Heartbreaker.

di NO LOVE
(/viewuser.php?uid=449762)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Merda, Justin Bieber. ***
Capitolo 2: *** saturday night. ***
Capitolo 3: *** After party. ***
Capitolo 4: *** I need to be free. ***



Capitolo 1
*** Merda, Justin Bieber. ***


“Charlie, tesoro, domani dovrò partire per lavoro…. e starò via un bel po’ ” disse mia madre.

“Definisci un bel po’, mamma”

“Tesoro, io avrei voluto dirtelo prima, ma volevo che il tutto fosse più indolore possibile..”

“Avanti mamma, non te ne stai mica andando per sempre.. quanto starai via? Una settimana?”

“No, Charlie. Mi hanno trasferito a Los Angeles, è un trasferimento provvisorio, durerà soltanto un anno”

“COSA? E IO CHE FINE FACCIO? GUARDA CHE CON TE NON CI VENGO ” gridai in lacrime.

“Charlie Callaway, non parlarmi in questo modo!”

La abbracciai piangendo, nonostante non volessi andare con lei, sapevo che non sarei riuscita a stare da sola per un anno, senza mia madre. Avevo paura di perdere lei come avevo perso papà.

“Ti ho trovato una sistemazione, non pretendo che tu parta con me, qui hai la tua vita e i tuoi amici, capisco che tu non voglia lasciare nulla, anche soltanto per un anno”

“Quindi dove starò?” dissi singhiozzando.

“Starai con Pattie Mallette, quella che conosco dalle scuole medie ”

Merda. Pattie significa Justin. Odiavo Justin Bieber, era uno scimmione palestrato senza cervello, o meglio un cervello ce l’aveva, ma molto piccolo, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era scopare, ma non volevo dare altre preoccupazioni a mia madre così non obiettai.

“Okay mamma. Ma prometti che mi chiamerai tutti i giorni”

“Te lo prometto.” Mi stampò un bacio sulla fronte e mi mandò a dormire.
 

La mattina dopo, mi svegliai prima, l’aereo di mamma partiva alle 7:00 del mattino, quindi sarebbe dovuta andare via da casa verso le 6. Facemmo colazione insieme, come al solito, fin quando non arrivò il taxi che avrebbe dovuto portare mamma all’aeroporto. Ci salutammo, definitivamente, con la consapevolezza che non ci saremmo riviste prima di un anno.

Quando mamma se ne andò, mi andai a fare una doccia, per poi prepararmi per la scuola. Era il primo giorno, quest’anno avrei frequentato la 3 superiore.

Arrivai a scuola con 10 minuti d’anticipo così iniziai a chiacchierare con delle ragazze che avrebbero frequentato il corso di chimica con me.. ‘simpatiche’ pensai. Suonò la campanella, e in quel momento Justin Bieber varcò la porta d’entrata.

“Ehi Callaway, ho saputo che starai da me quest’anno. Vedrai ci divertiremo” disse ironico.

“Bieber, si, ci divertiremo un mondo” risposi ironicamente anche io.

“La campanella è suonata dovresti andare in classe secchioncella..”

“Tu invece dovresti andare a farti fottere, coglione” dissi facendogli l’occhiolino e allontanandomi verso l’aula di letteratura.
 
Conoscevo Justin da quando eravamo bambini, lui era di due anni più grande di me, ma nonostante questo ne dimostrava 7 in meno per la sua stupidità.

A mensa incontrai Justin.

“Bieber dopo scuola dobbia…” mi interruppe.

“Dobbiamo passare da te a prendere la tua roba e poi andare a casa mia, lo so”

“Grande, ci vediamo fuori scuola, non fare tardi” risposi.

Sbuffò e si allontanò, si sedette vicino a una ragazza bionda molto bella, iniziarono a limonare. Bleah, che schifezza.
 
Erano le 17:30, finalmente il primo giorno di scuola era andato. Ero fuori scuola, seduta sulle scale, aspettando che Justin uscisse, guardai il cellulare, 17:50. Ma che cazzo stava facendo? Senza di lui non potevo tornare a casa, era troppo lontano, c’era il pullman, ma non ero salita per aspettare lui. “Se tra 2 minuti non arriva lo uccido di botte”  pensai. Finalmente uscì Justin da scuola insieme alla bionda della mensa, avevano appena finito di scopare, si vedeva da un miglio di distanza.

