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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei un idiota ***
Capitolo 2: *** Non ce la facevo ***
Capitolo 3: *** Odio i ragazzi ***
Capitolo 4: *** Sfigati in balia delle donne ***
Capitolo 5: *** Grimmauld Place ***
Capitolo 6: *** Sull'aereo ***
Capitolo 7: *** Doccia, schiaffo, bacio ***
Capitolo 8: *** La mia prima notte con te ***
Capitolo 9: *** Fratelli come prima ***
Capitolo 10: *** Finitem Incantatem ***
Capitolo 11: *** Buon compleanno, Harry ***
Capitolo 12: *** Il resto poteva attendere ***
Capitolo 13: *** La vita è troppo breve ***
Capitolo 14: *** Forse è meglio così ***
Capitolo 15: *** Segui il tuo cuore ***
Capitolo 16: *** In quel momento mi sentivo come lui ***
Capitolo 17: *** L'occasione ***
Capitolo 18: *** King Cross ***
Capitolo 19: *** Hogwarts come la ricordavamo ***
Capitolo 20: *** Il Ministro della Magia ***
Capitolo 21: *** La richiesta di Draco Malfoy ***
Capitolo 22: *** Ne era valsa la pena ***
Capitolo 1 *** Sei un idiota ***
Pov
Ron
Erano
stati dei giorni difficili. Molto difficili. La morte
di Fred ci aveva sconvolto e la Tana sembrava più
silenziosa, triste, cupa. Non
sapevo neanche io come definirla. Mi ero dovuto preparare il pranzo da
solo. Un
tramezzino. Era tutto quello che stranamente riuscivo a mangiare. Uscii
nel
giardino. Mi sedetti per terra. L’erba era umida, ma non mi
importava. Ormai
non mi importava più niente. Harry anche era messo male.
Stava sempre rinchiuso
in una stanza, forse a piangere. Si sentiva in colpa. O almeno
così pensavo.
Ginny invece cercava di tenere alto il morale della famiglia. Cucinava
e
spazzava, quando poteva. Papà stava sempre a lavoro, mentre
mamma si
rinchiudeva nella sua camera, un po’ come Harry. George,
Charlie, Percy e Bill
erano tornati nelle loro case. Mentre Hermione era rimasta qui. Doveva
ancora
trovare i suoi genitori, in Australia. Ancora non mi aveva accennato
niente, ma
sapevo che prima o poi sarebbe dovuta partire. E chissà per
quanto tempo.
Sentii un rumore di passi. Mi girai. Hermione.
“
Sapevo che ti avrei trovato qui” mi disse sedendosi
accanto a me.
“
L’erba è bagnata” sussurrai
avvertendola.
“
Non mi importa” affermò decisa. Mi
guardò preoccupata.
Vedevo l’ansia e la curiosità uscire da quegli
occhi così belli che avevo imparato
ad amare. Hermione mi faceva paura. Quando stava zitta. Ero sempre
stato
abituato a vederla parlare in continuazione… era spiazzante
osservarla mentre
era in silenzio.
“
Vuoi chiedermi come sto?” chiesi cercando di nascondere un
amaro sorriso.
“
No, so benissimo come stai. Non c’è bisogno di
chiedertelo” disse. L’affermazione mi
colpì. Sapeva davvero quello che stavo
provando? No, non poteva saperlo. Lei era figlia unica. Non sapeva cosa
voleva
dire perdere un fratello…
“
Tu non sai cosa si prova” riuscii a mormorare a denti
stretti. Lei annuì.
“
Sì. Sfortunatamente lo so” ribadì.
“
NO, non lo sai!” urlai di botto facendola sobbalzare. Mi
pentii subito di aver perso il controllo con lei. Fissai il terreno.
Bella
mossa, davvero. Adesso se ne sarebbe andata, maledicendomi, e non
potevo
neanche darle torto…
“
Invece sì. A Hogwarts” disse sottovoce. Non se ne
era
andata. Era rimasta lì vicino a me.
“
Quando Harry è… morto…
insomma… ho sentito… un vuoto.
Avevo perso un fratello. E so… come ci si sente”
disse riuscendo a trattenere
le lacrime. Lei si sapeva controllare. Io no. Complimenti, Ron,
davvero. Sei un
animale.
“
Sai, è buffo” dissi sempre non osando guardarla.
“ Harry
mi disse che per lui eri come una sorella.
“
Ed è la verità. Io e lui siamo fratelli,
praticamente”
affermò con un tono quasi saccente. Quanto
l’adoravo quel suo tono.
“
Sì… ma questo non lo sapevo, no?
Insomma… quando stavate
insieme, nella tenda… ecco…
“
Ci dovevi arrivare da solo, Ronald. Non puoi pretendere
che tutti ti dicano le cose come stanno. Nella vita ci vuole un
po’ di intuito”
affermò contrariata. Bene, l’avevo anche fatta
arrabbiare. Dieci e lode,
davvero.
“
Io… non sono come te…
“
Non serve avere tutti Eccezionale a scuola per capire
certe cose!” rispose ormai irata.
“
Allora diciamo che non sono mai stato un tipo molto
sveglio” ammisi. Lei sbuffò.
“
Già. Questo lo sapevo anche da sola. Dopo tutto quello
che…” non riusciva ad andare avanti. Volevo fare
qualcosa per consolarla.
Qualcosa per dirle che per me era speciale, era importante. Le presi la
mano.
Alzai gli occhi. Stava piangendo. Ma non liberò la sua mano
dalla mia. Restammo
così. E in quel momento volevo solo dirle quanto ero cotto
di lei, malgrado
tutto. Lei sorrise tenendo gli occhi attaccati al terreno.
“
Che cosa devo fare con, te, Ronald?” chiese. Questa mi era
nuova. Era come se si vergognasse di me. O come se si stesse
autoaccusando. Il
tono che aveva usato era quasi materno, quasi tenero. Non sapevo cosa
dirle. Ma
capii che stando in silenzio avrei fatto ancora di più la
figura del cretino.
“
In che senso…?
“
Dove sbaglio? Dimmi… dove sbaglio? Perché mi fai
questo?
Mi maltratti, poi mi abbracci, mi prendi la mano, poi mi lasci da sola
nella
tenda, mi prendi in giro con Lavanda e poi mi dici che lei per te non
era
niente… dimmi cosa devo fare… dove
sbaglio?” domandò. No. Non potevo permettere
che si desse le colpe di ciò che non aveva fatto. Le presi
il viso tra le mani,
tremante. Lei non mi guardava. Preferì fissare lo sguardo in
un punto
indefinito, tendendo gli occhi bassi.
“
Sono io il problema, chiaro? Non dire mai più una cosa del
genere. Tu sei… perfetta” dissi dando voce ai
pensieri che mi sventravano ogni
giorno. Scosse la testa.
“
Per niente proprio. Se fossi stata perfetta tu non te ne
saresti andato…
“
Io ero un cretino. Lasciami stare, ok? Fammi restare nella
mia ignoranza” dissi cercando di ironizzare. Dopo tutta
l’apatia che mi aveva
invaso in quei giorni, era bello sentirsi vivo. Sentire che la vita
stava
ricominciando a scorrere.
“
Dovresti compatirmi. Non auto commiserarti.
“
Non riesco a farne a meno” disse. Poi mi guardò.
Mi guardò
triste, supplicante, come se volesse sentire qualcosa uscire dalla mia
bocca.
Delle parole che non ebbi in quel momento il coraggio di pronunciare.
Ma decisi
di fare qualcosa. Qualcosa per farle capire ciò che non
volevo dirle
esplicitamente.
“
Sa che sono idiota, vero?
“
Ron, tu non…
“
Dai, ammettilo, sono un idiota. Pensa a tutti i torti che
ti ho fatto e te ne auto convincerai” dissi. Lei ci
pensò su.
“
Ok, sì, per certi versi sei un idiota” ammise.
Sorrisi.
Era quello che volevo.
“
E se ti dicessi che adesso sto per fare qualcosa mi molto
molto stupido e da idiota… come la prenderesti?
“
Bhè, dipende.
“
E se mi avvicinassi…?” mi avvicinai.
“
Come la prenderesti?” domandai. Lei non rispose. I suoi
occhi valevano più di mille parole. Fallo, diceva una voce
nella mia testa. Ma
non osavo. Non ce l’avrei mai fatta. La guardai quasi
implorante. Doveva
venirmi incontro, sennò non ce l’avrei mai fatta
da solo. Come se avesse
sentito i miei pensieri, si avvicinò. Ok, adesso toccava a
me. Dovevo farlo.
Per forza. Insomma… ero un uomo sì o no?
No… ok, non ce la potevo fare. E se mi
respingeva? Odiavo i suoi canarini…
“
Hermione…” sussurrai. Avevo le mani sul suo volto.
Il
momento era molto imbarazzante.
“
Io… posso?” chiesi esitante. Bene, mi avrebbe
preso per
stupido. Insomma, ma che domanda era? Lei mi fissò
accigliata. Annuì
lievemente. Mi si illuminò il mondo. Un miracolo. Poggiai
goffamente le mie
labbra alle sue. L’abbracciai. Lei rimase di sasso,
così, immobile e ferma. Ma
andava bene così. Non rispondeva al mio bacio, ma non mi
respingeva. Era un
inizio. Mi staccai, ancora folgorato da ciò che avevo fatto.
Hermione rimase
immobile.
“
Ron… quindi tu…?
Bene.
Domanda da cinquecento mila galeoni. Bene…
respiriamo…
in fondo, non dovevo dichiararmi apertamente. Bastava dire un
sì. Un semplice
sì avrebbe risolto tutta la questione. Ma no, sarebbe stato
troppo semplice.
Nel profondo sapevo di doverle molto di più che un semplice
sì.
“
Hermione…” iniziai imbarazzato.
“
Io… non voglio dire che è da quando ti ho vista
sul vagone
la prima volta, perché non sarebbe la verità,
ma… è da quarto anno che sono
innamorato di te. Dal Ballo del Ceppo. Già. Non che prima
non mi piacessi. Ero
piccolo e… scambiavo i miei sentimenti per te con
l’avversione… quando ti stava
per uccidere il Troll… sì, mi sono sentito
speciale. Oppure… quando eri
Pietrificata… bhè…
è stato orribile…
quando abbiamo litigato per Crosta e Grattastinchi… o al
Ballo… fortunatamente
al quinto anno sono riuscito a controllarmi un
po’… non volevo litigare con te
come avevamo fatto l’anno precedente. E poi…
l’anno scorso… con Lavana,
McClaggen e compagnia bella… Devi capirmi! Era la prima
ragazza che si interessasse
a me! Un po’ come te e Krum!” esclamai. Lei
restò immobile e pietrificata.
“
Mente quest’anno… bhè, ho cercato di
fartelo notare in
tutti i modi possibili e immaginabili, poi certo, tra
l’Hocrux e tutto… ero
geloso di Harry… non puoi biasimarmi per questo. Tu poi non
mi hai mai dato
segno di…” incominciai. Lei mi bloccò.
“
Questo lo dici tu. Ho pianto tutte le notti da quando ci
hai abbandonato. Tutte. E al matrimonio… ti ricordi? Ti
avevo fatto capire che
per me… Ron… tu sei… un
idiota” disse stavolta sorridendo. Mi sciolsi.
“
Comunque, io come al solito non avevo capito un accidente.
Lo so, sono stupido, non posso farci niente. Ma… sono uno
stupido…” ok, adesso
dovevo dirlo. Ce la potevo fare. Non era poi così difficile.
Presi un sospiro.
“ …innamorato di te. Già. Uno stupido
innamorato di te. E se me lo permetterai…
bhè… io… insomma, hai
capito” tagliai corto. Ok, per quel giorno avevo tirato
fuori fin troppo sentimentalismo. Lei si avvicinò. Troppo.
Mi prese per la
maglietta, con un po’ troppa forza. E mi baciò. Mi
baciò per bene, a lungo, con
passione. Quasi non ci credevo. Dopo quella che parve
un’eternità ci staccammo,
ancora abbracciati.
“
Hermione, io…
“
Sh… zitto ora… parlo io. Io me ne sono accorta
dopo. Dal
quinto anno. Prima ti reputavo… un amico. Sì. Un
caro amico. All’Infermeria,
sai? Dopo l’Ufficio Misteri… quando stavi in
Infermeria e non sapevo quando ti
saresti rimesso. Io… non so… è
successo tutto così in fretta.
Non ho avuto neanche il tempo di accorgermene
alla fine. Non è passato tantissimo.
Ok,
dovevo stare calmo. Quindi io…
“
Quindi io ti piaccio?” chiesi sorpreso. Mi diede una botta
in testa.
“
RON, SEI UN IDIOTA!” esclamò. Sì, forse
lo ero davvero. Ma
lo interpretai come un sì. E quando vide la mia faccia da
fesso sognante,
aggiunse:
“ Vado a cercare
Ginny…
starà pulendo la casa e voglio aiutarla!” disse
alzandosi. La guardai
mentre rientrava a casa. Con un po’ di fortuna, non avrebbe
trovato Ginny. E
forse sarebbe tornata qui.
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Capitolo 2 *** Non ce la facevo ***
Pov
Harry
Ormai
era da giorni che ero rinchiuso là dentro, quasi senza
mangiare o bere, sicuramente senza dormire. Non vedevo mai Ron. Era
sempre in
giro, di solito in giardino. Gli piaceva stare lì. Hermione
anche non sapevo
mai dove stava. Forse con Ron. Dopo il bacio che c’era stato
tra i due… Ginny
invece mi bussava, qualche volta. Mi portava la colazione, il pranzo e la
cena.
Le quali a malapena toccavo. Amavo stare lì, sul letto di
Ron a riflettere
sulle mie scelte. Molte le avevo trovate sbagliate, altre no. A causa
delle mie
scelte erano morte molte persone… e non sapevo come
alleviare il senso di colpa
che mi invadeva ogni volta che ci pensavo… Toc Toc. Qualcuno
aveva bussato alla
porta.
“
Avanti” dissi a bassa voce. Entrò Ginny, con in
mano un
vassoio. Forse delle polpette. Non vedevo bene senza occhiali. Li
inforcai
immediatamente. Vederla lì, accanto a me, era sempre una
cosa sgradevole, che
mi portava all’apice del mio masochismo. Volevo prenderla,
abbracciarla, dirle
quanto fosse importante per me. Ma niente. Non ci riuscivo. Non
riuscivo a
guardarla negli occhi, sapendo di essere responsabile della morte di
suo
fratello. Poggiò il vassoio sul comodino, poi mi
guardò. Era strano, non
l’aveva mai fatto prima. Si era sempre limitata a entrare e
uscire dalla mia
stanza immediatamente. Cosa ancora più strabiliante, si
sedette accanto a me. Mi
voltai per non guardarla. Troppo doloroso.
“
Come stai?” chiese. Ormai era passata una settimana dalla
battaglia. Non era molto, ma neanche poco. Il problema era che non
riuscivo a
capacitarmene. Niente più missioni, fughe miracolose,
morti… Non risposi. Non
riuscivo a risponderle. Mi accarezzò un braccio. Era un
gesto inaspettato per
me. E non riuscii a trattenermi. Piansi. Piansi dentro e in parte anche
fuori.
Lei parve accorgersene, malgrado gli dessi le spalle.
“
Harry…” disse provandomi a toccare. Mi scansai.
Non potevo
farcela. Non ce la facevo proprio. Lei tacque immediatamente.
“
Ginny!” sentii la voce di Hermione dalle scale. Si
alzò.
“ Quando hai fatto
pace col cervello, fammi un fischio”
disse offesa. Non replicai. Non ne avevo la forza. Poteva solo andare
così. Non
ce la facevo a sostenere la sua presenza.
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Capitolo 3 *** Odio i ragazzi ***
Pov
Ginny:
Harry.
Ormai erano giorni che stava rinchiuso lì dentro, a
piangere. Anche io avevo pianto, ma mai quanto lui. Lo sentivo urlare
nel
sonno. Gridava tutti i nomi che gli passassero per la testa. Urlava
anche il
nome di Fred. Si sentiva in colpa, lo sapevo. E lo odiavo per questo.
Era già
abbastanza brutto senza che lui si rimproverasse qualcosa. Ma
evidentemente non
riusciva a capirlo. Cercavo sempre di parlargli, quando gli portavo i
pasti.
Due o tre volte, eravamo riusciti a conversare. Cercavo di fargli
cambiare
idea. E qualche volta, avrei anche giurato di averlo convinta a
ragionare con
il cervello: non era colpa sua. Tutte quelle persone non erano morte a
causa
sua. Mio fratello era morto per un mondo migliore. Così come
Remus, Tonks,
Colin, Malocchio… tutti erano morti per un mondo senza Lui.
Senza… Voldemort.
Scesi le scale. Hermione era seduta su una sedia, con le mani giunte,
come se
stesse pregando.
“
Sì?” chiesi esitante.
“
Ti… ti serve aiuto in qualcosa?”
domandò piano. Scossi la
testa, indicando le scale.
“
No, ero solo andata a vedere se Harry aveva
bisogno…” mi
fermai. Hermione stava piangendo, con un sorriso beffardo sul volto. Mi
avvicinai cauta.
“
Hermione, che cosa è successo?” chiesi sedendomi
sulla
sedia. Lei osò guardarmi.
“
Ron… Ron mi ha detto… insomma… ha
detto che mi ama” disse
quasi trionfante. Ok, qualcosa non tornava. Perché stava
piangendo?
“
E allora perché…?”
“
Non lo so. Forse per la gioia, forse per la disperazione
per come me l’ha detto, non lo so” ammise. Le presi
una mano. Lei alzò lo
sguardo su di me. Sì, lo so, non erano da me quei gesti
così… caldi. Non ero
molto brava a consolare o dare suggerimenti alle persone. Molti
dicevano che
ero una ragazza un po’ fredda. Forse non avevano tutti i
torti.
“
Ma… come è successo, precisamente?”
chiesi. Dovevo farla
sfogare un po’. Forse l’avrebbe aiutata.
“
Io… è stato lui… all’inizio
stavamo discutendo, e poi era
così stupido…
“
Ma davvero?” chiesi ironica. Lei sorrise, asciugandosi le
lacrime con l’altra mano. Mi avvicinai a lei, dicendo
sottovoce:
“
Che resti tra noi… l’intelligenza di Ron non
è stata mai troppo
riconosciuta all’interno della nostra famiglia!”
aggiunsi cercando di
ironizzare. Le uscì una risatina nervosa.
“
Questa è una…
“
Grandissima verità, purtroppo!” dissi. Ok, forse
ero brava
a consolare le persone. Ormai
rideva.
Aveva una risata strana, contagiosa quasi. L’avevo sempre
ritenuta una specie
di sorella maggiore, qualcosa di più grande di
un’amica. E solo in quel momento
me ne stavo accorgendo. Quando furono cessate le risate, chiesi:
“
Allora, a te piace, no? Insomma… anche se negavi
l’evidenza,
permettimi di dirti che era abbastanza ovvio!” esclamai. Lei
arrossì.
“
Sì… sì che mi
piace…” disse sottovoce. “ Ma
è un idiota!”
aggiunse adirata. Sospirai.
“
Già, grazie di avermi illuminato… che ha fatto?
Avanti, ne
ho sentite tante di cavolate uscire dalla sua bocca!
“
Io gli stavo confessando che mi sono innamorata di lui e
mentre ci stavo arrivando, dicendo di essermene accorta dopo di lui, mi
fa: ‘
Quindi io ti piaccio?’ Insomma, non è ovvio?
Cioè, ti sto confessando i miei
sentimenti, che diamine!” disse. Sospirai.
“
Odio i ragazzi” ammisi. Lei annuì.
“
Tu invece con Harry? Come sta andando? È triste, non
è
vero? Insomma, fossi in lui mi sentirei in colpa e tutto, ma alla fine
non è…
“
Colpa sua, già” conclusi allontanandomi un
po’. Mi guardò
preoccupata.
“
Non vuole parlare neanche con te, vero?” chiese. Scossi la
testa.
“
No” ammisi malinconica. Lei sospirò.
“
Devi capirlo. Conosco Harry. Si sente in colpa. E non
possiamo dargli torto alla fine.
“
SI CHE POSSIAMO! Non è stata colpa sua!
Fred…” mi fermai.
Non volevo ripensarci. Erano stati giorni di inferno. Lei scosse la
testa.
“
No. Devi capire il suo punto di vista. Non servirà a
niente dirgli che non è stata colpa sua. E non lo
è, infatti” aggiunse
velocemente guardando la mia occhiata. “ Ma deve arrivarci da
solo. Solo così
può accettare se stesso” concluse. Abbassai lo
sguardo, vergognandomi di me.
Avevo perso la calma, prima, solo perché non mi aveva
degnato di uno sguardo. Ma
dopo tutto il tempo in cui eravamo stati lontani… dopo tutte
le notti passate
nel Dormitorio a piangere sul cuscino… pensavo che avremmo
potuto finalmente
stare insieme… E
averlo così vicino a me
e non poterlo baciare, toccare, parlare con lui… era una
tortura.
“
Hai ragione” dissi dopo un po’. Si
spalancò la porta d’ingresso.
Mio padre e mia madre stavano entrando.
“ Ginny, presto,
chiama Harry e rintraccia Ron. Hermione,
resta qui, vi devo parlare” disse mio padre. Mi alzai subito.
Probabilmente era
urgente.
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Capitolo 4 *** Sfigati in balia delle donne ***
“
Siete per adesso ricercati per aver scassinato una banca,
non esservi presentati a scuola e tutte le altre nuove regole.
Finchè Kingsley
non sarà Ministro a tutti gli effetti, dovrete
restare nascosti. Hermione, tu devi
andare in Australia per cercare i tuoi genitori, no?”
domandò il signor
Weasley. Hermione annuì.
“
Davvero, devo farlo. Non posso abbandonarli lì…
“
L’accompagnerò io” disse Ron apparendo
al suo fianco.
Hermione sorrise.
“
Non ce ne sarà bisogno. Sono in grado di…
“
Invece è una buona idea” dichiarò
Ginny. “ Almeno non
sarai sola. Vero, Harry?” chiese.
Annuii
distrattamente. Ron, Hermione, da soli. Senza di me . Ci avrei dovuto
fare
l’abitudine.
“
Per quanto riguarda Harry?” chiese Ginny al signor
Weasley. Gli importava qualcosa di me? Ma se prima mi aveva urlato
contro? Io
ci rinuncio…
“
Harry, penso che dovrai andare a Grimmauld Place. Almeno
finchè non si placano le acque… io
avrò tanto da fare al Ministero…
Molly…
“
Ma certo. Per me non c’è problema.
C’è Kreacher,
potrà…”
incominciai sollevato. Avevo un’altra occasione per stare da
solo.
“
Papà… penso che dovrei andare anche io. Con
Harry”
dichiarò Ginny. Sobbalzai sulla sedia. Lo stesso fece Ron.
Hermione invece
sembrava stranamente soddisfatta. Al silenzio sbalordito del signor
Weasley
subentrò la signora Weasley.
“
Ginnny, io non penso che…
“
Harry mi ha salvato la vita! Non penso che voglia stare lì
da solo con un Elfo Domestico!” esclamò
ribellandosi. Non osai dire nulla. Da
solo con Ginny… a Grimmauld Place? Ok, qualcuno ce
l’aveva con la mia sanità
mentale…
“
Dai, è come un fratello per me! Vi pare?” chiese
alla
madre. La signora Weasley annuì a labbra strette.
“
E sia. Dai, partirete domani. Sempre che Harry non abbia
nulla da obiettare” Harry scosse la testa.
“
Bene. Dai, Ron, Harry, a prepararvi le valigie. Ginny,
Hermione, se volete posso aiutarvi con le vostre… Ginny,
tanto tu non hai
ancora disfatto il baule da Hogwarts, no? Prendi
quello…” e si avviarono verso
le scale. Anche io e Ron salimmo in camera. Ron aprì la sua
valigia, prendendo
qualche maglione a caso dall’armadio. Mi limitai a guardare
fisso davanti a me.
