I can't be with you.

di SheHadTroubleWithHerself
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Prologo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** EPILOGO ***
Capitolo 16: *** EPILOGO ALTERNATIVO ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


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CAPITOLO UNO: 
Visite indesiderate e pranzo movimentato.
 


Miller, hai visite.’-annuncia quella sottospecie di donna con la sua voce roca.
Malcom!’-esclamo sorridendo.
Nah, sono i tuoi!’-mi informa sogghignando.
Un piccolo “Oh” sospirato fuoriesce dalla mia bocca prima di allontanarmi dalla cella e dirigermi scortata verso la sala visite.
Mi avevano vista la sera dell’arresto, poi non si fecero più vivi. Non dimenticherò facilmente il volto deluso di mio padre, la tristezza negli occhi di mia madre, il mio viso distrutto dalla lunga nottata e gli interrogatori, tutta la situazione era totalmente confusa.
Che fate qui?’-chiedo corrugando la fronte dopo aver alzato la cornetta.
Come stai?’-sussurra mia madre aggrappandosi alla camicia a quadri di mio padre.
Come dovrei stare? Manca ancora un anno e qualche mese alla mia libertà, tu come staresti?
Sulle loro facce non traspare niente se non disinteresse. So perché sono venuti qui, hanno i sensi di colpa.
Mia madre non può sopportare di avere la sua unica figlia in galera, mio padre nemmeno.
Quest'ultimo voleva vedermi in una prestigiosa università magari a studiare legge mentre io non avevo la minima voglia di impegnarmi e non volevo certo diventare avvocato data la mia indole nel trasgredire le regole.
Voglio bene ai miei genitori, ma non mi capiscono abbastanza. Non mi hanno mai chiesto cosa mi interessasse. Non ho mai fatto sport o hobby, tutto a causa loro.
Quindi?’-chiedo impaziente.
Volevamo vederti.’-risponde mio padre strappando la cornetta dalla mano di mia madre e alzando le spalle.
Mmh, sembrate davvero interessati a me.
Che cosa sei diventata?’-chiede mia madre quasi inorridita.
Non saprei, forse mi sono abituata a essere una delinquente. E poi sono ciò che avete cresciuto ed educato voi.’-sorrido, beandomi delle facce dei  miei.
Non scherzare, non è certo colpa nostra se sei una criminale.’-avverte mio padre, visibilmente innervosito.
Cerca di calmarti.’-rispondo con un occhiolino.
Passano circa cinque minuti, e in questi minuti non fanno né dicono niente impassibili davanti alla strafottenza della loro figlia.
Andiamocene Lily!’-suggerisce mio padre strattonando la moglie buttando sul ripiano il mezzo di comunicazione che fino a poco prima era appoggiato al suo orecchio.
Me ne torno in cella.’-sbotto annoiata.
Va bene caro.’-obbedisce abbassando il capo.-‘Ti voglio bene Beth!’-aggiunge asciugandosi le lacrime.
Mi dirigo in cella, senza dire niente.
Già di ritorno?’-borbotta Lucy, la mia compagna di cella.
Lucy, capelli corti e biondi, accusata di omicidio. Una volta mi minacciò puntandomi un coltellino svizzero sulla pancia, voleva dei soldi per corrompere le guardie ma non riuscì a trovare niente su di me.
Le indagini su di lei sono bloccate, pensano sia una specie di pazza che ha ammazzato il ragazzo per gelosia, in realtà lui la violentava e picchiava.
Per un po’ fece finta di avere qualche infermità mentale, ma i medici se ne accorsero. Per quanto ho capito, verrà giustiziata se non troveranno prove a suo favore.
 
Visita noiosa.’-contesto alzando le spalle.
Mammina e papino si sentono in colpa?’-stuzzica accompagnata dal suo risolino.
Taglia corto Lucy.’-sputo innervosita.
 
2.00 p.m. –Pranzo
Sto morendo di fame, ma so che non mangerò niente come al solito. La solita pasta, con il solito bicchiere d’acqua e una fetta di pane.
E’ da troppo tempo che non mangio un pasto sostanzioso che abbia carne o pesce dentro. E’ l’unica cosa che mi manca di casa dopo la mia camera.
Arriviamo all’ aria aperta, dove consumiamo il pranzo e la ‘ricreazione’, fa un caldo a dir poco bestiale, persino la mia giacca leggera mi fa sudare.
Butto il vassoio senza preoccuparmi dove e prendo posto all’ unica panchina appartata.
Noto con piacere una lattina di birra, probabilmente delle guardie, e la prendo in mano non facendo caso alla sua esposizione al sole. Impreco al contatto con il calore e la butto dalla direzione opposta.
Mi sdraio su tutta la panca, decisa a prendere un po’ di colore sulla mia pelle chiara. Ah, le giornate in spiaggia con Malcom. Tanti ricordi riaffiorano nella mia mente prima che qualcuno disturbi la mia quiete.
Anche con gli occhi chiusi, noto una sagoma che mi copre il sole.
Che cazzo vuoi?’-chiedo acida.
‘Mi lanci in testa una lattina e poi mi rispondi male?!’-ribatte incredulo.
Scusa?’-
Tu, ragazza alterata e isterica, mi hai tirato una lattina di birra in testa.’-ripete scandendo ogni singola parola.
Mi dispiace.’-rispondo chiudendo gli occhi di nuovo.
Ti dispiace?! Giuro che se le guardie sentono l’odore di alcool e mi dicono qualcosa ti faccio sbattere in isolamento!’-minaccia.
Uh paura.’-sussurro assumendo una falsa faccia terrorizzata.
Bene. L’hai voluto tu!’-esclama prima di scaraventarmi a terra.
Comincia a tirarmi numerosi calci alle gambe e al ventre mentre io,invece di gridare aiuto, cerco di reagire cercando di sfruttare i pochi muscoli.
Brutto stronzo!’-esclamo atterrandolo.
Sferro numerosi pugni sotto gli occhi sbalorditi di tutti i presenti prima di essere fermata da una donna, una delle guardie carcerarie.
Lasciatemi!’-urlo scalciando.
Basta Miller!’-rimprovera la guardia -‘Portateli in isolamento, nell’ala est.’-aggiunge.
Mi consegna a un uomo con il doppio della mia stazza, e insieme al ragazzo ci scortano alla cella di isolamento.
Vedo Lucy sorridermi mentre introduce qualcosa nella tasca sinistra dei miei pantaloni, sento l’oggetto rimbalzare sul tessuto della tuta a causa del peso.
Arriviamo alla cella d’isolamento con le continue bestemmie e insulti di quel ragazzo rivolti solo e unicamente a me. Ci mollano là dentro senza barriere, niente che possa separarci.
Giuro che te la faccio pagare.’-ringhia lui.
Smettila di fare il duro.’-controbatto arrabbiata.
Il commento sprigiona uno sguardo minaccioso di quel ragazzo che in pochi secondi si avventa a me stringendomi tra lui e il muro bianco, freddo e sporco.
 ‘Vedi di fare poco la sbruffona. Ho ucciso una volta e non ho paura di rifarlo per una ragazzina!’-minaccia.
Le sue gambe avanzano, chiudendomi e impedendomi qualsiasi movimento.
I suoi occhi inchiodano i miei senza riuscire a distogliere lo sguardo. Respira pesantemente dal naso che  soffia sul mio viso.
Ricordo il sorrisetto di Lucy nel mettere la mano nella tasca del mio pantalone. La mia mano scivola velocemente su quest’ultima notando con piacere il coltellino svizzero di Lucy.
Sei sicuro di volerlo fare?’-domando puntandoglielo contro.
Senza farsi intimidire troppo mi rivolge infuriato un altro sguardo allontanandosi.
Si siede nell’ angolo opposto al mio mentre io ripongo l’oggetto appuntito chiuso nuovamente in tasca.
Passiamo tutto il pomeriggio continuando a fissarci, un po’ per stuzzicarci.
Più tardi arriva qualcuno con un piattino  ricolmo di fette di pane e una caraffa d’acqua.
Sono talmente nervosa e incazzata che se mangiassi lo farei soltanto per vomitargli poi in faccia a quel razza di idiota.
Mi rannicchio nuovamente all’angolo cercando di non pensare al fastidiosissimo suono che emette masticando e bevendo, è semplicemente disgustoso.
Vuoi?’-chiede con un sorriso strafottente.
No, strozzati.’-suggerisco fingendo un sorriso.
Ridacchia e continua a mangiare, neanche avesse fatto digiuno. Approfitto della situazione per poterlo osservare meglio.
Snello, alto a giudicare dalle gambe lunghe distese sul pavimento, capelli castani scuri con il ciuffo alzato in avanti, occhi azzurri che spiccano illuminando tutto il viso.
Un bel ragazzo, non c’è che dire, ma troppo presuntuoso. Mi chiedo per quanto tempo dovrò stare con lui nella stessa cella senza poter uscire subendo le sue occhiatacce. 




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*Spazio autrice*

Posso davvero definirmi tale?!

Beh, in questo capitolo si capisce bene che Beth non è certo la figlia che Lily e Scott Miller volevano e per questo le hanno fatto visite dopo un anno e mezzo dal suo arresto.
Non credo ci sia bisogno di spiegare molto perciò taglio corto.
Ringrazio le poche ma preziose persone che hanno messo questa storia tra le ricordate/preferite ecc... grazie davvero!
Questo mi fa capire che ciò che scrivo viene apprezzato :3
Spero davvero di non deludervi nei prossimi capitoli :)



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Capitolo 2
*** Prologo. ***


 
 
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Beth Miller, nata il 16 aprile 1996 a Los Angeles, California.
Schedata per furti con scasso.
Pena: 3 anni e 2 mesi.

 
 
PROLOGO:
 
Anche dopo un anno non posso dimenticare quella notte. Sette gennaio, erano le due –all’incirca- volevamo rubare la collezione “Nirvana” di Swarovski e magari anche qualcos’altro, un gioco da ragazzi pensai.
Avevamo fatto meno rumore possibile, gli allarmi erano stati disattivati ma un signore sui trent’anni ci vide.
Malcom, il mio migliore amico, inizialmente non lo aveva nemmeno notato, ma io ero preoccupata.
Nonostante tutto continuammo finché quando eravamo davanti alla porta quell’uomo ci fermò.
Voi non andate da nessuna parte.’-sentenziò sogghignando.
Bastardo impiccione.’-ringhiò Malcom spingendolo via.
Lui aveva solo un terzo di tutto ciò che avevamo preso, gli fu di vantaggio questo piccolo particolare e corse via mentre l’uomo mi teneva ferma.
Mi dimenai e imprecai più volte contro di lui con le peggiori parole, ma non ero in grado di picchiare qualcuno.
La polizia arrivò poco dopo. Mi presero di forza ammanettandomi e sbattendomi sui sedili della volante.
Fotografata, schedata, registrata con le impronte digitali e successivamente nella cella n˚382.
 
Le prime settimane non facevo altro che incazzarmi con Malcom dato che era scappato via. Come dargli torto, il suo motto era “Insieme, ma ognuno per la propria strada” perciò non dovevo stupirmi del suo gesto. Mentre mi interrogavano, dichiarai più volte di aver agito da sola nonostante la testimonianza di quell’uomo, dissi di averlo costretto.
Lui qualche giorno dopo si costituì, riportando indietro tutto ciò che era riuscito a rubare e fece un solo mese di carcere per aver “collaborato con la giustizia”.
 
Avevamo lo stesso sogno: l’Europa.
Poter viaggiare e andare in Italia, Grecia e altri posti meravigliosi.
Ora mancano un anno e sei mesi alla mia libertà e ho compiuto i miei 18 anni in una squallida e sporca cella buia. Il giorno del mio compleanno Malcom mi ha regalato un mp3 stile anni ’90, quello con le cassette, il mio preferito.
In quelle cassette sono presenti solo ed esclusivamente i Cranberries, una band irlandese.
Malcom viene ogni volta che può a farmi visita. Da un po’ di tempo frequenta una ragazza bionda, studia a Harvard e può vederlo solo in qualche weekend. E’ completamente cotto di lei, ha sempre le guance rosse mentre ne parla e dice di voler essere il padre dei suoi figli.
 
Qua dentro mi sono fatta una certa fama, sanno che con me è meglio non scherzare. In tutto questo tempo ho potuto allenare le mie braccia di cui vado piuttosto fiera, non sono muscolosa ma ho abbastanza forza per difendermi.




*Spazio autrice*
Sono riemersa definitivamente dalle tenebre!
Ok, partiamo dal dire che è un prologo piuttosto corto, lo so. Ma non posso mica rivelarvi tutto ora ;)
Quindi, se davero sarete incuriositi, riuscirete ad aspettare il prossimo capitolo!
Beh, spero davvero che questa fanfiction possa piacere, diciamo che a questa ci tengo particolarmente.


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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


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CAPITOLO DUE:
Sfide e minacce.
 


Sono passati due giorni. Due interminabili e pesanti giorni in cui rimasi nel mio angolino in attesa di colui che mi avrebbe salvato da questa tortura.
Louis, il ragazzo con me in cella di cui ho scoperto il nome solo nel momento in cui qualcuno venne a fargli visita, mantiene il suo solito comportamento strafottente con la variante che adesso gli rubo le sigarette.
Le fumo specialmente quando lui va in bagno al mattino e la sera. Prima o poi finiranno e chiaramente lo scoprirà, ma in questo momento è un dettaglio irrilevante.
Sfilo una sigaretta dal pacchetto e insieme a quest’ultima i fiammiferi. Dopo averla accesa una lunga boccata di fumo mi invade i polmoni che sembrano quasi chiedermi pietà mentre la testa mi ringrazia per la dose giornaliera di sollievo e felicità, tanto che sul mio viso appare un mezzo sorriso.
Il solo pensiero di dover restare ancora quattro giorni in questo buco insieme a quello stronzo idiota mi fa rabbrividire, non sopporto più nessuna sua azione.
Di notte fa un rumore assurdo sbattendo per noia -o probabilmente per infastidirmi- il pacchetto di sigarette metallico per non parlare di quando comincia a fischiettare canzoni a me sconosciute interrompendosi solo per ridere della mia faccia nauseata e irritata. Dio, quanto non lo sopporto.
Sono passati altri dieci minuti e ciò mi fa pensare che Tomlinson avrà un colloquio lungo quindi, posso fottergli un’altra sigaretta.
 
Dopo circa una mezz’ora, ritorna in cella con una strana espressione in volto, quasi combattuta. Che Tomlinson avesse sentimenti? No, impossibile. Lo conoscevo da poco ma chiunque in questo posto perde la capacità di provare sentimenti come tristezza o amore. In prigione puoi solo annoiarti e picchiare qualcuno e chiaramente essere puniti.
 
Qualcosa che non va Tomlinson?’-domando sfoderando il mio sorriso strafottente migliore.
Non rompermi il cazzo, ragazzina.’ Mi chiedevo quanti anni avesse più di me per chiamarmi così. Eppure non dimostrava di avere tanti anni più di me.
Oh, capisco. Se le cose vanno male al “grande  uomo” bisogna lasciarlo nella sua quiete, afferrato.’-continuo fregandomene del suo malumore.
Mi regala la sua solita occhiataccia e stringe i pugni, come per non far trapassare ciò che pensa.
Avanti, sfogati!’-incito-‘In fondo non hai paura di picchiare una ragazzina come me, giusto?
Ed ecco che scatta in piedi, minacciandomi per l’ennesima volta.
Non tentarmi!’-risponde fermo mentre io sorrido in attesa di qualche reazione fisica.
Non fiatò tutta la sera e il divertimento di stuzzicare lui e la sua violenza ormai era sparito nel nulla, tutto ciò che volevo era mangiare.
Arrivano le solite fette di pane e questa volta sono io ad appropriarmele mentre Louis neanche se ne accorge.
Ne vuoi un po’?’-Nonostante tutto, ho un cuore.
No, strozzati.’-sorride ripetendo la frase pronunciata da me il primo giorno.
Continuo a mangiare a malincuore fissando a lungo un Louis quasi depresso. Testa rivolta verso il soffitto nero e braccia intorno alle gambe piegate.
Noto che sono rimaste quattro fette e mezzo perciò mi alzo e gliele porgo insieme alla brocca d’acqua senza rivolgere neanche una parola al quell’essere.
Le guarda a lungo, ma decide di lasciarle ancora lì. Forse è troppo orgoglioso per consumare ciò che io gli avevo offerto.
Mangia, idiota!’-sbotto poi, tornando al mio angolino.
Chiudo gli occhi e dormo per la prima volta in una settimana. Dormire: l’azione più bella che si possa compiere.
 


Louis’ POV

E’ troppo, troppo da sopportare.
Nonostante i miei 19 anni mi sento un bambino. Un bambino che ha mangiato più caramelle del dovuto e ora la madre lo punisce togliendogli i giocattoli che tanto ama.
Ma io non ho mangiato delle caramelle e non verrò punito così velocemente.
Io ho ucciso delle persone e sono in prigione.
E vedere il volto di mia madre affranto e ricoperto di lacrime mi fa stare molto peggio. E l’avvocato non fa altro che ripetermi che ho poche speranze di scampare alla condanna.
E ora ci si mette la ragazza stronza.
Non la sopporto, è semplicemente irritante e rompicoglioni, l’avranno denunciata per aver irritato un numero record di persone, ne sono sicuro.
E’ giorno, e me ne accorgo dal sole californiano che cade proprio su di me.
Se non altro devo resistere per altri 3 giorni e poi potrò levarmi quella ragazza dai coglioni.
Non so nemmeno il suo nome e non mi interessa saperlo.
Però il suo corpo non è niente male, soprattutto il fondoschiena. C’è sempre qualcosa di buono nelle persone, anche quelle più irritanti!
Decido di dormire ancora, spostando il mio corpo stanco nella zona all’ombra della cella.
Malcom…scappa!
Che cavolo le prende? Adesso parla anche nel sonno?
Malcom…
Hey, io voglio dormire!’-urlo tirandole il cestino di ferro del pane addosso.
Lei si sveglia cambiando subito posizione e fulminandomi con lo sguardo seppur leggermente confusa.
E non guardarmi così. ’-aggiungo richiudendo gli occhi.
Faresti meglio a fare meno lo sbruffone…’-sussurra molto vicino a me.
Aprendo gli occhi, noto la sua figura molto vicina con il coltellino pronto a colpire.
Hei, non ti accaldare troppo!’-scherzo.
Sta tranquillo, non mi accaldo per così poco.’-dice rimanendo impassibile
Non avevo mai notato il suo viso da così vicino. Gli occhi marroni scuri, I capelli raccolti neri, il sorriso stronzo che compare sempre dopo ogni sua battuta e le labbra carnose così rosse tanto da volerle toccare.
Cosa fissi?’-chiede avvicinando la lama alla mia faccia.
Niente, credi che potrei fissarti? Abbassa la cresta!
Sei proprio impossibile.’-conclude con una smorfia schifata.
Ma senti chi parla.’-ribatto.
Sbuffa e riponendo il coltellino riprende la solita posizione nel suo amato angolo.
 
Il manganello che viene abbandonato sulle sbarre di ferro delle celle per svegliare i poveri carcerati mi fora i timpani portando istintivamente le mani su questi ultimi.
Quella tipa non c’è, sarà in bagno a lavarsi.
Distendo le ossa e prendo il mio amato pacchetto di sigarette, vinto ad una partita di poker circa una settimana fa. ‘Una mano fortunata’ erano state le parole che pronunciai non appena la gente venne ad applaudire.
Una, due, tre, quattro… quattro?
No. Erano otto, me lo ricordo! E io non ho fumato da quando sono stato in isolamento con quell’idiota.
Quella stronza! Fanculo.’-impreco dando un pugno al muro.
Stringo gli occhi per assimilare il dolore appena ricevuto.
Deve pagarla, anche se non so ancora come.

 

Beth’s POV
 

 
Finalmente sei venuto!’-esclamo con un gran sorriso nel vedere Malcom.
Scusa, colpa della scuola!’-dice in colpa.
Che cosa mi dici?’-riprendo cambiando discorso.
Beh, tutto bene. Con Amanda va alla grande e gli studi procedono!’-riassume illuminandosi non appena pronuncia il nome della sua amata.
Appena uscirò da qui la dovrò conoscere!’-commento sorridendo.
Sarà difficile se inizi a picchiarti con mezzo carcere!’-ironizza seppur con una punta di rimprovero.
Non esagerare. E poi è solo uno!’-giustifico.
Per adesso!’-ride-‘comunque, mi manchi tremendamente!’-aggiunge.
Le sue dita si scontrano sulla piccola fessura che il vetro divisorio ha lasciato. Le tocco, sorridendo e ricordandomi immediatamente della morbidezza delle sue mani.
Anche tu.’-sussurro.
 
Al fine della visita, lascio a malincuore Malcom e ritorno al mio inferno.
Non la cella, ma quell’essere nocivo alla mia salute mentale chiamato Louis Tomlinson.
 
