Lightweight

di holdmehaz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Harry Styles ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Open your eyes ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - I woke up this morning ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Louis Tomlinson ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Liam Payne ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Katie's real face ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Party, kiss and fight ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Vas Happenin'!? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Hate me, but don't take my scarf ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - And we fight and fight and fight ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - I've found both of them ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - More than friends ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Fuck off Louis! ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - I start from Zayn ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Born dead ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - David and... Roxy? ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - I have to move on ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - The pain is beating on me like a drum ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 - In the pool ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 - If I walk away... ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 - Find other friends, forget Harry ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 - Next to the show ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 - The magic we made ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - The winner is... ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 - But 'true' doesn't mean 'right' ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Lightweight


Quelle poche parole che mi hai detto
Mi sono tutte entrate in testa
Sento gli angeli cantare nella tua voce
Quando tu mi stringi
Emozioni che non ho mai provato
Significano tutto e non mi lasciano scelta
Luce sul mio cuore
Luce sui miei piedi
Luce sui tuoi occhi, non riesco più a parlare
Sai almeno quanto mi rendi debole?
Sono un peso leggero
Sarebbe meglio se stessi attento a ciò che dici
Con ogni parola volo via
Tu hai il controllo del mio cuore
Sono un peso leggero
Facile a cadere, facile da spezzare
Con ogni gesto il mio mondo trema
Proteggimi dal cadere in pezzi
Fammi una promessa, per favore
Sarai sempre disponibile
Nel caso in cui io abbia bisogno
Ci sarai quando chiamerò
Tutto questo è così nuovo
Sembra troppo bello per essere vero
Potresti veramente essere un posto sicuro su cui cadere?
Luce sul mio cuore
Luce sui miei piedi
Luce sui tuoi occhi, non riesco più a parlare
Sai almeno quanto mi rendi debole?
Sono un peso leggero
Sarebbe meglio se stessi attento a ciò che dici
Con ogni parola volo via
Tu hai il controllo del mio cuore
Sono un peso leggero
Facile a cadere, facile da spezzare
Con ogni gesto il mio mondo trema
Proteggimi dal cadere in pezzi
Proteggimi dall’innamorarmi di te
Tutto ciò è troppo
Maneggiare con cura
Dimmi che ci sarai...
Sono un peso leggero
Sarebbe meglio se stessi attento a ciò che dici
Con ogni parola volo via
Tu hai il controllo sul mio cuore
Sono un peso leggero
Facile a cadere, facile da spezzare
Con ogni gesto il mio mondo trema
Proteggimi dal cadere in pezzi...
Proteggimi dal cadere in pezzi...
Proteggimi dal cadere in pezzi...
Cadere in pezzi...

[Demi Lovato - Lightweight]

Prologo

 
 
«Ciao, Jack» salutò Katie entrando nell’officina.
Il ragazzo, sentendosi chiamato, uscì da sotto l’auto che stava aggiustando.
«Ehi, bionda» rispose Jack alzandosi.
Katie, cercando di farlo apparire come un gesto del tutto casuale, agitò la mano davanti al viso, sbuffò un “che caldo” e poi si sistemò il toppino super scollato in modo da lasciar la pancia scoperta, e lo mantenne così con un nodo.
«Come mai da queste parti, Katie?» chiese Jack squadrandola per bene, e soffermandosi a guardare qualche secondo in più la scollatura che lasciava poco spazio all’immaginazione.
«Passavo di qui per caso e...» cominciò Katie.
«Abiti dall’altra parte della cittadina, non passi di qui per caso» la interruppe Jack.
«...e ho pensato “Perché non fare un salto da Jack per vedere a che punto è la mia auto?”» continuò ignorando l’interruzione di Jack.
«Per ora ho molte cose da fare, è stata una settimana un po’ impegnativa, ci potrò lavorare solo tra un paio giorni. Domani arrivano i pezzi di ricambio e ho promesso al mio amico Frank che prima avrei aggiustato la sua» spiegò lui.
«Beh, sono sicura che per me farai un’eccezione e lavorerai prima sulla mia» disse lei avvicinandosi a Jack e facendo gli occhi dolci.
«Non credo, Katie» rispose Jack, ma si vedeva che non ne era proprio convinto.
«Dai... per favore...» insistette Katie.
«Non lo so» fu la risposta di Jack. Katie gli diede un bacio a stampo e poi si avviò verso la porta.
«Passo domani, Jack» si congedò uscendo.
Appena uscì, corse dalle sue amiche, che erano rimaste ad ascoltare la conversazione nascoste accanto alla porta.
«Indeciso, il ragazzo» dichiarò Kylie.
«Scommetto che domani, quando ci andrò, la mia macchina sarà pronta» rispose Katie.
«Invece io credo che domani ti dirà che sarà pronta per dopodomani» ribatté Beth.
Gli occhi di Katie si ridussero a fessura e fulminarono Beth, che, intimidita, desiderò di sprofondare nel terreno.
«Scommettiamo, ci stai?» chiese Katie, sfoderando un sorriso perfetto.
Beth deglutì, indecisa. Voleva davvero scommettere? Era così sicura del fatto suo?
No, lei non era per niente sicura, anzi. Rappresentava l’insicurezza in persona: timida, silenziosa, era una di quelle ragazze che arrossiscono per un nonnulla e che cominciano a balbettare, che per parlare il meno possibile seguono le idee degli altri per non proporre la propria, per non essere giudicate male.
«Che fa, sei troppo codarda per accettare?» la beffeggiò Vicky.
«Ci sto» disse subito Beth, senza pensarci.
«Bene» fece Katie. «Chi di noi due perde, dovrà tenere un dialogo di almeno quattro battute a testa con Harry Styles, e mormorare vocali a caso non conta».
Beth si pentì immediatamente di ciò che aveva fatto. Il fascino di Katie, seppure monotono e di serie B, avrebbe affascinato chiunque, figuriamoci un quindicenne come Jack.
E poi, Katie conosceva già Harry Styles, il famoso puttaniere della scuola che andava al loro stesso anno, ovvero all’ultimo. Lei se l’era già scopato, come quasi tutta la scuola del resto.
Le ragazze dell’ultimo anno che Harry non avevano ancora scopato si contavano sulle dita di una mano, e Beth era una di quelle.
Beth non sarebbe riuscita a pronunciare una parola di senso compiuto, davanti a lui. Avrebbe solo balbettato ‘vocali a caso’, come diceva Katie.
Sospirò, sicura di perdere, mentre cominciava a prepararsi le cose che avrebbe detto a Styles. Anche se, sicuramente, avrebbe scordato tutto nell’emozione del momento.






Nila's Corner

Helloooo!!!! Eccomi qui, alle prese con la mia FF, anche se ne sto scrivendo quattro insieme a questa XD
Infatti, farò cinque ff, e ognuna di queste parlerà di uno dei ragazzi come puttaniere antipatico che si innamora, naturalmente in cinque modi diversi e di cinque ragazze completamente diverse....
Non mi aspetto di essere letta da tante persone, è solo per sfogarmi un po'....
Ci vediamo tra una settimana, e speto che vi sia piaciuto,

Bye!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Harry Styles ***




Capitolo 1
Harry Styles


 
 
 
Beth continuò a torturarsi le mani per il resto del viaggio. Non voleva andare a scuola, non con quello che la aspettava.
Quella mattina, contrariamente a tutte le altre, non stava andando a scuola a piedi da sola, ma le sue amiche Katie, Kylie e Vicky erano passate a prenderle con l’auto di Katie.
Erano passati due giorni dalla scommessa, e il pomeriggio precedente Katie era passata da Jack e aveva trovato la sua macchina come nuova.
Quindi, adesso Beth doveva fare la sua entrata a scuola, cercare l’armadietto di Styles e tenere una conversazione di almeno quattro battute a testa.
Facile, per chi non balbetta ogni due secondi ed è perennemente arrossita.
«Hey Beth, vedi che siamo arrivate!» la informò Vicky, mentre la sua voce traboccava di malignità.
«Umh, già» mormorò Beth scendendo dall’auto con gesti meccanici.
«Vai da Harry, su» le ordinò Katie sorridendo soddisfatta.
Beth annuì, per avviarsi lentamente verso il corridoio dove si trovava il proprio armadietto, che era anche lo stesso dove si trovava da quello di Harry.
Prese velocemente i propri libri dall’armadietto e poi si avviò verso quello di Harry, dove già lui trafficava.
«Ehm... ciao» fece lei schiarendosi la voce fermandosi davanti a lui. Harry si fermò di colpo, guardandola.
«Ciao. Ci conosciamo?» tentò lui.
«Ehm... no, non credo» rispose lei. Perfetto Beth, aggiungi ‘ehm’ ad ogni frase pensò Beth affranta.  Lui guardò dietro di lei.
«Ci sono alcune che ti guardano ridendo» la informò. Beth si girò, allarmata, ma vide che erano Katie, Kylie e Vicky.
«Sono le mie amiche. Se la ridono perché ho perso la scommessa e perciò devo parlare con te» confesso Beth prima che il cervello elaborasse davvero ciò che stava dicendo. Arrossì fin alla punta dei capelli.
«Quindi io sono la penalità per aver perso?» chiese Harry corrucciandosi. Beth annuì debolmente, desiderando di sprofondare nel pavimento.
«Lo devo prendere come un complimento o...?» cominciò lui. Beth scosse subito la testa.
«No!» esclamò, e la sua voce fece voltare tutti nel corridoio.
«Voglio dire, n-non credo che... che tu debba prenderla, in nes-nessun modo. Katie lo ha f-fatto solo pe-perché sa c-che io sono tim-timida e che a-avrei comincia-ciato a bal-balbettare e a-a-avrei fa-fatto la fi-figu-figura de-della stu-stu-stupida» cominciò a balbettare nervosa, ma a voce più bassa.
Da un momento all’altro sarebbe scoppiata in lacrime dalla vergogna, lo sapeva. Si stava comportando come una demente, e persino Katie e le altre l’avrebbero ignorata per paura di essere additate come “le amiche della demente che aveva tentato di parlare al popolare Harry Styles”.
«Hey, hey, calmati» le sussurrò Harry Styles prendendole le spalle e guardandola negli occhi. Sentì di nuovo il viso diventare rosso fuoco, mentre sentì le gambe molli per la piccola distanza che la separava da lui.
«Ti assicuro che non hai fatto nessuna figura da stupida» le disse tranquillo il riccio.
«Davvero?» chiese Beth. Certo che hai fatto la figura della stupida, ma sta cercando di calmarti per non fartene fare un’altra, potresti metterlo in imbarazzo di fronte l’intera scuola le rispose una vocina nella sua testa.
«Davvero» rispose Harry con un sorriso. Beth si sentì svenire al pensiero che quel sorriso, che aveva visto tante volte, adesso era solo per lei. Grazie a quel sorriso parve calmarsi, e si permise di sorridere anche lei.
«Grazie» sussurrò. La campanella suonò, segnalando l’inizio delle lezioni.
«Che materia hai a prima ora?» le chiese lasciandole le spalle.
«Matematica» rispose arricciando il naso. Lei era sempre stata un genio in quella materia, ma non le era mai veramente piaciuta.
«Anch’io. Vieni, andiamo insieme» disse Harry, prendendola per mano e cominciando a camminare. A quel contatto Beth rabbrividì, ma non si scansò.
«Come ti chiami?» chiese Harry.
«Elizabeth, ma tutti mi chiamano Beth» rispose lei. Harry storse il naso.
«Io preferisco Liz, o Lizzie» dichiarò mentre entravano in classe. Harry si sedette in uno degli ultimi banchi, ma non prima di aver aiutato Beth (o Liz) a sedersi accanto a lui, da vero gentiluomo.
«Grazie» disse lei, mentre il suo colorito diventava leggermente più roseo.
«Di nulla» rispose sorridendogli. Quel sorriso le tolse il fiato, con quelle meravigliose fossette, eppure riuscì a rubarne uno anche a lei.
«Come devo chiamarti, dunque?» domandò Harry.
«Come preferisci» rispose lei senza neanche pensarci veramente.
«Credo che sceglierò Liz. È molto più da... ragazza, diciamo. Come mai tu hai scelto di farti chiamare Beth?» chiese Harry.
«Non l’ho scelto io, l’ha scelto Katie. Dice che è molto adatto a me. Un diminuitivo irrilevante per una persona irrilevante» mormorò la mora, citando le parole dell’amica. Harry strabuzzò gli occhi.
«Quella finta bionda ti ha detto questo?» tuonò. Liz annuì.
«È solo un’ochetta che si sente superiore agli altri solo se li butta giù, non darle retta» le raccomandò.
«Ma è mia amica» disse Liz debolmente.
«Se lo fosse non ti direbbe quelle cose» ribatté. Liz annuì, poi si guardò intorno. Noto due cose: la professoressa non era ancora arrivata, e tutti stavano guardando lei ed Harry. Arrossì all’istante.
«Che c’è?» chiese Harry.
«Ci stanno guardando tutti» gli fece notare lei, arrossendo ancora di più. Harry scrollò le spalle.
«Ormai ci sono abituato. Non sanno proprio farsi gli affari loro» sbuffò.
«Hey, Harry!» esclamò un ragazzo entrando in classe. Si avviò verso il loro banco a falcate, ma poi notò che Liz aveva occupato il suo posto.
«Vedo che sei in compagnia. Non mi presenti questa bella fanciulla?» chiese.
«Louis, lei è Liz. Liz, lui è Louis» disse Harry. Liz sorrise a Louis, che ricambiò.
«Ho sentito che la prof di matematica si è presa un giorno, quindi abbiamo l’ora libera» li informò Louis, prendendo una sedia e sedendosi accanto a loro.





Elizabeth credette di trovarsi nel dubbio più importante della propria vita. Harry l’aveva invitata a sedersi al suo tavolo, in mensa. Il tavolo dei popolari, insomma, il tavolo che lei e le sue amiche avevano sempre e solo sognato.
Eppure, dopo che lei ed Harry si erano separati per andare in classi diverse, Katie, Kylie, e Vicky l’avevano beffeggiata e presa in giro, e quasi minacciata che, se non si fosse seduta al tavolo delle proprie amiche, l’avrebbero esclusa per sempre.
E Liz, prima di fare una mossa tanto azzardata, doveva indagare sulle intenzioni di Harry. Perché aveva parlato con lei per l’intera ora di matematica? Per la scommessa? Oppure perché non aveva trovato un modo gentile per levarsela dai piedi? E l’invito a pranzo? Si era improvvisamente accorto che lei esisteva? Stava approfittando del fatto che lei gli avesse rivolto la parola per tentare di portarsela a letto?
Certo, Liz non era il tipo di ragazza facile, anzi. Se quelle erano le intenzioni di Harry non ci sarebbe mai riuscito.
Entrò in mensa e si avviò verso il bancone col cibo. Dopo essersi presa ciò che voleva, si staccò dalla fila e si girò verso i tavoli.
Vide subito che, dal tavolo al centro, qualcuno cominciò a chiamarla.
«Hey, Liz!» diceva. Liz fu sicura che fosse Harry. O Louis.
«Beth, siamo qui!» sentì poi, da un tavolo in fondo. Katie si sbracciava nella sua direzione. Deglutì, decidendo dove andare.
Si avviò così verso le sue amiche, maledicendo il fatto che dovesse passare per forza accanto al tavolo di Harry.
Stava passando proprio di là quando una ragazza mora dello stesso tavolo la fermò.
«O mio dio, ma dove hai preso questa maglietta? È bellissima!» esclamò.
Elizabeth arrossì e abbassò lo sguardo verso la propria maglietta. Era semplice, bianca con una scritta nera “I need a coffee, now!”. Katie, la prima volta che l’aveva vista, aveva detto che era squallida e insignificante.
«L’ho presa nel negozio che c’è tra il bar e la libreria, vicino al parco» spiegò con un sorriso.
«È fantastica, la metterei ogni lunedì!» aggiunse la ragazza. «Ogni volta mi presento a scuola con una faccia che grida quanto sono esausta!». Tutto il tavolo rise divertito.
«Vieni, siediti» dichiarò la ragazza indicando una sedia vuota accanto a lei. Liz si sedette, poggiando il vassoio sul tavolo.
«Lei è Liz. Liz, lei è Zoey» disse Harry, sorridendo.
«Lei è Liz? La Liz di cui mi parlavi? Oh, ma avevi ragione, è davvero adorabile» disse Zoey sorridendole. Liz sobbalzò, arrossendo.
Si sbrigò a prendere il pezzo di pizza che aveva sul vassoio e cominciare a mangiarlo, tentando di nascondere la propria reazione. Harry aveva detto a Zoey che lei era adorabile. Nessuno gliel’aveva mai detto.
Zoey sbuffò.
«A quanto pare Harry non vuole continuare le presentazioni. Lo faccio io» disse. «Allora, il biondino è Niall, quello accanto è Liam. Il moro tenebroso è Zayn, quel cretino dagli occhi celesti è Louis. La rossa è Karen, quella pazza dai capelli blu è Myra e la biondina è Lily».
Tutti, quando chiamati, le sorridevano e mormoravano ‘ciao’. Erano tutti molto gentili.
«E, tra parentesi, sono la sorella gemella di Niall, anche se io non mi tingo del tutto» disse storcendo il naso. Infatti Zoey aveva alcune ciocche di capelli biondine, altre del colore naturale.
«Non insultare, Zeta» la rimproverò Niall fingendosi offeso.
«Oh non ti preoccupare, non scenderò in offese peggiori. Quelle le riservo per la professoressa di letteratura inglese» borbottò Zoey giocherellando con la propria insalata mormorando un  ‘odio quella cazzo di dieta’.
«Che ti ha fatto?» chiese Zayn.
«Vi ricordo che domani tutti quelli seduti a questo tavolo (mi pare anche tu Liz) hanno compito in classe su Shakespeare» annunciò Zoey.
L’aria intorno al tavolo sembrò raffreddarsi di colpo. Tutti si rattristarono velocemente, tranne Liz. Shakespeare era il suo scrittore preferito.
«Ed è così brutto?» mormorò Liz. Tutti la guardarono straniti.
«È un compito in classe. E per giunta è su Shakespeare. Cosa può esserci di peggio?» esclamò Zoey.
«Un compito di matematica» fece notare Niall.
«O rimanere bloccata nel traffico per tre ore di fila» aggiunse Karen.
«O rimanere bloccata in ascensore con tre uomini pelosi che puzzano di sudore» disse Lily storcendo il naso.
«O baciare una ragazza che ha appena mangiato aglio» fece Louis. Tutti si bloccarono a guardarlo.
«Era una domanda retorica, non esigevo una risposta» borbottò Zoey. Poi si girò a guardare Liz. «Davvero per te Shakespeare non è un problema?» chiese.
Liz arrossì, non sapendo bene come rispondere. Se avesse detto la verità, sarebbe stata presa in giro?
«Lui è... il mio scrittore preferito» rispose infine in un sussurro. Tutti spalancarono gli occhi, tranne Liam. Liz sapeva che anche Liam prendeva tutte A.
«Figo» mormorò Zayn.
«Mi potresti dare una mano per ripassare, questo pomeriggio?» chiese Zoey con voce dolce e la faccia da cucciolo.
«Certo» sorrise Liz.
«Posso aggregarmi anch’io?» domandò Harry .
«Si» mormorò Liz.
«Io invece ho il mio secchione personale, Liam» scherzò Zayn. «Lui e Liz formerebbero una bella coppia».
Mentre Liz arrossiva, Liam abbassava lo sguardo e gli altri ridevano, nessuno notò Harry incupirsi.





Nila's Corner

Helloooo!!! Eccomi col primo capitolo!!! Ho poco tempo, quindi non scrivo niente...

Bye

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Open your eyes ***




Capitolo 2
Open your eyes

 
 
Liz guardò l’orologio, impaziente. Tra qualche minuto Zoey ed Harry sarebbero arrivati, e lei era stranamente nervosa.
Non sapeva spiegarselo. Insomma, erano due suoi nuovi amici, entrambi simpatici. Avrebbe dovuto essere felice, no?
Zoey era simpatica, divertente, energica, una di quelle che non pensano solo a vestiti, scarpe e ragazzi.
Harry era simpatico, dolce, gentile, premuroso, e l’aveva accolta nel suo tavolo nonostante le fosse scappato che aveva parlato con lui solo per una scommessa.
Però alla fine, adesso non parlava con Harry per la scommessa, ci parlava perché stavano diventando amici. Poteva già usare il termine ‘amici’? Non credeva.
Liz tornò alla realtà quando sentì un rumore di chiavi e poi la serratura della porta d’ingresso scattare.
«Beth, amore di mamma, sono a casa!» esclamò qualcuno chiudendo la porta di casa. Liz sfoderò il suo più bel sorriso mentre la madre entrava in cucina.
Non doveva far trapelare il suo nervosismo, era qualcosa di insensato. O forse non era neanche nervosismo.
Assomigliava di più ad una cattiva sensazione, come se di lì a poco sarebbe successa una cosa terribile che l’avrebbe stravolta del tutto
«Ehi mami, com’è andato il lavoro?» chiese Liz, fingendosi interessata alla madre e non a ciò che le accadeva dentro.
«Bene, e tu? Com’è andata la scuola?» domandò la madre sorridendo anch’ella.
«Tutto bene. Oggi ho fatto nuove amicizie» la informò Liz.
«Davvero?» fece la madre, allargando il sorriso.
Anche se era amica delle madri della amiche della figlia, aveva sempre sostenuto e ripetuto alla figlia che non doveva mai accontentarsi di tra amicizie, ma doveva allargare il proprio orizzonte.
«Si. A proposito...» cominciò Liz. Stava per informare la madre del fatto che gli amici sarebbero venuti , ma le squillò il telefono. Madre e figlia si guardarono per qualche secondo.
«Scusami» disse poi Liz, andando in un’altra stanza per rispondere. La chiamata era di Katie. Rispose.
«Pronto?» fece.
«Brutta stronza traditrice!» ringhiò Katie. Liz fece un balzo in aria dalla sorpresa.
«Cosa?!» esclamò Liz. Perché Katie era così arrabbiata con lei? Non aveva fatto niente, vero?
«Ci hai ignorato, ti sei seduta con loro dopo che ti avevo avvertito. Basta, non posso più definirti un’amica!» sbottò Katie.
Ah, ecco spiegato il motivo. Come poteva Liz spiegarle che era stata quasi costretta? Dopo l’offerta di Zoey, non poteva mica dire di no e andarsene, sarebbe stato da maleducati.
Difenditi! gridò una vocina nella sua testa.
«Ma Katie, non c’è niente di male nel pranzare con altre persone, una volta tanto. Anche tu cambi, a volte. Ti ricordi, la scorsa settimana ti sei seduta per due giornicon Kira, mentre un mese fa ti sei seduta a pranzare con Mikaela e le sue amiche. E a inizio anno...» cominciò Liz, cercando di difendersi.
«Zitta, Beth, ZITTA! Nessuno ti ha mai considerato, solo io, Kylie e Vicky ti abbiamo accolto fra di noi, credendo che meritassi la nostra presenza. E invece ci hai voltato le spalle, ci hai dimostrato che non sei degna neanche di lustrarci le scarpe!» sputò Katie. Ahia. Questo fa male.
«Io...» cercò di parlare Liz, ma Katie l’aggredì di nuovo.
«Basta Liz, non voglio più sentirti. Sei così egoista, così egocentrica. Sempre ‘Io’, ‘Io’ e ‘Io’, sai dire solo quello!».
Non era vero, pensò Liz. Era Katie l’egocentrica, e Kylie e Vicky erano le sue seguaci. Erano diventati amiche di Liz solo per insultarla, per sminuirla e per usarla come schiava.
Eppure, Liz non riuscì a dirglielo. Perché Liz ci aveva creduto davvero, che sarebbero potuto diventare vere amiche.
«Stai cercando di rubarmi Harry, di la verità! Ho saputo da Janette che questo pomeriggio l’hai invitato a casa tua, e la cosa che mi ha ferito di più è che l’ho saputo da Janette! Tu non mi hai detto niente! Tu non mi hai MAI detto niente! Non mi hai mai detto che Harry ti piaceva, non mi hai mai detto che razza di vipera eri dentro!» e detto questo, Katie riattaccò. E sulla guancia di Liz scese una lacrima.
Perché non aveva mai avuto intenzione di rubarle Harry. A lei Harry non piaceva. Era simpatico, punto. Lei non era una vipera. Eppure Katie lo credeva.





Zoey prese un bel respiro e suonò il campanello. Ricontrollò l’indirizzo. Sì, era proprio quello che Liz le aveva detto.
Sentì dei rumori all’interno della casa, poi dei passi di chi sicuramente stava andando ad aprirle.
La porta si aprì, e Zoey si trovò davanti una signora sulla quarantina, che la squadrò per bene. Era vestita con abiti formali, segno che forse era da poco tornata da lavorare in ufficio.
«Chi sei?» disse quella con fare indagatore.
«Sono Zoey, un’amica di Liz» spiegò Zoey con un sorriso.  La signora assunse un’espressione interrogativa, che Zoey all’inizio non capì.
«Liz? Qui non c’è nessuna Liz» affermò.
«Come?» esclamò Zoey. Ricontrollò l’indirizzo, e ne fu sicuro. Era quello giusto. Liz le aveva detto in modo chiaro quel numero e quella via.
«Strano, Liz mi ha dato questo indirizzo» mormorò la ragazza fra sé e sé. Possibile che le avesse dato l’indirizzo sbagliato? A che pro?
«Mi sa che hai sbagliato casa» ribatté la signora, all’improvviso scontrosa.
«Mamma, chi è alla porta?» chiese una voce da dentro la casa.
Zoey sorrise: quella era la voce di Liz, ne era sicura. Si sentì sollevata.
«Qualcuno che ha sbagliato indirizzo, Beth» rispose la signora. Stava per chiudere la porta in faccia a Zoey quando la testa di Liz sbucò da dietro la spalla.
«Zoey!» esclamò. «Ferma mamma, è una mia amica».
Zoey sorrise e Liz la fece entrare.
«Scusa per mia madre» sussurrò Liz.
«Fa niente» rispose Zoey alzando le spalle. Poi l’abbracciò.
«Hey Liz, come va?» chiese mentre si staccava. Liz finse un sorriso, ma Zoey capì subito che c’era qualcosa che non va. «Cos’è successo?» si affrettò ad aggiungere.
Liz tentennò un istante, poi finse un sorriso e si rivolse la madre che era ancora con loro.
«Mamma, noi saliamo in camera mia. Tra poco dovrebbe venire Harry, un ragazzo riccio. Fallo salire» mormorò Liz, cominciando a salire le scale. Zoey la seguì, con la testa piena di domande.
«Cos’è successo?» ripeté Zoey quando Liz chiuse la porta della propria stanza.
Liz scoppiò in lacrime, abbracciando l’amica, che la strinse forte.
«Katie mi ha chiamato. Mi ha detto un sacco di brutte cose, e non vuole più essere mia amica» spiegò Liz velocemente.
«Katie chi?» chiese Zoey corrucciandosi.
«Katie McWhite» rispose Liz.
«Ma è una stronza! Tu che le hai risposto?».
«Ho tentato di farla ragionare, di salvare il nostro rapporto» mormorò Liz. Gli occhi di Zoey divennero due fessure.
«Salvare il vostro rapporto? Tu dovevi dirle “Bene Katie, sono con te. Non ho bisogno di una troia per amica”» ribatté Zoey.
«Ma Zeta, lei è stata la prima a credere in me, al primo anno, quando nessuno si accorgeva di me» tentò Liz.
«Non è stata la prima a credere in te, è stata la prima a credere di poterti usare. E ci è riuscita! Ti ho sempre visto andarle dietro, portarle lo zaino, il vassoio del pranzo, i sacchetti coi vestiti quando andavate a fare compere. Per lei sei sempre stata una schiava!» sbottò Zoey.
«“Mi hai sempre vista”? Tu mi hai notata?» sussurrò Liz, guardando nel vuoto, persa nei suoi pensieri.
Aveva sempre pensato di passare del tutto inosservata, del tutto anonima. Possibile che Zoey Horan avesse notato proprio lei?
«Oh insomma» sbuffò Zoey, a corto di pazienza. «Ma sei tonta o cosa? Mezza scuola ti viene dietro e tu non te ne accorgi?».
«Mezza scuola mi viene dietro?» chiese confusa Liz.
«Se provassi a fare un sondaggio, almeno la metà dei ragazzi della scuola hanno una cotta per te o l’hanno avuto, oppure hanno uno spiccato senso di simpatia nei tuoi confronti. Guarda mio fratello e i suoi amici! Non hanno mai accolto nessuno così velocemente. Persino io che sono la sorella di Niall ho dovuto insistere un milione di volte prima di cominciarmi a sedere con loro!» spiegò Zoey.
Liz rimase immobile. Come se si fosse congelata, anche se dentro di lei era appena iniziato un rave-party col volume al massimo e una folla enorme che ballava.
«P-perché io?» sussurrò Liz. Insomma, lei era goffa, balbettava ed arrossiva spesso, e poi non era per niente brava a parlare, o a vestirsi bene, o ad ancheggiare coi fianchi come le sue (ormai ex) amiche.
«Perché sei innocente! Perché in una scuola in cui sono tutte puttane, o che se la tirano, o che sono talmente facili da conquistare, tu sei l’unica (eccetto qualche primina) ad essere ancora vergine. Sei l’unica che si imbarazza per un doppio senso, l’unica che ha bisogno di una scommessa con le amiche per iniziare una conversazione!  E sei l’unica che, tra le sue amiche crudeli e la popolarità, stava scegliendo le sue amiche crudeli. Tu sei l’incarnazione dell’amore platonico. Tu sei quella che ogni ragazzo sogna, perché sa che non lo tradirai, che lo farai ridere vedendoti arrossire, che renderai i suoi giorni migliori. Ma sanno che sei difficile da conquistare. Non sei mai stata fidanzata, balbetti con tutti i ragazzi, per aprirti ci vuole tempo. Così ognuno di loro, dopo un paio di tentativi, si arrende e si accontenta di vederti sorridere da lontano, senza mai essere la causa di quel sorriso» concluse Zoey.
Era contenta: aveva fatto un discorso perfetto, stile film, e ne era fiera. Cazzo, qualcuno doveva pur aprire gli occhi a quella ragazza, no?
«Qu-quello che mi hai detto è davvero bello, ma io non credo che sia vero» borbottò Liz torturandosi le mani.
«Sapevo che lo avresti detto, che avresti negato la realtà, così mi sono preparata parecchie prove» dichiarò Zoey sicura di sé.
Aprì lo zaino che si era portata con sé e ne usci una busta gialla, un registratore e un quaderno. Liz si corrucciò.
«Ma cosa...?» fece.
«Il mio sogno è fare l’investigatore privato» confessò Zoey imbarazzata, e Liz giurò che il suo colorito fosse diventato leggermente più roseo.
Poi prese la busta gialla e ne tirò fuori parecchie foto. «Guardale» disse porgendole a Liz.
Lei prese le foto e cominciò a guardarle. La prima ritraeva un disegno. E Liz era il soggetto del disegno.
«Questo è un disegno di David McGole. L’ho fotografato con la mia fotocamera perché è bellissimo. Poi mi sono resa conto che eri tu. Io e David eravamo fidanzati, l’anno scorso» spiegò Zoey.
«E questo disegno quando l’ha fatto?» chiese Liz sbarrando gli occhi, imbarazzata e sorpresa.
«Mi ha confessato di avere una cotta per te dalle elementari, ma non ha mai avuto il coraggio di parlarti. Mi ha detto di dirtelo, prima o poi, quando se n’è andato» rispose Zoey abbassando lo sguardo sulle sue unghie, che trovò improvvisamente interessanti nonostante non avessero neanche lo smalto.
Certo, Liz sapeva, come tutta la scuola, che McGole dopo il liceo si era trasferito a Londra per continuare a studiare arte.
Tutti pensavano che Zoey e David avessero rotto perché non volevano una storia a distanza. E se invece la causa fosse stata Liz? Liz non se lo sarebbe mai perdonato.
Con mani tremanti, passò all’altra fotografia. Lei seduta nel prato della scuola a leggere un libro, sicuramente durante la pausa pranza. Poco più in là, un gruppo di ragazzi la fissavano.
«Ho registrato ciò che dicevano» aggiunse Zoey, prendendo il registratore e accendendolo.
“Cavolo quanto è bella”
“ ‘Cavolo’, Mike? Da quando dici ‘cavolo’ e non ‘cazzo’?”
“A lei non piace parlare volgare”
“Stai parlando della Johnson?”
“Certo, è da un anno che non parlo d’altro”
“Non potrai mai averla. Hai una possibilità solo se sei uno dei suoi scrittori preferiti”
“Che ottimismo”
“Ho provato a parlarle, qualche volta. È arrossita in modo adorabile e ha cominciato a balbettare, ma niente di più”
Liz fissò Zoey allibita. Questa le fece segno di andare avanti con le foto, e così Liz fece.
Un ragazzo, che lei conosceva di vista, era nella propria stanza, e fissava lo schermo del computer con aria sognante. Nello schermo c’era una sua foto.
Guardò in fretta le altre fotografie. Ragazzi che guardavano lei. Ragazzi che compravano i suoi stessi libri, accompagnati dalle registrazioni di Zoey. “Mi dia lo stesso libro che ha preso Elizabeth, la ragazza di poco fa”
Le registrazioni, tutti riguardavano lei. Le foto, tutte riguardavano lei. Poi, Zoey le diede il quaderno.
C’erano biglietti presi da sotto i banchi, pagine di quaderno strappate in cui c’era il nome di Liz, annotazioni di discorsi che Zoey non era riuscita a registrare, descrizioni di scene che una foto non avrebbe mai potuto descrivere in pieno, tipo “Zack sta uscendo con Katie, ma guarda Liz con occhi sognanti e le chiede sempre pareri, cosa che infastidisce Katie, che ha deciso di lasciarlo questo pomeriggio stesso”.
Liz studiava ogni pagina e la guardava mille volte, come se volesse impararle a memoria. Era ancora a metà quaderno quando si sentì bussare.
«Posso entrare?» chiese Harry dall’altra parte della porta.
In meno di tre secondi Zoey e Liz aveva posato tutto nello zaino.
«Certo!» rispose Liz, sforzandosi di sorridere.






Nila's Corner

Per farmi perdonare del fatto che non avevo scritto niente nel Nila's Corner dello scorso capitolo, eccomi qua con uno nuovo dopo un giorno. Praticamente stamattina mi sono alzata con la storia tutta in testa e mi sono portata avanti di due capitoli. E poi mi sono bloccata. Perchè la storia l'ho tutta in testa, ma non so cosa raccontare e cosa no, cosa riassumere e cosa allungare.
Notiziona del giorno: ho scoperto la rilettura. No, ora vi spiego:
Non ho riletto prologo e primo capitolo, l'ho postato di getto. Credevo che non ce ne fosse bisogno, mi dicevo che ero stata già attenta quando l'avevo scritto. Non potevo commettere errore più grande di questo. Ho capito che quando scrivo non scrivo mai tutto quel che voglio scrivere, ma riassumo molto e lascio correre molte descrizioni importanti che nella mia testa ci sono, ma che non traspaiono attraverso le righe. Così adesso rileggo un capitolo almeno due volte, aggiungendo descrizioni, particolari, gesti, emozioni, pensieri.
Ma attenzione  avvisatemi se divento troppo noiosa e stancate!
Con questo vi lascio, intendo pubblicare il prossimo capitolo la settimana prossima (o domenica) ed è già pronto e voglio darvi un'anticipazione piccola piccola:
1. Tornerà una minaccia che con questo capitolo sembra archiviata.
2. Si delineerà meglio la storia e comincerete a capirci ancora di più.
3. Smetterò di descrivere solo ciò che succede ad Elizabeth, ma anche ad altri personaggi.

Bye

P.S. Sapevate che il carattere di Elizabeth rispecchia molto il mio? Tranne nell'arrossire: io sono perennemente pallida, non riesco ad arrossire, ma mi mordo il labbro.
P.P.S. Vorrei ringraziare 
xzainsvoice  per aver recensito, è la prima <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - I woke up this morning ***




Capitolo 3
I woke up this morning

 
 
Liz stava tentando di far colazione, ma aveva lo stomaco chiuso.
Era un quarto d’ora che rigirava il cucchiaio dentro la tazza piena di latte fumante, ma che non le ispirava la fame.
Se continuava così, sarebbe arrivata a scuola in ritardo, ma doveva prendersi il suo tempo per riordinare i pensieri. Non l’aveva ancora fatto.
Odiava ammetterlo, ma le rivelazioni del mese precedente l’aveva molto scombussolata.
Andare a scuola le metteva soggezione, perché adesso si accorgeva degli sguardi che aveva addosso, e quando vedeva qualcuno sussurrare o scambiarsi i biglietti cominciavano a sudarle le mani, cercando di non pensare al fatto che loro avrebbero potuto parlare di lei.
Avrebbe preferito non sapere, non accorgersi di nulla, rimanere nella sua ingenuità piuttosto che sapere tutto ciò che Zoey le aveva detto.
Per di più, le occhiatacce di Katie, Kylie e Vicky non miglioravano le cosa, anche se ormai, Liz l’aveva capito, era pura gelosia ed invidia.
Invidia perché adesso Liz sedeva al tavolo dei popolari, parlava coi popolari, passava tutto il suo tempo coi popolari. Perché ormai Liz aveva preso il posto che mille occhiate e discorsi le riservavano: ormai era diventata anche lei una popolare.
Usciva con Zoey e le sue amiche quasi ogni pomeriggio, o a volte andavano a casa di Zoey, che aveva una casa gigantesca.
Quelle volte spesso trovavano Harry, Liam, Niall, Louis e Zayn, che praticamente passavano i loro pomeriggi nel divano del salotto dei Horan a guardarsi film da quella televisione che assomigliava di più allo schermo di un cinema che ad una televisione vera e propria.
I venerdì sera andavano a casa Horan per un pigiama party in dieci (lei, Zoey, Karen, Myra, Lily, Niall, Harry, Zayn, Liam e Louis).
I sabato sera li passava ad alcune feste, dove Liz ballava e si divertiva ma non si ubriacava.
Le domeniche pomeriggio passavano invece a girare in centro a fare shopping.
«Lizabeth, Lizabeth! Terra chiama Lizabeth!» la chiamò sua madre, interrompendo i suoi pensieri, cosa che irritò Liz.
«Il mio nome è Elizabeth, mi hai chiamata tu così, quindi adesso mi chiami bene» si lamentò Liz. Alla madre non piaceva il nuovo diminutivo della figlia (Liz) così la chiamava o Beth o Lizabeth, unendoli entrambi. Ma Liz odiava il suo nome intero senza la ‘E’.
«Va bene, Beth cara. Comunque, volevo comunicarti che passerai il Natale da Katie, ho già chiesto a sua madre ed ha acconsentito»  continuò la madre.
Liz sbuffò, ancora più irritata di prima. Sua madre si ostinava a considerare Katie ancora sua amica, nonostante Liz le avesse spiegato un centinaio di volte che non avrebbero mai fatto pace e che per lei andava bene così.
«Non voglio passare il Natale con Katie» mise in chiaro Liz.
«Te l’ho detto, io parto per due settimane, vado in montagna con Karl, e non posso lasciarti sola in casa» ribatté la madre.
Liz odiava Karl. Sua madre aveva lasciato suo padre per lui, ma non facevano altro che litigare e fare pace, litigare e fare pace.
Poiché Liz era maggiorenne, poteva vedere il padre quanto e quando voleva, ma la madre le aveva cancellato di nascosto il numero nel cellulare, e così per Liz era impossibile contattarlo. Il padre credeva che Liz non volesse contattarlo e non la contattava a sua volta.
«Ho diciotto anni, posso benissimo stare da sola» sbottò Liz.
«Non ti lascerò la casa libera per organizzare feste con gli amici, Elizabeth. Sai che non mi piacciono i tuoi amici» rispose la madre.
«Non ho intenzione di organizzare feste in questa casa. E non conosci nemmeno i miei amici, hai solo intravvisto Zoey ed Harry!» fece Liz.
«Da quando ti sei allontanata da Katie sei sempre fuori di casa, parliamo poco e la tua media scolastica si sta abbassando» sibilò la madre.
«Margaret Thompson, la mia media è ancora intatta, e poi non ti lamentare, perché so che quando io il venerdì dormo fuori tu e Karl vi divertite tutta la notte!» si arrabbiò Liz.
Quando si arrabbiava, chiamava sempre le persone con nome e cognome. Era qualcosa che aveva preso dalla madre.
«Elizabeth Johnson, come ti permetti di parlarmi così?» tuonò la madre.
Liz stava per rispondere, quando il telefono di Liz squillò. Lo maledì mentalmente, poi lo prese dalla tasca e rispose la chiamata, salendo nella propria stanza e lasciando la madre e la propria colazione in cucina.
«Buongiorno Lizzie!» esclamò Zoey allegra.
«Non è cominciato molto bene, questo giorno» rispose Liz col tono di chi ha appena assistito ad un funerale.
«Perché?» chiese Zoey, sinceramente preoccupata dal tono dell’amica.
«Ho appena litigato con mia madre. Si è già organizzata con la madre di Katie, passerò due settimane a casa sua e ha fatto tutto senza chiedermi prima se mi andava, e sa benissimo che io e Katie non siamo più amiche!» spiegò Liz alzando leggermente il tono della voce.
Era disperata. Sopportava appena le occhiate di Katie a scuola, pensa vivere nella sua stessa casa, sotto il suo stesso tetto.
«Siamo nella stessa barca. Ieri sera mia madre ha comunicato a me e a mio fratello che per Natale ha invitato praticamente tutta la famiglia a stare da noi per due settimane. E siamo un esercito! Ci sono i due fratelli di mia madre con le rispettive famiglie, la sorella di mio padre con le sue due figlie, e poi viene mio fratello Greg con sua moglie, i suoi gemelli e si porta anche suocera e cognato, che per fortuna non è sposato» la informò Zoey.
«La tua casa è grande, ci entrerete tutti» la tranquillizzò Liz mentre cercava per tutta la propria stanza lo zaino.
Lo trovò e lo buttò nel letto, passando alla ricerca delle scarpe adatte.
«Sì, ma avrò le mie cugine Patrisha e Ludmilla in casa, e ti assicuro che sono due stronze» borbottò Zoey.
«Comunque, cambiamo argomento» continuò Zoey. «Sei pronta per andare a scuola? Passo col motore, dai».
«Ma io ti amo, Zoey!» esclamò Liz sorridendo e guardando l’orologio.
A piedi sarebbe arrivata sicuramente in ritardo, in motorino persino in anticipo. Aveva un’amica ideale, e lo sapeva. Sentì Zoey ridere.
«Modestamente, non so come faresti senza di me» si vantò Zoey. «Tra due secondi sono da te. A tra poco, Lizzie».





«Davvero, Louis, credo di esserne cotto» mormorò Harry abbassando gli occhi sull’asfalto.
Louis sospirò. L’amico aveva detto quella frase talmente tante volte che adesso Louis era arrivato al punto di dubitarne.
Di solito erano solo lievi infatuazioni.
«Ne sei sicuro?» chiese dopo mezzo minuto.
«Mi fa sentire bene» rispose il riccio, e lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Grazie tante, anche a me mi fa sentire bene pensò Louis.
«Già. È così dolce, gentile, sincera, ingenua, fantastica...» mormorò Louis guardando la strada.
Harry si fermò di botto, guardandolo ad occhi spalancati.
«Non mi dire che piace anche a te!» esclamò Harry.
«Ma no, mi sta solo simpatica. Credo sia l’amica femmina che non ho mai avuto» spiegò Louis continuando a camminare verso scuola. Harry si affrettò a raggiungerlo.
«Amica femmina? E che cambia da un amico maschio?» chiese il riccio, non capendo. Non era sempre la stessa cosa?
«Le ragazze ti danno un sacco di consigli su come trattare le ragazze, e ti sanno consolare meglio. O almeno penso. Me l’ha raccontato Zayn, sai che lui e Karen sono migliori amici dall’asilo» fece Louis, gesticolando.
Harry sapeva che quando l’amico cominciava a gesticolare era perché diventava nervoso, molto nervoso.
«Non vorrai mica sostituirmi, spero!» scherzò Harry, cercando di far rilassare l’amico. E ci riuscì.
«Rimarrai sempre tu il mio migliore amico, tranquilli» disse Louis sorridendo. «Però mi devi promettere che Liz non sarà una delle tante» aggiunse poi serio, guardando Harry negli occhi. Ad Harry gli si leggeva negli occhi quando era sincero.
«No, lei non è come le altre. Non credo sia una di quelle che appena te le porti a letto tutto quello che provavi scompare e capisci che era solo attrazione fisica, voglia si sesso e basta» dichiarò Harry. Louis si rilassò, leggendo negli occhi di Harry sincerità.
«Sarà meglio che sia così, perché se la vedo soffrire per causa tua ti prendo a pugni, chiaro? Anzi, credo proprio che prenderò a pugni chiunque la faccia soffrire» disse Louis, rimanendo serio.
«E perché?» domandò Harry corrucciandosi. Lui e Louis non avevano mai litigato, ed era impensabile che Louis lo volesse prendere a pugni.
«Perché gli amici si difendono, no?» rispose Louis con un sorriso.
Harry alzò le spalle. «Sì, penso di sì».





«Zeta, vieni con noi?» chiese Niall prendendo le chiavi della propria auto.
Quel giorno si sentiva particolarmente generoso, così aveva deciso di dare un passaggio alla sorella.
Ma Zoey scese dalle scale come un fulmine e inciampò a metà a scala, facendosi il resto delle scale col sedere.
«Ahia!» si lamentò alzandosi da terra. Si massaggiò il sedere con una smorfia di dolore in viso
«Ti sei fatta male?» chiese il fratello.
«No, sai, le scale sono davvero morbide!» sbottò sarcastica la sorella. Zoey sbuffò e si diresse verso la porta, spedita.
«Dove vai? Non vuoi il passaggio?» chiese Niall.
«No, vado con la mia moto e passo da Liz» lo informò.
«E io che ti ho tenuto il posto libero! Se lo sapevo facevo venire anche Louis ed Harry, che invece sono rimasti a piedi» si lamentò Niall pestando a terra.
«È inutile che ti lamenti, io non ti ho chiesto niente, hai fatto tutto da solo» sbottò Zoey prima di uscire di casa sbattendosi la porta alle spalle.
Poco dopo si sentì il motore accendersi e andarsene via per le strade.
«Qualcuno oggi si è alzato dalla parte sbagliata del letto» mormorò Zayn rompendo il silenzio, e provocò una risata da parte di Niall e un sorriso da parte di Liam.
«Dai, andiamo ragazzi, è già tardi» disse il biondino tornando serio mentre guardava l’orologio al polso, poi uscì da casa seguito da Zayn e Liam.
Attraversarono la strada velocemente e si diressero verso l’auto di Niall in silenzio, mentre lui l’apriva a distanza.
«Allora, Zayn come ti va con quella tipa, Hope?» chiese Liam mentre prendevano posto in auto. Zayn sospirò
«Diciamo che non è proprio una ragazza facile, ma presto cadrà ai miei piedi» rispose il moro, accennando un sorriso. «Tu, Liam, hai adocchiato con chi baciarti sotto il vischio quest’anno?» chiese poi.
«Jane Evans» rispose Liam sorridendo. Jane Evans era bella, bionda, magra, alta e non se la tirava troppo, così Zayn e Niall reputarono la scelta giusta per Liam.
«E tu, Niall?» domandò Zayn mentre Niall accendeva l’auto e partiva.
«Non lo ancora» rispose il biondino distrattamente.
«Dai, sappiamo entrambi che è impossibile, quindi non prendermi in giro e sputa il rospo» borbottò Zayn seccato.
Odiava quando un amico non gli diceva la verità e gli teneva nascosto qualcosa. Era una cosa che non poteva sopportare.
«Ho preso in considerazione una ragazza, ma credo sia territorio di Harry» confessò Niall dopo una decina di secondi. Zayn e Liam si guardarono confusi. Nessuno dei due sapevano chi Harry avesse scelto.
«E chi sarebbe la fortunata?» chiese Zayn. Niall divenne tutto rosso e ignorò la domanda, continuando a guidare.
«Parla, biondino, o ti graffio l’auto mentre dormi» lo minacciò Zayn trattenendo una risata: sapeva che quel gioiellino era il punto debole del suo amico.
Niall sbuffò, ma alla fine confessò.
«Liz» sussurrò. Zayn spalancò gli occhi sorpreso, per poi scoppiare a ridere.
«Territorio di Harry? E cosa te lo fa pensare?» chiese, continuando a ridere come un matto.
«Forse il fatto che non le toglie gli occhi di dosso?» fece sarcastico Niall.
Non sopportava il fatto che l’amico stesse ridendo. Per lui era una cosa seria, credeva di avere una specie di cotta per Liz, e le risate dell’amico lo innervosivano.
«Fatti dire una cosa, Niall: non è territorio di Harry, ma di chi la prende prima» disse Zayn.
Niall si corrucciò. Odiava le pillole di saggezza di Zayn, non le capiva mai, aveva bisogno di un traduttore simultaneo.
«Ovvero?» domandò Niall.
«Se le chiedi di venire alla festa di Natale con te prima di Harry, è tua » spiegò Zayn come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre Niall si posteggiava.
«Andiamo a scuola, filosofo, che siamo già in ritardo» fece Niall con mezzo sorriso scendendo dall’auto.
Non si accorsero del fatto che Liam era rimasto in silenzio, o di come la sua espressione era mutata quando Niall aveva detto “Liz”.
Perché Liam aveva scelto Jane Evans solo perché anche lui pensava che Liz fosse territorio di Harry.
E avrebbe seguito il consiglio di Zayn: avrebbe cercato di chiedere a Liz di andare alla festa con lui prima che lo facessero gli altri.






Nila's Corner

Ciaooooooooooo!!!! Lo so, dovevo aggiornare tra qualche giorno, ma praticamente avevo già scritto questo capitolo e non ce la facevo ad aspettare, scusatemi.
Okay, praticamente sono l'unica pazza che si scusa per aver pubblicato in anticipo, ma fa niente.
Altra scoperta della pazza: la notte porta consiglio. La mattina, quando mi alzo, ho tutto il nuovo capitolo in testa e non mi resta che scriverlo. Yeaaah!!
Ah, domani credo di pubblicare una nuova FF. Parla di due ragazzi destinati a stare insieme, che praticamente trascorreranno l'intera vita insieme. Avevo già da un po' questa FF in mente, ma ho deciso di concretizzare l'idea ascoltando Mary's Song della grande Tay.
Clap, clap Un applauso a Taylor per avermi dato l'ispirazione, infatti dedicherò la FF e il personaggio principale a lei.
Ora vi lascio, 

Nila xxxx

P.S. ringrazio sia chi legge in silenzio, sia chi ha avuto il coraggio di recensirmi :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Louis Tomlinson ***




Capitolo 4
Louis Tomlinson

 
 
Quando la campanella che segnava l’inizio della pausa pranzo, Liz scattò subito verso la porta dell’aula.
Camminava velocemente, guardando dritta davanti a sé, senza indugiare. Non si fermò al proprio armadietto, non ne aveva proprio voglia.
Voleva solo distendersi un attimo nel prato della scuola, chiudere gli occhi e dimenticare per un istante tutti gli sguardi che aveva addosso.
Non sapeva se sarebbe riuscita a sopportarli ancora per molto. La opprimevano, adesso che aveva aperto gli occhi si sentiva soffocare.
Per di più, adesso aveva anche altro per cui preoccuparsi: Zoey le aveva detto che suo fratello aveva intenzione di invitarla alla festa, l’aveva sentito mentre parlava al telefono con Zayn.
Questo aveva messo Liz ancora più in crisi di quanto già non fosse. Non era per niente sicura di volerci andare con Niall, anzi non era per niente sicura di volerci andare e basta.
Eppure, l’alternativa era passare il Natale con Katie a casa sua, cosa che somigliava molto all’inferno in terra.
Tra pochi giorni Liz si sarebbe trasferita da lei, e ciò non faceva che peggiorare lo stato d’animo di Liz.
Camminò velocemente, mettendosi quasi a correre per i corridoi.
Sentì qualcuno che la chiamava, ma non distinse chi era dalla voce. Non le andava di fermarsi, desiderava solo distendersi un po’, quindi ignorò chiunque fosse.
Uscì fuori, arrivò al prato e si diresse verso l’ombra del suo albero preferito, una vecchia quercia. Solo quando si distese all’ombra si sentì in pace con sé stessa.
In contatto con la natura, Liz si sentiva a casa. Si rilassava completamente, si lasciava andare, levava via ogni maschera e non censurava più ogni cosa che le usciva dalla bocca.
Stava quasi per addormentarsi quando fu distratta dal rumore di foglie schiacciate e di qualcuno che si sedeva accanto a lei.
Si ritrovò ad essere quasi infastidita da quella presenza che sentiva respirare accanto a lei. Chi la disturbava in quell’unico momento di pace?
Continuò ad ignorarlo per godersi la pace del silenzio, aspettando che fosse lui a romperlo.
«Pensieri?» chiese lui dopo poco.
«Mille» sospirò lei, e quell’unica parola sembrò costarle parecchia fatica.
«Quindi non mangi?» continuò lui. Liz scosse la testa. Quando aveva troppi pensieri le passava sempre la fame.
«Ho bisogno di rilassarmi, di pensare, prima» rispose Liz socchiudendo pian piano gli occhi, incontrandone due azzurri-verde acqua. «Come mai qua?» chiese poi.
«Devo dirti una cosa» ammise Louis, giocando con un ciuffo d’erba.
«Sono tutta orecchie» disse Liz con un sorriso, mentre si metteva seduta e appoggiava la schiena al tronco dell’albero.
Louis si prese una manciata di secondi, in cui seguiva Liz e si sedeva accanto a lei.
«Credo che Harry voglia invitarti a venire alla festa con lui» confessò infine Louis. Liz spalancò gli occhi, sorpresa, e staccò la schiena dall’albero per guardare meglio Louis.
«Anche lui?!» esclamò Liz. Bene, adesso il problema si era ingrossato ulteriormente. Louis corrucciò la fronte e la guardò, confuso.
«Te l’ha chiesto qualcun altro?» domandò. Liz sospirò, appoggiandosi di nuovo alla quercia. Esitò per qualche istante: poteva fidarsi di Louis?
Alla fine, decise di rispondere sinceramente. Non aveva nulla da perdere.
«No, ma Zoey mi ha detto di aver sentito Niall dire a Zayn che voleva chiedermelo» spiegò Liz. Stavolta fu Louis ad essere sorpreso.
«Niall? Niall vuole chiederlo a te?» sbottò Louis.
Niall non gli aveva detto nulla, ma non era una cosa nuova. Se Niall doveva confidare qualcosa a qualcuno, prima l’avrebbe detto a Liam o a Zayn, e solo dopo l’avrebbe comunicato a Louis e ad Harry.
Il loro gruppo era sempre stato diviso da una piccola crepa. Louis ed Harry da una parte, Liam, Zayn e Niall dall’altra.
Una crepa piccola, quasi invisibile, che alla fine era ciò che li teneva uniti. Senza quella piccola crepa, o con una crepa maggiore, loro non sarebbero mai stati amici.
«O almeno così dice Zoey» fece Liz alzando le spalle, distogliendo Louis dai suoi pensieri.
«Che casino» mormorò Louis, riferendosi alla situazione. Ora che ci pensava, era un doppio casino.
Per Liz, perché si ritrovava due proposte senza che in realtà nessuno si fosse fatto avanti, e per il loro gruppo, che rischiava di spezzarsi.
«Già» annuì Liz.
«Con chi vuoi andarci?» chiese Louis dopo un minuto di silenzio, esternando la domanda che gli frullava in testa.
«Non lo so. Non sono sicura neanche di volerci andare» rispose Liz.
Si passò una mano tra i capelli, sospirando per l’ennesima volta. Quasi involontariamente appoggiò la testa alla spalla di Louis, seduto accanto a lei.
Il silenzio che calò fra di loro era interrotto solo dal chiacchiericcio degli studenti in lontananza, e non era per niente un silenzio imbarazzato.
Era più un silenzio in cui entrambi pensavano per conto proprio alla stessa cosa, un silenzio che non divide ma unisce.
Cosa avrebbero fatto, cosa sarebbe successo, adesso? Era come trovarsi ad un bivio e non saper che strada prendere.
Guardavano entrambi davanti a loro, come se avessero la soluzione davanti gli occhi ma dovessero aguzzare la vista per vederla.
E, a quanto parve, fu Louis quello a vederci meglio.
«Ho la soluzione al problema» mormorò Louis alla fine, accennando un sorriso.
«Davvero?» chiese Liz con un sorriso più grande.
«Davvero. Beh, sai che io il 24 faccio il compleanno» cominciò Louis. Liz annuì, Zoey gliel’aveva accennato.
«Avevo pensato di non fare una festa, essendoci già quella organizzata dalla scuola. E se invece facessi una festa e invitassi voi nove? In questo modo non andremo alla festa e nessuno ti inviterà» spiegò Louis.
Certo pensò Liz. Se non sai che strada scegliere, meglio aggirare il bivio. Astuto.
Liz si accese nel più bel sorriso che Louis avesse mai visto, e gli si riempì il cuore sapendo che era stato lui a provocarlo.
«Ma tu sei un vero genio, Louis Tomlinson!» esclamò Liz abbracciandolo.
«Lo so!» rispose lui. Liz si allontanò di scatto, sbuffando divertita.
«Ma che modestia!» fece lei, incrociando le braccia al petto.
«Allora, Liz, non mi ringrazi neanche per la mia idea geniale?» chiese Louis facendo il finto offeso.
«Scusami, provvedo subito» disse Liz, per poi scoccargli un bacio sulla guancia.
«Dai, torniamo dentro, ci staranno dando per dispersi» fece Louis alzandosi e porgendo una mano a Liz per aiutarla ad alzarsi.