Io… Ginny… da soli. Dopo tanto tempo…
la cosa mi fece rabbrividire un po’.
“
Nervoso?” domandò Ron captando il mio stato
d’animo. A
volte sembrava quasi che mi leggesse nel pensiero. No, Ron non poteva
essere un
Legilimens.
“
No” affermai spavaldo. Ron mi guardò sospettoso.
“
Sì, certo, come no. Dai, di che hai paura?
Insomma… non
penso che ti salterà addosso… e tu non lo farai
con lei, no?” chiese
preoccupato. Ma cosa stava pensando? Che fossi…
no… insomma… Non è che avessi
tutta questa grande esuberanza per…
“
Ma tu… insomma… non la illuderai stavolta,
vero?” chiese.
Ma come poteva chiedermelo? Io…
“
Io non l’ho mai illusa, Ron” affermai convinto. Ron
alzò
le spalle.
“
Se è così allora non dovresti
preoccuparti” affermò.
“
E tu? Preoccupato?” chiesi cercando di trovare un sostegno
morale.
“
No, ti pare, sono stato io a proporre a Hermione…
“
Preoccupato?” ripetei convinto di ciò che stavo
chiedendo.
Ron sospirò.
“
Sì. Non ho con Hermione… alle spalle…
la stessa cosa di te
e Ginny. Anzi… praticamente mi ha odiato per sette
anni…
“
Non penso che ti abbia mai odiato. Certo, a volte avete
litigato… ma mio padre e mia madre si odiavano ai tempi
della scuola. E poi si
sono sposati” ammisi ripensandoci. Ron mi guardò.
“
Senti… per quanto riguarda quella cosa… io so che
tu non
ci proverai, ma…” stavolta fui io ad arrossire.
“
Ron, sinceramente, con te ho condiviso persino le mutande.
Ti sembra che abbia qualche esperienza per quanto riguarda…
“
No. Hai l’aspetto di uno sfigato. Come me. Harry, siamo
due sfigati in balia di persone che hanno più esperienza di
noi!” ammise Ron
prendendosi la testa tra le mani.
“
Non penso che…” mi salì
un’ondata di rabbia. Ginny… con
altre persone? No…
“
No, è solo che in teoria dovremmo essere noi gli uomini,
no? Dovremmo essere noi quelli sicuri di sé ecc
ecc…” dichiarò Ron scosso.
Aveva centrato il punto.
“
Ma almeno tu sai qualcosa?”mi chiese
Ron. Sì, come no. Da piccolo andavo in
giro per i night club.
“
Bhè… quando Dudley andava al mare sbirciavo nel
suo
computer certi video abbastanza… spinti direi. Ma non mi
ricordo niente. Sai,
non ce lo vedo mio zio a farmi il discorsetto delle api e dei
fiori” ammisi
immaginandomi la scena. Raccapricciante.
“ E tu?” chiesi esitante. Sperai che avesse un
minimo di conoscenza in campo…
in quel campo. Così mi avrebbe detto qualcosa per…
“ Almeno tu hai
esperienza visiva! Io no! A me il
discorsetto! È stato orribile! E ovviamente non è
servito a nulla!” disse. Ok,
aveva ragione Ron: eravamo due sfigati in balia di due donne. Bene.
Questa sì
che era virilità.
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Capitolo 5 *** Grimmauld Place ***
Pov
Harry
Entrammo
a Grimmauld Place numero 12. Dopo aver salutato
Hermione e Ron, mi sentivo un po’ abbandonato. Ma stavo con
Ginny. E questa era
la cosa davvero importante. Cautamente attraversammo il corridoio. Fui
felice di
rivedere quella casa. Lì avevo trascorso dei momenti
bellissimi con Sirius… e
degli attimi di pace con Ron e Hermione. Ron e Hermione… il
pensiero di loro
due insieme un po’ mi faceva male. Ma d’altronde
Ron mi aveva permesso di stare
con sua sorella. Era un chiaro segno della nostra amicizia.
“
Non ci dovrebbe essere l’incantesimo di Moody?
L’uomo di
polvere…” chiese Ginny. Forse Ron gliene aveva
parlato.
“
Penso che non sarebbe potuto durare per sempre. Certi
incantesimi durano per un anno, qualche mese…”
supposi ispirandomi alle parole
di Hermione. Me l’aveva spiegato, una volta, anche se non
ricordavo bene
quando. Ginny annuì. Era tutto come l’avevamo
lasciato. Respirai profondamente.
Mi sentivo a casa. Ginny guardò il divano dove aveva dormito
Hermione e i
cuscini ancora per terra dove avevamo dormito io e Ron.
“
Voi dormivate qui?” chiese scandalizzata.
“
Sì… non ce la siamo passata molto
bene…” ammisi. Ginny
annuì. Salì le scale andando in camera di Sirius.
La seguii. Dove voleva
andare? Ginny passò una mano sulla porta. La aprì.
“
Ma… è tutta in disordine…
“
Piton c’è entrato per prendere una foto. La foto
di mia
madre” il pensiero mi faceva ancora riflettere molto. Piton
amava mia madre.
Forse era stata quella la scoperta più grande che avevo mai
fatto. Piton. E mia
madre. Lily.
“
Di tua madre?” chiese Ginny avvicinandosi a me. Il mio
stomaco fece una o due capriole.
“
Sì… era innamorato di lei…”
ammisi esitante. Non
mi chiese come facevo a saperlo.
“
Deve essere stato terribile per lui…” disse Ginny
guardando di nuovo la camera di Sirius.
“
Amarla… ma non poterla avere…”
sussurrò. Non seppi che
dire. Rimasi in silenzio. E anche Ginny lo fece. Ci guardammo un
istante. Vidi
gli occhi di Ginny. Marroni e profondi. Potevo vederci tutte le
sofferenze che
aveva subito, le ansie…
“
Sai… ora che sei qui… quasi non ci
credo… e sei vivo…”
disse allungando una mano e toccandomi la guancia. Calma. Chiusi gli
occhi.
Potevo riabbracciarla, se avessi voluto. Ma non osavo. Temevo uno
schiaffo. O l’attacco
di un milione di canarini infuriati stile Hermione. Ma non
arrivò. Ginny si
staccò da me. Si allontanò. Forse era rimasta
delusa dal mio stato di
passività.
“
Non dovresti chiamare Kreacher? Sarebbe ora di pranzo e non
saprei dove mettere le mani!” ammise.
“
Oh, giusto… KREACHER!” urlai. Apparve Kreahcer.
Fece un
breve inchino.
“
Padron Potter è tornato! E ha portato ospiti!”
disse.
Annuii. Gentilezza e calma, ecco quello che ci voleva. Mi stava anche
quasi
diventando simpatico…
“
Sì, em… resteremo qui per un
po’… ti andrebbe di… ecco…
restare qui con noi?” chiesi gentilmente. Kreacher si
inchinò.
“
Come il padrone desidera” e detto ciò si mise a
spolverare
tutto per bene. Mi sedetti sul divano. Ginny intanto aveva scelto una
delle
camere e se ne era appropriata. Improvvisamente il camino si accese da
solo. E
spuntò la faccia del signor Weasley.
“
Harry! Harry!” chiamò. Per poco non svenni.
“
Signor… Weasley?” chiesi.
“
Certo! Allora, tutto bene? Come procede lì?”
chiese.
“
Oh, va benone! Abbiamo chiamato Kreacher… Ginny è
andata a
sfasciare le valigie…” dissi. Il signor Weasley mi
guardò penetrante.
“
Tutto ok lì dentro?” domandò. Arrossii.
“
Sì, tutto perfetto, grazie, io…
“
Intendo dire, tra te e Ginny” precisò il signor
Weasley
distogliendo lo sguardo. Quindi lui sapeva…
“
Signor Weasley, in che senso…
“
Dai, sappiamo entrambi ciò che sta succedendo. Comunque vi
terrò informati sulla situazione attuale. State
attenti” ribadì. Sorrisi.
“
Ma certo” ribadii.
“
A presto, Harry!” disse prima di sparire. Bene, ci mancava
solo il padre apprensivo. Ma come aveva fatto Arthur a
sapere…? Forse la
signora Weasley. Sì, forse lei. Ginny scese dalle scale. Si
sedette sul divano
vicino a me. Quella vicinanza mi metteva tantissima angoscia. Dopo
parecchi
giorni passati in camera come un eremita… Si faceva sempre
più vicina. Non
osavo guardarla. Sentivo solo la sua presenza accanto a me. Sulla casa
scese il
totale silenzio. Udivo il rumore del suo respiro… Mi alzai
di scatto. Ok, era
troppo.
“
Io… vado in bagno” affermai. Mi guardò
un po’ perplessa.
“
Io… ho un po’ di mal di testa, scusami, vado a
farmi una
doccia!” affermai velocemente. Lei non replicò.
Che stupido… entrai in bagno.
Mi spogliai velocemente. Entrai nella doccia. Sentivo l’acqua
scorrere sulla
mia pelle… Sentii qualcuno urlare:
“
Harry!” era Ginny. Non risposi.
"
Harry, mi senti?" sì, la sentivo. Ma non mi andava di
parlare con lei. Non in quel momento. Anche se Ginny decise di parlare
lo stesso.
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Capitolo 6 *** Sull'aereo ***
Pov
Hermione:
Calma,
Hermione, calma. Con Ron. Per non si sa quanto. In
Australia. Bene. Niente panico. Scesi le scale lentamente. La signora
Weasley
mi aspettava decisa. Forse non si era ancora totalmente rassegnata alla
nostra
partenza. Mi guardò quasi amorevolmente. Mi sentii
sopraffare dalla vergogna.
Lei era stata così buona con me… e io come la
riparavo? Rubandole suo figlio
proprio quando era tornato dopo nove mesi? Mi accarezzò la
guancia.
“
Sapete più o meno dove andare a cercare, no?”
chiese
piano. Annuii sentendomi in colpa. Guardai la porta
d’ingresso.
“
Ron sta già fuori” aggiunse subito. Sospirai.
“
Signora Weasley, io davvero, non so come ringraziarla,
glielo giuro, dopo tutto quello che…”
“
Shh!” esclamò portandosi un dito alle labbra.
“ Non dirlo
neanche per scherzo. Lo sai che ormai per me sei come una
figlia… tu e Harry
siete i migliori amici di Ron… e bhe… se mi giuri
che starete attenti e che non
vi metterete nei guai…”
“
Lo prometto” esclamai prontamente. Era la verità.
Mi
abbracciò. Un abbraccio… di una mamma. Quanto mi
mancava sentire la mia… ma
dovevo ritrovarla. Lo giurai a me stessa. Uscii lentamente dalla porta.
Ron era
nel cortile. Mi allungò la mano.
“
Andiamo” disse. Ci Smaterializzammo. Aereo porto di
Londra.
“
Bel modo di viaggiare questi Babbani… ma non avremmo
potuto usare le scope?” chiese.
“
Hai mai provato a volare fino in Australia con una scopa?
Anzi che Harry mi ha prestato i soldi per il
biglietto…” aggiunsi. Harry mi
aveva dato i soldi. Glieli aveva portati Bill. E il signor Weasley li
aveva
cambiati al Ministero in soldi Babbani. Ron scosse la testa, quasi
dispiaciuto.
“
No… in effetti non era una buona idea, vero?”
chiese. Non
sapevo come comportarmi con lui. Se essere arrabbiata o riconoscente.
Ok, forse
ero semplicemente innamorata. Ma non capivo…
perché non riuscivo a decidermi?
In alcuni momenti l’avrei preso a botte, mentre in altri
avrei cominciato a
baciarlo senza ritegno. Bene, per una volta avevo le idee chiare.
Salimmo
sull’aereo. Ron sembrava un bambino in un negozio di
caramelle, durante
l’imbarco. Dovevo scortarlo attraverso le varie uscite.
Insomma, salimmo sull’aereo
appunto. Il viaggio sarebbe durato a lungo. Mi sedetti, piuttosto
agitata. Lui
anche non sembrava molto tranquillo. Era più pallido del
solito.
“
Tutto… tutto ok?” chiesi. Annuì
distrattamente. Una
hostess gli passò accanto, sorridendogli. Ok, io non ero mai
stata gelosa, ma…
ma chi volevo prendere in giro? Certo che ero stata gelosa. Lavanda.
Quell’oca.
Guardai l’hostess allontanarsi. Bionda, un bel fisico, niente
da ridire. Eppure
Ron sembrava non essersi accorto del sorriso che gli aveva fatto la
bella
hostess. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, quasi in uno
stato di trance.
Risi nervosamente. Si voltò.
“
Che succede?” chiese velocemente. Scossi la testa.
“
Certo che davvero, non ti sfugge niente, Ronald!” dissi
mettendomi una mano davanti alla bocca.
“
Che cosa non mi sfugge?” chiese con le orecchie che
cominciavano a diventare rosse. Indicai l’hostess di prima.
“
Quella ragazza. Ti ha sorriso. E tu non te ne sei accorto”
affermai quasi per provocarlo.
“
Sì, lo so, l’ho vista” disse. Mi
cascarono le braccia. Lo
guardai, come per cercare dei sintomi di una reazione a scoppio
ritardato.
Dov’era la tipica faccia da pesce lesso che mostrava ogni
volta che una bella
ragazza gli si presentava davanti?
“
Ah” dissi riadagiandomi sulla poltrona. Strano. Bizzarro.
“
Me ne sono accorto” ribadì dopo qualche secondo di
silenzio. Sorrisi.
“
Sai, lo ammetto, mi aspettavo la tipica reazione che avevi
quando stavi vicino a Fleur” ammisi a mo’ di scusa.
Scosse la testa.
“
Alta, fisico mozzafiato, bionda, con gli occhi azzurri?
No, non fa per me” disse sorridendo. Sì, e io ero
la Fata Madrina.
“ Certo, come no” sussurrai. Mi prese il volto tra
le mani.
“
Forse una volta, ma adesso…” disse.
Un’altra hostess si
presentò davanti a noi improvvisamente. Era mora, riccia,
con gli occhi verdi.
“
Signore, dovrebbe allacciarsi la cintura di sicurezza!”
fece notare a Ron. Ron la guardò interrogativo.
“
Io… quale cintura?” chiese guardando la cinta dei
suoi
pantaloni. Trattenni le risate.
“
Ci penso io, scusi, è la prima volta che prende
l’aereo!”
dissi sorridendo. L’hostess si allontanò. Mi
sporsi verso di lui. Presi le due
estremità della cintura e gli spiegai come allacciarle. Lui
ci riuscì.
“
Oh, è facile!” esclamò. Alcuni dei
passeggeri lo
guardarono straniti. Forse era questo il motivo per cui mi ero
innamorata di
Ron. Mi sapeva far ridere. E non era una cosa da poco. Partimmo. Ron
all’inizio
era un po’ spaventato, ma dopo i primi cinque minuti si era
già abituato. Alla
fine, era peggio salire su un manico di scopa. Erano le sette di sera.
Guardavo
fuori dal finestrino. Vedevo le nuvole, il sole che lentamente
calava…
“
Hermione” disse Ron improvvisamente. Per poco non mi prese
un colpo.
“
Oh, scusami, Ron, ero sovrappensiero…
sì?” chiesi
riprendendomi.
“
Tu eri gelosa di Lavanda?” chiese subito. Cioè,
era stato
tutto il tempo a riflettere su questo? Ok, calma. E ora che mi
inventavo? Ormai
tanto sapeva che mi piaceva… ma… non volevo
ammettere di essere stata gelosa di
quella gallina… io, Hermione Granger…
insomma… non era proprio da me, no?
“
In che senso?” chiesi evasiva.
“
Quando stavo con lei. Ecco” affermò. Bene. La
domanda era
troppo diretta per far finta di averla interpretata male.
D’altronde, non
potevo restarmene lì, zitta a fissare i suoi occhi celesti.
Dovevo reagire. Ok,
era come una comune interrogazione… no, non lo era davvero.
Che potevo fare?
“
Tu invece di Viktor eri geloso?” domandai. Forse nel
formulare la risposta si sarebbe scordato della domanda che mi aveva
rivolto.
“
Te l’ho chiesto prima io!” affermò
scuotendo la testa.
Astuto,
Ronald. Forse fu per la mia faccia sorpresa che
disse:
“ Va bene, dai,
rispondo prima io. Sì, ero geloso di lui. Sai
com’è, ti aveva invitata al
Ballo. Non che nessuno possa invitarti al Ballo, è solo
che… insomma… no, non
vorrei che tu pensassi che io ti ritenga un oggetto da vincere o una
specie di
trofeo privato, ecco…
“
Trofeo che?” chiesi sentendomi crescere la rabbia.
“
Io… io non ti considero così!” si
affrettò a dire. “ Ma
c’è gente che lo farebbe” aggiunse.
Bene, primo passo falso.
“
Per ‘gente’ intendi Viktor?” domandai
lentamente.
“
No, cioè, sì, cioè, in
parte…”
Lo
guardai con uno sguardo di fuoco.
“
Andiamo, neanche ti conosceva bene! E poi era troppo
vecchio, io l’ho sempre detto…
“
Ma cosa centra! Ron, era solo un ragazzo che mi aveva
invitata al Ballo… mi trovava… bella!”
aggiunsi. “ Ecco perché ho accettato di
andarci. Mi trovava bella! Cosa che tu non hai mai fatto!” mi
affrettai a dire.
Sentivo le lacrime salirmi lentamente. Cominciai a piangere. Forse era
solo un
pianto liberatorio, così, senza motivo. Forse era la
tensione che avevo per la
paura di non riuscire a ritrovare i miei. Forse era la rabbia che mi
era salita
per il ragazzo che amavo. Forse erano tante cose. Fatto sta che i miei
occhi
diventarono gonfi e rossi dal pianto Non che mi importasse, ma non mi
andava di
farmi vedere così… fatta così, ecco
“
Hermione” sussurrò Ron. Mi voltai, con le guance
rosse,
gli occhi gonfi e le labbra strette.
“
Sei bellissima” affermò. Sorrisi nervosa.
“
Grazie, Ron. Anche se dubito che possa essere bella in un
momento così” risposi. Scosse la testa.
“
Di nulla. Ho detto la verità” affermò.
Mi appoggiai alla
sua spalla.
“
Grazie. Di avermi accompagnata. Io lo apprezzo tantissimo”
ammisi sorridendo. Ron mi fece passare il suo braccio sulle mie spalle,
abbracciandomi.
“
Era una cosa che dovevo fare. Dopo averti lasciato da
sola…
“
Se l’hai fatto solo per saldare un qualche specie di
stupido debito, io…” cominciai scaldandomi.
“
No. Volevo davvero accompagnarti. Ormai non ti lascio
più”
aggiunse. Sorrisi. Pregai che non l’avrebbe fatto, mai. Mi
sussurrò
all’orecchio.
“
Allora eri gelosa di Lavanda?” chiese. Presi un bel
respiro e annuii velocemente.
“
Davvero?” domandò stupito e un po’
troppo forte.
“
Sì, Ronald, sì” aggiunsi mettendo da
parte l’orgoglio.
“
Ecco perché mi hai scagliato addosso i canarini?”
chiese.
Ma quanto era stupido.
“
Sì, Ron, era il mio modo per dirti che eri stato un
cretino” aggiunsi.
“
Tanto per cambiare” commentò ridendo.
Sì, ormai ero
ripetitiva.
“
Ma perché lo eri? Perché eri gelosa di lei?
” chiese.
Ancora??? Ma era proprio stupido?
“
Senti, non so se ci hai fatto caso, ma ti si avvinghiava
come una piovra, pomiciavate in ogni angolo del Castello, stavate
sempre
insieme… se permetti un minimo…”
“
Quinti ti piacevo anche lì?” domandò.
“
Sì, Ron, sì. Stavo cercando di dirtelo
l’altra volta, ma
tu ovviamente non hai capito niente e…
“
E sono un cretino” concluse.
“
Veramente l’aggettivo che avevo usato era stato
‘idiota’.
Comunque sì, sei un idiota” dissi semplicemente.
Sorrise.
“ Bene.
L’importante è saperlo” disse.
Sì, e io sapevo in
cuor mio di non poter più far a meno di
quell’idiota che era. Mi stava facendo
impazzire. Forse era questo il vero amore. Amare una persona, anche se
ti stava
facendo diventare pazza. Mi prese una mano. Nella mia testa
tornò il ricordo di
quando ci eravamo addormentati così, mano nella mano. E
così rifacemmo. Ci
addormentammo così, tranquilli, abbracciati.
Perché con lui sapevo di essere al
sicuro.
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Capitolo 7 *** Doccia, schiaffo, bacio ***
Pov
Ginny
BAGNO?
MA COSA DIAMINE STAVA FACENDO? Io ero in procinto di
dirgli che l’amavo
ancora e che volevo
stare con lui dopo così tanto tempo e lui che fa??? SE NE VA
DENTRO LA
DOCCIA!!! No, era troppo. Non osai dire niente, ferita e umiliata
qual’ero. Ma
decisi che dovevo fare qualcosa. Salii le scale velocemente. Sentivo il
rumore
dell’acqua. Era sotto la doccia. Arrivai fino alla porta del
bagno. Afferrai la
maniglia. Chiusa a chiave. No, non potevo entrare.
“
Harry!” urlai. Niente, nessuna risposta. Forse non mi
sentiva.
“
Harry, mi senti???” chiesi. Niente. Zero assoluto. Bene.
Mi accasciai sul pavimento, con la schiena poggiata sulla porta.
“
Bene, non ci senti…” dissi. Improvvisamente, la
rabbia mi
invase totalmente. Quel cretino… al diavolo i consigli di
Hermione. Harry era
un idiota, punto e basta. Si incolpava di qualcosa che non aveva fatto.
“
Visto che non mi senti, Harry Potter, te lo posso dire:
sì, mi hai rovinato l’esistenza!” urlai
girandomi e guardando la porta. Sentivo
le lacrime scendere. Forse sfogarmi con una porta mi avrebbe fatto
bene. Non
sapevo proprio contro chi urlare. Ma in qualche modo dovevo far uscire
la
rabbia.
“
No, non per la morte di mio fratello, perché questa, te lo
vorrei ricordare, NON è STATA COLPA TUA! Se sei
così egocentrico da pensare che
tutti i mali e i beni del mondo girino per le tue scelte, allora scendi
dal
piedistallo perché sarai anche il Prescelto e tutto, ma non
hai ancora il
potere di scegliere chi far morire e chi no!” dissi con tutta
me stessa. Tanto
non mi sentiva. Che mi importava?
“
Altra cosa: sei un idiota a pensare che io possa dartene
la colpa! Perché sei un cretino e mi hai rovinato
l’esistenza, ma non certo
perché mio fratello è morto nella
guerra!”
“
Mi hai rovinato l’esistenza perché è da
sette anni che
sono pazzamente innamorata di te! E proprio quando stavamo insieme tu
hai
deciso di lasciarmi per non mettermi in pericolo! Quando il pericolo
comunque
lo stavo vivendo all’interno della stessa scuola! So che
l’hai fatto per il mio
bene, ma… ma mi sei mancato. Ed ero preoccupata. E piangevo
ogni notte. Ogni
notte ti sognavo. Morto. Secondo te è stato bello per me? E
proprio adesso, che
potremmo stare insieme, e che ti stavo per dire che per me non
è cambiato
niente e che ti amo ancora proprio come ti amavo sette anni
fa… TU COSA FAI?
VAI IN BAGNO? Io ti ammazzo appena esci di qui, Potter!”
gridai quasi ridendo
nervosamente.
“
No, forse non lo farò. E sai perché?
Perché ti amo troppo
per farti del male. Perché ci tengo troppo. Ma non chiedere
comprensione da
parte mia. Perché quando ti ho visto morto a terra, a
giugno… sono morta io.
