If we could only turn back time.

di Ehybastaldo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doppia J, A e B; o meglio JAB. ***
Capitolo 2: *** Piacere mio, fantasma. ***
Capitolo 3: *** Freddy vien per te. ***
Capitolo 4: *** Fatti i cazzi tuoi, fantasmino. ***
Capitolo 5: *** Non rompere, Zazà. ***
Capitolo 6: *** Hai fatto la trasgressiva. ***
Capitolo 7: *** Ringrazia di avere un bel faccino. ***
Capitolo 8: *** Parla come mangi. ***
Capitolo 9: *** Sono guarita grazie a Zayn. ***
Capitolo 10: *** Cos'è questa puzza di bruciato? ***
Capitolo 11: *** Un pò come Cenerentola? ***
Capitolo 12: *** Mi hai stritolato una mano, Hulka. ***
Capitolo 13: *** Non mi caga nemmeno un piccione. ***
Capitolo 14: *** Sembriamo Romeo e Giulietta, così. ***
Capitolo 15: *** If we could only turn back time. ***
Capitolo 16: *** Epilogo - L'amore è cieco. ***
Capitolo 17: *** Extra. ***



Capitolo 1
*** Doppia J, A e B; o meglio JAB. ***





DOPPIA J, A E B; O MEGLIO JAB.

 
 
"Che minchia hai detto?" sbottai, schietta.
La mora, tinta di biondo, meglio conosciuta come Juls Parker, si voltò nella mia direzione, spostandosi con un gesto secco i capelli sulle spalle, schioccando poi la lingua al palato per spiegarmi meglio la situazione.
"Ho detto: mia nonna mi ha dato una formula per invocare gli spiriti, chiedendomi il gentile favore di richiamare mio nonno, che l'ha lasciata in tredici senza averle detto dove ha nascosto il patrimonio." la vidi rossa in faccia, colpa del suo solito parlottare senza prendere respiro. Infatti, cercò di riprendere subito un po’ d'aria.
"No, questo l'avevo capito. Ma... Che minchia hai detto?" aggrottai la fronte, buttandomi di peso sul divano di pelle, non sapendo se ridere o piangere per quella situazione.
Le persone normali, di solito, si riunivano a vedere insieme qualche film, giocare alla bottiglia... Prendersi a parole!
Insomma, chi era quel deficiente che amava passare la domenica pomeriggio a richiamare un morto?
Ovviamente, la mia compagnia.
Cioè, io avevo semplicemente chiesto cosa potessimo fare di diverso almeno per una volta. Mi sarei rimangiata tutto all'istante!
"Ma per forza tuo nonno?"
Eccone un'altra! Mi girai di malavoglia verso Beth, ragazza dai capelli ricci, di un colore ramato, cercando di farle capire di non star al suo gioco. Ma questa non mi degnò nemmeno di uno sguardo, camminando, anzi, per la stanza, raggiungendo Josh, il proprietario della casa. Una mega villa vicino al lago. Casa che, sotto le nostre mani, ne aveva viste di tutte e di più. In mancanza dei genitori di Josh, infatti, organizzavamo feste e festini a più non posso. 
Ma quando loro erano a riposo da lavoro, non potevamo far altro che starcene in silenzio in salotto, a trovare un modo alternativo per distrarci.
"Eh, veramente anche io vorrei sapere dove ha nascosto i soldi! Chissà se diventerò ricca." gli occhi di Juls brillarono, portandola altrove con la testa.
"O le riviste porno, magari." ipotizzò Josh, ricevendo in cambio un leggero schiaffetto al braccio. Assunse un broncio che, però, non intenerì nessuna di noi, troppo abituate a vederlo.
 
Siamo diventati amici alle scuole medie: doppia J, A e B; o meglio JAB. Ecco il modo con cui ci chiamavano spesso.
A scuola non eravamo nessuno, se non i tipi tranquilli che si facevano gli affaracci loro; anche se quest'anno, forse, qualcosa sarebbe cambiata grazie alle elezioni di Beth per diventare capo d'istituto.
"Oh oh." schioccai due dita a mezz'aria, richiamando l'attenzione dei tre che sembravano immersi a pensare chissà cosa.
"Ah sì! -si riprese Beth- Ma se invece di chiamare tuo nonno, chiamassimo qualcuno di famoso, ormai morto?" propose, felice della sua idea.
Alzai un sopracciglio, pregando mentalmente in una possibile collaborazione da parte degli altri due. O almeno, in Josh, il più normale tra di noi.
"Ma chi? Gesù?" scherzò il ragazzo, mentre io mi limitai a stamparmi una manata in faccia, mormorando sottovoce un 'Ma chi me l'ha fatti conoscere questi qui?', delusa.
Mi dovevo rimangiare ogni singola bella parola detta su Josh. In pratica, era un tre contro una, e sapevo come andavano a finire certe cose...
"Già!" squittì Juls, avvicinandosi ai due come di chi la sapeva lunga "Oppure Mosè! Che figata, voglio aprire il mio latte la mattina; da una parte, così, ci metto lo zucchero e dall'altra ci metto il cacao. Sei un genio." lasciò una pacca al ragazzo.
Un manicomio! Ecco cosa ci voleva in questo momento. Un manicomio!
"Ma no, cretini!" sbottò nuovamente Beth "Intendevo un calciatore, un attore.... Un cantante." spiegò la sua idea.
Uhm... Diciamo che in fin dei conti non era proprio male male questa idea. 
Scattai in piedi, avvicinandomi ai tre che confabulavano dei possibili nomi da richiamare.
Aprii la bocca, cercando di dire un nome, ma Beth mi anticipò "C'è mia nonna che mi rompe sempre le ovaie con una stupida band di cui era ossessionata da adolescente."
"I Jonas Brothers?" provò Josh. Ci girammo tutte e tre nello stesso istante, guardando il ragazzo in modo strano.
"Che c'è? Anche mia nonna è stata adolescente." si giustificò lui, scatenando le nostre risa. Alzò gli occhi al cielo.
Ci voleva un bene dell'anima anche lui, era abituato perfino ai nostri giorni no durante la settimana del ciclo... E faceva il vero migliore amico, qual era, cercando di farci svagare in altri modi.
"No, One Dictation... Una cosa del genere." continuò Beth alla ricerca del nome.
"One Direction?" chiesi confusa io. Avevo sentito mia nonna parlarne una volta con mia madre, ma non mi ero informata più di tanto.
"Sì!" m'indicò Beth con un sorriso a trentadue denti "Usciva pazza per un certo Zayn Malik, membro di quella band." poi alzò gli occhi al cielo, scocciata.
Quel gesto mi fece capire che sua nonna le riempiva la testa di chiacchiere su questo Zayno Marika.
"Uh, che problema c'è! Evochiamo lui." disse tranquillamente Juls.
Oh, già! Stavo dimenticando il perché della ricerca di quel nome.
"Io resto della mia idea." li seguii verso la cucina, sedendomi poi al fianco di Josh al tavolo rotondo della stanza.
 
I suoi genitori erano usciti per una passeggiata della Domenica, quindi avevamo casa completamente a nostra disposizione. Anche se non proprio totalmente. Avevano, infatti, il brutto vizio di chiudere le camere da letto a chiave. Come se al giorno d'oggi i ragazzi non si appartavano in qualunque posto... Anche per terra!
Ma comunque, grazie alla loro assenza, non avremmo disturbato nessuno con le nostre cavolate.
Juls sfilò un fogliettino dal jeans che indossava, sorridendo beffarda "Siete pronti?" chiese con voce eccitata.
Sospirando, rispondemmo tutti con un sonoro 'Sì'.
Le nostre mani s'intrecciarono, fino a formare un cerchio attorno al tavolo. Al centro, il foglietto stropicciato della formula era messo proprio davanti a Juls, pronta a leggere le righe.
"Santa Monica inchinata, se ci sei, mandaci una fata." ma che... Non interruppi Juls, curiosa di come sarebbe andata a finire, ormai.
"Santo Carlo della montagna, se ci sei, mandaci una cagna." Dio mio, che cretinate! E io più stupida che ci camminavo insieme, ancora!
Dopo che Josh mi strinse una mano, chiusi gli occhi per come mi era stato ordinato. 
Nah, li riaprii subito, vedendo gli altri tre ad occhi serrati. Almeno mi gustai le loro facce, pensando di non esser vista da nessuno.
"San Domenico ben dotato, se ci sei, mandaci Zayn Malik del passato!" Ma non era Zayno Mariko?
Il tavolo davanti a noi sussultò, facendomi cacciare un urlo, spaventata. Lasciai andare le mani dei miei amici, posandone una sul cuore. Stavo rischiando un grave infarto.
Josh sghignazzò senza ritegno, battendo dei pugni sul tavolo e appoggiandoci perfino la testa. Guardai confusa le mie amiche che, col mio stesso punto interrogativo stampato in faccia, dissero "Si è impossessato di Josh?" all'unisono.
Il ragazzo si riprese solo dopo una manciata di secondi, prendendo tanti respiri prima di poter parlare.
"Dovevate vedere le vostre facce! Altro che morti, qui i cadaveri siete voi con i vostri visi più bianchi di un lenzuolo." e rise di nuovo.
Lo dicevo io che erano tutte minchiate!
Mi alzai dalla sedia di scatto, aggiustandomi i jeans sotto gli occhi curiosi delle mie amiche. Josh era ancora troppo intento ad asciugarsi le lacrime agli occhi, tante erano le risa.
"E adesso dove vai?" mi chiese Juls seguendomi con lo sguardo.
Presi il mio cappotto lasciato sul divano, e mi passai la sciarpa attorno al collo "A casa." dissi solamente.
Capirono al volo la situazione, cioè che tutto quello era stata una perdita di tempo, e dopo esserci scambiati un bacio veloce, uscii dalla casa di Josh.
Che volevamo dimostrare con una simile demenza?
 
*  *  *
 
Alzai una gamba, stando attenta a non cadere, uscendo dalla vasca. Mi coprii il corpo con una tovaglia, legandola per bene sopra il seno. Passai una mano sullo specchio del bagno, togliendo un po’ di alone che avevo creato con l'acqua troppo calda.
Asciugai velocemente i capelli, indossando poi l'intimo e lasciando cadere a terra la tovaglia bagnata.
Aprii la porta del bagno per entrare in camera mia, mirando dritta al mio armadio.
"Carina la stanza. Chi ha scelto il colore?" chiese qualcuno alle mie spalle.
Non mi degnai nemmeno di girarmi, troppo intenta a scegliere quale pigiama indossare per quella sera.
"Io, ovviamente!" risposi con la testa tra le nuvole.
La sua risata riempì la stanza, provocandomi un po’ di brividi per tutto il corpo. Ma che cosa...?
Mi girai di scatto, spaventata, chiudendo un'anta dell'armadio e nascondendomici dietro.
"E tu chi minchia sei?" quasi urlai.
Il ragazzo disteso sul mio letto lasciò cadere quello che era il mio cellulare, alzandosi e venendo nella mia direzione con un sorriso stampato in volto.
Quando fu a pochi centimetri da me, disse "Zayn Malik, piacere." alzando la mano a mezz'aria.
La scrutai attentamente, per poi posare lo sguardo nei suoi occhi.
"Chi?" chiesi di nuovo.
 
  
 
EHIOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Finalmente ho trovato il mio urlo di battaglia(?)
Facciamo le serie, per 5 minuti...ed è abbastanza difficile, quindi.
Allora, come vedete sono sempre qui, intenta ad intasare il fandom
dei nostri beniamini :)
Mi piace scrivere su loro, sorry :C
 
Comunque, visto che mi sto trovando benissimo con le mini long,
questa ne è una nuova dello stesso genere.
Ho appena finito quella su Liam
e ne sto scrivendo una a 4 mani su Louis/Liam :)
(Le trovate nel mio profilo c: )
 
Se volete passarci, mi farete solo più felice.
Per chi mi conosce, sa che questo non è mai stato il mio genere.
Di solito scrivo il romantico (che non mancherà) e ho sempre
sottovalutato il sovrannaturale. Ma ora, volevo sperimentarlo :)
 
Come inizio, che ne dite? Fatemi sapere e cercherò di aggiornare presto c:
Per ultimo, ma non meno importante, ringrazio quelle due criste(?)
Mary e Fede che mi sopportano e che mi aiutano a portarla avanti c:
 

 

Sofia.

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Capitolo 2
*** Piacere mio, fantasma. ***




 

PIACERE MIO, FANTASMA.
 
 
 
Un forte tuono fu la causa del mio risveglio quella mattina.
Mi girai nel letto, controllando l'orario sulla sveglia. Oh bene, avevo perso cinque minuti preziosi del mio sonno. Decisi di staccarla comunque anticipatamente.
Mi alzai di malavoglia dal letto, camminando nella stanza con la stessa velocità di un bradipo incinto. Che poi mi chiedevo, può mai un bradipo essere incinto? Cioè, esisteva sia il maschio che la femmina di quell'animale?
Con i miei soliti pensieri senza senso, mi infilai in bagno, giusto il tempo di darmi una svegliata.
Appena fui pronta, rientrai nella stanza, spalancando l'armadio con poca delicatezza.
"Buongiorno." cacciai un urlo, nascondendomi ancora una volta dietro l'anta dell'armadio aperto. Perchè sì, anche quella mattina non ero da sola in camera mia.
"Ancora tu? Ma che vuoi da me?" chiesi scocciata.
Il ragazzo sbarra morto sbarra fantasma mi squadrò da capo a piedi "Bel pigiamino." disse, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Non che fosse un brutto ragazzo, anzi... I capelli corvini, la pelle leggermente scura, un sorriso da farti sciogliere... Per non parlare del suo sguardo quasi orientale, perfetto.
Ma in tutto ciò, c'era un piccolo problemino: era un morto.
O almeno, era quello che mi suggeriva la testa. Ero sempre stata brava a far dei filmini mentali; ma se anche questo era uno di quelli da aggiungere alla lista, avrei richiesto un premio Oscar per il superamento della mia solita media.
Finalmente smise di ridere, passandosi una mano tra i capelli "Mi hai chiamato tu, ieri... Ricordi?" disse retorico.
La mia pelle cominciò ad essere ricoperta da piccoli brividi di freddo. Ero finita in un film horror? Dovevo svegliarmi all'istante!
Che ero pazza, era risaputo. Ma nemmeno io mi capacitavo di credere a quello che stavo vedendo, immaginando.
"Io non ti ho mai chiamato!" urlai "Sono stati i miei amici." dissi convinta.
Il ragazzo sembrò non dar peso alle mie parole, avvicinandosi.
"E' lo stesso." disse con nonchalance. Si girò verso la finestra, dandomi le spalle.
Forse voleva lasciarmi un po' di privacy per vestirmi. Si certo, come no!
"Faresti meglio a vestirti, o arriverai tardi a scuola." mormorò.
Scettica com'ero, sbiascicai un semplice "Veramente oggi sono anche in anticipo." gli feci notare, spostando con un gesto secco i capelli dalle spalle. E no! Per una volta che ero puntuale, nessuno poteva dirmi di muovere le chiappe!
Lui girò solo la testa, -no stile esorcista, specifico- e sorrise "Ieri sera sei andata a letto tardi, e per farti riposare, ho pensato di spostarti la sveglia di un'oretta."
Strabuzzai gli occhi "Tu, cosa?" presi a respirare velocemente, spaventata, lanciando poi un'occhiata alla sveglia che giaceva sul comodino. Le sette e dieci. O le otto e dieci?
"Io ti uccido!" lo intimai a denti stretti.
Lui alzò semplicemente le spalle "Sei arrivata un po' tardi." alluse alla sua morte.
Senza dargli più conto, decisi di vestirmi con la prima roba che mi ritrovai tra le mani, correndo come una gazzella per la casa per cercare la mia cartella e la merenda che papà mi aveva di sicuro preparato prima di andare a lavoro.
 
*  *  *
 
"Smith, buongiorno a lei." mi lanciò uno sguardo assassino il professore di geografia, seduto dietro la sua cattedra, quando spalancai la porta dell'aula con poca delicatezza.
Continuai a respirare affannosamente, deglutendo poi, per bagnarmi un po' la gola secca "Giuro che questa volta ho una buona scusa... -Mi maledii mentalmente- Ragione. Ehm, intendevo ragione." cercai di correggermi velocemente.
"Ci illumini." mi prese in giro il professore, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe.
Lasciai perdere i commentini sulla sua strana posizione, che lo rendevano tutto, tranne che maschile. E decisi di dirgli, per una volta, la verità.
"Ieri con i miei amici ho evocato un morto. Sì, uno che hanno seppellito tanto tempo fa. E questo fantasma ora mi perseguita! E' colpa sua se non mi sono svegliata in orario, ho perso il bus, mi sono dovuta fare la strada sotto l'acqua -ero ancora zuppa e stavo tremando anche dal freddo-, se adesso sto arrivando anche quasi alla fine della lezione. Mi ha cambiato l'orario della sveglia, giusto per farmi dormire un po'." spiegai rossa in viso, perchè non avevo preso fiato durante la mia lunga frase.
In classe si alzò un boato di risatine, mentre gli occhiali del professore scesero notevolmente sul naso lungo, stile Pinocchio.
"Smith! -Sbattè una mano sulla cattedra, alzandosi- Mi sta per caso prendendo in giro?" chiese, retorico.
"Ovviamente no! Zayn? -Mi girai verso il corridoio, cercando con gli occhi il fantasma che mi aveva seguito fino a scuola- Dove minchia sei finito?" però, non vidi nessuno.
"Fila in presidenza!" appena mi rigirai verso il professore, questo aveva il dito puntato verso la direzione della presidenza.
Oh, ma dai! Per una volta che penso di essermi svegliata presto, che cerco di dire la verità, mi ritrovo comunque ad andare in presidenza? Che ingiustizia!
Chiusi la porta dell'aula di geografia forte, facendogli capire che non era l'unico ad essere arrabbiato, camminando poi con le mani in tasca lungo il corridoio verso l'ufficio del signor Burns. Già il nome la diceva lunga.
"Sembrava un tantino incazzato." eccolo di nuovo lì, in tutto il suo splendore, il fantasma formaggino che mi si era attaccato stile cozza.
"Io non sono da meno. Ora lasciami in pace." ringhiai a denti stretti, mentre svoltai l'angolo per scendere le scale.
Con la coda dell'occhio, però, lo vidi camminare al mio fianco, qualche passo più dietro, in silenzio.
Sospirai. Che palle!
Possibile che dovevo avere anche dei rimorsi verso un fantasma? Dio mio, era morto! E poi, chi lo conosceva quello?
"Perchè non voli?" sbottai, d'improvviso.
Lui mi guardò male, arrivando al mio fianco e fissandomi dall'alto. Bene! Pure un fantasma era più alto di me!
Non ci bastava papà e le sue prese per il culo per la mia statura? Adesso dovevo sentirmi in soggezione anche accanto ad un fantasma. Di bene in meglio!
"Che cosa?" evidentemente non capì.
Alzai lo sguardo, trovandomi ormai davanti alla porta del diavolo. Il signor Burns non era una cattiva persona, anzi tutto l'opposto. Però gli alunni continuavano a chiamare il suo ufficio 'La casa del diavolo' e ancora non ne capivo il perchè.
Ritornai alla realtà, fissando il ragazzo semi-trasparente aspettare una mia spiegazione.
"Voglio dire, perchè non fluttui come Casper, il fantasma? Pensavo che tutti i fantasmi avessero questo potere." spiegai.
Lui scoppiò a ridere, facendomi guardare in giro spaventata, per poi fargli un cenno con la mano di stare in silenzio. Ma lui non sembrò preoccuparsene.
"Abbassa la voce! Se qualcuno ci sent..." mi interruppe.
"Non può vedermi nè sentirmi nessuno, all'infuori di te." che stregoneria era?
"E perchè?"
Nell'esatto momento in cui dissi quella frase, la porta dell'ufficio presidenziale si aprì, mostrandomi la figura minuta del preside Burns.
Viva i puffi! Almeno, al suo fianco, non mi sentivo a disagio.
"Signorina Smith, con chi parlava?" mi chiese, guardandosi in giro e constatando che non c'era nessuno oltre me.
E ora che gli dovevo dire?
Mi grattai il capo, nervosa.
Stavolta non avrei detto la verità!
"Ehm, stavo ripassando a voce alta per l'ora dopo." inventai su due piedi.
Zayn scoppiò a ridere -ma tanto lo sentivo solo io- e il preside alzò un sopracciglio "Ah, davvero?" chiese sconcertato.
Ok, ok. Forse i miei voti e le mie varie note disciplinari non aiutavano con la bugia. Ma cosa potevo dirgli? Mi era già bastata la brutta figura fatta davanti a tutta la classe di geografia.
"Faccio finta di crederci. -Appunto- Ma perchè ripassava davanti la presidenza?" mi chiese.
Sforzai di fare il sorriso più dolce che sapessi fare, appoggiando le mani sul petto per consolazione.
"Stamattina la sveglia casualmente non è suonata, quindi ho fatto tardi all'ora di geografia. Il professore non mi ha creduto e... Tadan, eccomi qui." spiegai velocemente.
Lui alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa divertito. Ah, il mio vecchietto preferito. Mi conosceva meglio lui che la mia compagna di banco di francese.
"Entra dai, e vediamo stavolta quale punizione posso darti." mi fece accomodare per prima, richiudendo la porta alle spalle.
Mi gettai di peso su una delle due sedie poste davanti la scrivania che teneva ben ordinata, mentre il preside ci girò intorno, fino a sedersi, poi, sulla sua sedia girevole. Un giorno, mi ero ripromessa, ci avrei fatto un giro sopra quando lui era intento a parlarmi dei suoi carissimi bei vecchi tempi.
"Quindi, ricapitolando: la sveglia non ti è suonata e sei arrivata tardi a scuola." fece il punto della situazione.
Annuii, salendo i piedi sulla sedia, per stare più comoda "E ho dovuto correre sotto l'acqua perchè il bus era già passato e inoltre ho dimenticato lo skate nell'armadietto della scuola, ieri. Quindi ero pure a piedi e non ho potuto fare più veloce di così. Sa, mia madre mi ha dato la bellezza, non poteva sforzarsi anche per la velocità." mi pavoneggiai, ridendo.
Lui scosse semplicemente la testa, sfogliando il libro nero, preso nel primo cassetto qualche secondo prima.
Lo odiavo, -come tutti, del resto- quel libro; praticamente era l'agenda delle punizioni. Ogni membro della scuola andava a riferire al preside le cose da fare necessariamente per la scuola. Che ne so... Pulire la mensa, per esempio.
Lo sfogliò velocemente, mentre cominciai a giocherellare nervosa con le mani, aspettando la mia punizione.
Una volta, mi era toccato togliere tutte le foglie secche dal campo di calcio sul retro della scuola. In realtà, però, passai un intero pomeriggio a grattarmi la pancia e solo gli ultimi dieci minuti, prima che facesse buio, avevo deciso che dovevo darmi una mossa, o avrei dovuto accamparmi a scuola.
"Quello smalto è troppo scuro!" sobbalzai spaventata, strisciando per sbaglio la sedia rumorosamente sul pavimento, talmente forte che anche il preside mi guardò male.
Fulminai Zayn con lo sguardo, per poi sorridere al signor Burns.
Per fortuna tornò subito a sfogliare altre pagine, mentre notai Zayn al mio fianco, seduto sull'altra sedia, indicarmi le dita della mano. Mi stava facendo salire i nervi, sul serio!
Dopo una manciata di secondi, il preside ancora non fiatava e Zayn continuava a scartavetrarmi le ovaie.
"E ho capito! Appena torno a casa lo tolgo! sbottai, scocciata.
Il preside mi guardò scioccato, spalancando anche la bocca. Mi maledii mentalmente, non trovando adesso una soluzione al mio casino.
"C... Cosa?" chiese preoccupato.
"Mi scusi, stavo ripensando alle parole di mio padre di questa mattina! E mi sembrava quasi che me lo stesse ripetendo." ridacchiai, sperando che se la fosse bevuta.
"Ok, la smetto." mi zittii subito quando notai che, in realtà, non c'era proprio nulla da ridere in tutto ciò. Mentre il moro al mio fianco, per poco non moriva dalle risate. Ah... Lui era morto, già.
Chiuse stancamente il libretto, facendomi venire le palpitazioni peggio di un cane davanti ad un osso. Che razza di esempi facevo?
Comunque, congiunse le mani sulla scrivania, sbiascicando soltato un "Per questa volta la scampi, Smith. Ma non ti voglio più vedere nel mio ufficio. Chiaro?" mi minacciò con un dito.
Io annuii convintissima, anche se la verità la sapevamo entrambi: quell'ufficio era un po' come la mia seconda casa.
"La ringrazio, adesso torno a lezione." scattai dalla sedia, aprendo la porta.
"Dovevi vedere la tua faccia. Sembravi un misto tra una scimmia in calore e un procione in attesa di essere castrata." sghignazzò Zayn alle mie spalle.
"Ma pensa alla tua, di faccia, coglione." sbottai, prima di sentire un urlo da parte del preside. 
Oh merda! Questa volta non l'avrei passata liscia.
 
*  *  *
 
"Ariel! Ariel!" mi sentii chiamare. Ma il mio armadietto era troppo comodo per lasciarlo da solo.
"Ariel!" di nuovo mi chiamò quella voce.
"Mh?" risposi solamente, cercando di star comoda con la testa.
"Ma sei scema?" mi sentii tirare di forza, costringendomi ad uscire la testa dal mio adorato armadietto. Ma no! Io volevo riposare un altro pò!
"Che vuoi, Beth?" sbiascicai, stanca.
Anche per quel giorno la scuola era finita. Ma ero talmente stanca, che non mi reggevo più in piedi.
Forse era stata colpa della continua presenza di Zayn intorno a me. Mi aveva seguito perfino al bagno, leggendo le varie scritte su una delle porte, senza lasciarmi concentrare. Alla fine me l'ero dovuta trattenere per tutto il giorno. Non vedevo l'ora di rientrare in casa e svuotarmi la vescica!
"Come, che voglio? Ti ho cercato ad ogni cambio di ora, a ricreazione sei come sparita! Mi vuoi dire che è successo? E poi, quella bugia stamattina te la potevi evitare. Un fantasma! Ma sei seria? Questa volta ti sei pure superata!" sbottò, arrabbiata.
Alzai gli occhi al cielo, sospirando.
"Ok, ho capito che nemmeno tu lo vedi." spostai gli occhi su Zayn, appoggiato a qualche armadietto più distante dal mio, intento a guardare il culo di una cheerleader; ritornai poi a fissare Beth.
"Ragazze!" mi voltai di scatto, riconoscendo la voce di Juls.
La vidi sbracciarsi, venendo nella nostra direzione. Ma come già stavo immaginando, andò prima a sbattere addosso ad uno, facendogli cadere tutti i libri.
Ridacchiai con Beth e Zayn. Zayn!
Mi girai di nuovo di scatto, vedendo il moro al fianco di Beth.
"Ehm... Beth, Zayn è al tuo fianco proprio adesso." confessai, cercando di mostrarglielo.
Lei si guardò in giro, confusa "Quel Zayn?" mi chiese assottigliando gli occhi a due fessure.
Annuii, sconsolata. Non c'era gusto nell'essere la sola a vedere un fantasma.
Scoppiò a ridere, mentre Juls arrivò al mio fianco "Cos'ha da ridere?" mi chiese col fiatone.
Alzai le spalle e "Gli volevo presentare Zayn Malik, ma lei mi ha preso per pazza." spiegai. Anche l'altra scoppiò a ridere.
Oh, ma vaffanculo.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
"Sentite, oggi non sono nemmeno potuta andare al bagno in santa pace per colpa sua! Ora presentatevi che vi sta fissando le tette." quasi urlai.
Qualche ragazzo, ancora presente nel corridoio, mi guardò male, trapassando intanto il povero moro.
Le mie amiche con fare robotico si coprirono il petto.
"Ehm, dov'è adesso?" chiese preoccupata Beth.
Spostai la testa "Proprio al tuo fianco." l'avvertii, di nuovo.
Juls allungò una mano, trapassando le parti basse del moro "Piacere mio, fantasma." disse, scuotendola su e giù.
Le alzai la mano, puntandola al petto del moro. Questo fece un passo indietro e gliela toccò. 
Pensai di essere pazza in un primo momento, ma notai Juls sobbalzare e capii che Zayn era riuscito a farsi sentire.
Com'era il detto? Vedere ma non toccare?
Beh, nel suo caso era: toccare, ma non vedere!
Che strana la vita! Ovviamente, la mia.
 
 
  
 
EHIOOOOOOOOOOOOO
Lo so che mi odiate, lo so, lo so.
Alcuni capitoli sono già pronti, giusto il tempo
di una lettura per la correzione e via!
Ma ieri, deficiente quale sono, non ho ci pensato per niente
di aggiornare!
Ma comunque, vi piace un pò? Andabile?
Il sovrannaturale non è il mio genere, I know. Ma mi andava di provare
qualcosa di nuovo... Ce la farò? Bo.
 
Anyway... SIETE SERIE? 8 SEGUITE, 4 RICORDATE E 5 PREFERITE?
MA IO VI AMOOOOOOOOOOOO, oltre tutte le recensioni sajdhkas
 
Bo. Non so più che dire .-.
Ah, vi avverto che il prossimo, finalmente, spiegherà un
paio di cose importanti, di cui molte domande mi sono state
poste su twittah (trovate il mio profilo nella bio) o anche nelle
recensioni :)
 
Aggiornerò presto, ma intanto aspetto un vostro parere.
Ps. Scusate se non avevo messo il nome della protagonista nel capitolo precedente, 
non me ne sono nemmeno accorta ahah 
 
Sofia.

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Capitolo 3
*** Freddy vien per te. ***



 

FREDDY VIEN PER TE.
 
 
 
"Ci son due coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale! Il gatto, il topo, l'efante, non manca più nessuno! Solo non si vedono... I due leocorni!"
"BASTA!" urlai in preda all'isteria. Gettai il cuscino sul pavimento, girandomi verso Zayn seduto sulla scrivania al fondo della stanza "Glielo dirò, ma ora fammi dormire!" lo minacciai, con gli occhi rossi dal sonno.
Lui saltò giù dalla scrivania, facendo una strana danza, seguita da una strana canzoncina che più o meno faceva "Uscirò con Juls. Avrò un appuntamento." che idiota!
Mi aveva tenuta sveglia quasi tutta la notte, canticchiando di tutto e di più solo perchè gli avevo proibito di darmi ordini su cosa fare. Ma la cosa strana, se non peggio, era che quel fantasma voleva un appuntamento con la mia migliore amica.
Cosa c'era di peggio? 
Alla fine avevo accettato, troppo stanca per sentire un'altra sillaba fuoriuscire dalla sua bocca.
Con un sorriso stampato sulle labbra, mi rigirai nel letto, chiudendo gli occhi e cercando di prendere sonno immediatamente, o non mi sarei svegliata nemmeno a colpi di cannone il giorno dopo.
La sveglià emise un suono.
Ringhiai a denti stretti, gettando le coperte a terra e fulminando con lo sguardo il moro, ora messo in un angolino, spaventato.
Non mi aveva fatto chiudere occhio per tutta la notte e adesso come facevo a pulire la palestra? Sì, la mia punizione.
"Buongiorno." sorrise nervoso, sperando che non l'avessi minacciato con l'aspirapolvere.
 
* * *
 
Sentii un dolore atroce proprio nella mia guancia destra, seguito da una risata.
"Sveglia bella addormentata. Di questo passo non finirai così presto." continuai a sbattere gli occhi un'altra manciata di secondi, cercando di focalizzare cosa, o meglio chi, avessi davanti.
Il fantasma formaggino mi aveva picchiato?
Cioè, lui poteva anche toccarmi?
E perchè io, quella mattina, avevo sudato sette camicie per prenderlo a pugni inutilmente, visto che lo trapassavo in continuazione? Che razza di stregoneria era?
"Ma che cazz...?" mi massaggiai la parte dolorante, constatando che in palestra non ero arrivata nemmeno a metà lavoro.
Ma un'idea mi illuminò. Spostai lo sguardo sul moro, sorridendo in modo maligno.
Zayn si guardò in giro, spaventato, arretrando poi di qualche passo.
"Visto che tu puoi toccare le cose e noi umani non possiamo toccare te, che ne dici di darmi una mano, visto che in questo casino mi ci hai messo tu?" e gli passai la scopa, quella su cui pochi minuti prima mi ero appisolata.
Lui si grattò il capo, ridacchiando "Stai scherzando, vero?" mi chiese.
Io scossi la testa, tornando seria "Ti sembra la faccia di una che scherza?" dissi assumendo un tono autoritario.
Lui continuò a guardare la scopa per qualche altro secondo, poi afferrò il manico e andò alla fine della palestra.
"E comunque, decido io quando farmi toccare o no." si lamentò, dandomi completamente le spalle. Almeno mi stava dando una mano a finire prima.
Sorrisi soddisfatta e andai nei bagni della palestra a preparare l'acqua per lavare i pavimenti.
 
Quando ritornai in palestra, trovai le mie amiche con gli occhi spalancati.
"Buongiono." squittii, di proposito, a voce alta.
Le due sobbalzarono sul posto, posandosi rispettivamente una mano sul cuore. Poi Juls si fece avanti.
"Ehm... Perchè c'è una scopa che spazza da sola? Sei una strega?" mi chiese.
Non mi sarei aspettata mai quella domanda, ma almeno ero sicura che non fossi pazza solo io.
Scossi la testa, sorridendo "E' Zayn, in verità. L'ho costretto ad aiutarmi." confessai. Le due tornarono a guardare nella direzione della scopa che, per loro, stava facendo il lavoro al posto mio, da sola.
"Come mai non siete andate a casa dopo l'assemblea? Punizione anche voi?" provai a supporre.
Le due scossero la testa, mostrandomi alcune riviste rinchiuse dentro una borsa enorme "Siamo venute per dirti qualcosa su questo Zayn." rispose Beth.
Alzai un sopracciglio, lasciando perdere il lavapavimenti a metà palestra "Ma che è coglione, già lo so!" sbottai, ridendo.
Solo allora Zayn si girò dalla nostra parte, lasciando cadere anche il legno della scopa per terra che fece perfino un fracasso che rimbombò per tutta la palestra.
"Tranquillo Zayn, sei arrivato tardi. Hanno già visto, per fortuna, tutto! Almeno adesso non mi prenderanno più per pazza." urlai nella direzione del moro. Ma scomparve d'improvviso. Oh, l'avevo fatto vergognare?
In pratica mi perseguitava un fantasma vanitoso -sì, mi chiedeva sempre come gli stava il ciuffo perchè non riusciva a vedere il suo riflesso allo specchio-, rompi coglioni e timidino anche. Prendi tre, paghi uno! Sembrava una di quelle stupide pubblicità di qualche supermarket scadente.
"Ora dov'è?" mi chiese Juls, fissando la scopa stesa sul pavimento.
Guardai in giro, ma non vidi nessuna traccia del fantasma. 
Alzai le spalle e "Bo, è scomparso." dissi.
Le due spalancarono gli occhi, facendomi perfino paura.
"L'hai fatto incazzare! Adesso ci verrà in sogno tutte le notti, tipo Freddy Krueger." rabbrividii al pensiero, ricordando le notti insonne che mi feci dopo aver visto quello stupido film alle due di notte.
 
Uno, due, Freddy viene per te, tre, quattro, al sicuro non sei, cinque e sei, il crocifisso tieni stretto, sette e otto, se t'addormenti vai non sai dove, nove, dieci, apri gli occhi e accendi le luci!
 
Ritornai alla realtà, sedendomi sul pavimento e cacciando via quella canzoncina dalla mia testa "Almeno, voi siete riuscite a dormire. Stanotte mi ha, praticamente, cantato tutte le canzoni dello zecchino d'oro, o di cosa non so, solo perchè voleva qualche favore!" sbottai.
Anche le mie amiche presero posto sul pavimento, di fronte a me.
"Del tipo?" chiese Juls, sfilando dalla borsa una rivista.
"Vuole uscire con te." dissi con noncuranza.
Juls cominciò a tossire convulsamente, mentre Beth al suo fianco, sghignazzava come non mai. Quando si riprese, mi guardò dritta negli occhi.
"Dici sul serio?" e annuii sicura.
"Sì, ma ora fammi vedere che cavolo faceva questo scemo!" puntai gli occhi su una delle riviste.
 
In quei pochi minuti scoprii che il fantasma si chiamava Zayn Jawaad Malik. Era nato il 12 gennaio del 1993 a Bradford, la mia stessa città; figlio di padre con origini pakistane e madre d'origine inglese. Aveva tre sorelle, una delle quali più grande di lui.
Nel 2010 aveva partecipato al talent show 'X-factor', arrivando terzo con la sua band -formata durante il programma- composta da Harry Styles, Niall Horan, Louis Tomlinson e Liam Payne. Si era fidanzato con una delle vincitrici di X-factor degli anni a venire, Perrie Edwards. Ma con lei non era finita bene dopo qualche anno.
All'età di 78 anni, infine, si era spento per vecchiaia.
Fu quella la notizia che più mi fece rabbrividire. Se Zayn era morto all'età di 78 anni, perchè io lo vedevo come una persona della mia età?
"Che hai?" mi chiese Beth, notando di sicuro il mio stato di trance. Spiegai velocemente il mio dubbio e anche loro sembrarono scioccate quanto me.
L'unica soluzione era una.
"Zayn?" provai a chiamarlo. Ma di lui, nessuna traccia. Allora mi alzai, aumentando anche il volume della voce "Lo so che sei qui a spiarci. Voglio solo chiederti una cosa" insistii.
Nemmeno riuscii a voltarmi, che Zayn mi spuntò alle spalle.
"Oh Gesù. Devo ancora abituarmi." dissi con una mano sul cuore.
Lui mi sorrise, sfoggiando dei denti bianchissimi. No, era preciso a quando aveva 19 anni, circa. Le varie foto da infarto di quando faceva i suoi concerti, lo provavano.
"Come mai io ti vedo così... Giovane?" chiesi titubante.
Non sembrò pesargli quella domanda. Forse sapeva che un giorno di questi gliel'avrei chiesto. Poi sospirò.
"Quando mi avete chiamato, il Grande Capo mi ha chiesto se me la sentivo di scendere in quelle condizioni." spiegò. Sentivo lo sguardo addosso delle mie amiche sedute alle mie spalle, aspettando che spiegassi loro la situazione.
"Ho spiegato subito che non potevo nemmeno camminare a quell'età, così lui mi ha dato una possibilità: scegliere l'età che preferivo ad una condizione..." e mi lasciò col dubbio, sparendo.
"No, dove minchia sei andato?" mi voltai dall'altra parte, vedendo le mie amiche, entrambe con la faccia interrogativa.
Mi accomodai di nuovo sul pavimento, incrociando le gambe.
"Dice che il Grande Capo gli ha dato la possibilità di tornare sulla Terra da giovane ad una condizione..." spiegai, passando le mani sul volto. Che faccenda!
"E sarebbe?" disse premurosa Beth.
Alzai le spalle "Non lo so, è sparito!" spiegai.
Le due si guardarono negli occhi, tornando a fissarmi qualche secondo dopo.
"Magari la condizione era appunto che non doveva svelare quale fosse" ipotizzò Juls.
Provai a darle ragione, ma per il resto della mattinata ebbi come la sensazione di avere un peso sullo stomaco. Chissà perchè.
 
*  *  *
 
Erano ormai le tre quando finalmentente finii il tutto.
Zayn era sparito da quando mi aveva confessato quelle cose per metà, lasciandomi finire il lavoro tutto da sola. Juls e Beth mi avevano dato una mano, ma verso mezzogiorno erano dovute ritornare a casa dai loro genitori.
Certe volte le invidiavo troppo: ritornare a casa affamati, trovare la propria madre davanti ai fornelli intenta a preparare uno dei loro piatti preferiti e magari raccontarle come era andata la loro giornata scolastica...
Non potevo odiare mio padre. Dopo la morte della mamma, si era fatto in quattro per non farmi mai mancare nulla. Proprio per questo, il doppio lavoro lo faceva stare molto di più fuori casa che con me.
Recuperai lo skate dal mio armadietto, uscendo dalla porta principale della scuola solo dopo aver salutato Bobby, il bidello.
Una volta erano venuti degli ispettori scolastici con dei test per tutte le classi. Le domande erano semplici, ma anche tremendamente noiose. Non erano le solite, del tipo 'Cosa vorresti fare da grande?'
Erano piuttosto tutte interessate sul tema scolastico.
Ricordo che una chiedeva cosa mi piaceva del mio istituto. Potevo fare qualsiasi esempio: dal professore, al cesso scassato del primo piano. Ma la mia risposta fu: il bidello.
Era la verità! Se non fosse che almeno uno dei bidelli fosse così simpatico, avrei descritto quella scuola come la causa del suicidio di moltissimi ragazzi. Alla fine, il test era anonimo, nessuno poteva mai sapere chi avesse dato quelle risposte.
Per questo alla domanda 'Cosa hai imparato in questi anni?', avevo risposto sinceramente 'La strada per venire a scuola'.
Le risate che ci furono quando lo lessero davanti a tutto l'istituto durante un'assemblea, fu la spinta per precisare che non ero, forse, l'unica a pensarla così.
Appoggiai lo skate sull'asfalto bagnato. Non pioveva, però le nuvole grigie a bella vista mi portarono a pensare che da lì a poco sarebbe arrivato un diluvio.
Uscii dal cancello della scuola, infilando poi le cuffie alle orecchie e accendendo l'ipod.
Non ero triste, solo stanca. Non avevo nemmeno voglia di prendere una caramella per rinfrescarmi la bocca.
Salii sul marciapiede che avrebbe portato a casa, sentendomi togliere la cuffia dal mio orecchio destro. Pensai che si fosse tolto da solo, visto che non era la prima volta.
"Dove vai?" sobbalzai come una scema, cadendo tra i cespugli e perdendo lo skateboard da sotto i piedi. 
Merda che dolore! Le mie ginocchia stavano andando a fuoco! E questo perchè? Perchè uno stupido fantasma rompeva le palle solo a me nei momenti meno opportuni, soprattutto!
"Ehy, stai bene?" mi bloccai di colpo, restando a fissare il groviglio di rami intrecciati del cespuglio sotto di me. Quella voce...
"Ariel, ma sei tu?" 
Oh mio Dio! Justin Morrison sapeva il mio nome? Il capitano maschile della squadra di calcio sapeva della mia esistenza?
"Ow, ciao." dissi solamente, rimettendomi poi dritta con la schiena, rossa in viso. Che figura di merda! Non potevo cadere un altro giorno? Oppure, non potevo non cadere e basta?
"Hai il pantalone stracciato." mi fece notare. Abbassai lo sguardo, sorridendo.
"Non fa niente, ci sono abituata." eh? L'avevo detto sul serio?
Ero sicura di sembrare una cretina davanti ai suoi occhi in quel momento.
Al contrario di quello che pensavo, scoppiò a ridere. Ed era bello. Bellissimo. Scopabile.
Ok, basta pensare. Rimasi qualche secondo a fissarlo con un sorriso da ebete stampato sul volto.
"Ti piace questo?" sobbalzai, presa alla sprovvista delle parole di Zayn al mio fianco. Da quanto tempo era lì?
Cercai di non dar troppo nell'occhio, annuendo piano. Speravo cogliesse il mio gesto, ma quello invece capì altro.
"Vedo che sei un po' impacciata davanti a lui. Se vuoi posso darti una mano." mi suggerì Zayn.
"NO!" urlai, notando Justin spaventarsi per il tono "Cioè, no! Non è come pensi tu. Intendevo dire che, facendo skate, sono abituata a queste cadute e ad avere i pantaloni strappati." spiegai, fulminando Zayn, che intanto rideva.
Lui sorrise solamente, per poi riprendersi e continuare a parlare.
"Mi piacciono le ragazze sportive." disse.
"Anche tu mi piaci." oh no... "Cioè, mi piaci tu, che sei uno sportivo." oddio, che figura di merda colossale stavo facendo?
Chiesi, purtroppo, aiuto con lo sguardo a Zayn, che pavoneggiandosi si mise accanto a Justin.
"Digli se gli va di prendere qualcosa da bere insieme, o un frullato." mi suggerì il moro.
"Ehm, che ne dici se andiamo a bere qualcosa insieme? Non so, magari un frullato?" provai a ripetere, vergognandomi.
Lui sembrò pensarci, mordendosi anche il labbro inferiore in modo provocatorio.
Cioè, a scuola nemmeno mi guardava, se mi incontrava per i corridoi di sicuro mi avrebbe scambiata per una pattumiera con i piedi, e ora praticamente gli stavo pure chiedendo di uscire con me?
"Sei libera giovedì, dopo la partita? C'è una festa a casa di un amico. Magari lì ci divertiremo meglio." ammiccò, facendomi sorridere come una scema.
Zayn allora si spostò, spingendomi lentamente per darmi una svegliata "Bene, rispondigli che non vedi l'ora." disse.
Non mi voltai verso Zayn, anche perchè non potevo fare la strabica.
"Non vedo l'ora che sia quel giorno." dissi fiera di me.
Però, hai capito il moro! Mi sarebbe servito.
"Anche io. Quindi, ci vediamo a scuola." e fece per andarsene.
D'istinto lo bloccai per un braccio, quasi urlando "No."
Ma ero scema o cosa? 
E ora che gli dicevo? Mi guardava con aria spaesata e preoccupata allo stesso tempo.
"Digli se la festa è a tema, o se devi portare qualcosa." intervenne Zayn, aiutandomi.
"Scusa, prima che tu vada via, volevo chiederti se dovevo portare qualcosa, o se la festa fosse a tema, magari." mi sforzai di sorridere.
Sembrò rilassarsi e in quel momento mi sentii meno maniaca. Non ci avevo mai parlato; solo il fatto di guardarlo, nella mia scuola, si doveva pagare un pegno.
Lui scosse la testa, sorridendo "No, tranquilla. Vestiti comoda, siamo solo quattro amici e se la vedono loro per tutto." mi consolò.
Allora Zayn parlò di nuovo "Perfetto, allora ci vediamo lì... Ow, ma chi è questo cucciolo bellino, du du du, da da da?" finendo la frase con una strana vocina.
Fin ora era andata benissimo; di sicuro i maschi amavano quelle frasi.
"Ok, allora ci vediamo lì, cucciolo bellino du du du, da da da." Justin sbarrò nuovamente gli occhi, indietreggiando e allontanandosi.
"Ci si vede." urlò, dandomi le spalle il secondo dopo.
E Zayn continuò "Sei troppo bello! Ti porterei a casa mia, se ne avessi una." e subito mi venne da ripetere quelle parole.
Justin si guardò intorno spaesato, prima di nascondersi dietro l'angolo.
Cominciai a fare una strana danza, voltandomi dopo verso il moro per ringraziarlo. Ma lo trovai piegato sulle ginocchia a giocare con un cagnolino.
Cosa? Lui parlava col cane?
Che figura  mi aveva fatto fare? L'avevo chiamato pure cucciolo bellino du du du, da da da! 
"ZAYN!" urlai. Il moro sobbalzò e pure il cane sembrò impaurirsi, talmente tanto che il secondo dopo scappò.
"Ma sei scema? L'hai fatto scappare." mi rimproverò il moro.
"E tu mi hai fatto chiamare Justin cucciolo bellino du du du, da da da." misi le mani sui fianchi.
Il moro scoppiò a ridere, piegandosi perfino a metà dalle risate. Peccato che non c'era nulla di divertente in tutto quello che era appena accaduto.
"ZAYN!" lo richiamai. Lui finalmente si calmò, asciugando teatralmente una lacrima all'angolo dell'occhio destro.
"Però hai un appuntamento con lu.i" disse, tornando serio subito dopo.
Già! Avevo un appuntamento con il ragazzo più bello della scuola!
Cominciai nuovamente a fare strane mosse, cercando di imitare i migliori ballerini.
"Smettila." disse Zayn, guardandosi intorno e sicuramente pregando che nessuno mi avesse vista.
"Dai, balla con me." cercai di afferrarlo, ma dimenticai che lui era niente per me. Così lo trapassai con le mani, solamente. Sbuffai.
"A me non piace quel tipo." mi confessò, fermandomi con una mano. Che ingiustizia! Nessuno poteva toccarlo se non lo voleva lui!
"A me sì! Ed è questo l'importante." sorrisi come non mai!
Vidi Zayn sospirare, così capii cosa voleva.
"Però devo ringrazire solo te se ho questo appuntamento. Vieni qui, abbracciami." allargai le braccia, andandogli in contro. Ma l'unica cosa che abbracciai, fu l'albero dietro Zayn. Bastardo. Di sicuro con quella botta mi ero spaccata pure il naso!
Lo sentii ridere alle mie spalle e non potei che seguirlo, perchè aveva una risata contagiosa.
"Andiamo a casa, Jawy." lo presi in giro, recuperando poi, lo skate bloccato per fortuna in un tombino.
 
