Sei la mia ragione di vita

di carotina99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is me ***
Capitolo 2: *** Un incontro speciale ***
Capitolo 3: *** Primo appuntamento ***



Capitolo 1
*** This is me ***


Amavo sentire i miei genitori ridere. Eravamo in macchina. L’aria fresca che entrava dal finestrino aperto. Mi tolsi la cintura per raccogliere la foto caduta davanti al mio sedile. Alzai la testa e vidi, oltre il finestrino, due enormi fari che si avvicinarono. Capì solo dopo che si trattava di un camion, andava a zig-zag, e ci stava venendo incontro. Mio padre cercò di uscire dalla traiettoria del camion e c’era un'unica soluzione. Un dirupo. La macchina che si rovescia. Io che vengo catapultata fuori dalla macchina. Le urla. Le sirene dell’ambulanza. L’ultima cosa che vidi fu la macchina scoppiare con all’interno i miei genitori. Poi il buio.

Ancora incubi! E’ sempre la stessa cosa che sogno: la morte dei miei genitori. Sono passati circa otto mesi dall’incidente e mi mancano così tanto.
Sono Allyson Paro, una ragazza di 16 anni, con i capelli castani e mossi, gli occhi verdi, un’altezza media e sono magra. Sono italiana ma abito a Londra dopo la morte dei miei, abito in un appartamento  con la mia migliore amica Angelica Albertini che io chiamo Angy, anche lei è italiana, ha la mia stessa altezza e il mio stesso fisico, ha gli occhi marroni e i suoi capelli cambiano sempre colore: passando dal rosa, al rosso, al bianco a tutti i colori possibili, ha 18 anni; una cosa in cui siamo diverse è che lei ama i trucchi e fare le acconciature, infatti è una hairstylist, mentre io non mi trucco quasi mai, solo un po’ di mascara e via.
Anche se sono minorenne il giudice mi ha lasciato vivere da sola a patto che guadagni un tot di soldi e che un visionario venga a esaminare il posto in cui vivo ogni tre mesi.

 Ogni volta che ho un incubo mi sveglio sempre tardi.

Infatti guardo la sveglia e –Cazzo!- Meglio se mi muovo! Mi alzo e comincio a vestirmi come un razzo. Arrivo in cucina dove trovo Angy:

-Ciao Angy!-

-Ancora incubi?-

-Già!- prendo velocemente un biscotto, afferro la borsa e mi avvio verso la porta –Ciao Angy, io scappo- corro verso il portone del condominio e appena esco un venticello mi colpisce, anche se è ormai il 25 maggio. Ho abbandonato gli studi dalla morte dei miei genitori e il mio sogno è quello della musica. In otto mesi ho cambiato un po’ di lavori: prima ho lavorato in un negozio di vestiti ma dopo aver chiesto al mio capo:- Ha dimenticato il parrucchino a casa?- mi ha licenziando senza esitazioni; poi in un negozio di scarpe, ma arrivavo troppo spesso in ritardo; in seguito in una profumeria, ma dopo aver rovesciato ¼ di un scaffale pieno di boccette di profumo per terra, mi hanno mandata a casa urlandomi dietro cose per niente piacevoli. Ora lavoro in un bar, e la cosa che mi tiene ancora qui è il fatto che stia simpatica al capo.  Cammino velocemente  e arrivo al’interno del parco che attraverso tutti i giorni.

Oddio! E’ tardissimo!

 Sono in ritardassimo così mi metto a correre fino a quando la mia corsa viene interrotta da un paio di occhi verdi.

 

 

CAROTINA 99

Ciao come state?!?! Com’è il primo capitolo? Scusatemi se è corto ma è una delle mie prime storie e scusatemi se ci sono errori. recensite se volete. Grazie mille in anticipo :D

 

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Capitolo 2
*** Un incontro speciale ***


Sto osservando gli occhi più belli che io abbia mai visto, sono incantata ma anche sorpresa perché mi sembra di averli già visti da qualche parte. Ma mando via questo pensiero e mi concentro sulla persona che è praticamente disteso sopra di me.

Aspetta! Come ci sono finita distesa sul prato del parco? E questo qua chi è?

