Gli dei tra noi di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tritone ***
Capitolo 2: *** cap. Atena e Diana ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Ægir ***
Capitolo 4: *** cap.4 Eracle [Numb] ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Artume ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Eros ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Mistretta ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Icaro ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Pazzia e morte ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Il dio degli incubi ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Osiride ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Yami e Yama ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Kokopelli ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Unkulunkulu ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Urmen ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Báihǔ ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Siling ***
Capitolo 1 *** Tritone ***
Partecipa alla Fanfiction Challenges.
Pairing: Het
Prompt: Sulla riva del lago
Lanciata da Roberta Fanwriter
Tritone
Susanna avanzò, i piedi le affondavano nella sabbia e sentiva il sudore scendere sulla schiena pizzicandogliela. La pelle abbronzata del volto era arrossata sulle gote e i capelli neri le volteggiavano intorno al viso. Deglutì e strinse i pugni, strofinò le ginocchia tra loro, il petto le si alzava e abbassava affannoso, il vento le fece gonfiare la maglietta che indossava. Guardò il tridente uscire dall’acqua del lago, si avvicinò alla riva e si voltò. Intravide in lontananza il muso del camper grande quanto l’unghia del suo pollice. Si voltò nuovamente e sgranò gli occhi, vedendo il mezzobusto di un giovane uscire dall’acqua tenendo l’arma, i capelli azzurri gli mulinavano intorno al capo.
“Quello … è un ragazzo … è venuto davvero, non è stato solo un sogno ieri” biascicò. Abbassò lo sguardo, vide i ciottoli levigati attraverso l’acqua trasparente e alzò il capo.
“Vieni con me!” lo sentì gridare.
“Te l’ho detto anche l’altra mattina, io non so nuotare! I miei genitori mi hanno proibito di avvicinarmi all’acqua, non dovrei nemmeno essere qui! Ed io di solito non ci sto, ne ho il terrore!” strillò. Si alzò sulle punte dei piedi, si abbassò e sospirò.
-Peccato mi succeda solo a quella del mare, non sarei finita con questa situazione- pensò. Il giovane si avvicinò e allungò la mano libera verso di lei.
Susanna guardò i suoi muscoli scolpiti, la pelle lattea brillare al sole e alzò lo sguardo. Le gocce d’acqua gli scendevano lungo la pelle nuda e delle fessure di branchie si aprirono sul suo collo.
“Non avere paura, ieri come oggi e domani non ti farò niente. Eravamo destinati a stare insieme, come Ade con Proserpina” le spiegò. La ragazza fece qualche passo indietro rimanendo sulla riva del lago.
-Lo zio ha detto che se, anche solo, tocco l’acqua, lo stress mi ucciderà- si disse.
“Tu sei un’allucinazione dovuta a qualcosa di pesante che ho mangiato al pranzo di ieri” sussurrò. Si girò e indietreggiò, vedendolo correre dietro di lei.
“Aspetta, tu sei come me, vieni dal mio mondo. Sei rimasta 'spiaggiata' durante un uragano!” gridò il giovane. Susanna si voltò e impallidì, vedendo la coda di pesce di lui dimenarsi, il battito cardiaco le accelerò.
“Come ho detto, tu non puoi esister …”. I suoi occhi azzurri incontrarono le iridi verde acqua di lui. Il battito cardiaco le aumentò ancora, sentì un vuoto allo stomaco e si leccò le labbra.
“Tritone! Tritone aiutami!” gridò la sirenetta. Dimenò la coda rosa, allungò entrambe le mani verso l’altro bambino. Quest’ultimo dimenò la coda azzurra, gli occhi dalle iridi verde acqua erano sgranati. La corrente li trascinava, l’acqua intorno a loro era agitata, il cielo nero fu illuminato da un fulmine biancastro.
“Ondine!” lo sentì gridare. Il cavallone la investì in piedi, sentì un dolore alla testa e la vista le si oscurò.
“Ondine, sono io, Tritone. Torna a casa, ti prego, vieni con me” la supplicò il ragazzo. Susanna deglutì, gli afferrò la mano, era così fredda che sentì la pelle bruciare. Tritone la strattonò facendola entrare in acqua e se la strinse al petto. La ragazza sentì le gambe formicolare, un bagliore rosato la accecò e strinse gli occhi. Il suo orecchio era premuto contro di lui e sentiva il suo battito cardiaco.
