Un prezzo per ogni cosa

di Lady Ligeia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il compito di matematica ***
Capitolo 2: *** Storie da cesso ***
Capitolo 3: *** Il filo ad Arianna ***
Capitolo 4: *** Cappuccino amaro ***



Capitolo 1
*** Il compito di matematica ***


Era quasi ora di consegnare il compito, più difficile di quanto la maggior parte degli studenti avesse previsto.
Il professore di matematica, baffuto e ingombrante dietro la cattedra, sfogliava rumorosamente le ultime pagine della Gazzetta,ostentando una calma innaturale nel modo di tenere le gambe accavallate e i gomiti appoggiati sui braccioli della poltroncina, mentre i segni di nervosismo nella classe si facevano progressivamente più evidenti, a mano a mano che la lancetta dei minuti scorreva sul quadrante dell'orologio appeso al muro. Un orologio arancione, di plastica, con la pubblicità di una pizzeria.

In primo banco, la Sciorra trascriveva in bella copia le equazioni,le guance accese da macchie rosa di fard e di ansia.
La Codispoti masticava furiosamente un'ennesima Vigorsol e guardava fuori dalla finestra, tentando di decifrare un minimo comun denominatore nei disegni delle nuvole in cielo.
La punta della scarpa di Viganò batteva a ritmo contro la parete da circa un quarto d'ora, trascinando lentamente Persichetti oltre l'orlo di una crisi di nervi: - Se non la pianti immediatamente, Figa-no, giuro che ti pugnalo con il compasso - gli aveva sibilato pochi secondi prima.
La Cariani aveva già consegnato e ora si stava pulendo gli occhiali; l'odore fresco del Vedochiaro si diffondeva nell'aria satura di tensione. Le sue tavole del Brasca erano ridotte a carta straccia, contenevano più nastro adesivo che formule, eppure continuavano a girare di banco in banco, perché la loro proprietaria - generosa per natura - non le rifiutava a nessuno... né rifiutava a nessuno molte altre cose, come ben sapeva Lorenzo Sperelli detto il Magnifico, che era seduto alle sue spalle. La sera prima, con la scusa di un veloce ripasso di geometria, aveva colto l'occasione per ripassare a dovere anche lei... curve, seni e coseni. Il ricordo della Cariani appoggiata alla sua scrivania, tra calcolatrici e righelli e fogli a quadretti, perizoma giù alle caviglie e cosce spalancate, gli suscitò pensieri che poca attinenza avevano con il compito in classe, ma il Magnifico non se ne preoccupò: era il migliore della classe, in matematica, e aveva finito il lavoro da parecchi minuti. Allungò una mano sotto il banco, fino a ncontrare le natiche sode della Cariani, e le accarezzò avidamente. La Cariani sussultò sulla sedia. Chissà i suoi seni, se avevano sussultato anche loro...

All'ultimo banco, la schiena contro l'angolo formato da due delle pareti dell'aula, Torrisi contemplava il proprio foglio quasi completamente vuoto, eccezion fatta per il nome e la data vergati in alto. Aveva una scrittura piccola, contorta e scura, come piccolo, contorto e scuro era lui stesso.
Le undici meno un quarto. Erano mesi che non apriva un libro, in particolare di matematica.
Quello era un "non classificabile" sicuro, Torrisi lo sapeva, ed era abbastanza depresso da non curarsene particolarmente.
Notò il gesto del Magnifico con stizza impotente. Non che il "lato B" della Cariani fosse la prima cosa che gli veniva in mente la mattina, sia chiaro, ma si sentì improvvisamente molto stupido lo stesso. Chiunque poteva provarci con lei,era un successo praticamente sicuro, perché lui non l'aveva mai fatto? Non come la sua ragazza, più che bella, certo, ma per la quale un bacio con la lingua era già una concessione... e ora alla Cariani era arrivato anche il Magnifico.

Come se avesse percepito i suoi pensieri su di lui, il Magnifico si volse indietro e lo guardò ammiccando. - Come va? - sillabò senza emettere un suono. Torrisi gli mostrò il foglio bianco. Le parole non erano necessarie.
Il Magnifico sogghignò e si alzò per consegnare, alto e atletico, la lunga coda di cavallo corvina che oscillava sulle spalle ampie. - Vado a prendere il fazzoletto nella tasca del giubbotto, prof - annunciò, avviandosi verso gli attaccapanni in fondo alla classe. Passò accanto a Torrisi e, con una noncuranza frutto di lunga pratica, lasciò scivolare sul piano del suo banco la brutta copia del proprio compito. Nessuno si era accorto di nulla, tantomeno il professore, sprofondato nel proprio avvincente giornale sportivo.
Torrisi, incredulo, fece sparire il foglio del Magnifico sotto le imponenti stratificazioni di carta che coprivano il suo tavolo. Sbirciò rapidamente le informazioni che gli erano state passate: c'erano tutti gli esercizi, perfettamente svolti, pronti da copiare. Senza pensarci, Torrisi li trascrisse sul proprio compito. Terminò proprio sul gong: la campanella dell'intervallo stava squillando, quando il ragazzo si alzò per consegnare. Ancora incredulo, si avvicinò al banco del Magnifico, che parlottava fitto fitto con la Cariani.
- Grazie, Magnifico - riuscì a balbettare al compagno.
La Cariani lo fissò, canzonatoria dietro gli occhiali senza montatura. - Cos'è successo, Giorgio? -
- Nulla che ti riguardi, tesoro - ribatté immediatamente il Magnifico, con un'altra piccola pacca sul sedere. La Cariani sussultò di nuovo, inclusi i pregevoli seni color panna fresca che straripavano dalla scollatura della camicetta.