Tu, esimia testa di minchia che non fa altro che rompermi i coglioni ogni santo giorno da una settimana!’-esclama Louis indicandomi.
Bonjour finesse!’-rispondo premiandomi la faccia di un Louis confuso.-‘E’ francese.’-aggiungo
So che hai fumato quattro delle mie sigarette!’-incalza sottolineando le ultime due parole.
Merda. Non pensavo se ne sarebbe accorto così velocemente.
Oh, non erano le mie?’-fingo- ‘Ops.’ -finisco divertita.
Louis si precipita atterrandomi.
Afferra subito i miei polsi evitando così che io potessi prendere la mia unica arma di difesa. Mi fissa con aria omicida che inizia seriamente a spaventarmi.
Non ti hanno insegnato che non si ruba?’-soffia avvicinandosi.
Notizia dell’ultima ora, sono qui per questo.’-ribatto cercando di avere il controllo della situazione.
Beh, questo non cambia ciò che hai fatto. Tocca di nuovo qualcosa che è mio e io non mi fermerò ad una semplice minaccia!’-dice schiacciando la mia gamba con il suo ginocchio provocandomi dolore. La mia espressione non cambia e questo lo incita a fare sempre più pressione finché un piccolo gemito dolorante lascia le mie labbra.
Questo deve farti capire che con me non ti conviene scherzare.’-ricorda un ultimo volta, lasciando finalmente la presa sul mio corpo.
Forse l’avevo sottovalutato.
Forse è pericoloso davvero, e io non dovrei stuzzicarlo più di tanto.
Avevo anche sopravvalutato la mia forza. Battersi con Lucy pensavo fosse qualcosa di grande, ma in realtà chiunque si sia battuto con lei vinceva.
 



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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


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CAPITOLO TRE:
Ricordi spiacevoli.


Louis’ POV   
 

Questa era la volta buona, non avrebbe più dovuto infastidirmi.
Ora il mio unico problema era scampare la condanna. Non posso lasciare sola mia madre come ha dovuto fare mio padre.
La differenza è che mio padre era un marine, lui è morto per la patria.
E io? Io morirò per non aver tenuto le mani al loro posto.
Maledetto cinque giugno.
 
***
Ti prego non fargli del male!’-ripeteva continuamente Meredith, la mia migliore amica.
Voglio solo parlargli. E anche se lo picchiassi se lo meriterebbe.’-
‘Louis, ho paura. Liam sa essere estremamente pericoloso!’-
Non preoccuparti, voglio solo difendere il tuo onore. E voglio fargli capire come si trattano le ragazze come te.’-
R-ragazze come me?’-balbetta confusa.
Si, quelle speciali.’-concludo baciandole la fronte.
Arrossisce, come ogni volta che qualcuno le fa un complimento.
Arrivati nel piccolo giardino deserto vicino alla scuola, ricordo a Meredith le due regole fondamentali:
 
-Restare a qualche metro di distanza;
-Intervenire solo in caso di bisogno;
 
Tomlinson amico, che ci fai qui?’-chiede sbruffone Liam.
Non sono tuo amico, non più!’-rettifico incrociando le braccia.
Che succede?’-domanda di nuovo, con un sorrisetto in volto.
Ho saputo di sabato. Sei uscito con Meredith, giusto?’-
Sapevo che quella puttanella sarebbe venuta da te.’-risponde sputando a terra.
Mi fai davvero schifo, non ti riconosco più.’-dico assumendo una faccia tra il dispiaciuto e lo stupito.
Inizia a ridere, poi nota Meredith.
Amore mio, sei qui per un’altra botta?’-
Liam, smettila.’-dico minacciandolo.
Louis, non mi fai paura. Ma poi tu che ci fai qui? Sei invidioso perché non ti ha mai baciato o non ha mai voluto dartela? O forse perché vuoi solo fare la parte dell’eroe? Scegli tra queste opzioni patetiche.’-
Mi avvicino con uno scatto dominato dall’adrenalina e le mie mani afferrano i suoi polsi saldamente per tenerlo fermo. Mentre i suoi amici falliscono nell’intento di fermarmi.
Non capisco perché te la prendi, è una puttana.’-
Non chiamarla così!’-ringhio.
Smettila Louis, non ne vale la pena!’-sussurra Meredith che ormai si era avvicinata più del dovuto.
Sentito?’-chiede retorico sorridendo a lei.
Sta zitto!’-urlo furiosamente.-‘E tu allontanati!’-ordino a Meredith che non ubbidisce.
La mente è offuscata e non controllo più niente che appartenga al mio corpo. I pugni vengono sferrati, le parole sputate e non mi fermo se non quando vedo Liam inerme.
Che cosa hai fatto?’-chiede tremante Meredith.
I suoi "amici" erano scappati nel vedere la mia ferocia e io non me ne ero accorto, troppo accecato dalla rabbia.
 Eravamo lei, Liam e un mostro: Io.
M-meredith… mi dispiace.’-borbotto sconvolto.
Ti dispiace? Potevi pensarci prima. Ti avevo detto di lasciare perdere, che avrei risolto tutto io ma tu hai voluto fare di testa tua facendomi credere che avresti solo parlato con lui. Louis mi fai schifo!’-sputa via il ribrezzo lasciandosi cadere poi a terra.
Meredith mi odiava.
Meredith: la ragazza acqua e sapone che dal primo giorno del primo anno di liceo aveva subito voluto parlarmi. La ragazza dagli occhi verdi e i capelli lunghi quasi tutta la schiena che non si decideva a tagliare.
La stessa ragazza che era venuta in casa mia piangendo informandomi che il suo ragazzo aveva tentato di fare sesso con lei senza il suo consenso.
La stessa che ora è accasciata a terra e che è nauseata del suo stesso migliore amico.
Scappare fu l’unica cosa che riuscii a fare. Correre con ancora le mani sporche del sangue di Liam e lasciare sola la ragazza che mi era sempre piaciuta e che cominciavo ad amare nonostante il ribrezzo che ora provava per me.
 
***
Uno strano bruciore si presenta ai miei occhi non appena la scena si riproduce a ripetizione nella mia testa. Quello che avevo fatto a Liam rischiavo di replicarlo con una ragazza che non avrebbe avuto l’opportunità di difendersi.
Io, Louis Tomlinson, il ragazzo che non sarebbe mai ricorso alla violenza.
Io, Louis Tomlinson, il ragazzo che mai avrebbe picchiato una ragazza per il rispetto nei suoi confronti.
Ma sono cambiato.
Quella sera stessa la polizia era venuta a conoscenza di ciò che era successo qualche ora prima.
Vicino alla volante trovai Meredith, in lacrime che pronunciò le esatte parole: “Mi dispiace, è per il tuo bene.”
Non riuscii a rivolgere pensieri negativi su di lei, aveva e ha tutt'ora ragione.
Domani verrà mia madre e mi ha promesso che avrebbe portato anche Meredith, l’avrei rivista dopo tanto tempo.
 
 
 
 
 ‘Tomlinson, hai delle visite.’-annuncia la guardia maschile di turno.
Mia madre per una volta era puntuale.
Avevo passato la notte con il cuore in gola chiedendomi se Meredith sarebbe venuta.
“Mai dire mai.” Eppure quella frase per me aveva perso del tutto il significato. Erano solo tre parole prese a caso per rassicurare inutilmente le persone.
Tanti ricordi violentano la mia mente mentre arrivo nella sala visite.
Tachicardia, sudore alle mani, gambe tremanti, sintomi che avevo e continuo ad avere non appena penso a Meredith e a quel pomeriggio.
Mamma.’-saluto poco entusiasta nel vedere solo la sua figura esile.
Tesoro, come stai?’-chiede per sviare all’argomento “Meredith”.
Sapevo che non sarebbe venuta.’-sibilo cupo.
Mi dispiace tanto tesoro.’-dice combattuta.
Non preoccuparti non è colpa tua, come sta Alicia?’-domando ricordando la piccola struttura della mia sorella minore.
Cresce a vista d’occhio!’-esclama orgogliosa mostrando un piccolo sorriso.-‘Ha preso una A in trigonometria!’-aggiunge.
Almeno lei fa qualcosa di buono che ti renda felice e fiera…’-
Figliolo, non dire così! E’ vero ciò che hai fatto non è da elogiare. Ciò che hai fatto per finire qua dentro voleva essere un gesto eroico e anche se ha preso una brutta piega, sarò sempre fiera del mio piccolo bambino.’-spiega tenendomi forte la mano sotto gli occhi vigili di Carl, la guardia carceraria.
'Perché?'-chiedo confuso.
'Perché tu non sei il ragazzo che adesso è dietro alle sbarre, non sei il ragazzo che ha picchiato un suo amico ma il ragazzo diligente seppur poco studioso che voleva bene e rispettava tutti.'-continua flebilmente.
Ti voglio bene mamma.’- sussurro.
Ti voglio bene anch’io!’-risponde sorridendo commossa.
Ho tanta paura.’-confesso abbattuto.
Anch’io tesoro, non voglio perderti!’-balbetta con voce tremante -‘vedrai che andrà tutto bene, lo sento!’-mente.
Devi tornare in cella Tomlinson.’-avverte Carl.
Vado subito.’rispondo a testa bassa.
Stacco con fatica le mani da quelle di mia madre e dopo esser stato ammanettato senza opporre resistenza mi dirigo alle cella poco lontana dalla sala visite.
Aspetta Louis!’-urla lei seguendomi e abbracciandomi.
Signora lo lasci subito!’-ordina una guardia femminile prendendole le braccia per allontanarla.
Vi prego, lasciate che lo abbracci!’-supplica stringendomi sempre di più.
Sa benissimo che non può.’-risponde irremovibile.
 
Beth’s POV
 
Sento improvvisamente delle urla e avvicinandomi alle sbarre noto Louis ammanettato, una donna che l'abbraccia, probabilmente sua madre e la guardia che tenta di allontanarli con scarso successo.
Lasciatemi, vi prego!’-supplica ripetutamente la donna affranta.
Vedo poi quest’ultima cadere a terra subendo la forza di Caroline, la guardia, mentre Louis viene scortato in cella da Carl.
I miei occhi sono ancora stupiti da ciò che hanno visto.
Louis è inerme sentendo i ripetuti lamenti della donna.
 
Passa un’ora e Louis continua a non muoversi né tanto meno parlare. Mi avvicino lentamente, mostrando un piccolo ma sincero sorriso per incoraggiarlo a sfogarsi. Tutto l’odio che avevo in serbo per lui era svanito nel momento in cui lo vidi distrutto nel dover sopportare la propria madre in lacrime.
Non vuoi parlarne?’-chiedo prendendo coraggio.
Non con te.’-risponde duramente, facendomi intuire di lasciare perdere.
Beh, con chi credi di poter parlare qua dentro?’-cerco di ironizzare con scarso successo.
 
Mi allontano sconfitta, ricordando quanto fossi brava a far sfogare le persone restando l’unica con il groppo alla gola senza che nessuno si preoccupasse del mio stato d’animo.
 
Il fatto è che mi vergogno…’-confessa borbottando.
Ti vergogni di parlarne?’-chiedo di nuovo confusa.
Mi vergogno di me stesso.’-
Quella frase fu la prima di tutto ciò che disse dopo. Si vergognava di essere andato in galera per aver difeso la sua migliore amica per cui aveva una cotta. La ragazza non si era fatta più sentire e lui desiderava tantissimo poterla guardare un’ ultima volta e poterle dire un sincero “ti voglio bene”. Si metteva nei panni della madre e si chiedeva continuamente come potesse volergli ancora tanto bene e seppur abbia la voce tremante non versa nemmeno mezza lacrima.
 Inutile dire che davanti a quella piccola sfumatura di Louis rimasi colpita. Talmente colpita che rimasi in silenzio, cercando di trovare frasi di senso compiuto per confortarlo.



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*Spazio autrice*

Ok, bella ragazze/i sono di nuovo qui per un altro capitolo.
Devo dire di essere abbastanza soddisfatta del mio lavoro, in questa fanfiction ci metto l'anima
e spero che si intraveda mentre leggete.
Mi scuso per il clamoroso ritardo, abbiate pietà!
Cooomunque: qua si svela un pezzo di passato di Louis, ovvero uno dei motivi per cui è finito in galera.
Beth cerca di aiutarlo a sfogarsi e ci riesce stupendosi nel sapere il suo passato.
Spero davvero che questo capitolo vi incuriosisca a continuare e quindi a leggerne altri.
Ringrazio tanto le lersone che mettono la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite e anche quelli che
leggono ma stanno in silenzio :)

A presto!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


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CAPITOLO QUATTRO:
Tregua e chiacchere


 
Beth's POV
Dopo quel suo sfogo mi è davvero difficile dire qualcosa. Ogni parola sembra essere fuori luogo e non voglio rischiare. E' così difficile sopportare quella situazione, è difficile riuscire a sopportare un Louis non aggressivo ma distrutto.
Non so davvero che dire.’- è la frase scappata dalle mie labbra.
Ecco, sapevo di non dovertene parlare.’-commenta allontanandosi.
No, aspetta! Il fatto è che…’-mi interrompe bruscamente.
Non dire un’ altra parola!’-minaccia tornando il ragazzo di sempre. -‘Ora sai le mie debolezze, ma lasciami in pace!’-ringhia.
Mi allontano, rendendomi conto che se insistessi ancora potrei trovarmi in infermeria con un braccio o una gamba rotta.
 
Una settimana dopo, io e Tomlinson siamo stati rilasciati alle nostre celle ma con obbligo di servizio pulizia della mensa ogni sera per almeno un mese.
Arrivata alla cella n˚382 Lucy inizia il suo interrogatorio chiedendomi soprattutto se il suo coltellino fosse servito. Mento dicendole subito che avevo ferito Louis “dettando legge” per tutte e due le settimane in isolamento.
Uh, ora cosa penserà la mammina?’-gioca Lucy.
Rido di gusto pensando realmente a ciò che avrebbe pensato mia madre, sarebbe sbiancata.
 
La sera è arrivata e siamo già nella mensa a ripulire il cibo per terra e sui tavoli.
Dio ha deciso davvero una grande punizione.’-dice Louis interrompendo i miei pensieri.
Che intendi?’-chiedo ancora confusa.
Io e te. Non possiamo vederci eppure adesso siamo costretti a passare per un mese intero le sere qua dentro.’-spiega.
Già. Ma potremmo sempre fregarlo!’-dico sorridendo. –‘ Chi ha detto che non possiamo convivere civilmente?’-chiedo di nuovo.
Il suo linguaggio colto mi stupisce, Miller.’-dice altezzoso Louis mentre scoppio a ridere.
Mi dispiace per quello che ti è successo…’-dico ripensando all’episodio che l’ha spedito in carcere.
Anche a me, ma non posso farci nulla.’-dice lui.
Tregua?’- propongo tendendogli la mano.
Tregua.’- ripete.
Mi piace.’-commento ad alta voce, forse di proposito.
Che cosa?’-
Questa tregua.’-rispondo sorridendo sinceramente.
 
Erano passati solo tre giorni anzi, tre sere e io e Louis già parlavamo come se ci conoscessimo da sempre. Non parlammo nemmeno di sfuggita delle nostre famiglie, troppo impegnati a sporcarci con il cibo e ripulire tutti prima del controllo delle guardie.
In quelle tre sere seppi del grande amore che provava per una band chiamata “The Fray”, che a scuola era il “comico” e il “combina guai” della classe e che nei suoi diciannove anni aveva avuto modo di fare esperienza con ben dodici ragazze, tutto per risultare “perfetto” agli occhi di Meredith che però si era già infatuata del suo ex migliore amico.
 
Tu invece? Quanti hanno avuto la sciagura di averti vicino?’-chiese terminando con la sua risata da stronzetto.
Finsi una risata girandomi dall’altro lato per continuare a spazzare mentre lui insisteva per saperlo.
 ‘Nessuno.’-borbotto.
Come?’- domanda incredulo.
Nessuno, ok?!’-rispondo innervosita.
Ok, scusa. Vuoi dirmi che non hai mai baciato nessuno?’-chiede, ancora.
Il mio primo baciò fu tre anni fa, era una scommessa.’-
Che merda.’-commenta Louis abbassando lo sguardo.
Oh, non ti dispiacere, è stato divertente.’-dico sorridendo.
E la prima volta?’-chiede sempre più curioso.
Eravamo entrambe inesperti, in più non lo amavo.
Scoppia una risata dalle sue labbra che condivido anch’io senza saperne il vero motivo.
 
-Un mese dopo.-
 
Non avrò più un pretesto per vederlo.’-dico a Lucy mentre lei mi fulmina per la ripetizione di questa frase.
E poi mi dice pure che non le piace.’-borbotta tra se e se.
A me non piace!’-sbotto sulla difensiva.
Ma sta’ zitta.’-urla contro sorridendomi.
La finite di urlare voi due?!’-la guardia ci rimprovera, sbattendo il manganello sulle sbarre.
 
Ok, forse mi piace.’- ammetto mezz’ora dopo la nostra discussione.
Sia lodato il signore!’- Lucy alza le braccia al cielo, chiudendo gli occhi.
E ora come faccio?’-chiedo spaventata.
Ora glielo dici.’-risponde lei semplicemente.
E se lui non ricambia?’-
Mi prendi per il culo?! Ripensiamo a tutto ciò che ti ha detto.’-dice sedendosi davanti a me.-‘Un mese fa, quando avete patteggiato la tregua, avete parlato parecchio. Vi siete persino confessati dicendo ciò che pensate l’uno dell’altra e lui che ha detto?’-
Sei una ragazza aggressiva ma simpatica, corpo da urlo e potresti anche essere il mio tipo’-ripeto testuale, ricordandomi perfettamente come le mie guance poi andarono a fuoco.
E tu gli hai risposto…?’-
Tu hai un bel culo.’-dico sorridendo sentendo l’imbarazzo crescere.
Quando gli feci quell’apprezzamento lui rise e si voltò intento a finire il lavoro. La sera, ci salutammo insolitamente con un bacio sulla guancia, bacio che mi mandò in estasi per quanto semplice.
I suoi occhi brillarono e facendo un ultimo sorriso mi augurò la buonanotte.
Sei fottuta ragazza.’-dice Lucy ritornando al suo letto.
Tu dici?’-
Dovresti guardarti, sorridi come un’idiota. Mi disgusti!’-continua usando la sua finezza da scaricatrice di porto.
Ho paura.’-ammetto e nel vedere la confusione nei tratti di Lucy continuo -‘Potrebbe essere giustiziato.
Confessando la mia paura sulla condanna di Louis, Lucy si spegne di colpo ricordandosi che anche lei corre questo rischio se il giudice non avesse saputo che uccidere il suo ragazzo fu per difesa.
Scusa, sono stata indelicata.’-dico appoggiandole un braccio sulle spalle.
Sta tranquilla, è tutto ok.’-risponde con un mezzo sorriso.
Arrivata l’ora di pranzo, la speranza che possa vedere Louis si accende in me rendendomi – come dice Lucy- disgustosamente euforica. Prendiamo i soliti piatti e andiamo al nostro tavolo mentre con gli occhi cerco Louis.

 
 
 

Quanto può essere bella questa donna?
Ok, lasciando perdere l'invidia che provo per lei... ho aggiornato! 
Il capitolo era finito da un po' ma ero insicura nel postarlo.
Spero davvero che possa piacervi come volge la storia e se c'è qualcosa che non gradite
non esitate a dirmelo, le critiche sonon ben accette!
Ringrazio per l'ennesima volta le 7 persone che hanno messo per preferita questa storia.
Le 3 che la seguono e le altre 7 nelle ricordate.
ringrazio anche chi perde pochi minuti a recensire e anche ai lettori silenziosi :)
A presto!
 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


 
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CAPITOLO CINQUE:
'Voglio assaporare le tue labbra da quando ci hanno sbattuto in isolamento.'
 



 ‘Hey, ore dieci!’-dice Lucy spostandomi da una spalla facendomi notare chi stavo cercando.
Non sta mangiando, è intento a vincere una partita a poker accerchiato da ragazzi con il triplo della mia stazza.
Va a salutarlo!’-dice Lucy scocciata.
Non posso.’-sussurro imbarazzata calando la testa sul piatto.
Ma dove siamo, al liceo? Muoviti cogliona!’-esclama spingendomi e facendomi quasi cadere.
Sistemo la canottiera nera mentre mi dirigo da lui, noto subito la sua faccia concentrata.
Mi giro verso Lucy che continua a mandarmi occhiate infuocate per incoraggiarmi a parlargli.
Neanche il tempo di girarmi verso di lui e mi arriva una gomitata in pieno naso che mi fa stendere a terra mentre mi lamento silenziosamente del dolore.
E’ possibile che tu non riesca a fare cose così semplici?’-si lamenta Lucy riportandomi su e controllando eventuali perdite di sangue dalla zona colpita.-‘Ora vai!’-ordina sedendosi poco lontano dal tavolo di Louis per potermi osservare meglio.
Sciolgo i capelli dalla coda e mi avvicino definitivamente a lui.
Ciao Louis.’-dico cercando di avere il  controllo della voce.
Miller, da quanto tempo!’-esclama non scollando gli occhi dalla partita.-‘Poker d’assi!’-esclama vittorioso pochi secondi dopo.
Vaffanculo Tomlinson!’-risponde il suo avversario.
Qualcun altro vuole farsi una partita?’-chiede Louis sorridendo beffardo.
Dopo minuti di silenzio qualcuno si offre non facendo scomparire il dannato sorriso di Louis dalla faccia.
Vieni qui, magari mi porti fortuna.’-dice Louis colpendo piano la sua coscia.
Dici a me?’-chiedo incredula.
Se caricassi qualcuno dei miei amici sulla coscia loro me la amputerebbero!’-scherza prendendo i miei fianchi senza indugi e li posiziona sulle sue gambe.
 
