Alice nel Paese delle Meraviglie

di Caster_Gamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un segretario frettoloso. ***
Capitolo 2: *** Il bruco ed il gatto. ***



Capitolo 1
*** Un segretario frettoloso. ***


Alice nel Paese delle Meraviglie.
Un segretario frettoloso.

 

Alice camminava nel corridoio della scuola alla ricerca del segretario delegato, la direttrice le aveva detto di poterlo trovare vicino alla presidenza ma di lui non c'era traccia.

Magari aveva avuto un qualche problema, o proprio quel giorno non era venuto per questioni di malattia.

Doveva chiamarsi Nathaniel se non sbagliava, quindi chiese un po' in giro di lui ma nessuno le seppe dare una risposta decente.

Alla fine decise di riprovare in Sala Delegati ma non era ancora arrivato, perciò rimase lì ad aspettarlo.

Picchiettò con il piede sul pavimento nervosamente, che bel primo giorno di scuola!

Stanca si sedette su una delle sedie rosse accostate accanto ai banchi uniti in forma circolare, era tutto perfetto lì ma quel segretario mancava!

Era molto nervosa, la notte precedente non era nemmeno riuscita a dormire per la troppa ansia della nuova scuola.

Sbadigliò, e seguendo il primo tutti gli altri le fecero calare gli occhi.

Incrociò le braccia sul banco e gli posò sopra la testa, si concesse di chiudere un attimo gli occhi, ormai stanchi ed appesantiti...

 

Tic Tac Tic Tac

 

« Oh no! Sono in ritardo! »

Una voce la fece sussultare, sgranò gli occhi ed alzando nuovamente il capo si accorse di uno strambo ragazzo che sembrava agitato.

Indossava una camicia bianca ed una cravatta azzurra come la giacca, da essa aveva appena estratto un orologio da taschino dorato come i suoi occhi. I capelli biondi ricadevano lievemente su di essi, e dalla testa gli partivano delle...orecchie da coniglio!?

Si strofinò gli occhi guardando attentamente lo strano ragazzo, sulla sua camicia c'era scritto qualcosa...

« Nath...Nathaniel! » esclamò balzando in piedi, il biondo trasalì e la guardò.

« Sono in ritardo! Non posso stare qui! » esclamò agitato correndo poi fuori dalla porta.

« Ehi! Aspetta un momento! La mia iscrizione! » gli urlò lei cominciando a seguirlo, sventolava la mano continuando a cercare di attirare la sua attenzione.

« Ehi! Nathaniel aspetta! Ehi! »

Non sapeva che fare, il ragazzo continuava a scappare da lei giustificandosi con “Sono in ritardo! Non posso rimanere qui!” e continuando a correre velocemente si chiuse in una stanza.

Alice si fermò davanti ad essa per riprendere fiato, posò una mano sul petto e con l'altra abbassò la maniglia.

Una volta entrata si guardò attorno chiudendo la porta dietro di sé.

Era buio, ma davanti vide un lungo corridoio nel quale Nathaniel continuava a correre. La ragazza riprese a rincorrerlo mentre lui continuava ad urlare quanto fosse tardi.

« Nathaniel per favore! »

« Non posso! È tardi è tardi! »

Stava per raggiungerlo, ma una volta svoltato l'angolo del corridoio non vide più il ragazzo. Si ritrovò in una sala lunga e bassa illuminata da una fila di lampade, intorno ad essa c'erano varie porte, alcune grandi altri piccole: però erano tutte chiuse.

Addentrandosi nella sala, troppo attenta ad osservare tutte quelle porte, sbatté contro qualcosa ed abbassando lo sguardo vide un tavolino di cristallo rotondo a tre piedi.

Su di esso era posata una piccola chiave dorata, magari quella le sarebbe servita per aprire la porta.

Provò ad aprire tutte le porte ma le serrature erano troppo grandi, finché non si accorse di una più piccola alta circa trenta centimetri.

« Come faccio a passare di qua! » esclamò mettendosi in ginocchio, magari aprendo quella se ne sarebbe aperta una più grande...il segretario doveva pur essere uscito da lì!
Infilò la piccola chiave nella toppa e con uno schiocco si aprì.