“Bieber, sono quasi le 6, avevamo un appuntamento, il tempo di scoparti questa troia ce l’hai tutti i giorni, non ti azzardare a farmi aspettare un'altra volta” dissi infuriata.

“Ehi ‘troia’ lo dici a qualcun altro, sfigata del cazzo” disse la bionda. Justin la zittii. Si avvicinò a me.

“Gelosa, piccola?” mi sussurrò nell’orecchio “avanti Callaway Sali sulla moto” continuò. Si morse il labbro. Credeva di essere sexy, e in tutta sincerità ci riusciva bene, solo che lui era Justin Bieber e io lo odiavo con tutta me stessa.

Mi misi il casco e salii sulla moto. La bionda era rimasta da sola davanti all’uscita di scuola.. ‘poverina, però’ pensai. Strinsi i fianchi di Justin.

“Vai piano” gli sussurrai.

Appena pronunciai quelle parole iniziò ad accelerare, avevo paura. Stavamo andando a 120 km/h. Dio. Ma chi gli aveva dato la patente? Gli diedi delle pacche sulla spalla per cercare di farlo rallentare, ma non servì a niente. Ci fermammo davanti casa mia. Ci levammo i caschi, io scesi dalla moto e gli diedi un pugno in faccia.

“Stronzo, avevo detto vai piano! Ho paura delle moto, lo sai, coglione” gridai.

Si massaggiò il punto della guancia dove l’avevo colpito e rise.

“Callaway, brava, sono fiero di te. Hai tirato fuori il tuo lato selvaggio” rise ancora, ovviamente era ironico.






SPAZIO AUTRICE: ehii gente... questo è il primo capitolo e può sembrare noioso, ma le cose si faranno più interessanti, ho in mente grandi cose per Charlie e Justin ahahahah c: spero vi sia piaciuto, lasciate una recensione, positiva o negativa che sia per farmi sapere cosa ne pensate della storia, se secondo voi devo cambiare qualcosa ecc ecc.. al prossimo capitolo.. ciao! 

