My amazing holiday

di _pinguinoviola_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** As long as you love me ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


fan fiction

Era estate, avevamo appena finito gli esami di maturità e finalmente io e le mie amiche Chiara e Arianna dovevamo partire per New York e Miami : ero emozionatissima. Arrivati all’aeroporto abbiamo fatto il check-in e siamo partite. Durante il viaggio ho ascoltato le canzoni di Justin mentre le mie amiche (non beliebers) hanno letto un libro e guardato dei film. Quando siamo arrivate all’aeroporto di New York abbiamo noleggiato una macchina e siamo andate a sistemare i bagagli all’hotel. 

I primi tre giorni abbiamo girato la città e mi sono divertita molto perché ero con le mie migliori amiche. Poi, il quarto giorno, accadde l’inaspettato: Bieber si esibiva Madison Square Garden. Noi naturalmente eravamo senza biglietti perché vedere il concerto non era nel nostro programma, dato che l’unica belieber ero io; dopo aver miracolosamente convinto le mie amiche ad andarlo a vedere, ho cercato di trovare i biglietti ma era ormai troppo tardi. Io ho detto loro che potevamo tentare di trovarli andando vicino al MSG perché prima dei suoi concerti, di solito,  Justin regala i biglietti ad alcune fan che non li hanno e così abbiamo fatto.

Erano ormai le 7 di sera e avevo perso le speranze quando ad un certo punto vidi Scooter che gridava: “Avete i biglietti per il concerto?”

ed io: “Noi non li abbiamo !!”

“Perfetto!! Questi sono gli ultimi rimasti per la terza fila, seguitemi che il concerto  sta per cominciare!”

Già ero felicissima di aver trovato i biglietti per il concerto ma, per me, la parte migliore della serata doveva ancora arrivare. Quando fu il momento di One less lonely girl, arrivò uno dello staff di Justin che mi prese per un braccio e mi disse: “sei la OLLG di stasera!” io stavo piangendo di gioia e appena salii sul palco, vidi Justin che si avvicinava a me con la corona di rose. Mi sedetti sullo sgabello e ancora non credevo a quello che stava succedendo. Finita la canzone Justin mi abbracciò.

Tornammo in hotel, misi il pigiama, poi cercai di dormire ma rimasi sveglia tutta la notte...Quella sera avevo passato troppe emozioni per riuscire ad addormentarmi.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


fan fiction Il giorno dopo io e le mie amiche stavamo passeggiando per le vie centrali di New York quando ad un certo punto mi scontrai con un ragazzo e , visto che avevo in mano lo Starbucks, glielo rovesciai addosso.

“Oddio! Scusa, non volevo! Mi dispiace tanto” dissi

“Non ti preoccupare, capita” sorrise

“Ma…tu sei Justin Bieber?”

“Sì sono io. Ti ho già vista per caso?”

“Sì, ero la one less lonely girl di ieri sera”

“Ah ecco!”

“Lo so che non sembra il momento adatto, ma potresti farmi un autografo, per favore? “ iniziai a cercare una penna nella mia borsa

“Posso fare di meglio”

Mi prese il braccio e mi scrisse un numero di cellulare, poi mi disse: “Credo che adesso dovresti darmi il tuo, no?”

Rimasi shoccata dal suo comportamento ma glielo dissi comunque, poi ci salutammo e continuammo la passeggiata.

Appena entrate in un negozio, Arianna mi disse: “Hai fatto colpo Angy!”

“Ma che dici? Avrà fatto così solo per sembrare gentile, chissà di chi è quel numero”

“Non hai visto come ti guardava prima? Si vedeva che stava sbavando”

“Taci!”

---------

La sera squillò il mio cellulare: era Justin.

“Pronto?” dissi con voce tremante

“Ciao! Come stai?”

“Bene tu?”

“Alla grande! Stasera sei libera?”

“Cosa?!”

“Insomma…vuoi uscire con me, a cena, intendo…”

“No, cioè sì, però…aspetta fammi organizzare il discorso mentalmente”

“Ok”

Feci un respiro profondo, poi dissi “Allora, io vengo con te solo se ci sono anche le mie amiche”

“Va bene, ti passo a prendere alle 8”

“Ok ciao”

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La serata passò in fretta e mi divertii tantissimo.

Justin ci riportò in hotel. Eravamo rimasti da soli in macchina, poiché Chiara e Arianna erano già scese.

Io ero seduta davanti e mi faceva uno stano effetto essergli così vicina.

Avrei voluto rimanere lì e guardarlo per ore, era bellissimo, ma decisi che non era il caso, così, interrompendo anche il lungo silenzio imbarazzante che c’era tra noi due, dissi: “grazie di tutto, devo andare, sai mi aspettano”

“grazie a te di essere venuta”

Stavo per aprire la portiera quando mi afferrò per un braccio dicendo: “Ho un’ultima domanda da farti…” fece una pausa “c-can i be your boyfriend?”

Presumo che dissi di sì perché si avvicinò  lentamente a me, mi fissò negli occhi scostandomi dolcemente con una mano  una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi baciò. Chiusi gli occhi e quando li riaprii, lui era ancora di fronte a me. Il mio sogno ora era diventato realtà, non riuscivo a crederci, ero senza parole.