Si ed è mio nonno…. ma che dici cretina! E’ il ragazzo che ti è venuto addosso!

Ah… giusto…

 Solo ora mi sono accorta che mi sta osservando. Ha una cappello in testa da cui escono dei ciuffi ricci. Passo poi agli occhi color smeraldo, occhi di cui mi sto innamorando o forse di cui sono già innamorata. Faccio scendere il mio sguardo più in basso dove dovrebbero esserci le labbra che non vedo perché sono coperte da quella che deve essere una sciarpa… mmm… strano, insomma non fa tanto freddo. Dopo quella che mi sembra un’eternità il ragazzo misterioso apre la bocca:

-Mi dispiace così tanto! Sono uno stupido!- ah… che voce… 

Disse il ragazzo alzandosi e aiutando anche me

-No, è solo colpa mia, perché come al solito ero in ritardo e stavo correndo senza guardare dove andavo-

-Ma sono io che ti sono finito addosso e ti ho schiacciato- oh non ti preoccupare è stato un piacere –dovrò pur farmi perdonare, no?-

-Beh… mia madre mi diceva sempre di non fidarmi degli estranei-

-Ecco non che sia proprio un estraneo, diciamo che non sono una persona che può girare liberamente per la città senza stravestimenti-

-Devo dire che non ho mai fatto quello che diceva mia madre, quindi…. Comunque mi piacerebbe sapere il tuo nome- gli sorrisi, lui era lì davanti a me e cominciavo a convincermi sempre di più che avesse un’aria molto famigliare. Ad un certo punto mi trascina dietro un albero e la sua mano si avvicina alla sua sciarpa e l’abbassa un po’ e mi rivela la sua identità e…. *morta*

CAVOLO!

-S-sei Harry Styles?!- avevo la mascella che arrivava a terra e avevo gli occhi spalancati. Insomma non è da tutti i giorni parlare con 1/5 della propria vita.

-Già, a quanto pare- mi guardava sorridendo mentre io mi ordinavo di chiudere la bocca.

-Sei una directioner?-

-E me lo chiedi anche?Ovvio- gli sorrisi poi però il mio sorriso si spense –Sai dirmi che ore sono?- -Si, sono le otto e mezza- disse mentre guardava l’orologio che aveva al polso.

Cazzo.

 -Oddio, dimmi che stai scherzando ti scongiuro- lo stavo praticamente supplicando. Lui mi guardò preoccupato  e scosse la testa.

-Il Pelato mi ammazzerà, devo muovermi oppure mi licenzia- mi stavo decisamente agitando.

-Chi? C’è qualcosa che non va?- mi guardava sempre più sconcertato.

-Si, sono in ritardo per il mio lavoro!-

-Se vuoi ti do una passaggio, ti fatto perdere un bel po’ ti tempo, è il minimo che possa fare-

-Accetto solo perché sono in ritardo- sorrise ampiamente, mi prese il polso e mi trascino correndo verso una Range Rover. Quando mi accorsi di essere seduta accanto a uno dei miei idoli mi paralizzai. Come ci sono arrivata fino a qui senza svenire prima? Complimenti Allyson, davvero complimenti!

-Solo ora mi sono accorto che tu sai tutto di me ma io non so nemmeno il tuo nome- mi lanciò delle brevi occhiate, con quel sorrisino sulle labbra, prima di concentrarsi sulla strada, per capire dove doveva accompagnarmi.

-Beh… sono Allyson Paro, sono italiana e abito qui a Londra da circa otto/nove mesi e…-

-E..?- -Beh, niente…non ho una vita interessante…- -Mmm… faccio finta di crederti-

Oh siamo arrivati, meno male…

Appena accostò scesi velocemente e comincio a correre verso l’entrata del bar.

-Mi dispiace Pela… emm, signor Brown, la sveglia non ha fatto il suo lavoro e…-

Il signore pelato dietro il bancone si volta e mi mostra una faccia alquanto confusa.

-Allyson? Che ci fai qui?-

 

 

 

 

HELLO!!!!
Ho fatto il secondo capitolo più lungo del primo, ma non so ancora cosa ne pensate della storia.  Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni. Grazie mille.

Un bacio!