follow me on twittah: xloveonetime

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** saturday night. ***


Entrai in casa e preparai 2 valigie dove buttai a caso tutta la mia roba, senza criterio ne ordine. Finito, sbirciai dalla finestra per vedere che combinava Bieber e notai che non c’era più ne la sua moto ne lui.
Uscii di casa per controllare bene se ci fosse. Nessuna traccia di Justin, ero furiosa. Presi il cellulare dalla tasca, volevo chiamarlo, ma poi mi ricordai di non avere il suo numero e riposai il cellulare ancora più incazzata di prima. Scorsi una macchina da lontano, ma non riuscivo a capire ci fosse dentro poiché i vetri erano abbastanza scuri. La macchina parcheggiò nel vialetto di casa mia, si aprì lo sportello e scese Justin.
“Ti sono mancato?” disse ridendo.
“Bieber, pensavo te ne fossi andato, perché hai preso la macchina? Cosa ti dice la testa? E se fossi stata pronta molto tempo fa e avessi dovuto aspettare te che facevi i tuoi comodi? Eh? Mi hai proprio stancato Justin.”
“Ehi, ehi, ehi, ehi. Calmati. Quante valigie hai?” rispose.
“Cosa c’entra ora?” ribattei ancora arrabbiata.
“Quante fottutissime valigie hai?”
“Due, ma non vedo cosa c’entri”
“Bene, spiegami come avremmo fatto a portarle sulla moto.” Disse Justin.
Rimasi muta, questa volta aveva ragione lui.
Entrai in casa a prendere le valigie, e le misi in macchina. Fu un viaggio silenzioso, nessuno dei due aprì bocca, ogni tanto lui guardava me ed io guardavo lui e quando i nostri occhi si incontravano subito ognuno distoglieva l’uno lo sguardo dall’altra.
Arrivammo a casa in 15 minuti circa. Justin prese le valigie e Pattie aprì la porta con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia.
“Charlie! Quanto sono contenta di vederti! Sei cresciuta tantissimo, sei diventata proprio una bella ragazza!” disse.
“Ciao Pattie,grazie mille!” risi imbarazzata.
Entrammo in casa e Pattie mi aiutò a sistemare le mie cose nella camera di Justin, nella stanza c’era  un letto a castello ed era l’unico posto dove avrei potuto dormire. Pensai che la permanenza sarebbe stata ancora più stressante, non solo avrei dovuto passare tutte le mie giornate con Bieber, avrei anche dovuto dormire nella sua stessa stanza.. che incubo.
Dopo aver disfatto completamente le valigie, presi il mio portatile e mi stesi sul letto, volevo solo rilassarmi. Ma ovviamente quando io cercavo di rilassarmi c’era  sempre qualcosa che doveva disturbarmi, e per quel ‘qualcosa’ intendo Justin Bieber.
“Devo farmi la doccia” disse.
“Quindi?” risposi io.
“Quindi dovresti uscire”
“Io non mi muovo” dissi con fermezza.
“Hai proprio voglia di vedermi nudo eh Callaway?” rise.
Arrossii e non dissi nulla, lui entrò nel bagno. Dalla stanza sentivo il rumore dell’acqua che scendeva e bagnava il suo corpo.
“CALLAAAWAY GIRATI DALL’ALTRO LATO, STO PER USCIREEEEEEEE!” gridò Justin dal bagno.
Mi girai.
Sentii la porta aprirsi e i passi di Justin avvicinarsi verso di me. Ero concentrata sul mio PC per evitare ‘spiacevoli inconvenienti’ quando mi comparve davanti Justin che gridava sventolando il suo pene a destra e a manca. Diedi un urlo.
“JUUUUUUSTINNNNN CHE CAZZO FAIIII? GIRATI, VATTENE, METTITI LE MUTANDEEEEEE”  urlai incazzatissima. Lui scoppiò in una fragorosa risata.
“Justin che stai combinando?” gridò Pattie dalla cucina.
“Niente mamma, stiamo solo giocando” rispose lui facendomi segno di stare zitta.
Quell’evento mi avrebbe traumatizzato a vita.
Quando Justin finì di vestirsi si sedette sul mio letto.
“Charlie, che ne dici di fare una festa?”
“Dove vorresti fare questa festa?” risposi.
“Ti ricordo, che la tua casa è vuota, tua madre non c’è, potremmo farla lì”
“Bieber, non se ne parla neanche, inviteresti tutti i tuoi amici e mi distruggerebbero la casa, ne sono certa.”
“Beh, la aggiustiamo, qual è il problema?” mi guardò con aria indifferente e facendo spallucce.
Non risposi e mi girai verso il mio portatile cercando di ritrovare un po’ di tranquillità.
“Bene, domani lo dico a tutta la scuola, la faremo sabato” disse lui allontanandosi.
“Ehi Bieber, ho detto che non se ne parla nemmen…” mi mise una mano davanti alla bocca per non farmi continuare.
“Sabato a casa tua, è deciso” mi fece l’occhiolino e se ne andò in cucina.


 
A mensa, Justin si alzò in piedi su una sedia.
“RAGAZZI SABATO MEGA-PARTY A CASA DI CHARLIE CALLAWAY..  11 READE STREET.”
Nella sala si alzò un boato, ovviamente erano tutti contentissimi di questa festa. Iniziarono a guardarmi con arie soddisfatte. Nessuno si aspettava che io, Charlie Callaway, avessi dato una festa a casa mia, insomma, sono pur sempre una di quelle che non partecipa ai party, se ne sta a casa per i cavoli suoi.
 