Rimasi in silenzio per un attimo, fissandolo poi, balbettando per l’emozione dissi “è stato il bacio più bello della mia vita, spero di rivederti presto” scesi dalla macchina e andai in hotel. Appena chiusi lo sportello sentii vibrare il mio cellulare, lo presi e vidi che avevo un nuovo messaggio: me lo aveva mandato Justin; c’era scritto “i already miss u <3 “.

me too <3” risposi io.

Le mie amiche mi aspettavano all’ingesso dell’hotel. Quando mi videro  dissero: “Perché ci hai messo tanto?”

“Abbiamo… parlato, ecco”

“Non credo che sia successo solo questo”

“Cosa state insinuando?”

“Primo: sei felicemente sconvolta, secondo: hai il rossetto sbavato, quindi presumo che, come minimo, lo hai baciato”

“ Va bene lo ammetto! cioè…è stato lui a baciare me, non il contrario, chiariamolo!”

“Ahhh! Visto che avevo ragione io? Cos’ho detto stamattina?”

“Che avevo fatto colpo su di lui!”

“Esatto! Io non sbaglio mai” rise

.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


fan fiction

Il giorno seguente lo incontrammo di nuovo all’aeroporto e gli dissi: “ciao tesoro! Come stai?”

“bene te?”

“bene anche io, solo che mi dispiace che tu non possa venire a Miami con noi…Ci saremmo divertiti tantissimo!”

“lo so però è anche vero che devo rivedere i miei amici…ma il mio numero ce l’hai puoi chiamarmi quando vuoi!”

 Mentre dicevo queste parole stavo piangendo perché volevo che Justin restasse con me, ma quando lui disse: “se vuoi ti compro il biglietto per il Canada e vieni con me, così te li presento!”

 gli risposi: “sarebbe fantastico! Ma proprio non posso..”

“allora ci sentiamo”

Ci baciammo di nuovo poi mi mise un braccio intorno al collo e aspettammo il nostro volo.

Appena arrivate a Miami corremmo subito in spiaggia e alla sera facemmo festa in tre locali diversi. Così per i primi tre giorni.

La mattina del quarto giorno  eravamo ancora sballate e non mi ricordavo niente di quello che era successo, e lo stesso Chiara e Arianna.

Subito dopo pranzo andammo in spiaggia e verso le 17 squillò il cellulare: era Justin.

“ciao amore! Ti diverti a Miami?”

“si pure troppo!”

“devo venire a controllare?”

“no…per caso non ti fidi ?”

“eh sai…”

“andiamo!! Quando ci rivediamo?”

“presto” e riattaccò.

All’ora di cena Justin mi richiamò per sapere dove mi trovavo e gli dissi che ero a Miami Beach.

Poco dopo la telefonata lo vidi arrivare in una Lamborghini  bianca seguita da un’altra arancione, dalla quale scesero Chaz, Ryan e Alfredo.

Non sapevo cosa pensare poiché mi aveva colto di sorpresa, ma lui mi disse: “hey baby andiamo a fare un giro?”

“certo! Andiamo ragazze !”

Così io e le mie amiche entrammo in macchina con Justin e ci dirigemmo verso un locale in cui ci sarebbe stato uno schiuma party.

Prima di scendere lo abbracciai e gli sussurrai in un orecchio : “ti amo tanto!” e lui: “io di più!”.

Fortunatamente riuscimmo a entrare e dentro il locale c’era un sacco di gente. Justin e i suoi amici andarono al bar a prendere un drink ma, visto che c’era tanta gente, noi non aspettammo che tornassero. Quando sono tornati avevano dei bicchieri enormi con dei cocktail tutti colorati.

 Anche se all’inizio non volevamo, alla fine li abbiamo assaggiati e devo dire che erano veramente da sballo. Dopo un’oretta è iniziato lo schiuma party e…

Mi svegliai in una camera d’albergo di lusso e Justin stava suonando la chitarra così gli ho detto: “puoi fare più piano mi fa male la testa… ma quanti gradi erano i drink di ieri?”

“ scusa tesoro… comunque non lo so di preciso…” e mi baciò sulla fronte.

“non mi ricordo niente di ieri sera, a parte che siamo andati dentro il locale e c’era lo schiuma party dopo che è successo?”

“allora…in breve tu e le tue amiche dopo che avete bevuto 2 drink avete iniziato a sclerare però lo schiuma party l’abbiamo fatto lo stesso e quando è finito vi abbiamo accompagnato all’albergo fine della storia.”

“ credo che sia stato divertente ma…cosa intendi per ‘abbiamo sclerato’? ”

“per ‘avete sclerato’ intendo urlare put your hands up! E cantare”

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


fan fiction

Era arrivato il momento della partenza così andammo tutti quanti all’aeroporto di Miami.

le mie amiche salutarono Justin soltanto con un abbraccio ma io non volevo limitarmi a questo così lo presi da parte e con le lacrime agli occhi gli dissi: “mi mancherai così tanto…ho passato i momenti più belli della mia vita con te e non so se ci rivedremo ancora! Come farò senza di te?”

“non ti preoccupare” mi rispose asciugandomi una lacrima “non sarà certo un oceano che fermerà il nostro amore “ e mi sorrise.

