Il Sesto Destinatario.

di nothanks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

 

Capitolo 1: 27 Luglio 1993 – St. Thomas Hospital, London, UK

Mezzanotte e un minuto: una bimba è cullata tra le braccia della madre, Georgia, che l’ha appena data al mondo.
– Può farci una foto? – suo padre, Albert, era così eccitato che l’infermiera ci mise un po’ a prendere la fotocamera dalle sue mani tremanti.
– Come avete deciso di chiamarla?
– Caroline.
8 ANNI DOPO – Mayfair, London, UK
– Taaaanti...auguuuriiii…aaa a…teeee! Esprimi un desiderio, Caro!
– Vorrei una piscina!
– Non dovevi dirlo, sorellina! – Josh rideva a crepapelle mentre sua sorella gli dava pugni in tutte le parti del corpo che potesse raggiungere.
– Josh, lascia stare tua sorella. – il padre.
– Caroline, lascia stare tuo fratello. – la madre.
Josh aveva dieci anni e sua sorella era la sua copia esatta: folti capelli rossi e occhi di un verde ipnotizzante. Come tutti i fratelli, si stuzzicavano molto, ma erano anche molto affezionati l’uno all’altra: ogni volta che uno dei due aveva paura o bisogno d’aiuto, sapeva che poteva contare sull’altro.
Un’ora dopo, la festa per Caroline era terminata e lei e il fratello stavano giocando con i regali che aveva appena ricevuto, mentre i loro genitori discutevano tra loro.
– Al, dobbiamo dirglielo… Non possiamo partire domani senza informarli di nulla! Se ne accorgeranno, se li facciamo entrare in auto con delle valigie e un camion per traslochi che ci segue.
– In più domani dovranno salutare tutti…
– Non so come la prenderanno… Sono molto preoccupata…perché ci siamo ridotti all’ultimo momento? Ora non capiranno…un giorno, un giorno! Come…?
– Ce la faremo a convincerli… Sono ancora piccoli, si adatteranno, conosceranno nuova gente… Preferisci che perda il lavoro?
– No, questo no…
–Abbiamo più di ventiquattr’ore... Riusciranno a vedere tutti e li potranno salutare come si deve…
Si abbracciarono e, quando Josh e Caroline li videro, chiesero loro cosa fosse successo.
– Josh, Caro, sapete quanto il lavoro di papà sia…sorprendente, giusto? – Georgia avrebbe voluto usare “imprevedibile”, “incostante”, “contraddittorio”, ma…“sorprendente”…no…le sembrava quasi un complimento.
I due annuirono.
– Beh, vostro padre è stato trasferito in un altro ufficio e dobbiamo andare ad abitare lì…
– Avremo una piscina?
– Sì… Mamma ha scelto una casa bellissima con una piscina e un giardino. – fu il padre a parlare, incoraggiato dall’ingenuità della bambina.
– Cosa t’importa della piscina?! Dobbiamo lasciare tutto e tutti qui! Ben, Lizzie, i nonni, gli zii… Dove andremo?
Josh capiva quanto sarebbe potuto essere difficile lasciare una vita e iniziarne un’altra e, anche se non se lo ricordava molto, ci era già passato: quando aveva due anni, il padre era stato trasferito da Dublino a Londra e aveva dovuto lasciare la sua città natale per andare a vivere in quella dei suoi genitori.
– Josh, vi farete nuovi amici e, per le feste, i nonni e gli zii verranno da noi… – la madre lo accarezzò ma lui si alzò da terra e cominciò a piangere.
– Non m’interessa! Non voglio lasciare la scuola e i miei amici! E poi chi me lo dice che papà non verrà trasferito ancora una volta e un’altra ancora e ancora? Il suo capo è cattivo! Ha già provato un’altra volta a farci andare via e questa volta ci è riuscito!
Il padre lo abbracciò e cercò di consolarlo, mentre sua madre accompagnava la sorella in camera.
– Mamma, perché Josh non vuole una piscina? E perché non vuole che gli zii e i nonni ci vengano a trovare?
– Oh, cuore… Josh vuole solo rimanere qui…
– A casa?
– Sì… – Georgia sorrideva ma aveva tanta voglia di piangere – Sì, a casa…
Il giorno dopo passò velocemente tra saluti, ultimi preparativi e promesse che Albert e Georgia fecero ai figli per rendere il loro trasferimento più piacevole.
Arrivarono le dieci e, puntuale, la famiglia Butler partì, lasciandosi dietro una decina di persone piangenti e una casa in cui non avrebbero più vissuto.
Destinazione del loro viaggio: Mullingar, Westmeath, Irlanda.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

 

Capitolo 2: 29 Luglio 2001 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

Ci vollero ben due giorni di viaggio prima auto poi traghetto e di hotel in giro per l’Irlanda e il Regno Unito.
Erano le nove di sera e una pioggia finissima bagnava l’auto dei Butler.
– Siamo arrivati! Questa è la nostra nuova casa… Che ve ne pare? – Al si sentiva così in colpa per aver trascinato fin lì la sua famiglia, che un qualsiasi complimento verso la casa o addirittura verso i pali della luce della strada l’avrebbero reso più felice.
Ciò che ottenne, però, fu un lieve sorriso da parte di sua moglie, l’unica degli altri tre ad essere rimasta sveglia. Per quella sera, la famiglia Butler avrebbe solo dormito e, il giorno dopo, avrebbe esplorato quella casa che sembrava loro tanto estranea quanto grande.
Albert e Georgia presero in braccio i figli e li sdraiarono sul divano nell’immenso salotto, trasportarono le valigie dalla macchina alla stanza, prepararono i tre loro nuovi letti e portarono Josh e Caroline nei loro; dopodiché, si addormentarono, stanchi dopo quelle lunghe giornate che avevano trascorso.
Fu una notte senza sogni per tutti.
La mattina seguente, i bambini rimasero a letto fino alle undici, mentre i loro genitori si svegliarono di buonora per sistemare un po’ di cose: chiamarono parenti e amici, spostarono i pochi mobili che si erano portati da casa e cominciarono a disfare le valigie.
Georgia aveva trovato una casa già arredata e dovettero solo sostituire alcuni mobili e chiamare qualcuno per pulire e riempire la piscina.
Albert uscì a comprare un po' di cose al supermercato più vicino e, quando tornò, trovo Josh e Caroline svegli e in cucina che aspettavano di fare colazione.
– Scusate per il ritardo. – baciò i due dormiglioni e continuò: – Ho incontrato Bobby, un nostro vicino, a quanto pare, e abbiamo parlato un po’.
Posò le buste sul tavolo e cominciò a tirare fuori muffins, latte, biscotti, pollo, patatine, acqua e succhi di frutta.
– Dovremmo essere apposto fino a pranzo. Stasera, si va in pizzeria!
Per la prima volta dopo quasi tre giorni, i visi dell’intera famiglia si illuminarono; è davvero strano come una pizza possa rendere così felice la gente!
Il giorno dopo, tutto era stato già sistemato, anche la piscina, e così Al e Georgia decisero di organizzare una festa per fare conoscenza col resto del vicinato. Bobby si era anche offerto per aiutarli con inviti, cibo e vivande.
Il pomeriggio, quasi tutti gli abitanti della via si ritrovarono nell’immenso giardino di casa Butler. Bobby si poté finalmente presentare al resto della famiglia e presentò anche i suoi due figli: Greg di 12 anni e Niall di 8. Josh portò subito Greg in camera sua per giocare con la Playstation, mentre Caroline e Niall, troppo timidi per poter già giocare insieme, stettero seduti sul bordo piscina in silenzio per un bel po’.
Ad un certo punto, Caro schizzò Niall e cominciò a ridere.
– Hey! – Niall fece una smorfia arrabbiata e Caroline, sentendosi in colpa, gli chiese scusa e abbassò lo sguardo. Stava fissando l’acqua della piscina, quando Niall la buttò in acqua con lui ridendo.
– Hey! – si cominciarono a schizzare a vicenda e, quando le risate fecero esaurire le loro forze, uscirono a fatica dalla piscina e andarono verso il buffet dove, anche se un po’ a fatica a causa dei braccioli, presero quasi tutto ciò che c’era.
– Facciamo una gara! Chi finisce prima tutto quello che c’è nel piatto vince! – Niall ora aveva decisamente dimenticato che si conoscevano da poche ore.
– Okay! – e, a quanto pare, anche Caroline l’aveva fatto – Al mio ‘via’ cominciamo…VIA!
Nonostante i loro piatti fossero strapieni di roba, finirono in pochi minuti e Caroline ebbe un vantaggio di soli pochi secondi.
– Vinto! – e si mise a ballare una sorta di danza della vittoria.
– Dopo voglio la rivincita! Anche perché ho ancora fame. – rise e posò il suo piatto vuoto su quello di Caroline, a terra.
– Anch’io! – ricominciarono a ridere e, non potendo farsi il bagno per almeno due ore per quanto avevano mangiato, decisero di togliersi i braccioli e parlare un po’.
– Ha detto il mio papà che vi siete trasferiti l’altro giorno da Londra… È vero?
– Sì sì, abitavamo a Londra fino a qualche giorno fa ma il capo di papà ci ha fatti venire qui…
– Oh… Mi dispiace… – e abbracciò Caro che arrossì e sorrise – Beh, almeno siamo diventati amici, no?
– Già… – era un po’ imbarazzata e cercava di non guardare Niall nei suoi acchi azzurri, ma il suo silenzio e la sua timidezza durarono ben poco e un sorriso incerto nacque sul suo volto – Ti va di giocare un po’ a basket?
Il resto del pomeriggio, lo passarono a giocare e a fare gare col cibo fino a quando il giardino si svuotò e Bobby dovette riportare i figli a casa.
– Ci vediamo domani, Caro… – le sorrise e lei lo abbracciò forte, come se volesse ricambiarlo per prima.
– A domani. – gli sussurrò. 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