Come fai a pensare che ce l’abbia con te o che ti ritenga
responsabile di
qualcosa? Perché è questo quello che pensi,
giusto? Lo so che lo pensi. Io… Io
proprio non so cosa voglio fare con questo discorso inutile, anche
perché tu
ora non mi puoi sentire, quindi è inutile. Ma… ti
amo, Harry, mi dispiace ma è
così. E vorrei che stessi con me e che la smettessi di fare
l’eroe tragico e
incompreso, che preferisce soffrire in silenzio e accusarsi di tutto.
Io sarei
qui per te. Ma tu stai ‘in bagno’” dissi
quasi con una smorfia.
“
Poi, carina la scusa del mal di testa” aggiunsi ridendo.
“
Anche se, ammetterai, priva di originalità”
commentai.
Bene, parlare da soli è il primo segno di pazzia. Perfetto.
Mi presi la testa
tra le mani.
“
Ci credi che tu sei dietro quella porta e non posso stare
con te? Stavi lontano da me di chilometri e chilometri e adesso che sei
qui a
pochi passi… non posso averti lo stesso. Forse è
questo che mi fa arrabbiare”
ammisi a me stessa.
“
Forse l’anno scorso è stato solo un miracolo, un
sogno.
Forse non te ne importa niente di me e cerchi delle stupide scuse per
allontanarmi. Se è così non ti
disturberò. Se è così me ne
andrò stanotte, sai?
Bene. Stanotte. Vado via, ormai è deciso” dissi
con la speranza che avesse sentito
almeno quest’ultima frase. Speravo che uscisse dal bagno,
urlando: ‘ No, Ginny,
non te ne andare via, io anche sono innamorato di te!’. Ma
non accadde ciò. Non
accadde niente. Semplicemente, quella porta rimase chiusa. Mi misi ad
ascoltare. Era ancora sotto la doccia. Una piccola parte di me sperava
che
avesse sentito tutto il discorso. Anche se sarebbe stato imbarazzante,
per non
dire spiacevole.
“
Harry… tu mi hai sentito?” chiesi. Nessuna
risposta.
Nulla. Sospirai non sapendo se essere felice o delusa. Mi avviai verso
la
cucina. Kreacher apparve improvvisamente.
“
Signorina, lei sa se il padron Harry desidera la torta di
melassa? Gli piaceva, quando stava qui, e…
“
Sì, la torta di melassa. Gli piace ancora, ne sono
sicura”
dissi, prendendo coraggio. No, Harry non poteva essersi scordato di me.
Mi
amava ancora, ne dovevo essere convinta. Dovevo restare lì.
Non potevo
abbandonarlo perché lasciarlo di nuovo mi avrebbe fatto
troppo soffrire.
Pov
Harry
Sentii
quelle parole che riecheggiavano attraverso la porta.
Tutte, nessuna esclusa. Ginny mi amava … Ginny mi amava. E
non mi odiava, come
avrebbe dovuto fare. Non mi riteneva responsabile di qualcosa. Ero
io… in quel
momento la stavo ferendo davvero. Non considerandola, non avvicinandomi
a lei.
Questo era ciò che la stava facendo soffrire. E io
ovviamente facevo di tutto
per continuare a farle del male. Bene. Ma il problema era un altro: se
ne
sarebbe andata. Stanotte. Ed era colpa mia, tanto per cambiare.
Agguantai un
asciugamano. Mi guardai allo specchio, inforcando gli occhiali. Ginny
mi amava.
L’aveva detto. Mi sgrullai l’acqua sui capelli. Mi
infilai velocemente i
vestiti. Scesi le scale. Ginny era sul divano, con gli occhi ancora un
po’
gonfi. Dai, dovevo dirle qualcosa. No. Non dissi niente. Anzi, la
ignorai. Da
dove cominciare? Scusami, Ginny, ma ho fatto finta di non sentirti, e
ho
ascoltato ogni singola parola di ciò che mi hai detto? No,
mi avrebbe ucciso.
Una morte dolorosa. Kreacher interruppe quel silenzio angosciante.
“
La cena è pronta, signore” sibilò.
Guardai Ginny. Ma il
suo sguardo mi evitava accuratamente. Mi sedetti in cucina, di fronte a
lei.
Bistecca di vitello e torta di melassa. La mia torta preferita.
“
Em… dove ci mettiamo stanotte?” chiesi. Volevo
sapere se
se ne voleva andare. Lei era concentrata sulla sua fetta di torta.
“
In che senso?” domandò. Bene. Domanda a
trabocchetto. Non
aveva capito?
“
Nel senso, in che camera vuoi dormire? Perché io pensavo
di dormire in salone” affermai. Sbuffò con un
accento di delusione. Che cosa
aveva capito?
“
Perché?” domandai in fretta. Scosse la testa.
“
Niente. Io dormirò in camera di Regalus. È quella
che
Kreacher ha sistemato meglio, in realtà. Sempre se non ti
dispiace” commentò.
“
No, tranquilla. Nessun problema. Io invece dormirò in
salone. Accanto all’ingresso” ribadii. Un piano
eccellente. E poi Hermione
diceva che non ero abbastanza scaltro. Così se avesse
cercato di andarsene, l’avrei
sentita. Doveva per forza passare per il salone. Geniale. E poi
lì avrei… bhe,
l’avrei pregata di non farlo. Senza tanti giri di parole. Non
avevo tante
opzioni.
“
Bene” disse risoluta. Che avesse intuito qualcosa? No,
visto che si alzò andandosene.
“
Buonanotte” la sentii dire in lontananza.
Mi
adagiai sul letto, spegnendo le luci. Mi girai su un
lato. Troppi pensieri mi ronzavano in testa. Per la prima volta, capii
ciò che
Silente voleva dirmi a proposito del Pensatoio: serve quando hai la
testa
troppo piena di pensieri. In quel momento desiderai un Pensatoio. Ma
non ne
avevo uno. Mi girai dall’altro lato. Ginny mi amava,
l’aveva detto. Eppure una
parte di me ancora non aveva realizzato la cosa. Insomma, mi amava dopo
tutto
ciò che le avevo fatto? Fred… no, non Fred. Non
mi incolpava di questo. Mi
incolpava di non essere stato proprio un gran… ecco, di non
essermi comportato
bene con lei. Dopo tutto il clima di morte e disperazione, lei si
preoccupava
di queste piccolezze? Le donne. Valle a capire. Mi misi a pancia in su.
In
effetti, con Ron non avevo nessun problema a parlare e a stare con lui,
anche
dopo la battaglia. Non mi ero fatto tutti questi problemi. Eppure Fred
era
anche suo fratello… perché con Ginny mi sentivo
stringere dai sensi di colpa e
con Ron no? Bella domanda. Temevo molto di più il giudizio
di Ginny? Sì, come
Ron temeva quello di Hermione. Forse le due cose non erano poi
così diverse.
Forse sì. Mah. Sbadigliai. Il sonno cominciava a farsi
sentire. Ma non potevo
dormire. Non con la preoccupazione di svegliarmi e di non trovare
Ginny. Sentii
un rumore, nell’oscurità. Un battito
d’ali. Forse un gufo si era appollaiato
sul davanzale della finestra. Edvige… era passato un anno
dalla sua morte. Un
anno. Era stata l’unica cosa a ricordarmi sempre che la magia
esisteva e che io
ero davvero un mago, a Privet Drive. Improvvisamente, un altro rumore.
Che non
aveva niente a che fare con le ali. Rumore di passi. Passi veloci.
Ginny stava
scendendo le scale. Ecco, aveva già fatto le valigie. Feci
finta di dormire. Mi
passò accanto, dirigendosi verso la cucina. Ne approfittai
per sfoderare la
bacchetta.
“
LUMOS!” esclamai. Vidi Ginny coprirsi gli occhi. Era
vestita ancora con il pigiama. Perché aveva il pigiama?
“
Toglimi la luce di dosso!” esclamò arrabbiata.
Abbassai la
bacchetta e accesi le luci.
“
Ginny! Perché sei vestita così?”
chiesi. Se doveva andare
via, perché non si era messa il Mantello?
“
Forse perché è l’una di
notte?” chiese adirata. Sì, ma…
“
Dove stai andando?” domandai severo.
“
A prendere l’acqua, direi!” esclamò.
Cosa? L’acqua?
“
Oh, em…” improvvisamente, mi sentii stupido.
Guardai le
scale. Nessuna traccia di bagagli.
“
Io… sì, certo, scusami” dissi sedendomi
sul divano. Mi
venne accanto.
“
Perché, dove pensavi che stessi andando?” chiese.
Bella
domanda.
“
Non so, avevo sentito un rumore sospetto, ecco” ecco la
più stupida scusa della storia delle scuse.
“
Oh, tranquillo, non sono un Mangiamorte sotto le sembianze
di Ginny, puoi starne certo. Se sei diventato così paranoico
da vedere pericoli
ovunque…” affermò alzandosi e andando
verso la cucina. Cretino. Io sono un
cretino.
“
No, tranquilla, io non sono paranoico, tu semmai stai
attenta ai tuoi cambi improvvisi di personalità”
esclamai. Mi pentii subito.
Vidi la rabbia farsi spazio nei suoi occhi.
“
COSA?” urlò.
“
Io… no, non che tu abbia… sì,
insomma…” decisi che era
meglio vuotare il sacco.
“
Ho sentito quello che hai detto prima” ammisi arrossendo.
“
Quando prima?
“
Quando stavo sotto la doccia. Ciò che hai detto. Che te ne
volevi andare. E volevo impedirtelo, tutto qui” dichiarai.
“
Fammi capire… tu hai ascoltato tutto quello che ho
detto?”
chiese trattenendo l’impulso di strozzarmi. Annuii
lentamente.
“
E perché non mi hai risposto quando ti ho chiesto se mi
sentivi?” chiese sempre con lo stesso tono.
“
Non… non ti volevo parlare” risposi.
“
Per quale santissima ragione?” chiese esasperata.
“
Perché non so, io pensavo che mi odiassi per tutto quello
che…” stavo per parlare della morte di Fred. No,
era un argomento proibito,
ancora. Mi fissò intensamente. Per un attimo volli annegare
dentro i suoi
occhi.
“
Tu… senti… era vero quello che hai detto
prima?” chiesi
non riuscendo a trattenermi. Abbassò gli occhi.
“
Sì, era tutto vero. Ma tu non avresti dovuto sentire
quelle cose. Quindi dimenticatele, prima che decida di scagliarti un
Oblivion”
disse alzandosi dal divano. La guardai esitante. Che dovevo fare? La
fermavo?
Non la fermavo? Si allontanò da me. Che cosa dovevo fare?
Voleva che la
seguissi? Oppure no? Dov’è Hermione quando serve?
La rincorsi per le scale,
arrivando nella stanza di Regulus. Era stesa sul letto, raggomitolata.
Mi
avvicinai.
“
Perché non avrei dovuto sentire quelle cose? Non
capisco…”
“
Questa è una novità, vero?” chiese
quasi divertita. Ma non
volevo cambiare argomento.
“
Hai detto che mi ami, e che ti sto facendo soffrire… non
capisco perché!” dichiarai. Mi guardò
quasi cattiva. Si alzò.
“
Tu…” dichiarò. Mi diede uno schiaffo.
Mi portai la mano
sulla guancia rossa.
“
Ginny!” esclamai dolorante. Si avvicinò. E mi
baciò. Al
diavolo la guancia. La cinsi con le braccia. Lei era… Ginny.
Avevo passato gli
ultimi giorni a isolarmi, a distruggermi da solo… ma in
realtà facendo ciò,
danneggiavo anche lei. Mi voleva bene. Lei era una delle poche persone
che ci
teneva davvero a me. E io me ne ero scordato. Che cretino. Si
staccò.
“
Ti amo, Harry” mi sussurrò all’orecchio.
E io volevo solo
dirle quanto l’amassi. Ma non ci riuscii. Non riuscivo a
parlare.
“
Tu… prima mi hai dato uno schiaffo… e
poi… questo?” chiesi
stordito.
“
Prova a dire che non te lo sei meritato e giuro che te ne
do un altro!” affermò. Ma che cosa avevo fatto?
“
Che cosa… che cosa devo fare per non farti
soffrire?”
domandai ancora confuso. Lei arrossì.
“
Resta qui a dormire. Accanto a me. Lo puoi fare?” chiese.
Come dirle di no? Mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola.
“
Io… grazie” sussurrai. Sentivo il suo profumo, i
suoi
capelli… quante notti nella tenda avevo sognato di stare
così abbracciato a
lei…
“ Stavolta non te ne
andare, ok?” chiese. Neanche l’arrivo
di un altro Mago Oscuro mi avrebbe spostato da lì.
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Capitolo 8 *** La mia prima notte con te ***
Pov Ron
L’Australia
era un posto bellissimo.
Pieno di mare, sole, spiaggie… qualcosa che avevo visto solo
nelle cartoline
Babbane che mio padre mi portava a casa quando ero piccolo. Trovammo
l’albergo
che Hermione aveva scelto sui depliant della compagnia di viaggi ( un
negozio
Babbano che ti aiutava a programmare il viaggio): Hotel Velare.
Modesto, piccolo,
ma comodo. E poi sempre meglio di quella stupida tenda da campeggio.
Entrammo.
La sala d’ingresso era piccola, tutta bianca, decorata con
piccole stelle
marine attaccate alle pareti. Squallido, ma poteva anche andare bene.
Hermione
sbrigò tutte le faccende con l’omino che stava
dietro il bancone. Non ero bravo
con il denaro Babbano. Una donna anziana seduta su una vecchia poltrona
mi
guardava. Probabilmente stava pensando che in teoria dovrebbe essere
l’uomo a
fare certe cose. Ma come avevo già detto a Harry, la mia
virilità era
seriamente in pericolo. La mia mente si rifiutava categoricamente di
accettare
anche solo la possibilità che tra Krum e Hermione fosse
successo qualcosa al di
là del Ballo del Ceppo, ma… che ne potevo sapere
io? Mica ero nella sua testa…
“
Andiamo, abbiamo la camera 104”
disse avvicinandosi a me con in mano una chiave. La presi dalle sua
mani,
guardando la signora. Io potevo fare l’uomo… mica
era Hermione a comandare…
“
Andiamo” dissi dirigendomi sicuro
verso una rampa di scale.
“
Ron… veramente siamo al piano terra…
non hai letto le indicazioni?” chiese indicandomi un
cartello. Diceva quali
stanze erano in un corridoio.
“ Lo
sapevo!” esclamai forse con
troppa decisione.
“ Mi
sono solo confuso… Ecco!”
replicai. Mi sorrise. Fregato. Ci avviammo verso la camera. Ok, calma.
Io e
lei. Camera. Da soli. Era tardo pomeriggio. Tra poche ore sarebbe stato
buio…
panico. Panico. Ok, calma, Harry probabilmente non se la stava cavando
meglio,
no? Questa era una consolazione… forse… calma.
Arrivammo alla porta ed
entrammo. La camera era piccolissima, con solo un letto e un bagno.
Hermione
poggiò a terra le valigie.
“ Casa
dolce casa” disse ironica.
Sorrisi praticamente terrorizzato. Il letto era matrimoniale.
Calma… restiamo
calmi… IO SONO UN UOMO, MISERIACCIA! Fai l’uomo,
Ronald! Misi anche io le mie
valigie sul pavimento e mi sedetti sul letto, spavaldo.
“ Dai,
è comodo” affermai. Ma cosa
diamine stavo dicendo??? È comodo??? Ma cosa centrava?
Hermione sorrise e
scosse la testa. Ok, forse aveva rafforzato l’opinione che
aveva di me: un
perfetto idiota.
“ Ron,
io vado in bagno, ti dispiace
se…” chiese.
“
Figurati” dissi mostrandomi
assolutamente sicuro. Quando Hermione scomparse dietro la porta del
bagno, mi
presi la testa tra le mani.
“ E
fai l’uomo, che diamine!”
sussurrai.
“
Ronald, con chi stai parlando?”
chiese. MI AVEVA SENTITO?
“
Io???? Con nessuno!!!” esclamai
alzandomi in piedi.
“ Mi
sembrava di aver sentito… forse
me lo sono immaginato” disse. Bene, rifregato.
Perché riusciva a fregarmi anche
inconsapevolmente? Mi distesi sul letto, guardando la piccola
finestrella che
dominava la stanza. Buio. Si stava facendo buio. Oh, cavolo. Niente
panico,
ripeto, niente panico. Calma… Hermione uscì dal
bagno.
“
Allora, che ne dici?” chiese tranquilla
come una Pasqua. Beata lei.
“
Bella… la stanza” mi affrettai a
dire. Si sedette accanto a me, sorridendo. Io intanto ne approfittai
per fare
un sorso dalla mia borraccia.
“
Certo che è strano, no? Stiamo qui,
da soli!” disse. Per poco non mi strozzai. Sì,
aveva centrato il punto. Mi
avvicinai un po’.
“
Già… siamo qui… è
strano… ma
aspetta, perché è strano?” chiesi in
fretta. Non voleva restare da sola con me?
“
Intendevo, senza Harry. È strano,
no?” affermò .
“ Ah,
sì, certo!” tanto in quel
momento ero sicuro che Harry era messo nella mia stessa situazione.
Oddio,
certo, il pensiero che era mia sorella… ma alla fine anche
Hermione per lui era
una sorta di sorella, no? Quindi alla fine… Ma che diamine,
io ero Ron Weasley!
Un Grifondoro! Doveva pur valere qualcosa! No, ok, non valeva molto in
quella
situazione. Decisi di smorzare l’argomento.
“ Che
cosa vuoi fare? Vogliamo dare
un’occhiata in giro?” chiesi. Hermione scosse la
testa.
“ No,
sono stanca, e poi è tardi. Che
ne dici se restiamo qui e parliamo un po’?” chiese.
Da dove veniva tutta questa
esuberanza? Qualcosa aveva preso il controllo di Hermione. Qualsiasi
cosa
fosse, non era certo mia amica.
“ Ma
certo… sì!” esclamai in un
tentativo di autoconvincermi. Sorrise e tirò fuori dalla sua
borsa un libro.
“ Un
libro?” chiesi un po’ esausto.
Ormai Hermione che leggeva un libro era sempre presente nei miei sogni
notturni. Anche questo molto virile. Insomma, molti ragazzi sognano
ragazze che
si spogliano, non so, che fanno… e io invece mi sognavo
Hermione che leggeva un
libro. Quella notizia non doveva saperla nessuno.
“ Non
è un semplice libro” disse
tirando fuori dallo zaino anche una penna Babbana.
“
Diciamo che è una sorta di diario.
Quando stavamo con Harry l’avevo dimenticato a casa tua, ma
adesso che ce l’ho…
posso scrivere un secondo che siamo arrivati?” chiese. Annuii
distrattamente.
Fece scorrere le pagine, cercandone una pulita. Ci gettai un occhio.
Vedevo
alcuni nomi che si susseguivano. Harry… Ginny...
professoressa McGranitt… Ron?
C’ero anche io??? Distolsi gli occhi dal diario. Doveva
essere mio. Dovevo
leggerlo, per forza. Fui invaso da questo desiderio per i cinque minuti
buoni
che aspettai che Hermione avesse finito. Aveva scritto qualcosa su di
me… che
fossero i suoi pensieri mentre stavo con Lavanda? Lei mi aveva
confessato di
esserne stata gelosa, ma esattamente, quanto gelosa??? Era poi la
verità?
“
Finito” disse deponendo sul comodino
il diario e la penna. Forse notò nei miei occhi un barlume
di desiderio
incontrollato verso quell’oggetto perché disse:
“ Ci
scrivo solo quello che mi passa
in testa. Non c’è scritto nulla di particolarmente
rilevante.
“ Ah,
ok” dissi fingendomi poco
interessato. IO DOVEVO AVERE QUEL DIARIO.
Sbadigliò.
“
Scusami… avevo detto che avremmo
parlato, ma questo fusorario… che ne dici se ci mettiamo a
dormire?” chiese.
PANICO.
“
Io…” diamine, Ron, un po’ di
mascolinità.
“ Ma
certo, che problema c’è?” chiesi
sorridendo nervosamente. Ok, forse una speranza c’era per non
fare la figura
del perfetto sfigato. Potevo replicare il mio atto di galanteria,
facendola
dormire a lei nel letto, e io avrei dormito… mi ero portato
il sacco a pelo,
no? Io avrei dormito lì! Feci per togliere il sacco a pelo
dalla valigia, ma
lei mi bloccò.
“
Em… Ronald, davvero, non penso che
debba dormire tu lì. Alla fine, mi stai facendo un favore,
accompagnandomi e
tutto… Dai, vieni a dormire tu sul letto, io vado nel sacco
a pelo” decretò.
Per quanto la proposta fosse invitante, non potevo accettare.
“
Hermione, davvero, non c’è problema,
io posso stare qua, dai. Tu sei una ragazza” ammisi. Questa
non la dovevo dire.
Vidi le sue guance infiammarsi.
“ Ma
che vuol dire?” chiese.
“ Sono
perfettamente in grado di
dormire lì, anzi, è proprio quello che
farò. Vai su quel letto, davvero, non
c’è problema” disse. No, non potevo
farlo.
“
Insieme” sussurrai. MA COSA AVEVO
DETTO? Era troppo tardi per pentirmene. Ormai il danno era fatto. Le
sue guance
erano ancora arrossate, ma stavolta l’arrabbiatura non
centrava niente.
“
Che?” chiese.
“
Insieme. Se tu non cambi idea e io
non cambio idea, veniamoci incontro. Stiamo insieme lì
sopra. Spazio ce n’è, mi
sa” borbottai. Si voltò un secondo, per analizzare
il letto. No, Hermione non
accetterà, vedrai. No, non farai la figura dello sfigatello
alle prese con…
“
Sì, ok, per me non c’è
problema”
affermò. Bene, se ne lavava le mani. Ora toccava a me la
prossima mossa…
“ Ah,
em…” mi grattai la nuca. “ Il
pigiama….” Davvero, la mia parlantina mi stupiva.
“
Sì… Vai in bagno a mettertelo, io me
lo metterò qui” decretò.
L’assecondai. Entrai in quello squallido bagno tutto
dipinto di marrone. Mi guardai nello specchio incrostato. Chi vedevo?
Il volto
di uno sfigatello. Uno sfigatello alle prese con una ragazza che forse
la
sapeva molto più lunga di lui.
“
Tranquillo, è solo una notte… non
devo sfiorarla e tutto andrà bene… tanto la
figuraccia la farò comunque”
sussurrai a me stesso. Aprii lo zaino. MA CHE PIGIAMA MI ERO PORTATO?
Marrone,
come quel bagno. Insomma, quello usato da Bill qualche anno fa. Mi
stava pure
corto… Benissimo. Molto molto mascolino. Me lo misi al volo.
Tanto, peggio di
così… Aprii la porta. Hermione si stava finendo
di vestire. Vidi la sua
schiena, con il suo reggiseno bianco che…
“
RON!” esclamò. Chiusi la porta di
scatto. Mi aveva visto a fare la parte del guardone. Non era mia
intenzione,
giuro, però la vista della sua schiena scoperta…
mi aveva paralizzato.
“
SCUSAMI!” urlai. Aprii la porta
lentamente. Lei mi aspettava, con un cipiglio aggrottato. Aveva un
pigiama blu,
abbastanza stretto. Niente di assolutamente provocante, però
le stava davvero
benissimo…
“
Scusami… mi ero scordato…” replicai
infilandomi sotto le coperte. Sospirò.
“ Va
bene, ci credo, dai” annunciò.
Sorrisi. Lei spense la luce e si mise accanto a me, sdraiata. PANICO.
Mi girai
dall’altro lato.
“
Sento freddo…” sussurrò. Ok, IL
LIBRO SU COME CONQUISTARE UNA STREGA. Quando una strega ha freddo, vuol
dire
che vuole essere abbracciata. E io che dovevo fare? Mi girai e la
guardai negli
occhi attraverso la semi oscurità che ci avvolgeva. Mi
fissava intensamente
come se volesse mettermi alla prova. Mi sentivo come in una specie di
interrogazione. E lei era la professoressa. Che fare? Rischiavo? No,
avrei
mandato tutto all’aria. Mi rigirai. Lei sbuffò.
