Conta fino a dieci e esprimi un desiderio

di Lynn Lawliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mephisto ***
Capitolo 2: *** Amaimon ***
Capitolo 3: *** Rin ***
Capitolo 4: *** Yukio ***
Capitolo 5: *** Bon ***
Capitolo 6: *** Shima ***
Capitolo 7: *** Shiemi ***
Capitolo 8: *** Kamiki ***



Capitolo 1
*** Mephisto ***


MEPHISTO
In quel momento Keiko non era che una cosetta piccola e rosea fra le sue braccia, ma Mephisto sapeva che crescendo avrebbe ereditato i suoi poteri.
Glielo dicevano le orecchie a punta.
Glielo diceva la coda viola, una sorta di versione microscopica della sua.
Glielo diceva la manina della piccola, stretta attorno al suo mignolo con una forza impensabile per un qualsiasi altro neonato.
E Mephisto era certo anche che, appena le fossero spuntati, anche i canini di Keiko, proprio come quelli di tutti i demoni, sarebbero stati affilati e puntuti.
Beh, dopotutto la bambina era umana solo per metà. E per quanto riguardava la metà non umana … non si poteva dire che lui non ne avesse colpa. D'altronde Keiko gli somigliava in modo incredibile: oltre alle varie caratteristiche demoniache sopraccitate, aveva i suoi stessi occhi verdi, e i capelli, sebbene fossero di qualche tonalità più scuri, erano inequivocabilmente viola.
Però, e Mephisto lo aveva notato fin da subito, Keiko aveva preso molto anche da sua madre. Nonostante fosse solo una neonata di poche ore sul suo viso già si intravedevano i lineamenti belli ed eleganti di Misa.
Misa.
Povera, dolce Misa. Si era presentata a casa sua qualche mese prima dicendogli che era incinta, e cha da qualche tempo aveva curiose visioni su demoni e mostri.
Così Mephisto le aveva spiegato tutto. Chi era lui, che cos’erano Assiah e Gehenna, che cosa sarebbe stato il loro bambino. E soprattutto le aveva spiegato che il piccolo dentro di lei era più forte di quanto immaginasse, e che, venendo al mondo, avrebbe potuto anche ucciderla. Dicendo così, Mephisto sperava di dissuaderla a tenere il bambino, ma Misa era stata irremovibile. Non avrebbe ucciso il suo stesso figlio, ne per sopravvivere, ne per nessun’altro motivo al mondo.
E infatti Keiko era sana salva, dormiva tranquilla fra le braccia di Mephisto; Misa, invece, avrebbe dormito per sempre.
Il bene che aveva voluto a Keiko, ancora prima che lei nascesse, però, sembrava essersi salvato. Sopravviveva nello sguardo dolce che il demone posava sul visetto addormentato di sua figlia.
Dunque anche se ormai Misa non c’era più, in qualche modo era merito suo se si sarebbe preso cura di quella frugoletta dalle orecchie a punta.
Probabilmente, si era detto Mephisto pensando a pappine e pannolini, Misa, lassù da qualche parte, se la stava ridendo della grossa.
 
Angolo dell’autrice:
salve! La mia prima storia su Blue exorcist!
In caso dall’introduzione non si fosse capito troppo, riformulo la mia idea: questa è (o meglio sarà, perché per ora c’è un solo capitolo XD) una raccolta di one-shot su Keiko (personaggio non realmente presente nel manga, ma inventato dalla sottoscritta), mezzodemone figlia di Mephisto, a proposito del suo primo incontro con i vari personaggi. La prossima volta Amaimon!
Spero che vi piaccia, gente! (e vi prego, lasciatemi una recensione: ho un bisogno di critiche costruttive che mi urge dal didentro!)
Baci,
Lynn

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Capitolo 2
*** Amaimon ***


AMAIMON
Amaimon sapeva bene quanto suo fratello amasse le avventure romantiche (romantiche si fa per dire… erotiche, più che altro).
In genere non aveva nulla in contrario, però questa volta Mephisto aveva davvero esagerato.
Insomma, avrebbe capito un demone (qualcosa di sexy, tipo una ninfa) ma … un’umana? Sotto certi aspetti Mephisto era proprio tale e quale loro padre. E bastava guardare i gemelli Okumura per capire in che razza di guaio si sarebbe potuto cacciare.
Amaimon non aveva mai conosciuto la ragazza in questione, e aveva saputo della sua esistenza solo qualche anno dopo la morte della stessa. Per la precisione, ne era venuto a conoscenza quando Mephisto gli aveva chiesto per la prima volta di fare da babysitter al frutto della suddetta avventura. E per “frutto”, suo fratello intendeva una bambina di quattro anni con orecchie a punta, un’adorabile codina viola e l’attitudine a combinare disastri.
Eppure Amaimon l’aveva adorata fin da subito. In effetti era raro che adorasse qualcosa, per non dire qualcuno, però Keiko era speciale. Quando l’aveva vista attaccata ad una gamba di suo padre, infagottata in un pagliaccetto verde con le braghe a sbuffo (pessima scelta d’abito probabilmente architettata da suo fratello) il visetto illuminato da un sorriso timido, l’ atteggiamento apatico di Amaimon era stato sostituito da una sorta di adorazione. Non aveva neppure tentato di mantenere un’aria distaccata, si era semplicemente chinato a guardare la piccola, estasiato. Appena Mephisto gliela aveva messa in braccio la bambina aveva iniziato a tirargli le orecchie ridacchiando contenta, e supplicando lo “zietto Amaimon” di portarla al luna park.
E lui ce l’aveva portata.
Era stato proprio in quel frangente, per la precisione sulla tazza azzurra di un’attrazione chiamata “le fantastiche tazze girevoli del cappellaio matto”, che Amaimon aveva capito veramente quanto Keiko avesse preso dal padre.
Dopo un po’ che ci stavano sopra, il movimento circolare della tazza iniziava a dargli la nausea, così aveva chiesto alla nipote, con fare retorico, da quanto cavolo di tempo stessero a girare su quelle dannate tazze. E lei, con serietà assoluta, aveva risposto educata che giravano da tre giorni, sette ore e ventitré minuti. Poi aveva aggiunto che, forse, in effetti, era ora di scendere, o suo padre avrebbe iniziato a preoccuparsi.
Decisamente, si era detto Amaimon dopo aver superato lo shock, da quella piccola che amava giocare con il tempo, ci si sarebbero potute aspettare grandi cose.