In quel momento chiamarono il mio volo così ci baciammo per l’ultima volta, poi lo abbracciai e gli inzuppai la maglietta di lacrime e per sdrammatizzare mi disse: “Ehi smetti di piangere altrimenti quando torno in Canada si sarà formato il sesto lago!! (nella regione dei grandi laghi a confine con gli USA)”

“grazie di tutto” e gli diedi un bacio a stampo; poi andai via perché il nostro volo stava per partire.

Per tutto il viaggio riguardai le foto che avevamo fatto insieme. Non parlai nemmeno con le mie amiche, che cercavano di consolarmi e passai  tutto il tempo a ripensare a quella favolosa vacanza.

Verso l’ora di pranzo atterrammo all’aeroporto di Roma così mangiammo in autogrill poi proseguimmo il viaggio fino a casa.

Anche lì rimasi in silenzio e l’unica parola che dissi fu un ‘ciao’ smorto quando accompagnammo le mie amiche a casa.

Quando arrivai a casa mia, appoggiai  le valigie a terra, andai subito in camera mia e cominciai a piangere di nuovo. Ero appena tornata ma già mi mancava da morire e mi chiesi cosa avrei fatto tutti quei giorni senza sentire la sua voce, i suoi scherzi idioti, le sue mani nelle mie, ma soprattutto mi mancavano i suoi baci. Me li ricordavo tutti, uno ad uno e mentre ci ripensavo mi sembrava di rivivere di nuovo quei fantastici momenti.

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Era arrivato il primo marzo. Il compleanno di Justin, il mio idolo, il mio ragazzo, il mio tutto.

Era il suo ventunesimo compleanno e avevo deciso di fargli una festa indimenticabile.

La festa si sarebbe svolta in uno dei locali più glamour e swag di Los Angeles, la mia città preferita.

Scooter si occupò della location e degli invitati, mentre io pensai alla torta e al regalo.

Justin non sapeva niente, né della festa né della mia presenza, infatti gli avevo fatto credere che non sarei venuta.

La festa iniziò verso le 10 di sera e per me era dura stare “dietro le quinte” mentre gli altri si divertivano. Il mio momento fu a mezzanotte, quando Fredo  gli tirò una torta in faccia. Io andai verso Justin e gli urlai “buon compleanno amore!”

“ma non mi avevi detto che non potevi venire?” rispose lui incredulo

“era tutto programmato! E…comunque ti è rimasta un po’ di torta qui”  indicai il suo labbro inferiore e lo baciai.

Andai a prendere il regalo e glielo portai; dissi: “avanti apri, è un pensiero da parte mia”

Justin aprì il pacco e mi guardò con un’espressione che era un misto di stupore e delusione, non sapeva come reagire. “ehm...grazie ma che ci dovrei fare ?”

Arrivò Scooter, che stava al gioco, e disse: “wow! Un dizionario di italiano! Dovrai metterti a studiare!”

“eh già!” dissi io

“no vi prego! Non voglio studiare!” replicò Justin

“però è anche vero che qualche parola devi saperla!”

“ma io infatti la so qualche parola, insomma quelle utili..”

“vabbè domani ti interrogo!”

Scooter urlò: “ragazzi fate entrare la torta!”

Era una torta enorme a forma di pinguino viola che teneva una bandiera canadese circondato da miniature di  tutte le cose che piacevano a Justin.

“oh mio Dio! Ma è bellissima! L’hai scelta tu?”

“sì! Sono contenta che ti piaccia!” gli diedi un bacio sulla guancia

“speriamo che sia anche buona”

“non ti preoccupare, sarà buonissima!”

Dopo aver mangiato la torta, portai Justin fuori dal locale, ma prima di uscire gli dissi

“qui fuori c’è il tuo regalo di compleanno; visto che stiamo andando fuori probabilmente ti sei già fatto un’idea di quello che possa essere, però devi farmi una promessa: lascia il regalo così com’è.”

“va bene lo prometto”

Gli avevamo regalato una Lamborghini. Avevo scelto io le modifiche da fare alla West Coast Customs e volevo che rimanessero intatte.

Era viola con le portiere (quelle che si aprono all’insù), i cerchioni con gli Swarovski, mentre  per

 l’ interno avevo scelto i sedili di pelle bianca con le cuciture viola, in più avevo fatto mettere dei led colorati e delle casse nel bagagliaio.

Appena Justin la vide disse: “ grazie ragazzi! è stupenda! Ma veramente è mia? si diresse verso la macchina e iniziò a toccarla.

“certo che è tua!”

“posso farci un giro!”

“solo se posso venire anche io!”

“va bene! Dai sali!”

 mi portò a casa sua. Quando arrivammo si aprì un cancello, percorremmo un vialetto, poi Justin andò a parcheggiare la macchina nel suo garage.

Mi accompagnò  alla porta e prima di entrare mi disse: “a lei l’onore!. Posai la mia  mano tremante sulla maniglia della porta. Quando la aprii ero senza parole, non credevo ai miei occhi: era la casa più bella che avessi mai visto. Assomigliava a quelle che si vedono su Teen cribs , però questa era speciale.

Le stanze erano enormi, c’erano la piscina sia dentro che fuori, un cinema privato, un salone con camino stile baita e divano con massaggio incluso, sala giochi con al centro un tavolo da biliardo, un campo da basket e delle camere extra lussuose.

Quanto avrei desiderato vivere lì!

ormai era tardi, ma non resistevo. Andai in giardino e mi tuffai in piscina, urlando, e tenendo Justin per mano.