Gli altri ragazzi stavano tornando lentamente alla vita: chi stirandosi la schiena, chi strascicando i piedi, chi sbadigliando, stavano uscendo alla spicciolata dall'aula. Il professore stava finendo di raccogliere i compiti. Non appena se ne fu andato anche lui, con un cenno di saluto rivolto a tutti ed a nessuno, il Magnifico baciò a fondo la Cariani.
- Su, piccola, adesso vai. Devo parlare con Giorgio. -
Lei ridacchiò, ma non da oca: qualsiasi cosa fosse d'altro, la Cariani non era un'oca. - Ok, Lorenzo... vado a salutare la tua ragazza, Giorgio. A dopo! -
Il Magnifico si sedette sul banco della Cariani e incrociò le lunghe gambe, prima di adocchiare l'amico che sembrava, accanto a lui, ancora più piccolo e insignificante. - Giorgio Giorgio Giorgio - cominciò, sornione.
- Perché non volevi che dicessi alla Cariani che mi hai aiutato? Cos'è, ti vergogni? -
- Davanti a quella zoccola? E di che cosa? No, è per un altro motivo! -
- Illuminami, allora. -
- Io ti ho passato mate, e tu mi passi la versione domani. - Il Magnifico allargò le braccia, compiacendosi della propria logica. - Sono sotto, con latino, lo sai. -
- E come pensi che ti possa passare la versione, Magnifico? - protestò l'altro ragazzo. - Sono più indietro di te, in latino! Magari poi ti passo delle cose sbagliate...-
- Non ti conviene, perché posso sempre sputtanarti col prof di mate. -
- E già, e come? Mica è un tema, il compito di mate... le equazioni, le abbiamo svolte tutti allo stesso modo. -
- E' qui che ti sbagli, idiota - lo rimbeccò subito il Magnifico. - Ho risolto quegli esercizi in un modo tutto particolare, che il prof non ha spiegato. Tu sei così fesso che non te ne sei neanche accorto. Ecco perché io sono il Magnifico... e tu una mezza sega. -
- Ma che cosa stai dicendo? - protestò il piccoletto, atterrito. - Giuralo! - Cercò gli occhi del Magnifico, ma già sapeva che aveva detto il vero.
Il Magnifico, per tutta risposta, si premette una mano sul cuore. - Te lo giuro sulla mia coscienza di bravo ragazzo, Giorgio -. Ammiccò divertito.
- Allora non vale una sega, come giuramento, no? -
- Hai ragione... Allora te lo giuro perché è vero com'è vero che dodici ore fa mi stavo sbattendo la Cariani sulla mia scrivania. -
Giorgio sgranò gli occhi, suo malgrado. - Ma davvero? -
- Altroché. E ti dirò anche un'altra cosa, sai...- il Magnifico si strofinò il mento con la mano, come per essere sicuro di essersi ben rasato. Teneva gli occhi socchiusi, con aria da intenditore. - E' una gran figa, una volta che le togli gli occhiali e le mutandine, e ci sa anche fare. -
- Sfido, se l'è fatta mezza scuola! Direi che l'esperienza ce l'ha, no? -
I tentativi di Torrisi di apparire, come dire?, vissuto, erano patetici. Lo sapevano entrambi. - Già, già. Lascia stare che te la faresti anche tu, se solo sapessi da che parte cominciare. Ma torniamo a noi... allora, siamo intesi. Se non mi passi latino domani, quando il prof di mate arriverà qui urlando che i nostri compiti sono identici e non è possibile... -
- No, Lorenzo... non puoi fare una cosa del genere! - supplicò Torrisi, quasi con le lacrime agli occhi.
- Ah, ecco - commentò l'altro con distacco. - Non sono già più il Magnifico, eh? Dicevo: se invece me la passi, la versione, ti spiego i procedimenti che ho seguito, così puoi dimostrare al caro profe che quegli esercizi li hai svolti tu davvero, con la tua bella testolina santa...-
-Magnifico... no, non me la sento. Non ho studiato neanch'io. E neanche se stessi su stanotte a studiare, potrei saperne abbastanza da fare la mia versione... e la tua, domani. -
- Allora, lo sai già che cosa succederà... a meno che...-
Torrisi ristette, irrigidito. Nell'abisso di panico in cui il Magnifico l'aveva appena fatto sprofondare, forse si stava aprendo uno spiraglio di luce? Che cos'altro avrebbe potuto desiderare, da lui, il genio della matematica, il capitano della squadra di calcetto, il bello della classe? - A meno che?...- incalzò, tachicardico.
- Tu lo sai che hai una cosa che io voglio. -
- Che cosa vuoi? Soldi, non ne ho. -
- Soldi? Questa è buona, Giorgio, non mi diventare patetico. Voglio Arianna.-