 

Capitolo 3: 30 Luglio 2001 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

Era una giornata soleggiata e i Butler avevano deciso di andare al parco con gli Horan.
Mentre Bobby parlava con Georgia e Albert del suo divorzio con la madre di Niall e Greg, i loro figli restavano seduti e spensierati sotto un enorme albero.
– Greg, ti va di correre un po’? Mi sto annoiando qui… – Josh era iperattivo: doveva a tutti i costi fare qualcosa in ogni singolo minuto e stare fermo, per lui, era una vera e propria tortura.
– Certo… – si alzò e si voltò verso gli altri due – Ci vediamo dopo…
Caroline sorrise loro e si avvicinò a Niall.
– Che facciamo?
– Mmmh… Non so… Beh… – cominciò a tartassare un ciuffo d’erba lì vicino facendo sorridere Caro – Com’è Londra?
– Piove quasi sempre però è bella, ti senti a casa…
– Wow… Vorrei tanto andarci in vacanza, ma i miei genitori non stanno più insieme, quindi…
Niall abbassò la testa e cominciò a mangiarsi le unghie della mano destra, ma Caro gliela prese e se la mise intorno alla spalla, dopodiché, gli posò il braccio sinistro sulla sua e lo guardò sorridendo.
– Un giorno ci andremo insieme… Promesso! – gli mostrò il mignolo della mano libera e lui lo strinse col suo sorridendo e guardandola fisso negli occhi...
I suoi parlavano, dicevano: “Mi fido di te” e quelli di Caro gli rispondevano: “Anch’io”.
È questo il vantaggio d’essere bambini: è tanto facile fidarsi quanto guadagnarsi la fiducia degli altri senza comprometterla in alcun modo.
Quel giorno, tra Caroline e Niall, nacque un patto che andava oltre l’andare a Londra, significava qualcosa di più: era un patto d’amicizia e nulla e nessuno al mondo avrebbe mai potuto spezzarlo. Era un patto tra bambini, uno vero, insomma.
Quando fu ora di tornare a casa e furono chiamati, Niall e Caroline scesero dalle altalene su cui si stavano dondolando da un po’ e raggiunsero le loro famiglie mano nella mano.
– Che carini… Abbiamo due fidanzatini, qui, eh? – Georgia nascondeva un pizzico di eccitazione dietro il suo sorriso dolce e affettuoso.
– Noi non siamo fidanzati! – Caroline mise su il broncio e incrociò le braccia sul petto, quasi offesa, mentre Niall la guardava ridendo.
– Niall, cosa ridi? – Bobby gli cominciò a fare il solletico e, nonostante non l’avesse fatto a lei, cominciò a ridere anche Caroline.
Josh cominciò a guardare storto Niall, ma, quando quest’ultimo gli offrì delle Haribo che il padre gli aveva appena comprato, dimenticò la sua gelosia fraterna per un po’.
Quando finì le sue caramelle, Niall prese la mano di Caroline e cominciò a dondolare il braccio e a cantare scatenando un paio di guance rosse e le risate di tutti.
– La la la la la lalalala la la! Laaaaaa! – e ricominciava da capo mentre saltellava così felice da contagiare Caroline che lo imitò cercando di non ridere troppo.
Questa felicità durò per tutto il resto del tragitto fino a quando non arrivarono a casa degli Horan.
Greg e Bobby andarono subito verso la porta, mentre Niall si voltò verso Caroline che lo abbracciò sotto gli occhi di tutti, quasi fossero due attori a teatro.
– Di solito è timido con chi non conosce da molto…
– Dài, entra o a cena ti rubo il piatto.
– Scusami Caroline, vado. – le diede un bacio sulla guancia e rincorse il fratello verso la cucina.
– Ci vediamo domani, Bobby. – dissero all’unisono Al e Georgia mentre Josh si avvicinava a Caroline e le prendeva la mano.
A quanto pare, era tornato geloso.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Capitolo 4: 13 Settembre 2001 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

Passò più di un mese dall’arrivo dei Butler a Mullingar e, con quel mese, andò via anche la loro estate più…”sorprendente” – usando parole di Georgia – della loro vita…fino ad allora.

Arrivò il compleanno di Niall e, come gli altri suoi amici più cari, furono invitati anche Caroline e Josh – anche se quest’ultimo aveva sempre degli alti e bassi con il festeggiato, sempre per via di quella gelosia fraterna che tanto lo caratterizzava.
Conoscendo la golosità del figlio, Bobby decise di portarli in una gelateria; erano in otto: Niall, Greg, Josh, Caroline e…Fred, Bill, Tiffany e Brittany, quattro suoi amici di scuola, a quanto pare.
– Ecco, questo è il nostro regalo… – Caroline era molto imbarazzata: la mattina, aveva quasi avuto paura di andare alla festa perché pensava che Niall avrebbe passato tutto il tempo con i suoi amici, invece, appena arrivò, lui le fece posto accanto a sé, la presentò a tutti e non passò un solo minuto senza rivolgerle la parola.
Tutti mangiarono il proprio gelato – beh, Niall ne mangiò tre e Caroline due – e dopo corsero al parco lì vicino dove passarono il resto del pomeriggio.
Verso le otto, i genitori degli invitati vennero a prendere i loro figli, tranne i Butler: Bobby, infatti, accompagnò Caroline e Josh a casa loro e cominciò a parlare in salotto con Albert.
– Perché non rimanete per cena? Georgia ha cucinato il polpettone e non sai quanto sia buono il suo polpettone…!
– Dài, papà, ti prego! Rimaniamo!
– No, Niall, domani papà deve alzarsi molto presto per andare a lavoro… Mi dispiace, faremo un’altra volta…
– Non ti preoccupare, Bobby – Georgia era in cucina, quindi gridò per farsi sentire – Possiamo accompagnarli noi, basta che tu dia loro le chiavi…
– Papà, ti prego…
Bobby lasciò le chiavi e se ne andò dopo meno di 5 minuti; si fidava di Greg e Niall: erano abituati già da quasi tre anni ad occuparsi di sé stessi dato che, a causa del lavoro del padre, erano costretti a rimanere soli per quasi metà giornata…quindi non c’era pericolo.
– Ti posso aiutare, Georgia? – Niall quasi non arrivava al bancone e si mise in punta di piedi per poter curiosare meglio.
– Oh, non ti preoccupare, ho finito… Però, se ti va, puoi prendere i bicchieri e portarli a tavola… – glieli passò sorridendo e Niall ricambiò con il suo solito sorriso a 36 denti.
Durante la cena, Niall e Caroline mangiarono più di tutti gli altri messi insieme e, se avessero potuto, avrebbero continuato ancora per molto.
– Caro, se continui così, avrai una pancia enorme! – Caroline rispose alla provocazione del fratello con una linguaccia e un “pft” sussurrato mentre Niall alzò un po’ la maglia e si guardò la pancia: non trovandola enorme, riabbassò la maglia, fece spallucce e bevve un altro po’ d’acqua. Caroline fu l’unica ad accorgersene e gli diede una piccola gomitata ridendo, alla quale Niall rispose con una risata e un occhiolino, dopodiché le sussurrò nell’orecchio: – Io non l’ho vista grande, quindi credo che posso ancora mangiare quanto voglio…!
Si guardarono fisso negli occhi e risero ancora un po’.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5: Inverno 2001-2002 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

