+ Wicked Game +

di DarkRose86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** + Come i Petali di Rosa + ***
Capitolo 2: *** + Il Triste Canto dell'Abbandono + ***
Capitolo 3: *** + Il Calore di una Famiglia + ***
Capitolo 4: *** + Odio + ***
Capitolo 5: *** + Di nuovo insieme + ***
Capitolo 6: *** + Mello [ io, Mello, e l'altro volto del mio amore ] + ***
Capitolo 7: *** + Fotografie [ Incontro ] + ***
Capitolo 8: *** + La Fine della nostra Canzone + ***
Capitolo 9: *** + Gli Occhi della Giustizia + ***
Capitolo 10: *** + Futuro + ***



Capitolo 1
*** + Come i Petali di Rosa + ***


INTRODUZIONE ( DA LEGGERE ):


a) Le tematiche trattate in questa fanfiction sono piuttosto pesanti, e in quanto tali consiglio la lettura solo a chi ritiene di non sentirsi offeso leggendo storie come questa.
b) Il rating non è rosso in quanto la storia non presenta descrizioni particolarmente dettagliate di un certo tipo di scene.
c) Mi sono permessa di inserire alcune citazioni al romanzo di Death Note, " Another Note ", ma non c'è nulla di veritiero in ciò che ho accennato, è frutto della mia fantasia. ^^

DISCLAIMERS: I personaggi di Death Note appartengono a Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, non a me ( purtroppo ;_; ), e non traggo alcun beneficio in denaro dalla pubblicazione
di questa storia; mi sono in ogni caso permessa di inserire un personaggio ( la protagonista ) di mia invenzione. Spero che potrete amarla come la amo io ( in senso letterario, s'intende X°D ).

AVVERTIMENTO IMPORTANTE: alcuni personaggi, soprattutto L, saranno OOC, ma lo devono essere per esigenze di storia; spero comunque che nonostante ciò non risulteranno sgradevoli. Fatemi sapere! ^_^

Allora... parto col dire che AMO profondamente questa storia: non so neanche io perchè, e soprattutto non so dire cosa o chi me l'abbia ispirata... oddio, forse c'entra un pò la canzone "Forgotten Children" dei Tokio Hotel, certamente ha fatto il suo. X°D Comunque, vi avverto che siete di fronte a qualcosa di molto particolare... spero l'apprezzerete. Buona lettura!


Prologo


Mi chiamo Sarah, sono nata a Los Angeles e cresciuta in un orfanotrofio che si trova tutt'ora a Winchester, in Inghilterra; Sarah non è il mio vero nome. Perchè ho deciso di farmi chiamare così? Beh, è una storia lunga, meglio cominciare dall'inizio.

< Questa è la nuova arrivata, si chiama Evangeline. > asserì il distinto signore di nome Roger di fronte a coloro che già da tempo vivevano in quel luogo; io vi ero arrivata troppo tardi. Avevo già tredici anni, e gli altri mi vedevano come un'estranea, seppur fossimo praticamente tutti coetanei, essendoci pochissimi anni di differenza fra noi: chi aveva la mia età, chi aveva un anno in più e chi uno in meno. Qualsiasi fosse la nostra età, la situazione era la stessa per tutti: eravamo rimasti orfani.
C'era qualcuno lì, che non aveva mai conosciuto i propri genitori, e per questo si disperava, ogni santo giorno; io, per quanto mi riguarda, avrei preferito non avere mai saputo che razza di persone erano i miei. La cosa certa è che mi odiavano, e dire che mi hanno cresciuta fino all'età di tredici anni è proprio una bella battuta. Sì sì.
I miei compagni alla Wammy's House, l'orfanotrofio in cui ero stata portata dopo che loro erano stati barbaramente uccisi, spesso mi evitavano: evidentemente, il mio essere solitaria e il mio sguardo spesso e volentieri cupo e assente li spaventava; giravano addirittura voci secondo le quali ero stata io a far fuori i miei genitori, perchè mi maltrattavavo. No.
Sapevo che era stato un pluriomicida che si divertiva un mondo a "giocare" con i corpi delle sue vittime, ma non conoscevo nè il suo volto, nè il suo nome; e quando conobbi quattro persone speciali in quell'istituto, persone che mi volevano bene per quella che ero, mi capitò di pensare a lui come un salvatore, nonostante avesse contribuito a rovinare la mia vita con il suo folle gesto.
< Ciao, tu sei Evangeline, vero? Piacere di conoscerti. > disse un uomo molto giovane, ma di almeno dieci anni più grande di me, forse di più; era un tipo piuttosto, come dire... particolare. Sia per l'aspetto che per la sua mania per i dolciumi di ogni tipo; e, quando me lo dissero stentai giustamente a crederci, lui era il miglior detective al mondo: aveva persino risolto un caso incredibilmente difficile un mese prima che io arrivassi in quel luogo. Era stato a Los Angeles, e aveva smascherato l'assassino dei miei genitori, che mi sembra avesse detto che si chiamasse Beyond Birthday [*], o qualcosa del genere... non importava. Ciò che è era importante era colui che l'aveva catturato, la prima persona che mostrò interesse nei miei confronti: L. Già, proprio così si faceva chiamare, il più grande detective al momento in circolazione.
< Sono Evangeline Rose Carter, piacere mio. > risposi, calma e pacata, sforzandomi di sorridere.

Lui mi affascinava.

Troppo.


Wicked Game


Capitolo I - Come i Petali di Rosa


Erano passati ormai tre mesi da quando ero arrivata all'orfanotrofio, e mi sentivo felice, nonostante la maggior parte dei miei compagni stesse a debita distanza da me a causa delle voci che giravano sul mio passato; ma c'erano quattro persone che rendevano la mia vita finalmente degna di essere chiamata tale. Queste persone riempivano le mie giornate di gioia, fra pagine di romanzi e corse in giardino, grazie a loro riuscivo a sentirmi l'essere umano che ero sempre stata, ma che non ero mai riuscita a trovare dentro di me, dentro quell'anima di bambina cresciuta troppo in fretta. Passavo le mie giornate a studiare in biblioteca e a giocare con i miei pochi ma ottimi amici, e questo mi faceva sentire realizzata; ogni loro piccolo gesto, intriso di un grande sentimento d'amicizia, mi risollevava il cuore straziato dalle sofferenze. Con loro potevo essere me stessa, parlare dei miei problemi, piangere e ridere: loro mi avrebbero accettata per quella che ero. Certo, conoscevo ben poco di loro, ma tanto mi bastava a considerarli persone speciali:
uno di loro era un ragazzino che si faceva chiamare Mello; ignoravo quale fosse il suo vero nome, ma non mi sarei mai permessa di ficcanasare nelle sue questioni personali, tanto mi bastava averlo accanto. Era un tipo alquanto singolare, ciò era confermato dalla sua smodata passione per il cioccolato; era anche abbastanza viziato, ma decisamente un ottimo amico, a parte la sua morbosa ossessione nei confronti di Near, un altro mio amico, un ragazzo solitario e silenzioso, che passava le sue giornate a scomporre e ricomporre senza sosta il suo adorato puzzle bianco; costui era considerato lo studente numero uno alla Wammy's House, e questo infastidiva moltissimo Mello, che amava primeggiare in tutto.
E poi c'era il mio migliore amico Matt: che dire di lui? Un ragazzo simpaticissimo che adorava alla follia i videogames che ogni tanto mi prestava; con lui parlavo veramente di tutto, e lui faceva lo stesso con me. Più volte, infatti, mi aveva parlato del fatto che gli dava fastidio che Mello fosse ossessionato a tal punto dal giovane Near; Mello era il suo migliore amico e, alla fin fine, il suo punto di riferimento.
Insomma, ognuno di noi aveva una propria passione; io avevo L.
Già, proprio lui; il grande detective, lo sguardo gentile che mi aveva colpita dritta al cuore. Io e i miei amici adoravamo le storie che ci raccontava quasi ogni sera, riusciva a farci sognare con lo splendido suono della sua voce e con la sua innata fantasia; era il nostro modello, era come saremmo voluti diventare da grandi. Near, Mello e Matt erano addirittura candidati a diventare suoi successori, anche se chi si impegnava davvero a diventarlo erano i primi due. Matt era semplicemente l'ombra di Mello; un giorno mi disse che l'avrebbe seguito sempre e dovunque. Ipotizzai che provasse qualcosa di più della semplice amicizia, e la cosa mi toccava il cuore ogni volta che ci pensavo; sarebbe stato meraviglioso: anche io avrei voluto che qualcuno avesse tanta considerazione di me.
Ma torniamo ad L... perdonatemi se non riesco a fare a meno di parlare di lui; non posso farci nulla. Quando lo conobbi meglio, mi capitava spesso di pensare che lui fosse il mio uomo ideale; una tredicenne non dovrebbe pensare a queste cose.
Non potevo fare a meno di osservarlo, sempre, soprattutto di guardarlo furtivamente dalla finestra della mia stanza quando camminava in giardino senza una meta precisa, con lo sguardo fisso davanti a sè, attento, i suoi capelli che ondeggiavano sotto il vento leggero di primavera, e la sua pelle chiara che pareva brillare, sotto il sole alto nel cielo. Lui mi piaceva; tanto.
Ma non avrei dovuto sentirmi così.
Una ragazzina come me avrebbe dovuto uscire in cortile con le sue compagne, ridere e scherzare, parlare di vestiti o di qualsiasi altra comune passione delle ragazze della mia età; io ero diversa. Ma non me ne sono mai pentita: come si può pentirsi di provare amore?
Nei giorni successivi, passai molte serate a parlare con lui, e mi resi conto che nonostante tutto, era una persona normalissima: con i suoi desideri, le sue paure, i suoi sorrisi e le sue preoccupazioni; era come me.

Come tutti noi.



< Ragazzi, domani L partirà; ha deciso di mobilitarsi per cercare di risolvere il caso di Kira. > affermò Roger, dopo aver convocato me, Mello, Matt e Near nel suo ufficio.

Kira.

Avevamo sentito parlare di lui; quel pazzo omicida che uccideva i criminali, non sapevamo ancora in che modo. Kira, che alcuni già vedevano come un Dio, come il salvatore del mondo.
Santo cielo, quanto possono essere stupidi gli esseri umani; ma io non posso parlare.

Quella sera, fra le urla di Mello che non voleva che L se ne andasse, i tentativi di Matt di calmarlo, e l'abituale compostezza dell'imperturbabile Near, mi sentiì un'estranea; di nuovo. Tanto che decisi di uscire in giardino, cosa che raramente mi capitava di fare; passeggiai un pò, per poi sedermi sull'erbetta fresca ad osservare il cielo, ad ammirare la lucentezza delle stelle che lo ornavano d'oro. Poi spostai lo sguardo, e mi soffermai sulla pianta di rose accanto a me; quelle che tanto mi piacevano. Erano davvero belle e profumate; mi avvicinai per carpire ogni sfumatura di quell'aroma rilassante, quando all'improvviso sentiì una mano sulla mia spalla. Era fredda, nonostante fuori facesse abbastanza caldo; mi voltai e vidi il suo volto, mi sorrise, e poi si sedette accanto a me, cogliendo uno di quegli splendidi fiori, per poi posarlo fra i miei biondi capelli. L.
< Che ci fai qui da sola? > mi chiese, accarezzandomi una guancia.
< Io... sono triste. > risposi, nascondendo il volto tra le mani, per nascondere l'imbarazzo e anche la prima lacrima che lenta, iniziò a scendere dai miei occhi azzurri, e rigò la mia guancia di bambina, arrossata per quell'inaspettato contatto.
< Devi stare tranquilla, io tornerò. Quando avrò catturato Kira, tornerò qui. > cercò di tranquillizzarmi, poi alzò gli occhi al cielo.
< Evangeline Rose... > sussurrò, voltandosi poi verso quella bellissima pianta, < ...il tuo secondo nome è Rosa... il nome di questi fiori che tanto mi piacciono... > asserì, < ...è curioso, non trovi? > chiese, mentre io cercavo invano di trattenere i singhiozzi. Inutile.
< Ehi, ma... tu stai piangendo! Che ti succede? > chiese preoccupato, posando le sue mani sulle mie spalle.
E in quel momento, istintivamente, lo strinsi forte a me, piangendo senza preoccuparmi di fare brutta figura; non dovevo temere queste cose di fronte a lui.

In fondo, ero ancora una bambina.

Mi accarezzò a lungo la schiena e poi i capelli, per tranquillizzarmi, mentre io mi beavo del suo profumo e del suo magico tocco; non dovevo, ma stava succedendo. Al diavolo i pregiudizi e le mie paure, al diavolo tutto. Per me, in quel momento, c'era solo lui.
< Sai, tempo fa, mi capitò di dare un nome a questa pianta di rose. > disse, continuando ad abbracciarmi.
< Davvero? E quale? > chiesi, e mi sfuggì una sincera risata; era curioso, ciò che aveva appena detto.
< Sarah... >
< E perchè proprio Sarah? >
< Non so... mi è sempre piaciuto questo nome... >
< Mh... è bello. > annuiì, sorridendo ancora.
< Che ne dici se, da ora in poi, ti chiamiamo Sarah? >
< Ok ma... perchè? >
< Ho come la sensazione che il tuo nome non ti piaccia... >

Centrato.

Fu da allora, che anche io iniziai ad usare uno pseudonimo, proprio come L e gli altri; e in futuro, mi sarebbe servito, non potete nemmeno immaginare quanto.

< Ti amo... > sussurrai piano, sperando che L non sentisse.
< Mh? Cos'hai detto? > chiese, guardandomi intensamente.
< Eh? No... no, niente. >
< Forse... ti amo anche io. >

Forse.

Ho sempre odiato essere considerata una bambina, nonostante fosse la stessa identica cosa che anche io pensavo di me stessa; ma nonostante quel forse, quelle parole mi colpirono dritta al cuore, e le lacrime scesero di nuovo. Stavolta, erano di gioia.
< Però non staresti mai con me, vero? Io sono troppo piccola... >
Non finiì la frase, perchè lui si appropriò velocemente delle mie labbra con un dolcissimo bacio; il mio primo bacio.
< Perdonami, io ti amo davvero... tu aspettami, io tornerò presto, te lo prometto... >
< Sicuro? >
< Ti sembro un tipo che non sa mantenere le promesse? >
< No... >

Non lo so...

< L... come fai a dire che mi ami? Io... sono così giovane e inesperta... mentre tu sei un adulto, e poi ci conosciamo a malapena, e... >
Mi posò un dito sulle labbra, delicatamente, per farci cenno di stare zitta.
< Sei proprio ingenua... da questo si capisce che sei molto giovane... >
< Lo so... > affermai abbassando lo sguardo; anche lui mi considerava una bambina.
< ...ma dentro di te, in fondo, sei un'adulta; molto di più delle tue coetanee. Ed è anche per questo che mi piaci. > continuò. E in quel momento, dentro di me, provai una gioia inspiegabile, un'emozione che mi travolse come un'alta marea.
< Anche per questo? >
< Sei così bella... > disse poi, abbracciandomi di nuovo, teneramente.
< Dimmi... sei sempre così dolce, quando ti piace qualcuno? > chiesi, poggiando la testa sulla sua spalla, beandomi del suo calore.
< Ti dirò... è la prima volta che mi sento così. >
Passammo la serata a parlare di noi, anche se in verità fui io a parlare, e lui mi ascoltava rapito; non sapevo praticamente nulla di lui, tranne il suo vero nome. Mai avrei immaginato che me l'avrebbe detto: " L Lawliet... " sussurrò piano al mio orecchio.

Il giorno dopo, lui se ne andò di prima mattina, mentre piangevo silenziosamente tenendo il mio amico Mello tra le braccia, anche lui triste come me; non potevo sapere cosa sarebbe successo in futuro, e sinceramente, mai l'avrei immaginato. Basta scrivere un nome su un quaderno, per sconvolgere la vita di una persona.




< Tornerò, te lo prometto. >
< Ti amo, L. >
< Anche io, Sarah... >


Come petali di rosa trasportati dal vento, il mio amore volò via da me, promettendomi di tornare presto; l'avrei aspettato, per tutta la vita, se necessario.


Fine Capitolo Uno

[*] Beyond Birthday è il killer che compare nel romanzo di Death Note, "Another Note". Il fatto che abbia ucciso i genitori della mia protagonista è puramente di fantasia.


Ed eccoci alla fine della prima parte...che dire? Spero di cuore che l'abbiate apprezzata. Commentate please. T_T ( ovviamente sono ben accetti anche commenti negativi, in quanto stimoli a migliorare! )

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Capitolo 2
*** + Il Triste Canto dell'Abbandono + ***


RINGRAZIAMENTI:

Allora, innanzitutto ci tengo a rigraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo della mia storia, in particolare chi ha commentato; voglio ringraziarvi uno per uno:

Malinne: Grazieeeeeeeeeeee >< Non sai quanto mi immedesimo io nei panni della mia protagonista... e capirete perchè soprattutto nei prossimi capitoli X°D ma non faccio spoiler.
Sì, L è di Light-Kun, infatti questa fic è appunto finzione! X°D
Sei stata gentilissima, spero che continuerai a seguirmi. :*

Kyah: Grazie 1.000! *_* Hai ragione, è triste e malinconica, ma chi mi conosce sa che quasi tutte le mie storie lo sono xD . Perdonatemi T____T Faccio sempre soffrire i personaggi, sn cattiva! >< Picchiatemi pure. XD

JunJun: Tesoro!! *_* Hai recensito anche qui. Lo sai ke ti adoro, vero? * occhi luccicosi * Mi fa tantissimo piacere che il primo capitolo ti sia piaciuto; la tempesta, eh? Non hai tutti i torti. ^^ ( ok, basta spoiler XD )
Evangeline ( o Sarah, come io preferisco chiamarla ) è uno dei pochi personaggi di mia invenzione, ed è il personaggio al quale sono più legata; forse perchè un pò mi somiglia.
Hai ragione, come si fa a non innamorarsi di Elluccio bello? *_* IMPOSSIBILE!
E sono felice che hai apprezzato anche il riferimento a " LUI "; dovevo metterlo! *_*
Continua a seguirmi! :*

Shirahime88: Io ti AMO! >< ( sto scherzando XD però ti adoro *_* )
Sono felice che anche a te piaccia il personaggio di Sarah, ci tenevo al fatto che venisse apprezzata dai miei lettori; il mio orgoglio di scrittrice sale alle stelle quando leggo recensioni come la tua! *_*
Spero che questo secondo capitolo non ti deluderà, fammi sapere. >-<

Marghe88: Grazie, grazie, grazie! E ancora grazie per la tua recensione, sei troppo gentile. Me commossa. ;_; Lieto fine? Mmm... chi lo sa? XD * SUSPENCE * Beh, devo ancora delineare il finale che voglio. La storia comunque sarà lunga, per cui avrò tutto il tempo x pensarci bene; spero non ti dispiaccia che sarà piuttosto lunga. Alla prossima! :**

Freija: Grazie 1.000 anche a te! Sei troppo buona ;_; l'hai definita un gioiello, addirittura... non so se merito tanto. T_T Continua a seguirmi, mi raccomando! *_*

CONSIDERAZIONE: so che tutti siete rimasti perplessi dall'interessamento di L per una tredicenne... ma appena leggerete l'introduzione a questo capitolo, capirete che non ho lasciato nulla al caso; c'è un motivo per cui Elluccio nostro ha detto a Sarah di amarla, e non è un motivo felice, soprattutto per lei. Sono cattiva, lo so. T__T ma anche io mi sono resa conto della troppa differenza d'età fra i due ( in un certo senso mi ricorda la storia della mia amica del cuore *_*  della serie " l'età non conta " XD ), ma questo è successo prima che iniziassi a scrivere la storia. Ma volevo che Sarah avesse quest'età, per cui ho cercato un capro espiatorio e l'ho trovato, per quanto triste sia. Perdonatemi. ><


Buona lettura. ^_^



< Ehi, Evangeline! >

< Sono Sarah, d'ora in poi... >
< Ehi, Sarah! >
< Che c'è, Mello? >
< E' vero che tu e L state insieme? >
< Diciamo pure che ha lui deciso di regalarmi un sogno. >
< Che vuoi dire? >
< Che sono ingenua, ma non troppo. >


< Ehi, L! >
< Sì, Mello? >
< Sarah mi ha detto che è ingenua, ma non troppo. >
< Lo so, e mi maledico per ciò che ho fatto; ma mi sono perso nei suoi occhi del colore del cielo. >


Sarah, perdonami... perdonami perchè ti ho trattata come una bambina.

