Hi, I'm your stepbrother.

di KeepSmiling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


PROLOGO.
Ero seduta su di una panca congelata da quasi un’ora fissando il pavimento con occhi lucidi che minacciavano imminenti lacrime; tremavo come una foglia, non riuscivo a prendere calore nonostante fossi in un locale chiuso. Accanto a me, alla mia destra, c’era mio fratello Harry che, contrariamente a come faceva di solito, mi stava stringendo tra le sue braccia, quasi come se volesse trovare la forza o un punto stabile su cui sostenersi, ma sapeva meglio di me che non ero la persona più adatta in quella situazione, che era completamente impossibile da sopportare per una ragazzina di soli tredici anni.
Avendo solo due anni di differenza, il nostro è stato da sempre un rapporto di odio-amore: certe volte mi faceva talmente irritare che avrei desiderato essere figlia unica, ma in altre circostanze mi rendevo conto che non avrei potuto fare a meno di lui, del mio fratellone.
Nostro padre era alla mia sinistra, immobile da infiniti minuti a fissare il vuoto, con un braccio appoggiato sullo stomaco e l’altro che andava a coprirgli metà viso; era visibilmente distrutto.
Le persone che ci si avvicinavano con espressione affranta pronunciando delle parole orribili, che dovrebbero essere state di conforto, mi fecero capire che era arrivato il momento dell’estremo saluto.
Trascinai il mio sguardo appannato, dapprima fisso sul pavimento, su di una cassa in legno color ciliegio con sopra adagiati dei fiori rigorosamente scuri che emanavano tristezza.
Harry mi liberò dal suo abbraccio e si alzò porgendomi la mano, portai il mio sguardo su di lui e potei tranquillamente notare che i suoi meravigliosi occhi verdi erano diventati gonfi e rossi come palloni da basket e che le sue guance erano rigate dalle lacrime; afferrai la sua mano, ci avvicinammo alla cassa e con un gesto deciso mi avvicinò a sé costringendomi ad abbracciarlo. Non riuscii più a trattenermi: scoppiai a piangere singhiozzando tra le braccia di mio fratello, che a sua volta scoppiò in lacrime più di prima. Persone che non riuscivo a riconoscere a causa della vista offuscata e del gran mal di testa che mi stava stordendo, ci si avvicinavano commosse cercando di calmarci, ma a poco serviva: io non mi ero resa ancora conto di quello che era accaduto e che stava accadendo. Le lacrime avevano finito di scorrere sui nostri visi, almeno per ora, così ci slegammo dal forte abbraccio e ci avvicinammo alla grande cassa. Harry prima la baciò e poi l’abbracciò pronunciando delle parole che mi provocarono una morsa allo stomaco.
“Ciao mamma, ti voglio bene. Pensaci ora che sei lì su.” Mi coprii il volto con entrambe le mani e successivamente mi limitai ad imitare i gesti di mio fratello senza proferire parola, la testa mi stava letteralmente scoppiando, non riuscivo a pensare a niente, avevo la mente offuscata. L’unico chiodo fisso che mi perseguitava era che la persona più importante della mia vita se n’era andata, lasciando un marito e due figli adolescenti in balia delle acque. Probabilmente quel freddo giorno di novembre fu il più brutto delle nostre vite.

KeepSmiling.
Signori e signore, ho deciso di rovinarmi:
oltre a "Honestly, my life would suck without you, boys"
sto scrivendo quest'altra ff, 
e ho aspettato il momento più opportuno
per iniziare a postarla, spero vi piaccia :3
Per ora pubblico solo il prologo,
da cui si capisce poco e niente,
 ma già dal prossimo capitolo
capirete di più, promesso! :D
Fatemi sapere che ne pensate! :3
Ah e ps: voglio ringraziare la Giusty 

(xRikky__) per il magnifico banner! :3
Lots of love,
Ila.xx

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Capitolo 2
*** 1. ***


1.
Jessica entrò in casa per ultima, dopo suo padre e suo fratello, poggiò le pesanti valigie sul pavimento e si guardò intorno. Doveva ammettere che quella casa era arredata in modo impeccabile, e al contrario della loro, era molto ordinata. Ad accoglierli c’erano una donna mora con dei profondissimi occhi azzurri ed un sorriso disarmante, e accanto a lei le sue due figlie, con gli stessi occhi color ghiaccio, ma con i capelli ambrati, del colore del miele. La più grande era più piccola di Jessica di un paio d’anni, e aveva i capelli così lisci che al tatto dovevano essere taglienti come carta, e la sua espressione imbronciata lasciava trasparire tutta la sua contrarietà a questa situazione.
Siamo sulla stessa barca, pensò lei.
Da dietro le esili gambe della ragazza dai capelli color miele, spuntava metà corpo e metà testa di uno scricchiolino di quattro anni, con un faccino dolcissimo e gli occhioni grandi leggermente coperti da una frangetta dorata. La donna dal sorriso tenero si avvicinò a John, padre di Harry e Jessica, che la ospitò tra le sue braccia baciandole dolcemente la fronte. Un sorriso genuino si espanse sul volto del ragazzo, a cui, palesemente, non dispiaceva la nuova vita che lo aspettava. Anche alla ragazza scappò un sorriso, non poteva che essere felice vedendo suo padre finalmente sereno dopo cinque anni di sofferenze, ma non riusciva proprio ad accettare il fatto che avrebbe dovuto ricominciare da capo la sua vita: nuova città, nuova scuola, nuove persone, nuova famiglia.
John aveva fatto conoscere Johanna ai suoi figli dopo un anno che si frequentavano, era una donna meravigliosa, ma niente in confronto alla sua adorabile famiglia. I due ragazzi avevano avuto il piacere di conoscere i suoi figli solo una settimana prima del trasferimento, esattamente il giorno delle nozze e Jessica aveva potuto costatare che Charlotte, la bionda dal viso perennemente imbronciato, era nel pieno di una crisi adolescenziale e praticamente la odiava, nonostante avessero scambiato sì e no due parole; la piccola Daisy invece era dolcissima, e la adorava, forse l’unica cosa positiva di quella situazione; ed infine c’era la pecora nera della famiglia, il più grande di tutti, ma solo d’età, avrà avuto 19 anni ma era il più infantile dei tre, senza alcun tipo di dubbio.
«Salve famiglia, benvenuti nella vostra nuova casa!» iniziò Johanna, eccitata all’idea di unire le due famiglie «Sarete sicuramente stanchi dal viaggio, quindi ora vi mostro le vostre camere così che possiate mettervi comodi» continuò, accarezzando le guance dei nuovi arrivati, mentre cercava di trattenere l’euforia, «Louis William Tomlinson, potremmo avere l’onore di averti tra noi?!» urlò la donna, sperando di farsi sentire da quella che era la pecora nera della famiglia. Jessica non poté fare a meno di avvicinare l’orecchio destro alla spalla facendo una smorfia di dolore, le aveva praticamente perforato un timpano! Dopo quest’urlo, si udì un latrato, e dalla porta sul retro che portava in giardino, comparì un cane. Ah sì, come se non bastasse avevano anche un cane, tutto nero. Daisy gli si avvicinò iniziando ad accarezzarlo e abbracciarlo «Ciao Ted!» disse euforica. Jessica fece una smorfia di disgusto, non che le dispiacessero i cani, ma il pensiero che se lo sarebbe ritrovato a scorrazzare per casa non la faceva impazzire, e poi lì era già presente un’altra specie animale. Parli del diavolo e spuntano le corna.
Dopo un paio di minuti ecco comparire la figura di una Capra, che con tutta la nonchalance scendeva le scale con tanto di mani in tasca e la sua solita espressione menefreghista dipinta in volto. Appena il suo sguardo e quello della ragazza si incrociarono, all’unisono ruotarono gli occhi al cielo con un’espressione disgustata. Se avesse potuto, Jessica l’avrebbe preso a schiaffi.
Purtroppo suo fratello non era dello stesso avviso, tra di loro era già nata una specie di complicità, infatti appena Louis terminò le scale, sì avvicinò ad Harry stringendogli la mano abbracciandolo, come se fossero amici di vecchia data.
«Lou, per favore, potresti portare le valigie di Jessie nella stanza di Lottie?» domandò Johanna, riacquistando del tutto la calma. Louis si staccò dall’abbraccio con Harry, guardò le valigie e sbuffò portando la testa all’indietro. Mentre stava per afferrarle, Charlotte gli balzò davanti infuriata «Cosa?! Verrà a stare in camera mia? Non se ne parla proprio!» gridò rivolgendosi alla mamma, che massaggiandosi le tempie cercando di mantenere la calma, rispose «Lottie, ti prego, ne abbiamo già parlato» «Ma mamma!» cercò di controbattere la bionda «No, basta, niente più discussioni! –la zittì la donna esasperata- Lo so, i primi tempi sono difficili per tutti, ma vedrete che da tutto questo ne trarremo solo belle esperienze» concluse, cercando di risultare il più convincente possibile, ma dal suo volto si notava benissimo la sua nota di preoccupazione.
La ragazzina sgattaiolò in giardino a passi pesanti, sbattendosi la porta alle spalle.
Sarà davvero una permanenza molto serena e felice, come in ogni favola che si rispetti.
Johanna sospirò esausta e John le contornò il fianco destro con un braccio lasciandole un bacio sulla fronte, cercando di rassicurarla «Andrà tutto bene, Joy, è solo il primo giorno, dagli tempo!»
Finalmente Louis si decise a portare le valigie in camera, Jessica lo seguì per le scale con al suo seguito Harry. Percorsero l’ampio corridoio ed entrarono nella seconda porta a destra, dove Louis scaraventò tutto a terra, stiracchiandosi indolenzito e mugugnando qualcosa.
«No ma dico, quelle sarebbero le mie valigie, non un ammasso di sterco di maiale!» lo rimproverò lei, accovacciandosi di fianco alla valigia sistemando il disastro, e controllando che non si fosse frantumata nessuna boccetta di profumo o quant’altro. «Ringrazia il cielo che te le ho portate fin qua su, tesoro» rispose il ragazzo, con un tono di sufficienza. Con le risate di Harry come sottofondo, la ragazza gli rivolse uno sguardo minaccioso e gli si avvicinò pericolosamente puntando i suoi occhi verde smeraldo in quelli profondamente azzurri di lui «Okay, lo so che mi odi, e non posso negare che anche io provo un odio profondo verso di te, e verso tutta questa situazione, ma dobbiamo conviverci, e quindi per il bene di tutti non provare a sfiorarmi neanche un capello, anzi no, meglio, limitati a buongiorno e buonasera.» ringhiò serissima, tanto che Harry stoppò immediatamente la sua risata convulsa e Louis restò shoccato con la bocca semiaperta, forse per la troppa vicinanza a quello sguardo di un verde così intenso e a quelle labbra rosee così delicate; ma dopo una manciata di secondi, scacciò quegli strani pensieri che gli frullavano in testa, abbozzò una risata e con la mano destra catturò il mento della ragazza, lasciando tra i loro volti uno spazio di tre centimetri scarsi. «Non ti darò mai tregua, Styles» disse con un sorriso malizioso, per poi uscire velocemente dalla camera, seguito da Harry che se la rideva divertito.
Col cuore in gola che batteva a mille, Jessica sospirò rumorosamente e si lasciò andare sul morbido letto coperto da lenzuola lilla, lo stesso colore che regnava in tutta la camera.
Dal bene in meglio.

  

**

KeepSmiling.
Holaa! Ebbene sì, sono ancora viva! LOL
Chi segue anche l'altra mia fanfiction
sa benissimo dei miei ritardi colossali, 
ma questa volta ho proprio esagerato, sorry D:
No ma giuro di avere una scusa valida! u.ù
Sono stata una settimana a Londra! *w*
Sì, è andato tutto benissimo a parte che
quando ero lì, i 1D erano in Australia,
ma il colmo è stato sapere che 
nove giorni dopo sono tornati!
AHAHAHAHAH, lasciamo perdere, va'!
Bhe, comunque fatto sta  che
il ritorno è stato traumatico!
Tornare a studiare e roba varia
sembrava una miscion impossibol D:
Tipo sapete la pubblicità della Costa
in cui i tipi che tornano rimbambiti dalla crociera
non smettono di ripetere "Ma sono appena tornato!"?
Ecco, io sono stata così per due settimane LOL!
Ma vabbè bando alle ciance,  ecco il nuovo capitolo!
Lo so è un pò corto, ma è l'inizio, suvvia, perdonatemi u.ù
E ho deciso che solo il prologo e l'epilogo saranno
in prima persona,  il resto dei capitoli in terza;
non chiedetermi perché, perché non lo so! TROLOL
Anywaaay, vorrei ringraziare le meravigliose persone
che seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono
la mia storia, siete fantastiche, e vi adoro! *-*
al più presto posterò anche il capitolo dell'altra FF:
"Honestly, my life would suck without you, boys"
Okaaay,  detto questo,  mi dileguo :3
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 3
*** 2. ***


2.
Il tonfo sordo di una porta che sbatte, seguito da una stridula voce femminile che pronuncia frasi minatorie, svegliò Jessica di soprassalto. Si stiracchiò rumorosamente e si stropicciò gli occhi, prima di rivolgere lo sguardo verso la sveglia poggiata sul comodino di fianco al suo letto e accorgersi che non era suonata, e quindi di essere in ritardo al suo primo giorno nella nuova scuola. Imprecò tra i denti, liberandosi velocemente dalle lenzuola che la avvolgevano, e ancora intontita, uscì velocemente dalla stanza per trovare una situazione non certo migliore in corridoio: Lottie e Louis si contendevano il bagno, e a quanto pare quest’ultimo stava avendo la meglio; Lottie era praticamente incastrata tra le braccia del fratello –e non era per niente un abbraccio amorevole-, mentre Louis con un sorriso soddisfatto era per metà in bagno, cercando di bloccare le insistenze della sorella. «Oh ma ci siamo svegliate, principessa!» ghignò malizioso e ironico lui. Jessica ruotò gli occhi al cielo e si rivolse alla ragazza, ignorandolo bellamente. «Lottie, perché non mi hai svegliata?!» «Perché avrei dovuto? Dormivi così bene, non potevo!» rispose lei con un sorrisino maligno stampato in faccia e facendo spallucce. Jessica inspirò ed espirò lentamente, e cercando di non perdere la calma, sbottò «E non hai pensato al fatto che, non so.. ora sono in ritardo il mio primo giorno di scuola?!» ma solo dopo aver pronunciato quelle parole si rese conto che le staffe ormai le aveva completamente perse. Lottie sbuffò rumorosamente, rivolgendo il suo solito sguardo annoiato altrove. «Ma non mi dire, sei anche una secchiona?!» ghignò, invece Louis, inarcando un sopracciglio «Non ci credo, ci mancava solo questo!» concluse infine ridendo a gran voce, liberando sua sorella dalla stretta e chiudendosi in bagno. Jessica si portò la mano destra sulla fronte e iniziò a massaggiarsi le tempie con il medio e il pollice, e dopo che Lottie le passò accanto lasciandole un felice spintone con la spalla, lei la fermò con una decisa presa al polso. «Okay Lottie, qual è il tuo problema?!» sbottò subito dopo, esausta e gesticolando «Il mio problema siete voi! La nostra vita era perfetta prima del vostro arrivo!» queste parole colpirono dritte nello stomaco della mora, contorcendolo «A quanto pare non per tua mamma, aveva bisogno di un uomo accanto, e ha scelto mio padre. Dobbiamo accettarlo.» disse tutto d’un fiato, con un’innata calma che neanche lei pensava di possedere. «Ma io ho bisogno dei miei spazi, delle mie libertà!» sputò la bionda, aggiungendo enfasi a quegli aggettivi possessivi. Jessica sospirò «Okay, d’accordo. Chiederò a papà e a Joy se mi possono trasferire in mansarda o in garage, va bene?» a queste parole l’espressione di Lottie si rilassò, e la mora potette giurare di aver visto le sue labbra distendersi in un sorriso, anche se accennato. Era ancora poco, ma almeno era un inizio.
 
Jessie era arrivata a scuola giusto in tempo al suono della campanella, e durante un tratto del tragitto, aveva dovuto sorbire le prese in giro di Louis, che era comodamente seduto a bordo della sua Porsche nera lucida che le faceva venire una voglia matta di rigarla con un oggetto appuntito, e ovviamente non le poteva dare un passaggio «Non posso farmi vedere con una novellina, ho una reputazione da salvaguardare, io, e con te in macchina farei la figura dello sfigato» sghignazzava lui compiaciuto. La voglia di strangolarlo cresceva di minuto in minuto.
Le ore di scuola erano finalmente terminate, la mora ringraziò tutti gli dei esistenti per essere un anno più piccola di Louis e quindi non condividerci nessuna lezione, anche se c’era comunque il rischio di incontrarlo nei corridoi. All’ultima campanella della giornata, tutti si precipitarono di fuori, e la mora decise di passare per il suo armadietto per prendere i libri che le sarebbero serviti il giorno dopo, ed evitare l’ingorgo fastidioso che si creava ogni volta all’uscita. Arrivata, notò la ragazza riccia che aveva conosciuto quella mattina e che aveva l’armadietto di fianco al suo, e la salutò con un leggero sorriso. «Hey Amy! Com’è andata?» iniziò Jessica sorridente «Oh bhe, non mi posso lamentare, anzi! La prof Smith è andata via, ora non devo più preoccuparmi di non capire la matematica!» disse euforica la riccia, mostrando la sua dentatura perfetta. Di Amy sapeva ben poco, solo che avrebbe condiviso con lei molte delle ore scolastiche, e inoltre avevano scoperto di abitare poco distanti. I pensieri della mora furono interrotti da una risata, sfortunatamente familiare, e infatti dalla palestra vide comparire Louis e la sua gang –tre ragazzi idioti che lo seguivano dovunque andasse, anzi quattro, compreso suo fratello- e non poté fare a meno di trattenere un «Oddio che voglia di strangolarlo» con tanto di espressione disgustata.
«Lo conosci?!» la domanda esaltata di Amy le fece rivolgere lo sguardo di nuovo verso di lei, «Purtroppo sì, ci vivo insieme.» rispose sbuffando, «Non mi dire, tu sei la sorellastra di Louis?» domandò scioccata la prima con tanto di bocca spalancata, «Già!» rispose Jessica con finta enfasi, prendendo il libro di spagnolo dall’armadietto, per poi girarsi di scatto verso la ragazza e con gli occhi sbarrati «Non dirmi che ti sei presa una cotta per lui!» tuonò sbigottita. «Sssh!» la zittì Amy «Certo che no! Cioè forse.. Andiamo, è il capitano della squadra di calcio della scuola, e non puoi negare che è davvero un gran bel pezzo di manzo!» continuò sussurrando, con la voce cantilenante, quasi come se volesse convincerla. «Fatto sta che è davvero tremendamente infantile e petulante» concluse decisa la mora, dando un colpo secco all’armadietto così da chiuderlo, ed una volta girata verso l’uscita, notò gli occhi oceanici di Louis fissarla, ma una volta che i due sguardi si intrecciarono, lui spostò il suo altrove, nel giro di un paio di secondi.
 
«L’unica cosa positiva di tutta questa storia penso sia Harry, sul serio» Louis pronunciava queste parole tranquillo, sorseggiando il suo adorato milkshake, seduto ad uno dei tavolini del bar, accanto ai suoi fedelissimi tre amici ed il “nuovo arrivato” Harry, che con un’espressione esaltata ed un sorriso smagliante rispose «Grazie fratello!» battendo un leggero colpetto sulla sua spalla destra.
«Oh andiamo, Jennifer non è così male!» si intromise Zayn, il ragazzo moro dallo sguardo misterioso e sexy e con il ciuffo perennemente all'insù, «Anzi, è un bel bocconcino!» sussurrò avvicinandosi a Louis per evitare di essere sentito da Harry, che però già lo stava scuoiando con lo sguardo. «Jessica» lo corresse duramente Louis, schioccando la lingua al palato. «E quand’è che l’avresti conosciuta, tu?» incalzò quest’ultimo, lanciandogli un’occhiata torva «Stamattina in corridoio» fece spallucce Zayn, «E ho visto come continuavi a fissarla.» concluse malizioso e dandogli dei piccoli colpetti col gomito «Nah, fissavo quello schianto di Amy Reef accanto a lei» controbatté il castano indifferente. Niall, il ragazzo con il viso da bambino, due occhi azzurri che spiazzavano e i capelli biondi non naturali, scoppiò in una delle sue fragorose risate contagiose «Ma se abita a due passi da te e non te la sei mai filata!» pronunciò, dopo essersi ripreso dalla sua risata convulsa, Louis ruotò gli occhi al cielo «I gusti cambiano, Niall» sbuffò infine.
 