 
  
 
EHIOOOOOO
Sono sempre io, e vi romperò le palle ancora
per un altro pò :)
Potevo aggiornare prima, ma sono sempre cogliona, capitemi c:
In questa settimana credo di aggiornare un'altra volta, ma volevo
sapere cosa ne pensate. Spero di avervi annoiato di nuovo :)

Ps. cosa nasconde Zayn? 
Pps: non vedo l'ora di vedere il video di Best sogn ever **
Ppps(?). AUGURI SEEEEEEEEEEL jashdkas (scusate lol)
 
Sofia.

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Capitolo 4
*** Fatti i cazzi tuoi, fantasmino. ***



 

FATTI I CAZZI TUOI, FANTASMINO.
 
 
 
Quando entrai in cucina, trovai mio padre con una tazza di thè tra le mani, intento a fissare il vuoto davanti a sè. Sembrava in uno stato di trance, quindi andai dritta verso il frigo, prendendo poi lo scatolo di latte.
Mi allungai sulle punte e presi una tazza, dove ne versai una buona quantità. Riposai il cartone di latte nel frigo e recuperai dei cereali dalla dispensa. Alla fine, presi posto accanto a quello di mio padre.
"Buongiorno, eh." lo vidi sobbalzare alle mie parole e per poco non si versò addosso l'intero thè.
"Dio mio, Ariel! Mi hai fatto spaventare." disse con una mano sul petto.
Sorrisi leggermente, rendendomi conto delle enormi occhiaie violacee sotto gli occhi.
"Hai lavorato tutta la notte?" chiesi, per poi immergere un pugno di cereali nella tazza di latte.
Lui scosse la testa, girando il suo cucchiaio nella tazza di thè.
"No, anzi, era il mio giorno libero." mi spiegò.
Storsi le labbra di lato, cominciando a mangiare un boccone di cereali.
"E allora perchè hai quelle occhiaie?" dissi con la bocca piena "Sei stato a qualche festa di cui non sapevo nulla?" mi informai.
Lui si grattò il capo, chinandolo di poco. Poi scosse la testa.
"No, Ariel. Ti avrei avvisata. Ho solo visto un film horror troppo tardi." aggrottai la fronte a quelle parole.
Papà non era il tipo da spaventarsi per colpa di qualche film horror. Era stato proprio lui a farmi passare quella paura.
Quindi posai la tazza sul tavolo, guardandolo di sbiego.
"E...?" lo istigai  a continuare.
Sapevo che c'era qualcosa sotto, ma proprio non capivo cosa!
Lui sorrise amaramente, guardando a destra e a sinistra, per poi piegarsi leggermente sul tavolo, avvicinandosi al mio orecchio.
"Credo che casa nostra sia posseduta." e mi strozzai con la saliva.
Volevo ridere. Anzi, piangere dalle risate. Ma mi trattenni per non dover dare delle spiegazioni al mio comportamento. 
Se non si era capito, io e le bugie non eravamo mai state compatibili. Quindi, se avessi anche solo provato a dire la verità su quel pomeriggio in cui con i miei amici avevo invocato un morto, papà non mi avrebbe mai più fatto uscire di casa. O peggio, mi avrebbe mandato in manicomio, seguita da Beth, Juls e Josh.
"Perchè pensi questo?" chiesi, sorseggiando il latte, nella speranza di non farmi scoprire. Sapevo che qualunque cosa avebbe detto, in tutto questo, c'era lo zampino di un fantasma che ormai conoscevo.
"Appena ho spento la tv, ieri sera, la sedia si è spostata da sola. Ti giuro! -mi anticipò- E poi, salendo ho sentito strani rumori, e quando sono entrato in bagno, l'acqua della doccia era aperta." la sua voce tremava e con gli occhi continuava a guardarsi in giro.
"E quindi che dovremmo fare? Trasferirci?" sapevo che non l'avremmo mai fatto, anche perchè i suoi lavori erano vicini casa.
Scosse la testa, come pensavo "No, possiamo chiamare una squadra di disinfestatori." e ridacchiai.
Ma lui rimase serio e allora mi tolsi il dubbio "Non stai scherzando?"
Scosse la testa e alzai gli occhi al cielo.
"Papà, cosa penseranno i vicini? Ci prenderanno per pazzi! Sarà stato l'orario... -Mi cadde l'occhio sull'orologio appena sopra il camino, e scattai in piedi- Merda! Sono in un ritardo colossale!" afferrai la cartella e uscii di casa velocemente, dopo aver salutato mio padre.
"Dove sei, idiota?" chiamai il mio fantasma formaggino, mentre appoggiavo lo skate sull'asfalto.
"Che è successo?" mi apparve al fianco, sorridente.
"Ti sei divertito questa notte?" chiesi, mentre appoggiai il piede sulla tavola e mi spinsi con l'altro sull'asfalto.
Lui scosse la testa "Di più! Non puoi capire com'è stato esilarante vedere tuo padre con una scopa tra le mani, intento a cercarmi. Che poi... Perchè continuava a chiamarmi Casper? Dovresti dirgli il mio vero nome!" sentenziò.
Accellerai il passo, evitando appena in tempo una vecchina che portava a passeggio il suo cagnolino.
"Così mi rinchiude in un centro per pazzi, Jawy." lo presi in giro.
La sera prima avevo continuato a chiamarlo in quel modo, facendolo irritare e scomparire del tutto. Mi ero, finalmente, riuscita a fare una doccia con i fiocchi, senza la paura di essere vista dal deficiente e in più mi ero goduta un film in santa pace, senza il continuo mormorio di Zayn per convinvermi a cambiare canale.
"Smettila! E chiamami col mio nome!" mi rimproverò.
Non volava, però camminava alla mia stessa velocità. E la cosa era stranissima!
Evitai dal chiedergli quali altre cose riuscisse a fare, sorridendogli un po'.
"Ma ho letto che ti chiami Zayn Jawaad Malik." dissi innocente.
Lui alzò gli occhi al cielo.
"Chiamami Zayn." mi rimproverò.
"Ok, Zazà." e lo sentii sbuffare.
 
Arrivai a scuola. Per fortuna in cortile c'erano ancora gruppi di ragazzi, quindi scesi dallo skate e lo posai sotto il braccio.
"Zayn, il mio nome è Zayn. Cosa ti costa chiamarmi così?" insistette.
Notai con lo sguardo Beth e Josh parlare animatamente sugli scalini dell'ingresso e mi affrettai ad avvicinarmi ai due per capire il perchè di tanta agitazione.
"Non è colpa mia se hai un nome strambo." finii di dire prima di arrivare alla rampa di scale che portava all'ingresso.
"Disse quella che si chiama come una sirena." e mi bloccai, per poi guardare male Zayn, aggrottando la fronte.
"Non è colpa mia se mia madre amava quei stupidi film dell'ottocento!" sbottai, e qualcuno mi guardò male.
Già, per loro stavo parlando da sola.
"E comunque, non provare a scherzare sul mio nome. Ho già avuto abbastanza problemi alle medie." lo avvisai, per poi salire gli ultimi scalini e raggiungere Beth.
"Dio mio! Con te è tutto tempo perso!" sbuffò la mia amica, girandosi da tutt'altra parte.
Josh alzò lo sguardo, sorridendomi quando mi notò.
"Come mai puntuale? Il tuo amichetto non ti ha lasciata dormire neanche stanotte? Dov'è adesso?" mi chiese il ragazzo.
Mi grattai una guancia prima di rispondere.
"Stanotte ho dormito benissimo, per questo sono anche puntuale. E lì -indicai al suo fianco-, sta leggendo il messaggio che stai scrivendo." notai Josh nascondersi il telefono nella felpa, guardando verso la figura di Zayn.
"Fatti i cazzi tuoi, fantasmino." disse, e scoppiai a ridere. Poi ricordai la mia amica ammutolita al suo fianco.
"Che le hai fatto?" chiesi ancora a Josh, puntando con un dito Beth.
Lui alzò le spalle, e prima che potesse dire qualcosa, Beth lo anticipò.
"Tre ore. Ieri pomeriggio siamo stati tre ore dietro le espressioni di matematica e oggi non ricorda nulla!" sbottò.
Scoppiai a ridere, mentre la campanella della prima ora richiamò la nostra attenzione.
Che un altro giorno di inferno abbia inizio.
 
 
*  *  *
 
 
"Mister spaccone ore dodici." mi girai di scatto, sbattendo come un'idiota allo sportello del mio armadietto.
Le risate di Zayn fecero da sottofondo alle mie imprecazioni, intenta a chiudere nel frattempo l'anta che mi aveva provocato un sicuro bernoccolo al lato destro della testa.
Justin.
Era un fottuto nano malefico bellissimo. Non che fosse nano. Ma mi piaceva chiamarlo così, bo!
I capelli castani chiari, quasi biondi, erano tirati su da una buona quantità di gel. Gli occhi castani brillavano riflessi da quei pochi raggi di sole che filtravano dalla finestra accanto al suo armadietto. La felpa rossa larga che indossava nascondeva i suoi muscoli che, negli ultimi tempi, avevo visto rigonfiarsi notevolmente. Chissà se stava frequentando palestra.
"Ora mi diverto un po'." la voce di Zayn mi risvegliò dal mio stato di trance, facendomi capire le sue intenzioni.
"Non ci provare! -Lo richiamai appena in tempo- Ricordati che domani sera ho un appuntamento con lui..."
"E con altre chissà quante persone." mi interruppe, alzando gli occhi al cielo.
"Sì, ma è stato lui ad invitarmi. E nessuno mai l'ha fatto prima." lo avertii, scocciata.
Lui mi guardò dall'alto, ritornando al mio fianco.
"Che vuoi dire?" mi chiese abbassando un pò il tono.
Che volevo dire? Che in quella scuola nessuno mi considerava! Nessuno, a parte i miei amici, ovvio.
"Niente, lascia stare." sventolai una mano, ricordandomi di dover recuperare lo skate dall'armadietto. Così lo aprii di nuovo, dando le spalle a Zayn.
Non doveva vedere il filo di tristezza che si era appena formato sul mio viso.
"Ehy, amica mia che parla con i fantasmi." mi girai di scatto, fulminando Juls che camminava a braccetto con Beth, venendo nella mia direzione.
Quando fu abbastanza vicina, chiusi con uno scatto lo sportello dell'armadietto prendendo per un orecchio Juls.
"Ma sei scema? Già ho avuto abbastanza problemi per conto mio. Non ti ci mettere pure tu con questa cosa o la scuola mi prenderà per lo zimbello dell'anno." la rimproverai, mentre la sua bocca era spalancata e gemiti di dolore uscivano strozzati.
Beth e Josh ridevano, mentre Zayn interruppe bruscamente tutto con una frase.
"Dì a Josh che Sam se la fa con Max del terzo anno." smisi di sorridere, fissando il moro intento a leggere qualcosa dal cellulare di Josh, che non poteva vedere nulla.
"Josh? Stai messaggiando ancora con Sam Monkey?" chiesi, e quasi automaticamente portò il cellulare al petto, guardandosi intorno.
"Oh e andiamo! Fatti gli affari tuoi!" sbottò verso l'imminente fantasma.
Liberatasi dalla mia presa, Juls rise senza ritegno, prendendo in giro l'amico.
"No, sono seria. Zayn mi ha detto di dirti che già si frequenta con Max del terzo anno." lo vidi strabuzzare gli occhi.
"Seriamente?" mi chiese confuso.
"L'ho visti oggi rinchiudersi in bagno. Sapevi che ha una farfalla tatuata sul sedere?" mi spiegò Zayn, posandosi poi una mano sotto il mento, come a ricordare qualcosa.
"Oh mio Dio, dimmi che non..."
"Sì! -Esultò ridendo- E non puoi capire come gridava di piacere."
"Non mi interessano i particolari." mi tappai le orecchie.
"Questa è matta." sentii Beth mentre si rivolgeva agli altri due.
Ma lasciai cadere la braccia dritte lungo i fianchi notando Justin gettare una carta nel cestino e ridere con i suoi amici. Prese a camminare nella mia direzione, guardandomi appena e ammiccando, senza mai perdere quel sorrisetto soddisfatto.
"Ciao Ariel. Ci vediamo domani." quando Justin mi passò al fianco, insieme a tutti i suoi amici fidati, mi salutò con tanto di occhiolino. Due occhiolini nel giro di pochi secondi?
Ci mancò poco prima che mi accasciassi al suolo, chiedendo un po' d'aria in elemosina.
Non è che, però, soffriva di un tic e io mi stavo riempiendo di filmini mentali?
"Ma ha salutato te?" sbiancò Juls, mentre Beth continuò ad aprire e chiudere la bocca, incapace di formulare una frase.
Annuii, mentre il commento non gradito di Zayn accompagnò il mio gesto.
"Chi altro si chiama come una donna per metà pesce?" provai a tirargli una gomitata, ma l'unica cosa che feci, fu quella di spostare un po' d'aria al mio fianco. Ridacchiò compiaciuto.
"Dove ti porta?" mi chiese, allora, Josh.
Feci velocemente mente locale.
"Una festa da un amico." ricordai le parole.
"Porti anche noi? Ti prego, ti prego, ti prego." Juls saltellò davanti a me, prendendo le mie mani tra le sue, supplicandomi.
"Smettila! E poi, non posso portare chi voglio ad una festa a cui mi hanno invitato." l'avvertii contraria.
"Io posso." sghignazzò Zayn e provai a perforarlo con lo sguardo. Purtroppo, era l'unica arma che potevo usare contro di lui.
"Almeno permettici di venire con te per comprare il vestito." finalmente Beth si era ripresa, lanciando uno schiaffetto sul braccio di Josh, quando quest'ultimo si mise a mormorare sottovoce.
"Va bene. Mangiamo al centro commerciale, allora." e insieme ai miei amici, uscii da scuola.
 
Dopo aver mangiato una fetta di pizza margherita, mi intrufolai nel primo negozio che mi capitò a tiro.
Dopo nemmeno una decina di minuti mi ritrovai sommersa di vestiti, non scelti da me, però.
"Su, prova questi per il momento." Juls mi gettò dentro il primo camerino, chiudendo violentemente la tenda pesante che mi nascose immediatamente da occhi indiscreti.
"Juls, vieni qui. Guarda che bello questo!" sentii Beth non tanto lontana da noi, mentre la suoneria di Josh mi fece capire che qualcuno lo stesse chiamando.
"Sono fuori a rispondere. Se hai bisogno... -fece un momento di pausa- Non lo so. Hai due migliori amiche idiote, puoi fare benissimo a meno di me."
Insomma, le parole di Josh erano state di grande conforto.
Sbuffai, ma preferii non aggiungere altro, sapendo comunque che non l'avrei avuta vinta. 
Provai immediatamente un vestitino con stampe a fiori e dire che faceva rimettere, era davvero poco. Lo sfilai velocemente, gettandolo sul pavimento.
Passai direttamente a quelli che mi potevano piacere.
Ero ancora in intimo quando ne scartai tre, decidendo di provare solo quelli. Non mi era mai piaciuto fare shopping; mi limitavo a fare compere solo per le grandi occasioni o proprio al momento del bisogno.
Per fortuna non si erano lanciate solo sui vestitini, quindi infilai attentamente il jeans, facendo qualche saltello per entrarci del tutto. Chiusi la zip e provai a cercare con gli occhi quale maglietta potesse starci.
"Prova questa." la mano di Beth entrò senza preavviso da un piccolo spazietto della tenda, mostrandomi una maglia blu scura con qualche disegno sul davanti.
Quando si dice telepatia!
La presi tra le mani con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, indossandola subito e guardandomi allo specchio.
Notai allora che mi stava larga, ma solo perchè dietro alla maglia c'era una piccola cerniera che, però, non riuscivo ad arrivarci con le mani.
"Ragazze, ho bisogno di aiuto con una cerniera" le richiamai. Ma nessuno rispose.
"Faccio io?" riconobbi la voce di Zayn.
"Sì, per favore." sbuffai, immaginando le altre due mettere sottosopra un negozio per poi alla fine non concludere nulla.
Sentii le mani di Zayn addosso e sobbalzai. Avevo dimenticato il fatto dello specchio.
Sentii un sorriso all'orecchio, mentre spostò subito i miei capelli per trovare la zip.
Quando fu del tutto chiusa, mi riaggiustò i capelli sulle spalle.
"Sei bella così." mi avvisò, e potevo giurare che le mie guance si colorarono leggermente di rosso.
Ma cosa? Adesso mi vergognavo dei complimenti fatti da un fantasma?
"Grazie." risposi solamente, per poi fare un giro su me stessa e constatare che il tutto mi stesse davvero bene.
"Sei perfetta così per la festa di domani." quasi avevo dimenticato la presenza di Zayn.
"Andata?" chiesi in conferma, girandomi a guardarlo negli occhi.
"Andata." fece eco lui, sorridendomi.
"Ragazze, smettetela di cercare!" urlai, sperando che mi avessero sentito.
"Aspetta, ti aiuto." le mani di Zayn tornarono a scendere la zip della maglia. Non sapevo dove guardare, perchè lui vedeva me allo specchio, ma io no. E quella situazione era imbarazzante. Tanta, anche.
Lo era soprattutto perchè avevo anche fatto uno strano pensiero su come fosse stata la stessa scena se, però, Zayn fosse stato un ragazzo in carne ed ossa, uno dei miei tempi.
Forse, a scuola avrebbero fatto la guerra per averlo anche come semplice amico. Quindi, ero fortunata a vederlo solo io?
Voltai lo sguardo appena, notandolo indaffarato alle mie spalle. Un sorriso comparve sulle mie labbra leggendo la tensione che aveva nello stare in un posto così piccolo in mia compagnia.
E la sua lingua incastrata tra le labbra, era qualcosa che lo rendeva anche più bello di quanto non lo fosse già.
Perchè non ero nata anni prima?
Beati i nostri nonni che allora erano cresciuti con questi ragazzi. Con Zayn.
 
 
  
 
EHIOOOOOOOOOOOO
jashdkash bonjour :)
Come vedete, nonostante il mese incasinato,
io non vi faccio mai mancare gli aggiornamenti. Amatemi(?)
No, ok ahah
 
Ho notato che siete aumentati in tanti nelle seguite e preferite **
Vi adoro, il caso è chiuso!
 
Anyway, so che può essere stressante leggere questi capitoli di passaggio,
ma servono purtroppo :/
Il prossimo sarà qualcosa di sjhdkash (c'è la festa eh eh),
quindi, se ricevo qualche recensione, aggiorno lunedì. I promise :)
 
Sofia.

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Capitolo 5
*** Non rompere, Zazà. ***



 

NON ROMPERE, ZAZA'.
 
 
 
"Un jeans? Ad una festa? Sei seria?" sbuffai per la trentesima volta, correndo nel frattempo dritta in bagno a recuperare la spazzola.
Quando rientrai in camera, il telefono appoggiato sul letto, lampeggiava insistentemente.
"Ariel, ci sei ancora?" la voce di Juls giunse al mio orecchio, mentre passavo la spazzola sui capelli, snodandoli.
"Aspetta, passo alla linea a tre che mi sta chiamando Beth." l'avvisai, mentre mi affrettavo a posare la spazzola sul comodino ed escogitare subito dopo sui tasti del cellulare per fare quello che avevo appena detto alla mia amica.
"Beth, c'è in linea anche Juls." dissi ancora prima che potesse attaccarmi anche lei, lasciando nuovamente il cellulare sul materasso e camminando verso l'armadio per recuperare le mie vans bianche e blu.
"Ma sai che questa scema sta andando alla festa con un semplice jeans?" riconobbi la voce squillante di Juls, intenta ad avvisare anche l'altra della mia ottima idea di comodità per la festa a cui ero stata invitata.
"E che ha? I tacchi sono scomodi e poi fa freddo per un vestitino." per fortuna l'altra mi venne in contro, dandomi pienamente ragione.
"Sei idiota? E' del ragazzo più bello della scuola che stiamo parlando! E' abituato a vedere ragazze con le cosce di fuori sbattergliela in faccia!" presi il telefono tra le mani, stufa del comportamento di Juls, togliendo il vivavoce e sperando che papà, dal piano inferiore, non avesse sentito l'ultima frase della mia migliore amica.
"Beh, allora che si tenesse quelle quattro oche che gli sbavano dietro." mi intromisi io, scocciata, legando i lacci delle scarpe e tenendo saldo il telefono tra la spalla e l'orecchio. 
Anche io gli sbavavo dietro dalla prima volta in cui lo vidi per i corridoi, scoprendo in seguito la sua popolarità nella scuola; ma non sarei diventata una di quelle poco di buono facilmente incontrabili in ogni angolo dell'istituto! Non sarei cambiata solo per un ragazzo che nemmeno, forse, mi conosceva, ma che sapeva, sicuro, solo il mio nome.
"Non ascoltarla e buona serata." mi augurò semplicemente Beth, forse capendo che in realtà stavo crepando internamente. Mentre all'esterno sembrevo convinta di quello che stavo per fare, dentro stavo morendo dalla voglia di scoprire di che tipo di festa si trattasse, quale gente ci fosse presente e se non fosse durata molto, visto che papà mi aveva raccomandato di non rientrare troppo tardi per non saltare il giorno di scuola l'indomani. Che figura ci avrei fatto se me ne fossi andata prima di tutti gli altri?
Non era una cosa normale ritrovarmi ad una festa organizzata dall'amico del più figo della scuola. Ero anche sola, quindi avevo preferito vestirmi comoda per essere a mio agio e non sentirmi fuori posto. Solo per questo.
Sentii Juls ringhiare per telefono, prima di un sonoro urlo che mi fece allontanare l'apparecchio immediatamente dall'orecchio.
Quando mi girai, trovai Zayn tremante appoggiato alla porta di camera mia, il fiato corto e gli occhi sbarrati.
"Cos'è successo?" gli chiesi preoccupata, alzandomi dal letto e andandogli in contro.
Era più bianco di un lenzuolo, nemmeno avesse visto un fantasma...
No, ok.
Era davvero spaventato e quando dissi quella frase, anche Beth e Juls rimasero in silenzio per capire di cosa stessi parlando.
"La tua vicina... Ha un cane enorme."  scoppiai a ridere a quelle parole, sentendo le domande su cosa fosse successo delle mie amiche dall'altro lato del telefono.
"Smettila... Non ridere... Ti tengo sveglia tutta la notte!" solo con l'ultima espressione, avevo smesso di ridere.
"Non provarci." lo intimai, puntandogli un dito contro, minacciosa.
Lui alzò semplicemente le spalle, perchè sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.
"Yuhu, c'è nessuno qui che mi ascolta?" ah!
Appoggiai nuovamente il cellulare all'orecchio.
"Scusate ragazze. Zayn ha avuto uno spiacevole incontro con Rex." le avvisai, facendo ridere anche loro.
Rex era il cane della mia vicina, uno shar pei nero davvero tenero. Chissà perchè Zayn lo odiasse tanto; gli aveva di sicuro fatto qualche tortura pesante per averlo fatto reagire. Di solito si faceva torturare dai nipoti della signora Wilson senza smuoversi più di tanto.
"Ma non sei in ritardo per la festa?" tornai alla realtà grazie alle parole di Zayn. Allontanai il cellulare dal mio orecchio, leggendo l'orario impresso sopra.
"Minchia!" esclamai sbarrando gli occhi; salutai velocemente le mie amiche, avvertendole di salutarmi anche Josh, nel caso l'avessero sentito.
Infilai il cellulare in tasca e afferrai il giacchetto appeso sulla sedia della scrivania.
"Vieni con me." gli ordinai, uscendo dalla stanza in fretta e furia.
"Non dovevi dirmelo tu." lo sentii lamentare pochi passi dietro me.
Uscii velocemente di casa, guardando prima se papà aveva lasciato una copia delle chiavi nel nostro posto segreto. Sotto la pianta di ficus. Gran nascondiglio!
Mi misi quasi a correre sul marciapiede, sperando di non far una brutta figura anche quella sera.
"Non prendiamo lo skate?" mi chiese curioso Zayn, come se fosse lui a guidarlo.
"Voglio arrivare alla festa profumata, e soprattutto intera." lo fulminai con lo sguardo, sperando avesse colto il messaggio tra le righe.
Lui ridacchiò, affiancandomi.
"Quindi, andremo a piedi?" continuò, nemmeno fosse lui quello che doveva muovere le gambine.
"No, guarda. Ho il mio jet privato parcheggiato dietro casa." sbuffai, mandando mentalmente a quel paese il moro al mio fianco.
 
 
*  *  *
 
Quando arrivai all'indirizzo che Justin mi aveva scritto su un biglietto, che mi fece trovare ben ripiegato in quattro nel mio armadietto, dovetti un attimo riprendermi e ricompormi.
Mi ero fatta ben tre isolati a piedi e il cuore a momenti mi scoppiava nel petto. Non ero abituata a tutta quella ginnastica, se non la corsa ad ostacoli che dovevo farmi quando suonava il ragazzo delle pizze a casa.
"Voglio arrivare alla festa profumata..." la voce stridula di Zayn al mio fianco, intento a ripetermi quella frase detta quasi mezz'ora prima da me stessa, mi fece irritare.
"Non ti ci mettere pure tu e..." mi bloccai giusto un attimo per focalizzare la meravigliosa casa che mi si era parata davanti: era una villetta a due piani, la classica casa tipica dell'Inghilterra; le pareti erano bianche e le persiane tutte verdi scure; il giardino sul davanti era tenuto ben curato, ricco di fiori colorati e due alberi, un auto -che riconobbi come quella di Justin- parcheggiata davanti ad un garage e il recinto bianco che attornava l'intera casa.
"Merda." sibilai sottovoce, mentre la mano di Zayn afferrò la mia, tirandomi verso la porta d'ingresso.
Solo quando salii i tre scalini del portico, sentii una canzone provenire dall'interno della villa. Talmente ero rimasta incantata, che tutto era scomparso e non vedevo altro che la perfezione di quella casa.
Schiacciai poco convinta il campanello di casa, mentre mi perdevo a leggere il cognome abbastanza familiare stampato sulla porta a caratteri cubitali. Morris.
Aspettai qualche secondo e nessuno mi venne ad aprire. E se fosse stato un segno del destino?
"Andiamo, non c'è nessuno in casa." sembrava che mi fossi pentita di quell'invito, tanto da voltare le spalle, pronta ad andarmene.
"Stai qui. -Mi bloccò il fantasma- Vedrai che adesso ci vengono ad aprire." e mi riposizionò alla mia postazione iniziale, impalata davanti alla porta.
Passarono altri pochi secondi prima che il legno scuro della porta venisse aperto, mostrandomi subito dopo la figura alta e masiccia di quello che doveva essere il padrone di casa. 
Oliver, nonchè migliore amico di Justin.
"Ciao dolcezza." mi abbagliò con un sorriso a trentadue denti, portandosi poi un bicchiere di plastica verde alla bocca, sorseggiando.
Dondolai sui piedi, mentre provai a sforzare un sorriso nell'intento di non sembrar di avere una paralisi facciale venuta male.
Smise di bere e mi fissò intensamente.
"Sei Ariel, giusto?" mi trattenni dal cominciare a ballare su me stessa e soprattutto di urlare come una malata cronica. 
Justin conosceva il mio nome, Oliver lo sapeva anche. Sarei potuta morire dall'emozione in quell'istante!
Zayn mi schiaffeggiò la spalla, risvegliandomi dal mio stato di trance.
"Oh, sì, sono io." mi presentai, senza smettere di sorridere.
"Io sono Oliver, -ma davvero?- il padrone di questa casa." per poco non caddi a terra.
Era risaputo che il gruppetto dei magnifici -sì, avevano anche un nome- erano figli di famiglie benestanti. Ma ancora non mi capacitavo di essere stata invitata in una delle loro case.
"Vieni, entra; non stare lì a prendere freddo." si fece da parte, lasciandomi appena lo spazio per farmi passare.
Tentennante, spostai i piedi all'interno dell'abitazione.
Mi guardai in giro confusa e curiosa allo stesso tempo, poi la mano di Oliver si appoggiò alla base della mia schiena conducendomi verso la cucina immensa della casa.
Da fuori sembrava davvero bella, ma all'interno era anche meglio!
Era ricca di mobili, tutti antichi soprattutto. Chiari, quasi sul beige. Le luci erano tutte accese e delle risatine mi accompagnarono al mio ingresso in sala.
Sentii qualche passo dietro di me Zayn lamentarsi, ma non ci feci più caso quando entrai nel salotto e Oliver mi presentò al resto della ciurma.
"Ragazzi, lei è Ariel. Datele il benvenuto." mi presentò il padrone di casa, accarezzandomi la schiena e guardandomi con occhi comprensivi.
Alzai appena una mano, muovendo le dita in segno di saluto. Le parole mi si erano bloccate in gola.
Una ragazza si alzò dal pavimento e mi venne in contro "Ciao, io sono Nicole. Ti va di bere qualcosa?" disse gentile, mentre io dovetti scuotere la testa.
Bevevo solo acqua, non mi piacevano gli alcolici e subito le spiegai il motivo.
"Quando ero piccola sono riuscita a rubare una bottiglia di Wisky a mio padre dal mini-bar. La scolai tutta, pensando fosse qualcosa simile alla fanta... Sai, per il colore... Mio padre quella notte non prese sonno, troppo intento a tapparmi la bocca con un cerotto e legandomi ad una sedia con delle sciarpe, talmente ero... Felice?" spiegai, imbarazzandomi quando delle risate si innalzarono nel salotto.
Mi guardai in giro e notai che, in realtà, non eravamo molti. Si e no una quindicina. E poi c'era Justin.
Lo notai solo alla fine, quando una biondina si buttò tra le sue braccia, stampandogli le sue labbra rifatte, nemmeno ci fossero solo loro due là dentro.
Mi sentii il mondo crollare addosso. Ma cosa potevo aspettarmi dal ragazzo più carino della scuola?
"L'avevo detto io che non mi piaceva." girai lo sguardo verso Zayn, posizionato al mio fianco con le mani strette a pugno.
Mi girai nuovamente verso la ragazza, Nicole, vedendola ancora aspettare un mio gesto.
"Lo sai che ti dico? Ero piccola, allora. Mi va qualcosa di pesante." l'avvisai e sul suo volto comparve un sogghigno.
 
La musica all'improvviso era diventata fastidiosa. Nemmeno il trapano attaccato alle sei del mattino mi aveva mai traforato i timpani in quel modo. Erano solo le nove di sera, eppure non capivo più niente.
"Hai bevuto troppo." ma cos'era? La mia coscienza?
"Non rompere, Zazà." lo provocai, voltandomi dalla parte opposta, continuando a ballare.
Sì, ballare.
L'avevo detto che appena arrivati davanti la porta avevo sentito della musica provenire dall'interno della casa, no? Esatto! Stavamo ballando.
Per quanto fosse una cosa strana, quelle quindici persone -e forse anche qualche bicchiere di troppo di non so che cosa-, mi avevano convinto a buttarmi nella mischia. Magari l'indomani mi avrebbero invitato a fare colazione insieme, o che ne so... Stare al loro armadietto.
Due mani si appoggiarono sui miei fianchi e quando voltai appena lo sguardo per vedere chi fosse, riconobbi Oliver e il suo sorrisetto che non era mancato per tutta la serata.
"Ti muovi bene." soffiò al mio orecchio. Automaticamente sorrisi anche io.
Era un complimento o una presa per il culo?
"Nah, sono una schiappa." mi girai tra le sue braccia, cercando di reggermi in piedi a causa di tutto quello che avevo ingerito. Ed infatti per poco non caddi, ma le forti braccia del ragazzo mi presero appena in tempo.
"Ehy, ehy. Vuoi sederti un po'?" mi chiese e subito annuii, sperando di non addormentarmi una volta comoda.
Smettendo di ballare, le nostre mani si unirono, guidandomi non verso i divani -liberissimi- della stanza, ma verso le scale.
"Dove ti sta portando?" sentii Zayn al mio fianco e alzai gli occhi scocciata.
Che ne sapevo io dove mi stava portando? A malapena avevo riconosciuto chi fosse!
"Io vengo con te." e provai a fulminare Zayn con lo sguardo che, notandolo, capii il mio dissenso in quello che aveva appena detto.
Lo vidi bloccarsi al bordo della scala. Mi guardava preoccupato e forse ero stata anche stronza.
Ma volevo solo un po' della mia privacy.
Oliver aprì una porta color crema, facendomi entrare dentro la stranza per prima come un gentiluomo.
Richiuse la porta alle mie spalle, mentre cominciai a guardarmi in giro curiosa.
Era una comunissima camera da letto, riconoscendola come quella di Oliver grazie all'enorme scritta in stampatello del suo nome posta sopra il letto. Era ordinata, tutta coordinata sull'azzurrino.
"Carina." commentai, persa nei miei pensieri.
"Come te." sentii la voce di Oliver vicinissima al mio orecchio e il respiro sembrò accorciarsi.
Una mano giocò con la pelle della mia schiena, ripassandone la linea della colonna vertebrale, sentendo qualche brivido.
Non ero lucida per pensare, ma nemmeno tanto stupida per non capire quello che voleva fare.
Mi girai di scatto, regalandogli un sorriso per non far leggere la mia paura impressa negli occhi.
"Torniamo alla festa? Ho voglia di ballare un altro po'." lo avvisai, sperando si convicesse subito.
Lui, dal canto suo, mi sorrise e fece un passo indietro. Quando sentii lo scatto che fece la chiave nella porta, maledii il giorno in cui non contavo fino a dieci prima di rispondere. Ed in questo caso, parlavo dell'invito fatto a Justin.
Mi guardai in giro, indietreggiando quando notai il ragazzo venirmi in contro con una strana luce negli occhi.
"Non sei divertente." lo avvisai, ma non sembrò dargli peso quello che avevo detto.
"Aveva ragione Justin, sei davvero carina... Ma dovresti parlare di meno." prima che potessi formulare qualsiasi cosa da dire, sentii le sue labbra posarsi sulle mie.
Girai di scatto la testa, strabuzzando gli occhi.
Ma ero scema o cosa? Uno dei ragazzi più carini -oltre che popolari- della scuola mi stava baciando, e io stavo facendo la maliziosa, sostendendolo?
Sentii la sua risata riecheggiare per la stanza e mi voltai confusa.
Poi tornò serio "Non farmi arrabbiare." e mi afferrò per un polso, gettandomi sul letto ad un piazza in mezzo presente nella stanza.
Sentii il mio cuore prendere una strana velocità. E non era un buon segno.
Mi spinse con le spalle sul letto, bloccandomi tra il suo corpo e il materasso. Passò una mano sulla mia guancia, spostando un ciuffo finito sugli occhi. Sorrise.
"Hai mai consumato?" mi chiese e aggrottai la fronte.
Consumato da bere? Consumato le scarpe? Cosa avrei dovuto consumare?
Poi sobbalzai quando finalmente il mio cervellino collegò tutte le parole.
"No!" per poco urlai e lui mi tappò prontamente la bocca con una mano.
"Oh, perfetto. Direi che sia arrivato il momento." sogghignò, accarezzando la pelle del mio fianco che fuoriusciva dalla maglietta.
Provai a dimenarmi, ma tutto fu inutile.
Ma perchè solo io mi cacciavo in queste cose?
Quando la sua mano scese ai miei jeans, sentii le sue dita provare a sbottonarli.
Serrai gli occhi, cercando di non fare la figura di quella che si faceva sottomettere. Ma cosa avrei dovuto fare? Avevo solo paura, così pregai mentalmente che finisse subito.
Improvvisamente mi sentii più leggera. Si era alzato?
Aprii gli occhi, curiosa, constatando che il ragazzo non era nemmeno alzato davanti a me, ma direttamente sdraiato sul pavimento.
Ma che...?
Guardando meglio, notai Zayn al suo fianco, che in quell'istante si voltò verso di me e urlò "Muoviti, scappa!"
Non me lo feci ripetere due volte. Mi alzai, corsi verso la porta, la aprii e scesi al piano di sotto.
Afferrai il mio giacchetto dal bordo del divano e feci per andarmene.
La mano di Justin mi bloccò prima che potessi uscire dalla villa.
"Già te ne vai?" mi chiese e lessi la stessa strana luce nei suoi occhi.
Scrollai il braccio, aprendo la porta d'ingresso.
"Domani abbiamo scuola," e lo liquidai con una semplice frase.
Sbattendo la porta, mi avviai alla strada principale. Mi strinsi nel petto, sperando di trovarci un po' di caldo.
"Stai bene?" riconobbi la voce di Zayn al mio fianco.
"Grazie." dissi solamente, dopo aver annuito flebilmente.
Sentii un braccio sulle mie spalle e mi immaginai Zayn provare a calmarmi.
"Con questo sono tre." mi voltai appena verso il ragazzo, non capendo cosa voleva dire.
"Tre?" chiesi a voce alta.
Lui sorrise. Almeno il suo non aveva nulla di malizioso. O anche lui mi stava dicendo tutte quelle belle parole per portarmi a letto?
Sarebbe stato strano dire alle mie migliori amiche che la prima volta era stata con un fantasma.
"Con questo favore, mi devi far uscire con Juls." mi fece un occhiolino.
Scossi la testa, ridacchiando. Poi ripensai alle sue parole.
"Ma perchè tre?" pensai che alludeva a quando mi aveva aiutato a parlare con Justin, oltre a quella sera. Non è che pensava che la pulizia della palestra passasse come aiuto?
"Per essere entrato nella tua vita." e ridacchiai, sapendo che in parte, però, aveva ragione.
Camminammo il resto del tragitto in silenzio. Non c'era bisogno di parole, mi bastava il suo braccio che mi faceva sentire al sicuro.
Forse non era la mia coscienza. Forse era il mio angelo custode.

  
 
EHIOOOOOOOOO
Ma come sono brava, son puntualissima!
Si, ma io vi adoro akdhas 10 recensioni? **
E in più siete aumentati tra seguite e preferite ahkdas
Bo, vi amo!
 
Anyway, che ne pensate di questo capitolo? :)
Avrei intenzione di aggiornare giovedì, ma se mi 
convincete con qualche recensioncina, arriva anche prima ;)
 
Vi adoro tutte asjdhkasd
 
Sofia.

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Capitolo 6
*** Hai fatto la trasgressiva. ***




HAI FATTO LA TRASGRESSIVA.
 
 
 
"Non ci credo. Davvero dici?" mi voltai verso Juls.
"No, per finta. Ti sto prendendo per il culo! Sei su scherzi a parte, sorridi." dissi sarcastica.
Ma non tanto, perchè Juls si posò una mano sul cuore e sospirò sollevata.
"Oh, meno male, pensavo fossi seria." sia io e che Beth strabuzzammo gli occhi.
Ma io ero seria! Era lei che era stupida!
"Juls, credo che Ariel non stesse scherzando-" l'avviso l'altra. 
Questa cominciò a boccheggiare, senza in realtà riuscire a dire qualcosa di sensato.
"Ma... Ma... Ha detto che stava scherzando." mi indicò, sconcertata.
"Ti stavo prendendo in giro, cretina. Ho passato una brutta serata, davvero." aprii l'astuccio delle penne per prenderne una.
"Holas chicas, comes states?" tutte e tre ci voltammo verso Josh, guardandolo male.
"Guarda che se metti le esse ad ogni parola, non vuol dire che stai parlando spagnolo." gli fece notare Beth.
Lui prese posto al suo banco, al fianco di Beth e la guardò serio.
"Ah, no? Ecco perchè ho preso una D all'ultimo compito." si grattò la testa, mentre io e Juls scoppiammo a ridere.
Beth alzò gli occhi al cielo, prima di sbiasciare un " Ho capito. Dovrò darti lezioni anche di spagnolo." sbuffando.
Amavo l'ora di scienze, l'unica materia che ci riuniva tutti e quattro.
Il tonfo che ci fu ai primi banchi ci fece girare curiosi. La professoressa Stoner era appena entrata in classe e, con la sua solita eleganza, aveva posato i libri sulla cattedra.
"Cosa c'è di meglio di una passeggiata in una bella giornata di primavera?" chiese, attirando l'attenzione di tutta la classe, compresa la mia -che era molto difficile da attirare.
Che si era fumata di prima mattina?
Di solito non era così gentile, tantomeno non era primavera!
"Esatto ragazzi, un compito in classe!" esordì, facendo smettere il piccolo chiacchiericcio che si era formato.
Adesso dei sonori 'No' riecheggiavano per la stanza, compreso il mio.
Perchè dovevo esserci i compiti in classe a sorpresa? Già era una tortura vedere quelle pareti bianche, così morte, ogni benedetto giorno!
"Separate i banchi e non vi lamentate, c'è chi sta peggio di voi!" passò in mezzo ad ogni fila, lasciando su ogni banco un foglio bianco.
C'era di peggio? Cos'era peggio del fare un compito in classe a sorpresa quando il giorno prima non hai studiato niente?
Una lampadina si accese non appena la professoressa ritornò al suo posto, intenta a guardare il suo orologio, aspettando che la lancetta puntasse sul dieci.
Mi guardai in giro, ma di Zayn nessuna traccia.
"Zayn? Zayn?" provai a chiamarlo. Ma niente, il fantasmino chissà dov'era.
Guardai la professoressa, ancora intenta ad osservare il suo costosissimo orologio argentato legato al polso, mentre con un'unghia smaltata di rosso continuava a picchiettare sulla cattedra, impaziente.
Mi aggrappai all'ultima speranza.
"Jawy?" sussurrai e, in men che non si dica, il fantasma comparve davanti al mio banco, facendomi per poco urlare.
Mi tappai prontamente la bocca, mentre la professoressa disse un sonoro "Via!"
Notai i miei compagni girare velocemente il foglio, mentre il moro, ancora a braccia conserte d'avanti a me, aspettava che gli spiegassi il motivo per cui l'avevo chiamato.
"Non so niente di clorofilla e cazzi vari. Aiutami." sussurrai, guardando di sottecchi la professoressa e notandola troppo accecata a studiare la copertina dell'ultimo articolo del Vanity Fair. Accavallò le gambe elegantemente e portò la rivista davanti al viso, nascondendolo dietro.
Sospirai appena per non farmi sentire e mi voltai verso Zayn, che aveva gli occhi sbarrati.
"Io... Che cosa? Sarà una vita che non vado a scuola, nemmeno ricordo quanto fa due più due." quasi urlò.
Mi guardai in giro, notando Juls studiare a fondo la forma della matita gialla. Alzai gli occhi al cielo, passando a Josh e Beth proprio dietro di me.
Come avevo immaginato, quest'ultima aveva cominciato a scrivere a manetta. Secchiona!
Senza farmi notare dalla professoressa, che intanto aveva appoggiato la rivista sulla cattedra, lanciando di tanto in tanto un'occhiata alla classe, indicai con la testa Beth, dietro di me.
Zayn capì al volo e prima di sopparsarmi per andare a leggere le risposte esatte dal compito della mia amica, si avvicinò pericolosamente al mio orecchio.
"Dopo di questo, voglio quell'appuntamento con Juls." sussurrò appena. 
Mi strozzai con la mia saliva, mentre la professoressa mi lanciò uno sguardo infuocato.
"Problemi, signorina Smith?" mi richiamò e sventolai una mano per non destare sospetti.
Dopo una manciata di secondi passati ad osservarmi, riportò lo sguardo sulla sua intervista, lasciandomi perdere.
Tornai a respirare in modo regolare e il cuore scese dalla gola. Avevo paura, nonostante Zayn fosse un fantasma.
Non volevo essere scoperta. Non volevo finire ancora una volta dal preside.
"Ho fatto il confronto. La tua professoressa è strana, ha messo le stesse domande ma in sequenza diverse. Diabolica." commentò il moro, ridacchiando.
"Sì, però muoviti." lo intimai, facendogli notare che l'orologio andava avanti.
Lui mi guardò male, esattamente come la professoressa che però ricambiai con un sorriso, ritornando poi a fare finta di scrivere.
"La prima è la A." cominciò ad urlare Zayn. E così fece con tutte le altre a venire.
Per fortuna, erano solo delle domande a risposte multiple, allora avrei dovuto pregare tutti i santi affinchè mi aiutassero.
 
