Ed ho pianto sul tempo che fugge e su ciò che rimane di Dominil (/viewuser.php?uid=49959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ice-cream; 1989. ***
Capitolo 2: *** Patto di Sangue; 1994 ***
Capitolo 3: *** James 'Jimmy' Sullivan; 1995 ***
Capitolo 4: *** La mia gamba fa acqua da tutte le parti; 1997 ***
Capitolo 5: *** Bacio - Jack Daniel's (no, non sono ubriaco!) - Bacio; 1997 ***
Capitolo 6: *** Tu come aria in vena sei; 1998 ***
Capitolo 7: *** Hollywood Whore; 1998. ***
Capitolo 8: *** Lascia che bruci Zack, lascia che bruci;1998 ***
Capitolo 9: *** Poi sono scappato nel cesso del bar; 2013 ***
Capitolo 10: *** Non mi piacciono gli addii, meglio i nuovi inizi; 2013/2023 ***
Capitolo 1 *** Ice-cream; 1989. ***
Capitolo 1:
Ice – cream; 1989
25 Luglio 1989,
pontile di Huntington Beach CA.
La gelateria sul ponte di Huntington Beach era una delle più
frequentate e affollate nel periodo estivo.
Aveva certamente un nome ma nessuno lo ricordava più ormai,
era stato il pontile stesso a darle un’identità.
Ed era lì che il piccolo Matthew si trovava, a fare la fila
per un cono accanto ai suoi genitori che lo tenevano per mano. Stava
sudando come non mai tra quella folla e la calura estiva di certo non
aiutava. Le manine scivolavano tra quelle di mamma e papà e
la maglietta cominciava ad aderire alla schiena.
La gente sembrava aumentare, anziché diminuire.
“Papà, quando tocca a noi?”
“Ci sono ancora tre persone davanti a noi Matt, me
l’hai già chiesto due minuti fa.”
Il bambino sbuffò soffiando nelle narici.
“Tesoro perché non vai su quella panchina
laggiù e ci aspetti li?”
La mamma gli lasciò la mano per accarezzargli con dolcezza
una guancia.
Fortuna che c’era lei che sapeva sempre come prenderlo, lo
stringeva a sé durante i temporali e ogni sera prima di
dormire lo coccolava con il bacio della buonanotte.
Matthew provava una venerazione pura per quella donna magrolina ma al
tempo stesso tanto forte e adorava i suoi genitori quando si
abbracciavano o sorridevano, sentiva il calore spargersi dal petto e
intorpidirgli le ossa; il calore della sua famiglia.
Il bambino fece sì con la testa e corse verso la panchina di
legno scuro rovinata dalla salsedine. Per un attimo il suo sguardo si
era perso nell’oceano sconfinato e, mentre cercava di vederne
la fine stringendo gli occhietti verdi, dondolava velocemente le gambe.
Davanti a lui passarono dei ragazzi in skate e l’attenzione
di Matt si spostò su di loro. Avevano sedici anni
all’incirca, e Matt li vedeva come qualcosa di
irraggiungibile, con le loro felpe e le All Star colorate.
Meritavano rispetto più di qualsiasi altro adulto.
Era così concentrato in quell’attrazione
metropolitana da non rendesi conto nemmeno del bambino che
andò a sedersi al suo fianco con il broncio. Solo un sonoro
sbuffo riuscì a riportalo alla realtà.
Il piccolo Matt si voltò e cercò di incrociare lo
sguardo del suo coetaneo ma senza risultato, il cappellino calato sulla
testa e i folti capelli neri non lasciavano intravedere nulla di quello
sguardo che aveva sicuramente qualcosa da raccontare.
Lo percepiva dal ritmo del respiro, quel bambino non era come tutti gli
altri con cui aveva giocato fino ad allora; lui e quel bambino
sarebbero diventati migliori amici.
“Che palle...” mormorò
all’improvviso, scostando qualche ciocca corvina dal naso con
un soffio.
Matt rimase interdetto, dubbioso su cosa dire.
“Cosa hai detto?” chiese infine, piuttosto
ingenuamente.
“Nulla... Non fanno altro che litigare e io sono
stanco.”
Con un dito indicò una coppia non molto lontana. Matt non
riusciva a percepire cosa dicevano, ma dai gesti animati e veloci si
capiva chiaramente che stessero discutendo. Dietro la donna,
c’era un altro bambino con lo stesso sguardo di quello che
aveva di fronte.
“Non fanno altro che litigare e anche Brent non ne
può più, volevamo solo un gelato...”
Divenne quasi supplichevole, Matt percepì la tristezza e
allo stesso tempo la freddezza che gli faceva da scudo.
Dedusse, senza osare chiedere, che Brent fosse quel bambino vicino alla
donna.
“Mi dispiace...” gli mise una mano sulla spalla.
Erano bambini già adulti, bambini che provenivano da mondi
diversi ma fottutamente vicini.
Entrambi avevano vissuto, senza saperlo, per quel momento.
Matt, un bambino di 8 anni, ne consolava un altro della stessa
età, lo consolava come avrebbe fatto per moltissimi anni
ancora.
Quando l’altro avrà il cuore spezzato per una
donna, quando prenderà un brutto voto o i suoi genitori
litigheranno per l’ennesima volta, Matt era certo che sarebbe
stato lì su quella panchina con una mano sulla sua spalla;
era già scritto, non c’era bisogno di desiderarlo.
“Tesoro ecco il gelato!” urlò la madre
dal chiosco, con un enorme delizia che solleticò il palato
del piccolo.
Matthew la guardò con un sorriso, facendole capire che
presto sarebbe arrivato.
“Scusa ma devo andare...”
“Tranquillo.”
“Ehm... come ti chiami?”
“Brian.” rispose, come se non avesse voglia di
rispondere.
Presto avrebbe imparato che il ragazzo dai capelli corvini non aveva
molto spesso voglia di parlare, soprattutto quando stava male.
“Oh piacere, io mi chiamo Matt.”
Con una mano lo salutò, sperando che Brian disse qualcosa ma
non successe.
Andò dalla madre con lo sguardo un po’ basso.
“Con chi stavi parlando caro, un tuo compagno di
scuola?”
“No mamma... è un nuovo amico.”
Un piccolo sorriso lo attraversò.
"Perchè non lo inviti a giocare, qualche volta?"
"Non so se lui voglia, mamma."
"Sarà solo un po' timido. Avanti ti accompagno. Quelli sono
i suoi genitori?"
Indicò la coppia che si era appena calmata e Matt fece
sì con la testa.
"Perfetto, ci penso io."
Quando si voltò verso Brian era sicuro che lui lo stesse
guardando, anche se distolse giusto in tempo lo sguardo.
Sarebbero diventati amici, il tempo sarebbe stato loro compagno prima e
traditore poi, le ferite e il sangue e il dolore non li avrebbe
risparmiati, ma ci sarebbero stati l'uno per l'altro.
Sempre.
Dominil's corner:
Nuova Bratt in arrivo! *-*
Spero solo di finirla -.- e che l'idea vi sia piaciuta, in breve ogni
capitolo sarà un pezzo di vita corredato da anno e luogo ^^
Un bacio a chi leggerà e commenterà!
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Capitolo 2 *** Patto di Sangue; 1994 ***
Capitolo
2:
Patto di Sangue; 1994
13 Agosto 1994, Casa Sanders.
L’aria
calda scuoteva le finestre dell’abitazione e Matt percepiva
chiaramente il loro fremito, con la facciata premuta contro il vetro.
Nella sua testa contava i secondi, ne avrebbe aspettati altri dieci e
poi avrebbe urlato il nome di sua madre: questo si era detto.
3... 2... 1...
“Mamma!”
Si voltò
verso le scale che portavano al piano di sopra e poi verso
l’orologio del soggiorno prima di balzare in piedi.
03:40 p.m.
“Aspetta
Matt, sto arrivando!”
Il ragazzo, di tutta
risposta, sbuffò.
Lo sapeva sin da
quando sua madre gliel’aveva proposto, che sarebbe stata una
pessima idea eppure aveva accettato lo stesso. Il sol leone che
scioglieva la California l’aveva tratto in inganno.
La signora Sanders era
ritardataria di natura, una di quelle persone che non erano mai
arrivate in orario ad un appuntamento.
Si era offerta di
accompagnare Matt al suo quotidiano incontro con Brian, alle quattro
meno un quarto saccate s’intende, perché non se la
sentiva di lasciar andare in strada il suo bambino con questo caldo e
adesso le toccava correre.
“Su tesoro,
in macchina!” esclamò la donna scendendo le scale
a due a due.
Il ragazzino non se lo
fece ripetere due volte e si catapultò fuori dalla casa per
poi svoltare sul vialetto.
Era all’aria
aperta da meno di un minuto e già sudava, ma avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di passare il pomeriggio con il suo migliore amico.
“Hai due
minuti, mamma.” Asserì Matt allacciando la cintura.
“Il massimo
che posso fare è superare il limite di velocità e
ignorare tutte le leggi della strada.”
Il ragazzo non
rispose, incurvò solo leggermente le labbra in un piccolo
sorriso. Quando per un attimo si voltò verso sua madre
però, notò uno strano sguardo... quasi trionfante.
“Mamma che
hai?”
“Niente
tesoro, niente.”
Casa Haner
“Dai Brian,
un’altra partita!”
“Mi dispiace
ragazzi, ma devo proprio andare. Sarà per la prossima
volta.”
Brian posò
il joystick sul letto di Brent e sorrise a lui e ai suoi amici per poi
avvicinarsi alla porta.
“Salutami il
tuo ragazzo!” esclamò l’altro Haner,
facendogli ciao con la mano.
“Fottiti
bro.”
Uscì da
quella stanza sbattendo la porta e mentre scendeva le scale si
ravviò i capelli di nuovo troppo lunghi. Sua padre non
faceva altro che lamentarsi di quella capigliatura informe che
assomigliava più ad una pianta incolta, ma non poteva farci
niente se ricrescevano sempre troppo in fretta.
Aveva deciso che li
avrebbe tenuti così, senza troppi problemi.
Il nervosismo che le
parole di Brent avevano creato in lui era già sparito e
stava cercando il suo cappellino quando si accorse di essere in
ritardo, estremo ritardo.
Fece appena in tempo
ad afferrare il berretto, che già correva a perdifiato lungo
il marciapiede, la t-shirt appiccicaticcia e le tempie sudate non
miglioravano la cosa. Era in ritardo di sette minuti esatti, si disse
che doveva andare più veloce ed essere sul pontile il prima
possibile; l’unica fortuna consisteva nel non essere troppo
distante.
Mentre le file di
alberi sfrecciavano ai lati, Brian non sentiva i suoi 13 anni sulla
pelle... ma molti di più.
Non era il pacchetto
di sigarette che già sbatacchiava nella sua tasca a dargli
questa sensazione, era il muscolo pulsante che aveva nel petto il
colpevole. Si trattava di anima o cervello o qualsivoglia sinonimo di
maturità interiore voi vogliate, solo di questo.
Non c’era un
tredicenne a correre, ma un ragazzo che si rendeva perfettamente conto
del dolore, della sofferenza, delle conseguenze che quel viscerale
rapporto con Matt avrebbe portato.
Solo di questo.
Pontile di Huntington
Beach
I piedi di Matt ormai
toccavano terra anche quando era seduto sulla panchina e lui era
costretto ad alzare leggermente le gambe per farle dondolare.
Aveva persino
aumentato la velocità quando si era accorto che Brian fosse
in ritardo di dieci eterni minuti.
Sudava sia per il
caldo che per l’ansia, la paura serrata che la routine
potesse spezzarsi gli stava facendo girare la testa. Non poteva mancare
proprio oggi, oggi aveva un’idea grandiosa in mente.
“Maaaaaatt!”
L’interpellato
si voltò e vide il suo migliore amico raggiungerlo di corsa.
Aveva i capelli sulla fronte e le guance rosse ripresero il loro colore
solo quando si fermò a riprendere fiato.
“Scusa...
per il... ritardo...” ansimò tra un sospiro e
l’altro. “Brent...”
“Tranquillo
Bri, nessun problema.”
L’altro si
sedette al suo fianco, già esausto.
“Allora che
ti va di fare oggi?”
“Beh una
cosa ci sarebbe...” iniziò Matt. “Ma
è meglio andare in spiaggia dove c’è
più tranquillità e meno gente.”
Brian
inarcò le sopracciglia.
“Non ti
mangio mica, rilassati!”
Matt
afferrò l’amico per il polso e lo tirò
su.