- Come sarebbe a dire, "vuoi Arianna"? - abbaiò Torrisi, appena si fu ripreso dalla sorpresa. - Mica è una cosa, Arianna! E' la mia ragazza! -
- Uh-uh, bravo cervellino, nonché mia ex... quella che ho lasciato perché non me la dava, ti ricordi? E' buffo che poi si sia messa a uscire con te. Comunque, dicevo, voglio riprovarci con lei. -
Torrisi lo fissò, con la bocca spalancata. - Sei impazzito, Magnifico, o Lorenzo, o come diavolo devo chiamarti? -
- Mai stato più sano di mente in vita mia. Sabato sera la Cariani fa una festa, so che tu e Arianna ci andrete... me l'ha detto lei ieri sera, o prima o dopo che me la sono sbattuta, non mi ricordo più...- una piccola pausa affettata. - Dicevo: ci sarò anch'io. Tu farai un po' di complimenti alla Cariani... e io consolerò la tua gelosissima fidanzatina. -
- Tu sei malato, altroché -. Torrisi scosse la testa. - Non puoi dire sul serio! -
- Perché no? Fammi provare, dai. Può darsi benissimo che la tua Arianna mi dia picche, nel qual caso me ne torno buono buono al mio posto. Dopo sabato sera, tu avrai pagato il tuo debito. Dai, che cosa ti costa? Non devi rispondermi subito, pensaci fino a domani... Latino è alla terza ora! -
- Lorenzo...-
- Di che ti preoccupi? Mate l'abbiamo di nuovo sabato, se decidi per il sì domani pomeriggio t'aiuto con quegli esercizi... -
Il Magnifico saltò agilmente giù dal banco della Cariani. - Vado a farmi una sigaretta, adesso. Siamo intesi, no? -

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Capitolo 2
*** Storie da cesso ***


Il pallido sole invernale donava poco calore al viso scarno di Torrisi, acceso di un pallore malsano, il pallore di chi trascorre troppo tempo lontano dalla luce, dagli alberi, dal cielo. Torrisi trascorreva ore in compagnia dei videogiochi, o occupato a chattare, e poco si curava di qualsiasi altra cosa.
Inclusa la matematica, vero, idiota?

Il Magnifico l'aveva messo veramente in trappola, il giorno prima, non si poteva davvero mettere la cosa in altro modo.
E lui, stupido, ad accettare il suo aiuto, sicuro, come un bambino, come se non l'avesse conosciuto da anni, il Magnifico... quando mai aveva fatto qualcosa per niente, quel ragazzo?!

E adesso, che cosa avrebbe fatto, Torrisi?
Di passare la versione di latino, non si sentiva in grado.
Di affrontare le ire del professore di matematica, meno che meno.
Rimaneva... Arianna.
No. Troppo mostruoso, soltanto pensarci.

La sera prima era uscito con lei.
Una cioccolata calda con la panna al pub in piazzetta, niente di più. Arianna era allegra, emozionata per la festa del sabato successivo, fiera di essere stata invitata insieme a lui... e non ne faceva mistero.
Era di tre anni minore di lui, non aveva ancora finito il ginnasio, e Torrisi si ricordava ancora di quando, a settembre, il Magnifico l'aveva presentata agli amici della classe come sua ragazza. Tutti erano rimasti un po' sorpresi, perché Arianna non aveva nulla delle caratteristiche che, alle donne del Magnifico, sembravano non mancare mai. Era graziosa, ma ancora un po' bambina, e le sue emozioni erano sempre a fior di pelle. Arianna non usava cosmetici, né tacchi alti. Portava sempre gli stessi orecchini, due cerchi d'argento. Quando rideva, a Torrisi veniva in mente il cristallo, trasparente e brillante.
Ora, una come Arianna, insieme al Magnifico...

Due mesi dopo, il Magnifico l'aveva lasciata. - E' una fregatura - aveva commentato, con gli amici in quello stesso bagno. - Non ci sta, a nessun costo. -

Torrisi un po' l'aveva conosciuta, mentre frequentava il Magnifico. Ogni sabato sera erano al cinema insieme. E gli era piaciuta, e molto.
Quando il Magnifico l'aveva piantata, era stata lei a mandargli un messaggio.
Lui l'aveva consolata, anche se Arianna non sembrava averne davvero bisogno: il comportamento del Magnifico era stato tale, diceva, da disgustarla a sufficienza per il resto della sua vita. Curioso, che una quindicenne fosse così determinata.
Sempre lei, gli aveva proposto di mettersi insieme.
Erano passate cinque settimane, da quel momento, e Torrisi si domandava, perplesso, che cosa quella ragazzina scintillante avesse trovato in uno come lui.

E adesso, il Magnifico voleva riprendersela?
Una cosa, rifletté Torrisi, accendendo una sigaretta. Per lui, è una cosa. Non una persona. Non si capacita del perché abbia voluto me, che sono sempre stato il numero due. Per me, invece...

Avrebbe davvero avuto il coraggio di permettere al Magnifico di avvicinarsi ad Arianna, lui?
Di corteggiarla, di ricordare i bei tempi andati, di parlarle magari male di lui?
Arianna, la sola bellezza della sua vita?