L'ora passò velocemente e quando la campanella suonò, alzai di scatto la testa. Mi ero appisolata?
E ci credo! Avevo passato l'ultimo quarto d'ora a guardarmi in giro, non sapendo che fare. Non potevo consegnare prima, o la professoressa si sarebbe insospettita.
Tutti gli alunni si alzarono, sotto le urla della cornacchia che ci dava le indicazioni di non buttarle i fogli  ma di appoggiarli delicatamente sulla cattedra.
Raccolsi la borsa tracolla da terra, raggiungendo felice le mie amiche. 
Quando posai il mio foglio sulla cattedra, la professoressa mi richiamò, sghignazzando.
"Non vedo l'ora di metterti la prossima F." sentii la sua risata tremare nella gola. Ma questa volta non l'avrebbe vinta.
"Ride bene chi ride ultimo." l'avvisai, maledicendomi mentalmente per la frase che avevo appena detto. 
Lei mi guardò male, continuando a prendere gli altri fogli.
Meglio darsela a gambe. In pochi passi raggiunsi le mie amiche, dividendoci subito dopo aver recuperato ognuno il libro dell'ora seguente.
 
*  *  *
 
"It's the final countdown... TA TA TAAA, TA TA TA TAAAAAA-" scivolai con i piedi lungo il parquet liscio della cucina, indossando solo i calzini per agevolarmi meglio. Continuai a cantare, convinta, quelle parole, sapendo di aver fregato la professoressa di scienze per un buona volta, fingendo inoltre che il cucchiaio che avevo tra le mani fosse un vero microfono.
Questa volta, invece di scrivermi 'Le scimmie sono più intelligenti di te' sul foglio del compito, accompagnato da un'enorme rossa F, avrebbe scritto 'Ti è caduto un casco di banane in testa, rendendoti intelligente all'improvviso?'
Ma non mi importava più di tanto. Le risate che mi stavo facendo con Zayn nel mio salotto di casa, vuoto, erano la sensazione più bella da provare dopo aver saputo di aver preso di sicuro il massimo.
Mi sembrava di toccare il cielo con un dito.
La risata di Zayn riecheggiò per tutta la stanza, mentre lo notai piegato in due dalle risate, rotolandosi sul divano rosso posto al centro della sala.
"Che ridi?" gli lanciai addosso la prima cosa che mi capitò a tiro, ovvero il cucchiaio che ormai mi interessava ben poco.
Lo trapassò, come ogni cosa che provavo a lanciargli contro, ma lui lo stesso smise e mi guardò da capo a piedi.
Mi sentii in imbarazzo, anche perchè avevo le cosce di fuori e sapevo che i miei capelli tirati su in una crocchia disordinata, non era il massimo dei miei standard.
Tornò a ridere nuovamente, stavolta trasportandomi con facilità. Aveva un suono cristallino la sua risata; ti ci perdevi a sentirla e cercavi in modo di far sempre caso alle diverse tonalità che aveva in base alla forza che ci metteva.
Decisi, così, di fargliela pagare.
Gli corsi in contro, pensando a tutte le maledizioni che mi stavano mandando i vicini per il volume alto del mio stereo acceso alle nove di sera, finendo poi per bloccarmi prima di saltargli addosso. Non gli avrei fatto nulla, se non rompermi il naso da sola. 
Così mi accomodai al suo fianco, salendo i piedi sul divano e guardandolo dal basso. Rimase perplesso dal mio improvviso cambiamento.
Mi ero leggermente sdraiata, non come lui, che aveva la schiena appoggiata allo schienale del divano; avevo la testa bassa, quasi sotto il suo braccio.
"Poi mi devi spiegare dove hai trovato... Quella camicia." ridacchiò ancora, stavolta contenendosi un po'.
Guardai l'enorme camicia a righe grigia che portavo, aggrontando la fronte quando mi voltai di nuovo nella sua direzione.
"Perchè, che ha?" chiesi confusa. A me piaceva come mi stava.
Lui alzò un sopracciglio, toccando appena la stoffa, facendola staccare dal mio ventre nudo. Poi ricadde sul mio stomaco, facendo uscire quell'aria che era entrata poco prima.
Non avevo nulla sotto, se non l'intimo, ovvio. Però non avevo messo nemmeno il pantaloncino, talmente era alta la temperatura del termosifone di casa. E c'era un caldo tremendo.
"Fa... Rimettere." confessò, facendomi strabuzzare gli occhi.
"Se ti sente papà... Questa è sua." spiegai, giocando con un bottone, quasi staccandolo per la strana forza che ci stavo mettendo. Amavo le sue camicie e amavo le canzoni dei suoi tempi, molto più sensate di quelle che giravano ora.
Mi stava mettendo in agitazione? Era pur sempre un fantasma, non poteva farmi quest'effetto!
Lui rise nuovamente, ma smise subito quando notò che non gli andai in contro, ridendo a mia volta.
Storcendo le labbra di lato, mi guardai in giro. La cucina, come il resto della casa, era vuota.
Papà era a lavoro, il secondo per l'esattezza. 
Avevo cenato con una semplice tazza di latte, sotto le minacce di Zayn visto la mia mancanza improvvisa di fame, e ora non sapevo come ammazzare il tempo. Se non facendo la stupida, visto che mi riusciva molto più facile di quanto pensassi.
Appoggiai la testa sul bracciolo del divano, sistemandomi meglio distesa sul morbido materasso e allungai una gamba, tenendola saldamente stretta tra le mani, puntandola sotto il naso del moro al mio fianco.
"E di questi che mi dici?" gli mostrai i calzini colorati, a righe, che portavo ai piedi.
Lui afferrò il mio alluce, facendomi gemere dal dolore quando per poco non me lo staccò, ridacchiando dalle mie smorfie.
"Se fossero meno neri, magari..." mi prese in giro, visto che avevo continuato a fare la scema per tutto il tempo, ballando e cantando a modo mio nel salotto, facendoli sporcare.
La canzone finì, e aspettai in silenzio finchè cominciasse quella che veniva dopo. Intanto riposizionai la gamba al suo posto.
"Quando ti iniziano le vacanze di Natale?" mi chiese Zayn, interrompendo quel silenzio che era appena calato.
Alzai le spalle, sorridendo quando sentii le parole della nuova canzone.
 
All the single ladies, now put your hands up!
 
Saltai giù dal divano, riconoscendo la canzone di Beyonce.
"So fare il balleto di questo!" squittii, felice "Ho perso un'estate intera con le mie amiche per impararla. Guardami." e cominciai ad imitare il balletto del video musicale della canzone.
Non che fossi una ballerina nata, però mi piaceva e poi... Non sapevo più che fare.
Di andare a dormire, non se ne parlava.
Sentii le risate di Zayn e, sapendo di essere già una stupida ai suoi occhi, oltre al balletto, mi improvvisai cantante.
"No, ti prego! -si tappò le orecchie- Mi stai rompendo i timpani." mi prese in giro, scuotendo la testa.
Decisa a fargliela pagare, smisi di ballare, saltando sul divano al suo fianco. Tanto forte, che lo vidi rimbalzare.
Ridacchiai dalla sua reazione a quel gesto.
Mi afferrò per le caviglie, trascindomi sul divano fino a farmi sdraiare, tra le risate.
Mi tenne stretta, mentre notai una strana luce nei suoi occhi. Ma non era quella luce che avevo visto negli occhi di Oliver o di Justin. Questa, non faceva paura.
"Che intenzioni hai?" chiesi, non capendo che da lì a poco sarebbe iniziata una guerra di solletico.
E solo lui poteva farmelo!
Mi piegai in due, ridendo e pregando Zayn in tutte le lingue di lasciarmi andare.
Il solletico era sempre stato il mio punto debole e non capivo come faceva a saperlo.
"Chiedo risarcimento per i miei poveri timpani." scherzò, continuando comunque con la tortura.
"Co... Cosa?" non capii quello che voleva dire, mentre le sue mani si posavano sempre più pesanti sui miei fianchi, facendomi rabbrividire ad ogni contatto.
Ormai il fiato era corto, il cuore aveva un battito accellerato e tutti i muscoli della pancia facevano male. Appena mi sarei rimessa in piedi, sarei cascata a terra senza forze. Ma ne valeva la pena.
"Chiedimi scusa." mi uscì la lingua, mentre agli angoli degli occhi si formarono delle piccole rughette che lo resero ancora più bello.
Ma cosa andavo a pensare? Era pur sempre un fantasma, il niente per me!
"Scusa." dissi in preda allo spasmo. Mi mancava l'aria, avevo bisogno di fermarlo all'istante o avrebbe avuto un morto sulla coscienza. O non aveva una coscienza?
Rimase ancora seduto su me per qualche secondo; il mio petto si alzava e abbassava ad un ritmo irregolare, la bocca era schiusa per far entrare più aria possibile nei miei polmoni, mentre con gli occhi lo osservavo fermo su me, sperando che non ricominciasse.
Mosse una mano e chiusi gli occhi di scatto. Ma stavolta non si era fermato a farmi il solletico.
Mi aveva spostato una ciocca di capelli caduta sugli occhi. Li riaprii un attimo dopo, ossevando la mano scura del ragazzo sistemare il ciuffo dietro l'orecchio ordinatamente, mentre le sue labbra si curvavano appena.
Mi sorrise e feci lo stesso, ringraziandolo.
Quando si alzò dal mio corpo, mi spostai di lato per fargli uno spazio accanto a me. Per fortuna il divano era abbastanza grande per farci entrare entrambi.
Voltai lo sguardo nella sua direzione, sorridendogli. La sua mano accarezzò la mia guancia, mentre col pollice cominciò a disegnare dei cerchi immaginari su quella sinistra.
Lo guardai negli occhi. 
Mi correggo.
Mi persi nei suoi occhi.
Non avevo notato le sfumature di marrone. Non avevo nemmeno notato la vicinanza pericolosa che ci divideva.
Sentii il suo respiro caldo sbattere sul mio viso e per un momento mi sentii stupida. Stupida perchè magari lo stavo solo immaginando. Ero pazza!
Così decisi di interrompere tutta quella quiete con una domanda che mi tormentava da qualche giorno.
"Come mai riesco a vederti solo io? Vederti e sentirti." chiesi, sperando che quella volta non sparisse come aveva fatto quel giorno in palestra, quando mi stava dicendo qualcosa sulla sua apparizione.
Lui spostò il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, per poi ritornare a fissarmi nello sguardo.
"Hai fatto la furba aprendo gli occhi quando mi avete chiamato. Mi sei stata simpatica e hai fatto la trasgressiva. -Ridacchiai- E poi, potevo scegliere solo uno di voi quattro..." Mi spiegò calmo.
Provai a formulare mentalmente la domanda che avrei fatto subito dopo, ma lo notai avvicinarsi, mentre la lingua sgusciò fuori dalla bocca, come a bagnare le labbra, interrompendo i miei pensieri completamente. 
Era così bello che alla prima stella cadente che avessi visto, avrei espresso il desiderio di averlo al mio fianco, per davvero.
Il mio cuore accellerò il battito cardiaco, mentre una canzone di Bruno Mars ci faceva da sottofondo. 
Lo volevo? Volevo che succedeva quello che stavo immaginando? Perchè stava per succedere proprio quello...
Chiusi violentemente gli occhi, contando mentalmente quanto potesse mancare prima che sentissi le sue labbra sulle mie.
Tre... Due... Uno...
Il cellulare posato sul tavolò squillò insistente come non mai. Cacciai un urlo, presa alla sprovvista, spalancando gli occhi e cadendo dal divano con un sonoro tonfo sul pavimento.
Le risate di Zayn non tardarono ad arrivare.
Mi rimisi in piedi, palpando leggermente il mio dolorante fondoschiena e risposi alla chiamata di Juls. Leggendo il suo nome lampeggiare sul display, l'avevo mandata -e dico poco- almeno cento volte a quel paese!
"Ho deciso." aggrottai la fronte, visto che non mi aveva dato nemmeno il tempo di parlare per salutarla.
"Cosa hai deciso?" chiesi confusa.
Mi voltai verso il divano, dove Zayn si metteva seduto dritto, guardandosi attorno, come se si fosse pentito di quello che stava per fare. E io? E io, bo... Forse lo volevo davvero...
Sentii sospirarla, per poi finalmente parlare.
"Ho deciso di uscire con Zayn." strillò.

 
  
 
 
 
EHIOOOOOOOO
E poi ci sono io che interrompo come meglio posso un momento
Zariel(?). O è meglio Aryn?(?)
No, ok. Trovatemi un nome da shippare ahahah
 
Anyway, ma quanto vi posso amare? **
Per le 10 recensioni del capitolo precedente ho aggiornato
anche prima ashdks
E come avete capito, nel prossimo capitolo succederà qualcosa
di alquanto bizzarro e strambo(?)
Ma in effetti, io sono stramba e bizzarra lol
 
Comunque, credo di aggiornare lunedì, ma visto
che mancano troppi giorni credo che lo farò domenica... A meno
che non mi fate morire con le vostre recensioni e aggiorno anche prima! 
Ahaha mi chiamavano l'eterna indecisa lolluzzo(?)
Ps. ammettetelo: anche voi adesso volete un fantasma
che vi aiuta per i compiti in classe lol
 
Vi saluto che già vi ho rotto le ovaie B)
 
Sofia.

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Capitolo 7
*** Ringrazia di avere un bel faccino. ***


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RINGRAZIA DI AVERE UN BEL FACCINO.
 
 
"Ti prego, ti pregooo, ti preeeeeeego." ci mancava poco che mi mettessi pure in ginocchio.
"Ma spiegami cosa c'entro io con quello là." sbottò Josh, posando poi la sigaretta tra le labbra. Aspirò buona parte del fumo, per poi gettarlo fuori dalla bocca in un'unica volta.
"Facile! Juls esce con Zayn, tu esci con me." continuai a ripetergli.
Lui mi guardò male "Un appuntamento a quattro?" mi chiese e finalmente sospirai rilassata.
Aveva capito, ci era arrivato!
"No, sei." spostai lo sguardo verso Beth che si era appena seduta silenziosa sugli scalini, al mio fianco.
"Sei?" sia io che Josh parlammo, confusi.
"Juls ha parlato con Dylan, quello della sezione B. Mi ha praticamente combinato un appuntamento che non volevo." sbuffò, uscendo dalla borsa tracolla il cellulare.
"Ah, davvero? Sono felice di non dover sopportarmi Juls e Zayn da sola. Siete i miei migliori amici." passai le braccia sulle spalle dei due, stringendoli verso di me, sorridendo.
Non potevo avere amici migliori di loro.
"Ok, ma ora mi spiegate che fine ha fatto Juls?" Josh spostò scocciato la mia mano dalla sua spalla, e dopo aver ricevuto una linguaccia da parte mia, gettò la cicca della sigaretta a terra, schiacciandola e spegnendola completamente con la suola della scarpa.
Io alzai le spalle, mentre Beth sbottò un "Si è andata a cambiare. E' tornata a casa solo per mettersi qualcosa di comodo per andare a giocare a mini-golf." spiegò tranquillamente.
"Mini-golf?" sbottammo all'unisono io e Josh. Mi voltai verso il mio amico, dandogli una gomitata alle costole e sussurrandogli un "Non copiarmi le battute." facendolo gemere di dolore.
Mentre il ragazzo si massaggiava la parte lesa, Beth annuì.
Oh bene, stavo per andare ad un appuntamento a sei e per di più avrei dovuto fare da tramite per Juls per poter parlare con Zayn, visto che lo vedevo e lo sentivo solo io.
Per non parlare del posto in cui stavamo andando. Ero una schiappa in qualsiasi gioco, ma il golf non l'avevo nemmeno considerato come tale.
"E' arrivata Juls, andiamo? Dov'è Zayn?" mi chiese Beth, indicando con la testa l'altra e alzandosi, porgendomi poi una mano.
Mi guardai in giro e lo notai seduto sotto un albero. Alzai la mano, indicandolo e poi notai con la coda dell'occhio Josh sbuffare.
Perchè non gli piaceva Zayn? Lui non sapeva com'era in realtà quel ragazzo. Alla fine, nemmeno io lo sapevo per davvero e tutta questa scenata dell'appuntamento mi irritava, non poco. Ma era pur sempre la mia migliore amica.
"Andiamo?" la voce di Juls mi riportò alla realtà, mentre seguii Beth e Josh scendere le scale silenziosamente, proprio dietro una saltellante e felice Juls vestita di una tutina blu e rosa.
 
*  *  *
 
"Sei mazze." strillò eccitata Juls, mentre la signora posta al bancone del parco ci guardò tutti, confusa.
"La matematica non è un optional" infatti sussurrò, notando che in realtà eravamo solo cinque.
Diedi una gomitata alla mia amica, alzando gli occhi al cielo.
"Evidentemente non esce pazza per quella materia." cercai di sistemare le cose io, sperando vivamente di far fretta alla donna che continuava a fissarci.
Ci passò cinque mazze e cinque palline, oltre un blocchetto segna-punti, augurandoci poi una buona partita.
Beth sfogliò il blocchetto, scrivendoci sopra i nostri nomi man mano ci avvicinavamo alla prima buca.
"Dì a Juls che vestita così è davvero carina." per poco non urlai, notando solo quando parlò, Zayn, che adesso camminava al mio fianco. Mi avrebbe fatto morire di infarto un giorno di questi.
Mi avvicinai alla mia amica, e sbuffando, mi misi a ripetere le parole esatte del moro. Lei ringraziò il ragazzo, mentre io mi affiancai a Beth e Dylan.
Ma tanto non finiva lì. Dovetti ripetere qualsiasi cosa che mi diceva Zayn, facendo ridacchiare Juls.
Ci mancò poco che Dylan non mi sentisse.
Lo ricordavo bene, Dylan: si era preso una cotta per me in quinta elementare. Il giorno di San Valentino mi portò a scuola un cioccolatino a forma di cuore, ma l'unica cosa che feci io fu quella di gettarlo dalla finestra, uscendomene con la scusa della dieta.
Possibile fossi idiota già all'età di dieci anni? Evidentemente sì, visto che avevo rinunciato a un bel ragazzo biondo, occhi verdi, alto e abbastanza muscoloso. Il ragazzo che tante sognano, va.
Il primo a lanciare fu Josh e, dopo due tentativi, fece subito buca. Dopo di lui, tentò Juls, che ridacchiando fece il punto solo dopo quasi cinque colpi.
Proseguì Beth e Dylan, così rimasi io che centrai il buco solo dopo sette colpi di mazza.
Imprecando in tutte le lingue del mondo, seguii gli altri alla seconda buca.
Anche lì ricominciò la fila per tirare ognuno la sua palla colorata.
A me era toccata quella rosa, e mi irritava non poco. Odiavo quel colore.
Lo odiavo solo a causa dell'ochetta Ashley Belson, alias capitano delle cheerleader; una volta mi aveva fatto cadere davanti a tutta la scuola. Dire che sono stata lo zimbello per quasi tutto l'anno scolastico, è dire poco.
Per fortuna, l'anno dopo, fu preso di mira un altro e Ariel il pesce volante rimase solo un brutto ricordo.
Odiavo il rosa perchè praticamente era il suo colore preferito in tutto: macchina rosa, abbigliamento rosa, borse rosa, quaderni e matite rosa, per non parlare delle punte dei capelli rosa. Che odio!
 
Arrivammo alla sesta buca. Scoprii che man mano andavamo avanti, il percorso diventava più difficile. E se per fare un semplice buca ci mettevo sette o otto colpi, per fare quella difficile ci avrei messo dieci anni?
Intanto avevo scoperto un po' i gusti di Zayn, dato il fatto che facevo da tramite tra i due. Non potevano avere un po' di privacy, così.
Avevo scoperto che amava il rosso, l'abbigliamento sportivo e comodo, ma non detestava l'elegante. Anzi, quando poteva, ne approfittava, anche per le feste.
Adorava gli animali, soprattutto i cani -cosa alquanto strana vista l'esperienza di qualche giorno prima con Rex- e quando era in vita, ne aveva uno che si chiamava Boris. Poi, con la sua ex, ne aveva preso un altro, Hatchi, che però aveva lasciato accudire a lei una volta separati.
Amava il calcio, ma solo quello alla tv. Non era un tipo atletico, ma si era anche definito vanitoso, facendomi ridere quando l'aveva confessato apertamente.
Ha raccontato anche un po' del suo successo; tutto quello che ha passato con la band e i suoi amici, e nella mia testa sembrava una figata assurda. Ma non dissi nulla, anche perchè l'appuntamento non era con me. Purtroppo...
Raccontò anche che prese a fumare per scaricare la tensione, cercare di andare avanti con i problemi e trovare un modo che lo rilassasse. Ma per fortuna, andando avanti con gli anni, capì l'importanza della vita e smise piano piano.
Sposò una donna a trent'anni, ebbe due figli con lei e adesso non sapeva più dove fossero andati a finire. Gli avevano promesso, sul letto di morte, che sarebbero andati sempre a trovarlo alla tomba. Ma invece, deluso, spiegò che non avevano mantenuto la promessa, cambiando città qualche mese dopo.
Arrivò il mio turno, e dopo aver studiato per bene la pista numero otto e notato la buca in lontananza, presi un profondo respiro.
Aprii leggermente le gambe, stendendo le braccia dritte davanti a me, e mi concentrai sulla pallina.
Sentii un 'Forza' di incitamento da parte di Beth, mentre Juls insisteva sul chiedere delle cose a Zayn, come se fino ad allora non l'avevo fatto. Avevo bisogno di un po' di tranquillità per concentrarmi, ma evidentemente non ero libera nemmeno di svuotare la mia mente dai pensieri.
Alzai le braccia verso sinistra e con tutta la forza che avevo nel corpo, sferrai un lancio potente. Guardai in lontananza, sorridendo e cercando con lo sguardo dove fosse arrivata la pallina.
Ammazza! Talmente ci avevo messa tanta forza, che non si vedeva più. Ed era pure rosa! Difficile non notarla.
Qualche risatina al mio fianco mi fece incuriosire, così mi voltai verso i miei amici e li guardai con la fronte aggrottata.
Nessuno mi spiegava il perchè di quelle risate, solo quando Zayn mi indicò il prato sotto di me, mi accorsi che la pallina non si era mossa di un millimetro.
Che figura di merda!
Cercai di ridacchiare anche io, sperando che quella giornata finisse in fretta anche!
Oltre che negata per quel gioco, mi sentivo stupida per aver convinto Josh ad accompagnarmi, per poi mollarlo insieme a Beth e Dylan che sembravano divertirsi insieme.
Mi riposizionai sopra la pallina, stando attenta stavolta a colpirla sul serio.
"Vuoi una mano?" non ci fu il bisogno di girarsi per capire che era Zayn quello che stava venendo in mio soccorso.
"Non sono un fenomeno, ma almeno me la cavicchio." spiegò subito, avvicinandosi.
Guardai per un secondo i miei amici, ignari della proposta di Zayn. Poi accettai con un semplice cenno, senza farmi notare dal resto del gruppo.
Sentii Zayn posizionarsi dietro me, le sue mani si posarono sopra le mie, chiudendomi tra le sue braccia. La mia schiena era attaccata al suo petto, e per pochi secondi mi mancò il respiro.
Le immagini della sera prima quando eravamo sul divano si fecero spazio nella mia mente. Io lo volevo quel bacio, ora ne ero sicura.
E non saprei dire il perchè, ma stare tra le sue braccia mi faceva sentire al sicuro.
In effetti, negli ultimi giorni, anche solo la vicinanza di Zayn mi faceva tranquillizzare, sentire protetta, in un certo senso.
"Molto semplice... Devi puntare con gli occhi il punto esatto in cui vuoi tirare la pallina. Funziona così." disse sicuro di sè, riportandomi alla realtà.
Sentii comunque le guance andarmi a fuoco quando mi attirò di più a sè, costringendomi ad alzare la mazza verso il cielo, pronti a scagliare il colpo.
"Sei pronta?" mi chiese all'orecchio, e talmente era vicino, che per un momento dimenticai che ci fossero anche altre persone con noi.
Mi obbligai a riprendere coscienza dei miei pensieri e puntai gli occhi sulla mazza che tenevo a mezz'aria, come a capire l'angolatura perfetta in cui la tenevo.
Ma di nuovo venni distratta dalle mani di Zayn appoggiate sulle mie. Anche se era un fantasma, quel tocco era caldo e mi faceva venire sempre più nostalgia di averlo per davvero al mio fianco.
Annuii leggermente, mentre i miei occhi si soffermarono sulla bandierina gialla qualche metro distante da noi.
"Via!" urlò poi, costringendomi ad abbassare le braccia velocemente e con forza, colpendo la pallina e facendola volare al cielo.
Guardai, come il resto del gruppo, la pallina in modo stupito. Non mi capacitavo di aver fatto un simile tiro. Anche se in realtà era stato Zayn, in fin dei conti.
Non entrò in buca direttamente, ma mi sarebbe bastato un altro colpo per fare il punto.
Saltellai felice sul posto, battendomi le mani da sola e decidendo poi di saltare addosso a Zayn, come a ringraziarlo. Tanta era la felicità per uno stupido gioco.
Ovviamente lo trapassai, ignaro del mio piano, e caddi a terra di sedere, maledicendomi mentalmente per quanto fossi stupida.
Un altro flash mi abbagliò e maledii Juls e quella stupida macchina fotografica che si era portata dietro, rompendomi le ovaie per tutto il giorno.
Le risate degli altri non tardarono ad arrivare, poi Josh mi aiutò ad alzarmi e continuammo il nostro gioco fino alla fine.
Anche se all'improvviso era diventata una giocatrice nata di golf, nessuno mi chiese niente. Io approfittai degli abbracci di Zayn fingendomi fino all'ultima buca stupida e idiota solo per averlo tra i piedi, pronto ad aiutarmi.
E così fece. Sorrideva al mio orecchio ad ogni buca, mentre mi faceva ridere silenziosamente con frasi 'I tuoi amici ti iscriveranno a qualche gara vista la tua innata bravura.' oppure 'Sei un'ingrata a questo gioco. Ma ringrazia di avere un bel faccino.' e io gli davo ragione, anche se in alcune frasi mi sembrava terribilmente serio e per poco non cascavo a terra, imbarazzata.
La giornata continuò così, tra buche, fotografie, tramite per Juls e Zayn, e tante sane risate.
Dopotutto, non era stato un brutto appuntamento a sei.
Vinse Josh col minor numeri di colpi. La signora del bancone gli passò un pupazzo, e poi il mio amico lo regalò a me, non sapendo a chi darlo e uscendosene con la scusa di essere il mio 'accompagnatore' del giorno.
Lo tenni stretto tra le braccia per tutto il tragitto del ritorno.
 
Chi era l'idiota che abitava il più lontano possibile dal campo del mini-golf?
Esatto, io!
Eravamo rimasti solo io e Zayn, e ringraziai che fosse il mio fantasma personale, visto l'orario e il cielo scuro della sera.
Almeno non ero sola e non mi dovevo preoccupare più di tanto. 
Da quando era arrivato Zayn, la mia vita aveva preso un verso migliore. Nessuno mi toccava, nessuno poteva farmi del male.
Potevo escogitare qualcosa contro Ashley, in effetti. Perchè non ci avevo pensato prima?
"Oh Dio." mi bloccai all'improvviso per l'esclamazione di Zayn, voltandomi dalla sua parte e aggrottando la fronte.
"Il tuo ciuffo è apposto. Ora, torniamo a casa, prima che papà chiami 'Chi l'ha visto?'" risposi, riprendendo a camminare.
Ma la mano di Zayn mi bloccò, costringendomi a guardarlo di nuovo, stavolta indicandomi con l'indice un parco dalla parte opposta della strada in cui eravamo.
"E' un semplice parco, Zazà. Non dirmi che ai tuoi tempi non esistevano." per poco non spalancai gli occhi. Ma in che anno vivevano se non avevano nemmeno un parco?
"No, cioè, sì... Avevamo i parchi, allora. Ma questo è stato il parco del mio primo bacio." stavolta li spalancai davvero, gli occhi.
Certo che stare nella tua città, ormai diversa, non doveva essere una cosa piacevole. Vedere i cambiamenti, le evoluzioni e ricordarla in altre maniere, a me personalmente, avrebbe fatto venire solo nostalgia.
"Vuoi entrarci?" sbiascicai, sperando che non mi avrebbe mandata a quel paese.
Lui invece annuì, portandomi con una mano dall'altra parte della strada, tirandomi dentro il parco vuoto e abbandonato.
Non c'era nessuno, vista l'ora e pure il freddo. Poi anche il cielo non prometteva nulla di buono.
"Però veloce. Papà potrebbe preoccuparsi sul serio." lo avvisai, seguendolo verso non sapevo dove.
Sembrò non ascoltarmi e continuò a tirarmi fino ad una fontana ormai secca e asciutta, cosparsa di foglie secche cadute dagli alberi. Non usciva nemmeno un filo di acqua e per di più era macchiata di melma, ormai asciutta.
"E' stato qui che l'ho dato. Com'è che si chiamava...? Ah, sì! Miriam!" ricordò i suoi tempi, felice.
Aveva una strana luce negli occhi e me lo immaginavo ballare la conga dentro lui per aver ritrovato un luogo allora per lui importante.
Qualcosa di particolare attirò la mia attenzione e sorrisi. Lui si accorse delle mie labbra curvate e mi guardò aggrottando la fronte.
"Che c'è?" lo bloccai ancora prima che potesse dire qualcosa sul suo ciuffo, perchè non era quello che mi stava rendendo felice. No.
"Nevica." lo avvisai, guardando un piccolo fiocco trapassarlo senza problemi.
Lui alzò gli occhi al cielo, notando che il cielo era scurissimo e che dei piccoli fiocchettini bianchi scendevano ondeggiando.
Amavo la neve. Mi rilassava terribilmente.
Oltre per il fatto che chiudevano le scuole in caso di bufera.
"Andiamo a casa? Sai, adesso sì che si preoccuperà papà." sorrisi, sperando di convincerlo visto che sarei stata messa io in punizione e non lui.
Lui annuì, ma quando andai per fare un passo, mi bloccò per un polso nuovamente.
"Aspetta, prima voglio provare un cosa." e mi tirò molto vicino a lui.
Sentii il mio petto scontrarsi col suo, mentre il fiato mi si mozzò in gola. La neve continuava a scendere a fiocchi sempre più insistentemente.
Notai solamente i suoi occhi chiudersi man mano si avvicinava al mio viso, e feci lo stesso.
Quando le sue labbra furono sopra le mie, brividi di freddo percorsero la mia schiena. Stavo baciando un fantasma? E ora come l'avrei potuto raccontare in giro?
Sarebbe stato il nostro segreto. Un segreto che mi sarei portata fino alla tomba.
Improvvisamente, il clima si era fatto più caldo.
 
 
    
 
EHIOOOOOOOOO
Ma voi mi volete morta? AMMETTETELO!
jkahkjsh 11 recensioni in soli 3, anzi 2, giorni?
Bo, trasferiamoci in Madagascar e vi sposo tutte(?)
No, davvero... So che lì si possono sposare fino a cinque persone..
ONE DIRECTION, VI VA DI VENIRE A FARE UN VIAGGETTO IN MADAGASCAR?(?)
 
Ok, torniamo serie uu
Come avete visto, ho aggiornato primissimo uu
Ma questo solo perchè con le recensioni mi avete super convinto!
Adesso, penso di aggiornare martedì, ma il procedimento funziona come sempre,
se ci sono buona parte di recensioni, aggiorno anche prima :)
 
Ow, avete visto il primo bacio? Ma sarà l'ultimo?
Bo, non ve lo dico, na na na na(?)
 
Ok, sto dando i numeri lol
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo... E ammetto che il prossimo
sarà qualcosa di esilarante e che vi farà innamorare di più della
coppia Zariel uu
 
Adios e GRAZIE A TUTTE :3
 
Sofia.

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Capitolo 8
*** Parla come mangi. ***



 

PARLA COME MANGI.
 
 
 
"Minchia papà, un momento! Non è colpa mia se le strade sono affollate per colpa della neve che ha fatto stanotte!" bugia, almeno in parte.
Avevo passato l'intero pomeriggio a giocare a monopoli con Zayn, dopo che mi aveva costretto a studiare storia per l'interrogazione che mi aveva puntato quella stronza della professoressa.
Avevo uscito tutte le scatole dei giochi di famiglia, e visto che fuori nevicava come non mai, ci eravamo accomodati sul tappeto davanti al camino a giocare come un'allegra famigliola. Solo io e lui.
Poi, giustamente, papà doveva rompermi le ovaie chiamandomi e chiedendomi il favore di andare dalla parte opposta della città.
Me l'avrebbe pagata. E pure cara!
"Ariel, modera i termini e muoviti che la sfilata sta per iniziare." strillò lui, mentre pagai il signore del taxi e scesi velocemente.
Sfilata, sì.
Il secondo lavoro di papà era a contatto con uno studio di modelle. Non era una modella -e meno male-, ma nemmeno uno stilista importante. Era uno dei soliti tecnici delle luci delle passerelle, uno di quelli poco importanti che stavano dietro le quinte a sistemare le cose.
Non riuscii a formulare altre parole, rimanendo a bocca aperta davanti all'immenso palazzo grigio che mi si presentò davanti.
"Ariel? Ci sei ancora?" riconobbi la voce di mio padre richiamarmi per telefono, facendomi ritornare alla realtà.
"Sto entrando proprio adesso." lo avvisai, attaccando la chiamata e posando il cellulare in tasca.
Mi guardai a destra e a sinistra della strada, per poi attraversarla e arrivare davanti al portone principale.
"Jawy, fammi un favore. Passa attraverso i muri, le porte o fai una delle tue magie, e vedi dove sta mio padre, così non faccio tardi." dissi velocemente.
Appena avevo messo piede fuori, con l'intento di partire da casa con lo skate, ero scesa di sedere i tre scalini a causa delle presenza del ghiaccio. Avevo maledetto quanto più cose possibili, immaginando i lividi che sarebbero apparsi qualche oretta dopo. 
Così chiamai un taxi, per evitare di imbattermi in una montagna di neve e diventare l'uomo delle nevi. O la donna, nel mio caso.
Affondai il viso nell'enorme sciarpa che indossavo, sentendo sbuffare Zayn qualche passo più dietro di me. Così mi fermai e lo guardai accigliata.
"Per favore, già abbiamo fatto tardi." lo richiamai, ricordandogli che in parte era pure colpa sua se avevo sbagliato il nome della via.
Al contrario di quello che pensavo, incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo.
"Come mi chiamo io?" mi chiese, scocciato.
Ancora con quella storia?
"E' solo un soprannome, Zazà. I tuoi amici come ti chiamavano, ai tuoi tempi?" chiesi curiosa, sperando comunque che muovesse le chiappe.
Lui sembrò pensarci e spalancò gli occhi.
Din din din! Nuovi segreti per me!
"Pakistan boy o bad boy." disse solamente, abbassando lo sguardo.
Non mi trattenni dal ridere, e lo feci di cuore, sbattendo anche le mani sulle ginocchia quando mi piegai in due.
"Smettila!" mi ammonì lui, ma smisi solamente dopo qualche secondo, preoccupata di farmi venire un colpo di asma.
Asciugai una lacrima fuoriuscita dagli occhi e tornai a fissarlo.
"Hai visto? Qualcuno ha usato nomignoli peggiori dei miei. Ora, per favore, mi dai una mano, Zayn?" usai il tono di voce più gentile possibile, accompagnato dallo sbattimento di ciglia che mi facevano sembrare un'emerita idiota.
Almeno, io mi sentivo così.
"Ok, ci vediamo dentro." sbiascicò soltanto, prima di sparire dalla mia vista.
Strinsi al petto la busta di cavi elettrici che avevo preso per papà, correndo poi dentro l'enorme edificio.
Gente che viaggiava a destra e a manca come dei razzi, indossando un auricolare all'orecchio e farfugliando qualcosa sottovoce. Gente che si fermava all'improvviso, toccava un capo d'abbigliamento e poi tornava a sparire dietro delle misteriose porte.
Papà non mi aveva mai permesso di andare con lui ad uno dei suoi lavori, quindi per me era una cosa nuova, una novità e non volevo che nessun dettaglio mi sfuggisse.
"Serve qualcosa?" per poco non cacciai un urlo, spaventata, voltandomi verso destra e ritrovandomi una donna sulla trentina, dietro un bancone, intenta a picchiettare sui tasti consumati di una tastiera del pc, mentre ruminava la sua chewin-gum come peggio poteva.
Seriamente, avevo visto meno cose quando avevo dato da mangiare al cavallo di mio zio John.
Scossi le spalle, ricordando che la signora, o signorina, ancora attendeva una mia spiegazione.
Mi avvicinai al bancone, appoggiandoci le braccia sopra e sfoggiando un sorriso enorme.
"Salve, sono la figlia..." mi interruppi quando la donna alzò l'indice proprio davanti ai miei occhi, zittendomi. Schiacciò l'auricolare di più nell'orecchio, parlando.
"Pronto? Amore!" preferii girarmi e bearmi di quella sala, pur di non sentire un'altra sillaba strozzata della tipa stramba. Ma papà come stava in quel posto?
Sembrava che tutti là dentro sapevano cosa fare, tutti altezzosi che non ti degnavano nemmeno di uno sguardo.
Anzi, quelli me li lanciavano, però di disprezzo. Non ero mica una vagabonda entrata in quel posto così, per caso!
"Trovato!" misi una mano sul cuore, ritrovandomi Zayn a pochi centimetri dal mio viso, spaventata.
"Potresti avvisarmi la prossima volta che decidi di comparire così, all'improvviso a pochissima distanza?" chiesi, cercando di far tornare il battito cardiaco ad uno stato normale. Ma senza successo.
Zayn scoppiò a ridere, mentre posò le mani ai fianchi e si abbassò ancora più pericolosamente vicino al mio viso.
"Perchè?" chiese a un soffio dalle mie labbra.
Deglutii rumorosamente, abbassando lo sguardo sulle sue labbra e costringendomi subito dopo ad alzarlo per guardarlo negli occhi. Fu un'impresa ardua, ma dovevo farlo!
"Dove papà? Sai come si incazza se ritardo anche stesso altri cinque minuti." alzai di scatto la busta di plastica, ricordandogli il vero motivo per cui fossimo lì.
Lui ridacchiò ancora, allontanandosi. Si guardò in giro e alla fine, accompagnato dai gesti, decise di indicarmi la giusta strada.
"Prendi quel corridoio. Giri in fondo a destra, la seconda alla sinistra e bussi alla quinta porta rossa, quella dove c'è stampata sopra un'enorme stella dorata." eh?
Lo guardai come una che era appena caduta dalle nuvole, aggrontando la fronte e sbiascicando un misero "Che minchia hai detto?"
Alle mie parole, il moro scoppiò a ridere.
"Ho capito. Ti ci porto io." non potevo che essere felice da quelle parole, anche perchè non vedevo l'ora di vedere papà in azione, visto che non mi capitava tutti i giorni una cosa del genere.
Al contrario di quello che avevo capito, Zayn mi caricò sulle sue spalle come un sacco di patate, cominciando a correre molto velocemente tra i corridoi.
Scoppiai a ridere, immaginando lo sguardo allibito di chiunque vedesse una ragazza a mezz'aria svolazzare per l'intero edificio.
"Zayn, rallenta! Ho paura." mi confidai, mentre lo sentii rispondere un semplice "Tanto siamo arrivati." per poi sentire il pavimento sotto i miei piedi.
Mi guardai in giro, spaesata e curiosa allo stesso tempo.
Davanti agli occhi c'era la famosa porta rossa con stampata sopra un'enorme stella dorata. La guardai attentamente, riconoscendo poco dopo la voce di mio padre provenire dall'interno.
"E' lui." mi voltai verso Zayn, che alzò semplicemente le spalle, soddisfatto del suo lavoro.
Chissà cosa pensava quella signora all'entrata della mia scomparsa improvvisa.
"Bussa." trasalii alle parole di Zayn e picchiai con poca forza sul legno rosso della porta.
Silenzio. Avevo ucciso tutti?
"Parola d'ordine?" sentii dopo una manciata di secondi.
Guardai Zayn perplessa, poi ritornai a fissare la porta ancora chiusa davanti a me.
"Ehm... Banana?" provai, dicendo la prima cosa che mi passò per la testa.
"Errata." rispose quello all'interno della stanza.
Spostai il peso su una gamba, cominciando a picchiare sul pavimento con l'altro.
"Papà aprimi, ti ho portato le tue cose." dissi seccata, sperando che non avessi sbagliato persona.
La serratura scattò e la porta si aprì, rivelandomi la figura di mio padre vestito tutto di nero. Partecipava a un funerale?
"Entra, vieni." mi tirò dentro la stanza prima che potessi dire o fare qualunque cosa.
"Questa è la busta?" mi chiese e annuii prontamente, porgendogliela.
"Brava figliola. Potrai chiedermi qualsiasi favore... Però ora resta qui, sistemo una cosa e torno." uscì dalla porta da cui ero entrata io, lasciandomi completamente sola.
Cioè, proprio sola no. Con me c'era Zayn e una donna credo delle pulizie per come era vestita. Mi salutò con un sorriso a dieci denti -aveva fatto a cazzotti con King Kong?- e ricambiai con un semplice gesto della mano.
Poi una campanella suonò e la signora mi abbandonò in quella stanza. E ora?
Mi guardai in giro curiosa, mentre notai con la coda dell'occhio Zayn sedersi comodamente sulla poltroncina rossa posta davanti ad un enorme specchio riempito di piccole lucine.
Notai la fila di vestiti attaccati a delle grucce, varie parucche colorate e qualche tendina che forse stava ad indicare i camerini della stanza.
"Tuo padre è uno stilista?" mi chiese d'improvviso Zayn, odorando quello che doveva essere della cipria.
Gli venne da starnutire e io sorrisi, togliendogli l'oggetto dalle mani, appoggiandomi dopo col sedere al tavolo dei trucchi.
"Ma magari! Ma no, è quello che però monta palchi, luci... Fa qualcosa, va." cercai di spiegarmi, anche se in realtà nemmeno io sapevo cosa facesse in quel posto.
Zayn allungò una mano verso di me, e prima che potessi accorgemene, una scia rossa rigò il mio viso. Scattai sul posto, girandomi a fissarmi allo specchio alle mie spalle e constatando di avere una chiazza di rossetto in mezzo al volto.
Sentii ridere il ragazzo, ma mi rassegnai in partenza, sapendo che non avrei potuto fare niente contro di lui.
"Perchè non provi qualcuno di questi?" mi girai nella direzione di Zayn, cercando con la mano un fazzoletto per sistemare il suo disastro.
Guardai attentamente il vestito rosso acceso corto davanti e lungo dietro che Zayn teneva tra le mani. Mi si accese una piccola lampadina.
Pulii velocemente il rossetto dal mio viso, correndo nella direzione di Zayn e prendendo il vestito dalle sue mani.
Non si sarebbero incazzati, vero?
Spostai la tenda tra le risa, indossando il vestito subito dopo essermi spogliata dei miei.
Uscii imitando le star, facendo poi una piccola sfilata nella stanza.
Zayn mi prese per mano, facendomi sedere sulla poltroncina rossa davanti allo specchio.
"Che vuoi fare?" chiesi, mentre le sue mani spostavano i miei capelli sul petto davanti.
"Ti preparo per la tua sfilata." mi prese in giro, recuperando un mascara posato sul tavolino bianco.
Sorrisi "Quale sfilata?" chiesi retorica.
Lui sorrise anche "Quella che non farai mai." rispose, indicandomi di guardare il tetto.
"Ah ecco." lo presi in giro, chiedendomi come faceva a mettermi del mascara senza farmi piangere. Di solito Beth doveva legarmi al letto per non farmi dimenare, mentre Juls tentava di mettermelo come meglio poteva, pur sapendo che avrei pianto comunque.
Abbassai lo sguardo quando finì, notando che recuperava il rossetto rosso di poco prima, stappandolo, mentre lo portava piano alle mie labbra.
"Posso sapere come fai a saper truccare?" chiesi, prima di aver la bocca occupata da altro.
Lui alzò semplicemente le spalle, sbiascicando un "Quando ero giovane ho fatto la parte della femmina in un video musicale. Dire che ci hanno messo tre ore per truccarmi è poco. Così ho dovuto imparare io per non far sbavare il mascara." mi spiegò, mentre finiva anche di mettermi il rossetto.
Guardai il mio riflesso allo speccio, constatando il buon lavoro del ragazzo, compiaciuta.
Mi voltai per fargli i complimenti, ma non lo trovai al mio fianco.
"Zayn?" mi alzai dalla sedia, sperando di trovarlo da qualche parte.
E infatti me lo ritrovai piegato sulle ginocchia sul pavimento, intento a frugare in un armadietto di cui non ne sapevo l'esistenza fino a quel secondo.
"Che stai facendo?" chiesi curiosa, abbassandomi di poco per vedere cosa combinasse.
"Trovate!" urlò lui, uscendo la testa e alzando in aria le mani in segno di vittoria. Guardando bene, mi resi conto che teneva delle scarpe col tacco nero.
Mi guidò fino la sedia e mi fece accomodare nuovamente.
Allungai una gamba, sorridendo, mentre lui si piegava sulle ginocchia e me ne infilava una al piede.
Sembrava la favola di Cenerentola. Solo che io non ero una sgualdrina e Zayn non era un principe.
Mi alzai in piedi, camminando per la stanza e guardandomi ad uno specchio presente nella stanza.
"Devo dire che abbiamo fatto un ottimo lavoro." mi complimentai, girando su me stessa e piacendomi ogni secondo di più.
"Abbiamo?" trasalii, posando una mano sul petto, al livello del cuore, non ricordando che non avrei mai e poi mai visto il riflesso del ragazzo allo specchio. E di certo non me lo aspettavo così vicino al mio orecchio.
Lui scoppiò a ridere della mia reazione, mentre si allontanò e prese posto alla sedia rossa.
"Tu ci ridi, ma qualche giorno mi farai crepare d'infarto." lo avvertii, camminando poi verso il camerino, decidendo che era arrivato il momento per togliere tutto.
"Aspetta, che stai facendo?" mi fermò un secondo prima di essermi rinchiusa nel camerino, bloccandomi per un polso.
"Mi metto i miei vestiti, mi sembra ovvio." lo avvisai, pensando che fosse una cosa normale a quel punto.
"Prima fammi una sfilata. Sarà una cosa che resterà tra noi due." ammiccò, facendomi quasi perdere l'equilibrio. 
Sapeva sempre come convincermi.
"Ok... Ma solo se mi canti qualcosa di sottofondo, magari una delle tue canzoni." lo intimai, convincendolo.
Felice della sua idea, si allontanò a passo svelto, raggiungendo la sua posizione sulla sedia girevole rossa.
Mise una gamba a cavallo, mentre intrecciò le dita delle mani in attesa che mi fossi sistemata in un angolo della stanza.
Sapevo di sembrare una stupida, idiota e non so cos'altro. Ma in fin dei conti eravamo solo noi due, nessuno lo avrebbe mai scoperto.
Ovviamente prima di fare qualsiasi cosa, mi guardai in giro e notai con fortuna che non ci fosse nessuna telecamera nella stanza.
"Let’s go crazy crazy crazy till we see the sun, I know we only met but let’s pretend it’s love, and never never never stop for anyone, tonight let’s get some... And live while we’re young..." cominciò a canticchiare qualcosa, mentre io mossi le gambe in avanti per la stanza, cercando di imitare le modelle viste di sfuggita in tv.
Ridevo come non mai, immaginando quanto facesse pena una scena del genere. Posai anche una mano sul fianco, ondeggiando e pavoneggiandomi come una completa idiota.
La porta d'improvviso si aprì.
Zayn rimase muto, spaventato quanto me, e io mi bloccai in mezzo alla stanza.
"Tessa?" mi indicò l'uomo pelato con in mano una cartellina e sempre quell'apparecchio attaccato all'orecchio.
"Cessa ci sarai te!" sbottai, mandandolo a quel paese.
L'uomo schiacciò l'auricolare mormorando qualcosa.
"L'ho trovata. Sto arrivando." disse, guardandomi poi negli occhi.
Oh, meno male. Di sicuro papà si era perso come la sottoscritta e aveva mandato qualcun altro a prendermi. Anche se quest'ultimo si era permesso di darmi della cessa!
"Vieni con me." l'uomo mi tirò per un braccio fuori dalla stanza, senza ascoltarmi.
"Ma devo cambiarmi! Ho lasciato la mia roba nel camerino." strillai, piantando i piedi per terra, senza successo.
L'uomo sbuffò, decidendo di prendermi di peso senza fare alcun minimo sforzo.
Mi ritrovai a chiamare Zayn, disperata.
Non volevo che incolpassero mio padre se fossero venuti a mancare dei vestiti di scena. O come si chiamavano!
"Eccola qui." finalmente i miei piedi toccarono il pavimento per la seconda volta per quel giorno e quando mi voltai nella speranza di ritrovarmi mio padre, trovai solo una stanza bianca con altre tre persone con la stessa cartellina tra le mani e l'auricolare all'orecchio.
"Tessa, tocca a te. Non deluderci." una donna mi prese per un braccio, spingendomi poi oltre un enorme tenda tossa.
"Ma perchè oggi mi date tutti della cessa? Questa è discriminazione vera per quell'oggetto che sopporta tutti i vostri sfoghi!" sbottai incazzata, mentre qualcuno alle mie spalle si schiarì la voce.
Mi voltai, spalancando gli occhi e cercando di reggermi in piedi come meglio potevo.
"Ops." sentii Zayn al mio fianco, mentre mi girai a fulminarlo con lo sguardo.
Oltre per il fatto che avevo fatto una figura di merda colossale dicendo quella frase sui bagni, adesso dovevo anche sfilare al posto di qualcuno che portava il nome di Cessa?
"Fai qualcosa." mi istigò Zayn, provando a spingermi verso la passerella.
Mi rigirai come meglio potevo, facendo perfino aggrottare il tappeto rosso della pista.
"Che fai?" mi sbraitò lui, consapevole che solo io potevo sentirlo.
"Ma sfila..." guardai la gente che mi fissava sconvolta, decidendo di abbassare il volume della voce "Ma sfila tu davanti a tutte queste persone." gli indicai con lo sguardo le innumerevoli persone presenti in quella stanza.
Oltre ad avere uno stalker di fantasma, anche la sfiga mi stava alle calcagne!
Zayn sospirò.
"Facciamo così: per non far fare brutta figura a questa Tessa, adesso tu sfili e io ti prometto che domani, massimo dopo domani, avrai una sorpresa da parte mia." provò a convincermi con quelle parole.
"Ovvero?" sapevo che avrebbe ceduto.
E infatti rispose immediatamente.
"Ti farò conoscere qualcuno di nuovo, qualcuno che ti farà capire chi sono realmente." lo guardai confusa.
"Parla come mangi" lo rimproverai appoggiando le mani sui fianchi.
"Io non mangio."
"Zayn!"
"Ok... Se ci riesco, convincerò i miei colleghi di band a venirmi a trovare." altri quattro fantasmi in giro per casa?
"Sono almeno carini?" provai a chiedere.
"Ariel!" scoppiai a ridere.
"Ok, ok. La smetto. Io vado, ma voglio davvero conoscere chi ti ha sopportato per così tanto tempo durante la tua carriera." lo avvisai, mentre mi voltai a sorridere al pubblico che, al mio primo passo, cominciò ad applaudire.
E che ero?
Camminai per tutta la lunghezza della passerella, sfoggiando un sorriso e ondeggiando i miei fianchi come meglio potevo. Mi sarebbe partito il bacino da un momento all'altro, me lo sentivo.
Girai su me stessa alla fine della passerella, guardando dritta negli obbiettivi che continuavano ad accecarmi con dei flash. Poi mi girai di spalle, tornando sui miei passi.
In fin dei conti non era proprio così male.
Mi girai un'ultima volta verso il pubblico prima di scomparire dietro il sipario, sorridendo e facendo anche un occhiolino con fare professionale.
Mi voltai verso il sipario e inciampai nel tappeto ancora scomposto da me stessa poco prima, finendo dritta con la faccia a terra. Notai quasi tutti alzarsi dalle proprie sedie, mentre mi rimisi in piedi da sola, fulminando intanto Zayn che si sbellicava come non mai poco più in là da dove mi trovavo.
Chiusi il tendone alle mie spalle e cominciai a correre verso il corridoio, sentendo le urla del personale richiamarmi. Ma le ignorai.
"Se cadi così spesso davanti ai miei amici, sono sicuro che non vorranno andarsene più dalla Terra." mi affiancò Zayn, ridendo.
Cosa voleva dire con quella frase?
Trovai il camerino e mi cambiai velocemente, decidendo di uscire di fretta da quell'edificio infernale.
Ora aspettavo con impazienza di conoscere queste persone. Chissà se veramente sarei riuscita a conoscere i suoi amici o se aveva usato quella tattica solo per farmi sfilare e farmi fare una figura di merda colossale.
Ma in fin dei conti, dovevo ammetterlo, mi ero divertita un casino a fare quello che avevo fatto.
 