“ Ok,
ci riprovo… Ronald, voglio
essere abbracciata” dichiarò. Mi girai. Stavolta
la sua espressione era
implorante.
“ Oh,
em… sì, ok” dissi abbracciandola
goffamente. Insomma, era lei che portava i pantaloni in questa
coppia… Rispose
al mio abbraccio calorosamente.
Sentivo il profumo del suo shampoo… calma, respira. In
effetti quella
situazione per me era del tutto nuova. E speravo lo fosse anche per
lei.
“
Hermione…” sussurrai.
“
Sì?” chiese lei rimanendo con la
testa sul mio petto.
“ Tu
l’hai fatto con Krum?” chiesi di
getto. Scosse la testa.
“
Secondo te a quattordici anni posso
essermi concessa con uno che a malapena conoscevo?
Solita risposta
assolutamente logica e
spiazzante che manda a monte tutte le mie paure. Ma che avevo in testa?
“ No,
hai ragione… scusami…
“
Semmai tu con Lavanda…” disse
sorridendo ironica.
“ No,
non avrei osato… ok che avevo
gli ormoni in subbuglio, ma di certo… insomma…
io… in realtà c’ero quasi,
ma…
ma non me la sono sentita, davvero” affermai. In
realtà le cose erano andate
diversamente. Il Dormitorio maschile era libero e lei era salita. Mi
era
saltata addosso, gettandomi sul letto, si stava sfilando la camicia, ma
la
bloccai. Perché nei suoi occhi vedevo quelli di Hermione che
mi guardavano
severi e mi facevano capire che io volevo lei. Hermione. Quindi evitai
di fare
alcunché. In quel momento avevo Hermione lì, se
avessi avuto il coraggio…
“
Hermione, ti amo” dissi d’impulso.
Il ripensare a quell’episodio mi aveva scosso. Era lei quella
che volevo. La
volevo, in quel momento. Anche in quella stanza d’albergo.
Volevo farle sentire
fisicamente ciò che provavo quando la sfioravo, quando la
toccavo… Lei mi
guardò. Si morse un labbro.
“
Pensavo che… non me l’avresti mai
detto…” sussurrò. E lei? Lei mi amava?
“
Anche io ti amo” aggiunse
prontamente. Mi venne sopra. Sentivo la pressione del suo corpo sul
mio. Cercai
di non pensarci tanto, sennò… per i maschi
è diverso… avevo una paura tremenda
che lei capisse il mio… apprezzamento per lei… in
modo… vistoso… Lentamente
premette le sue labbra sulle mie. Ma cosa…? Così,
senza nessuna formalità o
altro? Era ovvio poi che io rispondessi in modo abbastanza passionale.
Mi
provocava, quella ragazza. E non sapevo per quanto tempo sarei riuscito
a
tenere a freno le mie fantasie. Mi baciava con passione, con
sensualità. Le mie
mani erano sulla sua schiena, mentre lei mi accarezzava i capelli. Si
staccò
guardandomi esitante.
“ Ma
cosa sto facendo?” chiese
confusa. Lì per lì non seppi cosa rispondere.
“
Stai… em… facendo… non lo
so…”
dichiarai. Lei scese dal mio corpo, adagiandosi accanto a me.
“
Ron… non voglio mentirti… io non so
se sono pronta a… la cosa è fresca
e…”
“
Hermione, tranquilla. Davvero, non è
un problema. Io… di certo non avrai pensato che ti volessi
solo… io neanche ho
tutta questa esperienza da…” dichiarai un
po’ timidamente.
“
Voglio farlo con te, Ron Weasley. Ma
non so quando riuscirò ad autoconvincermene”
affermò. Annuii.
“ Va
bene. Hai tutto il tempo che vuoi”
risposi abbracciandola.
“ Grazie. Te ne sono
grata” rispose
abbracciandomi. Assecondai l’abbraccio. Averla lì
con me era già troppo per una
sola notte.
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Capitolo 9 *** Fratelli come prima ***
Pov Harry
La mattina mi
svegliai intorpidito ma
felice. Avevo passato una notte con Ginny. Abbracciati. E
così doveva essere.
La guardai, vedendo come i raggi del sole creassero piccoli riflessi
dorati sui
suoi capelli rossi. Respirava tranquilla. Aveva una faccia
l’accenno di un
sorriso. Forse anche lei sentiva quel senso di beatitudine che mi stava
avvolgendo. Piano piano mi alzai. Mi stiracchiai la schiena. Ma che ore
erano?
Le undici? Avevamo dormito così tanto? Guardai la finestra.
Un gufo era
appollaiato sul davanzale. Lo feci entrare nella camera e scesi
giù in cucina. Teneva
tra le zampe una lettera. Era Errol! Il gufo della famiglia Weasley!
Cos’era
successo? Forse era una lettera per Ginny? No, sulla lettera
c’era scritto il
mio nome. La aprii. La grafia non era del signor Weasley. Era Percy.
Caro Harry,
stamani dovrei
passare da te per
parlarti. Passerei alle undici e mezza. Se per te non è un
problema, vorrei
parlarti in privato. Grazie mille.
Percy”
Tremai. Che
voleva Percy da me? Era il
membro della famiglia Weasley che mi piaceva di meno, e non mi sembrava
che mi
dimostrasse tutta questa confidenza anche quando stavamo a scuola. Tra
mezz’ora
sarebbe passato. Speravo solo che Ginny non si svegliasse prima.
Sarebbe stato
imbarazzante doverle dire che io e suo fratello dovevamo parlare in
privato…
conoscendola avrebbe fatto di tutto pur di sapere cosa stavamo dicendo.
Sentii
un rumore. Qualcuno aveva bussato. Andai alla porta. Guardai dallo
spioncino.
Era Percy! Aprii.
“
Ciao… em… non dovevi arrivare alle
undici e mezza?”
“
Perdona i miei venti minuti di
ritardo, ma papà aveva fretta… è stato
lui a portarmi qui per passarmi il
segreto” affermò in modo pomposo.
Scrutò il mio pigiama. Bene. “ Posso?”
chiese
accennandomi il corridoio con testa.
“
Sì, sì, entra pure” dichiarai
spostandomi. Percorse velocemente il corridoio e vide il divano su cui
stavo
per dormire la scorsa notte.
“ Oggi
hai dormito qui?” chiese.
Annuii.
“ E
Ginny?”
Indicai le
scale.
“ Ah,
ok, pensavo…” sussurrò.
Sinceramente non volevo sapere cosa pensava. Mi sedetti sul divano.
“
Ginny sta di sopra a dormire. Non
abbiamo molto tempo. Dimmi” dissi velocemente. Lui
sospirò.
“
Posso sedermi?” chiese indicando la
poltrona davanti a me. Acconsentii con un lieve cenno del capo.
“
Volevo chiederti perdono, Harry”
disse solennemente. “ Immagino che Ron alla fine ti abbia
fatto leggere la
lettera che gli scrissi due anni fa, visto che non ricevetti mai
risposta” suppose.
Supponeva bene. Quella lettera… mi fece ricordare tutta la
rabbia che avevo
provato leggendo quelle parole. “ Tagliare i ponti con
lui”… era questo il
concetto della lettera? Se Ron voleva diventare Caposcuola la mia
amicizia non
era utile a niente.
“
Sì, l’ho letta” dichiarai secco. Era
meglio non mentire. Percy sospirò.
“ Ero
accecato dal successo, immerso
nella mia ottusità e…
“ Se
sei venuto qui a fare la vittima,
sappi che stai sprecando il tuo tempo” dissi conciso.
“
Posso capire la tua frustrazione…
“
Secondo te Ron avrebbe seguito i
tuoi stupidi consigli? I consigli di una persona che ha rinunciato alla
sua
famiglia per le sue ambizioni personali? Mi chiedo come tu sia potuto
finire a
Grifondoro…” sussurrai un po’ perfido.
Vidi che abbassava lo sguardo.
“ Non
merito il loro affetto. La loro
fiducia. Eppure quando sono tornato mi hanno riaccolto a braccia
aperte. Tu
pure fai parte della mia famiglia. Da quando hai conosciuto Ronald sul
treno. E
lo sarai per sempre , immagino” disse indicando le scale.
Arrossii. Era il
fratello di Ginny. Se davvero consideravo i Weasley come la mia
famiglia (
considerare tali i Dursley era assolutamente assurdo), dovevo perdonare
Percy.
“ Tu
mi hai tradito. Mi credevi un
pazzo, un bugiardo. Eppure mi conoscevi. Hai mai visto segni di pazzia
da parte
mia?” chiesi tra i denti. Scosse la testa.
“ Ero
io il pazzo. Non capivo che mi
stavano usando. Pensavo che Caramell fosse un uomo giusto. Che
Scrimgeour fosse
coraggioso. Ma quando poi il Ministero è caduto nelle mani
di… nelle Sue mani…
ho capito che non potevo rimanere lì. E che anche
l’organizzazione che avevo
creduto incorruttibile alla fine si era dimostrata marcia. Voi
invece… Tu hai
vinto, Harry. Mi riempivano di balle sul tuo conto, provavo rancore per
la mia
famiglia e per tutto ciò che riguardava l’Ordine
della Fenice, per ciò che
minacciasse la mia carriera… avrei venduto mia madre pur di avere una
promozione. Ma quando sai
che la tua famiglia è ad Hogwarts, pronta a morire per una
causa superiore…
capisci che la causa superiore in quel momento è la stessa
famiglia. Ecco perché
sono tornato. Non ti chiedo di giustificarmi. Ma almeno comprendimi, te
lo
chiedo in ginocchio” concluse. Il suo discorso mi aveva
sorpreso. No, non lo
giustificavo. Ma lo stavo perdonando. Aveva fatto un errore. Un errore.
E chi
ero io per condannarlo? Mi alzai.
“ Ti
perdono” sussurrai. Lui sorrise,
con gli occhi un po’ lucidi. Si alzò.
“
Grazie… io lo apprezzo tantissimo”
disse stringendomi la mano.
“ Cosa
farai ora? Non lavori più al
Ministero…
“ Oh,
andrò ad aiutare George al
negozio di scherzi. Almeno fino alla fine dell’estate. Poi si
vedrà. Spero che
George si riprenda…” disse.
“ Come
sta?” chiesi esitante. Scosse
la testa.
“
Immagino che non serva dirti come ci
si sente quando perdi un tuo caro. Io anche ci sto male, tutti ci
stiamo male,
ma George è disperato. Spero per lui che riesca a superare
la cosa… Ah, se
mamma te lo chiede, sono venuto qui per controllare come stava Ginny,
è
preoccupata da morire” annunciò arrossendo un
po’. Volevo sotterrarmi.
“
Perché?” chiesi fingendomi ingenuo. “
Insomma, stiamo qui, sta con me…
“
Davvero Harry, con tutto rispetto,
ma è proprio per questo che è un po’
timorosa. Ti ama come se fossi un figlio,
ma lo sai, l’unica figlia femmina…”
dichiarò.
“ Non
so di cosa stai parlando”
affermai cercando di mostrarmi convinto. Percy mi guardò
sorridendo.
“ Mica
siamo tutti stupidi, Harry.
Comunque, salutami Ginny, vado via, devo andare a trovare una mia
vecchia amica…
si chiama Audrey… Buona giornata, Harry” mi
salutò. Gli strinsi la mano.
“
Amici come prima” dichiarai convinto.
“ No, FRATELLI come
prima. Grazie per
il tuo perdono. Non lo merito, ma forse un giorno me lo
meriterò” disse uscendo
dalla porta. Rimasi spiazzato. Percy era stato onesto con me in quel
momento.
Non si era giustificato, non si era difeso. E non ce l’aveva
con me per la
morte del fratello. Forse Ginny aveva ragione. Stupide mie fissazioni.
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Capitolo 10 *** Finitem Incantatem ***
Pov Hermione
Meno male che
avevo passato l’esame di
Materializzazione. Meno male. Io e Ron nella settimana seguente
viaggiammo
tantissimo, per tutto il Paese. Non trovavamo i miei genitori. Passavo
tutte le
sere a piangere, tra le braccia di Ron, a chiedermi se avrei mai
ritrovato le
persone che mi avevano cresciuto. Io e Ron dormivamo così:
stretti e umidi per
tutte le lacrime che versavo. Ma lui mi capiva. Mi consolava
silenziosamente
con il calore delle sue mani sulle mie spalle. Quasi mi sentivo in
colpa per
non avergli concesso di più dei miei semplici baci a fior di
labbra di tanto in
tanto. Ma non ero psicologicamente pronta. In quel momento il mio primo
pensiero erano le persone che avevo convinto con la magia a partire e
andarsene
lontano.
“
Salve signora, conosce per caso una
signora di nome Monica Wilkins?” chiesi al fruttivendolo del
mercato. Io e Ron
speravamo che essi, nonostante l’incantesimo, non avessero
mutato i loro gusti
personali. Mia madre adorava parlare con ogni tipo di fruttivendola,
essendo un
po’ pettegola, mentre papà amava gli scacchi e
quindi io e Ron avevamo visitato
ogni tipo di circolo di scacchi. Era la decima fruttivendola con cui
parlavamo.
Un pescatore che avevamo incontrato mentre comprava una scacchiera in
un
negozio, aveva confessato a me e a Ron di aver parlato giorni fa un
uomo che mi
assomigliava parecchio nelle vicinanze del piccolo quartiere di Port
Royal. La
fruttivendola mi squadrò.
“ Sei
una sua parente?” chiese. Il
cuore fece una capriola. Strinsi il braccio di Ron. Forse ce
l’avevamo fatta.
“
Sì, esatto! Sono sua nipote, vengo
dall’Inghilterra e volevo farle una sorpresa!
“ Si
sente l’accento inglese…
assomigli parecchio a Wendell…
“ Ci
siamo” bisbigliai a Ron.
“ Ma
chi mi assicura che sei parente
loro?” domandò.
“
Glielo assicuro io” sussurrai
puntandole la bacchetta da sotto il bancone. Confundus.
“
Sì, Monica, non ti ricordi dove
abiti? Al numero 34 di Tormen Street! ” disse con una voce
squillante.
“ Da
quando in qua fai questi
Incantesimi?” mi chiese Ron mentre ci allontanavamo. Mi
vergognai un po’. Pensai
all’episodio di Cormac. Meglio che Ron non sapesse.
“ Non
ce l’avrebbe mai detto. Le ho
fatto credere di avere davanti mia madre. Ce l’hai la
cartina?” chiesi. La tirò
fuori dalla tasca dei suoi jeans frettolosamente.
“
Sì… ecco…” sorrisi. Adoravo
quel
ragazzo.
“ Sta
qui dietro” decretò. Sospirai.
Cosa avrei trovato a casa dei miei genitori?
“
Spero solo di non avere brutte
sorprese. Ma sono vivi. Alla fine è questo che conta. E
spero di riuscire a
togliere l’incantesimo…” cominciai
trattenendo le lacrime.
“
Ascoltami: tu ci riuscirai. Sarà
come bere un bicchier d’acqua!” esclamò
lui convinto guardandomi negli occhi.
Camminammo per un po’ sulla via. Erano casine tutte disposte
ordinatamente.
Sì,quello stile era molto in linea con quello dei miei.
“
Ammettilo, non vedevi l’ora di farti
crescere un dente!” esclamai cercando di ridere.
Rabbrividì.
“ Ti
prego, fammelo non troppo grande.
Solo un po’, giusto per dire che mi fa male!”
disse. Il piano era semplice:
fingere che a Ron faceva male un dente e che loro erano gli unici
dentisti in
tutto il quartiere e se potevano giusto vederlo per capire cosa aveva.
Così
saremmo entrati in casa loro. E poi… avrei trovato la forza
di sciogliere l’incantesimo.
Numero 34.
“ Apri
la bocca” dissi a Ron con voce
tremante. Guardai uno dei denti in fondo.
“
Engorgio” dissi. E uno dei denti si
ingrandì un pochino.
“ Ok,
stoh benne” disse cercando di
parlare. Suonai il campanello. Wilkins. Mi aprì una donna.
Aveva uno sguardo
rilassato e sereno. Si era parecchio abbronzata e i suoi capelli neri,
grazie
al sole, avevano assunto dei riflessi rossicci. Per poco non piansi.
“
Sì? Chi siete?” chiese guardandomi
attentamente con i suoi occhi marroni. Marrone… quel
marrone… il mio.
“
Sa… Salve signora, mi chiamo Annabel
Woods e questo è mio cugino Richard e volevamo chiedervi se
potevate
controllare il dente di mio cugino perché so che lei e suo
marito siete
dentisti!” dissi tutto di un fiato. Mi sorrise.
“ Di
solito non faccio entrare nessuno
in casa, ma mi sembrate due bravi ragazzi… Ti fa tanto male
il dente, caro?”
chiese mamma a Ron. Ron boccheggiò.
“
Shi…”
“
Quindi volete solo che controlli il
dente? Qui non ho gli strumenti per toglierlo qualora…
“ Non
è un problema, se è infiammato o
altro possiamo prendere un appuntamento nel vostro studio,
no?” chiesi tutto
d’un fiato. Mamma annuì.
“ Ma
certo!” disse facendoci entrare.
Quella casa… era così simile alla mia vecchia. Il
divano era sempre rosa scuro,
posizionato davanti alla tv, dove papà seguiva le notizie
della cronaca.
C’erano parecchi quadri di Dalì, come quelli che
mamma teneva nel suo vecchio
studio.
“
Caro, ci sono due ragazzi qui,
controllo un dente a questo ragazzo e andiamo dai Dirtasy!”
esclamò. Papà uscì
da quella che doveva essere la cucina, con in mano un giornale.
“
Cara, chi sono questi…” disse
sospettoso. Mamma lo zittì.
“
Andiamo, non ci metterò molto. Sono
due ragazzi, smettila di essere sospettoso”
sussurrò spingendolo in cucina.
“
Dovete scusarlo, non è sempre così
scorbutico, è che ultimamente non riesce a dormire la
notte!” disse sorridendo.
Inspirai profondamente. Ci mettemmo sopra il divano.
“ Vado
a prendere i guanti e la luce,
così vedo meglio! Aspettatemi qui!”
esclamò salendo le scale.
“ Non
sharebbe ola di agile?” chiese
Ron. Scossi la testa.
“ Non
ce la faccio…” sussurrai.
“
Helmione, tu ce la devvi fale, so
che ce la falai!” esclamò. Sorrisi nervosa.
“ Sono
felici, Ron! Senza di me sono
felici!”
“
Helmione, lo elano anche pllimma,
quando c’erli tu, ne shono shiculo!”
affermò prendendomi una mano. I miei
genitori… quelli che quando prendevo un bel voto alle
elementari avvertivano
tutto il vicinato decantando le mie lodi… quelli che
c’erano sempre per me,
quando gli raccontavo di Harry e delle nostre missioni, quando dovevo
prendere
il treno… non mi avevano mai fatta sentire poco amata o poco
rispettata… e loro
erano felici con me, lo sentivo nel mio cuore. Se fossi morta nel
tentativo di
salvare il Mondo Magico, ok, potevano vivere in quella loro
realtà, ma… ma io
ero lì. Dovevo farcela. Mamma tornò con in mano
una piccola torcia e un paio di
guanti.
“
Dovete scusarmi, io non...”
Mi alzai di
scatto, puntandole la
bacchetta in faccia.
“
FINITEM INCANTATEM!” esclamai. I
suoi occhi si offuscarono, mentre io pensavo intensamente ai nostri
momenti
insieme. Li analizzai uno per uno, soffermandomi parecchio sui
dettaglio più
importanti. Sentii un gemito. Abbassai la bacchetta. Mia madre cadde a
terra.
Mio padre corse in salotto.
“ Che
cosa…?”
“
Finitem Incantatem” ripetei. Altri
momenti felici con lui. E il corpo di mio padre cadde a terra. Avevo le
lacrime
agli occhi.
“ Ron,
apri la bocca!” dissi. Lui si
alzò e la aprì.
“
Reducio” sussurrai rimpicciolendogli
il dente. Si massaggiò la guancia.
“ Come
è andata?” chiese. Lo
abbracciai. Doveva aver funzionato, doveva… Mia madre si
riprese. Guardò prima
me, e poi Ron. Allungai una mano verso di lei.
“
Mamma…” bisbigliai ancora tra le
braccia di Ron. Lei sorrise.
“
Hermione… dove sei stata per tutto
questo tempo?” chiese. Sospirai contenta. Finalmente avevo
ritrovato la mia
famiglia.
|
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Capitolo 11 *** Buon compleanno, Harry ***
‘ Cara
Ginny,
spero che vada
tutto bene lì con
Harry. Ancora la questione al Ministero non è stata risolta,
ma stiamo tutti
incrociando le dita. Ancora non potete tornare. Tuo padre sta
contribuendo alla
campagna di Kingsley, ma a volte vengono a casa quelli del Ministero,
quindi
non è il caso… come al solito, se vuoi tornare a
casa tu da sola non c’è
problema. Certo, mi dispiacerebbe per Harry, povero caro, ma se volessi
tornare… Mi manchi davvero tantissimo, è questo
il fatto. Ad ogni modo, domani
passerò da voi! Ricordiamoci che domani è il
compleanno di Harry! Dì a Kreacher
di non preparare la torta, quella la porto io. Fammi sapere.
Mamma’
‘ Cara
mamma,
qui tutto
apposto. Io e Harry
aspettiamo notizie di Ron e Hermione. Voi ne avete ricevute? Comunque
no,
mamma, io sto con Harry. Non mi sembra giusto lasciarlo solo. E ti
prego
smettila di chiedermelo. Ciao, ci vediamo tra un po’.
Ginny’
Mi assillava con
questa storia. Avevo
scelto cosa fare. E per una volta volevo essere indipendente. Diedi la
lettera
ad Errol.
“ Mi
raccomando, non ti perdere
durante il tragitto!” dissi. Aprii la finestra e
volò via. Il cielo quel giorno
era particolarmente bello. C’erano tantissime nuvole bianche
nel cielo. Pensai
a me e ad Harry. In quelle settimane vivere con lui era come prendere
una
boccata d’aria fresca. A volte mi sembrava di ritornare a due
anni fa, quando
insieme ci sdraiavamo sul Parco di Hogwarts a guardare le
nuvole… e io immaginavo
la nostra vita insieme… lontano da problemi come
Voldemort… Improvvisamente
vidi un puntino nel cielo. Un puntino che velocemente veniva verso di
me. Un
gufo! Di chi poteva essere? Era un gufo marrone, abbastanza grande. Lo
feci
entrare. Appena lessi l’indirizzo seppi subito chi era.
“
HARRY! HARRY!” chiamai. Harry scese le scale.
“
Ginny, scusami, stavo dormendo e …” Lo
guardai.
“ Buon
compleanno!” esclamai
dimenticandomi per un secondo della lettera. Lui sbadigliò e
sorrise.
“
Grazie…
“
Mamma mi ha scritto ieri. Ma Errol è
arrivato alle due di notte quindi ho letto la lettera stamattina. Ci
viene a
trovare per il tuo compleanno!” dissi. Annuì
stiracchiandosi. Guardò la lettera
che avevo in mano.
“
Quella è la risposta?” chiese.
“ NO!
Hermione ci ha scritto!!!”
esclamai mostrandogli la lettera. Sorrise entusiasta.
“
Aprila!” mi invitò. La aprii. E
finalmente, dopo tanto tempo, sue notizie.
‘ Cari
Harry e Ginny,
ho ritrovato i
miei genitori! Sono
così contenta! Certo, sono furiosi, ma alla fine sanno che
l’ho fatto per il
loro bene. Io e Ron stiamo in albergo mentre i miei stanno svolgendo le
pratiche per trasferirsi di nuovo in Inghilterra. Tra qualche giorno
quindi
dovremmo tornare! Mi mancate da morire! Spero che voi stiate bene. Ah,
non so
quando la lettera arriverà, ma intanto io e Ron auguriamo a
Harry un buon
compleanno! Gli abbiamo pure comprato una cosina! Non
inviatemi la risposta perché potremmo non
esserci quando il gufo arriverà in Australia! Ci vediamo tra
un po’
Hermione’
“ Sono
contenta per lei. Immagino non
deve essere stato facile spezzare
l’incantesimo…” sospirai.
