Il sole esiste per tutti

di angelikakiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei un idiota ***
Capitolo 2: *** Non ce la facevo ***
Capitolo 3: *** Odio i ragazzi ***
Capitolo 4: *** Sfigati in balia delle donne ***
Capitolo 5: *** Grimmauld Place ***
Capitolo 6: *** Sull'aereo ***
Capitolo 7: *** Doccia, schiaffo, bacio ***
Capitolo 8: *** La mia prima notte con te ***
Capitolo 9: *** Fratelli come prima ***
Capitolo 10: *** Finitem Incantatem ***
Capitolo 11: *** Buon compleanno, Harry ***
Capitolo 12: *** Il resto poteva attendere ***
Capitolo 13: *** La vita è troppo breve ***
Capitolo 14: *** Forse è meglio così ***
Capitolo 15: *** Segui il tuo cuore ***
Capitolo 16: *** In quel momento mi sentivo come lui ***
Capitolo 17: *** L'occasione ***
Capitolo 18: *** King Cross ***
Capitolo 19: *** Hogwarts come la ricordavamo ***
Capitolo 20: *** Il Ministro della Magia ***
Capitolo 21: *** La richiesta di Draco Malfoy ***
Capitolo 22: *** Ne era valsa la pena ***



Capitolo 1
*** Sei un idiota ***


Pov Ron

Erano stati dei giorni difficili. Molto difficili. La morte di Fred ci aveva sconvolto e la Tana sembrava più silenziosa, triste, cupa. Non sapevo neanche io come definirla. Mi ero dovuto preparare il pranzo da solo. Un tramezzino. Era tutto quello che stranamente riuscivo a mangiare. Uscii nel giardino. Mi sedetti per terra. L’erba era umida, ma non mi importava. Ormai non mi importava più niente. Harry anche era messo male. Stava sempre rinchiuso in una stanza, forse a piangere. Si sentiva in colpa. O almeno così pensavo. Ginny invece cercava di tenere alto il morale della famiglia. Cucinava e spazzava, quando poteva. Papà stava sempre a lavoro, mentre mamma si rinchiudeva nella sua camera, un po’ come Harry. George, Charlie, Percy e Bill erano tornati nelle loro case. Mentre Hermione era rimasta qui. Doveva ancora trovare i suoi genitori, in Australia. Ancora non mi aveva accennato niente, ma sapevo che prima o poi sarebbe dovuta partire. E chissà per quanto tempo. Sentii un rumore di passi. Mi girai. Hermione.

“ Sapevo che ti avrei trovato qui” mi disse sedendosi accanto a me.

“ L’erba è bagnata” sussurrai avvertendola.

“ Non mi importa” affermò decisa. Mi guardò preoccupata. Vedevo l’ansia e la curiosità uscire da quegli occhi così belli che avevo imparato ad amare. Hermione mi faceva paura. Quando stava zitta. Ero sempre stato abituato a vederla parlare in continuazione… era spiazzante osservarla mentre era in silenzio.

“ Vuoi chiedermi come sto?” chiesi cercando di nascondere un amaro sorriso.

“ No, so benissimo come stai. Non c’è bisogno di chiedertelo” disse. L’affermazione mi colpì. Sapeva davvero quello che stavo provando? No, non poteva saperlo. Lei era figlia unica. Non sapeva cosa voleva dire perdere un fratello…

“ Tu non sai cosa si prova” riuscii a mormorare a denti stretti. Lei annuì.

“ Sì. Sfortunatamente lo so” ribadì.

“ NO, non lo sai!” urlai di botto facendola sobbalzare. Mi pentii subito di aver perso il controllo con lei. Fissai il terreno. Bella mossa, davvero. Adesso se ne sarebbe andata, maledicendomi, e non potevo neanche darle torto…

“ Invece sì. A Hogwarts” disse sottovoce. Non se ne era andata. Era rimasta lì vicino a me.

“ Quando Harry è… morto… insomma… ho sentito… un vuoto. Avevo perso un fratello. E so… come ci si sente” disse riuscendo a trattenere le lacrime. Lei si sapeva controllare. Io no. Complimenti, Ron, davvero. Sei un animale.

“ Sai, è buffo” dissi sempre non osando guardarla. “ Harry mi disse che per lui eri come una sorella.

“ Ed è la verità. Io e lui siamo fratelli, praticamente” affermò con un tono quasi saccente. Quanto l’adoravo quel suo tono.

“ Sì… ma questo non lo sapevo, no? Insomma… quando stavate insieme, nella tenda… ecco…

“ Ci dovevi arrivare da solo, Ronald. Non puoi pretendere che tutti ti dicano le cose come stanno. Nella vita ci vuole un po’ di intuito” affermò contrariata. Bene, l’avevo anche fatta arrabbiare. Dieci e lode, davvero.

“ Io… non sono come te…

“ Non serve avere tutti Eccezionale a scuola per capire certe cose!” rispose ormai irata.

“ Allora diciamo che non sono mai stato un tipo molto sveglio” ammisi. Lei sbuffò.

“ Già. Questo lo sapevo anche da sola. Dopo tutto quello che…” non riusciva ad andare avanti. Volevo fare qualcosa per consolarla. Qualcosa per dirle che per me era speciale, era importante. Le presi la mano. Alzai gli occhi. Stava piangendo. Ma non liberò la sua mano dalla mia. Restammo così. E in quel momento volevo solo dirle quanto ero cotto di lei, malgrado tutto. Lei sorrise tenendo gli occhi attaccati al terreno.

“ Che cosa devo fare con, te, Ronald?” chiese. Questa mi era nuova. Era come se si vergognasse di me. O come se si stesse autoaccusando. Il tono che aveva usato era quasi materno, quasi tenero. Non sapevo cosa dirle. Ma capii che stando in silenzio avrei fatto ancora di più la figura del cretino.

“ In che senso…?

“ Dove sbaglio? Dimmi… dove sbaglio? Perché mi fai questo? Mi maltratti, poi mi abbracci, mi prendi la mano, poi mi lasci da sola nella tenda, mi prendi in giro con Lavanda e poi mi dici che lei per te non era niente… dimmi cosa devo fare… dove sbaglio?” domandò. No. Non potevo permettere che si desse le colpe di ciò che non aveva fatto. Le presi il viso tra le mani, tremante. Lei non mi guardava. Preferì fissare lo sguardo in un punto indefinito, tendendo gli occhi bassi.

“ Sono io il problema, chiaro? Non dire mai più una cosa del genere. Tu sei… perfetta” dissi dando voce ai pensieri che mi sventravano ogni giorno. Scosse la testa.

“ Per niente proprio. Se fossi stata perfetta tu non te ne saresti andato…

“ Io ero un cretino. Lasciami stare, ok? Fammi restare nella mia ignoranza” dissi cercando di ironizzare. Dopo tutta l’apatia che mi aveva invaso in quei giorni, era bello sentirsi vivo. Sentire che la vita stava ricominciando a scorrere.

“ Dovresti compatirmi. Non auto commiserarti.

“ Non riesco a farne a meno” disse. Poi mi guardò. Mi guardò triste, supplicante, come se volesse sentire qualcosa uscire dalla mia bocca. Delle parole che non ebbi in quel momento il coraggio di pronunciare. Ma decisi di fare qualcosa. Qualcosa per farle capire ciò che non volevo dirle esplicitamente.

“ Sa che sono idiota, vero?

“ Ron, tu non…

“ Dai, ammettilo, sono un idiota. Pensa a tutti i torti che ti ho fatto e te ne auto convincerai” dissi. Lei ci pensò su.

“ Ok, sì, per certi versi sei un idiota” ammise. Sorrisi. Era quello che volevo.

“ E se ti dicessi che adesso sto per fare qualcosa mi molto molto stupido e da idiota… come la prenderesti?

“ Bhè, dipende.

“ E se mi avvicinassi…?” mi avvicinai.

“ Come la prenderesti?” domandai. Lei non rispose. I suoi occhi valevano più di mille parole. Fallo, diceva una voce nella mia testa. Ma non osavo. Non ce l’avrei mai fatta. La guardai quasi implorante. Doveva venirmi incontro, sennò non ce l’avrei mai fatta da solo. Come se avesse sentito i miei pensieri, si avvicinò. Ok, adesso toccava a me. Dovevo farlo. Per forza. Insomma… ero un uomo sì o no? No… ok, non ce la potevo fare. E se mi respingeva? Odiavo i suoi canarini…

“ Hermione…” sussurrai. Avevo le mani sul suo volto. Il momento era molto imbarazzante.

“ Io… posso?” chiesi esitante. Bene, mi avrebbe preso per stupido. Insomma, ma che domanda era? Lei mi fissò accigliata. Annuì lievemente. Mi si illuminò il mondo. Un miracolo. Poggiai goffamente le mie labbra alle sue. L’abbracciai. Lei rimase di sasso, così, immobile e ferma. Ma andava bene così. Non rispondeva al mio bacio, ma non mi respingeva. Era un inizio. Mi staccai, ancora folgorato da ciò che avevo fatto. Hermione rimase immobile.

“ Ron… quindi tu…?

Bene. Domanda da cinquecento mila galeoni. Bene… respiriamo… in fondo, non dovevo dichiararmi apertamente. Bastava dire un sì. Un semplice sì avrebbe risolto tutta la questione. Ma no, sarebbe stato troppo semplice. Nel profondo sapevo di doverle molto di più che un semplice sì.

“ Hermione…” iniziai imbarazzato.

“ Io… non voglio dire che è da quando ti ho vista sul vagone la prima volta, perché non sarebbe la verità, ma… è da quarto anno che sono innamorato di te. Dal Ballo del Ceppo. Già. Non che prima non mi piacessi. Ero piccolo e… scambiavo i miei sentimenti per te con l’avversione… quando ti stava per uccidere il Troll… sì, mi sono sentito speciale. Oppure… quando eri Pietrificata… bhè…  è stato orribile… quando abbiamo litigato per Crosta e Grattastinchi… o al Ballo… fortunatamente al quinto anno sono riuscito a controllarmi un po’… non volevo litigare con te come avevamo fatto l’anno precedente. E poi… l’anno scorso… con Lavana, McClaggen e compagnia bella… Devi capirmi! Era la prima ragazza che si interessasse a me! Un po’ come te e Krum!” esclamai. Lei restò immobile e pietrificata.

“ Mente quest’anno… bhè, ho cercato di fartelo notare in tutti i modi possibili e immaginabili, poi certo, tra l’Hocrux e tutto… ero geloso di Harry… non puoi biasimarmi per questo. Tu poi non mi hai mai dato segno di…” incominciai. Lei mi bloccò.

“ Questo lo dici tu. Ho pianto tutte le notti da quando ci hai abbandonato. Tutte. E al matrimonio… ti ricordi? Ti avevo fatto capire che per me… Ron… tu sei… un idiota” disse stavolta sorridendo. Mi sciolsi.

“ Comunque, io come al solito non avevo capito un accidente. Lo so, sono stupido, non posso farci niente. Ma… sono uno stupido…” ok, adesso dovevo dirlo. Ce la potevo fare. Non era poi così difficile. Presi un sospiro. “ …innamorato di te. Già. Uno stupido innamorato di te. E se me lo permetterai… bhè… io… insomma, hai capito” tagliai corto. Ok, per quel giorno avevo tirato fuori fin troppo sentimentalismo. Lei si avvicinò. Troppo. Mi prese per la maglietta, con un po’ troppa forza. E mi baciò. Mi baciò per bene, a lungo, con passione. Quasi non ci credevo. Dopo quella che parve un’eternità ci staccammo, ancora abbracciati.

“ Hermione, io…

“ Sh… zitto ora… parlo io. Io me ne sono accorta dopo. Dal quinto anno. Prima ti reputavo… un amico. Sì. Un caro amico. All’Infermeria, sai? Dopo l’Ufficio Misteri… quando stavi in Infermeria e non sapevo quando ti saresti rimesso. Io… non so… è successo tutto così in fretta.  Non ho avuto neanche il tempo di accorgermene alla fine. Non è passato tantissimo.

Ok, dovevo stare calmo. Quindi io…

“ Quindi io ti piaccio?” chiesi sorpreso. Mi diede una botta in testa.

“ RON, SEI UN IDIOTA!” esclamò. Sì, forse lo ero davvero. Ma lo interpretai come un sì. E quando vide la mia faccia da fesso sognante, aggiunse:

“ Vado a cercare Ginny…  starà pulendo la casa e voglio aiutarla!” disse alzandosi. La guardai mentre rientrava a casa. Con un po’ di fortuna, non avrebbe trovato Ginny. E forse sarebbe tornata qui.

 

 

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Capitolo 2
*** Non ce la facevo ***


Pov Harry

Ormai era da giorni che ero rinchiuso là dentro, quasi senza mangiare o bere, sicuramente senza dormire. Non vedevo mai Ron. Era sempre in giro, di solito in giardino. Gli piaceva stare lì. Hermione anche non sapevo mai dove stava. Forse con Ron. Dopo il bacio che c’era stato tra i due… Ginny invece mi bussava, qualche volta. Mi portava la colazione, il pranzo e la cena. Le quali a malapena toccavo. Amavo stare lì, sul letto di Ron a riflettere sulle mie scelte. Molte le avevo trovate sbagliate, altre no. A causa delle mie scelte erano morte molte persone… e non sapevo come alleviare il senso di colpa che mi invadeva ogni volta che ci pensavo… Toc Toc. Qualcuno aveva bussato alla porta.

“ Avanti” dissi a bassa voce. Entrò Ginny, con in mano un vassoio. Forse delle polpette. Non vedevo bene senza occhiali. Li inforcai immediatamente. Vederla lì, accanto a me, era sempre una cosa sgradevole, che mi portava all’apice del mio masochismo. Volevo prenderla, abbracciarla, dirle quanto fosse importante per me. Ma niente. Non ci riuscivo. Non riuscivo a guardarla negli occhi, sapendo di essere responsabile della morte di suo fratello. Poggiò il vassoio sul comodino, poi mi guardò. Era strano, non l’aveva mai fatto prima. Si era sempre limitata a entrare e uscire dalla mia stanza immediatamente. Cosa ancora più strabiliante, si sedette accanto a me. Mi voltai per non guardarla. Troppo doloroso.

“ Come stai?” chiese. Ormai era passata una settimana dalla battaglia. Non era molto, ma neanche poco. Il problema era che non riuscivo a capacitarmene. Niente più missioni, fughe miracolose, morti… Non risposi. Non riuscivo a risponderle. Mi accarezzò un braccio. Era un gesto inaspettato per me. E non riuscii a trattenermi. Piansi. Piansi dentro e in parte anche fuori. Lei parve accorgersene, malgrado gli dessi le spalle.

“ Harry…” disse provandomi a toccare. Mi scansai. Non potevo farcela. Non ce la facevo proprio. Lei tacque immediatamente.

“ Ginny!” sentii la voce di Hermione dalle scale. Si alzò.

“ Quando hai fatto pace col cervello, fammi un fischio” disse offesa. Non replicai. Non ne avevo la forza. Poteva solo andare così. Non ce la facevo a sostenere la sua presenza.

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Capitolo 3
*** Odio i ragazzi ***


 

Pov Ginny:

Harry. Ormai erano giorni che stava rinchiuso lì dentro, a piangere. Anche io avevo pianto, ma mai quanto lui. Lo sentivo urlare nel sonno. Gridava tutti i nomi che gli passassero per la testa. Urlava anche il nome di Fred. Si sentiva in colpa, lo sapevo. E lo odiavo per questo. Era già abbastanza brutto senza che lui si rimproverasse qualcosa. Ma evidentemente non riusciva a capirlo. Cercavo sempre di parlargli, quando gli portavo i pasti. Due o tre volte, eravamo riusciti a conversare. Cercavo di fargli cambiare idea. E qualche volta, avrei anche giurato di averlo convinta a ragionare con il cervello: non era colpa sua. Tutte quelle persone non erano morte a causa sua. Mio fratello era morto per un mondo migliore. Così come Remus, Tonks, Colin, Malocchio… tutti erano morti per un mondo senza Lui. Senza… Voldemort. Scesi le scale. Hermione era seduta su una sedia, con le mani giunte, come se stesse pregando.

“ Sì?” chiesi esitante.

“ Ti… ti serve aiuto in qualcosa?” domandò piano. Scossi la testa, indicando le scale.

“ No, ero solo andata a vedere se Harry aveva bisogno…” mi fermai. Hermione stava piangendo, con un sorriso beffardo sul volto. Mi avvicinai cauta.

“ Hermione, che cosa è successo?” chiesi sedendomi sulla sedia. Lei osò guardarmi.

“ Ron… Ron mi ha detto… insomma… ha detto che mi ama” disse quasi trionfante. Ok, qualcosa non tornava. Perché stava piangendo?

“ E allora perché…?”

“ Non lo so. Forse per la gioia, forse per la disperazione per come me l’ha detto, non lo so” ammise. Le presi una mano. Lei alzò lo sguardo su di me. Sì, lo so, non erano da me quei gesti così… caldi. Non ero molto brava a consolare o dare suggerimenti alle persone. Molti dicevano che ero una ragazza un po’ fredda. Forse non avevano tutti i torti.

“ Ma… come è successo, precisamente?” chiesi. Dovevo farla sfogare un po’. Forse l’avrebbe aiutata.

“ Io… è stato lui… all’inizio stavamo discutendo, e poi era così stupido…

“ Ma davvero?” chiesi ironica. Lei sorrise, asciugandosi le lacrime con l’altra mano. Mi avvicinai a lei, dicendo sottovoce:

“ Che resti tra noi… l’intelligenza di Ron non è stata mai troppo riconosciuta all’interno della nostra famiglia!” aggiunsi cercando di ironizzare. Le uscì una risatina nervosa.

“ Questa è una…

“ Grandissima verità, purtroppo!” dissi. Ok, forse ero brava a consolare le persone.  Ormai rideva. Aveva una risata strana, contagiosa quasi. L’avevo sempre ritenuta una specie di sorella maggiore, qualcosa di più grande di un’amica. E solo in quel momento me ne stavo accorgendo. Quando furono cessate le risate, chiesi:

“ Allora, a te piace, no? Insomma… anche se negavi l’evidenza, permettimi di dirti che era abbastanza ovvio!” esclamai. Lei arrossì.

“ Sì… sì che mi piace…” disse sottovoce. “ Ma è un idiota!” aggiunse adirata. Sospirai.

“ Già, grazie di avermi illuminato… che ha fatto? Avanti, ne ho sentite tante di cavolate uscire dalla sua bocca!

“ Io gli stavo confessando che mi sono innamorata di lui e mentre ci stavo arrivando, dicendo di essermene accorta dopo di lui, mi fa: ‘ Quindi io ti piaccio?’ Insomma, non è ovvio? Cioè, ti sto confessando i miei sentimenti, che diamine!” disse. Sospirai.

“ Odio i ragazzi” ammisi. Lei annuì.

“ Tu invece con Harry? Come sta andando? È triste, non è vero? Insomma, fossi in lui mi sentirei in colpa e tutto, ma alla fine non è…

“ Colpa sua, già” conclusi allontanandomi un po’. Mi guardò preoccupata.

“ Non vuole parlare neanche con te, vero?” chiese. Scossi la testa.

“ No” ammisi malinconica. Lei sospirò.

“ Devi capirlo. Conosco Harry. Si sente in colpa. E non possiamo dargli torto alla fine.

“ SI CHE POSSIAMO! Non è stata colpa sua! Fred…” mi fermai. Non volevo ripensarci. Erano stati giorni di inferno. Lei scosse la testa.

“ No. Devi capire il suo punto di vista. Non servirà a niente dirgli che non è stata colpa sua. E non lo è, infatti” aggiunse velocemente guardando la mia occhiata. “ Ma deve arrivarci da solo. Solo così può accettare se stesso” concluse. Abbassai lo sguardo, vergognandomi di me. Avevo perso la calma, prima, solo perché non mi aveva degnato di uno sguardo. Ma dopo tutto il tempo in cui eravamo stati lontani… dopo tutte le notti passate nel Dormitorio a piangere sul cuscino… pensavo che avremmo potuto finalmente stare insieme…  E averlo così vicino a me e non poterlo baciare, toccare, parlare con lui… era una tortura.

“ Hai ragione” dissi dopo un po’. Si spalancò la porta d’ingresso. Mio padre e mia madre stavano entrando.

“ Ginny, presto, chiama Harry e rintraccia Ron. Hermione, resta qui, vi devo parlare” disse mio padre. Mi alzai subito. Probabilmente era urgente.

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Capitolo 4
*** Sfigati in balia delle donne ***


 

 

 

 

“ Siete per adesso ricercati per aver scassinato una banca, non esservi presentati a scuola e tutte le altre nuove regole. Finchè Kingsley non sarà Ministro a tutti gli effetti,  dovrete restare nascosti. Hermione, tu devi andare in Australia per cercare i tuoi genitori, no?” domandò il signor Weasley. Hermione annuì.

“ Davvero, devo farlo. Non posso abbandonarli lì…

“ L’accompagnerò io” disse Ron apparendo al suo fianco. Hermione sorrise.

“ Non ce ne sarà bisogno. Sono in grado di…

“ Invece è una buona idea” dichiarò Ginny. “ Almeno non sarai sola. Vero, Harry?” chiese.  Annuii distrattamente. Ron, Hermione, da soli. Senza di me . Ci avrei dovuto fare l’abitudine.

“ Per quanto riguarda Harry?” chiese Ginny al signor Weasley. Gli importava qualcosa di me? Ma se prima mi aveva urlato contro? Io ci rinuncio…

“ Harry, penso che dovrai andare a Grimmauld Place. Almeno finchè non si placano le acque… io avrò tanto da fare al Ministero… Molly…

“ Ma certo. Per me non c’è problema. C’è Kreacher, potrà…” incominciai sollevato. Avevo un’altra occasione per stare da solo.

“ Papà… penso che dovrei andare anche io. Con Harry” dichiarò Ginny. Sobbalzai sulla sedia. Lo stesso fece Ron. Hermione invece sembrava stranamente soddisfatta. Al silenzio sbalordito del signor Weasley subentrò la signora Weasley.

“ Ginnny, io non penso che…

“ Harry mi ha salvato la vita! Non penso che voglia stare lì da solo con un Elfo Domestico!” esclamò ribellandosi. Non osai dire nulla. Da solo con Ginny… a Grimmauld Place? Ok, qualcuno ce l’aveva con la mia sanità mentale…

“ Dai, è come un fratello per me! Vi pare?” chiese alla madre. La signora Weasley annuì a labbra strette.

“ E sia. Dai, partirete domani. Sempre che Harry non abbia nulla da obiettare” Harry scosse la testa.