 
 
  
 
EHIOOOOOOOOOOOOO
Come promesso, questo capitolo -anche lungo in confronto agli altri-
è arrivato preciso uu
Che ve ne pare? Io semplicemente lo adoro asjhdkas
Comunque, fin ora sono stata abbastanza puntuale, ma adesso non posso 
promettere più nulla, a causa di poco tempo a disposizione :c
 
Essendo anche una mini long, non mancheranno molti capitoli prima della fine,
quindi scusatemi in anticipo se stroncherò presto questa storia che vedo
nelle seguite di 30 persone e nelle preferite di 25 jshdkas
Cioè bo, vi amo tutte, soprattutto a quelle che recensiscono sempre,
spingendomi ad aggiornare presto, cosa che avverrà di nuovo se mi convincerete
come avete fatto fin ora :)
 
Ho deluso le vostre aspettative?
 
Sofia.

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Capitolo 9
*** Sono guarita grazie a Zayn. ***




*Solo 4 recensioni al capitolo precedente? Siete cattive, gne :c *

 
SONO GUARITA GRAZIE A ZAYN.
 
 
Ho sempre odiato il lunedì. In realtà, ho sempre odiato solo i lunedì scolastici.
Ma questo no, questo non era il classico lunedì da due ore di storia, chimica e matematica. No.
Questa era uno di quei giorni deprimenti, ma allo stesso tempo divertenti, in cui si sfilavano le liste dei candidati per diventare rappresentante d'istituto.
E dopo una dose di incoraggiamento, finalmente, quest'anno avevamo convinto Beth a candidarsi, in quanto sapeva ogni singolo libro riposto in biblioteca, quante scope usassero i bidelli ogni mattina e perfino quanti palloni ci fossero in palestra.
Praticamente, non avevo ancora capito se lei era una semplice studentessa o se fosse qualcuno del corpo docente, nano, trasvestito da studente.
Attraversai il cortile della scuola col cuore in gola.
In effetti, forse, il mio lunedì non era poi così tanto diverso. Come sempre, entravo in ritardo, ma questa volta si trattavano di soli cinque minuti in più.
Entrai dalla porta a vetri appena in tempo, prima che Josè, il bidello, richiudesse la porta alle mie spalle.
"Sono tutti in palestra, Ariel." mi avvisò, affiancandomi.
Lo ringraziai con un sorriso, mentre mi affrettavo ad avviarmi al mio armadietto. Una volta arrivata, posai la mia roba dentro, scendendo velocemente le scale fino la palestra.
Ci trovai un caos assoluto: gente che rideva, gente che ascoltava musica col cellulare, gente perfino che per passarsi del tempo, si era messa a giocare a palla.
I professori stavano seduti sugli spalti, mentre notai con la coda dell'occhio Beth, Juls e Josh seduti accanto ad altri ragazzi che ridevano insieme.
"Beth è felice, sai?" voltai lo sguardo appena, riconoscendo la voce di Zayn.
"Dove sei stato per tutta la serata di ieri?" chiesi man mano che mi avvicinavo ai miei amici.
Lui alzò semplicemente le spalle.
"Mi andava di fare un giro. Pensavo che Bradford fosse cambiata almeno un po', invece ho ritrovato le stesse cose, leggermente diverse, ma niente di che." mi spiegò con aria sognante.
"Bene." dissi appena, lasciando perdere Zayn e raggiungendo i miei amici subito dopo. Li salutai prima di salire la scalinata.
Beth era al telefono che sorrideva e diventava rossa anche; così mi accomodai tra Juls e Josh e chiesi spiegazioni.
"Dylan." rispose indifferente Josh, mentre accavallava le gambe e si guardava in giro.
Ma che gli avevo fatto?
Negli ultimi tempi era diventato un tipo così scontroso, freddo nei miei confronti. Avevo dimenticato qualcosa di importante? Il suo compleanno era passato da qualche mese; allora, cos'era?
Mi ero ripromessa che una volta soli gliel'avrei chiesto, intanto la curiosità di sapere cosa si stavano dicendo quei due mi assalì.
Cambiai posto, sedendomi al fianco di Beth che, vedendomi, smise di parlare. Le sorrisi amichevolmente per poi sentire solo un "No, dai, attacca tu."
La guardai perplessa, prima di appoggiare l'orecchio sul cellulare e sentire un "No, attacca tu." e così continuarono per un po', finchè il mio istinto non mi fece aprir bocca, come sempre rovinando tutto.
"Attacca tu." Beth rideva.
"No, attacca tu."
"Attacca bro." dopo aver detto quella cosa, sentii lo sguardo di Beth addosso. Capii allora che era il momento di andarmene, che già avevo sentito abbastanza. 
Ripresi il mio posto tra Josh e Juls e quest'ultima mi guardò dal basso.
"Che c'è?" chiesi confusa. Ma che avevano tutti oggi?
"Non mi devi dire nulla?" mi chiese.
Allora: avevo fatto colazione, stranamente non avevo fatto cadute in pubblico tranne quella del giorno prima -ma che già sapeva-, cosa le dovevo dire?
"No." dissi dopo averci pensato per bene.
La ragazza incrociò le braccia al petto e sembrò offesa.
"Ho saputo da Beth, che gliel'ha detto Josh, che gliel'hai detto tu, che non l'hai detto a me, che Zayn ti ha baciata." sentii le guance colorarsi di rosso.
Che avessero aumentato la temperatura in palestra?
Mi guardai in giro nella speranza di trovare Zayn non vicino a me. E per fortuna, era al centro della palestra, nel campo da pallavolo, intento a rovinare le partite, deviando prontamente alcune pallonate.
Sorrisi involontariamente.
"Si, raccontaci di questo bacio." scattai verso Josh, fulminandolo con lo sguardo.
Quella sera Beth aveva il telefono spento e Juls sapevo che non riusciva a tenere chiusa la bocca, quindi l'unico che avevo trovato disponibile era stato Josh, sapendo comunque che l'avrebbe detto ad una delle altre due. Ma adesso quel tono era stato usato come una sfida, lo sentivo dai suoi acuti.
E poi, lui sapeva com'era stato. Non avevo lasciato nemmeno un dettaglio. Quindi?
Mi voltai verso Juls, appoggiando una mano sulla sua gamba.
"Promettimi che non lo dirai a nessuno." la pregai con lo sguardo, mentre lei annuì velocemente. Sembrava convinta.
"Mentre ritornavo a casa, ci siamo fermati ad un parco. L'ha chiamato 'il parco del suo primo bacio'; così ci siamo entrati, mi ha portato nel punto esatto dove l'ha dato e non so, forse per la neve che ha cominciato a scendere, un po' per la voglia di scoprire com'era baciare un'umana da morto, ci ha provato." spiegai velocemente, sperando che nessuno avesse sentito la parte del morto.
Juls sorrise con aria sognante.
"E poi? Siete tornati a casa e avete continuato? Eh, eh." mi diede qualche gomitata scherzosa, mentre io scossi la testa in negazione.
"In realtà no. Siamo tornati a casa ed è sparito completamente; poi, ieri abbiamo parlato e riso come se non fosse successo nulla." continuai a spiegare, mentre mi voltai a fissare Zayn piegarsi a metà per le risate per la tragedia che stava facendo a quei poveri ragazzi che non capivano il perchè delle palle deviate.
Poi tornai a Juls che, al solito, iniziava col terzo grado.
"E ora?" infatti mi chiese.
Alzai semplicemente le spalle, accomodandomi meglio sullo scalino.
"E ora niente. Se lui ha deciso di fare l'indifferente sul bacio, anche io farò finta di averlo dimenticato. Semplice." spiegai e sentii sorridere Josh al mio fianco.
Prima che potessi chiedergli qualsiasi cosa, il preside richiamò i candidati delle elezioni a salire sul palchetto che era stato messo lì per l'occasione.
La mia attenzione si spostò sui tre ragazzi che si accomodarono dietro il preside, il quale iniziò il solito monologo in cui li presentava.
Spostai lo sguardo su Zayn, adesso seduto sul primo scalino intento a giocare con le mani. Chissà cosa stava pensando.
 
*  *  *
 
Seguii a ruota la fila di ragazzi intenti a mettersi in coda della mensa. Nonostante la mattina non ci fossero state lezioni, pomeriggio ci sarebbe stata scuola normalmente.
Per fortuna, più o meno, il pomeriggio avevo due ore educazione fisica e una di religione. Un cavolo, va.
Josh si posizionò al mio fianco, afferrando un vassoio vuoto e sorridendomi appena.
Ricordai che dovevo parlargli, ma subito si avvicinò Beth più felice che mai.
Era in ottima posizione grazie agli innumerevoli voti che stava ricevendo, e il sorriso non era scomparso per tutto il giorno. Preferii non dire nulla a Josh. Saremmo stati soli prima o poi, no?
Salutai la signora della mensa, prendendo solo una cotoletta, un'arancia e una lattina di coca, seguendo poi i miei amici al nostro solito tavolo che però per quel giorno era già occupato.
Juls arrivò in quel secondo, rimanendo desolata quando capì anche lei chi c'era seduto al nostro posto.
Ma non avevano il loro tavolo da vip? Cosa se ne facevano le cheerleader e i giocatori di calcio al nostro solito tavolo?
"Ehm... Scusate, vi siete persi?" chiese Josh, intento a far smammare i tipi.
Notai Justin fissarmi intensamente, mentre Oliver seduto al suo fianco gli sussurrò qualcosa scatenandogli un sorrisino. Spostai lo sguardo su Ashley, intenta a fissarmi intensamente, mordendo la sua mela verde.
"Si chiama luogo pubblico." uno schernì il mio amico con aria da superiore.
"Andiamo ragazzi. La mensa ha altri tavoli." sentì la mano di Zayn provarmi ad allontanarmi da quel tavolo, solo per quello avevo parlato.
I miei amici mi affiancarono, capendo che sarebbe stata inutile controbattere con loro.
"Aspetta." una sedia venne strisciata sul pavimento della mensa in modo rumoroso, attirando non solo la nostra attenzione, ma anche quella di tutta la gente presente nel posto. Calò un imbarazzante silenzio.
Sapevo che quella ad aver zittito un'intera scuola stesse venendo nella mia direzione, ma non ne capivo ancora il motivo.
Mi voltai di nuovo notando appunto capelli rosa camminare nella mia direzione.
Strinsi forte il vassoio tra le mani, pregando mentalmente di contare fino a dieci prima di dire o fare qualsiasi cosa. Non volevo avere nuovi problemi a scuola.
"Se ti tocca..." Zayn non finì la frase, però mi fece sospirare sollevata. Avrei avuto un ottimo aiuto dalla mia parte. Un aiuto di cui lei e le sue amichette non avrebbero mai saputo.
"Gira voce che hai baciato un bel tipetto." automaticamente, i miei occhi si puntarono su Juls che sussurrò un timido "Scusa." per poi ritornare i marroni scuri di Ashley.
"E pure se fosse?" 
La mensa entrò nel panico; nessuno mai aveva risposto alle provocazioni della ragazza. Nemmeno io l'avrei fatto se non ci fosse stato Zayn ad incoraggiarmi a stuzzicarla come si doveva.
Mi aveva raccontato in quei giorni com'era passato dall'essere lo zimbello della scuola ad essere idolo di milioni di persone nel mondo. Si era pentito a non aver uscito gli attributi prima, servendosi invece poi della popolarità per farsi rispettare.
Non voleva che facessi anche io quell'errore -anche se non sarei mai e poi mai diventata qualcuno-, quindi stava cercando di aiutarmi.
Ashley scoppiò a ridere. Poi si fece seria.
"Chi è lo sfigato? E' della nostra scuola? Voglio conoscerlo." mi provocò.
Ma come potevo confessargli che era un fantasma?
"Non viene a scuola qui. E' uno più grande." risposi solamente.
"Il nonno non vale." l'intera scuola rise e mi sentii le guance colorarsi di rosso.
Merda, Zayn non mi stava aiutando.
Sentii una mano toccarmi la spalla, e quando mi voltai Beth mi avvisava di lasciarla perdere.
Approfittai del momento di risate per guardarmi in giro e notare che Zayn fosse scomparso. Stronzo!
Sospirai e provai a girare i tacchi.
Una botta assordante, seguito da un urlo disperato, però, mi fecero voltare ancora una volta verso la ragazza tinta di rosa.
"Tu!" mi indicò minacciosa.
Io cosa?
La guardai bene e tra i capelli aveva dei spaghetti col sugo. Ma come c'erano finiti li?
Riconobbi la risata di Zayn al mio fianco. Oh no!
"Questa me la paghi!"
Un ragazzo che si trovava a passare di lì, fu bloccato violentemente. Ashley affondò la mano nelle polpette del tipo e me le lanciò contro.
Mi abbassai appena in tempo, schivandole. Poi mi rialzai e fulminai la pazza.
"Ma sei fuori di testa?" le urlai contro, e prima che potessi accorgermene, Zayn diede una botta al mio vassoio rovesciandolo completamente sulla ragazza.
Adesso ero fottuta.
Con la coca cola che gocciolava dai suoi capelli, Ashley ringhiò più forte che poteva.
Afferrò il piatto di insalata del tavolo al suo fianco e me lo lanciò addosso, colpendomi il petto e macchiandomi di maionese. Almeno, speravo fosse maionese.
Alzai lo sguardo sentendo un'unica frase: "Guerra di cibo." e vidi volare di tutto e di più, tra gli scamazzi, ricoprendo la mensa di cibo.
 
*  *  *
 
Rientrai in casa con la voglia di spaccare il letto. La stanchezza mi aveva perfino fatto chiamare un taxi; nemmeno usare lo skate sarebbe stata una buona idea per il mio stato.
Richiusi la porta alle mie spalle, spogliandomi del cappotto e lanciando la borsa con i libri ai  piedi dell'appendiabiti.
"Papà?" lo chiamai entrando in cucina e notando che fosse vuota e silenziosa.
Un biglietto appoggiato sul tavolo attirò la mia attenzione. Mi avvicinai e appoggiandomi al tavolo di sedere, lo lessi.
 
'Stasera faccio un turno extra, non aspettarmi per cena. In frigo c'è una pizza che oggi non sono riuscito a toccare. xx'
 
Sbuffai e accartocciai il biglietto, prima di gettarlo nel camino acceso della sala.
Mi rinchiusi in camera mia, spogliandomi ed entrando nella doccia senza nemmeno spiaccicare una parola.
Ventidue persone, compresa me, erano state convocate dal preside come la causa della guerra di cibo avvenuta in mensa. C'era anche Ashley che, ad ogni parola del preside, mi fulminava con lo sguardo intimandomi che non fosse finita lì, che la puzza di sugo sui suoi capelli non sarebbe andata via con un semplice shampoo, che l'umiliazione che le avevo fatto davanti ad un intero istituto me l'avrebbe fatta pagare molto peggio che con una semplice ora passata a staccare le cicche da sotto i tavoli, pulendo ogni cosa che avesse macchiato il cibo lanciato poco prima.
Juls era capitata con me, e le avevo potuto scaricare tutta la mia rabbia contro. Certo, il cibo mi aveva toccata poco e niente grazie a Zayn che mi stava intorno e prendeva tutto al posto mio, tanto non si era nemmeno macchiato e ancora non capivo come mai vista la quantità che gli era arrivata addosso. Mi ero stretta a lui anche in un momento di paura, quando uno dei tavoli era stato scaraventato sul pavimento con un suono assordante.
Avevo arrossito quando la sua mano mi aveva accarezzato la schiena e mi aveva rassicurato con cinque semplici parole: "Ci sono io con te."
 
Lanciai i vestiti puzzolenti nella cesta, indossai l'intimo e il pigiama,recuperando il phone e dando un'asciugata ai capelli, adesso profumati. 
Finito tutto, uscii dal bagno e mi gettai di peso sul letto, sospirando. Tutto diventò buio.
"Zayn?" scattai sul letto, guardandomi a destra e a sinistra notando che anche la stanza era completamente oscurata.
"Non sono stato io." lo sentii vicino al mio letto.
"Ho notato." mi alzai dal letto, sbattendo col piede nel comodino. Cominciai a saltellare sul posto, imprecando quante più cose possibili.
Ma sempre male dovevo farmi?
La risata di Zayn attirò la mia attenzione e provai a fulminarlo con lo sguardo, ma non sapevo dove stava e in ogni caso non sarebbe riuscito a vedermi.
"Non guardarmi così, sei tu che sei distratta ultimamente." sentii la sua mano toccarmi la schiena "Vieni con me, in sala c'è il camino acceso. Potrai mangiare davanti a un po' di luce." mi sentii tirare verso le scale.
Scesi, seguendo i passi di Zayn, guidata dalla sua mano.
Il mio cuore batteva forte e a causa del troppo silenzio, avevo paura che lo sentisse pure lui. Avevo paura del buio.
"Sei un fantasma e pure un gatto?" cercai di spezzare quello strano silenzio.
Rise.
"Diciamo di si. Non dimenticare che noi non dormiamo pure." si affrettò a dire, mentre notai il salotto illuminato da una piccola fiamma viva nel camino.
"Ah, bene. Ma non vi annoiate a stare svegli tutto il giorno, per tutti i giorni? Io penso che mi ammazzerei di noia." risi con lui, perchè in effetti il mio hobby era dormire dalla mattina alla sera. Una volta morta, come avrei fatto?
"Oh, credimi. Da morto non c'è questo problema." mi spiegò.
"Mi stai istigando al suicidio, Zazà?" risi di cuore quando alzò gli occhi al cielo, scocciato.
"Non ti perdi nulla." disse sedendosi proprio davanti al camino.
Camminai a piedi scalzi per la stanza, ringraziando la poca luce che colorava il camino, così da potermi addentrare nella cucina senza aver paura di sbattere contro qualche altro mobile.
"Ah no?" chiesi retorica, sperando vivamente mi avesse spifferato qualcosa sul dopo-morte.
"No." disse solamente, mentre mi affrettai ad aprire il frigo, recuperare la pizza fredda, una lattina in coca e sedermi infine al fianco di Zayn.
Provai ad offrirgli la mia bevanda, ma come previsto scosse la testa.
"Dico sul serio. Non è bello... E poi, prima di arrivare dove sono io adesso, si devono passare diverse fasi, e non è bello per niente." provò a convincermi.
Masticai lentamente uno spicchio di pizza, alzando un sopracciglio.
"Guarda che io scherzavo, non ho intenzione di uccidermi... Sto bene qui, adesso." ammisi, pulendomi le labbra dalla farina che la pizza strabordava.
Lui mi guardò, finalmente, e sorrise, giocando nervosamente con le mani. Negli ultimi giorni sembrava un po' sulle sue, come se dovesse dirmi qualcosa, ma sempre quel qualcosa lo preoccupasse. Non volevo essere invasiva, così lasciai perdere il discorso.
"Sai cosa? Pensavo che con gli anni il mondo si fosse evoluto, sarebbero state inventate le auto volanti, la scuola avrebbe cambiato modo di gestire... Invece è esattamente come l'ho lasciato io anni fa." ruppe il silenzio creatosi d'improvviso, interrotto di tanto in tanto dallo scoppiettio del fuoco di fronte a noi.
"Eh?" mi pulii le mani, sbattendole l'una contro l'altra, mentre spostai il cartone della pizza rimasta al mio fianco, avvicinandomi a Zayn.
"Che vuoi dire?" dissi confusa. Non che non fosse stato chiaro, ma perchè pensava una cosa del genere?
Sappiamo benissimo che l'uomo è intelligente solo quando vuole.
"Hanno inventato una cura per il cancro?" mi chiese puntanto i suoi occhi scuri nei miei, facendomi quasi entrare in uno stato di trance.
Scossi la testa, e lui sorrise.
"Esistono ancora le guerre?" continuò lui, mentre lo guardai sempre più confusa.
"Sì, Zayn. Ma dove vuoi arrivare?" tagliai corto, forse perchè ero anche un po' stanca per tenere ancora acceso il mio cervello. Non ci bastavano le interrogazioni a scuola? Ora anche lui doveva farmene una?
Di gran lunga preferivo le sue.
Sorrise.
"L'uomo è intelligente, ma non sfrutta appieno le capacità. Hanno inventato i telefonini che non si danneggiano con l'acqua, ma non sono ancora riusciti ad inventare una cura al cancro. Sono riusciti ad inventare le bombe atomiche, ma non sono riusciti a fermare le guerre... Dove andremo a finire?" chiese lui, più a se stesso.
"Che ne so, Zayn! Ma perchè questo discorso filosofico? Non penso che alla tua età pensavi già a queste cose... Perchè dovrei farlo io?" ero stanca, il mio tono scocciato la diceva lunga.
Lo sguardo di Zayn calò sul pavimento. Alzando gli occhi, sospirai. Non volevo prendermela con lui, ma volevo fargli capire che lui in confronto a me aveva chissà quanti anni di differenza, oltre la consapevolezza di sapere più cose in quel campo di me. Lui sapeva com'erano le cose una volta, io l'avevo solo studiato sui libri di scuola, e si sa che la teoria senza la pratica insegna ben poco.
"Sai, stavo pensando una cosa." mi guardò curioso, incitandomi a continuare.
Sul mio viso si formò un sorriso, sperando di fargli cambiare l'umore.
"Quando sarò grande, cercherò una cura per il cancro e la chiamerò 'Zayn', così tutti potranno dire 'Sono guarita grazie a Zayn'... O meglio Zazà?" lo presi in giro, ricevendo un sorriso, accompagnato dalle braccia che mi strinsero al suo petto.
Un petto misteriosamente caldo. Che si stesse animando man mano che andavamo avanti?
Lasciai scorrere i miei pensieri senza senso, beandomi di quell'abbraccio che forse mi mancava. Mi mancava avere una figura maschile al mio fianco che provava gelosia quando qualcuno mi parlava; mi mancava una figura maschile che mi spostava la sedia, aiutandomi a sedermi ad un ristorante lussuoso; mi mancava una figura maschile che mi abbracciasse e consolasse quando avevo avuto una brutta giornata, magari per colpa di un'interrogazione andata male. Mi mancava una figura maschile al mio fianco che fosse Zayn.
E forse era pure per questo che mi ero affezionata a lui in così poco tempo. Forse lo vedevo come un protettore personale, un angelo custode. Mio.
 
  
 
EHIOOOOOOOOOOOOOO
Quanti pomodori mi arriveranno addosso per questo...schifo?
Beh, molti, lo so...
Fa schifo, non c'è stato modo per recuperarlo in alcun modo, ma
il tempo è poco e non voglio farvi mancare gli aggiornamenti cc
 
Ho visto che le recensioni sono calate, ma spero che sia più per il 
periodo vacanze che per il disgusto(?) della storia.
So che stavolta avete dovuto aspettare di più, e per di più ricevendo
questa cosa -nemmeno 'capitolo'posso chiamarlo- ma spero che
continuerete a leggere e a farmi sapere come va.
Da una parte è meglio che tra poco finirà tutto, ma dall'altra
mi dispiace lasciare questi personaggi, affezzionata in così poco tempo..
 
Spero di ricevere qualche recensione, visto che stavolta dovrò aggiornare
prima delle mie vacanze :3
PS. Ai TCA erano belli -come sempre- ma stanchissimi :c
 
Sofia.

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Capitolo 10
*** Cos'è questa puzza di bruciato? ***





COS'E' QUESTA PUZZA DI BRUCIATO?
 
 
 
Avevo pregato per tutta la mattina i miei amici di incontrarci a casa di Josh per provare una cosa.
Era strano: prima mi avevano quasi pregato loro di farlo, adesso ero stata io a convincerli. Mi avevano stregato?
Schiacciai con forza il campanello di casa di Josh, stringendomi come meglio potevo nel mio cappotto sperando che mi scaldassi un po'. 
La porta venne aperta dalla madre del mio amico, che mi fece immediatamente accomodare con un sorriso a trentadue denti.
"Josh è di sopra. Sali pure." disse Megan, la madre di Josh, una volta scambiate le solite domande che si fanno quando due persone non si vedono da un po' di tempo.
"Grazie." sussurrai, prima di salire le scale a due a due, fino ad arrivare alla porta della camera da letto di Josh.
Aspettai una manciata di secondi prima di bussare, sentendo una chitarra strimpellare dall'interno della stanza.
Era da molto tempo che non lo sentivo suonare e dovevo ammettere che era migliorato un sacco. Per non parlare della sua voce.
Speravo che per le feste d'istituto, quest'anno, si sarebbe convinto a partecipare per animare le feste. 
Bussai alla porta, interrompendo immediatamente quel suono.
"Chi è?" chiese una voce maschile abbastanza familiare.
Non risposi, semplicemente aprii la porta ed entrai nella stanza, richiudendola poi alle mie spalle.
"Ti prego, continua. Fà finta che io non ci sia." mi accomodai sul suo letto, provando a convincerlo.
Mi mancava sentire una delle sue canzoni, ultimamente faceva di tutto per non suonare davanti a noi. Il foglietto accanto a lui, mi fece sorridere automaticamente. Stava scrivendo una nuova canzone?
Balzai dal letto, fiondandomi come un'assatanata sul block-note del mio amico, che lasciò cadere rumorosamente la chitarra classica sul pavimento, provando a togliermi i suoi testi dalle mani.
"Mollalo Ariel!" mi rimproverò, sperando di vincerla aiutato dalla sua altezza. E infatti fu così.
"Non puoi leggere..." disse, nascondendo il block-note in un cassetto, chiudendolo poi a chiave.
Aggrottai la fronte, offesa. E perchè non potevo?
Sembrò accorgersi della mia smorfia di offesa e provò a sistemare le cose immediatamente.
"Almeno finchè non è finita." sforzò un sorriso, accompagnandomi fino al letto.
"Va bene." dissi solamente, puntando lo sguardo sulla chitarra. Poi, un lampo di genio.
"Posso sapere perchè da un paio di giorni mi parli così... Gelido?" era una domanda che mi assillava ultimamente, e adesso che eravamo da soli, non avrebbe avuto scampo. Doveva rispondermi.
Prese posto al mio fianco, molleggiando il materasso quando si accomodò di peso.
"Non sono gelido con te... E' solo che mi da fastidio." rispose dopo una manciata di secondi.
"Chi?" domanda di cui conoscevo già la risposta.
"Lo sai." mi canzonò lui.
"Non è vero, chi?" tentai ancora, sperando non cogliesse la mia bugia.
Sospirò.
"Zayn."
"E perchè?" balzò dal letto, passandosi le mani sugli occhi.
Oh no. No, no, no. NO! Non poteva essere!
Gli andai dietro, prendendolo per un braccio e obbligandolo a guardarmi negli occhi.
"Cosa stai pensando?" gli chiesi col cuore in gola. Non poteva rovinare un'amicizia di una vita così, per una frase. Sapeva come la pensavo.
"Ti sta sempre dietro, ti protegge, ti aiuta, ti bacia... Più che un fantasma, sembra il tuo fidanzato."
Ecco, lo sapevo. Quelle parole di disprezzo, gettate lì, mi facevano capire solo una cosa.
"Sei innamorato di me, Josh?" chiesi.
Strabuzzò gli occhi, tossendo forse essendosi strozzato con la sua stessa saliva.
"Cosa? NO!" urlò. Mi prese per una mano e si fece seguire fino la scrivania della sua stanza. Alzò lo schermo del pc acceso e me lo mostrò.
"Ho fatto qualche ricerca su questo ragazzo, non ha avuto un buon passato, soprattutto in campo di coppia." lo guardai sbalordita, più che altro perchè lui non ci aveva capito proprio una mazza di quello che c'era tra me e Zayn.
Perchè non c'era nulla, giusto?
"Josh, ma che stai dicendo? A me non importa quello che faceva Zayn..."
"Ma se ora sta con te!"
Gli scoppiai a ridere in faccia, e quando capii che era estremamente serio, smisi.
"Scherzi vero? Se devo stare con qualcuno, quel qualcuno dev'essere un umano in carne ed ossa! Che me ne faccio di un fantasma quando nemmeno posso presentarlo a mio papà?"
Sperai, in fondo, che Zayn non avesse sentito quelle parole. Sì, le pensavo davvero, ma non volevo che lui lo sentisse, non che me lo sentisse dire ad altri e non a lui.
"Sei seria?" Josh tirò un sospiro di sollievo, alzandosi dalla sedia e chiudendo le finestre di internet che aveva aperto.
"Adesso mi sento meglio." mi passò una mano sulla spalla, colpendola.
Cioè, mi aveva tenuto il broncio per tutto quel tempo solo per un semplice fraintendimento? Ma gli amici non si dovrebbero dire tutto?
Bene. Prima che potessi dire o fare altro, Josh attirò di nuovo la mia attenzione su di lui.
Alzai lo sguardo appena.
"E poi, io geloso di lui? Pft, io potrei baciarti quando voglio!" scherzò, prima di ricevere una pacca in pieno stomaco.
Entrambi ridemmo, ma la mano di Josh mi alzò il viso, puntando i suoi occhi nei miei.
"Sono serio, comunque." e prima che potessi accorgemene, mi stampò un bacio a fior di labbra.
Com'è che avevo detto?
La sfiga mi stava alle calcagne.
La porta si aprì e un urlò fece staccare Josh. Le mie due migliori amiche ci guardavano sbalordite, mentre Josh si affrettò a sistemare le cose.
Mi accasciai sul pavimento, pronta a subirmi chissà quale ramanzina da parte delle altre due.
 
'La nostra amicizia prima di tutto!'
 
Era la prima e unica regola della nostra unione.
E se uno di noi si fosse innamorato dell'altro, la nostra amicizia andava a rotoli.
"Suvvia, Beth! Mica stanno scopando come conigli! Sono pur sempre giovani e ricchi di ormoni ballerini." strabuzzai gli occhi, fulminando anche Josh con lo sguardo che non la smetteva più di ridere.
"Ti ha anche spiegato che non è come sembra. Ha fatto l'idiota! Io e Josh non siamo nulla, se non semplici amici!"
"Migliori amici." mi apostrofò lui, ricevendo in cambio il mio dito medio.
"Ok, ok. Amici, amanti, scopamici... Non ci interessa! Siamo qui per un buon motivo, sbrighiamoci che la puntata di Beautiful mi aspetta." strillò Juls, chiudendo la porta alle sue spalle e gettandosi sul pavimento della stanza.
Se al piano di sotto se ne stavano i genitori di Josh, noi avremmo fatto quella dannata cosa nella sua stanza. Tanto era grande quanto la mia cucina!
Mi accomodai accanto alla mia amica, sentendo Beth dall'altro lato lamentarsi.
"Ma quel telefilm non ha mai fine?" infatti disse.
Come la volta prima le nostre mani si unirono e, una volta chiusi gli occhi, Juls cominciò una nuova filastrocca.
"Non è in cielo, nè in terra. Non è la pace, nè la guerra. Cerca qualcosa ogni dove, e la cena si fa alle nove. Incrociando le nostre dita, fai tornare il fantasma di Zayn in vita!"
Non una botta, non un lamento, solo la madre di Josh che urlava contro il marito per fargli scendere i piedi dal tavolino.
Aprii nuovamente gli occhi, staccando le mie mani dai miei amici.
"Non è successo nulla?" mi chiese Beth, facendomi capire di cercare Zayn con lo sguardo. Ma non lo vedevo da un po'. L'ultima volta era stata l'ultima ora scolastica.
Scossi la testa, ma pensandoci meglio, la volta prima era dovuto passare un po' di tempo.
"L'altra volta mi è comparso in camera la sera... Forse deve passare un po'." alzai le spalle, appoggiata da Juls che raccolse il suo foglietto dal pavimento e ci liquidò con un bacio veloce sulla guancia.
"Ok, facci sapere." posò una mano sulla mia spalla, Josh.
"Non è che poi mi diventi geloso sul serio?" ridacchiai.
 
*  *  *
 
"No, fammi capire... -Risate- Avete davvero provato a riportarmi in vita?" era perfino piegato in due, talmente gli faceva male la pancia per quanto rideva.
"Zayn, basta ora! Te l'ho detto che non siamo normali." sbuffai incazzata, mentre mi armeggiavo tra i fornelli di casa, felice di preparare la cena per papà.
"No, scusa, non ce la faccio." altre risa.
Me lo immaginai buttarsi sul divano, in seguito al tonfo che sentii, mentre si dimenava dalle risate, senza riuscire a fermarsi.
Pulii le mani di cipolla nel mio grambiule, restando indifferente alle risate di Zayn che cessarono all'improvviso.
Una strana musichetta riempì la stanza. Mi voltai appena un po' giusto per vedere Zayn ballare col manico di una scopa. Sorrisi.
"Avanti, lo so che vuoi ballare con me." mi passò accanto, ammiccando quando pochi centimetri ci dividevano.
"Oh, no. Non ci tengo proprio." sventolai le mani, piegandomi poi per trovare una pentola enorme.
Coniglio in agrodolce. Papà doveva amarmi... E mandarmi alla festa delle vacanze natalizie che si sarebbe tenuto quel sabato stesso.
Non si fanno mai queste cose senza un secondo fine!
La scopa cadde rumorosamente sul pavimento, mentre sentii la mano di Zayn prendermi per un polso e obbligarmi a far un giro sotto il suo braccio.
"Ehy, vacci piano, fantasmino. Se io cado, divento piena di lividi, al contrario di te." lo ammonii, sperando mi lasciasse andare.
Alla radio passava una canzone lenta, oltre che strana. Zayn provò a guidarmi a fare qualche passo, ma ad ogni movimento, rischiavo di schiacciargli i piedi. Per fortuna non li sentiva.
"Sei più rigida di quel bastone di legno." mi prese in giro, ma sapevo che era la realtà.
"Perchè odio ballare..." con te, avrei aggiunto anche. Ma poi mi avrebbe chiesto il motivo e io non potevo di certo spiegargli che ultimamente mi stavo legando sentimentalmente a lui.
Lo spinsi via, facendomi guardare anche male.
"Non so ballare e mi sento ridicola." sforzai un sorriso, provando a convincerlo.
Mi girai nuovamente verso la cucina e versai dell'olio nella pentola.
"E va bene. Allora fammi fare qualcosa, per esempio, aiutarti." lo sentii al mio fianco quando ritornai ai fornelli, appoggiato al lavello della cucina, aspettando una mia risposta.
"Prendi una bottiglia di salsa e il pepe, che sta là." con l'indice indicai lo scaffale proprio sopra le nostre teste.
"Approfittatrice." mi prese in giro allontanandosi, recuperando la bottiglia di salsa nel frigo e salendo sulle punte, una volta di nuovo al mio fianco, per prendere il pepe che accidentalmente -lo spero- gli scivolò di mano, rovesciandosi proprio davanti a me.
Cominciai a starnutire senza sosta, accompagnata dalle risate di Zayn, miste alle scuse che tentava di darmi.
"Prendimi qualcosa, dell'acqua magari." lo supplicai, sentendo anche gli occhi pizzicare.
Vidi Zayn muoversi confuso, senza sapere di cosa stessi parlando. Gli indicai il lavello e il getto che poteva essere allungato.
"Dici questo?" mossa sbagliata!
Tirò il filo e il getto d'acqua mi colpì in pieno viso, bagnandomi dalla testa ai piedi.
"Zayn!" urlai furiosa, mentre lui continuò a ridere.
Poi lo fece di nuovo, di proposito stavolta, inzuppandomi ancor di più la felpa che indossavo.
"La vuoi finire?" presi una tovaglietta, asciugandomi almeno il viso.
"Se no?" un altro getto d'acqua fredda in faccia.
Ogni qualvolta volessi iniziare una battaglia con lui, dovevo troncarla sul nascere, visto che comunque non avrei potuto mai e poi mai fargli niente.
Senza che potessi aggiungere altro, Zayn finì col bagnarmi completamente da capo a piedi. Poi posò il getto al suo posto, mentre mi passai una mano sul mio viso per darmi una asciugata. Notai il mio dito colorato di nero, e mi maledii mentalmente per aver messo giusto un po' di mascara quella mattina.
Immaginavo avessi preso le sembianze di un panda.
"Idiota." sbuffai, cominciando a camminare nella stanza e provando ad asciugarmi con una misera tovaglietta. Slacciai il grmbiule che tenevo legato in vita e lo lanciai sul divano, constatando velocemente il casino che aveva combinato nel mio salotto.
Avevo deciso: mi sarei cambiata velocemente e, aiutata dal signorino che aveva fatto il casino, avrei ripulito tutto prima del ritorno di papà.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno, mi impedì di fare un altro passo, tirandomi per la felpa.
"Jawy, non è il momento di scherzare. Fammi cambiare." lo avvisai, mentre lo notai sorridere.
"Sai cosa potresti preparare invece del coniglio? -Lo guardai male- La pizza! Ho visto che gli ingredienti ci sono, quindi..." provò a convincermi.
Sospirai pesantemente, facendo cadere lo sguardo sul mio stato.
"Mi posso almeno mettere qualcosa di asciutto? Sto congelando!" ed era vero. Dei brividi di freddo stavano percorrendo il mio corpo e, visto che ultimamente Zayn non si comportava diversamente, li attribuivo al freddo.
"Tu prendi la roba; recupero io i tuoi vestiti." e sparì.
Tornai sui miei passi, attraversando la cucina e cominciando a prendere la roba che mi sarebbe servita per prepararne una pizza.
"Eccomi." mi voltai di scatto, trovando Zayn porgermi una felpa asciutta e un leggings "Puoi cambiarti qui, non c'è nessuno." mi fece un occhiolino.
"Porco! Voltati." lo minacciai, indicandogli di girarsi di spalle.
Sventolando le mani e, sorridendo, mi diede le spalle.
Lo guardai attentamente prima di sfilare il jeans zuppo di acqua e indossando velocemente i leggings. Ma prima che riuscissi ad infilare anche il secondo piede nel giusto buco, caddi a terra con un sonoro tonfo.
"Tutto bene?" lo sentii ridacchiare, mentre mi rimisi in piedi.
"Non ti girare." lo minacciai, finendo di indossare il pantalone e passando al pezzo di sopra.
Provai a togliermi anche la felpa, ma dalla velocità, la testa non uscì subito. Ma allora era sfiga!
"Vuoi una mano?" 
"Non ti voltare!" dissi di nuovo, mentre mi dimenavo per liberarmi, ma niente.
"Se non ti posso guardare, come ti aiuto?" insistette lui.
"Allora chiudi gli occhi." continuai io.
"Ma hai anche la maglia sotto!" lo sentii lamentare.
"Mi stai guardando?" urlai.
Sentii le mani di Zayn prendere lentamente la felpa, aiutandomi.
Le mie guance si colorarono di rosso e ringraziai che la stoffa nascondeva tutto.
Poi vidi la luce e sussurrai un "Grazie." timido.
Rimase per qualche secondo a fissarmi in silenzio; il mio sguardo si alternava dal spostarsi dalle labbra agli occhi. Non sapevo quale dei due fosse la parte più bella di Zayn.
Gli occhi cioccolato sembravano quasi disegnati. Le labbra fini, linee e rosate. Mi veniva voglia di saltargli addosso senza ritegno.
"Cos'è questo casino?"
"Mi mancava Bradford."
"Cos'è questa puzza di bruciato?"
"Zayn, amico... Con un po' di ritardo, ma siamo arrivati".
Per poco non urlai, ritrovandomi quattro sconosciuti nel mio salotto. Mi voltai verso Zayn, capendo che ci fosse il suo zampino in tutto ciò. Lui accennò un sorriso, chiedendomi quasi scusa con lo sguardo.
"Tu devi essere Ariel, giusto?" chiese un ragazzo ricciolino, sorridendomi.
Annuii, non riuscendo a spicciare parola.
"Avevi ragione, è carina." Zayn colpì col gomito il castano dagli occhi azzurri al suo fianco.
"Sì, ma qui c'è ancora puzza di bruciato." scandì bene l'unico biondino tra i cinque.
Mi stampai una manata in testa e ricordai la cipolla in pentola. Spensi il fornello, mentre Zayn mi invitava ad indossare la felpa asciutta.
Poi mi voltai verso i cinque, che mi guardavano sorridenti.
"Come promesso, ti volevo fare conoscere i miei amici, ex colleghi di band." provò a rassicurarmi Zayn.
Posai le mani sui fianchi, schioccando la lingua al palato "Perfetto, quattro paia di mano in più per pulire questo casino, ci serviva proprio." dissi, scatenando le loro risa. Ma io ero tremendamente seria e l'avrebbero capito a momenti, quando mi sarei servita del loro aiuto per ripulire il disastro che aveva fatto il loro amico.
E per di più, mi avrebbero aiutato a fare la pizza, se non volevano essere risucchiati dall'aspirapolvere.
 