Non era andata come previsto, solo da quell'uscio aveva via d'uscita.

Si accovacciò ancora di più e guardando oltre alla porta intravide un maestoso giardino.

Da lì poteva vedere vari tipi di fiori, cespugli, alti alberi, un sole splendente che illuminava tutto...era quella la famosa serra di cui parlavano?

No, doveva essere il cortile...ma come poteva essere così grande e meraviglioso?

Scuotendo la testa si rimise in piedi.
Erano successe troppe cose strane...perché quel ragazzo aveva delle orecchie da coniglio? Che ci fosse una recita e per questo diceva di essere in ritardo, essendo quindi assente al lavoro?

Ma il primo giorno di scuola...! E poi nessuno le aveva detto niente?

Mentre ripensava a delle risposte logiche a tutti gli avvenimenti, vide sul tavolino di cristallo un'ampolla con del liquido.

Avrebbe giurato di non averla vista prima!

Accanto c'era un bigliettino, si avvicinò, lo prese e lo lesse.

Bevimi”, c'era scritto.

Inarcò un sopracciglio, non doveva assolutamente bere...poteva essere qualsiasi cosa, e non aveva la minima voglia di ritrovarsi distesa su un letto d'ospedale.

Controllò bene il colore del contenuto, non sembrava essere niente di particolare...un po' la incuriosiva, e poi non aveva sentito nessun rumore...nessuno era entrato in quella stanza, in fondo come poteva?

E poi che le costava berne almeno un sorso?

Posò la chiave sul tavolo e bevve il contenuto di quella ampolla.

Era così buono e dolce che non riuscì a smettere, sapeva di torta di mele, cioccolato, marmellata di fragole, miele...e tutto ciò di dolce che le piaceva!

Dovette però fermarsi quando il corpo cominciò a tremare, lasciò la bottiglietta ed in nemmeno un millesimo di secondo si ritrovò a fissare il tavolo dal basso verso l'alto...

Si guardò...non era più che una ventina di centimetri!

« Ma che cavolo... » si passò una mano sul volto, cosa stava succedendo!?

Beh, tanto valeva andare verso la porta...

Si maledì da sola quando si ricordò di averla chiusa, ed aveva anche lasciato la chiave sul tavolo!

Adesso come avrebbe fatto a prenderla? Il tavolo era di cristallo e perciò doveva essere molto scivoloso!
« Tentar non non nuoce. » si ripeté provando ad arrampicarsi, ma come aveva immaginato non ci riuscì.

Nemmeno il tempo di maledirsi ancora che vide un piccolo scrigno ai piedi del tavolino, lo aprì e trovò uno strano dolce giallastro con la scritta glassata “Mangiami”.

Se quel liquido l'aveva fatta diventare piccola quasi quanto uno spillo, magari quel dolce l'avrebbe fatta crescere...ne prese un piccolo morso, ma era così buono anche quello che non riuscì a smettere!

Di nuovo tremò tutta, e sempre in un millesimo di secondo si ritrovò a riempire tutta la sala, quasi stava per rompere il tetto!

Aveva le dita troppo grosse per afferrare la chiave, chissà per quale miracolo riuscì però a prendere la bottiglietta che a causa della sua goffaggine le cadde e la ingoiò.

Si rimpicciolì di nuovo cadendo a terra con un tonfo. Si massaggiò il fondo-schiena ed aprendo a malapena un occhio si accorse che la chiave era caduta di fianco a lei.

« Finalmente! » esclamò mettendosi in piedi.

Afferrò la piccola chiave, ormai alta quasi quando lei, e la infilò nella toppa. Con uno schiocco si aprì nuovamente ed uscì da lì esultando gioiosa.

« Sono libera, viva ma soprattutto pronta a cercare il segretario! »

Con tutte le cose strane che le erano successe stava ancora pensando a lui, in fondo doveva completarla sì o no l'iscrizione?

Come se l'avesse chiamato, vide di nuovo Nathaniel correre con le due orecchie bianche sulla testa. Indossava però abiti tutti bianchi, doveva ammettere che era un bel ragazzo!