La mattina seguente Jessie anticipò il suono della sveglia di qualche minuto, si catapultò in bagno e, chiudendosi la porta alle spalle, sospirò sollevata per non dover litigare anche quella mattina per avere la precedenza; in pochi minuti fu pronta per scendere a far colazione. Raggiunta la cucina, sentì uno strano tintinnio proveniente dall’interno, segno che qualcuno stava armeggiando con gli utensili da cucina, e sbuffò copiosamente quando si ritrovò davanti la figura del castano seduto al tavolo che mangiava cereali come un cannibale. «Buongiorno anche a te, zuccherino!» la salutò ironico lui, ma la ragazza, senza degnarlo di uno sguardo, si avvicinò alla credenza aprendone un mobiletto ed estraendone una tazza, successivamente un cucchiaio da un cassetto e gli si sedette di fronte. «Sei sempre così acida?» domandò retorico Louis con un ghigno beffardo, continuando a masticare disordinatamente il boccone di cereali «E tu sempre così infantile?» controbatté piccata, lei. «Wo wo, a freno la simpatia, eh!» rise lui, provocandole una roteata di occhi. La mora fece per versare i suoi cereali preferiti nella tazza, ma tutto quello che ne uscì fu una piccola rimanenza di briciole. «No, sul serio?!» ringhiò lei, sotto lo sguardo interrogativo e divertito del ragazzo «Sul serio hai finito i miei cereali?» continuò, sottolineando bene l’aggettivo possessivo «Fino a prova contraria quei cereali sono di tutti, anche miei» pronunciò calmo e continuando imperterrito a gustarsi i cereali «Oh andiamo, sai benissimo che questi sono i miei preferiti, e guarda caso tra i cinquantamila diversi tipi di cereali che ci sono nella credenza, quali vai a scegliere?!» sbraitò lei, sempre più irritata «L’hai fatto di proposito, ammettilo» lo accusò lei, puntandogli un dito contro e riducendo gli occhi a due fessure. «Può darsi» si limitò a rispondere lui con una scrollata di spalle.
La voglia di commettere un omicidio si faceva via via più ardente.
«Io ti odio, Louis fottuto Tomlinson.» «Aw, ti voglio bene anch’io, Miss simpatia portami via Styles.»

**

KeepSmiling.
*Saluta nascosta dietro un muro*
I'm back :3
Scusate l'atroce attesa, ma ho cercato
di salvare il salvabile a scuola con lo
speciale contributo di mia mamma
che mi ha praticamente strappata
alla vita sociale per tipo un mese.
Grazie mamma, sul serio :')
Ma bando alle ciance, sono tornata,
ma non vi assicuro che aggiornerò
con brevi intervalli perché
io sono un disastro con i tempi :')
Per adesso vi lascio questo capitolo
che di senso ne ha davvero poco,
ma non avevo per niente ispirazione.
Perdono ç_ç
Ma quanto si odiano quei due, eh? LOL
Qui sono introdotti anche gli altri
2/5 dei 1D, anche se molto superficialmente,
nel prossimo capitolo ne parlerò ampiamente.
I promise u.ù 
Beene, ora vi lascio, vado
ad aggiornare anche l'altra :3
Che ne direste di dare un'occhiatina?
Sono arrivata praticamente all'epilogo.
#sadness :C
Ah, e un grazie infinito a tutti coloro che
seguono/preferiscono/recensiscono
questa storia. Grazie sul serio! *___*
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 4
*** 3. ***


 

3.
Era una mattina come tante: stesso risveglio, stesse occhiate omicide verso Louis, stessa colazione, stessi battibecchi –anche se molto attenuati- con Lottie, stesso percorso fino a scuola in compagnia di Amy e stesse monotone e pesanti quattro ore del lunedì, interrotte dal suono della campanella che segnava la pausa pranzo. Finalmente!
Da quando si era trasferita nella camera di suo padre e Joy, che a loro volta si erano gentilmente offerti di occupare la mansarda e lasciare la loro stanza alla ragazza, i diverbi tra lei e Lottie andavano scemando, e di questo, Jessie ne era davvero felice: un Tomlinson in meno da fronteggiare.
«Hey Jess!» la mora si destò dai suoi pensieri e si ritrovò di fianco un biondo con i capelli leggermente mossi e con un sorriso smagliante che lo costringeva a socchiudere gli occhi conferendogli quell’aria tanto buffa quanto tenera. «Heilà, Liam!» la ragazza si voltò verso di lui concedendogli un sorriso sincero. «Allora, com’è andata la giornata?» chiese gentile lui senza smettere di sorridere «Oh bhe, al solito. Odio Foster e i suoi voti di merda!» ammise ella con un tono esasperato «Dio quanto ti capisco, quel nano malefico mi ha fatto odiare la chimica, giuro!» la appoggiò egli serio, ma si sciolse subito udendo la risata cristallina della ragazza e unendo anche la sua. «Allora, pranzi con noi?» domandò poi, una volta entrati nella grande mensa già affollata, indicando un tavolo occupato da suo fratello Harry, la Capra e il resto della banda, composto anche da alcune cheerleader tutte lucidalabbra e mascara ma con poca materia grigia. «Oh, ne faccio volentieri a meno, sai com’è, il mio amato fratellastro..» spiegò lei gesticolando. Liam alzò le mani in segno di resa, conoscendo bene la situazione colma di amore fraterno che c’era fra i due e la salutò con il solito “ci vediamo in giro” lasciandole un tenero bacio sulla guancia. Alla fine, gli amici di Louis non erano tanto male, anzi erano molto alla mano. Jessie aveva avuto il piacere di conoscerli un pomeriggio, in cui piombarono tutti in casa Tomlinson/Styles combinando un macello tipico da adolescenti e ululando come Huligans ogni qualvolta che facevano un goal giocando a Fifa, erano buffi. Da quel momento in poi, era consuetudine per lei trovarseli in giro per casa come se niente fosse, quasi neanche ci faceva più caso. 

Liam raggiunse il tavolo dove erano seduti i suoi amici, intenti a fare battutine sarcastiche riguardanti la malefica signorina -si fa per dire, aveva i suoi cinquant’anni suonati- Miller: era incredibile quanto sputasse mentre parlava, persino agl’ultimi banchi si riuscivano a percepire schizzi non identificati. Molto spesso gli era passato per la mente di portarsi un ombrello durante la sua lezione.
Louis gli rivolse uno sguardo incuriosito, ma la ciglia destra arcuata faceva intendere che era anche infastidito «Ehy Liam! Che ci facevi con Styles?» domandò poi a bruciapelo, «Niente, soliti discorsi» lo liquidò il biondo «Non capisco perché non la sopporti, è una ragazza fantastica!» incalzò poi, osservando l’espressione accigliata dell’amico. «Mmh.. a pelle, credo.» rispose Louis assumendo subito un’espressione dura; si alzò e sorpassò la lunga fila di ragazzi che aspettavano di riempire i propri vassoi e afferrò una ciotolina contenente purè di carote, ignorando bellamente tutte le varie imprecazioni che stava ricevendo. Il cibo della mensa avrebbe potuto pure far schifo, ma Louis Tomlinson non avrebbe mai rinunciato alle sue carote. Rallentò passando accanto al tavolo di Jessie, seduta con un gruppetto di ragazze mai visto prima -non erano abbastanza interessanti per essere notate da lui- e sghignazzò divertito all’espressione allibita che aveva stampata in volto la mora e dall’urlo orripilato che non poté trattenere osservando degli esserini marroni che fuoriuscivano dal suo sandwich; c’era solo un piccolo particolare..
 «Che c’è Miss Simpatia, non ti piacciono i vermi gommosi?» le sussurrò in un orecchio, prendendone uno e mangiandolo. «LOUIS! GIURO CHE QUESTA TE LA FACCIO PAGARE!» urlò infuriata la mora alzandosi e rivolgendo i suoi occhi verde smeraldo, ridotti a piccole fessure, a quelli oceanici del ragazzo che più odiava sulla faccia della terra. Egli rideva divertito, mantenendosi lo stomaco, gli occhi chiusi e la testa rivolta all’indietro, ma le sue risate furono interrotte da della roba flaccida che gli colava sulla testa: l’orribile chili della mensa.
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
La prima cosa che vide fu l’espressione soddisfatta che padroneggiava sul viso di Jessie, che aveva ancora in mano il piatto, ormai vuoto, ma che due minuti prima conteneva quella sbobba che ora aveva spalmata addosso, e successivamente, guardandosi intorno, si accorse che tutto il corpo studentesco stava assistendo alla scena, alcuni scioccati, altri divertiti. Non poteva fare la figura dello stupido, aveva una reputazione da mantenere, non poteva farsi mettere i piedi in testa da una novellina, e poi era pur sempre capitano della squadra di calcio. Guardò per un secondo la ciotolina contenente roba arancione, sorrise malizioso, e rovesciò il contenuto sulla cascata mora di capelli della giovane, che a sua volta spalancò gli occhi e digrignò i denti.
«LOTTA CON IL CIBO!» questa frase, proveniente dal fondo della grande stanza da una fonte ignota, diede il via alla catastrofe: spaghetti, carne e purea di cibo indefinito volavano da un lato all’altro senza tregua. Louis e Jessie istintivamente si nascosero sotto ad un tavolo. «Sei un stronzo, Tomlinson!» sbraitò lei, in preda ad una crisi isterica «Lo so» sorrise sornione lui, ammiccando.
«TOMLINSON, STYLES! NEL MIO UFFICIO, ORA!» questa frase, pronunciata da una voce maschile matura, suonò dura, tanto da interrompere quella ‘guerra’ assurda di cibo.
 
«Cazzo, non posso permettermi una punizione al mio primo mese di scuola!» si lamentava Jessie mentre percorreva il corridoio, affiancata da Louis, mani in tasca ed espressione annoiata, diretti in presidenza. «Oh andiamo, che vuoi che sia?» sbuffò lui «Al massimo ci costringeranno una settimana a rimanere un paio di ore in più il pomeriggio!» aggiunse infine roteando gli occhi al cielo «Louis, non posso essere punita! Finirà nel mio curriculum scolastico e..» «Ti prego, risparmiami.» la interruppe lui con un gesto della mano, per poi bussare ad una porta marroncina, con su appesa una targhetta su cui si leggeva ‘Preside Jenkins’, ed entrare seguito a ruota da una atterrita Jessie.
«Tomlinson, ci si rivede! Mi stavo preoccupando, un intero mese senza qualche tua marachella!» il ragazzo lo guardò divertito. Marachella, esisteva davvero quel termine?
«Salve signor Jenkins, come va la vita?» domandò poi, come si fa con un amico di vecchia data, Jessie gli rivolse uno sguardo allibito. «E tu devi essere la neostudente, Styles» disse l’uomo, ignorando spudoratamente il ragazzo e alludendo ad ella «Dal tuo curriculum deduco che sei una studente modello» aggiunse, sfogliando una cartelletta giallo ocra contenente vari fogli, «non ti far trascinare da tipi come Tomlinson» disse in fine con un movimento del capo, che voleva indicare il castano affianco, che ruotò gli occhi al cielo con un ghigno divertito. Ella annuì, palesemente mortificata. «Siamo ad inizio semestre, voglio essere clemente, quindi non chiamerò i vostri genitori» «Oh, grazie al cielo!» interruppe Louis, con una vena sarcastica, beccandosi un’occhiata glaciale dal preside che subito continuò «Ma fino alla fine dell’anno scolastico, dopo la scuola, aiuterete la signorina Collins con l’allestimento del musical» i due ragazzi si guardarono sconvolti «Ma signor Jenkins, io ho gli allena..» Louis cercò invano di protestare, ma venne interrotto dalla voce austera dell’uomo brizzolato «Non voglio sentire obbiezioni, ormai è deciso! Potete andare.» li liquidò poi, intransigente.
I due ragazzi uscirono dalla stanza, ancora ricoperti di cibo, ripercorrendo a ritroso il corridoio.
«Te l’ho già detto che ti odio, Tomlinson?!»
«Ogni santo giorno, Styles.»

**

KeepSmiling.
Hola muchachos! Come va la vita?
A me abbastanza bene:3
La settimana prossima,
dopo l'esame di danza,
inizierà anche la mia estate, finalmente :')
Maaaaaa bando alle ciance,
ecco il nuovo capitolo,
non è esattamente entusiasmante,
ma vi prometto che dal prossimo
ci saranno delle svolte 
e dei colpi di scena :3
Ho notato che lo scorso capitolo
non è piaciuto molto
viste le scarse recensioni,
mi dispiace da moriiiire ç_ç
Ma vorrei chiedere gentilmente
alle lettrici silenzione
di lasciare una piccolissima recensione,
giusto per un parere,
perché mi sa che questa storia sta
facendo fiasco TwT
Detto questo, ringrazio tutte
le meravigliose ragazze
-do per scontate che siate tutte ragazze LOL-
che seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono.
Grazie infinite, siete tanto dolci *w*
Inoltre vorrei fare un pò di pubblicità
alla meravigliosa OS di more_


che è una ragazza fantastica!
Scrive magnificamente e
poi, cioè, avete visto
il banner in movimento? *O*
Oookay, penso di aver detto tutto.
Passo e chiudo :3
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 5
*** 4. ***


4.
«Quindi mi stai dicendo che, a partire da oggi fino alla fine dell’anno scolastico, sei costretta a passare pomeriggi interi in teatro con Louis?» domandò sconvolta Amy, ripetendo le parole che aveva pronunciato Jessie poco prima.
«Non infilare il coltello nella piaga, so benissimo di essere baciata continuamente dalla sfortuna» si lamentò piccata quest’ultima, riponendo dei libri nell’armadietto.
«Bhe, dipende dai punti di vista» controbatté Amy con un ghigno malizioso.
L’amica, accigliata, la spintonò amichevolmente abbozzando una risata.
«No, sul serio, ora chi tormenterò con le mie paranoie pomeridiane?!» tornò seria ma contemporaneamente divertita la prima, scuotendo animatamente le spalle di Jessie che la bloccò subito, per evitare sgradevoli effetti collaterali. «Okay, okay, calma! Non devo passare tutta la vita a scuola, il weekend sarò tutta tua!» la rassicurò ella divertita dall’attacco di panico dell’amica dai ricci perfetti.
Avevano legato molto in quelle settimane, praticamente ora condividevano tutto, era come se si conoscessero da una vita. Erano la coppia perfetta: una esuberante e spigliata, l’altra sicura di sé e responsabile; praticamente si completavano.
«Uuuh, fratellastro a ore due, non ti girare!» saltellò euforica Amy, Jessie sbuffò e si girò verso il suo armadietto, cercando in qualche modo di nascondersi, ma senza successo: Louis, con un colpo secco, chiuse l’anta di quest’ultimo.
«Ma sei fuori di testa?! Mi stavi per decapitare!» sbraitò Jessie scocciata.
«Ma quanto la fai tragica!» sbuffò lui, alzando le mani al cielo.
«Senti io me ne vado, coprimi con la signora Collins e il preside Jenkins» annunciò poi egli, con le mani nelle tasche e quella perenne aria di superiorità dipinta in volto.
Jessie strabuzzò gli occhi, aveva sentito bene?
«Ma non esiste proprio!» sbraitò gesticolando «O vieni a teatro o sono cavoli tuoi!» chiarì poi.
«Sei una palla al piede, Styles!» disse lui, inchiodandola con gli occhi e avvicinandosi pericolosamente, fino a farla andare a sbattere contro gli armadietti, provocando un tonfo sordo. «Ehm..» Amy, che assistette a tutta la scena un po’ imbarazzata ma con un sorriso alquanto compiaciuto, si schiarì la voce e attirò l’attenzione dei due giovani «Io.. vado» disse subito dopo, «Ti chiamo dopo, Jessie» continuò poi ammiccando all’amica e dandole una leggera spinta amichevole. Ella la fulminò con lo sguardo e «Io vado a teatro, se non vieni, cavoli tuoi.» disse, riferendosi al fratellastro, percorrendo il lungo corridoio ormai vuoto.
Louis, le mani in tasca, sbuffò, rivolse la testa all’indietro mugugnando versi strani e con una leggera corsetta raggiunse Jessie che di poco lo distanziava. I loro passi producevano eco: erano gli unici due a popolare quella parte della grande struttura scolastica.
«Oh ragazzi, finalmente siete venuti! Mi serviva giusto una mano qui.»
La signora Collins, una donna sulla cinquantina abbastanza stravagante e bizzarra che sembrava essersi fermata agli anni ’50 in quanto abbigliamento -e con una voce nasale talmente irritante da far vergognare Eros Ramazzotti-, quasi venerò i due ragazzi che fecero capolino nel grande teatro della scuola.
«Tra pochi minuti avranno inizio le audizioni per il musical di primavera» annunciò entusiasta la donna ai due giovani, che la seguivano sconcertati con lo sguardo, mentre percorreva in preda all’ansia tutto il perimetro della grande stanza «Quest’anno ho scelto qualcosa di più.. come dire? Forte.» continuò annuendo compiaciuta e gesticolando animatamente, con quella sua aria da super diva. «Quest’anno metterò in scena Moulin Rouge, e oggi deciderò i protagonisti.» concluse, iniziando a sistemare convulsamente le cose che la circondavano, per poi rivolgere lo sguardo ai due giovani alquanto sbigottiti e «Allora, che aspettate? Datemi una mano, no?» ordinare subito dopo con un tono austero.
«Se sono rinchiusa qua dentro ad improvvisarmi tecnico di luci e audio è solo colpa tua!» ringhiò Jessie, mentre premeva tasti a caso sul mixer, creando un caos di luci, causando lamentele squittenti da parte della signora Collins.
«A colpa mia, sul serio? Non mi sembra che sia stato io a spalmarmi addosso quella viscida roba della mensa!» ribatté Louis piccato.
 «Se tu non mi avessi provocato, tutto ciò non sarebbe accaduto!» aggiunse ella, continuando a premere rabbiosamente qualunque tasto le capitasse sotto tiro.
«Oh, lascia fare a me!» pronunciò egli, irritato dai gridolini strozzati della Collins, prendendo le mani della ragazza tra le sue. I loro sguardi si incrociarono per pochi secondi ed entrambi rimasero paralizzati a quel tocco.
«Non mi toccare!» Jessie rinvenne da quello strano stato di paralisi e, con ancora gli occhi oceanici del ragazzo puntati addosso e i brividi, aventi origine dalle mani, che le percorrevano il corpo inesorabili, si scansò, lasciando il posto al fratellastro che prese subito in mano le redini della situazione.
«Sia ringraziato il cielo!» la voce tanto nasale quanto stridula della bizzarra donna, che era comodamente seduta in platea affiancata da dei ragazzi –sicuramente aspiranti attori-, echeggiò in tutto il teatro. «Diamo inizio alle audizioni!»
Louis e Jessie erano costretti ad assistere a quello scempio dalla loro postazione in fondo al teatro a visionare luci e mixer. Si scambiavano occhiate abbastanza perplesse quanto divertite ad ogni candidato che si presentava: erano tutti goffi e tremendamente stonati. L’ultima coppia salita sul palco rasentava il massimo del ridicolo, e Louis non poté fare a meno di scoppiare in un risata grassa, trattenuta però da una gomitata nello stomaco da parte di Jessie, che lo fece contorcere dal dolore. «Ma sei stupida o cosa?!» sibilò alla ragazza, imbestialito, ma ella non fece in tempo a rispondere che «Tomlinson, Styles! A quanto pare trovate esilarante tutto questo!» gridò la Collins da metà platea con gli occhiali sulla punta del naso. «Ehm.. no, ovviamente no, signora Collins!» cerco di giustificarsi la ragazza, mentre Louis continuava a sghignazzare sotto i baffi coprendo la bocca con una mano. «Tomlinson!» richiamò l’attenzione l’insegnante, facendo sobbalzare entrambi, ed il diretto interessato smise di sogghignare all’istante. «Perché non viene lei sul palco a farci divertire?» chiese retorica la donna, con un ghigno sadico dipinto sul volto. Louis sgranò gli occhi esterrefatto «No no no, non se ne parla, io non canto! E poi non ho nessuno con cui cantare..» cercò di giustificarsi egli facendo spallucce, alludendo al fatto che i provini fossero a coppia. Di sottofondo, le risate della giovane cessarono immediatamente trasformandosi in un’espressione atterrita non appena «Canterà la signorina Styles con lei» queste parole furono pronunciate dall’irritante vocina della donna, accompagnate dall’inquietante ghigno sadico che si andava espandendo sempre di più.
«Ti odio!»
«Oh, ancora dovevi dirmelo oggi, mi stavo giusto iniziando a preoccupare.»
«Almeno sai cantare?!» gli chiese Jessie bisbigliando, non appena salirono sul palco e si posizionarono davanti ai microfoni compresi d’asta. «Sotto la doccia me la cavo.» rispose Louis, facendo spallucce e inarcando le sopracciglia.
La Collins diede il via alla musica, le prime note risuonarono, e subito dopo la voce del giovane le accompagnò.

Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
Want to vanish inside your kiss
Everyday I love you more and more
Listen to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you, until the end of time

 
La sua voce era perfetta: dolce, melodiosa, intonata.
La signorina Collins non poteva credere alle sue orecchie: la bocca spalancata, le gambe accavallate e gli occhiali rigorosamente sulla punta del naso.
 
Come what may
Come what may
I will love you until my dying day

 
Anche questi altri tre versi cantati meravigliosamente, senza neanche una sbavatura.
Si stava lasciando completamente andare.
A lui piaceva molto cantare, ma non l’avrebbe mai ammesso: come avrebbero reagito i suoi amici di squadra se l’avessero saputo?
Jessie, anch’ella rimase stupefatta, non se lo sarebbe mai aspettata, tantomeno da un ragazzo così superficiale come Louis.
Mentre pensava a questo, il cuore iniziò a minacciare di uscirle dalla gola: tra poco sarebbe venuto il suo turno.
Adorava cantare, nella vecchia scuola ad Holmes Chapel faceva parte del coro, ma mai si sarebbe sognata di cantare da sola davanti a qualcuno, o peggio, in duetto.
Inghiottì a vuoto e iniziò.
 
Suddenly the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste

 
Louis le rivolse uno sguardo sorpreso seguito subito da un sorriso genuino e intonarono insieme:
 
I will love you
Oh Yes I will love you
I will love you, until my dying day.

 
Si scambiavano sguardi eloquenti e sorrisi sinceri.
Erano così affiatati, quasi una cosa sola. Non sembravano nemmeno loro.
L’applauso dei presenti in platea e le lacrime della Collins attirarono la loro attenzione, distolsero i loro sguardi, dapprima concentrati a memorizzare i loro sorrisi sinceri, e l’indirizzarono davanti a loro, godendosi i loro meritati applausi.
«Tomlinson, Styles.. benvenuti tra noi.» annunciò la donna, raccogliendo le sue cose e alzandosi dalla sua postazione dirigendosi verso l’uscita, lasciando soli i due ragazzi in balia dei dubbi.
La porta si chiuse, producendo un tonfo sordo che fece eco nel teatro vuoto, fatta eccezione per i due giovani che erano rimasti in piedi sul palco, immobili.
«Io non..» iniziò Jessie titubante, ma fu interrotta subito da Louis «Neanche io ho idea di cosa sia successo» disse sbigottito, voltandosi verso di lei «Ma promettimi solo che questa “cosa” rimarrà tra noi.» continuò poi, porgendole una mano che ella strinse. «Assolutamente sì!» acconsentì immediatamente ella «E’ assurdo che io e te saremo i protagonisti di un musical all’insegna del romanticismo, insieme per giunta!» aggiunse infine, stranita.

**

KeepSmiling
Avete il permesso di uccidermi.
Lo so, sono una persona orribile,
sono passati 2 mesi, chiedo venia ç_ç
Credevo di avere più tempo
durante l'estate e invece
è stato ancora peggio!
La mia mente bacata ha deciso
di fare l'animatrice all'oratorio,
quindi sono stata due settimane
occupata a badare a 40 bestie
e poi bho, adios ispiration!
E ora questo capitolo fa
completamente schifo, lo so.
Ma comunque ringrazio voi tutti
che leggete, recensite,
preferite, ricordate e quant'altro.
Siete MAGNIFICHE!
E' solo grazie a voi se questa storia va avanti, sappiatelo.
E chiedo in ginocchio
a chi si limita a leggere,
di lasciare una piccola recensione,
mi accontento anche di poche righe,
basta che mi facciate sapere che ne pensate
perché davvero non so più cosa pensare
su questa storia. Credevo fosse un'idea
carina e originale, ma ho
fatto un giretto su efp e mi sono
resa conto che ce ne sono altre 2684374
con la trama simile alla mia,
e mi è tipo venuta la depressione. Lol
Bhe, comunque in ogni caso,
ringrazio tutti e vi lascio un enorme
abbraccione :3
Ps: consiglio spassionatamente
a chi non avesse mai visto Moulin Rouge,
di vederlo assolutamente,
è fantastico, sul serio! *-*
Ah, e in questo pseudo "periodo sabbatico"
mi sono permessa di sviluppare e
postare la mia prima  OS *w*
Se vi andasse di leggerla, qui c'è il banner,
se cliccate su vi troverete magicamente
alla OS *O* Okay basta. LOL

Colgo l'occasione per ringraziare more_
per lo splendido banner :3


Liam, un ragazzo dolcissimo pronto a sostenerti e a donarti tutto l'amore di questo mondo;
Julie, una ragazza piena di sogni e ambizioni ma con grande segreto.
E se di punto in bianco i loro destini si incrociassero?

**
«La morte è l'unica cosa che avrebbe potuto farla smettere di danzare.»

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Capitolo 6
*** 5. ***


5.
«Allora.. Shakespeare nacque il 26 aprile 1564 a Stratford-Upon-Avon..»
Jessie era immersa nella letteratura inglese, ormai la scuola era iniziata da un pezzo, le cose da studiare si erano triplicate ed ella non voleva arretrarsi niente. «Louis abbassa quel cavolo di volume, dannazione!» si interruppe però, una volta esausta del fratellastro che, dalla camera di fronte, aveva l’album dei The Fray a tutto volume da circa mezz’ora. Il ragazzo, a sua volta, ignorò completamente le urla disperate della sorellastra, così quest’ultima, sbuffando pesantemente, si alzò di scatto dalla sedia e si precipitò in camera del giovane, che era disteso supino sul letto, e staccò la spina allo stereo dal quale proveniva la musica.
Louis si alzò di scatto «Ma ti sei rimbecillita o cosa?!» sbraitò, parecchio infastidito.
«Ma ti sembra normale che io debba studiare con questo casino?!» controbatté ugualmente piccata Jessie. «Non è colpa mia se la tua esistenza ruota intorno allo studio e non hai una vita sociale, ma non rompere le scatole a me!» rispose più calmo il ragazzo con un tono saccente ed un sorrisetto compiaciuto.
La ragazza grugnì esasperata e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Avevano davvero provato a non litigare, ma proprio non c’erano riusciti, e ahimè, non rinunciavano a non punzecchiarsi l’un l’altro neanche a teatro, durante le prove: Louis ballava in modo goffo? Litigavano. Jessie non ricordava le battute? Litigavano. La situazione era diventata davvero insostenibile.
«Ciao sorellina!» il rumore della porta d’ingresso e la voce profonda di Harry destarono Jessie che fu costretta ad alzare gli occhi dal libro, di nuovo. «Allora, che si dice?» continuò egli, accomodandosi di fianco a lei sul divano, dove ella si era accomodata per trovare un po’ di pace, ma a quanto pare non c’era riuscita.
«Ma da quant’è che non abbiamo una conversazione da fratello e sorella che si vogliono bene, io e te?» domandò infine, avvolgendole il braccio intorno alle spalle e mostrando la sua schiera di denti tanto splendidi da poterti abbagliare.
La ragazza lo guardò scettica e ricambiò il sorriso «Dai, sputa il rospo, Harry.» gli intimò poi, rivolgendogli lo sguardo curioso.
«No, è che..» titubava il ragazzo «Cioè io, no Amy.. sai..» «Okay, okay, ho capito. Ti piace Amy, vorresti chiederle di uscire e vuoi sapere da me informazioni su di lei.» indovinò ella «Per questo ti adoro, sorella! Ci capiamo troppo al volo!» disse lui esaltato, le fossette in bella vista.
Harry e Jessie avevano da sempre avuto un buon rapporto, certo qualche litigio c’era stato, come tra tutti i fratelli e sorelle, ma niente che non si fosse risolto con un grande abbraccio. E da quando la loro mamma li aveva lasciati, il loro rapporto si era solidificato ulteriormente.
«Okay, ti dirò la verità. Anche a lei interessi, me l’ha confidato ieri. Ma guai a te se le dici che te l’ho detto io!» gli disse ella, aggiungendo enfasi nella seconda parte della frase con tanto di indice puntatogli contro, per sembrare autoritaria.
Sapeva benissimo quanto all’amica piacesse Harry, e sapeva anche che se avesse scoperto che era stata lei a fare la spia, se la sarebbe vista brutta.
«Sei la mia sorella preferita, Jessie!» disse egli, prendendole il volto tra le mani e schioccandole un bacio sulla guancia, esaltato come Winnie The Pooh davanti ad un barattolo di miele, gli occhi verdi che emanavano una luminosità quasi accecante e i ricci morbidi che saltellavano animatamente. «Sì sì, ruffiano! Ma bada che se la fai soffrire, io prendo una bella forchetta e ti castro, mio caro fratellino.» lo minacciò ella, con tono ironico, e le scappò un sorriso quando si accorse che il ragazzo aveva pronunciato un “Non lo farò”  raggiungendo le scale ballando a ritmo di una musica che sentiva solo lui. E rise a crepapelle quando Harry saltò addosso a Louis, che stava scendendo le scale, iniziando a sbaciucchiarlo ovunque. «Fratello sì, ti amo anch’io, ma queste cose teniamocele per noi, ora c’è gente!» pronunciò quest’ultimo, riferendosi alla ragazza che assisteva divertita alla scena. Jessie rimase folgorata dalla sua fila di denti perfettamente bianchi e allineati, dai suoi profondissimi occhi azzurri che si rimpicciolivano a causa degli zigomi che si alzavano e dalle sue rughette di espressione che gli si formavano ogni tal volta che sorrideva.
Sconcertata dai suoi pensieri, ella si morse il labbro inferiore e puntò lo sguardo sul libro, tentando invano di leggere qualche frase: il suo cervello non riusciva a recepire niente di quello che c’era scritto. Sbigottita, abbandonò il libro sul divano, si diresse in cucina e iniziò a prepararsi un sandwich; in qualche modo doveva tenere occupato il cervello.
«Oh mi hai preparato uno spuntino, ma che sorellastra premurosa che sei!» sentì la voce di Louis particolarmente vicina, e quando si girò, se lo ritrovò a un palmo dal naso che addentava il suo sandwich.
«Sei un maiale, Tomlinson!» sbraitò Jessie adirata, con ancora il piatto di terracotta tra le mani.
Ella fece per andarsene, ma Louis la trattenne per un braccio e la tirò verso di sé.
Il verde e il blu dei loro occhi si fusero tra di loro, i loro nasi si sfiorarono, i loro respiri diventarono un’unica cosa, le labbra si schiusero.
Ma si allontanarono di botto, e Jessie fece cadere il piatto, che si frantumò in mille pezzi, quando udirono la porta d’ingresso aprirsi, seguita da delle voci: la famiglia Tomlinson-Styles era al completo. Joannah e John si precipitarono in cucina, dopo aver sentito il fracasso causato dal piatto in frantumi, e arrivarono alla conclusione che i ragazzi fossero nel pieno di una delle loro litigate, ed esausti di quella solita routine, decisero di punirli: da quel momento in poi, per un mese, erano costretti a ripulire il giardino e a svolgere la maggior parte dei lavori domestici.
Si prospettava un mese molto lungo.
 
«Okay, non crederai mai a quello che sto per dirti!» squittì Amy, saltellando verso l’armadietto di Jessie, i ricci aurei che le ondeggiavano sulle spalle. «Hai cambiato deodorante!» azzardò la mora, ironicamente, mentre armeggiava con libri vari.
«No, meglio! Aspetta, cos'ha che non va quello che ho ora?» domandò l’altra, odorandosi le ascelle e provocando le risate convulse dell’amica.
«Oh andiamo Jessie, non mi far perdere il filo del discorso! Dicevo, Harry mi ha chiesto di uscire!» urlò, per poi pentirsene subito e coprirsi la bocca con una mano, guardandosi intorno furtivamente. «…Harry mi ha chiesto di uscire!» sussurrò subito dopo.
«Oh ma non mi dire!» Jessie si finse sorpresa, ma in realtà conosceva benissimo le intenzioni del fratello, ma non voleva che l’amica sapesse che gli aveva spifferato il suo tanto segreto quanto platonico amore, che andava avanti già da un bel po’.
«Non ci sarà mica il tuo zampino di mezzo?» domandò scettica Amy «Ma figurati!» finse ancora, Jessie.
In fondo era felice per loro, Amy era un ottimo partito per il fratello: una ragazza allegra, vivace, ovunque andasse portava allegria. Ed anche Harry, nonostante la sua fama da “sciupa femmine”, quando trovava la ragazza giusta, le donava tutto se stesso.
«Va bene, voglio crederti. Allora torniamo insieme a casa?» domandò la riccia «Oggi sono segregata qui per prove del musical, ma mi sa che qualcun’altro sta per colmare il mio vuoto..» rispose l’altra con un tono malizioso «Che vuoi dire?» «Ciao ragazze» ecco spuntare Harry, che con molta nonchalance stampò un bacio sulla guancia ad entrambe le ragazze e si offrì di riaccompagnare Amy, che aveva le guance talmente colorite da far concorrenza ad un peperone, a casa.
 
«Ragazzi in somma, datevi una calmata!» la signora Collins cercava di acquietare, con la sua voce più irritante delle unghia sulla lavagna, le lamentele degli alunni riuniti in teatro. «Capisco perfettamente che voi siate indignati da questo mio repentino cambio di programma, ma purtroppo non è di peso da me. Il preside Jenkins, ha voluto che cambiassi il musical Moulin Rouge, perché a suo parere “troppo spinto”» spiegava l’insegnante gesticolando «e quindi ho deciso che a fine anno metteremo in scena Grease!» concluse infine, con tanto di acuto sulla parola “Grease”, braccia portate in alto e sguardo compiaciuto. «E ovviamente i ruoli principali non subiranno alcuna modifica: Tomlinson e Styles interpretreranno Danny Zukko e Sandy Olsson.»
 
«Dai, sali in macchina.»
Dopo aver ricevuto il nuovo copione ed aver letto un paio di volte le battute, la Collins concluse la lezione.
Jessie stava attraversando il cancello d’uscita della scuola quando Louis le si accostò accanto.
«Che c’è Tomlinson, non hai nessuna da scarrozzare oggi?» lo punzecchiò lei continuando a camminare.
«Oh andiamo, non fare l’acida, ti sto offrendo un passaggio! E poi papà mi ha incaricato di andare al supermercato e dal momento in cui in punizione ci siamo entrambi, tu vieni con me.» rispose lui, seguendola a passo d’uomo e aprendo lo sportello dell’auto, al lato del passeggero. Jessie sospirò pesantemente, afferrò la portiera e salì a bordo della vettura, chiudendo lo sportello di controvoglia.
Le note di una canzone del momento, provenienti dalla radio, aleggiavano nella Porche laccata di nero e con gli interni completamente in pelle. Jessie cercava di tenere lo sguardo rivolto al finestrino, così da apparire indaffarata a scrutare il paesaggio ed evitare lo sguardo del fratellastro che di tanto in tanto la fissava per qualche secondo.
«Allora.. che te ne pare del cambio di musical?» domandò Louis, cercando di rompere il ghiaccio e smorzare quell’evidente imbarazzo.
«E’ stata una mossa azzardata. Ora dobbiamo imparare canzoni, battute e balletti completamente differenti, ma per fortuna Grease mi piace.» rispose ella apatica, continuando a tenere lo sguardo “impegnato”. «Invece io sono contento. Grease è il mio musical preferito!» controbatté egli sorridendo, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Ella, con la coda dell’occhio, stava osservando il profilo di Louis. Quei capelli miele dorato spettinati in modo preciso e calcolato, quella fronte imponente, quegl’occhi di un blu oceanico, immenso, quegli zigomi appena pronunciati, quel naso all’insù, quelle labbra rosse e sottili che incorniciavano un sorriso folgorante, sembrava tutto frutto di un’attenta lavorazione scultorea di grandi artisti del passato. Sì, forse era stato Michelangelo a scolpire quella meraviglia. E mentre la mente di Jessie vagava nei meandri delle sue fantasie, ella si sentì sfiorare la mano, appoggiata distrattamente sul sediolino. La ritirò per impulso, quasi per inerzia, e sentì il viso bruciare, quasi come se stesse prendendo fuoco. Puntò di nuovo il suo sguardo al finestrino finché non sentì il volto tornare alla normale temperatura. Si voltò verso Louis e si accorse che la stava fissando, senza però distrarsi eccessivamente dalla guida, con un’espressione seria dipinta in volto.
E intanto la mente di Jessie era annebbiata da una sola domanda: quella carezza era stata frutto di un gesto distratto o qualcosa di veramente voluto?