  
 
EHIOOOOOOOOOOOOOO
e no... le vacanze mi fanno davvero male :c
Davvero, non vedo l'ora che sia inverno solo per 
essere spensierata a poltrire dalla mattina alla sera.
Facciamo finta che manca molto per la laurea(?)
 
Comunque, giuro che questo sarà l'ultimo capitolo... schifoso!
GIURO!
Anche perchè finalmente nel prossimo ci saranno nuove situazioni,
confessioni uu
In ogni caso, vi ringrazio per non avermi abbandonata, anzi
avete provato a sostenermi, nonostante i pochi aggiornamenti ormai.
Giuro che vorrei fare di più, ma al momento non è periodo. Troppi casini ewe
 
Ps. vi va di passare dalla mia nuova os? Vi preeeeeeego, giuro che non ve ne pentirete :)
 
Pps. visto che dal 23 al  27 sono in vacanza con i genitori del mio ragazzo (aiutooo),
aggiornerò prima di venerdì :)
 
Spero non mi abbandonate adesso che siamo alla fine :)
 
Sofia

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Capitolo 11
*** Un pò come Cenerentola? ***





UN PO' COME CENERENTOLA?
 
 
 
'Non sto bene. Non credo di venire a scuola; ci vediamo pomeriggio. xx'
 
Inviai il messaggio a tutti e tre i miei amici, posando poi il cellulare sul comodino; scesi dal letto, massangomi le tempie dolenti.
Dovevo immaginarlo: se già ero impazzita con un solo fantasma, figuriamoci con cinque insieme!
Trascinai i piedi fuori la porta di camera mia, facendo zig zag ad ogni ostacolo che incontravo. Avrei ripulito in un secondo momento quel campo di battaglia presente sul pavimento di camera mia che avevamo fatto la sera prima quando, sotto tortura, mi avevano obbligato a rinchiudermi in camera con la scusa del sonno e finire la serata guardando un film horror che, ovviamente, dopo non mi aveva fatto chiudere occhio.
Però Harry, Louis, Liam, Niall e Zayn, erano peggio di un film horror!
Cinque instancabili -oltre che belli, dovevo ammetterlo- ragazzi che mi hanno tenuta sveglia per raccontarmi le loro avventure da giovani, sia prima che dopo esser diventati famosi, inoltre, facendomi fare anche delle ricerche sul loro conto una volta divisi, morti.
 
Entrai in cucina trovandoci mio padre in giacca e cravatta, pronto per il primo dei due suoi lavori.
"Buongiorno." dissi solamente, sbadigliando senza ritegno subito dopo. Speravo di non aver ucciso papà con il mio alito mattutino.
Mio padre mi stampò un bacio sulla fronte, ricambiando il saluto.
"Sembra che non stai molto bene. Perchè non rimani a casa e ti riposi un pò?" chiese lui premuroso.
Aprii l'anta del frigo per prendere il cartone di latte.
"Già... Ma si deve fare la spesa, pulire casa e cominciare ad uscire le cose di Natale dalla cantina. Ti ricordo che manca poco." lo avvisai, mentre mi versai del latte in un bicchiere di vetro che avevo recuperato dall'armadietto nel frattempo.
"Come sei cresciuta, piccola mia. Tua madre sarebbe stata fiera di te." un colpo al cuore.
Erano rare le volte in cui papà mi parlava, paragonava, nominava mamma. Il più delle volte lo faceva solo per le cose positive, come questa d'altronde, facendomi i complimenti, ricordandomi quanto i nostri capelli e occhi fossero uguali.
"E di te." aggiunsi io, rendendolo fiero del buon lavoro che aveva fatto in quegl'anni facendo sia il padre che la madre per me. Non mi era mai mancato nulla solo grazie a lui e non sarei riuscita a ripagarlo a dovere mai e poi mai.
Gli sorrisi, venendo ricambiata, puntando poi gli occhi sull'orologio attaccato alla parete sopra di noi.
"Dovresti andare, papà. Bradford aspetta la tua posta." gli passai la borsa tracolla del suo lavoro, stando attenta a non far uscire nulla.
Mi salutò con un cenno della mano e sparì dietro il portone d'ingresso.
Pace assoluta, finalmente.
"Buongiorno bella addormentata!"
Pace finita.
Alzai lo sguardo dal bicchiere del mio latte, ritrovandomi cinque paia di occhi puntati addosso. E la cosa non era divertente. Odiavo essere osservata, molto peggio se stavo mangiando.
Infatti del latte mi cadde sul pigiama, usato ancora solo una notte.
Alzando gli occhi al cielo, andai a posare il bicchiere nel lavandino, prevenendo nuovi casini, dando le spalle ai cinque beniamini.
"Cosa facciamo oggi?" riconobbi l'accento irlandese di Niall, che per tutta la sera prima mi aveva riempito la testa di battute squallide al quale solo lui rideva.
"Si va a dormire, ovvio." ma come già sapevo, non l'avrei vinta io con quell'affermazione.
 
 
 
"Sentite questa musica?" sospirai, chiudendo appena gli occhi, stanca.
"Louis, ti ho già detto che nei miei tempi nessuno ascolta le vostre canzoncine." gli spiegai per la terza volta, ma stavolta più esplicita visto che le due volte prima non era riuscito a ficcarselo in testa.
"No... Prima di tutto, potrei offendermi per quello che hai detto... E poi, non intendevo quello, anche se non ti credo, ma ascoltate un attimo." ci obbligò a fermarci in mezzo al marciapiede, mentre, calato il silenzio, finalmente anche io riuscii a sentire una musichetta non troppo lontano da noi.
"Ma questo è..."
"Un parco giochi!" mi interruppe Harry, cominciando a saltellare come un bambino sul posto.
"Scordatevelo!" li avvisai ancora prima che gli venisse qualche strana idea per la testa, ritornando a camminare per la mia strada, diretta verso casa mia.
 
Non mancava molto al Natale e le strade addobbate di luci natalizie me lo ricordavano. Mi ricordavano soprattutto che non avevo ancora comprato nulla per i miei migliori amici e che quindi dovevo darmi una mossa.
"Dai, solo un po'." mi bloccò per un polso, Liam.
"Stamattina ti abbiamo aiutato a pulire in casa, adesso siamo venuti con te a fare la spesa... Potresti ricambiare il favore." insistette, assumendo l'espressione di un cane bastonato.
Se per aiutarmi intedeva avermi fatto fare urla per tutta la casa per convincerli ad abbassare il volume dello stereo, e che al supermercato mi avevano fatto perdere quasi un pomeriggio per riposare tutto quello che gettavano nel carrello... Sì, mi avevano aiutato. Forse a diventare più pazza.
Sospirai pesantemente, sapendo che alla fine non l'avrei avuta vinta.
"Ma andateci voi! Siete fantasmi, non dovete nemmeno pagare!" mi lamentai, provando a camminare di nuovo.
Qualcuno mi fermò ancora una volta per il braccio, rischiando di farmi cadere tutte le buste della spesa per terra.
Fulminai con lo sguardo Zayn che mi aveva toccata.
"Facciamo così: io ti porto la spesa a casa, te la sistemo e tu accontenti i miei amici, solo per questo pomeriggio." disse subito dopo.
Solo per questo pomeriggio?
Sospirai, stavolta rassegnata.
"Tieni." gli passai le buste della spesa, sentendo gli schiamazzi di entusiasmo dei ragazzi. E come sempre -chissà perchè- solo io riuscivo a sentirli, come a vederli.
Zayn afferrò le buste dalle mie mani e sparì subito dopo, mentre io mi affrettai a recuperare il cellulare dalla tasca dei jeans, digitando il numero che conoscevo a memoria.
"Che stai facendo?" guardai Niall seduto sul ciglio del marciapiede, confuso. Ma anche i fantasmi non si fanno gli affaracci loro?
"Se devo andare al parco giochi, almeno mi porto con me qualcuno in carne ed ossa." lo avvisai, mentre il mio udito sentì il primo squillo del telefono di Juls.
"Ha ragione. E poi, è meglio visto che a fine giornata sarà di nuovo sola con Zayn. E noi sappiamo che Zayn non ama molto i parchi giochi e che sicuramente se ne andrà molto presto." rise Liam, seguito dagli altri, tranne me, troppo intenta a rielaborare una frase.
"Perchè? Voi dove andrete a fine giornata? chiesi curiosa.
La solita impicciona.
Harry si mise al mio fianco.
"Di nuovo a casa nostra. -Indicò il cielo con l'indice destro- A noi, rispetto a Zayn, il grande Capo ha dato solo ventiquattro ore." mi spiegò.
Allora una strana domanda balenò nella mia testa e "E a Zayn?" chiesi ancora.
I quattro si guardarono in faccia come a pensarci. Poi fu Louis a parlare.
"Mi pare che abbia detto due settimane in totale... Sì, due settimane." disse.
Due settimane? Questo voleva dire che...
"Domenica Zayn scomparirà per sempre?" quasi strillai, allarmata.
"Esattamente." rispose Liam, sorridendomi.
"Veramente all'inizio doveva essere per sempre, ma lui ha scelto la condizione di ritornare sulla Terra in vesti giovanili, e allora il grande Capo gli ha dato massimo un mese, non di più..."
"Poi, però, ha chiesto di riportare sulla Terra anche noi, solo per un giorno, facendosi perfino togliere i giorni che gli rimanevano a disposizione, giusto per farci divertire un'ultima volta su questo pianeta." finì di spiegare Niall.
Adesso mi era tutto più chiaro... Il grande Capo... La condizione... Ma perchè non me l'aveva detto lui?
"Tutto bene, Ariel?" mi chiese Louis, preoccupato dal mio stato di trance.
"Oh cielo! Non dirmi che non lo sapevi!" si accertò Harry, adesso anche lui preoccupato.
Scossi la testa e notai i loro occhi spalancarsi alla mia risposta.
Sentivo il mio cuore battere all'impazzata nel mio petto, quasi mi usciva. Il respiro era irregolare e non sapevo se da lì a poco sarei caduta a terra, stecchita. Zayn tra poco mi avrebbe abbandonata, non sarebbe stato al mio fianco nel momento del bisogno, non avrebbe riso di me, con me, quando sarei caduta, facendo una delle mie figure di merda.
"E comunque... Se ne andrà Sabato a mezzanotte..."
"NIALL!" lo richiamarono gli altri in coro, facendolo sobbalzare sul posto, spaventato, e facendogli poi il cenno di tapparsi la bocca.
Feci un sorriso sforzato, sperando di tranquillizzarli.
"Un po' come Cenerentola?" scherzai.
Tutti si voltarono a fissarmi in silenzio e confusi.
"Allora? Sono tornato." riconobbi la voce di Zayn al mio fianco, sentendo un'altra voce di sottofondo.
Abbassando lo sguardo per non far vedere i miei occhi lucidi, ricordai la chiamata in corso con la mia amica. Riportai velocemente l'apparecchio all'altezza dell'orecchio.
"... Io lo sapevo che quel cesso che tu chiami telefono..."
"Juls?"
"... Ha sempre dato dei problemi; ma..."
"Juls?" tentai di nuovo, senza successo.
"... Non pensavo che facesse anche delle telefonate da solo, facendoti spendere chissà quanti soldi... Che poi, perchè ti sto parlando se tu non mi ascolti? Ti sto facendo solo spendere i soldi per niente. Dio, che scema!"
"JULS!" urlai, ridendo subito dopo.
"Ah, sei qui? Perchè non parlavi, allora?" mi chiese.
Annuii, anche se non poteva vedermi, sganciando infine la bomba.
"Hai da fare?" dissi.
 
*  *  *
 
"Ehm... Prenderesti quel pupazzo a forma di carota per Louis?" mi voltai appena, notando la chioma bionda disordinata di Niall al mio fianco.
"Non me ne faccio nulla di uno stupido pupazzo a forma di carota. Sei tu che lo vuoi!" sorrisi al rossore formatosi sulle guance di Niall in seguito alla sgridata di Louis, tirato in causa.
"Non sono brava con le pistole a piombini, ma posso comunque provarci per te." lo avvisai, sorridendo.
 
Eravamo dentro il parco da qualche oretta. Juls era vicino a noi fino a poco prima, poi era scomparsa e Josh si era offerto di andarla a ritrovare prima che fosse troppo tardi. Per troppo tardi, intendevo prima che si fosse comprata uno zucchero filato.
L'ultima volta che ne aveva mangiato uno, la madre l'aveva portata a fare delle analisi del sangue per capire se la figlia si fosse drogata e con cosa. 
L'effetto dello zucchero, su quella ragazza, era qualcosa di allucinante. La scienza doveva studiare gli effetti che aveva lo zucchero su lei.
"Ti posso insegnare io, se vuoi." ormai avevo pagato il signore del gioco e in più non sapevo come rifiutare l'offerta di Zayn.
Ripensai a qualche giorno prima, quando ero stretta tra le sue braccia intento ad insegnarmi a giocare a golf. A quante volte, alla fine, una volta capito il procedimento, avevo finto di essere incapace solo per sentirlo vicino a me, pronto ad aiutarmi.
E invece ora lo guardavo in un altro modo, lo stesso modo in cui si guarda la persona che ti ha ferito, mentendo. Forse quella non passava per bugia, visto che, in realtà, non mi aveva mai accennato come fosse venuto e se sarebbe rimasto al mio fianco per sempre, come un angelo custode.
Io non gliel'avevo mai chiesto e lui aveva ben pensato di non dirmelo.
"Ecco la pistola, signorina." l'uomo del camioncino mi riportò alla realtà, distogliendomi dal sorriso perfetto di Zayn.
E ci avrei voluto fare volentieri altre cose con quella pistola. Ma lui era un fantasma... Niente!
Mi posizionai davanti le lattine di coca cola consumate dalle botte dei piombini precedentemente sparati addosso, avvertendo le braccia di Zayn coprire le mie, il suo mento posizionarsi nell'incavo del mio collo per una maggiore visibilità, pericolosamente vicino al mio orecchio destro.
"Devi immaginare quella lattina come la persona che non puoi vedere." la sua voce leggera e roca mandò in tilt i miei pensieri, come ogni volta che mi parlava così vicino, così sensuale.
"Come... Te?" chiesi di rimando a denti stretti, mentre sparai il primo dei tre piombini a mia disposizione, colpendo fortunatamente la lattina che avevo perforato solo con lo sguardo
"Cosa? No! Devi immaginare quella persona che non sopporti, che odi con tutto il cuore." spostò lentamente le mie mani su una nuova lattina, facendomi capire che la prossima vittima sarebbe stata proprio quella.
"Per esempio, Ashley dai capelli rosa."
La sua risata. Dio, fatelo smettere!
"Io non odio con tutto il cuore Ashley." ringhiai ancora a denti stretti, mentre i brividi lungo tutta la colonna vertebrale cessarono e la lattina sotto la mia mira cadde a terra, dopo il sonoro colpo del piombino che si era schiantato sopra.
La pistola fu puntata sull'ultima lattina da buttar giù, l'unica presente sulla mensola di legno mal tagliato. L'ultima vittima... O no?
"Ah no? E chi sarebbe quella persona che odi così tanto da farti buttare giù due lattine su tre?"
Era una sfida la sua? Il tono era quello.
Le sue braccia strette ancora sulle mie, le dita intrecciare sul grilletto della pistola finta, le gambe divaricate proprio attaccate alle mie, il bacino contro il mio fondoschiena.
"Tu." una parola, una sillaba, una persona, una pallottola sparata. L'ultimo piombino a disposizione che mi fece vincere quel maledetto pupazzo a forma di carota che Niall tanto bravama.
Mi liberai dalla presa ferrea delle braccia di Zayn, abbandonando la pistola sul bancone del camioncino e tirando per un braccio Beth, costringendola a seguirmi.
"Ehy!" si lamentò la mia amica, spaventata dal mio improvviso cambio di umore.
"Signorina! Deve ritirare il suo... Ehy! Quel pupazzo vola!" sentii il signore del camioncino sbraitare alle mie spalle, immaginando Niall prendersi il suo premio che avevo vinto io.
No. Ancora una volta se avevo vinto, era merito di Zayn.
Infilai una mano in tasca, recuperando qualche spicciolo.
"Due biglietti." ordinai all'uomo che vendeva i biglietti della ruota panoramica.
Un po' di aria fresca non mi avrebbe fatto male.
Aspettammo pochi secondi prima che il nostro seggiolino arrivasse davanti a noi.
"Si può sapere cosa..."
"Sali." ordinai, interrompendo Beth.
Il signore della giostra mi fece accomodare al mio posto e la mia amica si mise al mio fianco, mentre la giostra continuò a muoversi.
Prima che il signore della giostra chiudesse completamente la sbarra di sicurezza, sentii Beth urlare al mio fianco.
Quando mi voltai confusa, al posto di Beth, al mio fianco, c'era Zayn.
"Smettila di seguirmi ovunque." lo rimproverai.
"Tu dimmi prima perchè mi odi!"
Ormai il seggiolino aveva preso la salita. Notai Beth dietro di me, su un altro seggiolino, alzare le spalle confusa. Le avrei spiegato tutto una volta toccata di nuovo la terraferma.
"Perchè non mi rispondi? Che ti ho fatto?" sbottò spazientito.
"Qualsiasi cosa ti abbiano detto i miei amici, sappi che è una bugia." mi voltai verso Zayn, furiosa.
"Anche che questa Domenica andrai via? Anzi, Sabato?" chiesi, e lui spalancò gli occhi.
"Cazzo." mormorò lui, passandosi le mani nei capelli, spettinandoli.
"Esattamente! Quando avevi intenzione di dirmelo?" continuai senza sosta.
Mi guardò in silenzio e solo allora capii.
"Tu non volevi dirmelo! -Strillai- Cosa avevi intenzione di fare, andartene e farmi impazzire per la tua misteriosa scomparsa?" continuai imperterrita.
Non mi interessava se qualcuno mi sentiva, mi prendeva per pazza. Io dovevo dirglielo e volevo le sue spiegazioni.
"Perchè... Zayn, perchè?" ero disperata ormai.
Mi ero affezionata a lui e credevo che anche io ero diventata importante per lui. Evidentemente mi ero sbagliata, ancora...
"Ed è per questo che mi odi?" sorvolò sulla mia domanda, facendomene una nuova, sapendo che non avrei più resistito.
Se fosse stato un umano, lo avrei buttato giù da quell'altezza. Sarei andata dietro le sbarre con un sorriso soddisfatto.
Annuii.
"Amami o odiamo, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore... Se mio odi, sarò sempre nella tua mente." disse tutto d'un fiato.
Non riuscii a trattenermi più, notando la mia vista offuscarsi, scagliando tutta la mia rabbia sottoforma di pugni sul suo petto, che stranamente mi lasciò toccare.
Poteva benissimo farmi colpire il sedile della giostra, invece preferiva prenderseli lui quei pugni, per me, violenti. Si sentiva in colpa?
"Sh, tranquilla." quando non ebbi più la forza di colpirlo, affondai il mio viso nel suo petto, piangendo.
Perchè continuava a mettermi in difficoltà?
 
Passarono pochi minuti prima che i miei singhiozzi si fermassero.
"Va meglio?" mi chiese quando finalmente mi staccai, asciugando gli occhi con la manica della felpa, macchiandola appena della matita colata dagli occhi.
Ma non mi interessava di sembrare un panda in quel momento.
"Usare una frase di Shakespeare non ti fa più intelligente, sappilo." dissi e lui si irrigidì sul posto.
"Lo conosci?" mi chiese confuso.
"Di persona, no. -Lo presi in giro- Studiato sui libri di scuola, so quello che basta per sapere chi usa le sue frasi per simulare un effetto film." spiegai.
Lui ridacchiò nervoso, grattandosi dietro il collo.
"Ho fatto una brutta figura?" chiese ancora.
"Direi!" sorrisi appena per la faccia che fece.
Poi le sue braccia mi attirarono di nuovo a sè, facendomi zittire nuovamente.
"Non ti voglio vedere più piangere, ok? Fa anche più male sapere che la causa, in questo caso, sono io." disse abbracciandomi e coccolandomi.
"Tanto, da Domenica non mi vedrai più... Non avrai più questo problema." parlai robotica, come se in quel momento non avessi sentimenti... Un cuore di pietra.
"Anche dopo questa Domenica, da lassù, prometto che ti seguirò ovunque, finchè la morte non ci farà ritrovare." soffiò in un sussurro.
Il mio cuore si sbriciolò in tanti piccoli pezzetti, facendo un grande fracasso dentro di me.
Lui ci teneva a me! Non voleva solo che io soffrissi!
Non voleva che mi affezionassi a lui per non arrivare a quel punto. Ma ormai era troppo tardi.
"Ti aspetterò all'infinito, giuro!"
Lo abbracciai più forte che potevo, beandomi delle sue dita che continuarono a salire e scendere sulla mia schiena, ridisegnando perfettamente la mia colonna vertebrale.
Poi mi obbligò ad alzare la testa con una frase.
"Non credi che siamo troppo alti?" sorrise nervoso, mentre con gli occhi si obbligava a non guardare di sotto, vista l'altezza.
Scoppiai a ridere.
 
Il giro finì poco dopo, e con l'entusiasmo anche degli altri, ritornammo a casa, per poi salutare quei quattro pestiferi che, in fin dei conti, non erano tanto male.
Zayn aveva avuto di certo una buona carriera con loro al suo fianco.
Da una parte lo invidiavo, dall'altra sapevo che Juls -che finalmentre avevamo ritrovato-, Beth e Josh erano il Louis, Harry, Niall e Liam di Zayn... I migliori amici che uno possa mai desiderare.
 
Ti aspetterò all'infinito...
 
E sapevo che avrebbe mantenuto la promessa.
 
 
  

Faccio farte del #team lesbian for Selena lol
   
EHIOOOOOOOOOOO
 Sbam! finalmente ho lanciato la bomba che molti si aspettavano uu
Adesso sapete la condizione di Zayn, c'è stata la piccola partecipazione
degli altri 4 che per poco non combinavano un casino eeeeeeeeee, dopo di
questo posso dirvi che mancano tre o quattro capitoli più l'epilogo c:
 
Come avrete capito, gli ultimi non sono ancora scritti, ma ho già qualche idea
*si sfrega le mani*
So, adesso vi saluto così inizio a preparare le valigie... Cosa posso portarmi?
Dio mio che strazio! Ogni volta che faccio un viaggio rischio di portarmi
l'intero armadio per paura di non avere quella cosa che potrebbe servirmi(?),
ma i genitori di Luca mi hanno detto 'una piccola valigia'... 
Di piccolo conosco solo il topo che mi è passato oggi davanti lol
No, sono seria. Sono saltata in aria quando l'ho visto sfrecciarmi davanti ai piedi.
Non andrò mai più dalla nonna :c
 
 
Ps MA IO VI AMOOOOOOOOOOOOOOOOO
Non avevo controllato più le seguite, preferite e ricordate, e solo
oggi ho notato che siete aumentate tantissimo **
Bo, sposiamoci skdhkas
 
Per ora, ADIOS, ci sentiamo la prossima settimana e auguratemi in bocca al lupo(?)

Psssssssssss: quante di voi a innondato la tastiera di lacrime in 
questi giorni per la premier, ecc?
Anche io sono una di quelle cc
 
Sofia.   

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Capitolo 12
*** Mi hai stritolato una mano, Hulka. ***





MI HAI STRITOLATO UNA MANO, HULKA.




 
Per tutta la mattina avevo avuto stampato un sorriso sulle labbra che andava da un orecchio all'altro. Tutto quello era dovuto a Zayn.
Ormai, ogni cosa positiva che capitava nella mia vita era dovuta solo grazie a lui.
La sera prima, quando mi ero messa di malavoglia nel letto, si era sdraiato al mio fianco e aveva visto un po' di tv con me, finendo poi col cantare al mio orecchio, mentre lo stringevo forte, in attesa che mi addormentassi.
Il risveglio era stato anche migliore: papà era già andato a lavoro e stranamente aveva preparato la colazione anche per me. Almeno credevo fosse stato lui a farlo. In realtà era stato Zayn a prepararmela e poi mi aveva svegliato dolcemente, aiutandomi a recuperare le cose per la scuola, evitandomi un nuovo ritardo.
Poi, il paesaggio era pieno di luci natalizie, le strade piene di neve. Cosa poteva andare storto?
"Signorina Smith, vuole venire lei interrogata?"
Alzai la testa di scatto dal mio quaderno, lasciando cadere la matita che stringevo tra le dita e mettendomi composta sulla sedia.
"Io..."
"Ti aiuto io." girai un momento lo sguardo verso Zayn, seduto sul banco di Gretel che, ovviamente, non sapeva della sua presenza davanti al volto.
"Allora? Non ha studiato per oggi?" continuò la professoressa di arte con un sorriso maligno stampato sulle labbra.
Mi aveva interrogato nemmeno una settimana prima, perchè insisteva? C'era gente che non aveva nemmeno un voto, e dovevo andare io per la seconda volta in pochi giorni?
La prima interrogazione, grazie a Zayn e i suoi suggerimenti, era andata benissimo, lasciando di stucco anche la professoressa stessa che a malincuore dovette mettermi quella B che la mia pagella non conosceva.
Così la mia sedia fu tirata rumorosamente, attirando l'attenzione di tutti.
"Vai." insistette Zayn, spingendomi poi verso la cattedra.
La professoressa posò i suoi occhiali di vetro sulla punta del naso abbastanza accenata, sfogliando il libro.
Cosa aveva spiegato ultimamente? Per fortuna ricordavo qualche domanda della volta prima e sperai facesse di nuovo le stesse.
"Parlami di Picasso." disse poi, puntando i suoi occhi nei miei, chiudendo il libro saldamente, nemmeno fossi riucita a leggere da lì.
Giocai nervosamente  con le dita delle mie mani, non sapendo da dove iniziare. Cioè, cosa dire ad essere sinceri
.
Picasso?
"Picasso è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei maestri della pittura del XX secolo." mi suggerì d'improvviso Zayn e quando voltai lo sguardo per vedere dove fosse, lo trovai piegato sul banco di Gretel a leggere le righe del libro.
Per non dare troppo nell'occhio, cominciai a ripetere i suggerimenti di Zayn, muovendo le mani in modo nervoso e usando parole mie per non essere precisa e sputata alle righe del libro.

L'interrogazione continuò con altre domande, a cui arrivarono subito le risposte.
La professoressa, come il resto della classe, rimase allibita della mia interrogazione. Io non mi stupii più di tanto perchè in fondo sapevo la verità. E un po' mi dispiaceva mentire, ma...
La campanella suonò, interrompendo la mia interrogazione andata a gonfie vele, arrivati a quel punto.
La professoressa, ancora sconvolta, recuperò la sua penna nera e scarabocchiò il registro, stampando un'enorme A+ accanto al mio nome.
Volevo cominciare a saltare come un'assatanata, gridare, ridere a più non posso; invece rimasi impassibile, ingoiando la mia gioia, silenziosamente.
"Ho notato che negli ultimi giorni sta migliorando tanto signorina Smith, e non parlo solo della mia materia." la professoressa mi rivolse un occhiolino, mentre raccoglieva la sua roba per cambiare aula.
Sorrisi soddisfatta, salutandola e andando a riprendere i miei libri lasciati sul banco di poco prima.
Ormai la classe era vuota e per la prima volta fui l'ultima ad uscire dalla stanza, fiera di me.
Si prospettava una bellissima giornata.

Gettai i libri dell'ora appena passata nel mio armadietto, leggendo l'orario impresso nell'anta e notando che adesso avevo un'ora buca.
Per fortuna nostra, il professore di matematica aveva preso una brutta influenza. Subito avevano mandato un sostituto, ma era un incapace assoluto e non ci faceva fare nulla. Un'ora buca, insomma.
Sentii qualcuno appoggiarsi all'armadietto accanto al mio e quando richiusi lo sportello del mio, mi ritrovai l'ultima persona che speravo di non incontrare.
"Ehy..."
"Justin." al contrario di lui che aveva usato un tono dolce, il mio era stato pacato, gelido.
Si guardò in giro, confuso, poi quando notò che avevo preso a camminare per il corridoio per raggiungere in fretta l'aula di matematica, mi raggiunse in poche falcate.
"Hai sentito della festa di sabato?" mi chiese, come se fossimo amici da una vita.
"Vuoi che lo sbatta in qualche armadietto? Che lo chiuda a chiave nel bagno? Che gli tinga i suoi favolosi capelli di rosso?" girai appena lo sguardo verso Zayn, la parte opposta a quella di Justin, osservandolo in silenzio.
Ma che minchia diceva?
Lui alzò semplicemente le spalle.
"Ha dei capelli... Carini... E se hai bisogno, sai dove trovarmi." sparì subito quando notò che i miei occhi erano stati puntati al cielo.
"Allora?" ritornai a Justin, stranamente ancora al mio fianco, intento a tenere il mio passo veloce.
Prima arrivavo all'aula di matematica, prima me lo levavo di torno.
"Sì, Justin... So della festa. Ma non ci andrò." dissi, rispondendo a quella domanda che sapevo sarebbe arrivata subito dopo.
"Perchè sei sola?" mi fermai sul ciglio della porta dell'aula di matematica, puntando lo sguardo su Justin ora appoggiato al muro mentre sfoggiava un sorriso che avrebbe fatto diventare gelatina le gambe di qualunqua ragazza. Anche le mie, una volta.
"No, solo per non incontrare gente come te." lo liquidai, entrando subito dopo in aula e salutando con un cenno della mano Beth, seduta come sempre al primo banco.
Mi accomodai al suo fianco, gettando davanti a me il quaderno e l'astuccio. Poi incrociai le braccia sul tavolo e ci affondai la testa, sbuffando.
"Ho visto che parlavi con Justin."
Beth era sempre stata una buona osservatrice, non le sfuggiva nulla!
"Cosa voleva?" chiese subito dopo, scrollandomi leggermente per le spalle.
Ma oltre ad essere una buona osservatrice, era un'ottima ficcanaso.
"Invitarmi al ballo di sabato." confessai.
"E...?" insistette lei.
Non mi avrebbe lasciata andare fino a quando non avrei sputato il rospo.
"E niente, gli ho detto esplicitamente di no." risposi soddisfatta.
Vedere la fronte di Justin corrucciarsi, come se non avesse capito il mio rifiuto, mi aveva dato un senso di potenza.
"Sai che non si può entrare senza un accompagnatore?" continuò Beth, interrompendo il mio momento di gloria.
La fissai negli occhi, poi alzai le spalle.
"Vorrà dire che non verrò." dissi con nonchalance.
"Non scherzare, tu ci verrai! Ho organizzato questa festa dai primi di Settembre. Tu ci verrai, con o senza Justin." il professore entrò nell'aula, richiamando, per quello che poteva, la nostra attenzione.
"Ma nemmeno morta!" squittii, girandomi poi verso l'uomo che per poco non cadeva a terra, inciampando nei suoi stessi piedi.

*  *  *

"Tuo padre sa della pazzia che stai per fare?" mi girai appena verso Zayn, intento a camminarmi al fianco con le mani in tasca.
Dal primo momento in cui l'avevo visto, indossava sempre quel jeans chiaro, una semplice giacca da football e una maglia bianca con lo scollo a 'V' sotto.
Non aveva altri vestiti o, una volta morto, non potevi cambiarti?
Al contrario, io indossavo un jeans pesante, una felpa blu scura e sopra un cappotto. Per non parlare del mio sexy cappellino rosa di lana che mi teneva la testa al caldo.
Alzai le spalle, sorseggiando il mio caffè caldo che avevo preso ad un bar trovato per caso al mio passaggio. Anche quel giorno nevicava e anche quel giorno non avevo potuto usare lo skate per muovermi meglio in città.
Di prendere un taxi non se ne parlava. E poi, camminare faceva bene alla salute, no?
"C'eri anche tu quando gliel'ho detto." risposi subito dopo aver bevuto un sorso della mia bevanda, sentendo la gola accaldarsi per qualche secondo. Poi, di nuovo freddo.
"Già, e c'ero anche io quando ti ha severamente proibito di farti un tatuaggio." insistette lui, provando a convincermi a girare i tacchi e tornarmene a casa, senza aver macchiato prima la mia pelle.
"Che scassaballe, Zazà. Lo farò piccolo e in un posto dove non si vedrà, così fino a quando posso, lo terrò nascosto a papà." lo avvisai, scocciata.
Figo, avevo fatto anche la rima senza rendermene conto!
Arrivai davanti al locale che Josh mi aveva gentilmente indirizzato, avvisando il tatuatore -suo amico, chissà come mai- della mia visita.
"Aspetta." Zayn mi prese per una mano, costringendomi a girarmi verso lui e fissarlo negli occhi.
Quegli occhi...
Era per lui se stavo facendo quel gesto, se avevo deciso di incidermi il segno dell'infinito al mio fianco sinistro.
"Perchè tanta fretta di farti questo stupido tatuaggio? E se poi te ne penti?"
I suoi occhi erano fissi nei miei, mentre la neve cominciava di nuovo a scendere a piccoli fiocchi sopra le nostre teste.
Era ormai tardi per tirarmi indietro e soprattutto non l'avrei mai fatto. Quel tatuaggio avrebbe avuto un vero significato.
"Perchè proprio tu mi stai chiedendo questo? Ne hai il corpo pieno." sbottai, ricordando le immagini viste al pc di quando era giovane e le sue braccia piene di macchie d'inchiostro. Da che pulpito vien la predica!
"Appunto perchè anche io me ne sono pentito, soprattutto di questo." lasciò andare la mia mano, scoprendo il braccio sinistro e mostrandomi un'enorme macchia nera a forma di teschio. Dove voleva arrivare?
Corrucciai le sopracciglia in segno di confusione e Zayn si affrettò a spiegarmi il suo dilemma.
"Vedi questo tatuaggio? -Annuii- Bene, sotto questo ce n'era un altro, stessa grandezza, diverso significato. Sotto, c'era la mia ex ragazza, fatto un giorno così all'improvviso, pensando che avremmo vissuto fino alla fine dei nostri giorni la nostra relazione... Ma così non è stato." la sua voce era calata nell'ultima parte, forse ricordando qualche brutto episodio che li aveva divisi.
Sforzai un sorriso, costringendolo a guardarmi negli occhi, piegandomi di poco sulle ginocchia abbastanza per farmi vedere da lui.
"Non ho intenzione di farmi un tatuaggio enorme. Voglio farmi solo un piccolo segno dell'infinito, incoraggiandomi da sola che nemmeno tu mi abbandonerai mai. Lo faccio per te, perchè in poco tempo mi hai fatto capire quanto vulnerabile e instabile io possa essere, soprattutto se parliamo di campo affettivo. Tu nemmeno puoi immaginare il bene che ti voglio, non puoi capire quanto io stia male solo al pensiero che tra poco tu vada via, lasciandomi di nuovo sola. Credo che quel tatuaggio colmerà il vuoto creatosi una volta che io non ti avrò visto più..."
Lo vidi trapassarmi con lo sguardo, mentre la neve cominciò a gelarmi anche le mani nascoste dentro le tasche del cappotto.
"Ora, per favore, mi accompagneresti dentro e gentilmente mi terresti la mano in segno di conforto che me la sto leggermente facendo addosso?" lo pregai con lo sguardo, mentre lui ricambiò con una sonora risata che mi trasportò con facilità.
Almeno l'avevo convinto.
Afferrò la mia mano, trascinandomi dentro il locale.
La campanella posta sopra la porta avvisò i presenti del mio arrivo. Un uomo pelato, posto dietro un bancone, intento a sfogliare diversi giornali di non saprei cosa, mi guardò dall'alto chiudendo il tutto.
"Non siamo l'ufficio persone smarrite." disse con tono pacato.
Sentii Zayn ridere al mio fianco, e provando a dargli una gomitata, per poco non feci cascare la colonna di fotografie di diversi tatuaggi posti proprio al mio fianco.
Merda.
Sorrisi amabilmente, avanzando verso l'uomo con poca convinzione.
E se voleva mangiarmi? Vista la sua stazza non potevo omettere quest'idea.
"Lo so! Sono venuta per farmi un tatuaggio." squittii felice, sperando che questo non mi scoppiasse a ridere in faccia.
"Hai diciotto anni?" mi chiese subito, alzandosi dalla poltrona su cui era poggiato e fissandomi negli occhi.
Era anche alto. Adesso sì che avevo paura di lui.
"Quasi." riuscii a dire con un filo di voce.
L'uomo scosse la testa.
"E allora non si può fare, a meno che tu non sia accompagnata da un genitore o, comunque, qualcuno maggiorenne." disse comprensivo.
Non sapevo bisognasse portarsi la nonna dietro per farsi un tatuaggio.
Guardai Zayn che al mio gesto triste alzò semplicemente le spalle.
Potevo dirgli che avevo un fantasma di chissà quanti anni che mi avrebbe assistito. Non era la stessa cosa?
Il telefono squillò nella borsa e quando lo cacciai fuori, il nome di Josh mi fece venire un'idea.
"Peccato... Josh mi aveva parlato molto bene di questo posto..." feci la vaga, pronta a girare i tacchi.
"Josh?" din din din! Colpito in pieno!
"Sei tu, Ariel?" annuii come non avevo mai fatto prima al suo richiamo.
"Oh, perchè non l'hai detto prima! Vieni, siediti e dimmi la tua idea per il tatuaggio." il suo braccio muscoloso mi coprii le spalle, aiutandomi a sfilare il cappotto e facendomi sedere su uno sgabello posto di fronte un tavolo di legno vecchio.
"Io... Ehm... Sì, avevo pensato al segno dell'infinito. Sa, l'otto rovesciato." l'uomo rise, prendendo qualcosa di appuntito da un cassetto e sedendosi proprio di fronte a me.
Oh cazzus! Ma quello era un ago?
I miei occhi si dilatarono e solo quando sentii la mano di Zayn sulla mia coscia, uscii dal mio stato di trance.
"Certo che so cos'è, ne ho fatti tanti in quel modo." si vantò l'uomo.
Guardai preoccupata Zayn, deglutendo tutta la saliva che stranamente continuava a formarsi nella bocca. Eccessiva salivazione? Strano...
"Ci sarò io al tuo fianco, giuro. Non farti prendere dal panico, sentirai giusto pizzicare un po' qua e là... Ma ti prometto che ti farò pensare ad altro, nemmeno te ne renderai conto e l'uomo avrà finito di farti il tatuaggi.o" mi abbracciò Zayn.
Apprezzai il gesto e provai a ricambiare, ma l'uomo si accorse della mia strana posizione e mi richiamò.
"Tutto bene?" mi chiese.
Io annuii.
"E' solo che è il mio primo tatuaggio" me ne uscii.
"Il primo dei tanti." mi prese in giro Zayn.
"Tranquilla, non sentirai nulla." mi confortò l'uomo, chiedendomi in seguito il posto in cui volevo fatto il tatuaggio.
Mi aiutò a stendermi sul materassino e chiusi gli occhi aspettandomi chissà cosa.

Alzai la maglia davanti allo specchio, sorridendo a trentadue denti solo vedendo la garza che copriva il mio tatuaggio.
Sì, finalmente anche io ne avevo uno!
"Avevi ragione... Non ha fatto poi così tanto male." mi voltai verso il mio letto, ritrovandoci Zayn sdraiato sopra a fissare il tetto, pensieroso.
Spostò lo sguardo appena, fulminandomi.
"Parla per te. Mi hai stritolato una mano, Hulka. Mi fa ancora tutto male." si accarezzò la mano sinistra, mentre ridacchiando mi avvicinai al letto in punta di piedi.
Papà era arrivato cinque minuti dopo il mio rientro, questo mi aveva evitato le solite domande da impiccione su dove fossi stata e cose così.
Lo avvisai che avevo da studiare per un compito e, anche se non era vero, volevo stare nella mia stanza in santa pace a chiacchierare con Zayn.
Mi mancava poco tempo e non volevo perdere nemmeno un minuto in minchiate varie.
Zayn si spostò appena sul mio materasso, lasciandomi giusto un posticino su cui sdraiarmi.
"Hulka?" mi trattenni dal ridere.
"Sì. Tu nemmeno immagini il dolore che mi hai procurato. Pensavo di dover farmi amputare una mano per mancanza di sangue." mi prese in giro.
Rotolai di poco giusto per arrivargli di fronte e ridergli in faccia.
No, serio... Hulka? Che razza di nomignolo era?
Preferivo di gran lunga sirenetta.
"Hai detto tu che mi avresti confortato, che mi avresti evitato di pensare al dolore. Guarda il lato positivo, ci sei riuscito." lo presi in giro.
Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo dopo la mia ennesima risata.
"Che poi... Amputare? Credo che tu non abbia nemmeno sangue. Cosa sei? Un'anima che vaga sulla Terra e basta, no?" mi maledii tre secondi dopo aver detto quella frase.
Gli occhi di Zayn si erano fatti magicamente neri, cupi. Avevo sbagliato a parlare, l'avevo capito. Ogni volta dimenticavo di collegare bocca e cervello prima di farlo.
Tanto volte, anche Zayn nell'ultimo periodo, mi avevano consigliato di contare fino a dieci prima di insultare o dire qualcosa. Magari avrei trovato un insulto migliore...
Comunque, provai a sfiorarlo ma la mia mano trapassò il suo viso.
"Scusami." mormorai sottovoce, abbassando lo sguardo sulle mie mani.
"Non devi scusarti. Non è normale che tu parli con un fantasma... Io sono niente, me ne rendo conto, e sono stato pure stupido a scegliere questa condizione di andarmene così presto. Sarei stato per sempre sulla Terra se non avessi voluto fare l'egoista e tornarci da giovane, con gli stessi sentimenti, soprattutto." era affranto, la voce rotta.
"Non dirlo nemmeno per scherzo!" lo intimai.
"Pensa te se avessi dovuto passare del tempo con un vecchio decrepito." dissi con un sorriso.
"Ehy! Vecchio a chi?" finse di offendersi.
Ridacchiai dalla sua smorfia, mentre lo vidi alzarsi dal letto e scomparire.
Mi misi dritta con la schiena guardando da tutte le parti. 
No, dai... L'avevo offeso davvero?
Una botta alla testa, non tanto forte, mi fece voltare verso la finestra, dove trovai Zayn ridere, mentre teneva saldamente un cuscino tra le mani.
"Ma che...?" guardai sul pavimento, proprio vicino al letto, e un altro cuscino giaceva lì.
Un'altra botta alla testa.
"Vuoi la guerra?" lo provocai, alzandomi e recuperando il cuscino.
"E guerra sia." la botta che fece il cuscino sul vetro della finestra mi fece tremare.
Bastardo! Lui usava la sua 'magia' con me.
"Così non vale." mi lamentai, correndo in lungo e largo nella stanza per evitare i suoi attacchi.
"Oh, sì invece." lanciò un altro cuscino, facendomi cadere di faccia sul pavimento.
Alzai appena lo sguardo da terra, massaggiandomi il mento che urlava dolore.
"Tutto bene?" lo vidi piegarsi sulle ginocchia al mio fianco, guardandomi dritta negli occhi con sincerità nella frase.
Mi voltai verso il tetto, mettendomi a pancia in su e massaggiandomi ancora un po' in silenzio.
Non era stata una grande botta. Ma quella era bastata per farmi venire di sicuro il doppio mento.
Porco spino!
Sentii la mano di Zayn accarezzare la mia, spostandola infine e posandoci la sua al mio posto. Lo guardai in silenzio, mentre continuò a massaggiare il mento e guardarmi ogni tanto negli occhi.
"Va meglio?" mi chiese dopo una manciata di secondi.
Se stava parlando del mio mento, a meraviglia!
Se stava parlando del mio cuore... Si era andato a fare un giretto nel paese degli unicorni, dove le persone vomitano arcobaleni e i folletti ti vengono a trovare a casa con un sacco di oro in spalla. Benissimo, insomma.
Non rispondendo, Zayn cambiò tattica. Le labbra presero posto della mano, posandosi sul mento e rilasciando piccoli baci su ogni parte della mie pelle bianca.
Ok. Mi serviva un cuore nuovo. Due gambe nuove. Un mento nuovo. Tutto nuovo.
"Se non la smetti, dovrai raccogliermi con un cucchiaino." mi sforzai di dire dopo l'ennesimo schiocco di un bacio, facendo in modo che la smettesse di colpo.
"Perchè?" il suo volto ora era sopra il mio, i suoi occhi confusi e astuti allo stesso tempo.
Lui lo sapeva, eccome se lo sapeva!
"Bo, così... Oggi fa talmente caldo che rischio di sciogliermi su questo pavimento." dissi ironica.
Lui ridacchiò e prese posto al mio fianco, stendendosi tranquillamente e prendendo a giocare con una mia ciocca di capelli.
"Addirittura? Wow! Non sapevo che avrebbe fatto poi così tanto caldo a Dicembre." mi prese in giro.
"Eh." alzai le spalle con nonchalance.
"Scommetti che adesso arriva la fine del mondo?" aggrottai la fronte.
"Mi stai per dire che avete deciso di fare un duetto con Justin Bieber tra le stelle?" chiesi, facendomi guardare male.
"Ma cosa...? Ti hanno mai detto che non sei normale?" disse poi ad un soffio dal mio viso.
Pavoneggiandomi risposi un 'Sì' secco e deciso.
Lui rise e lo seguii a ruota.
E tanto per parlare di ruote, il mio cuore ne stava facendo una, due, tre... Mi mancava l'infarto.
Era troppo vicino, tanto che trattenni il respiro quando spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, la stessa che lo aveva trattenuto fino a quel momento.
Poi fu un attimo.
Stremata da tutta quella lentenza disarmante, afferrai la sua mascella perfetta, combaciando una volta per tutte le nostre labbra.
Sì, mi aveva permesso di toccarlo. E sì, mi stavo godendo al meglio il tempo che ci rimaneva, e a lui non sembrava dispiacere più di tanto.
Avete presente quando qualcuno ti fa credere di essere speciale, e poi ti abbandona e tu devi far finta che non ti importa niente?
Bene, sapevo che quello sarebbe stato il mio umore dal giorno in cui sarebbe sparito dalla mia vita, ma non per sempre. Me l'aveva promesso...


