When Everything is Silent - Quando tutto tace

di ILoveItBaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Parte Prima ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 - Parte Seconda ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 - Parte Prima ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10 - Parte Seconda ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 Modificato ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 22: *** Extra di Natale - Babbanate ***
Capitolo 23: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pre-capitolo Note Autrice:
Questo è un prologhino che, se non avete voglia di leggere, potete tranquillamente saltare, perché in ogni caso i fatti verranno ripresi in seguito e spiegati. Grazie dell'attenzione :)

 
 
Prologo



Anno 1234 a.C.
Ottavo Cielo, Padiglione Nord: Accesso con Autorizzazione 0Beta
 
Eriam rilesse per l'ennesima volta il cartello affisso alla porta dorata che celava quella zona da occhi indiscreti.
Il bell'angelo si stiracchiò come un gatto e tornò alla lettura del Libro dei Destini (nome secondo lui un po' pomposo), che descriveva la storia di ogni singolo individuo, di ogni singola civiltà.
Era annoiato, terribilmente. Da anni continuavano a cercare e cercare e cercare ininterrottamente. Non che il passare del tempo per lui contasse molto.
Erano angeli immortali del resto.
“Cosa ne pensi di lei?” Eriam si voltò verso la compagna. “Fra circa ventiquattro lune perderà la famiglia...no aspetta, ho sbagliato a tradurre...tutto il suo popolo.”
Nessuno dei due si scompose, erano abituati a catastrofi d'ogni sorta. Vivere tanto a lungo rendeva insensibili alle sorti altrui.
“È un'ottima candidata. Cosa ne dici?” continuò.
“Già, ottima. Però dobbiamo scegliere bene. Ricorda che da lei dipenderà l'esito di questa operazione delicata. Se non sarà quella giusta, potrebbe andare tutto a monte.”
“Dai, è solo un'umana, cosa pretendi da lei?!” disse stizzita.
“Elisabeth! Per favore, conosciamo tutti cosa ne pensi degli esseri umani, ma ciò non deve influenzare la tua scelta.”
“Cosa?! Certo che la influenza! Dovrà essere una di noi! La prima dopo...dopo...beh credo la prima da che io abbia memoria! Già devo scegliere tra questi...umani” disse con disgusto “Vuoi anche prendere una...una...”
“Calmati Beth, stai balbettando." le posò una mano sulla spalla "E poi siamo qui per questo. Per non prendere una qualunque.”
Elisabeth chinò la testa. Era certa che stavano facendo un grosso errore, Lui stava facendo un errore, ma chi era lei per opporsi? Andare contro la sua decisione era come dichiarare di essere dalla stessa parte dei maledetti traditori che combattevano con Lucifero. E ora avrebbe dovuto persino...avere dei contatti con quegli schifosi demoni...macchiarsi con anche solo le loro fetide parole... Anche solo l'idea di conversare con loro la disgustava.
Bleah!
Ma lei avrebbe obbedito a Lui. Era quello il suo compito e non lo avrebbe rinnegato.
“Ok, va bene.” sospirò, cercando di calmarsi.
“Lo sai che dopo aver scelto, dopo aver votato, ci cancellerà ogni informazione che abbiamo appreso, vero?” Ne era quasi sollevata all'idea. Tutto ciò che le avevano rivelato aveva fatto crollare ogni singola convinzione sul mondo. Era tutto sbagliato.
Adesso fu Eriam a sospirare, sbattendo lievemente le piume, che vibrarono impercettibilmente.
“Penso di sì. Lo sai come deve essere, e sai che non abbiamo libero arbitrio. Dai andiamo avanti. Come si chiama la ragazza?” distese le lunghe ali bianche tentando di concentrarsi sul loro lavoro
“Greys” Che nome stupido, avrebbe voluto aggiungere Beth.

 











Angolino Autrice:
Aaallora...Ciao a tutti! Questa è la mia prima Fan Fic... e.... spero di non essere subito pomodorata. (Pieeetaaaaà, disse con le lacrime agli occhi, sono ancora giovaneeeee, buuuu).
Coooomunque...era da un po' che volevo iscrivermi e postare un alcune di storie e ora che finalmente è arrivata l'estate e la scuola mi ha dato tregua (EVVAIIIIII. Pepe pepepè pepe pepepè!!! XS Vacanzeee arrivooooo) ho finalmente trovato tempo e sono approdata qui!
A proposito del prologo: so che non ci avete capito molto, ma ho messo questo testo soprattutto perché l'avevo scritto e desideravo postarlo, comunque non preoccupatevi, nel prox capitolo si entrerà nel vivo della storia.
Spero di aggiornare sempre in tempo, ma in caso la smemorata che sta scrivendo qui non lo facesse, vi chiedo umilmente perdono in anticipo (perchè, ne sono certa, prima o poi lo scorderò, nonostante abbia evidenziato il post-it con tutti i colori possibili e immaginabili sulla mia agenda XD).
Comunque spero che questo prologo vi sia piaciuto, perchè è solo l'inizio!!
Come ho già scritto nell'introduzione, presto entrerà in scena anche Draco (<3), e col botto ;). e spero anche in qualche recensioncina..ina-ina(??)
Oddio quanto ho scrittooo!! Ora vi lascio, non voglio uccidervi con le mie chiacchiere,
alla prossima,
Giulia ;P

Ps: mi sono accorta che mi aveva postato il testo in modo...beh terrificante, così l'ho rimesso, se ci fossero ancora problemi sarei molto felice se me lo faceste notare.
Grazie e ciao ancoraaaaa

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Parte Prima ***


by Julie TheStrange

Capitolo 1 - Parte Prima

 
«A volte la strada più lunga è l'unica che ti porta dove desideri»
 
Oggi,
Inghilterra


Sono in volo. Il vento mi accarezza le piume bianche e argento.
Il mio nome è Greys. Solo Greys. Nessun cognome. Non più.
Sono un'umana. Ero un'umana. Sono un angelo. Ero un angelo. Ora sono nulla, solo un ombra del mio popolo.
Mi hanno scelta. Mi hanno salvata. Mi hanno condannata e poi gettata.
E ora sono qui.
Per vendetta? Non ho nessuno su cui vendicarmi.
Per ricominciare? Non ho nulla da ricominciare.
Sono qui perché mi vogliono. E perché non mi prendano.
 
Il sole timido spuntò all'orizzonte, illuminando le brulle colline e riflettendosi nel lago nero. Lentamente la sua corona illuminò il castello, ancora pallido e grigio nella sua spessa pietra. Il vento si alzò, accarezzando dolcemente i rami degli alberi con il suo tocco freddo, gelido, e trasportando le foglie non verdi verso una nuova terra lontana. La brezza arrivò fino allo scuro lago, increspandone la superficie e liberando la brina sull'erbetta che si affacciava alla costa.
Nonostante il teporino del sole arrivasse fino al castello, esso rimaneva impassibile e freddo come solo la roccia può essere, inneggiando una stagione vagamente cupa.
Ormai era la fine di agosto, e sotto gli alberi cominciavano a raccogliersi le foglie con colori caldi e spensierati, simbolo autunnale per eccellenza. Hogwarts, sotto quel bel sole che la illuminava, irraggiava bellezza luttuosa e, a modo suo, piangeva i brutti tempi riempiendo ogni crepa o spiffero di aria gelida che congelava chiunque gli passasse vicino. Il suo silenzio faceva rimbombare tra le spesse mura, il duro rumore di tacchi sul pavimento piastrellato. Il passo era veloce e deciso, ma altrettanto leggero.
Una alta ragazza dalla chioma rossa passò nel atrio ampio del piano terra, diretta al maestoso scalone che portava ai piani superiori. Sugli scalini il vestito nero svolazzava, facendo intravedere l'alto stivale scuro. La ragazza volò fino al secondo piano, percorse svariati corridoi, per raggiungere due grosse statue: gargouille. Si fermò tra esse e chiese gentilmente “Posso salire?”.
Si tastò il vestito, poi alzò una piccola chiave argentea appesa a una catenina, apparsale in mano. Si aprì una piccola porta nella roccia.
La ragazza entrò e salì sui gradini a chiocciola che cominciarono a muoversi placidamente. Non volendo aspettare oltre, prese a saltare due o tre gradini alla volta con ampie falcate. Aprì la porta di legno ed entro.
Lo studio era esattamente come Silente lo aveva lasciato, o meglio come se lo ricordava la giovane dall'anno prima. Non aveva pensato che sarebbe dovuta tornarci così presto. L'ultima volta era andata per chiedere consiglio al suo più caro amico d'infanzia: Albus Silente.
Il tempo non aveva scalfito minimamente l'affascinante stanza. Non era stato spostato nessuno degli oggetti argentei, degli antichi strumenti, nemmeno un quadro o una sedia.
Tra tutto quello splendore, un elemento stonava con l'ambiente: un uomo davanti alla finestra osservava il panorama mozzafiato. Era alto, avvolto in un mantello nero, dello stesso colore dei suoi capelli. Il naso adunco si spostò dalla finestra alla ragazza, per poi tornare alla evidentemente più interessante vista dalla finestra.
Passò qualche secondo prima che l'uomo parlasse con voce bassa “Greys, come mai qui?”. La ragazza prese una sedia dalla scrivania e la girò verso di lui, accomodandosi sopra.
“Come stai Severus?”.
Piton ignorò la domanda e continuò.
“Se hai bisogno di qualcosa sbrigati; tra poco devo andarmene. Allora?” disse con tono aspro.
Greys sospirò guardandosi intorno. Pensò a quanto Piton rispettasse Silente, anche da defunto, non aveva nemmeno spostato nulla, come rifiutando di essere lui il preside in quel momento. Decise comunque di non esprimere il suo pensiero in parole.
“Devo chiederti un favore. Vorrei poter entrare in una classe dell'ultimo anno. Va bene qualsiasi Casa, ovunque ci sia un posto libero.”
Piton non disse nulla; standosene lì in piedi si girò verso di lei e la osservò per un secondo, ma subito distolse lo sguardo.
“Una ragazza si è ritirata all'ultimo momento perché si è trasferita con i genitori in Europa. Lavoro. Sai che le camere sono contate, credo comunque che ci sia ancora, è nei Serpeverde, ho solo questo.”
Immediatamente Greys chiese “Chi era?”
“Philicia Stokwel. Ma non ci sarà bisogno di usare il suo nome.”
“Va bene. E... tu, come stai?” chiese Greys. Piton rispose alzando le spalle.
“Deve essere difficile fare...” si bloccò. La spia. Non ora, non lì.
Greys rimise la sedia davanti alla scrivania di legno e andò verso la porta. Prima di uscire si voltò tentando di rimettere insieme i suoi pensieri per poter formulare una frase, ma uscì solo un “Ciao” strozzato.
Greys chiuse con dolcezza la porta e scese i gradini, che al suo tocco si mossero adagio.
Era l’ultimo giorno di Agosto, il dì seguente sarebbe partito il treno 9 e tre quarti per il castello; rifletté che sarebbe stato più prudente se fosse salita su quel treno assieme agli altri studenti, invece di trovarsi già al castello, affinché la sua presenza non desse nell’occhio.
Ricordò inoltre di non avere nulla per frequentare la Scuola, nemmeno un libro; anche se questo non era un problema di grandi entità. Avrebbe fatto un giretto a Diagon Alley, andando da librai e sarte di sua conoscenza per ottenere il materiale. Diversi commercianti l'avevano a cuore, così la aiutavano e le portavano gli oggetti in tempi record. D'altronde dopo secoli di assiduità, si creavano forti legami, affetto o denaro, o a volte entrambe.
Nonostante ciò non potevano evitare di domandarsi come facesse ad essere sempre una affascinante diciannovenne dopo tanto tempo. Secoli? Millenni? Nessuno lo sapeva e né lo chiedeva, nemmeno i più vicini a lei, che comunque la conoscevano solo di vista o dopo aver parlato con lei una manciata di volte.
Si mormoravano le teorie più disparate, tra quei pochi che la conoscevano, ma nessuna che riportasse minimamente la verità. Spesso lei stessa rideva per l’assurdità del vociare circa la sua natura.
Uscì dal castello in silenzio.









Angolino Autore Autrice
Ciaoo a tutti nuovamente, sono tornata per rompervi ancora, e già!
Vi saluto tanto e vi ringrazio, perchè se state leggendo sta schifezza, vuol dire che il prologo non vi ha uccisi (ottimo risultato, no?)!!
Ora vado. Tanti saluti,
Giulia

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 - Parte Seconda ***


Capitolo 1 - Parte Seconda



Giovedì 1 settembre. Stazione di Kings Cross, Londra.
 
Greys arrivò di buon’ora alla stazione. Scese da uno di quei nuovi superaccessoriati megaveloci taxi gialli, con la sua borsa piccolina, in pelle e un grosso baule in legno di pino. Prese un carrello e ci caricò il baule e la borsa, pagò il tassista e se ne andò verso le porte vetrate d’entrata. La stazione era molto bella e ben tenuta, con i suoi variopinti marmi e le graziose corde rosse che davano un tocco di eleganza, e infine i tabelloni con gli orari (ovviamente modernissimi) che riportavano le persone nel ventunesimo secolo.
Si diresse ai treni 9 e 10, verso il binario 9 e ¾, spinse il carrello nel muretto tra essi e venne catapultata al treno che l’avrebbe (ri)condotta ad Hogwarts. Era stata molte volte in quella stazione, su quel treno con il suo baule, ma non aveva mai visto tanto poco entusiasmo nei genitori e nei figli. Molte delle lacrime che vide erano ben lontane dalla felicità e dalla commozione, ma lasciavano trasparire solo inquietudine, paura, e in alcuni, vero terrore di lasciar andare i propri figli in un luogo ormai così profondamente cambiato.
Greys superò quei pianti e si diresse verso i vagoni centrali. Con la bacchetta alzò il baule e lo caricò all’interno, poi vagò per gli scompartimenti per trovarne uno libero, o almeno non troppo affollato. Nel primo c’erano delle ragazze Corvonero decisamente troppo pettegole, in quelli seguenti vari gruppi misti di Tassorosso e Grifondoro. Arrivò quasi fino alla coda del treno quando riuscì a trovare uno scomparto vuoto e subito ci si fiondò prima che qualcuno glielo potesse occupare. Si sedette da una parte e, visto che c’era solo lei dentro, alzò i piedi sul sedile di fronte.
Prese la borsetta in pelle che si era portata e la aprì, tirandone fuori un libro e un sacchetto di dolcetti a forma di zucca di Halloween che mise accanto a sé.
Osservò il paesaggio della stazione dal finestrino e i ritardatari che correvano per salire sentendo l’ultima campanella.
Il treno partì lentamente lasciandosi dietro genitori in lacrime e fratelli invidiosi. Dopo poco erano già usciti da Londra e si poteva godere della meravigliosa vista della campagna inglese nel suo momento migliore. Era da molto tempo che non saliva su quel bel treno e che non vedeva quel paesaggio nel giorno dell’anno in cui era più bello.
Passarono un paio d’ore in cui Greys si poté dedicare completamente al suo interessante libro e alla sporadica contemplazione del panorama. Quell’anno la signora con i dolcetti non passò; gli studenti che non erano prefetti (oramai solo Serpeverde) non potevano in alcun modo uscire dal proprio scompartimento; in fondo questa regola non la turbava poi così profondamente, considerato che non aveva nessuno da andare a cercare e comunque non aveva alcuna intenzione di farsi notare.
Ad un tratto qualcuno aprì la la porta del suo scompartimento, ma Greys decise di non alzare lo sguardo dal libro. Sapeva che poteva essere solo un prefetto e sapeva che voleva perquisire la sua borsa, così la prese e gliela porse senza distogliere lo sguardo dalle scure lettere sulla pagina.
Visto che nessuno la prendeva, chiuse il libro e si girò verso la porta.
Un ragazzo alto e biondo la fissava con superiorità, appoggiato allo stipite della porta aperta. Dietro di lui c’erano due grossi ragazzi dall’aria decisamente tonta.
Il biondo parlò altezzoso “Ehi, non lo faccio io, per chi mi hai preso! Tiger, Goyle rendetevi utili!” ordinò ai due dietro di lui.
Entrò e si sedette accanto a lei alzando le gambe mentre i suoi galoppini maneggiavano le bacchette, immersi nella sua borsa.
“Sono Draco Malfoy, prefetto. Sei nuova? Non ti ho mai vista nella mia Casa” indicò lo stemma verde e argento sulla sua giacca della divisa posata sul sedile.
Draco continuò “Come ti chiami?”. Greys un po’ riluttante, soprattutto perché quei due cavernicoli stavano mettendo le mani nella sua borsa rispose: “Greys Sullivan. Sono all’ultimo anno.”
Malfoy la fissò un secondo poi chiese perfido “Per caso sei imparentata con i Weasley, sono una brutta razza...”
Greys lo guardò negli occhi e disse offesa per aver sentito insultare i Weasley. Erano brave persone e rispettabili, anche se non li conosceva di persona.
“No”, ed era la verità, non avevano nemmeno una goccia di sangue comune, era impossibile.
Con un ampio sorriso il giovane si alzò dal sedile e uscì dallo scompartimento; lo seguirono anche i suoi scagnozzi dopo averle restituito, o meglio lanciato la borsa.
Un secondo dopo riapparve Malfoy sulla soglia “Se hai bisogno, chiedimi pure. Qualunque cosa...Greys” e sparì per la seconda volta, chiudendosi dietro la porta scorrevole.
Nonostante fosse assolutamente antipatico e narcisista, Greys doveva ammettere che era affascinante e se non fosse stata così dura, probabilmente se ne sarebbe anche potuta invaghire.
Interrompendo il suo flusso di pensieri per paura delle conclusioni che poteva trarre, si rituffò nel suo libro sperando di non aver più a che fare con quel ragazzo. Sapeva bene che era una speranza vana.
Passarono varie ore e Greys poté rimanere sola con i suoi pensieri ed il rimbombo del treno che sferragliava. Era molto tempo che non percorreva lunghi tratti di strada in treno, che reputava assai affascinante perché durante il viaggio potevi rilassarti e semplicemente goderti lo splendido paesaggio. La campagna era meravigliosa, soprattutto in autunno quando si tingevano di tanti colori. Aveva sempre vissuto viaggiando da città sovraffollate alla campagna per poi tornare in città, imparando così difetti e pregi di entrambe le parti. Aveva inoltre appreso che l’umanità aveva tante sfumature, non sempre gradevoli.
Finalmente dopo ore di viaggio, il treno fece gli ultimi sbuffi e tristemente si fermò nella stazione dove venivano in seguito traghettati gli alunni troppo silenziosi. Greys chiuse il libro infilandoci un segnalibro con delle pecorelle, e assieme ai pochi dolcetti rimasti nel pacchetto, li mise nella sgualcita borsa di pelle.
Tentò di scendere, travolta dai ragazzi che si dirigevano verso al porticina del vagone, venendo strattonata e spinta. Non potendo sopportare più quell’enorme massa di persone si tenne alla maniglia di uno scompartimento, facendolo scorrere e fiondandosi dentro prima che la urtassero oltre. Si chiuse, sconvolta, nella cabina e vi rimase finché tutti non furono usciti e non regnò il silenzio. Non era proprio più abituata a una folla così esagitata.
Passò molto tempo prima che si decidesse a uscire da quel luogo; ripercorse la banchina e si diresse verso gli ormeggi per le imbarcazioni. Era in procinto di salire su una delle barche, quando una mano le si posò sulla spalla. Greys si fermò e per riflesso afferrò la mano e ne torse il polso, costringendo il suo proprietario a girarsi di schiena per allontanare la morsa. In un attimo la ragazza era voltata verso di lui; lo buttò a terra e piantò un ginocchio sulla sua schiena strattonandogli il braccio e lasciando dopo poco la presa. Il giovane era a terra, ansimante mentre si stringeva la mano.
Per un attimo un attimo lo fissò, accorgendosi dell'errore, poi lo aiutò ad alzarsi e a sedersi su una panchina. Il giovane era biondo, gli occhi di ghiaccio, ravvivati ancora dal tenue bagliore della luna.
Draco si massaggiava la mano destra nervosamente.
Greys notò che aveva diversi graffi, o meglio, ferite da come erano profondi, sull'avambraccio coperto per metà dalla manica, e anche svariati lividi.
Immaginava un paio di Mangiamorte con l'ordine di torturarlo un po' per tenere in riga i suoi genitori, che cominciavano ad avere seri dubbi sulle loro scelte, un po' per tenere in riga lui. Sapeva, da diverse fonti, che i Malfoy cominciavano a distaccarsi dalla combriccola di Voldemort a causa della sua brutalità e del piacere del Signore Oscuro nel mettere loro figlio in situazioni ai loro occhi troppo pericolose.
In quel momento Draco disse scosso “Ma che cavolo ci fai ancora qui?”, Greys si raddrizzò sulla panchina e lo osservò cupa “Non sono l'unica a essere nel posto sbagliato, non dovresti essere anche tu al castello?!” respirò profondamente “Ti fa male la mano?”.
Era evidente che gli dolesse, ma il ragazzo smise di massaggiarle e fece segno di no, poi perfido disse “Non è che ti sei innamorata di me e tentavi di stare un po' sola con il sottoscritto. Mi spiace ma dovrai metterti in fila, anche se...per te potrei anche fare un'eccezione!”. Greys lo fisso col suo sguardo da Bestia Incarognita®.
“Andiamo o faremo tardi”
“Penso che la cena sia già finita” osservò Draco guardando in cielo.
“Non credevo fosse così tardi” disse Greys, più a se stessa che al giovane.
La ragazza si alzò e si diresse, seguita dal giovane, verso una barca, salendoci lentamente. Mollarono gli ormeggi e la barca cominciò a muoversi da sola attraversando il lago scuro; l'aria era pesante e carica di tristezza. Sulle increspature dell'acqua si rifletteva il manto stellato e al centro una grossa palla argentea che illuminava anche il viso della giovane ancora più stupendo. Una lieve brezza le mosse i capelli rossi e lei rabbrividì. Draco le passò il braccio intorno alle spalle e la strinse per scaldarla, con grande stupore di Greys. Non si sarebbe mai aspettata di vedere quel ragazzo così romantico, o anche solo vagamente gentile.
Gli tolse la mano e si raddrizzò. Infatti, era troppo dolce, e sinceramente non ci credeva, stava tentando di farla diventare uno dei suoi trofei.
“Non provarci, non ci casco!” Le sarebbe piaciuto che lo facesse non per fregarla, era, in un certo senso, più bello quando si comportava così e doveva ammettere di esserne perticolarmente attratta. Fu sconvolta da quello che aveva appena pensato, che aveva provato.
Draco non si dette per vinto e le si accostò. E più la giovane si allontanava, più lui era vicino, fino a quando non fu praticamente per metà fuori dalla barca. Il suo riflesso si rifletteva sull'acqua vinacea.
I loro nasi quasi si toccavano, quando Malfoy disse “Mi piaci, sai. Molto più delle altre.”.
Greys era immobile, il respiro ridotto al minimo. Era troppo vicino, eppure qualcosa la persuadeva dall'allontanarsi. Sentiva le sue mani sulla sua schiena, calde come il fuoco mentre il suo respiro le bruciava la gola.
All'improvviso la barca toccò terra e con una leggera scossa avvertì anche i ragazzi. Greys scivolò via, allontanandosi per quanto possibile dal molo. Stringeva la borsa lungo il fianco tanto che le mani cominciarono a bruciarle per lo sforzo.
Quando arrivò al pesante cancello di ferro, che si aprì al suo passaggio vide diversi Dissennatori che pattugliavano la zona. Non amava affatto quelle orribili bestie senza volto, anche se nella sua longeva vita, aveva visto bestie molto più incredibili e tremende. Evitò fluidamente le figure incappucciate e quando arrivò al pesante portone di legno si accorse che Malfoy, che l'aveva seguita tra i dissennatori, ne era rimasto intrappolato.
Controvoglia scaglio loro contro un patrono, anche se nel suo caso non era esattamente un patrono, infatti era uno dei pochi incantesimi che non poteva utilizzare, le era stato vietato, così attingeva dagli altri i bei ricordi e di conseguenza i loro patroni.
Salvato il giovane, Greys si diresse verso il portone, che si aprì per lei. Sfrecciò verso i piani interrati, laddove erano situate le stanze dei Serpeverde, teoricamente segrete.
C'erano ancora dei ragazzi che si erano attardati a parlare fuori. Quando la videro la salutarono e si presentarono, poi le fecero strada nei loro dormitori, come gentiluomini (con idee ben poco gentili).
Uno dei due, un ragazzo di nome Peter Sufflok, le chiese addirittura se sarebbe uscita con lui; nonostante i suoi sforzi, però, la giovane rifiutò garbatamente. Doveva ammettere che era un bel tipo, alto, scuro di capelli e occhi verdi un po' troppo furbi, però non voleva attirare troppe attenzioni e questo valeva anche per quanto riguardava la sfera dei «ragazzi».
O forse c'era un altro motivo per cui aveva rifiutato quell'invito? Non lo sapeva e non voleva scoprirlo, aveva avuto davvero una brutta esperienza in amore che le era costata tutto ciò che aveva. Ormai era tardi per piangersi addosso, e comunque era troppo dura per versare anche solo una lacrima. L'esperienza indurisce il cuore, e il suo era marmo.
Oramai non provava la minima attrazione per un ragazzo da secoli, o forse più e, nonostante ci avesse provato, non era più riuscita a provare nulla di nulla. O così si ripeteva, oscurando (volontariamente o meno) i fatti di quella sera. Era troppo stanca per pensare oltre.
Aveva gettato la spugna. Era una causa persa.
Si stese sul morbido letto e lì dimenticò ogni cosa, cadendo in un vortice di pace, desiderando bei sogni, che non poteva più fare da molto tempo.










Angolino Autore Autrice
Holaaaa!!! Spero di esservi mancataaa (non vi preoccupate, non ci credo nemmeno io)!!!!
Allora....ecco a voi la prima comparsa di... (sospiri di ragazze con occhi a cuoricino).....Draaaco Malfoyyyyy!!!!!!!!! <3

-I love you
-Protami via con teeee
-AHHHHHHHHHH!! (gridolini eccitati)
Ragazze, vi prego un po' di contegno, e che ca.....cavolini di bruxelles!!! Ovviamente, cosa pensavate volessi dire!?
Comunque non si è smentito, e si è comportato da...beh...maniaco arrogante.
A parte quando erano sulla barca. Forse. Ma...farà davvero il gentile...o... la starà prendendo in giro...per ottenere...Beh, l'immaginazione non vi manca...oppure c'è dietro qualcosa di più interessante.... E poi, chi è davvero questa Greys? Sì, è vero, vi sto mettendo di dubbi in testa, ihihihi, sono proprio una carogna :)!!
Vabbè, come al solito ho scritto un sacco, ora è meglio che vada, tanti saluti by ILoveItBaby (Giulia)

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


 
 
Capitolo 2
 
 
 
 
 
 

 
«I mali che non si avvertono sono i più pericolosi»
Erasmo da Rotterdam
 
 
Il sole si alzò pallido, illuminando flebilmente i grossi letti a baldacchino degli studenti sulle torri. I sotterranei si scaldarono leggermente e anche in quel buio luogo si accorsero del mattino.
 
Un teporino pervase Greys sotto le coperte, facendola fremere nel letto. Assonnata si alzò e si mise le morbide ciabatte nere; le altre sue compagne di stanza si svegliarono con lei, stiracchiandosi tutte insieme.
Prima di vedersi sottrarre il gabinetto e doversi presentare, incorrendo in domande su domande, si fiondò in bagno per togliersi i vestiti che aveva ancora indosso dalla sera prima. Certo, prima o poi avrebbe fatto la loro conoscenza, ma ora aveva altri pensieri che farsi nuove amicizie.
Sotto il caldo getto dell'acqua della doccia, le idee le si schiarirono, soprattutto, gli eventi della sera prima si fecero nitidi, anche se ciò che era accaduto dentro di sé continuava a non comprenderlo, o perlomeno, non aveva alcuna intenzione di comprenderlo o capirne la natura.
Ok, era pronta per cominciare a farsi nuove amiche.
Quando tornò in camera, le giovani furono molto interessate alla nuova arrivata, facendole mille domande e raccontandole pettegolezzi su pettegolezzi, a cui Greys non importava nulla, e da cui Greys tentò di liberarsi invano.
Passò diverso tempo, e alla fine furono in ritardo per la colazione, non più così gustosa come ricordava –anche se le sue impressioni risalivano a secoli fa, quindi non molto attendibili. La sala era scarna e triste e il cibo non troppo saporito, alcune brioche erano evidentemente vecchie.
Greys e le altre passarono veloci nei corridoi; aleggiava un'aria cupa e ben pochi ragazzi vagavano ancora tra le aule spensierati, solo Serpeverdi, o meglio, solo Mangiamorte affermati o quasi. Durante la strada che percorsero allegramente, tutti tranne Greys molto irritata dalle loro stupidaggini, incontrarono diverse pattuglie di Mangiamorte incarogniti, desiderosi solo di torturare con ogni mezzo qualche ragazzino.
Il silenzio tombale era rappresentato al meglio in quei corridoi gelidi.
Le giovani vollero fermarsi in bagno per rifarsi il trucco così Greys, con grande gioia, riuscì ad accampare una scusa e a sfuggire al loro soffocante blaterare. In futuro avrebbe dovuto impegnarsi di più a inserirsi, se voleva essere una-delle-tante e non quella-strana-che-sta-sempre-in-disparte.
 
Si diresse verso l'aula della prima ora, non avendo alcuna intenzione di arrivare in ritardo anche allora. Si ritrovò in un corridoio deserto con un anticipo di dieci minuti abbondanti, così raccolse i pesanti libri e si sedette su una delle tante panche in pietra lungo i corridoi dell'enorme scuola.
Iniziarono ad affluire i primi ragazzi diretti in tutta la scuola, procedendo in una silenziosa processione di corpi senza vita. I più terrorizzati erano i ragazzi del primo anno, tormentati dai nuovi malefici insegnanti, i fratelli Carrow, da Gazza, tremendamente esaltato, e dai tanti ragazzi di Serpeverde tutti impettiti e con fare superiore.
Ad un certo punto Greys notò un po' di trambusto non molto lontano da lei: un omone con una faccia da cane aveva alzato per la collottola dell'uniforme un povero bimbo di prima di Tassorosso.
Il poverino, terrorizzato, si era immobilizzato tremante come una foglia, mentre l'omone, tutto ghignante, gli puntava la tozza bacchetta sul nasino minuscolo.
Una piccola folla si avvicinò a osservare intimorita. Anche Greys si avvicinò, cercando di tenere a portata di mano la sua bacchetta. Draco si avvicinò alla folla, vide il bimbo e sorrise, all'improvviso disse “Bene, bene, bene”. Compiaciuto, alzò la bacchetta e urlò, in modo che chiunque nelle vicinanze lo sentisse “CRUCIO!” ed il povero piccolo cominciò a contorcersi.
La sua attrattiva stava scendendo di parecchi punti ai suoi occhi, anzi, precipitando.
Avrebbe dovuto aiutare quel ragazzino? In altre circostanze avrebbe agito immediatamente, ma ora che doveva stare attenta...esitava.
Si sentì tremendamente egoista, ma ricordò a sé stessa che se la prendevano, se la usavano, le torture a dei poveri Tassorosso sarebbero diventate come barzellette in un fine settimana estivo, sempre meglio che altro.
Rabbrividì pensando cosa fosse quell' “altro”.
 
Pochi secondi, poi un lampo blu sbucò alla vista colpendo in pieno petto Malfoy che venne scaraventato lontano, oltre la folla.
Neville Paciock uscì dalla gente puntando la bacchetta contro Malfoy e disse piano “Lascia immediatamente il ragazzo!”.
L'omone buttò a terra il bimbo non distogliendo lo sguardo da Neville. Dopo che il il giovane ebbe ripreso le sue cose, con l'aiuto di alcune ragazze della sua Casa, e fu uscito dal gruppo di curiosi, sempre aiutato a stare in piedi, repentinamente Neville colpì l'omone che venne scaraventato a terra e fuggì velocissimo.
Greys felice di non esser stata costretta ad attirare l'attenzione, si avvicinò a Draco.
Doveva smetterla di farsi condurre dal pilota automatico, si rimproverò. Ma oramai era lì.
Ormai tutti i ragazzi erano fuggiti, perché impauriti dall'idea di essere linciati, così il corridoio era insolitamente silenzioso. La ragazza notò che Draco aveva uno scuro livido sullo zigomo destro, di certo non dovuto alla caduta.
Il ragazzo era ancora mezzo svenuto. Greys d'istinto toccò la zona scura che lentamente si ritirò, ma proprio quando stava tornando di una tonalità meno viola, il giovane si svegliò e spaventato si allontanò da lei.
Greys offesa si alzò e stava per andarsene quando il cuore le si riempì di una grande tristezza nel pensare al ragazzo torturato e trattato come un gioco.
Sapeva che dentro di sé, Draco era, magari non proprio buono e gentile, ma perlomeno non così cattivo e altezzoso come si mostrava, aveva una coscienza, anche se poco istruita. Molto poco. Purtroppo era stato cresciuto male e così la parte di lui che veniva più spesso a galla era quella antipatica e altezzosa e leggermente malvagia.
I suoi genitori si aspettavano che si comportasse così.
Il Sig...o, al diavolo, Voldemort si aspettava quello, i suoi compagni a scuola e i Mangiamorte volevano solo quello. E lui li accontentava.
Si fissarono per un secondo negli occhi, e probabilmente, se non fosse suonata la campanella, Greys avrebbe potuto affogare nei suoi profondi occhi di ghiaccio.
Appena sentì il trillare della campanelle, la ragazza raccolse le sue cose e come una scheggia andò in classe ad occupare uno dei posti centrali. Una fantastica giornata era appena iniziata, e Greys non vedeva già l'ora che terminasse.
Le ore passarono incredibilmente piano. I pensieri vagavano liberi nella sua mente.
Non si era ancora abituata al fastidioso chiacchiericcio delle sue fastidiose compagne di stanza. In più ognuna di loro sbavava dietro Malfoy, seguendolo con lo sguardo assorto, e senza accorgersi che ogni giorno i poveri studenti venivano maltrattati e umiliati. Detestava quel ragazzo abbastanza da esserne attratta. Un'altra cosa che non riusciva a comprendere, aggiuntasi a una lunga lista.
Appena la campanella suonò tutti gli studenti scattarono in piedi e a una velocità quasi anormale uscirono dall'aula con i libri in mano. Anche Greys ci mise pochissimo, forse perché non aveva nemmeno tirato fuori il libro dalla borsa all'inizio dell'ora.
Ebbe l'intero pomeriggio per fare i compiti e svagarsi.
Tornando dalla biblioteca era sera inoltrata, scesa veloce nei sotterranei. Erano bui e silenziosi, molto più che al mattino. Si diresse a passi svelti verso l'entrata, e mentre si avvicinava ricordò di non sapere la parola chiave per entrare, si era dimenticata di chiederla. Intanto qualcuno si dirigeva verso il suo corridoio. I passi aumentavano. Greys si bloccò, doveva nascondersi o l'avrebbero punita severamente per essere stata beccata in giro a quell'ora. Dall'ombra emerse una figura alta.
Greys storse il naso: non aveva alcuna voglia di incontrare Malfoy, ma ormai l'aveva vista e sarebbe stato inutile nascondersi. Quando Draco le fu quasi davanti disse “Ah, ciao” con tono suadente.
“Fuori a quest'ora?! Potrei farti punire, hai violato il coprifuoco.”
Il giovane le si avvicinava e Greys con lui indietreggiava, quasi in un balletto strano.
“Già potrei, ma anche no”.
Ormai la ragazza era contro al muro e Draco continuava ad avvicinarsi. I bei capelli lunghi erano a contatto con la pietra fredda. La pelle della ragazza era calda, bollente.
Draco passò la mano destra dietro al suo collo, traendola verso di sé. “Sei calda” sussurrò prima di posare le labbra sulle sue.
Greys si irrigidì, ogni suo muscolo era teso, immobile. Dentro di lei la temperatura saliva, come un vulcano in azione. Posò le mani sul petto del ragazzo, sentiva il suo cuore battere sotto le dita affusolate. Si sentiva strana, felice.
Qualcosa dentro di lei si stava muovendo, come un drago pronto ad uscire e ad incenerire ovunque. Cosa stava cambiando? Perché sentiva il cuore che si scaldava ogni secondo di più. Non si sentiva così viva da molto tempo. Ma perché ora? Perché lui???!
I pensieri si sciolsero come cera.
Lentamente i muscoli si ammorbidirono, abbastanza da stringere a sé il giovane, mentre le sue fredde dita scivolavano sulla schiena di Greys, legandoli ancora di più, e raggiungendo un perfetto equilibro.
 
Draco si sentiva come tra le fiamme. Ma erano lingue di fuoco ben piacevoli, che lo scaldavano in ogni parte dell'anima.
Non sapeva perché si era avvicinato a lei.
Non sapeva perché le avesse parlato in quel modo.
Non sapeva perché l'avesse baciata.
Non sapeva perché la stesse ancora baciando...eppure sentiva che aveva fatto la cosa giusta.
Mille emozioni si erano scatenate in lui fin dal primo momento che l'aveva vista. Era folgorato, estasiato, rapito, attratto, molto attratto. A lui piaceva tenerla tra le braccia, sfiorarla, sentire il corpo di lei premuto contro al proprio.
Qualcosa si smosse in lui...qualcosa di freddo. “A lui piaceva... tenerla tra le braccia”??? Ma cosa cavolo stava succedendo??? Lui era Draco Malfoy!!! A lui piaceva solo divertirsi, spadroneggiare sui propri compagni...non “tenerla tra le braccia”!!! Ma che cavolo, per mille Salazar, cosa gli stava succedendo? Lui non era così sdolcinato! Quei pensieri da libri rosa...da...da...Grifondoro!!! Pensò irato, non gli veniva in mente smacco maggiore. Lui era un Serpeverde, non una femminuccia sdolcinata che portava fiori e cioccolatini alla sua innamorata...lui non aveva innamorate, lui possedeva solo ragazze desiderose di compiacerlo!
Doveva essere quella Greys-non-so-che-cosa, lo stava stregando! Oh, gliela avrebbe fatta pagare, eccome!
 
All'improvviso dei passi rimbombavano fino alle orecchie dei due ragazzi, che dovettero allontanarsi l'uno dall'altra. Il pesante rumore si avvicinava imponente.
Greys scattò e prese la mano di Draco, costringendolo ad aprire il passaggio. Sgusciarono velocissimi all'interno.
Quando il muro si richiuse, i passi erano appena entrati nel corridoio.
Col fiatone per lo spavento, Greys si appoggiò al muro più vicino. Aveva avuto fortuna. Osservò Draco, ancora sbigottito.
Sospirò profondamente.
Piano piano il calore della sua pelle si disperse, tornando a una temperatura quasi normale. Malfoy fece un paio di passi verso di lei, poi si bloccò. Greys lo osservava sospettosa; lo conosceva bene di fama, soprattutto grazie alle sue compagne che l'avevano imbottita di informazioni, da brave stalker professioniste.
Sembrava confuso, e...tormentato?
Il ragazzo si sporse in avanti, i loro visi erano vicinissimi. Il cuore di Greys accelerò al limite dell'infarto. Si guardarono negli occhi solo per un secondo, ma bastò alla ragazza per rimanere rapita da quelle gemme azzurre, splendenti come diamanti e fredde come il ghiaccio. Greys sentiva il suo respiro sulla pelle. Stava cadendo in trappola, non doveva farsi coinvolgere e lo sapeva.
All'improvviso il bel viso del giovane divenne duro e il suo sguardo intriso d'odio. Quando Draco aprì la bocca per parlare, Greys si immobilizzò. Non avevano nulla da dirsi, voleva solo che se ne andasse per non ricadere di nuovo in tentazione di baciarlo.
“Oggi è accaduto qualcosa che non succederà più, quindi” si fermò per riprendere fiato “non azzardarti ad avvicinarti a me. E smettila”gridò.
Greys lo guardò perplessa.
Allora Malfoy spiegò “Non so cosa mi hai fatto oggi, ma mi devi aver fatto un incantesimo...un filtro... Non avvicinarti mai più a me!” ribadì mentre si allontanava verso il suo dormitorio.
 
Rimase un attimo contro al muro, sentendosi una vera idiota perché aveva capito che Draco le piaceva e allo stesso tempo che era la cosa più stupida che poteva fare. Proprio ora il suo cuore doveva riprender vita? Non poteva aspettare qualche altro secolo?! Quanto si odiava!
Dopo un paio di minuti si accorse che doveva essere a letto già da un po', così, ripresasi, camminò fino alla sua camera, dove si gettò sul letto.
Nella mente il ricordo del bacio era ancora limpido. Ne desiderava altri, pur sapendo che non li avrebbe mai avuti. Sarebbe stato difficile evitarlo, visto che seguivano quasi tutti gli stessi corsi. Ma forse non le dispiaceva veramente.
 
 
 
Angolino Autore Autrice
 
Holaaaa! Allora, come va la vita? A me non troppo male devo dire, anche se sopporto sempre meno il caldo, ma basta munirsi di ventilatori, spararlo al maximo ed il gioco è fatto!
Vabbè tralasciando miei sproloqui, veniamo al capitolo: ecco a voi servita una bella scena focosa di Greys&Draco. Spero vi sia piaciuta e non sia stata noiosa o ripetitiva, comunque le cose stanno diventando leggermente ingarbugliata, soprattutto per Draco che sembra sia più confuso di un ragazzino davanti ai test M.A.G.O.
Cosa gli starà accadendo? E a Greys, gelida valchiria rossa?
E ora, dopo avervi insinuato abbastanza dubbi mi congedo! (eggià sono una piccola malefica strega XD)
Cmq...tanti baci e se vorrete lasciarmi delle recensioni (anche negative, le critiche sono costruttive, no?) io ne sarò ben felice!
Ma grazie anche ai miei lettori silenziosi (quando ho visto che dopo pochi giorni erano aumentati così stavo per mettermi a piangere di gioia) che continuano a seguire questa “cosa” che alcuni chiamano storia.
Alla prox, ILoveItBabyyyyyyy

Ps: nei prossimi giorni purtroppo sarò molto impegnata, quindi temo di non riuscire ad aggiornare molto presto. Tenterò di postare almeno ancora una volta questa settimana, altrimenti ci vedremo quella prox.
Ancora una volta tnt baci
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


 
 
Capitolo 3
 
 


« A chi ama nulla è difficile»
Cicerone
 

“Padrone, mi spiace ma non siamo ancora riusciti a trovarla” l'uomo aspettò una risposta provenire dalla zona in ombra, ma non accadde nulla. Era preoccupato. Non sapeva come avrebbe reagito ad un altro fallimento. Gliene avena già perdonato uno, lasciandolo vivere e condannandolo solo al taglio di una mano, la sinistra. Il suo predecessore non era stato tanto fortunato.
Il moncherino prese a bruciare, così lo strofinò contro la pesante e lercia palandrana che indossava.
“Quando siamo arrivati era partita da poche ore.” la voce era tremula, ridotta quasi ad un sussurro “P-però pensiamo di sapere dove si trovi. Se m-mi da ancora una possibilità, magari...” si interruppe quando un uomo non troppo alto sbucò diretto verso di lui, fermandosi diversi metri prima. Aveva un'ombra di barba e indossava abiti un po' datati per l'epoca, ma abbastanza ben tenuti.
I suoi occhi brillavano d'ira, ma il viso non lasciava trasparire alcun sentimento apparente.
“Il mio signore” disse con uno strano accento, che subito non riuscì a collocare “non richiede più i tuoi servigi” In quell'istante lo riconobbe: era il braccio destro del Padrone.
Un terrore mai provato fino ad allora lo attanagliò. “Ma le assicuro che s-siamo molto vicini a...”
“Basta!” disse con voce penetrante “Altri continueranno al tuo posto, te lo assicuro.”
Era la fine, era morto. O forse peggio: preda dell'ira del Padrone che per anni aveva servito.
L'uomo con un ghigno alzò il braccio e stese la mano destra verso di lui, aperta con il palmo in su.
Di scatto la chiuse stretta in un pugno e il servitore cominciò a contorcersi, preso da un dolore mai provato prima.
Urlò e pregò. Pregò che lo lasciassero, e poi chiese a Dio di poter morire il più velocemente possibile. Finché non esalò l'ultimo respiro, ansimando.
Quando il corpo fu ridotto in misera polvere, l'uomo si girò verso il buio.
“Mio Signore, pensò che dovrei occuparmene io prima che un altro di questi inetti rovini tutto. Mi permetta, la prego, di catturare io stesso la ragazza” chiese con uno stucchevole tono servizievole in una lingua dimenticata dagli uomini.
Una voce gutturale, come un ringhio, quasi inumana, si fece strada nell'oscurità “Va' e non mi deludere” proclamando più una minaccia che un incoraggiamento.
 
L'uomo camminava lungo un corridoio in pietra, talmente ammuffito che nemmeno i topi si sarebbero introdotti laggiù. Era alto e con un corpo statuario, con un viso che gli dava appena una ventina d'anni.
I capelli erano dolci boccoli castani e gli occhi, neri come la pece, con leggere sfumature violacee, si perdevano tra la smagliature della roccia.
Odiava quel luogo, con tutta la sua anima, ma non poteva certo dirlo al suo Padrone. Nella migliore delle ipotesi lo avrebbe ucciso. Ma sapeva, con un'esperienza di ben millenovecento ottantasei anni, che non poteva farci nulla. Oltrepassò con disgusto la carcassa di chissà quale bestia morta. Quel luogo era un labirinto grande, secondo la sua esperienza, circa come Manhattan. Per molto tempo, avventurandosi per quegli ostili e antichi corridoi, ancora per lui un interrogativo su quando e perché fossero stati costruiti, era riuscito a rinvenire ossa di animali estinti da epoche così antiche che solo un manipolo di esseri (nessuno dei quali umani) poteva anche solo vantare di averne sentito parlare.
Doveva essere antico come il mondo. Chissà quali creature lo aveva eretto. Nemmeno il suo Padrone era ancora in fasce che quel luogo già esisteva come una vera e propria leggenda, ed egli aveva vissuto più di cento mila anni. Non dubitava che antichi angeli fossero vissuti nell'enorme reticolo nel quale stava camminando.
Un rumore dietro di lui lo raggiunse, rimbombando fastidiosamente sulla roccia. D'istinto l'uomo portò la mano alla cintura, dove era appesa la sua amata bacchetta di legno di pino albino.
Rimase in ascolto, scoprendo che era solamente un ratto incauto arrivato fin lì.
Aveva un compito importante da portare a termine e non c'era margine di errore, ma soprattutto doveva muoversi in tempi stretti.
Gli sfuggì una risata. Finalmente avrebbe potuto prendere nuovamente il mezz'angelo. Il solo pensiero lo fece ardere di desiderio. Doveva essere sua.
Lo era sempre stata e ora aveva la possibilità di averla e di far risorgere il suo popolo, che lei aveva vilmente abbandonato.
Oh! Quanto l'aveva aspettata, spiata, seguita fin da prima che la Grande Città Sommersa sprofondasse.
Non aveva paura del suo padrone, era sopravvissuto a molte cose, e di certo non l'avrebbe lasciata a lui. Aveva progetti molto più grandi che compiacere il proprio «capo».
Appena fosse tornato in superficie avrebbe preso il suo jet privato alla volta di Londra. Erano due secoli che non ci andava, doveva essere cambiata.
Una volta arrivati a destinazione si sarebbe messo alla ricerca del suo dolce angioletto.
Rise e ascoltò l'eco che gli regalavano quelle oscure gallerie.
 
