More than this.

di berenis
(/viewuser.php?uid=172106)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.


 
Nostalgia. Ecco quello che provavo da oltre sei mesi. Nostalgia della persona con cui avevo passato i sedici anni della mia vita. Nostalgia della persona di cui ero terribilmente orgogliosa adesso che aveva superato le audizioni ad X-Factor ed era stato inserito in un gruppo con altri quattro ragazzi. Nostalgia della persona che mi aveva cresciuto, quando mia madre era troppo impegnata a cercare un altro marito.
Nostalgia della persona che tutte le volte che stavo male o che avevo bisogno, era sempre lì per me, pronto a stringermi tra le sue braccia e dirmi che sarebbe andato tutto bene.
Nostalgia di mio fratello.
Nostalgia di Harry. Harry Styles.
 
Mi mancava da morire. Holmes Chapel non era più la stessa senza di lui. E nemmeno io. Era tanto tempo che non mi facevo una sana risata.
Cominciavo a odiare il fatto che fosse diventato famoso, perché c’era sempre per tutti, tranne che per me.
Gli altri componenti della band sembravano carini e simpatici, ma non sopportavo il fatto che dei perfetti sconosciuti potessero avere mio fratello sempre vicino a loro e io no.
Quando sarebbe arrivato il mio turno?
Ero chiusa nella mia camera con le cuffie nelle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto, quando mia madre si precipitò accanto a me e mi fece segno di togliere gli auricolari.
«Cosa vuoi?»domandai scorbutica. Non sopportavo quando entrava in camera mia così. Lei però non tenne conto del mio tono di voce e continuò a sorridere e a battere velocemente le mani una contro l’altra. Aveva un’aria stranamente allegra.
Che aveva? Quel suo modo di fare m’incuriosì, così mi misi seduta.
«Mamma cosa c’è?»le domandai ancora.
Si fermò un attimo e mi guardò negli occhi per poi dire: «Hermione, Harry torna a casa domani!»
Spalancai gli occhi e la bocca.
Il mio cuore perse un battito.
“Harry torna a casa domani” mi ripetei mentalmente.
“Domani.”
Meno di ventiquattro ore e avrei potuto stringerlo di nuovo.
Non potevo crederci.

___________________________________________________________________________________________________________________

Salve a tutti! Sì, eccomi con un'altra fanfiction.
In realtà questa è la prima che ho scritto (sempre con la collaborazione della mia fidata Summer__97), per cui ho già vari capitoli pronti e riuscirò a postare con più frequenza.
Mi piacerebbe sapere il vostro parere, perché è la storia a cui tengo di più in assoluto.
Perciò se vi va di lasciare una recensione ve ne sarei incredibilmente grata!
Un bacio,
-true. :)

P.s: se volete che vi avvisi quando posto il seguito scrivetemelo in una recensione e lasciatemi il vistro nickname di twitter. Vi contatterò da lì! Io sono @xclosertoclouds. byee :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1



«Mamma stai scherzando!?» mi alzai di scatto dal letto facendo cadere per terra il mio I-pod, di cui non mi preoccupai.
«No, Her, non scherzo! Mi ha appena telefonato dicendo che stanno facendo i bagagli e tra poco partiranno da Los Angeles per venire qui, dove dovranno girare le prime scene del loro film!»rispose mia madre.
Senza neanche rendermene conto le saltai in braccio e la strinsi a me così forte che dovette dirmi di allentare la presa, o avrei rischiato di soffocarla.
«Torna davvero mamma?» volevo esserne sicura.
«Sì, tesoro, torna davvero.»
«Per quanto tempo?» le domandai sedendomi di nuovo sul letto.
«Per…un bel po’, stai tranquilla. A girare un film non ci vuole poco! E poi avranno altre cose da fare» mi rispose.
Feci un sospiro di sollievo, felice di poter scartare l’idea di doverlo salutare dopo solo pochi giorni.
«Sai a che ora arriverà?» chiesi ancora, impaziente di vederlo.
«Arriveranno all’aeroporto di Londra alle due del pomeriggio, quindi saranno qua per le cinque!»
«Ma gli altri ragazzi dove staranno?»
«Passeranno due settimane qui con noi, poi assieme ad Harry andranno nella casa che hanno preso a Londra.»
«Hanno preso una casa a Londra!?» domandai strabuzzando gli occhi.
Mia madre si sedette sul letto accanto a me.
«Sì. Hanno più soldi, adesso, dovresti saperlo. Ah, Harry mi ha già detto che se vuoi puoi andare anche tu con loro, tanto ci va anche Danielle, la ragazza di Liam!»
«Certo che ci vado! Non ho intenzione di stare lontana da Harry. E so benissimo chi è Danielle, mamma» risposi, anche se in realtà avrei voluto Harry e basta, non anche tutti gli altri.
«Benissimo. Ora vado a preparare la cena. Tu magari fatti una doccia e sistemati, così per domani sarai ancora più bella» disse mia madre spostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio e dandomi un bacio sulla fronte.
«Va bene» risposi semplicemente e guardai mia madre aprire la porta e richiuderla dietro di sé.
Non appena uscì, mi misi a saltare sul letto da quanto ero felice.
Non potevo ancora crederci! Finalmente avrei rivisto mio fratello e gli altri ragazzi, che avevo conosciuto tempo fa, all’inizio della loro carriera.
Li adoravo. Erano simpaticissimi e avevo legato subito con loro, nonostante i primi tempi mio fratello mi ci tenesse alla larga.
Gelosone.
Ero una loro fan sfegata, naturalmente!
Dopo ancora qualche salto, decisi che il letto era sufficientemente sfasciato, così mi lasciai cadere a peso morto e ripresi a fissare il soffitto, ma questa volta col sorriso stampato sulle labbra.
Cominciarono a tornarmi in mente dei momenti passati con Harry, quelli più divertenti, più folli. Le cose più belle che avevamo fatto insieme.
Poi ricordai il giorno in cui lui partecipò a X-Factor. Io ero dietro al palco a fare il tifo per lui. A sostenerlo, a fargli forza, esattamente come lui aveva sempre fatto con me.
E vederlo realizzare il suo sogno fu una gioia immensa per me.
Ma i problemi arrivarono quando dovetti salutarlo all’aeroporto, perché fino al momento in cui mi baciò sulla guancia e mi disse “ti porto sempre nel mio cuore”, non realizzai che sarebbero dovuti passare dei mesi prima di ricevere un altro bacio.
Quando si allontanò da me, le lacrime cominciarono a scivolare via dai miei occhi senza che io potessi contenerle.
Ed ero sicura che sarebbe accaduta la stessa cosa quando l’avrei visto varcare la soglia di casa, con la differenza che le lacrime, questa volta, sarebbero state d’infinita gioia.
Mi alzai da quel letto e, strisciando, arrivai fino al bagno.
Mi svestii e m’infilai sotto la doccia, lasciando che l’acqua lavasse via tutta la confusione che avevo in testa.
Una volta finita, mi rivestii e, con i capelli ancora bagnati scesi al piano di sotto per cenare con mia madre.
Era giungo, e faceva caldo. Si sarebbero asciugati da soli.
Mia madre ed io parlammo un po’ di quello che avremmo fatto il giorno seguente, poi quando finii la cena la aiutai a sparecchiare e me ne tornai in camera mia.
Mi ficcai sotto le coperte nella speranza di chiudere gli occhi e di addormentarmi immediatamente, ma il sonno proprio non voleva decidersi ad arrivare.
L’ansia era troppa, e pareva che il mio cervello non avesse alcuna intenzione di mettersi in stand-by e di lasciarmi riposare.
Continuavano a frullarmi in testa le immagini di Harry che mi riabbracciava e di cose che speravo sarebbero successe il giorno dopo.
Non vedevo l’ora di riaverlo con me.
Così, verso mezzanotte, lottando contro la volontà della mia testa, riuscii a sprofondare nel sonno.
_____________________________________________________________________________________________________________________

Ciao a tuuuutti!
Ecco il primo capitolo di quest'altra fanfiction.
È corto, lo so, me ne rendo conto, ma questa è soltato "l'introduzione" alla storia! I prossimi saranno più lunghi. :)
Come vi ho già detto, i primi capitoli li ho già pronti, quindi sono riuscita a postare abbastanza in fretta!
Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione per farmi sapere che ne pensate. Ci tengo tanto!
Spero che vi piaccia. :)
Un bacio,
-true.

P.s: come al solito, grazie alla mia amata Summer__97 per l'aiuto con la storia. ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

 
«Buongiorno dormigliona» sentii sussurrare al mio orecchio.
Ancora troppo assonnata per capire la situazione tirai le coperte ancora più su e mi girai dall’altra parte. Sentii qualcuno ridacchiare.
«Ancora cinque minuti, mamma» mormorai assonnata.
«Ma io non sono la mamma, però se vuoi posso tornare alla fine del prossimo tour» disse quella stessa voce.
Spalancai gli occhi di colpo e mi girai di scatto, trovandomi di fronte una massa di ricci disordinati, due occhioni verdi che avrei riconosciuto tra milioni e un sorriso che conoscevo a memoria.
«Harry!» esclamai spostando bruscamente le coperte e saltandogli addosso, legando le mie braccia dietro al suo collo e le gambe attorno al suo bacino.
Per poco non cadde a terra!
«Buongiorno anche a te, Her!» esclamò lui tra una risata e l’altra mentre mi stringeva a sé.
«Non ci posso credere, sei davvero qui! Voglio dire… — tornai seria per un attimo — …tu sei davvero qui e io non sto sognando, vero?» chiesi.
«No sorellina, non stiamo sognando» rispose lui.
Lo strinsi forte ancora una volta per assicurarmi che fosse davvero lì, poi scesi e lo guardai per bene.
Era diventato molto più alto di quello che ricordavo e aveva qualche tatuaggio in più.
«Hai finito di farmi la radiografia?» domandò lui avendo notato che lo stavo squadrando dalla testa ai piedi.
«Quelli da dove vengono?» chiesi a mia volta alludendo ai tatuaggi, senza prestare attenzione alla sua domanda.
«Quali? Questi?» s’indicò il braccio sinistro.
Io annuii e incrociai le braccia al petto.
«Lunga storia» tagliò corto lui.
Scossi la testa ridendo. «Tu mi devi raccontare un sacco di cose, signorino!» dissi dandogli un leggero colpo sulla spalla. «Adesso però vai fuori che devo cambiarmi!» continuai indicando la porta.
Harry rise e fece come gli avevo detto.
Indossai velocemente le prime cose che trovai sulla sedia, ovvero short e canottiera, e corsi giù al piano di sotto, ma quando arrivai trovai altri quattro paia di occhi che mi fissavano.
Mi ero dimenticata che c’erano anche gli altri!
«Ehi, ragazzi!» dissi in imbarazzo grattandomi la nuca con la mano destra.
«Her!» esclamarono in coro. Sorrisero e vennero tutti a salutarmi.
Un po’ mi erano mancati anche loro.
«Ti abbiamo svegliato?» mi chiese Liam in tono dispiaciuto.
«Oh no, no! Mi ha svegliato quel cretino di mio fratello» dissi lanciando uno sguardo assassino verso la cucina nella quale sapevo lui si trovasse.
Louis scoppiò a ridere. «Stava progettando questa cosa da almeno un mese!» disse.
Io risi scuotendo la testa. «Tipico di Harry — commentai — A proposito, devo chiedergli una cosa. Scusatemi, torno subito!»
Camminai a passo svelto verso la cucina e appena entrai inchiodai Harry con lo sguardo.
«Perché cavolo non mi hai detto che c’erano anche gli altri!?» domandai incrociando le braccia al petto e riducendo gli occhi a due fessure.
«Non mi hai lasciato il tempo di parlare!» disse lui in sua discolpa.
«Neanche cinque minuti che già litigano!» sentii dire da mia madre, Anne, che scoppiò a ridere quando entrambi ci voltammo verso di lei.
Abbracciai Harry.
«Goditi quest’abbraccio perché è l’ultimo che avrai!» dissi al suo orecchio.
«Si torna ai vecchi tempi con i morsi e gli schiaffi, sorellina?» domandò lui sciogliendo l’abbraccio e sorridendo.
«Naturalmente, mister fossetta. Ma solo se mi porti con te nella casa di Londra» lo ricattai.
«L’avevo già messo in programma» commentò lui facendomi l’occhiolino.
Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia.
«Ora fai una cosa buona: vai ad intrattenere i ragazzi mentre io mi rendo più presentabile!» aggiunsi, dopodiché lasciai la cucina e tornai in camera mia.
Pettinai i lunghi e lisci capelli biondi per poi raccoglierli in una coda alta e misi un po’ di eye-liner sulle palpebre, facendo risaltare di più i miei occhi verdi.
Mi guardai allo specchio e decisi che l’abbigliamento poteva andare, così scesi nuovamente al piano di sotto, dove gli altri mi stavano aspettando.
Harry mi aveva lasciato un posto libero accanto a sé sul divano, che m’invitò ad occupare picchiettando la mano su esso.
«Hai fatto presto— commentò mio fratello — di solito ci metti gli anni!».
«Non sei simpatico» dissi brusca.
«Strano, molte ragazze dicono il contrario…!» ribatté lui.
«Perché loro non ti sopportano da sedici anni!» risposi facendogli l’occhiolino.
«Non sei simpatica» lui mi fece il verso.
«Strano, molti ragazzi dicono il contrario…!» dissi ridendo sotto i baffi.
«QUALI RAGAZZI!?» esclamò lui voltandosi di scatto verso di me.
Scoppiai a ridere.
«Oh beh, Jason, Alex, Michael, Finn, Austin, Jim, Ben…» iniziai a fare l’elenco contandoli con le dita.
«Okay basta! — m’interruppe lui — La mamma ti ha dato troppa libertà, ora sono tornato a casa io e gli unici ragazzi che tollero tu veda sono quelli che hai di fronte adesso!»
Mi voltai verso gli altri e mi accorsi che Louis e Zayn si stavano battendo il cinque.
Scoppiai a ridere di nuovo. «Sì papà!» lo presi in giro.
Vidi Niall ridere mentre ci guardava.
«Certo che, però, se non fosse per gli occhi e per il carattere, giurerei che non siete fratelli» commentò Niall guardandoci.
«Perché?» domandai non aspettandomi quell’affermazione.
«Perché tu sei bionda e liscia, e lui riccio e castano!» mi spiegò Niall.
«La bellezza però è una cosa di famiglia!» aggiunse Louis. 
Io e Harry ci guardammo un attimo per poi scoppiare a ridere.
«Oh, anche il sorriso è lo stesso. Ad eccezione delle fossette che ha solo Harry!» osservò Zayn.
«Bene, dopo questa analisi, proporrei una colazione al bar!» dissi io.
«Ed essere rincorsi da fan scatenate fino sotto, se non dentro casa? No grazie» commentò mio fratello.
«Dai!» lo pregai facendogli la faccia da cucciolo.
«Her, non farmi quella faccia» disse lui girandosi dall’altra parte.
Gli presi il viso tra le mani costringendolo a guardarmi e sporsi il labbro inferiore continuando a sbattere velocemente le ciglia.
«Oddio va bene! Ma tu smettila di farmi gli occhioni da cucciolo!» disse lui allontanandomi.
Sorrisi soddisfatta e gli diedi un bacio sulla guancia. «Grazie fratellone!»
Dopodiché ci alzammo dal divano e ci avviammo al bar vicino casa cercando il più possibile di passare inosservati.
_____________________________________________________________________________________

Ssssalve a tutti! Sì, sono ancora viva!
Non so da dove cominciare a chiedervi scusa per avervi fatto aspettare così tanto tempo prima di mettere questo benedetto capitolo.
È stato un periodo abbastanza intenso, ho avuto parecchio da fare soprattutto con la scuola. Però sono stata promossa con bei voti, quindi i miei sforzi sono serviti a qualcosa! :D
Beh, che dire di questo capitolo? Finalmente è tornato Harry ed Hermione è felice.
Vi ricordo che questi sono solo i primi capitoli, e che entreremo nel "vivo" della storia solo tra un po'.
Spero vi sia piaciuto, magari fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
Grazie per aver letto, un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