Annuì.
“
Già…” disse mettendomi una mano
sulla spalla. Quel contatto… era un gesto così
semplice, ma mi procurò tantissimi
brividi. Era ormai da un po’ che io e lui dormivamo insieme.
Non che io fossi
una maniaca, ma lui a malapena mi toccava. Potevo capirlo: appena si
addormentava cominciava a parlare nel sonno e a chiamare
Remus… Tonks… Silente…
Fred… e tutte le persone che secondo lui aveva “
fatto morire”. Mi girai.
Quanto l’avevo desiderato… e in quel momento era
lì, per me. Tutto per me.
Chiunque si sarebbe venduta un braccio per stare da sola con Harry
Potter. Ma
ero io la fortunata. Lui mi fissava attentamente, come a voler dire
“ e
adesso?” . Mica poteva leggermi nel pensiero. Ma se fosse
stato possibile
avrebbe scoperto la mia voglia di essere totalmente sua. La mia prima
volta con
lui, Harry Potter. Kreacher era in cucina e non ci avrebbe disturbati.
Avremmo
potuto tranquillamente… un altro pensiero mi
balenò per la testa. Lui… non
aveva mai… no? Insomma, con Cho… aveva quindici
anni… non avrebbe potuto… e poi
stava ad Hogwarts…
Bhè,
non è impossibile disse una vocina
nella mia testa. Dean una
volta me l’aveva fatto intuire. La Stanza delle
Necessità era l’ideale per i
pochi fortunati che sapevano della sua esistenza. Ovviamente non avevo
mai…
ecco. Ma con Harry… dopo tutto quello che c’era
stato… dopo la guerra, dopo il
tormento… forse anche noi potevamo concederci la chance di
provarci, no? Il mio
amore per lui era troppo forte da mascherare ogni paura. Eppure
c’erano eccome.
Se si fosse fatto una cattiva impressione? Se mi avesse rifiutata?
Dovevo provare.
Per forza. Ma come iniziare? Dovevo trovare una scusa. O no? NO. Dovevo
dimostrare di essere la persona sicura che ero. Lo baciai di scatto.
Harry, un
po’ sorpreso, rispose al bacio. E in quel momento presi il
coraggio che mi
mancava. Lo cinsi con le mie braccia e lui fece lo stesso. Mi staccai.
“
C-che ne dici se andiamo in camera?”
chiesi. Lo vidi impallidire. Abbassai lo sguardo. Che cretina. Bella
figura,
davvero, Ginny. Lo sentii inspirare profondamente. Bene, rifiutata al
massimo.
Mi staccai.
“
Io… vado in bagno!” esclamai
paonazza. Salii le scale di corsa e mi rinchiusi dentro il bagno.
“
Ma… quanto… sono… idiota!”
bisbigliai guardandomi allo specchio. Avevo le guance tinte di un
acceso rosso
scarlatto. Bene. Perché Harry non mi aveva risposto?
Perché quel respiro? Mi
aveva rifiutata, poteva essere solo quello. Mi buttai un po’
d’acqua sul volto.
Forse il rossore se ne sarebbe andato. Aprii la porta. Davanti a me
c’era
Harry. Aveva sul viso un’espressione incerta, quasi stesse
trovando il coraggio
per fare qualcosa. Poi, improvvisamente, mi baciò di scatto
come mai aveva
fatto. Andava deciso, forte, sicuro di sé. Le sue mani
indugiarono sull’orlo
della mia camicetta. Attimo di esitazione. Poi andò sotto la
mia camicetta e mi
accarezzò la schiena. Panico. Ok ad averlo sempre
immaginato, ma nel momento in
cui stavo lì lì… lui
scacciò via le mie paure con una carezza sulla mia gota.
Volevo lui, solo lui. Ci staccammo un secondo e ci fissammo, entrambi
rossi in
viso. Gli presi la mano e lo portai in camera da letto. E in un attimo
ci
stavamo baciando. Spinsi con una mano la porta, accostandola.
Nell’impeto del
nostro bacio, finimmo sdraiati sul letto, io sopra di lui. Sentivo il
battito
del suo cuore… gli tolsi gli occhiali e sprofondai in quegli
occhi verdi che
tanto amavo. Lo baciai, e lo baciai ancora e ancora. Le sue mani erano
adagiate
sulla mia schiena e anche io le avevo appoggiate sul suo petto. Ma
volevo di
più. Ormai c’eravamo. Non mi ero mai spinta
così in là con un ragazzo. Ma era
anche vero che lui non era un ragazzo qualsiasi. Era Harry Potter, il
ragazzo
che avevo sempre amato. Mi sollevai un attimo e senza guardarlo negli
occhi, mi
sbottonai la camicetta. Harry mi aveva già visto in
reggiseno ( vivendo lì
insieme era ovvio), ma in quel momento la cosa assumeva un altro
significato.
Sbirciai il suo volto: anche lui non sapeva se guardarmi e rischiare di
passare
per maniaco o distogliere lo sguardo. Faceva entrambe le cose,
guardando di
tanto in tanto. Mi levai la camicetta. Harry si mise a sedere e con un
gesto
del tutto inaspettato, si levò la maglietta e mi
baciò sdraiandosi di nuovo
sotto di me. Ovviamente la mia mente fu assalita da mille dubbi. E se
l’aveva
già fatto? Con Cho… con altre… ma
altre chi? Mi staccai da lui guardandolo negli
occhi.
“
Harry… Questa sarebbe la mia prima
volta” sussurrai. Harry sorrise come sollevato. Che cosa
voleva dire?
“
Anche per me…” ammise un po’ rosso.
Anche per lui? Sorrisi. Aveva paura che io avessi più
esperienza di lui. Ma non
era così. Non era così per niente. Mi slacciai i
jeans e me li sfilai. Anche
lui fece lo stesso.
“ Ti
amo, Ginny” mi bisbigliò
all’orecchio. In un attimo lui si ritrovò su di
me. E lo guardai negli occhi,
per tutto il tempo. Lo baciai forte, come lui fece con me. Era
inesperto, come
lo ero io. Ma ciò contribuì solo a rendere tutto
più speciale. E mentre mi
accarezzava, mentre mi baciava era come se mi sussurrasse una
moltitudine di
parole non dette, un miliardo di promesse mai espresse, tanti desideri
e sogni
per il futuro. Andava lentamente, quasi come per assaporare il momento.
Era
bellissimo. La sua pelle, i suoi occhi… era tutto
così semplice con lui.
L’amavo e quando ci fermammo sentii che i nostri cuori erano
legati per sempre.
E lo erano sempre stati. Mi abbracciava, respirando piano.
“
Ginny… spero che…” sussurrò
tremante.
“ Non
rovinare tutto facendoti venire
i complessi, Harry Potter. È stato bellissimo.
Punto” affermai già intuendo
cosa voleva dire. Lui annuì esitante. Poi mi
guardò negli occhi intensamente.
Anche nella penombra riuscivo a vedere i suoi riflessi smeraldo.
“
Ginny… senti… io…”
cominciò. Prese
un respiro. Mi prese una mano.
“ So
che tornerai a scuola. È la cosa
migliore per te e non voglio imperdirtelo. Ma quando
tornerai… sposami. Lo so,
dirai che è un’assurdità, dirai che
siamo troppo giovani, ma… quando ero lì, a
combattere… non sai quanti pensieri… la vita
è troppo breve. E io voglio stare
con te. Ma quando avrai finito gli studi” affermò.
Il mio cuore batteva a mille.
“
Stai… sei serio?” chiesi non
credendo a quell’improvvisa dichiarazione. Si mise a sedere
sul letto dandomi
le spalle.
“ Lo
so, ti sembrerà una pazzia ma è
una cosa che devo fare, non so perché ma devo farlo. Mi
capisci?” chiese mettendosi
la testa tra le mani. Lo abbracciai da dietro. La situazione era
così irreale…
sposarlo? A diciotto anni? No… O sì? Era la cosa
giusta? Avevamo una casa,
avevamo ciò che ci serviva. Harry voleva una famiglia, una
famiglia vera. E lo
capivo.
“
Harry io…” incominciai.
“
Pa… Padron Harry” annunciò Kreacher
da dietro la porta.
“
Sì, Kreacher, dimmi!” esclamò Harry
afferrando i suoi pantaloni.
“
C’è alla porta la signora Weasley,
devo farla entrare?” chiese. MISERIACCIA, ERA MAMMA!
|
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Capitolo 12 *** Il resto poteva attendere ***
Pov Ron
“
L’ultima notte?” chiese la signora
dell’albergo.
“
Esattamente!” annunciai soddisfatto.
Ormai ero diventato bravo a trattare con i Babbani. Papà
aveva ragione: non
erano poi così diversi, anzi, per certi versi erano anche
più ingegnosi di noi.
“ Il
conto lo pagate domani quindi?”
domandò.
“
Sì, certo!” esclamai con un sorriso.
La signora ricambiò il mio sorriso.
“ Va
bene. Allora ci vediamo domani!”
dichiarò. E già. Era la nostra ultima notte in
albergo. L’ultima notte per me e
Hermione. Per adesso mi era andata “ bene”.
Cioè, non avevo ancora fatto
figuracce. Chissà a Harry come era andata… mah,
non lo volevo davvero sapere.
Era sempre mia sorella. Al momento con Hermione ero tranquillissimo.
Insomma,
tra tante notti che potevamo non avevamo mai… quindi
perché scegliere proprio
questa? Lei era in camera, a farsi una doccia. Eravamo appena tornati
dalla
cena con i suoi dove ci avevano ufficialmente annunciato che domani
saremmo
partiti per l’Inghilterra. Tra Hermione e suoi
c’era ormai un rapporto di
reciproco imbarazzo. Hermione ovviamente era consapevole del torto che
gli
aveva fatto ma i suoi in compenso sapevano che non aveva scelta e anzi
si
sentivano in colpa per aver ceduto all’incantesimo. Vane
furono le nostre
spiegazioni, poiché sua madre si limitava a sussurrare:
“ Pensavo che l’amore
per mia figlia fosse più forte di qualsiasi
incantesimo”. Era così infatti, perché,
come ci raccontò, la mamma di Hermione faceva strani sogni
con una ragazza che
le rinfacciava di averla dimenticata. Ma questa dimostrazione non
bastò a far
affievolire il suo senso di colpa. Vabbè, mia madre mi si
sarebbe mangiato vivo
se le avessi fatto una cosa del genere… ma è
anche vero che io non avrò mai il
coraggio di Hermione. Salii in camera prendendo l’ascensore (
che poi scoprii
che non poteva muoversi in orizzontale, che strano). Aprii la porta
della
camera. Hermione era ancora in bagno. Sul suo comodino, il suo famoso
diario.
Che dovevo fare? Morivo dalla voglia di leggerlo. Ma Hermione mi
avrebbe
squartato, cucinato a fuoco lento e mangiato se mi avesse colto sul
fatto.
Quindi mi limitai a stendermi sul letto. Domani sarei tornato a casa,
finalmente. Non mi pentivo di averla seguita fino in Australia,
però mi mancava
la mia famiglia. Hermione aprì la porta del bagno. PANICO.
Mi alzai subito a
sedere, come colpito da una scossa elettrica. MA COSA SI ERA MESSA
ADDOSSO?
Aveva un completino nero tutto pizzi e veli. Ok, la situazione stava
sfuggendo
dal mio controllo ( non che prima la controllassi più di
tanto). La fissai
paonazzo. Lei mi rispose con un sorrisetto nervoso.
“
Em… me l’aveva regalato una mia amica
nel Natale del sesto anno… ovviamente non l’ho mai
messo… non è da me, no?”
chiese esitante. Voleva una risposta? Non mi poteva chiedere una
risposta
ragionevole in un momento come quello! Insomma, ormoni a parte, non
riuscivo a
distogliere lo sguardo dai suoi em… pantaloncini?
“
Io… no, insomma… va bene…”
borbottai
cercando di guardarla negli occhi.
“
Cosa?” chiese lei interrogativa.
Allora, diciamo che le mie capacità discorsive (
già di per sé abbastanza
scarse) mi avevano totalmente abbandonato.
“
Sì, è… buono!” affermai.
BUONO? Ma che
avevo in testa?
“
B… buono?” domandò con un sorrisetto
imbarazzato. Insomma me la stavo cavando alla grande. Si
avvicinò. OH NO. Da un
lato lo ammetto avevo una palese voglia di saltarle addosso. Ma
dall’altra
avevo paura di fare una figuraccia. Cosa diceva quel libro per
conquistare una
strega… No, quel libro in un momento come quello non mi
avrebbe aiutato. Si
sdraiò sul letto e io feci lo stesso. Era così
tremendamente vicina… calma e
sangue freddo, Ronald. Non devi fare errori.
“
Domani saremo a casa… e tutto
tornerà alla normalità”
affermò seria. In quel momento ci pensai davvero.
Normalità… che cos’era la
normalità? Ormai mi ero scordato cosa significava
avere una vita normale, una vita in cui i problemi più
grandi sono i voti a
scuola e le liti in famiglia.
“
Quando mai abbiamo avuto una vita
normale?” chiesi ironizzando. Lei rispose con una risata
liberatoria. Era bello
sentirla ridere.
“ E
pure tu hai ragione! Tra Pietre
Filosofali, Basilischi, Lupi Mannari, tornei vari, profezie,
Mangiamorte e
Voldemort sfido chiunque a dire di condurre una vita
normale!” esclamò. Poi si
voltò verso di me.
“ Ma
la sai una cosa? Forse se non ci
fossero state tutte queste cose non vi avrei mai conosciuto. Alla fine,
è stato
un Troll di Montagna a farci diventare amici. Ma se non ci fosse stato
Raptor e
quindi Voldemort a liberarlo, non sarebbe successo un bel
niente!” affermò.
Sorrisi. Quanto aveva ragione. Ci guardammo per quella che mi parve
un’eternità.
Quante volte avevamo litigato. E pensare che al primo anno non
sopportavo il
suo essere saccente e precisa. E adesso… vivere senza le sue
osservazioni, vivere
senza di lei… non aveva più senso.
“ Sono
proprio uno stupido” dissi. Lei
sorrise.
“
Perché?” domandò.
“
Avrei potuto provarci con te già dal
primo anno” affermai sinceramente.
“
Già, avresti potuto. Ma ormai non
importa. Siamo qui, no? Forse è questo
l’importante” affermò. Che dovevo dire.
Silenzio. Cosa voleva che facessi? Mi guardava come si aspettasse una
risposta
o un gesto che confermasse quello che aveva detto. Ma che dovevo fare?
Sospirò
e spense la lampada.
“
Buonanotte Ronald” disse.
Pensieroso, risposi:
“
B-Buonanotte Hermione” e lei nel
giro di un secondo mi saltò addosso.
“
Buonanotte? Sei qui, con una ragazza
innamorata di te, che indossa uno stupido completino da sciacquetta pur
di
farti prendere l’iniziativa e tu dici
‘buonanotte’?” domandò quasi
furiosa. Ok,
il mondo si era ribaltato. Ma perché io in ogni situazione
mi sentivo un pesce
fuor d’acqua?
“
Che… cosa avrei dovuto dire?” chiesi
esitante e impaurito. Lei accostò il suo viso al mio.
“
Dovresti dirmi che mi ami. E poi non
è tanto quello che dovresti dire. È quello che
dovresti fare” affermò e mi
baciò Mi baciò con trasporto e io dal canto mio
non potevo che fare lo stesso.
Avevo capito. La sera aspettata era arrivata. Era inutile farsi venire
ottomila
paura. Anche se avessi sbagliato, non sarebbe stato importante. Quel
che
contava era che stavamo insieme.
“ Lo
sai che ti amo” dissi deciso.
“
Ricordarmelo non mi farebbe male”
dichiarò lei.
“ Ti
amo” dissi sorridendo.
Si mise a sedere
sul letto.
“ Mi
aiuteresti a slacciarmi questo
coso?” chiese tremante. Esitante gli sbottonai i bottoni
dietro la schiena. Era
così perfetta, così pallida e… e poi
non ce la feci più a resistere. In un
attimo fu sotto di me. La guardai attentamente. Forse non era mai stata
così
bella. I suoi occhi brillavano e i suoi capelli erano sparsi sul
cuscino in
modo disordinato.
“ Non sai quanto ho
aspettato questo
momento” ammise. Sorrisi. E capii. Non era tanto il gesto di
per sé. Era il
completo abbandono all’altro. Una cosa che in sette anni non
eravamo mai
riusciti a fare. E in quella notte, finalmente ci lasciammo andare. Lei
uscì
dalla sua compostezza e io mi liberai delle mie insicurezze. Eravamo
insieme.
Il resto poteva attendere.
|
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Capitolo 13 *** La vita è troppo breve ***
Pov Harry
“
Arthur si sta dando da fare come un
matto, ma ancora la nomina di Kingsley non è
ufficiale… ci sono delle procedure
da fare e tantissime cose a cui provvedere e…”
narrò la signora Weasley mentre
mangiavamo la zuppa. Kreacher quella volta si era superato. Ginny e io
ascoltavamo
in silenzio, talvolta annuendo lievemente la testa. Forse anche lei
stava
pensando a quello che era successo in camera. Era stato bellissima,
già. Ma una
parte di me aveva paura. Era troppo bello per essere vero. Sposarsi con
Ginny.
Era l’unico modo per legarmi a lei per sempre. Nel bene e nel
male. Perché
ancora non ci credevo che mi stava andando così bene nella
vita. Ancora non
avevo razionalizzato.
“ Voi
invece come ve la passate qui?
Spero che la notte non abbiate freddo…
“
Mamma, è estate!” esclamò Ginny
indignata.
“
Scusami, tesoro, è solo che mi
preoccupo da morire… insomma, voi siete qui, Ron sta lontano
e… Oh, Harry caro,
ti ho portato un regalo, è da parte di tutti noi…
non è un granché, ma spero
che apprezzerai il gesto…” disse sorridendo
incerta. Sfoderò la bacchetta.
“
Accio regalo Harry!” gridò. Un
pacchetto volò per la stanza. Me lo porse amorevolmente. Lo scartai e
vidi una
scatola di cioccolatini a forma di Boccini d’Oro.
“ Oh,
grazie signora Weasley!” dissi
immediatamente poggiando la scatola sul tavolo.
“ Mi
dispiace, caro, è solo che Arthur
è dovuto andare a Mielandia per questioni di
lavoro… E tra la fretta non ha
potuto prendere di più, e…”
Mi alzai. E
andai verso di lei.
“
Grazie” ripetei convinto
abbracciandola. La signora Weasley era una delle persone a cui tenevo
di più in
assoluto. Mi aveva sempre trattato come un figlio, malgrado la
condizione
economica della sua famiglia non fosse tra le migliori. Se avessi
sposato
Ginny, forse avrei potuto ricambiare il favore… La mia
Camera Blindata era
stracolma di galeoni e avrei potuto aiutarli… Mi staccai da
lei. Aveva gli
occhi arrossati. Guardò il suo orologio.
“ Oh
santo cielo, sono le quattro!
Devo andare a casa a fare tantissime cose…
scusatemi… ancora auguri, Harry”
aggiunse. Ginny la scortò alla porta. Si sedette su una
sedia.
“ Meno
male che non ci ha beccati”
disse facendomi l’occhiolino. Sorrisi.
“
Sarebbe stato davvero imbarazzante”
ammisi abbassando gli occhi. Ginny si sporse sul tavolo.
“
Quasi non mi sembra vero” disse con
aria sognante. Già, neanche a me sembrava vero.
“ Sai,
è stato come avevo sempre
sognato” ammise diventando meravigliosamente rossa. Quanto
era bella quando
arrossiva.
“
Compresa la proposta di matrimonio?”
chiesi esitante. Abbozzò un sorriso.
“ In
effetti, quella no. Harry, io non
so se tu comprenda a pieno ciò che mi stai
proponendo… non vorrei che facessimo
una cosa di cui potremmo pentirci” Mi
alzai.
“
Vieni con me” dissi.
“
Cosa?” chiese lei incredula.
“
Voglio farti vedere una cosa”
spiegai. Andammo in camera di Sirius. Aprii un cassetto della sua
scrivania.
Presi un vecchio album di fotografie. C’era solo una foto.
Nella foto c’erano
Sirius, mio padre e mia madre. Probabilmente avevano la nostra
età. Sarebbero
morti pochi anni dopo. Io e Ginny ci sedemmo sul letto e gliela
mostrai.
“ Li
vedi? Loro si amavano, si sono
sposati e si sono goduti il loro matrimonio solo pochi anni. Io voglio
stare
con te quanto più a lungo il fato me lo permetta. E
perché non incominciare da
subito? Quest’anno non c’è stata una
notte in cui non abbia pensato a te e a
quanto mi mancavi. Guarda proprio il nostro esempio: io ti piacevo
già dal mio
secondo anno, e mi sono perso quattro anni in cui potevo benissimo
stare con
te. Non voglio più fare lo stesso errore, e voglio fare
ciò che hanno fatto i
miei: sposarsi da giovani, ok, ma essendo sicuri della loro scelta.
Perché aspettare
quando sono sicuro che non ci sarà nessun’altra
nella mia vita che non sei te?
La vita è troppo breve. E tu sei il mio futuro. Voglio
creare una famiglia,
avere una vita senza un Voldemort alle costole. Realizzare tanti
progetti che
quest’anno ho dovuto abbandonare non avendo la certezza di
arrivare al giorno
dopo… Io voglio te e solo te. Non ti sto dicendo di sposarci
ora, ma tra un
anno, subito dopo che sarai uscita da Hogwarts, ovviamente. Insomma,
quando si
saranno totalmente calmate le acque. Lui è morto, e non
tornerà. Se qualche suo
seguace vorrà vendicarsi su di me, venisse, io
sarò pronto. Ma non voglio più
lasciarti, Ginny. Lo so, è una cosa assurda, ma spero che tu
possa capirmi”
conclusi con la voce tremante. Mi ero totalmente aperto con lei. Ginny
intanto
mi guardava con una strana luce negli occhi che non le avevo mai visto.
Non diceva
niente, mi guardava e basta. Bene, panico più totale. E se
lei non volesse
unirsi a me per sempre? Se magari lei provava qualcosa di forte per me
ma non
era disposta a rinunciare a tutti i ragazzi che poteva conoscere in
futuro?
“
Sempre che tu voglia… accontentarti
di me. Insomma, nel senso che io sono sicuro che amerò solo
e soltanto te per
tutta la vita, ma se tu non sei sicura di questo io rispetto la
tua…
“
Non… non mi hai fatto la proposta
ufficiale” sussurrò quasi come se mi
rimproverasse. Quindi voleva dire di sì?
“
Ginny, quindi tu stai dicendo che
vuoi…”
“
La… proposta ufficiale” mi ricordò
lei. Mi ricordai un piccolo dettaglio.
“
Ginny… NON HO L’ANELLO!” esclamai
imbarazzato. Ma come potevo essere così stupido?
“
Bhè, allora ti risponderò quando ce
l’avrai!” disse sempre sfoderando un incantevole
sorriso. Sorrisi anche io a
disagio.
“
Scusami… Mi perdoni?” chiesi. Lei mi
baciò. Si staccò dolcemente.
“
Prova un’altra volta a dirmi che mi
sono ‘accontenta di te’ e ti giuro che troverai la
tua fine per mano mia, ok?”
disse dolcemente. Non sapevo se scherzava o no.
“
Perché no?” domandai. Mi iniziò a
sbottonare la camicia che mi ero frettolosamente infilato per la venuta
della
signora Weasley.
“ Perché
io mi sono dovuta
accontentare di tutti gli altri ragazzi, visto che non potevo avere te.