L’inverno passò velocemente, non quanto l’estate, ma velocemente. Caroline fu la nuova compagna di banco di Niall e passò l’anno scolastico ridendo con lui, specialmente quando Miss Price lo faceva uscire dalla classe – almeno due o tre volte alla settimana – perché disturbava le lezioni.
Un giorno di Gennaio, quando uscirono da scuola, i genitori di Caroline non erano ancora arrivati e si ritrovarono a parlare in cortile.
– Oggi Miss Price ti ha cacciato ben due volte! È un record!
– Non è colpa mia…! – sapeva quanto non fosse vera quella sua frase e rise per il suo tentativo di passare come una vittima.
– Dài! Non fai altro che cantare durante la giornata! La la la lalalalala la... – cominciò a far finta di essere una cantante e usò la mano di Niall come microfono – È logico che poi Miss Price ti rimproveri. – e continuò a ridere.
– Pe-Però…Però…
– Però cosa? – gli fece una linguaccia.
– Però – le fermò la mano – è anche colpa tua! Io parlo con te e Miss Price mi rimprovera...
– E, quando canti, di chi è la colpa? – Caro continuava ad avere un sorriso provocatorio e guardava Niall dritto negli occhi.
– Beh… Lo faccio perché voglio farti ridere!
Caroline rise e corse verso la strada: Niall le stava per chiedere cosa stesse facendo ma poi si accorse della macchina dei Butler.
– Hey!
– Chi arriva prima vince!
– Ma…non è giusto!
Caroline si era già seduta in macchina quando arrivò Niall che salutò ansimando Mrs. Butler e si sedette.
– Non vale. Sono partito più tardi. – le sussurrò nell’orecchio, ma lei si voltò verso il finestrino, sorrise e sussurrò:
– Certo, come no!
Ogni pomeriggio , Niall e Caroline facevano i compiti insieme: se non fosse stato per quelle performance non richieste in classe, sarebbe stato un alunno modello… Per quanto riguarda Caroline…beh, lei lo era già. Quel giorno, appena finirono, cominciarono ad ascoltare della musica al giradischi.
– Non ne avevo mai visto uno…
– Era di mio nonno, ce l’ha regalato quando siamo venuti qui…
– Che canzone è questa?
– Ah, boh! – Caroline rise e andò a chiedere alla madre – Ha detto che si chiama Come Together di non so chi…dei Battles o Beatles, qualcosa del genere… – fece spallucce e fece finta di suonare una chitarra elettrica scuotendo la testa a ritmo di musica; i suoi capelli colpirono la faccia di Niall che le si era avvicinato per far finta di cantare e si gettarono a terra per ridere.
– CAAAAAAROLINE! CHE STATE COMBINANDO LÌ?
Si alzarono e gridarono all’unisono: – NIEEEENTEEEEEE! – continuarono a ridere e a muovere la testa come se conoscessero quella canzone da sempre. Giocarono un po’ con alcune biglie e poi, quando Georgia preparò la merenda, si precipitarono in cucina e fecero una delle loro solite gare di cibo.
– VINTO! Ora, Caroline, devi inchinarti a me!
– No!
– Fallo! – cominciò a farle il solletico e Caroline fu costretta a obbedirgli.
– Brava bassotta, brava.
– Non chiamarmi bassotta! – lo tirò giù con lei, a terra, e lo colpì alla spalla – sono solo un po’ più bassa di te…non è colpa mia se tu sei altissimo!
La guardò sorridendo e le disse alzando un sopracciglio: – Certo, come no.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

Capitolo 6: 27 Luglio 2003 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

Era il suo secondo compleanno a Mullingar; tutto sembrava perfetto: i suoi genitori non lavoravano, i suoi amici erano lì, nel giardino di casa sua, e tutto era pronto.
Georgia aveva preparato una tavola piena di patatine, pizza e dolci e aveva gettato in piscina due o tre di quelle sedie gonfiabili che gli invitati e la festeggiata usavano per tuffarsi o sdraiarsi un po’.
Caroline, Niall e Alex stavano su una di quelle sedie e parlavano di Miss Price e dei suoi sbalzi d’umore quando Josh si tuffò dal trampolino e li fece capovolgere.
– JOOOSH!
– Sì, Caroline? – scoppiò a ridere e portò sua sorella giù con lui, verso il fondo della piscina.
Caroline agitava le gambe e cercava di divincolarsi, ma Josh era più forte di lei… La riportò subito su e, quando lei cominciò a tossire, la fece sedere sul bordo piscina.
– Caroline? Caroline? Stai bene?
– Sì sì – tossì ancora un po’ e poi diede un pugno al braccio del fratello – Non farlo mai più!
Dopo qualche secondo di silenzio, Josh si voltò verso di lei e le chiese: – Tu l’hai detto agli altri?
– Non ancora… Tu?
– Io sì, ma ho detto loro di non dire nulla, specialmente a Greg…me l’ha giurato… – Caroline continuava a stare zitta, a testa bassa – Quando glielo dirai?
– Non lo so, dopo.
– Dopo quando?
– Dopo la festa! – si alzò e andò dentro casa, Josh non la seguì e, quando vide Niall che tentava di farlo, lo fermò e gli disse: – Sta solo andando in bagno, non ti preoccupare.
– Ah, okay… – era un po’ perplesso, ma non insistette...
Quando ormai tutti se n’erano andati ed erano seduti al tavolo in giardino dove fino a poco prima c’erano cibo e bibite, Caroline decise di parlare ad Alex e Niall; aveva già informato gli altri suoi amici di ciò che stava per accadere, ma loro erano i suoi MIGLIORI amici e avevano bisogno di più attenzione.
– Vi devo dire una cosa… – non li stava guardando in faccia, ma già sapeva che loro la stavano osservando in quel momento e avevano un’espressione preoccupata e sorpresa allo stesso tempo – La settimana scorsa, quando il capo di papà è venuto a cena, ci ha detto che ci dobbiamo di nuovo trasferire…
Alex aveva aperto la bocca per parlare e chiederle quando e dove dovessero andare; Niall, invece, la aprì e restò zitto.
– Tra due giorni. Doncaster.
– E…dove sarebbe?
– Nel Regno Unito.
A quel punto, anche Alex restò a bocca aperta senza dire una parola.
– È arrivata mia mamma. – Alex abbracciò Caroline e le disse: – Ci scriveremo ogni settimana e passeremo questi due giorni insieme… Mi mancherai molto…
– Anche tu…
Dopodiché, salutò anche Niall e andò via.
– Niall?
Lui era ancora in silenzio e la guardava, semplicemente la guardava. Poi, si avvicino a lei e la abbracciò forte.
– Scriverai anche a me?
– C-c-certo… – sull’orlo del pianto, strinse più forte colui che l’aveva fatta sentire a casa fin dai primi giorni lì a Mullingar.
– E poi, quando saremo grandi, andremo a Londra.
Annuì.
– Caro?
– Sì?
– Ti voglio bene.
– Anch’io ti voglio bene, Niall…
Due giorni dopo, i Butler partirono…ancora. Alex e gli Horan vennero a salutarli.
Greg salutò tutti con un abbraccio; Bobby strinse la mano ad Al e Georgia, scompigliò i capelli a Josh e batté il cinque a Caroline; Alex abbracciò forte la sua migliore amica e salutò con un sorriso e un “Buon viaggio!” gli altri, mentre Niall riservò a tutti un enorme abbraccio e un bacio sulla guancia bagnato dalle lacrime.
Quando fu il turno di Caroline, non la lasciava più e lei ricambiava, tanto che dovettero dividerli.
In macchina, Josh teneva stretta sua sorella mentre lei guardava fuori dal finestrino piangendo e “accarezzando” il bracciale che Niall le aveva appena regalato.
– Odio Doncaster. – sussurrò.
– Anch’io. – rispose suo fratello. 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 

Capitolo 7: ? – Luogo senza nome.