Capitolo II - Il Triste Canto dell'Abbandono

Era passato un anno da quando L se n'era andato salutandoci con un cenno della mano e la solita frase che aveva rivolto anche alla sottoscritta: " Tornerò, ve lo prometto. "; speravo nel suo ritorno, ma conoscevo in anticipo le parole che mi avrebbe rivolto se questo fosse successo: in fondo, avevo capito che lui non mi amava davvero. Semplicemente, l'idea di far piangere ulteriormente una ragazzina di tredici anni non lo allettava; ma non voglio disegnarlo come un insensibile, tutt'altro. Era un ragazzo d'oro, e quello che ha fatto lo ha fatto per me, per vedermi sorridere; di certo, mi voleva bene veramente.

E di questo gliene sarò grata per sempre.

Ma io lo amavo comunque; non riuscivo a togliermi dalla testa la sua immagine, il suo dolce sorriso e i suoi modi di fare, la sua voce profonda e le sue labbra sulle mie, calde e morbide come nessun'altra cosa al mondo. E ogni volta che pensavo a lui, una lacrima scendeva dai miei occhi di bimba cresciuta troppo in fretta; avevo quattordici anni, ma dentro di me ero già esperta riguardo il mondo che mi circondava. Anche se non potevo neppure immaginare cosa mi avrebbe riservato il futuro: se l'avessi saputo, di certo avrei cercato di godermi di più la mia gioventù.

Avevo quattordici anni, quando conobbi la mia migliore amica; era un caldo pomeriggio d'estate, e stavo giocando nel grande cortile della Wammy's House assieme ai miei due amici più cari, Matt e Mello, quando notai un volto sconosciuto che ci fissava, al di là del cancello. Sembrava una signorina di buona famiglia, più o meno della mia stessa età, e teneva la mano di una bella signora che di certo doveva essere la madre; i suoi capelli erano di un castano chiaro particolarmente luminoso, ed erano ricci, al contrario dei miei. I suoi occhi parlavano di una vita felice e spensierata, di regali e attenzioni, di sorrisi e abbracci in un caldo quadretto familiare; di certo passava le serate accoccolata davanti al piacevole tepore di un caminetto acceso, con un'invitante cena sul tavolo del salotto. Sì, me la immaginai proprio così.
Mi incuriosiva quella ragazzina che ci stava guardando, ed evidentemente lei era incuriosita da noi, che appartenevamo ad un mondo completamente diverso dal suo.
< Vedi tesoro, > esordì la giovane signora, avvolta in un'elegante pelliccia scura, < quei ragazzi, purtroppo, sono molto sfortunati; chi è qui dentro non ha una mamma, ne un papà. > asserì, scuotendo la testa.
E capiì che quella ragazza era la classica figlia di papà, quella che non conosce il mondo al di fuori di casa sua, e che ha vissuto la sua vita coccolata e viziata dai genitori, che non ha mai conosciuto il significato della parola sofferenza; al contrario della sottoscritta.
< L'avevo capito mamma... > rispose la ragazza, e un velo di tristezza s'impadronì del suo volto gentile.
Quando si accorse che la guardavo, alzò la mano in cenno di saluto, e dentro di me sentiì come una scossa, una scarica di adrenalina; una ragazza che apparteneva al mondo fuori mi stava salutando, mi stava considerando come una persona normale. Le risposi sorridendo e salutandola a mia volta, e Mello mi guardò stupito, mentre Matt non se n'era neanche accorto, tanto era preso dal suo nuovo videogame.
< Che fai? > chiese Mello.
< Quella ragazza mi ha salutata, non vedo perchè non dovrei rispondere. >
< Ma la conosci? >
< No... ma che differenza fa? > chiesi, continuando ad agitare la mano.
< Hai visto mamma? Mi sta salutando anche lei! > esclamò la ragazza, saltellando felice.
< Lo vedo, tesoro. Perchè non ti avvicini? >
Quella signora sembrava davvero gentile e premurosa; la madre che non ho mai avuto.
< Ciao! > mi salutò, avvicinandosi al grande cancello che ci separava.
< Ciao. >
< Come ti chiami? >
Già, come mi chiamavo? Non lo sapevo più neanche io.
< Sarah, e tu? >
< Casey; Casey Sheridan. Il tuo cognome? > chiese curiosa.
< Carter. >
< Sei di poche parole? > chiese ancora, facendo una smorfia e portando la mano fra i boccoli che le ricadevano morbidi sul viso.
< In effetti sì; scusami. > abbassai la testa in segno di scuse, e lei sorrise.
< Come sei remissiva! Dimmi, da quanto sei qui? >
< Un anno. >
< Cos'è successo ai tuoi genitori? >
< Sono stati uccisi. >
Il suo volto si fece ancor più pallido di quanto lo era in precedenza, e indietreggiò di un passo, come scioccata; evidentemente, non era abituata ad avere a che fare con persone che avevano vissuto tali drammi.
< Oh mio Dio... ti prego, scusami, non volevo ficcanasare troppo nei tuoi affari... neanche ci conosciamo... perdonami! > si scusò, agitando le braccia per l'agitazione.
< Non fa niente; sto bene, da quando sono qui. >
E impallidì nuovamente, ancora più di prima; chissà cosa le stava passando per la testa, dopo la mia affermazione.
< Come puoi dire così? > mi rimproverò la madre, che corse ad abbracciare la figlia. < Come puoi parlare in questo modo di chi ti ha cresciuta? >
< Come posso? Come posso piangere per chi ha cercato di vendermi al proprio aguzzino? >
Mello e Matt alzarono lo sguardo di scatto, sorpresi; non gli avevo mai parlato nel dettaglio del mio passato. Quando vivevo in casa con i miei genitori ero semplicemente un'ombra, come se non esistessi, come se non fossi mai nata: passavo pomeriggi e sere davanti alla piccola tv che mi era stata regalata da mia nonna, l'unica persona che mi aveva voluto veramente bene, e che mi aveva anche lasciato tutta la sua eredità, che comunque ammontava ad una discreta somma di denaro. I miei litigavano in continuazione, e spesso e volentieri ero io la causa dei loro battibecchi, nonostante me ne stessi silenziosa in un angolo con il volto nascosto fra le mani, a pregare perchè quel supplizio finisse, perchè qualcuno mi aiutasse. Un giorno, poi, la rivelazione: colui che aveva portato via ogni singolo centesimo ai miei genitori, voleva me; mi voleva, per saldare il debito che i miei non riuscivano a pagare. E loro gli dissero: " Prendi pure nostra figlia. " . Quanto possono essere crudeli, quattro piccole parole; possono ucciderti dentro.
Ed è quello che mi accadde, finchè Lui non decise di strapparmi al mio triste destino: Beyond Birthday, killer spietato, li uccise; non so perchè. Non so se seguisse un certo criterio nello scegliere le sue vittime; so solo che entrai in camera dei miei genitori e li vidi per terra in una pozza di sangue. Ricordo solo questo: solo che c'era tanto sangue.

Poi, il nulla.

Successivamente mi risvegliai in un letto d'ospedale, mi dissero che ero stata colpita violentemente alla testa da colui che aveva fatto fuori la mia famiglia; mi coccolarono a lungo, apostrofondami come " povera bambina, povera piccola ", mentre io ringraziavo silenziosamente quell'uomo orribile, che mi aveva salvata.
Poi, fui portata alla Wammy's House, e vidi la felicità dritta negli occhi dei miei migliori amici; era lì, la meta che andavo inseguendo.

Quella ragazzina se ne andò, trascinata via dalla madre che la rimproverò, dicendole che non doveva più parlare con persone come me; ma se quel giorno Beyond Birthday non avesse violato la nostra proprietà inseguendo l'odore del sangue che tanto lo appagava, dove sarei finita? E soprattutto, cos'avrebbero pensato di me, se si fosse compiuto il destino di cui vi ho parlato?
Il pregiudizio regna, nelle menti degli esseri umani; da sempre.

< Sarah, non farci caso; gente come quella non può capire la nostra condizione! > esclamò Matt, tentando di consolarmi, e Mello annuì, sorridendomi.
I miei angeli custodi si stavano impegnando per farmi scacciare la tristezza, e ci riuscivano alla grande; perchè li consideravo i miei angeli? Pazientate... la mia storia è lunga, ma mi farà molto piacere continuare a raccontarvela.

Un anno dopo...

Avevo rivisto quella ragazza, Casey, molte volte; e lei mi aveva sempre sorriso, quando sua madre non se ne accorgeva. Passava di lì molte volte, e ogni volta che la vedevo pregavo per poter diventare come lei, un giorno. Ma Dio, essere ricchi non equivale ad essere felici, e me ne sarei accorta molto presto...
Quindici anni, una nuova candelina sulla torta di compleanno: era il 15 febbraio; il giorno dopo San Valentino.

< Tanti auguri, Sarah! > cantavano all'unisono i miei amici, mentre la mia mente vagava verso altri pensieri; L.

Cosa starà facendo?
Probabilmente si è già dimenticato di me...
Sono passati ben due anni...

La torta preparata da Mello con tutta la sua buona volontà, era veramente buona; oltre a sapere di cioccolato, possedeva il sapore dell'amicizia e della gioia di vivere. Il regalo di Matt, un videogame, fu il più bello che avessi mai ricevuto; e gli auguri del silenzioso Near, che mi riempirono il cuore.

Li adoravo.

Ma la felicità non durò a lungo: come già vi ho detto, basta scrivere un nome su un quaderno a sconvolgere la vita di una persona; basta una penna per cancellare una solenne promessa scritta nel diario del cuore.

< Come hai detto Roger? Ripetilo, ripeti quello che hai detto!! > esclamò Mello, incredulo.

Il mio volto, a cercare chi non c'era più.
Il mio cuore, a scrivere il suo nome.
La mia mente, a disegnare la sua immagine.

L è morto.

< L è morto. >
< Come sarebbe a dire morto? E come? > gridava Mello, cercando di trattenere le lacrime. Near era seduto sul pavimento, con lo sguardo fisso sul suo puzzle, a scomporlo e ricomporlo di continuo, forse per mascherare la tristezza.
< E' stato ucciso da Kira? E' così? > Mello era l'unico che riusciva a parlare, in quella situazione.
< Forse... >

L è morto.

Cos'è questo suono? Sembrano delle campane... L è morto, e loro stanno suonando una triste melodia.

Mi ha abbandonato.
CI ha abbandonato.

Stringevo forte il mio amico Mello, pregandolo di non andarsene, mentre Matt non riusciva a versare lacrime, perchè aveva accettato la sua scelta; io no.
< Mello, non lasciarci, non andare! >
< Mi dispiace, devo. >
< No! >
< Vi voglio bene... >
E anche lui se ne andò, ma non ci salutò con la mano come fece L quel giorno; non si voltò neanche una volta, forse per paura di vedere il mio volto coperto di lacrime, e i miei occhi che gli chiedevano di rimanere.
E mi chiedevo, ogni giorno, che ci facevo ancora lì; L era morto, e non c'era più motivo di aspettarlo. Non aveva mantenuto la promessa, quel bastardo di Kira l'aveva portato via da me.

Kira, me la pagherai; vorrei ammazzarti con le mie mani, se potessi.
Kira, ti troverò, costi quel che costi.
E le campane suoneranno anche per te, quel giorno.


Fine Capitolo Due

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Capitolo 3
*** + Il Calore di una Famiglia + ***


Con un pochino di ritardo, eccomi di nuovo qua, con il terzo capitolo di questa mia nuova storia.
Innanzitutto, ci tengo a ringraziare una per una le mie lettrici:

Shirahime88: Ti amo sempre di più! >< Sono felice che tu abbia apprezzato anche il secondo capitolo, e spero che sia lo stesso con questo. ^^
Sei stata davvero gentilissima bel tuo commento *_* mi chiedo se mi merito davvero tutti questi complimenti. Grazie!

JunJun: Kami-sama? °_° Ma nuu, adesso esageri! X°D Non sono così brava... me profondamente commossa. ;_;
Io ti adoro! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, e che il personaggio di Sarah ti piaccia. *_* Continua a seguirmi! Me ti adora! ><
Sei un tesoro! :*

Marghe88: Come sono felice... *.* anche tu adori Sarah, e questo mi fa moltissimo piacere, essendo un personaggio di mia invenzione. Sono contenta che la storia ti appassioni e che la trovi originale. *_* prometto che sarà lunga! ^^ Un bacione :*

Kyah: Mille grazie anche a te... sei troppo gentile. *_* Lo so che è triste ( ç__ç ), ma in fondo la scrittrice sono io. XD Che volete farci? Amo leggere e scrivere storie tristi... chiedo veniaaaaa! >< Continua a seguirmi!

Freija: Ma che gentile che sei *_* ma nuuuu, non piangere. ;_; uffi, faccio sempre commuovere i miei lettori T_T
Sono felice che la storia ti piace... spero che ti piacerà anche questo terzo capitolo! Un bacio8 :*

Lenus: Che dire, se non che sei un tesoro? *_* Sono felicissima che la storia ti piaccia! Ti voglio tantissimo bene! **

Beh, che dire...  buona lettura, e recensite mi raccomando! ^^

PICCOLO AVVISO: Questo capitolo, e anche il successivo, saranno incentrati soprattutto su Sarah, discostandosi dalla storia di DN. Ma ovviamente, i riferimenti ci saranno sempre e comunque. ^_^



< Che farai adesso, Sarah? >

< Non lo so... forse farò come Mello, prenderò il primo autobus domani mattina, e me ne andrò lontano da qui. >
< Perchè vuoi andartente anche tu? >
< Tu vuoi restare, Matt? >
< Io... non lo so... >


< Io me ne andrò Roger; domani mattina, all'alba. >
< Dove andrai? E' pericoloso per una ragazzina della tua età andarsene in giro da sola, te ne rendi conto? >
< Perfettamente; ma ci sono tante cose che voglio fare, e non mi fermerò davanti a nulla, nessun ostacolo mi spaventa. >
< Cosa vuoi fare? >
< Innanzitutto, crescere. >


Capitolo III - Il Calore di una Famiglia


Avevo deciso di andarmene dalla Wammy's House appena Roger ci dette quella terribile notizia; da allora, la rabbia albergava dentro di me e minacciava di venir fuori con tutta la sua furia, per questo me ne andai; non volevo rischiare di trattare male chi mi voleva bene. Dovevo necessariamente allontanarmi da loro.

Per crescere e abbandonare il desiderio di vendetta.

Quella mattina pioveva a dirotto, ma questo non mi fermò; mi alzai all'alba e preparai la mia valigia in fretta e furia, gettandovi dentro un pò di vestiti, scarpe e la mia unica foto, che mi fu scattata appena arrivai nell'istituto. La odiavo, ma decisi di portarmela dietro per non lasciare troppi ricordi in quella piccola stanza. Mi infilai un paio di jeans scuri e una maglietta, poi il mio giaccone preferito; presi il denaro che mi era stato dato da Roger il giorno prima, poi usciì dalla stanza cercando di non fare tanto rumore. Di soldi non ne avevo molti con me, e per una ragazza della mia età non era certo facile trovarsi un'occupazione; ma non m'importava. Volevo semplicemente rompere col passato. Fui davvero crudele, a pensarci bene: varcata la soglia del grande portone, mi sentiì chiamare.
< Sarah! Sarah! Ma allora... te ne vai davvero? >
Feci qualche passo sotto il temporale, poi mi voltai e mi specchiai negli occhi del mio migliore amico; mi parve che stesse piangendo, ma non era facile accertarsene, sotto la pioggia battente che gli bagnava il viso.
< Sì, Matt. Non ho più motivo di restare qui. > dissi, abbassando lo sguardo.
< Come sarebbe, non hai più motivo di restare? E io... io non esisto? E Roger! E... > esclamò, strattonandomi per un braccio; mi sforzai di non piangere, ma fu tutto inutile.
< Matt... > singhiozzai, abbracciandolo, < ...cerca di capirmi, ti prego... >
< Capirti? Capire che cosa? >
Guardai verso il portone, e vidi Roger, lo sguardo fisso su di noi, triste; ma non disse una parola.
< Io non voglio... farvi soffrire... > continuai, aggrappandomi con forza alla sua maglietta. La ragione mi gridava prepotentemente di scappare via, ma il cuore non voleva starla a sentire.
< Tu ci farai soffrire se te ne andrai, lo capisci questo? >
< Sì... ma se io rimango, potrebbe essere ancora peggio... > affermai, allontanandomi.
< Ma che dici? >
Non capiva; non poteva capire. Solo io sapevo cosa stava accadendo dentro di me, e soltanto io potevo rimediare.
< Matt... ti voglio bene. > sussurrai, avvicinandomi di nuovo, e posando un dolce bacio sulla sua guancia destra; un bacio che sapeva di pioggia autunnale, di amicizia, di calde lacrime. Poi mi voltai, avviandomi verso il grande cancello che avrebbe lasciato alle mie spalle tutto ciò che avevo amato di più. Il mio amico Matt, Roger, Near, la Wammy's House, le rose di quel giardino, le corse in cortile... tutto.
Matt non disse altro, e si limitò ad osservare i miei incerti movimenti, i miei passi lenti sotto la pioggia, la titubanza con la quale apriì il cancello e poi lo richiusi, volgendo un ultimo sguardo a quella che era stata la mia vera casa; guardai la grandi finestre, cercando chissà che cosa al loro interno, quando vidi una piccola figura, candida come fiocchi di neve, con lo sguardo rivolto verso di me, ad esplorare la mia anima.