Sabato arrivò in fretta.. forse perché il giorno dell’annuncio della festa era giovedì, ma sono piccoli dettagli pft.
La mattina Justin andò a comprare tutta la roba necessaria per la festa, io non avevo idea di cosa servisse, così avevo delegato a lui questo compito.
Erano quasi le 8, così cominciai a prepararmi, sarei andata a quella stupida festa solo per controllare che una banda di adolescenti sbizzarriti non mi distruggesse la casa. Aprì l’armadio, la mia roba era mischiata con quella di Justin. Presi un jeans, una canotta tutta bianca e le Converse bianche; mi legai i lunghi capelli lisci in una coda di cavallo disordinata e mi guardai allo specchio. Andavo bene, non mi interessava essere sexy, e far girare i ragazzi, non andavo alla festa per divertirmi, solo per supervisionare.
Justin entrò nella camera.
“Quando inizi a prepararti?” mi chiese.
“Sono pronta.”
“Dimmi che scherzi, ti prego.” Mi disse alzando gli occhi al cielo.
“Sono serissima.”
“Callaway, è una festa, ci saranno fiumi di alcool, ragazzi ubriachi e potrebbe essere una buona occasione di farti una scopata, non puoi metterti un jeans e una canotta.... devo insegnarti tutto io.”
Non mi diede il tempo di rispondere e aprì l’armadio.
“Devi avere qualcosa di sexy, maledizione” disse tra se e se.
Prese il vestitino che indossai il giorno del mio compleanno. Nero, di pizzo, scollato sulla schiena.
“Provatelo.” Ordinò.
Andai in bagno per indossarlo, mi guardai allo specchio. Non era poi tanto male.
“Okay il vestito me lo metto, ma non ti aspettare che indossi i tacchi.” Dissi appena uscita dal bagno.
Justin aveva gli occhi fissi su di me. Non ci ero abituata, così arrossii.
“Cazzo, Callaway, che fisico che hai”
Diventai ancora più rossa di prima.
Scrollò la testa distogliendo lo sguardo da me e mi porse un paio di scarpe tacco 12.
“Tu  non hai un paio di scarpe decenti, le ho prese dalla scarpiera di mamma, mettitele.” Disse.
Questo era troppo, ma forse per una volta non mi avrebbe fatto male essere un po’ più femminile. Le presi e le indossai. Mi guardai allo specchio, stavo bene, mi sentivo a mio agio, abbastanza.
Justin mi sciolse i capelli tirando il codino che li raccoglieva. Mi guardai nuovamente. Ero proprio bella, per una volta.
“Okay, andiamo, sei pronta”
Prendemmo la macchina e arrivammo a casa mia. Non c’era ancora nessuno, ma era tutto pronto.
Neanche il tempo di sedermi sul divano che suonò il campanello. Justin andò ad aprire, arrivarono tre ragazzi, santo Dio, che spettacolo, erano bellissimi. Justin li salutò e li fece entrare. Man mano arrivò sempre più gente, finché la casa non si riempì completamente.
La casa era avvolta in una nuvola di fumo e puzzava di vodka mischiata con birra e qualche altro alcolico di cui non si riconosceva l’odore, la musica a palla confondeva ancora di più. La gente limonava sul divano, altri scopavano nelle camere da letto e altri si baciavano in pista. Cercavo invano di farli smettere, ma non ci riuscivo, così presi un bicchiere con dentro qualche strano alcolico e bevvi tutto d’un fiato, poi un altro, poi un altro ancora e così via. Allo scoccare della mezza notte ero completamente ubriaca e fuori di me. Mi buttai in pista e cominciai a limonare con un perfetto sconosciuto, poi con un altro. Intanto la gente intorno mi incitava e mi tocca il culo. Io, essendo totalmente sballata, me ne fregavo che dei perfetti sconosciuti mi toccassero e baciassero.
“Charlie, sei proprio una troia.” Mi gridò Justin da lontano ridendo.
Poi si avvicinò a me. Puzzava di fumo misto a vodka, iniziammo a baciarci. Poi mi trascinò in una camera vuota e i baci si fecero più spinti e violenti, iniziò a toccarmi. Io feci lo stesso. Ci buttammo su un letto e Justin  si stese sopra di me.
“Sei fottutamente sexy, Charlie Callaway.” Mi sussurrò nell’orecchio.
Quello che successe dopo, potete immaginarlo. 






SPAZIO AUTRICE: ho seguito i vostri consigli e ho fatto un capitolo un po' più lungo, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, magari. addio bella gente.
follow me on twitter: xloveonetime