“Se è un sogno, però, non è male” bisbigliò. Alzò il capo, il giovane abbassò il capo e la baciò. Susanna chiuse gli occhi, gli cinse il collo con le braccia e contraccambiò. Chinò il capo e socchiuse la bocca, guardò la coda rosa attaccata al suo ventre e la dimenò. |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** cap. Atena e Diana ***
Partecipa alla Fanfiction Challenges.
Pairing: Femslash
Prompt: luce negli occhi
Lanciata da Roberta Fanwriter
Cap.2 Atena e Diana
“Io e Atena te la facciamo facile” sussurrò la castana. Scoccò una freccia e colpì il ramo che faceva da zampa all’aracnide di legno, ci fu uno schizzo di sangue viola e la creatura lasciò un verso stridulo. Aprì e chiuse le chele d’acero e gli occhi rossi le brillarono. Atena sollevò gli occhi azzurri verso il cielo notturno illuminato dalla luna rossa e schioccò la lingua sul palato. Fece roteare il pugnale e si leccò le labbra. Avanzò camminando sui resti distrutti della ragnatela in ebano.
“Artemide, muoviti” borbottò. Artemide sorrise, mise l’arco sulla spalla e afferrò una lancia togliendola dall’altra spada e la puntò contro la testa della creatura. Le iridi color nocciola si scurirono e la donna accentuò il ghigno.
“Tu parli e noi ti risparmiamo” mormorò. Dei pali di legno schizzarono dal basso ventre della creatura, Atena alzò la mano e delle lame di vento le colpirono tagliandoli.
“Riposta sbagliata!” gridò Diana. Conficcò la lancia nella testa della creatura, il sangue violaceo la ricoprì, i vestiti e i capelli aderirono al suo corpo gocciolando unti.
Atena la abbracciò da dietro, la strinse sotto i seni e le baciò il collo. Leccò il sangue dalla pelle abbronzata dell’altro e sorrise, le gote pallide si arrossarono.
“Ti ho mai detto che sei sexy così?” domandò. Diana sciolse le braccia, si voltò e le strinse i fianchi. Abbassò il capo, appoggiò la fronte sulla compagna d’avventure e sorrise.
“Ed io ti ho mai detto di cosa mi sono innamorata?” domandò. Atena abbassò lo sguardo, le iridi le brillarono di riflessi bluastri e appoggiò le mani su quelle grandi il doppio dell’altra.
“No” mormorò con voce roca.
“Della luce nei tuoi occhi. Sei saggia e feroce, non potevo chiedere compagno migliore nelle mie cacce” sussurrò. |
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Cap. 3 Ægir ***
Partecipa alla fanfictions challenge
Pairing: Femslash
Plot: Marta e Valentina stanno assieme finché un ragazzo innamorato di una delle due non sconvolge il loro equilibrio. La fine della fic dev'essere femslash
Lanciata da Roberta Fanwriter
Cap. 3 Ægir
“Hai decisamente preso un bicchiere di troppo Valentina” si lamentò Marta. Le legò i lunghi capelli neri lisci e si tolse una ciocca a sua volta nera da davanti al viso, sistemandosela dietro l’orecchio. L’altra ridacchiò, sentiva le guance arrossate bruciarle e le iridi erano liquide.
“Era il minimo visto che c’è il mio ex. Te l’avevo detto che i miei avrebbero trasformato questa festa in un modo per farci lasciare!” gridò. Gettò il bicchiere di plastica a terra, lo calpestò e rise più forte. Allargò le braccia e oscillò avanti e indietro. La compagnia l’abbracciò, le baciò la fronte e le sorrise.
“Amore, aspettami qui, prendo le giacche e le chiavi delle macchine. Avevi ragione, era inutile cercare di farli ragionare, torniamo a casa” mormorò. Si abbassò il top rosso coprendo una porzione della pelle abbronzata e si voltò dirigendosi verso la porta. Valentina si voltò sentendo dei passi alle sue spalle, sbatté contro la sedia su cui era seduto un ragazzo.
“Sta attenta!” si sentì gridare. Ricadde in avanti, Ægir la afferrò al volo e la sostenne.
“Torna con me, è giusto che tu sia mia. I tuoi genitori vogliono il tuo bene e quello è con me” mormorò il giovane. Una ciocca tinta di azzurro gli ricadde davanti al viso e sorrise mostrando i denti bianchi. La ragazza gli diede una manata, sentì il cuore aumentare il battito e il capo le girò.