            
Qualche ora più tardi mi trovai a discutere con mio fratello riguardo la sistemazione dei ragazzi.
«E io dovrei lasciare la mia amatissima camera a qualcuno di quei pazzi scatenati!?» urlai puntando il dito contro il petto di Harry.
«Oh, avanti, Her! È solo per dormire, per il resto della giornata non te la toccheranno. — disse mio fratello — E poi non sono poi così scatenati» aggiunse.
«E io poi dove dormo?» domandai.
«Con me, ovviamente» rispose lui.
«Ma tu ti prendi sempre tutte le coperte!» protestai come una bambina.
«Her, è giugno. Le coperte non si usano.»
«TU non le usi!»
«Va bene, allora tu dormi sotto le coperte e io sopra» trovò un compromesso.
«Affare fatto.»
«Tanto alla fine tu occuperai tutto il letto e io mi sveglierò sul pavimento» commentò Harry.
«Eehh capita» dissi facendo spallucce.
Mio fratello mi fulminò con lo sguardo ma fece per andarsene ed io mi misi a ridere, poi, all’improvviso, venni colpita da qualcosa.
«Ma che…!?» esclamai voltandomi, per poi ricevere un altro colpo, che mi resi conto essere un cuscino tirato da mio fratello.
«Vuoi la guerra, Styles?» urlai prendendo un cuscino anch’io e salendo in piedi sul mio letto.
«Oh sì, Styles!» rispose salendo anche lui.
«Ma non vale, ci chiamiamo entrambi Styles» osservai.
«Preferisci essere chiama Tomlinson?» mi domandò lui facendomi l’occhiolino.
«Che cosa!?» strillai tirandogli una cuscinata più forte che potevo.
«Vedo come lo guardi!» continuò lui rispondendo al mio colpo, che, però, riuscii a parare.
«Non lo guardo in nessun modo!» cercai di sviare le sue accuse e gli tirai un’altra cuscinata.
«Ah no!? E quando ci ha detto che la bellezza è una cosa che abbiamo in comune non sei diventata rossa, no, vero?» continuò lui.
«Assolutamente no! E poi quello è un dato di fatto» mi vantai per scherzo.
«Ma sentila!» disse continuando a tirarmi cuscinate.
«Okay basta! Mi arrendo! Sono sfinita» dissi lasciandomi cadere a peso morto sul letto ormai completamente disfatto.
Harry si sedette accanto a me.
«Guarda che se ti piace quando avrai quarant’anni ti ci lascerò uscire insieme» disse lui serissimo.
Io lo guardai male e gli tirai una cuscinata.
«Meglio che porti le mie cose più preziose di là, prima che finiscano nelle mani sbagliate» dissi alzandomi senza considerare la sua affermazione e prendendo computer, cellulare, diario segreto (che cercai di nascondergli), il libro che stavo leggendo e il mio album di fotografie.
«Tutto qui?» domandò lui ironico.
«Taci, Styles» tagliai corto uscendo dalla camera e sentendo la risata di mio fratello come sottofondo.
Portai le mie cose in camera di Harry e scesi le scale per andare al piano di sotto, ma mi fermai sull’ultimo gradino e, senza farmi vedere dagli altri, rimasi qualche secondo a guardare Louis ridere, probabilmente a causa di una battuta di uno dei ragazzi.
«No ma Louis non mi piace!» mi fece il verso mio fratello passandomi di fianco e poi superandomi.
Presi un colpo perché non me lo aspettavo, poi lo seguii e gli tirai una pacca sulla schiena.
«Una parola e ti uccido» sussurrai al suo orecchio.
«Tranquilla, zuccherino» disse lui facendomi l’occhiolino per poi raggiungere i suoi compagni mentre io mi affrettai ad andare in cucina da mia madre.                                       
 

***

Dopo aver passato tutto il pomeriggio a chiacchierare e scherzare con i ragazzi decidemmo che mezzanotte era un buon orario per andare a letto, specialmente per loro, che si erano dovuti alzare presto e avevano viaggiato.
Andammo tutti al piano superiore ed io diedi un ultimo sguardo alla mia preziosa camera prima che venisse occupata da Louis e Niall, mentre Liam e Zayn andarono in quella degli ospiti.
Obbligai Harry ad aspettare fuori dalla porta una decina di minuti per avere il tempo di sistemarmi e cambiarmi, poi lo feci entrare.
«Ti ho vista nuda milioni di volte e tu ancora ti ostini a volere che io stia fuori mentre ti cambi» commentò Harry entrando e cambiandosi davanti a me senza problemi.
«I bagni da piccoli non contano» dissi facendo roteare gli occhi.
«Solo perché sono stato via sei mesi non vuol dire che io sia uno sconosciuto» aggiunse lui.
«Ogni tanto mi sembra di sì…» dissi sottovoce.
«Che cosa?»
«Ehi! Da quando hai quel tatuaggio sul braccio?» esclamai cambiando argomento.
«Quale, questo?» domandò indicando una piccola scritta.
«Esatto» dissi sedendomi sul letto. «Non capisco cosa sia!»
«Ti ricordi quando sono partito?» mi domandò sedendosi sul letto accanto a me.
«Sì.»
«Ti ricordi quando dopo tre mesi ti chiamai dicendoti che mi mancavi da morire? Quando ti chiesi di prendere il primo aereo per New York, e raggiungermi?» continuò.
«Non venni a causa della scuola, ricordo» risposi.
«Quel giorno uscii, andai al tatuatore e chiesi di scrivermi il tuo soprannome in ebraico. C’è scritto Her» mi spiegò.
Sentii gli occhi cominciare a bagnarsi.
«Oh, no, piccola…» sussurrò lui accorgendosi che stavo per piangere.
Quando mi abbracciò non resistetti.
«Sei la persona più dolce del mondo, Harry» dissi tra un singhiozzo e l’altro. «E anche se non ti sopporto per la maggior parte del tempo, devo ammettere che mi sei mancato da morire» aggiunsi stringendolo ancora di più.
«Mi sei mancata tanto anche tu, sorellina» disse lui.
Mi alzai per cercare un pacchetto di fazzoletti e asciugarmi le lacrime.
Quando mi voltai vidi mio fratello che mi guardava.
«Che c’è?» domandai.
«Indossi ancora la maglia che ti ho lasciato prima di partire?» chiese lui.
Guardai per un attimo la maglia lunga che portavo, poi spostai lo sguardo su Harry.
«Quando non la metto è perché è in lavatrice» risposi ridacchiando.
«La mamma mi ha detto che ogni tanto venivi a dormire qui. È vero?» domandò lui.
«Non credevo che se ne fosse accorta! — dissi — Comunque sì, è vero» ammisi.
«Come mai?»
«Perché stando qui mi sembrava che tu fossi ancora con me. Il tuo profumo è un ottimo calmante per le crisi di pianto» spiegai ridendo appena per l’ultima frase.
«Ma io non sono morto!» esclamò mio fratello.
Lo guardai male.
«Come rovinare un momento di dolcezza. Sei sempre il solito, Harry» dissi scuotendo la testa.
Lui scoppiò a ridere.
«Meglio che dormiamo se domani vuoi venire con noi a cominciare le riprese per il film» disse mio fratello sdraiandosi sulla sua metà di letto.
«Vuoi dire che potrò sputtanarti in diretta!? Favoloso» commentai occupando la mia parte e infilandomi sotto le coperte.
«Se parti così, ti lascio a casa» affermò lui.
«Vorrà dire che mi toccherà corrompere gli altri per portarmi ugualmente con voi» dissi girandomi verso di lui e sorridendo come una bambina.
Lui mi guardò male.
«Dormi» disse semplicemente, per poi voltarsi dall’altro lato.
Scossi la testa e chiusi gli occhi.
 

Erano le tre e un quarto e ancora non ero riuscita ad addormentarmi.
Mi girai e rigirai nel letto tante volte senza mai trovare la posizione più comoda per dormire.
Prima avevo caldo e mi scoprivo, poi avevo freddo e mi ricoprivo.
Mi muovevo in continuazione e mi chiesi come Harry facesse a non svegliarsi.
Mi girai verso di lui che dormiva beatamente.
«Harry?» mormorai senza ricevere alcuna risposta.
«Harry?» lo chiamai nuovamente toccandogli appena il braccio.
«Harry!!» continuai alzando di più il tono della voce.
Come risposta ricevetti un mormorio e poi girò la testa dall’altra parte.
«Hally non riesco a dormire» piagnucolai proprio come facevo da piccola, quando non riuscivo a dire la “r” e lo chiamavo così.
«Ripetilo» sentii sussurrare.
«Non riesco a dormire» ripetei.
«No, non quello.»
«Hally.»
«Esatto. — Harry si girò verso di me — Era tanto tempo che non mi chiamavi così» osservò, e, grazie al fatto che i miei occhi si erano abituati al buio già da un po’, riuscii a intravedere un suo sorriso.
Sorrisi a mia volta.
«Quindi non riesci a dormire?» mi domandò.
«Già.»
«Come mai?»
«Credi che se lo sapessi ti avrei svegliato?» domandai retorica per poi appoggiare la testa sul suo petto e sentirmi avvolgere dalle sue grandi braccia poco dopo.
«Ma come facevi quando non c’ero?» domandò ridacchiando.
«Venivo qui e parlavo col tuo cuscino» ammisi.
Harry scoppiò in una fragorosa risata. «È lui che mi ha consigliato di uscire con Austin» continuai. La risata di Harry s’interruppe immediatamente.
«Cuscino, sei una testa di cazzo» disse serio parlando col cuscino che aveva sotto la testa.
Questa volta fui io a scoppiare a ridere.
«Comunque credo di sapere perché non riesci a dormire» continuò quando riuscii a tornare seria.
«Ah sì? E qual è?» chiesi.
«Louis» rispose semplicemente.
«Lou…cosa!? Ma che c’entra Louis?» domandai stupefatta.
«Rivederlo ti ha scombussolato parecchio» affermò.
«Da quando tu sei un esperto in amore?» chiesi guardandolo con un sopracciglio sollevato.
«Hai appena ammesso che si tratta di amore, fregata» commentò lui.
Mi maledissi mentalmente mentre sprofondavo il viso nel suo petto mormorando qualcosa d’incomprensibile anche a me stessa.
«Allora? Da quant’è che va avanti questa storia?» continuò mio fratello.
«Non c’è nessuna storia» risposi fredda.
«Oh avanti, Her. Puoi tentare di mentire a chiunque, ma non a tuo fratello» disse Harry.
«Cinque mesi» risposi. «Un mese dopo che siete partiti mi sono resa conto che non era la sua simpatia a mancarmi, ma era lui» spiegai brevemente.
«Io l’avevo detto che c’era sotto qualcosa…!» commentò mio fratello.
«E smettila!» dissi dandogli un leggero pugno sul petto.
«Comunque Lou è un bravo ragazzo.»
«Oh lo so che lo è — dissi — Però ti prego, fai il bravo ragazzo anche tu e tieniti per te quello che ti ho detto» lo supplicai.
«Me ne ricorderò quando avrò bisogno di ricattarti» scherzò lui.
«Dai idiota, sono seria.»
«Stai tranquilla — mi rassicurò lui — Comunque non so se ti convenga tenerlo nascosto…!» aggiunse.
«Perché?» domandai non capendo la sua affermazione.
«Perché it’s gotta be you, only youuuu» cominciò a cantare.
«Harry? Ma che cavolo significa?» chiesi.
«Due più due quanto fa?»
«Harry» lo ripresi guardandolo male.
«Dai rispondi!»
«Quattro» dissi ovvia.
«E Louis più Gotta be you?» domandò ancora.
«Ma mi prendi per il culo?»
«Dai Her! Ragiona! Louis che canta Gotta be YOU— disse marcando l’ultima parola — Quel you, sei tu
Rielaborai mentalmente le parole di Harry ma, probabilmente per il sonno, o probabilmente per la mia scarsa perspicacia per questo genere di cose, continuai a non capire.
«Che ti ha detto Louis?» chiesi.
«Che due più due fa quattro» rispose lui più serio che mai.
Lo guardai malissimo.
«Harry, buonanotte e vaffanculo.»
Mi girai dall’altra parte sentendo la risatina di Harry e mi decisi ad addormentarmi, con le parole di mio fratello che ancora mi frullavano per la testa.
 ___________________________________________________________________________________________

Ciaaaaaao a tutti!
Eccomi di nuovo qui! Dato che vi ho fatto aspettare tanto tempo, mi sembrava giusto ricompensare la lunga attesa con un lungo capitolo!
Devo dire che mi sono divertita un sacco a scriverlo. Personalmente adoro i discorsi e le discussioni/liti di Hermione ed Harry. Mi piace scriverle :)
Natualmente spero siano di gradimento anche a voi!
Mi auguro davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e che abbia fatto commuovere e sorridere anche voi.
Che ne pensate? Magari potreste farmelo sapere attraverso una recensione! È bello leggere i vostri pensieri, e se anche fossero critiche, ben vengano, purché siano costruttive. Si può sempre migliorare, no? :)
Come al solito ringrazio la mia fedelissima Harriett_ che mi aiuta quando l'ispirazione viene a mancare.
Beh, fatemi sapere!
Al prossimo capitolo, un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

 
 «Credo di aver capito quello che volevi dirmi ieri sera» puntai un dito contro Harry quando ci ritrovammo da soli in cucina finita la colazione.
«Ce ne hai messo di tempo!» commentò lui.
«Gotta be you nel senso che devo essere io quella che vuole?» domandai.
«Only you» aggiunse lui.
«…Te l’ha detto lui?» chiesi titubante.
«No, ma due più…» cominciò a dire ma lo interruppi.
«Harry, smettila. Ho capito che due più due è l’unica cosa che sai di matematica, però adesso smettila di vantartene perché ci hai messo diciotto anni per capire il risultato» lo ammonii.
«Sei cattiva» disse sporgendo il labbro inferiore.
«Oh povero cucciolo!» esclamai per poi baciargli la guancia. «Comunque ti crederò quando mi dirai che te l’ha riferito lui o quando me lo dirà lui stesso» affermai.
«Vatti a preparare e apri gli occhi, che puoi arrivarci da sola» mi disse lui indicandomi la porta della cucina.
Feci roteare gli occhi e mi avviai al piano di sopra, diretta in camera mia.
Quando aprii la porta trovai Louis e Niall sul mio letto con il mio album di fotografie sulle ginocchia che ridevano indicando una foto ogni tanto.
«Ehi, voi due!!» esclamai entrando velocemente in camera e strappandogli di mano il mio album. «Questo dove l’avete preso? Non si tocca!!» continuai.
«Era sulla scrivania» si giustificò Niall ancora ridendo.
«Comunque devo ammettere che eravate davvero dolci tu ed Harry mentre facevate il bagnetto!» disse dopo un po’ Louis scoppiando a ridere nuovamente.
Li fulminai con lo sguardo e indicai la porta con un dito.
«Fuori di qui prima che il mio istinto omicida prevalga sul mio autocontrollo» dissi riducendo gli occhi a due fessure.
«Agli ordini capitano!» scherzò Louis facendo il segno del soldato con la mano.
Niall uscì per primo dalla stanza mentre continuai a fissare con sguardo truce Louis che non la smetteva di ridere.
«Dai che sto scherzando, piccola Styles» disse avvicinandosi a me per poi mettermi una mano su un fianco, stamparmi un bacio sulla guancia e uscire da camera mia.
Rimasi imbambolata per qualche minuto cercando di rielaborare i fatti appena accaduti e mi toccai la guancia sul punto in cui si erano posate le labbra di Louis, per assicurarmi di non averlo sognato.
Quando mi ripresi, mi sbrigai a prepararmi e scesi al piano di sotto, dove c’erano giù tutti lì ad aspettarmi.
Ci dirigemmo verso il loro furgoncino, ed io feci per andare dietro insieme agli altri mentre Louis era alla guida, come sempre, ma mio fratello mi bloccò, ordinandomi di prendere il suo posto, ovvero quello del passeggero.
Non appena mi sedetti, presi il telefono e andai nella casella dei messaggi.
“Ti odio” scrissi velocemente a mio fratello, nonostante fosse seduto dietro di me.
Dopo due minuti mi arrivò la sua risposta: “Vediamo se mi odierai ancora quando avrai l’anello al dito e mi chiamerai per scegliere l’abito bianco. xx”
Mi voltai indietro e incrociai lo sguardo di mio fratello che sorrideva divertito mentre io lo guardavo malissimo.
Mi rigirai in fretta e poggiai la testa contro al finestrino, guardando il panorama sfrecciarmi accanto.
«Dove stiamo andando?» domandai.
«A tifare Manchester Unite!» sentii urlare da Zayn dietro di me.
Mi voltai di scatto.
«Che cosa!? Manchester Unite? Ma non dovevate cominciare le riprese per il vostro film?» chiesi incredula.
«Di domenica pomeriggio? Scherzi, spero!» esclamò Niall.
«E perché non me lo avete detto?» domandai.
«Perché tu non saresti venuta e la mamma non ci avrebbe lasciato andare» spiego Harry.
«Io. Vi. Odio.»
«Ohh, lo sappiamo zuccherino, per questo ora sei con noi» disse Louis alla mia destra.
«Perché mi chiamate tutti zuccherino?» domandai alzando gli occhi al cielo.
«Perché magari ti addolcisci un po’ di più» rispose mio fratello per poi darmi un bacio sulla guancia.
Decisi di evitare di dare una risposta alla stupida affermazione di Harry e continuai a guardare fuori dal finestrino.
Dopo quasi due ore a causa del perenne traffico inglese arrivammo a Manchester.
«E con le fan come fate?» chiesi uscendo dalla macchina e sgranchendomi le gambe.
«Come al solito: un sorriso, un autografo e una foto e poi continuiamo per la nostra strada» rispose Liam.
«Oh, capisco — dissi io — E Danielle come sta?»
«Tutto bene! Quando andremo a Londra verrà anche lei» mi spiegò lui.
«Fantastico! Non vedo l’ora di rivederla» esclamai battendo velocemente le mani.
«Non vede l’ora neanche lei! Mi chiede spesso di te» disse Liam sorridendo.
«Ehi ragazzi, che ne dite?» sentii dire alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Harry che indossava cappellino, la sciarpa del Manchester Unite, e che aveva le mani chiuse a pugni sui fianchi e si atteggiava da super figo.
«Io metterei anche gli occhiali da sole, dato che ci sei!» dissi ironica.
«Giusto!» esclamò lui e poi prendere anche quelli e metterseli.
«Ma io scherzavo…» dissi quando vidi che li indossò veramente.
«Io no» mi rispose sorridendo.
«Ma fa sempre così anche con voi?» domandai a Louis che trovai inspiegabilmente al mio fianco.
«È il più piccolo del gruppo, lo lasciamo fare» disse lui facendomi l’occhiolino.
Vidi Niall arrivare dietro Harry e mettergli un braccio attorno alle spalle.
«Fratello, ho una domanda da farti. È una questione di vita o di morte — disse serissimo, e io cominciai quasi a preoccuparmi — Pop corn o noccioline?» domandò poi sorridendo.
«Pop corn, naturalmente!» gli rispose mio fratello.
Dopo un attimo di silenzio mi voltai verso Louis e dissi: «Ma lui non è il più piccolo del gruppo, come la mettiamo?».
«Lui è Irlandese, perciò lo lasciamo fare» mi rispose lui e poi scoppiammo a ridere entrambi.
Mi voltai un attimo verso Harry e lui mi fece l’occhiolino. Io lo guardai male e mimai con le labbra “smettila”.
Lui fece segno di chiudersi la bocca come se fosse una zip, poi tornò a ridere con Niall che intanto gli aveva posto un’altra questione: coca cola o aranciata?
 