Near...

Chissà se anche a lui dispiaceva; non ero mai riuscita a capire ciò che pensava di me. Raramente mi parlava, e mai mi aveva mostrato un sorriso, o uno sguardo complice. Ma nonostante ciò, volevo bene anche a lui; era uno dei pochi che non mi guardava con disprezzo quando camminavo per i corridoi dell'istituto, con lo sguardo sempre abbassato, e il corpo avvolto in abiti sempre di un unico colore: il nero.

Mi allontanai in fretta, correndo, inciampando spesso nelle pozzanghere, guardando di fronte a me, perdendomi nelle luci accecanti dei fari delle auto, e tra gli enormi palazzi che mi circondavano; chi si alzava presto per andare al lavoro e camminava tranquillo per quelle strade, riparato da un ombrello, mi osservava incuriosito, osservava una bambina correre nel traffico di quella grande città. Ad un certo punto mi fermai di fronte alla vetrina di un negozio, cercando riparo, ma era ancora chiuso; faceva freddo, ma dovetti accontentarmi dell'abbraccio del mio giaccone, anche se non era molto. Mi specchiai nel vetro che mi separava da quel caldo e accogliente locale, e realizzai che avevo veramente un aspetto orribile: gli occhi arrossati per le lacrime che avevo versato, i capelli bagnati che mi ricadevano sul viso, il corpo tremante. Avevo veramente fatto bene ad andarmene? Cominciai a dubitarne, quando mi voltai a osservare con attenzione la realtà che mi circondava.

Non era fatta per me.

Poi guardai nuovamente la vetrina, e immaginai di gustarmi alcune delle leccornie che vi erano esposte, magari assieme a Mello e Matt, o ad L; mi sedetti sull'asfalto bagnato e nascosi il volto tra le mani, maledicendomi infinite volte, e pensando di meritarmi di restare lì, senza nessuno che mi aiutasse, a morire di freddo e di stenti. Ma quando una calda voce mi chiese se stavo bene e se avevo bisogno d'aiuto, il mio orgoglio si ristabilì, leggermente; e pensai che non ero ancora finita. Avevo ancora un obiettivo da raggiungere, e non dovevo neanche lontanamente pensare di abbandonarlo.

L'avrei condannato, prima o poi.

< Oh, poverina... ma che ci fai qui? Stai bene? > chiese una voce gentile; alzai lo sguardo e vidi una signora di mezz'età, con tutta probabilità la proprietaria del negozio. Aveva i capelli corti e biondi, e un bel paio di occhi verdi nascosti dietro delle sottili lenti; mi stava guardando preoccupata, in attesa di una mia risposta.
< Oh... sì, mi scusi, non volevo disturbare... è solo che... non so dove andare. > risposi, quasi a voler suscitare compassione, anche se non era quello il mio scopo.
< Vuoi dire che ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori? Mi sembri molto giovane... >
< Io... non ho più i genitori... io me ne sono appena andata dall'orfanotrofio in cui stavo. > affermai, nonostante avessi paura che quella signora chiamasse la polizia; in quel caso, mi avrebbero di certo riportata indietro.
< Ma non possiamo parlare qui... vieni, entra! > mi invitò ad entrare dentro al suo negozio, sebbene fossi bagnata fradicia e decisamente poco presentabile.
Non appena entrai, un piacevole tepore mi avvolse, e mi beai del delicato e dolce aroma dei dolci che la signora vendeva; mi invitò a sedermi, e mi aiutò a togliermi la giacca, completamente inzuppata d'acqua.
< Allora... mi dicevi che sei orfana... perchè te ne sei andata dall'orfanotrofio? Non ti trovavi bene? Scommetto che si tratta di quell'istituto qui vicino... >
< Sì... la Wammy's House... > annuiì, < ...io mi trovavo bene, ma c'è una ragione... per cui ho deciso di andarmene. Solo che sono troppo piccola... io vorrei trovarmi un lavoro e un posto dove stare, ma ho solo quindici anni... >
Una lacrima mi rigò la guancia.
< Mmmh... forse potrei esserti d'aiuto, se mi prometti di fare la brava ragazza. >
< Perchè è così disponibile nei miei confronti, signora? Lei... non mi conosce neanche... >
< Avevo una figlia della tua stessa età... anche lei era pieno di forza d'animo e di orgoglio proprio come te. > sorrise la donna, < Io posso offrirti di lavorare qui nella mia pasticceria; ti pagherò bene, se lavorerai sodo. Inoltre, per il posto dove stare, potrei chiedere a mia sorella; fra l'altro lei ha una figlia che ha quindici anni proprio come te, e penso che vi trovereste molto bene insieme. Adesso loro sono all'estero per una settimana, ma quando torneranno, gliene parlerò. > concluse, aspettando una risposta.
Si accese una luce, davanti ai miei occhi; possibile che fossi veramente così fortunata?
< Per... per me è perfetto! Io... non so come ringraziarla signora... >
< Mi basta che tu mi faccia compagnia; sono sempre sola, qui in questo negozio. > disse, sorridendo, lasciando comunque trasparire un velo di tristezza.

Da allora, iniziai a lavorare per la signora Angela; più avanti, seppi che suo marito e sua figlia erano morti qualche anno prima in un incidente stradale, e nonostante avesse avuto più di un'occasione per rifarsi una vita, era rimasta fedele ai suoi cari che l'avevano lasciata troppo presto. Il mondo è davvero crudele, con alcune persone.
Per una settimana abitai con lei, assaporando la felicità che aveva dovuto provare sua figlia nell'avere una madre tanto gentile e premurosa; poi, il sabato, sua sorella tornò dal viaggio che aveva fatto con il marito e la figlia. Mi sentivo particolarmente nervosa, a pensare che Angela gli avrebbe parlato di me, e chiesto di ospitarmi: mi chiesi più volte il perchè volesse affidarmi per forza a sua sorella. Forse pensava che avessi bisogno anche di una figura paterna, e di una " sorella " con cui poter condividere le stesse passioni, e con cui crescere assieme. Questo non mi dispiaceva, sebbene fossi sempre stata un tipo piuttosto solitario; inoltre, avrei continuato a vedere Angela ogni giorno, visto che lavoravo nella sua pasticceria.

< Ma... ma sei tu! > esclamò la mia coetanea, Casey Sheridan, non appena mi vide. Non avrei mai immaginato che avrei incontrato di nuovo quella ragazza, e soprattutto, che fosse la nipote della signora Angela; non mi aveva mai parlato di lei in quei giorni, mi aveva detto solo che aveva la mia stessa età.
Jennifer, sua madre, inizialmente mi guardò storto.
< Tu sei quella ragazzina... quella dell'orfanotrofio... >
< Ma vi conoscete? > chiese Angela, ignara del nostro " incontro " un anno prima.
< Diciamo... di vista. > rispose la sorella, corrugando le sopracciglia.
< Beh, ti posso assicurare, Jennifer, che Sarah è una ragazza d'oro; lavora sodo, ed è molto gentile. >
La signora Jennifer però, era alquanto titubante; l'affermazione che feci quel giorno, evidentemente, non l'aveva dimenticata.

" I miei genitori sono stati uccisi. Sto bene, da quando sono qui... "

Certo, per una madre modello come lei, sentire una ragazzina dire una cosa del genere, era una cosa inaccettabile; ma le belle parole di Angela e i sorrisi di Casey, che aveva sempre desiderato una sorella, la convinsero a darmi una possibilità. Così, trovai una famiglia.

< Lo sai, Sarah... > esordì Casey, < ...io l'ho sempre saputo che i nostri destini si sarebbero intrecciati; dalla prima volta che ci siamo parlate, ho sentito che presto saremmo state molto unite. >
O era una veggente, oppure era molto più ingenua di me; optai poi per la seconda ipotesi. Avendo vissuto ogni giorno della sua vita in una calda atmosfera familiare fatta di regali e sorrisi gentili, non poteva capire come mi sentivo dentro. Quanto mi sentivo grande, nonostante non lo fossi realmente.
Fatto sta che diventammo inseparabili, molto di più di quanto lo possono essere due sorelle di sangue; nonostante avessimo gusti totalmente diversi, ci intendevamo alla perfezione. In poche parole, mi sentiì felice; anche se nel mio cuore albergava ancora il desiderio di vendicarmi. Non l'avevo abbandonato, non avrei mai potuto farlo.
Orgoglio? Pazzia? Non saprei dirlo.
E poi pensavo ai mie amici, giorno e notte, quando non riuscivo a dormire; chissà dove si trovava Mello, in quel momento. Chissà se era stato fortunato come me. E Matt... mi chiesi se fosse rimasto alla Wammy's House, o se avesse anche lui deciso di andarsene per inseguire un sogno. E Near... chissà...
Ogni tanto piangevo in silenzio, maledicendo Kira e sognando L, immaginandolo ancora in quel grande giardino, vicino alla pianta di rose, mentre io lo guardavo dalla finestra; poi i suoi sorrisi, e il mio cuore che batteva forte ad ogni sua parola, ogni suo gesto. Mi mancava.

< Sì, pronto? > chiese la voce del distinto signore che tanto aveva fatto per me.
< Roger... sono io, Sarah. >
< Sarah? Non avevi fatto sapere nulla... ero preoccupato. Dove sei adesso? Come stai? >
< Sto benone Roger; ho un lavoro, e una famiglia. Sono stata adottata, sebbene non " ufficialmente ". >
< Sul serio? >
< Sì... senti, Roger... posso parlare con Matt, per favore? >
< Oh... ecco, vedi... Matt se n'è andato... subito dopo di te. > asserì Roger.
< Immaginavo... tu non sai dov'è andato... vero? >
< No, non so nulla... mi dispiace, Sarah... >
< Non fa niente... grazie Roger, ti richiamerò >
Riattaccai.

Anche Matt se n'era andato; pregai perchè stesse bene, e pensai che molto probabilmente in quel momento stava cercando Mello disperatamente, rendendosi conto di aver fatto un errore, a permettergli di andarsene da solo. Ma anche io avevo sbagliato, perchè ero stata capace di dirgli, semplicemente: " Non voglio che tu te ne vada... ". Le parole possono avere una grande presa per gli esseri umani, oppure possono allontanarli da te. E le mie avevano fatto esattamente questo; perchè avevo solo parlato, senza corrergli dietro come aveva fatto Matt con me. Forse, se l'avessi fatto, Mello ci avrebbe ripensato; perchè lui era diverso da me, o almeno così credevo.
Io ero nata sbagliata, e su questo non avevo alcun dubbio.

Ma la mia nuova famiglia mi amava nonostante tutto; le serate nascoste al caldo di quel camino in quel grande salone mi scaldavano il cuore, sebbene esso continuasse silenziosamente a soffrire. Non volevo renderli partecipi del mio costante dolore.

Ma questo dannato destino ha sempre qualcosa di negativo in serbo, per ognuno di noi.



Fine Capitolo Tre

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Capitolo 4
*** + Odio + ***


Dopo un periodo di riflessione ( X°D molti sanno perchè c'è stato >< ), eccomi qua col nuovo capitolo della mia storia; avviso che questo sarà più corto degli altri ( causa mancanza di tempo e sovraccarico di fanfictions in corso XDD ), e sarà il secondo e l'ultimo incentrato solo sulla vita di Sarah, la nostra protagonista. ^^
Colgo l'occasione per ringraziare tutte le mie adorate lettrici, che sono sempre gentilissime. ^^ Vi adoro, ragazze! ><
Spero che apprezzerete anche questo quarto capitolo...
Buona lettura, e commentate please! ;_;


< Dimmi, Sarah, ti senti felice? >

< Sì... >
< Non mi sembri molto convinta... qualcosa non va? >
< Sono felice Casey... ma ci sono delle cose che non ti ho mai raccontato... >
< Puoi cominciare adesso... >
< Sei sicura di volermi ascoltare? >
< Sei la mia migliore amica, Sarah; e non solo, per me sei come una sorella. Perchè non dovrei ascoltarti? >
< Promettimi che nessun altro le saprà, apparte te. >
< Promesso. >

 Capitolo IV - Odio

Più volte avevo pensato di raccontarle tutta la verità su di me: che Sarah non era il mio vero nome, che io consideravo l'assassino dei miei genitori come un salvatore, che avevo amato un uomo molto più grande di me, che però era morto a causa di quel delinquente che tutti conoscevano ormai come Kira; c'era addirittura chi lo considerava un Dio. Per me, non era altro che uno sporco criminale, che mi aveva portato via la persona che amavo. Certo, molto probabilmente, se anche lui fosse tornato, la nostra " storia " sarebbe finita; perchè da parte di L, non c'era vero amore, e questo l'avevo capito perfettamente. Ma nonostante ciò, non riuscivo proprio a togliermi dalla testa quel ragazzo dai modi particolari, e dallo sguardo tanto dolce e gentile.
Quando le raccontai tutto, Casey rimase un pochino scioccata, ma non si arrabbiò con me, anche se le avevo tenuto nascoste molte cose, ma aveva capito che erano delle verità molto dolorose, che mi avevano segnata, per sempre; e mi disse che mi invidiava, perchè nonostante tutto ciò che avevo passato, possedevo ancora la gioia di vivere. Non era del tutto vero, questo; ma le detti comunque ragione, in quanto c'è una cosa che non le ho proprio mai detto.

Io volevo vendicarmi...

E pensare che me ne ero andata dall'orfanotrofio per cominciare una nuova vita, e proprio per dimenticare, magari tra le pagine del diario che narrava la mia vita, quel desiderio di vendetta; avrei potuto strappare le prime pagine, e ricominciare daccapo, ma non ne fui capace. Non appena leggevo quel nome, quello di L, tutto si confondeva, probabilmente a causa delle lacrime che mi velavano gli occhi, ogni volta che pensavo a lui. E allora scrivevo ancora, scrivevo, narrando gli avvenimenti felici degli ultimi anni; già, erano passati di già ben tre anni da quando la famiglia Sheridan mi aveva adottata. Ormai io e Casey avevamo diciotto anni, e c'era chi ci considerava già delle adulte; ma in verità, dovevamo ancora crescere, prima di essere chiamate tali. Lo sapevamo bene, eppure ci piaceva quando ci rivolgevano frasi tipo:
" Come siete diventate grandi... "
Ma cosa significa in realtà, crescere e diventare adulti? Saper accettare le sconfitte e le sofferenze? Impegnarsi a fondo per un futuro migliore di quello che si preannuncia scritto per noi? Oppure, imparare ad amare sul serio? Quest'ultima cosa però, certamente l'ho imparata: c'è qualcuno che ho amato  molto più della mia stessa vita, molto più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Qualcuno che ho amato più di L.

< Sarah, c'è un ragazzo che ti piace... adesso? > mi chiese Casey, un pò imbarazzata; evidentemente temeva di ferirmi, parlandomi di queste cose.
< E' una bella domanda, sai? Può darsi. > risposi, vaga; non lo sapevo neanche io.
< In che senso, può darsi? > insistette, stavolta più decisa.
< Non lo so... dico davvero. > conclusi, abbassando lo sguardo.
< Perdonami, sono troppo curiosa. > si scusò, abbracciandomi; è vero, era troppo curiosa. Ma ripensandoci adesso, mi manca la sua parlantina a raffica, mi mancano i suoi sorrisi e i suoi scherzi. Da quel giorno, non ho più goduto di quei momenti che spesso allietavano le nostre giornate: le chiacchierate, benchè io fossi un tipo di poche parole. I giochi all'aperto, nonostante oramai non fossimo più delle bambine.
Mi manca tutto.

Accadde esattamente il 12 dicembre, in una splendida notte di neve candida e fredda che cadeva ininterrotamente dal cielo; ho sempre amato le notti come quelle, ricordo che quando ero alla Wammy's House rimanevo ore e ore ad osservare dalla finestra quella bianca distesa dove amavamo giocare, fra pupazzi di neve e una buona dose di lividi a causa degli scivoloni, che però non facevano affatto male. Ce li procuravamo divertendoci, e questo era l'importante.
Le ferite che fanno più male sono quelle del cuore; ma questo è risaputo.
Quella sera, Casey era uscita per andare a comprare qualcosa di caldo per la signora Sheridan, che era molto raffreddata e non poteva uscire di casa; io ero rimasta con lei, tanto ormai sua figlia era grande, e poteva permettersi di camminare per quelle strade da sola, per quei vicoli che parevano tanto familiari ma nascondevano insidie, sotto le insegne luminose e gli sguardi furtivi di chi è lì per uno scopo ben preciso, per soddisfare i suoi desideri, per farti del male. Già...
Passata un'ora, la mia amica non era ancora tornata, e fu allora che iniziammo a preoccuparci seriamente; purtroppo non aveva il cellulare, quindi non avevamo la possibilità di chiamarla. Mi offriì per uscire a cercarla, anche se la " mamma " non era d'accordo; " papà " era lontano per lavoro, dunque solo io potevo andare a cercarla. Così mi avventurai sotto la neve, correndo come una forsennata verso la pasticceria in cui lavoravo, anche se quel giorno non c'ero andata proprio per restare in casa ad accudire " mamma "; vi trovai la zia Angela, seduta comodamente sulla poltrona su cui tanto amava rilassarsi, con l'espressione tranquilla.
< Zia! > la chiamai, entrando di corsa nel negozio.
< Tesoro! Che succede, perchè corri così? > chiese preoccupata, alzandosi velocemente e venendomi incontro.
< Zia, hai visto Casey per caso? >
< No, perchè? E' successo qualcosa? >
< E' uscita un'ora fa per andare a comprare qualcosa di caldo per mamma, ma non è ancora tornata! > spiegai, col fiatone, gesticolando nervosamente.
< Mio Dio... e se le fosse capitato qualcosa? > la zia si coprì la bocca con le mani, quasi esortando sè stessa a tacere, e a non pensare a nulla di negativo riguardo la sua adorata nipote.
< Non dirlo neanche per scherzo! Sono certa che sta bene... sì... ne sono certa... > e corsi di nuovo fuori a cercarla.

No, non ne ero certa; per niente.

Sotto le insegne luminose e i fiocchi di neve candida, corsi fra la folla senza sosta, senza una meta precisa, anche se avevo una mezza idea di dove potesse trovarsi: c'era un parco, lì vicino, dove amava passare i pomeriggi, a volte. Diceva che lo faceva perchè c'erano dei momenti in cui sentiva il bisogno di estraniarsi un pò dalla realtà che la circondava, ma nonostante ciò, mi invitava sempre a seguirla, e lì passavamo giornate intere, sedute sull'erbetta fresca, oppure dondolandoci sulle vecchie altalene; il parco non distava molto da casa, per cui lo raggiunsi in fretta. Certo, pensai, era strano che vi si fosse recata senza di me; e se avesse avuto un appuntamento, dato che ultimamente stava frequentando un ragazzo, me l'avrebbe sicuramente detto. Cercando però di non pensare al peggio, entrai, e la chiamai a gran voce. Nessuno rispose, solo l'eco della mia voce risuonò nel vuoto; era deserto.
In quel modo, non l'avrei mai trovata; la città era grande, troppo.
Decisi di tornare a casa, e di avvertire la polizia, così tornai indietro, versando qualche lacrima; la tensione, e il terrore che le fosse accaduto qualcosa di brutto mi stavano letteralmente distruggendo, emotivamente.
E, arrivata a casa, il colpo di grazia.