Angolo dell’autrice:
salve gente!
Sono (già) tornata! Vabbè, sono in vacanza, ho parecchio tempo libero … XD
Dunque… Amaimon. Non è stato facile. Lo so che come episodio è un po’ cortino, ma… scrivere dal punto di vista di questo tizio è una faticaccia! E non sono del tutto soddisfatta… mi rifarò con il prossimo capitolo, rin… scrivere dal punto di vista di un’adolescente esagitato sarà più facile, suppongo, essendo io stessa un’adolescente esagitata. E dopo questo sfogo da primadonna, spero vivamente che, nonostante le difficoltà di stesura, il capitolo vi piaccia!
Bacioni
Lynn

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Capitolo 3
*** Rin ***


RIN
Se c’era una cosa che Rin Okumura odiava con tutto se stesso, quella era essere svegliato; e visto che la cosa accadeva con deprimente regolarità (suo fratello, la sveglia, suo fratello, Mephisto, Bon, suo fratello …) è evidente che il poveretto non aveva una vita facile.
Così, quando, per l’ennesima volta, il suo cellulare era squillato interrompendo il pisolino pomeridiano, il ragazzo aveva giustamente risposto con un tono ben poco gentile, specie visto e considerato che sul display era apparso il numero di Mephisto.
“che diavolo vuoi, Mephisto?” aveva mugugnato nel ricevitore
“ecco, vedi, avrei bisogno di un favore…” aveva risposto il demone con voce preoccupata.
“ah sì? Beh, mi hai svegliato, quindi scordatelo!”
“ok, riformulo: sono il tuo preside, e anche tuo fratello maggiore, quindi tu mi fai questo favore, subito e senza discutere. Devi aiutarmi a trovare Keiko! Non so dove si sia cacciata!”
“eeh? Chi sarebbe Keiko?”
“tua nipote. Vedi, è sparita, e…” aveva iniziato Mephisto
“cosa?- lo aveva interrotto Rin- Yukio ha una figlia?!”
“no, idiota. IO ho una figlia. Ed è sparita!”
“non sapevo avessi una figlia…”
“non avrò più nessuna figlia se non la troviamo subito! Quella ragazzina ha una capacità di cacciarsi nei guai assolutamente impareggiabile! Io ti mando una foto, tu cercala in giro per l’accademia!”
“bah… se proprio devo…”
Mephisto però aveva già riattaccato, e, in risposta a Rin, c’era stato solo il leggero beep-beep di un messaggio in arrivo. Rin aveva quindi aperto la mail ed era rimasto di sasso: dal display gli sorrideva sdentata una bimba sui sette anni, con dei grandi occhi verdi nascosti sotto una frangetta disordinata.
Era decisamente la cosa più carina e dolce che avesse mai visto, Shiemi compresa, e il che, era tutto dire.


Quando Rin l’aveva trovata, dopo tre ore di ricerche, Keiko era seduta ad una bancarella dove vendevano ramen, una ciotola sulle ginocchia e le bacchette in mano, abbuffandosi di brutto.

Il primo istinto di Rin era stato quello di dirgliene quattro, improvvisando una ramanzina, perché era scappata da quel megalomane di suo padre, e perché lui, di conseguenza, aveva dovuto cercarla ovunque, compresa la tana di goblin sotto le cucine. Però poi lei aveva alzato lo sguardo, lo aveva notato, e aveva fatto lo stesso sorriso sdentato della foto, questa volta con uno spaghetto che le pendeva dal labbro e …  tutti i propositi di Rin erano andati in fumo. Non era umanamente (insomma, circa) possibile fare una ramanzina a quella bambina!
Così le era corso in contro, l’aveva abbracciata come se la conoscesse da sempre, e aveva iniziato a borbottare qualcosa su stupide bambine che fanno preoccupare i parenti. Keiko, dopo un momento di iniziale sorpresa, aveva iniziato a ridacchiare, era sgusciata fuori dal suo abbraccio e gli aveva puntato il ditino contro.
“tu sei lo zietto Rin.”
“come fai a saperlo?” le aveva chiesto lui
“papà dice che sei il gemello stupido”
“eeh?!”
“eeh?! - aveva considerato lei, facendogli il verso - Certo che sei un tipo parecchio eloquente, tu!”
“ehi! Porta un po‘ di risp…”
“va bene, va bene… scusa. Vuoi del ramen?”
Prima che Rin potesse dire qualunque cosa, il suo stomaco aveva emesso un’eloquente borbottio, rispondendo per lui.
Keiko quindi aveva schioccato le dita con fare imperioso e aveva chiesto al “garçon” altri due piatti di ramen, attaccando così quella che pareva essere la sua quinta porzione.
Chissà che in sua nipote non avesse trovato una buona compagna di abbuffate?
Forse, per una volta, si era detto Rin osservandola bere il bordo direttamente dalla tazza, non era poi così dispiaciuto di essere stato svegliato.   