  


        

*Ok, ok, ok. Vi obbligo a sclerare con me per questa foto photoshoppata sjdhkas*


EHIOOOOOOOOOOOO
Sono tornataaaaaaaaaaaaaaaa(?)

Ok, ho fatto una vacanza asjdhakjsd
Non ci sono termini per descriverla, ma soprattutto
ho avuto un lampo di genio mentre guardavo i fuochi d'artificio(?)
Si tratta sempre un'idea su questa storia, quindi preparatevi
al terremoto Sofia, perchè negli ultimi 3 capitoli (avete capito
bene, sorry cc) il diabete vi farà crollare.

Ps. non mi prendo nessuna resposanbilità. Procuratevi
delle insuline, vi voglio vive fino all'ultimo, sempre
se qualcuno abbia voglia di seguirmi ancora c:


Pps. sposiamoci!
Cioè, io vi amo asdjhask Tutte queste attenzioni e bo,
vi sposo, ho deciso **
Ditemi ora, chiesa e portatemi i one direction(?)
Magari l'ultima parte sarà più difficile, maaaaaa never say never, giusto?
C'è qualquadra che non cosa(?)
Scusatemi, c'è la mia migliore amica che mi sta leggermente
mandando il cervello in pappa... Quindi, vi saluto e vi dico che
aggiornerò appena ci sarà qualche recensione, anche se non ho 
intenzione di farvi aspettare molto ;)

Sofia.

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Capitolo 13
*** Non mi caga nemmeno un piccione. ***



 
ATTENZIONE: guardare Ghost Hunters su axn, 
nuoce gravemente sulla storia.
La notte non dormo più lol

Ps. leggete l'angolo autore? 
E' importante, grazie c:


NON MI CAGA NEMMENO UN PICCIONE.


Mi versai un bicchiere di acqua, quando uno strano rumore mi fece girare d'improvviso.
"Buongiorno." entrò in sala mio padre pieno di carte che gli pendevano da tutti i lati.
Posai la bottiglia di acqua in frigo e mi girai a guardarlo.
"Vuoi una mano?" chiesi, portando poi il bicchiere alla bocca e sorseggiando l'acqua.
Lui rispose 'No.' velocemente, mentre si abbassava a recuperare l'ennesimo  foglietto caduto a terra.
Risi della scena e andai lo stesso ad aiutarlo.
Eravamo indispensabili l'uno per l'altro: se io avevo bisogno, lui veniva in mio soccorso e viceversa, anche quando l'altro non voleva.
"Ecco, papà." gli passai un foglietto ripiegato in una busta. Lo mise velocemente in borsa.
"Ora ho capito da chi ho preso la qualità di ritardataria." lo presi in giro, capendo che tutto quel nervosismo era dovuto al solito ritardo a lavoro.
"Già." mi lasciò un bacio sulla fronte, camminando -correndo- poi verso la porta d'ingresso. Prima che uscisse completamente da casa, si voltò un'ultima volta nella mia direzione.
"Sei sicura di non voler aspettare pomeriggio per decorare la casa?" mi chiese, forse, per la centesima volta.
Gli avevo già spiegato la sera prima che l'indomani non sarei andata a scuola solo per allestire la casa in tema natalizio. Adoravo fare l'albero, decorare il tetto di luci e al dire il vero non vedevo l'ora di bearmi del mio capolavoro.
Scossi la testa, ridacchiando.
"Papà, ti ho già detto che pomeriggio ho promesso Beth e Juls di accompagnarle al centro commerciale per comprare il vestito per il ballo di domani sera." gli ricordai.
Certo che quando ci si metteva, era una testa calda!
Lui annuì.
"E tu non ci vai?" di nuovo?
"No, papà. Non ho un cavaliere e non si può andare da soli." spiegai, ancora.
"Secondo me dovresti andare lo stesso. Che ne so... Magari qualche ragazzo da solo davanti la scuola lo trovi, così potete entrare insieme e poi vi dividete." insistette.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
"Papà..."
"Mi fa male sapere che mia figlia non è cagata di striscio da un maschio... -Sbarrai gli occhi- Potrei accompagnarti io!" camminai veloce nella sua direzione, spingendolo infine fuori casa, incazzata.
"Grazie della fiducia, eh. Quello che mi piace nemmeno sa della mia esistenza e io di certo non sarei andata a dirgli di venirci con me. Ora vai a lavoro o chiamo il tuo capo e gli dico che ieri sera hai preferito andare in un locale a bere invece di sistemare la posta che avresti dovuto consegnare stamattina." scherzai.
Lui mi guardò serio, poi mi stampò un nuovo bacio, stavolta sulla guancia.
"Vado." mi sorrise preoccupato, camminando poi sul vialetto per uscire di casa. 
Lo guardai salire in macchina, stringendomi le braccia sotto il petto, strette lì nel momento in cui un colpo di vento mi fece raggelare.
L'auto partì e sentii una grande botta alle mie spalle.
"Cazzo, no! Non posso essere rimasta chiusa fuori." mi lamentai provando a girare la maniglia, con scarsi risultati.
La neve era vicino ai miei piedi, coperti solo dai calzini, e quando provai a indietreggiare, scivolai come un'allocca, facendomi i tre scalini di sedere.
Imprecai quante più cose possibili, massaggiandomi il fondoschiena dolorante.
"Zayn, aiutami." se non ci fosse stato lui, di sicuro sarei diventata una tenera statua di ghiaccio ai piedi della mia veranda.
Oddio, tanto carina no, viste le mie condizioni mattutine: capelli come la scopa di mia nonna, pigiama con stampe di maialini stile Peppa Pig, i calzini... Beh, mi piacevano i colori, e le strisce stile arcobaleno che avevo ai piedi lo dimostravano.
"Minchia, minchia, minchia. Dov'è quello zoticone quando serve?" quasi urlai, stringendomi meglio tra le mie braccia per riscaldarmi.
Mi alzai in piedi, sentendo il sedere congelarsi grazie alla neve, correndo subito dopo sul retro della casa.
L'abbaiare del cane della mia vicina mi fece prendere quasi un infarto, poi riprovai a chiamare Zayn.
"ZAYN JAWAAD MALIK, se non vieni qui subito, giuro che ti piastro i capelli! Ancora non so come, ma lo farò!" urlai sicura, mentre una nuvoletta di alone dovuta al freddo si formò davanti al mio viso ad ogni parola pronunciata.
"Che c'è? Ehy... Che fai in pigiama in giardino con questo freddo?" prima sembrava incazzato, nemmeno l'avessi svegliato -cosa impossibile visto che non dormiva mai- poi, guardandomi da capo a piedi, aveva sbarrato gli occhi.
"Sono rimasta chiusa fuori casa. Ti prego, aprimi qualcosa, fammi entrare anche dal camino." lo supplicai, sentendo mancare le dita dei piedi.
Me li avrebbero amputati, lo sapevo!
Lui rise, poi mi diede le spalle.
"Sali dai." mi guardò con la coda dell'occhio.
Salire dove?
"Sulle spalle, forza, o mi muori congelata." come a leggermi nel pensiero, mi rispose.
Oddio! Ma leggeva nel pensiero?
No, perchè se era veramente capace di fare una cosa del genere, di sicuro era anche capace di pensare che il mio posto doveva essere un manicomio!
Era meglio lasciar perdere anche quei pensieri poco casti che mi ero fatta su lui quando l'avevo visto di spalle, un giorno, osservandolo e studiando i suoi muscoli attentamente. E ne aveva tanti!
"Ariel? Sei ancora viva?" grazie alla sua voce, mi svegliai dal mio stato di trance.
"Certo." mi arrampicai sulle sue spalle, stringendomi forte come meglio potevo.
"Pronta, scimmietta?" mi prese in giro.
Ok, era meglio Hulka a questo punto.
"Vuoi un calcio dove non batte il sole?" chiesi ovvia.
"Da me il sole non batte da nessuna parte." mi prese in giro.
"Zayn!" al mio rimprovero, saltò.
No. Non era un semplice salto come quelli che si fanno quando hai una corda in mano. No.
Era stato un salto che mi aveva portato direttamente davanti alla mia finestra.
Urlai.
"Il mio timpano." si lamentò.
"Il mio cuore." dissi ancora con gli occhi sbarrati.
Cazzo, ce l'avevo in gola!
"Sì, ma ora scendi? Non sei una piuma." oh.
Appoggiai i piedi sul davanzale della mia finestra e Zayn sparì.
Capii dove era andato solo quando notai la finestra al mio fianco spalancarsi.
"Vieni." mi aiutò con una mano, facendomi entrare nella mia stanza.
"Grazie." dissi solamente, togliendomi velocemente il pigiama che mi stava facendo letteralmente congelare.
"Non ti preoccupi più di spogliarti davanti a me." le mie guance andarono a fuoco.
Lo guardai con la coda dell'occhio, capendo che quella non era una domanda.
"No." risposi.
Eh già. I primi giorni magari, prima di vestirmi, ci mettevo ore perchè non lo vedevo in giro e preoccupata, pensavo che mi stesse fissando come qualche pedofilo.
Poi, col tempo, avevo capito che quando mi spogliavo lui spariva, giusto per lasciarmi un po' di privacy.
Ora però era lì, dietro di me, che mi fissava le spalle.
"Sei messa bene." mi girai di scatto, nascondendomi dietro la maglia del pigiama.
"Porco." dissi solamente.
Lui rise e sparì.
Fanculo! 
E papà doveva imparare ad abbassare la temperatura del riscaldamento!

*  *  *

L'esterno della casa era già bello pronto. Le luci erano state messe su tutto il tetto.
Le mie urla si erano sentite fino l'America, ne ero sicura; ma rischiare di cadere, non era nei miei piani. Stupida neve!
Per fortuna Zayn era volato alla velocità della luce prendendomi in braccio, evitandomi uno schianto al suolo che mi avrebbe deformato a vita.
Le avevamo anche accese, per vedere se tutte erano messe bene, ed erano così perfette che papà mi avrebbe presa in giro, scommettendo di sicuro che avevo ingaggiato una trouppe per mettere le luci al posto mio.
Che padre fiducioso. Prima mi sbatteva in faccia che nessuno mi si filava e poi nemmeno mi avrebbe creduto.
In effetti, come dargli torto: una volta mi aveva chiesto cosa fossi in grado di fare nella vita; gli avevo risposto 'Respirare non è una grande cosa? Sii felice di tua figlia per una buona volta'.
Come dargli torto...
"Tieni." Zayn mi passò l'ennesima pallina e l'emozione con cui lo faceva mi fece sbuffare.
"Ma vuoi mangiarti un'emozione? Dio Santo!" sbraitai, appendendo la pallina rossa all'ennesimo ramo dell'albero di Natale.
Prima di appendere le luci sopra il tetto, avevo costretto Zayn a seguirmi al parco vicino casa, quello dove ogni anno compravo l'albero di pino con papà.
Avevamo scelto il più grande, forse perchè era il più bello e forse perchè era l'unico che ci avrebbero consegnato fino a casa.
Ma ne valeva davvero la pena, vista la bellezza che aveva portato un po' nel mio salotto vuoto.
"Guarda che bella stellina! Che ne dici di attaccarla al terzo ramo sotto la casetta di Babbo Natale?" fulminai Zayn e le sue prese in giro.
Lui alzò semplicemente le spalle e sbuffò.
"Ti lamenti troppo." disse poi.
Gli lanciai la stella che mi aveva appena passato, trapassandolo.
Lui alzò di scatto la testa.
"Ehy!" si lamentò.
Risi, perchè anche se non l'avevo colpito, ci era rimasto male.
"Vuoi che te ne tiri una io?" mi allontai velocemente.
"Tu mi fai male." risposi nascondendomi dietro l'albero, ancora pronto per metà.
Ok. Forse fare l'albero da sola con Zayn non era stata un'idea ottima, viste le sue continue lamentele. Avrei preferito Juls e le sue chiacchiere infinite, che un ragazzo muto come un morto.
No, aspetta...
"Dai, prima finiamo, prima facciamo altro." dissi posando una nuova pallina sugli alberi.
"Del tipo?" i suoi occhi brillarono e io rimasi a fissarli per qualche secondo senza saper più respirare.
"Bo. Cavalcare un pony. Che ne so, Zazà. Troveremo qualcosa di interessante da fare." alzai lo sguardo sull'orologio attaccato alla parete.
"Ecco, magari prima che arrivino anche Juls e Beth." lo avvisai.
Gli avevo chiesto gentilmente anche di accompagnarmi al centro commerciale con le mie amiche. Visto che io non avrei dovuto comprare nulla, avere lui al mio fianco, era una buona idea.
Certo, lui non la pensava uguale, ma l'avevo minacciato ancora una volta con l'aspirapolvere e aveva dovuto accettare.
"Va bene." finalmente si alzò e si decise a darmi una mano a finire l'albero.


Finalmente avevamo finito.
Erano passate tre ore, ma avevamo finito!
"Dio mio, sono distrutta." mi lamentai, sdraiata sul pavimento.
Zayn, al mio fianco, abbassò la gamba che teneva appoggiata al divano. Posizione comoda, insomma.
Lo guardai confusa, vedendolo mettersi seduto a gambe incrociate al mio fianco.
"Che fai?"
Mi aveva promesso che per la mezz'ora che mancava prima dell'arrivo delle mia amiche, potevamo stare sdraiati sul pavimento -come piaceva a me da piccola- a fissare il tetto, senza dire nulla.
Tante volte il silenzio diceva molte più cose delle parole stesse.
"Voglio chiederti delle cose." ma proprio ora?
"Zayn..."
"Dai ti prego. Tu sai tante cose di me, mentre io so solo che porti il nome di una sirenetta." assunse l'espressione di un cane bastonato, pregandomi con lo sguardo.
Mi misi dritta con la schiena, sbuffando, alzandomi poi e camminando verso la cucina.
Sentii richiamarmi alle spalle, ma non mi voltai.
Perchè gli interessava la mia vita?
Aprii il frigo immaginandomi uno spazientito Zayn ancora seduto sul pavimento, intenta a cercare di capire del perchè mi avesse fatto una simile richiesta.
I miei occhi notarono delle fragole. Fragole? A Dicembre?
Lasciai perdere il discorso su chissà da dove provenissero e le presi, seguite da una bomboletta di panna spray.
Recuperai un coltello dal cassetto delle posate e sentii delle mani posarsi sui miei fianchi, una testa poggiarsi nell'incavo del collo.
Porca minchia!
Scene del genere le avevo solo sognate!
"Cosa fai?" sentii Zayn sussurrarmi all'orecchio.
"Se devo raccontarti un po' di me, metto un po' di cibo in mezzo." risposi solamente, sorridendo e nascondendomi dietro la bomboletta di panna, porgendogliela.
Cominciai a pulire le fragole, sentendomi osservata da Zayn, alle mie spalle.

Avevo ripulito già qualche fragola, quando, imbarazzata dalla situazione, infilai la lama del coltello nel mio dito. Mi cadde tutto di mano, facendo scontrare il coltello nel lavandino, provocando un suono assordante che fece preoccupare Zayn.
"Cosa hai fatto?" mi guardò, per poi abbassare lo sguardo sul dito ricoperto di sangue che tenevo saldamente tra le mani.
Sentii le gambe cedermi, e quando stavo per cadere sul pavimento, Zayn mi prese in tempo, portandomi poi al divano.
"Tieni." mi passò una tovaglietta "Vado a prendere la cassetta di sicurezza." e si allontanò immediatamente.
Sentii gli occhi pizzicare, mentre provai a non svenire.
Avevo sempre odiato la vista del sangue, mi faceva raggelare e perdere i sensi. Per fortuna Zayn arrivò quasi immediatamente, aprendo la scatola medica e recuperando il tutto.
Passò del cotone impregnato di disinfettante sul mio dito, facendomi gemere appena di dolore. Mi sorrise coraggioso, infondendomi conforto.
Fu un gesto che apprezzai molto, perchè per quei secondi che passarono dopo mentre mi disinfettava e copriva il piccolo taglio, non avevo fatto altro che pensare al suo sorriso.
Perchè ragazzi così non erano reali? O per lo meno, perchè non li conoscevo io, in carne ed ossa?
Zayn richiuse la scatola e ci si accomodò sopra fissandomi dal basso.
"Va meglio?" mi chiese e io annuii.
Quando notò che ancora non aprivo bocca, posò le sue labbra sul mio dito, che adesso pulsava di meno.
Sentii le mie guance andare a fuoco, mentre spostai lo sguardo verso la cucina, cambiando velocemente discorso.
"Sarà meglio che io ripulisca tutto. Non voglio fare preoccupare papà. E poi, sperando di stare più attenta, finire di pulire le fragole." provai ad alzarmi, ma le possenti mani di Zayn mi costrinsero a risedermi sul divano.
"Stai qui, faccio io." mi avvisò, mentre lo guardai camminare verso il lavello.
Osservai per tutto il tempo il movimento dei suoi muscoli che si irrigidivano e che si rilassavano ogni qualvolta facesse qualcosa, mentre mi lasciai cadere sfinita dopo svariati minuti allo schienale del divano, passandomi il dito sotto lo sguardo.
Oltre che idiota, ultimamente, ero anche distratta... Molto.

Dopo che sciacquò il tutto, recuperò una ciotola dallo scaffale della cucina e mi venne in contro.
Si andò a sedere sul tappeto posto davanti al divano e pochi secondi dopo lo raggiunsi felice.
Non sarei mai riuscita a ringraziarlo a dovere.
"Allora... Cosa vuoi sapere?" chiesi, recuperando la bomboletta di panna e riempiendo una ciotola che aveva preso insieme a quella delle fragole.
Ovviamente lui non fece altro che guardarmi, senza poter mangiare nulla.
"Tutto." disse sicuro.
Lo guardai per bene negli occhi, mentre mangiavo la prima fragola piena di panna.
"Magari, facciamo che tu mi poni delle domande e io rispondo. Però... Contieniti." lo presi in giro.
Lui accettò subito e si sdraiò sul tappeto, passando le mani dietro la testa e fissando il soffitto, pensieroso.
"Come hai conosciuto i tuoi migliori amici?" mi chiese dopo un po' di esitazione.
Ci pensai bene, provando a formulare la risposta prima nella testa.
Poi alzai le spalle.
"Scuola. Lì dentro, nonostante si odia la struttura e tutto il resto, si conoscono persone fantastiche. Magari alcuni li conosci, ci scambi qualche parola e poi ciao ciao. Ma per Beth, Juls e Josh non è stato così. Abbiamo cominciato a parlare, mi pare durante una gita in un museo, e una parola tira l'altra, ci siamo scambiati i numeri telefonici. Poi abbiamo fatto un'uscita insieme, al lunapark per sottolineare, -sorrise- e bo, ci siamo trovati davvero bene insieme." spiegai.
Presi altre fragole, ingerendole come una bambina. E io, in parte, lo sono sempre stata.
"Wow. Anche io ho avuto amici alle scuole, ma poi, con la carriera, solo con pochi sono riuscito a restare in contatto." si espresse lui.
Lo sapevo. Sapevo praticamente anche quando andava al bagno durante i concerti. Tutto merito di internet e della tecnologia.
"Poi?" provai a passare alla domanda successiva.
Nuovamente calò un silenzio assordante, interrotto a volte dal mio mangiucchiare in modo nervoso. E se mi avesse fatto dei generi di domande più spinte? Ero pur sempre una ragazza, un po' di ritegno lo tenevo ancora.
"Uhm... Fidanzati?"
Ahia. Tasto dolente.
Fissai la fragola impregnata di panna che avevo appena morso, scrutandola per bene. 
In un certo senso, quel frutto, mi ricordava me e Zayn, già. La fragola e la panna, prese separatamente, sono cose buone, ma  messe insieme, sono anche meglio!
E io con Zayn ero proprio così. Senza lui ero così, buona. Ma con lui, ero qualcosa di fantastico. Il mio umore era sempre migliore, i miei giorni no all'improvviso prendevano una piega migliore, mi sentivo finalmente viva e qualcuno mi voleva più che un semplice bene comune.
In fondo, Zayn lo conoscevo da poco e quindi era una cosa sconvolgente perfino per me stessa.
"Allora?" mi risvegliai dal mio stato di trance, mangiando la fragola velocemente. Poi deglutii e guardai Zayn, adesso sdraiato su un fianco, intento ad aspettare la mia risposta.
"Nessuno." risposi.
"Nessuno?" fece eco lui.
Annuii.
"E perchè?" mi chiese curioso, corrucciando la fronte, confuso, forse.
Perchè non mi caga nemmeno un piccione.
"Non erano te." mi tappai la bocca con entrambe le mani, rovesciando anche sbadatamente la ciotola di fragole sul tappeto.
Zayn mi guardò curioso, un piccolo sorriso segnava le sue labbra, ma non si mosse più di tanto. Forse era abituato a sentire certe cose sul suo conto.
Staccai le mani dalla mia bocca, abbassando lo sguardo sul tappeto e raccogliendo il mio disastro. Mi misi a gattoni per fare più veloce.
Notai con la coda dell'occhio Zayn mettersi al mio fianco, aiutandomi a ripulire tutto.
"Cioè?" fiatò ad un certo punto.
Cioè... Cioè che mi sto innamorando di te!
Alzai le spalle, scrollandole.
"Sei fantastico, e non ho mai conosciuto una persona come te." dissi, puntando ancora gli occhi sul tappeto.
Lo sentii sorridere, mentre alla fine, per fortuna, il campanello di casa interruppe tutto quel silenzio imbarazzante.
Mi alzai di corsa, lasciando Zayn finire di ripulire tutto.
Aprii la porta di casa e Beth, Josh e Juls erano sul ciglio della veranda.
"Hola!" li salutai felici, abbracciandoli tutti e tre. 
Mi avevano salvato da una scena imbarazzante, li dovevo amare per forza.
"Facciamo veloce, tanto io sceglierò il solito smoking." si lamentò Josh, con la sua solita voglia di vivere che arrivava fino le stelle.

*  *  *

"Ma dai. Vieni anche tu." ripetè Juls, mentre saltellava sulle mattonelle nere del marciapiede.
Nemmeno lei era cresciuta più di tanto. Sosteneva che se avesse preso le mattonelle bianche, il fuoco le avrebbe sciolto i piedi.
Rendiamoci conto che gente frequento.
"Nessuno mi ha invitato e tantomeno ho voglia di farlo io." mi lamentai, posando il telefono nella borsa, dopo aver visto l'orario.
"Potresti dire a Zayn di infilarsi nel corpo di Josh e accompagnarti." si illuminò con l'idea -meglio cazzata- della giornata.
"Io sono qui." si lamentò Josh al mio fianco.
"E poi, non deve accompagnare te?" le ricordò Beth, facendo ammutolire l'altra.
Scoppiammo a ridere, mentre Zayn mi tirò i capelli per la trentesima volta.
Non aveva fatto altro che tirarmi i capelli, giocare con il laccio della mia borsa, sciogliermi i lacci delle scarpe per tutto il giorno, solo perchè voleva che parlassi per lui con i miei amici, perchè in qualche modo, si sentiva escluso.
"Smettila." lo rimproverai e i miei amici ormai sapevano che stavo parlando con lui.
Rallentai appena quando un messaggio fece vibrare il mio cellulare.
Lo sfilai dalla borsa e mi misi a leggere il contenuto.

'Sei sempre in tempo per venire alla festa con me. xx Justin.'

Alzai gli occhi al cielo. E che palle però!
"Potresti accettare." mi prese in giro Zayn, ricevendo una brutta occhiataccia.
Sapeva come la pensavo e sapeva che l'ultima sera volevo passarla solo con lui. Poi, sarebbe sparito e io non volevo sprecare il mio tempo con Justin, il verme.
"No." risposi incazzata.
I miei amici erano più avanti e Zayn rispose alla mio tono acido con un pizzico alla mano.
Mi lamentai dal dolore, provando a colpirlo.
Lui rise e mi tirò i capelli.
Bastardo, me l'avrebbe pagata.
"Ahio." di nuovo un altro pizzico.
Come potevo picchiarlo se era un fottuto fantasma?
Di nuovo i capelli e un nuovo urlo.
"La volete smettere voi due? -Beth si girò infuriata, forse stanca dei miei lamenti- Tu, cammina al mio fianco... -mi indicò- E tu, stalle lontano anni luce, per favore." infine indicò anche Zayn al mio fianco.
Risi, ma subito mi bloccai agli occhi spalancati di Juls.
"Cazzo..." cosa era successo?
Mi girai di spalle ma non vidi nessuno.
"Ok, ditemi che lo vedete anche voi." disse Juls sottovoce.
Vedere cosa?
"Zayn, ma non eri un fantasma?" puntai gli occhi su Zayn, ancora al mio fianco: sembrava più colorato, aveva i soliti vestiti addosso, ma adesso sembravano veri.
Quando iniziò a battere i denti per il freddo, un'idea mi balenò in testa.
"Sei tornato in vita?" spalancai la bocca scioccata.
Non ci potevo credere.


  

EHIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Eh, già, la Sofia sconbussola di nuovo tutto, muahahah
Non ve lo aspettavate, vero?
Nemmeno io, lol
Ho voluto allungare la storia di un capitolo e solo così
potevo farlo uu
Anyway, come avrete capito, manca poco alla fine, esattamente
due capitoli e l'epilogo.
Giuro che già mi sento vuota, ma sono felice di tutte le 
belle parole che state dedicando sia a me che alla storia. 
Non credevo che sarei riuscit a portare qualcosa dele genere
fantasy al termine. Ed invece...

Anzi, se vi piace il genere fantasy (ma anche romantico)
passate da una mia os? He's a genius (basta cliccarci sopra)


Bo. Che vi amo già lo sapete, che mi mancherete
quando la storia sarà finita anche... Cosa dirvi di più?
Ah, recensite e fatemi sapere :)


Ah, un'ultima cosa, ma di importanza.
Avete voglia di diventare admin di una pagina di 4000+ fan?
Mi serve una mano, ma una che può mettere qualcosa ogni tanto,
non dico sempre, ma almeno un pò attiva :)
Sofia.

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Capitolo 14
*** Sembriamo Romeo e Giulietta, così. ***





SEMBRIAMO ROMEO E GIULIETTA, COSI'.



 
"Ok, facciamo una prova." Beth diede un colpo con la busta del suo vestito a Zayn, che prontamente si lamentò dal dolore, massaggiandosi subito dopo il braccio appena colpito.
"Oh, Gesù. Sei vivo, cioè... Sei qui, con me, adesso..." Zayn alzò una mano, bloccando il mio sclero. Sì, avevo iniziato a fare uno strano balletto non identificato.
"Solo per poco." disse sicuro.
Sia io che Juls che Beth, e anche Josh notai, corrucciammo la fronte.
"Cioè?" chiese Juls, la più curiosa di tutte.
Zayn si guardò estasiato il corpo, e anche io notai che dal vivo era anche più bello: le mani erano ben curate, sul mento una piccola barbetta stava crescendo, i capelli arruffati dal vento, i muscoli irrigiditi dal freddo di Dicembre.
"Sarò così fino a quando me ne andrò, cioè domani notte. Non credevo l'avrebbe fatto davvero, eppure..." girò su se stesso, ammirando ancora una volta la sua bellezza. E non era poca.
Poi però, un colpo di vento lo bloccò.
"Minchia, che freddo." si lamentò facendoci ridere.
"Vedo che l'influenza di Ariel ha avuto un brutto effetto su te." Josh lo afferrò per un braccio, camminando nella direzione opposta alla nostra.
Ma prima che i due potessero allontanarsi tanto, fermai il mio amico per un braccio, imbronciata.
"Dove lo stai portando?" chiesi confusa.
Lui mi guardò da capo a piedi, poi osservò Zayn al suo fianco anche più curioso di me.
"A dargli qualche vestito. Non hai sentito? Non starà per molto in vita; quindi, perchè farlo morire di freddo in anticipo?" alzò lo spalle, tornando poi a camminare, seguito da Zayn.
Li guardai allontanarsi in silenzio, mentre le mie amiche mi affiancarono.
"Beh, adesso hai un cavaliere per la festa." sussurrò eccitata Juls.
Eh?


*  *  *


'Esci. E' urgente; quindi muovi quelle chiappette mosce che ti ritrovi.'

Fissai il testo di quel messaggio privo di senso appena ricevuto. Certo che Josh aveva una certa delicatezza per incitarmi a fare qualcosa.

'Aspetti che Goku venga a prenderti sulla nuvola speedy? ESCI!'

Scattai dalla sedia, facendo incuriosire anche mio padre dalla strana reazione che avevo appena avuto, per lui, senza motivo valido.
"Cos'è successo?" infatti mi chiese.
"Non lo so. Serve aiuto a Josh." urlai, per poi arrivare all'entrata di casa mia.
Avevo appena finito di cenare, di Zayn nessuna traccia e sicuramente quel cretino di Josh aveva combinato qualcosa se era così elettrizzato e nervoso.
Che l'avesse buttato dal primo piano in seguito a qualche complotto?
Che Zayn ci avesse provato con la madre di Josh e quest'ultimo me l'aveva portato indietro?
Che Josh avesse capito di provare anche lui qualcosa nei confronti di Zayn -in effetti era una bellezza disumana- e per non rischiare di cambiare sponda, aveva deciso di riportarlo da me?

Persa nei miei pensieri, il cellulare vibrò di nuovo.
Senza esitare a guardare il contenuto del messaggio che Josh mi aveva inviato, aprii la porta di scatto.
Josh e Zayn erano sul portico di casa: uno incazzato proprio di fronte a me, l'altro appoggiato all'asse di legno che reggeva il tetto.
"Beh?" chiesi quando notai che nessuno dei due si dava una mossa a spiegarmi.
Zayn alzò solamente le spalle, mentre Josh iniziò a spiegarmi, ovviamente senza prendere fiato. Era di fretta?
"Mamma stasera aveva invitati. Ma io non lo sapevo, allora non avrei mai portato Zayn a casa mia. Volevo farlo dormire con me, cioè... In un letto a parte, ma sempre in camera mia, ma mamma me l'ha sconsigliato, perchè sappiamo come sono le cene in casa mia: non sai a che ora inizi a mangiare e non sai nemmeno quando finisci!"
Lo interruppi bruscamente, facendo un passo in avanti e socchiudendo appena la porta alle mie spalle.
Papà non doveva sentire, o avrebbe finito con l'impicciarsi in questioni che non gli riguardavano.
Poi, sarebbe stato anche più difficile spiegare la provenienza di Zayn, di chi era figlio e cosa ci faceva davanti casa mia.
Papà aveva la mania di voler conoscere i miei amici, chi frequentavo più spesso, ma ovviamente Zayn era un estraneo e tale doveva restare.
"Quindi?" tagliai corto, notando anche il viso di Josh cominciare a cambiare colore. Ma avevano tutti il vizio di non prendere aria durante un discorso?
"Quindi deve dormire da te." rispose.
Spalancai gli occhi, camminando ancora verso lui.
"COSA?" urlai, ma immediatamente mi accorsi del mio tono e lo abbassai.
"Cosa? Ma sei impazzito? Come posso farlo dormire in casa mia senza che papà lo scopra?" chiesi confusa.
"Ehm... Presentaglielo e il gioco è fatto." sorrise Josh, come se avesse detto davvero una genialata.
"Sono pur sempre una ragazza, papà non lo farà dormire con me." insistetti. Ma Josh non mollò.
"Beh, fallo dormire con lui." girai di scatto il viso quando Zayn si strozzò con la sua stessa saliva.
Sorrisi per la scena. Poi tornai a Josh.
"Allora lascialo dormire in giardino. Che posso farci io? Ci ho provato, anche perchè mi sentivo un po' escluso nel gruppo, in quanto ci stanno tre ragazze. Anche a me sarebbe piaciuto conoscerlo a fondo, ma non posso, Ariel."
Ok, lui non poteva. Io non potevo.
Beth era a cena fuori, e poi la madre non avrebbe ospitato uno sconosciuto per la notte, per di più in camera della figlia.
Juls...
No, beh. Zayn lo volevo ancora vivo -per quello che poteva e fin quando poteva- almeno fino il giorno dopo.
Mi grattai la testa, non sapendo più che fare.
Odiavo mentire a mio padre, ma non avrei lasciato Zayn in balia della notte, fuori, da solo.
"Dormire con mio padre, non se ne parla, tantomeno farlo dormire in giardino." pensai a voce alta.
"Fallo entrare di nascosto dalla tua finestra. Ricordi quando mia mamma mi ha chiuso fuori, tuo padre dormiva e tu mi hai fatto salire dall'albero?" aggrottai la fronte.
"Prima di tutto, tua madre ti aveva cacciato in seguito al vostro litigio per quella stupida x-box. Secondo, mio padre non c'era in casa e tu mi hai detto che volevi provare una nuova esperienza entrando dalla finestra. Che poi, è finita anche male, visto che la vicina ha chiamato la polizia, pensando fossi un ladro." gli ricordai.
Lui rise divertito, mentre io osservai Zayn allibito per la situazione.
"Dettagli... Allora?" disse una volta ripreso, Josh.
Allora?


Chiusi la porta alle mie spalle, camminando fino la cucina con un sorriso stampato sulle labbra.
La tavola era sparecchiata e papà non stava mangiando più. Ma io volevo il dolce!
"Papà?" lo chiamai.
"Sh." mi rispose solamente, alzando una mano in aria per fare un gesto secco, facendomi notare la sua posizione.
Non era una buona postazione per far entrare Zayn di nascosto dalla porta sul retro.
"Che stai facendo?" chiesi con tono pacato per non dar nell'occhio.
Lui mi zittì ancora una volta con la mano, battendola poi sul divano per incitarmi a sedermi al suo fianco. 
Guardai oltre la finestra, dove Zayn aspettava impaziente un mio segnale per passarci davanti. Ma era proprio dietro la tv; papà non si sarebbe fatto scrupoli a prendere una mazza da baseball e spaccarla in testa a chiunque si aggirasse nel nostro giardino a quell'ora della notte.
Cominciai a far dei gesti a Zayn, con scarsi risultati, nella speranza di fargli capire che il nostro piano era appena cambiato.
Papà si voltò all'improvviso e immediatamente mi bloccai, come quando uno gioca a 'Un-due-tre-stella'.
Sembrava una scena patetica.
"Che fai?" mi guardò male, ma poi un rumore attirò di nuovo la sua attenzione sulla tv al plasma.
"Comunque, mai guardare questi programmi sui fantasmi la sera. La notte ti vengono gli incubi." continuò poi, riferendosi al programma che stava guardando.
"Ma i fantasmi non esistono." risi, prendendolo in giro.
Ok, magari esistevano. Ma non volevo ammetterlo davanti a mio padre.
"Cosa? Sh, non dirlo mai più! Quelli possono sentirti e fartela pagare!" mi trucidò con uno sguardo mio padre.
"NO." urlai, ma più che altro perchè Zayn, che stava per passare davanti la finestra della cucina.
Guardai mio padre, sorridendo amabilmente.
Presi posto al suo fianco, prendendogli una mano tra le mie.
"Non sarebbe meglio guardare FUORI? Che ne so, magari VICINO LA FINESTRA DI CAMERA MIA?" notai con la coda dell'occhio Zayn farmi un cenno di aver capito le mie intenzione, mentre mio padre sfilò la mano dalle mie e la posò sulla mia fronte.
"Cos'hai, Ariel? Hai assunto roba non gradita? Ti sta venendo la febbre? Chi era alla porta?" scattai dal divano.
"Josh e no a tutto il resto. E' solo un po' di sonno. Notte papà." gli baciai una guancia e corsi al piano superiore, chiudendomi a chiave una volta entrata nella mia stanza.
Spalancai la finestra, tremando letteralmente dal freddo. 
Guardai in giro sotto di me, ma di Zayn nessuna traccia.
"Zayn?" cominciai a chiamarlo un paio di volte sottovoce, cercandolo con gli occhi nel buio più totale.
Si congelava fuori e in più non lo trovavo. Che avesse sbagliato giardino e fosse finito a quello di fianco? Non avrebbe fatto un piacevole incontro con il cane della vicina.
Poi un rumore attirò la mia attenzione: quell'idiota di un fantasma, che tanto fantasma al momento non era, stava lanciando dei sassolini alla finestra accanto alla mia. Precisamente, quella della camera di papà.
Oh merda!
"Zayn!" alzai di poco il volume, giusto il tanto che bastò per farmi sentire.
Il moro, adesso vestito con roba più pesante, si bloccò, i ciottoli ancora nelle mani, lo sguardo puntato nella mia direzione, confuso.
"Che fai là?" mi chiese sottovoce.
"Cosa fai tu là, sotto la camera di papà!" in quel momento, la luce della stanza si accese.
"Merda!" lo sentii imprecare, mentre si abbassò a nascondersi dietro un cespuglio. La finestra venne aperta e quando si accorse che lo stavo fissando impietrita, mio padre mi chiamò.
"Che fai con la finestra aperta con questo freddo?"
Volevo far entrare gli uccellini. No.
Volevo cambiare un po' l'aria. Non ci avrebbe creduto.
Volevo vedere le stelle in cielo. Peccato fosse ricoperto da nuvoloni che minacciavano la neve.
"Volevo vedere quanto fosse alto il giardino da qui." che?
Mio padre mi guardò male, congedandomi con un 'Porta la testa dentro, che già ha preso troppa aria'. 
Sempre gentile, lui.
Quando finalmente chiuse anche la luce, richiamai Zayn.
Per un momento nemmeno respirai. Zayn non usciva dal suo nascondiglio e pensai che si fosse davvero congelato.
Poi però si fece vedere e tastò il muro sotto la mia finestra.
"Che stai facendo?" chiesi curiosa.
"Cerco un modo per salire."
Quella scena mi fece sorridere.
"Sembriamo Romeo e Giulietta, così." lo presi in giro.
Finalmente alzò un piede da terra, sorridendo soddisfatto. L'albero purtroppo era spoglio e i rami erano secchi. Sarebbe stato rischioso passare da là. Grazie a Dio, avevo una casa in mattoni!
"Lo sai che alla fine muoiono entrambi, vero?" ma perchè doveva smontarmi tutte le cose?
"Lo so, ma tu muoviti, Romeo."
Quando ormai era a pochi centimetri dalla mia finestra, lo afferrai per il cappuccio della felpa e lo tirai con tutta la forza che avevo.
Quando appoggiò un piede sulla lastra della finestra, lo lasciai andare, sicura di averlo fatto salire.
Ma un attimo dopo, perse l'equilibrio e mi cadde addosso.
Mi trattenni dall'urlare, ma il dolore fu atroce.
Di certo non era un peso piuma e quando si alzò per constatare i danni, scoppiò a ridere.
Gli tappai prontamente la bocca, corrucciando la fronte.
"Che hai da ridere?" chiesi infastidita.
Non sembrò volersi spostare da quella posizione, continuando a fissarmi con quel sorrisino sulle labbra che cominciava ad urtarmi i nervi.
"Ti stavo per uccidere sotto di me, Giulietta." mi prese in giro.
Secondo la storia, Romeo, pensando che Giulietta fosse morta, si uccise. E se la cambiassi facendo che Giulietta ammazza con le sue mani Romeo? Sarebbe più moderna, e molte persone cominceranno a trovare più interessante la storia: le donne regnano!


*  *  *

"Guarda qui."
Mi avvicinai a Zayn, guardando oltre la vetrina, nella direzione in cui il suo dito indicava.
"Mi piace!" urlai, prima di entrare nel negozio, seguita da Zayn.
La campanellina posta sopra la porta avvisò la signora seduta dietro il bancone del nostro arrivo.
La sera prima Zayn aveva dormito in camera mia, all'insaputa di mio padre che stava nella camera accanto. Talmente non ero riuscita a chiudere occhi fino a tarda notte, che mi accorsi che mio padre russava.
Ci eravamo divisi il letto, nonostante lui provava a starmi alla larga e non toccarmi, e la mattina mi ero ritrovata stretta tra le sue braccia, involontariamente.
Avevo sorriso felice, mi ero beata di quel tocco e quel risveglio solo sognato; poi avevo fatto finta di dormire quando si era svegliato, accorgendosi di come eravamo messi, e forse aveva pensato che non era giusto nei miei confronti. Sembravamo una coppietta da film; ma in realtà eravamo tutto tranne che una coppietta.
Mi sarebbe piaciuto essere qualcosa di più con lui: mi faceva sorridere, pensare ad altro e continuare ad andare avanti a testa alta. Ma il fatto che a momenti se ne sarebbe andato per sempre, svuotava completamente il mio stomaco, tanto che a pranzo avevo mangiato poco e niente, presentando a mio padre Zayn, con la scusa di essere un amico di scuola, prossimo ad entrare nel nostro gruppo.
Sarebbe stato più facile poi spiegargli che non era la persona che noi ci aspettavamo e che quindi non l'avevamo fatto entrare nel giro.
"Salve signorina, come posso esserle utile?" mi chiese la donna con fare gentile, sfoderando un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
I miei occhi guizzarono dietro le sue spalle, mi alzai sulle punte e indicai dei ciondoli a forma di rondine.
"Quattro, per favore." dissi sorridente.
Ringraziai Zayn con lo sguardo per avermeli fatti notare.
Certo, una collana non era nulla di particolare per essere un regalo di Natale. Ma contava il pensiero, no?
E poi, ne stavo prendendo quattro per identificare la nostra amicizia: io, Beth, Juls e Josh.
Sarebbe piaciuta a tutti, li conoscevo.
La signora mi porse gli oggettini impacchettati in scatoline natalizie, mentre Zayn notò qualcosa, allontanandosi. Lo guardai confusa quando ritornò con un pacco di caramelle tra le mani.
Corrucciai la fronte e Zayn subito si difese.
"E' da un po' che non ne mangio una." mi spiegò.
"Oh dai, non fare il bambino." mi lamentai con fare da mamma. Sì, la scena era proprio quella: il bimbo che implora la madre per comprare un pacco di caramelle, e quest'ultima prova in tutti i modi di vietarglielo con scarsi risultati.
"Dai, dai, dai. Giuro che non ti faccio spendere un centesimo di... Oh, guarda! Ci sono quelle con lo zucchero!" si allontanò nuovamente, afferrando un altro pacco colorato posto proprio di fianco a quello che aveva preso pochi secondi prima.
"Zayn..." mi lamentai, mentre la signora davanti a noi scoppiò a ridere. Stavolta spostai lo sguardo su lei, curiosa.
"Scusatemi, è che insieme siete una bella coppia." disse, così scoppiai a ridere mentre Zayn si bloccò sul posto con in mano entrambi i pacchi di caramelle.
"Oh, ma noi non stiamo insieme." spiegai. Anche Zayn ridacchiò e tornai seria qualche minuto dopo, quando dovevo pagare il dovuto.
Adesso Zayn dormiva, mangiava e faceva anche i suoi bisogni. Mi sembrava strano, ma non mi sarei potuta abituare a quel cambiamento.