Assorti nella loro
età non pensarono o sentirono nulla di strano, solo la pelle
accaldata dell’uno e dell’altro. Ma quella
sensazione, quel brivido non esalato, sarebbe andato a nascondersi nei
loro cuori per poi accumularsi a tutti gli altri sentimenti troppo
maturi per manifestarsi, fino a quando i loro corpi sarebbero esplosi e
i sensi avrebbero annebbiato le loro menti più di qualsiasi
altro vino.
Arrivati sulla sabbia
si sedettero a terra e Matt estrasse un coltellino dalla tasca.
Brian non era
spaventato, solo stranito.
Stranito e curioso.
“Che hai in
mente di fare con quello?”
“Un patto di
sangue... ne hai mai sentito parlare?”
“Vagamente...
Ma non ne so molto.”
“Allora.”
Cominciò Matt poggiando la punta di metallo sul polpastrello
dell’indice. “Tutti i partecipanti devono
procurarsi un piccolo taglio... così...” Il dito
si colorò debolmente di rosso. “Ecco, ora tocca a
te, Bri... Poi bisogna unire le dita in modo che il mio sangue si
mescoli con il tuo.”
I due avevano le dita
premute e nel frattempo si guardavano negli occhi.
Matt era eccitato e
soddisfatto, Brian quasi indifferente.
“E
adesso?” chiese quando ebbero terminato
l’operazione.
“Non
c’è nient’altro da fare, ma adesso la
nostra amicizia dovrà durare per sempre o il patto
verrà spezzato e noi moriremo.”
“Bah... Non
credo molto a queste cose, insomma, non c’era bisogno di
questa cosa per convincermi che la nostra amicizia sarà
eterna.”
Dominil's
corner:
Oh sono tanto contenta di aver già postato il secondo
capitolo!
Ormai credo che abbiate capito più o meno come si
svilupperà la storia, verranno racconti gli episodi
fondamentali delle loro vite.
Ringrazio davvero tutti, soprattutto chi recensisce *-* :
Lost In Camden Town: ehilà
donna, è da tanto che non ci sentiamo! Sono contenta che
come inizio ti piaccia, beh si Matt bambino è un po' strano
ù_ù Dai, mentre aspetti qualche parola te la
concedo! XD Bacione!
friem: *-*
grazie mille, i complimenti da te sono davvero molto graditi anche
perchè non en concedi molti, quindi graziegrazierazie ^^ Beh
devi sapere che nel mio immaginario Matt è un bambino troppo
cresciuto anche a quasi 29 anni, ecco perchè ti sembrava
piccolo. Spero ti piaccia anche questo capitolo, ci terrei tanto a
sapere che ne pensi! Un bacio.
jessromance: amour
mi impegnerò per portarla a termine, I promise! Sono
contenta che ti piaccia, un bacione e alla prossima <3
sunsetdream: mia
giovane e stupenda Tuck, mi emoziono troppo quando mi recensisci *W* E
grazie infinitamente per tutti i complimenti, sei sempre troppo
gentile! Mi auguro che anche questo non ti abbia deluso. Tanti baci e
adesso vado a commentare la tua bellerrima Synacky ^^
Un grazie anche a jessromance e trivialgirl che
hanno inserito la storia tra le preferite e aClaire_Young, Crazy_Me, Isult e _sory_ che
l'hanno tra le seguite e anche a LA dreamerche legge
e mi commenta in tempo reale.
Vi amo tuttetuttetutte, al prossimo capitolo!
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Capitolo 3 *** James 'Jimmy' Sullivan; 1995 ***
Capitolo
3
James
‘Jimmy’ Sullivan; 1995
07
Ottobre 1995, Huntington High School.
La
monetina corse lungo il piccolo binario per poi sparire in un
istante, seguito da un gorgoglio da parte del distributore
automatico. La lattina di soda rotolò con un suono metallico
e
fugace e Matt si chinò a raccoglierla.
La
aprì con uno scatto per poi cominciare a bere a lunghi sorsi.
Era
nervoso, decisamente.
L’intervallo
era già iniziato da svariati minuti e di Brian nemmeno
l’ombra,
nonostante si fossero dati appuntamento davanti al suo armadietto;
solo in questi momenti desiderava ardentemente frequentare la sua
stessa classe.
Gli
altri studenti sciamavano lungo i corridoi lentamente e lui
già se
lo figurava, tra la folla, quel gran fancazzista del suo migliore
amico.
Ovviamente
seguito dalla sua nuova ombra, James Owen Sullivan.
Da
quel poco che a Matt era concesso sapere, aveva ben capito che
passavano tutte le ore di lezione incollati l’uno
all’altro come
due cozze.
Patetici.
Dovette
aspettare di avere lo stomaco gonfio e la lattina vuota, per avere
l’onore di vedere Brian Haner avvicinarsi e dargli una
leggera
pacca sulla spalla.
Non
faceva altro che cercare di darsi un tono, con quel sorriso sghembo e
lo sguardo sicuro. Matt però si ritrovava tutte le volte a
pensare
che gli donavano terribilmente, ma non riusciva a dare un senso a
quelle sensazioni. Sapeva solo che si sentiva vuoto, cavo, come se il
suo corpo si trasformasse in un fantoccio senza vita, quando Brian
era con Jimmy.
“Ehi
Mattie-boy, scusa avevamo il compito di matematica.”
“Tranquillo
Bri.” Sorriso amichevole. Prova di volontà.
Sorriso amichevole.
“Lo sapevo.”
Jimmy
era appoggiato ad un armadietto con lo sguardo fisso dinanzi a
sé,
mentre nella mano sinistra faceva roteare il suo accendino.
“Che
ne dite di una sigaretta?” chiese poi ai due, i quali
ammiccarono.
Non
appena misero piede sull’erba del cortile, Jimmy e Brian
cominciarono ad aspirare fumo. Ognuno completava i movimenti
dell’altro, o almeno questa era l’impressione che
aveva
Matt.
“Sanders!
Tu non fumi?”
Il
ragazzo scosse la testa.
“E’
arrivato il momento di provare allora, fai un tiro.”
Continuò
Jimmy, porgendogli la sua sigaretta.
Matt
spese un paio di secondi per decidere se allungare il braccio oppure
no, ma il suo orgoglio lo costrinse ad accettare.
Se
Jimmy fumava, poteva farlo anche lui, cazzo; of
course.
“Bri
mi deludi, non hai svezzato il ragazzo.”
E
via decine di risate. Quella di Brian era meno contagiosa di quella
del suo amico, ma Matt percepiva distintamente solo la prima. Era il
suo personaggio preferito d’altronde, la guest star dello
show a
cui stava assistendo. La costante sensazione di essere escluso era il
suo nuovo fantasma in cui ne rivedeva in Jimmy
l’impersonificazione.
Mentre
quei due ridevano lui continuava a tossicchiare un tiro dopo
l’altro,
fino a quando lasciò cadere la cicca a terra facendo
schioccare le
dita. Un sapore denso ed amari gli aveva impastato la bocca ma
cominciava già ad apprezzare il dolce retrogusto puro della
nicotina.
“Ho
invitato Jimmy al pontile.” Esordì Brian
stroncando il respiro di
Matt. Il suo tono era abbastanza neutrale, ma in cuor suo era certo
che il suo migliore amico non sarebbe stato contento. Matt non capiva
che questo non avrebbe cambiato niente, che il loro rapporto sarebbe
rimasto speciale. Per lui era come un’invasione straniera,
come un
ago che avrebbe bucato la loro bolla solitaria.
“Ok.
Io torno in classe, a dopo. Ciao Jim.”
Come
volevasi dimostrare.
“Capisci
Zacky, tutto questo è privo di senso.”
“No
Matt, tu sei privo di senso. Ha invitato Jimmy nel pomeriggio e
allora? Lui rimane il tuo migliore amico e tu il suo.”
Era
quasi un’ora che i due discutevano abbastanza animatamente
della
questione senza riuscire a venirne a capo. Matt rimaneva fermo nella
sua posizione: si trattava di ammutinamento.
“Ti
stai facendo tante paranoie per nulla, a mio avviso. Anche tu stai
parlando con me adesso, ma non mi pare che se Brian venisse a saperlo
facesse tante storie.”
“Zacky
non non stiamo A P P I C C I C A T I.”
“Oh
finiscila signora Sanders
e lasciami seguire la lezione.”
Matt
sbuffò e finalmente si decise a chinare la testa sul suo
foglio
ancora bianco.
Qualche
aula più indietro, Brian e Jimmy sonnecchiavano con la testa
appoggiata il primo al banco, e il secondo al muro. La loro posizione
strategica nell’angolo più buio
dell’aula permetteva loro di
passare abbastanza inosservati.”
“Bri...”
La
voce di Jimmy venne spezzata da uno sbadiglio.
“Mmmmmmm...”
“Non
credo che verrò al pontile.”
“E
perché scusa?”
Brian
aveva alzato la testa, per poi accasciarla di nuovo sul banco;
sembrava un invertebrato.
“A
Matt non è andata giù l’idea, non so
perché ma non mi importa e
quando Jimmy è di troppo, vola via nella notte come un
pipistrello.”
L’altro
sogghignò per la teatralità della frase.
Decisamente
trash.
“Ne
sei sicuro?”
“Ma
si tranquillo, andrò da qualche parte a bere qualcosa sulla
Main.”
L’amico
non rispose nulla e tornò a dormire.
Matt
e Brian erano seduti sulla stessa panchina di sempre, sullo stesso
pontile di sempre ma con animi decisamente diverse. Si erano salutati
con freddezza e l’assenza di Jimmy non aveva migliorato
nulla,
anzi.
“Sono
incazzato.” Esordì Brian, sistemandosi il
cappellino. “Sono
incazzato Matt.”
L’altro
continuava a stare in silenzio, fissava il mare che si infrangeva
sugli scogli.
“Sei...
non so nemmeno io cosa cazzo sei! Ti rendi conto delle presunzioni
che hai?!”
Matt
aveva stretto i pugni proprio in quell’istante, la voce del
suo
amico era rotta, furente, rabbiosa.
Non
si era mai rivolto a lui con quel tono; MAI.
“La
presenza di Jimmy non avrebbe fatto nessuna differenza, sei tu il
solito testone paranoico. Ma cosa temi, eh Matt di cosa hai
paura?”
Lo
prese per le spalle e lo scosse. Sembrava di sbatacchiare un pezzo di
carne.
Finalmente
si decise a voltarsi.
“N-Non
lo so Bri.”
“Prova
a spiegarmelo.”
Improvvisamente
Brian si fece dolce, la rabbia era scivolata via, sciolta come
pioggia al sole. Il solo incrocio con quel verde bastava a rendere
tutto migliore, a lasciar sparire le piccole paure di quella piccola
età.”
“C-Ci
sono tante parole non dette, tanti sentimenti così nascosti
che non
so spiegarti. Ti voglio bene Brian, sei l’unica cosa che ho e
ci
tengo tanto. Mi sento un vecchio sessantenne a parlare così,
già
vissuto e consunto, ma sappi che ti voglio bene e mi dispiace
tanto.”
Brian
sentì il cuore accelerare, raggiunse lo stesso ritmo
dell’altro.
C’era così tanto da imparare, tanti litigi da
affrontare e forse
anche qualche carezza, qualche dolcezza che si sarebbe persa nei loro
segreti, custodita come la più preziosa dei tesori.
Dominil's
corner:
Comincio
questo mio spazi facendovi un milione di scuse per il ritardo! Avrei
dovuto postare quasi due settimane fa prima della vacanza, ma poi non
ce l'ho fatta e sono partita; sono riuscita a scrivere solo
adesso.
Quindi
perdono, perdono e perdono!
Ringrazio tutti quelli che seguono la
storia, siete davvero le migliore donne mie e le recensioni sono
aumentate awww *w*
Lost
In Camden Town: auhauahau
eeeh non posso dirti che ho in mente cara mia, posso solo anticiparti
che non sarà così male infondo! Riguardo la
lunghezza dei capitoli,
devi sapere che è un mio deficit, il mio stile e molto
semplice e
breve ma ti giuro che mi ci sto impegnando e spero che si vedranno
presto i miglioramenti. Un bacione e al prossimo amour <3
friem: ti
capisco per i ritardatari credimi, al mia migliore amica è
una di
questi! Mmmm riguardo i tuoi dubbi non posso svelarti nulla, ma sappi
che scoprerai tutto presto. Un bacio.
sunset
dream: amour,
come al solito sono contentissima di sentirmi dire di arrivare a chi
legge, anche tu scrivi e sai quanto è importante, quindi G R
A Z I
E. Figurati per la recensione, te la meritavi tutta ^^
Tivibbì
<3
DeadClock: ciao,
sono contenta che ti sia decisa, e spero che continuerai a recensire
xD mi fa 'piacerissimo', credimi. Beh si nella mia mente Matt
è il
tenero e Bri è lo stronzo, per questo sono perfetti e li
adoro, si
completano *w* Brent è uno di quei personaggi che adoro
quando fanno
gli idioti, sono i pagliacci della situazione u.u Un bacione e a
presto!