Gli dissi: “Justin è un posto bellissimo! Grazie di avermici portato”  lo baciai e gli passai le mani tra i capelli

“Figurati! Però il bagno in piscina era davvero necessario?”

“sì”

Eravamo a bordo piscina, uno di fronte all’altro e ci fissavamo negli occhi. Mi disse: “sei bellissima”, poi mi mise le braccia intorno alla vita, mi strinse a sé e mi baciò.

 Quando uscimmo dalla piscina Justin si mise a correre tenendomi per mano e mi portò in camera sua: c’erano sparsi molti premi come Video music award o EMA e attaccati alle pareti riconoscimenti per dischi d’oro e di platino.

Mi prese in braccio e mi lasciò cadere sul letto. Si mise di fianco a me, poi mi baciò intensamente.

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La mattina seguente mi svegliai ancora abbracciata a lui; avevo il sole sugli occhi per via delle portefinestre. Gli passai un dito sulle labbra e gli diedi un bacio sulla fronte. Justin sorrise, poi si svegliò e gli dissi: “vado ad asciugarmi i capelli, sono ancora bagnati da ieri, tu resta qui torno tra poco”

“va bene tesoro”

Così andai in bagno per asciugarmi i capelli e quando ebbi finito tornai in camera, ma Justin non c’era più.  Presi una felpa dal suo armadio e decisi di andare a vedere se era di sotto; lo trovai in cucina, ancora in canottiera, che cercava di preparare la colazione.

 Mentre mi dirigevo verso di lui gli urlai:“hey ma non ti avevo detto di aspettarmi in camera?” lo abbracciai da dietro.

“sì ma volevo farti una sorpresa, a quanto pare non ci sono riuscito”

“volevi portarmi la colazione a letto?”

“sì”

“che dolce che sei!” lo baciai sulla spalla.

“visto che sei qui potresti darmi una mano?”

“lo sapevo che l’avresti detto! Comunque va bene!”

 Presi un biscotto da una confezione appoggiata sul tavolo e mi sedetti sul piano di marmo vicino ai fornelli.

“credo che sarebbe meglio preparare il pranzo invece della colazione, guarda che ore sono …” dissi

“stai mangiando un biscotto?”

“ sì, non posso? Ho fame…”

“fai come vuoi”

Justin si girò verso l’orologio: era quasi l’una.

“come al solito hai ragione” si avvicinò a me per baciarmi, ma lo fermai“ Hey sta attento ti stanno bruciando le uova!” gli urlai.

“oh mio Dio!” spense di colpo il fornello “dai sono ancora commestibili”

“speriamo! C’è solo questo per pranzo?”

“per il momento sì, ma se mi aiuti potrei fare anche qualcos’altro”

Scesi dal piano di marmo e guardai in frigo “ne dubito” risposi “il frigo è vuoto”

“allora usciamo e prendiamo qualcosa ok?”

“va bene”

In quel momento squillò il cellulare di Justin e lui rispose;

“Hey amico come va?” disse “perfetto!...che devo prendere?...ok a dopo” e concluse la telefonata.

“chi era?” dissi mettendo le uova nel piatto

“Lil Twist, ha detto che stasera porta un po’ di gente. Ci divertiremo vedrai”

“ma viene a casa nostra? Scusa, volevo dire a casa tua…” giocherellai nervosamente con una ciocca di capelli.

“casa nostra va benissimo” mi baciò dolcemente “comunque viene qui da noi, credo che ci saranno parecchie persone…”

“ok…”

Non ero molto entusiasta all’idea che venisse Lil Twist a casa di Justin, dopo tutti i gossip che avevo sentito su di lui avevo capito che non era una persona molto affidabile, ma speravo di sbagliarmi.

“non usciamo?” chiesi

“sì, più tardi devo prendere delle cose per stasera”

“e il pranzo?”

“ordinerò una pizza”

“come al solito” dissi con la bocca piena.

“dai se vuoi possiamo cucinare per stasera, ti va?”

“solo se decido io”

“affare fatto!”

“lo sapevo che avresti detto di sì! Sei il miglior idolo e fidanzato del mondo!” lo abbracciai e gli diedi un bacio a stampo.

Verso le 4 andammo in un supermercato a prendere le cose per cena e qualche bottiglia per la festa. Sembravamo due sospettati, eravamo incappucciati, indossavamo gli occhiali da sole e i paparazzi seguivano ogni nostro movimento. Per cercare di sfuggire ai loro flash Justin guidò come un matto, sembrava di essere in un film d’azione.

Mentre entrammo in casa Justin mi chiese: ” allora che cuciniamo stasera?”

“mmm…pasta!”

“con cosa?”

“non lo so… alla fine Fredo cena con noi?”

“si si arriva alle 8”

“ok “

Arrivati a casa, sistemammo la spesa e iniziammo a cucinare.

Justin stava preparando l’insalata di pollo mentre io mi occupavo della pasta.

Stavo tagliando i pomodori a cubetti quando Justin mi appoggiò le mani sulle spalle.

“oddio! Mi hai spaventata! Potrei farmi male o farti male con questo coltello!”

“scusa tesoro” mi baciò sulla guancia

“va bene sei perdonato” appoggiai la mia mano sulla sua.