« Nathaniel, aspetta! »

Il biondo si fermò per un attimo facendosi raggiungere, e mentre la ragazza riprendeva fiato lui le prese la mano col guanto bianco e gli posò sopra un bacio delicato.

Alice arrossì venendo guardata subito dopo dagli occhi dorati di lui, che ricomponendosi tirò fuori dalla tasca l'orologio da taschino e lo indicò.

« Sono in ritardo! Sarà per un'altra volta! » esclamò ricominciando a correre.

Lei rimase spiazzata, era così sicura che si sarebbe fermato che ormai non si era preparata a correre di nuovo!

« Aspetta un momento! Non è per piacere...ma devi completare la mia iscrizione! » gli gridò con tutta la voce che aveva in gola, ma il ragazzo le fece un cenno con la mano senza fermarsi.

Perciò dovette ricominciare a correre.

Era difficile camminare lì, l'erba era alta quanto lei e le sembrava di andare avanti nel bel mezzo della foresta amazzonica.

A stento vedeva il cielo, perché delle meravigliose rose rosse e bianche pendevano dai cespugli.

Riconosceva appena alberi di pino, querce, ciliegi e quant'altro. Era strano come tanti tipi di alberi potessero crescere in un solo giardino.

Ad un certo punto l'erba cessò, affondò infatti con un piede sulla sabbia e rimase lì cercando di risalire.

I granelli però le ricadevano addosso e più che tossicchiare non poteva, perciò cominciò ad urlare aiuto senza ottenere risposta.

« Nathaniel! Qualcuno...qualcuno mi aiuti! » continuava ad urlare, eppure niente di niente sembrava accadere.

Improvvisamente vide una mano calarsi verso di lei e subito dopo la tirò su facendola ritornare in piedi.

Anche se adesso stava sulla sabbia riusciva a non cadere, quindi guardò il suo salvatore mostrandogli un sorriso a trentadue denti.

« Grazie mille! » esclamò facendo un lieve inchino con la testa, chi l'aveva aiutata sorrise maliziosamente.

Sembrava essere un ragazzo dai capelli biondi legati dietro da un codino, davanti gli ricadevano con due ciuffi laterali.

Era vestito di vari colori, con delle piume qua e là che lo facevano sembrare un uccello spennacchiato.

« Il mio nome è Dakota ma puoi chiamarmi Dake, sono onorato di averti salvata. » le disse con quel grande sorriso malizioso, prendendole la mano lei notò che aveva un tatuaggio sul braccio.

Le dette un bacio sulla mano come aveva fatto Nathaniel, facendola quindi arrossire di nuovo.

Attorno a lui c'erano alcune ragazze anch'esse tutte colorate, se non era una festa di carnevale allora doveva per forza esserci qualche recita.

Tra loro riconosceva Iris, era stata la prima al liceo ad averle rivolto la parola. C'era anche Melody, ragazza che aveva visto la prima volta che era entrata in Sala Delegati, se non sbagliava aiutava anche Nathaniel dato che era la rappresentante della sua classe.

« Io sono Alice, è un piacere conoscerti. »

« Qui ci stiamo divertendo, vuoi unirti a noi? » le chiese con il sorriso ormai abitudinario, lei annuì.

« E così sei con noi! »

Due ragazze, una dai capelli viola e un'altra dai capelli neri, le afferrarono entrambe un braccio l'uno e cominciarono a conciarla come meglio volevano.

Le fecero indossare varie magliette, vari jeans, gonne, bracciali, orecchini, collane e chissà quant'altro. Quando la lasciarono era passata forse un'eternità, ed Alice si guardò curiosa di sapere cosa avevano combinato.

...Era vestita come prima!

« Sei bellissima Alice! » esclamarono le quattro ragazze in coro, lei inarcò un sopracciglio.

« Ma...sono come prima! »

Indicò la maglietta a balze celeste sopra ai jeans bianchi. Nessun tipo di gioiello ed i mossi capelli biondi folti dietro la schiena e sulle spalle.

