The Black Sheep.

di Scaramouch_e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Meeting ***
Capitolo 2: *** murder?! Is Christmas ***



Capitolo 1
*** Meeting ***


Meeting. Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono della BBC e di J.K.Rowling. 
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli riguardante questo capitolo! 
Buona lettura ;)!

The Black Sheep-La Pecora Nera.


Mi sentivo male più del solito, quel giorno.
Erano due anni che il mio amico Sherlock Holmes era scomparso. Ed era vero che non era colpa mia se era morto, ma io mi sentivo male lo stesso a pensare a lui.
A lui e al suo essere coraggioso, sì, perché nonostante tutti lo credessero un Mangiamorte io sapevo bene chi era: era un eroe. È vero, non sarà stato un eroe pulito, ma ha salvato delle vite tramando nell’ombra assieme a noi.
Era una spia, ma era anche un amico. O meglio era più di un amico, lo amavo, infatti, anche se non glielo avevo mai rivelato per una stupida paura.
Ma ora tutto era finito.
Pregavo ormai da due anni, andando al cimitero a ogni anniversario della sua morte, che Sherlock Holmes potesse tornare, anche se sapevo che nessuna magia e nessun effetto speciale babbano mi avrebbero ridato il mio amico. Ormai era cenere.
Mi alzai dal terreno e feci vagare lo sguardo sulla lapide grigia al di sotto della quale sapevo esserci il corpo del mio amico. Sospirai, mettendo una mano sulla lapide per sorreggermi.
La mia mente vagò ai giorni un po’ più sereni, quando avevo appena conosciuto Sherlock.

Ero appena arrivato a Londra da una missione nell’estremo oriente. Avevo consegnato delle carte al Ministero e stavo percorrendo l’atrium che mi avrebbe portato all’uscita.
“John? John Watson?” mi voltai al suono della voce riconoscendo Mike Stamford, uno dei miei compagni di dormitorio a Hogwarts  e mio amico.
“Ciao, Mike!” lo salutai con una mano camminando verso di lui.
“John, vecchio mio! Come stai? È da tanto che non ci vediamo!” mi disse abbracciandomi, lo lasciai fare. Effettivamente era da tanto, troppo tempo che non vedevo il caro, vecchio, Mike… in realtà non vedevo nessun Grifondoro da quand’ero partito per la missione.
Si staccò lui da me e io vacillai un po’. In quel momento sembrò accorgersi delle stampelle a cui mi reggevo.
“Allora è vero… che è successo?” mi domandò facendosi preoccupato.
“Mangiamorte.” risposi in fretta e il suo sguardo porcino si colorò di rabbia.
“Mi dispiace, John.” Disse poggiandomi una mano sulla spalla.
“Non fa niente. Tu come stai?” domandai cercando di ritornare a una normale conversazione.
“Cerco nuovi talenti per il Quidditch. Come dovrei stare secondo te? Più che bene.” disse aprendosi in un sorriso.
“Sono contento.” dissi sorridendo anche io, ed era vero: Mike aveva una vera passione per il Quidditch e nonostante non avesse particolare talento, aveva comunque trovato posto in quel mondo che tanto desiderava.
“Tu…” si morse il labbro, poi però andò avanti. “…come stai? Cioè, a parte  la ferita…?!”
“Te l’ho detto, Mike, sto bene.” Anche se non era vero: ero appena tornato da una missione dove avevo visto morire molti ragazzi giovani per mano dei Mangiamorte… come potevo stare bene? Non volevo far impensierire Mike però.
“Oh. Bene. E una casa ce l’hai?”
“Sì, vivo in un appartamento a Baker Street. L’affitto non è alto perché la proprietaria è un’amica di famiglia.”

“Mike? Michael Stamford.” Una voce, una voce profonda e roca ci fece voltare: vicino alla fontana dell’atrium c’era un uomo: la prima cosa che mi colpì – a parte la voce – fu il pallore della pelle in forte contrasto con il nero fuliggine dei capelli ricci e indomabili. 
L’uomo si avvicinò ancor di più a noi e vidi che indossava un cappotto blu lungo fino al ginocchio, dei pantaloni neri e una sciarpa blu.
L’uomo era alto e camminava con fare sicuro verso di noi.
Mike si fece attento e mi chiesi se conosceva già quello strano individuo.
“Mike, ti vogliono ai piani alti.” disse l’uomo, parlando a bassa voce.
Mi fissò coi suoi occhi glaciali giusto per un attimo, per poi tornare su Mike.
“D’accordo, Sherlock. Vado subito. Tu prenditi cura di John.” E scappò via lasciandomi solo con quello strano individuo che mi fissò nuovamente in un modo inquietante.
“Mi chiamo Sherlock Holmes.” disse sicuro di sé porgendomi la mano, che dopo un attimo d’esitazione strinsi.
“John Watson.”