Nero.
Solo nero.
Poi, una luce.
Di nuovo nero.
Caroline stava aprendo gli occhi: si rese conto di trovarsi sott’acqua, in chissà quale mare, senza avere il bisogno di respirare.
Vide passare velocemente un pesce davanti a sé: li aveva visti solo negli acquari; una volta, era andata ad una spiaggia con la famiglia, sulla costa meridionale del Regno Unito, quando aveva più o meno cinque anni, ma non c’erano pesci…
Lo vide ancora, lo vide meglio: non era né grande, né piccolo e aveva occhi giallo-dorati che risaltavano sulle squame bianche e nere.
– Come ti chiami?
Caroline si guardò intorno e poi guardò il pesce.
– Caroline e tu? – si sorprese di riuscire a parlare sott’acqua…soprattutto perché stava parlando con un pesce…era surreale!
– Alex! –nuotò via velocemente e Caroline non fece neanche in tempo a rincorrerlo che svanì.
Nuotò verso l’alto, cercando di uscire dall’acqua, cercando di svegliarsi da quello che le sembrava un incubo, ma, quando le sembrava di essere quasi arrivata, guardava giù e si rendeva conto di non essersi mossa di molto.
Riusciva a nuotare solo orizzontalmente. Arrivata vicino a dei coralli, vide un cavalluccio marino; era bellissimo: arancione, marrone e dorato con due minuscoli occhietti che Caroline guardò bene e – si accorse con sorpresa – erano di un blu intenso, raro. Aveva visto occhi di quel colore solo sul viso di una persona: Niall.
– Caroline!
– Sai come mi chiamo?
– Chiedi al tuo migliore amico se sa come ti chiami?
– Niall…
La vista le si annebbiò e, quando riaprì gli occhi – per sua sfortuna o fortuna, non sapeva bene –, si ritrovava ancora in acqua ma in un punto in cui non era ancora stata: intorno a lei c’erano migliaia di pesci che nuotavano tra alghe verdi e gialle e che parlavano tra loro come se nulla fosse, poi, un pesce pagliaccio nuotò velocemente verso di lei e si fermò vicino al suo naso.
– BOO! – rise e nuotò intorno a lei così velocemente che Caroline non riusciva a seguirlo con lo sguardo.
– Come ti chiami? – continuava ancora a ridere ma si era fermato di nuovo e quasi sfiorava il naso di Caroline.
– Caroline… – rispose insicura.
– Bel nome, Caroline… Che ci fai qui? Non ti ho mai vista in giro?
– Non lo so, credo che sia un incubo… Spero… I pesci non parlano e io non posso respirare sott’acqua…
– Così mi offendi! Comunque – continuò con tono scherzoso – non credo che si tratti di un incubo, no… Non credo proprio…
– Ah e perché?
– Beh, ci sono io! Può essere solo un sogno! – ricominciò a ridere e a nuotarle intorno formando cerchi di bolle fino a quando la vista di Caroline non si annebbiò ancora una volta…
– Caro? Caro? Siamo arrivati al porto. Caro?
Caroline aprì gli occhi e vide suo padre che le aveva aperto lo sportello e la incitava a scendere con un sorriso incerto e tendendole la mano.
“Era solo un sogno…” pensò e scese dalla macchina stringendogli forte la mano.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 

Capitolo 8: 3 Ottobre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK.

L’arrivo a Doncaster non fu di certo l’evento più bello nella vita di Caroline, anzi, fu il più brutto…anche negli anni a venire. Andando a scuola, di certo, le cose non migliorarono: Caroline si rifiutava di fare amicizia… Forse aveva paura di affezionarsi ancora a qualcuno per poi doverlo lasciare oppure aveva paura di “tradire” i suoi migliori amici conoscendo qualcun altro… Fatto sta che, fin quando il fratello non invitò a casa un suo compagno di classe, nessuno a Doncaster era diventato suo amico…o conoscente.
– MAMMA! PAPÀ! CARO! VADO IO AD APRIRE!
Avevano suonato alla porta, a quanto pare.
– Ciao Louis! Entra!
– ‘Sera…
Georgia e Albert arrivarono in salotto e salutarono l’ospite.
– Caroline? Vieni, c’è Louis, l’amico di tuo fratello.
Caroline uscì dalla sua stanza e scese le scale fino ad arrivare in salotto.
– Ciao Louis… – Caroline non sorrideva da quando avevano lasciato Mullingar e, quando arrivavano le lettere di Niall e Alex, piangeva per almeno tre notti…
– Ciao Caroline! – Louis, invece, le rivolgeva un sorriso enorme e Caroline vide in lui un qualcosa che le sembrava familiare…lo guardò negli occhi e vide quel colore che da tempo desiderava vedere. Sorrise e corse incontro a Louis per abbracciarlo, per poi scoppiare a piangere e ridere contemporaneamente. Poi, si rese conto di cosa stesse facendo e che la persona che stava abbracciando non era quella che pensava e si distaccò da lui.
Lui la guardava stupito e a bocca aperta, ma poi le sorrise incerto e le disse: – Piacere di conoscerti…
Caroline scoppiò ancora a piangere – questa volta senza ridere – e corse in camera sua dove aprì il cassetto della scrivania e cominciò a leggere la prima lettera di Niall…
Cara Caroline,
già mi manchi…davvero tanto… Ieri notte ho sognato che eravamo andati al parco insieme e che scherzavamo, ridevamo e giocavamo con i rami dell’albero dove ci sedevamo sempre… Poi, però, mi sono svegliato e tu non c’eri…
Com’è Doncaster? Fa caldo o piove? Avete la piscina? Hai già nuovi amici?
Ieri Alex è venuto a casa e abbiamo parlato di te e di quando a scuola imitavi Miss Price… Abbiamo provato a fare gli occhi storti, ma solo tu ci riesci…
Ora devo andare, scrivimi presto…
Baci,
tuo,
Niall.
Le lacrime di Caroline scorrevano velocemente sulle sue guance e bagnavano il cuscino sul quale era poggiata la sua testa.
“Mi manchi anche tu… Doncaster è orrenda… Non ho amici… Non voglio averli…”. Così gli aveva risposto. Non poteva trovare bella Doncaster, le sembrava una cosa orribile da fare, quasi come uccidere una persona. A volte pensava che, non amando quella città e non facendo amicizia con gli altri, i suoi genitori l’avrebbero riportata a Mullingar, ma poi si rese conto di quanto fosse impossibile e decise di “perdonare” suo fratello che, invece, aveva deciso di ricominciare e vivere bene anche lì con nuovi amici e una nuova scuola.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 

Capitolo 9: 10 Ottobre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK.

In quella casa, Caroline e suo fratello condividevano la stanza: due scrivanie, due o tre armadi, un letto a castello, una finestra.
– Io sopra! –aveva gridato Josh, appena arrivati, qualche mese prima, e si era gettato a capofitto sulla scaletta per poi sdraiarsi su un materasso un po’ vecchiotto. Caroline non si oppose e si sedette sul “letto di sotto”, quello su cui avrebbe dormito per un bel po’.
Circa due mesi dopo, Caroline si ritrovava sdraiata su un letto che non sentiva ancora suo e a guardare fuori da una finestra che le mostrava una città non ancora sua.
Quel venerdì, non andò a scuola; restò per un bel po’ della mattinata a guardare fuori da quella finestra.
Verso le nove, quando stava per perdere la sensibilità alle gambe, decise di fare un po’ di stretching: le era sempre piaciuta la ginnastica e desiderava diventare una grande cheerleader, un giorno... Ma quel giorno doveva aspettare, anche se, nella sua nuova scuola, c’era una squadra di cheerleader che si esibiva durante le partite di basket.
C’era stata una partita ad inizio anno scolastico a cui Caroline e Josh avevano assistito: Josh si era auto convinto a fare un’audizione per entrare nella squadra e diventare playmaker – e ci riuscì –, Caroline si era auto convinta a non fare quella per diventare cheerleader – e non la fece.
Lì, nella sua stanza, né grande né piccola, cominciò a rilassarsi stirando i suoi muscoli e immaginando le coreografie che avrebbe potuto fare, alle nuove amiche che avrebbe potuto incontrare…ma poi tornò in sé, tornò nel mondo in cui si sentiva intrappolata, nel mondo in cui non doveva avere amici, in cui non doveva far parte di un gruppo, di cheerleader o di amiche.
Si alzò, si pulì i pantaloni del pigiama e si sedette alla sua scrivania.
Un foglio, una matita, dei colori.
Cominciò a disegnare e, senza che Caroline se ne rendesse conto, passò un’altra ora.
Le dieci e mezza.
Le dieci e mezza e l’unica cosa che era riuscita a fare era stata disegnare una sirena per non avere uno strappo muscolare.
Le dieci e mezza e sua madre la chiamò: non aveva ancora fatto colazione e, quando scese, trovò un muffin e un succo di frutta ad aspettarla sul tavolo.
– Dormito bene, Caro?
– No. Sono sveglia dalle otto…
– E perché non sei andata a scuola?
– Perché non avevo dormito bene.
–Ti abituerai al letto, non ti preoccupare.
– Me lo dici da agosto: siamo ad ottobre!
– Dài, ti abituerai…
– Come vuoi, mamma… – si alzò, le diede un bacio sulla guancia e andò in salotto a guardare la tv.
Arrivate le due del pomeriggio, Georgia chiamò Caroline per il pranzo. Erano sole in casa.
– A che ora tornano papà e Josh?
– Papà torna alle otto, Josh alle quattro. Lui ci è andato, a scuola.
– Non mi andava. Non stavo bene.
– Caro. – Georgia posò la forchetta e guardò la figlia negli occhi – Lo so che è stato difficile trasferirsi per te ma devi adeguarti. Il lavoro di papà non è dei migliori, ma quando ci siamo trasferiti a Mullingar hai fatto delle bellissime amicizie…
– Sì ed è per questo che non volevo andarmene.
– Ma potresti trovare nuovi amici anche qui… Tuo fratello si è molto affezionato a Louis, per esempio.
Caroline arrossì e posò anche lei la forchetta.
– A scuola proverò a fare amicizia con qualcuno, ma non so se ci riuscirò.
– Oh, ci riuscirai. Hai conquistato tutti a Mullingar. – Georgia aveva un sorriso enorme.
Caroline ricambiò il sorriso e riprese a mangiare.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10: 15 Ottobre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK.