Cazzo. Minchia. Cazzo cazzo minchia. Fottiti razza di stronzo. Giuda.
Cazzo Harry, è il tuo migliore amico, non puoi insultarlo così.
Cazzo razza di vocina, il mio cosiddetto migliore amico sta venendo verso di noi con la ragazza che mi piace e stanno ridendo insieme. E lui sa che mi piace. Dimmi se non è uno stronzo.
Nessuno ti ha detto che non sono solo amici.
Sono stati per un quarto d’ora, e dico un quarto d’ora, fuori, insieme.
Questo non significa niente.
Ma mi rende geloso lo stesso.
Harry sospirò, dandosi del malato mentale. Adesso aveva anche due vocine in testa che litigavano, tipo angelo e diavolo. Perfetto. Si sentiva il protagonista di qualche specie di film di serie B.
«Ragazzi, devo dirvi una cosa importante!» esclamò Louis sedendosi. Liz si sedette accanto a lui. Entrambi avevano un sorriso smagliante e si guardavano con aria complice.
Harry sentì la rabbia montargli addosso più di prima.
Stronzo, giuda, figlio di... no dai, sua madre mi sta simpatica. Fanculo, sei una merda.
Basta Harry, nessuno ti dice che sta per dire che lui e Liz si sono appena messi insieme.
Sono tornati insieme dal giardino, si guardano sorridendo e adesso Louis a qualcosa di importante da dire. Fai due più due.
Quattro. Razza di cretino, potrebbe essere
qualsiasi altra cosa.
«Ho deciso di fare una festa a porte chiuse per il mio compleanno» annunciò Louis mentre prendeva qualche patatina del vassoio di Zayn, causano un suo “ehi, se le vuoi vattele a comprare”.
Visto che sei un cretino, Harry? Voleva solo dire una cosa così sciocca.
«E ho deciso di invitare voi nove. Sempre che vogliate rinunciare alla festa che danno a scuola, certo» aggiunse poi.
L’umore di tutti in quel tavolo scese inesorabilmente. Tutti aspettavano quella festa da quando era iniziata la scuola.
Louis è un emerito cretino. Un deficiente. Organizza feste lo stesso giorno in cui c’è la festa in cui dovrei andarci con Liz. E gliel’avevo pure detto.
«Per me va bene» disse Liz.
Perfetto.
«Anche per me» si aggregò Harry senza pensarci davvero. Almeno ci sarebbe stata anche Liz. Vide Niall sospirare, affranto.
Magari è afflitto perché rinuncerà al ballo, e magari anche ad una bella ragazza. Chissà chi aveva intenzione di invitare, non gliel’ho chiesto.
«Io vengo» fece Niall dopo qualche secondo, fingendo un sorriso.
«Sono con voi, fratellino»  sorrise Zoey toccandogli i capelli. «Hai avuto una bellissima idea, Louis, sono stufa delle solite feste della scuola».
Zoey è l’unica contenta, eccetto Liz.
«Mi aggrego anch’io» squittì Lily. Karen e Myra annuirono.
«Veniamo anche noi» fecero in coro.
Ma quelle due sono sempre sincronizzate?
«Anche io» mormorò Liam, anche se sembrava piuttosto contrariato.
«Io solo se posso portare anche Hope» mise in chiaro Zayn. Harry ridacchiò. Anche se Zayn lo negava, quella Hope l’aveva proprio cotto in padella.
«Okay, portala» acconsentì Louis. Sembrava davvero felice che tutti avessero acconsentito.
Harry sospirò, sovrappensiero, continuando a mangiare il proprio pranzo. Di solito, le feste di Louis erano sempre aperte, di quelle in cui ti puoi scatenare, e non festicciole in casa.
Eppure doveva ammettere che l’idea di Louis, di trascorrere il Natale insieme, come una specie di grande famiglia, era davvero buona.
«Pensavo, potremmo fare ognuno un regalo a Louis e poi il Babbo Natale segreto per gli altri» propose Liz. Quasi tutti annuirono e acconsentirono.
«Non è giustooooo!» si lamentò Louis. «Anch’io voglio partecipare al Babbo Natale segreto, mi piace un sacco indovinare chi mi ha fatto il regalo».
Sembrava un bambino al suo primo capriccio, quando una cose gli viene negata per la prima volta.
«Va bene, Louis, i nostri regali per te saranno anonimi, così dovrai indovinare tu, okay?» disse Liz col tono di una madre che accontenta il figlio.
In quel tavolo, vedendo la scena, risero in tre: Harry, Liam e Niall. Tutt’e tre pensarono Quant’è dolce Liz.
Zoey sorrise, ricordando quando lei faceva i capricci e la madre l’accontentava.
Zayn, Myra, Karen e Lily sbuffarono per l’ennesimo capriccio di Louis.
Ma da lontano, una bionda furiosa osservava la scena pianificando la propria vendetta.





«Ma amore, da quanto tempo non ti vedo. Come stai?» squittì la madre di Katie, Molly, accogliendo in casa Liz, che posò a terra le valigie.
«Diciamo che potrei stare meglio» rispose Li con un mezzo sorriso, mentre si toglieva il cappotto fradicio e lo appendeva all’appendi-panni.
«Certo, ti capisco» disse Molly con uno sguardo di pietà. Per quanto ne sapeva lei (dai racconti di Katie e della madre di Liz) Liz stava attraversando un periodo difficile.
Infatti, la madre di Liz era convinta che lei avesse una specie di crisi adolescenziale dove cambiava amici, carattere e gusti, ma che poi finiva e tutto ritornava come prima.
Liz le aveva detto molte volte che non aveva cambiato amicizie, soprannome e molti gusti per trasgressione, ma perché era cresciuta, ma la madre non le aveva creduto.
«Vedrai che andrà tutto bene e ritornerà tutto come prima» continuò Molly. Liz fece una smorfia, mentre chiudeva bene l’ombrello e lo poggiava alla parete.
«Non voglio che torni tutto come prima. Solo alcune piccole cose» confessò Liz con un sospiro, a bassa voce, in modo che neanche Molly riuscì a sentirlo.
«KATIE, VIENI AD AIUTARE BETH CON LE VALIGIE!» urlò Molly avvicinandosi la scala. In risposta, qualcuno mugugnò qualcosa dal piano di sopra. Molly tornò a guardare sorridente Liz.
«Spero che tu e Katie possiate ritornare di nuovo buone amiche» mormorò Molly.
Io no, per niente pensò Liz, ma finse un sorriso.
«Anche lei sta avendo un periodo difficile» aggiunse poi la madre, rattristandosi un po’.
Liz sbarrò gli occhi sorpresa. Davvero? Non sapeva nulla,  né l’aveva capito dal comportamento che Katie teneva a scuola.
«Eccomi, mamma» borbottò qualcuno scendendo le scale con passo pesante.
La Katie che Liz vide non assomigliava affatto alla Katie che da sempre conosceva, o quella che fino ad un giorno prima aveva visto a scuola.
La Katie di prima era una Katie antipatica, che si vestiva perfettamente, che ancheggiava in modo esagerato e che faceva di tutto per apparire bella e sensuale.
La Katie che vedeva adesso invece aveva tutti i capelli scombinati e sul viso, indossava un pigiama con le pecorelle e delle ciabatte a forma di orso e camminava come uno zombie.
Ed era molto trascurata. Liz non credeva che Katie potesse mai trascurarsi. Era una cosa impossibile, impensabile, come gli asini che volano o il cielo che cade a pezzi.
«Non c’è bisogno che mi aiuti, porto su tutto io da sola» si affrettò a dire Liz, colpita da ciò che aveva davanti gli occhi. Katie fece un mezzo sorriso.
«No dai, io prendo questi» rispose Katie, prendendo la valigia più piccola con due mani e mettendosi lo zaino in spalla e cominciando a salire le scale, lasciando a Liz solo la valigia più grande.
Liz, presa la valigia, seguì Katie lungo le scale e il corridoio del piano superiore, fino ad arrivare ad una porta che Liz conosceva bene: era stata mille volte a casa di Katie, soprattutto nella sua stanza.
«La camera degli ospiti ha un problema di spifferi, e con questo tempo ho suggerito a mia madre di farti stare in camera mia con me fino a quando il tempo non migliorerà» spiegò Katie aprendo la porta.
Liz sbarrò gli occhi. Davvero Katie si era preoccupata per lei? Aveva davvero proposto alla madre di far dormire Liz nella sua stessa stanza? E se Liz si fosse sbagliata sul suo conto?
Liz si trovò davanti una stanza completamente diversa da come la ricordava: il rosa shock che accecava chiunque entrasse era stato sostituito da un verdino spento, i poster alle pareti erano scomparsi e le mille foto messe in uno scatolone sotto la scrivania.
«Il mio letto?» chiese Liz, confusa. Non avrebbe mica dormito in un sacco a pelo, vero?
«È di quelli che escono dal cassetto, è sotto il mio» rispose Katie, poggiando le valigie sul pavimento al centro della stanza, per poi buttarsi nel letto sfinita.
«Ho fatto spazio nella mia cabina armadio, credo che le tue cose ci entreranno» aggiunse poi, accennando un sorriso.
«Grazie» fece Liz, prendendo tutte le valigie e dirigendosi verso la cabina armadio. Anche se adesso Katie sembrava un’altra, non si sarebbe aperta di nuovo tanto facilmente.
 
 
 
 


Nila's Corner

Non chiedetemi perchè ho pubblicato un nuovo capitolo 10 minuti dopo il precedente. Mi andava e basta, punto. Ah, e ho già pubblicato il prologo di una nuova FF, leggetela perfavore <3
E comunque, avvertitemi sempre se la storia diventa noiosa, o pesante, e non limitatevi ad abbandonarla, perchè se mi fate accorgere dei miei errori mi correggo e la storia tornerà scorrevole :)
Ringrazio di nuovo chi recensisce, non mi va di metterle del P.S., perchè li fa sembrare meno importanti di tutto il Nila's Corner quando sono la parte più importante. 
Ringrazio anche le lettrici silenziose, perchè aprono la mia storia nonostante la trama faccia schifo (uno di questi giorni la cambio).
Buonanotte, ora vado e sul serio XD

Bye

P.S. Alle lettrici (o lettori, non si sa mai) silenziose, il tasto "Lascia una recensione" o qualcosa di simile non morde, nè mangia, quindi potete benissimo recensire :D grazie :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Liam Payne ***




Capitolo 5
Liam Payne

 
 
«Ti giuro, è cambiatissima, non sembra più neanche Katie. Sua madre mi ha spiegato che anche Kylie e Vicky si fanno sentire sempre più di rado, che lei sta sempre chiusa nella sua stanza ad ascoltare musica e che non si cura più come prima» sussurrò Liz al telefono, seduta sul water.
Per parlare un po’ in pace con Zoey aveva dovuto chiudersi in bagno. Non c’era altro posto per stare un po’ da sola.
Katie stava sempre nella sua stanza, e parlare in sua presenza la metteva in disagio. Molly era la regina della cucina, Robert (il padre di Katie) il re del salotto, mentre i due gemelli Logan e Mark stavano sempre o nella loro stanza o nel seminterrato. Il bagno era l’unica stanza vuota, insomma.
«Non crederle, sarà tutta finzione. Chi è una carogna non cambia da un giorno all’altro» disse Zoey col tono da agente segreto.
«Hai ragione tu. Che mi racconti?» chiese poi Liz, cambiando discorso.
Voleva tanto stare un po’ con la sua migliore amica, ma le regole di casa McWhite erano rigide, e tra le tante c’era “Non si esce dopo cena”, tranne in rare occasioni.
Per esempio, Liz aveva ottenuto di poter andare alla festa di Louis solo dopo aver giurato di non tornare più tardi delle due di notte, che lui non fosse il suo ragazzo e che sua madre, prima di partire, le avesse già dato il permesso.
L’ultima non era del tutto vera, infatti sua madre le aveva dato il permesso di andare alla festa (intendendo quella della scuola) ma dato che non aveva specificato, quella di Louis era anch’essa una festa.
«Ludmilla e Patrisha sono già arrivate con mia zia, e sono tutt’e tre delle vipere, capisco perché il mio povero ex-zio ha voluto divorziare!» esclamò Zoey con voce scandalizzata. Liz accennò una risata, continuando a struccarsi davanti lo specchio.
«Gli altri tuoi parenti? Sono già arrivati?» chiese.
«No, domani arrivano i fratelli di mia madre e forse Greg, che dopodomani sarà seguito da moglie, due figli e suocera, mentre il cognato arriverà la mattina di Natale perché ha del lavoro arretrato. Poi si ci mette ‘sto tempo, così è praticamente impossibile uscire fuori senza ritornare più fradici di una spugna, così staremo tutti in questa casa che mi sembra una prigione! E non ti dico pressioni che stanno facendo Lud e Trisha per poter venire anche loro alla festa di Louis, mi seguono persino in bagno per supplicarmi!» rispose Zoey, con voce afflitta. Liz pensò che, dopotutto, lei non era quella combinata peggio, fra le due.
«Louis può scordarsi di vedermi in vestito e tacchi alti, per la sua festa. Credo verrò in tenuta da sci» scherzò Liz, alludendo al tempo. Sembrava non volesse smettere di piovere, andava così da tre giorni.
Poi sentì bussare alla porta.
«Un attimo, Zeta» sussurrò. Poi mise una mano sul telefono e urlò. «Occupato!».
«Beth, c’è un ragazzo in salotto che chiede di te!» disse Molly dall’altra parte della porta.
«Zoey, ti devo lasciare, ci sentiamo domani» mormorò Liz al telefono per poi premere il tasto rosso.
Si rimise velocemente i vestiti che poco prima aveva scambiato con un comodo pigiama, e poi uscì dalla stanza, andando a sbattere contro Molly che la squadrava con sguardo severo.
«Mi pare di essere stata chiara sul fatto che dopocena non ci sarebbero state né visite né uscite tranne in casi straordinari» tuonò.
«N-non l’ho invitato io» si difese Liz. Molly la guardò dubbiosa.
«Mi vorresti dire che è una visita a sorpresa?» chiese. Liz annuì, leggermente terrorizzata. Odiava essere sgridata, ancor di più da estranei.
Molly si avviò verso le scale borbottando “Che maleducazione”. Liz la seguì, capendo che si riferisse al ragazzo. L’aveva convinta.
Chi era? Chi poteva disturbarla a quell’ora? A proposito, che ore erano? Le 21:35, lesse nello schermo del proprio telefonino mentre scendeva le scale.
Entrò in salotto mentre cominciava a sudare freddo. Quando vide e riconobbe il ragazzo, sorrise imbarazzata.
«Liam» lo salutò.
«Liz» rispose questo con un sorriso, mentre Liz non riusciva a smettere di pensare a cosa ci facesse Liam in casa (non proprio) sua alle 21:35.
«Ehm...» Liz cercò di dire qualcosa, ma non riuscì a dire niente, con tutti quegli occhi puntati addosso.
Sembrava che l’intera famiglia McWhite si fosse riunita in salotto ad assistere alla loro conversazione. Avevano persino spento la televisione.
Katie, quasi leggendo Liz nel pensiero, si guardò intorno e poi si decise a parlare.
«Mamma, papà, credo di aver trovato la tonalità giusta per ridipingere il seminterrato. Venite a vederla» disse alzandosi.
Molly e Robert si alzarono dal divano malvolentieri, e seguirono lentamente la figlia fuori dalla stanza. I due gemelli, trovandosi da soli in quella stanza con Liz e Liam, dovettero sentirsi di troppo, perché dopo qualche secondo seguirono i genitori.
«Quindi vivi con loro» cominciò Liam.
«Solo per queste due settimane di vacanza. Mia madre mi ha praticamente scaricata qui per andare a fare due settimane bianche col suo nuovo fidanzato» spiegò Liz, dondolandosi con i piedi.
«Vedi che puoi anche sederti, ti assicuro che il divano non morde» scherzò Liam per alleggerire l’atmosfera. E ci riuscì, perché Liz gli sorrise e si sedette accanto a lui.
«In realtà, io avrei i miei dubbi. Questa casa è come le piante carnivore: sembrano belle e sicure, e poi ti mangiano quando meno te l’aspetti» borbottò Liz.
Liam alzò entrambe le sopracciglia, in cerca di spiegazioni.
«Sembrano così gentili, premurosi, e poi ti affliggono con stupide regole e ti guardano come se fossi un bel programma televisivo» spiegò Liz. Liam alzò le spalle.
«Non credo sia il male peggiore. Niall ha la casa che somiglia ad un albergo, Zayn invece si ritrova solo in casa perché tutta la famiglia è andata a trovare i nonni e lui è rimasto qui per la festa di Louis» cercò di sminuire Liam.
«E per Hope» aggiunse Liz con un sorriso. Lei e Liam si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Sì, anche per Hope. Non credo che rinuncerebbe a baciarla sotto il vischio» le concesse Liam.
«Già» annuì Liz.
«E tu? Chi hai intenzione di baciare sotto il vischio a mezzanotte?» chiese Liam.
«Non credo che a mezzanotte sarò sotto il vischio. Anzi, credo che lo eviterò per tutta la giornata» rispose Liz.
«Mi è consentito sapere perché?» domandò Liam.
«Semplicemente credo di essere terrorizzata, dai baci, dai ragazzi, dall’amore. Non credo di essere pronta ad affrontarlo» spiegò Liz, facendo un sorriso triste.
Non aveva controllato ciò che diceva prima di dirlo, l’aveva detto di getto, fidandosi di Liam, e Liz pregò di aver fatto bene.
«Noi ragazzi ti terrorizziamo?» fece Liam, ridendo sotto i baffi.
«Che scemo che sei! Non in quel senso. Non ho paura di voi. Ho paura di ciò che voi mi potreste far provare. E ho paura di non saperlo controllare e di finire sempre col balbettare ed arrossire, proprio adesso che sto allontanando tutto questo»  rispose Liz.
Ed era vero. Da circa un mese arrossiva di meno, non balbettava quasi mai e sembrava più sicura di sé.
«Hai comprato i regali di Natale?» cambiò argomento Liam. Liz gli sorrise grata dall’aver allontanato quel momento imbarazzante.
«No, e credo di doverlo fare a breve. Infondo mancano solo tre giorni alla festa di Louis» rispose Louis.
«Beh, neanche io li ho comprati. Verso cena ho saputo che al centro commerciale c’è la notte bianca, e ho pensato che fosse il momento giusto per decidermi a comprarli. Ma mi seccava andarci da solo, quindi ho deciso di passare a chiederti se ti va di accompagnarmi» disse Liam tutto in un fiato, spiegando il perché si fosse presentato a quell’ora.
Liz valutò l’opportunità. Beh, credeva di volerci andare. Liam era un amico, ed era stato molto carino ad invitarla. E poi, doveva davvero spicciarsi a comprare i regali.
Aveva passato una settimana a rimandare incolpando il tempo, che pioveva a dirotto. Adesso era tempo di darsi una smossa.
Eppure, un problema c’era, ed era anche grosso. Un problema che riguardava i McWhite e la loro stupida regola. Non l’avrebbero mai fatta uscire.
«Vorrei tanto» cominciò Liz. «Ma Houston, abbiamo un problema» aggiunse poi.
«Ovvero?» chiese Liam, corrucciandosi.
«Prima grande stupida regola dei McWhite: non si ricevono visite né si esce dopo cena. È già tanto che non ti abbiano sbattuto fuori a calci» rispose Liz.
«Hai ragione, Liz, abbiamo un bel problema. Ma sono sicuro che se ci pensiamo un attimo riusciremo a trovare la soluzione» disse Liam. Liz sorrise.
«Sempre ottimista tu, vero?» domandò retoricamente Liz.
Poi entrambi presero a pensare. Dopo poco più di una settimana, Liz si trovava nuovamente di fronte ad un problema.
Mentre prima si era trattato di una scelta, di un bivio, adesso era diverso, era cercare di percorrere una strada annullando l’ostacolo che impediva loro di andare avanti.
Liz pensò a come, per il primo problema, Louis fosse arrivato in fretta alla soluzione. Eppure, se adesso Liz e Liam avessero aggirato la strada, scegliendo l’altra, non sarebbero potuti andare alla notte bianca, perché avrebbero scelto di non andarci poiché le era stato proibito.
Pensa, Liz, pensa, ci sarà un modo per andare alla notte bianca. Devi solo valutare tutte, e dico tutte, le opzioni. Come ha fatto Louis.
E, improvvisamente, Liz smise di brancolare nel buio e fece un passo avanti verso la soluzione.
«Louis!» esclamò improvvisamente, facendo spaventare Liam. Prese il cellulare dalla tasca e cominciò a cercare il numero nella propria rubrica.
«Cosa?» chiese Liam, non capendo. Liz lo comprese. Se Liam avesse esclamato ‘Louis!’ in un contesto in cui Louis non c’entrava niente, gli avrebbe dato del pazzo.
«Louis è bravissimo a risolvere i problemi, sono sicuro che se gli spieghiamo la situazione ci darà la soluzione in un battibaleno» spiegò Liz schiacciando il tasto verde e portandosi il telefono accanto le orecchie.
«E io che credevo che Louis fosse una schiappa in matematica» scherzò Liam. Liz scosse la testa, divertita, e dopo qualche secondo di ‘tu...tu’ Louis rispose.
«Liz?» chiese Louis.
«Ciao Louis» rispose Liz.
«Come mai mi hai chiamato?» domandò Louis.
«Ho un problema, ed ho pensato che magari tu potevi aiutarmi ad arrivare alla soluzione» spiegò Liz.
«Se non si tratta di un problema di matematica, sono tutto orecchie» disse Louis.
«Allora, come sai stamattina mi sono trasferita a casa di Katie McWhite perché mia madre è in vacanza in montagna e non voleva che restassi sola in casa. Ora, io e Liam dovremmo uscire per comprare i regali di Natale, perché Natale è vicino, noi non abbiamo ancora comprato niente e poi stanotte c’è la notte bianca al centro commerciale» raccontò Liz.
«Tu e Liam? E da quando esci con Liam?» sbottò Louis. Liz alzò gli occhi al cielo, ringraziando di non aver messo il vivavoce, o sarebbe arrossita.
«Il problema non è questo» sviò il discorso Liz, senza rispondere alla domanda di Louis.
D’altronde, quello non era un appuntamento, vero? Liam aveva solo pensato a fare compere con un’amica, vero? E lei aveva accettato solo perché erano amici e nient’altro, vero? Perché a lei non piaceva Liam, vero?
Oh, vaffanculo Louis e le sue domande provoca-complessi. Anche se non fosse un’uscita fra amici, io non sono fidanzata e neanche lui, non stiamo facendo male a nessuno. Vero?
«E allora qual è?» fece Louis.
«I McWhite hanno molte regole, fra cui il fatto che dopo cena non si esce. Quindi, come facciamo io e Liam ad andare alla notte bianca?» chiese Liz, sperando che Louis avesse la risposta.
«Facile» dichiarò subito Louis, come se fosse davvero la cosa più facile del mondo.
«Davvero?» domandò Liz.
«Le possibilità sono due: o esci senza farti vedere e poi se scoprono la tua assenza di becchi rimproveri e punizione, oppure applichi il piano B, che è quello che ti consiglio, che adesso seguirò a spiegarti. Allora, secondo te perché non ti fanno uscire dopo cena?» chiese Louis.
«Perché vogliono che vada a letto presto?» tentò Liz. Anche se lei non lo poteva vedere, Louis alzò gli occhi al cielo.
«No, mia piccola ingenua Liz, no. Perché temono che tu vada a far sesso. Pensa poi se ti vedono uscire con un ragazzo» la corresse Louis.
«È stupido,» borbottò Liz «potrei benissimo far sesso anche la mattina o il pomeriggio. Dovrebbero tenermi segregata in casa».
Quando Liz si rese conto di quel che aveva detto, e del fatto che Liam fosse accanto a lei, impallidì di colpo e poi arrossì.
«Lo so, ma di solito si pensa che il sesso si faccia di notte. Quindi, se uscirai con Liam (voi due da soli) loro fraintenderanno e penseranno che stiate andando a casa sua a far sesso, quindi ti vieteranno di uscire. Ma, se inviterai a venire anche Katie, sottolineando che è per comprare i regali di Natale, loro ti diranno di sì. E magari, fatti consigliare da Katie cosa potrebbe piacere ai suoi genitori, un bel regalo di Natale aiuta sempre» finì Louis.
«O. Mio. Dio. Louis, ti ho già detto che sei un genio?» chiese Liz, eccitata.
«Sì. Più o meno una settimana fa» rispose Louis ridendo.
«Sei davvero un amico, grazie. Ora devo andare, ciao» disse Liz.
«Ciao. E ricordati di comprarmi un bel regalo. E spendici qualche sterlina in più, come ringraziamento di aver risolto due tuoi problemi» scherzò Louis.
«Lo farò. Ci sentiamo» salutò lei, chiudendo la chiamata.
Se da solo non puoi spostare l’ostacolo, insieme a qualcun altro ci riuscirai sicuramente.
«Vieni Liam, Louis ha trovato la soluzione» annunciò Liz, prendendo una mano di Liam e facendolo alzare.
Si diressero nel seminterrato, ma prima di entrare Liz staccò la propria mano da quella di Liam.
Si disse che era perché i McWhite avrebbero potuto fraintendere. Magari, avrebbero pensato che fosse perché era qualcosa di più che amici, cosa errata. Perché lei gli aveva preso la mano per amicizia, giusto?
«Molly, Robert, indovinate cosa mi ha appena detto Liam, proprio mentre stava per andarsene?» chiese Liz sfoderando il suo più bel sorriso e fingendosi il più eccitata possibile.
«Che vuole che diventi la sua ragazza?» tentò un Robert con la faccia di uno che sta ritornando da un funerale.
«Ma certo che no, io e Liam siamo soltanto amici!» esclamò Liz cercando di sembrare il più innocente possibile. «Mi ha detto che stanotte c’è la notte bianca al centro commerciale e che stava per andarci. E allora mi sono detta “Perché non andarci con Katie per comprare i regali di Natale?”. Entrambe non li abbiamo ancora comprati! Naturalmente, solo se voi volete».
«Notte bianca? E cosa ti fa pensare che io ci voglia venire?» brontolò Katie incrociando le braccia al petto.
Ahia. A questo, né Liz né Louis ci avevano pensato. Avevano pensato che la nuova Katie, quella gentile, avrebbe subito acconsentito. Non avevano pensato che la nuova Katie preferiva star chiusa in casa che fare shopping. Le labbra di Liz si incurvarono verso il basso.
«Beh, Katie, secondo me è ora che tu esca. È da parecchio tempo che non metti il naso fuori di casa che per andare a scuola, e credo sia meglio che adesso tu vada con Beth. E poi, potrai comprare i regali di Natale e stare un po’ con Beth e il suo amico Liam» disse Molly annuendo con la testa. Liz sorrise, ringraziando Molly mentalmente.
«Ma Molly, è contro le nostre regole» fece notare Robert. Liz decise che quel Robert le stava decisamente antipatico.
«Ma almeno staranno al chiuso, in un centro commerciale, che sotto la pioggia, e poi per la notte bianca fanno sempre ulteriori sconti per indurre la gente ad andarci» insistette Molly.
«Okay. Solo se promettete di tornare entro le tre» concesse loro Robert. Liz esultò.
«Grazie, Robert, prometto di non tradire la sua fiducia» dichiarò Liz.





Nila's Corner

Allora, vi prego di far attenzione a questo mio spazio autrice, perchè ho alcune cose da dirvi su questa storia.
Uno: Questo capitolo non lo dovete sottovalutare, credo che sia uno dei capitoli essenziali di questa FF, perchè si cominciano a capire i legami Liz-Zoey e Louiz-Liz, ma si comincia a capire anche come Liz adesso sia piena di attenzioni, perchè finalmente si è aperta, ma di come rimane ingenua davanti al mondo, non capendo bene le intenzioni di Liam e di Katie.
Due: I due prossimi capitoli sono ancora più importanti di questo, perchè ci sarà la svolta che difinirà chi è che Liz sceglierà infine (attenzione, so cosa si può intuire dal banner ma sappiata che forse in uno di questi capitoli lo cambierò).
Tre: Non c'è un numero tre, ma iniziare un'elenco di soli due punti fa schifo, quindi auto-convincetevi che ci sia un numero tre.
Bene, l'angolo di Nila è finito, andate in pace!!!

Bye

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Katie's real face ***




Capitolo 6
Katie’s real face

*Questo capitolo lo dedico a chi recensisce, grazie ragazze* 



 
Brrr. Brrr. Brrr.
Liz si svegliò. Il suo primo pensiero fu di maledire chiunque gli avesse appena mandato il messaggio che l’aveva svegliata.
Di sicuro era Zoey. Era sempre Zoey, ogni mattina.
Maledisse anche se stessa. Doveva imparare a spegnere il telefono, non voleva svegliarsi per colpa della vibrazione ogni giorno.
Mugugnando qualcosa, cercò a tentoni il cellulare sul pavimento. Odiava non avere un comodino, qualcuno poteva pestare inavvertitamente il suo telefono, e ciao ciao caro Nokia.
Lo trovò poco dopo, e lo portò vicino al viso.

Zeta <3
9:04
Buona vigilia di Natale, Lizzie! E ricordati di far gli auguri a Louis, ieri verso mezzanotte stavamo messaggiando e mi ha praticamente assalita perché erano mezzanotte e un minuto e non gli aveva
ancora fatto gli auguri.

Le 9:04. Zoey le aveva mandato un messaggio alle 9:04. Questo significava che quella pazza si era svegliata almeno un quarto d’ora prima.
Solo lei poteva svegliarsi alle 9 meno un quarto la vigilia di Natale. Tutte le persone normali si godevano quei pochi giorni di vacanza per dormire fino a tardi, e invece Zoey faceva la mattiniera.
Chi la capisce è bravo. Anzi, è bravissimo pensò Liz sbuffando.
Passò la mezz’ora successiva cercando di riprendere sonno, ma Morfeo si era deciso a non arrivare, così alla fine si alzò dal letto e con fare cadaverico si avviò verso il bagno.

Lizzie
9:32
Sei una deficiente. Mi hai svegliata presto la vigilia di Natale! E per di più stasera dovrò fare le ore in grande. Grazie mille.
Ah, e auguri anche a te, formichina mia. Ti amo <3

Liz scese in cucina con un aspetto migliore. Indossava una tuta comoda, dato che poi il pomeriggio si sarebbe cambiata per andare alla festa di Louis. Non sapeva bene cosa mettersi, avrebbe deciso al momento.
Aveva legato i capelli mori in una coda bassa, leggermente di lato, che ricadeva dolcemente nella spalla destra.
«Buongiorno, Beth cara, e buona vigilia di Natale!» trillò Molly appena la vide entrare, voltandosi appena. Era alle prese coi fornelli, stava facendo crêpes o pancakes, Liz non lo seppe dire con precisione.
«Liz. Preferisco Liz. E auguri anche a te, Molly» rispose Liz mentre si sedeva in uno sgabello del banco della cucina.
Gliel’aveva ripetuto almeno una decina di volte, ma, come la madre, Molly si ostinava a volerla chiamare Beth.
«Sto facendo i pancakes, con crema di nutella, miele o sciroppo d’acero, decidi tu. Ah, ed è arrivato un pacco per te, è sul tavolo in salotto» disse Molly.
«Li preferisco con crema di nutella, grazie. Pacco per me? Quand’è arrivato?»  chiese Liz.
«Stamattina, verso le otto. Naturalmente non l’ho aperto, non voglio mica ficcare il naso in cose che non mi riguardano, ma sarei felice se, quando lo apri, mi dicessi chi te l’ha dato e cos’è. Devo conoscere tutto ciò che entra in questa casa» fece Molly.
Liz alzò gli occhi al cielo. Come se facessi entrare una bomba per uccidervi tutti ed ereditare le quattro rovine della casa pensò.
«Tra quanto è pronta la colazione?» domandò Liz.
«Una decina di minuti» rispose Molly.
«Vado ad aprirlo» annunciò Liz uscendo dalla cucina ed entrando in salotto. Sul tavolo, proprio accanto al vassoio con i dolcetti, c’era un pacco non molto alto ma largo.
Si avvicinò, curiosa, e vide che non c’erano biglietti, così lo aprì velocemente. Dentro, avvolto in un telo di velluto, c’era un vestito rosso davvero bellissimo, un copri spalle bianco e un paio di scarpe, anch’esse bianche.
In mezzo a queste cose, Liz trovò un biglietto:

Buona vigilia di Natale, principessa! Indossa tutto stasera, sicuramente starai benissimo.
A stasera,
Il tuo Babbo Natale segreto ;)

Liz sorrise, felice. Chiunque fosse tra i dieci partecipanti, il suo Babbo Natale segreto non poteva regalarle regalo migliore. Rimise tutte cose nel pacco e lo portò in cucina.
«Molly, guarda cosa mi hanno regalato!» fece mostrando il regalo.
«Ma che bel vestito!» esclamò Molly. «Chi te l’ha regalato? Il tuo ragazzo?» chiese poi, sospettosa.
«Ma no. Il mio Babbo Natale segreto!» rispose Liz.
«Il tuo Babbo Natale segreto? Ovvero?» domandò Molly, non capendo.
«Praticamente, a Natale, quando si è in un gruppo di amici abbastanza grande, si organizza il Babbo Natale segreto, ovvero si scrivono tutti i nomi in vari bigliettini e poi ognuno ne prende uno. Così si fa un solo regalo, alla persona scritta nel bigliettino, e di conseguenza se ne riceve uno solo. E ognuno deve indovinare chi gli ha fatto il regalo che ha ricevuto» spiegò Liz.
«E tu hai idea di chi te l’abbia fatto?» chiese Molly. Liz scosse la testa.
«Non ne ho proprio idea, potrebbe essere stato chiunque» mormorò Liz.
«E tu? A chi lo devi fare?» fece poi Molly. Liz non poté far a meno di pensare a quanto fosse curiosa.
«A Zoey. Però ho fatto un regalo anche a tutti gli altri, un portachiavi ciascuno, per far vedere che li penso comunque» rispose Liz. «A proposito, di solito voi quando li aprite i regali?».
«Domani mattina» fece Molly. Liz sorrise.
«Perfetto, così domani potrò darvi anche i vostri» disse.
«I nostri? Ma non c’era bisogno che tu ci facessi dei regali!» esclamò Molly.
«Mi ospitate qua da voi, dei regali non sono nulla al confronto» minimizzò Liz. «E poi, non posso scordare il fatto che, nonostante la vostra regola, che reputo giusta, oggi mi farete andare ad una festa e pochi giorni fa mi avete permesso di andare alla notte bianca» aggiunse.
«Oh, ma non ci è affatto dispiaciuto. Katie aveva bisogno di uscire un po’, ed è tornata allegra come non la vedevo da tempo. E se ogni tanto bisogna chiudere un occhio sulle regole per vederla felice, lo facciamo. E poi, sono felice che tu non stia approfittando di ciò. Aiuti in casa coi preparativi, esci solo nel pomeriggio, ti offri per lavare i piatti, e ci fai pure il regalo di Natale! Sei molto d’aiuto».
«Non è nulla, davvero»  disse Liz. Molly le mise davanti un piatto di pancake ricoperti di crema di nutella.
«Buona colazione, Liz» annunciò Molly con un sorriso, che Liz ricambiò. Alla fine, stare in quella casa non era proprio l’incubo che si aspettava.
Eppure, se ne sarebbe pentita. Perché proprio in quell’istante, qualcosa stava succedendo. Qualcosa che non l’avrebbe affatto resa felice.





Katie entrò in bagno, sbuffando per l’ennesima volta. Il cellulare di quella cretina di Beth l’aveva svegliata e non aveva più potuto prender sonno.
Si era dovuta alzar presto. E lei odiava alzarsi presto.
Cominciò a svestirsi per farsi una bella doccia, quando notò un oggetto sul mobiletto vicino al lavandino.
Si avvicinò, e lo riconobbe: era il cellulare di Beth. Quella stupida doveva averlo scordato lì. Per colpa di lei e di quel maledetto cellulare adesso aveva la faccia cadaverica e delle occhiaie mostruose.
Quel telefonino meritava di cadere ‘accidentalmente’ dentro il water, ma Katie si trattenne. Non doveva levarsi la maschera che si era costruita e svelare il suo vero volto adesso, dopo tutti gli sforzi che aveva fatt.
Eppure, la curiosità vinse la battaglia interiore di Katie, che sbloccò il telefono, ringraziando che quella stupida di Beth non avesse il codice di protezione
Notò che c’erano tre messaggi, e non resistette alla voglia di leggerli.

Liam
9:37
Oggi è un ottimo giorno, c’è persino la neve! Buona vigilia di Natale, non vedo l’ora che arrivi questa sera :)
Pensami oggi , io lo farò xxx


Niall
9:38
Buongiorno e buona vigilia di Natale! xxx
E ricordati di far gli auguri a Louis, da di matto se provi a mandargli un messaggio diverso da “Buon compleanno”

Harry
9:46
‘Giorno, principessa! :D Non vedo l’ora di vederti stasera, starai benissimo con quel vestito. Okay, non dovevo dirtelo e dovevi indovinare tu chi era il tuo Babbo Natale segreto, ma non ho resistito!
Perdonami, per favore *faccia da cucciolo*
E ricordati di far gli auguri a Louis, è un po’ giù di morale perché pensa che molti l’abbiano scordato!

Quindi adesso quella schifosa di Beth aveva anche dei corteggiatori? Che cosa patetica!
Katie non poté far a meno di pensare anche che quel Louis era davvero un rompiscatole. Carino, sì, ma anche rompiscatole.
Lei non aveva ricevuto auguri per il suo compleanno che non dalla sua famiglia, Vicky e Kylie, eppure non si era scomposta. Invece ‘sto Louis aveva anche la faccia tosta di mostrarsi “giù di morale”.
Stava per posare il telefono dov’era, indignata, e ritornare ad ignorarlo, ma qualcosa nel suo cervello, come un richiamo di cattiveria dopo giorni di astinenza, le disse che poteva combinare un bellissimo e divertentissimo scherzo a Beth.
Così, inviò un ‘bellissimo’ messaggio ad Harry. Quella cretina gliel’aveva rubato, e adesso l’avrebbe pagato caro. Se lei non poteva averlo, allora neanche Beth l’avrebbe avuto.

Liz <3
9:54
Davvero, Harry, sei stato tu a mandarmi quello schifo di vestito? Ma che gusti hai??? È pessimo! Non potrebbe essere peggio di così, neanche se ci vomitassi sopra.
Fossi in te mi sotterrerei a tre metri dalla superficie e ne uscirei a festa finita!
Dio, Harry, sei un’emerita testa di cazzo, lasciatelo dire!
Devo davvero indossare quella “cosa” alla festa? Dio che vergogna!

Poi compiaciuta lo eliminò dagli ‘Inviati’, eliminò quello di Harry dai ‘Ricevuti’ e rimise il telefono al suo posto. Adesso sì che Katie avrebbe avuto la sua vendetta.





Liz finì di divorare l’ultimo pancake, poi si pulì la bocca con un tovagliolo e si alzò, guardando Molly.
«Salgo sopra» la informò Liz.
«Non ti godi la neve?» chiese Molly. Liz spalancò gli occhi, sorpresa.
«C’è la neve? Davvero?» fece eccitata.
«Sì sì, ha nevicato tutta la nottata» disse Molly.
«Allora esco. Aspetta, prima chiamo Zoey, magari passo da casa tua» pensò ad alta voce Liz.  Si toccò le tasche, cercando il telefono.
«Strano, sono sicura che stamattina l’ho preso dalla mia camera, e che in bagno ho mandato un messaggio a Zeta» pensò ad alta voce.
«Forse l’hai scordato in bagno» le suggerì Molly. Sembrò come se le avesse acceso una lampadina.
«Giusto!» esclamò Liz illuminandosi di colpo, poi uscì di corsa dalla cucina.
Salì le scale a grandi falcate, a due scalini alla volta, e in pochi secondi si ritrovò al piano superiore.
Si diresse verso il bagno, che era la porta in fondo al corridoio, ma appena arrivata lì di fronte notò che era occupato e bussò.
«Occupato!» trillò Katie dall’altra parte della porta.
«Ehm, Katie, per caso in bagno c’è il mio cellulare?» chiese Liz.
«Non lo so, sono sotto la doccia, appena esco, se c’è, te lo porto» si offrì Katie.
«Grazie» fece Liz sorridendo, anche se Katie non poteva vederlo. Cominciava davvero a fidarsi di  Katie.
Aspettò cinque minuti là, in piedi davanti la porta del bagno, dondolando le braccia di tanto in tanto. Si sentiva un po’ stupida messa là come un palo, ma non sapeva bene cosa fare, senza il suo cellulare.
Quando Katie uscì dal bagno glielo porse con un sorriso gentile, per poi avviarsi verso la propria camera.
«Grazie» le disse Liz mentre Katie chiudeva la porta. Sentì qualcosa simile ad un ‘prego’ provenire da quella stanza.
Liz prese il telefono e mandò il messaggio di auguri a Louis:

Liz attira-problemi:)
10:19
Buon compleanno, vecchio mio! Sì sì, hai capito bene, sei fatto vecchio! No okay, io sono più vecchia di te T.T che tristezza.
Ho il tuo regalo sulla scrivania, non vedo l’ora di dartelo. Buona vigilia di Natale!
Ti lovvo vecchio mio xxx

Louis risolvo-problemi:)
10:20
Grazie, vecchia mia, e buona vigilia di Natale anche a te! Anch’io non vedo l’ora di ricevere il mio regalo, cos’è cos’è cos’è?????
Rispondi sinceramente.

Liz attira-problemi:)
10:21
Inutile che insisti, non te lo dico :P Lo saprai stasera

Louis risolvo-problema
10:22
Bene, a questa sera allora *si finge offeso e non ha intenzione di rispondere più ai tuoi messaggi*




 

Nila's Corner

 

Ciao beleeeeeeeee!!!! Come va, ragazze? Io tutto bene, davvero. NO, confesso, ho il fiatone per aver saltato per tutta la casa nel vedere il nostro Louis nel giornale di SICILIA. Vi ho già detto di amare questo giornale? No? Bene, ora lo sapete. Ma ora passiamo alla storia. Ho alcune cose da dirvi:
A: Se non lo avete capito da soli, quelli in corsivo sono messaggi, o se inseriti nel contesto di una frase pensieri;
B: Non siete in ansia per sapere cosa succederà il prossimo capitolo, quando Harry e Liz si incontreranno alla festa? Io lo ero, così ho scritto il capitolo successivo insieme a questo, ma lo pubblico domani mi dispiace *risata satanica stile cattivo dei film*;
C: Sottolineo il fatto che ho poco tempo che tra poco arrivano ospiti (non quel tipo di ospiti, ma ospiti veri, persone);
D: Questo capitolo l'ho postato in anticipo per due motivi: uno, perchè ieri nel Nila's Corner mi sono scordata di ringraziare chi recensisce, quindi lo dedico a loro, due, perchè ho solo sei giorni e poi internet mi scade, e non so bene quando lo rinnovo (può essere un giorno come puù essere un mese) quindi prima che accada vorrei stabilire una specie di record e postarvi un capitolo al giorno;
E: Ho deciso di regalare un'altra cosa a chi recensisce, l'immagine che vedete sotto il Nila's Corner, so che fa schifo ma l'ho fatta di fretta, spero possiate apprezzare ugualmente;
F: Ho bisogno che mi diciate su chi la volete la prossima FF, che comincerò a pubblicare appena finisce questa: Liam, Louis o Niall (per Harry non ho idea di cosa scrivere, Zayn la sto scrivendo, si chiama You Belong to me, leggetela)? Avevo in mente di procedere in ordine alfabetico, ma vorrei lasciare a voi la scelta. Scrivetemelo nelle recensioni;
G: Mi piace un sacco fare un'elenco con le lettere invece che con i numeri, è troppo jkeaignkjaj non trovate? E voi, cosa preferite? Numeri, lettere o semplici punti???
Ho finito, adesso vi lascio, e grazie ancora a chi recensisce, e anche un grazie per le lettrici silenziose, anche se potrebbero recensire anche loro <3 Vi amo lo stesso, vi amo tutti.

Bye






 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Party, kiss and fight ***




Capitolo 7
Party, kiss and fight

*il nome di questo capitolo è senza articoli o pronomi personali
proprio per sottolineare il doppio senso (che tanto doppio non è) che può assumere.
Infatti, può significare sia “Fai festa, bacia e litiga”, come fossero verbi all’imperativo,
sia “Festa, bacio e litigio” come se fossero nomi. Decidete voi.*






Liz si ammirò allo specchio. I vestiti che il suo Babbo Natale segreto le aveva regalato le stavano a pennello e la facevano sembrare ancora più magra e perfetta.
Katie aveva insistito per truccarla, e Liz dovette ammettere che c’era riuscita davvero bene.
Aveva usato una matita nera, eyeliner nero e mascara, poi ombretto bianco che sfumava al rosso, un rossetto rosso intenso e poi aveva applicato alcune creme al viso e un correttore per le occhiaie.
Poi era passata ai capelli: le aveva raccolto i capelli in un chignon complicato e spettacolare, e tra i capelli risaltava un fermaglio rosso che Katie le aveva regalato per Natale.
«Voglio dartelo in anticipo per fartelo indossare stasera» aveva spiegato Katie poco prima.
Liz sospirò, poi prese la borsa rossa dal letto e scese le scale lentamente, facendo attenzione per i tacchi.
Sarebbe andata alla festa con l’auto di Niall, i due fratelli sarebbero passati a prenderla tra pochi minuti.
Infatti, appena il tempo di farsi vedere dai McWhite, che il campanello trillò, segno che Niall e Zoey erano arrivati.
«Vado io» disse Liz, andando ad aprire. Fu subito assalita da un abbraccio di Zoey.
«Oh Lizzie, non sai quanto mi sei mancata in questi giorni!» esclamò.
«Non sono appena tornata dalla guerra, Zeta, sto bene» scherzò Liz.
«Più che bene, con questo vestito» ribatté una voce alle spalle di Zoey. Le due amiche interruppero l’abbraccio e così Liz poté vedere Niall, vestito elegantemente in giacca e cravatta.
«Wow James, ma che siamo eleganti!» trillò Liz, alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio in guancia.
«Sono offeso: oggi non hai risposto ai miei auguri» brontolò Niall incrociando le mani al petto, fingendosi offeso.
«Auguri? Mi hai mandato gli auguri?» chiese confusa Liz.
«Certo!Non hai letto il mio messaggio?» domandò Niall.
«No, aspetta che controllo» rispose Liz. Strano, il cellulare non segnalava nessun nuovo messaggio.
Andò nella cartella ‘Ricevuti’, e trovò un messaggio di Niall e uno di Liam che risultavano letti, ma che lei non aveva notato.
«Strano, non li avevo ancora letti eppure risultato letti! Il mio telefono è tutto pazzo!» disse Liz. «E, comunque, auguri di buona vigilia anche a te, James» aggiunse poi addolcendo il tono della voce.
«Andiamo? Siamo già in ritardo di cinque minuti!» fece notare Zoey.
«Andiamo» ripeté Liz. «Molly, Robert, io vado, a dopo!» urlò per farsi sentire da loro. Non captò bene la risposta, ma era qualcosa di simile a “Vai e divertiti”.





Liz suonò il campanello con un sorriso smagliante. Era pronta a saltare su Louis appena questo avrebbe aperto la porta. Non le importavano i tre sacchetti che teneva con la mano destra, li avrebbe buttati a terra.
Così, quando Louis aprì la porta, lei gli saltò addosso come aveva architettato.
«Buon compleanno, Louis! Mi sei mancato in questi giorni!» esclamò contenta.
«Non è appena tornato dalla guerra, Lizzie, sta bene» le fece il verso Zoey. Liz la fulminò con lo sguardo, poi si accorse che Louis era rimasto rigido tra le sue braccia e che non aveva ricambiato l’abbraccio.
«Che c’è, Louis? Perché non mi abbracci?» chiese Liz, confusa. Louis parve scrutarla negli occhi per qualche istante, poi sorrise e l’abbracciò.
«Dopo devo parlarti» le sussurrò all’orecchio, in modo che lo sentisse solo lei.
Liz deglutì. Di cosa doveva parlarle? L’aveva detto con così tanta serietà! Liz diventò nervosa, preoccupata e tutta l’allegria che aveva poco prima parve scomparire in un attimo.
Si sforzò di sembrare allegra, gioiosa e gaia come prima, sfoderando un bellissimo sorriso.
«Dove metto i regali?» chiese, riprendendo in mano i tre sacchetti.
«In salotto, dove sono già tutti gli altri» rispose Louis. Liz annuì e proseguì per il corridoio. Non sapeva dove fosse il salotto, non era mai stata in quella casa, ma si diresse verso la porta da cui proveniva un certo baccano.
«Buona vigilia, ragazzi e ragazze!» annunciò entrando con lo stesso sorriso finto di prima.
Non pensarci, Liz, pensaci quando sarà il momento. Pensaci dopo.
Tutti, quasi automaticamente, si alzarono per salutarla, chi con un sorriso smagliante e vero, chi con la faccia di chi non ne aveva proprio voglia ma doveva, tipo Harry e una bionda ossigenata che Liz non conosceva.
Era forse Hope? No, Liz aveva visto un paio di volte Hope di sfuggita, e avrebbe potuto giurare che era la ragazza accanto a Zayn.
E allora, chi cavolo era quella bionda accanto ad Harry che sembrava avere un cartello in testa con scritto ‘TROIA’ a caratteri cubitali?
Liz cominciò a salutare da sinistra verso destra. Salutò allegramente Myra e Karen, e poi Liam.
Quando arrivò ad Harry, stava per scoccargli il solito bacio sulla guancia quando lui si scostò, facendole baciare il vuoto.
Lei lo studiò bene, e vide che era rigido, peggio di Louis.
«Che c’è, Harry?» chiese Liz, interdetta e spiacevolmente stupita. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Liz sarebbe diventata carbonella all’istante.
«Come mai hai indossato questo “schifo di vestito”? Non ti vergogni?» sbottò Harry, facendo l’offeso. E Liz capì che non scherzava.
Mentre le pizzicavano gli occhi, si offese anch’ella. Come si permetteva Harry di criticare il suo vestito? E forse in presenza anche del suo Babbo Natale segreto!
«Non so te, Harry, ma io trovo che questo vestito stupendo e incantevole» disse Liz a denti stretti.
«Ma davvero? E cosa ti ha fatto cambiare l’idea che avevi stamattina? Un incantesimo? O il fatto di essere faccia a faccia con l’ “emerita testa di cazzo”?» sbraitò Harry, lasciando la stanza.
Adesso Liz era veramente confusa. Perché Harry si era dato della testa di cazzo da solo? E cosa voleva dire che lei “aveva cambiato idea da stamattina”?
Passò alla bionda ossigenata cercando di riprendersi, o sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro. Tese la mano verso la biondina, che la strinse forte fino a farle male.
«Liz... Liz Johnson» si presentò Liz con una smorfia di dolore.
«Meredith Scott. E sono la nuova ragazza di Harry. Quindi, non so perché sia arrabbiato con te, ma mi stai molto, molto, molto antipatica!» squittì prima di sculettare via verso la direzione presa dal suo ragazzo.
Liz sentì come un fiume di lava scorrerle dentro, ma non era rabbia. Era come... gelosia? Ma che andava pensando, gelosa lei?? Ma se Harry neanche le piaceva!
Passò a salutare Lily, riprendendo a fingere un sorriso. Quando salutò Zayn, notò che anche lui era un po’ freddo e distaccato nei suoi confronti, ma preferì non farci caso, non le andavano altre preoccupazioni.
«Tu devi essere Liz, vero? Io sono Hope, piacere» disse Hope con un sorriso sincero ed educato. Liz le sorrise. Hope sembrava proprio il contrario di Meredith, e Liz era felice per Zayn.





