessuna parte! 
Io e te siamo una cosa sola, non possiamo stare lontani. E anche se ci proviamo le nostre vite ci fanno sempre rincontrare». 
Le sue parole sono così vere, ma anche se so che un giorno potremmo stare ancora insieme, adesso dobbiamo stare lontani. 
Io devo stargli lontana, con tutti i miei problemi.
«Joe, ascoltami. Io ti amo, ma non è abbastanza. E credimi non è colpa tua. Tu sei la persona più meravigliosa e più importante di tutta la mia vita. Il punto è che io non riuscirò mai ad amarti come dovrei se prima non risolvo i miei problemi e non cerco di mettere in primo piano me stessa e non te»
«Queste parole non sono tue. Chi ti ha messo queste idee in testa? 
Non ci credo, non puoi farmi questo. Demi io senza di te non sono nulla», daI suoi occhi iniziano a scorrere delle lacrime. 
Senza pensarci lo abbraccio «Ti prego amore, non piangere. Un giorno tutto questo sarà solo un brutto ricordo. Chissà magari tra un po’ di tempo incontrerai un’altra ragazza che ti renderà felice e tu renderai felice lei. E lei sarà bellissima e non sarà una povera pazza come me», sorrido anche se ogni parola mi sta uccidendo.
«Tu non capisci!», mi afferra il viso tra le mani «Non troverò mai nessuno che mi farà sentire come lo fai tu. MAI. Prima di conoscere te ero solo un povero ragazzo del New Jersey che viveva il suo sogno e che nonostante tutti i soldi che stava guadagnando non riusciva a sentirsi ricco.
E poi sei arrivata tu, con il tuo sorriso e la tua semplicità e ho iniziato a sentirmi vivo. Finalmente la mia vita aveva un senso. E se tu te ne vai e mi lasci, io non mi sentirò più così. Mi sentirò vuoto. Ti prego Demi, non lasciarmi»
Sono sconvolta. Non credevo di avere così tanta influenza nella sua vita. Sì, certo ero sicura che mi amasse ma non credevo in questo modo. Così intenso e profondo.
«Joe... non so... non so cosa dire. Da una parte sono lusingata dallo scoprire tutti questi sentimenti per me . Ma dall’altra so che se continuiamo a stare insieme io non riuscirò a concentrarmi solo su me stessa»
«Perchè credi che stando lontani non penserai a me?»
«Sì, lo farò. Ogni secondo. Ma non è la stessa cosa: non voglio più essere quella che sono ora. Ogni cosa che faccio o dico o penso riguarda sempre un po’ te. Tutto gira intorno a te»
«Ed è così che deve essere tra due persone che si amano! Anche per me è così»
«Joe! Io sono malata! Ho problemi con l’ossessività e tu sei la cosa da cui sono più ossessionata».
«Non posso Demi, non ce la faccio», appoggia la sua testa sulla mia spalla mentre continua a piangere.
Mi sento un vera stronza, un’ipocrita, un’egoista. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che volere tutto quello che siamo ora, e adesso che finalmente lui è mio, solo mio, lo sto lasciando.
Ma so che Phil ha ragione e che tutto questo non sarà facile. 
Io dovrò vivere così per tutta la vita, ma Joe... Joe può avere davanti a se una vita bellissima anche senza di me.
«La vita è imprevedibile e a volte accadono cose all’improvviso che ci feriscono, ci desintegrano, ma bisogna andare avanti. 
Lo so che in questo momento ti senti come se nulla abbia più senso. Ci sono passata anche io, e credimi vederti così mi sta uccidendo, ma non cambiarò idea. 
Lo sto facendo per te, Joe»
Lui alza lo sguardo si asciuga gli occhi, e senza dire una parola mi bacia.
Io vorrei allontanarlo, dirgli che non è giusto, ma non ce la faccio. E senza pensare più mi faccio trasportare dal nostro amore.
 