Crazy_Me: grazie
davvero carissima *-* Troooooooppo gentile. Quei due sono perfetti
sempre, qualsiasi cosa facciano u.u A presto e grazie ancora
<3
jessromance: donna
mia tanto tanto adorata e che recensisce sempre (ti farò una
statua), tranquilla per il patto, ti anticipo che non sarà
così
terribile u.u parola di Shadz *mette una mano sul cuore*
Spero
che anche questo capitolo ti piaccia! Bacio!
Synyster
Sinner: stronzone
mio adorato, non riesco a resistere a quella faccina quindi non ti
picchierò, tranquillo. Spero di poter contare sulle tue
recensioni,
lo sai che sono egocentrico e ci tengo u.u Nonostante tutto sono
contenta che ti piacerà la mia storia, un bacio grande
grandissimo e
si ti amo, pezzo di merda <33
LA
dreamer: amore
mio *-* Mi ero persa sta recensione perchè l'avevi messa al
primo
capitolo, ma tranquilla l'ho trovata. So che tu non ami le slash, ma
arriverò a fartele piacere, stai amando questa storia ed
è giò un
grande traguardo! Poi so essere insistente al punto giusto amore. Il
buono e il cattivo, come i Ringo. Ho avuto più volta la
tentazione
di fare sta battuta nei ringraziamenti precedenti ma mi sono
trattenuta perchè so che è davvero brutta, ma con
te posso farla xD
Amore io provo a promettere che posterò presto, tanto tu mi
stressi
quindi -.- Sono contenta che tu sia orgogliosa, ormai mi conosci! Ti
amo tantissimissimo amore mio e solo mio!! <3
Un bacio a
tutti, ancora grazie e al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** La mia gamba fa acqua da tutte le parti; 1997 ***
Capitolo
4:
La
mia gamba ‘fa acqua’ da tutte le parti; 1997
6
Marzo 1997, Casa Sanders.
Forse
c’era qualcosa di sbagliato in quel pianoforte, qualcosa di
ingiusto nella regolarità con cui i tasti bianchi e neri
erano
disposti.
Matt li accarezzava con un po’ di incertezza, e
forse inquietudine.
Aveva trovato la perfezione, la
perfezione che abbracciava matematica e cuore, logica e anima.
La
musica.
Subito cominciò a suonare una melodia dolce, la sua
sensibilità produsse suoni mai ascoltati prima e che forse
nessuno
sarebbe mai stato in grado di comprendere.
Chi avrebbe
potuto capire i lamenti del suo cuore?
Infondo, giù giù
nel pozzo del proprio corpo, sperava che quella persona
portasse quel nome.
La
canzone in composizione prendeva vita sotto i suoi sensi mentre la
soddisfazione e il compiacimento di aver finalmente raggiunto il suo
mondo lo seduceva.
Contemporaneamente però, le vene amare
di quel gioco gli impastavano la bocca. La dolcezza era sintomo di un
sentimento, del debole battito del petto che era causa di dolore, se
non corrisposto.
All’inizio non gli aveva dato peso, a 16
anni erano molte le cose strane.
O forse non ne erano 16,
forse tutto era cominciato già molto prima; non sapeva
dirlo.
Poi
però non aveva potuto far a meno di nascondere quella strana
allegria a se stesso. Brian faceva parte della sua vita da sempre, e
aveva cominciato a desiderare ardentemente che non
l’abbandonasse
mai.
Lo voleva con lui a scuola, nel pomeriggio, la sera…
nella solitudine del suo letto.
L’avrebbe voluto anche in
quel momento, seduto al suo fianco.
Si trattava di amore? Si
trattava di semplice attrazione fisica?
Era solo un’amicizia
profonda? O una disfunzione ormonale dettata
dall’adolescenza?
Poteva essere tante cose, o forse
nessuna di queste. Forse il suo cervello aveva semplicemente smesso
di fare ragionamenti sensati e girava solo per il gusto di
farlo.
Troppi forse in queste riflessioni, ma non aveva
nulla di chiaro in testa.
In quel momento sentiva tutto il
peso dei suoi 16 anni, delle nuove scoperte, della vera vita che
cominciava ad aprirsi davanti a lui.
Le dita di Matt si
fermarono di scatto.
Erano quasi le quattro meno un quarto e
lui non era ancora pronto.
Corse di sopra lasciando il suo
pianoforte e quella canzone che avrebbe potuto incantare decine di
migliaia di ascoltatori, ma che invece rimase incompiuta
nell’aria.
Non l’avrebbe più ricordata appena tornato a casa
e nemmeno nei
giorni seguenti, si maledisse così a lungo...
Si spogliò
velocemente per poi infilarsi nella doccia da cui scrosciava
già
acqua bollente. Si ritrovò a pensare a Brian mentre si stava
insaponando, e l’erezione già visibile ne era una
prova
lampante.
Provò pura vergogna verso se stesso.
Doveva
trovare una soluzione, doveva porre fine a quella
follia.
Pontile
di Huntington Beach & Huntington Beach Tatoos
Brian
incontrò Matt sul pontile, e si salutarono con il solito
abbraccio.
Il moro si accorse subito, appena lo vide, che lo sguardo contratto
dell’altro voleva dire qualcosa.
Cosa non andava nel suo
piccolo e dolce Mattie?
Ebbe l’istinto di accarezzarlo e
di chiedergli cosa non andasse, cosa avesse turbato il suo tenero
viso ma si trattenne con ferocia. Trattò male se stesso e si
convisse di lasciar perdere.
Era sicuro che era solo
tensione, doveva essere per forza così.
“Jimmy?” chiese
subito, guardando oltre le spalle di Brian.
“Non c’è,
non avevo voglia di farlo venire.”
Ovviamente Matt
increspò le sopracciglia, Brian l’aveva
previsto.
“E
perché scusa? Mi pareva di aver accettato anni fa la sua
presenza.”
“Non mi andava di invitarlo, tutto qui. Vuoi
sapere ogni minimo dettaglio?!”
Alla fine perdeva sempre
il controllo, o in un senso, o nell’altro.
Matt blaterò
le sue scuse in silenzio, e cominciò ad avviarsi.
“L’hai
preso il disegno, Sanders?”
“Sì…” fu la sua
risposta, che pronunciò senza nemmeno voltarsi.
Il pensiero
di quella tristezza venne sostituito da un altro, più
importante in
quel momento.
Tra qualche ora il polpaccio di Matt sarebbe
stato coperto da un colorato tatuaggio, e Brian stava cercando di
immaginare tutte le conseguenze.
Gli sarebbe stato
divinamente, su quello non c’erano dubbi e non ce ne
sarebbero mai
stati.
“Amor… ehm… Matt sei agitato per il
tatuaggio?”
Il volto del ragazzo si colorì sugli zigomi
così che poi il rossore raggiunse ogni angolo del viso.
Sperò con
tutto se stesso che l’altro non avesse minimamente colto quel
lapsus che gli era sfuggito o sarebbe come minimo morto. Matt lo
avrebbe ucciso e fatto a pezzi, per poi bruciare i suoi resti;
sicuro.
Il ragazzo sventolò, ignaro di quella crisi
interiore, il disegno rappresentante il simbolo
dell’acqua.
“Affatto
Haner, in realtà non vedo
l’ora!”
La sua voce era di
nuovo fresca e allegra, adorava la capacità del suo amico di
ritrovare subito il buonumore.
Brian accelerò il passo per
arrivare alla stessa altezza di Matt.
“Ma quanto manca?
Siamo lontani? Siamo vicini? Stiamo per arrivare? Eh? Eh? Eh?
EH???!”
“BRIAAAAAAAAAAN!”
Matt cominciò a
corrergli dietro e anche l’altro fu costretto ad andare
più
veloce.
Era bello rincorrersi per la strada, perdersi nei
vecchi ricordi di bambini che non erano mai sembrati così
lontani. I
passanti li fissavano piuttosto straniti ma a loro non
importava.
Preferivano godersi l’aria afosa sulla faccia e
il sudore appiccicargli la pelle.
Sapeva di infanzia, di
piccoli problemi che non sarebbero mai più tornati.
C’erano solo
quelli grandi e difficili da affrontare, quelli che neanche i
genitori i quali sembravano onnipotenti un tempo, potevano
risolvere.
Si fermarono solo quando Matt riuscì ad
afferrare Brian per la collottola e attirarlo a sé,
rischiando di
farlo cadere.
Entrambi sentirono la testa vorticare non
appena si trovarono così vicini. Un soffio, e i loro nasi si
sarebbero sfiorati.
L’odore degli ormoni aleggiava nella
loro piccola porzione di aria, imprigionati lì in quelle che
sembrarono ore… erano stati una manciata di
secondi.
“Siamo
arrivati.” Annunciò Brian sbirciando oltre
l’orecchio di Matt,
dopo aver notato l’insegna: Huntington Beach Tatoos.
Matt
si tirò su e, dopo un bel respiro, prese Brian per un
braccio e si
diresse all’interno.
Le pareti verde smeraldo rimbalzarono
contro la sua retina attirando la sua attenzione. Subito dopo
guardò
la ragazza seduta dietro un bancone, la stessa che lo aveva accolto
quando entrò con sua madre per prendere la prenotazione. Era
carina,
mora ma stranamente non aveva tatuaggi.
Era certo che avesse
la sua età.
“Ciao… Matt, giusto? Puoi accomodarti
dentro.” Esclamò, non appena lo vide. Con una mano
gli indicò la
porta dietro cui la macchina ronzava già. Brian lo seguiva
stretto
stretto a lui.
“Grazie Michelle, vado subito.” Si voltò
verso l’altro. “Lui è il mio amico
Brian, può entrare con me
vero?”
La ragazza assentì con un cenno del capo.
Matt
aveva chiuso gli occhi sin dal primo istante, quando si era steso sul
lettino. Sussultò solo una volta, quando sentì le
dita di Brian
intrecciarsi tra le sue. Tremavano lievemente, sembrava quasi che
avesse più paura di lui.
L’ago penetrava la sua gamba
inizialmente con delicatezza, poi si fece sempre più brutale
ma non
riusciva a provare tutto il dolore che avrebbe dovuto. La sua
concentrazione era tutta presa da quel contatto, si sarebbe impegnato
per tenere sempre a mente quella sensazione.
Solo per un
secondo si lasciò scappare un lieve lamento e la presa si
fece
ancora più salda. Matt aprì un occhio, curioso da
ciò che
traspariva da gli occhi di Brian. Erano fissi sul suo viso, aveva
l’impressione che le sue iridi lo stessero
accarezzando.
Non
appena si accorse di essere stato scoperto, Brian aprì le
labbra e
scandì delle parole che nessun altro riuscì a
comprendere. Poi se
ne vergognò subito, ma ormai era già ben dentro
nella merda.
“Ti
voglio bene.”
Dominil’s
corner:
Quanto,
quanto quanto amore in questo capitolo *-*
Ma
quanto saranno belli sti due cazzoni?!
Decisamente
troppo.
Passo
subito ai ringraziamenti, che ho già troppi filmini mentali
in testa
e non riesco a concentrarmi.
Crazy_Me: ok,
fammi un altro complimento e ti sposo u.u anyWay grazie grazie grazie
per tutto e sì, il titolo è proprio una frase di
quella canzone!
Amo i Baustelle *-* Nonostante sono in pochi coloro che appoggiano
questa mia affermazione -.- Beh spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto tesoro mio, un bacio gigante solo per
te!
Jessromance: ahahahahahahahah
amore ti adoro tanto proprio perché sei così
fottutamente fuori di
testa <3 Naaa, ma loro non potevano litigare è ancora
troppo
presto, facciamogli godere questi momenti di puro amore! Ah
un’altra
cosa: Jim è il pipistrello più figo del mondo u.u
Ti voglio tanto
bene, alla prossima donna mia!
Friem: beh,
la gelosia è una cosa bruttissima hai perfettamente ragione,
però
se tieni tanto ad una persona è inevitabile non incontrarla.