< Casey! >
< ........ >
< Casey! >
< ........ >
< Cosa è successo...? >

Non mi rispose. Il suo sguardo era assente, e sul suo corpo portava evidenti segni di una violenza; i tagli, i lividi, e le sue lacrime silenziose potevano significare una sola cosa...

< E' stata violentata, l'abbiamo visitata e purtroppo è stato confermato ciò che temevamo; è sotto shock, e momentaneamente si rifiuta di parlare. >
Papà era tornato in fretta appena appresa la notizia, e mamma non faceva che piangere; e io mi maledivo, per non essere andata con lei, quand'era uscita di casa.
Era di nuovo andato tutto in frantumi; com'è facile, distruggere la vita di una persona.
E due anni passarono, perchè venisse fatta giustizia; peccato che farsi giustizia da soli sia considerato un reato.
Colin Jafferson, così si chiamava l'aggressore; aveva precedenti per spaccio di droga e violenza sessuale. Quando fu identificato, grazie all'aiuto di Casey, venne processato, ma dopo pochi mesi, lasciò il carcere; vivo, ma non per molto.
Mamma impazzì; il dolore l'aveva travolta con la furia di un ciclone, da quando Casey non parlava più. Da quel giorno, non aveva più detto una parola, e mai aveva sorriso, almeno fino a quando quel bastardo morì accoltellato, ucciso proprio dalla nostra mamma; quando al telegiornale annunciarono la sua morte, Casey sorrise timidamente, ed io l'abbracciai, piangendo di commozione. Non avrei mai più sentito la sua voce, ma anche vederla sorridere mi bastava per capire che all'interno di quel corpo ferito e inerme, la mia migliore amica viveva ancora, sebbene di certo soffrisse in silenzio, ogni giorno che passava.
Quando fu scoperta la verità sull'omicidio, mamma venne condannata, anche se con un'attenuante, vista l'ormai scarsa capacità d'intendere e di volere; dopo poco tempo, decisi di partire, portandomi dietro il denaro che avevo accumulato negli anni grazie al mio lavoro. Egoista come al solito, ma sapevo che se fossi rimasta ancora in quella casa, anche io avrei perso il lume della ragione: quando dissi a Casey che me ne sarei andata per sempre, lei mi sorrise. Non versò lacrime, neanche una, mentre io invece piansi, a lungo; lei era felice della mia scelta, in un certo senso mi fece capire che desiderava che almeno io riuscissi a trovare la felicità, in qualche modo. E così abbandonai quella che era stata la mia vera famiglia, e tornai alla mia città natale, ovvero Los Angeles.

Odiavo la mia vita, odiavo le persone che mi guardavano incuriosite, quando camminavo per strada, odiavo me stessa in tutto e per tutto; sarei cambiata, lo promisi solennemente.
Col cuore colmo di odio, tornai alla mia vecchia casa, che nel frattempo era stata abbandonata all'usura del tempo; ma nonostante tutto, era pur sempre un tetto col quale proteggersi dalle intemperie, così decisi di restare lì, in cerca di un nuovo lavoro, una casa, o un colpo di fortuna. Dormiì in quella che era stata un tempo la mia camera, vi era ancora il tavolino sul quale era poggiata la mia televisione, e perfino il mio armadio; anche nel resto della casa, la maggior parte dei mobili era stata abbandonata lì. Era come se tutto, all'interno di quell'edificio, stesse morendo assieme alla vecchia me stessa, all'innocente bambina che piangeva in un angolo della stanza. Pochi giorni dopo il mio ritorno a Los Angeles, avevo detto addio ai miei capelli biondi, divenuti una liscia chioma corvina; dissi addio ai maledetti abiti da brava bambina che per tutti quegli anni mi avevano caratterizzato. Ma non intendevo comunque rinunciare al mio obiettivo, anche se sapevo bene che da sola non sarebbe stato facile andare avanti.


Fortunatamente, la vita aveva in serbo per me un incontro inaspettato:
anche se sapevo che un giorno o l'altro, ci saremmo incontrati di nuovo,
sapevo che avremmo parlato del nostro passato, delle nostre amicizie, dei nostri amori.
Ero certa, che l'avrei rivisto; ma non mi aspettavo, di trovarlo da solo.   


Fine Capitolo Quattro

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Capitolo 5
*** + Di nuovo insieme + ***


Ce l'ho fatta! *_* Ero convinta che non sarei riuscita a pubblicare oggi, visto che tra dieci minuti circa devo uscire. X°D
Comunque, ecco qua, finalmente, il quinto capitolo: Sarah incontrerà una persona che non vede da molto tempo, e scoprirà... vabbè basta, non voglio fare spoiler. XD
Un enorme GRAZIE a tutti coloro che seguono la mia storia, purtroppo oggi non ho tempo di ringraziarvi uno per uno, lo farò nel prossimo capitolo, promesso. ^_^
Detto questo, vi auguro una buona lettura con il quinto capitolo di Wicked Game. ^^



< Cos'hai fatto in questi anni? >
< L'ho cercato... >
< Non hai fatto nient'altro? >
< Ho pensato a lui. >

< E tu cos'hai fatto in questi anni, Sarah? >
< Ho cercato la felicità... >
< E l'hai trovata? >
< L'ho trovata poche ore fa, quando ti ho guardato negli occhi, dopo tanto tempo. >

Capitolo V - Di nuovo insieme

Camminando per le strade di quella città, mi resi conto di quanto fosse grande, e di quanto mi sentissi smarrita, in quella realtà; era diversa d Winchester, dov'ero accompagnata sempre dagli sguardi sorridenti dei negozianti che conoscevo. Los Angeles, nonostante fosse la mia città natale, non aveva nulla che mi appartenesse; non i sorrisi, non il calore degli abbracci di chi mi aveva voluto bene, nè il profumo dei dolci che vendevo. O almeno, così credevo, quando mi ritrovai di nuovo in quella metropoli dove avevo visto la luce; camminavo per le strade senza una meta precisa, soffermandomi sulle vetrine dei negozi, guardandomi sempre alle spalle, anche se non mi sarebbe servito a niente, se mi avessero aggredita per rubarmi i soldi che mi portavo sempre dietro, non avendo un posto sicuro dove nasconderli. In fondo, ero pur sempre una ragazzina, e non avevo certo la forza necessaria per difendermi da un'eventuale aggressione.Il tasso di criminalità in quel senso era molto elevato; il numero di chi uccideva, invece, era leggermente calato " grazie " all'operato di Kira.
Mi fermai di fronte ad un negozio che mi affascinò particolarmente, forse perchè mi ricordava il periodo trascorso alla Wammy's House; vi vendevano videogiochi. Mi tornò in mente il mio caro amico Matt; chissà cosa stava facendo, se stava bene, con chi era in quel momento, come aveva trascorso quei lunghi anni. Entrai nel negozio a curiosare, e rimasi per lunghi minuti davanti ad un espositore dove si trovavano un sacco di giochi che a lui, di certo, sarebbero piaciuti; in quel momento, un ragazzo che camminava a testa bassa, con una mano in tasca e una sigaretta nell'altra, mi passò accanto, e in quel momento mi accorsi che il fumo delle sigarette mi dava leggermente fastidio. Tossiì due o tre volte, e lui se ne accorse; alzò lo sguardò e mi disse, lo ricordo ancora perfettamente:
< Scusa, sono proprio sbadato... >
Quel ragazzo indossava una maglietta a righe con sopra un particolare gilet, e un paio di jeans; sul volto, a coprire gli occhi, un paio di grossi occhiali da immersione. Gli somigliava così tanto... ma non poteva essere lui. O forse sì? Forse, il fato aveva deciso di concedermi un attimo di pura e semplice felicità? Alzò la mano in cenno di salutò e si allontanò, mentre io rimasi per un attimo interdetta; quel ragazzo somigliava così tanto al mio vecchio amico... poi mandai al diavolo l'imbarazzo e la vergogna, e chiamai il suo nome, sperando, disperatamente, che quel ragazzo si voltasse.
< Matt! > esclamai, nascondendo poi il volto tra le mani per l'imbarazzo, dato che si voltarono tutti coloro che si trovavano all'interno del negozio. E, fra le persone che si voltarono, il primo fu proprio lui.
< Eh? Ci conosciamo? > chiese sopreso, e in quel momento, vidi distintamente, in lui, la persona che tanto avevo desiderato di poter rivedere.
< Matt... > ripetei, avvicinandomi lentamente a lui, < ...mi riconosci? > chiesi, ormai certa che non mi stavo sbagliando.
< In verità... no... > rispose sinceramente, senza accorgersi che la sua sigaretta si stava consumando in fretta.
< Allora sei davvero tu... Matt, sono io, Sarah! >

Ero cambiata, lo ammetto; non avevo piu' lo sguardo che mi caratterizzava quando venni ammessa alla Wammy's House. Quando avvenne, mi chiesi il perchè fossi stata accettata senza alcun apparente motivo in quell'istituto; ok, si trattava di un orfanotrofio, ed io non avevo più i miei genitori, ma avevo sentito dire che si trattava di un istituto prestigioso, in cui non tutti potevano accedere. Io invece ero lì, quel giorno, quando mi presentarono a L, e ai miei primi, veri, e unici amici; seppi in seguito che era stato lo stesso L, a volermi in quel luogo, perchè si sentiva vicino a me, sapendo che l'assassino che proprio lui aveva catturato aveva massacrato i miei genitori. Lui pensava che stare lì mi avrebbe aiutata a riprendermi dallo shock, e voleva darmi la possibilità di vivere in un'atmosfera diversa da quella in cui avevo vissuto fino ad allora. Per questo continuerò a ringraziarlo, per sempre, fino alla fine dei miei giorni.
Ma in quel momento, quando potei riabbracciare quell'immagine che mi aveva accompagnata anche quando eravamo lontani, assieme a quella del mio amico Mello, il mio sguardo, la mia espressione, erano diversi. Erano gli occhi di chi odiava la vita, più di ogni altra cosa; non erano quelli con cui lo salutai quel giorno piovoso e freddo. Quelli racchiudevano ancora un barlume di speranza, spentasi poi sulle labbra della mia amica Casey, quand'ella smise di muoverle per deliziarmi con i suoi, seppur infantili, tanto appassionanti racconti, i suoi amori, le sue delusioni.

< Sarah... sei proprio tu? Che hai fatto ai capelli? E... e... perchè sei qui? > chiese incredulo, con voce tremante.
< Matt... >
E lo abbracciai, forte. La sigaretta ormai consumata cadde a terra, e davanti a tutte quelle persone, ci stringemmo per alcuni minuti, mentre io piangevo lacrime di gioia, e lui mi accarezza i capelli, mormorando qualcosa del tipo: " Su, su, ci stanno guardando tutti... ". Non me ne importava; ero felice, e volevo godermi quel momento appieno.
< Sarah, dove abiti adesso? > mi chiese.
< In verità... da nessuna parte. > risposi, abbassando lo sguardo.
< Mi racconterai tutto quando saremo a casa mia. > disse, invitandomi a seguirlo, prendendomi per mano. Camminammo per le strade della città come due fidanzatini, ma il nostro sentimento, o almeno quello che provavo io, era qualcosa di ancor più potente dell'amore stesso. Era più simile ad una devozione smisurata nei confronti di colui che col suo sorriso, stava salvando la mia anima dannata. Certo è, che in quel preciso momento, pregai perchè il tempo si fermasse. La sua mano era incredibilmente calda, e lui camminava a passo svelto fra le persone, voltandosi ogni tanto verso di me, sorridendomi.
Quando arrivammo in un piccolo monolocale, realizzai che era lì che Matt viveva: nel piccolo salotto vi erano un computer e un vecchio divano che, nonostante le condizioni non proprio ottime, pareva confortevole. Dalla porta aperta alla mia destra potevo scorgere la sua camera da letto, composta da un armadio di dimensioni decisamente troppo grandi, essendo solo per lui, e il letto, decisamente troppo largo per una sola persona. Era palese che Matt stesse aspettando qualcuno e, ne ero certa, quel qualcuno io lo conoscevo bene. Mi invitò a sedermi sul divano, e subito dopo si sedette accanto a me, togliendosi gli occhiali e accendendosi una sigaretta.
< Da quando fumi, Matt? Lo sai che fa male alla salute, no? > lo rimproverai.
< Me lo diceva sempre anche Mello. > affermò, posando la sigaretta sul posacere posto sul tavolino accanto al divano. < Fumo da molto tempo, ho iniziato quando ancora eravamo alla Wammy's House. > spiegò.
< Cosa? Davvero? Non ti avevo mai visto fumare. >
< Ovvio, lo facevo di nascosto! > esclamò ridendo, guardando dritto di fronte a lui.
< Questa casa è così... vuota; avevo bisogno di qualcuno che mi facesse compagnia. > disse poi, voltandosi verso di me. < Raccontami cos'hai fatto in questi anni, Sarah. >
E fu ciò che feci; gli raccontai tutto, per filo e per segno. L'incontro con la signora Angela, la mia nuova famiglia, gli anni passati in quella splendida casa, in un caldo quadretto familiare... e poi, la violenza subita da Casey, la mia fuga da casa, e il mio ritorno a Los Angeles; lui mi ascoltò senza proferire parola, fumando una sigaretta dopo l'altra, quasi a voler scacciare la tensione. Quando ebbi finito il mio racconto, spense la sigaretta sul posacenere e mi guardò negli occhi.
< Mi dispiace... mi dispiace tanto... > sussurrò, rimettendosi gli occhiali; ma, nonostante ciò, riusciì a intravedere la lacrima che minacciava di scendere. Era proprio il mio amico Matt; sensibile come lo era sempre stato. In questo senso non era affatto cambiato, e in un certo senso la cosa mi sollevò; forse, non aveva sofferto come invece avevo sofferto io. Pregai perchè fosse così, un attimo prima di chiedergli di raccontarmi la sua, di storia.
< Non c'è molto da dire, credimi; in tutti questi anni, non ho fatto che vivere col pensiero che forse, un giorno, l'avrei ritrovato. > spiegò, alludendo a colui che entrambi, avremmo voluto tanto rivedere.
< Ma bene, a me non ci hai pensato per nulla, eh? >
Mi finsi offesa, per cercare di sdrammatizzare un pò.
< Certo che ci ho pensato, lo sai che sei sempre stata la mia migliore amica. > disse.
< Lo so, stavo scherzando, Matt... >
< Ma... ma tu... mi capisci, non è vero? >
Era come se si vergognasse di ammettere il suo amore per Mello; io sapevo bene, cosa provasse. I suoi sguardi, i suoi sorrisi più calorosi, erano tutti per lui; il suo cuore, gli apparteneva.
< Certo, e lo sai; ma... non hai più avuto sue notizie, da allora? > chiesi, preoccupata per la sorte del nostro amico.
< Esatto. > annuì abbassando lo sguardo.
< Matt... > sussurrai abbracciandolo forte, < Insieme, lo troveremo, te lo prometto; io ti aiuterò. > gli promisi, decisa a fare di tutto per poterlo vedere finalmente felice; non m'importava di me stessa. A me sarebbe bastato vedere un sorriso su quel volto amico, per sentirmi veramente bene.

< No, no e no! > protestai, quando Matt si offrì di insegnarmi ad usare la pistola.
< Ma dai, potrebbe servirti! Los Angeles non è Winchester, qui c'è sempre qualcuno pronto a pugnalarti alle spalle, nel senso letterale del termine! > tentò di convincermi, ma la verità era che avevo paura; non sapevo se sarei mai stata capace di sparare a qualcuno.
< Ma io... > esordiì, senza però continuare la frase.
< Tu hai paura, non è così? >
Matt riusciva ad interpretare alla perfezione i mie pensieri, quasi come se vi leggesse dentro.
< Sì... > annuiì abbassando lo sguardo.
Allora mi prese la mano e mi porse la pistola, aiutandomi a coordinare i movimenti.
< Basta che non spari al sottoscritto! > scherzò.
< Potrei anche farlo, magari mentre dormi, stai attento. > ironizzai, sparando il mio primo colpo verso la lattina posta accuratamente sul davanzale della finestra lasciata aperta, per evitare di rompere il vetro; e la precauzione si rivelò necessaria, in quanto la pallottola scomparve fuori dalla finestra. Fortunatamente, eravamo in una zona abbastanza isolata, ed era difficile che passasse qualcuno da lì. Matt scoppiò a ridere dandomi dell'imbranata, per poi, subito dopo, scompigliandomi i capelli dolcemente, dicendomi che stava scherzando, e che la prima volta era così per tutti; sorrisi. Era da tanto che non mi sentivo così felice.
Le " lezioni " continuarono fino a sera, e alla fine ci riusciì a colpire quella dannata lattina; lui mi fece i complimenti, seguiti poi da un eloquente sbadiglio.
< Anche io ho sonno. > affermai, preparandomi a dormire sul divano che, avevo constatato quel pomeriggio, era davvero confortevole.
< Ma che fai? > mi chiese Matt, mentre si avviava verso la camera.
< Mi preparo per la notte. >
< Non penserai che ti farò dormire nel divano! Che razza di uomo sarei? >
< Io non voglio che sia tu a dormire sul divano! > protestai; in fondo, era casa sua, ed io ero solamente un'ospite.
< In camera c'è un letto piuttosto grande, in due ci entriamo senza problemi. > spiegò tranquillamente, e io arrossiì vistosamente alla sua affermazione; giustamente, direi.
< Stai scherzando? Lo so che tu... sì, insomma, che sei innamorato di Mello... ma sei pur sempre un uomo! Non è il caso che una ragazza dorma nello stesso letto di un ragazzo addirittura di un anno più giovane di lei, è troppo rischioso. > spiegai; non so dire se era ciò che pensavo realmente. Forse, la verità era che temevo che, dormendo al suo fianco, mi sarei innamorata di lui ancora di più.
< Ma che dici? Non allungherò le mani, te l'assicuro. >
< Non ci credo! >
< Io ti trovo affascinante, Sarah. Io ti voglio bene, ed è proprio per questo, che non lo farei mai. Io ti rispetto. > mi disse, ed io mi sentiì avvampare.
< Scusami, sono stata una stupida. >
< No, stai tranquilla. > mi rassicurò, invitandomi ad entrare in bagno per cambiarmi per la notte.
< Grazie... > sussurrai, chiudendo la porta. Mi guardai nel piccolo specchio; ero davvero rossa come un peperone. Mi cambiai in fretta, infilandomi uno dei pochi pigiami che mi ero portata dietro, poi usciì, e Matt era già entrato sotto le coperte.
< Hai fatto presto. > sorrise, mentre, titubante, m'infilavo anch'io sotto quelle calde lenzuola.
< Stai a distanza di sicurezza, mi raccomando. > lo ammoniì, voltandomi per non guardarlo negli occhi.
< Promesso. >