-La sua voce è sempre così seducente, me**a! Mi fa perdere il controllo- pensò. Si abbandonò contro il corpo del pretendente, lo sentì accarezzarle il fianco e mugolò. Socchiuse le gambe e alzò il capo, all’interno delle iridi blu mare di lui intravide dei cerchi magici di colore azzurro. Ansimò, socchiuse le labbra e lui la baciò. Ricambiò e sentì le sue gambe cedere, lui la strinse a sé. Ægir sentì un urlo, vide Marta afferrare una sedia e sorrise. Si staccò e alzò il capo, vide l’altra fracassargli la sedia addosso e la guardò andare in frantumi.
“Marta … no … non è come credi …” biascicò Valentina. Si sentirono varie grida, una finestra sbattere e il ragazzino seduto accanto a loro si alzò di scatto facendo cadere quella su cui era seduto.
“ Non è umano!”. “Non è possibil …”. “Chiamate i padroni di casa!”. “Via, via!”. Varie grida si accavallarono superando il brusio di voci. Marta fu colpita da alcuni giovani intenti a scappare, spinse una signora che l’aveva colpita all’addome, diede una serie di gomitate raggiungendo il tavolo e vi salì.
“Tu chi sei? Da quando sei arrivato settimana scorsa, hai fatto di tutto per rovinare la vita mia e della donna che amo!” gridò. Il dio sorrise, sbatté gli occhi e piegò il capo.
“Quella che tu conosci come Valentina è la reincarnazione di mia moglie Ràn e la porterò con me!” gridò. Valentina strinse i denti, lo colpì al basso ventre con un calcio e lo sentì gridare. Indietreggiò una volta libera, Marta saltò giù dalla tavola e prese in braccio Valentina. Si voltò e si mise a correre verso la finestra, saltò fuori e spintonò due uomini al di fuori. Sentì una risata alle sue spalle, chinò il capo e baciò la fronte di Valentina.
“Vedrai, ti porterò in salvo” le promise. L’altra mora annuì e chiuse gli occhi.
“Sì amore, lo so” mormorò. |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** cap.4 Eracle [Numb] ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.Questa storia è il remake di
Incubo.
Partecipa alla challenge multifandom su facebook nel gruppo fanfictions
challenge.
Prompt: Poesia.
Cap. 4 Eracle
[Numb]
Eracle cadde in
ginocchio, un rivolo di sangue gli colò
dalla guancia. Chinò il capo, le iridi azzurre si tinsero di
blu, strinse un
pugno e rialzò il capo. Cercò di rialzarsi,
appoggiò un piede per terra e si
diede la spinta. Ricadde a terra, il dolore alla testa si fece
più forte, si
chinò in avanti e vomitò.
“Hai
subito danni irreparabili al cervello, come pensi di
combattere ancora?” domandò l’avversario.
“M…
mio… pa… padre…”
balbettò il biondo.
Ansimò, si
leccò le labbra e sentì un sapore metallico in
bocca.
“…
mi ha detto che per non farsi sfuggire le idee, bisogna
recitare una poesia” biascicò. La
divinità del vento ridacchiò, scosse il capo
e lo piegò di lato.
“Stai
delirando” sussurrò. Eracle conficcò la
lancia nel
terreno e si diede la spinta, rialzandosi. Rivoli di sudore gli
scendevano
lungo la schiena coperta dalla pelle di leone.
“La
stanza è vuota, ciò che rimane è solo
una melodia
spezzata” sussurrò. Avanzò di un passo,
saltò di lato evitando una lama di
vento dell’avversario.
“Le
bambole all’interno obbediscono intorpidite ed è
la fine
dell’era. La forza è ceduta, come il resto. Il
mondo è un incendio”. Proseguì,
alzando la voce. Chinò il capo e si mise a correre verso il
nemico. Schivò una
serie di calci dell’altro, saltò schivando
un’altra lama di vento e colpì il nemico
al mento con una testata. Riatterrò acquattato,
guardò l’altro cadere e gli
balzò sul petto.
“Rimane
solo una melodia spezzata, la stanza è vuota”
concluse. Appoggiò la lama di ferro sul collo
dell’avversario e strinse le
labbra fino a farle sbiancare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Cap.5 Artume ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Partecipa alla challenge multifandom su facebook nel gruppo fanfictions
challenge.
Prompt: Gatto.