Quando eravamo ormai fuori dal locale, il cellulare vibrò. Lo presi dalla borsa e guardai il messaggio che mi era appena arrivato.
"Dice Josh di andare a casa sua. Ha una sorpresa per te." dissi velocemente.
Zayn mi guardò confuso, proprio come ero io in quel secondo. Poi alzò le spalle e mi seguì fino casa del mio amico.
Dovevo stare attenta sia a me che a lui; durante il tragitto aveva rischiato di scivolare due volte. Alla terza era caduto, portandomi dietro con sè.
Avevamo riso di cuore, una vecchina si era avvicinata preoccupata e ci aveva chiesto perfino come stavamo. Gli eravamo scoppiati a ridere in faccia, ma la scena era troppo comica per risponderle che non riuscivamo ad alzarci solo per colpa delle risate.
Finalmente, dopo aver corso sulle strisce pedonali col rosso, aver tagliato la strada ad una bici, rischiando di catapultarci su una bimba ferma a mangiare il suo lecca-lecca, eravamo arrivati sani e salvi davanti la casa di Josh.
"Quella non è la bici di Beth?" Zayn mi indicò il mezzo che molto spesso Beth usava per spostarsi in città e annuii.
"Allora ci sarà anche Juls." lo avvisai mentre appoggiai il dito sul campanello.
La porta fu aperta poco dopo e Juls con una banana tra le mani ci fece accomodare, nemmeno fosse casa sua.
"Josh?" chiese Zayn.
"Di sopra, in camera sua." a quelle parole di Juls, Zayn corse al piano superiore, lasciandomi lì con la mia amica che mi indicò di seguirla in cucina.
Ci trovai Beth seduta sul divano a guardare la tv.
La salutai con un bacio sulla guancia e presi posto al suo fianco.
"Beh? Come mai siete qui? E sapete cosa voleva Josh?" chiesi d'un tratto.
Juls gettò la buccia della banana nella pattumiera, lavandosi le mani.
"Perchè non vieni alla festa con noi, stasera?" mi chiese poi.
Sorrisi amaramente, ricordandogli la triste verità.
"Sono sola, ricordi?" dissi subito dopo.
Beth abbassò il volume della tv, sistemandosi meglio sul divano, fissandomi.
"Perchè non chiedi a Zayn di venirci con te?" disse d'un tratto.
Cosa?
Cioè, di invitare Zayn alla festa, l'avevo pensato anche io; ma avevo deciso di no, alla fine, solo per non farlo annoiare ad una festa di liceo.
"Non ci verrebbe mai." le avvisai.
Anche Juls si accomodò al mio fianco, prendendomi per le spalle con le mani, obbligandomi a guardarla.
"Chiediglielo." insistette.
Ci pensai un attimo, e anche se io gliel'avessi chiesto e lui avesse accettato, c'era un piccolo dettaglio che non potevo trascurare.
"Non saprei come andarci. La sera, i bus non ci sono, di prendere lo skate non se ne parla e Zayn non ha una macchina." feci notare ad entrambe.
"Vieni con noi con la limousine." tagliò corto Beth.
"Avete una limuosine?" e quando me l'avrebbero detto? Mi sarei anche sacrificata per salirci, invitando il meno calcolato della scuola!
"Dylan e le sue manie di protagonismo." rispose indiferrente Juls.
"Parla per il tuo cavaliere, che ti ha regalato solo un mazzolino di fiori." si difese l'altra, provocandola con una linguaccia.
Risi per la scena, ma tornai subito seria quando ricordai un lieve problemino.
"Ragazze, io verrei se Zayn accettasse. Ma il vestito? Non ne ho comprato uno e quello dell'anno scorso si è striminzito in seguito ad un lavaggio in lavatrice sbagliato." spiegai, arrossendo leggermente per la brutta figura.
Le due si guardarono in faccia, poi alzarono le spalle.
"Compralo." dissero all'unisono.
"Mi prestereste dei soldi?" assunsi una faccia da cucciolo. Ma a quelle parole, Juls si alzò.
"Siamo tue amiche, non possiamo pensare a tutto noi." Beth l'afferrò per una mano, costringendola a risedersi e tappare il becco.
"Ho io il vestito giusto per te, allora." il suo sorriso mi rassenerò.
Dio mio. Se Zayn avesse accettato di venirci, avrei avuto l'occasione di salire su una limousine e indossare uno dei vestiti di Beth. Amavo il suo stile e in più mi fidavo delle sue parole.
"Ragazze, potete darci il vostro parere?"
Quando la voce di Josh attirò la nostra attenzione, tutte e tre ci voltammo verso la scala da cui stava scendendo insieme a Zayn.
I miei occhi si dilatarono un po', notando il sorriso smagliante di Zayn causato dall'abito che indossava.
Aveva dei jeans neri stretti, una maglia bianca con lo scollo a 'V' che gli fasciava il busto e una giacca a completare la meraviglia.
"Dove devi andare così elegante?" chiesi dopo una manciata di secondi passati in silenzio, rendendomi conto solo in quel momento che avevo trattenuto il fiato per tutto il tempo.
Lui mi sorrise, girando su se stesso e finalmente guardandomi negli occhi.
"Al ballo con te, mi sembra ovvio." mi fece un occhiolino.

 

*Ma quanto sono belli? Quanto? asjdhkas*

 
EHIOOOOOOOOOOOO
Ok, questo capitolo è un pochino di passaggio, ma mi è
servito per spiegare molte cose, tra cui il ritorno
in vita di Zazà e l'invito -indiretto- che ha fatto
ad Ariel per il ballo asjhdka
Già ho tutta la scena in testa e non vedo l'ora di 
scriverla *-*
E poi, mi dispiace per voi, dovevo anche smontarvi 
il fatto che Zayn fosse tornato in vita per il lieto fine,
e la sua dolcezza per aiutare Ariel a trovare il regalo
per il moro sexy(?)
Ma secondo voi, Ariel dovrebbe comprare un regalo a Jawy?
E lui a lei?
INVIATE UN MESSAGGIO AL 0069 (feel like bm) E SCRIVETE
SI PER FARSI UN REGALO A VICENDA, NO PER NON FAR FARE A
NESSUNO DEI DUE I REGALI. CHE MINCHIA ME NE FREGA, SE VI HO 
ROTTO ABBASTANZA LE PALLE. LOL

Anyway, 12 RECENSIONI?
Cioè, finchè erano 10 mi è mancato il respiro... Ma 12?
Ok, voi mi volete morta uu
Siccome vi amo troppo, e vi ringrazio per tutto quello
che state facendo per la storia, ho provato
ad aggiornato il prima possibile, con la promessa
di aggiornare di nuovo primissimo u.u


Se volete parlare con me, o semplicemente dirmi che sia meglio
un mio ritiro, nella bio trovate i miei contatti FB e TWITTER :)

Bo, non so che altro dire, solo che non vedo l'ora di sapere
cosa ne pensiate della fine della storia asdjdhaks


Adios, Sofia

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Capitolo 15
*** If we could only turn back time. ***





IF WE COULD ONLY TURN BACK TIME.
 

"Ariel?"
Merda!
Guardai allarmata Zayn, non sapendo come fare, dove nasconderlo. Sentivo mio padre salire le scale e il tempo stringeva.
"Mettiti... Sotto il letto, sì. Sotto il letto. Vai!" gli ordinai, indicando con l'indice proprio il pavimento sotto il mio letto.
"Sei pazza? Soffro di claustrofobia." si lamentò, aggrottando la fronte.
"Ariel?" i passi di mio padre erano sempre più vicini, e se Zayn non si fosse deciso a muovere le chiappe, papà l'avrebbe trovato in camera mia, rimpiendomi di domande sul perchè lui fosse lì a sua insaputa.
Sapeva che sarebbe stato lui ad accompagnarmi al ballo, ma sapeva anche che sarebbe venuto a prendermi con la limousine insieme agli altri. Non di certo si aspettava di ritrovarlo in camera mia, prima, mentre mi dovevo preparare per la grande serata.
Josh aveva dato a Zayn qualche suo indumento per stare comodo il pomeriggio, anche l'intimo.
Ma non era potuto rimanere a casa sua perchè, come ad ogni festa, sua madre gli organizzava un intero pomeriggio dedicato alla pulizia del viso, manicure, pedicure e quant'altro per la bellezza. Tante volte avevo pensato che sua madre volesse una femmina, ma a causa dei forti dolori del parto, si era fermata a Josh, trattandolo comunque come se fosse una femmina.
Mi veniva da pensarlo anche quando lui stesso si vantava delle sue unghie perfette, pulite e in ordine.
Lasciando perdere i miei pensieri su Josh, spinsi Zayn verso il mio armadio, aperto qualche secondo prima quando mi ero catapultata dentro per trovare qualcosa da indossare prima dell'arrivo delle mie amiche e durante la nostra preparazione alla serata.
"Ma..." non diedi il tempo a Zayn di protestare, che lo chiusi dentro, appoggiandomi poi alle ante dell'armadio con un sorriso stampato sulle labbra quando entrò in camera mia mio padre.
"Sono due ore che ti chiamo." si lamentò lui appena entrò.
Sentii Zayn mormorare dentro l'armadio, alle mie spalle, decidendo così di sovrastare quel rumorino che stava facendo incuriosire papà.
"Non ti ho sentito! -Urlai- Comunque, che volevi dirmi?" gli passai una mano davanti al viso, distogliendo la sua attenzione dalle mie spalle.
Lui sembrò tornare di nuovo alla realtà e si accomodò sul mio letto. La mia voglia di raggiungerlo era tanta, ma avevo paura che lasciando il campo libero a Zayn, lui avrebbe aperto l'armadio e ci avrebbe fatto scoprire.
Magari se ne usciva con la sparata 'Sono tornato da Narnia!', ma era meglio non rischiare.
Da cosa ci avrebbe scoperto, però, non saprei. Ma cosa poteva pensare un padre trovandosi un ragazzo nella stanza della propria figlia, inolte, che usciva da un armadio?
Non era una bella situazione, la mia.
"Vieni qui, Ariel." la voce di mio padre mi allarmò, più di quanto non lo fossi già.
Esitai qualche secondo prima di allontanarmi del tutto dall'armadio e avvicinarmi a mio padre, osservando con la coda dell'occhio qualsiasi movimento che avvenisse alle mie spalle. Al primo segnale negativo, sarei scattata in piedi fingendo di essere in ritardo.
"Sono davvero felice per te..." afferrò la mia mano, rinchiudendola tra le sue.
"Aspettavo questo momento da... Sempre!" continuò, mentre qualcosa nel mio stomaco cominciò a muoversi.
Papà non era mai stato un bravo consultatore, uno con cui riuscivi a scambiare due parole sul campo delle coppie. Lo si leggeva nei suoi occhi la difficoltà che provava nel farmi quel discorso. Sì, perchè secondo lui quella notte, alla festa, non avevo altro a cui pensare se non andarmi a rifugiare nelle lenzuola di qualche sconosciuto.
Per esempio Zayn, che lui credeva solo un mio conoscente, ancora.
Per sua sfortuna, però, non sapeva che quella notte se ne sarebbe andato per sempre dalla mia vita, lasciandomi un vuoto incolmabile che nessuno sarebbe riuscito a richiudere. Solo il pensiero, mi stava facendo ritornare sui miei passi. E se Zayn si era visto costretto ad accompagnarmi a quel ballo?
Mio padre si mosse sul letto, togliendo una sua mano dalla mia, frugando poi nella sua tasca.
"So che a momenti arrivano le tue amiche per la preparazione, ma ci tenevo davvero a darti questo." una scatolina blu venne puntata sotto il mio sguardo.
Esitai qualche secondo prima di prenderla tra le mani e girarla da tutte le angolazione.
"Cos'è?" chiesi confusa.
Mio padre sorride e "Aprila, per favore."
Feci come mi disse lui e un bracciale pieno di diamantini mi si presentò davanti. Alzai lo sguardo confusa, puntandolo in quello di mio padre, felice.
"Era di tua madre, l'aveva la sera del nostro primo ballo scolastico insieme. Voglio che tu stasera lo indossi e ti diverta proprio come ci siamo divertiti noi quella sera..." mi sorrise, accarezzandomi la testa. Mi feci trasportare dalla sua carezza, appoggiando la testa sul suo petto. Lo sentii schiarire la voce.
"Basta che non... Che non ti fai mettere incinta." alzai di scatto la testa, fulminando con lo sguardo mio padre.
Solo ora capivo la sua frase; per divertimento, intendeva... Quello?
Dalla sua espressione, capii di sì.
Mio padre si alzò e prontamente feci lo stesso, seguendolo fino la porta di camera mia. Ma Zayn? Non è che per la paura mi era morto?
Quando mio padre uscì, chiusi la porta, appoggiandomi ad essa con le spalle e sospirando pesantemente. Per questa volta mi era andata bene, ma ora dovevo pensare a Zayn. Pregai mentalmente che non fosse morte sul serio.
Posai la scatolina sul comodino e andai ad aprire le ante dell'armadio, trovandoci un Zayn con gli occhi spalancati e il fiato mozzato. Si apprestò ad uscire dall'armadio, spalancando la finestra e respirando a pieni polmoni.
Mi avvicinai a lui, accarezzandogli la schiena e chiedendogli scusa con lo sguardo. 
Non potevo crederci di averlo davanti a me in carne ed ossa, ricoperto da una felpa prestata per il momento da Josh, il ciuffo arruffatto mal sistemato, le mani appoggiate sul davanzale della finestra per tenersi ancora in piedi.
Non credevo che avesse poi così tanta paura.
"Ah, Ariel..." quando mio padre rientrò in camera mia senza avvisarmi, spinsi giù dalla finestra Zayn. Mi immaginai il suo dolore quando il suo urlò strozzato si sentì appena, mentre chiudevo di colpo la finestra.
"Chi era?" chiese accigliato mio padre.
Gli andai in contro "Stavo facendo le prove del ballo con un pupazzo." sviai subito l'argomento "Cos'hai dimenticato?" mi apprestai a chiedere.
Lui prima mi guardò confuso, poi si addolcì immediatamente, sorridendo e abbassando lo sguardo come un adolescente innamorato.
Ma che...?
"Stasera esco con colleghi, non so se rientro prima o dopo te." disse timido.
Strano, non era da lui, nè da uscire con colleghi, nè da essere timido nel dirmi una cosa così stupida.
"Colleghi?" feci eco della sua frase.
"Amici." provò lui, ora guardandomi negli occhi.
"Amici?" stavo diventando un pappagallo?
"Ok, è una donna, ma non so se..." non lo lasciai finire di parlare che gli saltai letteralmente al collo con le braccia, sorridendo.
"Bravo papà, divertiti." ero davvero felice per lui, per una volta, non usciva da quella porta solo per andare a lavoro o fare la spesa.
"Mi fido di te e voglio solo la tua felicità." dissi ancora.
Sentii la sua mano accarezzarmi la schiena, consolandomi e sussurrandomi un 'Grazie' detto di cuore.
Finalmente ci staccammo e prima che uscisse dalla stanza, mi sorrise un ultima volta.
"Dici che Zayn si sarà fatto male? Ha fatto un volo..." mi chiese prima di chiudere la porta.
Spalancai gli occhi, poi corsi a vedere se l'avevo davvero ucciso.
Quando aprii la finestra, Zayn era ancora sdraiato sulla neve fresca.
"Se non avesse nevicato così tanto, mi avresti rimandato nell'aldilà molto prima del dovuto." mi urlò.
Gli sorrisi solamente, salutandolo innocente con la mano.


*  *  *

"Oh mamma!"
Sbattei gli occhi un paio di volte per sistemare le ciglia coperte di mascara, fissando poi il mio riflesso allo speccio: ero perfetta, e questo solo grazie alle mie migliori amiche.
"Sei fantastica." mi girai verso Beth, osservando attentamente il suo stato: indossava un semplice vestitino verde acqua, delle scarpe col tacco e i capelli erano legati in una coda alta; anche Juls era perfetta, indossando un vestitino rosso, con la gonna ricca di balze, e delle scarpe altretanto alte quanto quelle di Beth e le mie, prestate sempre dalla stessa proprietaria del vestito.
Ci abbracciammo tutte e tre, sorridenti. Adesso ci toccava aspettare solo i ragazzi che ci venissero a prendere.
Appena ci staccammo, un clacson attirò la nostra attenzione; Juls arrivò in poche falcate alla mia finestra, sussurrando un "Sono arrivati" in tono eccitato.
Mi limitai a urlare dentro di me dalla gioia.
Recuperai la giacca a vento beige che avevo deciso di indossare sopra il vestito, guardandomi un'ultima volta allo specchio prima di uscire totalmente dalla mia stanza, e poi da casa, chiudendo a chiave la porta d'ingresso.
Papà era uscito poco prima di me, e non vedevo l'ora di sapere la reazione di Zayn vedendomi vestita in quel modo.
Mi aveva conosciuto con le mie felpe e i soliti jeans; ero davvero curiosa di vedere la sua espressione nel vedermi con un paio di tacchi, con un vestito. E non era un semplice e classico vestito.
Beth non poteva darmi un vestito migliore di questo.
Juls aprì la portiera dell'auto, perdendo immediatamente il sorriso che l'aveva accompagnata per tutta la durata della preparazione per la nostra serata.
"Ma ci hanno bidonate?" disse confusa. Aprì di più lo sportello dell'auto, mostrandoci l'interno della macchina vuota. Ma dov'erano finiti?
"C'è un biglietto là." ci fece notare Beth prima di trarre conclusioni affrettate. E se si erano tirati indietro?
"Qui dice di vederci direttamente a scuola e intanto di goderci il nostro giro sulla limousine, proprio come nei film." non mi convinse del tutto quel biglietto, ma seguii a ruota le mie amiche, salendo sull'auto.

Per un gran pezzo di strada guardai fissa fuori dal finestrino, pensierosa. Beth e Juls già fantasticavano sulla loro serata, pensando ad ogni minimo dettaglio.
Ero sicura che il lavoro di Beth, insieme agli altri ragazzi dell'organizzazione, sarebbe stata un'enorme sorpresa per tutti, in senso positivo. E ne ebbi conferma quando aprii le porte della palestra, ritrovandomi la stanza completamente stravolta: sulle pareti, fili di luci e palloncini scendevano dritti sul pavimento; il palco posto sul lato destro, vicino la porta sul retro che portava ai campetti, reggeva la band che cantava a sguarciagola; vicino, ma non tanto, il banchetto degli aperitivi ricco di cibo e bevande.
"Wow." disse esterefatta Juls, rubandomi le parole di bocca. Più che altro, le mie, si erano bloccate in gola.
"No, dai... Non è così tanto bella." disse timida Beth.
Ovviamente io e Juls la fulminammo con lo sguardo, facendole intendeve di non sparare altre cavolate. Sapeva che non era così e con noi non l'avrebbe avuta vinta.
E poi, tutta la gente che sorrideva e ballava ci dava man forte.
"Buonasera signorine, sapete che senza cavaliere non potete entrare? Scusatemi, ordini superiori." un ragazzo, dell'ultimo anno ricordai, si presentò davanti a noi con una lista e un apparecchio collegato all'orecchio.
"Noi, beh..." mi ritrovai senza parole, con la paura che a quel punto, davvero, i ragazzi ci avessero dato buca.
"Siamo qui!"
A quelle parole, di una voce che ormai conoscevo abbastanza bene, mi voltai di scatto, trovandomi Zayn, Josh e Dylan vestiti elegantemente per l'occasione.
Rimasi per non so quanti minuti in uno stato di trance, risvegliata dalla mano di Zayn che afferrò la mia, sorridendomi.
Ricambiai il gesto e mi presentai davanti al ragazzo, con tanto di smagliante sorriso. Stavo bene, mi bastava questo per il momento.
Il ragazzo appuntò i nostri nomi sulla lista e ci augurò una buona festa.
Appena entrati completamente nel tema natalizio della palestra, un altro ragazzo si avvicinò a noi, chiedendoci gentilmente i cappotti.
Zayn, da gentiluomo qual era, mi aiutò a sfilare il mio, passandolo poi al ragazzo che lo segnò con un numero che ci disse di ricordare una volta usciti.
Rialzai lo sguardo dopo una manciata di secondi, abbassato in un momento di imbarazzo sentendomi osservata, constatando che la mascella di Zayn era spalancata.
"Sono esagerata?" chiesi per conferma.
Lui scosse la testa, sussurrando un flebile "Tutto l'opposto!"
Sorrisi debolmente, notando gli altri tuffarsi immediatamente nella mischia di gente che già si scatenava nella pista da ballo o che assaggiava le delizie che il catering ci aveva fornito. 
Non avevo mai partecipato al ballo di Natale; mai accompagnata da qualcuno, intendo.
"Sei perfetta." mi accorsi che Zayn ancora mi fissava, e per evitare di imbarazzarmi di più, strinsi le braccia sotto il mio petto.
Magari indossare un *vestito bianco e beige, cosparso di diamantini e strass, forse non era stata poi una genialata, in fin dei conti.
"Sembri una principessa." continuò. Se aveva intenzione di farmi sentire in imbarazzo, ci stava riuscendo alla grande. Le mie guance, per una volta, stavano prendendo fuoco e non avevano intenzione di calmarsi.
"Anche tu." dissi rossa in viso; se non fosse stato che avessi avuto un po' del trucco in faccia, tutto quel rossore sarebbe saltato subito all'occhio.
"Cioè, vestito così sei bellissimo." continuai, per non far fraintendere. Lui ridacchiò, prendendomi nuovamente per mano.
"Andiamo a mangiare qualcosa, ti va?" annuii, seguendolo verso il tavolo delle bevande e del cibo, prendendo poi una fetta di pizza margherita e un bicchiere di coca-cola, sedendomi alle panche poste lì per l'occasione e mangiando vicino a Zayn e Juls, seduta per mangiare qualcosa anche lei, prima di ballare.


La festa stava andando benissimo, c'era un casino di gente -sia della scuola, che non-, tutti si divertivano, mentre io stavo ridendo come una matta con i miei amici sotto la musica assordante che ci regalava la band formata da ragazzi della stessa scuola, quando all'improvviso le mie amiche si zittirono.
Mi girai confusa nella direzione in cui gli occhi delle mie amiche erano puntati e mi ritrovai una barbie tutta rifatta fissarmi con le mani sui fianchi.
"So che hai rifiutato l'invito di Justin." sputò a denti stretti un'Ashley incazzatissima, nemmeno avessi fatto chissà cosa. Ovviamente, la sfida era rivolta a me; lo si capiva dai suoi occhi rosso fuoco puntati nei miei.
Qual era il suo problema?
"Sì, perchè?" risposi con nonchalance.
Le sue amatissime amiche, fidate segugi, posarono una mano davanti alla bocca, stupite. E ora che avevo fatto?
La cheerleader scoppiò a ridere, ricomponendosi in modo teatrale e spostando i capelli con un gesto secco della mano sulle spalle.
"Perchè? Perchè quello... Sgorbio! Sì, sgorbio... Ha invitato te e non me." sbraitò scocciata, nemmeno fosse colpa mia quello che le era successo.
"E io che c'entro?" chiesi confusa. Sentii la mano di Juls appoggiarsi sul mio braccio, come a cercarmi di avvertirmi non farla arrabbiare più di quanto non lo fosse già.
"C'entra che per colpa tua, lui non è potuto venire. Poteva invitare un'altra, ma ha detto che voleva te... E tu che hai fatto? L'hai rifiutato, per chi poi? Per... Questo sconosciuto qui?"
Indicò Zayn, che fino a quel momento le aveva dato le spalle, rimanendo per i fatti suoi. Ma stavolta, sentendosi tirato in ballo, si voltò verso la ragazza dai capelli rosa, stordendola.
Sì, avevo notato anche io che Zayn aveva questo effetto sulle ragazze; l'avevo notato mentre mangiavamo, ballavamo, respiravavamo! Tutte lo fissavano, tutte lo indicavano e quando ero momentaneamente distratta, gli chiedevano il numero o facevano le sfacciate, chiedendogli un appuntamento per il giorno dopo.
Josh, che gli era stato al fianco per quasi tutta la serata, mi aveva confessato che le aveva gentilmente rifiutate tutte. Ma sapevamo entrambi il vero motivo di quel rifiuto: dopo quella sera, Zayn sarebbe stato solo un semplicissimo, e bellissimo, ricordo di tutti, compresa me. Soprattutto me.
Giocherellai nervosamente con il bracciale che mi aveva dato papà, attendendo la continua ramanzina di Ashley, che sembrava stranamente per il momento imbambolata e rimasta senza fiato davanti alla bellezza di Zayn. Come biasimarla.
"Fossi in te, mi rimangerei quelle parole." le suggerì una delle due ragazze al suo fianco.
Solo allora Ashley si girò di scatto verso quella che aveva parlato, scacchiandole un piede e girando i tacchi, lasciandoci finalmente in pace.
Scoppiammo a ridere, soprattutto anche quando l'altra ragazza le raggiunse in modo goffo. L'avevo sempre detto che se non si sapeva portare i tacchi era meglio evitare per non apparire un tenero tirannosauro che non ci sapeva camminare sopra.
Tornai ai miei amici che, dopo un'attenta riflessione sul genere di musica che ora stavano cantando la band, proposero di ballare tutti insieme quel lento.
Afferrai la mano di Zayn, alzandomi dal posto in cui mi ero appollaiata per l'ultima ora a parlare e scherzare con tutti, e lo seguii al centro della pista, vicino alle mie amiche, che mi sorrisero e alzarono i pollici al cielo, sfottendomi.
Avevano notato l'enorme sbandata che mi ero presa verso Zayn, ma più che altro non volevo ammetterlo davanti a loro. Ma tutto mi era stato inutile; quello che provavo, lo si leggeva lontano chilometri.
Zayn posò le sue mani al fondo della mia schiena, attirandomi a lui e costringendomi a posare le mie mani dietro il suo collo. La musica era perfetta, lui lo era, tutta quella sensazione era la perfezione.
Non volevo che tutto quello finisse da un momento all'altro. Ma da sempre, mamma, mi aveva insegnato che le cose belle erano destinate a finire.
"Volevo comprarti un regalo, ma per mancanza di tempo e denaro, non ne ho avuto l'occasione." ascoltai attentamente le parole di Zayn, sentendomi in colpa un attimo dopo. Nemmeno io avevo comprato un regalo a Zayn per Natale.
"Ma... Ho pensato che qualcosa di me, forse, sarebbe stato il miglior regalo di sempre."
Si fermò, costringendomi a fare lo stesso.
Mentre la gente attorno a noi continuava a ballare il lento, posai lo sguardo incuriosito su Zayn, che ora sembrava leggermente imbarazzato dalla situazione.
"Non sarà un granchè, ma come mi hai insegnato tu, conta il gesto." lo vidi trafficare con il gancetto della sua collana, fino a scioglierla dal suo collo.
Mentre tutti continuavano a ballare per i fatti loro, mi voltai di spalle verso Zayn, fissando insistentemente il pavimento sotto i miei piedi.
Alzai i capelli, posandoli tutti su una spalla, mentre Zayn passò la cordicina nera davanti al mio collo, legandola dietro.
Mi girai di nuovo verso il ragazzo, giocherellando con il ciondolo che adesso portavo al collo.
"Cos'è?" chiesi curiosa.
Quand'era fantasma, gliel'avevo vista un milioni di volte, ricollegandola alla sua adolescenza, vista per caso in quelle foto cercate per curiosità.
E poi, era una cosa che avevo notato anche sul suo braccio, tatuato.
"E' il simbolo dello yin e yang." disse sicuro di sè.
Alzai lo sguardo, più confusa di prima. Non è che dicendomi il nome mi aveva risolto il dilemma.
"Esprime gli opposti, dove uno non può vivere senza l'altro... Un po' come il giorno e la notte... Un po' come me e te." disse poi, facendomi capire.
Era un gesto bellissimo, il suo, e questo portava a farmi sentire più stupida di quanto non lo fossi già. 
Insomma, lui mi stava donando una cosa che lui ci teneva tanto, e io?
"Io... Non ti ho fatto un regalo, scusa..." abbassai lo sguardo, mentre notai che eravamo solo noi gli unici fermi nella pista.
Lui sorrise, posando un dito sotto il mio mento, costringendomi ad alzarlo.
"Stai scherzando, vero? Mi hai sopportato una settimana, hai fatto un tatuaggio che in un certo senso mi simboleggia... Cosa dovevi fare di più?" già, cosa avrei dovuto fare di più?
Con gli occhi ancora fissi nei suoi, feci quei due piccoli passetti che ci dividevano, alzandomi leggermente sulle punte, fino a riuscire a sfiorare le sue labbra.
Una strana sensazione esplose nel mio stomaco. Non erano farfalle; forse erano elefanti che si allenavano a fare salti mortali con una rete.
La sua mano calda si posò sulla mia guancia, approfondendo il bacio anche con la lingua.
Mi sentii un'impacciata, essendo un'esperienza nuova per me. Ma tentai lo stesso, assecondandolo subito dopo.
I miei occhi erano ancora chiusi quando mi sorrise sulla labbra.
Li riaprii, confusa, ma prima che potessi dire o fare qualcos'altro, qualcuno bloccò la musica e cominciò a battere sul microfono, attirando l'attenzione di tutti i presenti in palestra.
"Sa, sa. Prova. Mi sentite?" quella che aveva appena interrotto il mio momento, il nostro momento, era il preside con in mano una strana busta bianca.
Nella palestra, oltre qualche fischio di disapprovazione per l'interruzione del ballo, qualcuno rispose positivamente. Allora il preside continuò.
"Tra meno di mezz'ora, sapremo chi ha vinto le elezioni di istituto. Non siete eccitati?" mi voltai di scatto verso Zayn.
Mezz'ora? Lo avrei avuto con me solo per un'altra mezz'ora?
Mi strinse una mano, come a leggermi nel pensiero, e mi sorrise. Non era il momento adatto per mandarmi in tilt con certi gesti; così provai a tirarlo verso le porte della palestra.
"Dove andiamo?" mi chiese confuso, seguendomi comunque senza opporsi.
"A casa. Voglio passare gli ultimi minuti con te, da sola." risposi immediatamente, mentre varcai le porte della palestra -dopo aver ripreso i cappotti-, fino a guidarlo nella limousine parcheggiata poco più in là dalla scuola.

In breve tempo arrivammo a casa. Notando ancora tutte le luci spente in casa, recuperai la chiave da una pietra nascosta nel vaso vicino l'ingresso, aprendo la porta e gettando il cappotto sull'attaccapanni all'entrata.
"Non c'è fretta." mi bloccò quando provai a salire le scale.
Mi morsi l'interno della guancia, sentendo gli occhi pizzicare.
"Sì, invece. Tra poco te ne andrai, lasciandomi di nuovo da sola." dissi con voce rotta.
Lui mi guardò sorpreso, poi rilassò il viso e prese il mio con entrambe le mani.
"Ehy, non fare così, ok?  Non sei mica sola... Ci sono Juls, Beth, Josh... E adesso anche Dylan." provò a consolarmi.
"Sì, ma non sono te." insistetti io.
Lui sospirò pesamente, lasciandosi andare.
"Avanti. Adesso saliamo di sopra, fai un bel bagno e ci mettiamo a letto. Vedrai che domani ti sentirai meglio senza avermi più tra i piedi." lo guardai malissimo.
"Sai che non sei mai stato uno scassamento di palle per me, sai che ti vorrei sempre al mio fianco. Se solo ci fosse un modo per tenerti in vita, qui..." fiatai subito dopo.
"Ma non c'è, e non possiamo cambiare le cose. Il destino è già scritto e il nostro non è quello di stare insieme." le sue parole non erano più confortanti; stava provando a farsi odiare in modo che il suo addio non fosse risultato così pesante?
Scoppiai a piangere, gettandomi letteralmente tra le sua braccia.
Mi accarezzò la schiena, facendosi forza e prendendomi in braccio. Nonostante l'ingombrante vestito, riuscì a salire le scale ed entrare in camera mia.
Mi posò sul letto e si accovocciò davanti ai miei occhi.
"Stà qua; io preparo la vasca da bagno." mi avvisò. Poi si alzò, si slacciò la giacca e la getto ai piedi del mio letto, scomparendo dietro la porta del bagno.
Sentii il rumore dell'acqua scorrere nella vasca, mentre provai a calmare le mie lacrime e notare Zayn ritornare in camera, che mi aiutò a mettermi in piedi. Mi passò dietro, abbassò la cerniera del vestito e me lo sfilò dai piedi.
Non mi sentii per nulla a disagio; sapevo che quello che stava facendo, non era fatto con malizia.
Tolsi i tacchi con un gesto secco dei piedi, trovandomi leggermente più bassa di lui quando tornò davanti al mio viso.
Afferrò la mia mano e mi condusse all'interno del bagno, dove la vasca era già piena dell'acqua fumante e di bollicine che la riempivano fino l'orlo.
Sentii le mani di Zayn sganciare il reggiseno, caduto subito dopo esser scivolato dalle mie braccia. Poi toccarono agli slip. Quelli lasciò toglierli a me; e nonostante adesso ero completamente nuda, non mi disturbò per niente avere Zayn al mio fianco.
Prestando attenzione, entrai nella vasca d'acqua calda.
Chiusi gli occhi, sedendomi al centro. Poco dopo, dell'acqua veniva versata sulla mia schiena.
Con la coda dell'occhio notai che era Zayn, indaffarato con una spugna. 
Sospirai un paio di volte, rimanendo in silenzio per il resto del bagno.

Quando asciugai anche i capelli, chiusi la luce del bagno ed entrai in stanza. Zayn adesso indossava la felpa di Josh e un pantalone della tuta, mentre spostava le coperte del letto e ci batteva della manate sopra per incitarmi a sedermi al suo fianco.
Mi avvicinai cautamente, stendendomi al mio posto e sentendo le braccia di Zayn avvolgermi in un abbraccio. Mi spostai laterlamente, permettendogli una posa più comoda. La mia schiena aderiva perfettamente al suo stomaco, mentre posò il suo mento nell'incavo del mio collo.
Anche il suo respiro calmo sulla mia pelle riusciva a rilassarmi.
Mi sarebbe mancato, lui, le sue mani, la sua risata, le sua braccia, il suo profumo. Nonostante da fantasma non l'avessi mai sentito, adesso mi stava inebriando completamente i sensi. 
Poi, con la bocca vicino il mio orecchio, cominciò a canticchiare una canzone che io riconobbi solo dopo qualche verso come una delle sue. Precisamente Moments.
"If we could only have this life for one more day, if we could only turn back time, you know I'll be." 
Era impossibile non riconoscerla, me ne ero innamorata subito quando l'avevo ascoltata, in quei giorni in cui facevo ricerche su ricerche su Zayn; e ci aveva azzeccato: in quel momento, in quella situazione, quella canzone sembrava fatta per noi.
Lui stava andando via, sarebbe scomparso dalla mia vita. Forse non per sempre, ma mi avrebbe lasciato dentro un grande vuoto, un vuoto che nessuno mai sarebbe riuscito a chiudere, a rimarginare la ferita che mi stava lasciando.
Non era colpa sua, ma colpa del mio cuore. 
Prima che potessi accorgemene, la luce fu spenta, i miei occhi si chiusero, mentre delle lacrime bagnarono il mio cuscino.

Quando mi svegliai, il giorno dopo, in camera mia non c'era Zayn. Al posto suo, sul letto, c'era una lettera.
Stropicciai gli occhi, sedendomi e prendendola tra le mani. La aprii dopo una manciata di secondi, e quando lessi il contenuto, mi mancò un battito.


Dicendoti addio, divento consapevole del fatto che sto perdendo una parte di me, forse la più bella. 
Sai quanto mi stavo affezionando a te, sai quante altre cose avrei voluto fare in tua compagnia; giocare a palle di neve, imparare lo skate, aiutarti a scuola ancora una volta, difenderti da persone che non ti meritano, farti sorridere.
Ma il destino è già stato scritto: io ho avuto la mia vita, mi sono sposato, ho avuto figli e nipoti. Adesso tocca a te andare avanti, trovare la giusta persona che fa per te e che prenda il mio posto, sottoforma di persona in carne ed ossa.

Sappi che sono stato un uomo di parola, quindi quando ti ho detto che ci rivredemo, sappi che non mentivo.
Ci vedremo presto, promesso. 
xx Zayn.



Scesi dal letto, raggiungendo la scrivania e recuperando una penna. E quasi come se io potessi mandare in qualche posto quella lettera, risposi.


Sei entrato nella mia vita come un raggio di sole in una grigia giornata d'autunno, hai spazzato via con il tuo respiro le nubi della mia tristezza; sei stato inconsapevolmente il mio angelo custode e io non avrò mai modo di ringraziarti abbastanza.
Per sempre, la tua Ariel.

 

______________________________________________________________________________

*ecco l'outfit di Ariel alla festa :)



EHIOOOOOOOOOOOOO
Buongiorno, buongiorno, BUONGIORNO!

Oggi sono letteralmente esaltata uu
Fino ieri c'è stata la festa del mio paese, oggi è il 
mio compleanno, e bo... non vedo l'ora di ricevere regali **

Anyway, passiamo al capitolo...
Che ve ne sembra? Ho cercato in tutti i modi di allungarlo
e farlo sembrare 'decente'. Ci sono riuscita?
Ahimè, questo è l'ultimo capitolo, manca l'epilogo e poi PUFF,
Sofia ha finito cc
Mi mancherà questa storia, mi mancheranno le vostre recensioni...
Però posso dire che il mio periodo di prova nel genere
fantasy ha avuto i suoi frutti, e questo solo grazie a voi **

Vi do una bella (cioè, per me sì, per voi bo lol) notizia:
il mio cervellino, invece di impegnarsi solo a studiare, ha 
trovato una nuova trama fantasy. Quindi, se il genere vi è piaciuto,
vi chiedo di aspettare i primi di ottobre (sono in periodo di esami,
capitemi cc) per un'altra storia, credo anche originale per questo fandom, di questo genere c:

Ps. vi adoro e oggi mi sa che è una giornata piena di ringraziamenti sadjhaks

Quindi, al prossimo -ultimo- capitolo :3

Sofia.

 
 

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Capitolo 16
*** Epilogo - L'amore è cieco. ***





EPILOGO - L'AMORE E' CIECO.



 
ZAYN


"Hey Zayn, che fai?" la porta della cucina venne sbattuta violentemente a causa del vento.
Mi voltai vedendo sbucare la faccia dei miei migliori amici, intenti a sfilarsi il cappotto. La loro missione del giorno era finita.
Gli mostrai il telecomando della tv, puntando gli occhi di nuovo sul grande schermo del nostro soggiorno.
"Che novità." rispose Niall, allungando il passo poi verso il frigo, aprendone l'anta e fiondandocisi dentro con la testa.
Sbuffai sonoramente, alzando gli occhi al cielo. Possibile che uno non poteva fare quello che voleva?
"Dai ragazzi, lasciatelo in pace. Ricordate, invece, che è solo grazie a lui se adesso siamo qui." mi diede man forte Liam, sedendosi al mio fianco e facendomi un occhiolino.
Il mio migliore amico. Nonostante i nostri ormai cento anni suonati, mi era rimasto sempre al fianco, il mio compagno di avventure e vita, oltre Diana, mia moglie, che non vedevo già da un po' da quando avevamo cambiato zona.
"Sì, è vero. Ma non può passare ogni santo giorno rinchiuso in casa a guardare quella stupida tv, quella ragazza... Com'è che si chiamava?" chiese Louis, appoggiandosi con entrambe le mani sul bordo del divano, assumento un'espressione di chi stava pensando.
"Ariel." risposi io all'unisono con gli altri quattro, e subito ci venne da ridere vedendo Louis sobbalzare sul posto.
"Zazà, -alzai gli occhi al cielo- ma non ti sei mai chiesto perchè il Grande Capo ci abbia affidato un compito così importante? Insomma, guardaci! Se tu non avessi insistito con lui per farti rimanere sulla Terra, a questo punto non saremmo ritornati così giovani." disse tutto d'un fiato Harry.
"Ma siamo sempre qui, e non sulla Terra." gli ricordai, sputando quelle parole con rabbia.
Ariel era quella persona che mi aveva fatto rivivere per la seconda volta, e non perchè mi aveva richiamato tramite una stupida filastrocca che stranamente aveva funzionato; ma per il semplice fatto che con lei mi ero sentito sin da subito vivo. Non si era fatta problemi ad avere constantemente un fantasma al suo fianco, mi aveva sempre trattato come un suo qualsiasi amico, per non parlare che quella situazione per lei sembrava una cosa da tutti giorni.
E poi, aveva un carattere particolare. Perfino la persona più cattiva al mondo sarebbe ceduta a tutta la sua dolcezza. Perchè dietro quella corazza che si era costruita di parolacce e insulti, Ariel era la persona più dolce del mondo.
Dato lo scarso tempo a disposizione, non mi aveva potuto dimostrare tutto. Ma ero sicuro che dietro quei musi lunghi e facce imbronciate da dura, si nascondeva un cuore d'oro.
Ma i miei migliori amici che ne potevano sapere? Avevano passato con lei solo una misera sera, non potendola conoscere davvero.
Mi mancava lei, i nostri giorni insieme. Era passato ormai un anno, eppure mi sembrava che l'avevo abbandonata solo il giorno prima.
Già, abbandonata. Chissà quanti ragazzi ci avevano provato con lei, chissà quante giustificazioni aveva preso per non aver studiato, chissà se aveva chiarito con Ashley, se fossero diventate amiche o se, alla fine, aveva tinto i capelli della ragazza di verde.
Dio, se mi mancava!
"Non hai capito. Intendevo dire, e se questa è una seconda possibilità?"
Tante volte avevo pensato che i ricci del mio amico gli soffocassero il cervello. Ma per una volta, sotto lo stupore di tutti, Harry Styles aveva detto una cosa sensata. Incredibile, ma vero!
"Spiegati." spensi la tv, appoggiando le mani sulle ginocchia, prestando attenzione ad Harry, accomodatosi su una delle sedie della penisola della cucina.
Si passò una mano tra i capelli, sorridendo.
E come me, tutti si erano messi ad ascoltare la teoria di Styles. Speravo non fosse un'altra delle sue cazzate, per una volta che tutti stavamo credendo in lui.
"Volevo dire... E se il Grande Capo ci ha fatto ringiovanire per un secondo fine? Ammettiamo che davvero ci abbia incaricato come angeli custodi, come coscienze. Ma se invece abbia avuto un occhio di riguardo per te?"
Aggrottai la fronte. E se lui si era fumato un cannone?
"Harry, credo che tu stia andando un po' fuori pista." lo consolò Louis, posando una mano sulla sua spalla.
"No, Louis." Harry scese velocemente dallo sgabello, fulminando con lo sguardo Louis e poi venendomi in contro. Lo vidi inginocchiarsi davanti al mio viso e mi prese le mani tra le sue.
"Ascoltami Zayn, la mia intelligenza è pari alla sazietà di Niall..."
"Ehy!" si lamentò il biondo preso in questione. Tutti scoppiammo a ridere, meno lui, ovviamente.
Ma poi Harry mi tirò per una mano, riportando la mia attenzione su lui.
"Stavo dicendo, la mia intelligenza di certo non è paragonabile a quella di Liam..."
"Ovviamente." si pavoneggiò l'altro, facendo così sbuffare sonoramente il riccio di fronte a me.
"Lo lasciate finire di parlare?" mi misi in mezzo io, con il cuore che stranamente batteva fortissimo nel petto. Forse sapevo quello che mi voleva dire.
"Insomma, -riprese infine Harry- se fossi in te, io, andrei a parlare con lui. Chissà, magari per una volta le mie supposizioni non sono poi così sbagliate." disse infine, alzandosi dritto davanti a me.
Cioè il Grande Capo ci aveva permesso di ritornare giovani, seppur non sopra la Terra, perchè aveva un secondo fine?
Alzai la testa di scatto, trafiggendo Harry con lo sguardo.
"E quale sarebbe il secondo fine?" chiesi confuso.
Lui sorrise, come uno di chi la sapeva lunga.
"Amico, tu non sai chi hai davanti." sussurrò infine tirandomi su con una mano e senza sforzi.
Però, non ricordavo Harry così forte.

*  *  *

La risata rauca dell'uomo davanti a noi risuonò per tutta la stanza.
Stanza... Oh cielo, era una stanza infinita, allora!
Praticamente c'erano solo una scrivania, quelle due sedie poste davanti e una porta messa lì, all'improvviso, in mezzo a quella che doveva essere una stanza.
"Zayn, lo pensi davvero?" l'uomo barbuto posò lo sguardo prima su me, poi su Harry, finendo per guardare di nuovo il sottoscritto.
Deglutii sonoramente, sbiscicando alla fine un "No". ed Harry mi fulminò con lo sguardo.
"Cioè... Sì. Ah, il fatto è che mi sto confondendo; è da quando ho lasciato la Terra che mi sento vuoto, è da quando ho lasciato Ariel che la mia mente è da tutt'altra parte. Non so se mi spiego, ma adesso mi sento completamente morto, vuoto." dissi tutto d'un fiato, mentre Harry al mio fianco mi guardava con un sorriso compiaciuto stampato sul volto.
"In teoria, dovresti essere già morto..." mi prese in giro il Capo.
Già, ma avrei preferito essere un morto senza sentimenti, un morto che sapeva andare avanti senza pensare al passato. Perchè un anno era acqua passata ormai.
"E in pratica?" mi voltai verso Harry, sicuro di quello che stava dicendo; lui mi fece cenno di aspettare e così tornai a fissare l'uomo davanti a noi, che all'improvviso sorrise sotto i baffi.
Si portò entrambe le mani sotto il mento e annuì qualche colpo.
"Sai Styles, credo che qui ti avevamo tutti sottovalutato." lo eloggiò subito dopo.
Ma di cosa stavano parlando? Era un modo di rispondere il suo, no?
"Lo so, ma do il meglio di me solo quando non me ne rendo conto." rise Harry.
Guardai i due, confuso, interrompendo le loro risatine divertite e fastidiose con un semplice "Mi volete spiegare?"
Harry si voltò completamente, portando una gamba sopra l'altra con nonchalance. Poi smise di sorridere, e portò una sua mano sulla mia coscia.
La guardai confuso, mentre udii quelle parole che tanto mi stavano tormentando da una giornata.
"Che ti avevo detto? Per tutti c'è una seconda possibilità." ma di cosa?
"Ad una codizione Malik." guardai il dito dell'uomo puntato al cielo -o in questo caso, puntato oltre il cielo-, annuendo.
"La ragazza non ricorderà più nulla, nè di te, nè di loro. In realtà, nessuno più si ricorderà dai One Direction. Avete fatto la vostra storia, ma ritornando sulla Terra, dopo anni, hai lasciato un cuore in lacrime. Noi siamo il bene, non possiamo far piangere una ragazza all'infinito. Sappiamo entrambi che non andrà avanti, nonostante la sua buona condotta da quando l'hai lasciata, nonostante sia diventata una ragazza più educata..."
"E tutte le sue parolacce?" quello che interruppe il discorso serio del Grande Capo, ovviamente, fu Harry che fu fulminato -anzi incenerito- da entrambi con lo sguardo.
Poi l'uomo si schiarì la voce e tagliò corto con quello che voleva dire.
"Vi rimanderò sulla Terra, ma voi non sarete più nessuno. Verrete cancellati dalla mente di chi vi conosceva, sarete dei semplicissimi ragazzi di diciotto e diciannove anni. Capito?"
Capito? Io stavo ballando conga, macarena e samba dentro di me.
"Ha capito, ma è troppo scioccato dalla notizia che non trova nemmeno parole." prese a rispondere Harry, ed era anche vero, in parte.
Avrei rivisto la mia Ariel, le sarei potuto stare al fianco finchè...
"No, aspetti. Ma se lei non ricorderà nulla di me, come farò a starle accanto? Penserà che io sia uno stalker o un maniaco!"
"In effetti è una tipa violenta, potrebbe tirarti un calcio dove non batte il sole e non farti più procreare a vita." ennesima scemenza, ennesimo sguardo assassino.
"Ok, ok. Parlate voi, io ti aspetto fuori." disse il riccio, alzandosi e andandosene dalla stanza. 
Quando sentimmo la porta sbattere, l'uomo si sporse leggermente in avanti sulla scrivania.
"Falla innamorare di te, Zayn." soffiò infine.
Ma cosa...?