E infatti fu così, non si avvicinò mai, se non quando si spostò di qualche centimetro verso di me, chiamando piano il nome della persona che amava: Mello. Forse lo stava sognando, forse nel regno di Morfeo al mio posto, su quel letto, c'era proprio lui. Mi sentiì improvvisamente triste, tanto che lo scossi per svegliarlo; ero una dannata egoista.
< Mh? Che c'è? > mugolò lui, aprendo a fatica gli occhi.
< Ecco... scusa, ho avuto un incubo... > mentiì.
< Mi dispiace... cos'hai sognato? >
< Beh... che tu te ne andavi. > mentiì di nuovo, e mi sentiì veramente stupida.
< Non vado da nessuna parte, stai tranquilla. > mi sorrise, dolcemente come suo solito. < Dimmi una cosa, Sarah, me lo sono chiesto più volte da quando ci siamo rincontrati; in questi anni, non hai avuto alcuna storia d'amore? > chiese.
< No... > in quel momento, mi resi conto che da quel giorno di pioggia in cui pensai di averlo salutato per sempre, il volto di Matt era sempre stato la mia ancora di salvezza, quando mi sentivo smarrita; non che a Mello non pensassi, ma Matt era diverso. Lui era l'incarnazione dell'amore, ai miei occhi; chi vive la sua vita al solo scopo di ritrovare la persona che ha amato e che continua ad amare, seppur non sapendo dove cercarla.
< E tu, Matt? >
< D'amore, no. Ho avuto... qualche avventura, sì. >
Rimasi decisamente sorpresa; non avrei mai creduto che proprio lui, avrebbe potuto concedersi a qualcuno che non fosse Mello. E' proprio vero che in quegli anni avevo vissuto come fuori dal mondo, alienata dal resto della società. Per un ragazzo giovane come lui, era normale avere certe... esigenze. Io non ne avevo mai sentito il bisogno, forse proprio perchè non avevo mai conosciuto la reale passione che ci trascina quando si ama una persona col corpo e con l'anima. L'unica cosa che avevo conosciuto, era il platonico amore nei confronti di qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiarmi.
< Con ragazzi? >
< No, solo ragazze. >
E questo mi stupì ancor di più.
< Che c'è, sei stupita? A me le ragazze piacciono, cosa credi? Però con Mello è diverso, lui... lui è tutto, per me. Non m'importa se è un ragazzo, non m'importa di nulla... >
Dolce, dolcissimo amore mio, mai stato mio.
< ...di nulla... >
< Che bello... > commentai, e lui mi guardò, non capendo a cosa alludevo.
< ...quanto vorrei trovare qualcuno che mi ami quanto tu ami Mello... > continuai.
< Lo troverai, non devi avere fretta; tu sei una ragazza meravigliosa. > mi incoraggiò.
< Già... > sussurrai, un attimo prima di posare le mie labbra sulle sue, sfiorandole appena; il secondo bacio di tutta la mia vita. Lui mi guardò interdetto, ed io arrossiì, nascondendo il volto tra le mani.
< Perdonami... non ho resistito... non lo farò mai più... te lo prometto... >
< ...io... >
< ...io ti amo Matt... >
< ...perdonami... >
E lui mi abbracciò forte, mentre piangevo lacrime amare, miste ad alcune di sincera felicità, per aver sfiorato le labbra di quella preziosa creatura.
< Perdonami tu, non avevo capito niente. >
< Il diretto interessato non se ne rende mai conto, quando qualcuno lo guarda di nascosto con occhi sognanti. > affermai.
< Hai ragione. >

" Ti scongiuro Matt, solo per questa notte, regalami un sogno; anche se svanirà all'alba di domani mattina, stringimi forte a te, adesso. "

Lo baciai, tante volte, e lui ricambiò, anche se sentivo chiaramente che il suo cuore era distante; io sapevo cosa provava, perciò non protestai, mi limitai a baciarlo dolcemente, ad accarezzare il suo volto e i suoi capelli, a godere del profumo della sua pelle.
< Matt... > sussurrai, cullandolo fra le braccia, < ...domani andiamo a cercarlo, mh? >
< Ma non sappiamo da dove cominciare... > disse, quasi rassegnato.
< Non osare provare a rassegnarti Matt, noi lo troveremo. >

Non buttare all'aria il mio sacrificio; fa sì che il mio cuore andato in pezzi sia risollevato dal vostro amore.
Ti scongiuro, Matt, non ti arrendere.

Sono sicura che anche lui, ti sta cercando.

+ Fine Capitolo Cinque +

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Capitolo 6
*** + Mello [ io, Mello, e l'altro volto del mio amore ] + ***


Eccomi qua, mi scuso per il ritardo e per il capitolo corto, ma ho promesso alle mie lettrici che stasera avrei aggiornato, quindi... X°D
Avrei dovuto avere il pomeriggio libero, invece non è stato così. ;_;
Allora, prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, vorrei ringraziarvi una per una:

Elly, la mia mitica sostenitrice! *_* Grazie, sei davvero un tesoro, sei troppo gentile! Spero che apprezzerai anche questo capitolo. ^_^

Lenus, la mia tesora. ^_^ Grazie, i tuoi commenti mi fanno sempre commuovere. Spero tanto che anche questo capitolo ti piacerà, so che è triste, perdono! ç_ç Ti voglio un bene immenso, tesoro!

Shirahime88, lo sai che ti adoro, te l'ho detto tante volte ma lo ripeto, TI ADORO! >< Grazie, leggi sempre i miei lavori, ti sono troppo grata. ^^ Continua a seguirmi!

Marghe88, ma adoro anche te. *_* Tantissimo. Grazie x il tuo sostegno!

JunJun, tesoro. *_* Tranquilla, se non hai ancora commentato gli ultimi capitoli, so che hai molto da fare. ^_^ Ti ringrazio comunque tantissimo, lo sai che sapere che apprezzi la mia storia mi rende felicissima. *O*

NekoRika, i commenti di una sublime scrittrice come te fanno sempre piacere. *_* Spero apprezzerai questo sesto capitolo. ^_^ Grazie mille x il tuo sostegno!

Freija, ma io ti... ti adoro. ;_; Grazie x le tue recensioni e la tua gentilezza. ^_^

AllegraRagazzaMorta, grazie x aver commentato, sono felice che hai apprezzato il capitolo e come ho caratterizzato Matt; spero continuerai a seguirmi!

E grazie anche a coloro che hanno letto ma non hanno commentato. ^^
Vi lascio alla lettura!


< Stai bene, allora stai bene... >

< Quest'incontro è stato voluto dal destino. >
< Probabile. >
< Come ti senti? >
< Come se avessi appena fatto un viaggio di sola andata verso l'inferno. >

< Ma qualcuno è stato così coraggioso, da cercare di riportarmi indietro. >

Capitolo VI - Mello
- io, Mello, e l'altro volto del mio amore -


Ricordo ancora le mani di Matt che mi accarezzavano i capelli, è come se anche adesso le percepissi dolcemente, sul mio volto e sulle mie braccia, mentre sospiro e mi abbandono ai ricordi; immagini che non avrebbero mai dovuto aver luogo in quella piccola stanza, mai, anche se io lo desideravo ardentemente. Quelle labbra sulle mie guance, che si avvicinarono lentamente all'orecchio, sussurrando:
< Vuoi fare una pazzia, questa notte? >
Stupido, Matt, non sei altro che uno stupido; sai che non avrò la forza di rifiutare, eppure vuoi rischiare di essere disprezzato da una persona che ti ama più della sua stessa vita, perchè tradirai colui che sta vagando, da qualche parte, chiamando il tuo nome fin quando avrà fiato.
< Perchè mi stai facendo questo, Matt? > chiesi a mia volta, trattenendo le lacrime.
Ho paura, non del dolore che potrei provare, ho paura dei sensi di colpa che mi tormenteranno.
< Io... voglio solo regalarti una notte indimenticabile... per ringraziarti, per ciò che provi per me... > rispose sincero, e io trattenni ancora a stento le lacrime che minacciavano di uscire.
< Sei ancora un bambino, Matt. > affermai, prima di posare le labbra sulle sue, < So che me ne pentirò, so che starò male, ma non posso resistere, se mi guardi così. > singhiozzai, piano, sperando non si accorgesse, che ero dannatamente triste; sperando che le interpretasse come eloquenti lacrime di gioia.
< Perdonami... > sussurrò, ricambiando il bacio, resosi conto che mi aveva in qualche modo ferita; ciò che accadde dopo, rimarrà indelebile nella mia mente come tutti i ricordi legati a quel periodo così triste, ma al contempo splendidamente felice. Mi strinse forte fra le sue braccia guidandomi all'interno di un effimero sogno, in cui le nostre mani esploravano il corpo dell'altro senza mai fermarsi, fra i sospiri e gli sguardi d'intesa, fra il dolore e il piacere, tra la gioia e la consapevolezza di aver sbagliato tutto, fin dall'inizio. Lo sapevamo entrambi, ma la passione c'inghiottì prepotentemente, senza che potessimo opporre resistenza; e in quel momento mi venne da chiedermi se anche con le altre ragazze che aveva avuto, era stata la stessa cosa. Se anche in quei momenti si era reso conto di sbagliare, oppure se aveva semplicemente agito in preda alla disperazione di chi ha perso la sua ragione di vita, e che la cerca negli occhi di chi, assieme a lui, si abbandona al peccato. Non riuscivo a vedere Matt come un tipo che non fosse capace di resistere ad una tentazione, o come uno che non sapesse rinunciare ai piaceri della carne; forse ero io, che non avevo capito la fondamentale debolezza degli esseri umani, sebbene avessi appena ceduto di fronte ad essa. Forse, fino ad allora, ero vissuta in un mondo tutto mio, costruito con lacrime amare ma vive speranze, e non avevo mai conosciuto quella che porta il nome di tentazione.
Il mattino dopo ci alzammo di buon'ora, scambiandoci uno sguardo imbarazzato; quello che avevamo fatto, era stato un errore, lo sapevamo bene. Ma in quel momento, a guardarci seduti sul letto, rossi per l'imbarazzo, ci venne da ridere; due povere anime sperdute, che avevano approfittato di un attimo di follia, che ora si ritrovavano a pensare se due amici potessero fare una cosa del genere.

No; patetici, in verità. Ma senza dubbio, esseri umani.

< Matt, ecco... > esordiì titubante, mentre lui si era già alzato e si stava lentamente vestendo. Non sapevo proprio cosa dire, in tutta sincerità; cosa potevo dirgli, in quel momento? Grazie? E' stato bello? Niente avrebbe potuto attenuare i miei sensi di colpa, tantomeno i suoi.
< Che c'è? > mi chiese gentilmente, infilandosi la maglietta a righe.
< Scusami. > riusciì a dire solo questo, per poi abbassare lo sguardo, temendo di guardarlo negli occhi e di leggervi dispiacere.
< Per cosa? >
< Io avrei dovuto rifiutare, ecco... tu ami un'altra persona... ma io ho approfittato della tua debolezza... ho fatto proprio una cosa spregevole... >
< Sono stato io ad aver approfittato della tua debolezza, e a tradire chi amo; non sentirti in colpa, ti prego. >
< Matt... > sussurrai abbracciandolo, < ...grazie di tutto. > dissi infine; non volevo che si tormentasse, sebbene fosse vero, che aveva commesso un errore.
< Deduco da ciò che è stato piacevole. > ironizzò, ed io arrossiì vistosamente, pensando che in effetti lo era stato.
< Oggi... oggi andiamo a cercarlo, ok? > dissi, riferendomi a Mello, e Matt mi guardò tristemente, quasi rassegnato.
< Non è che non voglia... ma sono anni che lo cerco, e non ho mai avuto sue notizie... non credo che andare in giro senza meta a cercarlo porterà ad un risultato. > affermò.
< Potresti aver ragione... ma potresti anche sbagliarti; guarda come ci siamo ritrovati io e te. Chi ti dice che lui non sia vicino? Chi può sapere, cos'ha in serbo il destino per noi? > cercai di rincuorarlo.
< Tu credi molto nel destino, eh? > mi chiese, scompigliandomi dolcemente i capelli.
< Sì, da quando ti ho rincontrato. > risposi sinceramente.
< Sei tenera. > disse sorridendo, per poi camminare verso il piccolo salotto e sedersi sul divano, attaccandosi come al solito al suo adorato videogame.
< Mmm... che ne dici se esco a fare la spesa per pranzo? > mi offriì volontaria; avevo imparato a cucinare nel corso degli anni, non ero una cuoca eccezionale, ma me la cavavo.
< Se vuoi, d'accordo. > sorrise, < Ma stai attenta per la strada, ok? > si raccomandò.
< Certo, tranquillo. >
E usciì, per andare a cercare un negozio che vendesse generi alimentari; trovato, comprai ciò che mi serviva per preparare un gustoso pranzetto. Tornando a casa, mi soffermai sulla gente che camminava intorno a me; sembravano appartenere ad un altro mondo, ad un universo diverso da quello in cui io e Matt vivevamo. Indaffarati, col loro lavoro e le loro relazioni, mentre noi passavamo i nostri giorni ad inseguire il ricordo di chi ci aveva lasciati per sempre, e di chi volevamo rivedere a tutti i costi; burattini nel gioco di Kira, indissolubilmente legati al suo caso. Lo eravamo allora, e lo diventammo ancor di più quando arrivò una chiamata inaspettata, sul cellulare di Matt.

Aiutami, Matt...

< Pronto, chi parla? >
< Aiutami, Matt, per favore... >
< Ma... ma... >
< Sono io, Matt! Sono Mello, dannazione! >
< Matt, chi è al telefono? > chiesi preoccupata, notando l'espressione scioccata sul volto di Matt.
< Vivi con una donna, eh? >
< Mello... >
< Mello? > avevo sentito bene? Aveva detto davvero quel nome?
< Dimmi... dove sei... >
< Matt... >
< ...vengo... veniamo... a prenderti... >

Non riuscivo a crederci; davvero, la persona con cui Matt aveva appena parlato, era proprio Mello? Ma come aveva avuto il suo numero di telefono? Successivamente seppi che Matt non aveva del tutto troncato i contatti con la Wammy's House, nel caso Mello si fosse fatto vivo proprio lì; aveva lasciato un suo recapito, ed evidentemente, era successo ciò che lui sperava. Avrei rivisto Mello; avremmo rivisto Mello. L'unica cosa che mi faceva male, era la consapevolezza che Matt si sarebbe allontanato inesorabilmente da me; ma lo sapevo, sentivo, dentro di me, che prima o poi sarebbe accaduto. E nonostante tutto, ero sinceramente felice per lui.
Matt possedeva una macchina davvero niente male; doveva aver lavorato sodo, per avere la possibilità di comprarsela. Insieme, con quell'auto, ci recammo nel luogo in cui Mello ci aveva dato appuntamento; non so spiegare a parole ciò che mi passava per la testa mentre  ero seduta a fianco di Matt, pensando che dopo pochi minuti avremmo rivisto una persona tanto importante per entrambi. Mi venne da chiedermi quanto fosse cambiato, se il suo carattere fosse ancora lo stesso, cosa gli fosse accaduto in tutti quegli anni... domande che trovarono risposta nella vistosa cicatrice che segnava il volto del biondo angelo che conoscevamo. All'inizio mi chiesi, e credo che la stessa cosa sia successa anche a Matt, se quello fosse davvero lui; e, dopo essercene accertati e averlo abbracciato calorosamente, desiderammo di poter uccidere seduta stante chiunque avesse fatto del male a Mello, chiunque gli avesse procurato quei segni indelebili. Ci spiegò che era stato lui stesso, a ferirsi, facendo detonare una bomba per scappare a cattura certa da parte della polizia giapponese; ci raccontò della sua permanenza presso un gruppo mafioso, del suo interessamento al caso Kira, e dell'arma che esso utilizzava per compiere gli omicidi. Con quell'arma, un quaderno, L ci era stato portato via; con quella stessa arma, avrei voluto tanto poterlo uccidere, quel maledetto. Era semplice, bastava scrivere il nome della persona che si voleva giustiziare, memorizzandone bene il volto; Mello ci parlò dello Shinigami che aveva conosciuto, e per quanto ciò che ci raccontò potesse sembrare assurdo, lui diceva la verità, ne eravamo certi.

< Come ti senti, Mello? > chiesi preoccupata, guardandolo in quegli occhi sempre bellissimi, splendidi come un tempo.
< Come se avessi appena fatto un viaggio di sola andata verso l'inferno, ma qualcuno è stato così coraggioso, da cercare di riportarmi indietro. > affermò volgendo lo sguardo verso Matt, e poi verso di me.
< Sto parlando di voi; io... vi sono veramente grato. >
Era difficile sentire una persona orgogliosa come lui, parlare in quel modo; una lacrima di sincera commozione mi rigò la guancia, mentre mi voltavo verso Matt, leggendo nel suo sguardo sognante, i suoi pensieri. Era come se il suo volto stesse dicendo, in quel momento, qualcosa di simile a:

" Io ti farò conoscere il Paradiso ".

Sorrisi immaginandomi un Eden creato in quel piccolo monolocale, in cui Matt e Mello vivevano finalmente insieme, finalmente in pace, ed io recitavo la parte del loro fedele angelo custode; e mi chiesi se sarebbe veramente stato così, il nostro futuro. A me andava bene, se potevo saperli felici, anche se avrei continuato a soffrire silenziosamente. Ma l'illusione svanì presto, quando Mello ci confessò che non era intenzionato a lasciar perdere l'idea di catturare Kira e, come alla fin fine immaginavamo, di superare Near; pensai che non l'avevo più rivisto, da quando me n'ero andata dalla Wammy's House, pare che fosse a capo di un'organizzazione costruita al solo scopo di fermare i crimini di quel bastardo di Kira. Mi sarebbe piaciuto rivederlo, ma non avevo il coraggio di dirlo a Mello; ero certa che non avrebbe gradito il mio interessamento nei confronti del suo eterno rivale.
Quando arrivammo a casa, invitammo Mello a riposarsi e, mentre dormiva tranquillo, Matt mi confessò che aveva paura, paura di dirgli che per tutti quegli anni aveva desiderato solo rivederlo, che fino ad allora era vissuta unicamente grazie al suo ricordo e alla speranza di poterlo riabbracciare; capivo il suo timore di ricevere un rifiuto, ma lo incoraggiai a dichiararsi, a non tenersi tutto dentro, o avrebbe fatto ancora più male.
Osservai il suo bel volto sorridere, e illuminarsi, anche se ancora preoccupato; il volto della persona che amavo, che splendeva incredibilmente, quando guardava Mello. Era diverso, di quando guardava me; sorrideva sempre e comunque, ma la scintilla nei suoi occhi, che ardeva quando si beava della visione di colui che amava, faceva sì che a volte, di fronte a me, paresse addirittura un estraneo. Eppure, lui aveva sempre guardato Mello così, fin da quando eravamo piccoli; ma non mi ero mai accorta, di quanto potesse far male sentirsi di troppo. Ero troppo piccola, per capirlo.
L'altro volto del mio amore era radioso e felice, e lo diventò ancor di più, quando una sera si decise a confessare al suo angelo, ciò che provava per lui; non avrei voluto origliare, ma fu più forte di me.
< Mello... senti, io... >
Ricordo ancora bene la sua voce tremante.
< io... per tutti questi anni... ti ho... >
E Mello lo guardava incuriosito, mentre mangiava una barretta di cioccolato; era ancora il mio vecchio amico. Irascibile, impulsivo, con le sue passioni e i suoi rari sorrisi; solo, la luce nei suoi occhi, si era fatta più flebile. Era come se essi, ogni minuto, ogni secondo, chiedessero aiuto, o perdono. Forse c'era qualcosa, che ancora non ci aveva raccontato.
< sempre... >
Diglielo, non trattenerti oltre.
< ...amato. >
Mello pianse, lo ricordo perfettamente; un pianto di gioia misto ad una tristezza infinita, per il periodo del suo passato, di cui ancora non ci aveva parlato; il periodo in cui era stato costretto a vendere il proprio corpo, per poter andare avanti. E anche io piansi con lui e con Matt, pensando a coloro che avevano approfittato di lui, maledicendoli più e più volte.
< Matt... > esordì poi, stringendolo forte.
< ...aiutami a dimenticare... perdonami... > lo supplicò.
< ...amami. >
Amalo, Matt; con tutto il tuo cuore. Con l'ardore con cui io amo te, con la passione, con la quale io vi accompagnerò sempre, per la strada che porta alla tanto agognata felicità, sperando che essa, per l'ennesima volta, non ci volti le spalle.