Spazio dell'autrice:
Eccomi qua con un nuovo capitolo! :D Questa volta sono stata puntuale ahahah
Devo dire che a me piace molto e spero piaccia anche a voi. 
Ringrazio tutti voi che seguite/preferite/ricordate questa fanfiction e voi che lasciate le recensioni ad ogni capitolo.
A presto,
xoxo

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Capitolo 30
*** Capitolo 30: Unbroken ***


Capitolo 30: Unbroken
 

«Ti amo, ti amo, ti amo», mi ripete tra un bacio e l'altro.
Non so davvero cosa fare, credevo di aver trovato la forza e il coraggio per riuscire a lasciarmi tutto il passato alle spalle e ricominciare da capo, ma Joe è quella parte della mia vita che definirei come "il mio destino", o qualcosa del genere. 
«Ti odio», sorrido.
«Non è vero, tu mi ami»
«Già» rispondo strappandogli un altro bacio, e poi un altro e un altro ancora...
«Non ti lascerò mai, mai piú. Staró con te nel bene o nel male. Ci saró sempre, durante qualsiasi tuo crollo o momento di gioia. Tu sei tutto ció di cui ho bisogno, tutto quello che voglio» mi dice stringendomi a se ancora piú forte.
«Ti prometto che riuscirò a essere meno ossessiva», sorrido.
«Voglio sposarti, Dem»
Il mio cuore si ferma all'improvviso. Non riesco a capire se sto sognando o se sta succedendo davvero.
«C-cosa? Adesso?»
Joe scoppia a ridere e mi accarezza i capelli «Voglio stare con te per sempre, e quando arriverà il momento giusto, ti sposerò»
Per poco non mi prendeva un colpo. 
Sinceramente non sarei pronta ad una cosa del genere in questo momento, ma non sarei mai riuscita a dire di no.
«Scusate se vi interrompo» ci dice Mary entrando nella stanza «Ma purtroppo l'orario delle visite è terminato»
«Accidenti, devo andare», mi dice Joe con la faccia da cane bastonato
«Lo so, ma non preoccuparti quando sarò fuori di qui, staremo insieme tutto il tempo del mondo»
Dopo avermi dato per ben cinque volte il bacio di arrivederci, Joe lascia la stanza e io stranamente non provo quella solita sensazione di vuoto, ma sono piena di gioia e tranquillità.
«Non ce l'hai fatta, eh?», mi chiede Mary
«No. Ma sono giunta ad una conclusione: posso farcela. Ho rinunciato troppe volte nella mia vita, invece di affrontare i problemi, sono sempre scappata. Questa volta, peró voglio farcela e senza di Joe non posso farlo... E non lo sto dicendo perché sono in preda ad una crisi maniacale, ma perché lui c'é sempre stato e non posso rinunciare a lui. È come se dovessi rinunciare a mia madre o mio padre, non potrei mai. Sono persone fondamentali nella mia vita»
«Demi, sei una ragazza forte e il discorso che hai appena fatto mi rende orgogliosa di te! Stai facendo grandi progressi e voglio che continui cosí»
«Grazie Mary», le sorrido.
«Adesso riposati perché domani dovrai fare questo discorso al dottore e dovrai essere davvero convincente»

Sono di nuovo da sola, ma non è come gli altri giorni. Oggi mi sento forte e bella, sento di poter spaccare il mondo, di poter cantare e suonare senza fermarmi mai.
Prendo un foglio e una penna dalla scrivania e inizio a scrivere:

 
Ti amerò come se non fossi mai stata distrutta,
Lo dirò come se non fosse mai stato detto,
Stanotte mi sto lasciando andare
Lo darò come se non fosse mai stato preso
Cadrò come se non avessi bisogno di essere salvata
Stanotte mi sto lasciando andare

 
Dopo qualche ora, la canzone è finita ed ha anche un titolo: Unbroken.
Era da un sacco di tempo che non provavo questa sensazione di benessere con me stessa, con gli altri e con la mia musica.
Voglio che la mia vita sia così tutti i giorni, devo farcela.