***

«Goooaaaaal!» urlarono tutti i ragazzi e alzandosi in piedi sbraitando e agitando le braccia contemporaneamente.
Io presi un colpo. Se quel maledetto giocatore di cui non ricordo assolutamente il nome non avesse deciso di segnare un goal proprio in quel momento, probabilmente sarei anche riuscita ad addormentarmi!
«Forza Her! Festeggia con noi!» esclamò Harry alla mia destra.
«Dai alzati!» urlò Louis alla mia sinistra cercando di sovrastare le voci degli altri.
«Io non mi muovo da qui!» protestai incrociando le braccia al petto.
Harry e Louis si guardando per un istante poi si girarono verso di me e, prendendomi uno per un braccio e uno per l’altro, mi sollevarono.
«Cosa stavi dicendo, sorellina?» domandò Harry divertito.
«Che vi odio. Con tutto il mio cuore» risposi incenerendoli con lo sguardo.
Mi voltai a sinistra e mi accorsi di Niall e Zayn che erano occupati a manifestare la loro gioia scatenandosi in un ballo di coppia senza alcun senso e non potei far a meno di scoppiare a ridere.
«Ti prego, ricordami quanti anni hanno» dissi a Louis portandomi una mano sulla fronte.
Lui si girò prima verso loro due, poi verso di me.
«All’anagrafe dicono diciannove, ma credo ci sia stato un errore» rispose Louis ridendo divertito almeno quanto me.
Mi soffermai a guardare il suo sorriso e il modo in cui i suoi occhi brillavano e il suo viso assumeva un’espressione raggiante.
«Occhio a non sciuparmelo» sentii sussurrare al mio orecchio.
Sbattei velocemente gli occhi, mi voltai di scatto verso destra, e capii che la voce proveniva da mio fratello.
«Tranquilla, non si è accorto nessuno in tutto lo stadio che lo stavi mangiando con gli occhi» continuò Harry ironico.
«Non sei simpatico» lo rimproverai.
«Non mi sorprenderei se domani uscisse sui giornali un articolo con su scritto: un nuovo amore per Tomlinson!» continuò mio fratello.
«Io invece non mi sorprenderei se domani uscisse un articolo con su scritto: Harry Styles, l’idolo di tutte le teen-ager, è stato assassinato» risposi a tono.
«Non sei simpatica» ribatté.
«Ho preso dal migliore» dissi sorridendo e facendogli l’occhiolino per poi sedermi.
 
 
«È. Stato. Terribile» protestai chiudendo la portiera della macchina e scatenando una risata generale.
«Bugiarda! Ti ho vista ridere!» esclamò Niall.
«Non volevo dirtelo, ma stavo ridendo di te» dissi voltandomi verso i sedili posteriori.
Niall si zittì immediatamente mentre la macchina si riempiva della risata di Zayn.
«Guarda che ridevo anche di te. La vostra danza è stata la cosa più bella della giornata!» dissi ridendo al ricordo di quel momento.
Si zittì anche Zayn.
«Questa è cattiveria» protestò.
«Oh, no! Siete voi che siete fantastici quando ballate!» risposi.
«Dovresti essere onorata di aver visto Zayn Malik e Niall Horan ballare davanti a te!» mi rimproverò puntando il dito contro di me.
«Lo scrivo immediatamente su twitter!» dissi facendo la voce da fan esaltata.
Scoppiarono tutti a ridere e Louis finalmente mise in moto il motore.
«Adesso possiamo andare?» domandò.
«Assolutamente» risposi facendo il gesto di affrettarsi.
Sorrise scuotendo la testa e ci avviammo verso casa.
 __________________________________________________________________________________________

Ciaaaao bellezze!
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Che ne dite di questa giornata allo stadio? Come è successo nel capitolo prima, personalmente mi sono divertita da matti anche a scrivere questo!
Adoro far fare cose sciocche ai ragazzi. AHAHAHAH
E di Her e Lou che ne pensate? Ce li vedreste insieme oppure no?
Fatemi sapere la vostra opinione sul capitolo e sul resto magari attraverso una recensione! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)
Ah, altra cosa: dopo questo capitolo, purtroppo vi toccherà aspettare una settimana per avere quello successivo, perché avrò qui il mio ragazzo fino a domenica prossima! Il 23 luglio sarà un anno che stiamo insieme e abitiamo a 166 chilometri di distanza. In undici mesi ci siamo visti molto poco, quindi cerchiamo di sfruttare l'estate il più possibile, e quando sarà qui credo proprio che il computer non lo toccherò per niente.
Dovete perdonarmi! :P
Spero di vedere varie recensioni quando torno. Mi rendereste immensamente felice!
Bene, vi saluto.
Allora a lunedì prossimo!
Un bacio,
true. :)

p.s: come al solito, mia cara Harriett_, grazie. ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.


«Giù le mani dalla mia brioches!»
«Dove avete messo la lacca!?»
«Non trovo il gioco dei Pokemon!»
«Fate silenzio! Sto cercando di parlare al telefono con Danielle!»
«Qualcuno ha visto i miei pantaloni?»
Ecco com’era il mio risveglio tutte le volte in cui io e i ragazzi ci troviamo sotto lo stesso tetto.
Come d’abitudine ormai, ancora mezza addormentata, mi misi il cuscino sopra la testa sperando di sentire meno le loro voci, ma senza ottenere risultato.
Era un inferno. E dire che milioni di ragazze avrebbero fatto di tutto pur di vivere con loro!
Dopo dieci interminabili minuti, decisi di alzarmi e mi chiesi dove fosse finita mia madre e perché stesse permettendo loro di fare tutta quella confusione alle nove di mattina.
Scesi al piano di sotto e trovai il solito scenario: Niall in cucina, Zayn in bagno, Louis sul divano col Nintendo in mano, Liam in un angolo della sala al telefono, e mio fratello in boxer in giro per la stanza alla ricerca di un paio di pantaloni finiti chissà dove.
«Buongiorno anche a voi, ragazzi— dissi facendo un finto sorriso — Il miglior risveglio che potessi desiderare!»
«Quando vuoi, zuccherino!» mi rispose Harry venendomi incontro e stritolandomi in un abbraccio.
«Magari quando la smetterai di chiamarmi zuccherino! — protestai, per poi ricambiare l’abbraccio — Sapete che giorno è domani?» dissi ad alta voce per farmi sentire da tutti con un sorriso stampato sul volto.
«Ma certo! — disse Harry sorridendomi — È sabato!»
«E dobbiamo registrare tutto il giorno!» aggiunse Louis senza distogliere lo sguardo dal suo videogioco.
Guardai Harry confusa.
«Ah, la mamma è andata dalla zia; tornerà domenica. Ti ha affidato a me!» continuò mio fratello.
“Se il buongiorno si vede del mattino, allora questa sarà proprio una giornata terribile” pensai.
«Davvero non ti ricordi che giorno è domani?» chiesi un po’ delusa.
«Sabato, Her, te l’ho già detto!» rispose lui dandomi un bacio sulla fronte.
Lo allontanai da me e andai in cucina senza dire altro.
Lì trovai Niall che si stava gustando la sua colazione… e anche quella di Liam, probabilmente.
«Tu sai che giorno è domani, Niall?» chiesi speranzosa sedendomi al tavolo e prendendo una brioches.
«L’ultimo giorno del mese!» disse sorridendo.
Sgranai gli occhi. Finii in silenzio la mia colazione e cercai Zayn.
«Ehi! Zayn! Tu lo sai che giorno è domani?» domandai avvicinandomi alla porta del bagno.
«Ma certo che lo so! Esce DNA delle Little Mix!» esclamò entusiasta battendo le mani una contro l’altra e facendo un piccolo salto.
Feci roteare gli occhi e mi poggiai una mano sulla fronte.
Payne. Era la mia ultima speranza.
«Liam, Liam, ho bisogno di te — dissi correndogli incontro — Dimmi che giorno è domani.»
«Sabato 30 giugno 2012, ed io e Danielle facciamo un anno e sei mesi!» mi rispose tutto contento.
«Ci rinuncio» dissi sconfitta.
Me ne tornai su in camera e mi buttai sul letto di mio fratello a guardare il soffitto.
Davvero nessuno si ricordava che il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno?

***

«Her?» sentii una voce fuori dalla camera e qualcuno bussare, ma non ci feci caso.
«Her, stai bene?» continuò quella voce.
La porta si aprì.
«Ehi, Her. Scusa se sono entrato lo stesso, ma non mi rispondevi e temevo ti fosse successo qualcosa» disse la voce che identificai come quella di Louis.
Sentii il letto muoversi, segno che ci si era seduto.
«Sono quasi le sei ed è tutto il giorno che stai chiusa qua dentro. Non hai neanche pranzato. Hai fame?» mi domandò lui premuroso poggiandomi una mano sul braccio.
Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena nonostante fossimo in piena estate.
«Ti ha mandato Harry, non è vero? Digli pure che sto bene e non ho fame, grazie» risposi neutra continuando a dargli la schiena.
«No, non mi ha mandato tuo fratello. Vorrei che venissi giù anche tu» continuò.
«Ho sonno» risposi secca.
«Okay…» disse Louis in tono triste.
Sentii che si alzò e che chiuse la porta, così mi girai dall’altra parte.
Quando mi voltai, però, lo vidi ancora lì, in piedi, davanti al letto.
«Ma che..?» mormorai.
«Se non scendi tu allora resto qua io» disse tornando a sedersi sul letto.
Ci guardammo per qualche secondo poi lui si sdraiò tranquillamente accanto a me.
«Attento che Harry potrebbe ucciderti se ti vedesse» dissi girandomi verso di lui e ridacchiando.
«Pff, come se tuo fratello mi facesse paura!» esclamò lui in tono divertito.
Rimasi qualche minuto in silenzio a pensare.
«Perché sei qui?» gli domandai poi.
«Perché non volevo lasciarti sola, te l’ho detto» rispose.
«Ma così ti perdi le pazzie dei tuoi compagni» gli feci notare.
«Oh, con quelle ho a che fare tutti i giorni. Stare da solo con te, invece, capita un po’ più raramente» disse voltando il viso verso di me.
In quel momento sentii una sensazione strana allo stomaco che non capii se fosse per la fame o per il fatto che lui fosse a pochi centimetri da me.
«E perché vorresti stare solo con me?» domandai ingenua dopo aver cercato di far tornare il mio battito cardiaco alla velocità normale.
«Quanto fa due più due?»
«Oh, no, ti prego! Non ti ci mettere anche tu!» dissi ridendo e coprendomi il viso con le mani.
Louis scoppiò a ridere insieme a me. E se Harry avesse avuto ragione?
«La mia piccola Styles» disse continuando a sorridere e stringendomi in un abbraccio totalmente inaspettato, che mi lasciò a dir poco stupefatta e sbalordita.
Mi sentii stranamente allegra e non riuscivo a smettere di sorridere. Adoravo averlo così vicino ma allo stesso tempo temevo che sentisse quanto forte stesse battendo il mio cuore, così cercai di allontanarlo un pochino e di interrompere, seppur contro voglia, quel momento.
«Da quando in qua tutta questa dolcezza, Tomlinson?» chiesi cercando con tutte le mie forze di non arrossire.
«Dolcezza? Quale dolcezza?» domandò lui staccandosi immediatamente da me e spostandosi sul bordo del letto.
Scoppiai a ridere.
«Ora che sei tornata a sorridere, mi faresti il grandissimo favore di scendere da questo letto e venire giù con me? Altrimenti cominciano a pensare male, sai come sono fatti…!» disse Louis lasciandomi intendere.
«Che pensino male!» esclamai per poi spingerlo facendolo cadere dal letto. Risi nuovamente e lui si aggiunse.
«Ah la metti così, zuccherino?» domandò alzandosi e avvicinandosi pericolosamente a me.
Senza che neanche me ne accorgessi mi sollevò e si diresse verso la porta della camera, poi mi mise giù.
Avrei voluto restare tra le sue braccia per molto di più. Mi piaceva quel contatto; non eravamo mai stati così... vicini.
«Io non mi muovo da qui» protestai incrociando le braccia al petto.
«Devo fare tutto io!? E va bene!» si lamentò Louis prendendomi di nuovo in braccio e portandomi giù, per poi lasciami sul divano, sotto lo sguardo di tutti quanti.
«Che onore averla di nuovo tra di noi, miss Tomlin…Styles!» scherzò mio fratello.
Lo fulminai con lo sguardo.
«Posso sempre tornare su» dissi facendo per alzarmi, per poi essere bloccata da Louis.
«Io direi di no» disse quest’ultimo.
Mi arresi.
Liam uscì dalla cucina e quando mi vide esclamò: «Her! Finalmente sei scesa! C’è Danielle al telefono che vorrebbe parlare con te… vieni?»
«Subito!» dissi scattando in piedi.
«Liam preparati psicologicamente a rivedere il tuo telefono l’anno prossimo» sentii dire da mio fratello mentre entravo in cucina.
Seguirono le risate degli altri, poi la voce di Danielle, che mi era mancata. 
________________________________________________________________________________________________________

Ciaaaao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, come vi avevo detto, con un nuovo capitolo!
Sono un po' triste per la partenza del mio ragazzo, ma con questo capitolo spero di far ridere un pochino almeno voi! :)
Che ne dite dei ragazzi in questa versione diversa da quello che vediamo di solito? Non so voi, ma io, quando non hanno telecamere puntate addosso, me li immagino così.
Ah! Per quanto riguarda la "coppia" (lo metto tra virgolette perché al momento non è una vera e propria coppia e non vi dico se lo diventerà a meno!) Hermione-Louis, potete chiamarla Ler. :)
Beh, che dire? Come al solito spero tanto che vi sia piaciuto, magari fatemelo sapere attraverso una recensione! Ci tengo molto a conoscere i vostri pareri, e se avete qualche critica da fare, ben venga, purché sia costruttiva.
Non so se domani riuscirò a mettervi il sesto capitolo, ma se non ce la faccio lo avrete mercoledì, non preoccupatevi.
Aspetto le vostre recensioni! 
Un bacio,
true. :)


P.s: come al solito, grazie alla mia Harriett_ per l'aiuto e il sostegno ♥
Altro p.s: mi trovate anche su twitter! Sono xclosertoclouds :) se per caso volete che vi avverta lì quando posto, fatemelo sapere!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