“ma stai bene? Stai sanguinando”

“dove?”

“sul dito! Ti sei tagliata”

“è colpa tua!” mi sciacquai le mani e mi tamponai la ferita con un fazzoletto

“dai non te la prendere! Non è grave”

“lo spero per te!”

“ti vado a prendere un cerotto”

Mi medicò la ferita e mi baciò il dito.

“grazie” dissi

“figurati, per così poco!”

Mi prese in braccio e mi portò sul divano poi mi baciò.

“non adesso Justin”

“e perché no?” rise.

Era bellissimo quando sorrideva, mi metteva di buon umore; forse era perché ho un debole per le fossette che  gli si accentuavano sulle guance o forse perché, semplicemente, ero pazza di lui.

“primo perché c’è la cena sul fuoco, secondo c’è Fredo fuori casa, sarebbe meglio farlo entrare”

“davvero?”

“guarda se non ci credi!”

“ho capito, gli apro…”

Raggiunsi Justin alla porta e Fredo mi abbracciò. Ero felice di vederlo, mi era mancato.

“allora è pronta la cena?” disse

“veramente siamo un po’ indietro, piccolo incidente” risposi mostrandogli il dito ferito

“siete sicuri che sia solo per quello?”

“che intendi?” disse Justin

“amico, vi ho visto prima sul divano”

“ci hai spiati?”

“diamine no! Non è colpa mia se hai una casa open space!”

“dai muoviti ci serve una mano!” e lo trascinammo in cucina

“va bene”

Mentre cucinavamo Justin ogni tanto mi baciava o mi abbracciava. Per le 9 era tutto pronto, così cenammo e aspettammo l’arrivo degli ospiti.

Io e Justin c’eravamo cambiati; io indossavo un vestito rosa shocking fino al ginocchio e delle scarpe col tacco nere mentre lui aveva una canottiera attillata e dei jeans, ovviamente a vita bassa.

Per le 11 e un quarto erano arrivati tutti. Saranno state circa 80 persone.

 La festa stava andando bene, dj Tay James metteva la musica, tutti si divertivano e c’erano drink a volontà.

Justin era rimasto quasi sobrio invece io  ero già andata dopo una mezz’oretta.

Justin era sempre in pista a ballare, mentre io lo raggiungevo solo durante le canzoni che mi piacevano. Ad un certo punto il dj mise ‘That power’ e subito mi avvicinai a Justin per ballare;

era tutto sudato, gli passai le mani tra i capelli e gli toccai gli addominali scolpiti.  Durante la canzone, Justin mi baciò sul collo e sulla bocca, ricambiando le attenzioni ricevute. la maggior parte della gente ci guardava e commentava sorridendo.

La serata passò in fretta, ma non la ricordai fino a quando non svanì l’effetto della sbornia.

Mi svegliai in bagno, sdraiata per terra, Justin era accanto a me che dormiva. Credo che mi sia stato vicino tutto il tempo mentre vomitavo.

Mi feci una doccia e mi buttai sul letto, addormentandomi di colpo.

Quando aprii gli occhi c’era Justin che si stava vestendo, credo che si fosse appena fatto la doccia.

“che ore sono?” domandai ancora addormentata

“ah finalmente ti sei alzata! Per tua informazione sono le 5 di pomeriggio” disse infilandosi la maglietta.

“che programmi hai per la serata?”

“niente di particolare e sinceramente non mi sembri molto propensa per andare fuori”

“quindi?”

“semplice: restiamo a casa tranquilli e beati”

“ok”

Il giorno dopo dovetti tornare a casa, ma non ero molto triste perché sapevo che l’avrei rivisto dopo un mese.

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Capitolo 5
*** As long as you love me ***


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 Era il 13 aprile, giorno del mio compleanno. Avevo deciso di non fare una festa stravagante, solo una cena con i miei amici per poi andare in discoteca.

Ero molto impaziente per l’arrivo di Justin, anche perché non era potuto essere presente alla mia festa.

Arrivò di lunedì mattina e quando parcheggiò davanti casa mia stavo ancora dormendo, ma appena sentii il motore della macchina mi svegliai e gli corsi incontro, anche se ero in pigiama e con le pantofole ai piedi.

Mi abbracciò e mi baciò poi mi disse: “hai fatto tardi ieri sera?”

“sì…si vede?”

“non molto, è andato tutto bene?”

“sì sì, però se c’eri tu…”

“lo so! Solo che non potevo rimandare, mi dispiace tanto. Sarebbe piaciuto anche a me, davvero”

“dai entriamo”

Mi vestii, poi gli chiesi: “senti…io volevo tatuarmi una frase di As long as you love me sull’avambraccio e  voglio che tu mi accompagni…”

“adesso?”

“sì. ti può andar bene?”

“beh, penso di sì. Però sei sicura al 100 % ??”

“ sì, perché non dovrei?”

Io feci colazione, poi andai con Justin a farmi il tatuaggio.

Ero nervosa perché sapevo che avrebbe fatto male, quindi per tutto il tempo strinsi la  sua mano. “come va?” disse lui

“insomma…sono stata meglio! Comunque posso resistere”

“ne sono sicuro!” mi diede un bacio sulla guancia.

Noi stavamo parlando in inglese, così la tatuatrice mi disse: “il tuo fidanzato è inglese?”