Come
puoi vedere in un certo senso ci sono degli sviluppi da questo punto
di vista, dato che entrambi stanno cominciando a capire che cosa
vogliono l’uno dall’altro. Fammi sapere se anche
questo capitolo
ti è piaciuto, un bacio!
LA
dreamer: Amore
Mio tu non lavori e io litigo con la Vodafone perché non
posso
chiamarti .-. Lo so lo so, che sei moooolto scettica amore ma ho
notato che hai cominciato a leggere anche altre slash quindi sono
fiduciosa, ce la posso fare u.u Ti convincerò amore mio oh
yeah,
soprattutto se scrivo capitoli dolci come questi, così tu ti
sciogli
ed inizi ad amarli insieme. Basta iniziare e poi non finisci
più, lo
slash diventa una fissazione. Jimmy manca amore, manca a tutti. Anche
il tuo Bribolo sta diventando un pasticcino e non so se la cosa debba
inquietarmi o no. Spero solo che il personaggio non mi sfugga di mano
come mio solito. Non ho fatto aspettare troppissimo, visto? Non
voglio immaginarmelo mio padre amore per farvore, che non voglio
finire come te che te lo vai vedendo pure per strada!
Ihihihi… Ti
amo tantissimo amore, anche se mi chiami mostriciattolo, sappi che io
avrò la mia vendetta!! <3
Ringrazio
anche chi preferisce, segue e ricorda questa fic!
Voglio
fare giusto una precisazione: le recensioni non mi fanno male :)
Un
bacio immenso e alla prossima.
Dominil.
|
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Capitolo 5 *** Bacio - Jack Daniel's (no, non sono ubriaco!) - Bacio; 1997 ***
Capitolo
5:
Bacio
– Jack Daniel’s (no, non sono
ubriaco!) – Bacio; 1997
02
Giugno 1997, Spiaggia di Huntington Beach.
Il
cielo era nero, per nulla trapuntato di stelle e non c’era
nulla di
assolutamente romantico nel paesaggio circostante. Ok per
l’oceano,
la brezza e la sabbia candida quasi come fosse neve, ma il ragazzo al
suo fianco era decisamente l’antitesi del romanticismo.
Nonostante
tutto ciò Matt non riusciva a spostare il suo sguardo, nulla
era
abbastanza attraente da distrarlo da quella insolita contemplazione.
Entrambi
avevano una bottiglia di Jack in mano (Matt si stava ancora chiedendo
dove e come se le fosse procurate) e rimanevano lì in
silenzio,
vicini; le loro spalle si sfioravano appena.
Brian
aveva le guancia arrossate e gli occhi lucidi, testimonianza che la
bottiglia di liquore era al termine mentre quella dell’altro
era
quasi intatta, mancava solo il tappo. In altre situazioni il ragazzo
avrebbe subito approfittato della quantità di alcol a suo
disposizione, ma aveva pensato bene che se voleva imprimere nella sua
mente ogni singolo dettaglio del suo migliore amico, doveva rimanere
sobrio.
“Matt
non fai neanche un sorso? Poi mi offendo.”
“Non
credo che mi vada Bri, sono apposto. Anzi forse dovremmo
andare,
si sta facendo tardi.”
Una
mano di Matt stava già facendo leva sulla sabbia per tirarsi
su, ma
l’altro lo bloccò facendolo quasi scivolare a
terra.
“La
notte è ancora lunga amico, la notte
è mooooolto lunga…”
Gli
posò una testa sulla spalla assolutamente ignaro del totale
casino
ormonale che aveva procurato nel corpo di Matt con quel semplice e
quasi involontario gesto.
Il
ragazzo si stava trattenendo dall’accarezzargli quei capelli
neri,
così morbidi,
così lucidi… terribilmente sexy.
Sentiva
il suo corpo reagire – reagiva molto male – e il
non poter fare
niente raggiungeva quasi il dolore fisico.
“Ti
voglio bene Mattie, sei il mio migliore amico.”
Disse con voce
secca, quasi decisa, non si percepiva affatto l’alcol ma
l’amico
sapeva per certo che ne aveva molto in circolo, anche perché
altrimenti non avrebbe mai parlato così.
“Anche
io ti voglio bene.”
Matt
fece appena in tempo a rispondere che Brian alzò la testa e
l’avvicinò alla sua, scoccandogli un bacio sulla
guancia.
“Sei
il miglior amico di sempre, più di Jimmy. Sei
l’unico Matt,
l’unico che abbia mai davvero amato.”
BUM.
No,
non era svenuto, era ancora lì immobile con le labbra
premute su
quelle di Brian senza sapere cosa fare. Il suo desiderio avrebbe
voluto schiudergli le labbra con la lingua e baciarlo fino al mattino
ma la razionalità lo costrinse a dividersi, secco, e a
guardarlo
tristemente negli occhi.
“Brian
no.”
“Ti amo…”
biascicò indeciso, avrebbe voluto avvicinarsi di nuovo.
“No
che non mi ami, sei ubriaco e non capisci cosa stai dicendo.”
L’altro
offrì uno sguardo torvo alla bottiglia, che tintinnava
semivuota.
“Vino veritas… o
sbaglio?”
Matt
si alzò.
“Ti
porto a casa Brian. Su, andiamo.”
“Ma
io ti amo cazzo! Non significa niente per te?!”
Significa
tutto.
“Sei
ubriaco.”
Anche
l’altro a quel punto, si era alzato.
“No,
non sono ubriaco e so che ti amo davvero.”
Con la
punta dei piedi arrivò all’altezza
dell’altro, baciandolo di
nuovo.
Era
sincero, fottutamente sincero.
E
adesso?
Matt
non si era mai trovato a considerare la possibilità che i
suoi
sentimenti fossero corrisposti, non sapeva proprio che diavolo di
muscolo doveva muovere perciò, svenne. Beh non svenne
proprio per
sua volontà, fatto sta che Brian lo vide accasciarsi a terra
e
perdere i sensi.
“Fa
che non sia morto – fa che non sia morto – fa che
non sia morto –
fa che non sia morto Cristo Santo…”
“Brian!”
Il
ragazzo fece un balzo, staccandosi dal muro dell’ospedale
della
città.
“Signori Sanders…”
blaterò a mezza voce.
Non ci
aveva pensato, non aveva ancora pensato al momento in cui li avrebbe
visti. Erano furiosi lo sapeva, anche se adesso era solo la totale
angoscia che li attraversava. La madre di Matt stava quasi per
scoppiare in lacrime, anche se lei lo faceva piuttosto spesso.
“Che
cosa cavolo è successo, perché
mi hanno chiamato
d’urgenza per avvertirmi che mio figlio è
qui?!”
In
effetti era il padre la sua maggiore preoccupazione. Non ci aveva mai
parlato, e conoscerlo in quel modo non era esattamente il primo passo
migliore.
Non
sapeva nemmeno cosa cazzo rispondere, non sapeva nemmeno cosa stesse
succedendo e perché Matt era svenuto. In un primo momento
aveva
pensato allo shock di aver saputo i suoi sentimenti, ma subito dopo
convenne che il motivo era un altro visto che aveva partecipato
attivamente al bacio.
“Non
ne ho la più pallida idea, signore. Mi deve
credere.”
L’uomo
non rispose, solo in quel momento si rese conto che di fronte a
sé
aveva soltanto un ragazzino di sedici anni, un ragazzino che faceva
tutto quello che faceva solo per il gusto di farlo e senza curarsi
delle conseguenze. Qualsiasi cosa fosse successa, non era sicuramente
stata volontaria.
Dovettero
aspettare poco però, prima di veder arrivare il medico con
la
cartellina di Matt stretta tra le mani.
“Siete
i signori Sanders, giusto?”
I due
annuirono, nessuno si accorse di Brian in quel momento.
“Beh
vostro figlio è stato investito da un attacco
allergico.”
“Mi
scusi dottore, ma Matt non è allergico a nulla.
“A
nulla che voi sappiate, signori. Dubito che voi sappiate che vostro
sia all’allergico alla comune erba.”
“Erba?!”
domandarono entrambi in coro.
“BRIAN!”
Ecco,
si erano improvvisamente accorti di lui.
“Sì?”
Stava
per scoppiare a piangere, l’alcol gli stava procurando una
crisi di
nervi a tutti gli effetti.
“Perché
avete fumato dell’erba?! Cosa ti è saltato in
testa?!”
Cazzo,
adesso era la signora quella furiosa.
Ma
porca miseria con tante cosa a cui essere allergici, proprio
l’erba
doveva scegliere?
Era
stata la prima cosa che avevano fatto appena arrivati in spiaggia,
era la prima volta che Brian aveva quella roba tra le mani, la prima
volta che se l’era procurata tutto da solo ed era
così eccitato
che non voleva perdere nemmeno un istante. E voleva coinvolgere Matt,
renderlo partecipe di quel paradiso.
“Volevamo
divertirci o meglio io volevo, Matt non aveva mai provato e volevamo
solo festeggiare l’inizio dell’estate. Se lo avessi
saputo non lo
avrei mai fatto, mi dispiace tanto…”
Le
parole uscirono tutte d’un fiato, senza neanche una virgola.
Solo
adesso cominciava a percepire tutta la stanchezza e il sudore
che grondava dalla sua fronte.
“Comunque
adesso Matt è sveglio, dobbiamo solo aspettare che si
riprenda e poi
può tornare a casa.” Aggiunse il medico, per poi
andarsene dopo
aver salutato.
I due
coniugi si diressero quasi correndo verso la stanza mentre Brian
preferì farsi da parte, aveva combinato fin troppi danni per
quella
sera.
I
primi minuti rimase lì fermo dov’era, poi decise
di tornare a
casa. D’altronde aveva anche lui una casa e una famiglia che
lo
aspettava, nonostante fosse del tutto in frantumi.
Come
ogni giorno doveva raccogliere i pezzi di quel che rimaneva, e andare
a letto con il viso di Matt che galleggiava nella sua testa,
fantasticare su di lui e poi addormentarsi.
Il
giorno seguente sarebbe tornato, gli avrebbe dichiarato di nuovo
amore, sperando che ricambiasse.
Dominil’s corner:
Ma checcarini *-*
Sì finalmente si sono baciati, sanno tutto quello che devono
sapere
e Matt ovviamente, sviene. Ma che genio di ragazzo che
è xD
Comunque
per chi non lo sapesse Matt è davvero allergico
all’erba povero
ragazzo, non mi ricordo dove l’ho letto o chi me
l’ha detto, ma è
così u.u
Giusto
per la cronaca, il succo della storia non è questo, voglio
dire taaaante cose devono ancora
accadere muahahaha
Io
vi devo ringraziare signori e signore, voi che preferite, seguite e
recensite <3
friem: salve
mia cara, innanzitutto grazie mille per i complimenti che mi fai
sempre. Poi il titolo dello scorso beh è un po’
stupido (
d’altronde anche io lo sono quindi -.-), siccome Matt si
tatua il
simbolo dell’acqua sul polpaccio, la sua gamba fa acqua da
tutte le
parti. E’ orribile e non fa ridere per niente lo
so xD finalmente
hanno scoperto i loro sentimenti e anche se Matt poi ha rovinato il
momento svenendo, alla fine è andato tutto
bene u.u Un
bacio e alla prossima, ciao!
Crazy_
Me: ok comincio a
prenotare la
chiesa, il ristorante e a preparare le partecipazioni per gli
invitati xDD Ma quanto ti sto amando con queste tue
recensioni?! Decisamente troppo, se non lo sai u.u Si
lo
so, loro sono la coppia perfetta e vedrai più avanti quanto
lo
sono ù.ù Ancora grazie, un
bacio enormissimo <3
Jessromance: oh
amore mio ti amo troppo quando brilli *__________* Riguardo il
soffrire non pronuncio una parola, sappi che succederà ma
non ti
posso dire di più u.u Dai ti dico solo
un’altra cosa,
Michelle c’entra. Intanto goditi questo capitolo e fammi
sapere se
ti è piaciuto, mi raccomando!
Synyster Sinner: ammore mio
solo mio e di nessun altro! Da adesso ogni volta che mi vieni in
mente automaticamente penso alle pubblicità con
i Sevenfold xD grazie mille per tutte e due
le
recensioni (si ho visto anche quella allo scorso capitolo, non sono
così stupida visto?) e sono così onorata e mi
gaso tanto che ti
piaccia! Mi raccomando, leggi e recensisci! U.U Ti
devo
trattare come facevo con Frank, se no nessuno mi calcola e mi ama
ç__ç ccherzo amore xD ci
sentiamo prestissimissimo, ti amo tanto!!