 
«Sono le undici e ventotto del giorno del tuo compleanno e tu ti ostini a continuare a dormire!?» sentii dire da qualcuno alle mie spalle.
Chiunque fosse stato, si prese tutte le maledizioni che mi passavano per la testa per avermi svegliato, ma, nonostante tutto, continuai a tenere gli occhi chiusi.
Sentii che si sedeva sul letto e poi una mano grande mosse il braccio.
«Harry dai, smettila e lasciami dormire» farfugliai ancora addormentata dandogli una manata come se cercassi di spegnere la sveglia.
«Ma io non sono Harry!» sentii dire ancora.
«Non fa niente, buonanotte» risposi rannicchiandomi ancora di più.
«Ah non fa niente? Beh, vorrà dire che passerò al solletico» neanche il tempo di finire di rielaborare la frase, che sentii delle mani solleticarmi i fianchi.
Cominciai a ridere e dimenarmi e fui costretta ad aprire gli occhi.
Quel che vidi non appena lo feci, fu un viso angelico che mi guardava e sorrideva a solo pochi centimetri di distanza da me.
«L-Louis — farfugliai — I-io credevo fosse Harry, scusami» dissi spostandomi leggermente di lato.
Non ci stavo capendo niente. L’unica cosa che mi chiedevo, in quel momento, era se il mio cuore fosse stato in grado di reggere e continuare a battere.
«L’avevo capito — disse lui ridendo e spostandosi da sopra di me — Comunque credo tu abbia perso un pezzo della prima cosa che ti ho detto» mi fece notare.
Aggrottai le sopracciglia e piegai leggermente la testa di lato.
Cercai di ricordare le sue parole: “Sono le undici e ventotto del giorno del tuo compleanno e tu ti ostini a continuare a dormire?” mi ripetei la frase mentalmente un paio di volte per poi realizzare il tutto.
Aveva detto “compleanno”!
«Oh Louis, allora non te ne sei dimenticato!» esclamai felice gettandogli spontaneamente le braccia al collo, rendendomi conto solo dopo del gesto appena compiuto.
«No piccola Styles, nessuno di noi l’ha fatto. È stato difficile tenere il segreto vedendoti triste a causa delle nostre menzogne, ma dovevamo farlo, non potevamo rovinarti la sorpresa!» disse Louis, ed io strinsi l’abbraccio ancora di più.
Dopo poco interruppe l’abbraccio, si alzò in piedi e si voltò verso la porta per poi dire:«Venite pure ragazzi, è sveglissima!»
In un attimo mi ritrovai sommersa da quattro persone - un po’ troppo energiche per essere mattina - che mi abbracciavano, baciavano e urlavano nelle orecchie “Tanti auguri!”
«Sì, sì, siete molto dolci, ma vi ricordo che io mi sono appena svegliata, e se non vi dispiace…» lasciai intendere indicando la porta.
«Questa è camera mia e ci rimango quanto voglio!» protestò Harry.
«E noi siamo i suoi migliori amici, quindi facciamo quello che dice lui!» intervenne Liam.
Li guardai male tutti e cinque.
«Vi voglio bene anche io, ragazzi».

*** 

Fu la più bella giornata che trascorsi da quando Harry se ne era andato. Era tanto tempo che non mi divertivo così, e non avevo mai visto i ragazzi in quel modo.
Avevo sempre provato un certo distacco nei loro confronti perché li incolpavo della perenne assenza di mio fratello, ma mi sbagliavo.
Da quel momento in poi mi sarebbe toccato sentire la mancanza di ben cinque persone e non più solo una… anzi due.
Passammo tutto il pomeriggio a fare giochi stupidi e a scherzare e ridere insieme.
Cercammo anche di preparare da soli qualcosa per la cena… poi decidemmo che la pizzeria vicino casa si sentiva sola e quindi era meglio andare a prendere una pizza lì.
Dopo cena fu il momento della torta che per poco non mi arrivò addosso a causa della pessima destrezza di Zayn.
Per non parlare del fantastico fotografo Liam Payne che ci fece un meraviglioso set fotografico… senza togliere il copri obiettivo alla macchina fotografica.
E non dimentichiamoci di Niall che si esibì in una delle sue fantastiche danze irlandesi cadendo – con estrema grazia devo ammettere – a terra.
Oppure Louis, che, essendo il più grande, aveva l’onore di stappare una bottiglia di champagne per brindare e che fu così abile da far arrivare il tappo direttamente nelle “parti basse” di mio fratello che rimasse per mezz’ora a terra dolorante inscenando una lenta e drammatica morte.
Arrivai a fine serata che non sentivo più le guance e avevo un terribile mal di pancia per quanto avevo riso.
Ma, evidentemente, non era ancora finita lì.
Verso mezzanotte, quando ormai erano tutti sfiniti e stravaccati chi sul divano, chi per terra, chi sul tappeto, Louis mi chiese di prendere una boccata d’aria in veranda con lui.
«Hai visto che bella luna stasera?» mi chiese guardando a terra.
«Louis, stasera non c’è la luna» osservai, dopo aver guardato il cielo.
«Oh…già…hai ragione… — disse passandosi una mano tra i capelli — Emh, hai freddo?»
«Louis, è il 30 di giugno, non potrei avere freddo neanche se lo volessi» dissi ridacchiando appena.
«Giusto anche questo… Scommetto che ti è piaciuta la torta, vero?» chiese sorridendomi.
«Amh, sì… Louis, arriva al punto» tagliai corto. Ero imbarazzata e agitatissima e temevo che se ne accorgesse. Non sapevo perché lui si stesse comportando in quel modo e perché io mi sentissi così impaziente, come se stessi aspettando qualcosa che nemmeno io riuscivo a capire.
«Beh, mi ero preparato un discorso. Ti giuro! Aveva anche un senso logico, stranamente, ma me lo sono dimenticato. Normalmente non me li preparo per parlare alla gente, neanche durante le interviste, ma con te è diverso. Cioè no, non è che con te non riesco a parlare, è che… okay cancella quello che ho detto. Beh, tu mi fai sorridere. Cioè, anche i miei amici mi fanno sorridere, però… no, okay, cancella anche questo. Tu mi fai battere il cuore. No è una cazzata, il mio cuore batte da solo. Però tu lo fai battere più velocemente. Però detto così sta male. Cancella. In tour mi sei mancata. Cioè non mi sei mancata solo quando ero in tour, mi mancavi anche prima, cioè quando non ero qui, cioè niente, ricomincio. Quello che sto cercando di dirti da mezz’ora, è che mi sto innamorando di te. Cioè, lo sono già da un po’ solo che avevo paura di dirtelo. Cioè, non paura, mi vergognavo. No, neanche, è che non sapevo come dirtelo, e non lo so tutt’ora. Per questo mi ero preparato un discorso. L’hanno letto anche i ragazzi ed era davvero bello. Ma forse non era il momento giusto per tirare fuori anche i ragazzi. Perciò cancella.»
Credevo di stare per morire. Era così carino nella sua goffaggine che non potevo non sorridere al sentire le sue parole.
Non l’avevo mai visto così impacciato. Lui era quello con la battuta sempre pronta, allora perché adesso non trovava le parole per spiegarmi quello che provava?
«Louis…» richiamai la sua attenzione. Le mie gambe tremavano e non ero sicura di riuscire a reggermi in piedi ancora per molto.
«No, lasciami finire. Volevo dirti che mi piaci, anche se mi piace molto meno quello che sto dicendo, quindi cancella di nuovo» continuò lui.
Feci una risatina. Era davvero adorabile.
«Louis io…»
«Ti amo. — disse facendo un respiro profondo e poi voltando il viso verso di me — Ecco, così va bene. Sì, io ti amo, Her.»
Rimasi in silenzio per qualche istante a cercare di rielaborare le parole appena uscite dalla sua bocca.
«Sei mesi, tre settimane e quattro giorni» dissi semplicemente quando ritrovai la capacità di parlare.
«Che cosa?» mi chiese Louis con sguardo confuso.
Certamente non era la risposta che si aspettava.
«Sei mesi, tre settimane e quattro giorni — ripetei — Sei mesi, tre settimane e quattro giorni che sono innamorata di te» gli confessai. Mi sentii come liberata da un enorme peso che portavo addosso da ormai troppo tempo.
«E dire che pensavo di essere io quello che ci ha messo un sacco per fartelo sapere!»
«Non credevo che ricambiassi» gli spiegai abbassando lo sguardo.
«Non me lo sono dimenticato proprio tutto il discorso, sai? Mi ricordo molto bene la fine» disse Louis ignorando la mia stupida risposta.
Alzai lo sguardo.
«Ah sì? E come finiva?» domandai curiosa.
«Così» disse lui prendendomi il viso tra le mani e stampandomi un bacio sulle labbra che mi sembrò non finire mai.
Poi allontanò leggermente il suo viso dal mio. Ero imbambolata, paralizzata, bloccata, stupita, senza parole e soprattutto senza fiato.
«Mh, non male come finale, Tomlinson» sussurrai sorridendo quando il mio respiro tornò ad essere regolare e le mie corde vocali nuovamente in grado di emettere suoni, per poi riceve un altro bacio, questa volta più lungo.
Quasi spontaneamente, allacciai le braccia attorno al suo collo, mentre lui le portò dietro la mia schiena e mi strinse a sé.
Dopo una serie di altri meravigliosi baci mi staccai e mi presi qualche secondo per guardare i suoi bellissimi occhi prima di parlare.
«Ah, Louis?»
«Sì?»
«Ti amo anch’io» sussurrai.
Da dietro le mie spalle sentii un “oooohhhh” corale che mi fece voltare di scatto. Vidi i ragazzi affacciati alla finestra che ci guardavano come le madri guardano i figli il giorno del loro matrimonio.
«Niall, ho bisogno di una dose di dolcezza anch’io, abbracciami ti prego!» disse Liam per poi stringere forte l’amico e asciugandosi una lacrimuccia.
«Ohh, che carini!» esclamai. Erano tenerissimi.
«Noi lo siamo di più!» commentò Louis abbracciandomi da dietro.
«Sì okay, però adesso uno sta a Nord e l’altra a Sud. Ah, sia chiaro Her, tu continui a dormire con me» disse mio fratello interrompendo quel momento di dolcezza.
«Ecco il solito Harry» protestò Louis scuotendo la testa e ridendo.
«Guarda che tu dormi come un ghiro, non mi ci vuole niente ad alzarmi dal letto durante la notte» gli feci notare facendogli l’occhiolino.
Harry mi guardò in silenzio per qualche secondo.
«Io ti lego al letto, poi vediamo come fai!» disse incrociando le braccia al petto.
«Ti ricordo che hai il sonno profondo, se non si alza lei potrei sempre venire io, slegarla e portarla via con me!» si aggiunse Louis.
«Lego al letto anche te» lo fulminò Harry con lo sguardo.
«Oh se proprio insistete può anche dormire con me!» esclamò Zayn.
Tutti smisero di fiatare e ci girammo contemporaneamente verso di lui.
«…Credo che andrò in bagno» disse puntando l’indice dietro di sé per poi sparire in fretta e furia.
Quando sentimmo la porta chiudersi scoppiammo tutti a ridere.
«Ehi, Harry, di me ti puoi fidare! Se vuoi può dormire in camera con me» disse Liam con il suo solito tono dolce, ma mio fratello non ebbe pietà neanche con lui.
«Payne, va’ ad abbracciare Niall in cucina, suvvia— Harry fece segno di andarsene con la mano — Per quanto riguarda voi due… vi tengo d’occhio. E lei dorme con me!» concluse per poi andarsene anche lui, seguito dalle risate mie e di Louis.
Rimasi ancora qualche minuto tra le braccia di Louis. Non avevo nessuna voglia di separarmene, non in quel momento, non dopo così tanto tempo in cui avevo aspettato solo che accadesse.
Il mio corpo, però, decise per me. Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti, così salutai Louis con un altro bacio e andai in camera di Harry.
Ripensai alla giornata appena terminata per poi sprofondare in un tranquillo e rilassato sonno.
________________________________________________________________________________________________

Buongiorno a tutti!
Eccomi di nuovo qui. Scusate se non ho aggiornato ieri, ma era il compleanno del mio papà e tra festeggiamenti e altro non ho proprio avuto il tempo per farlo.
È strano che lo dica, ma questo capitolo mi piace davvero tanto. Mi è piaciuto scriverlo, e, personalmente, adoro Louis impacciato!
Finalmente lui ed Hermione si sono dichiarati! Immaginavate che sarebbe andata così o no? Che ne pensate di loro due insieme?
Vi dico già che il settimo capitolo sarà dedicato interamente a loro due, la coppia Ler.
Vi ringrazio tantissimo per le recensioni, anche se sono poche... mi piacerebbe molto conoscere il parere di qualcun'altra di voi "lettrici anonime".
Mi sarebbe anche molto utile per capire se sto andando bene o meno. Mi bastano anche due righe!
Beh, spero tanto che questo capitolo sia piaciuto anche a voi e spero di vedere qualche recensione in più. 
Fatemi sapere!
Se volete, mi trovate anche su twitter: sono @xclosertoclouds.
Un bacio,
true. :)

P.s: come al solito, ringrazio con tutto il mio cuore la mia migliore amica, che qui su EFP si chiama Harriett_ che mi aiuta e mi sostiene sempre. Ti adoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.