Carotina99 

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Capitolo 3
*** Primo appuntamento ***


-Allyson? Che ci fai qui?- mi chiese il Pelato da dietro il bancone.

-Ci lavoro. Che domande!- gli risposi sbuffando.

-Si lo so, ma perché sei qui oggi?- mi chiese ancora più confuso.

Dio quanto è scemo!

-Perché devo lavorare!-

-Ma questo è il tuo giorno libero-

-Da quando è il mio giorno libero?-

-Da sabato quando mi hai chiesto se oggi potevi rimanere a casa perché volevi staccare un po’ dal lavoro- mi disse con aria ingenua ma allo stesso tempo divertita.

Giusto. Che deficiente che sono!

-Oh… beh si certo… me lo ricordavo benissimo volevo solo vedere se lei se lo ricordava- gli feci un sorriso sforzato –beh… ora vado… ci si vede Pel… emm… signor Brown- detto questo mi avviai verso la porta e uscì dal bar.

Cavolo che figuraccia….

Mi stavo mentalmente insultando che non mi accorsi della macchina parcheggiata davanti a me e del ragazzo che ci era appoggiato. Alzai lo sguardo e mi accorsi che il ragazzo era Harry, il quale mi guardava alquanto divertito.

E se aveva ascoltato tutto? Bel problema…

Mi sorprese il fatto che fosse ancora lì, insomma doveva solo sdebitarsi e mi sembrava che l’avesse fatto ma mi fece piacere vederlo.

Mi avvicinai a lui, dovevo pur dirgli qualcosa, non poteva di certo stare ferma come una mummia imbalsamata e fissarlo, sarebbe stato inquietante.

-Hei… sei ancora qua?- dio solo sa quanto fossi imbarazzata. Tenevo lo sguardo basso e in quel momento le mie scarpe mi sembravano molto più interessanti.

-Certo! E tu, perché sei qui fuori? Non dovresti lavorare?- mi chiese con quel sorrisino strafottente che stavo cominciando ad odiare.

-Ovvio. Ma prima volevo ringraziarti e salutarti. Sei stato molto gentile a darmi un passaggio, anche se mi hai completamente. Ora puoi andare. Avrai altre cose da fare che fissarmi mettendomi in imbarazzo, no?-

-In realtà no. Devo aggiungere un punto alla lista delle cosa che mi piace fare: mettere in imbarazzo una bella ragazza- mi sorrise mentre il mio rossore aumentava a vista d’occhio.

-Devo prenderlo per un complimento?- gli chiesi.

-Mi sembra ovvio- sembrava che avesse stampato in faccia quel dannato sorriso –Comunque… sbaglio o oggi è il tuo giorno libero?-

-Beh… si solo che non me lo sono ricordata perché di solito il lunedì lavoro sempre e…-

Se Harry si fosse arrabbiato? Beh non gli avrei dato torto.

-E mi dispiace di averti fatto perdere tempo, davvero. Sono solo una stupida ritardataria e non sai quanto sono in imbarazzo. È la figuraccia peggiore che io abbia mai fatto e…- scommetto tutto quello che ho che ero completamente rossa dalla vergogna. Harry di certo non mi aiutava perché era fermo lì a fissarmi senza dire niente e dal suo sguardo non traspariva nessuna emozione.

-So che sarai arrabbiato ma ti prego non uccidermi, perdonami. Non l’ho fatto apposta a farti perdere tempo, davvero. Non sai quanto mi dispiace… io…posso farmi perdonare in qualche modo?- stavo cercando di scusarmi ma non riuscivo a capire se fosse o no arrabbiato con me.

-Hei calma… tranquilla, mi ha fatto piacere accompagnarti e poi non avevo niente da fare. Ma hai ragione, dovresti farti perdonare e per farlo devi…- si mise un dito sul mento assumendo una posa pensierosa. Devo ammettere che avevo un po’ di paura per quello che mi avrebbe chiesto di fare.

-Adesso mi è venuto in mente. Come ho fatto a non pensarci prima. Ecco… devi accettare di uscire con me- detto questo mi sorrise guardandomi dall’alto.

-U-uscire con te?- lui annui in risposta. Io… io ero… mmm… come posso dire… ero sorpresa? Felice? Non lo so, in quel momento stavo provando tanto emozioni diverse.