La festa stava andando bene, tutto sommato. Si stavano divertendo tutti, e Liz cercava di non pensare ad Harry e a Zayn. Per quel che riguardava Louis, era tornato il solito Louis e questo la tranquillizzava.
Zayn era sempre il solito, un po’ taciturno rispetto gli altri, ma sembrava divertirsi con Hope. Ignorava completamente Liz tranne in casi strettamente necessari, e a lei stava bene.
Era Harry il problema più grosso. Non si poteva dire che la ignorasse, perché quando incrociava il suo sguardo le mandava sguardi infuocati, ma con lei non aveva aperto bocca e sembrava davvero molto interessato a Meredith.
Cosa che faceva impazzire Liz, che cercava di autoconvincersi del fatto che non fosse gelosa. Ultimamente si autoconvinceva un po’ troppo.
Dopo un po’ di chiacchiere e dopo aver mangiato con patatine e pezzi di pizza, Louis mise della musica con il suo stereo.
Zayn e Hope aprirono le danze, seguiti a ruota da Harry e Meredith (Oddio che troia, guarda come gli si struscia addosso in modo osceno pensò Liz).
Myra e Karen cominciarono a ballare insieme dopo una decina di minuti. Da quel che sapeva Liz, erano da sempre migliori amiche, anche se alcuni, da come si comportavano a volte, le additavano come lesbiche.
Non è affar mio aveva sempre pensato Liz al riguardo.
«Mi concedi questo ballo?» le chiese in quel momento Niall, accennando un inchino. Liz lo guardò, spaesata. Non sapeva che rispondere.
Allora Zoey, che era seduta accanto a lei, le diede un pizzicotto dietro la schiena, attenta a non farsi vedere dal fratello, per farla riprendere. Liz la fulminò con lo sguardo, poi sorrise verso Niall.
«Certo» rispose. Si alzò dalla sedia e si misero a ballare al centro della pista.
A circa un minuto prima della mezzanotte, Louis mise un lento, prima di invitare Zoey a ballare. Liam e Lily, rimasti i soli seduti, si misero a ballare insieme.
A mezzanotte precisa, mentre l’orologio speciale comprato da Louis gridava a tutti un “Buon Natale”, come per magia tutt’e sei coppie si ritrovarono sotto i sei ciuffi di vischio che Louis aveva avuto la cattiva idea di mettere.
Liz guardò con la coda dell’occhio tutti avvicinarsi lentamente al proprio patner per baciarli, e Niall fare lo stesso.
Deglutì. Non era sicura di volere che il suo primo bacio fosse sotto il vischio. Non era sicura di voler baciare Niall. Non era sicura di voler alcun primo bacio.
Per un istante valutò davvero l’idea di staccarsi e comunicare di volersi fare suora, anche se non era affatto vero.
Poi vide che quel cretino di Harry aveva già ficcato la lingua in gola a quella stronza di Meredith, e la lava tornò a scorrere nelle sue vene.
Lo fece d’istinto, senza pensarci davvero, per ripicca. Si avvicinò velocemente a Niall e lo baciò.
Tutti i suoi pensieri, tutti i suoi ragionamenti, tutto era durato poco più di qualche secondo, e nessuno notò per niente il suo tentennamento iniziale.
Anzi, diciamo che nessuno in quella stanza, oltre Niall, notò che Liz avesse appena baciato Niall.
All’inizio fu un timido, casto bacio. Semplicemente labbra che si uniscono. In quell’istante, Liz si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
Non lo sapeva. Forse era una pazzia, uno sbaglio. Eppure, Liz non aveva diritto di sbagliare, una volta tanto? Non aveva il diritto di commettere una pazzia?
Stava vivendo al momento, stava baciando una persona senza sapere davvero se le piaceva davvero, solo perché, anche se lei non lo voleva ammettere, voleva far ingelosire Harry come lui aveva fatto ingelosire lei.
Niall poggiò le sue mani sui fianchi di Liz, avvicinandola a sé. Liz invece mise le sue braccia sulle sue spalle e cominciò a giocare con i suoi capelli.
Quando Niall chiese timidamente accesso alla bocca di Liz, lei non glielo negò, anzi. Le loro lingue cominciarono a conoscersi, a studiarsi, per poi cominciare ad intrecciarsi e a giocare tra di loro.
A Liz sembrò che il suo primo bacio fosse stupendo, magnifico. Perse la cognizione del tempo, per lei un secondo era un minuto e un minuto un secondo.
Niall non voleva interrompere quel bacio, e lo stesso era per Liz. Perché, ad un certo punto, cominciò a scordarsi di Harry. L’intero universo scomparve, rimanevano soltanto lei, Niall e il buio perfetto delle sue palpebre.
«Secondo me stanno cercando di stabilire un record. Qualcosa tipo “Il bacio più lungo della storia”» scherzò Louis ridacchiando, richiamando alla realtà Liz.
Improvvisamente, il piccolo mondo che Liz e Niall avevano eretto intorno a loro scoppiò come una bolla di sapone, e improvvisamente tornarono i rumori, le chiacchiere, e soprattutto la consapevolezza di essere al centro dell’attenzione, sotto gli sguardi di tutti.
Sincronizzati, come se si fossero messi d’accordo prima, Niall e Liz si staccarono insieme, nello stesso secondo.
Si guardarono per qualche istante negli occhi, e si sorrisero. Niall credeva che Liz fosse finalmente sua, e Liz credeva di aver appena vissuto il più bel bacio della sua vita.
«Ecco che i due piccioncini ritornano alla realtà!» disse Louis imitando uno di quelli che descrivono le partite di calcio.
Liz e Niall distolsero lo sguardo dagli occhi dell’altro (un azzurro profondo lui, un nocciola intenso lei) per vedere che tutti in quella stanza li stavano fissando. Entrambi arrossirono.
«Phf, che patetici» sbuffò Harry, incrociando le braccia al petto, infastidito.
Liz realizzò il fatto che lui era irritato, era geloso. E questo, al contrario di quel che aveva immaginato Liz, non le diede per niente soddisfazione, ma la fece andare su tutte le furie.
Incrociò anch’ella le braccia al petto, riducendo gli occhi a fessura e fulminandolo con lo sguardo.
«Si può sapere che problemi hai, Harry?» chiese. Lui la guardò, lanciandole uno sguardo di fuoco.
«Che problemi ho io? Che problemi hai tu, semmai!» sbraitò il riccio.
«Che problemi ho io? Ma se è tutta la serata che non fai altro che essere insopportabile nei miei confronti. Che ti ho fatto?» ribatté Liz.
«Che mi hai fatto? Ed hai anche il coraggio di chiederlo? Che fa, hai perso la memoria da stamattina ad ora? Hai sbattuto la testa da qualche parte, stronza?» tuonò Harry, arrabbiato, calcando per bene l’ultima parola.
Per Liz fu troppo. Nessuno le aveva mai dato della stronza. Veramente sì, Katie quando avevano litigato, eppure non le aveva fatto così male.
Sentì come una pugnalata al cuore, qualcosa di inaspettato, che le tolse il respiro e le fece scendere una lacrima, che velocemente percorse tutto il suo viso.
E mentre questa stava per toccare terra, Liz fece un passo avanti e seguì l’istinto: gli diede uno schiaffo.
Ci mise tutta la forza che aveva, come se lo stampo rosso delle sue dite nella guancia di Harry potesse alleviare il dolore che sentiva dentro.
Ma l’occhiata furente di odio che ne seguì non fece altro che appesantire il macigno che aveva dentro.
«Non provare più a rivolgermi la parola, stronzo!» ringhiò Liz asciugandosi un’altra lacrima, per poi scappare via.
Via da quella stanza, da quella casa, da quella strada. Via i tacchi, che le impedivano di correre. Via per la città, correndo a piedi nudi sull’asfalto.
Via verso chi era la causa di tutto ciò, anche se Liz non lo sapeva.
Via da lui, che con una parola era stato in grado di sconvolgerla completamente.





Nila's Corner

Okay, non so perchè ma non ho resistito ed ho pubblicato questo capitolo cinque minuti dopo l'altro. Scusatemi. Vi terrò lo stesso sulle spine, perchè non sapete come andrà finire e cosa succedera nei giorni successivi *rifà la risata satanica dello scorso capitolo*.
Vi ricordo di dirmi via recensione chi volete che sia il protagonista della FF che scriverò appena finirò questa (ciò non significa che la fine di questa sia vicina, solo che voglio avere già le idee chiare fin da ora e voglio darvi tempo per decidere): Liam, Louis o Niall? Se volete sapere perchè non Zayn ed Harry leggete il Nila's Corner dello scorso capitolo, mi secca rispiegarlo.
Un GRAZIE enorme per chi recensisce. 
E un GRAZIE un po' più piccolo ma non tanto per chi invece segue la storia silenziosamente.

A domani, e stavolta davvero, 

Bye

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Vas Happenin'!? ***




Capitolo 8
Vas happenin’!?






Liz guardò il sole albeggiare dalla finestra e si asciugò le lacrime. Ispirò ancora una volta il profumo di quella sciarpa.
Sentì bussare alla porta della stanza, e sbuffò. Chi poteva essere all’alba?
«Chi è?» chiese con voce roca.
«Sono Katie. In giardino c’è un certo Zayn, dice che vuole parlarti» rispose Katie dall’altra parte della porta.
Liz annuì come se lei potesse vederla, poi si mise la giacchetta e la sciarpa. Non poteva mica uscir fuori a parlare con Zayn in intimo.
Chissà cosa voleva Zayn. Rincuorarla, magari? Consolarla? O a riferire un messaggio di Liam, o di Niall, o di qualcun altro?
Non pensò che il freddo di dicembre si sarebbe fatto sentire in tutta la sua potenza con una sola giacchetta.
Semplicemente uscì dalla sua camera pronta a scendere le scale e uscire in giardino coi capelli scompigliati e lo sguardo cadaverico. Ma andò a sbattere contro Katie.
«Sappi che, se hai bisogno di qualcuno su cui contare, io ci sono» disse, prima di tornare nella sua camera.
Liz stette qualche attimo ferma immobile ad elaborare ciò che le aveva detto, poi scosse la testa e riprese a camminare come se non fosse successo nulla.
Non si sarebbe più fidata di lei, non poteva farci niente, non poteva scambiarci più di qualche parole che le veniva una brutta sensazione allo stomaco.
Aprì la porta di casa e fu investita da una folata di vento gelido, che sembrò risvegliarla. Uscì, socchiudendo la porta alle sue spalle.
A pochi metri da lei, Zayn la fissava con sguardo indagatore, come se le stesse facendo i raggi x in tutto il corpo. Sbuffò, poi si tolse la giacca e gliela porse.
«Tieni, copriti un po’. Come fai ad uscire con solo quella giacchettina? Non hai pensato che ti potrebbe venire una polmonite» sbottò Zayn.
«I-io non ho pensato molto, veramente. Grazie» balbettò Liz mettendosi la giacca mentre rabbrividiva dal freddo.
 Ci fu un silenzio imbarazzante, in cui i due si guardarono imbarazzati. Alla fine, fu Zayn ad interrompere il silenzio.
«Ti chiederai perché sono qui» cominciò Zayn.
«Diciamo che non è esattamente normale avere visite all’alba» rispose Liz.
«Non mi piace girare intorno ai discorsi, quindi arriverò dritto al punto: stai lontana da noi» disse velocemente Zayn, fissandosi le scarpe.
«C-cosa vuol dire ‘stai lontana da noi’?!» esclamò Liz, richiamando l’attenzione di un signore che stava entrando nel bar di fronte, già aperto.
Fissò i due ragazzi per qualche secondo, poi scosse la testa come per scacciare via un pensiero ed entrò nel bar come se nulla fosse.
Sia Zayn che Liz continuarono a fissare la porta del bar per qualche secondo, poi distolsero lo sguardo. Zayn continuò come se quella piccola interruzione non ci fosse stata.
«Vuol dire che da quando sei arrivata tu tutto è andato storto. Prima eri solo una ragazza che si commentava guardandola da lontano, e ora che invece ti sei avvicinata, il nostro gruppo si sta rompendo, sta cadendo a pezzi» fece Zayn duro, guardandola negli occhi, che le si riempirono subito di lacrime.
«Stai dando la colpa a me?» sussurrò Liz, con la voce rotta dalle lacrime che minacciavano di cadere.
«E di chi sarebbe, se no?» sbuffò Zayn, irritato.
E finalmente Liz capì. Per un motivo a lei oscuro, a Zayn non era mai andata a genio. L’aveva sempre guardata con sospetto, aveva da subito eretto un muro fra sé stesso e lei.
E adesso che era successo quel che era successo, aveva trovato il motivo di dirglielo in faccia, ciò che pensava.
Non gli era importato che lei fosse ferita, distrutta e amareggiata, aveva approfittato del momento ed era corso a dirglielo.
Liz non poté far a meno di pensare che persona meschina lui fosse, ed ipocrita. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Era sempre la solita ingenua, pronta a fidarsi di chi invece vuole solo ferirla.
«Bene. Grazie per la ramanzina, me ne ricorderò. Ma sappi che tu non puoi dirmi cosa fare, perché non sono ai tuoi ordini. Mi hanno sempre detto cosa fare, non ho mai veramente camminato con le mie gambe. Ma adesso è ora di alzarmi e camminare da sola. Le scelte le farò io, ed io da sola. E se...» prese fiato, come se quella che stava per dire le costasse molto «E se mai mi allontanerò da voi, non sarà per quel che mi hai detto adesso, ma perché avrò deciso io di farlo» sbottò Liz, arrabbiata.
Poi si girò e fece per aprire la porta, ma tornò indietro.
«Eccoti la giacca, Zayn. E grazie per la franchezza e la sincerità» aggiunse, levandosi con rabbia la giacca e tirandogliela.
Poi si voltò, entrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle. Sospirò. Voleva davvero essere forte come si era appena mostrata a Zayn, con quelle sue parole.
Peccato che aveva gambe troppo deboli per riuscir a camminare da sola.





Zoey si rigirò nuovamente il telefono fra le mani. Alla fine si decise e digitò il numero per l’ennesima volta.
Gli ultimi dieci minuti erano passati a fare le stesse cinque azioni: rigirarsi il telefono fra le mani, digitare quel numero che aveva imparato a memoria, poi sbuffare, cancellare il numero e ricominciare a pensare
Alla fine però prese coragio e pigiò il tasto verde. Accostò il cellulare all’orecchio, preparandosi al peggio. Dopo qualche squillo, qualcuno rispose.
«Louis, so che sei da Niall, e usare il telefono di sua sorella per cercare di parlarmi non è una mossa intelligente. Ti ho detto che non voglio parlarne, adesso basta» sbottò Harry dall’altra parte del telefono.
«Ehm, Harry, sono io, Zoey» disse Zoey. Lui parve sorpreso.
«Ah» fece soltanto. Molto probabilmente, dopo la sfuriata che aveva appena fatto, non sapeva come rimediare. Al suo posto, non lo avrebbe saputo neanche Zoey.
«Scusa se ti disturbo, sento il tuo bisogno di star solo a riflettere e a metter in ordine i tuoi pensieri, così sarò breve e andrò dritta al punto, per rubarti il meno tempo possibile: per caso hai il numero di Katie McWhite?» chiese Zoey tutto in un fiato.
Harry ci pensò per qualche attimo.
«Penso di sì» concluse infine.
«Non è che puoi inviarmelo via messaggio? È urgente» lo supplicò Zoey.
«Certo, perché no» rispose Harry.
«Bene. Grazie davvero, Harry» replicò Zoey.
«Ehm...» fece Harry, cercando qualcosa da dire. «Allora ciao» disse dopo.
«Ciao, Harry. E ancora grazie» aggiunse Zoey, per poi chiudere la chiamata.
Dopo qualche minuto, le arrivò il messaggio col numero di telefono. Se lo segnò in mente, cercando di memorizzarlo, poi chiuse il messaggio, lo digitò nella tastiera e chiamò.
Ringraziò di avere le chiamate gratis verso tutti, o il suo credito non sarebbe bastato. Nell’ultima ora aveva fatto un sacco di chiamate.
«Pronto?» fece qualcuno dall’altra parte del telefono.
«Parlo con Katie McWhite?» chiese Zoey.
«Si, sono io. E tu sei?» domandò Katie.
«Sono Zoey, Zoey Horan» rispose Zoey.
«Se cerchi Liz, sappi che si è chiusa nella sua stanza e non vuole uscire né sentire nessuno, mi dispiace» disse Katie.
«Veramente cercavo proprio te. Devo farti solo una domanda: ma per caso nella stanza di Liz c’è la televisione?» chiese Zoey. Katie alzò il sopracciglio.
«La televisione? Lei sta nella stanza degli ospiti di casa mia, non nella stanza di lusso in un albergo! Se vuole vedere la tv scende in salotto» borbottò Katie. Zoey roteò gli occhi al cielo.
«Okay, grazie per l’informazione. Addio» sbottò Zoey seccata, chiudendo velocemente la chiamata.
Zoey stette a pensarci qualche secondo, poi si alzò e si diresse verso il salotto, abbandonando la cucina in cui era stata fino in quel momento.
Contemplò per qualche istante Louis che guardava la televisione, poi si schiarì la voce, richiamando la sua attenzione.
«Non ha la televisione. Salgo in camera a prendere il mio computer portatile» lo informò, prima di uscire dalla stanza per salire le scale.
Chissà perché, ma da ieri sera Louis la rendeva nervosa.





Louis suonò il campanello con la mano libera, mentre con l’altra teneva il sacchetto con patatine e nutella e il sacchetto con il regalo di Liz.
Accanto a lui, Zoey teneva il sacchetto col gelato e varie posate, e un altro in cui aveva il suo computer portatile, vari dvd e giornaletti.
Venne ad aprir loro la madre di Katie, Molly.
«Chi siete?» chiese sospettosa.
«Siamo amici di Liz» spiegò Zoey. Molly annuì e si mise da parte, facendoli entrare, per poi chiudere la porta.
«Gelato, nutella, patatine e film? Ne devo dedurre che Liz è veramente sconvolta, vero?» chiese Molly. Sembrava davvero preoccupata. Zoey e Louis si guardarono, indecisi su ciò che dire.
«Ieri sera è tornata molto più presto di quanto ci aspettassimo, era stravolta. Non ci ha detto niente, ha salito di corsa le scale e si è chiusa nella camera degli ospiti, nonostante gli altri giorni avesse dormito nella stanza di Katie» raccontò Molly con sguardo preoccupato.
«Possiamo salire in camera sua?» chiese Zoey. Molly annuì. «Seconda porta a destra» li informò, prima di ritornare in cucina.
Zoey e Louis si guardarono un’ultima volta, poi salirono le scale di corsa e bussarono alla porta indicata da Molly.
All’inizio non sentirono nulla. Poi si sentì qualche mugolio indistinto, segno che Liz si stava appena svegliando, e infine la sua voce, nitida.
«Non ho bisogno di niente, Molly, grazie lo stesso» disse Liz. Zoey fece un mezzo sorriso. Tutti quel sembravano fraintenderla.
«Siamo noi, Liz» fece Louis dopo essersi schiarito la voce.
«Voi chi?» chiese Liz con voce allarmata. Forse temeva di vedere qualcuno dei ragazzi.
«Io e Louis, Lizzie cara» rispose Zoey, impaziente. Le seccava parlare con una porta.
«Oh, allora un attimo che vengo ad aprirvi» borbottò.
Poco dopo si sentì un rumore di passi, un rumore di lei che si scontrava contro qualcosa, una sua imprecazione e infine il rumore di chiave nella toppa.
«Entrate» sussurrò, facendosi da parte per farli entrare.
Mentre chiudeva la porta, Zoey e Louis non poterono fare a meno di pensare a come fosse sconvolta.
Non si era struccata e il trucco le colava sul viso.
Gli occhi erano gonfi e rossi, segno che prima di addormentarsi aveva pianto.
Le occhiaie erano marcate ed evidenti, segno che non aveva dormito molto.
Ma era il modo in cui camminava, come se fosse un fantasma o uno zombie, e lo sguardo triste e vuoto a far capire davvero come doveva sentirsi in quel momento.
Indossava solo una giacchetta di lana, bianca, e sotto si intravedeva l’intimo nero, ma non sembrava curarsene molto.
La giacchetta le arrivava appena sotto il sedere, lasciandole le gambe scoperte, eppure indossava una sciarpa molto pesante. Louis la trovò familiare, come se l’avesse già vista, ma non ricordava bene quando.
«Come stai?» chiese Zoey. Liz si sedette sopra il letto, cominciando a torturare le lenzuola scombinate, poi sbuffò e alzò lo sguardo.
Se gliel’avesse chiesto qualche altra persona, Liz sarebbe scoppiata di rabbia. Aveva appena avuto il litigio più brutto della sua vita con un suo caro amico, che era arrabbiato con lei e lei non sapeva perché, che aveva rovinato la sua prima festa di Natale con gli amici, e le chiedevano come stava? Cosa si aspettavano che rispondesse? Che stava bene, che aveva già scordato tutto?
Però Liz sapeva quel che intendeva Zoey. Lei voleva sapere i suoi sentimenti, cosa provava, come si sentiva.
«Stordita. Ho sofferto, ho pianto, mi sono crogiolata nella mia disperazione, e adesso mi sembra come se fosse la vita di un’altra persona. Come se io stessi guardando un film in televisione, e non la mia vita. Continuo a soffrire, ma è come annegare lentamente in questo dolore, lo sento come ovattato. Sento come un dolore vuoto» spiegò Liz.
Non sapeva bene quel che aveva descritto, ma era il modo migliore che aveva per descrivere come si sentiva.
«Capita, a volte, sai? Quando si soffre molto e poi si scarica col pianto, si rimane come vuoti, per un periodo di tempo» disse Zoey.
«Davvero?» fece Liz, speranzosa. Si sentiva come una fredda senza cuore, adesso che sembrava non soffrire più così tanto. Zoey annuì, convinta.
«A me è capitato. Quando se n’è andato David mi è mancato il terreno sotto i piedi, e nessuno era lì a starmi vicino. Mi sono ripresa solo dopo un mese, quando Niall e i suoi amici mi si sono avvicinati. È stato il mese più brutto della mia vita. Non permetterò che per te sia lo stesso» raccontò Zoey con un sorriso triste.
Liz annuì. Non si sentiva di dir nient’altro, per ora. Guardò Louis, che se n’era stato silenzioso per tutto il tempo.
«Hey Lou, non mi dici nulla?» chiese, tentando di sembrare un po’ felice e fingendo un sorriso.
In quel momento, Louis si maledì. Si era perso completamente nei suoi pensieri e non aveva pensato a consolarla.
«Sono così pieno di pensieri, scusami. Mi abbracci?» fece poi, allargando le braccia. Liz si tuffò verso di lui, stringendolo forte.
Zoey in quel momento si sentì un po’ messa da parte. Louis sembrò percepirlo, perché la guardò con uno sguardo che voleva dire tutto.
«E tu, Zoey, non mi abbracci? Mica puzzo, lo sai?» scherzò Louis. Zoey sorrise, poi si aggiunse all’abbraccio.
«Posso chiederti quali sono i tuoi tanti pensieri?» domandò Liz, sciogliendo l’abbraccio.
 Voleva cambiare argomento, ma dallo sguardo che si scambiarono Zoey e Louis capì che non erano buone notizie, e che in qualche modo riguardavano la sera prima.
«N-non è niente Liz, pensiamo ad altro» balbettò Zoey.
«No. Qualsiasi cosa sia, ho bisogno di saperla» disse Liz, decisa. Qualsiasi altra brutta notizia, era pronta ad affrontarla.
Tanto, non poteva fare più male di così, no?
No.





Nila's Corner

Questo capitolo è solamente un capitolo di passaggio, per mantenere il fiato un po' in sospeso, ma ammetto che è il mio preferito jeaijhg
Perchè? Perchè qua si vede come sta reagendo Liz, a come sta cominciando a mostrarsi forte quando ancora dentro non lo è, però sta provando a fare il primo passo da sola.
E poi si vede l'impegno di Zoey verso la sua migliore amica, che per consolarla facendole vedere un dvd fa mille chiamate per sapere se ha la televisione o se si deve portare il computer da casa.
E si capisce anche come Zoey e Louis siano i migliori amici di Liz, pronta a consolarla, e si comincia a vedere l'amore che pian piano sta sbocciando fra i due. Cavolo, ma perchè vi ho appena anticipato uno dei prossimi capitoli?
E poi c'è Zayn, e qua si scopre la sua vera natura, ma per favore non odiatelo, perchè anche se è solo un personaggio di una FF mi sentirei in colpa verso Zayn vero. Mi sono sentita in colpa persino quando ho scritto il messaggio che Katie manda ad Harry col cell di Liz.
Adesso passiamo ai ringraziamenti: ringrazio chi mi ha scritto le 4 recensioni totali di questa storia. So che sono pochi, ma io non me ne aspettavo neanche mezza, quindi ben venga.
E ringrazio anche:
- le 103 visite del prologo
- le 50 visite del primo capitolo
- le 36 visite del secondo
- le 43 visite del terzo
- le 52 del quarto
- le 28 del quinto
- le 28 del sesto
- le 38 del settimo
Perchè so che, anche se non recensite, in 28 persone (che sono le visite minime) almeno qualcuna che ha letto il capitolo ci sarà. Quindi grazie.
Vi ricordo di recensirmi e di rispondere alla domanda: la prossima fanfiction la volete su Liam, Louis o Niall? Aspetto la vostra risposta.
A domani col prossimo capitolo,

Bye

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Hate me, but don't take my scarf ***




Capitolo 9
Hate me, but don’t take my scarf






«Guarda, ho portato un sacco di giornaletti, con un sacco di stupidi test e di articoli ridicoli» cercò di sviare il discorso Zoey, prendendo un giornaletto a caso dal mucchio e aprendolo ad una pagina a caso.
Le mani le tremavano dalla tensione, ma cercò di nasconderlo.
«Senti questo: “Baciare fa bene alla salute”. E nella pagina accanto c’è il test “E tu, che tipo di bacio sei?”. Come se noi fossimo dei baci e non delle persone, ma per favore! E poi, guarda che razza di articoletto da quattro soldi che dic....» Zoey cominciò a parlare a vanvera, ma Liz la interruppe.
«Non mi distrarrai. Voglio sapere cos’è successo che io non so» ribadì Liz, chiudendole il giornaletto in faccia e ributtandolo nel mucchio.
«Niente di grave. Cose che tu potresti anche ignorare» cercò di sviarla Louis.
«Zoey Horan e Louis Tomlinson, adesso basta! Dal modo ridicolo in cui vi state comportando si capisce che invece è qualcosa di serio. E sono sicuro che Zayn ne sa qualcosa, o non sarebbe venuto da me all’alba» si lasciò scappare Liz.
Aveva in mente di non dire niente sulla visita di Zayn, per non sembrare una che mette zizzanie. Ma le era scappato, aveva pensato ad alta voce.
Quando era in preda ad un’emozione forte (dalla rabbia all’imbarazzo) si lasciava sempre scappare qualcosa che non doveva dire.
«Zayn è venuto a trovarti? All’alba?» chiesero stupiti Zoey e Louis. Liz decide di sfruttare ciò che si era lasciata scappare, così sorrise con sguardo furbo.
«Io vi racconto tutto solo se voi mi raccontate tutto» mise in chiaro. Zoey e Louis si guardarono per l’ultima volta, poi si arresero, sospirando.
«Ieri, dopo che te ne sei andata, abbiamo provato a... far finta che non fosse successo nulla. Abbiamo aperto i regali in ordine alfabetico, quindi quando è arrivato il mo turno sapevo che me l’avevi fatto tu. Ma poi nel sacchetto accanto c’era anche il regalo per tutti, e il fatto di star lì ad aprirli senza di te... sono scoppiata in lacrime. Stringevo il cd di Demi che mi hai regalato e piangevo» cominciò Zoey.
«Io e Niall abbiamo provato a consolarla. Ma lei non riusciva a fermarsi, e Niall si è arrabbiato» borbottò Louis. Liz spalancò gli occhi, sorpresa.
«Niall? Arrabbiato? Con chi?» chiese.
«Con Harry. Era adirato come non mai. Si è messo a gridare che Harry aveva rovinato la serata, che stava facendo piangere sua sorella, e che non ce la faceva ad ignorare il fatto che anche tu in quel momento stavi soffrendo» rispose Zoey.
«Ed Harry, invece che difenderti, ha cominciato ad urlagli contro che era sicuro che fosse lui la causa di tutto, che ti avesse fatto il lavaggio del cervello e quasi obbligato a mandargli quel messaggio» continuò Louis.
«Che messaggio?» domandò Liz, non capendo. Louis sospirò.
«Questa è stata la reazione di tutti. Così Harry è stato quasi costretto a leggere davanti a tutti il messaggio che tu ieri mattina hai mandato ad Harry in risposta al suo» riprese Louis.
«Ma che messaggio?» insistette Liz, ma la ignorarono.
«Così tu sei apparsa agli occhi di tutti nei panni della malvagia doppiogiochista. Niall non ci poteva credere, ha cominciato a dire che non poteva essere vero, che tu non avresti mai mandato un messaggio del genere...» fece Zoey.
«Ma volete dirmi che messaggio?» sbraitò Liz, disperata. Non stava capendo più niente di tutto ciò che dicevano.
«Liam ha detto a Niall che tu usci con lui ma avevi baciato Niall, e che ormai non poteva più difenderti perché non sapeva più che persona eri realmente, e che gli facevi schifo» disse Louis.
«Non esco con Liam!» disse esasperata Liz. Erano andati una volta al centro commerciale insieme, come amici, non si poteva definire appuntamento.
«Ma quello stronzo di mio fratello c’ha creduto, e così siamo rimasti solo io e Louis a difenderti. E poi si ci è messa anche quella Meredith del cazzo sostenendo che tu non le piacevi e non le eri mai piaciuta, che sotto quell’aria da innocente nascondevi una vipera e che era per questo che avevi litigato con Katie e le sue amiche» sbottò Zoey.
«BASTA! Spiegatemi che cavolo di messaggio io avrei mandato ad Harry, e poi continuiamo!» urlò Liz, perdendo la pazienza. Finalmente sembrarono ascoltarla.
La guardarono straniti , come se avesse detto che la sera prima gli extraterrestri le avevano fatto fare il giro turistico su Marte.
«Come ‘che messaggio’? L’hai inviato tu ad Harry, quando lui ieri mattina ti ha detto che era lui che ti aveva mandato il vestito!» sbottò Zoey.
«Harry era il mo Babbo Natale segreto? Cosa? Ma lui ieri mattina non mi ha mandato nulla!» esclamò Liz, più confusa che mai.
«Mi stai dicendo che tu ieri non hai ricevuto nessun messaggio da parte di Harry?» chiese Louis. Liz annuì. «E che non gli hai mandato nessuna risposta?» aggiunse. Liz annuì di nuovo.
«Non ho nessun messaggio di Harry nella memoria, o almeno non di ieri. Ed io ieri non ho mandato nessun messaggio che non a Zoey e a te» disse Liz. Louis porse la mano, e Liz gli poggiò il proprio cellulare.
«Hai il cavetto per collegarlo al computer?» domandò Louis, mentre prendeva il portatile di Zoey e cominciava ad accenderlo.
«Devo averlo da qualche parte, nella stanza di Katie. Sai, le mie cose sono là...» fece Liz senza capire bene ciò che Louis stava per fare.
«Per favore, vai a prenderlo» trillò Zoey, che a quanto pare invece aveva capito tutto.
Liz annuì ed uscì dalla stanza. Bussò a quella di Katie, che mormorò un ‘avanti’.
«Prendo solo una cosa e poi me ne vado» disse Liz entrando.
«Ma non ti preoccupare, Liz, la mia stanza è la tua, ormai» sorrise Katie, che era coricata nel suo letto a giocare col cellulare.
«Grazie» sussurrò Liz, per poi mettersi a cercare nei cassetti della scrivania. Dopo un po’ di ricerca, finalmente lo trovò.
«Io vado» la informò chiudendo la porta. Poi tornò nella sua stanza, dove Louis era alle prese col computer di Zoey.
«Ecco qua il cavetto» disse dandoglielo. Lui lo prese, lo collegò al telefono da una estremità e dall’altra al computer.
«Vedrò tutti i messaggi eliminati del telefono» spiegò Louis notando lo sguardo confuso di Liz.
«Si può fare? Non sono eliminati per sempre?» chiese lei, stupida.
«Certo che no, Liz, rimangono salvati. Ma solo i veri maghi dell’elettronica sanno come arrivarci. E Louis è l’hacker più abile che conosca. Nonché l’unico» rispose Zoey.
«Devo chiederti una cosa, Liz, e devi essere sincera, perché se non sei stata tu è stato qualcun altro a mandare con il tuo telefonino o immettendosi nella tua scheda. Ieri è successo qualcosa di strano al tuo telefonino? Qualcuno oltre te l’ha toccato, usato?» domandò Louis mentre continuava a digitare codici nella tastiera.
«Beh, ieri sera, poco prima di andare alla festa, ho trovato due messaggi della mattina che risultavano letti, anche se io non li avevo mai toccati» rispose Liz. Zoey annuì convinta.
«C’eravamo anche io e Niall quando se n’è accorta. Erano gli auguri di Niall e Liam» aggiunse lei. Liz spalancò gli occhi, ricordandosi improvvisamente una cosa.
«Ma è Natale! Oggi è Natale!» esclamò.
«Auguri di buon Natale» mormorò Louis senza staccare gli occhi dallo schermo del pc.
«Voi non potete stare qui da me a consolarmi e a cercare messaggi fantasma quando dovreste essere con le vostre famiglie a festeggiare!» replicò Liz.
«Preferisco stare qua a cercare chi è stato a combinare tutto ‘sto casino che andare a festeggiare con tutto quell’esercito che sono abituata a chiamare famiglia» disse Zoey.
«Anch’io» aggiunse Louis.
Poi si sentì un suono, come quando arrivava un messaggio nel telefono di Liz, e Louis mormorò “bingo”.
«Che c’è?» chiese Zoey.
«Ecco qui tutti i messaggi eliminati dal tuo cellulare, dal più recente al primo che hai eliminato» disse Louis trionfante, mettendo il computer sulle gambe di Liz.
Proprio all’inizio della lista, i due più recenti svettavano sugli altri. Erano datati 9:46 e 9:54 del giorno prima, e un pensiero colpì subito Liz.
A quell’ora, il suo telefono era in bagno. Con Katie.
«Katie» mormorò. Louis e Zoey la guardarono. «Ieri me lo sono scordato in bagno. E quando sono andata per prenderlo, c’era Katie che faceva la doccia. Avrebbe avuto tutto il tempo di scrivere il messaggio» spiegò.
«Ed ha anche una motivazione: è invidiosa marcia» aggiunse Katie. Louis sorrise.
«Se è così, lo scopriremo presto. Perché il tuo telefonino ha la fotocamera anche davanti, e anche se non lo si sa, registra tutto, anche quando non si sta per scattare una foto. Sarà un gioco da ragazzi vedere se dalle 9:46 alle 9:54 Katie era nella visuale e guardava lo schermo» disse.
Anche Liz sorrise. Se sarebbero riusciti a provare che era stata Katie a combinare tutta quella storia, allora forse lei sarebbe stata perdonata.





In un bar di Londra, un uomo silenzioso prendeva il caffè seduto nel tavolo più appartato. Guardava attentamente tutti i clienti del bar, anche se riservava maggior attenzione a chiunque entrasse.
Dopo qualche minuto entrò nel bar la persona che cercava. Era un poliziotto in borghese, un vecchio amico di vecchia data che aveva gli aveva chiesto aiuto per un’indagine delicata, ma che sembrava un vicolo cieco.
Allora indossò gli occhiali da sole. L’amico lo riconobbe subito e si sedette al suo tavolo.
«Allora, Senior, come va l’indagine?» chiese il poliziotto.
«Credo di averne trovata una» rispose l’investigatore privato.
«Chi?» domandò l’amico.
«Hope. Adesso il suo cognome è Logan» lo informò.
«Credi che lui l’abbia già trovata?» fece il poliziotto.
«No, l’ho spiata per un bel po’ e nessuno la segue. Credo invece che abbia trovato l’altra» borbottò.
«Su cosa si basa questa tua ipotesi?» chiese.
«Mi hai detto che sei sicuro che lui abbia cominciato la ricerca prima di noi. Se io ne ho trovato una, l’ha fatto anche lui. E se non ha trovato Hope, ha trovato l’altra» spiegò accuratamente l’investigatore.
«Devi sbrigarti a trovarla, allora. È l’unico modo per assicurarle protezione» sussurrò l’altro.
«Lo so. Qua c’è l’indirizzo della Logan, fatela seguire da qualcuno in borghese, senza dirle niente. È meglio dire la verità ad entrambe nello stesso momento» lo consigliò, facendo passare un biglietto sotto il tavolo, che il poliziotto prese.
«Noi non ci siamo mai visti, Senior» trillò il poliziotto.
«Neanche di sfuggita, Junior» rispose l’investigatore, guardando l’amico uscire dal bar.





Harry cercava dentro quell’armadio come un dannato. Doveva andare da Meredith per lasciarla, perché quella troietta si era montata la testa e si credeva di essere la suaragazza.
Come se lui ne avesse mai avuto davvero una. Come se lui ne avesse mai voluta davvero una.
Aveva portato Meredith alla festa solo per divertirsi un po’, ma adesso lei si credeva chissà chi, ed era meglio farla scendere subito dal trono che si era costruita.
E doveva anche passare da Angie, era sicuro che non gli avrebbe negato un po’ di buono e sano sesso senza impegni.
Ma non poteva andarci senza quella sciarpa. Era la sua preferita, e quando nevicava non usciva mai di casa senza di essa. Eppure, adesso non la trovava.
Controllò tra le sciarpe, tra le magliette, i maglioni, le felpe e i pantaloni, persino fra i calzini ma niente, della sciarpa nemmeno l’ombra.
Decise di ricontrollare nuovamente fra le sue varie sciarpe (i suoi amici dicevano che era un fissato per le sciarpe, lui li lasciava sbattere) e ne notò una che non aveva mai visto, e che non credeva di aver mai comprato.
La prese per ispezionarla meglio, e da essa cadde un biglietto. Si chinò per raccoglierlo e lo lesse:

Scusa scusa scusa scusa
So che tieni molto a quella sciarpa e che non me la vuoi dare, così me la sono presa da sola. Non so se te ne accorgerai domani o tra un mese, ma ti prego, non essere arrabbiato con me. Appena ti servirà sarò pronta a restituirtela. Ma per ora l’uso io.
Per non sentirmi in colpa ti lascio una mia sciarpa che tiene caldo come la tua, anche se la tua è moooolto meglio. Perdonami, ti prego
Liz xxx

Sbuffò. Si ricordava quella giornata in cui Lizzie lo aveva torturato tutto il giorno per avere quella sciarpa, ma lui non aveva ceduto e non gliel’aveva data. Doveva essersela presa di nascosto poco dopo.
Si rigirò tra le mani la sciarpa di Liz e l’annusò. Sapeva di Liz. Non era uno di quei profumi confezionati, era l’odore della pelle di Liz, e a lui piaceva un mondo, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Prese il bigliettino e lo mise in un cassetto del comodino, poi si mise la sciarpa e fu pronto ad uscire. Sperò di non incrociare nessuno che potesse riconoscere quella sciarpa, non aveva voglia di dare spiegazioni.





Nila's Corner

Eccomi qua con un nuovo capitolo. Che ne pensate?
Finalmente Katie viene scoperta.
Finalmente si capisce che la sciarpa di Liz è in realtà di Harry, e lei se ne è attaccata proprio perchè le ricorda quando loro due erano amici.
Finalmente faccio notare la 'natura' di Harry, 0vvero comincia a fare il puttaniere, per cercare di dimenticare Liz.
Ed entrano in scena Junior e Senior. Li ho chiamati così perchè non sapevo che nomi dargli, poi scoprirete perchè. E così cominciate a capire perchè sto inserendo il personaggio di Hope (anche se non sono abituata a dare a personaggi dei volti, perchè voglio che la immaginiate come volete, io me la immagino come Perrie).
Vorrei sottolineare una cosa: lei si chiama Hope Logan. No, non sono una fan di Beautiful. Ma se lo vede mia nonna, e siccome è ad ora di pranzo sono praticamente costretta a vederlo anch'io. E i miei preferiti sono Hope e Thomas, cioè, sono fatti per stare insieme. Anche se so che molto probabilmente anche loro tra una ventina d'anni si saranno sposati sei volte e divorziate altrettanto, avranno avuto qualche venti compagni e/o fidanzate ecc...
Non chiedetemi perchè 'sto nome al capitolo, mi è venuto in mente e mi fa morire da ridere ahahahahahah XD "Odiami, ma non prendere la mia sciarpa" XD XD
Ora è il momento di ringraziare chi ricensisce, e anche chi legge silenziosamente :)
Vi ricordo la mia domanda: prossima FF su Liam, Louis o Niall? Rispondete sulle recensioni.
A domani, 

Bye

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - And we fight and fight and fight ***




Capitolo 10
And we fight and fight and fight






Il primo giorno di scuola era arrivato troppo presto. Liz non poteva affrontarlo. Non avrebbe sopportato occhiate o bisbigli mentre passava per i corridoi, sarebbe crollata in lacrime davanti a tutti.
E lei sapeva che tutta la scuola sapeva. Meredith era una pettegola, e doveva aver detto tutto a tutti. E lei dalla sua parte non aveva più nessuno, ormai, solo Zoey e Louis.
«Senti Liz, non vorrei sembrare volgare, ma se non alzi quelle chiappe da quel fottuto letto abbatto questa cazzo di porta e ti infilo il primo oggetto che mi capita a tiro su per il culo!» borbottò Zoey dall’altra parte della porta.
«Davvero Zoey, non voglio venirci» ripeté Liz per l’ennesima volta. Era ancora coricata al calduccio nel suo letto e non aveva voglia di uscire da quella stanza.
«Cazzo Liz, non puoi lasciarti andare, non puoi non lottare, non puoi deprimerti per un fottuto litigio!» urlò Zoey, fregandosene altamente della madre di Liz che avrebbe sentito tutto.
«Non è un semplice litigio! Mi odiano tutti! E per di più lo sa tutta la scuola! Non ce la faccio» si lamentò Liz.
«E se tu non combatti, se tu non ti metti una bella faccia strafottente e non cammini tra loro a testa alta, le chiacchiere e i pettegolezzi si infittiranno!» disse Zoey.
«Come faccio a camminare a testa alta se non so neanche strisciare? Come faccio a mettermi una faccia strafottente quando non riesco a smettere di piangere?» chiese Liz.
«È inutile piangere sul latte versato, Lizzie! Bisogna ripulire il pavimento, adesso!» insistette Zoey.
«Mi stai consigliando di darmi alle pulizie di casa?» mormorò Liz. Zoey alzò gli occhi al cielo. Almeno un po’ di umorismo l’aveva.
«No, ti sto consigliando di alzarti, venire a scuola con me e mettere a tacere tutti i pettegolezzi» ribatté Zoey.
Non ricevette risposta per qualche secondo, poi sentì il rumore della chiave nella toppa e la porta si aprì, e ne uscì una Liz del tutto pronta per andare a scuola, ma con lo sguardo così vuoto che per un attimo persino Zoey valutò l’idea di farla rimanere a casa.
Alla fine però sospirò e sfoderò un sorriso, cominciando a scendere le scale.
«Forza Liz, non vorrai mica arrivare a scuola in ritardo? Rovinerebbe definitivamente la tua media» la prese in giro Zoey.
«La mia media è ancora intatta, non ti ci mettere anche tu che basta mia madre» sbottò Liz. Zoey sorrise. Anche se Liz non voleva crederci, lentamente stava cominciando a riprendersi. E non erano ancora uscite di casa.





«Che fai questo pomeriggio?» chiese Louis mentre, come al solito, si avviava verso scuola col suo migliore amico Harry Styles. Le due settimane di vacanza sembravano non esserci state, o almeno, nessuno dei due li aveva ancora chiamati in discussione.
«Cloe deve venire da me, sai... per ‘studiare matematica’. Perché?» domandò Harry procedendo accanto all’amico.
«Cloe? Ma se è peggio di te in quella materia!» esclamò Louis. Ma appena vide lo sguardo di Harry capì. «Non dovete studiare, dovete fare sesso. Certo, facile far sesso senza impegni» sbuffò.
«Hai ragione, dobbiamo far sesso, sesso senza impegni, e che c’è di male?» sbottò Harry.
«Che c’è di male, Harry? Me lo stai chiedendo sul serio? Fai sesso con almeno una persona diversa ogni giorno, ti pare una cosa normale?» ribatté Louis.
«Non so se sia normale, ma la faccio, perché mi va!» borbottò Harry.
«Perché non vuoi ammettere che Liz ti manca?» chiese Louis all’improvviso. Sperava di coglierlo di sorpresa, in modo che rispondesse sinceramente senza pensarci. Ma Harry strinse le labbra, arrabbiato.
«A me non manca, okay? È inutile che insisti, io sto meglio senza Liz!» sbraitò all’amico.
«Non è vero! Si nota dalle tue occhiaie marcate, da come la tua attività sessuale stia aumentando a vista d’occhio, e sappi che poi nascondere quella sciarpa sotto il giubbotto quanto vuoi, ma so che è di Liz» disse Louis, sbattendogli in faccia la verità.
«Hai ragione, è di Liz, ma solo perché lei tempo fa mi ha fregato la mia e mi ha rifilato questa, e siccome è l’unica adatta a questo tempo la sto mettendo, perché non ho nessuna intenzione di parlarle, neanche per chiederle indietro la sciarpa» spiegò Harry arrabbiato.
«Certo, e allora spiegami perché oggi c’è Cloe, ieri c’era Jane, l’altro ieri Hannah e così via, fino al giorno della mia festa in cui ti sei presentato con Meredith! A scuola ti indicano tutti come ‘puttaniere’ perché quando sei nervoso, o triste, o arrabbiato vai a puttane, nel vero senso della parola! Quindi smetti di negarlo, ed ammetti che Liz ti interessa ancora!» sbottò Louis, esasperato.
«Ti ripeto che mi sono tolto Liz dalla testa già da un po’!» insistette Harry.
«Un po’ quando, se fino a tre settimane fa mi hai confessato che ne eri completamente cotto?» ribatté Louis.
«Basta Louis, ma da che parte stai? Dalla mia o dalla sua? Chiariamolo subito, perché non mi va di avere amici doppiogiochisti, mi basta Niall» fece Harry. Louis sgranò gli occhi.
«Mi stai indirettamente chiedendo di scegliere fra te e lei?» chiese Louis sbalordito.
«Come sei perspicace, Louis!» disse Harry.
«Io non sarò amico solo di uno di voi due. Non abbandonerò lei per te e te per lei, sappilo» chiarì Louis.
«Come fai a starle accanto senza provare ribrezzo? Come fai a difenderla nonostante quello che mi ha fatto?» domandò Harry con disprezzo nei suoi occhi.
«Forse perché io so cose che tu non sai e che lei non vuole farti sapere, e perché io non ho mai dubitato veramente di lei, ho sempre pensato che ad ogni cosa ci sarebbe stata una spiegazione, e infatti l’ho ottenuta» rispose Louis.
«E che spiegazione lei non vorrebbe farmi sapere?» chiese Harry corrucciandosi.
«No te la dirò, Hazza, io non tradisco i miei amici. Chiunque essi siano» rispose Louis. Harry sbuffò.
«Posso sapere almeno perché?» fece Harry.
«Sì. Perché lei desidera che sia tu a chiederle spiegazioni, e non che sia lei a scomodarsi a dartele. Dice che quando sarà il momento giusto ti farai avanti da solo e le chiederai spiegazioni, e non darai tutto per scontato. Ma io non credo che tu lo farai mai, tu non sei mai stato in grado di andar oltre le apparenze» disse Louis.
Qualcosa nel cuore di Harry si strinse. La stessa cosa che l’aveva convinto a portare con sé la sciarpa di Liz, e la stessa cosa che continuava a fargliela sognare ogni notte.





Tra di loro il silenzio non era mai stato così teso. Era assoluto, interrotto solo dal rumore dei loro passi.
Niall e Liam camminavano uno accanto all’altro per la strada, eppure nessuno dei due alzava lo sguardo dalle loro scarpe o muoveva quell’organo che avevano in bocca, chiamato comunemente lingua, per parlare.
Alla fine, fu Liam ad interrompere il silenzio, per togliersi un dubbio che si era insinuato nella sua testa sin da quando erano partiti da casa di Niall e che non voleva andarsene.
«Come mai non andiamo con la tua macchina?» chiese.
«Mi va di fare due passi. E poi mi è finita la benzina» rispose Niall guardando ovunque tranne che Liam, che annuì lentamente.
«Beh, fare due passi fa bene» mormorò lui.
«Già» aggiunse Niall «anche se con questo freddo non è del tutto piacevole». Liam alzò le spalle.
«Sono abituato a temperature ben peggiori. Ti ho raccontato di quella volta alle medie in cui io e il mio amico Andy siamo andati a scuola a piedi nonostante ci fosse una specie di tempesta?» domandò Liam.
«Sì, Liam, un paio di volte» rispose Niall.
Il silenzio ricadde fra di loro. Quella conversazione, fredda e formale, non aveva fatto altro che appesantire maggiormente la situazione.
Alla fine Niall sospirò, esausto, e si schiarì la voce per dire la frase che aveva avuto la tentazione di dire dal primo istante in cui aveva visto Liam.
«Senti Liam, smettiamola di fingere che non sia successo nulla e di essere amici come prima, e diciamoci in faccia come stanno le cose» sbottò, trovando finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi.
Liam annuì, e si fece pensieroso. Niall fu tentato di ripetere ciò che aveva detto e chiedergli se ne aveva davvero capito il senso.
«Allora su, dimmi in faccia come stanno le cose per te» disse lentamente Liam in quel momento, come se avesse letto il pensiero che aveva fatto Niall, dimostrando che invece aveva capito benissimo.
«Non posso credere che tu sia uscito con Liz dopo che ti avevo detto chiaro e tondo che mi piaceva» borbottò Niall.
«Ti sbagli, Niall, io sono uscito con Liz dopo che Zayn ha detto che lei era di chi se la prendeva prima» lo corresse Liam. Niall sbuffò.
«Vedi che è inutile tentare di difenderti, mi sembrava di aver fatto intendere che fosse già prenotata» ribatté.
«Beh, caro mio, mi sa che però lei non lo sapesse, visto come ha pregato i genitori di Katie per poter uscire con me» sbottò Liam. Niall spalancò gli occhi, poi scoppiò a ridere.
«Non dirmi che siete usciti solo quella volta insieme, ti prego, perché vorrei ricordarti che c’era pure Katie e che è venuta con te solo per comprare i regali di Natale» rise Niall.
«Per tua informazione, non ha smesso un attimo di farmi gli occhi dolci, e Katie è venuta con noi solo perché era l’unico modo per poter uscire. E, comunque, non è stata l’unica volta in cui siamo usciti insieme, siamo andati un paio di volte al cinema, e mi ha sempre stretto la mano» mentì Liam riducendo gli occhi a fessura.
Non sapeva bene perché aveva inventato quella bugia, se per screditare Liz agli occhi di Niall o per far ingelosire l’amico. Molto probabilmente entrambe.
«E dimmi, Liam, mentre lei ti faceva gli occhi dolci e ti stringeva la mano, tu non ti sei sentito in colpa per ciò che mi stavi facendo?» sbraitò Niall guardandolo stizzito.
«Certo che no, eravate a malapena amici» rispose Liam.
«Mi sa che lei non la pensava proprio così, visto che ha baciato me e te no» gli rinfacciò Niall.
«L’ha fatto solo perché eravate sotto il vischio, non ti montare la testa» sbottò Liam.
«Per questo è durato così tanto» ribatté Niall.
«L’ha fatto per fare un dispetto a me e ad Harry!» esclamò Liam.
«Ti ha fatto gli occhi dolci solo per illuderti e giocare un po’ con te, Liam» borbottò Niall scuotendo la testa.
«Sai che ti dico, Niall? Lei è un’ipocrita e mi fa schifo, ma tu di più!» disse Liam, accelerando il passo e distanziando l’amico, che ormai non voleva più definire tale.





«Cos’hai fatto!?» esclamò Hope spalancando gli occhi e fermandosi di colpo in mezzo alla strada.
«Sono andato da Liz e le ho detto di star lontana da noi. Da tutti noi» ripeté Zayn. Notò lo sguardo stravolto della ragazza, e corrucciò la fronte. «Che c’è?».
«Come puoi aver detto una cosa del genere a quella povera ragazza?» chiese Hope. Zayn allungò la mano verso di lei, ma lei indietreggiò. «Rispondimi» ribadì invece.
«Da quando è arrivata lei le cose tra me, Harry, Louis, Liam e Niall non sono più le stesse, specialmente adesso» spiegò Zayn.
«Dillo anche a me, allora. Perché quando è arrivata lei, sono arrivata anch’io. Lei ha cominciato a sedersi al vostro tavolo quando tu hai cominciato ad uscire con me» disse Hope, improvvisamente fredda. Zayn parve sorpreso e adirato.
«Tu non c’entri niente con quella!» sbottò.
«Davvero, Zayn? Anch’io ero timida, anch’io non mi ero mai avvicinata a te o ai tuoi amici, e adesso invece sono qui, con te. Io ero come quella ragazza, io sono come quella ragazza, e tu non puoi dirle di starti lontano solo perché ha litigato con uno dei tuoi migliori amici!» ribatté Hope.
«Non confondere il nero col bianco, Hope. Tu non faresti mai ciò che ha fatto lei. O devo ricordarti che razza di messaggio ha inviato ad Harry?» borbottò Zayn.
«La trovi davvero capace di scrivere una cosa del genere? Perché io no. Ho visto come si è comportata, ho visto il suo sguardo spaesato dopo la prima scenata di Harry, come ho riconosciuto il sorriso finto e tirato che ha mantenuto il resto della serata. Puoi dire tutto quello che vuoi, ma il mio istinto mi dice che Liz non ha mandato quel messaggio ad Harry, è troppo buona per farlo» disse Hope.
«Tu sei troppo buona, amore, ed ingenua. Non la conosci minimamente, per me lei è capace di fare qualsiasi cosa» la corresse Zayn.
«Per te, e neanche tu la conosci minimamente. Per me lei è una persona dolcissima e bellissima, e se tu non la pensi come me, allora mi sa che arrivato il momento di prenderci una pausa» sbottò Hope.
«Mi stai lasciando?» mormorò Zayn, shockato. Non poteva credere che la sua ragazza lo stesse lasciando per colpa di quella Liz.
«Sì. Io mi sono innamorata di uno Zayn che è gentile e disponibile con tutti, non dello Zayn che ho di fronte, che va a dire a ragazze innocenti e ferite “Stai lontana da me e dai miei amici”. Quando capirai il tuo errore e ti scuserai con lei, allora sarò lì ad accoglierti a braccia aperte» concluse Hope, entrando a scuola senza di lui.
Zayn non poté crederci. Liz non aveva solo scombinato le loro vite, mandano un orrendo messaggio ad Harry e litigato con lui, ma gli aveva anche portato via Hope.