Louis’ POV
Non appena si siede i suoi capelli sprigionano un buonissimo profumo che nessuno shampoo avrebbe potuto avere. Sorrido inconsapevole e riconduco la causa alla partita.
Le carte potrebbero essere migliori, Miller invece di aiutarmi mi sta confondendo. La scollatura della canottiera mi permette di dare un’ occhiata al suo seno. Ne rimango completamente incantato, iniziando a pensare che lo toccherei molto volentieri come il restante del suo corpo.
Mi mordo il labbro e ritorno alla partita. Pesco, le carte non sono migliorate e se continua così perderò il piatto ricco di sigarette e pasticche che avevo già intenzione di rivendere con qualcosa che mi sarebbe servito davvero.
Mi serve un diversivo, ora.
Beth, colpiscimi forte.’-sussurro senza farmi sentire se non da lei.
Cosa?’-chiede lei continuando a bisbigliare.
Fallo.’-ringhio silenziosamente.
Muove nervosamente le mani pensando a come poter scatenare una rissa dal nulla.
Senza indugi le palpo energicamente la tetta destra facendole quasi male così da farla scattare in piedi.
Che cazzo fai?’-urla “furiosa” spintonandomi.
Ne vuoi un’altra, piccola?’-chiedo io rispondendo con una domanda.
Le sue mani raggiungono il colletto della mia maglietta per poi farmi scontrare violentemente contro il muro.
Le facce di tutti sono sconvolte e non hanno intenzione di fermare lo spettacolo che sembra piacere parecchio.
I miei amici sembrano aver capito che tutto ciò è per non perdere il bottino, perciò aspettano che tutti si distraggano così da prendere la vincita.
Continuiamo imperterriti a colpirci finché Beth non fa uscire del sangue dal mio labbro inferiore e dal naso mentre lei si stende a terra toccandosi le costole e invocando aiuto.
Ma qual è il vostro problema?’-chiede confusa l’infermiera dopo averci fatto scortare nell’infermeria.
E’ un depravato.’-sputa Beth fulminandomi.
La donna col camice bianco scuote la testa per poi andare nell’altra stanza per il disinfettante e la pomata.
Lei si rialza sorridendomi.
Sei stata grande!’-le dico avvicinandomi poco al suo lettino.
Mi spieghi perché ci siamo picchiati?’-chiede lei sul punto di scoppiare a ridere.
Stavo per perdere il piatto.’-giustifico sorridendo.
Io mi sono quasi rotta le costole per una ventina di sigarette e qualche pasticca della più pessima droga?!’-domanda incredula.
Detta così sembra da pazzi.’-rimugino ad alta voce.
Perché è da pazzi Louis!’-dice Beth scoppiando in una fragorosa risata.-‘ E avresti dovuto avvisarmi prima di palparmi.’-continua seria.
Tu non ti muovevi!’-dico in mia difesa.
Beh, non avresti dovuto farlo comunque.’-ripete incrociando le braccia provocandosi dolore.
Scendo dal lettino e mi avvicino a lei.
Ti fa tanto male?’-
Non ti interessa davvero la risposta.’-sputa tenendo il viso basso.
Se non mi interessasse non te l’avrei chiesto.’-ribatto alzandole il viso con le mani.
Voglio assaporare le tue labbra da quando ci hanno sbattuto in isolamento.’-confesso tenendo lo sguardo sui suoi occhi.
E che cosa stai aspettando?’-chiede lei facendo arrossare le sue guance.
Potrei avventarmi sulle sue labbra, fare di lei ciò che voglio senza preoccuparmene tanto ma al momento l’impresa si fa ardua. Voglio far sì che tutto sia perfetto e continuo a chiedermi il perché mentre mi avvicino sempre più al suo viso.
Le labbra si sfiorano appena e lei tira con i denti il mio labbro inferiore per poi chiuderlo tra le sue labbra dimenticando ciò che mi aveva provocato con un pugno. Chiudo gli occhi dolorante e chiedendomi chi è il “debole” in questa circostanza. Beth che necessita le mie labbra o io che vengo sopraffatto da un piccolo contatto?
Scusa.’-sussurra accarezzando piano le mie labbra.
Non preoccuparti.’-le rispondo sorridendo.
 
Dopo lenti movimenti le nostre lingue entrano in contatto quasi si conoscessero da tanto tempo ed erano veloci, fameliche.
Staccammo immediatamente le labbra sentendo i tacchi dell’infermiera avvicinarsi alla stanza.
 
Avanti distenditi.’-ordina la donna a Beth che obbedisce subito strizzando gli occhi per il dolore alle costole.
Le alza la canottiera nera fino al seno e spalma la pomata per tutto l’addome per ricoprirlo con della pellicola trasparente per creare un impacco.
Tu resti qui tutta la notte.’-conclude facendole abbassare la canottiera.- ‘Tomlinson, quasi mi mancavi!’-esclama Maggie venendo verso di me.
L’avevo intuito, sennò perché spaccarmi naso e labbra?’-rido guardando la faccia contrariata di Maggie.
Sei un coglione assoluto.’-sentenzia prendendo cotone e disinfettante.
Signora, potrei andare al bagno?’-chiede urgentemente Beth dolorante.
Certo, ma ti deve accompagnare una guardia.’- Beth annuisce per poi sparire dalla stanza lentamente.
Hey Maggie, devi farmi un favore!’-esclamo mentre lei toglie il residuo di sangue sul naso.
Che vuoi?’-chiede concentrata.
Fammi rimanere qui stanotte, ti prego.’-la supplico facendo labbruccio nonostante il bruciore-
Che hai in mente Louis?’-chiede rimproverandomi con lo sguardo.
Niente. Voglio solo rimanere qui…’-improvviso.
Voglio il motivo.’-indurisce il tono mentre continua a tamponare con cotone e disinfettante.
Ahi, così mi fai male!’-mi lamento allontanandola momentaneamente -‘Io e il mio compagno di cella abbiamo avuto una divergenza, ecco perché voglio restare.’- mento.
 
Beth’s POV
Tornando in infermeria noto l’assenza dell’infermiera e in contemporanea la presenza di Louis che mi guarda con un mezzo sorriso.
Che ci fai ancora qui?’-gli chiedo avvicinandomi a lui.
Non mi vuoi?’-chiede con una faccia “combattuta”
Avanti, che ci fai qui?’-ignoro la sua domanda seppur sul mio viso si dipinge un sorriso che prepotente vuole rimanere.
Semplicemente volevo stare con te. Ma se non provi la stessa gioia allora mi inventerò una balla assurda pur di non sembrare un idiota!’-spiega toccandomi i palmi delle mani accarezzandoli.
Potresti dire o fare qualsiasi cosa, resterai un idiota.’-ridacchio mentre lui sorride teneramente.
Dov’è finito il tuo lato aggressivo, Miller?’-chiede stupefatto.
C’è ancora, ma lo uso per qualcun altro.’-sussurro avvicinandomi ancora di più.
Lui divarica le gambe ancora seduto sul lettino e subito inoltro il mio bacino tra di esse notando che la vicinanza fa quasi scontrare i nostri petti.
Spero che questo “qualcun altro” non abbia più attenzioni da parte tua rispetto a me, perché sennò divento geloso.’-dice irrigidendo il tono, sembrando quasi minaccioso.
Senza rispondere, gli bacio la guancia sinistra percependo –mio malgrado- il gusto di disinfettante tra le mie labbra ma decido di ignorarlo.
Bacio attentamente ogni centimetro del suo viso lasciando le labbra per ultime in modo da poterle assaporare al meglio.
Gli bacio delicatamente gli occhi, la fronte, le guance, il naso e lecco leggermente il labbro superiore stando attenta alla ferita.
Per tua informazione, vado pazza per gli idioti.’-sussurro lentamente al suo orecchio destro.
Sussulto sentendo le mani di Louis prendendomi con forza i fianchi stando attento alla pellicola sottostante alla canottiera e spostarmi la testa da un lato in modo da avere libero accesso al collo.
E io per le ragazze aggressive.’-farfuglia intento a dedicarmi più attenzioni possibili.
Bacia lentamente il mio collo, passa la lingua e mentre io mi mordo le labbra in preda alla pazzia lui sorride beffardo sulla mia pelle. La morde dispettosamente tirandola quasi fino a farmi urlare e infine mi guarda.
I suoi occhi azzurri brillano di una luce particolare e mi scappa un sorriso nel vederlo così sereno.
Finalmente arrivo alle sue labbra e dopo un lento ma lungo bacio quest’ultime si staccano riluttanti.
Sei pieno di disinfettante, cazzo.’-sentenzio schifata dal gusto temporaneo delle sue labbra.
Questa è la mia Beth, buonanotte.’- mi dice mollando la presa sul mio corpo.


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Ed eccoci di nuovo qui!
Forse è solo un capitolo di passaggio, forse è corto, ma io lo amo da morire!
Sono super extra arci innamorata di Bouis(?) e sono decisa a finire questa fanfiction a costo di non
ricevere recensioni.
Ringrazio comunque tutti colori che la recensiscono e che la leggono in silenzio, è anche questo che mi aiuta a
continuarla (:
Spero davvero di non deludervi con l'andare avanti con la storia!

Sciao beli(?!)




 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


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CAPITOLO SEI:
Confessioni scomode.

 
 
Prima di cominciare vi consiglio di mettere
"Don't wanna miss a thing" degli Aerosmith
ma solo nel POV di Louis.


Stai dormendo?’-sussurro alzando con fatica il busto.
Non ricevo risposta e notando che sono le tre di notte ne capisco il motivo.
Perché tu non dormi invece?’-chiede rompendo il silenzio e provocandomi un spavento tale da pensare che il mio cuore sarebbe uscito dal petto se non lo avessi tenuto.
Ma sei impazzito? Comunque, non ci riesco.’-bisbiglio regolarizzando il respiro.
Ti va di parlare?’-
“Parlare? Vorrei tanto poter toccare il tuo corpo, altro che parlare!”
L’ho pensato davvero?
Sì.’-rispondo secca.
Perché ti hanno arrestata?’-chiede subito dopo.
Non ti ricordi? Numerosi furti con scasso.’-
E io che pensavo avessi ucciso qualcuno data il tuo essere violenta.’-ridacchia nel buio.
Lo prendo come un complimento!’-lo avverto.
Infatti lo è!’-chiarisce.
Tu invece perché sei qui? Voglio dire, mi hai raccontato di Meredith… ma un solo omicidio quasi “accidentale” non è abbastanza per la pena di morte.’- spiego.
Perché non è l’unico che ho commesso. Mesi prima c’era stata una rissa una notte dopo una partita di poker. Lui perse e decise che se lui aveva perso i soldi, io dovevo perdere la vita così tirò fuori la sua pistola calibro otto e per poco non mi fece fuori la spalla. Ebbi l’idea di atterrarlo, picchiarlo finché sarebbe stato troppo debole ma facendolo la pistola puntò verso il suo addome e sparai un colpo.’- illustra estremamente serio, come se stesse rivivendo il momento. -’Sparai anche a un agente ma mi nascosi, per cui dopo due settimane rinunciarono a catturarmi visto che non avevano nessuna prova schiacciante.’- finisce.
 ‘Quella notte tornai a casa e la prima cosa che feci fu lavare i vestiti e farmi una doccia per nascondere la polvere da sparo e il sangue. Sotterrai la pistola nella spiaggia vicina e rincasai con i sensi di colpa che mi mangiavano le viscere. Giorni dopo lo confessai a mia madre che, in lacrime, mi ordinò di costituirmi ma non le obbedì e mi beccarono poi solo con la storia di Meredith.’-continua-‘ E confessai il restante dei reati.’-
Le pupille sarebbero uscite fuori dalle orbite se non avessi sbattuto subito le palpebre. Deglutisco rumorosamente e rimango in silenzio finché lui mi chiese cosa pensassi ora di lui.
Penso solamente che sono una serie di sfortunati eventi. Non ti dirò frasi moraliste, non sono nella posizione per pronunciarle… tuttavia, quello che penso di te non cambia assolutamente.’-espongo cercando il suo volto nell’oscurità.
Sai Beth, secondo me sei speciale.’-sussurra dolcemente.
Le guance si arrossano, sorrido stupidamente e poggio la testa sul cuscino sentendo una strana ma piacevole sensazione alla bocca dello stomaco e alla testa.
Anche tu Louis.’-rispondo trovando coraggio.
Un assassino non può essere speciale.’-ribatte amareggiato.
Neanche una ladra. Ma noi non siamo questo, prima di tutto siamo esseri umani.’-rispondo pronta.-
Ma io sarò punito con la morte, questo vorrà pur dire qualcosa
E arrivata quella frasi non seppi ribattere.
Non avevo mentito, lo ritenevo speciale nonostante i reati… ma cosa potevo mai dirgli ora?
 ‘Io continuerò a pensare che tu sia speciale.’-sentenzio alla fine.
 
Lo strano dolore alla testa non passa e continuo ad avere la tentazione di avvicinarmi a lui e baciarlo nonostante l’abbia fatto poco fa.
Mi punisco mentalmente, non può e non deve piacermi.
Una volta fuori da qui non lo vedrò più, perché pensarci ancora?
E’ da masochisti.
 
Stupida, ingenua, debole, piena di false speranze.
Perché io sono questo.
Io fingo di essere una dura, forte e senza paure.
Ma in realtà la paura e la debolezza sono mie amiche da anni.
Ma perché fingere? Perché non sopravvivrei.
Sono solo una fallita, una ragazza che non avrà futuro, che si aggrapperà sempre al braccio dei suoi genitori, vivendo da parassita.
Ma loro si stancheranno di avermi, e mi abbandoneranno.
E allora morirò.
 
Mi alzo dal letto strizzando gli occhi per il dolore al ventre e mi avvicino al suo letto.
Non vedo assolutamente niente e portando un braccio in avanti tasto nell’aria toccando finalmente la stoffa del lenzuolo.
Louis…’-sussurro con voce instabile.
Sento del movimento e delle mani prendermi il braccio delicatamente, facendomi sdraiare.
Non riesci a dormire?’-chiede all’orecchio.
Non voglio dormire da sola.’-chiarisco.
La sua stretta si fortifica stringendomi il busto.
Scusa.’-la allenta di nuovo.
Chiudo gli occhi, beandomi del calore del suo corpo attaccato al mio, le sue braccia su di me, la sua guancia sulla mia testa e una sua mano intrecciata debolmente alla mia.
 
 
Non ho mai subito risveglio più brusco.
Ci eravamo addormentanti e senza preoccuparcene ci avevano scoperti.
L’infermiera ha comunque deciso di non dire nulla grazie a Louis.
Una volta dimessa dall’infermeria, tornai in cella per lavarmi il viso e passarci il restante della giornata.
Louis è così strano da stamattina. Non mi parla, né sorride, mi ignora completamente.
Lucy mi ha chiesto di ieri ma la voglia di parlare era pari a zero e ringraziai mentalmente il Signore non sentendo quest’ultima insistere.
Hanno ripreso in mano il suo caso.
Sorride, fiduciosa di scampare la pena di morte.
Pensa che abbiano trovato persone che testimonino a favore suo, raccontando ciò che il ragazzo le infliggeva.
Invece io la vorrei a tutti i costi per concludere i miei inutili pensieri e non vedere più nulla di questo schifosissimo mondo.
Ma poi come potrei guardarlo?
Dove potrei ritrovare quell’ azzurro dei suoi occhi?
Quella pelle così liscia?
Quel sorriso bastardo?
In paradiso non esistono angeli simili, ma è anche vero che io sprofonderò nell’inferno o almeno, questo è quello che mi ha detto il prete cercando di aiutare la mia redenzione.
Vorrei fregarmene di lui, farlo sparire dalla circolazione perché è quello che merita!
Mi ha incantato con quegli stupidi discorsi, mi ha detto di essere speciale ma poi mi ignora dopo aver passato la notte ad abbracciarci e confessarci tra di noi.
 
 
Louis’ POV

Perché l’ho baciata? Perché l’ho tenuta vicino a me?
La risposta è così semplice, sono un coglione.
Basta, non voglio rivederla.
Perché fare il masochista e fingere di poter stare quanto mi pare con lei?
Io verrò impiccato e anche se la data è ancora da stabilire, sono sicuro che avverrà a breve.
Ho rifiutato la visita di mia madre, non voglio vederla.
Voglio dimenticarmi il volto di qualsiasi persona io conosca così da non soffrire più.
Ma voglio davvero privarmi di un sorriso così bello?
No, prima voglio possedere quel corpo. Toccarlo, baciarlo, morderlo.
Potevo farlo ieri, perché non ho seguito l’istinto?
Non mi avrà mica fregato quel suo tono di voce flebile… vero?
 
-Com’è andata?- chiede malizioso Horan.
-Fatti i cazzi tuoi.-
-Non te l’ha data…-trae la conclusione fischiettando.
-Qual è il tuo problema Niall Horan?-chiedo incazzato più che mai.
-Hei, vedi di calmarti.-risponde pronto-Hai proprio bisogno di sesso!- esclama
-Mi hai rotto i coglioni, sai?-chiedo retorico dopo averlo atterrato sul letto.-Sono stanco di averti in questo sputo di metri quadri quindi vedi  di tacere e farti i fatti tuoi per una volta.-concludo con un pugno allo stomaco che fa gemere di dolore colui che ha sfidato il mio malumore.
I miei occhi si sbarrano rivedendo la scena di quando ho minacciato Beth nella cella di isolamento.
E ricordo il suo sguardo di sfida nonostante le labbra fossero storte dal dolore.
Ricordo il suo pugno nel mio per evitare che lei tirasse fuori dalla tasca la sua unica difesa.
Ricordo i capelli sparsi per terra castani e lunghi.
Ricordo la mia freddezza.
Ma io non voglio ricordare più nulla.
Perché il ricordo è l’equivalente del dolore.
 
 “I don't wanna miss one smile,
I don't wanna miss one kiss,
Well, I just wanna be with you
Right here with you, just like this
I just wanna hold you close.
Feel your heart so close to mine
And stay here in this moment
For all the rest of time.”
 
 Finalmente quella stupida radiolina gracchia qualcosa di decente.
Ma è troppo simile ai miei pensieri e quest’ultimi si tramutano in flashback che lacera ogni parte di me.

 

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Un Louis piuttosto sexy e pensieroso. (mlmlml)
Ma coooomunque, finalmente sappiamo appieno il motivo per cui Louis rischia la pena di morte.
Bouis sembra sempre più cuccioloso MA qualcosa li separa: la freddezza di Louis.
E nonostante tutti e due si voglianmo alla follia, qualcosa li frena. Pooooveri!
Come pensate andrà avanti?
Ogni previsione è ben accetta :)
Come al solito, spero che il capitolo vi piaccia e che continuiate a seguire la storia!
 




 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


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CAPITOLO SETTE:
Pensieri insistenti.

 

Beth's POV

'Hey, ho diritto a una telefonata!'- urlo alla guardia davanti a me.
'No, sei stata sbattuta in isolamento e hai partecipato a una rissa, niente telefonate.'- risponde inerme e con voce dura.
Io devo parlare con Malcom, ora!
'Fanculo.'- borbotto colpendo ciò che mi trovo sottomano: il mio comodino.
'Calmati Beth!'-parla Lucy.
'Non puoi capire, devo chiamare Malcom. Ne ho bisogno!'-rispondo stendendomi a pancia in su, cercando di regolarizzare il battito cardiaco.
'Ma perché? Sai già che verrà lui.'-ribatte.
'Non può, deve stare con la ragazza.'-ringhio nervosa.
L’ultima volta che l’avevo visto mi aveva avvisato che per una settimana sarebbe stato con Amanda nella casa di quest’ultima.
Io gli avevo sorriso, dicendogli che ero felice per lui.
In realtà non aspettavo altro che tornare in cella e soffocare il mio viso nel cuscino  e piangere silenziosamente per non essere sentita da Lucy.
Sono un grande egoista, lo so. Ma Malcom è mio, lo è sempre stato e sarò sempre io a consolarlo se qualcuno lo ferirà
'Ma perché è così importante?'-chiede curiosa più che mai. Il riesame del suo caso l’aveva cambiata drasticamente.
“Perché penso di essere innamorata.”
'Affari miei.'-rispondo, fredda.
E’ così brutto non riconoscere i sintomi.
Molti dicono che le farfalle allo stomaco non sono niente, che quando sei innamorato succede di tutto e ti senti confuso e strano ma ti sembra tutto così piacevole che non vorresti mai che finisse. Quindi è così?
Ma io sono sempre confusa, per me è forse diverso?
Io so solo che quelle labbra mi perseguitano nei sogni.
Che quelle mani le vorrei su di me e una la voglio stretta nella mia.
Che voglio vedere il suo viso la mattina, con i capelli spettinati e l’alito cattivo. Voglio lottare con lui d’inverno, tra le coperte, per starmene il più al caldo possibile ma so che vorrò il suo corpo sul mio per sentirmi protetta e riscaldata.
Voglio i suoi baci sul mio collo, perché sono maledettamente eccitanti.
Voglio la sua barba appena cresciuta graffiarmi le guance.
Questo può voler dire qualcosa?
 
