Scandalous di Rivoltella J (/viewuser.php?uid=28776)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shut up and drive ***
Capitolo 2: *** Wait a minute ***
Capitolo 3: *** Like toy soldiers ***
Capitolo 4: *** S.o.s. ***
Capitolo 5: *** Guardian Angel ***
Capitolo 6: *** Best in me ***
Capitolo 7: *** Candyman ***
Capitolo 1 *** Shut up and drive ***
“Hai deciso di guardarmi le tette ancora per molto o mi fai accomodare su questo, ehm, come posso definirlo pudicamente...? Elegante, ma soprattutto… Pulito destriero? Guarda che ho già rischiato abbastanza stasera, non vorrei di certo svegliarmi domattina incinta e per di più affetta da non so quale malattia targata Draco Lucius Malfoy”. Lingua tagliente, caschetto piastrato, rosso raggiante, più alta del solito grazie agli stivali, più bella del solito grazie a quell’abito così trasparente, più diversa dal solito, si, completamente irriconoscibile, e perché? Perché era cambiata. Il silenzio regnava sovrano in quella fredda sera, i vestiti troppo leggeri davano il via libera a brividi funesti che correvano selvaggi lungo la schiena, i tacchi, troppo alti, portati con non curanza, sfoggiati gelosamente come il più prezioso tra i diamanti, imprigionavano i suoi piccoli piedi di fata, ma non poteva far vedere che soffriva, no. Doveva apparire perfetta, esserlo davvero poi non contava granchè. Quell’abitino bianco, troppo corto, troppo fino, troppo poco, purezza apparente, fascino da vendere, timidezza appena abbozzata, quel tanto che basta per affascinare, per far perdere la testa. Ma era la sensualità che ricercava, catturare sguardi, attenzioni, fantasie adolescenziali. Assetata di destare clamore, desiderio, erotismo. Voleva essere desiderata, mangiata con gli occhi da ogni ragazzo presente, doveva assolutamente essere bramata da tutti, era l’unico scopo della serata. Come l’ultima notte di follie prima dell’inizio della scuola, quella era la notte che stava vivendo e non si dava freno. Quell’estate era stata la migliore della sua vita per troppi futili motivi, ma non importava, ormai era quello e basta, anche se magari non era fiera di esserlo. Reggeva il gioco al destino e intanto si faceva pedina senz’anima del fato. Giocava a dadi bendata, era il mazziere del casinò più pericoloso della città, era orgogliosa di se stessa a mano a mano che collezionava ragazzi o fishes, come li chiamava segretamente lei. Avrebbe baciato chiunque, ubriaca com’era, ma essere la trasgressione in persona era una professione adesso, non una semplice trasgressione. Si sarebbe messa a cavalcioni su metà dei maghi in quella stanza, perché il corpo chiamava, la carne era assai debole, si sarebbe strusciata su ognuno dei presenti, gatta nera che fa le fusa, avrebbe pure baciato sul collo qualche ragazza, solo per il gusto di farlo. Anche se era il compleanno del suo ragazzo? Si, ovviamente. Anche se era il compleanno di Harry Potter, il migliore amico di suo fratello. Il pub “I tre manici di scopa” era affollato quella sera, forse troppo, dato l’avvenimento. Una tavolata immensa, trenta tra maghi e streghe seduti impazienti e scalpitanti. Lo Sfregiato capotavola, a dirigere le portate dei boccali, compiva gli anni, bisognava festeggiare. Correvano fiumi di Burrobirra e magici intrugli dell’insuperabile Madama Rosmeta. Essere sobri? No, grazie. A fine serata la folla era completamente fuori dagli schemi: chi ballava sui tavoli agitando il corpo come non mai in preda ad emulare scene sfiorate solo con la fantasia, chi si sbaciucchiava appassionatamente destando l’ilarità degli ospiti più vogliosi ed eccitati, chi, come lei, seduceva la maggior parte dei presenti, alzando allegramente il vestito. Ginevra Weasley non aveva più niente da invidiare alle sue coetanee più libertine; forse adesso erano loro ad essere gelose di quel fiore che stava sbocciando. Per essere più chiari, di quel fiore velenoso. Se doveva dire qualcosa non si tratteneva più, se doveva criticare qualcuno non aveva peli sulla lingua. Timidezza, rispetto, pudore? Dissolti nell’aere torrido estivo, dove giochi proibiti e idee troppo sbagliate l’avevano cambiata in così poco tempo. I lunghi capelli? Tagliati. Un caschetto irregolare aveva fatto capolino sulla delicata testa ovale, più corto dietro e davanti lunghi ciuffi scalati coccolavano il visino illuminato dai grandi occhi verdi. Quelli non smettevano di brillare, MAI. Il vecchio rosso ramato che addolciva le sue gote pallide? Tinto. Sostituito crudelmente da un rosso elettrico, acceso, in fiamme, e i riflessi dorati impreziosivano i vistosi pendenti alle orecchie. Addio piccoli orecchini di mamma Molly, addio piccola dolce tenera figlia. Il trucco appena accennato? Completamente mutato. Matita, mascara e rossetto: i suoi migliori amici. Le vecchie scarpe da ginnastica usate da un po’ tutti i fratelloni adorati? Sparite, bruciate. Al loro posto ballerine di ogni genere, tacchi prorompenti, dai più portabili ai più vertiginosi, colori sgargianti, e se si consumavano, si buttavano. Jeans, pantaloni e gonne lunghe? Fesserie infantili, giusto da accomodare finchè si è piccoline. Le gambe dovevano essere scoperte se belle, e le sue, decisamente, meritavano di essere sognate. La vecchia Ginny di sempre, quella capace di eseguire un incantesimo al primo colpo, quella che ti consolava con un cioccolatino e tanto affetto, quella che non aveva problemi a regalare un abbraccio? Morta. Al suo posto era arrivata una sedicenne che non aveva problemi a regalare qualcos’altro, probabilmente. E paradossalmente nessuno aveva obbiettato, nessuno si era opposto a questa trasformazione. Ma perché? A dirla tutta, forse aveva fatto tutto questo per essere notata sotto un’altra angolatura del suo essere donna, era diventata la sua sé opposta solo per piacere di più, per vanità, anche un po’ per noia, voleva tutta l’attenzione su di sé e non tollerava rifiuto. Ma prima non era ammirata comunque? Non era apprezzata per la sua semplicità, per il suo modo innato di comprendere gli altri anche solo con uno sguardo? Aveva tutto anche prima, ma lei non era davvero ciò che aspirava ad essere. Voleva apparire diversa e alla prima occasione era evasa da quel giardino d’infanzia che tanto la rassicurava tra alberi di pesco e fiori grandi, dove perdere il proprio sguardo. “Allora, ebete? Ti muovi o devo diplomarmi ad Hogwarts prima di essere riaccompagnata a casa?! Lo sai che Harry ha dovuto portare a letto Herm… Era troppo bevuta per reggersi in piedi da sola, ed è inutile che fai quel sorrisino idiota… Semmai Potter viene a letto solo con me… E come gli piace, oserei dire. Mi ha confessato che gli brucia la cicatrice quando andiamo a letto insieme. Non capisco perché, sinceramente, in fondo faccio così con tutti e nessuno si è mai lamentato. E poi diciamocelo tra noi, a resistenza sta messo maluccio il ragazzo. Dieci secondi e ciao amico”. Era cambiata davvero e tutti ora l’apprezzavano di più. Ma era veramente così? “Va bene, bella ragazza, va bene. Ti porto a casa io. Ma voglio qualcosa in cambio e lo sai…” e salendo con la mano sulla coscia di lei si addentrò nel perizoma di pizzo. “Draco, smettila. Sai che ho il ragazzo!” Si lamentava tanto ma non faceva nulla per fermarlo, anzi, si passava le labbra con la lingua e con gli occhi da cerbiatta lo faceva impazzire di desiderio. “Lo Sfregiato non saprà nulla, piccola. Dai andiamo.”, la strattonò con forza e in un istante volarono nella notte, lei, ben consapevole di quello che la stava attendendo, lui, ben determinato ad ottenere ciò che desiderava, soprattutto ragionando con la sua terza gamba. “Stringiti a me Weasley, non vorrai mica cadere”. Fino a che punto si sarebbe spinto con lei ancora? Troppe notti erano iniziate così ed altrettanti finali identici avevano costellato il cielo dell’estate appena passata. Farlo ovunque, non necessariamente ubriachi. Farlo comunque, Draco e Ginny. “D’accordo, Draco”. Si strinse, sì, senza dubbio, ma mise anche le sue mani dentro quei boxer così troppi caldi ed attillati, al momento. “Uuuh, Ginevra, non perdi tempo eh?! Aspetta ancora qualche minuto e vedrai…” Perchè era diventata quello che per una vita aveva criticato, respinto, odiato? Perché era salita su quella giostra dei cavalli? Forse perché per una vita gli era stata negata, ma adesso aveva i biglietti giusti per pagare quei giri. E non avrebbe sprecato la sua tenera età. Si sarebbe divertita fino allo sfinimento e poi sarebbe tornata la solita ragazza per bene. Voleva questo adesso e se lo stava decisamente prendendo. Le conseguenze? Poteva pensare a questo domani. La solita tipica frase che le vedevi ballare in bocca da tre mesi. Il sorriso era più sereno quando si auto convinceva di questo. Giocava con quel corpo di ragazzo, giocava non solo con quello che stava toccando, si burlava dell’essere di quel bambino, ancora troppo immaturo per essere chiamato uomo, ancora troppo stupido per essere innamorato, ancora troppo Draco per non lasciarsi scappare una scopata. Arrivati alla torre dei Serpeverde raggiunsero la finestra della camera dello Slytherin, la aprirono con un gioco incrociato di bacchette ed entrarono furtivi, silenziosi, eccitati. I compagni di stanza erano smontati dal sonno. Draco non era stupido, sapeva a che serata sarebbe dovuto andare incontro, sapeva a che gioco avrebbero dovuto giocare. Da un anno le faide con il trio della misericordia si erano calmate, tanto da sedere allo stesso tavolo per il compleanno di Potter, tanto da bere dallo stesso boccale, tanto da attingere dalla stessa ragazza. “Per i miei fantastici compagni di stanza, Draco.”, conciso, diabolico, geniale. Questa era la torta di mele lasciata per gli amici prima del suo congedo per raggiungere Hogsmade. Ingredienti: uova, farina, mele e mezza tonnellata o poco più di sonnifero. Neppure Hagrid che ballava una lambada in un negozio di porcellane avrebbe potuto svegliare le quattro serpi beatamente addormentate. Voleva la sua scopata con Ginny, se questo poi comportava lo shock anafilattico di quattro suoi amici, chi se ne fregava in realtà? Lui decisamente no. Era Malfoy. Chiedere per avere? Mai. La lanciò sul letto togliendole selvaggiamente il cappottino nero. In un attimo le due bocche erano un’unica entità, morbida, fluida, giocherellona. Le mani, troppo curiose, volte alla scoperta di quei due corpi ormai nudi, frementi, orgogliosi, o forse solamente inebriati da quella situazione. I respiri erano troppo affannosi, troppo ansimanti, davvero troppo assetati di piacere per entrambi. Ma era quello che volevano, e non si fermarono. Fantasie proibite presero vita all’interno di quelle mura gelide, l’atmosfera era già abbastanza calda. L’alcool ancora una volta li aveva lanciati in orbita… Ma non era del tutto colpa delle Burrobirre. Certe cose si desideravano anche da sobri. Lei lo ammanettò al letto, lui godette nel sentirla sgattaiolare furtivamente verso il centro delle sue gambe. Oramai era a cavalcioni su di lui, si divincolava, si muoveva a ritmo di quel vortice di passione. Non urlava, quello no, non voleva concederselo, più che altro, non voleva concederglielo. Pochi minuti e tutto tornò come prima, tutto o quasi. “Ginevra, perché?”, chiese. Non che gli dispiacesse quella situazione, una botta quando l’occasione era loro complice, e via. Ma lui voleva di più. “Perché perché perché, sempre a chiedere perché. Ogni volta che finiamo di farlo rovini tutto con questa domanda. Perché mi va, cazzo. Mi piace farlo con te. Gli altri dovrebbero invidiarti la fantasia sicuramente, ma soprattutto l’instancabilità. Non sei mai sazio di me. Non riesco ad annoiarmi con un soggetto come te, sei semplicemente unico, nel tuo genere. Non montarti troppo la testa, Malfoy”. “Non mi monto la testa, monto te semmai. Ormai so come sei fatta, so cosa vuoi. Però mi chiedo, perché così? San Potter non dice nulla?”, voleva capire perché lui non dicesse nulla di questa situazione. Gli andava bene che la sua ragazza “se la facesse” con Malfoy, acerrimo nemico da lustri ormai? E poi magari, ancora con il suo profumo addosso, che corresse da lui e lo facesse anche con lui? No, c’era qualcosa che non andava e Draco doveva capirlo al più presto. Non si sarebbe dato pace senza una risposta, per quanto possibile, costruttiva. “Io e Harry siamo stati chiari fin dal principio. Nessuno ha l’esclusiva sull’altro. Se ci va di farlo con qualcuno, lo facciamo e basta, cazzo. Che poi io mi diverta e lui no è un altro discorso. Devi arrivare tu a pormi quesiti inutili? Tu hai sempre bisogno di far movimento, io ti assecondo e nemici come prima. Nei corridoi mi ignori, in classe mi sfotti e qualche volta mi sbatti. Dov’è il problema?” , così era diventata. “Ok, ok, niente più domande. La strada la sai per andartene, buona notte.”, lui non voleva solo il suo corpo, lui voleva la sua anima. Ma lei aveva troppa paura per dargliela, aveva davvero troppa paura di ammettere che lui era quello giusto. Forse era cambiata solo per farglielo capire. “Buona notte Draco, sogni d’oro.”. Sorrideva sempre alla fine di una serata con lui, gli lasciava le sue mutandine e se ne andava, sempre, era sempre così. E a lui piaceva da morire. Appena la porta si chiuse si alzò dal letto, completamente nudo, si diresse verso la scrivania, prese la telecamera nascosta dallo stendardo della casata e la strinse tra le mani, come il più prezioso tra i tesori. Riavvolto il filmato lo riassaporò per la seconda volta, da spettatore stavolta, non da protagonista. L’emozione salì, o meglio, scese nuovamente. Sapeva che era ancora più eccitante farlo davanti a quell’osservatore indiscreto, a quel visitatore così desiderato da entrambi. Sapeva anche che lei era ancora dietro la porta a sospirare. Lo sapeva e ne rideva. Corse verso il suo vero tesoro, aprì la porta e la strinse forte a sé. Il bacio che si scambiarono fu interminabile, dolce e salato allo stesso momento. Cos’era? Il bacio di due amanti? Troppo poco. Il bacio di due innamorati? Troppo e basta. Un semplice bacio? Neppure... Beta reader: Lucy Light Primo capitolo della mia nuova long fic!!! Che emozione! Soprattutto perché voglio azzardare qualcosa in più stavolta… e spero gradiate. Ho grandissimi progetti per questa ff! Vediamo se vi piace… lo spero almeno! Un grazie speciale a tutte le persone che stanno commentando gli altri miei lavori… premetto che l’altra long fic continuerà ad andare avanti, soprattutto adesso che inizia a darmi le soddisfazioni che speravo… questo chappy l’ho postato per essere sicura di poter portare avanti il mio progetto! Commentino?! |
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Capitolo 2 *** Wait a minute ***
Ehilà miei prodi! Dovete scusare l’emozione nello
scrivervi ma sono felicissima di come sta andando la ff! Un solo
capitolo e moltissimo successo, una valanga di preferiti e tante
recensioni preziosissime! Volevo dirvi che in questi primi capitoli sto
definendo un po’ la situazione, le coppie… sono
decisamente piccantini come chappy, ma li vedo un po’
così per ora… nascono dalla mente pazza di una
studentessa che non ne può più di
studiare… se avete voglia di sopportare me e la mia ff,
sarò onorata di ricevere commenti, anche dalle persone che
non hanno commentato il primo, che mi apprezzano come
scrittrice… mi fareste felicissimaaaa!intanto vi ringrazio
per l’attenzione e… Buona lettura!!! Un bacione!
Vostra Rivoltella
J!
WAIT
A MINUTE (Aspetta un attimo)
“Sai per caso dov’è finito il mio
reggiseno?”, ancora qualche gradino e avrebbe raggiunto il
tanto bramato quadro della Signora Grassa, ansimando leggermente per le
infinite scale, un po’ traballante a causa di troppo alcool
ingurgitato, distrutta per i bagordi sfrenati della serata, con la
camicetta sbottonata un po’ troppo e i tacchi che lasciavano
la scia del suo passaggio prorompente, calpestando repentini la fredda
pietra della scuola deserta.
“L’ultima volta che l’ho visto era nelle
mani di Malfoy e ci stava letteralmente “brindando”
con Zabini e Urqhuart. Ci ha travasato velocemente la Burrobirra dal
boccale e giù tutto d’un fiato.”, la
teneva per mano e non si rendeva conto di sorridere, il primo vero
sorriso sincero da svariati mesi.
“Maledetta serpe strisciante! Glielo faccio ingoiare la
prossima volta, dritto giù per la trachea! Come se non le
conoscessi le sue abitudini…E’ un selvaggio, un
barbaro! Mi stupisco che emetta parole invece che grugniti, zoticone.
Eh ma domani mi sente quel cazzone universale, lo distruggo. Razza di
ebete…”, gesticolava nervosamente arricciando un
ciuffo così maledettamente liscio, biondo platino, nuova
fiammata di gioventù, nuovo modo di essere, i vecchi ricordi
li aveva seppelliti voracemente, sotterrati nella terra umida di un
futuro tutto da scoprire, non più sola ormai.
I boccoli color caramello li aveva abbandonati a giugno,
scalando d’impulso i capelli setosi, portandoli
preferibilmente sciolti, svolazzanti, liberi di fluttuare senza
impedimenti, liberi di essere toccati da ragazzi che adoravano quel
nuovo look, che si erano stranamente dimenticati il terribile epiteto
che l’aveva caratterizzata per anni, solo per qualche
modifica alla sua esteriorità.
“Ma smettila, Vecchia Spugna! Quanti Firewhisky ti sei
scolata prima di metterti a ballare sul tavolo, sfilandoti molto
sensualmente il reggiseno da sotto la camicetta e lanciandolo a quel
cretino?! Almeno potevi destinarlo a me… Lo sai che ci tengo
a certe cose. E poi… Devi ancora darmi il tuo regalo di
compleanno! Lo aspetto da tutta la serata!”.
L’alcool era corso a fiumi quella notte, maratoneta fulmineo
giù per le gole di quegli studenti così folli,
compagno d’avventure senza rivali, nettare prelibato che
ammorbidiva gli animi più intransigenti, evasione quotidiana
per i più sfrontati. Appena i bicchieri si svuotavano,
venivano riempiti velocemente, anche di nascosto, per non perdere il
ritmo travolgente, per non prendersi indietro, per non fermare quella
gara al più forte.
“Pensa al lato positivo del mio piccolo
spogliarello…Adesso hai qualcosa in meno da
togliere…”. Voleva provocarlo, voleva farlo
eccitare come non mai, probabilmente in quel momento gli avrebbe dato
il suo regalo di compleanno…
Avrebbe fatto l’amore con lui! Anche se era fidanzato? Si,
anche se era il fidanzato della sua migliore amica.
Era iniziato tutto come un gioco. “Hermione, stirati i
capelli per il compleanno di Draco, vedrai che stasera ti
chiederà di metterti con lui! Mione, mettiti questo top
fantastico che sarai perfetta, tu che puoi sfoggiare certe scollature,
buttati! Herm, vieni dal parrucchiere con me? Io mi faccio rossa e
tu… Bionda!!! Dai dai, e chi ci resisterà
più poi? Adesso che frequenti Malfoy devi essere
all’altezza della casata nella quale metti piede furtivamente
quasi ogni notte.”
Come se lei bramasse quello, come se volesse essere la fantasia erotica
di qualcuno, come se avesse bisogno di qualcuno che l’amasse.
Perché, non era forse così? Si, ne aveva bisogno,
un recondito desiderio nascosto, timido, congelato nella sua mente per
colpa di troppe sofferenze, stagnato nel cuore, maledetto tarlo che le
stava consumando la ragione, pensiero fisso, bastardo, meschino, la
spinta decisiva che, disgraziatamente, l'aveva catapultata nel suo non
essere più totale.
Si era prefissa di non scendere a compromesso alcuno, non voleva
annientarsi per quel così costoso bisogno d’amore.
“Tacchi a spillo? Ma scherziamo Ginny, mi schianto al suolo
al sol pensiero. Minigonne poi?! Ma sei impazzita? Così se
cado per colpa dei trampoli mi si vedono anche le tonsille! E
cos’è quel filo interdentale…? Ah, ops,
io dovrei mettermelo là sotto? Tanga? Oddio, no no e poi no.
Reggiseno push-up, a balconcino? Mica devo metterci i geranei dentro?
Che sciocchina che sei! Pantaloni stretti a vita bassissima? Merlino,
potrei provare, solo questo però, ma non voglio
assolutamente che mi appioppi un paio dei tuoi, soprattutto quelli con
gli strappi sulle, ehm, natiche… Semmai andiamo ad Hogsmade
a fare shopping insieme! Ma sognati le calze a rete… Le usa
mio zio per pescare le trote al massimo!”.
Paure, soltanto paure, timori in cui affogare sola, cose di cui sentiva
la mancanza, lussuosi gingilli che la richiamavano a
rapporto.
Dopo essere stata pregata giorni e giorni, ore infinite passate a
sentirsi ripetere: “Ma ti vedi, cazzo? Sei perfetta! Capisco
l’hanno scorso quando effettivamente eri un po’
sovrappeso, ma adesso!!! Se fossi un ragazzo ti salterei addosso per
strada! Mi vuoi dare ascolto? Fidati della tua migliore amica Ginny,
fidati! Non vedi come mi apprezzano di più adesso che sono
sfacciata, ora che finalmente mi sono liberata della maschera della
brava bambina educata? Finalmente mi amano, prima cos’ero,
cazzo? Nulla. Fidati di me Hermione, fidati.”.