 



Nila's Corner

Tadaaan! Eccomi qua.
Innanzitutto chiedo scusa per il ritardo. Perdono, vi prego!!!
Okay, adesso devo dire alcune cose:
- Ora potete vedere il "lato puttaniere" di Harry, che compare solo quando è giù. E lui è giù, anche se lo nega.
- Eccovi presentata meglio la mitica Hope, che arriva persino a lasciare Zayn per fargli capire che ha sbagliato.
- Liam e Niall sono i personaggi più egoisti, in questo momento, perchè litigano per queste cose e inventano bugie su bugie. E anche Zayn ci mette del suo ad essere ipocrita.
- Ci tenevo a sottolineare, per le fan di Zoey-Louis, che dovrebbero rileggersi per bene il capitolo della festa, perchè mi sa che non hanno capito (o, molto probabilmente, io non ho evidenziato abbastanza) qualcosina che nel prossimo capitolo si ritroverà. Comunque, se ancora non trovate niente, nel prossimo capitolo (che vi posto ora, subito dopo questo) troverete la risposta.
Vi lascio nel dubbio :)
Ringrazio chi recensisce e chi segue la storia in silenzio :) :)
Io vado, a tra poco col prossimo capitolo

Bye

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - I've found both of them ***


 

Capitolo 11
I’ve found both of them






«Posso farti una domanda, Zoey?» chiese Liz mentre si sedevano in un tavolo diverso dal solito, in mensa.
Il tavolo al centro era vuoto, ma sicuramente poco dopo si sarebbe riempito delle persone che odiavano Liz, quindi lei e Zoey si erano seduti in un altro tavolo vuoto.
«Certo» fece Zoey cominciando a mangiare l’uva che si era presa per pranzo.
«Come va fra te e tuo fratello?» domandò Liz. Zoey alzò le spalle.
«Come deve andare? Come prima, credo. Ci sono momenti in cui andiamo d’accordo e momenti in cui litighiamo, come qualsiasi altri fratelli e sorelle» rispose Zoey.
«Litigate?» ripeté Liz. Zoey capì dove voleva arrivare.
«No, Liz, non litighiamo a causa tua, non ti preoccupare. È capitato solo una volta, ieri. Era sovrappensiero, e molto probabilmente stava pensando a te, perché è andato a sbattere contro la porta ed ha esclamato ‘Maledetto me e Liz pure’. Allora io me la sono presa e... e alla fine abbiamo fatto pace come sempre. Anche se mi ha detto che non gli fa piacere che io sia ancora tua amica, mi ha anche detto che ha visto come piangevo alla festa ed ha capito che ci tengo a te, e che non vuole rovinare la nostra amicizia» spiegò Zoey sorridendo.
Anche Liz sorrise. Niall le stava simpatico, e anche se lui a quanto pare era arrabbiato con lei, quello che aveva detto alla sorella non faceva che farlo apparire ancora più simpatico ai suoi occhi.
«Questo posto è libero?» squittì una vocetta alle spalle di Liz. Liz si girò, e si ritrovò di fronte a... Hope.
«Ehm... certo, certo che sì» rispose Liz sorridendo sorpresa.
 Zoey le rivolse uno sguardo interrogativo, come per dire “Come mai Hope si sta sedendo con noi?”, ma non disse nulla.
Hope poggiò il proprio vassoio sul tavolo e si sedette, sorridendo gentile a Liz e a Zoey. Anche se né Liz né Zoey le avevano parlato molto, entrambe avevano un’ottima impressione di lei.
«Allora, Hope, come mai qua? Di solito ti siedi con Dottie Houston e Kelly McFlurry» cominciò Zoey, che era molto più espansiva e meno timida di Liz.
«Ho provato a sedermi con loro, ma non hanno fatto altro che parlare della festa di Louis tutto il giorno, e diciamo che non è molto piacevole» spiegò Hope.
«Ah» fu l’unica cosa che disse Zoey, sorpresa.
Sapeva che tutti in quel giorno avevano parlato di ciò che era successo alla festa, ma nessuno avrebbe avuto il coraggio di dirglielo in faccia. Liz abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzata e in colpa.
«Non sapete come hanno stravolto tutta la faccenda! Da quel che si dice Liz e Meredith si sono prese per i capelli perché Liz ha baciato Harry davanti a tutti. E Liam e Niall hanno provato a staccarle e si sono beccati degli schiaffi, io e Zayn ce ne siamo andati a quel punto della festa disgustati, Myra e Karen hanno dichiarato la propria omosessualità e tu, Zoey, beh, tu e Louis nel mentre che succedeva tutto eravate in camera di Louis a scopare. C’è addirittura chi si è messo a contare le posizioni in cui l’avete fatto» raccontò Hope con sguardo schifato.
Zoey si affogò con un chicco d’uva e cominciò a tossire. Liz la guardò preoccupata e cominciò a dargli colpi nella schiena.
«Respira, Zoey, respira» mormorò, mentre Hope versava dell’acqua in un bicchiere di plastica e glielo porgeva. Dopo qualche secondo, finalmente Zoey si riprese.
«Io e Louis?! Dov’è quella stronza troia di Meredith, la devo prendere per i capelli!!!» tuonò Zoey, alzandosi dal tavolo.
Hope e Liz la fermarono prendendola ciascuna da un braccio, e la costrinsero a sedersi di nuovo. Zoey fulminò entrambe con lo sguardo.
«Meredith si è limitata a dire due cose alle sue amiche, il resto l’hanno costruito gli altri: ha detto che Liz aveva provato a portargli via Harry, e che era successo il finimondo» la tranquillizzò Hope.
«Tra me e Louis non c’è niente» dichiarò Zoey, anche se le tremava la voce. Liz la guardò sospettosa, mentre Hope rideva sotto i baffi.
«Niente, Zoey? Ti ho visto quando vi siete baciati sotto il vischio» disse Hope sorridendo. Liz spalancò gli occhi.
«Vi siete baciati sotto il vischio? Cosa!? Quando? Dove? Come? Perché io non ne so niente?» chiese Liz guardandola.
«Ci siamo baciati solo perché eravamo sotto il vischio, non mettetevi strane idee in testa. E, cara Liz, è stato quando eri troppo occupata a baciare Niall» fece Zoey schiva, anche se Liz notò che un lieve rossore si era impossessato del viso dell’amica.
«E lui? Cioè, non ne avete parlato? Lui non ti ha invitata ad uscire o cose del genere?» domandò Liz.
«Ti ho detto che ci siamo baciati solo perché eravamo sotto il vischio. Non ne abbiamo parlato, e lui non mi ha invitato ad uscire, semplicemente perché lui non è interessato a me e io non sono interessata a lui» ringhiò Zoey.
«Scusa Zoey, non te la prendere, era solo una domanda» si scusò Liz. Lei e Hope si scambiarono uno sguardo d’intesa: da come Zoey aveva reagito, era ovvio che invece a lei Louis interessava eccome.
«Si parla del diavolo e...» sussurrò Zoey guardando alle spalle di Liz.
Questa si girò, e vide Louis avvicinarsi velocemente al loro tavolo col proprio vassoio mezzo vuoto e una faccia da funerale.
«Ciao ragazze» borbottò Louis posando il vassoio nel tavolo e buttandosi a peso morto nella sedia.
«Come mai ti siedi qua e non coi tuoi amici?» chiese Zoey a denti stretti. Louis la guardò spaesato.
«Coi miei amici?» domandò.
«Nel vostro solito tavolo» spiegò Zoey.
«Beh, sono felice di informarvi che il nostro solito tavolo è praticamente deserto» rispose Louis.
Contemporaneamente, come sincronizzate, Liz, Zoey e Hope si girarono a guardare il tavolo al centro. Mentre nei soliti giorni era strapieno, adesso era completamente vuoto.
«Co-come mai?» chiese Liz.
«Beh, sono arrivato in ritardo perché la prof di biologia ha continuato a  interrogarmi anche dopo che la campana era suonata, ed ho trovato Harry seduto al tavolo con Cloe, mentre Liam e Niall hanno litigato e si sono seduti nei tavoli opposti della mensa, e Zayn, Lily, Karen e Myra che sono seduti in un altro tavolo con persone che non conosco» spiegò Louis sospirando.
«È colpa mia» mormorò Liz mentre gli occhi cominciavano a pizzicarle.
«Liz! Non provare più a dire una cosa del genere, sai è colpa di Katie» la rimproverò Zoey.
«Katie?» domandò Hope spaesata.
«Katie McWhite. Per le vacanze sono stata da lei perché mia madre è partita, è lei che ha mandato quel messaggio ad Harry» spiegò Liz. Hope spalancò gli occhi sorpresa, poi sorrise.
«Lo sapevo che non potevi essere stata tu! Per questo mi sono seduta con voi, per farvi sapere che sono dalla vostra parte» disse Hope.
«L-lo sapevi?» chiese Liz.
«Insomma, la Liz che ho visto alla festa e che è qui accanto a me non avrebbe mai inviato un messaggio del genere. Per questo ho lasciato Zayn, non può averti detto quel che ti ha detto» sbottò Hope.
A quelle parole Louis spalancò gli occhi, Zoey sputò l’acqua che stava bevendo e Liz si voltò di scatto verso Zayn (che era a qualche tavolo di distanza) e vide che lui la stava guardando.
No, ‘guardando’ non era il termine appropriato, diciamo che la stava polverizzando con gli occhi.
«Hai lasciato Zayn????» esclamò Zoey ad alta voce, accorgendosi troppo tardi del tono alto che aveva usato, poiché molte teste dei tavoli accanto si erano girati verso di loro. Zoey tossì e si rimise composta.
«Voglio dire, perché lo hai fatto?» sussurrò, sporgendosi nel tavolo per avvicinarsi a Hope.
«Lo avrai praticamente distrutto!» aggiunse Louis.
«Diciamo che è più impegnato a fulminarmi con lo sguardo che a fare il disperato, quindi ne deduco che stia dando la colpa a me» disse Liz.
«Mi ha detto che la mattina dopo la festa è venuto a dirti di star lontana da lui e i suoi amici, e io non posso tollerare questo suo comportamento.  Io non voglio al mio fianco qualcuno che se ne frega se una persona è ferita e distrutta e le va a dire “Stai lontana da noi perché sei la causa di tutto”» spiegò Hope.
«Cos’ha fatto Zayn?!» esclamò Zoey, stavolta a bassa voce, con sguardo shockato.
Liz si ricordò del fatto che a Natale, con tutto il fatto di scoprire hackerando il telefono se il messaggio l’avesse mandato Katie o no, si era scordata di raccontare della ‘piacevole’ (si fa per dire) visita di Zayn.
«Mi ha detto che da quando io mi ero aggiunta al vostro gruppo tutto stava cadendo a pezzi, che per causa mia si sta dividendo e che devo cercare di starvi il più possibile lontana per non causare altro danno» sussurrò Liz guardando il proprio vassoio, senza sollevare lo sguardo.
«Che essere viscido» commentò Zoey.
«Non me lo sarei mai aspettato da Zayn» borbottò Louis.
«Neanche io. Così gli ho detto che finché non avrebbe capito di aver sbagliato e sarebbe venuto a scusarsi con Liz, io non volevo più aver a che fare con lui. E se si stancherà e andrà con un’altra ragazza e non ti chiederà mai scusa, non m’importa, perché quel Zayn che c’è per ora non è lo Zayn che mi ha conquistata» disse Hope.
«Hope, perché hai riposto in me la tua fiducia senza neanche sapere se facevi bene o no?» chiese Liz all’improvviso.
«Perché qualcosa dentro di me mi ha detto che era la cosa giusta da fare. Come una specie di sesto senso» rispose Hope con un sorriso.
Fuori, qualcuno guardava dalla finestra quella scena. Sorrise. Le aveva trovate entrambe. Se ne andò subito a passo felpato. Non avrebbe mai detto che una l’avrebbe portata all’altra.





Senior digitò velocemente un numero nel proprio cellulare e lo accostò all’orecchio. Dopo un paio di ‘tu...tu’, Junior rispose.
«Pronto, Senior?» fece Junior.
«Ho trovato anche l’altra. Le due sembrano amiche» disse Senior.
«Quindi l’hai scoperta pedinando quella già trovata?» chiese il poliziotto.
«Esatto. Questo significa che anche lui le ha trovate entrambe. Oggi al solito posto, alla solita ora, e ti darò tutto il necessario» concluse l’investigatore, chiudendo subito la chiamata. Le fissò un’ultima volta dalla finestra, e poi se ne andò.
Occupato com’era a fare la telefonata, non si accorse che dalla finestra opposta anche lui guardava la scena, e che se n’era andato pochi secondi prima che l’investigatore alzasse lo sguardo dal telefono.





Liz rientrò da scuola esausta. Aveva avuto compito in classe a sorpresa all’ultima ora e credeva di essere andata bene, ma era stata molto stressata ultimamente e quel compito le aveva tolto l’energia restante.
Poggiò lo zaino davanti le scale sognando già di essere nel suo letto a dormire profondamente, quando una bambina piccola la raggiunse correndo.
«Eli, Eli!!!» trillò la bambina mentre si aggiustava un ciuffo biondo dietro le orecchie. Liz sospirò, esausta.
«Hey Claire, come mai qui?» chiese alla sorellastra regalandole un sorriso stanco.
«Papà stamattina è venuto a trovare mamma e mi ha portato con sé, ma mamma si è messa a gridare che anche lei era stanca e non poteva badare a me per oggi, così hanno litigato e mamma è andata via. Però papà l’ha inseguita» spiegò Claire con un sorriso triste. Liz si chinò e l’abbracciò.
Quella bambina, al contrario di suo padre, le stava molto simpatica e riteneva ingiusto il fatto che la madre e Karl se la giocassero come fosse una palla da pingpong, e le facevano fare un mese da uno, un mese dall’altra.
Fate una figlia insieme? E allora sposatevi e andate a vivere insieme, così almeno lei è felice aveva pensato molte volte Liz.
Ma la realtà era che sua madre non era una brava madre e non lo era mai stata, così come Karl non era un bravo marito o fidanzato: abbondava di tradimenti, litigi, bugie, ed era troppo attaccato al lavoro.
«E ti hanno lasciata qui da sola?» chiese Liz prendendo Claire in braccio e portandola in salotto, dove Liz notò pezzi di puzzle sparsi per il pavimento. Claire annuì.
«Non credo che in quel momento stessero pensando a me» disse la bambina. «E poi, io ero nascosta sotto il tuo letto. Lo sai che le urla e lo sbattere delle porte mi fanno paura» aggiunse.
Liz sospirò. Solo tre anni, e già quella bambina aveva visto più litigi che dimostrazioni di affetto.
Per di più, una volta Liz si era preoccupata ed erano andate insieme dallo psicologo, che le aveva spiegato che Claire soffriva di fobia dei litigi: era stata segnata per sempre dai molti litigi a cui aveva assistito.
«Stavi facendo un puzzle?» domandò Liz cambiando argomento.
«Sì sì. Mi mancava solo un pezzo, ma l’ho messo nel verso sbagliato e ho fatto pressione, e tutti i pezzi si sono sparsi ovunque. Adesso mi tocca fare il puzzle da capo, ma stavolta l’ultimo pezzo lo metterò nel modo giusto» spiegò Claire.
E Liz, al racconto della piccola, capì. Lei era l’ultimo pezzo messo nel verso sbagliato e con troppa pressione nel puzzle che era il gruppo formato dai suoi amici, e tutti adesso erano sparsi ovunque.
Adesso toccava a lei prendere amico per amico e ricomporre il puzzle, e stavolta doveva mettersi nel puzzle nel modo giusto.
Star a sperare che loro venissero da lei era del tutto fuori discussione, perché i pezzi del puzzle è difficile che si muovano da soli.
Così decise che, dal giorno successivo, si sarebbe impegnata per ricomporre il puzzle. Forse, se avrebbe riunito il gruppo dopo averlo diviso, l’avrebbero perdonata.

 



Nila's Corner

Eccomi qua, come promesso.
Ho deciso di aggiungere il personaggio di Claire all'ultimo momento, mi è servita per far capire a Liz che non poteva starsene con le mani in mano.
Ora, capite cosa avete tralasciato nel capitolo della festa? Io ho lasciato intendere (diciamo non proprio bene XD) che tutte le coppie che ballavano si fossero baciate. TUTTE. E Zoey e Louis ballavano insieme.
Certo, il bacio di Liz è durato di più e credo di essermi incentrata solo su quello, ma anche Zoey e Louis si sono baciati :)
Ringrazio chi recensisce e chi segue la storia in silenzio :) :)
Io vado, a domani (spero)

Bye

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - More than friends ***




Capitolo 12
More than friends






«Eli, Eli, vieni qua, giochiamo con le Barbie» disse Claire sorridendo. Liz scosse la testa.
«Claire, è tardi, devi andare a dormire» fece, prendendola in braccio e avviandosi verso la camera degli ospiti/di Claire.
«Ma io non ho sonno!» scalciò Claire.
«Claire, non fare i capricci, su» la rimproverò Liz, mentre apriva la porta della camera.
«Voglio aspettare mamma e papà!» si lamentò la piccola.
«Non sono ancora venuti, non credo verranno stanotte, magari domani mattina» mormorò Liz, più a sé stessa che a Claire.
La mise sotto le coperte e gliele rimboccò, le diede un bacio in fronte e poi uscì. Scese le scale lentamente. Aveva desiderato quel momento per tutto il pomeriggio.
Senza più Claire tra i piedi (era una bambina graziosa, ma non stava ferma un attimo) non vedeva l’ora di mettersi davanti la televisione e addormentarsi a metà di un film noioso.
Purtroppo per lei, però, qualcuno suonò alla porta proprio mentre Liz si sedeva nel divano. Sbuffò, poi si alzò e andò lentamente verso la porta, convinta che fossero sua madre e Karl.
Aprì la porta, pronta a salutarli con un “È questa l’ora di tornare?”, ma non si ritrovò davanti loro, bensì due agenti in divisa.
«B-buonasera» balbettò Liz, intimorita.
Da piccola, suo padre le diceva sempre che se vedeva un poliziotto doveva scappare perché erano persone cattive che volevano farle del male, e anche se crescendo aveva capito che molto probabilmente il padre scherzava, vederli la faceva sudare freddo.
«Buonasera. Lei è la signorina Elizabeth Johnson?» chiese uno di essi. Liz annuì, cercando di sembrare tranquilla.
«Deve seguirci in commissariato» continuò il poliziotto.
«Posso sapere di che si tratta?» domandò Liz.
«Non è niente che la riguardi direttamente. È una possibile testimone ad un caso molto importante, che la polizia sta seguendo da parecchi mesi» spiegò l’altro poliziotto sorridendo. Liz si rilassò.
«Eli, Eli, ho fatto un incubo!»  urlò Claire scendendo di corsa le scale e andandosi a nascondere tra le gambe di Liz. Quest’ultima guardò per qualche istante spaesata i poliziotti.
«Posso fare una telefonata?» chiese poi. «Non posso lasciare mia sorella da sola»aggiunse.
«Certo. Si sbrighi però, è già tardi» rispose uno dei poliziotti. Liz si mise in braccio Claire e con l’altra mano prese il telefono e chiamò Zoey.
«Lizzie?» domandò lei, dall’altra parte del telefono.
«Zoey, ho un problema. Potresti farmi un favore?» chiese Liz.
«Certo, Liz, tutto quel che vuoi» rispose prontamente Zoey.
«Devo andare al commissariato, a quanto pare sono una testimone in un caso importante, ma non posso lasciare Claire da sola. Potresti venire tu?» domandò Liz.
«Non sono molto brava coi bambini» confessò Zoey.
«Potresti far venire tuo fratello» tentò Liz.
«Non credo verrebbe. Non solo è negato come me, ma non credo che verrebbe a fare da baby-sitter alla sorella della persona con cui ce l’ha a morte» mormorò Zoey in tono di scusa.
«Beh, però sono sicura che Louis ti aiuterebbe. Poco tempo fa mi ha detto che se la cava coi bambini, e poi così avrete l’occasione di parlare un po’» propose Liz.
«Io e Louis non abbiamo niente da dirci, Liz. E non insistere» borbottò Zoey.
«Sì, però sono sicura che insieme saprete stare con Claire finché non torno» disse Liz. Dopo qualche secondo, sentì Zoey sospirare.
«Lo faccio solo per te, sappilo. Non per stare con Louis» si arrese infine. Liz rise, felice.
«Bene! Troverai la chiave di riserva sotto lo zerbino della porta sul retro. Pensa tu ad avvertire Louis. Ti amo» disse velocemente Liz.
«Anch’io, purtroppo» scherzò Zoey.
«Io devo andare, ciao» fece Liz.
«Ciao» rispose Zoey, chiudendo la chiamata.
«Claire, adesso tu starai da sola per cinque minuti, poi verranno due miei amici, Louis e Zoey. Mi prometti che farai la brava?» chiese poi Liz a Claire. Claire annuì.





Il commissariato era semi-deserto, a quell’ora. Solo gli agenti di servizio, nessun altro. Fecero entrare subito Liz nell’ufficio del commissario, e fu allora che lei si dovette ricredere: oltre ai poliziotti, seduta sulla sedia di fronte alla scrivania del commissario, c’era Hope.
«Hope?» chiese sbalordita Liz.
«Liz?» sbottò lei, con lo stesso sguardo sbigottito di Liz.
«Si accomodi, signorina Johnson» disse il commissario. «Entrambe vi starete chiedendo perché vi ho fatto chiamare a quest’ora» cominciò il commissario. Liz annuì, Hope mormorò un debole ‘Sì’.
«Da circa un anno, lo scopo principale di questo commissariato è stato riuscire ad arrestare una banda di commercianti di bambini» spiegò il commissario.
«Commercianti di bambini?!» esclamarono Hope e Liz in coro. Che razza di persone potevano comprare e vendere bambini?
«Già. Dopo intercettazioni, infiltrazioni e duri mesi di lavoro, due mesi fa siamo riusciti nel nostro intento. Ed abbiamo trovato, nel loro covo, un quaderno con il nome di tutti i bambini venduti, la loro data di nascita e il loro costo. Purtroppo, alcuni sono riusciti a dar fuoco alle agende che contenevano i nomi dei nuovi genitori e i nuovi nomi dei bambini» continuò il commissario. Liz ed Hope si limitarono ad annuire.
«Naturalmente, rintracciare tutti i bambini per riuscir ad avere testimoni, e anche per riuscir ad arrestare i loro genitori, è stato ed è tutt’ora molto complicato. Ci siamo dovuti servire anche di investigatori privati della zona, abbiamo ricevuto rinforzi, ma siamo riusciti a rintracciare il 50% circa di tutti i bambini, che vanno da vent’anni in già. Tra questi, c’è stato un caso che ha interessato molto tutto il commissariato, una storia molto toccante. La vostra».
Hope e Liz si guardarono per un istante, tese, mentre cominciavano lentamente a capire una piccola parte della storia.
Margaret Thompson e William Johnson non erano i genitori di Liz.
E Ginevra Hill e Bryan Logan non erano i genitori di Hope.





I nervi di Zoey non erano mai stati molto saldi. Era sempre stata una di quelle persone che perdono la pazienza facilmente, che diventano subito nervose e cominciano ad avere una strana vocetta stridula che sembra gridare “Sono nervosa”.
«Si è addormentata» costatò Louis chiudendosi la porta alle spalle.
«Bene» disse Zoey, cercando di sembrare tranquilla.
Ma non era affatto tranquilla. Addormentata la sorella di Liz, sarebbe dovuta rimanere sola con Louis fino al ritorno di Liz.
In quel momento odiava Liz. Lei aveva architettato tutto, perché voleva che lei e Louis parlassero. Ma di che, se nessuno dei due aveva davvero voglia di ricordare il loro bacio?
Era stato già troppo imbarazzante quando era finito, a come si erano guardati e Zoey era arrossita. E Zoey Horan non era mai arrossita prima d’ora. Per nessuno.
Zoey e Louis rimasero di fronte a studiarsi per qualche secondo, poi finalmente Louis parlò, interrompendo quel momento imbarazzante.
«Ti va di vedere un po’ di tv?» chiese in un sussurrò. Zoey annuì (non voleva fargli sentire quello stupido tono di voce che assumeva quando era nervosa).
Scesero le scale in assoluto silenzio, che mantennero anche quando si sedettero nel divano in salotto. Zoey s’impossessò del telecomando e prese a fare zapping coi canali.
Documentario. Film porno. Film romantico quasi alla fine. Film porno. Tg della notte. Film porno. Musica. Film porno. Film horror. Film porno.
Zoey sbuffò. Possibile che a quell’ora ci fossero solo film porno o cose noiose come documentari e telegiornali?
Mise su Mtv, e c’era il ‘bellissimo’ (si fa per dire) programma pieno di sedicenni incinte. Mise su DeeJay, e c’erano canzoni rap schifose.
Allora, arrabbiata con la tv, prese a cambiare canale in modo velocissimo, senza soffermarsi in uno in particolare, solo per la gioia di rompere il tasto ‘Canale +’ del telecomando.
«Non ti piace nessun programma?» domandò divertito Louis. Quel cretino doveva aver percepito il suo nervosismo.
«No. Fanno tutti schifo. Cavolo, c’è gente che anche di notte è interessata a vedersi un programma decente» trillò. Maledisse la propria voce, mentre il suo nervosismo aumentava.
Louis le si avvicinò lentamente, ma Zoey era così occupata a schiacciare quel telecomando che lo notò solo quando le fu praticamente appiccicato addosso.
Prima di poter protestare o dire altro, la mano di Louis fu sopra la sua che teneva il telecomando.
Zoey sentì il proprio cuore cominciare a battere sempre più veloce, e lentamente si voltò verso di lui. Che la stava guardando.
Incrociò i suoi occhi, e rimase praticamente ipnotizzata. Il verde acqua dei suoi occhi si intravedeva appena alla luce della televisione, ma Zoey pensò lo stesso che fosse il colore più bello del mondo.
Vide Louis avvicinarsi sempre di più, e maledisse il proprio corpo. Non voleva muoversi, non poteva. Il cervello mandava impulsi, ma il corpo li ignorava.
La mano libera di Louis corse sul suo viso e le scostò una ciocca di capelli dal viso. Zoey si accorse di aver trattenuto il respiro solo quando sentì i polmoni bruciare implorando un po’ di ossigeno.
E, improvvisamente, la magia che sembrava essersi creata si spezzò. Negli occhi di Louis ci fu una scintilla di furbizia, e Zoey si ritrovò senza il telecomando tra le mani.
Louis si allontanò di colpo, tornando al suo posto precedente, dalla parte opposta del divano rispetto a Zoey.
«Ora lo decido io cosa vedere» dichiarò ridendo, prima di interrompere il contatto visivo con lei e tornare a vedere la tv.
«Sei uno stronzo!» esclamò Zoey, cercando di rendere la sua voce scherzosa.
Perché, dentro di lei, credeva davvero che Louis fosse stato uno stronzo ad approfittare della sua debolezza.
Anche se lei non avrebbe mai ammesso che Louis fosse la sua debolezza.





«Si spieghi» disse Hope con voce tremante, appena si riprese un po’. Liz era ancora pietrificata.
«Una madre che muore di parto, e un padre drogato che ha un bisogno disperato di soldi. Le due gemelle sono forti e in salute, ma il padre non può mantenerle. Così uno della banda gli si avvicina e gli fa un’ottima offerta. Lui avrà soldi per la droga, e le bambine cresceranno in famiglie benestanti e saranno amate. Il padre accetta, ma ad una condizione: le gemelle dovranno comunque chiamarsi Hope ed Elizabeth, i nomi che la madre aveva deciso. Le gemelle vengono separate e vendute. Se siamo riuscite a ritrovarvi, è solo perché vostro padre ha voluto farvi tenere lo stesso nome» raccontò il commissariò tutto in un fiato.
In quel secondo, il mondo si fermò per la seconda volta. E l’unica cosa che fu in grado di pensare Liz fu Perché? Perché il mondo mi deve crollare addosso tutto in una sola volta? Perché ho perso i miei amici e i miei genitori in una sola volta?
«Naturalmente abbiamo anche trovato vostro padre, che dovrà rispondere alla legge a molte domande. Se volete mettervi in contatto con lui, ho qui pronto il suo numero di cellulare» aggiunse il commissario.
«Crede davvero che vorremmo metterci in contatto con l’uomo che vi ha vendute?» chiese Hope, con la voce piena di disprezzo.
«L’ha anche fatto per darvi un futuro. Non sapeva come sfamarvi, e invece adesso siete benestanti, da quel che ho capito» tentò il commissario.
Liz parve risvegliarsi da uno stato di shock. Si alzò di colpo e fissò il commissario infuriata. Perché non poteva tollerare quello che aveva detto.
«Crede che i soldi siano tutto? No che non lo sono. Perché adesso io mi ritrovo con quello che credevo fosse mio padre che non vedo da tre anni, TRE ANNI, e lui non mi ha mai cercata. E con mia madre non faccio altro che litigare! E adesso scopro che loro mi hanno comprata. Mi hanno trattata come un oggetto, e continuano a farlo. Preferivo restare col mio vero padre e morire di fame. Almeno avrei ricevuto affetto vero!» sbottò Liz. «Possiamo andare, adesso?» chiese poi, con voce stanca.
«Certo. Prima devo però informarvi che siete sorelle, ma non per la legge, che vi ha riconosciuto come Hope Logan ed Elizabeth Johnson. Se volete esserlo anche per lo Stato, potete farlo, anche se, naturalmente, questo porterà anche alla modifica dei vostri cognomi, che diventerà ‘Mason’» rispose il commissario.
«E preferirei se tornaste a casa con un’auto della polizia» aggiunse poi.
«Io non voglio tornare a casa, non so se ce la farei ad affrontarli» mormorò Hope abbassando lo sguardo. Liz capì che si riferiva ai suoi non-genitori.
«Puoi dormire a casa mia, se vuoi. Tanto mia mad...Margaret non c’è» le propose Liz, con un mezzo sorriso. Hope alzò lo sguardo, sorridendole felice.
«Posso? Davvero?» domandò alzandosi dalla sedia.
«Ma certo, sorellina» scherzò Liz, allargando il sorriso. Hope le si buttò fra le braccia, abbracciandola. Istintivamente Liz ricambiò l’abbraccio.






Nila's Corner

Ciaooooooooo!!!
Eccomi qui con un capitolo molto ricco di sorprese. Elizabeth e Hope sorelle, mentre Zoey comincia a rendersi conto Louis la interessa davvero.
Amo la scena di Louis che si avvicina a Zoey e la 'immobilizza' per rubarle il telecomando. Domanda: l'ha fatto veramente per il telecomando o ha fatto una specie di prova per vedere se Zoey era veramente interessato a lui o no?
E Zoey, come reagirà? Farà finta di niente? Si avvicinerà? Si allontanerà?
E adesso, come ha intenzione di riunire di nuovo il gruppo?
Lo sapete che amo i miei vicini? Hanno messo l'intero repertorio dei ragazzi ed io ero tipo jojdowajdos XD
Ieri ho visto 4 stelle cadenti, voi? Ho espresso 3 desideri, perchè uno l'ho espresso 2 volte, perchè si avveri prima, indovinate qual è XD
Ringrazio chi recensisce e chi segue in silenzio :)
Va beh, vi lascio.
Non so quando potrò aggiornare, credo domani o dopodomani :)

Bye

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Fuck off Louis! ***




Capitolo 13
Fuck off Louis!






«Ti va un caffè?» chiese Louis a un certo punto.
«Sì, grazie» rispose Zoey, cercando di essere il più fredda e distaccata possibile.
«Vado a prepararlo» fece Louis, alzandosi dal divano ed avviandosi verso la cucina.
Quando lui fu del tutto scomparso dietro quella porta, Zoey fece un sospiro di sollievo. Stare con lui, doversi controllare in quel modo, era molto stancante e stressante, per i suoi nervi.
Nella stanza accanto, Louis preparava il caffè con un umore non del tutto ideale.
La prima reazione di Zoey l’aveva rallegrato, perché aveva capito che la ragazza non era del tutto insensibile a lui, ma dopo era diventata fredda, distaccata, si era richiusa nel suo guscio e sembrava controllare ogni minima parola che diceva.
Preso nei suoi pensieri, Louis portò il caffè in salotto con la testa fra le nuvole, così che non si accorse della bambola che Claire aveva abbandonato nel pavimento.
Ci inciampò e cadde a terra in modo rovinoso, mentre i bicchieri di caffè gli volarono dalle mani e andarono a finire addosso a Zoey.
«Ahia, ahia, scotta!» strillò Zoey alzandosi di colpo dal divano e mettendosi a saltare. Si levò la maglietta senza pensarci due volte, cominciando a soffiare sulla propria pancia.
«Mi aiuti ad alzarmi?» chiese Louis massaggiandosi il naso.
«Non se ne parla nemmeno! Sei un completo imbecille, un imbranato di prima categoria! Cazzo, la maglietta era di mia cognata, non posso restituirgliela in questo stato! E poi cavolo, potevi prendermi in faccia, o macchiare il divano o il tappeto!» cominciò ad urlare Zoey, camminando avanti e indietro per la stanza.
Louis si alzò e rimase a fissarla divertito, pensando a quanto fosse carina quando era così arrabbiata, e di come, tanto presa dalla sua sfuriata, non si era accorta di essere solo in reggiseno.
Alla fine, Zoey si fermò in mezzo alla stanza, riprendendo fiato, e fece per continuare quando Louis la interruppe.
«Hai finito?» chiese.
Zoey lo fulminò con lo sguardo, poi si arrese e mormorò un “Credo di sì”. Infine, si guardò la pancia e finalmente si accorse di essere mezza nuda.
Avvampò all’istante, prendendo la maglietta e cercando di coprirsi. Louis non potè far a meno di scoppiare a ridere, cosa che fece arrabbiare Zoey.
«E girati, porco!» esclamò tirandogli un cuscino del divano in faccia.
«Ahia. Ti ricordo che ho sbattuto il naso» borbottò lui.
«Vado a cercare di togliere questa macchia» annunciò Zoey sparendo verso il bagno.
Cavolo Zoey, hai fatto la figura di merda più grande della storia! pensò Zoey mettendo la maglietta sotto l’acqua tiepida del lavandino.
La macchia, già grande, cominciò ad allargarsi e a sbiadire a poco a poco. Sbuffò. La moglie di suo fratello Greg l’avrebbe ammazzata.
Zoey sobbalzò quando il petto di Louis aderì completamente alla sua schiena, mentre lui metteva entrambe le mani sopra le sue e cominciava a sfregare la maglietta sotto il getto d’acqua.
Zoey rimase paralizzata, mentre il respiro caldo di lui le provocava brividi, accentuati del fatto che le mani di Louis sembravano aderire perfettamente sopra le sue.
Una mano si staccò dalla sua e scansò i capelli di Zoey dalla sua spalla destra, che poi venne occupata dal mento di Louis, che ci si appoggiò, mentre la mano tornava su quella di Zoey.
«Mi perdoni?» sussurrò Louis al suo orecchio, con voce dolce. Attraverso lo specchio, Zoey poté vedere la faccia da cucciolo che Louis aveva assunto.
Abbassò subito lo sguardo, non voleva affato rimanere ipnotizzata da quegli occhi un’altra volta e bisbigliare un ‘sì’.
«Non ci penso neanche. La maglietta ha una macchia enorme ed ho la pancia che mi scotta, non ti perdonerò neanche se ti mettessi a baciarmi i piedi» sbuffò Zoey.
«Capito, sei mestruata» borbottò Louis, alludendo al suo umore. Zoey non ci pensò neanche un istante e gli diede una gomitata. «Infatti» aggiunse Louis con una smorfia di dolore.
«Non stai guadagnando punti. Per niente» sibilò Zoey a denti stretti. Louis si illuminò.
«E come posso guadagnare punti?» chiese.
«Non credo tu possa farlo in nessun modo» rispose Zoey.
«Sarà, ma intanto la macchia è sparita» annunciò Louis, alzando la maglietta in segno di vittoria.
«Sarà, ma intanto la maglietta è bagnata e non posso mettermela, a meno che non voglia prendere una polmonite» ribatté Zoey.
«Dove hai detto che ti sei scottata? Qua?» domandò Louis ignorandola, mentre chiudeva il rubinetto con una mano e poggiava l’altra sulla pancia di Zoey.
«Sì» sussurrò Zoey chiudendo gli occhi e godendosi la sensazione di sollievo causata dal tocco fresco e bagnato di Louis.
Quest’ultimo cominciò a girare in senso orario la mano, delicatamente e lentamente. Zoey mantenne gli occhi chiusi, mentre pian piano le labbra le si incurvavano verso l’altro.
«Adesso sto guadagnando punti?» bisbigliò Louis. Zoey mugugnò qualcosa di simile a ‘zitto e continua’, che fece ridere Louis.
Le vibrazioni che la risata provocò nel suo petto si percossero nella schiena di Zoey, mentre il fiato le accarezzò il collo, facendole aprire ancora di più il sorriso.
«Cominciò a sentire freddo» mormorò Zoey.
Anche se la pelle d’oca era più la conseguenza del tocco di Louis che del freddo. Louis si staccò da lei, provocandole uno sbalzo d’umore improvviso.
Stava per protestare quando Louis tornò esattamente alla posizione di prima, ma con un piccolo cambiamento: si era tolto la maglietta.
«Così sentirai freddo anche tu» lo informò Zoey, anche se dentro di sé gioiva della pelle a contatto con la sua, così calda.
«Ti sbagli, babe, qui trovi una temperatura corporea di circa quaranta e più gradi» disse facendo una voce profonda «tipo Jake il licantropo» scherzò poi, tornando con la sua solita voce.
«Ma io sono freddissima» ribatté Zoey «tipo Bella la vampira» aggiunse sorridendo.
«Ti ricordo che rimasero grandi amici anche dopo che lei si trasformò nel suo nemico naturale» fece Louis.
«Ti ricordo che diventarono suocera e genero» borbottò Zoey.
«Stiamo davvero discutendo su uno stupido film?» chiese Louis.
«Pensavo avessi letto i libri. Come me» disse Zoey.
«Per me è troppo impegnativo leggere libri» dichiarò lui.
«Per te è impegnativo anche pensare» scherzò lei.
«Mi sto offendendo» la informò Louis.
«Non credo sia un gran problema. Che può farmi un Louis offeso?» fece Zoey.
Si pentì all’istante di ciò che aveva detto. C’erano miliardi di cose che un Louis offeso poteva farle. Dal versarle addosso altro caffè bollente al farla morire di solletico. Cominciò ad aver un pizzico di paura.
«Mai sfidare Louis Tomlinson. Mai» dichiarò lui serio. Le prese i fianchi e la fece girare. Zoey cacciò un piccolo urlo.
Trovarsi attaccata al petto di Louis con quegli occhi a pochi centimetri da lei era quello che aveva cercato di evitare per tutta la serata.
Lui la fissò negli occhi, e lei ne fu catturata. Nel cercare una via d’uscita si perse completamente in quel mare tra il celeste e il verde acqua.
Eppure, si accorse del fatto che pian piano quegli occhi si ingrandivano. Non si chiese se fosse Louis o lei ad avvicinarsi, perché non le importava granché.
Quando Louis e Zoey furono tanto vicini da potersi sfiorare, Louis abbassò la testa e poggiò labbra sul collo di Zoey.
Zoey rimase stordita per qualche attimo, mentre respirava il profumo di Louis. Il suo cuore decise che era il suo profumo preferito.
Il suo respiro sulla pelle, quei baci delicati sul collo, l’immagine di quegli occhi che ancora aveva in mente, tutto la faceva rimanere pietrificata.
Poi Louis cominciò a succhiare un lembo di pelle. Zoey fu sommersa da una marea di sensazioni. Ogni attimo con lui sembrava aumentare ciò che provava.
Quel che aveva provato quando si erano baciati, a Natale, non era niente rispetto ciò che provava adesso. E ne era spaventata.
Cazzo Zoey, sii forte e staccatelo dal collo, mostragli che sei forte e che non può assoggettarti come se fossi una cretina! urlava una vocina nella testa di Zoey.
Ma stare lì era così facile, così invitante, così bello... Fece un respiro profondo, godendosi quello che credeva sarebbe stato l’ultimo attimo, poi alzò le braccia e fece per allontanarlo.
Ma la forza che impiegò per farlo era misera in confronto a quella di Louis. La verità era che non faceva tanta pressione, perché stare là era tutto quello che aveva desiderato, e le sembrava una pazzia allontanarsi.
Questa consapevolezza fu come uno schiaffo in faccia, così aumentò la pressione, tentando davvero di smuoverlo via.
Lui però rimase immobile, come se Zoey non lo avesse neanche sfiorato. Poco dopo Louis fece scorrere un dito su tutta la colonna vertebrale della ragazza, che inarcò la schiena.
Louis finalmente si staccò dal suo collo e fece per passare alle labbra, ma lei si scansò decisa e lo allontanò.
«Ringrazia che non ti ho dato una ginocchiata nelle palle, cazzo! Ma sei imbecille o cosa? Come ti viene in mente di farmi un fottuto succhiotto? Se mio fratello lo vede mi ammazza, cavolo!» ringhiò, mentre andava nella stanza di Liz.
Liz aveva qualche sciarpa, doveva averla. Cominciò a metterle l’armadio sotto sopra, cercando come una pazza per una maledetta sciarpa.
«Calmati, babe» disse Louis appoggiandosi allo stipite della porta.
«Calmarmi? Dovrei calmarmi? Mi hai fatto un succhiotto contro la mia volontà e dovrei stare calma!?» sbottò.
«No, Zoey, puoi dire tutto ma non che l’ho fatto contro la tua volontà, perché tu non hai opposto resistenza» ribatté Louis ad alta voce.
«Sì invece!» fece Zoey trovando finalmente una sciarpa e mettendosela. «Dopo un po’...» aggiunse in modo flebile.
«Infatti, dopo un po’! Prima ti è piaciuto, poi ti è saltato in mente di fare la difficile e mi hai respinto!».
«Mi stai definendo una ragazza facile? Credi che io sia una ragazza facile?! Fanculo Louis!» Zoey gli urlò contro.
«Ragazzi, c’è una bambina che dorme a due camere di distanza, cavolo, la smettete?» sbuffò Liz entrando.
Zoey e Louis si ammutolirono all’istante, mentre vedevano Liz ed Hope avvicinarsi. Entrambe inarcarono le sopracciglia vedendo Zoey e Louis senza maglietta.
«Ciao Liz. Ciao Hope» bisbigliò  Zoey.
«Non ditemi che l’avete fatto nel mio letto o vi uccido» fece Liz a denti stretti.
«Non abbiamo fatto nulla, calmati. Ah sì, adesso che mi ci fai pensare il signorino mi ha fatto un succhiotto senza la mia volontà!» sbottò Zoey.
«Beh, sappi che il fatto che non hai opposto resistenza non significa ‘senza la tua volontà’, ma tutt’altro!» ribatté Louis.
«Basta!» esclamò Hope.
«Se non avete fatto nulla, spiegatemi perché siete mezzi nudi» ribadì Liz.
«Il cretino qui presente mi ha versato il caffè bollente sulla maglietta di mia cognata» sbuffò Zoey incrociando le braccia al petto.
«Ti ricordo che ‘il cretino qui presente’ te l’ha anche levata, la macchia» borbottò Louis, incrociando anch’egli le braccia al petto.
«Sì, ma la maglietta è completamente zuppa» disse Zoey.
«Posso prestartene una delle mie, Zoey, calma» fece Liz.
«Dovresti anche prestarmi una sciarpa sai, perché non credo che mio fratello e mia madre mi facciano gli auguri, se vedono quel coso» aggiunse Zoey.
«Certo che te lo presto» disse Liz.
«Bene. Io vado, allora» sbottò Louis uscendo dalla stanza. Poco dopo, sentirono la porta principale aprirsi e chiudersi.
«Vado anch’io» fece allora Zoey, mettendosi di corsa la maglietta.
«Aspetta, prima mi spieghi perché l’hai respinto in quel modo se ti piace» dichiarò Liz.
«Crede di poter giocare con me, mi ha anche definito una ragazza facile, cosa dovevo fare? Dargliela? No grazie, preferisco non essere usata» la informò Zoey.
«Sono sicura che hai frainteso, Louis non ti avrebbe mai dato della ragazza facile» disse Hope, e Liz annuì.
«Quindi adesso lo difendete pure. Ma bene!» ribatté Zoey, uscendo dalla stanza.
Poco dopo, il portone si chiuse per la seconda volta. Rimaste da sole, le due sorelle si guardarono negli occhi. E Liz scoppiò in lacrime.
«Forse ha ragione Zayn, è tutta colpa mia! Louis e Zoey hanno litigato e perché? Perché dovevano far da baby-sitter a mia sor... a Claire!» sussurrò.
«Liz! Non provare a dire più una cosa del genere, sono sicura che ogni cosa si rimetterà al posto» la consolò Hope.
«Non voglio aspettare che le cose tornino al posto, passerebbe molto tempo! Voglio essere io a rimetterle al posto» borbottò Liz. Hope sorrise.
«E io ti aiuterò, sorellina mia» la tranquillizzò.




«Dove sei stata per tornare a quest’ora?» chiese Niall quando Zoey entrò in casa.
«Cazzi miei» ribatté Zoey facendo per sorpassarlo e salire le scale, ma Niall la bloccò prendendole il braccio.
«Perché indossi una sciarpa? Tu le odi» fece Niall. Zoey stette in silenzio, e allora il fratello gliela levò, vedendo il succhiotto in bella mostra sul collo.
«Chi cazzo te l’ha fatto?» ringhiò lui. Zoey sbuffò, e decise di rispondersi. Si sarebbe vendicata di quel deficiente di Louis.
«Sono stata da Liz, a far da babysitter a sua sorella Claire. Indosso la sciarpa perché quel cretino del tuo amico Louis ha deciso di farmi un succhiotto, okay?» sbottò, dimenandosi e salendo le scale di corsa.
Niall diventò rosso in viso dalla rabbia. Come si permetteva Louis di toccare sua sorella quando sapeva che lui non voleva che nessuno le si avvicinasse?
Gliel’avrebbe fatta pagare.





Nila's Corner

Nila is baaaaaaaaaack!!!!! Right back for you, right ba-back, right back for you, right ba-back!!!!!
Mi sto andando a scavare una tomba da sola. Ho cominciato a scrivere questo capitolo tutta frizzante, che pensavo Adesso li faccio baciare, adesso faccio scoccare definitivamente la scintilla e poi me ne sono uscita con questa storia del caffè sulla maglietta che fa pena T.T
Per non parlare del fatto che Louis e Zoey hanno litigato! Zoey è più arrabbiata con sè stessa che con Louis, ma Louis è proprio infuriato con Zoey, il suo orgoglio le ha fatto rovinare il momento perfetto!!!!
Adesso il puzzle di Liz è davvero molto frastagliato, se si conta che adesso anche Niall è arrabbiato con Louis e con Zoey.
In compenso, Hope ha promesso di aiutare Liz <3 Cavolo, amo Hope, perchè quello che sta facendo per Liz è tanto, anche se a malapena la conosce. Caro istinto fraterno :)
Adesso vorrei spiegare il mio nome. Se non ve ne frega un cacchio, non leggete, vi do il permesso di farlo.
Praticamente, io volevo un nome dei ragazzi al femminile, e mi sono ritrovata a scegliere fra Zannie, Nila, Louise/a, Harriet e Lia. Lia e Harriet li ho scartati dall'inizio, mi fanno orrore, al contrario di Liam ed Harry, che sono due perle!
Poi ho scartato Louise/a, troppo comune. E tra Zannie e Nila, mi piace di più Nila, perchè somiglia troppo a Niall :)
Io ora vado, ci vediamo tra qualche giorno (credo proprio dopo giovedì, perchè tra ferragosto, feste di compleanno e viaggi non ho molto tempo)

Bye

P.S. Ringrazio chi mi recensisce e chi legge in silenzio, e un grazie enorme va a  chi ha da poco cominciato a seguire la storia, vi amo ragazze <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - I start from Zayn ***




Capitolo 14
I start from Zayn






Zoey si svegliò all’improvviso, staccando la sveglia con un pugno. Si alzò lentamente e si avviò verso il bagno.
Si guardò allo specchio, e si vide le occhiaie segnate. Poi scese col lo sguardo sul proprio collo, e si sfiorò il succhiotto lasciatole da Louis.
Se n’era pentita. Dopo aver passato una notte insonne, aveva capito che forse (ma proprio forse) si era sbagliata e Louis non voleva proprio dire quel che aveva detto.
Forse non aveva neanche pensato a Niall. Forse ritrovandosi lei davanti aveva agito d’istinto, come stava per fare lei.
E lei era stata completamente una stupida. Una stupida a respingerlo, una stupida a dire tutto a Niall, si era fatta trascinare dalla rabbia momentanea e adesso se n’era pentita.
Si era addormentata solo all’alba, quando si era promessa di sistemare le cose con Louis. E adesso era uno straccio.
Si vestì velocemente e mise la sciarpa prestata da Liz. Anche se ormai Niall sapeva, se sua madre l’avesse visto l’avrebbe tenuta segregata in casa per il resto della sua esistenza.
Uscì dal bagno e scese a fare colazione con la testa fra le nuvole, rimuginando su quel che avrebbe detto a Louis quella mattina, o a pranzo.
Ma non calcolò un fattore molto importante: suo fratello Niall e la sua gelosia. E quando Niall da simpatico passava a modalità fratello geloso, era in grado di architettare piani al massimo del cinismo.
«Buongiorno, sorellina cara» la salutò Niall con un sorriso appena Zoey entrò in cucina.
Zoey si fermò all’istante e lo studiò. Dopo quel che era successo la sera prima, l’ultima cosa che Zoey si aspettava il fratello facesse era salutarla con un sorriso smagliante.
«’Giorno, Niall» borbottò Zoey, sospettosa. «Dove sono gli altri?» chiese poi, notando che la cucina era deserta nonostante la casa in quel periodo fosse più affollata del normale, visto che suo fratello Greg e la sua famiglia era rimasta per un altro po’.
«Greg e famiglia sono andati a visitare Londra, mentre mamma ha ricevuto una chiamata urgente dal suo ufficio ed è corsa al lavoro in anticipo» la informò.
«Capito. Dove cavolo è il caffè?» chiese Zoey cercando in tutti gli stipetti della cucina.
«L’hai davanti gli occhi, Zoey. Dove hai la testa?» la prese in giro Niall. Lei lo fulminò con lo sguardo.
«Cazzi miei» ribatté Zoey.
«Ah, volevo dirti che mi ha telefonato David, mi ha detto che torna qui per una settimana. E vuole vederti» disse Niall.
Il contenitore del caffè scivolo dalle dita di Zoey e si frantumò a terra. Zoey spalancò gli occhi. David non poteva tornare. Non adesso, quando aveva cominciato a dimenticarlo.

«Ti aspetterò, David. Ti aspetterò. Se non troverai quel che stai cercando, se ti mancherà quel che avevi prima, se tu cambierai idea, sappi che io sarò qui ad aspettarti» disse Zoey fra le lacrime. David annuì, poi si girò e si avviò per la strada.

Zoey si pentì di quelle parole che tempo prima aveva detto. Perché lei adesso si era decisa ad andare avanti, lei aveva trovato quel che cercava.
E dal sorriso che le regalò Niall, capì che faceva tutto parte del suo piano. Perché nonostante David non gli fosse mai andato a genio, era pronto a riavvicinarlo pur di allontanarla da Louis.





Niall si avviò verso il cortile della scuola a falcate. Sua sorella si era decisa di non parlargli più, ma non gli importava.
Gli bastava che stesse lontano da quel bastardo di Louis. Non riusciva a credere che dopo aver sentito la sua sfuriata contro David, Louis ci avesse provato con sua sorella.
Lo vide, mentre parlava con Harry come se nulla fosse. Gli si avvicinò a grande falcate. Harry lo vide e lo disse a Louis, che si girò.
Quando Niall fu abbastanza vicino, lo prese per il colletto della maglietta. Fece per dargli un pugno, ma Harry si mise in mezzo e li divise.
«Che cazzo fai?» ringhiò Harry a Niall.
«Ti avverto, Louis, prova ad avvicinarti ancora a mia sorella e sei morto» sbraitò Niall. «Non riesco a credere che dopo tutte le cose che ho detto, tu possa essere stato così meschino» aggiunse.
«Calmati» borbottò Harry.
«Cosa vuoi fare? Farmi un occhio nero? Pestarmi a sangue? Cavolo, tua sorella non ha intenzione di farsi suora, dovresti imparare a controllare la gelosia» ribatté Louis.
«Beh, sappi che ne sono consapevole. E infatti domani David McGole ritornerà qua per un po’ e io l’ho invitato a stare per questi giorni a casa mia» rispose Niall con un sorriso strafottente. Stavolta fu Louis a tentare di tirargli un pugno, che però Harry parò.
«Finitela!» sbottò Harry.
«Arrivederci, Louis, e spero mi capirai quando farò finta di non conoscerti» concluse Niall allontanandosi. Quando fu abbastanza lontano, Harry si voltò verso Louis.
«Adesso mi spieghi cosa cavolo è successo e cosa c’entra Zoey» dichiarò. Louis sospirò, poi cominciò a raccontare.