 
Louis’ POV
Mi hanno annunciato di avere una visita, ma non dicono chi sia il che è piuttosto strano.
Entrando nella sala visite noto una ragazza.
M-Meredith?
La mia Meredith?
La ragazza che adesso ha i capelli biondi raccolti in uno chingon e un septum al naso è la stessa che tempo fa non avrebbe mai messo ferraglia sul suo volto?
Mi siedo e sento le gambe tremare.
E’ così cambiata.
Prendo meccanicamente il telefono alla mia sinistra e lei fa lo stesso.
'Louis…'-sussurra
'Chi sei?'-chiedo stupidamente, voglio ancora pensare che non sia lei.
'Come, non mi riconosci?'-chiede divertita-'In fondo ho solo un piercing sul naso e un po’ di trucco!'-
Sono sconvolto. Non le sta affatto male, ma lei era così perfetta al naturale.
Ora la matita nera copre terribilmente i suoi occhi verdi e quel rossetto rosso è troppo evidente, lei ha la pelle troppo chiara.
Il nero abbonda nella maggior parte della sua figura. Vestiti che le fasciano -forse un po’ troppo- il corpo, lo smalto alle unghie lunghe e una bandana ai capelli.
Ma cosa le è successo?
'Che cosa ti è successo?'-regalo suono ai miei pensieri.
'Oh, mi sono solo trasformata un pochino.'-ammicca
Sono ora noto del rossore sul braccio.
'Tu non sei la vera Meredith.'-
'Avanti Louis, ora non farmi la predica. Tu non sei nelle condizioni di farlo.'-commenta notando il mio sguardo su quello strano colore rosso.
Sembra quasi…
'Meredith io non mi sono mai drogato!'-urlo –'Non sono un santo, lo so, ma cazzo questo è troppo!'-
'Tu non sai niente, quindi taci.'-risponde lei tranquilla, troppo tranquilla.
'Allora racconta, non vedo l’ora di sentirti.'-ribatto con sguardo duro.
Il mio sguardo di sfida quasi la costringe e si lascia andare al suo racconto.
'Lo sai? E’ morto mio padre, era un poliziotto. Ti ricordi?'-sospira,-'quattro mesi fa…qualcuno l’ha investito. Mentre passavo le giornate in commissariato per aiutare i poliziotti a trovare un possibile sospettato ho conosciuto Mitch, un ragazzo.'-
Si è ridotta così per un coglione?
'Passando il tempo, non riuscivamo ad andare avanti con le indagini e hanno chiuso il caso. Mitch intanto mi era diventato amico o così pensavo… mi invitata ai rave, feste e raduni. Ho cominciato ad abituarmi all’odore dell’alcool in bocca e fumando mi sentivo più libera. La siringa non era nei miei piani, mi hanno convinta che mi avrebbe aiutato a farmi sentire meglio.'- i suoi occhi sono lucidi, sono sicuro che si è pentita di tutto.
'E cosa è successo poi?'-chiedo, convinto che non sia finito il suo racconto.
'Mitch ha un fratello, è detenuto e l’ha chiuso in cella mio padre sette mesi fa. Mitch ha investito mio padre, Mitch mi ha portato alla distruzione, Mitch è un bastardo che voleva rivendicare il fratello stronzo che si ritrova.'-
Scoppia in lacrime, fregandosene del mascara e della matita nera che cola sul suo viso bianco. Rimango allibito e se non fossi qua dentro mi sarei già battuto per farla stare meglio, ma cosa posso fare?
'E se non ho accettato l’invito di tua madre è solo perché voi detenuti mi fate schifo. Tutto ciò che riguarda la mia vita mi fa schifo. Devo sempre soffrire e le persone intorno a me non se ne accorgono mai.'-
'Meredith… Meredith ascoltami.-le ordino dolcemente, lei alza lo sguardo.-'Ti basterebbe un ‘mi dispiace’ per farti stare meglio? No, non credo. Ma è vero, mi dispiace tanto per non esserti accanto e ciò che mi fa più incazzare è che qua dentro ci sono finito per proteggerti, ma ho solo peggiorato tutto.'-la mia voce trema, non mollare Louis 'E se davvero ti sei pentita di tutto allora smettila. Torna a casa, struccati, metti i tuoi vestitini con i fiori e fai quei biscotti al cocco che tanto ci piacevano. Torna la ragazza di prima!'- le spiego facendole comparire un sorriso.
Si alza e mi saluta con la mano e quando si alza inciampa sui suoi piedi imprecando. Lei non lo faceva mai e quel suo lato mi riconduceva a… Beth.
'Hei!'-alzo la voce picchiando il vetro.-'Perché allora se venuta qui?'-chiedo una volta che lei riprende la cornetta.
'Perché mi mancavi terribilmente.'-sorride, di nuovo, e si allontana.
 
 
Tornato in cella medito.
Medito su come possa piacermi una ragazza acqua e sapone ma allo stesso tempo una aggressiva e violenta.
Beth, cosa ci fai nei miei pensieri? Non sei la benvenuta, sparisci.
 
L’ora di pranzo arriva. Beth è insieme a Lucy e per una volta quella elettrizzata tra le due è Lucy, chissà che le prende.
Mi avvicino cautamente, ma non voglio essere visto. Mi siedo dandole le spalle e sorseggio la bibita fredda.
Qualcuno tossisce dietro di me.
'Lucy?'-chiedo, sperando di essermi ricordato il nome giusto.
'Si, sono io. Senti, devo parlarti…'-parla con la sua voce dura.
'Ti ascolto.'- le rispondo girandomi alla mia destra, dove siede lei.
'Non sono una persona che si interessa agli altri, anzi, ma devi smetterla di dare false speranze a quella poveraccia di Miller, ti prego.'- inizia, guardandomi.
'Non penso di aver fatto niente che potesse…'- mi zittisce.
'Non ho voglia di perdere tempo, so tutto. So del bacio al gusto di disinfettante, qualcosa avete fatto. Quindi, o le dici che di te non te ne frega un cazzo oppure vai da lei e le dice qualche stronzata amorosa, ok? Pensaci.'-termina alzandosi, non lasciandomi nemmeno parlare.
Torna al suo tavolo e Beth non le rivolge alcuno sguardo, non può averla mandata lei per parlarmi.
 Davvero l’ho illusa? Si, c’è stato un bacio ma… sei un coglione Louis Tomlinson!
Non c’è niente da fare, sono un incorreggibile idiota.
“Per tua informazione, vado pazza per gli idioti.”
 
Improvvisamente i miei piedi, impazienti, si dirigono verso di lei. Si alza e con aria cupa butta gli avanzi nel grande cestino e butta a caso il vassoio.
'Beth…'-si gira. –'Posso parlarti?'-
Annuisce, stanca.
Le prendo il polso con ben poca dolcezza e la porto in un posto dove so che nessuno ci potrà disturbare.
'Perché mi hai portato nello sgabuzzino delle scope?'-chiede lei. Ora sembra arrabbiata, non triste.
'Perché nessuno deve disturbarci. E ora ascoltami'- le ordino irrigidendo la mascella.
Si appoggia al muro e rivolge lo sguardo e la sua attenzione a qualsiasi cosa a parte me, è così odiosa.
'Non so cosa ti passi per la testa ma qualsiasi cosa tu stia pensando, hai frainteso.'-
'Louis, di che cazzo stai parlando?'-chiede confusa e apparentemente scocciata per la conversazione.
'Sto parlando di me e te…'- i suoi occhi continuano a viaggiare –'Ascoltami!'-le urlo bloccandola per il mento.
'Togli le tue manacce dalla mia faccia.'-scandisce ogni parola, il suo lato aggressivo è tornato da me… devo esserne felice o temerlo?
'Lo farò quando tu mi presterai attenzione.'-
'Ma che cosa vuoi da me? Ti diverti a confondermi? Beh, notizia dell’ultima ora, ci sei riuscito. Ora smettila di parlarmi, toccarmi o anche solo guardarmi, non voglio più sapere niente che ti riguardi. Ok?'- prova a dimenarsi.
'In cosa ti confondo?'-sibilo trattenendola-
'In tutto. Mi baci, mi fai sentire dannatamente bene, dormi abbracciandomi ma il mattino mi eviti neanche avessi la peste. E mi sento stupida, mi insulto giorno e notte perché penso di essere io quella che sbaglia'-
'Quel bacio non valeva niente.'- grugnisco.
'Ti devo ricordare cosa hai detto? Avevi detto che eri rimasto in infermeria per stare con me, anche questo non vale niente? Allora fottiti.'-
Aderisce i suoi palmi sul mio petto spingendomi, ma fallisce nel suo tentativo e non fa che avvicinare il suo corpo al mio.
'Pensavo fossi abbastanza intelligente per capire che stavo bluffando.'- e il mio solito sorriso stronzo appare sul mio viso.
Sugli angoli occhi si formano piccoli cristalli trasparenti che fanno in fretta a cadere bagnando le sue guance più bianche del solito. Uno schiaffo si deposita sulla mia guancia sinistra, mollo la presa e lascio che possa scappare dal mostro che sono diventato da tempo.
 
But maybe, we should stop pretending 
We both know we're hurting 
Maybe it's time to go.”

 
 
LA NOSTRA MEREDITH
(immaginatela con un septum, è la migliore che ho trovato):
 

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Vi prego di predornarmi per il madornale ritardo.
La mia unica scusante era che non sapevo davvero cosa scrivere nonostante la voglia fosse tanta.
Quindi spero che seguirete comunque i capitoli e che in particolare questo vi piaccia.
Far litigare Bouis è statro alquanto difficile visto che voglio un lieto fine per loro...
Ma qualcosa deve pur succedere, no?
Ho deciso che per ogni capitolo cercherò di inserire un pezzo di canzone che riprendi i sentimenti o comunque i pensieri dei nostri personaggi, fatemi sapere cosa ne pensate!
Ci vediamo al prossimo capitolo, sperando  che riesca a pubblicarlo presto :)
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


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CAPITOLO OTTO:
"Mi hai visto, ora vattene..."



 
 
-Quello stronzo, approfittatore, coglione, idiota… -sibilo da più di mezz’ora.
-Ti prego, basta! Le mie orecchie mi stanno implorando di ucciderti.-si lamenta Lucy
-Scusa, ma è tutta colpa di quello…-
-Quello stronzo, approfittatore, coglione, idiota. Si, lo so già Beth. Ma perché dovete fare così?- chiede esasperata.
-E’ lui il problema, lo sai! Se lui non si fosse fatto la scena del menefreghista, io lo avrei sbattuto al muro e l’avrei baciato!-
Copro la mia bocca con la mano, chiedendomi perché io sia così stupida, mentre Lucy scoppia in una risata che io sforzo a non imitare.
-Siete davvero comici, i migliori!-esclama ingrandendo ancora di più le sue grasse risate.
-Spero davvero che Malcom torni presto, odio confidarmi con te.-confesso sedendomi a terra
-Ma tu non ti stai confidando, ti stai sfottendo da sola.-corregge lei con ancora un leggero risolino sul volto
Affondo la testa tra le ginocchia e ho tanta voglia di urlare, sfogare in ogni modo possibile. Ma non posso.
E odio sempre di più questa situazione.
-Dai, stavo scherzando. Non te la prendere…-bisbiglia Lucy avvicinandosi.
Si sta davvero scusando?
-Tu lo sai che faccio la stronza solo perché non voglio che tu capisca che nonostante tutto ci tengo a te-ammette appoggiando una mano sulla mia schiena, muovendola lentamente.
-Tranquilla, non è per te che sono disperata.-alzo il volto sorridendole appena.
-Ora ti farò una proposta ma sta attenta: non capiterà mai più!-calca più che può il “mai” indicandomi.
-Avanti, dimmi.-chiedo, curiosa.
-Vuoi un abbraccio?-chiede lei, imbarazzata e con le guance rosse.
Scoppio a ridere e allargando le braccia, mi avvicino a lei.
Non siamo mai state così vicine, tanto da sentire il profumo dell’altra.
Tanto da sentire calore sul suo petto, dimostrazione che forse ha  un cuore che batte ancora.
 
Louis’ POV
 
Sono passati quanti? Due giorni? Si, probabile.
Meredith era qui due giorni fa, a farmi capire che aveva bisogno di qualcuno che la facesse rialzare da quella brutta caduta. Ammetto che immaginarmi lei con una bottiglia di alcolici o una siringa non mi ha fatto dormire sonni tranquilli, lei è pur sempre la mia migliore amica di cui ero innamorato.
Ma perché dico ero?
Forse perché so che quell’amore ora è riservato a qualcun altro.
Non posso più evitare di pensarci, è più forte di me.
Beth mi piace, mi fa impazzire.
E immagino tante volte la sera, prima di dormire, che lei mi accarezzi dolcemente le braccia e che mi depositi un bacio sulle labbra.
Desidero il suo corpo sotto il mio, nudo e libero da ogni pensiero o prigionia.
Desidero i suo denti sul mio labbro e le sue unghie sulla schiena.
Desidero i suoi capelli sparsi per il cuscino di camera mia mentre dorme aggrovigliata a me.
E anche se non ci fosse la condanna di mezzo, ormai ho rovinato tutto.
E quando dicono che le ragazze preferiscono il ragazzo stronzo a quello dolce… beh, sparano una grande cazzata.
Ma se lo so, perché l’ho fatto?
La guardia mi avvisa che qualcuno mi aspetta alla sala visite e io mi alzo sorridente nonostante la tempesta dentro di me.
Perché anche se Beth per me è importante, non lo sarà mai come la mia famiglia.
Alicia, mia sorella, ha finalmente l’età e la volontà di vedermi. Sono così contento che tutto il resto scompare.
-Louis…-sussurra con le lacrime agli occhi mentre il mio sorriso non scompare.
-Ciao piccola, come stai?-rispondo sorpreso di come la sua voce sia cambiata.
-Ora meglio, mi manchi tanto. E manchi tanto anche alla mamma!- quest’ultima stringe forte mia sorella sorridendo e vorrei tanto unirmi a quell’abbraccio così caldo e confortevole.
Mi chiedo se lei sappia tutto e mi chiedo come reagirà alla mia morte, non voglio che soffra.
Non ci sarò per proteggerla dai ragazzi dalle mani troppo lunghe e non ci sarò per le sue delusioni d’amore.
E’ così triste, più si avvicina quella maledetta data e più mi angoscio. Non voglio morire così presto.
Ma io sono un pericolo per la società, e devo essere eliminato una volta per tutte.
-Sai, ora i professori mi stanno tartassando di proposte per i licei…- mi informa sorridendo
-Sono tanto fiero di te, Alicia. Sei speciale!- le rispondo.
Lei appoggia la sua piccola mano destra sul vetro che ci separa e io faccio altrettanto riuscendo quasi a sentire il calore della sua pelle.
Darei tutto l’oro del mondo per un suo abbraccio, ora.
-Louis… i miei compagni dicono cose strane su di te.- espone impaurita
-Che genere di cose?- Perché inizio a sudare freddo?!
-Loro… ah, non riesco nemmeno a pronunciare quelle parole.-
-Alicia, dimmelo… così potrò dirti la verità.- chiedo in angoscia
-Credono che riceverai… la pena di morte.-sussurra flebilmente con lo sguardo rivolto al pavimento –E’ una bugia vero?-
-Sto facendo il possibile per evitarlo, tesoro.- rispondo amaramente.
Molla la presa sulla cornetta e la sento sbattere mentre appoggia disperatamente  i palmi delle mani sul viso. Singhiozza, per colpa mia.
La quarta donna che soffre solo per colpa mia.
Mia madre mi lancia uno sguardo dispiaciuto, agitando piano la mano in segno di saluto e portando via la mia sorellina ancora nel pieno di un pianto isterico.
E mi sento in dovere di versarle anch’io quelle lacrime, abbandonandomi sul piccolo bancone mentre la guardia mi porta via lentamente.
 
Non ho intenzione di mangiare, bene, respirare. Voglio morire, in questo istante.
Nessuno merita la disgrazia di avermi accanto.
 
Beth’s POV

Dopo quell’abbraccio Lucy era tornata l’acida di sempre, e ringrazia il cielo.
Ma avevo comunque continuato a parlare della questione “Louis” chiarendo una volta per tutte che gli avrei parlato facendogli capire che non voglio perdere tempo, che a me piace davvero tanto. E niente mi potrà fermare.
-Non ho la minima idea di come reagirà…- finisco, impaurita.
-Non prendermi per il culo, andrà tutto bene. E ora lasciami dormire!- esclama buttandosi il cuscino e premendolo sulla testa
Sbuffai sonoramente voltandomi sul lato destro e sorridendo come un idiota mentre ripensavo a quel bacio toccandomi delicatamente le labbra, come se lui potesse comparire magicamente.
 
 
7/11/2013
 
Ok Beth, è il gran giorno.
E’ il giorno in cui ti alzerai dal letto, ti laverai come di consueto e comincerai a prepararti il discorsetto da fare a un certo Louis Tomlinson.
Ti senti carica e sai che andrà tutto a gonfie vele!
Ma allora perché non trovo nemmeno la forza di alzarmi? No, non è perché ho sonno.
Né perché ho cambiato idea.
Sento il corpo debole e il solo muovere le gambe per avvicinarmi al bordo del letto mi provoca un dolore lancinante.
Lucy è preoccupata tanto da chiamare ferocemente le guardie facendo un rumore assurdo.
La mia testa sembra scoppiare e sento gli arti abbandonarmi quando qualcosa mi solleva.
Chiudo gli occhi, decisa a non aprirli. Ho la nausea, voglio vomitare. Ma cosa, se non mangio da giorni?
Probabilmente tutti i pensieri che si affollano.
Ma dov’è finita l’euforia che ho provato non appena ho pensato a lui?
Ho passato la notte a pensare su cosa dire, come muovermi. Ad immaginare lui baciarmi, perché mi ha appena sussurrato che a me ci tiene e quel giorno mentiva spudoratamente.
Smettila Beth di inventarti tutto.
Così ti distruggerai.
 
Una volta aperti gli occhi di certo non avrei pensato di ritrovarmi in infermeria, più precisamente nel lettino in cui io e Louis abbiamo dormito insieme.
Ruotando la testa, tutta la stanza inizia a ruotare vorticosamente costringendomi a chiudere ogni contatto con il mondo chiudendo gli occhi stanchi.
-Oh santissimo Dio, sei sveglia!- esclama una voce femminile, Lucy.
-Che succede?- chiedo disorientata, con ancora gli occhi serrati
-Sei senza forze Beth…-rivela Lucy, -perché come una cogliona hai saltato troppi pasti!- mi aggredisce subito dopo.
Strizzo gli occhi, sentendo la voce di Lucy troppo alta e squillante.
-Lucy ti prego, abbassa la voce-sibilo.
-Faccio di meglio, me ne vado.-dice apparentemente arrabbiata.
Rimango con gli occhi chiusi, mentre dei piedi fanno avanti e indietro.
Tento di nuovo a muovere le braccia ma le sento formicolare, sono pesanti.
Ancora quei passi.
Decido di ignorarli, probabilmente ho le allucinazioni sonore, non mi stupirei se fosse così.
 -Non ignorarmi, Beth.- dice una voce.
Quella voce.
-Che cazzo ci fai qui?- sbotto lottando contro me stessi per non guardarlo.
-E’ incredibile il fatto che tu riesca a parlarmi così anche con 38° di febbre.- ironizza nonostante il mio tono appena usato
Ah, quindi ho la febbre.
-Non divagare. Rispondi alla mia domanda e questa volta dì qualcosa di cui non ti pentirai in seguito- borbottai affaticata anche solo per aver pensato quella frase  
-Mh, perché sono qui? Sinceramente non lo so nemmeno io.-risponde con quella fastidiosissima risatina di sottofondo.- Ma quando ho saputo della tua brutta influenza ho avuto il bisogno di vederti.-
Perché sceglie sempre le parole giuste? Perché lui non ha mai cedimenti?
-Beh, mi hai visto. Ora vattene…- tossisco.
I passi, seppur delicati si fanno più vicino. Non voglio avere il batticuore, e il sudore lo attribuisco ai medicinale che combattono per abbassare la febbre.
-Sei caldissima, e sudata…- constata una volta vicino, sfiorandomi la fronte.
-Uhm, dovresti ricevere una laurea in medicina- questa volta ironizzai io, non ricevendo alcuna parola in risposta.
-Mi dispiace Beth.- sussurra piano, faccio fatica a sentirlo.
Ma percepisco subito le labbra premute all’angolo della mia bocca che si schiude in un secondo momento. La sua figura si allontana...

 
Now you were standing there right in front of me.
I hold on scared and harder to breath.
’ll keep my eyes wide open...
I’ll keep my arms wide open...
Don’t let me,
Don’t let me,
Don’t let me go.
‘Cause I’m tired of feeling alone.
 


 


Un mese. Ci ho messo un fottutissimo mese e non sono nemmeno soddisfatta!
Non so nemmeno perché lo sto pubblicando.
Sta di fatto che non ho proprio la voglia e la capiacità di migliorarlo in questo momento...
Quindi abbiate pietà, plis.
Spero comunque che il capitolo sia passabile (almeno per voi) e che siate ancora qui a seguire la storia :)

A presto, si spera! :)

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


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CAPITOLO NOVE:
"Fottiti Malcom."
 