**

**

KeepSmiling
Hello people, I'm baaack! c:
First of all, perdonatemi,
ho avuto un attimo di defiance totale:
non avevo un cervello, ma un buco nero! D:
Second of all (?): questo capitolo
l'ho scritto di getto,
e quindi non mi convince tanto,
ma questa è una scusa che uso
ogni volta che pubblico lol
Non mi piace mai quello che
scrivo, ma pubblico per non
far passare anni çwç
Ah, volevo precisare che
ho cambiato musical
perché mi ispirava di più
Grease, e sì, lo so che
ho usato un modo obbrobrioso
per cambiarlo, ma non sapevo come fare y_y
Anyway, concludo ringraziando
tutti quelli che nonostante
io abbia sospeso la storia,
sono rimasti e quindi mi hanno aspettata.
Love you all!
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 7
*** 6. ***


6.
Il suono stridulo e fastidioso della sveglia, che annunciava le sette del mattino, echeggiava nella stanza illuminata dai primi raggi di sole che filtravano dalle sottili fessure della finestra. Jessie, che fino a poco prima era sul punto di baciare il bellissimo Ian Somerhalder, in versione vampiro, si destò e grugnì infastidita, allungando la mano e tentando invano di spegnere quell’aggeggio infernale che non dava segni di cedimento. Lo colpì violentemente, e il silenzio ritornò  a padroneggiare nella stanza bordeaux della ragazza. Avrebbe voluto con tutto il suo cuore restare a letto, ma sapeva che se non si fosse sbrigata le sarebbe toccato l’ultimo turno del bagno, e sarebbe stata sicuramente in ritardo. A malincuore si scoprì del caldo piumone e delle lenzuola che la avvolgevano e la fredda aria di inizio dicembre le si infiltrò fin nelle ossa facendola rabbrividire e pentire di aver lasciato il suo tanto caldo quanto accogliente letto. Prese velocemente l’intimo ed i vestiti da indossare e aprì la porta, trovandosi di fronte un Louis in pigiama e con un’aria assonnata, intento a strofinarsi stancamente gli occhi con i pugni. Sgranò gli occhi alla vista della ragazza, e si precipitarono alla porta del bagno, pretendendo di passarvici entrambi nello stesso momento, ma ovviamente rimasero incastrati.
«Che ne è stato del “Prima le donne”?» cominciò Jessie, cercando di entrare nella stanza spingendo le mani sullo stipite della porta «E da quando saresti una donna? Tu sei un alieno venuto da Acidilandia» batté di rimando Louis, cercando a sua volta di impossessarsi del bagno. Jessie ruotò gli occhi al cielo, iniziando a pizzicargli un fianco, cercando di fargli mollare la presa. «Ah, vuoi giocare pesante? Ok, eccoti accontentata» Louis le bloccò la mano iniziando a solleticarle lo stomaco, e anche i gridolini contrariati e il dimenarsi di gambe e braccia furono del tutto inutili: Jessie si ritrovò avvolta dalle possenti braccia del ragazzo, con la schiena contro il suo petto e i polsi stretti tra le sue grandi mani. «Ora sei in trappola» le sussurrò all’orecchio con un ghigno «Louis, lasciami!» «Altrimenti?» la provocò ancora, lui. La ragazza gli rivolse uno sguardo di sfida e con un sorrisino saccente gli pestò un piede, provocando un lamento di dolore da parte del ragazzo. Egli la strinse ancora di più, chiuse la porta con il piede e si avvicinò alla doccia. «Louis, non osare..» ma Jessie non fece in tempo a controbattere che si ritrovò sotto il getto di acqua congelata, e vi ci trascinò anche Louis, che la incastrò al muro, piantando le braccia ai lati del suo viso, facendo aderire completamente i loro bacini e lasciando tra i loro volti uno spazio di tre centimetri scarsi. «Ho freddo» pronunciò Jessie, con la voce spezzata dal tremolio del suo corpo, «Te la sei cercata, dolcezza» sussurrò Louis sulle labbra tremanti della ragazza, tenendo il suo sguardo oceanico puntato in quello smeraldo della sorellastra, facendolo scivolare poi giù, verso le sue labbra carnose e arrossate che profumavano ancora del lipgloss ai frutti tropicali. I respiri divenivano via via più pesanti, lo si poteva notare dal modo in cui i due petti si scontravano ritmicamente, e dai sospiri infuocati che colpivano uno le labbra dell’altra.
I loro nasi si sfiorarono, i loro respiri si fusero in uno solo e i loro occhi erano serrati, cercando di cogliere tutte le sensazioni e i brividi che percorrevano inesorabili i loro corpi bagnati.
«Ragazzi, ma che succede? Anche a noi serve il bagno!» una voce profonda in lontananza e il ticchettio delle nocche sulla porta, risvegliarono i due ragazzi dallo stato comatoso in cui si trovavano, e si precipitarono immediatamente fuori dalla doccia. Imbarazzati e senza rivolgersi lo sguardo, uscirono dal bagno, fradici, ritrovandosi davanti Harry e Lottie che, rivolgendo un’ occhiata interrogativa ai due ragazzi, chiesero cosa fosse successo, ma tutto quello che ottennero fu un’alzata di spalle e il ritorno dei due ragazzi nelle loro rispettive camere.
 
«Hey Jessie!» «Oh, ciao Dave!»
Un’altra lunga giornata di scuola era terminata, e Jessie e Louis erano riusciti ad evitarsi tutto il tempo: se si incrociavano nei corridoi distoglievano lo sguardo e continuavano a camminare, si tenevano accuratamente alla larga. Anche Mrs Collins aveva notato questa dinamica, e contrariata dal loro comportamento freddo, li spronava a fingere di avere feeling, almeno sul palco, ma ovviamente con scarsi risultati.
«Stai tornando a casa?» chiese gentilmente il ragazzo, fermandola.
«Oh sì, sono distrutta» rispose Jessie stancamente, aggiustandosi la tracolla sulla spalla
«Posso approfittarne per darti un passaggio, allora?» azzardò il giovane, sorridendole gentilmente. Jessie rimase rapita dai suoi modi gentili e dal suo sorriso dolce, quasi ammaliante.
Aveva già avuto precedentemente un paio di conversazioni con Dave, essendo compagni di teatro e condividendo molte lezioni, ma non sapeva molto di lui, anche se la incuriosiva molto. Oltre che avere un bell’aspetto -capelli aurei con riflessi ramati, tenuti lisci su di un lato, occhi di un verde spento tendente al grigio, zigomi pronunciati, labbra carnose e rosee, e fisico asciutto- era anche molto gentile e i suoi modi, impeccabili.
«Accetto volentieri, grazie mille!» sorrise di rimando la giovane.
«Allora.. com’è avere il ruolo di protagonista in un musical, sei agitata?» iniziò il ragazzo, per sciogliere il ghiaccio, mentre si dirigevano verso la sua auto parcheggiata nel cortile della scuola. «Bhe, diciamo che è tutto nuovo per me, ma mi sto divertendo parecchio» rispose sorridente Jessie portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.
«Se solo non ci fosse quel guastafeste a rovinare tutto» sibilò subito dopo, quando incontrò lo sguardo serio di Louis che, mettendo in moto la sua Porche fiammante, li guardava infastidito.
«Ho notato che tra te e Tomlinson non scorre buon sangue» abbozzò una risata Dave, sbloccando l’auto e aprendo gentilmente la portiera alla ragazza, che ringraziandolo con un sorriso, si accomodò sul comodo sedile.
«Sei perspicace!» scherzò poi ella, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, di nuovo, sotto lo sguardo attento di Dave che, entrato in macchina, stava mettendo in moto. Quando si accorse dell’imbarazzo di ella, distolse subito lo sguardo, e si morse il labbro subito dopo aver pronunciato «Sei carina quando sei in imbarazzo», incontrando gli occhi smeraldi della giovane che, palesemente arrossita, abbassò immediatamente lo sguardo.
«Che cosa fai venerdì sera?» si preoccupò di aggiungere egli, per smorzare il momento di disagio.
«Ho un appuntamento con te!» azzardò ironica Jessie, abbozzando una risata. «Esatto!» rispose entusiasta Dave sorridendole, e rivolgendole lo sguardo, concluse «Passo a prenderti alle otto, ti porto a pattinare!»
 
«Dave? Quel Dave?!» starnazzò saltellante Amy, alle parole dell’amica. «Quel biondone tutto muscoli che gioca nella squadra di basket?!» si affrettò di aggiungere poi, sotto lo sguardo minaccioso di Harry che la riprese con un «Heey, guarda che il tuo ragazzo è qui, proprio di fianco a te!», le sopracciglia contratte e le guance leggermente gonfie.
«Oh ma cucciolo, lo sai che io amo solo te!» lo abbracciò poi ella, schioccandogli diversi baci sulla guancia, facendo subito rilassare i suoi muscoli del viso, fino a poco prima contratti.
Jessie rise sommessamente.
Quei due ragazzi erano fantastici, ma più di tutto erano fatti l’uno per l’altra. Stavano insieme da più o meno un paio di mesi, e si comportavano come una coppia sposata da anni, ma allo stesso tempo come due ragazzini alle prese con la loro prima cotta. Erano adorabili.
«Sì esatto, quel Dave mi ha chiesto di uscire con lui domani sera, andiamo a pattinare!» pronunciò poi Jessie, smettendo di ridere e riportando l’attenzione su di lei.
«Ma è fantastico! Harry ci uniamo a loro? Ti prego ti prego ti prego!» disse Amy, rivolgendo uno sguardo supplichevole al suo ragazzo che, con le mani in tasca, rivolse la testa all’indietro e sospirò pesantemente «Ma io non so pattinare!» si lamentò poi, «E poi quel tipo non mi convince molto. Vi terrò d’occhio, sorellina.» aggiunse infine, assottigliando lo sguardo verso la sorella, agitando la testa, e insieme ad essa anche i suoi ricci.
«Oh andiamo, Harry! Non ho dieci anni!» protestò Jessie «E poi neanche io so pattinare, ci sosterremo a vicenda!» concluse poi in una risata, entrando in classe e accomodandosi nel suo solito banco, accanto alla finestra.
L’ultima campanella della giornata rincuora sempre gli animi di tutti gli studenti, e provoca moti di felicità e di libertà.
Louis sospirò sollevato a quel suono, e si precipitò fuori dalla classe, mentre l’insegnante di chimica cercava invano di recuperare l’attenzione degli studenti, per assegnare loro i compiti, ma ad egli non importava: era particolarmente felice, e non vedeva l’ora di iniziare le prove del musical, probabilmente perché in fin dei conti la compagnia di Jessie gli piaceva, anche se l’avrebbe negato fino alla morte.
«Louis!» si sentì chiamare, si fermò e ruotò gli occhi al cielo. Avrebbe riconosciuto quella voce starnazzante tra mille. «Chantal!» pronunciò con poco entusiasmo e sforzando un sorriso, voltandosi verso la bionda –palesemente tinta-, ma quel sorriso sparì subito, quando notò alle spalle della ragazza, due sagome familiari che immediatamente inquadrò: Jessie che, sorridente, si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro –e lui sapeva bene che quel gesto era un moto di timidezza o nervosismo tipico di lei- e di fronte ad ella, a pochi centimetri, c’era Dave, con le mani nelle tasche e appoggiato con la spalla destra agli armadietti. Percepì una strana sensazione allo stomaco, e una sorta di vampata di calore, che proveniva dalla punta dei suoi piedi fino ad arrivare alla punta dei sui capelli, attraversò il suo corpo, e quasi per istinto strinse le sue mani a pugni, talmente forti da far diventare bianche le nocche. Che fosse.. gelosia?
«Louis, tutto okay?» domandò la bionda, sventolandogli una mano davanti al viso, distogliendolo dai suoi pensieri. «Eh? Sì, certo!» rispose poco dopo annuendo, preoccupandosi di sembrare il più convincente possibile. «Sembrava quasi che volessi spaccare qualcosa» sghignazzò ella, guardandosi alle spalle, per cercare di inquadrare il problema. «Senti, che fai domani sera?» chiese di getto lui, senza prestare attenzione alle precedenti parole della ragazza, che si voltò nuovamente verso di lui, con una strana luce negl’occhi e «Non ho programmi..» pronunciò in modo suadente, poggiandogli un mano sul petto con un sorriso malizioso. «Bene, passa da me alle otto.» ammiccò egli, prima di dirigersi nell’aula di teatro.

**

Questa gif mi fa impazzire, LOL!

KeepSmiling.
*Sbuca lentamente da dietro un muro e mostra un sorriso a 360 denti*
Ciao a tutti, sono viva e vegeta! AHAH
Mi diiispiaaace per l'enorme ritardo,
e do' ragione a tutti voi che nelle recensioni
mi fate notare la mia incredibile lentezza.
I know, sooorry çwç
Ma ormai mi sono accorta che i miei capitoli
fanno sempre più schifo, e non ho più stimoli,
anche perché le recensioni sono calate e bho, aiuto çwç
Anywaaay questo capitolo è abbastanza BABAAM!
A quanto pare il nostro Tomlinson sta cercando
di far ingelosire qualcuna, eh? Uhuhu!
Ci riuscirà? Who knows! OwO
E quanto sono carini Harry e Amy?
Io li shippo troppo!
Anche se scrivo poco di loro y_y
Okay, mi serve una vostra opinione,
volete capitoli dedicati di più alla coppia Harmy? (?)
Scrivetemi tutto quello che pensate in una recensione,
giuro che non mordo! *^* LOL
Detto questo io vi lascio, andate in pace. Amen. (?)
Nnnno! Waait a moment!
Devo prima ringraziarvi tutti! *^*
-Grazie a tutti quelli che seguono,
preferiscono e ricordano(?) questa FF;
-Grazie a tutti quelli che recensiscono;
-Grazie alle lettrici silenziose per esserci,
ma mi fareste tanto felice se lasciaste
una piccola recensione *-*
-Ma soprattutto un grande GRAZIE
per la vostra pazienza!
Uuff, è stressante fare l'elenco
puntato, non sono abituata ad
esse così organizzata! Lol
Ok, ora vado davvero.
Vi voglio un'infinità di bene!
Aaand and, I forgot! [Cit.Harry in Up All Night Live Tour] :')
BUON 2013 A TUTTI! SPERO CHE VI PORTI TANTA SERENITA'!

Ps: faccio pubblicità occulta alla mia nuova OS mlmlml OwO
E' una sorta di sfogo/sclero del tutto personale, AHAH! Enjoy!
Ah, e scusate il banner obbrobrioso, ma l'ho fatto io,
ed è la mia prima volta LOL ma migliorerò, lo giuro! u.ù

 
  Versate in una ciotola una buona dose di programma televisivo,
aggiungeteci quattro amici strampalati,
mescolate bene il tutto e otterrete un ragazzo completamente fuori di senno
che inizierà a blaterare cose assurde,
e che nel giro di qualche mese si dimenticherà della vostra amicizia storica.

 

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Capitolo 8
*** 7. ***


7.

Finalmente un’altra settimana scolastica era giunta al termine: il tanto sospirato venerdì era giunto.
Il grande orologio moderno posto sulla parete dal colore pallido del salotto di casa Tomlinson-Styles, segnava le sei e del sole non ce n’era neanche l’ombreggiatura giallastra.
E nonostante il tepore del camino, Jessie era avvolta in un plaid a quadretti turchesi e fucsia: l’aria fredda di dicembre inoltrato iniziava a farsi sentire. Ella, era totalmente concentrata sul suo libro di Jane Austen, finché dei passi pesanti provenienti dalle scale non attirarono la sua attenzione. Si voltò di scatto e vi trovò Lottie con un’espressione più imbronciata del solito che trascinava pesantemente i piedi sul parquet cerato.
«Lottie, che succede?» Jessie chiuse il libro, ponendo la domanda sinceramente interessata. La biondina le scoccò uno sguardo cospicuo e «Non sono affari tuoi!» starnazzò, stringendo i pugni, gli occhi che le diventavano umidi. «Come vuoi» fece spallucce la più grande, tornando al suo libro. Ormai era abituata ad essere trattata come uno straccio da Lottie, e non poteva biasimarla, visto che aveva “invaso i suoi spazi”.
«Scusami» sussurrò subito dopo la più piccola, incrociando le mani sull’addome e fissandole, mortificata. Jessie rimase spiazzata dal suo comportamento, e sorrise involontariamente.
«Dai, vieni qui» le disse gentile, richiudendo il libro e facendole spazio sotto al plaid.
Senza esitare, Lottie la raggiunse, e si strinse nella coperta quadrettata.
«Cosa c’è che non va?» tentò ancora, premurosa, tentando di incrociare il suo sguardo.
«Mio fratello» pronunciò ella a denti stretti «Non vuole che io esca con Martin perché “non gli piace”» aggiunse poi, scimmiottando la voce di Louis «Non capisce che ho 14 anni?! Non sono più una bambina, ho il diritto di uscire con i ragazzi!» concluse infine, tutto d’un fiato.
«Oh, Lottie!» le sorrise Jessie comprensiva «E’ normale per un fratello essere gelosa della propria sorella, soprattutto se più piccola» «Sì ma a me Martin piace davvero, e non voglio che lui rovini tutto!» sospirò ancora, la biondina. «Tu non gli dare peso, vedrai che accetterà la situazione. So quanto può essere guastafeste tuo fratello!» cercò di rassicurarla, la più grande.
«Sì, ma io stasera dovevo uscirci e lui me l’ha proibito!»
«A che ora dovete vedervi?»
«Alle sette»
«Tra un’ora? Sbrighiamoci, Cenerentola, abbiamo un lavoro da fare!»
«E con Louis?»
«Non ti preoccupare, ci penso io!» concluse infine Jessie, ammiccando alla piccola Tomlinson.
 
«Un’ultima passata di mascara e.. perfetto!»
Jessie aveva vestito e truccato Lottie per la serata, e aveva concluso appena in orario.
«Fatti guardare..» disse poi, prendendole le mani, alzandola dalla sedia e facendola piroettare sulle sue ballerine nere. «Sei bellissima!» concluse, portandosi entrambe le mani sulle labbra, emozionata.
«Grazie Jessie!» pronunciò la biondina, spiazzando completamente la sorellastra: le avvolse le braccia in vita e la strinse forte a sé. Ella rimase attonita e «Non c’è di che!» sussurrò, accarezzandole i capelli biondi e setosi.
«Sai, Louis aveva ragione su di te.» aggiunse poi Lottie, sciogliendosi dall’abbraccio e guardandola negl’occhi. Jessie piegò leggermente la testa di lato aggrottando le sopracciglia.
«Mi ha detto che la tua acidità è tutta una facciata, e che in realtà sei una persona meravigliosa. Ed ha ragione.» incalzò poi, rispondendo alla domanda silenziosa della sorellastra.
Quest’ultima rimase di sasso, le labbra leggermente separate per lo stupore. Mille domande sorgevano spontanee nella sua testa: Davvero Louis pensava questo di lei? E perché continuava a comportarsi in modo scontroso? Ma soprattutto, come aveva fatto a comprendere il suo carattere se ogni volta che si rivolgevano la parola finivano per litigare?
Jessie scosse la testa, quasi come volesse liberare la mente da tutte quelle domande senza risposte, e «Okay, ora sbrighiamoci altrimenti farai tardi!» aggiunse, donandole un sorriso di ringraziamento. «Dì a Martin di farsi trovare ad un paio di isolati da qui.» riprese poi, risoluta, seguendo con lo sguardo i movimenti agili di Lottie che, destreggiando abilmente col cellulare, avvisò il ragazzo.
Scendendo le scale e attraversando il corridoio di ingresso, le due ragazze si imbatterono in Louis che, sospettoso, pronunciò mille domande, a cui Jessie seppe rispondere prontamente, restando sul vago.
«Louis non preoccuparti, Lottie starà via solo un paio di orette. Si incontra con i suoi amici.»
«Bene, l’accompagno.»
«No! Non preoccuparti l’accompagno io.»
La situazione si stava facendo tesa, e questo eccitava molto le due ragazze che di tanto in tanto si stringevano la mano; ma nonostante tutto, riuscirono a sfuggire all’iperprotettività di Louis, e corsero a perdifiato per i vari isolati, ridendo sonoramente.
«Okay okay» rallentò Jessie, annaspando.
«Diamoci un contegno, non vorrai mica incontrare Martin col fiatone!» abbozzò poi una risatina, contagiando anche Lottie.
Camminarono per un altro paio di metri finché la più piccola non afferrò la mano dell’altra, stringendola, guadagnandosi un’occhiata dubbiosa.
«E’ lì. Sono agitata.» indicò discretamente una sagoma, e man mano che si avvicinavano, essa prendeva la forma di un ragazzino alto, dai capelli color nocciola intenso, degl’occhi verdi limpidi ed un sorriso sincero.
Jessie rivolse un sorriso compiaciuto a Lottie, che ricambiò arrossendo.
«Ciao Lottie!» la voce dolce del ragazzo interruppe il gioco di sguardi.
«Ciao Martin. Ehm.. lei è» ci furono due secondi di pausa, in cui sul viso della ragazzina comparve un sorriso smagliante. «Mia sorella, Jessie.» riprese poi, rivolgendo il largo sorriso alla ragazza che le stava di fianco. A Jessie pareva che le stesse per scoppiare il cuore di felicità: finalmente con una dei due Tomlinson più difficili della famiglia, aveva deposto le armi.
«Jessie, lui è Martin.» incalzò subito dopo, destandola dai suoi pensieri.
«Molto piacere!» pronunciò il ragazzo sorridente e tendendole la mano,
«Piacere mio!» rispose ella, stringendogliela docilmente.
«Bene, io vado» si affrettò ad aggiungere poi, ammiccando alla biondina al suo fianco e sussurrandole giocosamente «Mi raccomando, per le dieci a casa, altrimenti chi lo sente Louis?» all’orecchio.
 