« Ti sbagli, guarda qui! »

Quella che doveva essere Iris tirò fuori dalla tasca un piccolo scrigno, aprendolo cominciò a piegarlo a destra e a manca finché non si creò un enorme specchio pieno di piegature che poteva far invidia ad un pannello solare.

La ragazza, anche se completamente basita e senza parole, si guardò allo specchio non trovando il solito ciuffo biondo sul viso, che probabilmente era stato tirato indietro dal cerchietto nero che adesso aveva sopra la testa. Ad esso era attaccato un grande fiocco dello stesso colore.

« Sei stupenda! » si complimentò Dake.

« Voglio farti un ritratto! » la ragazza dai capelli viola prese la carpetta che aveva sotto braccio e ne uscì fuori un grande foglio ed una matita a spirale, quindi alzando ed abbassando la testa per vederla meglio cominciò a disegnarla.

« Basta Violet, cominciamo la festa! » urlò il biondo prendendo il braccio di Alice e tirandola a se, Kim lo spinse.

« Violet sta disegnando! Lasciala in pace e aspetta! »

« Voglio solo ballare! » il ragazzo biondo protestò cominciando poi a litigare con la ragazza dimenticandosi quindi di Alice.

« Smettila di dire che sono un donnaiolo! »

« E tu smettila di dire che sono un maschiaccio! »

« E tu smettila di dire che sono un donnaiolo! »

« E tu smettila di dire che devo smettere di dire che sei un donnaiolo! »

« E tu smettila di dire che devo smettere di dire che sono un donnaiolo! »

« E tu smettila di dire che devo smettere di dire che tu devi smettere di essere un donnaiolo! »

« E tu smettila di dire che devo smettere di dire che tu hai detto di smettere che io ho detto di smettere! »

« E tu smettila di dire che devo smettere di dire che- »

Alice scosse la testa confusa ed indietreggiò fino a che non riuscì a scappare da quelli che continuavano ad urlare quei giochi di parole.

Dove si trovava? Che scuola era mai quella?

Un segretario delegato vestito da coniglio che non voleva aiutarla, una porta minuscola, dolci e bevande che ti fanno ingrandire o rimpicciolire, porte minuscole, ragazzi e ragazze vestiti da uccelli...rischiava di impazzire!

Corse fino allo sfinimento lungo una spiaggia che sembrava non finire, finché non si ritrovò di nuovo immersa nell'erba.

Fece un grande sospiro per riprendere fiato ma non fu molto utile, rimase quindi ancora ferma finché non vide del fumo in lontananza.

« Un incendio!? » domandò perplessa indietreggiando, per poco non cadde nuovamente sprofondando sulla sabbia ma riuscì a salvarsi e corse in avanti.

Magari vicino a quell'incendio c'era qualcuno che lo spegneva...

Eppure, più si avvicinava più si accorgeva che non c'era neanche una fiamma.

Si fermò sotto a qualcosa che doveva essere un enorme fungo, prese un bel respiro vedendo di nuovo il fumo.

Uscì da sotto al fungo e sollevò lo sguardo.

Qualcuno era seduto sulla piattaforma rossa...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice: Salve a tutti, eccomi qui con questa piccola storia che mi è venuta così all'improvviso. Volevo pubblicarla dopo averla finita ma ho paura che qualcuno mi batta sul tempo perché non è un'idea presa dall'angolo più remoto del mio cervello (pur sempre avendone uno).
Spero di incuriosirvi con quest'idea e di scrivere capitoli che vi piacciano abbastanza! Ci tengo alle vostre recensioni ma apprezzo anche chi legge in silenzio, spero soltanto che vi piaccia!
A presto, Matt_Kun
Ps. IMPORTANTE: Nei seguenti capitoli si parlerà del personaggio che appare alla fine dell'episodio 14 di Dolce Flirt e che si conoscerà in quello seguente, non ci saranno però riferimenti a quello che compierà nel gioco online.

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Capitolo 2
*** Il bruco ed il gatto. ***


Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il bruco ed il gatto.

 

Alice guardò con attenzione chi stava seduto sull'enorme fungo rosso, sembrava essere un ragazzo vestito con abiti ottocenteschi, due meravigliosi occhi bicolore, uno verde e l'altro dorato, e dei capelli lisci bianchi con delle sfumature come celesti, verdastre.