Cap.5 Artume
Alice
guardò a destra e a sinistra, i lunghi capelli biondi
le mulinarono alle spalle. Il cartello davanti a lei uscì
sette zampe da
uccello, si staccò dal terreno e si allontanò su
una strada a sinistra. La
ragazzina svoltò per il sentiero dall’altro lato,
evitò la radice di un albero
viola e chinò il capo evitando un cavalluccio alato grande
quanto il suo
indice. Saltellò su un piede evitando dei bruchi giallastri
con la testa di
uccello e rimise entrambi i piedi a terra, le scarpe di vernice rossa
si
macchiarono con dell’olio violetto sopra dell’erba
bianca. Alzò il capo e le
sue iridi azzurre brillarono di bianco intravedendo un sorriso luminoso
tra le
fronde dell’albero.
“C’è
qualcuno?” domandò. Due occhi gialli brillarono di
riflessi smeraldini e si sentì una risatina. La ragazzina si
passò le mani
sulla gonfia gonna blu notte. Un giovane dai lunghi capelli rossi
uscì la testa
dalle foglie e piegò il capo. La ragazzina
arrossì e mise le mani dietro la
schiena. Due orecchie da gatto rosse striate di nero si abbassarono sul
capo
del giovane e una coda pelosa vermiglia gli aleggiò dietro
il capo.
“Tu
sei un gatto o un uomo?” domandò la ragazza. Il
giovane
socchiuse gli occhi e miagolò.
“Io
sono un cheshire cat per essere preciso, ma puoi
chiamarmi anche stregatto astratto” disse. Piegò
di lato il capo e chiuse gli
occhi. La giovane afferrò i lembi della gonna e fece un
inchino.
“Alice
Artume”
sussurrò. Rizzò la schiena e unì le
mani.
“La
prego, mi potrebbe dire la strada da prendere?”
domandò.
Le iridi azzurre si schiarirono e una ciocca color mare le
aderì alla pelle
pallida.
“Sarei
felice di aiutarti, ma dipende da dove vuoi andare la
mia risposta” le rispose lo stregatto. Gattonò sul
ramo, strinse l’appoggio con
le mani fasciate e gonfiò il petto. Una foglia secca gli
ricadde sulla giacca
nera che indossava, mise le ali e delle zampe d’insetto e gli
camminò fino al
colletto bianco, trasformandosi in una spilla di rubino.
“Importa
poco, la cosa essenziale è …”
sussurrò la giovane.
“Non
è allora importante dove vai, ma chi cerchi. Se stai
inseguendo un coniglio parlante dai capelli biondi e gli occhi da
cucciolo c’è
una sola persona cui puoi chiedere, il cappellaio matto”
ribatté lo stregatto.
Fece le fusa, si strinse con le gambe intorno al ramo e si
lasciò penzolare con
il resto del corpo.
“Non
se parla, se è matto. Non voglio andare in mezzo ai
pazzi” si lamentò la ragazza. Appoggiò
le mani sui fianchi e ticchettò sulla
scarpa sul terreno.
“Mi
dispiace, qui siamo tutti folli e se sei tra noi Alice,
vuol dire che sei pazza anche tu” rispose il giovane. Si
lasciò andare, fece
una capriola e atterrò in piedi. Delle foglie caddero
dall’albero, si
trasformarono in piume nere e lo avvolsero. Le piume scomparvero in una
serie di
esplosioni di luce rossastra.
“E’
sparito!” strillò la ragazza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Cap.6 Eros ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla Fanfiction Challenges
Pairing:
Het.
Prompt:
La
società non è mai contenta.
Lanciata
da Silvia Giorgetti (LittleHarmony13)
Cap.6
Eros
Eros caricò il cannone,
socchiuse gli occhi e le ali bianche sulla sua schiena si aprirono,
piume bianche si sparsero tutt’intorno.
Psiche schioccò la lingua
sul palato, si appoggiò al muretto del terrazzino e questo
da marmo divenne ferro.
“Pensi davvero che far
saltare in aria mezza città solo per uccidere un terrorista
sia meglio che lasciarla fare esplodere a lui?”
domandò. Il fidanzato si voltò verso di lei e le
fece l’occhiolino.
“Su amore, la V.E.N.E.R.
sarà contenta. La missione l’abbiamo
fatta” ribatté. Si voltò e
abbassò il mirino metallico sopra l’occhio, vide
la lente brillare di verde e un puntino rosso sopra il capo di un
ragazzo dai capelli verdi seduto alla scrivania.