Alla
prossima Ladies and Gentlemen, vi amo *W*
|
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Capitolo 6 *** Tu come aria in vena sei; 1998 ***
Capitolo 6:
Tu come aria
in vena sei; 1998
03
Giugno 1998,
Casa Haner
Sentirsi
così uniti, e volerlo essere per sempre.
La
profondità di un bacio, che non dispiacerebbe affatto se
fosse eterno.
Matt
non riusciva ad addormentarsi nonostante il totale rilassamento
provocato dall'orgasmo, assillato com'era da quella presa di coscienza:
il tempo che fugge.
Si
voltò verso Brian, e realizzò che non sarebbe
stato così per sempre; non poteva essere altrimenti. Avevano
festeggiato il primo anno insieme con un'intera giornata dedicata al
romanticismo -ovviamente Brian ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma
l'altro aveva insistito- e si era conclusa con la scopata più
bella di sempre. Ormai non c'era più nessuna vergogna o
paura, si spogliavano vicendevolmente spinti solo dalla passione e dal
desiderio e nient'altro contava, oltre il loro amore.
Il
suo ragazzo si era accasciato al suo fianco dopo aver raggiunto l'apice
massimo del piacere e si era addormentato subito, tenendolo
però ben stretto con un braccio sulla pancia.
Il
tempo doveva fermarsi, a volte era necessario che accadesse, ma nessuno
era in grado di farlo purtroppo. Gli pareva quasi di vederli, i
secondi, scorrere davanti ai suoi occhi fino alla fine di tutto.
“Masochista
del cazzo...” mormorò tra sé,
intrecciando due dita tra i capelli corvini dell'altro.
Sperò
che Brian l'avesse desiderato per sempre.
Per
allontanare quei pensieri decise che forse era meglio vestirsi e uscire
da quel mondo incantato che sapeva di Brian, solo e soltanto Brian.
Con
delicatezza spostò il braccio che lo bloccava e si mise a
sedere sul letto.
“Amore
sei un elefante...” mormorò stancamente Brian con
la bocca impastata, nascondendo subito dopo il viso sotto le lenzuola.
“Scusa
Bri.” rispose Matt, sorridendo debolmente.
“Dove
vai stupido? Vieni qui che ho bisogno di altre coccole.”
aggiunse dopo qualche istante, mentre cercava di riavviarsi i capelli
da sotto le coperte.
“Devo
andare, tra un po' tornano i tuoi.”
“Mamma
dormirà fuori e mio padre ignora la mia esistenza
perciò muovi il tuo bel culone sexy e vieni qui sotto che ti
voglio ancora.” decretò deciso, nonostante la voce
fosse attutita dal tessuto. “E non provare a
replicare.” aggiunse subito dopo. “So dove
abiti.”
Matt
non riuscì a trattenersi, rise di gusto e poi si
sdraiò di nuovo nascondendosi con il suo amato.
“Ti
amo fossettone.”
04
Giugno 1998, Huntington High School
Il
caldo era asfissiante, il sudore penetrava persino nel cervello e
seguire le lezioni era a dir poco impossibile. La lezione di storia era
appena iniziata e Zacky sognava già di fuggire a gambe
levate.
La
scuola stava volgendo al termine, le giornate era splendide...
perché ostinarsi a farsi i fatti di gente che aveva vissuto
secoli fa?
E
poi, considerando il mondo attuale, non è che abbiano fatto
questo gran lavoro...
L’oceano
lo stava chiamando, desiderava solo immergersi nell’acqua
fresca e guardare le ragazze in bikini. Il suo sguardo era decisamente
assorto e nonostante fosse puntato sull’insegnante, non stava
ascoltando nemmeno una parola. Ovvio.
“Ehi
Baker...”
Matt
gomitò al suo fianco, parlando a bassa voce.
Tutti
i sogni idilliaci del’altro andarono in frantumi e sbuffando
si girò a guardare il suo compagno di banco
nonché la sua più grande scocciatura. Aveva gli
occhi spenti, avrebbe scommesso il suo corpo che c’era di
mezzo Brian.
“Dimmi
Mattie caro.” Rispose, impegnandosi per essere il
più gentile possibile.
“Non
mi sento amato.”
Le
sue parole erano amare ed era più che evidente che ci avesse
pensato molto prima di dirle; era quello che sentiva davvero. Zacky era
più che certo che stesse fraintendendo tutto, che Brian lo
amava più di qualsiasi altra cosa – Brian non
potrebbe vivere senza Matt – ma allo stesso tempo doveva
consolarlo, doveva fargli vedere ciò che al suo cuore
innamorato era celato.
“E
perché scusa? Ieri avete festeggiato il vostro primo anno
insieme e mi pare che sia andato tutto bene.”
“Sì
infatti, fino a quando non ha voluto che andassi con lui in un locale
insieme a suo fratello e a degli amici.” L’altro
sbuffò, e questo irritò decisamente Matt.
“Se non hai voglia di ascoltarmi, basta dirlo eh.”
Zacky
gli diede una botta, beccandosi un’occhiataccia da parte
dell’insegnante.
“Ma
sei scemo? No scusa, sei solo fottutamente paranoico. Sbuffo
perché conosci Brian, eppure cadi sempre nelle stesse cose.
Ha bisogno dei suoi spazi, dei suoi momenti e tu lo sai. Ti ama tanto,
solo che non può stare sempre con te.”
“Promettimi
che andrai a parlargli.” Matt si era subito illuminato e, per
sfortuna dell’amico, aveva sfoderato le sue adorabili
fossette. Capiva perfettamente perché Brian lo amasse
così tanto, era impossibile non amare Matt con le sue
fossette. Le paranoie erano comprese nel pacchetto, si capiva.
“O-Ok
ci andrò, ma smettila di abbagliarmi.”
Blaterò alla fine, sfiduciato.
Lo
odiava, odiava quello che stava diventando uno dei suoi migliori amici.
La
ricreazione doveva essere un momento di totale relax durante la
giornata scolastica, ma ovviamente a Zacky non era concesso nemmeno
questo. Era stato coinvolto in gioco decisamente infantile e non
aveva fatto che maledirsi sin dal primo momento in cui aveva accettato.
La
sua unica fortuna fu quella di trovare Brian in fretta, era sulle scale
a fumare distrattamente. Matt non era nei paraggi, doveva cavarsela da
solo.
“Ciao
Brian...” lo salutò, cercando calore nella sua
voce. Non gli era uscito bene, sembrava già piuttosto
nervoso infatti.
“Che
c’è Zack?”
“Eh?
Niente Bri niente. Perché, deve sempre esserci
qualcosa?” Tremava, tremava come una mocciosa.
“Perché
tremi e perché sei spaventato a morte. Siamo un pochino
nervosi?”
Brian
ridacchiò divertito, inspirò un po’ di
fumo, e poi provò a farsi serio.
“Avanti
dimmi cos’ha il fossettone.”
“Non
si sente amato Bri, si sente escluso.”
Zacky
la buttò lì, forse un po’ troppo
diretto, o forse troppo stupido a farsi tutti quei problemi. Brian
lasciò cadere la sigaretta a terra, non sembrava contento o
tranquillo.
“Matt
così mi opprime.”
All’improvviso
non era più Giugno, Zacky alzò il viso al cielo
aspettandosi di veder scendere la neve. Anche se ad Huntington Beach,
nessuno l’aveva mai vista.
“Che
vuoi dire scusa?”
“Che
non ci sto capendo più niente Zacky, mi sento solo uno
stronzo.”
Dominil’s
corner:
Dopo un po’ di assenza –un bel po’- per
diversi motivi tra cui l’ispirazione vacante, ce
l’ho fatta ad aggiornare. Beh questo capitolo è un
po’ così, cosiddetto di passaggio ma credo e spero
chiarisca almeno un pochino le varie relazioni di amicizia e non, e
comunque prepara alle ‘sorprese’ future.
Che dire, mi hanno fatto troppo piacere le vostre recensioni, a cui
rispondo singolarmente *w*:
friem: ahahahahah no era erba come maria ma hai
ragione tu, forse avrei dovuto specificare meglio xD Ti ringrazio del
tuo costante supporto, davvero. Un bacio.
jessromance: amore mio so quanto attendi gli
aggiornamenti, sappi che sei una spinta in più a farlo :)
ahahah si sono cattiva lo so u.u eeeh non so se riaggiusto tutto sai?
Dai poi vedrai tu, niente spoiler. Bacioni.
Crazy_Me: cara si concordo con te *w* è
stato un capitolo movimentato, in contrapposizione con questo
più tranquillo. Che altro dire, ti ringrazio come sempre dei
complimenti che aumentano esponenzialmente la mia simpatia verso di te
xD Besitos.
ErisValentine: si, concediamoci al fascino di Bri a
volte xD ahahahah tu ne sai qualcosa di allergie vero? Povera hun...
Adesso vedrai che si rovina tutto con questi idioti! Ora sei a Zurigo e
non puoi leggere, ma poi voglio il commento u.u Bacio.
Chemical Lady: oddio oddio oddio i complimenti fatti
da te sono *w* ti adoro troppo come scrittrice (non recensisco mai,
ccusa ç_ç) però mi piaci un sacco xD
Beh spero di non deludere le tue aspettative e grazie di tutto!
Public Enemy: ciao cara e grazie mille per i
complimenti! E’ sempre bello avere una nuova lettrice e in
più mi lusinga un sacco :) Mi auguro che le aspettative che
hai per questa fic non vengano smentite con questo capitolo o quelli
seguenti, ovviamente mi farà sempre piacere avere un tuo
parere. Sono contenta davvero, grazie mille e alla prossima.
Ovviamente mille grazie a tutti quelli che mi sostengono, vi amo alla
follia.
Alla prossima, as soon as possible :D
Dominil
|
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Capitolo 7 *** Hollywood Whore; 1998. ***
Capitolo 7:
Hollywood Whore; 1998
Pontile
di Huntington Beach, 11 Giugno 1998.
Nuvole
scure erano le ospiti che l’orizzonte doveva accogliere quel
giorno: tempo insolito per Huntington Beach, soprattutto
d’estate.
La spiaggia non era molto affollata anche se, data l'ora, si
presupponeva che molti erano al riparo nel fresco delle loro
abitazioni.
Matt infondo non aveva mai capito quel modo di fare,
non riusciva a rimanere in casa e guardare il paesaggio sciogliersi
dietro una finestra con l’aria fresca del condizionatore sul
collo.
Lui doveva far parte del paesaggio, sciogliersi insieme alla sua
terra.
Guardò distrattamente l’orologio.
Distrattamente
perché sapeva che avrebbe anche potuto aspettare
un’eternità e
nulla sarebbe cambiato. Sarebbe rimasto lì, solo, a
distruggere il
suo piccolo cuore.
Sin dal risveglio quel mattino aveva percepito
che ci fosse qualcosa che non andasse, ma in cuor suo aveva sempre
cercato di convincersi che si stesse sbagliando, era una giornata
come un'altra dove nulla sarebbe cambiato.
Brian si era stranito
da più di una settimana ormai, avevano cominciato a vedersi
sempre
meno e, anche se Matt fingeva di non accorgersene, sapeva che gli
stava nascondendo qualcosa. Aveva l'impressione che la loro storia
fosse finita ancor prima di iniziare.
Inevitabilmente la mente
vagava verso ricordi che non erano mai sembrati cosi' lontani: il
primo bacio, gli sguardi imbarazzati e l'amore consumato in segreto.
C'era qualcosa di perfetto nella loro relazione, loro due soli contro
il mondo intero aveva un non so che di eroico.
Matt aveva perso
Brian per sempre, se n'e' andato cosi' com'era arrivato, sparito nel
nulla come se non fosse mai esistito; aveva infranto la loro
tradizione che andava avanti da quando erano bambini e il patto di
sangue fatto in seguito. Sarebbero morti dentro, morti di dolore per
non essere rimasti amici per sempre.
Aveva fatto una promessa a se
stesso, senza saperlo, sarebbe rimasto li su quella panchina a
guardare l'oceano per tutto il giorno fino a quando il sole sarebbe
calato del tutto, e la fine del giorno avrebbe coinciso con la fine
del suo primo vero amore. Non si era mosso di una virgola, il respiro
era regolare e non indossava nessuna espressione in particolare:
spogliarsi di tutto cio' che era stato per reinventare se stesso ed
essere colui che avrebbe sempre dovuto impersonare.