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** After party. ***


I raggi del sole penetravano le tende chiare lasciando intravedere la luce. Mi risvegliai abbracciata al cuscino, nuda, nel letto della mia camera. Aprì gli occhi a fatica, era tutto troppo luminoso per i miei gusti. Mi girai dall’altra parte del letto e ci trovai un ragazzo ‘ieri mi sono data da fare’ pensai. Avevo gli occhi socchiusi, vedevo i lineamenti del ragazzo accanto a me ma non riuscivo a riconoscerlo.. boh, magari non l’avevo mai visto prima. Cercai di ricordare cosa fosse successo la sera precendente per capire con chi avessi scopato, ma nulla, vuoto totale. ‘Dovevo essere parecchio ubriaca’ rimuginai tra me e me. La testa mi pulsava, impedendomi di riflettere meglio sull’accaduto. Finalmente decisi di alzarmi dal letto e sempre con gli occhi socchiusi, raccolsi l’intimo sparso per la stanza e me lo infilai. Cercando le mie cose mi imbattei nel pantalone del ragazzo steso sul mio letto, aveva un odore familiare, lo conoscevo, era simile a quello di Jus… aspetta, non poteva essere lui, no, non poteva. Corsi verso il letto e cercando di aprire gli occhi il più possibile, osservai il ragazzo. MERDA, ERA PROPRIO CHI PENSAVO FOSSE. JUSTIN BIEBER.
Cercai di svegliarlo, scuotendo il suo corpo nudo con le mani, ma niente. Dormiva come un ghiro. Merda, nella maggior parte delle ipotesi, avevo scopato con Justin Bieber, il ragazzo che odiavo dalla 3 media, quello che mi prendeva in giro, probabilmente avevo scopato con lo scimmione senza cervello che tutte le ragazze avrebbero voluto per una notte. Dovevo immediatamente rimediare alla stronzata della notte precedente. Gli diedi uno scossone più forte e finalmente si svegliò.
“Altri 5 minuti, mamma” mugugnò.
“Justin, sono Charlie, svegliati” lo scossi un po’ più dolcemente.
A quelle parole saltò giù dal letto con una faccia a dir poco scioccata.
“C-c-cosa è successo? Che mi hai fatto Callaway?”
“La domanda è cosa mi hai fatto tu! In questa storia sono io la brava ragazza!” risposi quasi offesa.
“A-abbiamo……………..?” le parole non riuscirono ad uscire dalla sua bocca.
“Ne so quanto te, Bieber”
“Qualsiasi cosa sia successa ieri sera, nessuno, e dico NESSUNO, deve mai scoprirlo”
“Hai ragione. Perderei la mia reputazione.”
“Tu? Tu non hai una reputazione, sei solo una sfigata. Io perderei la mia reputazione, non è da me scopare con ragazze come te, sempre se lo abbiamo fatto… Accidenti non mi ricordo niente” disse passandosi una mano tra i capelli.
“Sei sempre il solito coglione, non ti posso sopportare. Rivestiti, chiama Pattie e dille che stiamo tornando, sarà di sicuro preoccupatissima.” Dissi con tono freddo.
Fece come avevo detto. Nel frattempo io mi rivestii.
Quasi avevo paura di uscire dalla mia camera, non volevo sapere come era ridotta casa mia, ci sarebbero volute ore ed ore per far ritornare tutto come prima, ne ero certa.  Fu Justin ad aprire la porta per primo, dato che io non volevo vedere. Lo vidi fermo sull’uscio della porta, interdetto. Dal suo sguardo dedussi che la casa era uno schifo, così mi avvicinai ad occhi chiusi per guardare. Quando li aprii rimasi a bocca aperta. ERA MOLTO PEGGIO DI QUELLO CHE MI ASPETTAVO.
“A questo portano le tue idee, Bieber” dissi io, incazzatissima, mentre mi dirigevo in salotto per iniziare a sistemare.
Lui non disse niente e mi seguì.
“Dovrei far pulire tutto a te, sei un coglione” gridai “ ma oggi sono buona, ti do una mano” continuai.
Iniziammo a raccogliere tutti i bicchieri, tovaglioli e mozziconi di sigarette che c’erano per terra. Era un disastro, in più in casa c’era ancora puzza di fumo e alcool.
Quando finimmo erano le 13:30, non ci potevo credere, avevamo iniziato alle 9 di mattina!
Tornammo a casa per pranzo e Pattie ci fece un interrogatorio.
“Perché non siete tornati a dormire?” “Avete bevuto?” “ Vi siete ubriacati?” “Cos’è successo alla festa?” “Avanti Charlie, dimmi” “Su Justin, devi darmi qualche spiegazione”
In conclusione, siamo in punizione entrambi. Cazzo, merda, porca vacca.
Passammo la giornata chiusi in camera senza spiccicare mezza parola. Il silenzio dominava nella stanza, ma non era uno di quei silenzi imbarazzanti, tutti e due sapevamo cosa l’altro avrebbe voluto dire, quindi non era un silenzio vuoto, ma uno di quelli pieni di parole ed emozioni, un silenzio pieno di “cazzo, ti odio”.  Nemmeno a cena parlammo molto, Justin era incazzato con Pattie, io ero incazzata con Justin, e Pattie era incazzata con tutti e due. Quella domenica passò più in fretta del solito.
Il giorno dopo c’era scuola. Quando mi alzai Justin dormiva ancora, così ne approfittai per farmi una doccia rilassante. Quando uscii, mi vestii indossando la divisa. Mancava mezz’ora all’inizio delle lezioni e Justin si svegliò.
“Sono già pronta, fai in fretta, oppure faremo tardi” dissi io appena vidi che si era alzato dal letto.
In nemmeno 10 minuti era pronto, così prendemmo la moto e andammo a scuola. Sempre senza dire una parola.
Fu il primo giorno della mia vita in cui non seguii per niente le lezioni, non avevo voglia di fare niente. Al cambio d’ora, entravo nell’aula, mi mettevo all’ultimo posto, accasciavo la testa sul banco e non pensavo assolutamente a niente. La mia mente era vuota, ogni tanto mi appisolavo, poi mi risvegliavo e continuavo a non fare niente.
Il pranzo arrivò velocemente. ‘Però, dovrei fare più spesso così’ pensai. A mensa mangiai da sola, ogni tanto mi giravo nella direzione di Justin e lo osservavo. Era con una ragazza, e ogni tanto si scambiavano baci appassionati. Provai a riconoscere la ragazza, era bionda.. ma non era quella dell’altra volta. Quello che non riuscivo a capire era perché tutte queste ragazze si lasciassero manipolare ed usare da lui. Se le portava a letto per una notte oppure ci limonava un po’ a scuola e la cosa finiva lì, Justin usava tutte quelle ragazze come avrebbe fatto una bambina con le sue bambole, e loro lasciavano che fosse così. Perché? Per vantarsi di aver scopato/limonato con Justin Bieber, il più figo della scuola. Quello che però non riuscivano a capire era che apparivano ridicole, insomma, secondo me non era una bella cosa essere usata da un ragazzo. Ma io avevo idee diverse da quelle delle altre, io ero la sfigata, giusto.
Finalmente un’altra giornata di scuola era andata. Non avevo mai desiderato così tanto che le lezioni finissero.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE: so che questo capitolo è un po’ più corto, perdonatemi, ma dovevo per forza dividere quello che è successo in questa parte da quello che succederà nella prossima.. spero vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione. Thanks.
Follow me on twitter. xloveontetime
  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I need to be free. ***