Quindi
diciamo che tu sei la mia conquista” precisò.
Sorrisi contento. Dovevo comprare
un anello, era assolutamente necessario.
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Capitolo 14 *** Forse è meglio così ***
Pov
Ron
Dlin
Dlon. Harry
ci aprì di scatto.
“ Ron!
Hermione!” esclamò. Hermione gli si
buttò al collo.
“
Harry! Oh,
Harry, ci sei mancato tantissimo! Vero, Ron?” mi chiese tutto
d’un fiato. Diedi
una pacca sulla spalla di Harry.
“ Oh ,
sì,
mi mancavano i tuoi monologhi in serventese mentre dormi!”
affermai ridendo.
“
Ragazzi,
sono contento di vedervi! Ce ne avete messo di tempo!”
osservò Harry mentre ci
faceva entrare. Mi buttai sul famigliare divano del salotto. Ero
letteralmente
distrutto dopo le ore passate sul… sull’aereo.
“
Siamo
passati prima a casa a dire a mamma che eravamo arrivati. Ah, Harry,
non lo
sai! Kingsley è Ministro! Potete tornare alla
Tana!” mi ricordai
all’improvviso. Hermione sorrise a Harry.
“ Oh,
sì! La
signora Weasley ce l’ha detto! Era così
contenta…” dichiarò. Harry sorrise
abbassando gli occhi.
“
Sapevo che
ce l’avrebbe fatta” affermò sollevato.
Apparve Ginny dalle scale.
“ Ron,
Hermione! Finalmente siete tornati!” disse correndo verso di
me e
abbracciandomi. Mi era mancata anche lei, in realtà. Si
staccò da me e salutò
Hermione.
“
Stavamo
dicendo a Harry che Kingsley è Ministro!” ridisse
Hermione. Ginny tirò un
sospiro di sollievo.
“ Oh,
meno
male! E quindi che si fa?” chiese.
“
Tornate a
casa con noi! Siamo venuti ad aiutarvi con i bagagli. E poi, conoscendo
Harry,
ci sarà un casino nella sua stanza!” esclamai.
Harry arrossì violentemente.
“
Veramente,
direi che tra i due sono io quella più disordinata, visto
che la mia roba nella
stanza è più sparsa della sua” disse
orgogliosa. Mi cascarono le braccia.
DORMIVANO INSIEME? O santo cielo! Arrossii ancora più di
Harry. Calò un
silenzio gelido. Hermione, da brava stratega qual’era,
cercò di placare la
acque.
“
Ginny, che
ne dici se io e te restiamo qui a berci una tazza di the mentre Ron e
Harry
vanno su a sistemare i bagagli?” propose. Ginny colse la
palla al balzo.
“ Mi
sembra
un’ottima idea! Andiamo in cucina…”
disse e portò Hermione in cucina. Io e
Harry, imbarazzati, salimmo le scale. Volevo davvero sapere cosa era
successo
in quelle settimane? Harry mi batté sul tempo.
“ Che
è
successo tra te e Hermione mentre eravate lì?”
chiese mentre aprivamo la porta
della camera. Mi sentii il calore in faccia.
“
Prima tu”
sussurrai mentre tiravo fuori da sotto il letto la valigia di Harry.
“ No,
te l’ho
chiesto prima io” disse Harry.
“
Bhè, Ginny
è mia sorella.
“
Hermione è
come se lo fosse.
“ Tu
sei il
mio migliore amico.
“ E
anche tu
lo sei, ed Hermione è pure la mia migliore amica. Vinco
io” affermò. Astuto.
“ Va
bene,
va bene” dissi mentre afferravo una sua maglietta.
“ Diciamo che è successo ciò
di cui avevamo parlato l’ultima volta” ammisi a
bassa voce. Harry rimase
ghiacciato.
“
Bhè,
auguri allora” affermò quasi soddisfatto.
“ E chi dei due ha tirato in ballo
l’argomento?”
chiese. Ok, forse mi conosceva troppo bene. Ma se quella era una
domanda a trabocchetto,
io non volevo cascarci, quindi mi limitai a dire che ero stato io a
prendere in
modo virile l’iniziativa. Sapevo che stavo mentendo, ma se
Harry si fosse
lanciato in racconti che provavano la sua mascolinità, io
non avrei potuto
reggere il confronto.
“ E
tu?”
chiesi indeciso tra il voler sapere e il non voler sapere. Harry
sospirò.
“
Anche noi
abbiamo… vabbè hai capito!”
esclamò vedendo la mia faccia scandalizzata.
“ Ma
è mia
sorella!” affermai.
“
Davvero,
Ron? Non ci avevo fatto caso!
“
Più che
altro, come fai a trovarla attraente! Insomma, è mia
sorella!” ribadii.
“
Appunto
che è tua sorella mi stupirei parecchio se tu la trovassi
attraente!” osservò
lui in modo intelligente. Ci pensai su. Forse non aveva tutti i torti.
Decisi
di cambiare strategia.
“
Ma… sei
stato tu a voler…
“ Ron,
davvero, avrei preferito affrontare un altro Ungaro Spinato piuttosto
che
prendere io l’iniziativa e rischiare un rifiuto da Ginny. Mi
conosci, da quando
in qua ci ho mai saputo fare con le ragazze? Guarda l’esempio
di Cho…” ammise
mentre piegava un paio di calzini.
“ Se
la vuoi
sapere tutta,” dissi decidendo di essere sincero “
per quanto possa sembrare
strano, è stata Hermione che mi zompata addosso. Non so cosa
le sia preso!”
dissi stupito.
“
Neanche io
a Ginny! Secondo me si sono messe d’accordo!”
affermò.
“ Pure
secondo me!” concordai. Calò di nuovo il silenzio.
Entrambi ci stavamo
ripensando.
“ Cosa
faremo adesso, eh?” chiese Harry con un sorriso amaro in
bocca.
“ In
che
senso?
“ Il
nostro
futuro. Non ci siamo diplomati” dichiarò. Mi
grattai la nuca.
“ Non
ci
avevo ancora pensato. Bhè, adesso come adesso
l’unica cosa che mi sento di fare
è stare accanto a mamma e a papà e
a…” George. E cercare di superare il
momento. Senza Fred sarebbe stata troppo dura. Decisi di
sdrammatizzare.
“ Tu
potresti andare a scuola a insegnare a tutti gli aspiranti Maghi Oscuri
a
parlare Serpentese!” dissi. Harry mi guardò
incerto.
“
Ron… mi
hai fatto ricordare una cosa…” si alzò.
Si diresse verso la camera di Regulus.
C’era lo stemma di Serpeverde sul muro. Harry lo
fissò intensamente.
“ Sto
parlando Serpentese?” domandò. Scossi la testa.
“ No,
amico,
ti capisco forte e chiaro” annunciai. Lui si mise una mano
tra i capelli.
“ Non
ci
riesco più. Non riesco più a parlare
Serpentese” ammise. Sembrava quasi
dispiaciuto. Gli misi una mano sulla spalla.
“
Forse è
meglio così, non credi?” chiesi. Annuì
un po’ incerto.
“
Già… vuol
dire che non sono più un Horcrux, no?”
domandò. Sorrisi. Basta pensare agli
Horcrux.
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Capitolo 15 *** Segui il tuo cuore ***
Pov Ginny
“ E
insomma,
alla fine mi ha chiesto di sposarlo! Insomma, sono rimasta
lì impalata e…”
avevo appena raccontato a Hermione quello che era successo. Insomma,
Harry mi
aveva chiesto di sposarlo! Non era una notizia sconvolgente? Non per
Hermione.
Si limitò a fissarmi in modo quasi materno.
“ Io
non lo
trovo per niente strano. Anzi, secondo me dovevi
aspettartelo” aggiunse con un
tono che nascondeva un’occhiata un po’ troppo
saccente. Restai immobile. In che
senso dovevo aspettarmelo? Vedendo la mia occhiata interrogativa, lei
continuò:
“
Penso che
sia normale che Harry dopo tutto che ha passato voglia costruirsi una
vera
famiglia. Ecco, lui non ce l’ha mai avuta. E ora che
può formarne una… immagino
che voglia cogliere al volo l’occasione, o no?”
chiese quasi come se la cosa
fosse scontata.
“ Non
pensi
che siamo troppo gio…”
“
Giovani?
Sì, secondo me siete troppo giovani. Ma anche io e Ron
eravamo troppo amici,
no? Insomma, alla fine se c’è una cosa che non ho
imparato sui libri è che in
queste cose bisogna seguire il cuore. Che dice il tuo?”
domandò facendosi poi
un sorso di the. Ci pensai su. Che cosa diceva? Sposare Harry
a… praticamente
diciassette anni? Appena finita la scuola? No… Oppure
sì? Insomma, era come
diceva lui, no? Io lo avrei amato per l’eternità,
ne ero sicura… quindi perché
aspettare? Bhè, mia madre sarebbe morta sul colpo. Ron non
si sarebbe più
ripreso… ma alla fine da quando in qua mi importava il
giudizio degli altri? E
poi, dopo la guerra, non ero più un’allegra
ragazza spensierata. Avevo delle
cicatrici nel mio cuore. E forse mi avevano reso più matura.
Ma se io ero
diventata più matura grazie a quelle esperienze, Harry, che
si è dovuto andare
a farsi uccidere, quanto poteva essere maturo? Tanto. E responsabile. E
gentile, e generoso e… Ok, stavo focalizzando la mia
attenzione su Harry. Io
ero pronta per affrontare una simile impresa? I miei occhi caddero
sullo
specchio situato in cucina. Gli occhi che mi guardavano non erano degli
occhi
da adolescente. Mi sentivo già donna, non ero più
la più piccola di casa o una
bambina indifesa. Avevo affrontato dei Mangiamorte, subito le
Maledizioni
Cruciatus dei Carrow, lottato a fianco della resistenza di
Hogwarts… Forse ero
pronta per un semplice matrimonio.
“ Lo
amo e
voglio sposarlo” ammisi a Hermione. Sorrise.
“
Questa è
la risposta che mi aspettavo di sentire” affermò
soddisfatta. Bevvi un po’ del
mio the. Sapeva di vaniglia. Pure i capelli di Harry profumavano di
vaniglia…
“ Tu
che
farai ora?” chiesi a Hermione. Sollevò le spalle.
“
Bhè, andrò
a vivere con i miei. Cercherò lavoro… anche se
sarà difficile senza diploma…”
disse sconsolata.
“ Dici
che
la McGranitt non vi permetterà di tornare ad
Hogwarts?” chiesi curiosa.
Hermione alzò le spalle.
“
Bhè, è
altamente improbabile. Sai, sarebbe un’eccezione formidabile.
In ‘Storia di
Hogwarts’ c’è scritto chiaramente che
una volta che si lascia Hogwarts non c’è
la possibilità di tornarci a studiare. Se ovviamente si
abbandona perché non si
desiderano proseguire gli studi” si affrettò ad
aggiungere. “ Ok, la nostra
situazione è leggermente diversa,
però… Sarebbe una gran fortuna, no?Insomma,
potrebbero tornare anche Harry e Ron!” esclamò
sognante. Scossi la testa.
“ No,
conosco Harry, non tornerà. E so che neanche tu avevi
seriamente preso in
considerazione l’idea che Harry potesse ritornare ad
Hogwarts” aggiunsi
stavolta nascondendo io un po’ di orgoglio per averla
anticipata. Il suo
sorriso si spense.
“
Ipotizzi bene,
Ginny. Sarebbe troppo bello essere di nuovo noi tre… io, Ron
e Harry… goderci
finalmente la nostra amicizia senza dover pensare a come salvarci la
vita…”
aggiunse abbassando gli occhi e scostandosi una ciocca ribelle dal
volto.
“ Non
che tu
con mio fratello ci sia mai stata amica, intendiamoci!” dissi
facendole un
occhiolino. Hermione si immobilizzò.
“
All’inizio
sì, te lo giuro…
“ No,
Hermione. Dai, non vorrai mentire a stessa, no?” domandai.
Sorrise.
“ Sai,
Ginny, non ho mai avuto una vera migliore amica. Io e te non ci siamo
mai
capite così tanto come in questo periodo, e ti ringrazio
davvero per questa
conversazione” disse pomposa in un modo che era tanto simile
a quello usato da
Percy. Ma sorrisi anche io.
“ Lo
stesso
vale per me, Hermione. Grazie di tutto” dissi imbarazzata.
Decisi di cambiare
argomento
“
Comunque,
non pensi sia il caso di andare di sopra a preparare le valigie?
Insomma,
immagino che Harry e Ron avranno finito, no?
“ Ah,
non
saprei, probabilmente si stanno sbizzarrendo a inventare nuovi dettagli
da
aggiungere ai racconti delle loro esperienze con noi!” disse
aprendo la porta
della cucina.
“ Dici
che
stanno parlando di quello?” chiesi incredula.
“
Sì, lo
reputo molto probabile” affermò mentre ci
dirigevamo verso le scale.
“ Ma
è mia
sorella!” sentii gridare Ron.
“
Davvero, Ron?
Non ci avevo fatto caso!” replicò Harry. A stento
trattenni una risata.
“ Dieci
punti a Grifondoro, signorina Granger. Che dici, saliamo quando saranno
scesi?”
dissi metà offesa e metà divertita. Hermione
annuì trattenendo una risata. Era
proprio un’amica.
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Capitolo 16 *** In quel momento mi sentivo come lui ***
Pov
Hermione.
“
Salve a
tutti” disse la professoressa McGranitt entrando. Io, Ron,
Harry e Ginny eravamo
giunti alla Tana, dopo la gioia della signor Weasley di rivederci tutti
interi.
La professoressa era seduta a bere una tazza di the. Era dimagrita
parecchio,
ma conservava lo stesso quell’aria autoritaria con cui la
ricordavo.
“
Professoressa
McGranitt” rispose Harry per tutti. La McGranitt fece cenno
di accomodarsi
nelle sedie davanti a lei. Quel modo così formale di
riceverci mi fece
teneramente pensare ai ricordi legati ad Hogwarts.
“ Vi
starete
chiedendo perché sono qui. Insomma, voi stessi ammetterete
che non è proprio
una situazione ordinaria, la nostra. Con la guerra e tutto
ciò che ne è
comportato. Quindi sono qui per offrirvi la possibilità di
completare i vostri
studi. È il primo decreto
del nostro
amico Ministro” disse con l’accenno di un sorriso.
Prese una pergamena dal
tavolo.
“
‘A tutti
coloro che non hanno potuto iniziare o completare l’ultimo
anno della Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e quindi sostenere i MAGO, è
permesso in via
del tutto speciale, avere la possibilità di ripetere
l’anno scolastico del
settimo anno in tutta regolarità, secondo le
norme…’ insomma, vi fa ripetere
l’anno. Cosa che vi consiglio vivamente di fare.
L’ultimo anno è quello più
importante ad Hogwarts e ritengo che sia indispensabile per voi trovare
una
professione nella vita” disse sbrigativa. Hogwarts? Tornare
ad Hogwarts?
Sarebbe stato assolutamente fantastico… avrei potuto
ricominciare a studiare…
Ad un tratto, tutti i progetti che ero stata costretta ad abbandonare,
si
fecero nitidi nella mia testa: diplomarmi, con magari il massimo dei
voti, dare
vita al CREPA in modo ufficiale, battermi per i diritti degli
Elfi… e perché
limitarsi agli Elfi? Insomma, le mie aspettative erano sempre state
molto
ambiziose, e poi, con Harry, Ron e Ginny al mio fianco…
Anche se dubitavo che
Harry volesse davvero fare ritorno ad Hogwarts. Conoscendolo, avrebbe
sicuramente voluto andare a porgere le condoglianze alle famiglie che
avevno
subito perdite durante la battaglia di Hogwarts.
“ Io
non
tornerò” dichiarò Harry con
un’espressione seria sul volto. Sorrisi amaramente.
Lo sapevo. La McGranitt scrutò Harry abbassandosi gli
occhiali e tenendoli
quasi in bilico sul suo naso.
“
Potter, le
tue possibilità di diventare un Auror…”
“
Professoressa, mi scusi, ma io ho abbastanza oro nella Gringott per
vivere
degnamente. Adesso come adesso non mi sfiora minimamente
l’idea di tornare ad
Hogwarts. Devo fare delle cose” spiegò cercando di
mantenere la calma. Io, Ron
e Ginny ci limitammo a fissarci i piedi.
“ Che
cosa,
più importante della tua istruzione?”
domandò la professoressa alzandosi dalla
sedia.
“ Devo
andare a visitare le famiglie delle vittime. Voglio essere
d’aiuto. D’altronde
è solo…” non riuscì a
continuare. Ma se avesse continuato, ero sicura che
avrebbe detto le parole ‘ colpa mia’. La McGranitt
si sedette sulla sedia
lentamente, un po’ più pallida di prima.
“
Molto
bene, Potter. Sei maggiorenne e padrone delle tue scelte. Il signor
Weasley?”
chiese guardando quasi speranzososa Ron. Mi strinse la mano
più forte.
“ No,
professoressa. Io… io intendo restare qui, a dare una mano.
Sa, a George manca
qualcuno che lo possa aiutare al negozio… e sì,
insomma, è un lavoro pure
quello, no? Sì, io penso di fare
così…” borbottò imbarazzato.
No. No, non
poteva essere. Hogwarts senza Ron e Harry? No, non era assolutamente
concepibile. Harry lo capivo. Ma Ron… Perché Ron
voleva limitarsi ad assistere
George al negozio di scherzi? Insomma, ok, non era il primo della
classe, però…
“
Molto
bene. Signorina Granger, tu ovviamente non oserai dirmi di no,
considerando il
tuo brillande passato accademico” disse rivolta
più a sé stessa che a me. La
guardai negli occhi per qualche istante. Tornare ad Hogwarts?
Sì, mi sarebbe
piaciuto, ma senza Ron e Harry…
“
Professoressa, io…”
“
Signorina
Granger” cominciò la McGranitt adoperando quel
familiare tono autoritario.
“ Mi
lasci
dire che i professori si aspettavano grandi risultati da lei. E sarebbe
un
peccato buttare al vento sei anni di risultati birllanti solo per una
guerra
ormai conclusa” disse. Annuii. Effettivamente, avevo lavorato
tanto… e poi era
solo un anno…
“
Sì, penso
che tornerò” decisi. La mano di Ron si
staccò dalla mia in maniera violenta.
Gli rivolsi uno sguardo, ma lui aveva appena deciso di evitare i miei
occhi.
“
Molto,
molto bene. Qualora volesse cambiare idea, sappiate che il signor
Paciock mi ha
dato la conferma ieri del suo imminente ritorno ad Hogwarts. Ma
d’altronde, più
che avvertirvi non posso fare. Signorina Granger, ci vediamo a
scuola” disse
alzandosi e aprendo la porta per andare via.
“
Professoressa, congratulazioni. Preside di Hogwarts”
affermò Harry arrossendo
un po’. La professoressa McGranitt si voltò verso
di noi, con una strana luce
negli occhi.
“ A
volte la
Gazzetta del Profeta ci azzecca. Si vede che Kinsgley è
diventato Ministro,
no?” disse chiudendosi la porta dietro. Tutti e tre restammo
di sasso. Ron si
alzò velocemente e si diresse verso la cucina, dove la
signora Weasley lo
tartassò di domande:
“
Perché non
vuoi tornare ad Hogwarts! Ron, per l’amor del cielo,
rispondimi!” esclamò. Ron
la scansò, andando a prendere un bicchiere
d’acqua. La signora Weasley emise un
sospiro. Ci guardò uno per uno.
“ Vado
a
controllare come sta… George…
sì…” disse rivolta più a
sé stessa che a noi.
Salì velocemente le scale, con in mano dei panni sporchi da
lavare. Ginny mi
scoccò un’occhiata eloquente.
“
Anche io
vado a sentire George… forse questa è la volta
buona per fargli compagnia…”
aggiunse seguendola lungo le scale. Harry anche si alzò.
“
Hermione,
mi dispiace per Hogwarts, è che…”
“
Harry, ti
capisco, non serve giustificarti. Ma Ron…?”
chiesi. In realtà sapevo già la
risposta. Solo che stavo ancora confidando in un mio errore colossale.
Harry scosse
la testa.
“ Non
saprei
proprio. Forse dovresti parlarci. Non so” dichiarò
uscendo in giardino. Mi
avvicinai alla cucina, con passo esitante.
“
Ron?”
chiesi. Ron stava bevendo il suo bicchiere d’acqua di spalle.
Sembrava come se
non mi volesse guardare.
“
Avanti,
sputa il rospo: qualcosa non va?” domandai sospirando.
“
Sì. Tu non
vai” affermò. MI si gelò il sangue
nelle vene.
“ Che
vuol
dire questo? Hai per caso perso il cervello?” chiesi
cominciandomi a scaldare.
Si voltò verso di me con un’espressione severa in
volto.
“
Pensavo
che capissi perfettamente la situazione, Hermione. Invece non capisci
proprio
niente!” esclamò irritato. Incrociai le braccia.
“ Ron
,
spiegati, ti prego. Non ti sto davvero capendo” ammisi
confusa.
“ Ti
ho
accompagnato in Australia” dichiarò senza un
motivo apparente.
“
Già…”
dissi cercando di ignorare la soluzione che la mia testa mi stava
suggerendo.
“
Sapevo che
avevi bisogno di me. E io ci sono stato. Ma adesso che sono io ad avere
bisogno
di te, tu… tu mi lasci solo come un cane” disse
diventando rosso. Abbassai gli
occhi. Come sospettavo.
“
Ronald, ascoltami
bene… non finirò mai di ringraziarti per avermi
accompagnato in Australia, sia
ben chiaro, ma tu non puoi impedirmi di completare la mia
istruzione… non ha
senso…” dichiarai esitante. Ron si
rigirò di spalle.
“
Lascia
perdere, è inutile. Tu non vuoi stare con me. Messaggio
recepito, non c’è
bisogno di spiegazioni” affermò contrariato.
“ Ron,
ragiona per una volta! Lo sai quanto ci tengo ad avere una buona
preparazione! È
molto importante per me! Sinceramente mi stupisce il fatto che tu non
abbia
intenzione di tornare!” esclamai più decisa. Ron
mi guardò ancora.
“
Io…
tornare? Andiamo, Hermione, con mio fratello e tutto non avrai mica
pensato…
“ Ti
dirò,
avevo questa speranza, sì. Ma ormai è scemata. E
mi pento anche solo di aver
formulato questo pensiero. Ron… tu puoi aspirare a molto di
più! Non puoi ridurti
così, a fare un lavoro che non hai mai voluto…
volevi diventare un Auror, no?
Allora prendi un diploma e datti da fare!” dissi simulando
una grande
convinzione. Ron incrociò le braccia.
“ Non
stiamo
parlando di me. Stiamo parlando di te che mi lasci solo in una
situazione così.
Pensavo ci tenessi di più, tutto qua”
affermò. Riuscii a trattenere una
lacrima.
“
Anche io
pensavo che avrei avuto il tuo appoggio… ma si sbaglia, Ron.
Si sbaglia sempre”
dissi abbandonando la cucina. Raggiunsi Harry in giardino, il quale era
intento
ad osservare il cielo color porpora con un’aria pensierosa.
Appena si accorse
della mia presenza, si alzò di scatto.
“
E’
arrabbiato, vero?” chiese quasi seccato. Lo abbracciai.
“
E’ la
stessa situazione… tu, io e lui in quella maledetta
tenda… non è cambiato
niente…” dissi versando tutte le lacrime che
avevo. Harry sospirò.
“
Vedrai che
stavolta si renderà conto più velocemente di aver
sbagliato… vedrai…” affermò
con un tono apparentemente convinto. Sorrisi a compulsivamente. Non ne
era
sicuro neanche lui.
“ Ti
prego,
dimmi che non ce l’hai con me…”
sussurrai.
“
Hermione,
non ce l’ho con te. E neanche Ron. Immagino che
sarà più arrabbiato con sé stesso.