Liz si guardò intorno. Era già passata mezza giornata scolastica, e ancora non aveva avuto modo di incrociare Zoey.
In compenso, lei ed Hope si erano incrociate spesso nei corridoi. Si erano salutate allegramente ogni volta.
Quella notte, prima di dormire, avevano stilato il programmo di come dovevano procedere: quel giorno, ognuna delle due avrebbe parlato ai propri non-genitori.  Avevano deciso di dire a tutti che erano sorelle, chi prima e chi dopo.
E, dopo aver finito il liceo, avrebbero cominciato le pratiche per essere riconosciute come sorelle dallo Stato.
Avrebbero aspettato perché sarebbero avvenuti processi, esami del DNA e molte altre cose che potevano distrarle dallo studiare per gli esami.
Così, mentre si avviava per la mensa, cercava di progettare nella propria mente un piano su come procedere nel riunire tutto il gruppo.
Quando vide sua sorella avanzare verso di lei allegra, decise chi sarebbe stato il primo pezzo da riattaccare: Zayn. Sapeva che ad Hope, anche se non lo dava a vedere, mancava Zayn, e che la misura che aveva preso era drastica e dolorosa.
Liz voleva in qualche modo metter fine alla situazione che c’era tra Hope e Zayn, perché col troppo tempo i due avrebbero potuto prendere strade diverse, quando stavano benissimo insieme.
«Hey, Liz, com’è andata oggi?» chiese Hope quando le fu vicino.
«Bene, e tu?» domando Liz mentre entravano in mensa.
«Non mi lamento» rispose Hope.
«Reggimi il gioco» le sussurrò Liz mentre si avvicinava all’insaputa della sorella al tavolo di Zayn.
«Che gioco?» chiese confusa Hope.
«Sto per attuare la prima parte del mio piano Riunisci-amici» la informò Liz, poi fece qualche passo, seguita dalla sorella, e si fermò davanti a Zayn.
«Zayn» lo salutò. Lui la fulminò con lo sguardo, poi riprese a mangiare il suo panino.
Questo comportamento vece sbuffare Hope. Zayn si accorse che anche lei era lì e si raddrizzò, prestando loro attenzione.
«Liz» disse con voce che esprimeva tutto il suo odio. «Hope» aggiunse poi con un tono di voce normale.
«Sono venuta qua per dirti che non seguirò il tuo ‘consiglio’» cominciò Liz, decisa. Lui tenne lo sguardo fisso su di lei e non disse niente.
«Non mi allontanerò da voi, perché il vostro gruppo adesso è allo sbaraglio e a quanto pare nessuno di voi è capace di riunirlo. Così ho deciso di riunirvi io, per dimostrare a tutti che non sono una vipera senza cuore. E lo farò con l’aiuto di mia sorella» continuò, calcando bene le ultime due parole e prendendo la mano di Hope.
Zayn li guardò confuso, soffermandosi sulle loro mani. Prima di parlare, analizzò bene le parole di Liz.
«Tua sorella?» chiese infine, sbalordito. Allora fu Hope a prendere la parola.
«Esatto, Zayn, ieri abbiamo scoperto di essere sorelle e tu sei il primo a cui lo diciamo. E questo spiega molte cose, come il mio istinto fraterno verso Liz» disse.
«Non potete diventare sorelle da un giorno all’altro!» esclamò Zayn. Sembrava quasi arrabbiato.
«Questo pomeriggio vieni a casa mia, Zayn, e ti spiegheremo tutto. La strada la sai, sei già venuto una volta, no?» propose Liz.
«Già» mormorò lui, improvvisamente senza parole.
«Noi andiamo» annunciò Hope, e le due sorelle si allontanarono.





«Zayn?» fece Hope quando si furono allontanate. «Perché vuoi iniziare da Zayn?».
«Perché voglio che capisca con chi ha a che fare, e perché non sopporto che creda che io sia praticamente la causa di tutto, specialmente ora che tu mi hai convinto che non è vero» le rispose Liz. «E poi, prima vi rivedo insieme e meglio è» aggiunse a bassa  voce. Hope lo sentì appena e la guardò sorpresa, con gli occhi spalancati.
«Cosa? Vedi che non devi farlo per me, io sto bene anche senza di lui» dichiarò, anche se la voce le tremava un po’ nell’ultima frase.
«Non è vero, riconosco che sei un po’ triste. E poi, non lo faccio solo per te, ma anche per me, te l’ho detto» insistette Liz mentre prendevano posto al tavolo del giorno prima.
Hope stava per ribattere quando Zoey poggiò violentemente il vassoio sul tavolo e si buttò sulla sedia a peso morto, sbuffando.
«Qualcosa non va?» chiese Liz.
«Sono stata una cretina» borbottò Zoey.
«Brava Zoey, il primo passo è capirlo» disse Liz soddisfatta, dandole una pacca sulla spalla.
«Adesso vai a parlargli e aggiusta tutto» le consiglio Hope. Zoey si coprì il viso con le mani.
«Non posso» sussurrò.
«E perché?» domandò Liz.
«Ieri, tornata a casa, ho fatto una cazzata» rispose.
«Ovvero?» fece Hope.
«Niall mi aspettava, e si è subito insospettito vedendomi la sciarpa addosso, perché sa che odio le sciarpe nella maniera più assoluta. Così me l’ha tolta e mi ha chiesto chi me l’avesse fatto» raccontò.
Liz si passò una mano sugli occhi, perché già aveva capito quel che era successo. Ormai aveva imparato a conoscere Zoey.
«E tu non gli hai risposto, vero?» chiese Hope, scandalizzata.
«Ero incazzata nera, ho agito d’istinto e gliel’ho detto. In quel momento non pensavo ad altro che a quanto fossi arrabbiata con Louis. Ma adesso ho capito che è stato tutto un errore e che ho frainteso quel che diceva Louis, sono stata troppo orgogliosa» rispose Zoey.
«Non vedo cosa ti ostacoli allora dall’andare a parlargli e chiarire tutto» disse Hope. Zoey sbuffò.
«Quel cretino di mio fratello. Stanotte ha organizzato il suo piano perfetto per non farci avvicinare e ci è riuscito. Ha invitato David a casa nostra» fece Zoey. Liz si affogò con l’acqua che stava bevendo.
«David McGole?» sbottò.
«Esatto. Perché sa quel che ho detto a David, e sa che in questo modo la situazione tra me e Louis rimarrà in sospeso» spiegò.
«Dimmi che non gli hai detto che l’avresti aspettato, perché se no sei fritta» la supplicò Liz.
«Sì, invece. Gli ho promesso che l’avrei aspettato. E l’ho fatto, l’ho aspettato. Fino a Natale» disse Zoey, mentre i suoi occhi si facevano tristi.
«Comunque,» fece poi, sforzandosi di essere allegra «cara Liz, non mi hai ancora spiegato bene il fatto dei poliziotti e del perché ieri Hope ha dormito a casa tua». Liz capì che desiderava solo cambiare argomento.
«Beh, ieri il commissario ci ha dato una notizia che ci ha stravolte un po’» cominciò Liz.
«Siamo sorelle. Gemelle» disse velocemente Hope, con un sorriso.
Zoey spalancò gli occhi, poi fece scorrere lo sguardo da Hope a Liz e da Liz ad Hope. La somiglianza c’era. Stesso colore degli occhi, quasi stessa forma del viso, il naso uguale.
I capelli erano diversi: Hope li aveva di un castano molto chiaro, mentre Liz li aveva di un castano decisamente forte.
«E come è successo?» sussurrò.
«Beh, sai, quel mese il ciclo di nostra madre aveva deciso di sfornare due cellule uovo, e così quando i nostri veri genitori hanno fatto sesso...» cominciò Hope.
«Non intendevo in quel senso» la interruppe Zoey con una mezza risata. «Intendevo: come vi hanno separato? Perché?».
«Nostra madre è morta, e nostro padre ci ha venduto ad un’organizzazione che a sua volta ci ha venduto a due famiglie diverse» spiegò Liz.
«Ma adesso cambiamo argomento. Liz, raccontale il tuo piano» fece Hope.
«Che piano?» chiese Zoey, curiosa.
«Il piano riunisci-amici» rispose Liz. Poi prese a raccontare.





Nila's Corner

Eccomi qua, più presto di quel che avevo detto. Questo è un capitoletto di passaggio, ma l'ho pubblicato in anticipo per fare un regalo a chi preferisce/ricorda/segue questa storia ed è rimasto per tutto il tempo inosservato perchè la sottoscritta era così stupida da non sapere come si guardassero.
Ma ora ho scoperto come si va (finalmento ho avuta abbastanza tempo per guardarmi l'account) e ho intenzione di ringraziarvi tutti.
Ringrazio:
Per aver messo questa FF nelle preferite:

2312
Alicedirectioner94
beatrice bea 
Green eyes_ 
Kiss You 1D 
Ludus99
Sirenetta3108 
Skyler_directioner 
ThePervyPhoenix

Per aver messo questa FF nelle ricordate:
beliectionatic
TheSkyIsMyLimit
valentina 5 
Per aver messo questa FF nelle seguite:
Antomalik96 
beatrice bea
beliectionatic 
chiaretta directioner 
Cmelia99 
DJ__ox 
ffederica 
gaiaB2000
giada cattaneo
giuliamarra1 
I am the musics beat 
Irresistyles7 
Kimma_ 
La Directioner Senza Nome 
Oysh_more than me 
Sarahfp 
Serena94 
SweetRed 
ventitremarzo 
_Ange_ 
_dontjudjeme_
Grazie davvero :) Ringrazio anche chi recensisce e chi legge la storia in silenzio c:
Adesso vi lascio,

Bye xxx

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Born dead ***




Capitolo 15
Born dead






Harry tornò a casa sbuffando. Non salutò nessuno, non passò in cucina a salutare sua madre, o nella camera di sua sorella per salutare quest’ultima, ma andò dritto verso la sua stanza.
Buttò lo zaino da una parte, le scarpe dall’altra, si tolse la maglietta e si buttò nel letto. Rimase a fissare il soffitto.
Stava impazzendo. Si arrabbiava sempre più spesso, si infuriava per un nonnulla, e per di più tutti i problemi degli amici lo stavano schiacciando. Come se non  ne avesse abbastanza, di problemi.
Era un senso di vuoto, una tristezza logorante, che aveva cominciato ad aggredirgli lo stomaco e che, ora dopo ora, si allargava e non lo faceva dormire la notte.
Aveva provato a colmarlo in qualsiasi modo. Il giorno prima aveva fatto un bagno caldo di un’ora, e si era ingozzato di gelato, patatine e di qualsiasi altra cosa.
Era andato in palestra, e aveva provato a fare ogni tipo di sport. Aveva provato a cantare per distendere i nervi (di solito funzionava sempre) ma non era cambiato nulla.
Aveva cominciato a far sesso con ogni sgualdrina della scuola, anche quelle che si era già fatto, anche quelle degli anni inferiori.
Ormai faceva sesso anche due, tre volte al giorno, ma nessun orgasmo era riuscito a restituirgli la pienezza.
C’era solo un modo per riempire un po’ quella voragine, anche se non si sentiva del tutto completo.
Qualcosa che odiava fare, perché la giudicava una debolezza: era stringere a se quella maledetta sciarpa ed odorare il suo profumo.
E la consapevolezza di ciò che realmente era quel vuoto lo stava facendo impazzire, perché lui non poteva aver bisogno di Liz in quel modo, non dopo che lei era stata così cattiva con lui.
Aveva passato molte notti insonni a pensare cosa avrebbe potuto riempire il vuoto al posto di Liz.
 Ma la realtà era che desiderava anche solo abbracciarla, stringerla forte a sé, e gli sarebbe bastato.
Si passò una mano sul viso, sospirando. Doveva spegnere quel desiderio di veder sorridere una persona che l’aveva ferito in quel modo.
E allora decise. Forse c’era un modo per spegnere quel desiderio perverso: invece di farla sorridere, l’avrebbe ferita.
Come quando gli aveva urlato contro, alla festa. Per un attimo, allora, si era sentito bene. Forse, se l’avesse ferita di nuovo, quel vuoto si sarebbe riempito.
Si alzò e si rivestì in fretta. Doveva andare da Katie McWhite.
Niente ferirebbe Liz come vedermi con la sua ex-amica pensò.





Liz era del tutto nervosa. Era a casa con Claire che dormiva nel divano del salotto. Tra poco sua madre sarebbe ritornata dal lavoro, se aveva intenzione di tornare a casa.
E allora, avrebbe dovuto affrontarla. Le avrebbe chiesto il perché del gesto suo e del suo ex-marito.
Ed era sicura che avrebbero litigato, ed urlato, e spaventato Claire, che sarebbe corsa spaventata sotto il primo letto che trovava, si sarebbe messa le mani sulle orecchie e avrebbe cantato una canzone ad alta voce per non sentire le urla.
E dopo la sfuriata, sarebbe venuta Hope, che nel mentre stava già parlando coi suoi non-genitori, e poco dopo Zayn.
E così, a Liz sarebbe toccato affrontare Zayn. Ma era sicura che ne sarebbe valsa la pena. Perché Hope e Zayn, chiarito il disguido, sarebbero tornati insieme.
E poi? chiese una vocina antipatica nella mente di Liz. Poi che farai? Come procederai con gli altri? Se spieghi bene ciò che è successo, tutti non saranno più arrabbiati con te, ma fra di loro sì.
Liz sospirò, dando ragione alla voce. Ci voleva l’aiuto di Louis. Lui avrebbe di sicuro risolto il problema facilmente.
Ma, per una volta, Liz voleva fare da sola. Era davvero stanca di chiedere sempre aiuto agli altri, di non saper fare niente da sola.
Avrebbe ricreato il puzzle che Katie aveva distrutto, e lo avrebbe fatto da sola. Avrebbe architettato un piano, dopo aver finito con Zayn. E non avrebbe chiesto di essere aiutata.
Non voleva più neanche l’aiuto di sua sorella. Già provata dalla notizia che loro due erano sorelle, non poteva farle pesare anche i suoi problemi. Le avrebbe fatto godere in pieno i momenti con Zayn.
Stava pensando a questo quando la porta di casa si aprì e si chiuse, segno che sua madre era entrata. Prese fiato e ripassò il discorso che aveva preparato.
La madre entrò in cucina, e Liz incrociò le braccia al petto, cominciando con la paternale.
«Dove sei stata?» chiese con sguardo serio.
«A lavorare» rispose Margaret.
«Intendo ieri. E stanotte» sbuffò Liz.
«Da Karl» fece la madre.
«E dimmi, come hai potuto lasciare Claire da sola?» domandò Liz, guardandola con disprezzo.
«Claire!» esclamò, mettendosi una mano in fronte. Se n’era scordata. Completamente.
«Beh, ci sei tu» disse poi, alzando le spalle, come se nulla fosse.
«NO!» urlò allora Liz. «Non ci sarò per sempre io, mam...Margaret. L’anno prossimo molto probabilmente andrò al college, e allora chi si prenderà cure di vostra figlia?» chiese. «Sempre se lo è, certo» sibilò poi.
«Cosa vorresti dire?» chiese Margaret, non capendo.
«Beh sai, magari avevi abbastanza soldi da spendere per rovinare il futuro di un’altra bambina» rispose.
«COSA VORRESTI DIRE?!» ripeté Margaret, più forte.
«Che la polizia mi ha detto tutto, sai? Mi ha detto che non sono tua figlia, mi ha detto che mi avete comprata!» spiegò Liz.
Poi successe qualcosa che Liz mai e poi mai si sarebbe aspettata: vide un lampo rosa, e poi la guancia prese a bruciare violentemente, e la sua testasi voltò di lato.
Uno schiaffo. Margaret Thompson le aveva dato uno schiaffo. Gli occhi di Liz si riempirono di lacrime, perché mai aveva ricevuto uno schiaffo, e mai aveva pensato che la donna davanti a lei invece che affrontare la situazione le avrebbe dato uno schiaffo.
«Come ti permetti?!» esclamò Margaret. «Una cresce la figlia con tanto amore, e poi lei quando cresce le grida in faccia che non è sua madre!».
«Vorresti negare?» fece Liz. «Loro non me l’avrebbero mai detto se non fossero stati sicuri al 100%!».
«Credi che avessi soldi da spendere, a 20 anni, con tutta una vita davanti? Io sono rimasta in cinta di tuo padre per sbaglio, e sono stata costretta a sposarmi con la forza da mio padre!» le rivelò la madre.
E quello fu più doloroso dello schiaffo. Perché anche se non aveva mai capito cosa legasse Margeret e William, così diversi e così sempre pronti a litigare, non si sarebbe mai aspettata che sua madre le urlasse in faccia la verità.
«Cosa?» sussurrò Liz, senza voce, sconvolta.
«E poi, la tua nascita fu travagliata e dolorosa. A un certo punto sentii anche che forse eri nata morta. Ma sei qua, quindi devono esser riusciti a rianimarti» aggiunse Margaret.
Nata morta.
Nata morta.
Nata morta
.
Ma sei qua, quindi devono esser riusciti a rianimarti.
Ma sei qua, quindi devono esser riusciti a rianimarti.
Ma sei qua, quindi devono esser riusciti a rianimarti.

Ma forse no.
Forse la bambina non ce l’aveva fatta.
Forse William Johnson teneva così tanto a Margaret da comprareun’altra bambina in modo che potessero continuare ad essere una famiglia.
Doveva chiamare William. Doveva chiedergli di dirle la verità. Perché ne dipendeva tutto.
«Hey Liz, la porta non era chiusa bene» fece Hope entrando.
Si bloccò sulla soglia della cucina, vedendo Margaret e Liz con la guancia rossa. Immaginò quel che era successo.
«Scusate se ho interrotto qualcosa» disse Hope, cominciando a retrocedere. Liz scosse la testa, come per scacciare via i pensieri che le giravano in mente, e guardò Hope.
«Com’è andata coi tuoi?» chiese.
«Hanno ammesso» rispose Hope con guardo triste. Liz tornò a guardare Margaret.
«Credo che il tuo ex-marito non ti abbia detto tutta la verità» le disse.


Niall era a passeggiare nel parco. Ne aveva di bisogno, doveva respirare un po’ di aria fresca, pulita.
Non sopportava la tensione che si era creata con sua sorella. Perché, ormai l’aveva capito, lei era infatuata di quel traditore di Louis, e reputava la sua azione di tenerla lontana da lui sbagliata.
Eppure Niall ricordava come Zoey aveva amato David, come era stata male quando lui se n’era andato, e aveva sentito la promessa che gli aveva fatto. E Zoey rispettava sempre le promesse che faceva.
E Niall era sicuro che, infondo, Zoey amasse ancora David, anche se per ora lo aveva archiviato in un angolo nascosto del suo cuore per non soffrire.
 Ma una volta vicini, i due sarebbero tornati subito la coppia affiatata dell’anno precedente. Ne era sicuro.
Immerso nei suoi pensieri, non si accorse del cane che sfuggiva alla sua padrona, in lontananza, e che cominciava a correre verso di lui.
Se ne accorse solo quando questo cane gli tagliò la strada, facendogli perdere l’equilibrio. Niall si ritrovò a terra ancora prima di realizzare ciò che era successo.
«Toby, Toby! Oddio scusami. Toby, Toby!» fece la ragazza padrona del cane passandogli davanti correndo.
Niall la vide solo di sfuggita. Solo un lampo dai capelli rossi fiammanti, segno che non erano naturali ma tinti.
Niall si alzò velocemente e si mise a correre. Veloce com’era, superò la ragazza in poco tempo, e poco dopo riuscì ad afferrare il collare del cane, fermandolo. La ragazza lo raggiunse in poco tempo. Si piegò in due, riprendendo fiato.
«Grazie, davvero. Insomma, ti ho fatto cadere, non eri obbligato a riprendermi il cane» fece la ragazza riprendendo il collare del cane.
«Innanzitutto, non mi hai fatto cadere tu, ma il tuo cane. Comunque, io sono Niall» si presentò.
«Io sono Roxanne, ma chiamami pure Roxy» fece la ragazza porgendogli la mano, che Niall strinse. «Ti va un gelato?» chiese poi sorridendo.
«Certo» rispose Niall prima di riuscir a collegare il cervello alla bocca.
Arrossì di colpo quando capì di aver accettato di prendere un gelato con una ragazza bella, rossa, simpatica, alta, gentile, solare... ma pur sempre appena conosciuta. No, ‘conosciuta’ era una parolona. Diciamo più ‘incontrata’.
«Non credo di averti mai vista. Sei di queste parti?» chiese Niall mentre si incamminavano verso il chiosco. La ragazza lo guardò divertita.
«Mi sono trasferita a Londra l’anno scorso, ma prima vivevo qua» rispose.
Poi vide qualcuno di familiare fra la folla. «Aspetta un attimo» gli sussurrò, poi svanì fra la folla. Dopo qualche istante ricomparve di nuovo accanto a Niall.
«Scusami, ma ho restituito il cane ad una mia amica. Era suo» spiegò, passandosi una mano tra i capelli.
«Comunque, che stavamo dicendo?» domandò poi. Si era completamente scordata il discorso.
«Mi stavi dicendo che ti sei trasferita a Londra l’anno scorso, ma prima vivevi qua» la informò Niall.
«Ah sì, giusto. Vado al penultimo anno di liceo, e sono qui perché vorrei tornarci a vivere. Sai, Londra non è magnifica come si crede, certi quartieri fanno proprio venire i brividi» raccontò.
«E allora come mai ti ci sei trasferita?» chiese Niall.
«Perché mio padre lavora là, e perché mio fratello ha aperto una mostra tutta sua... eccoci arrivati al chiosco»  si interruppe.
Una ragazza che lavorava là fece loro due coni gelato, vaniglia e pesca per lei, caffè e cioccolato per lui. Prima di andarsene, Niall e Roxy sentirono la ragazza chiamarli ‘pazzi a volere gelato a gennaio’, ma la ignorarono.
«Caffè e cioccolato?» fece Roxy storcendo il naso. «Gusti molto classici, vedo. Io odio qualsiasi cosa che possa essere etichettata con l’aggettivo ‘classico’». Niall alzò le spalle.
«Mi piacciono questi gusti. Non ho mai assaggiato vaniglia e pesca» rivelò.
«Vuoi assaggiare?» chiese Roxy offrendogli il proprio gelato.
«Solo se prometti che non mi ucciderà» scherzò Niall. Poi assaggiò entrambi i gusti.
«Mhm... buoni, molto buoni. Forse più di cioccolato e caffè» ammise Niall.
«Levaci il ‘forse’, cocco» disse seria Roxy. Poi scoppiò a ridere, senza che Niall capisse perché. Come a rispondere allo sguardo interrogativo di Niall, fra le risate mormorò: «‘Cocco’?! Ma da dove mi è venuta? Dio, qualcuno deve aver messo della droga nel gelato».
Niall sorrise. Si accorse di amare la risata di Roxy, perché gli riscaldava il cuore in modo del tutto nuovo. Neanche Liz gli aveva mai riscaldato il cuore così.





Nila's Corner

Volevo dirvi un sacco di cose, ma mia sorella rompe perchè vuole il pc, quindi sarò breve.
Ho aggiornato nonostante sia andata alla Scala dei Turchi (località maritma della Sicilia), e questo capitolo è carino a mio parere specialmente perchè ho scritto come sta Harry :3 anche se odio la mia stessa decisione di farlo andare da Katie >.<
Niall incontra Roxy, un nuovo personaggio, che si scoprirà invece di essere uno 'vecchio', tanto vecchio da esserci ancora prima dell'inizio della storia XD
Io ora vi lascio, ringrazio velocemente chi recensisce e chi legge la storia :)

Bye

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - David and... Roxy? ***




Capitolo 16
David and...Roxy?






«Oddio Zayn smettila, ho paura!» si lamentò Hope sull’altalena.
Zayn la spingeva sempre più in alto, e, poiché quel vecchio gioco aveva i suoi anni e scricchiolava, lei stava morendo dalla paura di ritrovarsi col sedere per terra.
Liz rise con Zayn, scambiandosi uno sguardo d’intesa. Liz pensò a quanto fosse bello potersi divertire, una volta tanto, e per di più vedere sua sorella con Zayn la faceva sentire bene.
Quel sabato sarebbe stato perfetto, se Liz non avesse una parte della mente fissa sul fatto che proprio in quel momento Zoey era con David, che molto probabilmente era arrivato da poco.
«Aspetta! Ma quella parte di catena è così arrugginita! Sicuri che non ceda?» chiese Liz fingendosi preoccupata.
«AIUTOOOO!» urlò Hope, più terrorizzata che mai, mentre scalciava coi piedi cercando di frenarsi.
«Beh, devo dire che quella catena è messa davvero male, non ci vorrebbe niente a ridursi in polvere...» cominciò Zayn, stando allo scherzo.
Hope fece un altro urletto acuto e saltò dall’altalena, cadendo incredibilmente in piedi, e andandosi a nascondere dietro Liz.
«...peccato che fosse la catena dell’altalena accanto» terminò Zayn, indicando quella vuota accanto.
Lui e Liz scoppiarono a ridere, mentre Hope fece un’espressione offesa. Si avvicinò a Zayn e cominciò a dargli schiaffi sul braccio.
«Tu. Sei. Un. Perfetto. Imbecille» fece, e ad ogni parola lo colpì. Poi si fermò e si girò verso la sorella.
«E tu» disse puntandola con l’indice «come hai potuto allearti con lui e non con tua sorella?».
«Oh beh, è stato facile, è bastato inventarsi qualcosa e...» cominciò Liz.
«Non in quel senso!» la interruppe Hope, poi sbuffò. «Ma che ti chiedo a fare?» si chiese da sola, poi incrociò le braccia al petto e dette le spalle ai due.
«Dai Hope, non ti sarai mica offesa, era solo uno scherzo...» cominciò Zayn abbracciandola da dietro.
«Infatti. Solo un piccolo scherzo innocente...» aggiunse Liz, accarezzandole la guancia in modo affettuosa. Alla fine, dopo poche resistenze, Hope cedette.
«Va bene, va bene, vi perdono, non c’è più bisogno che fate i ruffiani» disse alla fine.
«Batti cinque, cognato!» esclamò Liz alzando la mano. Zayn batté il cinque sorridendo. Hope rimase a fissarli sorridendo.
«Che c’è?» chiese Liz quando se ne accorse.
«Niente. Stavo solo pensando a come siete carini vicini quando nessuno dei due dice all’altro di stargli lontano» sospirò Hope. Zayn alzò gli occhi al cielo, poi sorrise e mise un braccio sulle spalle di Liz.
«Vieni, cognatina mia» fece. Hope si intrufolò tra i due.
«Non così vicini!» esclamò, con un po’ di gelosia nella voce, facendo ridere Liz e Zayn.





Quando suonò il campanello, Zoey cominciò a sudare freddo. Era lui. Era sicuramente lui. E lei non si sentiva pronta ad affrontarlo.
Alla fine sospirò e si alzò dal divano, avviandosi verso la porta d’ingresso. Là incontrò il fratello che scendeva le scale fischiettando allegramente.
Zoey gli lanciò uno sguardo pieno di odio, mentre lui sfoderò un sorriso a trentadue denti. Zoey si chiese come non gli facesse male la faccia, aveva passato tutto il giorno a sorridere in quel modo.
Con un segno, disse a Niall che doveva aprire lui. Lui annuì, la sorpassò ed aprì la porta facendo un sorriso, se possibile, più largo del precedente.
«David, da quanto tempo non ci si vede! Come stai?» chiese.
«Bene» rispose David entrando. «Scusami, ma mi sono permesso di portarmi dietro mia sorella. Sta cercando casa nei dintorni e per ora non ne ha trovato. Spero non ti dispiaccia» aggiunse poi.
«Certo che no. Dov’è?» domandò Niall, guardando fuori in strada e non vedendo nessuno.
«Dovrebbe essere qui a momenti, si è fermata un attimo ad ammirare una casa qui vicino che ha un cartello “AFFITTASI”» spiegò David. Niall annuì e chiuse la porta.
«Ciao, Zoey» fece David quando si girò e la notò. Zoey si sforzò di fingere un sorriso, che risultò però tirato.
«Ciao, David» lo salutò. David stava per dire qualcosa, quando il campanello suonò nuovamente.
«Sarà mia sorella» disse allora. Niall aprì la porta e strabuzzò gli occhi.
«Roxy?!» esclamò.
«Niall! Come mai qui?» chiese Roxy entrando.
«È casa mia» rispose Niall.
«Davvero? Wow, è così grande!» fece Roxy.
«Vi conoscete?» chiese David incrociando le braccia al petto ed assumendo un piglio geloso.
«Ci siamo conosciuti ieri al parco. Il cane di Gabriela mi è sfuggito dalle mani e Niall è riuscito a riacciuffarlo» spiegò Roxy con fare innocente.
«Ma che gentile» fece David senza alcun entusiasmo nella voce, scrutando ancora sospettoso Niall.
«Devi farmi assolutamente vedere tutta la casa! Non credo mi capiterà più di vederne una così grande!» trillò Roxy prendendo Niall per il braccio.
«Assolutamente» borbottò David.
«David, sai che odio quando fai il fratello geloso. Finiscila, che io e Niall siamo soltanto amici!» sbuffò Roxy, prima che Niall la accompagnasse di sopra.
«Ma allora mio fratello non è l’unico!» rise Zoey quando i due scomparvero. David la fissò con sguardo interrogativo.
«In che senso?» chiese.
«Ad essere geloso di ogni ragazzo che mi si avvicina!» spiegò Zoey, mentre il sorriso spariva pian piano, mentre un’idea si intrufolava nella sua mente: lei e David adesso erano soli. Ricominciò a sudare freddo.
«Vieni, sediamoci in salotto» fece poi.
Quando entrambi furono seduti nel divano, di fronte alla televisione spenta, calò un silenzio imbarazzante.
«Allora, com’è la vita qui?» chiese David per interromperlo.
«Quasi del tutto come prima. Anche se, per ora, il gruppo di mio fratello (che era diventato anche mio) è un po’ allo sbaraglio» rispose.
«Come mai?» domandò David.
«C’è stato un litigio, e poi pian piano ne sono derivati altri. E Niall non parla più con Louis, Liam...» cominciò a raccontare, ma fu interrotta dallo squillare del proprio telefono. «Scusami» disse a David, per poi rispondere.
«Pronto?» fece.
«Sono Liz» rispose Liz dall’altra parte del telefono.
 «Hey Lizzie! Che fai?» chiese Zoey.
«Ma niente, sono al parco con Zayn ed Hope e ti ho pensato. Come va?» disse Liz.
«Bene» mentì Zoey. Non poteva dirle che era nervosa davanti a David.
«Che fai?» domandò Liz.
«Ma niente, sono qui con David» rispose.
«Allora ti lascio, a dopo» fece Liz.
«A dopo» ripeté Zoey, chiudendo la telefonata. David la fissava incuriosito.
«Lizzie? Una nuova amica?» chiese.
«È la mia migliore amica, ormai» rispose Zoey. Poi sorrise. «Non indovinerai mai di che Lizzie si tratta».
«Lizzie Gales?» chiese David.
«Ma certo che no, va al college ormai da due anni!».
«Lizzie McGowall?» domandò.
«Quella troia? Ma scherzi?!» esclamò Zoey spalancando gli occhi.
«Mi arrendo» dichiarò David alzando le mani sopra la testa.
«Elizabeth Johnson. Ti ricorda qualcosa?» chiese. David la guardò sorpreso.
«Non avrei mai potuto indovinare, la conosco come Beth, non come Lizzie» fece lui scuotendo la testa.
«E adesso invece si fa chiamare Lizzie. E non ha più come amiche Katie, Kylie e Vicky» lo informò Zoey.
Poiché David non ribatté, calò di nuovo il silenzio. Stettero così per alcuni minuti, poi David la fissò accuratamente e si decise a parlare.
«Chi è?» chiese poi.
«Chi è chi?» domandò Zoey, presa alla sprovvista.
«Il ragazzo di cui sei innamorata» rispose David. Zoey diventò un po’ più rosea, imbarazzata.
«Chi ti dice che io sia innamorata?» ribatté.
«I tuoi occhi. Non li ho mai visti brillare in questo modo» spiegò David.
«E cosa ti dice che io non sia ancora innamorata di te?» tentò Zoey.
«Il fatto che a quest’ora avresti le lacrime agli occhi e che mi avresti abbracciato. Per di più, indossi una sciarpa, cosa che indossi solo in casi necessari, e un mal di gola non è tra questi. E poi, tuo fratello non mi avrebbe praticamente costretto a venire qui senza un motivo ben preciso»  fece David.
«Cavolo come sei perspicace» si lamentò Zoey.
«Allora, chi è?» ripeté David.
«Louis. Ed io sono il motivo per cui Niall non gli parla più» sbuffò Zoey.
«Ti piace un sacco, vero?» chiese. Zoey annuì.
«Ma purtroppo abbiamo litigato» fece.
«E che aspetti a correre da lui per far pace? Se è vero amore, anche i fratelli più gelosi devono arrendersi di fronte la realtà. E te lo dice uno di loro» le consigliò David.
«Dici?» chiese Zoey, titubante.
«Sei ancora qua? Corri, su» fece David.
Zoey non ci pensò due volte. Si alzò dal divano, uscì di casa e si mise a correre.





«Lo chiamo o  non lo chiamo?» chiese Liz per l’ennesima volta.
«L’ho capito, lo chiamo io» sbuffò Zayn rubandogli il telefono dalle mani. Stava perdendo la pazienza.
Cercò il numero in rubrica, lo trovò e premette il tasto verde. Portò il telefono all’orecchio, e poco dopo cominciò a sentire i primi ‘tu...tu’.
«Pronto?» chiese Louis.
«Ciao Lou, sono Zayn. Volevo chiederti una cosa da parte di Liz ed Hope, che non si decidevano a chiamarti» spiegò.
«Dimmi» fece Louis.
«Potresti cercare tutti i numeri telefonici intestati a William Johnson?» chiese Zayn.
«Certo. È il padre di Liz, vero?» domandò Louis. Zayn si ricordò che Louis non ne sapeva niente del gran casino di Liz ed Hope sorelle.
«Sì» rispose. «La madre gli ha cancellato il numero due anni fa e adesso vorrebbe ricontattarlo».
«Certo. Digli che per domani credo di averli» fece Louis. Poi si sentì il campanello suonare. «Scusa, hanno suonato al campanello, ti devo lasciare» aggiunse Louis.
«Okay. A domani, allora».
«A domani». Poi Louis staccò la chiamata.
«Fatto. Domani crede di averli pronti» informò Liz ed Hope. Liz si morse il labbro.
«Perché non gli hai detto la verità?» chiese.
«Perché avrei perso troppo tempo a raccontarlo. Lo farete poi voi quando vorrete» rispose, porgendo il telefono a Liz, che lo rimise in tasca.





Zoey stava riprendendo fiato dopo la grande corsa che aveva fatto. Ora che aveva anche l’approvazione di David, l’unico ostacolo era Niall, ma non le importava, in quel momento.
Quando la porta si aprì e incontrò i suoi occhi e fece per baciarlo, ma fu respinta. Fece per ribattere, ma si bloccò.
«So di essere molto affascinante, ma purtroppo per te non sono lesbica» scherzò la ragazza che le aveva aperto. Questa le offrì la mano.
«Lottie Tomlinson, piacere» fece. Zoey, rossa come un peperone per l’imbarazzo, gliela strinse debolmente.
«Comunque, mio fratello è nella sua stanza, di sopra, la seconda a sinistra» aggiunse mettendosi da parte per farla entrare.
«G-grazie» balbettò Zoey, per poi salire in fretta le scale. Appena arrivò davanti la porta di camera sua bussò.
Quando Louis gli venne ad aprire, ripeté il gesto di poco prima e lo baciò. E stavolta Louis non oppose resistenza, anzi.
Approfondirono il bacio, facendo giocare le loro lingue, e il cuore di Zoey cominciò a fare i salti mortali dalla felicità. Come aveva potuto fare il grande errore di respingerlo?
«Scusa scusa scusa scusa per quel che ho fatto l’altro ieri» mormorò Zoey a fior di labbra quando si staccarono.
E dal modo in cui Louis la baciò nuovamente, Zoey capì che l’aveva perdonata.





Nila's Corner

Ho aggiornato nonostante ieri sia tornata a mezzanotte perchè sono andata a Messina, sia a mare che in montagna. Ringraziatemi. Scherzo, non dovete ringraziarmi perchè per me è divertente pubblicare, e per di più è diventato quasi un dovere.
Ma voi, cosa preferite? Mare o Montagna? Il mare stanca, la montagna riposa... io entrambi XD
Ora passiamo alla storia: Ecco finalmente Zoey, mentre Liam non si vede ancora all'orizzonte XD Comunque, nel prossimo capitolo spero di farlo comparire.
Eccovi presentata Roxy, la sorella di David che è geloso come Niall è geloso di Zoey. Mi sono fatta quattro risate a scrivere questo capitolo XD
Grazie a chi recensisce e chi legge la storia :)
Ora vado, 

Bye xxx

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 - I have to move on ***




Capitolo 17
I have to move on






Liz si rigirò il foglio fra le mani. Aveva scritto tutti i nomi del suo gruppo di amici su di essi, e valutava chi fosse litigato con chi, perché e come fare a metter pace.
Era un bel modo per ingannare il tempo, specialmente perché Louis le avrebbe dato notizie il giorno seguente, secondo ciò che le aveva detto Zayn.
Cominciò a valutare con chi procedere, quando le venne in mente chi non sentiva da tanto: Liam. Da quel che sapeva, aveva litigato con Niall per colpa sua.
Ideò una ‘tattica’ niente male, e anche divertente. Voleva sistemare le cose senza che si sapesse che fosse stata lei a farlo , e quel piano le piaceva.
Così si truccò pesantemente, si mise una parrucca bionda a caschetto, gonna colorata e lunga, orecchini grandi, e fu pronta.
Uscì di casa e si avviò verso quella di Liam. Conciata in quel modo, era davvero irriconoscibile. Quando arrivò a casa sua, suonò il campanello e si preparò alla recita. Aprì la porta direttamente Liam, cosa che facilitò Liz.
«Chi è?» chiese, guardandola sospettoso. Liz sorrise.
«Sono Madama Morgana, cerco Liam Payne» affermò, imitando un qualche accento straniero e una voce del tutto diversa, per non farsi riconoscere.
«Sono io. Madama Morgana? Che nome è?» sbottò Liam, scorbutico. Liz strabuzzò gli occhi: dov’era finito il Liam che aveva conosciuto?
«Potresti farti un giro con me? Andiamo al parco» propose Liz.
«Non esco con le sconosciute, zingara» sbottò Liam.
«Bene!» esclamò Liz, arrabbiandosi. «Allora ti dirò qua quel che ho da dirti. Stanotte ho fatto un sogno ed ho viaggiato per tutta l’Inghilterra per venire da te. Non ti racconterò ciò che ho sognato, voglio solo dirti che una ragazza non può rovinare un’amicizia di una vita, okay? E che inventarsi bugie su bugie, tenersi aggrappati all’orgoglio, è un errore! Niall e tu avete bisogno l’uno dell’altro, perché da soli diventate troppo scorbutici ed irascibili. E sappi che Liz non ha mai voluto uscire con te per essere qualcosa di più che amici. Ed ha baciato Niall solo perché era confusa, non per far del male a te, o per rovinare la vostra amicizia!» gli disse.
Liam strabuzzò gli occhi, sentendosi rivolgere quelle parole. Liz si sentì soddisfatta di quella recita.
Doveva dirgli in faccia le cose come stavano, ma non avrebbe mai ascoltato Liz sapendo chi fosse, doveva prenderlo di sorpresa.
«Che ne sai tu? Sei un’amica di Liz? È lei che ti ha mandata qui?» chiese Liam.
«Sappi che buttare nel cesso un’amicizia come quella è un grosso errore, perché l’orgoglio ti sazia per un attimo, e poi ti penti di ciò che ti ha fatto fare» sviò il discorso lei.
«Beh, visto che sei una specie di veggente, perché non vai a dire a Niall di fare la prima mossa e di venire a chiedermi scusa?» domandò Liam.
«Perché se aspettiamo che siano gli altri a fare il primo passo al posto nostro, dovremo aspettare per molto, molto tempo, se non per sempre. A volte bisogna fare salti mortali per le persone che verso di noi non fanno neanche un passo, se vogliamo che dopo ci corrano incontro. L’ho imparato a mie spese» concluse Liz, e diceva la verità.
Poi si girò e se ne andò, lasciando Liam con i suoi dubbi. Perché sapeva che lui era un ragazzo responsabile, e aveva bisogno solo di quella piccola spinta, d’ora in poi avrebbe saputo camminare da solo.





Louis aprì lentamente gli occhi, mentre il suono del cellulare gli arrivava dritto alle orecchie. In quel momento odiò la propria suoneria.
Dopo un attimo realizzò che tra le braccia stringeva Zoey. Non era stato un sogno, Zoey era davvero andata da lui per far pace.
Cercò a tentoni il proprio cellulare nel comodino, e quando lesse ‘Harry’ sul display, lo maledì mentalmente. Poi rispose.
«Che vuoi, Hazza?» chiese Louis al telefono con la voce impastata dal sonno.
«Devo dirti una cosa. Però promettimi che manterrai la calma» rispose Harry. Louis captò la preoccupazione nella sua voce e si fece attento.
«Dimmi» ribatté.
«È scomparsa Zoey. È uscita per fare alcune commissioni nel primo pomeriggio e ancora non è tornata a casa. Niall sta dando di matto. Se tra un’ora Zoey non si fa viva, Niall ha deciso di chiamare la polizia» disse Harry tutto in un colpo.
La prima reazione di Louis fu stringere Zoey ancora più a sé. Poi le lanciò un’occhiata, per controllare che fosse davvero lei, e lo era. Così rise.
«Stai... ridendo?» domandò Harry shockato. Aveva dato una simile notizia all’amico che aveva una cotta immemore per Zoey, e lui rideva?
«So dov’è. Di’ a Niall che tra meno di un’ora sarà a casa» disse Louis, poi staccò la chiamata senza aspettare la risposta di Harry.
Scosse lentamente Zoey, sussurrando il suo nome. Zoey grugnì, poi lentamente aprì un occhio. Appena focalizzò il tutto, aprì anche l’altro.
«’Giorno» annunciò in fine con un sorriso, stiracchiandosi.
«Sono le 20:06, Zoey, non  le 9:00 di mattina» la prese in giro Louis. Zoey spalancò gli occhi e si mise seduta.
«Mi stai dicendo che è ora di cena? Oddio, i miei mi ammazzeranno!» esclamò alzandosi e mettendosi a cercare i propri vestiti.
«Niall ti da per dispersa. Ha intenzione di chiamare la polizia se non rincasi tra un’ora» disse Louis con noncuranza, come se stesse elencando i suoi film preferiti.
«Cosa?!» fece Zoey scoppiando a ridere. «Allora sarà meglio che mi sbrighi» aggiunse poi, infilandosi la maglietta. Rabbrividì.
«Cavolo, ero così presa dal venire da te che mi sono scordata persino di prendermi il giubbotto» si lamentò Zoey.
«Posso prestarti una mia felpa» propose Louis, alzandosi svogliatamente dal letto e cominciando anch’egli a vestirsi.
«Certo! Vallo a dire tu poi, chi è che me l’ha prestata, a mio fratello» borbottò Zoey. Louis alzò le spalle.
«Però dovrai dire dove sei stata. “Niall, devo farti una confessione sconvolgente: sono stata da Louis a far sesso”» fece Louis imitando la voce di Zoey. Zoey lo fulminò con lo sguardo, poi gli avvicinò.
«Primo: noi due non abbiamo fatto sesso, abbiamo fatto l’amore» affermò, dandogli un bacio a stampo. «Secondo: se gli dicessi così, gli verrebbe un infarto. Terzo: mi inventerò qualcosa, stai tranquillo» aggiunse.
«Ma dimmi, cosa ti ha dato la spinta per venire qua da me, oggi?» chiese Louis. Zoey arrosì.
«Ho capito di aver sbagliato poco dopo essermene andata da casa di Liz. E volevo chiederti scusa già da ieri. Ma mio fratello ha architettato tutto il piano ‘allontana-Zoey-da-Louis’, e ho deciso di aspettare di chiarire la situazione con David» raccontò Zoey. Louis corrucciò la fronte.
«Oh, già, David. È a casa tua? Sicuro che non vuoi dormire qui finché non se ne andrà?» chiese Louis.
«No, certo che no. Cosa ti dice che mi faccia fastidio stare sotto lo stesso tetto di David?» domandò Zoey.
«Forse l’averti vista dopo che lui se n’è andato, l’anno scorso?» fece Louis sarcastico. Zoey abbassò lo sguardo.
«È stato lui. A spronarmi a venir qua, intendo. Ha detto che mi si legge negli occhi, che sono innamorata, e che non avrei dovuto lasciarti andare» confessò Zoey. Louis rimase stupito per qualche secondo, poi l’abbracciò.
«Allora mi sa che lo devo ringraziare» gli sussurrò all’orecchio.
«Senti, Louis» fece Zoey interrompendo l’abbraccio. «Per ora forse è meglio non dir niente a Niall. Non la prenderebbe per niente bene, sarebbe capace di chiudermi in casa».
Louis annuì.
«Lo credo anch’io. Forse è meglio non dirlo a nessuno, per ora. Potrebbe arrivare lo sesso alle sue orecchie» propose Louis. Stavolta fu Zoey ad annuire.
«Ora devo andare» concluse Zoey, alzandosi in punta di piedi e baciandolo.
«Stasera ti chiamo» la avvertì Louis, a fior di labbra. Lei sorrise.
«Aspetterò la tua chiamata con ansia» ammise Zoey, prima di staccarsi del tutto e correre a casa sua.





«Dove sei stata?» sbraitò Niall appena Zoey mise piede in casa.
«Cazzi miei» rispose Zoey come al solito.
«Hai piantato David in asso. Deve essersi sentito davvero messo da parte» la rimproverò Niall. Zoey alzò le spalle.
«Non era solo. C’eravate tu e sua sorella» rispose. Poi lo guardò maliziosa. «A proposito: cosa c’è tra te e la rossa? Racconta!» fece.
«Primo: io e Roxy siamo solo amici, non metterti strane idee in testa. Secondo: non cercare di cambiare discorso. Dove sei stata?» ripeté Niall.
«In giro» rispose Zoey, andando in cucina. Sua madre, intenta a cucinare, la guardò con sguardo severo.
«Dove sei stata, si può sapere? Ci hai fatto preoccupare!» la rimproverò la madre.
«Sono stata in giro, niente di che, non posso farci nulla se ho un fratello che si preoccupa troppo» ripeté Zoey, alzando gli occhi al cielo.
«Ti abbiamo cercato dappertutto, non potevi essere ‘in giro’» sostenne il padre, seduto attorno al tavolo che leggeva il giornale.
«Ma certo che ero in giro. Con Liz. Può confermarvelo» si inventò.
«Strano, visto che anche lei ti ha cercato preoccupata» ribatté Niall.
Zoey spalancò gli occhi. Cazzo. E adesso che mi invento? pensò. Poi le venne un’idea geniale. Si finse affranta, triste.
«E okay, vi dico dov’ero» fece con un sospiro. «Ero in spiaggia» aggiunse.
«Ma se il motorino è in garage» obbiettò Niall. Zoey lo fulminò con lo sguardo.
«Sono andata a piedi, per questo sono mancata tanto» si inventò lei.
Improvvisamente, tutta l’attenzione che prima era riservata a lei passò ad altro: il padre tornò a leggere il giornale, la madre a cucinare la cena e Niall sbuffò, uscendo dalla cucina e cominciò a salire le scale.
«Dove sono David e Roxy?» chiese Zoey seguendo Niall.
«Di sopra, in camera mia. Vieni?» le chiese lui. Zoey annuì e lo seguì.
Quando entrarono nella stanza di Niall, Roxy era comodamente distesa nel letto, mentre David era seduto per terra con le spalle appoggiate al letto. Entrambi i fratelli li guardarono.
«Zoey, hai...?» cominciò David, ma si ammutolì quando Zoey lo guardò.
«Sì!» trillò lei «ho visto il mare. È bellissimo. Grazie per avermi coperto, ma mi hanno messo alle strette».
David capì che era una cosa top-secret, così annuì e fece finta di nulla. Zoey lo ringraziò con lo sguardo.
«È ora di cena!» urlò la madre dal fondo delle scale.
Roxy e Niall (che a quanto pare avevano in comune una fame insaziabile) scesero di corsa, mentre David e Zoey scesero più lentamente.
«Allora?» chiese David a bassa voce, in modo che lo sentisse solo Zoey.
«Tutto bene. Grazie» rispose Zoey sorridendo.
«State insieme?» domandò. Zoey arrossì un po’.
«Sì. Ma per ora abbiamo deciso di tener tutto segreto. Per Niall» spiegò lei sorridendo.
Niall, che li guardava dalla porta della cucina senza riuscir a sentire niente, sorrise, soddisfatto dell’intesa dei due. Forse, pensò, i due avrebbero riacquistato l’intesa di un tempo e sarebbero tornati  insieme.
Ma si sbagliava, dato che non sapeva che nel cuore di Zoey Louis aveva ormai fatto le radici.





Zoey, coricata nel suo letto, si rigirava il telefono tra le mani. Louis aveva detto che avrebbe chiamato, ma erano le 23:28 e ancora neanche un messaggio.
L’ansia aumentava di minuto in minuto, poiché Zoey temeva che Louis si fosse pentito di ciò che era successo.
Magari non l’aveva perdonata veramente. O, magari, l’aveva solo usata per far sesso e adesso non l’avrebbe più calcolata.
Poi, tra le sue mani, il telefono si illuminò e prese a vibrare. Zoey si riscosse dai suoi pensieri e rispose.
«Louis?» chiese, ansiosa.
«Buonanotte, amore» rispose lui dall’altra parte del telefono. Il cuore di Zoey si riscaldò. L’aveva chiamata amore.
«Già ‘buonanotte’? È ancora presto per me» confessò Zoey.
«Benissimo, perché anche per me è presto. Ti secca se parliamo per tutta la notte? Domani non c’è scuola» propose Louis. La sentì sorridere.
«Aspettavo solo che me lo chiedessi, amore» confessò Zoey. Louis rise.
Li aspettava una lunga, luuunga notte in cui provare a rimediare ai mesi in cui non avevano avuto il coraggio di guardarsi negli occhi.





Nila's Corner

Eccomi qua. Ho aggiornato solo ieri, ma già avevo voglia di pubblicare il nuovo capitolo. Pure perchè entro giorno 16 settembre, giorno in cui *sigh* inizierà la scuola, ho intenzione di finire, perchè non so se troverò tempo per scrivere :)
Volevo avvertirvi però che, per aggiornare in tempo, non ho avuto tempo di rileggerla, quindi se ci sono errori di distrazione perdonatemi e fatemene accorgere, li correggierò :)
Oggi è stata una giornata superstupenda: ho visto Best Song Ever su Mtv Music, yuppie!!!!! (Anche se ci sono rimasta male che hanno tagliato sulla parte parlata, ci tenevo a vedere Leeroy :/ )
E il tg2 ha deciso di far un bellissimo servizio sui ragazzi e su Robbie Williams.
E i miei vicini hanno messo a tutto volume 2 volte WMYB e 1 volta One Thing. LI AMO <3
Vi ringrazio per le recensioni che lasciate, vi adoro <3 Per di più ho notato che stanno aumentano, caspita come mi sento onorata :) (Mi sento già sopravvalutata con una recensione, pensa con 6 XD )
Passando alla storia, mi sono delusa da sola con la trovata di Liz per Liam :/ Non sono molto convinta che sia carina come idea.
Per quel che riguarda Zoey, mi piace specialmente l'ultima parte, amo scrivere su Louis-Zoey, mi gasa un sacco.
Ho 'abbandonato' Harry, per questo capitolo, perchè è sabato mentre io ho intenzione di farlo scoprire da Liz a scuola, mi dispiace. Sarete accontentati nel prossimo capitolo, ho intenzione di incentrarlo sulla situazione Liz-Harry e Liam-Niall, ma forse farò vedere un po' di Louis-Zoey per accontentare le fan di questa coppia. BASTA ANTICIPARVI COSE.
Cambiando argomento, ho deciso che voglio conoscervi un po' meglio. Così vorrei chiedervi da che regione venite e com'è il paesaggio in cui vivete (siete vicino al mare? In alta montagna? Circondati da un paesaggio arido o da mille alberi? Avete laghi o fiumi vicini? Siete in qualche città importante?). Scrivetemelo nelle recensioni, per favore :D
Ora vado, spero di avervi soddisfatto,

Bye

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 - The pain is beating on me like a drum ***




Capitolo 18
The pain is beating on me like a drum






«Dammi dieci motivi per cui non dovrei intervenire» la supplicò Hope.
Liz sospirò, divertita dalla reazione della sorella, ma allo stesso tempo un po’ stufa, perché era già da dieci minuti pieni che la torturava.
 Sono amici da sempre, su, non c’è da essere gelose cercò di convincersi Hope.
Chi te lo dice? Magari qualche volta sono pure andati a letto rispose la “vocina della gelosia” nella testa di Hope. Si diede della pazza.
«Uno: sono migliori amici. Due: non si sentono da un po’. Tre: non puoi stargli troppo addosso, o si stancherà. Quattro: non stanno facendo niente di male. Cinque: Lui ti ama davvero, e lo sai anche tu. Sei: sappiamo entrambi che Karen non farebbe mai una cosa del genere...» cominciò ad elencare Liz. Hope sbuffò, contrariata. Non era del tutto d’accordo col punto sei.
«Dici così, ma intanto non ti parla per quel che è successo alla festa. Come fai a difenderla?!» esclamò Hope stringendo forte il braccio di Liz, mentre controllava con sguardo attento Zayn e Karen che, davanti a loro, parlavano e si raccontavano ciò che era successo negli ultimi giorni allegramente.
«Credo sia il suo più grande difetto, difendere tutto e tutti» mormorò Zoey alle loro spalle. Entrambe le sorelle sobbalzarono dallo spavento.
«Cavolo, Zeta, che spavento!» esclamò Hope portandosi una mano al petto.
«Da quanto eri lì?» chiese Liz quando di riprese, domandandosi come non si fosse accorta prima dell’amica.
«Da poco» rispose con noncuranza. «Ma abbastanza da capire che Hope è in preda a gelosia fulminante» aggiunse Zoey ridacchiando.
«Non mi far parlare» sbottò Hope rabbuiandosi e ricontrollando Zayn e Karen.Stavano parlando, come prima, non si erano accorti di nulla.
«Comunque, mi devi spiegare dov’eri finita ieri pomeriggio. E la balla della spiaggia la racconti a qualcun’altro» fece Liz, cambiando argomento.
Zoey guardò la strada scorrere sotto i suoi piedi, indecisa. Doveva rivelare tutto alle amiche? Certo, di loro si fidava, ma anche il più piccolo errore e Niall si sarebbe messo ancora una volta tra lei e Louis.
Due notti prima lei e Louis ne avevano parlato, ma non sapevano bene come muoversi, sapevano solo che dovevano far in modo di non farsi scoprire da Niall.
«Non posso raccontarvi nulla, mi dispiace» rispose infine, sospirando. Anche se fu assalita subita da dubbi.
«Perché? Dai, tra amiche non ci sono segreti!» insistette Hope.
«È proprio questo il problema: se io lo dico a voi, ho paura che lo diciate a qualcun altro. Tipo: Hope lo dice a Zayn, Zayn lo dice a Karen e a Niall, e mio fratello non deve assolutamente saperne nulla!» spiegò Zoey.
«Sento puzza di Louis» mormorò Liz, sorridendo. Aveva capito che se c’era qualcosa che Niall non doveva sapere, era proprio quella.
«E poi dai, io non lo direi mai a Zayn se è un segreto fra noi tre» aggiunse Hope. «So mantenere i segreti, io».
Zoey li guardò per qualche secondo. Guardò Liz, e poi Hope, e poi ancora Liz. Alla fine si arrese. Sentiva il bisogno di confidarsi con loro.
«Okay, ho bisogno di fidarmi di voi. Ma non tradite la mia fiducia, vi prego» quasi li implorò Zoey.
«Ma certo. Allora?» chiese Liz sorridendo, attendendo la spiegazione. Sperò fosse una cosa bella.
Perché se fosse stata l’ennesima brutta notizia, si sarebbe scavata una fossa per terra e si sarebbe seppellita viva da sola.
«Io e Louis stiamo insieme. E la cosa pazza è che è stato David a darmi il coraggio di andare da lui a chiederlgi scusa» disse Zoey tutto in un fiato.
Liz e Hope, dopo un primo momento di stupore, si guardarono e cominciarono a ridere, sorridere, cantare e danzare.
«Sono impazzite» affermò Zoey a sé stessa, mettendosi a camminare un po’ più velocemente. Hope e Liz la riacciuffarono, ridendo.
«Ma no! Siamo solo felici! Era ora che ci fosse una buona notizia!» fece Hope.
«In pochi giorni ce ne sono state due, il mio piano sta cominciando a funzionare» dichiarò Liz, felice.
«Già» mormorò Hope, arrossendo. Sapeva che sua sorella si riferiva a lei ed a Zayn, per la seconda notizia.