“La società non
sarà contenta” borbottò la ragazza.
“La società non
è mai contenta” bisbigliò Eros.
Premette il grilletto ghignando e sparò. Una bomba a cuore
colpì in pieno la finestra del palazzo mandandola in mille
pezzi, si schiantò sul pavimento e rotolò in
terra. L’esplosione investì in pieno
l’obiettivo, il corridoio fu invaso da fiamme e il palazzo si
piegò su se stesso e cedette con una serie di cigolii.
Frammenti di polvere e macerie si diffusero in tutte le direzioni e le
strade tutt’intorno furono invase da fumo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Cap.7 Mistretta ***
Partecipa alla fanfiction challenge:
Pairing:
Het.
Prompt:
Estate.
Tipo
di storia originale: Drammatico.
Lanciata
da Silvia Giorgetti (LittleHarmony13)
Cap.7
Mistretta
Tèchne
strinse più forte la catenina d’oro, il cuoricino
d’oro cui era attaccata
oscillò.
“Non
dovresti passare ogni estate qui, a ricordarmi”
sussurrò.
Si
appoggiò alla tomba e chiuse gli occhi, il terreno
tremò e si sentì un boato.
Riaprì gli occhi e vide il palazzo davanti a lui spezzato a
metà, i resti erano
disseminati sul prato e un albero vi crebbe di sopra.
Incrociò le braccia e
sentì singhiozzare. Vide sua moglie in ginocchio davanti la
bara, si sporse e
la attraversò. Sentì l’arto
formicolargli e sospirò.
“E
così Mistretta, alla fine della civiltà, ti
vedrò morire come tu hai veduto me nel pieno
d’agosto” bisbigliò.
[Drabble].
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Cap.8 Icaro ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Prompt:
Prompt:
Stop, Drop
And Roll TRADUZIONE!- Foxboro Hot Tubs
http://www.youtube.com/watch?v=ka2TBq6FB-A
Cap.8 Icaro
Icaro avanzò lungo il pontile di legno
candido, che scricchiolava ad ogni suo passo, abbassò lo
sguardo osservando le tegole. Incassò il capo tra le spalle,
ascoltando il rumore del mare, mentre l'odore di salsedine gli pungeva
le narici.
La pallida luce invernale gli faceva bruciare gli
occhi, arrossandoglieli e le sue iridi color metallo erano liquide. Si
voltò nella direzione della massa d'acqua, su cui si
riflettevano dei giochi di luce.
“Io
volevo solo volare”
mormorò. Si guardò il braccio, la sua pelle nivea
era ingrigita, all'altezza della vena c'erano segni di buchi ed ematomi
violacei.
Si arrampicò sulla ringhiera di ferro
bianca, sentendo il freddo del metallo sotto le dita intirizzite.
Piegò in avanti il corpo smagrito, arcuando la schiena, la sua
camicia candida, ed i suoi pantaloni di tela color panna, gli aderivano
addosso.
Chiuse gli occhi e spiccò un balzo,
precipitando in mare. La sua figura fu inghiottita dalle onde.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Cap.9 Pazzia e morte ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Prompt:
Prompt:
27 ave, shuffle - Foxboro Hot Tubs
http://www.youtube.com/watch?v=oq74mCCfzk4
Pazzia
e
morte
Pazzia
piegò il capo in avanti e scoppiò a ridere,
dilatando gli occhi le cui iridi grigie brillarono di riflessi bianchi.
Arcuò la schiena e raggiunse con il viso il tavolinetto che
teneva appoggiato sulle proprie gambe, leccando delle pillole di vari
colori. Un rivolo di saliva gli scivolò dalle labbra,
facendo colare un po' del suo rossetto color sangue che
macchiò il cerone bianco che gli copriva la parte inferiore
del viso.
Morte chiuse gli occhi, muovendoli sotto le palpebre e gli
passò la mano scheletrica tra i capelli, accarezzando le
lunghe ciocche arancioni.
“Li porterai a me attraverso i loro vizi?”
domandò. Estrasse un accendino dalla tasca, lo fece
scattare, con i denti stacco la parte finale del proprio sigaro, e con
la fiamma sfiorò i disegni neri intorno alla sua bocca.
Il sedile vermiglio su cui era accomodato tremava, si volse a guardare
i palazzi della metropoloni attraverso il finestrino dell'aereo.