E francamente non posso dargli torto. Vedrai che tutto si
sistemerà. Tu fai
bene a tornare ad Hogwarts. Anche io, al posto tuo, avrei fatto
così” disse
sottovoce. Lo strinsi forte osservando il sole che calava. In quel
momento, non
potei fare a meno di sentirmi come lui.
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Capitolo 17 *** L'occasione ***
Pov Harry
L’ultimo
giorno di vacanza arrivò con una velocità
impressionante, portando con sé un
clima caldo e sereno, a tratti rassicurante. Era quello di cui avevo
bisogno.
Sostavo affacciato alla finestra della camera di Ginny. Potevo scorgere
Ron in
giardino, solo, forse assorto nei suoi pensieri, Hermione
dall’altro lato che
distrattamente giocava con Grattastichi, muovendo un piccolo rametto
che aveva
trovato nel giardino. Non mi sforzai neanche di cercare Ginny: sapevo
benissimo
che stava in cucina con la signora Weasley, forse ad aiutarla a
preparare il
pranzo. Vidi un gufo planare nella finestra della cucina. La Gazzetta
del
Profeta, probabilmente. Sbadigliai, stropicciandomi gli occhi. Sentii
qualcuno
che correva per le scale. Scattai verso la porta e l’aprii di
scatto. Ginny era
in piedi con in mano la Gazzetta del Profeta.
“
Harry!”
esclamò abbracciandomi con un sorriso smagliante sul volto.
“ Che
cosa…?
“ LA
GAZZETTA!” esutlò ponendo il giornale sulle mie
mani.
“ Vado
a
chiamare Ron ed Hermione! Leggi la notizia in prima pagina!”
disse mentre
scendeva velocemente le scale. Scrutai la testata. Il mio cuore
cominciò a
battere forte. Non potevo crederci. Improvvisamente, un vecchio sogno
poteva
trovare realizzazione. Poteva trovare speranza. Mi sedetti incredulo
sul letto,
ma felice come non mai. Ron ed Hermione entrarono, seguiti da Ginny.
“ Cosa
è
successo?” chiese Hermione strappandomi il giornale dalle
mani. Appena lesse il
titolo dell’articolo mi rivolse un’occhiata felice
e meravigliata. Sorrisi a
mia volta.
“
Avanti,
leggilo!” la incalzò Ron un po’ seccato.
“ Il neo Ministro della Magia, Kingsley
Shalkebolt, esattamente alle 11 e mezza di questa mattinata ha dato via
ufficialmente alla lunga serie di riforme che serviranno a rinnestare
l’ordine
nel nostro Paese, fino a qualche mese fa tiranneggiato da
Voi-Sapete-Chi. Il
Ministro ha convocato una conferenza stampa in fretta e furia,
annuanciando solennemente
il suo primo decreto ministeriale a livello sociale : chiunque abbia
partecipato alla, tra qualche anno leggendaria, Battaglia di Hogwarts,
potrà,
grazie alle prove schiaccianti della sua presenza ( un comitato
è già stato
formato per decretare ufficiosamente chi era presente e chi no), essere
automaticamente preso come apprendista presso l’Ufficio Auror
del Ministero
della Magia senza aver portato a termine il settimo e ultimo anno nella
Scuola
di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un gufo avvertià coloro
che verranno presi
in considerazione per questa grandissima opportunità
lavorativa. L’offerta sarà
valida per un anno intero. Dinnanzi a questa generosa dichiarazione del
Ministero, molti si sono domandati i motivi di ciò.
“
Ritengo” dichiara il Ministro “ che
molte gesta non siano state né riconosciute né
premiate e penso che questo sia
il modo migliore. Molti studenti anche appena maggiorenni hanno dovuto
affrontare prove e combattimenti che eguagliano quelli di molti Auror.
Essendo un
ex Auror ve lo posso confermare” dice trattenendo una piccola
risata. “ Io
voglio solo dare un’opportunità a coloro che hanno
lottato eroicamente nel
Castello. Non ci vedo nulla di male. D’altronde, molti non
vorranno continuare
a studiare e io voglio dare una possibilità anche a loro.
Alla luce anche delle
gesta di Harry Potter, ormai ufficialmente il Prescelto… (
continua a pag. 4), Harry, ma
è fantastico!” esclamò
Hermione gettando il giornale a terra e correndo ad abbracciarmi.
“ Lo
farai,
vero? Harry, è un’occasione praticamente
più unica che rara, faresti davvero
male a non accettare, poi insomma, tu sei quello che sei
e…”
“
Fallo
respirare, Hermione!” disse Ginny trattenendo una risata.
Rivolsi un’occhiata a
Ron. Era come congelato ad un lato della stanza, con gli occhi rivolti
verso il
giornale sul pavimento.
“
Io… penso
di sì… magari dopo settembre, ecco, dopo aver
sistemato… tu, Ron? Secondo te è
una buona idea?” chiesi titubante. Ovviamente mi sarebbe
piaciuto parecchio
diventare un Auror. Rientrava nella lista dei sogni che avevo dovuto
abbandonare. Primo fra tutti, il sogno di formare una famiglia con
Sirius. Ma
stavolta questo sogno era così vicino…
così tangibile, concreto… Avrei avuto il
coraggio per prenderlo? E se fosse andato tutto storto? Se non ci fossi
tagliato per quel mestiere? Un’altra delusione? Certo, con
Ron al mio fianco
sarebbe stato tutto più facile…
“ No.
Non
ora. Forse più in là. Ora devo aiutare George al
negozio” dichiarò secco.
“ Ron,
ma se
George trovasse qualcun altro… scommetto che lui stesso ti
direbbe di cogliere
al volo questa opportunità… Auror! Insomma, era
quello che volevi fare, no?”
chiese Hermione un po’ tremante. Ron annuì.
“ Hai detto
bene, Hermione. ERA. Adesso scusatemi ma ho da fare”
decretò gelido uscendo a
grandi passi dalla camera. Rivolsi un’occhiata a Hermione che
sfortunatamente
non venne assecondata. Fissava la porta dalla quale era uscito Ron, con
un’intensità
tale da mettere i brividi. Ginny sbuffò, sussurrando tra i
denti la parola “
Idiota”. Gettai un’altra occhiata al giornale. Era
davvero quello il mio
futuro?
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Capitolo 18 *** King Cross ***
Pov Ron
Il primo
settembre. Espresso per Hogwarts. Nella mia mente queste parole
aleggiavano
confuse nel morbido tepore della mia camera da letto.
Harry
dormiva beatamente accanto a me. Sbuffai. Perché doveva
sempre andarmi tutto
male? Con Hermione, per esempio… andare ad
Hogwarts… lasciarmi qui da solo,
dopo la morte di Fred… insomma, io non l’avrei mai
fatto. Sentivo delle voci
provenire dalla cucina. Mi girai su un lato, chiudendo gli occhi e
fingendo di
dormire. Sentii dei passi sulle scale. Erani leggeri. Hermione, o
Ginny. Udii
la porta aprirsi. Era Hermione, il suo profumo aveva letteralmente
invaso la
stanza. Sentii il suo sguardo sulla nuca.
“
Harry…
svegliati… Tra un’ora partiamo…
“
Her… mio…
ne?” chiese Harry intorpidito.
“
Sì, sono
io, tra poco partiamo, vestiti…” disse esitante.
Un attimo di silenzio.
“
Secondo te
vorrà venire anche lui?” domandò
titubante. Harry sospirò.
“ Non
lo so.
Ci parlo io, ok?
“ Va
bene…
vi aspettano giù per la colazione” affermò uscendo a
passi veloci dalla stanza.
“
Ron…?”
chiese Harry esitante. Finsi di fare uno sbadiglio.
“
Sì…
“ Sei
sveglio?” chiese alzandosi dal letto.
“ No,
sto
dormendo… secondo te?” sbottai un po’
irritato, comincianco ad alzarmi. Harry
sorrise un po’ malinconico.
“ Ci
vieni
alla Stazione?” domandò mentre si levava la
maglietta. Stazione. Sì, forse lì
si sarebbe resa conto di cosa mi stava facendo.
Arrivammo a
King Cross in perfetto orario. La Stazione era sempre quella, e
l’atmosfera di
dolce attesa poteva avvertirsi nell’aria.
“
Neville!”
esclamò Ginny correndo verso il nostro amico. Anche lui
ricominciava scuola.
Perfetto. La ferita sulla sua testa ancora non era guarita del tutto,
ma aveva
ripreso il colore e il peso con il quale lo ricordavo. La sua
espressione era
più tranquilla, senza Mangiamorte e Voldemort.
“ Ci
andrai
anche tu, quindi?” domandò Harry porgendo la mano
a Neville.
“
Bhè, ecco,
ci ho pensato su… insomma… mi manca
Erbologia…” sussurrò guardandosi alle
spalle. Non fu abbastanza, perché sua nonna comparve dietro
di lui fiera e
felice come non l’avevo mai vista.
“
Avete
visto il mio Neville? Tutto suo padre, io lo sapevo che prima o
poi… bhè,
d’altronde, con amici come voi, non poteva certo venire fuori
altro! Adesso
sbrigati, sennò non troverai neanche uno scompartimento
vuoto!” esclamò
spingendo delicatamente Neville verso il treno, il quale ci
scoccò un’occhiata
divertita e dispiaciuta allo stesso tempo. Vidi gli occhi di Hermione
posarsi
sul Treno, per poi riabbassarli velocemente con
un’espressione un po’ sofferente.
Che ci stesse ripensando. Una ragazza dai capelli dorati corse verso di
noi.
“
Luna!”
esclamai contento. Dopo tutto quello che era successo, ero felice di
rivederla.
“
Ciao,
Ronald” disse con quel tono sognante che tanto la
caratterizzava. Salutò anche
gli altri.
“
Quest’anno
sarà dura senza di voi, ragazzi” disse a me e a
Harry.
“
Bhè, ci
saranno sempre Hermione e Ginny, no?” dichiarai tra i denti.
Lei mi guardò
interrogativa.
“ Oh,
immagino
che anche per loro sarà dura senza di voi”
affermò andandosene frettolosamente
mentre il padre la chiamava.
“ Quel
maledetto figlio di…” cominciai. Harry mi mise una
mano sulla spalla.
“
Ormai è
passato” decretò. Abbassai la testa.
D’altronde, l’aveva fatto per Luna. Mi
vergognai profondamente.
Il Treno
stava per partire. Mamma e papà abbracciarono Ginny e
Hermione,
raccomandandogli di scrivere parecchio. George non era venuto. Percy
invece si
limitò a stringere la mano ad entrambe.
“
Ragazzi… ma
quella non è Audrey Starret?” chiese sogante
guardando una ragazza che teneva
la mano ad una bambina di circa dodici anni.
“
Chi?”
domandai.
“ La
mia
compagna di classe… Wow, insomma…
scusatemi…” disse facendosi largo tra la
folla per raggiungere quella moretta con gli occhiali.
“
Sbaglio o
Percy sta diventando un simpaticone?” domandò
Ginny ad Hermione, la quale
rispose con una delle sue risatine. Quanto era bella. Hermione
abbracciò Harry,
mentre Ginny abbracciò me.
“ Vedi
di
non fare cavolate” mi disse all’orecchio. Bene, ci
mancava solo Ginny. Non ebbi
il tempo di replicare che Ginny era tra le braccia di Harry e Hermione
stava
davanti a me. Mi fissava tristemente, con il labbro inferiore che
vibrava. MI
abbracciò, dandomi un bacio sulla guancia.
“ Ti
amo”
sussurrò, prima di salire sul treno con Ginny alle calcagna.
Restai immobile e
paralizzato a fissare il vuoto. Lei mi amava. E allora
perché mi stava
abbandonando lì? Forse non era stata lei ad abbandonare me,
ma io ad
abbandonare lei… lei si aspettava che la
seguissi… alla fine, nessuno dei due
aveva sbagliato davvero, avevamo solo pensato alla cosa migliore per il
proprio
futuro… ed effettivamente lei aveva tutte le
capacità per ottenere dei buoni
risultati nella vita… Chi ero io per tagliarle le ali? La
salutai con una mano,
vedendola attraverso il vetro del treno. Cenno che lei
ricambiò frettolosamente
e con un sorrisetto nervoso.
“
Dimmelo:
sono un dieficente” dissi ad Harry, continuando a guardarla.
“
Bhè, un
po’ sì, eh” dichiarò il mio
migliore amico salutando a sua volta Ginny
dall’altra parte del vetro.
“ Ma
pure
tu, quando aspettavi a dirmi che avevo torto?” domandai
esasperato.
“ La
prossima volta affiggo i cartelloni” concluse Harry con un
sorrisetto.
L’Espresso per Hogwarts partì. Non facemmo altro
che assistere allo spettacolo:
quel Treno stava partendo. E stava partendo senza di noi.
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Capitolo 19 *** Hogwarts come la ricordavamo ***
Pov Ginny
Salimmo sul
treno. Il tempo di accennare un saluto ai miei ed a Harry e via. Il treno
correva
lungo i binari con quel rumore tanto familiare e rassicurante. Stavamo
andando
ad Hogwarts. Alla vera Hogwarts. Senza i Carrow, senza
l’ombra di un costante
pericolo, senza tutte queste cose. Avrei avuto in classe anche Neville
e
Hermione e questo ovviamente mi riempiva il cuore di gioia. Pure Dean e
Seamus
ci sarebbero stati e questo era un bene. Neville mi riportò
alla realtà aprendo
la porta dello scompartimento.
“ Ah,
allora
siete qui! Vi ho cercato per tutto il Treno! Luna, sono qui!”
esclamò chiamando
una ragazza dietro di lui. Neville e Luna entrarono, sedendosi
rispettivamente
accanto a me e a Hermione. Rivolsi un’occhiata a Hermioene,
la quale, pur
sorridendo cordialmente, nonn riusciva a mascherare del tutto la sua
tristezza.
Ron gliela stava facendo pesare da giorni, ormai. Ma
d’altronde, che si
aspettava? Che Hermione rinunciasse al suo futuro? Fortunatamente Harry
non mi
aveva mai dato problemi su questo argomento.
“
Avete
passato una bella estate?” chiese Luna con quel suo fare
così sulle nuvole.
“ Oh,
em…
sì, direi di sì” tagliai corto
arrossendo al pensiero.
“
Hermione?”
chiese Luna.
“ Oh,
io
sono andata in Australia con…” si fermò
un secondo. “ Insomma, sono andata a
prendere i miei genitori. Ora è tutto apposto”
decretò sorridendo. Mi aspettavo
che Luna chiedesse lo stesso a Neville, ma non lo fece.
“ E
tu,
Neville? Che ci racconti?” domandai.
“
Io…”
Neville stava diventando… rosso? “ Io sono stato a
casa mia… e… bhè… sono
stato
in giro…” dichiarò cercando di
nascondere il suo tono tremante. Luna, nello
stesso tempo, abbassò gli occhi, con un sorrisetto sulle
labbra che non
lasciava tanto spazio all’immaginazione. Cercai di trattenere
le risate. Quei
due ovviamente ci stavano nascondendo qualcosa. Hermione
scoccò a Luna un’occhiata
interrogativa, ma lei non poteva conoscere i sentimenti che Luna
provava per
Neville. Forse ci arrivò verso la metà del
tragitto, quando Neville chiese
dolcemente a Luna se voleva altro succo di zucca. Infatti mi
guardò come per
dire “ Ora è tutto chiaro!”. Luna
ovviamente ci raccontò dei suoi esperimenti
nel vecchio laboratorio di sua madre e di come avesse le prove quasi
certe dell’esistenza
dei Ricciocorni Schiattosi. Neville ci illustrò le piante
che aveva
collezionato durante l’estate, esaltandole quasi fossero
persone reali. Solo Hermione si
limitava a fissare il paesaggio, forse pensando a Ron. Due o tre volte
cercai
di trascinarla nella conversazione, ma lei mi liquidava con alzatine di
spalle
e sorrisi malinconici. Le sarebbe passata con il Banchetto, ne ero
certa.
Finalmente arrivammo.
“ A
proposito, qualcuno sa chi è stato nominato
Caposcuola?” chiesi esitante.
“ Che
io
sappia, non hanno neanche preso in considerazione la cosa…
bhè, io resto
comunque il Prefetto di Grifondoro…” disse
Hermione sventolando la mano in
direzione di quelli del primo anno. A lei si unì Dean
Thomas.
“
Anche tu?”
domandai incredula.
“ A
quanto
sembra sì! Ho ricevuto la spilla insieme alla lettera!
Ragazzi, da questa
parte!” disse ai bambini. Mi avviai con Neville e Luna verso
le carrozze.
Restai meravigliata dalla quantità di gente che riusciva a
vedere i Thestral. Quando
lo dissi a Luna lei subito rispose:
“
Bhè,
almeno così le persone sapranno che non sono
pazza” con un tono tra il
divertito e il triste. Neville ci aiutò a portare i bauli
sopra le carrozze.
Con noi salì anche Romilda Vane. Strinsi i pugni.
“
Ciao!
Scusatemi, sono tutti pieni… tu!” disse con il suo
solito tono imperiale
indicando Neville.
“ MI
aiuteresti a poggiare il baule?” chiese con un tono che non
ammetteva repliche.
Partimmo.
“ Che
fine
hai fatto per tutto l’anno, Romilda?” chiesi
cercando di mantenere un tono
cordiale.
“ Oh,
sapete, io sono una Nata Babbana! Sono scappata! Sono andata in
Francia… Per un
anno… Sì, insomma, mi reputo molto
fortunata!” esclamò lanciandomi
un’occhiata
di fuoco. Neville dovette soffocare le risate. Sapevano perfettamente
della mia
ostilità con lei.
“ Tu
stai
ancora con Harry Potter?” chiese speranzosa di una mia risposta negativa.
“ Oh,
sì,
sai, mi ha chiesto di sposarlo!” replicai in tono di sfida.
Il gelo penetrò
nella carrozza. Immeditamante mi resi conto del fatto che forse quello
non era
il modo migliore per riferire ai miei amici la cosa.
“ Non
me l’avevi
detto!” esclamò Luna tutta contenta. Sorrisi tra
me e me. O forse era proprio
quello il momento migliore. Arrivammo al Castello. I bambini ancora non
erano
arrivati. Romilda Vane si allontanò sdegnata da noi, mentre
ci raggiunge
Seamus. Salimmo le familiari scale di marmo. Eravamo ad Hogwarts. La
Hogwarts
che conoscevamo bene. La nostra casa. Entrammo nella Sala Grande.
Rividi
tantissimi volti familiari: Dennis Canon, ancora triste per la morte
del
fratello, Calì Patil, con la sua amica Lavanda Brown, ancora
un po’ acciaccata
ma felice, Hannah Abbot, Susan Bones e tanti altri. Lanciai
un’occhiata al
tavolo dei professori: Vitious era sempre lì, come la
Sprite, Lumacorno, e
tanti altri. Vidi un uomo seduto al posto dove avrebbe dovuto esserci
l’insegnante
di Difesa Contro le Arti Oscure. Ma quell’uomo
era…
“
Dedalus
Lux!” esclamai sorpresa.
“ Lo
conosci?” mi chiese Neville.
“ Oh,
sì! È un
membro dell…” abbassai la voce “
Dell’Ordine della Fenice”.
Entrarono i
bambini del primo anno, accompagnati da Hagrid e Dean. Di Hermione e la
McGranitt nessuna traccia.
“
Hermione
dove…” detto fatto. Hermione si
presentò subito dopo seguita da Ernie McMillan.
Era tutta rossa in viso.
“
Hermione?”
chiesi mentre lei si accomodava sulla panca in trance.
“ Sono
stata
nominata Caposcuola. Io e Ernie. O mio Dio” disse sorridendo.
Sorrisi anche io.
“
Bhè, era
il minimo direi!” aggiunsi. Mi azzittii. La McGranitt era
salita al posto dove
stava Silente. Questo significava che…
“ La
McGranitt è diventata Preside!” esclamò
Seamus.
“ Si
dia
inizio alla Cerimonia dello Smistamento” decretò
mettendo su uno sgabbello il
Cappello Parlante. I bambini ebbero un fremito di paura quando questo
cominciò
a cantare:
“
Eccoci
qua, in un anno speciale
Risorti davvero
nel tempo ideale
Hogwarts
gioisce, fallo anche tu
Il Male al
Castello non ci sarà più.
Prima
divisi, ora uniti saremmo
E in armonia
per sempre vivremmo
Che tu sia
zelante, coraggioso,
capace o
ambizioso.
Due maghi e
due streghe Hogwarts fondarono
La
gioventù,
il bene più prezioso essi stimarono
Per Grifondoro
il coraggio è un valore,
Il quale da al
mago un grande splendore;
Per Tosca
Tassorosso
la costanza è legge,
I buoni e
gli onesti essa protegge ;
Per
Corvonero il cervello è tutto,
dell’ingegno
e dell’acume elogia il frutto;
Per
Serpeverde il nobile sangue è raro,
Il traguardo
irraggiunto è il premio più amaro.
I Quattro
Fondatori litigarono è vero,
ma il
messaggio di oggi è un messaggio sincero:
Che tu sia
spavaldo
o acuto ,
scaltro o
ben voluto,
una sola
è
la comunità
e a questa
va la più totale lealtà.
Uniti si
vince, questa è la morale
Per rendere
il mondo un posto speciale.
Orsù,
non
idugiate, fatevi Smistare!
Ma la regola
cantata sforzatevi di ricordare”
“
Dritto e
conciso, non vi pare?” chiesi a tutti. Neville
annuì alzando le spalle. Dopo che
i bambini furono Smistati, la McGranitt annunciò il
Banchetto. Stavo addentando
le mie costolette di pollo, quando vidi una cosa. Pensai che doveva
essere il
frutto della mia immaginazione. Eppure quel qualcosa si faceva sempre
più
vicino… fino a che Hermione fece cadere il suo calice,
esclamando, insieme a me
:
“
FRED!”
Spazio
Autore: Ecco... aggiornato! Allora... intanto vi chiedo scusa per
l'orribile canzone del Cappello Parlante! Mi sono sforzata il
più possibile... Poi che dire? Grazie a chi mi sta ancora
seguendo! Se possibile recensite, così posso sapere le
vostre opinioni e migliorare la storia! A presto
angelikakiki
|
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Capitolo 20 *** Il Ministro della Magia ***
Pov Harry.
Quando
tornammo alla Tana, mi affrettai a salire in camera. Edvige ancora non
era
arrivata. Gliel’avevo mandata da una settimana ormai. Io e
Ron sentimmo suonare
alla porta della Tana.
“
Kingsley!”
esclamò la signora Weasley. Mi fiondai giù per le
scale rincorso da Ron, dove
riconobbi Kingsley Shalkebolt. Mi sorrideva amichevolmente, e teneva in
mano
una pergamena.
“
Harry!
Ron! Che piacere rivedervi!” disse con quel suo tono di voce
basso e
rassicurante.
“
Signor
Ministro” affermai allungandogli la mano. Ron non
riuscì a trattenere una
risatina. E anche io dovetti sforzarmi.
“
Ragazzi,
per voi sempre e soltanto Kingsley. Molly, sono venuto per dirglielo
personalmente, una volta per tutte” dichiarò
rivolto verso la signora Weasley.
Ella serrò le labbra, quasi rassegnata.
“ Oh,
bhè…
certo… ormai sono maggiorenni… io…
sì, potete mettervi qui sul divano… io vado
in cucina a preparare il pranzo… resti con noi?”
chiese. Kingsley scosse la
testa.
“ Mi
dispiace, sarà per la prossima, Molly. Grazie
comunque” disse cordiale. La signora
Weasley, a passi lenti ma decisi, si rinchiuse in cucina. Kingsley
prese una
bel respiro.
“
Allora…
voi sapete che dopo la morte di Silente” lo scosse un fremito
“ sono ho preso
ufficialmente il comando dell’Ordine della Fenice?”
domandò.