Tornò a casa rapidamente: non poteva permettersi di fare tardi per il suo appuntamento.
Inserì velocemente le chiavi nella toppa e una volta spalancata la porta, vi si ritrovò un paio di occhi scuri puntati addosso: una ragazza tutta curve era avvinghiata a Louis, entrambi fermi all’ingresso, e senza spostarsi di un centimetro «Lei chi è? E che ci fa qui?» squittì con un’espressione disgustata. «Nah nessuno. E’ solo Jessie, la mia sorellastra.» rispose Louis, con un ghigno divertito, cercando di divincolarsi dalla stretta della bionda, per osservare meglio la reazione dell’altra, che rimase totalmente paralizzata a questa scena, e una vampata di calore le percorse tutto il corpo, partendo dalle punte dei piedi fino ad arrivare alle punte dei capelli.
Perché quella reazione? Non riusciva a spiegarselo neanche lei.
«Sì, nessuno.» sussurrò Jessie, abbassando lo sguardo alle sue scarpe «Bhe vi lascio alle vostre cose, devo prepararmi per un appuntamento.» si riprese subito dopo, rivolgendo ai due un sorriso sfacciato e percorrendo velocemente le scale. Le pupille di Louis si dilatarono impercettibilmente, il sorriso gli si spense immediatamente e «Con chi?» domandò, rivolgendole uno sguardo duro.
«Dave» ricevette come risposta dalla sorellastra, che non ricambiò il contatto visivo.
«Allora Lou, dove eravamo rimasti?» cigolò la bionda, accarezzando suadentemente il petto del ragazzo. «Cambio di programma Chantal, usciamo.» pronunciò fermamente lui, con uno strano luccichio negl’occhi, afferrando i polsi della ragazza e staccandoli dal suo torace, infastidito dal suo tocco.
 
«Io vado!» urlò Harry per farsi sentire.
«Hey hey, fratello!» lo fermò Louis sull’uscio della porta «Dove stai andando così elegante?»
«Elegante? Lou ho dei jeans scuri e un maglioncino!» ghignò l’altro. «Sono in ritardo, devo andare a prendere Amy, andiamo a pattinare con Dave e Jessie.» aggiunse subito dopo, aggiustandosi il colletto del cappotto.
Bingo, la trappola stava per scattare.
«Possiamo unirci anche noi?» il riccio si accigliò confuso alla proposta del fratellastro.
«Fratello, pensavo volessi passare una notte di fuoco!» ammiccò poi indicando, con un cenno della testa, Chantal seduta irritata sul divano di pelle.
L’unica risposta che il riccio ricevette fu una scrollata di spalle e una smorfia strana.
«Come vuoi!» replicò Harry, scherzosamente.
In quello stesso momento il campanello della porta suonò, ed il riccio si precipitò ad aprire, trovandosi di faccia un ragazzo dai capelli biondi spettinati, con tanto di pantalone nero, camicia bianca e cardigan grigio chiaro.
«Dave» lo salutò subito, con una di quelle strette di mano prettamente maschili.
«Ehy Harry! Sono venuto a prendere Jessie»
«Certo, accomodati. Te la chiamo.» si fece da parte per permettere al nuovo ospite di entrare e «Jessie, c’è Dave!» urlò poi, per attirare l’attenzione della sorella.
«Scusate ragazzi, devo scappare a prendere Amy. Ci vediamo alla pista tra dieci minuti.» ammiccò infine il riccio, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Dave, imbarazzato, si piantò le mani nelle tasche e «Che ci fai qui?» domandò, cercando di rompere il ghiaccio senza sembrare troppo brusco.
«I nostri genitori si sono sposati, e hanno deciso di abitare tutti insieme.» rispose deciso Louis, mantenendo lo sguardo freddo sul nuovo ospite, apparentemente sgradito, cercando di omettere qualsiasi tipo di parentela tra lui e Jessie. Il biondo si limitò ad annuire, la bocca serrata in una linea sottile.
«Io sono Chantal!» gracchiò la bionda con un sorriso tanto finto quanto ammaliante, sbattendo le ciglia in modo innaturale, abbandonando il divano e raggiungendo i due ragazzi all’ingresso.
«Dave.» il ragazzo non finì le sue presentazioni, che l’attenzione dei tre fu catturata da Jessie che, con un sorriso radioso, scese cautamente le scale.
Indossava uno skinny jeans di un colore chiaro e un maglioncino intrecciato che le fasciavano meravigliosamente il fisico asciutto, e ai piedi portava un paio di stivaletti con un leggero tacco che le donava qualche centimetro in più. Gli occhi azzurri contornati da un ombretto chiaro, le lunghe ciglia rese più nere e più evidenti dal mascara e i capelli corvini lasciati ricadere lisci sulle spalle.
I due ragazzi rimasero folgorati, la bocca spalancata. Dave pronunciò un flebile “wow” mentre Louis fu costretto a richiudere la bocca a causa degli sguardi truci che gli stava rivolgendo Chantal.
«Sei bellissima.» le sorrise il biondo, scoccandole un bacio sulla guancia.
«Grazie, Dave» gli sorrise di rimando, arrossendo e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Allora, andiamo?» concluse infine, infilandosi il cappotto e uscendo, seguita dal ragazzo. Louis rimase a guardarli attonito, le mani chiuse a pugno infilate nelle tasche, la mascella serrata e gli occhi spalancati.
 
«No, davvero, Amy tienimi! Non so andare su questi aggeggi infernali!»
«Harry non brontolare sempre, lasciati andare!»
«Sì, e poi mi rompo l’osso del collo.»
Amy sospirò, ruotando gli occhi al cielo e andando a recuperare il suo ragazzo, che era aggrappato al bordo della pista, sperando con tutto il cuore di non scivolare.
«Guardali Dave e Jessie quanto sono carini! E soprattutto, è lui che tiene lei, evitando di farla cadere!» aggiunse lei, una volta recuperato Harry e tenendolo saldo a sé.
«Non ci posso fare niente se non ho idea di come si guidino questi cosi, e poi non ho deciso io di andare a pattinare!»
«Ehy ehy ragazzi, raffreddate i bollenti spiriti!» li interruppe una voce squillante.
«Louis, fratello! Sei venuto alla fine!» esultò Harry, tentando goffamente di abbracciarlo, ma tutto quello che ottenne fu solo una breve perdita di equilibrio che lo costrinse ad aggrapparsi più forte alla sua ragazza. Il più grande sghignazzò divertito.
«Louis, vieni ad aiutarmi!» sbraitò infuriata Chantal qualche metro distante da loro. Egli ruotò gli occhi al cielo e si diresse verso di lei. E fu proprio in quel momento che vide quello che, o meglio chi, voleva vedere: Jessie che, in modo impacciato, scivolava sul ghiaccio mantenuta sui fianchi da Dave, perdendo di tanto in tanto l’equilibrio, ma la presa salda del ragazzo le permetteva di non cadere. Fu in quel momento che capì quanto avrebbe voluto esserci lui al posto di Dave, quanto avrebbe voluto strapparle uno di quei suoi sorrisi mozzafiato.
Ella si girò di scatto, incontrando gli occhi ardenti del fratellastro che la scrutavano curiosi, e fu allora che neanche la forte stretta del ragazzo poté evitare di farla cadere. Si ritrovò rovinosamente stesa sul ghiaccio, la schiena che aderiva alla fredda lastra.
Louis si precipitò ad aiutarla sotto lo sguardo sbigottito di Chantal, che rimase impalata a bordo pista, inerme.
«Jessie, tutto okay?» si affrettò di assicurarsi, tendendole le braccia per aiutarla.
«Sto bene, grazie» rispose ella confusa e sbalordita dalla sua presenza e dalla sua preoccupazione, ma si lasciò alzare dalle vigorosi braccia di Dave, rifiutando il suo aiuto.
Louis sospirò sommessamente.
«Che ci fai qui?» incalzò ella, ripulendosi dal ghiaccio.
«Sono qui con.. Chantal.» e solo in quel momento capì quanto stupido fosse stato il suo piano di “vendetta”, una mossa troppo infantile persino per Louis Tomlinson.
Ma aveva fatto tutto per lei, per Jessie.
Tutto quello che aveva fatto dal giorno che l’aveva vista varcare la soglia di casa sua fino a quel momento, era tutto per attirare la sua attenzione; perché in realtà quello che provava nei confronti della sua sorellastra non era affatto odio, anzi, tutt’altro.

**

Queste gif sono in memoria dell' Up All Night tour :')

KeepSmiling.
Ciaao! Sì, sono sempre io, quella che aggiorna ogni morte di papa *^*
E visto che il papa non è morto, ma si è dimesso,
mi è sembrato giusto dover aggiornare. Lool!
No, comunque, grazie mille ancora una volta
per la vostra infinita pazienza,
ho perso molte visualizzazioni a causa di questo,
e mi dispiace da morire, ma io sono
disorganizzatissima in tutto e non posso pretendere
da me stessa più di tanto çwç
Però sarete felici di sapere che ho scritto l'epilogo!
Woohoo!
Il problema è che ho ancora
altri capitoli da scrivere,
ma la verità è che di una fanfiction
a me piace scrivere solo il prologo e l'epilogo AHAHA
Bene, detto questo, sgancio un'ultima bomba:
ho un'idea su un'altra FF, su Zayn,
per adesso ho solo l'idea, appena posso
butto giù qualcosa e inizio a scriverla.
Sarà abbastanza fantascientifica:
parlerà di angeli! Uhuhuh
E mi servirebbe un banner D:
Qualcuno che è bravo con i banner,
non è che mi farebbe la grazia di farmene uno?
Pleeeaaaseee *^*
Okaay, ora me ne posso andare in pace.
Bye everyoooone!
Ci vediamo alla prossima morte/dimissione del papa c:

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Capitolo 9
*** 8. ***


8.
Era un sabato pomeriggio tranquillo in casa Tomlinson – Styles: Lottie, nella sua stanza, parlava al telefono –con aria sognante- della sua nuova cotta con la sua migliore amica Gracie; Daisy, grazie ad i suoi capricci, aveva convito Jay e John a portarla al parco; ed Harry e Louis s’insultavano a vicenda colpendo violentemente i pulsanti del joystick che stringevano tra le mani.
«Io mi prendo una pausa, fratello!» esordì Louis, alzandosi dal divano, lasciando il joystick e stiracchiandosi rumorosamente per poi raggiungere la cucina.
Varcando la soglia vi trovò Jessie, gli dava le spalle, indaffarata nel versare in una tazza l’acqua bollente, per poi immergerci una bustina e farla diventare the. Le si affiancò cautamente osservando ogni suo movimento, rapito.
La ragazza, dal canto suo, non lo degnò di uno sguardo, tenendolo sempre incollato sulla tazza colma, e addirittura lo scansò facendo sfiorare leggermente le loro spalle e raggiungendo lo sgabello dell’isola situata al centro della stanza.
Louis sorrise scuotendo la testa, era incredibile quanto quella ragazza potesse essere tenace e testarda, forse una delle poche che riusciva a tenergli testa.
La raggiunse subito dopo, posizionandosi dietro di lei, e appena si portò la tazza alla bocca per prenderne un sorso, lui le avvolse il braccio destro intorno alla vita e le poggiò la mano sinistra su quella che reggeva la tazza, soffiando leggermente sul liquido bollente, lasciando che il suo sospiro tiepido le accarezzasse il collo e le creasse la pelle d’oca ormai evidente. Louis si lasciò scappare un sorriso compiaciuto quando sentì la ragazza irrigidirsi sotto di lui, pareva fatta di cera.
E mantenne il suo stato di rigidità finché il ragazzo non le sfiorò il collo con le sue labbra tanto sottili quanto morbide, e solo a quel punto si lasciò andare ad un brivido, chiudendo gli occhi. Ma li spalancò subito non appena sentì più forte la pressione delle labbra contro suo collo, e non tardò a divincolarsi dalla stretta, tenendo uno sguardo duro puntato sul fratellastro.
«Oh andiamo, Jessie! Non puoi essere ancora arrabbiata con me, è passata una settimana!» pronunciò disperato Louis.
«Louis hai sabotato non solo il mio primo appuntamento con Dave, ma anche tutti gli altri!» gli gridò di rimando, posando bruscamente la tazza sul piano d’appoggio e facendo barcollare il liquido bollente.
«E poi mi chiedo il perché. Qual è il tuo scopo? Davvero ti diverte così tanto rendere la mia vita un inferno? Cosa ti ho fatto?» incalzò lei, accigliata e gesticolando notevolmente.
«Jessie, la verità e che..» non ebbe il tempo di finire che la ragazza lo interruppe con un «No, non voglio neanche saperlo. Devo andare a prepararmi, tra poco mi vedo con Dave.» uscendo stizzosamente dalla cucina, non avendo cura neanche di accompagnare la porta alle sue spalle.
L’espressione di Louis era palesemente distrutta: la bocca schiusa, gli occhi spalancati, le sopracciglia arcuate e la mano destra tesa in avanti, con cui avrebbe voluto afferrare il polso della ragazza e impedirle di andare via da lui, ma tutto ciò a cui si limitò, fu stringerla a pugno e sbatterla pesantemente sull’isola contenuta nella grande stanza.
 
 
«Allora, la cena è stata di tuo gradimento?»
«Oh sì, è tutto perfetto!»
Dave aveva invitato Jessie nel suo appartamento –che condivideva con un amico, saggiamente allontanato per una serata-, addobbato per l’evento con candele, un sottofondo rilassante di musica jazz e lo scoppiettio leggero del fuoco del camino, che contribuivano a rendere l’atmosfera romantica e suggestiva. La ragazza rimase impressionata dalle doti culinarie del ragazzo, che la stupì servendole -per iniziare- ostriche e champagne, seguiti da deliziose farfalle in salsa di gamberetti succeduti poi da filetti di salmone rosolato, accompagnati da una deliziosa purea di patate.
«Ti va il dessert?» le chiese gentilmente lui, accarezzandole le nocche della mano che le stringeva sul tavolo, con il pollice. Jessie non rifiutò, e con un sorriso gentile annuì, scivolando dalla presa del ragazzo, mentre si allontanava. Dopo pochi minuti ritornò sorridente con due coppe di macedonia di frutta in una mano e la panna spray nell’altra.
«Ho pensato potesse essere di tuo gradimento» disse poi con tono suadente, fissando i suoi occhi di un verde spento in quelli smeraldo della ragazza di fronte a lui, che ora aveva le guance arrossate per l’imbarazzo.
«Tu sì che sai come conquistarmi!» rispose lei, ritrovando subito la sua disinvoltura.
Dave ridacchiò sommessamente, affiancò la sua sedia a quella di Jessie, ricoprì una fragola di panna e accarezzando con la mano libera la guancia della ragazza, la imboccò per poi lasciarle un bacio leggero sulle labbra. Lei emise un mugolio di apprezzamento seguito da un «Deliziosa».
Dave fece lo stesso anche con un pezzo di kiwi, di pesca e di arancia, finché non le incorniciò il viso con entrambe le mani facendo combaciare le loro labbra fino ad approfondire il bacio facendo danzare insieme le loro lingue. La bocca del ragazzo cominciò la sua discesa arrivando a baciarle il collo, e quando arrivò allo stesso punto precedentemente stuzzicato da Louis, Jessie sobbalzò e spalancò gli occhi, ripensando alla sensazione di impotenza e i brividi che la sommersero a quel gesto. Sensazioni che adesso non stava provando.
«Tutto okay?» domandò gentilmente Dave, facendo incrociare i loro sguardi.
Jessie scosse impercettibilmente la testa per eliminare i suoi pensieri poco consoni ed annuì sorridendo leggermente. Il ragazzo ricambiò il sorriso, prendendole la mano e dirigendola verso il divano, dove riprese a baciarla con passione. Le afferrò l’estremità della maglia e «Sei sicura?» le domandò con uno sguardo bramoso. Jessie fu non poco titubante, ma pur di scrollarsi di dosso il tocco delicato e suadente del fratellastro, annuì, lasciandosi sfilare la maglia.
 
Jessie era completamente immersa nei suoi pensieri, mentre disegnava ghirigori immaginari sul petto nudo del ragazzo disteso a fianco a lei che la circondava con un braccio.
Ripensava a come tutto quello che era avvenuto con Dave pochi minuti prima non le avesse provocato neanche un quarto delle sensazioni che le aveva generato Louis. E ripensava a quanto fossero immensi i suoi occhi e a quanto fosse angelico il suo sorriso. Ma fu un fulmine al ciel sereno tornare alla ragione e pensare che ormai erano fratellastri, e che era sbagliato pensare a tutto ciò.
«Sei pensierosa. Tutto bene, amore
Amore. Jessie rimase impietrita a quella parola, ma subito pensò a come potesse apparire se pronunciata dalla voce sottile del fratellastro, e un brivido la percorse inesorabile quando immaginò quel vocabolo pronunciato per lei dal ragazzo coi capelli color del miele.
«Sto bene, Louis.»
Sussultò e si ammonì mentalmente quando senza pensarci pronunciò il nome sbagliato.
Dave si agitò sotto di lei, divincolandosi dall’abbraccio e «Cosa?!» domandò sconcertato e incredulo. Il cuore batteva all’impazzata nel petto della ragazza, e velocemente tirò su la schiena coprendosi con la coperta e balbettando un «S-scusami è solo che io.. bhe, è.. è meglio che vada.» per poi alzarsi velocemente e raccattare nel buio della stanza tutti i suoi indumenti, indossandoli, sotto lo sguardo duro e allibito di Dave.
Solo in quel momento aprì gli occhi accorgendosi della gravità della situazione: e se si stesse innamorando del suo fratellastro?
 
Inserì velocemente le chiavi nella toppa e cercando di fare il meno rumore possibile, entrò in casa, ma non avendoci ancora confidenza, e complice il buio pesto della stanza, sbatté una spalla contro un muro e imprecò sotto voce.
«Jessie» mugolò una voce assonnata. Quella voce assonnata.
«Louis?» confusa, la ragazza raggiunse il salone adiacente all’entrata, e con difficoltà, accese l’abat-jour vicina al divano, illuminando un Louis rannicchiato sotto una coperta di pile, che si strofinava gli occhi infastiditi dalla luce.
«Che ci fai sul divano?» gli chiese poi, aggrottando le sopracciglia.
«Ti stavo aspettando, ma mi sono addormentato. Che ore sono?» rispose egli frastornato, facendo svolazzare le ciglia.
«E’ l’una e mezza.» lo avvertì lei «Perché mi aspettavi?» incalzò poi, mantenendo la sua espressione confusa.
Tutto ciò che ottenne fu un’alzata di spalle.
«Pensavo avresti passato lì la notte e ti ho coperta con mamma e papà» aggiunse, cercando di cambiare discorso. «Che è successo, perché sei tornata?»
Jessie sospirò pesantemente, coprendosi il viso con entrambe le mani e scuotendo la testa.
«Ho fatto un casino» disse, inginocchiandosi davanti al divano raggiungendo l’altezza del fratellastro.
Louis ghignò e le spostò le mani dal volto, tenendole tra le sue.
«Che c’è, ha fatto cilecca?» sussurrò poi, ridendo.
«Louis!» sussurrò stizzita lei, cercando di colpirlo su una spalla ma il gesto fu bloccato dalle mani del ragazzo, che strinsero più forte la precedente presa.
«E poi no, non ha fatto cilecca, anzi!» lo provocò lei.
Il ghigno divertito dalla faccia di Louis sparì, gli occhi iniziavano a pizzicare e la presa delle sue mani si allentò, fino a mollarla del tutto, quando la pesante verità che Jessie fosse stata a letto con Dave lo colpì violentemente, come un treno in piena.
I due si guardarono per infiniti minuti, cercando di captare uno le emozioni dell’altro, finché Jessie non si rimise di nuovo in piedi, sotto lo sguardo sempre più lucido di Louis.
E rimase esterrefatto dal gesto della ragazza: si sdraiò di fianco a lui, dapprima in modo da stare faccia a faccia, gli accarezzò i capelli portandogli il ciuffo all’indietro e bloccando i loro sguardi, poi fece scorrere il suo indice dalla fronte al mento, tracciandogli il profilo, arrivando alle labbra che accarezzò con il pollice e infine gli lasciò un leggero bacio all’angolo della bocca schiusa per la sorpresa, e successivamente si girò, dandogli le spalle.
Louis era rimasto immobile nella sua posizione, inerme, gli occhi e le labbra ancora spalancati.
«L’ho chiamato Louis per sbaglio.» la ragazza sussurrò queste parole più a se stessa che al ragazzo di fianco a lei, ma lui riuscì comunque a captarle.
Sbatté le palpebre un paio di volte a questa confessione, per poi lasciarsi andare in un sorriso e stringendo il più possibile a sé la sorellastra, sprofondando nei suoi capelli setosi e profumati e lasciandole un leggero bacio sulla spalla.
«Io non sono ancora riuscito a capirti, miss Styles.»