Il mio angolino (che poi, a rigor di geometria, è più un rettangolo che un angolo)
Salve! Sono tornata! So di averci messo un po’ per  caricare questo capitolo, ma il mio internet ultimamente fa i capricci…
Già vi dico che per il prossimo capitolo (Yuki) ci vorrà un po’, perché vado due settimane in vacanza e non avrò molto tempo …
Intanto, spero che questo vi piaccia!

Lynn

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Capitolo 4
*** Yukio ***


YUKIO

Yukio correva lungo il corridoio scuro, tentando contemporaneamente di allacciarsi una scarpa, non inciampare e arrivare in tempo alla convocazione d’emergenza di Mephisto. Pareva ci fosse un demone fuori controllo, o qualcosa del genere, e lui era stato incaricato di fermarlo. Un po’, però, la cosa gli spiaceva, perché prima di essere chiamato stava aiutando Rin a studiare per il suo esame da esorcista (che avrebbe sostenuto la settimana seguente) e sapeva che il ragazzo, almeno per quanto riguardava la parte teorica, aveva bisogno di una mano. Yukio finalmente era arrivato al luogo d’incontro stabilito da Mephisto, che, per una volta, era già lì. Lo aspettava appoggiato mollemente ad una colonna, e stranamente non era solo: seduta a gambe incrociate a fianco a lui c’era una ragazzina. Yukio non era bravo a determinare l’età dei bambini, ma lei, nonostante lo sguardo serio, minuta com’era, non poteva avere più di dieci o undici anni. Ed era chiaramente imparentata con Mephisto; avevano gli stessi occhi e capelli, ma la conferma gliela diedero le orecchie e i canini appuntiti e la codina viola e sottile che si snodava sul pavimento da sotto la gonna di lei. Particolare interessante, portava la divisa dell’Accademia della Vera Croce, sebbene fosse chiaramente troppo giovane per frequentarla. Bah, parlava lui che era diventato esorcista a tredici anni? Però lo stesso Yukio non capiva che ci facesse lì, con un demone fuori controllo nelle vicinanze.
La spiegazione era arrivata subito dopo; appena Mephisto aveva alzato gli occhi, notandolo, ansante e con la scarpa ancora slacciata, all’ingresso della stanza, gli aveva fatto cenno di avvicinarsi, e con voce stranamente allegra aveva annunciato:
“Yukio, caro ragazzo! Bene, bene, sei arrivato presto.” Caro ragazzo?Da quand’è che Mephisto chiamava lui, o chiunque altro, caro ragazzo?
“sì, ho fatto prima che potevo… dov’è il demone?”
“demone? Di quale demone par…? ah, giusto.-aveva iniziato Mephisto- non c’è nessun demone.”
“ma se avevi detto che…”
“lo so cosa ho detto-lo aveva interrotto lui- ma vedi, ho semplicemente mentito. È che volevo vederti, ma mi ero dimenticato di avvisarti, e però non mi andava di aspettare che facessi i tuoi comodi prima di arrivare, così ho finto ci fosse un demone che invece non c’era. Tutto qui.”
Decisamente Mephisto, quella mattina, non era… Mephisto. È vero che gli aveva appena mentito in tutta tranquillità (per poi ammetterlo candidamente), ma era comunque molto più gentile del solito… che lo facesse per non sfigurare davanti alla bambina ? (chiunque lei fosse). Beh, in tal caso, considerato come era vestito quel giorno, era già troppo tardi. Comunque fosse, si sarebbe meritato una rispostaccia, se non fosse stato un superiore.
“dunque mi volevi vedere perché…?”
“perché volevo presentarti mia figlia, Keiko. Da oggi si unirà al corso per esorcisti. Ah, e, Yukio? Non raccontarlo troppo in giro, ma lei… è come te. È un mezzo demone”
E Yukio, che fino a quel momento non aveva avuto poi tutto quell’interesse per la ragazzina, rimase colpito. Immaginava si trattasse di un demone completo, e non sapeva che ci fossero altri mezzi demoni, oltre lui e Rin. Mephisto lo scrutò a lungo dopo aver parlato, ma poi si rivolse alla figlia:
“Keiko, tesoro, lui e Yukio, il gemello intelligente.”
La bambina aveva allungato una manina sottile verso Yukio , il quale aveva imitato stupito il gesto, e lei gli aveva dato una stretta di mano più forte di quanto si sarebbe aspettato.
“piacere…”aveva articolato Yukio a fatica, ancora sorpreso.
“piacere mio! Mi chiamo… beh, ormai l’avrai anche capito come mi chiamo. Sempre se sei d’avvero tu il gemello intelligente.” e gli aveva fatto un buffo sorriso sorto, con un che di dolce, però.
“ah, lo spero. Se fossi più stupido perfino di Rin sarebbe dura… sai, adesso sta studiando per il sue esame da esorcista. A proposito, tu non sei un po’ troppo piccola per il corso?”Yukio aveva recuperato la sua solita flemma.
“piccola? Ho già undici anni! E poi scommetto che so molte più cose di quante ne sanno gli studenti più grandi! Tipo, tu lo sai cos’è un nagaraja? È un re dei serpenti. Alcune popolazioni lo venerano come un dio. Ed è un parente di mio zio Amaimon”
Beh, Keiko pareva d’avvero più istruita della media degli studenti della scuola… e zio Amaimon, come appellativo, suonava decisamente male.
“brava Keiko, era tutto giusto. In questo caso, sei accettata nella mia classe.”
A modo suo, lei gli ricordava la sua prima esperienza come insegnate: aveva la dolcezza di Sheimi, la spigliatezza di Shima, l’innocenza di Konekumaru, intelligenza di Suguro… e, diciamocelo, anche il caratteraccio di Kamiki. E, per un qualche motivo, l’aria decisa con cui lo guardava, come se fosse in grado di fare qualunque cosa, anche sconfiggere Satana, era tale quale quella di Rin.
Menomale che non sembrava a interessata a diventare ventriloquo, se no la cosa sarebbe iniziata a diventare inquietante.
“ottimo, ottimo!-era intervenuto all’improvviso Mephisto, distogliendolo dai suoi pensieri- la accompagno alla sua prima ora! Ci vediamo Yukio!”
Poi aveva preso Keiko per mano e aveva iniziato a tirarla verso l’uscita, come stufo di tutte quelle smancerie da bravo genitore. Lei, però, divincolandosi era sfuggita alla presa del padre, ed era corsa indietro da Yukio, per poi sussurrargli nell’orecchio:
“tranquillo, Rin avrà tutto il tempo che gli serve per studiare per il suo esame!” dopodiché gli aveva sorriso misteriosa ed era tornata dal padre, con il quale si era allontanata.
Inizialmente il ragazzo non aveva capito a cosa si riferisse, ma poi gli era tornato in mente chi era Mephisto. Re del tempo e dello spazio. Che Keiko avesse ereditato qualche potere dal padre?
Sicuramente, si era detto Yukio, in quella ragazzina c’era più di quanto appariva. E non che quel che appariva fosse poco.
 