Sapeva che la sua piccola Ginevra stava sbagliando le dosi, tutto era
troppo radicale. Ma le voleva bene perché certi sentimenti
superano le apparenze. Le sarebbe stata accanto sempre, prima e dopo il
cambiamento. A lei sarebbe bastato solo un leggero cambiamento, appena
accennato.
E alla fine, stremata, scocciata, veramente incazzata, ma
così maledettamente curiosa, pronta a buttarsi in quel mare
color del vino, dopo riflessioni interminabili, impaurita, insicura ma
con una forza innata dentro, acconsentì a dare il via a
quell’esperimento. Le conseguenze furono letali.
“Budino glassato!”, la Signora Grassa
rotolò lentamente, bisbigliando tra sé
imprecazioni decisamente scortesi ai due ragazzi estasiati
dalla vita, svegli quando tutto taceva, sereni tra tanta ipocrisia, due
avventurieri della notte che entrarono nella Sala Comune dei Grifoni in
silenzio, avidi di ascoltare i loro respiri. Il calore
inebriò prepotentemente i corpi rigidi che furtivi si
muovevano per la stanza, il fuoco scoppiettava nel camino, vivido,
raggiante, attraente come non mai, magnetico. Subito l’alta
temperatura divampò nelle loro guance, colorandole di un
rosso tenue.
Hermione impugnò la bacchetta, piegandosi lievemente per
togliersi le scarpe, troppo alte, troppo scomode, decisamente troppo
rumorose data l’ora. Tornata della sua altezza naturale,
stava per sibilare “Lumos” quando nel rialzarsi
venne bloccata da un brivido caldo, destriero scalpitante,
imbizzarrito, che galoppava funesto per la sua schiena.
Harry le aveva cinto i fianchi con le braccia muscolose, seguendo il
movimento del suo corpo quando leggiadra si rialzò. Stava
salendo con le mani dentro la sua camicetta, lento, riflessivo,
delicato, non voleva perdersi nulla di quei momenti. Lasciando cadere
distrattamente le scarpe, morse delicatamente le labbra di quel ragazzo
così straordinariamente attraente, muovendosi cautamente in
quell’abbraccio simile ad una morsa. Anche lui era cambiato,
come tutti ormai.
Gli occhiali secolari, portati da anni come una seconda pelle, li aveva
spezzati, pestati, disintegrati, e al loro posto due lenti comodissime
avevano reso giustizia a quegli occhi così brillanti,
profondi, tenebrosi. L’abbigliamento era curato, ricercato
nei minimi particolari, rincorreva la perfezione, inseguiva in modo
maniacale ciò che più piaceva alle ragazze, con
uno scatto felino aveva agguantato la popolarità, la fama,
tutto ciò che non era semplice e pura ammirazione per essere
sopravvissuto a Lord Voldemort. No.
Adesso le ragazze lo desideravano per la sua bellezza esteriore
più che per quella interiore. Tutte, meno lei, lei lo aveva
amato da sempre, sfigato o popolare che fosse.
Lui, fidanzato con Ginevra Weasley, lei, sua migliore amica, erano
irriconoscibili. La piccola rossetta li aveva travolti nel suo
cambiamento. Risultato? Si godevano la vita appropriandosi senza
ritegno di sfaccettature che non erano proprie del loro carattere,
rubavano modi di essere altrui, senza chiedere il permesso, si erano
trasformati in persone simili alle altre, conformisti, non erano
più parte staccata di un gregge più ampio, no.
Loro ora erano i capi branco e non volevano smuoversi dal loro trono.
Magari si erano solamente sbottonati un po’, lavando via
dalla pelle paure che si erano calcificate nella loro anima. Forse
Ginny aveva fatto bene a buttarli giù da quel burrone di
incertezza, forse era riuscita a farli diventare quelli che nel
profondo erano da anni, o forse, aveva solo peggiorato la situazione.
Fatto sta che la situazione tra i due stava mutando, che i sentimenti
reciproci stavano spaziando liberi, sproporzionati, giganti, alianti
alati in un cielo di cartapesta.
“Guarda che sono pericolosa con questa bacchetta in
mano!”, glielo sussurrava maliziosamente
all’orecchio, strusciando le sue labbra contro quel collo
freddo, rigido, leggermente tremante.
“Fammi male!”, voleva ubriacarsi di lei, desiderava
assaggiare tutte le sue fragranze, assaporare furtivo il frutto del
peccato, la sua pelle di pesco, morbida, vellutata, soffice.
“Basta parlare, baciami!”, slacciò
abilmente il gilè grigio e penetrando con la fina bacchetta
la camicia candida, strappò ad uno ad uno i piccoli bottoni
neri, stelle demoniache in quell’infinito cielo. Lo
attirò a sé tirandolo per il colletto e
iniziò a baciarlo con trasporto, lasciandoli tracce di
rossetto un po’ ovunque, dalle labbra, ai boxer.
Lui eluse le barriere del tempo mettendole le mani dentro ai jeans,
sentiva le sue curve femminili, attraenti, perfette, fredde, fremevano
ad ogni carezza. Aveva quasi paura di toccarla, di sfiorare quelle
membra che emanavano desiderio, temeva quasi di farle male, la sua
preziosa bambolina di porcellana era da trattare con guanti di velluto,
era da baciare ed elogiare, sfiorandola delicatamente. La desiderava da
anni, e finalmente la sentiva gemere per lui.
Lei gli saltò in braccio, avvinghiata con le gambe ai
fianchi fini, il caldo era torrido, soffocante.
Lui con le mani troppo in basso per essere ancora definite pudiche, la
toccava avidamente, la sorreggeva con forza e delicatamente la
poggiò nel divano davanti al fuoco scoppiettante.
Il calore li invase e spinti da una voglia irrefrenabile continuarono a
spogliarsi rapidamente. Le due lingue giocavano a rincorrersi nelle
bocche agitate, le mani scendevano eroticamente in giù.
Abbassando la cerniera dei pantaloni, glieli sfilò con
determinazione, golosa di quel corpo così perfetto. Lui,
guardandole il viso illuminato dalla flebile luce del fuoco, se la
portò sopra e aspettò inerme la prossima mossa
della sua eterna compagna di giochi.
“Stai fermo.”, con la lingua iniziò a
creare percorsi immaginari nel suo petto e via via sempre
più in giù, arrivata all’elastico degli
slip si fermò e alzando il viso lo guardò in modo
assolutamente provocante. Lui era evidentemente eccitato, aspettava
solo quello, a breve non avrebbe risposto delle sue azioni. Con un
balzo lei si avvicinò al fuoco e sfilandosi i jeans si
sdraiò per terra, invitandolo con un dito a dominarla.
Non si fece attendere, Harry le saltò sopra e con la mano
distrusse le barriere del suo corpo, penetrandola con decisione.
Hermione, fissandolo negli occhi, emise un gemito di piacere e
abbassandogli i boxer lo tirò pericolosamente a
sé, lo voleva suo, lo voleva sentire dentro sé,
la prima di infinite notti insieme, ma non a quelle condizioni. Fece
fatica a fermarsi, ormai i due corpi erano una sola cosa, ma furono
così sfrontati, così assetati di piacere,
trasudando voglie proibite, solo per qualche secondo.
“Fermo Harry, basta.”, era il ragazzo della sua
migliore amica e finchè fosse stato tale non avrebbe voluto
concedergli il suo completo amore.
“Non voglio che la mia prima volta sia così,
nascosta al resto del mondo, taciuta come il peggiore dei peccati,
bandito come il più impuro dei segreti. Non voglio negarmi
la possibilità di essere felice con te, ma solo quando sarai
libero potrai avermi. La sai che io voglio tutto, oppure lascio
perdere.”, una lacrima le scese delicata sul viso e poi, via
via, scorse tra i seni prima freddi, ora in fiamme.
Lui gliela fermò con la bocca e risalendo prepotentemente la
baciò nuovamente, con più trasporto di prima. La
Grifona non provò neanche a divincolarsi, infondo era tutto
quello che voleva, quel corpo tonico sopra il suo, i movimenti ritmici
di quell’amore che non poteva essere ancora definito tale.
“Io e Ginny non abbiamo un rapporto esclusivo. Possiamo
frequentare tutte le persone che vogliamo, facendoci quello che
più desideriamo. Non devi sentirti in colpa per lei. Non
farà problemi, come io d’altronde non mi offendo
per quello che fa lei. Siamo d’accordo
così”, quegli occhi grandi le scavavano dentro e
tirandolo a sé lo baciò di nuovo.
“Lo so che non siete una coppia esclusiva, ma vi sembra
giusto comportarvi così? Io non riuscirei a trattenere la
gioia di dirle che l’ho fatto con te, non posso trattenere
questo fiume in piena che mi accompagna da giorni ormai. Già
la prima volta che ci siamo baciati a Pozioni mi sentivo una carogna
bastarda, sporca nell’anima per nascondere alla mia migliore
amica una gioia così grande, indegna, un verme per usare una
voglia fisica a discapito di un’amicizia.”, le
lacrime ora erano due, tre, non cessavano di sgorgare, morivano
tragicamente sulle sue labbra.
“Io le ho detto che ci frequentiamo qualche volta e lei non
ha battuto ciglio.”, cercava di convincerla, la voglia di
possedere quel corpo era tanta, troppa forse per essere sensibile.
“E infatti quando ho provato a sfiorare l’argomento
lei ha cambiato bruscamente discorso. Lo sai com’è
fatta, vuole tutti ai suoi piedi, colleziona fish, carte per il suo
mazzo e intanto se la fa con mezza Hogwarts. E a te va bene una
situazione del genere? Vuoi stare con una che la da al vento? Io non
credo.
Un conto è cambiare look, abiti, taglio, colore di capelli,
ma il cuore, i sentimenti, quelli possono stagnare sotto un colpo di
lacca? Possono essere soffocati sotto un vestitino troppo trasparente?
Possono essere tagliati, espulsi dal nostro corpo? Io non credo Harry,
non credo. Ora, se vuoi scusarmi, vado a letto. Non provare a seguirmi
per favore. Lo sai che cederei al tuo corpo, toccando per una notte il
cielo con un dito. Ma ti immagini domattina?
Svegliarmi ancora con il tuo profumo addosso, alzarmi ancora inebriata
da quest’esperienza, sorridendo, sola, non condividendo con
anima v iva quest’emozione, solo perché
sei vigliacco e non hai il coraggio di lasciarla.”, alzandosi
si infilò i tacchi e praticamente nuda si
allontanò dall’uomo che amava con tutta se stessa.
“Hermione…”, con un nodo in gola le
sibilò queste parole, guardandola ammaliato.
“Si Harry?”, ultimi sussurri prima di congedarsi
definitivamente.
“Ti amo”, toccandosi il petto sentiva il cuore
scalpitare, sapeva di aver detto la cosa giusta.
“Ti amo anch’io.”, fermandosi prima della
scala, senza aver paura di mostrare il suo corpo nudo nella penombra,
lo guardava con quei grandi occhi color nocciola, svanita, persa in
quella figura.
Dopo aver emesso quelle parole, troppo gelate per sciogliersi, ora, in
quella stanza, se ne andò, salendo la scala, piangendo,
stringendo i vestiti che profumavano di lui.
Restò solo, il fuoco si spense a poco a poco. Il freddo
lento lo pervase, gli penetrò dentro, nelle ossa, nella
mente, nel cuore. Prese i suoi vestiti sparsi per la stanza e
andò a letto, correndo, scappando. Sapeva cosa avrebbe
sognato, sapeva chi gli avrebbe riempito la mente, puntuale come ogni
notte e non vedeva l’ora di addormentarsi per rivederla. Lei,
solo lei.
Beta reader: Lucy Light
Ringraziamenti infiniti dal profondo del mio cuore a:
jess: sono contentissima che ti piaccia come inizio e il fatto che tu
voglia leggere i prossimi chappy mi rende felicissima!!! Spero tu abbia
gradito anche questo! Se ti va di lasciare un commentino è
sempre super ben accolto!!! Bacio
Noemi_Malfoy: me molto molto molto emozionata nel leggere il tuo
commento! Spero ti sia piaciuto anche questo! Spero ti vada di
continuare a seguirmi! Kiss
KiaraRowling: tesoro mio bello santo!!! Ma quanto ti adoro io?! Come
posso quantificare la stima che nutro per te come scrittrice e
persona?! Semplicemente…ti voglio beneeeee!so che
è un po’ pochino ma te lo dico col cuore! Se ti va
di commentare sono sempre qui, impaziente di avere tue notizie!
Baciottolini
Lady_Malfoy_4ever: bellissima tesora mia! Grazie di commentare tutto
quello che scrivo, mi onori sempre con un tuo commento.. spero tu possa
gradire anche questo, e spero di non traumatizzarti troppo!!! Fammi
sapere! bacionissimi
Ashley Snape: la mia tesoraaaaaa! Grazie per la tua gentilezza! Spero
ti piaccia il nuovo chappy! Fammi sapere! Un bacione
Christina Malfoy: carissima mia!!!ma quanto dolce e preziosa sei?!
Tantissimissimo! Mi onori sempre con i tuoi commenti, con le tue ff! ti
adoro! Spero ti piaccia anche questo! Fammi sapere! Bacio bacio
Seiryu: ehilà! Che onore averti tra le mie nuove recensioni!
Che io ti stimi come scrittrice è assodato, che poi mi
faccia un immenso piacere che tu mi segua è una certezza!
Fammi sapere se ti è piaciuto anche questo! Bacio
Vesuvium: ti ringrazio tantissimo per la tua gentilezza…mi
fai arrossire! Spero ti piaccia anche questo! Fammi sapere se ti va!
Kiss
Lights: spero di non averti fatta attendere troppo…ho
aggiornato dopo 3 giorni…per me è un tempo
record!!! Se ti va fammi sapere se hai gradito! Un bacio
Lucy Light: grazie per i tuoi commenti sinceri all’anteprima
del capitolo! Spero ti piaccia… lo sai che il tuo giudizio
è il primo che ho sempre, quello che mi aiuta a migliorarmi
in ogni situazione… ti voglio bene Lucia!!!
Un grazie specialissimo a: Christina Malfoy, Hitomi,
KiaraRowling, Koki, Lady_Malfoy_4ever, Noemi_Malfoy, Seyriu,
Stellina the best, Willina per aver messo la mia ff tra i loro
preferiti! Vi adorooo! Fatemi sapere se vi piace il nuovo chappy se vi
va! bacio
|
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Capitolo 3 *** Like toy soldiers ***
"Come
soldatini giocattolo"
“Draco, trovi che questo maglione mi
ingrassi?”, un colosso di due metri per tre si ergeva placido
e tranquillo davanti ad uno specchio troppo piccolo per la sua stazza,
trotterellando come una ballerina zoppa, saltellando qua e
là come una quaglia in calore.
“Sei sempre il solito maiale
all’ingrasso.”. Freddo, cinico, viscido vecchio
bastardo. Non capiva quanto male potevano fare quelle parole, non
poteva capire quanti fregi poteva provocare nell’anima con un
sogghigno, con un offesa che sputava senza ritegno, senza rimorso.
Era distratto, rapito, stranamente concentrato, incatenata
la sua attenzione, fervida ed immaginaria, le mani stringevano un
oggetto rigido e gli occhi non si perdevano un istante di quello che
stavano osservando, avidi, melliflui, intensi.
“Ma mi sta proprio così male? Infondo
sono dimagrito ben mezzo chilo dall’ultima volta che
l’ho messo, qualche miglioramento deve pur
esserci!”, povero piccolo Goyle, sguazzante
nell’insicurezza, necessitava solamente di un po’
di conforto, una parola dolce, anche se bugiarda. Si guardava
attentamente, contemplando la figura suina che appariva goffa,
flaccida, ingombrante. L’espressione triste, di chi sa di
voler cambiare, ma troppo debole di carattere stagna nella sua
condizione esistenziale terrena: essere rinchiuso in un corpo di
mammut, grasso, infelice, orrendo.
“Se inizi la giornata ingurgitando tanto cibo
quanto tutti i Grifondoro messi insieme non puoi mica pretendere di
diventare un figurino per grazia divina! Mangia meno e cura di
più il look, prendi esempio dal dio della scuola, quel
fisico statuario che ammalia, lo sguardo sensuale che ti ipnotizza,
quel fascino rude, il mio ovviamente, che attira flotte di gallinelle
impazzite pronte a leccarmi i piedi, ehm, e qualcos’altro,
soltanto se glielo chiedo.”.
Inutile mentovare la sua galattica autostima, il suo senso
dell’essere perfetto, sentirsi il migliore e non tenerlo
nascosto era la sua priorità. Sfoggiava il suo corpo come
calamita, attirava a sé chiunque volesse muovendo i capelli
biondi con non curanza, lanciando uno sguardo che ti incendiava seduta
stante, sferrando orgoglioso un bacio. L’egocentrismo regnava
sovrano in quel giovane così attraente, troppo innamorato
ora per concedersi a grazie femminili qualsiasi.
Voleva lei, la stava osservando nella videocamera che stringeva
prepotentemente tra le mani, avidamente, come ipnotizzato. Nessuno
gliele avrebbe potute rubare, la telecamera e la donna. Il cuore di
Ginny sarebbe stato suo al più presto. Questo era certo.
“Capo, mi faresti diventare come te?”,
timido bofonchiò questa frase, velocemente, girandosi di
scatto col volto, lontano da quegli occhi truci che avrebbero potuto
giudicarlo, annientarlo. Sarebbe stato un sogno diventare come il suo
migliore amico. Così considerava Draco Lucius Malfoy, un
amico fidato, presente, sì, bastardo, cattivo, letale, e
ciò nonostante un amico sul quale poter contare, sul quale
voleva poter contare.
Il suo fascino era storico, quale ragazza non avrebbe avuto un accenno
di mancamento al sol sentirlo nominare, “un eterno orgasmo
piovuto dal cielo”, così si autodefiniva il re
della Serpi.
Adesso il facocero muschiato si contemplava con
più speranza nel cuore, posto di profilo,
sull’attenti, trattenendo a fatica il respiro, provando a
contenere la pancia vistosa, prorompente, ampia, che sgusciava timida
da sopra la cintura dei pantaloni. Con uno sguardo rassegnato riprese
ad inalare aria normalmente, sbuffando per l’esito scadente
dell’impresa, abbattuto nel profondo.
“Sarebbe bellissimo poter camminare spalla a
spalla con te, per i corridoi della scuola, con sguardi fieri,
sensuali, onnipotenti. Fare il tuo zerbino è comunque un
onore, sempre e comunque!
Essere il paggetto del sovrano, che cammina a testa bassa, dietro il
suo padrone, è spesso umiliante però. Non
perché non sia riconoscente di questo, anzi, non ti
infuriare per carità, è solo perché ti
invidio, perché sono geloso di quello che hai, di quello che
sei. Aiutami ad essere apprezzato, per favore Draco, per
favore.”.
Aspettava fervidamente una risposta da quella statua vivente, confidava
nel briciolo di sensibilità che albergava in quella
zucchetta aurea, ci credeva davvero e avrebbe sacrificato deliranti
abbuffate con Tiger pur di riuscire a dimagrire, per il resto si
affidava al guru della moda, lo stilosissimo Serpeverde.
“Oh cazzo, ma stai scherzando?! No, dimmi se hai
intenzione di farmi crepare di prima mattina che almeno mi prendo del
Valium per conto mio. Porca puttana.”, staccato lo sguardo
dallo schermo in fiamme, con le grazie di Ginny sotto le sue mani
vogliose, decise di prestare attenzione a Goyle, caro vecchio orango
tango, da sempre senza cervello, o almeno, intelligenza celata, ben
nascosta sotto tonnellate di imbranataggine, che adesso sfoggiava
volendo cambiare, volendo diventare una persona migliore.
In fondo gli voleva bene, da qualche parte nel suo cuore e quello
sarebbe stato il suo modo per dimostrarglielo, il modo migliore
sicuramente.
“Ok, lo sapevo, come non detto.
Sguazzerò nella mia sfiga fino a cinquant’anni,
quando sarò un dentista fallito, con l’alito che
puzza di birra, depresso, con una pancia che fa provincia, facendomi
seghe mentali e non per soddisfare una solitudine costante nella mia
vita, dall’asilo in su.
Mai che una ragazza mi abbia guardato, in modo ammaliato intendo, mai
che qualcuno mi abbia detto “ti voglio bene”, gli
unici baci che ho ricevuto nella vita sono quelli di mia nonna che mi
regala un cappone in salmì ogni Natale.
Mi sento solo Draco, voglio essere come te, voglio che qualcuno si
innamori di me, riempiendomi la vita… Solo questo vorrei, ma
se non vuoi aiutarmi, non importa.”, con gli occhi velati di
lacrime si infilò il lungo mantello nero, pronto, come
sempre, a soffocare i suoi dispiaceri in una torta glassata alle
mandorle, in un vassoio di krapf alla crema pasticcera, in una valanga
di muffin succulenti. Quanto si faceva male in quel modo, non se lo
meritava.
“Ti arrendi così facilmente
cinghialotto?! Eh no sai, non si fa. Prima regola per diventare
perfetto come Draco Lucius Malfoy: inseguire i propri ideali, sempre e
comunque, con determinazione, autostima alle stelle, voglia di reagire,
l’ostinazione deve diventarti amica fidata. Capito?
Per il resto ci sarà da lavorare, molto da lavorare.
Training per fortificare il carattere e, ovviamente, dieta ferrea.
Carotine insipide, zuppette di cavolo scondite, gambi di sedano a go go
e come premio, una volta la settimana, una coscetta di pollo
striminzita.
Dolci banditi, bevande dolci un tenero ricordo, a cui sbavare al sol
pensiero. Sarà dura scimmione, sarà micidiale.
Vuoi tu diventare bello, rinunciando a bombe caloriche colossali
sottoforma di cibarie funeste, che ti tentano solleticandoti il palato,
distruggendoti il fegato a catapultate di colesterolo
cattivo?”.