- Ciao, mezza sega. -
Il Magnifico era arrivato. Si sedette sul bordo della tazza di un water, nello scomparto più vicino alla finestra. - Scusa, ma la Cariani non mi mollava... per fortuna che è andata in bagno anche lei, alla fine. - Si accese una sigaretta. - E chiudi quel vetro, per la miseria, che si gela! -
Torrisi, obbediente, riaccostò il battente e girò la maniglia. Un soffio di vento fece in tempo ad entrare, tuttavia, e a far aprire cigolando una finestrella interna, che sfiorava il soffitto e comunicava con un locale attiguo. Torrisi sobbalzò come se un fantasma avesse scosso le proprie sinistre catene accanto al suo orecchio.
- Allora, che cosa mi dici? La versione, o Arianna? -
- Arianna - rispose Torrisi senza esitare, guardandosi con interesse la punta delle scarpe.
Il Magnifico scoppiò a ridere. - Allora non ti sta poi così a cuore, eh, furbacchione? Guarda che lo sapevo...-
- E a te? - proruppe Torrisi. - A te, sta forse a cuore? -
- Non sei certo nella posizione di farmi la morale, ti sembra? Su, Giorgio... che cosa te ne importa, alla fine? Mica ti ho detto che voglio violentarla! Voglio solo farle un po' di filo... senza che tu mi stia tra i piedi. -
- E se lei non ci sta...-
- E se lei non ci sta, mi faccio da parte e vivrete felici e contenti per sempre, d'accordo? Adesso torniamo in classe, per piacere, che se arriva quella di italiano e non ci trova siamo fottuti senza bisogno di aspettare latino, che ne dici? -
- Dico che hai ragione. Non sono fiero di quello che stiamo facendo, ma resta il fatto che senza il tuo aiuto avrei consegnato in bianco, e che non sono in grado di passarti latino oggi. Ho già giù greco e filosofia, e se in pagella mi capita un'altra insufficienza sono casini. Quest'anno abbiamo l'esame. Provaci pure con Arianna, se ti fa piacere. Lei, tanto, la disgusti. -

Il Magnifico si alzò dal water e gli si avvicinò. Lo sovrastava con tutta la testa, e Torrisi indietreggiò d'istinto fino a quando non sentì il bordo del lavandino contro le anche. - Sta' calmo, Torrisi. Non ti faccio niente. Il tuo problema è solo che non capisci le donne. Arianna mi cadrà ai piedi come una pera matura. Lo vedo da come mi guarda quando la incontro in corridoio, capisci? -
Torrisi strinse gli inutili, piccoli pugni.
- E adesso levati, per favore, che devo pisciare per davvero. Ci vediamo in classe, amico mio! -

Torrisi scivolò nel corridoio, oltrepassò la porta del bagno femminile e tornò in aula, poco prima dell'arrivo della professoressa di italiano.
La Cariani gli sorrise, amichevole, ma lui quasi non se ne accorse.
Persichetti aveva sfidato la Sciorra a tris, alla lavagna, e stava vincendo.
Viganò ripassava latino.
Bianchi e la Biolcati confabulavano in un angolo, come facevano sempre.

Il Magnifico aveva ragione. Non gliene importava molto, forse, di Arianna. Era bello avere una ragazza, ma tanto era sicuro che, appena all'orizzonte si fosse profilato qualcuno migliore di lui, anche Arianna avrebbe preso il volo. Tutte facevano così, il Magnifico lo diceva sempre.
Bene, che il Magnifico ci provasse pure.
Lui, intanto, con matematica era a posto.

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Capitolo 3
*** Il filo ad Arianna ***


Che paradosso, la vita.
Ecco Torrisi sul balcone della cucina della Cariani, a fumare una sigaretta tentando di snebbiarsi il cervello da un'emicrania incipiente.
Che cosa si era detto, soltanto qualche giorno prima, durante il fatidico compito di matematica? Che era stato uno stupido, a non provarci mai con la Cariani?
E che i suoi seni ricordavano la panna fresca?
Ci aveva appena provato, con la Cariani. E aveva avuto anche una visione da infarto del suo irresistibile davanzale, stretto questa volta in un bustino di pelle nera.

La Cariani abitava all'estrema periferia nord della città, dove le vie non sono semplici strade, ma enormi arterie multicorsia, da attraversare a proprio rischio. Torrisi non aveva posteggiato molto lontano, ma gli sembrava di aver percorso chilometri, da quando lui e Arianna erano scesi dalla piccola Punto verde che la madre, con mille doverose raccomandazioni, gli aveva prestato per l'occasione.
L'inquietudine era come una mano stretta intorno allo stomaco, tanto che persino deglutire era diventato difficile, figurarsi fare conversazione con la sua ragazza.
Arianna era ancora più frizzante del solito, cosa che non mancava di accrescere l'ansia di Torrisi. Era entusiasta di essere stata invitata a quella festa della malora, perché adorava la Cariani. L'adorava con un attaccamento che aveva, a parere di Torrisi, più di una sfumatura puerile. L'adorava perché vedeva di lei soltanto l'atteggiamento spigliato, il bel carattere solare, l'abilità in tutti quelle arti incomprensibili che alle donne piacciono tanto - scegliere la pettinatura adatta a un certo vestito, ad esempio, o la risposta giusta e pronta per una battuta - e che a Torrisi sarebbero state per sempre precluse.