Passai il pomeriggio tra i libri a studiare chimica, letteratura e biologia, mentre quel nullafacente di Bieber era con i suoi squallidi amichetti a fare casino per la città, ero esausta.
La mattina successiva mi svegliai solo perché sentii le grida di Pattie e Justin che litigavano.
“Non ce la faccio più con te, sei un buono a nulla, mentre tu passavi la giornata a divertirti, Charlie studiava, come dovresti fare anche tu, dovresti prendere esempio da lei, visto che rischi di essere bocciato” disse Pattie rivolgendosi a Justin.
Non sentii nient’altro.
Ad ogni modo mi alzai e mi feci una doccia, mi vestii, Justin prese la moto e andammo a scuola.
Quando arrivai, seppi che il mio professore di scienze, che avevo alla prima ora, sarebbe mancato e che avremmo passato l’ora in biblioteca. Nel corridoio notai un ragazzo davvero molto carino che stava andando nella mia stessa direzione. Aveva i capelli castani, quasi biondi e un gran bel fisico che era nascosto sotto la maglietta abbastanza attillata che metteva in risalto i pettorali. Quando si girò verso di me notai subito degli enormi occhi azzurri, bellissimi, li avrei potuti guardare per ore. Smisi di pensare a qualunque cosa e mi persi nel suo sguardo.
“Ho qualcosa che non va?” disse stranito il ragazzo con gli occhi azzurri.
“Io cioè, no beh, si, no, no.. è solo che hai degli occhi veramente belli” cosa mi passava per la testa? Nemmeno lo conoscevo.
Fece un sorriso a 32 denti. “Grazie, anche i tuoi sono molto belli”
“Oh, grazie!” Ricambiai il sorriso.
“Sono Chase, comunque” mi tese la mano.
“Charlie” gli strinsi la mano sorridendo.
“Allora.. che fai adesso?” mi chiese gentilmente.
“Devo andare in biblioteca, il mio professore di scienze è assente”
“Anche il mio professore di scienze è assente e devo andare in biblioteca”
“Che coincidenza! Io frequento il corso del professor Grant.. e tu?” chiesi.
“Ehi, anche io.. aspetta, siamo nello stesso corso e non ci siamo mai visti?” disse lui ridendo.
Risi anche io e ci avviammo insieme verso la biblioteca.
Anche a pranzo ci sedemmo allo stesso tavolo e chiacchierammo un po’ delle nostre vite, del più e del meno.
“Ehi Callaway.. hai un nuovo fidanzatino?” sentii gridare da lontano.
Mi girai per guardare chi fosse. E chi poteva essere se non Justin con il suo solito irritante sarcasmo?
“Quando imparerai a farti i cazzi tuoi magari te lo dirò Bieber.” Riposi io ironica.
Si avvicinò al nostro tavolo.
“Allora, chi è questo sfigato?” rise.
“Ti conviene starmi alla larga” rispose Chase con aria minacciosa. I suoi occhi erano pieni di rabbia.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” disse Justin imitando la voce di un bambino.
Chase si alzò e dopo vari secondi, durante i quali sembrava stesse riflettendo sul da farsi, diede un pugno a Justin sulla guancia sinistra.
“No, non chiamo mamma, ti spacco la faccia amico” aggiunse dopo.
Justin se lo stava mangiando con gli occhi e dopo pochissimo tempo sferrò un cazzotto a Chase. Così cominciò la rissa. Io ero ferma, completamente pietrificata dalla violenza con cui i due si colpivano.
Quando arrivò il preside i due si fermarono.
“Bieber e McKain, in presidenza, immediatamente” disse.
 