“ Bene. Dai, Ron, Harry, a prepararvi le valigie. Ginny, Hermione, se volete posso aiutarvi con le vostre… Ginny, tanto tu non hai ancora disfatto il baule da Hogwarts, no? Prendi quello…” e si avviarono verso le scale. Anche io e Ron salimmo in camera. Ron aprì la sua valigia, prendendo qualche maglione a caso dall’armadio. Mi limitai a guardare fisso davanti a me. Io… Ginny… da soli. Dopo tanto tempo… la cosa mi fece rabbrividire un po’.

“ Nervoso?” domandò Ron captando il mio stato d’animo. A volte sembrava quasi che mi leggesse nel pensiero. No, Ron non poteva essere un Legilimens.

“ No” affermai spavaldo. Ron mi guardò sospettoso.

“ Sì, certo, come no. Dai, di che hai paura? Insomma… non penso che ti salterà addosso… e tu non lo farai con lei, no?” chiese preoccupato. Ma cosa stava pensando? Che fossi… no… insomma… Non è che avessi tutta questa grande esuberanza per…

“ Ma tu… insomma… non la illuderai stavolta, vero?” chiese. Ma come poteva chiedermelo? Io…

“ Io non l’ho mai illusa, Ron” affermai convinto. Ron alzò le spalle.

“ Se è così allora non dovresti preoccuparti” affermò.

“ E tu? Preoccupato?” chiesi cercando di trovare un sostegno morale.

“ No, ti pare, sono stato io a proporre a Hermione…

“ Preoccupato?” ripetei convinto di ciò che stavo chiedendo. Ron sospirò.

“ Sì. Non ho con Hermione… alle spalle… la stessa cosa di te e Ginny. Anzi… praticamente mi ha odiato per sette anni…

“ Non penso che ti abbia mai odiato. Certo, a volte avete litigato… ma mio padre e mia madre si odiavano ai tempi della scuola. E poi si sono sposati” ammisi ripensandoci. Ron mi guardò.

“ Senti… per quanto riguarda quella cosa… io so che tu non ci proverai, ma…” stavolta fui io ad arrossire.

“ Ron, sinceramente, con te ho condiviso persino le mutande. Ti sembra che abbia qualche esperienza per quanto riguarda…

“ No. Hai l’aspetto di uno sfigato. Come me. Harry, siamo due sfigati in balia di persone che hanno più esperienza di noi!” ammise Ron prendendosi la testa tra le mani.

“ Non penso che…” mi salì un’ondata di rabbia. Ginny… con altre persone? No…

“ No, è solo che in teoria dovremmo essere noi gli uomini, no? Dovremmo essere noi quelli sicuri di sé ecc ecc…” dichiarò Ron scosso. Aveva centrato il punto.  

“ Ma almeno tu sai qualcosa?”mi  chiese Ron. Sì, come no. Da piccolo andavo in giro per i night club.

“ Bhè… quando Dudley andava al mare sbirciavo nel suo computer certi video abbastanza… spinti direi. Ma non mi ricordo niente. Sai, non ce lo vedo mio zio a farmi il discorsetto delle api e dei fiori” ammisi immaginandomi la scena. Raccapricciante.
“ E tu?” chiesi esitante. Sperai che avesse un minimo di conoscenza in campo… in quel campo. Così mi avrebbe detto qualcosa per…

“ Almeno tu hai esperienza visiva! Io no! A me il discorsetto! È stato orribile! E ovviamente non è servito a nulla!” disse. Ok, aveva ragione Ron: eravamo due sfigati in balia di due donne. Bene. Questa sì che era virilità.

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Capitolo 5
*** Grimmauld Place ***


Pov Harry

Entrammo a Grimmauld Place numero 12. Dopo aver salutato Hermione e Ron, mi sentivo un po’ abbandonato. Ma stavo con Ginny. E questa era la cosa davvero importante. Cautamente attraversammo il corridoio. Fui felice di rivedere quella casa. Lì avevo trascorso dei momenti bellissimi con Sirius… e degli attimi di pace con Ron e Hermione. Ron e Hermione… il pensiero di loro due insieme un po’ mi faceva male. Ma d’altronde Ron mi aveva permesso di stare con sua sorella. Era un chiaro segno della nostra amicizia.

“ Non ci dovrebbe essere l’incantesimo di Moody? L’uomo di polvere…” chiese Ginny. Forse Ron gliene aveva parlato.

“ Penso che non sarebbe potuto durare per sempre. Certi incantesimi durano per un anno, qualche mese…” supposi ispirandomi alle parole di Hermione. Me l’aveva spiegato, una volta, anche se non ricordavo bene quando. Ginny annuì. Era tutto come l’avevamo lasciato. Respirai profondamente. Mi sentivo a casa. Ginny guardò il divano dove aveva dormito Hermione e i cuscini ancora per terra dove avevamo dormito io e Ron.

“ Voi dormivate qui?” chiese scandalizzata.

“ Sì… non ce la siamo passata molto bene…” ammisi. Ginny annuì. Salì le scale andando in camera di Sirius. La seguii. Dove voleva andare? Ginny passò una mano sulla porta. La aprì.

“ Ma… è tutta in disordine…

“ Piton c’è entrato per prendere una foto. La foto di mia madre” il pensiero mi faceva ancora riflettere molto. Piton amava mia madre. Forse era stata quella la scoperta più grande che avevo mai fatto. Piton. E mia madre. Lily.

“ Di tua madre?” chiese Ginny avvicinandosi a me. Il mio stomaco fece una o due capriole.

“ Sì… era innamorato di lei…” ammisi esitante.  Non mi chiese come facevo a saperlo.

“ Deve essere stato terribile per lui…” disse Ginny guardando di nuovo la camera di Sirius.

“ Amarla… ma non poterla avere…” sussurrò. Non seppi che dire. Rimasi in silenzio. E anche Ginny lo fece. Ci guardammo un istante. Vidi gli occhi di Ginny. Marroni e profondi. Potevo vederci tutte le sofferenze che aveva subito, le ansie…

“ Sai… ora che sei qui… quasi non ci credo… e sei vivo…” disse allungando una mano e toccandomi la guancia. Calma. Chiusi gli occhi. Potevo riabbracciarla, se avessi voluto. Ma non osavo. Temevo uno schiaffo. O l’attacco di un milione di canarini infuriati stile Hermione. Ma non arrivò. Ginny si staccò da me. Si allontanò. Forse era rimasta delusa dal mio stato di passività.

“ Non dovresti chiamare Kreacher? Sarebbe ora di pranzo e non saprei dove mettere le mani!” ammise.

“ Oh, giusto… KREACHER!” urlai. Apparve Kreahcer. Fece un breve inchino.

“ Padron Potter è tornato! E ha portato ospiti!” disse. Annuii. Gentilezza e calma, ecco quello che ci voleva. Mi stava anche quasi diventando simpatico…

“ Sì, em… resteremo qui per un po’… ti andrebbe di… ecco… restare qui con noi?” chiesi gentilmente. Kreacher si inchinò.

“ Come il padrone desidera” e detto ciò si mise a spolverare tutto per bene. Mi sedetti sul divano. Ginny intanto aveva scelto una delle camere e se ne era appropriata. Improvvisamente il camino si accese da solo. E spuntò la faccia del signor Weasley.

“ Harry! Harry!” chiamò. Per poco non svenni.

“ Signor… Weasley?” chiesi.

“ Certo! Allora, tutto bene? Come procede lì?” chiese.

“ Oh, va benone! Abbiamo chiamato Kreacher… Ginny è andata a sfasciare le valigie…” dissi. Il signor Weasley mi guardò penetrante.

“ Tutto ok lì dentro?” domandò. Arrossii.

“ Sì, tutto perfetto, grazie, io…

“ Intendo dire, tra te e Ginny” precisò il signor Weasley distogliendo lo sguardo. Quindi lui sapeva…

“ Signor Weasley, in che senso…

“ Dai, sappiamo entrambi ciò che sta succedendo. Comunque vi terrò informati sulla situazione attuale. State attenti” ribadì. Sorrisi.

“ Ma certo” ribadii.

“ A presto, Harry!” disse prima di sparire. Bene, ci mancava solo il padre apprensivo. Ma come aveva fatto Arthur a sapere…? Forse la signora Weasley. Sì, forse lei. Ginny scese dalle scale. Si sedette sul divano vicino a me. Quella vicinanza mi metteva tantissima angoscia. Dopo parecchi giorni passati in camera come un eremita… Si faceva sempre più vicina. Non osavo guardarla. Sentivo solo la sua presenza accanto a me. Sulla casa scese il totale silenzio. Udivo il rumore del suo respiro… Mi alzai di scatto. Ok, era troppo.

“ Io… vado in bagno” affermai. Mi guardò un po’ perplessa.

“ Io… ho un po’ di mal di testa, scusami, vado a farmi una doccia!” affermai velocemente. Lei non replicò. Che stupido… entrai in bagno. Mi spogliai velocemente. Entrai nella doccia. Sentivo l’acqua scorrere sulla mia pelle… Sentii qualcuno urlare:

“ Harry!” era Ginny. Non risposi. 

" Harry, mi senti?" sì, la sentivo. Ma non mi andava di parlare con lei. Non in quel momento. Anche se Ginny decise di parlare lo stesso.

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Capitolo 6
*** Sull'aereo ***


Pov Hermione:

Calma, Hermione, calma. Con Ron. Per non si sa quanto. In Australia. Bene. Niente panico. Scesi le scale lentamente. La signora Weasley mi aspettava decisa. Forse non si era ancora totalmente rassegnata alla nostra partenza. Mi guardò quasi amorevolmente. Mi sentii sopraffare dalla vergogna. Lei era stata così buona con me… e io come la riparavo? Rubandole suo figlio proprio quando era tornato dopo nove mesi? Mi accarezzò la guancia.

“ Sapete più o meno dove andare a cercare, no?” chiese piano. Annuii sentendomi in colpa. Guardai la porta d’ingresso.

“ Ron sta già fuori” aggiunse subito. Sospirai.

“ Signora Weasley, io davvero, non so come ringraziarla, glielo giuro, dopo tutto quello che…”

“ Shh!” esclamò portandosi un dito alle labbra. “ Non dirlo neanche per scherzo. Lo sai che ormai per me sei come una figlia… tu e Harry siete i migliori amici di Ron… e bhe… se mi giuri che starete attenti e che non vi metterete nei guai…”

“ Lo prometto” esclamai prontamente. Era la verità. Mi abbracciò. Un abbraccio… di una mamma. Quanto mi mancava sentire la mia… ma dovevo ritrovarla. Lo giurai a me stessa. Uscii lentamente dalla porta. Ron era nel cortile. Mi allungò la mano.

“ Andiamo” disse. Ci Smaterializzammo. Aereo porto di Londra.

“ Bel modo di viaggiare questi Babbani… ma non avremmo potuto usare le scope?” chiese.

“ Hai mai provato a volare fino in Australia con una scopa? Anzi che Harry mi ha prestato i soldi per il biglietto…” aggiunsi. Harry mi aveva dato i soldi. Glieli aveva portati Bill. E il signor Weasley li aveva cambiati al Ministero in soldi Babbani. Ron scosse la testa, quasi dispiaciuto.

“ No… in effetti non era una buona idea, vero?” chiese. Non sapevo come comportarmi con lui. Se essere arrabbiata o riconoscente. Ok, forse ero semplicemente innamorata. Ma non capivo… perché non riuscivo a decidermi? In alcuni momenti l’avrei preso a botte, mentre in altri avrei cominciato a baciarlo senza ritegno. Bene, per una volta avevo le idee chiare. Salimmo sull’aereo. Ron sembrava un bambino in un negozio di caramelle, durante l’imbarco. Dovevo scortarlo attraverso le varie uscite. Insomma, salimmo sull’aereo appunto. Il viaggio sarebbe durato a lungo. Mi sedetti, piuttosto agitata. Lui anche non sembrava molto tranquillo. Era più pallido del solito.

“ Tutto… tutto ok?” chiesi. Annuì distrattamente. Una hostess gli passò accanto, sorridendogli. Ok, io non ero mai stata gelosa, ma… ma chi volevo prendere in giro? Certo che ero stata gelosa. Lavanda. Quell’oca. Guardai l’hostess allontanarsi. Bionda, un bel fisico, niente da ridire. Eppure Ron sembrava non essersi accorto del sorriso che gli aveva fatto la bella hostess. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, quasi in uno stato di trance. Risi nervosamente. Si voltò.

“ Che succede?” chiese velocemente. Scossi la testa.

“ Certo che davvero, non ti sfugge niente, Ronald!” dissi mettendomi una mano davanti alla bocca.

“ Che cosa non mi sfugge?” chiese con le orecchie che cominciavano a diventare rosse. Indicai l’hostess di prima.

“ Quella ragazza. Ti ha sorriso. E tu non te ne sei accorto” affermai quasi per provocarlo.

“ Sì, lo so, l’ho vista” disse. Mi cascarono le braccia. Lo guardai, come per cercare dei sintomi di una reazione a scoppio ritardato. Dov’era la tipica faccia da pesce lesso che mostrava ogni volta che una bella ragazza gli si presentava davanti?

“ Ah” dissi riadagiandomi sulla poltrona. Strano. Bizzarro.

“ Me ne sono accorto” ribadì dopo qualche secondo di silenzio. Sorrisi.

“ Sai, lo ammetto, mi aspettavo la tipica reazione che avevi quando stavi vicino a Fleur” ammisi a mo’ di scusa. Scosse la testa.

“ Alta, fisico mozzafiato, bionda, con gli occhi azzurri? No, non fa per me” disse sorridendo. Sì, e io ero la Fata Madrina.
“ Certo, come no” sussurrai. Mi prese il volto tra le mani.

“ Forse una volta, ma adesso…” disse. Un’altra hostess si presentò davanti a noi improvvisamente. Era mora, riccia, con gli occhi verdi.

“ Signore, dovrebbe allacciarsi la cintura di sicurezza!” fece notare a Ron. Ron la guardò interrogativo.

“ Io… quale cintura?” chiese guardando la cinta dei suoi pantaloni. Trattenni le risate.

“ Ci penso io, scusi, è la prima volta che prende l’aereo!” dissi sorridendo. L’hostess si allontanò. Mi sporsi verso di lui. Presi le due estremità della cintura e gli spiegai come allacciarle. Lui ci riuscì.

“ Oh, è facile!” esclamò. Alcuni dei passeggeri lo guardarono straniti. Forse era questo il motivo per cui mi ero innamorata di Ron. Mi sapeva far ridere. E non era una cosa da poco. Partimmo. Ron all’inizio era un po’ spaventato, ma dopo i primi cinque minuti si era già abituato. Alla fine, era peggio salire su un manico di scopa. Erano le sette di sera. Guardavo fuori dal finestrino. Vedevo le nuvole, il sole che lentamente calava…  

“ Hermione” disse Ron improvvisamente. Per poco non mi prese un colpo.

“ Oh, scusami, Ron, ero sovrappensiero… sì?” chiesi riprendendomi.

“ Tu eri gelosa di Lavanda?” chiese subito. Cioè, era stato tutto il tempo a riflettere su questo? Ok, calma. E ora che mi inventavo? Ormai tanto sapeva che mi piaceva… ma… non volevo ammettere di essere stata gelosa di quella gallina… io, Hermione Granger… insomma… non era proprio da me, no?

“ In che senso?” chiesi evasiva.

“ Quando stavo con lei. Ecco” affermò. Bene. La domanda era troppo diretta per far finta di averla interpretata male. D’altronde, non potevo restarmene lì, zitta a fissare i suoi occhi celesti. Dovevo reagire. Ok, era come una comune interrogazione… no, non lo era davvero. Che potevo fare?

“ Tu invece di Viktor eri geloso?” domandai. Forse nel formulare la risposta si sarebbe scordato della domanda che mi aveva rivolto.

“ Te l’ho chiesto prima io!” affermò scuotendo la testa.

Astuto, Ronald. Forse fu per la mia faccia sorpresa che disse:

 “ Va bene, dai, rispondo prima io. Sì, ero geloso di lui. Sai com’è, ti aveva invitata al Ballo. Non che nessuno possa invitarti al Ballo, è solo che… insomma… no, non vorrei che tu pensassi che io ti ritenga un oggetto da vincere o una specie di trofeo privato, ecco…

“ Trofeo che?” chiesi sentendomi crescere la rabbia.

“ Io… io non ti considero così!” si affrettò a dire. “ Ma c’è gente che lo farebbe” aggiunse. Bene, primo passo falso.

“ Per ‘gente’ intendi Viktor?” domandai lentamente.

“ No, cioè, sì, cioè, in parte…”

Lo guardai con uno sguardo di fuoco.

“ Andiamo, neanche ti conosceva bene! E poi era troppo vecchio, io l’ho sempre detto…

“ Ma cosa centra! Ron, era solo un ragazzo che mi aveva invitata al Ballo… mi trovava… bella!” aggiunsi. “ Ecco perché ho accettato di andarci. Mi trovava bella! Cosa che tu non hai mai fatto!” mi affrettai a dire. Sentivo le lacrime salirmi lentamente. Cominciai a piangere. Forse era solo un pianto liberatorio, così, senza motivo. Forse era la tensione che avevo per la paura di non riuscire a ritrovare i miei. Forse era la rabbia che mi era salita per il ragazzo che amavo. Forse erano tante cose. Fatto sta che i miei occhi diventarono gonfi e rossi dal pianto Non che mi importasse, ma non mi andava di farmi vedere così… fatta così, ecco

“ Hermione” sussurrò Ron. Mi voltai, con le guance rosse, gli occhi gonfi e le labbra strette.

“ Sei bellissima” affermò. Sorrisi nervosa.

“ Grazie, Ron. Anche se dubito che possa essere bella in un momento così” risposi. Scosse la testa.

“ Di nulla. Ho detto la verità” affermò. Mi appoggiai alla sua spalla.

“ Grazie. Di avermi accompagnata. Io lo apprezzo tantissimo” ammisi sorridendo. Ron mi fece passare il suo braccio sulle mie spalle, abbracciandomi.

“ Era una cosa che dovevo fare. Dopo averti lasciato da sola…

“ Se l’hai fatto solo per saldare un qualche specie di stupido debito, io…” cominciai scaldandomi.

“ No. Volevo davvero accompagnarti. Ormai non ti lascio più” aggiunse. Sorrisi. Pregai che non l’avrebbe fatto, mai. Mi sussurrò all’orecchio.

“ Allora eri gelosa di Lavanda?” chiese. Presi un bel respiro e annuii velocemente.

“ Davvero?” domandò stupito e un po’ troppo forte.

“ Sì, Ronald, sì” aggiunsi mettendo da parte l’orgoglio.

“ Ecco perché mi hai scagliato addosso i canarini?” chiese. Ma quanto era stupido.

“ Sì, Ron, era il mio modo per dirti che eri stato un cretino” aggiunsi.

“ Tanto per cambiare” commentò ridendo. Sì, ormai ero ripetitiva.

“ Ma perché lo eri? Perché eri gelosa di lei? ” chiese. Ancora??? Ma era proprio stupido?

“ Senti, non so se ci hai fatto caso, ma ti si avvinghiava come una piovra, pomiciavate in ogni angolo del Castello, stavate sempre insieme… se permetti un minimo…”

“ Quinti ti piacevo anche lì?” domandò.

“ Sì, Ron, sì. Stavo cercando di dirtelo l’altra volta, ma tu ovviamente non hai capito niente e…

“ E sono un cretino” concluse.

“ Veramente l’aggettivo che avevo usato era stato ‘idiota’. Comunque sì, sei un idiota” dissi semplicemente. Sorrise.

“ Bene. L’importante è saperlo” disse. Sì, e io sapevo in cuor mio di non poter più far a meno di quell’idiota che era. Mi stava facendo impazzire. Forse era questo il vero amore. Amare una persona, anche se ti stava facendo diventare pazza. Mi prese una mano. Nella mia testa tornò il ricordo di quando ci eravamo addormentati così, mano nella mano. E così rifacemmo. Ci addormentammo così, tranquilli, abbracciati. Perché con lui sapevo di essere al sicuro.

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Capitolo 7
*** Doccia, schiaffo, bacio ***


Pov Ginny

BAGNO? MA COSA DIAMINE STAVA FACENDO? Io ero in procinto di dirgli che  l’amavo ancora e che volevo stare con lui dopo così tanto tempo e lui che fa??? SE NE VA DENTRO LA DOCCIA!!! No, era troppo. Non osai dire niente, ferita e umiliata qual’ero. Ma decisi che dovevo fare qualcosa. Salii le scale velocemente. Sentivo il rumore dell’acqua. Era sotto la doccia. Arrivai fino alla porta del bagno. Afferrai la maniglia. Chiusa a chiave. No, non potevo entrare.

“ Harry!” urlai. Niente, nessuna risposta. Forse non mi sentiva.

“ Harry, mi senti???” chiesi. Niente. Zero assoluto. Bene. Mi accasciai sul pavimento, con la schiena poggiata sulla porta.

“ Bene, non ci senti…” dissi. Improvvisamente, la rabbia mi invase totalmente. Quel cretino… al diavolo i consigli di Hermione. Harry era un idiota, punto e basta. Si incolpava di qualcosa che non aveva fatto.

“ Visto che non mi senti, Harry Potter, te lo posso dire: sì, mi hai rovinato l’esistenza!” urlai girandomi e guardando la porta. Sentivo le lacrime scendere. Forse sfogarmi con una porta mi avrebbe fatto bene. Non sapevo proprio contro chi urlare. Ma in qualche modo dovevo far uscire la rabbia.

“ No, non per la morte di mio fratello, perché questa, te lo vorrei ricordare, NON è STATA COLPA TUA! Se sei così egocentrico da pensare che tutti i mali e i beni del mondo girino per le tue scelte, allora scendi dal piedistallo perché sarai anche il Prescelto e tutto, ma non hai ancora il potere di scegliere chi far morire e chi no!” dissi con tutta me stessa. Tanto non mi sentiva. Che mi importava?

“ Altra cosa: sei un idiota a pensare che io possa dartene la colpa! Perché sei un cretino e mi hai rovinato l’esistenza, ma non certo perché mio fratello è morto nella guerra!”

“ Mi hai rovinato l’esistenza perché è da sette anni che sono pazzamente innamorata di te! E proprio quando stavamo insieme tu hai deciso di lasciarmi per non mettermi in pericolo! Quando il pericolo comunque lo stavo vivendo all’interno della stessa scuola! So che l’hai fatto per il mio bene, ma… ma mi sei mancato. Ed ero preoccupata. E piangevo ogni notte. Ogni notte ti sognavo. Morto. Secondo te è stato bello per me? E proprio adesso, che potremmo stare insieme, e che ti stavo per dire che per me non è cambiato niente e che ti amo ancora proprio come ti amavo sette anni fa… TU COSA FAI? VAI IN BAGNO? Io ti ammazzo appena esci di qui, Potter!” gridai quasi ridendo nervosamente.