Caroline, per sua sfortuna – o della madre, chissà –, fu presa da una febbre improvvisa e rimase a letto per ben quattro giorni, fino al martedì; il mercoledì, finalmente guarita, si preparò per andare a scuola.
– Caroline, ricordati di fare amicizia, okay?
– Sì, mamma, te l’ho promesso, non ti preoccupare.
– Hai già qualche idea?
– La mia compagna di banco sembra simpatica…
–Okay, è già un inizio…ricordati di salutare Louis…e Josh…anzi, sai cosa? – Caroline la guardò attentamente, quasi impaurita da cosa la madre avesse in mente – Non isolarti a pranzo e siediti al loro tavolo, okay? Porti la tua compagna di banco e fai un po’ d’amicizia…perfetto, no?
–Okay, mamma… Ora vado o faccio tardi, ci vediamo dopo. –le diede un bacio sulla guancia alquanto rumoroso e uscì dalla macchina.
Prima ora: Matematica.
Caroline spostò leggermente la sua sedia verso la sua compagna di banco e poi si girò verso di lei.
– Ciao… –quasi non aveva voce… Abbassò lo sguardo arrossendo e si rigirò.
– Ciao! – la voce era squillante e sembrava…felice.
Caroline si voltò e vide un sorriso enorme e degli occhi verde smeraldo che la fissavano radiosi.
– Finalmente ti sei decisa a parlare! Io sono Phoebe! – rise e le prese la mano, dopodiché prese una penna e le disegnò, vicino al pollice, un asterisco con la striscia orizzontale e quella verticale leggermente più lunghe: sembrava una stella, tipo quella di Peter Pan.
– Bella! Io sono Caroline… – sorrise anche lei prese una penna: ora, vicino al pollice di Phoebe, c’era la stessa stella che c’era vicino a quello di Caroline – Ma puoi chiamarmi Caro… – e sorrise ancora.
Passarono l’ora a scambiarsi messaggi su un foglio, raccontando all’altra un po’ di sé, mentre l’insegnante cercava di far stare zitta la classe.
Il resto della mattinata passò velocemente, quel giorno: Scienze, Inglese, Ginnastica.
A pranzo, Caroline seguì il consiglio della madre e propose a Phoebe di sedersi al tavolo del fratello.
– Ciao Josh, possiamo sederci qui? – sorrideva ma, appena vide Louis, arrossì e disse, quasi sussurrando: – Ciao Louis…
– Ciao Caroline! – Louis sembrava non ricordarsi di nulla e le rivolgeva lo stesso sorriso del loro primo incontro.
–Certo, sedetevi… – Josh sembrava sorpreso: era la prima volta che vedeva la sorella parlare con qualcuno che non fosse lui a scuola.
– Josh, Louis, lei è Phoebe. Phoebe, loro sono Josh e Louis.
–Ciao… – dissero tutti e tre all’unisono.
– Allora, Caroline, che fai oggi pomeriggio dopo la scuola?
Caro alzò la testa stupita: era stato Louis a parlare.
– Non so, i compiti credo e forse guardo la tv.
– Perché non vieni con noi?
– Dove andate?
– Alla pista per skateboard. Dài, è divertente!
– Non so andare sullo skateboard.
– Imparerai, Caro. – disse il fratello, sorridendo.
– Già, ti insegniamo noi… – disse Louis con il solito sorriso e poi, con tono ironico, aggiunse: – Caro. – e rise.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 

Capitolo 11: 15 Ottobre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK.

Ciao Niall,
come stai? Spero bene...
Sai?! Ho fatto finalmente amicizia con qualcuno, qui… Oggi, a scuola, ho parlato con la mia compagna di banco, Phoebe: è simpatica, mi ricorda un po’ te…è positivo! Oggi pomeriggio, invece, sono andata con mio fratello e un nostro amico, Louis, alla pista per skateboard: mi hanno insegnato ad andarci sopra! È bellissimo! Provaci, un giorno, okay? Me lo prometti?
Questa è una mia foto sullo skate: in quel momento ero piegata perché rischiavo di cadere, però, per essere all’inizio, sono brava, non credi?
Mi manchi!
Baci,
la tua Caroline.
18 Ottobre 2003 – Mullingar, Westmeath, Irlanda
Hey Caro!
Io sto bene, grazie e vedo che anche tu stai bene… Sono molto contento per te, mi dispiaceva che non avessi degli amici lì...
Wow! Ora anch’io ho voglia di imparare ad andare sullo skate! Beh… Non so se dirti grazie o meno… Mi sarebbe piaciuto di più se l’avessimo imparato insieme, ecco…
Sembri brava…era comunque il tuo primo giorno… Wow, quanto sei cresciuta… La prossima volta ti mando una mia foto, una bella, così vedi quanto sono cambiato.
Okay, ora devo andare, posso imbucare solo ora la lettera o dovrò aspettare fino a domani!
Anche tu mi manchi…un sacco!
Con affetto,
il tuo Niall.
20 Ottobre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK
– Caroline, c’è una lettera per te!
– Sì, mamma, ora scendo!
– È da parte di Niall!
– Sì, mamma, la stavo aspettando… Ora puoi darmela? – era arrivata in cucina e tendeva la mano impaziente.
La lesse più di una volta e, tutte le volte, rise al pensiero di Niall su uno skateboard.
– Caro, devi andare a scuola.
– Arrivo, eccomi.
Portò la lettera con sé e, a pranzo, la fece leggere a Josh.
– Bella.
– JOSH!
– CHE C’È?! – era ancora un po’ geloso quando Caroline parlava di Niall e questo non piaceva molto a sua sorella.
Caroline prese il suo vassoio, la lettera e la borsa che portava sempre con sé e si alzò da tavola.
– Caro, dove vai?
– Al mio armadietto, Louis, ci vediamo dopo. – rispose, facendogli un sorriso che durò poco più di due secondi, e uscì dalla mensa.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12: 24 Dicembre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK.