JUSTIN P.O.V.
Entrai a mensa con i miei amici, quando scorsi da lontano Charlie con un ragazzo. La rabbia iniziò a ribollire dentro di me, così decisi di stuzzicarli un po’ e per capire se stessero insieme. Ad un tratto, mi interessava con chi si vedeva quella sfigata.
“Ehi Callaway.. hai un nuovo fidanzatino?”
“Quando imparerai a farti i cazzi tuoi magari te lo dirò Bieber.” Rispose lei.
“Allora, chi è questo sfigato?” risi.
“Ti conviene starmi alla larga” rispose lui cercando di intimorirmi. Non mi faceva paura.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” dissi io sarcasticamente.
Il ragazzo di Callaway si alzò e mi tirò un pugno in faccia.
“No, non chiamo mamma, ti spacco la faccia amico” disse poi.
Ero incazzato nero, non solo era con Charlie e nessuno doveva avvicinarsi a lei, inoltre mi aveva dato un pugno.
Risposi con un altro cazzotto ancora più forte, e lì iniziò la rissa; finché non arrivò il preside.
“Bieber e McKain, in presidenza, immediatamente” disse.
Allora era così che si chiamava lo stronzo. Ce la saremmo vista fuori scuola, me l’avrebbe pagata cara.
Il preside ci condusse nel suo ufficio ed una volta arrivati e dopo averci fatto sedere iniziò un pallosissimo discorso su quanto sia sbagliato litigare e quanto sia bella la pace, l’armonia e la fraternità, dopo aver sentito le prime 3 frasi smisi di ascoltare, e solo ogni tanto annuivo per dare l’impressione di star ascoltando. Ce la cavammo entrambi con una nota disciplinare e nulla di più, grazie a Dio, se fossi stato sospeso mamma mi avrebbe ucciso.
Usciti dall’ufficio, McKain iniziò a camminare, lo fermai.
“Stalle alla larga.” Dissi serio.
“Cosa?”
“Stai alla larga da Charlie Callaway” dissi con aria minacciosa.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” disse imitando la mia voce durante la discussione.
“Non sono in vena di scherzare, stalle alla larga e basta, altrimenti saranno guai seri per te amico”
“Ma chi sei tu? Charlie ha detto di essere single. Non sei il suo ragazzo, non puoi decidere per lei.” Mi rispose.
“Ho detto. Stalle. Alla. Larga.” Scandii bene le parole, e poi mi allontanai dirigendomi nella direzione opposta alla sua.
Mi sentivo strano, alcune volte non me ne importava minimamente di quello che faceva o di con chi stava Charlie, altre volte mi sentivo in dovere di essere protettivo come fossi il suo ragazzo. Ai tempi delle scuole medie mi piaceva da impazzire, ma mi vergognavo di faro sapere, così la prendevo in giro per non farle sospettare niente.. al liceo avevo iniziato a non sopportarla davvero, ma dalla notte in cui avevamo presumibilmente fatto sesso, qualcosa era cambiato.
 