Pazzia annuì, facendo mulinare la propria criniera di
capelli. Da essi cadde una siringa contenente una sostanza color
arcobaleno, la afferrò al volo e la fece roteare nella mano.
Si volse, mentre l'aereo era scosso da tremiti più forti.
“Sempre in nome del rifiuto tossico che è il
nostro amore” sussurrò.
Morte ghignò e
la sua pelle cadaverica brillò di riflessi lunari.
“Appenderemo le loro teste piangenti sul nostro
talamo” bisbigliò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Cap.10 Il dio degli incubi ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Prompt:
Dio
degli incubi
Il dio degli
incubi avanzò, sfiorando con le dita i petali dei fiori
intorno a lui. Risuonavano dei tintinnii di campanelle tutt'intorno. Il
vento faceva ondeggiare i papaveri, gli steli si piegavano e alcuni
petali volarono tutt'intorno.
Il dio socchiuse gli occhi, le sue iridi brillavano d'oro con
intensità diverse, creando dei cerchi di luce. Alcuni steli
d'erba e dei petali, sollevati dal vento, s'infilarono nei suoi lunghi
capelli rossi. Ghignò, mostrando la sua chiostra di denti
aguzzi.
I raggi di luce prodotti dalla luna piena illuminavano gli uccellini
che precipitavano nel campo, con dei tonfi attutiti.
Il dio congiunse i polpastrelli delle sue dita sottili.
“Venite, il mio mondo è aperto”
bisbigliò.
Del sangue rosso scuro sgorgò dai fiori, gocciolando denso,
macchiando l'erba verde smeraldo.
I vestiti del dio vennero avvolti da un alone nerastro, mentre le
lancette del suo orologio a forma di cuore, incastonato nel suo
fermacravatte d'oro, iniziarono a girare al contrario.
"Però sappiatevi regolare, qui niente e ciò che
sembra" sussurrò il dio.
Sui bottoni dorati della sua giacca si aprirono degli occhi neri, che
scattarono su e giù guardandosi intorno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Cap.11 Osiride ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge.
Prompt:
Fandom: Originali
Pairing: FemSlash
Prompt: "Quando mi dicevano 'segui il tuo cuore' non pensavo a questo."
Prompt:
http://www.youtube.com/watch?v=ed_2W_KO_zI
Love Me Do
Beatles
Osiride
Osiride saltò cercando di afferrare il cuore tra le mani.
“Amami, amami, amami” ripeté l’organo, a ritmo delle pulsazioni. Le ali sopra di esso sbatterono più forte sollevandolo. Schivò le mani della giovane. Lizzy tentò a sua volta di afferrarlo, il seno le tremò nella parte superiore a balconcino del lungo vestito rosso. Il cuore le sfuggì, alcune gocce di sangue gocciolarono lungo l'organo e caddero sull’asfalto.
“Quella strega ti ha fatto proprio un brutto scherzo” si lamentò. Le ciocche bionde della frangetta le coprivano il viso.
“Quando mi dicevano ‘segui il tuo cuore’ non pensavo a questo” ribatté Osiride. Il codino nero oscillò dietro il suo capo e le sue iridi nere erano liquidi.
“Amami, amami” proseguì il cuore. Lizzy si deterse le guance sudate e arrossate, si avvicinò all’altra dandole un bacio sulla guancia. Le afferrò la cravatta blu sopra il buco all'altezza del petto e la strattonò.
“Però potremmo seguirne il consiglio” mormorò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Cap.12 Yami e Yama ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Pairing: Het
Prompt: Facoltoso
Lanciata
da Andrea Ventura
Cap.12
Yami e Yama
“Mi chiedo come
una persona facoltosa come te si sia potuta
far incastrare in una cosa simile. Io mi aspettavo uscissimo e
andassimo in
qualche posto in” si lamentò la donna. La mano le
tremava e un occhio,
cerchiato da un trucco violaceo, si apriva e chiudeva in un tic. Si
mordicchiò
il labbro, accavallò le gambe alzando e abbassando
ritmicamente un piede, il
tacco grande quanto una mano le sbatteva contro la gamba fasciata dai
collant
neri a disegni di farfalle. I lunghi capelli rossi cotonati le
ricadevano sulle
spalle, mossi dall’aria che veniva dal ventilatore sul
soffitto.