Mi sono trasferita qui a Londra non molto tempo fa ma non avevo mai trovato nessuno che mi avesse invitato ad uscire. Avevo solo Angy, ma dalla morte dei miei non ero più uscita a divertirmi, non ci riuscivo. Per gli altri potevo sembrare sempre allegra e spensierata ma nessuno sapeva veramente cosa provavo dentro, nessuno era mai riuscito a farmi rivivere, perché nessuno mi capiva nel profondo, neanche Angelica.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Allyson?- era Harry che mi guardava preoccupato. Mi ero persa nei pensieri e non mi ero ricordata di lui.

-Ah… no, non hai fatto niente di sbagliato ma mi ero persa nei miei pensieri. Comunque, sei sicuro di voler uscire proprio con me?-

-Si con te. Perché sei già impegnata sentimentalmente? Oh certo che lo sei. Che domande. Scusa, io non potevo pensare che…- lo interruppi.

-No, no, non sono fidanzata. È solo che non pensavo che uno come te chiedesse di uscire a una sempliciotta come me-

-Beh… a me piacciono le sempliciotte come te- disse sorridendo.

A quel punto arrossii, cioè arrossii più di quello che ero già.

-Allora? Vogliamo andare?- mi chiese tendendo una mano verso di me.

Io annuii ancora sotto shock, gli presi la mano e entrai in macchina dopo che mi ebbe aperto la portiera.

Era da un po’ che stava guidando e io non sapevo proprio dove stavamo andando.

-Harry- sentendo il suo nome mi rivolse un veloce sguardo prima di riconcentrarsi sulla strada –non voglio distrarti dalla guida ma posso sapere dove stiamo andando? Insomma dobbiamo solo fare colazione e prima c’erano tantissimi bar-

-Si ma avremmo corso il rischio di farci beccare dai paparazzi- il piccolo sorriso che avevo sulle labbra scomparse dopo aver sentito queste parole, certo, era ovvio che non volesse farsi vedere con una come me; e io come una stupida avevo pensato che gli interessassi. Sentivo gli occhi pizzicare perché era troppo bello per essere vero, ma non potevo mettermi a piangere come una bambina. Mi girai verso il finestrino e cominciai a guardare il paesaggio collinare che scorreva sotto i miei occhi. Credo che Harry notò il mio cambio d’umore perché iniziò a parlare.

-Non dirmi che hai capito… No, no, no, Allyson, scommetto che hai capito che io non voglia farmi vedere con te, ma non è questo che intendevo. Volevo solo passare del tempo con te in modo tranquillo, senza interruzioni. Ed è per questo che ti sto portando in un posto speciale, sono certo che ti piacerà- continuava a guidare per la meta sconosciuta. Inutile dire che il sorriso ricomparve e mi godetti il viaggio che non durò ancora molto.

Quando la macchina si fermò mi guardai intorno. Eravamo in un parco, credo. Dopo essere scesa osservai il posto dove mi aveva portato. Era… fantastico. C’erano alberi che facevano ombra e sotto di essi c’erano sedute alcune famiglie che volevano passare una bella giornata in famiglia.

-Allora, cosa te ne pare?- mi chiese Harry prendendomi per mano. Il contatto con la sua pelle mi provocò dei brividi dalla testa ai piedi, ma lui sembrò non accorgersene.

-E’ fantastico- lui sorrise compiaciuto.

-E siamo solo nel parcheggio aspetta e vedrai- ancora per mano camminammo lungo un sentiero. Come avevo notato c’erano molto famiglie ma nonostante ciò c’era un’atmosfera calma e tranquilla. La luce che filtrava tra i rami degli alberi rendeva l’ambiente ancora più placido. Arrivammo a un edificio in legno con un’insegna che mi faceva capire che fosse una bar/ristorante, ma la cosa che mi colpì in quel posto fu il lago non molto distante dal bar. Era uno spettacolo che ti lasciava senza parole.

-Ero sicuro che ti sarebbe piaciuto- guardai Harry e gli sorrisi. Lui mi trascinò all’interno del bar non molto affollato e mi portò a un tavolo. Appena ci sedemmo mi tolsi la giacca e l’appoggiai allo schienale della sedia e Harry mi imitò. Dopo poco venimmo raggiunti da una cameriera sulla cinquantina che ci pose la fatidica domanda.