L'unico punto
interrogativo che pero' ancora lo infastidiva, era il motivo per cui
l'avesse lasciato. D'altronde l'aveva amato come nessuno prima
d'ora.
"Non nasconderti nel passato, corri a scoprire il tuo
futuro Matt."
Un'altra ennesima entrata teatrale, altri
odiosi modi di fare megalomani. Eh no, questo non e' proprio il
momento.
"Va a cercarti un'altra panchina Sullivan."
"Certo
che vengo a sedermi accanto a te, sei gentile." Rispose
avanzando, per poi sedersi.
"Risparmiami, non voglio sapere
nulla."
"Guarda che io non so nulla. Ho solo incontrato
Brian con Michelle e mi sono fatto due conti."
Matt esalo' un
sospiro, adesso cominciava a stare male davvero. E la cosa che
più
non sopportava era avere Jimmy li' vicino. Perche' Jimmy, nonostante
tutto, conosceva Brian meglio di lui; Brian gli aveva permesso di
conoscere dei lati che a lui aveva negato.
"Non avrebbe mai
voluto farti del male, credimi. Questo lo so per certo perche' ti ama
da impazzire."
Ecco grazie Jimmy, grazie Dio.
"Jim va
via... Jim ti prego..."
Lacrime tiepide cominciarono a
bagnare le sue iridi, per poi scivolare giu' lungo le guance. Gli
bruciavano la pelle.
L'altro provo' ad allungare le braccia come
per abbracciarlo, ma Matt si alzo' in piedi agitandosi e imprecando
contro di lui.
"Lasciami cazzo te ne devi andare, chiudi
quella cazzo di bocca non voglio più sentir parlare di
Brian!"
Agitava i pugni contro il petto dell'altro ragazzo
solo per pochi istanti, era gia' esausto e non pote' far altro che
lasciarsi avvolgere da un abbraccio e sperare in qualcosa di
migliore.
"Andra' bene Matthew, andra' bene."
Finalmente,
direte, finalmente questa sciagurata si e' decisa ad aggiornare. Non
ho scusanti, l'ho detto mille volte ormai, sappiate solo che non lo
faccio apposta. La catastrofe preannunciata e' arrivata, spero che il
capitolo sia scritto bene e non noioso.
Grazie a:
Friem:
ciao cara le tue recensioni sono sempre gradite, lo sai. Si e' vero,
Matt non fa spesso l'insicuro ma a volte ci vuole dai altrimenti e'
monotono. Grazie mille e alla prossima :)
Public_Enemy:
*W* il tuo comportamento ossessivo compulsivo mi lusinga! Non ti
ringraziero' mai abbastanza per tutti i complimenti (sinceramente non
credo di meritarli vabbe') e sono contenta che ti piaccia la storia.
Purtroppo credo che questa sia la catastrofe che ti aspettavi...
Scusa T.T aspetto una recensione eh, kiss just for you!
Jessromance:
amore purtroppo l'ispirazione se n'era andata di nuovo T.T grazie
mille per tutti i complimenti ti adoro!
Crazy_Me:
ahahahah si hai perfettamente ragione a usare quella faccina, e' una
cosa un po' strana quel capitolo prima zucchero poi catastrofe. Come
hai potuto leggere quello zuccone di Brian ha dato sfoggio di se' -.-
a presto e grazie mille come sempre <3
Un bacio a
tutti,
Dominil.
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Capitolo 8 *** Lascia che bruci Zack, lascia che bruci;1998 ***
Capitolo
8:
Lascia
che bruci Zack, lascia che bruci; 1998
Johnny's,
Pool & Booze - Spiaggia di Huntington Beach, 11 Giugno 1998.
Le
serate al Johnny's erano sempre le migliori, almeno nei ricordi di
Zachary Baker. Avevano certo i loro pro e contro - tra i contro si
potevano annoverare le terribili sbronze che prendeva tutte le volte
- pero' non poteva rinunciare al biliardo, cominciava ad essere
dipendente da quel gioco. Anche quella sera il locale era pieno ed
aveva riconosciuto molti ragazzi del suo liceo... In cuor suo sperava
di incontrare anche Matt possibilmente con Brian, cosi' almeno
avrebbe potuto star sicuro che nessuna catastrofe fosse ancora
avvenuta. Dell'ultimo discorso che avevano fatto non era rimasto
soddisfatto, e certamente Matt non si meritava di essere trattato in
quel modo. A volte era invidioso, odiava terribilmente come si
guardavano e odiava essere accerchiato da tutto quell'amore senza
pero' farne parte; non avere qualcuno che gli facesse battere il
cuore cosi' forte come quello del suo amico, insomma.
Una ragazzo
della sua compagnia gli diede un colpetto sul braccio allontanandolo
da quei viaggi mentali. Era come se il locale fosse riapparso tutto
all'improvviso, i fari al soffito ripresero a bruciargli quasi gli
occhi e la musica di sottofondo riprese a pulsare nella cassa
armonica del suo petto.
"Zacky ti vuoi muovere?"
Il
diretto interessato mormoro' un sì a denti stretti per poi
posizionare la stecca sul tavolo e dare il colpo.
"E' solo
questione di culo!" Esclamo' l'amico, non appena la palla rossa
venne spinta dentro dalla bianca che pero' rimase in gioco.
"Lo
sarebbe, se non avessi gia' vinto due partite!"
Risero e si
scambiarono battute su chi fosse il più forte, poi Zacky
appoggio'
la propria stecca e si allontano' nella mischia. Con un'occhiata
individuo' il bancone con gli alcolici e maledisse se stesso e la sua
eta': perche' aspettare i 21 anni per poter bere? Un bicchiere di
Jack ci stava tutto in quel momento.
A stento riusciva a camminare
tra la folla, era tutto un salutarsi con un cenno della mano e
scambiare sorrisi a ragazzi quasi sconosciuti.
E proprio in quel
momento la mancanza che sentiva verso Matt comincio' ad essere
pompata insieme al suo sangue.
E proprio in quel momento i
suooi
occhi azzurro-verdi incrociarono i nocciola di Brian.
Con uno
slancio involontario fece per andargli incontro - rischiava di
travolgere decine di persone con la sua grazia, cazzo - ma poi lo
stesso istinto che l'aveva fatto scattare lo blocco', le gambe
rimasero al loro posto non appena una biondina apparve. Zacky non
pote' fare a meno di notare la fermezza con cui stringeva il braccio
di Brian il quale, zuccone com'era, non si ribellava a
quell'imposizione ma anzi, abbasso' lo sguardo fingendo di non averlo
visto e si allontano' tuffandosi tra la gente, probabilmente con una
scusa.
"Tesoro usciamo, andiamo in un
posto un po' più
intimo." Sussurro' Brian nell'orecchio della nuova conquista,
convinta che questa avrebbe accettato senza esitare. Aveva solo
bisogno di una boccata di aria fresca e tutto sarebbe andato bene, il
senso di colpa che bruciava sotto la pelle si sarebbe spento e
l'avrebbe lasciato in pace.
Spalancare la porta del locale
gli
diede sollievo, anche se sinceramente la presenza di Michelle lo
stava infastidendo. Le loro spalle si sfioravano ad ogni passo e in
un istante la mano di lei fissa nell'incavatura del braccio scivolo'
sulla sua e la strinse con un movimento labile.
Si volto' a
guardarla in viso e acui' l'occhiata per cercare di memorizzare la
femminilita' dei suoi tratti incorniciati da una cascata dorata.
Che
c'entrava Matt con quella ragazza?
Se erano vicendevolmente
estranei, perche' rivedeva gli occhi verdi di lui e le fossette su di
un 'espressione che non gli apparteneva?
Aveva commesso l'errore
più grande di tutta la sua vita e che avrebbe rimpianto per
sempre
solo da poco ore, eppure si sentiva gia' mangiucchiato dal
peccato.
Nemmeno una parola, aveva
lasciato che la vigliaccheria
parlasse per lui.
"Ti va di andare in spiaggia?"
Scusa
Michelle, tu non c'entri niente con le mie colpe.
Scusa Matt. Tu
non c'entri più niente con la mia vita.
Brian scosse la testa.
"Perche' proprio la spiaggia? Ci sono decine di posti..."
"Ma
l'oceano deve essere splendido in una serata cosi' limpida!" Un
sorriso e un bacio a fior di labbra. "Per favore Bri, staremo
poco."
Con un sospiro diede il suo
consenso forzato che
Michelle interpreto' come un gesto d'amore, come un dolce sacrificio
che Brian avrebbe affrontato solo per farla contenta.
Non ti
accorgerai mai Michelle, che non ti ho mai amata.
Fecero per
allontanarsi quando un altro frammento proveniente ormai dal passato
gli si conficco' nella schiena come un'ascia.
"Haner dove
cazzo stai andando?"
Non riusci' a non fermarsi, a
correre
lontano con Michelle facendo finta di non aver sentito. Un'occhiata
si poteva evitare, ma non uno Zacky sbraitante.
Michelle si era
voltata come lui, aveva gli occhi spalancati e una faccia un po'
spaventata.
Brian non aveva trovato la
forza di dire qualcosa,
aspettava impaziente l'inizio della fine, della tempesta.
"Mi
hai sentito o stai ancora facendo finta di non vedermi?"
"Michelle
tesoro aspettami qui un attimo, vado a vedere cosa vuole per povero
ragazzo."
La distanza che lo separava da
Zacky venne percorsa
in brevissimo tempo. Voleva, desiderava ardentemente che qualcuno lo
prendesse a schiaffi e gli buttasse in faccia tutto lo schifo che
era; forse questo avrebbe messo a tacere per un po' la
coscienza.
"Zacky-per-favore-non-urlare-lasciamo-spiegare."
Disse a bassa voce e cosi' velocemente da rischiare di mangiarsi
qualche parola.
"Ti ascolto." Rispose l'altro
gia'
arreso. "Anche se non dovresti dare a me le tue
spiegazioni."
"Io... Io mi sento una merda e
vorrei solo
andare da Matt e chiedergli scusa per tutto. E' il mio migliore amico
e il ragazzo che amo."
"E allora fallo."
La
schiettezza gelida di Zacky lo stava facendo agitare ancora di
più,
avrebbe cominciato a sudare se non fosse gia' madido a causa della
temperatura estiva.
"Non posso." Brian sospiro'.
"Cosi'
come non ho potuto dirgli di persona che non potevo più
stare con
lui. E adesso scusami ma devo andare."
"Sei solo uno
stronzo Haner."
"No Baker, sono solo un
vigliacco."
Detto questo Brian si volto'
tornando dalla sua
ragazza e Zacky capi' che non ci sarebbe stato più nulla da
fare.
Quell'idiota aveva distrutto la sua vita sentimentale con le sue
stesse mani e ne era consapevole, ma nonostante cio' non aveva
intenzione di rimediare al madornale errore.
"Scusa ancora
tesoro. Adesso possiamo andare."
"Ma cos'e'
successo?"
"Oh nulla di importante,
tranquilla." Le
prese il viso tra le mani per poi baciarla. Michelle schiuse le
labbra e dimentico' l'accaduto.
Le strade erano quasi deserte,
i
marciapiedi occupati solo da poche coppiette come la loro. Brian
vedeva il proprio futuro e le espressioni che avrebbe assunto nei
gesti degli altri. Le forme del pontile andavano delineandosi man
mano che i due si avvicinavano, appariva imponente come un demone
proveniente dal passato.
"Amore dai sbrigati!"
Michelle
fece qualche passo in avanti senza staccare la mano da quella del suo
ragazzo e, dopo aver sorriso, lo bacio' di nuovo.
Su una cosa
aveva ragione pero', l'oceano quella sera era davvero stupendo
nonostante il pomeriggio non fosse stato dei più limpidi.
Era il
compagno di una vita, ma solo adesso si rendeva contro che ormai
aveva perso tutta la magia.
Infondo era solo un mucchio di
acqua
salata.
Scesero sulla sabbia e Brian
non voleva guardare, si
sarebbe strappato i bulbi oculari se avesse potuto.
Stavano
calpestando la stessa, stessissima sabbia che anni prima aveva
accolto quella singola goccia di sangue che si erano lasciati
scappare durante il patto, quando decisero di intrecciare i loro
destini per sempre.
Scusa Matt, scusa Michelle.
"Bri,
guarda..." Gli sussurro' la ragazza in un orecchio non appena
furono seduti.