“Insomma mi
ascolti Yama?” domandò la donna. Guardò
il
giovane dalla pelle nera abbassare il capo stringendo a sé
una neonata, i capelli
color dell’ebano gli incorniciavano il viso affilato. Il
petto nudo di lui si
alzava e abbassava ritmicamente, allo stesso tempo dei respiri della
bambina
addormentata. Le pulì un rivolo di bava che le scendeva dal
visetto scuro e
paffutello, la piccola teneva i pugni chiusi.
“Fare il
baby-sitter a mia sorella Yami non è certo un peso.
Perciò se non ti va, sai dov’è la porta
Remy” ribatté a bassa voce Yama.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Cap.13 Kokopelli ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Pairing: Het
Prompt: Rosso di sera bel tempo si spera
Lanciata da Andrea Ventura
Cap.13 Kokopelli
Kokopelli
saltellava
da una pietra all’altra, le sentiva bollenti sotto i piedi
nudi dalla pelle
scura e screpolata. Le sue piante dei piedi erano spaccate e
sanguinanti in più
punti.
I
capelli rasta
gli sferzavano il viso ovale e Kokopelli teneva gli occhi socchiusi, le
iridi nere gli
brillavano. Dei fuochi vermigli danzavano a dieci passi da lui,
seguendolo e
vorticandogli intorno.
Il
suono del suo flauto, sempre più forte, copriva i gorgoglii
dei
bambini
sulle sue spalle.
Il
dio avvertiva il proprio battito cardiaco divenire sempre
più rapido, teneva la schiena curva e su di essa, con delle
bretelle, erano legati dei neonati in fasce. Delle ditte raggiunsero il
dio alla spina dorsale, i suoi occhi erano arrossati da delle furie.
Sporse
il
capo e
guardò le ombre delle casupole di fango, sorrise e
alzò lo sguardo osservando il
cielo rossastro. Una nuvola sfiorò il sole al tramonto,
assunse una forma femminile
e gli schioccò un bacio.
Un
soffio di vento raggiunse
l’orecchio della divinità
e si trasformò in una frase.
“Rosso
di sera bel
tempo si spera, mio amore. Consegna presto alle loro madri questi
bambini
non-nati e ricongiungiti a me” sussurrò.
Lui
sorrise e la melodia che suonava
divenne più lenta, con accordi più
dolci.
La
figura nel cielo scomparve e Kokopelli non
avvertì più i propri dolori fisici.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Cap.14 Unkulunkulu ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Pairing: a scelta
Prompt:
mappamondo.
Lanciata da
DreamWriten
Cap.14 Unkulunkulu
Unkulunkulu strinse tra le
mani il mappamondo. Socchiuse gli
occhi, osservando il globo azzurro con una serie di macchie verdi.
Lanciò in
aria il mappamondo e vi soffiò sopra, questo ricadde a terra
con un tonfo e si
spaccò in frantumi. Sorrise, si piegò e vi
soffiò sopra e ognuno dei pezzi fu
avvolto da delle fiamme giallastre. La regina Rita
impallidì, sgranò gli occhi
e deglutì ripetutamente. Strinse i braccioli del suo trono e
incassò il capo
tra le spalle, le gambe le tremarono. La corona le cadde dal capo
biondo, finì
a terra con un tonfo e rotolò. La divinità
sorrise mostrando i denti bianchi,
si voltò e avanzò.
“Io ho creato
gli uomini da semplici fili d’erba. E ho
onorato la morte che ha prevalso
sull’immortalità” mormorò con
voce roca. Un
rivolo di sudore scese lungo la donna, fu scossa da una serie di
singultì e
deglutì a vuoto.
“Eppure alcuni
di voi hanno deciso di offendermi invadendo
la mia terra. Io, colui che spodesta i re, ti farò conoscere
la fine di chi
vuole colonizzare i miei possedimenti” ringhiò
lui. Alzò il braccio, la donna
strillò, ci fu un’esplosione. La figura della
regina scomparve, sul sedile del
trono rimasero una decina di lunghi fili d’erba giallastri.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Cap.15 Urmen ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Pairing: Het
Prompt: cena a
lume di
candela
Lanciata da
Roberta Maiorano
Cap.15 Urmen
“Urmen, ti
prego, devi cambiare il mio destino. Io voglio
stare con te, ma la malasorte me lo impedisce”
sussurrò l’uomo. Cadde in
ginocchio davanti alla zingara, le lacrime gli rigarono le guance. La
donna
sospirò e si voltò, osservò la cera
della candela scendere lungo i bordi di
quest’ultima o gocciolare nel piatto coprendo i disegni
floreali. Si mise una
ciocca nera ondulata dietro l’orecchio dalla pelle olivastra
e chiuse gli
occhi.