L'affascinante ragazzo la fece entrare come in uno stato di trance, o forse era anche il fumo che entrava lentamente nelle narici.

Il ragazzo la guardò serio per qualche istante, poi le porse la mano che lei afferrò ancora con l'aria sognante.

La fece salire sul fungo ed a quel punto lasciò la lunga pipa.

« Chi sei? » le domandò sedendosi, lei lo imitò.

« Mi chiamo Alice. » rispose tenendo lo sguardo basso.

« Non guardare in basso, sciocchina. » la ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio: sciocchina!?

La magia, il fascino di quel momento svanì come una bolla che scoppia: in un istante.

« Sciocchina...? »

« Sii sicura di te, se lo sarai io potrò aiutarti. »

« Oh...davvero? »

Il ragazzo annuì.

« Beh allora avrei bisogno di un aiuto sulla mia iscrizione, ci sono dei problemi e non so se magari conosci il segretario delegato che- »

« Credo che sia in ritardo, l'ho visto correre via poco fa. » la interruppe indicando il percorso che aveva fatto il biondo segretario dalle orecchie da coniglio.

« Capisco...ma perché porta le orecchie da coniglio? »

Il ragazzo sorrise.

« Sciocchina. » ripeté facendola scuotere « La tua curiosità potrebbe farti danni un giorno, sai? » la ragazza fece per rispondere ma fu interrotta « Però la tua curiosità potrebbe anche aiutarti a conoscere meglio le persone o ad aiutarle. »

« Ah...oh... »

Lui accennò un sorriso che la fece arrossire.

« Non essere in imbarazzo, sciocchina. »

Lo guardò molto male.

« Tu non fai altro che chiamarmi sciocchina! Mi sembra il minimo...! » lo guardò per qualche istante ma non riuscì a reggerlo, quindi abbassò nuovamente il capo girando i pollici fra di loro.

« Forse perché lo sei, sciocchina. »

« Ci risiamo... » borbottò sbuffando, poi si decise a guardarlo bene negli occhi ma a quel punto non sapeva che dirgli.

Quel ragazzo fumava una lunga pipa ed indossava abiti ottocenteschi, doveva avere dei parenti molto attaccati al passato.

Chissà se aveva anche uno di quei nomi antichi ma belli...effettivamente non gliel'aveva ancora chiesto!

« Tu invece...chi sei? »

« Finalmente hai fatto la domanda corretta, che potevi anche confondere con “Come ti chiami?” ma non l'hai fatto. »

« Ma sono più o meno la stessa cosa, voglio solo sapere il tuo nome... » notò che il sorriso sulle labbra del ragazzo svanì in pochi istanti « O forse no... »

« C'è un'ampia differenza su “Chi sei” e “Come ti chiami”, il nome è soltanto un accessorio in più della propria personalità, ma se ti chiedo chi sei chiedo di volerti conoscere. » sembrava piuttosto serio, eppure lei non riusciva veramente a capire perché doveva trovare un profondo significato dietro a due semplici frasi.

Eppure a volte dietro a cinque lettere si nasconde un significato più grande della parola stessa.

« B-Beh...io ho molto da fare quindi per adesso vorrei solo sapere come ti chiami...magari possiamo conoscerci presto. » gli fece un sorriso che lui ricambiò subito.

« Il mio nome è Lysandre, e comunque se hai bisogno di cercare il Bianconiglio ti conviene andare dalla Duchessa, è diretto lì prima di andare dalla Regina Rossa, credo. » le consigliò, la ragazza fece un sospiro di sollievo.

« Grazie tante! Ma non è che sai dove abita la Duchessa? » decise di stare al gioco, magari si trattava dei soliti soprannomi che si usano nelle scuole.

« Girando a destra lungo la via continui ad andare dritto, o forse svolti a sinistra...oppure lungo la via devi continuare per quella sinistra e poi girare o andare dritto...non ricordo bene, ma se non sbaglio c'è anche la via diritta che ha tanti svincoli...o forse era quella destra... » assunse un'aria perplessa, Alice non aveva capito nulla su dove si trovava il segretario delegato da lui chiamato “Bianconiglio”.