CHARLIE P.O.V.
Da quando erano andati in presidenza, non avevo rivisto ne Chase ne Justin. Mi chiedevo cosa fosse successo, e soprattutto perché Bieber dovesse sempre rovinare tutto; magari Chase non mi avrebbe più parlato pensando di mettersi nei guai a causa di Justin. Oddio quanto odiavo Bieber, doveva sempre rovinare tutto, doveva fare qualsiasi cosa per rovinare la mia vita.
Finita la scuola, come al solito aspettai Justin per poter tornare a casa. Mi ero già preparata un bel discorsetto da fargli, così appena lo vidi arrivare gli dissi tutto quello che avrei dovuto dirgli da anni.
“Okay, partiamo dal fatto che ti odio da morire e continuiamo col dire che la devi finire di intrometterti. Justin, le cose non funzionano più come prima, ho 16 anni e non sono il tuo zerbino. Devi lasciarmi in pace una volta per tutte. Non puoi arrivare mentre io sto parlando con qualcuno e iniziare con i tuoi soliti stupidi giochetti. Sei incredibile, riproponi sempre le stesse cose, gli stessi litigi. Non ce la faccio più, lo vuoi capire? Oddio sarebbe stata molto meglio partire con mamma per Los Angeles” gli dissi al limite di una crisi isterica.
“Mmmh. Okay.” Si limitò a dire lui. Il solito menefreghista. Avrei scommesso qualunque cosa sul fatto che non aveva ascoltato nemmeno mezza parola, ah.. ma questa volta non l’avrebbe passata liscia.
“Mi hai ascoltato almeno?” dissi.
“Si, ho capito, non lo farò più, okay? E’ questo che vuoi sentirti dire?” mi rispose. “Ora monta sulla moto e andiamo a casa, non basta la scuola, ti ci metti anche tu.” Continuò.
Chiusi la bocca come mi era stato implicitamente chiesto di fare. Quel ragazzo aveva potere su di me. Non riuscivo a non ascoltare quello che mi diceva di fare. Salii sulla moto.
“Un ultima cosa” fece una pausa “è il tuo ragazzo?” continuò.
“No, a malapena lo conosco”
Salì anche lui e mise in moto. Arrivammo in pochi minuti, Justin era andato velocissimo.
“E’ stato bello” dissi senza pensare.
“Cosa?” mi rispose Justin confuso.
“Correre, sulla moto intendo” dissi un po’ imbarazzata.
Sorrise.
“Sali” mi disse.
Senza pensarci due volte, mi rimisi il casco e salii di nuovo. Justin accelerò, eravamo a 150 km/h penso, andava più veloce di prima. Una volta avevo paura di correre sulle moto. Ora mi piaceva tantissimo, sentivo il vento in faccia scompigliarmi i capelli, avevo la sensazione di poter andare ovunque avessi voluto, sentivo quasi di poter volare. Justin accelerò ancora di più, mi strinsi a lui. Dedussi che fossimo arrivati in campagna poiché non vedevo più case. Cominciammo a rallentare, ci fermammo su una collinetta. Justin mi fece segno di scendere dalla moto, e così feci. Si stese sul prato verde della collina, lo imitai.
“E’ bellissimo qui, vero?” mi disse.
Annuii. C’era una vista mozzafiato, si vedeva tutta la campagna e in lontananza la città. Iniziammo a fissare il cielo, amavo guardare le nuvole, me lo faceva fare papà quando ero piccola, mi diceva che gli angeli vivevano sulle nuvole e che da lì ci proteggevano.
“Come conosci questo posto?” dissi a Justin.
“Ci vengo ogni volta che sono incazzato nero” mi rispose.
Poi calò il silenzio. Rimanemmo lì per l’intero pomeriggio, ammirando la bellezza del posto.
Quel bellissimo silenzio che si era creato fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Justin.
“Merda, è mamma. Dobbiamo tornare immediatamente.” Disse rivolgendosi a me, poi rispose al telefono.
“Ciao mamma” “Si” “Tutto bene, siamo vivi” “Ora torniamo” “No mamma, stiamo qui io e Charlie, non l’ho abbandonata fuori scuola” “Okay mamma” “Si, ciao”
Risi, era la tipica conversazione tra mamma e figlio, quando si faceva tardi nel tornare a casa. Rise anche Justin.
Montammo sulla moto e tornammo a casa per cena.
 
 



SPAZIO AUTRICE: okay, questo capitolo non mi convince tanto.. spero che almeno a voi piaccia! Fatemi sapere con una recensione.
Follow me on twitter @xloveonetime 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1981281