+ Fine Capitolo Sei +

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Capitolo 7
*** + Fotografie [ Incontro ] + ***


Ed eccomi qua... finalmente, direte voi. XD
Mi scuso per l'enorme ritardo col quale aggiorno, ma purtroppo ho avuto molto da fare, in questi ultimi giorni. Pensavate avessi lasciato perdere la fic? Eh no, ho un'altra freccia al mio arco... una freccia che si chiama Near!
Vi lascio alla lettura, perdonate se non ho tempo per salutarvi uno per uno, ma ho un sacco da scrivere e fra poco mi chiamano a cena. ^^
Grazie comunque a tutti coloro che hanno letto e/o commentato; siete dolcissimi e gentilissimi!

Buona lettura! ^_^


< Ehi, Matt... tu e Mello vi amate molto, non è vero? >

< La cosa ti fa star male? >
< Non preoccuparti per me. Non farlo, mai. >

< Perchè voi due, siete fatti per stare insieme; niente e nessuno, potrà separarvi. >

Capitolo VII - Fotografie [ incontro ]

Passò qualche mese, e la convivenza tra noi, in quel piccolo monolocale troppo stretto per tre persone, era a dir poco splendida; abitare assieme al mio migliore amico e alla persona che amavo era quanto più io potessi desiderare la vita, sebbene soffrissi per l'impossibilità del mio amore. Ma ero infinitamente felice per entrambi, e non intendevo mettermi tra loro, in quel senso; loro si erano sempre amati, molto probabilmente fin dalla prima volta che si erano conosciuti, ed io non avevo il diritto di intaccare la loro unione con i miei capricci. Un bacio, una carezza, un abbraccio; dovevo limitarmi ad immaginarmeli. Ma alla fine, la cosa non mi pesava più di tanto.

Prima o poi, troverò qualcuno disposto a tenermi stretta tra le braccia, fino alla fine del tempo, a rendermi felice, ad amarmi, come io desidero...
pensavo, sempre, ogni giorno. Mai perdere la speranza, ad insegnarmelo era stata la zia Angela; già, la zia... chissà, in quel momento, come stavano, cosa stavano facendo... la zia, Casey, papà, mamma... sebbene mi trovassi ormai all'interno di una nuova, felice famiglia, loro mi mancavano. Decisi così di telefonare, sperando che la zia possedesse ancora la sua pasticceria, che rispondesse all'insistente trillo del telefono posto dietro al bancone, che la sua gentile voce risuonasse nuovamente, per farmi sorridere.
< Pronto? > rispose una voce dall'altra parte, tranquilla, gentile.
< Pronto... > la mia voce tremava, < ...Angela? >
< Sì... chi parla? > era ancora lì; non aveva abbandonato la sua attività. E pareva stesse bene, a giudicare dal tono di voce; lei era un tipo che esternava prepotentemente le sue emozioni, e per questo motivo, se fosse stata triste o agitata, me ne sarei accorta anche da quelle tre piccole parole che aveva appena pronunciato. Pensai che forse ce l'aveva con me; me n'ero andata dopo che mamma era stata arrestata per l'omicidio di colui che aveva usato violenza su Casey, per iniziare una nuova vita avevo abbandonato la famiglia che mi aveva donato tanto amore, tanto calore. Ma sarebbe stato scortese, riattaccare.
< Sono... Sarah... > dissi, mentre una calda lacrima mi bagnava la guancia.
< Sarah? Tesoro, come stai? Dove sei? >
Scoppiai a piangere; era ancora la mia adorata zia. Mi amava come allora, sebbene me ne fossi andata. Parlammo a lungo, e mi disse che Casey non aveva più detto una parola da allora, ma spesso sorrideva indicando la foto che teneva sul comodino, in cui io e lei ci abbracciavamo felici, sotto il sole, nel cortile di casa; mi disse anche che un ragazzo si era dichiarato a lei, e Casey aveva accettato di buon grado la sua proposta. Conoscevo quel ragazzo, lui amava Casey praticamente da sempre, e aveva continuato ad amarla anche dopo che aveva perso il dono che le permetteva di regalare a chi le stava intorno piacevoli frasi d'amore e d'amicizia; ero sinceramente felice per lei, finalmente aveva ritrovato la felicità, sebbene sapessi che una parte di lei avrebbe continuato a soffrire per l'eternità.
La zia Angela stava bene, la sua attività procedeva positivamente, papà andava ogni giorno a trovare la mamma, che nel frattempo era stata internata in una comunità in cui alloggiavano tutte le persone che, come lei, per un motivo o per l'altro, avevano perso la ragione.
Poi mi chiese di me, e le disse che ero felice; perchè effettivamente, lo ero. Le raccontai che avevo rincontrato due miei vecchi amici, e che abitavo con loro; si raccomandò più e più volte di fare attenzione, in quella grande città, prima di chiedermi se mi ero trovata anche io un ragazzo.
< C'è una persona che amo... ma non sono ricambiata. >
< Non sono triste, davvero... a me, basta che lui sia felice. >
< Per sempre, lo amerò per sempre... >

< Con chi parlavi, al telefono? > chiese Mello, addentando una delle sue adorate barrette di cioccolato, che Matt gli comprava ogni giorno.
< Uhm... con mia zia... non la mia vera zia, quella di cui ti ho parlato l'altro giorno... > spiegai; avevo raccontato tutto anche a Mello, com'era giusto che fosse. E anche lui mi era stato vicino, sebbene non avesse pianto assieme a me come invece aveva fatto Matt; lui era caratterialmente più freddo, o forse era solamente una maschera che nel corso degli anni si era costruito, per non essere fragile. Perchè lui odiava esserlo.
< Capisco, che ti ha detto? > chiese, anche se non sembrava particolarmente curioso.
< Che sta bene... che Casey ha un ragazzo, nonostante tutto... > risposi, sorridendo, ma con un sorriso velato di tristezza.
< Mi fa piacere. > sorrise lui, dandomi una pacca sulla spalla. < Fatti coraggio, ok? >
< Ok, grazie, Mello. > sussurrai, asciugandomi le lacrime che avevano continuato a sgorgare senza che me ne accorgessi. Non c'era motivo di piangere; non dovevo essere triste. Finalmente, la mia vita mi stava regalando i sorrisi che avevo sempre desiderato: quelli di Matt e Mello.

Quel giorno, Mello era un pò strano; per dirla tutta, pareva decisamente nervoso, sia io che Matt ce n'eravamo accorti.
< Si può sapere che hai, Mello? > chiese Matt, osservando il ragazzo, che stava accartocciando nervosamente l'involucro della cioccolata che aveva appena mangiato.
< Che vuoi dire? >
< Che sei strano... sembri nervoso, e da stamattina che sei così. > osservò preoccupato, senza distogliere lo sguardo dalla mano di Mello, che lasciò andare il foglietto, per poi appoggiarsi sul bracciolo del vecchio divano.
< Sono un pò contrariato, ma non ho altra scelta, devo andarci. > disse, chiudendo gli occhi, abbandonando la testa sulla spalliera.
< Andare dove? > chiedemmo io e Matt all'unisono.
< Da Near. > rispose, senza aggiungere altro.
< Da... chi?? > chiese Matt, visibilmente irritato.
< Near? > dissi io con voce tremante; Near... il mio silenzioso e misterioso amico... si trovava lì vicino, forse?
< Sono costretto ad andarci, lui possiede l'unica mia foto in circolazione. > spiegò Mello, infilandosi il cappotto.
< Come sarebbe? Perchè io non ho tue foto? > chiese Matt, con evidente gelosia.
< Piantala di fare domande stupide, Matt. >
< Come vuoi. > mugugnò abbassando lo sguardo, offeso; e in quel momento, Mello gli accarezzò la guancia costringendolo ad alzare gli occhi verso di lui, e lo baciò delicatamente sulle labbra.
< Tranquillo... prendo quella dannata foto e torno subito qui. > lo tranquilizzò, quasi divertito dal suo comportamento, che gli stava facendo capire quanto tenesse a lui.
< Mello... > esordiì, arricciandomi i capelli con le dita, come spesso facevo, quand'ero nervosa, < ...senti, posso venire con te? Sono passati così tanti anni dall'ultima volta... mi piacerebbe rivedere Near... > lo supplicai, anche se m'immaginavo già la sua reazione.

Non posso portarti da lui, lo capisci o no?

Ma che ci trovi in quel ragazzino che non sa far altro che scomporre e ricomporre il suo puzzle all'infinito?

Lui è il mio rivale...

< Uhmmm... d'accordo, come vuoi. > disse sbuffando, tradendo le mie aspettative, e una triste espressione si appropriò del suo bel volto.
< Se per te è un problema non importa, davvero! > esclamai, preoccupata dalla sua reazione, ma lui mi posò una mano sulla spalla, tranquillizzandomi e sussurrando semplicemente:
< Andiamo... >
Ci avviamo in moto verso il quartiere in cui risiedeva una donna che Mello aveva detto di conoscere, tale Hal Lidner, alla quale chiedemmo di accompagnarci alla sede della SPK, l'organizzazione contro Kira capitanata dallo stesso Near; purtroppo fu necessario anche minacciarla con una pistola, sebbene io stessa alla fine odiassi quegli arnesi. Una volta dentro il grande palazzo, io che me ne stavo dietro a Mello imbarazzata, intravidi pochi metri di fronte a me una figura che conoscevo bene. Era ranicchiato a terra e stava giocherellando con dei trenini; anche lui, non era cambiato affatto.
< Benvenuto, Mello. >
La sua voce risuonò nella stanza; quella si era fatta decisamente più adulta. Senza voltarsi, lo accolse nella stanza, e io rimasi indietro, indecisa sul da farsi; nella stanza, oltre a noi, c'erano altri due uomini che mi stavano squadrando da capo a piedi, chiedendosi, certamente, chi fossi.
< Perchè non ti volti e ti alzi? E' cattiva educazione non salutare chi voleva tanto rivederti, non credi, Near? > disse Mello, riferendosi alla sottoscritta, e a queste parole il giovane si voltò incuriosito, accorgendosi della mia presenza.
< Ciao... ciao, Near... > sussurrai, in preda all'imbarazzo, e lui mi guardò con attenzione, evidentemente faceva fatica a riconoscermi.
< Ma... aspetta un attimo, tu... > esordì indicandomi insistentemente, e Mello, visibilmente seccato, mi prese per la mano e mi trascinò di fronte a lui, dicendo:
< E' Sarah, possibile che un osservatore come te non la riconosca? > lo rimproverò, pensando che l'atteggiamento di Near mi stesse dando fastidio.
< Sarah, sei davvero tu... ma che ci fai qui? > mi chiese, e sorrise debolmente; non era mai stato un tipo che amava esternare i propri sentimenti e gli stati d'animo, ma pareva felice, in quel momento.
< E' una lunga storia... davvero troppo lunga... > risposi sorridendo, porgendogli la mano; lui la strinse, piano. La sua era inaspettatamente calda.
< Ma stai bene? Dove hai vissuto, tutti questi anni? >
< Sì, posso dire di star bene... ho vissuto a casa di una mia amica, e adesso eccomi qua... >
Un giorno, potrò raccontarti tutto, per filo e per segno...
< E dimmi, a cosa devo la tua visita, Mello? Non credo che tu sia qui solo perchè volevi accompagnare Sarah... > disse in tono piuttosto provocatorio, e Mello fece una smorfia, chiedendogli di consegnargli la sua foto.

Alla Wammy's House si sono disfatti di tutto ciò che aveva la tua faccia...

Non sono un pezzo da utilizzare per risolvere il tuo puzzle!

Frasi di questo tipo risuonarono nella stanza come tristi melodie; Mello e Near non sarebbero mai potuti andare d'accordo, come invece io avevo sempre desiderato. Riusciì a parlare ben poco con Near, perchè Mello volle andarsene in fretta e furia, dopo aver ottenuto quello che voleva; salutai il mio amico sorridendo, e mi avviai assieme a Mello verso l'uscita, uscendo di nuovo nel traffico caotico della città, mentre lui camminava a passo svelto davanti a me, per raggiungere la moto prima possibile. Ma io lo afferrai per un braccio, attirandolo verso di me.
< Mh? Che c'è? > chiese.
< Mello... potrò mai avere una foto di te e Matt? Magari, una dove ci siamo tutti e tre, insieme... > trattenni a stento le lacrime; volevo qualcosa che mi ricordasse quel periodo, qualsiasi cosa in futuro fosse accaduta. Lui mi guardò e sorrise, rendendosi conto che la sua " discussione " con Near doveva avermi ferita; sapeva che volevo un mondo di bene ad entrambi, e certo non mi faceva piacere sentirli parlare così. E soprattutto, certamente capiva la mia paura, dato che il loro scopo era quello di catturare il più pericoloso serial killer in circolazione, e stavano mettendo a repentaglio le proprie vite per farlo.
< Davvero lo desideri? >
< Certo! Lo sai, non la mostrerei a nessuno per nulla al mondo! >
< Lo so... d'accordo, e sia; andiamo a casa, e facciamo queste foto. > si arrese, ma in fondo, sembrava che la cosa divertisse anche lui.
Felicissima, mi strinsi a lui il più forte possibile salendo sulla moto che sfrecciò verso casa fra le auto; una volta arrivati, Matt si buttò letteralmente addosso a Mello, chiedendogli com'era andata, e se aveva incontrato delle difficoltà per farsi consegnare la foto. Era così carino, quando si preoccupava in quel modo per il suo amore.
Dopo poco, Mello tirò fuori da un cassetto una macchina fotografica, e chiese a me e a Matt di metterci in posa; passammo tutto il pomeriggio a scattare foto, che poi caricammo sul computer e stampammo, facendone un accurato album di ricordi che mai sarebbero sbiaditi, nella nostra memoria. Lo sfogliai per tutta la sera, e anche per i giorni a seguire, soffermandomi soprattutto sull'immagine ottenuta utilizzando l'autoscatto della macchina: io sorridevo, e Matt e Mello fingevano di litigarsi una barretta di cioccolato. Quella foto era intrisa di una felicità che purtroppo però, era destinata, come tutte le cose eccessivamente piacevoli e belle, a terminare, a dissolversi senza possibilità di poterne godere ancora una volta.

La nostra canzone, cantata con voce ogni secondo più flebile, accompagnava il beffardo destino.

' Mentre seguo ricordi intermittenti in questo mondo immobile...

la realtà comincia a nascere dentro di me insieme alla tragedia.

Migliaia di tristezze, migliaia di bugie, migliaia di desideri, migliaia di...
Migliaia di amori, migliaia di occhi, migliaia di reali disperazioni. '

From,
Ash, Dir en Grey [ Testo: Kyo ( vocals ) _ Musica: Shinya ( drum ) ]

+ Fine Capitolo Sette +


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Capitolo 8
*** + La Fine della nostra Canzone + ***



Innanzitutto chiedo umilmente scusa; per questo enorme ritardo, ma ho avuto dei problemi, poco tempo, e diciamocelo, poca ispirazione. E siccome tengo molto a questa fic, non volevo fare un lavoro approssimativo, ma lavorare a fondo su questo capitolo che mi sta molto a cuore, e che è stato difficile scrivere. Il perchè, lo capirete leggendo.
In secondo luogo, lo dico qui perchè molti di voi lettori di Wicked Game, seguite anche il Grande Quaderno, anch'esso sarà aggiornato prima possibile, ma sinceramente ultimamente ho avuto una fastidiosa mancanza di idee.
Mi perdonate? ;_;

Adesso, passo ai ringraziamenti:
Lenus = grazie di tutto tesoro; i tuoi commenti sempre così dolci e pieni di complimenti! *_* Sei davvero troppo gentile. Spero apprezzerai anche questo ottavo capitolo. Un bacio, ti voglio un mondo di bene, stellina. :*
JunJun = tesoro!! Mello un IC perfetto? *_* Adesso mi commuovo. ;_; Perchè ho sempre temuto di andare OOC con lui, tanto è particolare la sua personalità. Perciò, quello che mi hai detto mi rende incredibilmente felice; mi sento al settimo, ma che dico, all'ottavo cielo! Davvero! Sarah, come giustamente hai detto, vive all'ombra dei suoi amici e lei stessa se ne rende perfettamente conto, ma non possiamo pretendere un grande coraggio da una persona che ha passato una vita come la sua. ç_ç Mi sono affezionata davvero molto, a questo mio personaggio, e sono felice che piaccia anche a te. ^^ Grazie di tutto, continua a seguirmi ( e scusami se non sono ancora riuscita a leggere e commentare i nuovi capitoli di " A Little Bit " che hai pubblicato, prometto di farlo al più presto! ). Un bacione. :*
AllegraRagazzaMorta = Hai visto? Alla fine, non vi ho lasciato sul più bello. ^^ Scusa per il ritardo! Mi fa piacere che la fic ti piaccia così tanto; un abbraccio.
Ju Lin = la tua recensione mi ha commossa sai? ;_; Sono immensamente felice di sapere che la mia fic trasmette emozioni; era proprio lo scopo che mi ero prefissata, quando ho iniziato a scriverla. Un abbraccio, e grazie mille, sei veramente gentile. Baci.
Devil Kira = Mello è il tuo personaggio preferito? E ti piacciono i Diru? *________* TU SEI UN GENIO!!! Allora, spero apprezzerai anche il pezzo di " The Final " che ho messo a fine capitolo. ^^ Continua a seguirmi e grazie per la recensione!
Marghe88 = Che dire? Sei sempre così gentile. ^^ Mi spiace che la fic sia triste ;_; ma chi mi conosce, sa che è un vizio. XD Anche se ultimamente mi sto dando un pò di più alle comiche e alle commedie. Fammi sapere comunque che cosa ne pensi di quest'ottavo capitolo. ^^ Un bacio.
Shirahime88 = Sai che ti amo perciò non mi ripeto oltre ( e invece sì: TI AMOOOOOOOOOOOO!! *___* ). Ok XD finito lo sclero, veniamo alla tua recensione. Sei sempre un tesoro. *_* Non so veramente più come ringraziarti. >**<  Spero apprezzerai questo aggiornamento, seppur così in ritardo. Bacioni, e spero di risentirti presto. :***
Elly = mi spiace che tu ti sia rattristata... ç_ç ma io lo so che a te piacciono le mie fic strappalacrime, no? *_* Sei un mito, grazie per la tua gentilezza, la tua simpatia e le tue recensioni. Un bacione! :*

Grazie ovviamente anche a chi ha letto ma non ha commentato.