 
 
 
 
 
 
 







Angolino Autore Autrice
 
Ciao a tuttiii! Come vi va la vita? A me non male. Come potete vedere sono riuscita ad aggiornare, ma sono un po' di fretta.
Questo, come avrete letto, è un capitolo che introduce alcuni personaggi non troppo “amichevoli” nei confronti della nostra valchiria rossa. Non ho aggiunto nulla di Greys al castello perché non volevo sminuire l'importanza di questo capitoletto.
Cooomunque non preoccupatevi la rossa al prox cap sarà di nuovo qui.
Volevo inoltre dare una comunicazione di servizio: ho notato di non avervi detto ogni quanto avrei aggiornato (ops, scusatemi infinitamente), beh sarà all'incirca ogni 2 giorni, 3 al max, in ogni caso se fossi proprio troppo impegnata e non riuscissi, nemmeno facendo i salti mortali, ad aggiornare vi avvertirò prima.
Lunedì posterò nuovamente e spero che anche questa volta abbia soddisfatto le vostre aspettative!
Tanti Baci, ILoveItBaby

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


 
 
Capitolo 4
 
 
 

«L'amore è cieco, l'odio anche sordo»

La mattina. Che belle le prime luci dell'alba, i fringuelli e il teporino sprigionato dalle coperte. I primi secondi quando ci si sveglia sono i più bei momenti dell'intera giornata. Nessuna preoccupazione, nessun rimpianto e nessun ricordo. Solo il sole che batte sulle palpebre chiuse.
Sono questi, i secondi nella pace più completa, che risvegliano la vita in noi, nella nostra anima. La pace eterna è solo un prolungamento di questi intensi momenti, pieni di vita.
Ciò che viene dopo determina invece la nostra giornata, perché affiorano le nostre preoccupazioni e le nostre paure: quando ogni problema ci crolla addosso senza ritegno. E' in quel momento che dimentichiamo la bellezza della vita. Paradiso e Inferno. Li viviamo tutti i giorni, per poi sprofondare nuovamente nel Limbo.
 
Si domandò cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe rincontrato. Il suo subconscio, dopo una lunga e accurata meditazione le rispose con una sola parola, precisa e definitiva: nulla, bisognava non fare nulla. Come non fosse mai accaduto.
E Greys era assolutamente d'accordo, purtroppo era il suo cuore che la tradiva. Il bacio. Lo immaginava, lo ricordava e non riusciva ad impedirlo. Erano secoli che non provava qualcosa del genere per un semplice bacio, turbandola. Avrebbe fatto qualunque cosa per impedire di essere così...presa da lui.
I suoi occhi si aprirono lentamente. Un raggio di sole le illuminò il viso, rendendola cieca per in istante.
Non era ancora abituata ad alzarsi presto, avrebbe voluto dormire di più. Si vestì velocemente tra le ciance delle sue compagne, emerite oche, la cui massima aspirazione era di imparare un incantesimo per scoprire i più oscuri segreti della gente, per poi spifferarli in giro.
Quanto ne avrebbero goduto, solo il cielo lo sapeva. Così faceva finta di ascoltare, alternando tre facce: stupita, ridente e felice. E a quanto pareva, alle oche bastava. I suoi pensieri erano altrove, lontani. Era confusa e la testa le doleva. Afferrò la sua borsa dalla poltrona accanto al letto e si diresse verso la porta.
“Io vi aspetto fuori, ragazze.”
Mary-Ann, una delle più trainanti del gruppo, la guardò dispiaciuta “Cosa? E ci lasci così?”
Anche le altre protestarono.
“Ragazze” disse richiamando l'ordine “Non è colpa mia. Sapete, devo dire ad un povero ragazzo, che ieri mi ha chiesto di uscire, che sono TERRIBILMENTE impegnata, doveri IMPROROGABILI!” era una mezza verità, infondo.
Le altre ridacchiarono.
“Ah, hai già fatto colpo, eh?” Debria sorrise “Dai dicci chi è quello che stai per scaricare con brutalità! Timothy Halb? Corin Shelley?”
“Ammond Lewis!” tirò ad indovinare un'altra.
Ormai l'avevano messa alle strette, così si arrese e disse l'unico nome dell'unico ragazzo che le aveva davvero chiesto di uscire.
“E va bene!” sospirò teatralmente “Però non dovete dirlo a nessuno!”. Era come dire ad un bimbo di cinque anni di non colorare le pareti della sua camera con i pennarelli o di non rubare i biscotti dalla credenza. Una certezza. Però moltiplicato x7.
“Sì, sì, dai” disse sbrigativa Darcy.
“Ok, è stato Peter Sufflok!” disse infine. Tutte emisero una risata sconcertata con le bocche che formavano una bella O. E anche per oggi aveva intrattenuto abbastanza il suo pubblico, così per il resto della giornata l'avrebbero lasciata in pace.
“Ma come fai a rifiutare un...beh..un figaccio simile?!”
“Ehm,” domanda non prevista.
“Non è che c'è qualcun altro?” disse ammiccante un'altra.
Altra domanda non prevista e gradita quanto una doccia ghiacciata.
“Ora devo proprio andare”
“E già, impegni improrogabili” sghignazzò Mary-Ann, complice.
Alcune annuirono, altre diedero l'ok, non capendo come potesse rinunciare a quegli scoop.
 
Percorse il lungo corridoio, le sembrò un'eternità. Arrivò al fondo, dopo aver superato molte stanze di altre camere. Posò la mano sulla maniglia fredda, che a contatto con la sua mano bollente si appannò. Aprì la porta e tirò un sospiro. Si sedette davanti al fuoco che scoppiettava. Lo osservò con tale intensità che quasi le parve di sentire il suo calore arrivarle al cuore. Le mancava il calore del sole sulla pelle e il vento che le sferzava il viso in volo, la sensazione delle ali che muovevano l'aria. Prese un profondo respiro. Sentì la porta aprirsi, poi parole, troppe. Erano arrivate.
Insieme si diressero a mangiare nella Sala Grande, per poi andare a lezione.
Incontrò Malfoy solo la seconda ora. Si ignorarono, anche se a volte sentiva il suo sguardo sulla pelle, caldo.
Questa sensazione perdurò anche nei giorni successivi. Avevano fatto come un patto segreto di non parlarsi, guardarsi o qualunque altra azione che comportasse un qualsiasi contatto.
In quella settimana aveva anche imparato cosa, secondo Gazza, significava una punizione leggera. Gli ingredienti erano pochi: 1. una frusta; 2. un sotterraneo buio; 3. altri ragazzini impauriti come spettatori; e ovviamente una decina di frustate, se la giornata era buona. Così aveva terrorizzato con gioia.
Ovviamente anche Malfoy e gli altri Mangiamorte, tra cui i suoi più fedeli adepti Tiger e Goyle, si divertiva a fare la «caccia al primino», eppure non ci metteva quel fervore degli altri, anzi a volte sembrava perfino annoiato, lontano. Poteva avere mille motivi per fare così, non dipendeva per forza da lei, no? Insomma, non era il centro del suo mondo, eppure, era ciò che (non lo avrebbe mai ammesso) voleva essere. Ogni suo pensiero contraddiceva quello precedente, non riuscendo mai a trovare un punto fermo nella sua mente. La sua testa era confusa e ogni volta che alzava lo sguardo dai libri di scuola, il cervello le scoppiava di voci, dandole fitte tremende.
Odiava sentire le voci dei morti che abitavano quel luogo direttamente nella testa.
 
Era pieno Ottobre quando le temperature scesero di botto. Gli studenti cominciarono a vestirsi con maglioni seri e anche gli ultimi coraggiosi abbandonarono i bermuda e le magliette a maniche corte.
Il 18 Ottobre Greys stava andando verso l'aula di Pozioni, che era costretta a seguire.
Mary-Ann stava sproloquiando su quanto fosse carino Seamus Finnigan, almeno prima che fosse considerato un agitatore e venisse “punito” dai responsabili della disciplina, i fratelli Carrow.
Ora era pieno di lividi violacei che coprivano quelli già quasi rimarginati. Eppure non perdeva il sorriso, sembrava dargli forza l'idea che i buoni avrebbero trionfato (non che spifferasse ciò che pensava, ma Greys era particolarmente recettiva).
“Comunque” disse Debria “C'è Draco che sta facendo incetta di cuori, quest'anno! È addirittura più famelico degli anni scorsi” e ridacchiò, scuotendo i lisci capelli biondi ben pettinati.
“Davvero?” disse Darcy maliziosa “E tu cosa ne sai?”
All'improvviso Greys fu interessata al discorso.
Ridacchiò ancora, con quella sua vocina un po' troppo acuta.
“Beh, l'altro giorno mi ha parlato...eh...oh mio Dio, era così affascinante...e io...”
“E tu??” dissero in coro tutte le ragazze, Greys compresa. Erano tutte incredibilmente attente a quel mega scoop che gli si stava proponendo davanti come dolce sirena bionda.
E la sirena bionda sapeva come farsi desiderare.
“Beh...era tardi, eravamo soli, e l'ho baciato!”
Sganciò la bomba, senza ritegno, senza scrupoli.
“Wow” disse Greys, esterrefatta. Aveva sbagliato tutto.
“E poi...” continuò Debria, accaparrandosi nuovamente l'attenzione delle giovani eccitate.
Lanciò uno sguardo carico di sottintesi ad una ad una delle compagne di stanza.
Mary-Ann, Darcy, Arienne, Lisa, Guenda, Wendy e anche Greys.
Mary-Ann lanciò un urletto, attirando gli sguardi perplessi di alcuni ragazzi Corvonero. Si tappò la bocca con entrambe le mani.
“Oh. Mio. Dio. L-lo avete fatto...?” Guenda
Dabria arrossì e rispose con un pudore che non possedeva “In realtà no, perché, dopo esserci appartati, insomma abbiamo cominciato a baciarci e lui mi diceva «Forza, dai, dai, spogliati» e aveva così fretta, ma io gli ho detto di calmarsi e...a quel punto è arrivato un ragazzino Tassorosso di forse tredici anni... eh tutto è andato a puttane!” ora era furente.
Tutte trattennero il fiato. Anche la giovane rossa si accorse di avere esattamente la stessa identica faccia delle altre.
“E Draco, beh lo ha inseguito e lo ha riempito di maledizioni.” scosse la testa, come sovrappensiero. “Ci è andato giù davvero pesante. Forse troppo.”
“Pensi che avesse altri motivi per essere così furioso?” Wendy. Attenta osservatrice.
“Già, i maschi si sfogano sempre prendendosela con altre persone” Mary-Ann. Leggermente femminista.
“Dici?” Di nuovo Wendy.
“Beh sta di fatto che per colpa di quello stupido ragazzino io ho dovuto rimandare la mia Notte di Fuoco” Debria.
Ormai stavano bisbigliando nel loro compatto semicerchio.
“Wow, sei riuscita ad accalappiare Draco Malfoy!” disse Lisa, gracile brunetta “Sono quasi gelosa”
“Eh già, ma ho paura che non avrà un seguito. Ho sentito che quel farabutto si era già scopato quella troietta di Ella Chandler, di Corvonero. Zoccola.”
“E ovviamente Pansy Parkinson starà morendo d'invidia. Da quando all'inizio dell'anno l'ha mollata, Draco sembra aver fatto incetta di belle ragazze molto lascive.” commentò Mary-Ann.
“E ho sentito che fin dal primo giorno Pansy aveva già le corna...” Mary-Ann.
“O prima” ridacchiò Wendy,
“...comunque pensate che il primo giorno è rientrato già a fine pasto...chissà con chi se l'era spassata”
“Io credevo fosse fuori per delle commissioni da prefetto” disse Greys.
E all'improvviso tutti gli occhi erano puntati su di lei.
“Tu lo hai visto?” chiese Mary-Ann con una morbosa curiosità negli occhi.
Cazzo.
Aveva fatto una stupidaggine.
Cazzo.
“In effetti l'ho visto tornare tardi, ci siamo anche incrociati, ma...non ho idea con chi fosse stato o cosa avesse fatto.”
Lo sguardo di Mary-Ann si spense.
“Ah.” disse solo. “Comunque non mi dispiacerebbe essere tra le sue conquiste” sospirò “Dicono che è molto bravo”
“E chi è che lo dice?”
“Beh...ad esempio quella stronzetta di Pansy.”
“E tu le credi?!” disse stizzita Debria “Quella là lo ha tradito talmente tante volte...”
“Disse quella che non era affatto di parte, affatto totalmente cotta di un certo Draco-ragazzo-sexy-mooolto-conosciuto-nel-mondo-femminile-di-Hogwarts.” la canzonò Mary-Ann.
L'altra sbuffò sonoramente.
“Grazie per i complimenti tesoro” disse una voce al di fuori del gruppo alle spalle Di Greys e Mary-Ann.
La rossa si irrigidì.
Si voltò e vide Il biondo seguito da Tyger&Goyle. Servizio Protezione 24h/24h.
Gli occhi di Greys agganciarono per un secondo quelli glaciali, che scivolarono via immediatamente. Davvero una situazione meravigliosa.
Con passo dondolante si avvicinò al gruppeto, ammiccando a tutte, anche le ragazze che passavano nel corridoio.
Ne era disgustata.
Guardò per un secondo Debria, soppesando se la conoscesse o se gliene importasse nulla ricordarla. E passò oltre arrivando a Wendy, che era rossa come un peperone. E passò ancora una volta oltre.
Guardò Mary-Ann e giudicò che non era niente male. Le ammiccò e lei lo guardò rapita (e mancava poco che sbavasse pure).
Ma perché stava con quelle ragazzine con gli ormoni a mille?!
Sapeva bene il perché.
E (finalmente, pensò la rossa) guardò lei.
Fece un sorriso da cattivo ragazzo e le posò un dito sotto al mento, glielo alzò così che lo potesse guardare meglio negli occhi e disse “Ci si rincontra, tesoro”.
Tesoro?! Con chi pensava di avere a che fare, con una delle sue puttanelle svenevoli?! E poi non aveva detto che non gli si doveva mai più avvicinare?! Cos'è, pensava di poter cambiare idea ogni momento? Un mese gli era bastato per ritornare il solito sbruffone malevolo?!
Eppure, nonostante fosse furiosa, il suo corpo ricordava bene cosa aveva provato quando si erano baciati. Lentamente si avvicinò inconsapevolmente, fino a sentire il respiro del giovane su di sé.
Si fissarono per un secondo negli occhi e lui sembrò sciogliersi.
Ma la scuola, gli studenti ritornarono prepotentemente, infrangendo il loro piccolo mondo.
Draco rimise la maschera e Greys si allontanò di scatto, come bruciata sul vivo.
Suonò la campanella e Draco guardò le ragazze (non Greys) disse loro “Ciao Bellezze” e rientrò in classe.
Il gruppetto di ragazze rimase un secondo lì impalato in piedi senza dire nulla.
“Gerys...” cominciò Mary-Ann. Ma la rossa le fece segno con la mano che ne avrebbero parlato dopo. Forse.
Doveva trovare una scusa, o...o...un altro pettegolezzo ancora migliore.
Sospirò abbattuta mentre metteva un piede davanti all'altro ed entrava in classe, occupando il secondo banco.
No, non avrebbe trovato nulla.
Mary-ann le si sedette accanto, spostò i capelli neri all'indietro portandosi più vicina il pentolone, e nascondendocisi dietro, così da poterle parlare senza essere vista.
Stupido Draco, non poteva fare come aveva promesso: ignorarla??!!??!!
“Aaallooora...” cominciò l'amica “C'è qualcosa che dovrei sapere?”” chiese fissandola.
Non le toglieva gli occhi di dosso, nemmeno quando all'appello pronunciarono Daniels, lo fece, alzò semplicemente la mano, come fosse una formalità, che la distraeva dalle cose più importanti della vita.
Arrivati quasi al fondo chiamarono anche Greys che alzò anche lei la mano e diede tutta la sua attenzione all'insegnante, un anonimo omino gracile.
Diverse volte la ragazza tentò di attirare la sua attenzione, ma Greys era fermamente intenzionata ad ignorarla.
Così cominciò a sbattere ogni barattolo che rimetteva sul banco, tagliava molto pesantemente ogni ingrediente e quando doveva pestare qualcosa...beh...Greys non avrebbe voluto essere in quelle povere pianticelle brutalmente sodomizzate dalla giovane macellaia che usava quel pestello come se ne andasse della sue esistenza.
Bum! Bum! (pestello) Tooong! (barattolo) Bum! Bum! (pestello) Tun tun tun tun tun! Tutun! (coltello) Deng! Dengdeng! (svuotato contenuto scodella nel pentolone).
Ad un certo punto Greys aveva i nervi a fior di pelle e appena Mary-Ann si accinse a dare un altro bel colpo col pestello, la rossa la intercettò e le fermò il braccio con la mano.
“Ti prego smettila. Ora.” Era decisamente una minaccia.
“Sai, una vera Amica mi direbbe cosa c'è tra lei e il Rimorchiatore della scuola visto che questa Amica non ne ha fatto minimamente parola con nessuna sua altra Amica mentre le altre sue Presunte Amiche ne parlavano con toni ben pesanti visto che un'altra Amica, comportandosi come tale, ha parlato alle altre sua Affermate Amiche della sua avventurina con il già citato Rimorchiatore della scuola!” disse senza fermarsi mai in dieci secondi netti ad una velocità e un tono di voce a malapena comprensibili.
“Forse perché tra il Rimorchiatore e l'Amica non c'è un bel cavolo di nulla!” rispose lei.
“Oh, ma dai, non dire idiozie, vi abbiamo visto tutte!”
“Visto cosa? Io che mi scostavo da lui come fosse acido?” lasciò il braccio dell'amica e continuò a cercare ingredienti, mescolare, pestare, sminuzzare, ma senza mai distogliere davvero l'attenzione dal discorso con Mary-Ann.
“Abbiamo visto come ti ha lasciata per ultima per poterti guardare in ogni singola parte! Ti ha mangiato con lo sguardo e poi si è avvicinato con quella luce negli occhi che a casa mia chiamiamo: DESIDERIO!” disse buttando della mandragola nella pozione che diventò blu notte.
“Non è vero, stava solo facendo il cretino, come con ogni ragazza!” sapeva che stava accampando una delle scuse più deboli del pianeta Terra.
“Tesoro, quando i vostri sguardi si sono incatenati, sai cosa ho notato io? Passione, tanto desiderio e attrazione a un livello tale da...lasciarmi di stucco! Insomma siete rimasti lì a guardarvi negli occhi per un minuto ed esistevate solo e soltanto voi. E ti assicuro che lui non aveva la sua solita aria arrogante, era letteralmente, completamente, totalmente, affascinato da te. E tu...beh ragazza mia, ti si sono illuminati gli occhi. Non ti ho mai visto così, sei sempre leggermente schiva, fredda, distaccata, ombrosa...devo continuare? Niente ti coinvolge appieno...” indicò Draco infondo alla stanza, che le stava fissando, distogliendo immediatamente lo sguardo. Mary-Ann ignorò il fatto e continuò “...tranne lui.”
Ora entrambe sminuzzavano una pianticella viola con foglie a goccia di cui Greys non ricordava il nome. Il silenzio calò tra le due.
L'altra ridacchiò tra sé e la rossa la guardò perplessa.
“A parte gli scherzi, credo che il tuo stato si possa definire con «Cotta Colossale». Almeno per ora.” la guardò di sbieco, con un sorriso furbesco. Pensava di vedere più lungo di lei, ma si sbagliava.
Tra loro non cera e nemmeno ci sarebbe mai stato nulla. Zero. Niente. Nada. Niet. Nothing.
Ora Mary-Ann sembrava più riflessiva e seria.
“Però dovresti fare in fretta a metterti con lui. Quando finirà di scoparsi tutte le ragazze di questa scuola, comincerà a prendere quelle fuori e, fidati, allora non ti finisce più.”
“Per me si può portare a letto chi vuole.” Bugiardaaaa!
“Bugiarda. Comunque lo sta facendo sia per frustrazione, visto che lo stai ben ben evitando...”
“Lui ha detto che non voleva avere nulla a che fare con me!” le sfuggì.
“Interessante. Dopo mi spieghi un po' questa cosa...comunque...e poi, vuole attirare la tua attenzione, finendo su più bocche femminili possibili. Consapevolmente o meno. Le notizie volano in fretta.”
Già, ed antro quella sera TUTTI avrebbero saputo decine di versioni diverse della storia, ritrasformandola, modificandola a proprio piacere, creando un frankenstein di informazioni, che l'avrebbe schiacciata.
“E quand'è che ti avrebbe detto che non voleva più vederti?” ritornò alla carica.
“Ti prego, Mary-Ann, ne parliamo un'altra volta, ok?” disse esasperata.
“Va bene. Non lo dimenticherò, sai? Ne riparleremo!” Sì, ne era certa. Mary-Ann Daniels non dimenticava mai nulla, soprattutto se era così interessante.








Angolino Autrice
 
'Giorno a tutti! Come state? Spero bene! Io oggi ho dovuto affrontare una mini tempesta tropicale qua in città, ma per fortuna siamo ancora qua!
Ed ecco a voi come promesso un nuovo capitoletto...che forse è un po' lunghino, ma non ho davvero avuto il coraggio di spezzarlo in due.
Mi scuso per il linguaggio un po' da scaricatore di porto (uno dei fattori per cui ho messo rating arancio), ma pensavo che si adattasse abbastanza bene al contesto (e ai soggetti) e probabilmente dovrò usare ancora qualche volta delle parole un po' forti.
Qui vengono introdotte quelle “amiche” a cui prima non avevo dato nomi e personalità e saranno fondamentali per il periodo che Greys trascorrerà ad Hogwarts (sì, periodo, avete capito bene, ma non aspettatevi altri spoileeer XD).
Allora, cosa ne pensate? Spero di avervi soddisfatti.
Per ora è tutto, ci si rivede Mercoledì, Passo e Chiudo! ;)
Tanti Baci da ILoveItBaby

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


 
 
Capitolo 5
 
 
 


«L'inferno è una città che somiglia molto a Londra.
Una città con tanta gente e tanto fumo.»
P. B. Shelley
 
Era da un mese o più che cercava informazioni su di lei, ma quegli stupidi commercianti non erano riusciti a scoprire nulla della ragazza più che il colore dei capelli: rosso come le fiamme.
Grande aiuto, ma avevano idea di quante rosse venissero dall'Irlanda a Londra?!
Aveva setacciato, controllato e torturato ogni singola persone che avrebbe potuto sapere qualcosa di lei, ma a quanto pareva era brava a nascondere le proprie tracce e, gli unici da cui aveva comprato qualcosa erano stati cancellati come nastri mangiati dal mangianastri: inutilizzabili.
Perciò non sapeva nemmeno da chi fosse andata. Poteva solo dedurre che avesse cancellato loro la memoria, ma la conosceva abbastanza bene da sapere come agisse.
Ma non si sbagliava facilmente.
Non aveva idea di cosa ci facesse a Londra, né se fosse ancora lì.
Aveva perciò deciso verso metà Settembre di andare nella comunità magica dei dintorni e si era ritrovata così a DiagonAlley, un posto da far accapponare la pelle.
La guerra, certo lo aveva imbruttito, ma doveva essere un posto brutto anche originariamente, di certo niente a che vedere con le meravigliose luci di New York, cittadina da lui prediletta fra tutte quelle umane e comunque ben migliore dalla polverosa Londra, patria del cielo nero.
Comunque aveva torchiato molte persone, non riuscendo mai a trovare uno straccio di pista.
Questa ragazza non doveva fidarsi molto degli esseri umani di quel secolo, e a ragione, riteneva lui.
Finita Diagon Alley, dopo circa due settimane aveva perso ogni speranza e così aveva tentato come ultima povera risorsa la malfamata NotturnAlley. Questa era semplicemente squallida, non poteva dire di più.
Entrò in alcuni negozi e indagò, ma questi erano molto peggio di quelli che popolavano l'accesa DiagonAlley, questi erano semplicemente truffatori, rigattieri da quattro soldi e rifiuti della società che tentavano di spacciargli del rosmarino per pericolosissimi artefici.
Stava perdendo la pazienza.

Ormai era il 17 Ottobre e l'unica cosa che era riuscito a fare era stato arrivare fino a NotturnAlley, e basta.
Stupidissima donna, perché doveva nascondersi tanto e tanto bene?!
Entrò in un altro negozio, «Cimeli D'OgniParte». Suonava bene, chissà se venivano realmente da ogni parte.
Spinse la porta e suonò un vecchio ed arrugginito campanello.
Che rumore fastidioso, pensò.
Si mise allora a girare attorno agli scaffali, tra cui svettavano pile e pile di robaccia inutile, contraffatte o che semplicemente non interessava a nessuno, come la parte inferiore di una bacchetta che aveva l'etichetta di «Parte dell'impugnatura della preziosissima Bacchetta di Sambuco».
Idiozie, quella non era la bacchetta di Sambuco.
Si mise a ridere, e ad ogni scaffale la sua ilarità aumentava. Questi umani si inventavano un po' di tutto. Finito il giro aveva notato solo pochissimi oggetti degni di note, che però lui possedeva già tutti, e nemmeno tra i più preziosi della sua collezione.
Arrivò fino al bancone, dove un vecchietto troneggiava, leggermente gobbo su uno sgabello da bar anno '50.
“Buongiorno” disse l'ometto, stupendo il giovane. Era il primo che in quell'infausta via mostrava un minimo di cortesia.
“Buongiorno” ricambiò. E cominciò ad osservare gli oggetti dietro al bancone.
Solo una cosa lo colpì particolarmente: una lunga piuma bianca con riflessi argentei.
Quando li vedeva, sapeva riconoscere gli oggetti appartenuti ad un angelo, ed era proprio quello il caso. Come c'era finita laggiù? Sembrava un pezzo nuovo, visto che lì dentro era tutto vecchio e impolverato, tranne quella, che era tenuta con particolare cura.
Che il vecchio conoscesse l'angelo che gliela aveva donata? Molto probabile.
Il vecchio seguì il suo sguardo e disse “Non è in vendita, è solo una riproduzione”. Bugia.
Quell'uomo aveva seguito esattamente ogni suo singolo pensiero, e aveva capito che lui sapeva.
Sorrise. “Ne è certo?”
L'uomo si drizzò sulla sedia e lo fissò, senza rispondere. Non era stupido come la media del resto degli umani.
“Dove l'ha presa?” chiese. Non aveva voglia di incantarlo.
“Eredità.” Bugia. Di nuovo.
“Non mi menta” lo avvertì l'altro. Era divertente giocare con quel povero vecchio, erano gatto e topo, e il povero topolino scappava senza rendersi conto che era già in trappola dal primo momento in cui lui era entrato.
“Se ne vada.” sussurrò l'altro.
Lui non si mosse.
In un secondo prese per il collo l'uomo, lo sbatté contro al muro e gli puntò la bacchetta contro.
 
Un'ora dopo aveva tutte le informazioni che gli servivano. Finalmente tutto quel duro lavoro aveva ripagato.
“Ah, mio povero August, ti sei affezionato alla persona sbagliata!” sussurrò sparendo in un vicolo.
Prima di uccidere il vecchiaccio (di quei tempi nessuno mago ci avrebbe dato troppo peso, in fondo c'era una guerra in corso) si era fatto scrivere una bella lettera per la dolce Greys, in cui gli raccontava una versione della storia leggermente fantasticata.
Era un messaggio: lui la stava per prendere.
Non era divertente se il topo non sapeva di essere tale.
“Hogwarts, eh, mia principessa rossa?” rise “Hai senso dell'umorismo a prender in giro il buon vecchio Riddle, lo ammetto. Nascosta sotto al suo naso”
Spedì la lettera con un gufo e si concentrò finalmente sul paesaggio. Gli passarono accanto un gruppo di studentesse londinesi che lo fissavano e ridacchiavano. Ah, si sarebbe divertito in quella città in fondo.
E poi sarebbe andato a prendere il suo dolce fringuello di fuoco, magari torturandolo un poco prima.
Si voltò e seguì le tre ragazze sculettanti.
 















Angolino dell'Autrice
Hey, buongiorno a tutti!
Come promesso oggi ho postato un altro capitolo.
Questo è un po' corto, come anche il prossimo perché sono solo di passaggio, e, questo in particolare, per aggiornarvi sulle imprese del nostro affascinante e misterioso cattivone riccio ()!!
Coomunque purtroppo per la nostra rossa l'uomo l'ha scovata, nonostante con qualche problema (e, già, mica potevo permettergli di trovarla dopo appena due giorni stitici di ricerchina! Doveva farsi un bel mazzo, mica gliela davo vinta, io!).
Vabbé lasciamo perdere i miei sproloqui, e veniamo alla nostra coppia Dreys (o preferite Graco? XC a me questo nome nn piace, ma vabbè), dovrete pazientare ancora un pochino per ritrovare nuovamente i nostri due piccioncini, anche se sarà col botto ;]!
Ccccmmmmqqqq, ora vi saluto e noi ci ritroviamo Venerdì (o Sabato, dipende), ma cmq presto.
Tanti Baci dalla vostra IloveItBaby!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


 
Capitolo 6
 



«Quello che conta tra amici non è ciò che si dice, ma quello che non occorre dire.»
Albert Camus


Mary-Ann Daniels era una ragazza alta, atletica, con folti ondulati capelli neri come la notte e con un carattere forte, estroversa e sempre simpatica. E anche incredibilmente solare per essere una Serpeverde.
Ma d'altronde essere solari non voleva sempre dire non essere anche tremendamente ficcanaso, o pettegola.
Alla simpatica ragazza dagli occhi azzurri, sprizzanti vivacità, o stavi simpatica, o te ne tirava dietro talmente tante da desiderare di vivere in un altro stato. E se avevi puntato, e conquistato un ragazzo da lei “scelto”, allora potevi dire addio al ragazzo, ad una vita sociale, agli amici (se non quelli più stretti)...beh ti trovavi sbalzata in una vita ben dura, insomma.
Era di nobili natali, con sangue totalmente magico e abituata a delle amiche/dame di compagnia, così sparava ordini, e spesso veniva accontentata. Certo, non che ostentasse la propria superiorità trattando male le proprie amiche, ma di certo era chiaro a tutti che fosse lei il leader del gruppo.
E poi c'era Debria, alta e sinuosa amazzone (nonostante fosse bionda), anche lei con la stoffa del capo, ma sottomessa a Mary-Ann.
Nonostante tra le due ci fossero lievi attriti, tutto sommato il gruppo era sempre condotto bene e in sintonia.
Greys riteneva che tra le due Debria fosse quella, diciamo, più manipolatrice, nonostante anche Mary-Ann ne fosse una invidiabile esponente.
Ma per fortuna della rossa, la simpatia che aveva provocato in Mary-Ann, l'avevano tutelata da grossi problemi di pettegolezzo, riuscendo a rimanere nell'ombra.
Fin da subito, la nera l'aveva tenuto molto da conto, come fosse membro del loro gruppo da anni. Nutriva una certa fiducia incondizionata e spesso si era confidata con lei, come fossero due migliori amiche.
Dalla prima lezione le si era seduta accanto, abbandonando al suo destino Wendy, con cui aveva condiviso i posti a sedere negli anni precedenti, e facendo così guadagnare alla rossa una nuova famelica ragazza desiderosa di vendetta, per averle sottratto il posto alla destra della sua celebrità.
Wendy, come anche le altre ragazze, avevano una fede cieca e una quasi-venerazione totale per Mary-Ann, per il suo stile, per il suo modo di rapportarsi, per i suoi capelli, per la quantità di ragazzi che riusciva ad accalappiare (numero notevole, constatò Greys).
Anche Debria, seppur tentando di nasconderlo, aveva questa devozione nei suoi confronti.
Greys lo notava, e si chiedeva se fosse perché lei non era sempre in sua adorazione, per cui la nera la considerava come sua migliore amica.
Certo avrebbe comunque dovuto far molta attenzione, anche perché, per quel che aveva visto, Mary-Ann faceva davvero in fretta a spostarti dalla lista «Migliore Amica di Sempre♥» in «Persone da Sterminare Senza Pietà».
 
Quel giorno era Domenica non c'era lezione, così Greys decise di sedersi sul letto con il suo diario e aggiornarlo. In realtà lo scriveva davvero poco e solo per noia. L'ultima annotazione era stata solo qualche riga sul fatto che sarebbe andata da Piton a chiederle un posticino a scuola. Che errore che aveva fatto a suo tempo! Ma comunque allora non avrebbe potuto fare nient'altro.
O si faceva prendere, vicini com'erano, o approdava sull'ultima e più pericolosa spiaggia che il suo cervello le offriva.
Sospirò, cambiò pagina e cominciò a scrivere.
 
«
24 Ottobre, Hogwarts, Inghilterra
 
Caro Diario,
certo che “Diario” è proprio un nome idiota. Ma ora come ora non ho la minima idea di come chiamarti altrimenti, quindi sarai “Diario, in cerca di un nuovo nome. Accettati consigli.”
Cooomunque...............cosa vuoi che ti scriva? Non c'è nulla di nuovo.
Ho delle nuove amiche, più o meno, qui a Hogwarts. E spero di andarmene presto per non rivederle mai più.
Devo dire che la maggior parte delle volte le ignoro semplicemente, raramente (ma sì, succede anche quello) mi fanno ridere....ma ci sono dei momenti, che....madonna!....le farei fuori!
Come si fa ad essere così superficiali e arriviste?!
Va bene, io parlo da vecchia, e ho avuto molo, molto, molto tempo per eliminare i pensieri superficiali e stupidi dalla mia mente, ma con queste ragazze...a volte mi fanno perdere il senno!
Anche se devo dire che, visto oggettivamente...beh tutta la situazione può anche essere presa sul ridere: insomma due ragazzine che si prendono per i capelli perché hanno lo stesso colore di rossetto! Maddai!
Ahahaha, va bene, ammetto che sto ancora ridendo, anche se le mie amiche mi hanno rimproverata per non (cito testuali parole) “Preso seriamente questa faccenda, che ai giorni nostri dovrebbe essere uno dei casi più discussi nei tribunali di tutto il mondo!” (Mary-Ann, per chi non lo avesse intuito subito). E già, ha detto proprio questo. Ridicolo.
Vabbé....mi stooo annoiiaaandooo!!!!!! Mary-Ann questo fine settimana è tornata dai genitori, torna stasera, ma nel mentre...niente, ma nel mentre nulla.
Non so se ci crederai, ma le altre sono assolutamente gusci vuoti senza la loro amata nera. Certo Debria ha preso il “comando”, ma lei non è carismatica come Mary-Ann.
A volte mi diverto troppo a vedere questi umani così giovani...santo cielo sono così svagati!
Certo, loro se lo possono permettere, perché più passano i secoli più facile è essere giovani. E forse è anche giusto così.
A volte farli crescere troppo in fretta è assolutamente sbagliato. Non si può togliere loro il grande beneficio di dover pensare solo a quella che ha messo la gonna come la mia alla festa.
Come questa guerra.
Già è difficile per gli adulti, per un ragazzino sono i mostri più temibili che vengono a galla, quelli sotto il letto che li spaventavano prima di spegnere la luce. Ma reali.
Come si può chiedere ad una quindicenne di abbandonare pupazzi e trucchi, per scendere in guerra?
Come si può chiederle di piangere la sua migliore amica morta a causa di stupidi adulti che si fanno la guerra, e per cosa, poi? Per il potere? Ma a cosa cavolo serve?
Cosa serve sterminare centinaia di...bambini (perché poi quello sono), solo per sedere su uno stupido trono di ossa e dare quattro ordini in croce?
Vuoi veder soffrire la gente? Vai a fare il becchino. O il medico, che ce ne sono che lascerebbero volentieri ad altri il dover informare la famiglia che un loro parente non ce l'ha fatta.
Vuoi la vita eterna? Beh, schiatta e, fidati, la morte è per sempre. Inoltre faresti un gran favore al mondo togliendoti dalle scatole (avrei usato ben altre parole, ma non importa).
Ok, lo so, non devo lasciar vagare la mia mente senza briglia, perché comincio a ricadere nella depressione totale. Questa guerra non è bella per nessuno. La guerra in generale, mai lo è.
Cambiamo discorso.
Ho ricevuto notizie dal nostro amico August. Quel vecchietto è tremendo! Dio, quanto lo adoro.
Comunque veniamo alle notizie (non troppo belle): a quanto pare ieri è arrivato nel suo negozio (quello di cimeli incantati a Notturn Alley), uno strano tipo, alto e decisamente attraente (dice che lo ha intuito perché ogni volta che passava una o più ragazze davanti al suo negozio queste si fermavano, facevano finta di guardare la vetrina e intanto sbavavano, non bisogna prenderlo in parola, e indicavano questo tizio) e gli ha fatto delle domande sulle leggende locali, schernendole ovviamente, come quelle su di una bellissima ragazza rossa che non invecchiava, e che riappariva ogni 60/70 anni, come un angelo protettore di Londra. Certo, ne aveva citate molte altre, ma sai, August su queste cose è estremamente attento e ha capito subito che c'era qualcosa che non andava, così ha fatto finta di nulla e ne ha riso ben bene. Comunque è riuscito a vendergli persino qualche pezzo, a sto' genio.
Per fortuna non gli è successo nulla, sarei morta di crepacuore altrimenti. Chissà chi era... spia di Tom? Improbabile. Ho paura che sia di peggio.
E per rimanere in tema: oggi al castello è arrivato un uomo (non esattamente dalla porta principale, veramente...diciamo che stavo un po' vagando nel castello, in uno dei miei settimanali controlli, e l'ho visto entrare da una finestra. Non si sa mai) e ha parlato con Piton.
Ho percepito in lui turbamento. Ho paura che il mio soggiorno durerà ancora poco. Non voglio essere pessimista però.
Siamo in guerra e di questi tempi le spie si muovono, persone vengono cercate, quindi ora, più che in altri tempi, è possibile che io non centri nulla. Lo spero con tutta me stessa.
Stanotte andrò a farmi un giro intorno al castello, giusto per sgranchirmi le piume. Sono così indolenzite le mie povere ali.
Lo so che è pericoloso, ma farò attenzione. Ne ho bisogno. Di sentire il vento sulla faccia, che mi accarezza il corpo e le piume bianche.
C'è anche un'altra cosa di cui volevo parlarti. Si chiama Draco e sono letteralmente terrorizzata da lui: ogni volta che mi si avvicina perdo contatto con la realtà e io non devo mai, mai, perdere contatto col mondo che mi circonda. Devo sempre stare allerta, non posso permettermi di farmi sfuggire qualcosa.
Sono qui per nascondermi, non per “fraternizzare” con l'altro sesso. A mala pena ho accettato di avere della amiche, ma un ragazzo, poi così incostante!
A volta mi sembra lui la prima donna, quasi al pari di Mary-Ann (e ti assicuro, che sfiora livelli record).
Ieri è arrivato in classe con due ematomi grandi come delle mele uno sulla scapola, seminascosto dal colletto e l'altro sul braccio. Anche se tenta di non farli vedere io riesco comunque ad accorgermene. E non è la prima volta.
Mi chiedo cosa stia passando.
 
Ora vado che è ora di cena. Volevo solo dirti che sono riuscita a far dimenticare a Mary-Ann quella storia del primo giorno, l'incontro con Malfoy. Come? Con uno scoop più grande.
A quanto pare ora si è messo con Debria (già, incredibile) e così ce l'ho spesso tra i piedi!
Io lo evito come la peste e incredibilmente sembra che Mary-Ann non abbia fatto parola di quanto ci siamo dette a pozioni.
La vedo sempre più stanca. Le cose non vanno bene neanche a lei. Due giorni fa le è morta la zia.
Ma a quanto pare lo ha detto solo a me. Le altre sapevano che tornava a casa per farsi un paio di giorni in un Centro Benessere. Povera.
Ho paura che anche lei stia crescendo troppo in fretta e l'unica cosa che posso fare per lei è starle accanto; per quanto sia fastidiosa a volte, non si merita di vedersi la famiglia sterminata.
Ora vado sul serio.
Vado ad aiutare Mary-Ann a trasportare i bagagli.
Mi sto davvero affezionando a questi giovani stupidi umani.
Ti scrivo presto...se sono ancora viva. Sì, lo so, sono pessimista di natura, ma come puoi darmi torto?
AHAHAHA, ok adesso basta fare la matta.
Baci Baci,
G.»











Angolino Autrice:
Ciao a tuttiii!
Allora, questa nota sarà un po' lunga perché ci sono molte cosa che devo dire, e nn solo sul cap:
  1. Innanzitutto le comunicazioni di servizio: questo fine settimana partirò per la montagna (evvai il fresco ;)) e quindi non riuscirò a postare fino al prox weekend (magari riesco a connettermi col cellu e passare, ma purtroppo non potrò mettere cap, ci ho già provato, sigh XC).
  2. Il capitolo *l'autrice sa che i fan sono arrabbiati perché è un capitolo poco sostanzioso e quindi si prepara ad essere inseguita con i forconi*: in realtà questo è un cap di passaggio, come già avevo accennato la scorsa volta, ma comunque nn totalmente statico, visto che Greys, sottoforma di diario racconta come si risolvono varie situazioni degli scorsi capitoli (cap 4 e 5).
    Il prox prometto che sarà un po' più movimentato ;)
E poi volevo fare diversi ringraziamenti a coloro che mi seguono, Alex713, BlackLestrange, Karolina, Neko483, pixel2 e rufy95, vi ringrazio di seguire questa storiella, e anche a SonoDiversaDagliAltri, che ha recensito, sono sempre interessata a cosa pensate, e anche se sono critiche negative, fanno bene...dagli errori si impara, no? E poi ai miei adorati lettori silenziosi.
 
E ora veniamo alle note dolenti...;C...ho notato che sono sempre di meno coloro che leggono questa FF, e mi chiedevo se fosse il caso semplicemente di chiuderla il più velocemente possibile e togliere il disturbo, in al max un paio di cap potrei finirla decorosamente e tanti saluti.
Sia chiaro che non l'ho scritto perché qualcuno mi dica che sono brava a scrivere (e nn lo sono, cerco solo di fare del mio meglio per darvi qualcosa di decente da leggere) o cose simili, ma semplicemente perché nn voglio annoiarvi.
Ho iniziato questa storia perché amo scrivere delle cose create dalla mia fantasia e mi piace che gli altri possano leggerle, ma se non è il caso di continuare fatemelo notare.
Grazie dell'attenzione, ILoveItBaby

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 


«Un amico è uno che ti nuoce del tutto disinteressatamente.»
Wieslav Brudzinsky
 
 
Greys andò ad aiutare Mary-Ann, appena arrivata al portone.
Ormai fuori era quasi buio e nessuno si era degnato di aiutarla.
Appena la nera la vide lo sguardo cupo e gli occhi arrossati dal pianto si illuminarono. Rizzò la schiena, ma si vedeva che era ancora sconvolta per la morte della giovane zia che lei amava tanto. Josephine Daniels, la sorella minore ribelle di suo padre.
La rossa le corse incontro e l'abbracciò.
Alcune gocce le bagnarono la spalla, ma lei fece finta di non accorgersene. Mary-Ann era una ragazza che si mostrava sempre forte, ed ora più che mai ne aveva bisogno.
Si slegarono e insieme con un incantesimo di levitazione trasportarono lo strapieno baule di legno.
Arrivate in camera, trovarono tutte le altre, che corsero incontro alla viaggiatrice.
“Sei più in forma!”
“Ti vedo molto meglio!”
“Wow, quegli scrub ti hanno rivitalizzato la tua povera pelle stressata!”
Bugiarde. Ma Mary-Ann apprezzò le loro parole.
Ora che la nera era tornata dalle sue amiche, Greys poteva anche defilarsi, prima del coprifuoco. Non aveva voglia di stare lì ad ascoltare le loro boiate. Il lutto che ancora la ragazza portava l'aveva messa davvero di cattivo umore, ricordandole quanto fosse fragile la vita umana.
Stava per uscire dalla stanza quando la testa di Mary-Ann riapparve dal mucchio di ragazze, la fissò un attimo e la guardò implorante mimando con le labbra un «Ti prego».
Sospirò. E rimase.
Avrebbe dovuto rimandare il suo volo notturno.
 
Debria fissò un attimo la rossa mentre tornava indietro.
Lei e quel suo culo dondolante della malora! Cosa ci trovavano i ragazzi in lei?! Il suo di culo, era molto meglio, aveva più tette e una folta chioma bionda da dea!
Dentro di sé constatò che pure con la divisa della scuola quella troietta era sempre supersexy.
Però le aveva fottuto Draco.
1-0 per Debria.
Anche se sapeva benissimo che lui sbavava dietro quell'idiota di Greys. Ma non le importava. Come non le importava di Draco stesso.
Lei gli era saltata addosso per far saltare i nervi a Miss Culo Perfetto, e Draco per farla ingelosire (lui aveva negato, ma tutti lo avevano capito tranne lui. Povero idiota). Con scarsi risultati per entrambi.
Quindi: o davvero non gliene fregava nulla (ne dubitava vista la scena di poco tempo prima), o era davvero brava a nascondere i propri sentimenti.
All'improvviso si accorse che non sapevano nulla su di lei, a parte il so nome e la sua età. Nessuno si era mai occupata di legarla ad una sedia e farle un bell'interrogatorio.
Lo avrebbe fatto lei, si sarebbe sacrificata per la causa, si disse tra sé, manco fosse un martire.
Avrebbe dovuto fare delle ricerche. Era sicura che nell'armadio di quella caccola ci fosse del marcio. Lei lo avrebbe trovato, riportato a galla e glielo avrebbe tirato in faccia.
Sorrise tra sé.
 
Mary-Ann parlava, parlava, parlava, parlava...e parlava.
Erano passati due pesanti giorni, ormai era Martedì e, ok che doveva sfogarsi, ma tutto aveva un limite.
Greys la guardò, inespressiva.
Le altre stavano parlando concitate di un incidente che Paciock aveva causato durante l'ora di Pozioni. Ormai tutta la scuola era abituata ai disastri che combinava, e così cambiarono in fretta argomento.
Stavano per arrivare all'aula della McGranith, quando Malfoy e la sua gang spuntarono da dietro l'angolo.
Sorrise cattivo, si avvicinò a Debria, che lo guardò perplessa a causa del grosso taglio che aveva sulla guancia e le passò un braccio attorno alla vita.
“Ciao tesoro.” disse arrogante.
Si avvicinò per darle un bacio alla francese (per quel poco che la rossa aveva visto in precedenza, con moooolta lingua), ma lei si ritrasse.
“Ehi, magari da quella brutta ferita esce roba strana e mi si spiaccica in faccia, e poi...bleah” riuscì solo a dire, nonostante la ferita fosse praticamente guarita.
Lui sbuffò sonoramente e disse “Che rottura che sei. Vai a quel paese allora.” e detto ciò si sganciò malamente, facendola quasi finire a gambe all'aria per terra.
“Troverò qualcun'altra che mi dia un bel bacio!” disse malevolo, e si voltò verso il gruppo di giovani pulzelle pronte a sacrificarsi per il loro povero principe.
Le squadrò tutte, facendo molta attenzione ad evitare la rossa, puntò Wendy, le si avvicinò, l'afferrò e le piantò le lingua in bocca, neanche fosse un grosso polipo.
Greys sentì un improvviso desiderio di andare in bagno, di fuggire di lì.
Già era difficile vedere Debria e Draco slinguazzarsi, ma anche la povera Wendy, no, non voleva e non poteva vederli.
Alzò gli occhi al cielo, mentre quel bacio si protraeva più a lungo del previsto, diede una leggera botta sul gomito a Mary-Ann, impegnata a fissarli sconcertata.
L'amica si girò, così lei le fece segno che l'accompagnasse al bagno e questa annuì.
Prima di chiudere la porta dietro di sé, Greys impresse nella mente l'immagine (favolosa) di Debria in piedi che guardava i due baciatori su tutte le furie, perché quella Wendy le aveva appena rubato la scena.
Appena Greys fu dentro, Mary-Ann chiuse la porta e la guardò truce.
“Lo sai che andandotene gli hai definitivamente detto che, se voleva farti uscire dai gangheri c'è riuscito?!”
Si appoggiò ad un lavandino. Non ce la faceva più, voleva solo scappare di lì.
“Lo so...ed è vero.”
Anche l'altra sospirò, e rimasero lì, in silenzio finché non furono costrette ad entrare in classe.
I posti a sedere erano quasi tutti occupati, tranne due: uno accanto a Debria, uno accanto a Malfoy.
Doveva dedurre che si erano lasciati?
Una parte di sé gioiva senza ritegno, l'altra avrebbe voluto affogare nel cesso, perché Debria non l'avrebbe mai, mai, mai fatta sedere vicino a sé, anche se ciò comportava buttarla direttamente tra le braccia del suo bello.
Lei e Mary-Ann si guardarono, per far forza una all'altra, e andarono a sedersi.
Draco sorrise e lei lo fissò con aria truce, immaginando di poterlo trasformare in un moscerino e spiaccicarlo sul banco. Stupido, stupidissimo Malfoy.
La lezione cominciò e la McGranith iniziò a spiegare un nuovo capitolo del libro, ovviamente rivisto dal “Nuovo” Ministero.
Vide con la coda dell'occhio Draco scrivere con decisione su un foglio. Stava prendendo appunti? E da quando era diventato uno studente modello?
Draco alzò la testa di scatto e, fissando la McGranith, passò il foglio a lei. Ora era tutto più chiaro.
Lesse un po' controvoglia.
 