Il mio (rett)angolino:
salve a tutti! Sono tornata! Devo dirlo, mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo! Yukio, poi, è quasi il mio personaggio preferito…
E quindi ringrazio un po’ di persone:
- Leo, che mi ha consigliato questo fantastico manga! (e ci teneva ad essere ringraziato ufficialmente)
- urara98, per le sue splendide recensioni. Continua così, ragazza, le tue recensioni sono la mia vita! XD
- kazue kato, che ha scritto blue exorcist (anche perché sarebbe stato brutto ringraziare solo due persone, e non mi veniva in mente nessun altro)
tanto perchè lo sappiate, le informazioni sul nagaraja le ho prese dal volume 5! (immagino non sia necessario scrivere di quale manga XD)
Che la forza sia con voi,
Lynn

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Capitolo 5
*** Bon ***


BON
 
Bon ripassava mentalmente un mantra dopo l’altro, constatando con felicità di ricordarseli tutti: aveva l’esame per diventare Aria la settimana seguente, e intendeva passarlo con il massimo dei voti, esattamente come aveva già fatto un anno prima con quello di Dragoon. Sotto quel punto di vista, era piuttosto fiero di se stesso: sarebbe stato il primo in famiglia ad ottenere due maister. E proprio per questo, deciso com’era a passare l’esame, si era detto Bon, doveva studiare in ogni momento libero. Certo, quello non era proprio del tutto un momento libero, ma infondo quel giorno in armeria non c’era nessuno, e non se la sarebbero presa se ripassava un po’. Però, accidenti, dovevano darglieli proprio in quel periodo i turni di lavoro ai magazzini? Lo sapevano perfettamente che doveva studiare più possibile. Bon, almeno a detta sua, doveva essere uno degli esorcisti più sfruttati del secolo. A quel punto, però, lo sproloquio interno di Bon era stato interrotto dal rumore della porta dell’armeria che si apriva (ma certo, una delle tre volte annue in cui qualcuno visitava quella dannata armeria doveva cadere proprio quando era di turno lui!). Da dietro lo stipite si affacciava una ragazzina sui dodici anni. Che diavolo ci faceva una bambina della sua età in un posto del genere? A quanto pareva Bon lo avrebbe scoperto presto, visto che la ragazzina si era avvicinata a lui, osservando incuriosita gli scaffali della stanza, stipati fino all’orlo di armi micidiali di genere vario. Era stato solo quando lei era arrivata a qualche metro da Bon che lui aveva notato le orecchie appuntite, che facevano capolino da sotto un cespuglio viola e disordinato. Certo, non c’era nessuna coda in vista (dopotutto a loro non piaceva mostrarla) e Bon aveva superato ormai da un po’ la storia morte-ai-figli-di-satana-sempre-e-comunque, ma rimase lo stesso sorpreso: nonostante sapesse che qualche demone superiore militava tra le truppe del Vaticano, era raro vederli in giro. Alla ragazzina, però, non sembrava importare molto della sua espressione diffidente, infatti gli aveva sorriso caldamente (mostrando due inquietanti canini affilati) e aveva iniziato a parlare con una vocetta allegra:
“ciao Ryuji Suguro. Esquire Keiko Pheles a rapporto! Sono qui per scegliere la mia arma!”
“aspetta un attimo… tanto per cominciare, per ritirare un’arma ci vuole un permesso! Ce l’hai? Poi il tuo cognome… non sarai mica imparentata con Mehisto Pheles? E, per la cronaca, come diavolo fai a sapere come mi chiamo?! Noi non ci conosciamo, vero?”
La ragazzina lo aveva squadrato con aria annoiata.
“sì, ho il permesso, sì, Mephisto è mio padre, e no, il nome ce l’hai scritto sulla targhetta.”
Va bene, effettivamente Bon aveva dimenticato di avere appesa alla camicia una targhetta identificativa, ma questo non toglieva che quella ragazzina fosse imparentata con il tizio più assurdo dell’intera accademia. E poi gli ricordava un po’ troppo Rin Okumura… però, infondo, sebbene all’inizio Rin gli stesse antipatico, avevano finito per diventare amici… anche se non glielo avrebbe mai detto in faccia!