Ultimo avviso prima di lasciarvi alla lettura: ora posso dirlo con assoluta certezza, la fanfiction sarà in tutto di dieci capitoli. Insomma, questo è il terz'ultimo. Mi dispiacerà abbandonarla. ;_;
Ma ho amato scriverla, e spero che non rimarrete delusi dai tre capitoli finali.

Buona lettura, aspetto commenti che, lunghi o corti, critici o entusiasti, sono sempre graditi. ^_^



< Matt, secondo te andrà tutto bene? >
< Chi può dirlo... forse sì, forse no. >
< Ho paura, Matt... >
< Non devi averne, mai; non permetteremo che ti accada qualcosa, Sarah. >

< Non hai capito, Matt; non temo la morte, nè il dolore fisico. Ho paura di morire dentro. Un'altra volta. >

Capitolo VIII - La Fine della nostra Canzone

Quel giorno, Matt e Mello erano molto seri; Mello si rifiutava persino di abbuffarsi di barrette di cioccolato, come invece aveva fatto fino alla sera del giorno prima.
Era arrivato il momento fatidico; personalmente, non sapevo molto del piano architettato da Mello. Lui non me ne aveva mai parlato nei dettagli, ed io avevo preferito non fare domande; in quei giorni poi, era particolarmente irritabile, e non ci tenevo affatto a farlo arrabbiare, così tenni a bada la mia curiosità, e mi limitai a stare vicina a lui e a Matt. Solo una cosa sapevo benissimo: la loro vita era in serio pericolo, in quanto si apprestavano a sfidare Kira, nel vero senso della parola. Ero spaventata e nervosa, ma cercai di mantenere la calma per quanto possibile, per non essere d'intralcio agli altri.
Ma qualunque fosse stato il loro piano, io li avrei seguiti, questo mi ero ripromessa più e più volte, anche se avessero detto di no.

< Ti ho detto di no! Tu rimarrai qui a casa, è troppo pericoloso! > esclamò Mello, quando lo supplicai di portarmi con loro.
< E invece voglio venire con voi! Voglio starvi accanto! > ribattei, decisa; non avevo alcuna intenzione di cedere, sebbene fossi consapevole del fatto che quel giorno poteva essere l'ultimo, per tutti noi.
Il mio desiderio però, era poter essere vicina a loro, nel bene e nel male, qualsiasi cosa fosse accaduta; forse è anche per questo, che quel giorno non udiì la frase che Matt sussurrò all'orecchio di Mello, il più piano possibile, avendo cura che io non sentissi.

" Noi due moriremo insieme, Mello... che sia domani, o fra cent'anni... "

< Matt, per favore, convincila; non vuole capire che sarebbe in pericolo, se venisse con noi! > si rivolse a Matt, che era seduto sul divano e stringeva fra le mani il suo videogame, spento; mi chiesi cosa gli passasse per la mente in quel momento così difficile.
Ma sapevo per certo che lui non avrebbe mai voluto arrivare a tanto; il suo sogno era quello di vivere per sempre accanto al suo Mello, e desiderava ardentemente che quest'ultimo lasciasse perdere la sua idea di battere Near e di vendicare L.
Lasciare tutto a Near, lui ce la farebbe... pensava.
Vivere finalmente felici, senza pensieri, senza preoccupazioni, lontani dai guai.
Un futuro sognato, desiderato, che in quelle ore pareva solo un Paradiso irraggiungibile.
< Io... non so cosa dire. > borbottò, senza alzare lo sguardo dal pavimento, che fissava insistentemente.
< Come al solito, tu non sai mai cosa dire! Mi sono stancato di questo tuo modo di fare! > gli urlò contro Mello, davanti ai miei occhi, che si stavano velando di lacrime; tutto si stava sgretolando, tutto a causa sua.
Kira.
L'avevo sempre odiato, e in quel momento desiderai di poterlo uccidere con le mie stesse mani.
< Mello... > mi avvicinai a lui, tentando di calmarlo, < ...non ha senso litigare proprio adesso. Ok, se proprio non vuoi... io non verrò. > continuai, rassegnata, e poi mi diressi verso la piccola camera da letto che di solito ospitava proprio loro due.
Mi stesi sul letto e abbracciai il cuscino, singhiozzando, ma cercando di non farmi sentire.
< Sarah... > disse Mello, bussando alla porta, < ...scusami, non volevo... è che sono molto nervoso... dai, esci... > mi chiese, dolcemente, poi sentiì la voce di Matt, che esclamò:
< Vieni qui ad infonderci un pò di coraggio! > si sforzò di ridere; sebbene fossi dall'altra parte di una porta chiusa, era come se potessi distintamente vedere il suo volto, mentre faceva una gran fatica per sorridere, in un momento di così alta tensione.
Infondere coraggio? Io? Io che avevo vissuto una vita fatta di lacrime e dolore?
E non solo: sapevo, che le sofferenze non erano ancora finite. In altre parole, non ero affatto ottimista in quel momento, per cui ero la persona meno adatta per spronare qualcuno.
Ma nonostante ciò mi alzai, apriì la portai e mi mostrai ai due, con gli occhi ancora arrossati dal pianto.
< Perdonami se ti ho fatta piangere, non era mia intenzione, credimi. > si scusò Mello; era difficile, vederlo così remissivo.
Mi scappò un debole sorriso.
< Non fa niente, stai tranquillo; in fondo, sarei solamente una palla al piede, se vi seguissi. Scusami tu, piuttosto, per aver insistito... sono così testarda... > dissi, scuotendo il capo; non volevo che si sentisse in colpa per il mio malessere. Perchè in effetti, la causa non era lui, nè Matt, e neanche quel bastardo di Kira; non era altro che la mia debolezza, il mio non saper stare senza qualcuno accanto che mi viziasse e mi amasse. Così era stato con Casey e la sua famiglia, e così era con Matt e Mello. Ma dopo ciò che mi era accaduto, era così sbagliato desiderare di essere finalmente felice accanto a qualcuno che amassi?
Eppure in quel momento, mi sentiì quasi un peso per il mio migliore amico e per la persona che amavo.
Forse perchè ero stata a letto con Matt, e Mello non ne sapeva nulla.
O forse perchè ero convinta che Matt si trovasse in difficoltà a vivere con entrambi proprio perchè fra noi era successa... quella cosa?
Egoismo? Semplice paura di perdere chi amavo?
Non saprei rispondere con certezza.
< Tranquilla, non dovevo risponderti in quel modo. > disse il mio amico, < Senti, ho parlato con Matt... puoi venire con me se vuoi, il mio compito è in teoria meno pericoloso, dovresti correre meno rischi se vieni con me. > continuò.
< Ma non è necessario, davvero... so che sarei un intralcio... vi aspetto qui, ok? > sorrisi debolmente.
< No, davvero; vieni con me, Sarah. Prometto che farò di tutto, perchè non ti accada nulla. > insistette; lo guardai dritto negli occhi, e vi lessi una determinazione infinita.
Mello era veramente una persona speciale.
Coraggiosa oltre ogni limite.

+++

Matt partì con la sua auto, dando un affettuoso bacio sulle labbra a Mello.
< Ci vediamo più tardi, ok? > sorrise, come se stesse andando a fare una qualunque commissione.
< Sì... > sussurrò Mello, prima di guardarlo allontanarsi, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.
< Andiamo... > disse poi, rivolgendosi a me, accompagnandomi nel luogo in cui saremmo rivisti pochi minuti più tardi; eravamo all'interno di un camion, che doveva fungere da nascondiglio per noi e per la persona che avrebbe portato. Lo salutai con un cenno della mano, e mi accoccolai in un angolo, con il volto nascosto dietro le ginocchia; sarebbe veramente tornato? Con chi? E Matt? Non ci capivo più nulla, desideravo solo che tutto finisse, e che la nostra vita tornasse alla normalità. Avevo portato con me il nostro album di foto, che sfogliai più e più volte, soffermandosi sullo scatto che ci ritraeva tutti e tre, sorridenti; quanto vorrei tornare, a quel periodo.

In effetti tornò poco dopo, in sella alla sua moto, con un donna, una certa Takada Kiyomi; la costrinse a spogliarsi di tutti gli abiti e la fece coprire con un lenzuolo, mentre le puntava contro la pistola.
Così determinato, pensai, non l'avevo mai visto.
Nel frattempo, io fissavo davanti a me, pensando a Matt, pregando che stesse bene; poi, Mello mi posò una mano sulla spalla e m'invitò a seguirlo, sul sedile del camion, lasciando Takada da sola. Cosa accadde poi?
Troppo doloroso, troppo dannatamente VERO.
Non riuscivo a staccare il volto da quel maledetto schermo; la macchina di Matt crivellata di proiettili.
Il mio... il nostro amore... era morto.
Mello cerco di rimanere il più possibile calmo, sussurrando soltanto:
< Matt... ti hanno ucciso... perdonami... >
Mi parve di udire anche un " ti amo ", un attimo dello schianto.

Apriì a fatica gli occhi, anche se avrei preferito non vederci più nulla; non volevo più vedere il dolore, tutt'intorno a me. Non volevo più sentirlo.
Scossi il corpo di Mello, e lui mi rivolse un ultimo sguardo d'intesa, e un'ultima frase.
< Va dà Near... e sconfiggete Kira insieme... >
Poi, più nulla.
Poggiò la testa sul volante, e si addormentò per sempre, sotto i miei occhi grondanti di lacrime.
Lo scossi nuovamente, ma non ricevetti alcuna risposta; mi bastava un sospiro, un piccolo movimento.
Nulla.
Raccolsi le forze che mi erano rimaste, e con le mani tremanti, spogliai Mello del rosario che portava sempre al collo; ricordo che una volta mi disse, quand'eravamo alla Wammy's House, che era molto importante per lui. Lo strinsi forte e lo portai con me, promettendomi di custodirlo per sempre, a costo della mia stessa vita.
Ancora oggi mi chiedo, come riusciì a pensare lucidamente in quel momento.
Corsi via, e incontrai la stessa donna che avevo incontrato quando ci recammo da Near; si chiamava Hal Lidner.
Mi bloccò, e io, ricordo distintamente, piansi tra le sue braccia.
Chiamai più e più volte i nomi di Matt e Mello, ed in risposta ricevetti solo alcuni:
< Stai calma, stai tranquilla, non proccuparti, sei al sicuro adesso... >

" Al sicuro, al sicuro... forse sì, ma non sarò mai felice, senza i due sorrisi che mi scaldavano il cuore. "

L'inferno nel profondo del mio cuore non potrà mai tornare indietro,
sono un perdente incapace di toccare il domani.

Anche le persone care si disperdono magnificamente nelle mie mani,
anche imprimendo il significato di ciò che ho vissuto, un fiore privo di significato appassisce.

Così non posso vivere, non posso vivere
le cose che non ci sono più non rinasceranno
una canzone che non richiede nemmeno una prova per vivere... Il Finale

From - The Final -,
Dir en grey

La nostra canzone, era ormai finita; da melodiosa, a flebile, a ormai inesistente.

Non si può tornare indietro.

Ed io, debole anima persa, potevo solamente aggrapparmi al loro ricordo.

Sfogliando quell'album di foto, piangendo ininterrottamente, mi ritrovai d'improvviso in un luogo che già conoscevo, in cui ero già stata una volta.

Assieme a Mello.

Già; pregai che in quel momento, avessero finalmente trovato la pace e la felicità che avevano sempre cercato, stringendo forte quel rosario, e la sigaretta che qualche giorno prima avevo rubato a Matt, perchè avevo avuto la malsana idea di provare a fumare.

Come un oscuro presagio.

Essa era divenuta infine il ricordo di un amore, di un amico, di una parte della mia vita.

Poi, una voce risuonò: tutto mi pareva assordante, anche il più debole rumore.

< Sarah... >

Near.

< ...mi aiuterai a catturare Kira? >

Chiederlo è perfettamente inutile, Near; dovresti capirlo dal mio sguardo, che è diventato lo scopo di quest'assurda vita.

Fine Capitolo VIII

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Capitolo 9
*** + Gli Occhi della Giustizia + ***


Eccomiiiiii. *_* Finalmente un aggiornamento in un tempo accettabile. XD

Il capitolo è corto, lo so. Ma avevo deciso fin dall'inizio che questo e l'ultimo ( ovvero il prossimo ), sarebbero stati corti. Il prossimo sarà semplicemente l'epilogo di questa storia che tanto ho amato scrivere; ma parliamo di questo capitolo 9.
Lo amo, e capirete perchè leggendo. XD
Non ho voluto stravolgere la storia perchè sinceramente farlo non mi piace; ho preferito restare fedele alla vera trama di DN, aggiungendo dunque solo la presenza di Evangeline/Sarah.
Il finale beh... spero che lasci un pò di suspence, almeno. XD
Passo adesso ai ringraziamenti:

Lenus: grazie tesoro, del tuo commento! ^_^ Mi dispiace di averti fatto piangere, ma come ho spiegato nell'introduzione, volevo essere fedele alla storia. Anche a me dispiace un casino per i miei due angeli... ç_ç
Beh, spero che apprezzerai anche questo nono capitolo. Ti voglio un mondo di bene, mia stellina! >**<
Shirahime88: tu sei troppo gentile, davvero. ;_; Il tuo commento mi ha commossa. Sono onorata di essere la tua scrittrice preferita, e mi fa immensamente piacere che tu abbia apprezzato il capitolo otto, sebbene sia così triste. Grazie per la recensione. Un bacione :*
HilarySan: ma grazie. X3 mi ha fatto molto piacere il tuo commento. ^^ sei stata gentilissima, un kiss. :*
NekoRika: desideri un happy ending? Beh... vedrai nel prossimo capitolo. ^_^ grazie per la recensione, sei sempre gentilissima. *_* Un bacione! :*
Marghe88: ma grazie. *_* il tuo è uno dei più bei commenti che ho mai ricevuto! Davvero! Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, e come vedi questa volta non vi ho fatto aspettare troppo. ^_^ Spero ti piacerà anche questo, seppur sia più breve. Bacioniiiiiiiiii
AllegraRagazzaMorta: grazie per i tuoi commenti, graditissimi come al solito. ^^ Continua a seguirmi!
Elly: visto? Come promesso ho aggiornato. *_* Ecco il capitolo che aspettavi... goditelo e fammi sapere che ne pensi... eheh +.+ Un bacione grosso grosso! :*
Freija: sempre gentilissima. Come posso ringraziarti? ** No, davvero, non ho più parole... sei un tesoro. ^_^ Continua a seguirmi, ho in serbo un epilogo credo interessante... baciotti.
LittleBeaver91: grazieeeeeeeeeee! *____* Mi ha fatto piacerissimo la tua recensione! Continua a seguirmi... spero che questo capitolo e il prossimo ti piaceranno. ^_^




< Near, tu credi che riusciremo a catturare Kira? >

< ... >
< Come al solito, sei un tipo di poche parole... >
< ... >
< Vorrei tornare alla Wammy's House... >
< ...quando avremo catturato Kira, ci torneremo insieme. >

Capitolo IX - Gli Occhi della Giustizia

Non riusciì a dormire, quella dannata notte; avevo saputo che anche Takada era morta nel rogo che si era portato via il corpo di Mello, di quello del mio Matt non seppi più nulla, era come se non fosse mai esistito, se non nella mia fervida immaginazione. Sinceramente, ammetto di aver pregato più di una volta che fosse tutto un sogno, che la mia vita in realtà fosse uguale a quella di tante ragazze della mia età; una scuola o un lavoro, gli amici, un fidanzato, una famiglia... e invece mi ritrovavo lì, in quella stanza buia, a singhiozzare fino a sentire dolore fisico, a piangere finchè gli occhi non bruciavano. E a fissare quel soffitto, in cui pian piano proiettavo con la mente immagini allegre, di una piccola grande famiglia composta da tre persone: io, Matt e Mello, un piccolo idillio, il momento più felice della mia vita, che in poche ore si era trasformato nel peggiore degli incubi. Chissà dov'erano in quel momento, i miei due angeli... probabilmente in un mondo dove finalmente potevano stare assieme senza preoccupazioni, paure, senza dover pensare a niente se non al reciproco amore.
Con Near non avevo parlato affatto; lui mi aveva chiesto se desideravo aiutarlo a catturare Kira ed ovviamente avevo risposto di sì, ma quando gli chiesi se ci saremmo riusciti, non rispose. Mi disse solamente che saremmo tornati insieme alla Wammy's House, quando tutto sarebbe finito.
E così ripensai a quel periodo, quand'eravamo bambini  e giocavamo sorridenti in quel grande cortile, ricordai Roger, chissà come stava... ripensai ad L, a quando ero invaghita di lui, quanto tempo era passato... e poi la mia amica Casey, la mia nuova famiglia... e sentiì di aver perso tutto, chiedendomi cosa avessi fatto per meritarmi tutte quelle sofferenze.
Strinsi forte il rosario che era appartenuto a Mello, poi sfogliai per l'ennesima volta il nostro album di foto, trovandovi un foglietto che prima non avevo notato, evidentemente a causa dello shock; lo lessi.
La calligrafia, era quella di Matt.


{ Ciao Sarah,

se stai leggendo questa lettera, forse non siamo più con te; o forse sì, e stiamo sorridendo tutti e tre, leggendola.

Anche se la prima opzione, è la più probabile; vogliamo chiederti scusa.

Per tutto. Perchè hai sofferto in silenzio; ce ne siamo accorti troppo tardi.

E dirti grazie, per averci sopportato.

Devi sapere che ho parlato a Mello di cosa c'è stato fra noi, se lui non ti ha detto nulla è stato per non metterti in difficoltà,

ma stai tranquilla, non si è assolutamente arrabbiato; strano, vero? Uno come lui, così geloso di ciò che gli appartiene.

E in fondo io, gli appartengo; e per dimostrarglielo, domani stesso rischierò la mia vita per la sua causa. Lo sai, no?

Chissà se tornerò mai in questo piccolo monolocale... spero solo che almeno tu e Mello potrete farvi ritorno, mi accontenterei di

osservarvi da lassù.