Angolo scrittrice:
Ciao a tutti ragazzuoli :D
Ecco un nuovo capitolo! Non è molto lungo ma spero sia comunque di vostro gradimento. 
Volevo dirvi che tra tre/quattro capitoli si concluderà questa fanfiction e volevo ringraziare tutti voi che leggete e che seguite/preferite/ricordate questa storia.
Un ringrazimento speciale a: Charlotte_Kimberly_Jemi, Book Lover Girl e Demi is my hero.
Un abbraccio virtuale a tutti! Alla prossima,
xoxo.

P.S. Recentemente ho scritto la mia prima oneshot su TAYLOR SWIFT, mi farebbe piacere se passaste e lasciaste anche un recensione se vi va. Ecco il link: All too well.


 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31: Il conto alla rovescia. ***


Capitolo 31: Il conto alla rovescia.
 

 
 
«Mmh. Capisco»
«Sei arrabbiato, Phil? Lo so, tu mi avevi detto di lasciarlo ma..»
«Mmh»
«Ma lui mi ha detto che vuole sposarmi e questo fa sottointendere che non ha intenzione di lasciarmi, che vuole stare con me per sempre»
«Mmh»
«Phil, potresti tradurmi quel "mmh"? Mi sta dando ai nervi. È un "mmh, ok va bene" o un "mmh, sei un'idiota"?»
Ho raccontato a Phil quello che è successo ieri con Joe; mi aspettavo una mega sfuriata e invece tutto quello che ricevo è uno stupido verso.
«Demi, lo sai come la penso. Ma il mio era un consiglio» mi dice mentre prende appunti sulla sua cartelletta «se hai preso questa decisione e ne sei convinta, va bene cosí. Se credi davvero che ce la puoi fare, vuol dire che ce la farai. Ce la faremo. Io ti starò vicino sempre, anche quando te ne andrai da qui»
«Grazie Phill».
Quando sono arrivata in questa clinica credevo che le persone mi avrebbero trattato come una malata infettiva e che sarei stata sola, invece ho conosciuto molte ragazze con i miei stessi problemi e parlare mi ha fatto bene perché mi ha fatto capire che non sono l'unica, che come me tante, tantissime altre ragazze hanno paura di non sentirsi all'altezza, di non meritarsi la vita. E poi Phil e Mary.. Bhè loro sono stati davvero straordinari. Se non fosse stato per loro, non so dove sarei adesso.