Torrisi non trovava la Cariani particolarmente simpatica, ma quella sera avrebbe dovuto provarci con lei sotto gli occhi della sua ragazza, per stare al patto stabilito con il Magnifico. Una prospettiva piacevole quanto tuffarsi in una palude popolata di coccodrilli. Perché non sono rimasto a casa? Potevo far finta di aver preso l'influenza. Potevo essere davanti alla TV, adesso, a guardare Alien vs. Predator in DVD...
Già. Tanto, il compito di matematica era andato bene; il professore aveva notato il curioso - e identico - procedimento adottato da Torrisi e dal Magnifico, e aveva immediatamente sospettato che qualcuno avesse copiato: non certo Sua Signoria Lorenzo Sperelli, no, mentre il povero Giorgio Torrisi... beh, non era proprio quel che si dice un'aquila, ecco, perlomeno in matematica.
In effetti, era ancora da capire se fosse "un'aquila" in qualcosa, lui...
In ogni caso, il professore l'aveva invitato a riprodurre davanti alla classe le equazioni del compito, secondo quel metodo così originale, e Torrisi - adeguatamente istruito dal Magnifico il pomeriggio precedente - aveva avuto modo di fare una splendida figura. Alla domanda insidiosa - ma come mai, solo voi due, avete adottato questo sistema? -, Torrisi aveva risposto prontamente, come il Magnifico gli aveva suggerito: - Abbiamo studiato insieme, prof, su un vecchio manuale... diverso da quello che abbiamo in classe -.
Il professore si era detto soddisfatto, aveva confermato un incredibile nove ad entrambi, e Torrisi si era meritato persino lo sguardo ammirato di quella spocchiosa della Codispoti. Mica male.

Ora, però, avrebbe dovuto pagare. C'è un prezzo per ogni cosa, era una delle sue frasi predilette. Probabilmente, gliel'aveva insegnata il Magnifico all'asilo, quando si erano conosciuti.

Il Magnifico aveva adocchiato Arianna appena erano arrivati alla festa, quella sera, si era avvicinato con la scusa di salutare Torrisi e, dapprima, non era stato particolarmente galante o provocante. Si era limitato, con la classe che lo contraddistingueva, a notare che “Arianna si faceva sempre più carina", a portarle i saluti di un amico che le aveva presentato in autunno, ai tempi della loro storia.
La ragazza si era mostrata compiaciuta, benché confusa, ma per niente imbarazzata, tanto che, quando Torrisi si era allontanato alla ricerca della padrona di casa, l'aveva sentita ridere di gusto, con quella particolare risata di cristallo di quando si sentiva del tutto a proprio agio.
Una stretta al cuore, per Torrisi, ma non poteva permettersi ripensamenti: l'aveva "venduta" al Magnifico per un nove in matematica.

Si era messo a chiacchierare con la Cariani, complimentandosi con lei per la bella festa. L'aveva accompagnata in cucina, con la scusa di aiutarla con i vassoi e i bicchieri...
e l’aveva fatta ridere di gusto. Rideva, la Cariani, e il bustino sembrava sul punto di strapparsi. Si era chinata per riempire la lavastoviglie, offrendo a Torrisi una panoramica completa del contenuto del bustino in questione, e a Torrisi erano tremate le ginocchia.
- Cariani… Selene- si era costretto a balbettare, usando il suo insolito nome di battesimo per la prima volta. E le aveva sfiorato un braccio con la punta di un dito, aspettandosi un sonoro ceffone. Lei si era immobilizzata e aveva chiuso gli occhi, invece, ed espirato lentamente, come se quel contatto improvviso l’avesse fisicamente eccitata.
Quella vista aveva finito di fare piazza pulita del buonsenso di Torrisi. La punta del suo dito era stata raggiunta dal resto della mano, la carezza si era fatta più decisa. Il ragazzo aveva ripensato - con quella parte del suo cervello che ancora era in grado di pensare, beninteso - al Magnifico che gli raccontava di “essersi sbattuto” la Cariani sulla propria scrivania. E lì, sul pavimento della cucina, come sarebbe stato?
- Giorgio…- aveva sussurrato lei, fermandogli la mano, che stava scivolando inesorabilmente verso il seno, come attratta da una calamita invisibile. Aveva tratto un respiro profondo, come per calmarsi. Non c’era dubbio, era eccitata. Torrisi la osservava incredulo. Eccitata per me?!
- Giorgio… no, non adesso, non qui, ti prego… c’è la tua ragazza di là, è una mia amica… non mi va, ecco. Anche se… wow! -
Gli aveva stretto forte le dita, si era alzata ed era corsa in soggiorno, con gli occhi accesi dietro gli occhiali e il petto che ondeggiava nel maledetto bustino. Non era arrossita, questo Torrisi l’aveva notato, ma per il resto…Accidenti alla Cariani, non dicevamo che andrebbe persino col bidello?! Giorgio, scosso, era uscito su quel minuscolo balcone, tra i bidoni della raccolta differenziata e le piantine di basilico, per snebbiarsi il cervello prima di affrontare nuovamente Arianna, il Magnifico, la compagnia.