**

KeepSmiling.
Ciaaao gente!
Visto che brava bimba che sono?
Questa volta vi ho fatto aspettare solo 19 giorni!
Woohoo! #proud of me
Anywaaay,
Questo capitolo l'ho scritto di getto
in quattro ore, mi sentivo ispirata lol
Scusate eventuali errori, ma sono le 
due e mezza di notte/mattina (points of view lol)
e non ho voglia di ricontrollare çwç
Duunque, come si può notare,
qui si inizia a formare un qualcosina
tra Jouis, e Dave povero
cucciolo è un outsider! Ahah
Ma attenzione, non uscirà di scena,
come molti credono u.ù
Cosa ne pensate, per voi cosa accadrà?
Mi aspetto qualche recensione,
allo scorso capitolo sono calate,
mi sento forever alone y_y
Comunque devo ringraziare
tantissimo le persone che
seguono e preferiscono,
ma soprattutto le ragazze
che costantemente ad ogni capitolo
mi lasciano rensioni magnifiche.
Sul serio, grazie grazie mille!
Siete splendide*^*
ps: ho deciso di mantenere
il raiting arancione, dunque
non scenderò nei particolari
delle scene "hot", ma mi limiterò
ad accennarle. (:
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 10
*** 9. ***


9.
Strani borbottii e un improvviso «Louis sveglia!» urlato da una voce più che acuta scaturirono grugniti di disapprovazione da parte del ragazzo, che non tardò a girarsi dal verso opposto e tornare a dormire, ma un peso sul suo corpo accompagnato da continui lamenti lo costrinse ad aprire gli occhi: vi si trovò davanti a sé un faccino di un rosa pallido contornato da corti capelli biondi e un paio di occhi oceanici, del tutto identici ai suoi, a fissarlo incessantemente.
«Sì, okay okay sono sveglio, giuro!» pronunciò lui con una voce impastata dal sonno, spostandosi la coperta di pile fin sopra la testa.
«Louis, Louis, Louis, Louuuuuuiis!» lo chiamava cantilenante la bambina, cercando di strappargli via la coperta dalle mani.
«Okay Daisy, vuoi la guerra?» detto questo si fiondò sulla bambina, iniziando a solleticarle tutto il corpo provocandole, tra grasse risate, delle richieste di pietà, chiedendo infine un tregua.
«Ne hai abbastanza?» chiese scherzosamente lui, rallentando il solletico «Sì, ti prego basta!» esclamò la piccola in tono supplichevole tra le risate affievolite. «Oh, e buongiorno anche a te, cucciola!» disse infine Louis schioccandole un bacio sulla fronte e dirigendosi in cucina da dove proveniva un buon profumino.
«Oh ma buongiorno bell’addormentato!» esordì Johanna mentre armeggiava con delle stoviglie «Sembra che tu abbia avuto una nottata pesante!» continuando, bloccando ogni movimento e voltandosi in direzione del figlio con un cipiglio curioso.
Lo sguardo di Louis atterrò subito sulla sorellastra, seduta tranquillamente al tavolo della cucina sorseggiando una tazza di the e sfogliando una rivista distrattamente.
«E poi perché hai dormito tutto solo sul divano, stanotte?» concluse la donna, abbastanza preoccupata.
Che si fosse immaginato tutto della sera precedente? Eppure sembrava così reale: Jessie che gli sfiorava il volto con le dita, il bacio all’angolo della bocca, le dita e i corpi intrecciati tra loro, e la sua confessione che l’aveva fatto sorridere e contorcere lo stomaco dalla felicità.
«Non riuscivo a dormire in camera mia.» s’inventò al momento, sospirando leggermente.
«Che ore sono? Non posso aver dormito così tanto!» incalzò poi, rivolgendosi alla madre.
«Solo mezzogiorno, è praticamente l’alba per il tuo organismo troglodita, non preoccuparti.» s’introdusse Jessie nella conversazione, con un tono sarcastico ed indifferente, un ghigno beffardo stampato sul viso, premurandosi di non staccare lo sguardo dalla rivista mentre prendeva un sorso di the. Louis le sfilò dalle mani la tazza, sapeva quanto la infastidisse quel gesto, e ne gettò il contenuto nel lavello. La ragazza sgranò gli occhi e «Hey era il mio the quello!» ringhiò, fulminando con lo sguardo il ragazzo di fronte a lei che aveva un ghigno sadico stampato sul volto.
«Dovresti smetterla di bere acido muriatico al mattino, ti fa male!» pronunciò lui, apparentemente serio. Johanna alzò gli occhi al cielo.
«La smetterete mai di punzecchiarvi voi due?» domandò retorica, facendo vacillare gli occhi chiari tra i due ragazzi che ancora si guardavano in cagnesco: se con uno sguardo si potesse uccidere, Louis e Jessie sarebbero già morti da un pezzo.
«Invece di spendere energie inutilmente, perché non date una ripulita al giardino?»
I due ragazzi stavano per ribattere ma «Ah, vi starete mica dimenticando della punizione? Niente storie, filate in giardino!» aggiunse Johanna, che riusciva ad apparire dolce nonostante il tono deciso. I giovani sbuffarono pesantemente prima di indossare i loro cappotti e trascinarsi contrariati al giardino sul retro; l’erba era quasi completamente ricoperta di neve.
«Si congela!» esordì Jessie soffiandosi nelle mani cercando di risaldarsi.
«Non possono davvero pretendere che ci mettiamo a spalare la neve con questo freddo!» incalzò, strofinandosi le mani tra loro.
«Quante storie!» alzò gli occhi al cielo Louis «Guarda, ti faccio vedere come si fa» disse per poi lanciare un cumolo di neve appallottolato che colpì precisamente il viso della ragazza.
«LOUIS!» sbraitò lei, liberandosi della sostanza gelida dal suo volto.
«Che mira ragazzi, che precisione!» esultò lui, tra le grasse risate.
«Te la faccio vedere io la precisione!»
«Eddai Jessie non te la prendere..» non finì neanche la frase che si ritrovò una manciata di neve sui suoi capelli castani, ormai bagnati.
«Che mira, che precisione!» lo scimmiottò lei ridendo sommessamente «Hai ragione, è decisamente divertente!» disse infine con un ghigno saccente stampato in volto.
«Divertente, eh? Ora ti faccio divertire io!» rispose giocosamente il ragazzo con le labbra tese in un inquietante ghigno sadico, mentre raccoglieva nelle sue mani una grande quantità di neve.
«No Louis, cosa vorresti fare? Non ti azzardare!» diceva la ragazza, mentre stava già correndo all’impazzata seguita dal fratellastro che le stava alle calcagna, e che poco dopo riuscì ad afferrarle i fianchi, facendola cascare rovinosamente nella gelida neve e finendole inevitabilmente addosso bruscamente.
«Louis pesi peggio di un elefante stitico!» si dimenò Jessie sotto di lui.
«Jessie ti stai un po’ ferma?!» si lamentò invece il ragazzo, cercando di bloccarle le braccia nella neve, sovrastandola.
«E tu ti togli da dosso?» ribatté lei, totalmente inerme.
A vederla così -accigliata, gli occhi ridotti a due fessure e la bocca in una strana forma che lasciava trasparire il suo disagio- Louis scoppiò a ridere, una risata spontanea, di quelle contagiose che riuscì a coinvolgere anche Jessie, che ancora giaceva sotto di lui.
Si ritrovarono entrambi a sghignazzare, apparentemente senza motivo.
«Perché stai ridendo?» domandò allora Jessie, dopo essersi ripresa, ma con ancora un ghigno divertito stampato sul volto.
Louis alzò e abbassò le spalle in un gesto fulmineo, con tanto di smorfia delle labbra, che subito incurvò in un sorriso genuino che mostrò la sua schiera perfetta di denti.
La ragazza si ritrovò –come molto spesso le accadeva- a contemplarlo estasiata, e ogni giorno che passava si convinceva sempre di più di quanto il suo, ahimè, fratellastro fosse etereo: quei suoi lineamenti perfettamente definiti, quel sorriso lucente, quei due diamanti incastonati al posto degli occhi. Madre Natura aveva dato davvero il meglio di sé, creando quella splendida creatura.
«Tu sei un mistero per me.»
Jessie si riscosse subito dai suoi pensieri per niente consoni, e le ci volle qualche minuto per riuscire ad apprendere quella frase, Louis sembrò notarlo –probabilmente dalla sua espressione concentrata ed allo stesso tempo confusa- e dopo un po’ aggiunse serio, bloccando i loro sguardi: «Perché l’hai chiamato Louis?»
La ragazza sapeva che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, ma non aveva una risposta concreta da dare né a lui né a sé stessa, dunque si limitò a socchiudere gli occhi e a sospirare pesantemente.
«Perché hai dormito con me?» incalzò lui, cercando disperato delle risposte che non arrivavano.
Jessie si fece coraggio, aprì gli occhi e «Louis lasciami andare, sto morendo di freddo. Ti prego.» supplicò flebilmente con la mascella tremante: il freddo era solo in parte la causa del suo tremolio.
Il ragazzo, seppur un po’ esitante, la lasciò libera dal peso del suo corpo e le permise di rientrare, non prima di essersi scambiati un’occhiata molto più che eloquente, ma che nessuno dei due seppe decifrare.
 
«Harry, fratello! Che ne dici di una partita a..»
Louis stava percorrendo il corridoio del piano di sopra a passo spedito, con dei giochi per la PlayStation tra le mani raggiungendo la camera del fratellastro, finché la sua attenzione non fu catturata da una voce melodiosa che proveniva dal bagno, tanto da costringerlo a fermarsi sulla soglia per ascoltare di più.
“Maybe I’ll be drunk again.. to feel a little love”
«Ti stavo giusto cercando, Lou!» esordì Harry, raggiungendolo, ma accorgendosi della sua espressione quasi folgorata aggiunse un «Lou? Tutto okay?», sventolando il palmo della mano davanti al suo viso.
«Eh? Sì certo!» rispose il più grande sbigottito. «A tua sorella piace Ed Sheeran?» continuò poi, cercando di apparire il più distaccato possibile.
«Se le piace? Ha praticamente tutta la sua discografia!» rispose divertito il riccio, mostrando le sue adorabili fossette. «Perché questo interesse?» domandò poi, sfacciato –una delle peculiarità degli Styles- «Niente, semplice curiosità.» rispose l’altro con un’alzata di spalle apparentemente disinteressata, ma con una strana luce negli occhi.
 
Louis era disteso sul suo letto: fissare il soffitto era diventato improvvisamente la cosa più interessante al mondo. Aveva provato tutte le posizioni possibili ma niente, il sonno non voleva saperne di impossessarsi di lui, e neanche il buio pesto della sua stanza lo aiutava.
Dei rumori provenienti dal piano inferiore lo destarono attirando la sua attenzione: ormai ogni tentativo di riuscire a dormire era vano. Senza esitare si liberò delle coperte, s’infilò il pantalone di una tuta e si precipitò giù per le scale, premurandosi di non fare alcun tipo di rumore.
Notò la luce fioca della piccola lampadina della cucina, provenire dalla porta socchiusa e lentamente la aprì, scoprendo la sorellastra seduta sul grande davanzale della grande finestra, nel pieno dei suoi pensieri, mentre sorseggiava una tazza di the.
«Hey, non dormi?»
Jessie sobbalzò leggermente, cercando di controllare il contenuto della tazza tra le sue mani, affinché non si rovesciasse rovinosamente sul pavimento.
«Hey, mi hai spaventata!» disse subito dopo essersi ripresa.
«E no, non riesco a dormire, almeno non prima di aver bevuto una tazza di the» aggiunse poi, prendendo un altro sorso.
«Anche io adoro il the, ma tu decisamente ne fai abuso. Al posto del sangue scorre caffeina nelle tue vene!» rispose abbozzando un sorriso il ragazzo, avvicinandosi lentamente a lei.
Jessie rimase folgorata alla vista del fratellastro che indossava solo il pantalone della tuta, l’aveva notato solo ora, e deglutì a vuoto mentre osservava quell’accenno di pettorali, quella leggera striscia di peluria che li divideva e quella “V” che imponente fuoriusciva dalla molla dei boxer.
Sentì il sangue salirle alle guance e abbassò immediatamente lo sguardo sulla tazza che tremava impercettibilmente nella sua presa. Il ragazzo le afferrò il mento con l’indice e il pollice e senza fatica le alzò il volto facendo scontrare i loro sguardi che avevano il potere di comunicare più delle parole. La ragazza trasalì quando si rese conto dei pochi centimetri che li dividevano, ma restò inerme, la bocca schiusa.
«Ti andrebbe di andare ad un concerto di Ed Sheeran.. con me?»
Jessie sussultò, spalancando gli occhi.
«Dici sul serio?» le tremava la voce.
«Non prendere impegni per sabato ventitré dicembre, sei mia.»
Detto questo, Louis abbandonò la stanza, -non prima di averle lasciato un lungo bacio all’angolo della bocca e averle accarezzato le labbra con il pollice- lasciandola impotente e in preda ad una tempesta di brividi, palesemente non causati dal freddo.

**

KeepSmiling.
HO AGGIORNATO, ALLELUJA, HO AGGIORNATO!
Oggi sono esattamente un anno e dieci giorni
che ho pubblicato questa storia.
"Shame on me now!" [Cit.]
AHAHAHAHAHA rido per non piangere :')
Cooomuunque, vi chiedo per la 29876
volta perdono per il mio ritardo ma..
djkhsgkdhsjgks, chiaro, no? :')
Sono di corsissima perché è quasi mezzanotte
e domani ho scuola, ma mi è venuto
un attacco di ispirescion e ho voluto aggiornare.
AHAHAHAHA infatti è uscita sta cosa,
chiedo venia anche per quello che ho scritto,
visto che non l'ho neanche riletto (come sempre,
ma questa volta non ho neanche controllato se
c'è coerenza, coesione e compagnia cantante Lol)
Ringrazio come sempre tutti voi,
e vi esorto a recensire in tanti, pleeeease çwç
Ps: risponderò al più presto alle recensioni!
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 11
*** 10. ***


10.
I borbottii provenienti al di là di quel sipario chiuso provocavano in Jessie una sensazione di vuoto allo stomaco, di ansia totale. Contemplava da dietro le quinte quel grande tendone rosso, che lasciava il palco quasi del tutto al buio, con le gambe tremanti: il grande giorno della prima di Grease era arrivato, e la ragazza avrebbe preferito più di qualunque altra cosa non essere lì in quel momento. Ormai il panico si era impossessato di lei.
«Hey» una voce calma la destò, facendola sobbalzare. Girò il capo e «Hey» pronunciò flebilmente, ricambiando il saluto, con un sorriso leggermente deluso: non era la persona che si aspettava di vedere in quel momento.
«Tutto okay?» incalzò il ragazzo, avvicinandosi pericolosamente.
Jessie si limitò ad annuire senza proferire parola.
«Nervosa?» continuò lui, senza mai perdere il contatto visivo.
Lei fece spallucce e incrinando l’angolo della bocca in una smorfia strana «Un pò», rispose.
Il ragazzo sorrise e le accarezzò una guancia.
«Dave, ascolta, io ti devo delle scuse per l’altra sera..» iniziò Jessie gesticolando e tenendo lo sguardo basso: aveva da troppo tempo quelle parole incastrate nella gola, non vedeva l’ora di farle fuoriuscire, ma il ragazzo non glielo permise: la zittì dolcemente poggiandole l’indice sulle labbra colorate di un rosa perlato, e «Non preoccuparti, è tutto apposto.» continuò poi, sostituendo il dito con le sue labbra, facendole combaciare delicatamente con quelle della ragazza.
Fu un bacio leggero, dolce, a fior di labbra, e lasciò del tutto spiazzata Jessie che indietreggiò leggermente e scostò delicatamente il ragazzo appoggiandogli le mani sul petto. Non aveva provato la sensazione che si aspettava, ma in fondo era pienamente cosciente dei suoi sentimenti.
«Dave, ascolta» fece una pausa, sospirando e cercando di trovare le parole che arrivarono, anche se sconnesse tra loro e balbettanti. «Questo è un momento particolarmente strano della mia vita, nuova scuola, nuove amicizie, nuova famiglia, e ho la mente del tutto incasinata e..» «Okay, non preoccuparti, capisco, ma sappi che io ci sarò sempre per te, qualunque cosa accada, ti aspetterò.» la interruppe lui, per poi andarsene, non prima di averle lasciato un dolce bacio sulla fronte e averle augurato buona fortuna.
Jessie sospirò pesantemente chiudendo gli occhi, ma immediatamente un colpo di tosse la destò.
«Louis!» sussurrò, il viso illuminato da un sorriso tanto sincero quanto smagliante.
Era stranamente felice di vedere il suo fratellastro, una delle poche volte, o forse anche l’unica.
Il ragazzo le rivolse, a sua volta, un ampio sorriso sincero e «Come stai?» le chiese, avanzando con le mani in tasca e posizionandosi davanti a lei.
«Io? Ah no benissimo! Come vuoi che stia? L’ansia? No, cos’è l’ansia, io non ho l’ansia, okay?! Ho solo scaricato un ragazzo dolce, gentile e carino spezzandogli il cuore e ora sto solo per esibirmi davanti alla scuola intera, gli insegnanti, il preside e..» «Ehy datti un calmata!» rise lui, mettendo fine alla sua camminata nevrotica avanti e indietro sul palco, fermandola per le spalle.
«Aaah tesorino ti stavo giusto cercando!» squittì una voce fastidiosa dietro di loro.
«Chantal.» pronunciò infastidito Louis, ruotando gli occhi al cielo.
La bionda gli si parò davanti, eliminando qualsiasi tipo di contatto tra Louis e Jessie che venne spintonata –non dolcemente- di qualche centimetro.
«Come potevo non augurarti buona fortuna per stasera?» disse, avvinghiandogli le braccia al collo mentre Louis cercava disperatamente di liberarsi dalla sua presa «Non me lo sarei mai perdonato!» continuò poi, sbattendo le sue ciglia finte e avvicinando pericolosamente il suo viso a quello del ragazzo. «Oh ma che gentile, davvero non dovevi disturbarti!» replicò Louis, tentando ancora di staccare la ragazza da sé, e ci riuscì solo dopo vari tentativi, con uno spintone, proprio mentre Jessie faceva per andarsene. «No Jessie aspetta!» la trattenne lui, afferrandole delicatamente il polso. Chantal guardò la scena disgustata, e «Ah ma non è tutto! Avete saputo che tra il pubblico ci sono dei talent scout di alcuni college venuti per assegnare delle borse di studio?» si affrettò ad aggiungere, sapendo benissimo di mettere in difficoltà Jessie, che intanto la guardava inebetita.
«In bocca al lupo!» disse sghignazzando e andando via, lasciando un bacio sulla guancia del ragazzo che rivolgeva lo sguardo preoccupato alla sorellastra: sapeva che sarebbe stata questione di secondi prima che le venisse un crollo nervoso, ed era pronto a starle accanto.
«Ti rendi conto? Il mio futuro dipende da questa serata.» disse lei, con un tono apparentemente calmo e lo sguardo perso nel vuoto. «Andrà tutto bene.» cercò di rassicurarla lui sussurrando e avvicinandosi cautamente. «No che non andrà tutto bene, Louis! Non ho mai fatto una cosa del genere in tutta la mia vita, sono sempre stata quella secchiona sfigata che se ne sta in un angolino, cercando di non attirare l’attenzione di nessuno e non sono mai riuscita neanche a parlare in pubblico senza balbettare o altro, come pretendi che possa ricoprire il ruolo di protagonista?!» urlò poi Jessie in preda al panico, affannando, le lacrime che fremevano dalla voglia di fuoriuscire.
«Hey, hey, hey! Tranquilla, respira profondamente.» la intimò, incorniciandole il viso con le mani.
«Che ti prende? Questa non è la Jessie forte, maliziosa e rompipalle che ho conosciuto io! Non è la Jessica Styles di cui io..» si prese una piccola pausa prima di continuare, tenendo lo sguardo inchiodato a quegl’occhi arrossati e bagnati dalle lacrime «..con cui io litigo praticamente ogni giorno.» si preoccupò di correggere infine.
La ragazza abbassò lo sguardo e le lacrime iniziarono a sgorgare incessantemente rigandole le guance.
«Non ce la faccio.» singhiozzò, scuotendo la testa.
«Jessie guardami. Ti prego, guardami.» la intimò lui, asciugandole le lacrime con i pollici.
E solo dopo aver riottenuto il suo sguardo, incalzò:
«Andrà tutto benissimo, perché tu sei meravigliosa e farai furore su quel palco. Intesi?»
Ed è solo allora che non poté più resistere a quello sguardo impaurito, a quelle sopracciglia arcuate e a quelle labbra arrossate, dunque, annullò qualsiasi freno inibitorio, facendo finalmente sue quelle labbra che bramava da tempo, ormai. E fu come se le loro bocche si conoscessero da sempre, come se le loro lingue fossero nate per danzare insieme, tutto era così spontaneo e naturale, come se fossero destinati l’uno all’altro, due pezzi combacianti di un puzzle.
«Si va in scena!»
Solo questa frase riuscì a distoglierli da quell’infinita varietà di emozioni che li aveva catturati e sommersi.
Entrambi rimasero qualche secondo imbambolati a guardarsi, fronte contro fronte, folgorati.
Finché «In bocca al lupo» le sussurrò lui, accarezzandole le guance e lasciandole un ultimo bacio lascivo a fior di labbra, prima di tornare dietro le quinte.
Che lo spettacolo cominci!