«Demi preparati, siamo tutti riuniti nella sala generale per festeggiare capodanno!», mi dice Mary mentre sono sdraiata sul letto ad ascoltare Kelly Clarkson.
«Oggi è capodanno?», chiedo sorpresa.
Mary scoppia a ridere. «Certo!»
«Non lo sapevo. Insomma, ho perso la condizione del tempo»
«Capisco, peró adesso devi sbrigarti! Altrimenti faremo tardi per la cena».
Dopo aver fatto una doccia ed essermi preparata, raggiungo gli altri nella sala generale.
Appena entrata tutti si voltano a guardarmi e mi sorridono. 
Se fosse successo qualche tempo fa, probabilmente non mi sarei sentita a mio agio, anzi sarei scappata a nascondermi nel primo angolo buio. Invece adesso mi sento così bene e così bella che ricambio con un gran sorriso.
Mi siedo al tavolo e dopo qualche secondo passato a fissare il piatto pieno di verdure e ben due fette di tacchino, inizio a mangiare. Stranamente non provo la solita sensazione di disgusto, anzi provo piacere nell'assaporare la morbidezza della carne e la dolcezza delle carote.
Finito il primo piatto, ne arriva un altro, in questo c’è del pesce. Lo osservo di nuovo ma davvero non riesco a mangiare ancora. 
Mary si avvicina mettendomi una mano sulla spalla «Tutto ok, Demi?»
«Emh, sí... Ma non credo di potercela fare a mangiare ancora. Mi viena da...»
«Demi, va bene cosí. Sei stata bravissima! Hai mangiato un piatto intero. Sono fiera di te. Adesso rilassati e goditi la serata». Dopo una dolce carezza si allontana e ritorna dalle altre infermiere.
Mentre aspetto che tutti finiscano di mangiare, mi guardo intorno e vedo delle ragazze osservare il loro piatto e allontanarlo. Una in particolare cattura la mia attenzione: senza farsi notare prende il cibo dal proprio piatto e un po' alla volta lo nasconde nel tovagliolo.
Poi si alza e corre verso l'uscita. Immediatamente delle infermiere le corrono dietro.
So esattamente dove sta andando quella ragazza. Capitava anche a me nelle cene di famiglia o durante le feste. Tra una scusa e l'altra correvo in bagno e vomitavo, poi ritornavo al tavolo tranquilla e sorridevo a tutti.
Vedere quella ragazza reagire così, mi porta alla mente tanti ricordi del mio passato e inizio a sentire la nostalgia di casa, del mio letto, di mia sorella Maddie che nel bel mezzo della notte si infilava sotto le mie coperte. Mi manca mia sorella Dallas che mi faceva un dispetto dopo l’altro, mi manca mio padre e soprattutto mia madre. La mia mamma, una donna che più forte di lei non ce n’è.
Mancano pochi minuti al conto alla rovescia. Ma la mia testa è altrove.
Mi torna alla mente l’ultimo capodanno passato con Joe ad una festa al Four Season. Eravamo alle prime armi e tutta quella situazione era così eccitante. Nessuno sapeva di noi, nemmeno Nick e Kevin. Ci siamo divertiti così tanto e ci siamo baciati così tante volte, nei posti più nascosti della suite. Mi si stampa un sorriso in faccia solo a pensarci.
E invece quest’anno mi ritrovo in questo centro.

Dieci.

Da sola senza nessuno della mia famiglia.

Nove.

Senza Joe.

Otto.

Senza i miei amici.

Sette.

Ho diciotto anni e non dovrei essere qui.

Sei.

Dovrei essere insieme alle persone che amo.

Cinque.

Che cosa ho fatto?

Quattro.

Non voglio più essere così.

Tre.

Voglio una vita migliore.

Due.

Voglio aiutarmi.

Uno.

Voglio aiutare tutti quelli come me.




Spazio dell'autrice:
Hello everybody! :D
Eccovi un altro capitolo, che oserei definire molto importante. Devo dire che mi è piaciuto molto scriverlo, anche perchè è un capitolo basato su un momento realmente accuduto. Infatti, nel suo documentario, Demi, racconta di come la sera di capodanno si sia resa conto di quanto aveva incasinato la sua vita. Se non avete mai visto il documnetario di Demi vi consiglio di farlo perchè è davvero emozionante, si intitola "Stay Strong" e parla della sua lotta contro i suoi problemi.
Bene, dopo questo spazio pubblicità, vi saluto e vi ringrazio tutti voi che recensite questa storia con molta costanza, voi che la seguite/preferite/ricordate e anche voi che la leggete silenziosamente.
Spero che vi piaccia, a presto

xoxo

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32: Non so se te lo hanno mai detto, ma hai il sorriso più bello del mondo. ***


Capitolo 32: Non so se te lo hanno mai detto, ma hai il sorriso più bello del mondo.
 

 
 