Cosa fai stasera?
 
E va bene, avrebbe scritto anche lei.
 
Ti evito.
 
Glielo passò. Lui lesse, all'inizio speranzoso, poi rimise la sua maschera d'indifferenza e riprese in mano la piuma.
 
Ah. Ah. Ah. Che ragazza simpatica.
 
Greys si mise a scrivere rabbiosa.
 
Sei tu che mi hai detto di starti lontana! Idiota
Lo dicevo tanto per...
Sì, certo! E potrei sapere cosa ti ha fatto cambiare idea, di grazia???
Non riesco a starti lontano. Ho capito che non è nessun incantesimo a spingermi...diciamo verso di te.
 
Rispose semplicemente. Greys fu felice di quella risposta, ma non poteva dimenticare come l'aveva trattata, come l'aveva guardata, come se lei fosse la più grande traditrice al mondo, così non potè evitare di rispondere acida.
 
Wow, che ragazzo intelligente...ehi! È la stessa cosa che ti ho detto io! Ma guarda un po'!
 
A quel punto Draco rimase a fissare per un po' il foglio, col volto contratto in una smorfia.
 
Hai una bella scrittura...molto...sexy
 
Greys rimase esterrefatta. Era un complimento o una presa in giro? Si voltò a guardarlo, sospettosa, ma lui fissava insistentemente la professoressa.
“Signorina Sullivan” una voce proruppe nei suoi pensieri e la riportò alla realtà.
“Allora, visto che era molto attenta, mi dice quello che ho appena detto?”
“Emh...io...” calò il silenzio. Era un angelo, non superman.
“Ottimo, allora saprà almeno cosa c'è scritto su quel foglio così importante da distrarla. Vorrebbe leggerlo davanti a tutti?”
Noooo, donna infame! Sapeva benissimo che sopra ci sarebbe stato scritto qualcosa che avrebbe potuto affossarla, ma purtroppo quando la McGrantih diceva qualcosa lo diceva sempre sul serio.
Diede un altro sguardo al foglio ora bianco che la professoressa stava requisendo con una magia.
Sospirò di sollievo.
 
La donna osservò un attimo il foglio pulito, perplessa, lanciò uno sguardo ai due compagni di banco, poi fece sparire la carta, infastidita da quella perdita di tempo.
Con quegli studenti scalmanati non c'era mai da fidarsi!
 
Sapeva che dall'altra parte della stanza Mary-Ann fremeva di sapere cosa era successo.
Sospirò di nuovo mentre la professoressa si rimetteva a spiegare, un po' più allerta.
 
Greys e il biondo non proferirono più parola fino alla fine della lezione.
E appena finì la lezione la rossa si fiondò fuori, come se avesse una terribile emergenza bagno.
Non voleva parlare con Mary-Ann.
Non voleva essere fermata da Draco.
Non voleva essere minacciata da Debria.
Non voleva essere chiamata dalla McGranith.
Così, semplicemente fuggì a gambe levate. E funzionò. Almeno finché un lampo verde non le friggesse alcuni capelli vicino all'orecchio.
Si voltò, pensando al peggio, ma vide solamente una Debria isterica e scarmigliata con il braccio ancora teso che teneva la bacchetta, tremante di rabbia.
Sapeva che non le stava simpatica, ma non credeva che il suo astio arrivasse a tanto.
Così rimase lì, ferma e shoccata.
Anche Debria, dall'altra parte del corridoio la fissava, rabbiosa. Aveva tutti i capelli scombinati, cosa assolutamente assurda per una come lei. Doveva essere impazzita. Era l'unica spiegazione.
Greys sapeva che se avessero combattuto Debria avrebbe avuto la peggio, insomma, lei era in giro da un bel po', ma si ripeté per l'ennesima volta che non doveva farsi notare, già aveva sbagliato oggi, nel farsi riprendere.
Era passato solo un secondo, il tempo andava a rallentatore.
Altri due fulmini, uno celeste, l'altro giallo colpirono contemporaneamente la bionda che crollò a terra, tramortita.
Appena Debria toccò terra, il tempo riprese a scorrere normale, sommergendo Greys di suoni e grida dei ragazzi che scappavano urlando.
In meno di due secondi i due Carrow erano accorsi e avevano ordinato a Gazza di portare la giovane in infermeria. Non che importasse loro della giovane, ma per punire qualcuno, dovevano avere anche della prove, e il corpo immobile della giovane era un enorme cartello con su scritto «PUNIZIONE».
Non fu difficile per loro capire che Greys c'entrava in qualche modo visto che era immobile tra la folla di ragazzini che scappavano terrorizzati.
In un attimo la immobilizzarono, non trovando peraltro alcuna opposizione da parte suae le sottrassero la bacchetta.
Altre due o tre acchiapparono, grazie a degli studenti volenterosi che li avevano indicati, Mary-Ann e Draco, i due che avevano risposto alla provocazione di Debria, sottraendo anche a loro quei ramoscelli tanto preziosi.
Vennero tutti e tre trascinati nei sotterranei, dove venivano puniti gli studenti che creavano dei problemi. Scesero per diversi piani
Amycus Carrow li fissò un secondo, ghignante, poi disse:
“Allora, chi è tra voi che non ha sfoderato quella vostra insulsa bacchetta, eh?!”
I tre non risposero, non capivano dove volevano andare a parare.
“Beh, è chiaro che solo due di voi hanno lanciato un incantesimo. Ora, la domanda è questa: chi tra voi tre esserini idioti non ha fatto niente?”
Greys non disse nulla. Loro l'avevano solo difesa da quella pazza furiosa, era loro debitrice.
Tutti e due fissarono Greys, che li osservò di rimando, senza fare il minimo movimento.
“Ok, meglio per me, ho più carne da macellare così.” ridacchiò sadico “Questo non è essere coraggiosi, è essere solo deficienti. Invece di salvarvi la pelle ve le prendete per altri. Puah, che schifo!”
Nel frattempo Alecto era sparita e ricomparsa da una porticina scavata nella roccia con alcune catene.
Cosa avrebbero fatto loro?
Vide gli occhi di Mary-Ann lentamente sgranarsi, appannarsi, ma nemmeno allora disse una parola.
Greys pensò a quanto già fosse difficile per lei essere lì, lontana dagli affetti, in un momento poi così difficile. La rossa non aveva una famiglia, lei non doveva preoccuparsi di ciò che accadeva all'esterno, non poteva lasciare che venisse punita solo perché l'aveva difesa, perché era stata gentile ed altruista.
“Mary-Ann” disse ad alta voce, fissando i due fratelli Carrow “Lei non ha fatto nulla”.
Sentì la ragazza dietro di lei gemere leggermente, ma la ignorò.
“Non possiamo essere sicuri che sia la verità. E noi non possiamo permettere che degli studenti che non rispettino le regole siano lasciati andare” disse Amycus alla sorella, ostentando un finto senso del dovere.
“Già” continuò lei “Dovremo comunque dare quella punizione a qualcuno”
“Esatto. Ma se tu” indicò Greys “sostieni questo...Dovrai sopportare anche la sua di punizione, visto che sei così magnanima con la tua codarda amica.”
La rossa fece cenno di assenso con la testa, non sapendo se la voce le avrebbe retto.
Un altro uomo, che non aveva mai visto prese Mary-Ann e la trascinò via, mentre questa urlava e strepitava, ma presto anche le sue proteste vennero perse tra i corridoi bui di pietra fredda, e così i quattro rimasero soli.
Sentiva lo sguardo di Draco che le perforava la schiena, ma non si voltò, per paura di vedere cosa avrebbe potuto scorgere nei suoi occhi. Chissà se la odiava, in fondo era colpa sua se erano lì, perché era lei che Debria odiava, non Draco né Mary-Ann.
“Ottimo, direi che possiamo cominciare!” disse con troppa allegria Alecto.
Sfoderarono le bacchette e all'unisono urlarono “CRUCIO” e due lampi differenti colpirono i due ragazzi, che crollarono a terra, sommersi dal dolore.













Angolino Autrice:
'Giorno a tutti!
Eccomi con un altro capitolo, nonostante tutto. Ho deciso di postare in anticipo perché, come ho già detto nn ci vedremo per un po' e nn volevo lasciarvi con solo quel misero capitoletto di ieri.
Allora, questo è un capitoletto un po' nero per la nostra povera Greys, che si trova a dover scappare da (quella pazza furiosa di) Debria.
I fratelli Carrow non ci sono andati leggeri, anzi. E nel prox (già, prox) vedremo del piccante (Allarme Spoiler!!)!
Ringrazio coloro che mi seguono (i fantastici 6 ;)), e i lettori silenziosi (aimè pochini, ma buoni!)
Ringrazio inoltre con tutto il cuore Black Beauty che mi ha chiesto di continuare, e mi ha fatto un po' scacciare quella nera nuvola di depressione che mi seguiva da qualche giorno a questa parte.
In effetti nemmeno a me piace lasciare le cose a metà, voglio anche io vedere questa FF conclusa per bene! Ho deciso che finirò questa benedetta storia, anche se saranno solo tre o quattro a seguirmi!
Tutto sommato essere ottimisti nn è così male, dai!
Vabbè, vi lascio ancora un altro capitolo di seguito, e, se i miei calcoli nn sono sbagliati (forse), dovrei coprire il tempo di assenza!
Tanti Baci e alla prox (come suona bene!)
ILoveItBaby

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Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


 
 
Capitolo 8
 
 
«Dubitiamo troppo del nostro cuore, e non abbastanza della nostra testa.»
Joseph Roux
 
Greys si svegliò nel suo letto, indolenzita.
La vista ci mise qualche secondo prima di riuscire a darle qualche indizio in più su dove e quando. La schiena le faceva male sul serio. D'istinto se la toccò con la mano, e allora il dolore esplose, contagiandole ogni singolo nervo, che bruciava come non mai.
Apena fu in grado di riprendere controllo del proprio corpo si alzò e andò verso lo specchio dall'altra parte della stanza.
Si fissò un attimo. Aveva addosso uno dei suoi pigiami. Qualcuno doveva averla cambiata. Ma quello che le interessava di più era ciò che si trovava sotto la stoffa.
Con goffi gesti si tolse la maglia e si voltò di spalle.
Ignorò le due sottili linee dorate e simmetriche che partivano dalle scapole ed arrivavano ai reni, laddove le grosse ali venivano sprigionate, e si concentrò invece sulle cicatrici ancora rosso fuoco.
L'avevano anche frustrata come testimoniavano i lunghi solchi che aveva sulla schiena e che vedeva nell'alto specchio, che le restituiva un immagine di lei distorta e spenta.
Wow, pensò solo.
Quando avevano dato il colpo di grazia, lei doveva essere già svenuta da un pezzo.
All'improvviso le immagini della tortura subita riapparvero. Un attimo prima di svenire aveva incrociato quegli occhi chiari come il ghiaccio che la guardavano. Tutto quel dolore.
Scacciò il ricordo in fretta.
Ora doveva sapere cosa era successo dopo. O quanto fosse passato, visto che i loro dormitori erano nel sottosuolo e quindi non c'erano finestre. Non sapeva nemmeno che ora fosse.
E perché era lì e non da madama Chips, in infermeria? Che situazione assurda. Non sapeva se aspettare lì o vestirsi, non pensando alle difficoltà di quella scelta, e andare a cercare Mary-Ann, l'unica che poteva dirle ciò che le interessava.
Le venne in mente anche che sarebbe potuta andare da Draco, ma primo non aveva idea di dove fosse, e secondo non sapeva se il giovane nutrisse qualche tipo di risentimento verso di lei, visto che era colpa sua se lui era stato punito,...o se stava bene. Rabbrividì di preoccupazione.
I Carrow avevano detto che sarebbe stata lei a subire anche la punizione della nera, ma come poteva fidarsi? E se avessero deciso all'ultimo di accanirsi sul ragazzo? Insomma, lei era svenuta, come poteva saperlo?
I sensi di colpa le strinsero la gola e desiderava fare qualcosa, qualunque cosa per alleviarli.
 
Mary-Ann stava camminando per i lunghi corridoi a passo sostenuto, tentando di mantenere la calma e non mettersi a correre. Il coprifuoco stava per scattare e lei, dopo quella mattina, era letteralmente terrorizzata di incorrere in un'altra punizione.
Chissà cosa le era saltato in mente di fare! Eppure non si pentiva di aver difeso la sua amica da Debria. Voleva bene a Greys e nessuno gliela avrebbe fatta fuori senza il suo permesso.
Prima era andata a trovare Debria in infermeria, giusto per salvare le apparenze, e così aveva scoperto che non aveva capito chi l'avesse colpita, anzi non sapeva nemmeno che erano stati due gli incantesimi a colpirla.
Era molto sollevata da questa rivelazione anche perché così non avrebbe dovuto spiegarle quanto tenesse alla rossa. Inoltre era certa che nessuno le avrebbe fatto la spia: nessuno avrebbe osato andare contro di lei in alcun modo, a meno che non desiderasse attentare alla propria vita sociale.
Per quanto riguardava Draco, non aveva idea, ma sospettava che anche per lui non ci fossero problemi. Insomma era un prefetto e anche un dei favoriti della nuova cerchia che governava Hogwarts.
Perfino quel giorno il potere della sua famiglia era stato ben espresso, infatti dopo appena pochi minuti di torture punizione disciplinare, era arrivato Gazza con al seguito Lucius Malfoy, infuriato con i fratelli Carrow che, sapendo perfettamente chi fosse, ma sovrastati dal desiderio di punire qualcuno, lo avevano comunque “corretto”.
Ovviamente Lucius Malfoy aveva duramente punito quei “luridi topi di fogna” che avevano osato punire suo figlio.
Per quanto riguardava Greys, disse loro, che potevano farne quello che volevano, così scaricarono su di lei anche la punizione destinata a Draco.
Mary-Ann sapeva bene che Malfoy Junior era stracotto della rossa e che se fosse stato sveglio in quel momento si sarebbe duramente opposto. Ma purtroppo non era andata così.
E quando avevano consegnato alle amiche la povera Greys svenuta (madama Chips aveva tutti i posti letto pieni e così Mary-Ann aveva proposto di portarla nel suo dormitorio, accurandosi di farsi dire, dopo essere riuscita a convincerla, e non fu facile, tutto ciò che doveva fare e di farsi dare i medicamenti), Mary-Ann aveva cacciato tutte dal dormitorio, consigliando loro di andare a trovare Debria, e si era occupata dell'amica.
Era rimasta sconvolta quando aveva visto gli ematomi e le profonde ferite sul suo corpo, che sarebbero poi diventate profonde cicatrici. L'aveva curata al suo meglio, ma certe ferite magiche non avevano soluzione se non quella i lasciarle guarire a velocità umana.
Finalmente arrivò al dormitorio.
Prima di andare da Debria, aveva consigliato al suo gruppo di andare alla festa, non precisamente autorizzata, e che si sarebbe fatta nei dormitori dei ragazzi, anche se aperta anche alle giovani.
Probabilmente avevano fatto un incantesimo ad una stanza da letto, allargandola fino a farla sembrare un salone, avevano aggiunto burrobirra importata di nascosto, musica babbana (perché la loro musica da festa era davvero strepitosa) e magari anche luoghi appartati per i più audaci.
Ci sarebbero andati un sacco di Serpeverde niente male, ma lei quella sera non aveva voglia di alcuna festa, ancora sconvolta da ciò che era accaduto.
Non aveva nemmeno avuto la forza di andare ad altre lezioni, allora si era rintanata in Infermeria, proclamando un terribile mal di testa.
I Carrow non avevano nemmeno pensato di punirla comunque, come se di lei non gliene importasse nulla. Non che lei se ne dispiacesse.
Desiderava essere a casa sua, con i suoi genitori ad abbracciarla e libera di piangere il lutto.
Ma era lì e doveva aiutare un'amica in difficoltà.
Scese le scale, superò la Sala Comune e si fiondò nella sua stanza, superando molti alloggiamenti in fermento per la festa.
Entrò nella camera spalancando la porta e la richiuse dietro di sé.
 
Greys si era curata da sola tutte le ferite, attingendo dai pochi poteri da angelo che le erano rimasti, così che alla fine non rimasero che delle minuscole cicatrici che non si sarebbero potute notare se non ci si fosse messi d'impegno per vederle.
Soddisfatta del risultato si sentiva stranamente, non tanto felice, quanto tranquilla.
Aveva infatti deciso in un impeto di serenità, di andare alla festa di cui Peter Sufflok, al loro primo ed ultimo incontro le aveva parlato.
Sapeva bene che era a causa dell'energia angelica che aveva utilizzato su di sé, che le dava serenità, ma non le importava. Non si sentiva tanto viva da molto tempo, e voleva godersi il momento. Sperava solo che Mary-Ann tornasse presto, così che anche lei avesse il tempo di prepararsi e accompagnarla, e non avrebbe accettato un NO come risposta.
Mentre si infilava in uno dei suoi vestiti babbani, blu notte che le fasciava il seno, senza spalline, con uno spesso nastro di raso blu sulla vita e dal di sotto di questo partiva una larga gonna ondulata che le arrivava fino a poco sopra il ginocchio.
Indossò delle scarpe alla francesina sempre blu con un tacco non troppo alto, in caso di fughe. Adorava quelle scarpe.
Si chiese all'improvviso se Draco ci sarebbe stato. Non ne aveva idea. E non desiderava scoprirlo. All'improvviso tutta l'allegria scomparve.
Ed era così presa riflettere, seduta sul bordo del suo letto, che non si accorse che si era aperta la porta, che qualcuno le si avvicinava, e quella stessa persona le si butto addosso, abbracciandola.
“AHHHH!” urlò Greys, presa alla sprovvista, prima di riconoscere Mary-Ann, che stava piangendo.
“Ahhhh! Credevo non ti saresti più svegliata, che eri m-m-mortaaa...e...e...e che non mi avresti più voluto beneeee” disse melodrammatica.
Greys la osservò, un poco divertita. Era abitudine della nera ingigantire sempre le cose.
Ci voleva di peggio per ucciderla.
“Dai, calmati. E non piangere, che altrimenti come farò a portarti alla festa con gli occhi rossi e la faccia gonfia! Rovineresti per sempre la tua reputazione!”
A quelle parole il fiume si interruppe di botto.
“Vuoi andare alla festa?” chiese insicura.
“Sì!” rispose risoluta.
Mary-Ann scosse la testa. “Tu non sei normale.” si diresse verso il suo baule e cominciò a tirare fuori e buttare sul letto una quantità di vestiti enorme.
“Insomma, solo stamattina ti hanno...” un groppo in gola minacciava di farla piangere di nuovo, così andò oltre “Io non ti capisco. Dovresti stare male, essere tutta indolenzita...”
“Mi sono curata io ed ora è tutto a posto” tentò di rassicurarla.
L'altra però sembrò perplessa e si blocco nella sua operazione di cernita di vestiti.
“E come? Insomma io c'ho provato tutto il pomeriggio, ma sono riuscita solo a farti smettere di sanguinare...quelle sono ferite magiche.”
“Con la magia” disse, tentando di non dover inventare una bugia.
“Boh, si vede che tu sai qualcosa che io non so.” disse chiudendo il discorso.
Un'altra qualità della nera era che sapeva sempre quando lasciar perdere, quando non avrebbe ottenuto altre spiegazioni.
Poi la nera, cominciò a raccontare cosa era successo quel giorno, in quelle ore, mentre lei dormiva.
“Grazie” disse ad un tratto la rossa.
“E per cosa?”
“Per aver colpito Dabria.”
“Grazie a te per non avermi fatto punire.”
“Diciamo allora che siamo pari.”
“Bah, proprio pari no...insomma è un grande onore essere mia amica, già per questo sei in debito con me.”
L'altra rise. Era proprio incorreggibile.
 
“Dai, datti una mossa!” esclamò Greys sottovoce all'amica mentre percorrevano in fila indiana uno dei passaggi segreti che portava dal dormitorio delle ragazze a quello dei maschi (non il contrario perché, a quanto pareva gli studenti maschi non potevano accedere alle loro stanze per un incantesimo) scavato dagli allievi di molti secoli prima per facilitarne i sollazzi.
Solo poche persone conoscevano quella stradina sotterranea, ed erano quasi tutti ultraottantenni.
Greys lo aveva preso per evitare di incorrere in altri studenti diretti laggiù e in caso di un raid per la strada, di non essere nella ressa.
Erano anni che nessuno ci passava, così il passaggio era pieno di polvere e ragnatele giganti che, coraggiosamente, Greys spazzava via, tentando di non farle incollare al bel vestito.
E ogni volta che accadeva Mary-Ann si bloccava per un paio di minuti, impietrita dall'orrore. Odiava i ragni e là sotto ce n'erano tanti nascosti nel buio.
Si spazientì e la prese per un braccio, trascinandosela dietro di peso.
Finalmente arrivarono di fronte ad un arazzo magico, che ne copriva l'entrata e da cui filtravano deboli raggi proiettati dalle lampade ai muri.
Rimasero in ascolto, che non ci fosse nessuno, poi alzarono la pesante stoffa e uscirono nel buio.
Mary-Ann si voltò ed emise un urletto strozzato, mettendo in allerta la rossa, che si voltò.
“Cosa c'è?” non comprendendo.
“Il muro”
“Eh. Si c'è un muro, brava, e allora?”
“Non c'è più il buco!”
Era quello a turbarla? Ridacchiò per la sua ingenuità. “C'è ancora, tranquilla. Quella è solo un'illusione.”
L'altra sgranò gli occhi chiari e annuì.
Arrivarono fino alla stanza, bussarono nel modo particolare che gli era stato insegnato e la porta si aprì da sola su un locale illuminato a giorno pieno di persone che si dimenavano, cantavano, bevevano, parlavano, si baciavano e bevevano ancora.
Una vera e propria festa clandestina, insomma.
Richiusero la porta dietro di sé.
E la musica le sommerse. Rimasero lì davanti alla porta imbambolate. Non erano più abituate alle feste.
“Ok,” disse Mary-Ann, o meglio, urlò, tentando di sovrastare il baccano generale con quella sua vocina da fringuello “Io vado a prendere delle burrobirre, tu cerca le nostre amichette, chissà dove si sono cacciate!”
Greys annuì e si diresse dalla parte opposta a quella dell'amica. In realtà non sapeva da dove cominciare a cercare, così fece semplicemente un giro della sala affollata, che fu più difficile del previsto visto che era talmente piena che doveva trasformarsi in sogliola per riuscire a passare tra tutti quei corpi, tentando di scorgere una testa castana (Wendy) o una bionda (Debria).
Non che avesse perdonato la bionda, ma solo non le importava nulla di lei e non la riteneva un pericolo per se stessa. Era solo una bambina viziata.
Mentre seguiva i suoi pensieri a fatica, un ragazzo le si piantò davanti, tentò di girargli intorno, ma sembrava deciso a non farla passare.
Alzò gli occhi, pronta ad affrontare chiunque e di stenderlo, e si ritrovò davanti un brunetto molto alto sorridente. Peter. Sufflok. Ancora.
“Ciao”
“Ciao” rispose esitante lei. Non aveva voglia di parlare con lui.
“Ci si rincontra”
“Già” disse. Non avrebbe portato avanti una conversazione, così tentò di fermarlo prima.
“Senti, sto cercando delle mie amiche, devo proprio andare.”
“Ti aiuto.”
Lo guardò un attimo e poi prese a camminare nuovamente con lui al seguito. Quel ragazzo non demordeva.
“Chi stiamo cercando?”
Erano arrivati alla fine della sala, Greys sia appoggiò al muro, per trovare un sostegno in quella marea di gente.
“Wendy Camberra o anche Debria Ashton.”
Lui la guardò perplessa.
“Wendy è castana, faccia da bambina, occhi marroni. Mentre Debria è alta, bionda, atletica e l'espressione sempre un po' da smorfiosetta” sorrise “È difficile non notarla.”
Lui sorrise di rimando e disse “Anche tu sei difficile da non notare.” e senza preavviso le si avvicinò, schiacciandola contro al muro.
Inclinò la testa e la guardò negli occhi, ormai i visi erano a malapena a una decina di centimetri l'uno dall'altro.
“Sai la prima volta che ti ho vista ho capito che eri l'essere più meraviglioso che avessi mai incontrato.”
Si avvicinò ancora. “Sei stupenda stasera.”
Greys avrebbe voluto fuggire, ma purtroppo era schiacciata dal ragazzone e tutt'attorno a sé era pieno di gente che la spingeva, la strattonava e la musica era molto alta. Non aveva via di fuga.
Si schiacciò di più contro al muro, mentre il giovane avanzava.
Aveva posato le grosse mani nodose sui suoi fianchi.
“Senti, io veramente non...” stava dicendo, quando lui era così vicino che la ragazza poteva sentirne l'alito fresco sul viso, e posò le morbide labbra sulle sue.
Cosa doveva fare? Ritrarsi? Non voleva ferire i suoi sentimenti, ma lui era così insistente, e inoltre lui non era il suo tipo.
Perché? Draco era il suo tipo? No, non lo era eppure a lei piaceva da matti.
Diciamoci la verità: non è che Peter non ti piace, ma che ti piace molto di più Draco. Enormemente di più, si disse.
Peter aveva cominciato a baciarle il collo, scendendo fino alla clavicola, provocandole piccoli brividi di piacere.
Forse era più giusto Peter. Forse Draco era troppo vicino a chi la cercava. Uno di quelli.
O forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere del tutto i ragazzi. In fondo lei era in fuga, non poteva trascinarsi dietro persone con delle vite.
Peter alzò la testa e la baciò di nuovo, con più foga. Delicatamente le aprì la bocca con la sua e cominciò a mordicchiarle il labbro.
Poi si staccò di nuovo e sorrise.
“Mi piaci sul serio.”
Non fece in tempo a rispondere che una mano si posò sulla spalla del giovane e lo spinse via da sé. Venne sbalzato a terra e gli venne puntata addosso una bacchetta.
“Non ti avvicinare mai più a lei, o vedrai!”
Peter annuì, si rialzò da terra e guardò Greys per un'ultima volta, poi sparì tra la folla.
Solo alcune persone si erano accorte della piccola baruffa e se l'erano defilata per paura che succedesse di peggio, ma per la maggior parte non aveva né visto né sentito nulla.
La rossa era impietrita e quando Draco si avvicinò sorridente lei, con tutta la forza che aveva gli tirò uno schiaffo in piena faccia facendo scoccare un bello Chaf!
In realtà avrebbe voluto fargli molto più male, ma lì per lì non ritenne una buona idea polverizzarlo davanti a tutti.
“COME TI SEI PERMESSO?!” urlò, ma si avvertì a malapena con tutto il rumore nella stanza.
Lui si rizzò e ricominciò ad avanzare fino a trovarsi esattamente dove era Peter poco prima.
Tentò di spingerlo via facendo leva con le mani sul suo petto, ma lui le prese per i polsi e se le portò alla bocca, dove baciò entrambi i palmi.
Era esterrefatta.
“Hai finito?” chiese tranquillo.
“Stronzo” ma ormai le era già passata.
Lui all'improvviso si fece serio, espressione che aveva visto poche volte suol suo viso e che lo rendevano stranamente sexy. “Come stai?”
Anche lei si fece seri. “Bene”
Le posò una mano sulla spalla e lentamente scese nella schiena, entrando sotto la stoffa ed esaminando ogni centimetro di pelle, perplesso. Fece scorrere ancora la mano sulle spalle e la posò sulla nuca.
“Sei davvero bella stasera.” Spinse Greys contro di sé con la mano tra i capelli rossi ormai sciolti dal bello chignone che c'era prima, mentre con l'altra le teneva incatenata i polsi.
Lei mise il broncio. “Sei sempre così incostante.” disse e lui ridacchiò.
“No sei solo tu che mi fai questo effetto.” E posò le proprie labbra calde sulle sue.
Si sentiva così viva, così felice ora. Non era stato come il bacio con Peter. Questo lo sentiva davvero, in ogni parte del suo corpo.
Aprì la bocca e lo invitò a baciarla con più ardore.
Lui le lasciò le mani e le posò entrambe sulla schiena della rossa, scendendo fino al sedere, che prese ad accarezzare, con un tocco leggero ma che la scaldò ovunque.
Emise un gemito di piacere mentre allacciava le sue braccia attorno al collo del giovane e lo spingeva verso si sé, per divorarlo, per essere divorata completamente.
Draco prese ad accarezzarle una coscia e gliela fece allacciare dietro la sua schiena. La alzò dal bacino, invitandola a chiuderlo nella dolce morsa delle sue gambe e facendole appoggiare la schiena contro al muro.
E ripresero a baciarsi con più foga. La musica era sparita, le persone erano solo ombre. Era una sensazione così inebriante, così travolgente che Greys si chiese per un secondo se fosse sano. Ma subito si concentrò sui lunghi muscoli che sentiva sotto le dite, sul petto abbastanza muscoloso contro cui era schiacciata e dal quale non voleva staccarsi mai più.
All'improvviso una porta apparve accanto a loro e Draco ci scivolò dentro, dichiarando ogni suo intento
Certo che gli organizzatori hanno provveduto proprio a tutto, pensò Greys, ancora meravigliata per quella porta.
Nel buio l'unica luce era quella che proveniva dalla finestra ad arco. Greys rimase perplessa un attimo, ma non discusse quando Draco scivolò verso il letto a baldacchino e la depose dolcemente, poi sovrastandola.
La luna entrava dall'apertura e illuminava ogni tratto del giovane. I suoi capelli sembravano argento e oro e la sua pelle avorio. Era come una meravigliosa statua greca.
La rossa non riuscì a trattenersi dal passare dolcemente una mano in mezzo a quei morbidi capelli che, se non erano pieni di gel, formavano verso il fondo morbide onde.
Draco chiuse gli occhi, godendosi il tocco, come in estasi.
Con gesti lenti ma calcolati il biondo cominciò ad accarezzarle il ventre e la schiena, risalendola, fino a trovare l'inizio della cerniera, che fece scorrere piano, ma in modo deciso e poi le sfilò l'abito, lasciandola solo con la biancheria davanti ai suoi occhi bramosi del morbido corpo della ragazza.
Greys con le lunghe dita aprì uno ad uno i bottoncini chiari della camicia e quando riuscì a sfilargliela notò sull'avambraccio sinistro un grosso disegno nero.
All'improvviso si ricordò ciò che aveva censurato nella sua mente fino a quel momento: Draco Malfoy era un Mangiamorte. Questa informazione le si sbatté in faccia come una racchettata. Non che non lo sapesse, ma lo dimenticava, lo censurava ogni volta che poteva.
Il biondo seguì il suo sguardo e si irrigidì.
All'improvviso calò un pesante silenzio tra i due.
Se Riddle gli avesse chiesto se la conosceva, lui cosa avrebbe dovuto dire? E anche se avesse mentito, lui lo avrebbe capito comunque? Insomma, quanto era debole la mente di Draco? Abbastanza. Purtroppo. Forse d'ora in poi avrebbero dovuto limitare i contatti e di molto. Ma ci sarebbe riuscita a stargli lontano. Tutti quei dubbi la costrinsero a chiudere gli occhi per non far esplodere il cervello.
“Greys...” cominciò lui.
Ma la ragazza non voleva sentire nulla, non voleva udire la sua voce, o la sua decisione di non rivederlo sarebbe andata in frantumi.
“...ti prego, io...io...” disse ancora.
“No, ti prego, non...dire...nulla.”
Le stava scoppiando la testa.
D'istinto si fece più stretta contro al petto di lui, che si era steso di lato. Aveva bisogno di essere consolata. E lui era così vicino e caldo.
E senza accorgersene infranse la sua promessa.
Alzò lo sguardo e lo vide, lì, che la fissava.
Gli prese il braccio sinistro e lo alzò in modo che la luna ne illuminasse ogni curva. Intrecciò una mano con la sua e con l'altra passo il pollice sul disegno nero, delicatamente. Il Marchio Nero.
Rabbrividì al pensiero, così si strinse ancora a lui, trovando conforto nella sua pelle marmorea.
“Draco?”
“Sì?” disse lui in un sussurro.
Si voltò verso il giovane e lo baciò, in modo che sentisse quanto lo desiderava, quanto lo amava, in modo che potessero fondersi in un singolo essere. E lui rispose.
“Domani mattina cosa faremo?” chiese lei sulle sue labbra, con ancora un sorriso da ebete stampato in faccia. Non poteva evitarlo, era così felice.
“Saremo noi. Ma insieme.”
E sarebbe andata così.
Lentamente lui la sovrastò di nuovo e ora la ragazza non aveva paura. Era decisa ad amarlo fino in fondo, anche se avesse dovuto combattere e uccidere Voldemort lei stessa per proteggerlo.
 
E la luna si spostò sempre più verso l'orizzonte, pronta a lasciare il posto al sole, con cui ogni giorno danzava in un gioco senza fine.
















Angolino Autrice:
Ed ecco a voiiiii....*momento suspance*....la scena da rating arancioooo (una perlomeno) (secondo voi è davvero da rating arancione? O più basso? O più alto forse...boh, nn so, ma nn mi sembrava così “particolareggiata” da rating rosso, quindi...)!
Se devo essere totalmente sincera ho riscritto questa scena decine di volte, perché nn ero sicura che mi fosse venuta, e ancora non lo sono, ma nn importa.
Volevo lasciarvi con un capitolo importante così ho dovuto postarne due nello stesso giorno (“dovuto”...più che altro ho colto entusiasta quest'occasione XD).
Vabbè, al ritorno poi saprete cosa accadrà ai nostri due amici (lo so sn malvagia a lasciarvi così)...si metteranno insieme...o no? Il nostro malvagio riccio farà la sua comparsa...o no?
E dopo avervi inculcato abbastanza dubbi mi defilo...dopo i ringraziamenti, ovviamente:
un enorme grazie ai magnifici 6 che mi seguono coraggiosamente ( XD ) (mi dispiace ma ormai sono entrata in fase soprannomi, abbiate pietà di me)
un gigantesco grazie (ancora) a Black Beauty (se nn mi avessi minacciata con amore forse avrei seriamente mollato)
e grandioso grazie a coloro che mi seguono silenziosamente!
Tanti Baci, I Love.......this story, Baby!
I♥IB

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


 
 
Capitolo 9
 
 


«Tanto maggiore è la fortuna, tanto meno bisogna confidare in essa.»
Livio
 
Greys si svegliò di soprassalto nel suo letto. Guardò la sveglia a cui aveva fatto un incantesimo per farla funzionare. Erano le 6.30.
Troppo presto.
Desiderò essere ancora tra le braccia di Draco, confortata da lui. Ma purtroppo era lì.
Quasi alla fine della festa i due amanti erano rispuntati nella folla e non avevano fatto nemmeno una decina di passi che Mary-Ann ed altre due ragazze del suo gruppo, Darcy e Arienne, la placcarono e furiosa la nera le aveva urlato: “MA DOVE CAVOLO ERI FINITA?!?! DOVEVI SOLO ANDARE A CERCARE LE NOSTRE AMICHE MENTRE IO A PRENDEVO DELLA BURROBIRRA!! SONO TRE ORE CHE...” e si era bloccata, smettendola di scuoterla per le spalle, e osservando con aria curiosa Draco al suo fianco.
“Oh.” aveva sussurrato “Puoi venire un attimo con me, sai dovrei parlarti faccia a faccia...” lanciò uno sguardo eloquente e disse, in tono abbastanza alto che lui potesse sentirla “...cose da donne.”
Poteva forse dirle di no? No. Non poteva.
Così si era girata verso il biondo e gli aveva detto “Ehm, ci vediamo dopo, ok?”
Lui aveva sorriso, dolce e aveva annuito. “Va bene” e poi le aveva strappato un veloce bacio a stampo prima di andarsene.
Greys era come su una nuvoletta felice.
Poi Mary-Ann l'aveva presa per un braccio, trascinata in un angolo, fatta sedere e torchiata come solo lei poteva fare.
“Cos'era quello?”
“Quello cosa?”
“Quello a cui ho appena assistito! Te e...Draco” disse , come se fosse incerta di quel che aveva visto.
“Esattamente quello che ti sembra” disse sorniona.
L'amica prese una sedia, le si sedette accanto e ordinò “Racconta.”
E lei raccontò, non proprio tutto, ma a grandi linee cosa era successo, senza accorgersi della sparizione improvvisa delle sue due accompagnatrici.
E solo alla fine Greys fu lasciata libera di andare da Draco, con cui rimase per le ore seguenti e da cui si separò duramente prima di andare a dormire.
 
Debria, quando aveva ricevuto la notizia del ricongiungimento tra Draco e Greys, la lieta coppia, si stava divertendo con una della occasionali profusioni (quando quella bertuccia della sua ragazza non c'era) con il bell'atleta Henry Ross, uno dei tanti che, quando era a corto di ragazzi propri, usava per scaricare i suoi ormoni.
Si era staccata da quell'ottimo baciatore ben irritata, ma, quando aveva ricevuto la notizia da una delle due civette, la sua diventò vera e propria rabbia.
In realtà si era lasciata (o come sosteneva lei, lo aveva mollato) con Draco già dopo il bacio con Wendy, perché quello non aveva alcun diritto di metterla in ridicolo così, davanti a tutti, ma quella non poteva rubarle la scena così! Insomma, se il biondino era un privilegiato lì dentro, lo sarebbe stata anche lei stando con lui, a costo di strapparlo dalle grinfie delle altre, in particolare di quella rossastra.
Coveva fare qualcosa per rovinare quella stronzetta rossa.
 
E così, alle 5.30 di mattina si era ritrovata all'esterno, grazie all'aiuto di Tiger (idiota scimmione che era riuscita facilmente ad ammaliare) era arrivata al di fuori delle mura di Hogwarts e, sempre con l'aiuto dello scimmione e di una passaporta era andata, sempre accompagnata dalla sua guardia del corpo idiota, a Notturn Alley, dove aveva girato un bel po' di negozi, fino a riuscire a trovare il filtro giusto.
Certo lo aveva pagato lo sproposito di 50 galeoni, ma il significato che aveva per lei il denaro, essendo ricca di famiglia, era diverso da quello di tutte le altre persone un po' più “normali”.
Aveva dovuto contrattare molto con la vecchiaccia, decisa a non darglielo, ma poi un giovane alto ed aitante con morbidi ricci castani l'aveva convinta.
E lei gli era stata moolto riconoscente.
Avevano così bevuto una birra insieme (dopo aver detto a Tiger di andarsi a fare un giro) e lei gli aveva raccontato un po' di tutto, della sua vita ad Hogwarts, delle sue amiche, delle sue nemiche e della stronzetta rossa, anche, ovviamente.
Non dei ragazzi, certo.
E quando aveva nominato Greys, il giovane le sembrò all'improvviso incredibilmente interessato. Insomma! Quella stronza faceva colpo anche senza che il suo culetto flaccido fosse lì?!?! E no, questo qua sarebbe stato suo!
Però lo aveva accontentato e aveva parlato di lei, persino la sua descrizione e come si comportava, e alla fine, quando lei aveva tentato di baciarlo, lui si era scostato e aveva detto “Sei ubriaca, tornatene al castello” sgarbatamente ed era sparito dietro una porta.
Quel bastardo! Oh, ma se lo avesse beccato di nuovo...! Però era contenta di essere andata lì. Aveva trovato il filtro e, finalmente quella troietta di Greys l'avrebbe pagata, le avrebbe pagate tutte. E care.
 
Greys si svegliò alle 8.00 in punto, esattamente sei secondi prima della sveglia.
Era troppo agitata, doveva darsi una calmata, non voleva sembrare molto diversa da come era di solito, nonostante quel giorno sprizzasse energia da tutti i pori.
“Greys?” chiese Mary-Ann, dal letto accanto al suo. “Sei sveglia?”
“Come una Pluffardente Saltellante” rispose l'altra, nominando un animaletto che aveva visto sul suo libro sulle Creature Magiche, una affarino verde, grosso come un pugno che non stava quasi mai fermo e che era uno dei più difficili da catturare.
L'altra ridacchiò.
“Dai, andiamo a vestirci.”
E 30 minuti dopo erano nella sala comune a godersi il teporino del fuoco. Le temperature erano calata abbastanza da spingere gli studenti sempre più verso il calore rassicurante dell'interno.
“Dimmi,” disse ad un tratto Mary-Ann “tu e Draco...fate sul serio? No, perché sai, siete così affiatati e ieri sera...sembravi così...felice” disse in mancanza di un termine che potesse descrivere tutto ciò che aveva visto nei loro occhi.
L'altra era spiazzata dalla domanda. Non ne aveva idea. “Ehm...veramente io...” sospirò “non lo so. Forse.”
In quel momento arrivarono anche il resto del gruppo, Debria compresa. Era da quando era accaduto l'”incidente” che non si parlavano né si guardavano.
Non voleva litigare con lei col rischio di farle del male. Non meritava la sua attenzione.
Cominciarono a parlare degli scoop raccolti la sera precedente (senza alcun accenno a lei e Malfoy) ad esempio di come Brana Winters avesse rovesciato sulla testa di Katy Holiday un'intera burrobirra e anche una vaschetta di patatine, facendole un incantesimo di adesione, così che non le si scollassero più di dosso, perché sostenendo che questa aveva tentato di fregarle il ragazzo.
O di come Anna Lester e Jessica Howtron si fossero trovate con lo stesso vestito addosso e, accusandosi a vicenda di plagio, e si fossero prese per i capelli. Alla fine ne erano entrambe uscite con un paio di fatture Orcovolante e Jessica si era ritrovata con un naso il triplo del suo.
Greys ascoltò queste e altre idiozie simili un po' meno desiderosa di scappare dl solito, anzi ben disposta a riderne.
Ogni volta che qualcuno spuntava dai corridoi circostanti per riversarsi nella Sala, Greys si faceva attenta, tentando di scorgere una chioma bionda.
Quando finalmente apparve, si rizzò in piedi e, incrociando quegli occhi di ghiaccio, mollò lì le sue amiche e gli andò incontro. Avrebbe voluto mettersi a correre, ma non era sicura che lui desiderasse essere messo in ridicolo, così si limitò ad una camminata normale.
Anche lui le andò incontro, trattenendosi.
Osservò i suoi lunghi capelli rossi ondeggiare e li trovò tremendamente sexy. Oh quanto avrebbe voluto essere solo con lei!
“Ciao”
“Ciao” rispose lei, indecisa se baciarlo davanti a tutti o meno.
Lui sorrise. “Sei bellissima oggi.”
“Grazie. Anch'io ti vedo in forma oggi.”
Draco le posò le mani sui fianchi e l'attirò a sé per darle un casto bacio a stampo.
Greys riusciva a vedere l'eccitazione e il desiderio trattenuto in qui meravigliosi occhi color del cielo. Come un bellissimo cielo estivo.
Non riuscì a trattenersi e lo attirò a sé per aver ancora un po' di lui, per divorarlo un po' di più.
“Trovatevi una stanza” una voce acida li interruppe. Debria. Che novità.
“Già, perché tu non ce l'hai qualcuno con cui prendere una stanza, vero? Frigida.” rispose Greys inviperita. La stava davvero stancando e anche la sua pazienza era messa a dura prova.
Draco le diede una veloce stretta per dirle di non badarci e le sussurrò “Vieni, dai che ti accompagno a colazione.”
E lei ubbidì, perché altrimenti quel giorno avrebbe fatto strage. Lanciò un'occhiata anche a Mary-Ann, col significato insito di «Ci vediamo dopo, io e te». E la nera annuì.
 