Era passata ormai una settimana, credo.
Avevo mentito per gli ultimi due giorni, non voglio tornare in cella e subirmi Lucy dal mattino alla sera e il Louis controverso in pausa pranzo.
-Come ti senti?- chiede premurosa Maggie, l’infermiera
-Mi fa male la testa e lo stomaco…-improvviso
-E’ strano, il tuo corpo ha accolto bene il cibo e i farmaci.-
Sapeva benissimo che stavo mentendo, ma mi aiutava sempre lasciandomi sul lettino piatto e scomodo dell’infermeria.
-Mi dispiace, ma oggi dovrai tornare in cella.- mi dice rammaricata
Come non detto.
Nonostante la mia smorfia di disappunto, mi fa segno con il capo di andarmene una buona volta e, mio malgrado, accetto l’ordine.
Se tutto va bene oggi vedrò Malcom e non vedo l’ora.
Mi è mancato davvero tanto, e il pensiero che quella bionda l’abbia avuto per una settimana e mezza mi fa salire il nervoso.
Ricordo di aver conosciuto Malcom quando era l’emarginato della classe. Timido e solo, al contrario di me che parlavo e scherzavo con tutti. Mi aveva incuriosito questo suo volere la solitudine, chi vorrebbe mai stare solo?
Ora lo capisco, l’esseri soli ti fa stare meglio perché sai che nessuno potrà ferirti.
Ma ora lui ha una ragazza che lo ama e sicuramente starà simpatico ai suoi genitori.
E io? Io marcisco in un carcere, consumando le suole delle mie scarpe vecchie dalla mensa alla cella e viceversa continuando a pensare a quel coglione che mi ha portato ad amare il silenzio.
-Ciao Beth.- sorride teneramente Malcom.
Sorrido di rimando agitando –per qualche strano motivo- la mano.
- Com’è andata con Amanda?- chiedo ‘interessata’
-Direi molto bene- ammicca maliziosamente.
Che cos’è quel braccialetto rosa?!
-Sei passato rapidamente all’altra sponda, Malcom?- chiedo sarcastica.
-Cosa? Oh, questo è di Amanda.- risponde ridacchiando
-E perché ora ce l’hai tu?-
Lui ha sempre detestato questo genere di cose. Scambiarsi oggetti come segno d’amore o amicizia lo trovava inutile.
-Perché quel tono?- chiede confuso
-Hai sempre odiato lo scambio di oggetti in una coppia, o mi sbaglio?-
-Si ma…-
-Fottiti Malcom.-sibilo lasciando cadere la cornetta.
E mentre Malcom sbatteva i palmi delle mani contro il vetro, io gli giravo le spalle mostrandogli per qualche secondo il dito medio e facendomi ammanettare per poi tornare in cella.
Quella bionda non poteva permettersi di cambiarlo così tanto, non lui.
Lui era l’unico che pensavo mi sarebbe rimasto accanto, senza mai cambiare niente del suo essere perfetto.
Ma le cose cambiano, le persone soprattutto.
Avanti, pensavo davvero saremmo stati migliori amici per sempre? Si.
E vorrei tanto continuare a pensarlo.
 
Louis’ POV
Alicia è venuta a trovarmi, di nuovo. Non poteva farmi sorpresa più bella!
Mi ha portato una lettera subito requisita dal poliziotto scusandosi con la frase “E’ solo un controllo” e nonostante  Alicia non volesse, lo lasciò fare chiedendomi come stessi.
Mi ha chiesto tra quanto dovrei essere giustiziato, le ho detto che manca ancora un mese e mezzo. Nonostante la notizia la addolori, cerca di sorridermi, di farmi quelle battute stupide che io facevo a lei quando era più piccola.
Ha anche cominciato un corso di canto, mi ha dedicato una canzone ma adesso non ne ricordo più il titolo perché mentre lei la intonava, io fissavo i lineamenti del suo viso tanto simile al mio, cercando di memorizzarli così da non dimenticarli mai più.
Si era anche commossa e mi aveva chiesto scusa perché non era apparsa “abbastanza forte” e si era ripromessa di farmi sorridere, ma lei ora non sa che ho un timido sorriso grazie a lei.
-A che pensi, Lou?- chiede fastidiosamente Niall
-Fatti miei.- rispondo rude –Non voglio sentire la tua voce!- lo avviso mentre lui si avvicina
-E’ proprio un vero peccato, sai? Io ero venuto qui con l’intenzione di informarti su qualcuno, ma visto che non vuoi sentirmi… starò zitto.- cantilena sempre più irritante.
-Su chi?-
Ovvio, su Beth! Ma non hai visto quanto Niall e Lucy sono intimi? Lei deve aver parlato.
-Sciocchino, su chi mai potrei parlarti se non di quella ladruncola da quattro soldi?-
-Non parlare di lei in quel modo!- lo minaccio puntando il dito.
-Pardon, monsieur.- risponde teatralmente.
Si rintana all’angolo del suo letto prendendo i suoi pesetti da due chili e cominciando al alzarli con la mano,
Lui vuole che io ceda. Beth lo vuole.
O magari lei non sa niente, è tutta colpa di quella lingua lunga di Lucy. Fa tanto la riservata e poi la dà al primo coglione –Niall Horan- che trova.
Mi chiedo seriamente se Horan parli anche durante il sesso, dato che non sa stare proprio zitto, nemmeno quando si allena.
-venti, ventuno, ventidue, ventitré, ventiquattro…- continua a confabulare
No, non gli chiederò niente. Non voglio sapere.
Ma ne sei davvero così sicuro, Louis?
Non credi di farti troppe seghe mentali?
Credi davvero che tutto il mondo giri intorno a te?
Penso tu abbia capito che Beth ti odia.
 
Beth’s POV
Da quando sono tornata in cella non ho aperto bocca nonostante le continue sollecitazioni da parte di Lucy. Voleva sapere della mia salute, delle mie visite, era troppo curiosa per i miei gusti.
Nonostante in questo periodo lei si sia avvicinata a me, questo non è nello stile di Lucy Thomson.
Lucy non implora per estorcere informazioni a qualcuno, piuttosto lo minaccia di morte.
E invece lei è da dieci minuti netti che mi tira  il braccio, mi pizzica la pelle, mi riempie la testa di frasi senza senso mentre io vorrei solo dormire.
-Lucy basta!- urlo esasperata.
Ma lei non si ferma, lei continua a canticchiare, fare rumore con qualsiasi oggetto le capiti a tiro, tira via il lenzuolo da sopra il mio corpo invadendolo di brividi.
-Voglio sapere cosa è successo.-scandisce ogni parlo tentando di buttarmi giù dal lettino
-Tanto non lo saprai, non insistere.- sbotta appoggiando il cuscino sulla faccia.
- Ma insomma, prima mi snervi con i tuoi discorsi melodrammatici e poi quando mi offro per ascoltarti mi tratti così?- chiede innocentemente Lucy
-Lucy va a farti fottere.- ringhio arrabbiata
-Mi dispiace, Niall è impegnato al momento!- ribatte lei con un ghigno, pentendosene subito
-Che cosa?- chiedo ridacchiando, voltandomi verso di lei
Mi avvicino ricevendo il suo indietreggiamento e la mia risata non fa altro che ampliarsi quando lei arrossisce e finisce contro il muro.
-Game Over.- pronuncio a mo’ di videogioco
-Ok, facciamo un patto:prima racconto io e poi racconti tu!- pone le condizioni puntandomi il dito.
Sorrido divertita annuendo e aspettando di avere informazioni tra questo fantomatico Niall.
L’ha conosciuto qualche ora dopo avermi accompagnata in infermeria, durante la pausa pranzo. Lei aveva dimenticato il pane e quella scorbutica dell’inserviente non gli aveva permesso di prenderlo. Così, Niall, che aveva fatto da spettatore, lo divise con lei dando vita a una “strana conversazione” l’aveva chiamata lei -e per strana intendeva divertente, interessante e salutare per il suo buon umore sempre a terra-.
Lucy ora sorride con gli occhi sognanti probabilmente per ripercorrere le scene mentre mi racconta di quando l’hanno fatto una volta nei bagni dei maschi e un’altra nel magazzino delle riserve di cibo e altre varie cose ma non vuole spiegarmi come lei ci sia riuscita.
Ora dice di amarlo, che per la prima volta ha trovato un ragazzo che la rispetta e la tocca nel modo giusto, provocandole solo piacere e benessere. E la invidio, da morire.
Persino lei ha avuto il coraggio di abbandonarsi a qualcuno, di non fingere e forse dovrei prenderla come esempio per questa volta.
-Ora però tocca a te!- ribatte subito dopo il suo lungo raccontare.
-Non c’è molto da dire a essere sincera- comincio abbassando il capo- Ho visto Malcom. Ti chiederai perché non sono gioiosa al pensiero… beh, quell’Amanda me l’ha portato via.- concludo sintetizzando.-E so che ora riderai fino a piangere, mi prenderai in giro, ma Malcom era l’ultima persona rimasta che mi facesse stare bene e mi facesse sorridere. Invece ora pensa solo a lei, costantemente e ha mandato al diavolo la casinista e combina guai Beth.- termino definitivamente con qualche lacrima sul volto.
Asciugando quest’ultime, mi alzo senza volgere lo sguardo nemmeno una volta a Lucy che nel frattempo è rimasta in silenzio ad ascoltare e farsi un’ opinione della nuova versione di Malcom, e torno a letto.
 
Nonostante non abbia minimamente la voglia di muovermi, mi dirigo nella mensa evitando così le discussioni con Lucy che nelle ultime ore è fin troppo protettiva.
Ci sediamo a un tavolo già occupato da un ragazzo che, minuti dopo, capisco sia Niall.
Non sembra affatto un delinquente, tutt’altro. Gli occhi e i capelli chiari lo fanno assomigliare a uno di quei figli di papà ma sono l’esempio perfetto: pur potendo vivere una vita da benestante, rubo.
-Che lavoro fanno i tuoi genitori, Niall?- chiedo di colpo
-Uhm… mia madre disegna gioielli e mio padre uno studio legale. Perché?- risponde confuso
-No, niente. Piccolo sondaggio…- taccio riempiendomi la bocca di riso
Lucy fa una smorfia che fa intendere a Niall di lasciarmi perdere, che sono fuori di testa.
Parlano di loro. Degli animali domestici avuti,  gli aneddoti scolastici più divertenti, delle cose che odiano, quelle che amano… tutto questo con una straordinaria disinvoltura, come se fossero al parco o come se fossero amici da sempre.
Niall improvvisamente smette di parlare evidentemente distratto da qualcosa che supera me e Beth e fa segno a questo qualcosa di avvicinarsi.
-Signore, lui è Mason!-presenta fiero Niall –è mio cugino- specifica
-Quindi sono loro: la famosa Lucy e la sua amica Beth. Incantato!- apre bocca Mason sorridendoci.
Non ricambio, questo Mason ha la tipica faccia e atteggiamento di un puttaniere e con queste persone ho avuto abbastanza a che fare.
-Ti dispiace se mi siedo affianco a te? Quei due vorranno un po’ di privacy…- ghigna sornione non aspettando una mia risposta, sedendosi. –Allora: che mi dici?-
-Che non ho proprio voglia di parlare.- chiarisco continuando a giocare con il barattolo di yogurt, indecisa se mangiarlo o meno.
-Oh, ma sei vuoi possiamo oltrepassare i convenevoli. Sai, per me non è affatto un problema.-
-Chissà perché immaginavo una risposta simile- borbotto mentre allunga un braccio sulle mie spalle.
-Sarà che tra noi c’è feeling…- mi sussurra all’orecchio.
-Sarà che sei un porco.- rispondo sorridendo sarcasticamente, ma lui non recepisce il messaggio e sorride a sua volta.
-Allora dove andiamo?- insiste abbassando la maglietta con le dita lunge
-Dove andiamo noi due, non lo so. Posso dirti che io me ne ritorno in cella mentre tu puoi andartene felicemente a fanculo insieme alla tua astinenza dal sesso.-rispondo secca, decidendo che quel contatto doveva cessare.
Mi chiedo perché Niall o Lucy non facciano niente e voltandomi capisco che ci hanno scaricato.
Nonostante il mio dimenarmi, non riesco a spostarlo. Anzi, continua ripetermi che le ragazze difficili lo eccitano.
Non so come, ma pochi secondi dopo, non percepisco più il suo braccio sulle mie spalle né il suo fiato su collo ma realizzo velocemente che qualcuno ha accorso in mio aiuto.


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Ma saaalve!
Mi dispiace aggiornare così tardi ma gli ultimi giorni di scuola sono stati un inferno e tra non sapere cosa scrivere e la mancanza di tempo, stavo impazzendo!
Sono 7 facciate di Word, spero vi bastino per le vacanze di Natale e che soprattutto il loro contenuto vi piaccia. 
Credo il finale sia abbastanza scontato ma non mi andava di svelare tutto, lasciamo un po' di suspance seppur inutile!
Devo muovermi: devo sfamare me e il gatto.
In conclusione, spero lascerete una recensione per farmi sapere se vi piace o meno e vi auguro buone feste con tutto il cuore!
Pensavo di pubblicare qualcosa per Natale ma siccome non ne sono sicura non aspettavi più di tanto, sorry.
Quindi, di nuovo, buon Natale, buon Capodanno, mangiate tanto e fregatevene della dieta!
A presto! (si spera)

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***


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CAPITOLO DIECI:
"Voglio fare l’amore con te, adesso, proprio qui." 
 
-Non ti hanno insegnato le buone maniere?- chiede retoricamente  qualcuno alle mie spalle.
-E a te non hanno mai detto che dovresti farti gli affari tuoi, Louis?- ribatte aggressivo
Non ho nemmeno la forza di girarmi. Quel cogl- ok, basta- Louis non doveva impicciarsi, ma dentro di me ne sono immensamente grata.
-Oh certo non ti biasimo, Beth è un ottimo partito per una sveltina.-ammicca nella mia direzione una volta che mi sono girata.
-Sta zitto!- urla furiosamente in risposta Louis
Lo strattona lo spinge, i detenuti sono sconvolti. Di risse ce ne ogni giorno, ma non così.
E prima che possa sferrare il primo pugno, le mie gambe si muovono svelte per evitare che Louis commetta lo stesso errore che l’ha chiuso in queste mura.
-Ti prego, smettila.- supplico flebilmente non volendo assistere a questa immagine di Louis
-Non lascerò che questo essere ti tratti così. - contesta giustificandosi
-E io non lascerò che tu commetta lo stesso errore, non quando posso impedirtelo.- stringo forte le sue braccia appoggiando il mio petto alla sua schiena.
Lascia la presa su Mason, lo capisco dai muscoli che si allentano e dal suo sbuffare.
L’ordine quotidiano si fa spazio dove fino a poco prima c’erano Louis e Mason a discutere e lentamente Louis districa le mie braccia sulle sue e si siede sulla panchina più vicina.
-Sto rovinando tutto.- sussurra a sé stesso ma non posso fare a meno che entrare nel discorso
-Rovinando cosa?- domando preoccupata
-La mia vita, me stesso, e te Beth.-
-Io?- rispondo incredula
-Chi se no? So benissimo che mi odi, che non mi sopporti e che è tutta colpa mia se non parliamo più. La verità è che non volevo farci soffrire, ma non ho avuto l’esito desiderato.- ride amaramente appoggiandosi al tavolo in legno davanti a lui.
-Sarà strano e controverso ma io non ti odio Louis.- scappano le parole dalla bocca senza che io possa fermarle. –Cioè ammetto che per un po’ l’ho fatto, come darmi torto? Ma la verità è che sei troppo dentro di me per farti uscire via.- confesso sentendo il peso dal mio corpo svanire.
E Louis non sembra reagire se non quando prende la mia mano continuando a tenere appoggiata la fronte sul tavolo. La stringe, la bacia e ci sorride sopra e a quel punto mi chiedo a cosa stia pensando. Mi chiedo se per noi ci sia ancora un po’di speranza.
-Pensavo di aver dimenticato l’odore della tua pelle.-
-Sono felice che tu non l’abbia fatto.-rispondo sorridendo.
 
I giorni successivi li passo decisamente con più serenità e senza discutere con Lucy, il che è magnifico.
Io e Louis siamo ancora un po’ intimiditi dalla situazione, non sappiamo bene come comportarci ma parliamo regolarmente ogni giorno a ora di pranzo, e per adesso mi basta.
-Sembra che le cose siano tornate alla normalità- constata Lucy nel cuore della notte.
-No, vedere te innamorata non è certo una cosa normale!- ridacchio cambiando l’ennesima posizione.
-Mi riferivo a te, come ti senti?-
-Un po’ strana. Diciamo che vorrei che con Louis fosse tutto come prima…-
-Vuoi che Niall ci parli?-chiede preoccupata.
-No, non è necessario. Gli parlerò domani!-finisco il discorso.
Ricordo ancora le parole che avrei dovuto dirgli quel giorno, quando mi ammalai e ora il mio obbiettivo era tornato lo stesso: dire tutto a Louis. Dirò tutto ciò che penso e sento.
 
Una volta arrivata alla mensa, “Que hiciste” di Jennifer Lopez inizia dandomi quella sicurezza che cercavo mentre sorseggiavo dell’acqua. La salivazione si è completamente azzerata senza neanche avvistare Louis, le gambe tremano e per un attimo mi viene voglia di vomitare.
Troppe parole da dire, troppe sensazioni, non le reggo più!
Una stretta si chiude sul mio polso e mi costringere a correre, per dove? Ma soprattutto, con chi sto correndo?
Pochi attimi dopo ci ritroviamo in uno stanzino, non dev’essere piccolo ma è tremendamente buio.
Nelle orecchie mi rimbomba ancora quella canzone, ho il fiatone e sono costretta ad allungare le braccia per cercare un appoggio finchè non mi imbatto in qualcosa di morbido e caldo. Rimango lì, in assenza di forze mentre una mano mi sfila la cuffietta. Mille domande dentro di me, ma nonostante la paura, niente mi costringe a lasciare quel giaciglio così confortevole.
-E la seconda volta che, al buio, ti ritrovi incredibilmente attaccata a me.- bisbiglia lui, Louis.
E ora capisco perché tutto mi sembrava così familiare.
-Perché mi hai portato qui?-sibilo con ancora un velo di fiatone.
-Voglio stare con te, soli.-risponde schietto
Stringo forte le braccia attorno al suo bacino e sorrido tanto da sentire il dolore agli zigomi, è il momento giusto.
-Io… d-devo parlarti.- sussurro insicura
-Ti ascolto.- risponde pronto accarezzandomi la schiena.
-Louis, mi manchi.-sbuffo.- Io credo di essermi innamorata di te.-termino subito.
Eppure nella mia testa erano in ordine molte più frasi, concetti lunghi e forse anche privi di senso, ma forse è stato meglio così: ho detto l’essenziale.
Il suo tocco si irrigidisce e si ammorbidisce dopo pochi secondi.
-Hai pensato bene a quello che mi hai detto?- mi chiede lui, con tono rigido.
-Ci ho pensato fin troppo.- sospiro, leggera.
-Oh, Beth…-sussurra abbassando il capo e sfiorandomi le labbra con le sue.
-Aspetta, tu che ne pensi?-la distanza fra noi aumenta come la sua stretta su di me
-Non sono bravo con le parole.- smette di stringermi
Si allontana, sento i passi.
-Almeno provaci!- bisbiglio quasi con le lacrime agli occhi
Tace, ma continua ad allontanarsi. E’ angosciante, buio, troppo silenzioso. Senti i nostri respiri e percepisco il suo troppo distante.
-Louis, ti prego, accendi la luce. Qui è troppo buio- aggiungo camminando cecamente.
Accoglie la mia richiesta e sbattendo più volte le palpebre alla vista della luce capisco che siamo nell’infermeria.
-Perché proprio qui?- chiedo confusa
-Che intendi dire?-
-Qui è dove ci siamo baciati, confessati, abbiamo dormito insieme e dalla mattina dopo mi hai completamente ignorato…-
-Lo so. E’ c’è sempre una sola ed unica ragione.-
Si volta e mi guarda, avvicinandosi di nuovo. Le nostre mani lungo i fianchi si toccano appena e mi allontano come scottata sedendomi poi sul lettino.
-Beth, io verrò giustiziato. E’ triste e faccio fatica ad accettarlo, se dovessi confessare di amarti tu ci staresti molto peggio.- spiega intrecciando le nostre mani –Non voglio pensare che andrò via da questo mondo senza toccarti, baciarti o senza fare l’amore con te. Io ti amo ma non potrò stare con te…- abbassa il capo.
Appoggio la fronte sui suoi capelli castani, sono afflitta. Non posso credere a ciò che dice, non voglio perderlo per sempre. E’ come se lui fosse l’uomo della mia vita. L’unico che alla fine riesce a capirmi davvero, l’unico che abbia mai amato.
-Voglio fare l’amore con te, adesso, proprio qui.- sussurro
Mi guarda attentamente con un piccolo sorriso che distrugge solo quando mi bacia dolcemente le labbra.
 