Non capiva perché lo stava aiutando, anzi, pensava
inconsciamente di essere sotto incantesimo, ma, chi se ne fregava?
L’avrebbe salvato. In sei anni non aveva mai fatto nulla per
lui, mai. Regalargli stecche di cioccolata era stato più
deleterio che, gentile. Certo, l’avrebbe aiutato a diventare
quello che sognava. Migliore. Era contento di vederlo così
determinato, si sentiva importante per lui.
“Si, lo voglio!”, e lanciandosi al collo
del biondo Slytherin, facendolo traballare vistosamente, si commosse
leggermente. Non era un idiota infondo, l’espressione vacua e
stupida era autentica, quello si, ma non scandiva la scemenza perenne.
Stava maturando e voleva il meglio per sé, finalmente.
“Ehi ehi ehi, poche smancerie! Non sono mica
diventato un bon bon alla panna! Staccati subito, asciugati le lacrime
da femminuccia viziata e andiamo a far colazione. E bada bene, ti
metterò IO le cose nel piatto. Guai a te se provi ad
abbuffarti di nascosto, ora sei nelle mie mani e pretendo impegno, una
valanga di impegno, o le fai bene le cose o non le fai per niente,
seconda regola per essere come Draco. Intesi?”.
Si divertiva ad allevare quel piccolo salsicciotto insicuro. Avrebbe
fatto benissimo a tutti e due. A Goyle avrebbe cambiato la vita, a
Draco una buona dose di sensibilità non avrebbe fatto di
certo male.
“Si, signore! Avanti marsch!”, era al
settimo cielo e precedendo il suo caporale, ballonzolò
allegramente verso la porta, leggero e felice come non mai. Quello era
l’inizio di una nuova vita, per entrambi.
***
“Harry, mi puoi passare il
bagnoschiuma?”, l’acqua bollente scrosciava
pesantemente, riscaldando soavemente quel corpo snello, tonico,
femminile. I capelli rossi, impregnati d’acqua e coccolati
teneramente dallo shampoo alla ciliegia, erano appiattiti sulla nuca
regolare, profumati. La pelle chiara era lievemente arrossata per il
calore, l’aria che respirava era la fusione complementare di
aromi spezziati e fruttati.
Il vapore inumidiva i vetri freddi, gelidi, che ritraevano un paesaggio
autunnale scolorito, decadente, malinconico. Hogwarts abbracciava
calorosamente ottobre.
“Liquirizia o rosa?”, aveva accompagnato
Ron dalla sorella, per consegnarle un pacco arrivato direttamente da
Hogsmade. Non voleva vederla in doccia, sapeva come sarebbe andata a
finire. Eccitato dalle bolle di sapone e da quel corpo mozzafiato,
sarebbe entrato furtivo, vestito, eccitato, e come sempre avrebbe fatto
l’amore con lei.
Le mani di Ginny si sarebbero intrufolate nei suoi boxer e avide di
toccarlo, l’avrebbero mandato in estasi. Di questo era capace
Ginevra Weasley. Ma l’avrebbe evitato con tutte le sue forze,
non doveva cedere proprio adesso, adesso che era così vicino
alla sua meta.
Pensava alla notte appena trascorsa, al corpo fremente di Hermione, ai
suoi seni freddi compressi sul suo corpo di uomo, gli occhi da
cerbiatta che comunicavano desiderio, la voglia di possedere, di
dominare.
“Rosa, grazie.”, distaccata rispose
repentina, insaponandosi il ventre piatto, ripensando a chi
l’aveva toccata per l’ultima volta, alle sue dita
affusolate, che si nascondevano ovunque scoprendo aree del suo corpo
che non credeva neanche di conoscere. Quel ricordo la inebriava, con
gli occhi chiusi ripensò ai movimenti ritmici convulsi, alle
spinte delicate ricevute, all’immenso piacere provato.
Scendendo sempre più in basso con la spugna rievocava voglie
passate, sfiorandosi delicatamente il corpo in estasi, guardando il
viso che le balenava in testa, Draco.
“Senti Ginny, ti va se ci incontriamo alla Guferia
dopo pranzo?”,era preoccupato, irrequieto, teso. Voleva
chiarire al più presto il loro rapporto, non voleva che
tutto si riducesse a solo sesso.
Ormai desiderava, bramava, sognava solo una cosa: l’amore
completo, quello che lo faceva sussultare, addolcire, sognare ad occhi
aperti. Voleva lei, lei soltanto, Hermione Jane Granger.
“Ma, perché Harry?”, preso il
bagnoschiuma sibilò con un sussurro queste parole. Dal tono
di voce si percepiva il timore, l’agitazione, la paura.
Temeva fortemente che Harry la volesse sua, e lei adesso si sarebbe
voluta concedere solo a Draco. Non immaginava nemmeno che volesse
lasciarla.
“Tu vieni, poi vedrai”, dubbia risposta,
ma non voleva insospettirla. In fin dei conti era comunque la sua
ragazza e non voleva farla soffrire. Immaginava le lacrime nei suoi
occhi scendere prepotenti nel momento dell’addio. Doveva
cancellare subito quello sguardo triste dalla mente.
“Ok allora, alle tre in guferia”,
balbettando queste poche parole si strinse nelle spalle, tremando
sebbene l’acqua bollente le coccolasse dolcemente il corpo.
Perché non l’aveva lasciato prima?
Perché portava avanti una storia come quella, ufficiale ma
non esclusiva? Semplicemente perché era la
“fisher” più ambita della scuola e
averla nelle sue mani era più che un semplice piacere.
“Bene allora, ti mando Ron con il pacco. A
dopo.”, questa frase, scondita delle parole tipiche
di due innamorati, risuonò gelida, impregnata di tensione.
Non aspettando risposta sgusciò fuori dalla stanza torrida,
velocemente, vorace, impaziente di rivedere quel volto, compagno fedele
sempre avvolto dalle fauci della notte, ieri sera, per la prima volta,
illuminato dalle fiamme scoppiettanti di un camino un tantino
indiscreto.
“Ron, vai da Ginny con il pacco”, voleva
liberarsi di lui alla svelta. Doveva rimanere solo con lei,
assolutamente, solo per osservarla respirare, per guardarla mentre si
vestiva, assorta nei suoi pensieri, tranquilla, per sfiorarle il viso
delicatamente, per sussurrarle un bacio.
“Ma Harry! Sta facendo la doccia! Non posso
aspettare che sia un minimo presentabile, o almeno
vestita!?”, aveva sempre temuto i corpi femminili sotto la
doccia, nudi, prorompenti, che si facevano posto a forza nella sua
mente di giovane adolescente. La fisionomia di una ragazza
è disegnata con matite dal tratto leggero, preciso,
inconfondibile.
Ma quella era sua sorella, non poteva essere eccitante, almeno per lui.
L’imbarazzo però persisteva e gli
colorò le guance di un rosso vivo, vermiglio, che si
accoppiava perfettamente con il color carota dei capelli lisci, lunghi
fin sotto le orecchie.
Repentino aprì la porta del bagno,
entrò scaltro, rapido, coprendosi gli occhi con la mano
leggermente tremante, invaso da una coltre di vapore caldo, avvolgente.
Lasciò cadere maldestramente il pacco e corse fuori senza
voltarsi, senza battere ciglio.
“Ragazzi, vi aspetto in Sala Grande, tanto qui
siamo gli ultimi ormai. Sapete quanto ci tengo ad accaparrarmi una
bella fetta di torta al limone e panna. Pancia mia fatti capanna! Ci
vediamo dopo.”, la capigliatura svolazzò leggiadra
seguendo fedelmente quel corpo repentino, affamato.
La finestra aperta lasciava entrare il vento freddo che
spirava nelle lande immense di Hogwarts, l’aria gelida
punzecchiava birichina quei due corpi ormai così
pericolosamente vicini, così avidamente deliziosi,
così bisognosi l’uno dell’altro.
“Ciao”, sfiorandole delicatamente il
viso, la strinse prepotentemente a sé, avvicinandole la sua
bocca al collo, desideroso di emulare i respiri affannosi della serata
precedente.
“Ciao Harry”, in slip e reggiseno, colta
nell’atto semplice e naturale di vestirsi, gli porse il collo
dolcemente e togliendoli la camicia dai pantaloni,
sgattaiolò dentro furtivamente, dando il via libera alle
mani curiose.
I pettorali sporgenti erano tonici, palpitanti come la sera precedente,
l’addome perfetto era liscio, invitante. Ascoltava silenziosa
i respiri affannosi del suo amante, completando il silenzio che li
accompagnava, con dolci baci proibiti.
“Stasera ci incontriamo?”, aveva fame di
lei, del suo corpo femminile, la voleva possedere senza tregua,
incapace di fermarsi una volta entrato in lei. I pantaloni rigidi ne
davano riprova lampante.
“Parli con Ginny prima?”, era
fondamentale quella risposta. Se fosse stata davvero importante per
lui, avrebbe lasciato la sua migliore amica e si sarebbe dedicato,
anima e corpo, a lei.
“Si, le ho dato appuntamento dopo pranzo.
Chiariremo la situazione e finalmente staremo insieme, io e te, liberi
dalle manette del timore, onesti con noi stessi e con lei. E’
più che giusto per tutti.”, sentiva di fare la
cosa giusta, sentiva di essere vicino alla felicità, per
troppo tempo soltanto sfiorata.
“Ti amo, amore!”, lo strinse a
sé e lo buttò nel letto, saltandogli
affannosamente sopra. La voglia di immergersi in lui era tanta, il
cuore batteva all’impazzata, veloce come un treno senza
fermate. Resistere fino a sera sarebbe stato fattibile, poi finalmente
avrebbe potuto assaporare la sua prima volta, con lui. Al sol pensiero
un brivido improvviso fece capolino lungo la sua schiena. Rideva.
“Ti amo anch’io Hermione”, e
appoggiando la piccola mano delicata sul suo petto le fece sentire come
la sua presenza lo rendesse emozionato, irrequieto, felice.
Dopo molti baci si ricomposero, lei vestendosi, lui
sistemandosi la camicia oramai sbottonata. Ginevra sarebbe uscita a
breve dalla doccia e non potevano farsi beccare già insieme,
avrebbero aspettato che le cose si sistemassero, poi sarebbero esplosi
di follia, avrebbero lasciato scorrere la passione senza imprigionarla,
senza arginarla in una diga troppo feroce, troppo meschina.
Non si staccavano gli occhi di dosso, avrebbero potuto stare
così ore e ore, invitati silenziosamente dal sentimento che
li univa, addolciti dal sapore zuccherino dell’amore appena
sbocciato.
Ma, improvvisamente, un urlo dal bagnò
gelò loro il sangue.
Beta reader: Lucy Light
Allora allora allora! Che ne dite di questo chappy?!
L’idea di Goyle mi è venuta guardandomi allo
specchio, il che non è molto rassicurante da certi punti di
vista… (spesso la pancetta & co. fanno male al
cervello, non vedersi come si vorrebbe è brutto, sempre e
comunque)… Goyle è stata la mia piccola evasione
mentale.
Gli voglio far percorrere una strada ben precisa… Quello che
sto intraprendendo io da questa estate… Non viene mai usato
come personaggio delle ff, ma lui impersonava al meglio qualcosa che
è un problema globale, l’insicurezza di molte
persone, io per prima. Spero abbiate capito quello che volevo
comunicare. Poi ovviamente gli eventi procedono… Herm e
Harry sono vicini a realizzare il loro sogno, Draco e Ginny
pure… ma casini vari saranno pepe della storia…
Quindi belli miei… Continuate a seguire, mi raccomando!!!
Ringraziamenti dal cuore:
milly92: sono felicissima che tu l’abbia apprezzata, spero
che questo chappy non ti abbia delusa, spero tu la possa seguire sempre
volentieri!fammi sapere…un bacio
Noemi_Malfoy: ma tu sei una grandissima donna!!! hai capito
perfettamente il mio filo logico, a cosa volevo alludere (il
riferimento alle se**e mentali di Harry è divino). Spero ti
abbia incuriosita ancor di più questo chappy!i tuoi commenti
son sempre preziosi! Un bacio
Hysteria: ma grazie stupenda creatura per esserti aggiunta ai
commenti…ecco a te il terzo capitolo, spero vivamente ti sia
piaciuto! Fammi sapere mi racc! un bacio
Lady_Malfoy_4ever: scusa se ti traumatizzo!!!chiedo umilmente perdono!
Sto dando sfoggio della mio essere maliziosa!eh eh, fammi sapere se ti
è piaciuto questo chappy!ti voglio bene stella, un bacione
granger90: come vedi, i tuoi desideri si stanno per
avverare…stanno per lasciarsi, o quasi!!!spero di ricevere
una tua opinione!un bacio
Seiryu: e finalmente ai scritto di nuovo eh?!birbantella che non sei
altro!che io ti stimi un sacco come scrittrice è assodato,
che tu stimi me dopo questo chappy non so quanto! Fammi sapere!kiss
HarryEly: ecco il nuovo chappy!a te il commento ora, spero ti stia
soddisfando questa mia ff!kiss
marco: carissimo marco!!!divino mi sento di dire!ormai non so
più come ringraziarti, devo farti una riverenza con saltello
e tripla giravolta! Eh eh, a parte gli scherzi, piccolo frammento di
herm e Harry sul punto di farcela a stare insieme…ma ce la
faranno i nostri eroi??? A presto, fammi sapere!un bacio
KiaraRowling: tesoro mio immenso!!!spero vivamente di non averti delusa
con questo chappy, lo spero perché ci tengo molto che
un’autrice grandiosa come te possa apprezzare una piccola
mediocre ragazzuola come me!fammi sapere le tue opinioni!un bacione
tvtttb
Ashley Snape: la mia amorina preferita!!!ma grazie per la tua dolcezza
immensa, sono stra mega felice anch’io che siamo diventate
così amiche!!!ti adoro tesoraaa!un bacione tv1kdb
Lucy Light: 1 io non me la tiro, e lo sai bene!!!non ci credo ancora
alla magnifica sensazione di essere apprezzata così tanto
come scrittrice e tu mi dici questo?!uffi…2: stavolta non ti
ho detto quasi nnt in anteprima, quindi puoi commentare liberamente,
sempre se ti va vecchia zappatrice mia!3: ovviamente i miei testi sono
impeccabili grazie al supporto della miglior beta!!!tu!!!eh eh, anche
se bisogna dire che sono molto migliorata in grammatica italiana!beso
jess: si si, Draco è solo di Ginny!e lo vedrai nei prossimi
chappy!spero continuerai a seguire e commentare!un bacio
Hermione4ever: mi stai onorando un vallo con la tua presenza tra i miei
commenti!!!grazie per l’espressione di rimini!harry e herm ce
la faranno?!spero seguirai ancora!un bacio
Selene_90: grazieeeeeeeeeeeeeeeee!che commento lungo!mi onori!ti
è piaciuto come chappy?!spero di si!andrò
sicuramente a leggere altri tuoi lavori perché meritano
davvero!fammi sapere come sta andando questa mia ff!un bacio
E ulteriori ringraziamenti a: marco, HarryEly, herm993,
_Bad_Tom_, pegghy, Monica, lyoko, Lily261, Ashley Snape, hikki e
milly92 per aver inserito questa mia ff tra i loro
preferiti!E’ più che un onore per me!
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Capitolo 4 *** S.o.s. ***
Premessa
tesori miei… Questo capitolo è stato partorito
con molta fatica, oppresso il mio cervello da atomi che volteggiavano,
da Parmenide che imperversava, dal crucco che mi solleticava
l’intelletto… quindi, vi prego, dopo tutto questo
sforzo, spero apprezziate. Anche questo è un capitolo di
passaggio ma l’idea mi è piombata in
testa in una notte in cui non riuscivo a dormire (e vi chiederete
giustamente: “Non c’ha nient’altro di
meglio da fa questa?!”…lo so lo so, perdonatemi!
Ora la smetto e vi auguro…BUONA
LETTURA!!!
S.O.S
Due corpi che iniziavano a tremare vistosamente,
terrorizzati, due menti che lentamente cominciavano a metabolizzare la
situazione, lente, sconnesse, due cuori strozzati, che scalpitavano
troppo velocemente, senza sosta.
Il terrore si diffuse lento, silenzioso, sgattaiolava
indisturbato per la stanza, beffardo, goliardico, leggiadro come il
fumo di una sigaretta lasciata morire su un posacenere freddo, si
prendeva gioco di due anime in pena, che non riuscivano a ragionare in
tempo reale sul da farsi, volevano autoconvincersi di aver sbagliato,
di aver preso un abbaglio, o meglio, di non aver sentito nulla che
fosse comparabile ad un grido strozzato.
Il primo a rompere il silenzio fu Harry, ansimante, rigido,
ma dai riflessi sicuramente più pronti di Hermione:
“Cosa facciamo Herm?”. Domanda banale, scontata,
l’unica a cui avrebbero dovuto assolutamente dar risposta,
l’unica a cui avrebbero dovuto reagire repentinamente, con
una corsa affannosa verso il bagno, prima che fosse troppo tardi.
La Grifona, trattenendo il respiro, prese la mano gelida di
lui tra le sue, altrettanto in ipotermia, e lentamente, a passi ben
calibrati, studiati con attenzione prima di mettersi in marcia, si
avvicinò a quella porta, dalla quale non trapelava sussurro.
Guardandosi negli occhi capirono il da farsi, superflue le
parole, inutili i ripensamenti, ormai. Erano lì, di fronte
al pericolo, l’avrebbero affrontato a testa alta, cercando di
nascondere la paura, provando ad essere forti come non mai, dovevano
salvarla, qualunque fosse la loro sorte.
Aprirono la porta, temporeggiando, con lo sconforto che nuotava nei
loro occhi già fin troppo lucidi, afflizione che li
avvolgeva in una coltre densa, che li immobilizzava lentamente, a mano
a mano che guardavano la scena prendere vita davanti ai loro occhi.
Un metro e cinquantacinque di magia si condensava dentro ad
un asciugamano, troppo striminzito, troppo corto, troppo dannatamente
sporco di un liquido rosso, che si disperdeva veloce, a vista
d’occhio, rifacendosi troppo al colore che le adornava il
piccolo viso lentigginoso. I capelli, bagnati, arruffati, qualche
ciuffo a coprirle lo sguardo, le cadevano morbidi sul viso, fini,
curati, immobilizzati a fissare quel maledetto colore che schiacciava
la chiarezza del bianco, per dilagare come un fiume in piena.
In mano teneva un oggetto trasparente, rigido, di vetro,
probabilmente in frantumi. Il liquido rosso le sgorgava dalla mano
serrata a pugno, scendendo via via giù per il polso, morendo
assorbito dal cotone candido.
Le labbra erano fessure sottili, immobili, arricciate in una
smorfia di disgusto, pregne del peggiore dei risentimenti.
Qualche lacrima scendeva timida sulle sue guance arrossate, in una
mistura di calore e rabbia, seduta a terra, tra i frammenti di vetro,
pronta ad imprecare contro chiunque le si fosse avvicinato.
“Fermi! Non vi avvicinate.”. Intontita
dal soffocante abbraccio caldo, si rilassò leggermente,
vedendo i nuovi ospiti inattesi in allarme, sulle spine, con il respiro
affannoso.
“Maledetto fratello del cazzo, lui e la sua
sbadataggine, ma questa me la paga sicuramente quell’ebete,
essere unicellulare che defice di neuroni utili al resto del pianeta.
Se lo prendo lo squarto vivo, gli sfilo la spina dorsale e la uso come
flauto, gli raso i capelli a zero e gli stacco i dentini con il
cavatappi, prendendolo a sassate con la cerbottana. A morte Ronald
Weasley, l’esponente più inutile del mio
comprensorio familiare.”
Ginny era furiosa, adirata, in preda ad un attacco di panico
accompagnato soavemente da un ringhio che le si era dolcemente stampato
in viso. Non sembrava dolorante, sul punto di morire, era solamente
costellata da sudore freddo che le imperlinava il viso.
Facile vederla passare dal rosso vivo, al bordeaux, al verde acido, al
nero furia. Davanti a lei il pacco aperto, dal quale usciva della
stoffa bianca, rovinata, sporcata anch’essa dal liquido rosso
che le stava sfregiando il candore apparente.
I due interlocutori muti osservavano quelle gradazioni
alternarsi, schifati, inorriditi dalla loro preoccupazione esagerata,
dal loro essere troppo attaccati ad una persona così troppo
frivola, adesso.
Nella stanza si diffondeva un aroma dolce, fruttato, tra il
pesco e il gelsomino, fragranza impercettibile prima, a causa della
paura che intorpidiva i sensi, profumo inebriante, il suo, quello di
Ginevra. Harry lo conosceva bene, lo aveva assaporato lento, sul suo
collo, nelle notti d’estate, quando timidi esploravano i
sentieri della notte, nel giardino di casa Weasley, soli, loro
soltanto, zitti, in silenzio, a fissarsi facendo finta di essere gli
ultimi sulla faccia della Terra.
Il loro amore era nato così, la loro storia iniziava ad
andare a gattoni, tra l’erba umida, coperta di rugiada
limpida, estiva, di quelle serate dove hai bisogno di protezione, di un
riparo dal venticello freddo che ti solletica la punta del naso, dove
due braccia possenti iniziano ad accoglierti nel loro migliore
abbraccio.
Se lo ricordava bene quell’odore, ma ora era troppo denso,
concentrato, disturbava l’olfatto, era quasi nauseante. Forse
non si rendeva conto di stringere la mano di un’altra
ragazza, con un profumo completamente diverso dall’altro, che
riusciva a percepire, sfuggente, tra le mattonelle lisce di quel bagno
troppo affollato, al momento.
“Ma Ginny, stai bene? Sei ferita?”,
Harry non osava avvicinarsi, i piedi ben saldati al suolo, inermi,
pronti a scattare se fossero stati richiamati all’ordine.
Dalla collera che le scaturiva in viso si poteva decriptare
il messaggio ormai rivelato, celato inutilmente dietro ai due grandi
occhi ambra. Avrebbe potuto reagire in modo violento, volendo
l’avrebbe potuto perfino azzannare.