Risalirono i corridoi dei sotterranei che separavano la Sala Comune dall'ingresso dell'area segreta dei Serpeverde.
Arrivarono fino alla Sala dei Banchetti e si sedettero, sotto gli sguardi stupiti di diversi studenti (soprattutto studentesse).
All'improvviso Greys si rese conto che Draco l'aveva legata a sé, mettendole un braccio attorno alle spalle e lei, senza accorgersene aveva intrecciato la propria mano con quella pallida del suo ragazzo.
Era così a suo agio che non se ne era nemmeno accorta.
Le piaceva come suonava, “Il mio ragazzo”, così lo disse muovendo solo le labbra un paio di volte, anche col rischio di sembrare un'idiota. Non le importava poi molto del giudizio della gente, soprattutto quello di stupide oche gelose.
Draco la guardò, perplesso, poi lei le diede un veloce bacio sulle labbra ed entrambi sorrisero.
“Hey” disse all'improvviso Draco, interrompendo i suoi pensieri “Penso che quell'idiota di Sufflok stia parlando di te.”
Greys si voltò alla sua destra e vide il bel ragazzo che parlava con aria di superiorità e arroganza con i suoi amici e le solite ragazze che gli bazzicavano attorno, come mosche.
La rossa lesse le labbra del moro “...e poi mentre mi divertivo con questa qua è arrivato Malfoy e me l'ha fregata. Ho rinunciato, tanto non era nemmeno un granché, anzi, ero lì per pietà...” qualcuno gli chiese qualcosa e lui riprese.
“Eh no, purtroppo quello stronzetto è stato furbo, sennò sì che lo avrei trasformato in un vermiciattolo e lo avrei calpestato, quella mezza tacca! Ma non importa, ho trovato ben di meglio.” e guardò languidamente una della due che ridacchiò.
“Era una bella racchiona, ma sapete, bisogna far volontariato a questo mondo!”
A quel punto Draco la distrasse, vedendola ben arrabbiata.
“Cosa c'è?”
“Quel...quel...verme...mi ha dato della racchia!” non che fosse particolarmente importante per lei essere sempre la ragazza più sexy e la più figa, ma il fatto che l'avesse definita un'opera di beneficenza le dava parecchio fastidio, visto che era lui quello che la rincorreva! Lei non aveva chiesto neppure Draco, figurati se desiderava averne due che la inseguivano.
“Un'opera di volontariato! Glielo faccio vedere io!” e gli raccontò anche il resto dello spezzone di conversazione che aveva visto.
Sapeva bene che a quel punto Draco avrebbe tentato di lanciarsi contro di lui e tentare di lanciargli una Maledizione senza Perdono dietro, ma Greys non avrebbe potuto tenergli nascosto quello che aveva visto. Però poteva trattenerlo.
“Dai calmati.” tentò lei.
“Adesso i-io l-lo...lo uccido!” balbettava pure, la cosa era seria.
“Hey” gli prese il viso tra le mani e o costrinse a guardarla.
“Adesso calmati.” e gli diede un altro paio di bacetti veloci, poi un altro paio, fino ad avere la sua completa attenzione.
I baci veloci, messi uno dopo l'altro erano come calamite. Morbide, calde e profumate calamite che spingono l'uno verso l'altro i due amanti sempre di più.
Alla fine, sentiti i muscoli tesi di Draco allentarsi, si staccò da lui.
“Gliela faremo pagare, ma non così” Draco la guardava intensamente “Ci sono già troppe cose brutte a questo mondo, non voglio che tu venga spedito ad Azkaband per una sciocchezza del genere.” Sempre se non ti prendono e condannano come mangiamorte, pensò, e forse lo pensò anche Draco che abbassò cupamente lo sguardo sul cibo.
In un attimo sentì il gelo impadronirsi di lei. Non avevano ancora affrontato argomenti simili, nemmeno lontanamente, e forse avrebbero aspettato ancora un bel po'. Voleva solo godersi quella meravigliosa bolla di felicità.
Si strinse al giovane, e il biondo si strinse a lei, confortandosi vicendevolmente.
Finirono di mangiare e cominciarono a parlare di molte cose, di burrobirre, di partite di Quiddich, di cioccorane e di scope, di incantesimi e di scene imbarazzanti, dell'infanzia del giovane e di come avesse sempre desiderato un fratellino da tormentare.
La situazione si era alleggerita e Greys ne era lieta.
Si alzarono per andarsene e a Greys venne una piccola idea.
“Draco?”
“Sì?”
“Quando passiamo davanti a Sufflok, per piacere non andare in escandescenza e reggimi il gioco.
Sospirò “Va bene.”
Si alzarono e Draco appoggiò come prima il braccio attorno alle sue spalle.
Si diressero verso Peter, che li guardò un secondo prima di tornare con lo sguardo ai suoi amici, che stavano bloccando uno del loro gruppo per picchiarlo scherzosamente.
Greys e Draco si avvicinarono e il ragazzo fece finta di non accorgersene, ma la goccia di sudore che gli imperlava la fronte lo tradiva spudoratamente.
“Peter?” chiese Greys allegra, e finalmente lui si girò. Quell'unica parola aveva richiamato l'attenzione di tutti i ragazzoni che la fissarono (quasi) sbavando.
Sbatté un paio di volte le ciglia e disse contrita “Oh mi dispiace davvero che ieri sera alla festa il mio ragazzo ti ha steso, ma il fatto è che ci eravamo presi una pausa....ma...lui all'ultimo ci ha ripensato e...beh, ha fatto il fidanzato geloso!”
“Già, mi spiace amico, niente di personale. E scusa se ti ho fatto male e ti ho spaventato, sembravi così a terra.”
Greys trattenne le risate.
“Ci si vede in giro, allora ragazzi! Buona colazione!”
E mentre la coppietta ridacchiante se ne andava Peter era ancora lì, con la bocca spalancata, non sapendo cosa raccontare ora agli amici che lo fissavano e dicevano divertiti: “Racchia, eh?!”
“Opera di beneficenza.”
“Mister-me-le sono-fatte-dare-da-Malfoy-e-sono-scappato-spaventato, eh?!”
 
Greys, arrivata fuori dalla sala scoppiò a ridere, seguita dal giovane.
“Che cosa c'è di così divertente?” chiese Mary-Ann irritata per non essere al corrente di ciò che accadeva.
“Ah, poi ti racconto, MA.”
“Mmh” disse lei poco convinta “Ok, e tu,” puntò il dito contro Draco, che però non si scompose “Vedi di riportarmela prima dell'inizio della lezione...e magari non troppo distratta, se riesci.” disse un po' più dubbiosa sulla riuscita della seconda parte della sua minaccia.
Lui annuì e ripartì con Greys affianco.
 
Greys guardava il cielo stellato e in esso vedeva una bellissima luna splendere.
Si voltò verso Draco e lo scrollò per fargliela vedere. Si era di nuovo addormentato!
Ma non si mosse così gli diede un bacio, ma continuava a fare finta di dormire.
Draaaco, dai devo farti veder una cosa!” sbuffò per l'assenza di risposta e si rivoltò per chieder aiuto al cielo e vi trovò la luna sempre lì, ma di un colore diverso...più tendente al...rosso.
No, era proprio rossa, rosso sangue.
Era un'immagine spaventosa, così si voltò verso il giovane e tirò un urlo.
Anche lui era coperto di sangue, completamente, così brillante da non sembrare reale.
Lo prese di nuovo per il braccio sinistro e lo scosse, ma nulla. Anzi, laddove c'era il marchio ora era sparito, c'era solo una sua ombra, ma che sembrava bollente.
Greys si alzò in piedi e tentò di trovare qualcuno a cui chiedere aiuto, qualcuno che la potesse aiutare mentre la macchia terribilmente rossa al di sotto del suo ragazzo si allargava a una velocità allarmante.
Allora urlò o tentò di farlo, ma non uscì nulla. Decise di scappare, di trovare qualcuno, ma sembrava che il buio avesse avvolto tutto completamente.
Era terribile, cosa poteva fare? Si portò le mani alla bocca e solo in quel momento notò qualcosa di nero sul suo di avambraccio. E un terribile dubbio la colpì.
Era il Marchio Nero! Ma come ci era arrivato lì?!
E all'improvviso cominciò a brillare e bruciò, come se le avessero lasciato lì un tizzone ardente.
E poi fu nero.
E poi fu luce, o meglio non era buio come nel sogno.
Si alzò e fece un giro nella stanza. Lì non c'erano finestre e per la prima volta da quando era laggiù ne sentì a mancanza.
Dov'erano quando servivano?!
Doveva solo calmarsi, certo, ciò che aveva visto era inquietante, ma era certa che il sogno non avesse nessun significato, esprimeva solo le sue paure, nulla di più.
E tentò di crederci sul serio.
Guardò l'ora: 3.07
Presto, troppo, così si rimise a letto, girandosi e rigirandosi, senza mai riuscire a trovare la posizione giusta. No, non avrebbe più dormito.
Dopo circa tre quarti d'ora rinunciò completamente. Forse avrebbe potuto...scacciò l'idea, che però si ripresentò più pesantemente.
E va bene, disse a sé stessa, posso provarci, ma se poi mi ride in faccia e mi ricaccia via me la prendo con te, sapendo bene che stava parlando con la sua mente. Era pazza, su questo non aveva dubbi, ma d'ora in poi avrebbe fatto bene a “contenerla”.
Scese dal letto e scivolò fuori dalla stanza, percorrendo il corridoio al contrario fino al punto esattamente opposto alla parte che portava alla Sala Comune.
Alzò il pesante drappo color verde e argento e andò conto al muro, ritrovandosi nel passaggio segreto che aveva percorso la sera prima. Quante cose erano successe.
Arrivò velocemente nel dormitorio maschile e dopo un paio di tentativi riuscì a trovare la stanza desiderata, in cui si infilò silenziosamente.
La percorse interamente e arrivò ai piedi del letto a baldacchino dove stava dormendo il suo biondo. Lo osservò un secondo, sotto i flebili raggi della lanterna, abbassata al minimo.
Ora che era lì le sembrava una sciocchezza bella e buona. Ma cosa diavolo le era saltato in mente!
Eppure non se ne sarebbe andata più se avesse potuto. Le sembrava tutto così bello là, insieme a lui.
Draco cominciò a muoversi nel sonno, agitato e a mugugnare parole strascicate.
“Gr...s...non...ndarre....io...t...mo...Grrrr....ssss!”
Ora urlava e Greys non poté fare a ameno di avvicinarglisi per consolarlo. Gli prese una mano tra le sue e gli diede un veloce bacio sulla guancia. E lui si fermò.
Aprì gli occhi lentamente e la guardò un secondo, quasi non riuscendo a capire chi fosse.
Greys, imbarazzata gli lasciò la mano, si tirò in piedi e mugugnò qualcosa tipo delle scuse e stava per andarsene quando lui la trattenne, afferrandole una mano e traendola a sé.
“Greys.” disse. Non era una domanda, ma una solida affermazione.
“Ehm...s-scusa io ero qui perché...beh non r-riuscivo a dormire e a-allora pensavo che...però poi tu ti dimenavi...urlavi e io...mi sono avvicinata e...”
Draco le accarezzò il volto e sorrise.
“Greys trasgressiva. Mi piace.” disse e poi si tirò un po' indietro nel letto per far salire anche lei di fianco a sé.
Lei si stese, ancora rossa come un peperone in viso, e lui le passò le braccia attorno ai fianchi, abbracciandola e tenendola più vicina.
“Lo sai che se ci beccano siamo messi molto male?” disse Greys e sbadigliò. Già stava arrivando il sonno.
“Dovrò andarmene prima di mattina” aggiunse.
“E già, che peccato.” sorrise tra i suoi capelli “E se non hai ancora sonno possiamo fare qualcosa di più...costruttivo” disse malizioso.
“Sì, certo, con Tiger e Goyle lì, così!”
Lui ridacchiò.
“La magia esiste per un motivo.” disse solo.
“Certo che il tuo impiego della magia mi piace, sembra divertente.” rispose lei, quasi allettata dall'offerta.
“Anche a me, tesoro, anche a me.”
Tesoro? Beh sembrava carino.
Si stava rammollendo decisamente.
Gli occhi le si stavano chiudendo finalmente quando le venne un'improvvisa curiosità.
“Cosa stavi sognando prima? sembravi così sconvolto.” chiese girandosi a mezzo busto verso di lui, desiderando vedere il suo viso.
Lui le diede un lungo bacio e disse “L'incubo più orribile della mia vita: sognavo di perderti.”
E la baciò di nuovo, felice.
Finalmente chiuse gli occhi, sapendo che la mattina seguente, separarsi sarebbe stato un altro poco più difficile.
 
Il giovane riccio sorrise. Era riuscito a manovrare ogni suo pensiero mentre dormiva. Era così facile manipolarla?
A quanto pareva Greys aveva dei punti deboli, uno in particolare. Quel biondino. Stupido umano, come osava avvicinarsi al suo angelo. Oh, ma tanto avrebbe imparato a sue spese che la rossa portava guai. Un guaio molto attraente e con splendidi capelli ricci. Un guaio tra i tanti, anche se il più pericoloso.








Angolino Autrice
Ehila, bella genteeee come vi va la vitaaaa?
Sì, sono passata a farvi un salutino dopo la mia assenza di postaggiiii, solo per la vostra gioia (sì, immagino che gioia XS).
Ooora, il chapter: ecco a voi il continuato dello scorso capitolo (già, mi direte, che genio, questa è una long, è ovvio che i capitoli siano collegati ù.ù), che chiude l'argomento festa (felicemente).
Ovviamente la nostra amatissima (ehi, ehi, non mi picchiate, è ironico) Debria farà altri danni.
I nostri due giovani (perlomeno uno lo è, lei...beh) riusciranno a sfuggirle? Coroneranno il loro amore(?)? E il nostro enigmatico cattivo...quale sarà la sua prossima mossa?
Comunque la montagna mi ha fatto bene e ho sfornato altre due o tre idee per delle FF, di cui una completa e un'altra a metà.
Un grazie enorme a Black Beauty che continua a recensite, ai fantastici 6 che mi hanno aggiunto e a tutti i lettori silenziosi...vi adoro tuttiiii <3!!!
E anche per questa volta, instillati i giusti dubbi (MUAHAHAHAHA *risata malvagia*) e fatti i ringraziamenti vi saluto.
Baci Giuly :)
 
Ps: molto probabilmente aggiornerò Lundì, ma non prometto nulla, visto che è probabile un'altra (proficua spero) settimana in montagna. Ancora baci.

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 - Parte Prima ***


 
 
Capitolo 10 – Parte Prima
 
 

 
«Chi è risoluto a far del male, trova sempre il pretesto.»
Publilio Siro
 
Passarono dieci giorni e le cose procedevano come sempre al castello, non si poteva dire bene, ma almeno non erano peggiorate.
Greys e Draco tentavano di dare meno spettacolo possibile, nonostante, a volte, riuscivano a malapena a staccarsi l'uno dall'altra. E Greys era felice, felice sul serio.
Ogni notte verso l'una sgattaiolava dal giovane e dormivano assieme.
All'inizio Draco si era preoccupato che lei potesse venire scoperta e nuovamente punita, ma, dopo avergli spiegato del passaggio segreto, il giovane si era tranquillizzato un poco.
Certo la paura rimaneva, però veniva schiacciata ogni volta che sentiva le sue braccia che la avvolgevano.
Tiger e Goyle non le avevano mai dato alcun problema di notte, infatti quando arrivava erano tutti e due belli che andati nel mondo dei sogni.
E riusciva addirittura a dormire.
Di giorno le due guardie del corpo erano leggermente fastidiose, ma stava cominciando a farci l'abitudine.
Stava un po' trascurando la sua amica Mary-Ann, almeno questo era ciò che diceva la nera, e la ragazza era abituata ad essere al centro dell'attenzione del suo gruppetto di amiche all'incirca 24h su 24h, quindi quel poco era decisamente relativo. Comunque quando erano sole Greys le raccontava molto ciò che faceva con Draco, e Mary-Ann ricambiava riportandole ogni minima cosa (con certi limiti, ovvio) sul suo ragazzo giornaliero.
Tutto sommato la sua vita stava procedendo straordinariamente tranquilla per quel che era abituata.
Anche quella mattina si svegliò verso le 6.20, saltò giù dal letto a baldacchino di Draco, con cui aveva ormai preso confidenza e di cui conosceva ogni cigolio o lamento, diede un bacio veloce al giovane ancora assopito e tornò nella sua stanza.
Lì trovò Debria ad aspettarla seduta comodamente al fondo del letto della rossa.
“Ah, sei tornata finalmente!”
“Cosa vuoi ancora?!” chiese fredda. Era esasperata da quella ragazza.
“Ehi, calmati, dovrei essere io quella che fa domande qui, visto che sono io ad averti beccato che tornavi dopo una nottata fuori.”
Era tranquillissima, come se avesse provato e riprovato quel discorsetto molte volte.
L'aveva spiata? Cosa stava macchinando quella megera? Ma nessuna di quelle domande fu soddisfatta.
“Piuttosto dimmi: con chi tradisci il tuo bel fidanzatino?”
“Che...io cosa?” era realmente stupita. La stava prendendo in giro? Perché non sembrava proprio.
“Io non tradisco nessuno.” disse rimettendo l'armatura di pietra che molte volte aveva indossato per proteggere i propri pensieri dagli altri. Non voleva che sapesse che l'aveva ferita, non doveva mostrarsi debole, nemmeno davanti ad una bambina bionda arrogante.
Quella non aveva mai visto davvero cosa voleva dire avere una vita difficile.
“Adesso se non ti dispiace, ho bisogno del mio letto interamente. È meglio che ti sposti.” lo disse gentilmente ma risoluta e la bionda se ne andò.
Non avevano null'altro da dirsi, e così strinse forte gli occhi sperando che quella sensazione gelida sulla schiena che aveva provato parlando con Debria non volesse dire assolutamente nulla.
 
Debria si stese con un sorriso sulle labbra carnose e si ripeté ciò che le aveva detto la signora dove aveva comprato il filtro, e che ormai aveva imparato a memoria, assaporandone ogni sillaba: “Questo è un filtro d'amore, ma non come gli altri! Questo ha un effetto particolare: è vero che fa innamorare di chi glielo ha dato, mettiamo in questo caso, un ragazzo, ma gli fa credere, lo convince anche che è stata una sua scelta, anche quando non proverà più nulla e sarà finito l'effetto. Penserà realmente che lui aveva amato quella persona, senza così mai accorgersi che si aveva usato una pozione! E dura ben un intero giorno, e lo si può attivare quando si vuole, basta un movimento di bacchetta!”
E se questo è innamorato di un'altra?” aveva chiesto lei, dubbiosa.
Durerà di meno forse... magari anche solo pochi minuti o appena vedrà la persona amata l'effetto svanirà, ma, comunque, crederà di aver per un secondo amato, o esser stato attratto da un'altra in modo abbastanza forte da sentirsi in colpa.” la vecchia aveva sorriso, colpendo perfettamente il bersaglio “Ma non te lo do.”
Cosa?!” aveva detto lei, stupita.
No, non mi piacciono le riccone, non te lo do!” disse la vecchia matta.
E poi era arrivato quel bel pezzo di tomo ricciolo. E l'aveva convinta...più o meno. Diciamo che la vecchia si sarebbe ripresa, e la sua mente.. beh, era già matta, che differenza faceva?
E in quel momento Debria cominciò a immaginarsi mille modi diversi in cui il suo ricordo avrebbe potuto concludersi, uno più piacevole dell'altro.
 
Greys si svegliò e, quando fu pronta scese, trovandosi di fronte Draco e i suoi due cani da guardia.
“Buongiorno tesoro.” le disse e lei gli si avvicinò sussurrandogli “Già, è proprio un Buon Giorno” e lo baciò.
Andarono, in seguito ad aver aspettato Mary-Ann e la amiche, a fare colazione, per poi dirigersi a lezione.
La giornata passò in fretta e tutto sembrava tranquillo, persino il cielo si era schiarito e gli spessi nuvoloni che fino a quel giorno avevano pianto a dirotto sulle povere teste degli studenti, erano volati per altri lidi.
Sembrava tutto così perfetto.
 
“Ahia!” strillò Mary-Ann e si voltò inviperita verso Debria, che sembrò sprofondare nella sedia.
“Scusa, è che oggi i tuoi capelli sono davvero annodati e non riesco proprio a farti la treccia...”
“Va bene, va bene, però fai attenzione o finirai per farmi diventare pelata e, diciamocelo pure, non sono affatto carina con le parrucche!” disse e si rigirò.
Debria si mise il capello nella tasca e sorrise mentre riprendeva a fare quella bella treccia nera lunga fino a oltre metà schiena.
 
“Allora, cosa pensi di fare per Natale?”
“Non saprei.” disse Greys “Insomma, non è un po' troppo presto per pensare già a Natale?!”
“Dipende cosa si vuole fare per allora.” disse Draco misterioso accarezzandole una coscia.
Erano nel dormitorio maschile, sul morbido e familiare letto del biondo, lui seduto con la schiena contro la parete le gambe piegate e la rossa seduta con la schiena contro al suo petto e le sue braccia attorno a sé.
“E cioè?”
“Mmmh” disse, o meglio, biascicò mentre le solleticava il collo con il naso. “Volevo...pensavo...che magari...”
“Eddai, mi stai uccidendo!” disse la rosa facendo ridere Draco.
“Non c'è niente da ridere, mi stai uccidendo con tutta questa attesa.”
“E va bene...pensavo che magari se volevi avresti potuto passare le vacanze con me, a casa Malfoy.” disse tutto d'un fiato e aggiunse “So che non è il periodo migliore per... beh festeggiare, ma io ho sul serio bisogno di averti accanto, non credo sopravvivrei alle festa, per tutto quel tempo, da solo con i miei genitori, senza di te.”
“Mmh.”
“E magari puoi invitare anche i tuoi!”
E si accorse all'improvviso che lei non gli aveva mai realmente permesso di conoscerla, non gli aveva mai raccontato nulla del proprio passato, nemmeno i ricordi più belli della sua infanzia.
Non gli aveva mai detto che lei non aveva genitori, ma forse la sua paura più grande era che lei non fosse una purosangue, perché in quel caso i suoi non l'avrebbero mai accettata, anzi. Erano pur sempre Mangiamorte anche loro, o perlomeno il padre lo era ufficialmente.
“Draco...io veramente.”
“No ti prego, se mi vuoi dire che sei mezzosangue non mi importa, però magari dovresti mentire ai miei, perché sai loro sono...”
“Ehi, calmati, io miei genitori non ti daranno problemi...sono entrambi morti.”
“Ah. Io sono molto dispiaciuto...mi dispiace...”
“Da molto tempo, quindi sta' tranquillo.” Davvero tanto. “Ormai ci sono abituata.” Più o meno.
“Ok.”
“Ok.” e lo baciò lievemente per fargli capire che era davvero tutto ok.
 
Passò un'altra settimana e la vita procedeva tutto sommato tranquilla, nonostante certo sul castello aleggiasse un'aria di paura e morte che influiva pesantemente sull'umore di tutti. I tempi erano brutti.
Debria guardò la pozione che aveva creato e si sentì fiera di sé stessa. C'era riuscita e senza l'aiuto di stupidi secchioni. Era lei quella intelligente lì dentro, non culo flaccido.
Ne bevve un sorso e sentì il suo corpo cambiare, ritrovandosi lunghi capelli neri.
La fase 1 era iniziata.
 
Wendy corse verso Mary-Ann e Greys che stavano discutendo di abiti babbani.
“MA, vieni, presto c'è un certo Stefan che ti vuole incontrare nella Torre Est!”
“T-torre Est? Ma è dall'altra parte del castello!” rispose Mary-Ann di mala voglia “E poi non conosco nessun Steven...Stefan....”
“Sì, invece, lo hai conosciuto alla festa!”
“Bah, sinceramente non ricordo...forse era troppo sbronza!” ridacchiò e si alzò. “Noi due continuiamo dopo!” disse puntando il dito contro Greys, che ridacchiò di rimando.
Le due ragazze sparirono dalla Sala.
Chissà chi era questo Stefan, si chiese la rossa.
Attese pochi minuti quando vide riapparire Mary-Ann dalla porta, sembrava strana, aveva un'espressione contrita.
“Ehi.” le disse allora.
“Ehi.” sembrava visibilmente a disagio.
“È successo qualcosa?”
L'altra scosse le spalle. “Lo sai che siamo amiche, no?”
“S-sì.” disse esitante. Non riusciva dove volesse andare a parare.
“Beh il fatto è che...non fraintendermi, Draco sembra ti voglia bene, ma....non credo che tu sia riuscita molto a fargli...beh...cambiare abitudini....sulle ragazze...ecco...”
Greys la guardò furente. “Lui non mi tradisce!”
Come le era venuto in mente un'idea del genere?! E poi dov'era finita Wendy?
“Lo so che è difficile per te da credere, sai ha preso in giro anche me, ma...”
“Niente ma! Non è vero!” Come poteva lei dirle una cosa simile?! Lei si fidava di Draco e sapeva che non era vero.
“Ascolta, io dico solo che dovresti fare molta attenzione, che...è pericoloso e non rispetta quasi mai i sentimenti degli altri.”
Lei la fissò un attimo, sconcertata.
“Ricevuto come la pensi.”
“Vado in bagno” e sparì per la seconda volta per poi ricomparire dopo una decina di minuti come se nulla fosse, parlando di questo ipotetico Stefan che poi non si era presentato e borbottando qualcosa sul fare migliaia di scalini.
 
 
Angolino Autrice
Buongiorno a tuttiiiii! Ho aggiornato in anticipooooo, e già!
Come vi va la vita? Spero bene.
Ecco a voi un nuovo capitolo fresco di postaggio.
All'inizio avevo pensato di metterlo tutto insieme, ma era davvero troppo lungo. Lo so che vi sto uccidendo, ma abbiate pazienza e saprete cosa accadrà (anche se forse qualcuno ha già intuito...non mi picchiate, ok??? Pietààà).
Ovviamente Debria sta progettando di fare danni, ci riuscirà? O i suoi piani verranno sventati dalla nuova coppietta che sta progettando un felice Natale? E chi sarà l'uomo che ha aiutato Debria (avete intuito?)?
Ora i ringraziamenti di rito: grazie ai fantastici 6+1 (Black Beauty), e sempre Black Beauty per le sue sempre-stupenderrime-adorabili-minacce-barra-recensioni XD (se fosse per lei ora Debria sarebbe preda del platano picchiatore quando è incazzato e dei dissennatori insieme) e a tutti i lettori silenziosi.
Ve l'ho già detto che vi adoro? Beh lo ridico, VI ADOROOOO! Grazie a tutti.
E vabbè, ora vi saluto.
Piccolo avvertimento: posterò il prox capitolo Mercoledì, e poi sparirò per un cinque giorni circa (felici, vero? Così per un po' non appesto il sito).
Comunque prometto che vi metterò prima di sparire il seguito (un poco sadica sì, ma non sono mica una mega b******a che vi lascia così, col fiato sospeso per tutto quel tempo ù.ù).
Beh, tnt baci, Giuly
 
Ps: chi ha capito che DD ha usato la pozione polisucco? Già è una stronza ed è pure capace di fare le pozioni. Pessimo abbinamento.
Ancora Ciao :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 10 - Parte Seconda ***


 
 
Capitolo 10 – Parte Seconda
 
 



 
Era il 10 Novembre, erano passati due giorni da quando Mary-Ann aveva fatto quello strano discorso, poi non aveva accennato più a nulla di tutto ciò, come se non lo avesse mai detto, come se non fosse mai successo.
Forse era Greys che era troppo vecchia per capire i giovani dell'epoca moderna.
Erano appena uscite dall'ora di Difesa (solo teoricamente) contro le Arti Oscure, ed erano quasi arrivate alla lezione successiva, Trasfigurazione, quando Mary-Ann si accorse che aveva dimenticato il suo libro.
Quel giorno erano sedute una accanto all'altra e nella fila accanto c'era Debria insieme a Wendy. Ad un certo punto della lezione l'aveva vista chinarsi e sparire dietro la figura della sua compagna di banco, eppure le era sembrato che avesse fatto dei movimenti strani.
Che l'avesse preso lei per farle punire? Forse era troppo sospettosa.
“Dai, torniamo indietro a prenderlo, che sennò la McGranith si arrabbia – E nessun vorrebbe vederla arrabbiata-.” Vero.
“Ma...”
“Facciamo in fretta, e poi” aggiunse “Ora non stanno facendo lezione, ho visto il professore uscire e sparire nel suo ufficio, probabilmente ha un'ora buca” sospirò “Che fortuna”
Greys cedette. “Va bene, ma facciamo in fretta. Io sto in fondo al corridoio e faccio il palo, ok?”
“Ok, andiamo.” e la prese per un polso trascinandola ad una velocità enorme, neanche fosse Bolt alle Olimpiadi. Ma forse quell'uomo andava così veloce perché una volta aveva visto la McGranith arrabbiarsi e, da quel giorno in poi, ogni volta che ci pensava, correva alla velocità della luce.
Anche i protagonisti di HairSpray avrebbero corso così dopo un trauma del genere.
Ridacchiò da sola immaginandosi la scena.
Erano quasi arrivate.
Greys si chiese dove fosse in quel momento Draco e se stesse pensando lei. Ma da quando era così sdolcinata?!
Ricacciò quei pensieri da sedicenne fan davanti al poster del suo attore palestrato preferito.
Si bloccò all'inizio del corridoio e intimò l'amica di fare in fretta.
Questa sgattaiolò verso l'aula.
 
Mary-Ann si avvicinò e notò che la porta era socchiusa. C'era qualcuno? Meglio prima controllare. Spinse un poco la maniglia, facendo attenzione a non farla cigolare e sbirciò dentro, tutta la stanza. E le si raggelarono i muscoli, quasi fino a farle male.
Si tirò indietro di scatto e con passi meccanici risalì il corridoio.
Doveva dirle la verità? Era sua amica, quindi: Sì, anche spezzandole il cuore.
 
Greys vide Mary-Ann tornare indietro, pallida, con passi meccanici, quasi fosse un drone.
La nera alzò la testa e la guardò negli occhi, che erano pieni di tristezza e compassione.
Ci mise una manciata di secondi a far finalmente uscire la voce.
“Ti prego, ascoltami...l'ho visto con...Debria...lei e...e...D-Draco” esitò un attimo sul nome, come se gli costasse fatica ripeterlo “Ed erano intimi...parecchio.”
Debria? E ora che cosa centrava?!
“Ti prego, se non mi credi, vai a vedere con i tuoi occhi...”
No, non ci poteva credere. Sarebbe andata a vedere e avrebbe riso per lo scherzo che la sua amica le stava facendo.
Sentiva i passi della nera dietro di lei.
Arrivò alla porta, ed esitò un secondo prima di spalancarla, impaurita da cosa avrebbe trovato dietro.
E li vide.
Debria era distesa sulla cattedra e stava baciando sfacciatamente Draco, sopra di lei, con foga, con...desiderio. Erano avvinghiati e la bionda aveva allacciato le gambe attorno alla vita del giovane, spingendolo verso di sé, e con ogni bacio risucchiandolo sempre più
Sentendo la porta sbattere contro al muro i due si voltarono infastiditi.
E gli occhi di Draco incrociarono quelli della giovane.
Erano così vuoti, assenti e poi si accesero, prima stupore. Guardò Debria sotto di lui con mille domande negli occhi, poi Greys. E poi venne la consapevolezza e qualcosa si incrinò nel suo sguardo.
 
-Rifiuto-
Greys sentì un rumore sordo, un crack! provenire da qualche parte. E poi capì che era il suo cuore che si era infranto. Per un attimo vide anche i pezzi brillare a terra, sotto la luce delle torce.
Stava impazzendo. Riusciva a pensare solo a quello, null'altro.
Lei non era davvero lì, tutto quello che aveva vissuto fino ad allora non era mai accaduto, era sempre stata rinchiusa in ospedale per malattie mentali. I suoi genitori l'avevano rinchiusa perché ormai era ingestibile. E non l'amavano, perché era pazza. Non si poteva amare una pazza.
La magia non esisteva. Solo la dura realtà.
Hogwarts non esisteva. Solo le solide pareti imbottite.
Dr....lui non esisteva. Nessuno veniva a trovarla, solo l'infermiere per portarla a fare una passeggiata e a darle i sedativi.
Mary-Ann non esisteva.
Debria esisteva. Era la sua parte pazza e lei quella razionale, quel poco che ne era rimasta, che le mostrava ancora una volta che non poteva vincere, che l'avrebbe schiacciata, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vita dopo vita.
Nulla di tutto quello stava accadendo.
 
-Rabbia-
No, invece era colpa sua. Tutta colpa sua. Sapeva che era un pessimo elemento, che l'avrebbe portata alla rovina.
La sua mente glielo aveva detto, l'aveva ammonita, ma lei cosa aveva fatto? Per una volta, una sola, aveva deciso di dar ascoltò a quel piccolo muscolo tanto importante per la sua sopravvivenza.
Era stata un'idiota. Aveva sbagliato e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
Come poteva pensare che il suo amore per lei lo avesse cambiato, lo avesse trasformato in una brava persona?! No, aspetta, come aveva anche solo potuto pensare che lui l'amasse?! Era un bugiardo nato, i suoi genitori per primi gli avevano insegnato a mentire, e lei ci era cascata. Come un'imbecille.
 
-Patteggiamento-
Forse però non era come sembrava, forse c'era una spiegazione valida. Magari...magari lo aveva drogato...magari lo aveva incantato con qualche pozione...ma...ma il loro amore era stato più forte, aveva vinto e aveva spezzato l'incantesimo.
Doveva sapere.
 
Lui le si era avvicinato e le aveva preso il viso tra le mani.
“Perdonami ti prego, io...io...”
“Dimmi che ti ha incantato...dimmi che eri sotto un suo maleficio e lottavi, lottavi ma non riuscivi a liberarti...”
Lo guardò, speranzosa.
Lui non rispose. Ma i suoi occhi parlavano per lui. No, non si era ribellato nemmeno un momento.
Fece un passo indietro, dolcemente.
 
-Tristezza-
Cosa poteva aspettarsi? Sapeva che alla fine avrebbe dovuto andarsene, insomma, lei era immortale...solo che...sperava non così. Sperava avesse più tempo, sperava di potersi stringere ancora tra le sue braccia, di poter odorare il suo buon profumo di muschio, di potergli strappare ancora un bacio da quelle labbra ormai lerce del respiro di Debria, che la odiava tanto perché...non lo sapeva nemmeno più.
Era andata lì per nascondersi, nemmeno per trovarsi un ragazzo. Ora il ragazzo non c'era più e il suo cuore sanguinava, trafitto da milioni di spilli sottilissimi, che ad ogni movimento sembravano conficcarsi di più, lentamente, e spaccando quel cuore di vetro così fragile.
 
-Accettazione-
E poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla, come sostegno, e tutta la verità le crollò addosso.
Schiacciandola.
 
“Forse è il caso che non mi cerchi più.” disse Greys, e fece spaventare Mary-Ann.
Non l'aveva mai vista così gelida, così distaccata. Sembrava un ambasciatore della sua amica che portava notizie a Draco, anche in realtà non le importavano nulla.
Gli occhi, quei bellissimi occhi, erano spenti, addirittura avevano cambiato colore, erano nero petrolio.
Non aveva mai visto nessuno così lontano, come se il capitano del suo corpo fosse un altro, non Greys.
La rossa si voltò e con passo militare uscì velocemente dalla stanza, lasciando il (una volta) suo compagno in mezzo alla stanza, anch'egli con gli occhi vuoti, perso nel nulla dell'oblio.
La rossa la strattonò mentre attraversavano i corridoi “Muoviti, siamo già in ritardo.” disse con la voce di un'altra, che Mary-Ann non aveva mai conosciuto.
Chissà se aveva sempre abitato nel corpo della rossa e lei non se ne era mai accorta. Strano, perché lei si accorgeva sempre di tutto...tranne di quel lato dell'amica.
C'erano un sacco di cose che non conosceva di lei.
“Stai bene?”
L'altra si girò, con alcun interesse e nessuna emozione sul viso. Una maschera di nulla.
“Sto sempre bene.”
E Mary-Ann ebbe nuovamente paura, paura di aver perso una parte importante di Greys, quella a cui voleva più bene.










Angolino Autrice
Ciaooo!
Ed eccomi di nuovo in anticipo! Già perché da domani fino a Lunedì non posterò! Voi mi direte: ma guarda questa che ogni settimana ci dice che fa dei salti (chiedo perdono ma mi devono imbiancare la stanza ç.ç e il computer quindi non lo posso usare). Chiedo venia.
Riguardo al Chapter:
Innanzitutto invoco pietà e (ricordo a coloro che in questo momento vorrebbero uccidermi) di tenere a mente che se mi ammazzate ora, la storia non avrà mai una fine (felice). (Blaky, respira, per piacere e conta fino a mille).
Contegno e tanti respiri profondi.
Per chi avesse notato lo strano modo in cui ho presentato il tradimento di Draco (qualcuno ha riconosciuto da dove l'ho preso? No? Beh allora ve lo dico ora), sono i cinque passi che un'anima fa per accettare la propria morte nel libro “Catastrofica Storia di me e di te”, che consiglio vivamente (io l'ho adorato!!!).
Negazione
Rabbia
Patteggiamento
Tristezza
Accettazione
 
Comunque ammetto che è un capitolo triste, e ovviamente Debria non si è smentita.
Danni danni danni, potremmo chiamarla DD= Debria Dannosa. O peggio...ma non siamo qui per insultare la bionda (cosa che però mi è passata per la mente).
Ringrazio i F6+1 e Black Beauty, il mio angelo delle recensioni e Polo, che ha recensito lo scorso capitolo (<3).
E ovviamente tutti i miei lettori silenti.
Vi saluto tutti, Jules CX

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Capitolo 14
*** Capitolo 11 ***


 
 
Capitolo 11
 
 

 
«Non c'è nulla di più prezioso del tempo, poiché è il prezzo dell'eternità»
Louis Bourdaloue
 
Passò una settimana, due e cominciò Dicembre.
La sua vita procedeva, tra scuola e compiti. Ogni notte poteva sentire le urla dei ragazzi torturati per puro piacere d'altri. In compenso però s'era formata una pesante resistenza che combatteva duramente per spezzare la tremenda dittatura sotto cui la maggior parte degli studenti era costretta a vivere. Ma comunque tutto ciò non bastava a lavare il dolore di cui le mura erano intrise e lei, poteva sentire ogni pianto, ogni parola disperata che le mura tratteneva come un film orribile.
Provava ciò che il castello tratteneva, scavandole il cuore come acido.
Ma resisteva, non doveva farsi coinvolgere. Eppure, tutti quei visini di bimbi...intrisi di terrore...
Così passava le notti insonni a guardare il soffitto, pregando perché finisse quel massacro, che lei non poteva impedire.
Un altro aspetto della maledizione che incombeva su di lei. L'impotenza.
C'erano dei punti fissi nella storia già incisa, nel Libro dei Destini, che non poteva in alcun modo modificare.
Riusciva a riposare solo poche ore, in un sonno costellato di terribili incubi, poi si svegliava sudata e più stanca di prima. Non riusciva più nemmeno a piangere o a urlare nella notte; era un dolore silenzioso che dilaniava la sua mente così sensibile.
Lentamente i voti calarono e l'attenzione alle lezioni era pressoché inesistente, rimpiazzata da spesse occhiaie, coperte da chili di correttore offerto dalle sue compagne di stanza, e dal bianco della sua pelle. Perfino i candidi capelli erano diventati più scuri, quasi neri. E forse tutto ciò, anche se non voleva ammetterlo, era dovuto in parte nel vedere Draco così impegnato con altre ragazze, anche se a volte sentiva che la osservava.
Ormai i suoi sguardi erano come pesanti fardelli che le piombavano addosso, frantumandole il cuore come una statuina di cristallo.
 
Era il 2 Dicembre. E faceva freddo.
Agli studenti era stato vietato di uscire da qualche giorno a quella parte e attorno al castello il numero dei Dissennatori era aumentato considerevolmente, attirati dalla sofferenza di cui ormai Hogwart era piena.
Greys si strinse di più nella sciarpa e osservò Neville passarle accanto, con nuovi ematomi violacei.
Quel giorno nell'aula di Difesa (per modo di dire) contro le Arti Oscure erano spariti i banchi e contro alla parete più grande c'era una lunga fila di bimbi, perché non li si sarebbe potuti definire diversamente, del primo anno, tremanti.
Dall'inizio dell'anno quell'ora era condivisa con i Grifondoro, decisamente più restii a fare certi esperimenti.
Greys tentava di fare incantesimi che simulassero solo l'effetto richiesto, senza provocare dolore o, se non c'erano alternative, tentava di fare prima degli incantesimi non verbali per far percepire il meno possibile alla povera cavia l'effetto dell'incantesimo.
Ma purtroppo non sempre poteva risparmiare a quei poveri bimbi il dolore, tentava di coprirne il più possibile con i suoi incanti, ma mai li prendeva tutti. Ed era così difficile anche solo riuscire a mantenerlo attivo mentre faceva altri incantesimi, mentre intorno a lei il bacano e le ondate di emozioni si infrangevano contro la sua mente.
Quel giorno dovevano mettersi a coppie e Mary-Ann venne scippata da una sua amica, così Greys si trovò spiazzata. E ora?
Paciock le si avvicinò e le si mise accanto. Meno male.
“Come mai con un Grifondoro?” Chiese perfido un brunetto. “Ora te la fai anche con loro?” e ridacchiò, ma le sue risa vennero stroncate da uno sguardo terrificante della rossa.
“Wow, lo hai terrorizzato sul serio.” commentò Neville sottovoce.
“Era un cretino”
“Già”
Rimasero in silenzio mentre Carrow spiegava ciò che dovevano fare dei ragazzini. In pratica i due in coppia dovevano sfidarsi a conquistare prima la mente del giovane bimbo usando l'Imperio.
Il particolare che avevano tralasciato era che, quando due maghi si battevano per la stessa mente, quello che era in mezzo veniva colpito da due forze opposte e che tiravano verso direzioni diverse, provocandogli un dolore lancinante, quasi al pari della Maledizione Cruciatus.
I due compagni di “esercizio” si lanciarono uno sguardo.
Entrambi ritenevano quella lezione un abominio. Come si poteva nuocere a delle creature così piccole e fragili?
“Io sono Neville Paciock.” si presentò lui.
“Lo so”, fu l'unica risposta che ottenne da lei. Non aveva intenzione di fare nuove amicizie. Però in fondo non le avrebbe fatto male dire il proprio nome, no?
Sospirò e disse “Greys Sullivan” e gli strinse la mano.
Neville osservò un secondo la bacchetta e in particolar modo le tre minuscole lettere in argento, ormai scurito, incastonate alla base della bacchetta.
“Per cosa sta la «H.»? Perché la «G.» è Greys, mentre la «S.» e Sullivan, no?”
Non lo corresse sulla lettera del cognome. A cosa serviva dirgli che non era quello vero? A nulla, solo problemi.
Quel ragazzo aveva una buona vista, forse troppo.
Rispose di controvoglia. “È il mio secondo nome: Hadriel.”
“Bello”.
“Già”
“Greys?” un brivido le percorse la schiena, sotterrando i ricordi.
“Mmh.”
“Mi insegni anche a me quei trucchetti.” Era davvero un ragazzo intelligente.
“Quali trucchi?” fece la finta tonta.
Abbassò la voce. “Quelli che usi di solito per non proteggere i bimbi che ti vengono assegnati, o tutti quelli che puoi.”
“Non ora.” disse solo. “Se proprio ci tieni, incontriamoci nella Torre Sud. Alle 6.00. Non arrivare tardi.”
“Ok. Greys?” Altro brivido. “Ti lascio dominarlo, ok.” disse indicando col mento il piccolino tremante.
Greys fecce un sorriso rassicurante al piccolino con una zazzera di capelli color paglia in testa, per rassicurarlo.
“Va bene, iniziamo.” e dirottò su di sé il dolore di quegli scriccioli.
Ma questa volta era più sopportabile, ora che anche Paciock se ne faceva carico.
 
L'uomo si accasciò di fianco a lei ancora ansimante per la “corsa”.
Si era divertito doveva ammetterlo.
Quella bionda sì che ci sapeva fare. Era un toro scatenato.
Debria rise, divertita da chissà quali pensieri. Erano molto simili: ad entrambi importava solo di arrivare ai loro scopi, a qualsiasi costo, con qualsiasi mezzo.
“Sei stato bravo.” constatò la bionda, ancora scossa dai fremiti.
Bravo era riduttivo. Lui l'aveva portata in paradiso fin dalla prima spinta.
Ma non disse nulla. Come si faceva a spiegare ad un'oca quanto lui fosse potente e prestante, quanto fosse superiore, se già lei, di per sé era sotto la media?
Certo, era riuscita a distruggere il rapporto tra il biondastro e la sua rossa, ma solo grazie a lui, perché LUI aveva soggiogato quella vecchiaccia.
Certo quella era furba quando si trattava di guastare, di sfoderare tutta la sua perfida.
E ora voleva parlare di affari.
Si appoggiò su un gomito e si voltò verso di lei, venendo colpito sul viso dai raggi della luna che penetravano dalle finestre della torretta in cui erano.
“Come è andata con Greys?” chiese, nonostante lo sapesse già dai resoconti dei suoi allievi soggiogati.
Quegli studentelli erano così facili da controllare!
La bionda fece una smorfia , muovendosi sensualmente verso di lui finché i loro corpi nudi non furono l'uno contro l'altro.
“Non ho voglio di parlare di quella stronzetta.” disse annoiata “Che ti importa, hai me, qui, ora.”
Con uno scatto la schiacciò contro il pavimento, che era diventato il loro giaciglio, con tutto il peso del proprio corpo. Le bloccò aggressivamente le braccia sopra la testa.
Ringhiò e vide negli occhi della bionda un lampo di terrore.
Sorrise. Bene, era quello l'effetto che voleva, lei non doveva essere insolente, ma avere un ritroso timore, e rispettarlo.
“Innanzitutto, brutta sciacquetta, non ti azzardare a chiamarla più con epiteti offensivi il mio angelo di fuoco, perché lei vale molto più di te sotto ogni aspetto.”
La squadrò dal capo in basso, il suo sinuoso corpo latteo, i suoi seni sodi e la sua intimità, dove era da poco penetrato.
“E poi” disse, mordendole un seno, fino a farle male, fino a sentirla urlare, dal dolore.
“Quando ti faccio una domanda, vedi di rispondermi subito, perché sono IO che decido cosa è importante o meno in quel momento. E fidati, tu vali molto poco, mentre il mio angelo rosso è la mia priorità. Chiaro?” chiese.
Nessuna risposta, allora ficcò una mano libera nella sua intimità, malamente, provocandole altro dolore, ben oltre qualsiasi piacere.
“Sì, sì” rispose subito “Ho capito.”
Una lacrima le sfuggì dagli occhi, e lui la raccolse con la lingua, sondando anche la sua mascella, il suo collo sottile e il suo petto florido, mentre trasformava quel dolore di prima, in pura estasi e piacere.
Era lui che controllava le cose, non gli altri che controllavano lui e chiunque avesse tentato di invertire quell'equilibrio sarebbe crollato.










 
 
Angolino Autttttrisssse
Buuuuuyaaaa ragazziiiiiii, come vi va la vitaaaaaaaaaaaaaa??????????????????
OOOOOkkkk, vaaa beneee la smettoooooooo.
Allora, seriamente (?) come vi va?
In effetti questo capitolo è più corto dei miei soliti, ma vale bene il rating arancio.
Ecco a voi un riccio oltre cattivo pure ben perverso (no comment, please).
Beh, c'è poco da dire in realtà, visto che non accade nulla di fondamentale, a meno che non vi interessi cosa combina la nostra amata (IRONICO, giuro che è ironico, non mi picchiate!!!) Debrias.
Beh ora i ringraziamenti: a chi mi segue (che da fantastici 6 ora sono i fantastici 9. I Love Youuuu X]) Alex713, Blacky, BlackLestrange, Karolina, Neko483, pixel2, polo, rufy95 e Secretly_S.
Poi chi ha recensito (sì parlo di Black Beauty, che l'ultima volta voleva staccarmi la testa XD) e chi mi segue silenziosamente.
Beh ci vediamo Mercoledì (se non muoio schiacciata dagli scatoloni nella mia stanza -.-”).
Baci Baci Jules

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Capitolo 15
*** Capitolo 12 ***


 
 
Capitolo 12
 
 

 

«Le parole curano, le parole distruggono. »

Eduard Leon Word
 
Come aveva fatto a perderla? Si ripeteva da più di due ore, con la testa tra le mani.
Come? Comecomecome?!
Lui era quasi certo di amarla. Quasi.
Certo, con lei si sentiva diverso, ma era una diversità buona, migliore, sentiva di essere più leggero. Sentiva di essere più libero, libero di essere sé stesso.
Ma allora perché lo aveva fatto?!
Da quando l'aveva trovata non aveva mai smesso un secondo di pensare a lei, di desiderare lei, di volerla accanto, protetta dal mondo intero.
Allora Perché???
Perché la sua mente gli aveva fatto quello, lo aveva tradito così???!
No, non poteva essere! Insomma, bastava guardare come si era ridotto fino ad allora: le spesse occhiaie, gli occhi spenti, le spalle cadenti e il passo strascicato.
E poi era anche costretto a stare nella combriccola di colui-che-non-deve-essere-nominato, mostrando ai suoi troppo giovani occhi, mostruosità d'ogni sorta e quell'anno, tornando per le vacanze di Natale sarebbe stato ancora peggio.
Si passò una mano sul viso.
Doveva fare qualcosa, doveva almeno farsi perdonare, doveva convincerla che lui era cambiato, che quello che aveva visto a cavalcioni sopra quella viscida bionda non era lui, che lui era lì per lei, per la sua Greys, e che lui era il suo Draco.
Sì, sarebbe andato da lei, nonostante a quell'ora ci fosse il divieto di vagare per il castello, e le avrebbe parlato, l'avrebbe stretta a sé, l'avrebbe di nuovo baciata.
Quanto gli mancavano quelle dolci labbra sopra le proprie!
Si alzò dalla sedia della piccola scrivania nella sua camera, facendo mugugnare le sue guardie del corpo.
E poi avrebbe parlato a suo padre, la sera successiva, dicendogli che era cambiato, che non voleva più essere schiavo del Signore Oscuro, che se ne sarebbe andato.
Per Greys, sì per lei, come pegno del suo amore, per dimostrarle quanto lo aveva cambiato e quanto con lei potesse essere finalmente sé stesso, libero dalla paura.
Uscì quasi correndo, e arrivò davanti alla porta della sua sala comune, quando sentì delle voci provenire dalla stanza.
Sbirciò dalla fessura della porta semiaperta.
“Sì, ho fatto come mi hai detto, gli ho dato il filtro e lui è caduto ai miei piedi.”
“E Greys?”
Greys?! Stavano parlando di lei? Prestò ancora più attenzione.
La ragazza rise sprezzante. “Oh, dovevi vedere che faccia ha fatto! Era distrutta!”
“Quindi lei crede che le abbia spezzato il cuore, giusto?”
“Assolutamente. Ora...devi proprio andare, non puoi rimanere ancora un pochino...per divertirti?” chiese la giovane con tono smielato.
Gli veniva da vomitare.
“No, ed è ora che vai a letto anche tu.” il tipo aveva un tono fermo, che non ammetteva replica.
“Va beh, sarà per la prossima volta.” disse lei, e lo baciò.
“Certo” rispose, come se non ci credesse affatto.
Vide la ragazza in viso solo quando passò accanto ad una torcia, era...Debria? Ora tutti i pezzi del puzzle si ricomposero.
Lo aveva drogato, aveva usato una pozione quella piccola stronzetta malefica.
Tentò di vedere chi fosse il suo maledetto complice, ma quello era sparito.
La mattina dopo avrebbe parlato con la giovane, e le avrebbe spiegato e lei gli avrebbe creduto.
Doveva credergli.
 