“ No, forse non lo farò. E sai perché? Perché ti amo troppo per farti del male. Perché ci tengo troppo. Ma non chiedere comprensione da parte mia. Perché quando ti ho visto morto a terra, a giugno… sono morta io. Come fai a pensare che ce l’abbia con te o che ti ritenga responsabile di qualcosa? Perché è questo quello che pensi, giusto? Lo so che lo pensi. Io… Io proprio non so cosa voglio fare con questo discorso inutile, anche perché tu ora non mi puoi sentire, quindi è inutile. Ma… ti amo, Harry, mi dispiace ma è così. E vorrei che stessi con me e che la smettessi di fare l’eroe tragico e incompreso, che preferisce soffrire in silenzio e accusarsi di tutto. Io sarei qui per te. Ma tu stai ‘in bagno’” dissi quasi con una smorfia.

“ Poi, carina la scusa del mal di testa” aggiunsi ridendo.

“ Anche se, ammetterai, priva di originalità” commentai. Bene, parlare da soli è il primo segno di pazzia. Perfetto. Mi presi la testa tra le mani.

“ Ci credi che tu sei dietro quella porta e non posso stare con te? Stavi lontano da me di chilometri e chilometri e adesso che sei qui a pochi passi… non posso averti lo stesso. Forse è questo che mi fa arrabbiare” ammisi a me stessa.

“ Forse l’anno scorso è stato solo un miracolo, un sogno. Forse non te ne importa niente di me e cerchi delle stupide scuse per allontanarmi. Se è così non ti disturberò. Se è così me ne andrò stanotte, sai? Bene. Stanotte. Vado via, ormai è deciso” dissi con la speranza che avesse sentito almeno quest’ultima frase. Speravo che uscisse dal bagno, urlando: ‘ No, Ginny, non te ne andare via, io anche sono innamorato di te!’. Ma non accadde ciò. Non accadde niente. Semplicemente, quella porta rimase chiusa. Mi misi ad ascoltare. Era ancora sotto la doccia. Una piccola parte di me sperava che avesse sentito tutto il discorso. Anche se sarebbe stato imbarazzante, per non dire spiacevole.

“ Harry… tu mi hai sentito?” chiesi. Nessuna risposta. Nulla. Sospirai non sapendo se essere felice o delusa. Mi avviai verso la cucina. Kreacher apparve improvvisamente.

“ Signorina, lei sa se il padron Harry desidera la torta di melassa? Gli piaceva, quando stava qui, e…

“ Sì, la torta di melassa. Gli piace ancora, ne sono sicura” dissi, prendendo coraggio. No, Harry non poteva essersi scordato di me. Mi amava ancora, ne dovevo essere convinta. Dovevo restare lì. Non potevo abbandonarlo perché lasciarlo di nuovo mi avrebbe fatto troppo soffrire.

 

Pov Harry

Sentii quelle parole che riecheggiavano attraverso la porta. Tutte, nessuna esclusa. Ginny mi amava … Ginny mi amava. E non mi odiava, come avrebbe dovuto fare. Non mi riteneva responsabile di qualcosa. Ero io… in quel momento la stavo ferendo davvero. Non considerandola, non avvicinandomi a lei. Questo era ciò che la stava facendo soffrire. E io ovviamente facevo di tutto per continuare a farle del male. Bene. Ma il problema era un altro: se ne sarebbe andata. Stanotte. Ed era colpa mia, tanto per cambiare. Agguantai un asciugamano. Mi guardai allo specchio, inforcando gli occhiali. Ginny mi amava. L’aveva detto. Mi sgrullai l’acqua sui capelli. Mi infilai velocemente i vestiti. Scesi le scale. Ginny era sul divano, con gli occhi ancora un po’ gonfi. Dai, dovevo dirle qualcosa. No. Non dissi niente. Anzi, la ignorai. Da dove cominciare? Scusami, Ginny, ma ho fatto finta di non sentirti, e ho ascoltato ogni singola parola di ciò che mi hai detto? No, mi avrebbe ucciso. Una morte dolorosa. Kreacher interruppe quel silenzio angosciante.

“ La cena è pronta, signore” sibilò. Guardai Ginny. Ma il suo sguardo mi evitava accuratamente. Mi sedetti in cucina, di fronte a lei. Bistecca di vitello e torta di melassa. La mia torta preferita.

“ Em… dove ci mettiamo stanotte?” chiesi. Volevo sapere se se ne voleva andare. Lei era concentrata sulla sua fetta di torta.

“ In che senso?” domandò. Bene. Domanda a trabocchetto. Non aveva capito?

“ Nel senso, in che camera vuoi dormire? Perché io pensavo di dormire in salone” affermai. Sbuffò con un accento di delusione. Che cosa aveva capito?

“ Perché?” domandai in fretta. Scosse la testa.

“ Niente. Io dormirò in camera di Regalus. È quella che Kreacher ha sistemato meglio, in realtà. Sempre se non ti dispiace” commentò.

“ No, tranquilla. Nessun problema. Io invece dormirò in salone. Accanto all’ingresso” ribadii. Un piano eccellente. E poi Hermione diceva che non ero abbastanza scaltro. Così se avesse cercato di andarsene, l’avrei sentita. Doveva per forza passare per il salone. Geniale. E poi lì avrei… bhe, l’avrei pregata di non farlo. Senza tanti giri di parole. Non avevo tante opzioni.

“ Bene” disse risoluta. Che avesse intuito qualcosa? No, visto che si alzò andandosene.

“ Buonanotte” la sentii dire in lontananza.

Mi adagiai sul letto, spegnendo le luci. Mi girai su un lato. Troppi pensieri mi ronzavano in testa. Per la prima volta, capii ciò che Silente voleva dirmi a proposito del Pensatoio: serve quando hai la testa troppo piena di pensieri. In quel momento desiderai un Pensatoio. Ma non ne avevo uno. Mi girai dall’altro lato. Ginny mi amava, l’aveva detto. Eppure una parte di me ancora non aveva realizzato la cosa. Insomma, mi amava dopo tutto ciò che le avevo fatto? Fred… no, non Fred. Non mi incolpava di questo. Mi incolpava di non essere stato proprio un gran… ecco, di non essermi comportato bene con lei. Dopo tutto il clima di morte e disperazione, lei si preoccupava di queste piccolezze? Le donne. Valle a capire. Mi misi a pancia in su. In effetti, con Ron non avevo nessun problema a parlare e a stare con lui, anche dopo la battaglia. Non mi ero fatto tutti questi problemi. Eppure Fred era anche suo fratello… perché con Ginny mi sentivo stringere dai sensi di colpa e con Ron no? Bella domanda. Temevo molto di più il giudizio di Ginny? Sì, come Ron temeva quello di Hermione. Forse le due cose non erano poi così diverse. Forse sì. Mah. Sbadigliai. Il sonno cominciava a farsi sentire. Ma non potevo dormire. Non con la preoccupazione di svegliarmi e di non trovare Ginny. Sentii un rumore, nell’oscurità. Un battito d’ali. Forse un gufo si era appollaiato sul davanzale della finestra. Edvige… era passato un anno dalla sua morte. Un anno. Era stata l’unica cosa a ricordarmi sempre che la magia esisteva e che io ero davvero un mago, a Privet Drive. Improvvisamente, un altro rumore. Che non aveva niente a che fare con le ali. Rumore di passi. Passi veloci. Ginny stava scendendo le scale. Ecco, aveva già fatto le valigie. Feci finta di dormire. Mi passò accanto, dirigendosi verso la cucina. Ne approfittai per sfoderare la bacchetta.

“ LUMOS!” esclamai. Vidi Ginny coprirsi gli occhi. Era vestita ancora con il pigiama. Perché aveva il pigiama?

“ Toglimi la luce di dosso!” esclamò arrabbiata. Abbassai la bacchetta e accesi le luci.

“ Ginny! Perché sei vestita così?” chiesi. Se doveva andare via, perché non si era messa il Mantello?

“ Forse perché è l’una di notte?” chiese adirata. Sì, ma…

“ Dove stai andando?” domandai severo.

“ A prendere l’acqua, direi!” esclamò. Cosa? L’acqua?

“ Oh, em…” improvvisamente, mi sentii stupido. Guardai le scale. Nessuna traccia di bagagli.

“ Io… sì, certo, scusami” dissi sedendomi sul divano. Mi venne accanto.

“ Perché, dove pensavi che stessi andando?” chiese. Bella domanda.

“ Non so, avevo sentito un rumore sospetto, ecco” ecco la più stupida scusa della storia delle scuse.

“ Oh, tranquillo, non sono un Mangiamorte sotto le sembianze di Ginny, puoi starne certo. Se sei diventato così paranoico da vedere pericoli ovunque…” affermò alzandosi e andando verso la cucina. Cretino. Io sono un cretino.

“ No, tranquilla, io non sono paranoico, tu semmai stai attenta ai tuoi cambi improvvisi di personalità” esclamai. Mi pentii subito. Vidi la rabbia farsi spazio nei suoi occhi.

“ COSA?” urlò.

“ Io… no, non che tu abbia… sì, insomma…” decisi che era meglio vuotare il sacco.

“ Ho sentito quello che hai detto prima” ammisi arrossendo.

“ Quando prima?

“ Quando stavo sotto la doccia. Ciò che hai detto. Che te ne volevi andare. E volevo impedirtelo, tutto qui” dichiarai.

“ Fammi capire… tu hai ascoltato tutto quello che ho detto?” chiese trattenendo l’impulso di strozzarmi. Annuii lentamente.

“ E perché non mi hai risposto quando ti ho chiesto se mi sentivi?” chiese sempre con lo stesso tono.

“ Non… non ti volevo parlare” risposi.

“ Per quale santissima ragione?” chiese esasperata.

“ Perché non so, io pensavo che mi odiassi per tutto quello che…” stavo per parlare della morte di Fred. No, era un argomento proibito, ancora. Mi fissò intensamente. Per un attimo volli annegare dentro i suoi occhi.

“ Tu… senti… era vero quello che hai detto prima?” chiesi non riuscendo a trattenermi. Abbassò gli occhi.

“ Sì, era tutto vero. Ma tu non avresti dovuto sentire quelle cose. Quindi dimenticatele, prima che decida di scagliarti un Oblivion” disse alzandosi dal divano. La guardai esitante. Che dovevo fare? La fermavo? Non la fermavo? Si allontanò da me. Che cosa dovevo fare? Voleva che la seguissi? Oppure no? Dov’è Hermione quando serve? La rincorsi per le scale, arrivando nella stanza di Regulus. Era stesa sul letto, raggomitolata. Mi avvicinai.

“ Perché non avrei dovuto sentire quelle cose? Non capisco…”

“ Questa è una novità, vero?” chiese quasi divertita. Ma non volevo cambiare argomento.

“ Hai detto che mi ami, e che ti sto facendo soffrire… non capisco perché!” dichiarai. Mi guardò quasi cattiva. Si alzò.

“ Tu…” dichiarò. Mi diede uno schiaffo. Mi portai la mano sulla guancia rossa.

“ Ginny!” esclamai dolorante. Si avvicinò. E mi baciò. Al diavolo la guancia. La cinsi con le braccia. Lei era… Ginny. Avevo passato gli ultimi giorni a isolarmi, a distruggermi da solo… ma in realtà facendo ciò, danneggiavo anche lei. Mi voleva bene. Lei era una delle poche persone che ci teneva davvero a me. E io me ne ero scordato. Che cretino. Si staccò.

“ Ti amo, Harry” mi sussurrò all’orecchio. E io volevo solo dirle quanto l’amassi. Ma non ci riuscii. Non riuscivo a parlare.

“ Tu… prima mi hai dato uno schiaffo… e poi… questo?” chiesi stordito.

“ Prova a dire che non te lo sei meritato e giuro che te ne do un altro!” affermò. Ma che cosa avevo fatto?

“ Che cosa… che cosa devo fare per non farti soffrire?” domandai ancora confuso. Lei arrossì.

“ Resta qui a dormire. Accanto a me. Lo puoi fare?” chiese. Come dirle di no? Mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola.

“ Io… grazie” sussurrai. Sentivo il suo profumo, i suoi capelli… quante notti nella tenda avevo sognato di stare così abbracciato a lei…

“ Stavolta non te ne andare, ok?” chiese. Neanche l’arrivo di un altro Mago Oscuro mi avrebbe spostato da lì.

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Capitolo 8
*** La mia prima notte con te ***


Pov Ron

L’Australia era un posto bellissimo. Pieno di mare, sole, spiaggie… qualcosa che avevo visto solo nelle cartoline Babbane che mio padre mi portava a casa quando ero piccolo. Trovammo l’albergo che Hermione aveva scelto sui depliant della compagnia di viaggi ( un negozio Babbano che ti aiutava a programmare il viaggio): Hotel Velare. Modesto, piccolo, ma comodo. E poi sempre meglio di quella stupida tenda da campeggio. Entrammo. La sala d’ingresso era piccola, tutta bianca, decorata con piccole stelle marine attaccate alle pareti. Squallido, ma poteva anche andare bene. Hermione sbrigò tutte le faccende con l’omino che stava dietro il bancone. Non ero bravo con il denaro Babbano. Una donna anziana seduta su una vecchia poltrona mi guardava. Probabilmente stava pensando che in teoria dovrebbe essere l’uomo a fare certe cose. Ma come avevo già detto a Harry, la mia virilità era seriamente in pericolo. La mia mente si rifiutava categoricamente di accettare anche solo la possibilità che tra Krum e Hermione fosse successo qualcosa al di là del Ballo del Ceppo, ma… che ne potevo sapere io? Mica ero nella sua testa…

“ Andiamo, abbiamo la camera 104” disse avvicinandosi a me con in mano una chiave. La presi dalle sua mani, guardando la signora. Io potevo fare l’uomo… mica era Hermione a comandare…

“ Andiamo” dissi dirigendomi sicuro verso una rampa di scale.

“ Ron… veramente siamo al piano terra… non hai letto le indicazioni?” chiese indicandomi un cartello. Diceva quali stanze erano in un corridoio.

“ Lo sapevo!” esclamai forse con troppa decisione.

“ Mi sono solo confuso… Ecco!” replicai. Mi sorrise. Fregato. Ci avviammo verso la camera. Ok, calma. Io e lei. Camera. Da soli. Era tardo pomeriggio. Tra poche ore sarebbe stato buio… panico. Panico. Ok, calma, Harry probabilmente non se la stava cavando meglio, no? Questa era una consolazione… forse… calma. Arrivammo alla porta ed entrammo. La camera era piccolissima, con solo un letto e un bagno. Hermione poggiò a terra le valigie.

“ Casa dolce casa” disse ironica. Sorrisi praticamente terrorizzato. Il letto era matrimoniale. Calma… restiamo calmi… IO SONO UN UOMO, MISERIACCIA! Fai l’uomo, Ronald! Misi anche io le mie valigie sul pavimento e mi sedetti sul letto, spavaldo.

“ Dai, è comodo” affermai. Ma cosa diamine stavo dicendo??? È comodo??? Ma cosa centrava? Hermione sorrise e scosse la testa. Ok, forse aveva rafforzato l’opinione che aveva di me: un perfetto idiota.

“ Ron, io vado in bagno, ti dispiace se…” chiese.

“ Figurati” dissi mostrandomi assolutamente sicuro. Quando Hermione scomparse dietro la porta del bagno, mi presi la testa tra le mani.

“ E fai l’uomo, che diamine!” sussurrai.

“ Ronald, con chi stai parlando?” chiese. MI AVEVA SENTITO?

“ Io???? Con nessuno!!!” esclamai alzandomi in piedi.

“ Mi sembrava di aver sentito… forse me lo sono immaginato” disse. Bene, rifregato. Perché riusciva a fregarmi anche inconsapevolmente? Mi distesi sul letto, guardando la piccola finestrella che dominava la stanza. Buio. Si stava facendo buio. Oh, cavolo. Niente panico, ripeto, niente panico. Calma… Hermione uscì dal bagno.

“ Allora, che ne dici?” chiese tranquilla come una Pasqua. Beata lei.

“ Bella… la stanza” mi affrettai a dire. Si sedette accanto a me, sorridendo. Io intanto ne approfittai per fare un sorso dalla mia borraccia.

“ Certo che è strano, no? Stiamo qui, da soli!” disse. Per poco non mi strozzai. Sì, aveva centrato il punto. Mi avvicinai un po’.

“ Già… siamo qui… è strano… ma aspetta, perché è strano?” chiesi in fretta. Non voleva restare da sola con me?

“ Intendevo, senza Harry. È strano, no?” affermò .

“ Ah, sì, certo!” tanto in quel momento ero sicuro che Harry era messo nella mia stessa situazione. Oddio, certo, il pensiero che era mia sorella… ma alla fine anche Hermione per lui era una sorta di sorella, no? Quindi alla fine… Ma che diamine, io ero Ron Weasley! Un Grifondoro! Doveva pur valere qualcosa! No, ok, non valeva molto in quella situazione. Decisi di smorzare l’argomento.

“ Che cosa vuoi fare? Vogliamo dare un’occhiata in giro?” chiesi. Hermione scosse la testa.

“ No, sono stanca, e poi è tardi. Che ne dici se restiamo qui e parliamo un po’?” chiese. Da dove veniva tutta questa esuberanza? Qualcosa aveva preso il controllo di Hermione. Qualsiasi cosa fosse, non era certo mia amica.

“ Ma certo… sì!” esclamai in un tentativo di autoconvincermi. Sorrise e tirò fuori dalla sua borsa un libro.

“ Un libro?” chiesi un po’ esausto. Ormai Hermione che leggeva un libro era sempre presente nei miei sogni notturni. Anche questo molto virile. Insomma, molti ragazzi sognano ragazze che si spogliano, non so, che fanno… e io invece mi sognavo Hermione che leggeva un libro. Quella notizia non doveva saperla nessuno.

“ Non è un semplice libro” disse tirando fuori dallo zaino anche una penna Babbana.

“ Diciamo che è una sorta di diario. Quando stavamo con Harry l’avevo dimenticato a casa tua, ma adesso che ce l’ho… posso scrivere un secondo che siamo arrivati?” chiese. Annuii distrattamente. Fece scorrere le pagine, cercandone una pulita. Ci gettai un occhio. Vedevo alcuni nomi che si susseguivano. Harry… Ginny... professoressa McGranitt… Ron? C’ero anche io??? Distolsi gli occhi dal diario. Doveva essere mio. Dovevo leggerlo, per forza. Fui invaso da questo desiderio per i cinque minuti buoni che aspettai che Hermione avesse finito. Aveva scritto qualcosa su di me… che fossero i suoi pensieri mentre stavo con Lavanda? Lei mi aveva confessato di esserne stata gelosa, ma esattamente, quanto gelosa??? Era poi la verità?

“ Finito” disse deponendo sul comodino il diario e la penna. Forse notò nei miei occhi un barlume di desiderio incontrollato verso quell’oggetto perché disse:

“ Ci scrivo solo quello che mi passa in testa. Non c’è scritto nulla di particolarmente rilevante.

“ Ah, ok” dissi fingendomi poco interessato. IO DOVEVO AVERE QUEL DIARIO.  Sbadigliò.

“ Scusami… avevo detto che avremmo parlato, ma questo fusorario… che ne dici se ci mettiamo a dormire?” chiese. PANICO.

“ Io…” diamine, Ron, un po’ di mascolinità.

“ Ma certo, che problema c’è?” chiesi sorridendo nervosamente. Ok, forse una speranza c’era per non fare la figura del perfetto sfigato. Potevo replicare il mio atto di galanteria, facendola dormire a lei nel letto, e io avrei dormito… mi ero portato il sacco a pelo, no? Io avrei dormito lì! Feci per togliere il sacco a pelo dalla valigia, ma lei mi bloccò.

“ Em… Ronald, davvero, non penso che debba dormire tu lì. Alla fine, mi stai facendo un favore, accompagnandomi e tutto… Dai, vieni a dormire tu sul letto, io vado nel sacco a pelo” decretò. Per quanto la proposta fosse invitante, non potevo accettare.

“ Hermione, davvero, non c’è problema, io posso stare qua, dai. Tu sei una ragazza” ammisi. Questa non la dovevo dire. Vidi le sue guance infiammarsi.

“ Ma che vuol dire?” chiese.

“ Sono perfettamente in grado di dormire lì, anzi, è proprio quello che farò. Vai su quel letto, davvero, non c’è problema” disse. No, non potevo farlo.

“ Insieme” sussurrai. MA COSA AVEVO DETTO? Era troppo tardi per pentirmene. Ormai il danno era fatto. Le sue guance erano ancora arrossate, ma stavolta l’arrabbiatura non centrava niente.

“ Che?” chiese.

“ Insieme. Se tu non cambi idea e io non cambio idea, veniamoci incontro. Stiamo insieme lì sopra. Spazio ce n’è, mi sa” borbottai. Si voltò un secondo, per analizzare il letto. No, Hermione non accetterà, vedrai. No, non farai la figura dello sfigatello alle prese con…

“ Sì, ok, per me non c’è problema” affermò. Bene, se ne lavava le mani. Ora toccava a me la prossima mossa…

“ Ah, em…” mi grattai la nuca. “ Il pigiama….” Davvero, la mia parlantina mi stupiva.

“ Sì… Vai in bagno a mettertelo, io me lo metterò qui” decretò. L’assecondai. Entrai in quello squallido bagno tutto dipinto di marrone. Mi guardai nello specchio incrostato. Chi vedevo? Il volto di uno sfigatello. Uno sfigatello alle prese con una ragazza che forse la sapeva molto più lunga di lui.

“ Tranquillo, è solo una notte… non devo sfiorarla e tutto andrà bene… tanto la figuraccia la farò comunque” sussurrai a me stesso. Aprii lo zaino. MA CHE PIGIAMA MI ERO PORTATO? Marrone, come quel bagno. Insomma, quello usato da Bill qualche anno fa. Mi stava pure corto… Benissimo. Molto molto mascolino. Me lo misi al volo. Tanto, peggio di così… Aprii la porta. Hermione si stava finendo di vestire. Vidi la sua schiena, con il suo reggiseno bianco che…

“ RON!” esclamò. Chiusi la porta di scatto. Mi aveva visto a fare la parte del guardone. Non era mia intenzione, giuro, però la vista della sua schiena scoperta… mi aveva paralizzato.

“ SCUSAMI!” urlai. Aprii la porta lentamente. Lei mi aspettava, con un cipiglio aggrottato. Aveva un pigiama blu, abbastanza stretto. Niente di assolutamente provocante, però le stava davvero benissimo…

“ Scusami… mi ero scordato…” replicai infilandomi sotto le coperte. Sospirò.

“ Va bene, ci credo, dai” annunciò. Sorrisi. Lei spense la luce e si mise accanto a me, sdraiata. PANICO. Mi girai dall’altro lato.