“Si che sto bene, ma il pacco da Hogsmade no, o
meglio, il suo contenuto. Se quel cretino non l’avesse
catapultato per terra adesso sarei già pronta per scendere,
avrei la mia minigonna nuova, il mio profumo delizioso e la sciarpa
asciutta! Invece l’imbecille ha distrutto tutto. Aveva paura
di vedermi una coscia?!
La delicatezza purtroppo non alberga in quella sottospecie di essere.
Pensavo avesse superato i tre anni biologici ma mi accorgo sempre
più di avere un tacchino per fratello”, la collera
la faceva sparlare, il veleno concentrato sotto la lingua era pungente,
mortale.
Alzandosi rapidamente, facendo attenzione ai cristalli lucidi e
pericolosi, trotterellò fuori dalla stanza, senza battere
ciglio, insensibile alla paura che aveva azzannato i suoi amici, non
curante del fatto che Hermione stesse per schiattare in bagno, ancora
con lo sguardo fisso sulla scatola.
Gli occhi erano rossi, bruciavano ardentemente di fiamme
amare, velati di un impercettibile manto di rassegnazione,
consapevoli improvvisamente dell’indifferenza
appena scagionata, dileguata in un cuore una volta puro.
Harry, accorgendosi di tutto ciò, la strinse a
sé, cingendole i fianchi senza aver paura di essere visto,
occupandosi esclusivamente di tranquillizzarla.
“Lo so, passerà. Aspetta stasera e
tutto sarà chiarito.”, passandole le dita tra i
capelli soffici, le spostò un ciuffetto che le disturbava la
vista e la prese per mano per condurla fuori.
Ginevra era in piedi davanti alla finestra, in biancheria
intima, intenta a concepire un’idea giusta, configurando
mentalmente ciò che poteva o no mettere. Harry si
irrigidì all’istante vedendo quel corpo troppo
scoperto, troppo invitante, troppe volte visto, toccato, assaporato.
Si fermò all’istante, sciolse la sua mano da
quella di Hermione e lento retrocesse, andandosene silenziosamente
dalla stanza. Non era una malattia, non era mancanza di rispetto, era
pura e semplice debolezza, ostentata timidamente, da soffocare al
più presto. Sapeva di urtare la sensibilità della
sua amata con quel gesto, lo sapeva bene, ma purtroppo era inevitabile.
Hermione, accortasi della reazione di lui, rimuginava sulla
loro situazione, al triangolo che si era formato, in segreto, nascosto
alla luce del sole, forgiato la notte, quando la Luna incorniciava i
loro corpi avvinghiati, bugia eterna che forse un giorno si sarebbe
rivelata per quello che davvero era.
Bisognava distruggere tutto questo, ad ogni costo. Harry doveva essere
suo, il ragazzo che amava era ancora sensibile al fascino di quel corpo
ben tornito, le curve marcate nei punti giusti, sensualità
che traspirava da ogni dove in quella statua di cera. Punto primo:
scioglierla.
“Ma cos’ha Harry? Lo vedo strano
stamattina, non sta bene?”, immune all’alone di
paura che ancora aleggiava tra le pareti di pietra, si domandava cosa
non andava nel suo ragazzo, non ascoltando seriamente, più
per cortesia che per apprensione.
Con voce calma, seria, atona,
“l’altra” rispose: “Forse
Ginny, quel 23 giugno sei cambiata troppo. Hai lasciato le tue doti
più belle in quella stanza, bruciando al sole anni di
ricordi, essiccandoli all’afa, lasciandoli morire pian piano,
dimenticati da chi li aveva vissuti, momenti incancellabili che tu hai
tramutato in cenere.
Ti ricordi quando ti dissi che sarei cambiata come te, con
te? Ebbene, l’ho fatto, e ti ringrazio di avermi dato la
possibilità di scoprire un’altra me stessa che non
credevo di possedere, ma il mio cuore, quello è rimasto
uguale, come sempre, intonso, immutato, non l’ho soffocato
sotto strati di lacca, sotto un trucco troppo ardito, sotto una
camicetta troppo sbottonata. Io sono sempre la stessa, i vestiti non ci
dovrebbero cambiare, né identificare, dovrebbero essere
solamente un modo per valorizzarsi, per essere apprezzati di
più, ma non devono condizionarci la vita. Tu non sei
più la stessa.
Come hai fatto a non accorgerti che io e Harry stavamo morendo
all’idea che ti fosse successo qualcosa? Dopo
l’urlo agghiacciante che abbiamo sentito in bagno non
sapevamo più cosa pensare, eravamo pietrificati
all’idea di perderti. E tu cosa fai? Imprechi contro Ron, che
sai da una vita quanto sbadato è, e te ne freghi di come
stanno le persone a te più care, almeno, così
credevo, fino ad ora”.
Guardandola negli occhi le impresse queste parole nella mente,
marchiate a fuoco nel suo cervello, lontane, distanti anni luce dal
cuore. Lentamente si girò di spalle, e non curandosi del
luccichio agli occhi dell’amica, ai singhiozzi strozzati sul
nascere, uscì silenziosa, senza reagire.
A mano a mano che camminava lasciava dietro di sé emozioni,
speranze, felicità. Le lacrime sgorgavano mute, senza
chiedere il permesso di decorrere quelle guance accaldate, per
raggiungere le labbra rosse, chiuse, serrate come una morsa di ferro
arrugginito.
“Tu non sai un bel niente di quel cazzo di
giorno.”, il pianto esplose come un paracadute in picchiata
libera, senza preavviso, istintivo, poderoso.
“Perché non hai voluto dirmi
niente…”, questo fu l’ultimo sussurro
sibilato nella Sala Comune dei Grifondoro, morto tra le fiamme del
cammino ormai spento, congelato tra le mura di quel castello
così pregno d’angoscia, che affollava
più di una mente, in quel momento.
La Sala Grande era gremita di maghi e streghe affamati,
accumunati dall’unico istinto che li univa senza lotte,
scontri, litigi: la colazione era il richiamo solenne alla
civiltà, o meglio, al rigore formale, evitando, se
possibile, di strapparsi i biscotti al cioccolato dalle mani,
contendendoseli con duelli aspri, a suon di forchettate.
Il miglior buongiorno offerto da Hogwarts, per intenderci:
“In guardia marrano! Se tu vilmente mi freghi il biscotto, io
ti cavo a forchettate un occhio!”, dolce sinfonia musicata
tra Fred e George Weasley. L’abbondante appetito era una
qualità selettiva, da portare alta fino all’ultima
briciola, in famiglia!
Il chiacchiericcio era vigoroso, le parole si fondevano
impercettibilmente, creando discorsi sconnessi, degli argomenti
più svariati, leggeri volavano in alto verso il soffitto,
incapaci però di fuggire dalla finestre. Tutto rimbombava
pesantemente, l’acustica svalutava l’atmosfera, il
cibo legava, per fortuna, gli animi.
Gli schiamazzi più fragorosi provenivano dalla
tavolata dei Serpeverde, dove Draco Malfoy, dopo aver steso un lieve
strato di marmellata di albicocche su una fetta biscottata,
la porse al suo vicino, Goyle Gregory. Non occorrevano parole al povero
giovane affamato, con la fronte corrugata ad osservare quel pasto
dietetico, primo stadio della sua dieta salutare.
“Non hai forse dimenticato una bella manciata di
burro, Draco?”, speranzoso si avvicinò al suo gran
maestro e facendo gli occhi dolci, sbattendo le palpebre a
mò di civetta, provò ad imitare una delle
infinite donzellette che il suo capo adorato si divertiva a
“sbattere”.
In risposta lo Slytherin gli ficcò il rancio in
bocca, digrignando i denti, tappandogli il naso e pizzicandogli una
guancia ripiena, sorseggiando poi, assopito, il suo caffè
amaro bollente, rigorosamente senza zucchero.
A quella scena i compagni di casata scoppiarono in una
risata tonante, contagiosa, liberatoria.
I Corvonero che avevano seguito la scena da lontano,
sorrisero timidamente, alcuni degli esemplari più sfacciati
della casata, sogghignando beffardamente.
I Tassorosso non mossero una bacchetta, erano semplicemente
intenti ad organizzare lo schema d’attacco per la partita di
Qiuddich dell’indomani.
Dovevano, volevano, pretendevano di vincere, ad ogni costo.
I giocatori confabulavano tra loro, proponendo schemi
d’attacco sempre più efficaci, zittendo Tassi
tifosi che provavano a consigliare una difesa più marcata,
un attacco più dominante.
Harry invece, seduto al fianco di Ron, in catalessi
profonda, osservava di sfuggita l’incredibile
capacità contenitiva del rossetto, che trangugiava cibarie
prelibate una dopo l’altra, senza sosta, aprendo e chiudendo
la bocca ad una velocità impercettibile, masticando
rumorosamente, senza ritegno.
Agguantato il vassoio con la torta al limone, lo attirò a
sé e lo protesse con il braccio da sguardi indiscreti, o
peggio ancora, da maghi affamati. Alternava cannoli alla crema, a
pasticcini alla ciliegia. I bignè al cioccolato
troneggiavano alla sua destra, prossime vittime sacrificali del pozzo
senza fondo, il cappuccino fumante davanti a lui, filtro succulento,
degno aiutante per deglutire tra una delizia e l’altra.
Ormai era abituato a quello spettacolo raccapricciante, un
piccolo roditore con il suo formaggio francese preferito, un vampiro
attirato dal sangue succulento, uno squalo affamato con la sua preda.
Sorseggiava una tazza di tè al limone, troppo
bollente per essere bevuto tutto d’un fiato, troppo
ghiacciato per scaldargli il cuore. Improvvisamente si sentì
toccare delicatamente la spalla e voltandosi riconobbe il volto
famigliare di Hermione, unico viso che l’avrebbe potuto
distogliere prepotentemente dall’immagine della panna che
colava velocemente dal mento di Ron.
“Cosa ti passo Hermione?”, si era
accorto che era a terra, gli occhi ancora troppo lucidi per lasciare
spazio ad uno dei suoi sorrisi calorosi, le palpebre socchiuse, a
nascondere una lacrima che stava per sgorgare, nuovamente, le mani
nervose, che frugavano prepotentemente in tasca alla ricerca di un
fazzoletto.
“Solo un po’ di latte, grazie. Non ho
molto appetito stamattina.”, in effetti, aveva lo stomaco
chiuso, il nodo alla gola non le permetteva di ingerire alcun alimento.
Sperava, vana, di poterlo sciogliere con qualcosa di caldo.
“Hai litigato con Ginny?”, inutile la
domanda, era come un libro aperto per lui, nulla poteva essere celato
dietro a quegli occhi color nocciola, gli bastava poggiare
delicatamente lo sguardo su quel viso e capiva esattamente cosa le
passasse per la mente, come se potesse leggerle dentro.
La Grifona non rispose. L’incontro dei loro occhi
fu più esauriente di mille parole.
A distrarre i due dall’alchimia nascente ci
pensò Blaise Zabini che, solleticando vorace il collo a
Pansy Parkinson, la faceva contorcere e gracchiare in un mix orrido,
uno degli spettacoli che ti si stampavano in fronte, che ti rovinavano
il pasto, che non potevi facilmente cancellare. L’oca
starnazzava allegramente, alimentando inconsapevolmente
l’ilarità del giovane e dei suoi compagni senza
cervello.
Lei chiedeva aiuto a Draco, il principe non la calcolava, la piovra le
alzava fugacemente il mantello per raggiungerle l’interno
coscia. Un altro triangolo, l’ennesimo.
“Gallina.”, Ginny comparve alle spalle
di Hermione e, variando le abitudini quotidiane, si sedette al fianco
del fratello, fulminandolo con lo sguardo, incenerendolo con quegli
occhi magnetici.
“Ronnino caro, come è iniziata la tua
giornata da pattumiera deambulante? La mandibola funziona bene come
ogni mattina? Ma guardalo, tenero, che trangugia come un gorilla nano
la sua banana prelibata…”, questo era solo un
antipasto acerbo.
“Come hai osato catapultare per terra il mio
pacco?! Sai che c’era dentro, testuggine di campo?! Meglio
che non perda ulteriormente tempo con te và che potrei
pietrificarti all’occorrenza!”, disse tutto questo
in un’escalation di ottave spaventosa, tirando per
l’orecchio il povero malcapitato, in fiamme dalla vergogna.
Mezza Hogwarts lo stava deridendo, più del solito.
“Sc… Scusa Ginny, non l’ho
fatto a posta. Sai che a volte sono un po’
maldestro…”, il povero Weasley si dimenava
inutilmente sotto gli artigli blu elettrico della sorella furiosa.
Liberarsi? Impossibile.
Hermione seguiva la scena distratta, notando la sofferenza
di Ron, colpevolizzando finalmente il mutamento radicale di Ginny. Dal
canto suo la rossa, accorgendosi dello sguardo vacuo della sua migliore
amica, liberò il fratello dalla morsa letale e si
tranquillizzò ingurgitando un biscotto alle mele. Harry
stava per aprir bocca quando un tintinnio soave richiamò
l’attenzione di tutti gli studenti presenti.
“Cari studenti, vogliate scusare quest’interruzione
ma devo comunicarvi un paio di avvenimenti straordinari per la giornata
odierna. In quanto Preside sono tenuto ad informarvi che le lezioni
della giornata, e relative attività straordinarie, sono
annullate.”, corretto, imparziale, saggio, espose il suo
proclama cercando di non soccombere allo scoppiò del boato
incredibile, scaturito dalle quattro casate della scuola, unite
all’unisono per inneggiare al miracolo.
Maghi che si abbracciavano, streghe che si coccolavano, chi brindava
con un bicchiere di succo di zucca, chi improvvisava una danza della
gioia. L’ilarità dilagava senza sosta, ma il
preside non perse la calma e ristabilì l’ordine.
“Questa giornata non sarà da dedicare
all’ozio, alla bambagia che tanto bramate, bensì
ad una conoscenza più approfondita tra voi studenti. Mi
spiego meglio: ognuno di voi sceglierà un mago o una strega
di una casata differente dalla sua, con il quale o la quale
dovrà condividere il lasso di tempo che va da adesso a
mezzanotte.
Dopodiché, allo scoccare delle ventiquattro, ci riuniremo
tutti qui e tireremo le somme dell’esperimento.”.
Non aveva ancora finito di illustrare il programma che la baraonda si
intensificò ancora di più.
Chi guardava maliziosamente un mago dall’altro capo della
sala, chi si ringhiava contro a due metri di distanza, alcuni facevano
le fusa, altri imprecavano pietà.
“Per cortesia, ragazzi, un po’ di
civiltà”, riprese in tono serio, severo,
autoritario. “Lo scopo di quest’operazione
è di poter conoscere meglio una persona che solitamente
evitate, concedetemi il termine, come la peste, alla quale non vorreste
mai essere accoppiati per una ricerca extra scolastica, insomma, una
persona che proprio non gradite.
Alla fine della giornata dovrete scriverete in un bigliettino le
impressioni che vi ha fatto l’altro, dovrete riuscire a
scoprire venti informazioni basilari sulla sua personalità,
abitudini, preferenze. Vi è tutto chiaro?”.
Finalmente il “sermone” era quasi terminato e gli
alunni si preparavano ad una giornata, apparentemente, rilassante.
“Dimenticavo ragazzi, ognuno di voi
dovrà pensare ad una parola per descrivere il compagno
scelto e, stanotte, scriverà nel foglietto se ha cambiato
idea o se è convinto di ciò che pensava in
precedenza.
Sappiate che ho fatto un incantesimo alla sala prima che entraste.
Nessuno potrà uscire di qui al fianco di un caro amico, di
una fidanzata o comunque, di un conoscente.
Sarete obbligati a testare il vostro sangue freddo, il vostro livello
di sopportazione, le vostre doti comunicative, nel bene o nel male.
Dovrete riuscire a stupire me e il corpo insegnante, in qualunque modo,
oggi tutto è concesso!”, la gioia pulsava
irrefrenabile, si diramava in ogni direzione.
“Alla fine della “missione”
verranno scelte tre coppie, le migliori, quelle che saranno riuscite ad
esprimere con più carisma e determinazione le
qualità del compagno, siano esse positive o negative. Siate
sinceri il più possibile.
A ciascun componente della coppia verranno assegnati cento punti di
merito che si sommeranno a quelli della sua casata. Bene, questo
è tutto. Confido in voi e nelle vostre doti,
maturità e correttezza. Ora vi prego di alzarvi e dirigervi
verso la vostra “preda”. Si dia inizio
all’esperimento!”. Albus Silente, nascondendo
l’emozione sotto la barba, si ricompose accomodandosi
soddisfatto, pronto a degustare una scena quasi sconcertante.
Un trambusto colossale si erse placido nella stanza, la
confusione era storica per quelle mura così antiche,
vissute, logore, le corse per accaparrarsi “il meno
peggio” erano vere e proprie maratone, chi agguantava un mago
voracemente, chi se lo contendeva tra più duellanti, chi
restava inerme al suo posto, radicato alla sua sedia, chi spavaldo, si
lanciava in moine totalmente fuori luogo.
“Allora opossum, vai e colpisci la preda! Se fallisci oggi
salti pranzo e cena a piè pari, mi sono spiegato? E stanotte
fuori sul tetto della torre a saltare la corda, in mutande…
Magari in poggiolo o mi cadi in braccio, sfondando il soffitto.
Questo dovrebbe bastare, credo. Vai da lei e
“gentilmente” le chiedi se vuole farti da compagna
per questo “interessante” esperimento! Dai che
è la volta buona che ti smuovi un po’! Evita di:
sputare, balbettare, girare per un’ora intorno al discorso,
annuire come uno scemo, proporle di passarti una fetta di crostata,
sono bandite le esitazioni, il timore e magari non respirare neanche,
se puoi!
Bè, forse questo è meglio che tu lo faccia o le
svieni addosso e me la trasformi in sottiletta”.
Ecco Draco Malfoy, maligno, beffardo, mutevole, un vero bastardo da
capo a piedi. Si divertiva a programmare la vita degli altri, a
renderli succubi del suo potere, dell a sua
notorietà, della sua fama, soprattutto il malcapitato Goyle,
che aveva provato a ribattere ad ogni parola del suo signore, impotente
di fronte a cotanta esuberanza dello Slytherin.
“Bene velociraptor, attaccaaa! Vai e colpisci,
è un ordine. Ora se vuoi scusarmi, ho una fanciulla
succulenta da… agguantare! A stasera.”, e
sferrando uno dei suoi sorrisi migliori si lanciò verso la
tavolata dei Grifondoro, una freccia bionda, frutto di un arco troppo
teso, da ore.
Goyle rimuginava pietrificato.
E ora come faccio??? E
se mi ride in faccia? Se fa finta di non ascoltarmi? Se mi spiaccica un
bignè in testa? Bè, in effetti potrei mangiarmelo
senza che Draco mi accusi di lesione volontaria a me stesso e al mio
metabolismo, ma… Mamma quanto è bella, delicata,
con quel viso circondato dall’oro… Non riesco ad
aprire la bocca, non ci riesco. Che figura da scemo che sto facendo, mi
sta guardando schifata, vorrei sciogliermi seduta stante come della
glassa in forno, quella per fare la torta more e mirtilli,
uhm, quella divina, succulenta, prelibata
pietanza… Basta, Gregory Goyle, torna in te.
“Ciao Goyle! Come stai?”,
l’angelo biondo aveva dischiuso soavemente le labbra e lo
invitava a sedersi accanto a lei, con un cenno leggiadro della mano.
“Ehm, c… ci … caio, no,
volevo dire, ciao Luna! Mi chiedevo se per caso non ti andasse di fare
coppia con me, bè no, hai capito, se vuoi fare questo
esperimento con me”. Sudava come se stesse facendo uno di
quei terribili bagni turchi con sua zia, tremava vistosamente ma ormai
aveva parlato.
“Oh, certo. In effetti non siamo né
compagni di casata, né amici, ehm, neppure conoscenti a
dirla tra noi, nulla di tutto questo, per cui, direi che si
può fare!" Dolce come sempre, gentile, educata, aveva
realizzato il sogno di quel Serpeverde un po’ troppo
strampalato, come lei.
“Perfetto allora…”, per la
timidezza incontrava i suoi occhi di rado, non alzava lo sguardo in
segno di sicurezza, di consapevolezza, non parlava fluidamente,
balbettava lievemente, arrossendo violentemente per la vergogna, ma era
comunque in inizio.
“Ron, tu chi scegli come compagna?”,
Harry si informava sul destino dell’amico, ignaro che la sua
scelta gli stesse scivolando tra le dita.
“Cr… cr… credi forse che io
abbia intenzione di andare a tampinare qualcuno, supplicandolo
perché sia il mio compagno di esperimento per cavie dementi?
No no e ancora no, non ci penso proprio.
Sono già deriso abbastanza anche se non mi metto in ridicolo
così. Aspetterò che il fato si faccia avanti
codardo, lasciandomi l’ultimo mago senza compagno, un altro
eclissato come me, un rifiuto della società che possa
capirmi e sopportarmi per una giornata senza dover scappare a gambe
levate al San Mungo….”. Era disperato il povero
pel di carota, ignaro del suo, tutt’altro che tetro, destino.
“Io scelgo tua sorella, a proposito… Gi
…?”, si bloccò di scatto, realizzando
che: uno, non poteva sceglierla perché era sua compagna di
casata, due, perché tecnicamente era ancora la sua fidanzata
e tre… perché era già in braccio ad
uno e stava “sfrecciando” via alla
velocità della luce.
“Ginny? Aspetta! Dovevamo incontrarci dopo
pranzo!”. Imprecava contro questo esperimento inutile,
imprecava solennemente senza essere ascoltato da anima viva, imprecava
e si arrendeva lentamente. Doveva assolutamente risolvere con Ginny o
non ne sarebbe più uscito, indenne almeno.
“Eh Harry, non posso… Dobbiamo stare
tutta la giornata solo con il nostro compagno! A
domani…”, e chi se ne fregava di Harry se stava
correndo via in braccio a Draco Lucius Malfoy?