Fu in Sala Comune ad un orario insolitamente mattiniero, date le sue abitudini, ma a quanto pareva (aveva chiesto in giro) il gruppetto era andato via presto quel giorno. Maledisse Salazar, il cielo, e gente molto più in alto.
Ci mise tutta la mattina, senza mai riuscire a beccarla da sola, o voltata verso di lui, almeno per mandarle un segno e tutti i suoi bigliettini venivano sistematicamente acchiappati e bruciati dall'amica.
Ma perché doveva essere così sfuggevole?! E i ricordi si fecero avanti prepotenti.
Già, quello, doveva ammettere, che era un motivo abbastanza buono...ok, ok, era un ottimo motivo.
Passò anche l'ora di pranzo, e il tempo scorreva veloce.
Finalmente, mentre studiavano in biblioteca (da ore, e Draco era davvero sfinito da quel luogo), finalmente verso le 5 del pomeriggio, Greys si alzò e disse all'amica che andava in bano.
Oh, sia ringraziato il cielo!
Il giovane la seguì, senza farsi notare.
La rossa stava per entrare in bagno, ma lui da dietro le mise una mano sulla bocca e una attorno alla vita, trascinandola di peso, contro la sua volontà (scalciava quanto un'indemoniata) in un'aula vuota, e chiudendola dietro di sé.
Il cipiglio sul suo viso scomparve appena lo riconobbe, venendo sostituito con una dura freddezza.
“Cosa vuoi?” era davvero gelida.
“Senti io ti devo dire una cosa...ti devo parlare su...”
“Ti fermo subito: non mi interessa NULLA. Non mi interessano le tue scuse, le tue giustificazioni, i tuoi insulti, nulla. Ormai sono passata oltre alla nostra stupida cotterella, ti conviene farlo anche tu.” disse e se ne andò, non degnandolo di un altro sguardo, non proferendo altra parola.
Draco era lì fermo, pietrificato.
Sentì la porta aprirsi, tornare indietro e chiudersi sbattendo.
Rimase lì altri cinque minuti, col cuore in mano a pezzi.
Cotterella? Eppure lui aveva visto nei suoi occhi qualcosa di più, qualcosa di profondo, di caldo e passionale, qualcosa che andava oltre l'aspetto fisico.
Era qualcosa di mentale, un filo rosso che collegava la loro anime.
No, aveva mentito, ne era certo.
Avrebbe parlato con suo padre quella sera e poi l'avrebbe costretto ad ascoltarlo, anche legandola ad una sedia con una patata ficcata in bocca.
Tornò di corsa in biblioteca, ma ormai le due erano sparite.
 
Anche quella notte gli incubi l'assalirono, facendola svegliare. Nella stanza era penetrato il gelo dell'inverno; Greys rabbrividì.
Prese una vestaglia e scese dal letto. Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria e fortunatamente aveva abbastanza forza per scomparire alla vista di qualsiasi ronda. Era un potere che aveva appreso molto tempo indietro, non un vero e proprio incantesimo, non umano perlomeno, ma così potente che nessun potere umano avrebbe potuto scovarla.
Trascinava le gambe per la stanchezza e ogni arto le doleva. Salì le scale con gran fatica, ritrovandosi nell'ampia sala d'ingresso, e d'improvviso due voci l'assalirono come schiaffi in piena faccia. Due uomini discutevano animatamente.
“No, no, non puoi lasciare, ti ucciderà lo vuoi capire! Abbiamo fatto tanto per...per....”
“Sei tu che non capisci, prima o poi ci ucciderà comunque.” la voce tremò “Non si fida più e sinceramente sono stanco di essere trascinato con voi. Non sono più un bambino! Mi avete sempre mostrato il lato sbagliato della medaglia, basta guardare cosa sta accadendo qui ”. Il ragazzo più giovane allargò le braccia raccogliendo l'intera entrata.
“Stiamo dalla parte sbagliata, quella che uccide i ragazzini impauriti. Sinceramente mi sento un'idiota per avervi seguiti. Non riesco più a guardarmi allo specchio, tu ce la fai? Hai abbastanza fegato per dire che quello che fai ti piace, che sei convinto delle idee del Signore Oscuro?”.
Il giovane abbassò il tono di voce.
Nessuno rispose. “Io mollo. Non mi interessa cosa accadrà. Per tutta la mia vita ho creduto che i nemici fossero quelli come Potter, le persone con un cuore. Ma solo ora ho capito che in realtà seguivo coloro che...” la sua voce si incrinò, come un vetro crepato.
“Serpi e codardi, persone che pugnalano gli altri alle spalle. E-ecco cosa siamo. Quelli che si nascondono dietro gente come colui-che-non-deve-essere-nominato solo per salvarsi la pelle”.
L'altro uomo continuava a tacere, lo sguardo basso che contemplava le grosse piastrelle in marmo.
Alzò lo sguardo, era davvero molto magro e spesse rughe gli solcavano il viso, sembrando dieci anni più vecchio. “Come osi parlare in questo modo a tuo padre!” disse gonfiandosi dall'ira. “Sei una macchia per la nostra famiglia! Un ramo marcio!” ora urlava.
Si accorse dove era, e che ora fosse e ridimensionò ancora il volume della voce “Vergognati! Il Signore Oscuro ci ha dato tutto! TUTTO! Sei solo un piccolo verme ingrato! Che non riesce nemmeno ad uccidere uno come Potter, uno schifoso rospo con gli occhiali!”
I lunghi capelli bianchi gli cadevano scompostamente sul viso, nascondendo gli ampi e scuri ematomi sparsi su tutto il viso, fino al collo.
Il ragazzo continuò abbassando ulteriormente il tono, riducendolo a un sussurro sommesso “Meglio che ora vai, fra poco la ronda passerà di qui”. Il tono era avvelenato e sembrava più una minaccia che uno spassionato consiglio.
L'uomo fece un flebile «sì» con la testa, trattenendosi dall'estrarre la bacchetta e, evidentemente, tranciare quello che era il suo ramo marcio della famiglia, e uscì dal castello come una nuvola di fumo. Doveva essere un mangiamorte.
A quel punto il giovane si girò verso Greys trapassandola con lo sguardo. Gli occhi azzurri brillarono per un attimo, poi abbassò lo sguardo, come per far scivolare via un pensiero ridicolo.
Era in piedi solo nella stanza, con i capelli biondi che brillavano alla luce delle stelle.
Quella notte non aveva luna.
Chiuse gli occhi e abbassò la testa facendo brillare sul pavimento brillanti gemme trasparenti che fioccavano dai suoi occhi azzurri. D'istinto la giovane fece un passò verso di lui, dimenticando lo scalino e rotolando a terra. Fece abbastanza rumore per attirare l'attenzione del ragazzo, che si asciugò frettolosamente le lacrime, ma non troppo da attirare la ronda.
Il ragazzo camminò veloce nella sua direzione ma non vedendola inciampò su di lei, rimanendo impigliati l'uno all'altra. Che situazione imbarazzante, meno male che sono ancora invisibile! pensò Greys con un groppo alla gola.
Aveva la punta dello stivale del giovane piantata nello stomaco, schiacciandole i polmoni.
Scostò i suoi piedi tentando di alzarsi ma in quell'istante qualcosa la colpì alla schiena facendola stramazzare a terra. Un altro colpo in testa. Aveva la vista annebbiata dal dolore e la bocca impastata. Quando si riprese si accorse che aveva un oggetto appuntito e sottile piantato nella gola.
Si chiese con cosa l'avesse colpita. Qualcosa di forte.
Non aveva più la forza di mantenere l'invisibilità, così ritornò a essere visibile. Chiunque l'aveva atterrata, vedendola trattenne il respiro così a lungo che Greys si chiese se fosse svenuto o morto. Non riusciva ancora a vedere bene, forse a causa del buio.
Il ragazzo biondo tremava visibilmente. Greys era certa che le sarebbero venuti grossi lividi là dove l'aveva colpita. Il giovane si calò su di lei accarezzandole il viso emaciato.
Non riusciva a muovere un solo muscolo. Voleva sorridere, ma non ne ebbe la forza. Ora vedeva meglio il viso del ragazzo, anche se la vista le stava calando visibilmente.
Doveva avere una faccia davvero strana, tipo di una in coma vegetativo, perché Draco sembrava davvero sconvolto.
Forse pensava di averla uccisa, comunque il suo sguardo era vacuo.
Era fragile come qualsiasi essere umano, ormai. E, poteva anche morire. Non sarebbe andate né all'Inferno né in Paradiso, sarebbe solo...scomparsa.
La prese tra le braccia, con molta fatica visto che non era esattamente un tipo sportivo. Sentiva il calore che il ragazzo emanava; era così vicina da poter inspirare il suo profumo e riempirsene i polmoni. Sapeva di sapone e inchiostro, anche se c'era qualcos'altro di sottofondo, le ricordava...il
sangue.
A quel pensiero sussultò, o almeno così le parve.
E poi si sentiva strana, come perforata, da qualcosa...qualcosa di invisibile. Non riusciva a concentrarsi.
Tentò di divincolarsi per parlare, ma uscì solo un gemito; doveva essere messa male per non riuscire nemmeno a dire una parola.
Puzzava di morte. Era un odore familiare, forse troppo. Ma non era il ragazzo a puzzarne, era lei.
La prese in braccio, delicatamente.
Il ragazzo la stava portando da qualche parte, ma non seppe dire dove, perdendo continuamente conoscenza. Lentamente la sua mente si annebbiava, dandole un senso di calma mai provata.
Ogni avvenimento scorreva davanti ai suoi occhi come fosse spettatrice, ogni sentimento era spento e i ricordi, anche i più lontani erano pellicola.
Non provava più nulla, né dolore, né felicità, nulla. I suoi occhi non vedevano davvero, era piuttosto come un quadro appeso ad un muro. Sentiva il cuore rallentare, come un treno che frena per l'ultima stazione, aspettando di essere portato a smantellare. L'ultima corsa. L'ultimo respiro. Un pensiero all'improvviso la colpì, facendola tornare dal nero che la stava inghiottendo. Non posso morire, non posso, devo dirgli...devo dirgli che...che io...
Sentì qualcosa di freddo su tutta la schiena. Forse un tavolo o il pavimento.
All'improvviso sentì di nuovo il dolore alla testa, alla schiena, ovunque. La bocca era piena di qualcosa che non identificò subito. Doveva avere pesanti lesioni interne perché dovette sputare tutto il sangue dalla bocca per non affogare, senza però ottenere grandi risultati visto che il flusso non diminuì minimamente.
Due o più ombre sfocate danzavano davanti a lei e sembrava dicessero cose che le sue orecchie si rifiutavano di conferirle.
I polmoni le arsero come il fuoco quando uno dei due le versò uno strano liquido nella bocca, faticando non poco a ingoiarlo. In altri momenti, con una pozione base avrebbe potuto curarsi ogni tipo di ferita, ma in quel momento era così debilitata che avrebbe potuto rimetterci le penne, ammettendo che le fosse ancora concesso morire. Non sentiva più le profonde ferite sulla schiena.
Tutto cominciò a girare e a inscurirsi, fino a quando il buio non regnò solo e incontrastato.














 
Angolino dell'Autrice Pazza e Psicopatica
Buongiorno a tutti, mie vittim...lettori, sì lettori, siete pronti per morir...emh, cof cof, leggere le note dell'autrice? Cosa pensavate volessi dire?!
Aaaallora *sguardo malefico* vi è piaciuto questo capitolo?
Ok, torno seria e la smetto di fare la pazza, torno la ragazza normale di sempre.
Coomunque, veniamo al chapter: ora almeno Draco sa cosa sia successo, anche se Greys non ha voluto saperne di ascoltarlo (le dareste torto?). Poi Draco ha fatto un'altra cosa davvero intelligente: ha colpito la “sua” Greys. Ragazzo intelligente -.-”
E ora, lei morirà? O diventerà un fantasma e tormenterà per sempre Malfoy? O (molto poco probabile) sopravvivrà?
In ogni caso dovrete leggere il proxximo chapter per saperlo...muahahaha! E sopportarmi ancora XD
Ora è tempo di Ringraziamenti:
Un grande “Vi Lovvvvvvo” a chi mi segue (Alex713, Black Beauty, BlckLestrange, Karolina, Neko483, pixel2, polo, rufy95 e Secretly_S), chi ha recensito lo scorso chapter (Blacky) e chi legge silenziosamente (e coraggiosamente).
Ora vi saluto, ci vediamo Venerdì, baci baci Giulia
 
Ps: Sto pensando che, visto che la storia è ancora lunga, dovrò dividerla in una o due altre FF, magari raccolte in una serie. Cosa ne pensate? Fatemi sapere, ancora bacioniii.

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Capitolo 16
*** Capitolo 13 ***


 
 
Capitolo 13
 
 

 
«Noi siamo liberi. Liberi di scegliere come sbagliare»
 
Quando Greys riaprì gli occhi ci fu un'esplosione di luce che le bruciò la cornea.
Era stesa su qualcosa di gelido; tentò di scendere, ma invano visto che ogni singola ferita prese a bruciare come il fuoco e dovette rimettersi supina, riuscendo a stento a trattenersi dall'urlare.
Una figura apparve ai limiti del suo campo visivo. Un uomo alto coi capelli corvini.
“Hai circa un giorno per rimetterti, Lunedì devi tornare alle lezioni. Chiaro?”. La voce di Piton era gelida come il ghiaccio, e Greys fece un'espressione ferita, giusto per farlo sentire un poco in colpa. Si conoscevano così bene e da così tanto tempo che poteva permettersi di prenderlo un po' in giro, e viceversa, ma capì che ora non stavano giocando. Doveva esserci qualcun altro che non riusciva a vedere, così tornò seria.
“E cerca di arrivarci viva a Lunedì.” sussurrò, in modo che solo loro sentissero. Sembrava preoccupato.
Severus le girò le spalle.
-Sono in pericolo? Mi hanno trovata?- gli chiese mentalmente.
Lui si voltò a guardarla, con quei suoi occhi scuri, che lei poteva leggere così bene.
Sì.
Doveva esser successo qualcosa la sera prima, quando....vuoto.
Tentò di ricordare cosa fosse successo la notte precedente, ma ogni cosa era confusa e molte altre mancavano, come un DVD rigato. Il mal di testa divenne martellante e quasi le mancò il respiro dal dolore che le provocava. Stava ricominciando a sentire nuovamente il suo corpo e il male che lo acciaccava. Ogni ferita e taglio era come il fuoco ardente e il suo corpo cenere.
Non voleva esattamente chiedere cosa era accaduto la sera prima, ma non aveva molta scelta, così con riluttanza lo domandò all'unica persona che riuscisse a vedere.
L'uomo non rispose, ma le disse invece di rimanere stesa e zitta. A quel punto era certa che c'era qualcosa che non andava in tutto quello.
Severus si allontanò da lei e uscì dalla stanza lasciandola sola con i suoi pensieri o, perlomeno, l'ospite non faceva alcun rumore.
Greys si concentrò e riuscì a sentire il suo cuore battere: andava così veloce. Stufa di aspettare che si presentasse, lo invitò lei a venire avanti.
“Potrei almeno sapere chi sei, giusto per capire se devo spaventarmi o solo farti del male.”
Non aveva dubbi su chi fosse. Draco uscì dall'ombra e le si avvicinò.
Greys si mise a sedere. Si accorse di essere stesa su una branda fatta apparire nella stanza del vecchio preside, accanto alla scrivania.
Avrebbe voluto fare una battuta, ma avrebbe messo molto in imbarazzo il giovane, visto che gli era stato ordinato di ucciderlo a suo tempo.
Ora che lo osservava, era bianco come un cencio e visibilmente stanco. Spesse occhiaie si erano impigliate sotto i suoi freddi occhi, stonando. Probabilmente era stato sveglio tutta la notte, cosa che diede a Greys un fugace senso di benessere.
Era visibilmente imbarazzato. Una ferita sul fianco destro prese a farle male così tanto che dovette piegarsi per respirare.
Subito il giovane le era accanto per aiutarla.
“Oh Dio, h-hai bisogno...cosa posso fare...?”
Lui alzò una mano per invitarlo a tacere.
Non voleva ricascarci e farsi fregare dalle sue parole, perché il suo cuore non avrebbe retto di nuovo. Ancora sanguinava.
Il giovane posò una mano sulla sua guancia.
Il contatto le provocò uno strano senso di sollievo, come potesse guarirla solo sfiorandola.
 
Ed ebbe un flash, qualcosa che Draco voleva dirle, avrebbe voluto mostrarle, una conversazione segreta tra una bionda e un tipo misterioso.
-“Sì, ho fatto come mi hai detto, gli ho dato il filtro e lui è caduto ai miei piedi.”
E Greys?”
Oh, dovevi vedere che faccia ha fatto! Era distrutta!”
Quindi lei crede che le abbia spezzato il cuore, giusto?”
Assolutamente. [...]”-
 
Draco vide passargli davanti agli occhi delle immagini, come se stesse vedendo un film, che andava così veloce che non si riusciva ad afferrarne nemmeno delle figure.
Rallentarono.
Si fermarono.
Una scena gli venne mostrata come un film.
I ritrovò in un posto orribile, pieno di buche nel terriccio rosso, da cui spuntavano lingue di fuoco e fumo. Kaiser?! Ma dove cavolo era finito?!
Fu un attimo, e venne trascinato a tutta velocità in un buco, nel buio, fino ad arrivare ad un portone. Chiuse gli occhi e si accorse solo dopo che ci era passato attraverso.
Davanti a lui c'era un uomo, indiscutibilmente attraente, moro e la sua rossa, ma...diversa, più....giovane?
-“Deve essere stata dura affrontarlo da solo.”
Già.” il moro sorrise “Ma ora lo sto dicendo a te, ci sei tu!” sembrava felice.
Lo sai che non potrai mai tornare indietro, vero?”
La rossa ci pensò un attimo.
Annuì. “Me lo hai già chiesto.”
Lo so.” sospirò.-
 
Il giovane si staccò bruscamente da lei, come l'avesse bruciato o marchiato a fuoco e il flash finì, ma aveva visto abbastanza. Lui cosa aveva visto? Forse lo stesso ricordo. O uno dei suoi di ricordi. O nulla. Sperò vivamente che la risposta fosse nulla.
Era lì, in piedi davanti a lei a pochi passi.
Allora la ragazza tentò, non con poco dolore, di scendere e mettersi in piedi.
Appena fu in posizione retta, però, i muscoli le cedettero, facendola cadere tra le braccia di Malfoy, in perfetto stile soap-opera.
Si fece prendere e non protesto quando rimasero abbracciati per almeno dieci minuti. Aveva bisogno solo di quello per guarire, qualcuno con cui condividere se stessa.
Sentì i polmoni ampliarsi e le ferite rimarginarsi, si spandeva per tutto il corpo e le guariva ogni ferita facendole diventare piccole strisce lucide.
Sbalorditivo. Non aveva mai visto un fenomeno simile.
E lei di cose ne aveva viste!
All'improvviso sentì un moto di riconoscenza verso quel giovane.
“Grazie”. Draco la guardò perplesso. La giovane gli mostrò le ferite rimarginate, lasciandolo di stucco.
“Sono stato...io?” disse sgomento.
Greys annuì leggermente lo cinse più stretto nell'abbraccio.
Un rumoroso pensiero fece capolino nella sua mente, accompagnato da quella strafastidiosa voce.
«HEIIII! Hai delle cose più urgentiiii! Tipo, chessò, una cosetta da nulla come: SCAPPARE A GAMBE LEVATE PER SALVARTI LA VITA?!»
Ok, forse non è che avesse proprio tempo per far vagare la sua mente (la parte in calore come una 15enne piena di ormoni, che adesso la dominava) per molto tempo. Anzi.
Povero Piton, doveva avergli creato non pochi problemi, come ad esempio nasconderla da occhi indiscreti, soprattutto dei Carrow e lui le voleva così bene che l'aveva anche avvertita del pericolo.
Gli altri potevano dire ciò che volevano, ma lei voleva bene a quell'uomo e lo considerava una delle poche persone di cui si poteva davvero fidare.
Ma nemmeno lui aveva potuto proteggerla da loro.
In questo specifico caso da Lord (credo di essere immune alla morte, ergo mister super-figo-immortale dell'anno) Voldemort.
Sapeva bene che la stavano cercando da molto, il Signore Oscuro tra le varie ombre del passato. Doveva andarsene a breve, presto qualcuno l'avrebbe scovata anche lì sopra.
Qualcuno l'aveva tradita. Forse avevano torturato qualche persona che aveva notato, che aveva intuito...ed eccoli là.
Insomma, nascondersi sotto il naso di chi ti cerca è una buona idea...se non si lasciano tracce. Ma lei aveva avuto troppa fretta, aveva ripulito male, era stata disattenta.
La mente galoppava come non mai, tentando di trovare le risposte ad uno dei tanti misteri che le frullavano nella mente.
Come la questione «visioni e cure delle ferite solo con il tocco (meraviglioso) di Draco».
Ma ora aveva altri pensieri, doveva pensare a sopravvivere, e poi tutto il resto. Accantonò il problema.
Si staccò dal giovane, pensierosa. Aveva ancora il pigiama sporco di sangue. Lo prese per mano e lo portò fuori.
“Dove mi stai...” cominciò il ragazzo ma Greys lo ammutolì con un gesto. Non dovevano farsi sentire mentre scendevano le scale mobili Greys cominciò a spiegare.
“Mi cercano, sospettano che io sia arrivata fin qui. Forse sono già qui. Ho fatto un casino”.
“Ti cercano? E chi? Perché? Sono pericolosi? Come lo hai capito?”
Quante domande. Decise di rispondere solo al come.
“Me lo ha detto Severus.”
“Ah, e quando?”
“Poco fa.” si ricordò troppo tardi che lui aveva solo assistito allo scambio di battute ad alta voce.
“Non capisco, lui era gelido, come sempre, fa così con tutti, ma...”
Greys scosse la testa senza nemmeno accorgersene.
“No, no, mi ha dato un messaggio.” disse sperando di chiudere la questione che avrebbe solo sollevato altre domande e continuò “Riddle ha ricominciato a cercarmi, rafforzeranno la sorveglianza. Cavolo!” imprecò silenziosamente dopo aver sbattuto un piede nudo sullo scalino.
“Chi è...?”
“Che ore sono?” lo interruppe.
Capendo la preoccupazione della giovane le rispose “Troppo presto per la sveglia, troppo tardi per una guardia attenta”.
Greys gli sorrise “Ottimo”.
Scesero nei sotterranei, ripercorrendo il corridoio fatto mille volte verso la sala dei Serpeverde. Mentre il muro si apriva, una fugace immagine le passò davanti agli occhi, di loro due avvinghiati e un'insolita tristezza le attorcigliò la gola come una serpe sul punto di strozzarla.
Draco la riportò alla realtà spingendola dentro.
Lui non sembrava ricordare, o forse nascondeva bene le sue emozioni, anche se decisamente improbabile. Non era mai stato troppo bravo a controllarsi.
Entrambi si fermarono al centro della stanza. Si ricordò che i ragazzi non potevano entrare nei dormitori femminili. Una scelta molto comoda a volte.
Ok, si disse, ricapitoliamo il mio piano:
1. preparare i bagagli più leggeri possibile, da portarsi sempre dietro, così quando fuggirò in caso di fuga non mi perderei cose essenziali. Sempre pronti;
2. la mattina seguente andare a lezione silenziosamente. Se partissi subito se ne accorgerebbero;
3. svignarsela, se necessario, quando sono tutti a mangiare la cena.
E Draco? Lo avrebbe lasciato laggiù?
Sì. Era la decisione migliore. Andando con lei avrebbe solo corso molti più rischi.
“Torno subito”. Andò nella sua stanza. Dormivano tutte, per fortuna. Aprì il suo baule, prendendo dei vestiti, la divisa e alcuni oggetti. Mise i vestiti e gli oggettini in una borsa in pelle sgualcita, piccolina e che si sarebbe notata poco.
Le dispiacque lasciare i libri, ma erano troppo pesanti e poi non le sarebbero serviti a molto.
Si diresse verso il bagno, dove lavò via il sangue rappreso. Sotto si vedevano ancora le cicatrici bianche.
Ancora si domandava come avevano potuto cancellarsi solo con un abbraccio. Solo con il contatto. Indossò la divisa e pettinò i capelli arruffati. Le occhiaie erano un po' meno accentuate e il colore della pelle era quasi normale; tutto merito di quel ragazzo? Come era possibile?
Tornò nella stanza principale sovrappensiero. Quasi si dimenticò di Draco, se non fosse che lui la prese per un braccio mentre lo superava.
“Tutto bene?”. Greys sembrò leggermente sorpresa dalla domanda, ma represse subito quell'emozione.
“Sì, sì.” si sforzò di sorridere “Pensavo. Conosci qualche posto in cui mi possa nascondere per un giorno?”. Ora era Draco ad essere sorpreso.
“Pensavo che...beh, che saresti fuggita. Non penso sia saggio rimanere” era evidente lo sforzo che aveva dovuto fare per dirlo, non voleva esattamente che lei se ne andasse, ma in fondo non c'era molta scelta.
“No, è imprudente andarsene ora. Non si aspettano che io rimanga, pensano che alla prima occasione fugga. Sarà pieno di Mangiamorte dentro e fuori dalla scuola. Stavolta sarà difficile scappare” disse parlando più a se stessa che al resto del mondo.
“Posso farti una domanda?”
“Questa è una domanda?” disse Greys sorridendo. Lo stava prendendo in giro, e lui ricambiò con un sorriso un po' spento.
“Hai ragione. Intendo un'altra.”. Greys annuì.
“Però anche io devo fartene una, ci stai?”
“Affare fatto! Allora,” riprese fiato “come hai fatto a capire che c'era qualcuno nella stanza, prima?”
“Ho sentito il tuo cuore battere. In effetti andava un po' troppo veloce”
“Ma come...”. Greys lo interruppe.
“Solo una domanda, ora tocca a me. Ti ricordi quando ci siamo, beh,” faceva fatica a parlare, aveva la lingua dura come un paletto “quando ci siamo baciati davanti all'entrata della sala comune, tu mi hai detto di non avvicinarmi più a te, perché t-ti avevo fatto qualcosa. Sinceramente i-io non ho mai capito cosa intendevi”.
Lo sguardo del ragazzo si annebbiò. “E' complicato” Greys lo guardò storto, così si affretto ad aggiungere “Ma ci proverò.” respirò profondamente.
“Prima di conoscerti non mi importava di niente e di nessuno, tranne che di me stesso. Non comprendevo che stare dalla parte del Signore Oscuro fosse una cosa orribile, ma pensavo solo ad avere un posto assicurato nel nuovo mondo che progettava. I miei genitori non sono esattamente stati mai un modello di benevolenza, diciamo che pensavano più che altro a sopravvivere, senza badare troppo alle conseguenze per gli altri. Erano stati cresciuti con l'idea che alcune persone non meritassero nemmeno di calpestare il pianeta...” Esitò un attimo “e anche io la pensavo così, finché non ti ho conosciuta. È come se qualcosa dentro di me fosse scattato e avesse aperto una parte della mia mente che non pensavo di avere, qualcosa che all'inizio mi aveva terrorizzato. Tu mi terrorizzavi.” si voltò verso di lei e la guardò dritto negli occhi, prendendo le mani nelle sue “Tu mi hai salvato. Avrei potuto essere l'essere più miserabile del pianeta, tu mi hai salvato dall'oblio”.
Era riuscita a generare tutte quelle emozioni, tutti quei pensieri semplicemente baciandolo. Aveva aperto una porta nella sua anima e lui l'aveva attraversata. Ma perché quella porta era chiusa prima del suo arrivo?
Dalla sua esperienza come angelo sapeva che queste “Porte” mentali, erano più reali di quanto la gente immaginasse, vere e proprie prigioni mentali, in angolini lontani del proprio subconscio dietro cui si potevano celare ad esempio, traumi profondi, istinti criminali profondi, e molto altro, potevano contenere davvero di tutto.
Rabbrividì solo ripensandoci.
Gli angeli potevano oltrepassare queste porte e osservarne il contenuto quando gli umani erano nel limbo tra la vita e la morte, per soppesare le colpe e la azioni onorevoli, per stabilire dove mandarli.
Insomma, erano degli ispettori mentali.
Lei aveva fatto alcune di queste “ispezioni” ed era rimasta profondamente turbata. Non si poteva immaginare quante porte chiuse avesse la mente di un uomo e quanto i contenuti di queste fossero raccapriccianti.
Ok, quindi al file «Draco Malfoy» nella sua testa si aggiungevano anche le voci dei misteri: Perché c'era una porta chiusa nella sua mente? e Perché il nostro primo bacio lo ha cambiato così profondamente?
Voleva una vacanza!
Le parole di Draco rimbombavano nella sua testa. La pelle le scottava, forse per l'intensità dello sguardo del giovane. Tutto si fermò, persino il tempo, come granelli di polvere intrappolati in un raggio di sole, scaldandoli.
Greys aprì la bocca poi la richiuse; la mente era vuota, inerte. Uno spiffero gelido gli scombinò i capelli, facendo risaltare il biondo. Gli occhi non erano più di ghiaccio, ma come raggi di luce che la penetravano, fino all'anima, accarezzandogliela, scaldandogliela.
Ogni preoccupazione scomparve.
C'erano solo loro. Lentamente si avvicinò a lei, era più bassa di pochi centimetri.
Era abbastanza vicina da sentire il suo profumo. Se ne riempì i polmoni, come una cosa troppo preziosa da lasciare andare. Si chinò verso di lei, posandole la mano sul viso.
Sentiva il cuore del ragazzo che martellava nel petto, era un rumore così rassicurante.
Draco posò le grosse affusolate mani attorno alla schiena di lei, traendola a sé. Lentamente la baciò.
Un'enorme energia cominciò a scorrere dentro di lei, lasciandola senza fiato. Cominciò a baciarla sul collo, leggero, scendendo. Il suo respiro sulla pelle era meraviglioso. I suoi occhi divennero dorati, anche la pelle brillava di oro puro. Le mani del giovane le accarezzavano la schiena, stringendola a sé. Greys gli accarezzò i morbidi capelli biondi. Sentiva le sue labbra contro le proprie. Un calore incredibile le saliva dalla gola, come fuoco vivo. Era felice, desiderava non staccarsi mai più da lui.
Un dubbio le percosse la mente: avrebbe accettato cosa lei era? Avrebbe, senza sapere il suo passato, accettato alla cieca cosa gli avrebbe mostrato? Non ne era sicura, per quanto lui fosse cambiato, era pur sempre Draco Malfoy.
Eppure, qualcosa nello sguardo del giovane, qualcosa che le ricordava in modo incredibile i Cieli in cui era stata, la convinse, le assicurò che lui avrebbe capito.
“Aspetta. Devo mostrarti una cosa” disse la ragazza sforzandosi di allontanarsi da quelle labbra. Si alzò in piedi.
Greys prese fiato, si concentrò su se stessa. Fece salire il fuoco dentro di sé.
La schiena le fremette. I piedi si staccarono da terra, piano. Si sentiva come una piuma trasportata dal vento. Il giovane la guardava strabiliato. Aprì gli occhi: erano color dell'oro.
Aprì le ali bianche per tutta la loro lunghezza, arrivando a toccare il soffitto basso di pietra. L'umidità del soffitto bagno le punte delle piume, che fremettero.
Era ancora a mezza'aria, quando lentamente richiuse le ali e toccò nuovamente il pavimento. Ci sarebbe voluto un po' per riassorbirle.
Draco la fissava. Nei suoi occhi prevaleva la paura, non la curiosità. Che errore rivelarsi così. Non lo guardava, ma fissava diritto davanti a se, terrorizzata di conoscere i suoi pensieri.
Ed ecco le parole fatidiche.
“C-cosa sei?” disse con un filo di voce.
Non chi, ma cosa. La peggior domanda che si potesse fare, equivaleva a soprannominare già mostro una persona. Si sentì ferita dentro.
“C-cosa?! Ti sembro un...un...” non riuscì nemmeno a finire la frase. Le ali scomparvero, lasciando due fori sulla sua camicetta, che subito si richiusero. Grey si buttò a terra, contro il muro.
Draco la guardava dall'alto, in piedi, il viso scuro. Balbettò.
“Non sei umana, t-tu sei...” si chinò verso di lei posandole la mano sul viso. “...un angelo?”
Greys alzò gli occhi, aspettandosi di trovarsi davanti un maschera d'orrore.
Invece quelle due pietre di fiume erano limpide. La paura iniziale, terrore dell'ignoto, si era dissolta, colmando quei dolci occhi di amore e stupore.
“Wow...eri...così...” faticò molto a trovare le parole e alla fine sembrò accontentarsi di un semplice “...bella”. Ma per Greys erano le parole più stupende del mondo.
Draco si chinò su di lei, estasiato. Lentamente la baciò.
 
Greys tornò nel proprio letto prima che le compagne potessero svegliarsi e fare domande.
Aveva passato tutta la notte sveglia, cercò allora di godersi quelle poche ore che le restavano prima della sveglia.
Quella mattina nemmeno la sveglia poté toglierle il sorriso dal volto mentre metteva la divisa, tolta poche ore prima, ancora posata accanto alla borsa in pelle. Quando la vide il volto le si annebbiò. Non aveva pensato che avrebbe potuto dover scappare quel giorno stesso, per sfuggire anche al Signore Oscuro. Avrebbe dovuto lasciarlo. Rabbrividì.
Non aveva pensato, e ora il mondo le stava crollando addosso, quel mondo costruito con sangue e fatica. Quel mondo che ora era solo sabbia e cenere. Ma non poteva farsi tradire dai sentimenti o dalle lacrime che stavano spingendo per affiorare. La ricacciò da dove erano venute e tenne una faccia il più possibile vicina a quella che pochi secondi prima aveva.
Per tutta la strada verso la sala principale le ragazze parlarono di come, non si sa come in che modo, l'identità dei vandali che in quei mesi avevano pesantemente contrastato il potere dei Carrow, fosse ancora ignota, o almeno ufficialmente. Giravano voci sul vecchio Esercito di Silente fosse risorto e stesse combattendo per contrastare Lord Voldemort e il suo potere. Lei sapeva esattamente che le voci erano vere e che stavano anche usando le Stanza delle Necessità per sopravvivere.
In quei pochi mesi molti ragazzi si erano ritirati o erano scomparsi, le loro famiglie minacciate. Doveva essere un inferno. A quella parola rabbrividì nuovamente. Sapeva cos'era un inferno, l'Inferno.
Grazie a quelle ragazze era arrivata ancora una volta in ritardo. Sbirciando da uno spiraglio delle porte semichiuse vide che tutti gli studenti erano stati riuniti al centro per Case mentre il Preside camminava tra di essi. Regnava il silenzio mentre parlava. Era sicura che la stesero cercando. Le ragazze non erano ancora arrivate davanti alla porta, quando Greys le fermò.
“Ehi, ragazze” sorrise imbarazzata. Tutte si fermarono a guardarla. “Scusate, è imbarazzante, ma ho un piccolo problema.” subito aggiunse “Da ragazze”.
Mandò un'occhiata molto eloquente a tutte che si offrirono di accompagnarla in bagno. Era ancora brava a raccontar balle, osservò nella sua mente. Passarono una buona mezz'ora in bagno, soprattutto a parlare di «quel periodo del mese» in cui le esigenze erano diverse e che solo le ragazze possono capire. Non lo avrebbe mai detto che le ragazze-oche l'avrebbero aiutata a sfuggire all'Uomo Nero (come piaceva chiamarlo quando nessuno sentiva).
Quando Greys uscì dal bagno i ragazzi erano stati lasciati liberi, per quanto questo termine fosse adatto alla loro condizione, magari si era sbagliata e non cercavano lei. Ci sperava molto, ma in vita sua aveva sbagliato così poche volte che poteva contarle sulle dita di una mano. E sospettava che non ne avrebbe aggiunta un'altra quel giorno.
Quando fu fuori l'unico pensiero era quello di trovare Draco per vedere se stava bene, ma facendo attenzione: a quanto pareva avevano messo molti mangiamorte lungo i corridoi del castello.
La stavano cercando? O stavano braccando la Resistenza, alcuni studenti magari erano già stati riconosciuti? No, impossibile? E lei, quanto avrebbe potuto resistere?
Tentava, mentre passava per i lunghi corridoi, di non correre e di restare calma. Era così tesa che conficcò le unghie nei palmi stretti a pugno, fino a far sbiancare le nocche ossute.
Ognuno degli sgherri aveva un foglietto in mano, forse una foto. I loro occhi scandagliavano ogni singolo studente, confrontandoli con il loro pezzo di carta. Passando accanto a uno di loro tentò di vedere cosa fosse ritratto, ma l'uomo un po' calvo si ritrasse. Doveva essere davvero importante.
La stavano forse già cercando? Avevano capito dov'era?
Uno di loro la confrontò due volte prima di aumentare il passo e cominciare a seguirla. Anche la giovane camminò spedita, superando vari gruppetti di avviliti studenti. In un paio di secondi diversi mangiamorte le stavano alle calcagna e Greys aveva preso a correre tra le persone, che si schiacciavano contro i muri.
A quanto pareva il suo piano era andato a farsi benedire: sarebbe dovuta fuggire ora. Meeeraviglioso. Davvero.
Superò un gruppo di ragazze snob Serpeverdi (Ma sono ovunque! Pensò la ragazza) e quasi scivolò sul pavimento incerato, ma per fortuna un ragazzo la prese per un braccio. Era Draco.
Notò che aveva uno scuro livido sullo zigomo e diversi tagli sul collo non del tutto rimarginati.
Per un attimo si fissarono negli occhi. L'avrebbe lasciata? Sarebbe stata tradita? Il suo cuore batteva come un treno. Perché ancora dubitava di lui dopo tutto quello che era accaduto!
 
Draco non sapeva cosa fare. Il suo angelo. Come poteva consegnarlo? Lasciò il braccio.
Per un secondo Greys esitò, ma poi corse via. Saltò su un davanzale e, dopo aver riempito i polmoni di aria gelida, si lanciò fuori, verso il dirupo.
 
Quando i mangiamorte arrivarono e si sporsero, non trovarono nulla, ne un cadavere, ne un soffio di vento. Solo l'insolitamente arido e gelido sole di Dicembre.
 















Angolino Autrice
Emh......ciao, che ne dite di posare i forconi e parlare amichevolmente? *sorriso che tenta di non sembrare terrorizzato*
Lo so che Venerdì avrei dovuto postare, ma ho avuto dei contrattempi......
Beh, ma ora sono qui, no???
E vi ho regalato il ricongiungimento con Draco <3
Lo so che il capitolo è un po' lunghino, ma se lo separavo penso che avrei rischiato la vita, così....eccoli qui per la vostra gioia (?)
Quello che Draco ha visto è un pezzo del passato della nostra rossa, che verrà rivisto nella complessità della scena fra un tre o quattro chapter (anche perché inizierò un cap sì e uno no a narrare una parte importante del passato e di cui ho a volte accennato...cof l'amore perduto....cofcof quando il cuore le è diventato di petra.... cof)
Ora vado e vi lascio in pace!
Ma prima...I RIIINGAZIAMENTI!!!
Aaaallora: Grazie a Blacky che, come ogni volta recensisce ç.ç
Grazie a che mi segue, i fantastici nove (che ormai mi odieranno per questo nomignolo e che ora elencherò per onor di causa e perché voglio loro un mondo di bene che ancora non mi hanno messo tra gli autori da sterminare: Alez713, Black Beauty, BlackLestrange, Kaolina, Neko483, pixel2, polo, rufy95 e Secretly_S!!)
Grazie anche a chi legge silenziosamente!!
Un bacio a tutti e se volete lasciarmi una recensioncina, anche per insultarmi, ne sarò felice!!
Un grosso abbraccio virtuale, Giulia ^.^

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Capitolo 17
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


 
«Gioia d'amor dura solo un istante
Pena d'amor dura tutta la vita.»        
I. P. DeFlorian
 
Sentiva il vento sul viso, stava cadendo. Il corpo le vibrava, sprizzava energia. Avvertì un pizzicorino sulla schiene e la camicetta lacerarsi sotto la spinta delle ali bianche.
Le distese, erano molto ampie.
Amava volare, ma ora doveva nascondersi.
Beene, un'altra camicetta da buttare e un manipolo di efferati killer che mi attendono nel castello del lupo cattivo. Una giornata da copertina.
Mentre osservava le rocce alla base del castello, intravide una minuscola grotta, più che altro una fessura. Si avvicinò. Doveva chiudere le ali per passarci.
Dei lampi di luce, sicuramente mortali, le andarono vicini. Ne evitò un paio, ma uno color melanzana le prese in pieno l'ala sinistra. Si appese ad uno sperone e si lasciò trascinare dalla gravità. Rinsaldò le mani sulla roccia umida e scivolosa, si fece sottile ed entrò.
Accovacciata al buio, chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul suo respiro, che formava nuvolette di vapore di dubbia forma.
L'aria fredda le schiacciava i polmoni; stava congelando. Doveva aspettare. Solo questo.
 
Passò diverso tempo, non lo seppe quantificare, minuti, ore. Non ne aveva idea.
Il sole stava calando quando Greys si decise ad uscire. Prese un po' di coraggio e sporse il capo. Nessuno. Nemmeno un respiro. Lentamente uscì dal suo nascondigli.
Con cautela spiegò le ali e si alzò in volo.
Lo stomaco le languiva, non aveva nemmeno fatto pranzo. Erano passate davvero molte ore.
Cominciò a nevicare e faceva tremendamente freddo. Appena trovò una finestra aperta ci si infilò e fece sparire le ali, ricucendo alla svelta la camicia con la bacchetta che era riuscita a portarsi. Invece la borsa con i libri (e più che altro tutto l'occorrente per fuggire) non era stata altrettanto fortunata. L'aveva persa quando la inseguivano.
I corridoi erano deserti.
Una parte di lei, quella sensata e coerente, domandò perché stesse tornando indietro al castello, quando poteva molto più semplicemente fuggire a gambe levate, cosa che l'aveva preservata fino a quel giorno.
Quella parte di lei invece molto più disinibita e assolutamente non logica (in pratica, in quel momento quella che comandava) le ricordò che tutte le sue cose, che oltre ad essere ricordi, erano anche potenti oggetti magici capaci, nelle mani sbagliate, di creare molti danni al mondo magico. E c'era anche un'altra spiegazione molto più profonda, che però non osò usare come scusa.
Facendo estrema attenzione, riuscì a scendere fino alla sala comune dei Verdi-e-Argento.
Lì, si rese invisibile, si guardò intorno (inconsciamente in cerca di quella persona) e si buttò su una poltrona.
Era stanca, sfinita e la roccia le aveva escoriato la pelle e la maglia bianca era appiccicata ad essa. Sapeva che non era prudente rimanere lì, ma cosa altro poteva fare? In quelle condizioni non poteva certo teleportarsi da qualche parte, richiedeva troppa energia e inoltre non poteva volare con un'ala fuori uso; all'entrata principale era pieno di dissennatori e mangiamorte dando vita ai peggiori incubi di chiunque. Quindi in pratica non aveva alcuna fretta di andarsene.
Voleva della risposte, e non aveva idea a chi chiederle. Innanzitutto come avevano fatto le sue ferite guarirsi solo abbracciando Draco, oppure come erano riusciti gli sgherri di Riddle a trovarla o perché non l'avevano seguita nel precipizio.
Ognuna di queste domande non trovava risposta nell'affollata mente di Greys, mentre si ricuciva le ferite con la bacchetta. Purtroppo poteva curare solo le escoriazioni sulla pelle; non aveva mai compreso fino in fondo il motivo per il quale le sue ali rifiutassero completamente la magia terrena.
Pensava che magari erano troppo potenti e la magia normale troppo poco o semplicemente le erano impermeabile, non assorbivano nulla che non appartenesse loro per natura.
Sentiva il calore del fuoco, ancora acceso nel caminetto, sulla pelle, la avvolgeva, le sussurrava. Gli occhi divennero pesanti e i polmoni sputavano aria calda. La mente si stava allontanando, nonostante i vari tentativi di rimanere sveglia, falliti.
 
Bam! Bam!
 