“Le mie sorelle,
la neutrale e la negativa, hanno deciso per
te ed io non posso andare contro il loro desiderio”
spiegò. Avvertì una fitta
al cuore e il battito cardiaco le decelerò.
L’amato le afferrò la mano tra le
proprie, lei la scostò con un gesto secco e si
voltò. Fece strisciare indietro
la sedia e si rizzò, le briciole di pane sul suo gonnone
caddero sul pavimento.
Si girò e fissò la luna oltre la finestrella
della roulotte.
“E’
così che deve andare” bisbigliò.
“No, no Urmen!
Possiamo strappare i tre fili d’oro sui loro
capi, possiamo ucciderle!” strillò. La donna
raggiunse la finestra, osservò le
macchie sulla sfera argentata nel cielo blu-notte, i raggi si
riflettevano sul
vetro della finestra.
“Ognuno ha il
suo destino Pierre, accetta il tuo” sancì
indurendo il tono.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Cap.16 Báihǔ ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Pairing: slash
Prompt: febbre
Cap.16 Báihǔ
“Perché
mi fissi Chill?” domandò il giovane tigrotto. I
capelli lunghi e argentei ricoprivano il cuscino candido con una serie
di
ciocche ondulate. Mise la mano dietro la testa e sentì le
lunghe unghie fargli
prudere il capo. Le orecchie ricoperte di peluria color cenere tigrata
di nero
gli tremarono. Chill sospirò, dalle narici gli
uscì un po’ di fumo e dimenò la
coda di drago.
“Mi preoccupo
per te, Báihǔ” si lamentò il drago.
Báihǔ socchiuse
gli occhi dal taglio felino. Le iridi dorate
gli brillarono e le gote erano arrossate.
“Nessuno
è mai morto per un po’ di febbre”
sussurrò.
Appoggiò una mano sul ventre nudo e sentì prudere
sotto il collare a borchie
che indossava. Chill si abbassò. La luce del sole che
entrava dalla finestra
gli fece brillare le corna adunche. Afferrò le coperte e le
rimise sul corpo
del compagno.
“Cerca di
rimanere tutelato” borbottò. Báihǔ
sbuffò.
“Apprensivo”
si lamentò. Strusciò la coda sopra le coperte
rosso sangue sotto di lui.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Cap.17 Siling ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Pairing: het ( e se riuscite a farmelo apprezzare vi do un biscotto e vi beccate pure due recensioni lampo)
Prompt: complesso di inferiorità
Cap.17
Siling
“Quindi vuoi
farmi credere che è la prima volta nella tua
intera esistenza che vedi una kitsune?” domandò la
volpe. Dimenò la coda e si
sporse. Incrociò le zampe sotto i seni che premevano contro
il top rosso che
indossava e si appoggiò al volante della motocicletta. Il
giovane arrossì e si
passò la mano tra i corti capelli neri.
“Senti. Io ieri
notte ero ubriaco, guardavo la luna e oggi
mi ritrovo in un modo popolato da animali!” si
lamentò. Roteò gli occhi e
sospirò. L’altra ridacchiò e si
rizzò in piedi. Le iridi verdi le brillarono e
la punta del muso le tremò.
“Stai
calmo” sussurrò. Si girò,
saltò giù dalla moto e
atterrò con il ticchettio dei tacchi degli stivali sul
marciapiede. Mise una
mano dentro la tasca dei pantaloni grigi elasticizzati e
piegò di lato la
testa.
“Si dice che la
luna esaudisca i desideri. Ti ricordi per
caso cosa hai chiesto?” domandò. Il giovane
abbassò lo sguardo e sollevò le
spalle.
“Kitsune giusto?
Beh, se lo sapessi te lo direi” brontolò. La
giovane si piegò in avanti e gli leccò la guancia.
“Puoi anche
chiamarmi Siling. E forse sono io il tuo
desiderio” sussurrò. Dimenò la coda e
osservò lo sconosciuto arrossire. Il ragazzo
osservò i muscoli delle braccia di lei e guardò i
propri.
-Che vuole fare la
seducente, se con quelle braccia potrebbe far venire i complessi
d'inferiorità a un combattente di lotta greco-romana?- si
domandò. Siling si staccò e
indietreggiò.
"Allora vieni?"
domandò. Il moro la seguì sospirando.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1993295
|