KeepSmiling.
Saalve a tutti!
Ebbene sì, sono tornata! AHAHAHA
Scusate l'enorme attesa (sono monotona, vero?)
Ma ho voluto aspettare la fine della scuola
per aggiornare, perché ero piena di impegni
fino al collo, ed ora mi sento vuota e inutile :c
Ma comuunque, ciao a tuuuutti! *-*
Come state? Spero bene, e spero anche
che a scuola sia andato tutto alla grande!
E in bocca al lupo a tutti quelli che hanno
iniziato gli esami e a quelli che li inizieranno.
Io l'anno prossimo a quest'ora sarò con i
capelli rizzati in testa, non voglio neanche
immaginare. Viva la maturitààà!
Ma vabbè, tornando a noi,
il capitolo è breve lo so, ma
c'è la bomba finale, e volevo lasciarvi
tutti sulle spine! Wohuhu!
Mi chiamavano Crudelia Ilaria Demon :')
Ok, no. Loool
E poi penso si sia capito che da qui in poi
inizia la storia vera e propria!
I'm excited djkhdjkhgfd
Okay, questo Author's corner sta
diventando infinitamente lungo,
quindi ora vi lascio.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo,
lasciatemi un vostro parere in una recensione,
di più di 10 parole please çwç
Grazie per continuare sempre a leggere

le cose obbrobriose che scrivo! c':
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 12
*** 11. ***


11.
L’ultima nota dell’ultima canzone, il pubblico eruppe in un fragoroso applauso accompagnato da una standing ovation. Sul volto di tutti gli attori il sorriso soddisfatto di chi, con grande impegno e successo, ha portato a termine un progetto.
Il sipario lentamente si chiuse: urla, abbracci, pianti e risate esplosero tra i ragazzi esultanti e appagati dalla loro performance. Jessie si lasciò completamente andare e si catapultò, un po’ ridendo e po’ piangendo per l’emozione, tra le braccia di Louis che la sollevò facendola girare.
«Sei stata fantastica, e non ne avevo alcun dubbio.» le sussurrò all’orecchio,
«Siamo stati fantastici!» ribatté lei calcando sulla prima parola, la voce rotta dall’emozione ma piena d’orgoglio.
«Louis, dobbiamo parlare» aggiunse poi dolcemente, una volta che il fratellastro l’aveva messa giù, guardandolo intensamente negli occhi. Solo pochi centimetri li dividevano, ma «Oddio, Jessie sei stata magnifica!» e «Fratello hai spaccato di brutto!» sentirono alle loro spalle, e di scatto furono allontanati da Amy, l’amica riccia ed esuberante di Jessie, ed Harry e tutta la gang dei loro amici scalmanati. Fin quando poterono, cercarono di non perdere il contatto visivo tra di loro, e mentre ricevevano abbracci e complimenti a destra e a manca, ringraziavano con un sorriso di cortesia, continuando a cercarsi tra la folla, ma invano.
 
«Okay okay, ma ora lasciami cambiare e sono subito da te!» pronunciò Jessie tra le risate, cercando di placare l’eccessivo entusiasmo dell’amica. «Va bene, ma sbrigati!» incalzò Amy, schioccandole un bacio sulla guancia e lasciandola andare al suo camerino.
 
«Dai, datti una mossa amico che dobbiamo festeggiare!» esordì Zayn esaltato, assecondato dagl’altri, dando dei colpetti sulle spalle dell’amico. «Sì ragazzi, il tempo di darmi un aggiustata e sono tutto vostro!» rispose Louis ammiccando agli amici e incamminandosi verso i camerini.
 
Finalmente sola, Jessie si osservava allo specchio del suo camerino, tutto ciò che sentiva erano solo le pulsazioni accelerate del suo cuore e le voci ovattate delle persone al di fuori della stanza che festeggiavano gioiosi. Si era già cambiata di abito, i costumi di scena erano riposti nella sua borsa, pronti a ritornare nelle mani di Mrs Collins.
L’unico pensiero che torturava la sua mente in quel momento era quel bacio; non riusciva a darsi pace. Erano stati i secondi più intensi della sua vita: non aveva mai provato così tante emozioni e brividi in così poco tempo. E sorrise all’idea che forse Louis avesse provato le sue stesse sensazioni, e che forse condividevano gli stessi sentimenti l’uno per l’altro.
Ma era sbagliato.
D’improvviso la realtà le crollò pesantemente addosso: non poteva esserci niente tra loro due, ormai erano fratellastri, erano una famiglia, non avrebbero potuto rischiare di sfasciarla per un loro capriccio.
Ma lo scorrere dei suoi pensieri fu ben presto interrotto da un ticchettio di nocche sulla porta.
«Avanti» pronunciò flebilmente, la voce tremolante, e non si accorse di aver trattenuto il respiro finché non rilasciò un sospiro di delusione.
«Ehy, volevo farti i complimenti. Sei stata magnifica!»
Dave entrò nella stanza in tutto i suo splendore: anche lui si era cambiato d’abito, ed ora indossava una camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere i suoi pettorali ben piazzati, un pantalone nero che gli si appoggiava meravigliosamente sui fianchi, i capelli biondo-ramati tenuti su dal gel, e i suoi fantastici occhi chiari che brillavano come due fari. Si avvicinò sorridente alla ragazza, porgendole un mazzo di rose mischiate a fiori di vario genere.
«Oddio Dave sono splendidi, grazie mille, non dovevi! Ma lasciati dire che anche tu sei stato fantastico questa sera!» gli rispose lei, altrettanto sorridente e accettando di buon grado i fiori.
Anche lui faceva parte dello spettacolo, anche se in un ruolo secondario, ma comunque importante.
«Non potevo non regalare dei fiori splendidi ad una ragazza splendida.» disse poi, alzando le spalle e lasciandole un lungo bacio all’angolo delle labbra. Inutile dire che la ragazza era completamente paralizzata, le guance che le andavano a fuoco, finché qualcuno non si schiarì la voce, attirando la loro attenzione.
«Bhe, ora è meglio che vada. Ciao Jessie» salutò Dave, palesemente infastidito dalla nuova presenza «e complimenti anche a te, amico.» aggiunse aspramente, lasciando una pacca amichevole –ma non troppo- sulla spalla del nuovo arrivato, prima di lasciare il camerino.
Louis avanzò con un’ espressione dura e con ancora indosso i costumi di scena. Le mani affondate nelle tasche del pantalone nero aderente, il busto fasciato da una t-shirt bianca con lo scollo a V coperta da un giubbotto di pelle nera, i capelli ancora tenuti in una pettinatura anni ’60, non a caso, del tutto in tema “Grease”.
«Bei fiori.» esordì acidamente, facendo cenno con la testa.
«Me li ha regalati..»
«Sì, ho visto» la interruppe bruscamente.
«Da quanto sei qui?»
«Da un po’.»
«Ascolta Louis..»
«No, ascoltami tu. Quel bacio è stato un errore, uno sbaglio, mi sono lasciato prendere dal momento. Tutto qui.» sputò tutto d’un fiato, la mandibola serrata, la voce piatta che non lasciava trasparire alcun tipo di emozione, come gli occhi, completamente vuoti e spenti.
«Sì, sono d’accordo. Un tremendo sbaglio.» annuì impercettibilmente lei, sentendosi tutto d’un tratto gli occhi pensanti, la vista appannata e il cuore che quasi minacciava di esploderle dal petto.
«Oh, eccovi qui! Finalmente vi ho trovato!» esordì cinguettando con la sua voce irritante Mrs Collins, che stritolando in un abbraccio i due ragazzi, aggiunse «Aah, le mie piccole star! Siete state due stelle brillanti su quel palco, miei cari, braaaavi!» per poi lasciarli di nuovo soli, distratta da tutte le persone che chiamavano il suo nome per congratularsi.
I ragazzi tornarono a guardarsi negl’occhi, senza riuscire ad esprimere l’uno all’altro i veri sentimenti; solo quando Louis lasciò la stanza Jessie si lasciò scivolare a terra e si abbandonò in un pianto isterico, mentre il fratellastro, tornato al suo camerino, sferrò un pugno contro porta, talmente forte da ferirsi le nocche, per poi abbandonarsi anche lui ad un pianto liberatorio.
 
Nei giorni successivi, la tensione tra i due ragazzi era palpabile: anche se i loro atteggiamenti decisi mostravano fermezza di spirito, nei loro occhi si poteva leggere tutta la tristezza e la delusione che custodivano nel loro cuore, ma nessuno dei due riusciva a percepire il carico di sentimenti dell’altro, dunque continuavano a dissimulare come se niente fosse e a punzecchiarsi con al solito.
 
«Possibile che anche durante le vacanze di Natale tu debba metterti a studiare?» esordì ironico Louis, raggiungendo la sorellastra nel soggiorno, sfilandole il libro dalle mani e spaparanzandosi accanto a lei sul divano accendendo la tv.
«Louis, leggere un libro non significa studiare, significa mantenere il cervello attivo; ed è quello che dovresti fare tu, visto che il tuo è completamente atrofizzato.» rispose a tono Jessie, cercando di riprendersi il libro, ma invano.
«Nah, anche la tv aiuta la crescita del cervello.» ribatté lui annoiato, facendo zapping.
«A quanto pare no, visto che il tuo si è fermato all’età di 6 anni.» lo punzecchiò lei, aggrappandosi al braccio del fratellastro e riuscendo a riprendersi i libro.
«Meow! Siamo aggressive oggi, eh? Hai aumentato le dosi giornaliere di acido muriatico nel the?» ghignò lui, guadagnandosi un’occhiataccia e un secco «Sei patetico».
«Jessie aspetta» la richiamò poi, prima che si allontanasse «ci vieni ancora con me al concerto di stasera?» lei roteò gli occhi al cielo prima di rispondere «Lo faccio solo perché è Ed Sheeran!» ed avviarsi nella sua stanza. Louis abbozzò una risata e scosse la testa divertito seguendola con lo sguardo, finché la sua figura non fu più visibile ai suoi occhi.
 
«Jessie ti muovi?! Troveremo file chilometriche!» sbuffò Louis spazientito girovagando senza meta per casa, sotto lo sguardo divertito di Harry che era intento a giocare alla xbox.
«Fratello ti conviene sederti, te lo dico per esperienza!» pronunciò il riccio, mettendo in pausa il gioco e facendogli segno di accomodarsi sul divano.
Il più grande seguì il consiglio e lo raggiunse.
«Ti va una partita?» propose Harry, porgendogli il joystick.
Louis rifiutò con un’alzata di spalle e un cenno di testa.
«Come vuoi» rispose il più piccolo, riprendendo la partita da dove l’aveva interrotta e «Che eleganza! Sembra che tu abbia un appuntamento e non che stia per andare ad un concerto con la tua sorellastra» sghignazzò poi, riferendosi ai suoi jeans scuri, alla camicia scelta accuratamente e ai capelli sapientemente spettinati, senza mai distogliere lo sguardo dalla tv, dunque, purtroppo –o per fortuna- Harry non poté notare il sorriso imbarazzato che gli si era increspato sul viso.
«Harry tu che faresti se..» iniziò indugiando, guardando in un punto impreciso del pavimento per poi fare una pausa.
«Se..?» lo incitò il fratellastro.
«Nah, niente, non è importante.» scosse la testa e sospirò pesantemente.
«Eccomi Louis! Quanta fretta!» li interruppe Jessie, scendendo le scale.
«Oh, finalmente! Ce ne hai messo di.. tempo.» pronunciò lui raggiungendola e, rimasto folgorato da ciò che si trovava davanti, rallentò sull’ultima parola.
«Wow.» disse poi, facendo svolazzare le ciglia un paio di volte.
«E questo vestito super attillato è per Sheeran?» continuò, squadrandola da capo a piedi, soffermandosi sulle gambe lunghe e per metà scoperte.
«Mi sembra logico!» sorrise maliziosa lei, facendo spallucce.
«Beato lui, allora!» le sussurrò lui all’orecchio mentre le infilava il cappotto, guadagnandosi un colpo scherzoso sul braccio.
 
«Fila C posti nove e dieci.. oh ecco, siamo qui!» pronunciò Louis scortando la sorellastra verso i loro posti.
«Oddio che vista meravigliosa da qui! Sono così eccitata!» esultò Jessie, saltellando leggermente e battendo le mani. Il fratellastro inarcò un sopracciglio e ridendo leggermente «Calmati Jessie, ancora deve neanche iniziare il concerto!» disse, mostrando uno di quei suoi sorrisi folgoranti.
Solo pochi minuti dopo, appena il cantante dai capelli color carota fece la sua entrata sul palco, Jessie fece sfoggio delle sue capacità vocali urlando a perdifiato e cantando a squarciagola per tutto il tempo ogni canzone, lasciando il fratellastro in un primo momento sconvolto, ma poi in balia di una marea di risate.
Louis non l’aveva mai vista così felice, neanche in presenza di Dave, e questo lo lusingava. Era estasiato dalla sua esuberanza e dalla sua allegria: avrebbe venduto l’anima pur di avere la possibilità di vederla sempre così serena ed appagata.
«L’ultima canzone della serata è contenuta nella special edition dell’album. L’ho scritta quando avevo diciassette anni. E’ Little Things!» annunciò Ed Sheeran, suonando alcune note sulla chitarra che aveva tra le braccia.
«Oddio Louis questa è la mia canzone preferita!» urlò gioiosa lei, gli occhi lucidi e le mani che le coprivano la bocca. «Anche la mia.» sussurrò lui sincero, osservando la ragazza e sorridendo di conseguenza. Ed era vero, quella canzone era la sua preferita perché gli faceva pensare a lei. Lei con le sue mille insicurezze: l’odio verso il suo corpo mozzafiato, verso le sue fossette così tenere, ma lui amava tutto di lei, persino il suo dannato vizio di bere il the a qualsiasi ora del giorno anche prima di andare a dormire per conciliare il sonno.
Continuò ad osservarla rapito: le lacrime di emozione che minacciavano di fuoriuscirle, il sorriso appagato, il respiro accellerato. Cercò con tutto se stesso di frenarsi e darsi un controllo, non voleva commettere di nuovo lo stesso errore, era sbagliato e ne era consapevole, ma una forza più grande lo sommerse e gli permise di incorniciarle il viso con entrambe le mani e di premere le sue labbra contro quelle della sorellastra. Era un bacio urgente, pieno di significati, un bacio voluto a tutti i costi.
«I’m in love with you, and all your little things.» le sussurrò Louis sulle labbra, in sincronia con Ed, che invece le cantava forte nel microfono.
Un boato di urla esplose nella grande arena, ma i due ragazzi rimasero lì immobili a fissarsi, fronte contro fronte, gli occhi chiusi per assaporare meglio quel momento. Finché Louis di scatto si spostò, rivolgendo a Jessie uno sguardo sbigottito: non era riuscito a resisterle neanche questa volta. La ragazza riaprì gli occhi lentamente, una lacrima le falciò la guancia.
«Un altro errore, eh Louis?» gridò a denti stretti. «Ma quando la smetterai?!» continuò poi, facendosi largo fra la folla e scappando all’esterno.
«Jessie ti prego, aspetta!» la seguì Louis, riuscendo ad afferrarle un polso solo una volta usciti dalla grande struttura, dove il freddo del ventitré dicembre si faceva sentire, penetrando fin nelle ossa.
Nonostante fossero le undici e mezza di sera, c’era ancora parecchia gente che passeggiava per le strade addobbate con luci meravigliose e fiocchetti rossi: l’aria natalizia si percepiva palesemente.
«Perché Louis, così potrai prenderti ancora gioco di me?» sputò amaramente, voltandosi verso di lui «Oh no, non te lo permetterò!» continuò poi, la voce incrinata.
«Jessie..»
«No Louis basta, sono stufa dei tuoi continui mutamenti d’umore, non ce la faccio a starti dietro! Credimi è difficile e io..» ma fu interrotta dal ragazzo che di nuovo stava premendo le sue labbra su quelle della ragazza che era rimasta immobile, totalmente folgorata dalla situazione.
«Jessie non ti sto prendendo in giro, questo non è un fottuto gioco!» pronunciò lui, una volta staccatosi «Io mi sono innamorato di te, okay?!» gridò rivolgendo le braccia al cielo «Lo so che è folle e sbagliato, ma mi sono innamorato di te e non ci posso fare nulla!» concluse poi, addolcendo il tono di voce, attendo ad osservare ogni mossa della sorellastra.
A questo punto fu lei, le lacrime che le rigavano il volto, ad incorniciargli il viso con le mani e a scoccargli un bacio violento, passionale, un bacio che pretendeva di più, un bacio che non si accontentava di essere un semplice bacio.
 
Con un tonfo sordo la porta sbatté dietro di loro.
«Louis fa piano, sveglierai tutti!» gli sussurrò tra un bacio e l’altro.
«Non m’importa. M’importa solo di te, di noi, in questo momento.» sorrise lui sulle sue labbra.
Il bacio diveniva sempre più infuocato mentre s’incamminavano nell’ingresso: Louis costrinse Jessie spalle al muro, puntellando le mani ai lati della sua testa baciandole e mordendole il collo e facendo scontrare i loro pubi, in preda alla lussuria.
«Non riesco a resisterti, sei come una droga per me.» le sussurrò mordendole il lobo dell’orecchio e ansimando. La ragazza mugugnò di piacere e, avvolgendo le sue gambe attorno al bacino del fratellastro e aumentando l’attrito tra di loro, «Fammi tua.» soffiò ansimando nell’orecchio del ragazzo.


Stavo cercando su Tumblr delle gif di Louis in Kiss you, perché
in quel video dà molto l'impressione di Danny Zuko,
e poi mi imbatto in questa.
Dio benedica Tumblr!

KeepSmiling
Salve salvino! Wassuuuup everyonee?!
E sì, non state sognando, sono davvero io!
Ho aggiornato in nove giorni,
NOVE GIORNI ladies and gentlemen!
E' il mio record personale!
#proudofme :')
Vi ringrazio tantissimo come sempre
per le recensioni, siete meravigliose! *^*
Aloors, che ve ne pare del capitolo?
Oh, stavolta non potete dirmi niente
sulla lunghezza, è quattro pagine di word! u.ù Lool
Ebbene ho sganciato la bomba. #kaboom!
Ma come accennai qualche capitolo fa,
non mi soffermo sulle parti "hot",
ed è qui che entrate in scena voi!
Vorreste una one-shot del missing moment
dal momento in cui l'ho interrotto?
Fatemi sapere nelle recensioni!
Ps: mi scuso se magari mi sono
soffermata poco sul Ginger-haired boy
(Mr.Sheeran :3), o se ho sbagliato
qualche informazione su di lui,
ma non sono una sua fan accanita,
cioè voglio dire, adoro la sua musica,
ma non so tutto su di lui. Sorry :c
Detto questo, scappo a rispondere alle recensioni c:
Lots of Love,
Ila.xx

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Capitolo 13
*** 12. ***



Aloha everyone!