“
Bhè… io
sì… me l’aveva detto
papà…” sussurrò Ron. Io
scossi la testa.
“
Bhè,
congratulazioni!” dissi non sapendo cosa dire. Kingsley prese
un bel respiro.
“ Oh,
è
inutile girarci intorno. Molly ovviamente mi ha ricordato di ammonirvi
e di
ricordarvi le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere sulle
vostre vite. Io,
personalmente, spero che accetterete. Vi invito ufficialmente ad
entrare
nell’Ordine della Fenice. Come membri a tutti gli effetti,
ecco. Ormai siete
maggiorenni. Non siete più ragazzini quindicenni. Avete voi
il diritto più di
altri di entrare nell’Ordine. Conosco però anche
le ripercussioni che questo
potrebbe avere. Forse potreste avere solo voglia di…
dimenticare. E in quel
caso non potrei biasimarvi. L’invito è valido
anche per Hermione. Molly vuole
che escluda Ginny dalla cosa, ma dubito che la vostra partecipazione
rimarrà un
segreto per lei” disse trattenendo un sorriso.
“
Quindi mi
vedrò costretto, forse più tardi, a proporglielo.
Voi cosa ne pensate?” chiese.
Sospirai. Ordine della Fenice. Stavolta non più Voldemort ma
i Mangiamorte che
ancora scorrazzavano per il Paese. Io volevo una vita tranquilla. Una
vita
normale, con la donna che amavo. Scoccai un’occhiata alla
cucina. Cosa avrebbe
detto la signora Weasley se io e Ginny fossiamo entrati
nell’Ordine? Che la
stavo mettendo in pericolo… Ma già lo sapevo,
Ginny ci sarebbe entrata, con o
senza di me. Forse la mia presenza sarebbe servita a
proteggerla… E poi tutti i
Weasley facevano parte dell’Ordine… ora che
Voldemort se n’era andato, la cosa
sarebbe stata più tranquilla…
“
Ron?”
chiesi guardando il mio amico con aria interrogativa. Ron
alzò le spalle.
“ Se
tu ci
stai, io ci sto. C’è tutta la mia famiglia
lì dentro” concluse. Annuii a
Kingsley.
“
Eccellente! La prossima riunione vi verrà riferita tramite
Arthur. Ora dovrei
parlare solo con te, Harry… però se vuoi che Ron
rimanga non c’è nessun
problema!” esclamò.
“
Certo che
voglio che rimanga” affermai. Ron si agitò un
pochino sul divano.
“
Intanto,
Harry, vorrei parlarti di Teddy. Andromeda ha insistito, Harry.
Andrà a vivere
con lei. Alla fine, è sua nonna. E io, personalmente,
rispetto questa
decisione. Ma essendo il suo padrino sei quasi una sorta di tutore.
Come
risolviamo la cosa?” chiese.
“
Voglio
andarlo a trovare. Parlerò io con Andromeda. Non voglio
levarglielo, voglio
solo essere un padrino presente nella vita di Teddy.
Insomma…” quello che non
ho avuto io, alla fine. Tacqui non continuando il discorso.
“
Perfetto,
questo renderà le cose più facili…
Poi… la lista che mi hai chiesto, Harry”
disse porgendomi la pergamena. Almeno duecento nomi. Minimo minimo. Mi
si gelò
il sangue nelle vene.
“ Lo
so…
sono tantissime persone… Ma vedrai che
apprezzeranno… ovviamente verrai
scortato da Hagrid. Insomma, malgrado il tuo proposito di fare
personalmente le
tue condoglianze ai parenti delle vittime sia nobile, non si sa
mai… non vorrei
che qualcuno ti incolpasse di tutto ciò, Harry”
affermò semplicemente. Ron mi
guardò interrogativo. Non gliene avevo parlato.
“
Poi…
veniamo alle scartoffie principali. Per quanto riguarda gli
Auror… ovviamente
la mia proposta non è stata accolta. Tutti i partecipanti
del settimo anno alla
guerra sono tornati ad Hogwarts. Ed è pure comprensibile,
direi. Insomma, la
gente vuole realizzare i propri sogni. E sarò sincero con
te, Harry, la
carriera di Auror non è facile. La professoressa McGranitt
mi ha raccontato che
tu puntavi su questa carriera. E pure Ron” aggiunse. Poi
abbassò la voce.
“
Vorrei che
foste accanto agli Auror, ragazzi. Mi servono persone fidate,
sarò sincero. E
insomma… vorrei che diceste sì” disse
frettolosamente. Ammisi a me stesso di averci
fantasticato parecchio. Forse pure troppo, nel corso di pochissimi
giorni. Ma
non avevo prima pensato di preferire una vita tranquilla al posto di
una
carriera difficile e pericolosa come quella dell’Auror?
Allora perché la mia
testa si riempiva di immagini gloriose, come io che stringevo la mano a
Kingsley, essendo appena promosso a Capo dell’Ufficio Auror?
Avrei potuto fare
del bene. Avevo affrontato cose peggiori di una mandria di confusi
Mangiamorte
brulicanti. Sarei stato all’altezza… no? Certo,
non avevo finito gli studi… ma
non era proprio come avevo detto io durante le riunioni
dell’ES? Che non
importa quanto uno possa aver studiato se non ha il fegato e la forza
d’animo
per agire?
“
Sì. La mia
risposta è sì. Almeno per
me…” aggiunsi guardando con la coda
dell’occhio Ron.
Era una sua scelta. Ma se solo avesse detto di sì…
“ Io
non lo
so. Per ora no. Devo pensarci” disse Ron guaardandosi le
scarpe. Kingsley
sorrise a tutti e due.
“
Grazie
davvero. Fammelo sapere presto, Ron, ci conto! Harry, ti aspetto nel
mio
ufficio lunedì alle tre… Oh, em…
domani verrà Hagrid alle due… anche con
un’autista
ovviamente… ti metto a disposizione le macchine del
Ministero, meglio… Ci
vediamo presto… oh, em… salutatemi Molly e
Arthur!” disse uscendo velocemente
dalla porta. Ron continuava a fissare il terreno. Forse era meglio non
infierire.
“ Ti
va un
panino? Insomma, volevo andarlo a preparare, se ti va te ne porto
uno”
domandai.
“
Chiedi a
mia madre di farlo, no?” disse lui frettolosamente.
“ Non mi va
di scomodarla. Dai, ci penso io” dichiarai abbozzando un
sorriso. Potevo
capirlo. Che situazione. Era il mio migliore amico, ed aveva bisogno di
me.
Spazio
Autrice: Non centra niente con Harry Potter, ma ve lo devo dire. Oggi
è la giornata contro la violenza sulle donne. La mia storia
è lunga ed articolata e non basterebbe un misero Spazio
Autrice per raccontarla. Sappiate solo che io sono stata testimone
diretto di questa realtà, fatta di sangue, violenza e
lacrime. Ve lo giuro. Molte di voi forse non hanno mai subito cose del
genere, ma spero che comunque abbiate appoggiato l'iniziativa e il
messaggio che c'è dietro. Io vi dico che da diretta
interessata, questa è una realtà che esiste, per
alcune persone, sfortunatamente, tutti i giorni della loro vita.
Aiutiamo con il nostro appoggio tutte le donne che subiscono questi
soprusi. E per voi che, come me, li avete vissuti, ricordatevi di
essere forti e coraggiose, mettendo in mostra la vostra
femminilità, che non consiste nell'indossare tacchi a
splillo o truccarsi allo specchio ogni giorno, ma nell'andare avanti
nonostante tutte le avversità. Grazie
dell'attenzione
angelikakiki
|
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Capitolo 21 *** La richiesta di Draco Malfoy ***
Pov Hermione
“ Non
riesco
a trovare il coraggio di dirlo a mamma e papà” mi
disse Ginny mentre andavamo a
Trasfigurazione. Bhè, potevo capirla, in fin dei conti: suo
fratello, deceduto
nella Battaglia di Hogwarts, era tornato sotto forma di
fantasma… insomma, non
potevo biasimarla. Ricordai per un attimo gli avvenimenti della sera
precedente: Ginny era semplicemente svenuta alla vista di Fred. Era
riuscita a
rinvenire solo grazie ad un ben piazzato “ Innerva”
della professoressa
McGranitt, anche lei scossa e stupita. Fred ci spiegò che
voleva farci una
sorpresa, e che si era nascosto dentro il bagno di Mirtilla Malcontenta
mentre
attendeva il nostro ritorno ad Hogwarts.
“
Ragazza
singolare. Ci divertiremo un mondo insieme! ” aveva
commentato non lasciando
intendere nulla di buono. Ginny in seguito gli chiese perché
era tornato,
perché non era andato avanti. In quel momento, aveva
abbassato gli occhi
pallidi e aveva risposto: “ George ancora non si è
ripreso, vero?”. Nessuno
dopo questa affermazione aveva saputo chiedere altro.
“
Insomma,
come diamine faccio a dire a George ‘ Ehi, George, ti ricordi
nostro fratello,
il tuo gemello, che abbiamo pianto per più di due mesi?
Ecco, è tornato!’? Insomma,
esiste qualcuno che può darmi una risposta?”
chiese sconsolata.
“ Non
so,
Ginny… Penso che lo dirà la McGranitt ai
tuoi… possiamo chiederglielo a
Trasfigurazione…” risposi. Forse era meglio. Meno
complicato per Ginny.
“
Sì… penso
che sia sensato…” convenne lei. Entrammo
nell’aula. Ginny si diresse
velocemente verso la McGranitt e io mi sedetti. Malgrado fossi ancora
agitata
per la questione “ Ron”, provai una calma e una
serenità che mi erano mancate
durante l’anno precedente. Un sentimento di
quotidianità, insomma,
tranquillità… Mentre aprivo il libro per
ripassare, sentii una voce alle mie
spalle.
“
Granger,
hai un momento?” sussurrò. Mi voltai. Draco Malfoy
era in piedi dietro di me.
La libertà vigiliata non faceva bene a Malfoy: era
più magro e pallido del
solito, con due grosse occhiaie che gli solcavano il viso. Nonostante
questo,
però, egli manteneva quel cipiglio fiero e sprezzante,
sebbene leggermente
attutito. Rimasi spiazzata.
“
Cosa?”
chiesi stupita.
“ Un
minuto.
Per favore” disse lui con fatica. Mi alzai di scatto.
“ Che
cosa
vuoi?” domandai seriamente curiosa.
“ Tu
parli
con Potter, no? Cioè, lo senti ancora…
“
Direi
proprio di sì.
“
Bene,
digli allora che vorrei incontrarlo. Io e lui. Da soli” mi
disse senza ironia.
“
Perché mai
dovrebbe accettare?
“
Perché ho
delle informazioni da dare solo ed esclusivamente a lui. Devo
incontrarlo da
solo. Solo io e lui… e ovviamente l’Auror che lo
scorterà. Perché immagino che
sarà così, no?” disse trattenendo un
sorrisetto debole e beffardo.
“
Hagrid lo
scorterà. Immagino.
“
Ecco…
allora io, lui e… Hagrid. Puoi dirglielo?”
domandò.
“
Perché non
glielo chiedi di persona? Scrivigli una lettera, no?
“
Io… io ci
avevo pensato…” disse lui quasi imbarazzato.
“ Ma
sarebbe
meglio che glielo dicessi tu. Puoi o no?
“
Sì. Lo
farò” affermai facendogli chiaramente capire che
la conversazione era finita.
Lui andò a sedersi, con un’aria di ferma
risoluzione sul volto. Arrivò Ginny e
si sedette vicino a me.
“ Non
sai
cosa mi ha detto la McGranitt!” sussurrò.
“ Tu
invece
non sai che mi ha detto Malfoy…” risposi gettando
un’occhiata veloce nel posto
in cui era seduto.
“ Che
cosa…?
“ Ne
parliamo dopo” tagliai corto.
Dopo la
lezione di Trasfigurazione andammo nella Sala Comune, ad esercitarci
sugli
incantesimi Mutavalore. Era un’occasione perfetta per parlare
indisturbate: il
cielo sereno e l’aria mite spingevano gli studenti a
trascorrere belle giornate
all’aria aperta, respirando a pieni polmoni quegli ultimi
residui di aria
estiva. Raccontai a Ginny quello che mi aveva detto Malfoy.
“
L’hai già
detto a Harry?
“ Gli
scriverò domani mattina” dichiarai prontamente.
Prima delle lezioni avrei fatto
un salto in Guferia. “ A te cosa ha detto la McGranitt?
“ Che
glielo
dirà tra una settimana. Prima del Ricevimento” mi
disse.
“ Cosa?
“
Già. Un
Ricevimento. Dice che vuole invitare genitori, ex insegnanti e membri
dell’Ordine per festeggiare la sconfitta di Voldemort e la
cacciata dei Carrow.
Insomma… Una cosa così. Ma penso che il vero
motivo sia per creare un’occasione
per stare tutti insieme… dopo quello che abbiamo passato
l’anno scorso…
“
Già,
Neville me l’ha detto. Immagino che non sia stato facile.
“ Bhe,
sicuramente ce la passavamo meglio di voi… Harrry ancora si
rifiuta di
raccontarmi per filo e per segno le vostre avventure
dell’anno scorso…
“ Lo
fa per
te. Lo capisco. Fidati, ci sono cose che è meglio non
sapere. Io…”
La McGranitt
fece cenno alla classe di tacere. Guardai Ginny con uno sguardo deciso.
Forse né
io, né Harry, né Ron eravamo pronti per fare i
conti con l’orrore dei nostri
ricordi.
Spazio
Autrice: Questa non è una Dramione. Non vi fate illusioni,
scusatemi, rispetto
chi la pensa diversamente da me ma davvero, non ce la faccio! Hermione
e Ron
sono perfetti insieme!!! *.*
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Capitolo 22 *** Ne era valsa la pena ***
Pov Ron
“ OH
MISERIACCIA!” urlai aprendo la busta. Harry emise un mugugno
dal letto.
“
Ron… che
ore…
“
Harry, ci
sarà un Ballo!!!
“ Un
Ballo
dove… perché? Ron, sono le cinque di mattina, che
cosa…?” mormorò
stropicciandosi gli occhi .
“ A
Hogwarts! Un Ballo! È la mia occasione, capisci???
“
No…”
replicò il mio migliore amico inforcando gli occhiali. Come
faceva a non
capire? Accesi la luce.
“
Ron… Ti
prego… oggi ho pure il colloquio con gli Auror…
“
Sì, lo so,
ma ti prego! Leggi!” esclamai porgendogli il biglietto.
“
‘ Per il
Signor Ronald Bilius Weasley:
La
informiamo che è stato formalmente invitato al
‘Ricevimento in Onore dei Caduti’
che si terrà il giorno 4 ottobre presso la Scuola di Magia e
Stregoneria di
Hogwarts. Si richiede un abito formale. Con i dovuti ossequi
La
Preside: Minerva
McGranitt’” lesse
assonnato.
Mi
guardò
con fare interrogativo.
“ Mi
hai
svegliato a quest’ora per un Ricevimento? Se vuoi sapere se
verrò penso proprio
di sì, immagino che la McGranitt l’abbia inviato
anche a me…” osservò.
“ Non
è per
questo! È un Ballo!
“ No,
è un
Ricevimento…
“
Stessa
cosa! Devo invitare Hermione!” affermai deciso.
“ Ron,
non
penso che sia necessario, non…
“
Sì che lo
è! È la mia occasione! Insomma, potrebbe
invitarla qualcun altro al posto mio!
E lei me lo potrebbe rinfacciare per tutta la vita! Così mi
perdonerà! Hai
capito ora?
“ Non
molto
veramente… ti dispiace se torno a dormire?” chiese
con uno sbadiglio.
“ Oh,
io…
no, vai, tranquillo” dissi un po’ più
calmo. Ecco qua, la soluzione… dovevo
arrivare ad Hogwarts il prima possibile. Ma come fare? Il Nottetempo!
Sì,
potevo fare così! Scrissi velocemente una lettera alla
professoressa McGranitt.
Avrei aspettato la sera, dopo le lezioni per precipitarmi nella Sala
Comune di
Grifondoro, pregando di non trovare Hermione nelle braccia di qualcun
altro. Mi
misi a letto, fantasticando sulle parole che potevo scegliere per
invitare
Hermione al Ricevimento. Mi appisolai per quelli che mi parvero istanti
e fui
svegliato da mia madre che mi diceva di alzarmi. Harry stava andando al
colloquio. Mi precipitai per le scale ancora in pigiama e lo trovai
lì, con i
capelli reduci da un mancato tentativo di mia madre di pettinarli.
“
Ehi… buona
fortuna” dissi stringendogli la mano. Mi rispose con un
sorriso nervoso, prima
di sussurrare : “ Anche a te”. Dopo che Harry
varcò la porta accompagnato da
Percy e papà, informai mamma del mio proposito di andare ad
Hogwarts. Proprio
in quel momento un gufo entrò dalla finestra della cucina.
Teneva nel becco una
lettera proveniente da Hogwarts.
“ Caro
Signor Weasley,
la tua
proposta è legittima, e sincermente non avrei motivi per
dirti di no. Il punto
è che avrei alcune notizie da dare alla tua famiglia. Volevo
aspettare il
giorno del Ricevimento, ma dopo un’attenta riflessione ho
capito di non poter
più rimandare. Vi aspetto tutti alle nove di questa sera.
Quasi dimenticavo: se
vuoi venire prima delle nove, non incorrerai in nessun dissenso. Ho
vaghi di
ricordi di alcuni tuoi apprezzamenti sulla cucina di Hogwarts e
immagino che a
nessuno dispiacerà avere un posto in più a cena.
Cordiali saluti,
La Preside,
Minerva McGranitt”
Il contenuto
della lettera era alquanto bizzarro.
“ Oh,
non
sarà niente di importante… spero”
affermò mamma mentre ripuliva il lavandino.
“ Io
ovviamente andrò prima. Ma non capisco perché
dovreste venire anche voi…”
“ Non
lo so,
caro. Mi fai un favore? Avverti con delle lettere papà e gli
altri, vorranno
anche loro fare un salto ad Hogwarts” disse. Acconsentii
scrivendo le lettere.
Mi ero
appena Smaterializzato a Londra. Troppa confusione. Mi allontanai dalla
strada
principale, dentro un vicolo. Sfoderai la bacchetta. Aspettai
pochissimi minuti
prima di vedere il Nottetempo venirmi incontro. La porta del bus si
aprì e
vidi…
“
Stan!
Allora sei stato rilasciato!
“
Benvenuto
al Nottetempo… ma ci conosciamo, roscio?” mi
chiese. Azkaban non aveva giovato
a Stan: era ancora più magro di come me lo ricordavo, il suo
volto sembrava un
teschio ricoperto di pelle.
“ Sono
l’amico di Harry Potter…” dissi tra i
denti, quasi dispiaciuto.
“ Ehi,
Ernie, hai sentito questo qui? Dice di essere amico di Harry Potter!
Due volte
è salito qui sopra, eh? Gli affari vanno a gonfie
vele…” rispose un po’
confuso. Mi aiutò a salire portandomi la valigia.
“ Ti
hanno
fatto il processo, quindi?” chiesi mente mi accomodavo e gli
porgevo i falci.
“ Eh?
Da
dove?… non capisco…” disse confuso.
Ernie tossì rumorosamente. Forse un po’
troppo. Gli altri passeggeri mi scoccarono un’occhiata piena
di spiegazioni
silenziose. Guardai gli occhi di Stan. Erano sinceramente curiosi e
confusi.
Decisi di lasciar perdere.
“
Dovrei
andare ad Hogwarts… quante fermate mancano?”
chiesi.
“ Due
fermate. Per quanto riguarda i soldi…
“
Sì, me le
ricordo le tariffe!” disse porgendeogli i falci. Le porte si
chiusero e il bus
scatto in avanti con tale velocità da farmi cadere sul
sedere.
“ Non
si può
rallentare questo coso?
“
Prova a
dirlo a Ernie! Da quando sono tornato dalla vacanza in Romania guida
ancora
peggio! Sai, roscio che ho conosciuto le mogli di Dracula? Che
storia…” affermò
sorridendo. L’autobus si fermò di colpo. Eravamo
arrivati in un boschetto
rigoglioso e una vecchia fattucchiera aveva proprio la bacchetta tesa
davanti a
lei. Stan si allontanò per andarla ad aiutare a portare le
valigie sopra il
bus. Un mago barbuto che prima era affacciato al finestrino mi si
avvicinò.
“ Stan
non
si ricorda niente della sua permanenza ad Azkaban. Alla fine si
è scoperto che
era solo il frutto di un Imperio mal assestato. Ma la sua mente era
stravolta.
L’unico modo per farlo riprendere era quello di cancellare i
suoi ricordi. E
così, il vecchio Ernie ci ha avvisato… di
insomma… non ricordargli tutto e
subito!” concluse.
“
Capisco…
bhè, poco male per lui direi! Insomma… sarebbe
bello poter cancellare i brutti
ricordi…” commentai pensando a Fred. Scacciai
immediatamente quel brutto
pensiero. Intravidi Hogwarts dal finestrino. Casa. Ancora mezza
scassata dopo
la Battaglia, ma integra del suo vecchio splendore. Scesi
dall’autobus e mi
avviai.
“
Professoressa McGranitt!
“
Signor
Weasley… lieta di vederti… Tutti i ragazzi stanno
a cena, ti consiglierei di
andarci anche tu, oggi servono il budino” dichiarò
sbrigativa. L’avevo appena
incrociata nel corridoio.
“
Sì, ma non
mi doveva dire una cosa importante? Ho chiesto a Gazza dove avrei
potuto
incontrarla. Lei si fermò e mi guardò con fare
quasi amorevole.
“
Aspetterò
Molly per comunicarvi… l’accaduto. Niente di
grave, comunque!” aggiunse
rincuorandomi. “ Perdonami Weasley, ma ho dei compiti del
terzo anno da
correggere… con permesso!” disse andandosene. Mi
avviai verso la Sala Grande.
Spalancai le
porte della Sala. La metà delle teste si girarono ad
osservarmi. Poco
importava. Sentii dei sussurri. Non mi importava neanche di questo.
Hermione. I
miei occhi percorsero il tavolo dei Grifondoro. Eccola lì:
seduta accanto a
Ginny e a Neville, intenta nel correggere a Neville una pergamena.
Probabilmente erano i compiti di Pozioni. Non mi avevano notato.
Avanzai
lentamente per la Sala Grande. Sapevo quello che dovevo fare. E
nonostante
fosse imbarazzante… dovevo farlo comunque. Hermione se lo
meritava. Ed io ero
stato uno stupido. Ormai sentivo sulla mia nuca tutti gli sguardi della
Sala
Grande. Con la coda dell’occhio vidi Malfoy seduto al tavolo
dei Serpeverde
sussurrare qualcosa all’orecchio del suo amico. Ma io ero
concentrato su
Hermione. Le arrivai alle spalle. Neville fu più veloce ad
accorgersi di me.
“
Ron!”
gridò. La Sala Grande si ammutolì. Hermione volse
letamente la testa. Mi guardò
come se avesse visto un fantasma, sorpresa e incapace di aprire bocca.
Mi
inginocchiai.
“
Hermione,
vuoi venire al Ballo con me?” chiesi. Hermione mi
guardò spaesata.
“ Ron,
che
cosa…
“ Vuoi
venire o no?
“ Al
Ricevimento, vuoi dire?
“
Sì.
“ Ma
… non
bisogna andarci accompagnati…
“ Fa
lo
stesso. Vuoi venire con me?” domandai. Ginny nel frattempo mi
fissava allibita,
ma terribilmente soddisfatta.
“
Io… certo
che vengo con te!” disse Hermione con un sorriso gigante. Mi
alzai in piedi.
“ Oh,
em…
bene!
Silenzio.
Neville si alzò in piedi, battendo le mani.
“ Bravo!”
cominciò a urlare. In un batter d’occhio tutti lo
stavano imitando. Abbracciai
Hermione. Ne era proprio valsa la pena.
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