“ Sento freddo…” sussurrò. Ok, IL LIBRO SU COME CONQUISTARE UNA STREGA. Quando una strega ha freddo, vuol dire che vuole essere abbracciata. E io che dovevo fare? Mi girai e la guardai negli occhi attraverso la semi oscurità che ci avvolgeva. Mi fissava intensamente come se volesse mettermi alla prova. Mi sentivo come in una specie di interrogazione. E lei era la professoressa. Che fare? Rischiavo? No, avrei mandato tutto all’aria. Mi rigirai. Lei sbuffò.

“ Ok, ci riprovo… Ronald, voglio essere abbracciata” dichiarò. Mi girai. Stavolta la sua espressione era implorante.

“ Oh, em… sì, ok” dissi abbracciandola goffamente. Insomma, era lei che portava i pantaloni in questa coppia…  Rispose al mio abbraccio calorosamente. Sentivo il profumo del suo shampoo… calma, respira. In effetti quella situazione per me era del tutto nuova. E speravo lo fosse anche per lei.

“ Hermione…” sussurrai.

“ Sì?” chiese lei rimanendo con la testa sul mio petto.

“ Tu l’hai fatto con Krum?” chiesi di getto. Scosse la testa.

“ Secondo te a quattordici anni posso essermi concessa con uno che a malapena conoscevo?

Solita risposta assolutamente logica e spiazzante che manda a monte tutte le mie paure. Ma che avevo in testa?

“ No, hai ragione… scusami…

“ Semmai tu con Lavanda…” disse sorridendo ironica.

“ No, non avrei osato… ok che avevo gli ormoni in subbuglio, ma di certo… insomma… io… in realtà c’ero quasi, ma… ma non me la sono sentita, davvero” affermai. In realtà le cose erano andate diversamente. Il Dormitorio maschile era libero e lei era salita. Mi era saltata addosso, gettandomi sul letto, si stava sfilando la camicia, ma la bloccai. Perché nei suoi occhi vedevo quelli di Hermione che mi guardavano severi e mi facevano capire che io volevo lei. Hermione. Quindi evitai di fare alcunché. In quel momento avevo Hermione lì, se avessi avuto il coraggio…

“ Hermione, ti amo” dissi d’impulso. Il ripensare a quell’episodio mi aveva scosso. Era lei quella che volevo. La volevo, in quel momento. Anche in quella stanza d’albergo. Volevo farle sentire fisicamente ciò che provavo quando la sfioravo, quando la toccavo… Lei mi guardò. Si morse un labbro.

“ Pensavo che… non me l’avresti mai detto…” sussurrò. E lei? Lei mi amava?

“ Anche io ti amo” aggiunse prontamente. Mi venne sopra. Sentivo la pressione del suo corpo sul mio. Cercai di non pensarci tanto, sennò… per i maschi è diverso… avevo una paura tremenda che lei capisse il mio… apprezzamento per lei… in modo… vistoso… Lentamente premette le sue labbra sulle mie. Ma cosa…? Così, senza nessuna formalità o altro? Era ovvio poi che io rispondessi in modo abbastanza passionale. Mi provocava, quella ragazza. E non sapevo per quanto tempo sarei riuscito a tenere a freno le mie fantasie. Mi baciava con passione, con sensualità. Le mie mani erano sulla sua schiena, mentre lei mi accarezzava i capelli. Si staccò guardandomi esitante.

“ Ma cosa sto facendo?” chiese confusa. Lì per lì non seppi cosa rispondere.

“ Stai… em… facendo… non lo so…” dichiarai. Lei scese dal mio corpo, adagiandosi accanto a me.

“ Ron… non voglio mentirti… io non so se sono pronta a… la cosa è fresca e…”

“ Hermione, tranquilla. Davvero, non è un problema. Io… di certo non avrai pensato che ti volessi solo… io neanche ho tutta questa esperienza da…” dichiarai un po’ timidamente.

“ Voglio farlo con te, Ron Weasley. Ma non so quando riuscirò ad autoconvincermene” affermò. Annuii.

“ Va bene. Hai tutto il tempo che vuoi” risposi abbracciandola.

“ Grazie. Te ne sono grata” rispose abbracciandomi. Assecondai l’abbraccio. Averla lì con me era già troppo per una sola notte.

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Capitolo 9
*** Fratelli come prima ***


Pov Harry

La mattina mi svegliai intorpidito ma felice. Avevo passato una notte con Ginny. Abbracciati. E così doveva essere. La guardai, vedendo come i raggi del sole creassero piccoli riflessi dorati sui suoi capelli rossi. Respirava tranquilla. Aveva una faccia l’accenno di un sorriso. Forse anche lei sentiva quel senso di beatitudine che mi stava avvolgendo. Piano piano mi alzai. Mi stiracchiai la schiena. Ma che ore erano? Le undici? Avevamo dormito così tanto? Guardai la finestra. Un gufo era appollaiato sul davanzale. Lo feci entrare nella camera e scesi giù in cucina. Teneva tra le zampe una lettera. Era Errol! Il gufo della famiglia Weasley! Cos’era successo? Forse era una lettera per Ginny? No, sulla lettera c’era scritto il mio nome. La aprii. La grafia non era del signor Weasley. Era Percy.

Caro Harry,

stamani dovrei passare da te per parlarti. Passerei alle undici e mezza. Se per te non è un problema, vorrei parlarti in privato. Grazie mille.

Percy”

Tremai. Che voleva Percy da me? Era il membro della famiglia Weasley che mi piaceva di meno, e non mi sembrava che mi dimostrasse tutta questa confidenza anche quando stavamo a scuola. Tra mezz’ora sarebbe passato. Speravo solo che Ginny non si svegliasse prima. Sarebbe stato imbarazzante doverle dire che io e suo fratello dovevamo parlare in privato… conoscendola avrebbe fatto di tutto pur di sapere cosa stavamo dicendo. Sentii un rumore. Qualcuno aveva bussato. Andai alla porta. Guardai dallo spioncino. Era Percy! Aprii.

“ Ciao… em… non dovevi arrivare alle undici e mezza?”

“ Perdona i miei venti minuti di ritardo, ma papà aveva fretta… è stato lui a portarmi qui per passarmi il segreto” affermò in modo pomposo. Scrutò il mio pigiama. Bene. “ Posso?” chiese accennandomi il corridoio con testa.

“ Sì, sì, entra pure” dichiarai spostandomi. Percorse velocemente il corridoio e vide il divano su cui stavo per dormire la scorsa notte.

“ Oggi hai dormito qui?” chiese. Annuii.

“ E Ginny?”

Indicai le scale.

“ Ah, ok, pensavo…” sussurrò. Sinceramente non volevo sapere cosa pensava. Mi sedetti sul divano.

“ Ginny sta di sopra a dormire. Non abbiamo molto tempo. Dimmi” dissi velocemente. Lui sospirò.

“ Posso sedermi?” chiese indicando la poltrona davanti a me. Acconsentii con un lieve cenno del capo.

“ Volevo chiederti perdono, Harry” disse solennemente. “ Immagino che Ron alla fine ti abbia fatto leggere la lettera che gli scrissi due anni fa, visto che non ricevetti mai risposta” suppose. Supponeva bene. Quella lettera… mi fece ricordare tutta la rabbia che avevo provato leggendo quelle parole. “ Tagliare i ponti con lui”… era questo il concetto della lettera? Se Ron voleva diventare Caposcuola la mia amicizia non era utile a niente.

“ Sì, l’ho letta” dichiarai secco. Era meglio non mentire. Percy sospirò.

“ Ero accecato dal successo, immerso nella mia ottusità e…

“ Se sei venuto qui a fare la vittima, sappi che stai sprecando il tuo tempo” dissi conciso.

“ Posso capire la tua frustrazione…

“ Secondo te Ron avrebbe seguito i tuoi stupidi consigli? I consigli di una persona che ha rinunciato alla sua famiglia per le sue ambizioni personali? Mi chiedo come tu sia potuto finire a Grifondoro…” sussurrai un po’ perfido. Vidi che abbassava lo sguardo.

“ Non merito il loro affetto. La loro fiducia. Eppure quando sono tornato mi hanno riaccolto a braccia aperte. Tu pure fai parte della mia famiglia. Da quando hai conosciuto Ronald sul treno. E lo sarai per sempre , immagino” disse indicando le scale. Arrossii. Era il fratello di Ginny. Se davvero consideravo i Weasley come la mia famiglia ( considerare tali i Dursley era assolutamente assurdo), dovevo perdonare Percy.

“ Tu mi hai tradito. Mi credevi un pazzo, un bugiardo. Eppure mi conoscevi. Hai mai visto segni di pazzia da parte mia?” chiesi tra i denti. Scosse la testa.

“ Ero io il pazzo. Non capivo che mi stavano usando. Pensavo che Caramell fosse un uomo giusto. Che Scrimgeour fosse coraggioso. Ma quando poi il Ministero è caduto nelle mani di… nelle Sue mani… ho capito che non potevo rimanere lì. E che anche l’organizzazione che avevo creduto incorruttibile alla fine si era dimostrata marcia. Voi invece… Tu hai vinto, Harry. Mi riempivano di balle sul tuo conto, provavo rancore per la mia famiglia e per tutto ciò che riguardava l’Ordine della Fenice, per ciò che minacciasse la mia carriera… avrei venduto mia madre  pur di avere una promozione. Ma quando sai che la tua famiglia è ad Hogwarts, pronta a morire per una causa superiore… capisci che la causa superiore in quel momento è la stessa famiglia. Ecco perché sono tornato. Non ti chiedo di giustificarmi. Ma almeno comprendimi, te lo chiedo in ginocchio” concluse. Il suo discorso mi aveva sorpreso. No, non lo giustificavo. Ma lo stavo perdonando. Aveva fatto un errore. Un errore. E chi ero io per condannarlo? Mi alzai.

“ Ti perdono” sussurrai. Lui sorrise, con gli occhi un po’ lucidi. Si alzò.

“ Grazie… io lo apprezzo tantissimo” disse stringendomi la mano.

“ Cosa farai ora? Non lavori più al Ministero…

“ Oh, andrò ad aiutare George al negozio di scherzi. Almeno fino alla fine dell’estate. Poi si vedrà. Spero che George si riprenda…” disse.

“ Come sta?” chiesi esitante. Scosse la testa.

“ Immagino che non serva dirti come ci si sente quando perdi un tuo caro. Io anche ci sto male, tutti ci stiamo male, ma George è disperato. Spero per lui che riesca a superare la cosa… Ah, se mamma te lo chiede, sono venuto qui per controllare come stava Ginny, è preoccupata da morire” annunciò arrossendo un po’. Volevo sotterrarmi.

“ Perché?” chiesi fingendomi ingenuo. “ Insomma, stiamo qui, sta con me…

“ Davvero Harry, con tutto rispetto, ma è proprio per questo che è un po’ timorosa. Ti ama come se fossi un figlio, ma lo sai, l’unica figlia femmina…” dichiarò.

“ Non so di cosa stai parlando” affermai cercando di mostrarmi convinto. Percy mi guardò sorridendo.

“ Mica siamo tutti stupidi, Harry. Comunque, salutami Ginny, vado via, devo andare a trovare una mia vecchia amica… si chiama Audrey… Buona giornata, Harry” mi salutò. Gli strinsi la mano.

“ Amici come prima” dichiarai convinto.

“ No, FRATELLI come prima. Grazie per il tuo perdono. Non lo merito, ma forse un giorno me lo meriterò” disse uscendo dalla porta. Rimasi spiazzato. Percy era stato onesto con me in quel momento. Non si era giustificato, non si era difeso. E non ce l’aveva con me per la morte del fratello. Forse Ginny aveva ragione. Stupide mie fissazioni.

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Capitolo 10
*** Finitem Incantatem ***


Pov Hermione

Meno male che avevo passato l’esame di Materializzazione. Meno male. Io e Ron nella settimana seguente viaggiammo tantissimo, per tutto il Paese. Non trovavamo i miei genitori. Passavo tutte le sere a piangere, tra le braccia di Ron, a chiedermi se avrei mai ritrovato le persone che mi avevano cresciuto. Io e Ron dormivamo così: stretti e umidi per tutte le lacrime che versavo. Ma lui mi capiva. Mi consolava silenziosamente con il calore delle sue mani sulle mie spalle. Quasi mi sentivo in colpa per non avergli concesso di più dei miei semplici baci a fior di labbra di tanto in tanto. Ma non ero psicologicamente pronta. In quel momento il mio primo pensiero erano le persone che avevo convinto con la magia a partire e andarsene lontano.

“ Salve signora, conosce per caso una signora di nome Monica Wilkins?” chiesi al fruttivendolo del mercato. Io e Ron speravamo che essi, nonostante l’incantesimo, non avessero mutato i loro gusti personali. Mia madre adorava parlare con ogni tipo di fruttivendola, essendo un po’ pettegola, mentre papà amava gli scacchi e quindi io e Ron avevamo visitato ogni tipo di circolo di scacchi. Era la decima fruttivendola con cui parlavamo. Un pescatore che avevamo incontrato mentre comprava una scacchiera in un negozio, aveva confessato a me e a Ron di aver parlato giorni fa un uomo che mi assomigliava parecchio nelle vicinanze del piccolo quartiere di Port Royal. La fruttivendola mi squadrò.

“ Sei una sua parente?” chiese. Il cuore fece una capriola. Strinsi il braccio di Ron. Forse ce l’avevamo fatta.

“ Sì, esatto! Sono sua nipote, vengo dall’Inghilterra e volevo farle una sorpresa!

“ Si sente l’accento inglese… assomigli parecchio a Wendell…

“ Ci siamo” bisbigliai a Ron.

“ Ma chi mi assicura che sei parente loro?” domandò.

“ Glielo assicuro io” sussurrai puntandole la bacchetta da sotto il bancone. Confundus.

“ Sì, Monica, non ti ricordi dove abiti? Al numero 34 di Tormen Street! ” disse con una voce squillante.

“ Da quando in qua fai questi Incantesimi?” mi chiese Ron mentre ci allontanavamo. Mi vergognai un po’. Pensai all’episodio di Cormac. Meglio che Ron non sapesse.

“ Non ce l’avrebbe mai detto. Le ho fatto credere di avere davanti mia madre. Ce l’hai la cartina?” chiesi. La tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans frettolosamente.

“ Sì… ecco…” sorrisi. Adoravo quel ragazzo.

“ Sta qui dietro” decretò. Sospirai. Cosa avrei trovato a casa dei miei genitori?

“ Spero solo di non avere brutte sorprese. Ma sono vivi. Alla fine è questo che conta. E spero di riuscire a togliere l’incantesimo…” cominciai trattenendo le lacrime.

“ Ascoltami: tu ci riuscirai. Sarà come bere un bicchier d’acqua!” esclamò lui convinto guardandomi negli occhi. Camminammo per un po’ sulla via. Erano casine tutte disposte ordinatamente. Sì,quello stile era molto in linea con quello dei miei.

“ Ammettilo, non vedevi l’ora di farti crescere un dente!” esclamai cercando di ridere. Rabbrividì.

“ Ti prego, fammelo non troppo grande. Solo un po’, giusto per dire che mi fa male!” disse. Il piano era semplice: fingere che a Ron faceva male un dente e che loro erano gli unici dentisti in tutto il quartiere e se potevano giusto vederlo per capire cosa aveva. Così saremmo entrati in casa loro. E poi… avrei trovato la forza di sciogliere l’incantesimo. Numero 34.

“ Apri la bocca” dissi a Ron con voce tremante. Guardai uno dei denti in fondo.

“ Engorgio” dissi. E uno dei denti si ingrandì un pochino.

“ Ok, stoh benne” disse cercando di parlare. Suonai il campanello. Wilkins. Mi aprì una donna. Aveva uno sguardo rilassato e sereno. Si era parecchio abbronzata e i suoi capelli neri, grazie al sole, avevano assunto dei riflessi rossicci. Per poco non piansi.  

“ Sì? Chi siete?” chiese guardandomi attentamente con i suoi occhi marroni. Marrone… quel marrone… il mio.

“ Sa… Salve signora, mi chiamo Annabel Woods e questo è mio cugino Richard e volevamo chiedervi se potevate controllare il dente di mio cugino perché so che lei e suo marito siete dentisti!” dissi tutto di un fiato. Mi sorrise.

“ Di solito non faccio entrare nessuno in casa, ma mi sembrate due bravi ragazzi… Ti fa tanto male il dente, caro?” chiese mamma a Ron. Ron boccheggiò.

“ Shi…”

“ Quindi volete solo che controlli il dente? Qui non ho gli strumenti per toglierlo qualora…

“ Non è un problema, se è infiammato o altro possiamo prendere un appuntamento nel vostro studio, no?” chiesi tutto d’un fiato. Mamma annuì.

“ Ma certo!” disse facendoci entrare. Quella casa… era così simile alla mia vecchia. Il divano era sempre rosa scuro, posizionato davanti alla tv, dove papà seguiva le notizie della cronaca. C’erano parecchi quadri di Dalì, come quelli che mamma teneva nel suo vecchio studio.

“ Caro, ci sono due ragazzi qui, controllo un dente a questo ragazzo e andiamo dai Dirtasy!” esclamò. Papà uscì da quella che doveva essere la cucina, con in mano un giornale.

“ Cara, chi sono questi…” disse sospettoso. Mamma lo zittì.

“ Andiamo, non ci metterò molto. Sono due ragazzi, smettila di essere sospettoso” sussurrò spingendolo in cucina.

“ Dovete scusarlo, non è sempre così scorbutico, è che ultimamente non riesce a dormire la notte!” disse sorridendo. Inspirai profondamente. Ci mettemmo sopra il divano.

“ Vado a prendere i guanti e la luce, così vedo meglio! Aspettatemi qui!” esclamò salendo le scale.

“ Non sharebbe ola di agile?” chiese Ron. Scossi la testa.

“ Non ce la faccio…” sussurrai.

“ Helmione, tu ce la devvi fale, so che ce la falai!” esclamò. Sorrisi nervosa.

“ Sono felici, Ron! Senza di me sono felici!”

“ Helmione, lo elano anche pllimma, quando c’erli tu, ne shono shiculo!” affermò prendendomi una mano. I miei genitori… quelli che quando prendevo un bel voto alle elementari avvertivano tutto il vicinato decantando le mie lodi… quelli che c’erano sempre per me, quando gli raccontavo di Harry e delle nostre missioni, quando dovevo prendere il treno… non mi avevano mai fatta sentire poco amata o poco rispettata… e loro erano felici con me, lo sentivo nel mio cuore. Se fossi morta nel tentativo di salvare il Mondo Magico, ok, potevano vivere in quella loro realtà, ma… ma io ero lì. Dovevo farcela. Mamma tornò con in mano una piccola torcia e un paio di guanti.

“ Dovete scusarmi, io non...”

Mi alzai di scatto, puntandole la bacchetta in faccia.

“ FINITEM INCANTATEM!” esclamai. I suoi occhi si offuscarono, mentre io pensavo intensamente ai nostri momenti insieme. Li analizzai uno per uno, soffermandomi parecchio sui dettaglio più importanti. Sentii un gemito. Abbassai la bacchetta. Mia madre cadde a terra. Mio padre corse in salotto.

“ Che cosa…?”

“ Finitem Incantatem” ripetei. Altri momenti felici con lui. E il corpo di mio padre cadde a terra. Avevo le lacrime agli occhi.

“ Ron, apri la bocca!” dissi. Lui si alzò e la aprì.

“ Reducio” sussurrai rimpicciolendogli il dente. Si massaggiò la guancia.

“ Come è andata?” chiese. Lo abbracciai. Doveva aver funzionato, doveva… Mia madre si riprese. Guardò prima me, e poi Ron. Allungai una mano verso di lei.

“ Mamma…” bisbigliai ancora tra le braccia di Ron. Lei sorrise.

“ Hermione… dove sei stata per tutto questo tempo?” chiese. Sospirai contenta. Finalmente avevo ritrovato la mia famiglia.

 

 

 

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Capitolo 11
*** Buon compleanno, Harry ***


‘ Cara Ginny,

spero che vada tutto bene lì con Harry. Ancora la questione al Ministero non è stata risolta, ma stiamo tutti incrociando le dita. Ancora non potete tornare. Tuo padre sta contribuendo alla campagna di Kingsley, ma a volte vengono a casa quelli del Ministero, quindi non è il caso… come al solito, se vuoi tornare a casa tu da sola non c’è problema. Certo, mi dispiacerebbe per Harry, povero caro, ma se volessi tornare… Mi manchi davvero tantissimo, è questo il fatto. Ad ogni modo, domani passerò da voi! Ricordiamoci che domani è il compleanno di Harry! Dì a Kreacher di non preparare la torta, quella la porto io. Fammi sapere.

                                                       Mamma’

‘ Cara mamma,

qui tutto apposto. Io e Harry aspettiamo notizie di Ron e Hermione. Voi ne avete ricevute? Comunque no, mamma, io sto con Harry. Non mi sembra giusto lasciarlo solo. E ti prego smettila di chiedermelo. Ciao, ci vediamo tra un po’.

                                        Ginny’

Mi assillava con questa storia. Avevo scelto cosa fare. E per una volta volevo essere indipendente. Diedi la lettera ad Errol.

“ Mi raccomando, non ti perdere durante il tragitto!” dissi. Aprii la finestra e volò via. Il cielo quel giorno era particolarmente bello. C’erano tantissime nuvole bianche nel cielo. Pensai a me e ad Harry. In quelle settimane vivere con lui era come prendere una boccata d’aria fresca. A volte mi sembrava di ritornare a due anni fa, quando insieme ci sdraiavamo sul Parco di Hogwarts a guardare le nuvole… e io immaginavo la nostra vita insieme… lontano da problemi come Voldemort… Improvvisamente vidi un puntino nel cielo. Un puntino che velocemente veniva verso di me. Un gufo! Di chi poteva essere? Era un gufo marrone, abbastanza grande. Lo feci entrare. Appena lessi l’indirizzo seppi subito chi era.

“ HARRY! HARRY!” chiamai. Harry scese le scale.

“ Ginny, scusami, stavo dormendo e …” Lo guardai.

“ Buon compleanno!” esclamai dimenticandomi per un secondo della lettera. Lui sbadigliò e sorrise.

“ Grazie…

“ Mamma mi ha scritto ieri. Ma Errol è arrivato alle due di notte quindi ho letto la lettera stamattina. Ci viene a trovare per il tuo compleanno!” dissi. Annuì stiracchiandosi. Guardò la lettera che avevo in mano.

“ Quella è la risposta?” chiese.

“ NO! Hermione ci ha scritto!!!” esclamai mostrandogli la lettera. Sorrise entusiasta.