« Mi sembra di averlo scritto sul mio quaderno, l'hai visto per caso? » si alzò e lei si accorse che la coda dell'abito ottocentesco era piuttosto lunga.

« Magari sarà sotto la lunga coda, capita a volte. » provò ad ipotizzare, lui controllò ma non lo trovò.

« Il dì e la notte non trovo mai nulla...chissà se nei sogni dimentico ciò che accade. » fece un profondo sospiro e la ragazza si alzò.

« Io vado allora, se lo trovo lo prendo e te lo riporto. »

« Grazie, Alice. » rispose distrattamente mentre continuava a cercare il quaderno, la ragazza fece un lieve inchino con la testa e scivolò giù dal fungo sospirando.

Quel ragazzo era davvero strano, parlava in un modo estremamente complicato e non sembrava avere proprio una buona memoria...

Però era affascinante, poi i lineamenti dolci del suo viso ispiravano fiducia.

Alice continuò a camminare lungo la via, decise di andare dritto, da qualche parte doveva pur spuntare e se avesse incontrato il segretario delegato allora la fortuna era proprio dalla sua parte!

Mentre avanzava alla ricerca anche di un solo cartello o qualche indicazione, vide una scia muoversi tra i rami di un grande albero.

« Mh? » si avvicinò ad esso, era il più grande che avesse mai visto anche fra quegli alberi enormi.

Del resto era lei quella rimpicciolita.

Sentì come un fruscio dietro di lei, si voltò dall'altra parte e vide scappare nuovamente la scia.

« C'è nessuno? » chiese alzando maggiormente la voce, all'improvviso su un sasso si sedette un ragazzo.

Era bello, dai capelli castani arruffati e delle orecchie da gatto. Inoltre alle mani indossava come dei guanti a forma di zampa di felino.

Anche lui faceva parte dello spettacolo?

Ora che ci pensava anche quel Lysandre doveva farne parte...

« Ehilà. » la salutò posando il gomito sul ginocchio, subito dopo la gota sul palmo della mano.

« Ci conosciamo? »

« Sì...o forse no. Io conosco bene te, ma tu... »

« Ma io...? »

Il ragazzo ridacchiò e sparendo dalla sua vista provocando una scia apparì dietro di lei.

« Sembri stordita. » si voltò da lui e si grattò la nuca.

« Non so dove andare...cerco Nathaniel, il segretario delegato, un certo Lysandre mi ha detto che è andato a casa della Duchessa ma io non so dove sia! » spiegò confusa

« Hai parlato col Brucaliffo? »

« Brucache!? »

« In ogni caso io so dove abita la Duchessa, tante me ne ha fatto passare, e per dispetto io l'ho disturbata...vado giornalmente a casa sua per divertirmi. » sul suo viso apparse un ghigno che fu l'unica cosa che rimase finché non sparì anch'esso.

« Puoi condurmi da lei? »

Alice si voltò nuovamente dall'altra parte guardandosi attorno, lui apparì poco più un alto sospeso in aria.

« Povero Bianconiglio, lui ne passerà tante a causa di quella Duchessa. Ma anche tu Alice insomma...con la tua curiosità. »

« Ma ce l'avete tutti con la mia curiosità? » la ragazza si mise a braccia conserte mentre il viso di lui le si avvicinava.

Fu all'improvviso talmente vicino da spaventarla, ma non ebbe il tempo di allontanarsi che era nuovamente sparito.

« Dove devo andare!? » urlò perdendo la pazienza, sentì un cigolio provenire da dietro di lei e vide nuovamente il castano stare appollaiato su due cartelli, su uno c'era scritto “Di là” sull'altro “Di lì”.

« Una porta dalla Duchessa, l'altra potrebbe portare ovunque. »

« E non potresti dirmi dov'è? » cominciò a sbattere agitata il piede a terra, il ghigno del ragazzo si capovolse insieme a lui.