Greys sobbalzò. Qualcuno aveva sbattuto il piede su uno degli scalini di pietra dell'entrata. Alzò lo sguardo.
Balzò in piedi lontano dalla poltrona.
Sbatté contro il muro, tanto indietreggiò. Osservava uno dei due fratelli Carrow stringersi il piede con cui aveva battuto. Con loro c'erano anche due dei suoi inseguitori e Bellatrix.
Per il baccano, molti ragazzi erano usciti dalle proprie camere ed erano arrivati fino alle soglie sulla stanza comune. Non oltre. Bellatrix subito li guardò in cagnesco, ma poi sorrise malignamente.
“Perché non prendiamo un paio di loro e facciamo qualche gioco tipo Scova la Ragazza o Dove l'hai messa. Piccoli esseri inutili”
Puntò la bacchetta su uno di quelli in prima fila. “Tu!”
Il giovane, non per volontà propria, fu disteso a pancia all'aria.
“Vediamo se rovinando il tuo bel faccino ti verrà in mente qualche informazione in più.” rise. Era una risata tremenda.
Gli studenti erano spaventati e il ragazzo a terra piagnucolava. Anche Greys era immobilizzata contro la parete per il terrore, per se, per gli altri.
Ad un tratto si tastò il corpo invisibile. La bacchetta! Non c'era più!
Si guardò intorno con un orribile sospetto e... la vide, lì sotto alla poltrona, ai piedi di Amycus Carrow. Le doveva essere caduta quando si era alzata di botto.
Non dovevano notarla, per nessuna ragione al mondo. Ma non ebbe affatto fortuna, infatti uno dei Carrow l'aveva già in mano e la portò alla donna. Ora sapeva che era lì. La sua bacchetta era unica, inconfondibile a causa di una piccola pietra, uno zaffiro, incastonata nel manico scuro. Era certa che il suo padrone gliene avesse parlato.
Nonostante fosse era stata un angelo, quando poi era stata mandata via, le erano rimaste solo le ali e l'eterna giovinezza, ma tutti i suoi poteri le erano stati strappati, tranne alcuni basilari e principalmente di guarigione. In un certo senso era come un qualsiasi altro maghetto lì dentro in quel momento, senza bacchetta.
Le ali minacciavano di uscire e di rompere l'invisibilità.
Ad un tratto Greys vide spuntare un ammasso di capelli biondi tra gli altri ragazzi, che spinse finché non arrivò davanti a tutti. Si bloccò. Bellatrix si accorse subito di lui e un altro terrificante sorriso le comparve sulla faccia.
“Chiudete tutte le porte e buttate fuori questi mocciosi. Abbiamo quello che ci serve.”
Il giovane a terra ne approfittò per sgusciare via con i compagni, che già mormoravano a bassa voce dell'accaduto.
Malfoy non si mosse nemmeno quando la porta dietro di lui si chiuse con un sibilo.
Era insolitamente coraggioso stupido.
La donna si avvicinò al nipote, gongolante.
Greys non riusciva a muoversi, era come pietrificata. Le ali premevano sulla schiena, le tratteneva a stento, eppure c'era qualcosa che non andava, qualcosa di diverso, di fastidioso. La sensazione di piume stava mutando, le ali erano diverse, come una membrana dura e rugosa, stava accadendo qualcosa, dentro di lei. La paura le stava infettando l'anima.
Cosa voleva da Draco? Perché lo aveva trattenuto lì? Il dubbio le si insinuò addosso.
No, no, anche la più terribile delle streghe non avrebbe mai usato il sangue del proprio sangue per stanare lei, con un elevatissimo rischio di ucciderlo. O così credeva.
“Piccolinaaa.”disse Bella con voce melliflua “Lo vedi il tuo bel fidanzatino??”.
Come lo sapevano? Chi glielo aveva detto?
La donna cominciò a guardarsi intorno nell'enorme stanza, puntando la bacchetta sotto il mento del ragazzo, a cui gliela aveva appena sottratta.
Delle scintille sprizzarono e il giovane si allontanò, dopo essersi bruciato la pelle, ma subito Bellatrix lo prese per un braccio e spinse più a fondo la bacchetta là dove già c'era pelle arrossata. Altre scintille lo colpirono, più numerose e molto più potenti.
La donna tolse la bacchetta e la puntò sul viso del nipote. All'improvviso spessi tagli si fecero lentamente strada sullo zigomo bianco. Tratteneva il dolore, anche se dopo poco cadde a terra, disteso a pancia in su.
“Devo continuare?” rise “Potrebbe essere un incentivo per mia sorella. Sarebbe un martire per la causa” rise di nuovo. Non poteva lasciarlo lì, mentre si dissanguava.
Altri tagli si formarono lentamente anche sul petto e sulle braccia del giovane. Venivano incisi lentamente, a fatica, causando un dolore molto maggiore.
“Scappa” ansimò Draco “Non farti prendere”.
Bella gli sferro un calcio nello stomaco e Draco si piegò in due.
“Zitto! Misero traditore!” sibilò Alecto Carrow, quella che insegnava Babbanologia, nuova materia inclusa nel programma. Gli altri stavano a guardare la scena dal lato opposto a Greys.
Doveva fermarli. Al giovane sfuggì un mugolio di dolore e, per punirlo, la donna lanciò un altro incantesimo che sferrava pugni invisibili sul povero corpo raggomitolato a terra.
La ragazza dovette tapparsi la bocca con le mani per non urlare. Non riusciva a vederlo soffrire. Era strano il legame così profondo che avevano, che li aveva cambiati così tanto in così poco tempo. Come era possibile un'attrazione tale? Doveva ammettere che era strano tutto ciò, soprattutto l'enorme cambiamento che lei stessa aveva innescato in lui. E le sue ferite guarite miracolosamente? Altro mistero. La sua vita era decisamente un casino. Ma ora doveva prima risolvere il problema più grande: la vita di Draco, perché, Greys ne era certa, Bella lo avrebbe anche ucciso se fosse stato necessario.
Visto che la giovane non reagiva, la strega prese per i capelli il giovane e lo mise in piedi a forza. Il suo viso era pieno di ematomi violacei e sangue rappreso ovunque.
No, non poteva vedere altro.
“NO!” urlò Greys appena prima che Bellatrix finisse l'incantesimo.
“Bene. Stiamo migliorando” lasciò il giovane, che ruzzolò a terra, svenuto. Greys tornò visibile e gli andò incontro, prendendogli la testa fra le mani.
Una rabbia cieca la invase. Come avevano osato fargli questo? E chiunque avesse spifferato loro il coinvolgimento di Draco avrebbe pagato caro. Gli avrebbe inflitto pene inestinguibili.
Sentì il cuore pulsare, e pulsare, e pulsare sempre più potente.
Il suo respiro diventò pesante e cominciò a tremare visibilmente. Non era la sua solita trasformazione, constatò perplessa. Ma l'ira la dominava e non se ne curò molto, bastava che fosse abbastanza forte, solo questo contava.
Anche la pelle cominciò a pulsare e un colore dorato la ricoprì tutta. Anche gli occhi diventarono uno specchio dorato. Le folte ali si dispiegarono dalla sua schiena, alte, imponenti.
Sorrise.
Depositò dolcemente il capo di Draco a terra e si erse in piedi. Tutti i maghi presenti nell'ampia sala erano esterrefatti. Non sapevano cosa avrebbero cacciato, quindi.
All'improvviso il cuore ebbe una fitta, come un paletto. Greys si piegò su sé stessa dal dolore.
I maghi risero, all'inizio esitanti e poi sempre più forte, schernendola.
Ad ogni battito il dolore aumentava e il cuore cedeva un po' della sua forza. Cosa stava capitando? Non poteva succedere ora!
Il cuore continuava a essere pugnalato, e ogni volta la ragazza sprofondava di più. D'istinto strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche per la rabbia.
Le risate si fermarono. La giovane ne fu stupita e alzò lo sguardo su quella feccia.
La stavano fissando, fissavano le sue braccia, le sue mani. Anche lei abbassò l'occhio e rimase shoccata. Tutte le vene erano diventate nere come la pece, ed esso si stava spandendo, dolorosamente, in tutto il corpo. Non le era mai capitato. Mai. Cosa diavolo stava succedendo?!?
Un'altra pugnalata al cuore non tardò e nuovamente il corpo fu scosso da uno spasmo.
Sentì la pelle nelle sue mani indurire, fino a diventare come la pietra, pietra nera, come il buio. Ora il suo corpo era nero, in ogni sua parte, come fosse fatto d'onice pura.
Le ali vibrarono e per riflesso Greys le sbatté lievemente. Ma una cascata di piume le cadde addosso, soffocandola. Le sue piume...vederle galleggiare nell'aria la fece morire dentro. Era l'unica cosa che ancora la legava con i Cieli, quei meravigliosi e paradisiaci luoghi in cui aveva vissuto per fin troppo poco tempo. Una lacrima si depositò sulla guancia d'ebano e subito evaporò.
Come era potuto accadere? Non osava nemmeno voltarsi a vedere se stessa spennata.
“Ma-ma quella...cosa...è-è...il d-diavolo!”
Greys era inginocchiata a terra, scossa da ondate di elettricità pura chele attraversarono il corpo, più e più volte, togliendole il fiato.
Le nere ali si accasciarono al suolo. Erano solo ossa e membrana, spessa, elastica, dello stesso colore della pelle: nere.
E anche Greys all'improvviso fu ingoiata dal nero. La sua mente era nero, il vuoto, il nulla. Era nel nulla.
E all'improvviso non fu più Greys.
Aveva il suo viso, le sue sembianze, il suo corpo. Ma dentro era una bestia feroce, assetata di carne, di morte, di vendetta.
Si sollevò da terra, in piedi, avanti a loro, senza espressione, senza emozioni, perché non aveva emozioni, era solo un groviglio di paura e morte, desiderosa di crescere, moltiplicarsi. Desiderosa di uccidere.
La bestia mostrò i denti, che a molti sembrò un sorriso, ma non lo era. Erano centinaia e centinaia di sottili denti da squalo, uncinati, disposti in file e file fin a metà del palato. Una trappola mortale.
Anche sulle mani, al posto delle unghie c'erano artigli lunghi e spessi.
La Bestia ringhiò e con una velocità innaturale si mosse contro il banchetto che gli si prospettava davanti.
I mangiamorte bloccati dalla paura vennero assaliti senza pietà. L'essere nero si avventò su uno degli uomini che avevano inseguito Greys e con un morso netto gli staccò quasi di netto la testa, lasciandogliela attaccata solo per un brandello e per la spina dorsale, che spiccava bianca dotto al mare di sangue che si stava riversando sul tappeto.
Immediatamente dopo aver freddato la prima vittima, il mostro nero si avventò sull'altro dei due inseguitori. Questo cominciò a far uscire dalla propria bacchetta fiumi di luce rossa, viola e verde.
“IMPERIO!!!” Strillò uno dei Carrow dall'altra parte della stanza, sperando di poterne prendere il controllo, invano.
I fulmini rimbalzavano sulla pelle d'onice come fosse stato uno specchio, infrangendosi ovunque sulle pareti.
Anche Bellatrix cominciò a lanciargli maledizioni una dopo l'altra, ma sembrava che ognuna le rimbalzasse addosso come acqua fresca. Insomma come era possibile una cosa del genere?
Lentamente il mostro aveva portato la sua vittima a spingersi contro un angolo per sfuggire alla sua furia e, nonostante fosse impedita dalle grandi ali che, essendo sotto terra al chiuso erano solo un impedimento, riuscì ad arrivare nell'angolo, infilarsi tra le colonnine e soverchiare completamente l'uomo, di cui gli altri sentirono solo le urla lancinanti senza poter, o voler, fare nulla per salvare il proprio compagno. Quando le urla finirono la Bestia nera si voltò nuovamente.
 
Nonostante la pelle d'ebano, Alecto poté notare il sangue schizzato su tutto il viso della una-volta-Greys con suo sommo disgusto e con suo sommo piacere il mostro rimase fermo in piedi rivolto verso tutta l'ampiezza della sala coprendo con le enormi ali lo spettacolo impietoso dietro di sé.
L'essere mostrò nuovamente i denti e questa volta erano rosso brillanti, con strani pezzi di carne ancora infilati dentro.
Desiderava vomitare, quasi quanto quando vedeva un mago e un babbano baciarsi, cosa ormai rara d'altra parte.
Non voleva nemmeno immaginare da dove provenissero quei cosi bavosi che le pendevano dagli artigli.
Il mostro sembrò studiare per un attimo la sala, valutando quale sarebbe stato il suo prossimo appetitoso obbiettivo.
Sembrava non mostrare nessuna emozione, come fosse del tutto indifferente alla situazione. E forse lo era davvero. In fondo era come fosse al supermercato e stesse scegliendo un pezzo di vitello piuttosto che delle fettine di maiale.
 
Draco fisso l'Essere nero. Si era svegliato con i gemiti della prima vittima e da allora non era più riuscito a staccare gli occhi di dosso a quella creatura che prima era la sua meravigliosa ragazza. Cosa le era successo? L'aveva persa per sempre? Chi era il mostro nero davanti a sé?
 
Il mostro fisso tutti presenti. Ma uno in particolare richiamò la sua attenzione, uno con dei capelli color della paglia in testa. Si fissarono negli occhi un secondo. Era certa di conoscerlo.
Si sforzò di ricordare ma non ne uscì nulla. Solo buio, solo vuoto.
Continuò a fissarlo. Aveva un'aria così...terrorizzata? Lo stava terrorizzando. Lui aveva paura e sembrava stesse per vomitare. Era nauseato, shoccato, terrorizzato e sembrava che lei gli avesse fatto un torto terribile, lo avesse spezzato.
All'improvviso si accorse del corpo con la testa quasi staccata sul pavimento, come se lo vedesse per la prima volta. Eppure sapeva in qualche modo di averlo fatto lei. Ma lei chi era? Non ricordava nemmeno questo.
Non che le importasse saperlo. Notò anche altri loschi figuri ai lati opposti della sala in cui si trovava, tre precisamente. Tre esseri immondi. Non sapeva chi fossero ma era certa di odiarli.
Ritornò a guardare il biondo. E questa volta quel suo sguardo ruppe qualcosa dentro di lei.
Era riuscita a farsi odiare e temere da lui. Come aveva potuto? Lui era importante, molto importante.
Non sapeva il perché. Ma infondo non gli importava, erano tanti i perché chi in quel momento non trovavano risposta.
Sentì una scossa al cuore...no...non era così...si stava frantumando...e le schegge le si stavano conficcando ovunque. Era molto doloroso.
Sentì le ali piegarsi, e fare rumori come la carta velina, ma rientrarono come fossero carta vetrata. Urlò di sofferenza.
Una lacrima si riversò sul pavimento. E poi vomitò. Vomitò tutto il sangue non suo, tutta la carne non sua, finché non rimase solo l'acido a corroderle la bocca.
E mentre si accasciava a terra riusciva solo a rivedere quello sguardo, quel dolore nei suoi occhi, come un disco rotto, un filmato dato cinque, dieci, cento, mille volte, finché non lo impari a memoria, finché non conosci ogni dettaglio, finché il cuore non si frantuma completamente.
E poi svenne.











Angolino Autrice
Buonsalve ggggenteeee!
Come vi va las vidas? (Perdonate il massacro di quella meravigliosa lingua, sono negata X.X)
Ecco a voi un nuovo chapterrrrr! Lo so, sto rompendo, prometto che faccio in fretta!
Innanzitutto volevo dire che fra un paio di capitoli inizierà un'altalena che alternerà capitoli rivolti al passato misterioso della nostra giovane, e il presente leggermente schifosetto in cui si trova e arriverà un nuovo personaggio che....beh, non vi dico nulla, per evitare di guastarvi le sorprese!
Cooomunque.....è ora dei ringraziamentosssss (ok la smetto)
Ringrazio le (10!!! Che bello!!) persone che mi seguono, quelle che hanno messo la storia tra le preferite (Sì ci sono addirittura persone talmente amanti della cause perse che hanno deciso di farmi un enorme favore e, mosse da compassione l'hanno messa tra le preferite!), chi l'ha inserita tra le ricordate.
E ovviamente chi recensisce e chi semplicemente legge.
Graaazie vi voglio tutti beneeeeeee Q.Q!!!
Questo capitolo volevo favi un regalo e postarvi un disegno di come io immagino la nostra Greys (perché non ho trovato immagini carine, così ho dovuto farlo io, quindi, abbiate pietà, ok? *sguardo implorante*) però.....il fatto è che era pronto, maaaaa....qualcuno ci ha rovesciato sopra il caffe e ho dovuto rifarlo stamattina....e non è pronto....
Quindi questo chapter è solo provvisorio, appena lo finisco ve lo metto qui, modificando il titolo del capitolo da “Capitolo 14 Provv” a “Capitolo 14”, e se vi interessa potete anche venire a dare una sbirciatina ^.^!
Ed ecco a voi ciò che la mia mente ha creato....(so che non è bello come le immagini fatte al computer, ma c'ho provato, clemenza please)


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Ora vi lascio e (per sapere cosa ne pensate) vi chiedo di lasciare una recensioncina, anche ina ina ina :) e invito anche i più timidi a venire fuori, dai che non vi mangio mica XD!!
Vabbe questa nota è stralunga, me ne vado.
Un grosso abbraccio virtuale a todos, Giuliette

PS: Scusate gli eventuali errori di battitura, non ho proprio avuto tmp per ricontrollare X.X. Ancora Ciaoo
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 
«Il destino mescola le carte e noi giochiamo»
A. Schopenhawer
 
Freddo. Molto freddo. Dolore, troppo dolore.
Luce. Luce che brucia gli occhi. Non è il sole. È una luce che provoca dolore.
Lampo. Dolore insopportabile. Buio.
È indolenzita, ogni singola particella del suo corpo urlava di dolore. Dovevano averla torturata per ore.
Finalmente aprì gli occhi.
Era al centro di un lungo tavolo da pranzo, sospesa nell'aria.
Una riunione di Mangiamorte, questo era chiaro.
Uomini e donne sconosciuti la fissavano, timorosi e sospettosi. Notò l'assenza di alcuna persone in un paio di posti a sedere.
Lentamente ricominciò a respirare.
Una voce fredda stava parlando, quando notò che si era svegliata, si interruppe e ricominciò con vaga soddisfazione.
“Ah, finalmente sveglia, signorina Berrigan.”
Le figure intorno al tavolo si agitarono leggermente. Avevano altre informazioni, loro credevano che si chiamasse Sullivan, la ragazza. Ma nessuno espresse i propri dubbi né contraddisse l'uomo.
“O Sullivan, se preferisci”
Tutti si zittirono, non riuscendo a comprendere quella situazione strana.
Greys non rispose.
Non riusciva a emettere alcun suono, e nemmeno poteva muoversi, quindi decise che l'unico modo per comunicare con Tom era sfruttare la sua bravura nella legimanzia.
Piantò i propri occhi nei suoi.
-Perché questa dimostrazione, questo teatrino con quei bambocci dei tuoi servitori? Sappiamo che non mi ucciderai. Tu hai bisogno di me.-
La risposta arrivò nella sua mente. Anche se tecnicamente non poteva leggere le menti altrui, la sua era come un'enorme antenna, e se si era abbastanza potenti e si sapeva come fare, si poteva in un certo senso avere una conversazione pressoché mentale.
-Certo, ma non illesa.-
Sospirò, o così avrebbe fatto il suo corpo se avesse potuto. Aveva ragione.
-Non ti darò ciò che vuoi, Tom.- disse, sulla difensiva.
L'uomo storse la bocca, forse in un sorriso. Greys sapeva di essere in una situazione sfavorevole, e molto. Trattenne i pensieri, come chiusi a chiave in uno scrigno.
Se lui avesse scoperto che lei non era più un angelo, come la dimostrazione del giorno precedente (Era passato solo un giorno? Chissà che data era.), quando era diventata...cosa di preciso non lo sapeva, ma di certo nulla di buono.
E ancora non capiva se tutto ciò che le era accaduto era in qualche modo legato agli strani fenomeni con Draco. O forse c'entrava con il fatto che i mangiamorte l'avevano ferita con qualche strano incanto.
Lentamente i due silenziosi comunicatori erano tornati in sé.
Bellatrix si era alzata e aveva cominciato a chiamare il suo padrone che, appena si fu ripreso, la scacciò malamente, neanche fosse un insetto dei più fastidiosi.
La donna con riverenza era tornata al suo posto.
“S-signore, f-forse dovrebbe sapere che...”
“Cosa, Hataway?” chiese con calma, ma con una ben sottointesa minaccia.
E l'uomo raccontò di come la ragazza si era trasformata in una bestia disumana, qualche volta incespicandosi tra una parola e l'altra.
Greys maledì quell'esserino misero, sperando che morisse di diarrea.
Finito il discorso si risedette.
Voldemort non disse nulla e prese a camminare per la stanza, sovrappensiero, poi si bloccò nuovamente.
Diede l'ordine che venisse portata, così com'era, in una cella (le avevano create poco dopo il ritorno del Signore Oscuro nei sotterranei di Villa Malfoy) in modo che avesse potuto interrogarla nel modo più brutale possibile personalmente e che nessuno la toccasse se non per suo preciso ordine.
I mangiamorte tirarono la conclusione che doveva essere una prigioniera molto importante, per essere addirittura “interrogata personalmente”, nessuno aveva mai avuto tale onore.
Un uomo alto e sciupato si alzò e mosse lievemente la bacchetta, dirigendo il corpo inerte.
Mentre veniva trascinata via Greys vide negli occhi di Riddle una rabbia disumana, nonostante dal volto non trasparisse che indifferenza, provocandole un grande piacere. Sorrise (o meglio fu questo che ordinò ai suoi muscoli, non più suoi. Tom però (nonostante l'assenza di risposta dai suoi muscoli), notò il moto di gioia nel vederlo in difficoltà, e lui odiava quella sensazione di piccolezza che gli provocava.
Venne portata in una camera interrata abbastanza ampia e con pochissima luce.
Venne scaraventata contro il muro e la porta si richiuse.
Non riusciva a muoversi, legata da corde invisibili.
Era sola e le doleva tutto. Aveva già vissuto quella esperienza terribile, tentò di muoversi invano.
Aveva paura, ma non di Voldemort, aveva paura di aver condannato un povero essere umano a una vita d'inferno per avergli rivelato la sua natura, per averlo immischiato in cose più grandi di lui.
Certo che non imparava mai la lezione: ogni volta li faceva morire, ogni volta non era capace di proteggerli. Era un'idiota e avrebbe fatto bene da quel giorno in poi di non rivelare mai più a nessuno la propria identità. Meglio sole che far del male a chi si ama.
Perché, sì, si era innamorata, non era nei piani ma era successo, anche se non voleva ammetterlo, perché troppo dolorosa sarebbe poi stato separarsene.
Perché, finiva sempre così, e faceva tanto male, lo sapeva per esperienza. E non voleva che le accadesse mai più, anzi, non credeva nemmeno che un giorno si sarebbe sentita di nuovo così, che si sarebbe innamorata nuovamente.
Ma non voleva ammetterlo nemmeno con sé stessa perché troppo doloroso. Schiacciò giù, in basso i ricordi, fino a far tornare il laghetto della sua mente limpido e incontaminato.
Forse quel giorno di millenni prima non era stata salvata, non era sopravvissuta, ma era stata condannata a una pena eterna.
Sarebbe stato molto meglio morire quel giorno.
 
Quello stupidissimo giorno aveva accettato, non rendendosi conto che le era stato affidato il compito per mantenere equilibrio in questo mondo più difficile di qualunque altro (o quasi, si rammentò).
E lì, nel posto più inospitale di tutti si era innamorata, nel luogo più improbabile, e per questo era stata cacciata, o così aveva creduto fino a tre secoli prima.
E fu mandata sulla Terra, senza possibilità di viaggiare più tra le varie dimensioni, senza poter accedere agli Inferi o al Cielo. E così aveva opposto invano la più fiera resistenza, dimostrando loro che sarebbe sopravvissuta anche per sempre, come simbolo dei loro torti.
E si era poi di nuovo innamorata, qualcuno aveva fatto breccia nel suo cuore indurito dal dolore e dai secoli. Era amore.
O almeno pensava che lo fosse, quasi certamente. Era in dubbio forse perché da tanto tempo non provava quel sentimento così profondo, sensazioni così profonde, così...terrestri.
 
Due ore dopo.
Riddle entrò all'improvviso, leggero come la morte.
La squadrò per un secondo, con quel suo sguardo da serpente e inarcò in un lungo taglio curvo quelle che, molto probabilmente, una volta erano labbra.
Quei pochi secondi le sembrarono infiniti, come se il suo orologio intero fosse rotto o fermo.
Prima di dire qualcosa l'uomo (se così si poteva definire) soppesò bene le parole nella sua mente.
Sapeva bene che non doveva sbagliare nemmeno una frase, nemmeno una mossa. Tutto dipendeva da come si giocava le sue carte.
Poi, finalmente, dopo una straziante attesa si decise a parlare.
“Ciao Angelo mio.” silenzio.
Come l'aveva chiamata?! Le parole rimbombavano nella mente di Greys, insopportabili, e lui lo sapeva.
“Scusa, hai ragione, non sei più un angelo. Ma nemmeno un demone...allora, cosa sei?” disse con perfidia. Stava tentando di sfinirla, di farla arrabbiare e deprimerla. Non ci sarebbe riuscito.
“Ottima domanda” rispose ricordandosi gli ultimi attimi di lucidità prima che il mostro prendesse possesso del suo corpo.
“Comunque preferisco Angelo Caduto, o Angelo Nero, se proprio vuoi.” rispose, tentando di sembrare spavalda.
Lui riprese “È passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati, quanto? 30, 40, 50 anni? Eppure sei sempre giovane. All'inizio, appena ti avevo incontrato, avevo pensato che fosse grazie a qualche fonte magica, ne ero convinto anzi.”
Camminava avanti e indietro per la stanza, senza nemmeno guardarla.
“Come?” sospirò “Come hai fatto a capire che non invecchiavo”
“Ti avevo riconosciuto in un'immagine con i fondatori di Hogwarts, nonostante tu tentassi di non farti vedere.”
Vero. Quella volta aveva tentato di non farsi vedere. Con scarsi risultati a quanto le stava dicendo Riddle.
“E poi in una foto di alcuni ragazzi a scuola, anche lì ti ho riconosciuto solo per intuito, perché nessuno ti avrebbe notata.”
“Hai sempre avuto un buon intuito Tom”
“Comunque l'ho cercata a lungo, sai, la fonte. Ci misi decenni a capire che eri un angelo, e chi meglio di un angelo poteva dirmi dove trovarla?” Si fermò e abbassò la testa.
La tirò su lentamente e prese a fissarla con quei suoi occhi da serpente, che una volta erano verdi. Se li ricordava bene.
“Ma come siamo loquaci.” lo prese in giro lei, per alleggerire la tensione, che la stava uccidendo.
Lui fece un veloce sorriso meschino e tornò a fare la sua passeggiata nel sotterraneo.
“Abbiamo molto di cui parlare, Greys, sono tanti anni che non ci vediamo.”
“Già, guarda tu che peccato.”
“Poi ho capito. Non è l'angelo che me la deve indicare, perché è l'angelo stesso la fonte di giovinezza.” lo disse con grande enfasi, quasi per elogiar la sua grande intelligenza, considerandosi superiore a tutti gli altri. E in effetti nessuno c'era mai arrivato da solo prima, forse perché la maggior parte della gente è troppo ottusa per capirlo.
Greys sbarrò gli occhi.
Il sorriso malizioso scomparve, lasciando il posto ad un'ira furiosa ma ben contenuta in quel suo viso bianco.
E poi aveva scoperto che lei non era più un angelo. Ecco perché era furioso.
Allungò la bacchetta verso di lei, lentamente, per assaporarsi ogni momento di terrore da lei provato. Il cuore della giovane batteva come un treno, aspettandosi da un momento all'altro, ma ancora non succedeva nulla. Sembrava riflettesse, e tra sé e sé sibilava parole che, seppur così basse, la fecero tremare.
Poteva morire più difficilmente degli altri, era sì più resistente (anche se non poi di tanto), ma poteva soprattutto soffrire come chiunque altro.
E forse era questo che voleva fin dall'inizio, non ucciderla, ma provocarle dolore in eterno, senza possibilità di essere liberata.
Il suo corpo si mosse da solo, alzandosi in aria di qualche centimetro, sempre di più. Con uno scatto venne trascinata in avanti da una corda invisibile. Cominciava a odiarle seriamente.
Voldemort le camminava intorno, formando nella sua immaginazione, dei piccoli cerchi, come un fossato, che più veniva scavato, meno possibilità aveva lei di scavalcarlo.
All'improvviso Riddle si rivolse a lei “Spiega le ali.”
“No!” rispose in automatico, con un'aggressività tale da farlo per un secondo fermare.
Si accorse di stare ringhiando. La su parte forte proteggeva quella delicata che usciva con le ali.
E poi non desiderava trasformarsi nuovamente in una bestia, era un sensazione tremenda.
Il sangue che le pulsava nelle vene, come acido corrodeva, facendola urlare di dolore. E poi quella ali, prima bianche e candide, legger come l'aria, ora pesanti membrane nere come la pece, che le gelide e ruvide, che le sfregavano contro la pelle delicata. E poi si sentiva bollire, come presa dalle fiamme dell'inferno.
L'aveva visti quei fuochi, eterni, caldi come la paura.
La prima volta che era scesa laggiù si era ustionata le ali e l'intera schiena, quasi cadendo dentro ad uno di quelli. Un angelo negli inferi era proprio una cosa strana.
Era stato in un giorno particolare, quando tutti i demoni erano stati cacciati da lì e spediti tutti sulle Terra, per combinare chissà cosa. Ottima scusa perché non ci fosse nessuno, perché nessuno sapesse del suo arrivo.
Allora era un angelo molto giovane e non aveva idea del perché fosse lì, ma era comunque intelligente e saggia, forse perché aveva visto sprofondare la sua casa a causa di odio, invidia e guerra.
Era stato allora che qualcuno, no si chiamava Eriam, sì, Eriam l'aveva portata con sé, in un luogo di luce e pace, in alto, dolcemente. L'avevano trasformata in un angelo bianco, le avevano insegnato tutto e l'avevano fatta sentire a casa. E proprio per questo aveva accettato quella “missione” senza saperne nulla. Perché si fidava e voleva loro bene.
Non sapeva, a quel tempo, esattamente il motivo di quella trasformazione, ma ne era stata molto felice e l'aveva accettata volentieri.
Ora che ci ripensava, capiva.
Voldemort pronunciò qualcosa e una grande paura si impossessò di lei.
No! La paura e l'istinto di autoconservazione l'avrebbero tradita. Tentò di trattenerle, di combattere, ma le ali crebbero nella schiena, venate di sangue nero, ma ancora bianche. Faceva più male del solito, tentando di trattenerle dentro di sé.
Tentò di urlare, ma dalla sua gola non uscì che un suono gutturale strozzato, non riuscendo a respirare.
Crollò a terra, scossa dagli spasmi. I pensieri erano confusi, la mente lontana, come se non fosse stata la sua.
Il dolore era così forte che si spense. Forse il suo corpo aveva deciso di smettere di funzionare, mandando tutto in blackout.
La pelle cominciò a imbrunirsi e gli occhi si oscurarono di rosso, come se avesse steso un leggero strato di colore vermiglia sulle iridi, una pennellata.
Lentamente perse contatto con la realtà, distaccandosene.
Viaggiava lontana, sempre di più, finché non ebbe più il contatto con il proprio corpo.
Si ritrovò nei suoi ricordi, i più belli ma anche i più dolorosi.
 
La sua città stava crollando davanti ai suoi occhi, nel freddo del mare e le lacrime presero a scenderle copiose dal suo viso, e perdendo ormai il contatto con gli occhi dorati di suo fratello, appena era crollato il ponte e finendo nel vuoto il suo corpo già senza da molto. Lo aveva trascinato, ripetendogli che lo avrebbe portato via, lo avrebbe salvato.
Una stretta al cuore che le doleva.
Si buttò in ginocchio a terra.
 
Vedeva la scena da qualche metro, sapendo cosa sarebbe accaduto: quello era l'inizio della sua distruzione. Aveva solo 17 anni allora, quando vide scomparire la sua civiltà, già malata da tempo, e in quel momento aveva capito di essere davvero sola.
Questa sensazione sarebbe stata compagna fedele di viaggio per tutto il resto della sua vita.
 
Una luce dal cielo, ed esso si aprì davanti a una figura luminosa, che sembrava lo dilatasse, passasse attraverso ad un velo, strappandolo e ricucendolo subito dietro di sé.
Era bellissimo, diffondeva nel suo cuore una pace mai provata e un calore mai compreso. Probabilmente era così che doveva essere andare in paradiso, come anima. Una possibilità che le era stata negata per sempre.
La figura fluttuava davanti alla ragazza piangente e le mise una mano sulla spalla, sorridendole timidamente.
Le ampie ali candide sbatterono piano nell'aria.
“Non piangere, shh, tranquilla.” Le alzò il viso, in modo che il loro sguardi si incatenassero “Vieni con me.” la voce era calda e rassicurante.
Le porse una mano, che Greys-giovane strinse impacciata.
Entrambi si alzarono da terra in un cono di luce.
 
Probabilmente avrebbe dovuto fare più domande allora, ma credeva forse di sapere già tutte le risposte.
Ricordava bene quel momento pieno di speranze di pace e felicità. Che delusione.
 
Forse profondamente sperava che le dicessero che c'era stato un errore, che quindi suo padre poteva tornare sulla terra, in vita, o forse che perlomeno glielo lasciassero salutare per un'ultima volta.
Ma non le fu mai concesso e per tutto il tempo che rimase in quel luogo.
Arrivata alle porte del Paradiso le spiegarono che, se avesse voluto, sarebbe potuta divenire un angelo.
Non sapeva perché avessero scelto lei e nonostante lo avesse chiesto più volte, tutti si erano ostinati a sostenere che non lo sapevano, e lei ad un certo punto aveva smesso di chiedere, sopratutto perché presa da altre cose da imparare.
Per diverso tempo la istruirono su come utilizzare le proprie ali, perché ogni essere umano ne aveva un paio, bastava solo saperle usare, e la prepararono sulle (molte) regole che governavano gli angeli e su quelle dell'intero universo (decisamente di meno e più basilari, ma comunque fondamentali).
Le fu dato il dono della conoscenza e le fu affidato il temporaneo incarico di trasportare le nuove anime (in pratica un Caronte con gli attributi femminili), rassicurandole e spiegando loro ciò che sarebbe accaduto dopo.
Per diversi secoli si occupò di ciò, ormai si era adattata a quella vita.
 
Mentre la Greys-anziana osservava, qualcosa la riportò alla realtà che aveva completamente scordato.
Non riusciva a controllarsi, però.
Era come impazzito il suo corpo, continuando ad attaccare Tom, ma senza successo.
Rinchiusa in quel corpo che non le apparteneva più, si sentì avvolgere dall'opprimente sensazione d'odio e di sete di sangue che quella bestia aveva.
Andò perfino a sbattere contro un tavolino vecchio e marcio (residuo probabilmente di una cantina una volta situata laggiù), cadendo pesantemente.
Riddle sembrava quasi divertito.
Il rumore attirò i suoi sgherri, prima fra tutti Bellatrix Lestrange.
Mentre stava per attaccarla fu bloccata da qualcosa dietro di lei, distraendola e Greys mostro ebbe modo di attaccarla, ma con scarso successo.
Qualcosa la tratteneva, forse era stata pietrificata. Ma sapeva che non sarebbe durato.
Dalla porta apparve un viso familiare....Draco!
Greys lo fissò negli occhi e ancora una volta quei due pezzi di ghiaccio la fecero sciogliere dentro, sconfiggendo il mostro dentro di lei. Come ci riusciva?
Qualcun di non ben definito le lanciò un incantesimo, facendola crollare.
Svenne, venendo nuovamente trascinata nei suoi ricordi.















Angolino Autrice Stordita
Holaaaa!!
Come vi vaaaaa????
Dal prox capitolo incominceremo a vedere il passato di Greys-cognome-segreto!
Ora voi mi direte: mbeh? Che c'è importa? Non vogliamo sapere il PRESENTE!
Beh....Il passato prima o poi torna sempre! Muahahahah...scusate, la smetto...
Oooora.....la scorsa volta ho ricevuto solo una recensione (la nostra Rewies Angel ^.^, detta Blacky).... così ho deciso di instituire un paio di cose (sono malefica, lo so, grazie):
  1. Più recensioni ricevo, prima aggiornerò!
  2. Continuerò a mettere i miei mostruosi disegni finché qualcuno non ne avrà talmente i cabasisi pieni che sarà costretto a lasciarmi una recensione solo per minacciarmi di morte pur di farmi smettere XD
Ed ora, l'immagineee (“Greys&Draco Love”):
 
 
Image and video hosting by TinyPic
 
Che ve ne pare (trattenete i conati per favore! Ci sono dei bambini! u.u)?
Beh ora vi saluto, che sono di fretta.
Ringrazio sempre tutti coloro che leggono/recensiscono/preferiscono/ricordano/seguono/(schifano XD)...
Abbracci Julessssssssss

Ps: Ho notato che su Windows mettere il Comic Sans Ms è davvero pesantissimo (io uso praticamente sempre Linux :]) così ho deciso di cambiare col Georgia, qualcosa di un pochino più leggero...spero. Che ne dite? Ancora ciao!

Pps: scusate l'attesa ma ho dovuto crearmi il cod html per inserire l'immagine che il cacchio di sito non me lo voleva dare -.-''

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 16 Modificato ***


Capitolo 16


 
«Forse questo mondo è l'inferno di un altro pianeta.»
Aldous Huxley
 
 
PASSATO
 
Era alto, magro e scuro di capelli. Indiscutibilmente attraente e sexy.
Scosse la testa scrollandosi di dosso quei pensieri.
Si avvicinò con passo leggero, come se avesse ancora le ali. I suoi occhi erano neri, profondi e incredibilmente antichi e, stranamente, tristi.
Non capiva perché fosse in quel luogo così inospitale e malvagio.
Dietro di lei un enorme buco nel terreno argilloso sbuffò un'inquietante nuvola di vapore nero.
No, decisamente non capiva, ma sapeva che era importante.
Il lungo mantello sporco lo copriva quasi del tutto.
L'uomo si tolse il cappuccio, rivelando un viso splendido, affilato.
Greys era un po' a disagio, in quel luogo.
Era ancora ad un paio di metri da terra, sollevata dalle splendide ali bianche che stonavano incredibilmente con quell'ambiente.
Una vampata scaturò esattamente da un buco sotto di lei, colpendola di striscio e costringendola ad atterrare. No, non era fatta per quel postaccio.
Il moro gli porse una mano benevolo e disse “Tranquilla, lo so che è strano” esitò un attimo “essere qui, ecco.”
Lei la accettò e si alzò in piedi, nonostante la schiena le facesse un male cane.
Era ustionata sulle ali e in una parte della schiena. Sarebbe guarita in fretta, ma per ora non poteva più volare per un po'.
Finalmente tornò a concentrarsi sul tipo (come altro poteva definirlo, se non sapeva cosa fosse?).
Lui prese un profondo respiro e quasi dispiaciuto per ciò che stava per chiedere continuò.
“Nessun altro angelo sa che sei qui, vero?”
La giovane annuì, sapendo che non avrebbe potuto spiaccicare parola in quel momento.
No, nessuno a parte i due angeli che l'avevano mandata laggiù sapeva della sua partenza, e le avevano addirittura detto addio, come se erano certi che non l'avrebbero più vista o riconosciuta in futuro! Quelli lì erano assurdi.
“Bene, immagino che Lui almeno ti abbia già detto qualcosa a proposito del tuo incarico.”
Per la prima volta la giovane prese parola, esitante “Solo che se avessi accettato non sarei più potuta tornare indietro, e che probabilmente non avrei mai più potuto andarmene.”
L'uomo impallidì leggermente , quasi non capisse qualche passaggio del suo racconto. Era forse stata poco chiara?
“E tu hai accettato? Ma perché?”
Era impreparata ad una domanda simile.
“V-veramente io...mi ha detto che era per aiutare una persona, e-e poi sembrava d-davvero preoccupato. Insomma quando mai lui è così preoccupato?” balbettò e poi fece una risata nervosa.
L'uomo la fissò ancora un secondo e poi le girò le spalle e le fece segno di seguirlo.
La sua espressione era indecifrabile.
La portò davanti a una buca, molto più grossa delle altre. Senza motivo lui le sorrise.
Non dovevano mica buttarcisi dentro...?
“Seguimi...fidati”
Senza che se ne accorgesse lui le aveva cinto il busto col braccio e ora stavano cadendo dentro a quell'enorme crepa nel terreno. Greys chiuse d'istinto gli occhi, terrorizzata.
Dopo un paio di secondi e non sentendosi trascinata giù come se fosse in caduta libera osò sbirciare.
Non era un semplice buco, era un passaggio per i piani inferiori (che in quel mondo erano anche i più prestigiosi).
Scesero molto, metro dopo metro, sempre più giù.
La giovane non capiva per niente come facessero a galleggiare nell'aria così, visto che nessuno dei due stava usando le ali (se lui le aveva).
“È come un enorme cuscinetto d'aria che ti fa scendere lentamente fino alla tua «fermata», chiamiamola così” rispose lui alle sue domande mute.
Greys però era comunque tubata, e nonostante continuasse a ripetersi che era perché stava cadendo in un buco, ma la verità era che non aveva idea del perché fosse in quel posto orribile, chi fosse quell'uomo o dove la stesse portando. E soprattutto quando sarebbe tornata a casa, lassù.
Si stava torturando le pellicine delle dita mentre il tempo scorreva davvero troppo lentamente.
Più lo osservava più notava che quell'uomo, chiunque fosse, sembrava...spento, stanco. Sarà forse stato il suo sguardo cupo e lontano, perso nei propri pensieri, o il fatto che stesse fissando stralunato le pareti buie dove continuavano a scorrere delle specie di portoni di ferro massiccio.
E poi c'era qualcosa nel suo viso spigoloso e giovane che...no, non ne era sicura.
Sentiva il suo sorriso malinconico addosso, il suo respiro scompigliarle i capelli. Le mani che la stringevano erano calde e al contempo distaccate e lontane.
Ad un tratto si accorse che il mantello era buttato da una parte per far posto a...delle ali?
Ma allora era anche lui un ange...lo...non erano bianche come le sue, ma spennacchiate e con delle penne bruciate, logorate.
Si ricordò all'improvviso che i demoni non avevano ali di quel tipo, anzi non le avevano proprio, non ne avevano bisogno, o se le avevano erano nere e membranose e con una spessa ossatura, come quelle dei pipistrelli, pesanti come piombo.
No, non era possibile...tentò di strizzare dal suo cervello ogni singola informazione che aveva ottenuto dai suoi compagni angelici su ali...ma faceva fatica a concentrarsi...come se...la stessero influenzando...come se al posto di una porta ci fosse stato un muro di gomma.
Aveva bisogno di quelle informazioni e così si fece forza e sfondò quel maledetto muro insonorizzato, ritrovandosi tutte le risposte lì, tra le mani.
Angeli Caduti!!! I nemici per eccellenza degli Angeli Bianchi.
Spalancò gli occhi, sconvolta. Era una trappola?
«CERTO CHE LO È IDIOTA!!! SCAPPAAA» urlò una vocina nella sua mente e come risvegliata diede una testata al giovane che nel mentre stava dicendo qualcosa.
“Eccosi, siamo arr...”
Si divincolò e in un secondo era dall'altra parte di quello stramaledetto buco, da cui non poteva uscire perché, non che non ci stesse provando, ma le sue ali non collaboravano affatto! In quel posto aveva poca energia positiva per farle curare, riusciva a malapena a stare in piedi, figurati volare.
Il giovane si era rialzato e, presa dal terrore più assoluto prese a tentare di scalare la pareti, che sotto la sua presa si sgretolarono.
INFAME TERRA TRADITRICE!
Nella mente si formarono le immagini che le avevano mostrato in passato, cosa quegli orrendo mostri erano capaci di fare: amavano banchettare con i cuori dei loro acerrimi nemici, gli Angeli, ancora freschi, ma così freschi che accanto ai loro troni di ossa giaceva ancora il corpo morente di questi, piegati da innumerevoli torture, fisiche e psicologiche, traumatizzanti a tal punto da far uscire di senno anche i più combattivi dei Guerrieri Angelici.
E lei cosa poteva fare contro uno di quei mostri dalla forza disumana, dalla sete di sangue inestinguibile e da un insano desiderio di distruggere il più ferocemente possibile gli Angeli???
Era solo una povera conduttrice di anime! Perché, perché, perché l'avevano mandata là?!
L'uomo si era alzato per tutta la sua altezza possente e la guardava senza nessuna emozione.
Percepiva un'aura così potente...così grande...che non poteva essere...no, non poteva crederci.
L-lui e-era........
“T-tu s-sei.......Satana!” disse Greys in un sussurro perché era tutto ciò che riusciva a far uscire dai suoi polmoni impietriti.
L'uomo si rabbuiò e disse gelido “Per favore, ne parliamo dentro. Stanno per tornare. Loro non devono vederti...” si bloccò, in ascolto.
Anche la ragazza per un attimo stette ad ascoltare gli agghiaccianti...ululati (come altro poteva definirli quegli strepitii, come se stessero facendo strisciare con tutta la loro forza milioni di gessi su altrettante lavagne?).
E si stavano avvicinando, velocemente.
No, doveva scappare da quegli esseri, dal mostro che aveva davanti, lei...lei..doveva...
In uno scatto la prese e la trascinò davanti al portone di ferro battuto, scuro per la fuliggine con degli intarsi di angeli e demoni che si battevano.
Rabbrividì. Non aveva scampo in alcun modo, era in un buco!
Cazzo.
Cazzo.
Cazzocazzocazzo.
Il tipo che stava armeggiando con quella maledetta serratura mentre delle lontane luci di torce avanzavano, rumorose.
L'Angelo Caduto prese una chiave arrugginita dai suoi pantaloni e la infilò nella serratura, spinse dentro la ragazza e lui entrò dietro di lei, richiudendosi il portone a presso.
Tutto divenne buio e il rumore esterno si attenuò.
E ora??? E ora?????? L'avrebbe fatta a pezzi???
La sua mente sfiorava livelli di isteria epocali e non riusciva a calmarsi in alcun modo, cominciò a girare per quella che riteneva fosse una squallida caverna dove teneva i suoi giocattolini di tortura.
Si alzò in piedi e cominciò a tentare di capire cosa ci fosse intorno a sé, toccando, sfiorando qualunque cosa che la potesse aiutare, anche mettendosi a gattoni, pur di trovare una qualsiasi uscita.
Pregò con tutto il cuore che lui non potesse vedere al buio.
All'improvviso due braccia forti la strinsero da dietro, in una morsa ferrea.
E Greys urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, e non smise nemmeno quando una mano le tappò la bocca, o quando fu trascinata indietro, o così le parve, in quell'oscurità così profonda.
“Ti prego 'sta zitta!!” quasi urlò.
E lei si zittì. Ma perché l'aveva fatto, aveva dato retta a quel mostro???
Aprì la bocca ancora coperta dalla mano dell'assassino, quando lui parlò di nuovo, aveva abbassato il tono di un paio di decibel.
“Ho dimenticato le torce.”
“Un po' d'inventiva, NO?! SEI IL DIAVOLO!” urlò arrabbiata come non lo era mai stata.
Era arrabbiata con quelli lassù, che l'avevano mandata a morire, con quello stronzo che a breve l'avrebbe uccisa sotto ogni sofferenza, con la sua famiglia che l'aveva lasciata sola in quello schifo di mondo, con il suo popolo che si era condannato da solo e che non aveva preso anche lei!
Li odiava tutti, in particolare LUI, colui che aveva dato vita a tutti, ma la toglieva anche, senza remora.
“È più bella quella vera.” disse, quasi più a se stesso che ad altri, debolmente “Ma la più bella è quella lassù” indicò col dito l'alto, ricordandosi dopo che nessuno lo poteva vedere nel buio totale.
“E da quando sei un fan del Paradiso, eh?!” urlò acidamente. Certo, poteva anche smettere di urlare, ma perché se poteva dargli fastidio? Desiderava vederlo talmente irritato da urlare perché stesse zitta. Sì, voleva vederlo soffrire.
Per un attimo sentì quel desiderio di male incondizionato diffondersi nel petto, ma immediatamente si riscosse. Era un Angelo, e certe cose non doveva nemmeno pensarle.
«Sei un mezz'angelo» le ricordò la vocina di prima, e aveva ragione.
Una decina di luci, una dopo l'altra si accesero illuminando un'enorme stanzone che non assomigliava affatto ad una caverna delle torture, ma piuttosto ad un lussuoso appartamento dei più belli hotel del mondo.
“Ma non ti hanno spiegato proprio nulla?!” chiese irritato.
Era ancora imprigionata nella sua stretta. Si divincolò, ma lui non sembrò nemmeno accorgersene.
Sospirò e continuò “Ha mollato il compito più arduo a me! Che novità!”
Finalmente la liberò e si sedette a terra, con la schiena contro la porta gelida.
Quello era il terrificante “SATANA”? Sul serio???
“Sennò perché sarei qui? Il suo più devoto servo...”
Le luci si spensero, tremolando.
Greys era sconcertata. Servo? Ma forse si era sbagliata, forse lui non era quello che diceva di essere. Anzi sicuramente.
Forse l'avevano mandata lì per far tornare in sé un Lucifero con una enorme crisi di depressione e che credeva di stare dalla parte giusta. Il diavolo depresso e sentimentale, questa sì che era nuova!
Una vocina, che venne repressa con una forza innaturale le disse di andare a consolarlo.
Ma che stava impazzendo?! Era contagiosa la malattia di quell'essere delle Tenebre?!
Poi, senza che se ne accorgesse, le parole le uscirono di bocca, formando la domanda che la assillava da quando era arrivata.
A quelle parole, la pelle cominciò a pizzicare e la testa a girarle. Si accorse che brillava come una lucciola nel buio della notte.
“Perché mi hanno mandata qui?”