 
La mia sveglia quel giorno, stranamente, fu diversa dal solito.
Niente urla, niente rumori dal piano di sotto, niente odore di cibo bruciato.
Solo baci, baci e baci.
«Non ti smentisci mai, eh? Sono passate le undici» sentii la voce di Louis sussurrare al mio orecchio.
«Stai zitto e torna a baciarmi— protestai voltando il viso verso di lui — sulla bocca però, il mio collo e le mie guance ne hanno avuti già abbastanza!»
Vidi Louis sorridere e sdraiarsi accanto a me, per poi sollevarsi, poggiare il suo petto sul mio e gli avambracci ai lati del mio busto, riuscendo così a baciarmi meglio.
Era senza alcun dubbio il miglior risveglio di sempre.
Le farfalle nel mio stomaco non mi davano pace e quando mi baciava, mi sembrava sempre come la prima volta.
Lui non era il mio primo ragazzo, e nemmeno il mio primo bacio, ma quelli, senza ombra di dubbio, erano i migliori e i più veri che avessi mai ricevuto.
Un pensiero che mi passò per la mente, però, rovinò quel bellissimo vortice di emozioni.
«Un momento — mi allontanai di scatto da lui allarmata — Mio fratello dov’è?»
Louis scoppiò a ridere e io non capii il perché.
«Stai tranquilla, non è in casa. Non c’è nessuno a parte me e te. Lui e Zayn sono andati a giocare a calcio, mentre Niall e Liam da bravi bambini hanno accompagnato tua madre a fare la spesa — mi spiegò sorridendo — Ah, se ti stai chiedendo come abbia fatto a rimanere solo con te, la risposta è semplice: Harry non lo sa».
«Hai risposto a tutte le mie domande, ti ringrazio» ammisi sorridendo.
«Oh, figurati» rispose lui per poi tornare a baciarmi.
Dopo un po’ mi staccai e lo spinsi dalle spalle per fargli poggiare la schiena al letto e ribaltare la situazione.
«Sai, devo ammettere che sei il miglior baciatore di sempre» ammisi stampandogli un altro bacio all’angolo della bocca.
«Mh, su quanti?» mi domandò lui incuriosito.
«Sette, senza contare quelli del gioco della bottiglia e quelli dell’asilo» risposi ridacchiando.
«Tale e quale a tuo fratello! — disse Louis scuotendo la testa — Però io ti batto: dodici, senza contare le stesse cose, e devo ammettere che anche tu non sei male».
 «Quindi hai avuto dodici fidanzate?» domandai sgranando gli occhi. È vero che aveva tre anni in più di me, ma dodici mi sembravano comunque tante.
«Oh no, no! Ho avuto solo tre storie durature finora. Le altre sono state tutte di qualche settimana o massimo tre mesi» mi spiegò lui.
Mi sentii leggermente sollevata dalle sue parole.
«E io in quale rientro?» domandai.
«Beh, direi in nessuna delle due: in realtà io vorrei che tu fossi la mia prima e ultima storia seria» disse puntando i suoi occhioni azzurri nei miei verdi.
Rimasi colpita dalle sue parole e non riuscii a far altro che sorridere timidamente e dargli un bacio a stampo sulle labbra.
«E tu invece? Quanti ragazzi hai avuto?» mi domandò poi per cercare di farmi parlare di nuovo.
«Uno, il primo. Sono stata con lui un anno e poi mi ha lasciata per la mia migliore amica. Ci rimasi malissimo. Passai un periodo terribile, litigavo con Harry dalla mattina alla sera perché tutti i giorni mi vedeva in giro con un ragazzo diverso, ed ero in discoteca la maggior parte delle serate» riassunsi sdraiandomi a pancia in su.
«Perché ti sei comportata così?» chiese sollevandosi su un gomito per guardarmi meglio.
Sospirai.
«Perché mi aveva distrutta. Ero follemente innamorata di lui, e sembrava ricambiare, ma scoprii solo dopo che non aveva fatto altro che usarmi per arrivare alla migliore amica che avevo a quel tempo. Per questo ho iniziato a vedere i ragazzi in modo diverso e ho deciso di non fidarmi più di nessuno. E poi… beh, e poi sei arrivato tu» gli raccontai e sorrisi dopo l’ultima frase.
«Vuoi dirmi che senza neanche accorgermene sono riuscito a farti cambiare idea sui ragazzi?» domandò Louis apparentemente incredulo.
«Beh, proprio su tutti no. Su di te e gli altri quattro sì» specificai.
«E come ho fatto?» continuò lui.
«Non lo so. Ma non sei venuto qui col proposito di avermi. Sei semplicemente piombato nella mia vita e col tuo modo di essere mi hai fatto ricordare come ci si sentisse ad essere innamorati. Le farfalle nello stomaco, le notti insonni, i sogni ad occhi aperti, il desiderio di essere ricambiati, il collegare qualsiasi cosa a quella persona, il sorriso spontaneo al solo sentire il suo nome. E credimi, il tuo nome veniva ripetuto molto spesso» gli confessai.
«Ma perché proprio io?» mi domandò Louis senza smettere di sorridere.
«Perché tu eri diverso. E poi, nessuno mi ha mai guardata nel modo in cui fai tu. A dir la verità, credo che nessuno mi abbia mai guardata davvero» dissi alzando lo sguardo e incrociando il suo.
Non sapevo perché stessimo parlando di quelle cose, ma le conversazioni con Louis erano sempre piacevoli, e adoravo il fatto che con lui mi ascoltasse anche se stavo dicendo la cosa più stupida del mondo.
«E tu perché hai scelto me?» gli domandai poi, incuriosita.
«Perché tu hai visto in me il vero Louis e non solo Louis Tomlinson, la star internazionale componente della band One Direction» mi spiegò tranquillo.
«Mi stai dicendo che sei come due persone diverse?»
«Non esattamente. Sono sempre io, ma ti assicuro che è davvero difficile essere sempre se stessi davanti a tutte quelle telecamere che ti circondano. Per non parlare delle persone che si aspettano tantissimo da te e pretendono sempre che tu dia il massimo anche se è una giornata no. Quelle capitano a tutti, ma noi non possiamo permettercele. Per cui, un bel sorriso e si va avanti» disse Louis senza incrociare il mio sguardo.
Facevo un po’ fatica a capire il suo ragionamento poiché io non ci ero passata in prima persona, ma subivo la fama di mio fratello.
«Con me però sei sempre lo stesso» gli feci notare.
«Sì, ma perché tu… tu sei tu. Sei una delle poche persone che riesce a farmi sentire a casa. Quando sto con te riesco a ritrovare il Louis dei tempi prima di X-Factor. Mi ero dimenticato come ci si sentisse ad essere liberi di fare qualsiasi cosa senza il timore di essere giudicati. E con te so che è così.»
Rimasi in silenzio qualche istante a cercare di capire.
Louis mi aveva sempre detto di essere entusiasta del suo lavoro nonostante fosse faticoso.
Non mi ero mai resa conto che lui si sentisse come… in gabbia.
«Se non capisci è normale — continuò, non vedendomi proferire parola — Non preoccuparti. Comunque temo che ben presto toccherà anche a te. Sei la sorella di Harry Styles e ora… anche la ragazza di Louis Tomlinson!» disse con fare teatrale.
Ridacchiai appena e scossi la testa.
«In che guaio mi sono cacciata?» domandai retorica poggiandomi una mano sulla fronte.
Louis scoppiò a ridere, ed io lo osservai mentre i suoi muscoli si distendevano e abbandonava l’espressione corrucciata di poco prima.
«Comunque, anche mia madre spesso subisce le conseguenze della fama. — Spiegai a Louis — Ogni tanto mi racconta che si vergogna di andare al supermercato perché molte la riconoscono ma lei non sa chi sia nessuna delle persone che magari si fermano a parlarle. In realtà, a volte succede anche a me. Per strada, su twitter… non entro su facebook da parecchio, ormai, perché tutte le volte mi ritrovo con una marea di messaggi, richieste d’amicizia, notifiche. Ricevo complimenti, ragazze che mi dicono “Beata te!”, altre che mi odiano senza neppure conoscermi, o ricevo insulti perché io ho la fortuna di conoscervi e loro no. È assurdo. Ieri hanno perfino fatto un trend su twitter per il mio compleanno!» emisi una risatina più isterica che divertita.
«C’è qualcuno che t’insulta?» mi domandò stupito Louis.
Annuii. «Ma non ti preoccupare, so cavarmela benissimo. Le uniche persone che mi trattano allo stesso modo anche dopo il vostro successo sono i professori».
«In che senso?»
«Beh, loro continuano a interrogarmi e darmi i voti che merito, ad esempio. Non mi privilegiano o altro, e questo lo apprezzo. Le mie compagne, invece, sono diventate insopportabili. Non che prima le sopportassi, eh, ma ora sono ancora peggio. Vedo falsità in ogni ragazza che mi si avvicina. Tutto quello che fanno, ogni gesto, parola, o dimostrazione d’affetto, so che è per un unico scopo: essere mie amiche in modo da arrivare ad Harry. Me ne sono accorta dopo la quarta ragazza che ho invitato qui a casa e che ha passato tutto il tempo appiccicata a mio fratello e non mi ha considerata un minuto».
Louis rise, come se avessi detto la cosa più buffa del mondo.
«Guarda che non è divertente» lo rimproverai.
«No, ma la tua espressione sì» ribatté lui.
Gli tirai un cuscino addosso. «E smettila!»
Ad un certo punto sentii le chiavi girarsi nella serratura della porta d’ingresso e il panico m’invase.
Smisi di ridere e poggiai un dito sulla bocca di Louis per farlo tacere.
Sentii la serratura scattare e capii di non essermelo solo immaginato quando, dopo essermi voltata, trovai lui a guardami con gli occhi spalancati.
«Merda» imprecai, alzandomi immediatamente dal letto.
«No, Her! Stai qui e cambiati velocemente, io corro in camera mia… o meglio tua… faccio lo stesso poi scendo e cerco di fare qualcosa per distrarli in modo che tu abbia più tempo. Sbrigati» mi ordinò lui.
Annuii con veemenza e mi catapultai alla scrivania dove sapevo di aver lasciato i vestiti del giorno precedente, mentre Louis uscì dalla camera.
Mi vestii in fretta, mentre dal piano di sotto si sentivano le voci di mio fratello e Zayn che chiacchieravano e ridevano.
Subito dopo si aggiunse anche quella di Louis, e tirai un enorme sospiro di sollievo.
Aspettai ancora qualche istante, poi scesi anch’io sperando di non destare sospetti e che Harry non facesse domande.
“Dovremo sempre continuare così?”
_______________________________________________________________________________________________


Ciao a tutte!
Scusatemi se non ho postato ieri, ma ho avuto da fare e in più questo capitolo era ancora da finire.
Come vi avevo anticipato, è interamente dedicato a Ler!
Che ne dite? Io personalmente li adoro insieme. Però voglio sapere anche il vostro parere!
Sono stata molto contenta delle recensioni del capitolo sei, che sono state ben 7! Mi piacerebbe molto arrivare a 10... chiedo troppo?
Comunque, il capitolo è già abbastanza lungo di suo, quindi evito di fare uno spazio autrice chilometrico!
Aspetto con ansia le vostre recensioni, fatemi sapere che ne pensate!
Siete meravigliose,
un bacio,
true. :)

P.s: grazie come sempre alla mia Harriett_. Senza di lei questa storia non andrebbe avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.

 
Il giorno del trasloco finalmente arrivò e quella mattina fu Harry a svegliarmi.
Mentre ero ancora nel dormiveglia e speravo di ricadere nel sonno, sentii un dito picchiettarmi ripetutamente il braccio.
All’inizio non ci diedi tanto peso, ma quando mi resi conto che non aveva nessuna intenzione di smetterla mi girai dalla sua parte senza aprire gli occhi e con la mano cercai la sua faccia, anche per assicurarmi che fosse davvero mio fratello per evitare di fare lo stesso errore dell’altra volta con Louis, e iniziai a fare la stessa cosa, ma sulle sue fossette.
Lo sentii ridacchiare e sforzandomi aprii gli occhi uno alla volta.
«Se avessi le fossette anche tu sarebbe stato più divertente» disse prendendomi la guancia tra due dita e pizzicandomela.
Feci la finta offesa. «È inutile che continui a rinfacciarmi che tu le hai ed io no!» protestai.
«Oh povera cucciola!» disse lui facendo il faccino dolce.
«Sei odioso già di prima mattina, fratello-con-le-fossette.»
«Eh lo so che avresti preferito che fosse stato Louis a svegliarti, sorella-senza-fossette-che-sta-col-mio-migliore-amico… Magari dopo aver dormito nel tuo stesso letto!» disse lui dandomi una leggera gomitata e io, chissà per quale motivo, sentii le mie guance arrossarsi appena.
«Ma… Harry! Stiamo insieme solo da una settimana, non siamo ancora arrivati a quel punto!» ribattei imbarazzata spingendo Harry più lontano da me.
Lui scoppiò a ridere poi si alzò dal letto.
«Dai sorellina, alzati e comincia a fare la valigia che tra qualche ora si parte!» esclamò eccitato saltellando e battendo velocemente le mani.
Sorrisi e scossi la testa. Lui si avvicinò a me, mi stampò un veloce bacio sulla guancia e sparì oltre la porta della camera.

***

«Ragazzi avete preso tutto? Her, la crema depilatoria? Non dimenticarti gli assorbenti. L’intimo ce l’hai? Ricordati di mettere la crema solare se un giorno decidete di andare in piscina, lo sai che con la tua pelle delicata ti bruci subito» mi raccomandò mia madre quando ormai eravamo tutti sulla soglia di casa mentre Liam e Louis caricavano la macchina.
Mi mise leggermente in imbarazzo con tutte quelle domande, ma mi scappò una risatina per via della sua faccia. Sembrava davvero preoccupata.
«Mamma stai tranquilla! — esclamai abbracciandola forte — Non stiamo andando in guerra e ce la caveremo benissimo, vedrai. E sì, ho preso tutto! Verrò a trovarti spesso, te lo prometto» continuai dandole poi un forte bacio sulla guancia.
«Sì, ma il giorno prima ho la casa piena e il giorno dopo mi ritrovo completamente sola. Posso dire che mi mancherete?» continuò lei tirando appena su col naso. Vidi i suoi occhi diventare lucidi.
«Ma hai Dusty, mamma!» continuai, venendo il gatto nero e bianco strisciarmi tra le gambe. Lo sollevai e lo porsi a lei.
«Oh certo…» mormorò prendendo il gatto tra le sue braccia e accarezzandolo.
«Dai mamma, ti chiameremo tutte le sere per darti la buonanotte» intervenne Harry avvicinandosi a noi, avendo evidentemente ascoltato la conversazione.
«Tu — disse mia madre puntando l’indice contro mio fratello — Fai il bravo e prenditi cura di tua sorella. Ah! A proposito: non uscite tutte le sere, non ubriacarti e non farla ubriacare, tienila d’occhio e stai attento anche tu, falla andare a letto presto quando a settembre comincerà il college e anche tu non fare troppo tardi. Non combinate guai, e fate in modo che se proprio dovete apparire sul giornale, almeno siano notizie positive. Ah, un’ultima cosa…» mia madre si avvicinò di più ad Harry mentre io cercavo con tutte le mie forze di trattenere le risate. «…Hai con te una scatola di preservativi nel caso…»
«MAMMA!» la sgridò Harry mentre io scoppiai in una fragorosa risata.
«Beh, scusa! Non si sa mai!» disse lei per giustificarsi.
«Sei la solita — disse mio fratello addolcendosi e dandole un bacio sulla fronte — Stai tranquilla. Ora dobbiamo andare» continuò per poi accarezzare il gatto.
Quando smisi di ridere diedi un altro forte bacio sulla guancia di mia madre e la salutai.
«Ciao mamma! Ti vogliamo bene!» dissi anche a nome di Harry.
«Ciao Anne!» salutarono gli altri ragazzi che già erano fuori dalla porta.
«Ciao ragazzi! Fatevi sentire, mi raccomando! Vi voglio bene anch’io» la vidi che si asciugò un’ultima lacrima poi chiuse la porta ed io mi voltai verso gli altri.
«Allora! Andiamo?» domandò Niall euforico.
«Pronti!» esclamammo noi altri in coro per poi salire velocemente nel furgoncino, lo stesso che avevamo usato anche per andare a Manchester.
Come al solito, Louis era alla guida, e io ero seduta al posto del passeggero accanto a lui.
Diedi un ultimo sguardo alla casa e a mia madre che ci guardava e salutava dalla finestra. Non capivo perché la facesse così tragica, infondo non saremmo stati via per sempre!
Le mandai un bacio con la mano, poi Louis mise in moto e partimmo per quell’avventura.

***

«Danielle!» urlai correndole incontro appena scesi dalla macchina.
Lei era davanti alla soglia di casa che ci aspettava.
«Her!» esclamò non appena mi vide.
Arrestai la mia corsa per stringerla in un abbraccio fortissimo.
Erano mesi che non ci vedevamo e mi era mancata parecchio.
Nonostante fosse più grande di me di alcuni anni, eravamo diventate grandi amiche.
Era un po’ come una sorella maggiore per me. Una figura di riferimento quando mia madre non c’era.
«Come stai? Oddio, ma è mai possibile che ogni volta che ti vedo diventi sempre più grande e più bella?» mi disse allontanandosi il giusto per squadrarmi dalla testa ai piedi.
«Sto benissimo! E tu? Oh, penso la stessa cosa di te!» risposi sorridendole sincera.
«Benissimo anch’io. Mh, ma io sono vecchietta ormai… non cresco più!» disse facendo spallucce.
«Ma smettila!» le diedi un pugno leggero sul braccio.
«Ehm, ehm» sentii qualcuno alle mie spalle tossire per attirare la nostra attenzione.
Era Liam che, naturalmente, reclamava la sua ragazza.
«Perdonami Liam, tutta tua!» esclamai facendomi da parte e lasciando che loro due si salutassero.
Dopodiché toccò a tutti gli altri ragazzi.
Mi accorsi che avevano già scaricato tutto quanto, e quando entrai in casa, facendomi spazio tra bagagli e scatoloni, mi sorpresi di quanto fosse bella e grande.
Mi trovai nella sala, una stanza ampia e luminosa dalle pareti gialle e con molte finestre. Al centro c’erano due divani, uno con la penisola, disposti orizzontalmente di fronte ad un televisore enorme.
A sinistra, con solo un arco che la divideva dalla sala, la cucina. Anch’essa grande, ma con le pareti arancioni.
Proseguii la mia esplorazione senza preoccuparmi degli altri e salii le scale che vidi alla fine della sala.
Portavano a un altro piano. C’era un lungo corridoio con porte a destra e sinistra. Ne contai sei. Per curiosità, ne aprii due: una era una camera da letto enorme con le pareti color carta da zucchero e un letto singolo al centro, dotata di scrivania, libreria, armadio gigante, cassettiera e quant’altro, ma era ancora tutto da riempire. Mi affacciai alla finestra che mi accorsi dare su un cortile interno. “Anche il cortile?” pensai.
L’altra porta era quella del bagno, anch’esso grande.
Alla fine del corridoio, un’altra scala.
“Ancora?”
Salii e di fronte a me uno spazio più ampio di quello del secondo piano dove c’era un altro divano e un’altra televisione, come se fosse una piccola sala, e poi, altre cinque stanze.
I ragazzi ce ne avevano messo d’impegno per ideare tutta quella struttura e doveva essere costata un bel po’. Non avevano decisamente badato a spese!
Ero ammaliata dallo splendore di quella casa e sapevo che vivere lì dentro con tutti loro sarebbe stato fantastico… o un fantastico suicidio, dipende dai punti di vista.
Mi guardai ancora un attimo in giro poi cercai di ricordare dove fossero le scale e a fatica riuscii a tornare al piano terra dove trovai tutti gli altri ad aspettarmi.
“Sono sicura che mi perderò.” 
________________________________________________________________________________________________

Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui. Ho deciso che posterò a giorni alternati, uno sì e uno no, perché se vi metto un capitolo al giorno va a finire che non riesco a stare di pari passo, dato che mi è abbastanza difficile scriverne uno in una sola giornata. Ho bisogno di rileggerlo e controllarlo più volte, ed è un passaggio delicato che non voglio fare di fretta.
Dunque! È passata una settimana, e il giorno del trasloco è arrivato. Non l'ho detto esplicitamente, ma spero che si capisca dal fatto che Hermione dice di stare con Louis soltanto da una settimana, appunto.
E poi c'è un nuovo personaggio: Danielle! Vi ricordo che la storia è ambientata nel 2012, quando lei stava ancora con Liam.
Questo è un capitolo un po' di passaggio, di cui non sono granché soddisfatta, ma non importa, spero comunque che a voi piaccia. Mi serviva per "spostare" la scena a Londra, dove staranno per parecchio tempo!
Che ve ne pare? Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, quindi vi chiederei di lasciarmi una recensione. Anche corta, giusto per farmi capire se sto andando bene o meno e se vi piace oppure no.
Mi piacerebbe tanto raggiungere almeno le 10 recensioni
Bene, questo spazio autrice è anche fin troppo lungo, perdonatemi.
Fatemi sapere che ne dite!
Al prossimo capitolo,
un bacio,
true. :)

P.s: come al solito grazie alla mia Harriett_ ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.