Silent Night, Holy Night! All is calm…all is bright. Round yon Virgin, Mother and Child… Holy Infant so Tender and Mild… Sleep in Heavenly Peace, sleep in Heavenly Peace! – cantavano così Albert, Georgia, Josh e Caroline la notte di Natale seduti vicino i regali, sotto l’albero, davanti al camino.
La mattina del 22, Louis, Phoebe e Chloe – una compagna di classe di Josh – erano andati a casa Butler per scambiare i regali: si promisero, però, che non li avrebbero aperti fino alla mattina di Natale, con grande tristezza di Louis.
– È la tradizione, Louis!
– Sì…lo so, Josh... Ma…
Ridevano quando suonarono alla porta.
–Caroline, Josh, sono arrivati i regali di Niall e Greg! C’è anche una lettera!
I due si alzarono immediatamente dal divano e corsero verso la madre. Josh stava già in procinto di aprire il suo quando Louis tossì e disse: –Veramente…devi aspettare il 25…è tradizione… – e fece l’occhiolino, provocando le risate di tutti.
In casa Butler, era tradizione aspettare la mezzanotte cantando e mangiando pop-corns e, una volta arrivata, arrostivano dei marshmallows e cantavano un’ultima volta Silent Night, la canzone di Natale preferita di Josh, per poi andare a dormire.
25 Dicembre 2003 – Doncaster, South Yorkshire, UK
– SVEGLIA, JOSH!
– Mmmh… Caro…che c’è? – Josh si rigirò nel letto, mise il cuscino sopra la testa e cercò di riaddormentarsi.
– È NATAAAAALE! – Caroline cominciò a saltare e fare ruote per la stanza e quando vide che suo fratello stava già correndo fuori, lo raggiunse e si precipitarono in salotto, precisamente sotto l’albero.
Caroline prese immediatamente il regalo di Niall, lesse il biglietto e lo aprì con un sorriso che illuminò l’intera stanza: le aveva scritto che gli mancava e che le augurava uno splendido Natale; quando Caroline ebbe tolto tutta la carta regalo, aprì la scatola e restò a bocca aperta.
– Cos’è, Caro? Cos’è? – Josh le si avvicinò col regalo di Chloe in mano ancora semi-incartato e sospirò meravigliato – Wow…
– È una palla di neve…e…e questa è Mullingar…
Aveva visto altre palle di neve con città in miniatura ma aveva visto soltanto quelle con Londra, New York o al massimo Los Angeles, ma mai Mullingar. La agitò e vide scendere fiocchi di neve sulla sua scuola, sul campanile della sua chiesa e sul tetto del panificio da dove lei e Niall amavano comprare il pane.
Dopo qualche secondo di silenzio, Caroline si girò verso il fratello e gli chiese: – Cosa ti ha regalato Chloe?
– Una… Come fai a sapere che è di Chloe?!
– Sapevo che lo avresti aperto per primo! – rise e gli prese il regalo dalle mani – Bella sciarpa! Ma…che colore è?
– Salmone! – Georgia sorrideva maliziosa.
– Oh…
– La indosserai mai, Josh?
– Certo, mi piace…
– Non si direbbe…
– Sta un po’ zitta, Caroline…!
E risero tutti insieme mentre scartavano gli altri regali. Chloe era stata più ”gentile” con Caroline: le aveva regalato un cappello di lana blu cobalto; Phoebe, invece, regalò una felpa a Josh e un diario a Caroline, mentre Louis uno skateboard a Caroline e una palla da basket a Josh: fu di sicuro quello che aveva più indovinato i loro desideri, quell’anno.
– Fantastico! – avevano gridato entrambi quando li videro: Josh si mise a palleggiare per tutto il salotto e Caroline girò con lo skateboard intorno al divano e al bancone della cucina per poi infine tornare indietro.
Albert e Georgia, invece, avevano regalato a Josh la nuova Playstation e una nuova – forse la decima solo quel mese – tavolozza di colori per Caroline.
– Questi colori sono fantastici! Non li avevo mai avuti, grazie!
– Fa in modo che durino almeno un mese, però, okay?
– Okay, papà. – rispose ridendo e stringendo a sè il peluche a forma di panda che le aveva regalato Josh.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 

Capitolo 13: 30 Gennaio 2004 – Doncaster, South Yorkshire, UK

Caro Niall,
ho una bellissima notizia! Ti ricordi quell’amico di cui ti avevo già parlato, Louis? Beh, tu non dimentichi mai nulla, specialmente se te lo dico io, quindi ricorderai che te ne ho scritto… Allora, Louis mi ha convinto a fare le selezioni per le riserve delle cheerleaders della nostra scuola e sono stata presa! E, indovina un po’? Ho già partecipato alla tifoseria dell’ultima partita! Non ti preoccupare, nessuna si è fatta male: una delle cheerleaders quel giorno non poteva esibirsi e quindi l’ho sostituita io… Credimi, è stato fantastico! La coreografia era semplice ma bellissima e la capo-cheerleader ha detto che cercheranno di inserirmi nella squadra come membro ufficiale già dalla prossima partita, la settimana prossima: dice che sono molto elastica e che riesco a fare acrobazie che la maggior parte delle bambine della mia età non riescono a fare molto bene come la ruota, la capriola, la verticale e la spaccata. Ha detto che c’è anche una possibilità che possa diventare capo-cheerleader l’anno prossimo: è l’ultimo anno di quasi metà squadra, compresa lei, e quella con più qualità sarei io… Sarebbe meraviglioso, non credi?
Ora però basta parlare di me. Tu che mi dici? Tutto bene lì in Irlanda? Greg? Bobby? E Alex? Vi vedete ancora dopo la scuola? Alla fine, hai comprato lo skateboard? Spero di sì, sarei curiosa di vedere una tua foto mentre ne usi uno!
Salutami tutti lì e dà loro un bacio.
Mi manchi molto.
Con tanto affetto,
Caro.
Appena finì di scrivere la lettera, la mise nella busta, incollò il francobollo, scrisse l’indirizzo e andò ad imbucarla con sua madre che poi l’accompagnò agli allenamenti: una settimana dopo, la squadra di basket avrebbe dovuto giocare una partita molto importante e, se avessero vinto, avrebbero avuto una possibilità in più di giocare in finale a Maggio. Ovviamente, la tifoseria aiutava molto: incoraggiava i giocatori a fare del loro meglio e intratteneva il pubblico che, euforico, riusciva ad incitare ancora di più la squadra.
Si poteva dire che la vittoria sarebbe stata anche merito delle cheerleaders, come anche la sconfitta. 
UNA SETTIMANA DOPO
Caroline!
Sono felicissimo per te, spero davvero che tu riesca ad entrare nella squadra a tutti gli effetti e a diventare capo-cheerleader! Non ci posso ancora credere! Mi sta simpatico questo Louis! Si vede che è un buon amico e sono felice che tu ne abbia trovati anche lì.
Ieri ho mangiato da Alex e, come sempre, abbiamo parlato di te: ti manda un abbraccio enorme – uno dei suoi, insomma – e dice che non può mandarti lettere perché sta avendo dei problemi a casa. Secondo me, c’entrano suo padre e sua sorella: non c’erano quando sono andato a casa sua. Comunque, ti augura buona fortuna anche lui e dice che è molto contento per te, per tutto.
Mi raccomando, fa belle capriole!
Buona fortuna.
Tanti baci e abbracci,
il tuo Niall.
Caro rilesse un’ultima volta la lettera e si preparò ad entrare in palestra: strinse bene l’elastico per capelli per tenere alta la coda, prese i pon-pon e seguì le altre. 
La partita poteva avere inizio.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14: 18 Agosto 2004 – Doncaster, South Yorkshire, UK

– Allora… Asciugamano, cambio, crema…sandwich? Caro? Caro? – Georgia si voltò e vide la figlia mentre spiava dalla tenda della finestra del salotto – Caroline, che fai? – le poggiò una mano sulla spalla e guardò fuori anche lei.
– Josh sta già aspettando Louis. Fuori. Nel vialetto. – fece, forse inconsapevolmente, forse con l’intenzione di farlo, la sua solita “faccina d’angelo” e continuò chiedendo…supplicando, più che altro: – Posso?
– Ma cosa cambia, dico io? – si chiese Georgia ad alta voce mentre andava a prendere la borsa di Caroline dalla cucina e ripetendolo più volte mentre tornava indietro.
– Okay, ciao! – disse velocemente Caroline dandole un bacio sulla guancia e correndo fuori.
Raggiunto il fratello, non fece granché: si sedette sul marciapiede e attese per qualche minuto.
– Al mio 3, giù! 1…2…
– Un attimo, Louis, fermo!
– Che c’è Josh?
Non rispose e nuotò verso Caroline.
– Vuoi andare giù con me o…? – le sussurrò.
– Non ti preoccupare… – sorrise e continuò: – Allora, andiamo giù o no, Louis?
– 1…2…3!
Chloe, Josh, Caroline e Louis: tutti e quattro sott’acqua. Josh prese per mano Chloe e poi decise di prendere anche la mano di Caroline: sapeva che ne aveva bisogno e sapeva anche che lei semplicemente non lo voleva ammettere. Quando Caroline cercò la mano di Louis per completare quella specie catena, non la trovò e decise di tornare su.
– Louis? Dove sei?
– BOO! – le era arrivato alle spalle e l’aveva spaventata a morte: Caro era abbastanza emotiva e, soprattutto, sapeva vendicarsi. Questo, Louis lo sapeva e sapeva anche quanto fosse pericolosa una vendetta da parte di Caroline, così rise ed uscì dall’acqua prima che “si scatenasse la furia”.
– Se ti prendo… – lo rincorse per tutto il bordo piscina e il perimetro del tavolo che c’era in giardino.
– Okay, okay! Tregua! Tregua, Caro, non riesco più a correre! – rise e continuò: – Guarda quei due!
Josh e Chloe erano seduti sul bordo piscina e si tenevano per mano: erano davvero teneri…fin troppo per i gusti del Re e della Regina degli scherzi.
Dopo un solo sguardo – che valeva più di mille parole per due come loro – Caroline e Louis corsero verso i due piccioncini e li spinsero in acqua.
– CAROOOO!
– Sì, Josh?
Il pomeriggio volò tra giochi, scherzi e rincorse varie e presto Josh, Caroline e Louis dovettero lasciare la casa di Chloe per tornare a casa.
Il tragitto con la macchina dei Butler di certo non fu molto piacevole per Josh e il merito fu – ovviamente – di sua sorella e di colui che ormai quasi non considerava più un buon amico.
– Josh e Chloe, seduti sotto un albero…
– La volete piantare?
– No! Josh e Chloe, seduti sotto un albero…
– Mamma, li fai smettere?
– E perché dovrei, scusa?
E il breve viaggio continuò così, tra “canzoni d’amore” e piccole crisi isteriche.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15: 28 Novembre 2004 – Doncaster, South Yorkshire, UK