Louis’ POV
Mi allontano lasciandola sul lettino mentre dalla mia tasca faccio uscire la chiave dell’infermeria astutamente rubata da Lucy e Niall. Chi avrebbe mai detto che quel biondo tinto sarebbe servito a qualcosa?
Tornando da Beth, noto che non si è affatto scomposta, ha solo slegato i capelli lunghi e lisci, poggiandoli sulle spalle, il suo labbro inferiore viene martoriato dal suoi denti bianchi.
Metto il mio bacino dentro le sue gambe e mi sento invadere da un calore immenso, quasi soffocante. Mi sorride nervosa mentre alza appena la mia maglia, massaggiandomi le ossa dei fianchi.
Dopo una lunga serie di sguardi, le nostre labbra entrano in contatto lentamente quasi stanche e lei inoltra le lunghe dita nei miei capelli mentre la stringo forte.
I baci diventano più energici, frenetici, le mani più vogliose e i corpi sempre più a contatto, e tutto questo mi fa capire quanto fossi stato stupido a lasciare questo mondo senza aver provato tutto questo.
La faccio scendere dal lettino, sdraiandoci sul pavimento freddo e avere quel viso meraviglioso sotto di me è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato, il suo corpo urla sensualità da tutti i pori. E’ eccitante anche quando è insicura, timida.
-Sei sicura?- sbotto di colpo quando lei rimane a guardarmi.
-Voglio farlo Louis, voglio amarti fino in fondo!- esclama arrossendo
Ridacchiando,  mi sporgo a pochi centimetri dal suo viso. Nel momento in cui vuole baciarmi, mi abbasso cominciando ad annusare la pelle del petto, ha un profumo particolare, suo.
Bacio l’incavo del seno e il suo corpo emette un piccolo tremolio, dice di avere i brividi per via del pavimento freddo. Rido, di nuovo, prendendo tra i denti la pelle. Sospira.
Allaccia nuovamente le gambe attorno al mio corpo e li fa scontrare facendomi emettere un piccolo gemito.
Ferma le mie labbra mentre le dedicano attenzioni e sfila la mia maglietta alzando le braccia e incitandomi a fare lo stesso con la sua.
Rimaniamo piuttosto velocemente in intimo e scopro –non con tanto stupore- che la sua pelle è liscia, morbida, non poi così pallida, e accarezzarla è il mio nuovo passatempo.
Si spoglia da sola di mutande e reggiseno, un po’ impacciatamente, e toglie il mio con notevole audacia buttando il tutto lontano da noi.
Mi bacia mentre la penetro e bacia in continuazione il mio viso, come una fissazione, mi accarezza la peluria delle gambe e massaggia i miei capelli rendendoli più arruffati che mai.
Respiriamo rumorosamente e a fatica, sempre più vicini all’apice del nostro piacere, siamo sudati e questo non fa che tenerci ancora più vicini l’uno all’altra. Una volta venuti. rimango comunque dentro di lei, appoggiando la testa sul suo seno.
-Sapevo che sarebbe stato così- dice una volta ritrovato il respiro regolare
-Così come?-
-Così speciale, unico. Bellissimo.- risponde giocando con le mie dita
-Beth?-
-Si, Louis?- ride leggermente

-Ti amo.- sussurro baciandole la clavicola sporgente
-Lo sai, ti amo anch’io.- ribatte unendo le nostre mani in una forte stretta


Ok, a me questo capitolo piace.
Forse potevo scriverlo meglio, ma così lo sento mio, davvero.

Non sono mai stata così soddisfatta e non vedevo l'ora di scrivere questo capitolo!
Mi auguro possiate perdonarmi il grande ritardo, è da Natale che non aggiorno.
Ma tra varie ansie, compiti in classe e tutto il resto, non avevo proprio voglia di scrivere.
(causa: mancanze di idee e depressioni stupide)
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)


 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici. ***


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CAPITOLO UNDICI:
"Non ho molto, ma avendo te ho abbastanza"
 
Beth’s POV
Inutile dire che dopo aver lasciato Louis, ripensai a lui, a noi uniti.
Lucy volle sapere tutto, ma non le dissi nulla. Volevo che fosse il nostro piccolo segreto.
Certo, non era la prima volta che avevo un rapporto sessuale e quello non era certamente sesso. Non avevo mai provato tanto amore per qualcuno, non avevo mai pensato che avrei ricordato ogni centimetro della sua pelle, ogni neo, ogni singola macchia.
Ho anche pianto istericamente con forti scossoni sotto le leggere lenzuola e al cuscino che attutiva i singhiozzi e credo che Lucy se ne sia anche accorta, ma persino lei capì che in quel momento non avevo bisogno delle sue battute sarcastiche.
Passavo ormai i giorni in due stati d’animo: eccitazione per il giorno e depressione la notte. E non dormivo, le occhiaie erano una gran prova, Louis mi chiede spesso del perché io non dorma: per lui ho solo qualche problema d’insonnia.
Abbiamo fatto l’amore altre tre volte, una più bella, eccitante, intensa dell’altra. Mi ripete continuamente che mi ama, che se potesse mi sposerebbe e prenderebbe una casetta solo per noi. Vorrebbe un figlio, che avesse i suoi occhi e i miei capelli. Vorrebbe un gatto per far sì che il bambino non si senta solo e ha il magone quando ne parla, soprattutto quando mi spiega che nel periodo in cui era figlio unico si sentiva sempre solo e io non posso fare altro che fermare il tremore delle sue mani e baciarlo, tentando di fargli dimenticare tutte quelle amarezze.
Oggi ha un’incontro con la madre e la sorella. Ha promesso di parlare di  me nonostante io non volessi. Ma lo ammetto, vorrei conoscerle.
 
Louis’ POV
-Ti vedo così sereno!- esclama mia madre con quel sorriso timido –Avevi questa stessa faccia quando mi raccontasti di Meredith-  
-Ehm, voi come state?- rido leggermente arrotolando il dito sul filo della cornetta evitando gli occhi di mia madre
E mentre mia sorella parla, raccontandomi i vari litigi con la sua migliore amica, mamma mi guarda con grandi occhi e una felicità che da tempo non vedevo. Non voglio in realtà parlare loro di Beth, insomma, sarò condannato tra massimo due mesi, non avrebbe senso.
Eppure –Ho conosciuto una ragazza!- esclamo di colpo, interrompendo mia sorella.
Alicia lancia un urletto, felice, e mia madre mi guarda con un’espressione mista alla felicità e alla compassione, la pensiamo allo stesso modo in fondo.
-Oddio, come si chiama?- chiede con voce acuta Alicia.
-Beth- le sorrido di rimando
Quell’interrogatorio su Beth è durato, senza esagerare, un’ora e mezza. Alla fine mia madre aveva allontanato Alicia e mi aveva rassicurato come faceva ogni volta che c’era qualcosa che non andava.
“Vivi questi due mesi come se fossero il tuo ultimo giorno, dille che la ami, tutto ciò che provi figliolo. Non lasciarti rimpianti.” aveva sussurrato mia madre in lacrime
E cosi faccio.
Io e Beth ci vediamo molto più spesso e ovviamente clandestinamente. Il che rende le nostre poche ore insieme ancora più eccitanti.
-Voglio un bambino, Louis.- dichiara Beth dopo aver fatto l’amore per la terza volta quel giorno.
-Lo avrai Beth, avrai una splendida famiglia!- la incoraggio a malincuore.
-Se non ci sarai tu come farà a esserlo?- fissa il soffitto
-Avanti Beth, non rendere tutto più difficile…- mormoro
-Hai ragione, scusa.- sibila tremolante, lo so che sta piangendo.
Sbatte forte gli occhi ma le lacrime cadono ugualmente. Non può una creatura così bella aver incontrato proprio me, non può essersi innamorata e non può certo confessarmi che mi vorrebbe nella sua famiglia. Per la mia incolumità, non può farlo.
La stringo forte e adesso le lacrime scivolano tra i nostri corpi ancora nudi e sudati.
-Io ti amo, Louis Tomlinson. Sogno vederti le sette del pomeriggio tornare da lavoro, baciarmi e aiutarmi con la cena. Sogno toccarti ogni notte, da sposati, avendo quella trasparente sicurezza che non mi lascerai mai. Sogno lamentarmi di tutto una volta diventata vecchia, sogno morire avendo te e i miei figli guardarmi. Non puoi farmi questo, non puoi lasciarmi adesso, non dovrebbe essere così. -racconta Beth senza alcun freno, avendo qualche singhiozzo
-Ti amo anch’io Beth.- mi limito a dire come risposta
-Ancora per poco, Lou.- ribatte baciandomi
 
Beth’s POV
-E’ da pazzi, dovete finirla. Lo so, vi ho anche aiutato a trovare posti intimi ma ora basta! Ti sta distruggendo tutto questo, l’hai avuto e lo vorrai sempre e poi…-
-Lucy, per favore, chiudi quella bocca.- sibilo faticosamente, non ho certo bisogno delle sue ramanzine.
-Ma certo, allora continua a stare distesa sul letto agonizzante per uno stupido mal di stomaco.- sputa andando in bagno
-Maledettissima Lucy.- dico a denti stretti.
Mi viene da vomitare, ho mal di testa ma non ho idea di cosa possa essere. So solo che se Lucy non smette di assillarmi resterò in questo penitenziario per omicidio oltre che per furto.
Devo assolutamente vedere Louis oggi. Dovrò fingere di stare bene, spero di riuscirci. Diventa sempre più difficile fingere davanti a lui di stare bene perché lui non mi crede.
Sono le due, ora di pranzo, e non sono mai stata così affamata nonostante sappia di che pasti dovrò cibarmi.
-Sei sicura di stare bene? Non hai mai mangiato così tanto e così in fretta.- nota Louis con lo stupore nel tono di voce
So che aspetta una risposta ma non riesco davvero a smettere di mangiare.
-Hei…- sussurra prendendomi il viso tra le sue mani.
Certo che scena buffa dev’essere con ancora gli spaghetti in bocca e il sugo agli angoli delle labbra.
Deglutisco con forza prima di pronunciare un “ho solo tanta fame” e sorridergli stampandogli un bacio sulle labbra.
Lui ride appoggiando una sua mano sul mio fianco mentre io ricomincio a mangiare anche la sua razione.
-Sembri una di quelle donne nei telefilm in cui scoprono di essere incinta.- e immediatamente lo fulmino
-Che ho detto?-chiede stupito
-Una di quelle donne, davvero? Sul serio per te sono una di quelle donne?- e mi stupisco di me stessa per la mia reazione
-Dai, sai cosa intendevo. E sai anche che per me tu sei l’unica…-borbotta appoggiando le labbra alla mia tempia
E mi rilasso immediatamente, come se mi avessero somministrato una quantità industriale di morfina
Louis deve avere qualche rotella fuori posto per aver scelto me. Sono così acida, pessimista, aggressiva… cosa ci trova in me?
Ma il mio cuore è in fiamme, sta bruciando dei suoi tocchi, sguardi e baci.
E so che quando moriremo ci rincontreremo in un’altra vita. Saremmo amanti di nuovo.
Perché un amore come il nostro è talmente raro e prezioso.
Oh Louis, il mio cuore è in fiamme per te.
Ti sento ridere e dovrei farlo anch’io ma dal mio corpo escono solo lacrime amare.
Non ho molto, ma avendo te ho abbastanza.



Ok, sono una fottutissima merda perché mi ritrovo alle undici-quasi e mezza- a pubblicare un capitolo che nemmeno mi convince.
Mi scuso umilmente ma spero mi capiate quando vi dico che non è un periodo facile. 
Insomma, troppi litigi, discussioni e decisioni da prendere.
So che forse è un po' corto anche se per me 4 facciate di Word sono abbastanza, ma non tutti la pensano come me.
Spero non abbandoniate me, Beth e Louis perché manca davvero poco e poi sarete tutti liberi di mandarmi allegramente e rabbiosamente a quel paese, e giuro che ci andrò!
Quindi, se vi va lasciate una piccola recensione :)

p.s. Mi è mancato tanto aggiornare, lo ammetto.


 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***


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CAPITOLO DODICI
-Un riesame, Louis?-

Louis' POV 

-Un riesame, Louis? Davvero mi stai chiedendo un riesame a tre settimane dalla tua condanna? Pensavo che ormai ti fossi rassegnato.-
Il mio avvocato è ancora sotto shock a 10 minuti dalla mia richiesta. Lui non sa il perché, e mi riderebbe in faccia se solo sapesse.
-Ho il diritto di avere un riesame del mio caso, perché non vuoi aiutarmi?- chiedo stupito dal suo comportamento
-Non fraintendermi, ti aiuterei volentieri se tu non avessi tre omicidi a carico di cui uno con una forza dell’ordine come vittima. Certo se dovessimo guardare quello accidentale e di legittima difesa non credo ci sarebbero problemi… ma dannazione Louis, hai ucciso un poliziotto! Hai firmato la tua condanna nel preciso istante in cui l’hai sparato.-
-Ma magari con un po’ di insistenza potresti riuscirci! Potresti salvare il salvabile, dire al giudice che se non mi uccidessero potrei fare un lungo periodo di lavori forzati. Avanti Albert!- supplico teso
-Non chiamarmi cosi. Non qui almeno! Farei di tutto per toglierti da questo posto ma la tua cattiva condotta non aiuta. Sai che sei come un figlio per me da quando sono entrato a far parte della tua vita e tu della mia, ma non posso fare miracoli- confessa affranto Albert
-Promettimi almeno che ci proverai! Sono consapevole che non servirà a nulla per il 70% delle probabilità… ma tentar non nuoce, vero?-
Ci fissiamo per interminabili secondi. Secondi in cui cerco mentalmente di convincere il compagno di mia madre a salvarmi la pelle, o meglio, la testa.
Mi sono reso conto solo la notte precedente di quanto perderei se morissi. Beth, mia madre, mia sorella, Albert, uomo che ormai posso considerare padre e Meredith… non ti accorgi di avere una vita preziosa finché non rischi di perderla.
Alla fine Albert annuisce, prende la sua ventiquattrore e si congeda con uno speranzoso “a presto, Louis” che per un attimo fa tornare un sorriso sulle mie labbra.
Ora devo solo stringere i denti e tenere duro e soprattutto sperare che la fortuna dalla mia parte.
-Louis, hai capito quello che ti ho detto?- chiede una voce ovattata
-Uhm, eh?- chiedo con il tono di chi non capisce che cosa stia succedendo intorno a lui
E in effetti è così.
-Ah, non importa. Stai bene?- chiede con sorriso preoccupato Beth
Sorrido, incapace di proferire parola data la mia confusione mentale momentanea e gli occhi della ragazza che amo che mi scrutano attentamente.
La bacio dolcemente, ormai non faccio altro. E’ come raccogliere linfa vitale in punto di morte baciare Beth mentre la mia testa fabbrica pensieri.
Sorride e mostra due file di denti bianchi che irradiano il suo viso, anche lei è strana in questo periodo: spesso è allegra e solare ma Lucy mi racconta che la notte sente i suoi singhiozzi soffocati e la mattina, come prova, noto le sue occhiaie mal nascoste da un fondotinta.
Attribuisco tutto alla mia così vicina condanna, ma devo cercare di non pensarci.
Se devo pensare positivo, penso agli ormai pochi mesi che Beth deve passare qui. Ha detto che vorrebbe ricominciare a studiare, ma non legge come vorrebbe suo padre, bensì lingue, per poter diventare poi insegnante. E non può rendermi più felice mentre la vedo organizzarsi sul momento il suo futuro, Beth vorrebbe insegnare parte delle lingue con la musica così da poter divertirsi e divertire mentre lavora. Vuole anche chiedere a suo padre i soldi per una casa tutta sua in modo da vederli il meno possibile ed è sicura che suo padre accetterà.
Pochi giorni dopo, Albert ritorna con due fascicoli gialli nella mano destra e la sua immancabile valigetta nell’altra. Si siede e sciogliendo lievemente il nodo della cravatta blu inizia a riepilogare tutto il caso lasciando più spazio possibile ai dettagli.
-Ricapitoliamo: la tua condanna a morte è più c he altro rivolta all’omicidio dell’uomo del vicolo con cui giocavi a carte e il poliziotto.- annuisco, vergognandomi un po’ ogni volta che mi vengono ricordati i miei errori –quindi concentriamoci qui. Dalla tua deposizione leggo “E’ stata legittima difesa in quanto il mio avversario voleva togliermi la vita dopo una mano sfortunata”, è vero?-
- Si, voleva uccidermi. C’è stato una piccola lotta  poi la pistola si era indirizzata sul suo addome e muovendomi sono riuscito incidentalmente a sparare un colpo.-
-Quindi, non si può chiamare omicidio volontario. Ma questo già lo sapevamo… perché hai sparato al poliziotto?-
-A dire il vero non lo so. Ero spaventato, quell’uomo urlava e mi ero nascosto dietro un cassonetto. La paura ha preso il sopravvento e ho sparato un secondo colpo tra la spalla e il pettorale sinistro.- rispiega Louis
So cosa sta pensando. “Non è una scusa valida”
Ma io l’avevo fatto davvero per paura… avevo solo diciassette anni e avevo appena sparato. Era la prima volta che tenevo in mano un arma che non fosse di plastica e che sparasse piccole palline colorate.
Allenta ancora di più la cravatta, la situazione lo soffoca. A me sta uccidendo direttamente.
Scompiglia i capelli, toglie gli occhiali e si strofina la faccia, come se volesse cambiare tutto con quel gesto. E quando alza lo sguardo intravedo i suoi occhi lucidi.
Sta davvero piangendo per me?
Una morsa allo stomaco provo nel vederlo così. Sicuramente non avrà detto niente a mia madre e neanche a mia sorella… non vuole illuderle.

Beth’s POV

Louis sta passando più tempo del solito con l’avvocato che ultimamente ho scoperto sia il compagno della madre.
Mi ha raccontato che si erano conosciuti quando Louis aveva quattordici anni e che da quel giorno Louis aveva cominciato a sorridere di più. Quell’uomo era riuscito a far riaffiorare una famiglia intera con il suo amore e questo mi fa pensare ancora a quanto i miei genitori avessero sbagliato a mettermi al mondo. Non erano pronti e forse non lo sarebbero mai stati, mia madre impegnata con la finanza, mio padre ossessionato dalla legge. La mia parola non era stata “mamma” o “papà” bensì Mel, la mia babysitter che smisi di vedere una volta che andò all’università.
Cercando di risollevarmi da quello stato pensieroso, sorrido a Louis che ha sfidato per l’ennesima vota Lucy a braccio di ferro. I capelli tirati indietro, il rossore sul braccio per lo sforzo, la fronte appena lucida e le labbra poco divise che mostrano i suoi denti digrignati. Lucy non ha uno stato migliore ma alla fine riesce ad atterrare il braccio di Louis.
-Come cazzo è possibile?- sbotta incredulo Lui
-Te l’ho sempre detto Louis, devi rafforzare le braccia.- lo ammonisce Niall, sempre ossessionato con i suoi pesi
-Io non li tocco i tuoi pesetti da checca- rifiuta Louis, probabilmente ricordandosi che i pesi in questione sono di colore rosa shocking
-Hey, erano gli ultimi rimasti!- si difende il biondino davanti a lui –e comunque, così facendo continuerai a farti battere dalla mia ragazza.- ridacchia appoggiando il braccio sulle spalle di Lucy e intrecciando la mano con la sua
-Coglione.- bofonchia prima di alzare gli occhi al cielo
Sorrido intenerita, ero riuscita ad avere degli amici.
In un posto come questo probabilmente dovrei preoccuparmi di ritrovarmi ammazzata da uno di loro, ma c’è fiducia reciproca e naturale tra di noi per non parlare dell’amore che proviamo per il proprio compagno. Lucy non fa altro che saltellare quando entra in cella.
Non ho mai capito il motivo della presenza di Niall in carcere, ogni volta che lo chiedo Lucy scoppia a ridere e non rivela nulla. So solo che è qui da soli cinque mesi e che tra una settimana dovrà uscire, ma nessuno dei due è triste, anche Lucy avrà la sua libertà tra poco.
Hanno rintracciato il suo ex ragazzo che evidentemente avevano riservato lo stesso trattamento per altre due ragazze. Mancano solo le pratiche burocratiche.
L’ultima ad andarsene sarò io, con il cuore spezzato e due amici che so, mi aiuteranno a ricomporlo.
-Perché eri dall’avvocato stamattina?- chiedo sussurrando incuriosita
Sembra non voler rispondere, ma ha un sorriso sghembo
-Sono giorni che mi nascondi qualcosa, non ce la faccio più.- supplico aggrappandomi alla sua maglietta nera.
-Un riesame, Albert mi sta aiutando per cercare un modo per evitare la pena di morte.- bisbiglia a sua volta
I occhi escono quasi fuori dalle orbite, davvero Louis potrebbe salvarsi? Davvero potrei passare la vita con lui?
Calmati Beth, un riesame non è l’assoluzione dai crimini, non è detta l’ultima parola.
Tanto lo shock, che non riesco a parlare. Mi guarda intenerito perché sa di avermi sollevato il morale e alzato la speranza. Sposta una ciocca che con il leggero vento di oggi si era messa proprio davanti ai miei occhi.
-Ti amo.- dice una volta avermi baciato
-Non smettere mai di farlo- supplico posando il capo sulla sua spalla, inspirando più ossigeno possibile




Here I am, respiro ancora!
Scusate, avevo bisogno di assoluto riposo (dovendo recuperare un sacco di ore di sonno)
Ma ora sono pimpante, annoiata, senza pensieri, allegra, annoiata!
Si, mi annoio un sacco.
By the way, ecco il capitolo!
Vi prego non chiedetemi come Louis possa salvarsi dopo tutto il casino che ha fatto, -infatti non posso soffermarmi molto sulle questioni legislative-
A questa fanfiction dovrebbero mancare massimo due capitoli e non sapete quanto mi faccia stare male/bene la cosa. La mia prima fanfiction completata!
Spero che stiate passando una buona estate e per i disgraziati che hanno la maturità, BUONA FORTUNA! 