 
Era già la metà di luglio e ci trovavamo in quella casa da una settimana, ormai.
Come avevo previsto, riuscii a perdermi qualche volta e mi capitò anche di entrare in camere che non erano la mia.
Alla fine a me assegnarono quella blu, la prima che avevo visto e di cui mi ero subito innamorata. Era come se sulla porta ci fosse stato scritto il mio nome sin dal principio.
Harry prese la camera accanto alla mia per tenermi d’occhio e accertarsi che io non sgattaiolassi fuori per andare da Louis, che era in quella di fronte, e vicino a lui c’era Niall.
Sul nostro piano c’erano quattro camere da letto e ben due bagni, uno riservato solamente a me, mentre a quello superiore, dove preferirono andare Zayn, Liam e Danielle, c’erano tre camere e un bagno.
Loro due dormivano insieme. Erano gli unici ad avere il letto matrimoniale.
La mattina del quindici luglio mi svegliai in modo del tutto naturale, il che non accadeva da un po’ di tempo.
Niente sveglia che suona, niente schiamazzi, niente baci di Louis, niente cuscinate da parte di Harry.
Niente di niente. Solo silenzio.
Mi stropicciai gli occhi e quando guardai l’orologio mi meravigliai di aver dormito fino alle dieci senza essere disturbata.
“Che diavolo sta succedendo qua dentro?” pensai mentre mi alzavo dal letto.
Aprii la porta di camera mia: ancora nessun rumore.
Scesi piano le scale, attenta a non inciampare, poiché ero ancora mezza addormentata e il mio equilibrio scarseggiava.
«Harry? Harry!? C’è nessuno?» continuai a chiamare mio fratello ma non udii alcuna risposta.
Quando arrivai in cucina trovai un foglio attaccato con una calamita al frigorifero.

“Per Her.
Buongiorno dolcezza! Sicuramente quando tu ti sveglierai noi non ci saremo, per cui ti scrivo questo biglietto. Ieri sera quando tu già dormivi abbiamo ricevuto la telefonata di Paul che ci ricordava di essere in sala di registrazione oggi alle nove. Ce n’eravamo completamente dimenticati!
Ti ho comprato una brioche al cioccolato, la tua preferita.
Torneremo per l’ora di pranzo e saremo molto affamati, ti avverto!
Ci vediamo dopo!
Tuo,
Louis.”


Così diceva il biglietto.
Sorrisi spontaneamente per via dell’immensa dolcezza di quel ragazzo e non potei fare a meno di pensare a quanto fossi fortunata ad averlo tutto per me.
«Grazie Louis» sussurrai, anche se sapevo che non poteva sentirmi.
Riattaccai il foglio al frigorifero e sbirciai dentro un sacchetto bianco poggiato sul tavolo, dove trovai la brioche che mi aveva preso Louis.
“Strano che Niall non l’abbia già finita” pensai.
Mi sedetti a tavola e sentii un rumore alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e sussultai vedendo la figura ancora assonnata di Danielle che era appena entrata in cucina.
«Danielle! Mi hai spaventata» dissi ansimando e con una mano poggiata sul petto, come per sentire se il mio cuore battesse ancora o no.
«Oh, Her, mi dispiace» disse assumendo un’espressione triste.
Scossi la testa. «Non ti preoccupare! — feci un attimo di pausa e lei si sedette di fronte a me — Stamattina siamo sole, i ragazzi sono in sala di registrazione» spiegai mentre addentavo la mia buonissima brioche.
Lei annuii semplicemente poi si alzò di nuovo e cercò qualcosa da mangiare nei mobili della cucina.
Mi sembrava strana, di solito non era così. Magari non stava bene.
Prese una merendina, la addentò e cominciò a masticarla.
Dopo poco il suo viso assunse un’espressione disgustata, e con uno scatto aprì la pattumiera per poi sputare quello che aveva in bocca.
«Oddio che schifo» biascicò, e aprì il rubinetto bevendo un’abbondante quantità d’acqua.
La guardai seriamente preoccupata.
«Danielle, stai bene?» domandai corrugando le sopracciglia.
Quella merendina la mangiava ogni tanto e fino a quella mattina non le aveva mai dato nessun problema.
«Sì, sto benissimo, ma questa cosa è veramente terribile. Sa di… non lo so neanche io, fa schifo e basta! Magari è scaduta» disse lei buttando nel pattume ciò che teneva in mano e asciugandosi la bocca con il palmo della mano.
«Danielle non può essere scaduta, quelle merendine le abbiamo prese la settimana scorsa… — dissi preoccupandomi sempre di più — Dani se hai qualcosa che non va devi dirmelo» il mio tono divenne serio e fermo.
Mi guardò negli occhi per qualche istante senza dire niente, poi, a un certo punto, spalancò gli occhi e mi sembrò improvvisamente allarmata.
«Merda…» sussurrò.
«Danielle che diavolo sta succedendo!?» chiesi esasperata alzandomi in piedi.
«Her io…» cominciò, ma la sua voce si spezzò e non riuscì a proseguire.
«…Sì?» la incitai.
«Ho un ritardo. Di una settimana e tre giorni» disse tutto d’un fiato.
Sentii il mio stomaco stringersi in una morsa di preoccupazione che m’invase totalmente facendomi rabbrividire nonostante facesse terribilmente caldo.
“Non può star parlando di quel ritardo.”
«Non… Non dirmi che…» deglutii a fatica.
«Non lo so. Io… Io credo di no, cioè, è impossibile, voglio dire noi non…» cominciò a parlare a vanvera ma io la bloccai.
Le andai vicino e la feci sedere sulla sedia.
«Ora calmati, Danielle, agitarsi non servirà a nulla» le dissi accarezzandole dolcemente i capelli ricci.
«H-Hai ragione» commentò lei tirando su col naso.
Stetti in silenzio per qualche minuto aspettando che lei si calmasse e intanto pensai a cosa avrei potuto fare.
«Vado in farmacia a comprare un test» affermai decisa e mi voltai per uscire dalla cucina, ma lei mi bloccò per il braccio.
«Vengo con te.»
Annuii, ci preparammo e uscimmo.
Comprammo tre test di gravidanza, in modo da poter essere più sicure e poi tornammo a casa.
«Non voglio farli adesso e non voglio che Liam lo sappia» disse buttandosi sul divano.
Andai in camera mia e nascosi i tre test in un cassetto, sotto la mia biancheria, dove sapevo che nessuno ci avrebbe messo le mani.
Tornai giù e mi lasciai cadere a peso morto accanto a lei.
«Non c’è fretta, e terrò la bocca chiusa, tranquilla» la rassicurai.
In quel momento mi sentii io la più grande delle due. Generalmente era lei a fare così con me, mentre in quel momento si trovava in una situazione nuova, completamente sconosciuta a entrambe, in realtà, che la terrorizzava e aveva bisogno di sostegno.
Mi raccontò di aver sempre voluto dei bambini e non era tanto quello che la faceva stare così in ansia.
La sua paura era che ciò potesse incidere sulla carriera di Liam e su lui stesso.
Danielle temeva che lui non si sentisse pronto, essendo più giovane di lei.
In ogni caso, si stava facendo un’immensità di problemi ancor prima di sapere se fosse incinta o meno.
Cercai di distrarla mettendo su un film e poi, verso l’una, cominciammo a cucinare il pranzo in modo da far trovare pronto ai ragazzi quando sarebbero tornati.
Alle due meno dieci il campanello suonò.
Danielle stava meglio e sembrava del suo solito umore, così, mentre io finivo di apparecchiare la tavola, andò lei ad aprire.
In un istante la casa, prima silenziosa, si riempì di voci, risate e altri rumori.
Louis corse in cucina da me.
Mi abbracciò forte e mi fece fare un girò a mezz’aria sollevandomi da terra.
Lo salutai con un intenso bacio. Mi erano mancate quelle labbra.
Poco dopo tutti i posti a tavola furono occupati, io servii il pranzo e cominciammo a mangiare, mentre a turno loro raccontavano cos’avevano fatto quella mattina.

***

«Her, i ragazzi dormono?» mi sussurrò Danielle dalla porta del bagno mentre io controllavo in ogni stanza che gli altri dormissero.
«Sì!» risposi, e andai in camera mia senza fare rumore per prendere i test, poi tornai da lei.
Era passata la mezzanotte e Danielle aveva deciso di fare voler scoprire la verità.
Passammo tutto il pomeriggio con i ragazzi che ci portarono fuori a fare un giro, ma non ci fu un momento in cui non lessi ansia nei suoi occhi.
Doveva toglierselo davanti il prima possibile ma non voleva farlo quando gli altri erano ancora svegli.
Camminai velocemente in punta di piedi, e le passai i tre test, rimanendo fuori dalla porta del bagno.
Cominciò a venire l’ansia anche a me e mi sembrava che ci stesse mettendo un’eternità.
«Danielle ci sei?» sussurrai.
«Sì! Ho fatto!» sentii dire da dentro.
Poco dopo la porta si aprì ed io entrai.
«Tieni. Guardali tu» disse porgendomi i tre test.
«Cosa? Io?» scossi con forza la testa.
«Sì, tu. Ti prego Her fallo per me. Guardali tu» m’implorò. Il suo sguardo era preoccupato e la voce le tremava quando parlava.
Mi afferrò una mano con la sua e ci poggiò sopra i test. Non mi opposi e aspettai che i cinque minuti – come indicato dalla confezione – passassero.
Danielle guardò prima l’orologio, poi me, e fece cenno di sì con la testa.
Abbassai lo sguardo sui test tra le mie mani.
«Allora?» domandò preoccupata.
Deglutii rumorosamente e alzai lo sguardo.
Non risposi.   
_________________________________________________________________________________________

Taaaadaaan!
Ecco uno dei primi colpi di scena... Danielle pare avere qualche problemino...!
Che ne dite? Ve lo aspettavate?
Lo so che sono stata una bastarda perché vi ho lasciato sulle spine, ma state tranquille che la risposta non tarderà ad arrivare!
Cosa pensate che dicano i test? Sono curiosa di sapere come vi immaginate che andrà!!
Venendo un attimo al capitolo... anche di questo non sono granché soddisfatta, e a parte il fatto di Danielle è decisamente di passaggio.
Mi serve far trascorrere un po' di tempo, altrimenti se scrivessi giorno per giorno davvero non la finirei più!
Comunque volevo ringraziarvi. Volevo ringraziare sia chi legge e recensisce (siete meravigliose e mi spronate sempre a continuare!), sia chi legge soltanto e "non si fa vedere". Sarei felice di conoscere il parere anche di voi "lettrici anonime"!
Mi piacerebbe davvero raggiungere le 10 recensioni e ve ne sarei grata se mi scriveste qualcosina, anche solo due righe, per farmi sapere cosa ne pensate e se sto andando bene o no.
Lo fate per me? Dai, non vi chiedo tanto.
Beh, non voglio dilungarmi troppo.
Fatemi sapere!
Un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.

 
M’inginocchiai di fronte a lei, che era seduta per terra a gambe incrociate.
Continuava a guardarmi con quella espressione preoccupata di cui, per tutta la giornata, raramente si era liberata.
Continuai a rimanere in silenzio ancora per un po’, con gli occhi puntati sui test tra le mie mani, indecisa sul da farsi.
Danielle si spazientì e mi prese il volto con una mano costringendomi a guardarla.
«Allora?» mi ripeté, questa volta con un tono deciso.
Strinsi gli occhi cercando da qualche parte il mio coraggio che era finito chissà dove, poi li aprii e guardai dritta dentro i suoi.
«Sono tutti e tre positivi, Dani» dissi lentamente e con un filo di voce, come se qualcosa avvolto alla mia gola tentasse di soffocarmi.
Lei non rispose.
Tolse la mano dal mio viso, abbassò la testa e poi la sentii singhiozzare.
Senza pensarci due volte lasciai cadere i test a terra e l’abbracciai stringendola forte.
«Andrà tutto bene, vedrai — sussurrai accarezzandole i capelli — Io sono qui e potrai sempre contare su di me.»
«Liam mi odierà» disse lei tra un singhiozzo e l’altro.
«Oh, no, Dani, ti sbagli. Conosci Liam, non potrebbe mai odiare chi ama più di ogni altra cosa.»
«Allora mi lascerà!» continuò.
«Non lo farebbe! Sono convinta che capirà, che ti starà accanto, e che ti amerà ancora più di prima» cercai di rassicurarla, anche se nemmeno io stessa ero del tutto certa che lui avrebbe reagito così. Più che altro ci speravo.
«Non… Non deve saperlo, per il momento. Non voglio che lo sappia nessuno, hai capito?» disse alzando la testa e guardandomi.
Il trucco sugli occhi le era tutto colato, così mi alzai, presi dell’ovatta e lo struccante e la pulii.
«Ho capito — risposi — però dobbiamo trovare il modo di far sparire questi test» dissi rimettendoli nelle varie confezioni.
«Ce ne liberemo domani, tu per il momento continua a tenerli nel cassetto» rispose alzandosi in piedi e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano destra.
Annuii e li raccolsi da terra.
Aspettai ancora qualche minuto che lei si calmasse del tutto, poi l’abbracciai forte e le sussurrai ancora “vedrai che andrà tutto bene”.
Danielle mi ringraziò accennando un sorriso, mi diede la buonanotte e andò in camera sua al piano superiore, mentre io tornai nella mia stando attenta a non fare rumore.
Riposi nel cassetto i test, mi buttai sul letto e iniziai a fissare il soffitto.
Quella sarebbe stata una lunga nottata.