Oh... perdonami, il tono di questa lettera è davvero deprimente, me ne rendo conto... forse è meglio se lascio scrivere un pò

anche Mello...

Ciao Sarah, so che sei molto in ansia per domani, ma voglio che tu ricordi una cosa: se io e Matt non dovessimo farcela, tu devi
continuare a vivere.

Devi catturare Kira; ad ogni costo.

Perciò, se dovesse accaderci qualcosa, corri da Near; insieme ce la farete.

In gamba, ok?

Adesso dobbiamo lasciarti... non siamo molto bravi ad esprimerci in questo modo a quanto pare...

Ti vogliamo bene, Evangeline. }


Eh già, più avanti seguiva la calligrafia di Mello, così precisa e lineare; il mio nome, alla fine, mi parve suonare così bene... usare uno pseudonimo a cosa serviva, alla fine, se sfuggire alla morte non era possibile? Il destino non lo si può cambiare cambiando il proprio nome.
Dentro di me, era come se non fossi più Sarah, ma fossi tornata Evangeline; quella ragazzina che cercava la felicità, il lato buono di chiunque e di qualunque cosa.
Ripiegai la lettera e la riposi nuovamente al centro di quell'album, dandogli un'occhiata per l'ultima volta, poi mi alzai da quel letto; rimanere lì, immobile a pensare, non sarebbe servito a nulla.
Matt e Mello si erano sacrificati per la causa attorno la quale tutto il mondo girava, ormai; e il loro sacrificio, promisi più volte a me stessa, non sarebbe stato vano.
Raccolsi tutto il mio coraggio e mi recai da Near.
< Ciao Sarah, ti senti... uhm... un pò meglio? > chiese, fissando delle bamboline allineate davanti a sè.
< Sì; ho capito che piangersi addosso non risolverà nulla. Voglio ringraziare Matt e Mello per quello che hanno fatto per me, e lo farò aiutandoti a catturare Kira. >
Loro si fidavano di me.
< Grazie. > abbozzò un sorriso; non avrei mai creduto di poter vedere quell'espressione, sul suo volto.
< Io credo di sapere chi è Kira. > affermò, sicuro di sè.
< Cosa? Davvero? > esclamai.
< Yagami Raito... > lasciò cadere quel pupazzetto, quello che raffigurava colui che sospettava essere il bastardo che aveva rovinato la vita a me, e a tante altre persone; colui che mi aveva portato via prima L, poi Matt, e poi Mello.

Yagami Raito...
 
Quel nome risuonò nelle mie orecchie per tutto il giorno; eppure, pareva un nome così normale...
Pare inoltre che si spacciasse per L, o meglio, per il secondo L, e questo mi mandò letteralmente in bestia.
Nessuno doveva permettersi di usare quel nome.

< Senti, Near... mi chiedevo... non che la cosa m'interessi particolarmente, ma mi è venuta un pochino di nostalgia... sai per caso qualcosa dell'uomo che... che uccise i miei genitori? >
Lui rimase in silenzio, poi s'intromise il comandante Lester, uno della sua squadra.
< Per quanto ne so io, è stato trovato morto nella sua cella; ho ragione di pensare che sia stato Kira a giustiziarlo. > spiegò.
Kira aveva ' giustiziato ' l'assassino dei miei genitori; molti mi direbbero che avrei dovuto esserne felice, ma sentiì un groppo in gola. Lui, alla fin fine, mi aveva strappato ad un destino ancor peggiore di quello che avevo poi vissuto, per cui una parte di me era grata a quel killer chiamato Beyond Birthday. E così, odiai Kira ancor di più, se poteva essere possibile.

Non ci volle molto tempo, perchè Near decidesse il giorno in cui avrebbe incontrato il secondo L, colui che sospettava essere Kira; quella data rimarrà sempre la più importante della mia vita, un giorno che non potrò mai dimenticare.
Il 28 gennaio.
Il giorno della mia vendetta.
Il luogo in cui l'incontro era stato fissato era alquanto lugubre, ai miei occhi; avevo il cuore a mille, non potevo fare a meno di pensare che di lì a poco, la persona che più odiavo sarebbe stata lì davanti a me. L'assassino che tutto il mondo temeva, mi avrebbe guardata, scrutata con attenzione; non avevo paura, se devo essere sincera. Ma ero tesa da morire, al pensiero che quello sarebbe stato l'ultimo, decisivo duello tra Kira, e chi gli dava la caccia; pensai che se avessi perso anche Near, non avrei avuto più un motivo per continuare a vivere, anche se ero troppo orgogliosa per togliermi la vita, se questo fosse accaduto.
C'eravamo tutti, io, e la SPK al completo, lì ad attenderlo; e poco dopo arrivò, scortato da tre agenti della sua squadra. Lo guardai attentamente: era un bel ragazzo, su questo non c'erano dubbi. Aveva l'aria di un tipo maturo e posato, certamente non aveva la faccia di un assassino.
Il suo sguardo era incredibilmente freddo, specie quando si posò su di me; come se avesse percepito il mio odio nei suoi confronti. Non c'era ancora la certezza che lui fosse chi supponevamo, ma le probabilità erano molto alte, così come lo era il rischio di perdere la vita. Ma non m'importava; mi sarei giocata il tutto per tutto, pur di veder cadere il ' Mondo di Kira '.

E quel giorno, davanti a me, si consumò il dramma di una persona che sa di aver perso, ma non vuole accettarlo; di una persona che urlò a squarciagola la sua identità, facendosi odiare anche da coloro che erano lì per sostenerlo.
E quello di un altra persona la cui devozione verso un Dio fasullo l'aveva portato alla morte.
Il dramma di Yagami Raito e del suo collaboratore Teru Mikami, ossessionato dall'immagine di Kira.
L'uomo davanti a me era Kira, ed io non seppi fare nulla per aiutare Near a porre fine a quello strazio, a lui che strisciava a terra sanguinante invocando il nome di chi gli era stato vicino; dentro di sè, in fondo, era pur sempre un essere umano.
Solo una cosa riusciì a fare: mi avvicinai a lui, che alzò lo sguardo e mi mostrò un'espressione che mai avrei creduto di poter vedere sul volto di quel maledetto.
< Per L, per Mello, per Matt... adesso fai la fine che meriti. > in quella frase racchiusi tutto l'odio che provavo dentro di me, l'odio che giorno dopo giorno mi lacerava, che mi stava pian piano rendendo una persona che non mi piaceva. Non volevo diventare una persona che covava solo odio e rancore.
Lui fece una smorfia e scostò lo sguardo dalla mia espressione severa; provai una certa soddisfazione a vederlo così. Mai, avrei potuto provare pietà verso di lui. Near, dietro di me, seduto per terra, osservava la scena senza dire una parola; mi voltai verso di lui e lo guardai a lungo negli occhi.
Gli occhi di chi era riuscito a smascherare colui che sosteneva di essere il Dio di un nuovo mondo.
Sciocchezze.
Noi esseri umani non potremmo mai essere Dei.
Mi persi dolcemente negli occhi della giustizia che appartenevano al mio amico Near, e lo ringraziai silenziosamente di aver completato il puzzle, finalmente; sebbene lui stesso avesse affermato che senza l'aiuto di Mello, non sarebbe stato possibile.
Ah già, quel giorno ' conobbi ' perfino uno Shinigami, ovvero un Dio della Morte; Mello me ne aveva parlato, ma non pensavo che ne avrei mai visto uno di persona.
Quanto cose accaddero, il 28 gennaio.

Yagami Raito tentò di scappare, ma fu trovato morto poche ore dopo; nonostante tutto, pregai perchè la sua anima trovasse finalmente la pace.
L'anima di una persona che aveva dimenticato di essere un normale ragazzo giapponese, per inseguire una meta che l'aveva portato lentamente alla distruzione.
' Riposa in pace, bastardo assassino; adesso non provo più rancore. '

+++

Tornai alla Wammy's House; era ancora tutto come me lo ricordavo.
Il grande edificio, il cortile, le rose... quelle rose, che L tanto amava; mi parve quasi di poter scorgere la sua figura camminare lenta in quel roseto.
Mi commossi.
E poi pensai che sì, sarebbe andato tutto bene da quel momento in poi.

Ma, mentre lo pensavo, un forte dolore mi costrinse ad accasciarmi a terra.
Mai avrei creduto...

...che il passato avrebbe bussato di nuovo alla mia porta.
Non in quel modo.


Fine Capitolo IX

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Capitolo 10
*** + Futuro + ***


Ed eccoci alla fine di questa storia; quasi non mi sembra vero. ç_ç
In verità, mi sto commuovendo; sono triste perchè ho amato particolarmente scriverla, e sarà dura lasciarmela "alle spalle".
Chiedo scusa per il capitolo corto, ma ho voluto che fosse così, che fosse rapido e conciso, ma ( spero ) ricco di sentimento.
A questo punto non vi faccio attendere oltre e vi lascio alla lettura, dandovi appuntamento a fine capitolo per i ringraziamenti ( leggeteli, ho intenzione di ringraziare uno per uno tutti coloro che mi sono stati vicini e hanno seguito fedelmente questa storia ).
Buona lettura...


WICKED GAME


~ EPILOGO ~


Capitolo X - Futuro


Mi risvegliai in un letto d'ospedale, totalmente scombussolata; non ricordavo com'ero arrivata lì, nè chi mi ci avesse portata.

Apriì gli occhi a fatica, le palpebre parevano pesare in un modo assurdo; mi alzai a sedere sul letto, dolorante.

Accanto a me vidi Roger; fortunatamente, era ancora in salute, sebbene fosse decisamente invecchiato.

< Ben svegliata, Sarah. > sorrise, prendendomi la mano.

< Roger... perchè mi trovo qui? Cosa... che cos'ho? > chiesi preoccupata, ripensando a quel dolore insopportabile che avevo

sentito poco prima.


< Stai tranquilla, non hai niente di brutto. > sorrise di nuovo, annuendo con la testa.

< E allora cos'ho? Dimmelo, Roger. > insistetti, e in quel momento il dottore entrò in camera, e mi guardò, con aria

tranquilla.


< Signorina, lei è incinta. > affermò.

Spalancai gli occhi; incinta? Non potevo crederci. Questo significava che... che...


...che aspettavo un figlio da Matt.


Mi venne da piangere, e così mi sfogai tra le braccia di Roger, che mi accarezzò amorevolmente la schiena, come il padre che

 alla fin fine non avevo mai avuto,
o come il più dolce nonno che un bambino alla ricerca di coccole possa desiderare.

< Roger... > chiamai il suo nome.

< Roger io... il bambino... > la voce rotta dai singhiozzi.

< Il bambino sta bene Sarah; state bene entrambi, e questo è l'importante. > mi tranquillizzò.

< Il bambino... è di Matt... > dissi fra le lacrime; lacrime di gioia. Ma anche di paura, per quella inaspettata situazione.

< Dici sul serio? > chiese Roger sorpreso.

< Lui... è l'unico a cui mi sono donata completamente... io l'ho amato... l'ho amato tanto... > singhiozzai; avevo raccontato

a Roger tutto quello che era successo,
e lui aveva pianto assieme a me, rendendosi partecipe del mio dolore.

< ... lo amo... > sussurrai, accarezzandomi il ventre, < ...ed ora suo figlio è qui... è qui dentro di me... >



Quand'ero tornata alla Wammy's House, Roger mi aveva comunicato i veri nomi di Matt e Mello, così che potessi ricordare

anch'essi in eterno; Mail Jeevas e Mihael Keehl.


Adoravo quei due nomi.

E ogni tanto pensavo a quanto suonasse bene, che so... Mihael Jeevas.



E adesso vi chiederete cosa sto facendo in questo momento:

sto stringendo tra le braccia mio figlio, che ha ormai sei mesi.

Dovreste vederlo; sorride dolcemente ogni volta che gli parlo del suo papà.

Quel papà che purtroppo potrà conoscere solo attraverso le mie parole, e grazie a quelle splendide foto.

Come lo chiamerò?

Devo ancora decidere.

Mihael o Mail, Mail o Mihael.

Voi che ne dite?


Sapete, in questo momento la mia amica Casey mi sta chiamando, devo aiutarla a scegliere il vestito per il suo matrimonio.

Sì, avete capito bene, mi sta chiamando; ecco cosa succede, quando si è infinitamente felici.

Si ritrova anche il coraggio di parlare, che in passato si era perso.

Lascio il mio piccolo in custodia alla zia Angela; lei lo adora.

Dice che ha sempre amato i bambini con i capelli rossi. *

Adesso vado da Casey, non intendo farla aspettare; chissà come sarà bella, quando sorriderà di fronte all'altare.



Come dite? Se ho trovato qualcun altro da amare?

Al momento no, ma chi lo sa.

Ho ancora tutta una vita davanti, adesso voglio pensare solo a mio figlio.


Ma non vi nascondo che io e Near ci sentiamo molto spesso...


Wicked Game - Fine


* come sono in realtà i capelli di Matt? XD Forse non lo sapremo mai. Ma ho voluto che il bimbo avesse i capelli rossi anche per implicita (?) richiesta di Elly. ^_^

RINGRAZIAMENTI:

parto da coloro che hanno seguito la fic dall'inizio, che hanno commentato ogni capitolo ( o quasi ), che hanno pianto e riso assieme a me, che hanno condiviso le mie emozioni.
JunJun: tu sei un tesoro, e lo sai, ma in questa sede lo ripeto per l'ennesima volta. Grazie per l'affetto che hai dimostrato per questa storia, per aver creduto nella sua riuscita, per aver commentato costantemente e accuratamente, offrendomi splendide analisi personali. Spero che avrai apprezzato questo finale, e di non averti deluso. Perchè non vorrei farlo, mai. Grazie. Un bacione tesoro :*
Lenus: dire che ti adoro, lo so, è monotono, visto che te lo dico sempre; ma lo ripeto qui, perchè per me è importante. Dunque, TI ADORO. Grazie infinite per aver seguito questa storia fin dal primo capitolo, e di averli commentati tutti ( e di avermi sopportato XD ). Sei dolcissima, come sai sono felicissima di averti conosciuta, e qui ti dico, con tutto il cuore: TI VOGLIO BENE, TANTO. Grazie di tutto, stellina mia. Un bacione alla tua sorellina. :*
Marghe88: che dire? Come sempre gentilissima. Grazie per tutti i tuoi complimenti, grazie per aver seguito fedelmente la mia fic, sono stra-felice che ti sia piaciuta, dunque spero che questo finale non ti abbia delusa. Fammi sapere. Un bacione ad una delle mie più importanti e fedeli lettrici. Grazie.
Shirahime88: tu sai che ti amo e non c'è molto altro da dire... se non che TI AMO! ( ok, è ufficiale xD noi due ci sposeremo ùù ) Scherzi a parte, grazie di tutto; per aver letto e commentato sempre, anche ultimamente che sei molto occupata. Come posso ringraziarti? No perchè io... ti giuro non ho parole. Sei troppo gentile, troppo... ok, ora mi commuovo. ç_ç Grazie di cuore, per tutto. Tvb ^*^
Freija: grazie per tutti i tuoi commenti, specie l'ultimo, mi ha fatto sciogliere. ç_ç Sei troppo gentile, davvero; poi tutti questi complimenti, fatti da una brava scrittrice come te... uff non so più cosa dire... avrei tanto da dire, ma le parole non escono. Perchè sono troppo commossa, per tutto questo affetto. Grazie, grazie infinite. Continua a seguire le mie fic, se ti andrà ovviamente. ^_^ Ho in serbo altre sorprese, per il futuro. Un bacio.
Elly: tu sei una delle mie più care lettrici e ci tenevo a dirtelo. Non immagini neppure quanto i tuoi commenti mi facciano piacere. Sei simpaticissima, davvero una persona speciale; grazie per avermi sopportato su msn ogni volta, grazie per aver seguito la fic, grazie per averla adorata e... per tutto, ecco. Fammi sapere che ne pensi di questo finale; hai visto? Il bambino ha i capelli rossi, proprio come volevi tu! *_* TVB, un bacione.
NekoRika: sebbene tu abbia iniziato a leggere la fic più in ritardo, devo assolutamente ringraziarti per la tua costanza e dedizione nello scrivere le tue recensioni. Sei stata davvero gentilissima, ti giuro, ho le lacrime agli occhi. Perchè sono triste che questa fic sia giunta al termine, ma sono anche felice che una scrittrice geniale come te l'abbia così apprezzata. Grazie, davvero. Baci.

Veniamo adesso a coloro che hanno recensito pochi capitoli ma che ugualmente hanno seguito tutto lo svolgersi della fic:

AllegraRagazzaMorta: ti è piaciuto questo finale? ^_^ Spero tanto di sì. Sono felice che la fic ti abbia emozionata. Grazie mille per le tue recensioni. Baci.
JuLin: le tue recensioni sono così ricche, così complete, così belle da leggere. Grazie di cuore per tutto. Non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere sapere il tuo parere su questa mia storia. Ho adorato i tuoi commenti, sempre dettagliati ed esaurienti. Spero che il finale non ti abbia in alcun modo delusa. E ti chiedo scusa per aver scritto, a suo tempo, il vero nome di L. ^^'' Bacioni, e grazie.
Fofolina: il tuo commento mi ha fatta sciogliere. ç_ç E' così... bello. Senza dubbio uno dei migliori che abbia mai ricevuto. Sono felice di averti emozionata con questa mia storia; addirittura la più bella fic che tu abbia mai letto? *_* Beh non so, questo giudizio spetta a voi lettori... ma non sai quanto sono felice, per aver letto la tua frase. Davvero, mi riempie di gioia. Grazie infinite, sei stata veramente tanto gentile. Un bacione.
LittleBeaver91: grazie! *_* mi dispiace se ti ho fatta disperare ( chi mi conosce lo sa... sono sadica XD ma a parte gli scherzi... ), sono comunque molto felice che la storia ti sia piaciuta. Grazie delle tue recensioni! ^_^
HilarySan: Grazie dei tuoi commenti, spero che leggerai anche questo capitolo finale, fammi sapere cosa ne pensi. ^_^ Un bacio.
Devil Kira: hai recensito un solo capitolo, ma ti ringrazio di cuore. E poi sei una grande, visto che ti piacciono Mello e i Diru. ** Grazie!
Nymia: grazie mille anche a te, per aver lasciato un segno della tua presenza. ^_^ sono felice che la storia ti abbia commossa ed emozionata. Baci.
Kyah: grazie di cuore anche a te, anche se non hai recensito gli ultimi capitoli. Bacioni. :***

Ok, credo di non aver dimenticato nessuno. ^_^
Grazie a tutti di nuovo.

Sono commossa, davvero.

E adesso, finalmente, lo posso dire:

alla faccia di chi non credeva in me, di chi mi ha presa in giro, di chi ha deriso la mia storia. C'è chi sa di cosa sto parlando, fra voi. ^^

GRAZIE.

VI VOGLIO BENE.

Alla prossima............. *___*

E adesso è proprio la fine... X°D

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