ARIEL


"Dimmi che è lui, dimmi che è lui, dimmi che è lui!" alzai gli occhi al cielo, mandando di cuore a quel paese Juls.
"Vuoi smetterla di fare la scema? No, non è lui. E' un biglietto anonimo." dissi aprendo curiosa la busta che avevo trovato nel mio armadietto.
"Beh, l'hai detto anche tu, è anonimo. Tecnicamente, potrebbe essere anche lui." si aggiunse Beth, appoggiandosi con le spalle  all'armadietto di fianco al mio.
Fulminai le due, soprattutto quella che stava fangirlando in mezzo al corridoio, abbracciando quelle povere innocenti persone che si ritrovava davanti e urlandogli in faccia "Gli ha scritto una lettera, hai capito?"
Ovviamente non mi rimaneva che sorridere e lasciarla perdere nel suo mondo fatto di unicorni e arcobaleni.
Avrei preferito anche io vivere in un mondo come il suo, dove niente la poteva ferire. Praticamente, era la perfezione.
Non come quello in cui vivevo io: papà aveva una nuova fiamma, e per quanto potesse essere una donna assolutamente gentile, onesta e perfetta, la vedevo come la figura che mi stava portando via la mia famiglia; Juls usciva da un po' con Josh, in effetti il ballo di Natale dell'anno precedente aveva fatto bene ai due, facendo così scoprire ad entrambi cose che avevano in comune; Beth stava con Dylan da non so quanto tempo ormai e si leggeva lontano un miglio negli occhi di entrambi l'amore che provavano l'uno per l'altro. Perfino Ashley aveva trovato il suo amore.
Va bene, forse amore era una parolona visto che tradiva quel povero Max ogni cambio di ora. Ma per i compiti di scuola era buono, questo era sicuro!
Justin... Oh Dio, se solo ripensavo alla sera che mi aveva baciata e chiesto di essere la sua fidanzata, mi sarei messa a ballare insieme a Juls in mezzo al corridoio.
Mi mancava qualcuno, essenzialmente. Lo sentivo che avevo bisogno di dare spazio nel mio cuore a qualcuno di importante, quella persona che avrebbe sconvolto la mia vita.
Ma non era Justin. E gliene avevo parlato sin da subito, quando, dopo il bacio, avevo capito che non era lui che volevo.
Abbassai lo sguardo sulla lettera, storcendo le labbra in una smorfia quando notai che c'era qualcosa che non andava.
"Non è la sua calligrafia." avvisai le mie amiche. Beth si avvicinò velocemente al mio fianco, leggendone le poche parole dirette impresse sopra, Juls smise di ballare e mi corse letteralmente in contro, puntando anche lei gli occhi sulla lettera misteriosa.
Se non era Justin che provava a farmi cadere ai suoi piedi con metodi tradizionali, chi era l'anonimo che mi scriveva quelle cose?

Sai che l'amore è cieco? Vediamoci alla serra dell'Est Park alle 16 di questo pomeriggio.
Anonimo.

Provai ad immaginare di chi fosse quella calligrafia, ma nessuno aveva una mano leggera come quella, nessuno che io conoscessi usava fare delle i senza i puntini sopra.
Sembrava impossibile, ma mi sentivo come in un film.
"Non avrai intenzione di andarci, vero?" mi chiese ovvia Beth. Eppure c'era qualcosa in quelle parole che mi convinceva a seguire il mio istinto. Ovvero...
"Perchè no?" chiesi infatti.
Le mie amiche spalancarono gli occhi, poi Juls passò il suo braccio nel mio.
"E se si tratta di un maniaco?"
"Correrò il rischio." la presi in giro.
Insomma, quale maniaco si metterebbe a scrivere delle lettere?
"E poi siamo in una serra aperta al pubblico, chi vuoi che mi violenti davanti a decine o centinaia di testimoni?" continuai.
Era da un bel po' che non mi capitava una cosa del genere; un po' di adrenalina nella mia vita, ultimamente, mancava.
Era da un po' che mi sentivo vuota, e questa sfida mi sembrava un punto in avanti alla monotonia della quotidianità.
"E' inutile che insistiamo, vero?"
Come mi conosceva bene Beth.
Annuii convintissima, trasalendo spaventata quando la campanella della scuola richiamò la nostra attenzione.
Dopo quella brillantissima interrogazione di storia che avrei dovuto fare all'ultima ora, avrei avuto una nuova avventura.

*  *  *

Papà mi aveva sempre insegnato a non reagire d'istinto, di fermarmi a pensare cosa sia bene o male, di contare a dieci prima di aprire bocca.
Ma io mi sono sempre ostinata a fare di testa mia, di andarla a sbattere in un muro prima di capire cosa fosse giusto e cosa no.
Ovviamente, solo dopo dieci minuti aver messo piede in quel parco mi ero completamente pentita di quello che avevo fatto.
"Vuoi che veniamo anche noi?" suggerì una Beth preoccupata per telefono.
Avevo provato a mantenere la calma, a non far trasparire nessuna emozione dalla mia voce tremante. Ma tutto era andato a quel paese quando l'avevo chiamata ed ero rimasta completamente in silenzio.
Beth sospirò pesantemente. E aveva anche ragione a farlo!
"Chiamo Juls e arriviamo, tu siediti su una panchina e se vedi qualcuno di sospetto, digli che stai aspettando tuo padre." mi suggerì all'istante.
Presi in parola il suo consiglio, riuscendo alla fine a dire un semplice "Volate, però." seriamente spaventata.
Chiusi la chiamata e posai il cellulare  nella borsa nera.
Volevo mangiarmi le unghie, ma da quando mi ero ripromessa di essere più femminile, non le avevo toccate. E di certo non avevo intenzione di riniziare adesso.
Ok, magari tutte le parolacce che uscivano dalla mia bocca non erano il top per una ragazza. Ma chiunque mi avrebbe preso, mi avrebbe tenuto con pregi e difetti, no?
Stavo delirando.
Mi guardai in giro sospettosa e poco più in là notai quattro ragazzi ridere e scherzare tra loro. Non erano nuovi ai miei occhi, molte volte li avevo incontrati per i corridoi della scuola; con due di loro avevo scambiato anche qualche parola a scienze e matematica, ma quello che mi aveva fatto buttare fuori dalla classe per colpa di una battuta squallida -ma divertente-, non era con loro. Zayn era il suo nome e passavo gran parte del tempo a ridere con lui della saliva che sputacchiava il professore di matematica sulla povera Jenna, seduta al primo banco.
Sorrisi involontariamente pensando quanto in poco tempo ci eravamo affezionati l'un l'altro, anche se lui non mi mostrava minimamente di volere il mio numero di cellulare e magari approfondire la nostra amicizia. Perchè eravamo amici, no?

Mentre ero presa a guardarmi in giro e provare a mantenere la calma, due mani si posarono sui miei occhi, oscurandomi la vista.
Oh minchia, cazzo, culo, merda! Ora mi stuprava, mi uccideva e bruciava il mio cadavere.
Anzi no. Prima mi sfruttava per i suoi piaceri sessuali, poi mi cospargeva di benzina e alla fine mi faceva una foto. Sarò una cenere sexy?
Ma io, un pensiero normale mai, eh?
"Indovina chi sono." il fiato si mozzò in gola.
Chi era? Che ne sapevo io, facevo sempre schifo in quel gioco!
E poi, la voce, anche se non mi era nuova, non riuscivo a collocarla a nessuno di mia conoscenza.
"Il genio della lampada?" la mia stupidità superava ogni cosa.
"Cosa?" disse il ragazzo -si, almeno che era maschio l'avevo capito- per poi scoppiare a ridere.
"No." concluse poi.
La voglia di strappargli quelle mani poste sui miei occhi era tanta; ma la paura era il doppio e ogni movimento era diventato di cemento. Ero fottuta.
"Peccato, mi servivano davvero tre desideri." provai ad ironizzare, giusto per perdere tempo e far arrivare le mie amiche a salvarmi.
Lo sentii ridacchiare ancora, senza aver la minima voglia di togliere le mani dai miei occhi. Se solo fosse stato fatto una cosa del genere ad Ashley, notando il buio, si sarebbe addormentata. Sicuro.
Aveva una bella risata, era cristallina e non forzata. Si sentiva che lo stavo facendo divertire, e non sapevo il perchè, ma venne da sorridere anche a me.
"Non sono il genio della lampada, ma potrei provare ad avverare ogni tuo desiderio." a questo punto, se ne avessi avuto la possibilità, avrei corrucciato la fronte.
"Sei uno stregone?" chiesi.
Altra risata e altro sorriso sotto i baffi. Oh, e dai! Fatelo smettere di ridere, ha un bel suono!
"Alzati." mi ordinò in un momento di distrazione, dovuto sempre alla sua risata trasportevole. Ma non era un obbligo imposto con la forza. Me l'aveva detto con una dolcezza che scattai in piedi come una molla senza rendermene conto.
Se prima volevo sparire, adesso volevo continuare a giocare con quel ragazzo sconosciuto.
"Se tolgo le mani dai tuoi occhi, mi prometti di non aprirli?" mi chiese qualche secondo dopo.
Annuii subito, sentendo la pressione delle mani sugli occhi più leggera.
La voglia di aprirli era molta, ma quando provai a farlo, qualcos'altro mi oscurò nuovamente la vista.
"Che fai?" usai un tono di voce più alto, mentre la sua mano copriva la mia bocca e lentamente lo sentii avvicinarsi.
Complimenti Ariel, per le brutte figure e i maniaci psicopatici, sei come la calamita!
Ovviamente, mi spaventai e provai ad allontanarmi.
"No, scusa... Non volevo farti paura. E' solo che... Voglio farti una sorpresa, vieni con me, non saremo soli." provò a convincermi.
Avrei preferito dire di no, ma quando la sua mano agganciò la mia, non ci volle molto per ritrovarmi stesa a terra con sottofondo le sue risate.
"Scusami, prometto di non farti cascare più." mi aiutò a rimettermi in piedi, maledicendo al mio posto la pietra che avevo preso facendo un passo alla cieca.
Sorrisi appena, stringendo la sua mano con più forza e facendomi guidare chissà dove.
Non mi stavo preoccupando più di tanto perchè continuavo a sentire delle voci intorno a noi. Quindi ero al sicuro. Forse...
"Attenta al gradino." lo sentii sussurrare, mentre mi passò dietro le spalle e posò le mani sui miei fianchi.
Sarei morta d'infarto prima di quella sera.
Come previsto, presi lo scalino e altre risate arrivarono alle mie orecchie.
"Non sono il genio della lampada, ma potrei provare ad avverare ogni tuo desiderio. Credimi, inciampare, cadere a terra e mostrarmi ridicola davanti ad uno sconosciuto, non era un mio desiderio." lo presi in giro, sperando cogliesse le mie note di aiuto tra le righe.
Volevo andarmene; per quanto fosse attraente come gioco, non mi piaceva che fosse uno sconosciuto a farmelo fare.
"In realtà non sono uno sconosciuto, ci sono state delle volte in cui ci siamo parlati." ah si?
"Quando?"
"A scuola." rispose, mentre agilmente mi spostò verso sinistra, evitandomi chissà quale brutta caduta.
"Uhm, che materia?" chiesi curiosa.
"Tante." fece il vago.
"Dimmene una." insistetti come una bambina.
"Ricreazione." scoppiai a ridere, rendendomi conto solo dopo qualche secondo che ci eravamo fermati e che nessun fruscìo di voci ci faceva compagnia.
Ero sola, chissà dove, con un maniaco! Benissimo!
L'unica cosa che, però, notai, fu il forte odore di tabacco mischiato alla menta che entrò nelle mie narici con forza.
Capii che apparteneva allo sconosciuto perchè mi ritrovai le sue mani tra le mie, mentre mi guidavano in alto. Le posò, infine, sulla sua faccia e io diventai rossa in viso non sapendo che fare.
"Ehm... Cosa dovrei fare?" chiesi dopo una manciata di secondi ferma in quella posizione.
"Ricordi che mi hai confessato di aver paura di rimanere sola? E che per colpa di questo ti saresti innamorata di un ragazzo di sicuro solo per la bellezza?" mi chiese d'improvviso, facendo in modo che mollassi la presa sul suo viso e mi allontanassi di qualche passo. Ma quando provai a togliere la benda dagli occhi, le mani del ragazzo bloccarono il mio gesto.
"No, volevo farti capire che l'amore è cieco e che non c'è bisogno di un paio di occhi per innamorarsi di una persona." provò a convincermi, mentre la sua mano mi teneva bloccata per un braccio.
"Zayn..." sussurrai.
Solo lui, una volta, mi aveva vista giù di morale facendomi infine sputare il rospo. Vedere mio padre, Juls, Beth, Josh e anche Ashley, quel giorno mi aveva colpito molto.
Tutti avevano al loro fianco una persona con cui condividere un pranzo, per scambiarsi due coccole, due baci e chissà quante frasi copiate dai film. Tutti, tranne me.
E quel giorno ero stufa di far finta che non faceva male vedere Juls sorridere a Josh come se non ci fosse un domani, Beth abbracciare Dylan quando gli raccontava dei suoi ottimi voti, papà abbracciare Annabell la sera, dopo il lavoro, mentre la donna provava a cucinare qualcosa.
Tante volte avevo perfino trovato fastidiose le loro risatine felici, mentre io dovevo rinchiudermi in camera e piangere.
Non ero mai stata una persona così vulnerabile; ma più andavo avanti e più capivo di sentire il bisogno di avere qualcuno al mio fianco.
Era da poco più di un anno che quel pensiero mi dava il tormento, come se sentissi un inspiegabile vuoto dentro di me.
"Cosa vuoi dirmi?" finii la frase solo dopo averlo sentito avvicinarsi di nuovo a me. Nonostante avessi gli occhi completamente al buio, il mio udito mi aiutava molto.
L'amore è cieco...
"Niente, semplicemente che anche io mi sento esattamente come te, solo. I miei amici trovano sempre una buona compagnia ogni sera, io no; sanno come farsi apprezzare dagli sconociuti, io no, e questo ne è l'esempio. Ti sto facendo una paura immensa, lo sento, ma ti giuro che io non ho cattive intenzioni, anzi, tutto l'esatto opposto. Voglio farti capire che solo guardandoti, da lontano e da solo, ho capito che siamo uguali, noi due." disse tutto d'un fiato.
Avevo sempre apprezzato la compagnia di Zayn durante matematica, mi aveva sempre distratto come pochi sapevano fare, senza la paura di essere rimproverato dal professore. Ma mai mi sarei immaginata di essere vista in qualche modo da lui, diversamente da una semplice amicizia.
Insomma, non mi aveva mai dato dei segnali di volersi avvicinare a me in qualche modo. E io, non me n'ero mai accorta di essere guardata da qualcuno... Da Zayn.
Sotto lo sguardo stupito -lo sentii quando appoggiai le mie mani sul suo volto-, cominciai a studiare i tratti del suo viso, rendendomi conto solo in quel momento che io non avevo mai guardato Zayn con occhi diversi. La mia era solo una ripicca di avere un nuovo amico.
Gli ordinai di chiudere gli occhi per non fargli del male, mentre cominciai a giostrarmi sul suo viso, studiandone ogni minimo dettaglio: le sopracciglie erano corrucciate, come se non capisse cosa volessi fare; le ciglia lunghe mi facevano il solletico alle mani e sorrisi involontariamente, mentre mi avvicinai per toccarlo meglio. Scesi sul naso, perfettamente dritto e freddo, dovuto al freddo di Dicembre. Infine, le labbra erano tirate in un sorriso; erano fini e calde, e corrucciai la  fronte quando non capii cosa ci trovasse di tanto divertente.
"Che c'è?" chiesi curiosa. Io non potevo vedere, magari lui aveva visto qualcosa di divertente, e io volevo esserne partecipe.
"La regola dice che a meno di cinquanta centimetri di distanza, scatta il bacio." arrossii violentemente.
Non potevo dire se mi stava prendendo in giro o se era la verità; non potevo vederlo.
"Non posso dirlo." dissi puntando con un dito contro la benda che mi copriva gli occhi.
Qualche secondo dopo mi sentii più leggera e il sole, che stranamente spiccava nel cielo, passava attraverso i vetri della serra, facendomi così lamentare quando me la tolsi, alla fine.
"Ah, odio il sole." mi lamentai, sentendo le risate di Zayn davanti a me.
Riaprii gli occhi subito dopo, notando che aveva davvero ragione: eravamo vicinissimi.
"Beh, io credevo di non interessarti." dissi sottovoce.
La mano di Zayn spostò un ciuffo di capelli caduto sulla fronte, accarezzandomi dopo la guancia.
"Sbagliavi, ma non avevo il coraggio di farmi avanti." disse in risposta.
Scossi la testa divertita, sentendomi d'improvviso strana; una nuova sensazione si stava impossessando di me.
"Com'era quella regola dei cinquanta centimetri?" chiesi d'improvviso, facendolo sorridere.
Ed era bello, molto più bello di quanto l'avevo immaginato seguendo i suoi lineamenti con le dita.
Notai il suo viso avvicinarsi pericolosamente al mio, e quando sentii il suo respiro caldo sbattere sulle mie labbra, chiusi gli occhi. Poco dopo, le sue labbra erano sulle mie.
Sembrerebbe strano da sentire, ma mi sentivo come se non fosse la prima volta, come se già in altre occasioni le nostre labbra si erano già toccate.

Mi teneva ancora stretta tra le sue braccia, quando una voce ci fece staccare di colpo.
"Porco maniaco! Lascia in pace la nostra amica." riconobbi la voce come quella di Juls. Infatti, appena mi girai, notai le mie due migliori amiche, seguite dai fidanzati, correre nella nostra direzione.
Prima che potessi dire o fare qualcosa per bloccare Juls, ritrovai Zayn steso a terra con sopra seduta la pazza intenta a picchiare il suo petto con dei pugni.
"Smettila Juls, lui è mio." urlai, bloccandola di colpo. E solo dopo qualche secondo capii di aver detto qualcosa di sbagliato.
"Ehm... Cioè, vorremmo provarci." guardai Zayn che nel frattempo sorrise.
Juls si alzò, si scusò con Zayn e mi guardò strana.
"Da quanto va avanti questa storia?" chiese confusa.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma Zayn mi interruppe appena in tempo.
"Al dire il vero, da sempre, dal primo momento che ci siamo visti, nonostante lei non sapesse nulla." Zayn era arrivato al mio fianco, mentre mi cingeva la vita con una mano e mi stringeva a lui.
Beh, perchè non dargli un'occasione davvero? In fin dei conti si era messo in gioco e la cosa non mi dispiaceva.

Decidemmo di finire di visitare il parco tutti e sei insieme, quasi come un appuntamento, e poi ognuno ritornò per la sua strada.
Zayn mi invitò a salire sulla sua auto e quando parcheggiò davanti a casa mia, per poco non mi strozzai con la saliva.
"Sei uno stalker? Io non ti ho detto dove abitavo." chiesi stupita. Lui rise, spegnendo il motore e slacciandosi la cintura.
Si avvicinò in modo pericolo al mio viso, canticchiando qualcosa sottovoce.
"If we could only have this life for one more day, if we could only turn back time, you know I'll be." non sapevo il motivo, ma mi sembrava una canzone che già avevo sentito.
"Io l'ho già sentita questa canzone." provai ad immaginare dove e quando, ma l'unica cosa che mi venne in mente in quel secondo furono le labbra di Zayn posate di nuovo sulle mie.
La sua lingua entrò nella mia bocca, cominciando ad intrecciarsi alla mia. Solo quando i nostri respiri furono corti si staccò.
Dio mio, era una droga quel ragazzo e nonostante avevamo passato un pomeriggio diverso, capivo che con lui volevo passare altri pomeriggi del genere.
Mi piacevano le sorprese.
"Ho la vaga sensazione di trovarmi bene con te." dissi imbarazzata.
"Io ne sono certo; diciamo che mi ha convinto a fare il grande passo un sogno, un bellissimo sogno." confessò rimettendosi al suo posto.
"E' lungo? Non vorrei fare preoccupare papà, anche se avrà di meglio da fare oramai." dissi velocemente.
Lui rise, scuotendo perfino la testa, mentre cominciò a ripassare il contorno dello sterzo dell'auto.
"In poche parole, io ero come il tuo angelo custode e ci innamoravamo entrambi l'uno dell'altro." mi spiegò velocemente.
"Già mi piace questo sogno." stavolta ad avvicinarmi a lui, fui io, facendo combiaciare le nostre labbra in uno schiocco sonoro.
"Adesso notte, però." lo avvisai, mentre aprii lo sportello dell'auto per scendere.
"Aspetta..." 
Dio mio, amavo quelle scene da film dove lui provava a bloccare la propria ragazza per un ultimo bacio. Richiusi lo sportello e lo guardai curiosa.
Avrei preferito fare salti di gioia, ma mi ero ripromessa di fare una strana danza della felicità non appena avrei messo piede in casa.
"Prima di andare via, mi prometti che domani, e anche dopo domani, e il giorno dopo magari, potremmo uscire di nuovo insieme senza il bisogno di ricorrere a tattiche da maniaco?" sorrisi alla sua domanda, infilando la mano nella borsa e uscendone il cellulare.
"Scrivimi il tuo numero." lo avvertii e dopo che lo salvò sotto il nome di Zazà, sorrisi sorpresa.
"Come sapevi che ti avrei chiamato così?" chiesi curiosa e felice allo stesso tempo. Ero così prevedibile?
"Credimi, comincerai a chiamarmi Jawy quando ti parlerò di più sul mio conto." scoppiai a ridere, cercando di trovare un collegamento con quello che aveva appena detto.
"Hai un secondo nome?" provai ad indagare.
"Vai a nanna, sirenetta. Da domani saprai tutto, ma completamente tutto, di me." mi avvertì schioccandomi quello che doveva essere l'ultimo bacio della giornata.
Lo salutai veloce e corsi verso l'ingresso di casa. Quando mi girai per salutarlo di nuovo, lo notai mandarmi un bacio volante.
Feci finta di prenderlo al volo e conservarlo in tasca. Ammiccai e poi entrai in casa.
Appoggiai la schiena contro il legno scuro della porta, scivolando dritta fino al pavimento con aria sognante.
Non suonava bene Ariel Malik?
No, in realtà suonava una merda; ma Ariel e Zayn suonava terribilmente perfetto. L'amore può anche essere cieco, ma io ero completamente ottusa a non accorgermi da avere un ammiratore segreto chissà da quanto tempo.
Ah, l'amore... 


 
FINE





Oh my god... Non ci credo, è finita.
Vi ho fatto aspettare giorni, settimane, ma spero che ne sia valsa
la pena. Inizialmente, però, l'epilogo era un altro,
meno complessato di questo e fuori dagli schemi (se me lo
chiedete, ve lo mando per messaggio privato, non mi costa
nulla), però ho deciso di cambiarlo in questi ultimi tre giorni
perchè quello non mi piaceva e convinceva.
Ma... vorrei sapere cosa ve ne sembra?
Ok, Zayn era scontato che ritornava in vita, ma non 
volevo scrivere quello che chiunque di voi mi aveva detto, ovvero
'tanto torna in vita e staranno insieme'. In poche parole
è quello che ho fatto, ma in un modo alternativo, no? :)

Spero vi sia piaiuto comunque, anche perchè non mi andava di dividerli ecc ecc...


Anyway, ringrazio chi ha seguito la storia, chi l'ha recensita, 
messa tra le seguite o preferite o ricordate. Siete state
tutte bellissime con alcune parole e recensioni, altre si sono
fatte sentire anche su twitter (a proposito, mi trovate qui: ehybastaldo_) e altri mi hanno aggiunto anche su fb ( sofia efp ).
Siete tutte di una dolcezza unica e spero di riuscire a recuperare quei maledetti biglietti che tanto mi hanno
fatto sperare, così da potervi incontrare e divertirci insieme!

Anzi, com'è andata la caccia al biglietto? Io nada, ma non mi 
dispero, c'è stata gente l'anno scorso a trovarla anche qualche
giorno prima del concerto. Never say never! (non si nota
che ho una migliore amica belieber ahah)


Comunque, non voglio allungarmi troppo, come al mio solito, quindi... bo, vi saluto e spero che alla prossima fantasy, e altre due ff sentimentali, ci siate
anche voi ( se volete essere avvisate quando le metterò, 
basta che mi lasciate i vostri account twitter, fb o anche qui se volete per farvelo sapere c:)

Non mancherà molto alla pubblicazione di una mia prossima storia, ma prima di tutto mi sono ripromessa di 
sistemare tutti gli errori di grammatica e distrazione che 
ci sono in questa storia.


Non so che altro dirvi, se non che per adesso mi trovate nella mia ff in corso 'Another cinderella story', passateci se vi va :)

Un bacio e un GRAZIE enorme a tutte quante, davvero. Mi mancherà
la storia, ma mi mancheranno anche gli scleri fatti insieme c:

Sofia.

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Capitolo 17
*** Extra. ***


Non chiedetemi perchè sono ancora qui, idk.
Ma visto che anche per me il finale 
non è stato il massimo, ho voluto rimediare
spiegando e aggiungendo tanti dettagli :3

Spero vi piaccia, e bo... Se volete mi 
trovate qui: twitter | facebook | gruppo fb


 
EXTRA - ALICE NEL PAESE DELLE PORCHERIE.
 
 
Spinsi la porta dell'ingresso con una tale forza che anche la ragazza dai lunghi capelli rossi seduta dietro il bancone del bar mi guardò male.
Non mi feci problemi a ricambiare lo sguardo assassino e, uscendo delle monete dalla tasca del jeans, mi affrettai ad avvicinarmi alla vetrina dei gelati. Aguzzai lo sguardo come una bambina, e saltellai di gusto in gusto per scegliere quello che avrei dovuto mangiare da lì a qualche momento.
Non ero incazzata; di più. Causa? Zayn!
Sì, proprio il mio ragazzo dopo mesi di uscite, baci e quant'altro, si nascondeva per parlare con i suoi migliori amici, e una volta che mi aveva notato sul ciglio della porta intenta a capire cosa confabulavano quei cinque idioti sottovoce, ne aveva sparata una su due piedi, come se io potessi credere ad una scemenza del tipo 'Parlavamo dell'ultimo compito di matematica'.
Non me l'avevano detto, così io avevo preso il mio cellulare e me n'ero andata da quella villa con tanto di broncio che avrei di sicuro tenuto per non saprei quanto tempo.     
Questa volta aveva esagerato: sapeva della mia mania di gelosia e, anche se non lo facevo apposta, poteva evitare di parlare con i suoi amici di altre ragazze mentre mi trovavo in casa sua, loro.
Non ero certa che parlavano di ragazze o porcate, come loro solito fare; ma quando avevo chiesto a Zayn di dirmi di cosa stavano parlando così ben nascosti in un angolo della casa e che questo non mi aveva risposto -se non con una banalità assoluta-, ma anzi abbassato lo sguardo, non mi ci era voluto molto per capire che stavano spettecolando su chissà quale ragazza bellissima, che io al suo confronto sembravo un ornitorinco.
"Salve, cosa vuole?" mi chiese un ragazzo aldilà del bancone con tanto di sorriso smagliante.
E se ancora non fossi stata innamorata di Zayn come un'adolescente -qual ero-, avrei volentieri risposto 'Il ragazzo di fronte a me.', senza vergogna.
Ma non potevo; non dovevo abbassarmi ai livelli di quel branco di dementi che credevo miei amici fino a poco prima.
Aprii bocca per dire i gusti che avevo scelto, ma qualcuno mi anticipò parlandomi alle spalle.
"Due coni alla nutella e stracciatella." disse qualcuno di estremamente familiare.
Il ragazzo dietro al bancone dei gelati si mise subito all'opera, afferrando saldamente una cialda tra le mani e ammorbidendo un po' il mio gusto di gelato preferito. Perchè sì, nonostante ogni volta che mettevo piede in un bar passassi interi minuti a riflettere sul gusto da scegliere per riempire il mio cono, alla fine sarei caduta nel banale scegliendo gli stessi: nutella e stracciatella.
Mi voltai scocciata verso il ragazzo che aveva fatto l'ordine anche per me, o almeno speravo lo fosse.
"Per chi è il secondo?" chiesi con una punta di acidità, anche se tutto quello mi risultava abbastanza difficile.
Con Zayn, il ragazzo che adesso avevo di fronte, era un continuo litigi anche per cose banali e futili. Ma la parte migliore veniva dopo: fare pace.
Non avevamo mai litigato seriamente -come era invece successa stavolta-, non avevamo mai alzato la voce l'uno contro l'altro, e davvero non riuscivo a capire come ci eravamo arrivati a questo punto.
Ma lui non sembrava, però, poi così tanto turbato. Anzi, il suo viso era aperto in un bellissimo sorriso che per qualche momento mi fece mancare l'aria.
Stronzo e pure bello!
Sapeva che quel suo fottutissimo sorriso era il mio tallone di Achille, il mio punto debole insomma. Lui che mi faceva sciogliere, lui che trovava una soluzione a tutto, anche alla cosa più impossibile che potesse esistere.
Da quando c'era lui nella mia vita -anche se forse ci era entrato prepotentemente, facendomi anche paura nei primi tempi-, tutto andava per il verso giusto. E non era mai stata così!
Non era mai successo nulla di particolare, infatti, se non dopo l'arrivo di Zayn che mi aveva strategicamente incastrato nella sua morsa. Ma di questo non mi dispiaceva proprio nulla, anzi!
Erano stati bellissimi i mesi che avevo passato con lui, le uscite che avevamo fatto a coppie con i miei e i suoi amici, le sorprese che tanto odiavo ma che gli facevo passare solo perchè era lui a farmele, le coccole che ci facevamo sotto le coperte quando fuori pioveva ed io ero sola in casa perchè papà era a lavoro...
Solo che faceva male parlarne al passato, nonostante fossimo separati da... Mezz'ora!
"Per quella ragazza lì." e indicò alle sue spalle, ignaro del fatto che dove aveva appena puntato il dito, ahimè, davvero stava seduta una ragazza.
Che l'avesse fatto apposta o meno, la vista di una bellissima ragazza bionda con tanto di rossetto rosso impregnato sulle labbra, mi fece ribollire il sangue.
"Ecco a voi il gelato." la voce del ragazzo dietro il bancone mi richiamò, facendomi lampeggiare la lampadina del genio che tenevo ben nascosta nella mia testolina.
Afferrai il mio cono-gelato e ancora più velocemente lo stampai nella guancia calda del mio -ormai ex- fidanzato. Gliel'avevo gridato ben due volte prima di uscire da casa sua che tra noi ormai era finita, stufa dei suoi continui segreti. Io mi ero aperta totalmente, e lui?
Camminai fino l'ingresso, sentendomi chiedere un "Perchè?" alle spalle.
Perfino la ragazza bionda si girò a guardarci durante tutta la scenata. Ok... Tutto il bar l'aveva visto.
Uscii da quel locale così velocemente che per poco non imprecai quando il sole di Agosto mi accecò letteralmente.
"Fanculo." sbottai, mentre sentii la porta alle mie spalle riaprirsi e richiudersi velocemente.
Mi sentii presa per le spalle e violentemente girata su me stessa fino ad incontrare due occhi color cioccolato che mi fissavano sconcertati.
"Dico, ma sei uscita pazza?"
Avrei voluto urlargli di sì! Che ero uscita pazza per lui, di lui! Ma evidentemente tutti quei mesi passati insieme non gli avevano ben chiarito cosa io provassi nei suoi confronti. E forse, nemmeno ero ricambiata come credevo, a questo punto.
"Sai perchè l'ho fatto." con la testa indicai attraverso il vetro del bar la biondina che giocherellava con il suo cellulare, e Zayn spalancò gli occhi.
"Io scherzavo, Ariel. Pensavo che quando avessi sentito il tuo gusto preferito avresti capito che fosse per te." per poco non sbraitò.
E forse l'avevo capito; ma la rabbia e la gelosia di aver trovato una ragazza più bella di me davanti a Zayn, mi aveva offuscato la ragione.
Abbassai il capo, fissando intensamente i miei sandali.
"Scusami." sussurrai appena, quasi nemmeno io riuscivo a sentirmi.
Lo sentii sospirare a lungo, poi le sue braccia si avvitarono alle mie spalle e il mio viso venne appoggiato al suo petto. Il mio rifugio.
"Non ti devi permettere più di scappare da casa mia in quel modo. Mi hai fatto preoccupare quando sei passata col rosso." mi rimproverò con fare da genitore.
Sorrisi appena, stringendogli la maglia bianca con lo scollo a 'V' che stava indossando al momento.
"Tanto, se morivo, che problema c'era?" sussurrai ancora, sperando che però non avesse sentito nulla di quello che avevo appena detto.
Non che io volessi morire, ma forse staccare la spina ogni tanto con qualcosa di folle era l'ideale.
Sentii Zayn strattonarmi e allontanarmi dal suo petto, e quando rialzai lo sguardo me lo ritrovai ad incenerirmi col suo.
Che avevo detto di male? Mi ero solo innamorata di un pazzo. E si sa che due persone non si prendono se non si somigliano.
"Vuoi sapere di cosa stavamo parlando io ed i ragazzi?" mi chiese convinto.
Lo volevo sapere, ma non l'avrei mai costretto a dirmelo, non dopo la sfuriata che gli avevo fatto davanti ai suoi amici. Avrei dovuto chiedere scusa pure a loro, rendendomi solo adesso conto di quanto ipocrita e deficiente fossi stata.
Che mi importava cosa si stavano dicendo? Loro mica si impicciavano dei fatti miei quando sparlottavo con i miei amici.
Peccato che io arrivavo sempre tardi a pensare ragionevolmente.
Mi grattai la base del collo, soffiando un "Se vuoi."
Se vuoi? Ma io ero pazza! Una pazza lunatica, ecco cos'ero in realtà!
La mano di Zayn afferrò la mia, e con passo svelto mi guidò verso il primo parco pieno di giardinetti che trovò lungo il cammino.
Stranamente, anche quello mi ricordava qualcosa che però non riuscivo a collegare.
Lasciai subito perdere.



"Quindi, mi stai dicendo che tu sei vivo per la seconda volta?"
Non sapevo se ridere... O piangere... Forse dovevo piangere dalle risate, perchè quella storiella era troppo inverosimile per essere vera.
Il mio ragazzo era stato un fantasma? Cioè, il mio ragazzo stava vivendo per la seconda volta sulla Terra, dopo che mi aveva conosciuto quando era un fantasma?
Io la trovavo una cosa divertente e sopratutto una presa per il culo. Ma Zayn era impassibile e quasi mi preoccupava tutta quella serietà.
Se voleva non dirmi di cosa stavano parlottando con gli altri, bastava dirmelo in faccia e dopo quella litigata sarebbe finita lì. Il modo per farsi perdonare lo trovava sempre, comunque.
Ma riuscire ad inventare una simile storia come quella... Beh, mi dava fastidio.
"Zayn..."
"Te lo giuro. Aspetta!" frugò nella sua tasca del jeans e ne uscii qualche foto, mostrandomele.
Non ricordavo di essere mai andata al mini-golf con lui. Tantomeno con i miei amici.
Non ero brava in nessuno sport; figuriamoci in quello!
Ma intanto quelle foto ritraevamo sia me che lui, abbracciati, mentre mi insegnava a tirare in una delle tante buche del campo.
"Le ho dovute fregare dalla stanza di Juls prima di ritornare da dove ero venuto, o avrebbe cominciato a chiedersi chi fossi io che ti abbracciavo e aiutavo a fare buca. Loro, però, non mi vedevamo. Pensavano che all'improvviso eri diventata bravissima a quel gioco. Quel giorno, per farti un dispetto, ero voluto uscire con Juls; ma visto che l'unica che mi vedeva eri tu, ne ho approfittato per conoscerti meglio."
"Ti vedevo solo io?" lo interruppi, confusa.
Lui annuì e mi spiegò che l'avevamo richiamato con una stupida filastrocca che aveva, stranamente, funzionato. La sera era in camera mia e, dopo il primo periodo strano avendolo sempre in mezzo ai piedi, finalmente mi ero affezionata a lui come se fosse una persona normale. Rimaneva il problema, però, che lo riuscivo a vedere solo io.
Era riuscito a convincere il suo Capo a farlo tornare in vita per solo un giorno, compresi i suoi amici, che altro non erano quelle capre che avrei picchiato una volta che li avrei rivisti quel pomeriggio. E mi aveva portato al ballo.
Ecco perchè avevo delle foto di quella sera e non ricordavo mai con chi fossi andata. Alla fine, cedendo, avevo dato la colpa all'alcool che non c'era alla festa, e perfino papà aveva creduto alla balla, giusto per non dirmi che sarei rimasta zitella a vita e autoconvincersi che sua figlia fosse andata ad una festa con uno sconosciuto che non avrebbe mai conosciuto.
E poi era sparito, perchè il suo tempo era finito e lui doveva ritornare a casa sua, nell'aldilà. Mi aveva promesso di rimanere al fianco, fin quando Harry non aveva avuto un'intelligente idea.
Lui era tornato sulla Terra in veste di normale ragazzo; perchè, da quello che avevo capito, Zayn era un cantante di fama mondiale durante i suoi anni.
"Non ti ricordi nemmeno di questa?" lo vidi infilare una mano nella mia maglia, e diventai rossa in viso.
Volevo rimproverarlo, visto che ci trovavamo in un luogo pubblico; ma quando uscii da sotto la maglia il ciondolo che non avevo mai capito da dove arrivasse, mi bloccai immediatamente.
"Vedi questo?" alzò un braccio e mi fece osservare il suo tatuaggio che di certo non mi era mai passato inosservato.
Non avevo mai capito come quel ciondolo fosse arrivato al mio collo; ma quando un giorno lo notai stampato al braccio di Zayn, capii che era un segno del destino: dovevamo stare insieme, noi due.
"E non ti sei mai chiesta da dove arrivasse questo?" e stavolta mi alzò la maglia, scoprendo il tatuaggio che mi ero fatta non saprei quando e che però continuavo a tenere nascosto a papà.
Era il segno dell'infinito, e a meno che non l'avessi fatto in un momento di dormiveglia, non capivo cosa potesse significare.
"Sai perchè l'hai fatto? E sai perchè dopo qualche giorno che sono ritornato sulla Terra l'ho fatto anche io senza che però tu sapessi niente?" alzò anche la sua maglia, mostrandomi il piccolo segno dell'infinito che per poco non si notava se non si guardava attentamente.
Scossi la testa: io avevo paura degli aghi! Se avevo fatto una cosa del genere, avevo di sicuro un motivo ben preciso.
"Perchè ti avevo promesso di starti vicino per tutta la vita, all'infinito. E così sto facendo." mi sorrise.
A quel punto il mio cuore fece una capriola.
Quante cose che non mi ero spiegata per tutto quel tempo, finalmente stavano avendo delle risposte. E la cosa mi rendeva felice.
Ero felice perchè tutti quei segni nella mia vita erano causati da Zayn, e io non mi ero mai resa conto di questo. 
A volte mi sembrava di essere stata in qualche posto o che avessi già vissuto un determinato momento senza trovare una soluzione, se non definirmi una pazza psicopatica.
Ma così era più semplice: Zayn era la risposta a tutto.
Zayn era stato con me da più di un anno, e io non lo ricordavo. Stavo male per questo, ma in fondo ero felice perchè aveva tolto la sua fama dal ricordo delle persone solo per restarmi al fianco e crescere insieme.
D'istinto lo abbracciai e restammo in quella posizione per un paio di minuti, completamente in silenzio.
Nei nostri petti i cuori battevano forte. Riuscivo a sentire il suo, mentre con la mano che strusciava sulla schiena, provava a distrarmi.
Era sempre bello stare tra le sue braccia, ma un dubbio mi stava attanagliando. Così mi staccai e lo guardai negli occhi.
"Perchè tu e gli altri non provate di nuovo a diventare famosi? Da quello che sento ogni tanto, avete delle belle voci e sono sicura che colpirete immediatamente qualche persona famosa o casa discografica." gli consigliai a bassa voce.
Lui scosse velocemente la testa, sussurrando un "No. Non è bella quella vita come tutti si aspettano. E' vero, giri il mondo, scopri nuove cose e incontri tanta gente famosa. Ma non hai un attimo di tempo libero, non ti lasciano respirare, hai sempre degli ordini da eseguire senza che ti sia concesso di controbattere. Non hai una privacy, i giornalisti, se potessero, entrerebbero in casa tua per seguirti anche quando vai nel bagno. E poi, cosa più importante, non avrei te. Sai quanto mi è costato tenere ben salda una relazione a distanza? Alla fine è risultato un disastro e mi sono potuto sposare solo quando ormai la carriera andava calando, quando gli ascolti diminuivano e i One Direction diventavano un ricordo." sorrisi.
"Vi chiamavate così? One direction? Perchè?"
Suonava strano come nome, ma ero sicura che dietro tutto quello c'era un significato profondo.
"Perchè era bello come nome. Pensa che Niall voleva che ci chiamassimo 'Niall e i suoi scagnozzi'." rise, e io risi con lui.
"No, seriamente. Il nome diventò azzeccato quando le fans cominciarono a seguirci in massa, e non parlo solo a livello nazionale. Abbiamo girato il mondo: America, Giappone, Europa! Ho scoperto cose di cui non pensavo minimamente di poter conoscere mai fino a qualche tempo prima. Ma non era facile, come ti ho già detto. La mia famiglia era a chilometri e ore di lontananza, mi mancavano un casino e ci riuscivo a parlare pochissimo anche per telefono; e quando tornavo a casa, si trattava solo per qualche giorno e io non voglio rifare quella vita solo per vederti poche ore. Ho già avuto la mia occasione, l'ho vissuta appieno, ma ora sono pronto alla mia seconda possibilità, perchè è questo che per ora vivo." disse tutto d'un fiato.
Non ero mai stata una tipa che si sarebbe commossa con parole che forse erano frutto dell'immaginazione di uno stupido ragazzo. Ma per la prima volta sentii i miei occhi inumidirsi di lacrime e tirai su col naso per non farne uscire nemmeno una.
"Quindi... Stai facendo tutto questo per me?" chiesi, il sorriso sulle labbra pronta ad esplodere.
Lui annuì.
"Per noi." confessò con un sorriso. E di nuovo gli saltai addosso, baciandolo e abbracciandolo a più non posso.
Lui rideva ed io anche, finchè non mi bloccò e mi propose di andare nel negozio di dolci non molto lontano da noi.
Mi conosceva abbastanza, più di quanto un anno potesse permettere a qualcuno di conoscermi per bene. E lo adoravo per questo.
Fui felice come una Pasqua quando entrai nel locale, sentendomi proprio come Alice nel paese delle porcherie.


QUALCHE ANNO DOPO.


"Vuoi tu, Zayn Jawaad Malik, prendere come sposa la qui presente Ariel Smith, per amarla e onorarla finchè morte non vi separi?"
Gli occhi cioccolato del mio ragazzo puntarono nel mio sguardo, sorridendo prima di sussurrare un "Sì, lo voglio."
Allora il prete guardò me, recitando nuovamente quelle parole che stavano cambiando completamente la mia vita.
"E vuoi tu, Ariel Smith, prendere come sposo il qui presente Zayn Jawaad Malik, per amarlo ed onorarlo finchè morte non vi separi?"
Continuai a fissare Zayn negli occhi prima di rispondere un sicuro "No." secco.
Nella chiesa si alzò un enorme boato di stupore, e prima che qualcuno mi chiedesse che cavolo mi passava per la testa, mi affrettai ad aggiungere "Io non smetterò di amarti alla morte, lo farò anche dopo."
Il viso di Zayn si rassenerò alle mie parole, mentre il prete si schiarì la voce, leggermente confuso.
"Ehm... Non è detto che moriate insieme..." provò a spiegarmi, mentre io afferrai le mani di Zayn e giocherellai con le sue dita.
I nostri occhi erano come calamite, e anche nel nostro giorno che tanto attendevamo da tempo, non facevamo altro che divorarci con solo lo sguardo.
"Non è detto nemmeno il contrario." ipotizzai, lasciando tutti in suspance.
"E' una minaccia?" mi chiese scherzosamente Zayn.
Scossi la testa divertita "E' una promessa." ammiccai, facendolo ridere.
Il prete si ricompose e "Con il potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Adesso puoi baciare la sposa."
E non ci fu bisogno di quella frase per far unire le nostre labbra in un bacio con sottofondo gli applausi di amici e parenti che si erano uniti nel nostro matrimonio.
Come in una favola, continuammo la nostra vita -e oltre- felici e contenti. A differenza però del normale lieto fine, nel nostro caso, non era stata la sirenetta -alias Ariel del cartone- a lasciare la sua casa, ma il principe che aveva capito che non poteva stare senza la sua amata, tornando sulla Terra.
E avevo capito di amarlo talmente tanto da credere ad una stupida storiella solo perchè nei suoi occhi avevo visto la felicità. E quando riesci a vedere il mare in un paio di occhi marroni, è la fine.


 
FINE.






 

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