***

La mattina seguente Louis mi svegliò con un’infinità di baci e per un momento mi dimenticai della sera precedente, poi quando andammo in cucina per fare colazione e mi accorsi che Danielle cercava di evitare lo sguardo di tutti quanti, tornai alla realtà.
Louis mi chiese varie volte se sapevo cos’avesse lei, e fu difficile mantenere il segreto con lui, ma comunque non glielo svelai.
Mi limitai a dire che la sera precedente non era stata molto bene e che forse continuava ad avere mal di stomaco, e lui parve credermi.
Verso le undici i ragazzi lasciarono Danielle e me di nuovo da sole perché dovevano fare alcune commissioni, e lei si sfogò nuovamente ricominciando a piangere.
Riuscii a farla calmare giusto pochi minuti prima che i ragazzi tornassero.
Nel pomeriggio Louis mi chiese di andare a fare un giro con lui, ed io accettai molto volentieri.
«Dove mi porti, mister occhi blu?» gli domandai con fare teatrale girandogli attorno.
«Al parco, poi a prendere un gelato, e se vuoi in giro per negozi, miss zucchero filato» mi rispose lui con un tono di voce lento e sensuale.
«Miss zucchero filato!?» domandai corrugando le sopracciglia e poi scoppiando a ridere.
«Sì!»
«Ma come ti è venuto?»
«Non sapevo che cosa dire e quando ho guardato in cucina, ho visto il barattolo dello zucchero sul tavolo e mi è venuto zucchero filato, non lo so perché!» disse facendo spallucce e mettendosi a ridere con me.
Scossi la testa sorridendo, era sempre il solito.
Prima di uscire, senza farmi vedere presi un sacchetto nero della spazzatura, corsi in camera mia e frettolosamente ci buttai dentro i test senza nemmeno guardare, poiché tenevo sempre d’occhio la porta per paura che qualcuno arrivasse.
Chiusi il sacchetto e lo misi dentro la mia borsa, poi scesi le scale e raggiunsi Louis lentamente, come se niente fosse.
Lanciai un’ultima occhiata a Danielle che era sul divano abbracciata a Liam mentre uscivo di casa.
Cominciammo a passeggiare e appena trovai un pattume mi affrettai a gettarci dentro la busta nera senza farmi vedere da Louis, che era attento a guardarsi attorno.
Quando me ne liberai, mi sentii molto più tranquilla.
Londra era veramente bella. Le poche volte che c’ero stata mi era capitato di vederla sempre coperta di nuvole, e la pioggia improvvisa m’impediva di coglierne i particolari e la rara bellezza, che in quel momento, invece, riuscii ad ammirare, col sole che mi riscaldava la pelle e il cielo sereno che m’infondeva tranquillità.
Passeggiammo a lungo passando accanto a parchi verdi pieni di bambini che giocavano.
Quando arrivammo ad una gelateria, decidemmo di fermarci.
Louis si voltò verso da me e sapevo già cosa mi avrebbe chiesto, così dissi: «Cioccolato e vaniglia.»
Lui mi sorrise ed entrò a prendere i due coni, mentre io mi sedetti a un tavolino lì fuori.
Tornò con due enormi gelati e mi porse il mio che cominciai a mangiare con golosità.
Scoppiai a ridere quando mi accorsi che Louis si era sporcato tutta la bocca.
«Cos’hai da ridere?» mi domandò non capendo.
Gli indicai la bocca e lui si toccò, per poi guardarsi la mano.
«Oh, devo essere fantastico» commentò, ed io annuii con veemenza continuando a ridere.
Mi alzai dalla mia sedia sporgendomi sul tavolino verso di lui.
Cominciai a baciarlo e poi leccai il gelato che gli era rimasto sulla bocca, per poi passarmi la lingua sulle mie labbra e tornare a sedermi.
Louis rimase sorpreso dal mio gesto, glielo leggevo negli occhi, e non potei far a meno che mettermi a ridere di nuovo.
«Pulisciti meglio la bocca, va là» gli dissi poi porgendogli un fazzoletto.
Lui fece come gli dissi senza smettere di togliermi gli occhi di dosso e sorridere maliziosamente.
Scossi la testa, poi sentii il telefono vibrare nella tasca dei miei pantaloncini, così lo tirai fuori e guardai il display illuminato: Mamma.
Risposi un po’ allarmata, non mi aveva mai chiamata nel pomeriggio.
«Mamma?» domandai.
«Tesoro, ho una notizia meravigliosa» sentii dire dall’altro capo del telefono.
«Cioè?»
«Ieri ho incontrato Alicia al supermercato, abbiamo parlato un po’ e mi ha detto che Megan ha deciso di venire a vivere con lei. Her, Megan è tornata.»
Sentii un tonfo al cuore. Spalancai la bocca ma non riuscii ad emettere alcun suono. Al sentir pronunciare quelle parole, ricordi che mi ero accertata di aver chiuso a chiave in un cassetto, improvvisamente m’invasero, anzi, travolsero.
Mi accorsi che Louis mi guardava stranito con un sopracciglio alzato, dovevo avere un’espressione davvero sconcertata.
«Tesoro? Sei ancora lì?» la voce di mia madre mi risvegliò dal mio improvviso stato di trance e scossi la testa.
«S-Sì. Ti richiamo stasera, adesso ho da fare, okay? Ciao mamma, ti voglio bene» risposi frettolosamente senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere.
Poggiai il telefono sul tavolo e rimasi a fissarlo per minuti interminabili.
«Her, stai bene?» mi domandò Louis dopo un po’.
Annuii distratta, ma lui parve non essere convinto.
«Cosa ti ha detto tua madre?» continuò.
«Che una mia vecchia amica è tornata ad Holmes Chapel» risposi guardando il mio ragazzo negli occhi.
“Devo dirlo ad Harry” pensai.
Proprio in quel momento mi accorsi di un flash proveniente dalla mia sinistra e mi girai di scatto, scorgendo un paparazzo intento a fotografarci.
Mi alzai velocemente dalla sedia e lo stesso fece Louis.
«È meglio se andiamo, vieni — disse lui afferrandomi la mano e camminando con passo veloce — Anche se ormai ci siamo comunque aggiudicati la prima pagina dei giornali di gossip di domani!»

***

Corsi in casa velocemente cercando Harry a destra e sinistra, e quando lo vidi mi affrettai a raggiungerlo.
«Harry — dissi riprendendo fiato — devo dirti una cosa.»
«Oh sì, credo proprio che tu debba!» mi rispose mio fratello con un tono di voce arrabbiato e uno sguardo severo.
Mi prese per il polso ed io guardai gli altri corrugando le sopracciglia come per chiedere cosa gli prendesse, e in risposta ricevetti solo un’alzata di spalle da parte di Niall.
Mi trascinò in camera sua e si voltò verso di me tenendo in mano un oggetto che subito non riconobbi.
«Quando diamine avevi intenzione di dirmelo!?» urlò arrabbiato.
Mi accorsi solo ora che teneva tra le mani uno dei test. Doveva essermi scivolato dalla confezioni mentre li mettevo nel sacchetto della spazzatura.
“Merda.”
«Harry non…» non mi lasciò nemmeno il tempo di spiegare che m’interruppe con altre domande. In quel momento capii a cosa si riferisse quando mi disse che credeva proprio che avrei dovuto parlargli.
«Di quanto sei!? È di Louis? Ma che diavolo ti è saltato in mente? E lui, poi!? Dovevate prendere precauzioni almeno, cazzo! Sei stata una stupida, Hermione. Mamma lo sa? Dio, quell’altro se la vedrà con me…!»
Non l’avevo mai visto così arrabbiato in vita mia. Era furioso, tra l’altro per una cosa che nemmeno avevo fatto.
«Harry vuoi calmarti!?»
«Ma come cazzo fai a dirmi di calmarmi!?» urlò esasperato.
M’infuriai. Come poteva pensare che fossi così irresponsabile!?
«Harry non sono incinta! Non sono miei i test!» ribattei sfinita.
Lui rimase in silenzio.
«E allora perché era in camera tua?» mi domandò apparentemente più tranquillo.
«Perché dovevo tenerli nascosti. Sono di Danielle. — confessai — Voleva che rimanesse un segreto ma ora temo non sia possibile dato che l’hai urlato.»
Spalancò gli occhi.
«Danielle è incinta?»
«Sì.»
«Non… tu?»
«No, Harry! Non io! E non so neanche come ti sia potuto venire in mente. Ti sembro così stupida e incosciente? Sto con Louis da due settimane e non siamo mai andati oltre ai baci. Non ho mai avuto un ritardo e poi sarebbe praticamente impossibile!» risposi acida.
«Io…scusa» sussurrò lui.
«No. Non lo so se ti scuso, Harry. Non sono quel tipo di ragazza e tu dovresti saperlo.»
«Ho solo avuto paura. Mi sono sempre fidato di te, ma temevo che ti fossi lasciata trascinare.»
«No, Harry. Louis è il ragazzo migliore del mondo e certamente non mi porterebbe a letto dopo così poco, o se anche gli venisse in mente, io non glielo lascerei fare» continuai cercando di tranquillizzarmi un po’.
La cosa che mi dava più fastidio, forse, era il fatto che dubitasse del suo migliore amico.
«Ho capito. Mi dispiace, scusa» disse abbassando la testa e fissando il pavimento.
«Bene. Ora liberati di quel test» risposi semplicemente, per poi correre in camera mia e sbattere la porta dietro le mie spalle.
Mi passò completamente la voglia di dirgli di Meg.
Anzi, decisi che per il momento non l’avrei fatto.
__________________________________________________________________________________________________

Okay. Io credo di non avere assolutamente niente da dire su questo capitolo.
Lascio la parola a voi.
Volevo solo dirvi che vi adoro, con tutto il mio cuore.
Mi avete fatta arrivare a più di 70 recensioni e nel capitolo precedente me ne avete lasciate 10, proprio come desideravo.
Per questo mi piacerebbe averne ancora di più. È possibile? Avanti, sono curiosa di sapere che cosa ne pensate del fatto che Danielle sia incinta, di cosa secondo voi succederà, di chi sia Megan, della sfuriata di Harry e del fatto che Her, poi, gli tenga nascosta la telefonata di Anne.
Scusate se metto il capitolo solo adesso, ma ci ho messo davvero tanto a scriverlo, e senza la mia Harriett_ probabilmente non ci sarei neanche riuscita.
Beh, la smetto, che ho scritto anche troppo.
Fatemi sapere!
Un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.

 
«Her,» Louis fece irruzione in camera mia «va tutto bene? Ho…Ho sentito che urlavi con Harry e poi hai sbattuto la porta…» sussurrò con voce preoccupata avvicinandosi lentamente al mio letto per poi sedersi su esso.
Al sentir le sue parole mi allarmai e voltai di scatto la testa verso di lui.
«Hai sentito quello che abbiamo detto?!» chiesi agitata.
«No, ho solo sentito che urlavate, e basta».
Feci un enorme sospiro di sollievo e mi voltai a pancia in su, poggiandomi il dorso della mano destra sulla fronte.
«Ma… Ma perché non dovevo sentire? Mi dici che cos’è successo? Sono davvero preoccupato, Her, per favore spiegami cosa…» non gli lasciai il tempo di finire la frase.
«Niente» lo interruppi. «Una… Un’incomprensione tra me e Harry, nulla di grave, ogni tanto capita, siamo sempre fratelli» cercai di sviare il discorso usando le prime scuse banali che mi passavano per la testa.
«Sei sicura? È che sembravi così…»
«…Arrabbiata?» lo precedo io. «Sì, lo sono, e anche parecchio. Harry dovrebbe smetterla di ritenermi ancora una stupida, irresponsabile e ingenua bambina» risposi acida.
«Her, lui ti vuole bene» disse Louis accarezzandomi un braccio. «Fa così solo perché è un gelosone iperprotettivo che ha tremendamente paura di perderti» mi spiegò.
Non sapevo se dargli retta o meno. Magari stava solo cercando di difenderlo perché era il suo migliore amico. O forse, proprio perché era il suo migliore amico, aveva imparato a conoscerlo e sapeva quasi meglio di me il motivo per cui si comportasse così.
«Sarà anche come dici tu, ma a me da fastidio» dissi guardandolo.
«Lo capisco, ma non serve che te la prendi così tanto» continuò sorridendomi.
Mi domandai come fosse possibile che lui avesse sempre ragione.
Riusciva ad analizzare le varie situazioni oggettivamente e trovava la spiegazione ai comportamenti delle persone come se il suo reale lavoro fosse quello di studiarle a fondo.
Chissà se faceva lo stesso con me.
Pensando alle sue parole la mia rabbia si placò leggermente.
Louis si chinò su di me e mi stampò un bacio sulle labbra.
«Grazie» sussurrai.
Lui fece spallucce e mi sorrise nuovamente.
«Figurati. Ah, comunque credo che tu debba dirmi qualcosa riguardo alla tua amica di Holmes Chapel…» disse lui incrociando le braccia al petto.
Megan. Quasi me n’ero dimenticata.
«Oh… È una lunga storia. Io… C’è così tanto da dire che non saprei nemmeno da dove cominciare» ammisi mettendomi seduta a gambe incrociate sul letto e guardandomi le mani che non smettevo di torturare.
«Ho tutto il tempo del mondo» disse lui sdraiandosi e facendomi segno di appoggiarmi a lui. «Comincia col dirmi chi sia, il resto verrà da sé».
Annuii, e prima di cominciare a parlare inspirai a fondo.
«Megan Balti era la mia migliore amica dall’età di quattro anni. Non solo mia, in realtà. Era anche quella di Harry, con cui aveva sempre avuto un rapporto meraviglioso. Era come se fosse nostra sorella. Io e lei abbiamo frequentato le stesse scuole fino a undici anni… poi è andata via. Come puoi aver già intuito dal suo cognome, lei non ha origini inglesi, infatti, suo padre Marco, è italiano, mentre sua madre, Alicia, ha sempre vissuto a Holmes Chapel. Era il 2007 quando i suoi decisero di divorziare. Megan fu affidata a Marco, poiché lui aveva un lavoro stabile e poteva permettersi di pagare tutte le spese che necessitavano, al contrario di Alicia. Il problema sorse quando richiesero la sua presenza in Italia poiché era uno dei veterinari migliori dell’Europa e avevano assolutamente bisogno di lui. Ovviamente accettò, e da un giorno all’altro Megan sparì completamente dalle vite mie e di Harry, ma sicuramente non dai nostri cuori. Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di salutarla. Tutto questo ce l’ha raccontato Alicia poco dopo la sua partenza. Non abbiamo più avuto alcun tipo di contatto con lei per tutto questo tempo e… e ora è tornata» gli raccontai rivivendo mentalmente la mia infanzia con lei.
Louis rimase in silenzio qualche istante probabilmente a studiare la mia espressione.
«Ti manca, vero?»
Annuii. Non potevo certamente negarlo. Megan era stata la mia unica vera migliore amica e mi mancava da morire tutto quello che avevamo vissuto insieme.
Partì il giorno dopo i festeggiamenti del mio undicesimo compleanno. Io e lei avevamo la stessa età, mentre mio fratello aveva un anno più di noi.
Lui aveva una cotta segreta per Megan, ma nessuno a parte me ne era a conoscenza.
Non perché lui si confidasse chissà quanto con me, ma semplicemente perché, per quanto ne potessi capire dell’amore a quei tempi, il modo in cui guardava lei mi ricordava quello in cui mio padre guardava mia madre prima che lui ci lasciasse per un’altra donna.
Così una sera glielo chiesi.
 
«Harry? Harry sei qui?» lo chiamo, ma non mi risponde.
Ho già cercato per tutto il giardino ma di lui non c’è traccia, così entro in casa.
In sala non c’è, in cucina neanche, e nemmeno in camera mia.
Vado nella sua stanza sperando di trovarlo lì, ma non lo vedo.
Quando faccio per girarmi e uscire, sento dei singhiozzi, così torno indietro e trovo Harry seduto dietro al letto con le braccia che circondano le gambe strette al petto e con una fotografia in mano.
Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio forte.
Non ho mai visto mio fratello piangere in questo modo e sono un po’ preoccupata perché ho paura che gli sia successo qualcosa di brutto… poi guardo meglio la fotografia e capisco tutto.
È degli inizi di giugno, e ritrae lui e Megan al mare, abbracciati.
L’ha scattata Alicia quella foto, me lo ricordo.
«Harry lei non si dimenticherà di noi» sussurro cercando di farlo calmare.
«Io non voglio che lei non si dimentichi di noi, io voglio che torni qui e ci resti per sempre!» mi risponde lui tra un singhiozzo e l’altro.
«Tornerà» dico semplicemente, poi resto un attimo in silenzio aspettando che Harry si tranquillizzi un po’. «Lei ti piace, vero?» gli chiedo finalmente.
Lui si gira verso di me e mi guarda con un’espressione che non riesco a decifrare.
«Non importa più, ormai» dice tornando a osservare la fotografia che tiene accuratamente tra le mani.
«Tornerà».
 
Solo dopo la telefonata di mia madre, quella mattina, mi resi conto di quanto, senza nemmeno saperlo, avessi ragione.
«Quindi Harry era innamorato di Megan?» mi domandò Louis.
«Oh, “innamorato” è una parola grossa, Louis. Aveva solo tredici anni» gli risposi voltandomi dal suo lato. «Però, sì, sicuramente non era solo la sua migliore amica».
«Pensi che si ricordi di lei?»
«Ti basta guardare la fotografia che tiene da sempre accanto al comodino, per risponderti. È quella di cui ti ho parlato, quella che aveva in mano quando lo trovai a piangere dietro al letto» gli spiegai.
Louis assunse un’espressione pensierosa. «Ecco perché non voleva mai farmi vedere quella foto, allora!» disse poi.
Io annuii accennando un sorriso.
«Perché non mi ha mai parlato di lei?» mi domandò ancora.
«Perché ricordare gli fa troppo male. Lui è convinto di averla persa per sempre il giorno in cui è partita» feci una piccola pausa. «Credo sia per via di Megan che lui ha poi avuto difficoltà nelle relazioni con altre ragazze. Penso che non l’abbia mai dimenticata davvero e che cerchi sempre qualcosa di lei in tutte le altre, ma non è mai soddisfatto. Io… non so se sto facendo la cosa giusta a nascondergli che sia tornata, ma per il momento forse preferisco che non lo sappia. Prima di tutto voglio accertarmi che lei sia davvero di nuovo a Holmes Chapel e poi vedrò cosa fare. Ah, Louis, tu devi aiutarmi».
«Qualsiasi cosa ti serva puoi contare su di me» mi rispose lui dandomi un bacio sulla fronte. «Comunque dopo quello che mi hai raccontato capisco molte più cose di lui. Quando hai intenzione di incontrarla?»
«Oh, non subito. Prima chiederò a mia madre di farmi avere il suo numero di telefono, o comunque un modo per rintracciarla, poi ci metteremo d’accordo. Sono così… elettrizzata all’idea di poterla riabbracciare di nuovo. Tu non hai idea, Louis, di quanto abbia sentito il bisogno di lei soprattutto in questi ultimi anni, ma tutto ciò che avevo erano delle fotografie appese alle pareti di camera mia» dissi con un filo di voce.
Sentii gli occhi inumidirsi e un nodo in gola, e faceva male, perché non volevo piangere.
Louis mi strinse forte a sé e mi disse che se avevo bisogno potevo sfogarmi.
Neanche il tempo di finire la frase che mi ritrovai sommersa dalle mie lacrime e da ricordi che mai avrei voluto rimanessero solo tali.
Dovevo vedere Megan.
 