Un'altra settimana qui dentro è passata. Forse è stata una delle meno difficili. 
Il mio rapporto con il cibo e con me stessa sta migliorando, peró ho paura di non essere ancora pronta per andarmene da qui.
Phil e Mary dicono che il momento si stia avvicinando, che tra poco dovró uscire da questa bolla di sapone e affrontare la vera vita.
Ma se uscendo dovessi accorgermi che non ce la faccio?
Certo, adesso sono cambiate tante cose: prendo un sacco di medicine che mi aiutano davvero molto, la relazione tra me e Joe è più stabile e ora capisco cose che prima non comprendevo.
Non c'é cosa che desideri di piú che tornare a casa mia dalla mia famiglia, ma quando succederà non voglio deluderli di nuovo, non voglio essere sbagliata di nuovo.
«Demi! Ti porto grandi notizie», mi annuncia Mary entrando nella mia camera
«Di che si tratta?»
«Indovina? Domani sarai dimessa!» mi dice con un gran sorriso.
«Cosa!? Domani!? No! Io… Io non posso. Non sono pronta!». 
Inizio a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza.
«Demi, certo che lo sei. Lo so io, lo sa il Dottor Russo e lo sai anche tu. 
Lo so che hai paura, ed è normale ma non ho mai visto nessuna ragazza dopo tre mesi qui dentro far progressi come ne hai fatti tu»
«Dici davvero?», mi fermo e guardo Mary negli occhi.
«Sì, cara. E ti prometto che potrai parlare con me quando vuoi, io ci sarò sempre. Non ti lasceremo da sola, mai»
I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime e senza neanche pensarci stringo Mary in un forte abbraccio.
«Adesso basta piangere. Da adesso in poi dovrai soltanto sorridere, perché non so se te lo hanno mai detto, ma hai il sorriso più bello del mondo» 
«Mary ti prego, smettila o davvero finirò con l’affogare nelle mie stesse lacrime!», singhiozzo.
«Su, forza! Facciamo la valigia!»
«Sì… però prima potresti lasciarmi un po’ di tempo? Sai, vorrei..»
«Certo, ho capito. Prenditi tutti il tempo che vuoi per salutare questo posto».
Esco dalla camera e inizio a girare i corridoi della clinica fino a ritrovarmi nel salone principale.
In disparte dal resto del gruppo vedo la ragazza che la sera di capodanno era scappata dalla cena e vengo assalita da una voglia improvvisa di conoscerla, di sapere cosa le passa per la testa.
«Scusa, ti disturbo?» le chiedo avvicinandomi.
La ragazza alza lo sguardo dal suo quaderno e appena mi vede sgrana gli occhi.
«Ciao, io sono Demi», le porgo la mano.
«S-so chi s-sei»
«Oh. Questo è alquanto imbarazzante perché io non so chi tu sia», sorrido, «Voglio dire: so chi sei perché ti ho vista in giro, ma non conosco il tuo nome»
«Melissa. Sono.. Melissa»
«Okay. Melissa, mi piace il tuo nome!»
«Grazie», mi accenna un sorriso.
Mentre parliamo lei continua a guardare in basso e a muovere ritmicamente le gambe.
«Senti Melissa, quanti anni hai?»
«Sedici»
«Sedici? Sai che ne dimostri di più? Sembri quasi una mia coetanea. Ma dimmi, come mai sei qui?»
«Io… non lo so. Non mi piace questo posto. Mi fanno fare cose che non mi piacciono»
«Sai Melissa, quando sono arrivata qui, odiavo tutti. Credevo che mi volessero fare del male e che non capissero che io stavo bene così e che non avevo bisogno dei loro stupidi consigli. Poi col passare del tempo ho imparato ad aprirmi di volta in volta durante le sedute e con l’aiuto del mio medico e della mia infermiera, ho capito che ero io quella che sbagliava. Che sono io quella che non si vede nel vero modo in cui sono.
Melissa, io non conosco la tua storia, ma mi è bastato vedere quello che è successo a Capodanno per capire perché tu sei qui. E so che piano piano lo capirai anche tu. Perché quella sera quando nascondevi il cibo nel tovagliolo, ho rivisto me stessa durante le cene del ringraziamento e di Natale. Quando sei scappata, sapevo esattamente dove stavi andando, e per un secondo avrei voluto seguirti.
L’unico consiglio che posso darti è: sfrutta al meglio il tuo tempo qui dentro, perché questo posto ti cambierà la vita. Ha cambiato la mia».