Liam quel giorno decise di prendere la bicicletta per andare a scuola. Non sapeva il perché di quella scelta da sfigato, ma gli andava.
Forse perché non voleva perder tempo a piedi, perché tempo avrebbe significato pensieri e pensieri avrebbero significato sensi di colpa.
Da quando quella Madama Morgana era venuto a casa sua, il suo cervello somigliava più ad una lavatrice: aveva troppi pensieri che gli giravano in testa.
Quella sottospecie di veggente gli aveva detto cose che aveva riacceso i suoi sensi di colpa e non era una buona cosa, perché alla fine aveva capito che il suo amico gli mancava.
Arrivò a scuola in anticipo, e non fu il solo. Li cercò con lo sguardo, e notò che tutti quelli che componevano il suo vecchio gruppo erano già tutti lì. Sentì una stretta al cuore.
«Hey, Liam» lo salutò Lily, venendogli incontro.
Ultimamente avevano fatto molta più amicizia che quando il gruppo era tutt’uno. Forse, era l’unica cosa positiva.
«Ciao, Lily. Come va oggi?» le chiese, gentile.
«Come sempre, Liam. Mi sta cominciando a stancare questa situazione» ammise lei. «Nessuno parla con nessuno, il gruppo iniziale diviso in tanti altri piccoli gruppi... qualcuno deve rimetter tutto in ordine».
Liam la fissò attentamente. Quegli occhi privi della solita luce allegra, quelle labbra volte all’ingiù, non facevano altro che aumentare il peso che aveva sullo stomaco.
«Hai, ragione, Lily. Mi sa che dobbiamo rimboccarci le maniche e cominciare a sistemar tutto» affermò Liam, per poi avviarsi spedito verso Niall, che stava giocando col suo smartphone.
«Ehi, Horan» lo chiamò quando gli fu vicino. Niall alzò gli occhi e lo guardo seccato.
«Che vuoi, Payne?» chiese Niall freddo. Come erano arrivati a quel punto?
Liam serrò la mascella, arrabbiato per qualche istante per il tono di voce infastidito usato dall’(ex)amico.
Poi decise di metter da parte una volta per tutte l’orgoglio, e cominciò a parlare, sperando di trovare le parole giuste.
«Volevo chiederti scusa. Volevo dirti che ho inventato un bel po’ di frottole e che non dovevo farlo, perché quella stupida di Liz non lo merita. Non merita che la nostra amicizia finisca per colpa sua, e anzi, forse non è nemmeno colpa sua, forse non l’ha fatto apposta a metterci gli uni contro gli altri, ma l’ha fatto. E la colpa è nostra, perché gli abbiamo permesso di farlo. E mi dispiace di esser uscito con Liz nonostante piacesse sia a te che ad Harry, come mi dispiace essermi reso conto che mi dispiace solo dopo tutto questo tempo» gli disse Liam, velocemente.
Non si era preparato nessun discorso, ma a quanto pare il suo inconscio ne aveva programmato uno perfetto.
Niall spalancò gli occhi, sorpreso. Lo studiò per qualche istante, poi sorrise, e Liam sorrise con lui. Forse non tutto era perduto, forse la loro amicizia sarebbe sopravvissuta anche a quello.
«Finalmente l’hai capito, amico. Beh, dispiace anche a me, perché io ho cominciato a dar di matto per primo» fece Niall, abbracciandolo.
Ma l’unica cosa che Liam sentì davvero fu la parola ‘amico’.





Liz arrivò al proprio armadietto con calma. Lo aprì e ci buttò dentro tutti i libri, poi cominciò a sistemarli per bene.
«Quindi?» disse una voce che Liz ben conosceva. Liz sbirciò oltre lo sportello aperto del suo armadietto, e vide Harry nel suo armadietto con... Katie?! Da quando Harry e Katie sono amici? pensò Liz.
«Non sono sicura di venire» gracchiò Katie.
Liz conosceva quella tattica: iniziava sempre fingendo di essere una difficile, e poi cadeva ai piedi di tutti.
«Dai, sono certo che ci divertiremo molto» affermò Harry, rivolgendole un sorriso.
Liz sentì una stretta al cuore, e senza accorgersene strinse i pugni, stropicciando un quaderno che aveva tra le mani.
«Non so, non mi va granché uscire» borbottò Katie.
Harry, mentre aprì la bocca per ribattere,  alzò lo sguardo dal suo viso e incrociò lo sguardo di Liz.
Questa si nascose velocemente dietro lo sportello, dandosi della stupida per essersi fatta vedere. Contò fino a dieci, poi diede un’altra sbirciatina.
Harry stava baciando Katie.
Harry stava baciando Katie.
Harry stava baciando Katie.

Gli occhi di Liz cominciarono a pizzicare. Perché sapeva che lui l’aveva fatto apposta. Non gli bastava averla ferita davanti a tutti, alla festa di Louis, ma doveva anche continuare a pugnalarla al cuore.
Con mani tremanti si asciugò le lacrime che tentavano di cader giù, poi si rimise a sistemare i libri nell’armadietto, e lo fece di corsa. Ebbe un flashback.

«Credo che sceglierò Liz. È molto più da... ragazza, diciamo. Come mai tu hai scelto di farti chiamare Beth?» chiese Harry.
«Non l’ho scelto io, l’ha scelto Katie. Dice che è molto adatto a me. Un diminutivo irrilevante per una persona irrilevante» mormorò la mora, citando le parole dell’amica. Harry strabuzzò gli occhi.
«Quella finta bionda ti ha detto questo?» tuonò. Liz annuì.
«È solo un’ochetta che si sente superiore agli altri solo se li butta giù, non darle retta» le raccomandò.
«Ma è mia amica» disse Liz debolmente.
«Se lo fosse non ti direbbe quelle cose» ribatté. Liz annuì.


Le mani le tremavano troppo, e neanche lei sapeva perché stava reagendo così.
Harry, arrabbiato per te per uno stupido messaggio, sta baciando per ripicca chi l’ha veramente mandato, anche se lui non lo sa. Cosa c’è di male? Niente. Ma che dico, c’è tutto di male! pensò, per poi sbuffare.
Le sembrava tutto così sbagliato: quella situazione, la sua reazione, il suo desiderio di essere al posto di Katie, l’odio che provava Harry.
Rinunciò a sistemare i libri quando l’ennesimo cadde a terra sul suo piede, e si chinò nuovamente per raccoglierlo.
Così prese solo i libri che le servivano per le lezioni del giorno, cercando di riconoscerli attraverso lo strato appannato che le sue lacrime avevano creato.
Appena li mise tutti nella tracolla e chiuse quest’ultima, si asciugò un’altra volta le lacrime, pregò che non ne cadessero di altre proprio mentre passava accanto ad Harry, e chiuse l’armadietto.
Passò davanti all’armadietto di Harry a testa alta, facendo finta di nulla, e con la coda dell’occhio vide che Harry la guardava, studiava la sua reazione.
Appena svoltò l’angolo, non ce la fece più, e corse verso il bagno più vicino. Per riprendersi doveva smaltire le lacrime, lo sapeva.
Solo allora avrebbe potuto comportarsi normalmente, come se non fosse successo niente, come se il suo cuore non si fosse spezzato per un nonnulla.
Davanti al proprio armadietto, mentre Katie blaterava qualcosa che le sue orecchie non carpivano, Harry era rimasto a fissare il punto in cui era svanita, chiedendosi perché il senso di vuoto non fosse affatto diminuito, ma si fosse trasformato in dolore quasi fisico.
«Alla fine però sì, credo di venire in piscina oggi pomeriggio» concluse Katie. «Harry? Harry? Mi stai ascoltando?» chiese poi.
Harry distolse lo sguardo dalla fine del corridoio e la guardò, cercando di ricordarsi le ultime parole di quella oca.
«Certo, certo» fece,  guardandola in viso e facendo finta di nulla. Anche se il dolore rimase lì, ad opprimergli il petto.





Quel pomeriggio era destinato ad essere uno schifo, così come lo era stata la mattina. Ma non era Harry a renderlo tale, come invece era stato per il mattino, ma per quello stupido biglietto che Liz aveva in mano.
Louis glielo aveva dato dopo la scuola. Ci aveva perso due giorni perché alla fine si era dedicato più a Zoey che alla ricerca, ma Liz non glielo rimproverava. Aveva fatto bene.
Se lo rigirò di nuovo fra le mani, mentre coi denti si torturava l’interno delle guancie a sangue. Non aveva il coraggio di digitare uno solo di quei tre numeri telefonici che Louis gli aveva fornito.
All’improvviso, il telefono le squillò. Si affrettò a rispondere. Controllò il numero. Era “Zeta la formica”, come la chiamava lei.
«Zoey?» fece quando accostò il telefono all’orecchio.
«Hola amigas, ti va di venire in piscina con me, Hope e Roxy?» chiese Zoey
«Chi è Roxy?» domandò Liz.
«La sorella di David» rispose Zoey. «Devi conoscerla, è simpaticissima» aggiunse.
«Okay, vengo. Naturalmente la piscina è al chiuso e riscaldata, vero?» borbottò.
Non voleva mica andare in piscina all’aperto a gennaio, o si sarebbe presa una broncopolmonite acuta.
«Naturale, mon amour. Ci vediamo. Passo tra mezz’ora davanti a casa tua, fatti trovare pronta» disse Zoey chiudendo la chiamata.
Liz fissò il telefono per qualche secondo. Decise che avrebbe chiamano il suo non-padre al ritorno. Non aveva poi tutta questa fretta, no?
Si alzò ed andò a prepararsi. Non sapeva quel che le sarebbe poco dopo, in piscina. Come poteva saperlo? Contrariamente a ciò che aveva finto di essere con Liam, lei non era una veggente.





Nila's Corner

Eccomi qui, come promesso!!!! Naturalmente, ormai avrete imparato che pubblico di sera perchè la mattina scrivo!!! Stavo scherzando, è quasi impossibile notarlo XD
Comunque, do you like it? A me sì, specialmente la parte Liz-Harry.... purtroppo per le Louis-Zoey's fans, non ho avuto modo di inserirli nel contesto, mi dispiace. 
Contrariamente agli altri capitoli, in cui tendo a finire la scena di cui sto narrando, ho deciso di lasciarvi col fiato 'sospeso' anche se so già cosa succedera in piscina muahahahaha.
Poichè avevo finito il capitolo e mi sembrava troppo corto, ho aggiunto la scena in cui Hope è gelosa, quella all'inizio, idea che mi è venuta di botto mentre pensavo "che capitolo corto! E se le deludo?".
Anche Roxy e David tagliati fuori in questo capitolo, così come Louis, anche se ho inquadrato meglio Liam che avevo scordato per un po' di capitoli precedenti al precedente (che scioglilingua, cavolo XD)
Ora passiamo ad altro:
per conoscervi meglio, vorrei chiedervi chi sono i vostri idoli. Il fatto è che mi piacerebbe conoscervi di più per poter entrare nelle vostre testoline e scoprire come vi piaccia questa storia che a mio parere peggiora di capitolo in capitolo XD
Per quel che riguarda i miei, sono i ragazzi, la grande Taylor Swift e le Little Mix (ci tengo a precisare che non ho scoperto le ragazze grazie a Zayn, poichè qualcuno mi ha dato della 'bimbamichia' presumendo ciò, io le seguo dai tempi di X-Factor).
Però ascolto anche Demi (cavolo, amo le sue canzoni) e Selena e Justin e i Big Time Rush e i The Wanted (please don't kill me. Ammettetelo, "Glad you came" è carina. No, mi piace di più perchè è stata l'ultima canzone che abbiamo cantato al campus estivo, che mi manca un saco :'( ) ma anche Carly Rae Jepsen ed Ed Sheeran ed Avril Lavigne ecc...

Ringrazio chi recensisce, wow 8 recensioni in un capitolo, vi amo <3
Va beh, io vado che ho sonno,
A presto,


Bye xxx

P.S.
Com'è stato il tempo da voi? Da me ha fatto schifo, uffa, che ci faccio col mare a due passi se non ci posso andare???

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 - In the pool ***




Capitolo 19
In the pool






«Su, Hope, che aspetti a venire?» chiese Roxy, già in acqua con Liz e Zoey.
Infatti, Roxy aveva impiegato poco tempo a far amicizia con le ragazze, era una ragazza davvero simpatica e socievole.
«Credo che resterò un po’ qui, seduta sul bordo-piscina» affermò Hope sedendosi là dove aveva detto. A Liz venne un dubbio.
«Tu sai nuotare, vero Hope?» chiese alla sorella.
Lei arrossì e si mise a guardare da un’altra parte. Liz ne dedusse dubito la verità, sapeva leggere il viso di sua sorella come se lo conoscesse da sempre.
«C-certo che so nuotare, o-ovvio. Cioè, forse non sono tanto brava, ma so galleggiare. Attaccata ad un salvagente. O dove tocco. Okay, non so nuotare» ammise infine balbettando.
 Sospirò, affranta, aspettandosi si essere presa in giro, come avevano fatto tutte le sue precedenti amiche quando l’avevano saputo.
«Potevi dirlo prima, Hope, non avrei mai proposto di andare in piscina»fece Zoey guardandola con comprensione.
«Su, dai, ti insegniamo noi!» propose Roxy, battendo le mani eccitata.
«Davvero?» si illuminò Hope.
«Naturalmente!» rispose Liz.
«Allora un attimo» disse, così andò dove avevano lasciato le borse (ovvero vicino a quattro sedie sdraio) e si sciolse i capelli dalla coda che aveva fatto e si tolse il copricostume. Mise tutto nella propria borsa e poi si diresse verso la piscina.
«Arrivo!»  annunciò poi, scendendo dalla scaletta.





Harry, Louis, Zayn, Niall, Liam, David e Katie entrarono nell’edificio della piscina, chi allegro e chi no.
Infatti Harry dopo aver visto Liz, a scuola, aveva perso ogni voglia di andar in piscina con Katie, ma ormai doveva, poiché era stato lui a proporlo.
In compenso, però, aveva invitato tutti i suoi amici (e David, poiché Niall non poteva lasciarlo a casa da solo) , nonostante Louis e Niall non si parlassero, così avrebbe potuto sopportar meglio quella, ormai l’aveva capito, oca.
Harry notò come fosse affollata la piscina nonostante fosse gennaio, tutto merito dell’acqua riscaldata.
Mentre Harry ammirava ciò, Katie si avviò a corsa verso l’unico gruppo di sedie sdraio libere, per occuparle.
Purtroppo si accorse che erano in realtà già occupate: vide infatti che c’erano delle borse per terra.
Ne prese due e le mise accanto alla altre, poi sistemò la propria borsa accanto a una delle due cha aveva appena liberato.
I ragazzi si erano soffermati a parlare e la raggiunsero poco dopo, così non si accorsero di ciò che aveva fatto la ragazza.
«Mi dispiace, ma ci sono solo due sdraio libere» cominciò Katie.
«L’altra è mia!» si prenotò subito Harry. Louis cercò qualcosa nella piscina, poi indicò un punto nella parte opposta.
«Se ne stanno liberando cinque laggiù, su ragazzi andiamo» fece notare lui. Tutti lo seguirono immediatamente.
Harry si pentì di ciò che aveva fatto. Adesso sarebbe rimasto solo con Katie. Perfetto, davvero pensò.
Così buttò l’unica cosa che aveva portato (un telo mare) sulla sdraio libera, poi corse subito in acqua. Non si accorse del fatto che il telo era scivolato per metà per terra.
«Vieni, su, l’acqua è bellissima!» intimò Harry a Katie. Katie gli sorrise, poi corse e si tuffò in acqua.
Mentre correva, senza accorgersene, col piede aveva preso il telo mare di Harry e l’aveva fatto cadere del tutto dalla sdraio.





«Io esco un po’, sono stanca» annunciò Liz avvicinandosi alla scaletta.
«Okay. Tra poco ti seguiamo» le rispose Zoey.
Liz annuì, poi salì la scaletta e si avviò verso le proprie sdraio. Notò che la sua borsa non era dove l’aveva lasciata, ma accanto a quella della sorella.
Chissà perché Hope l’ha spostata si chiese Liz, prendendola e mettendola accanto ad una della quattro sdraio, l’unica senza borse accanto.
Non notò la quinta borsa estranea, o il telo mare per terra, ma mise il proprio sulla sdraio e si coricò a pancia in giù.
Poco dopo, sentì un corpo bagnato coricarsi interamente sopra di lei e rabbrividì, perché riconobbe quell’odore. L’avrebbe riconosciuto tra mille.
«Non so chi tu sia, ma sappi che la sdraio era mia e tu me l’hai rubata, quindi smamma» disse Harry.
Liz si girò, mettendosi a pancia sopra nonostante ci fosse lui di sopra, e si impose ti assumere un’espressione dura.
«Ti sbagli, quando io e le mie amiche ci siamo messe qua non c’era niente che segnalasse che fosse già presa» ribatté. Harry rimase sorpreso di trovarsi Liz davanti.
«L-Liz?!» sbottò, spalancando gli occhi. Poi cercò di riprendersi. «Comunque, io avevo messo qui il telo mare che adesso è buttato per terra, e non gliel’ho buttato mica io là, quindi...» aggiunse.
Liz sbirciò per terra, e notò che il telo mare c’era, ma non era stata lei a metterlo là.
«Quando io sono arrivata, nella sdraio non c’era nessun telo mare» insistette Liz. Harry sbuffò, irritato.
«Certo, certo» borbottò, sarcastico.
«E ora desidererei che ti levassi, mi stai schiacciando» aggiunse Liz. Harry si arrese, e fece per alzarsi facendo forza con le braccia sulla sdraio.
Purtroppo però le dita bagnate gli scivolarono e ricadde sopra Liz. E, per puro caso, le sue labbra andarono a finire sopra quelle di Liz.
Sentendo le labbra di Harry sulle sue, il cuore di Liz cominciò a trottare come non mai, come se volesse uscire dalla cassa toracica.
Si maledì: essendo petto contro petto, Harry l’avrebbe sentito e le avrebbe dato della stupida. Arrossì di colpo.
Harry indugiò per qualche attimo sulle sue labbra, poiché per quei miseri istanti si stava sentendo bene, senza nessun oppressione al petto. Il dolore sembrava scomparso.
Harry, dai, non puoi baciare Liz dopo ciò che ti ha fatto, alzati e vattene! gli impose una vocina nella sua testa.
Così Harry si staccò di scatto, si alzò e se ne andò senza dire una parola. Liz sollevò un po’ la testa, guardandolo scomparire.
Si mise una mano sul petto, dove ancora il cuore andava veloce, anche se cominciava a rallentare. La sua mente si affollò di mille domande.
Si appoggiò alla sdraio, chiuse gli occhi e sospirò, cercando di metterle in ordine e di calmarsi. Poi qualcuno le passo accanto e la fece sobbalzare, ed aprì gli occhi.
«Harry, Harry, dove vai?» trillò Katie uscendo velocemente dalla piscina e trotterellando verso Harry.
Ecco perché Harry era lì. Era con Katie. Liz non poté far a meno di sentirsi peggio.





Zoey uscì dalla piscina e si avviò verso le docce: il cloro, quando le rimaneva sulla pelle asciutta, le provocava un gran prurito, quindi doveva subito lavarlo via.
Si sciacquò per bene, poi uscì. Stava per tornare dalle amiche quando una mano gli afferrò il braccio e la portò dentro una stanza.
Quando si girò a guardare chi fosse, si accorse che era Louis, che stava chiudendo la porta a chiave.
«Louis!» esclamò Zoey, piacevolmente sorpresa.
«Buongiorno, amore» rispose Louis baciandola. Zoey pensò a come fosse stata dura passare un’intera mattina a far finta di conoscerlo appena.
«Perchè mi hai portato in questa stanza? E, a proposito, che stanza è?» chiese Zoey, guardandosi intorno. Erano in una stanza bianca, completamente spoglia.
«Non so che stanza sia, so solo che aveva la chiave già nella toppa. E siamo qui perché sono venuto con Harry, Zayn, Liam e tuo fratello, non potevo certo baciarti davanti a lui» rispose Louis. Zoey spalancò gli occhi.
«Mio fratello è qui? Cavolo, non mi ha detto nulla» si lamentò.
«Invito dell’ultimo minuto da parte di Harry. Non voleva star solo con quella Katie, a quanto pare» la informò Louis, facendo una smorfia alla parola ‘Katie’.
«Quale Katie?» domandò Zoey.  Ti prego, fa che no sia quella Katie pensò.
«La “nostra Katie”. Harry sta uscendo con lei, per ora. E non chiedermi perché. So solo che vorrei dirgli quel che ha fatto quella ragazza ogni volta che li vedo insieme, quella Katie non la sopporto proprio» rispose Louis.
Zoey scosse la testa in segno di disapprovazione nei confronti di Harry, poi spalancò gli occhi e si portò una mano alla fronte.
«Ecco perché oggi Liz era così giù di morale! Li avrà visti insieme a scuola!» rifletté ad alta voce.
«Molto probabilmente hai ragione» annuì Louis.
«Che guaio» sospirò Zoey. «Ma cavolo, finirà mai questo periodo di merda? Tutto va di male in peggio» aggiunse.
«Non proprio tutto» la corresse Louis baciandola.
«Già, non proprio tutto» rispose lei a fior di labbra.





«Hey Dave, ciao Niall!» trillò Roxy avvicinandosi ai due, in piscina.
«Roxy, finalmente ti abbiamo trovato! Dove sono le altre? E mia sorella?» chiese Niall, guardandosi in giro.
«Zoey è uscita poco fa dall’acqua, penso sarà alle docce» rispose Roxy.
«Non riesco a vedere Louis, voi?» borbottò Niall, in preda ad uno strano presentimento.
«Ma stai calmo, Niall, non credo siano insieme: lei mi ha raccontato che hanno litigato, giovedì sera, e che non ha nessuna intenzione di parlargli e far pace» lo rassicurò  Roxy.
«Dici?» chiese Niall, incerto.
«Certo! E poi, non vorrai mica fare il fratello geloso, vero? Non li sopporto i tipi del genere» disse Roxy, guardando il fratello. Niall divenne rosso come un peperone.
«Geloso, io? No, ma come ti salta in mente!? Stavo solo chiedendo» balbettò. Roxy e David scoppiarono a ridere.
«Dai, per te farò un’eccezione. Un po’ di gelosia non guasta. Ti permetto di farle il quarto grado, ma non di intromettersi nella sua vita. So personalmente quanto è fastidioso un fratello che fa scappare tutti i ragazzi» gli concesse Roxy.
«Certo, certo. Mai fatto scappare i ragazzi di mia sorella. Chiedi a David» fece Niall. Roxy guardò David alzando le entrambe sopracciglia.
«David?» chiese.
«Niall non mi ha dato nessun tipo di problema, davvero. A parte quando scopriva che Zoey messaggiava con me e le sequestrava il telefono» rispose David. Roxy spalancò gli occhi.
«O quando andavo a casa sua e bussava ogni cinque minuti alla porta della camera di Zoey per controllarci» aggiunse David. Roxy spalancò ancora di più gli occhi.
«O quando io e Zoey andavamo al parco e lui costringeva i suoi amici ad andarci con lui, sempre per controllarci» fece David. Roxy spalancò la bocca.
«Niall?! Non avevi detto che non eri geloso?» chiese Roxy. Niall arrossì ancora di più.
«M-ma non lo sono più. Sono cambiato, da l’anno scorso» balbettò lui.
«Voglio crederti» disse Roxy con un mezzo sorriso.





«Ehi amore» la salutò Zayn sedendosi a bordo piscina.
«Zayn!» esclamò Hope nuotando lentamente verso di lei. «Non entri in acqua?» chiese poi, indicando la piscina in cui si trovava.
«No» disse Zayn secco.
«Scusa, non volevo mica offenderti» fece Hope. Zayn si addolcì.
«No, scusami tu, non avrei dovuto dirtelo con quel tono. È solo che... insomma... non so nuotare» rivelò infine. Hope spalancò gli occhi, sorpresa, poi sorrise.
«Davvero?» chiese. Zayn si mise le mani a coprire il viso, imbarazzato.
«Sì...» rispose in un sussurro. Hope salì nel bordo piscina e si sedette accanto a Zayn.
«Anch’io. Ho imparato poco fa, me l’hanno insegnato le mie amiche» confessò Hope. Zayn levò la mani dal viso e la guardò sorpreso.
«Davvero?» le domandò. Hope annuì.
«Sì» disse in un sussurro, prendendogli la mano. «Se vuoi posso cercare di insegnarti come si fa. È facile, infondo» aggiunse. Zayn sorrise.
«Te ne sarei grato, amore» disse, scoccandole un bacio a fior di labbra.





Nila's Corner

Eccomi qua :) Ieri non ho avuto tempo di aggiornare, mi stavo vedendo FuoriClasse... mi piace un sacco, anche se già l'ho visto quando l'hanno fatto la prima volta. Forse perchè me lo sono scordata XD
Passando alla storia, non è granchè come capitolo, eccetto la prima parte, ma non avevo proprio idea di come continuare. In questo capitolo, intendo.
Annuncio importante: ho scritto il finale! Mi è venuto di colpo mentre facevo la doccia (le migliori idee mi vengono mentre faccio la doccia, non chiedetemi perchè) e così appena uscita mi sono messa al pc ed ho scritto. è un finale strappalacrime, vi avverto. E non è poi così lontano. Ho calcolato che la storia finirà tra cinque capitoli al massimo, capitolo più capitolo meno.
Vorrei chiedervi: conoscete When you're gone di Avril Lavigne? L'ho sentita ieri dopo tanto tempo (prima mia sorella adorava Avril, la metteva sempre, ora preferisce i RHCP, Paramore, Guns'n'Roses ecc...) e praticamente ho capito tutta la canzone al primo ascolto. Ecco a cosa serve il campus estivo d'inglese :) E praticamente è una canzone che ti fa piangere, e mi ha fatto venire l'idea perfetta per la conclusione dell'ultimo problema rimasto, ovvero Louis-Niall. Nel prossimo capitolo capirete perchè.
Ma adesso passiamo ad altre cose: per conoscervi meglio, volevo chiedervi quanto vedete la televisione e che vedete. Non chiedetemi perchè, mi è venuto così lol. Io tutti i cartoni animati di tutti i generi (compresa Peppa Pig) costretta da mia sorella minore, Mtv music quando mia sorella maggiore riesce a fregarle il telecomando, e poi di sera tg, techetechetè e i film che trasmettono.
Ringrazio chi recensisce e chi segue/preferisce/ricorda questa storia, e anche chi segue in silenzio, eh :) Un grazie speciale a chi ha scoperto da poco la storia, e a chi invece la segue assiduamente :D
A presto,

Bye xxxxx

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 - If I walk away... ***




Capitolo 20
If I walk away...






Se me ne andassi...
Quell’idea era venuta a trovarla una notte, mentre cercava di prender sonno. E sembrava non volerla abbandonarla più.
Se me ne andassi...
Aveva chiamato William. Lui gli aveva confessato la verità, e l’aveva detta anche a Margaret.
Se me ne andassi...
Lei lo aveva preso a parole e aveva fatto intendere a lei che prima andava al college e meglio era, ed era anche meglio se ci fosse rimasta anche per le vacanze di Natale e di Pasqua.
Se me ne andassi...
Tanto, la sua non-madre voleva solo quello. Non aveva avuto rimpianti o altro, adesso che sapeva che non era sua figlia la trattava come un’estranea. Alla fine, Liz era sempre stata tale.
Se me ne andassi...
Tanto, ormai aveva quasi finito il suo ‘compito’. Mancavano solo Louis e Niall, ma sarebbe stato facile. E dopo, che avrebbe fatto?
Se me ne andassi...
In realtà, mancava solo lei. Perché tutto il gruppo, anche se Niall e Louis non si parlavano e Roxy si era aggiunta ad esso, aveva preso ad uscire di nuovo insieme, compatto. Naturalmente senza di lei.
Se me ne andassi...
Anche se Zoey ed Hope si lamentavano e dicevano che non era lo stesso senza di lei, Liz sapeva che in realtà lei non era mai appartenuta davvero a quel gruppo.
Se me ne andassi...
Se me ne andassi...
«Eli, Eli!» trillò qualcuno alle sue orecchie. Liz si svegliò di colpo e scattò seduta.
«Sì?» chiese.
«Hanno suonato alla porta» la avvisò sempre la stessa voce.
Liz batté qualche volta le palpebre, abituandosi alla luce e mettendo a fuoco la figura che le stava davanti. Claire, era Claire che l’aveva svegliata.
«Grazie» fece Liz, e un attimo dopo correva giù per le scale pettinandosi i capelli.
Prima di rispondere, corse a guardare l’orologio in salotto. Erano le 10.06 di sabato mattina. Perfetto.
Si guardò allo specchio. Sembrava un tantino intontita.  E il pigiama non era l’ideale. Ma non poteva farci nulla, così aprì lo stesso.
«Buon weekend, bella addormentata!» trillò Zoey entrando.
«Come sei sexy, sorellina!» scherzò Hope seguendo Zoey. Entrambe si sedettero nel divano in salotto.
«Ma su, entrate, fate come se foste a casa vostra» fece Liz sarcastica, chiudendo la porta  e andando anche lei in salotto.
«Ho portato i cornetti!» esclamò Zoey sfoderando un sorriso sgargiante, e mostrò a Liz il vassoio che portava l’insegna della pasticceria dietro l’angolo. Lo poggiò nel tavolino di fronte al divano.
«Cornetti! Cornetti!» esclamò Claire saltando verso di loro.
«Ciao, piccola!» la salutò Hope scompigliandole i capelli. Lei le fece la linguaccia e si allontanò.
«Io non sono piccola!» protestò, incrociando le braccia al petto.
Hope le stava antipatica. Era arrivata solo da un mese e sembrava che Liz volesse più bene a lei che a Claire.  Per di più, chiamava lei “sorellina”, e non più Claire.
Insomma, la bambina sentiva come se Hope le avesse rubato il posto. E questo a Claire non andava giù.
«Su, Claire, come lo vuoi il cornetto?» chiese Zoey aprendo il vassoio.
«Con la nutella» dichiarò Claire avvicinandosi. Zoey prese un tovagliolo e  con esso afferrò il cornetto scelto da Claire, per poi porgerglielo.
«Tieni, su, mangia» fece mentre Claire lo prendeva. La bambina, seguendo il suo consiglio, cominciò a divorarlo a grandi morsi.
«Mhm, buono» commentò la piccola.
«Voi servitevi da soli, non ho intenzione di far la cameriera!» disse Zoey, rivolgendosi ad Hope e a Liz.
«Ma che gentile!» borbottò Hope prendendo il cornetto alla marmellata.
«A che devo la vostra visita?» chiese Liz, cominciando a mangiare il proprio alla crema gialla.
«Ultimamente stai sempre chiusa in casa, non esci mai» affermò Zoey. Nel mentre la nutella le cadde addosso.
«Oh, cazzo, i jeans nuovi!» esclamò. Poi allargò gli occhi. «CAVOLO, volevo dire cavolo. Non  ascoltare, Claire, piccolina» aggiunse.
«Non sono piccola!» ripeté Claire battendo i piedi per terra. «E poi, cosa significa ‘cazzo’?» chiese innocentemente.
«Niente. Ma, Claire, promettimi che non lo dirai più: è una parola cattiva, non si dice!» spiegò Liz seria.
«Ma Zoey l’ha detta!» insistette Claire.
«Infatti, ma si è comportata come una monella. Tu non la devi imitare» continuò Liz. Claire annuì. Poi finì con un ultimo morso il cornetto.
«Vado a prendere un puzzle» le informò uscendo dalla stanza.
«Ma fa sempre e solo puzzle?» domandò Hope a Liz. Lei alzò le spalle.
«Le piacciono. Però gioca anche con le barbie e i bambolotti» rispose. Poi Liz fulminò Zoey. «E tu, controllati quando Claire è con noi, non voglio che ripeta in giro queste parole, ha solo tre anni».
«Scusa, mi è scappata» fece Zoey.
«Comunque, hai ancora intenzione di startene chiusa a casa?» chiese cambiando argomento. Liz sospirò.
«E che dovrei fare, mentre voi uscite e vi divertite?» domandò.
«Venire con noi?» fece Zoey.
«Loro non mi vogliono» dichiarò Liz.
«Loro non sanno. Potresti dirgli come stanno veramente le cose» ribatté Hope.
«Lo farò. Solo non adesso. Prima devo completare il resto del puzzle» rispose Liz.
«Intendi dire Niall e Louis?» chiese Zoey.
«Esatto. Farò in modo che tu e Louis possiate amarvi senza più nascondervi, e solo allora mi sentirò veramente degna di poter far parte di nuovo del vostro gruppo. Però vi giuro che succederà presto» spiegò Liz.
«Lo spero. E non per me e Louis, per noi va bene così, ma per te, perché so che ci stai male, ti senti fuori dal gruppo» ribatté Zoey.
«Dici così solo perché Niall non vi ha mai scoperto. Ed è per questo che voglio far presto, meglio che lo sappia da voi che da qualcun altro, o peggio ancora che lo veda coi suoi occhi» sbottò Liz. Calò il silenzio fra di loro, per qualche istante.
«Ho preso il puzzle dei Baby Looney Tunes!» annunciò Claire rientrando in stanza.
«Bello! Perché voi non cominciate a farlo mentre io preparo il caffè?» propose Zoey alzandosi dal divano.
«No, Zoey, mettiti comoda che lo preparo io. Voi avete già portato i cornetti, qualcosa dovrò pur fare, non voglio rimanere inerte» si ribellò Liz alzandosi con lei.
«Insisto: noi ti abbiamo svegliato e stiamo “occupando” casa tua, il minimo che possiamo fare è offrirti la colazione e un caffè» ribatté Zoey. «Approfittane per vestirti, nel mentre» aggiunse. A Liz non rimase che annuire.
«Va bene. Claire, Hope, vi lasciamo sole per poco» fece Liz. Mentre lei prese a salire le scale, Zoey si avviò verso la cucina.
Quando Liz tornò in salotto, Claire ed Hope avevano quasi finito il puzzle e si stavano divertendo. Sorrise: forse le sue due sorelline sarebbero andate d’accordo.
«Allora, com’è venuto questo puzzle?» chiese facendosi finalmente notare.
«Bene. Solo che mancano due pezzi, mi sa di averli persi» borbottò Claire. Liz si sedette nel divano.
«Magari li hai messi nello scatolo di un altro puzzle» fece Liz. Claire si illuminò.
«Vero! Grazie, Liz, adesso vado a cercarli» la ringraziò, correndo fuori dalla stanza.
«È davvero una bambina simpatica» commentò Hope. Liz sorrise.
«Già. Peccato che i suoi non siano i genitori ideali» sospirò Liz.
«Non credo esistano dei genitori modello. In un modo o nell’altro, tutti hanno una pecca» ribatté Hope.
Lei aveva sempre creduto che i suoi fossero perfetti. Peccato che alla fine si fossero rivelati non essere i suoi.
Liz fece un secondo sospiro e guardò il puzzle. I Baby Looney Tunes stavano giocando in un parco giochi, ma al posto della faccia di Duff c’era un grosso vuoto. Uno dei pezzi mancanti. L’altro era uno spicchio di cielo, un angolino.
«Un puzzle può essere bello lo stesso anche senza un pezzo, non trovi?» chiese alla sorella.
Se me ne andassi...
Il pensiero, che per qualche minuto era svanito, tornò a farsi presente. Hope la studiò, cercando di interpretare il significato nascosto di quella domanda.
«Dipende: un pezzo laterale, periferico, di poca importanza, può anche passare inosservato. È utile, ma se manca pochi lo notano» rispose indicando il pezzo mancante di cielo. «Ma se è uno dei pezzi principali, la sua presenza è essenziale. La sua mancanza si nota molto, ed il puzzle non è più lo stesso senza esso» aggiunse indicando la faccia mancante di Duff.
«Credo che tu abbia ragione» costatò Liz, convinta di essere un pezzo periferico. Hope si ricordò di ciò che le aveva detto Liz poco tempo prima.
«Ma ricorda che i pezzi periferici non possono far disperdere il puzzle: solo i pezzi principali sono capaci di farlo. Un muro non fa crollare la casa, un pilastro sì» fece Hope, guardandola attentamente.
Liz alzò la testa di scatto, sgranando gli occhi, guardandola sorpresa. Sperava che la sorella non capisse ciò che realmente voleva dire. Si era dimenticata che tra loro due sorelle esisteva un istinto speciale.
«Eccomi qui col caffè, ragazze» annunciò Zoey rientrando in salotto col vassoio in mano.





«Mio fratello ha detto di ringraziarti. Di nuovo» comunicò Roxy a Niall quando questa terminò la chiamata.
I due ragazzi erano seduti sul letto di Niall e stavano parlando da quando erano saliti in camera dopo cena, quando David li aveva interrotti con la solita chiamata alla sorella.
«Domani digli che può anche smettere di farlo. Ospitarti finché non troverai qualcosa è un piacere. Anzi, è meglio se non trovi niente, perché è bello averti qui» rispose Niall.
«Certo, è bellissimo vivere qua, ma vivo a tue spese. E tua madre me lo ricorda con ogni sguardo che mi lancia. Posso pagarti l’affitto della stanza, se vuoi» propose Roxy.
«Certo che no, non potrei mai accettare dei soldi da te» ribatté Niall.
«Anche se sembra di meno, è già un mese che vivo qua da te, non posso continuare così!» sbottò Roxy.
«David sarebbe rimasto volentieri, per aiutarti. Ma purtroppo ha un lavoro, a Londra» fece Niall.
«David sarebbe rimasto volentieri per controllarmi» lo corresse Roxy.
«Controllarti? E perché mai?» chiese Niall. Roxy lo guardò maliziosa.
«Sai tu perché: ha paura che noi due...» e lasciò il discorso in sospeso, per dargli un bacio a stampo.
«Mhm... mi sa che le sue paure sono fondate» mormorò Niall a fior di labbra, mentre Roxy si sedeva sopra di lui.
«Shh... magari ti sente» scherzò Roxy.
«Dovresti dirglielo» disse Niall.
«Lo farò. Più avanti, forse... non posso mica dirgli che ci siamo messi insieme mentre ancora lui era qui... fingeremo che la cosa sia nata un po’ più avanti, vivendo nella stessa casa...» rispose Roxy.
«Quindi il classico “Da cosa nasce cosa”? Niente “colpo di fulmine” com’è stato in realtà?» domandò.
«Esatto. Ora devo andare, prima di dormire devo fare una stupida ricerca per la prof di biologia» si congedò Roxy alzandosi e avviandosi verso la porta.
«Buonanotte!» fece Niall. Roxy gli sorrise.
«Buonanotte, James» rispose Roxy uscendo dalla stanza.
Niall sospirò, poi spense la luce della stanza e si avvicinò alla finestra: voleva provare a vedere le stelle. Anche se in un centro abitato era difficile, magari col buio ci sarebbe riuscito.
Non avrebbe mai immaginato di vedere ciò che vide: un’ombra che camminava nel suo giardino, si arrampicava in un albero e bussava al davanzale... della finestra nella stanza di sua sorella Zoey. Alla luce della luna riconobbe Louis.
Si staccò dalla finestra, arrabbiato. Sua sorella gli aveva mentito: non era arrabbiata con Louis come aveva finto, ma molto probabilmente stavano insieme da molto.
Accecato dalla rabbia, uscì dalla stanza e scese in salotto. Nessuno doveva prendere in giro Niall Horan.





Zoey stava leggendo un libro coricata nel suo letto, quando sentì bussare alla sua finestra. Alzò lo sguardo, e spaventata vide una figura scura davanti alla sua finestra.
Senza pensarci, prese il libro con entrambe le mani e si avvicinò alla finestra. La aprì e portò il libro sopra la testa, per poi calarlo con forza, pronta a colpire il ladro. Ma questo con una mano bloccò il colpo.
«Vuoi mettermi KO, babe?» chiese Louis. Zoey strabuzzò gli occhi. Adesso che la luce gli illuminava il viso, riconobbe il suo ragazzo.
«Ma che cavolo fai, sei matto?!» esclamò, mentre Louis entrava nella stanza. «Saresti potuto cadere, o qualcuno avrebbe potuto vederti!» esclamò.
«No, ho controllato: tuo fratello ha la luce spenta, starà dormendo, mentre i tuoi sono in salotto a vedersi la tv, sono stato attento a non farmi vedere» la tranquillizzò Louis. Eppure Zoey aveva una cattiva sensazione.
«Non so, Louis. Dovresti essere più prudente» insistette Zoey. Louis le si avvicinò e la baciò, e Zoey scordò tutto. Si affrettò a ricambiare il bacio.
D’un tratto, la porta della stanza si aprì violentemente. Zoey e Louis si staccarono di colpo, vedendo il signor Horan e Niall sulla soglia, entrambi furiosi.
Zoey si morse il labbro, maledicendosi del fatto che non aveva chiuso la porta a chiave. Avrebbe dovuto farlo.
«ZOEY, COSA CI FA UN RAGAZZO IN CAMERA TUA A QUEST’ORA? DA DOVE E’ ENTRATO?» urlò il padre arrabbiato, cominciando così ad urlare, e a rimproverare e ad insultare, scatenando il pandemonio, sotto lo sguardo soddisfatto di Niall.
Quando si girò verso il corridoio, notò che Roxy, in pigiama, guardava la scena con disprezzo. Anzi, guardava lui con disprezzo.
«Mi avevi promesso che non saresti stato geloso, mi avevi promesso che non ti saresti intromesso! Come hai potuto? Mi fai schifo, Niall, mi hai deluso» mimò Roxy con le labbra, poiché nessun suono sarebbe giunto alle orecchie di Niall a causa delle grida del padre.
Poi Roxy di girò e tornò in camera sua. Niall capì di aver fatto la più grande cazzata del mondo. Non avrebbe dovuto lasciarsi trascinare dall’ira.





Nila's Corner

Tadaaaaan *lo dice nello stesso modo di Marcel*. Eccomi qui dopo un po' di giorni in cui mi sono data per dispersa. Sorry, ma sono stata così piena di impegni.
Sono andata al parco avventura Madonie, domenica. I miei non erano tanto convinti, non volevano andarci, così ho detto "O mi portate al parco avventura o mi assicurate un biglietto al prossimo concerto italiano degli One Direction". Manco avevo finito la frase che già eravamo a metà strada (che genitori volenterosi di farmi vedere i ragazzi). So che coi ricatti non si risolve nulla, ma era solo per dargli la convinzione che gli mancava, eh.
Poi in questi giorni ho avuto un'allergia... Davvero, vi assicuro che sto piangendo per l'allergia, non perchè i miei non voglio portarmi a Palermo a vedere This Is Us, eh. D'altronde, che mi importa di vedere l'insignificante, stupido, bellissimo, sognato DVD dei ragazzi che amo più di ogni altra cosa al mondo.
HO IL DIARIO DEI RAGAZZI, HO IL DIARIO DEI RAGAZZI!!!! Anche se ciò non ha fermato la mia allergia. E il bello che se l'è comprato anche una BM amica di una mia amica e una mia amica directioner non ne ha trovati più, erano finiti #ilmondogiraalcontrario
Voi come l'avete il diario quest'anno??? *sì, lo so che parlare di scuola in questo periodo fa male*
Passando alla storia, ecco che Zoey e Louis vengono scoperti. Ahia. E invece Roxy e Niall si stanno comportando come loro con David. Ma Roxy si è arrabbiata (go Roxy go) e questo aiuterà nel concludere positivamente la cosa.
Niente accenni di Harry-Liz in questo capitolo, mi dispiace, anche se Liz si fa vedere abbastanza.
Ora parliamo d'altro: per conoscervi meglio, vorrei chiedervi che libri leggete oltre le storie su efp e quali sono i vostri preferiti.
Io leggo fantasy, ma il mio preferito è Hunger Games, (amo questa saga) ma anche Harry Potter, Twilight e tutti quelli di Licia Troisi, che è la mia scrittrice preferita (tutte le sage del Mondo Emerso sono bellissime, specialmente le Guerre, amo Dubhe). E poi ci sono i libri di Fairy Oak, che hanno segnato la mia infanzia :') Naturalmente ne ho molti e molti altri che non sto qui ad elencare o si fa mattina.
Ringrazio chi recensisce/ricorda/segue/preferisce questa storia, e ringrazie specialmente le 10 recensioni dello scorso capitolo, vi amo ragazze <3
Va beh io vado, a presto,

Bye xxx

P.S. Vi ringrazio ancora, perchè so che potrò farlo ancora per poco, per altri pochissimi capitolo :'( *malinconiatime*

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 - Find other friends, forget Harry ***




Capitolo 21
Find other friends, forget Harry





Quando Liz vide arrivare Zoey, capì subito che qualcosa era successo, e non era sicuramente nulla di buono: le occhiaie dell’amica erano marcate e gli occhi erano gonfi come se avesse pianto per tutta la notte.
«Zoey, cos’è successo?» chiese Liz preoccupata, correndo verso di lei, senza dare importanza a Niall che era accanto a lei. Zoey sospirò, poi fulminò il fratello con lo sguardo.
«Ora posso andare o ho ancora bisogno della scorta?» domandò gelida. Niall sbuffò, seccato.
«Vai. Ma sappi che ti guardo. Se ti becco con Louis...» lasciò la frase in sospeso
«Cavolo Niall, ho capito, addio!» sbottò Zoey allontanandosi. «Vieni, Liz» aggiunse poi, facendo segno a Liz di seguirla.
«Cos’è successo?» ripeté Liz quando furono lontane da Niall.
«Louis è venuto a trovarmi, ieri sera. E Niall e mio padre l’hanno visto. È successo il finimondo, e mio padre adesso mi ha vietato di uscire di casa se non con Niall» spiegò Zoey, mentre gli occhi tornavano a farsi lucidi. Liz l’abbracciò
«Su, calma, vedrai che riuscirò ad aggiustare tutto velocemente» le promise Liz per risollevarla.
Anche se in realtà non aveva la più pallida idea di come fare. Sciolsero l’abbraccio e rimasero per qualche secondo in silenzio, a pensare.
«Cavolo quanto è stupido Niall» fece Roxy avvicinandosi alle due. Le due la guardarono. «E il bello è che mi aveva promesso che non sarebbe stato geloso» aggiunse.
«Cosa?» chiese Liz.
«Odio quando mio fratello è geloso nei miei confronti, diventa una bestia. Così tempo fa ho fatto promettere a Niall che non sarebbe stato geloso con Zoey. Ma non l’ha mantenuta» spiegò Roxy, triste.
«Ragazze, indovinate cosa hanno appeso in bacheca!» esclamò Hope correndo verso di loro allegra. D’altronde non sapeva nulla di ciò che era successo a Zoey.
«Un comunicato che dice che gli esami di fine anno sono stati annullati e quindi ci diplomeremo senza affrontarli?» chiese speranzosa Zoey.
 «No, purtroppo, ma la notizia è altrettanto grandiosa: tra tre settimane ci sarà una gara canora nel teatro della scuola e tra tre giorni ci saranno i provini. Chiunque può partecipare, basta che canti una canzone personale!» fece Hope.
«Ma che bello» sbottò Zoey senza allegria.
«Dai, Zoe, sarà carino» ribatté Roxy.
«Certo che no: sarà pieno di stonati che credono di essere cantanti professionisti e di zoccole che credono di essere fighe» borbottò Zoey di rimando.
«Sempre pessimista, tu. Liz, tu che ne pensi?» chiese Hope a Liz. Si accorse che questa guardava un punto indefinito con gli occhi che le brillavano.
«Liz?» ripeté la sorella, sventolandole una mano davanti gli occhi. Liz parve uscire dallo stato di catalessi in cui era caduta.
«Si?» domandò.
«Tu che ne pensi?» chiese di nuovo Hope. Liz non si rivolse a lei, ma guardò Zoey eccitata, con un sorriso a 32 denti.
«Ho trovato il modo di aggiustare tutto!» esclamò cominciando a saltellare.
«Davvero?» fece Zoey, sorridendo sorpresa.
«Sì! Partecipa al concorso, sei brava a cantare» propose Liz.
«Tu sei pazza! Sarò anche decente a cantare le canzoni di Demi Lovato, ma non so scriverle!» esclamò Zoey rabbuiandosi di colpo.
«Ma io sì! Potremmo scriverla insieme, questo pomeriggio!» insistette Liz. Zoey la fissò severa per qualche secondo, poi sospirò.
«Mi assicuri che questo è qualcosa di decisivo per aggiustare la situazione, e che se non lo faccio la situazione rimarrà quella di adesso?» chiese Zoey, arrendendosi.
«Certo. E ti assicuro che dopo lo spettacolo Niall capirà tutto e tu e Louis potrete stare insieme liberamente» rispose Liz.
«Cos’è successo con Niall e Louis?» chiese Hope che non sapeva nulla. Liz cominciò ad allontanarsi.
«Dove vai, Liz?» chiese Zoey.
«Da Louis, devo dirgli una cosa» spiegò Liz.





Si avvicinò a Louis nonostante stesse parlando con Harry. Questo la fulminò con lo sguardo già da lontano. Lei sospirò e continuò a camminare
Non le interessava se sotto il suo sguardo si sentiva estremamente in disagio, doveva parlare con Louis. Per Zoey,
«Ciao Louis, devo parlarti» fece guardando solo Louis, cercando di ignorare completamente Harry.
«Certo. Harry, ci scusi un attimo?» chiese Louis. Harry annuì e se ne andò. O almeno, questo suppose Liz sentendolo allontanare.
«Allora?» le domandò Louis quando Harry fu lontano.
«Hai sentito del concorso musicale?» chiese Liz. Louis annuì.
«Partecipa. Con una canzone che riguardi te e Zoey» gli consigliò.
«Perché?» fece Louis confuso. Non ne vedeva l’utilità, anzi. Avrebbe provocato Niall, che si sarebbe infuriato ancora di più.
«Se è vero amore, anche i fratelli più gelosi devono arrendersi di fronte la realtà. Scrivi tutto ciò che provi per lei, mettici il cuore, e Niall non potrà rimanere inerme davanti la situazione. Anche Zoey parteciperà, le do io un aiuto a scrivere la canzone. Tu?» spiegò Liz.
«Io me la cavo a scrivere canzoni. Affare fatto» fece Louis, e i due si scambiarono un cinque.
«Adesso torno da lei, ci si vede» lo salutò Liz.





Liz si avvicinò a Hope, Zoey e Roxy in silenzio, e si nascose dietro un albero del cortile, pronta a saltar fuori e a spaventarle, quando la loro discussione giunse alle sue orecchie.
«Ho promesso a Zayn che mi sarei seduto con lui» sussurrava Hope.
«E Niall mi vuole al suo tavolo. Anche se c’è anche Louis. Dice che “così mi controlla meglio”» sbuffò Zoey.
«Io mi sono sempre seduta al loro tavolo» fece Roxy.
«Non possiamo mica lasciare Liz da sola, qualcuno a mensa deve pur sedersi con lei» fece notare Zoey.
«Già. Se la lasciamo solo si convincerà ancora di più che non fa parte del nostro gruppo, che farebbe meglio ad andarsene...» concordò Hope.
«Pensa questo?» chiese Zoey, stupita.
«Non me l’ha detto in modo esplicito, ma sì, pensa questo» rispose Hope.
«Forse dovremmo invitarla a sedersi con noi, nel nostro tavolo» propose Roxy.
«Già, anche se Liam, Niall ed Harry ce l’hanno a morte con lei» annuì Zoey.
Liz sentì un peso al cuore, rendendosi conto che davvero non faceva parte del gruppo. Era solo un peso anche per le sue amiche.
Trova altri amici.
Dimentica Harry.

Uscì fuori dall’albero senza farsi notare e poi tornò come se nulla fosse.
«Hey, ragazze!» fece. Tutte si ammutolirono di colpo.
«Stavo pensando: siccome a mensa io devo finire i compiti di Trigonometria, perché non vi sedete tutte nel tavolo con gli altri? Se no vi annoierete!» propose fingendo un sorriso.