« C'è il cinquanta percento di possibilità che sia di là e l'altro cinquanta che sia di lì. Come potrei saperlo io? »

« Tu vieni qui ogni giorno! »

« Ma sono stato lontano per quasi un anno. » per un attimo il suo sguardo divenne vuoto, nel frattempo lei gli si avvicinò.

« In ogni caso dovresti ricordarlo, no? »

« Dovrei. » ritornò a sorridere malignamente « Ma basta girare questi cartelli per far confondere la gente. »

Con un veloce gesto delle mani ricoperte da guanti a forma di zampa di gatto, scambiò i cartelli.

« Sì ma- »

« Io ricordo che era dì là, ma chi mi dice che di là sia veramente di là oppure di lì? »

« Eh? » inarcò un sopracciglio, perché dovevano parlare tutti in modo così strano?

« Intendo- »

« Va bene senti lascia perdere! Non ho intenzione di farmi venire il mal di testa! » esclamò mettendosi dritta e guardando le due strade, sulla sua visuale però apparse nuovamente il ragazzo che le si appoggiò addosso facendola cadere.

« Ma che fai!? » chiese ritrovandosi con i volti distanti pochi centimetri l'uno dall'altro.

Per un attimo le parve di vedere il viso del suo amico Ken, forse era la memoria che le faceva brutti scherzi.

Strabuzzò gli occhi per poi fargli segno di lasciarla alzare, il ragazzo fece un ultimo ghigno che fu l'ultima cosa a rimanere.

« Ci si vede. » la salutò sparendo del tutto.

La ragazza rimase qualche istante a fissare il punto dove lui era sparito, alla fine si decise a scegliere una strada ed andò per quella che era segnata come “Di là”; per qualche strano motivo le ispirava fiducia.

Camminò a lungo tanto che le parvero trascorse ore ed ore, non si era nemmeno accorta che il cielo diventava sempre più scuro.

« Mi sa che non arriverò da nessuna parte...ho sbagliato strada. » costatò perdendo del tutto la pazienza, ma prima di girarsi scorse una casa in lontananza e fece un sorriso a trentadue denti, che per somigliare a quello del ragazzo dalle orecchie da gatto aveva bisogno solo di un po' più di malignità.

Affrettò il passo sempre più fino a correre, avvicinandosi poteva sentire rumori di vetri che vanno in frantumi, si guardò attorno ma ad attirare la sua attenzione fu un alta finestra.

Sul muro cresceva un rampicante, quindi decise di salirci sopra fino ad arrivare all'apertura.

All'interno di quella stanza poteva vedere una donna cullare un bambino in fasce su una sedia a dondolo e dei piatti che andavano a finire contro il muro; per poco ne scansò uno che si schiantò a terra.

Lo guardò per qualche istante per poi voltarsi nuovamente all'interno della camera e vedere la donna (che poi aveva la sua età) guardarla male.

Aveva dei folti boccoli biondi e due grandi occhi verdi che la guardavano molto male, come se provassero astio nei suoi confronti per chissà quale strano motivo.

Riflettendoci un po' su doveva essere strano vedere una ragazza sporgersi dalla sua finestra come se la stesse spiando.

Il rumore dei piatti era cessato, in compenso dopo un po' sentì il cigolio di una porta più in basso e scivolando giù dal rampicante vide una ragazza vestita da cuoca.

« Presto entra! Non ho mica tempo da perdere io! » esclamò dandole un colpo di padella dietro la schiena, lei balzò all'interno della casa e subito dopo dietro di lei la porta si chiuse.

Vide la ragazza correre velocemente per salire delle scale, si avvicinò ad esse e si accorse che erano molto confusionarie.

A chiocciola si innalzavano verso l'alto tetto della casa, da fuori sembrava molto più bassa.

Sbuffò, doveva darsi ancora un po' da fare.

Quindi cominciò a salire tutte quelle scale sentendo avvicinarsi sempre di più il pianto di un bambino, doveva essere quello che la bella ragazza bionda teneva in fasce tra le braccia.

All'improvviso, mentre continuava a salire, si accorse di una porta socchiusa dalla quale proveniva il lamento, quindi la aprì ed entrando rivide la scena di poco prima solo che il bimbo stava davvero piangendo.