Angolino Autrice:
Bonsoir!!!
Ok, il mio ripasso di francese giornaliero è concluso!
Questo è un capitolo fondamentale, perché finalmente si capisce di più sul prologo, chi sia il fantomatico uomo della visione di Dracuzzo e, beh, per sapere la storia completa, dovrete continuare d'ora in poi a leggere i capitoli pari eheh.
Baci e...uh, quasi dimenticavo...un enorme grazie a chi mi segue (ben 10 wowww!!) e a Blacky che continua a recensire senza sosta....thank u!!!
Baci, Jules (TheStrange)

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Capitolo 20
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


 
«Il ricordo della felicità non è più felicità
il ricordo del dolore è ancora dolore.»
George Gordon Byron

 
PRESENTE
5 Dicembre, circa l'una di notte
 
Lentamente il suo corpo si stava riprendendo dallo shock del giorno prima, lasciandole profonde cicatrici e tenendola incosciente per...quanto tempo era passato? Non che importasse molto, visto che non aveva impegni fino a data da destinarsi.
La sua mente era ancora annebbiata e confusa, ogni pensiero che tentava di trattenere dopo poco tempo svaniva, come se disegnasse su un vetro appannato.
Aprì gli occhi intorpiditi nel buio e sentì lentamente che stava tornando la sensibilità alle mani.
Si accorse che stava piangendo, senza saperne il motivo.
Non ricordava il sogno che stava facendo.
Se le asciugò con la mano, ancora malferma nei movimenti.
Era accucciata in un angolo di quella che, per buio e umidità, sembrava una stanza sotterranea, ancora più di quella in cui era prima e in cui per lo meno non c'era un'opprimente odore di muffa da far girare la testa.
Dovevano essere molto più sotto del livello della strada rispetto alla cantina.
Si mise seduta contro le pietre ammuffite e umide.
Tossì tentando di riprendere a respirare normalmente.
I polmoni le facevano male, bruciavano, come dopo una lunga corsa.
Posò la mano destra sulla bocca e sentì che era bagnata da qualcosa di denso (no, non bava).
Un brutto pensiero le inondò il cervello: sangue.
Sperava che fosse il suo di sangue e non che la bestia avesse...scacciò il pensiero funesto. Era orribile non poter controllare il proprio corpo e svegliarsi con pezzi di esseri umani (seppur spregevoli) dentro di sé.
Ma non riuscì a trattenersi dal vomitare.
Cosa era diventata? Un mostro? Aveva paura di sé stessa.
Cominciò a tremare, non sapeva se per il freddo o oppure per ciò che pensava, per le immagini che le passarono davanti.
Si autoconvinse che tutto ciò non sarebbe più accaduto, che era stato solo un brutto sogno.
Da qualche parte fuori dalla stanza qualcuno si muoveva, si avvicinava silenzioso.
L'uomo misterioso aprì la porta di ferro puntellato, facendo penetrare nella stanza un ampio fascio di luce che ruppe l'oscurità a cui Greys si era abituata.
Il forte sfolgorio abbagliò la ragazza, accecandola.
Riuscì solo a distinguere una sagoma scura che si stagliava contro di lei, alta.
Un tremendo e fugace dubbio la invase, non poteva essere lui, non poteva trovarla, gli Angeli che sapevano glielo avrebbero impedito con ogni mezzo.
Lui si avvicinò silenzioso, le prese le mani tra le sue e le baciò.
Man mano tornava la vista, riuscendo a definire la sua figura, il suo viso.
Un urletto le sfuggì dalle labbra “Draco!” gridaò piano.
Diceva a sé stessa di essere sollevata, perché non era lui, ma non ne era del tutto convinta.
Il ragazzo le sorrise: così giovane e così ingenuo.
La issò su, prendendo il braccio debole della giovane e avvolgendolo attorno al suo collo.
“C-cosa ci fai qui?” chiese apprensiva “Potrebbero scoprirti e...e...”
Le mise un dito sulle labbra per zittirla, dolcemente e parlò lui “Non temere per me, perché dove vai tu vengo anche io. Ovunque.”
Greys sbarrò gli occhi, sconcertata da quelle parole. Sembrava sincero e, nonostante sapesse che era stato stregato quando aveva baciato Debria, non poteva togliersi dalla testa che, per quanto lui tenesse a lei, non avrebbe mai completamente rinunciato alle donne e alle agiatezze.
Era un Serpeverde e qualcosa voleva pur dire, no?
Ci sarebbe sempre stato qualcosa, un piccolo allarme, quella vocina che la perseguitava, che le avrebbe ricordato che lui in ogni caso, se avesse dovuto scegliere chi salvare, la prima sarebbe stata la sua pellaccia, poi gli altri.
Era un pensiero fastidioso, viscido come un serpente, che tentava di scacciare.
Forse non era lui a non essere affidabile, forse era lei che era incapace di fidarsi.
Forse sarebbe bastato il tempo. Forse.
“Dobbiamo andarcene” sussurrò il giovane.
“Lo so, ma...”
“Ma non ora.” concluse il giovane.
“Già.”
“Fuori ci sono due mangiamorte che ti controllano 24 ore su 24, con le bacchette sguainate. Ho dovuto fare i salti mortali per riuscire ad avere cinque minuti con te.”
“Non si fidano” dedusse lei.
“Già”
Un rumore di passi intimava silenziosamente che il giovane uscisse. Greys gli accarezzò il viso con una mano e al contatto le ferite si rimarginarono, mentre i lividi sul viso di lui sparivano. Ancora non ci capiva nulla.
Scosse la testa.
Doveva uscire di lì.
“Ti amo” sussurrò lui.
Greys rimase impietrita da quella dichiarazione. Glielo aveva fatto capire velatamente, glielo aveva detto con giri di parole, ma mai, mai si era dichiarato.
Cosa doveva rispondere? COSA??? Lei lo amava?
«Lo ami?» ripeté quella fastidiosa vocina.
«Lo. Ami?» disse ancora. «Capire tu mia lingua?» la prese in giro.
«OH CAZZO RISPONDI: TU, RAGAZZA CRETINETTI, LO AMI?»
Lo guardò nella semioscurità.
Attendeva una risposta ed erano passati due secondi. Due!
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma in quel momento Draco si staccò e le diede un ultimo sguardo, che le diceva «Tornerò» e chiuse la porta. Lo sentì parlare con qualcuno, che risposto sgarbatamente gli disse di andarsene.
Lui con la sua solita freddezza e menefreghismo gli rispose a tono (sprezzante, tanto per intenderci) e se ne andò.
Si buttò sedette a terra.
Era un'idiota. Perfino i muri ora ne erano consapevoli. Avrebbe voluto farsi AvadaKedavrizzare da quell'idiota (mai quanto lei) di Riddle.
 
Erano passate due maledette ore e lei continuava a non riuscire a dormire.
Aveva solo un milione o due domande che le premevano nel cervello, e ovviamente ognuna voleva essere la più importante e ognuna spingeva in una parte diversa dalle altre.
Aveva malditesta, era arrabbiata e se qualcuno avesse osato anche solo parlarle male, si sarebbe trasformata in quel mostro nero e gli avrebbe staccato la testa con un solo morso.
 
Ormai era sera e non ne poteva più.
Era un sacco di tempo che non mangiava e cominciava a sentirsi le budella ritorte su se stesse mentre tentavano di azzannarsi a vicenda.
Il cervello era offuscato e ormai sragionava completamente. Vedeva cose che non esistevano (e ormai gliene erano rimaste poche), tra cui un Piton in calzamaglia che ballava il Lago dei Cigni, con come partner Voldemort che lo tirava su per la vita e lo faceva volteggiare.
E alla fine si erano baciati. Dico, con lingua e tutto il resto.
Ovviamente Bellatrix, incazzata nera, era uscita dal retro del teatro e aveva inseguito Piton-ballerina per tutta la cella con la sua scopa urlando qualcosa sul suo “Tommuccio amoruccio, Tommino amorino*”.
Aveva riso di gusto e aveva smesso solo quando aveva capito che era una sua allucinazione
 
Doveva essere notte inoltrata quando Draco tornò con qualcosa da mangiare.
Si baciarono appassionatamente, per compensare tutto quel tempo che avevano perso l'uno lontano dall'altra.
“Penso che domani sarà il momento perfetto per fuggire” disse sorridente.
“E come mai?”
“Domani la maggior parte dei mangiamorte verranno smistati in vari luoghi alla ricerca di Potter, mentre il signore oscuro deve, credo fare una capatina nel paesino dei Potter.”
“Ah.” disse solo. Era quasi Natale, si ricordò all'improvviso ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Rabbrividì. Ancora.
Le dispiaceva per il serpente che doveva fare ciò non era nella sua natura, essere schiavo di Tom.
“Senti, a proposito dell'altra volta, io...” stava per dire Draco.
Qualcuno bussò alla porta socchiusa.
Aspetta. Hanno BUSSATO? Ma chi è che bussa ad una cella?!
Greys si alzò di scatto, pronta a...difendersi, più o meno, visto che non aveva nemmeno una bacchetta, ma avrebbe fatto del suo meglio.
“Nasconditi!” sussurrò all'orecchio di Draco, che immediatamente si mise dietro alla porta che in quel momento si stava lentamente aprendo, cigolando in modo inquietante.
“È permesso?”
Ma che cosa diavolo...
Apparve un uomo alto, con capelli scuri e viso affilato.
Quando il suo viso venne illuminato i peggiori timori di Greys si avverarono.
No, non poteva essere lui, proprio ora che aveva tirato fuori i ricordi..con lui!
Ora che era di nuovo (quasi) felice!
Li avrebbero trovati e uccisi questa volta, e definitivamente.
E se avessero considerato anche Draco complice?! Lo avrebbero giustiziato, con addosso l'unica colpa di essersi innamorato di quella sbagliata!
“Cerco una ragazza che conosco da molto tempo.” sorrise “Una donna molto bella e incredibilmente dolce.”
fece un passo verso di lei, leggero.
Era sempre stato aggraziato e ballava bene come pochi. Scacciò i ricordi.
Quella voce le faceva girare la testa.
“E potresti dire al ragazzo dietro alla porta di venire fuori?” chiese gentile, sena distogliere lo sguardo mentre indicava la porta di metallo.
Il giovane biondo uscì con la bacchetta sguainata e un ringhio sulle labbra.
Si mise davanti alla ragazza e disse minaccioso “Avvicinati a lei e sei morto!”
L'uomo lo guardò, senza dire nulla.
Il giovane stava per far un incantesimo contro lo (per lui) sconosciuto, ma Greys lo bloccò urlando un sonoro “NO!”.
Non era tanto perché avesse paura che Draco lo ferisse, quanto il fatto che poi l'uomo avrebbe fatto la sua parte da “cattivo” fin troppo bene.
“Ti prego, lascia stare.” sussurrò a Draco. “Lui non è un pericolo per me.”
«BUGIAAAA»
'STA ZITTA!
Stava impazzendo.
“T-tu qui?” Era la prima volta che si rivolgeva al bel moro.
Lui sorrise.
“Ciao Angelo mio.”
“C-ciao.” Le lacrime cominciavano a scorrere sul suo viso e senza accorgersene urlò.
“MA QUANTO DIAVOLO CI HAI MESSO!”
E lo abbracciò.
Rimasero così per quella che sembrò un'eternità.
Quando si staccò Greys sentì un vuoto tremendo.
Andò da Draco, che aveva la bocca aperta e non ci capiva nulla.
Che situazione complicata.
“Emh, Draco, lui è un mio vecchio...amico, Lucifero.”
Gli occhi di ghiaccio del biondo incontrarono quelli del moro, e per un attimo a Greys sembrò di vedere un'ombra di odio, di astio, ma subito sparì. Forse se l'era immaginata.
“Come hai fatto ad entrare tu?” chiese Draco, rimettendosi la maschera da ragazzo sprezzante e gelido.
L'uomo non rispose, come previsto, e guardò Greys, in attesa che fosse lei a parlare.
Vigliacco! Lo maledì.
“Forse dovremmo parlare un pochino.” disse infine la giovane, con un'ombra di dolore negli occhi.
Il passato non è mai bello da riportare alla luce.











 
*Ho preso questa frase da un'altra Ff, di Black Beauty, che vi consiglio davvero, fa spanciare dalle risate, si chiama "La VERA fine del Signore Oscuro"!!!!!



Angolino Autrice!
Giorno, so di averci messo un bel po' per i miei standard e mi dispice un casino ç.ç
E temo che anche i prossimi arriveranno fra non molto presto.
Grazie x aver letto.
Baci a tutte/i
Julie (TheStrange)


Ps: contatto facebook:
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Pagina Fb x aggiornamenti in tempo reale: https://www.facebook.com/pages/Iloveitbaby-Fanfiction-Page/541620629238463

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Capitolo 21
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 
«Il ricordo è l'unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati.»
Jean Paul
 
PASSATO
 
Le parole rimbombavano intorno a loro e il buio le fece largo mentre si avvicinava.
L'uomo la guardava affascinato. Si alzò, poggiandosi contro alla pesante porta.
Erano molto vicini, ma Greys ora era librata nell'aria da una forza invisibile, nonostante le ali inutilizzabili.
Riluceva come una lampadina.
Lucifero allungò un mano verso il suo viso, senza toccarla, perché anche così sentiva il calore che emanava.
Greys guardava i suoi occhi profondi, scuri.
Ripetè la domanda e l'Angelo sembrò riscuotersi, trapassato da una scarica elettrica. Subito allontanò la mano e senza guardarla negli occhi rispose.
“Ti hanno raccontato come sono diventato il Re degli Inferi, la Rivolta e la Caduta? Immagino di sì.
Beh, quella è la versione ufficiale, diciamo.” le diede uno sguardo veloce, forse per controllare che non fosse fuggita in un angolo con le mani sulle orecchie, urlando che era un essere blasfemo.
Già, perché non lo stava facendo?!
Riprese a parlare: “Vedi esiste nell'universo uno strano legame, un equilibrio tra bene e male, tra luce e oscurità che fa esistere l'universo stesso. Convivono, sono equamente presenti, in ognuno di noi, in ogni cosa. Ovunque.”
Ok, si era conquistato la sua attenzione, anche se non capiva dove volesse andare a parare.
“Bene” disse, evidentemente soddisfatto dall'aver stregato l'Angelo. “Prima di tutto ciò, della mia cacciata, quell'equilibrio era in precario sbilanciamento. C'era troppa luce e ci stavamo autodistruggendo. Il Signore sapeva bene che bisognava fare qualcosa per controbilanciare, così chiamò me. Il più fedele e potente, il più intelligente tra le su creazioni.”
Greys lo guardò storto “Certo, e anche il più modesto!”
“Mi diede un pesante compito: creare un luogo dove regnasse odio e malvagità. Dovevo poi mostrarmi arrogante e dovevo dare vita ad una rivolta. Dovevo essere un reietto tra gli angeli, e iniziare il mio regno del terrore. L'idea era per me tremenda, ma capì che era necessario, così...ubbidì. Nessuno doveva sapere che in realtà io gli ero ancora fedele, nemmeno i miei fratelli. Sarei stato solo.”
Greys lo guardava rapita, non sapendo se credergli o ridergli in faccia, ma poi, quegli occhi così lontani, così tristi e stanchi, la convinsero. Forse era troppo di buon cuore, forse stava solo andando incontro al lupo, ma seguì comunque il suo istinto.
All'improvviso si sentì vecchia anche lei, sotto il peso di quelle informazioni.
“Deve essere stata dura affrontarlo da solo.”
“Già.” sorrise “Ma ora lo sto dicendo a te, ci sei tu!” sembrava così gioioso...
“Lo sai che non potrai mai tornare indietro, vero?”
Le aveva già fato questa domanda, ma voleva essere sicuro che lei avesse capito bene in che guaio si stesse cacciando.
Annuì. “Me lo hai già chiesto.”
“Lo so.” sospirò.
E finalmente rispose alla sua domanda.
“Sei qui, in un certo senso, per...beh, farmi compagnia. È proprio brutto detto così, sembra che tu sia un cane. Scusa.”
Crollò nuovamente a terra, la testa tra le mani. Per qualche motivo sentiva di soffrire per lui. Capiva che era una brutta situazione, sempre fingere di essere ciò che non si era, doveva distruggerti dentro.
“Va bene, non preoccuparti per me. In fondo credo che mi abbiano scelta fin dall'inizio per questo” che pensiero triste.
Poteva fidarsi? Questa domanda rimbombava nelle sue orecchie, e ancora e ancora. Lei gli credeva, credeva alla sua storia, perciò...si fidava di Lui e anche dell'angelo che l'aveva iniziata a quel mondo meraviglioso e contorto, il suo mentore, Eriam, perciò si fidava anche di...come doveva chiamarlo?
“Lucifero.” disse lui, alzando lo sguardo. “O Lux,... sì, Lux è carino.”
Le leggeva nella mente?!
“No”
Ancora?!??!?!?
“Ok, la smetto, però dovresti imparare a rendere i tuoi pensieri meno rumorosi, a schermarti, qui molti sanno percepire le emozioni e i pensieri più potenti.”
“Ah.” Meeeraviglioso, più stava lì più lo odiava, quel posto.
Le luci, che poi erano vere e proprie torce, si riaccesero e il...diavolo si alzò in piedi, sembrava più felice. Più leggero, e forse era proprio così che si sentiva.
“Dobbiamo lavorarci con questa cosa dei pensieri, creare delle barriere. Ci vorranno alcune settimane, se ti impegni anche meno. Dipende da quanto sei forte di volontà!”
Parlava già del futuro!
Sbuffò e chiese sconsolata “Solo qualche nota pratica: per primo dove starò, ma, soprattutto, come farò a confondermi quaggiù? Sono pur sempre un Angelo Bianco con candide ali lattee, piene di piume e penne!”
Sorrisero entrambi all'idea di lei che se ne andava in giro, tutta luminosa, shockando i demoni.
“Oh, a questo ho già pensato io!” scattò in piedi e con un movimento del braccio alcune torce in fondo alla sala, una zona che non aveva notato, si accesero.
Greys lo guardò storto. Esibizionista.
Lui sorrise.
Osservò le fiamme e si trovò d'accordo con il demone, quelle vere erano molto più belle.
Si avvicinò a quelle più vicine al portone: non erano calde. Ci passò la mano sopra più e più volte senza mai bruciarsi.
“Vieni” la prese per mano e la trascinò verso la grande sala che le si apriva davanti.
Lo seguì, indugiando ad ogni passo per osservare le meraviglie artistiche umane appese e sopra i mobili, tanto belle da farle aprire la bocca in una grossa O.
La stanza era enorme, con le pareti in roccia chiarissima, quasi bianca, dove erano posizionate, oltre alle opere, a mezz'aria dei focolari con ampie fiamme chiarissime che illuminavano molto bene. Non aveva mai visto fuoco del genere.
Al centro c'erano diversi tappeti e pelli di animali pregiati, molti ampi divani sparsi per la stanza. Coppe e boccali traboccanti di cibarie ovunque, addirittura posate in ceste a terra. Ovviamente l'ambiente era pieno di colori, soprattutto il rosso. C'erano anche varie porte al fondo dell'enorme sala.
“Adoro l'inventiva umana, riescono a creare cose sublimi, che ti scatenano milioni di sfumature di emozioni così diverse!”
Appassionato d'arte pure. Wow.
Si bloccò davanti ad una statua greca, la Vittoria Alata. Adorava quell'opera, era una tra le sue preferite.
“Non hai risposto alla seconda domanda però.” disse la ragazza, ancora rapita dal mondo intorno a sé e non accorgendosi dell'ombra che era calata sul viso dell'Angelo Caduto.
Ignorò la domanda e continuò il giro.
“Questa è la sala principale del mio alloggio, chiamiamolo così. Di solito il movimento è concentrato tutto qui, nella sala”
Indicò poi la porta centrale delle sette che c'erano.
“Vieni questa e la tua camera. Non sapevo come la volevi decorare, così ho lasciato tutto in bianco, puoi farne ciò che vuoi. Tieni la chiave. Potrai decidere chi potrà o meno entrarci, a tua completa scelta.”
Greys fissò la sua porta. Sua.
In Paradiso non c'erano esattamente dei confini e non le era esattamente piaciuto, in fondo era pur sempre di origine umana. Mentre si addentrava cautamente nell'entrata, notò che aveva uno spesso lucchetto. Lo fissò perplessa ma decise di non fare domande.
“E per le ali?” quel pensiero la colpì all'improvviso e, ingenuamente credeva che avrebbe trovato un modo per nasconderle.
Lux si avvicinò a lei affranto e disse: “Mi dispiace ma non puoi tenerle, qui se ne accorgerebbero tutti immediatamente...” piantò gli occhi nei suoi “Mi dispiace tanto.” ripeté.
Ci mise diverso tempo a metabolizzare quelle parole e quando finalmente ne apprese pienamente il senso, rimase sconvolta.
Erano l'unica cosa che le sarebbe rimasta del meraviglioso luogo in cui non sarebbe più tornata.
Fece un passo indietro.
“No! Le mie ali no!”
L'uomo si avvicinò come se ogni centimetro fosse una pugnalata.
“Cerca di capire. Sto tentando di proteggerti da quegli...animali....ti prego...è stato doloroso anche per me e poi...”
“Tu le hai ancora!” urlò furiosa.
“Le ho per ricordare a chiunque cosa ho fatto! Le mie ali sono scomparse da tempo, in cambio ho ricevuto questi moncherini morti, queste...cose....inanimate!”
Greys si buttò su un divano, tentando di accettarlo, tentando di capire, ma una parte del suo cervello rifiutava quell'idea in maniera ferrea.
Così, semplicemente la spense. Se non pensi non soffri.
“Fa in fretta” sussurrò, quasi in lacrime.
L'uomo si sedette accanto a lei, le posò una mano tra le scapole.
Sentì un brivido lungo la schiena ed un leggero pizzicorino, poi un dolore tremendo, profondo, come se le stessero strappando via un pezzo della sua stessa anima. Cadde a terra, tra gli spasimi.
Quando, dopo un tempo che sembrò lunghissimo, il dolore fu quasi scomparso, si passò una mano tra le due scapole, in un ultimo barlume di speranza, che fossero ancora lì, al loro posto.
Ma nulla, non c'era nulla, nemmeno una ferita, come se non ci fossero mai state.
E fu questo a farle più male, perché non avevano nemmeno lasciato tracce, come se non fosse mai stata un vero angelo, come se nulla fosse mai successo.
Rimase a terra, sommersa dalle lacrime.
Lucifero tentò di sollevarla senza farle male.
Posò il viso al suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli, tentando a suo modo di rassicurarla.
Aveva lasciato una parte di sé in quelle ali. Si sentiva vuota, inutile.
Lentamente, sotto le carezze ritmiche dell'uomo si assopì, mentre il suo cuore urlava di dolore, mutilato.
 
Quando si svegliò era distesa su un morbido letto bianco e una luce accogliente la sorprese.
Per un secondo pensò che fosse tornata finalmente in Paradiso, ma poi ricordò.
La stanza era ampia, con le pareti bianche, lisce e il pavimento con piastrelle azzurrine decorate con fiori colorati coi bordi dorati in stile fiorentino .
Erano meravigliose, doveva ammettere che lui ci sapeva fare.
A parte il letto però, non vi era alcun mobile, si chiese come avrebbe fatto senza nulla.
Quel pensiero le fece venire un dubbio: prima, quando la sua casa era il Paradiso, non c'erano pareti, non aveva bisogno di dormire, ne di vestirsi o di compiere qualsiasi azione umana; invece quel luogo somigliava molto di più ad un luogo umano di quanto immaginasse, con muri, mobili, cibo e vestiario.
Forse non le dispiaceva affatto avere un po' di quelle belle sensazioni umane, anche solamente il gesto di cambiarsi d'abito.
Desiderava un armadio.
In quell'attimo apparve contro al muro davanti a lei un ampio armadio in legno sfumato di verde scuro.
Shoccata si avvicinò e ne aprì un'anta. C'era un unico vestito ben ripiegato e un biglietto sulla mensola subito sopra.
Lo afferrò e lesse: «Questo penso ti servirà. In ogni caso potrai desiderare qualunque abito e apparirà qui dentro. Lux »
La calligrafia era sottile ed allungata.
Posò il messaggio sul letto e prese il vestito. Era rosso porpora, con una fascia bianca in vita, non aveva le spalline e cadeva morbido fino a metà polpaccio, terminando con un morbido pizzo rosso scuro..
Si accorse che insieme c'era anche un fermaglio per capelli in perline e un paio di scarpe rosse basse.
Pensò che fosse tutto assolutamente in tinta con il luogo.
Indossò l'abito e, anche se non era più abituata al gesto in sé del mettersi un indumento,riuscì a indossarlo facilmente, forse anche perché le calzava perfettamente.
Portò i capelli indietro e li bloccò con il fermaglio.
Finito tutto uscì cautamente, con la chiave appesa alla cintura bianca.
Nella sala era pieno di ragazze, o meglio, di demonesse con forme di donna, in abiti molto succinti che facevano le oche attorno ad un uomo, stravaccato sul divano. E tanti altri demoni che con altre “ragazze” si divertivano.
Guardavano uno spettacolo terribile: delle specie di guardie infernali mentre torturavano e facevano a pezzi dei dannati che urlavano e si dimenavano, rendendo la scena ancora più raccapricciante.
In qualche modo si accorsero di lei e alcune ragazze-demone la trascinarono nella bolgia.
Venne trascinata da quel mare di demoni, sempre più vicino a lui, che rideva sguaiatamente ogni volta che un'anima veniva decapitata, frustata, torturata (sorvoliamo i dettagli) e mutilata.
Voleva tornare indietro, rintanarsi nella sua camera, lontano da quei mostri che si strusciavano a chiunque. Ma la calca, quei corpi pieni di punte, la spingevano e comprimevano sempre più lontano dalla sua porta della salvezza.
Non sarebbe riuscita a tornare nemmeno con un miracolo.
Riuscì finalmente a scorgere Lux, che indossava un accappatoio di seta nera molto corto, e aveva un'espressione da essere malvagio e opportunista, tanto che stentò a riconoscerlo.
Sembrava un altro. Doveva averci messo anni a perfezionare quell'espressione.
Tutte lo accarezzavano ovunque, letteralmente, tentando di farsi notare, in una gara a chi gli dava più piacere.
Greys aveva una paura fottuta e non ne poteva già più, sarebbe volentieri fuggita, ma aveva dato la sua parola, si era presa un impegno e intendeva mantenerlo, facendo tutto quanto fosse stato necessario.
Sperò ardentemente che quel “tutto” avesse stretti confini.
Decise di comportarsi come qualunque demonessa adulatrice avrebbe fatto, osservando le altre. Una volta era brava a fingere, ora doveva solo riprendere l'abitudine.
Si buttò accanto all'uomo, quasi steso, con addosso una brunetta abbronzata che si stava dedicando per bene a lui e riuscendo addirittura a tenere a bada le altre assatanate.
La prese per una gamba e la trascinò a terra con malagrazia, reprimendo l'istinto di aiutarla ad alzarsi e chiederle perdono in ginocchio, e gli si avvicinò, un lampo di stupore passò negli occhi dell'uomo, velocissimo e subito scomparve.
Era brava a fingere. E quella doveva essere la sua più grande interpretazione.
Cominciò a mordergli il collo, facendo attenzione a non fargli però male. E lui, per non sgarrare dalla sua parte cominciò ad accarezzarla dappertutto, ma senza ombra di dolcezza, fino ad arrivare sotto alla gonna.
Per un attimo si chiese se lui avrebbe continuato. Infondo era il diavolo....
Ma scostò la mano.
Trattenne un sospiro.
Ogni volta che lo baciava o lo mordeva si chiedeva cosa sarebbe successo se si fosse scoperto che era realmente Lucifero e si ripeteva come un mantra che non ne voleva essere lei la causa di un così grande caos.
Senza il mantra probabilmente sarebbe crollata molto prima di quelle due ore d'Inferno.
Quando tutte le anime furono deturpate le guardie si congedarono e lasciarono nella stanza solamente quell'alcova di puttanelle.
“Allora...” disse lui con tono arrogante “...chi di voi sarà la fortunata, oggi?” sorrise malevolo.
Tutte tentarono di aggraziarselo, e Greys dovette fare lo stesso tentando pure di essere convincente.
Le veniva il vomito solo ad immaginarsi fare così.
Ma fortunatamente era un'ottima attrice.
“Oh, non vi ho ancora presentato la nuova arrivata, l'ultimo acquisto.” indicò Greys come fosse un pezzo di carne fresca e che, non sapendo cosa fare, decise di comportarsi da lupa affamata di sesso, strofinandosi sensualmente a lui.
«Ehi, solo per oggi, appena arrivati degli ottimi fegatini di maiale! Freschissimi, ancora si muovono! Venite, venite! Ottimo prezzo!!»
Bleah!
Ma cosa cavolo stava facendo?????!!!!
Tentava di sopravvivere in quel luogo...purtroppo.
“È la mia nuova favorita. Bisogna cambiare la carne vecchia con quella nuova.” disse senza curarsi della reazione delle altre.
Prese Greys dalla nuca e la avvicinò a sé mordendole con vigore il collo, così forte da farle male.
Si sforzò di fare un'espressione goduta.
E a quanto pareva dai lampi di puro odio delle altre le stava venendo pure bene.
«Meeeraviglioso ora sei pure odiata. Fooorte no?!»
Stupida vocina.
“Di te mi occupo dopo, vai in camera mia e...” la squadrò affamato “...voglio vederti pronta...”
Greys si alzò e si diresse verso la camera di lui, sperando di non sbagliare porta.
Sentiva tutti gli sguardi addosso, d'odio e d'invidia.
Si infilò silenziosa dietro ad una porta.
Quando fu dentro un mix di emozioni si scatenarono in lei: rabbia, paura, felicità (per essere finalmente lontana da quei pazzi), dolore fisico e mentale, stanchezza e un forte desiderio di sbattere la testa contro al muro fino a spaccarsela.
E lui aveva sopportato tutto quello per così tanto...! Sentì compassione per quell'essere.
Si sedette sul letto.
Assomigliava molto al suo, però le testate erano scolpite con grossi diavoli ed era dipinto di nero e oro.
Si accucciò.
Era stanca e infreddolita. Che ironia: aveva freddo all'Inferno!
Proprio da pisciarsi dalle risate, constatò acida.
Ma sapeva purtroppo che quell'acidità, quel dolore, scaturiva solamente dal peso che cominciava a sentire di quell'enorme segreto, perché ogni volta che ci pensava perdeva un pezzo della sua ormai fragile anima, già profondamente ferita.
Aspettò lì, in silenzio, per molto tempo, o tale le sembrò data l'assenza di orologi, e nemmeno era certa che in quel luogo il tempo stesso scorresse normalmente.
Finalmente qualcuno entrò e chiuse la porta dietro di sé.
Greys si alzò e si girò.
Il suo viso era spento e stanco.
Gli andò incontro e, mossa da profondo dolore per lui, lo abbracciò, che prima ne fu stupito, ma dopo ricambiò teneramente, sussurrando un “Grazie” nel suo orecchio.















Angolino Autrice:
Ok, le pause si stanno allungando, e per questo chiedo umilmente perdono! Ma la scuola è davvero pressante ç.ç
A volte vorrei rovesciare il baco e mandare tutti a quel paese x.x
Cmq....spero di non aver urtato la religione di nessuno con questo capitolo, non volevo mettere in dubbio nulla, è solo una fanfiction e spero che nessuno se la sia presa per questa mia “rivisitazione” a favore della mia storielle ^.^
Inoltre volevo lasciarvi due link x due immagini sulla mia pagina Fb :)
Qua ci sono Greys, e Greys&Lux: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.553443988056127.1073741831.541620629238463&type=1&l=78ca7e9990
.Che ne pensate????
Ora vado, e ringrazio tutti per esser passati a leggere :D
Tantissimi baci...e se volete passare dalla mia pg Fb o dal mio account Fb trovate i link sulla mia pagina account EFP
Tantissimi abbracci e....vi voglio bn!!!!! *----*
Giulietta (&Romeo?)

Ps: Un enorme grazie a tutti :) senza di voi, questa storia non avrebbe senso!! <3

 
 

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Capitolo 22
*** Extra di Natale - Babbanate ***


Buongiorno a tutt@! Come state? So di esser stata assente per molto, e che probabilmente molti di voi mi avranno beatamente mandato a quel paese, ma per chi ancora non ha demorso, per augurarvi buone feste, ecco un piccolo racconto natalizio (e per chi non ci crede o non lo festeggia, un semplice racconto di buon Anno Nuovo! ^-^)
Ah, un appunto,
questo racconto non è legato alla storia direttamente, non è collocato in un tempo preciso o dopo un dato evento, infatti non è un Missing Moment! :)
Ci vediamo al fondo, tanto lovve <3



Extra di Natale:
Babbanate

 
«Greys!»
Stupido scemo, cosa aveva da urlare tanto?!
«Sono qui, santo cielo! Sono qui!» sorrise.
Aveva promesso a Mary-Ann di aiutare nella preparazione delle decorazioni natalizie, forse in un momento di profonda confusione mentale, si disse poi.
«Tieni ben salda la scala!!!» urlò in preda al panico la ragazza in cima.
La rosa sbuffò. Era lì per quello.
I professori avevano deciso che quell'anno, come tema ci sarebbe stato il Mondo Babbano, così era stato deciso (forse un po' senza pensarci) che anche la preparazione sarebbe avvenuta alla babbana.
Purtroppo non era stato considerato il fatto che molti dei giovani maghi non avesse affatto pratica nei lavori senza magia e così anche una semplice scala li terrorizzava. E Mary-Ann era una di quelle.
«Calmati, la sto tenendo!» disse Greys vedendola osservare il pavimento ad occhi sbarrati.
La bruna mugolò qualcosa e poi come un fulmine ridiscese.
«No! No! Io non ce la faccio, adoro sentire il terreno sotto ai piedi! Inoltre è una baggianata assurda!!! Siamo maghi! M. A. G. H. I.! Noi non facciamo cose così babbane!!»
Greys ridacchiò dell'affanno dell'amica.
Si invertirono e in poco tempo tutti gli striscioni erano stati messi al loro posto.
La rossa ridiscese, soddisfatta.
La bruna sbuffò.
«Come diavolo fai?!»
«Come diavolo faccio a far cosa?»
«A essere sempre così...così...perfetta!» disse col broncio.
Ok, l'amica stava decisamente esagerando.
«Credo che tu stia dicendo stupidaggini, non immagini nemmeno quante volte io mi sbagli!» disse convinta. Era la verità, aveva un dono particolare nello scegliere sempre la strada sbagliata nella sua vita.
«Nemmeno ti accorgi!» ribatté scocciata l'altra «Tutto ti riesce sempre al primo colpo, in maniera persino stupenda! A volte ti odio! Insomma io non sono nemmeno riuscita a salire su una banalissima scala babbana e tu in cinque minuti hai risolto tutto! Mi metti in soggezione!»
Greys rise di gusto.
Davvero appariva così? Perché allora era un'attrice stupenda!
La rossa fece cadere il discorso nel momento esatto in cui due braccia, coperte di una leggera peluria bionda -che le ricordavano tanto i capelli d'angelo che si mettevano sull'albero-, le cinsero la vita.
«Buongiorno, mia cara.» disse una voce suadente al suo orecchio.
Il soffio caldo la fece rabbrividire e immediatamente apparve sul viso dell'amica un ghigno furbesco.
«Io vado G., fammi sapere quando sei libera che così nel pomeriggio finiamo di montare le sfere sul soffitto!» era già sulla soglia della porta del salone «E ciao Draco! Trattamela bene e non stancarla troppo, mi raccomando, oggi ha molto da lavorare!»
Draco ridacchiò e Greys divenne color peperone.
«Ma che razza di...!»
Venne interrotta da un suadente bacio sul collo.
Dovette farsi violenza per non sciogliersi e sfilarsi con dolcezza dall'abbraccio.
«Buongiorno anche a te, o dolze Amor, ch'el cor mio carpisti et pingi'l animo meo de soavi note.» disse la ragazza, senza nemmeno accorgersi di aver parlato in una lingua a lui incomprensibile.
«Cosa?» chiese un po' spaesato.
«Scusa,» sorrise cordiale «a volte ricordo lingue antiche, di altri luoghi.»
Chissà perché le era uscita dalla bocca quella frase, ricordo di un passato lontano.
Draco le si avvicinò e dolcemente le cinse la vita, accarezzandole la schiena con i palmi.
«E che lingua è?» chiese curioso.
«Italiano...anzi fiorentino...» rise «...in realtà è un fiorentino decisamente antiquato! Tipo di qualche secolo fa!»
Risero entrambi.
«E cosa hai detto?» domandò ancora.
«Oggi sei particolarmente curioso!» constatò felice la ragazza.
Questo per risposta le sfiorò le labbra in un bacio leggero, invitandola a continuare.
«”O mio dolce amore, che mi hai rubato il cuore e mi hai riempito l'anima di soavi melodie”, parafrasando un pochino» sussurrò la giovane.
«Wow» sussurrò l'altro, avvicinandosi di più «Ma come siamo deliziosamente dolci oggi, il Natale ti dona!»
«Grazie, Dra, anche a te.»
Il biondo si tuffò sulle sue labbra, come un assetato, divorandola.
Un rumore li sorprese e i due amanti si staccarono violentemente, spaventati.
Una ragazza era entrata di corsa, facendo sbattere la grossa porta sulla parete e urlando qualcosa che la rossa non afferrò immediatamente.
Quando finalmente la piccola si fermò per respirare.
«M-m-mary-Ann m-mi ha mandato qui p-per la ragazza r-rossa!»
«Cosa è successo?» chiese allarmata.
«U-una tragedia! M-mary-Ann dice che l-la festa è rovinata!!!» strillò con una voce acuta la bimba, condizionata dalla solita melodrammaticità dell'amica.
Aveva quasi pensato fosse qualcosa di importante!
Ridacchiò.
«Cosa è successo, dai, racconta...»
«SONO SPARITE TUTTE LE DECORAZIONI, ECCO COSA È ACCADUTO!» ruggì una nuova voce appena entrata nella sala.
Mar entrò di corsa e afferrò la rossa per le spalle, scuotendola disperata.
«N-non mi sembra così g-grave.» tentò di dire lei mentre il mondo attorno si muoveva in maniera strana.
«Siamo rovinate!» grugnì la bruna.
Il silenzio calò, per qualcuno carico di disperazione, per altri di leggera ilarità.
Finalmente la ragazzina notò Draco, ancora ridacchiante, e fuggì imbarazzata trovando una scusa qualsiasi.
«E ora che facciamo, eh?! Dai forza, Miss-Risolvo-Tutto-Io!» disse isterica Mar.
«Cosa vuoi che ti dica...hai una bacchetta e della magia! Fanne una, no?!»
«Non ci penso nemmeno! Questa è una festa in stile babbano e noi la faremo come tale!» disse sottolineando bene le parole «E tu verrai con me!» continuò.
A volte la sua amica era davvero caparbia!
«Non ci penso nemmeno!» ribadì la rossa.
«Oh, sì, invece, tu mi aiuterai!»
«No, no, tu sei pazza! Io devo fare un sacco di cose entro domani! Insomma, oggi è la vigilia!»
«No, invece...ehi, dov'è finito Draco?!» ululò Mar, ancora infuriata.
Quell'infame era fuggito via!!!
Greys sbuffò indignata. Gliel'avrebbe fatta pagare a quello scansa fatiche!
«Forza andiamo a cercare 'ste benedette decorazioni!» soffiò la rossa afferrando l'amica per il braccio «Da dove partiamo?!»
 
Avevano girato tutto il castello ma di quelle decorazioni neanche l'ombra!
Greys si buttò sui gradini, sfinita.
Erano tre ore che giravano per i corridoi.
Colin Canon le disse di aver visto un ragazzo portar via una grossa scatola dal magazzino. Lei, logicamente aveva obbiettato che portar via una scatola dal magazzino non implicava di certo aver preso le decorazioni. «Certo, ma se dalla scatola scatola si vedono spuntare nastri luccicanti e colorati è difficile immaginare altro» aveva allora commentato lui.
Quindi qualcuno aveva davvero rubato le decorazioni...ciò implicava che quel qualcuno si stava mettendo d'impegno per rovinare quella festa! Ci mancava solo il cattivo di turno!
«Non so davvero più cosa fare!» si lamentò l'amica.
Nemmeno lei, non sapeva proprio da dove iniziare.
Fissò intensamente il pavimento, come se sperasse le rivelasse il mistero.
Qualcuno entrò dal portone principale, proiettando la flebile luce esterna e facendo penetrare fin troppo il vento freddo.
Un luccichio per un attimo la colpì, ma appena la porta si richiuse questo scomparve.
Ma cosa diavolo...
«Ehilà, Greys! Mary-Ann!» Neville Paciock avanzava verso di lei «Come v...?»
La rossa schizzo in avanzi e come un gatto avanzò veloce verso il pavimento.
«Ma che diavolo fai Greys?!» urlò Mar all'amica.
Questa stette per un secondo buono inginocchiata a terra e poi, lentamente, si alzò in piedi sorridendo.
«Grazie mille Neville!»
Il ragazzo, imbarazzato, divenne rosso come un peperone e rispose a bassa voce, perplesso «P-prego...E di che?»
«Mary, meno chiacchiere e vieni qua. Ho trovato una cosa interessante!»
La ragazza le venne incontro e guardò il pavimento, dove la rossa indicava.
«Sì...ehm...belle le piastrelle, Greys, hai ragione!» disse prendendola per i fondelli.
«Dai, non essere sciocca, guarda bene!»
Osservò meglio e finalmente lo vide: una striscetta cangiante, blu elettrico! Era di quegli affari che i babbani mettevano sugli alberi di natale, simili a boa cangianti...come diavolo si chiamavano...non ricordava più.
Greys sorrise: finalmente aveva capito.
Quindi probabilmente il ladro era passato di lì...si guardò attorno e ne trovò un'altra poco lontano.
Sorrise più ampiamente.
Il ladruncolo da quattro soldi aveva lasciato delle tracce!
Senza nemmeno avvertire l'amica prese a seguire gli indizi, seguendo luccichii e brillantini distribuiti sulla strada.
Man mano continuavano a salire di piano, fino a quando le tracce scomparvero davanti ad un muro.
Come era possibile trovarsi davanti ad un vicolo cieco?!
Greys si voltò volendo chiedere consiglio alla bruna...ma questa non c'era. Forse era rimasta indietro, quindi voltò l'angolo, ma anche lì nulla.
Cosa stava succedendo?! Com'era che tutti sparivano all'improvviso?! Tutt'un tratto un'idea orribile le si affacciò nella mente, cosiddetto “pensare il peggio”.
Un brivido di terrore le drizzò la schiena.
«Whiiiteee Chriiistmaaaas...»
Cos'era quella musichetta...
«Ohhh, whiiiteee Christmas!»
E quelle voci...
Un pensiero ancora più tremendo le apparve nella mente, maggiore di qualsiasi mostro alieno e zombie/demone...una festa a sorpresa!!!
Sbarrò gli occhi e fece un passo indietro, ma venne abbracciata alle spalle, in una morsa saldissima, mentre da dietro l'angolo spuntò il mini coro che cantava, con persino il sottofondo musicale, e in qualità di voce solista quell'infame di amica che si ritrovava, Mary-Ann.
«Oh...oh, no...no, no, no, no!»
«Mi dispiace, ormai sei in trappola!» sussurrò Draco, accarezzandole un fianco.
«I-infame!!! Sai bene che le feste a sorpresa mi terrorizzano!»
«Sì, lo so» ridacchiò impudentemente «Ma io sono Draco Malfoy e tu la mia prigioniera!» urlò divertito e fece una risata malefica.
«Idiota» si limitò a dire Greys, stizzita. «Ora lasciami così posso andarmene indignata!»
L'altro rise.
Stupido biondastro serpeverde! Cosa le toccava!
«Dai forza, vieni...»
«No, io non vengo da nessuna parte!» si impuntò la rossa, come una bambina imbronciata.
Mary-Ann smise di cantare e la guardò male, ma fu Malfoy a rispondere «Avevamo previsto anche questa possibilità.»
L'amica sorrise malevola.
Cosa volevano fare?!
Sbarrò gli occhi quando la bruna tirò fuori un bavaglio. Quei due delinquenti erano pazzi! Il biondo svelto le legò le mani con un nastro solido e prima che potesse anche solo proferir parola se la caricò in spalla. L'amica completò il lavoro legandole anche le caviglie sottili e imbavagliandola in tempi record. Chissà quanto si erano esercitati per fare una cosa simile in così pochi secondi, quegli infami!
La rossa si contorceva ma nessuno sembrava intenzionato ad aiutarla.
«Br-tti -nfam-! Las-iat-m-!!!»
«Uh!» Mary-Ann guardò l'orologio «È tardissimo! Mi dispiace ma devo proprio andare a finire le decorazioni! Draco, ti spiace passarmi le decorazioni?» con un calcio il biondo serpeverde le tirò uno scatolone di addobbi nascosto dietro una statua. Anche quello?! L'avevano proprio presa per il sedere! E ora dove cavolo volevano portarla?!
Afferrò lo scatolone e le mando un bacio.
La insultò senza che nessuno riuscisse a capire neanche una parola a causa del bavaglio.
«Grazie cara, anche io ti voglio bene...fai la brava, eh, Greys, ora vado! Forza ragazzi, siete stati un coro stupendo, ma ora hanno bisogno di stare da soli!» disse maliziosa e sparì.
«M-tt-mi g-ù!!!»
«Magari dopo, tesoro, e magari su un letto, e magari insieme.»
Sbuffò.
Prese a camminare e dopo pochissimi minuti, la depositò, come un sacco di patate, su una sedia...l'ambiente era stupendo! Erano sulla torre Ckhior (nome irlandese...strani gli irlandesi!)...ed era semplicemente meraviglioso.
Draco aveva imbandito un bel tavolo rotondo e scuro, imbandito di piatti bianchi e rossi, decorati con sottili motivi dorati. Decine di pietanze dai profumi meravigliosi si trovavano davanti a lei. Lo stomaco le gorgogliò, invogliato tremendamente da quelle meraviglie.
«Mi libereresti, così posso mangiare?!» disse stizzita, ma felice.
Draco la osservò un pochino, con un sorriso da cattivo ragazzo sul viso.
Greys corrugò la fronte, temendo di sapere cosa stesse pensando.
«Sai, ora che ci penso...possiamo anche mangiare dopo...» si avvicinò «Così legata...mi fai venire pensieri così poco casti che...potrei persino metterli in pratica...» ormai respiravano vicinissimi.
«Stupido Serpeverde»
«Stupido Angelo» sorrise e continuò «Ho una cosa per te»
Greys rimase davvero stupita.
Draco si allontanò un attimo, dopo averle liberato le mani, e quando tornò la rossa notò tra le sue mani una scatoletta blu da anello...da...anello.
Quelle parole le passarono nella mente decine di volte, scavando un varco verso l'esterno dove espressero tutto quel turbinio di emozioni che avevano suscitato con due occhi sgranati dal terrore misto allo sconcerto.
«Ehm...sinceramente io non ho mai fatto regali a nessuna ragazza...non a cui tenessi realmente così tanto...quindi diciamo che non sapevo esattamente cosa fare...ehm...» le porse la scatolina, che la giovane prese con mano tremante ed aprì.
All'interno c'erano due orecchini di oro bianco a goccia, intarsiati con al fondo due diamantini che ad ogni tocco brillavano di più.
Si commosse. Chi era questo nuovo Draco, fatto di regali e feste a sorpresa.
«Chi diavolo sei tu, che ne hai fatto di Draco Malfoy?! Confessa!» disse ridendo tra le lacrime che minacciavano di scendere.
«Ti piacciono?» chiese ansioso.
«Li adoro, Draco.» e lo baciò.
Da quanto non trascorreva un vero Natale? Da tanto, tanto tempo. Forse troppo.
«Auguri, amore mio.» disse lui «Auguri, mia anima. Auguri mia stella.»
«Draco?»
«Dimmi»
«Buon Natale anche a te. Lo hai reso speciale.»
«Anche tu hai reso meraviglioso il mio.» sospirò, poi un ghigno malvagio comparve nuovamente «Ma possiamo sempre migliorarlo!» disse svelto e la afferrò.
Greys rise, pensando che era davvero felice.
 