Liz avanzò in mensa col vassoio pieno in mano e lo stesso dubbio di pochi mesi prima: In che tavolo mi siedo?
Guardò la stanza affollata per qualche secondo, tentata di scegliere un tavolo vuoto, quando gli occhi le caddero su un tavolo tra i cui seduti c’era un certo ragazzo che le era familiare. Ci pensò qualche istante, poi la mente gli fornì le informazioni che cercava.
Ah sì, si chiama Mike Houston ed è nella mia stessa classe di Biologia, Fisica e Letteratura Inglese. Mi ha chiesto di prestargli la gomma un paio di volte ed era in una delle registrazioni di Zoey.
Liz decise all’istante che si sarebbe seduta al suo tavolo. Magari era anche simpatico. Così prese un respiro e si avvicinò al tavolo, fino a fermarsi proprio davanti alla sedia vuota accanto a Mike.
«Scusate, posso sedermi con voi?» chiese a tutti i seduti a quel tavolo. Mike la guardò, e gli si illuminarono gli occhi.
«Certo, vieni» rispose, indicandogli la sedia. Liz sorrise cortese e si sedette.
«Grazie. È solo che non mi andava molto sedermi da sola» confessò Liz.
«Non ti sedevi nel tavolo dei popolari, una volta?» chiese gelida una ragazza dai capelli neri e gli occhiali che la guardava con astio.
«Per me non è il “tavolo dei popolari”, ma il “tavolo in cui sono seduti i miei amici”» rispose Liz, fulminandola con lo sguardo.
«E perché ora ti siedi qua? Ti hanno scacciato via?» gracchiò sempre la stessa ragazza.
«Sam, finiscila!» la rimproverò Mike. «Comunque, io sono Mike» si presentò.
«Già. Frequentiamo la stessa classe di Biologia, Fisica e Letteratura, vero?» chiese. Mike annuì, felice del fatto che Liz si fosse ricordato di lei.
«Io sono Mary» si presentò un’altra ragazza seduta al tavolo, con occhi verdi e un sorriso mozzafiato.
«Mi chiamo Steven» fece il ragazzo seduto accanto ad’ella.
Occhi marroni, capelli castani, del tutto normale, eccetto per un particolare: un grande tatuaggio al braccio, un cuore trafitto da un pugnale e con la scritta “Love will tear us part”. Un po’ accattivante.
«Thomas» si presentò un secondo ragazzo, biondo, occhi azzurri, chiaro di carnagione, accento straniero, corporatura da macho.
«Non credo di averti mai visto in giro» commentò Liz.
«Sono appena arrivato, vengo dalla Svezia» rispose lui. Liz annuì.
«Sono stata una volta in Svezia, è davvero carina. Forse un po’ fredda, ma è okay» disse Liz.
«Ah, ma che sbadata, non mi sono ancora presentata!» notò poi. «Io sono Liz» aggiunse, cominciando a mangiare l’insalata.
«Mhm, mela, succo di frutta alla pera, insalata. O sei vegetariana o sei a dieta» osservò Steven.
«Nessuno delle due. Mi andava solo di mangiare qualcosa di leggero» rispose Liz.
«Mangiati una piuma» ribatté Sam.
«Ah ah ah, davvero molto divertente» fece Mike freddo.
«No, davvero, è carina come battuta» ammise Liz. A Sam si illuminarono gli occhi.
«Davvero?» chiese sorridendo.
«Sì» affermò Liz.
«Nessuno me l’aveva mai detto, tutti ogni volta rimangono infastiditi» sospirò Sam. «Mi stai simpatica» aggiunse poi.
«Wow Liz, hai appena fatto un miracolo: nessuno gli è mai stato simpatico» la informò Mike.
«Io credo di sì: non starebbe qua con voi se non gli piacesse» gli fece notare Liz.





«Abiti vicino la pasticceria di mia nonna, vero?» chiese Mike mentre entrambi uscivano dall’edificio scolastico, finalmente liberi. Liz annuì.
«Sì. Come fai a saperlo?» domandò.
«Passo davanti casa tua spesso, per andarci, e ti ho vista un paio di volte» spiegò.
«Giusto. Non c’avevo pensato» fece Liz.
«Beh, io devo passare di là, ti va di far la strada insieme?» propose lui.
«Certo, mi farebbe davvero piacere!» esclamò Liz. I due uscirono dal cancello e cominciarono a incamminarsi, passando davanti a motorini ed auto degli studenti posteggiate.
«Hey Liz, vuoi un passaggio?» chiese Zoey accanto la macchina del fratello.
«No grazie, vado con Mike» rispose Liz indicandolo. Zoey lo studiò per qualche secondo, poi annuì.
«Okay. Allora ci vediamo oggi a casa mia, per quel fatto? Sai, io non posso uscire, per la nuova regola di mio padre» fece Zoey.
«Sì, certo, vengo io a casa tua. Chiedi a Niall se può prestarti la chitarra» rispose Liz, per poi proseguire con Mike.
«Chitarra? Sai suonare la chitarra?» chiese Mike.
«Un po’. Mio padre mi ha imparato a suonare parecchi strumenti, come chitarra, basso, batteria, il piano, il flauto...» raccontò.
«Wow, sono tanti, deve essere stato difficile impararli tutti» fece Mike sorpreso. Liz alzò le spalle.
«In realtà non ricordo, ero piccola allora. Però non suono da tre anni, non so se ricordo ancora molto» ribatté Liz.
«E come mai dopo tre anni hai deciso di riprendere?» domandò Mike.
«Perché la mia amica Zoey ha intenzione di partecipare alla gara che da la scuola» rispose Liz.
«Forte. Tu parteciperai?».
«No, non credo. Tu?».
«Sono stonato, romperei i vetri se mi mettessi a cantare» confessò Mike, ridendo.
«Non ci credo che sei così stonato. Magari appena un po’. E poi, anche chi è stonato se si esercita può diventare intonato» fece.
«Comunque, io sono arrivata» aggiunse fermandosi. Mike si guardò e si rese conto che era vero, erano davanti la casa della ragazza.
«Wow, la strada mi è sembrata molto più corta con te» dichiarò Mike. Liz sorrise, arrossendo leggermente.
Non essere timida, Liz, non rinchiuderti in te stessa.
«Potremmo farla insieme più spesso, allora» propose Liz.
«Mi piacerebbe molto» rispose Mike.
«Allora ciao» lo salutò Liz, mettendosi in punta di piedi e dargli un bacio sulla guancia.
«Ciao» sussurrò lui.
Liz si girò e corse verso casa. Aprì la porta ed entrò. Si girò per chiudere la porta e notò che Mike era ancora là. Agitò la mano salutandolo, poi chiuse la porta.
«Wow» mormorò Mike, riprendendo a camminare. Non avrebbe mai immaginato che Liz gli avrebbe mai rivolto la parola.





Dall’altra parte del mondo, in una grande e ricca casa, in una camera buia, una persona meditava in silenzio e in solitudine, quando qualcuno bussò alla porta.
«Avanti!» ordinò una voce roca. Dalla porta entrò il maggiordomo.
«Signore, l’investigatore Hill è arrivato. Lo faccio accomodare in salotto o preferisce che lo riceviate qui, nello studio?» chiese questo.
«Fallo entrare qui» rispose l’uomo. Il maggiordomo uscì dalla stanza, lasciando entrare al suo posto l’investigatore.
«Buongiorno, signor Mason, scusate se è presto» fece.
«Non si preoccupi, Hill. Le ha trovate?» chiese l’uomo.
«Sì, già da molto» rispose l’investigatore.
«E perché questo ritardo?» domandò il signor Mason.
«Ho avuto alcune difficoltà nel raccogliere le molte informazioni che avete chiesto, ma adesso ho tutto ciò che volevate» spiegò l’investigatore.
«Eccovi la busta con tutto» aggiunse poi porgendogliela. Il signor Mason la prese e la aprì, studiando i vari elementi.
«Grazie del servizio, può andare. Tra due giorni manderò qualcuno a portarvi l’assegno» lo congedò. L’investigatore annuì e senza salutarlo se ne andò.
Tutti così, gli investigatori: ti trattano benissimo finché sei loro cliente, ma appena finiscono il loro compito per loro vali meno che zero pensò Mason sbuffando. Dopo poco il maggiordomo rientrò nella stanza.
«Signore, la lettera dobbiamo scriverla adesso?» chiese. Mason annuì. Il maggiordomo allora prese carta e penna e si sedette di fronte Mason.
«Destinatario?» chiese.
«Elizabeth Johnson. Il suo indirizzo è questo» rispose passandogli un foglietto di carta.

 


Nila's Corner

Rieccomi qui. Scusate per il ritardo, so di aver promesso di aggiornare ieri, ma mia sorella mi ha sequestrato il MIO computer perchè dice che quel giorno c'ero stata troppo e che dovevo ascoltare l'oculista che mi ha detto che se stavo troppo al computer mi si cala la vista.
Non è che io sia una specie di nerd che sta sempre al computer, anzi, ma ieri ho dovuto scrivere la storia, rileggerla, e poi mi sono copiata dal computer al mio quaderno personale 3 canzoni dei ragazzi con rispettiva traduzione (cosa fa non avere una maledetta stampante).
Ma parliamo della storia. NON ODIATE NIALL, ha capito di aver fatto una cazzata enorme ma non sa come rimediare quindi si è messo in testa che se non può aggiustare le cose tra lui e Roxy, almeno terrà la sorella distante da Louis. Liz ha avuto il colpo di genio (le si è accesa la lampadina) e ha seguito il consiglio che David aveva dato a Zoey e che lei aveva raccontato all'amica (le parole le ho messe in corsivo per farle notare).
Ed ecco che Liz comincia a far nuove amicizie e si sacrifica per le amiche :') che cuore ha la mia Liz. Ed ecco che il signor Mason (per chi non lo avesse capito, è il padre biologico di Liz e Hope) che cerca Lizzie ed Hope, ma decide di contattare solo Liz, nei prossimi capitoli si capirà il perchè.
"L'altra parte del mondo" è l'America, credo. Cioè, non so se dall'altra parte del mondo, corrispondete all'Inghilterra ci sia l'America, ma io intendo questa lol.
Clap clap a Liz che riesce a dimenticare finalmente la timidezza :)
Passando ad altro, volevo chiedervi quanti anni avete. Io 13, e dovrei andare in terza media, ma ho fatto l'esame di primina (dall'asilo sono passata direttamente alla seconda elementare studiando come una cane e sostenendo un esame) e quindi arrivo scientifico!!!!
Ringrazio chi ha recensito e chi segue la storia in silenzio :) E anche chi preferisce/segue/ricorda la storia :D
Al prossimo capitolo (quindi tra domani e dopodomani),

Bye xxx

P.S. Avete in mente che canzone canterà Louis?? Indizio: è dei ragazzi. Su, che la sapete :)
P.P.S. Hanno cambiato l'editor di efp, preferivo quello vecchio, uffa *non vi interessa*

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 - Next to the show ***




Capitolo 22
Next to the show





«Forza Zoey, fai quegli esercizi vocali che ti ho insegnato» la incitò Liz.
Zoey cominciò a riscaldare la voce, ma in realtà era così agitata che avrebbe fatto scena muta. Interruppe così gli esercizi per comunicarlo a Liz.
«Non ce la farò. Non riuscirò ad aprir bocca. O, se lo farò, stonerò come non mai per la troppa emozione» disse nervosa. Liz le sorrise, un sorriso incoraggiante.
«Ma no che non stonerai. Abbiamo provato molte volte in questi giorni, e sei sempre stata bravissima» affermò Liz.
«No, tu sei stata bravissima, a scrivere la canzone, a suonare il piano e la chitarra magnificamente, ed è grazie a te che ho la canzone» ribatté Zoey.
«Invece è grazie a te: quelli nella canzone sono i tuoi sentimenti, e le parole sono le tue» fece Liz.
«Zoey Horan!» annunciò la professoressa di Musica mettendo la testa fuori dalla porta dell’aula di Musica, quella isolata acusticamente.
Zoey sbiancò e strinse la mano di Liz, desiderando fermamente che fosse quella di Louis. Liz la spinse verso la porta.
«Andrà tutto bene» le sussurrò. Zoey avanzò verso la professoressa.
«Può far assistere al provino una persona. Solo una» la avvisò questa. Zoey si girò verso Liz e fece segno di seguirla. Liz trotterellò dietro di lei.
«Oddio Liz, non ce la faccio!» bisbigliò Zoey supplicandola. Liz la afferrò dalle spalle e la costrinse a guardarla negli occhi.
«Quando sei sopra quel palco, tieni lo sguardo fisso su di me. Non sulla prof, non sulla giuria, su di me. Guardami e fingi che sia solo un’altra prova in camera tua. O fingi che io sia Louis e che tu stia cantando quella canzone solo per lui. Perché è vero» disse Liz calma. Zoey annuì, cercando di tranquillizzarsi.
«Allora?» domandò la professoressa guardandole.
Zoey prese un bel respiro profondo e si avviò verso il piccolo palco allestito in quella stanza. Il concorso vero e proprio sarebbe stato nel teatro della scuola, ma i provini erano in quella piccola stanza.
Zoey prese il microfono da terra e lo avvicinò alle labbra. Liz inserì il cd con la base nello stereo vicino al palco, e la musica partì.
Zoey fissò gli occhi dell’amica e finse che fossero tra il celeste e il verde acqua, di quel colore che tanto amava.
Senza quasi rendersene conto, le sue labbra si aprirono e le parole e i versi presero a rincorrersi.
Così cantò, cantò a Louis. Cantò col cuore, cantò con l’anima. Semplicemente cantò con tutta se stessa, dando il meglio di sé.
Quando la musica scemò, tutta la giuria non poté far a meno di applaudire, seguendo l’esempio di Liz.
Poi la giuria prese a parlare fra loro, mentre Zoey scendeva di corsa dal palco e andava ad abbracciare Liz.
«Grazie. Ho seguito il tuo consiglio, ed è stato stupendo» fece Zoey.
«Lo ribadisco: non devi ringraziare me, ma te stessa» rispose Liz. Un colpo di tosse forzato e finto le fece separare.
«Signorina Horan, lei è stata ammessa alla fase successiva, ovvero al concorso vero e proprio. Tra tre settimane venga un’ora prima di esso per le ultime prove» disse la professoressa, e le due amiche cacciarono un urlo di gioia mettendosi a saltare.
«Potete andare» le congedò sempre la professoressa.
Zoey e Liz uscirono e passarono accanto alla fila di persone che aspettava che fosse il proprio turno.
Fra di loro, quasi alla fine, c’era Louis, che alzò lo sguardo quando Zoey gli passò accanto. Lui e Zoey si scambiarono occhiata d’intesa.
Per quanto Zoey volesse fermarsi a parlare, alla fine del corridoio la aspettava il fratello che l’aveva accompagnata.
«Passata?» mimò lui con le labbra. Zoey, sorridendo, annuì. Louis sorrise di rimando, poi si toccò il telefono in tasca con fare innocente.
Purtroppo Zoey dovette continuare a camminare per non insospettire Niall, ma il messaggio le era arrivato lo stesso: le avrebbe mandato un messaggio per dirle com’era andato lui.





«Sono arrivata!» annunciò Liz appendendo il giubbotto nell’attaccapanni. Posò lo zaino infondo le scale, poi entrò in cucina, dove Margaret stava cucinando la cena.
«Come mai così tardi? Potevi avvertirmi, non sarei stata in pensiero» la rimproverò gelida.
«Sono stata a scuola, Zoey doveva sostenere il provino per il concorso canoro che si terrà tra tre settimane» spiegò Liz. Margaret sbuffò.
«Comunque, è arrivata una lettera stamattina, per te. È sul tavolo» informò a Liz. Liz prese la busta dal tavolo e lesse il mittente. 
John Mason.
John Mason
John Mason.

A Liz scivolò la busta dalle mani. Non poteva essere. Non doveva essere. Il suo vero padre non l’avrebbe mai ricontattata dopo 18 anni.
John Mason. Mason, il mio vero cognome. Ma non sarà lui. Chissà quanti Mason ci sono in Inghilterra. O nel mondo. Qua c’è scritto che è di Los Angeles. Le probabilità che un John Mason di Los Angeles fosse mio padre sono poco più che 0.
Con mani tremanti raccolse la busta da terra e la aprì, cominciando a leggere la lettere, isolandosi dal mondo.

Cara figlia mia,
Se ti contatto solo adesso, dopo ben 18 anni di silenzio, è perché ho passato questi anni a crogiolarmi nei rimpianti e nei rimorsi, mentre lo stesso dubbio mi assaliva: avevo fatto bene? Ero sicuro di non essere un buon padre.
Ma ora che la vecchiaia comincia a farsi sentire, ho capito di voler morire con la consapevolezza che le mie figlie siano sane e salve.
So che molto probabilmente mi odierai e mi rinnegherai, specialmente perché hai saputo da poco che le persone con cui sei cresciuta non sono i tuoi genitori biologici, ma voglio ricordarti che ti hanno cresciuta e che in qualche modo saranno più genitori loro che io.
So tutto di te perché da poco ho ingaggiato un investigatore per sapere se stavi davvero bene o no, e lo stesso per tua sorella.
Ho saputo che Hope, quella birbantella, ha avuta un’infanzia bellissima e genitori che l’adoravano. Quella bimba che ti regalava il suo nuovo pupazzo quando piangeva si è trasformata in donna ed ha continuato a sentire il bisogno di starti vicino anche quando non sapeva del vostro legame!
Poi ho saputo di te, e del tuo passato difficile. Il tuo rapporto difficile coi tuoi genitori mi ha molto ferito e mi ha perseguitato giorno e notte, convincendomi finalmente a scriverti. Scusami. Scusami se, credendo di darti un futuro migliore, ho solo reso la tua infanzia travagliata e difficile.
Così vorrei, in qualche modo, riscattarmi, e allo stesso tempo cercare di creare un legame con te e di risanare tutti gli anni in cui non ci sono stato, come non ci sono stati Margaret e il mio caro amico William.
Ti comunico che non mi sono messo in contatto con tua sorella perché prima vorrei sapere ciò che pensa di me. Ho preferito fare il ‘salto nel vuoto’ solo con te.
Per favore, ti supplico di rispondermi, di cercare di perdonarmi, di lasciare che io ti possa conoscere.
Spero tu mi risponda, a presto
John Mason

Le lacrime scorrevano sul viso di Liz. Sentiva di dover essere arrabbiata, di dover strappare quella lettera e di bruciarla, ma qualcosa nel suo cuore le diceva di no.
Forse era il suo carattere, quel qualcosa che non la faceva arrabbiare neanche con chi le aveva fatto il male più grande, quella sua bontà infinita e ingenua.
O forse era il bisogno di trovare qualcosa di solido, qualcosa in cui aggrapparsi proprio in quel momento in cui tutta la sua vita subiva cambiamenti così radicali ed improvvisi.
Così, senza neanche darsi una ragione, salì in camera, prese carta e penna, e rispose al padre, cercando di essere alquanto più sincera.

Caro signor Mason,
La chiamo così perché, sinceramente, non mi sento né sicura né pronta per chiamarla ‘papà’. Quindi mi scusi per questo mio cercare di definire delle distanze.
Devo dirle che mi ha sorpreso molto questa lettera, perché non speravo che lei si potesse ricordare di me. Insomma, dopo 18 anni uno può anche scordarsi delle figlie che ha avuto e poi venduto. Lo ha fatto persino William, nonostante mi avesse cresciuto per una quindicina d’anni.
Purtroppo per lei, non credo che Hope sarà contenta come me se mai ricevesse una sua lettera, poiché mi ha espressamente detto più volte che la odia.
La realtà è che in questo periodo nella mia vita ci sono stati così tanti colpi di scena e sofferenza che mi sembra di essere in una specie di film, o in un libro.
Ma la cosa positiva, se mai si può definire tale, di questa situazione è che alla fine sto cominciando a capire il mondo.
A quanto mi ha detto, sa molto della mia vita, ma io non so niente della sua, a parte il fatto che accadde 18 anni fa. Si è distaccato dalla tossicodipendenza? Si è rifatto una vita? Ha un’altra moglie, altri figli magari?
So che scrive questa lettera da Los Angeles. È la per una vacanza o ci abita? Invierò questa lettera allo stesso indirizzo, quindi spero che lei sia ancora lì.
Ho sempre sognato di visitare Los Angeles, è la mia città dei sogni. Ma non ho mai avuto abbastanza soldi per andarci, e Margaret non ha mai fatto nulla per realizzare questo mio sogno.
A presto,
Liz
 
Aveva appena finito di scrivere la lettera quando la chiamarono. Liz vide che era Mike. Rispose immediatamente.
«Mike?» chiese Liz.
«Hey Liz, che fai?» domandò Mike.
«Niente, perché?» fece Liz.
«Stavo pensando che potremmo fare un giro al parco, se ti va» propose lui. Liz ci pensò solo un secondo. Dopo di tutto, dopo la lettera, aveva bisogno di un po’ di svago.
«Certo che mi va» rispose lei.
«Bene. Passo io tra cinque minuti?» chiese lui.
«Okay» disse Liz, cominciando a prepararsi.





«Guarda cosa ti ho portato!» fece Mike quando Liz scese in strada, porgendole un sacchettino. Liz lo aprì, poi sfoderò un sorriso.
«Grazie, Mike! Come fai a sapere che sono i miei dolci preferiti?» chiese Liz abbracciandolo.
«Ho poteri mistici» scherzò lui, mentre si avviavano verso il parco.
«Certo. E qualcosa mi dice che questi poteri mistici si chiamano “nonna”» ribatté Liz.
«Cavolo, mi hai sgamato!» esclamò Mike spalancando la bocca, fingendosi sorpreso.
«Che vuoi, sono io ad avere i poteri mistici. Ah, e a proposito...» fece, cercando nella borsa che si era portata, finché non la trovò.
«...Tadan!» esclamò, mettendo sotto gli occhi di Mike un telefonino.
«Wow, hai portato il tuo nuovo telefono» disse Mike senza entusiasmo, per farla arrabbiare. Liz sbuffò, ma non si perse d’animo.
«Questo è più di un telefono nuovo.... è un telefono nuovo con fotocamera di 8 megapixel!» ribadì Liz cominciando a saltellare.
«Ma che sballo!» finse Mike roteando gli occhi. Liz gli diede una spinta divertita.
«Tutta invidia!» borbottò, mettendo in bocca il primo dolcetto.
«Comunque, alla fine la cosa elettrizzante è che potremmo scattarci un sacco di foto e postarle direttamente su facebook!» aggiunse poi. «Ti ho già tra gli amici, vero?» chiese.





«Davvero, Harry, sono sicuro che alla fine il piano di Liz riuscirà ed io e Zoey torneremo insieme» affermò Louis seduto nel letto di Harry mentre scorreva la propria pagina facebook nel portatile dell’amico riccio.
«Hip hip hurrà per Liz, allora!» fece sarcastico Harry, che era comodamente disteso al suo fianco. Louis sospirò.
«Quando ti deciderai a passar sopra questa storia?» chiese Louis. Harry si mise seduto.
«Mai! Non passerò sopra questa storia se lei non mi chiederà scusa! Non sai com’ero contento ed emozionato a comprarle quel fottuto vestito! Mi immaginavo già il suo stupore, quella scintilla di felicità negli occhi... e invece ho ricevuto in cambio un orrido messaggio. E la cosa che più odio è che alla festa ha fatto la vittima! Come se fossi stato io ad offenderla, e non il contrario!» ricominciò Harry, arrabbiato.
«Calmati, dai, non ti agitare» cercò di calmarlo Louis. «Potresti almeno chiederle spiegazioni» sussurrò poi.
«Non c’è nessuna spiegazione: ha voluto buttarmi giù, insultarmi, ed io non le andrò dietro cercando di far pace» affermò Harry.
Louis, scocciato, continuò a vedere la sua home di facebook, quando decise di ricaricarla per vedere le nuove ‘notizie’.
Quando la pagina si fu caricata del tutto, desiderò non averlo mai fatto. Non con Harry accanto.
«Chi minchia è questa faccia di cazzo?» sbraitò Harry impossessandosi del computer.
«Cr-credo si chiami Mike Houston. Liz si siede nel suo tavolo a mensa da un paio di giorni. Magari avranno fatto amicizia» fece Louis, studiando attentamente la reazione di Harry. Sembrava davvero geloso di vedere le foto di Liz e di quel Mike insieme.
Louis sorrise sotto i baffi. Dopotutto, forse questo poteva fargli finalmente capire che Liz gli piaceva ancora, e non poco.
Ma Harry gli passò di nuovo il computer a Louis, con un’espressione tra lo schifato e l’arrabbiato.
«Mike Houston? Povera altra vittima di quella piovra! Anche se ha la faccia da cretino, mi sa che se lo merita» fu l’unico commento che uscì dalla bocca di Harry. Anche se il suo viso parlava più delle parole.


 

Nila’s Corner

Rieccomi qui, come promesso :)
Oddio, ringraziate di avere questo capitolo, perché questa mattina mi sono messa davanti la pagina bianca e non sapevo che idea tirar fuori. Ovvero, sapevo cosa scrivere, le scene, ma non sapevo farle cominciare, non sapevo descriverle, non sapevo immaginarle. E quando provavo a scrivere qualcosa, la cancellavo definendola orrenda. Oddio, che sensazione orribile.
Ma poi questo pomeriggio vi ho pensato e mi sono detta che ve l’avevo promesso e BOM! mi è venuto tutto di colpo. Ed eccolo qui.
Mi è piaciuto descrivere il nervosismo di Zoey, il suo comunicare “in codice” con Louis, e poi Liz e la lettera di suo padre :’) E poi la gelosia di Harrya ahahahaha, così si impara ad essere orgoglioso.
Comunque, il prossimo capitolo sarà il concorso, e vi metterò le due canzoni, sia di Zoey che di Louis. Quella di Louis è la mia canzone preferita in assoluto, quella di Zoey mi è entrata in testa e non vuole uscirmi più lol.
Così, mi vien da chiedervi qual è la vostra canzone preferita, o quali, se ne avete più di una!
GRAZIE a chi recensisce, ricorda, preferisce e segue la storia, e anche a chi la segue silenziosamente, vi adoro lo stesso <3
Ora vado,

Bye xxx

P.S. L’estate sta finendo, così come la fanfic T.T Oddio com’è volato agosto, sarà perché ho sono impegnata con la storia, sarà perché sono uscita e andata a mare e divertita, ma io agosto l’ho visto passare di sfuggita, ed eccoci a settembre a 11 giorni dal compleanno di Niall... com’è
 grande il mio angelo :’)
P.P.S. Quanto odio il nuovo editor, uff!
P.P.P.S. Ho scritto anche il Nila's Corner offline e poi lo inserito (di solito scrivo il capitolo offline e il mio angoletto online, sull'editor) perchè devo risparmiare tempo su internet per scaricarmi le canzoni di Selena del nuovo album che mi si sono scaricate a metà, doppiouff!
P.P.P.P.S. Vi piace il nome del capitolo, "prossimo allo show"? A me no, ma non sapevo come chiamarlo, triplouff!
P.P.P.P.P.S. Si vede troppo che non voglio lasciarvi? Va beh, ciao
P.P.P.P.P.P.S. Scherzamo, eccomi di nuovo qua!
P.P.P.P.P.P.P.S Okay, la smetto di rompere e me ne vado, ciaoooooooooooo!!! *sventolo un fazzoletto bianco come se non ci dovessimo rivedere mai più*

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 - The magic we made ***




Capitolo 23
The magic we made





Zoey non aveva toccato cibo. Semplicemente non c’era riuscita, era troppo emozionata. Il panico da palcoscenico (o almeno così lo aveva definito Liz) era riapparso, e le stringeva lo stomaco in una morsa terribile.
Quando arrivò al teatro della scuola, con un quarto d’ora d’anticipo a quanto detto dalla professoressa, notò con sollievo che i presenti era ancora pochi: solo tecnici, professori e concorrenti. Niente pubblico.
«Oh Zoey, grazie al cielo che sei arrivata prima!» esclamò la professoressa di Musica, prendendola per un braccio e trascinandola fin dietro le quinte.
Zoey vide che pochi altri concorrenti erano arrivati, e tra questi c’era Louis. Senza pensarci due volte, si liberò dalla morsa della professoressa e gli corse incontro.
«Louis, quanto mi sei mancato!» singhiozzò Zoey abbracciandolo.
Da quando, due settimane prima, il padre le aveva sequestrato il telefonino dopo aver scoperto che lei e Louis massaggiavano ancora, non si erano più detti niente, solo scambio di sguardi quando si incrociavano a scuola. E questo faceva molto male al cuore di entrambi.
«Hey, calma, sono qui, amore» gli sussurrò Louis stringendola forte, ma anche lui aveva gli occhi lucidi.
Qualcuno si schiarì la voce, così Zoey si staccò da Louis e si asciugò velocemente le lacrime, sperando di non aver rovinato il proprio trucco.
«Ogni concorrente vada nel proprio camerino» ordinò loro la professoressa guardandoli severamente. Zoey salutò Louis e cercò il proprio.
Chiamarli ‘camerini’ era far loro un complimento. Alla fine erano tante piccole cabine allestite nelle quinte del teatro e la porta non era altro che una tenda.
Zoey entrò nella propria (nella tenda c’era una targhetta col suo nome) e vi trovò dentro una ragazza poco più grande di lei.
«Ciao, sono Erin. Tu devi essere Zoey» si presentò questa. Zoey annuì.
«Esatto» rispose.
«Bene. Accomodati, così iniziamo il ‘trattamento’» annunciò Erin. Zoey si sedette, chiedendosi cosa fosse.
Pochi secondi dopo scoprì che il ‘trattamento’ consisteva nel truccarla e nel acconciarle i capelli.
Infatti, prima Zoey venne completamente struccata, poi ricoperta di mille cosmetici, creme, profumi.
Erin le dipinse le unghie e le arricciò i capelli, poi le presentò un vestito lungo che doveva indossare e una coroncina.
«Stupita?» chiese Erin vedendola sorpresa dal vestito.
No, ho la mascella che tra poco tocca terra ma è perché sto sbadigliando, guarda rispose sarcastica la mente di Zoey
«Non immaginavo che avrei avuto assegnato anche un abito» rispose invece Zoey.
«Beh, è stato qualcosa di improvviso, dell’ultimo minuto, pensato solo per le ragazze. Penso che la professoressa di Musica l’abbia fatto solo perché ha saputo che ci sarà qualche ospite importante» ridacchiò Erin.
Zoey perse un battito, mentre la morse nel suo stomaco prese ad aumentare e a farsi più ferrea. Credette di svenire
«Che genere di ospite importante?» chiese in un soffio.
«Gente famosa in campo di musica, credo, tipo gente di qualche casa discografica» fece Erin come se nulla fosse.
Lo stomaco di Zoey decise che non avrebbe cantato. Non poteva farcela, non ora che sapeva di presenze importanti nel pubblico. E poi, ci sarebbe stato suo padre. E sua madre. E suo fratello. E l’intera scuola.
Canta solo per Louis, fallo per lui. Fai finta che non ci sia nessuno, tranne che te e Louis le avrebbe consigliato Liz, se fosse stata lì.
Zoey guardò l’orologio, mentre si ammirava allo specchio col nuovo abito. Liz sarebbe venuta solo tre quarti d’ora dopo, poco prima dello spettacolo, per tranquillizzarla prima del “Grande Evento”.
«Su, ora vai a fare la prova generale!» la incitò Erin.
Zoey uscì dal camerino e si diresse verso il palco, dove la prof stava impartendo ordini ai concorrenti già pronti. Zoey andò a posizionarsi accanto a Louis.
«Quindi, quando il vostro nome verrà annunciato, contate fino a tre ed entrate nel palco, andandovi a posizionare esattamente al centro, dove troverete il microfono» stava dicendo la professoressa.





Liz, eccitata, andò dietro le quinte, dove trovò tutti i concorrenti seduti uno accanto all’altro. Individuò immediatamente Zoey e si diresse velocemente verso di lei.
«Hey, buona fortuna, Zeta!» trillò sedendosi sulla sedia vuota accanto l’amica.
«Non riuscirò a cantare. Farò una figura di merda. Lo so. Ci sono persone importanti, capisci?, importanti. E l’intera scuola» rispose Zoey, tutt’altro che allegra, ma molto, molto nervosa. Liz si prese un attimo per elaborare l’informazione prima di dare una risposta
«Beh, non credo che ci sia persona più importante di Louis, per te, o mi sbaglio?» chiese Liz, guardando Zoey negli occhi. Questa annuì, cercando di tranquillizzarsi con le parole dell’amica.
«A proposito, dov’è Louis?» domandò poi Liz guardandosi intorno.
«Non so, poco fa era seduto al tuo posto ma è andato un attimo via, penso sia a prendersi un caffè. Ne avrei bisogno anch’io » rispose Zoey.
«Allora te lo vado a prendere io, così auguro buona fortuna anche a Louis. Com’è essere avversari?» chiese Liz. Zoey alzò le spalle.
«Non so, io non potrò mai vedere Louis come un avversario. Pensa, faccio il tifo per lui» rispose Zoey ridendo. Liz sorrise, alzandosi dalla sedia per prendere il caffè all’amica.





Si avvicinò allo spazio nel corridoio dove si trovavano le macchinette della scuola, e vide che Louis era poggiato ad una di esse e stava parlando al telefono.
Poiché non voleva disturbarlo, si nascose dietro l’angolo. Purtroppo però le parole che stava dicendo lui le arrivarono lo stesso alle orecchie.
«Allora, si può sapere dove sei?» stava sbraitando Louis contro il cellulare.
Qualcuno rispose dall’altra parte del telefono, ma Liz non capì chi fosse e cosa stesse dicendo, sentì solo una voce mettalica.
«Stai scherzando? Cazzo fai in discoteca? Devi venire qui. Insomma, stasera canterò io su quel palco, sono o non sono il tuo migliore amico, Harry?» fece Loui.
Il cuore di Liz subì un mini infarto, mentre il suo respiro si fece sempre più irregolare e le mani cominciarono a sudare. Harry. Louis stava parlando con Harry.
La sua mente le stava urlando che doveva andarsene, non poteva ascoltare una conversazione privata. Eppure i suoi piedi non camminavano via seguendo i suoi impulsi nervosi, ma restavano incollati al pavimento.
«Non puoi non venire per lei, cazzo, e me ne frego altamente se tu la odi o no! Che vuoi fare, smettere di frequentare la scuola per un messaggio un po’ maldestro?!» sbottò Louis.
Gli occhi di Liz cominciarono a pizzicare, e lei si coprì il viso con le mani. Stavano parlando di lei. Louis ed Harry stavano litigando per colpa sua, e lei stava ascoltando.
«Fanculo, Harry. Esci pure con quella stronza della McWhite, ma appena te ne pentirai non venire a piangere da me!» esclamò Louis chiudendo la chiamata e lanciando il telefono contro la parete per la rabbia.
Liz trasalì sentendo il rumore e levò la mani dal viso, asciugandosi le lacrime velocemente. Si schiacciò contro la parete per non farsi vedere da Louis, che stava riprendendo il telefonino da terra.
«Hey Liz, finalmente ti ho trovata. Lo spettacolo sta per iniziare, non vieni?» le chiese Mike venendo verso di lei. Louis si girò verso di loro e li vide. Liz distolse lo sguardo da Louis ed annuì a Mike.
«Sì, ma prima devo prendere un caffè a Zoey, un attimo» fece Liz, avviandosi verso le macchinette (passando quindi davanti a Louis) e fermandosi davanti quella del caffè.
Inserì la moneta e selezionò il caffè, che uscì poco dopo nel bicchierino. Liz lo prese e fece per andarsene, quando Louis le prese il braccio.
«Da quanto tempo eri lì, Liz? Cosa hai sentito?» le chiese guardandola preoccupato. Le studiò il viso e vide le tracce del pianto. Non aveva più bisogno di una risposta.
«Allora, vieni, Liz?» chiese Mike.
«Arrivo!» rispose Liz ad alta voce. «Devo andare, scusami. E buona fortuna» sussurrò poi a Louis, prima di liberarsi ed avviarsi verso Mike, senza dargli una risposta. Quel biglietto aereo per Los Angeles, in tasca, sembrò bruciarle.





Zoey stava ancora sorseggiando il suo caffè, nervosa, quando chiamarono il nome di Louis. Zoey sollevò lo sguardo dalle proprie scarpe e guardò Louis, stringendogli la mano.
Louis prese un respirò, poi si alzò, pronto per andare sul palco. Zoey lo seguì, posizionandosi in modo da poter sbirciare il palco e riuscir a vedere l’esibizione dell’amato.
«Vai e stupiscili tutti!» fece Zoey per incoraggiare Louis. Louis le sorrise.
«Lo farò» rispose Louis.
«Promettimi che quando sarà la mia esibizione sarai tra il pubblico a guardarmi» lo supplicò Zoey. Louis roteò gli occhi, divertito.
«Sì, Zoey Horan, te lo prometto per l’ennesima volta di due minuti» disse Louis con un mezzo sorriso.
«Ed ecco a voi il prossimo concorrente, Louis Tomlinson!» annunciò il presentatore.
Uno...Due...Tre! contò Louis in mente, poi sfoderò un sorriso smagliante ed uscì sotto i riflettori, salutando il pubblico con la mano. Zoey non poté far a meno di pensare a quanto fosse stupendo.
«Ciao, Louis, che ci canti?» chiese il presentatore.
«They don’t know about us» rispose Louis.
«“Loro non sanno di noi”? Bel titolo»  commentò lui. Poi si rivolse al pubblico: «Signore e signori, ecco a voi Louis Tomlinson in They don’t know about us!».
Le luci calarono, e solo un riflettore rimase acceso, puntato su Louis. Il dolce suono di un piano uscì dalle casse, invadendo il pubblico e incantando Zoey.

La gente dice che non dovremmo stare insieme
Troppo giovani per conoscere il "per sempre"
Io dico che non sanno di cosa stanno parlando
Perché questo amore sta solo diventando più forte
Quindi non voglio aspettare ancora
Voglio solo dire al mondo che sei mia, ragazza

Loro non sanno delle cose che facciamo
Non sanno dei ‘ti amo’
Ma scommetto che se solo lo sapessero
Sarebbero semplicemente gelosi di noi
Loro non sanno del stare svegli tutta la notte
Loro non sanno che ho aspettato tutta la vita
Semplicemente per trovare un amore che lo faccia sentire giusto
Baby loro non sanno
Loro non sanno di noi

Solo un tocco ed ero un credente
Ogni bacio diventa un po’ più dolce
Sta andando meglio
Continua ad andare meglio tutto il tempo ragazza

Loro non sanno delle cose che facciamo
Non sanno dei ‘ti amo’
Ma scommetto che se solo lo sapessero
Sarebbero semplicemente gelosi di noi
Loro non sanno del stare svegli tutta la notte
Loro non sanno che ho aspettato tutta la vita
Semplicemente per trovare un amore che lo faccia sentire giusto
Baby loro non sanno
Loro non sanno di noi

Loro non sanno quanto speciale sei tu
Loro non sanno cosa hai fatto al mio cuore
Loro possono dire tutto ciò che vogliono
Perché loro non sanno di noi
Non sanno cosa sappiamo fare meglio
Questo è un piccolo segreto tra me e te
Ma voglio dirglielo
Voglio dire al mondo che sei mia, ragazza

Loro non sanno delle cose che facciamo
Non sanno dei ‘ti amo’
Ma scommetto che se solo lo sapessero
Sarebbero semplicemente gelosi di noi
Loro non sanno del stare svegli tutta la notte
Loro non sanno che ho aspettato tutta la vita
Semplicemente per trovare un amore che lo faccia sentire giusto
Baby loro non sanno
Loro non sanno di noi

Loro non sanno delle cose che facciamo
Non sanno dei ‘ti amo’
Ma scommetto che se solo lo sapessero
Sarebbero semplicemente gelosi di noi
Loro non sanno del stare svegli tutta la notte
Loro non sanno che ho aspettato tutta la vita
Semplicemente per trovare un amore che lo faccia sentire giusto
Baby loro non sanno
Loro non sanno di noi
Loro non sanno di noi


Tutti scoppiarono in un fragoroso applauso. Zoey stava piangendo in silenzio, pensando a quanto fosse bella quella canzone, a come le avesse causato la pelle d’oca. Non poteva credere che Louis l’avesse scritta per lei.
Rimase così, incantata, non riuscendo più a seguire ciò che il presentatore stava dicendo, finché non vide ritornare Louis verso di sé. Così, senza pensarci, Zoey gli saltò addosso e lo abbraccio forte, quasi stritolandolo.
«Ti è piaciuta?» le sussurrò Louis all’orecchio.
«Di più, Louis, molto di più. Promettimi che quando quest’assurda situazione con Niall finirà, mi ricanterai questa canzone. È stupenda» rispose Zoey.
«Ma certo che lo farò, Zoey» promise Louis. «Però smettila di piangere, non vorrai rovinarti il trucco all’ultimo momento! Anche se stile panda sei fantastica!» scherzò poi. Zoey rise con lui, e si asciugò in fretta le lacrime.
«O mio Dio, Zoey, ma come cavolo di sei conciata?!» esclamò Erin che, passando di là, la vide. «Dobbiamo assolutamente aggiustare questo schifo, la tua esibizione è tra due minuti!» aggiunse poi.
Prima che Zoey potesse realizzarlo, era stata struccata per la seconda volta ed Erin stava ricostruendo il trucco nei minimi dettagli.
Appena finì, lo stomaco di Zoey cominciò a contorcersi sempre più, mentre aspettava con ansia il suo turno. Louis era andato dall’altra parte, tra il pubblico, per vederla, e quindi in quel momento era sola.
Ripassò la sua canzone mentalmente, parola per parola, nota per nota, finché non arrivò anche il suo momento.
«Ed ecco Zoey Horan!» annunciò il presentatore.
Zoey entrò immediatamente, con fare nervoso, ma lo sguardo di fuoco della professoressa le ricordò una cosa: avrebbe dovuto contare fino a tre.
Si maledisse mentalmente, ma ormai non poteva più far nulla: era già al centro del palco. Cercò di ignorare il caldo dei riflettori o tutti quegli occhi puntati addosso.
«Ciao, Zoey. Emozionata?» chiese il presentatore.
«Si nota così tanto?» sussurrò Zoey, dimenticandosi di aver il microfono vicino alla bocca, così tutti la sentirono e sorrisero.
«Un po’, ma non ti preoccupare. Che canzone canterai?» domandò il presentatore.
«When you’re gone» rispose Zoey, sforzando un sorriso.
«Bene. Solo per voi, caro pubblico, Zoey Horan canta When you’re gone!» esclamò, poi se ne andò. Zoey si concentrò sul pubblico, cercando in fretta Louis.
Quando lo trovò si sentì rincuorata. Si concentrò completamente su di lui, sul suo viso, sui suoi occhi, mentre la melodia iniziava.

Ho sempre avuto bisogno di tempo per me
Non ho mai pensato che avrei avuto bisogno che tu ci sia quando piango
E i giorni sembrano anni quando sono sola
E il letto dove sei disteso è messo a posto nel tuo lato
Quando tu vai via conto i passi che fai
Ti accorgi di quanto ho bisogno di te adesso?

Quando sei lontano
Manchi ai pezzi del mio cuore
Quando sei lontano
Manca anche il volto che ho finito per conoscere
Quando sei lontano
Le parole che ho bisogno di sentire
Per andare sempre avanti attraverso la giornata e star bene
Mi manchi

Non mi sono mai sentita così prima d'ora
Tutto ciò che faccio mi ricorda te
Ed i vestiti che hai lasciato, sono sul pavimento
E profumano come te, amo le cose che fai
Quando tu vai via conto i passi che fai
Ti accorgi di quanto ho bisogno di te adesso?

Quando sei lontano
Manchi ai pezzi del mio cuore
Quando sei lontano
Manca anche il volto che ho finito per conoscere
Quando sei lontano
Le parole che ho bisogno di sentire
Per andare sempre avanti attraverso la giornata e star bene
Mi manchi

Siamo*  fatti l'uno per l'altra
Qui fuori per sempre
So che lo siamo*, sì, sì
Tutto quello che ho sempre voluto era che tu sapessi
Che in tutto ciò che faccio ci metto il cuore e l'anima
Riesco a malapena a respirare, ho bisogno di sentirti qui con me!

Quando sei lontano
Manchi ai pezzi del mio cuore
Quando sei lontano
Manca anche il volto che ho finito per conoscere
Quando sei lontano
Le parole che ho bisogno di sentire
Per andare sempre avanti attraverso la giornata e star bene
Mi manchi


Gli applausi furono forti, sconvolgenti, e riportarono Zoey alla realtà. Improvvisamente, in quella stanza non si furono più solo lei e Louis, ma moltissime altre persone. Tutte entusiaste. E tra queste, c’erano anche suo padre e suo fratello.


* la canzone originale dice "eravamo" non "siamo", l'ho cambiata per attinenza ai fatti


 

Nila's Corner

Eccomi qui con un'altro capitolo.
Prima di perdermi in chiacchiere e scordarmelo, ve lo dico adesso: qui c'è 
They Don't Know About Us dei ragazzi e qui c'è When You're Gone della grande Avril :') , se mai voleste ascoltarle.
Adoro queste due canzoni, e poi le accomuna il piano <3
By the way, ve piase il 'apitolo?????? A me sì!!!! Anche se mi dispiace per Liz. Che Harry stronzo che sto facendo. 
Mi sudano gli occhi, sapete? Perchè questa storia sta finendo (manca uno, forse due capitoli) e io non riesco a schiacciare il tasto "completa". Non ce la faccio, lo odio. Senza questa FF con cui distrarmi, come farò???? Certo, ho scritto il prologo di altre due storie (domani penso di postarvele, non ora perchè di una non ho ancora il banner) ma ho paura che non verranno fuori bene come questa, e che poi debba eliminarle come ho fatto con le precedenti. E non POSSO eliminare altre storie, perchè poi mi scoraggio e rinuncio a scrivere, e dove mi vado a sfogare???
"Se non affoghiamo la nostra disperazione nella musica, dove dobbiamo affogare?" chiede Lello.
"Nel lavandino, aprì il rubinetto e metti la testa là" risponde il padre, seccato dai discorsi del figlio.
Cit. "Fumo negli occhi"
, commedia teatrale dove recitava mio cugino lol
Comunque, passando al discorso serio, SALVATEMI. Ho la casa piena di gente che grida, urla, insulta, litiga, e che mi chiama 'apatica', 'malata mentale', 'stupida' e quant'altro solo perchè per non sentire tutte le urla mi sparo la musica nelle orecchie a mille!!!
Ma adesso basta deprimervi.
Non siete ansiosi di vedere This Is Us? Io sì, mucho. Vedi che non ci andrai al cinema a vederlo. Shh, zitta, stupida voce mentale che me lo ricorda. E stupida famiglia che mi proibisce di andarci. Perchè hanno chiuso il cinema del mio paese???? A quest'ora era una cavolata andarci. Ma no, il cinema 3D più vicino è a Palermo al Forum e l'unico disposto a portarmi è mio zio, che naturalmente non ha l'auto e che mi ci deve portare a piedi. Squilli di tromba, per il Form non c'è ne autobus nè treno, quindi addio Forum, addio ragazzi e addio film. 
Comunque, ora vado. Ringrazio chi recensisce e chi legge in silenzio :)

Bye xxxxxxxxxx

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 - The winner is... ***




Capitolo 24
The winner is...





L’attesa era snervante.
Non poteva credere che il nervosismo, dopo aver cantato, sarebbe aumentato. Pensava che, dopo aver cantato magnificamente, il peggio sarebbe passato. Ma non aveva messo in conto una cosa: l’attesa per i risultati finali.
Zoey si guardò di nuovo allo specchio del suo camerino. Le due rughette sulla fronte segnavano il suo viso di preoccupazione, mentre le labbra rosee no riuscivano a sorridere.
Così come esteriormente, dentro Zoey non poteva non essere preoccupata. Come non poteva concentrarsi su altro.
Dopo che tutti avevano finito di esibirsi, erano stati mandati nei loro camerini mentre sul palco qualcuno intratteneva il pubblico, poiché la giuria doveva decidere e mettersi d’accordo.
Così, mentre il cervello di Zoey fondeva dal troppo pensare, sul palco si stavano esibendo i ballerini della una scuola di danza del paese, dopo sarebbe stata la volta del coro della scuola per poi terminare il tutto con un bel discorso del preside sul “Perché siamo qui oggi” e sull’importanza della musica tra i giovani.
Qualche camerino più in là, tra mille pensieri, stava seduto Louis, nella stessa posizione di Zoey, pensando alle stesse cose di Zoey.
«Si può?» chiese un tratto una voce, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Louis guardò allo specchio chiedendosi chi fosse entrato dalla tenda alle sue spalle, e vide...
«Niall!» esclamò Louis girando la sedia girevole in modo da non dare più le spalle all’(ancora ex)amico.
«Louis!» lo imitò Niall, per poi accennare una risata. Louis lo guardò, sorpreso. Davvero Niall stava ridendo, davanti a lui?
«Ehm... come mai qui?» chiese Louis per interrompere il silenzio che si era creato. Niall sospirò, poi prese fiato e parlò.
«Sappi che se dovessi scegliere tra la tua canzone e quella di mia sorella, sceglierei la sua. E non  perché è la migliore, ma perché sono entrambe fantastiche e, nell’indecisione, scelgo di avvantaggiare mia sorella» disse. Louis lo guardò con sguardo interrogativo.
«Avete cantato entrambi canzoni bellissime, sdolcinate e forti da sgelare anche il cuore più freddo. Cavolo, una semplice cotta non ti fa scrivere canzoni di quel genere, deve davvero essere qualcosa di vero e speciale quello che c’è fra di voi! » esclamò.
«Così sono qui a darvi la benedizione mia e di mio padre» aggiunse poi, a voce più bassa. «E ti chiedo di perdonarmi, sono stato uno stupido. Cazzo, dovevo essere felice che mia sorella si fosse innamorata di uno dei miei migliori amici, non dovevo cercare in tutti i modi di allontanarvi!».
Louis, euforico, abbracciò Niall. Non poteva credere alle sue orecchie. Il piano di Liz aveva funzionato.
“Non c’è niente di meglio che cantargli in faccia tutto quel che provate” aveva detto. Ed era vero. Sacrosante parole.
«Perdonato del tutto, già da un bel pezzo, amico» fece Louis sciogliendo l’abbraccio.
«Ma dimmi, è stata una cosa premeditata o un caso?» chiese Niall. Louis lo guardò per un attimo, indeciso. Poi decise di dirgli la verità.
«È stata Lizzie ad avere l’idea. Cantare tutto ciò che proviamo» ammise Louis. Niall lo guardò sorpreso.
«Liz? È stata un’idea di Liz?» chiese sbalordito.
Fino a prova contraria, per lui Liz era un mostro. Non poteva aver architettato un piano perfetto per far del bene... o forse sì?
Louis sospirò, ricordando che Niall credeva che Liz fosse una persona orribile per quello stupido messaggio mandato da Katie.
«Ci sono molte cose di Liz che tu non sai. Ma è una storia lunga, te la racconterò domani» rispose Louis. Niall annuì.
«Bene, che ne dici di comunicare a mia sorella la bella notizia?» fece Niall battendo le mani fra di loro.
Louis annuì, ed entrambi uscirono dal camerino, quando videro Liz sfrecciare davanti a loro. Louis la bloccò, curioso.
«Dove vai?» chiese.
«Da Zoey. Mi hanno comunicato che ha vinto lei, ma che deve cantare un’altra canzone. Dobbiamo deciderla insieme, e in fretta» spiegò Liz. Niall fece un salto di gioia.
«Lo sapevo che mia sorella era la migliore. Che ti avevo detto, Louis?» disse.
«Ho un’idea!» esclamò Louis, ignorando Niall.
«Ovvero?» domandarono Liz e Niall in coro.
«Quanto tempo ha Zoey per imparare la canzone?» chiese Louis. Liz guardò prima l’orologio
«Un quarto d’ora da adesso» rispose. Lui annuì, uscendo un foglio stropicciato dalla tasca.
«Venite. Se ci sbrighiamo riusciamo a fotocopiare questo foglio con la fotocopiatrice della scuola in pochi minuti » fece Louis, cominciando a camminare. I due lo seguirono.
«Ci dici che cazzo vuoi fare?» chiese Niall, spazientito.
«Comunicare a tua sorella la bella notizia» rispose Louis con un sorriso.





«Zoey! Su, forza, cambia il vestito che hai messo con questo, e togliti quella coroncina dalla testa!» ordinò Erin entrando nel camerino di Zoey. Quest’ultima la guardò spaesata.
«Cosa? Perché?» chiese.
«Come perché?! Secondo te, perché vogliono che ti tolga quella coroncina?» fece Erin.
«Perché hanno trovato che sia orribile? O forse perché non ci sta con il nuovo vestito?» tentò Zoey, anche se non ne aveva completamente idea. Erin sbuffò.
«Mi chiedo se tu sia tonta o cosa. Vogliono che te la levi perché devono mettertene una più grande, ovvio!» esclamò Erin.
«Una più grande?» domandò Zoey, continuando a non capire.
«Certamente, la corona che verrà consegnata alla vincitrice. O al vincitore. E verrà consegnata a te!» rivelò Erin.
Zoey spalancò gli occhi, mentre le sue labbra si schiusero. Il messaggio fu pian piano capito e recepito dal suo cervello. Aveva vinto. Lei.
«O. Mio. Dio» fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare mentre si cambiava il vestito e si toglieva quella coroncina dai capelli.
«Zoey, Zoey!» la chiamò qualcuno fuori dal camerino. Zoey fece per affacciarsi, quando Liz entrò in fretta e furia.
«Hanno detto che devi imparare questa canzone» le comunicò porgendole un foglio. «Ah, e qua c’è la canzone. È di Taylor Swift» aggiunse poi dandole il proprio iPod con tanto di cuffie.
«Cosa?!» esclamò Zoey. «Non posso imparare una canzone in cinque minuti!» protestò.
«Mi dispiace, ma devi. Ora devo andare» le disse Liz, sparendo dietro la tenda. Zoey dette un’occhiata al testo, leggendo alcune parole.
«Ehi! Ma l’avete fatto apposta? Chi l’ha scelta?» chiese Zoey uscendo fuori dal camerino e guardandosi intorno. Ma di Liz non c’era più traccia.





«Ed il vincitore del concorso è...» cominciò il presentatore, aprendo la busta.
Tutti i concorrenti si stavano stringendo la mano, un po’ per alleviare la tensione e sembrare più uniti, un po’ perché era stato ordinato loro dalla professore di Musica, poco prima.
Però Zoey era felice di questo, perché poteva stringere la mano di Louis senza dare nell’occhio. E specialmente senza che suo padre la dovesse mettere in punizione per ciò.
«...Zoey Horan!» annunciò.
Coriandoli scesero dal soffitto, mentre Zoey si sforzò di sembrare davvero sorpresa. Le cadde persino qualche lacrima. Colpa di Louis, che l’abbracciò e le sorrise, e di tutti che le facevano i complimenti.
Il preside venne verso di lei con una corona portata su un cuscino rosso. Le mise personalmente la corona sul capo, poi le diede una targhetta e una coppa. Dopo di ché qualcuno passò il microfono al preside.
«E adesso, la talentuosissima Zoey Horan ci canterà un’ultima canzone: Love Story di Taylor Swift» disse, poi cedette il microfono a Zoey e, con tutti gli altri, uscì dal palco, liberandolo.
La base partì, e improvvisamente le urla di gioia e gli applausi del pubblico si zittirono, per ascoltare la melodiosa voce di Zoey.
Questa cercò Louis tra la folla, ma naturalmente non c’era: era dietro le quinte con gli altri concorrenti. Così fece un respiro profondo e cercò di cantare senza concentrarsi solo su Louis. E ci riuscì.