-Che cosa volete prendere?- Harry mi guardò come per dire:”prima tu”

-Io prendo un cappuccino, grazie-

-Io prendo il solito, Mary- Mary? Dal fatto che chiamò la cameriera Mary capii che non doveva affatto essere una delle prima volte che veniva qui.

Dopo che Mary se ne andò mi feci coraggio e cominciai una conversazione visto che l’unica cosa che il ragazzo davanti a me sapeva fare era fissarmi con un sorrisino alquanto compiaciuto mettendomi di seguito in imbarazzo.

-Immagino che non sia la prima volta che vieni qui, no?-

-Già, infatti. Da quando l’ho scoperto mi piace venire qui. Mi rilassa e non c’è mai nessuno che mi ferma per chiedermi un autografo- io annuii e gli chiesi come facesse a conoscere questo posto nascosto dal mondo.

-Mia madre è un’amica di Mary, la cameriera di prima. Da piccoli ci portava molto spesso qui. Crescendo questo è diventato uno dei posti che più amo e ci vengo spesso. In pochi sanno dell’esistenza di questo luogo e di conseguenza qui non c’è mai un fotografo che mi disturbi- annuii di nuovo facendogli segno che lo stavo ascoltando. Intanto era arrivato il nostro ordine e “il solito” consisteva in una tazza di the.

-Posso chiederti perché questo è un posto speciale?- gli chiesi.

-Perché è un posto affascinante, importante e poi perché qui ci porto solo persone speciali, come te-

-Non oso immaginare a quante ragazze l’hai detto dopo averle portate qui-

-Solo te- a quel punto arrossii e credo di essere diventata fuxia.

-Non sto scherzando- disse –sai che i giornali mi descrivono come uno da una botta e via, ma non sono così. Sto solo cercando la persona giusta e sento che tu hai qualcosa di speciale che mi spinge a conoscerti e a starti vicino, tutto qui- sorrisi ampiamente e gli accarezzai la mano che aveva appoggiata al tavolo e sussultai quando lui prese la mia mano stringendola.

Continuammo parlare e lui mi faceva molte domande sulla mia vita, in modo da conoscermi meglio. Quando arrivò alla domanda sulla mia famiglia cercai di cambiare discorso e lui capii che era un argomento delicato e che non ero pronta a parlarne con lui.  Finito di bere, uscimmo dal bar a cominciammo a camminare lungo la riva del lago completamente deserta. Parlammo di tutto quello che ci passava per la testa e ridevamo così tanto da farci venire le lacrime agli occhi.

-Tu vuoi dirmi che hai chiesto al tuo capo se avesse dimenticato il parrucchino a casa?- mi chiese tenendosi la pancia dalle troppe risate.

-Beh si, che c’è di male? E poi lo aveva dimenticato per davvero a casa il parrucchino. Era una vista orribile quell’uomo senza la parrucca in testa-

A quel punto rise ancora di più mentre io lo guardavo sbuffando ogni tanto.

-La smetti di ridere? Guarda che quello lì mi ha licenziato solo perché gli avevo detto la verità- lui diminuì le risate e a stento riuscì a dirmi

-E dai, questa storia fa morire dal ridere. Ne hai altre?- mi chiese speranzoso, ormai la frittata è fatta. Gli avevo raccontato del lavoro nel negozio di vestiti, tanto vale raccontare anche degli altri due.

-Beh a parte che sono stata licenziata da un altro lavoro perché arrivavo tardi, sono stata mandata via praticamente a calci da una profumeria in cui lavoravo-

-E perché?- mi chiese Harry con il labbro inferiore tra i denti per trattenersi dall’imminente risata. Si vedeva benissimo che non aspettava altro che la mia risposta alla sua domanda.

-Perché  avevo rovesciato ¼ di scaffale pieno di profumi per terra- scoppiò a ridere e ciò mi fece sorridere, ma ci tenni a precisare –ma non è stata colpa mia, io lo ho solo sfiorato non so come quello sia caduto, davvero-

Harry tra una risata e l’altra riuscì a dire –Oh certo, è stata tutta colpa dello scaffale brutto e cattivo- non mi credeva quel babbuino che non faceva altro che ridere.