« Oh sei qui finalmente! Cerca il ciuccio altrimenti quell'essere non la smetterà più di piangere! » esclamò la ragazza vestita da cuoca, Alice la vide correre giù per le scale, di nuovo, e posò subito dopo lo sguardo sulla ragazza sulla sedia a dondolo.

« Capucine! Capucine! Quando si ha bisogno di lei non è mai utile! » cullava stancamente il bambino, mentre lo faceva ad un certo punto guardò la bionda che si sentì un po' a disagio, magari anche intimorita.

« Tu sei Alice, non è così? » le chiese, la ragazza annuì « Io sono la Duchessa, il mio nome è Ambra. »

« Duchessa finalmente l'ho trovata allora! Mi scusi ma per caso il segretario delegato è venuto da lei? »

Per qualche strano motivo le venne spontaneo darle del lei anche se avevano praticamente la stessa età.

« Segretario Delegato? Intendi quello sbadato del Bianconiglio? »

« Sì proprio lui! »

« Era venuto a portarmi la lettera inviata dalla Regina Rossa, cioè dal tribunale, a quanto pare ho fatto qualcosa di sbagliato, ancora. » spiegò guardando verso la finestra, Alice le si avvicinò.

« La Regina Rossa? »

« Sì, sono sicura che presto manderà una lettera anche a te dato che sei entrata nel Paese delle Meraviglie senza il suo consenso. »

« Mh? Che significa? »

Il Paese delle Meraviglie? Regina Rossa? Ma di che stava parlando!? E soprattutto, dove voleva arrivare con quei discorsi?

« La Regina Rossa controlla tutto, è lei che ci governa, è una persona orribile e ripugnante. Tutti pensano che sia buona ma non è così. » si guardò attorno come per assicurarsi che nessuno la vedesse e le fece segno di farla avvicinare « Si racconta che è stata lei a far impazzire il Cappellaio, sì sì. » annuì sicura cullando con calma il suo bambino, la ragazza sospirò.

« Il cappellaio? »

« Già. Oh a proposito, mi sembrava che il Bianconiglio fosse diretto da lui. »

« Davvero!? Può dirmi dov'è!? »

« Sciocca! Prima mi spii dalla finestra, poi entri in casa mia come se nulla fosse a chiedermi del Bianconiglio e poi pretendi che ti aiuti? Tu trova il ciuccio del mio bambino e poi ne riparliamo. »

Alice sporse la testa per vedere il viso di quel famoso bimbo che tanto continuava a lamentarsi, gli occhi color smeraldo furono accompagnati da un ghigno che trasformò il bambino in un ragazzo dalle orecchie da gatto...

Quel tizio!? Ancora!
« STREGATTO! Dov'è il mio bambino allora?! » la Duchessa balzò in piedi mettendo le mani sui fianchi agitata, dalla porta spuntò la cuoca.

« Eccomi Duchessa, qui c'è il ciuccio. »

« Non me ne faccio niente di quell'aggeggio stolta! Il mio bambino...cosa gli è accaduto!? »

« Temo che la Regina Rossa se ne sia appropriata, questa volta vorrà farvela pagare cara. » ridacchiò e prese la mano di Alice trascinandola fuori dalla finestra.

« Che cosa stai facendo!? » gli domandò sentendo un tuono in lontananza, il cielo era sempre più scuro.

« Ti porto con me...non cerchi il Bianconiglio? »

Le strizzò l'occhio, e per qualche strano motivo Alice non poté fare a meno di fidarsi di lui.

 

 

 

 

Nota dell'autrice: Ciao! Devo dire che ci ho messo un bel po' per pubblicare questo capitolo, il fatto è che ne avevo così tante altre da scrivere e da leggere che non trovavo mai il tempo e la voglia di correggere questa e continuare a pubblicarla. Adesso credo di essere abbastanza ispirata, perciò vi chiedo di recensire per farmi sapere quello che pensate! Mi scuso ancora per il ritardo e spero di essere riuscita ad incuriosirvi!
A presto! Caster_Gamer

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