Eravamo entrambi giovani
Quando ti ho visto per la prima volta
Chiudo gli occhi e il flashback inizia
Io sono lì, su un balcone nella brezza estiva

Vedo le luci, la festa, gli abiti del ballo
Ti vedo farti strada tra la folla
E dire “ciao”, un po’ lo sapevo

Che tu eri Romeo, stavi lanciando dei sassolini
E mio padre ha detto “Stai lontano da Giulietta”
Ed io piangevo sulle scale
Implorandoti “Per favore, non andare”
E ho detto:



“Romeo, portami dove possiamo stare soli
Aspetterò, non ci rimane che correre
Tu sarai il principe e io sarò la principessa
E’ una storia d’amore, tesoro, di’ soltanto ‘sì’”



Così sgattaiolo fuori in giardino per vederti
Restiamo in silenzio perché saremmo morti se avessero saputo
Perciò chiudi gli occhi...
Scappa da questa città per un attimo

Perché tu eri Romeo, io ero una lettera scarlatta
E mio padre ha detto “stai lontano da Giulietta”
Ma tu eri tutto per me,
Ti imploravo “Per favore,  non andare”
E ho detto:



“Romeo, portami dove possiamo stare soli
Aspetterò, non ci rimane che correre
Tu sarai il principe e io sarò la principessa
E’ una storia d’amore, tesoro, di’ soltanto ‘sì’

Romeo, salvami, stanno cercando di  dirmi cosa provare
Questo amore è difficile, ma è reale
Non temere, risolveremo questo casino
E’ una storia d’amore, tesoro, di’ soltanto ‘si’”



Ero stanca di aspettare
Chiedendomi se tu saresti mai venuto
La mia fede in te stava svanendo
Quando ti ho incontrato alla periferia della città
E ho detto:



“Romeo, salvami, mi sono sentita così sola
Continuo ad aspettarti, ma tu non vieni mai
E’ nella mia testa? Non so cosa pensare”
Lui si è inginocchiato e ha tirato fuori un anello
E ha detto:


Zoey stava cantando benissimo, come le altre volte, e il suo panico da palcoscenico era del tutto sparito.
Fece per continuare la canzone, quando una voce dietro di lei la continuò al suo posto. Zoey riconobbe la voce e si girò, vedendo Louis avanzare verso di lei cantando.

 “Sposami Giulietta, non ti sentirai mai più sola.
Ti amo e questo è tutto quel che so
Ho parlato con tuo padre, và a prendere un vestito bianco
E’ una storia d’amore, piccola, di’ soltanto ‘si’”


Zoey, con le lacrime agli occhi, abbracciò Louis. Non poteva crederci, aveva cantato con lei, avevano cantato insieme.
Louis la baciò, e Zoey ricambiò. In breve fecero diventare quel bacio da casto a passionale, mentre le loro lingue giocavano, si rincorrevano e si intrecciavano
La folla scoppiò in un applauso enorme, e Zoey, a contatto con le labbra di Louis, sorrise, provocando un sorriso anche in Louis.
«Questo cosa vuol dire?» chiese Zoey, a un fior di labbra.
«Vuol dire che ho parlato con Niall. Mi ha detto che lui e suo padre ci lasciano liberi» rispose Louis. Zoey, felice, lo baciò nuovamente.





Liz, accanto alla porta del teatro, guardò la scena da lontano. Aveva fatto il suo dovere, aveva fatto in modo che l’amore di Zoey e Louis non fosse più segreto. Aveva riunificato il gruppo.
Mancavano solo Louis ed Harry, ma lei non ne era all’altezza, lei non avrebbe potuto far niente. Era lei causa di tutto. La cosa migliore che poteva fare era sparire per sempre.
Infilò la mano in tasca, e toccò il biglietto aereo per Los Angeles e quello del treno per Londra, poi uscì dal teatro.
Percosse a passo svelto tutti i corridoi della scuola, fino ad uscire .


 

Nila’s Corner

Rieccomi qua, dopo un giorno dall’altro capitolo, con uno nuovo. “Perché?” mi chiederete voi. “Perché hai continuato così in fretta se hai detto che non vuoi che questa storia finisca?”. Davvero, ragazze, non so, so solo che stamattina mi sono svegliata e lo avevo tutto in testa, l’ho scritto ed eccolo qua. L’ho pubblicato perché non voglio farvi aspettare inutilmente.
Domani o dopodomani, o (in caso proprio non ce la facessi) tra tre giorni, pubblicherò l’Epilogo e... e allora tutto finirà. Ed io starò per qualche giorno in depressione, poi la scuola inizierà e mi catturerà nel suo vortice. FATEMI PIANGERE.
Comunque, ho iniziato due nuove FF (
Irresistible e Under my skin) di cui ho messo solo il prologo, fatemi sapere se vi piace, ho intenzione di continuarle solo dopo aver finito questa :’(
Parliamo della storia. Clap clap a Niall, finalmente ha capito :) E clap clap a Louis per l'idea della canzone. Scusate, ma non potevo non mettere Love Story di Taylor Swift, non con l'immenso collegamento che ha con la mia storia.
Mi dispiace deludere chi sperava in un lieto fine completo, ma Liz ha deciso di partire per LA. Anche contro il mio volere. Cavolo, ci sono rimasta malissimo anch'io, ma qualche cosa del mio cervello mi diceva che non poteva rimanere. Spero non mi ucciderete. Prometto di farmi perdonare con l’Epilogo.
Vi rivelo una cosa, tanto per farvi crollare un paio di miti: quando ho scritto il Prologo della storia, la mia idea era di fare Zoey lesbica. Lo so, che idea cretina. A quest'ora niente coppia con Louis, e niente 50% della mia storia. Così è molto meglio.
Ma adesso devo raccontarvi una cosa davvero divertente, così non penserete più a cose tristi: questa mattina ero convintissima che Harry Styles fosse nella mia stradella. #immagina,puoi
Praticamente, ero fuori in veranda a farmi i fatti miei (stavo scrivendo ‘sto capitolo lol) quando sento una voce profonda, che parlava inglese, e cavolo mi sono subito alzata e sono uscita nella stradella, con fotocamera, carta e penna in mano, e già mi preparavo le frasi da dire in inglese. Che stupida che sono.
Alla fine mi giro e mi ritrovo davanti il mio vicino di casa che ha deciso di andare in villino per le vacanze a settembre. Cioè, le persone normali non vanno al mare verso agosto? No, lui ha deciso di venire a rompermi poco prima della scuola, come se l’idea dell’inizio della tortura annuale non fosse abbastanza.
Tipo io lo guardo, lo studio, noto che i suoi stupidi capelli ricci (non sto insultando i capelli ricci in generale, ma solo quelli del mio vicino, sembrano un nido d’uccello) sono cresciuti e adesso li ha persino più lunghi dei miei (a me arrivano alle spalle).
Allora mi decido e gli chiedo: “Hai per caso visto in giro un riccio, alto, occhi verdi?”.
“Io” mi risponde l’altro stupido. Va bene che è riccio ed ha gli occhi verdi, ma la definizione di “alto” l’ha mai letta? Boh. Però noto che ha la voce molto più profonda dell’anno scorso.
“Il riccio che sto cercando è alto un metro e 78, non uno e sessanta e un tappo. E poi, ha i capelli più scuri dei tuoi, ha 19 anni ed è inglese. L’ho sentito parlare poco fa ma non lo trovo” gli spiego io. E lui mi si mette a ridere in faccia.
“Vedi che ero io che facevo i compiti delle vacanze”. VAFFA....mbagno. Volevo dire vaffambagno. Comunque, infuriata, me ne vado senza salutarlo.
Cazzo, c’avevo sperato davvero. In quel momento mica mi ero chiesta che cavolo ci faceva Harry in Sicilia, però ci credevo. Che demente che sono.
ANNUNCIO IMPORTANTE: stamani mi sono preparata il latte da sola, per la prima volta. Veramente mi ha aiutato mia nonna. E il latte mi è venuto uno schifo. E non capisco perché mi sto sputtanando, ma fa lo stesso.
Questo è per dimostrarvi che la ragazza di 13 che sostenevate dimostrasse un po’ di più, in realtà ha una parte del cervello sviluppatp quanto una bambina di 10 anni, e magari di meno.
Va beh ora vado. Ringrazio chi ha recensito e continuerà a recensire nonostante la mia storia stia finendo da schifo :/ VI AMO, e sapere che sarà la penultima volta che ve lo dirò mi fa star male <3
A presto,

Bye xoxoxo

P.S. *Piange disperatamente*
P.P.S. *Piange più disperatamente di prima*
P.P.P.S. *sta cominciando a singhiozzare* *sigh*
P.P.P.P.S. Sto solo demoralizzandovi ancora di più, mi dileguo.
P.P.P.P.P.S. Prima di dileguarmi, voglio augurare buona visione a chi andrà al cinema per il film. Guardatelo anche per me, io ci vado sabato, perché mio zio si è convinto :)

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 - But 'true' doesn't mean 'right' ***




Capitolo 25
But ‘true’ doesn’t mean ‘right’





La musica rimbombava nelle sue orecchie. La confusione alleggiava nel locale. Il sapore d’alcool stagnava nella sua bocca.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era divertirsi. E lo stava facendo. Con Katie. In discoteca. Mentre il suo migliore amico era a quella stupida gara canora.
Anche lui aveva una bella voce, ma se ne fotteva altamente. Quella voce era solo per lui e la sua doccia, nessun’altro, ormai.

«Near, Far, wherever you are...» canticchiò Harry quasi senza rendersene conto, battendo il tempo col dito nelle proprio gambe. Liz, accanto a lui, spalancò gli occhi, sorpresa, e voltò la testa verso di lui.
«Cavolo Harry, hai una voce fantastica!» esclamò. Harry abbassò lo sguardo, imbarazzato.
«Già» mormorò.
«Su, fammi sentire qualcosa!» propose Liz. Gli occhi le brillavano.
«Non credo sia il momento. Magari, un altro giorno...» tentò di dissuaderla Harry.
«Cavolo Harry, siamo seduti nel tuo giardino a guardare le stelle, solo io, tu, Louis e Zoey. Non stai facendo un concerto, stai solo cantando per tre dei tuoi più cari amici!» protestò Liz. Harry sospirò, arrendendosi.
«Okay. Ma solo se promettete di non prendermi in giro» acconsentì.
«Promesso» disse subito Liz.
Gli altri due non risposero, e allora Liz si mise seduta e si girò a guardarli. Stavano entrambi dormendo beatamente. Liz rise.
«Mi sa che avrai un pubblico ancora più ristretto: qualcuno è già nel mondo dei sogni» lo informò Liz, ritornando coricata. Harry prese un respiro, e cominciò a cantare. Solo per lei.


Harry scosse la testa, scacciando via quel ricordo. Non doveva pensare a lei, no. Doveva solo ubriacarsi fino a scordare persino il proprio nome. Lo aveva già fatto, altre volte.

«Dai, ragazzi, tornate pure a casa, lo accompagno io» disse Liz salutando gli altri.
Tutti annuirono e se ne andarono, mentre Liz gli prese il braccio e se lo mise nelle spalle, camminando gli ultimi metri fino alla porta di casa.
«Gli altri se ne stanno andando!» esclamò Harry stupito. Liz, mentre gli cercava le chiavi di casa in tasca, mugugnò qualcosa di simile a “Si, hai ragione”.
«E perché se ne stanno andando?» chiese lui. Liz trovò finalmente le chiavi e cominciò a provarle nella serratura della porta.
«Perché è tardi, e bisogna andare a letto, o domani saremo tutti degli zombie» rispose Liz, trovando finalmente la chiave giusta.
«Trovata!» sussurrò fra sé e sé, aprendo la porta. Harry corrucciò la fronte.
«Vuoi scoparmi?» domandò il riccio ad un tratto, mentre Liz era intenta a chiudere la porta alle loro spalle.
«Cosa?!» esclamò shockata Liz.
«Voglio dire, hai fatto andare via gli altri perché vuoi scoparmi? Hai detto “andare a letto”» spiegò Harry. Liz rise sottovoce, mentre pian piano salivano le scale, in silenzio.
«Davvero di tutta la mia frase hai sentito solo quelle tre parole, razza di maiale?» chiese Liz scuotendo la testa.
«Oh no Liz, non so quante razze di maiali esistano» rispose Harry serio. Liz trattenne le risate per non svegliare Anne.
«Cavolo Harry, sei davvero ubriaco» sussurrò Liz, aprendo la porta della camera di Harry e mettendolo nel letto vestito. Fece per andarsene quando una mano di Harry le prese il braccio.
«Dormi con me?» le chiese sfoderando una faccia da cucciolo. Liz lo guardò per qualche istante, poi cedette.
«Okay. Spera che riesca a convincere mia madre che sono da Zoey» sospirò Liz, coricando accanto ad Harry, che le cinse i fianchi e si addormentò immediatamente.
«Ti voglio bene, Liz» disse nel sonno. Liz sorrise.
«Anch’io, Harold».



Non poteva aver pensato a lei di nuovo! Perché quando si ripeteva di non pensare ad una cosa questa si presentava tra le sue memorie come se fosse la cosa intorno alla quale girava la sua vita?
Basta, doveva divertirsi, si disse Harry. Trascinò Katie dal bancone fin in mezzo alla pista, cominciando a ballare.
Lei era già del tutto ubriaca, e si muoveva in modo scoordinato e folle. Rideva perennemente, una risata sguaiata.
Era truccata pesantemente, il vestito cortissimo, i tacchi erano altissimi, tra i capelli biondi si vedeva la ricrescita scura.

«Entra, su!» fece Zoey aprendo la porta di casa. Harry entrò di corsa, trafelato.
«Qual è l’emergenza?» chiese, preoccupato. Zoey si morse il labbro.
«Liz si è chiusa in camera mia. E non vuole assolutamente uscire» spiegò Zoey. Harry corrucciò la fronte.
«Perché? Non vuole più andare alla festa?» domandò il riccio.
«Non proprio. Sostiene che il vestito che le ho prestato le stia malissimo. Per questo mi serve il tuo aiuto: devi dirle quanto invece è bellissima» rispose Zoey, cominciando a salire le scale, seguita da Harry.
Zoey aprì la porta della camera con una spinta, mormorando un “grazie al cielo la serratura è rotta e la porta non si può chiudere a chiave”.
I due entrarono e trovarono Liz che si guardava allo specchio con sguardo demoralizzato. La prima cosa che pensò Harry, vedendola, fu che sembrava qualcosa di etereo. Con la sua bellezza sembrava illuminare l’intera stanza.
Liz si girò, accorgendosi dei due amici, così prese la prima cosa che le capitò a portata di mano e tentò di coprirsi. Non poteva farsi vedere da Harry in quel modo.
«Che ci fai qua?» chiese terrorizzata. Zoey scoppiò a ridere, mentre Harry trattenne le risate. Liz si rattristò. Era davvero così brutta da far ridere?
«Liz, che ne pensi di metter giù le mie mutande?» domandò Zoey tra le risate. Liz abbassò gli occhi e notò che stringeva tra le mani un paio di mutande.

Cavolo, dovevo controllare prima di prendere la prima cosa che capitava! pensò, abbandonando le mutande sul letto.
«Harry, dille come ti sembra» gli ordinò Zoey. Ma Liz non lo fece parlare.
«No, Harry, non inventarti nessun complimento, so che non è vero! Questo vestito fa sembrare le mie cosce enormi, e poi mi fa così grassa! E la scollatura, vogliamo parlare di come la scollatura faccia capire a tutti che non ho tette e porto una misera seconda? E poi guarda il trucco! I miei occhi sembrano enormi come quelli di una mosca! Ed i tacchi, o i tacchi, con questi sono troppo alta, tocco il soffitto, e poi traballo tutta, cadrò di sicuro...» cominciò a dire Liz, elencando centinaia di difetti. Ma in realtà, Harry non ne vedeva neanche uno.
«Liz, adesso mi ascolti» la interruppe. «Le tue coscie non sono affatto enormi, anzi. Sei magra, snella, non può un misero vestito farti sembrare più grassa. E cavolo, le tue tette stanno bene così, e i tuoi occhi sembrano due stelle!».
Liz lo guardò per qualche secondo, cercando di capire se stesse dicendo la verità o una bugia. Alla fine, lo abbracciò.
«Grazie infinite, Harry, sei un buon amico» fece. «Promettimi che ci sarai sempre a tirarmi su quando qualcosa va male» aggiunse poi. Harry sorrise.
«Certo che ci sarò. Qualsiasi cosa accada».


Cavolo. Non aveva mantenuto la sua promessa. Questo pensiero lo schiacciò più di ogni altra cosa. L’aveva buttata ancora più giù, l’aveva fatta soffrire apposta. Non era affatto un buon amico.
Però cazzo, doveva smetterla di pensare a lei, si stava rovinando la serata! Così, senza pensarci, attirò a se Katie e la baciò.
Lei si staccò e lo trascinò fino ad un divanetto isolato, dove prese a baciarlo con più foga, sedendosi a cavalcioni sopra di lui.
Poi scese pian piano sino al collo. All’incavo di questo, mormorò qualcosa che Harry non distinse chiaramente.
«Cosa?» chiese allora per capirlo. Allora Katie lo ripeté, più forte.
«Adesso sei mio».
Quella frase disturbò Harry più di qualsiasi altra cosa. Prese le spalle di Katie e la staccò dal suo collo.
«Io non sono di nessuno» mise in chiaro, guardandola negli occhi. Questa rise.
«Ti sbagli. Tu eri suo. Eri suo e per colpa mia. Ma io ti ho strappata dalle sue mani» fece, continuando a ridere. Harry la guardò, confuso.
«Cosa?» chiese.
«È stato così facile, lei è così stupida, così ingenua. Fingermi depressa è stato un gioco da ragazzi, e lei ci ha creduto. Aveva scordato il suo telefonino in bagno. E la tentazione di strapparle via tutto ciò che aveva grazie a me era così forte. È stato facile come un bicchier d’acqua. Leggere il tuo messaggio, inviarti quella risposta pesante, e poi cancellare tutto. PUFF, e lei ha perso tutto, ed io ho preso te» svelò Katie senza rendersene conto.
Era stato l’alcool che aveva assunto a farla parlare, e sicuramente il giorno seguente se ne sarebbe pentita, ma ormai l’aveva fatto.
Aveva confidato la verità ad Harry, si era smascherata da sola, e adesso Harry si sentiva male. Perché Liz era innocente, ed aveva sofferto a causa sua. Perché Liz non meritava di essere ferita in questo modo, candida com’era.
E improvvisamente, ricordare il mese in cui erano stati grandi amici non fu più un errore, ma qualcosa di giusto. E le catene liberarono il suo cuore, dicendogli ciò che doveva fare.
Doveva trovarla.
Doveva andare da lei e chiederle scusa per tutto ciò che le aveva fatto.
Doveva proteggerla affinché nessun’altra lacrima scendesse dal suo bellissimo volto.

Si alzò, lasciando così Katie e mettendosi a correre verso l’uscita. Liz era sicuramente allo spettacolo, a scuola. Non si sarebbe persa il suo piano riuscire. Arrivò all’auto velocemente, e mise in modo.
Non notò Katie che correva verso di lui urlando, e non notò che, per strada, mentre lui accelerava oltre i limiti consentiti per arrivare il prima possibile, passò accanto ad una ragazza a piedi con una valigia, diretta verso la stazione.
E non si accorse che quella ragazza era Liz.





Arrivò davanti la scuola che già pioveva. Non perse tempo a prendere l’ombrello, ma corse verso l’entrata bagnandosi.
Là trovò Hope e Zoey che piangevano, ognuna abbracciata al proprio ragazzo. Harry li guardò, chiedendosi cosa avessero. Prima di poter chiedere, Hope lo notò e si mise ad urlare.
«Sei solo uno stronzo, un egoista, l’essere più orribile che abbia mai visto, un ipocrita imbecille, una testa di cazzo...» e cominciò ad insultarlo a ruota libera.
Fece per aggredirlo, ma Zayn la trattenne per un braccio. Allora lei guardò il proprio ragazzo, poi Harry, e infine si rannicchiò a terra riprendendo a piangere più forte di prima, in preda a forti singhiozzi.
«Cos’è successo?» chiese Harry, non capendo.
In realtà, un’idea andava prendendo forma nella sua mente, e pregò Dio e tutti i santi che non fosse così.
«Se n’è andata. Per colpa tua» rispose Louis fulminandolo con lo sguardo.
«Cosa?!» esclamò Harry, shockato.
No, no, no, no e poi no. Liz non poteva decidere di andarsene proprio ora che lui aveva capito tutto, proprio ora che Katie si era tradita.
Zoey si asciugò le lacrime e gli porse una lettera. Harry la guardò, e riconobbe la scrittura di Liz, ma non riuscì a leggere.
«Dice che è felice per noi, ma si sente in più, e l’unica cosa che può fare adesso è sparire. A quest’ora avrà già preso il treno per Londra» spiegò Zoey.
«Londra? Va a Londra? Beh, è vicino, possiamo andarci anche n...» fece per dire Harry. Ma Zoey lo interruppe, scuotendo la testa.
«Non va a Londra, ma all’aeroporto di Londra. Parte per Los Angeles. Il suo padre naturale le ha proposto di finire il liceo in uno dei più prestigiosi d’America» spiegò Zoey.
«Il suo padre naturale?» chiese Harry.
Sapeva che Hope e Liz erano sorelle (ormai tutta la scuola lo sapeva) ma pensava che entrambi i loro genitori fossero morti o qualcosa del genere.
«Esatto. Adesso è ricco sfondato, e sta ad Hollywood. E modestamente anch’io me ne partire se fossi in lei, perché là può anche diventare qualcuno. E qua invece è solo disprezzata dalla gente a cui ha fatto solo del bene» sottolineò Zoey. Harry fu illuminato.
«Ti prego, dimmi che è a piedi» fece. Zoey la guardò.
«Che vuoi dire?» chiese.
«Lei non ha moto. O auto. Quindi è andata da qui fino a casa a prendere la valigia e poi alla stazione a piedi» spiegò il riccio.
«Penso di sì, a meno che non l’abbia accompagnata la madre» rispose Zoey.
Harry non ci pensò due volte e corse verso la propria macchina. Forse aveva ancora una speranza.
«Dove vai?» chiese Zayn.
«Alla stazione. Se sono fortunato, lei è ancora lì!» gli rispose, salendo nell’auto e partendo a tutto velocità.





Liz guardò l’orario dei treni. Il prossimo per Londra sarebbe stato lì tra una decina di minuti. Liz fece un sorriso tirato, triste.
Stava per dire addio al paese in cui era cresciuta. E una parte di lei sarebbe per sempre rimasta lì, con Zoey, Hope, Louis, Mike, Zayn e tutti gli altri. E sì, anche con Harry.
La pioggia aveva cominciato a scender giù impetuosa, e il vento ad aumentare sempre più la propria forza.
Il misero ombrello che Liz aveva portato con sé si ruppe in un attimo con quelle condizioni climatiche, così Liz tentò di ripararsi nella tettoia della stazione, anche se il vento portava la pioggia sin là sotto.
Penso allora di ripararsi nel sottopassaggio, ma questo con la pioggia si era allagato (si allagava ogni volta, cosa che aveva causato molte proteste da parte degli abitanti del paese).
Allora, indecisa su dove mettersi, si fece una passeggiata all’aperto, per ingannare il tempo. Tanto ormai era zuppa dalla testa ai piedi.
«LIZ!» sentì urlare appena sopra il rumore della pioggia. Si voltò verso l’ingresso della piccola stazione e vide Harry correre verso di lei. Sentì una fitta al cuore.
«Harry» disse gelida quando Harry la raggiunse.
Si guardarono entrambi, Harry col fiatone, Liz con un viso che dimostrava una calma glaciale, anche se dentro era in pieno tzunami.
«Così... parti» mormorò Harry. Il suono della sua voce si udì a malapena sopra quello della pioggia. Liz annuì.
«Già. Los Angeles è sempre stata la città dei miei sogni» rispose Liz guardando i binari.
«Liz, ascolta, volevo dirti...» cominciò Harry, ma Liz lo interruppe.
«Chi?» chiese. Harry la guardò, corrucciando la fronte in una muta domanda.
«Chi ti ha implorato di venirmi a fermare? È stata Zoey? O magari Hope?» spiegò Liz. Harry scosse la testa.
«Nessuno. Stavo venendo a cercarti quando ho saputo che stavi partendo ed ho sperato di trovarti ancora qui» rispose Harry, cercando un contatto visivo con Liz, ma questa sembrava più interessata ai binari.
«‘Cercarmi’? Tu mi stavi cercando?» fece Liz alzando entrambe le sopracciglia. «Non eri in discoteca con... quella?» sibilò. Harry in quel momento non stette a chiedersi come lo sapesse.
«Sì, ero con lei. E ti chiedo scusa, Liz. Scusami perché nonostante tutti mi dicessero che tu non eri una cattiva persona, e che attendevi solo che io venissi a chiederti informazioni per darmele, io non sono mai venuto. Scusami perché ho dovuto aspettare che me lo dicesse Katie mentre era totalmente ubriaca.  Scusami perché non ho esitato a scordare tutti i nostri momenti insieme, tutte le volte che mi avevi dimostrato che bellissima persona eri, e sei tutt’ora, e ho sostituito te con l’immagine di un mostro che vuole solo umiliare le persone. Scusami, Liz» le disse Harry, fissandola negli occhi nonostante ancora il loro sguardo non combaciasse. Allora Liz alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi.
«Secondo te delle semplici scuse bastano, dopo tutto ciò che ho passato? Mi chiedo se alla fine siamo mai stati davvero amici. Perché cavolo, uno stupido sms non può rovinare un legame forte come l’amicizia!» esclamò Liz.
E anche se la pioggia infieriva sul suo viso, Harry poté distinguere chiaramente le prime lacrime che abbandonavano i suoi occhi per esplorarne il viso.
«Il fatto è che non credo di averti mai visto come un’amica» confessò Harry, abbassando lo sguardo alle sue scarpe poiché non riusciva a resistere al contatto visivo con Liz.
«Mi stai dicendo che mi hai sempre vista come un oggetto da usare?» chiese Liz.
«Ti sto dicendo che ti ho sempre vista come una persona da amare» ribatté Harry. Liz spalancò gli occhi, stupita.
Harry alzò lo sguardo, e vide un luccichio negli occhi della ragazza, un luccichio che gli fece sperare in un ricongiungimento.
Ma poi il volto di Liz si macchiò di un sentimento misto tra disperazione e rabbia, e le lacrime presero a farsi più intense, mentre i singhiozzi scuotevano quel corpo che ad Harry parve di colpo così fragile e indifeso.
«A che gioco stai giocando, Harry? La vita non è una maledetta partita di scacchi in cui puoi cambiare le regole ogni volta che ti conviene!» sbottò Liz. «Le pedine sono persone con dei sentimenti, che soffrono! Cosa pensi, adesso, che puoi venire qua, chiedermi scusa, dirmi che mi ami ed è tutto a posto? No, Harry, no» aggiunse scuotendo la testa.
«Quindi continui ad odiarmi? Continui a volertene andare, anche dopo che ti ho svelato i miei sentimenti? Dubiti che il mio amore sia vero?» chiese Harry.
«I tuoi sentimenti possono essere i più veri del mondo, ma ‘vero’ non significa ‘giusto’. Ho semplicemente realizzato che non sai gestire bene ciò che provi, perché tendi a far male alle persone a cui vuoi bene. E poi, dannazione, l’ho detto a Liam a dicembre e te lo ripeto due mesi dopo: sono totalmente terrorizzata dall’amore. Anche se stavolta il motivo è diverso. Perché adesso mi sono resa conto di provarlo ed il sentimento in sé è la cosa più bella che abbia mai fatto battere il mio cuore, ma l’amore significa automaticamente dolore, tanto dolore. Anche involontario. L’ho provato sulla mia pelle e su quella di chi mi sta attorno: Karen e Myra sono continuamente mal giudicate perché sono lesbiche, Hope prova gelosia quando Zayn e Karen parlano, Louis e Zoey hanno sofferto così tanto per ottenere l’approvazione di Niall! E poi ci sei tu. E me. Ho provato più dolore in questi ultimi mesi di quanto ne abbia provato in tutta la mia vita!» spiegò Liz.
«M-mi ami?» chiese Harry, stupito. Liz si asciugò le lacrime, sostituite immediatamente da altre, ed annuì.
«Più di quanto io ami me stessa. Ho provato a dimenticarti, sai? Mentre tu ti sei aggrappato al tuo orgoglio come avresti dovuto aggrapparti a me, io ho conosciuto e frequentato Mike solo per non pensare a te. L’ho praticamente usato, e mi sono sentita una merda ogni volta che lui mi guardava con occhi sognanti! Ed ha provato a baciarmi mille volte, ed io ogni volta ripensavo a quell’unico nostro bacio e mi scansavo, inventando le scuse più insensate» lo informò Liz.
Il treno arrivò e si fermò. L’entrata di uno dei vagoni si aprì proprio davanti a loro due. Entrambi lo fissarono.
 «Se tu vai via, so che svanirò» sussurrò Harry. Liz ci rifletté.
«Io sono svanita tempo fa, a Natale, quando hai pronunciato la parola ‘stronza’ contro di me. Da allora non ho più vissuto. Mi sono limitata a sopravvivere. Forse, se andrò dall’altra parte del mondo, pian piano riuscirò a rifarmi una vita» rispose Liz, ed Harry capì che il discorso era finito.
Infatti, Liz si voltò, dandogli le spalle, e salì nel treno semi-vuoto, guardando Harry mentre lo sportello si andava chiudendo.


 
 
Nila’s Corner

Rieccomi qui dopo bene 3 giorni che non pubblico niente. Scusatemi, sono inscusabile (che giro di parole).
Come potete vedere, lo scorso capitolo vi ho detto una grande baggianata, perché questo non è l’epilogo ma il 25 e vero ultimo capitolo. Dopo pubblicherò il vero epilogo.
Vi svelo un segreto: era questo il finale che avevo scritto un bel po’ di tempo fa. Come potete vedere è interamente Liz-Harry, ed è molto, ma molto tragico.
Volevo metterlo come Epilogo, ma non solo è troppo lungo per metterlo come tale (Prologo ed Epilogo li faccio sempre più corti di un capitolo normale, mentre questo è di 7 pagine Word mentre di solito un capitolo e di 4-5-6 pagine).
Così l’Epilogo sarà un bel gran tuffo nel futuro per vedere come finirà (o non finirà) davvero la nostra storia. Vi avverto che metterò tanti piccoli problemi (di coppia e non) per far capire che alla fine niente è davvero liscio come l’olio, ma quasi.
Avete pianto? Io sì, un mare. Perché sento che sta davvero finendo, del tutto. Perché con questa storia finirà anche l’estate, perché mi sto ritrasferendo in paese e domani avrò il sorteggio della mia sezione (prima speravo di capitare nella D, per essere in 1D, sapete, ma ho cambiato improvvisamente idea perché ci insegna fisica la mia madrina che ammazza letteralmente di compiti, lol).
Passando a cose più allegre, avete visto This Is Us???? Io sì, sabato, ed è stato troppo bello. Se lo sono visti anche mia sorella piccola e mio zio. E, squilli di tromba, lui ha detto che gli è piaciuto, che le canzoni sono belle e che ha capito perché mi piacciono: «Ti piacciono perché sono completamente fuori di testa». Certo, dopo essere rimasto scioccato nel vedere Harry in mutande, non poteva dire altrimenti lol.
Non mi metto a parlare del film per due grandi punti:
1) Se no si fa notte
2) In rispetto di chi magari non l’ha ancora visto
Quindi, questa domanda è riferita a chi l’ha visto: Cavolo, sto entrando in crisi perché non ho riconosciuto una canzone, e mi sto maledicendo. Qual è la canzone che cantano dopo che si è visto il Giappone, quella dove di dietro hanno i fumetti e mentre che cantano diventano dei personaggi anche loro? GRAZIE a chi mi risponde.
E GRAZIE a chi recensisce :)
Ora vado,

Bye xxxxxx

 

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Capitolo 27
*** Epilogo ***




Epilogo






Il grande attore di fama internazionale Harry Styles tornò a casa dopo una dura giornata di lavoro. Quel giorno avevano riprovato la stessa scena un miliardo di volte.
Harry aveva sempre recitato perfettamente, ricordando a memoria ogni battuta, ma la sua collega, a cui avevano assegnato il ruolo di protagonista insieme a lui, era una vera incapace e non ricordava mai bene le battute.
Aprì la porta d’ingresso lentamente, poiché sembrava che persino le dita urlassero di stanchezza.
Entrò in casa e si diresse direttamente in salotto, sedendosi nel divano e chiudendo gli occhi. L’estate californiana era qualcosa di stupendo, eppure quella casa vuota gli metteva troppa desolazione.
Il fatto era che lei gli mancava troppo. Gli mancava ogni singolo istante passato insieme, e si malediceva per il tempo della sua vita sprecato a far qualsiasi cosa eccetto ammirarla.
Aveva un grande vuoto nel cuore e nessun’altra avrebbe mai potuto riempirlo, ormai l’aveva capito.
Il telefono di casa squillò, ma Harry era troppo stanco per alzarsi ed andare a rispondere, così lo lasciò squillare finché non fu la volta della segreteria telefonica.
“Hey, amore, volevo chiederti se tra un mese riuscirai a finire il lavoro. Dobbiamo organizzare quella cosa che ci eravamo promessi di fare, ricordi? Richiama appena puoi. Un bacio da parte mia e uno più grande da parte di Daisy. Daisy, Daisy? Su, saluta papà”
“Apà”
“Ma brava che è l’amore mio! Ora vado, Harry, ci sentiamo”






“Saremo le stelle più luminose nel cielo
Ed io sarò tua come tu sarai mio...”

«Stop! Zoey, cosa stai facendo?» ringhiò Jonathan.
«Sto cantando?» fece sarcastica Zoey.
«No, tu non stavi cantando, tu stavi sottolineando tutti i ‘la’ mentre io ti ho già ripetuto più volte che i ‘la’ devono essere dolci e rapidi» la rimproverò.
«Ma in questo modo non riesco a prender fiato a sufficienza!» protestò Zoey.
«Invece ci riuscirai se prenderai fiato nei punti che ti ho segnato in rosso nel testo» ribatté Jonathan.
Zoey sbuffò, sbattendo il foglio col testo nella propria coscia, levandosi le cuffie e uscendo velocemente dalla sala di registrazione.
«Che stai facendo adesso?» chiese Jonathan.
«Mi prendo una pausa» lo informò Zoey, andando in corridoio. Louis era lì che stava prendendo un caffè dalla macchinetta.
«Prendine uno anche per me, Lou» gli disse.
«Qualche problema?» chiese lui mentre ordinava il caffè alla macchinetta. Zoey sospirò.
«Sì. Jonathan non fa altro che cambiare le canzoni che io e Liz abbiamo scritto, rendendole irriconoscibili. Cavolo, la cantante sono io, le canzoni sono le mie, perché non posso cantare come voglio io?» sbottò lei.
«Vuoi che entri là dentro e faccia uno di quei discorsi di avvocati che non capisce nessuno ma che ti permetterà di avere il libero arbitrio?» propose Louis porgendole il caffè.
«No, forse è meglio di no» rispose Zoey sorseggiandolo.
«Ti meriti le ferie che ti sei preso dopo quel caso difficile, non sarò certo io a farti lavorare» aggiunse. Louis parve stupito.
«Cosa odono le mie orecchie? Mia moglie mi ha davvero fatto un complimento? È da scrivere nel calendario!»  esclamò Louis divertito.
«Smettila, avvocatucolo da strapazzo» borbottò Zoey.
«A proposito, come sta Liz?» chiese Louis facendosi serio. Era la moglie a tenere i contatti con lei, mentre Louis teneva quelli con Harry.
«Sta bene, per quel che riguarda la salute. È al terzo mese di gravidanza e va benissimo, ed ha la tata per la piccola di due anni, ma in realtà le manca la figura maschile della famiglia, si sente molto sola» rispose Zoey, triste. Poi il telefono le squillò.
«Scusami, amore» si congedò, per poi prendere la chiamata e portare il telefono all’orecchio.
«Chi è?» chiese. Dopo qualche secondo di pausa, dove qualcuno dall’altra parte rispose, sorrise raggiante. «Ma certo che veniamo! Quando? Il prossimo mese, dici?».





«Così, 4 elevato ad ¼ equivale a...» stava spiegando Roxy scrivendo alla lavagna.
«Professoressa McGole, la vogliono in presidenza» comunicò il bidello entrando nell’aula, causando la gioia degli studenti. Roxy sbuffò.
«Ma sto spiegando! E poi, fino a prova contraria, prima di entrare in un’aula si bussa!» lo rimproverò. Il bidello alzò gli occhi al cielo.
«La vogliono in presidenza d’urgenza» ripeté sottolineando l’ultima parola. Roxy annuì.
«Badi alla classe durante la mia assenza» raccomandò al bidello uscendo e dirigendosi verso la presidenza. Proprio davanti alla porta incontrò Niall.
«Anche lei qui, professor Horan?» chiese Roxy sorridendo.
«Certo. Prego, prima le signore» fece Niall aprendole la porta e accennando un inchino. Roxy entrò, salutò la giovane preside e si sedette in una delle due sedie davanti la scrivania. Niall si sedette nell’altra.
«Vi ho convocati perché, come saprete, abbiamo bisogno di quel finanziamento per i progetti pomeridiani, che però tarda ad arrivare» cominciò la preside. Roxy si aggiustò gli occhiali. Non era ancora abituata a portare quelle cose sul naso.
«Non vedo come potremmo aiutarla» ammise la rossa.
«O, insomma, signorina McGole, so che lei ha un’amica al ministero che potrebbe far velocizzare il tutto» ribatté la preside.
«E, indovino, vuole che faccia una telefonata amichevole a uno dei miei amici avvocati e buttar lì, come se nulla fosse, se si può far nulla contro il Ministero se non cedesse i finanziamenti» fece Niall.
«Esatto!» trillò la preside, sorridendo. Poi prese la mano di Niall sporgendosi appena il busto nella scrivania.
«Lei sì che capisce all’istante» gracchiò in modo suadente, procurandosi un’occhiataccia da parte di Roxy.
«Su, Niall, andiamo a fare queste benedette chiamate» borbottò Roxy alzandosi.
Niall annuì e si avviò alla porta, seguito da Roxy. E mentre questa stava per chiudere la porta, le sfuggirono alcune parole rivolte alla preside.
«Ah, senta, le do un consiglio spassionato: la prossima volta, se vuole proprio mettersi a fregare fidanzati, ci provi con chi non ha ancora programmato il matrimonio» sibilò. Poi chiuse la porta, pronta a telefonare Hope.





«Certo che ti farò questo favore, Roxy. Farei tutto per la mia migliore amica».
«Grazie infinite. E dimmi, come va lo studio legale di Zayn e Louis?».
«A gonfie vele, direi. Sono i migliori di Londra, e non scherzo: le persone che vengono qui aumentano di giorno in giorno. Ormai hanno un sacco di altri avvocati che lavorano per loro, trovare giovani neo-laureati capaci è il loro passatempo».
«Ne sono felice».
«E David, come sta?». Roxy, ad udire quella domanda, sospirò.
«Beh, Hope, lui mi dice sempre di star bene, e si sforza di sembrare felice. Ma non può imbrogliare la persona con chi ha vissuto i primi 18 anni della sua vita: soffre ancora» rispose in un sussurro. Anche Hope si rattristò.
«Anch’io sento la sua mancanza, a volte» rivelò. Roxy sbuffò.
«Non sono io che l’ho piantato quando il mio ex si è rifatto vivo» sbottò.
«Hai ragione. Quella sono stata io» disse Hope con voce spezzata. Stava per piangere. Roxy si pentì di quello scatto di rabbia, d’altronde l’amore non era controllabile.
«Scusami, sono stata una stronza a dire ciò che ho detto. Comunque, come stanno George, Patrisha e Kimberly?» fece Roxy cambiando argomento.
«Bene, Kim si diverte a gattonare per casa, è così tenera!» esclamò Hope, felice di poter parlare d’altro.
«Qualche volta devo venirvi a trovare, sai quando adoro i bambini!» propose Roxy, anche se dentro di sé, era un po’ invidiosa. Beata Hope, che ne aveva tre, e poteva anche averne un’altra decina, se voleva.
«A proposito, ora che me lo fai ricorda, il mese prossimo vorremmo organizzare...» cominciò Hope.





Esattamente un mese e dieci ore dopo, undici persone erano sedute allo stesso tavolo, nella veranda di una lussuosa villa di campagna, aspettando che il cuoco preparasse la cena. Tutti parlavano incessantemente con i vicini di posto, ricordando i vecchi tempi.
«Ma Liz?» sussurrò Niall alle orecchie delle sorella, osservando i due posti vuoti tra Harry e Myra.
«Credo che verrà un po’ in ritardo, ma verrà» rispose Zoey.
«Niall, com’è rovinare la vita dei tuoi alunni?» chiese Zayn interrompendo la discussione. Niall fece una smorfia.
«Dai, ti ricordi quante cose dicevamo a quei poveri professori? E pensare che adesso tu sei dall’altra parte!» aggiunse il moro.
Ad un tratto, il cancello si aprì ed entrò un’auto, che posteggiò. Appena si fermò, ne scesero due donne, una più bella dell’altra... Liz e Claire.
Una grande il doppio degli anni dell’altra, le due sorelle avanzarono verso il tavolo. Perché così che si definivano: Hope, Liz e Claire erano tre sorelle, non importava se il cognome era diverso.
«Dove sono i bambini?» chiese subito Claire. Lei, a queste riunioni in ricordo ai vecchi tempi, aveva il compito di tata dei bambini piccoli.
«Sono nella stanza di Daisy, James si è preso l’incarico di tenerli a bada finché non saresti arrivata» rispose Lily.
«Quel tappo di dieci anni ha intenzione di controllare tutte quelle piccole pesti? Vado a salvarlo!» esclamò Claire correndo verso le scale. Liz si sedette accanto ad Harry e i due si scambiarono un bacio a stampo.
«Mi hai rimproverato mille volte al telefono di arrivare sempre in ritardo, ma questa volta sei tu ad essere arrivata dopo tutti noi, amore» fece Harry. Liz alzò gli occhi al cielo.
«Scusami, Harold» disse.
«Perdonata» affermò lui sfoderando un sorriso completo di fossette. Liz lo guardò attentamente, e ringraziò per l’ennesima volta lo sportello del treno che non si era chiuso così in fretta.

Liz si voltò, dandogli le spalle, e salì nel treno semi-vuoto, guardando Harry mentre lo sportello si andava chiudendo.
I loro occhi si incrociarono, e il verde di quelli del ragazzo incantarono Liz come la prima volta che li aveva visti.
In quell’istante, seppe di star commettendo il più grande dei suoi errori. Non voleva davvero perdere quegli occhi.
Così seguì l’istinto, seguì il cuore, e non la ragione. Fece un salto, passando lo sportello appena in tempo, fregandosene della valigia che era rimasta dentro il treno.
Si gettò tra le braccia di Harry e fece incontrare le loro labbra, mentre il treno partiva verso la stazione successiva.
Harry, dopo un attimo di stupore, la strinse forte a sé e ricambiò il bacio. E Liz non poté far a meno di pensare che quello dato a Niall non poteva competere con questo. Per il semplice fatto che in questo c’era del vero amore.

«Promettimi di non spezzarmi di nuovo il cuore» sussurrò Liz staccandosi leggermente. Aveva bisogno di quella certezza, lì, in quel momento, sotto quella pioggia che avrebbe certamente procurato loro un raffreddore tremendo.
«Lo prometto. Non posso più farlo, ora che ho capito quanto ti amo. Spezzare il tuo cuore spezzerebbe automaticamente anche il mio» rispose Harry. Liz sorrise, poi sciolse l’abbraccio.
«Bene. Spero che tu sappia guidare veloce, Harry, perché dobbiamo essere alla prossima stazione in tempo per recuperare la mia valigia» rise Liz, uscendo dalla stazione, seguita da Harry.


Erano passati esattamente dodici anni da allora.
Liz ed Harry erano sempre stati una coppia inseparabile. Liz, dopo il diploma, aveva preso a lavorare come autrice delle canzoni di Zoey, che era stata presa da una casa discografica.
Harry diventò un attore famosissimo, e tutto ciò che aveva guadagnato poteva farli vivere agiatamente per una vita intera, ma Harry voleva continuare il suo lavoro, perché gli piaceva, nonostante questo lo tenesse lontano dalla sua famiglia per mesi.
I due si sposarono dopo sei anni di fidanzamento ed ebbero Daisy dopo altri tre, e tra pochi mesi le avrebbero dato un fratellino.

Zoey e Louis non avevano mai subito rotture nette, solo qualche litigio ogni tanto, e questo rendeva il loro rapporto sempre nuovo e più colorato.
Louis, stupendo tutti, aveva continuato gli studi con Zayn e si erano entrambi laureati in giurisprudenza, aprendo uno studio legale che presto diventò tra i più famosi di Londra.
Louis e Zoey si erano sposati dopo otto anni dal diploma, ripresi da fotografi poiché tutti volevano vedere foto del matrimonio di una delle più grandi cantanti del mondo.
Non avevano avuto ancora bambini perché Zoey aveva una carriera davanti a sé, ma avevano intenzione di cominciare presto e di fare una moltitudine di bambini.
Forse, proprio in quel momento Zoey era incinta. Non aveva ancora fatto il test.

Zayn era un avvocato, Hope lavorava al Ministero dell’Istruzione. Due anni dopo il diploma avevano avuto una gran lite e si erano lasciati.
Hope aveva rivisto David per caso e tra i due era nata una forte intesa. Stettero insieme per sei mesi, poi Zayn tornò supplicante da Hope e lei si accorse di essere ancora perdutamente innamorata di Zayn.
Si sposarono dopo tre anni ed ebbero tre figli: George, Patrisha e Kimberly. Non si separarono mai più.

Niall prese a studiare come tecnico del suono, mentre Roxy cominciò a studiare per diventare una professoressa di matematica.
Dopo due anni dal diploma di Niall, e quindi uno da quello di Roxy, lei scoprì di avere un tumore all’utero, un caso fulminante. Rimase viva, ma non poté più avere figli.
Fu un periodo di crisi fra i due, dove Roxy credette di essere inutile e tentò di lasciar andare Niall,  ma alla fine tornarono più uniti di prima. Niall, per starle più accanto, studiò per diventare professore anche lui e ci riuscì.
Avevano inviato una domanda di adozione, e progettavano di sposarsi nella prossima primavera.

Il padre di Liam morì pochi mesi dopo il diploma, a causa di un infarto, lasciando al figlio un’azienda da gestire. Lui si dedicò interamente a ciò, abbandonando il resto.
Solo dopo un anno riuscì a staccarsi un po’ dal lavoro, e durante alcune vacanze in Irlanda rincontrò Lily, che si era trasferita lì per studiare Lettere all’università.
Cominciarono a frequentarsi, finché lei non rimase incinta. Liam fu subito pronto a prendersi cura del bambino e sposò lei poco dopo. Nacque James, e pochi anni dopo Grace e Annie.

Myra e Karen si sposarono dopo tre anni che lo stato inglese permise i matrimoni gay. Hanno aperto una libreria a Liverpool, gestita da entrambe.

Hope e Liz ottennero il cognome ‘Mason’ e Liz riuscì a riavvicinare la sorella al padre.

Tutti rimasero amici, sempre e comunque, e non si diviserò mai più. Potevano essere in stati, città, quartieri diversi, ma si sarebbero sempre tenuti in contatto.
Katie non tornò mai più a turbare le loro vite, e loro non ne sentirono mai la mancanza.

 
The end



 

Nila's Corner


Un giorno, sua sorella maggiore smise di giocare con le bambole con lei. Ovvero, ad imporle i suoi giochi. “Sono troppo grande” le aveva detto. E lei aveva smesso. Non sapeva giocare da sola, non avrebbe più giocato anche lei.
Ma era piccola. Aveva cinque anni. Sua sorella maggiore ne aveva dieci, ed era comprensibile.
La notte, sognò di giocare ancora con le bambole con la sorella, e di divertirsi.
Il giorno dopo, si ricordò che sua sorella non giocava più, e pianse, pianse molto. Come poteva passare il tempo, ora che non aveva più una guida?
Aprì l’armadio dei giocattoli e prese le sue bambole. Le mise sul tappeto, le curò, le vestì, e poi le venne in mente una storia. E cominciò a giocare.

Un giorno, lei smise di giocare con le bambole. All’inizio fu un obbligo, impostole dai genitori. “Sei troppo grande, ormai” le avevano detto. E lei allora aveva smesso. Aveva buttato tutti i suoi giochi, compresa la sua bambola preferita.
Era troppo grande. Aveva solo otto anni. La sua sorellina ne aveva sette, e giocava ancora.
La notte, non riuscì a dormire. La mente le si affollava di idee per i giochi dell’indomani, nuove storie e personaggi da vivere con le bambole.
Il giorno dopo, si ricordò che tutti i suoi giochi erano andati, e pianse, pianse molto. Come poteva accontentare la sua immaginazione, ora che non poteva più giocare?
Andò nella libreria della sorella maggiore e vide un libro che l’attirò più di tutti. “Anna dai capelli rossi”. Lo prese e lo sfogliò, studiandolo. E cominciò a leggere.  

Un giorno, lei smise di leggere. Aveva finito tutti i libri della libreria, e anche quelli che si era fatta regalare per Natale e per i compleanni. Era andata dalla madre per chiederne altri. “Sei troppo grande, ormai, per leggere queste storie fantasy” le aveva detto, non gliene avrebbe comprate più. E allora lei aveva smesso. Aveva guardato tutti i suoi libri e gli aveva detto addio, lasciandoli polverosi sugli scaffali.
Era troppo grande. Aveva solo dieci anni. Il suo personaggio preferito ne aveva diciassette, e impugnava una bacchetta.
La notte, non riuscì a dormire. La sua mente richiedeva idee, storie di cui sognare il finale, di cui cambiarlo se non le piacesse.
Il giorno dopo, si ricordò che i libri erano tutti finiti, e pianse, pianse molto. Come poteva accontentare la sua immaginazione, ora che non poteva più leggere?
Andò verso la scrivania della sorella maggiore e accese il computer fisso. Aprì la pagina word e mise le mani sulla tastiera. E cominciò a scrivere.

Un giorno, smise di scrivere. Era stufa di scrivere storie e poi lasciarle perdere perché non aveva idee su come continuare. “Non sono brava” si era detta. E allora aveva smesso. Aveva cancellato tutte le sue storie.
Non era brava. Aveva solo undici anni. Il suo computer ne aveva cinque, ed era stato il suo porto sicuro per un anno.
La notte, non riuscì a dormire. Pensava e ripensava a ciò che aveva fatto, e credeva di aver fatto bene.
Il giorno dopo, si ricordò che non era brava a scrivere, e pianse, pianse molto. Perché non riusciva a fare una cosa bene? Cosa ne era della sua immaginazione?
E si buttò a capofitto nello studio, e impegnò le sue giornate così, e uscì con le amiche e scherzò come non mai.

Un giorno, capì di essere pronta. Aveva passato anni a migliorare la sua scrittura e ad esercitare la sua immaginazione, a leggere mille FF. “Ora sono brava e grande abbastanza” si era detta. E allora aveva progettato storie.
Era abbastanza brava e grande. Aveva tredici anni. I suoi idoli ne avevano tra i diciannove e i ventuno, e le avevano insegnato ad amare.
La notte, riuscì a dormire. Dormì un sonno felice e profondo.
Il giorno dopo, si svegliò col sorriso, e rise, rise molto. Perché lo aveva capito solo adesso? Perché aveva imparato solo adesso a gestire la sua immaginazione?
E prese il proprio computer, e raccolse tutte le sue idee. E cominciò a scrivere questa storia, incrociando le dita. Forse ce l’avrebbe fatta.


E ce l’ho fatta.
Dopo due mesi, eccomi qua a pubblicare l’epilogo, mentre “Lightweight” suona dalle mie cuffie. La canzone che è stata l’inizio di tutto... Sto piangendo. Mi mancheranno tutti e tutt0.
Mi mancherà Liz. Mi mancherà, con quel suo carattere troppo buono e ingenuo.
Mi mancherà Zoey. Mi mancherà, col suo essere la migliore amica speciale.
Mi mancherà Hope. Mi mancherà, con quella sua voglia di aiutare sempre la propria  sorella.
Mi mancherà Roxy. Mi mancherà, con quella sua allegria, con quel suo essere ragionevole.
Mi mancherà Harry. Mi mancherà, quel cuore d’oro nascosto tra l’orgoglio.
Mi mancherà Louis. Mi mancherà, col suo amore per Zoey e col suo essere divertente.
Mi mancherà Zayn. Mi mancherà, col suo sospetto prima e col suo amore dopo.
Mi mancherà Niall. Mi mancherà, con quella tenera gelosia e col suo amore per Roxy.
Mi mancherà Liam. Mi mancherà, con quel suo mentire per difendersi, con quel discorso a Niall.
Mi mancheranno tutti gli altri piccoli personaggi, senza di loro questa storia non sarebbe stata la stessa.
E sì, mi mancherà anche Katie. Mi mancherà, per il semplice fatto che col suo agire ha solo aiutato e rafforzato Liz. Alla fine, qualcosa di buono l’ha fatto.
E mi mancherà ognuno di voi. E voglio ringraziarvi.
Per aver recensito.
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Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno avuto reazioni strampalate alla mia storia, tutte quelle persone che mi hanno spinto a continuare a scrivere, tutte quelle che hanno migliorato i miei giorni con semplici frasi. Perché nessuno mi ha mai detto che scrivevo bene, prima di voi. Perché nessuno sa che scrivo, oltre voi. Perché voi avete fra le vostre mani il mio piccolo segreto, perché voi siete tra le poche a sapere quanto ho dentro, quanto è grande la mia immaginazione e il mio cuore. Perché voi siete le uniche che potrete mai conoscere la vera me, quella che c’è dentro, e non quello che mostro fuori.
Grazie, per avermi sopportato nonostante io sia così logorroica.
Se volete continuare a sopportarmi con un’altra storia, da domani prenderò a scrivere Irresistible e Under my skin. Non aggiornerò assiduamente come in questa storia, perché adesso inizia la scuola (a me il 16, e voi? Scrivetemelo, nella vostra ultima recensione) e dovrò studiare (sono quasi svenuta a vedere il mio libro di matematica di quest’anno. Cavolo, non mi sarei mai immaginata che fosse di 1000 pagine. Mi ricordate perché mi sono iscritta allo scientifico?). Però giuro che aggiornerò almeno una volta a settimana in entrambe le storie :)
Se volete aggiungermi a qualche social network, eccomi: su Facebook, su Twitter e su Ask.
Addio. NO, arrivederci, in un’altra avventura che seguiremo insieme :)
Bye,
Nila

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