Beta Reader: Lucy
Light
§§§
Se siete giunti alla
fine mi complimento per la vostra bravura eccelsa! Allora, che ve ne
pare? Vi va di lasciarmi un commentino?! Ringraziamenti specialissimi:
>Christina
Malfoy: grazie infinite tesoro per essere tornata a
commentarmi!!!è sempre un onore!!!fammi sapere se ti
è piaciuto anche questo!un bacio
>daphne_91: stella mia bellissimaaa!!!grazie per la tua infinita
bontà!mi lusinghi sempre di più e
arrossisco!!!spero vorrai continuare a seguirmi!ormai sai che ti
adoro!un bacione
>Lucy Light: sono super mega contentissima che tu abbia
apprezzato Goyle, soprattutto perché sai quanto mi
rispecchia da 3 mesi a questa parte!!!Viva me!al prossimo
commento…spero!tqm
>Dracolove: sono felicissima al cubo della tua recensione!dopo
che mi hai detto che sei una mia fan mi sono messa a saltellare e a
ballare il ballo del qua qua col mega orso peluches che ho in
camera!fammi sapere se ti è piaciuto questo chappy!un bacio
>SusyE: eccoti accontentata! Ho aggiornato il più
presto possibile (maledetta scuola!!!)…ho svelato i
retroscena dell’urlo…che te ne è parso?
Fammi sapere se ti va!un bacio
>gin90: hai ragione sulla telecamera come oggetto
gabbano…ma…mi è venuto in mente una
sera e volevo inserirlo come elemento piccante!spero tu
l’abbia gradito comunque ma soprattutto spero ti sia piaciuto
il chappy!un bacio
>Ashley Snape: amore mio bellissimooooooo!ti è
piaciuto questo chappy!?fammi sapere mi raccomando!!!un bacione
tesoraaa tv1kdb
>HarryEly: ecco aggiornata la ff!Ho smorzato nuovamente il
chappy sul più bello…spero che la
curiosità salga…fammi sapere!bacioni
>herm993:ecco qua cos’è successo a
Ginny!!!grazie per avermi recensita!è un onore!spero ti vada
di seguire questa ff anche in futuro!un bacio
>marco: carissimooo!!!lo so che questi capitoli non sono il
massimo per la tua coppia preferita ma ti prometto che nel prossimo
chappy avrai il sadismo da parte di Harry che cercavi!!!parola di
Rivoltella J!!!intanto ti ringrazio all’infinito per la tua
bontà nel commentare i miei lavori con così
infinita gentilezza!6 troppo gentileee!mi commuovi!fammi sapere cosa ne
pensi del chappy!p.s:tranquillo, il mio nick non deriva da un momento
di depressione come hai dedotto dalla one-shot malinconica…
nasce dal mio culto per la regina del giallo Agata Christie e
principalmente dal suo romanzo eccelso “Poirot sul
Nilo”… un bacione
>Noemi_Malfoy: ti prometto che il prossimo chappy
sarà tutto su Draco/Ginny…e vedrai che
roba!!!fammi sapere come sta andando la ficcy…sono curiosa
di sapere che te ne pare!un bacione
>DarkGiliath:grazie mille per i complimenti!spero tu voglia
commentare anche questo chappy!un bacio
>Shild e Lic_GyM: carissima!il tuo commento mi ha riempito il
cuore di gioia!spero ti sia piaciuto questo chappy!fammi sapere!un
bacione
>milly92: eccoti servita…nuovo capitolo a tua
disposizione!fammi sapere se ti va che ne pensi!un bacione
>HermyKitty: ti ringrazio moltissimo per il tuo commento
chilometrico…è sempre bello quando si vede che
qualcuno ti dedica del tempo dandoti le sue impressioni…per
quanto riguarda il cambiamento radicale dei personaggi...il motivo...si
inizierà a trattare dal prossimo chappy!ti ringrazio per
ogni singola parola!me stessa medesima davvero onorata!fatti sentire se
ti va!un bacione
>Selene_90: eccomi qui con il nuovo chappy!spero tu
l’abbia gradito!sei sempre gentilissima e mi doni complimenti
che mi elevano l’ego a livelli
spaventosi!!!grazieeeeeee!fammi sapere per qusto cap!un bacio
>granger90:grazie per i complimenti!spero di aver risposto alle
tue richieste della recensione!vedrai che nel prox capitolo ci
sarà altrettanto da assaporare!fammi sapere!un bacione
>jess:grazie pr avermi detto che sono brava ad interrompere sul
più bello!ho replicato anche qui!eh eh^^!nel prossimo chappy
ci saranno risvolti interessanti…fammi sapere se hai
gradito!un bacio
>Lady_Malfoy_4ever: ciao stella!!!grazie mille per I tuoi
commenti sempre presenti!!!mi onori!fammi sapere se hai gradito
questo!un bacio
>Seiryu: sono felicissima che la perla su Draco=terno orgasmo ti
sia piaciuta!e grazie per essere sempre quia seguirmi!non sai quanta
gioia mi dai!a presto!un bacione grande grande
>Koki:grazie 1000 per la recensione!ho notato che hai anche
inserito la mia ff tra le tue preferite!onore a me!spero ti sia
piaciuto anche questo chappy!fammi sapere!a presto
Il mio cuore urla un grazie gigante a: biba, gin90, lelina, Madeline,
mara_star, SusyE e vinny per avere aggiunto la mia ff alle loro
preferite!l’onore mi sovrasta!vi adoro tesoriiiiiii!
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Capitolo 5 *** Guardian Angel ***
Tesorissimi
miei!!! Vi richiamo al rapporto!!! Ennesimo chappy, il quinto, e devo
ammettere, onestamente, che c’ho messo ore a scriverlo!!! ^^!
Spero gradiate! Diciamo che ho dato sfoggio della mia fantasia e ho
intricato un po’ la matassa degli intrighi… Le
coppie sono strane... ma servono per il futuro andamento delle
cose!!!Vediamo se vi gusta come chappy! Intanto vi ringrazio e vi urlo:
“VI VOGLIO
BENEEE!!!”
GUARDIAN
ANGEL (Angelo custode)
“Allora Granger, facciamo alla svelta, una botta e
via”. Queste parole risuonarono tonanti nella stanza troppo
affollata, in tumulto, decisamente troppo in fibrillazione. Il brusio
che vorticava lento tra le tavolate imbandite si diffondeva leggiadro
tra quei corpi che marciavano liberi in una frenica danza, si ergevano
placidi e consunti, sfoderando sguardi come sciabole, intercettando chi
scegliere, tra la moltitudine.
“Per quale assurdo scherzo del destino tu ti ergi
giulivo e pio dinnanzi a me? Ho forse udito correttamente le parole da
te poco fa pronunziate? Che strano intruglio ti sei bevuto stamattina
caro il mio sedano? Caffè corretto whisky? Burrobirra al
posto della tua dolce camomilla quotidiana?
Mio caro Blaise, l’alcolismo che dilaga tra i giovani
adolescenti è un problema che sta mettendo in ginocchio la
nostra società attuale, da non sottovalutare, sia ben
chiaro…
Il futuro sarà compromesso senza via di ritorno. I giovani
rampolli come te dovrebbero pensare a diplomarsi a pieni voti, a
crearsi una posizione, una reputazione rispettata. Non possono passare
i loro anni d’oro ad autodistruggersi solo per sembrare
più fighi… Sei … ca… carino
anche se non fai il cazzone in questo modo…
Vuoi ritrovarti a quarant’anni con un fegato che fa
provincia? Il cuore che pompa sangue troppo velocemente rischiando un
attacco cardiaco prematuro, letale? La cintura dei pantaloni sempre
troppo stretta a causa dell’infinito girovita incontenibile?
Non va assolutamente bene sai, devi curarti! E pensare che saresti
anche un giovanotto di belle speranze se non fosse per quei due o tre
difettucci che ti ritrovi, facciamo anche quattro o cinque
dai… Se vuoi cerchiamo insieme qualcuno che possa aiutarti,
un numero verde, gli assistenti sociali, qualsiasi cosa per salvarti da
questo oblio… Inoltre non capi…”.
Parlava troppo quando era nervosa, decisamente non conteneva gli argini
del suo sapere, o meglio, della sua ignoranza, al momento.
Avevo sciolto le briglie ed era partita per la sua tangente, proibendo
qualsiasi tipo di spiegazione razionale, non sfiorando minimamente idee
ovvie.
Venne interrotta bruscamente da due mani, anzi, due vanghe, che le
tapparono la bocca repentinamente, troppo bruscamente per essere
definite il tocco di un mago come si deve, educato, gentile, composto.
L’energumeno che le si ergeva davanti era decisamente
l’antitesi delle buone maniere, del galateo, o comunque di
qualsiasi forma di civilizzazione.
“Poche storie, non ho tempo da perdere con te.
Adesso tu alzi il tuo bel fondoschiena da quella panca e mi segui,
rigorosamente in silenzio. Sono stato abbastanza chiaro?”.
Con occhi truci la fulminava e l’avvolgeva in un vortice
misterioso, rude, affascinante. Scaltro girò su se stesso e
iniziò a percorrere il lungo corridoio della Sala Grande,
avventandosi voracemente verso l’uscita.
Era inutile voltarsi per accertarsi della presenza della
donzella richiamata all’ordine, perché, a pochi
passi dal bel Serpeverde, si muoveva composta una figura esile di
donna, un tantino preoccupata, ignara di ciò che le sarebbe
accaduto nelle prossime ore.
“Ron, quella che si sta avvicinando come un
taglialegna verso l’ultima, bramata, desiderata felce del
bosco, non è… C… Cho vero?”.
Con uno scatto fulmineo degno del miglior velocista, si nascose
furtivamente dietro un’enorme torta alla liquirizia e
cannella, provando a rimpicciolirsi il più possibile,
spiaccicandosi letteralmente alle spalle portentose
dell’amico, tipo figurina sull’album dei giocatori
di Quiddich, quella mancante, il pezzo raro, da scovare assolutamente.
“Non vorrei demoralizzarti ma è proprio
lei. Sì sì, la Corvonero sta correndo qui tipo
maratoneta provetta e sembra evidentemente desiderosa di prenderti e
portarti via prima che ci pensi qualcun altro”. Incoraggiante
come sempre, pattumiera-umana-Weasley.
“Non dirmi che mi toccherà stare in
coppia con Cho perché altrimenti inizio subito a farmi dei
pregiatissimi origami sulle vene con il coltellino per spalmare la
marmellata…”. All’idea di condividere
un’intera giornata con lei, ben quindici ore di prigionia ad
ascoltare ancora gli ennesimi piagnistei, gli sarebbe scaturito
naturale un conato di vomito.
“Harry, non per scoraggiarti ma si sta dirigendo
verso di noi… Non per essere pessimisti ma è
abbastanza rapita dalla tua presenza, ti sta fissando continuamente.
Non per accompagnarti al patibolo ma… Scappa
finchè puoi, si salvi chi può! Addenta una fetta
di torta, sporcati di cioccolato, fatti scendere della glassa nel
mantello, insomma, renditi orripilante, magari funziona”. Gli
aveva servito il meglio che potesse offrire.
“Il solito geniaccio, eh, Ron?! Stai fermo e non
mi vedrà, almeno spero. Se mi chiederà di far
coppia con lei rifiuterò senza problemi. E non mi
farò scrupoli, sarò anche scortese probabilmente,
ma chi se ne frega.
Ne ho già avuto abbastanza di lei quest’estate.
Sapeva che stavo con Ginny e continuava a mandarmi lettere sdolcinate,
gufi migratori con cioccolatini a forma di cuore, perfino il suo elfo
domestico vestito da Cupido pronto a scoccarmi una freccia rossa con la
ventosa a forma di bacio. Ad un certo punto uno si stanca e diventa
pure maleducato”.
Non se la stava prendendo un po’ troppo? In fondo lei voleva
solo renderlo felice, voleva donargli ciò che Ginny gli
concedeva a metà, il suo corpo ma non la sua anima. La
moretta sarebbe stata totalmente di Harry, rapporto esclusivo fino
all’ultimo succhiotto.
Sentiva la pasta sfoglia aderirgli al basso ventre, fredda,
morbida, il solito pasticcio del suo migliore amico che credeva di
poterlo aiutare, in quel modo goffo. Ormai era un connubio tra timore e
pasta frolla, terrore e ciliegine, impazienza e cioccolato. Sentiva di
appiccicare ovunque, le mani sporche di vaniglia, il colletto della
camicia troppo stretto. Ma doveva preservare il suo nascondiglio,
doveva impegnarsi a mantenere un certo rigore, un velo leggero di
dignità.
“Ciao Harry, cosa ci fai qui tutto
ranicchiato?”. Due occhioni da triglia stavano sfavillando in
preda a qualche spasmo innato, posandosi delicati su di lui. Un corpo
snello gli si sedette in braccio, senza timore, sicuro
dell’effetto che provocava sul genere maschile. Lentamente
iniziò a leccargli la panna che gli si posava buffa sulla
guancia, cingendogli il collo con le lunghe braccia calde, lisce.
“Guarda che il pollaio è
dall’altra parte, Pansy…”. Harry,
staccandola violentemente, si rizzò nuovamente scaltro,
impietrito, provando a pulire maldestramente il mantello macchiato.
Sentiva i movimenti irriverenti di quel corpo sul suo, strusciandosi
senza ritegno. Cho e Pansy, le sfighe sempre in coppia,
pensò.
“Ma dai Harrino caro. Ho visto che la tua rossetta
è schizzata via con il mio Dracuccio. Diamo una bella
lezione a quei due, che ti costa… Non dobbiamo assolutamente
farci prendere dagli eventi se non vuoi… Anche se devo
ammettere che il mio lettino è molto comodo, il cuscino
è morbido, le lenzuola sono profumate e la mia biancheria
intima è sparsa un po’
ovunque…”.
Cinguettava tranquillamente la moretta svampita, non perdendo il ritmo
nello sbattere accuratamente le folte ciglia, accarezzandogli
dolcemente la guancia pallida, fredda, contratta in una smorfia di
sufficienza.
“E sai quanto me frega delle tue mutandine?!
Pensavo se le fosse tenute tutte Draco come trofei. Racconta certe cose
a Pozioni… Voi due che lo fate sul campo di Quiddich, tu
sopra di lui mentre lo fate nella Guferia, voi due che vi avvinghiate
in bagno, lui che ti possiede cinque o sei volte di seguito…
Dovresti tappargli meglio la bocca sai?! Magari infilandogli quella tua
linguaccia da serpe direttamente giù in gola”.
Si divertiva a guardarla, con la fronte corrugata, le pupille a seguire
le labbra che le stavano parlando, una mano a sorreggere il mento,
nella posizione tipica di un gran filosofo pensante.
“In effetti mi è rimasta poca
biancheria intima, infatti adesso non ricordo esattamente se porto o no
gli slip… Se vuoi sei libero di controllare comunque. Certi
misteri sono intriganti da scoprire…”. Era
l’immagine nitida della stupidità, che suppliva
però con la malizia prorompente che la caratterizzava.
“Zitta”. Queste cinque lettere
sussurrate all’orecchio della mora, bloccandole la testa e
baciandole passionalmente il collo. La sua lingua passeggiava lenta
sopra quella pelle fine, candida, dal profumo floreale,
scendeva agile verso il petto costretto nel mantello color ebano,
assaporando la fragranza nuova di quei baci proibiti, improvvisati al
cospetto di una moltitudine pietrificata. Forse stava esagerando, ma
doveva essere il più credibile possibile…
“Ciao Cho!”. La voce di Pansy
riempì l’aria di falsità, si diffuse ad
alto volume, arcigna, pregna dell’eccitazione del momento.
Parlava ansimando lievemente, digrignando le fauci morbide, accaldata.
Non si aspettava quell’esplosione di passione, non credeva
possibile di sentire una nuova lingua marciare vivida sul suo collo,
pronta a fluire, languida, agile, vogliosa, sempre più in
basso.
“C… ciao. Ron, sei ancora
libero per l’esperimento?”. Aveva cambiato i suoi
piani improvvisamente, dopo aver assistito a quel piccolo scenario
pornografico, che le spezzava avidamente la voce. Respinse indietro,
forte, le lacrime che stavano sgorgando, timida, insicura, tremando
lievemente. La maschera che le proteggeva il viso era salda,
irremovibile, messa a dura prova infinitamente negli ultimi mesi, ormai
testata. Avrebbe superato quella situazione, anche adesso.
Dopodiché avrebbe dimenticato Harry per sempre, davvero
stavolta. Se lo ripeteva ogni volta che gli mandava una lettera, nei
lunghi pomeriggi estivi, se ne autoconvinceva ogni volta che non
riceveva risposta, provava a mentire a se stessa sempre più
spesso, testarda, cocciuta, innamorata, quando trovava gli occhi del
giovane posati delicati sulla sua chioma corvina. Credeva fermamente
che la stesse guardando, non che avesse solo lo sguardo perso nei suoi
pensieri di ragazzo, rilassato, sereno, ancorato alla prima figura che
trovava sul suo campo visivo.
“St… stai parlando con me?”.
Ron stava per sciogliersi davanti a quella statua di cera dagli occhi
profondi, color petrolio, allungati in quella smorfia di tenebra,
teneramente a mandorla.
“Certo, allora, hai già una
compagna?”. Gli faceva tenerezza quel viso lentigginoso che
si contraeva in espressioni ingenue, fragili, un misto di stupore e
speranza. Non poteva tradirsi proprio ora, doveva assolutamente portare
a termine la sua pantomima, almeno finchè non fosse stata
sola con Ron. Lui avrebbe sicuramente capito il suo dolore. Avrebbe
potuto consolarla teneramente, senza giudicare, savio di una vita
passata a reprimere il bisogno di affetto impellente, naturale, muto.
“Si Cho! Cioè, no, nessuna compagna!
Sono libero, liberissimo, liberrimo! Non ho assolutissimamente nessun
martire per questa giornata pronto a condividere ore ed ore con me,
proprio neppure un’anima, viva o morta che sia! Anche se Nick
Senza Testa mi aveva promesso di starmi accanto se fossi rimasto
solo… Ma dato che tu sei qui, niente più
preoccupazioni! Ho una compagna! Per mille e una torte alla panna e
fragola, siii!”.
Alzandosi fiero prese sotto braccio la giovane strega e, conducendola
agilmente verso il portale di legno, che segnava il confine tra
apparenza e realtà, sorrideva teneramente, come un bimbo che
gustava la sua prima caramella.
“Senti anatra, staccati immediatamente dal mio
collo. Non ti voglio tra i piedi oggi, compreso?! So che sono frasi
troppo difficili da capire, articolate con parole troppo lunghe e
ricche di consonanti per essere afferrate dal tuo cervellino
minuscolo… Ti faccio un disegnino se vai meglio…
Io e te no insieme! Chiaro?!”.
Provava a staccare quella gomma appiccicata al suo corpo, al gusto di
fragola, masticata avidamente per far girare al largo Cho. Il problema
è che, quando una gomma ti si appiccica fra i denti bianchi,
è diffide staccarla senza che qualche residuo imperversi nel
tuo palato.
“Stupida quanto vuoi ma vedo benissimo che hai il
mantello rialzato là sotto! Ti conviene chiudere la bocca
una volta ogni tanto e pensare prima di parlare. Non sei mica il
migliore solo per quello sfregio che ti trovi nella fronte.
Adesso, visto che siamo rimasti gli ultimi qui, ti conviene
accontentarti. Passerai una giornata con me, che tu lo voglia o no.
Cazzi tuoi, se no, dirò a Silente che ti sei rifiutato di
fare questo giochetto insieme a me.”. Spesso la bocca
ignorante è sempre la più tagliente. Il fuoco le
scorreva nelle vene, l’ardore negli occhi esplodeva come
fuochi d’artificio a Capodanno, la lingua scalpitava
repentina tra le arcate di denti risplendenti.
Senza battere ciglio, Harry si osservò in basso,
evidentemente imbarazzato, non capendo perché il suo corpo
avesse reagito così a quelle semplice, false effusioni.
Allontanando lo sguardo verso le grandi finestre secolari, a
riprova di un mondo troppo ingiusto, si sistemò il colletto
della camicia, sporco di rossetto rosato.
Il Sole, unico elemento immutato di quella giornata,
dominava il cielo, come trattenuto in quella posizione da una camicia
di forza, che lo costringeva a risplendere per il benessere
dell’umanità.
Iniziando a camminare sciolse le sue mani, atteggiate in un
groviglio irregolare di nervosismo e ira, compiendo lunghi passi
distesi, sospirando pesantemente il meno possibile, a riprova della sua
grande forza interiore.
“Saggia decisione Potter! Ci divertiremo
oggi”. Scoccava leggera quelle frecciate amare, che
sottomettevano, che disarmavano, che perforavano il petto. Il rumore
dei suoi tacchi riecheggiava sinistro in quella stanza immensa,
così miseramente vuota al momento. I suoi occhi languidi
seguivano quella figura snella, davanti a sé, rapiti da una
nuova emozione, nata grazie a quei baci rubati.
Avrebbe ottenuto tutto quello che desiderava, senza chiedere. Sapeva
che i ragazzi le cadevano ai piedi come soldati annientati da colpi di
mitraglia, quando faceva loro quel giochetto… Con Harry
però doveva essere più cattiva.
L’animale da addomesticare, stavolta, era più
restio, orgoglioso, furbo. L’avrebbe sicuramente ammansito,
in un modo o nell’altro.
“Draco, togli subito le mani dal mio culo,
cazzo!”. Era appoggiata al suo petto marmoreo, silenziosa
fino a quel momento, spaventata dalle colonne impotenti che vedeva
sfrecciare fulminee radenti al suo corpo sospeso nell’aere.
“Eccoti accontentata, principessa!”.
Rapido mollò la presa, disinvolto, divertito, spettatore
accondiscendente di una “caduta con stile”.
“Ma ti sei completamente rincretinito? Vuoi
deturpare questo gioiellino, patrimonio
dell’umanità, bene demaniale?”.