«Sono pronta»
«Per cosa?», mi chiede Mary
«Per tornare a casa. L’ho capito parlando con una ragazza», sorrido ripensando all’abbraccio che Melissa mi ha dato prima di salutarci.
«Cosa è successo?»
«Io stavo parlando con questa ragazza e lei era triste e fragile, e io non mi sentivo affatto come lei. Io mi sento forte e quasi felice, e pensa le ho dato perfino un consiglio!»
«Demi, non sono affatto stupita. Sono convinta che fuori di qui farei grandi cose»
«Sai, credo che forse la mia voce non mi sia stata donata solo per cantare. Forse mi è stata donata per un progetto più grande.
Dare consigli a quella ragazza mi ha resa felice e l’abbraccio che mi ha dato mi ha fatto capire che anche lei lo era. 
Domani quando sarò fuori di qui non mi nasconderò. Racconterò a tutto il mondo la mia storia». 



Angolo della scrittrice:
Eccomi qua! No, non sono morta.. ci sono ancora e chiedo venia per il ritardo colossale. In ogni caso ecco a voi il penultimo capitolo! Non è lunghissimo ma spero vi piaccia comunque.
Ringrazio come sempre voi tutti che seguite/ricordate/preferite questa fanfiction e voi che recensite sempre. Grazie mille.
Alla prossima, 
xsecondchoice

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33: Unbroken - epilogo. ***


Capitolo 33: Unbroken - Epilogo
 

Ci siamo. Il momento è arrivato.
Sto varcando la soglia della clinica, un posto che nel giro di tre mesi è riuscito a cambiare completamente il mio modo di vedere il mondo. È vero, all’inizio non volevo farmi aiutare, ma adesso, se potessi tornare indietro, direi alla me stessa di allora di non avere paura, di affidarsi completamente alle persone qui dentro perché mi hanno aiutata a trovare quello che stavo cercando da una vita. A partire da Phil, che non è stato solo un dottore ma un amico, una persona che ha saputo ascoltarmi come nessuno aveva mai fatto prima, fino a Mary che mi è stata accanto ogni singolo giorno e mi ha aiutata durante i momenti peggiori.
Una lacrima scende mentre ripenso a tutto quello che ho passato qui dentro e senza voltarmi, esco dall’edificio.
La mia famiglia è lì. Joe è lì. Sono tutti presenti, con un sorriso stampato sulla faccia, e appena li vedo mi asciugo il volto e sorrido anche io.
«Demi!», urla Madison correndo verso di me e abbracciandomi forte
«Maddie!», dico ricambiando l’abbraccio e dandole un bacio sui capelli «Mi sei mancata così tanto, piccola»
«Anche tu mi sei mancata, Dems»
Lascio la mia sorellina e mi avvicino a Dallas che con le lacrime agli occhi mi abbraccia senza dire niente. Le parole non sono necessarie. L’abbraccio che ci scambiamo parla per noi.
«Oh, tesoro mio! Ti trovo in gran forma!», mi dice mia madre aprendo le braccia. E io senza indugi mi ci butto in mezzo.
«Mamma!», inizio a singhiozzare «Non vedevo l’ora di rivederti!»
«Anche io bambina mia!»
Mia madre si allontana e io subito abbraccio Eddie. «Eddie, sono così felice di vederti!», dico sorridendo.
Lui ricambia l’abbraccio e mi stringe forte a sé «Tua madre ha ragione Demi, sei stupenda»
Le braccia di Eddie mi lasciano e il cuore inizia a battermi forte. Rischia quasi di uscirmi dal petto.
I miei occhi e quelli di Joe si incrociano e lui mi sorride. Io ricambio il sorriso e lentamente mi avvicino.
«Ciao», dico quasi in un sussurro. Non so se sia la presenza dei miei genitori o il fatto che ogni volta che lo vedo sia sempre più bello, ma non riesco a lasciarmi andare. Vorrei buttargli le braccia al collo e baciarlo fino a restare senza respiro, ma c’è qualcosa che mi blocca.
Lui mi guarda stordito poi elimina la poca distanza tra noi e mi bacia dolcemente spazzando via ogni mio timore.
«Hey», mi dice appoggiando la sua fronte alla mia mentre con la mano mi tiene il volto e mi accarezza la guancia con il pollice.
«Come stai?», gli chiedo perdendomi nei suoi bellissimi occhi
«Adesso che sei qui con me, sto benissimo», mi sorride e io mi avvicino dandogli un piccolo bacio «Sei bellissima», continua.
Le sue parole mi provocano un brivido e il cuore mi si ferma in gola, perché per la prima volta sento di esserlo per davvero.
Sì, mi sento bella, mi sento felice e mi sento innamorata. Lo so che non è finita, che ci saranno giorni bui e che mi dovrò impegnare ancora di più ora che sono uscita dalla bolla di sapone in cui mi sono rifugiata in questi ultimi mesi, ma sono fiduciosa perché sono circondata da persone che mi vogliono bene e che so mi staranno accanto per tutto il tempo.
 