 
Buona Natale e Buone Feste a tutti














Angolino Autrice Scoppiata:
Hollllaaaa!
Non mi odiate, per favore!! Lo sapete che vi voglio bene, no?!?!?!? <3 <3 <3
Coooomuuunqueeee....che ne pensate???
Spero vi sia gradito!
Ringrazio tutti voi in ogni caso! Senza di voi non avrei ragioni per scrivere :D
Ora vi saluto e ci rivediamo a Gennaio (shiiii spero di aggiornare abbastanza presto :3)!!!
Taaantiii Auguri, Tanto Lovvvve,
Babba Julia vi saluta <3
 
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 19 ***



by Julia TheStrange

Capitolo 19


 
«La persona più facile da ingannare siamo noi stessi.»
Edward Bulwer-Lytton

 
PRESENTE

 
Non dovresti essere qui!”
“Perché mai? Sono dove dovrei essere.” rispose tranquillo Lux.
“Sei nel posto sbagliato.” affermò con più veemenza Greys.
“Dipende dai punti di vista. In questo momento sono nel luogo più fantastico che ci sia: tu sei qui, io sono qui e soprattutto non siamo lì sotto” indicò piano il terreno.
“Smettila!”
Draco era accanto alla sua ragazza e osservava perplesso (e decisamente ingelosito) la scena.
Un rumore lieve lo distrasse dall'improbabile conversazione che stava ascoltando.
“Sentite...sta arrivando qualcuno è meglio se...” sussurrò.
Fissò per un secondo l'avvenente Lux. Non gli piaceva affatto. Aveva un ché di falso, ma non avrebbe saputo definire cosa di preciso.
“Io rimango.” affermò l'odioso riccio.
“No, tu te ne vai o se vi beccano le faranno del male.” sottolineò il le, perché di quel tipo non gliene poteva importare di meno.
“Non mi vedranno neanche!”
“Sì, certo, guarda che non tutti qua dentro sono dei maghetti da quattro soldi!”
“Stai per caso riferendoti a te stesso?” il riccio sbuffò “Patetico!”
Ora Draco era livido di rabbia.
Stava per replicare quando Greys lo bloccò e scosse la testa.
Sorrise dolce e disse “Stai tranquillo, non lo troveranno. Usa ben altra magia. Mi proteggerà.”
“Come puoi fidarti di lui?”
“Perché lo conosco.”
Era inutile discutere. Non aveva mai visto la rossa così ben disposta verso qualcuno, nemmeno verso di lui, all'inizio. Forse doveva fidarsi. Eppure...
“Va bene.” disse serio e rassegnato “Ma sta' attenta.”
Il riccio scosse una mano mollemente e sparì alla vista. Ma Draco sapeva bene che quel mollusco era ancora là dentro.
Guardò Greys. Gli doleva vederla ridotta così. E per colpa sua.
Si avvicinò al suo bellissimo viso, mettendole una mano sul collo. Diede un veloce bacio a stampo, ma che conteneva mille pensieri.
Avrebbe voluto poterla toccare di più, poterla accarezzare, baciare e fondersi con lei.
Sospirò per l'ennesima volta e si allontanò. Quanto gli costava!
La mano di Greys Lo bloccò e lo fece girare, attirandolo a sé e dandogli un vero bacio, molto più intimo, anche se veloce.
Si staccò e sorrise.
“Grazie Draco.” bisbigliò al suo orecchio, facendolo fremere di desiderio.
E il giovane uscì.
 
Greys vide la chioma bionda allontanarsi da sé e le si strinse il cuore.
Avrebbe voluto non lasciarlo andare, ma non poteva.
Lux le riapparve davanti. Si mise a fissarla in silenzio.
“Ci si rincontra.” bisbigliò la rossa.
Lui sorrise allegro, scacciando la nube che gli era calata addosso.
“Già!”
Però ancora non capiva cosa ci facesse lì. E come ci fosse arrivato. E perché proprio in quel momento.
Qualcosa non tornava, ma in quell'istante voleva solo godersi la propria felicità.
Si erano tanto amati.
In uno scatto Lux la cinse con le braccia e posò il viso nell'incavo del suo collo.
“Non puoi immaginare quanto mi sei mancata.”
Greys si rilassò e lo strinse a sé.
“Anche tu. Moltissimo.”
“Ora però è molto meglio se mi nascondo. Sta arrivando qualcuno.”
“Ma, non capisco, hai poteri immensi, basterebbe che...”
“Non più. Sono poco più di un diavoletto.”
Greys continuava a non capire.
“Mi sono dimesso, diciamo così.”
Sbarrò gli occhi. “Q-quindi tu...”
L'altro si illuminò. “Sì, sono finalmente libero! Il veto che hanno messo su di noi è scomparso!”
“M-ma...allora...”
“Sono tornato! Per te! Per noi!” La strinse quasi sollevandola. “Oddio, non hai idea di quanto io sia felice! Non m'importa del potere!”
“M-ma ti scopriranno...ti uccideranno...”
“No, ho ancora la capacità di occultarmi! E così potremo fuggire, noi...”
La porta si aprì e Lux scomparve alla vista.
Entrò un omone, con passo pesante e bacchetta sguainata. Bellatrix spinse da parte il mago ed varcò la soglia anche lei prepotentemente, con un sorriso strano sul viso. Ma d'altronde era completamente pazza, quindi quel ghigno era assolutamente normale.
Si avvicinò a Greys, ancora abbagliata dalla luce proveniente dalla porta.
Ora era così vicina che poteva sentire i capelli crespi addosso e la bacchetta piantata nel suo stomaco.
“Muoviti, zuccherino.” sussurrò allegramente la brunetta.
Si mosse verso la porta scortata da un bel po' di Mangiamorte, e, sperava segretamente, anche da Lucifero. Risalirono delle scale, spuntando in una specie di cantina polverosa. Ma quanto erano sotto terra prima?
Sentiva l'umidità appiccicarlese addosso, anche se molto meno che quando era nella sua cella personale, ma comunque le stava arrostendo la pelle.
Continuarono a salire fino al piano terra. Lì, percorsi molti corridoi, arrivarono in una stanzetta, piccolina e buia, stranamente austera, che contrastava molto con il resto della casa...o almeno ciò che ne aveva visto.
Le assi di legno scricchiolarono al suo passaggio, vecchie e tarmate com'erano. Così anche il mobilio dava un'aria molto decadente al luogo. Tra tutto risaltava una poltrona di velluto rosso che stonava in quel bugigattolo.
Greys si domandò se fosse realmente ancora a casa Malfoy, loro che amavano il lusso e la finezza.
Sulla poltrona vi era seduto un uomo, alto e pallido.
Con voce calda quest'ultimo disse: “Piaciuto il soggiorno?” senza aspettarsi una risposta continuò “Bellatrix, esci pure.”
La donna se ne andò non prima di averle lanciato uno sguardo sprezzante, e porgendo all'uomo un saluto riverente.
“Qualcuno è geloso, Tom caro. Hai fatto colpo?” ironizzò Greys riferendosi a Bella.
Riddle ignorò beatamente la domanda e si concentrò invece su un altro argomento che era evidente gli premesse maggiormente discutere.
“Mio caro angelo, che tale non sei più...” sussurrò.
Si alzò in piedi, con lo sguardo imperscrutabile.
“Basta Tom, perdio! Mi hai vista bene, non sono un angelo da molto ormai! Sono solo un essere relegato su questo mondo per l'eternità! Né angelo né demone!”
“L'eternità,” rifletté “Puoi darmela, ne sono certo...ma come?” chiese a sé stesso.
Sorrise e cominciò a camminare per la stanza.
Sentiva la mente fredda e calcolatrice dell'uomo lavorare senza sosta.
Temeva che sarebbe arrivato a capire come poterla usare.
Perché essere un angelo non era essenziale per ottenere la vita eterna, né trovarne o incatenarne uno. L'angelo serviva solamente per insegnare come rendersi immortali. Ognuno poteva trovare una strada persino da solo.
Ma questo, Voldemort non doveva scoprirlo mai!
Sarebbe stato molto più semplice per l'uomo farsi dire da lei il procedimento per diventare immortale, in particolare ora che aveva un così grande tallone d'Achille: Draco.
Per un secondo si chiese se sarebbe stato meglio non lo avesse incontrato mai, non lo avesse baciato mai, non lo avesse amato mai.
La tenda dietro di lui si mosse impercettibilmente, ma l'uomo sembrò non accorgersene nemmeno.
Lux avrebbe dovuto far molta più attenzione!
 
Tom era certo che la ragazza rossa poteva davvero fargli ottenere la vita eterna ma ora non sapeva che fare. Non era un angelo! Aveva però ammesso di essere comunque immortale, dunque di qualche aiuto poteva pur essere. La osservò un secondo. Dritta, con lo sguardo perso nel vuoto.
Nemmeno provava a fuggire, non lo aveva fatto fin da quando era arrivata lì. Che avesse qualche piano in mente?
Sorrise.
Qualunque idea frullasse nella mente della donna non sarebbe riuscita a sfuggirgli. Il giorno prima era venuto da lui un uomo che si era dimostrato tanto servile quanto viscido. Non si fidava affatto di lui, ma gli aveva fatto un'offerta estremamente interessante.
Doveva solo lasciar le cose fare il loro corso.
La tenda dietro di lui si mosse.
Certo che per essere tanto vecchio quell'uomo era maldestro! Dovette far finta di nulla e ignorare quell'inetto che stava rovinando tutto!
Il passo successivo sarebbe stato separare la rossa dal giovane Malfoy. E poi finalmente avrebbe vinto.
 
Era difficile entrare nella mente contorta di Riddle, troppo veloce e furba. Non aveva mai compreso appieno la sua logica né i suoi reali sentimenti, forse nessuno c'era mai riuscito, ma aveva comunque ben afferrato i suoi obiettivi: Potere ed Eternità.
E per raggiungerli avrebbe eliminato qualsiasi ostacolo gli si fosse parato davanti, con la freddezza di una statua e il sorriso di un serpente.
Quello stesso ghigno che preannunciava il peggio e Greys ne ebbe paura, nel profondo.
Voldemort la fissava con i suoi occhi color del sangue, e la ragazza notò nel suo sguardo qualcosa di inaspettato, di nuovo, mai visto in quelle gemme gelide, solamente per un istante: la tristezza, pura e semplice, profonda, incolmabile.
E nello stesso attimo una gran pena le riempì il cuore e, senza pensarci, per errore, fece passare attraverso quella barriera che proteggeva i suoi pensieri un solo, semplice concetto.
Il dispiacere. La profonda compassione che le suscitava immaginare un bambino, seppur ora il peggior mago in circolazione, chiuso in un umido e terrificante orfanotrofio, con una madre che non lo aveva mai realmente desiderato né amato.
Un lampo di stupore lo attraversò e, così come era apparso, svanì, soppiantato da un sorriso strafottente.
Come un soffio gelato le arrivo il suo pensiero, di pura ironia.
«Se fossi andato da un'altra parte ora sarei uno dei tanti maghi mentalmente ritardati del ministero o un insegnante poltrone»
L'uomo si alzò, tornando ai suoi pensieri.
Lo aveva turbato, ne era felicemente consapevole, oramai lo conosceva abbastanza bene, anzi forse era la persona che lo conosceva meglio e da più tempo di chiunque altro, dopo Silente.
C'era sempre stato un forte legame tra i due, non propriamente amicizia, nemmeno propriamente amore, ma avevano condiviso pensieri, si erano confidati e, nonostante la malvagità di Tom, si erano anche sempre capiti a fondo. Quando Greys andava a scuola insieme a lui, in uno dei tanti momenti in cui aveva sentito il bisogno di tornare ad Hogwarts, avevano istituito per lungo tempo delle serate solo dedicate al confronto tra loro due e nessun altro, avevano esposto problemi e analizzato insieme come trovarvi soluzione, riuscendo persino a scavare l'uno nell'animo dell'altro. Così lui aveva scoperto che lei era un angelo, o per lo meno lo era stata, senza nemmeno che fosse lei a rivelarglielo. Non era mai accaduto con nessun altro, solamente Tom.
Il mago non aveva mai rivelato il suo segreto a nessuno, e, ripensandoci lì, non l'aveva nemmeno realmente torturata come avrebbe fatto con qualsiasi altra persona. Ciò che provavano l'uno per l'altra era un qualcosa di complesso, molto assomigliante ad un misto di fascino e rispetto reciproco.
Ma nonostante questo nessuno dei due si sarebbe fermato più di un secondo a riflettere sull'importanza dell'altro se ne avesse intralciato in qualche modo il cammino, prima di spazzarlo via.
La tenda pesante si mosse nuovamente, ma questa volta l'uomo decise di agire e velocissimo polverizzò il drappo.
Aveva capito che c'era qualcuno, pensò Greys, e ora lo stava cercando.
Al quinto tentativo purtroppo la luce colpì il petto di Lux, facendolo sobbalzare indietro e, scosso da forti emozioni, non riuscì a trattenere le ali rovinate color pece.
Subito si ritirò in piedi.
Se fosse stato un uomo normale si sarebbe disintegrato all'istante, Tom lo sapeva bene.
Doveva seguire il gioco, asserì Voldemort a sé stesso, così cominciò a ridere mentre piano si avvicinava alla rossa, seguito dal suo sguardo furioso.
“Ah, sei un suo amico. Non avevo mai visto un Angelo.” osservò di sbieco la ragazza “Un angelo vero.”
Greys lo odiava per quell'affermazione, con tutto il suo cuore.
Lux, avvicinatosi alla ragazza, le strinse una spalla, come rassicurazione, eppure quel gesto non le diede alcuna forza, perché desiderava, senza forse nemmeno accorgersene pienamente, di desiderare un'altra mano sulla propria spalla, di un bel biondo.
“Beh, non lo vedrai nemmeno oggi.” rispose Lux, più sincero che mai.
“Interessante...Allora cosa saresti?”
“Se te lo dicessi poi sarei costretto a condurti insieme a me, lì sotto e non è un bel posto.” Ma forse un giorno ti ci vedremo ugualmente, pensò Greys terminando la frase.
Ormai Tom aveva compreso che esisteva un Paradiso, ma per ragioni ignote non aveva mai consolidato che potesse esservi anche la controparte, forse per timore, il terrore di pagare per i propri misfatti, o forse perché era certo di poter realmente riuscire ad ottenere un'immortalità terrena.
Riddle incatenò lo sguardo con quello della rossa, senza una motivazione precisa, come per trasmettere i propri pensieri, le proprie paure e trovare conforto.
In quell'istante Lucifero lo attaccò e un lampo rosso fuoco attraversò la stanza, disarmando l'uomo, che cadde a terra ferito.
Il ragazzo liberò dalle catene invisibili la rossa, trascinandola di corsa verso la porta della stanza, ma arrivati lì Greys esitò un secondo.
“Va' avanti, io...io ti raggiungo.” sussurrò.
L'angelo nicchiò e, dopo le rassicurazioni della rossa questo annuì e uscì.
Si voltò e vide Voldemort mentre tentava di rialzarsi.
Non provò nemmeno a stordirla per fermarla, sapendo che sarebbe comunque stato vano.
La ragazza non sapeva cosa dirgli, anzi nemmeno perché si era fermata lì, invece che fuggire, così si limitò a sussurrare un “Addio” e andarsene veloce coma una gazzella.
Raggiunse l'Angelo all'entrata della villa, felice del fatto che lui avesse neutralizzato qualunque mago fosse lì a guardia prima.
Con l'uomo c'era anche Draco e discutevano su come avrebbero fatto per l'infelice situazione del ragazzo.
“Non posso venire con voi, punirebbero i mie genitori!”
Tutti tacquero.
“Non voglio far del male a nessuno, né a te e alla tua famiglia.” Greys sorrise incoraggiante. “Rimarrai qui e, per distogliere ogni sospetto, ti stordiremo come gli altri.”
Entrambi convennero che poteva essere una soluzione, anche se non ne erano affatto entusiasti.
Lux si allontanò verso la porta per lasciar loro qualche attimo e al contempo per controllare non arrivassero altri maghi.
“Quindi non ti rivedrò mai più.” Draco ruppe il silenzio, anche se con parole tremende.
“No, non finché non sarà tutto finito.”
“Quindi...”
Greys alzò la mano per interromperlo. “Non ti posso dire il futuro. Ma, ti prego, non dire che non ci rivedremo più. Per favore.”
“Mi mancherai, Molto.”
Greys non rispose, così Draco le prese tra le proprie e la costrinse a guardarlo negli occhi.
“Il punto, però è: tu ci sarai per me quando tutto sarà finito? Sarai lì ad aspettarmi?”
La fatidica domanda, quella che la rossa sperava non sentire mai perché la risposta l'aveva già decisa molto tempo prima, forse ancora prima che si incontrassero. In fondo al cuore Greys sapeva che non sarebbe mai stata felice con un umano, poiché lei era, oltre ad essere immortale, anche maledetta.
Poteva rendere immortale il proprio compagno, certo, ma sarebbe comunque stata perseguitata per sempre. Poteva costringere una persona tanto amata ad una vita simile? Poteva costringerlo all'immortalità, a veder scomparire ogni amico e parente, a vedere cadere mille civiltà, portandolo quasi alla follia?
L'amore era proprio tentare di far soffrire di meno l'amato, e a fronte di questa consapevolezza, soppesando il dolore, Greys aveva preso la sua decisione.
Non poteva permettere che l'unica persona che l'aveva nuovamente fatta sentire come una sedicenne innamorata, che aveva, per motivi sconosciuti, fatto sciogliere il suo cuore, soffrisse le stesse pene che lei sopportava.
“Lo sai che io sono immortale, non invecchierò mai, vero? Anche se non volessi prima o poi dovrei sparire. È meglio che me ne vada ora, così avrai tutta la vita per dimenticarmi, per guarire da me.” disse, come autoproclamandosi una terribile malattia, un flagello, trattenendo tutto il dolore improvviso che quelle affermazioni -e bugie- le procuravano.
“Troveremo un modo! Ci sono sicuramente delle vie per arrivare all'immortalità!” disse caparbio il biondo.
Non voleva arrendersi.
“Certo che ce ne sono, ma vivresti una vita orribilmente vuota, ti porterebbe alla pazzia.”
“Ma io ho te! Nulla potrebbe scalfirmi!” che ragazzino! Come poteva credere che fosse come in un romanzo rosa?!
“Sì, ma sarò proprio io a portarti alla rovina! Io sono maledetta! Distruggo tutto ciò con cui vengo a contatto! Distruggerò anche te!” ormai aveva preso la sua decisione, perché ancora si opponeva?
“M-ma io ti amo...non puoi...distruggermi...per favore...”
Greys strinse le labbra, per non far uscire parole diverse da quell'”Addio” che doveva dire, che era scritto sul copione nella sua mente. Non doveva cedere. Sennò non sarebbe più riuscita a tornare sui suoi passi, lo sapeva bene.
Sciolse le mani delicatamente e lo abbracciò forte, ispirando il suo profumo dannatamente buono, trattenendolo a sé per imprimersi bene nella mente ogni particolare del suo corpo statuario.
Lo baciò, come mai aveva realmente fatto fino a quel momento, mostrandosi davvero, aprendo sé stessa a quel ragazzo, facendo riemergere la ragazza giovane che ancora viveva in lei, relegata nell'oscurità.
E lo lasciò.
“Addio.” sussurrò, prima di lasciarlo definitivamente.
Fece un passo indietro e Lux colpì il giovane non mortalmente, facendolo svenire a terra.
Al suo risveglio lei non ci darebbe stata e non l'avrebbe mai più rivista.
Dopotutto era meglio così per entrambe, avrebbero continuato le loro vite, ma separandole.
O meglio, Draco avrebbe continuato con la sua vita mentre Greys a vagabondare per il mondo, senza via d'uscita, senza amore, senza nulla a parte sé stessa.
Si allontanarono velocemente dalla casa.
Era stato facile fuggire.
Senza preavviso Lucifero la prese per mano e la trascinò nel vortice della smaterializzazione che nella casa non era possibile usare, conducendola in un bosco.
C'erano ancora molte cose da chiarire, ma in quel momento la rossa desiderava solamente tentare di ammansire il terribile dolore che sentiva dentro di sé.
Osservò Lux, intento a schivar radici camminando, era così bello, scuro e misterioso. Eppure non provava alcuna attrazione, nonostante i loro trascorsi.
Esaminava ogni suo minimo gesto, trattenendone l'immagine nella sua mente.
Quanta strada aveva fatto per lei!
All'improvviso le venne un dubbio, nato proprio dalla maledizione che era indissolubilmente legata a lei, a cui diede voce senza riuscire a trattenersi.
“Come hai fatto ad arrivare in questo mondo? Per noi due le porte che portano ad altri mondi sono chiuse, non possiamo viaggiare tra le realtà se non quella in cui ci hanno relegato. E tu non puoi venire sulla Terra.”
Lucifero si fermò di scatto, con un strana ombra sul viso con un gelido sorriso che non gli apparteneva.
“E chi ha mai detto che io sono Lucifero?”
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 20 ***


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Capitolo 20


«Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te.»
Edgar Allan Poe


PASSATO



Lentamente riaprì gli occhi. Le torce erano accese e brillanti, più del giorno prima. Esse erano l'unica cosa che scandivano il tempo, sincronizzandosi al sole della Terra.
C'erano molte affinità tra l'Inferno e il mondo terreno.
Si riscosse e osservò intorno a sé. Era ancora nella camera di Lux, abbracciata a lui.
Facendo più piano possibile si sciolse dalle sue braccia e scese dal letto. Era persino tenero vederlo immerso così nel sonno.
All'improvviso Greys si sentì molto vecchia e stanca, e una profonda tristezza la pervase, a causa di tutti gli avvenimenti accaduti da quando era stata mandata all'Inferno.
Era triste per Lucifero, ancora una volta venne schiacciata dal peso della conoscenza di quel terribile segreto, ma questa volta leggermente alleviato dalla consapevolezza che lei avrebbe potuto aiutarlo, anzi lo stava già facendo. Ora finalmente l'Angelo Caduto avrebbe potuto, almeno con lei, essere sé stesso.
Non sarebbe stato facile, anzi.
L'uomo, ancora disteso, si mosse e Greys sobbalzò. Decise che era troppo tesa così uscì dalla sua stanza per andare nella propria.
Sgusciò velocemente nella bianca camera e lì si decise a indossare qualcosa di più comodo, ma che fosse comunque elegante. Ci pensò un attimo.
Nell'armadio, come l'aveva avvertita Lux, apparvero esattamente gli indumenti da lei immaginati: un morbido vestito nero lungo fino al ginocchio, con la gonna di un leggero tessuto vagamente trasparente. Insieme al vestito vi erano anche due morbidi stivaletti a metà polpaccio in pelle nera senza tacchi.
Non aveva idea di quali fossero le occupazioni giornaliere dei diavoli, quindi tentò di trovare un accordo tra il suo stile e quello del luogo, e l'abito nero ne era il risultato.
Rimase un attimo a fissare la parete, sovrappensiero.
Senza nemmeno accorgersene si era legata i capelli rossi e ribelli in una bella coda di cavallo e aveva fatto qualche passo verso la porta.
Aveva ancora milioni di domande.
Milioni di dubbi.
Uscì e, con sua grande sorpresa, si ritrovò davanti una lunga tavola imbandita on cibi d'ogni sorta e provenienza, e al fondo di esso, immerso nel silenzio della solitudine, vi era Lux, intento a tagliare una torta dall'aspetto a dir poco delizioso.
E rimase lì ferma sullo stipite, anch'ella in silenzio, finché lui non alzò lo sguardo, incatenandolo col suo, invitandola implicitamente a sedersi.
Allora una domanda che le sembrò ovvia in quel momento le affiorò alla mente, trovando sfogo attraverso la sua bocca.
«Quindi noi...dobbiamo nutrirci come un essere umano, cioè, tutte le loro azioni umane?» chiese impacciata.
Lucifero la guardò un attimo, poi sorridendo disse «No, no...ora che sei qui non è cambiato nulla, non c'è bisogno di questi gesti tipicamente umani come mangiare, in realtà. I cibi che tu vedi qui non sono ciò, ma sono piuttosto come delle essenze dei gusti che donano questi pasti nel mondo terreno, la consistenza, i profumi. Come cambiarsi d'abito. Sono semplicemente azioni che riprendono il mondo terrestre, sono piaceri. Per questo noi le riproduciamo tanto minuziosamente.»
Posò il coltello e prese una fetta, avvicinandolesi con essa «Così come anche riproduciamo piaceri più profondi.»
Greys si immobilizzò, ogni suo muscolo si contrasse. Intendeva azioni come fare l'amore o simili, dedusse la ragazza che, imbarazzata divenne dello stesso colore dei suoi capelli di fuoco.
Quello era un argomento delicato. Lei era in ogni caso ancora un Angelo e non sapeva se come tale un piacere tanto terreno le fosse permesso.
Tentò di allontanare i pensieri scomodi, anche se la sua mente si era impuntata proprio su quell'argomento tanto difficile.
Il vecchio Angelo Caduto posò la fetta davanti a lei e tornò all'altro capo del tavolo e lì si sedette.
Il silenzio calò, ma era un tacito tormento per Greys. Domande su domande le torturavano la mente, urlando e strepitando, ripetendosi come un disco rotto.
Non voleva continuare a pensarci, sapeva già da sola di avere un dannato debole per quell'uomo, ma non poteva né voleva andare oltre!
Quali diamine di pensieri l'assalivano?! Era diventata completamente folle?!
Afferrò il tovagliolo e lo torse fino allo stremo, quando si strappò con un sonoro rumore.
Lux alzò lo sguardo, riemergendo dai propri pensieri e guardandola perplesso. Come diavolo faceva ad essere così calmo? Forse perché evidentemente non ricambiava minimamente quella strana attrazione.
In fondo lei era solamente uno stupido angelo ignaro che era stato condannato laggiù per l'eternità per fare compagnia al Signore degli Inferi, che tanto infernale poi non era.
E a quel punto, sotto la pressione dei pensieri e dello sguardo dell'uomo sbottò nella domanda più imbarazzante dell'universo: «Quindi ogni giorno prendi una ragazza, o demonessa, quel che è insomma, e te la porti in camera per...beh hai capito...per divertirti...?»
«Sì...più o meno è così. A volte anche più d'una per divertirsi nel più ampio concetto del termine.»
«Ti prego,» lo bloccò subito «Non aggiungere altro.»
Lux respirò a fondo. «Non è facile...non che non sia divertente...però...vorrei poter amare sul serio.»
Ecco. Altre informazioni non richieste.
«In...in che senso? Non puoi amare?»
Lo sguardo dell'Angelo si fece più intenso. «No.»
L'imbarazzo scomparve per lasciare spazio allo shock.
«M-ma...come...perché...insomma...» cominciò in maniera sconclusionata la rossa, non trovando una frase che avesse un senso logico in quel momento.
«Semplicemente perché per amare qualcuno questa deve essere per te indispensabile e io non ho bisogno né di Angeli, né di Demoni né tanto meno di esseri umani. Io DEVO non aver bisogno di nessuno, ti immagini cosa accadrebbe altrimenti? No, non puoi» si rispose da solo «Perché sarebbe catastrofico per qualsiasi equilibrio, di ogni mondo. Io non devo mai innamorarmi.»
Greys prese, come in catalessi una ciambella glassata che in quel momento aveva un aspetto meraviglioso.
«Sai,» riprese all'improvviso Lux, rompendo la patina di silenzio «Una volta non vi erano solamente Angeli, Demoni e umani, esisteva una quarta e potente razza, esseri che somigliavano incredibilmente agli umani, se non per il fatto che, più di ogni altri, riuscivano a utilizzare quell'energia interiore che è in ognuno, ma che oramai gli esseri umani non sono più capaci a trattare, riuscendosi ad avvicinare al cielo come nessun altro. Ma, così come erano riusciti ad elevarsi, alcuni di loro scelsero anche di divenire altro, di dare altra forma a quella città, al quel popolo. Vivevano in un'isola meravigliosa, dove le coste brillavano al sole. Ma si era insinuata morte e corruzione, le donne venivano stuprate e gli uomini torturati...» immerso nei ricordi si bloccò un secondo.
La rossa invece era lì, ad ascoltarlo pallida. Conosceva quell'isola era la sua isola.
Vari flashback le affiorarono nella mente. Suo fratello, suo padre, anche la sua migliore amica: Hankalaja, alta donna, con stupendi capelli biondi e coraggio di un leone. Una donna come poche, perspicace, dolce ma anche dura all'occorrenza, abile nella magia, sia umana che dell'energia, il potere usato da demoni e angeli. E quando questa le aveva detto di essersi innamorata, immediatamente Greys si era domandata quale uomo poteva rapirle il cuore, quale perla rara essi fosse. Purtroppo non aveva avuto tempo di scoprirlo e sicuramente anch'egli era già morto da molto tempo.
L'aveva persa troppo presto. Li aveva persi tutti troppo presto.
Addentò quasi con foga e ruppe la glassa della ciambella, ingoiando velocemente e con sguardo fissile.
Perché le stava raccontando quelle cose che tanto bene conosceva? Dove voleva arrivare? A farla impazzire dal dolore ancora orribilmente vivo?
L'uomo respirò profondamente.
«E i demoni vennero attratti da essa, come calamite, a centinaia, poiché c'era potere e orrore. Quale pasto migliore per loro? Io, allora da bravo Principe del Male mi recai lì. E fu forse l'errore più grande di tutta la mia esistenza poiché incontrai l'essere più bello d'ogni dove, una ragazza, una donna che mi prese il cuore. Atlantide, quale meraviglia! E la cosa più affascinante di tutte era ilo fatto che ogni abitante in sé conteneva ogni altro, riuscendo ad armonizzare il demone e l'angelo e l'imperfezione umana, rendendoli...diversi da chiunque altro. Rendendoli una debolezza, poiché ad essi nessuno poteva resistere. Nemmeno io. E forse se avuto più tempo sarei arrivato ad amare incondizionatamente quella donna. Si chiamava...non ricordo il suo nome, ma ricordo bene i capelli biondi.
Ma quella città non esiste più.»
Il mondo le crollò addosso.
Come era dunque possibile? Lui era stato lì secoli prima.
E all'improvviso volle sapere tutto.
«E...e sa perché venne distrutta?» domandò trattenendo la foga.
«So solo che è stato un Atlantideo stesso. Altro non so.»
Come poteva il diavolo non saperlo? Lui era Lucifero in persona!
Sbarrò gli occhi, con il bisogno di sapere, il dolore del passato e quello del presente che le riempiva il cuore quasi insopportabilmente.
«Come puoi non sapere altro?!» quasi urlò, sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi in piedi impetuosamente.
Tremava.
Gli angeli l'avevano scelta per un motivo preciso? Perché era di Atlantide, di quel grande popolo scomparso? Ma perché era lì? Le sembrava ridicolo che fosse in quel luogo poiché era l'unica che avrebbe potuto fare la differenza nel cuore freddo di Lux, era illogico voler distruggere un equilibrio!
L'Angelo sgranò gli occhi perplesso, ma prima che questi parlasse Greys lo bloccò con un gesto.
Sentiva la bocca dello stomaco bruciargli, ogni suo organo interno andava a fuoco. Smise di respirare e si portò le mani alla gola, disperata. Non aveva mai avuto bisogno di respirare da angelo, perché ora stava succedendo quello?!
Ogni sua cellula le doleva e lampi le apparivano nel campo visivo.
Si piegò in due tanto erano fitte le fitte.
Lux accorse da lei, ma si fermò osservandola ad occhi sbarrati.
La sua pelle pulsava di nero, come un enorme cuore di cristallo oscuro, come il fuoco. E tutto fu nero, il nero si impossessò delle su volontà.
No, non poteva dargliela vinta! Giammai!
Greys decise di lottare contro quella bestiaccia che, non sapeva come, aveva preso piede nella sua anima.
Ruggì, in preda agli spasmi e, combattendo all'infinito, o forse per nemmeno un secondo la rossa riaprì gli occhi, sfiancata.
«L-lucifero,» sussurrò «C-cosa è successo...?» respirò affannosamente «F-forse il cibo qui n-non mi fa tanto bene.»
Cos'altro poteva essere? Era quello, sì.
L'uomo non rispose, in preda ai suoi pensieri più profondi e sconvolti.
«Non fa male a nessun essere d'oltremondo questo cibo...tu sei un Angelo no?»
Greys annuì. Era così. Il fatto che fosse di origine Atlantidea era un'altra storia...no?
«Greys.» richiamò la sua attenzione «Tu sei completamente angelica?»
L'Angelo era pallido come non mai.
Sbarrò gli occhi. Silenzio.
«No... non ci credo...» sussurrò Lux, tra lo sconcerto e la furia.
Non l'aveva ancora toccata, anzi non si era nemmeno avvicinato troppo, nonostante lei fosse in posizione fetale a terra, sulla gelida roccia. Aveva...paura di toccarla?
Ciò la ferì profondamente.
«Sei di origine umana! Come hanno potuto...come! Gli umani non sono abbastanza forti! Mi stupisce che tu sia ancora viva!»
Non lo corresse nemmeno una volta. Sapeva di stare mentendo, ma non voleva che fosse cacciata da lui se avesse scoperto la sua vera origine, lei voleva aiutarlo!
Socchiuse gli occhi stremata.
«Se sei di origine umana tutto cambia.» disse l'Angelo tenendosi la testa con una mano, invecchiando di anni e anni, mostrando quanto peso portasse addosso.
«Non ti basterà il nostro cibo, anzi è meglio che non te ne avvicini proprio.»
«M-ma...cosa mi è successo?»
Lucifero non rispose. Non lo sapeva nemmeno lui.
Era forse legato alla sua natura Atlantidea? Poiché in sé aveva anche una parte umana? E una demoniaca? Il cervello cominciò a lavorare al massimo per capire la situazione.
Rifletté su sé stessa e su ciò che le aveva detto Lux.
Forse strappando le ali che aveva acquistato sfruttando la sua parte angelica, erano entrati in vantaggio quella demoniaca e quella umana e, dato che il “cibo” che ingurgitavano laggiù all'Inferno era pericoloso per l'essere umano, si era avvelenata e il demone che era in lei aveva dominato su tutti, quasi trasformandola in un orrendo mostro.
Ma era riuscita a placarlo.
Avrebbe voluto chiedere a Lucifero di ascoltare la sua teoria, ma come poteva spiegargliela senza far ovviamente capire che non era una semplice umana trasformata in angelo? Non poteva.
Così semplicemente tacque, trattenendo l'orribile sensazione di essere un semplice mezzo per qualche cosa di più grande, architettato da molto tempo, di essere usata per quel gioco di cui non era certa nemmeno dell'esistenza.
«Credo sia meglio tu non tocchi più questo cibo... dovrò... dovrò portarti in superficie. Qui non troverai mai alimenti decenti.» rifletté freddamente l'uomo.
Si rabbuiò. «Non sarà così facile. Ma non posso lasciarti senza cibo. Voi umani morite senza.»
Si prendeva cura di lei, ciò la rallegrava e la faceva tremare allo stesso momento.
Cosa stava combinando?! Eppure era sempre stata una ragazza logica e sincera, cosa diavolo la spingeva a mentire a tal modo?
Invece annuì.
Lux si perse nuovamente nella sua mente tormentata, ferita ogni giorno dal mondo che lo circondava, sfiancante.
Veloce l'Angelo Caduto la prese dolcemente e la alzò da terra.
«Sei qui da pochissimo tempo e ti ho già portato nella tua camera in braccio ben due volte! Semi-Angelo stai sfidando non poco la mia pazienza di Re dei Demoni» rise calmo.
Aprì la porta con un calcio.
«Ehi, guarda che ce la faccio a camminare!» disse stizzita la ragazza.
«Certo, ma finiresti per inciampare da qualche parte e farti ancora più male! E poi altro che cure!»
rispose ironico lui.
Sapeva che Lux stava tentando di stemperare la situazione pesante, ma lei non era dell'umore giusto, affatto.
La posò sul letto.
«Dormi, hai delle occhiaie incredibili...come caspita fai ad avere le occhiaie se non hai nemmeno bisogno di dormire! Sei un Angelo santo cielo!»
Greys non ne aveva idea, sapeva solo di essere stanchissima. Forse stare laggiù non le faceva bene.
Si accoccolò in un angolino in posizione fetale.
«So che viver qui non è facile. Ti capirei se scegliessi di tentare di trovare una via d'uscita...» sussurrò.
Greys alzò lo sguardo.
«Io non ho scelta. Non l'ho mai avuta.»
E quella consapevolezza si concretizzò davvero in quell'istante solamente nella sua mente. Nulla aveva potuto contro a quelle fantomatiche forze superiori.
«Sono solo una schiava di voi altri!» la rabbia la inondò, montandole dentro non solamente astio, ma anche dolore e coscienza.
«Greys...»
«NO! “Greys”, basta! Ora. Basta.» disse tra i denti «Ho perso tutto e tutti, la mia famiglia, gli amici, sono stata trasformata in uno stupido angelo, facendomi privare della mia umanità, sono stata spedita quasi con la forza all'Inferno ad aiutare il Grande Angelo Cattivo a contenere la sua crisi esistenziale, perché» creò delle virgolette con le mani «lui è buono, ma deve mostrarsi cattivo e ciò lo rende tanto tanto addolorato, ma il dovere glielo impone... e così deve rovinare la vita anche a me! Ah, no, aspetta... QUALE VITA?!»
Si era alzata in piedi e, per la prima volta da molto, provava una vera e propria furia agitarsi dentro di lei.
Lucifero, scuro in volto, teneva lo sguardo basso, contenendo sé stesso.
«NEANCHE MI RISPONDI!» urlò, fuori da ogni grazia divina.
Cosa l'avesse sconvolta di preciso era difficile da stabilire, semplicemente aveva troppo dolore, che stava sfogando come chi non vuole mostrarsi debole attraverso la propria corazza costruita con delusioni e altra sofferenza, così la fa passare solo per rabbia, furia cieca.
Stava per esplodere, stava per lasciare libera la sua parte più nera, che lo aveva favorito nell'essere scelto come Principe delle Tenebre.
Sospirò profondamente, come solo chi ha pieno controllo di sé potrebbe tentare di fare, per calamarsi.
Greys sapeva di aver esagerato, solo in quel momento se ne era accorta, all'apice della disperazione, ricordando quanto maggiore fosse il dolore che Lux stesso aveva dovuto sopportare e si sentì profondamente in colpa. In colpa per ogni singola accusa a lui che, più di tutti, poteva comprendere la meschinità di quel sistema che li usava solo come marionette nelle mani di chi aveva disegnato un sistema assai più ampio.
Non ebbe il tempo di fiatare che l'uomo, scuro come una tempesta, si voltò ed uscì dal loro antro, planando su quelle sue ali dolorosamente martoriate.




























Angolino Autrice Sconvolta:

Halo!

E così, dopo mesi e mesi e mesi e mesi e […] mesi di assenza oso addirittura tornare qui... eheheheh
Che dire... è stato un parto di quelli che durano giorni e che finsicono sui giornali per la quantità di complicazioni ottenute.
Spero solo di non avervi deluse e che non vi siate dimenticate tutto tutto tutto.
Inoltre chiedo profondamente perdono.
Quando riaggiornerò? Se sono a tutti gli effetti tornata?
La risposta è NI. Non so quando riaggiornerò, di certo non con regolarità, anzi, sono estrem,amente cauta e diffidente della mia mente insana. Non posso promettere nulla purtroppo, so solo che non voglio abbandonare completamente questa storia.
Ringrazio tutti coloro che sono rimasti! E soprattutto Blacky <3 perché mi ha sostenuta più di chiunque altra!
Detyto questo vi saluto e mi auguro di rivederci quantomeno presto! ^_^
Se ci sono errori vi invito a segnalarmeli! :D
Grazie a tutte e tutti <3


-J. J.

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Capitolo 25
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21




Capitolo 21


«E tutto quello che ho amato, l'ho amato da solo.»
Edgar Allan Poe


PRESENTE

Precedentemente...

Correvamo.
A perdifiato, senza una meta, semplicemente per fuggire. Solo l'istinto mi guidava.
Correvo e al mio fianco avevo Lucifero.
Nel cuore provavo una strana gioia, che colmava gran parte del mio cuore infranto, ma non totalmente. Rimaneva quello spazietto, quell'angolo ancora gelato nel momento della separazione con Draco.
Qualcosa di indefinito mancava. Sia quando avevo deciso di infrangere ogni veto per poter amare liberamente Lux, sia quando, a causa di una serie di eventi che mi avevano, inaspettatamente, a rendere indispensabile la presenza di Draco nel mio cuore.
Aveva tutto l'aspetto di un triangolo amoroso, solamente che la protagonista ero io.
Guardavo Lux correre e, nonostante la sua corsa fosse diversa dai miei ricordi non ci feci caso, così come non notai, né mi né lo avevo fatto precedentemente, lo strano abbigliamento che portava, decisamente insolito per un Angelo Caduto, ma mi abbandonai alla calda consapevolezza che lui era lì, per me.
Mi sentivo protetta, cullata dal calore sempre familiare di casa.
Ma in quel momento vi era solo un'infida sensazione di gelo. No, ero certa fosse solamente una mia sensazione.

Ora...

«E chi ha mai detto che io sono Lucifero?»
Il sangue all'improvviso smise di pompare.
Lui non era casa.
Perché non se n'era accorta prima?! Cosa non le era preso che non era riuscita più a ragionare lucidamente?!
Non sapeva cosa stava accadendo, se non era Lux...quell'uomo chi era?
Il sorriso del finto Lux era così gelido e terribilmente malevolo che Greys tremò.
E all'improvviso l'uomo cominciò a sciogliersi, il suo volto era come fatto di cera fresca, che si stava rimodellando sotto il suo sguardo shoccato.
Dunque era davvero un impostore.
L'uomo semi-fuso alzò le mani e velocemente la trasse a sé, impetuosamente, con la destra che tratteneva il suo fianco sottile e la destra dietro alla nuca di lei.
Greys prese a ribellarsi e a scalciare.
Quando finalmente il viso si delineò Greys rimase semplicemente senza parole.
Aveva morbidi capelli ricci e scuri, occhi meravigliosamente azzurri e un'aura oscura come pochi.
Era semplicemente...senza fiato.
«Adrian» sussurrò.
Lui doveva essere morto, lui doveva essere affondato con tutta la sua casa natale, con tutta Atlantide.
Non poteva vivere per sempre! Era senza senso!
«Greys Hadriel Samara. Ben ritrovata, amore mio! Quanto tempo!»
Erano passati due millenni eppure non poteva dimenticare dimenticarlo, lui che abitava accanto a lei e che fin da piccoli le era stato sempre vicino, anche alla prematura morte della madre.
«M-ma... ma tu eri... m-morto!» si ritrovò a balbettare la rossa a pochi centimetri dal volto del ragazzo.
«Ti ritenevi davvero così unica e speciale, amore? Ma tu sei sempre stata una donna risoluta, che non si ferma davanti a nulla, che pone sé stessa e la propria vita prima di qualunque altra cosa, mio dolce fiore.» disse con veemenza il bell'uomo.
Rimase semplicemente senza parole.
Aveva davvero sempre in realtà pensato a sé stessa senza neanche più rendersene conto? Era davvero così egoista?
Quale risposta si aspettava da sé stessa, che chiedeva così con tale fervore fin quasi a farsi scoppiare la mente.

Non sempre riusciamo a prevedere cosa accadrà, nonostante l'esperienza.

Draco si svegliò tra le urla furiose del temibile Signore Oscuro. Non sentiva dall'orecchio destro, forse a causa dell'impeto dello schianto eppure la voce del mago gli risuonava nelle orecchie come un ruggito.

Forse chiuse nella speranza di non dover mai affrontare alcuni demoni.

«CHI, CHI È IL COLPEVOLE DI TUTTO QUESTO, INETTI BABBANI!» disse, facendo risuonare ogni singolo acuto nelle loro menti, distrutte, e costringendo molti addirittura ad urlare e a piegarsi a terra, implorante. Ma Voldemort non si fermò, continuò, sconvolgendo le menti di ognuno di loro, uccidendo coloro che riteneva responsabili poiché guardiani della ragazza.Non risparmiò nessuno dal dolore.

E purtroppo, quando questa speranza viene meno, rimane solo il dolore e la paura, ad annebbiarci la mente.


Draco non riusciva a respirare. Non aveva mai visto l'uomo così sconvolto dall'ira, tanto da doversi sfogare afferrandolo per la gola e trascinandolo in alto, con le spalle al muro, lontano dal pavimento, in alto.La vista gli si annebbiò.Non capiva cosa stese accadendo, nemmeno conosceva la ragazza che era scappata, solo a scuola l'aveva vista qualche volta. Lui era un fedele Mangiamorte, mai avrebbe nemmeno parlato con una tizia così simile ai Wesley!

La paura ci rende facili prede. Così ci proteggiamo. Eliminiamo tutto ciò che potrebbe ferirci maggiormente, eliminiamo le persone che amiamo, allontanandoci, per proteggerli, per proteggerci.


Il Signore Oscuro lo lasciò cadere malamente, tentando di ritrovare il contegno che da sempre aveva mantenuto in quasi ogni situazione.
«Malfoy, avrei scommesso che tu fossi coinvolto, ma vedo che non ne sai niente. Ciò mi fa piacere. Eri ancora utile, sarebbe stata una perdita per me doverti eliminare.» sentenziò il mago, prima di andarsene ancora furioso, sguinzagliando alcuni suoi proseliti.

Era stato giocato da quell'essere, comprese Voldemort. Come era stato possibile, lui, così intelligente? Quale incanto lo aveva convinto ad accettare ciò che era ovvio fosse una trappola? Quale magia, mai, era capace di tanto? Nessuna che conosceva.

Perché a volte ci sentiamo più sicuri da soli, non dovendo soffrire per coloro che sicuramente avremmo perso. Poiché siamo ben consapevoli che nemmeno noi stessi, alla fine, avremmo possibilità.
«Sei sola, ormai, Greys. Sola» disse, e la prese.










Angolino Autrice svampita:
Hello!
Come vedete sono stta brava questa volta! Ho pubblicato non troppo lontanamente!
So che il capitolo è minuscolo, e me ne scuso, ma da qui si chiude la prima parte, oramai! Si entra nella zona buia di questa storia: voi mi direte "ma non ci ervamo già!?!" O_O
E io vi dirò: aspettatevi sempre di peggio da me, chi legge/ha letto altre mie storei sa che mi diverto ad andare a fondo nelle cose più oscure come la follia, l'amore malato etc. Sono malefica e cattiva, lo so <3 Vi amo anche io XD
Ora vado, un grosso bacio, tornerò con un capitolo ancora del Passato, per chiudere questo passaggio importante, dove forse vedremo Greys e Lux insieme con più lievi toni. O no, vedremo, lo deov ancora scrivere che ci crediate o no, e a dirla tutta ho iniziato il capitolo dopo. Seguo uno schema strano, lo so.
Peace and Love,
Julie <3

PS: HO RICOMINCIATO L'ALTRA MIA LOOOONG! *_* Se volete passare a leggerla è di nuovo sul mio account <3





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