Profondamente offesa da quel gesto inaspettato, le si dipinse una
smorfia di rammarico nel viso, pronta a sferrare una delle sue tattiche
migliori per ottenere “le scuse” che desiderava.
Pettorali, bicipiti ed addominali sotto le sue unghie rosse.
“Mi hai detto di toglierti le mani dal culo e
così ho fatto! So eseguire bene gli ordini se mi vengono
impartiti dalla mia gattina preferita…”. Stava
facendo le fusa, fiero, sornione, beffardo, l’immagine del
ragazzo che sa usare il suo magnetismo, tra fascino e
sensualità.
“Bastardo”. Si rialzò
velocemente, pronta a sferrare il suo attacco per fargli pagare a caro
prezzo quell’affronto.
Con le mani nelle guance testava l’effetto di
quella burla, vivida e caliente nelle sue guance terse di un rosa
acceso, bollenti, a mò di fornetto a legna portatile.
Finti singhiozzi fecero capolino dalla gola, apparentemente
rauca, le palpebre arrossate per il lieve manto di vergogna, che
imperversava pacchiano sotto il suo nasino
all’insù, erano socchiuse in due fessure
cioccolato, pronte a chiudersi fintamente.
La testa, fino ad un attimo prima sorretta orgogliosamente,
adesso era ripiegata nel codardo gesto di chi è sconfitto,
il capo chino, quasi a sventolare bandiera bianca, arresa, pronta a
battere la ritirata. Le gambe molli, scoperte dalla minigonna di jeans,
con le calze sporche per la caduta, si stavano per accartocciare come
una lattina schiacciata.
Le labbra tremanti, quello superiore a morsicare
nervosamente il compare infimo, rosse fuoco, dipinte dal compagno
fedele, il rossetto incandescente, inarcate
all’ingiù.
I capelli corti, irregolari, soffici, ora scompigliati,
più naturali del solito in quella composizione innaturale di
ciuffi sconnessi, decoravano il viso impercettibilmente e lo rendevano
vero.
Le mani, candide, fredde, rigide, lungo i fianchi, volevano
solamente affondare in quei capelli aurei.
Improvvisamente si lasciò cadere al suolo, priva
di forze, apparentemente, debole, arcignamente stanca di quei giochetti
comici, di cui segretamente si nutriva golosa. In pochi secondi
sentì il freddo del suolo impadronirsi dei suoi polpacci
muscolosi, irrigiditi dalla posizione poco consona e dal freddo gelido
che iniziava a divorare il benessere tiepido delle braccia di Draco.
Lentamente chiuse gli occhi, appoggiando il capo al terreno,
rassegnata, furba, nuda nell’anima, attendendo impaziente le
mosse del cavaliere giocoso.
“Ginny!”. Avventandosi contro il corpo
inerme iniziò visibilmente a tremare, in preda a spasmi
irregolari ed irrequieti, di chi sa di essere sul punto di perdere
parte di sé.
“Ginny, rispondimi, ti prego!”. La
strattonava, scuotendola violentemente per farle riprendere conosceva,
la cinse potentemente con una delle lunghe braccia forti e con la mano
libera le scostava i ciuffetti dagli occhi, le dita affusolate ad
accarezzarle le guance calorose.
“Riprenditi Ginny, adesso ti porto da Madama
Chips, ma ti prego, resisti! Non puoi lasciarmi proprio adesso! Ho
bisogno di te!”. Quasi singhiozzava quelle poche parole,
troppo calde per essere pronunciate da un palato gelido come quello di
un Malfoy, troppo vere per far parte del corredo dell’amore
di Ginevra, inteso da quella mente di giovane donna, come
l’amplesso carnale di due anime affini. O poco più.
Draco era di più, voleva di più e
avrebbe ottenuto di più.
Stava coltivando quel tesoro da mesi e ormai era riuscito ad
ottenere il frutto più succoso, il suo cuore pulsante.
Sollevandola agilmente la prese tra le sue braccia, salda la
presa, sicura e determinata, pronto ad una folle corsa contro il tempo,
pronto a schizzare come la pallina impazzita di un flipper, solo per
donarle qualche istante di vita in più, anche solo un soffio.
Saliva le scale a tre gradini alla volta, temerario, sicuro,
onesto con il suo destino, pronto ad arrampicarsi sugli specchi con lei
in braccio, solo per salvarla.
Improvvisamente però senti un respiro
profondo evaporare sotto il suo collo teso, con il pomo
d’Adamo che sfiorava timido due labbra che ridevano. Si
placò, si fermò e la guardò negli
occhi.
“Credevi davvero che stessi morendo, Draco?! Ti
sei molto ammorbidito mi sembra… Basta un mio
“apparente” svenimento per creare tutto questo
trambusto? Stai calmo, ti prego. Riprendi a respirare normalmente o ci
resti secco stavolta, cazzo”. Gli occhi divertiti tradivano
una vena di rancore, di risentimento, di pena, per aver accelerato a
dismisura il battito poderoso e regolare di quel biondo principe, per
aver rischiato di fargli saltare il cuore fuori dal petto.
Lui non parlava, osservava sovrappensiero un punto
indefinito, lontano, insignificante. La mano inconscia, a stringere
quella di Ginevra. Le braccia di ghiaccio, scultura invernale liscia, a
rapire quel corpo, portandolo al petto ansimante, non
l’avrebbero lasciata facilmente.
Era inutile arrabbiarsi, era inutile credere che sarebbe
cambiata in così poco tempo, inutile sperare che avesse il
coraggio di lasciare Potter per lui.
In fondo era soltanto un purosangue dei Malfoy, l’esponente
più illustre, il fanciullo promettente, quello con il cuore
di ghiaccio, che non veniva coinvolto dai sentimenti, una scopata e
via. Onestamente, si poteva fare a meno di un cuore che non batteva, di
un cuore menzognero, che mentiva per ottenere. A sentire gli altri
almeno, era così.
Lui l’amava, davvero, come nessun altro aveva
concepito l’idea di infinito, come l’alba e il
tramonto, come chi non vuoi perdere l’amuleto portafortuna
che lo protegge da anni, una sciarpa di lana che ti ripara dal freddo,
l’aria nuova che si respira, dopo la prigionia.
Tutti l’avrebbero saputo, prima o poi.
“Ti amo”. Glielo sussurrò
lento all’orecchio, stingendole il petto in una morsa
d’affetto. Lentamente si portò sopra di lei,
languido, attento, libero. Se fosse arrivato qualcuno sarebbero stati
nei guai, guai seri, nulla da ridire. Ma dove sta il bello del pericolo
se non in queste piccole grandi pazzie?
Amare è essere pazzi in due, è
infrangere le regole, è parlare da soli, sorridere senza
motivo, sentirsi leggeri, senza via di ritorno e lui sentiva tutto
questo grazie a lei.
“Dra…”. Il giovane aveva
paura delle parole troppo amare che stavano per uscire da quelle labbra
al sapore di miele. E le baciò nuovamente, costringendole a
tacere verità nascoste, bugie che ormai decifrava senza
problemi, realtà che accettava con il contagocce.
Ginevra stava cambiando, lentamente maturava, lasciando lo
status di bambina per abbracciare la nuova identità di donna
che stava per indossare. Tutto questo lo doveva a Draco, che senza
pretese, soffrendo in silenzio, le accarezzava le giornate buie,
tenendole compagnia e le movimentava le serata fredde, riscaldandola
con il suo corpo in fiamme, quando c’era lei nei paraggi.
“Ti amo anch’io”. Sciolta da
quella bombola d’ossigeno riuscì ad urlare quelle
parole timide, che rimbombarono semplici nel corridoio tetro, dove
risuonava il battito del loro cuore, dove uno dei due scalpitava
più velocemente, non avendo ancora ripreso il battito
regolare, dopo lo spavento.
“Dai, alziamoci. Andiamo in camera
tua…”. Lo desiderava, lo voleva con tutta se
stessa e a breve l’avrebbe ottenuto.
“Io avrei un’idea
migliore…”. Il sorriso beffardo del re
iniziò a danzare libero, un tango argentino tra le fossette
pallide. Il volto di Draco non era mai stato così vivo.
“Cos’è meglio
di…”. Il ricordo pudico della se stessa di
“prima” le impedì di decantare il verbo
“scopare”. Ma nei suoi occhi si leggeva il
desiderio, le sue mani erano telecomandate da una voglia innata, la
frenesia violenta di saziare quel corpo bollente.
“Scappiamo!”. Il ghigno
risuonò tetro, quasi minaccioso. Solamente chi lo sapeva
interpretare non aveva paura.
“Ma non prendermi in giro… E dove poi?!
Dobbiamo fare questo cazzo di giochetto…”.
Allettata dalla proposta non riusciva a rilassare gli angoli della
bocca, interpreti nervosi di un sorriso sincero.
“Silente non ha parlato di restare ad
Hogwarts…Quindi, a rigor di logica, possiamo anche evadere.
Torneremo per la mezzanotte, svolgeremo la missione in separata sede e
ci divertiremo… Il pericolo ti ha sempre affascinata mi
pare…”. La stava sfidando, da buon duellante,
aveva lanciato il guanto bianco. Ora attendeva impaziente la risposta
dell’altro spadaccino.
“D’accordo”. Gli occhi vispi,
ribelli, a scavargli dentro, fieri. Lo prese per mano, felice e lo
tirò verso di sè. Il bacio che gli
stampò in bocca era il migliore mai dato, il migliore mai
ricevuto.
Tantissime labbra avevano sfiorato quelle di quei due
duellanti, labbra giovani, labbra esperte, labbra che sapevano
d’alcool, labbra secche, labbra morbide, labbra che,
silenziose, spalancavano le porte di un gioco infinito. Nessuna bocca
però era pari a quella che assaporavano reciprocamente in
quel momento, per entrambi, era l’idillio più
dolce e amaro al contempo stesso.
Gazza era in giardino, intento a potare una siepe, canticchiando
stonato un motivetto country, tamburellando sereno un piede avvolto
nello stivale da coltivatore. Al suo fianco Mrs. Purr, guardinga,
attenta, catturata la sua attenzione da un fringuello grigio che le
provocava l’olfatto e la scaltrezza.
Evadere era relativamente semplice, poche barriere
intralciavano il loro cammino. Evadere era da pazzi, da dementi, da
folli. Assolutamente si, evadere.
A grandi passi, muti, leggeri, sgusciarono fuori dalle mura
del castello, calcolatori, scaltri, invincibili.
“Sei felice?”, questa domanda
improvvisa, ululata sul sentiero verso Hogsmade, in trepidante attesa
della risposta.
“E come potrei non esserlo?”. Gli occhi
di lei si posarono delicati sul naso imponente del Serpeverde,
accennando una piccola smorfia divertita. Lui le cinse i fianchi con le
braccia, protettivo, avvolgente, cauto.
Lei, tirandolo per il colletto della camicia, lo
attirò a sé dolcemente, con un interrogativo che
le balenava in testa da circa sette minuti e quarantadue secondi.
“Ma dove stiamo andando?”. Con le labbra
che sfioravano ancora quelle di Draco, sussurrò timida
quelle parole, lievemente turbata, spaventata, terrorizzata.
“A conoscere mamma e papà Malfoy,
naturalmente!”. Il viso rilassato era innaturale, troppo
perfetto per rispecchiare fedelmente il trambusto interiore dello
Slytherin.
“Tu. Stai. Scherzando.” Rincuorata da
quella realtà ovvia, si lasciò avvolgere
nell’abbraccio spontaneo.
“Io non ne sarei tanto sicuro se fossi in
te!”. E baciandole la fronte le strinse la mano fredda.
Beta reader: Lucy Light
Ringraziamenti speciali alle persone che adoro:
Noemi_Malfoy: tesora!!! La tua Ginnola ha prodotto qualcosa in questo
capitolo…Ronnie e Cho, uno più disperato
dell’altro…vedrai, saranno esilaranti insieme!
Fammi sapere che ne pensi!un bacione
gio91: che ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti!!! E vedere che
concordi con Ginny che se ne frega di Harry scappando con Draco,
è stupendo! Spero ti sia piaciuto anche questo chappy! Fammi
sapere!un bacio
_Bad_Tom_: guarda con chi sono capitati Harry e Ron!!! fidati che
saranno due accoppiamenti esplosivi! grazie mille per il tuo
commento… vedrai che ginny migliorerà da adesso
in poi… non temere! fammi sapere se ti è piaciuto
questo chappy! kiss
Daphne_91: tesorooo!!!grazie 1000 per la tua bontà!!!sono
contenta che ti sia piaciuto il chappy!!!fammi sapere se anche questo
è stato di tuo gradimento!bacioneee
granger90: sono fiera di te!!!l’unica a chiedermi
cos’è successo il 23 giugno!!!bravissima!!!presto
verrà fuori!spero tu possa continuare ad apprezzare la mia
ficcy!fammi sapere!un bacione
HermyKitty: ringraziarti è troppo poco per la recensione
più bella che io abbia mai ricevuto!!!mi è venuto
da piangere quando l’ho letta!hai capito perfettamente tutti
i miei intenti, le figure retoriche, le metafore, i giochi di
parole!è stato un onore ricevere quella
recensione!davvero!grazie dal profondo del cuore!fammi sapere se questo
ti è piaciuto!bacioni
shild: carissimaaa!grazie per il complimento alla mia idea delle 24
insieme al nemico!!!mi sento onorata che tu possa apprezzare!fammi
sapere se questo ti è piaciuto!baciotissimi
milly92: questo chappy ti ha soddisfatta?! Spero di siii!fammi sapere
mi raccomando!bacione
marco: carissimo!!! Harry sta covando rancore…tra qualche
capitolo ci sarà un macello…so che avevo promesso
che ci sarebbe stato sadismo verso ginny ma mi è venuto in
mente questo chappy pazzo scrivendo, quindi…ti prego, spero
tu possa apprezzare cmq!fammi sapere!un bacio p.s:di dove 6? Quanti
anni hai?così, sono un po’ curiosa visto che mi
sono affezionata ormai^^!
Ashley Snape: grazissime a tutte e due per i
complimenti!!!amoreeeeee!spero ti sia piaciuto questo chappy!fammi
sapere!bacionissimi tv1kdb
Lady_Malfoy_4ever: grazie 1000 per i complimenti carissima!penso tu sia
la scrittrice che mi segue più fedelmente
dall’inizio…ribadisco che mi dispiace un
po’ perdere le tue opinioni, perché, come
già detto, ci tengo molto a te in quanto persona che mi
incoraggia, non come numero di recensione!se ti andrà di
lasciare anche solo un “bello” a me
andrà comunque bene!bacione
vinny: tesorooo!mi onori con il tuo commento!grazie 1000!spero di aver
soddisfatto tutti gli interrogativi della tua precedente
recensione!fammi sapere se hai gradito!!!bacione
Seyriu: segretamente conosco tuo fratello…mi hai
scoperta!!!*_*!!!le cose che vi taccio le saprete prestissimo!!!sono
felice che ti sia piaciuto e spero che questo chappy sia stato di tuo
gradimento…fammi sapere!bacione bacione
SusyE: ho aggiornato il più velocemente
possibile…purtroppo la scuola mi è avversa
ultimamente!fammi sapere carissima se ti è piaciuto questo
chappy!bacione
Lucy Light: hai capito perfettamente che mi riferivo a Bene e Plum!!!e
brava la mia consy… la tua Ginny ti tornerà nelle
grazie… ne sono convinta… e dovrò
riuscire a strapparti il preferiti x questa ficcy! Devo riuscirci! Rita
passa e chiude!tqm
Lights:tesoro!!!ti ringrazio per aver recuperato tutti quei capitoli in
un colpo!!! sei sempre gentilissima!!! spero che questi intrighi ti
soddisfino… fammi sapere!un bacione
Selene_90:la mia stellina!!! i tuoi complimenti mi accendono sempre gli
occhi come due fari!!! eh eh!!! ringrazio
moltissimissimo!spero che questo chappy ti soddisfi e che blaise per
herm vada bene!fammi sapere! bacio bacio
Christina Malfoy:stellaaa!!! spero ti sia piaciuto il chappy! mi ci
sono impegnata devo dire… spero tu possa gradire!!! fammi
sapere! bacioni ti voglio bene
fra91:grazie 1000!!! mi onori un sacco con questo commento! fammi
sapere se ti piace questo chappy! bacio bacio
_sissy_: grazie silvietta del mio cuor! W noi due che siamo
pervertite!!! eh eh… spero ti sia piaciuto questo chappy!
fammi sapere! bacione
DarkGiliath:grazie 1000per i complimenti!!! mi onori un
sacco… fammi sapere se hai gradito il quinto chappy! bacione
a presto
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Capitolo 6 *** Best in me ***
BEST IN ME
(Il meglio di me)
Piccola noticina dell’autrice: Buongiorno miei
cari! Se non avete notato, ogni capitolo si rifà al titolo
di una canzone: 1 Shut up and drive di Rihanna, 2 Wait a minute delle
Pussycat Dolls e Timbaland, 3 Like toy soldiers di Eminem, 4 Good times
gone dei Nickelback, 5 Guardian angel di Lee Ryan e 6 Best in me dei
Blue…mi piace prendere il titolo di un chappy
così…dalle canzoni!sarà
perché adoro la musica, sarà che queste canzoni
mi piacciono…insomma, volevo farvi luce su questo
particolare! Un bacione e…Buona lettura!!!
“Adotta una Mandragora anche tu!”.
Pomona Sprite ululava a gran voce, con il viso imperlinato dal sudore,
le gote rosse cangianti, librando in aria un vasetto color porpora,
agitandolo come un trofeo prezioso, al quale era legata col cuore. Con
un banchetto, al centro dell’immenso prato verde smeraldo,
fresco di taglio, si accingeva ad attirare masnade di studenti,
coinvolgendoli furtiva nella sua vorace impresa.
“Avanti miei cari, non abbiate timore,
avvicinatevi. Osservate bene le foglioline tremanti di questa piccola
Mandragora appena nata! Immaginate sia un neonato indifeso, un tenero
cucciolo da accudire. Vi farò vedere quanto adorabili
possano essere, se prese con le dovute maniere…”.
Eccitata da una nuova sfida, caparbia, testarda, determinata a
raggiungere i suoi obbiettivi, l’insegnate stava per dare
inizio ad uno spettacolo unico nel suo genere, etereo e rarefatto.
“Signor Nott, ehilà, si si, dico
proprio a lei! Si avvicini, avanti, da bravo, non sia
timido!”. L’ignaro Serpeverde, che discuteva
animatamente con una figura snella al suo fianco, passeggiando
repentinamente per il cortile di Hogwards, sentendosi richiamare a
rapporto, si rabbuiò all’istante.
“Santo Merlino, grande e grosso per niente
signorino Theodore? Venga qui subito, o sarò costretta a
usare le maniere forti…”. Stringendo ancora
più saldamente il vasetto lucido, si accingeva ad attirare a
sé lo studente intimorito, facendo danzare
l’indice della mano destra ritmicamente.
“A…arrivo! Mi prometta solo che
avrò ancora tutte le falangi dopo che
l’avrò accontentata…”.
L’umorismo spiccio del bel fanciullo terrorizzato
suscitò l’ilarità gioiosa dei pochi
studenti vicini, pronti a gustarsi la succulenta scena che gli si stava
dipingendo davanti.
“Oh, suvvia, poche storie! Le assicuro che ne
uscirà indenne, se mi darà ascolto! Le confesso
che la piccolina è molto affamata in questo momento, ma
saprà contenersi se glielo raccomando! Si fermerà
prima di tranciarle un mignolo…”. Il sadismo della
Sprite le faceva luccicare i piccoli occhi incavati nel viso, il
braccio libero si posava delicato sulle spalle possenti dello
Slytherin, il quale cercava di nascondere, dietro una facciata
cordiale, la paura che dilagava interiormente, senza ritegno.
“Perfetto mio gambo di sedano stagionato! Adesso
segua passo passo le mie istruzioni e nessuno si farà male,
chiaro?”. Divertita dall’espressione rassegnata
dello studente, tolse silenziosamente la giovane Mandragora dal vasetto
e la poggiò furtiva sulle ginocchia dello studente. Il
latrato lancinante che provenne da quel piccolo arbusto fu incredibile.
Non si udiva altro nell’arco di un chilometro.
“No no, allontani subito da me quella sottospecie
di platano in miniatura! Mi sta antipatica…”. Con
gli occhi fuori dalle orbite, Nott tentava di localizzare un punto
sicuro dove rifugiarsi.
“E così le sta antipatica…
Bene bene egregio Nott, visto che mi sta antipatico anche lei
sarò costretta a togliere centoventi punti alla sua casata
per danni morali causati alla mia giovane
piantina…”. Con delicatezza riprese la piantina
tra le sue mani e, con consapevolezza e maestria la fece acquietare.
Era sicura della reazione che avrebbe provocato nel ragazzo,
fiero, orgoglioso, tronfio di prepotenza. Attese serena il responso del
Serpeverde che, improvvisamente coscienzioso, sembrò voler
collaborare.
“D’accordo, me la dia. Ma sia ben chiaro
che se turberà ancora la mia interezza, correrò
subito da Silente…”. Convinto di ciò
che aveva appena bofonchiato, impreziositosi fieramente con parole
argute, gonfiò d’aria gelida il petto, in segno di
superiorità.
“Ma bene, andiamo pure a piangere nelle sottane di
nonno Albus! Gesto di virilità unta e bisunta mio caro! Che
bella figura ci faresti! La Mandragora mi ha fatto la bua! Patetico! Si
da il caso che io abbia già parlato in precedenza a Silente
di questa mia dimostrazione, razza di verdurina acerba! E come sempre,
il buon preside approva le mie trovate ingegnose per sensibilizzare
Hogwarts all’Erbologia”. L’orgoglio
ferito bruciava, lava incandescente fuoriusciva lenta ma deleteria
dalla sua bocca, volta a radere al suolo l’arroganza della
serpe. Mai disturbare il drago che dorme o, come in questo caso, mai
offendere un’erbacea della Sprite.