“sì, bene. Fammi vedere il permesso, allora.” e lei gli aveva allungato un foglio di carta rosa che riportava, in una grafia elegante, la scritta “sì, tesorino, prendi pure tutte le armi che vuoi! Dal tuo papà che ti vuole tanto bene.” il tutto seguito da una sfilza di X che probabilmente stavano per altrettanti baci. Beh, una cosa del genere era decisamente nello stile di Mephisto.
“d’accordo… non sono sicuro se questa… cosa si possa definire un regolare permesso, ma… seguimi, andiamo a scegliere la tua arma.”
“evvai!- aveva esultato la ragazzina- sono anni che aspetto questo momento!”
“ah sì? E che tipo di arma vorresti?”
“un’arma da fuoco… studio per diventare dragoon.”
Bon aveva risposto con un mugugnio indistinto… tutto sommato quella ragazzina non era poi così male.
Bon l’aveva guidata attraverso l’intricato reticolo degli scaffali, mostrandole un’ama dopo l’altra. Il commento che lei faceva, però, era sempre lo stesso:
“non va bene.”
O almeno lo era stato fino a che Bon non aveva intravisto un grilletto argentato sotto un mucchio di shuriken. Aveva tirato fuori il grilletto e la pistola che c’era attaccata, e l’aveva mostrata a Keiko. E solo in quel momento si era reso conto di quanto l’arma fosse bella: era fatta di uno strano metallo argenteo alternato ad una pietra nera e lucente, e, soprattutto, era coperta di eleganti intarsi a spirale.
L’arma perfetta per quella ragazzina.
Lei però non diceva nulla e si limitava ad osservarla con gli occhi sgranati.
“se non ti piace la metto via…” aveva detto Bon, un po’ deluso.
A quelle parola Keiko si era ripresa improvvisamente e gli aveva strappato di mano la pistola, stringendola al petto
“no! È bellissima! Grazie Ryuji Suguro!” aveva gridato, per poi sorridergli riconoscente.
Bon l’aveva osservata per un attimo, sorpreso, ma poi aveva sorriso a sua volta.
“se preferisci puoi chiamarmi Bon.”.
Chissà, si era detto Bon guardando Keiko sorridere, che non avesse trovato anche lui qualcuno in grado di commuoverlo.


angolini dell'autrice della pazza
blah, blah, blah, nulla da dire, blah blah blah, spero vi piaccia.

your faithful

Lynn

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Capitolo 6
*** Shima ***


SHIMA

 

Shima osservava ansioso il gruppo di esquire che gli era stato affidato per quella missione.
Era esorcista da poco più di un anno e già gli affidavano un gruppo di reclute? Bene, dovevano aver capito il suo potenziale… ma era comunque preoccupato. Da quel che aveva capito dal comunicato dell’ufficio centrale, quella di quel giorno era la loro prima missione ufficiale, e Shima non voleva che ci fossero problemi.
I ragazzi, però, non parevano molto in ansia: parlavano e scherzavano tranquilli, tutti con un sorriso leggero sul volto… tutti meno uno, in realtà. L’ “uno”in questione era una ragazzina sui dodici anni, con un cespuglio violetto al posto dei capelli e una smorfia preoccupata stampata in faccia. Accanto a lei la squadrava con aria protettiva un ragazzo un po’ più grande. Shima sapeva perfettamente chi fossero entrambi, ma più che al ragazzo, era interessato a miss cespuglio viola. Dall’ufficio centrale gli avevano inviato, oltre che le informazioni riguardo la missione di quel pomeriggio, anche delle dettagliatissime descrizioni di ogni esquire sotto la sua responsabilità, e leggendo quella della ragazzina, Keiko Pheles, aveva scoperto su di lei parecchie cose interessanti: aveva iniziato il corso con quattro anni d’anticipo rispetto agli altri studenti, era figlia del preside, Mephisto Pheles, ed era un mezzo demone. Il che pareva comportare alcuni curiosi poteri spazio-temporali… anche se la relazione dell’ufficio centrale non specificava l’esatta natura dei suddetti poteri.