“ Aprila!” mi invitò. La aprii. E finalmente, dopo tanto tempo, sue notizie.

‘ Cari Harry e Ginny,

ho ritrovato i miei genitori! Sono così contenta! Certo, sono furiosi, ma alla fine sanno che l’ho fatto per il loro bene. Io e Ron stiamo in albergo mentre i miei stanno svolgendo le pratiche per trasferirsi di nuovo in Inghilterra. Tra qualche giorno quindi dovremmo tornare! Mi mancate da morire! Spero che voi stiate bene. Ah, non so quando la lettera arriverà, ma intanto io e Ron auguriamo a Harry un buon compleanno! Gli abbiamo pure comprato una cosina!  Non inviatemi la risposta perché potremmo non esserci quando il gufo arriverà in Australia! Ci vediamo tra un po’

                                        Hermione’

“ Sono contenta per lei. Immagino non deve essere stato facile spezzare l’incantesimo…” sospirai. Annuì.

“ Già…” disse mettendomi una mano sulla spalla. Quel contatto… era un gesto così semplice, ma mi procurò tantissimi brividi. Era ormai da un po’ che io e lui dormivamo insieme. Non che io fossi una maniaca, ma lui a malapena mi toccava. Potevo capirlo: appena si addormentava cominciava a parlare nel sonno e a chiamare Remus… Tonks… Silente… Fred… e tutte le persone che secondo lui aveva “ fatto morire”. Mi girai. Quanto l’avevo desiderato… e in quel momento era lì, per me. Tutto per me. Chiunque si sarebbe venduta un braccio per stare da sola con Harry Potter. Ma ero io la fortunata. Lui mi fissava attentamente, come a voler dire “ e adesso?” . Mica poteva leggermi nel pensiero. Ma se fosse stato possibile avrebbe scoperto la mia voglia di essere totalmente sua. La mia prima volta con lui, Harry Potter. Kreacher era in cucina e non ci avrebbe disturbati. Avremmo potuto tranquillamente… un altro pensiero mi balenò per la testa. Lui… non aveva mai… no? Insomma, con Cho… aveva quindici anni… non avrebbe potuto… e poi stava ad Hogwarts…

Bhè, non è impossibile disse una vocina nella mia testa. Dean una volta me l’aveva fatto intuire. La Stanza delle Necessità era l’ideale per i pochi fortunati che sapevano della sua esistenza. Ovviamente non avevo mai… ecco. Ma con Harry… dopo tutto quello che c’era stato… dopo la guerra, dopo il tormento… forse anche noi potevamo concederci la chance di provarci, no? Il mio amore per lui era troppo forte da mascherare ogni paura. Eppure c’erano eccome. Se si fosse fatto una cattiva impressione? Se mi avesse rifiutata? Dovevo provare. Per forza. Ma come iniziare? Dovevo trovare una scusa. O no? NO. Dovevo dimostrare di essere la persona sicura che ero. Lo baciai di scatto. Harry, un po’ sorpreso, rispose al bacio. E in quel momento presi il coraggio che mi mancava. Lo cinsi con le mie braccia e lui fece lo stesso. Mi staccai.

“ C-che ne dici se andiamo in camera?” chiesi. Lo vidi impallidire. Abbassai lo sguardo. Che cretina. Bella figura, davvero, Ginny. Lo sentii inspirare profondamente. Bene, rifiutata al massimo. Mi staccai.

“ Io… vado in bagno!” esclamai paonazza. Salii le scale di corsa e mi rinchiusi dentro il bagno.

“ Ma… quanto… sono… idiota!” bisbigliai guardandomi allo specchio. Avevo le guance tinte di un acceso rosso scarlatto. Bene. Perché Harry non mi aveva risposto? Perché quel respiro? Mi aveva rifiutata, poteva essere solo quello. Mi buttai un po’ d’acqua sul volto. Forse il rossore se ne sarebbe andato. Aprii la porta. Davanti a me c’era Harry. Aveva sul viso un’espressione incerta, quasi stesse trovando il coraggio per fare qualcosa. Poi, improvvisamente, mi baciò di scatto come mai aveva fatto. Andava deciso, forte, sicuro di sé. Le sue mani indugiarono sull’orlo della mia camicetta. Attimo di esitazione. Poi andò sotto la mia camicetta e mi accarezzò la schiena. Panico. Ok ad averlo sempre immaginato, ma nel momento in cui stavo lì lì… lui scacciò via le mie paure con una carezza sulla mia gota. Volevo lui, solo lui. Ci staccammo un secondo e ci fissammo, entrambi rossi in viso. Gli presi la mano e lo portai in camera da letto. E in un attimo ci stavamo baciando. Spinsi con una mano la porta, accostandola. Nell’impeto del nostro bacio, finimmo sdraiati sul letto, io sopra di lui. Sentivo il battito del suo cuore… gli tolsi gli occhiali e sprofondai in quegli occhi verdi che tanto amavo. Lo baciai, e lo baciai ancora e ancora. Le sue mani erano adagiate sulla mia schiena e anche io le avevo appoggiate sul suo petto. Ma volevo di più. Ormai c’eravamo. Non mi ero mai spinta così in là con un ragazzo. Ma era anche vero che lui non era un ragazzo qualsiasi. Era Harry Potter, il ragazzo che avevo sempre amato. Mi sollevai un attimo e senza guardarlo negli occhi, mi sbottonai la camicetta. Harry mi aveva già visto in reggiseno ( vivendo lì insieme era ovvio), ma in quel momento la cosa assumeva un altro significato. Sbirciai il suo volto: anche lui non sapeva se guardarmi e rischiare di passare per maniaco o distogliere lo sguardo. Faceva entrambe le cose, guardando di tanto in tanto. Mi levai la camicetta. Harry si mise a sedere e con un gesto del tutto inaspettato, si levò la maglietta e mi baciò sdraiandosi di nuovo sotto di me. Ovviamente la mia mente fu assalita da mille dubbi. E se l’aveva già fatto? Con Cho… con altre… ma altre chi? Mi staccai da lui guardandolo negli occhi.

“ Harry… Questa sarebbe la mia prima volta” sussurrai. Harry sorrise come sollevato. Che cosa voleva dire?

“ Anche per me…” ammise un po’ rosso. Anche per lui? Sorrisi. Aveva paura che io avessi più esperienza di lui. Ma non era così. Non era così per niente. Mi slacciai i jeans e me li sfilai. Anche lui fece lo stesso.

“ Ti amo, Ginny” mi bisbigliò all’orecchio. In un attimo lui si ritrovò su di me. E lo guardai negli occhi, per tutto il tempo. Lo baciai forte, come lui fece con me. Era inesperto, come lo ero io. Ma ciò contribuì solo a rendere tutto più speciale. E mentre mi accarezzava, mentre mi baciava era come se mi sussurrasse una moltitudine di parole non dette, un miliardo di promesse mai espresse, tanti desideri e sogni per il futuro. Andava lentamente, quasi come per assaporare il momento. Era bellissimo. La sua pelle, i suoi occhi… era tutto così semplice con lui. L’amavo e quando ci fermammo sentii che i nostri cuori erano legati per sempre. E lo erano sempre stati. Mi abbracciava, respirando piano.

“ Ginny… spero che…” sussurrò tremante.

“ Non rovinare tutto facendoti venire i complessi, Harry Potter. È stato bellissimo. Punto” affermai già intuendo cosa voleva dire. Lui annuì esitante. Poi mi guardò negli occhi intensamente. Anche nella penombra riuscivo a vedere i suoi riflessi smeraldo.

“ Ginny… senti… io…” cominciò. Prese un respiro. Mi prese una mano.

“ So che tornerai a scuola. È la cosa migliore per te e non voglio imperdirtelo. Ma quando tornerai… sposami. Lo so, dirai che è un’assurdità, dirai che siamo troppo giovani, ma… quando ero lì, a combattere… non sai quanti pensieri… la vita è troppo breve. E io voglio stare con te. Ma quando avrai finito gli studi” affermò. Il mio cuore batteva a mille.

“ Stai… sei serio?” chiesi non credendo a quell’improvvisa dichiarazione. Si mise a sedere sul letto dandomi le spalle.

“ Lo so, ti sembrerà una pazzia ma è una cosa che devo fare, non so perché ma devo farlo. Mi capisci?” chiese mettendosi la testa tra le mani. Lo abbracciai da dietro. La situazione era così irreale… sposarlo? A diciotto anni? No… O sì? Era la cosa giusta? Avevamo una casa, avevamo ciò che ci serviva. Harry voleva una famiglia, una famiglia vera. E lo capivo.

“ Harry io…” incominciai.

“ Pa… Padron Harry” annunciò Kreacher da dietro la porta.

“ Sì, Kreacher, dimmi!” esclamò Harry afferrando i suoi pantaloni.

“ C’è alla porta la signora Weasley, devo farla entrare?” chiese. MISERIACCIA, ERA MAMMA!

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Capitolo 12
*** Il resto poteva attendere ***


Pov Ron

“ L’ultima notte?” chiese la signora dell’albergo.

“ Esattamente!” annunciai soddisfatto. Ormai ero diventato bravo a trattare con i Babbani. Papà aveva ragione: non erano poi così diversi, anzi, per certi versi erano anche più ingegnosi di noi.

“ Il conto lo pagate domani quindi?” domandò.

“ Sì, certo!” esclamai con un sorriso. La signora ricambiò il mio sorriso.

“ Va bene. Allora ci vediamo domani!” dichiarò. E già. Era la nostra ultima notte in albergo. L’ultima notte per me e Hermione. Per adesso mi era andata “ bene”. Cioè, non avevo ancora fatto figuracce. Chissà a Harry come era andata… mah, non lo volevo davvero sapere. Era sempre mia sorella. Al momento con Hermione ero tranquillissimo. Insomma, tra tante notti che potevamo non avevamo mai… quindi perché scegliere proprio questa? Lei era in camera, a farsi una doccia. Eravamo appena tornati dalla cena con i suoi dove ci avevano ufficialmente annunciato che domani saremmo partiti per l’Inghilterra. Tra Hermione e suoi c’era ormai un rapporto di reciproco imbarazzo. Hermione ovviamente era consapevole del torto che gli aveva fatto ma i suoi in compenso sapevano che non aveva scelta e anzi si sentivano in colpa per aver ceduto all’incantesimo. Vane furono le nostre spiegazioni, poiché sua madre si limitava a sussurrare: “ Pensavo che l’amore per mia figlia fosse più forte di qualsiasi incantesimo”. Era così infatti, perché, come ci raccontò, la mamma di Hermione faceva strani sogni con una ragazza che le rinfacciava di averla dimenticata. Ma questa dimostrazione non bastò a far affievolire il suo senso di colpa. Vabbè, mia madre mi si sarebbe mangiato vivo se le avessi fatto una cosa del genere… ma è anche vero che io non avrò mai il coraggio di Hermione. Salii in camera prendendo l’ascensore ( che poi scoprii che non poteva muoversi in orizzontale, che strano). Aprii la porta della camera. Hermione era ancora in bagno. Sul suo comodino, il suo famoso diario. Che dovevo fare? Morivo dalla voglia di leggerlo. Ma Hermione mi avrebbe squartato, cucinato a fuoco lento e mangiato se mi avesse colto sul fatto. Quindi mi limitai a stendermi sul letto. Domani sarei tornato a casa, finalmente. Non mi pentivo di averla seguita fino in Australia, però mi mancava la mia famiglia. Hermione aprì la porta del bagno. PANICO. Mi alzai subito a sedere, come colpito da una scossa elettrica. MA COSA SI ERA MESSA ADDOSSO? Aveva un completino nero tutto pizzi e veli. Ok, la situazione stava sfuggendo dal mio controllo ( non che prima la controllassi più di tanto). La fissai paonazzo. Lei mi rispose con un sorrisetto nervoso.

“ Em… me l’aveva regalato una mia amica nel Natale del sesto anno… ovviamente non l’ho mai messo… non è da me, no?” chiese esitante. Voleva una risposta? Non mi poteva chiedere una risposta ragionevole in un momento come quello! Insomma, ormoni a parte, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi em… pantaloncini?

“ Io… no, insomma… va bene…” borbottai cercando di guardarla negli occhi.

“ Cosa?” chiese lei interrogativa. Allora, diciamo che le mie capacità discorsive ( già di per sé abbastanza scarse) mi avevano totalmente abbandonato.

“ Sì, è… buono!” affermai. BUONO? Ma che avevo in testa?

“ B… buono?” domandò con un sorrisetto imbarazzato. Insomma me la stavo cavando alla grande. Si avvicinò. OH NO. Da un lato lo ammetto avevo una palese voglia di saltarle addosso. Ma dall’altra avevo paura di fare una figuraccia. Cosa diceva quel libro per conquistare una strega… No, quel libro in un momento come quello non mi avrebbe aiutato. Si sdraiò sul letto e io feci lo stesso. Era così tremendamente vicina… calma e sangue freddo, Ronald. Non devi fare errori.

“ Domani saremo a casa… e tutto tornerà alla normalità” affermò seria. In quel momento ci pensai davvero. Normalità… che cos’era la normalità? Ormai mi ero scordato cosa significava avere una vita normale, una vita in cui i problemi più grandi sono i voti a scuola e le liti in famiglia.

“ Quando mai abbiamo avuto una vita normale?” chiesi ironizzando. Lei rispose con una risata liberatoria. Era bello sentirla ridere.

“ E pure tu hai ragione! Tra Pietre Filosofali, Basilischi, Lupi Mannari, tornei vari, profezie, Mangiamorte e Voldemort sfido chiunque a dire di condurre una vita normale!” esclamò. Poi si voltò verso di me.

“ Ma la sai una cosa? Forse se non ci fossero state tutte queste cose non vi avrei mai conosciuto. Alla fine, è stato un Troll di Montagna a farci diventare amici. Ma se non ci fosse stato Raptor e quindi Voldemort a liberarlo, non sarebbe successo un bel niente!” affermò. Sorrisi. Quanto aveva ragione. Ci guardammo per quella che mi parve un’eternità. Quante volte avevamo litigato. E pensare che al primo anno non sopportavo il suo essere saccente e precisa. E adesso… vivere senza le sue osservazioni, vivere senza di lei… non aveva più senso.

“ Sono proprio uno stupido” dissi. Lei sorrise.

“ Perché?” domandò.

“ Avrei potuto provarci con te già dal primo anno” affermai sinceramente.

“ Già, avresti potuto. Ma ormai non importa. Siamo qui, no? Forse è questo l’importante” affermò. Che dovevo dire. Silenzio. Cosa voleva che facessi? Mi guardava come si aspettasse una risposta o un gesto che confermasse quello che aveva detto. Ma che dovevo fare? Sospirò e spense la lampada.

“ Buonanotte Ronald” disse. Pensieroso, risposi:

“ B-Buonanotte Hermione” e lei nel giro di un secondo mi saltò addosso.

“ Buonanotte? Sei qui, con una ragazza innamorata di te, che indossa uno stupido completino da sciacquetta pur di farti prendere l’iniziativa e tu dici ‘buonanotte’?” domandò quasi furiosa. Ok, il mondo si era ribaltato. Ma perché io in ogni situazione mi sentivo un pesce fuor d’acqua?

“ Che… cosa avrei dovuto dire?” chiesi esitante e impaurito. Lei accostò il suo viso al mio.

“ Dovresti dirmi che mi ami. E poi non è tanto quello che dovresti dire. È quello che dovresti fare” affermò e mi baciò Mi baciò con trasporto e io dal canto mio non potevo che fare lo stesso. Avevo capito. La sera aspettata era arrivata. Era inutile farsi venire ottomila paura. Anche se avessi sbagliato, non sarebbe stato importante. Quel che contava era che stavamo insieme.

“ Lo sai che ti amo” dissi deciso.

“ Ricordarmelo non mi farebbe male” dichiarò lei.

“ Ti amo” dissi sorridendo.

Si mise a sedere sul letto.

“ Mi aiuteresti a slacciarmi questo coso?” chiese tremante. Esitante gli sbottonai i bottoni dietro la schiena. Era così perfetta, così pallida e… e poi non ce la feci più a resistere. In un attimo fu sotto di me. La guardai attentamente. Forse non era mai stata così bella. I suoi occhi brillavano e i suoi capelli erano sparsi sul cuscino in modo disordinato.

“ Non sai quanto ho aspettato questo momento” ammise. Sorrisi. E capii. Non era tanto il gesto di per sé. Era il completo abbandono all’altro. Una cosa che in sette anni non eravamo mai riusciti a fare. E in quella notte, finalmente ci lasciammo andare. Lei uscì dalla sua compostezza e io mi liberai delle mie insicurezze. Eravamo insieme. Il resto poteva attendere.

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Capitolo 13
*** La vita è troppo breve ***


Pov Harry

“ Arthur si sta dando da fare come un matto, ma ancora la nomina di Kingsley non è ufficiale… ci sono delle procedure da fare e tantissime cose a cui provvedere e…” narrò la signora Weasley mentre mangiavamo la zuppa. Kreacher quella volta si era superato. Ginny e io ascoltavamo in silenzio, talvolta annuendo lievemente la testa. Forse anche lei stava pensando a quello che era successo in camera. Era stato bellissima, già. Ma una parte di me aveva paura. Era troppo bello per essere vero. Sposarsi con Ginny. Era l’unico modo per legarmi a lei per sempre. Nel bene e nel male. Perché ancora non ci credevo che mi stava andando così bene nella vita. Ancora non avevo razionalizzato.

“ Voi invece come ve la passate qui? Spero che la notte non abbiate freddo…

“ Mamma, è estate!” esclamò Ginny indignata.

“ Scusami, tesoro, è solo che mi preoccupo da morire… insomma, voi siete qui, Ron sta lontano e… Oh, Harry caro, ti ho portato un regalo, è da parte di tutti noi… non è un granché, ma spero che apprezzerai il gesto…” disse sorridendo incerta. Sfoderò la bacchetta.

“ Accio regalo Harry!” gridò. Un pacchetto volò per la stanza. Me lo porse amorevolmente. Lo scartai e vidi una scatola di cioccolatini a forma di Boccini d’Oro.

“ Oh, grazie signora Weasley!” dissi immediatamente poggiando la scatola sul tavolo.

“ Mi dispiace, caro, è solo che Arthur è dovuto andare a Mielandia per questioni di lavoro… E tra la fretta non ha potuto prendere di più, e…”

Mi alzai. E andai verso di lei.

“ Grazie” ripetei convinto abbracciandola. La signora Weasley era una delle persone a cui tenevo di più in assoluto. Mi aveva sempre trattato come un figlio, malgrado la condizione economica della sua famiglia non fosse tra le migliori. Se avessi sposato Ginny, forse avrei potuto ricambiare il favore… La mia Camera Blindata era stracolma di galeoni e avrei potuto aiutarli… Mi staccai da lei. Aveva gli occhi arrossati. Guardò il suo orologio.

“ Oh santo cielo, sono le quattro! Devo andare a casa a fare tantissime cose… scusatemi… ancora auguri, Harry” aggiunse. Ginny la scortò alla porta. Si sedette su una sedia.

“ Meno male che non ci ha beccati” disse facendomi l’occhiolino. Sorrisi.

“ Sarebbe stato davvero imbarazzante” ammisi abbassando gli occhi. Ginny si sporse sul tavolo.

“ Quasi non mi sembra vero” disse con aria sognante. Già, neanche a me sembrava vero.

“ Sai, è stato come avevo sempre sognato” ammise diventando meravigliosamente rossa. Quanto era bella quando arrossiva.

“ Compresa la proposta di matrimonio?” chiesi esitante. Abbozzò un sorriso.

“ In effetti, quella no. Harry, io non so se tu comprenda a pieno ciò che mi stai proponendo… non vorrei che facessimo una cosa di cui potremmo pentirci”  Mi alzai.

“ Vieni con me” dissi.

“ Cosa?” chiese lei incredula.

“ Voglio farti vedere una cosa” spiegai. Andammo in camera di Sirius. Aprii un cassetto della sua scrivania. Presi un vecchio album di fotografie. C’era solo una foto. Nella foto c’erano Sirius, mio padre e mia madre. Probabilmente avevano la nostra età. Sarebbero morti pochi anni dopo. Io e Ginny ci sedemmo sul letto e gliela mostrai.

“ Li vedi? Loro si amavano, si sono sposati e si sono goduti il loro matrimonio solo pochi anni. Io voglio stare con te quanto più a lungo il fato me lo permetta. E perché non incominciare da subito? Quest’anno non c’è stata una notte in cui non abbia pensato a te e a quanto mi mancavi. Guarda proprio il nostro esempio: io ti piacevo già dal mio secondo anno, e mi sono perso quattro anni in cui potevo benissimo stare con te. Non voglio più fare lo stesso errore, e voglio fare ciò che hanno fatto i miei: sposarsi da giovani, ok, ma essendo sicuri della loro scelta. Perché aspettare quando sono sicuro che non ci sarà nessun’altra nella mia vita che non sei te? La vita è troppo breve. E tu sei il mio futuro. Voglio creare una famiglia, avere una vita senza un Voldemort alle costole. Realizzare tanti progetti che quest’anno ho dovuto abbandonare non avendo la certezza di arrivare al giorno dopo… Io voglio te e solo te. Non ti sto dicendo di sposarci ora, ma tra un anno, subito dopo che sarai uscita da Hogwarts, ovviamente. Insomma, quando si saranno totalmente calmate le acque. Lui è morto, e non tornerà. Se qualche suo seguace vorrà vendicarsi su di me, venisse, io sarò pronto. Ma non voglio più lasciarti, Ginny. Lo so, è una cosa assurda, ma spero che tu possa capirmi” conclusi con la voce tremante. Mi ero totalmente aperto con lei. Ginny intanto mi guardava con una strana luce negli occhi che non le avevo mai visto. Non diceva niente, mi guardava e basta. Bene, panico più totale. E se lei non volesse unirsi a me per sempre? Se magari lei provava qualcosa di forte per me ma non era disposta a rinunciare a tutti i ragazzi che poteva conoscere in futuro?

“ Sempre che tu voglia… accontentarti di me. Insomma, nel senso che io sono sicuro che amerò solo e soltanto te per tutta la vita, ma se tu non sei sicura di questo io rispetto la tua…

“ Non… non mi hai fatto la proposta ufficiale” sussurrò quasi come se mi rimproverasse. Quindi voleva dire di sì?

“ Ginny, quindi tu stai dicendo che vuoi…”

“ La… proposta ufficiale” mi ricordò lei. Mi ricordai un piccolo dettaglio.

“ Ginny… NON HO L’ANELLO!” esclamai imbarazzato. Ma come potevo essere così stupido?

“ Bhè, allora ti risponderò quando ce l’avrai!” disse sempre sfoderando un incantevole sorriso. Sorrisi anche io a disagio.