 
Apro gli occhi e li sposto subito al cuscino di fianco al mio come faccio ogni mattina. Con mio grande dispiacere mi rendo conto che non c’è nessuno al mio fianco. Richiudo gli occhi mentre un senso di vuoto mi pervade.
Io e Joe viviamo insieme da qualche mese in un attico a Los Angeles e ieri sera è dovuto partire con i suoi fratelli per New York.
Il nostro rapporto va più che bene, siamo finalmente felici e proprio per questo abbiamo deciso di andare a convivere. La sua presenza nella mia vita è più che positiva per i miei problemi. Mi sta aiutando molto nel mio percorso di recupero e io lo amo così tanto per quello che sta facendo.
Scendo dal letto e come sempre vado verso lo specchio per svolgere il mio solito mantra mattutino: guardarsi, sorridere e trovare un obiettivo per la giornata.
Appena osservo la mia immagine riflessa, sul mio volto si materializza un espressione di disgusto.
«Che schifo», dico passandomi una mano sulla faccia. Questa mattina non mi vedo per niente bella. Non ho voglia di sorridere e sicuramente non ho voglia di avere un obiettivo.
Abbandono il grande specchio e mi dirigo in cucina, preparo il caffe e mi riempio una tazza. Apro il frigorifero, ma non appena vedo il cibo al suo interno mi sale la nausea, quindi lo richiudo.
Mi siedo al tavolo con la mia tazza e osservo il liquido nero al suo interno.
«Che schifo», mi esce di nuovo.
Faccio un sorso e poi accendo la tv. Danno un programma di cucina, cambio subito per poi alla fine spengo l’apparecchio.
Non va per niente bene. Oggi è una di QUELLE giornate.
Prendo il cellulare e decido di chiamare Lucy, la mia consulente.
Phil e Mary hanno continuato a seguirmi nei primi mesi, poi però hanno passato il mio caso a Lucy e devo dire che anche con lei mi trovo molto bene. Solitamente passa la maggior parte del tempo insieme a me e quando non può la chiamo e le racconto la mia giornata.
«Demi, tutto bene?», risponde dopo il secondo squillo «Di solito non chiami mai a quest’ora»
«Non lo so Lucy, oggi penso che sia una di quelle giornate», rispondo con voce bassa
«Raccontami, che succede?»
«Non ne ho idea. Mi sono svegliata e tutto mi fa schifo!»
«Accidenti! Come tutto ti fa schifo?»
«Sì! Non sono riuscita a guardarmi per più di due secondi allo specchio e sono riuscita malapena a buttare giù una tazza di caffè»
«Joe non è li con te?»
«No», rispondo con un sospiro «ieri sera è partito per lavoro. Sono a casa da sola»
«Il tuo umore potrebbe dipendere dal fatto che Joe non sia li con te?»
«Forse. Ma non è sicuramente il motivo principale»
«Come mai ne sei così convinta?», continua Lucy
«Perché ho lavorato su questa cosa. Il mio umore non dipende da Joe. Non più. Ho imparato a mettere me stessa al primo posto»
«Certo, ma è normale sentire la mancanza del proprio fidanzato»
«Okay», rispondo non sapendo cos’altro dire.
«Prova a fare qualche esercizio di yoga. Prepara una torta. Insomma, trovati qualcosa da fare. Non lasciare che la negatività ti rovina la giornata»
«D’accordo. Ci proverò!», dico cercando di sembrare convincente
«Coraggio Demi, puoi farcela!»
Ringrazio Lucy e la saluto chiudendo la telefonata. Mi è stato molto utile parlare con lei anche se non mi sento ancora del tutto stabile.
Apro l’applicazione di Skype dal mio I-phone e chiamo subito Joe. Ho bisogno di sentire la sua voce, di vedere il suo volto.
Dopo qualche squillo appare il suo bellissimo viso sullo schermo e subito inizio a sentirmi meglio.
«Hey, piccola! Ti sei appena svegliata?», mi sorride.
D’istinto gli sorrido anche io e sento che lo schifo sta iniziando a lasciarmi.
«Sì, ma non ho voglia di fare niente. Neanche di vestirmi»
«Demi…», mi guarda severo
«Lo so. Se tu fossi qui sarebbe meno difficile»
«No invece, te la sai cavare anche senza di me»
«Non oggi. Mi sento così schifosa», dico mentre sento gli occhi riempirsi di lacrime di rabbia verso me stessa
«Dems, non piangere. O sarò costretto a lasciare il mio lavoro e prendere il primo volo per Los Angeles»
«Non lo faresti mai!», sorrido asciugandomi le guance.
«Quanto sei bella quando sorridi! Ti prego, non piangere. Lo sai che ti amo da morire?»
Mio Dio, quest’uomo deve essere una specie di angelo mandato per salvarmi. Con una sola frase è riuscito a farmi sentire meglio.
Lo schifo è scomparso. Mi è addirittura venuta fame.
Mi asciugo le guance, fisso Joe per qualche secondo che è in attesa di una mia risposta e poi sorridendo gli dico: «Lo so. E io ti amo ancora di più».
 