Però, in quel momento, la cosa più importante, si era detto Shima, non erano i suoi poteri ma il fatto che era solo una ragazzina, per di più anche evidentemente spaventata. E lui, in qualità di mentore, non poteva certo rimanersene con le mani in mano. Così si era diretto verso Keiko e l’altro ragazzo, che le parlava nervoso:
“… ma sei sicura che vada tutto bene?”
“certo, Shoun, non ti preoccupare…” aveva detto lei, anche se, in effetti, l’aria pallida e la voce rotta facevano chiaramente capire che non andava tutto bene proprio per niente.
Shima allora si era schiarito la voce, facendo sussultare i due ragazzi, che non si erano accorti del suo arrivo.
“chiedo scusa, signorina Pheles, vorresti per favore venire a scambiare due parole con me?”
Lei lo aveva guardato stupita, ma poi aveva sussurrato qualcosa all’altro ragazzo, Shoun, e aveva seguito Shima lontano dal gruppo di studenti.
“sensei?” aveva chiesto Keiko dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.
“sì?”
“perché siamo qui?”
“Ecco… ehm…  mi sembravi un po’ spaventata, e quindi…”
“spaventata? Io? Ma scherziamo?!” aveva iniziato Keiko con aria imbronciata. Poi però, notando l’espressione divertita di Shima, aveva abbassato lo sguardo avvilita: “ok, forse un pochino… e va bene, ho paura. Tanta paura.”
“come mai? Insomma, a giudicare dai rapporti che mi ha inviato l’ufficio centrale, sei una tipa parecchio tosta…”
“io SONO una tipa tosta, è chiaro?!- aveva gridato Keiko- è solo che… questa è la prima volta che combatto contro dei demoni… sono pur sempre dei miei parenti… e poi… ho paura di deludere mio padre.”
Ed erano state queste parole, unite al tono timido ed imbarazzato, a commuovere Shima… a commuoverlo e a ricordargli qualcuno. In quel momento, all’improvviso (forse la chioma viola ne era complice) Keiko gli era parsa tale e quale Kamiki.
In effetti erano entrambe testarde e orgogliose, ma era comunque strano che quella ragazzina gli ricordasse proprio la sua vecchia cotta. Dopotutto era qualche anno che non si vedevano, e Shima era convinto di averla dimenticata… ma evidentemente non era così perché nel giro di pochi secondi gli erano tornati in mente tantissimi episodi degli anni passati con lei e gli altri ragazzi del corso. E si era perso tra i ricordi, le avventure di quegl’anni, i tentativi (miseramente falliti) di invitare Kamiki a uscire con lui, un concerto rock in una calda giornata d’estate… aveva così tanta voglia di rivederla…
Poi uno sbuffo irritato di Keiko lo aveva riportato alla realtà, e quel punto Shima si era reso conto di sapere cosa dire per consolarla.
“tuo padre è tuo padre, Keiko…”
“certo… -lo aveva interrotto lei- mio padre è mio padre, quell’albero è quell’albero, e un coal tar è un coal tar. Mi stupisci, sensei!”
“no,… quello che intendevo è che, in qualità di tuo padre, Mephisto non sarà mai deluso di te! Ti stai impegnando a fondo, a quanto mi dice i mio amico Yukio Okumura, e ottieni ottimi risultati… senza contare che sei molto più piccola dei tuoi compagni di classe! Sono certo che invece tuo padre è fiero di te! E per la missione di oggi non ti devi preoccupare: qualsiasi cosa succedesse ci siamo io e gli altri esorcisti a proteggere voi esquire.”
“davvero?”
“certo! Sei pronta, adesso?” aveva detto Shima, contento nel vederla annuire e sorridergli fiduciosa. Poi si era avviato verso il gruppo di esquire, intimando a Keiko di seguirlo, ma lei lo aveva fermato, tirandolo per una manica della divisa.
“sensei?”
“sì?”
“ecco… in effetti, ad essere sincera, siamo qui da un po’ più tempo di quel che credi…”
“che cosa intendi?”
“è da ieri che ho fermato il tempo intorno a noi, sono circa una trentina di ore che tutti continuano a ripetere le stesse azioni…”
“COSA?!”
“mi dispiace, sensei! È che aveva paura e volevo che la missione non iniziasse mai… ma adesso sono pronta, e…” la voce di Keiko si ridusse ad un mormorio indistinto, e la ragazzina chinò la testa, evidentemente convinta che Shima fosse arrabbiato con lei. Ma Shima non lo era affatto. Keiko aveva fatto ripetere a tutti gli ultimi dieci minuti per un giorno intero? Era decisamente la cosa migliore che avesse mai visto succedere!
“scherzi? È assolutamente fantastico! Ma come hai fatto?”
Keiko lo aveva guardato per un attimo con aria sbalordita, quasi non credesse ai suoi occhi, ma poi aveva iniziato una complessa spiegazione (che Shima non aveva capito quasi per nulla) che avrebbe preso buona parte della mezzora seguente.
E lo aveva fatto con un’aria talmente seria e concentrata, che di nuovo, agli occhi di Shima, era parse tale e quale a Kamiki.
Magari, si era detto Shima osservando Keiko, presa nella sua spiegazione, sarebbe stato proprio merito di quella ragazzina se avesse riallacciato i contatti con Kamiki. E in quel momento, in effetti, non c’era nulla che desiderasse di più.
 