“Se mi vuole scusare, dovrei
continuare!”. Con uno scatto felino, quasi impercettibile,
ritentò l’ardua impresa poggiando leggera la
piantina sulle ginocchia del ragazzo e in men che non si dica, la
piccola rappresentante delle Mandragore stava già
strepitando. I presenti prontamente si tapparono le orecchie,
infastiditi notevolmente. Nott invece, alle prese con le foglie della
creatura, si sorbiva da vicino una valanga di decibel spaventosa. Per
comunicare doveva per forza sbraitare.
“Sta zitta razza di quercia nana!”. Il
veemente fanciullo starnazzava come un’oca in calore, le gote
velate di rosso, uno spruzzo impercettibile su una distesa di candore.
L’autocontrollo finora tenuto a freno si liberò in
un istante, scatenando un’esplosione di sfumature sul voto
del ragazzo, calcificato in una smorfia di dolore.
Si alzò di scatto e iniziò a dimenarsi
convulsamente, agitando le braccia tremanti che avvolgevano,
controvoglia, la tenera pargoletta. Irrigidito, preoccupato,
leggermente terrorizzato, non sapeva più come comportarsi
per far tacere la piantina. Avrebbe dovuto obbedire.
“Ben gli sta! Ora, se non vuole davvero ritrovarsi
con l’apparato uditivo lesionato, si sieda di scatto e mi
ascolti attentamente…”. Pomona sapeva il fatto suo
ed era pronta a raggiungere senza timore il fino primo della sua
lezione improvvisata: dimostrare a tutti la tenerezza delle Mandragore.
“Usi l’indice destro delicatamente e
accarezzi senza paura la cuccioletta che ha tra le mani!”.
Era orgogliosa della materia che insegnava da anni, era la sua linfa
vitale, ciò a cui non avrebbe mai potuto rinunciare.
“E io dovrei dimostrarmi caritatevole con questo
bonsai dei poveri, dopo che ha deturpato il mio benessere?! Lei sta
scherzando…”. Theodore, evidentemente scioccato,
era recidivo a reagire positivamente.
“Senti Nott, ascolta la professoressa Sprite per
favore. Abbiamo un esperimento da portare a termine entro la
mezzanotte… Ricordi?!”. Romilda Vane, rimasta in
silenzio fino ad un attimo prima, prese parola con vigore, a stuzzicare
il giovane.
“Ma perché proprio a me, Merlino? Che
ho fatto di male in una delle mie vite precedenti? Fui uomo di mala
fama? Avrò forse raso al suolo un campo di Mandragore?
Avrò scopa… ehm, passato una notte in allegria
con una bisnonna di questa sanguisuga Grifondoro?”. La
disperazione si leggeva chiara e nitida negli occhi di Theodore,
sconforto che si rispecchiava nelle pupille infuocate della giovane.
“Sai cosa ti dico razza d’imbecille?
Spero che te le stacchi le orecchie a suon di acuti… e anche
qualcos’altro più in basso magari! Tanto non ti
serviranno a niente entrambi… Mi scusi
professoressa”. Così dicendo si voltò
maldestramente e corse via, offesa nel profondo, bruciando
nell’intimo, orgogliosa più che mai, come sempre,
con il volto velato da un paio di lacrime amare, che morivano timide
sulle due labbra carnose, serrate prepotentemente, emettendo solo
qualche singhiozzo soffocato.
“Aspetta, Vane!”. L’urlo
strozzato in gola si disperse nel cortile improvvisamente muto,
attento, fermo. Con il capo chino guardò
l’esserino che giaceva tra le sue mani, studiandolo
attentamente, pronto ad agire, disgustato. Con un dito freddo si
avvicinò lento, guardingo, in allerta. La piantina
d’impatto si ritrasse sentendo il gelo toccarla, frignando
lamentosa, poi, d’istinto, si fece cullare dal ritmo
armonioso di quelle primordiali coccole. Ammansita, emettendo suoni
gutturali quasi dolci, si lasciò accarezzare per qualche
minuto, sotto gli sguardi inquisitori della folla.
Theodore Nott era circondato da bisbigli repentini, sguardi
incantati accarezzavano la scena che prendeva vita armoniosa, tanta era
la delicatezza, la naturalezza, la pace con qui toccava quelle foglie.
“Ecco, bene. Così, senza timore! La
Mandragora si fida di lei… Non abbia paura!”.
Seguendo i movimenti leggiadri del giovane, una catena monotona di
carezze, la professoressa gli si avvicinò lentamente, per
osservare meglio le mirabolanti imprese dello studente. La piccola
piantina era gioiosa.
“Non dico che potrebbe prendere il mio posto
signor Theodore, ma mi complimento con lei! Questa serenità
ultraterrena che aleggia in lei mentre tocca la Mandragora è
degna del mio completo rispetto! Trenta punti ai Serpeverde senza
dubbio!”, la Sprite, evidentemente sorpresa e piena di
felicità nell’anima, si preparava
all’azione finale della sua promozione.
“Come potete vedere, cari studenti, se mettete da
parte l’insensibilità e la paura, potrete trovare
nelle cucciole di Mandragora delle fedeli amiche, antistress, quasi un
animaletto domestico tenero, si faranno cullare serene della vostra
calma…”. Degna delle migliori platee, Polmona
aveva colpito ancora!
“Hanno bisogno di poche cure ma di tanto tanto
affetto! Potete metterle sul vostro comodino, vicino alla finestra,
riparate da una tenda leggera. Le sentirete russare a ritmo con voi la
notte, godere dei deboli raggi solari che le solleticheranno, non si
lamenteranno mai se le tratterete con cura. Ci potete parlare, potrete
ripetere loro la lezione per il giorno dopo, sapranno partecipare al
vostro dolore…”. Stava lentamente sfociando nel
ridicolo, ma credeva fermamente in quello che enunciava.
L’amore per quelle creaturine era immenso, ormai facevano
parte del suo essere.
“Se vorrete adottarne una, la potrete tenere con
voi fino a quando desiderate… Per qualsiasi problema potrete
rivolgervi a me e io sarò pronta a darvi tutto il mio
appoggio… Una Mandragora intorno è un sorriso in
più al giorno!”. Parola di Pomona Sprite.
“Ne voglio una io!”. Calì
Patil, tutta gioiosa e beata, mossa da un irrefrenabile istinto di
sfida, ballonzolava allegra tra la folla per accaparrarsi la prima
Mandragora. Probabilmente non intuiva la stazza dell’impegno
che si stava per prendere.
“No, prima io professoressa!”. Lavanda
Brown, con una gomitata ben piazzata, catapultò
Calì contro Dean Thomas, agguantando vittoriosa il primo
vasetto color oro.
“Per favore ragazze, un po’ di contegno,
ce ne sono per tutti!”. In estasi per il successo ottenuto,
divertita come una bimba che vede la prima nevicata della sua vita,
Pomona donava sorrisi a destra e a manca, rivolgendosi ad ogni studente
premurosamente, dedicando tutte le cure necessarie ad una presa di
responsabilità così grande.
“Finnigan, passa il vasetto col fiocco blu a
Colin!”. Un lavoro a catena stava prendendo vita ad Hogwarts:
chi smistava, chi infiocchettava, chi trotterellava contento
abbracciato alla piantina. Planavano consigli, riflessioni,
contraddizioni. C’era anche chi trovava il tempo per
imprecare contro se stesso.
“Scusi professoressa…”. Con
voce profonda, piena di amarezza, Theodore richiamava
l’attenzione della Sprite, che dalla fine
dell’esperimento non lo aveva più degnato di uno
sguardo.
“Dimmi Nott, vuoi ridarmela? Potrei affidarla a
Marietta, vuole regalarla alla zia per Natale!”. Allungando
le braccia coperte dal mantello corvino, tentò di
riprendersi la creatura. Il ragazzo però non mollava la
presa, la resistenza era potente, si stava preparando a parlare.
“Vede professoressa, visto che prima ho fatto
arrabbiare la…Vane. Potrei portargliela in segno di pace, un
armistizio temporaneo che ci permetta di continuare
l’esperimento di Silente…? E visto inoltre che so
come trattarla ormai… Direi che potrei provare
ad… accudirla. Sempre che lei sia d’accordo
ovviamente.”. Ormai il rossore nel viso del giovane si
accoppiava teneramente al bordeaux del fiocco nel
vasetto.
Senza aggiungere parola alcuna si avvicinò al
giovane e scoccandogli il sorriso più riconoscente della
giornata, gliela lasciò, seguendolo con lo sguardo mentre si
allontanava fiero tra le alte torri del castello.
“Buongiorno Mezzosangue.” Il tono
solenne e aulico spezzò la quiete angelica della Guferia.
Ciò che aveva appena pronunciato non le pesava un gran che,
anzi, probabilmente la divertiva, la estasiava, ne andava fiera.
“Ben arrivata mongolfiera bipede!”.
L’asprezza delle parole era giustificata, dettata dal
rammarico per l’offesa appena ricevuta. Non era il tipo che
si attaccava a certi cavilli, sapeva essere superiore. Quella parola
però gli logorava il fegato, stare zitto era impossibile.
“Mai pensato di rinchiuderti al San Mungo? Sarebbe
una liberazione per tutti noi, soprattutto, ci sarebbe
più… pulizia. Se ti porti dietro anche un altro
paio di tuoi amichetti ci faresti decisamente un favore. La purezza di
questa scuola, l’alto onore dei maghi che la frequentano, il
prestigio e la fama vengono continuamente infangate da soggetti sporchi
come te”. La faida continuava senza sosta.
“Mai pensato di tapparti quella boccaccia fetida?
Magari chiudendo quella fornace ingerisci anche meno cibo…
Sempre che non ti venga l’istinto di aspirarlo col
naso”. Botta e risposta a ritmo di danza: la passione di un
tango, nel difendersi, nello schivare le ardenti frecciate, il ritmo
tonante di una coreografia hip-hop, per scandire il battere della
propria superiorità.
Nessuno dei due “ballerini”
aprì bocca per una decina di minuti, indifferenti
l’uno all’altro, decisi ad ignorarsi fino a notte
fonda. Compromessi? No, grazie.
Avevano vagliato ogni singola pietra della stanza,
conoscevano a menadito il piumaggio di tutti i gufi presenti, anche la
più piccola crepa nel muro non era più un
mistero. Non si curavano minimamente l’uno
dell’altro. Rimuginando silenziosi, si studiavano con la
mente, mettendo a tacere il cuore, pronti ad essere più
spietati che mai.
La grande finestra esprimeva muta il tormento di un inverno
freddo che incombeva, l’incalzare impercettibile del gelo,
che si sedimenta tra le ossa, era la bora che spazzava via le paure.
Il grande Albero Picchiatore si ergeva impassibile, sovrano
incontrastato di quella distesa verde bottiglia, incupita dal grigiore
del cielo. Gazza rastrellava affranto, sistemandosi di tanto in tanto
la giacca logora che lo proteggeva apparentemente. Un turbinio di
foglie secche imperversava maestoso, nuove adepte, piccole e indifese,
macchie gialle, rossastre, marroni, ingrossavano fiere il tornado
lento, che si muoveva indisturbato tra gli studenti infreddoliti.
La luce fioca del Sole era contrastata dalla prepotenza delle nuvole,
vincitrici della battaglia per il dominio del cielo. Una coltre di fumo
denso usciva dal camino della piccola dimora di Hagrid.
L’aria profumava di erba appena tagliata e l’odore
della pioggia che incombeva rapida caratterizzava quella giornata
pungente, che si doveva riscaldare col cuore.
“Sai cosa ti dico, foca arenata sulla spiaggia?”
Seamus Finnigan non dava segni di mancamento.
“Dimmi pure, fallito!” Millicent
Bulstrode affondava l’accusa senza pietà, sapendo
di colpirlo al cuore. Godeva, indecente, aspra, livida.
Il duello non sembrava voler cessare. I due litiganti,
più caparbi che mai, avevano abbastanza linfa in corpo da
continuare fino al calar della sera, imperterriti, indifferenti,
agguerriti.
“Vado a fare un giro. Meno vedo la tua faccia da
scrofa, meglio sto!”. Non era semplice astio tra casate.
Seamus non poteva, non voleva rinnegare le sue origini, ma ne pagava,
silenzioso, le conseguenze. L’aratro pesante che doveva
portarsi dietro era deleterio, acerrimo, dolente, un giogo che lo
incatenava a vita.
“Vai pure dai tuoi amichetti pezzenti! Sapranno
accudirti e coccolarti nei migliori dei modi!”. Odiava i
Grifondoro, Granger sott’intesa. Odiava il loro essere
superiori nonostante tutto, detestava che avessero sempre la meglio
anche essendo costellati da impuri, non sopportava di vederli
spadroneggiare sempre e comunque.
Come il rosso fa infervorare il toro, il sol nominare quella
casata la rendeva ancor più acida. Non si dava pace e
procedeva con la sua rivolta morale. Avrebbe vinto, ad ogni costo.
Nello scontro tra singoli maghi, i Serpeverde avevano la vittoria in
pugno, a parer suo.
“E tu vai dal tuo amichetto Tiger
allora… Fuoco e fiamme mi pare… Non è
forse vero, “porca Milly”? Mi sembrava fosse
proprio questo l’epiteto che ti aveva affibbiato, o mi
sbaglio?”
Aveva vinto, con l’inganno, aveva avuto la meglio, tradendo
la promessa al nemico, aveva primeggiato sferrando, con scorrettezza,
una debolezza fatale. Ferirla non aveva provocato piacere, non
assaporava il frutto dell’oltraggio commesso, non sentiva
l’adrenalina salire, anzi, dopo aver pronunciato quelle
parole sentiva un nodo in gola, l’amaro del sangue sul
palato, una fitta lancinante allo stomaco.
Con gesto veloce, l’avversaria aveva estratto la
bacchetta dalla tasca udendo quelle meschine parole, piccoli fiocchi di
neve che non si scioglievano e creavano un cumulo sporco nel cuore.
Pronunciando pochi fugaci sussurri, aveva scagliato tutto il suo odio
contro il mago, ferendolo senza esitazione.
“Crepa”. La parola che segnò
l’abisso.
Beta reader: Lucy Light
N/A: Premetto! Questo
capitolo è stato sudato… ma che dico…
di più! Lo trovo anche un minimo
inutile…però volevo toccare certi
aspetti…e introdurre le due nuove coppie…le
ultime che si incontreranno complete per
l’esperimento…altre verranno menzionate solamente.
Siccome mi sento molto Millicent in certi casi della
vita…l’ho voluta introdurre. Spero vi sia piaciuta
la campagna “Adotta una Mandragora anche
tu!”….un tantino demenziale…lo devo
ammettere!scusate!fatemi sapere!miei fedeli lettori….vi
voglio bene!mi riempite il cuore di gioia!certi autori non si perdono
un mio aggiornamento e per me è davvero importante!mi
commuovete!tanti baci :D
Ringraziamenti a tutti
i lettori…e in particolare a:
>Ashley Snape:
amoreeeeee!spero ti sia piaciuto questo chappy! Grazie 1000 per le
ficcy che mi hai dedicato!sono commossa….soprattutto
perché sono divina!!! Fammi sapere cosa ne pensi di
questo!tadb
>granger90: carissima!harry/herm arriveranno tra qualche
capitolo…più che altro perché ho
pensato di aggiungere queste due coppie per farle sviluppare in modo
particolare…spero tu abbia gradito!fammi sapere!un bacio
>SusyE: carissima!!!sei sempre troppo buona!!!ti ringrazio
infinitamente!spero ti piaccia anche questo chappy!fammi sapere!un bacio
>daphne_91:tesoro mio bellissimo!!!non vedo l’ora di
incontrarti!!!che ne pensi di questo chappy!?fammi sapere!bacio baciotto
> fra91: ma sei un tesoro carissima!!!i tuoi commenti sono i
più cari che ricevo!!! Sono felicissima che ti piaccia la
mia ficcy…ho voluto introdurre queste due nuove
coppie…spero ti piacciano…fammi sapere mi
raccomando!un bacione
>milly92: quanti complimenti carissima!!!mi fai arrossire!!!non
sono affatto brava…ci provo!fammi sapere cosa ne pensi di
questo nuovo chappy!è un po’
particolare…un bacione
>_sissy_:ma quanto buona sei salvietta del mio cuor!? Mi
lusinghi davvero troppo…non merito cotanta
beltà….questo chappy è meno nel
“nostro stile”…e non so se mi
spiego…il prossimo invece…prevedo fuoco e
fiamme!!!fammi sapere che ne pensi!!!un bacionissimo
>NiraMalfoy: ehilà carissima!!!ma quanto sei
gentile!!!sono qui che gongolo felice e beata!il chappy è un
po’ particolare…soprattutto per la
Sprite…il prossimo esaudirà la tua
curiosità su herm/blaise…fammi sapere che ne
pensi di questo!un bacione
>marco: eh eh…in quella scuola non si pensa ad
altro!!!questo chappy è stato un po’ uno staccare
la spina da quegli intrecci che potevano risultare
pesanti…anche se il piccantino non mancherà in
seguito…a presto!
>Vesuvium: che bello!mi hai aggiunta ai preferiti!!!me
emozionata e piangente!!!wooooooow!fammi sapere che ne pensi di
questo!un bacione
>DarkGiliath:grazie cara!davvero troppo buona!che ne pensi di
questo? Fammi sapere se ti va!un bacio
>HermyKitty:sei sempre la più accurata nei
commenti…analizzi sempre ciò che mi preme che il
lettore colga…ti accorgi dei particolari, delle
sfumature…i tuoi commenti sono sempre i
migliori…non perché sono i più lunghi
solamente, ma perché sono ricercati e veritieri!ti ringrazio
davvero molto!fammi sapere che ne pensi di questo!un bacio
>_Bad_Tom_:ecco l’aggiornamento!il capitolo
è un po’ strano, ma spero tu possa apprezzarlo
comunque…fammi sapere!un bacio
>minako83:grazie per aver aggiunto la mia storia tra le tue
preferite!che onoreee!che ne pnsi di questo chappy?spero ti
piaccia1fammi sapere!un bacio
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Capitolo 7 *** Candyman ***
Nota dell'autrice:
preparatevi ad un capitolo particolare. Il linguaggio verso
la fine è un po' provocatorio, spero di non urtare la
sensibilità di nessuno!
Come ogni chappy il
titolo è preso da "Candyman" di Christina
Aguilera.vi lascio alla lettura amorini miei!!! Vi adoro!!! Spero
possiate
gradire e commentare!
"Facciamo un gioco?".
Quel visino curioso color cotone era rigato da
un sottile frammento di luce, un raggio candido che rendeva giustizia a
quell'illibata figura femminile, un tocco di chiarore che faceva
rispendere i
due occhietti vispi, pronti a scoprire il mondo.
"Di che si tratta
Luna?". L'attenzione che prestava alle parole della
ragazza era quasi maniacale, la forza che gli nasceva spontanea nel
cuore,
quella voglia di pendere dalle sue labbra sottili, il viscerale
desiderio di
toccarle, di baciarle. Con gli occhi fissi su quella piccola creatura
indifesa,
rimuginava sulla sua semplice e tenera bellezza, il vero luccichio che
illuminava quella cupa giornata.
"Vediamo chi di noi
due riesce a mettere in bocca più caramelle
gommose?!". L'entusiasmo con cui lanciava quella piccola sfida era
esilarante, coinvolgente, spassoso. Ogni muscolo del suo volto si
contraeva e
rilassava ad ogni singola parola, le fossette trotterellavano allegre
tra luci
e ombre che si disegnavano spontaneamente sul suo viso grazie
all'andare e
venire del Sole.
"Stai scherzando,
vero?". Goyle non riusciva a credere alle sue
orecchie, non riusciva a concepire che una persona tranquilla e posata
come
Luna potesse anche solo lontanamente idealizzare la sua immagine di
porcellino
goloso che si avventa su un cumulo di dolci prelibatezze tentatrici.
"Perché?
Non ti sembra divertente? Penso sia una delle cose che abbiamo in
comune e visto che dobbiamo compilare la scheda, perché non
segnalare come
punto di affinità tra noi i dolcetti?". La convinzione con
cui elargiva la
sua direttiva era sagace e persuasiva. Se poi aggiungeva un moto
involontario
di sopracciglia e un sorriso tenero e solare, il gioco era fatto.
"Si Luna, lo so. Ma ti
devo confessare un piccolo mio segreto, visto che
devi scoprirne uno entro mezzanotte. Non trovo facilmente le
parole...".
Affinità tra noi? Punti in comune? Oh Santo Merlino
proteggimi tu! Se svengo in
questo momento mi autocondannerò ad una dose quotidiana di
flessioni,
addominali e capriole. No, no e ancora no. Devo resistere, sono forte!
Goyle
Gregory, ricorda che sotto lo strato di ciccia hai una spina dorsale!
Non
mollare proprio ora!
Lo Slytherin
imbarazzato si tinse in volto di un rosso purpureo, le sfumature
di imbarazzo prendevano vita senza permesso, gingillando le tenere gote
di un
manto impudico di vergogna.
La bellezza della sua
giovane compagna d'esperimento gli intorpidiva i sensi,
il coraggio carente lottava con l'incombere dell'imbarazzo temerario,
che a
suon di calci stava annientando la sua già debole autostima.
Dura conversazione
questa, catene di parole ardue da sopportare.
"Dai Goyle, non
temere. Non potrei mai giudicarti male. E comunque anche
tu oggi scoprirai cose imbarazzanti sul mio conto. Ma va bene
così, è una
giornata particolare, cerchiamo di viverla bene e divertiamoci!".
Cercando
di fare del suo meglio per mettere il timido Serpeverde a suo agio,
articolava
il suo discorso con ampi sorrisi e teneri sguardi.
"Allora, vediamo da
dove posso iniziare. E' chiaro a tutta Hogwarts che
sono brutto, fondamentalmente stupido e.grasso". Quest'ultima parola,
sussurrata, sibilata, abbozzata appena. Troppo il rimorso per non
essersi
accorto prima di dove stava sfociando, cieco davanti ad una
realtà dura,
selettiva, perfezionista. Un presente dove se non ricopri perfettamente
uno
stereotipo sei poco o addirittura niente. Una vita dove non riesci a
respirare
a pieni polmoni, dove sguazzi nell'incertezza se ti senti diverso,
affondi
nella paura di essere giudicato, di non essere adatto.