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Nonostante non dovessi (in quanto ho esami e altri progetti a cui dedicarmi), eccomi qui, a pubblicare una nuova fanfic su Sherlock. Questa volta sarà un esperimento: un crossover con Harry Potter, ma con loro adulti. Qui su Efp ci sono delle belle fanfic con crossover Harry Potter, ma sono sempre da ragazzini e quindi a me è venuto da chiedermi... Ma dopo? E così eccomi qui.
Come al solito sono un pò emozionata a pubblicare questo primo capitolo, quindi ciò che vorrei è lasciare la parola a voi.




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Capitolo 2
*** murder?! Is Christmas ***


Mu Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono della BBC e di J.K.Rowling. 
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli riguardante questo capitolo! 
Buona lettura ;)!

The Black Sheep-La Pecora Nera.

Sherlock Holmes se n’era andato già da tempo quando il mio compagno di stanza ritornò. 
Mike stava borbottando a mezza voce qualcosa di cui riuscii solo a distinguere la parola ‘pericolo’, ma quando mi vide scosse il capo come a togliersi un brutto pensiero di dosso.
“Tutto bene, Mike?” domandai.
“John, non va bene per niente. Dov’è Holmes?” domandò poi, rendendosi conto solo in quel momento che lui non c’era. Alzai le spalle.

“È dovuto andare via, aveva un servizio da fare.” risposi. “Ma che tipo è? Lo conosci?”
“Holmes?” Mike rise. “Penso che nessuno sappia chi è veramente lui. È un tipo ombroso, John, ed è maledettamente bravo in quello che fa. Se ti stai domandando cosa fa, ebbene non lo so di preciso. C’è molta nebbia attorno a lui.” rispose Michael.
 “Perché prima dicevi che non va bene per niente?” domandai cambiando discorso e guardando Mike farsi preoccupato e guardingo, quasi come se dentro al Ministero si nascondessero mostri pronti a sbranarci.
“È la guerra, John. Si sta avvicinando il Male. [1]
 mi rispose dopo essersi reso conto che nessuno ci ascoltava.
Io lo guardai incitandolo a continuare.
Lui si umettò le labbra a disagio, quindi riprese a parlare. “Perso nella tua missione non te ne sei accorto, ma a Londra si sta diffondendo il Male. Colui-che-non-deve-essere-nominato è diventato molto pericoloso e i suoi Mangiamorte si stanno facendo più determinati a portare le persone nelle loro fila.”
Lo guardai non riuscendo a credere che la situazione nella mia amata Inghilterra fosse così amara: certo anche nell’Estremo Oriente, dove avevo combattuto, c’erano Mangiamorte e altri esseri di cui aver seriamente paura, ma non pensavo di ritrovare lo stesso clima anche in patria.
“Insomma mi stai dicendo che devo ritornare nell’Estremo Oriente?” domandai in tono  scherzoso per stemperare il clima claustrofobico che si era venuto a creare.  “Ma il Governo Magico non fa niente?” domandai, nella speranza di una risposta positiva.
Mike si guardò intorno ancora più a disagio. “Cerchiamo di tirare avanti, John.”  la risposta non mi disse niente di buono. “Ma c’è qualcuno che sta facendo la cosa giusta: un’organizzazione capeggiata dal preside di Hogwarts che si chiama l’Ordine della Fenice e di cui faccio parte.” Disse orgoglioso di se stesso.
“Non sapevo che fossi un combattente, Mike.”
“Infatti: sto dietro le quinte, recluto persone proprio come per il Qudditch.” mi fece l’occhiolino.
“Se ti serve un mezzo invalido come me, io sono pronto a combattere.” dissi sicuro di me prima di scoppiare a ridere, facendo ridacchiare anche Mike: era sempre stato così, fra di noi, una volta parlavi di un argomento serio e subito dopo scoppiavi a ridere… adoravo Mike per questo suo carattere leggero e solare.
“Ti tengo d’occhio, John Watson.” Disse puntandomi il dito contro.
“Ero serio, Mike, se posso essere aiuto io ci sono.” dissi riprendendomi e asciugandomi gli occhi.
Guardai l’ora e notai che si era fatto tardi.
 “Devo scappare a casa, si è fatto tardi e la cara Mrs. Hudson avrà  preparato sicuramente qualche buon manicaretto, ciao Mike ci si vede in giro.” lo salutai con la mano, e prima che lui potesse fermarmi, ero già fuori all’aria aperta.

 Mrs Hudson aveva fatto trovare dell’ottimo porridge con mandorle tostate che mi mangiai con ottimo appetito. 
Alla fine della cena, mangiata in solitario e con la lettura di un giornale babbano come unico accompagnamento, salii in camera e scrissi una lunga lettera a Harriet, mia sorella, in cui raccontai il mio primo giorno in Inghilterra e chiesi informazioni circa il nostro governo, poi, da ultimo, porsi i saluti a lei e a sua moglie Clara.
Chiamai il mio gufo Eolo e gli feci spedire la lettera, andando a dormire molto presto.