“ Scusami… Mi perdoni?” chiesi. Lei mi baciò. Si staccò dolcemente.

“ Prova un’altra volta a dirmi che mi sono ‘accontenta di te’ e ti giuro che troverai la tua fine per mano mia, ok?” disse dolcemente. Non sapevo se scherzava o no.

“ Perché no?” domandai. Mi iniziò a sbottonare la camicia che mi ero frettolosamente infilato per la venuta della signora Weasley.

“ Perché io mi sono dovuta accontentare di tutti gli altri ragazzi, visto che non potevo avere te. Quindi diciamo che tu sei la mia conquista” precisò. Sorrisi contento. Dovevo comprare un anello, era assolutamente necessario.

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Capitolo 14
*** Forse è meglio così ***


Pov Ron

Dlin Dlon. Harry ci aprì di scatto.

“ Ron! Hermione!” esclamò. Hermione gli si buttò al collo.

“ Harry! Oh, Harry, ci sei mancato tantissimo! Vero, Ron?” mi chiese tutto d’un fiato. Diedi una pacca sulla spalla di Harry.

“ Oh , sì, mi mancavano i tuoi monologhi in serventese mentre dormi!” affermai ridendo.

“ Ragazzi, sono contento di vedervi! Ce ne avete messo di tempo!” osservò Harry mentre ci faceva entrare. Mi buttai sul famigliare divano del salotto. Ero letteralmente distrutto dopo le ore passate sul… sull’aereo.

“ Siamo passati prima a casa a dire a mamma che eravamo arrivati. Ah, Harry, non lo sai! Kingsley è Ministro! Potete tornare alla Tana!” mi ricordai all’improvviso. Hermione sorrise a Harry.

“ Oh, sì! La signora Weasley ce l’ha detto! Era così contenta…” dichiarò. Harry sorrise abbassando gli occhi.

“ Sapevo che ce l’avrebbe fatta” affermò sollevato. Apparve Ginny dalle scale.

“ Ron, Hermione! Finalmente siete tornati!” disse correndo verso di me e abbracciandomi. Mi era mancata anche lei, in realtà. Si staccò da me e salutò Hermione.

“ Stavamo dicendo a Harry che Kingsley è Ministro!” ridisse Hermione. Ginny tirò un sospiro di sollievo.

“ Oh, meno male! E quindi che si fa?” chiese.

“ Tornate a casa con noi! Siamo venuti ad aiutarvi con i bagagli. E poi, conoscendo Harry, ci sarà un casino nella sua stanza!” esclamai. Harry arrossì violentemente.

“ Veramente, direi che tra i due sono io quella più disordinata, visto che la mia roba nella stanza è più sparsa della sua” disse orgogliosa. Mi cascarono le braccia. DORMIVANO INSIEME? O santo cielo! Arrossii ancora più di Harry. Calò un silenzio gelido. Hermione, da brava stratega qual’era, cercò di placare la acque.

“ Ginny, che ne dici se io e te restiamo qui a berci una tazza di the mentre Ron e Harry vanno su a sistemare i bagagli?” propose. Ginny colse la palla al balzo.

“ Mi sembra un’ottima idea! Andiamo in cucina…” disse e portò Hermione in cucina. Io e Harry, imbarazzati, salimmo le scale. Volevo davvero sapere cosa era successo in quelle settimane? Harry mi batté sul tempo.

“ Che è successo tra te e Hermione mentre eravate lì?” chiese mentre aprivamo la porta della camera. Mi sentii il calore in faccia.

“ Prima tu” sussurrai mentre tiravo fuori da sotto il letto la valigia di Harry.

“ No, te l’ho chiesto prima io” disse Harry.

“ Bhè, Ginny è mia sorella.

“ Hermione è come se lo fosse.

“ Tu sei il mio migliore amico.

“ E anche tu lo sei, ed Hermione è pure la mia migliore amica. Vinco io” affermò. Astuto.

“ Va bene, va bene” dissi mentre afferravo una sua maglietta. “ Diciamo che è successo ciò di cui avevamo parlato l’ultima volta” ammisi a bassa voce. Harry rimase ghiacciato.

“ Bhè, auguri allora” affermò quasi soddisfatto. “ E chi dei due ha tirato in ballo l’argomento?” chiese. Ok, forse mi conosceva troppo bene. Ma se quella era una domanda a trabocchetto, io non volevo cascarci, quindi mi limitai a dire che ero stato io a prendere in modo virile l’iniziativa. Sapevo che stavo mentendo, ma se Harry si fosse lanciato in racconti che provavano la sua mascolinità, io non avrei potuto reggere il confronto.

“ E tu?” chiesi indeciso tra il voler sapere e il non voler sapere. Harry sospirò.

“ Anche noi abbiamo… vabbè hai capito!” esclamò vedendo la mia faccia scandalizzata.

“ Ma è mia sorella!” affermai.

“ Davvero, Ron? Non ci avevo fatto caso!

“ Più che altro, come fai a trovarla attraente! Insomma, è mia sorella!” ribadii.

“ Appunto che è tua sorella mi stupirei parecchio se tu la trovassi attraente!” osservò lui in modo intelligente. Ci pensai su. Forse non aveva tutti i torti. Decisi di cambiare strategia.

“ Ma… sei stato tu a voler…

“ Ron, davvero, avrei preferito affrontare un altro Ungaro Spinato piuttosto che prendere io l’iniziativa e rischiare un rifiuto da Ginny. Mi conosci, da quando in qua ci ho mai saputo fare con le ragazze? Guarda l’esempio di Cho…” ammise mentre piegava un paio di calzini.

“ Se la vuoi sapere tutta,” dissi decidendo di essere sincero “ per quanto possa sembrare strano, è stata Hermione che mi zompata addosso. Non so cosa le sia preso!” dissi stupito.

“ Neanche io a Ginny! Secondo me si sono messe d’accordo!” affermò.

“ Pure secondo me!” concordai. Calò di nuovo il silenzio. Entrambi ci stavamo ripensando.

“ Cosa faremo adesso, eh?” chiese Harry con un sorriso amaro in bocca.

“ In che senso?

“ Il nostro futuro. Non ci siamo diplomati” dichiarò. Mi grattai la nuca.

“ Non ci avevo ancora pensato. Bhè, adesso come adesso l’unica cosa che mi sento di fare è stare accanto a mamma e a papà e a…” George. E cercare di superare il momento. Senza Fred sarebbe stata troppo dura. Decisi di sdrammatizzare.

“ Tu potresti andare a scuola a insegnare a tutti gli aspiranti Maghi Oscuri a parlare Serpentese!” dissi. Harry mi guardò incerto.

“ Ron… mi hai fatto ricordare una cosa…” si alzò. Si diresse verso la camera di Regulus. C’era lo stemma di Serpeverde sul muro. Harry lo fissò intensamente.

“ Sto parlando Serpentese?” domandò. Scossi la testa.

“ No, amico, ti capisco forte e chiaro” annunciai. Lui si mise una mano tra i capelli.

“ Non ci riesco più. Non riesco più a parlare Serpentese” ammise. Sembrava quasi dispiaciuto. Gli misi una mano sulla spalla.

“ Forse è meglio così, non credi?” chiesi. Annuì un po’ incerto.

“ Già… vuol dire che non sono più un Horcrux, no?” domandò. Sorrisi. Basta pensare agli Horcrux.

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Capitolo 15
*** Segui il tuo cuore ***


Pov Ginny

“ E insomma, alla fine mi ha chiesto di sposarlo! Insomma, sono rimasta lì impalata e…” avevo appena raccontato a Hermione quello che era successo. Insomma, Harry mi aveva chiesto di sposarlo! Non era una notizia sconvolgente? Non per Hermione. Si limitò a fissarmi in modo quasi materno.

“ Io non lo trovo per niente strano. Anzi, secondo me dovevi aspettartelo” aggiunse con un tono che nascondeva un’occhiata un po’ troppo saccente. Restai immobile. In che senso dovevo aspettarmelo? Vedendo la mia occhiata interrogativa, lei continuò:

“ Penso che sia normale che Harry dopo tutto che ha passato voglia costruirsi una vera famiglia. Ecco, lui non ce l’ha mai avuta. E ora che può formarne una… immagino che voglia cogliere al volo l’occasione, o no?” chiese quasi come se la cosa fosse scontata.

“ Non pensi che siamo troppo gio…”

“ Giovani? Sì, secondo me siete troppo giovani. Ma anche io e Ron eravamo troppo amici, no? Insomma, alla fine se c’è una cosa che non ho imparato sui libri è che in queste cose bisogna seguire il cuore. Che dice il tuo?” domandò facendosi poi un sorso di the. Ci pensai su. Che cosa diceva? Sposare Harry a… praticamente diciassette anni? Appena finita la scuola? No… Oppure sì? Insomma, era come diceva lui, no? Io lo avrei amato per l’eternità, ne ero sicura… quindi perché aspettare? Bhè, mia madre sarebbe morta sul colpo. Ron non si sarebbe più ripreso… ma alla fine da quando in qua mi importava il giudizio degli altri? E poi, dopo la guerra, non ero più un’allegra ragazza spensierata. Avevo delle cicatrici nel mio cuore. E forse mi avevano reso più matura. Ma se io ero diventata più matura grazie a quelle esperienze, Harry, che si è dovuto andare a farsi uccidere, quanto poteva essere maturo? Tanto. E responsabile. E gentile, e generoso e… Ok, stavo focalizzando la mia attenzione su Harry. Io ero pronta per affrontare una simile impresa? I miei occhi caddero sullo specchio situato in cucina. Gli occhi che mi guardavano non erano degli occhi da adolescente. Mi sentivo già donna, non ero più la più piccola di casa o una bambina indifesa. Avevo affrontato dei Mangiamorte, subito le Maledizioni Cruciatus dei Carrow, lottato a fianco della resistenza di Hogwarts… Forse ero pronta per un semplice matrimonio.

“ Lo amo e voglio sposarlo” ammisi a Hermione. Sorrise.

“ Questa è la risposta che mi aspettavo di sentire” affermò soddisfatta. Bevvi un po’ del mio the. Sapeva di vaniglia. Pure i capelli di Harry profumavano di vaniglia…

“ Tu che farai ora?” chiesi a Hermione. Sollevò le spalle.

“ Bhè, andrò a vivere con i miei. Cercherò lavoro… anche se sarà difficile senza diploma…” disse sconsolata.

“ Dici che la McGranitt non vi permetterà di tornare ad Hogwarts?” chiesi curiosa. Hermione alzò le spalle.

“ Bhè, è altamente improbabile. Sai, sarebbe un’eccezione formidabile. In ‘Storia di Hogwarts’ c’è scritto chiaramente che una volta che si lascia Hogwarts non c’è la possibilità di tornarci a studiare. Se ovviamente si abbandona perché non si desiderano proseguire gli studi” si affrettò ad aggiungere. “ Ok, la nostra situazione è leggermente diversa, però… Sarebbe una gran fortuna, no?Insomma, potrebbero tornare anche Harry e Ron!” esclamò sognante. Scossi la testa.

“ No, conosco Harry, non tornerà. E so che neanche tu avevi seriamente preso in considerazione l’idea che Harry potesse ritornare ad Hogwarts” aggiunsi stavolta nascondendo io un po’ di orgoglio per averla anticipata. Il suo sorriso si spense.

“ Ipotizzi bene, Ginny. Sarebbe troppo bello essere di nuovo noi tre… io, Ron e Harry… goderci finalmente la nostra amicizia senza dover pensare a come salvarci la vita…” aggiunse abbassando gli occhi e scostandosi una ciocca ribelle dal volto.

“ Non che tu con mio fratello ci sia mai stata amica, intendiamoci!” dissi facendole un occhiolino. Hermione si immobilizzò.

“ All’inizio sì, te lo giuro…

“ No, Hermione. Dai, non vorrai mentire a stessa, no?” domandai. Sorrise.

“ Sai, Ginny, non ho mai avuto una vera migliore amica. Io e te non ci siamo mai capite così tanto come in questo periodo, e ti ringrazio davvero per questa conversazione” disse pomposa in un modo che era tanto simile a quello usato da Percy. Ma sorrisi anche io.

“ Lo stesso vale per me, Hermione. Grazie di tutto” dissi imbarazzata. Decisi di cambiare argomento

“ Comunque, non pensi sia il caso di andare di sopra a preparare le valigie? Insomma, immagino che Harry e Ron avranno finito, no?

“ Ah, non saprei, probabilmente si stanno sbizzarrendo a inventare nuovi dettagli da aggiungere ai racconti delle loro esperienze con noi!” disse aprendo la porta della cucina.

“ Dici che stanno parlando di quello?” chiesi incredula.

“ Sì, lo reputo molto probabile” affermò mentre ci dirigevamo verso le scale.

“ Ma è mia sorella!” sentii gridare Ron.

“ Davvero, Ron? Non ci avevo fatto caso!” replicò Harry. A stento trattenni una risata.

“ Dieci punti a Grifondoro, signorina Granger. Che dici, saliamo quando saranno scesi?” dissi metà offesa e metà divertita. Hermione annuì trattenendo una risata. Era proprio un’amica.

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Capitolo 16
*** In quel momento mi sentivo come lui ***


Pov Hermione.

“ Salve a tutti” disse la professoressa McGranitt entrando. Io, Ron, Harry e Ginny eravamo giunti alla Tana, dopo la gioia della signor Weasley di rivederci tutti interi. La professoressa era seduta a bere una tazza di the. Era dimagrita parecchio, ma conservava lo stesso quell’aria autoritaria con cui la ricordavo.

“ Professoressa McGranitt” rispose Harry per tutti. La McGranitt fece cenno di accomodarsi nelle sedie davanti a lei. Quel modo così formale di riceverci mi fece teneramente pensare ai ricordi legati ad Hogwarts.

“ Vi starete chiedendo perché sono qui. Insomma, voi stessi ammetterete che non è proprio una situazione ordinaria, la nostra. Con la guerra e tutto ciò che ne è comportato. Quindi sono qui per offrirvi la possibilità di completare i vostri studi. È il primo  decreto del nostro amico Ministro” disse con l’accenno di un sorriso. Prese una pergamena dal tavolo.

“ ‘A tutti coloro che non hanno potuto iniziare o completare l’ultimo anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e quindi sostenere i MAGO, è permesso in via del tutto speciale, avere la possibilità di ripetere l’anno scolastico del settimo anno in tutta regolarità, secondo le norme…’ insomma, vi fa ripetere l’anno. Cosa che vi consiglio vivamente di fare. L’ultimo anno è quello più importante ad Hogwarts e ritengo che sia indispensabile per voi trovare una professione nella vita” disse sbrigativa. Hogwarts? Tornare ad Hogwarts? Sarebbe stato assolutamente fantastico… avrei potuto ricominciare a studiare… Ad un tratto, tutti i progetti che ero stata costretta ad abbandonare, si fecero nitidi nella mia testa: diplomarmi, con magari il massimo dei voti, dare vita al CREPA in modo ufficiale, battermi per i diritti degli Elfi… e perché limitarsi agli Elfi? Insomma, le mie aspettative erano sempre state molto ambiziose, e poi, con Harry, Ron e Ginny al mio fianco… Anche se dubitavo che Harry volesse davvero fare ritorno ad Hogwarts. Conoscendolo, avrebbe sicuramente voluto andare a porgere le condoglianze alle famiglie che avevno subito perdite durante la battaglia di Hogwarts.

“ Io non tornerò” dichiarò Harry con un’espressione seria sul volto. Sorrisi amaramente. Lo sapevo. La McGranitt scrutò Harry abbassandosi gli occhiali e tenendoli quasi in bilico sul suo naso.

“ Potter, le tue possibilità di diventare un Auror…”

“ Professoressa, mi scusi, ma io ho abbastanza oro nella Gringott per vivere degnamente. Adesso come adesso non mi sfiora minimamente l’idea di tornare ad Hogwarts. Devo fare delle cose” spiegò cercando di mantenere la calma. Io, Ron e Ginny ci limitammo a fissarci i piedi.

“ Che cosa, più importante della tua istruzione?” domandò la professoressa alzandosi dalla sedia.

“ Devo andare a visitare le famiglie delle vittime. Voglio essere d’aiuto. D’altronde è solo…” non riuscì a continuare. Ma se avesse continuato, ero sicura che avrebbe detto le parole ‘ colpa mia’. La McGranitt si sedette sulla sedia lentamente, un po’ più pallida di prima.

“ Molto bene, Potter. Sei maggiorenne e padrone delle tue scelte. Il signor Weasley?” chiese guardando quasi speranzososa Ron. Mi strinse la mano più forte.

“ No, professoressa. Io… io intendo restare qui, a dare una mano. Sa, a George manca qualcuno che lo possa aiutare al negozio… e sì, insomma, è un lavoro pure quello, no? Sì, io penso di fare così…” borbottò imbarazzato. No. No, non poteva essere. Hogwarts senza Ron e Harry? No, non era assolutamente concepibile. Harry lo capivo. Ma Ron… Perché Ron voleva limitarsi ad assistere George al negozio di scherzi? Insomma, ok, non era il primo della classe, però…

“ Molto bene. Signorina Granger, tu ovviamente non oserai dirmi di no, considerando il tuo brillande passato accademico” disse rivolta più a sé stessa che a me. La guardai negli occhi per qualche istante. Tornare ad Hogwarts? Sì, mi sarebbe piaciuto, ma senza Ron e Harry…

“ Professoressa, io…”

“ Signorina Granger” cominciò la McGranitt adoperando quel familiare tono autoritario.

“ Mi lasci dire che i professori si aspettavano grandi risultati da lei. E sarebbe un peccato buttare al vento sei anni di risultati birllanti solo per una guerra ormai conclusa” disse. Annuii. Effettivamente, avevo lavorato tanto… e poi era solo un anno…

“ Sì, penso che tornerò” decisi. La mano di Ron si staccò dalla mia in maniera violenta. Gli rivolsi uno sguardo, ma lui aveva appena deciso di evitare i miei occhi.

“ Molto, molto bene. Qualora volesse cambiare idea, sappiate che il signor Paciock mi ha dato la conferma ieri del suo imminente ritorno ad Hogwarts. Ma d’altronde, più che avvertirvi non posso fare. Signorina Granger, ci vediamo a scuola” disse alzandosi e aprendo la porta per andare via.

“ Professoressa, congratulazioni. Preside di Hogwarts” affermò Harry arrossendo un po’. La professoressa McGranitt si voltò verso di noi, con una strana luce negli occhi.

“ A volte la Gazzetta del Profeta ci azzecca. Si vede che Kinsgley è diventato Ministro, no?” disse chiudendosi la porta dietro. Tutti e tre restammo di sasso. Ron si alzò velocemente e si diresse verso la cucina, dove la signora Weasley lo tartassò di domande:

“ Perché non vuoi tornare ad Hogwarts! Ron, per l’amor del cielo, rispondimi!” esclamò. Ron la scansò, andando a prendere un bicchiere d’acqua. La signora Weasley emise un sospiro. Ci guardò uno per uno.

“ Vado a controllare come sta… George… sì…” disse rivolta più a sé stessa che a noi. Salì velocemente le scale, con in mano dei panni sporchi da lavare. Ginny mi scoccò un’occhiata eloquente.

“ Anche io vado a sentire George… forse questa è la volta buona per fargli compagnia…” aggiunse seguendola lungo le scale. Harry anche si alzò.

“ Hermione, mi dispiace per Hogwarts, è che…”

“ Harry, ti capisco, non serve giustificarti. Ma Ron…?” chiesi. In realtà sapevo già la risposta. Solo che stavo ancora confidando in un mio errore colossale. Harry scosse la testa.

“ Non saprei proprio. Forse dovresti parlarci. Non so” dichiarò uscendo in giardino. Mi avvicinai alla cucina, con passo esitante.

“ Ron?” chiesi. Ron stava bevendo il suo bicchiere d’acqua di spalle. Sembrava come se non mi volesse guardare.

“ Avanti, sputa il rospo: qualcosa non va?” domandai sospirando.

“ Sì. Tu non vai” affermò. MI si gelò il sangue nelle vene.

“ Che vuol dire questo? Hai per caso perso il cervello?” chiesi cominciandomi a scaldare. Si voltò verso di me con un’espressione severa in volto.

“ Pensavo che capissi perfettamente la situazione, Hermione. Invece non capisci proprio niente!” esclamò irritato. Incrociai le braccia.

“ Ron , spiegati, ti prego. Non ti sto davvero capendo” ammisi confusa.

“ Ti ho accompagnato in Australia” dichiarò senza un motivo apparente.

“ Già…” dissi cercando di ignorare la soluzione che la mia testa mi stava suggerendo.

“ Sapevo che avevi bisogno di me. E io ci sono stato. Ma adesso che sono io ad avere bisogno di te, tu… tu mi lasci solo come un cane” disse diventando rosso. Abbassai gli occhi. Come sospettavo.

“ Ronald, ascoltami bene… non finirò mai di ringraziarti per avermi accompagnato in Australia, sia ben chiaro, ma tu non puoi impedirmi di completare la mia istruzione… non ha senso…” dichiarai esitante. Ron si rigirò di spalle.

“ Lascia perdere, è inutile. Tu non vuoi stare con me. Messaggio recepito, non c’è bisogno di spiegazioni” affermò contrariato.

“ Ron, ragiona per una volta! Lo sai quanto ci tengo ad avere una buona preparazione! È molto importante per me! Sinceramente mi stupisce il fatto che tu non abbia intenzione di tornare!” esclamai più decisa. Ron mi guardò ancora.

“ Io… tornare? Andiamo, Hermione, con mio fratello e tutto non avrai mica pensato…

“ Ti dirò, avevo questa speranza, sì. Ma ormai è scemata. E mi pento anche solo di aver formulato questo pensiero. Ron… tu puoi aspirare a molto di più! Non puoi ridurti così, a fare un lavoro che non hai mai voluto… volevi diventare un Auror, no? Allora prendi un diploma e datti da fare!” dissi simulando una grande convinzione. Ron incrociò le braccia.

“ Non stiamo parlando di me. Stiamo parlando di te che mi lasci solo in una situazione così. Pensavo ci tenessi di più, tutto qua” affermò. Riuscii a trattenere una lacrima.

“ Anche io pensavo che avrei avuto il tuo appoggio… ma si sbaglia, Ron. Si sbaglia sempre” dissi abbandonando la cucina. Raggiunsi Harry in giardino, il quale era intento ad osservare il cielo color porpora con un’aria pensierosa. Appena si accorse della mia presenza, si alzò di scatto.

“ E’ arrabbiato, vero?” chiese quasi seccato. Lo abbracciai.

“ E’ la stessa situazione… tu, io e lui in quella maledetta tenda… non è cambiato niente…” dissi versando tutte le lacrime che avevo. Harry sospirò.