-Bene ora sai quanto io sia sbadata e terribilmente goffa- gli dissi sorridendo, insomma mi faceva piacere vedere che si divertiva. Anche se rideva di me.

-Io adoro le ragazze sbadate e terribilmente goffe, perché sanno essere divertenti come te- arrossii. Mi trovava divertente! Bene un punto per me. Ma di certo non ero paragonabile alle modelle con cui usciva, non ero niente in confronto a loro.

Ci eravamo fermati. L’uno davanti all’altra. Ci guardavamo negli occhi senza fiatare. Quando... si sente la suoneria di un telefono.

-Deve essere il tuo- mi fece notare Harry.

Mi misi a cercare nella borsa quel dannato affare che continuava a suonare. Chi diamine era. Eccolo! Accettai la chiamata senza guardare chi fosse

-Pronto?-  chiesi leggermente infastidita.

-Ally?-

-Si?-

-Ally, sono io, Angy- dovevo immaginare che fosse questa rompi scatole.

-Che vuoi Angy, in questo momento sono impegnata- sorrisi guardando Harry che cercava di sentire la nostra conversazione.

-Beh… ti ho chiamato perché c’è un piccolissimo problema- oh,oh, quando dice “piccolissimo problema” significa “enorme problema”.

-Cosa hai combinato Angy?- dissi in modo autoritario. Intanto Harry mi guardava con un’aria interrogativa.

-Perché devo essere sempre accusata di aver fatto qualcosa, magari è accaduto non a causa mia-

-Oh certo, come quella volta che hai quasi dato fuoco al divano, è stata colpa del fiammifero che si è acceso da solo e con le sue gambe è arrivato fino al divano posandosi sopra, giusto? O come quella volta che hai tirato un martello contro il muro facendoci un buco, ma hai ragione tu, il muro si è fatto un buco da solo. Oppure come…- Harry scoppiò a ridere.

-Ok, ok, ho capito. Ma chi è quello che ride?-

-Mmm… non cambiare discorso. Dimmi. Cosa. E’. Successo- gli dissi alzando la voce.

-Ecco… sai che oggi dovevo tenere il gatto della signora Green, che sta al primo piano? Beh… ecco… il micio voleva giocare con il gomitolo così io lo lanciavo e lui me lo riportava. Dopo un po’ mi sono stufata e mi sono seduta sul divano a leggere una rivista ma Woody voleva continuare a giocare, così, visto che mi stava rompendo le palle, presi il gomitolo e lo lanciai a caso da qualche parte. Questa “qualche parte” consisteva fuori dalla finestra, che era aperta. E quello stupido Woody si è lanciato dietro il gomitolo finendo fuori dalla finestra. Speravo che “i gatti hanno sette vite” fosse vero, ma beh… non lo è. Infatti si è spiaccicato a terra come una polpetta. Se non l’hai ancora capito è morto e defunto- inutile dire che ero a bocca aperta e che per poco non mi cadeva il telefono. Harry mi guardava chiedendo spiegazioni. Si sentiva escluso e io gli mimai con le labbra un “dopo”.

-Dimmi che stai scherzando-

-Che stai scherzando- disse mettendosi a ridere.

-Cosa cazzo ridi. Non prendermi in giro. Ma ti rendi conto di quello che hai fatto. Adesso la signora Green ti ucciderà. A volte sembra che sia io quella più grande e matura di te!- gli urlai con i nervi a fior di pelle.

-Ecco, non è che potresti venire a casa perché quella vecchia decrepita vuole che sloggiamo e mi insulta. Vedi di muoverti- e chiuse la chiamata senza lasciarmi tempo di dirle altro.

Cominciai a sbuffare arrabbiata.

-Cosa è successo?- mi chiese Harry con uno sguardo preoccupato.

-La mia coinquilina, nonché migliore amica ha ucciso un gatto facendolo finire fuori dalla finestra, ti basta come risposta?- lui mi guardò con gli occhi spalancati. Si vedeva benissimo che era triste per la fine del povero Woody. Era un gatto così carino, tutto il contrario della vecchia strega che aveva come padrona.