– Di nuovo?! NO! – avevano gridato Caroline e Josh all’unisono.
Non di nuovo, no. Come potevano trasferirsi così tante volte nel giro di così poco tempo?
– Ragazzi, quante volte vi dobbiamo dire che il…?
– Lavoro di papà non è mai sicuro…sì, ma…no! Non possiamo trasferirci ogni volta! Non è giusto! Gli altri non lo fanno!
– Josh…
– No, papà, no! Basta!
– Josh, noi partiremo, punto. È deciso!
– Perfetto! Tanto…
– Dài, Josh, infondo siamo sempre riusciti a fare amicizia…
– Sì, ma non c’entra nulla, Caro!
– Neanch’io sono d’accordo, ma dobbiamo…
– Quando sarò più grande, non vi seguirò più e tornerò qui!
– Da Chloe?
– Sì, da Chloe! Problemi?! Tu non vorresti tornare da Niall, Greg, Alex, Louis…?
– Sì e lo farò un giorno e senza di te! – dopodiché salì in camera sua e cominciò a piangere.
Dopo qualche minuto, Josh ebbe finalmente la buona idea di andare su dalla sorella.
– Caro? – aveva sussurrato entrando.
– Che c’è? – Caroline quasi gridò, malgrado i singhiozzi le impedissero di terminare le parole senza fermarsi.
Josh si sedette sul letto accanto a lei e poi l’abbracciò posandosi sulla sua schiena.
– Scusami. – le sussurrò nell’orecchio – È che… Ogni volta... – cominciò a piangere anche lui e la loro conversazione terminò così, con il solo suono dei singhiozzi nel completo silenzio.
15 Dicembre 2004 – Doncaster, South Yorkshire, UK
Prima di dire addio alla loro casa, nel loro vialetto, Josh si avvicinò alla sorella, le strinse la mano e le disse con l’espressione più seria che avesse mai avuto in tredici anni: – Ci torneremo, te lo prometto. Qui, a Mullingar e a Londra.
Caro lo abbracciò e si sedette su una delle valigie, asciugandosi le lacrime.
Una volta messi tutti i bagagli in macchina, non restava altro che salutare Doncaster e partire; chiuso lo sportello, Caroline poggiò la testa sulla spalla di Josh, si abbracciarono a vicenda e, mentre le luci delle strade illuminavano un secondo sì e un secondo no i loro volti, si addormentavano.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 

Capitolo 16: 14 Febbraio 2005 – Holmes Chapel, UK

Ciao Niall,
scusa se non ti ho scritto in questi mesi, ma mi sono trasferita un po’ di qua e di là: Cork, York e Bristol. Ora sono ad Holmes Chapel; è carino qui, sinceramente, ma, purtroppo, il capo di mio padre ci ha già detto che ci rimarremo ancora per massimo due anni: almeno questa volta ci ha avvisati e possiamo prepararci…
È stato bruttissimo trasferirci da Doncaster, sia per me che per Josh… Io avevo finalmente trovato un amico con cui mi ero unita tanto e lui aveva trovato…un’amica diciamo speciale… Ah, giusto! Non ti avevo detto nulla! Josh e Chloe, quell’amica di cui qualche volta ti ho scritto, si piacevano, ormai erano dei “perfetti fidanzatini”, così li chiamavamo io e Louis…
Siamo riusciti anche a fare amicizia qui, però… Sai, i nostri vicini hanno una figlia, Gemma, della stessa età di Josh, e un figlio, Harry, un anno più piccolo di me. Sono davvero simpatici, ci hanno subito accolti: a quanto pare, sapevano del nostro arrivo e hanno deciso di invitarci al compleanno di Harry; carini, no?
Beh, ma ora basta essere noiosa, ho scritto troppo! Come va a Mullingar? Ci sono novità? Vai ancora al “nostro panificio”?
Dammi presto tue notizie, ti voglio bene.
Baci,
Caroline.
P.S.: Buon S. Valentino! Mangia qualche cioccolatino anche per me, io lo farò per te!
Louis Tomlinson!
Da quanto tempo, eh, Lou?! Come stai? Scusa se ci ho messo così tanto a scriverti, ma non ci siamo direttamente trasferiti qui ad Holmes Chapel: siamo prima passati per Cork, poi per York e anche per Bristol e poi siamo arrivati qui. Dura la mia vita, non trovi?
Non ci crederai mai, ma ho incontrato un “Louis” anche qui! È un mio vicino e si chiama Harry, ma io lo chiamo Ed… Non credere che la mia pazzia sia aumentata: il suo secondo nome è Edward e, siccome nessuno lo chiama così…beh, sai che io mi voglio sempre distinguere! Dovresti conoscerlo, è un pagliaccio, proprio come te! Mi fa morir dal ridere! Il giorno del suo compleanno, quando l’ho conosciuto, ha preso una delle gonne di sua sorella e l’ha indossata sopra i suoi pantaloni quando ci siamo fatti la foto con la torta.
Credo di aver trovato qualcuno che, in una gara a chi fa più ridere, ti darebbe del filo da torcere.
E a te come va? Vai ancora in skateboard o non te la senti senza di me? 
A parte gli scherzi, mi mancano i nostri pomeriggi di cadute e risate, spero che un giorno ci ritroveremo ancora.
Saluta Chloe e Phoebe da parte mia e di loro che mi mancano tanto!
Baci,
la tua Caro.
P.S.: Buon San Valentino!
Chiuse le due buste, incollò i francobolli e le poggiò sulla scrivania: l’indomani le avrebbe spedite; quella mattina, invece, si doveva preparare per il Bar Mitzvah di Anne, una sua compagna di classe.
Non aveva mai partecipato ad una festa del genere, dovevano anche assistere ad una specie di cerimonia. Per gli Ebrei, il Bar Mitzvah segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta: per Caroline, sembrava una pazzia essere adulti già a 12 anni e un giorno, lei si sentiva ancora una bambina e si sarebbe sentita così per sempre. Era una sorta di Peter Pan in versione femminile e Niall e Louis, in passato, e ora Harry l’aiutavano molto da questo punto di vista.
La sua paura di essere di troppo o di annoiarsi passò dopo nemmeno un’ora: si divertì un mondo alla festa e ballò fino a sera, quando tornò a casa.
– Com’è stato? – le chiese Josh mentre guardava un film in TV e mangiava popcorns.
– Bellissimo! Dovevi esserci!
– Nah…! Non sopporto Anne, è troppo smorfiosa!
– Non è vero!
– Sì che lo è! “Mi chiamo Anne, ho un sacco di soldi, ho fatto il Bar Mitzvah, blablabla…”. – e cominciò a farle il verso.
Caro rise e andò in cucina, diede un bacio a Georgia e cominciò a mordere una mela.
– Hai ancora fame?! Certo che sei impossibile!
– Pazienza! – e rise.
Ciao a tutti, so che potrebbe sembrare un po' scortese arrivare al capitolo 16 per aggiungere una nota personale, ma volevo prima farvi leggere un po' della storia...e poi corrompervi! No, scherzo, volevo solo dirvi che questi sono i primi capitoli che avevo già scritto e che cercherò di continuare il più presto, il più spesso e il più possibile, nel frattempo, sarei felicissima di leggere qualche vostro parere sulla trama e sul mio modo di scrivere ( ogni critica sarà accettata, anzi, cercate di essere il più spietati possibile, in modo da poter migliorare, ve ne sarei davvero grata ). Grazie e a presto; baci!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17: 31 Ottobre 2005 – Holmes Chapel, UK