In soggiorno, la festa era al suo culmine.
Il fratello maggiore della Cariani, che studiava ingegneria, aveva messo nello stereo un CD di tanghi argentini e ballava con sua sorella, fra gli applausi e le risate degli altri. Erano davvero bravi: frequentavano da cinque anni una scuola di ballo, era una passione di famiglia.
Viganò discuteva, al suo solito, con Persichetti, mentre il Magnifico e Arianna sedevano sul divano, le teste accostate, immersi in una fittissima conversazione.
La Sciorra, già piena di fumo e di alcool, sorseggiava l'ennesima birra con aria ormai assente. Torrisi si augurò che la Biolcati, che non beveva mai, la riaccompagnasse a casa. Eccola là, la Biolcati, che scattava fotografie con la digitale di Bianchi, elegantissima in un vero e proprio abito da sera - certamente squisito, ma più adatto a una donna adulta, che non a una diciottenne lunga ed esile come un giunco di palude.
Bianchi la osservava dalla porta del corridoio, e Torrisi non avrebbe saputo dire se più interessato alle sorti della propria macchina fotografica... o proprio a lei.

La Sciorra si alzò di scatto e si precipitò in corridoio, quasi spingendo a terra Bianchi. Nessuno si stupì: il bagno era da quella parte, e la Sciorra era solita dare... il meglio di sé, quando beveva più del necessario.
Torrisi attirò l'attenzione del Magnifico, che lo raggiunse tutto sorridente.
- Allora, tutto bene? - chiese immediatamente.
Compatibilmente col fatto che ci stai provando con la mia ragazza, sì. - Non c'è male, e tu? -
- Alla grande. Accompagna a casa la Sciorra. -
- Eh? -
- Accompagna a casa la Sciorra. -
- E perché? -
- Perché è fatta, ubriaca e Dio sa cos'altro ancora, no? Mica vorrai che la stiri qualche TIR. -
- Ma la Biolcati...- protestò Torrisi, debole, mentre l'orribile disegno gli si stagliava chiaro nella mente.
-La Biolcati è venuta con Bianchi, dubito che vogliano la Sciorra da riportare a casa...-
-Dici che è la volta che si mettono insieme? - tentò di sviare il discorso Torrisi.
- Non lo so e non sono fatti miei - replicò il Magnifico - io so solo che non andrei con la Biolcati neanche se fosse l'ultimo buco rimasto sulla faccia della Terra. Dicevo...-
- Il fatto è che lei non vorrebbe te neanche se fossi l'ultimo manico rimasto sulla faccia della Terra - gli fece notare Torrisi.
Il Magnifico non osò controbattere, perché la cosa era a tal punto di dominio pubblico che sarebbe stato inutile. La Biolcati stessa lo affermava ad ogni occasione. - Non sono fatti miei - ripeté, minaccioso. - Sono fatti miei, invece, che tu stasera porti a casa quella scema. Arianna la riaccompagno io, ovviamente se lei è d'accordo. -

Là, era stata detta. Non era un po' troppo, magari? Arianna non era stupida, dopotutto.

Invece, era andato tutto liscio. Torrisi si era offerto di riaccompagnare la Sciorra, una volta realizzato che quasi non si reggeva in piedi da sola. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione grata della Biolcati - quella di Bianchi era, come sempre, indecifrabile -, né la tranquillità con cui Arianna aveva accettato di tornare a casa con il Magnifico.
- E bravo gentiluomo - gli aveva sussurrato all'orecchio quest'ultimo, mentre Torrisi prendeva il giubbotto. - Ci becchiamo lunedì mattina al solito bar per fare colazione. E vedi di non farti anche la Sciorra, arrapato come sei: è così fatta che domattina non se lo ricorderebbe neanche. Magari, però, sarebbe un bene...-
All'idea, Torrisi rabbrividì. Non ho il diritto di protestare, si disse. C'è un prezzo per ogni cosa...

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Capitolo 4
*** Cappuccino amaro ***