Angolino dell’autrice:
salve ! siamo già al sesto capitolo! Che bello, ho superato la metà, mi sento potente!
Quindi, grazie a tutti quanti, chi legge e chi recensisce… vi voglio bene ragazzi!
Detto questo, mi dileguo

Lynn

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Capitolo 7
*** Shiemi ***


Shiemi
 
Shiemi Moriyama non era mai stata il genere di persona che si apre immediatamente con tutti. Anzi, in genere le ci voleva fin troppo tempo per fare amicizia, finendo inevitabilmente per arrossire come un pomodoro ogni qual volta le si rivolgesse la parola. Certo, i suoi nuovi amici e l’essere diventata esorcista l’avevano aiutata parecchio su questo fronte, ma ad ogni modo per lei rimaneva difficile aprirsi subito con gli altri.
E quando, durante una pausa dal lavoro di esorcista, mentre sostituiva sua madre al negozio di forniture, una ragazzina sui tredici anni era entrata con passo marziale, spalancando la porta , Shiemi non avrebbe immaginato sarebbe andata diversamente dal solito.
La ragazzina in questione, in effetti, l’aveva incuriosita fin da subito; d’altronde era chiaro che non si poteva dire fosse propriamente una persona normale: le orecchie a punta, i canini affilati e la lunga coda viola la classificavano immediatamente come demone.
Shiemi, la vecchia Shiemi, si sarebbe spaventata subito, e anche parecchio, ma ormai la ragazza aveva fatto l’abitudine agli strani incontri che si facevano in giro per l’accademia. Così aveva accolto la ragazzina come avrebbe fatto con un qualsiasi cliente, tant’è che lei portava pura la divisa dell’accademia della vera croce.
“salve, e benvenuta! Posso esserti d’aiuto?”
“ah, non lo so…- aveva risposto la ragazzina- lo zio Yukio ha detto di prendergli una dozzina di scatole di proiettili benedetti… però non ricordo di che misura”
Shiemi era rimasta con un palmo di naso. Che significava lo zio Yukio? Era possibile che la ragazzina fosse imparentata con lui e Rin?
“Yukio… intendi Yukio Okumura?” aveva chiesto
“certo! È mio zio! E anche il mio insegnante!”
Era assurdo. Impossibile. Shiemi non aveva idea che Yukio e Rin avessero una nipote… e se loro erano gli zii, allora il padre doveva essere…
“Shiemi!- la voce di sua madre, proveniente dal retrobottega aveva interrotto i suoi pensieri- vieni qui un momento!”
“arrivo subito, mam-” aveva iniziato Shiemi, per poi interrompersi stupita: la ragazzina la osservava con uno strano sguardo stralunato, come se avesse visto un fantasma.
tu sei Shiemi? Shiemi Moriyama?”
“eh…sì…”
La ragazzina, per tutta risposta, le aveva gettato le braccia al collo.
“Shiemi! Tu sei Shiemi Moriyama! Quasi non ci credo! Io mi chiamo Keiko. Che bello conoscerti, lo zio Rin mi ha raccontato un mucchio di cose su di te!”
“d-davvero?”
“certo! Di quando vi siete conosciuti, di quella volta che siete andati al parco divertimenti di mio padre, di quando…”
“il parco divertimenti di tuo padre? Sei figlia di… Mephisto Pheles?”
“sì, ma non ha la minima importanza: tu sei Shiemi Moriyama!”
Shiemi le aveva sorriso imbarazzata e anche Keiko, a sua volta, si era aperta in sorriso entusiasta. Ma poi, timidamente, aveva inclinato la testa da un lato e con le guance arrossate aveva sussurrato:
“senti… io… ti andrebbe di essere mia amica, Shiemi Moriyama?”
Shiemi era rimasta sorpresa una volta di più. Ma poi aveva sorriso ancora alla ragazzina che, in qualche modo, aveva saputo aprirle il cuore.
“certo.”
Amica…
Decisamente, si era detta Shiemi, per una volta, c’era qualcosa di magico nel sentirselo chiedere invece che nel chiederlo.
 
Nota dell’autrice: il ritorno
Salve gente!già, sono tornata! A questo proposito, mi prostro a terra invocando perdono per il terrificante ritardo, ma sono stata impegnatissima ultimamente, fra compiti, scuola, varie long da aggiornare ecc… cercherò di essere un po’ più rapida, la prossima volta.
Per quanto riguarda il capitolo, in realtà non sono per nulla soddisfatta, è un po’ troppo corto e banale, ma vedrò di rimediare con i prossimi J
Liebe Grube (tanti saluti come lo direbbe Mephisto)
Eure, (la vostra)
Lynn.