“no scherzi! È canadese”

“capito… l’hai scelto lontano!”

“eh sì, ma è da quando ero piccola che volevo avere un fidanzato canadese o americano”

“wow! Da quanto state insieme?”

“ormai sono un paio d’anni”

“mamma mia! Ma come fate? “

“sai, è difficile perché stiamo lontani molto tempo, però quel poco che riusciamo a stare insieme cerchiamo di renderlo il più bello possibile”

“ci credo! Ma perché hai deciso di farti questo tatuaggio?”

“perché lui è un cantante e questa è una frase di una sua canzone, è molto importante per me”

“siete molto innamorati voi due, non è vero?”

“sì! Si vede?”

“abbastanza”

Quando ebbi finito, mi guardai il tatuaggio e dissi: “wow! Ma è stupendo! Guarda Justin! Mi piace tantissimo!”

“hai ragione è veramente bello” rispose lui

Tornammo a casa mia e trovai i miei genitori che stavano portando su il divano, infatti mi ero trasferita da poco in un piccolo appartamento vicino casa dei miei e dovevo ancora finire di arredarlo.

“dove siete stati tutta la mattina?” chiese mia madre

“in giro…” risposi io

“dai aiutateci che manca ancora l’armadio”

“va bene”

Stavamo per andare di sotto, quando mia madre mi disse: “aspetta un po’, vieni qui!”

“perché?”

“che hai fatto al braccio? Fammi vedere!”

“ma niente…”

Mi prese il braccio con violenza  “e questo lo chiami ‘niente’?!”

“mamma è solo un tatuaggio!”

“ma perché non mi hai avvertita?”

“perché sapevo che avresti detto di no, così ho fatto da sola”

“è lui che ti ha accompagnato, vero?” indicò Justin.

“sì, ma che c’entra?”

“beh, c’entra eccome! Sono sicura che se lui ti avesse detto di no, tu non l’avresti fatto!”

“non è vero”

“andiamo, lo sappiamo tutti che non muovi un dito senza di Justin! non devi vederlo mai più, ti porta sulla cattiva strada”

 “ non è vero! E poi anche se fosse? Ormai ho la mia vita, sono maggiorenne! Faccio quello che voglio!”

“non rispondermi così un’altra volta!”

“allora sai che faccio? Vado via e non mi vedi più! Hai capito? Un’altra cosa…lui viene con me!”

Andai via di corsa, sbattei la porta, scesi le scale e andai in macchina.

Justin mi stava seguendo e mi bussò sul finestrino. Lo feci salire e gli spiegai la situazione; gli dissi:

” non ce la faccio più! Voglio andarmene da qui, voglio venire via con te, voglio…”

Mi interruppe “ tesoro calmati, ragioniamo insieme” mi prese le mani tra le sue.

“NO. È da un po’ che ci penso, voglio farlo.”

“ma è una cosa lunga, ci vuole del tempo per organizzarla, noi non lo abbiamo, parto tra tre giorni”

“perfetto! Devo solo preparare un po’ di cose”

“e i documenti? Come la mettiamo?”

“ci arrangeremo”

“non si può!”

“allora che aspetti? Aiutami ca***o!”

“come faccio?”

“non lo so! Devo avere tutti i documenti in regola e tutte quelle robe lì entro tre giorni, però mi sa che è impossibile…”

“se ti organizzi e poi mi raggiungi quando è tutto pronto?”

“ora o mai più. Finchè mi amerai potremmo morire di fame, potremmo essere senza casa, potremmo essere senza soldi. L’hai detto tu. Vedrai, tutto andrà bene”

Mi abbracciò e lo strinsi forte; in quel momento avevo bisogno di conforto, ma soprattutto, avevo bisogno di lui.

Nei giorni seguenti preparai tutto il necessario.

“non c’è bisogno di portare tutta questa roba!” mi disse

“perché?”

“potrai prendere quello che vuoi a Los Angeles…”

“dannazione Justin! Ma non capisci? Sto per lasciare la mia famiglia, i miei amici, vengo da te come una criminale, non ho i documenti in regola, faccio tutto di nascosto, non è una vacanza! Ti prego lasciami da sola, devo riflettere. Ne parliamo più tardi”

Justin rimase in silenzio, mi diede un bacio sulla guancia, freddo, poi andò via.

Mi sedetti per terra, accanto al letto e iniziai a pensare se davvero tutto questo ne valeva la pena.

Forse me ne sarei pentita appena arrivata, o forse no; non l’avrei mai saputo se non l’avessi provato, quindi mi feci coraggio e decisi di andare fino in fondo.

Eravamo d’accordo che sarebbe passato a prendermi alle 11 di sera; Il momento arrivò: prima di dire addio a tutto, passai a casa dei miei genitori e lasciai loro una busta nella cassetta della lettere. Dentro c’era una vecchia foto che risaliva al natale passato; eravamo io, Justin e i miei genitori; io e Justin ci stavamo baciando. La foto era strappata a metà e sulla parte raffigurante i miei genitori avevo scritto:

‘ ciao mamma.

Quando leggerai questo biglietto sarò già partita.

Penserai che sono una stupida, che vi verrò a cercare solo quando le cose andranno male e cose del genere; puoi odiarmi, sei libera di farlo, ma per favore non chiamarmi e non cercarmi.