NOTA DELL'AUTRICE:
Mi scuso per aver annunciato che i capitoli erano 2 o 3: in realtà sono diventati poi 4.
Un grazie perché avete seguito in tanti questa storia!
E adesso, gente, scopriamo come va a finire, per il nostro sfigato che si è “venduto” la ragazza…
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- Allora, mezza sega, com’è andata? Ti sei fatto la Sciorra, poi? -
- Eh? No, prova tu a farti una che puzza di fumo e che sembra sul punto di dar di stomaco ogni volta che freni...-
- Giorgio, per favore, sto facendo colazione...- esclamò il Magnifico, affettando disgusto e mescolando il cappuccino. Sia lui sia l'amico, da principini viziati, lo bevevano bollente e molto zuccherato, con il cacao sopra.
- E la Cariani? Quella non dà di stomaco, eh? E neanche puzza di qualcosa...-
– La Cariani… beh, è una figa da paura. -
Il Magnifico applaudì lentamente, con aria d’irrisione. - Grazie, ciccio, lo so anch’io. È come si veste, secondo me. Fa sbavare. E come le piace farsi scopare, poi…-
La barista lo fulminò con lo sguardo, ma non interloquì. Si limitò a passargli lo straccio umido il più vicino possibile ai gomiti, che il Magnifico teneva autorevolmente piantati sul bancone, quasi volesse purificare, con acqua e Svelto, qualsiasi cosa fosse venuta a contatto con quel troglodita.
Lui se ne accorse, e pronunciò qualche sentenza a proposito delle donne che vanno in menopausa troppo presto, o troppo tardi, o insomma troppo qualcosa. Poi tornò a rivolgersi al piccolo Torrisi: - Ci sta, vero? Ci sta con tutti, la Cariani...-
- Beh, amico...- Torrisi assaporò il momento come un sorso di champagne di marca – o meglio, come supponeva si assaporasse un sorso di champagne di marca, perché non ne aveva mai assaggiato. - ...penso proprio di sì. Le piaccio di sicuro. -
- E bravo Torrisino... L’altra sera quando sei apparso in quel soggiorno ho visto come la guardavi… ci hai slinguato almeno un po', vero, là in cucina? E ieri scommetto che te la sei fatta. -
- No – rispose precipitosamente Torrisi, e il Magnifico scosse la testa. La schiuma del cappuccino gli aveva disegnato un bel paio di vaporosi baffi bianchi tra il naso e il labbro superiore, ma il suo interlocutore non aveva il fegato di farglielo notare.
- Cos’è, aveva le sue cose? -
- No, cioè… non lo so, magari sì… mica gliel’ho chiesto, insomma! –
- Non è che ti sei comportato da schifo, vero? Va be’ che, stando con la beata vergine Arianna…- e qui Torrisi sobbalzò come se qualcuno l’avesse punto con uno spillo – ti avrà mandato su di giri in un attimo, ma insomma… ci vuole un po’ di classe, persino con una puttana del genere. -
- Non è andata così! – strillò Torrisi, e la voce gli salì di un numero di ottave preoccupante.
- Cos’è, canti da soprano, adesso? – commentò l’altro, addentando il proprio croissant. – Allora è per questo, che non ci hai fatto niente! -
- Magnifico, se mi lasci parlare… Le piacevo, non c’è dubbio su questo, ma non voleva con Arianna lì. -
- Va be’, si può anche capire…- concesse il Magnifico a bocca piena, visibilmente deluso. - Ma ieri? Pensavo ti chiamasse...-
- Non l'ho sentita - ammise l'altro. E neanche Arianna. - Le ho mandato un messaggio, ma non mi ha nemmeno risposto... E tu, con Arianna? -

Il Magnifico si concesse un lungo, lungo intervallo di silenzio.
Masticò accuratamente il boccone di brioche, bevve le ultime gocce di cappuccino, si ripulì accuratamente il labbro dalla schiuma, gettò il tovagliolino nel cestino della carta straccia accanto al bancone, senza mostrare di accorgersi di quanto Torrisi fosse vistosamente sulle spine.

- Niente - confessò poi, e la parola parve conficcarglisi in gola come una spina. - Mica volevo saltarle addosso, ricordi? L'ho accompagnata a casa, bacetto sulla guancia e buonanotte. E ieri niente, cellulare staccato, sia lei sia la Cariani. -
- Ah - fece Torrisi, fiaccamente. - Hai chiamato la Cariani? -
- Volevo sentire un po' se le andava un ripassino...sai, Arianna non l'ho trovata, ho pensato che fosse con te - rispose il Magnifico.
- Scusami se esisto! Comunque, ti ho già detto, non mi ha cercato. E adesso, che cosa conti di fare? -
- Fumarmi una sigaretta, se hai finito di mangiare...-
- Non ho finito... intendo con Arianna. -
- Nulla... continuare così... ma c'è una cosa che non ti ho detto, ancora...-
- E che cosa, adesso?! - esalò Torrisi, privo di forze. La sua brioche gli divenne insapore, in bocca, una brioche di cartapesta.
- Sono settimane che programmo di soffiarti la ragazza... ho studiato quel procedimento alternativo per le equazioni apposta... - l'autocompiacimento affiorava da tutti i pori della pelle olivastra del Magnifico, sembrava friggesse come pancetta in padella.
- Fai schifo, Lorenzo, lo sai? Proprio schifo. E se lo dico ad Arianna? -
Il Magnifico non ridacchiò, né rise: cominciò, letteralmente, a sghignazzare. - Tu... tu cosa vuoi fare? Tu... lombrico... che cosa le vai a dire? Che mi hai autorizzato a provarci con lei... perché io ti ho passato matematica?! -

In effetti, messa così era davvero un po' patetica. Vai a morire ammazzato, Magnifico. Ammazzato e inculato. Con una motosega, se possibile.

- La verità, sai qual è, sfigato? - proseguì il Magnifico. - E' che Arianna si è messa con te per ripiego. Lei con me faceva la vita da figa, altro che storie. Discoteche, happy hour, amici più grandi. Io ho una Golf, tra l'altro. E chi le ha regalato il Samsung? Io, mezza sega. Mentre tu... che cosa cazzo fa con te, lei?! - il Magnifico scosse la testa, come se si trovasse davanti un problema più grande delle proprie - pur sconfinate - capacità cerebrali. - Tornei di playstation? Animazione nei gruppi del dopocresima in parrocchia, cazzo? Dai, lascia perdere... Arianna è adatta a uno come me. Si sarà di sicuro pentita dell'occasione che ha perso..."