 
I riflettori sono su di me, la folla è in delirio e la band alle mie spalle sta intonando le prime note di una mia canzone.
Finalmente sono dove volevo essere. Finalmente la mia vita è quella che ho sempre sognato.
Sono innamorata e sono amata. Sono felice e riesco a rendere gli altri felici con la mia musica. Mi sento bella e sto cercando di insegnare alle altre ragazze come imparare ad amare se stesse.
Ho deciso di andare in giro per il mondo a raccontare la mia storia. Non ho voluto nascondermi perché quello che mi è successo è stato difficile, ma allo stesso tempo mi ha aiutata a crescere e a diventare più forte. Ho capito che nella vita si può cadere ma bisogna sempre rialzarsi ed andare avanti.
E stasera su questo palco davanti a queste persone so di non essere più la ragazzina distrutta di un tempo, so di essere forte perché ce l’ho fatta e sono riuscita ad uscirne intatta.
Chiudo gli occhi, e lascio che la magia del palcoscenico mi entri sotto la pelle, poi sorrido e do inizio allo show.
 







Angolo della scrittrice:

Eccoci qui! L'ultimo capitolo di questa fanfiction. Finalmente ce l'ho fatta!
Devo dire che non è stato per niente facile scrivere questo epilogo, perchè non mi piace che le cose belle abbiano una fine. Ho amato scrivere questa fanfiction, ma più di tutto ho amato leggere le vostre recensioni.
Grazie per aver letto, seguito, preferito, ricordato e recensito questa storia. Grazie per esservi appassionati alle mie parole. Grazie mille a tutti voi, ma soprattutto grazie alle musa inspiratrice: Demi. 
Spero che l'epilogo vi sia piaciuto.
Un bacio,
xsecondchoice




 

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