-E ora devo andare a casa perché la proprietaria vuole farci mandare via- lui annuii un po’ dispiaciuto. Ci incamminammo verso la macchina e per tutto il viaggio discutemmo delle mie impressioni sul posto speciale e della mattinata trascorsa insieme.

Eravamo davanti al condominio e potevo benissimo vedere che nell’atrio, vicino all’entrata, c’erano delle persone che discutevano.

-Ora so dove abiti- mi disse Harry con un sorriso.

-Mi dispiace che la giornata sia finita in modo così brusco e ti ringrazio per la mattinata, ma la prossima volta offro io-

-Neanche per sogno. Sono un gentiluomo, io. Comunque hai ragione, è stata una delle giornate più belle e divertenti. Beh… ecco…- era visibilmente in difficoltà. E io gli sorrisi per dargli un po’ di coraggio.

-Ecco… mi piacerebbe che questo appuntamento non fosse il primo e l’ultimo tra di noi- aspetta, aspetta… appuntamento?

Capii quello che voleva e gli lasciai il mio numero.

Mi girai verso di lui, mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia sussurrando un “grazie”. Scesi velocemente dalla macchina dopo averlo salutato e ringraziato ulteriormente. Mi avviai verso il portone e mi ritrovai in mezzo a una discussione. Mi sembrava di essere vicino a un ring dove si stava svolgendo un combattimento di pugilato.

-Hei… si può sapere perché state urlando così tanto?- urlai in modo da farmi sentire.

Vidi la signora Green in lacrime e appena si accorse di me cominciò a urlare che la mia coinquilina aveva ucciso il suo piccolo Woody, che dovevamo andarcene perché Angy aveva commesso un omicidio. A quel punto la mia migliore amica sentendo il suo nome e quello che era stato detto sbuffò e bofonchiò qualcosa che non capii.

Beh… oddio, un omicidio mi sembra troppo.

-Signora Green, non credo che Angelica l’abbia fatto apposta. E’ stato tutto un enorme errore e mi dispiace così tanto per quel simpatico gattino, ma certo accusarla di un omicidio e volerci mandare via mi sembra esagerato. Che ne dice se Angelica paga il funerale per Woody e le porta a casa un altro bel micino?-  speravo con tutto il cuore che accettasse la mia proposta, anche perché non avevamo un altro posto in cui andare e mi imposi mentalmente di uccidere Angy. Intanto Angy aveva mormorato seccata –addirittura un funerale per un gatto-. Ma feci come se non avessi sentito.

-Si, credo che vada bene. A patto che la sua amica non si avvicini al nuovo gattino dopo che me lo porterà- io annuii e l’anziana entrò nel suo appartamento e in seguito tutta la gente si dileguò lasciando da sole me e Angy. Le presi il braccio e con forza la trascinai al nostro appartamento, appena entrati e chiusa la porta, mi misi a urlarle contro di tutto e quando vidi che cercava di trattenersi dal ridere aumentai il volume della voce. Alla fine della mia predica lei mi guardò sorridendo mi chiese –Mi dici con chi è che sei uscita? Dai, dai, raccontami tutto- a quel punto le sorrisi, anche se aveva ucciso un gatto, aveva interrotto il mio appuntamento con Harry e ne combinava di tutti i colori era pur sempre la mia migliore amica.

 

 

 

 

KEVINNNNNNNNNNNN!!!!!!!!

Eccomi di nuovo qui con il terzo capitolo.

Il primo appuntamento tra Allyson e Harry, sarà l’ultimo? Bah… chi lo sa. Magari lei muore e non si rincontrano più. No va beh… non sono così crudele.

Poi c’è Angelica, la scema che uccide il gatto.

Da notare la mia originalità nel usare i cognomi: Brown e Green.  -.-

Comunque ringrazio quelle che stanno seguendo la storia, giuro che vi adoro.

 

 Così è come mi immaginavo Allyson (Lucy Hale)

 Ho pensato a come poteva essere Angy e questo è quello che più ci avvicina

E poi il nostro caro Hazza

 

Recensite e ditemi anche cosa ne pensate dei protagonisti: foto e carattere.

Ora mi dileguo.

Un bacio

Carotina99 

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