Starò bene, te lo prometto.

Mi farò viva, forse.

Ora devo andare ma prima devo dirti un’ultima cosa: so che sembra strano, ma ti voglio bene.’

“quindi…vuoi farlo davvero?” disse Justin

“sì. Davvero, sono pronta. Andiamo”

Partimmo, arrivammo a Roma alle 3 di notte e prendemmo il jet privato di Justin diretto a Los Angeles.

Quando arrivai a casa di Justin, andai subito a sistemare le mie cose, poi andai a dormire.

Ero distrutta, mi ci sarebbe voluto un po’ per abituarmi alla mia nuova vita.

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Ormai era passato circa un mese dal mio trasferimento, era sera e stavo leggendo un libro sul divano. Justin si sedette accanto a me, mi appoggiò gli occhiali sulla testa e mi disse:

“hey che fai, leggi?” mi diede un bacio a stampo

“mi sembra ovvio. Tu?”

“sto lavorando ad una nuova canzone”

“wow! È serio allora”

“già. Cosa vuoi per cena?”

“serata cinese?”

“va bene, chiamo il ristorante per il take-away” mi diede un bacio poi andò di sopra.

Si può dire che quel giorno rimasi sempre sul divano: restai lì il pomeriggio, a cena e anche dopo cena, dovevo assolutamente vedere la mia serie tv preferita.

Quando il film finì, mi sdraiai sul divano e appoggiai la testa sulle gambe di Justin.

“c’è qualcosa che non va?” domandò lui

“ no, niente” mentii io

“non è vero. A me puoi dire tutto, farò il possibile per aiutarti, quindi ti rifaccio la domanda: cosa c’è che non va?”

Sospirai. “ok…forse ho sbagliato a venire qui, ho fatto tutto in fretta senza ragionarci sopra, non so se sia la cosa giusta”

“quindi vorresti tornare a casa tua?”

“è questo il punto: non so che cosa fare perché con te mi trovo benissimo, sono contenta di stare qui, però vorrei anche vedere i miei genitori ogni tanto” iniziai a piangere “solo che ho paura di telefonargli o…non so come reagiranno. Che posso fare?”

Justin mi abbracciò e cercò di consolarmi in tutti i modi “non ti preoccupare; io penso che domani dovresti chiamarli e digli quello che devi dire, poi vedi come va, no?”

Tirai su col naso “va bene”

Decisi di seguire il consiglio di Justin, così la mattina seguente telefonai ai miei genitori.

Ero molto nervosa, il cellulare squillava a vuoto e stavo per riattaccare quando sentii mia madre rispondere dicendo: “sei tu?”

“ciao, sono io”

“oh santo cielo! Dove sei?”

Sospirai “ a Calabasas “

“va tutto bene?”

“alla grande”

“perché non mi hai più chiamata?”

“avevo paura…”

“di cosa?”

“di come avresti reagito, se mi avresti mai perdonato per quello che ho fatto”

“certo che ti perdono, sono sempre tua madre! Però dimmi una cosa…hai intenzione di tornare?”

“non credo, non per il momento. Sto facendo le pratiche per avere i documenti in regola e poi andrò al corso per prendere la patente”

“quindi non ti rivedrò mai più?”

“mi farebbe piacere se qualche volta mi venissi a trovare, sai?”

“anche a me”

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Era mattina. Era passata una settimana da quando avevo telefonato a mia madre.

Ad un certo punto suonò il campanello; “ma chi è a quest’ora?” dissi io nascondendomi sotto il cuscino. “non ne ho la minima idea, vado ad aprire” rispose Justin

Sentivo che stava parlando con qualcuno ma non capivo chi fosse. all’inizio pensai ad un suo amico, ma poi  venne da me dicendo: “perché non mi hai detto niente?”

“di che parli?”

“c’è tua madre di sotto” si sedette vicino a me

“ Cosa?! te lo giuro, io non sapevo niente” dissi sconvolta.

“però gliel’hai detto tu dove abitiamo”

“sì e le ho anche detto che poteva venire a trovarmi qualche volta, ma pensavo che mi avvisasse”

“dai va’ di sotto che ti aspetta” mi mise un braccio dietro il collo e mi diede un bacio sulla guancia.

 Prima di scendere le scale mi bloccai per un attimo, poi feci un respiro profondo e scesi le scale.  appena mia madre mi vide, mi corse incontro e mi abbracciò.

“la prossima volta chiama prima di venire!” le dissi

“volevo farti una sorpresa”

“lo so, ci sei riuscita benissimo”

“non sai quanto mi sei mancata!”

“anche tu” ci abbracciamo di nuovo

sopra l’intimo avevo soltanto una canottiera, così mia madre mi disse: “vai in giro per casa sempre vestita così o dovrei dire svestita?”

“adesso è casa mia! Mi vesto come voglio e poi questo è il mio pigiama. E poi Justin dorme senza maglietta”

“andiamo bene! non c’è due senza tre, eh?” disse notando il mio nuovo tatuaggio sull’avambraccio sinistro, era una gabbia da cui uscivano delle rondini

“l’ho fatto appena arrivata. Per me rappresenta la libertà”

“capisco”

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Io e Justin eravamo in cucina, quando ad un certo punto sentii la sua mano dietro la schiena scivolare sempre più in basso; lo fermai bloccandogli il polso e gli dissi: “Ma che stai facendo? C’è mia madre di là” indicai il divano.