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Capitolo 8
*** Kamiki ***


KAMIKI
 
Izumo, tanto per cambiare, era davvero scocciata.
Perché toccava a lei? Non l’aveva chiesto a nessuno di fare da balia ad un paio di esquire. Eppure l’avevano incastrata con questa dannata storia della “lezione pratica” che era il “miglior metodo d’apprendimento per i giovani” o chissà che altro.
Gli studenti che le avevano affidato si chiamavano Shoun Satoyama e Keiko Pheles. E il secondo dei due nomi le era sfortunatamente familiare: Renzo Shima le aveva parlato parecchio della fantomatica ragazzina, che, a quanto pareva, le somigliava parecchio ed era stato il motivo che aveva spinto Shima a riallacciare i contatti con lei. Non che uscissero insieme, eh! Come Izumo continuava a ripetere a Paku, avevano solo bevuto qualcosa un paio di volte, e per giunta Shima si era dimostrato fastidiosamente appiccicoso come al suo solito. Al contempo, però, in lui c’era anche qualcosa di dolce e premuroso, tutto sommato… anche se Izumo non l’avrebbe mai ammesso a nessuno, se stessa compresa.
Ad ogni modo, i due ragazzi le erano stati presentati da Yukio Okumura, che ne aveva parlato molto bene (cosa che l’aveva un po’ rassicurata) e che aveva affidato loro il compito di pattugliare i confini del campo, allestito in previsione di alcuni esami di metà semestre che gli esquire avrebbero dovuto affrontare.
Non che ci fosse problema nel pattugliare i confini, anzi, Izumo era felice di essere utile alla causa, in ogni modo possibile. No, quel che le dava fastidio era doverlo fare in compagnia di quella… ragazzina. Il suo amico, Shoun, pareva un tipo abbastanza tranquillo, ma lei, al contrario, chiacchierava come un fiume in piena, facendo a malapena una pausa per respirare di tanto in tanto.
Come accidenti faceva Renzo a dire che lei le somigliava? Izumo non sarebbe riuscita a parlare tanto in tutta la sua vita, figurarsi in una sola mezzora! Quella ragazzina iniziava a darle decisamente ai nervi.
“ce la fai a stare un po’ zitta, per favore?” stavano camminando da circa cinque minuti, quando Izumo era esplosa all’improvviso, sicura di non poter sopportare un’altra parola a proposito di quel che aveva detto o fatto Mephisto Pheles durante l’inaugurazione del nuovo canile della Città della Vera Croce o di qualunque altra cosa si trattasse.
Kieko, alle sue parole, aveva assunto un’aria sorpresa, che si era ben presto tramutata in scocciata.
“e perché? Non sarà mica che pensi io parli troppo, vero? Perché non è assolutamente così. Chiaro?”
Ah. Certo aveva un bel caratterino. Ecco perché Renzo diceva che le somigliava.
“Invece sì che parli troppo. Quindi sta’ un po’ zitta adesso.”
Keiko l’aveva guardata con espressione furiosa, ma poi, forse rendendosi conto di parlare con un superiore, aveva abbassato il viso, le guance rosse.
“Bene. Ora, se non ti spiace, signorina Pheles, ci divideremo per poter controllare tutto il perimetro. Voi due andate a destra. Avete in dotazione un razzo da segnalazione: sparatelo se siete in pericolo.”
E Izumo si era avviata verso sinistra senza voltarsi indietro, quasi sentendo le occhiatacce che quella terribile ragazzina le stava sicuramente lanciando alle spalle. Ma chi si credeva di essere? Insomma, sarà anche stata la figlia di Mephisto Pheles, ma era comunque solo un’esquire. Un’insopportabilmente logorroica e permalosa esquire. E poi, come accidenti…
Izumo non aveva fatto in tempo a concludere il pensiero che qualcosa era calato all’improvviso su di lei e l’ aveva ghermita con artigli affilati. La ragazza aveva fatto a mala pena in tempo a gridare, figurarsi a riuscire a chiamare Uke e Mike. Poi tutto intorno a lei era diventato nero.
Che modo stupido di morire, era stato il suo ultimo pensiero.
 
 
 “…amiki! Signorina Kamiki! Si svegli!” il mondo era tornato improvvisamente al suo posto, e Izumo aveva aperto gli occhi.
Quindi sono viva?
Era distesa scompostamente sul sottobosco della macchia di pini ai confini del campo. Una radice le premeva dolorosamente sulla schiena. E, soprattutto, su di lei erano chine le facce preoccupate di Keiko Pheles e Shoun Satoyama.
Che cosa è successo?
“sta bene?” le aveva chiesto Shoun.
“sì… cos’era quella cosa?” Izumo si era lentamente messa a sedere, stringendosi fra le mani la testa, che non la voleva smettere di girare.
“Un ghoul. L’aveva catturata, signorina Kamiki. Io Keiko l’abbiamo sentita gridare, così siamo corsi qui: lei ha tenuto impegnato il ghoul e io ho recitato il mantra. È stato rischioso, ma stiamo tutti bene. Giusto, Keiko?”
Keiko Pheles, però, non gli aveva risposto. Pareva più concentrata sul proprio fianco, dove si allargava una macchia scura, che la ragazzina pareva aver notato solo in quel momento. Non si trattava di sangue, come Izumo aveva ipotizzato in un primo momento, ma bensì, e quando se n’ era resa conto le erano tornati in mente ricordi dolorosi, di una materia scura e densa: il tocco del Ghoul. All’improvviso la figura magra di Keiko si era sovrapposta a quella dalle curve più dolci di Paku. E Izumo si era sentita insicura e delusa da se stessa come quel giorno: quella ragazzina si era ferita, ed era tutta colpa sua.
Ad ogni modo, anche se Keiko era un demone per metà, bisognava intervenire presto o…
“Keiko? Che hai? Stai bene?” aveva chiesto preoccupato Shoun.
“certo, non è nulla, io… oh.” aveva balbettato Keiko, per poi accasciarsi fra le braccia dell’amico, il volto cinereo. Bisognava fare immediatamente qualcosa o sarebbe morta nel giro di pochi minuti. 
Dopotutto, si era detta Izumo guardandola con aria scocciata, ora che quell’insopportabile ragazzina le aveva salvato la vita, non sarebbe riuscita a non dispiacersi almeno un po’ se le avesse tirato le cuoia sotto gli occhi.  
 
 
NOtE DeLl’AutRicE…
Ehi! Deponete le armi! Keiko NON è morta! Ripeto, Keiko NON è morta. Né morirà (entro breve). Come immagino avrete capito, questo capitolo si collega con il prossimo, dove sarà protagonista Konekomaru… non vi svelo troppo,*ehm-ehm* ma anche un certo monaco dalla rosea chioma potrebbe fare una comparsa *ehm-ehm*
Spero vi piaccia e che non vogliate linciarmi.
Lynn.

 

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