L'altro segui' il dito di lei
puntato verso
un'ombra ad un paio o forse tre metri lontana da loro. Gli occhi gli
si inumidirono all'istante, riconobbe subito il profilo e la
corporatura robusta. Brian chiuse gli occhi con uno scatto e
abbraccio' Michelle, la fece accucciare su di lui per poi cominciare
a coccolarla.
"Oh scusate, vi lascio." Disse
il ragazzo
alzandosi, era meglio lasciare la coppietta in pace. Hanno molto da
fare.
Matt sorrise sornione e li
oltrepasso', sparendo verso la
strada.
A quel punto Brian si lascio'
accarezzare e quasi non si
mosse più da quella posizione impietrita, sentiva solo il
cigolio
del suo cervello che lavorava freneticamente.
Matt distrutto, Matt
annientato, gli aveva dato il colpo di grazia con l'abbozzo di un
sorriso. Michelle gli scocco' un bacio sul collo e lui rabbrividi',
improvvisamente convinto di fare la cosa giusta. Con una donna
accanto non avrebbe avuto problemi, si sarebbe sposato, avrebbe avuto
figli e sarebbe morto soddisfatto e approvato da tutti... Ma non
felice, da allora non lo sarebbe stato mai più.
Scusa Matt, scusa
Michelle.
Perdonate un inutile codardo.
TA-
DAN!
Non
immaginate che eccitazione che ho addosso per aver postato in fretta,
nonostante la brutta giornata sono riuscita a terminare il
capitolo.
Come
immaginavo, Brian si e' preso un sacco di improperi ma almeno non e'
solo uno stronzo. Un po' e' comprensibile, lasciare Matt e' un'eresia
siamo d'accordo, ma qualche motivazione che va dalla sua parte ce
l'ha pure lui.. Aspetto i vostri commenti a riguardo, ovviamente
:)
Il
mio grazie ve lo dovete beccare tutte le volte, ma io vi adoro troppo
v.v e amo soprattutto quando ci sono nuove recensitrici (come questa
volta):
Public_
Enemy:
sono sincera, non avrei pensato all'effetto che avrebbe potuto fare
Hollywood Whore se ascoltata durante la lettura... Pero' in effetti
ci stava xD Spiata? Vuol dire che abbiamo molto in comune ._. Sono
tanto curiosa di sapere le tue considerazione su Bri v.v a presto, un
bacio!
Crazy_Me:
sono stata brava stavolta nella tempistica, vero tesoro che mi fa
sempre i complimenti? ** ti do un'anticipazione che anticipazione non
e', pero' sappi che nel prossimo cap si sapranno le decisioni amorose
dei due baldi giovani. See ya soon <3
Friem:
si Jimmy e' stato carinissimo sono d'accordo, mi faceva tenerezza
mentre scrivevo. Siccome segui spesso le mie storia, penso avrai
capito che ritengo Brian un po' stupido e stronzo xD fammi sapere
cosa ne pensi di questo capitolo! L'assenza era dovuta alla vacanza a
Toronto, poca ispirazione e la mancanza di una connessione internet
:D bacio!
B_Lady:
finalmente dopo 2 anni e mezzo qui su efp ho trovato una compaesana
*___* mi sono emozionata troppo xD ma sei proprio di pescara?
Passando alla fic mi fa piacere che l'hai sempre seguita ma spero
continuerai a recensire ;) Siii Jim voleva solo essere carino povero
il mio ciccio! A presto, un bacione ancora più grande
perche' sei
abbruzzese u.u
two_dollar_bill:
ahahahahah ma figurati, l'importante e' arrivarci! Grazie mille per
tutti i complimenti (mi ci vogliono visto che sono priva di autostima
._.) ovviamente fanno sempre piacere. Diciamo che Syn stavolta non e'
stato solo stronzo, quando si lascia una persona che si ama c'e' una
dinamica psicologica molto più complessa x me. Non l'ho resa
del
tutto esplicita perche' volevo lasciar da pensare anche un po' al
lettore ma spero si capisca cio' che volevo dire :) Riguardo ai
pairing ti anticipo che lo scoprirai nel prossimo capitolo. Un bacio
e grazie ancora!
jessromance:
si amore finalmente ce l'ho fatta porca miseria, per me e' sempre un
parto (e ne sono un esempio le mille mila ff incomplete) xD si Brian
e' un idiota, si sa u.u
Al
prossimo aggiornamento, pipol!
Dominil.
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Capitolo 9 *** Poi sono scappato nel cesso del bar; 2013 ***
Capitolo 9:
Poi sono scappato nel cesso del bar; 2013
11 Giugno 2013
L'anniversario
della fine di tutto, di una vita iniziata senza voglia,
aspirazioni... Anniversario di una vita cominciata solo per paura
della paura della morte e ricercata soprattutto nelle persone
sbagliate.
Matt
ricordava tutto di quella sera, in realtà ricordava ogni
particolare
della sua prima e forse ultima storia d'amore, di quelle relazioni
che proprio per la loro improbabilità e forse soprattutto
per le
loro fini tragiche, ti rimangono dentro più di qualunque
cosa bella.
Sembra quasi che si provi piacere nel dolore e non è affatto
una
contraddizione; l'uomo, da buon masochista qual è, ama
crogiolarsi
nelle proprie lacrime.
Le
piccole rughe sulla fronte di quello che ormai era un adulto fatto e
finito si incurvarono leggermente per osservare il liquido ambrato
che roteava nel piccolo bicchiere di vetro.
Con
un sorso lo svuotò, per poi tossicchiare debolmente.
"Un
altro per favore." mormorò al barista che rispose con un
cenno
di assenso.
Il
suo sguardo riprese a perdersi nelle bottiglie di fronte a lui oltre
il bancone, leggeva distrattamente le etichette pensando a niente in
particolare, solo cercando di non rivivere quella sensazione di
abbandono che lo aveva perseguitato per troppo tempo. Purtroppo
peroò, ogni anno si ritrovava a pensare a lui, a Brian, e a
chiedersi il perchè di quella scelta. Quasi non l'aveva
più visto
da quel giorno, fino a quando poi venne a sapere che si fosse
trasferito a Los Angeles con la sua amata Michelle. Il signor Haner
gli aveva detto che quello sarebbe stato il luogo adatto per il
giovane chitarrista di trovare la sua strada ma, se effettivamente
l'avesse trovata, Matt non lo sapeva. Si sentiva solo più
stupido al
pensiero di come era stato lasciato, di come fosse stato ingenuo a
credere che Brian sarebbe stato con lui per sempre.
Ha
infranto il nostro fottuto patto di sangue, ha rovinato
tutto.
Continuò
così a mandar giù un cicchetto dopo l'altro fino
a sentir la testa
girare. Ripercorreva con la mente i loro incontri al pontile, la loro
prima volta, lo sguardo colmo di vergogna che lo aveva seguito mentre
si allontanava dalla spiaggia. Brian lo aveva riconosciuto
perfettamente, sapeva per certo che Matt aveva assistito alla loro
patetica scena romantica e che lo aveva perso per sempre. Ma questo
non aveva cambiato nulla, Brian non l'aveva rinncorso e baciato come
nei migliori e peggiori film d'amore, Brian aveva lasciato che se ne
andasse come se non gli fosse mai importato di nulla.
Jimmy
e Zacky c'erano stati per lui, gli erano stati vicino e lo erano
ancora, i suoi migliori amici di sempre. C'era anche sua moglie, la donna
che era riuscita a far di lui un uomo migliore raccogliendolo dalla
sua disperazione. C'erano tutti, tutti tranne Brian che gli aveva
fatto battere forte il cuore.
Battere
forte il cuore, sto diventando patetico.
"Sa
qual è la cosa più buffa? Nonostante l'avessi
visto con i miei
occhi continuavo a credere nel nostro amore.."
"Cosa
ha detto scusi?" rispose il barista alzando il viso verso
Matt.
"Nulla
non si preoccupi, borbottavo tra me."
"Forse
dovrebbe andare a casa, ha bevuto troppo. Se vuole le chiamo un
taxi."
"Grazie
ma non serve. Sto benissimo."
Matt
si passò una mano sul viso, sospirando. Nonostante fossero
passati
ben 15 anni, Matthew Charles Sanders era ancora completamente,
fottutamente, decisamente innamorato di quel bastardo di Brian e non
poteva farci proprio niente.
Voltò
il busto di quarantacinque gradi facendo così per alzarsi da
uno
sgabello quando una figura scura si mosse quasi correndo verso la
toilette maschile. Il ragazzo si mordicchiò un labbro,
pensieroso,
poi scosse la testa e si alzò finalmente in piedi. Voleva
uscire dal
locale e tornarsene a casa ma era sicuro della chioma corvina che
aveva visto per una frazione di secondi.
Brian
è a Los Angeles si ripeteva, Brian non può essere
qui.
Eppure
Matt era sicuro di averlo appena visto.
Senza
pensarci ancora troppo decise di seguirlo, voleba guardare in viso
chiunque fosse là dentro. Aprì e poi
sbattè la porta con veemenza,
poi rischiò di cadere scivolando sul pavimento.
"Che
cazzo ci fai qui?!" urlò mantenendosi con una mano
al
lavandino.
"Buonasera
anche a te Mattie." Brian sorrise debolmente e fece ciao con la
mano. "Come te la passi?"
"Sei
solo un farabutto bastardo." mormorò l'altro avvicinandosi
repentinamente all'amante tanto desiderato fino a far si che
appoggiasse la schiena al muro. I loro visi erano vicinissimi,
inspiravano reciprocamente i loro fiati di alcol e nicotina. Brian
continuava ad avere quel sorriso beffardo sulle labbra, Matt non
riusciva a frenare la rabbia.
"Perchè
sei ad Huntington Beach? Perchè sei tornato?"
Respirava
a fatica, il cuore batteva troppo velocemente e sentiva che prima o
poi gli sarebbe venuto un infarto. Il peso emotivo cominciava a
dargli fastidio, cominciava a non sopportare più tutto
questo. Paura
e desiderio si insinuavano tra le sue membra lasciando si che
l'adrenalina circolasse libera tra le sue vene, pompata insieme al
sangue.
"Ehi
ehi tranquillo amico.. Sono venuto a trovare i miei."
A
quel punto Matt lasciò la presa sulla collottola di Brian e
riprese
a respirare regolarmente. Per un secondo aveva sperato che fosse
tornato per lui, ovviamente non era così. Rimase imbambolato
per più
di un istante, ripercorreva i tratti somatici di quello che era stato
il suo ragazzo, forse per troppo poco: gli occhi nocciola dal tratto
deciso, le lavvra carnose, i denti bianchi e perfetti, quel maledetto
ciuffo di capelli neri che non era mai a posto...
Lo
baciò.
SBAM.
Via
le magliette, via i pantaloni e vai di baci appassionati con tanto di
lingua come due ragazzini arrapati. Brian mordicchiava Matt ovunque,
quest'ultimo era un'esplosione di piacere. Nessuno dei due sapeva
bene cosa stesse succedendo, tutto capitava troppo in fretta per
poterlo fermare e d'altronde avevano molte cose in sospeso e
bisognava recuperare.
"Michelle
non ne sarà felice..." mormorò Matt tra un gemito
e l'altro,
mentre l'uomo della sua vita stava per voltarlo e prepararlo al
piacere massimo e puro.
"Io
ho rovinato la tua vita, ma tu ti prego non rovinare questo
momento."
Si
baciarono a lungo questa volta, baci aggressivi che lasciavano spazio
solo al risentimento.
"Ti
amo Sanders."
Fecero
l'amore a lungo, in un determinato momento convenirono che fosse
meglio appartarsi in una cabina della toilette, nonostante sarebbe
stato comunque difficile nascondere le loro effusioni.
Solo
quando cominciarono a rivestirsi, Matt si rese conto dell'enorme
stronzata che aveva appena compiuto; aveva tradito la sua donna, la
sua famiglia, la sua dignità. Stava perciò per
andarsene senza dire
nulla, forse più arrabbiato di prima.
"Dove
stai andando con tutta questa fretta?"
"Mia
moglie mi sta aspettando, sarà anche preoccupata a morte."
"Anche
la mia, ma voglio che questa notte sia solo nostra."
"Ma
poi te ne andrai Bri, mi lascerai di nuovo solo." Si
avvicinò e
lo abbracciò forte.
"E'
così che deve andare, abbiamo le nostre vite ma voglio stare
ancora
un po' con te."
"Io
invece no, voglio solo fingere che tutto ciò non sia mai
successo."
Matt
aveva già aperto l'anta della cabina, ma Brian non poteva
permettere
che sparisse una seconda volta.