Ce se vede belli! *non so perché mi improvviso inglese e romana*


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Capitolo 14
*** Capitolo tredici. ***


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CAPITOLO TREDICI:
"Aspetto un bambino, Louis, tuo figlio."


10/09/2014

-Incinta- ripete di nuovo e annuisco flebilmente –Cazzo, sei incinta Beth!-esclama più forte Lucy
-Lucy chiudi quel becco.- sbotto innervosita, mi è ancora difficile crederlo.

Nelle ultime mattine mi alzavo sempre con un conato di vomito, credo sia stato quello a far scattare la scintilla.

Ero andata in infermeria fingendo un malore che poi si era rivelato veritiero. Quindi dopo aver vomitato anche nello studio di Mary, le chiesi se poteva farmi un test di gravidanza ovviamente senza parlarne a nessuno finché non avessi saputo il risultato. E quelle maledette linee si erano mostrate anche prima dei tre minuti. Mary mi aveva guardato con un misto di allegria e tristezza dopo che le avevo rivelato l’identità del padre.

Ero poi scoppiata a piangere singhiozzando che era colpa degli ormoni. Dopodiché, dato che il test aveva rivelato una gravidanza di quasi tre mesi, Mary si trovò costretta a rivelarlo a tutte le autorità del carcere che cercarono di convincermi a un trasferimento. Cosa che ovviamente non accettai, avevo intenzione di nascondere tutto a Louis lasciandogli vivere “in pace” i suoi ultimi giorni.

Ne mancavano cinque.

Solo cinque giorni e lui verrà impiccato.

Mi sono informata e se voglio posso assistere, ma non credo lo farò. Sono già stata abbastanza masochista nell’innamorarmi di un condannato a morte.

Lucy ovviamente non è d’accordo, per lei dovrei raccontare tutto ma non lo farò. Sotto sotto sono felice di questo piccolo miracolo dentro di me ma che ne sarà di lui?

Cosa risponderò quando mi chiederà di suo padre? Lo odierà?

Spero di no, se lo potesse conoscere lo amerebbe.

Così divertente, allegro, con quei occhi rassicuranti e le mani calde.

Se sapesse cosa gli sto nascondendo Louis si infurierebbe, sto impazzendo.

Piango, come se fosse la mia sola e unica via d’uscita, Lucy è andata via convinta che non sarebbe riuscita ad aiutarmi. Dirà tutto a Niall, è scontato.

 

-Sicura di sentirti bene?- chiede premuroso Louis
-Sì, è solo che s-sono…- quindi hai deciso che lo dirai Beth? sono solo un po’ stanca.- sorrido flebilmente

Sento Lucy e Niall riprendere a respirare.

-Non mi nasconderesti mai niente, vero?- mi chiede insicuro

Beth, non sai proprio tenere un segreto.

-C-certo che no, ti amo, non potrei mai nasconderti nulla!- Suona abbastanza convincente?

Mi sento così male a mentirgli, ma come potrei mai dirglielo? La notizia riuscirebbe a distruggerlo.

13/09/2014


Niall’s POV

-Louis deve sapere! Non mi importa se la tua amica non è pronta, sta soffrendo come un cane e non capisce nemmeno il perché. Ogni sera scrive, scrive fogli pieni zeppi di parole che io non posso leggere. Non è mai stato così!- urlo infuriato
-Cosa posso farci io? Beth non vuole dirlo e io non posso forzarla né fare il lavoro al posto suo…-
-Dovremmo scrivergli un biglietto anonimo.- la interrompo con sguardo vuoto.
-E non riconoscerebbe la scrittura?- domanda Lucy preoccupata
-Non se lo scriverai tu.- dichiaro cambiando argomento di colpo, Louis ha iniziato la sua ora d’aria
-Niall non posso farle questo…- sussurra
-Lucy, lo facciamo per il loro bene! Non riuscirei a vivere sapendo di aver custodito un segreto così grande- spiego cercando di convincerla

Non sentendo risposta, la bacio con un semplice tocco di labbra lascivo.

In qualche modo, due ore dopo, Lucy si convince che scrivere quel biglietto e la cosa più giusta da fare.

“Beth nasconde qualcosa, o forse qualcuno…”

Così semplice e conciso che quasi faceva paura. Sembrava quasi un biglietto ricolmo di minacce, ma io e Lucy non siamo riusciti a pensare a qualcosa di meglio.

In ogni caso, Louis legge quel biglietto a mezzanotte e mezza e lo rilegge con le pupille dilatate e fuori dalle orbite, le labbra dischiuse e quasi le gambe gli cedono. Intanto, fingo di dormire.

Beth’s POV

Mancavano due giorni e io ero stracolma di pensieri negativi e brutti presentimenti. E non tutto era legato alla condanna.

Sentivo che qualcosa avrebbe scombussolato tutto e che io ne sarei stata travolta.

Come ogni mattina mi alzavo, mi lavavo e stavo alcuni minuti a sfregare la mano sul ventre. Quell’esserino aveva già tre mesi, incredibile. Il bambino –o bambina- era, secondo la mia teoria, un dono mandato dal cielo e ora sapevo che non avrei passato la vita in solitudine.

Mi piace pensare di crescerlo senza un compagno, Louis è e resterà sempre la mia anima gemella. Dovrei dire tutto ai miei, ma come reagiranno?

Ora d’aria: Louis ha due grosse occhiaie e il viso spento, i suoi occhi sembrano quasi grigi.

-Louis, che succede?- chiedo preoccupata

Alza un angolo delle labbra sarcasticamente prima di sputare un –Perché non me lo dici tu?-

Aggrotto le sopracciglia non capendo a cosa Louis si stia riferendo.

-Di cosa st…-
-NO! Non provare nemmeno a pronunciare quelle parole.- urla furioso
-Louis, calmati per favore.- ribatto risoluta

Così mi prende per il polso con davvero poca grazia e dopo qualche minuti ci ritroviamo nello stesso sgabuzzino dove discutemmo di noi i primissimi tempi.

-Cosa mi stai nascondendo?- sussurra e la sua voce trema

Si crea un silenzio pensante, soffocante e non posso fare altro che guardarmi le scarpe evitando la domanda.

-Beth, ti prego.- supplica digrignando i denti

E’ ora Beth, non puoi tirarla per le lunghe.

-Sono incinta.- dico così flebilmente che nemmeno io mi sono sentita
-Cosa?-
-Aspetto un bambino, Louis- ripeto –tuo figlio.-

Ed è difficile interpretare il viso di Louis. Così contorto, concentrato. Le sopracciglia cadono sui suoi occhi e sta davvero cercando di interpretare quella frase.

-Ne sei sicura?- è l’unica cosa che Louis riesce a dire, ma non me ne lamento
-Tre mesi. Mary ha fatto il test e avvisato le autorità e volevano trasferirmi, ma ho rifiutato. M-mi dispiace così tanto… non volevo che tu lasciassi questo mondo con questo pensiero. Avrei fatto finta di nulla per altri due giorni e tutto sarebbe andato bene- spiego con voce spezzata
-Dio- borbotta lui candendo sulle ginocchia

Il gesto successivo, ovvero avvicinarsi al mio corpo a pochi centimetri dalla mia pancia, mi fece rabbrividire.

Appoggia la fronte e respira irregolarmente mentre accarezza la mia pelle. Alza la mia maglietta e io la tengo così che lui possa concentrare entrambe le mani per suo figlio. Bacia l’ombelico e tutto intorno quasi a consumarsi le labbra e poi comincia a parlare.

-Già ti amo piccolo.- sorride triste
-O piccola…- aggiungo spezzando la tensione
-O piccola.- ripete lui alzandosi dedicandomi finalmente le sue attenzioni
-Non volevo venissi a saperlo, non volevo aggiungere altri pesi…- la mia voce si sta spezzando
-Beth.- nomina Louis rude –non provare mai più a chiamare il nostro bambino con la parola peso. N-non hai idea di come tutto questa mi renda felice! Io me ne andrò da te e da questo mondo con il pensiero di aver fatto qualcosa di buono… io ti amo così tanto e non avrei pensato a donna migliore per fare un bambino-conclude con dolcezza
-Ti amo anch’io!-dico subito dopo per poi chiedere –Come sapevi che nascondevo qualcosa?-
-Calcolando la tua irritabilità e fame aumentate aggiunta a un biglietto anonimo, che sono più che sicuro abbia mandato Lucy, non è stato difficile capirlo- ride
-Dio, Lucy. Se non fosse che ci ha aiutato lei ad amarci la ammazzerei- esclamo sbuffando
-Andiamo, le guardie si staranno incuriosendo della nostra assenza-

Ah già, siamo in prigione mi ritrovo a pensare.

14/09/2014

-Non te lo lascerò fare Beth, ok?- urla più forte Lucy
-Lucy smettila di urlare, non mi farai cambiare idea. Assisterò a tutto, punto e basta.- ribatto con sicurezza, non può vietarmelo
-Perché aggiungere altro dolore? Perché infliggersi coltellate simili?Ti prego, spiegamelo.- chiede stufa della discussione senza fine
-Perché voglio vivere quel viso fino all’ultimo secondo. Vedere quegli occhi e quel sorriso che sicuramente mi dedicherà. Lucy tu faresti lo stesso per Niall!- alzo la voce anch’io, so di aver fatto centro

Lucy si alza e mi si avvicina con sguardo omicida. Ho quasi paura che possa perdere il controllo, il mio battito accelera e sgrano gli occhi.

Alza il pugno in aria facendolo tremare per la forte stretta e successivamente lo pianta al muro alla mia sinistra facendomi sussultare.

-Io ti detesto.- sussurra flebilmente volgendo il capo verso il basso
-Lucy io starò bene- la abbraccio e lei non muove un muscolo –Starò bene se riuscirò a vederlo.-

15/09/2014

 Louis’ POV

Ho sempre pensato che il giorno della mia condanna l’avrei vissuto con agitazione.

Certo, non sono di ottimo umore ma sembra che la notizia della gravidanza abbia cancellato il resto. Evito di pensare che non potrò mai vedere quel bellissimo bambino – o bambina, Beth mi rimprovera sempre per questo ma io sono sicuro che sarà un bel maschietto- e che non vivrò con loro.

Per “l’occasione” mi hanno permesso di vedere la mia famiglia fino all’ora stabilita per la condanna, alla fine ho optato per l’iniezione sperando che sia più rapido possibile.

Starò con loro fino alle due e passerò il paio d’ore restanti con Beth.

Meredith non si è più fatta viva e la capisco. Non deve essere facile andare a trovare un tuo amico carcerato mentre proprio per colpa di un uomo in prigione tuo padre è morto. Ma confesso che avrei apprezzato una sua visita d’addio.

-Tesoro mio- mi salutò mia madre

Al seguito, mia sorella che non riusciva a nascondere le lacrime amare e il compagno con uno sguardo che chiamare mortificato sarebbe stato troppo riduttivo. Sono seduti su un tavolino di metallo ed è una strana sensazione averli così vicini.

-Hey- rispondo con un sorriso sincero nonostante la situazione
-C-come… come ti senti?- chiede con paura Albert
-Uhm, suppongo bene… devo parlarvi.- cambio discorso risoluto

Alicia si pietrifica, mia madre sgrana gli occhi.

-Devo chiedervi due favori. Il primo è che non vi piangerete addosso, non sopporto il fatto di lasciarvi e vedervi piangere ogni giorno mi distruggerebbe.- inizio, ma Alicia mi interrompe subito
-Tanto non ci vedrai!- ribatte mia sorella con rabbia.

Scendo dal piccolo sgabello avvicinandomi a lei. Strofina con forza la pelle delle guancie arrossandola, proprio come quando faceva un brutto sogno e si rifugiava tra le mie coperte attaccandosi al mio busto.

-E’ strano da credere e me ne rendo conto, ma io ci sarò sempre. Ci sarà sempre la mia stanza in cui potrai entrare e prendere i miei cd e rubarmi i cd. Ti chiedo il favore personale di pensarmi sempre Alicia, ti prego!-
-Ma tu non mi impedirai di farlo- ricominciano le lacrime a cadere sul suo viso, gli occhi gonfi sembrano quasi scoppiare dallo sforzo- Non mi rincorrerai per casa a riprenderti ciò che ti appartiene e tutto questo mi irrita e mi fa piangere e mi fa capire che non si può tornare indietro…-
-Hai perfettamente ragione Ali. Ma tu sei una piccola donna forte, lo so bene!

China il capo verso le sue scarpe che rimpiccioliscono ancora di più i suoi piedi e ha forte scossoni finche non la accolgo tra le mie braccia. Le bacio la fronte e Albert ha ancora quello sguardo. Gli sorrido sperando che capisca che “va bene così”.

-Il secondo favore che vi chiedo è di cercare Beth Miller. Dovete parlare con lei e starle vicino il più possibile quando me ne sarò andato- continuo quasi con tono severo, come se non accettassi repliche
-Chi è Beth?- chiede ingenuamente Alicia finendo di asciugarsi il volto
-E’ la donna della mia vita, Alicia. Perciò devi trattarla bene, ok?- sussurro con difficoltà, mia madre sorride

Il tempo scade, mia madre crolla in un pianto isterico. L’ultima volta che l’ho sentito è stato quando mio padre ci aveva abbandonato e svuotato il conto in banca.

Mi racchiude tra le sue braccia e stringe con rabbia la mia maglietta dicendomi che mi vuole bene e ripete che lei non è delusa. All’abbraccio si aggiungono poi Albert e Alicia prima che venga allontanato per sempre dalla mia famiglia.

“Vi amo” mimo con le labbra mandando un piccolo bacio.

L’ora d’aria non mi è mai sembrata così essenziale prima di questo giorno.

Ultime novità arrivate:

Lucy uscirà domani mattina e ha promesso di far visita al suo ex, ha un grande bisogno di sputargli in faccia e non la biasimo affatto.

Niall la seguirà a ruota e andranno subito ad abitare a casa di Lucy così da poterla rinnovare e inaugurare, se capite cosa intendo.

Vedo quest’ultimi al tavolo guardarsi e sorridersi l’uno all’atra con tale dolcezza che quasi dubito la ragazza sia davvero Lucy.

-Hey ragazzi, Beth?- chiedo impaziente di vederla, in fondo mancano tre ore
-Tranquillo, arriva subito. Aveva urgente bisogno di vedere Mary- sorride cordiale la ragazza
-Sei sicura non sia qualcosa di grave?- ribatto ansioso
-Sicurissima!-

Non ho il tempo di sedermi che due mani fredde con dita lunghe mi coprono gli occhi, sorrido.

-Lou- sussurra Beth al mio orecchio baciandomi poi la guancia
-Hey- rispondo felice di vederla – va tutto bene?-
-Oh si, tutto perfetto! Volevo mostrarti una cosa…-

Beth tira fuori dalla tasca interiore un quadrato di carta sedendosi poi sulla panca –Ecco- continua con un piccolo sorriso a decorarle la faccia

Girandola i miei occhi vedono solamente uno sfondo nero, avete presente quando la televisione non funziona e crea lo sfondo nero in alternanza al grigio? Beh la visione era quella finché non capii sul serio cosa stessi tenendo in mano.

-E’… lui è-
-Ancora un piccolo fagiolino- ridacchia Bethe non dimenticare che potrebbe essere una lei!
-Arrenditi, sarà un bellissimo maschietto, me lo sento- sorrido

Ci scambiamo un piccolo bacio e la solita panchina sembra esser diventata un tavolino del bar e una semplice chiacchierata con amici. Assurdo pensare che la mia vita finirà tra poche ore.

-Posso parlarti in privato?-sussurro al suo orecchio mentre lei sfiora il suo busto assorta

Si risveglia dai suoi pensieri quando annuisce dolcemente.

Sedendoci a terra, Beth tra le mie gambe, cerco di riordinare i pensieri così da non dimenticare nulla.

-Ho parlato alla mia famiglia di te,- si irrigidisce all'istante -vorrei che loro dopo questa giornata ti conoscano e sostengano il più possibile.-
-Dio, Louis... e se non gli piacessi?-chiede nervosa
-Andrà tutto bene Beth, ok?- chiarisco tenendole il mento con due dita -la tua vita non finirà con la mia, tu continuerai a vivere, sarai una meravigliosa insegnante di inglese e crescerai nostro figlio!-elenco vedendola arrossire, mi bacia.

Ci baciammo a lungo, le avevo ormai detto tutto e avevo solo voglia di consumarmi con lei a forza di carezze e baci profondi.

-Ti amo Louis Tomlinson come non ho mai amato nessuno.- Beth ha gli occhi lucidi ma respinge le lacrime
-Beth Miller non ti libererai di me così facilmente. Ti sarò sempre accanto, soprattutto quando qualcuno vorrà portarti via da me!-
-Nessuno ci riuscirà mai Louis.-

Sigillammo il patto con le nostre labbra mentre abbracciavo lei e il mio bambino.
Tempo rimasto alla condanna: un'ora.



Ok, ok, ok. Devo essere concisa.
Non volevo lasciare il 2014 senza niente da "offrirvi". Mi dispiace se non ho trattato benissimo la sofferenza di cui il capitolo aveva bisogno ma pensavo di appesantirlo troppo e volevo far capire la dolorosa rassegnazione di tutti. 
Ci sarà un prologo a breve per poter spiegare ogni singolo dettaglio e spiegare come vanno a finire tutti, spero di riusacirlo a postarlo prima del sette ma non vi prometto nulla!
Insomma, non è il modo più allegro per lasciare l'anno ma spero vi piaccia lo stesso.
Se per qualche strana ragione quanlucno di voi vorrebbe ancora leggere qualcosa di mio vorrei ricordarvi delle os sul mio profilo e di una storia iniziata (Can you remember, darling?", mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...
Comunque, vi auguro un buon anno, ridete, ballate e festeggiate (anche se, diciamocelo, come possiamo festeggiare un anno che potrebbe riservare tante sorprese non obbligatoriamente positive?)
Vi ringrazio come al solito a voi che lasciate recensioni o chi non ha la voglia/forza e quindi rimane in silenzio, vi voglio bene!




 

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Capitolo 15
*** EPILOGO ***


 








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EPILOGO: 'Cause you're not here
 

Beth non assiste alla condanna.

Beth non piange al funerale pagato dalla portafoglio del dottor Miller (glielo doveva), troppo orgogliosa, ha preferito farlo nei tre giorni successivi.

Beth è finalmente uscita dal carcere, scritto ma non inviato la domanda per l'università e ha finalmente acquistato la sua nuova casa.

Malcom è stato tradito dalla biondina, chiama ripetutamente Beth ma per il momento lei non se la sente di rispondere.

Beth continua a incontrare Niall e Lucy ed è molto in confidenza con la famiglia Tomlinson.

Ma soprattutto Beth ha partorito e la sua più grande paura si è rivelata.

E' un maschietto, Louis aveva ragione, ha quei bellissimi occhi azzurri che ricordano ogni giorno l'amore scomparso di Beth. E' un bimbo vivace, terribilmente bello e illumina ogni giornata di sua madre.

La madre di Louis passa ogni giorno pari per vederlo e per aiutare Beth e finiscono sempre per costruire qualche scultura con i Lego di Ashton.

 

Beth un giorno, dopo aver fatto mangiare il figlio, va in camera sua e apre una piccola scatola.

 

-Thinking back on how things were,
And on how we loved so well.
I wanted to be the mother of your child,
And now it's just farewell.-

 

“Avevo promesso di non scriverti nulla per non peggiorare le cose, ma non sono mai riuscito a mantenere le promesse in tutta la mia vita. Tranne una: amarti.

Dopo aver scoperto che eri rimasta incinta ho iniziato a pensare al nome... se fosse maschio vorrei si chiamasse Ashton ma se così non fosse vorrei che mia figlia si chiamasse Lauren, ma ovviamente la scelta sarà tua.

Beth giurami di andare avanti sempre e a testa alta. Qualsiasi cosa diranno tu saprai la verità e saprai dire che razza di persona fossi perchè sei stata l'unica a conoscermi sul serio, l'unica che non mi ha giudicato insieme alla mia famiglia.

E mi dispiace per la famiglia di quel poliziotto, davvero. Mi dispiace di non poter essere lì ad abbracciarti con il grande pancione mentre mi chiedi gli snack più impensabili”

-But it's bad and it's mad and it's making me sad,
Because I can't be with you. -

Beth trattiene il respiro per reprimere il singhiozzo ma come ogni volta non ci riesce, è troppo grande la perdità, è troppo vasto il bruciore che sente all'interno del suo corpo.

-Lying in my bed again and

I cry 'cause you're not here.-

“Beth io non so che dire, ti amo e basta.

Dì a Niall e Lucy che il mio bene per loro è immenso e li ringrazio per il bigliettino “misterioso”.

Abbraccia mia sorella quando piangerà, dille di fingere che sia io.

So che mia madre ti starà vicina, sono sicuro che sarà una nonna straordinaria come tu sarai una mamma meravigliosa!

Devo andare... tra poco mi chiameranno.