- Dolcetto o scherzetto?
- No.
- Dài, Caro...! - le blocca la porta per non farla chiudere.
- No, Harry, non ci vengo con te!
- Mi...hai chiamato Harry... - rimase un po' deluso e, dopo che Caroline lo guardò con un'espressione scocciata, ritornò in sé e le disse con un sorriso malizioso: - Certo che sei proprio arrabbiata, eh?! Oh, salve Mrs. Butler!
- Harry, entra! Vuoi un dolcetto?
- Certo, grazie, Mrs. Butler. - e seguì Georgia in cucina, fissando Caroline con uno sguardo che valeva più di mille parole.
Lei sbuffò e li raggiunse in cucina.
- Tieni, Harry, proprio come piace a te: succo e biscotti. Come mai non sei vestita, Caro? Non vedi come sta bene Harry-Scooby Doo?
- Veramente...
- Infatti! È la solita ritardataria! Le avevo detto che sarei passato alle 7 e mezza e lei nn è ancora pronta! Pensi che non mi ha voluto nemmeno dire da cosa si vestisse! È impossibile, davvero! - forse Caroline non conosceva persona che mentisse meglio di lui - Dài, Caro, cosa aspetti?
- Vado. - grugnì fulminandolo con lo sguardo.
Dopo tre quarti d'ora abbondanti, scese dal piano di sopra, lasciando entrambii a bocca aperta; era sempre lei, ma, allo stesso tempo, no: vestita da cheerleader, ma con la pelle bianca, le occhiaie e le labbra lilla. Si voltò di spalle e fece vedere il pezzo forte del suo costume: un'ascia conficcata dritta nella sua schiena e circondata da schizzi e grumi di sangue.
Si rigirò e disse: - È stata un'idea di Josh...aveva ancora l'ascia dell'anno scorso. Non male, vero?
- Altroché!
- Caroline, non sarà un po' esagerato? - chiese, storcendo il naso e la bocca, Georgia.
- Mamma, è Halloween, mica il Carnevale di Rio...
- Sì, ma...
- Vabbè, posso sempre rimanere a casa...
- E perché mai? C'è Harry e potete passare insieme solo due Halloween.
- Già, Caro, perché mai?!
- Sta un po' zitto, Ed!
- Ed?! Musica per le mie orecchie.
Sbuffò e gli prese il braccio, restando un po' rigida e uscendo di casa a passo alto.
- Mi hai...?
- No, - lo bloccò - non ti ho perdonato.
- Ma dài, era solo uno stupido scherzo!
- Stupido...per te, forse. Sai che non mi piacciono queste cose.
- Sì, ma l'ho fatto in buona fede...per...
- Per nulla, Ed! Per nulla! - si era fermata dietro di lui e gli gridava in faccia, proprio pochi metri dopo il vialetto di casa sua, lontani dalla vista della madre e del fratello - Hai detto a Joel che avevo una cotta per lui, ti rendi conto?! Non mi vorrà più rivolgere la parola durante le lezioni di Inglese!
- E cosa cambia? - si stava innervosendo anche lui.
- Come "Cosa cambia?"?! Cosa cambia? Semplice: mi hai messa in imbarazzo e, se già prima di oggi non riuscivo a guardarlo negli occhi per più di 30 secondi, ora non potrò nemmeno guardarlo quand'è di spalle ed è tutta colpa tua!
- Non è vero! - gridava.
- Sì, invece! - piangeva.
- Ma...io...io volevo solo... - sussurrò per poi avvicinarsi velocemente a lei e abbracciarla.
Le parole si sentivano a malapena perché quasi bloccate dai capelli, ma Caroline fu certa di sentire: - Scusami, l'ho fatto solo perché ti voglio bene.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18: 1 Novembre 2005 – Holmes Chapel, UK



Quella mattina, Caroline non aveva proprio voglia di andare a scuola, per via di ciò che era successo il giorno prima, ma la madre la scaraventò letteralmente dal letto e le gettò fra le braccia i vestiti.

- Mamma, non mi v... - non riuscì a finire la frase.

- Caro, non fare storie! Non è giornata! E perché mai non dovresti andare? No, non voglio sentirti. Veloce. Vestiti. Corri.

- Un attimo, sì! - sbottò e andò in bagno col passo pesante e rumoroso, così tanto che Josh mugugnò qualcosa dal suo letto, lamentandosi.

- E alzati pure tu, dài! - lo sgridò la madre.



Una volta arrivata a scuola, Caroline vide Harry parlare con Joel e subito fece finta di non averli visti e, mimetizzandosi tra gli altri studenti, corse in aula.

Non aveva voglia di affrontare nè Joel, nè Harry; entrambi l'avrebbero messa a disagio, anche se in modi diversi. Il suo piano di ignorarli, però, non andò a buon fine: era martedì e, quel giorno, la sua ora di Ginnastica coincideva con quella di Joel.

"Chiederò al professore di farmi esercitare nello cheerleading..." pensò, speranzosa, ma, sfortunatamente, Mr. Collins aveva già organizzato un torneo di pallavolo e creato le quattro squadre.

"Non con Joel. Non con Joel. Non con Joel."

Sembrò quasi che Mr. Collins avesse previsto tutto: li aveva collocati in due squadre differenti e, inizialmente, Caroline ne fu felice, ma poi si rese conto che, così, sarebbe stato più probabile trovarsi di fronte a lui. E così fu.

- Anche tu sotto rete, Caroline?

- Sì...

- Allora... Come hai...?

- Dawn sta per battere, sta' attento.

Joel sembrò riprendersi da un incantesimo e rivolse il suo sguardo - attento e serio - verso la ragazza che si prestava a lanciare la palla. Dawn giocava a pallavolo da quando aveva 7 anni ed era una forza della natura, ma anche Caroline non scherzava: essere una cheerleader le permetteva di fare salti in aria alti anche quasi un metro e, in una partita di pallavolo, il muro era molto importante.

Con il cambio di posizioni, Joel e Caro non si ritrovarono altre volte sotto rete contemporaneamente e, solo quando terminarono di giocare e la squadra di Caroline vinse, Joel le rivolse la parola, comgratulandosi per la bella partita.

- Grazie, Joel. E buona fortuna per l'altra partita.

- Grazie, altret...cioè, anche a te. - fece una breve risatina nervosa e si grattò dietro la testa - Allora...ehm...per ciò che è accaduto ieri...

Caroline arrossì di colpo e spalancò gli occhi, per poi dire velocemente, fermandolo: - Sarà meglio che vada, stanno per cominciare e voglio vedere come giocano, sai? Per vedere cosa fare dopo... Ciao. - e scappò via, sedendosi, poi, sulle gradinate da cui si poteva assistere alla partita, facendo ben attenzione ad intrufolarsi proprio nel centro della sua squadra - al completo, sui gradini -, in modo che Joel non l'avesse potuta seguire e parlarle ancora.

Durando un quarto d'ora ciascuno, le partite poterono essere giocate tutte e la squadra di Caroline fece il secondo posto, forse per la leggera distrazione di Caroline o per vis dell'infortunio di uno dei suoi compagni di squadra. La squadra di Joel, invece, arrivò ultima e, quando lui provò a rivolgere di nuovo la parola a colei che - sapeva - aveva una cotta per lui, lei fece finta di non vederlo e fuggì via, verso i bagni, fino a che la campanella non suonò e il corridoio non si svuotò.

Uscì cauta dalla toilette, aprendo lentamente la porta e guardandosi intorno.

- Via libera. - sussurrò a se stessa e si diresse velocemente verso il suo armadietto e, poi, verso la sua classe di Inglese, sapendo già di essere in ritardo.

- Miss Butler, sa che ore sono?

- Mi scusi, non sono stata bene... - disse a bassa voce e con un'espressione convincente.

- Si sieda, giri a pagina 93 e cominci a leggere il paragrafo 4.

- Certo. - rispose e, dopodiché, obbedì.

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