"Scusami
amore, io non ce l'ho fatta ad affrontare tutto, non volevo deludere
la mia famiglia."
"Allora
è questo che pensi di noi? Pensi che saremmo stati una
delusione?!
Vaffanculo Haner e addio, stavolta sono io che ti saluto per
sempre."
Matt
sparì per sempre dalla vita di Brian, Matt decise che
avrebbe
trovato la sua felicità in altro e che non avrebbe
più perso tempo
con le stronzate. Brian invece rimase lì, immobile,
maledicendo per
la seconda volta la sua impossibilità nel prendere la
decisione
giusta.
Salve
a tutti miei cari lettori, nonostante il tempo passato sono ancora
qui.
Purtroppo sono di frettissima quindi non posso ringraziarvi
singolarmente, sappiate solo che vi amo alla follia e che aspetto
tantissime recensioni da voi che mi seguite sempre :) Sappiate anche
che questo è il penultimo capitolo. E' scritto di getto
quindi non
ho nemmeno controllato la lunghezza ma spero solo che nonostante non
sia chilometrico sia di qualità e che valga la pena di
essere letto.
Grazie ancora, alla prossima asap <3
Dominil.
|
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Capitolo 10 *** Non mi piacciono gli addii, meglio i nuovi inizi; 2013/2023 ***
Capitolo
10:
Non
mi piacciono gli addii, meglio i nuovi inizi; 2013/2023
11
giugno 2013
“Matt...”
La voce di Brian raggiunse le spalle del ragazzo metre una mano gli
si posava sulla spalla. “Anche se stavo per commetterlo, non
credo
di poter sopportare un altro errore. Non lo stesso.”
Il
primo uomo smise di camminare, ma non aveva nessuna intenzione di
voltarsi.
Faceva
male sentire quelle parole, era una vita che le aspettava, eppure gli
stavano suonando totalmente sbagliate; aveva paura che non fosse
Brian a parlare, che si fosse lasciato sopraffare dal senso di colpa
che lo aveva perseguitato per tutti quegli anni.
I
respiri di entrambi erano affannosi anche se non avevano corso, tutto
questo perché i loro cuori avevano iniziato a pompare
più sangue
possibile tanto da far girare la testa.
“Guardami.”
“Brian
sei sicuro di quello che hai appena detto? Ti aspetti che io
abbandoni mia moglie quando tu te ne sei sbattuto per tutto questo
tempo? Lei c'era, sempre, mentre la tua assenza è stato il
macigno
più pesante da sostenere sulle spalle.”
L'altro
avrebbe voluto rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, ma i suoi
pensieri sembravano l'uno più stupido dell'altro e
così rimase
imbambolato aguardare Matt che si faceva a poco a poco più
arrabbiato e deluso.
“Ero
riuscito a comporre quella canzone.”
proseguì. “Volevo
farti una sorpresa.”
“Composi
una canzone al piano, una volta.” disse Matt disteso sul
letto di
Brian, il quale era al suo fianco. Sentiva la spalla dell'altro
sfiorare la sua mentre con una mano gli accarezzava le dita
affusolate. Il moro aspettava che andasse avanti, d'altronde era
abitudine del suo ragazzo iniziare un discorso apparentemente
insensato che poi si sarebbe rivelato essere sempre molto profondo.
“Poi però si stava facendo tardi e dovevo correre
al molo da te,
quindi me la sono dimenticata. Stavo cantando la canzone del secolo e
me la sono e puf, sparita. Sono proprio un coglione.”
Matt
rise sempre di più e anche se Brian da quella posizione non
riusciva
a vederle, era sicuro che due fossette gli stessero contornando le
labbra carnose.
“Sì,
sei un coglione.” rispose, per poi girarsi su un fianco e
allungare
un braccio per cingere i fianchi del suo uomo. “Ma se tu non
fossi
un totale disastro, io non apparirei così
brillante.”
Gli
scoccò un bacio a fior di labbra e Matt storse il naso senza
però
rispondere alla provocazione.
“I
give my heart to you.” canticchiò. “I
give my heart, 'cause
nothing can compare in this world to you... È
l'unica frase che ricordo, Bri.”
“Voltati
e cantala Matt, per favore.”
Brian
allungò un braccio per prendergli la mano e lo costrinse a
girarsi;
anche se avevano fatto l'amore
da poco fu piacevolmente sorpreso di riconoscere la forma del palmo e
delle dita, anche se le dimensioni erano diverse da come le
ricordava.
“Hai
rovinato tutto, idiota.”
Matt
tentò di mollare la presa, ma Brian glielo impedì.
“Sono
qui adesso.”
“Pensi
davvero di poter fare come vuoi, Haner?”
“Voglio
tornare nella tua vita, voglio stringerti forte e vederti sorridere.
Ah sì, voglio anche ascoltare le tue inutili
paranoie.”
Sorrisero
entrambi, anche se Matt più debolmente.
“Ci
vorrà molto tempo e pazienza, prima che tu possa
riconquistare la
mia fiducia.”
“Mi
basta poterti guardare negli occhi e sapere che un giorno le cose
andranno meglio.”
18
agosto 2023, pontile di Huntington Beach
Il
molo di Huntington Beach era illuminato dal riverbero cristallino
dell'oceano e, nei pressi della gelateria, una bambina era intenta a
stringere le mani dei suoi papà nonostante il caldo e il
sudore.
“Cioccolato
e fragola, vero Melody?” chiese Matt abbassando lo sguardo
verso la
testa bionda della figlia.
“Certo
papà.” rispose, per poi sbuffare sonoramente.
“Che
hai?” domandò Brian.
“Ho
caldo e sono stanca di aspettare.”
I
due genitori si rivolsero vicendevolmente uno sguardo eloquente che
sembrava voler dire: ha ripreso tutto da te.
“Va
a sederti a quella panchina laggiù.”
continuò. “Aspettaci là.”
“Guarda
che è la tua copia sputata, Haner.” disse Matt non
appena la
piccola Melody lasciò la sua mano e quella di Brian.
“Ok a parte i
capelli biondi, lo ammetto.” aggiunse poi, dopo aver ricevuto
un'occhiataccia.
Anche
se non avevano minimamente accennatto al passato, entrambi
percepivano una sensazione piuttosto strana stando in fila proprio
lì
dove si erano conosciuti. Erano passati ventiquattro anni e ora la
situazione era completamente cambiata, si era ribaltata, per la
precisione, ma era bello vedere come i loro sguardi erano ancora
complici nonostante tutto quel tempo.
Matt
era solito fare pensieri sulla vecchiaia, sugli attimi che durante la
vita vengono persi, eppure questa volta era Brian a notare, in un
misto di felicità e malinconia, quante ne fossero passate e
quanto
tutto sembrava esser durato il tempo di una stagione. Gli bastava
però volgere un'occhiata veloce a sua figlia, per scacciare
via la
tristezza; toccava alla sua piccola prendere in mano la vita adesso,
doveva cavalcarle lei quelle onde che per molti anni aveva manovrato
lui stesso, facendo un errore dopo l'altro.
“Brian
vieni, tocca a noi.” disse Matt stringendogli la mano, come
per
farlo tornare alla realtà. “Stai bene?”
“Sì
sì, alla grande tranquillo.”
L'altro
non replicò, si limitò a prendere i gelati con un
gran sorriso
sulle labbra.
“Posso
sedermi?”
“Sì,
certo.”
Melody
alzò lo sguardo dalle onde dell'oceano che quel pomeriggio
erano
placide, parevano formare uno specchio, per poi sorridere al bambino
che si stava sedendo al suo fianco. Aveva i capelli biondi come i
suoi, ma la carnagione era sicuramente più scura.
“Mi
chiamo Sam, e tu?”
“Melody.”
rispose prontamente. “E ho due papà!”
“Forte!”
replicò il bambino. “Almeno non ti costringono a
mangiare le
verdure!”
“A
dire il vero papà Matt sì, non posso mai
lasciarle nel piatto.”
commentò amaramente, per poi bloccarsi quando vide i suoi
genitori
avvicinarsi.
“Ecco
il tuo gelato, tesoro.” disse Brian, porgendoglielo.
“E questo
bambino?”
“Tesoro.”
Matt gli aveva già posato una mano sulla spalla, leggermente
allarmato. Non era la prima volta che il suo compagno si mettesse a
fare il gelosone con la loro piccola.
“Sono
Sam.” rispose il bambino, facendosi improvvisamente timido.
“Io
mi chiamo Brian, piacere di conoscerti.”
Cercò
di infondere gentilezza con le sue ultime parole, o avrebbe dovuto
sorbirsi una ramanzina senza precedenti una volta tornati a casa.
“Papà
appena finisco di mangiare posso giocare con Sam?”
“M-Ma
certo tesoro, mi raccomando però fai sempre in modo che noi
possiamo
vederti, ok?”
La
bambina annuì e quando, dopo il gelato, si alzarono entrambe
le
pesti, furono Matt e Brian a prendere i loro posti; si sfioravano
teneramente le dita mentre i loro sguardi erano puntati verso
l'orizzonte.
“Ho
come l'impressione di sapere come andrà a finire.”
commentò Matt
guardando Melody e Sam giocare.
Ridacchiarono
insieme intrecciando le dita l'uno in quelle dell'altro, tremavano
ancora come foglie nonostante tutti quegli anni. La fase
adolescenziale era passata da un pezzo, non passavano più
intere
giornate a sbaciucchiarsi inebriati dai loro stessi ormoni, ma un
abbraccio o anche un semplice contatto avevano ancora il potere di
farli sciogliere come ghiaccioli al sole.
“Lo
spero davvero per loro, spero anche però che sotto questo
punto di
vista nostra figlia sia come te.”
“Con
un esempio come noi, non potrà mai commettere quel genere di
errori.
Smettila però di rimproverarti, capito? Abbiamo costruito
una
famiglia adesso ed è questo che conta più di
tutto.”
Brian
correva verso la panchina del molo con gli occhi umidi, non aveva
nessuna intenzione di scoppiare a piangere davanti a Matt, ma proprio
non ce la faceva a resistere. Aveva una reputazione da difendere e
non poteva distruggerla così, in cinque minuti.
“Che
hai?” chiese l'amico, allarmato, non appena notò
che Brian non
stava bene.
“S-Sei
la mia famiglia, la mia famiglia.” mugolò
soltanto, per poi
abbracciarlo forte. L'altro non disse niente, sapeva che i signori
Haner avevano divorziato e voleva solo fare l'impossibile per far
sorridere quel testone che aveva tra le braccia.
“Forse
per una volta hai ragione.” disse Brian, prima di appoggiare
la
testa sulla spalla di Matt.
I
bambini del molo di Huntington Beach erano cresciuti, ne avevano
passate tante, ma nonostante tutto erano ancora lì, insieme,
si tenevano la mano promettendosi amore eterno, esattamente come quel
lontano 25 luglio 1989, quando un ragazzino incuriosito chiese ad un
altro con i capelli e gli occhi scuri se andava tutto bene.
Adesso
andava bene, da quando c'era Matt Brian non aveva più smesso
di
sorridere.
“I'll
never feel alone again with you by my side.
You're
the one, and in you I confide.
And
we have gone through good and bad times.
But
your unconditional love was always on my mind.
You've
been there from the start for me.
And
your loves always been true as can be.”
Nonostante
ci abbia messo poco più di due anni per scrivere questo
capitolo, ce
l'ho fatta e ne sono davvero felice, sono legatissima a questa storia
e mi piangeva il cuore a vederla incompleta. Sin dall'inizio il
finale doveva essere di tutt'altro tipo e io ero completamente
bloccata, non sapevo da dove iniziare e a questo punto mi viene da
pensare che non riuscivo a scriverlo perché in
realtà l'epilogo di
questa fanfiction doveva essere tutt'altro.
Ah,
preciso che la canzone alla fine del testo è Warmness On The
Soul
dei Sevenfold, anche se penso l'abbiate riconosciuta tutti.
Anche
se moltissime delle persone che seguivano questa storia ora non sono
più neanche attive su questo sito, io le ringrazio dal
profondo del
cuore perché mi hanno sempre sostenuta ed aiutata ad andare
avanti;
ringrazio anche chi, che magari durante la pubblicazione non
conosceva EFP, si è imbattuto in questo racconto ed
è stato
costretto a leggerselo dall'inizio -chiedo scusa- arrivando fin qui.
Un
ringraziamento speciale va però a Schecter
che man mano mi sta costringendo a dare una fine a tutte le mie
storie incomplete.
Alla
prossima avventura guys, un bacio enorme!
Dominil.
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