Non smettere di sognare Beth, lo faremo insieme seppur lontani,

Tuo per sempre, Louis”

 

-'Cause you're not here, you're not here,

Baby, I can't be with you.-

 

Ashton cammina a piedi nudi, piccoli e cicciotti, verso sua madre che a volte piange rumorosamente e a lui questo non piace e quando succede chiede sempre “Perché piangi mamma? Mi fa tanto male il cuore” e come ogni volta Beth lo abbraccia e riempie di baci come se li mandasse anche per il padre.

-Sto bene- dice quasi convinta e dando un bacio sul piccolo petto del bimbo continua – ti fa ancora male il cuore?-

Il bambino nega e sorride mostrando così il quadratino mancante, segno che è caduto il primo dentino.

-Dov'è papà, mamma?- Ashton è assonnato, ma come già Beth si aspettava, quella domanda gli martella in testa

-Papà... beh papà non c'è più- sospira

-E dov'è andato?-chiede strofinando gli occhietti blu -lui mi vuole bene?-

-Tesoro mio lui ti ama da impazzire, ma purtroppo potrà vederti e amarti solo dal cielo.-

Il piccolino abbraccia sua madre, forse capendo realmente la gravità della cosa. La stringe forte e le piccole braccia sentono lo sforzo ma lui non se ne preoccupa.

Si addormenta poi, il nasino attaccato al collo della madre, la manina stretta alla maglia di Beth.

 

Si sa, non tutti ricevono il lieto fine. A volte non lo si merita, a volte Dio o qualche forza oscura vuole metterti alla prova anche solo per farti capire quanto vali.

Una persona non è mai necessaria, ma come si può vivere senza la persona che si ama quando con lei hai vissuto il Paradiso?

Beth non sostituirà mai Louis, non ce la farebbe. Vuole solo avere le persone a cui vuole bene accanto e il resto si vedrà.

Ha scritto qualcosa come quindici lettere d'ammissione, la sedicesima l'ha inviata.


“Signorina Miller,

abbiamo molto gradito il tema da lei inviato e siamo fieriv di annunciarle che dal prossimo settembe lei potrà seguire i corsi di studio di lingue da lei richiesti .

Cordiali saluti, UCLA”




E adesso voi vi chiederete: Perché? 
Perché aggiornare dopo mesi  mesi di sparizione? Io ci tenevo parecchio a questa fanfiction e forse non mi sono impegnata abbastanza per farla risaltare al meglio ma io sono contenta così. 
MI è sicuramente dispiaciuto non vedere molta partecipazione nell'ultimo capitolo, ma oggi ho riletto alcune recensioni e mi sono detta che se anche non verrà calcolato, io il prologo dovevo metterlo. Dovevo metterci una fine perchè se no non avrei mai più smesso di pensarci.
Quindi non mi importa se nessuno recensirà, se QUELLA persona non lo leggerà, io sono contenta così.
Se a qualcuno interessasse ancora, questa non è proprio la fine ahah ci sarà un finale alternativo per quanto possa risultare privo di senso.
Auguro a tutti voi di divertirvi per il restante dell'estate, vi ho sempre voluto bene!

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Capitolo 16
*** EPILOGO ALTERNATIVO ***


 
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EPILOGO ALTERNATIVO: Let me explain (second chance)

 

-Tomlinson, è arrivato il momento- mi avverte la guardia

Anniusco leggermente, piego in tre il foglio su cui stavo scrivendo e lo inserisco nella busta leccando poi i bordi per chiuderla.

-Potresti farla recapitare?- chiedo con voce sottile, quasi impaurito di una risposta negativa

-Certo- sorride l'omaccione

Sporgo i polsi per l'nserimente delle manette, ma dopo aver negato con lo sguarda, mi lascia semplicemente camminare davanti a lui. La strada non si presenta come pensavo. Ad un certo punto la guardia, che ho scoperto si chiamasse Bruce, mi fa fermare e attendere davanti a una porta di legno scura.

Ho il cuore a mille, sento che qualcosa non va, che qualcosa sta per cambiare. Noto solo adesso la sudorazione delle mie mani e le mie gambe pronte a cedere. E' la fine.

-Entra pure Louis.- dice una voce dietro la porta

Un po' spaventanto, abbasso la maniglia con estrema lentezza entrando dentro alla stanza che scopro essere una sorta di ufficio.

-Come ti senti, ragazzo?- chiede l'uomo in giacca e cravatta, Bruce in piedi affianco a lui

Sembrano quasi allegri.

-Come si sentirebbe se le stessero per iniettare del potassio per ucciderla?- chiedo un po' scontroso, cosa diavolo dovrei rispondere? -mi scusi- però dico subito dopo

-No, hai ragione. E' una domanda stupida- si riprende lui, smettendo di sorridere

-Allora, per cosa verrai condannato?-

Deglutisco rumorosamente, non sono fiero di ciò che ho fatto e raccontarlo non è facile come tutti pensano. Prendo un lungo respiro e cerco di limitare il tremolio alle mani. -Ho ucciso due persone, signore. Un mio coetaneo e un poliziotto.-

-Nel rapporto c'è anche scritto che hai ferito un uomo, è vivo per miracolo.- continua lui-Sarà allora felice di sapere che scomparirò per sempre dalla faccia della terra- rido sarcastico -Mi scusi, perché sono qui? Pensavo che la mia codanna sarebbe stata alle cinque in punto e vedo che sono ormai le cinque e un quarto.- chiedo curioso

-Vede, signor Tomlinson, ho sempre creduto che la pena di morte fosse ormai superata, anche se quando vedro stupratori e serial killer condannati un peso mi si leva dal cuore. Ho raccolto alcune testimonianze, mi piace conoscere le persone prima di condannarle,- . -Mi perdoni se la interrompo ma appare un po' sadica la cosa- ridacchio

-Beh in effetti sì. Ma queste testimonianze l'hanno salvata; Ho chiesto al personale, alla sua famiglia e ad alcuni detenuti. Molti di loro mi hanno raccontato che i suoi crimini non sono stati dettati dal desiderio di uccidere, l'uomo che è stato salvato era seriamente motivato a vederla morto ma non penso che questo accadrà.-

COSA? -penso rimanendo a bocca aperta, e mi rendo conto di non aver minimamente fiatato

-Io le sto proponendo un'offerta che dubito lei possa rifiutare. Se la uccidessi, io avrei fallito. Io mi reputo un educatore e di certo non si può educare un essere vivente ucidendolo. La sue rieducazione consisterebbe in un anno di lavoro non retribuito a Baltimora.-

Non penso di essere un bello spettacolo in quel momento. Gli occhi sgranati e la bocca semichiusa.

-I-io... sta parlando sul serio?-

-Io non scherzo mai. Accetta?-

-E' una candid, vero? Ma è almeno una cosa legale?-

-Signor Tomlinson, nella durata di quell'anno a Baltimora non sarà certo lasciato libero. Avrà sempre almeno due guardie costantemente attaccate alla sua schiena.-

Il familiare groppo alla gola mi accompagna, insieme al bruciore delle lacrime calde che stanno già per uscire.

-I-io... sono senza parole-

-Lo immaginavo- sorride l'uomo incravattato -Il volo è alle sette, desidererà sicuramente vedere i suoi familiari prima, giusto?-

-No.- dico subito -Preferirei evitare di vederli e dovermi separare di nuovo, potrei semplicemente partire?- chiedo parlando lentamente

-C-certo, se lo desidera sarà accontentato. Ora puoi andare, Louis.- conclude con un sorriso

-Un'ultima cosa. C'è una detenuta qui, Beth Miller. Lei non deve assolutamente sapere che la mia condanna è stata annulata finché non sarò partito, per favore. E non le dia alcun recapito-

-Nessun problema- sorride sincero, poi si alza e facendo il giro della scrivania circonda con un braccio le mie spalle bisbigliando giocoso -non me ne far pentire, Tomlinson-

-Assolutamente no, signore. La ringrazio per l'opportunità- e quando una lacrima fa capolino sul mio occhio sinistro, non cerco assolutamente di nasconderla.

Le ore successive furono seriamente confuse. Mi muovevo in base a ordini, perché non ero assolutamente in grado di capire cosa fare. Sono partito con il cambio con cui ero entrato assieme ai miei oggetti personali.

La scelta di non incontrare nessuno era stata dettata dall'istinto, non lo nego. Ma io voglio ricominciare tutto da capo, essere di nuovo il Louis di una volta e tornare, una volta scontato l'anno, mostrandomi come realmente sono.

Del periodo passato in carcere ho parecchio da tenere. Ovvio l'incontro con Beth, ma anche le amicizie con Niall e Lucy. Ma soprattutto ho imparato che ogni scelta è di fondamentale importanza, che ogni comportamento o gesto avrà una reazione più o meno adeguata.

Con questo pensiero in testa, sento il malinconico vuoto allo stomaco, segno che l'aereo è decollato.

 

-Un anno e cinque giorni dopo-

Beth's POV

-Johanna, puoi venire un secondo?- chiedo con urgenza

-Beth, ti ho detto tante volte che devi chiamarmi Jay!- risponde lei scherzosa

Da quando Ashton è nato, la famiglia di Louis mi è sempre stata vicina supportandomi.

Louis, già. E' scampato alla condanna ed è sparito dal nulla. Jay non me ne parla mai.

-Che succede?- chiede affannata

-Scusami ma Ashton non vuole proprio stare fermo, non riesco a farlo mangiare- spiego cercando di tenere ferma quella furia.

-Dallo a me cara, così puoi imboccarlo meglio- sorride sempre radiosa, è ormai come se fosse mia madre, dato che la mia non si è più fatta sentire

-Ti ringrazio- rispondo annuendo

Ma la pace, si sa, non dura mai abbastanza. Aggiunto ad Ashton che si rifiutava di mangiare, arriva anche il campanello che suona impaziente.

-Dev'essere quell'irritante postito- ringhio infastidita, Jay ridacchia

Mi alzo con ancora in mano la scodella e il cucchiaio, per poi dirigermi alla porta.

-Arrivo, arrivo!- urlo

Ciò che mi si para davanti mi toglie il fiato.

Il ragazzo somiglia davvero tanto a Louis, fin troppo per non essere lui.

-Beth...- sussurra con un sorriso

Sento le dita aprirsi e la scodella fare un rumore strano all'impatto con il pavimento, seguita dal cucchiaio.

-Che cosa ci fai tu qui?- la bocca aperta secca e gli occhi sbarrati

-H-ho scontato la pena... e sono tornato-

In sottofondo, le urla di Ashton e le canzoni mormorate di Johanna.

-Chi è, tesoro?- chiede incuriosita la donna -Louis- dice poi, già in preda alle lacrime

Prendo Ashton in braccio, sgambetta come se avesse capito chi ha davanti. Guardo Louis come guarderei un alieno.

-Dio, come stai? Ti hanno trattato bene?- chiede la madre al figlio, stringendolo in una morsa affettuosa

-Sto, sto bene. Un po' stanco, ma sono felice- sorride, la copia esatta di su madre

Louis mi chiede di entrare, mi scosto dalla porta. E' così irreale, tutto così confuso, teso. Lasciando Ashton sul girello, mi dirigo in cucina per prendere dei bicchieri d'acqua. La minestrina riposa ancora sul pavimento dell'ingresso, ma ci penserò più tardi.

-Ho portato l'acqua.- sussurro -E' fresca.- aggiungo senza motivo

-Beth, se non ti dispiace porto Ashton a fare una passeggiata, magari preferisce mangiare fuori- propone Jay

Le rispondo che non c'è alcun problema con il persistente groppo alla gola. Mezz'ora dopo io e Louis rimaniamo soli.

-Beth, fammi spiegare. Ti prego- comincia lui,-ho così tante cose da dirti-

-Già, immagino. Un anno è un lungo lasso di tempo, succedono tante cose.-rispondo ferma

Louis nota la mia maglietta con lo stampo dell'università.

-Sei stata ammessa?- gli brillano gli occhi, quei suoi occhi meravigliosi

-Che cosa devi dirmi?- taglio corto

-E' stato inaspettato. Quando quell'uomo mi ha offerto una soluzione alla morte non ci volevo credere. Pensavo mi prendesse in giro, non poteva essere vero.- Inizia torturandosi le dita -Ho realizzato davvero solo quando ho preso quell'aereo. Baltimora è stata la mia boccata d'aria, mi ha aiutato a ridiventare chi ero davvero, mi ha salvato. E' per questo che non ho voluto vedere nessuno, era già troppo dover affrontare un addio, anche un sono “arrivederci” sarebbe stato troppo.-

 

Louis' POV

-Ti ho pensato così tanto...- bisbiglia guardando il pavimento

-Beth mi dispiace così t-

-Volevo essere io la tua boccata d'aria- esclama con le lacrime agli occhi -Volevo salvarti io, volevo essere la tua àncora!- urla poi alzandosi in piedi -che stupida sono stata-

-No!- la raggiungo -Avevi così tante cose a cui badare e pensare a me a kilomentri di distanza non avrebbe fatto bene ad Ashton- sorrido nel pensare che l'abbia chiamato così, seguendo le mie volontà

-Ma avremmo potuto sentirci! Sono stata male lo stesso, che cosa credi?- continua Beth allontanandosi -Ripensavo a noi in continuazione, ai tuoi baci a tutte le parole! Ero terroriz- la blocco guardandola per pochi secondi, appoggio le mi labbra sulle sue per fermare quel delirio. Chiudo gli occhi, non ho dimenticato la sensazione dopo tutto quel tempo. Lei pone resistenza, irrigidisce i muscoli e affonda le unghie nei miei bicipiti ma rafforzo il contatto leccandole il labbro inferiore.

-Sei un tale stronzo- mormora staccandosi per poi afferrarmi la nuca

Il bacio ricomincia freneticamente, le labbra si aprono all'inverosimile e sento la sua lingua appropriarsi della mia. Sorrido e approfitta del gesto per mordermi le labbra come fosse una punizione. Afferro le sue cosce e le allaccio al mio bacino sedendomi sul divano.

Beth sembra rinata. Sorride come un tempo e mi tocca il viso con dolcezza mentre inizia a strusciare i nostri bacini con lentezza. Le mie mani sui suoi fianchi.

-Mi sei mancata così tanto...- ansimo ad occhi chiusi

-Troppo facile dirlo adesso- sussurra al mio orecchio ridacchiando

Sorrido con le guance dolenti quando la faccio stendere sotto di me, le sfilo la maglietta notando l'assenza di reggiseno e mentre mi disfo dei leggins grigi bacio con dolcezza e dedizione i suoi seni ancora ingrossati per via della gravidanza.

Elimino con impazienza la maglietta e mentre sono intento a sbottonare e abbassare i jeans Beth scompiglia i miei capelli baciando ogni zona del viso a cui riesce ad accedere. Una volta tolti e buttati a terra assieme ai boxer, ricomincia la nostra lotta di possessione; Beth accarezza i miei glutei fino a quando mi abbasso per avere il viso davanti ai suoi slip.

-Louis, non ce la faccio più- geme senza voce inarcando leggermente la schiena

Bacio il sottile strato di cotone prima di afferrarlo dai denti per poterlo rimuovere e unirmi definitavemente con lei. Lei che adesso ha i capelli più lunghi, lasciati crescere dopo un lungo anno, sono sparpagliati e annodati, le guance rosse e le labbra gonfie e schiuse pronte per reclamare altro.

Si rialza e mettendosi a cavalcioni su di me afferra la mia erezione dolorante. Ansimo in cerca di aria che pare arrivare solo quando sento la lingua d Beth in bocca ad accarezzare il mio palato.

Scende sotto la mascella e inizia a mordere e succhiare la zona, posso già vedere il segno rosso. Tenendo ancora la mia erezione bel salda e facendo piccoli movimenti sulla punta rossa scende più giù, un altro segno. Quando attacca la terza zona la sento posizionarsi e scendere lentamente riempiendosi di me.

Lascia un lungo e leggero gemito interrompendo così la tortura avviata sul mio collo.

Beth sale e scende con un ritmo sostenuto, gemiamo insieme negli stessi istanti e una mia mano la tiene stretta per i fianchi, l'altra a fare compagnia ai suoi seni.

L'amplesso non dura a lungo, forse siamo stati troppo distanti e la voglia di appartenersi è talmente tanta da, forse, banalizzare il rapporto. Ma va bene così.

Perché lei sorride, mi bacia, mi accarezza e mi fa arrivare all'apice del mio piacere con un movimento del bacino che mi lascia interdetto mentre anche lei si abbandona totalmente volgendo il capo all'indietro.

Ci sdraiamo nuovamente, ma prima che potessi fermarla Beth si alza in piedi.

-Vado solo a prendere una coperta, arrivo- si giustifica forse notando la mia preoccupazione

Così mi bacia e mi mostra in seguito le sue nude curve.

Passano due minuti, prima che lei ritorni.

 

Beth's POV

Non può essere successo davvero. Com'è possibile?

Un'ora prima lottavo con una pappetta per far sì che Ashton la mangiasse e neanche cinque minuti dopo Louis era nel mio soggiorno.

Ed è così bello con quella poca barbetta. Nei suoi occhi vedo una luce diversa, più serena e felice.

Torno in soggiorno con la coperta in mano e mentre lui si infila i boxer io mi rivesto della maglietta e degli slip.

-Beth, mi dispiace...-comincia di nuovo

-Basta Louis, va bene così.- lo interrompo sorridendo imbarazzata

-Baltimora è stata la mia boccata d'aria, ma tu da adesso in avanti sarai il mio ossigeno costante- continua lo stesso

Quella frase mi lascia senza parole, forse con una lacrima che spinge per uscire, in ogni caso Louis glielo impedisce.

-Ti amo- sussurro poi flebilmente e dopo di me lui lo ripete

Sembrano passare secoli da quando apro gli occhi. Sono totalmente racchiusa nella coperta e sbarro gli occhi quando noto che Louis non mi sta più tenendo stretta a sé. Mi alzo di scatto, inciampo sulla coperta mentre cerco di indossare mutande e leggins insieme. Sento un piccolo rumore nella stanza accanto e quello che poi vedo quando mi ci reco è da togliere il fiato.

Louis sta ballando con Ashton con lo stereo acceso, il mio bambino ride a squarciagola e Louis è raggiante, rimarrà paralizzato se non smette di ridere.

Mi appoggio allo stipite della porta e quando in radio passa una di quelle canzoni lente e strappalacrime, Louis avvicina Ashton al petto mentre quello arpiona con le sue piccole braccia il collo del ragazzo.

Louis poi mi nota, sorride. Mi avvicino a lui e stiamo a lungo abbracciati ad Ashton riempiendolo di carezze e baci.

La sera Louis non sta fermo un attimo. Prepara la cena per Ashton, prepara per noi, apparecchia e tutto accompagnato dai suoi fianchi che ballano a ritmo di qualche strana canzone mai sentita. Mi impedisce di fare qualsiasi cosa se non tenere il bambino in braccio.

Quando avverto Louis che sto preparando Ashton per farlo dormire, lui insiste per farlo stare nel nostro letto perchè “ti prego, voglio vedere come dorme” e a quell'affermazione rido per la sua tenerezza.

 

Passano le ore, i giorni, i mesi e Louis è sempre qui, con me. Non vuole perdere più nulla né della piccola vita di Ashton né della mia.

Dopo cinque anni mi sono laureata e lavoro in una scuola elementare. Louis fa da allenatore a una piccola squadra di bambini e aspetta solo il momento in cui Ashton farà i fatidici sette anni per poterlo iscrivere e farlo diventare “il più grande calciatore di tutti i tempi”, testuali parole.

Mi ha chiesto di sposarmi una mattina mentre faceva la doccia. Stava insaponando i capelli e mentre io terminavo il trucco mattutino si è girato dicendomi “Sposiamoci”. Devo proprio dettagliare la mia risposta? Diciamo che il trucco si è sciolto, il tailleur bagnato e sono finita a fare l'amore con l'uomo che presto avrei sposato, ma la scuola sa che io ho avuto la febbre alta tutta la notte.

Abbiamo organizzato una cerimonia semplice,ovviamente c'erano anche Niall e Lucy che ci hanno poi informato dei due gemelli africani che sono pronti ad adottare. C'erano anche i miei genitori ma ad accompagnarmi all'altare è stato il compagno di Johannah mentre loro mi guardavano con un misto di vergogna e rassegnazione, ma ho visto mia madre sorridere dopo il bacio che ha suggellato le nostre promesse.

Ashotn non è poi così interessato al calcio, ma Louis è talmente elettrizzato che cerca in tutti i modi per farlo appassionare a quella disciplina, c'è riuscita una piccola Mandy Jackson, attaccante della squadra avversaria.




Io non ci credo.
Dopo un soggiorrno a Nizza che mi ha completamente distrutto e una bella litigata per movimentare la domenica, eccomi qui.
Sono sollevata, mi sono finalmente tolta la soddisfazione di aver completato questa long.
Ora, io so che questo epilogo per la parte giuridica e molto molto molto inverosimile, ma vi prego, dovevo farli stare insieme! quindi perdonatemi.
In realtà non c'è molto da dire, sono contenta che abbia avuto dei piccoli successi e basta, soddisfatta di averla portata avanti nonostante tutto.
GRAZIE MILLE A CHI SI E' FERMATO A LEGGERE TUTTO QUESTO, APPREZZO DAVVERO!

-Beth, problematica e ritardataria come sempre.

 

 

 



 

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