- Io non ne sarei tanto sicura, Lorenzo. -

I due sgabelli girevoli, su cui i due amici erano appollaiati come avvoltoi su un albero rinsecchito in mezzo al deserto, cigolarono all'unisono, mentre gli occupanti giravano su loro stessi per fronteggiare colei che aveva osato apostrofarli in quel modo, alle loro spalle.
Spalancarono occhi e bocca, trovandosi davanti nientemeno che Arianna e la Cariani, con libri e giubbotti e cappellini, che erano entrate senza far rumore.

Nel bar regnava ora un silenzio di tomba. La barista, acquattata accanto alla cassa, si godeva la scena.
Vecchia strega, pensarono in coro il Magnifico e Torrisi.

- Guarda, Ari, non sembrano due salami appesi? -
- Fai due stronzi a galla dentro l'acqua di un cesso, Sel - precisò la più piccola, con una certa elegante proprietà di linguaggio.

- Arianna - alitò Torrisi.
- Selene - rigurgitò il Magnifico.

- Voglio una macchina fotografica.-
- Una telecamera, meglio. Così riprendo anche i particolari. Stai sudando, sai, Lorenzo? Neanche quando chiavi, sudi così, lo sai?-

- Ma... ma... ma come...-
- Ma... non è come pensate voi...-

- Avevo capito subito che qualcosa non andava, quando tu mi hai spedito fuori dalla classe dopo il compito, Lorenzo. Avevo visto benissimo che avevi passato le soluzioni a quel fesso. -
Le due ragazze erano pacate, non alzavano il tono né gesticolavano. Sembrava che stessero parlando del tempo, avevano persino una nota divertita nella voce. - E il giorno dopo eravamo in bagno... quando si è aperto il finestrino che mette in comunicazione il cesso di maschi e quello delle femmine...-
Merda.La corrente d'aria. Quando ho detto alla mezza sega di chiudere il vetro...
- E abbiamo sentito tutto quello che vi siete detti. -
- Che tu fossi uno schifoso, Lorenzo, lo sapevo. Ma tu... Giorgio... io ero innamorata sul serio, di te! Come hai potuto pensare...-
- Arianna, io non ho pensato niente...-
- Quando mai, infatti, tu pensi?! -
- Comunque, vi abbiamo retto il gioco. Volevamo vedere fino a che punto sareste arrivati...-
- Non chiedetemi dove io abbia imparato ad essere falsa... ho davanti voi due, ecco i miei modelli! Grazie di cuore per la lezione! -

- Sai qual è stata la cosa peggiore, Ari? - proseguì la Cariani, fingendo di confidare all'amica una novità sensazionale.
- No, tesoro, dimmi...-
- Fingere che il tocco di quello sfigato del tuo moroso mi piacesse... lì è stato davvero faticoso. Per fortuna sono brava a recitare... la sola cosa che non so fare è arrossire a comando, purtroppo. Ma tanto, lui non se n'è neanche accorto, vero, seduttore? Troppo preso a mangiarmi le tette con gli occhi, eh? Il grande macho! Che riesce a mandarmi il sangue alla testa... come no, ma per la rabbia! -

Torrisi non aveva richiuso la bocca e gli occhi assomigliavano sempre di più a quelli di un batrace.
Il Magnifico, dal canto suo, aveva incassato la testa fra le spalle e le sue braccia pendevano inerti ai lati del corpo. Se avesse potuto, si sarebbe fuso con lo sgabello, nel tentativo di scomparire.

- E... la sapete una cosa, ragazzi? Ieri pomeriggio, Arianna era con me e mio fratello... e stasera escono insieme. Da soli.-
- Andiamo a ballare, mi insegnerà lui... mi merito una vita da figa, io, no, Lorenzo? Ma adesso andiamo, Selene, abbiamo perso anche abbastanza tempo... -
- No, Arianna. Tu vai pure - la interruppe il Magnifico, che non era mai stato meno magnifico in tutta la propria vita. - Ma con Selene devo chiarire due cose...-
- Ah, adesso sono diventata Selene, eh? Non sono più "piccola", o "quella zoccola della Cariani"... interessante. Dimmi, Lorenzo, cosa vuoi sapere? -
- Perché l'abbia fatto, Arianna, lo capisco. Ma tu? Tu, chi t'ha fatto qualcosa, a te? -

- Arianna è una mia amica. E tu un porco. Non sono due ragioni sufficienti? Così imparate a giocarvi qualcosa che non vi appartiene davvero, né vi apparterrà mai... Le donne. Potete portarvele a letto, certo. O meglio, possono fare l'amore con voi, come io l'ho fatto con te... e possono farlo perché vi amano, e chi ama di più è sempre più grande. Ma chi è più grande non può essere posseduto. Mai. Ha troppa dignità, troppa intelligenza, troppa forza. Ricordatevelo, questo. State in gamba, seduttori! Ari, andiamo? -
- Subito, Sel. Ciao! -

Distrutti, Torrisi e il Magnifico, i due eroi falliti, cigolarono sui loro sgabelli, tornando a voltarsi verso il bancone del bar.
Là, però, li aspettava serafica la barista. - Niente zucchero, da quelle due, eh, signorini? - commentò, sagace e soddisfatta. - Un bel cappuccino amaro, vero? -
Vecchia strega in menopausa...
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Ok, ok, scusatemi. E' molto poco politically correct e per niente raffinata, questa storiella... ma mi sentivo tanto, tanto carognetta!! ^_^ Spero che il finale vi sia piaciuto, aspetto commenti!

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