"Non fare
così dai! Sei troppo duro con te stesso. Basta". Allungando
la mano sulla guancia del giovane accarezzò timidamente la
superficie fredda,
convinta, scaltra, fiera della sua missione di pace verso una serpe
insicura.
"La mia bellezza
è paragonabile a Ron Weasley che fa colazione di primo
mattino, trangugiando come un ornitorinco nano tutto quello che gli
capita a
tiro. Sono sensuale come un barbagianni spelacchiato, un connubio tra la Mc Granitt che si fa la
ceretta e Piton che sparge olio fortificante sui suoi luridi capelli
nero
pece.". Non capiva neppure perché stesse parlando in quel
modo,
simpaticamente rilassato come non mai. Non si capacitava della
serenità che il
tepore di quella mano sulla sua produceva, una scossa elettrica pacata,
che
risaliva come vivida corrente elettrica alla sua mente, per riscendere
poi
soave fino al cuore, donandogli quei battiti in più che lo
facevano stare bene.
Era se stesso in quel momento, se stesso e basta, lui, Goyle, il
Serpeverde più
tondo, strano e forte che ci sia.
"Smettila Goyle!".
Abbozzando un sorriso dopo l'altro ascoltava
attenta l'ammansito testardo, lievemente triste per la cruda
verità di quelle
gelide affermazioni.
"Per favore Luna,
è solo l'inizio! Voglio che tu sappia cosa mi tormenta,
almeno capirai tanti miei comportamenti, tanti miei gesti, tante miei
inconsapevoli stupidaggini.". Come un libro aperto empio di nozioni
preziose, degno di esser letto, il fanciullo stava seduto con la
schiena
appoggiata al muro, a gambe incrociate, ammirando il timido Sole che
resisteva
tra le potenti nubi. Si sentiva un po' come quel protagonista distratto
del
mondo, un'entità umile e cristallina, unica e rara nel suo
genere, debole e
forte allo stesso tempo, luce e tenebra combinate nella stessa
sembianza
d'uomo.
"La gente crede che io
sia stupido, un povero troglodita senza materia
grigia nella testa, uno zoticone volgare che sa solo agire a comando.
Ma dico
io, come fanno a giudicare senza conoscere? Come possono prendersi un
diritto
non loro, una libertà che non gli spetta? Si sono mai
preoccupati di sentire
come la pensavo, di accertarsi di una realtà non vera? Hanno
mai provato a
chiedermi come stavo, a capire perché cancellassi la mia
personalità per stare
accanto a Draco? L'unica cosa che posso concedere alla gente di
Hogwarts è il
fatto di etichettarmi come "zerbino", lo "schiavetto
umile", il "servetto ignorante", il servo della gleba di un
padrone forte, o meglio, di un padrone con una grande
personalità, con una
grinta eccelsa, un carisma epico, con fascino da vendere. Lui
è così, è il re
della nostra età, quando passa lui si sente, quando ti
guarda lui si sente,
quando "c'è" lui si sente. Non pretendo di diventare come
lui, questo
no, non potrei mai. Ma vorrei provare ad assomigliare ad una persona
che stimo,
una persona che mi ha aiutato quando tutti sapevano solo additare,
azzardare
pregiudizi, camuffare sorrisi, vera pietà nel loro cuore.
Non è uno stinco di
santo, lo sappiamo bene, eppure con la sua esuberanza mi ha inglobato
nel suo
mondo, mi ha annullato rendendomi parte della sua realtà, ma
almeno non mi ha
lasciato solo.". Debolmente stava bonificando la sua anima dal marcio
che
la deturpava, ormai il vecchio Goyle stava per scomparire, il vento del
cambiamento gonfiava i suoi polmoni di un'aria pura, eterea, sana,
rarefatta
per troppo tempo.
"Sono stato un codardo
fino adesso, mi nascondevo dietro una maschera
falsa, creandomi un alter ego che vivesse per me gli oneri della vita,
anzi,
che nascondesse il mio volto quando la vita mi chiamava a lottare,
reclamava
risultati che non riuscivo ad ottenere, pretendeva una forza che non
trovavo in
me, in quel momento. Fondamentalmente quando non si è sicuri
di se stessi ci si
ripara all'ombra della falsità, della menzogna,
semplicemente si sceglie la via
più semplice per sopravvivere, si opta per la strada meno
caparbia: si mette da
parte il bello che c'è in noi, non si lotta, non si combatte
per un futuro
migliore, no. Si aspetta inermi la propria fine, accorgendosi giorno
dopo
giorno di sprofondare, di allontanarsi dalla riva, dall'unica ancora di
salvezza. Si cerca qualcuno che possa vivere per te, solitamente si
sceglie il
più potente, il più temerario, il più
amato, ci si affianca a lui e si sopravvive
bramando ogni sua certezza, ogni suo guadagno, ogni suo successo".
Le due mani, ora l'una
sull'altra, le dita intrecciate,
salde, forti ma al contempo delicate, lo sguardo puntato sullo stesso
orizzonte, grandi occhi, che guardavano, speravano in un futuro
migliore.
"Adesso voglio
cambiare Luna, voglio essere me stesso anche fuori dalla
corazza che mi ero preposto di mantenere sempre e comunque. Pretendo di
spiccare il volo da solo, ma non da tiranno, da divinità
discesa sulla Terra. Mi
accontento di essere un ragazzo semplice, che non ha paura di tirare
fuori ciò
che di più bello ha da donare, sotto la ciccia batte un
cuore condottiero, un
cuore che ha sopportato per tanti, troppi anni le ingiustizie che si
autoinfliggeva.Questo cuore adesso vuole battere orgoglioso, senza
paura. Voglio
dimenticare il significato di "paura" perché mi sta
masticando il
cervello, il cuore, l'anima".
Luna non chiese nulla,
tacque rispettosa, ammutolita da
un'integrità morale che non credeva potesse
contraddistinguere un soggetto del
genere, era esterrefatta da cotanto ardore, dalla scintilla di speranza
che
scorgeva negli occhi del ragazzo. Sempre muta, senza fiatare,
portò la mano
libera sul cuore di Goyle e lenta poggiò l'orecchio
all'ampio petto, ascoltato
assuefatta quei battiti repentini, scostanti dopo il suo arrivo.
Mantenendo una calma
innata, lui continuò il suo importante monologo, cercando
di essere spiritoso per smorzare l'imbarazzo alle stelle, quel filo di
paura
che stava velando la sua voce, sentimento malefico che a breve sarebbe
stato
sconfitto.
"Ultimo punto della
mia escalation: il fisico. Come si può notare sono
più
largo che alto. Per girarmi intorno bisogna salire sulla scopa e
partire per un
lungo viaggio! La mia stazza è riconducibile ad un armadio a
sette ante, ad un
divano più poggiapiedi. Sono un colosso ambulante e mi
domando perché il
terreno non frani sotto i miei piedi. Qualche tempo fa mi sarei
domandato come
avrei fatto a rimediare, come avrei potuto risolvere questo arduo
problema.". Ammutolì per un istante, realizzando lentamente
che Luna era
accoccolata su di lui, la testa ancora adagiata sul pettorale sinistro,
la mano
intrecciata alla sua, l'esile corpo poggiato sulle sue ginocchia.
Lei lo
guardò con interdizione, non capendo il perchè di
quell'espressione così
basita, stranita, forse intimorita dalla naturalezza delle cose. Spesso
lei
faceva cose frivole, assumeva comportamenti infantili, saltellando qua
e là
come un capretto candido, accarezzandosi la chiara chioma incantata con
le dita
sottili, stropicciandosi gli occhi buffamente. In quel momento
però nulla di
quelle azioni da bimba persisteva nel gesto nuovo che stava
intraprendendo. Non
voleva essere fraintesa, sapeva che ormai lui poteva capire.
"Ehm… Si,
stavo dicendo…Mi sono messo a dieta. Mi da una mano
Draco.". La fierezza gli balenava in volto, donandogli una luce nuova,
un
chiarore inatteso, un bagliore appena nato. Per la prima volta nel suo
viso si
scorgeva la "fierezza" nel parlare di se stesso, l'orgoglio di dire
"io ce la sto facendo!".
"Che buffo Goyle!
Davvero?". Buffo probabilmente non era la parola
adatta ma quell'espressione soddisfatta gli donava quel tocco
particolare che
non guastava, anzi, che gli donava proprio.
"Perché
buffo?". Non era offeso, non proprio, forse un tantino
amareggiato. Credeva molto nel suo progetto, ci contava davvero e il
favore di
Luna era forse il compenso più prelibato da ottenere.
"Non intendo buffo in
quanto ridicolo! Il bel buffo, quello che fa
sorridere, il buffo giusto, che cambia per migliorare, il buffo che mi
piace
perché so che ti renderà una persona migliore.
Uffa! Non credo di riuscirmi ad
esprimere, maledetta me e la mia stupidità!". Cercando di
farsi capire
come poteva si avvicinò innocentemente al viso tondo dello
studente, imprimendogli
un piccolo tenero bacio sulla guancia.
"Bravo! Spero di
essermi spiegata!". Non si smentiva mai, la solita
Luna sorgeva e tramontava in ogni momento lasciando la sua scia,
accentuando la
differenza che la contraddistingueva.
"Credo di si. Non
pensavo di essere così chiacchierone, logorroico oserei
dire. E tutto questo è nato dalla tua proposta di
abbuffarci! Bramate
caramelline succulente.". Il sapore fruttato di quei sassolini colorati
rievocava vecchie nostalgie passate, quando due grandi amici si
sformavano le
guance per farci stare più cibo possibile.
"E tu vorresti dirmi
che non puoi accettare la mia proposta per la dieta?!
Ma dai Goyle, cosa vuoi che sia qualche caramella? Ci basta fare una
passeggiata dopo per poterle smaltire. Non farti complessi inutili
adesso
sai!?". Divertita come non mai, la Corvonero già agguantava
furtiva il sacchetto
gonfio di dolcezze.
"Davvero Luna, non
posso proprio.". Stava resistendo degnamente.
"Ma dai, cosa vuoi che
succeda, papà Draco ti fa la bua se trasgredisci al
suo regime!?". Grasse risate prendevano vita spontaneamente, inutile
provare a fermarla ormai.
"E' una cosa seria!
Non voglio ritrovarmi a saltare la corda sul tetto
stanotte. E per di più in mutande! Quello è un
segugio provetto, fiuta l'odore
dello zucchero a metri di distanza. Mi fa secco se sa che ho addentato
una
caramella! Farà freddo lassù.". Cupo in viso
stava rinnegando quelle dolci
tentazioni, offertegli dalla miglior provocazione che potesse
desiderare.
"Vorrà dire
che salteremo in due la corda stanotte.". E porgendogli
il sacco colmo di leccornie si preparava a dare inizio alla guerra
più
succulenta della storia.
"Senti stronzetto,
dove hai intenzione di portarmi?!".
Sotto il mantello il
freddo dilagava sornione,
intrufolandosi negli angoli più segreti di quel corpo
formoso, di bimba ormai
donna. Il corridoio era deserto, gelido, pacifico. Le alte pareti
parlavano
loquacemente nei loro silenzi, quelle vecchie pietre solitarie, spettri
rigidi
di tante follie, incorniciavano i due maghi. Un venticello gelido
stuzzicava le
menti già attive, ginnastica mentale di una furbizia ormai
notevolmente
sviluppata.
"Ma sta zitta nana
ossigenata. Tu seguimi e chiudi le fauci! Che poi, a
dirla tutta, preferivo la stoppa che avevi prima in testa. Adesso mi
ricordi un
po' la Parkinson.".
Burlarsi di lei era
una vera e propria passione, l'abitudine
a cui non si può rinunciare, ciò che ti rende la
vita più movimentata,
succulenta, accattivante. La prerogativa perenne, palla da cogliere al
balzo ad
ogni occasione, l'unico sfogo non carnale che si regalava lo Slytherin.
"Parli proprio tu nano
malefico! Solo una masochista potrebbe decidere di
avvicinarsi a te, di concepire anche solo lontanamente la malsana idea
di…di…bè
che schifo, di baciarti!".
Due
personalità dominanti a confronto, due caratteri
poderosi, guardinghi, egocentrici, che tendono a spiccare, ad
eccellere, a
calpestare tutto ciò che li circonda, a disintegrare
nullità che provano
solamente ad eclissare la loro luce.
"Offesa Granger!? Per
così poco. Sempre più suscettibile eh?! Col
passare
del tempo diventi sempre più acida! Penso che il tuo status
di zitella
incallita corra pari passo con la tua indisposizione verso il genere
maschile!
Pensa che proprio la Parkinson me l'ha data circa una
settimana fa. Insaziabile la
ragazza! Non la smetteva di ansimare, di spingere il suo corpo contro
il mio,
convulsamente, con una vitalità estremamente eccitante. Ad
un certo punto ho
temuto il peggio. Il quinto round sarebbe stato davvero troppo!".
Ricordando determinate
sensazioni la voglia iniziò a
crescere. Il bel giovine avanzava veloce, rapido, scaltro, mago di
sospiri,
abile cospiratore, artefice volontario e divertito della bella
Grifondoro, la
quale, picchiettando giuliva col passo portentoso, non perdeva la scia
di quell’inebriante
profumo maschile.
"Morto di figa! Ma
dimmi te se è possibile una cosa del genere! Porco! E
si che pensavo che là sotto non ci fosse vita sociale.
Meglio per te, in
qualche modo dovrai pur sfogare la mancanza d'affetto concreto. Una
scopata e
via non ripaga notti insonni passate a piangere caro il mio Blay.".
Toccarla nel vivo
è davvero pericoloso, altamente rischioso,
un azzardo che spesso ferisce in malo modo.
"Questa non dovevi
dirla maledetta Mezzosangue.". Fermatosi
all'imboccatura dell'imponente scalinata marmorea si voltò
frettolosamente,
afferrandole il polso fino a farle male. Non si udì sospiro
per svariati
minuti, ormai il freddo era stato dimenticato, il fuoco in quelle
guance
femminili donavano tepore all'atmosfera.
"E se no cosa mi fai
maiale?". Il dolore non la tangeva più di tanto,
il male fisico ripagava l'orgoglio carico di successo, per la vittoria
che si
apprestava ad assaporare a momenti.
"Questo".
Strattonandola
violentemente la fece adagiare sui gradini
freddi, rigidi, pungenti. Con prepotenza la sottometteva al suo volere,
spinto
dalla rabbia indomabile, spinto dal desiderio irrefrenabile. Con scatto
felino
le si portò sopra, con passionalità coinvolgente,
con la voglia profonda di
dominarla, il potere dell'odio sfociava in una sensuale idea di gioco
proibito.
Iniziò a baciarle il collo, le gote violentemente avvampate,
la punta del naso
delicato, sempre più vicino alla bocca, creando figure
immaginarie su quelle
labbra carnose, prima di perforarle con la lingua giocherellona.
Hermione
provò a divincolarsi, dimenando le belle gambe, indifese
prede
intrappolate sotto quel corpo caldo, le braccia troppo deboli per
contrastare
la venuta di quei bicipiti allenati, la testa preda del groviglio delle
loro mani.
I polsi profumati stretti nelle morse tremanti di Blaise, mani curiose
che
iniziavano a scendere sempre più in basso, che volevano
scoprire l'interno del
suo corpo.
Abbassando la guardia,
spinto dall'eccitazione crescente, dominato dall'istinto
primordiale di possederla, le alzò velocemente il mantello.
Si avventò sul
maglione, scostandolo violentemente, abbassando il volto fino a
leccarle
l'ombelico.
Lei, inerme, concubina
preferita dei sogni di quel sultano
insaziabile, sentiva la scena svilupparsi sul suo corpo in tumulto,
agitato, in
panico. Non si sarebbe mai aspettata nulla di simile, soprattutto non
si
sarebbe mai aspettata che le piacesse così tanto.
Cercando di rimanere
lucida si illuse solamente, ragionevole, guardinga,
spezzata la sua volontà di resistere, compromessa, presa
alla sprovvista.
Introdusse l'esile
indice nella bocca del Serpeverde per placarlo e
quest'ultimo voglioso glielo morsicò dolcemente, passandogli
la lingua lungo la
falange.
"Smettila!". Ansimando
provò a fermarlo, tradendo le parole calde con
i gesti istintivi, attirando la testa del suo interlocutore al ventre
piatto,
sussultante.
"Ancora un attimo
Granger.".
Risalendo verso i seni
freddi irrigiditi venne inebriato dal
profumo dolce della Grifondoro che contraeva i muscoli, eccitata come
non mai.
"Cazzo Zabini,
fermati!".
Non riusciva ad
imporglielo, non riusciva a contrastare
quella forza, intimamente non voleva smettere di godere. A poco a poco
si
lasciò andare, baciando a sua volta il collo inebriante
della serpe, nascondendo
le mani fredde sotto le felpa stretta di lui, che disegnava fedele i
lineamenti
di un corpo perfetto.
La passione la stava
pervadendo, avrebbe potuto cedere, stava per concedersi a
lui, lì, in quel momento, per la prima volta.
"Ok bellezza! Volevo
farti capire cosa si prova ad "approcciare"
con uno Zabini. Lo dicevo che mi ricordavi la Parkinson in qualche
modo, anche lei ansima come una quaglia nella pubertà mentre
facciamo le nostre
porcate!".
Stava trattenendo le
fila del piacere scoppiato in lui, a
fatica, soffocando la voglia che gli esplodeva in gola. Sarebbe entrato
in lei
subito, più di una volta, continuando a baciarla,
continuando ad ubriacarsi di
lei. Ma aveva imparato ad aspettare, a placare la sua sete con altri
corpi che
non erano il suo. Attendere spesso non era un errore, uno sbaglio,
qualcosa di
cui pentirsi. Si sforzava di resistere a quel corpo maturo, vibrante,
che lo
acclamava, che lo voleva tutto per sè. Ma non era il modo
giusto quello, no, la
desiderava seriamente, ardentemente, violentemente, non una scopata
dettata
dall'estasi della rivalità. Voleva il suo cuore e l'avrebbe
ottenuto in
qualsiasi modo, a qualunque prezzo.
"Infimo maledetto.".
Non riusciva a formulare una frase di senso
compiuto, era ancora troppo scossa, troppo eccitata, troppo
insoddisfatta.
"Lo so lo so. Ma
arriverà anche il nostro momento. Ora seguimi. Si sale
nel Regno delle Serpi!".
Ringraziamenti di
tutto cuore!!!
>Rio:la mia
gemellina stupenda splendida che amo troppo!!!quanto sono felice
che sei entrata nella mia vita, siamo troppo inseparabili ormai!te
lovvo troppo
troppissimo.come farei senza di te!?je t'aime!
>milly92: ma
quanto ti adoro carissima!!!sei sempre troppo buona.fammi
sapere se hai gradito anche questo!un bacione
>Ashley Snape:
ammmmmmmmmmoooooore!grazie grazie grazie grazie grazie!!!sei
sempre un tesoro!fammi sapere se ti piace!un bacione tadb
>Christina
Malfoy: la mia tenerina!!!sempre deliziosa, ormai sono in
imbarazzo.troppo buona!fammi sapere se hai gradito anche questo.un
bacione
>marco: ciao
carissimo!per mail ti avevo scritto del disguido.mi ha fatto
molto piacere che tu abbia espresso quello che pensi.le critiche sono
sempre
ben accette!spero tu possa apprezzare questo!fammi sapere!ciao :D
>fra91:tesoro
mio bellissimo!!!ho scoperto che sei in classe con
daphne_91!!!l'ho anche incontrata.che fantastica donna!magari possiamo
organizzarci anche noi!fammi sapere se ti è piaciuto il
chappy.bacio bacio
>SusyE: grazie
piccola dolcina mia!sempre gentilissima!fammi sapere se ti è
piaciuto anche questo!bacino
>Vesuvium: mi
vuoi far piangere???caaaaaaaaaaaaaaaaara!!!ti adoro
troppo!fammi sapere se ti piace anche questo!kiss
>daphne_91:piccolina
mia!grazie per la recensione!!!è stata molto
costruttiva..spero ti sia piaciuto il chappy.fammi sapere!spero anche
di
rivederti presto!!!baci baci tvtb
>Lights: tu
stupenda donna che mi mandi la mail per sollecitarmi ad
aggiornare.questo chappy te lo dedico.tutto per te.spero ti piaccia!!!I
love
you!!!
>Selene_90:
stellina!!!eccomi qui con il nuovo aggiornamento!sei sempre
buonissima!ti adoro!fammi sapere se ti è piaciuto anche
questo!un bacione
>mewlulu: la
mia carissima donna!!! sai che sei dolce dolce!? mi onori sempre
di più. ti voglio beneeeeeeeeeeee! fammi sapere se ti
è piaciuto il chappy! un
bacio
>granger90:
cara cara cara e ancora cara! herm con blaise. ma arriverà
anche
harry! dimmi se ti ha fatto schifo! un bacione
>Shild:
purtroppo ci sono stati degli errori della Beta (santa donna che mi
sopporta) quindi lo scorso capitolo era un po' complicato. spero che
questo sia
degno di essere commentato. sono molto preoccupata! fammi sapere che ne
pensi! un
bacione
>SiLvIeTT4:
amore mio bellissimo!!! grazie grazie grazie! spero tu possa
gradire anche questo! sono felicissima di conoscerti! ti voglio
beneeeeeeeeee! fammi sapere se ti è piaciuto il chappy!
bacio bacio
>Ledy
Slytherin: che dire??? mi comprendi al volo tesoro! siamo troppo
simili,
ci capiamo perché nei capitoli ritroviamo noi stesse. spero
ti possa piacere
questo chappy! fammi sapere! un bacio
E un grazie enorme a
chi ha messo la storia tra i suoi preferiti.me fontana che
piange!!! vi adorooooooooooo!!!
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