“ Vedrai che stavolta si renderà conto più velocemente di aver sbagliato… vedrai…” affermò con un tono apparentemente convinto. Sorrisi a compulsivamente. Non ne era sicuro neanche lui.

“ Ti prego, dimmi che non ce l’hai con me…” sussurrai.

“ Hermione, non ce l’ho con te. E neanche Ron. Immagino che sarà più arrabbiato con sé stesso. E francamente non posso dargli torto. Vedrai che tutto si sistemerà. Tu fai bene a tornare ad Hogwarts. Anche io, al posto tuo, avrei fatto così” disse sottovoce. Lo strinsi forte osservando il sole che calava. In quel momento, non potei fare a meno di sentirmi come lui.

 

 

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Capitolo 17
*** L'occasione ***


Pov Harry

L’ultimo giorno di vacanza arrivò con una velocità impressionante, portando con sé un clima caldo e sereno, a tratti rassicurante. Era quello di cui avevo bisogno. Sostavo affacciato alla finestra della camera di Ginny. Potevo scorgere Ron in giardino, solo, forse assorto nei suoi pensieri, Hermione dall’altro lato che distrattamente giocava con Grattastichi, muovendo un piccolo rametto che aveva trovato nel giardino. Non mi sforzai neanche di cercare Ginny: sapevo benissimo che stava in cucina con la signora Weasley, forse ad aiutarla a preparare il pranzo. Vidi un gufo planare nella finestra della cucina. La Gazzetta del Profeta, probabilmente. Sbadigliai, stropicciandomi gli occhi. Sentii qualcuno che correva per le scale. Scattai verso la porta e l’aprii di scatto. Ginny era in piedi con in mano la Gazzetta del Profeta.

“ Harry!” esclamò abbracciandomi con un sorriso smagliante sul volto.

“ Che cosa…?

“ LA GAZZETTA!” esutlò ponendo il giornale sulle mie mani.

“ Vado a chiamare Ron ed Hermione! Leggi la notizia in prima pagina!” disse mentre scendeva velocemente le scale. Scrutai la testata. Il mio cuore cominciò a battere forte. Non potevo crederci. Improvvisamente, un vecchio sogno poteva trovare realizzazione. Poteva trovare speranza. Mi sedetti incredulo sul letto, ma felice come non mai. Ron ed Hermione entrarono, seguiti da Ginny.

“ Cosa è successo?” chiese Hermione strappandomi il giornale dalle mani. Appena lesse il titolo dell’articolo mi rivolse un’occhiata felice e meravigliata. Sorrisi a mia volta.

“ Avanti, leggilo!” la incalzò Ron un po’ seccato.

Il neo Ministro della Magia, Kingsley Shalkebolt, esattamente alle 11 e mezza di questa mattinata ha dato via ufficialmente alla lunga serie di riforme che serviranno a rinnestare l’ordine nel nostro Paese, fino a qualche mese fa tiranneggiato da Voi-Sapete-Chi. Il Ministro ha convocato una conferenza stampa in fretta e furia, annuanciando solennemente il suo primo decreto ministeriale a livello sociale : chiunque abbia partecipato alla, tra qualche anno leggendaria, Battaglia di Hogwarts, potrà, grazie alle prove schiaccianti della sua presenza ( un comitato è già stato formato per decretare ufficiosamente chi era presente e chi no), essere automaticamente preso come apprendista presso l’Ufficio Auror del Ministero della Magia senza aver portato a termine il settimo e ultimo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un gufo avvertià coloro che verranno presi in considerazione per questa grandissima opportunità lavorativa. L’offerta sarà valida per un anno intero. Dinnanzi a questa generosa dichiarazione del Ministero, molti si sono domandati i motivi di ciò.

“ Ritengo” dichiara il Ministro “ che molte gesta non siano state né riconosciute né premiate e penso che questo sia il modo migliore. Molti studenti anche appena maggiorenni hanno dovuto affrontare prove e combattimenti che eguagliano quelli di molti Auror. Essendo un ex Auror ve lo posso confermare” dice trattenendo una piccola risata. “ Io voglio solo dare un’opportunità a coloro che hanno lottato eroicamente nel Castello. Non ci vedo nulla di male. D’altronde, molti non vorranno continuare a studiare e io voglio dare una possibilità anche a loro. Alla luce anche delle gesta di Harry Potter, ormai ufficialmente il Prescelto… ( continua a pag. 4), Harry, ma è fantastico!” esclamò Hermione gettando il giornale a terra e correndo ad abbracciarmi.

“ Lo farai, vero? Harry, è un’occasione praticamente più unica che rara, faresti davvero male a non accettare, poi insomma, tu sei quello che sei e…”

“ Fallo respirare, Hermione!” disse Ginny trattenendo una risata. Rivolsi un’occhiata a Ron. Era come congelato ad un lato della stanza, con gli occhi rivolti verso il giornale sul pavimento.

“ Io… penso di sì… magari dopo settembre, ecco, dopo aver sistemato… tu, Ron? Secondo te è una buona idea?” chiesi titubante. Ovviamente mi sarebbe piaciuto parecchio diventare un Auror. Rientrava nella lista dei sogni che avevo dovuto abbandonare. Primo fra tutti, il sogno di formare una famiglia con Sirius. Ma stavolta questo sogno era così vicino… così tangibile, concreto… Avrei avuto il coraggio per prenderlo? E se fosse andato tutto storto? Se non ci fossi tagliato per quel mestiere? Un’altra delusione? Certo, con Ron al mio fianco sarebbe stato tutto più facile…

“ No. Non ora. Forse più in là. Ora devo aiutare George al negozio” dichiarò secco.

“ Ron, ma se George trovasse qualcun altro… scommetto che lui stesso ti direbbe di cogliere al volo questa opportunità… Auror! Insomma, era quello che volevi fare, no?” chiese Hermione un po’ tremante. Ron annuì.

“ Hai detto bene, Hermione. ERA. Adesso scusatemi ma ho da fare” decretò gelido uscendo a grandi passi dalla camera. Rivolsi un’occhiata a Hermione che sfortunatamente non venne assecondata. Fissava la porta dalla quale era uscito Ron, con un’intensità tale da mettere i brividi. Ginny sbuffò, sussurrando tra i denti la parola “ Idiota”. Gettai un’altra occhiata al giornale. Era davvero quello il mio futuro?

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Capitolo 18
*** King Cross ***


Pov Ron

Il primo settembre. Espresso per Hogwarts. Nella mia mente queste parole aleggiavano confuse nel morbido tepore della mia camera da letto. Harry dormiva beatamente accanto a me. Sbuffai. Perché doveva sempre andarmi tutto male? Con Hermione, per esempio… andare ad Hogwarts… lasciarmi qui da solo, dopo la morte di Fred… insomma, io non l’avrei mai fatto. Sentivo delle voci provenire dalla cucina. Mi girai su un lato, chiudendo gli occhi e fingendo di dormire. Sentii dei passi sulle scale. Erani leggeri. Hermione, o Ginny. Udii la porta aprirsi. Era Hermione, il suo profumo aveva letteralmente invaso la stanza. Sentii il suo sguardo sulla nuca.

“ Harry… svegliati… Tra un’ora partiamo…

“ Her… mio… ne?” chiese Harry intorpidito.

“ Sì, sono io, tra poco partiamo, vestiti…” disse esitante. Un attimo di silenzio.

“ Secondo te vorrà venire anche lui?” domandò titubante. Harry sospirò.

“ Non lo so. Ci parlo io, ok?

“ Va bene… vi aspettano giù per la colazione”  affermò uscendo a passi veloci dalla stanza.

“ Ron…?” chiese Harry esitante. Finsi di fare uno sbadiglio.

“ Sì…

“ Sei sveglio?” chiese alzandosi dal letto.

“ No, sto dormendo… secondo te?” sbottai un po’ irritato, comincianco ad alzarmi. Harry sorrise un po’ malinconico.

“ Ci vieni alla Stazione?” domandò mentre si levava la maglietta. Stazione. Sì, forse lì si sarebbe resa conto di cosa mi stava facendo.

 

Arrivammo a King Cross in perfetto orario. La Stazione era sempre quella, e l’atmosfera di dolce attesa poteva avvertirsi nell’aria.

“ Neville!” esclamò Ginny correndo verso il nostro amico. Anche lui ricominciava scuola. Perfetto. La ferita sulla sua testa ancora non era guarita del tutto, ma aveva ripreso il colore e il peso con il quale lo ricordavo. La sua espressione era più tranquilla, senza Mangiamorte e Voldemort.

“ Ci andrai anche tu, quindi?” domandò Harry porgendo la mano a Neville.

“ Bhè, ecco, ci ho pensato su… insomma… mi manca Erbologia…” sussurrò guardandosi alle spalle. Non fu abbastanza, perché sua nonna comparve dietro di lui fiera e felice come non l’avevo mai vista.

“ Avete visto il mio Neville? Tutto suo padre, io lo sapevo che prima o poi… bhè, d’altronde, con amici come voi, non poteva certo venire fuori altro! Adesso sbrigati, sennò non troverai neanche uno scompartimento vuoto!” esclamò spingendo delicatamente Neville verso il treno, il quale ci scoccò un’occhiata divertita e dispiaciuta allo stesso tempo. Vidi gli occhi di Hermione posarsi sul Treno, per poi riabbassarli velocemente con un’espressione un po’ sofferente. Che ci stesse ripensando. Una ragazza dai capelli dorati corse verso di noi.

“ Luna!” esclamai contento. Dopo tutto quello che era successo, ero felice di rivederla.

“ Ciao, Ronald” disse con quel tono sognante che tanto la caratterizzava. Salutò anche gli altri.

“ Quest’anno sarà dura senza di voi, ragazzi” disse a me e a Harry.

“ Bhè, ci saranno sempre Hermione e Ginny, no?” dichiarai tra i denti. Lei mi guardò interrogativa.

“ Oh, immagino che anche per loro sarà dura senza di voi” affermò andandosene frettolosamente mentre il padre la chiamava.

“ Quel maledetto figlio di…” cominciai. Harry mi mise una mano sulla spalla.

“ Ormai è passato” decretò. Abbassai la testa. D’altronde, l’aveva fatto per Luna. Mi vergognai profondamente.

Il Treno stava per partire. Mamma e papà abbracciarono Ginny e Hermione, raccomandandogli di scrivere parecchio. George non era venuto. Percy invece si limitò a stringere la mano ad entrambe.

“ Ragazzi… ma quella non è Audrey Starret?” chiese sogante guardando una ragazza che teneva la mano ad una bambina di circa dodici anni.

“ Chi?” domandai.

“ La mia compagna di classe… Wow, insomma… scusatemi…” disse facendosi largo tra la folla per raggiungere quella moretta con gli occhiali.

“ Sbaglio o Percy sta diventando un simpaticone?” domandò Ginny ad Hermione, la quale rispose con una delle sue risatine. Quanto era bella. Hermione abbracciò Harry, mentre Ginny abbracciò me.

“ Vedi di non fare cavolate” mi disse all’orecchio. Bene, ci mancava solo Ginny. Non ebbi il tempo di replicare che Ginny era tra le braccia di Harry e Hermione stava davanti a me. Mi fissava tristemente, con il labbro inferiore che vibrava. MI abbracciò, dandomi un bacio sulla guancia.

“ Ti amo” sussurrò, prima di salire sul treno con Ginny alle calcagna. Restai immobile e paralizzato a fissare il vuoto. Lei mi amava. E allora perché mi stava abbandonando lì? Forse non era stata lei ad abbandonare me, ma io ad abbandonare lei… lei si aspettava che la seguissi… alla fine, nessuno dei due aveva sbagliato davvero, avevamo solo pensato alla cosa migliore per il proprio futuro… ed effettivamente lei aveva tutte le capacità per ottenere dei buoni risultati nella vita… Chi ero io per tagliarle le ali? La salutai con una mano, vedendola attraverso il vetro del treno. Cenno che lei ricambiò frettolosamente e con un sorrisetto nervoso.

“ Dimmelo: sono un dieficente” dissi ad Harry, continuando a guardarla.

“ Bhè, un po’ sì, eh” dichiarò il mio migliore amico salutando a sua volta Ginny dall’altra parte del vetro.

“ Ma pure tu, quando aspettavi a dirmi che avevo torto?” domandai esasperato.

“ La prossima volta affiggo i cartelloni” concluse Harry con un sorrisetto. L’Espresso per Hogwarts partì. Non facemmo altro che assistere allo spettacolo: quel Treno stava partendo. E stava partendo senza di noi.

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Capitolo 19
*** Hogwarts come la ricordavamo ***


Pov Ginny

Salimmo sul treno. Il tempo di accennare un saluto ai miei ed a Harry e via. Il treno correva lungo i binari con quel rumore tanto familiare e rassicurante. Stavamo andando ad Hogwarts. Alla vera Hogwarts. Senza i Carrow, senza l’ombra di un costante pericolo, senza tutte queste cose. Avrei avuto in classe anche Neville e Hermione e questo ovviamente mi riempiva il cuore di gioia. Pure Dean e Seamus ci sarebbero stati e questo era un bene. Neville mi riportò alla realtà aprendo la porta dello scompartimento.

“ Ah, allora siete qui! Vi ho cercato per tutto il Treno! Luna, sono qui!” esclamò chiamando una ragazza dietro di lui. Neville e Luna entrarono, sedendosi rispettivamente accanto a me e a Hermione. Rivolsi un’occhiata a Hermioene, la quale, pur sorridendo cordialmente, nonn riusciva a mascherare del tutto la sua tristezza. Ron gliela stava facendo pesare da giorni, ormai. Ma d’altronde, che si aspettava? Che Hermione rinunciasse al suo futuro? Fortunatamente Harry non mi aveva mai dato problemi su questo argomento.

“ Avete passato una bella estate?” chiese Luna con quel suo fare così sulle nuvole.

“ Oh, em… sì, direi di sì” tagliai corto arrossendo al pensiero.

“ Hermione?” chiese Luna.

“ Oh, io sono andata in Australia con…” si fermò un secondo. “ Insomma, sono andata a prendere i miei genitori. Ora è tutto apposto” decretò sorridendo. Mi aspettavo che Luna chiedesse lo stesso a Neville, ma non lo fece.

“ E tu, Neville? Che ci racconti?” domandai.

“ Io…” Neville stava diventando… rosso? “ Io sono stato a casa mia… e… bhè… sono stato in giro…” dichiarò cercando di nascondere il suo tono tremante. Luna, nello stesso tempo, abbassò gli occhi, con un sorrisetto sulle labbra che non lasciava tanto spazio all’immaginazione. Cercai di trattenere le risate. Quei due ovviamente ci stavano nascondendo qualcosa. Hermione scoccò a Luna un’occhiata interrogativa, ma lei non poteva conoscere i sentimenti che Luna provava per Neville. Forse ci arrivò verso la metà del tragitto, quando Neville chiese dolcemente a Luna se voleva altro succo di zucca. Infatti mi guardò come per dire “ Ora è tutto chiaro!”. Luna ovviamente ci raccontò dei suoi esperimenti nel vecchio laboratorio di sua madre e di come avesse le prove quasi certe dell’esistenza dei Ricciocorni Schiattosi. Neville ci illustrò le piante che aveva collezionato durante l’estate, esaltandole quasi fossero persone reali. Solo Hermione si limitava a fissare il paesaggio, forse pensando a Ron. Due o tre volte cercai di trascinarla nella conversazione, ma lei mi liquidava con alzatine di spalle e sorrisi malinconici. Le sarebbe passata con il Banchetto, ne ero certa. Finalmente arrivammo.

“ A proposito, qualcuno sa chi è stato nominato Caposcuola?” chiesi esitante.

“ Che io sappia, non hanno neanche preso in considerazione la cosa… bhè, io resto comunque il Prefetto di Grifondoro…” disse Hermione sventolando la mano in direzione di quelli del primo anno. A lei si unì Dean Thomas.

“ Anche tu?” domandai incredula.

“ A quanto sembra sì! Ho ricevuto la spilla insieme alla lettera! Ragazzi, da questa parte!” disse ai bambini. Mi avviai con Neville e Luna verso le carrozze. Restai meravigliata dalla quantità di gente che riusciva a vedere i Thestral. Quando lo dissi a Luna lei subito rispose:

“ Bhè, almeno così le persone sapranno che non sono pazza” con un tono tra il divertito e il triste. Neville ci aiutò a portare i bauli sopra le carrozze. Con noi salì anche Romilda Vane. Strinsi i pugni.

“ Ciao! Scusatemi, sono tutti pieni… tu!” disse con il suo solito tono imperiale indicando Neville.

“ MI aiuteresti a poggiare il baule?” chiese con un tono che non ammetteva repliche. Partimmo.

“ Che fine hai fatto per tutto l’anno, Romilda?” chiesi cercando di mantenere un tono cordiale.

“ Oh, sapete, io sono una Nata Babbana! Sono scappata! Sono andata in Francia… Per un anno… Sì, insomma, mi reputo molto fortunata!” esclamò lanciandomi un’occhiata di fuoco. Neville dovette soffocare le risate. Sapevano perfettamente della mia ostilità con lei.

“ Tu stai ancora con Harry Potter?” chiese speranzosa di una mia risposta negativa.

“ Oh, sì, sai, mi ha chiesto di sposarlo!” replicai in tono di sfida. Il gelo penetrò nella carrozza. Immeditamante mi resi conto del fatto che forse quello non era il modo migliore per riferire ai miei amici la cosa.

“ Non me l’avevi detto!” esclamò Luna tutta contenta. Sorrisi tra me e me. O forse era proprio quello il momento migliore. Arrivammo al Castello. I bambini ancora non erano arrivati. Romilda Vane si allontanò sdegnata da noi, mentre ci raggiunge Seamus. Salimmo le familiari scale di marmo. Eravamo ad Hogwarts. La Hogwarts che conoscevamo bene. La nostra casa. Entrammo nella Sala Grande. Rividi tantissimi volti familiari: Dennis Canon, ancora triste per la morte del fratello, Calì Patil, con la sua amica Lavanda Brown, ancora un po’ acciaccata ma felice, Hannah Abbot, Susan Bones e tanti altri. Lanciai un’occhiata al tavolo dei professori: Vitious era sempre lì, come la Sprite, Lumacorno, e tanti altri. Vidi un uomo seduto al posto dove avrebbe dovuto esserci l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Ma quell’uomo era…

“ Dedalus Lux!” esclamai sorpresa.

“ Lo conosci?” mi chiese Neville.

“ Oh, sì! È un membro dell…” abbassai la voce “ Dell’Ordine della Fenice”.

Entrarono i bambini del primo anno, accompagnati da Hagrid e Dean. Di Hermione e la McGranitt nessuna traccia.

“ Hermione dove…” detto fatto. Hermione si presentò subito dopo seguita da Ernie McMillan. Era tutta rossa in viso.

“ Hermione?” chiesi mentre lei si accomodava sulla panca in trance.

“ Sono stata nominata Caposcuola. Io e Ernie. O mio Dio” disse sorridendo. Sorrisi anche io.

“ Bhè, era il minimo direi!” aggiunsi. Mi azzittii. La McGranitt era salita al posto dove stava Silente. Questo significava che…

“ La McGranitt è diventata Preside!” esclamò Seamus.

“ Si dia inizio alla Cerimonia dello Smistamento” decretò mettendo su uno sgabbello il Cappello Parlante. I bambini ebbero un fremito di paura quando questo cominciò a cantare:

 

 

“ Eccoci qua, in un anno speciale

Risorti davvero nel tempo ideale

Hogwarts gioisce, fallo anche tu

Il Male al Castello non ci sarà più.

 Prima divisi, ora uniti saremmo

E in armonia per sempre vivremmo

Che tu sia zelante, coraggioso,

capace o ambizioso.

Due maghi e due streghe Hogwarts fondarono

La gioventù, il bene più prezioso essi stimarono

Per Grifondoro il coraggio è un valore,

Il quale da al mago un grande splendore;

Per Tosca Tassorosso la costanza è legge,

I buoni e gli onesti essa protegge ;

Per Corvonero il cervello è tutto,

dell’ingegno e dell’acume elogia il frutto;

Per Serpeverde il nobile sangue è raro,

Il traguardo irraggiunto è il premio più amaro.

I Quattro Fondatori litigarono è vero,

ma il messaggio di oggi è un messaggio sincero:

Che tu sia spavaldo o acuto ,

scaltro o ben voluto,

una sola è la comunità

e a questa va la più totale lealtà.

Uniti si vince, questa è la morale

Per rendere il mondo un posto speciale.

Orsù, non idugiate, fatevi Smistare!

Ma la regola cantata sforzatevi di ricordare”

“ Dritto e conciso, non vi pare?” chiesi a tutti. Neville annuì alzando le spalle. Dopo che i bambini furono Smistati, la McGranitt annunciò il Banchetto. Stavo addentando le mie costolette di pollo, quando vidi una cosa. Pensai che doveva essere il frutto della mia immaginazione. Eppure quel qualcosa si faceva sempre più vicino… fino a che Hermione fece cadere il suo calice, esclamando, insieme a me :

“ FRED!”

 

 Spazio Autore: Ecco... aggiornato! Allora... intanto vi chiedo scusa per l'orribile canzone del Cappello Parlante! Mi sono sforzata il più possibile... Poi che dire? Grazie a chi mi sta ancora seguendo! Se possibile recensite, così posso sapere le vostre opinioni e migliorare la storia! A presto

angelikakiki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Il Ministro della Magia ***


Pov Harry.

Quando tornammo alla Tana, mi affrettai a salire in camera. Edvige ancora non era arrivata. Gliel’avevo mandata da una settimana ormai. Io e Ron sentimmo suonare alla porta della Tana.

“ Kingsley!” esclamò la signora Weasley. Mi fiondai giù per le scale rincorso da Ron, dove riconobbi Kingsley Shalkebolt. Mi sorrideva amichevolmente, e teneva in mano una pergamena.

“ Harry! Ron! Che piacere rivedervi!” disse con quel suo tono di voce basso e rassicurante.

“ Signor Ministro” affermai allungandogli la mano. Ron non riuscì a trattenere una risatina. E anche io dovetti sforzarmi.

“ Ragazzi, per voi sempre e soltanto Kingsley. Molly, sono venuto per dirglielo personalmente, una volta per tutte” dichiarò rivolto verso la signora Weasley. Ella serrò le labbra, quasi rassegnata.

“ Oh, bhè… certo… ormai sono maggiorenni… io… sì, potete mettervi qui sul divano… io vado in cucina a preparare il pranzo… resti con noi?” chiese. Kingsley scosse la testa.

“ Mi dispiace, sarà per la prossima, Molly. Grazie comunque” disse cordiale. La signora Weasley, a passi lenti ma decisi, si rinchiuse in cucina. Kingsley prese una bel respiro.