Prima della lettura di questo capitolo, per chi fosse interessato,
ho pubblicato il missing moment tra Jessie e Louis.
Devo avvertirvi, è a raiting rosso, quindi se non amate
il genere, vi consiglio di non aprirlo.
E' la mia prima OneShot a raiting rosso,
quindi se non si può leggere per l'orrore,
chiedo infinitamente perdono çwç
In ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura! 

_________________________________________

                                               
                                                       

12.
I primi raggi del mattino s’intrufolarono nelle fessure della veneziana color verde smeraldo, illuminando leggermente la stanza dalle pareti scure.
Louis, infastidito, si mosse impercettibilmente cercando di stiracchiarsi, ma subito si accorse di un corpo caldo avvinghiato al suo. Con la mano libera si strofinò gli occhi e, abituatosi alla penombra, guardò di lato e notò Jessie profondamente addormentata al suo fianco. Sorrise spontaneamente osservando la sua sorellastra con la bocca schiusa, le ciglia che le solleticavano le guance candide e il petto che, con movimenti lenti e regolari, si alzava e si abbassava. Appoggiò il gomito sul cuscino sorreggendosi  la testa con la mano e le scostò un paio di ciuffetti dalle tempie, contemplando quella che sembrava una bambina indifesa, e non poté far altro che pensare a quanto fosse bella e a quanto avesse dovuto fare di tutto per non lasciarsela sfuggire.
Jessie si mosse leggermente emettendo un gemito quando sentì la sua fronte essere sfiorata da qualcosa di umido e piacevolmente caldo. Le sue ciglia svolazzarono per qualche secondo –giusto il tempo di abituarsi- per poi rendersi conto di essere osservata dal suo fratellastro, che sorridente, le aveva lasciato un dolce bacio sulla fronte mentre le accarezzava i capelli.
«Buongiorno Bella Addormentata»sussurrò Louis sorridendo, a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Buongiorno rispose appagata Jessie», sorridendogli di rimando e stiracchiandosi.
«Sei carinissima mentre dormi.. e mentre ti stiracchi»sorrise, sfiorandole il collo con la punta del naso.
Lei si coprì il viso con le mani, sprofondando nel suo petto con le guance rosse per l’imbarazzo. «Da quant’è che mi stai guardando?»
«Giusto il tempo per affermare che sei bellissima quando dormi»disse lui serio.
Jessie finse il suo miglior broncio e «Mi stai dicendo che quando sono sveglia sono brutta?!»pronunciò con una voce fintamente scioccata.
«No, solo fastidiosa»ribatté lui con una scrollata di spalle, beccandosi un colpo scherzoso sulla spalla.
«Scherzavo..»rise Louis mentre le baciava il collo «..o forse no»concluse, con un ghigno.
«Ah sì?» Jessie si sfilò il cuscino da sotto la testa e colpì il ragazzo, il quale riemerse dal suo collo e boccheggiò stupito.
«Cosa hai fatto?»la intimò provocatorio, con un sorriso malizioso a fior di labbra.
«Ops!» fece spallucce lei.
Senza lasciarle modo di pensare, le sfilò il cuscino dalle mani e iniziò a colpirla giocosamente, facendole emettere degli urlettini. Si stoppò improvvisamente, e una volta sovrastata «Sssh, ci scopriranno!» sibilò tra le risate, prima di baciarla appassionatamente.
«Buon compleanno Louis»sussurrò Jessie –tornando seria- sulle labbra del ragazzo, che ancora la sovrastava, accarezzandole i fianchi.
Louis sorrise.
«Penso che tu sia stata il miglior regalo di compleanno di sempre!»pronunciò poi, posizionandosi su di un lato e accarezzandole la guancia.
«Più della tua amata Porsche?» gli sorrise maliziosa guardandolo di sottecchi.
«Bhe.. questa è una domanda difficile» ribatté lui, fingendo una smorfia pensierosa.
«Attento a come rispondi» lo minacciò scherzosamente, puntandogli un dito contro.
«Okay sì, più della mia amata Porsche» rispose sorridente, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Anche perché, diciamoci la verità, per quanto possa essere super accessoriata, con la mia Porsche non posso fare questo» detto ciò, la baciò dolcemente accarezzandole una guancia.
«Oh, ne dubito!” rispose lei, al termine del bacio, non riuscendo a smettere di sorridere.
«Come sapevi del mio compleanno?” incalzò Louis, curioso.
Jessie scrollò le spalle «Jay e Lottie non fanno altro che parlarne da settimane!” abbozzò un sorriso che si spense subito appena vide la porta spalancarsi.
«Ehy frat.. Ma che diavolo succede qui?!” esclamò scandalizzato Harry immobile sull’uscio della porta.
Louis in preda al panico si voltò verso di lui.
«Non si usa più bussare?!» gli sbraitò contro aggiungendo «Entra e chiudi quella porta!»
«Oh sai com’è, non pensavo di trovare mia sorella e il mio fratellastro dopo una notte di fuoco!» controbatté Harry a denti stretti, sbattendo la porta alle sue spalle.
«Harry abbassa la voce!» sibilò Jessie in preda all’agitazione.
«Ma che diavolo vi è saltato in mente?!» continuò Harry, sussurrando «Sapete che succederà quando Jay e papà lo verranno a sapere? Una catastrofe!»
Jessie si alzò velocemente dal letto coprendosi con il lenzuolo e lasciando Louis coperto dal piumone, raccolse i suoi vestiti sparsi per la camera con le guance rossissime e «Harry ti prego non dirlo a nessuno» bisbigliò imbarazzatissima prima di sgattaiolare in camera sua.
Non era così che si aspettava che andasse. Ora che non erano i soli a sapere del loro piccolo segreto si sentiva agitata: non voleva per nulla al mondo che Jay e suo padre scoprissero la loro storia, chissà come avrebbero reagito e quali sarebbero state le conseguenze, e sinceramente in quel momento l’unica cosa che voleva era perdere Louis.
Entrò velocemente nella sua camera e annuiva mentalmente a se stessa pensando di dover mettere le cose in chiaro con Harry, magari se avesse saputo dei loro sentimenti avrebbe taciuto.
Un’orribile sensazione di vuoto allo stomaco fece capolino all’improvviso, avvolgendola, tanto che dovette sedersi sul letto per evitare di perdere l’equilibrio e finire a terra. Durò solo pochi secondi, era il segno di come quella situazione fosse più grande di lei, ma in qualche modo avrebbe dovuto gestirla.
Velocemente corse in bagno e lasciò al getto caldo della doccia il compito di farle scivolare via tutti quei pensieri, almeno per qualche minuto.
Una volta vestita, raggiunse la famiglia riunita in cucina, e vi ritrovò Jay intenta a stritolare il figlio e tra le lacrime sbiascicare parole appena comprensibili del tipo “Non ci credo che hai già diciannove anni, ricordo come se fosse  ieri che zampettavi per casa con indosso un pannolino più grande di te. Ooh il mio Boobear!”.
Non poté far altro che soffocare una risata.
Boobear, sul serio? Perché nessuno mi aveva mai detto di quel soprannome? Avrei potuto prenderlo in giro a vita! Pensò tra sé e sé, con una mano appoggiata sulla bocca, tentando di rimandare indietro le risate.
«Jessie smettila! Piuttosto, hai fatto gli auguri a tuo fratello?» la canzonò il padre con una voce severa e le braccia incrociate.
Louis riuscì a svincolarsi dalle braccia della madre e si voltò verso di lei rivolgendole un sorriso malizioso a cui la ragazza non rispose: era rimasta impietrita alle ultime parole pronunciate poco prima dal padre, tuo fratello.
Le vorticavano nella mente come un violento tornado che rade al suo intere cittadine.
Per infiniti minuti le sembrò di essere in una stanza vuota, oppressa dal silenzio.
Perché mi sembra così giusta una cosa che in realtà è completamente sbagliata?Si ritrovò a domandarsi con gli occhi sbarrati e le gambe che minacciavano di cedere.
Indietreggiò velocemente cercando con il palmo della mano il muro più vicino su cui sorreggersi.
«Hey hey Jessie, è tutto apposto?» Louis, avvicinandosi rapidamente e sorreggendola, diede voce alla preoccupazione di tutti i membri della famiglia che, con il viso sconvolto, osservavano la scena.
«Sì, è tutto okay, è solo un leggero mal di testa, è già tutto passato.» mentì, sforzandosi di sorridere e appoggiando la mano –prima posizionata contro muro- sulla spalla del fratellastro, -che la teneva per i fianchi- per ritrovare un po’ di stabilità.
«Buon compleanno, Boobear» disse poi, pizzicando giocosamente la guancia di Louis, che quasi faceva fatica a starle così vicino senza poterla baciare.
«Okay, falso allarme gente, è sempre la solita Jessie» pronunciò ironicamente lui, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi così intensi e lasciando, con molta riluttanza, la presa intorno ai suoi fianchi.
«Vieni tesoro, siediti, ti preparo del the» disse Jay con dolcezza, prendendola delicatamente per un braccio e aiutandola a sedersi.
«Ma no, sto bene, sul serio! Ho solo dormito male, tutto qui» mentì sorridendo, sotto lo sguardo vacuo di Harry e quello preoccupato di Louis.
 
Seduta sul suo letto Jessie stava leggendo un libro, o almeno ci provava visto che ogni frase doveva rileggerla almeno due volte prima di riuscire a capirla: era distratta, la sua mente era da tutt’altra parte. Il suo pensiero fisso era che aveva bisogno a tutti i costi di parlare con Harry, doveva spiegargli assolutamente come stavano le cose.
Scaraventò il libro sul suo letto e velocemente raggiunse la stanza del fratello, bussò un paio di volte e appena sentì un “avanti” ovattato, vi si precipitò all’interno richiudendosi la porta alle spalle. Harry era steso sul suo letto sfogliando una rivista e ascoltando musica dal suo Ipod, non le rivolse neanche uno sguardo. Gli si andò a sedere accanto e lo fissò finché «Cosa vuoi, Jessie?» esordì il riccio, con ancora lo sguardo puntato distrattamente sulle pagine della rivista.
«Ascolta Harry, quello che hai visto stamattina, bhe..»
«Senti Jessie» si sfilò le cuffiette dalle orecchie e le rivolse uno sguardo freddo come il ghiaccio, tanto che lei si sentì quasi sprofondare. «Io non accetto questa cosa, okay? Sei pur sempre mia sorella, e non mi va a genio che Louis si prenda gioco di te come fa con tutte.»
L’ultima parte della frase, Harry la pronunciò addolcendo lo sguardo e la voce, ma nonostante questo, lei non si sentì rassicurata, nuovi pensieri le invasero la mente già sovraffollata.
E se avesse ragione? E se davvero per Louis era solo un passatempo? Ma poi rinsavì e si ricordò di tutti i momenti che le aveva dimostrato il contrario: il voler sempre estrapolare in qualche modo gli sviluppi della storia con Dave, la dolcezza e quel pizzico di gelosia mostrate il giorno della prima di Grease, il concerto, il modo indescrivibilmente meraviglioso in cui l’aveva trattata quella notte.
Scosse la testa un paio di volte.
«Questa volta ti sbagli, Harry.» affermò sicura «Io sono certa che Louis provi per me esattamente quello che provo io, e io penso di essermi innamorata di lui.» concluse, emozionata di poter condividere quel sentimento con qualcuno, di poterne finalmente parlare.
In un primo momento i lineamenti del ragazzo si addolcirono, ma poi scosse i suoi ricci sorridendo amaramente.
«Lo spero davvero, ma in caso contrario sappi che Louis passerà dei brutti momenti, sorellina.»
«Oh ma smettila, lo sai che ti metterebbe KO con un solo dito!» lo beffeggiò lei, spintonandolo giocosamente con una spalla.
«Donna di poca fede!» si finse imbronciato e la spintonò più forte.
«Ma tu guarda! Cosa ci posso fare io se tu sei un pappamolle?» lo punzecchiò ancora fingendo un’aria innocente.
«Ah e vabbè ma allora te la cerchi!» detto questo, si scaraventò su di lei e iniziò a farle il solletico sapendo che fin da piccola era stato il suo punto debole.
Entrambi risero a crepapelle finché «Basta, basta! Mi arrendo!» sbiascicò Jessie tra le risate.
«Chiedimi perdono e io ti lascio andare» le ordinò giocosamente tra le risate.
«Okay perdono, ti chiedo perdono!»
«Perdono e poi..?» la esortò ulteriormente.
«Harry fai sul serio?» sbiascicò stremata.
«Mai stato così serio!»
«Aaah Okay! Perdonami oh grande Harold, tu sei e sarai sempre il più forte!» disse infine a mo’ di cantilena, tra le risate.
Per Jessie questo fu come un deja vu: sempre da piccoli finivano con Harry che le solleticava i fianchi fino a che non gli avesse chiesto scusa, ma poi il loro umore mutò notevolmente dopo la perdita della mamma: erano più compatti che mai, sì, ma con meno voglia di scherzare.
«Perdonata!» le sorrise a cinquanta denti, lasciandola andare dalla sua presa e appoggiando la schiena alla testiera del letto.
«Ah, sia ringraziato il cielo!» pronunciò stremata Jessie, e non poté fare a meno di trattenere un sorriso trovando nel fratello lo stesso sguardo soddisfatto di quando erano piccoli.
«Che hai da sorridere?» le domandò sorridendo a sua volta e osservandola mentre gli si posizionava accanto.
«E’ che non ridavamo così da..» gli occhi le brillavano ancora ma il sorriso le morì sulle labbra.
«Da quando è morta la mamma.» Harry finì la frase per lei.
«Esatto. E’ stato un periodo così cupo, quasi non ci riconoscevo.» gli confessò, guardando quegli occhi tanto simili ai suoi con un velo di tristezza.
Harry le circondò le spalle con un braccio «Sì, ma l’abbiamo superato. Siamo stati molto forti, e ora abbiamo ritrovato la felicità.» disse poi, baciandole delicatamente i capelli.
«Harry, ti sei mai sentito in colpa per tutto questo?» gli domandò, giocando con l’orlo della sua maglietta.
«Per cosa Jessie, per esserci ricostruiti una vita? E perché mai? Sono sicuro che la mamma avrebbe voluto così» la rassicurò, accarezzandole il braccio con le dita affusolate.
«Forse hai ragione. Ti manca?» incalzò lei, facendo incontrare i loro sguardi molto simili.
«Tantissimo, non passa giorno che non la pensi. Ma mi sono convinto che dov’è ora è felice, e che vegli incessantemente di noi.»
Jessie gli sorrise riconoscente, le servivano queste chiacchierate intime con il fratello, ogni tanto.
«Mi sei mancato, Harry.» gli confessò, abbracciandolo e sprofondando nel suo petto che profumava di colonia e di ammorbidente.
«Mi sei mancata tanto anche tu, Jessie.» rispose sincero lui, lasciandosi andare all’abbraccio e accarezzandole i morbidi capelli, lasciandoci di tanto in tanto dei teneri baci.
 
Jessie si affacciò leggermente dalla grande porta-finestra situata in cucina e vi ritrovò Louis, immerso nei suoi pensieri, seduto su di una sedia in veranda mentre fumava una sigaretta.
Lo osservò ammaliata. I muscoli del braccio che si contraevano ogni qualvolta si portava la sigaretta alla bocca, la mandibola che s’irrigidiva, il modo in cui chiudeva gli occhi appagato quando aspirava, e le labbra che si socchiudevano per permettere al fumo di fuoriuscire, lento.
Dopo un paio di tiri si accorse di lei. Agitandosi sulla sedia, spense la sigaretta –sapendo quanto la infastidisse l’odore di nicotina- e «Hey» pronunciò nel contempo dolce e sorpreso, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
L’imbarazzo tra i due era palpabile.
«Da quant’è che sei lì?» le domandò, sorridendo appena.
«Da un po’» fece spallucce lei, avvicinandosi. «A che cosa pensavi?» continuò poi, curiosa.
Louis la osservò serio, e non poté fare a meno di pensare che fosse bellissima anche senza trucco, in un pigiama di pile tre volte la sua taglia e sotto il pallore della luna.
«Vieni con me, ti porto in un posto.»
Detto questo, si alzò dalla sedia e la prese per mano, trascinandola su per le scale fino alla mansarda dove –un po’ rialzato- c’era una specie di balconcino che dava sul tetto; ne aprì la vetrata e ci saltò su.
Jessie, senza protestare, salì a sua volta aiutata dal fratellastro che la sorreggeva, scavalcarono cautamente la ringhiera e si ritrovarono sul tetto.
Per fortuna quella sera non faceva troppo freddo e non soffiava il vento, anche se qua e là c’erano dei residui di neve.
«Benvenuta nel mio posto segreto!» esordì entusiasta Louis sedendosi e portando una gamba al petto. «Da piccolo venivo a nascondermi qui quando mia mamma e mio padre litigavano.» confessò, con il naso all’insù osservando le stelle luminose che facevano capolino nell’immenso buio della notte.
Jessie si limitava a contemplarlo seduta a gambe incrociate, chiedendosi cosa fossero loro due in quel momento.
Louis abbassò lo sguardo su di lei, incatenando i loro occhi.
«Cosa c’è?» le domandò sorridente, le mani che gli formicolavano dalla voglia di toccarla, cosa che poteva finalmente fare, ma qualcosa lo tratteneva.
Jessie non voleva rovinare il momento con i suoi arrovellamenti mentali, quindi si limitò ad una scrollata di spalle e «Non hai risposto alla mia domanda di prima.» gli rispose accennando un sorriso di sbieco.
«Mh, vuoi sapere a cosa penso?» le domandò di rimando, lei annuì impercettibilmente.
«Penso che tu sia bellissima illuminata dalla luna, e che muoio dalla voglia di baciarti e di intrecciare le mie dita con le tue.» le confessò sincero.
Jessie schiuse leggermente le labbra per lo stupore e «Cosa ti trattiene?» sussurrò con il cuore a mille.
Louis distolse lo sguardo, non poteva reggere quel volto dai lineamenti perfetti contratto in un’espressione di stupore.
«A dire il vero non lo so. Forse l’abitudine. Mi ero quasi abituato a starti vicino e a reprimere l’istinto di stringerti tra le mie braccia.»
La ragazza era più confusa che mai, che ci stesse già ripensando sulla loro “storia segreta”?
E mentre questo pensiero la affliggeva, si sentì contornare le guance da due mani fredde e la bocca da due labbra calde, il contrasto le provocò un brivido che non riuscì a reprimere.
«Hai freddo?» si premurò subito di chiederle il fratellastro, che le strofinava le mani sulle braccia tentando di riscaldarla. Lei scosse la testa, facendo oscillare il suo sguardo dagli occhi, che sotto la luce fioca della luna parevano scuri come un mare in tempesta, alle labbra sottili e rosse, del colore delle ciliegie. Come Louis pochi istanti prima, anche lei si lasciò andare, e portando le mani dietro la nuca del fratellastro, iniziò a baciarlo con trasporto, con passione. Lui fece scivolare il palmo delle mani sulle sue braccia tese per poi raggiungerle le mani, e intrecciare le loro dita come bramava da quella mattina.
Non gli pareva vero, ora poteva toccarla e baciarla ogni volta che voleva, o quasi.
Jessie sembrò quasi leggerlo nel pensiero, ed entrambi sorrisero finalmente appagati, una sulle labbra dell’altro.

KeepSmiling.
Ri-aloha!
Come state? Spero che la vostra estate
stia procedendo alla grande! :3
Finalmente ce l'ho fatta a pubblicare, yaay!
Pensavo di non farcela,
ogni volta che mi mettevo al computer
la voglia di scrivere svaniva,
ma in fin dei conti devo ammettere
di essere abbastanza fiera di questo capitolo!
La situazione ormai è di pieno fluff,
e finalmente questi due testardoni
hanno capito i loro sentimenti!
Ma quanto potrà durare il loro "little secret"?
Stay tune e lo scoprirete!
Non è fluffissimo Harry!Jealousbrother? *^*
Ok, vaaaaado! Spero che il capitolo vi piaccia,
fatemelo sapere con una recensione, se vi va!
Lots of Love,
Ila.xx

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