“E con questo? È casa mia, fino a prova contraria, avrò diritto a un po’ di privacy!”

“Non urlare! E comunque se ci vede con questi atteggiamenti inizia con la solita storia che tu non vai bene per me, che sei cattivo etc…quindi regolati per favore.”

Mi gettò le braccia al collo e mi avvicinò a sé;

“ora va meglio?” mi sussurrò. D’istinto appoggiai le mie mani sui suoi fianchi, così mi disse: “e poi ero io quello che doveva regolarsi, eh?” rise, io mi sollevai in punta di piedi e lo baciai.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


fan fiction

Era una normale giornata di luglio, io e Justin avevamo deciso di andare al mare.

Mentre stavo entrando in macchina mi disse: “oggi guidi tu” e mi tirò le chiavi della Ferrari

“no scherzi? Ma hai visto come guido?! E poi se ci beccano, io non ho la patente americana non posso guidare”

“e dai! Solo un po’, ti insegno io”

“non se ne parla!”

“per favore, sono curioso di vedere come te la cavi”

“ok, mi arrendo, hai vinto tu” e mi sistemai in posizione di guida.

Mi prese un colpo quando inserii la chiave e sentii il rombo del motore.

Justin rideva di gusto e cercava di darmi qualche consiglio; dopo aver fatto qualche centinaio di metri decisi di farlo guidare, anche perché la macchina stava facendo un rumore che non mi piaceva affatto.

Stavamo percorrendo ancora la nostra via per trovare un punto in cui fermarci e alla fine lo trovammo.

Justin scese dalla macchina appena in tempo, infatti la nostra auto fu investita da una jeep che non ci aveva visti.

Io ero rimasta in macchina perché non riuscivo a slacciare la cintura di sicurezza e la jeep mi aveva centrata in pieno. Justin era rimasto illeso, anche se era sotto shock. Chiamò il 911 e i soccorsi arrivarono presto.

Ci portarono entrambi all’ospedale; ero ridotta peggio di lui, infatti  avevo un braccio rotto e avevo sbattuto la testa e non sapevano se c’erano danni gravi.

Mentre i dottori mi stavano visitando, Justin prese il mio cellulare e chiamò mia madre per metterla al corrente di quanto accaduto.

Due giorni dopo arrivarono i miei genitori. Mio padre parlò con i medici e  gli dissero che non avevo niente di grave: un braccio rotto e una lieve commozione cerebrale, che sarebbe guarita in poco tempo.

Justin era rimasto sempre con me per tutto il tempo. Mi ero svegliata da poco e la prima cosa che vidi appena aprii gli occhi era lui.

“come ti senti?” disse

“stavo meglio prima, però va tutto bene.” abbozzai un sorriso ” Mi ricordo solo che eravamo in macchina e mi stavo slacciando la cintura di sicurezza, poi è arrivata una jeep e ho sbattuto la testa…”

“ non ti preoccupare, starai bene.” Sorrise anche lui “l’altro giorno ho chiamato tua madre e le ho raccontato quello che era successo; i tuoi sono arrivati stamattina, volevo dirtelo”

“grazie”

“e poi volevo anche dirti che…” fece una pausa e mi strinse la mano “…è stata tutta colpa mia, non avrei dovuto farti guidare, avrei dovuto ascoltarti e invece ho fatto un casino” continuò a parlare con le lacrime che gli rigavano il viso “sono stato  egoista, avevo pensato solo al fatto che poteva essere divertente per me e non per te, ti avevo promesso che mi sarei preso cura di te, che avrei fatto di tutto per renderti la vita migliore, ma è successo tutto il contrario. Non voglio perderti, mi dispiace così tanto; potrai mai perdonarmi?”

 Ero disperata nel vederlo così e piangendo gli dissi “Justin, tu non hai nessuna colpa, è successo perché doveva succedere e comunque non è vero che non ti sei preso cura di me, io ho passato i momenti più belli della mia vita con te, lo sai che non ti lascerò mai”

 Mi abbracciò“ ti amo tantissimo” mi sussurrò

“anche io”

“ti giuro che farò tutto quello che vuoi, tutto quello che mi chiedi, va bene?”

“ok” gli diedi un bacio sulla guancia

Justin uscì dalla stanza e proprio accanto alla porta c’era mia madre; appena lo vide gli andò addosso insultandolo pesantemente e facendolo sentire ancora più in colpa per l’accaduto.

Lui rispose dicendo” lei potrà insultarmi o dire  e pensare quello che vuole di me, ma si ricordi che sua figlia ha deciso di stare con me e di scappare da lei perché non la sopportava più. E mi ha appena detto che i momenti più belli della sua vita li ha passati con me!”

Mia madre entrò nella mia stanza e mi disse: “ che è successo? Perché stai piangendo?”

“niente, è per Justin”

“lo sapevo! L’ho sempre detto che quel ragazzo ti avrebbe fatto soffrire e guarda che ha combinato adesso! Porta solo guai”

“perché gli sei andata subito addosso?”

“gli ho semplicemente detto quello che hai appena sentito”

“lo sai che non voglio che lo tratti così.”

“mi dispiace”

“devi scusarti con lui, immediatamente”

“lo farò; forse”

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