 

***

 

Quella notte non feci il solito incubo di guerra, che facevo sempre, ma uno più strano e intimo: sognai due occhi dal colore indefinito, che mi guardavano con aria strana, e delle labbra sottili, a forma di cuore,  che sussurravano il mio nome: la voce era profonda e roca, somigliante a quella di Sherlock Holmes.
Mi risvegliai a mezzanotte sudato e tremante senza sapere nemmeno il perché… il sogno era stato breve e non era stato veramente un incubo, ma provavo comunque una sensazione di panico e dolore.
Mi alzai, sapendo che non avrei ripreso sonno, preparai il the e, con la bevanda calda in mano, mi misi alla finestra a guardare la pioggia sottile di Londra bagnare le strade e lavare lo sporco della mia città.
L’alba arrivò presto, la tazza era stata svuotata e ero già pronto ad affrontare un’altra giornata.
Un ticchettio alla finestra mi fece girare: era un gufo, ma non era il mio Eolo, quello che stava guardando all’interno; lo feci entrare e presi la lettera legata alla zampa. La calligrafia era piccola, ed occupava un solo rigo.

 
John,
 c’è bisogno di te. Fatti trovare davanti al livello 8 [2] fra dieci minuti. Ti spiegherò lì. MS.

 

Sorrisi leggendo quelle poche parole: il gioco era finalmente incominciato! 

Finii di prepararmi, presi la bacchetta dal comodino, quindi presi la Metropolvere e arrivai al Ministero tramite camino, visto che odiavo materializzarmi.
Appena arrivato vidi Michael e un altro uomo che non conoscevo: aveva capelli grigi, occhi neri e un po’ di barba malfatta sul mento. Camminavano e parlottavano fra di loro, ma non appena mi videro smisero di parlare e si fecero seri. Mi avvicinai a loro.
“John, lui è un Auror, si chiama Gregory Lestrade e sta lavorando a delle scomparse di Babbani, Greg, spiega tu. Io sono sconvolto.”
“Piacere, John, Michael mi ha tanto parlato di te. Da un paio di mesi abbiamo registrato una serie inquietante di sparizioni di Babbani. Apparentemente non hanno niente che li accomuni, per quanto possiamo sapere, e le sparizioni avvengono in maniera sempre diversa, il che non ci permette di affermare con certezza che ci sia dietro una persona o un’organizzazione metodica con uno scopo preciso, ma a peggiorare ulteriormente la situazione, proprio ieri è morto un membro importante del Ministero per cause misteriose, che lavorava al Comitato Scuse ai Babbani. Sappiamo che sei un ottimo Guaritore, ci potresti servire.” Me lo disse con il volto preoccupato.
“Gli darò un’occhiata, mi farebbe piacere essere utile.” dissi, chiedendomi come mai avessero bisogno di me: era vero che dall’accademia ero uscito con il massimo dei voti, ma ero subito partito senza esercitare, così, per non farmi venire dei dubbi, glielo chiesi.
La risposta di Lestrade mi inorgoglì. “Noi ci fidiamo di te. E poi volevi far parte dell’Ordine, quale modo migliore per iniziare se non questo?”
Aveva ragione, mi convinsi, feci un sorriso e annuì. “Bene, andiamo.”
L’aula dove si tenevano i processi era circolare, con una poltrona con inquietanti catene dove era seduta una donna morta: era giovane, non poteva avere più di ventinove anni e i capelli castani erano scomposti, con la testa che penzolava desolatamente su una spalla.
Gli occhi vitrei e senza vita osservavano senza vederla la stanza, e conservavano l’espressione inorridita che la poverina doveva aver avuto nel vedere la morte in faccia. Era vestita in modo elegante con un completo rosa, ma si vedeva che era stata torturata, e quando mi avvicinai sentii freddo, come se fosse stata congelata.
Guardai con un senso di pietà quella povera donna e poi Mike e Greg.
“La donna che viene a fare le pulizie l’ha trovata anche con i polsi legati alla poltrona. Una scena orribile.” Disse Greg in risposta alla mia occhiata.
“Come si chiamava?” domandai prima di esaminarla.
“Karen. Karen King.”  rispose Mike, io sospirai, incominciando ad esaminare la donna nel silenzio tombale che era diventata quell’aula, stavo per parlare quando una voce profonda, che conoscevo, fece sussultare tutti.
“Un omicidio, un probabile Serial Killer che tenta di ammazzare le persone più in vista del Ministero! Ah che cosa bella: deve essere Natale oggi!”
Così fece la sua entrata, zompettando, Sherlock Holmes, accompagnato da tal Anderson, un Auror che Lestrade aveva piazzato fuori alla porta e che ora parlava a bassa voce; dai suoi borbottii compresi che non era affatto felice di vedersi intorno il signor Holmes.

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Buongiorno, Buonpomeriggio e buonasera. 
Pubblico con un pò di ritardo questo capitolo perchè, sinceramente, non avevo ispirazione. Spero, che nonostante il ritardo il capitolo risulti scorrevole anche per chi non conoscesse la saga di HP (anche se non penso che ci sia qualcuno che non la conosce :))

[1] la mia storia è ambientata durante il primo regno di Lord Voldermort: nel 1970 quindi nel primo anno dei malandrini anche se Hogwarts non si vedrà molto. 
[2] il livello 8 del Ministero è il punto di accesso al Ministero. 

Vi saluto, dicendovi che oggi parto per la Grecia quindi non so quando potrò aggiornare... 
Baci. 

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