“Perché non ci sei mai quando ho più bisogno di te?”
_______________________________________________________________________________________________________


Ciaaao a tutte!
Chiedo scusa se non ho aggiornato di mattina come mio solito, ma ci ho messo veramente tanto a scrivere questo capitolo perché ero molto indecisa su cosa mettere e cosa no.
Bene, con questo capitolo abbiamo introdotto meglio un nuovo personaggio: Megan. 
Spero di aver risposto alle domanda che vi siete poste per quanto riguarda chi sia, ma non è certamente finita qui!
Ora che è tornata ne succederanno delle belle.
Se non si fosse capito, il pezzo al centro scritto in corsivo è un flashback di Hermione.
Che ne dite di questo Harry versione superdolce?
Mi piacerebbe sapere il vostro parere, quindi vi sarei immensamente grata se mi lasciaste qualche recensione.
Anche solo un paio di righe, non chiedo tanto.
Fatemi sapere!
Un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.

 
La mattina seguente quando mi svegliai, mi alzai assonnata e ancora intontita e barcollai fino al piano di sotto, in cucina, dove tutti erano già attorno al tavolo a fare colazione, tranne Harry.
Mi guardai attorno per vedere se fosse da qualche altra parte e non l’avessi notato, ma niente.
«Cerchi Harry?» mi domandò Niall capendo probabilmente il motivo per cui esitassi a sedermi con loro.
Annuii stringendomi nelle spalle e lanciai un’occhiata veloce a Danielle che mi sorrise lievemente.
«È in camera sua. Non esce da lì da ieri sera» continuò il ragazzo biondo addentando quello che mi sembrò un muffin al cioccolato.
«Grazie» bofonchiai, e mi girai nella direzione opposta alla loro con l’intenzione di tornare su, ma dopo aver superato di poco la porta, una mano afferrò il mio braccio costringendomi a voltarmi.
«Ehi, Her, c’è qualcosa che non va?» mi chiese Louis con sguardo preoccupato.
«No, va tutto bene. Ho solo bisogno di parlare con Harry» gli dissi accennando un sorriso.
Lui mollò la presa un po’ confuso. «Vuoi dirgli di…»
«No!» lo interruppi frettolosamente. «No… Voglio solo chiarire le cose. Mi manca sentire i suoi commenti fastidiosi.»
Louis fece una risatina, e senza aggiungere altro mi fece cenno di andare.
Io gli stampai un bacio sulle labbra e, essendo un po’ più sveglia di prima, riuscii a fare le scale con maggiore agilità e rapidità.
Arrivata davanti alla porta della camera di Harry chiusi il pugno e feci per bussare, poi mi bloccai, con la mano alzata a qualche centimetro dalla porta.
Perché lo sto facendo? Pensai. Infondo sarebbe dovuto essere lui a chiedermi scusa. Era lui ad aver pensato quelle cose su di me.
Mandai al diavolo quello che la testa mi diceva e spalancai la porta senza nemmeno preoccuparmi di bussare.
Non m’importava di chi fosse la colpa, non riuscivo ad essere arrabbiata con mio fratello per più di un giorno.
Harry era sdraiato sul letto con la tapparella abbassata e al buio ma grazie al fascio di luce che entrava in camera per via della porta aperta vidi che girò di scatto la testa verso di me e si mise su un fianco.
«Her» sussurrò stropicciandosi gli occhi e facendomi segno con la mano di chiudere la porta.
Così feci, e mi avvicinai lentamente al suo letto per poi sedermi accanto a lui.
Rimasi in silenzio ancora qualche istante cercando di elaborare mentalmente un discorso sensato mentre mi torturavo le mani l’una con l’altra.
Quando mi resi conto che qualsiasi sforzo di ragionare sarebbe stato inutile, optai per l’unica cosa che mi sentivo davvero di fare: abbracciai Harry.
Così, istintivamente, all’improvviso.
Mi accorsi di averlo sorpreso poiché esitò qualche secondo prima di stringermi anche lui.
«Mi dispiace» mi sussurrò all’orecchio.
Scossi la testa e gli diedi un bacio sulla guancia.
«Sono un disastro, in tutto. Specialmente come fratello, lo so. Quando mi sono accorto del test sul pavimento, non ci ho più visto. Avevo così paura che ti fossi messa nei guai che non mi era neanche venuto in mente che non potesse essere tuo. L’irresponsabile dei due non sei mai stata tu. Scusami» mi disse con tono seriamente dispiaciuto. Mi strinse ancora di più a sé ed io strofinai la guancia sul suo petto come facevo sempre.
«Tu non sei un disastro. E neanche irresponsabile. Sei solo parecchio impulsivo, geloso, e molto premuroso. Ti preoccupi sempre per me, Harry» gli dissi mettendomi a sedere e accarezzandogli un braccio.
«Troppo» aggiunse lui.
«Un po’.»
«Mi odi?»
«Sei mio fratello, Harry. Io non ti odierei neanche se mi rovinassi la vita» ammisi sincera.
«Se lo facessi, mi odierei io anche per te, tranquilla.»
Feci una risatina e scompigliai i capelli già disordinati di mio fratello.
«Io non lo farei comunque» gli risposi.
«Okay ma adesso finiscila di toccarmi i capelli. Sei peggio di Louis quando tenta di sistemarmeli» protestò girandosi dall’altra parte.
«Ma io sto facendo l’esatto contrario» osservai.
«Appunto.»
Risi e mi alzai dal letto per tirare su la tapparella e far entrare altra luce in camera.
Lui mormorò qualcosa d’incomprensibile e si coprì la testa con il cuscino, ma io ignorai i suoi lamenti di disapprovazione.
Gli tirai un’affettuosa pacca sul sedere e mentre mi avviavo verso la porta di camera sua, gli dissi: «Avanti pigrone, alzati, altrimenti Niall si finisce tutti i muffin al cioccolato…!»
Lui si voltò di scatto verso di me.
«Eh no, i muffin no!» esclamò per poi alzarsi di scatto e correre per superarmi.
Io scoppiai a ridere e lo seguii in cucina, dove gli altri furono contenti di rivederci allegri come il solito.
In quel momento, però, quando tutto fu apposto, il senso di colpa mi attanagliò lo stomaco, ricordandomi che lui almeno era stato sincero con me, mentre io no. Io gli nascondevo ancora Megan, e avrei continuato a farlo.

***

«Louis, non credo di avere il coraggio di farlo» dissi ansiosa rigirando tra le dita il bigliettino con il numero di telefono di Megan.
Quel pomeriggio lui mi aveva convinto a telefonare a mia madre e farmelo dare e ora insisteva perché la chiamassi.
«Certo che hai il coraggio! È la tua migliore amica, Her!» m’incitò lui.
«Ma è così tanto tempo che non ci sentiamo… Magari lei non si ricorda nemmeno di me!» gli feci notare preoccupata.
Louis alzò gli occhi al cielo e si lasciò cadere all’indietro poggiando la schiena sul letto su cui eravamo seduti.
Mi resi conto di stare cercando qualsiasi stupida scusa pur di non comporre quel numero e premere il tasto verde.
Ero così eccitata all’idea di rivederla ma allo stesso tempo spaventata.
E se non si fosse davvero ricordata di me?
E se mi odiasse per non essermi fatta sentire in tutti questi anni?
E se avesse cambiato vita ed io fossi solo parte del suo passato rimasto ad Holmes Chapel?
E se…
«Her!» Louis mi chiamò e i miei pensieri s’interruppero, facendomi concentrare su di lui.
«Che c’è?» domandai ingenua.
«Se non la chiami adesso, vado a dire tutto ad Harry e lascerò che sia lui a farlo» mi disse serio rimettendosi a sedere e incrociando le braccia al petto.
«Cosa?» Lo guardai con gli occhi sgranati. «Non lo faresti mai» aggiunsi poi scuotendo la testa.
«Scommettiamo?» disse alzandosi dal letto e avvicinandosi velocemente alla porta di camera mia.
«No, no, no!» lo bloccai prima che potesse uscire. Sospirai e guardai di nuovo il biglietto tra le mie mani. «D’accordo, lo faccio.»
Louis mi sorrise e tornò a sedersi accanto a me.
Presi il mio cellulare e composi il numero con una lentezza atroce che fece spazientire Louis.
Mi tolse il telefono dalle mani, digitò lui i numeri e premette il tasto verde della chiamata, restituendomi poi il cellulare.
«Stronzo» sussurrai mentre portavo il telefono all’orecchio.
Sussultai quando sentii il primo squillo e il mio cuore cominciò a battere fin troppo velocemente.
Mi agitai, dimenticandomi completamente tutto ciò che avrei dovuto dirle.
Tre squilli e ancora non rispondeva, così tolsi il telefono dall’orecchio facendo per chiudere, quando sentii la voce dall’altra parte dire: «Pronto?»
Guardai Louis con gli occhi sbarrati e lui mi riavvicinò il telefono all’orecchio facendomi segno con le mani di parlare.
Ci provai, sul serio, ma dalla mia bocca non uscì niente.
«Pronto?» sentii di nuovo la voce dall’altra parte.
Era così diversa da come me la ricordavo. Chissà quant’era cambiata anche lei.
«P-pronto? Megan, sei tu?» non so come, ma finalmente trovai la forza di parlare nonostante sentissi un nodo alla gola che m’impediva di respirare regolarmente.
Se mi faceva quest’effetto doverle parlare al telefono non osai immaginare quando l’avrei vista dal vivo.
«Sì, sono io. Chi parla?» domandò confusa.
Afferrai con forza la mano di Louis e lo guardai come per pregarlo di aiutarmi.
Mi mimò con la bocca quello che dovevo dire ed io piano piano lo ripetei.
«S-sono Hermione. Hermione Styles. Ti ricordi di me?» domandai con la voce che tremava senza smettere di guardare Louis che annuiva sorridendomi.
«H-Hermione Styles? Cioè, quella Hermione Styles?!» chiese. La sua voce ci fece più acuta e un brivido mi percorse tutta la schiena al sentir pronunciare di nuovo il mio nome da lei.
«Sì, Megan! Sono io, sono Her!» dissi entusiasta.
Sentii un urlo dall’altra parte e tutta la mia tensione scomparve in un secondo, lasciando spazio alla gioia.
«Oh mio Dio! Oh mio Dio Her, sei davvero tu? Non ci credo! Oddio!» continuava a ripetere lei.
Mi venne da ridere. «Sì! Sono proprio io. Dio Megan, la tua voce è cambiata così tanto che non ti avevo riconosciuta!»
«Nemmeno io! E ancora non ci credo! Come stai? Dove sei? Come hai fatto ad avere il mio numero di telefono? E… E Harry?» mi tempestò di domande e la sua voce si addolcì quando pronunciò il nome di mio fratello.
«Sto benissimo, è stata mia madre a farmelo avere. Ha incontrato Alicia al supermercato e dopo mi ha subito telefonato dicendomi che eri tornata. Adesso sono a Londra con Harry e il suo gruppo, immagino tu li conosca!»
«Come potrei non conoscerli!» sentii in risposta dall’altra parte.
«Harry sta bene, Megan. Lui non sa ancora di te e deve rimanere un segreto ancora per un po’! Ho intenzione di fargli una sorpresa, ma dobbiamo architettarla per bene» le spiegai.
«Oh Dio sarebbe fantastico. Ho così voglia di rivedervi… Non hai idea di quanto mi manchiate» mi disse lei con un tono di voce un po’ più triste.
«Non immagini quanto tu manchi a noi, Meg…» sospirai malinconica.
Louis mi poggiò una mano sulla gamba e poi si alzò. Con le labbra mimò “vi lascio sole” ed io annuii guardandolo uscire dalla mia camera.
«Raccontami qualcosa, su!» m’incitò.
«Avrei così tante cose da raccontarti che una giornata al telefono non basterebbe» risposi ridacchiando.
«Oh, immagino! Anch’io! Dici che possiamo vederci un giorno di questi almeno io e te?» mi domandò speranzosa.
«Senz’altro! Il prima possibile, assolutamente.»
«Oddio che bello, io ancora non ci credo. Credo di dovervi un mucchio di spiegazioni, ma sappi che vi ho sempre portati nel cuore. Ma… Harry si ricorda di me, vero?» mi chiese e avvertii un filo di preoccupazione nella sua voce.
«Non potrebbe dimenticarti nemmeno se lo volesse, Megan. Ti ricordi la nostra ultima giornata al mare?» le domandai sdraiandomi a pancia in giù sul letto e afferrando una delle fotografie sul comodino.
«Ma certo! È stata la volta che un granchio mi ha pizzicato il piede, giusto?»
«Esattamente» ridacchiai ricordandomi la scena di lei che tornava sotto l’ombrellone dall’acqua zoppicando e con un braccio attorno alle spalle di Harry che la sorreggeva.
«È stato terribile, mi ha fatto veramente male!» disse e poi sentii la sua risata che mi riportò di nuovo a quando eravamo piccole.
Quella non era cambiata, e la cosa mi confortò. Mi era sempre piaciuta, e non ne avevo mai sentita una che fosse più contagiosa della sua.
«Be’, ecco, Harry tiene ancora vicino al comodino la foto che vi ha fatto Alicia in cui siete abbracciati» le spiegai.
Sentii un “ooohh” e poi niente per qualche istante.
«Penso che tra poco scoppierò in lacrime» disse poi.
«No, ti prego, che poi cominciò anch’io!»
Ridemmo entrambe.
«Okay, allora non dirmi nient’altro! Voglio vederti e voglio che mi racconti tutto faccia a faccia… magari davanti a un gelato!»
Sei sempre la solita, pensai.
«Non sei cambiata di una virgola, eh?» risi. «Ventitré luglio alle quattro, solita gelateria» dissi poi dopo averci pensato un attimo su.
«Perfetto! Ora salvo il tuo numero così posso chiamarti anche io. Dio Her, non sai quanto mi abbia fatto piacere sentirti!»
«Anche a me, non hai idea. Ci sentiamo presto, promesso.»
«Senza dubbio! Ciao, ti voglio bene» disse dall’altra parte del telefono.
Quelle parole mi scaldarono il cuore.
«Ti voglio bene anch’io, Meg» e chiusi la telefonata.
_____________________________________________________________________________________________

Saaaaaalve!
Non sono sparita, non vi preoccupate, ho solo avuto bisogno di prendere qualche giorno di pausa.
Mi dispiace di aver tardato così tanto a postare, ma la mia ispirazione ultimamente scarseggia, in più l'altro ieri ho comprato un libro di cui mi sono innamorata e leggo quello per la maggior parte del tempo senza dare spazio ad altro.
Perdonatemi!
Come qualcuno già si aspettava, in questo capitolo Harry ed Her hanno fatto pace. Non resistevo a farli rimanere arrabbiati!
E poi Her parla al telefono con Megan dopo sei anni che avevano perso i contatti.
Che ne dite? Cosa pensate che accadrà all'incontro e come reagirà Her a rivederla?
Magari fatemelo sapere attraverso una recensione! Ve ne sarei molto grata se mi lasciaste il vostro parere, mi servirebbe per capire se sto andando bene o no e soprattutto se vi piace e vale la pena continuare. Quindi, fatemi sapere!
Ah, giusto per inquadrare un po' la situazione della storia: è il 18 di luglio (che casualmente coincide con oggi, ahaha!) 2012 e i ragazzi sono a Londra.
Spero tanto che vi sia piaciuto e chercherò di aggiornare il prima possibile! Abbiate pazienza.
Un bacio,
true. :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1736447