“ Allora… voi sapete che dopo la morte di Silente” lo scosse un fremito “ sono ho preso ufficialmente il comando dell’Ordine della Fenice?” domandò.

“ Bhè… io sì… me l’aveva detto papà…” sussurrò Ron. Io scossi la testa.

“ Bhè, congratulazioni!” dissi non sapendo cosa dire. Kingsley prese un bel respiro.

“ Oh, è inutile girarci intorno. Molly ovviamente mi ha ricordato di ammonirvi e di ricordarvi le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere sulle vostre vite. Io, personalmente, spero che accetterete. Vi invito ufficialmente ad entrare nell’Ordine della Fenice. Come membri a tutti gli effetti, ecco. Ormai siete maggiorenni. Non siete più ragazzini quindicenni. Avete voi il diritto più di altri di entrare nell’Ordine. Conosco però anche le ripercussioni che questo potrebbe avere. Forse potreste avere solo voglia di… dimenticare. E in quel caso non potrei biasimarvi. L’invito è valido anche per Hermione. Molly vuole che escluda Ginny dalla cosa, ma dubito che la vostra partecipazione rimarrà un segreto per lei” disse trattenendo un sorriso.

“ Quindi mi vedrò costretto, forse più tardi, a proporglielo. Voi cosa ne pensate?” chiese. Sospirai. Ordine della Fenice. Stavolta non più Voldemort ma i Mangiamorte che ancora scorrazzavano per il Paese. Io volevo una vita tranquilla. Una vita normale, con la donna che amavo. Scoccai un’occhiata alla cucina. Cosa avrebbe detto la signora Weasley se io e Ginny fossiamo entrati nell’Ordine? Che la stavo mettendo in pericolo… Ma già lo sapevo, Ginny ci sarebbe entrata, con o senza di me. Forse la mia presenza sarebbe servita a proteggerla… E poi tutti i Weasley facevano parte dell’Ordine… ora che Voldemort se n’era andato, la cosa sarebbe stata più tranquilla…

“ Ron?” chiesi guardando il mio amico con aria interrogativa. Ron alzò le spalle.

“ Se tu ci stai, io ci sto. C’è tutta la mia famiglia lì dentro” concluse. Annuii a Kingsley.

“ Eccellente! La prossima riunione vi verrà riferita tramite Arthur. Ora dovrei parlare solo con te, Harry… però se vuoi che Ron rimanga non c’è nessun problema!” esclamò.

“ Certo che voglio che rimanga” affermai. Ron si agitò un pochino sul divano.

“ Intanto, Harry, vorrei parlarti di Teddy. Andromeda ha insistito, Harry. Andrà a vivere con lei. Alla fine, è sua nonna. E io, personalmente, rispetto questa decisione. Ma essendo il suo padrino sei quasi una sorta di tutore. Come risolviamo la cosa?” chiese.

“ Voglio andarlo a trovare. Parlerò io con Andromeda. Non voglio levarglielo, voglio solo essere un padrino presente nella vita di Teddy. Insomma…” quello che non ho avuto io, alla fine. Tacqui non continuando il discorso.

“ Perfetto, questo renderà le cose più facili… Poi… la lista che mi hai chiesto, Harry” disse porgendomi la pergamena. Almeno duecento nomi. Minimo minimo. Mi si gelò il sangue nelle vene.

“ Lo so… sono tantissime persone… Ma vedrai che apprezzeranno… ovviamente verrai scortato da Hagrid. Insomma, malgrado il tuo proposito di fare personalmente le tue condoglianze ai parenti delle vittime sia nobile, non si sa mai… non vorrei che qualcuno ti incolpasse di tutto ciò, Harry” affermò semplicemente. Ron mi guardò interrogativo. Non gliene avevo parlato.

“ Poi… veniamo alle scartoffie principali. Per quanto riguarda gli Auror… ovviamente la mia proposta non è stata accolta. Tutti i partecipanti del settimo anno alla guerra sono tornati ad Hogwarts. Ed è pure comprensibile, direi. Insomma, la gente vuole realizzare i propri sogni. E sarò sincero con te, Harry, la carriera di Auror non è facile. La professoressa McGranitt mi ha raccontato che tu puntavi su questa carriera. E pure Ron” aggiunse. Poi abbassò la voce.

“ Vorrei che foste accanto agli Auror, ragazzi. Mi servono persone fidate, sarò sincero. E insomma… vorrei che diceste sì” disse frettolosamente. Ammisi a me stesso di averci fantasticato parecchio. Forse pure troppo, nel corso di pochissimi giorni. Ma non avevo prima pensato di preferire una vita tranquilla al posto di una carriera difficile e pericolosa come quella dell’Auror? Allora perché la mia testa si riempiva di immagini gloriose, come io che stringevo la mano a Kingsley, essendo appena promosso a Capo dell’Ufficio Auror? Avrei potuto fare del bene. Avevo affrontato cose peggiori di una mandria di confusi Mangiamorte brulicanti. Sarei stato all’altezza… no? Certo, non avevo finito gli studi… ma non era proprio come avevo detto io durante le riunioni dell’ES? Che non importa quanto uno possa aver studiato se non ha il fegato e la forza d’animo per agire?

“ Sì. La mia risposta è sì. Almeno per me…” aggiunsi guardando con la coda dell’occhio Ron. Era una sua scelta. Ma se solo avesse detto di sì…

“ Io non lo so. Per ora no. Devo pensarci” disse Ron guaardandosi le scarpe. Kingsley sorrise a tutti e due.

“ Grazie davvero. Fammelo sapere presto, Ron, ci conto! Harry, ti aspetto nel mio ufficio lunedì alle tre… Oh, em… domani verrà Hagrid alle due… anche con un’autista ovviamente… ti metto a disposizione le macchine del Ministero, meglio… Ci vediamo presto… oh, em… salutatemi Molly e Arthur!” disse uscendo velocemente dalla porta. Ron continuava a fissare il terreno. Forse era meglio non infierire.

“ Ti va un panino? Insomma, volevo andarlo a preparare, se ti va te ne porto uno” domandai.

“ Chiedi a mia madre di farlo, no?” disse lui frettolosamente.

“ Non mi va di scomodarla. Dai, ci penso io” dichiarai abbozzando un sorriso. Potevo capirlo. Che situazione. Era il mio migliore amico, ed aveva bisogno di me.

Spazio Autrice: Non centra niente con Harry Potter, ma ve lo devo dire. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. La mia storia è lunga ed articolata e non basterebbe un misero Spazio Autrice per raccontarla. Sappiate solo che io sono stata testimone diretto di questa realtà, fatta di sangue, violenza e lacrime. Ve lo giuro. Molte di voi forse non hanno mai subito cose del genere, ma spero che comunque abbiate appoggiato l'iniziativa e il messaggio che c'è dietro. Io vi dico che da diretta interessata, questa è una realtà che esiste, per alcune persone, sfortunatamente, tutti i giorni della loro vita. Aiutiamo con il nostro appoggio tutte le donne che subiscono questi soprusi. E per voi che, come me, li avete vissuti, ricordatevi di essere forti e coraggiose, mettendo in mostra la vostra femminilità, che non consiste nell'indossare tacchi a splillo o truccarsi allo specchio ogni giorno, ma nell'andare avanti nonostante tutte le avversità. Grazie dell'attenzione 

                                                                                                                             angelikakiki

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Capitolo 21
*** La richiesta di Draco Malfoy ***


Pov Hermione

“ Non riesco a trovare il coraggio di dirlo a mamma e papà” mi disse Ginny mentre andavamo a Trasfigurazione. Bhè, potevo capirla, in fin dei conti: suo fratello, deceduto nella Battaglia di Hogwarts, era tornato sotto forma di fantasma… insomma, non potevo biasimarla. Ricordai per un attimo gli avvenimenti della sera precedente: Ginny era semplicemente svenuta alla vista di Fred. Era riuscita a rinvenire solo grazie ad un ben piazzato “ Innerva” della professoressa McGranitt, anche lei scossa e stupita. Fred ci spiegò che voleva farci una sorpresa, e che si era nascosto dentro il bagno di Mirtilla Malcontenta mentre attendeva il nostro ritorno ad Hogwarts.

“ Ragazza singolare. Ci divertiremo un mondo insieme! ” aveva commentato non lasciando intendere nulla di buono. Ginny in seguito gli chiese perché era tornato, perché non era andato avanti. In quel momento, aveva abbassato gli occhi pallidi e aveva risposto: “ George ancora non si è ripreso, vero?”. Nessuno dopo questa affermazione aveva saputo chiedere altro.

“ Insomma, come diamine faccio a dire a George ‘ Ehi, George, ti ricordi nostro fratello, il tuo gemello, che abbiamo pianto per più di due mesi? Ecco, è tornato!’? Insomma, esiste qualcuno che può darmi una risposta?” chiese sconsolata.

“ Non so, Ginny… Penso che lo dirà la McGranitt ai tuoi… possiamo chiederglielo a Trasfigurazione…” risposi. Forse era meglio. Meno complicato per Ginny.

“ Sì… penso che sia sensato…” convenne lei. Entrammo nell’aula. Ginny si diresse velocemente verso la McGranitt e io mi sedetti. Malgrado fossi ancora agitata per la questione “ Ron”, provai una calma e una serenità che mi erano mancate durante l’anno precedente. Un sentimento di quotidianità, insomma, tranquillità… Mentre aprivo il libro per ripassare, sentii una voce alle mie spalle.

“ Granger, hai un momento?” sussurrò. Mi voltai. Draco Malfoy era in piedi dietro di me. La libertà vigiliata non faceva bene a Malfoy: era più magro e pallido del solito, con due grosse occhiaie che gli solcavano il viso. Nonostante questo, però, egli manteneva quel cipiglio fiero e sprezzante, sebbene leggermente attutito. Rimasi spiazzata.

“ Cosa?” chiesi stupita.

“ Un minuto. Per favore” disse lui con fatica. Mi alzai di scatto.

“ Che cosa vuoi?” domandai seriamente curiosa.

“ Tu parli con Potter, no? Cioè, lo senti ancora…

“ Direi proprio di sì.

“ Bene, digli allora che vorrei incontrarlo. Io e lui. Da soli” mi disse senza ironia.

“ Perché mai dovrebbe accettare?

“ Perché ho delle informazioni da dare solo ed esclusivamente a lui. Devo incontrarlo da solo. Solo io e lui… e ovviamente l’Auror che lo scorterà. Perché immagino che sarà così, no?” disse trattenendo un sorrisetto debole e beffardo.

“ Hagrid lo scorterà. Immagino.

“ Ecco… allora io, lui e… Hagrid. Puoi dirglielo?” domandò.

“ Perché non glielo chiedi di persona? Scrivigli una lettera, no?

“ Io… io ci avevo pensato…” disse lui quasi imbarazzato.

“ Ma sarebbe meglio che glielo dicessi tu. Puoi o no?

“ Sì. Lo farò” affermai facendogli chiaramente capire che la conversazione era finita. Lui andò a sedersi, con un’aria di ferma risoluzione sul volto. Arrivò Ginny e si sedette vicino a me.

“ Non sai cosa mi ha detto la McGranitt!” sussurrò.

“ Tu invece non sai che mi ha detto Malfoy…” risposi gettando un’occhiata veloce nel posto in cui era seduto.

“ Che cosa…?

“ Ne parliamo dopo” tagliai corto.

Dopo la lezione di Trasfigurazione andammo nella Sala Comune, ad esercitarci sugli incantesimi Mutavalore. Era un’occasione perfetta per parlare indisturbate: il cielo sereno e l’aria mite spingevano gli studenti a trascorrere belle giornate all’aria aperta, respirando a pieni polmoni quegli ultimi residui di aria estiva. Raccontai a Ginny quello che mi aveva detto Malfoy.

“ L’hai già detto a Harry?

“ Gli scriverò domani mattina” dichiarai prontamente. Prima delle lezioni avrei fatto un salto in Guferia. “ A te cosa ha detto la McGranitt?

“ Che glielo dirà tra una settimana. Prima del Ricevimento” mi disse.

“ Cosa?

“ Già. Un Ricevimento. Dice che vuole invitare genitori, ex insegnanti e membri dell’Ordine per festeggiare la sconfitta di Voldemort e la cacciata dei Carrow. Insomma… Una cosa così. Ma penso che il vero motivo sia per creare un’occasione per stare tutti insieme… dopo quello che abbiamo passato l’anno scorso…

“ Già, Neville me l’ha detto. Immagino che non sia stato facile.

“ Bhe, sicuramente ce la passavamo meglio di voi… Harrry ancora si rifiuta di raccontarmi per filo e per segno le vostre avventure dell’anno scorso…

“ Lo fa per te. Lo capisco. Fidati, ci sono cose che è meglio non sapere. Io…”

La McGranitt fece cenno alla classe di tacere. Guardai Ginny con uno sguardo deciso. Forse né io, né Harry, né Ron eravamo pronti per fare i conti con l’orrore dei nostri ricordi.

 

Spazio Autrice: Questa non è una Dramione. Non vi fate illusioni, scusatemi, rispetto chi la pensa diversamente da me ma davvero, non ce la faccio! Hermione e Ron sono perfetti insieme!!! *.*

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Capitolo 22
*** Ne era valsa la pena ***


Pov Ron

“ OH MISERIACCIA!” urlai aprendo la busta. Harry emise un mugugno dal letto.

“ Ron… che ore…

“ Harry, ci sarà un Ballo!!!

“ Un Ballo dove… perché? Ron, sono le cinque di mattina, che cosa…?” mormorò stropicciandosi gli occhi .

“ A Hogwarts! Un Ballo! È la mia occasione, capisci???

“ No…” replicò il mio migliore amico inforcando gli occhiali. Come faceva a non capire? Accesi la luce.

“ Ron… Ti prego… oggi ho pure il colloquio con gli Auror…

“ Sì, lo so, ma ti prego! Leggi!” esclamai porgendogli il biglietto.

“ ‘ Per il Signor Ronald Bilius Weasley:

La informiamo che è stato formalmente invitato al ‘Ricevimento in Onore dei Caduti’ che si terrà il giorno 4 ottobre presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Si richiede un abito formale. Con i dovuti ossequi

                                     La Preside:    Minerva McGranitt’” lesse assonnato.

Mi guardò con fare interrogativo.

“ Mi hai svegliato a quest’ora per un Ricevimento? Se vuoi sapere se verrò penso proprio di sì, immagino che la McGranitt l’abbia inviato anche a me…” osservò.

“ Non è per questo! È un Ballo!

“ No, è un Ricevimento…

“ Stessa cosa! Devo invitare Hermione!” affermai deciso.

“ Ron, non penso che sia necessario, non…

“ Sì che lo è! È la mia occasione! Insomma, potrebbe invitarla qualcun altro al posto mio! E lei me lo potrebbe rinfacciare per tutta la vita! Così mi perdonerà! Hai capito ora?

“ Non molto veramente… ti dispiace se torno a dormire?” chiese con uno sbadiglio.

“ Oh, io… no, vai, tranquillo” dissi un po’ più calmo. Ecco qua, la soluzione… dovevo arrivare ad Hogwarts il prima possibile. Ma come fare? Il Nottetempo! Sì, potevo fare così! Scrissi velocemente una lettera alla professoressa McGranitt. Avrei aspettato la sera, dopo le lezioni per precipitarmi nella Sala Comune di Grifondoro, pregando di non trovare Hermione nelle braccia di qualcun altro. Mi misi a letto, fantasticando sulle parole che potevo scegliere per invitare Hermione al Ricevimento. Mi appisolai per quelli che mi parvero istanti e fui svegliato da mia madre che mi diceva di alzarmi. Harry stava andando al colloquio. Mi precipitai per le scale ancora in pigiama e lo trovai lì, con i capelli reduci da un mancato tentativo di mia madre di pettinarli.

“ Ehi… buona fortuna” dissi stringendogli la mano. Mi rispose con un sorriso nervoso, prima di sussurrare : “ Anche a te”. Dopo che Harry varcò la porta accompagnato da Percy e papà, informai mamma del mio proposito di andare ad Hogwarts. Proprio in quel momento un gufo entrò dalla finestra della cucina. Teneva nel becco una lettera proveniente da Hogwarts.

“ Caro Signor Weasley,

la tua proposta è legittima, e sincermente non avrei motivi per dirti di no. Il punto è che avrei alcune notizie da dare alla tua famiglia. Volevo aspettare il giorno del Ricevimento, ma dopo un’attenta riflessione ho capito di non poter più rimandare. Vi aspetto tutti alle nove di questa sera. Quasi dimenticavo: se vuoi venire prima delle nove, non incorrerai in nessun dissenso. Ho vaghi di ricordi di alcuni tuoi apprezzamenti sulla cucina di Hogwarts e immagino che a nessuno dispiacerà avere un posto in più a cena. Cordiali saluti,

                              La Preside, Minerva McGranitt”

Il contenuto della lettera era alquanto bizzarro.

“ Oh, non sarà niente di importante… spero” affermò mamma mentre ripuliva il lavandino.

“ Io ovviamente andrò prima. Ma non capisco perché dovreste venire anche voi…”

“ Non lo so, caro. Mi fai un favore? Avverti con delle lettere papà e gli altri, vorranno anche loro fare un salto ad Hogwarts” disse. Acconsentii scrivendo le lettere.

 

Mi ero appena Smaterializzato a Londra. Troppa confusione. Mi allontanai dalla strada principale, dentro un vicolo. Sfoderai la bacchetta. Aspettai pochissimi minuti prima di vedere il Nottetempo venirmi incontro. La porta del bus si aprì e vidi…

“ Stan! Allora sei stato rilasciato!

“ Benvenuto al Nottetempo… ma ci conosciamo, roscio?” mi chiese. Azkaban non aveva giovato a Stan: era ancora più magro di come me lo ricordavo, il suo volto sembrava un teschio ricoperto di pelle.

“ Sono l’amico di Harry Potter…” dissi tra i denti, quasi dispiaciuto.

“ Ehi, Ernie, hai sentito questo qui? Dice di essere amico di Harry Potter! Due volte è salito qui sopra, eh? Gli affari vanno a gonfie vele…” rispose un po’ confuso. Mi aiutò a salire portandomi la valigia.

“ Ti hanno fatto il processo, quindi?” chiesi mente mi accomodavo e gli porgevo i falci.

“ Eh? Da dove?… non capisco…” disse confuso. Ernie tossì rumorosamente. Forse un po’ troppo. Gli altri passeggeri mi scoccarono un’occhiata piena di spiegazioni silenziose. Guardai gli occhi di Stan. Erano sinceramente curiosi e confusi. Decisi di lasciar perdere.

“ Dovrei andare ad Hogwarts… quante fermate mancano?” chiesi.

“ Due fermate. Per quanto riguarda i soldi…

“ Sì, me le ricordo le tariffe!” disse porgendeogli i falci. Le porte si chiusero e il bus scatto in avanti con tale velocità da farmi cadere sul sedere.

“ Non si può rallentare questo coso?

“ Prova a dirlo a Ernie! Da quando sono tornato dalla vacanza in Romania guida ancora peggio! Sai, roscio che ho conosciuto le mogli di Dracula? Che storia…” affermò sorridendo. L’autobus si fermò di colpo. Eravamo arrivati in un boschetto rigoglioso e una vecchia fattucchiera aveva proprio la bacchetta tesa davanti a lei. Stan si allontanò per andarla ad aiutare a portare le valigie sopra il bus. Un mago barbuto che prima era affacciato al finestrino mi si avvicinò.

“ Stan non si ricorda niente della sua permanenza ad Azkaban. Alla fine si è scoperto che era solo il frutto di un Imperio mal assestato. Ma la sua mente era stravolta. L’unico modo per farlo riprendere era quello di cancellare i suoi ricordi. E così, il vecchio Ernie ci ha avvisato… di insomma… non ricordargli tutto e subito!” concluse.

“ Capisco… bhè, poco male per lui direi! Insomma… sarebbe bello poter cancellare i brutti ricordi…” commentai pensando a Fred. Scacciai immediatamente quel brutto pensiero. Intravidi Hogwarts dal finestrino. Casa. Ancora mezza scassata dopo la Battaglia, ma integra del suo vecchio splendore. Scesi dall’autobus e mi avviai.

 

“ Professoressa McGranitt!

“ Signor Weasley… lieta di vederti… Tutti i ragazzi stanno a cena, ti consiglierei di andarci anche tu, oggi servono il budino” dichiarò sbrigativa. L’avevo appena incrociata nel corridoio.

“ Sì, ma non mi doveva dire una cosa importante? Ho chiesto a Gazza dove avrei potuto incontrarla. Lei si fermò e mi guardò con fare quasi amorevole.

“ Aspetterò Molly per comunicarvi… l’accaduto. Niente di grave, comunque!” aggiunse rincuorandomi. “ Perdonami Weasley, ma ho dei compiti del terzo anno da correggere… con permesso!” disse andandosene. Mi avviai verso la Sala Grande.

 

Spalancai le porte della Sala. La metà delle teste si girarono ad osservarmi. Poco importava. Sentii dei sussurri. Non mi importava neanche di questo. Hermione. I miei occhi percorsero il tavolo dei Grifondoro. Eccola lì: seduta accanto a Ginny e a Neville, intenta nel correggere a Neville una pergamena. Probabilmente erano i compiti di Pozioni. Non mi avevano notato. Avanzai lentamente per la Sala Grande. Sapevo quello che dovevo fare. E nonostante fosse imbarazzante… dovevo farlo comunque. Hermione se lo meritava. Ed io ero stato uno stupido. Ormai sentivo sulla mia nuca tutti gli sguardi della Sala Grande. Con la coda dell’occhio vidi Malfoy seduto al tavolo dei Serpeverde sussurrare qualcosa all’orecchio del suo amico. Ma io ero concentrato su Hermione. Le arrivai alle spalle. Neville fu più veloce ad accorgersi di me.

“ Ron!” gridò. La Sala Grande si ammutolì. Hermione volse letamente la testa. Mi guardò come se avesse visto un fantasma, sorpresa e incapace di aprire bocca. Mi inginocchiai.

“ Hermione, vuoi venire al Ballo con me?” chiesi. Hermione mi guardò spaesata.

“ Ron, che cosa…

“ Vuoi venire o no?

“ Al Ricevimento, vuoi dire?

“ Sì.

“ Ma … non bisogna andarci accompagnati…

“ Fa lo stesso. Vuoi venire con me?” domandai. Ginny nel frattempo mi fissava allibita, ma terribilmente soddisfatta.

“ Io… certo che vengo con te!” disse Hermione con un sorriso gigante. Mi alzai in piedi.

“ Oh, em… bene!

Silenzio. Neville si alzò in piedi, battendo le mani.

“ Bravo!” cominciò a urlare. In un batter d’occhio tutti lo stavano imitando. Abbracciai Hermione. Ne era proprio valsa la pena.

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